Hogwarts

di S h i n d a
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Binario 9 e 3/4 ***
Capitolo 2: *** Il Cappello Parlante ***
Capitolo 3: *** Sala Comune ***
Capitolo 4: *** Delusioni & Amori ***
Capitolo 5: *** Iniziano le lezioni ***
Capitolo 6: *** "...Fidati di me!" ***
Capitolo 7: *** Incontri ***
Capitolo 8: *** Duello ***
Capitolo 9: *** Panico ***
Capitolo 10: *** Esplosioni ***
Capitolo 11: *** Provini ***
Capitolo 12: *** Il momento tanto aspettato ***
Capitolo 13: *** Verità ***
Capitolo 14: *** Un incontro inaspettato ***
Capitolo 15: *** Il ragazzo senza espressione ***
Capitolo 16: *** La boccetta ***
Capitolo 17: *** Buon Natale -o forse no- ***
Capitolo 18: *** Pre-Vacanze ***
Capitolo 19: *** Nuove conoscenze ***
Capitolo 20: *** Si avvicina il Natale ***
Capitolo 21: *** E' Natale! ***



Capitolo 1
*** Binario 9 e 3/4 ***


Il ragazzino si guardava attorno spaesato.

Era sicuro che lui gli fosse accanto fino a qualche secondo prima.

Come al solito...si era perso in mezzo a tutta quella confusione.

Feliciano era un ragazzino con dei bei capelli castani e occhi ambrati. Aveva un ciuffo ricciolino rivolto a sinistra ed era sempre gentile e simpatico con tutti.

Un suo difetto? Il fatto di essere un po' piagnucolone e disattento lo faceva cacciare sempre nei guai.

Ora per esempio, aveva perso di vista il suo fratellone...adesso come ci arrivava ad Hogwarts?!

Si, esatto, avete sentito bene, Hogwarts.

Dopo aver compiuto i suoi undici anni, i suoi genitori avevano deciso di mandarlo ad Hogwarts. La stessa scuola dove andava il suo fratellone Romano.

Il problema è che quel giorno i suoi genitori avevano avuto un contrattempo e avevano avuto appena il tempo di lasciarli davanti alla stazione, ora toccava a loro trovare il binario 9 e 3/4.

Sfortunatamente, con tutta quella folla Feliciano aveva perso di vista Romano ed ora stava per scoppiare a piangere (tanto per cambiare).

«R-Romano...» mormorò spaventato il ragazzino.

«Qualcosa che non va?» un ragazzo biondo con gli occhi azzurri, che poteva avere si e no la sua età, gli si avvicinò.

Il moro lo squadrò da cima a fondo, poi notando che portava la sua stessa divisa (quella di Hogwarts) sibilò «Dovevo raggiungere il binario 9 e 3/4 ma ho perso di vista mio fratello...».

«Non ti preoccupare, vieni con me. Questo deve essere il tuo primo anno, proprio come me. A proposito, io sono Ludwig» disse il biondo prendendolo per mano.

«G-Grazie...io sono Feliciano» si presentò il ragazzino asciugandosi le lacrime con l'altra mano.

«M-Ma la tua famiglia? Dove sono i tuoi familiari?» domandò Feliciano.

«Io vivo con mio fratello maggiore e... non so che fine abbia fatto Gilbert... forse sarà da qualche parte con i suoi amici o forse già sul treno» rispose Ludwig.

Quando arrivarono davanti ad un muro il biondo lasciò la mano a Feliciano «Ecco siamo arrivati».

«Ma io vedo solo un muro» borbottò Feliciano perplesso.

«Feliciano, per arrivare al binario 9 e 3/4 devi andare contro il muro, ora ti faccio vedere» il biondo afferrò i suoi bagagli e corse contro il muro.

Appena arrivò davanti alla parete lui scomparve.

Il moro guardò la scena sbalordito ma poi quando notò l'orario decise di darsi una mossa o l'avrebbero lasciato lì.

Feliciano prese tremolante i bagagli e corse contro il muro ma chiuse gli occhi, come se avesse paura dello schianto, ma quando li riaprì si ritrovò davanti al treno per Hogwarts.

«Bravo, ce l'hai fatta» si congratulò Ludwig quando lo vide.

«Grazie, se non fosse stato per te...» Feliciano non completò la frase che si sentì tirato da dietro e fu costretto a voltarsi.

«Feliciano! Dannazione mi hai fatto preoccupare, dove diamine ti eri cacciato?!» un ragazzo con dei capelli castani (più scuri di Feliciano) e gli occhi ambrati lo stava rimproverando.

Era molto simile a Feliciano, anche se era più grande, l'unica cosa che li distingueva era il ciuffo che a differenza Romano ce lo aveva a destra.

«Scusa fratellone ma mi sono perso... devi ringraziare Ludwig se ora sono qui...» il più piccolo si voltò all'indietro ma ora il biondo non c'era più.

«Ero sicuro che lui fosse ancora lì...» mormorò Feliciano.

«Fa niente, prendi la tua valigia e corriamo o ci lasciano qua!» Romano afferrò dal polso il fratellino e se lo trascinò dentro il treno.

«Hey Romano!» un ragazzo abbronzato con dei capelli castani e occhi verdi salutò il più grande dei due fratelli.

«Ah sei tu bastardo spagnolo...» rispose a sua volta Romano.

«Ciao Antonio!» lo salutò Feliciano.

Feliciano conosceva Antonio perchè certe volte per Natale o durante l'estate era venuto in Italia a fare visita a Romano.

«Feli! Che bello rivederti, ormai sei diventato grande e quindi pure tu viene ad Hogwarts?» chiese scompigliandogli i capelli lo spagnolo.

«Si!» esclamò fiero il moro.

«Senti Romano, ho preso il posto per tutti e due» disse rivolgendosi all'altro.

«Io, ecco...» Romano fissò il fratellino.

«Non ti preoccupare, tu vai! Io inizio a fare amicizia con gli altri» detto ciò, Romano e Antonio se ne andarono insieme, mentre Feliciano iniziò a guardarsi in giro finché non rivide il ragazzo di prima.

«Ehy~ Ludwig~» strillò l'italiano agitando una mano.

Il biondo alzò la testa dal libro che stava leggendo e fece un saluto con la mano.

Feliciano a sua volta si precipitò accanto a lui.

«Perché prima sei sparito?» chiese con un tono lamentoso il moro.

«Stavi parlando con tuo fratello... non è bene ascoltare le conversazioni» replicò Ludwig.

«Fa niente ma... come hai fatto a capire che Romano è mio fratello?!» esclamò Feliciano.

«Vi assomigliate molto e poi... queste sono le tipiche conversazioni che faccio con mio fratello» spiegò il biondo.

«Chi è tuo fratello???» domandò ancora l'italiano.

«Ecco» Ludwig estrasse una fotografia dal libro che stava leggendo.

C'erano raffigurati due ragazzi: il primo era Ludwig, il secondo era un ragazzo albino con gli occhi rossi, doveva essere più grande del biondo.

«Siamo io e Gilbert nella nostra casa in Germania... ti avverto è una peste, fai attenzione se lo incontri o ti potrebbe tramutare in qualunque cosa, solo per divertimento» scherzò il tedesco.

«Non è divertente...» disse con tono tremolante Feliciano.

«In fondo è buono...si...molto in fondo...dopotutto con me non ha mai fatto niente di male» continuò il biondo.

«E non lo farà neanche agli amici di tuo fratello, vero?? Perché noi siamo amici!» esclamò il moro.

«...Amici...» ripeté Ludwig.

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Capitolo 2
*** Il Cappello Parlante ***


«Emh...scusate» un ragazzo moro con i capelli a caschetto e gli occhi scuri entrò nel loro scompartimento.

«Si?» chiese con voce squillante l'italiano.

«P-Posso sedermi qui con voi? E' tutto occupato» si giustificò l'ultimo arrivato.

«Ma certo che si! Più siamo, meglio è!» poi Feliciano riprese a parlare «Io sono Feliciano e vengo dall'Italia! Lui invece è Ludwig ed è tedesco» disse indicando il biondo.

«Io sono Kiku, vengo dal Giappone, piacere» il moro fece un lieve inchino con la testa.

«Piacere...» mormorò il tedesco.

«Anche voi siete del primo anno, come me?» domandò il giapponese sedendosi di fronte agli altri due.

«Si, esatto!» Feliciano sprizzava felicità.

«Spero tanto di capitare nella stessa casa del mio fratellone! Grifondoro!» l'italiano si alzò in piedi ed iniziò a saltellare.

Ludwig ebbe un brivido che gli percorse tutta la schiena al solo sentire quella parola.

«Lu~? Ehy, ti posso chiamare Lu?» chiese Feliciano.

«Fai come vuoi» rispose l'altro abbozzando un sorriso.

«Certo che con voi due, uno non si annoia mai» scherzò Kiku.

«Ehy...» il volto dell'italiano si fece subito serio.

«Qualcosa non va?» il biondo si preoccupò nel vedere per la prima volta l'amico -certo ormai erano amici!- in quel modo.

«Qualunque cosa accadrà... noi saremo lo stesso amici, no? Al di là dello smistamento e tutto» mormorò Feliciano tenendo lo sguardo basso.

«Ma ci hai appena conosciuti, ci consideri già così amici?» il giapponese era confuso.

«Certo che si!» ribatté l'altro.

«Si Feliciano, saremo sempre amici» concluse Ludwig.

Il tempo era passato, ormai era ora di scendere dal treno.

«Primo anno, da questa parte!» urlò qualcuno.

Tutti i primini si avviarono verso delle barche e ci salirono sopra.

Ormai era notte e nel cielo si potevano vedere le stelle.

Feliciano si distese sulle gambe di Ludwig che a sua volta arrossì intimandolo di levarsi o l'avrebbe buttato giù.

«Non essere così scontroso...guarda che belle che sono le stelle» replicò l'italiano indicando il cielo.

Il biondo sbuffò divertito, in fondo non era male quel ragazzo... no! Ma che stava a pensare?!

Il tedesco si diede uno schiaffò sulla guancia e il castano lo guardò perlesso.

«Perché ti sei dato uno schiaffo?» disse l'italiano.

«Oh...ecco...» non ebbe il tempo di finire la frase che le barche si fermarono.

Tutti i ragazzi scesero da esse e si incamminarono verso un portone.

«Bene, siete arrivati» si sentì una voce scendere da delle scale e si sollevarono dei brusii tra i ragazzi.

Una ragazza con dei lunghi capelli castani e occhi verde smeraldo comparve davanti i loro occhi.

«Io sono la professoressa Héderváry nonché capo della casa Grifondoro e sono qui per spiegarvi alcune cose» spiegò la ragazza.

«In questa scuola ci sono delle regole, che vanno rispettate»

Si sentirono i primi sbuffi.

«E' vietato usare la magia, contro un compagno»

«E se quel compagno sta attaccando noi?» si intromise un ragazzo biondo con gli occhi azzurri.

«Ci venite a chiamare» rispose con tranquillità la professoressa.

«E se...» la ragazza guardò male il ragazzino, il quale con continuò la frase.

«Stavo dicendo... è vietato aggirarsi per la scuola di notte. Per entrare nella "sezione proibita" in biblioteca c'è bisogno del permesso di un professore... per ora è tutto, ora seguitemi nella Sala Grande dove avverrà lo smistamento» concluse.

I ragazzi entrarono in una sala dove c'erano posizionati quattro tavoli, ognuno per ogni casa.

Feliciano intravide Romano che lo fissava dal tavolo dei Grifondoro.

«Ora dirò i vostri nomi e voi verrete qui, detto ciò il Cappello Parlante vi smisterà delle case» spiegò la professoressa Héderváry.

La prima ad essere chiamata fu una ragazza: Natalya Arlovskaya, la quale finì tra i Serpeverde.

Si sentirono fischi ed urla da parte del tavolo di quella casa.

«Beilschmidt Ludwig».

Il biondo si avviò verso uno sgabello, dove si sedette, e gli misero un cappello in testa.

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«Allora ragazzo, in che casa vorresti andare?» una voce rimbombò nella mente di Ludwig, doveva essere il Cappello Parlante.

«Tutto tranne Grifondoro... Tutto tranne Grifondoro» mormorò a denti stretti il ragazzo.

«In effetti... c'è qualcosa di oscuro nel tuo cuore, ne sei consapevole?» domandò la voce.

«Si...» rispose il tedesco.

«SERPEVERDE» urlò il cappello.

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Altri fischi ed urla da parte di Serpeverde.

Ludwig si diresse a testa bassa verso quel tavolo ed un ragazzo albino scattò in piedi, arruffandogli i capelli.

Doveva essere suo fratello.

Dopo varia gente fu il turno di Kiku.

Il giapponese si diresse lì e il Cappello Parlante lo smistò in Corvonero.

Dopo fu il turno del ragazzo biondo che era intervenuto prima, nella spiegazione della professoressa Héderváry.

Si chiamava Alfred Jones, non diede neanche il tempo di sistemargli il cappello in testa che esso gridò «GRIFONDORO!».

Alla fine toccò pure a Feliciano.

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«Allora tu dove vorresti andare?» la stessa voce che aveva sentitò Ludwig, rimbombò pure nella testa dell'italiano.

«I miei amici sono andati in case diverse ma... io voglio far parte di Grifondoro!» sibilò Feliciano.

«Sei sicuro? Lì ci vanno coloro che non hanno paura di nulla, pronti a sacrificarsi per la gente» gli ricordò la voce.

«Grifondoro» ribatté Feliciano.

«GRIFONDORO!».

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Capitolo 3
*** Sala Comune ***


Feliciano era l'ultimo ad essere stato chiamato per lo smistamento, ora dovevano dirigersi nelle loro sale comuni.

«Grifondoro! Da questa parte!» urlò un ragazzo biondo con gli occhi verdi.

Romano aveva spiegato a Feliciano che, per ogni casa venivano scelti due ragazzi del quinto anno per fare i prefetti.

Lui doveva essere un prefetto.

«Ehi Vargas!» un ragazzo albino con gli occhi rossi si avvicinò ai due fratelli.

«Che vuoi Beilschmidt?!» ringhiò Romano.

«Vedo che c'è il tuo fratellino, beh... cercate di non sentirvi troppo "a casa vostra"» li prese in giro l'albino.

«Tu!» Romano ora era furioso e si stava avvicinando minacciosamente al ragazzo.

«Gilbert!» nel frattempo era arrivato Antonio.

«Lasciali in pace, anzi... Vai da tuo fratello Ludwig» continuò lo spagnolo.

Feliciano ebbe un brivido, come poteva Ludwig essere fratello di quel ragazzo talmente antipatico?!

«Va bene Carriedo... ma cerca di non fraternizzare troppo con il nemico, a dopo» detto ciò Gilbert se ne andò.

«Scusa Romano per il suo atteggiamento...» mormorò Antonio mortificato.

«Nooo, non ti preoccupare, ormai ci sono abituato!» rispose Romano in modo ironico e irritato.

«Roman...» lo spagnolo non ebbe il tempo di rispondere che l'italiano intervenne.

«Romano un corno! Voi Serpeverde siete tutti dei bastardi!» detto ciò corse via.

«Fratellon...Scusa Antonio, devo andare» Feliciano rincorse il fratello lasciando lì da solo lo spagnolo.

Feliciano riuscì a stento a raggiungere il fratello, prima che il quadro gli si chiudesse in faccia.

Esatto, la sua sala comune era protetta da un quadro dove, per oltrepassarlo, bisognava dire la parola d'ordine.

«Era ora che entravate!» li rimproverò il ragazzo biondo di prima, il prefetto.

«Ehi amico, calmati» intervenne il ragazzo biondo con gli occhi azzurri.

«Senti tu, ragazzo, porta rispetto verso coloro che sono più grandi di te!» ora il prefetto si stava rivolgendo al biondo.

