Come Sole e Tempesta

di pinklemon91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Parte prima ***
Capitolo 2: *** Parte seconda ***



Capitolo 1
*** Parte prima ***




Giornata serena, ma alquanto ventosa.
Nuvole bianche tappezzavano l'azzurro vivo del cielo e lo attraversavano ad una velocità insolita mentre il forte flusso del vento increspava vistosamente la superficie marina.
L'uomo con il lungo mantello e uno strano tatuaggio sul viso era su una balconata a strapiombo sul mare: Monkey D. Dragon, il rivoluzionario, amava riflettere al vento, concedendosi delle pause dall'architettare le varie strategie che permettevano ad altri popoli di ribellarsi ed unirsi alla propria causa contro il Governo Mondiale.
Ecco, questo era uno di quei momenti.
Se ne stava lì, in piedi, a braccia conserte, osservando un punto indefinito all'orizzonte, assorto nel suo silenzio.
Il rumore delle onde e quello del vento erano le uniche melodie udibili, un'unica colonna sonora.
Una ciocca di capelli gli sfiorava ripetutamente il viso, ma non se ne curò.
Immobile, in tutta la sua fierezza, ogni volta riportava alla mente dei ricordi, un passato che preferì lasciarsi alle spalle più di una decina di anni fa, tra Logue Town e il villaggio Foosha.


۞۞۞


Logue Town, l'isola dell'East Blue dove tutto ebbe inizio...e dove tutto ebbe fine.
Una consistente fetta di popolazione si era riunita nella piazza principale, dove si ergeva alto un patibolo. Sotto il sole cocente, tutti osservavano con estrema attenzione la figura di quell'uomo in manette, che avanzava lentamente verso la morte.
L'esecuzione di colui che si era guadagnato il titolo di Re dei Pirati, Gol D. Roger, non poteva restare nel silenzio e nell'ombra: usandola come esempio, il Governo Mondiale era fermamente convinto che sarebbe stata utile per testimoniare la propria potenza e per sancire la fine dell'era della pirateria.
Roger salì, con calma e compostezza, la scala della costruzione in ferro e legno.
Non vi era alcun ammiraglio, ma solo un mucchio di soldati della marina a scortarlo, soldati fin troppo deboli per fronteggiare un'eventuale ribellione del Re dei Pirati.
Il che era alquanto sospetto.
Giunto in cima, si avvicinò ai due boia ed osservò sorridente la folla: pareva non temere minimamente il proprio destino.
«Vuoi pronunciare le tue ultime parole?» domandò uno dei due, seguendo la normale procedura.
Roger lo fissò con un sorriso sereno stampato sul viso, tanto da lasciarlo interdetto.
«Potete togliermele?» disse, porgendo lui le manette che gli circondavano i polsi «mi stanno irritando la pelle».
«Non posso farlo!» rispose quello, con tono alterato.
Il condannato voltò leggermente il capo, continuando ad osservare l'uomo, con la coda dell'occhio.
«Perché mai dovrei scappare proprio ora?» disse, prima di avanzare di qualche passo «è triste come cosa...»
Giunto al capolinea, si sedette a terra, incrociando le gambe.
«Bene, andate avanti e facciamola finita» concluse, con il solito ghigno stampato sul viso.
Il suono metallico delle lunghe spade schioccò nel momento in cui le lame furono incrociate; schioccò nuovamente quando furono posizionate davati al petto del condannato.
Gli spettatori assistevano con il fiato sospeso, in attesa che quel corpo fosse trapassato come burro dal freddo acciaio, fino a quando un uomo non innalzò il proprio urlo.
«Ehi, Re dei Pirati!»
Roger alzò la testa per osservarlo meglio, pronto all'ascolto.
«Che cosa ne hai fatto del tuo tesoro? Si trova in qualche parte nella Grand Line, è così?»
L'attenzione della folla era catturata da quelle parole.
«L'hai ottenuto, non è vero? Il più grande tesoro al mondo?!»
«Insolente! Tieni a freno la tua lingua!» urlò uno dei boia, ma l'uomo non aveva intenzione di mettere a tacere la propria curiosità.
«Il tuo tesoro speciale? IL ONE PIECE!»
Il grido di quell'uomo si propagò per tutta la piazza, mentre la folla era in religioso silenzio, attendendo una risposta.
Roger iniziò a ridere, per poi sghignazzare liberamente sotto gli occhi di tutti.
«Il mio tesoro?»
«D'accordo, questo è troppo!» dissero, irritati, i due boia, puntanto pericolosamente le spade al suo petto.
Ma Roger non si fece spaventare e riprese da dove era stato interrotto.
«Se lo volete, è vostro. Cercatelo!» continuò, mentre le guardie caricavano il colpo «Ho lasciato tutto in quel posto!»
«ESEGUIRE!»
Le lame perforarono il petto del Re dei Pirati, infilzandogli il cuore e trapassandone il corpo da parte a parte. Il sangue sgorgò copioso dalle ferite, formando un trono scarlatto lì dove era seduto. Non aveva abbandonato il suo sorriso, no...nemmeno quando l'ultimo soffio di vita lo lasciò.
Seguì un lungo momento di silenzio, prima che la folla esplose gioiosa, non per la scomparsa di un pericoloso criminale, ma per essere venuta a conoscenza dell'esistenza del tesoro più grande di tutti.
Nuvole nere oscurarono il cielo ed una forte pioggia bagnò la grande piazza, utile a nascondere coloro che, invece, stavano versando fiumi di lacrime per la scomparsa del proprio capitano.

