Gli Emissari del Sole Nero: memorie tra le pagine di un diario.

di Soul of the Crow
(/viewuser.php?uid=192026)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prima pagina: Kaori Kira ***
Capitolo 2: *** Seconda pagina: Rika Ryuu ***
Capitolo 3: *** Terza pagina: Emily Black ***
Capitolo 4: *** Quarta pagina: Ilary White ***
Capitolo 5: *** Quinta pagina: Aster Kazetsuki ***
Capitolo 6: *** Sesta pagina: Aoiri Ryudekazi ***
Capitolo 7: *** Settima pagina: Rinako Suzuki ***
Capitolo 8: *** Ottava pagina: Erika Dance ***
Capitolo 9: *** Nona pagina: Hakucho Fubuki ***
Capitolo 10: *** Decima pagina: Ally Fubuki ***
Capitolo 11: *** Undicesima pagina: Luna Frozen ***
Capitolo 12: *** Dodicesima pagina: Aka Matsuri ***
Capitolo 13: *** Tredicesima pagina: Hiroae Kamekage ***
Capitolo 14: *** Quattordicesima pagina: Kuromi Tsukikage ***
Capitolo 15: *** Quindicesima pagina: Haily Shan ***
Capitolo 16: *** Sedicesima pagina: Hayley Brown ***
Capitolo 17: *** Diciassettesima pagina: Ayla Moon ***
Capitolo 18: *** Diciottesima pagina: Fiammetta Rossi ***
Capitolo 19: *** Diciannovesima pagina: Alan Wing ***
Capitolo 20: *** Ventesima pagina: Giada Quatlane ***
Capitolo 21: *** Ventunesima pagina: Sibyl Moonlight ***
Capitolo 22: *** Ventiduesima pagina: Marina Sevenseas ***
Capitolo 23: *** Ventitresima pagina: Katia Herzen ***
Capitolo 24: *** Ventiquattresima pagina: Lorella Gold ***



Capitolo 1
*** Prima pagina: Kaori Kira ***


Caro diario,
il primo giorno come Emissaria del Sole Nero sarà stato anche duro, ma posso dire che è andato abbastanza bene, anche perchè c’è chi è stato meno fortunato di me.
Per quale motivo? Nel luogo dell’allenamento, la Prigione dell’Eclissi Eterna, ti sottopongono a torture indicibili di cui preferisco non parlare ed è già tanto se una ventina dei 100 ragazzi e ragazze che erano all’inizio è riuscita a sopravvivere.
“Tutto pur di diventare più forti.”: ecco cosa continuava a ripeterci Pandora Sunlight, la donna che si occupava dell’addestramento di noi futuri Emissari; non si può dire che sia una persona tutto zucchero e miele, ma c’è un motivo dietro le azioni sue e della sorella.
Quale? Contrastare l’operato del Fifth Sector, o come preferisco chiamarlo io, la causa della scomparsa dei miei genitori.
Mi ricordo ancora com’è andata: avevo all’incirca sei anni quando è accaduto, c’è stato un incidente stradale dove io, i miei genitori e altre persone. I miei morirono sul colpo, e poco prima che la polizia arrivasse, io trovai una lettera che diceva:
“Vostra figlia è stata scelta per diventare una SEED del Fifth Sector. Se non ce la consegnerete spontaneamente…”
Il contenuto si fermava lì perché il resto della lettera era bruciato, ma me lo posso immaginare: l’ultima frase doveva essere “ne pagherete le conseguenze” e dovevano essere quelle.
Quando i poliziotti arrivarono, e scoprirono che io ero sopravvissuta e che non mi rimanevano parenti, finì in un orfanotrofio. Per mia fortuna non ci dovetti rimanere molto, poichè fui adottata da una persona che veniva spesso a trovare noi bambini del Sun Garden, e che scoprì in seguito, essere il fratello adottivo della direttrice dell’orfanotrofio: Hiroto Kira. Per me è diventato una persona molto importante, ed è l’unico che mi manca da quando sono qui alla Villa del Sole Nero.
Poco dopo la mia adozione, vidi qualcosa che speravo di non dover mai vedere: il suo volto triste e abbattuto.
Quando accadde di preciso? Un pomeriggio mi trovavo in casa a suonare il pianoforte, quando dalla finestra lo vidi che parlava con una ragazza dagli occhi e i capelli blu con qualche ciocca bianca, ma ad un certo punto era comparsa anche una donna sulla ventina dagli occhi azzurri e i capelli corvini; volevo vederci chiaro sulla faccenda, così uscì da casa, ma mi nascosi in un incavo nel muro vicino al cancello per non essere vista dai tre. Ad un certo punto, vidi la blu scappare via in lacrime.
Io rimasi nascosta, ma sentì ugualmente mio fratello e la donna dai capelli neri parlare: capì che la ragazza che se ne era andata aveva avuto una storia con mio fratello, ma lui la aveva lasciata perché non provava più gli stessi sentimenti di una volta e non voleva illuderla e che la donna dai capelli neri era una sua amica dai tempi del FFI di dieci anni prima.
Poco prima che la corvina se ne andasse, io rientrai e mi rimisi a suonare; quando mio fratello rientrò, non mi disse niente, si limitò a sorridermi e a salire al secondo piano per dirigersi in camera sua. Io dopo un po’ lo seguì, e dopo essere arrivata, lo vidi seduto sul letto ed era più abbattuto che mai; io entrai senza farmi sentire, mi sedetti vicino a lui e lo abbracciai; non voleva illudere quella ragazza fingendo di provare dei sentimenti che col tempo erano cambiati, e non volevo che cercasse di illudere me sul fatto che stava bene quando non era così.
Non passò molto tempo da quel giorno, che io sparì letteralmente di casa e mi ritrovai insieme ad altri ragazzi e ragazze in una villa nell’Hokkaido.
Da lì, è cominciata la mia avventura come Emissaria. Se non altro, ho rivisto il sorriso di mio fratello prima di andarmene.
Ora è meglio che vada, la Signora del Sole Nero ha chiamato noi Emissari Maggiori perché ci venisse affidata la missione della liberazione delle scuole dal Fifth Sector.
Lo giuro sull’Ode al Cielo e su quell’ultimo sorriso che ho visto da parte di Hiroto prima di venire qui.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Kaori Kira.
 
 
Angolo di Emy
Questa prima shot la dedico a Debby_chan e la ringrazio per avermi permesso di usare ancora le sue OC: Kaori Kira e Sayaka Yoshino, la prima è la sorella adottiva di Hiroto e la seconda è la donna dai capelli neri e gli occhi azzuri di cui ho parlato.
Grazie anche a chi deciderà di leggere e magari lasciare una recensione.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Seconda pagina: Rika Ryuu ***


Caro diario,
ecco una cosa che mi sarei dovuta aspettare: l’allenamento come Emissaria del Sole non è stato una passeggiata come credevo all’inizio, ma visto chi era la donna che ci allenava e le torture che si subiscono in caso di errori nel sostenere le prove, mi sarei dovuta stupire del contrario.
Quello che mi ha sorpresa, è stato senz’altro vedere che pochissimi di noi hanno superato le prove a cui Pandora Sunlight ci ha sottoposto durante l’addestramento; ora che ci penso, i metodi che ha usato mi ricordano quelli di un’organizzazione che ha causato la scomparsa della mia famiglia: il Fifth Sector.
Per quale motivo? Per spiegarlo, è necessario fare un salto indietro nel tempo: avevo dieci anni, dei bravi genitori, un fratello e una vita normale, almeno finchè i miei familiari mi lasciarono a casa perché dovettero partire per una crociera. Non sapevano che sarebbe stato il loro ultimo viaggio, e io non ero cosciente del fatto che il momento prima della loro partenza, sarebbe stata l’ultima volta che li avrei visti: qualche tempo dopo l’inizio della crociera, dai giornali e dai notiziari, seppi che la nave su cui i miei genitori e mio fratello Kyo viaggiavano insieme a chissà quante altre migliaia di persone era affondata non lontano dalla costa nord dell’Hokkaido, le vittime ritrovate erano state numerose, e sebbene fossero riusciti a trovare ancora qualcuno in vita, la ricerca dei dispersi era ancora in corso.
Era una cosa di cui non mi capacitavo ancora, ma del resto la vita è così: a volte ti capita di perdere tutto in uno schiocco di dita, ed era quello che era accaduto a me. Qualche giorno dopo quella notizia, scoprì che i miei genitori erano tra le vittime ritrovate nel punto in cui la nave era affondata, ma che mio fratello era ancora vivo e che era stato ricoverato in un ospedale in Hokkaido; in seguito, a causa delle ferite che ha riportato e del livello di cure che c’era in quel posto, venne trasferito nell’ospedale di Tokyo. Tutti i giorni andavo a trovarlo, fino a quando Kyo non uscì da quel posto.
Passò poco più di un anno da quando mio fratello tornò a casa, che le conseguenze dell’incidente si fecero sentire di nuovo, ed entrambi sapevamo a cosa avrebbe portato tutto ciò: anche lui mi avrebbe lasciata sola di lì a poco tempo; prima che se ne andasse, però, scoprì il vero motivo dietro la morte della mia famiglia. Per la verità era stato Kyo a dirmi tutto: qualche mese prima della crociera, i miei genitori avevano ricevuto una lettera del Quinto Settore sul fatto che mi volevano tra i SEED di quell’organizzazione per le mie capacità nel gioco del calcio, ma si erano rifiutati e quelli del Fifth Sector, sapendo che non gli sarei servita a niente, avevano pensato di sbarazzarsi di me. E quale modo per farlo, se non abbattere la nave su cui viaggiava la mia famiglia insieme a chissà quante altre persone? Solo che non avevano calcolato una cosa: il fatto che io non mi trovavo sulla nave quando l’hanno affondata.
L’ultima cosa che mi disse mio fratello è stata un addio, e l’ultima cosa che vidi io, erano i suoi occhi verdi sofferenti.
Non passò molto tempo dalla morte di Kyo, che io finì in un orfanotrofio, ma per mia fortuna non ci rimasi a lungo perché una donna mi adottò. Io però continuai a comportarmi in modo freddo nei suoi confronti: le persone che mi erano vicine erano scomparse e non volevo che accadesse nuovamente. Circa un paio di mesi dopo la mia adozione, mi ritrovai in una villa nel nord dell’Hokkaido insieme a tanti altri ragazzi e ragazze che non conoscevo, ma il pensiero di riservare al Quinto Settore lo stesso trattamento al quale ho rischiato di essere stata sottoposta io… ho capito che in questo posto avrei trovato un modo per impedire che continuassero con la loro opera di distruzione.
Ora devo andare, la Signora del Sole Nero doveva affidare a noi Emissari Maggiori un’importante missione.
Giuro che andrò per la mia strada in memoria di mio fratello.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Rika Ryuu.
 
 
Angolo di Emy
Ecco a voi la seconda pagina del diario del Sole Nero: protagonista, l’OC di Summy, Rika Ryuu. Questa è per te ragazza mia.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Terza pagina: Emily Black ***


Caro diario,
i giorni d’allenamento come Emissari diventano più duro ogni singolo giorno che passa, ma credimi: ho sopportato di peggio negli anni in cui non facevo ancora parte della Confraternita, e tutto a causa di un’organizzazione che ha rovinato la mia vita e anche quella di tutti i ragazzi e le ragazze che si trovano qui, non che di loro m’importi molto, ma questi sono dettagli.
Di quale organizzazione sto parlando? Il Fifth Sector, ma è meglio che spieghi come sono andate le cose sin dall’inizio: la mia vita andava bene, fino a quando degli uomini inviati da quell’organizzazione non si sono presentati a casa mia e hanno minacciato i miei genitori di “affidarmi” al Quinto Settore per diventare una giocatrice sotto la sua tutela, ma i miei si rifiutarono e quegli uomini se ne andarono dicendo che avrebbero pagato delle conseguenze per quelle parole.
Quale fu il risultato di quel rifiuto, lo scoprì solo in seguito: avevo cinque anni e seppi che i miei genitori erano morti in un incidente stradale; passarono alcuni anni, allora ne avevo dieci e anche mio fratello mi lasciò, ma a differenza dei miei genitori, lui venne trovato morto in un vicolo e sembrava fosse stato ucciso a coltellate. Non avevo più un posto dove andare, così cominciai a vivere per strada, e in quel periodo, per sopravvivere, imparai a maneggiare le armi da taglio e anche qualche mossa di autodifesa, anche per impedire che quelli del Fifth Sector mi trovassero, mi catturassero, e portassero dove sono finti i ragazzi che hanno strappato alla loro vita normale. Se c’è una cosa che ho imparato in quei due anni, è che soltanto i più forti riescono ad andare avanti nella vita, e visto quello che Pandora Sunlight ci fa subire ogni giorno qui alla Villa del Sole Nero, non potrei che dare ragione a quel detto.
Cambiando discorso, la cosa ad un certo punto prese una piega che non avevo previsto: era passato poco più di un anno dall’inizio della mia vita da ragazza di strada, che la polizia mi trovò e mi mandò in un orfanotrofio. Qualche mese dopo essermi ritrovata in quel posto, venni adottata, ma ciò accadde diverse volte. Per quale motivo? I miei genitori adottivi sparivano sempre in circostanze che nemmeno io sapevo spiegarmi, e tutti cominciarono a definirmi una “portatrice di sventura” per chiunque mi fosse accanto, e in tutti gli orfanotrofi in cui ero finita, scoprivo che c’erano ragazzi e ragazze la cui vita è stata stravolta dalla comparsa del Quinto Settore. Che sia quell’organizzazione la causa della sparizione dei miei precedenti genitori adottivi e dei miei ex tutori? Forse sì o forse no, in ogni caso, quello non sarebbe stato né il primo né l’ultimo dei miei problemi.
Tornando a noi, dopo essere finita per l’ennesima volta in un altro istituto per gli orfani, cioè all’età di dodici anni, venni nuovamente adottata da due ventenni: una era una donna bionda dai capelli biondi e dagli occhi grigi screziati da minuscole sfumature di colore, Camilla; l’altro era un uomo dai corti capelli argentati e gli occhi color rosso sangue, Rocco.
Loro hanno sempre dimostrato di tenere a me, ma io di loro non ne ho mai voluto sapere perché, come chi li ha preceduti nel ruolo di miei tutori, è sempre finito male e mi ha privato della mia libertà.
Io ho sempre persistito con una convinzione: “Io non sono di nessuno, voglio essere una persona libera, e farò il possibile per tornare tale.”
Circa un anno dopo la mia adozione da parte di quei due, come se qualcuno mi avesse ascoltata, mi ritrovai non so come in una villa a nord dell’Hokkaido, insieme ad altri ragazzi e ragazze, molti dei quali avevo già incontrato negli orfanotrofi in cui avevo messo piede dalla morte della mia famiglia.
Passarono pochi giorni dall’inizio di quell’avventura, ma molti di noi erano come scomparsi: proprio vero che chi era debole, lì non trovava spazio, e alla fine solo una ventina di noi rimase in quella villa. Ho vissuto per poco più di un anno per strada, niente è in grado di spaventarmi o sopraffarmi, e a dirla tutta, non m’importa delle torture che continuiamo a subire: a mio parere, è meglio qui della casa dei miei tutori. Niente e nessuno riuscirà a farmi cambiare idea.
Meglio che vada, se non sbaglio, oggi la Signora del Sole Nero ci affiderà la missione più importante. Anche se normalmente non mi fido di nessuno, ma stavolta credo che stavolta mi toccherà collaborare con gli altri Emissari.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Emily Black.
 