«Questo ragazzo ha un nome ed è Alfred Jones. Poi ti ho solo detto di calmarti, non essere sempre perennemente arrabbiato» replicò il biondo.

«Ora lo ammazzo...» sibilò a denti stretti l'altro.

«Arthur mio caro, calmati» un ragazzo con i capelli che gli arrivavano al collo biondi e gli occhi azzurri poggiò una mano sulla spalla del prefetto.

«Francis... guarda ci manchi solo tu» rispose irritato quest'ultimo.

Feliciano decise di raggiungere il fratello che nel frattempo era salito nel dormitorio.

«Romano! Romano!» l'italiano si voltò verso il fratellino che correva nella sua direzione.

«Si, Feliciano?» chiese.

«Perché quel ragazzo ti ha detto quelle cose?» domandò il più piccolo.

Romano tentennò ma poi si avvicino a lui e lo prese per le spalle.

«Certe volte... la gente nella vita è invidiosa...»

«Cosa vorresti dire con questo, fratellone?»

«Fa solo attenzione e non dare conto a quello che dice la gente, prima o poi ne verrai a conoscenza»

«Romano...? Di cosa verrò a conoscenza?»

«Mi spiace, per ora questo è tutto ciò che ho da dirti»

Feliciano scese le scale, per tornare nella sala comune.

«Feliciano... giusto?» il prefetto si diresse verso il ragazzino.

«Si emh... tu sei... emh» borbottò l'italiano.

«Arthur Kirkland, vengo dall'Inghilterra» si presentò l'inglese.

«Piacere» rispose Feliciano sorridendo.

«Comunque, tutta la tua roba è stata portata nella tua stanza che dividerai con tre tuoi compagni, sali sopra, è la prima porta che incontri» gli spiegò Arthur.

«Oh, grazie!» Feliciano si precipitò al piano di sopra ed entrò nella stanza descritta.

Là dentro c'erano già due ragazzi.

«Ehilà ciao!» un ragazzo con i capelli scuri e gli occhi castani, con un ciuffo simile al suo, però rivolto a destra, si avvicinò all'italiano.

«Io sono Im Yong Soo, e sono coreano!» continuò il ragazzo.

«Io sono... Matthew Williams, vengo dal Canada» intervenne il secondo ragazzo nella stanza.

Matthew era biondo con gli occhi azzurri e portava gli occhiali.

«Salve a tutti, io sono Feliciano Vargas ma... non dovremmo essere in quattro in questa stanza?»

«Esatto» di colpo si sentì la voce di Arthur.

In effetti, era appena entrato l'inglese che stava trascinando il biondo con cui prima aveva litigato -non si sa come, visto che il ragazzo che stava tenendo era quasi quanto lui, nonostante Arthur fosse più grande-.

«Ecco il vostro compagno di stanza» continuò furibondo il prefetto.

«Ehi! Io sono Alfred Jones e vengo dall'America!» disse con fierezza il biondo.

«Non ti azzardare a combinare guai, capito?!» lo rimproverò l'inglese lasciandolo andare.

«Ci vediamo» replicò Alfred con il suo miglior sorriso che fece imbestialire ancora di più l'inglese.

«Sempre tu, Alfred» sbuffò il canadese.

«Grazie, Matthew» si vantò il biondo.

«Vi conoscete?» chiese sorpreso Im Yong Soo.

«Si... sfortunatamente si» mormorò sempre con la sua voce timida Matthew.

«Io ora vado, ricordate di non fare tardi stasera, e tu... faresti bene a non cacciarti nei guai» e dopo aver mandato un'occhiataccia ad Alfred, Arthur uscì dalla stanza.



















Angolo della Pazza °-°

Salve a tutti ^^
Chiariamo un po' di cose... allora ho sballato un po' di età dei personaggi ^^"
Per esempio ad Arthur l'ho fatto un anno più grande, invece Antonio l'ho fatto tre anni più piccolo (lo volevo mettere nello stesso anno di Romano) e poi ci saranno altre età sballate come quella di Im Yong Soo che dovrebbe essere più piccolo ma okay... :3
Ci vediamo al prossimo capitolo dove -forse >:D- rivelerò alcune cose <_<

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Capitolo 4
*** Delusioni & Amori ***


Ormai erano le 20.00, era passata un'ora da quando erano giunti in quel castello e Feliciano aveva fatto conoscenza dei suoi compagni di stanza.

«Sono le 20.00, dobbiamo scendere sotto a cenare!» esclamò Matthew.

Il canadese era il più diligente del gruppo.

Era sempre lui a ricordargli le cose oppure a levarli dai pasticci (come era successo dieci minuti prima -di nuovo- con Arthur).

«L'ultimo che arriva, domani mattina sveglia tutti!» urlò Alfred dirigendosi verso la porta, seguito dagli altri tre.

Ormai i quattro avevano quasi raggiunto la Sala Grande.

«Non vale, sono inciampato...» si stava lamentando Im Yong Soo, avendo perso la scommessa.

«Mi spiace bello mio» sghignazzò l'americano.

Nonostante tutto il chiasso che stavano facendo, Feliciano sembrava non sentirli, stava fissando una delle tante porte che c'erano nel castello, dove aveva visto andare via i Serpeverde.

«Feliciano...» lo chiamò più volte il canadese.

«Uh? Cosa?» rispose l'italiano alla decima chiamata.

«Qualcosa non va?» chiese Matthew.

«No, niente...» Feliciano distolse lo sguardo dalla porta e poi fece un gran sorriso che fece rasserenare il biondo.

I quattro Grifondoro riuscirono a raggiungere la Sala Grande senza perdersi (grazie a Matthew che si era procurato una mappa della scuola), poi presero posto al proprio tavolo.

Durante la cena c'era gente che rideva, scherzava, giocava a fare magie, ma Feliciano si sentiva isolato da tutto quella confusione.

Continuava a voltarsi verso il tavolo dei Serpeverde, in cerca di qualcosa, in cerca di qualcuno.

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Nel frattempo Antonio cercava di attirare l'attenzione di Romano, che però faceva di tutto per ignorarlo.

Ora lo spagnolo faceva finta di essere talmente maldestro da far cadere le cose per terra, ma Romano nel tavolo dei Grifondoro continuava a mangiare senza distogliere lo sguardo dal suo piatto, pur consapevole di ciò che stesse facendo Antonio.

«Dannazione...» mormorò lo spagnolo.

«Devi far cadere ancora molte cose?!» lo rimproverò un ragazzo scuro di pelle e con una maschera che gli copriva gli occhi.

«Calmati Sadiq» intervenne Gilbert «...Antonio è fatto così, che ci possiamo fare?».

Antonio ebbe un sussulto.

Non capiva se Gilbert si stesse riferendo agli oggetti che stava facendo cadere oppure al fatto che avesse capito che cercava di attirare Romano.

«Oh...emh... Gilbert, dov'è il tuo fratellino?» cerco di cambiare discorso lo spagnolo.

«Ludwig? ... Guardalo sta arrivando!» lo indicò l'albino.

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Appena lo vide, gli occhi di Feliciano si ingrandirono e gli tornò il sorriso.

«Quindi ragazzi, non voglio guai, se avete qualche problema chiedete a me o a Francis» stava ripetendo Arthur.

«Oui! Je suis Francis Bonnefoy» esclamò il ragazzo biondo che nella sala comune aveva provato a calmare l'inglese.

«Well... avete capito?» domandò l'inglese.

«Si...» risposero in coro tutti quelli del primo anno.

Ormai era da circa un'ora che stavano cenando e già c'erano i primi ragazzi che stavano tornando nella propria sala comune

Appena l'italiano vide Ludwig alzarsi, lui fece lo stesso.

«Ludwig!» urlò il moro una volta fuori dalla sala.

Il biondo a sua volta si girò.

«Feliciano? Perché corri?» domandò sorpreso il tedesco.

Le guance dell'italiano presero un colorito un poco più accesso «Io...ecco... volevo sapere come ti trovavi tra i Serpeverde» si inventò Feliciano.

Il moro avrebbe tanto voluto rispondergli che era lì per vederlo, gli bastava solo vederlo per fargli tornare il sorriso.

Ma naturalmente, non glielo poteva dire.

«Bene...» rispose perplesso Ludwig.

«Sarei stato più felice se tu fossi capitato tra i Grifondoro...» mormorò Feliciano.

Sul viso del biondo si formò un sorriso amaro.

«Scusa.... devo andare» il tedesco si voltò e corse in direzione della porta dalla quale era venuto.

Ludwig corse. Era consapevole di aver -forse- offeso il moro che aveva fatto di tutto per potergli parlare.

Dopotutto lui era stato il suo primo amico.

Ora lui si trovava davanti al muro che poi lo avrebbe fatto accedere nella Sala Comune dei Serpeverde.

Ludwig salì nel proprio dormitorio e si buttò sul letto.

«Non è colpa mia... è colpa dei Grifondoro...» stava singhiozzando.




«Ludwig...»
«Si, Gilbert?»
«Il nonno... non c'è più»
«Non può essere vero... chi è stato?!»
«Lui... quel Grifondoro, chi altri altrimenti?»
«Era il suo migliore amico *sigh*... Ludwig! Non fidarti MAI della gente, specialmente dei Grifondoro»
«Ma Gilbert...»
«MAI!»





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«Romano!» l'italiano camminava tranquillamente con passo veloce mentre lo spagnolo lo rincorreva urlando il suo nome.

«Romano!» il diretto interessato non si girava, faceva finta di niente.

Antonio lo afferrò dalla spalla «R-Romano... uff...».

«Sei ancora arrabbiato per sta sera?» chiese.

Il moro non rispose, fissava per terra, il che fece irritare -e non di poco- l'altro.

«Romano!» Antonio lo prese e lo fece sbattere contro il muro e gli bloccò le braccia.

«Bastardo...» sibilò l'italiano.

«Bastardo?! IO BASTARDO?! E' una giornata che cerco di parlarti, anche a cena, e tu mi ignori?! Mi sono fatto rimproverare per te e tu mi tratti così?!»

Romano cercò inutilmente di liberarsi dalla presa poi aggiunse «Io non ti ho chiesto di renderti ridicolo davanti a tutti».

Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.

Lo spagnolo afferrò Romano dal polso e lo trascinò in uno di quei corridoi dove non passava mai nessuno.

«Dove mi stai portando?» chiese con una nota di preoccupazione il moro.

Nessuna risposta.

Forse era per questo che Antonio era finito nei Serpeverde, se si arrabbiava erano guai per tutti.

Il ragazzo si fermò a metà corridoio e bloccò Romano da entrambe le braccia.

«Ti sei mai chiesto perché, io mi comporto così?» domandò Antonio.

«...».

«Questo per noi è il terzo anno qui, ad Hogwarts. In questi due anni io mi sono sempre comportato così...» il ragazzo si fermò, come se avesse paura di parlare, invece Romano lo fissava.

«Ho sempre fatto così per te, perchè... io ti amo» concluse.

Il cuore di Romano perse un battito, o forse più.

«Ora capisco che oggi Gilbert ti abbia fatto arrabbiare ma io ti ho difes...» non poté finire la frase che Romano lo stava baciando.

Si era alzato sulle punte e aveva raggiunto le labbra dello spagnolo.

«Rom...» mormorò in un primo momento Antonio, poi si lasciò andare e ricambiò anch'esso il bacio.
















Angolo della Pazza °-°

Non ho molto da dire su questo capitolo XD
Spero di aver svelato una parte del perché Ludwig odia i Grifondoro -anche se non tutta, mwahahahahah (?)-
Beh... finale Spamano ci DOVEVA essere :3
Ci sentiamo con il prossimo capitolo ewe

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Capitolo 5
*** Iniziano le lezioni ***


Ormai erano tutti quanti nei propri dormitori.

«Non posso ancora credere di essere qui!» esclamò Alfred buttandosi sul letto.

«Neanche io...» mormorò il coreano con occhi sognanti.

«Esatto...Tu Feliciano? Cosa ne pensi?» domandò Matthew.

L'italiano non rispose.

Stava ripensando a quella conversazione con Ludwig.

Cosa aveva detto di male per far fuggire il biondo?

Beh...ora che ci pensava, ogni volta che parlava dei Grifondoro il tedesco aveva delle strane reazioni, pure sul treno, quella volta gli era sembrato...strano.

«Feeeliiiciaaanooo...Terra chiama Feliciano, ci sei?» quando l'italiano tornò alla realtà, si ritrovò l'americano di fronte a sé che gli passava una mano davanti alla faccia.

«Uaaah!» il moro cadde dal letto provocando una sonora risata da parte degli amici.

«Yo Feliciano, tutto ok?» Alfred si sporse dal letto per osservare l'italiano che, ora giaceva per terra.

«Non farlo mai più!» strillò a sua volta il ragazzo.

«E' colpa tua se già dormi a quest'ora, ti ricordo che tanto domani a svegliarci è Im Yong Soo» il coreano fece la linguaccia incrociando le braccia.

Un'altra risata risuonò nella stanza.

«Domani che lezioni abbiamo?» chiese Feliciano, ripresosi dal botto.

«Erbologia e Volo» rispose il canadese.

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Ludwig era disteso sul suo letto, stava fissando il soffitto.

Gli era capitato un compagno di stanza abbastanza chiacchierone, era biondo con i capelli un po' rialzati e occhi azzurri.

Ormai quel ragazzo...Mathias forse, un danese...aveva attaccato a parlare e sembrava non volere più smettere.

Il tedesco avrebbe tanto voluto passare la serata con il suo fratellone, per potersi sfogare con lui...peccato che egli avesse altri piani.

...Il biondo aveva visto Gilbert baciarsi con il russo...si chiamava...Ivan! Si, ecco! Ivan!

Sarebbe stato inutile andare da lui.

«Ehi, mi stai ascoltando?» sbottò il danese.

«Eh? Cosa?!»

«Ti ho fatto una domanda»

«Uh...emh...potresti ripeterla?»

«Che cosa ne pensi dei Grifondoro? Hahaha! Per me sono tutti quanti degli scemi che credono di essere i migliori»

La mano del tedesco si strinse in un pugno, Feliciano non era così!

«Dai davvero, ma li hai visti? Specialmente quel ragazzo che oggi a cena ti è venuto dietro, che patetico» continuò Mathias, inconsapevole che ogni parola che diceva faceva arrabbiare sempre di più l'altro.

«Qualcosa non va?» chiese il compagno notando la sua reazione.

«Nulla...scusa ma ho sonno, rimandiamo la chiacchierata a domani?» bofonchiò il tedesco.

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La luce del mattino filtrava attraverso le finestre del castello.

«SVEGLIA!» il coreano prese un cuscino e lo tirò dritto in faccia ad Alfred, che a sua volta cadde dal letto.

Un'imprecazione in americano rimbombò in tutta la stanza.

«Che succede?» mormorarono Matthew e Feliciano con un sonoro sbadiglio.

«Che c'è? Mi avete detto voi di svegliarvi» un sorriso malizioso comparve nel volto del coreano.

Altra imprecazione in americano.

«La finezza di Alfred» borbottò il canadese.

«Dai ragazzi, scendiamo a fare colazione o non arriviamo a lezione» intervenne il moro.

«Feliciano ha ragione» detto ciò nel giro di cinque-dieci minuti (il tempo di lavarsi e vestirsi) i ragazzi scesero nella Sala Grande.

Finita la colazione i quattro Grifondoro erano pronti a dirigersi ad Erbologia, fino a quando Feliciano non si bloccò.

«Kiku!» esclamò l'italiano dirigendosi dal giapponese.

«Feliciano-san» Kiku fece un piccolo inchino.

«Come ti trovi tra i...Corvonero, giusto?» chiese il moro.

«Molto bene, grazie. Sono tutti molto simpatici, specialmente il nostro prefetto, è sempre molto dolce con me» raccontò il giapponese.

«Bene... ora noi dobbiamo andare ad Erbologia» disse l'italiano.