"Scendi pioggia, soffia vento! Che anche il cielo pianga la scomparsa del Re dei Pirati!"
Dopo aver assistito all'esecuzione, Dragon lasciò la piazza dirigendosi verso i vicoli della città.
Aveva ancora pochi uomini al suo seguito, ma un obiettivo molto ambizioso: fare in modo che sempre più persone si unissero alla sua causa per poter, un giorno, cambiare il mondo e renderlo un posto migliore per le generazioni avvenire...e pensare che suo padre voleva renderlo ufficiale della marina a tutti i costi!
Era attraccato quella mattina a Logue Town, apposta per assistere al "grande evento" e per far scorta di provviste: avrebbe dovuto trascorrere all'incirca altri quattro giorni prima di ripartire.
Immerso nei suoi pensieri, un leggero spintone alle proprie spalle lo riportò alla realtà. Si voltò e vide una giovane donna caduta in una pozzanghera a causa dell'impatto contro la sua schiena.
«Tutto bene?» le chiese, impassibile.
Non riuscì a scorgere a pieno quel viso, coperto parzialmente da lunghi capelli neri appesantiti dall'acqua. Dragon analizzò la direzione dalla quale la giovane stava fuggendo: portava direttamente alla grande piazza del patibolo.
«Mi...mi scusi, non volevo finirle addosso...» disse la ragazza, portando una mano al viso, nel tentativo di asciugarsi gli occhi appannati dalla pioggia.
Ebbe cura di non incrociare lo sguardo dello straniero.
In un attimo si rialzò, sistemò velocemente la veste e riprese a correre verso una direzione indefinita.
Tuttavia, la velocità della fuga e la pioggia non furono abbastanza per impedire a Dragon di notare ciò che lei stesse nascondendo da occhi indiscreti: lacrime.
Gli unici che aveva visto piangere in quei momenti erano i componenti dell'equipaggio di Roger, compresi i due giovani mozzi, ma avevano lasciato l'isola già da un pezzo per evitare di essere catturati...
«Presto, non lasciamola scappare!»
Fu ridestato ancora una volta dai propri pensieri notando il trambusto creato da alcuni soldati: sembrava proprio che stessero inseguendo qualcuno.
Preferì non indagare...meglio non creare situazioni scomode in un momento simile!

**********


«Dragon, dove vai?!» chiese uno dell'equipaggio mentre vedeva il capo dei rivoluzionari lasciare il porto ed addentrarsi nuovamente in città.
«Bah, è sempre così schivo...»
«Lascialo perdere! Il capo ha molto a cui pensare...» disse un altro mentre caricava una cassa nella stiva.
Erano passati tre giorni dall'esecuzione di Roger.
Dragon, grazie alle sue uscite giornaliere, era riuscito ad accogliere nel suo gruppo qualche altro paio di uomini.
Quel pomeriggio era diretto in città, come al solito, girovagando per cercare altro occorrente per il viaggio ed, eventualmente, altri uomini da portare con sé.
Il tutto all'oscuro della marina, ovviamente.
La gente del posto sembrò aver già rimosso dalla mente ciò che era accaduto settantadue ore prima ed era tornata a svolgere le proprie mansioni quotidiane.
La tranquillità venne meno poco dopo, quando un trambusto in un negozietto catturò la sua attenzione.
«Vattene via, portatrice di disgrazia! Non osare mai più tornare nella mia bottega!» urlò un uomo panciuto con il grembiule sporco di sangue, mentre trascinava una ragazza fuori dalla sua macelleria.
«Ma io ho bisogno di carne, altrimenti che mangio?!» protestò la giovane.
«Non mi interessa! Per me puoi anche morire di fame...» disse quello, varcando nuovamente la soglia.
Dragon la osservò da lontano: quella voce, quei capelli...gli parve di averla già vista.
Aguzzò nuovamente la vista e riconobbe in lei la ragazza di qualche giorno prima.
La giovane rimase immobile davanti ad un bel pezzo di mostro marino esposto su un tavolo di legno. Avvicinò l'esile mano al mento, provando ad architettare qualcosa. Poco dopo, fece spallucce e si caricò il pezzo di carne sulle spalle per poi scappare a gambe levate tra gli insulti del macellaio, che, conoscendo la propria stazza, sapeva già di aver perso l'inseguimento in partenza. L'uomo, però, chiuse momentaneamente bottega, intenzionato a ritrovare la propria merce.
Il rivoluzionario osservò tutta la scena, lasciandosi sfuggire una leggera risata.
Era raro per lui sorridere...figurarsi ridere!
Da quando aveva intrapreso il suo viaggio, non aveva pensato ad altro se non a come raggiungere il proprio obiettivo.
Per essere un portatore della D., era comunque un tipo abbastanza serio e razionale, poco incline all'impulsività. Tuttavia, decise di seguirla, dal momento che quella figura l'aveva colpito ed incuriosito quasi fin da subito.