 
Angolo di Emy
Terza pagina, terza Emissaria, e questa volta abbiamo Emily Black.
La dedico a Inception_ e la ringrazio per avermi prestato ancora la sua OC.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Quarta pagina: Ilary White ***


Caro diario,
qui ogni giorno è sempre più difficile, e il fatto che la maggior parte dei ragazzi e delle ragazze che erano con me all’inizio sono diminuiti rispetto a quanti ce ne erano all’inizio, e i metodi di allenamento di Pandora Sunlight erano la cosa peggiore che potesse capitarmi… anzi no, che potessero capitare a noi Emissari. Mi stupisco come soltanto venti di noi siano riusciti ad andare avanti nonostante tutto.
Mi sorprende anche il fatto che io sia arrivata fin qui: non che dubiti delle mie capacità, ma con tutto quello che Pandora ci fa passare, temevo che sarei crollata da un momento all’altro.
Per quel che mi riguarda, non ho altra scelta che restare qui e cercare di sopravvivere. Per quale motivo? Tanto vale che lo dica: io sono la secondogenita di Kageyama Reiji, un uomo che ha dato non pochi problemi alla squadra di calcio della Raimon Jr. High. Ecco qualche esempio: aveva cercato di sbarazzarsi dei membri della squadra di calcio di quella scuola facendo cadere sulle loro teste delle travi d’acciaio alla semifinale del FF, aveva spinto i ragazzi della Zeus ad assumere una sostanza chiamata Aqua of the Gods, aveva creato la Shin Teikoku Gakuen usando dei frammenti di un minerale chiamato Aliea Meteorite, ma chissà quanti altri problemi aveva causato prima dell’attentato alla Raimon e dopo quella storia. Come faccio a sapere tutte queste cose? Diciamo che ho assistito ai suoi folli progetti senza che se ne accorgesse, ed è stato anche più facile di quel che pensassi: per lui è come se fossi stata un’ombra, ma col tempo scoprì anche qualche altro particolare su mio padre.
A quale mi sto riferendo? Ha fatto tutto questo spinto dalla sua ambizione e dal suo odio per una disavventura che ha avuto da giovane, ma a mio parere, questo non giustifica tutto le azioni che ha compiuto: ha scaricato sugli altri la sua frustrazione, e questo ha portato sofferenze indicibili a chiunque; mi sentivo impotente vedendolo succube delle sue ambizioni, ma ero cosciente del fatto che non avrei potuto fare niente per aiutarlo.
Ad un certo punto, successe qualcosa che non mi sarei aspettata: mio padre decise di abbandonarmi, e anche se avevo solo sei anni, mi ricordo ancora bene quel giorno e non ero mai stata così stupida da non accorgermi dei suoi piani.
C’erano solo due spiegazioni a questo fatto: lui mi aveva notata nel mio lavoro di "spionaggio", e voleva impedirmi di intralciarlo; oppure aveva capito che io non sopportavo che continuasse col suo operato, e sapendo che non avrei mai condiviso i suoi propositi, non gli sarei potuta servire in alcun modo. Lui però era l’unica famiglia che mi era rimasta, e non sto a dire come mi sono sentita quando mi ha lasciata in quell’orfanotrofio. Non molto tempo dopo essere arrivata lì, mi giunse la notizia che era morto sull’Isola di Liocott a causa di un incidente stradale, ma anche del fatto che voleva sostituire la nazionale dell’Orpheus e ha reso cieco uno dei giocatori del Team K.
Come immaginavo: si è sbarazzato di me per continuare indisturbato il suo lavoro, ma spero che trovi un modo per espiare le sue colpe lassù in cielo.
Qualche mese dopo, capì che in quell’orfanotrofio mi sarei trovata bene, e in seguito ho trovato delle amiche sincere, anche se all’inizio avvicinarsi è stato difficile a causa del mio cognome: credevano che fossi malvagia come mio padre, ma hanno deciso di darmi una possibilità.
Me ne dovetti andare dall’orfanotrofio circa sei anni dopo il mio arrivo, ma quella che condussi in seguito era una vita troppo tranquilla e serena perché la cosa potesse andare avanti così: era passato quasi un anno dalla mia adozione, che la Confraternita del Sole Nero mi scelse per diventare una dei suoi Emissari contro il Fifth Sector.
Evidentemente non avrò mai una vita normale, ma farò il possibile perché altri non vengano abbandonati dalle loro famiglie come è successo a me.
Ora devo andare, la Signora del Sole Nero ci deve assegnare la missione definitiva.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Ilary White.
 
 
Angolo di Emy
Ecco a voi la quarta Emissaria: Ilary White, e come dimenticare il suo cugino Hikaru?
Anche lei ha avuto un passato con cui fare dei conti, ma anche gli altri Emissari non hanno avuto una vita facile.
Dedico questa fic a Ila Payne che mi ha prestato nuovamente la sua OC.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Quinta pagina: Aster Kazetsuki ***


Caro diario,
forse questa è la prima volta che sento il bisogno di parlare di me, e poiché qui nella Prigione dell’Eclissi Eterna, Pandora ci tiene in celle separate da una spessa parete di roccia, non mi resta altra scelta che scrivere questa pagina. C’è anche un altro motivo per cui preferisco scrivere piuttosto che parlare. Quale? Ci sono delle volte in cui mi pare che qui non ti puoi fidare nemmeno dei tuoi stessi compagni, ma tutti quelli che sono finiti in questa villa sono legati da un evento nel loro passato che ha stravolto le loro vite: l’apparizione del Fifth Sector.
Quell’organizzazione aveva cominciato già da qualche tempo la sua opera, ma ha rovinato le vite di molti ragazzi e delle loro famiglie, e non si faceva scrupoli ad usare i metodi più brutali; so di che parlo, anche perché io ero uno dei ragazzi in questione.
Tutto è accaduto diversi anni fa: avevo ancora sei anni, e vivevo con i miei genitori nell’Hokkaido; nel gioco del calcio ho sempre avuto delle grandi potenzialità, ma se ne era accorto anche qualcun’altro. Inutile dire che si trattava del Quinto Settore: inizialmente era andato tutto bene, fino a quando i miei non ricevettero una lettera da parte di quell’organizzazione. Anche per quel che riguarda le due settimane seguenti era andato tutto bene, se non fosse che arrivarono degli uomini del Fifth Sector a minacciare i miei, ma loro continuarono a rifiutarsi.
Una settimana dopo, accadde il fatto che mi rovinò la vita: stavo tornando a casa in auto con i miei genitori, ma un camion ci colpì in pieno. Io riuscì ad uscire dalla macchina e a salvarmi, ma i miei genitori non ebbero la stessa fortuna. Il camion si era allontanato e notai che portava il simbolo del Quinto Settore, ma non era quello il momento per pensarci; mi avvicinai ai cadaveri dei miei genitori, ma trovai anche la lettera che avevano ricevuto tempo prima, la quale diceva:
“Dopo aver osservato a lungo le sue capacità, il Fifth Sector ha scelto vostro figlio perché entri a far parte dei giocatori sotto il controllo dell’organizzazione.
Se non ce lo consegnerete spontaneamente, troveremo un modo per convincervi.

Il Santo Imperatore, Senguuji Daigo.”

Il metodo era ucciderli? Era quello ciò cui erano disposti pur di ottenere ciò che volevano? A quanto pare sì. Dopo essere rimasto ancora un po’ in quel luogo, incenerì non so come la lettera e, per la prima volta, una lacrima solcò il mio viso.
Quel giorno, scoprì di avere dei poteri strani, come controllare i venti freddi, ma anche il fuoco e il ghiaccio. Per qualche tempo, dovetti vivere per strada, rubando ciò che mi serviva, ma la cosa non era destinata a durare, infatti, venni portato in un orfanotrofio. Ci rimasi solo per un paio di mesi perché quel posto venne devastato da una valanga; causa: i miei poteri.
Venni trasferito diverse volte, fino a quando non finì in un collegio per gli orfani nei pressi di Tokyo, e lì non successe niente; forse perché c’era qualcuno in grado di capirmi: ho incontrato due ragazze, una bionda dagli occhi dorati, di statura media e magra; un’altra ancora aveva i capelli blu e gli occhi gialli, era magra e anche lei di statura media; entrambe avevano il potere di controllare la luce, ma non erano le uniche ad avere delle doti particolari: c’era anche un ragazzo dai capelli argentati, gli occhi dorati e la carnagione abbronzata che sapeva controllare il vento come me.
Sta di fatto, che per tutto il tempo che sono rimasto lì non è accaduto niente di brutto con i miei poteri: evidentemente si attivavano solo quando ero agitato, ma un paio di anni dopo, venni adottato da un uomo tra i venti e i trent’anni dalla carnagione pallida, i capelli verdi raccolti in un codino e gli occhi blu elettrico. Si chiamava Yamato Kazetsuki.
All’inizio, gli rimasi lontano perché non volevo che gli accadesse qualcosa di male, ma mi convinsi che isolarmi non sarebbe servito a nulla. Contrariamente a ciò che pensavo all’inizio, con lui mi sono trovato bene, ma le cose cambiarono un anno dopo, quando lo sentì parlare al telefono con qualcuno di un’operazione riguardante la sconfitta del Quinto Settore. Il mio padre adottivo mi scoprì, ma dopo quella telefonata, gli raccontai com’erano andate le cose sin dall’inizio e aggiunsi che lo avrei aiutato.
Passò poco più di una settimana, che mi portò in una villa nell’Hokkaido, dicendomi che era quello il posto in cui stava per nascere una rivolta contro il Fifth Sector, e anche che avrei potuto migliorare le mie abilità di calciatore e controllare i miei poteri. Non mi aspettavo però che avrei trovato anche i miei amici dell’orfanotrofio.
Ora devo andare: la Signora del Sole Nero ci deve affidare la missione della rivolta contro quell’organizzazione.
Mostrerò a Senguuji cosa si merita per aver rovinato la vita mia e dei miei amici.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Aster Kazetsuki.
 
 
Angolo di Emy
Questa pagina è dedicata a Zael. Se stai leggendo, spero che ti sia piaciuta.
Qui però sono apparsi anche l’OC di Lù, Aoiri Ryudekazi, cioè la ragazza dai capelli blu; gli altri OC comparsi, cioè la ragazza bionda, il ragazzo dai capelli argentati, rispettivamente Lory Gold e Alan Wing, e Yamato Kazetsuki, appartengono alla sottoscritta.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Sesta pagina: Aoiri Ryudekazi ***


Caro diario,
ancora mi chiedo come ho fatto a finire qui; l’unica cosa che so è che il motivo per cui sono capitata in questo posto, è legata ad un’organizzazione che ha rovinato le vite di molti ragazzi e ragazze che, se prima era normali, sono diventate tristi e cupe come il cielo coperto dalle nuvole: quell’associazione si chiamava Fifth Sector.
Come mai sono stata scelta per diventare Emissaria della Confraternita del Sole Nero? Per dirlo, è meglio che spieghi come sono andate le cose sin dall’inizio: avevo una vita normale e felice come il Sole che splende, almeno fino a quando non arrivò una nuvola ad oscurarlo. I miei genitori mi volevano bene, ma quando avevo cinque anni, mio padre scoprì che mia madre lo stava tradendo con un altro: quello però era solo l’inizio di un giorno di pioggia, perché i miei divorziarono in seguito a quell’avvenimento.
Ovviamente, era necessario decidere con chi dei due dovessi rimanere, e mia madre cercava continuamente di convincermi ad andare con lei.
Che cosa decisi di fare io? Anche se ero piuttosto piccola, non ero di certo stupida e non avevo intenzione di abbandonare mio padre, soprattutto dopo quello che aveva dovuto passare nell’ultimo periodo; la vita per me era tornata ad essere come un cielo sereno, ma con qualche nuvola.
Per quale motivo? La mia famiglia aveva già dei problemi economici prima che i miei si separassero, e per cercare di mantenermi, mio padre era costretto a lavorare sempre; poiché di solito era in viaggio a causa della sua occupazione, dovetti imparare a badare a me stessa: imparai a cucinare e a svolgere le faccende domestiche, e ogni volta che potevo, giocavo a calcio con gli altri bambini del mio quartiere.
La mia vita era tornata come una giornata soleggiata, sebbene esistessero ancora delle nuvole, ma queste ricoprirono completamente sia il cielo sia il Sole, quando scoprì che mio padre era morto mentre tornava a casa da uno dei suoi innumerevoli viaggi di lavoro.
Non molto tempo dopo, venni a sapere anche il motivo: quando era ancora sul luogo di lavoro, mio padre era stato minacciato da alcuni uomini del Quinto Settore perché fossi affidata a loro, date le mie notevoli prestazioni nel gioco del calcio, in particolare il controllo palla. Lui però si era rifiutato, ed è inutile dire quale era stata la conseguenza di quel rifiuto: la sua morte.
Ero rimasta sola, e poiché non avevo alcuna alternativa, mi mandarono in un orfanotrofio; stranamente, nel periodo in cui sono rimasta in quel posto, mi sono trovata bene: lì c’erano alcuni dei bambini con i quali giocavo quando mio padre partiva per i suoi viaggi, ma quei momenti di tranquillità non erano destinati a durare.
Perché? La risposta era molto semplice: mia madre aveva scoperto che ero finita in quel collegio per gli orfani da un paio d’anni, e voleva approfittarne per farmi tornare con lei e il suo nuovo marito, ma io non volevo che accadesse.
Qualcosa però la spinse a rinunciare: non molto tempo dopo la sua ricomparsa, scoprì di avere dei poteri strani, come controllare le fonti di luce e talvolta, anche i fulmini, e quando mia madre venne a saperlo, pensò che ero stata io ad uccidere mio padre, e decise di lasciarmi stare una volta per tutte; il problema era che anche quelli dell’orfanotrofio vennero a sapere di questa mia dote, e se alcuni di loro decisero di isolarmi, altri continuarono a starmi vicino: mi ricordo che una bambina bionda e dagli occhi dorati, e un bambino dai capelli bianchi e gli occhi color cenere, di cui il sinistro era coperto da un ciuffo argenteo erano stati i primi a rimanere al mio fianco, ma qualche giorno dopo la scoperta dei miei poteri, arrivò un’altra sorpresa: una coppia di trentenni aveva deciso di adottarmi.
Forse non avrei avuto una vita normale come quella che avevo, ma i miei genitori adottivi mi volevano bene, e anche tra loro sembravano andare d’amore e d’accordo. Mi mancavano i miei amici dell’orfanotrofio, ma chissà che non li avrei rivisti un giorno.
Un giorno però sparì di casa e mi ritrovai in questa villa, per cominciare l’addestramento di Emissaria.
Meglio che vada, la mia Signora e gli altri mi staranno aspettando: oggi era il giorno della missione finale.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Aoiri Ryudekazi.
 