«Anche io, andiamoci insieme» detto ciò i cinque si avviarono verso il giardino di Hogwarts.

La lezione di Erbologia fu abbastanza divertente, infatti il tempo sembrò passare velocemente.

Ora gli toccava andare alla lezione di Volo...

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Capitolo 6
*** "...Fidati di me!" ***


«Sbrighiamoci o non arriviamo alla lezione di Volo!» il gruppo dei Grifondoro correva veloce verso l'altra parte del giardino, dove avrebbero fatto Volo.

Appena arrivarono nel luogo dove si sarebbe svolta la lezione, qualcuno li rimproverò.

«Siete in ritardo di dieci secondi» disse un ragazzo con i capelli biondi a caschetto e gli occhi verdi.

Una serie di risolini si sentì provenire dal gruppo dei Serpeverde.

«Ci scusi» mormorò Matthew con una voce più flebile del solito.

«Tsk...Io sono il professore Zwingli! Vash Zwingli! Sono qui per insegnarvi a volare» vociò il ragazzo.

«Ora io vi darò delle scope e vi spiegherò come si vola, però se non volete finire in Infermeria vi conviene ascoltare i miei consigli» continuò a gran voce il professore.

Il ragazzo prese delle scope -abbastanza consumate- e le diede ad ognuno.

«Bene, ora mettetevi sopra di essa e vi date una piccola spinta con i piedi» spiegò il professore.

«Vash! Vash!» la professoressa di Erbologia, una ragazza bionda con i capelli corti e gli occhi verde-acqua, corse versò il professore Zwingli.

«Deve essere sua sorella» pensò Feliciano.

In effetti, gli assomigliava molto e poi avevano lo stesso cognome.

«Si Lily?» chiese il fratello.

Lei si avvicinò al professore e gli mormorò qualcosa all'orecchio.

«Ragazzi, sto tornando! Non vi azzardate ad utilizzare le scope» li intimorì il professore che poi corse dietro la sorella.

«Ciao Ludwig!» urlò l'italiano appena notò il tedesco tra i Serpeverde.

Stava per correre da lui però si era scordato di essere seduto sopra la scopa, infatti essa di colpo si alzò in aria.

«AAAAAH! Aiutoo!» strillò il ragazzo.

Più lui si dimenava, più la scopa saliva verso l'alto e si allontanava da lì.

I suoi amici erano rimasti paralizzati, si poteva leggere nei loro occhi la preoccupazione verso l'amico, ma avevano paura di salire su una di quelle cose.

Nel frattempo i Serpeverde ridevano a crepapelle, tutti... tranne uno.

«Non ti preoccupare Feliciano! Ti sto venendo a salvare» il biondo afferrò una di quelle scope e ci salì sopra sollevandosi in aria.

«Ma sei scemo?! Ludwig!» il danese cercava di richiamarlo, inutilmente.

Ormai il tedesco era in aria e stava cercando di individuare l'italiano.

Dopo circa un minuto, notò un qualcosa che si stava schiantando verso la foresta lì vicino, doveva sbrigarsi.

Ludwig stava volando velocissimo, inconsapevole che qualcuno lo osservava da una di quelle finestre del castello.

«Feliciano, afferra la mia mano!» strepitò il biondo sporgendosi dalla scopa.

«Ludwig!» urlò con le lacrime agli occhi Feliciano.

«Non perdere tempo! Afferrala!» ribatté il tedesco.

«Attento!» una piccola palla nera stava per colpire la scopa del Serpeverde.

Un bolide.

Possibilmente era volato via durante un allenamento di Quidditch, lo sport più praticato dai maghi.

La scopa di Ludwig si ribaltò e lui si ritrovò a testa in giù, per giunta si stava tenendo solo con i piedi.

Nel frattempo i Grifondoro e i Serpeverde guardavano quella scena preoccupati per i loro amici.

Tutti stavano guardando atterriti quella scena.

Il tedesco era nel panico più totale anche se a guardare la sua espressione, non sembrava.

Per fortuna riuscì a rigirarsi e tornare come era prima.

«Feliciano, ora o mai più, afferra la mia mano...Fidati di me!» l'italiano sentì il cuore battere forte, aveva paura, ma alla fine afferrò la mano del biondo che lo sollevò e lo portò sulla sua scopa.

«Grazie» mormorò il moro stringendosi a lui.

Ludwig arrossì.

Mentre tornavano a terra si sentivano urla di acclamazione, da parte degli amici.

«Beilschmidt! Vargas!» servì solo quella, la voce della professoressa Héderváry, a zittire tutti quanti.

Lei non disse nulla ma afferrò dai polsi i due ragazzi e li portò con sé.

«Professoressa è tutta colpa mia, Ludwig mi ha salvato» intervenne l'italiano.

«Beilschmidt tu vieni con me, Vargas tu andrai dal preside» replicò la professoressa.

Il preside?! Quella parola fece raggelare il sangue nelle vene di Feliciano. Non lo aveva mai visto.

«Beilschmidt, aspetta qui. Accompagno Vargas dal preside» la ragazza lasciò il polso del biondo ma continuò a trascinarsi il moro.

Si fermarono davanti ad un gargoyle, la professoressa sussurrò qualcosa ad esso, e la statua si spostò, rivelando delle scale.

Salirono gli scalini e la Héderváry bussò ad una porta, poi tornò indietro lasciando il povero ragazzo lì davanti.

********************************************************************************************

«Beilschmidt? Ho visto come sei salito su quella scopa» iniziò la professoressa.

«Professoressa io...» lei le fece segno di fare silenzio.

«So che non sei della mia Casa ma con te voglio essere sincera...hai un grande potenziale, fra poco inizieranno i provini per scegliere la squadra di Quidditch, perché non provi?» detto ciò la ragazza se ne andò lasciando il tedesco sorpreso.

Si aspettava un rimprovero.

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«Avanti» l'italiano scostò la porta.

Una figura familiare, molto familiare gli si mostrò davanti, era di spalle ma... impossibile non riconoscerlo.

«Giorgio?! (Principato di Seborga N.d.A.)» esclamò Feliciano.

Un ragazzo molto simile a lui, si voltò sorridendo.

Giorgio era suo fratello maggiore. Gli assomigliava molto, aveva il ricciolo come il suo, rivolto a sinistra ed i suoi stessi capelli castani. L'unica differenza è che aveva gli occhi verdi.

«Feliciano!» esclamò il fratello correndo ad abbracciarlo.

Era da un po' che non si vedevano. Dopotutto Giorgio aveva vent'anni ed in quei tempi viaggiava per il mondo, ma il ciò lo teneva lontano dalla famiglia.

«Giorgio, che ci fai tu qua?» domandò il fratellino.

«L'ho chiamato io» un'altra voce intervenne.

Feliciano si sporse dal corpo del fratello maggiore e appena vide quella figura davanti a sé, gli sembrò di avere le allucinazioni.

«N...NONNO!» il ragazzino corse verso quella figura più grande e gli si buttò contro in uno stretto abbraccio.

















Angolo della Pazza °-°

Salve a tutti :D
Spero non abbia fatto altamente schifo questo capitolo ç_ç
Un po' di GerIta ci voleva ♥
Gli Svizzeri sono precisi XD
Comunque per la cosa di Seborga, non ho la più pallida idea di quanti anni abbia o come si chiami, ma visto che è uno dei miei preferiti lo volevo mettere ewe
Infatti l'ho voluto fare più grande di Feliciano e Romano e l'ho chiamato Giorgio sia perché mio fratello si chiama così (X°D) e sia perché ho visto gente che lo chiama così :3
Spero vi sia piaciuto e se potreste lasciare una piccola recensione mi fareste contenta :D
Arrivederci, alla prossima ù_ù

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Capitolo 7
*** Incontri ***


«...Nonno?» mormorò il piccolo italiano.

«Si, nipotino?» rispose, con dolcezza, il signore.

«...CHE DIAMINE CI FAI TU QUI?!» sbottò Feliciano.

«Non lo hai ancora capito?» una voce irruppe nella stanza.

Romano apparve davanti la porta.

«Ehi Romano, è da un po' che non ci sentiamo» sorrise il fratello maggiore, battendogli il pugno.

«Il nonno è il preside di Hogwarts» concluse l'ultimo arrivato.

Feliciano era confuso. Fissava prima Romano poi il nonno.

«Ma tu non eri...» il ragazzo non completò la frase, come se avesse paura di pronunciare quell'ultima parola.

«Morto?» il signore scoppiò a ridere «Tutte bugie, è stata solo una storia per fuggire dalla polizia»

«Come dalla polizia?» più Feliciano ascoltava quella buffa conversazione, più rimaneva sconvolto.

«Esatto, sapete per quella cosa... quando mi hanno incolpato di aver ucciso quell'uomo... comunque non parliamo di queste cose! Sono qui per sapere come vi trovate quest'anno ad Hogwarts» cambiò discorso il nonno.

«Bene» mormorò Romano.

«Oh Romano! Antonio come sta? E' ancora il tuo migliore amico, no?» chiese.

Romano arrossì ripensando a quello che era successo il giorno prima «Oh...emh, si certo»

«Bene! E tu Feliciano, hai fatto amicizia con qualcuno?» chiese raggiante il signore.

«Si! Di un Serpeverde, si chiama Ludwig Beilschmidt, prima di venire qui mi ha salvato» Feliciano adorava parlare del tedesco come suo migliore amico, come se il ragazzo fosse un premio che lui avesse vinto.

«Beilsc...FELICIANO! Non dirmi che è il fratello di quel bastardo crucco albino!» urlò Romano.

«Romano! Modera i termini con tuo fratello» lo rimproverò il nonno.

«Emh...si è lui...» sussurrò il moro.

Ora... dovette intervenire Giorgio per bloccare il fratello per evitare che picchiasse Feliciano.

«Romano calmati, non è successo niente» gli stava ripetendo il fratello maggiore.

«A proposito... Giorgio perché sei qui?» richiese Feliciano.

«Come ho già detto, l'ho chiamato io. Mi serviva un professore per la cattedra "Difesa Contro le Arti Oscure"... visto che qualcuno l'anno scorso ha fatto scappare il vecchio professore» il signore mandò un'occhiataccia al nipote.

«Non è stata colpa mia! C'era anche Antonio...» si difese Romano.

«Bene nonno, accetto» rispose il più grande dei fratelli.

«Da domani entrerai in servizio, ragazzi salutate il vostro nuovo professore» i due fratelli lanciarono un'occhiata al loro nuovo professore che gli sorrise.

I due fratelli scesero le scale che collegavano l'ufficio del preside ad uno dei tanti corridoi di quella scuola.

«Romano!» Antonio correva verso di loro agitando una mano per farsi notare.

«Ehi fratellone, guarda c'è Antonio» disse il più piccolo.

Lo spagnolo si avvicinò all'italiano e lo abbracciò.

«Ma sei scemo?!» l'urlò di Romano era più un'esclamazione che una domanda.

Feliciano dovette trattenersi nello scoppiare a ridere, altrimenti il fratello si sarebbe arrabbiato anche con lui.

«Io vado» e sghignazzando il moro corse via lasciando i due da soli.

«Come sei carino quando fai l'arrabbiato» cinguettò l'iberico continuando ad abbracciarlo.

«Lasciami bastardo spagnolo!» provò invano di liberarsi l'italiano.

«Ti amo Romano» quella risposta fece paralizzare il ragazzo e pure arrossire.

«Io ecco...» farfugliò quest'ultimo.

Ogni volta Antonio era capace di distruggere quel muro di freddezza e insulti.

Lo spagnolo baciò Romano.

In quelle occasioni l'italiano non sapeva come reagire se non stare fermo immobile con gli occhi spalancati.

********************************************************************************************

«Feliciano!» qualcuno lo stava chiamando.

Con sua sorpresa il moro vide il tedesco correre verso di lui e non i suoi amici.

«Emh... ti sei fatto male da qualche parte, intendo per la lezione di volo» chiese farfugliando Ludwig.

«No, grazie a te non mi sono fatto niente» l'italiano abbracciò il biondo come segno di ringraziamento.

Il cuore di Ludwig aumentò i battiti di colpo, come era successo prima quando l'italiano lo aveva abbracciato sulla scopa.

«Grazie ti sono debitore, qualunque cosa. Qualunque cosa vuoi io ti accontenterò» disse sorridendo Feliciano sciogliendo quell'abbraccio.

«Qualunque cosa...?» mormorò il tedesco.

«Qualunque cosa!» ribatté l'italiano.

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Capitolo 8
*** Duello ***


Ormai era sera.

Dopo aver mangiato i due fratelli Vargas erano andati a lezione ed ora stavano tornando nel loro dormitorio.

«Oggi abbiamo avuto un'ora buca, perché ancora Giorgio non è entrato in servizio...» raccontava Romano.

«Ehi, fratelli Vargas» una voce odiosa interruppe il loro discorso.

I due ragazzi si voltarono e si ritrovarono l'albino alle proprie spalle.

«Smettila Gilbert...» dietro di esso sbucò Ludwig.

Il tedesco lo ignorò e si rivolse ai due «Stamattina avete incontrato il nonnino?»

«Tornatene a sbaciucchiarti con Ivan e non rompere» rispose secco Romano.

«E tu tornatene da quello scemo di uno spagnolo» ribatté Gilbert.

Romano divenne una furia, nessuno poteva insultare Antonio a parte lui.

Il Grifondoro estrasse la bacchetta e la puntò contro il Serpeverde.

«Fratellone non farlo!» Feliciano si aggrappò alla veste del fratello per cercare di bloccarlo.

«Non mi metti paura tu e la tua bacchetta, Vargas» a sua volta anche il tedesco estrasse la bacchetta.

«Rictumsempra» dalla bacchetta dell'italiano uscì una luce che colpì l'albino facendogli fare un volo.

«Romano no!» urlò Feliciano.

Il tedesco si alzò e guardò con odio Romano, poi alzò lentamente la bacchetta.

«Fermo Gilbert!» lo chiamò Ludwig.

«Stupeficium!» rispose a sua volta l'albino.

«Protego» una barriera si venne a formare attorno all'italiano.

Nel frattempo si era venuta a formare una folla attorno ai due ragazzi.

«Levicorpus» disse Gilbert.

Romano rimase appeso a mezz'aria a testa in giù.

«Romano!» gridò lo spagnolo vedendo la scena.

Antonio stava per prendere la bacchetta fino a quando Gilbert non disse rivolto alla folla «Se qualcuno di voi interviene, gli farò del male»

L'iberico ripose la bacchetta, non poteva fare nulla, sapeva che l'albino era capace di farlo.

Il tedesco rise e poi fissò Feliciano e mormorò «Diamo una lezione anche a lui...Serpensortia»

Un serpente si avvicinò minacciosamente al moro, che stava quasi per svenire dalla paura.

Feliciano aveva una fobia verso i serpenti, per questo indietreggio sempre di più, finché non inciampo per terra.

Il ragazzo per lo spavento chiuse gli occhi.

«Vipera Evanesca» il serpente scomparve di colpo.

L'italiano aprì gli occhi per cercare il suo salvatore, e lo vide.

Ludwig era lì, con ancora la bacchetta in mano.

«Expelliarmus» la bacchetta dell'albino volò via.

Tra la folla si era fatto spazio Giorgio.

L'italiano fissò la situazione inorridito.

Poi quando puntò gli occhi sul fratello ancora appeso per aria mormorò «Liberacorpus»

Il ragazzo cadde sul pavimento con un gran tonfo e lo spagnolo corse subito da lui, per vedere le sue condizioni.

«Chi sei tu?!» domandò con rabbia il tedesco.

«Il tuo nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure» rispose senza batter ciglio Giorgio, poi aggiunse «20 punti in meno a Serpeverde e Grifondoro»

Partirono lamentele e sbuffi da parte di alcuni della folla che assisteva.