La giovane donna fuggiva per l'ennesima volta in quei giorni: da quando Roger era stato giustiziato, non aveva più trovato pace!
Era stata costretta a stare meno tempo possibile nella sua abitazione e a trovare rifugi alternativi per scampare alle numerose guardie e all'ira di buona parte degli abitanti della cittadina. Nessuno voleva più accoglierla, nessuno voleva più darle da mangiare.
Si ritrovò ladra e vagabonda. I suoi genitori erano morti da un pezzo, mentre il suo caro fratello...beh...ormai era sola da tempo e ancora una volta avrebbe trovato il modo di cavarsela!
Controllò ancora una volta che non fosse seguita, prima di tornare a casa sua attraverso un lungo ed intricato percorso, studiato apposta per far perdere le sue tracce.
Sistemò meglio l'enorme pezzo di carne sulle spalle, poi scattò verso la soglia, aprì velocemente la porta e si infilò, chiudendola alle spalle. Poggiò la cena sul tavolo della cucina e sospirò: non poteva passare il resto della propria esistenza a nascondersi e a cercare di sopravvivere giorno per giorno. Iniziò a considerare l'idea di abbandonare la terra natìa e stabilirsi in qualunque posto per iniziare una nuova vita. Avrebbe potuto imbarcarsi clandestinamente in qualche nave al porto, dato che ormai nascondersi era diventata la sua specialità...e lo era stata sin da bambina, sin da quando giocava con suo fratello e, insieme, sfuggivano alle furiose vittime delle loro marachelle.
Sorrise malinconicamente ripensando a quei momenti.
Trascorse un po' prima che lo stomaco le ricordasse il motivo per cui era tornata a casa.
Osservò l'enorme pezzo di carne, poi la dimensione del focolare e, infine, di nuovo la carne.
Guardava la grossa porzione con lo stesso dispiacere di chi avrebbe dovuto tagliare un enorme diamante in parti più piccole. Tuttavia, non le andava a genio la carne cruda, perciò prese un coltello e divise il pezzo in porzioni grandi abbastanza per farle entrare nel camino, dopodiché, accese il fuoco.
Fissava, assorta, il movimento delle fiamme, fino a che non arrivava a strofinarsi gli occhi per il bruciore e tornare, nuovamente, a seguire quella danza ipnotica.
Sussultò quando sentì bussare alla porta.
"Dannazione, non ora!"
Rimase imperterrita davanti al focolaio, decisa ad ignorare lo sgradito visitatore.
"Dovrà pur stancarsi, prima o poi..."
Tese l'orecchio nel tentativo di captare voci oppure passi.
Improvvisamente, il rumore della pioggia.
Si tranquillizzò e tornò a badare alla cena, quando un boato la fece scattare in piedi: qualcuno stava distruggendo la porta con una mannaia.






Spazio dell'autrice
Ce l'ho fatta, finalmente!
Avevo scritto le prime quattro righe più di una settimana fa...ieri, ho scritto tutto il resto (seconda parte compresa)!
Bando alle ciance...dunque! Tutti sappiamo chi sono padre e nonno di Luffy, no? Più volte mi sono chiesta: e la madre, come potrebbe essere? Così, una bella sera, parlando a telefono con il mio ragazzo, siamo giunti alla conclusione. Vediamo se il signor Oda ci darà ragione!
Spero di essere riuscita a stuzzicare la vostra curiosità.
La seconda parte la pubblicherò tra qualche giorno, dove, in questo stesso spazio, spiegherò tutti i motivi che secondo me portano tale teoria ad essere veritiera: dopotutto, ho imparato che Oda ha fatto modo che niente sia lasciato al caso!
Mi piacerebbe conoscere i vostri pareri e, perché no, che apprezziate questa mia piccola opera!
Ah, dimenticavo! Se vi va, date un'occhiata a Domandare è lecito..., una flashfic comico/demenziale scritta in un momento di noia.
A presto!