 
Angolo di Emy
Ecco a voi Aoiri Ryudekazi, l’OC di Lù.
Spero ti sia piaciuta ragazza mia.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Settima pagina: Rinako Suzuki ***


Caro diario,
qui alla Villa del Sole Nero, andare avanti e sopravvivere diventa più difficile ogni singolo giorno che passa, e mi è difficile credere di essere una dei pochi rimasti in questo posto.
Oh, dimenticavo di considerare un minuscolo particolare: i metodi di Pandora Sunlight. Oltre all’addestramento per usare i poteri, dobbiamo seguire anche un rigido programma di preparazione fisica e mi sembra di trovarmi in una squadra dell’esercito.
Io non mi troverei mai qui, e di certo a quest’ora sarei ancora in quel collegio per gli orfani se non fosse per diversi avvenimenti accaduti qualche anno fa…
Avevo una famiglia normale come molte persone, ma la mia era altolocata, e perché potessi portarne avanti il buon nome, mi è sempre stata imposta un’educazione ferrea, che è stata la causa del carattere che mi ritrovo ancora adesso: ero diventata fredda, calcolatrice, e… beh, parliamoci chiaro, allora avevo solo cinque anni.
Tuttavia, avevo scoperto di possedere delle abilità nel gioco del calcio, ma i miei genitori, ritenendo che quella non era la strada che io dovevo intraprendere per tenere alto il nome della famiglia, o comunque che non era la carriera giusta per me, decisero di mandarmi in una scuola di danza classica per un paio d’anni. Da diverso tempo mi era chiara una cosa: volevano sempre, anzi, mi hanno obbligata a fare quello che volevano loro, e non mi hanno mai ascoltata, ma erano pur sempre i miei genitori.
L’unico che capiva come mi sentivo era mio cugino Afuro: lo vedevo piuttosto spesso, anche perché ogni volta che i miei genitori dovevano tenere un ricevimento di qualche tipo in quella villa che era casa mia, o rimanevo in camera mia senza disturbare o andavo da lui, giusto il tempo perché i festeggiamenti finissero, oppure andavo a giocare a calcio con i bambini di un orfanotrofio che si trovava nello stesso quartiere in cui abitavo.
Quello che non sapevo, era che in quel collegio ci sarei finita presto anch’io…
Avevo sette anni, e per la prima volta, i miei mi permisero di partecipare ad uno dei ricevimenti che tenevano, ma quella sarebbe stata la prima volta per me ad assistervi e l’ultimo che avrei visto.
Perché? Presto detto: ad un certo punto, le luci si spensero e la casa venne avvolta nell’oscurità. Ecco che arriva la parte peggiore: improvvisamente, si sentì un urlo, e quando le luci si riaccesero, vidi mio padre steso a terra con un coltello conficcato in petto e un’espressione terrorizzata sul volto.
Non sapevo esattamente come si era svolta la scena, ma di una cosa ero certa: quel giorno era stato l’ultimo in cui la mia famiglia era unita.
Poco tempo dopo, scoprimmo l’identità dell’assassino: era un collega di lavoro di mio padre, ma una delle volte in cui andavo a giocare con i bambini dell’orfanotrofio, li sentì parlare dicendo che se non mi consegnava al Fifth Sector la avrebbe pagata cara. Sta di fatto che quel gesto che ha compiuto, ha disgregato il resto della mia famiglia: mia madre se ne andò da Tokyo ed io finì in quel collegio per gli orfani che visitavo spesso; vi era una sola differenza: quella volta ci sarei rimasta per molto più tempo.
Erano passati due anni dal mio arrivo in quel posto, e ritrovai una persona che non si era fatta più vedere dalla morte di mio padre: mio cugino Afuro.
Lui decise di adottarmi, ma a casa sua trovai anche una bambina della mia stessa età bionda con gli occhi dorati. Era una delle amiche dell’orfanotrofio, e mio cugino mi spiegò che ci aveva adottate quello stesso giorno.
In un certo senso, ero sollevata di trovarla lì: era una delle poche persone con cui potevo comportarmi normalmente e lasciare in un angolo la mai parte opportunista e calcolatrice per qualche tempo; la mia vita era tornata felice, ora avevo accanto mio cugino e anche la mia migliore amica del collegio.
Le cose sembravano tornate normali, ma tre anni dopo, io e la mia cugina acquisita sparimmo dalla casa di Afuro. Inutile dire dove finimmo: in questa villa nell’Hokkaido insieme a molti altri ragazzi e ragazze della nostra età, molti dei quali erano i nostri amici dell’orfanotrofio.
Ora devo andare, oggi era il giorno della missione finale contro il Quinto Settore: è meglio che raggiunga gli altri.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Rinako Suzuki.
 
 
Angolo di Emy
Settima pagina, settima Emissaria, e stavolta è la protagonista è l’OC di Light Blue.
E visto che sia lei sia la mia OC erano parenti di Afuro, non potevano non comparire entrambe.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Ottava pagina: Erika Dance ***


Caro diario,
è dal mio arrivo in questa villa che continuo a chiedermi il motivo per cui sono stata scelta per diventare Emissaria del Sole Nero, e anche che cosa spinga Pandora ad usare quei metodi per addestrarci. È terribile rimanere in questa Prigione Eterna come la chiamano le Signore del Sole Nero e gli altri membri della Confraternita, ma hanno continuato a ripeterci che non dobbiamo nominare il vero nome di questo luogo, o accadrà qualcosa di terribile: all’inizio pensavo che esagerassero, ma dopo un po’ mi resi conto che avevano ragione.
Cosa mi ha spinta a cambiare idea? Dopo le innumerevoli ore di allenamento, una delle Guardie della Prigione ha detto il vero nome del luogo, non si sa se per errore o per chissà quale altro motivo, ma i fuochi che fluttuavano nella Prigione lo colpirono e incenerirono il suo corpo; l’unica cosa che era rimasta di lui era un’armatura nera e dorata. Forse è stato quel fatto a spingere la gemella di Pandora a sostituire le Guardie umane con altre fatte d’energia spirituale: per fortuna, Nori non è come la sorella, o a quest’ora noi Emissari ci troveremo sepolti nella terra, sotto gli strati di neve dell’Hokkaido.
Questo luogo è terribile, ma se non fosse stato per un’organizzazione che ha rovinato la mia vita, e quella di molti altri ragazzi e ragazze, probabilmente nessuno degli Emissari si troverebbe mai qui.
Qual era il nome dell’associazione in questione? Fifth Sector.
Per capire come sono finita qui, è meglio che spieghi come sono andate le cose dall’inizio: ero poco più di una bambina, avevo sei anni, ma ero in grado di suonare sia il pianoforte sia l’arpa. Non è finita qui: ero molto brava a giocare a calcio, ma in un giorno in cui stavo giocando con altri bambini dello stesso quartiere in cui abitavo, scoprì che ogni volta che usavo le mie tecniche speciali, era come se si sprigionasse una melodia che ipnotizzava letteralmente chiunque la ascoltasse, tranne la sottoscritta ovviamente; in seguito, mi accorsi che accadeva ogni volta che i miei occhi cambiavano di colore, passando dal verde smeraldo al rosso, il colore della rabbia.
Tuttavia, decisi di non usare questa mia dote per approfittare delle persone e spingerle a fare ciò che volevo: non era giusto nei confronti degli altri.
Purtroppo, mi resi conto che avrei dovuto ricorrervi molto presto: a quanto pare, non ero l’unica ad essermi accorta di possedere delle qualità speciali, perché pochi giorni dopo, degli uomini che dicevano di essere stati inviati dal Quinto Settore, si presentarono a casa mia; da quel poco che mi ricordo, minacciarono i miei di affidarmi a loro.
Il motivo? Volevano che entrassi a far parte dei SEED, un gruppo di giocatori addestrati dal Fifth Sector, ma i miei genitori non ne volevano sapere di accettare. Quegli uomini se ne andarono, ma qualche giorno dopo, arrivò una lettera da parte di quell’organizzazione: dal contenuto sembrava più un ultimatum, perché diceva che, se non mi avrebbero avuto dalla loro parte, io e la mia famiglia avremo dovuto pagarne le conseguenze.
I miei inviarono una risposta, e da quel che mi avevano detto, non avrebbero permesso che quelli del Quinto Settore si avvicinassero a me; tuttavia, le conseguenze di cui quegli uomini avevano parlato, cominciarono a farsi sentire: ero rimasta sola in casa perché i miei genitori dovevano andare ad un colloquio di lavoro, ma da quel giorno rimasi sola per sempre. Gli uomini del Fifth Sector vennero a casa mia, ma ad un certo punto gettarono a terra, e davanti ai miei occhi, i cadaveri dei miei genitori. Stavano per portarmi via con loro, ma usai i miei poteri, e impedì a quelli di avvicinarsi a me; accadde qualcosa che non mi aspettavo: quella melodia che di solito ipnotizzava soltanto, era diventata un suono che li aveva addirittura costretti a contorcersi a terra per il dolore che provocava agli ascoltatori.
Quando la polizia venne a sapere ciò che era successo, io dovetti andare a vivere con mia zia, poiché era l’unica parente che mi era rimasta. La cosa però non era destinata a durare: lei scoprì il motivo dell’assassinio dei miei genitori, delle circostanze in cui erano morti, e anche di ciò che io avevo involontariamente fatto agli uomini che volevano portarmi con loro con la forza. Non so se ciò che l’ha spinta ad agire in quel modo è stata la paura di fare la stessa fine dei miei genitori, o il fatto che io la potessi ridurre come gli uomini del Quinto Settore, ma non molti giorni dopo che io dovetti trasferirmi a casa sua, lei mi abbandonò in un orfanotrofio: dopo quello che mi era successo, io diventai diffidenti nei confronti di tutti, e come biasimarmi? All’orfanotrofio mi sono trovata abbastanza bene, e i bambini che si trovavano lì erano stati gentili con me.
Passarono due o tre anni, che venni adottata da una donna sulla ventina, ma passarono pochi mesi dall’inizio della mia nuova vita, che mi ritrovai qui nell’Hokkaido.
Meglio che smetta di scrivere, se non sbaglio oggi era il grande giorno.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Erika Dance.
 
 
Angolo di Emy
Questo capitolo è dedicato a Channy e ovviamente la sua OC è la protagonista indiscussa.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Nona pagina: Hakucho Fubuki ***


Caro diario,
inutile dire che è molto difficile l’addestramento qui alla villa della Confraternita, ma la parte più problematica è senz’altro una cosa in particolare dell’allenamento: il fatto che Pandora Sunlight ci sottopone a degli allenamenti in condizioni estreme.
Ecco degli esempi: io e altre tre Emissarie, Ilary White, Ally Fubuki e Luna Frozen siamo state spedite ad allenarci vicino ad un vulcano; una volta, ci ha quasi obbligato ad entrare nel cratere, ma si era verificata un’eruzione. Fortunatamente, siamo riuscite a fermare la lava con i nostri poteri.
Non è finita qui: una volta Lory, Aoiri, Zael, Rin e Alan dovevano compiere un allenamento in alta quota, non per niente quella li ha mandati sulla catena montuosa dell’Himalaya, ma pochi giorni dopo, quando sono tornati… bè, dico solo che ci hanno riferito che stavano per essere travolti da una valanga, ma non credo di aver capito molto bene perché faticavano ancora a respirare; mi sarei aspettata il contrario, poiché Pandora li ha spediti in quel posto con l’abbigliamento non adatto al luogo in cui si trovavano, e con attrezzature inadeguate per sopravvivere a quell’altezza.
Un’altra volta ancora, Marina doveva allenarsi nei fondali marini, e anche se quella ragazza ha imparato prima a nuotare e ad immergersi che a camminare, l’esperienza mi ha insegnato che c’è un limite a tutto: infatti, è tornata non molto tempo dopo essere partita.
Per fortuna ci sono i miei amici: sono l’unico motivo che mi spinge a sopportare queste torture.
Per la verità, c’è qualcosa, o meglio qualcuno, che mi manca della mia vecchia vita. Chi? Il mio padre adottivo Shirou Fubuki.
Perché ho detto che mi ha adottata? Perché è la realtà: avevo sette anni, quando la mia vita cambiò per sempre. Vivevo in un paese dell’Hokkaido con i miei genitori, ma una sera, mentre stavo tornando a casa in auto con i miei, un’altra automobile ci travolse: io riuscì ad uscire dal veicolo in cui viaggiavo, e riuscì a salvarmi; purtroppo, i miei genitori non ebbero la stessa fortuna, perché non davano segni di stare bene. Molto probabilmente erano morti sul colpo, ma la parte peggiore, era che gli uomini che erano alla guida dell’auto che ci aveva colpiti erano ancora vivi. Non era ancora finita: sui cappotti che portavano, riuscì a vedere il simbolo del Fifth Sector. Fu l’ultima cosa che vidi, prima di svenire.
Quando riuscì a riprendermi, mi ritrovai in un orfanotrofio. La prima cosa che feci, fu chiedere che cosa mi era successo e dove si trovavano i miei genitori: in fondo al cuore m’immaginavo ciò che poteva essere successo, ma per una volta, avrei voluto sbagliarmi; non mi diedero le risposte che speravo: i miei erano morti, ed io ero rimasta sola.
Rimasi in quel posto per un paio d’anni, e anche se le persone erano state gentili con me sin dal primo giorno, a volte mi chiudevo in me stessa ripensando al giorno in cui i miei genitori passarono a miglior vita: avevo compiuto nove anni, e venne una persona ad adottarmi. Si trattava di Shirou Fubuki, ex giocatore dell’Inazuma Japan, ma per me era semplicemente la persona che mi aveva adottata e salvata da quei momenti d’isolamento.
Ironia della sorte, la casa dove abitava si trovava nello stesso paese in cui abitavo io; sta di fatto che, una volta arrivati a casa sua, trovai anche un’altra bambina di nove anni circa: si chiamava Ally, ed era la figlia adottiva del gemello di Shirou, di conseguenza era la sua nipote adottiva e per me, una specie di cugina.
Si può dire che avevo di nuovo una famiglia: un padre, una cugina e uno zio che in quel momento si trovava chissà dove. La mia vita era tornata normale, ma la sorte non ha voluto che le cose durassero a lungo: io e la mia cugina sparimmo da casa, e ci ritrovammo ancora in Hokkaido, ma in una villa nera e dorata. Non so cosa pensasse Ally a proposito di quel cambiamento improvviso, ma per me significava una cosa sola: la vita normale era tornata ad essere un miraggio, cioè ti avvicinavi fino a sfiorarla, ma poi ti rendevi conto che non apparteneva alla realtà.
Meglio che vada, oggi la sorella di Pandora doveva affidarci la missione di contrastare il Quinto Settore.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Hakucho Fubuki.
 