«Sareste pregati di tornare ognuno nei propri dormitori» detto ciò il professore si girò e se ne andò.

«Romano! Ti sei fatto male?» domandò Antonio correndo da lui.

Il biondo nel frattempo si era avvicinato al moro e gli aveva teso una mano per rialzarsi.

Feliciano provò a mettersi in piedi ma ricadde per terra.

«Mi fa male la caviglia, prima quando sono caduto l'ho messa male» mormorò l'italiano.

«Vieni ti aiuto io, ti porto in infermeria» Ludwig si chinò ed aiutò il ragazzo ad alzarsi, dopodiché se lo caricò sulla schiena.

«Grazie Ludwig» gli sussurrò Feliciano all'orecchio.

«Romano vuoi andare pure tu in infermeria?» chiese lo spagnolo.

«No, sto bene così» rispose con freddezza Romano.

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Capitolo 9
*** Panico ***


«Ahia...»

«Abbiamo quasi finito la fasciatura, non ti preoccupare»

L'infermiera stava curando la caviglia di Feliciano.

Nel mentre Ludwig assisteva in silenzio.

«Bene, finito. Non ti spaventare, domani andrà molto meglio» disse l'infermiera allontanandosi.

«Ehi...A quanto pare ho preso una slogatura» mormorò con un sorriso amaro l'italiano.

Il tedesco annuì.

A parte al buio della notte, anche un imbarazzante silenzio cadde in quella stanza.

«Vai a cena o non troverai più niente» aggiunse il moro rompendo quella calma.

Il biondo fece spallucce e sibilò «Non ho fame...»

«Okay...»

Era passata circa un'ora dalla loro "conversazione", dopo aver preso una strana bevanda l'italiano si era addormentato e sembrava stesse sognando qualcosa di bello, sorrideva.

Ludwig gli scostò una ciocca di capelli e lo guardò sorridendo.

Quel ragazzo era sempre felice, anche se stava soffrendo dentro, mostrava sempre un gran sorriso sulle labbra.

Ora che ci rifletteva Ludwig, ogni volta che lo vedeva sorridere, i battiti del suo cuore aumentavano sempre di più.

«Dannazione! Non devo pensare questo cose, specialmente su un Grifondoro...» ringhiò il biondo tirandosi uno schiaffo sulla guancia.

Il tedesco tornò a fissare il ragazzo che dormiva e sussurrò «Ich liebe dich...»

«Hai detto qualcosa?» bofonchiò Feliciano.

Ludwig sussultò indietreggiando.

L'italiano sorrise maliziosamente notando il nervosismo dell'altro e balzò fuori dal letto avvicinandosi sempre di più.

«L-La c...caviglia» balbettò il biondo.

«Ora va meglio, grazie a quella cosa che ho bevuto, l'infermiera ha detto che mi avrebbe fatto bene anche se mi avrebbe dato un po' di euforia» il moro marcò l'ultima parola avvicinandosi sempre di più.

Ludwig si trovò spalle a muro e sentiva il cuore a mille.

Feliciano si fermò a qualche centimetro da lui e il ragazzo si stava chiedendo se lo faceva apposta, se godeva a vederlo in quello stato.

«Ludwig...» il biondo sentiva il respiro dell'altro a fior di pelle.

«F-Feliciano...?!»

«Ti ho mai detto che... ti amo?» il cuore del tedesco si fermò e la sua testa smise di ragionare.

L'italiano nel frattempo colse l'occasione per far incontrare le loro labbra, cosa che fece andare ancora di più nel panico il biondo.

Quando i due si separarono, Ludwig riuscì a raccogliere quel poco di razionalità che gli era rimasta e afferrò Feliciano dal polso «Non stai bene, forza! Torna a letto e riposa»

«Ma non voglio...» si lamentò il moro facendosi di colpo pesante.

Per fortuna il tedesco riuscì a convincere l'italiano e quand'esso si addormentò una seconda volta si sfiorò le labbra ancora incredulo per ciò che era successo.

********************************************************************************************

«E'...è tutta colpa mia...» mormorava disperato l'americano.

«Non è vero, al massimo colpa nostra... ma noi non potevamo fare nulla» cercava di consolarlo Im Yong Soo.

«Che sta succedendo? Chi è che piang...» Arthur si bloccò davanti alla porta appena vide quella scena.

«Ragazzi...Uscite subito, ci parlo io con Alfred» ordinò Arthur.

Matthew e il coreano uscirono, lasciandoli da soli nella stanza.

«Qualcosa non va? Un compagno ti ha fatto un dispetto?» chiese dolcemente l'inglese.

Per quanto Arthur potesse detestare Alfred e le sue manie di superiorità, non poteva vederlo ridotto in quello stato.

«Si tratta di Feliciano...» Alfred si asciugò gli occhi e mormorò «tutte e due le volte che lui era in pericolo, io non sono intervenuto, ci ha pensato sempre quel Serpeverde e...e adesso lui è in Infermeria, se fossi intervenuto...»

«Non pensare a questo, possibilmente se intervenivi, potevi finire tu in Infermeria o forse non sarebbe cambiato nulla, non si può cambiare il destino» detto ciò l'inglese si avvicinò di nuovo alla porta.

«Ehi Arthur...grazie...» mormorò Alfred.

L'inglese fece un piccolo sorriso e poi uscì.

A sua volta Alfred sorrise...perché stare accanto a quell'inglese lo faceva entrare nel panico?

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Capitolo 10
*** Esplosioni ***


Un raggio di sole colpì in pieno volto Feliciano, che ancora dormiva.

Il ragazzo a sua volta si portò una mano davanti gli occhi e fece una smorfia.

«Buongiorno» l'infermiera sorrise e si avvicinò lentamente a lui.

«Ora la caviglia dovrebbe essere guarita...prova a metterti in piedi» propose la ragazza porgendo una mano al moro.

A sua volta il ragazzo, balzò fuori dal letto e rimase sorpreso, non sentiva più dolore!

«Grazie tante, ora sto bene» esclamò l'italiano.

«Poco fa, dei tuoi amici sono passati di qua e ti hanno portato la colazione e hanno detto poi di raggiungerli ad Incantesimi, credo» riferì l'infermiera, mostrandogli un vassoio ripieno di leccornie.

Feliciano si accorse in quell'istante di star morendo di fame quindi, afferrò il vassoio ed iniziò ad abbuffarsi.

«Bene, ora io vado, arrivederci» e detto ciò la ragazza se ne andò.

«Che buono...» mormorò il ragazzo.

Di colpo, però...lasciò andare il cibo e portò le gambe al petto «Non ricordo molto di ieri sera...ero con Ludwig...poi ho un totale vuoto»

«Va beh...non importa» il ragazzo si alzò dal lettino nel quale era seduto e decise di andare direttamente ad Incantesimi.

Quando raggiunse l'aula vide tutti i posti occupati, tranne uno, accanto ad Im Yong Soo.

«Feliciano!» il coreano iniziò a sbracciarsi per farsi notare dal ragazzo ancora sull'uscio della porta e l'italiano si avviò nella sua direzione, prendendo posto accanto a lui.

«Oggi impareremo qualcosa di semplice, l'incantesimo Wingardium Leviosa, ovvero un incantesimo che permette di sollevare gli oggetti. Per ogni banco ci sono due piume, ora prendete le vostre bacchette e provate a sollevarle, adesso vi farò vedere come» spiegò il professore.

«Hai la bacchetta con te?» domandò Im Yong Soo.

Il moro iniziò a cercare tra le tasche della propria divisa e fortunatamente la trovò.

«Bene, ora che avete visto come ho fatto, provate anche voi» concluse il professore.

«Fatto cosa?» chiese, con una nota di preoccupazione, Feliciano.

«Emh... boh... proviamo a vedere quello che fanno gli altri» propose il coreano voltandosi verso due Tassorosso.

«Questa piuma è tipo, totalmente, consumata» si lamentava il ragazzo biondo.

Il secondo, un ragazzo moro, si portò una mano alla fronte e mormorò «Lascia perdere la piuma, prova a farla lievitare»

Il biondo ubbidì ma, qualcosa andò storto e per sbaglio provocò una piccola esplosione.

Il castano fissò il compagno come se volesse ucciderlo ma l'altro esclamò «Questo è stato tipo, totalmente, FIGO!»

Ecco, ora il moro lo poteva veramente uccidere.

«Vuoi un fazzoletto? Sei tutto nero in faccia...» chiese Feliciano al castano.

Il moro lo guardò confuso poi sorrise ed annuì prendendo il fazzoletto «Grazie tante, a proposito io sono Toris»

«Io sono tipo, totalmente, il magnifico Feliks!» intervenne il biondo.

Toris gli diede una spinta e si rivolse a Feliciano «Tu invece? Come ti chiami?»

«Io? Feliciano»

«Ragazzi, non parlate lì in fondo» li rimproverò il professore.

«Grazie ancora, ci si vede in giro Feliciano» sussurrò Toris che poi tornò a guardare male Feliks.

«Feli! Guarda ho capito come fare» esclamò il coreano.

Il ragazzo afferrò la bacchetta e recitò il nome dell'Incantesimo ma anch'esso provocò un'esplosione.

«...» l'italiano provò a rimanere serio ma poi scoppiò a ridere.

«Non c'è niente da ridere» sbuffò Im Yong Soo.

Finita la lezione di Incantesimi, i ragazzi si diressero verso l'aula di Difesa Contro le Arti Oscure.

«Buongiorno» sorrise Giorgio vedendo entrare i suoi alunni.

«Io sono il nuovo professore di Difesa Contro le Arti Oscure, Giorgio Vargas» si presentò.

Alcuni ragazzi si voltarono verso Feliciano notando una certa somiglianza tra i due e lo stesso cognome.

«Mi scusi professore, in che consiste la sua materia?» domandò una ragazza.

«La mia materia? Conoscerete le Creature Oscure come i folletti oppure i Dissennatori e poi imparerete a disarmare, schiantare, evocare controincantesimi» narrò Giorgio.

Nel frattempo Feliciano si era voltato verso i Serpeverde ma, Ludwig guardava altrove, come se volesse evitarlo.

Giorgio notando la distrazione del fratello disse «Ora vi darò qualche esempio, tu ragazzino in fondo, tu con il ricciolo, puoi venire qui?»

L'italiano annuì e si diresse dal fratello maggiore.

«Expelliarmus» la bacchetta del ragazzino volò via «Questo è un incantesimo per disarmare, vi tornerà molto utile in battaglia» spiegò il professore.

Durante tutta la lezione Giorgio cercava di distrarre Feliciano dal tedesco.

«Arrivederci ragazzi, potete andare. Tranne te Vargas, potresti rimanere?» domandò Giorgio.

Tutti i ragazzi se ne andarono e in quell'aula rimasero solo i due fratelli.

«Feli...qualcosa che non va?»

Il moro scosse la testa.

«Sai che del tuo fratellone ti puoi fidare, dimmi...è successo qualcosa?»

«No, assolutamente niente...Giorgio»

«...Va bene, ciao... a proposito, oggi pomeriggio fanno le selezioni per la squadra di Quidditch. Quel ragazzo, Ludwig è già stato scelto come Cercatore, perché non provi pure tu? Mi ricordo che da piccolo ci sapevi andare anche piuttosto bene sulla scopa» disse l'italiano.

Feliciano sgranò gli occhi, come poteva sapere di Ludwig?

«Ok, ci penserò» detto ciò il ragazzino lasciò l'aula.

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Capitolo 11
*** Provini ***


«Come mai non mangi?» domandò il canadese all'italiano, notando che non aveva toccato cibo.

«E se...oggi pomeriggio faccio i provini per entrare nella squadra di Quidditch?» sbottò di colpo Feliciano, ripensando alle parole del fratello.

«Ehi Feliciano...vuoi davvero salire su una scopa, dopo quello che è successo l'altro giorno?» chiese Alfred.

A sua volta il ragazzo gonfiò le guance ed esclamò «Certo che si, l'altra volta sono stato colto di sorpresa»

«Ti credo, ma non ti scaldare così» replicò l'americano.

«Perdonate, oggi non è giornata» sbuffò il moro.

«Qualcosa non va?» intervenne il coreano smettendo di abbuffarsi.

«Nulla, una sciocchezza, se permettete... mi vado a preparare per oggi pomeriggio»

Feliciano camminava tranquillamente verso il suo dormitorio, inconsapevole che qualcuno lo stesse seguendo.

«Possibile che non si ricordi nulla?!» mormorò Ludwig.

«Perché poi continuo a seguirlo?! Sarà il caso di parlargli...? No... per ora meglio rimanere indifferenti» detto ciò il tedesco girò i tacchi e si diresse verso il suo dormitorio.

Il moro si voltò di colpo «Che strano...avrei giurato che ci fosse qualcuno dietro di me»

Quando finalmente l'italiano raggiunse la sua Sala Comune, salì nel dormitorio e si buttò nel letto.

«Al diavolo Ludwig, se non mi vuole parlare senza motivo, affari suoi» borbottò Feliciano.

«...Perché non mi parla?! E se...ieri notte è successo qualcosa? Ma non ricordo nulla!» continuò a lagnarsi il ragazzo, sbattendo i pugni sul cuscino.

«Meglio riposarsi ora, oggi passando i provini, farò vedere a Ludwig quanto valgo! Anche se lui non ci sarà, lo verrà di sicuro a sapere» concluse l'italiano addormentandosi.

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«Ehi Ludwig, sempre lì a deprimerti in quella stanza?» lo prese in giro il fratello bussando alla sua porta.

«Io non mi deprimo!» ribatté offeso il biondo.

«Dai, si vede lontano un miglio che sei depresso, se vuoi, puoi parlare con il tuo fratellone» continuò l'albino.

«...Entra»

Gilbert entrò nella stanza del fratello e gli sedette accanto.

«Come mai quella faccia?» iniziò a domandare l'albino.

«Gilbert se...se Ivan ti baciasse, ma poi il giorno dopo facesse finta di niente, tu come reagiresti?» domandò il biondo.

«Perché questa domanda?!» esclamò Gilbert.

«Boh...così...tu come reagiresti?» richiese Ludwig.

«Io? Beh...gliene andrei a dire quattro o se sono buono quel giorno proverei a tenere un discorso» rifletté Gilbert.

«Va bene, grazie»

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«Dormiglione» Feliciano provò ad allontanare quell'essere che lo stava disturbando.

Stava sognando Ludwig e...«DORMIGLIONE»

L'italiano aprì gli occhi e si ritrovò Alfred a cavalcioni sopra di lui.

«Waaa! C-Che fai?!» strillò il ragazzo.

«Ti sveglio! Non vedi che ore si sono fatte?! Fra pochissimo fanno i provini per il Quidditch» appena il messaggio arrivò al cervello dell'italiano, egli spalancò gli occhi e si buttò dal letto correndo verso la porta.

«As-Aspetta!» lo chiamò l'americano.

«Che c'è?!» rispose il moro.

«Anche io faccio i provini!...Per diventare un Cacciatore, ovviamente» Feliciano tirò un sospiro di sollievo, avrebbe preferito non avere rivali per il suo ruolo di Cercatore.

Arrivati lì, i due Grifondoro notarono Arthur.

«Ciao Arthur!» lo salutò Alfred.

L'inglese si voltò verso i due e sorrise, poi gli fece segno di mettersi in fila.

«Ragazzi oggi io, il capitano, sceglierò la squadra di Quidditch dei Grifondoro» incominciò a parlare Arthur.

L'inglese parlava e Feliciano si voltava verso le tribune, sperando di vederlo, ma naturalmente non c'era.

«Bene, vengano i Cacciatori, me ne serve solo uno quindi, chi riuscirà a segnarmi, entrerà in squadra» Alfred si fece avanti, insieme ad altri.

Feliciano assisteva al provino di Alfred con le dita incrociate, Arthur era un portiere formidabile, le parava tutte.