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Capitolo 2
*** Parte seconda ***




I battiti del suo cuore si fecero più veloci, iniziò a sudare freddo. Spalancò gli occhi quando trovò dinanzi a sé la vittima del proprio furto.
«Ridammi la refurtiva, lurida ladra!»
«S-senti, p-perché non ne parliamo?» disse lei, indietreggiando e cercando di trovare un modo per calmarlo.
Un profumino di carne alla brace andava propagandosi per tutta la casa: all'uomo non sfuggì questo dettaglio.
«Volevi saziarti a mie spese, eh?! Ti faccio vedere io!» urlò, prendendola per un braccio e alzando la mannaia al cielo.
La donna chiuse gli occhi, in attesa del colpo che avrebbe anche potuto spedirla all'altro mondo...perché no, si sarebbe ricongiunta ai propri cari!
Incurvò le labbra in un leggero sorriso, in attesa del colpo che, però, tardava ad arrivare.
Percepì un leggero tremore proveniente dalla presa che le stava bloccando l'arto.
«Chi...chi sei?! Lasciami!» pregò l'uomo verso una figura misteriosa alle sue spalle.
La giovane aprì gli occhi e comprese ciò che stava succedendo: un uomo con un mantello scuro aveva stretto la mano armata del macellaio e quest'ultimo non aveva esitato a supplicarlo, spaventato dal comportamento dello sconosciuto.
«Lasciala stare» disse l'uomo misterioso.
«Ma...mi ha derubato!» si giustificò l'altro.
«Tu hai rifiutato di venderle la tua merce...»
«Non la merita! Il suo sangue è indegno» lo interruppe, poco prima di accasciarsi a terra e lanciare grida strazianti a causa del polso che gli era stato appena rotto dallo sconosciuto.
La presa fu allentata e il macellaio lo guardò negli occhi, colmo di terrore.
«Ho detto: lasciala stare».
L'uomo panciuto non se lo fece ripetere ancora, così si alzò e, goffamente, abbandonò l'abitazione, accompagnato da lampi e tuoni.
Una scossa di adrenalina percorse il corpo della ragazza, facendole mancare il pavimento da sotto ai piedi: fortunatamente lo sconosciuto la prese appena in tempo, facendole involontariamente poggiare la testa sul proprio petto.
«Stai bene?»
La giovane riconobbe quella voce e, riacquistate le forze, si allontanò di colpo per analizzare meglio quella figura: anche il mantello le parve lo stesso.
«Aspetta, tu sei l'uomo che ho urtato il giorno dell'esecuzione?»
L'uomo annuì con un cenno del capo, prima di accingersi ad oltrepassare l'uscio.
«Mi hai salvato la vita! Non so davvero come ringraziarti...»
Si voltò nuovamente per guardarla. I due si fissarono per un momento interminabile.
«La carne è mia» ringhiò lei.
L'uomo si mostrò impassibile, anche se, in realtà, era veramente divertito da quell'atteggiamento.
«Non la voglio».
«Meglio così!» concluse, rivolgendogli un sorriso a trentadue denti.
Lo sconosciuto chiuse gli occhi ed accennò un sorriso, per la seconda volta in quella giornata.
"Questa donna...che tipo strano!" pensò.
La giovane prese i pezzi di carne dal braciere, li posò sul tavolo ed iniziò a gustarli.
L'uomo la osservava con gli occhi leggermente spalancati, stupito di quanto quell'essere, apparentemente così gracilino, fosse in grado di ingozzarsi.
La ragazza aveva già fatto fuori un pezzo ed era a metà del secondo, quando rallentò e tornò ad analizzare quell'uomo, masticando con più calma. L'altro ricambiò lo sguardo, provando un leggero imbarazzo per quegli occhi neri che erano tornati a fissarlo.
La giovane donna ingoiò il proprio boccone, poi incurvò ancora le labbra in un sorriso radioso e disse: «d'accordo, se vuoi puoi averne un pezzo!»
Lo sconosciuto rimase interdetto; tuttavia, si accomodò sulla sedia di fronte a lei e cominciò ad addentare la grossa fetta...dopotutto, l'ora era tarda e anche il suo stomaco pretendeva di essere ascoltato!
Mangiarono in silenzio, anche perché lei era troppo impegnata ad ingurgitare più carne possibile. A fine pasto, la giovane sospirò, soddisfatta per la cena.
«Finalmente! Non mangiavo decentemente da giorni...adesso sì che sono piena!»
L'uomo l'aveva analizzata tutto il tempo in ogni singolo mugugno o movimento: non aveva mai incontrato una tipa così prima d'ora.
«Qual è il tuo nome?» disse lui, interrompendo il silenzio.
«Mh? Mi chiamo Jolie! Tu sei...?»
«Dragon»
«Piacere di conoscerti, Dragon!» lo interruppe, sorridente.
Quell'atteggiamento lo confuse a tal punto che Dragon non riuscì a capire se lei lo stesse prendendo in giro o meno! Quel sorriso, però, sembrava fin troppo sincero, quasi contagioso.
«Sei un tipo di poche parole, eh Dragon?»
Nonostante la domanda inopportuna, i due rimasero a parlare per tutta la notte, facendo un po' di conoscenza. In particolare, Jolie gli raccontò di come la sua esistenza fosse diventata impossibile sull'isola e che quindi aveva bisogno di un modo per andare via, verso nuovi luoghi e nuove genti, per iniziare una nuova vita.
Il sole comiciò a risplendere attraverso le finestre, era l'alba di un nuovo giorno.
«Sono a capo di un gruppo di rivoluzionari e conto di poter aumentare sempre più il numero dei miei compagni...ti va di unirti a noi?»
Non fece in tempo a finire la frase che Dragon trovò Jolie avvinghiata al proprio collo, con le ginocchia poggiate sul tavolo.
«Non so davvero come ringraziarti!» esclamò, sprizzando gioia.
L'uomo si irrigidì per l'imbarazzo dovuto ad un contatto così improvviso e spontaneo. La ragazza lasciò la presa, in modo che i suoi grandi occhi neri potesser incrociare quelli scuri e tenebrosi del rivoluzionario.
«Quando partiamo?»
«La nave partirà in giornata...meglio se ci avviamo al porto» concluse lui, accingendo ad alzarsi.
«Ehi Dragon!»
Il rivoluzionario si voltò nuovamente, incrociando l'ennesimo radioso sorriso di lei.
«Mi piaci, sai? Grazie ancora!»