 
Angolo di Emy
Ecco a voi la nona pagina: ecco a voi l’OC di Fubu Ary, Hakucho Fubuki.
Per chi di voi ha letto la mia fic “L’Avvento del Sole Nero”, sappiate che per un po’ tratterò delle Emissarie dei Ghiacci.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Decima pagina: Ally Fubuki ***


Caro diario,
qui alla Villa del Sole Nero subiamo una tortura dopo l’altra, ma non mi dovrei lamentare perché questo tipo di “allenamenti” come li chiama Pandora Sunlight, o come preferisco definirla io, “Il Diavolo in persona”.
Posso anche affibbiarle i soprannomi peggiori che mi vengono in mente, ma non allevieranno il dolore che ci provoca lei con quei suoi metodi durante l’addestramento.
Il compito di quest’organizzazione è fermare il Fifth Sector, la causa della scomparsa della mia famiglia: io non sapevo perfettamente come si era svolta tutta la vicenda, poiché ero troppo piccola per ricordarmi come fossero andate le cose; l’unica cosa che continuava a tornarmi in mente ogni volta che si toccava l’argomento dei miei genitori, erano delle urla, del sangue sparso per il pavimento di quella che doveva essere casa mia, e una lettera con uno strano simbolo.
Come faccio a sapere del Quinto Settore? Semplice: quando avevo otto anni, il mio zio adottivo Shirou Fubuki mi aveva raccontato. A quanto pare, i miei genitori erano stati assassinati da degli uomini inviati dal Fifth Sector; da quel che mi ha detto, si erano rifiutati di affidarmi a quegli uomini perché volevano usare su di me un programma di potenziamento artificiale, ma suo fratello, Atsuya Fubuki, mi aveva salvata prima che mi portassero con loro. Per qualche tempo fu lui ad occuparsi di me, ma quando il Quinto Settore riuscì a scoprire che fine avevo fatto dopo l’omicidio della mia famiglia, venne a minacciare il mio padre adottivo. Da quel che ho saputo, gli avevano dato un giorno per decidere: se non mi affidava a loro, ne avrebbe pagato le conseguenze. Inutile spiegare quali sarebbero state queste famose ripercussioni: lui avrebbe fatto la stessa fine dei miei veri genitori.
Non era finita qui però: mio zio mi spiegò che non molti giorni dopo l’ultimatum, Atsuya mi lasciò sulla porta di casa del fratello. Ero ancora molto piccola allora, e fino a quel momento, avevo sempre creduto che fosse Shirou mio padre, ma quando lui mi spiegò tutto, le cose cambiarono; aggiunse che non mi aveva mai detto la verità, perché temeva che potessi chiudermi in me stessa, ma il fatto che mi tenesse nascosta la realtà dei fatti sarebbe stato molto peggio.
Dopo aver scoperto la verità, continuai a riempire mio zio di domande: volevo sapere qualcosa di più su di lui, e anche sul mio padre adottivo ovviamente. Per quel che riguardava Shirou, la maggior parte delle cose che riuscì a scoprire riguardavano il calcio, sport che aveva praticato per molto tempo insieme al fratello: gli chiesi addirittura di insegnarmi qualcosa sul calcio, e non passò molto tempo che acquisì delle grandi abilità.
Al riguardo di mio padre Atsuya, non ebbi la stessa fortuna: da quel poco che mi ha detto, dopo che mi aveva lasciata davanti alla porta di casa di mio zio, era sparito dalla circolazione. Per la casa di Shirou, ho trovato anche alcune foto di lui e del suo gemello, e a parte per alcuni dettagli dell’aspetto, mi sembravano uguali; da quel che mi disse mio zio, capì che avevano due personalità molto diverse, ma in fondo si volevano bene. Avevo compiuto nove anni, e Shirou tornò a casa con un’altra bambina della mia stessa età: si chiamava Hakucho.
Devo ammetterlo: all’inizio ero piuttosto gelosa che ci fosse anche lei, visto che prima abitavo da sola con mio zio, ma dopo un po’ imparammo a conoscerci e a volerci bene.
Andava tutto bene a prima vista, avevo uno zio e una cugina, ma chissà dove era finito il mio padre adottivo…
Ad un certo punto, mi misi in testa l’idea di partire per un viaggio per cercarlo, ma quando io avevo appena compiuto undici anni, e Hakucho ne aveva dodici, sparimmo dalla nostra casa.
Dove eravamo finite? Ci trovavamo ancora nell’Hokkaido, ma in una villa in una zona isolata a nord dell’isola, e in ogni caso, lontano da casa nostra.
Mi trovavo lontana da mio zio e da mio padre, ma almeno avevo ancora mia cugina al mio fianco. Non sapevo e non so se devo esserne sollevata: da una parte, lei era l’unica famiglia che mi rimaneva qui alla sede della Confraternita, ma dall’altra non volevo che subisse quelle torture.
Meglio che adesso smetta di scrivere, oggi se non sbaglio la Signora del Sole Nero ci doveva affidare una missione speciale.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Ally Fubuki
 
 
Angolo di Emy
Ecco a voi la seconda delle Emissarie dei Ghiacci: Ally Fubuki, l’OC di 1D The Stars.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Undicesima pagina: Luna Frozen ***


Caro diario,
inutile che lo dica: qui alla Villa del Sole Nero è come trovarsi all’Inferno, se non peggio… qualsiasi definizione non basta per descrivere questo luogo, in particolare la Prigione dell’Eclissi Eterna, il posto dove noi futuri Emissari dobbiamo rimanere a vivere fino a quando l’addestramento non sarà finito. Anche se è stata molto dura, alla fine sono riuscita a diventare una degli Emissari Maggiori, ma credo che la parte più difficile sia stata rimanere in vita, dopo aver subito le torture di Pandora. E ringrazio il cielo che sua sorella Nori non è come lei in quanto al carattere.
Certo, i metodi e gli allenamenti di Pandora erano duri da sopportare, ma ho sopportato cose simili anche prima di entrare nella schiera degli Emissari.
A cosa mi sto riferendo? È un po’ complicato da spiegare, quindi è meglio che racconti come sono andate le cose sin dall’inizio per la sottoscritta: avevo sei anni e una vita normale come ogni bambina, dei bravi genitori e un fratello di diciassette anni, ma la sorte ha deciso di giocarmi un brutto scherzo.
Quale? Lo stesso che ha deciso di fare a tutti gli altri ragazzi e ragazze che si trovano qui alla sede della Confraternita del Sole Nero: il Fifth Sector ci voleva dalla sua parte per le nostre capacità, ed era disposto a tutto pur di riuscirci… anche a costo… di rovinare le nostre vite e quelle delle persone alle quali tenevamo di più: mi riferivo alle nostre famiglie.
Tornando alla mia storia, i miei genitori ricevettero delle minacce da parte del Quinto Settore, e credo sia piuttosto ovvio come sono andate a finire le cose per loro: il giorno dopo la visita da degli uomini inviati da quell’organizzazione, e dopo essere tornata a casa dalla scuola, li trovai distesi per terra in una pozza di sangue. Quel pomeriggio, la neve aveva acquisito un colore rossastro…
Per evitare che ci trovassero, mio fratello decise che dovevamo trasferirci, ma dopo non molto tempo aver cambiato casa, mi resi conto che, anche se ci fossimo trasferiti in ogni città del Giappone, o addirittura in un altro paese, non servirebbe a niente: il Fifth Sector ci avrebbe trovato in ogni caso. Perché dico così? Perché avevamo girato ogni angolo di Hokkaido, e mio fratello venne assassinato.
Ero sola, ma la polizia mi trovò e mi mandò in un orfanotrofio: anche se le persone erano gentili in quel posto, non riuscivo proprio a stare tranquilla. Il motivo era piuttosto ovvio: continuavo a vivere nel terrore perché quell’organizzazione mi avrebbe potuta trovare.
Erano passati due anni dal mio arrivo in quel collegio per gli orfani, e credevo che la vita per me sarebbe tornata ad essere come prima che la mia famiglia morisse, quando un uomo decise di adottarmi.
Per un po’ di tempo andò tutto bene, ma in seguito scoprì che il comportamento gentile che continuava ad avere nei miei confronti era solo una facciata bella e buona: erano passati diversi mesi, e lui cominciò ad usarmi come cavia perché testassi i suoi composti e la tecnologia che aveva creato per il potenziamento artificiale dell’intelligenza umana.
L’unica cosa che ricordo di quel periodo, erano le mie urla di dolore quando mi sottoponeva a quegli esperimenti.
Era passato un anno da quando quell’uomo, o forse non potevo definirlo così poiché quei metodi erano disumani, e scoprì un dettaglio in più sul suo conto: trovai diverse lettere da parte del Quinto Settore in casa sua, riguardanti il fatto che gli avrebbero inviato dei fondi per continuare i suoi esperimenti e che gli avrebbero indicato quali erano i soggetti più adatti per eseguirli. Tra i nomi dei ragazzi e delle ragazze elencate… c’era anche il mio.
Quello era troppo! Il giorno che decisi di chiamare la polizia, qualcun’altro ci pensò al posto mio: dovevano aver sentito le mie grida di dolore in quella casa sperduta nell’Hokkaido. Meglio per me, ma dopo quell’esperienza tornai in quell’orfanotrofio.
Passarono un altro paio d’anni, che un’altra famiglia mi adottò. Inizialmente dubitavo della loro buona fede, visto ciò che ero stata costretta a passare, ma capì che forse loro mi sarebbero stati vicini come loro erano stati i miei veri genitori e mio fratello.
Devo andare, oggi se non ricordo male, era il grande giorno.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Luna Frozen.
 
 
Angolo di Emy
L’OC protagonista di questo capitolo è Luna Frozen, l’OC di Francy chan for ever. Anche lei come gli altri non ha avuto una vita facile alle spalle, ma come abbiamo visto finora, per ognuno di loro non è stato facile col Quinto Settore che dava loro la caccia.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Dodicesima pagina: Aka Matsuri ***


Caro diario,
l’addestramento come Emissario è sempre più difficile ogni giorno che passa, ma se non fosse per la comparsa del Fifth Sector nella mia vita, non mi troverei di certo qui: quell’organizzazione e il loro Imperatore mi hanno rovinato la vita, e l’unico modo per vendicarmi era diventare un’Emissaria.
I metodi di Pandora però, non mi sono mai andati a genio sin dalla prima volta in cui misi piedi in questa villa, o per meglio dire, la prima volta in cui finì in questo posto: è successo non molto tempo fa, ma i problemi e l’apparizione del Quinto Settore erano eventi di qualche anno prima ancora.
Adesso, spiegherò com’è andata dall’inizio, quando le cose per me cominciarono a prendere una brutta piega: avevo otto anni, e avevo una vita tranquilla e normale come ogni bambina, ma se c’è una cosa che ho imparato, è che la vita non è sempre rose e fiori. I miei genitori erano stati licenziati per chissà quale motivo, e poiché in Giappone era in corso una crisi economica, decisero di trasferirsi negli Stati Uniti: lì forse avrebbero avuto la possibilità di trovarsi un nuovo lavoro, ma il problema non era quello, o almeno non era l’unico inconveniente che era capitato in quei giorni; le mie due sorelle maggiori non avevano intenzione di andarsene, loro avevano ancora un lavoro stabile, e per quel che riguarda me, volevo rimanere in Giappone.
I guai però, al contrario di ciò che pensavo, non erano nemmeno iniziati: i miei genitori erano lontani, ed io ero rimasta a vivere con le mie sorelle; poco tempo dopo però, le mie sorelle ricevettero una lettera da parte dell’imperatore del Fifth Sector. Da quel poco che mi ricordo, dopo averle dato una breve lettura, la buttarono via; non mi dissero di cosa parlava il contenuto, così decisi di scoprirlo da sola: recuperai la lettera prima che finisse nel cestino, ma visto ciò vi era scritto, avrei preferito non aver mai voluto ritrovarla.
Da quel che mi ricordo, diceva:
“Abbiamo osservato per lungo tempo la vostra sorellina, e ci siamo resi conto che possiede delle grandi capacità. Vorremmo che entrasse a far parte dei SEED, giocatori addestrati da noi del Quinto Settore.
Vi avvertiamo, se non ce la consegnerete con le buone, ci penseremo noi a convincervi: i vostri genitori si trovano già all’Inferno; sta a voi decidere se raggiungerli oppure no.”
Quel giorno, scoprì che i miei genitori erano morti: come facevano gli uomini di quell’organizzazione a sapere che si trovavano all’estero, non lo sapevo, ma era evidente che quando mettono gli occhi su una persona che vogliono entri a far parte della loro organizzazione, cercano di raccogliere più informazioni possibili.
Decisi di dire alle mie sorelle della lettera, ma loro mi dissero che non avrebbero permesso che mi portassero via, soprattutto se i nostri genitori erano veramente morti; passò non molto tempo da quel giorno, che degli uomini del Fifth Sector si presentarono a casa mia e delle mie sorelle: loro mi aiutarono a nascondermi in una botola sotto il pavimento della cucina, e poi aprirono la porta. L’unica cosa che sentì, era il rumore di uno sparo, e poi dei passi veloci che sembravano percorrere tutta la casa: quando sentì la porta chiudersi di nuovo, uscì dal nascondiglio, ma mi pentì di quel gesto.
Perché? Avevo visto i corpi delle mie sorelle a terra, distese in una pozza di sangue. Ero rimasta sola per davvero, e restare in quella casa non aveva più senso, soprattutto se la mia famiglia era scomparsa e gli uomini del Quinto Settore sarebbero potuti tornare in ogni momento: mi ritrovai a vivere per strada, e lì imparai che se non eri forte, non eri in grado di riuscire a sopravvivere. Scoprì di possedere un potere strano, quello di controllare l’elettricità e i fulmini; inutile dire che mi aiutò quando vivevo per strada, ma la storia durò poco più di un anno. Per quale motivo? La polizia mi trovò, e mi spedì in un orfanotrofio.
Per mia fortuna, venni adottata un paio di mesi dopo il mio arrivo da un uomo; tuttavia, continuano a mantenere un rapporto di distacco con lui per due motivi: non volevo che mi si avvicinasse perché avrei potuto fargli del male con i miei poteri, ma anche perché credevo che mi avrebbe consegnato al Fifth Sector appena avrebbe saputo cosa ero in grado di fare.
Avevo compiuto dieci anni, e fu allora che cominciò la mia avventura come Emissaria: il Quinto Settore me la pagherà per avermi rovinato la vita.
Ora però devo andare, la Signora del Sole Nero ci deve affidare la missione che aspettavamo da tempo.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Aka Matsuri.
 