Ecco, ora Alfred aveva la palla e... PUNTO!

L'italiano iniziò a saltellare dalla felicità e corse ad abbracciare l'americano appena egli mise i piedi per terra.

Ora toccava a lui.

Feliciano salì lentamente sulla scopa e fece un profondo respiro alzandosi in aria.

Nel frattempo, Ludwig lo fissava nascosto e sperava in cuor suo che l'italiano fosse passato.

«Ok, tutto quello che devo fare è afferrare il boccino» mormorò l'italiano.

Ormai erano circa 10 minuti che lui e tutti gli altri che volevano diventare Cercatori cercavano quel Boccino.

Il moro vide qualcosa luccicare e si precipitò a tutta velocità su quel "qualcosa".

Sfortunatamente pure un altro ragazzo lo aveva avvistato e si era avvicinati a Feliciano spingendolo e facendogli perdere il controllo.

"Era finita..." fu quello il pensiero del moro...

In quell'istante gli parse di intravedere il tedesco e stranamente gli riprese la voglia di acchiappare quel Boccino.

L'italiano iniziò a prendere velocità, l'altro ragazzo lo aveva quasi afferrato, fino a quando... il Boccino non cambiò direzione buttandosi verso il basso e Feliciano fece lo stesso.

Finalmente il ragazzo sentì quella specie di pallina fra le sue mani e si sentì vittorioso.

Ora Ludwig poteva andarsene compiaciuto.

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«Ehi Jones!» una voce lo chiamò alle spalle.

«...Arthur!» appena lo vide, nel volto dell'americano si venne a formare un sorriso ebete.

L'inglese si avvicinò all'orecchio del ragazzino, era talmente vicino che Alfred poteva sentire il suo respiro sul collo.

«Sono...davvero felice che sia stato tu a segnare» detto ciò Arthur si allontanò.

Alfred per poco non sveniva, era la prima volta che l'inglese gli parlava in quel modo così...così...dolce...

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Capitolo 12
*** Il momento tanto aspettato ***


I due amici tornarono nella loro Sala Comune dove il canadese e il coreano li stavano già aspettando.

Appena li videro entrare, i due corsero da loro ed iniziarono a tartassarli di domande.

«Ce l'abbiamo fatta!» riuscì a dire l'americano.

«Bravissimi!» esclamò Im Yong Soo.

«Bravo Alfred, sapevo che ce l'avresti fatta» Matthew corse ad abbracciare il biondo.

«Cosa succede qui?» domandò l'inglese, con un po' di invidia vedendo la scena.

«Arthur!» Alfed si staccò dall'amico e corse da lui «Grazie, grazie per avermi preso in squadra»

«Non devi ringraziarmi, hai segnato quindi sei entrato in squadra. STOP. Non l'ho fatto mica per farti un favore» borbottò Arthur.

«Questo lo so, tu non sei una di quelle persone che barano!» rispose sorridendo Alfred.

«Tsk...Jones, Vargas» i due ragazzi scattarono sull'attenti «Domani abbiamo una partita contro i Serpeverde, non voglio errori, d'accordo?» i primini annuirono e l'inglese salì le scale verso il proprio dormitorio.

«Domani sarà la nostra prima partita!» strillò l'italiano «Non vedo l'ora di dirlo a Ludw...ma aspetta, se siamo contro i Serpeverde...mi dovrò sfidare contro di lui» sibilò Feliciano, ricordandosi della lezione di Volo.

Il tedesco quella volta lo aveva salvato dalla morte e il moro aveva potuto vedere con i propri occhi la bravura dell'altro, adesso il fatto che erano contro lo metteva a disagio.

«Non ti preoccupare! Sarai più bravo di quel Serpeverde» lo incoraggiò Im Yong Soo.

«ESATTO! Gliela faremo vedere noi a quei bastardi crucchi mangia-patate! Non è vero Feliciano?!» intervenne Romano, che aveva sceso le scale a velocità e si era lanciato sul fratello.

«R-Romano, mi fai male» soffocò Feliciano.

«Oh, vero...scusa» Romano lasciò la presa al più piccolo e poi continuò «Non ti preoccupare Feliciano, gli lancerò un bel bolide dritto in faccia a quel biondino appena si avvicinerà al boccino...e poi farò lo stesso col fratello»

«Non credi di essere un po' troppo crudele?» li interruppe il canadese.

«Io? Crudele? Questo non è nulla» sghignazzò Romano.

«Félicitations!» Francis scese le scale e raggiunse i ragazzi nella Sala Comune.

Il francese scompigliò i capelli ai due che avevano passato i provini per entrare in squadra.

«Je suis Francis Bonnefoy!» il biondo voleva continuare a parlare la sua amata lingua ma a giudicare dalle facce degli altri...loro non avevano capito una parola.

«Sono Francis Bonnefoy, Cacciatore numero uno della squadra di Quidditch dei Grifondoro, ero venuto qui per complimentarmi con voi due, Arthur mi ha detto tutto» si vantò il francese.

«Allora diventeremo di sicuro amici, anche io sono un Cacciatore» cinguettò l'americano.

«Ragazzi, vogliamo andare a cenare? Domani dovete essere carichi per la partita, quindi oggi andiamo a dormire presto» disse Francis.

«Dai andiamo, che sto morendo di fame» mormorò il coreano.

«Tu stai SEMPRE morendo di fame, sei peggio di Alfred forse...e ce ne vuole per essere peggio di lui!» lo rimproverò Matthew.

Im Yong Soo fece finta di non averlo sentito e corse verso l'uscita.

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«Ehi Ludwig, non vieni a mangiare?» chiese il fratello.

«Non ho fame...» rispose a sua volta il tedesco.

«Kesese! Domani abbiamo una partita importante e se perdiamo perché tu sei depresso...non ti faccio tornare a casa per Natale!» lo intimò l'albino.

«D'accordo» replicò il biondo.

«Odio Ludwig quando fa così!» sbottò Gilbert.

«Gilbert calmati, tanto domani non perdiamo» tentò di rassicurarlo il russo.

«Non ne sono tanto sicuro Ivan...» sbuffò l'albino.

«Che intendi dire?»

«Antonio di questi tempi pensa sempre a quell'italiano e Ludwig...Ludwig sta stringendo amicizia con l'altro fratello Vargas, non mi piace questa storia»

«Lascia fare a me» sorrise il russo.

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Romano aveva finito di cenare, ora si stava dirigendo verso la propria Sala Comune.

Stava passeggiando tranquillamente fino a quando...non sbatté contro qualcosa, anzi qualcuno.

«Dannazione, fa attenzione!» sbraitò l'italiano.

«Scusa perdonami, tu non dovresti farti del male per la partita di domani, colpa mia, prima ho rischiato di fare del male anche ad altri, non è giornata» sorrise il russo, aiutando a rialzarlo e poi allontanandosi.

Romano tremò, quello non era stato un incidente, quello era un avvertimento...se avrebbero vinto domani la partita, sarebbe accaduto qualcosa a qualcuno della sua squadra. O almeno così aveva capito il ragazzo.

Uno dei tanti motivi perché l'italiano odiava i Serpeverde era perché...loro ricattavano.

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Finalmente era arrivato il momento della partita di Quidditch tra Grifondoro e Serpeverde.

Matthew e Im Yong Soo avevano preso posto in tribuna, sperando che la partita fosse andata nel verso giusto.

«Forza ragazzi...giochiamo una buona partita! Cerchiamo di commettere meno falli possibili, dobbiamo dimostrare che noi non abbiamo bisogno di viscidi trucchetti per vincere!» li incitò Arthur.

Quando misero piede in campo, i giocatori vennero acclamati dal pubblico.

«Voglio un gioco il più corretto possibile...Capito?» Vash, l'arbitro, si era girato a fissare i Serpeverde uno per uno che a loro volta ridacchiavano.

«Non si preoccupi professore Zwingli» disse un ragazzo con i capelli scuri e una maschera sul viso, era il capitano dei Serpeverde.

«Lo spero Sadiq...» mormorò il l'arbitro.

E la partita era iniziata, ad avere la Pluffa in mano ora era Francis che sfrecciava a velocità verso i tre anelli avversari, fino a quando il russo non lo spintonò e gli prese la palla.

Nel mentre Feliciano cercava di scrutare il boccino, anche se era tentato di fissare il suo rivale che nel frattempo aveva avvistato qualcosa luccicare, infatti volava più veloce, vedendolo Feliciano lo seguì.

Ivan aveva tirato la Pluffa nella direzione dei tre anelli ma Arthur l'aveva parata e passata all'americano.

Era da circa venti minuti che le due squadre si stavano scontrando e ancora neanche un punto.

Alfred ora si era smarcato tutti e stava per tirare, da quella posizione avrebbe segnato di sicuro.

Di colpo però l'americano iniziò a vedere tutto sfocato, non vedeva bene l'obbiettivo, infatti non fece in tempo e già gli avevano rubato la palla.

Romano invece con la sua mazza da battitore stava cercando di mandare più bolidi possibili al povero Ludwig che stava cercando di acciuffare il boccino.

«Ehi Gilbert!» lo chiamò il russo.

L'albino si girò nella sua direzione ed egli gli sussurrò qualcosa all'orecchio mentre l'altro annuiva ridendo.

Gilbert impugnò la sua mazza e deviò un bolide, lo lanciò contro Romano che a sua volta per difendersi lo deviò verso Feliciano.

Appena il bolide entrò in contatto con la scopa di Feliciano essa si distrusse e il ragazzo precipitò.

Ludwig stava per afferrare il boccino ma vedere il suo amico precipitare lo fece entrare nel panico, o prendeva il boccino o salvava l'italiano.

Il biondo non ci pensò due volte e si lanciò in picchiata per salvare l'amico che per un soffio riuscì a prendere.

Il tedesco lo poggiò dolcemente sull'erba, il poveretto aveva perso i sensi, e ritornò alla ricerca del boccino.

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Ormai la partita era finita con la vittoria dei Serpeverde.

«Alfred!» lo richiamò l'inglese.

«Si Arthur?» borbottò il biondo.

«Perché non hai tirato quando eri davanti ai tre anelli?»domandò Arthur.

L'americano aspettò che lo spogliatoio si svuotasse prima di rispondere «Io ecco...sono miope...»

«Aspetta ma...non ti ho mai visto con gli occhiali»

«Beh...gli occhiali mi davano un aspetto da sfigato...Con essi la gente non mi avrebbe parlato»

«...»

«Si lo so...sono patetico...»

«...No...ti capisco, avevi paura di venire isolato, vero? Ma non devi fare così, potevi anche farti del male sai?» l'inglese si era avvicinato al ragazzino.

«E a chi avrebbe importato? A nessuno...»

«A me avrebbe importato»

Alfred alzò la testa verso di lui e non poté non arrossire, davanti ad un'affermazione del genere.

«Alfred io...» Arthur si bloccò, ma poi dopo un gran respiro continuò a parlare «Alfred, devo ammettere che all'inizio non ti sopportavo, ma col tempo...col tempo ho capito che non ti odiavo. Ti ho considerato un amico e...poi questa amicizia si è tramutata in...in amore» concluse l'inglese, tenendo lo sguardo basso.

Quando Arthur alzò lo sguardo, si ritrovò l'americano davanti.

«A-Alfr...» l'americano gli si era avvicinato sempre di più e adesso lo stava baciando.

Arthur aspettava questo momento da tempo, aspettava il momento in cui si sarebbe innamorato di qualcuno, ma chi poteva immaginare che quel qualcuno fosse proprio la persona che all'inizio aveva odiato?

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«D-Dove sono?» bofonchiò Feliciano riprendendo coscienza.

«Feliciano, sono io Ludwig» rispose con dolcezza il biondo.

«L-Ludwig? Ma noi non stavamo giocando? ...Aspetta il bolide! Io stavo precipitando e...» il tedesco gli poggiò la mano sulle labbra, per dirgli di fare silenzio.

Il biondo si chinò sull'italiano e lo baciò.

Feliciano era sconvolto, stava ancora sognando? No, Ludwig lo stava veramente baciando, quella sensazione era troppo vera.

Quando il biondo si staccò da lui, in un primo momento il moro rimase in silenzio.

«Ludwig?» riuscì finalmente a dire l'italiano.

«Ich liebe dich...Ti amo Feliciano» mormorò Ludwig.

«...LUDWIG BEILSCHMIDT!» una terza voce risuonò nella stanza.

«G-Gilbert...» sussurrò il fratello.

«COS'HAI APPENA DETTO A VARGAS?!»

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Capitolo 13
*** Verità ***


«Gilbert» rispose con tranquillità il biondo, cercando di mettere insieme quel briciolo di coraggio che gli era rimasto.

Mai mettersi contro Gilbert Beilschmidt.

«Ludwig! Ora tu vieni con me» l'albino si avvicinò al fratello e lo afferrò dal braccio trascinandolo a forza.

Nel mentre Feliciano era ancora sconvolto, un attimo prima Ludwig lo bacia e ora non era più con lui.

Il moro si diede un pizzicotto, no...non era un sogno, tutto ciò era accaduto veramente.

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Il più grande scaraventò il più piccolo dentro la propria stanza e la chiuse a chiave, non voleva interruzioni.

«Mi spieghi che diamine ti è preso?!» urlò Gilbert con gli occhi più rossi del solito.

«Riguardo a cosa?» provò Ludwig a fare il finto tonto.

«Riguardo a prima!»

«Mi spieghi dov'è il problema?! Tu puoi stare con Ivan e io non posso stare con la persona che amo?!»

«N-non è questo il punto...» mormorò Gilbert indietreggiando e sbattendo contro la porta.

«Allora qual è?!» strillò Ludwig prendendo il sopravvento.

«Tu, tu non capisci nulla!» lo rimproverò il maggiore «Quel ragazzo è il nipote di colui che ha ucciso nostro nonno!»

Silenzio calò nella stanza.

«...C-cosa...?» sussurrò il biondo sconvolto «Non...non è vero! Stai mentendo»

L'albino non rispose ma in compenso si mise a frugare tra le sue cose.

Quando finalmente trovò l'oggetto che cercava, lo lanciò dritto in faccia a Ludwig.

Il biondo prese il giornale consumato che gli aveva lanciato il fratello, parlava della morte di suo nonno.

«Cosa ci dovrei fare con questo?» sbottò di colpo.

«Il cognome dell'assassino» rispose l'altro.

«V-Vargas...no, non è possibile...qua dicono che è un presunto sospettato, il nonno è stato trovato ucciso in un bosco e hanno trovato nella sua mano destra dei pezzi di stoffa di quella persona, ma a quell'uomo non l'hanno mai trovato, si pensa quindi che sia morto» concluse Ludwig.

«Se io ti dicessi che quella persona è viva? Se ti dicessi che è il preside di Hogwarts? E...se io ti dicessi che quella persona è il nonno di Feliciano?» il biondo strabuzzò gli occhi.

«Bene, arrivederci fratello» Gilbert aprì la porta, invitando il più piccolo ad uscire.

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Quella notte Ludwig non dormì, pensava alle parole del fratello.

Se io ti dicessi che quella persona è viva? Se ti dicessi che è il preside di Hogwarts? E...se io ti dicessi che quella persona è il nonno di Feliciano?

No, non poteva essere vero...

Di colpo le palpebre si fecero pesanti e il biondo si addormentò, si addormentò sognando.



«Chi sei tu? E dov'è il nonno»
«Il nonno? E' davanti a noi, ci sta aspettando»
«Perché corriamo?»
«Perché...dobbiamo raggiungere presto casa tua, non vuoi rivedere Gilbert?»
«Si! Ma come conosci Gilbert?»
«Sono il migliore amico di tuo nonno, non dovrei conoscere i suoi nipoti?»
Come sempre nel sogno, Ludwig si trovò a penzolare e una voce estranea intervenne «Non vi preoccupate, vi tengo io»
«Finalmente sei arrivato Beilschmidt»
«Non scherzare Varg...VARGAS!»
A quel punto il sogno finiva.