Con vento favorevole, l'imbarcazione salpò verso mezzogiorno, prima di quanto previsto.
Jolie era sul ponte, dando un ultimo saluto alla terra natìa e ripensando a tutti i bei momenti trascorsi in quell'isoletta dell'East Blue.
«Speravo che un giorno tornassi di nuovo a casa, ma non per tale motivo...mi dispiace tanto di non essere riuscita a salutarti un'ultima volta...» pensò ad alta voce.
Sussultò leggermente quando sentì una presenza alle proprie spalle.
«Con chi parli?»
Dragon l'aveva raggiunta e aveva sentito chiaramente quelle parole. Si posizionò accanto a lei, poggiandosi sulla balaustra.
La giovane gli rivolse un sorriso: un sorriso diverso da tutti quelli che gli aveva già rivolto, un sorriso non più raggiante...ma carico di malinconia.
«Sai Dragon, credo che dovremmo essere sinceri l'un l'altro, ora che faccio parte della tua ciurma» disse, scrutando l'orizzonte.
Il rivoluzionario la osservò interrogativo: cosa indendeva dire?
«Qual è il tuo vero nome? Completo, intendo» chiese, fissando ancora l'orizzonte.
«Monkey D. Dragon, perché?»
La ragazza chiuse gli occhi.
«Monkey D. quindi. Se non ricordo male, anche un pezzo grosso della marina si chiama così...»
«Infatti è mio padre» confermò lui.
«Capisco...»
Tornò il silenzio, mentre Logue Town diventava sempre più lontana.
«Dove vuoi arrivare?» riprese Dragon.
«Tuo padre è colui che ha catturato Roger, è così?»
Si conoscevano da poche ore, ma l'uomo non poté fare a meno di notare quell'espressione particolarmente triste: occhi di chi aveva pianto fin troppo, prima di decidere di proseguire per la propria strada.
«Come mai vai contro il Governo Mondiale se tuo padre fa parte della marina?»
Il rivoluzionario non rispose, così la giovane decise di continuare il proprio discorso.
«Vedi, il mio vero nome è Gol D. Jolie...capisci perché non mi vogliono più su quest'isola?»
Dragon non poté nascondere la sorpresa a tale rivelazione.
«Nelle tue vene...scorre lo stesso sangue del Re dei Pirati?»
Jolie annuì.
«Roger era una persona ambiziosa che credeva nell'amicizia...da quando è partito per inseguire il suo sogno, non l'ho visto più...venivo a conoscenza delle sue imprese solo attraverso i giornali, poi più nulla. Da quando è stato catturato, tutti hanno iniziato a considerare mio fratello come un mostro, un criminale della peggior specie! Invece lui era un uomo dal cuore buono...è il governo ad essere in torto! Plasma le menti della povera gente per far credere loro cosa è giusto!» disse, stringendo i pugni, per poi incrociare lo sguardo del suo interlocutore «capisci ora perché non c'è più posto per me qui?»
Dragon non sapeva cosa dirle: non era mai stato molto bravo con le parole e nemmeno con i gesti.
Tuttavia, fece un tentativo: «è lo stesso motivo per cui non ho voluto seguire le orme di mio padre...» disse, poggiando poi una mano sulla spalla della donna.
«Comunque sta tranquilla, ti aiuterò io».