 
Angolo di Emy
Ecco a voi la dodicesima pagina, e stavolta abbiamo l’OC di Mahoro Nakamura 8D. Questa è per te ragazza mia.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Tredicesima pagina: Hiroae Kamekage ***


Caro diario,
se qualcuno degli altri Emissari mi chiedesse qual è stato il più grande cambiamento tra la mia vita normale, e questa che ho qui alla sede della Confraternita del Sole Nero, è senz’altro il cambio di ambiente e di compagnia, ma per spiegare il perché di questa risposta, è meglio tornare con la memoria a quando avevo cinque anni: fin da piccola ho sempre vissuto al Sun Garden, un orfanotrofio nei pressi di Tokyo.
Per quale motivo? I miei genitori; erano partiti per un viaggio in direzione degli Stati Uniti a causa del loro lavoro, e decisero di lasciarmi in quell’orfanotrofio fino a quando non sarebbero tornati. Io non lo sapevo ancora… ma il giorno in cui mi lasciarono lì, sarebbe stato l’ultimo in cui li avrei visti.
Ormai erano passati due anni dalla partenza dei miei, ne avevo appena compiuti sette, e la direttrice dell’orfanotrofio, Kira Hitomiko, grazie ad un articolo di giornale, venne a sapere che l’aereo su cui i miei genitori viaggiavano era precipitato poco prima dell’arrivo a New York: sebbene qualcuno fosse riuscito a sopravvivere, i miei genitori non si trovavano tra i superstiti; la Hitomiko non doveva essersene accorta, ma anch’io avevo letto l’articolo che riguardava l’incidente…
Passarono pochi giorni da quella notizia, che la direttrice decise di darmi una lettera che i miei genitori le avevano dato in precedenza, e che lei mi avrebbe dovuto consegnare se mai i miei genitori non fossero stati lì a dirmelo di persona: era un messaggio da parte del Fifth Sector.
Dopo aver letto la lettera, scoprì che quell’organizzazione mi aveva scelta perché entrassi a far parte dei SEED, e se non mi avessero consegnata nelle loro mani, i miei ne avrebbero pagato le conseguenze; a quanto pare, i miei non volevano accettare quelle condizioni, e avranno usato la prima occasione con il loro lavoro per fare un viaggio. Il Quinto Settore doveva credere che io mi trovavo con loro, quando invece i miei mi avevano lasciata all’orfanotrofio; sta di fatto che quel “piano”, per così dire, è costato loro la vita.
Nei giorni seguenti, le cose per me non migliorarono: continuava a pesarmi la notizia della morte dei miei genitori, e anche se alcune mie amiche cercavano di sollevarmi il morale come meglio potevano, non serviva a niente.
In quel periodo, avevo molte domande in testa: che avevo fatto di male per meritarmi di entrare a far parte di quell’organizzazione? Che cosa era disposto a fare il Fifth Sector pur di ottenere ciò che voleva? Perché i miei genitori avevano architettato quel piano pur di salvarmi, e sapendo che potevano rischiare la vita?
Anche adesso non ho trovato le risposte; anzi no, una risposta l’ho trovata: era quella alla domanda “Sarei mai riuscita ad uscire da quello stato di depressione?”; come ho detto, la risposta era “sì”, e colui che mi ha aiutato a trovarla era un ragazzo arrivato al Sun Garden poco tempo dopo la notizia della morte dei miei genitori: Kariya Masaki.
Da quel poco che so sul suo conto, era che i suoi genitori lo avevano abbandonato lì a causa di problemi economici, e a quanto pare, questo aveva influito sul suo carattere: mi era parso di aver notato che questo aveva contribuito a creare una sorta di personalità maligna, ma lui mi aveva aiutata a superare quella storia.
Passarono altri due anni dalla mia permanenza in quel collegio per gli orfani, che un ventenne che vedevo spesso da quelle parti, decise di adottarmi: si chiamava Midorikawa Ryuuji; con me era sempre stato gentile, sin dal primo giorno in cui cominciò la mia vita come sua sorellina minore, ma una cosa era chiara: non gli piaceva che con me ci fosse sempre Kariya. All’inizio non ci feci molto caso, ma quando mi trovavo ancora all’orfanotrofio, dopo qualche tempo, tutto mi parve chiaro: non gli andava a genio quella specie di doppia personalità, e col tempo, il mio fratellone adottivo arrivò a dirmi che dovevo frequentare altre persone.
La verità era che a me non importava: lui era stato uno dei pochi amici che ho avuto al Sun Garden, e non volevo perderlo; non per niente, tutte le volte che potevo, in altre parole quando Midorikawa andava a lavorare, uscivo di casa e tornavo all’orfanotrofio da Masaki.
Passò altro tempo, io avevo compiuto dieci anni, quando sparì di casa e mi ritrovai qui alla Villa del Sole Nero; quello che successe dopo penso fosse ovvio: per me era iniziato l’addestramento come Emissaria.
Ora devo andare, gli altri mi staranno aspettando per la missione finale.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Hiroae Kamekage.
 
 
Angolo di Emy
I protagonisti di questo capitolo? Hiroae Kamekage, l’OC di Dark Hiro e, in minor parte, il nostro Masaki Kariya.
Ve lo dico fin da subito: ancora tre OC, e arriveranno i capitoli riguardanti i miei OC.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Quattordicesima pagina: Kuromi Tsukikage ***


Caro diario,
ti dirò la verità: non so se la mia vita era un Inferno prima che entrassi a far parte del Sole Nero, oppure adesso che faccio parte di quest’organizzazione. Ora che mi trovo qui alla Villa del Sole Nero, e devo subire le torture di Pandora ogni singolo giorno insieme ai miei compagni Emissari, oppure quando il Fifth Sector ha rovinato la mia vita e quella della mia famiglia.
È meglio che spieghi come sono andate le cose sin dall’inizio: fino al mio ottavo compleanno, avevo vissuto una vita normale, ma ben presto mi accorsi che non sarebbe andata avanti così ancora per molto. Un giorno, degli uomini vennero a minacciare i miei genitori per chissà quale motivo; non lo sapevo, e quando chiesi loro che cosa gli avevano detto, mi dissero che non era niente di particolarmente importante.
La verità? Non gli credevo, sapevo che mi stavano mentendo: ero piccola, ma non ero di certo stupida.
Seppi solo un paio di settimane dopo quello che i miei non avevano voluto dirmi: stavamo tornando a casa in auto, ma ci fu un incidente stradale. Io riuscì ad uscire dalla macchina e mi salvai, ma i miei genitori non ebbero la mia stessa fortuna. Mi avvicinai all’automobile, e vidi i cadaveri dei miei genitori.
Ecco un errore che avevo commesso: convincermi che le cose non potevano andare peggio, ma gli avvenimenti trovano sempre un modo per peggiorare… che qualcuno se ne accorga oppure no. Poco lontano da dove l’auto si era schiantata, trovai una lettera con uno strano simbolo, e la lessi: un’organizzazione chiamata Quinto Settore mi aveva scelta perché entrassi a far parte dei SEED, cioè dei giocatori addestrati da loro; se i miei non mi avessero consegnata spontaneamente, ci sarebbero state delle spiacevoli conseguenze.
I miei dovevano aver ricevuto quella lettera dopo la visita di quegli uomini, ma usai i miei poteri per trasformarla in petali violacei.
“Ogni rosa ha le sue spine”, e sebbene io non ne avessi prima di quella storia, queste comparvero subito dopo quell’incidente; quell’avvenimento mi fece cadere in depressione, e non passò molto tempo che mi ritrovai in un orfanotrofio. Lì, molti cercarono di avvicinarmi, ma era tutto inutile: le spine della rosa dai petali violacei stavano impedendo a chiunque di raggiungere l’abisso nel quale ero caduta, o meglio, quello che io avevo deciso di cadere per non soffrire più.
Quando avevo compiuto dieci anni, riuscì a ristabilirmi un poco, ma rimasi comunque gelida e distaccata nei confronti degli altri; fu allora che alcune ragazze si avvicinarono a me, e sebbene ci volle diverso tempo, riuscì a farmi di nuovo degli amici; tuttavia, nella mia testa persisteva una convinzione.
Qual era? Riguardava le persone che mi erano accanto: credevo che da un momento all’altro, le amiche che mi ero fatta all’orfanotrofio, mi sarebbero sfuggite dalle mani… com’era successo con la mia famiglia… quel giorno di due anni prima…
Anche se le spine della rosa dai petali viola erano diminuite, erano ancora presenti, e credo che non spariranno mai totalmente… ma in fondo, ogni persona ha un lato oscuro, e il mio era emerso rendendomi una persona fredda e distaccata, ma il mio errore era stato “assecondare” questa parte della mia personalità, e ovviamente isolarmi per un breve periodo, ma questi sono dettagli.
Passò un altro anno, e una donna sui trent’anni dai capelli viola e gli occhi verdi, decise di adottarmi: si chiamava Nikora Violet, e da quel giorno, sarebbe stata la mia sorella adottiva. Con lei però, si ripresentò un problema che ero convinta di aver superato all’orfanotrofio: una parte di me continuava a credere che le persone che mi erano vicine, mi sarebbero sfuggite senza che io potessi fare qualcosa per evitarlo; per fortuna, non accadde, né con le mie amiche del collegio per gli orfani, che andavo a trovare ogni volta che potevo, e quella che era diventata la mia sorella maggiore.
Le cose erano tornate a posto… o almeno, così pensavo…
Un paio di mesi dopo, sorpresi Nikora che stava telefonando ad un certo Yamato Kazetsuki riguardante un piano per rovesciare il Fifth Sector; ovviamente, lei mi notò, ed io mi trovai costretta a raccontarle della piega che avevano preso gli avvenimenti da quando il Quinto Settore era comparso nella mia vita. Lei mi disse che faceva parte di un’organizzazione che voleva liberare le scuole in cui il Fifth Sector aveva mandato i SEED, ed io accettai di seguirla.
Mi ritrovai nell’Hokkaido, in una villa, dove ragazzi e ragazze con poteri speciali venivano addestrati per contrastare le azioni del Quinto Settore.
Ora devo andare, Nikora mi aveva detto che oggi era il grande giorno.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Kuromi Tsukikage.
 
 
Angolo di Emy
Ecco a voi l’OC di Purple Rose! E fa la sua comparsa Nikora Violet, una delle mie OC, e riappare Yamato Kazetsuki, un altro mio OC, comparso nella pagina riguardante l’OC di Zael.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Quindicesima pagina: Haily Shan ***


Caro diario,
non esistono definizioni adatte per questo posto: se consideri il fatto di avere Pandora Sunlight che ti allena come Emissario, questo luogo è un vero Inferno! La parte peggiore, almeno per come la pensavo io all’inizio, erano senz’altro il fatto che ci allenavano anche come calciatori.
Perché questa cosa mi preoccupava? È successo tutto diversi anni fa, più precisamente quando ne avevo soltanto cinque: allora vivevo ancora ad Okinawa, e le cose procedevano bene, fino a quando il Fifth Sector non decise di irrompere nella mia vita e in quella della mia famiglia…
Stavamo tornando a casa dalla spiaggia, ma poco dopo essere arrivati a casa, arrivarono anche degli uomini; io mi nascosi, ma riuscì ugualmente a sentirli parlare: volevano che io andassi con loro, e che entrassi a far parte dei SEED, giocatori addestrati dal Quinto Settore, e che in seguito venivano mandati nelle varie scuole del Giappone perché seguissero gli ordini di quell’organizzazione, o almeno… questo era quello che avevo capito, ma ero sicura che ci fosse dell’altro.
Non molto tempo dopo, quegli uomini se ne andarono, e quando domandai ai miei che cosa volevano di preciso, mi dissero che non era niente d’importante: non ero di certo stupida, avevo sentito parte della conversazione, ma che cosa avevano deciso i miei genitori… quello non lo sapevo.
Seppi della loro decisione un anno dopo: eravamo in spiaggia, ma ci trovammo costretti a tornare a casa perché ad un certo punto cominciò a piovere: strano, le previsioni dicevano che ci sarebbe stato il Sole per tutto il giorno. Non era quello il momento per pensarci, dovevamo tornare a casa in fretta, ma non sapevo che quel giorno di pioggia sarebbe cominciata una nuova vita per me: ad un certo punto, un pallone da calcio avvolto da un’energia oscura mi colpì, e mi scaraventò contro una scogliera non molto lontana da dove ci trovavamo; in seguito all’impatto tra la roccia e un altro colpo come quello che mi aveva fatto schiantare contro quegli scogli, una parte della parete di roccia cominciò a cedere, ma io ero ancora stordita per colpa del pallone che mi aveva colpita, e perché avevo battuto la testa. Quel giorno, persi mio padre: era riuscito a salvarmi poco prima che le rocce della scogliera che stavano per cadere su di me mi schiacciassero, ma lui non ce la fece. Le ultime cose che ricordo di quel giorno, erano la sabbia e l’acqua del mare che si tingevano di rosso… il rosso del sangue…
Il giorno dopo, mia madre si decise a raccontarmi ciò che gli uomini avevano detto loro l’anno prima: lei e mio padre non volevano affidarmi a loro, ma quegli uomini avrebbero detto che ci sarebbero state delle conseguenze spiacevoli a causa di quel rifiuto, e quel giorno, capì di cosa erano capaci.
Passò un’altra settimana, e mia madre mi abbandonò in un orfanotrofio, credendo che lì sarei stata al sicuro, ma dopo un mese dal mio arrivo in quel collegio, mi giunse la notizia che anche mia madre era morta, e ormai era chiara una cosa: ero rimasta sola per sempre; iniziai anche a snobbare il gioco del calcio, che prima mi piaceva, a causa di quel colpo che era costato la vita di mio padre. Passai diversi anni in quell’orfanotrofio, e al mio decimo compleanno, venni adottata dalla famiglia Matsukaze; all’inizio non sopportavo Tenma, il mio fratello adottivo, poiché continuava a giocare a calcio, quello sport che mi aveva portato via tutto, ma non aveva senso allontanarmi da lui solo per quello.
Proprio quando cominciavamo ad andare d’accordo, io sparì di casa e mi ritrovai qui alla Villa del Sole Nero: riuscì a superare la mia paura del gioco del calcio e a migliorare, anche se ci volle diverso tempo, ma come si dice: “I risultati migliori si ottengono con tempo, pazienza e perseveranza”, sia da parte di chi deve superare la sua paura, e chi ti sta vicino e ti vuole aiutare.
Era passato quasi un anno dalla mia entrata in quella Confraternita, che venni a sapere che le famiglie di noi Emissari erano state sottoposte a qualche tipo d’incantesimo: non si sarebbero ricordati di noi per qualche tempo; anche se serviva per non coinvolgerli in quella storia, per me significava aver perso nuovamente la mia famiglia.
Ora devo andare, oggi era il giorno della missione contro il Fifth Sector.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Haily Shan.
 