Ludwig si ritrovò nel suo letto, ricoperto di sudore, aveva di nuovo fatto quel sogno.

«Perché continuo a fare questo sogno?» si domandò il tedesco dirigendosi verso il bagno, doveva sciacquarsi la faccia.

«mmmh...Ludwig...» bofonchiò Mathias.

«Che vuoi?»

«Hai fatto un incubo...?» il biondo stava per dirgli di farsi gli affari suoi fino a quando il danese non continuò a parlare «Certe volte gli incubi sono avvenimenti passati che...che una persona tende a dimenticare...»

Ludwig rifletté sul fatto che forse quel Mathias non era così scemo come credeva «Graz...» troppo tardi, il danese stava già dormendo.

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«Dormito bene, Feliciano?» domandò Matthew appena vide l'italiano alzarsi.

«Mmmh...così e così...» il moro aveva sognato quello che era successo il giorno prima, era davvero impossibile scordarlo.

«Sbrigatevi che dopo abbiamo Pozioni, dicono che il professore di Pozioni sia un tiranno con i Grifondoro» intervenne Alfred che stava cercando di infilarsi la divisa di Hogwarts.

«Oh che bello, si vede come siamo amati» ironizzò Im Yong Soo cercando di sistemarsi il suo ricciolo.

«Non siate così pessimisti, saranno solo voci» li tranquillizzò il canadese.



«Dannazione a te Matthew! Questo prof non è per niente simpatico» gli sussurrò Alfred.

«Jones, stai parlando ancora?» lo interruppe il professore.

Era da circa mezz'ora che erano lì e in tutto quel tempo il professore Edelstein aveva minacciato i Grifondoro di fargli pulire tutti i sotterranei.

L'americano poi, era riuscito a guadagnarsi l'odio da parte del professore.

A differenza di ciò che sembrava Roderich Edelstein era molto amico della professoressa Elizabeta Héderváry, però non sopportava i ragazzi della sua casa.

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Capitolo 14
*** Un incontro inaspettato ***


Durante tutta la lezione di Pozioni, Feliciano aveva fissato Ludwig che invece sembrava essere completamente assente.

Il professore Edelstein aveva notato quella situazione e quindi doveva intervenire, anche perché il Preside in persona gli aveva chiesto di tenere separati quei due ragazzi.

«Vargas» l'austriaco sembrava tranquillo «oggi rimarrai qui a pulire tutti Sotterranei»

«M-ma Professore...perché?!» esclamò l'italiano.

«Infatti» intervenne Alfred «oggi abbiamo anche gli allenamenti di Quidditch»

«Senza parlare del pranzo» aggiunse Matthew a bassa voce.

«Jones, Williams...volete fare compagnia al vostro amico?» domandò il professore.

«Mi dica il motivo, almeno» sbuffò Feliciano.

«Vuoi DAVVERO che io dica il motivo, qui, davanti a tutti?» il moro ebbe un brivido possibile che lui...

«La lezione è finita, potete tutti andare ad eccezione di Vargas, il necessario lo troverai in quella stanza» concluse il professore Edelstein «Ah...un'ultima cosa. Non vi azzardate ad aiutare Vargas» detto ciò girò i tacchi e se ne andò, e con lui il resto degli altri studenti.

Quando finalmente il moro finì di ripulire il tutto, ormai si era fatta sera e lentamente si avviò verso la sua Sala Comune.

Entrato dentro, salì lungo i Dormitori e si buttò sul letto.

«Feliciano?» mormorò il coreano vedendolo entrare con la grazia di uno zombie.

Nessuna risposta.

«Non mangi?» chiese il canadese.

«No...» la risposta del moro tardò ad arrivare e la disse con un tono talmente flebile che sembrò un miracolo che gli altri tre l'avessero sentita.

«Vedi che non hai mangiato neanche a pranzo, morirai di fame stanotte» lo avvertì Alfred.

L'americano in parte aveva ragione ma l'italiano era troppo stanco, voleva solo dormire...avrebbe resistito una giornata senza cibo.



Sfortunatamente, quello che aveva predetto il biondo si avverò e il moro si svegliò intorno all'una di notte con lo stomaco che brontolava.

In automatico il suo corpo si alzò dal letto, doveva trovare qualcosa da mangiare.

Abbandonatosi all'idea che non ci fosse nulla di commestibile in quella stanza, prese la sua veste e si avviò verso l'uscita dei Dormitori.

Ormai fuori dalla Sala Comune, afferrò la bacchetta e mormorò «Lumos» la bacchetta si illuminò facendo da lampadina.

Feliciano aveva quasi raggiunto la Sala Grande, fino a quando non sentì due voci, due voci familiari.

L'italiano si sporse lentamente da dietro una delle tante statue del castello e vide due ragazzi «Nox» la bacchetta di spense.

«Forza, promettimi che lo farai»

«N-No...»

«Senti primino! Primo: dovresti sentirti onorato che il Magnifico Me si stia riferendo a te e non a qualcun altro; Secondo: non accetto un "no"; Terzo: se non lo farai di tua spontanea iniziativa, ti costringerò a farlo»


Ora ne era sicuro, il primo ragazzo era Gilbert, l'odioso fratello maggiore di Ludwig, il secondo ragazzo...strano ma vero...era Toris, il ragazzo Tassorosso che aveva conosciuto durante la lezione di Incantesimi, ma che ci facevano quei due insieme a quell'ora della notte?!

«Non ascolterò i tuoi ordini, non sono come voi Serpeverde»

«Ma davvero? Vogliamo riparlarne davanti ad Ivan?»

«NO! Ivan no! Ti prego, tutto tranne Ivan»


Feliciano ebbe paura, voleva intervenire ma aveva paura di affrontare Gilbert, poi se li avessero trovati i professori... l'italiano fece dietro front, scordandosi pure della sua "cena".



Il giorno dopo il moro non proferì parola di ciò a cui aveva assistito la sera prima.

«Feliciano? Tutto ok? Sembri abbastanza scombussolato...» mormorò Im Yong Soon.

«Oh, adesso lo sarà ancora di più...sai contro chi siamo nella prossima partita di Quidditch? Contro i Tassorosso!» intervenne l'americano.

Per poco l'italiano non svenne «Ne sei sicuro?!»

«Si, l'ha annunciato ieri Arthur agli allenamenti»

Il moro ebbe un brutto presentimento, doveva parlare con Toris...immediatamente.

«Scusate...ne possiamo riparlare dopo? Ieri non ho mangiato e sto morendo di fame» e con quella scusa se la svignò.

«Toris!» il lituano si girò appena si sentì chiamato.

«Ciao Feliciano, e da un po' che non ci si sente, eh?» lo salutò.

«Senti Toris, tu fai parte della squadra di Quidditch dei Tassorosso?» a quella domanda il Tassorosso divenne nervoso.

«P-perché me lo chiedi?»

«No...così»

«N-no...io non gioco a Quidditch e ti consiglio di non giocarci nemmeno tu, addio» l'italiano non ebbe il tempo di ribattere che l'altro era scappato.

Perché quella conversazione lo aveva messo ancora più a disagio di prima?

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Capitolo 15
*** Il ragazzo senza espressione ***


Ormai i mesi passavano ad Hogwarts, era arrivato Natale... ed era arrivata la partita contro i Tassorosso.

«Toris!» l'ennesima volta che l'italiano lo provava a chiamare, e come sempre il Tassorosso era scappato.

Poi, come ciliegina sulla torta, non era ancora a scambiare parola con Ludwig dopo quello che era successo.

Non che il tedesco lo evitasse ma, ogni volta che i due si avvicinavano, arrivava sempre qualcuno a dividerli, specialmente i professori.

«Feliciano? Come mai quel muso lungo?» chiese Matthew.

«Ho paura che Ludwig non mi voglia più come amico...»

«Non fare così» lo rincuorò Alfred «forse è impegnato e non può parlarti...» in effetti anche Alfred stava passando un momento triste, per via di Arthur «starà pensando alla partita contro i Corvonero» possibile che l'inglese pensava alla partita contro i Tassorosso? «si...sarà sicuramente così»

«Si, sarà sicuramente così...» rispose poco convinto Feliciano.

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«Signor Vargas, quello che è stato richiesto...è stato fatto» disse con tono freddo il professore Edelstein.

«Grazie di tutto, Roderich» detto ciò l'austriaco uscì chiudendo la porta.

«Giorgio, vedi che puoi uscire dal tuo nascondiglio» mormorò il preside, sistemando alcuni documenti.

«Come facevi a sapere che ero qui?!» sbuffò il nipote comparendo dal nulla.

«Non è bene ascoltare le conversazioni altrui, ormai sei grande e dovresti saperlo» continuò con tono calmo il nonno.

«Riguarda mio fratello!»

«Riguarda mio nipote»

Per un attimo nella stanza calò il silenzio più totale «...Dovrei sapere almeno il motivo per il quale devo tenere distante mio fratello dal... emh...suo migliore amico»

L'adulto smise di sistemare quei fogli e rimase fermo a fissare il nulla.

«Nonno?»

«Sulla terra io vengo considerato morto, no?» il ragazzo annuì, non sapendo dove l'altro sarebbe andato a parare con quella domanda «Questo perché, ho "ucciso" quell'uomo»

«Tu non hai ucciso proprio nessuno!»

Il preside sorrise amaramente, un sorriso triste che fece rabbrividire Giorgio.

«Quel ragazzo Ludwig Beilschmidt è suo nipote... se si sapesse in giro che Feliciano e Ludwig si sono emh... stanno insieme, verranno presi di mira, specialmente Feliciano, verrà accusato che da grande ucciderà Ludwig, proprio come ho fatto io con suo nonno»

«...Ludwig è il nipote di... ma nonno tu non hai ucciso proprio nessuno!»

«Lo so, ma non posso cambiare il pensiero di tutta una comunità»

«Nonostante tutto, non posso vedere mio fratello in quelle condizioni. Sappi che io interverrò, farò in modo che loro due possano stare insieme, ok?!» il ragazzo si avviò velocemente verso la porta e la chiuse.

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Il giorno della partita era finalmente arrivato, il clima era abbastanza pesante per tutte le Case, forse gli unici ad essere tranquilli erano i Corvonero.

I Grifondoro temevano i Tassorosso che anche se avevano perso contro i Corvonero, si dice fossero molto forti.

I Tassorosso erano parecchio nervosi, non per un motivo preciso ma... c'era un clima abbastanza pesante.

I Serpevederde avevano un po' paura per la partita contro i Corvonero, nella precedente avevano letteralmente distrutto i Tassorosso.

I Corvonero invece, erano tranquillissimi, quell'anno il Campionato di Quidditch l'avrebbero vinto loro!

«Ehi Toris! Che ci fai qui? Allora fai parte della squadra di Quidditch, eh?» lo chiamò da lontano l'italiano.

Stranamente il ragazzo non scappò, ma non si rivolse nemmeno a lui.

«Toris!» Feliciano lo afferrò dal braccio e lo fece voltare, i suoi occhi erano senza espressione, erano vuoti.

Il Grifondoro lasciò lentamente la presa e il Tassorosso si voltò per andarsene.

«Ehi Feliciano, non perdere tempo!» lo rimproverò Alfred nervoso.

La partita era quasi iniziata, le due squadre erano disposte una di fronte l'altra, il pubblico era con il fiato sospeso.

I due capitani si erano avvicinati, stranamente il capitano dei Tassorosso era uno del Primo Anno, esattamente, era Toris.

Arthur rabbrividì quando sfiorò la mano del Tassorosso, era congelata. Certo, era quasi arrivato Natale ma neanche le sue mani erano talmente fredde, per non parlare dello sguardo del ragazzo.

Tutti erano saliti sopra le loro scope, Feliciano era pronto, si era allenato tutti i giorni proprio come i suoi compagni e sentiva di potercela fare, aspettava solo il fischio dell'arbitro che non tardò ad arrivare.

I Tassorosso era particolarmente aggressivi, per non dire fallosi, quasi peggio dei Serpeverde, il ciò era strano.

Gilbert guardava con preoccupazione la partita nel mentre mormorava qualcosa, accanto aveva Ludwig che aveva notato quel suo "parlottare" ma per ora, meglio rimanere tranquilli.

L'amico di Toris, Feliks, sfrecciava con la Pluffa sotto braccio, quando si trovò davanti alla porta, tirò e segnò.

«10 punti per Tassorosso»

«Perché non l'hai parata?!» urlò Lovino al povero Arthur.

«Non prendertela con lui, tutti possono fare degli errori» Arthur ringraziò con gli occhi Alfred che era intervenuto scacciando via l'italiano.

La partita ricominciò ed erano i Tassorosso a tenere la palla.

Ormai i Tassorosso erano in vantaggio di 50 punti e se Feliciano non si fosse sbrigato ad afferrare il Boccino, beh...i Grifondoro potevano dire addio al Torneo di Quiditch.

Il moro vide qualcosa luccicare di fronte a sé e si precipitò in quella direzione.

Nel frattempo l'albino imprecava per ogni azione dei Grifondoro.

«Smettila! ... Cosa hai fatto ai Tassorosso?! Sono diversi da solito! E' colpa tua?!» lo accusò il fratellino.

«Io? Nulla» Ludwig lo guardò male «Sono serio! Non ti fidi di tuo fratello?!» Gilbert lo guardò con aria supplicante, forse veramente non c'entrava...

L'italiano si ritrovò spalla a spalla con il lituano.

«Spostati!» ringhiò Toris spingendolo.

«No!» ribatté Feliciano con una spallata.

«Non perdere tempo e prendi quel Boccino!» urlò Lovino.

L'italiano ascoltando il fratello si lanciò in picchiata, evitando una spinta dall'altro e facendogli perdere l'equilibrio.

Finalmente stringeva il Boccino in mano, che bella sensazione, grazie a lui, avevano vinto la partita.





Sbuffò. Grifondoro aveva vinto.

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Capitolo 16
*** La boccetta ***


«Che succede...?» mormorò Toris con aria stranita.

«Toris?» l'italiano lasciò perdere i festeggiamenti della sua squadra e si avvicinò al lituano.

«Ciao Feliciano... che ci faccio qui?»

Il moro lo guardò confuso «In che senso "che ci faccio qui"?! Hai appena giocato la partita di Quidditch!»

«D-Davvero?» barcollò «io non ricordo nul...» di colpo cadde per terra, svenne.



Al suo risveglio, il Tassorosso si ritrovò il volto del suo migliore amico e del Grifondoro che lo scrutavano.

«TORIS!» il polacco gli si lanciò contro ma fu bloccato appena in tempo da Feliciano.

«Ehi fermo, è ancora debole»

«Perché sono in infermeria?» domandò il Tassorosso guardandosi attorno.

«Non ricordi? Sei svenuto!» gli spiegò Feliks.

«Toris» Feliciano lo fissò attentamente «prima di svenire, hai detto di non ricordare nulla»

Il primino annuì ma poi rispose «Non è che non ricordo nulla... l'ultima cosa che ricordo è una strana luce davanti ad i miei occhi»

«Un... incantesimo...?» borbottò il Grifondoro.

«Probabile... però non ho visto chi lo ha lanciato»

«Un incantesimo capace di... comandare le persone?» aggiunse Feliks.

«Deve essere alta magia...» continuò Feliciano.

«Quando ero piccolo... papà mi aveva parlato di tre incantesimi che venivano chiamati "Le Maledizioni senza Perdono" o qualcosa del genere, ed una di queste serviva per comandare le persone... si chiamava... Im-Imperio credo...» raccontò Toris con voce flebile.

«Si, anch'io ne ho sentito parlare, si dice che senza autorizzazione non si possano usare, quindi non credo sia stato un alunno qualunque» replicò il biondino.

«Capisco...»