**********

Passarono i giorni, passarono i mesi, passarono gli anni...quattro, per la precisione.
In tutto quel tempo, viaggiarono insieme, acquisirono sempre più fama e uomini al seguito, ma soprattutto impararono a conoscersi, a capirsi ed arrivarono addirittura ad amarsi.
Il sorriso della ragazza, per lui, rappresentava la luce in un mondo avvolto dall'oscurità e dalla sporcizia.
Lui, come vento, avrebbe spazzato via le nuvole, e, come pioggia, avrebbe lavato tutto.
Lei, come luce, avrebbe illuminato il suo cammino.
Dragon la tempesta, Jolie il sole.
Ebbero il loro primo incontro una notte, in mezzo al mare, quando lei si intrufolò nella sua cabina, con la scusa di aver sentito rumori strani.
«Posso dormire qui? Non ti darò fastidio, promesso!» disse, ma non ci volle molto prima che i vestiti si spargessero per tutta la stanza ed i loro corpi si intrecciassero tra le lenzuola per rimanere uniti fino all'alba.
Notte di baci, di abbracci, di gemiti...amore e passione.
A quella notte, ne seguirono tante altre.
Non era la prima volta di Dragon, ma per la prima volta si sentì coinvolto.
Non era la prima volta di Jolie, ma per la prima volta, dopo tanto tempo, aveva trovato qualcuno di cui fidarsi.
Mesi e mesi dopo, la ragazza iniziò ad avvertire nausea e dolori: sintomi che lasciavano poco spazio all'immaginazione. Dragon decise così di portarla nella sua terra natìa, laddove nessuno avrebbe potuto essere a conoscenza della "scomoda" parentela.
Per mesi, l'uomo non si allontanò molto dall'isola di Dawn, ma comunque non poté restarle accanto per tutta la durata della gravidanza.
Jolie fu costretta a restare nuovamente sola per circa sette mesi, stabilendosi al villaggio Foosha, almeno fino a quando non giunse una notizia sgradita al capo dei rivoluzionari.
«Cosa?! La marina si sta dirigendo a Dawn?!»
«Sì Dragon, ci è giunta questa voce!» disse l'uomo.
Mancava poco perché la sua amata desse alla luce suo figlio: aveva già intenzione di raggiungerla, ma avrebbe dovuto darsi una mossa!

Qualche giorno dopo, Jolie ebbe un malore proprio mentre passeggiava per le strade del villaggio. Subito fu soccorsa da alcuni abitanti, che l'accompagnarono nella sua dimora e, dopo aver analizzato le condizioni della donna, fecero accorrere un'ostetrica sul posto: era giunto il momento.
La fecero stendere sul letto, prepararono l'occorrente ed uscirono, lasciando che l'anziana donna svolgesse il proprio lavoro in tranquillità.
«Bene, cominciamo».

Dragon era appena attraccato in un'insenatura nascosta dell'isola, dopo aver constatato la presenza di navi della marina nel porto.
"Dannazione, sono già qui" imprecò mentalmente.
Si coprì con il solito mantello scuro, curandosi di non essere scoperto.
In quegli anni, la sua fama era aumentata a dismisura e poteva vantare di avere un posto tra gli uomini più ricercati dal Governo.
Si avviò, quindi, lungo il labirinto di vicoletti, sotto la forte pioggia che era iniziata a cadere dal cielo in breve tempo.