 
Angolo di Emy
Quindicesima pagina, quindicesima OC: stavolta, la protagonista è Haily Shan, l’OC di The End, e nella mia fic “L’Avvento del Sole Nero”, è la sorellina adottiva di Tenma.
Lucchan, se stai leggendo, spero ti sia piaciuta.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Sedicesima pagina: Hayley Brown ***


Caro diario,
proprio vero che la vita per una persona può cambiare da un giorno all’altro, e soprattutto quando qualcuno meno se lo aspetta: prima avevo una vita normale, dopo sono entrata nella Confraternita del Sole Nero per l’addestramento di Emissaria, e il giorno dopo ancora mi ritrovo a far parte dei Quattro Grandi, quattro Emissari che si sono distinti per le loro capacità: in questo gruppo, oltre a me, ci sono altre due ragazze e un ragazzo.
Meglio che spieghi come sono andate le cose sin dall’inizio: vivevo in una famiglia benestante, ma la vita cominciò a prendere una brutta piega quando mia madre morì. Avevo solo sei anni, e siccome i miei si erano separati poco tempo prima, io dovetti andare a vivere da mio padre appena seppe della scomparsa della mamma. Era un bel viaggio da Fukuoka a Tokyo, ma non avevo altra scelta.
Nel periodo in cui mi trasferì a Tokyo, mio padre cercava di non farmi mancare niente, ma parliamoci chiaro: era sempre all’estero per lavoro, e il più delle volte dovevo rimanere a casa da sola; imparai a badare a me stessa, ma a tutto c’è un limite. Io lo raggiunsi quando mio padre si risposò con una donna che non riuscivo a sopportare, era viziata, pigra, una scansafatiche insomma! Molte volte volevo che sparisse dalla mia vita, e fu proprio quello che accadde: pochi giorni dopo che quella donna si sposò con mio padre, venne coinvolta in un incidente stradale, e morì sul letto d’ospedale una settimana dopo.
La verità? Mi sentivo in colpa: va bene che era insopportabile, ma non ci tenevo a vederla morta! In quel momento, non era il mio problema più grave: papà era sprofondato in una sorta di depressione, e anche se davanti agli altri cercava di dissimularla, ma le poche volte che riuscivo a vederlo, sapevo che quel sorriso era solo una facciata.
Erano in quei momenti che la mamma mi mancava: lei era sempre disposta ad ascoltarmi quando avevo un problema, e anche se mio padre cercava di aiutarmi come meglio poteva, ed io avevo imparato a cavarmela da sola, sapevo che non era la stessa cosa. Qualcuno penserà che questi siano solo delle lamentele, ma considerando cosa ho dovuto passare, mi sembra il minimo.
Stavo per compiere sette anni, quando mio padre decise di dare una piccola festa di compleanno per me: il giorno dopo sarebbe dovuto partire, ma che cosa feci io quel giorno? Rimasi a giocare in giardino a calcio, era uno dei pochi momenti in cui mi sentivo me stessa, da quando mia madre era morta. Avrei preferito che ci fossero anche i miei amici, loro sarebbero stati una compagnia più gradita degli invitati, molti dei quali non conoscevo neanche; l’unico problema era che si trovavano a Fukuoka. Chissà se li avrei mai rivisti…
La mattina dopo, trovai un biglietto di mio padre che diceva che era partito e che sarebbe tornato il prima possibile. Ancora aveva la forza di scrivere quelle bugie? Fosse stato per me, avrei preferito che mi dicesse che non sarebbe tornato molto presto, piuttosto che mentirmi in quel modo da più di un anno… Quella notte, vidi una stella cadente dall’ultimo piano della villa in cui abitavo, ed espressi il desiderio che le cose potessero cambiare da quel momento in poi.
Il desiderio si era avverato, ma non nel modo in cui mi aspettavo: un mese dopo la sua partenza, trovai una lettera sulla porta di casa. Diceva:
“Noi del Fifth Sector ti abbiamo osservata per diverso tempo, e ci siamo resi conto che possiedi delle abilità notevoli nel gioco del calcio. Ti proponiamo di unirti alla nostra schiera di SEED; abbiamo già eliminato tuo padre, e se non vuoi subire altre perdite, ti consigliamo di accettare.”
Le cose erano cambiate per me, ma nella maniera peggiore che potessi immaginare.
Sapevo che non potevo rimanere in quella villa: mi avrebbero trovata in poco tempo, ma il giorno in cui decisi di andarmene da quella che era casa mia, perché non la consideravo più tale, la polizia mi trovò.
Dove mi ritrovai? In un orfanotrofio, ma almeno lì potevo essere me stessa.
Passarono tre anni, ormai ne avevo dieci, e fu allora che sparì da quel collegio e mi ritrovai qui, in una villa sperduta tra le lande innevate dell’Hokkaido.
Meglio che vada, oggi era il giorno della missione finale, e da quel che so, tutti gli Emissari avranno un ruolo importante.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Hayley Brown.
 
 
Angolo di Emy
Ecco a voi l’ultima OC che mi è stata inviata per “L’Avvento del Sole Nero”: Hayley Brown, l’OC di Mely-chan.
Dal prossimo capitolo, compariranno i miei OC.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Diciassettesima pagina: Ayla Moon ***


Caro diario,
le cose per me hanno subito un cambiamento drastico, e poiché ci tengo ad essere precisa, voglio spiegare il perché di queste parole: avevo cinque anni, quando i miei avevano deciso di divorziare. Io rimasi con mia madre, mentre Diana, la mia sorella maggiore, se ne era dovuta andare a Kyoto con mio padre.
Mia madre, non molto tempo dopo quella storia, morì di un male che si rivelò incurabile: la vidi morire in quella stanza d’ospedale, ma quando tornai a casa, trovai anche una lettera da parte di un’organizzazione del Quinto Settore. Non capì molto bene il contenuto, ma era chiaro che si trattava di una specie di ultimatum.
Passò soltanto una settimana che finì in un orfanotrofio: scoprì che, tra i miei parenti, era cominciata una discussione per decidere a chi dovessi essere affidata, ma alla fine vinse mia zia; per fortuna, nessuno mi ha mai chiesto il perché, ma ho sempre odiato quella donna: avrei preferito rimanere in quel collegio a vita piuttosto!
E va bene, sarebbe stato meglio che mio padre e mia sorella fossero venuti a prendermi e portarmi con loro, ma da quando si erano trasferiti a Kyoto, non ho più avuto loro notizie.
Passarono due anni, e poiché ci trovavamo in una situazione economica disastrosa, mia zia mi affidò agli uomini del Fifth Sector in cambio di denaro; fu allora che imparai una lezione importante. Quale? Bisogna fare attenzione alle persone che incontri nella vita: ce ne sono alcune di cui ti puoi fidare, ma ce ne sono altre che non si fanno scrupoli pur di ottenere ciò che vogliono.
Dopo quel giorno, uno dei peggiori che ho dovuto passare, finì alla God Eden: un’isola dove i ragazzi venivano addestrati come SEED; per fortuna mia non ci rimasi molto, anche perché c’è stato un piccolo incidente: in quel posto, dopo averci passato un anno intero, scoprì di possedere dei poteri strani, come controllare il vento e usarlo per creare cicloni e tempeste, e… beh, cosa è successo dovreste immaginarlo, ma lo dirò ugualmente: a causa mia, e di un tornado che ho creato con i miei poteri, la struttura d’allenamento dei SEED andò distrutta, e la zona in cui si trovava l’edificio diventò una landa desolata. L’unica cosa che mi consola è che non ci sono state vittime.
Dopo quel giorno, mi mandarono in un altro orfanotrofio, e a differenza del primo in cui sono finita, mi trovai bene; dopo un paio di mesi, mia zia si fece di nuovo viva, ma io non volevo tornare da lei, soprattutto non dopo che mi aveva venduta a quelli del Quinto Settore per denaro. Quando mia zia stava per ottenere di nuovo la mia custodia, qualcuno mi aiutò e la denunciò per quello che era successo con il Fifth Sector.
Di chi si trattava? Kazemaru Ichirouta. Devo ammetterlo: avrei sperato che fossero stati mio padre e mia sorella, ma dopo quella storia, io venni adottata proprio da colui che in seguito scoprì essere un ex membro dell’Inazuma Japan, la squadra che aveva portato il Giappone alla vittoria nel FFI di dieci anni prima. All’inizio non ne volevo sapere di lui, ma quella che sbagliava ero io: lui era una brava persona, e col tempo, arrivai a considerarlo il fratello maggiore che non avevo mai avuto.
La cosa però non era destinata a durare, avevo compiuto dieci anni, quando sparì di casa e mi ritrovai in una villa nel bel mezzo dell’Hokkaido: era la sede della Confraternita del Sole Nero, un’organizzazione che aveva come obiettivo quello di ribaltare il Quinto Settore. Col tempo, riuscì a diventare una dei Quattro Grandi, ma lì ritrovai anche qualcuno che non vedevo da qualche tempo: mia sorella Diana.
Da quel che ho capito, era stata portata in quel posto dopo che nostro padre era stato ucciso dagli uomini del Fifth Sector, e si era fatta strada in quell’organizzazione fino a diventare il braccio destro di Nori e Pandora Sunlight, i due grandi capi della Confraternita, ma dopo due anni, ricevetti un’altra spiacevole notizia: mia sorella, il giorno del suo diciottesimo compleanno, venne trovata morta in una delle stanze sotterranee della villa.
Non sapevo bene che cosa era successo, rammento solo che nel luogo in cui è stato ritrovato il suo cadavere, erano presenti dei pezzi di vari macchinari e anche diverse sostanze chimiche; quel giorno mi ripromisi che avrei fatto luce sulla sua morte, ed è con quel proposito che sono riuscita ad andare avanti nonostante le torture di Pandora.
Ora è meglio che vada, se non sbaglio, il capo ha chiamato anche noi Quattro Grandi per la missione contro il Quinto Settore.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Ayla Moon.
 
 
Angolo di Emy
Ecco la prima dei miei OC: Ayla Moon. Nella fic del Sole Nero si sapeva che era la sorella adottiva di Kaze-chan, ma non le circostanze in cui era morta sua madre e la sua situazione con la famiglia.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Diciottesima pagina: Fiammetta Rossi ***


Caro diario,
qui alla villa del Sole Nero non è facile sopravvivere, ma è senz’altro meglio di quando vivevo ancora in un quel villaggio africano, e rischiavo di morire da un giorno all’altro: avevo 8 anni, e abitavo nella Repubblica Sudafricana, e stavo giocando a calcio insieme ad altri bambini, ma non sapevo che una presenza indesiderata mi stava osservando… Non molti giorni dopo, stavo tornando a casa dopo aver passato un pomeriggio a giocare, ma al mio arrivo, trovai i miei genitori distesi in una pozza di sangue: capì che erano morti, anche perché quando li chiamai per svegliarli non rispondevano. In un certo senso, me lo sarei dovuta aspettare: nel mio paese era in corso una guerra, e non risparmiava nessuno; i miei non volevano farmi entrare a far parte dei bambini soldato, e quella era stata la conseguenza del loro rifiuto. Sapendo che non sarei stata più al sicuro, dovetti andarmene dal mio villaggio, e quando stavo per cadere in mano all’esercito, un ragazzo sui vent’anni mi salvò da quel destino: il suo nome era Rococo Urupa.
Da quel giorno, sono rimasta a vivere con lui in una città della Repubblica del Congo, ma per dei problemi col suo lavoro, ci siamo dovuti trasferire in Marocco: era un viaggio lungo, ma non avevamo molta scelta.
Era passato un anno: per me Rococo era diventato il fratello maggiore che non avevo mai avuto, e poiché avevo scoperto che era l’ex portiere di una squadra che aveva partecipato al FFI di diversi anni prima, non persi l’occasione di farmi insegnare alcune delle sue tecniche. Purtroppo, la cosa non era destinata a durare: un giorno ricevetti una lettera da parte del Fifth Sector; sembrava più un ultimatum dato il suo contenuto: se non mi sarei unita alla loro organizzazione, per mio fratello sarebbe finita male.
Non volevo che gli accadesse qualcosa, soprattutto dopo che mi aveva salvata, ma non volevo nemmeno unirmi al Quinto Settore; mi restava una sola scelta: andarmene. Gli lasciai una lettera che diceva: “Fratellone, quando leggerai questa lettera, io mi troverò lontana da casa. Ti posso solo dire che una lettera del Fifth Sector mi ha costretto ad andarmene: non voglio vederti fare la stessa fine dei miei genitori, non dopo quello che hai fatto per me finora. Mi dispiace; spero solo che un giorni ci rincontreremo.”
Vagai per diverso tempo e andai di città in città, e alla fine me ne andai dall’Africa, approfittando di una nave che portava dei profughi lontano dal paese. Mi ritrovai in Italia, e per diverso tempo dovetti vivere per strada, ma avevo preso un brutto cammino: dopo tutto ciò che mi era successo, mi ero messa in testa l’idea di farmi rispettare sfruttando la mia superiorità nel gioco del calcio. Non so se sia stato a causa della disperazione per il fatto che sarebbe potuto accadere qualcosa a Rococo, o per la rabbia di essere stata impotente di fronte a ciò che mi era capitato, ma vi dirò che cosa accadde dopo: avevo compiuto undici anni, e avevo costituito una… chiamiamola così, “banda di teppisti” con abilità non molto inferiori rispetto alle mie, anche se c’erano ancora dei margini di differenza, e da lì la avrei fatta pagare a chiunque mi avesse messo i bastoni fra le ruote. La cosa non durò molto tempo, perché qualcuno mi aiutò ad uscire da quel baratro in cui ero caduta. Chi? Un ragazzo sui vent’anni, venuto in Sicilia per chissà quale motivo, era riuscito a sconfiggere i membri della mia banda, e anche la sottoscritta: Fideo Ardena, ex cannoniere e capitano della Orpheus, un’altra squadra che aveva partecipato al FFI anni prima. Decise di portarmi con sé a Venezia, e lì, mi aiutò a togliermi dalla testa quell’assurda idea di continuare con la storia dei teppisti, anche se ci volle qualche mese…
Si accorse che avevo delle abilità nel calcio, e mi mostrò come usarle nella maniera corretta: col tempo, decise addirittura di insegnarmi alcune delle due tecniche.
Considerando quello che avevo dovuto passare non lo avrei mai detto, ma mi affezionai a lui e decisi di raccontargli la mia storia, anche se continuavo a ripetermi che, se mi stava vicino, sarebbe potuto finire male anche lui.
Quasi un anno dopo il mio trasferimento a Venezia, sparì di casa e mi ritrovai in una villa in Giappone, più precisamente nell’Hokkaido: entrai a far parte della Confraternita del Sole Nero, e diventai una dei Quattro Grandi, ma i motivi per cui lo facevo erano due. Quali? Mostrare al Quinto Settore che non si dovevano intromettere nella mia vita, e trovare un modo per rivedere i miei fratelli adottivi. Chissà come stanno Fideo e Rococo…
Ora però devo andare: il capo doveva affidare una missione a tutti gli Emissari sopravvissuti.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Fiammetta Rossi.
 