«Feliciano! Feliciano!» Matthew spalancò le porte dell'infermeria correndo nella sua direzione.

«Che succede?» domandò il diretto interessato.

«Il Professore Vargas... vuole vederti...» aveva ancora il fiatone per la corsa «dice che è una cosa molto importante»

«D'accordo» l'italiano si voltò verso i due Tassorosso «devo andare» li salutò con un cenno con la mano e corse via.



«Feliciano» il fratello maggiore era davanti al ritratto della Signora Grassa, l'entrata della sua Sala Comune «vieni con me, ti devo parlare»

Giorgio si trascinò il fratellino lungo un corridoio poco frequentato dalle persone «Feliciano, tu ami Ludwig?»

«Ma che razza di doman...»

«Rispondi» lo interruppe.

«Si...» biascicò il più piccolo arrossendo.

«Il Nonno non vuole che tu stia con lui... adesso tu sai che ci sarà una grande festa, prima di Natale, vero?» il moro annuì e il fratello continuò «Se vuoi stare in compagnia del Serpeverde, bevi questa cosa» velocemente il professore gli passò un fialetta.

«Cos'è?!» domandò il fratello notando lo strano colore di quella pozione.

«Lo scoprirai quando la berrai, ora tornatene nella tua Sala Comune, non fare vedere la fialetta a nessuno e bevila solo poco prima di andare alla festa, d'accordo?» lo raccomandò Giorgio.

«Va bene» concluse Feliciano posando la boccetta in tasca e tornandosene dai suoi amici.

********************************************************************************************

Finalmente era arrivato il giorno tanto aspettato, ci sarebbe stata una grande festa nella Sala Grande che era stata addobbata in stile natalizio.

Nel frattempo Feliciano aveva raccontato ad i suoi tre amici l'incontro con il fratello e della boccetta.

«Dai bevila, manca poco alla festa» lo aveva incitato Im Yong Soo.

«Non sappiamo cosa potrebbe accadergli» replicò Matthew.

«Ma gliel'ha data suo fratello, non può essere veleno» e su questo Alfred aveva ragione.

«Smettetela, ora la bevo, va bene?» intervenne Feliciano.

Avvicinò lentamente la boccetta alla bocca e bevve lentamente quella sostanza.

Chiuse gli occhi avendo paura che gli accadesse qualcosa di burtto ma non avvenne nulla.

«Sono... uguale?» borbottò il ragazzo mentre i suoi compagni lo guardavano sbalorditi «c-che succede?»

Ora che ci faceva caso, i suoi capelli erano più lunghi del solito, e sentiva una certa presenza nel petto e non più nei pantaloni.

«S-Sei diventato una ragazza!» esclamò dopo alcuni minuti di silenzio Alfred.

«...Dannazione» mormorò Feliciano.

«E adesso dove li troviamo dei vestiti da ragazza?» chiese perplesso Matthew.

Feliciano ispezionò la boccetta e -come sperava- trovò un messaggio da parte del fratello.

Lo lesse attentamente poi parlò «Tutto quello che mi serve è nel mio armadio»

«Noi usciamo, tu sbrigati a cambiarti» disse il coreano trascinandosi gli altri due.

Quando finalmente il ragazzo, anzi la ragazza fu pronta avvertì gli amici.

«Cavolo sei bellissima...cioè...» Alfred iniziò a dire cose senza senso.

«Ho capito, ho capito» mormorò l'italiano con una voce diversa dal solito, era più delicata e dolce.

«Dobbiamo trovarti un modo con il quale chiamarti, non possiamo chiamarti "Feliciano"» rifletté il canadese.

«Ragazzi! Siete pronti?!» chiese Arthur bussando alla loro porta.

«S-si! Stiamo arrivando!» poi l'americano si rivolse agli amici «Non dobbiamo far vedere Feliciano qui dentro, ok?» gli altri annuirono.

«Che succede là dentro?!» richiese l'inglese sospettoso.

«Nulla, stiamo arrivando!» urlò il coreano.



















Angolo della Pazza °-°

Ok ragazzi... comunicazione importante *si schiarisce la gola*
No, non è uno scherzo e__e
Sta sera parto in crociera e torno tra 7 giorni, quindi non potrò scrivere il continuò per 7 giorni... ci risentiamo tra una settimana, ciao :D

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Capitolo 17
*** Buon Natale -o forse no- ***


«No! Non voglio venire»

«Invece si!»

«Invece no!»

«Senti, devi venire, lo so che non ti piace ma noi Grifondoro non dobbiamo fare brutta figura»

«Chi se ne frega...»

«Il preside si potrebbe arrabbiare»

«Al diavolo il preside»

Ormai era da circa dieci minuti che Arthur stava cercando di convincere Romano a venire alla festa che si sarebbe svolta nella Sala Grande, quella per augurare un Felice Natale a tutti quanti.

«Non verrò! Non riuscirai mai a convincermi! Mai e poi mai!»

Troppo tardi, ora l'italiano era davanti all'entrata della sua sala, vestito con uno stupido smocking nero.

«Aspettami qua, d'accordo?!» disse Arthur rientrando dentro.

«Dannato inglese...» borbottò Romano calciando il pavimento.

Mentre mormorava quelle ultime parole sentì qualcosa, anzi qualcuno che lo afferrava e lo sbatteva contro il muro.

Era quel bastardo di uno spagnolo che, ora lo teneva bloccato e gli stava poggiando una mano sulla bocca, segno di fare silenzio.

Quando l'inglese tornò e non trovò più il ragazzo, si arrabbiò parecchio ma poi, lasciò perdere «Fino ad un certo punto, colpa sua... forse il preside chiuderà un occhio, conosce bene il carattere di Romano... Ora meglio andare a vedere che stanno combinando quei quattro» e detto ciò rientrò per l'ennesima volta nella sala comune.

Finalmente l'iberico aveva tolto la mano e l'italiano poteva parlare «Che cazzo fai?! Azzardati a farlo di nuovo e tu non la passerai lisc...» non riuscì a completare la frase perché già Antonio aveva fatto incontrare le loro labbra.

"Forse non è tanto male questa festa..." rifletté Romano.

********************************************************************************************

«Ok, tutti d'accordo sul piano? Naturalmente sarò io, Alfred Jones a gestirlo, dopotutto io...»

«Si, perché tu sei l'eroe, va bene...» sbuffò il canadese cercando di sistemare il meglio possibile le coperte sopra Feliciano «Tu sei pronto Feli?»

Il ragazzo, anzi la ragazza, annuì.

Praticamente, quei quattro stavano fingendo che Feliciano stesse male, così alla festa nessuno si sarebbe chiesto il perché della sua mancanza. Certo, per fare questo avevano dovuto infilare l'italiano sotto le coperte e fare in modo che non si capisse che ora, era diventato una ragazza.

«Dannazione! Voi quattro siete pronti?» chiese l'inglese bussando alla porta.

«Feliciano si sente male, purtroppo non può venire» rispose il coreano.

«Cosa???» per poco Arthur non buttava giù la porta nel tentativo di aprirla.

«Scusa, abbiamo chiuso a chiave» ridacchiò l'americano facendo girare la chiave ed entrare il biondo che guardava sospettoso quei quattro.

«Cosa ti senti?» domandò il prefetto al/alla ragazzo/a.

Feliciano cercò di fare la voce più maschile che una ragazza potrebbe riuscire a fare «N-Non mi sento bene, mi gira la testa ed ho mal di pancia, per non parlare che sento tanto caldo»

«Allora levati quelle coperte...»

«NO! Cioè... poi sento freddo, tanto freddo...brrr...»

L'inglese lo guardò perplesso e dubbioso però quando vide che l'orologio segnava le nove meno un quarto strillò «Manca solo un quarto d'ora all'inizio! Va bene Feliciano rimani qui se non ti senti bene, voi tre venite immediatamente con me!»

«Voi andate, io cerco una cosa e vi raggiungo» aggiunse Matthew faceno l'occhiolino agli altri due.

«Si, andiamo!» dissero Alfred e Im Yong Soon prendendo a braccetto Arthur e portandolo fuori dalla stanza, prima che potesse ribattere.

«Uff... la prima parte del piano è riuscita» sospirò Feliciano uscendo dalle coperte.

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«Non sono bellissimo? Certo che lo sono...» era da circa un venti minuti che Gilbert stava continuando quel monologo davanti allo specchio, sotto lo sguardo rassegnato del fratellino.

«Gilbert...» lo provò a chiamare inutilmente l'altro.

«Che succede Lu~? Senti è da un po' che volevo chiedertelo... Che si prova ad avere un fratello magnifico?»

Ludwig ignorò la seconda domanda e rispose alla prima «Succede che manca solo un quarto d'ora all'inizio della festa!»

«Capisco... Senti siccome passerò il Natale da Ivan e tu hai paura di rimanere da solo...»

«Non ho paura di rimanere da solo!»

«Trovati un amichetto con il quale passare il Natale... per esempio quel Mathias»

Il tedesco rabbrividì pensando a quanto potesse essere orribile il suo Natale con quel danese, non che fosse cattivo ma... parlava troppo, fin troppo.

«Ok, ora andiamo fratellone o non arriviamo più!»

********************************************************************************************

«Sono felice di vedervi tutti qua» una voce irruppe nella Sala Grande dove, in quel momento, c'era l'intera Hogwarts (o per lo meno, quasi tutta).

Un signore apparve davanti ai loro occhi e subito i più grandi si inchinarono, cosa che poi fecero anche i più piccoli.

Nel frattempo, Matthew e Feliciano correvano cercando di arrivare lì senza farsi notare, per fortuna non incontrarono nessuno durante il loro tragitto e non ebbero alcun problema ad infiltrarsi come se nulla fosse.

«Io» continuò il signore «sono il vostro preside» si iniziarono a sollevare i primi brusii.

«Sono qui solo per augurarvi un Buon Natale e adesso... che inizi la festa!» della musica partì, una musica dolce.

«Signorina, mi può concedere questo ballo?» Im Yong Soon si era avvicinato ad una ragazzina, un Corvonero, aveva dei tratti orientali simili ai suoi, forse per questo ne era stato attratto.

«Ma guardalo...» mormorò Alfred ridacchiando vedendo il coreano che a sua volta gli fece l'occhiolino.

Nel frattempo Feliciano era alla ricerca dell'amico.

«Ludwig!» sorrise la ragazza correndo da lui.

«Mi scusi, ci conosciamo signorina?» a quella domanda la mora scoppiò a ridere e il biondo la guardò perplesso.

«Sono io, Feliciano!» il tedesco sobbalzò e squadrò la ragazzina da cima a fondo, in effetti gli assomigliava ma lui... non poteva essere una lei!

«F-Feliciano...? Tu sei... Feliciano!?»

«Si! Sono femmina perché emh... colpa di mio fratello...» borbottò.

«Capisco... senti ti ricordi quel favore che tu mi dovevi?» la ragazza annuì sorridendo «Ecco vorrei chiederti se... se posso passare con te il Natale...»

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«Arthur!» era l'ennesima volta che Alfred lo chiamava, dove diamine si poteva essere cacciato?

«Sm-Smettila!» Alfred riconobbe all'istante quella voce, era dell'inglese e proveniva dal corridoio.

«Arthur!» il ragazzino corse da lui ma si bloccò di colpo nel vedere la scena nella quale Francis stava baciando il suo amico.

Alfred sentì gli occhi bruciare di rabbia ma non poté fare nulla, corse via e sfortunatamente -o forse no- Arthur se ne accorse, quindi cercò di liberarsi dalla presa del francese e corse a sua volta nella direzione nella quale era scappato l'altro.



















Angolo della Pazza °-°

Salve a tutti! Era da un sacco di tempo che non scrivevo, eh? Ma non è colpa mia çuç
Cioè ho avuto una vacanza dopo l'altra e non ho potuto fare nulla é____è
Ma tornando a noi, spero che questo capitolo vi sia piaciuto -altrimenticrepateconaffeto- perché ho perso una mattinata per scriverlo çAç
La ragazza con che incontra il nostro bel (?) coreano è Taiwan -spero si sia capito ewe-
Detto ciò non ho nulla da dire, alla prossima :D

P.S. Se mi potete aiutare a trovare un nome per i nonni di Feli e Lud altrimenti rimarranno sempre senza nome XD

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Capitolo 18
*** Pre-Vacanze ***


«Allora...» chiese quasi spaventato Ludwig, aspettando la risposta della ragazza.

«Certo! Non vedo l'ora!» esclamò Feliciano.

«Grazie mi hai tolto da un bel pasticcio» sospirò il tedesco.

«Guarda c'è Kiku... EHI KIK....» non poté completare la frase perché il biondo le aveva tappato la bocca.

«Lui non ti riconosce se sei femmina...»

«Ciao Ludwig, mi hai chiamato?» domandò il giapponese che gli era arrivato alle spalle.

«I-Io? Umh... si, ti volevo salutare, Buon Natale» farfugliò il ragazzo in questione.

«Buon Natale!» trillò Feliciano.

«Grazie. Lei signorina, non l'ho mai vista da queste parti, è la fidanzata di Ludwig?» azzardò Kiku, facendo arrossire violentemente il biondo.

«Oh, n-no siamo solo amici... Sono dei Serpeverde anch'io...» mentì la povera ragazza.

«Esatto!»

«Ehi Kiku, vieni un attimo!» un ragazzo dai tratti cinesi lo stava chiamando.

«Se potete perdonarmi, io vado, arrivederci» e con un gesto della mano il giapponese se ne andò via.

«Adesso tu mi spieghi perché sei diventato femmina!» esclamò il Serpeverde.

«Non lo so... mio fratello mi ha detto che se non lo facevo, non ti avrei potuto incontrare... qualcosa a che fare con mio nonno»

Ma certo, il preside! Tornato dalle vacanze, sarebbe andato a fare quattro chiacchiere con lui.

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«Dove diamine si sarà cacciato?!» era da un po' di tempo che il lituano stava cercando il suo amico polacco «Possibile che si debba sempre cacciare nei guai?»

Il moro aveva abbandonato la Sala Grande e aveva deciso di andare a controllare nella Sala Comune dei Tassorosso.

«Feliks!» nessuna risposta «Feliks!» ancora nulla «Felik...» si fermò di colpo, sbaglio o qualcuno stava piangendo?

Toris cercò di fare il più piano possibile e raggiunse la sua stanza, dove il biondino stava piangendo accucciato nel suo letto.

«Io credevo che... noi...» stava singhiozzando il povero Feliks.

«Feliks...» sussurrò Toris avvicinandosi sempre di più.

Il polacco sentendo la presenza del lituano si girò di scatto e cercò di asciugare le lacrime.

«Feliks... Perché stavi piangendo?» chiese con la voce più tenera che potesse fare, Toris.

«Io... ecco...» dannazione, si spaventava a dirglielo, ma non poteva continuare in quel modo, sarebbe stato ridicolo «Ecco... oggi sei stato tutto il tempo a fissare quella ragazza, quella Serpeverde...»

«Ah si... Natalia...» mormorò Toris con occhi sognanti «E' proprio una bella ragazza...»

Quella risposta non fu molto gradita dal biondo, anzi lo fece arrabbiare ancora di più «Tu non capisci!» urlò scoppiando a piangere.

«Feliks?» il povero lituano era sempre più confuso, cosa aveva di male Natalia? Certo... era la sorella di Ivan ma, era carina.

«Sei uno stupido! Un grandissimo stupido!»

«Uno stupido? Ma cosa ho fatto? Forse, ti posso aiutare... aspetta ho capito! Piace anche a te Natalia!»

Il polacco fece passare una mano davanti alla faccia per poi strillargli «IO TI AMO!» si portò subito le mani alla bocca, cosa aveva fatto?!

Toris era rimasto stordito, lui cosa...? Era il suo migliore amico ma... perché il cuore batteva così velocemente? E perché il suo corpo aveva iniziato a muoversi in automatico? Senza pensare!