«Spingi!» la incitò la donna.
Jolie era in preda alle dolorose contrazioni del parto. Stringeva i pugni tra le lenzuola, nel tentativo di alleviare quella sofferenza.
Nella stanza si alternavano grida, spinte e respiri profondi.
Era in un bagno di sudore a causa del grande sforzo che si stava prolungando già da qualche ora. Accasciò nuovamente la testa sul cuscino umido.
«Dov'è Dragon?» chiese, con occhi lucidi.

L'uomo si nascose dietro un muro poco prima che un contingente di soldati potesse scoprirlo. Si guardò in giro preoccupato: l'agitazione iniziava a farsi sentire...ma sarebbe arrivato in tempo, costi quel che costi!

«Avanti, ci siamo quasi...sei bravissima, continua così!» disse l'anziana, mentre la ragazza stava impiegando tutte le proprie forze.

Le guardie stavano palesemente dando la caccia a qualcuno, ma Dragon riuscì a sfuggire loro: ormai era vicino.

Un vagito si diffuse tra le stanze di quella piccola abitazione: ci era riuscita.
«Congratulazioni, è un bellissimo maschietto!» disse l'ostetrica, prima di prendere il pargoletto e prestargli le dovute cure.
Jolie si accasciò definitivamente tra le lenzuola umide, allo stremo delle forze.
Nonostante la vista appannata, osservava con attenzione i veloci ma delicati movimenti dell'anziana donna, che lavava via dal piccolo i residui di sangue e liquido amniotico in una bacinella di acqua tiepida. Successivamente, lo avvolse in un lenzuolo e lo porse alla giovane mamma.
Nonostante avesse perso le proprie energie, Jolie riuscì ad accoglierlo tra le proprie braccia: tale contatto tranquillizzò il neonato.
«Benvenuto piccolino!» sussurrò, commossa.
In quel momento, Dragon entrò svelto in casa, per poi raggiungere la camera da letto, dove trovò la sua amata, ancora stremata dal parto, che cullava il loro bambino tra le amorevoli braccia: poté finalmente tirare un sospiro di sollievo.
Rimase ad osservarli in silenzio per un po'. Jolie incrociò il suo sguardo, felice di rivederlo lì, accanto a lei.
Si scambiarono un sorriso di intesa.
L'anziana donna comprese e li lasciò soli, abbandonando l'abitazione, felice di aver contribuito ancora una volta alla nascita di una nuova vita.
L'uomo si avvicinò al letto, in modo da osservare meglio quella piccola creatura.
«Luffy» disse improvvisamente Jolie.
«Cosa?»
«Il suo nome» ripeté sorridente «Monkey D. Luffy!»
Dragon sorrise a sua volta, per poi scostarle i capelli umidi e stamparle un bacio sulla fronte, madida di sudore.
Quel momento di serenità fu costretto a terminare in breve tempo: iniziarono ad udirsi il rumore dei passi e il suono delle voci degli uomini della marina in lontananza.
«Presto, dobbiamo andarcene» la intimò il rivoluzionario, prendendole la mano e cercando invano di farla alzare dal letto.
«Non posso» disse lei.
«Che vuoi dire?»
La ragazza sfiorò delicatamente la guancia paffuta del pargolo: «sei destinato a compiere grandi imprese, proprio come tuo zio...ne sono sicura!» sussurrò, baciando il piccolo orecchio, prima di incrociare nuovamente lo sguardo preoccupato di Dragon.
«Prendi il bambino e portalo in salvo»
«Non me ne vado senza di te!» ribatté lui.
Quel frastuono di faceva sempre più vicino: non era affatto il momento di perdersi in chiacchiere.
«Ti prego, portalo con te!» gli intimò «Saprò cavarmela...»
Dragon accolse timidamente il proprio figlio tra le possenti braccia, dedicando poi un ultimo sguardo all'amata, ancora indeciso sul da farsi.
«Tranquillo, me la caverò!» lo rassicurò, con l'ennesimo sorriso.