 
Angolo di Emy
Anche Fiammetta non ha una bella storia alle spalle, ma si è scoperto qualcosa di più su di lei: i suoi fratelli maggiori sono Rococo Urupa e Fideo Ardena, e lei conosce anche alcune delle loro tecniche.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Diciannovesima pagina: Alan Wing ***


Caro diario,
se c’è un motivo per cui ho deciso di scrivere questa pagina, è perché mi serve un modo per sfogarmi. Prima avevo i miei amici, ma loro sono morti tempo fa, in questa stessa prigione…
Meglio che racconti la mia storia dall’inizio: prima abitavo negli Stati Uniti, ma a causa del lavoro di mio padre ci siamo dovuti trasferire in Giappone. Avevo sette anni allora, ma i problemi erano appena cominciati: mia madre morì tutto d’un tratto; se non ricordo male, aveva bevuto dell’acqua in cui, grazie a delle analisi, si è scoperto che erano state aggiunte delle sostanze velenose. Circa un paio di giorni dopo, trovai una lettera da parte del Fifth Sector, un’organizzazione che controllava lo sport del calcio: diceva che se i miei genitori non consegnavano me e mio fratello nelle loro mani, i miei ne avrebbero pagato le conseguenze. Doveva essere stato qualcuno mandato dal Quinto Settore ad avvelenare mia madre…
Non molto tempo dopo, mio fratello Tsubasa partì per trovare un modo per contrastare il Fifth Sector, avendo saputo che anche altri ragazzi avevano subito una sorte simile alla nostra: le loro famiglie erano state eliminate, e non avevano potuto fare niente; prima di andarsene, mi lasciò una collana con una piuma d’aquila, promettendo che un giorno ci saremmo rivisti.
Erano passati tre anni, e non avevo più ricevuto notizie da parte di mio fratello, ma fu proprio un giorno qualunque che persi anche mio padre. Come e quando accadde? Eravamo partiti per una piccola escursione in montagna, anche se ero molto bravo a giocare a calcio, me la cavavo abbastanza bene anche in altri sport: degli esempi erano il nuoto, lo sci, ma anche l’arrampicata, ma non era quello l’importante. Stavamo scalando una parete di roccia, ma ad un certo punto, un masso ci stava per venire addosso; riuscimmo ad evitarlo, ma non era finita lì: mentre cercavo di evitare quel macigno, finì sull’orlo di un dirupo. Mio padre però, riuscì ad afferrarmi per un braccio e a lanciarmi su una piattaforma di roccia, salvandomi, ma lui non ebbe la stessa fortuna: l’ultima immagine che mi rimane di mio padre, è quella di lui che cade in quel crepaccio profondo chissà quanti metri: molto probabilmente è morto…
Quando la polizia venne a sapere della scomparsa di mio padre, io finì in un orfanotrofio di Tokyo, e anche se lì mi trovavo abbastanza bene, avevo sempre una speranza: se mio fratello non era morto, avrei voluto che fosse venuto a portarmi via da lì. Un mese dopo il mio arrivo in quel collegio, qualcuno mi portò via da quel posto, ma non si trattava di mio fratello, bensì di un uomo sui vent’anni che mi voleva come figlio adottivo: io all’inizio non ne volevo sapere di quell’uomo, ma col tempo dovetti farmene una ragione.
Era passato quasi un anno da quando quell’uomo mi aveva adottato, e in un giorno come gli altri, sparì di casa e mi ritrovai qui alla villa del Sole Nero; lì ritrovai anche mio fratello Tsubasa, e anche due persone che diventarono i miei amici più fidati: un ragazzo dai capelli color bianco crema con qualche ciocca azzurra corti e gli occhi color mare, Clawd Ice, e un ragazzo dai capelli bianchi e occhi gialli, Rio Night. Il ricordo più bello che ho di quei due, riguardava un giorno che giocavamo insieme nel giardino davanti alla villa, ma la cosa non era destinata a durare: un giorno, finimmo tutti e tre nella Prigione dell’Eclissi Eterna per aver provato ad andarcene; io riuscì ad andarmene, ma quando tornai per cercarli, li trovai morti, o almeno sembrava che le loro condizioni fossero quelle. Per quale motivo? Erano pallidissimi, e quando ho controllato il battito al polso, mi ha dato la certezza che fossero passati a miglior vita.
Un anno dopo, quando ero stato appena nominato membro dei Quattro Grandi, trovai mio fratello in una delle stanze sotterranee della villa, in quella dove erano state ritrovate anche Diana Raven sorella maggiore di Ayla Moon, e la sorella maggiore di Clawd, Amelia Le Blanc. Quando e quali erano state le circostanze della loro morte? Nessuno lo sa con esattezza, ma proprio per scoprirlo, ho deciso di andare avanti nel mio cammino di Emissario. Sarà una strada lunga e difficile, ma non ho altra scelta: anche se siamo rimasti insieme per poco tempo, Tsubasa ha mantenuto la promessa che mi aveva fatto tempo prima, e andrò avanti in sua memoria.
Ora però devo andare, la Signora del Sole Nero vuole far partecipare alla missione anche noi Quattro Grandi.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Alan Wing.
 
 
Angolo di Emy
Ecco a voi il secondo ragazzo degli Emissari: Alan Wing, che è anche uno dei miei OC preferiti.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Ventesima pagina: Giada Quatlane ***


Caro diario,
anche se sono una delle Emissarie Minori, quello che conta è che sia riuscita a sopravvivere. Perché dico questo? Perché gli allenamenti come Emissari cui Pandora ci sottopone, sono molto peggio dell’addestramento militare. E non esagero, anzi… credo di aver usato parole che sottovalutano quella donna.
Come sono finita tra gli Emissari? È una storia lunga, ma vale la pena raccontarla: la mia famiglia ha sempre avuto una passione per la musica classica, insomma, mia madre era una cantante d’opera, mentre mio padre era un pianista, ma fu proprio lui una delle cause della mia infelicità, anche se una delle meno gravi.
Che cosa ha voluto fare? Presto detto: voleva trasmettere la passione per la musica classica anche a me; all’inizio non mi piaceva, ma l’unica che lo aveva capito era mia madre: poiché mio padre non mi voleva ascoltare, mia madre ha cercato di spiegargli che, se non era qualcosa che mi piaceva, obbligarmi sarebbe stato peggio.
Fu tutto inutile: col tempo, mi vidi costretta a farmela piacere, e anche se davanti agli altri cercavo di dissimulare il mio stato d’animo, rimanevo arrabbiata con mio padre per avermi costretta.
Come ho detto prima, questo può essere considerato uno dei momenti meno gravi; il peggio è arrivato in seguito.
Ogni volta che potevo, uscivo di casa e andavo dai bambini che vivevano nell’orfanotrofio vicino a casa mia per giocare, ma dovevo farlo di nascosto: mio padre non voleva nemmeno che lasciassi casa. Qualche tempo dopo, cioè tre mesi, a casa nostra arrivò una lettera da parte del Fifth Sector: i miei genitori dovevano affidarmi a quell’organizzazione per farmi diventare una SEED, o ci sarebbero state delle spiacevoli conseguenze; non m’importava molto, ma per colpa di quel messaggio, mio padre scoprì della mia passione per il calcio; mi diede un ultimatum: poiché non avevo smesso con questa mia assurda idea, dopo lo spettacolo che la mamma doveva tenere tra una settimana, ce ne saremmo andati dalla città. C’era bisogno di arrivare a questo? Per me era alquanto esagerato, ma per lui no.
Avevo otto anni, e stavo assistendo all’ultima esibizione di mia madre: ultima perché ce ne saremmo dovuti andare da Tokyo, ma contrariamente a quello che pensavo all’inizio, sarebbe stata l’ultima della sua vita.
Ecco come sono andate le cose: la rappresentazione stava per giungere alla fine, ma si sentì uno strano rumore; un lampadario appeso sul soffitto del teatro cedette, e cadde sulla testa di mia madre. Anche se ero seduta in prima fila, e da lì niente mi poteva sfuggire, è passato parecchio tempo da allora e non ricordo tutti i dettagli… anzi no, una cosa ci sarebbe: il volto spaventato di mia madre, e un rivolo di sangue che aveva lentamente creato una pozza che si stava espandendo.
Mio padre non ne volle più sapere di me da quella sera: se ne andò da Tokyo, ma mi lasciò nella nostra vecchia casa. Per quale motivo? Mi riteneva la causa della scomparsa della mamma. Ma io che colpa ne avevo? Mi piaceva giocare a calcio, e allora? Cosa dovrei dire di lui che mi ha costretta a studiare musica classica, e non ascoltava mai le mie proteste? Per un paio di mesi, rimasi a vivere in quella casa, ma la cosa non era destinata a durare: la polizia mi trovò, e finì nello stesso orfanotrofio in cui andavo a giocare ogni volta che uscivo di nascosto da casa.
Al mio decimo compleanno, qualcuno mi adottò: era un uomo alto, sui venticinque anni, capelli neri, occhi arancioni e la pelle pallida. Si chiamava Saginuma Osamu. Quel nome non mi era nuovo: lui e la sua squadra della Neo Japan avevano cercato di prendere il posto dell’Inazuma al FFI di dieci anni fa, ma tempo prima era il capitano della Epsilon, una squadra dell’Aliea Gakuen. Era un tipo abbastanza severo a dir la verità, ma sotto sotto aveva un lato buono; era quello che credevo, prima di scoprire che era un membro del Fifth Sector…
I rapporti tra me, e quello che ormai era il mio fratello adottivo, si fecero più freddi, ma a dirla tutta non mi piaceva quella situazione: già con mio padre avevo avuto dei problemi, non volevo che accadesse nuovamente.
Purtroppo, dovetti lasciare perdere questo mio proposito quando sparì di casa e mi ritrovai qui al Sole Nero: se mai mio fratello mi rivedrà, troverà una bella sorpresa ad attenderlo…
Ora è meglio che vada: noi Emissarie Minori dovevamo dirigerci alla scuola che ci è stata assegnata.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Giada Quatlane.
 
 
Angolo di Emy
Sarebbe ora che ve lo dica: mancano altre quattro pagine prima che questa raccolta finisca.
Qui abbiamo una delle Emissarie Minori: Giada Quatlane, ma visto chi è il fratello adottivo, è meglio che vi preparate. Di lei e delle altre non si sapeva molto, quindi scopriremo la verità su di loro nei prossimi capitoli.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Ventunesima pagina: Sibyl Moonlight ***


Caro diario,
all’inizio avrei detto che ero stata fortunata a finire qui alla villa del Sole Nero dopo quello che mi è successo, ma adesso non ne sono più tanto sicura; più che altro per la donna che ci allena come Emissari: Pandora Sunlight. Quella è peggio del Diavolo, ma è strano: tempo fa avrei giurato che un’aura di rabbia e disperazione la avvolgeva, e la spingeva a fare tutto ciò. Quale fosse il motivo di quell’emanazione di energia, però non lo sapevo, e non l’ho mai scoperto per tutto il tempo in cui sono rimasta qui alla sede della Confraternita del Sole Nero.
Perché parlo in questo modo? Per spiegarlo, mi viene più facile anche raccontare la mia storia: la mia famiglia ha sempre avuto a che fare con attività come la divinazione, e ovviamente ho imparato qualcosa anch’io. Sin da piccola, infatti, mi era stato insegnato a predire il futuro nella sfera di cristallo, ma anche con la cartomanzia me la cavavo. Anche se oggi molti si prendono gioco degli altri usando questi metodi, io avevo anche dei poteri speciali: ero in grado di predire davvero il futuro delle persone, ma evidentemente non ero l’unica ad averlo scoperto…
Qualche tempo dopo, a casa mia arrivò una lettera da parte del Fifth Sector, un’organizzazione che dominava il gioco del calcio in Giappone: diceva che se i miei genitori non mi consegnavano spontaneamente a quell’organizzazione, avrebbero pagato le conseguenze di un eventuale rifiuto. Avevo sette anni allora, ma i miei non volevano affidarmi al Quinto Settore, così dissero a me e mio fratello che era meglio che ce ne andassimo da quel posto per un po’, in modo da far perdere le nostre tracce, e quando questo sarebbe accaduto, saremmo potuti tornare a casa e riprendere la nostra vita normale.
Circa un paio di giorni dopo l’arrivo di quella lettera, io e mio fratello ce ne andammo, ma guadagnarsi da vivere con le nostre predizioni, praticamente infallibili, non era mai stato un problema. Mi mancavano i miei genitori, ma quella era stata l’unica scelta possibile; quello che non ci aspettavamo, era che anche il Fifth Sector non aveva intenzione di lasciar perdere il fatto di avermi dalla sua parte: in ogni paese o città in cui io e mio fratello andavamo, quelli riuscivano a trovarci sempre, ma c’era una cosa che mi ripetevo spesso: “Tutto ha un inizio, e tutto ha una fine.” Ed era quello che capitò in un giorno come tanti…
Ecco la spiegazione: io e mio fratello stavamo lavorando in un tendone in una piazza, ma gli affari non stavano procedendo bene.
Un giorno, la polizia si fece viva; mio fratello mi disse di uscire dal tendone e nascondermi, ma io sentì ugualmente la conversazione tra lui e il poliziotto: mio fratello aveva venduto un veleno ad un cliente, e ovviamente quest’ultimo era finito in ospedale, ma era un caso grave; mio fratello continuava a ripetere che lui non aveva fatto niente, ma l’unica che ci credeva ero io: non avrebbe mai fatto una cosa del genere, nemmeno se avevamo bisogno di soldi. Non feci in tempo a sentire altro, ad eccezione di uno sparo, e l’ultima cosa che vidi in quel giorno sciagurato fu il corpo di mio fratello in una pozza di sangue.
Per diverso tempo, dovetti vivere nei boschi, ma avevo anche un’abilità speciale: quella di parlare con gli animali. Grazie al loro aiuto, sono riuscita a procurarmi ciò che mi serviva, ma per difendermi dagli altri, dovetti imparare ad usare dei veleni con le piante velenose che trovavo qua e là; la cosa però non era destinata a durare: un giorno, quello stesso poliziotto che aveva ucciso mio fratello, mi trovò e mi mandò in un orfanotrofio. Ci rimasi fino a quando non compì nove anni, fino a quando due persone mi adottarono: Miura Hiromu e Maki Sumeragi, due ex giocatori dell’Aliea Gakuen, un’organizzazione che usava dei ragazzi per testare gli effetti di un meteorite, ma che era stata sconfitta. Avevo ancora in testa quella storia di vendicarmi di quel poliziotto, ma quei due mi aiutarono a togliermi dalla testa quell’assurda idea: tutto quello che fai, un giorno o l’altro ti si ritorce contro, e loro lo sapevano bene.
Al mio decimo compleanno, sparì di casa e mi ritrovai in questa villa sperduta nell’Hokkaido. Chissà come stanno i miei genitori adottivi…
Ora è meglio che vada, la Signora del Sole Nero ha mandato noi Emissarie Minori in diverse scuole per contrastare i SEED, e non ci tengo a tardare.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Sibyl Moonlight.
 
 
Angolo di Emy
Credo si sia capito, ma anche nei prossimi capitoli ricompariranno i personaggi dell’Inazuma delle prime tre stagioni dell’anime.
Spero che anche la pagina di Sibyl vi sia piaciuta.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Ventiduesima pagina: Marina Sevenseas ***


Caro diario,
di solito preferisco raccontare come mi sento ai miei amici, piuttosto che mettermi a scriverlo, ma da quando sono qui alla Confraternita del Sole Nero per l’addestramento di Emissaria, mi sembra che tutti sono contro tutti, e nessuno si può fidare di chi gli sta intorno!
E in effetti è così: quella Pandora è riuscita a metterci gli uni contro gli altri durante gli allenamenti che organizzava, e alla fine, solo una ventina di noi era riuscita a sopravvivere.
Perché dico tutto ciò? Per spiegarlo, è meglio che racconti la mia storia prima di finire qui alla villa del Sole Nero: prima vivevo ad Okinawa, praticamente sono cresciuta tra il mare e il Sole, ma nemmeno là le giornate erano sempre soleggiate, e valeva anche per la vita delle persone. I miei avevano divorziato quando avevo sette anni, e io ero rimasta con mio padre ad Okinawa, mentre mia madre era dovuta andare addirittura negli Stati Uniti, ma la parte peggiore non era quella… Lo era il fatto che ci era arrivata una lettera minatoria: il mittente era il Sacro Imperatore del Fifth Sector. Il contenuto, a grandi linee, diceva che quell’organizzazione voleva che mettessi al loro servizio le mie abilità nel calcio, ma se mio padre non avesse accettato, ci sarebbero state delle complicazioni… per noi. Lui non diede mai peso a quelle minacce, anche se continuavano ad arrivarci lettere che dicevano sempre la stessa cosa, e devo dirlo: la cosa stava cominciando a diventare un fastidio.
Strano a dirsi, ma fu proprio in una giornata che era cominciata nel modo giusto, che si attuò la vendetta del Quinto Settore per l’indifferenza di mio padre ai loro messaggi, e di conseguenza, la rovina della mia vita: il Sole splendeva nel cielo, la temperatura era mite, e soffiava un venticello che increspava il mare creando qualche onda. Qualcuno direbbe che non c’era niente che potesse andare storto, ma sarebbe diventata un vero e proprio incubo: io e mio padre ci trovavamo in acqua, ma ad un certo punto, era comparso uno squalo non molto lontano da dove ci trovavamo. Io riuscì ad uscire dall’acqua in tempo, ma mio padre non ebbe la mia stessa fortuna: quando riuscirono a trovarlo e a portarlo fuori dall’acqua, era già troppo tardi. I morsi dello squalo avevano dilaniato la maggior parte del suo corpo, ma oltre a mio padre, quel giorno stava scomparendo anche la mia passione per il mare… Quella stessa notte, decisi di immergermi nelle acque in cui mio padre aveva perso la vita un’ultima volta, ma non so se quello che avevo scoperto era meglio del fatto di aver potuto rimanere all’oscuro di tutto: nelle profondità, trovai una riproduzione in metallo di uno squalo, dei cavi con fili elettrici tagliati, e un computer portatile, ma l’acqua doveva aver mandato in corto i suoi circuiti. Quello squalo doveva trattarsi di una specie di robot, e qualcuno lo aveva telecomandato impartendogli comandi grazie al computer.
Non era ancora finita: sullo squalo robot, più precisamente vicino alla pinna dorsale, vi era il simbolo del Fifth Sector. Quell’incidente era stata opera loro allora…
Sta di fatto che, dopo la morte di mio padre e la scoperta del robot, io mi chiusi in me stessa e mi allontanai definitivamente dal mare. Mi ritrovai chissà come in un orfanotrofio, ma l’unica cosa che mi ricordo, è che tutti cercavano di farmi uscire dal mio isolamento, ma nessuno dei loro tentativi serviva a qualcosa. Avevo compiuto nove anni, quando una persona decise di adottarmi: era un ragazzo sui vent’anni, dai capelli e occhi neri che spuntavano dietro un paio di occhiali. Il carattere che aveva… mi ricordava quello che avevo io prima di quegli avvenimenti che avevano sconvolto la mia vita. Quel ragazzo era uno degli ex difensori dell’Inazuma Japan: Tsunami Jousuke.
All’inizio, considerato anche lo stato in cui mi trovavo, non mi andava molto a genio il suo modo di comportarsi, ma non si sa come, era riuscito a tirarmi fuori dal mio isolamento, e in seguito, anche la mia paura di riavvicinarmi al mare. Insomma, gli devo il fatto di avermi “riportata tra i vivi”: la definizione era azzeccata, anche perché al mio vecchio orfanotrofio, tutti continuavano a ripetere che sembrava fossi morta dentro.
Proprio quando la mia vita sembrava aver preso una piega positiva, sparì di casa e mi ritrovai qui, alla sede della Confraternita del Sole Nero.
Chissà come sta il mio fratello adottivo…
Ora però non è il momento di continuare a pensarci: la Signora del Sole Nero ci ha affidato una missione, e prima che cominci a rompere le scatole con la mia “mania dei ritardi” come la chiama lei, è meglio che vada.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Marina Sevenseas.
 
 
Angolo di Emy
Per chi non se lo ricordasse, Marina è un’Emissaria del Sole Nero infiltrata nella Kaiou Gakuen. Le sue tecniche erano legate al mare… adesso sapete anche il perché.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Ventitresima pagina: Katia Herzen ***


Caro diario,
per me venire qui alla villa del Sole Nero è un’occasione per fare in modo che il Fifth Sector perda a tutto, com’è accaduto alla mia famiglia per causa di quell’organizzazione. Per spiegare il perché mi sono prefissata quest’obiettivo, è meglio che racconti la mia storia: la mia era una famiglia particolarmente agiata, avevo due sorelle e dei bravi genitori, almeno fino a quando le cose cambiarono all’improvviso. Avevo solo sei anni, come le mie gemelle, quando a casa mia arrivò una lettera da parte del Quinto Settore: io e le mie sorelle Sofia e Clara dovevamo entrare a far parte di quell’organizzazione, o la nostra famiglia ne avrebbe pagato le conseguenze. I nostri genitori non avevano mai dato peso a quelle parole, ma fu quello il loro errore: non molto tempo dopo l’arrivo di quella lettera, la mamma morì di un male che risultò incurabile, e indovinate come reagì mio padre? Fece finta di niente e si risposò diverse volte, ma anche le sue altre mogli subirono la stessa sorte di mia madre. Qualche mese dopo il suo matrimonio con la settima moglie, Clara ebbe gli stessi sintomi della malattia di mia madre, e nessuno riuscì a salvarla.
Che cosa le era successo? Io e Sofia non ci impiegammo molto a scoprirlo: in casa, più precisamente nella camera di nostra madre, e anche vicino al letto di Clara, avevamo trovato delle siringhe contenenti uno strano liquido. Non lo avevamo toccato perché avrebbe potuto essere pericoloso, ma notammo un piccolo particolare in quelle siringhe: c’era un minuscolo simbolo che era lo stesso che avevamo trovato sulle lettere del Fifth Sector. A quanto pare, quel liquido doveva essere un qualche tipo di batterio o virus che ha causato la malattia di Clara e della mamma. Ecco perché dico che i miei dovevano stare attenti a quelle parole! E quelle dovevano essere le conseguenze…
Qualche mese dopo la nostra scoperta, quel male che aveva causato la morte di parte della mia famiglia, si diffuse in ogni angolo del paese in cui abitavamo: io e Sofia ce ne andammo, ma nostro padre voleva rimanere lì. Da quel che so, potrebbe anche essere morto… Io e mia sorella ci dirigemmo a Ehime, la città più vicina a dove abitavamo prima, e per un po’ fummo costrette a vivere per strada, almeno fino a quando qualcuno non ci trovò e ci portò con sé: era un ragazzo sulla ventina, capelli castani scompigliati e occhi color ardesia. Si chiamava Fudou Akio, e dopo un po’, mi ricordai che si trattava di uno degli ex giocatori dell’Inazuma Japan di dieci anni prima; lo ammetto: all’inizio né a me né a mia sorella andava molto a genio il suo modo di comportarsi, anche perché sin dalla prima volta in cui lo avevamo visto, ci sembrava uno di quei teppisti che incontri per strada quando meno te lo aspetti, ma in fondo sotto sotto eravamo convinte che fosse un bravo ragazzo, anche se dubito che lui lo ammetterà mai…
E pensare che, dopo tutti quegli avvenimenti accaduti in un paio d’anni dall’arrivo della lettera del Quinto Settore, credevo che la vita mia e di mia sorella fosse tornata normale, ma mi ero sbagliata: io e mia sorella avevamo appena compiuto otto anni, quando sparimmo di casa e ci ritrovammo qui nell’Hokkaido, in una villa dove ragazzi e ragazze venivano addestrati per contrastare il Fifth Sector. Per tre anni andò tutto bene, ma in seguito ad una chissà quale scoperta di mia sorella, finimmo entrambe nella Prigione dell’Eclissi Eterna: il giorno che Pandora doveva eliminarci, Sofia usò i suoi poteri per salvarmi, ma non penso che anche lei se la sia cavata. Per quale motivo? Perché mi era giunta voce che era stata portata in una stanza sotterranea della villa, e che dopo il rumore di un’esplosione, era come scomparsa. Era sparita nello stesso luogo in cui erano scomparsi la sorella di Ayla Moon, e anche il fratello e gli amici di Alan Wing, due dei Quattro Grandi. Credo che sia morta, anche perché l’unica cosa che ho ritrovato è il bracciale che testimonia che era una degli Emissari, ed io presi il suo posto.
Un giorno, riuscirò a scoprire quello che le è successo, ma se dovrò rivedere Fudou, mi dovrò trovare una scusa per spiegare la sparizione di Sofia.
Ora è meglio che vada, oggi era il giorno in cui cominciava la missione per contrastare il Quinto Settore.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Katia Herzen.
 
 
Angolo di Emy
Ecco a voi la penultima pagina del diario: la protagonista è Katia Herzen, attaccante della Gen’ei Gakuen.
Grazie a chi recensisce e segue.
Baci
Emy
 

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Ventiquattresima pagina: Lorella Gold ***


Caro diario,
se mi trovo qui alla sede del Sole Nero, il motivo è semplice: il Fifth Sector mi ha rovinato la vita e anche quella delle persone che avevo accanto, ma c’è una parte del mio passato che non ho mai raccontato a nessuno dei miei amici.
Quale? Presto detto: fino al mio sesto compleanno, ho vissuto una vita tranquilla e normale, ma come accade sempre, c’è qualcosa che può irrompere nell’esistenza delle persone quando qualcuno meno se lo aspetta; a casa mia arrivò una lettera da parte del Quinto Settore: il contenuto diceva che, se non mi fossi unita ai SEED di quell’organizzazione, la mia famiglia ne avrebbe pagato le conseguenze.
I miei non volevano affidarmi a loro, nonostante le minacce che continuavano a subire; per un po’ le cose sono andate bene, ma niente dura per sempre: una sera in cui stavo giocando in un parco, e i miei si trovavano poco lontano a parlare con quelli che dovevano essere dei colleghi di lavoro, ma ad un certo punto sentì delle urla e uno sparo di pistola: mi voltai nella direzione da cui proveniva il rumore, ma vi trovai gli uomini del Fifth Sector. Erano stati loro a sparare quel colpo, ma l’unica cosa che vedevo in quel momento erano i miei genitori distesi in una pozza di sangue che si stava espandendo; non mi era rimasta scelta… se non quella di usare i miei poteri: grazie alla melodia del mio flauto, ero in grado di controllare la luce, ma anche scatenare fulmini.
Per la verità, non avevo mai voluto ricorrere a quel potere, ma non avevo scelta se non volevo entrare a far parte di quell’organizzazione: vi dico solo che mi liberai degli uomini del Quinto Settore, ma avevo ancora in mente il rumore dello sparo della pistola che aveva fatto passare a miglior vita i miei genitori.
La polizia, dopo aver saputo dell’accaduto, mi trovò e mi mandò in un orfanotrofio: era stato un cambiamento improvviso, ma tutti erano stati gentili con me sin dal primo giorno. Anche se in quel posto mi trovavo bene, dopo un paio d’anni venni adottata da un ventenne dai capelli castani e dagli occhi di un colore tra l’argento e il violetto: Hera Tadashi. Per qualche mese, le cose andarono abbastanza bene, ma il Fifth Sector ricomparve nuovamente nella mia vita. Avevano minacciato di far del male a Tadashi, ma io finì per usare di nuovo i miei poteri: gli uomini di quell’organizzazione sparirono, ma io tornai in quell’orfanotrofio, pensando che mio fratello adottivo mi avrebbe potuta isolare a causa di quella scoperta. È questa la parte di cui non ho mai parlato a nessuno…
Passò soltanto una settimana da quando ritornai in quel collegio, che qualcun altro decise di adottarmi: un altro ventenne, ma aveva capelli biondi legati in una coda e occhi color sangue. Si chiamava Afuro Terumi, ma quello stesso giorno arrivò a casa sua anche un’altra bambina; Afuro mi disse che si trattava di sua cugina Rinako, ma a raccontarmi i dettagli ci pensò la diretta interessata. Un altro fratello adottivo e una cugina… cosa avrei potuto chiedere di più in quel periodo?
Inutile dire però che continuavo a pensare a Tadashi: dove era e che cosa stava facendo in quel momento? Ma soprattutto… dopo aver saputo della mia fuga, mi stava cercando in quel momento?
Chissà se un giorno avrò la possibilità di parlare a qualcuno di questa storia…
Cambiando discorso, dopo tre anni dal mio arrivo in casa di Afuro, io e Rin sparimmo di casa e ci ritrovammo qui alla Villa del Sole Nero. Col tempo, riuscimmo ad andare avanti e sopravvivere fino a diventare delle Emissarie Maggiori, e per quel che riguarda la sottoscritta, sono riuscita a diventare il capitano della squadra da calcio chiamata “Gli Emissari del Sole Nero”.
Oggi se non sbaglio, era il giorno della missione contro il Quinto Settore, ma io e gli altri abbiamo deciso di fare una cosa prima che iniziasse: ognuno di noi aveva scritto una pagina di diario, e quando si è scoperto che tutti lo avevano fatto, si è stabilito di creare una specie di diario costituito dalle memorie di coloro che sono sopravvissuti sia al Fifth Sector sia alla Confraternita del Sole Nero, in modo che nessuno sia costretto a subire le torture di entrambe le organizzazioni: gli altri sono già nel luogo dell’appuntamento con la Signora del Sole Nero, è meglio che li raggiunga anch’io prima che il capo s’insospettisca; nasconderò il diario nella sala degli affreschi del Rituale del Sole Nero, poi raggiungerò i miei compagni.
Continuerò ad andare avanti e non mi arrenderò: lo farò per me e i miei compagni.
 
Lorella Gold.
 
 
Angolo di Emy
Questa è l’ultima pagina di diario del Sole Nero, e la protagonista è il capitano della squadra degli Emissari: Lory Gold.
Grazie a coloro che hanno seguito questa raccolta.
Baci e abbracci
Emy
 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1339846