**********

«Dragon! Che ci fai qui?!» disse Garp, sorpreso nel rivedere il proprio figlio l'indomani che l'isola era stata completamente setacciata dalla marina.
«Che cosa nascondi?» domandò nuovamente, notando qualcosa sotto il mantello scuro.
Dragon gli mostrò, allora, il neonato.
«Non posso portare Luffy con me in mare...è ancora troppo piccolo» spiegò.
Il vice ammiraglio lo guardò sorpreso: mai si sarebbe aspettato di rivederlo, per giunta con un discendente tra le braccia!
Fu subito catturato dalla tenerezza di quelle guanciotte e dai primi sorrisi che il piccolo iniziava a rivolgergli. Non gli restò altro che accettare, così lo prese tra le sue braccia, stando attento a non fargli male.
«Una cosa è certa: non ha sicuramente preso dal padre!» disse il più anziano, prendendolo in giro.
Si guardò intorno, alla ricerca di una figura indefinita.
«...e la madre?»
Dragon abbassò lo sguardo a quella domanda, lasciando una chiara interpretazione del gesto.
«Vedi? Se fossi diventato un ufficiale della marina, nessuno avrebbe dato la caccia a te e alla tua famiglia» disse Garp, dispiaciuto.
«Io voglio che tutti possano vivere in pace...se avessi scelto la tua strada, sarei stato solo un egoista».
Il vice ammiraglio gli rivolse un'occhiata contrariata, poi si voltò.
«Oh beh, vorrà dire allora che tuo figlio seguirà la retta via e farà una splendida e brillante carriera nella marina! Vero piccoletto?» disse, giocando con le piccole manine del nipotino.
Tale provocazione non fece altro che far incurvare le labbra dell'uomo in un leggero sorriso, subito ricambiato dal padre.

۞۞۞

Il rumore della porta ed un ticchettìo di tacchi lo riportarono alla realtà.
Ivankov lo aveva raggiunto alla balconata e prese a fissare anch'egli l'orizzonte.
«Dragon...»
«Mh?»
«Quando sei qui fuori al vento, volgi il tuo sguardo sempre nella stessa direzione, sai?»
«Davvero?» disse lui «Noti sempre le cose più strane tu, non è vero? Non ci avevo mai fatto caso» concluse, mentendo.
Ivankov sorrise, allontandosi ed accingendosi a rientrare.
«Immagino forse si tratti di una specie di istinto animale rivolto ad un preciso punto di riferimento, no? Non è da qualche parte in quella direzione che si trova il tuo luogo d'origine?»
Il capo dei rivoluzionari continuò ad ascoltarlo in silenzio...che razza di impiccione!
«Hai qualche famiglia da raggiungere nei mari orientali? Ebbene?» continuò l'Okama.
Dragon rimase ancora un po' in silenzio, per poi decidere di mettere a tacere quella curiosità scomoda.
«Smettila di indagare sulla mia storia personale, Iva» lo rimproverò, irritato.
Ivankov ghignò divertito: «Perdonami».
Sentì i passi raggiungere nuovamente la porta e rientrare.
Tirò un sospiro di sollievo: almeno per il momento, era riuscito a sfuggire alla proverbiale invadenza degli abitanti di Kamabakka!





Spazio dell'autrice
Orbene, eccoci alla fine!
Sì, per me la mamma di Luffy è nientepocodimenoche la sorella del Re dei Pirati!
Elenco qui le motivazioni:
  1. Sappiamo fin troppo bene quanto Roger e Luffy siano simili, quindi non è da escludere un legame di parentela.
  2. Luffy è la copia sputata del giovane Roger, il che potrebbe valorizzare ancora di più il punto 1.
  3. Non è una teoria ufficiale, ma si suppone che la D. passi al figlio solo se entrambi i genitori la possiedono: ad esempio, la coppia Roger/Rouge, entrambi portatori della D., sono la prima e, purtroppo, ancora unica coppia che potrebbe provare questa cosa.
  4. Quando Buggy Il Clown viene a sapere del ritorno di Luffy a Marineford tramite il giornale, afferma che Rayleigh è lo "zio" del giovane cappello di paglia; sapendo inoltre che in una ciurma si considerano tutti fratelli...beh...nient'altro da aggiungere, no?


Per il momento, non ricordo altre motivazioni ^^;
Tuttavia, una cosa è certa: Dragon era presente all'esecuzione di Roger.
Ora una piccola curiosità: perché ho scelto proprio Jolie?
Bene, scervellandomi su che nome darle, per curiosità ho cercato "Jolly Roger" su Wikipedia:

Una teoria vuole che derivi dal francese "Jolie Rouge", che in inglese venne corrotto in "Jolly Roger".

Ci avete fatto caso anche voi? Jolie Rouge e Jolly Roger.
Quel dannato genio di Oda non ha scelto un nome a caso per la compagna del Re dei Pirati!
A quel punto, ero fortemente indecisa se chiamare la sorella Jolly o Jolie: ho optato per la seconda perché dava più l'impressione di un nome femminile!
Naturalmente non pretendo che gli avvenimenti siano andati esattamente così, però sono abbastanza convinta che l'identità della misteriosa donna sia questa.

Che ve ne pare? Quali erano le vostre teorie al riguardo?
Spero che la mia breve fanfic sia comunque stata di vostro gradimento e che sia riuscita ad essere coerente con il carattere dei personaggi...sapete, Dragon è ancora un tipo alquanto enigmatico! D:
A presto!

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