«...Toris?» domandò spaventato Feliks notando la reazione dell'altro «Che stai facend...» troppo tardi, ora era disteso sul letto e sopra di se aveva il lituano che lo stava baciando.

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«Perché dannazione sei così alto?! Non puoi essere più alto del Magnifico Me...» borbottò Gilbert fissando il russo che a sua volta lo guardava amorevolmente.

«Io non sono alto, sei tu che sei basso» replicò tranquillamente Ivan.

«Ah si? Ti faccio vedere io chi è quello basso» pensò il tedesco, tirando il russo dalla cravatta facendolo abbassare alla sua altezza.

«Gilbert? Potresti evitare di tirarmi?» propose Ivan con un tono di voce abbastanza inquietante ma pur sempre dolce.

L'albino ignorò totalmente l'altro e affondò le proprie labbra sulle sua, ma questa volta non sarebbe stato delicato, così si imparava a dargli del "basso".

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«Buon giorno signorina, ci conosciamo?» scherzò Giorgio avvicinandosi al fratello.

«Giorgio» sorrise la ragazzina, che aveva appena avuto un'idea.

«Uh? Feliciano? Non sei arrabbiato?» mormorò il professore.

«Fratellone... Lo sai che io ti ho sempre voluto taaaanto bene, anche più di Romano...»

«... Cosa vuoi che ti faccia...?»

Feliciano sorrise, ma non era un sorriso tenero come prima ma compiaciuto «Ludwig può passare le vacanze di Natale con noi?»

L'italiano si voltò verso il tedesco «Ah ciao Beilschmidt! Certo che puoi passare le vacanze da noi... sempre che non ti dispiaccia passarle con il tuo affascinante professore di Difesa Contro le Arti Oscure»

«Oh, no. Assolutamente no!» esclamò Ludwig vagamente imbarazzato.

«Smettila di darti delle arie»

«E dai sono pur sempre giovane per essere chiamato "professore" e basta... Anzi sai che ti dico? Vado a ballare con qualche ragazza, ciao!» e detto ciò il bell'italiano se ne andò lasciando i due ragazzi soli.

********************************************************************************************

Il giorno dopo, tutto era tornato normale: Feliciano era di nuovo maschio, Romano insultava Antonio che non lo lasciava stare, Gilbert si riteneva il migliore, Toris cercava di non far fare stupidaggini a Feliks e... Alfred stranamente ce l'aveva a morte con Arthur.

«Lo odio! Lo odio! Lo odio!» stava piagnucolando da circa mezz'ora.

«Mi vuoi spiegare che diamine è successo?» gli ripeteva il coreano.

Nel frattempo l'inglese si era soffermato davanti alla porta con sguardo basso.

«Ragazzi... io devo andare... la mia famiglia mi aspetta» mormorò l'italiano.

«Tu vai, Buone Vacanze» gli augurò Matthew.

«Grazie, anche a voi» e con quest'ultime parole se ne uscì, schivando quasi per miracolo un Arthur depresso.

«Ah! Scusami Arthur»

«Fa nulla... Ora vai... Tuo fratello Romano odia aspettare» a quelle parole il moro deglutì, sfortunatamente lo sapeva che far arrabbiare Romano equivaleva a morte sicura...

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Capitolo 19
*** Nuove conoscenze ***


«Sono così felice che tu mi abbia invitato a passare le vacanze con te!» esclamò Antonio abbracciando Romano.

«Lasciami bastardo! L'ho fatto solo perché mi seccavo poi a ricevere 300 gufi al giorno che mi portavano tuoi messaggi!»

«Graaaaazie!»

«Ho detto di lasciarmi!»

«Vee... Fratellone? Che stai facendo?» chiese un innocente Feliciano accompagnato da Ludwig.

«Eh? Costa sto facendo...?» perse qualche secondo per realizzare a pieno il senso della domanda e poi diede un pugno al povero spagnolo che a sua volta si staccò «E così t'impari!... Invece Feliciano tu cosa ci fai in compagnia di quel crucco?!»

«Tedesco, prego» intervenne Ludwig.

«Va al diavolo!»

«No fratellone, non dire così... e comunque passa il Natale con noi, ho già chiesto all'altro fratellone è ha detto di si» sorrise il più piccolo.

«Giorgio...» ringhiò Romano.

«A proposito, dov'è il fratellone?» chiese il più piccolo.

«Credo ci stia aspettando fuori, nel giardino» borbottò il fratello.

Quando i quattro ragazzi raggiunsero il giardino dovettero assistere ad una scena a dir poco comica.

Giorgio era praticamente, messo quasi in ginocchio e davanti a lui c'era una ragazza che continuava a tenere le braccia incrociate al petto e scuoteva la testa.

La ragazza in questione era più piccola di Giorgio, aveva dei capelli castani (nei quali c'era pure un fiore) e gli occhi color nocciola.

«Giorgio?» mormorò Romano, quasi imbarazzato di avere un incompetente come quello, come fratello.

Il ragazzo vedendo arrivare i fratelli (e i loro amici) si alzò di botto e fece uno dei suoi sorrisi ebeti che utilizzava quando era imbarazzato.

«Feliciano, Romano... siete emh... arrivati! Vi presento la mia fidanzata, Victoria {Alias Principato di Wy N.d.A.}»

I due per poco non svennero «COME FIDANZATA?!»

«Esatto» il professore riprese il suo tono da conquistatore «devo ammettere che all'inizio mi ha dato del filo da torcere, ma nessuno può resister... » non completò la frase che la ragazza gli tira un pugno.

«Devo ammettere che siete teneri per essere i fratelli di questo egocentrico» commentò Victoria tirando la guancia a Romano che a sua volta arrossì.

Lo spagnolo si fece scappare una risatina.

«Oh... vedo che siete tutti qui, quindi... possiamo andare?» mormorò Giorgio massaggiandosi ancora la parte dolorante dove aveva ricevuto il pugno.

«Cosa? Non prendiamo il treno?» chiese Ludwig.

«Nah» si limitò a rispondere l'italiano.

«Ti ho detto che non vengo!» esclamò Victoria.

«Dai!» la implorò con tono mieloso il ragazzo.

«Ho detto no! Credo di aver preso una fobia per tua madre l'ultima volta che sono venuta...»

«Suvvia, mia mamma era solo felice di conoscerti, ti prego andiamo»

«D'accordo»


Così, i sei ragazzi si diressero da un'altra parte del giardino, dove era sistemato un pallone.

«E con quello cosa dobbiamo farci?! Giocare a calcio?» chiese scettico Romano.

«No, afferralo e tienilo stretto, è una Passaporta! Romano suvvia, sapevo che non eri portato per lo studio, ma non sapere nemmeno questo» lo prese in giro il fratello maggiore.

Dopo quella precisazione tutti afferrano l'oggetto e dopo circa qualche secondo vennero catapultati tutti in casa Vargas.

«Ma cosa...» Feliciano non finì la frase che si sentì travolgere da qualcuno.

«Oh! I miei figlioletti sono tornati a casa, da quanto non vi vedevo, mi siete mancati!» esclamò quella che doveva essere la madre.

«Mamma... non respiro...» mormorò Feliciano.

La signora smise di abbracciare -stritolare- i figli e poi si rivolse agli altri tre.

«Victoria! Da quanto tempo che non ci vedevamo, sei venuta a passare le vacanze con noi???»

La ragazza deglutì e cercò di mantenere la calma «S-Si... Suo figlio è stato così... gentile... di invitarmi»

«Non dire così, sei sempre benvenuta a casa nostra» poi si rivolse allo spagnolo «Antonio! Che bello vederti qui, sei cresciuto rispetto all'ultima volta che ti ho incontrato»

«Grazie tant...» non completò la frase che Romano intervenne afferrandolo dal polso.

«Va bene mamma ciao! Noi andiamo in camera mia» esclamò l'italiano evitando una possibile conversazione che poteva variare dalle due alle tre ore.

La signora Vargas infine si rivolse al piccolo Ludwig «Tu sei nuovo qui. Sei un amico di Feliciano?»

Il biondo abbassò la testa acconsentendo.

«E' un bravo ragazzo mamma, evitagli il discorso sulle responsabilità eccetera, d'accordo?» disse Giorgio, salvando il tedesco da quella che doveva essere loro madre.

«Oh, d'accordo!» sbuffò la madre.

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Capitolo 20
*** Si avvicina il Natale ***


«Che bella questa stanza, Romano!» esclamò Antonio guardando con ammirazione la sala.

«E' una normale stanza, e già ci sei stato» sbuffò l'italiano.

«Si ma non me la ricordavo così... e quel letto matrimoniale?»

«Per un periodo di tempo, Feliciano ha dormito con me... aveva quasi distrutto la sua camera mentre provava un incantesimo con la mia bacchetta»

«Quindi... dormiremo insieme?» chiese speranzoso l'iberico.

«Eeeeh...No. Tu dormirai nel pavimento»

«Suvvia Romano»

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I due ragazzini entrarono dentro la stanza.

«E' molto accogliente qui» mormorò Ludwig posando per terra i suoi bagagli.

«Grazie...» sussurrò l'italiano imbarazzato. Poi, si voltò verso un angolo «...Manca un letto. Vado ad avvertire Giorgio»

Prima che Feliciano potesse uscire il biondo attirò la sua attenzione «Cosa è quella porta?»

«Quella... porta?» mormorò Feliciano nervoso «Non lo so! Ma tu non toccarla, okay?» e detto ciò si precipitò fuori.

Era ovvio che il moro stesse mentendo e incuriosito da tutto ciò, Ludwig, si avvicinò alla porta in questione, era tutta scheggiata ed entrava in contrasto con tutto il resto della casa. Provò ad abbassare la maniglia ma non successe nulla, era chiusa a chiave.

«Cosa stai facendo?!» lo richiamò la voce del suo professore.

«Nulla! Stavo osservando la stanza» si affrettò a dire il tedesco.

Il più grande fece spallucce, poi prendendo in mano la bacchetta, fece comparire un secondo letto nella stanza.

«Ecco fatto, fra poco pranzeremo, scendete presto quando vi chiamiamo, si mangia pasta» disse Giorgio.

«Yeaah! PASTA!» esclamò Feliciano saltellando.

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Nel frattempo ad Hogwarts non tutto andava per il meglio.

«Alfred ti prego, non fare così» piagnucolò il canadese sentendosi in colpa ingiustamente. Doveva capire all'istante il malessere dell'amico.

Nessun segno dell'americano che era sprofondato nel cuscino del suo letto.

Matthew si sentì inutile, Alfred era il suo migliore amico, lo aveva sempre aiutato anche da bambini... esatto, si ricordava ancora quel giorno di parecchi anni prima.




Matthew era sempre stato un ragazzo molto timido ed impacciato, ed era proprio per questo che veniva preso di mira.
«Ehi guardatelo! Tutto lì da solo, scommetto che non ha nemmeno un amico!»
Si era trasferito da poco in America, lui era canadese. In Canada la gente era più tranquilla, qui erano tutti più antipatici e sbruffoni.
«Ehi Matthew ma eri così chiacchierone anche in Canada?»
«Hahahahahaha!»

Forse non tutti erano così...
«Ehi voi! Lasciatelo in pace, okay?!»
«Alfred? Che ti prende?»
«Ho detto di lasciarlo in pace! Ora sparite!»

...
«Ehi, ti hanno fatto del male?»
«N-No... Grazie, grazie per essere intervenuto»
«Questo è il compito di un eroe! A proposito io sono Alfred Jones, tu?»
«M-Matthew... Matthew Williams...»
«Allora Matthew, andiamo a giocare?»





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«Sei uno stronzo!» gli aveva urlato Arthur tirando un pugno alla parete.

«Non fare così, potresti farti male, mon ami» aveva risposto con tranquillità il francese, guadagnandosi un'occhiataccia da parte dell'altro.

«I HATE YOU! I hate you so much! Per colpa tua, ora Alfred non mi rivolgerà più la parola»

«Ti preoccupi per quel primino? Tu meriti molto di più, tu meriti qualcuno come me»

«Io voglio solo lui! Nient'alto... Mi basta... solo lui...» aveva mormorato l'inglese con le lacrime agli occhi.

Francis non potendolo vedere in quello stato si alzò e gli si avvicinò abbracciandolo.

********************************************************************************************

«Fratellone!» strillava una ragazzina correndo dietro un ragazzo.

«Lasciami in pace!» piagnucolava l'altro.

Gilbert stava assistendo alla scena divertito. Si, era un po' geloso ma dopotutto quella era sua sorella, non c'era nulla tra loro due.

La ragazza in questione si chiamava si chiamava Natalia ed era la sorella minore di Ivan, inutile dire che era ossessionata da lui. Anche lei era una Serpeverde come loro, però andava al primo anno.

«Fratellone! Solo un abbraccio, solo uno»

«AAAAAAAH!» quella era l'unica occasione dove si poteva vedere il russo spaventato e Gilbert non se ne perdeva una, si divertiva troppo a vederlo in quel modo, fosse stato anche con lui così...

















Angolo della Pazza °-°

Salve a tutti! Era da un po' che non scrivevo...
Scusate ç__ç E' stato un "momento no" per le mie idee, mi mancava l'ispirazione, e molto probabilmente se non fosse stato per amici/parenti/sottospecie di cugine che mi minacciavano di continuare, sarei ancora qui ferma al pc a guardare con malinconia il mio contatto di Efp Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e che recensiranno ewe Ora io mi volatizzo e spero di scrivere il prima possibile il continuo v_v

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Capitolo 21
*** E' Natale! ***


Passavano le vacanze di Natale a casa Vargas e non c'era giorno nel quale il piccolo tedesco non si divertisse.

In fondo, era con la persona a lui più cara, forse anche più di Gilbert.

Ludwig sin dal primo momento che aveva incontro Feliciano aveva capito che quel ragazzo era speciale. Era capace di farlo sorridere quando era triste e di farlo ridere quando piangeva.

Il biondo ora ammetteva di aver sognato qualche volta l'italiano ed anche se quello era il peggiore degli incubi, bastava solo la sua presenza per trasformarlo nel miglior sogno mai fatto.

Ludwig voleva che quei momenti non finissero mai, peccato che il tempo scorreva e si era arrivati alla vigilia di Natale.

Quella notte il tedesco aveva dato il "bacio della buonanotte" proprio come esigeva l'italiano. Ma quella volta sembrò volere di più. Aveva uno sguardo indecifrabile.

«Che hai Feli? Sembri pensieroso» mormorò il ragazzino preoccupato di ciò che avesse l'amico, normalmente rideva sempre.

Nessuna risposta.

«Feli?» iniziò a scuoterlo preoccupato.

«Fel...» sentì qualcosa di umido entrare a contatto con le sue labbra, qualcosa di fugace ma dolce.

Il moro gli aveva appena scoccato un bacio sulle labbra per poi rigirarsi nel letto e mormorare «Buon Natale, Lud» delle campane avevano suonato l'arrivo della mezzanotte.

********************************************************************************************

«VIA BASTARDO!» indovinate di chi poteva essere questa voce.

«Oh ti prego! Solo per una volta, ti prego lo so che non l'hai mai fatto...»

«Ho detto di no! Non lo farò mai con te!»

«Lo so, ti capisco, ma ti prego, non puoi farlo per rendermi felice?»

«MAI! Perché poi lo racconti agli altri e mi arrabbio...»

«Non lo dirò a nessuno! Sarà solo una cosa fra noi due! ... Dai devi stare fermo, farò tutto io!»

«No! Ne vale la mia reputazione!»

«Solo perché sono un maschio... Uffa! Scommetto che se fosse stata una bella ragazza gli avresti detto di si»

«Certo, perché era una bella ragazza, e non posso dire di no ad una bella ragazza! E comunque Antonio, non ti lascio vincere ai videogiochi!» (*Trollface.* e__e N.d.A.)

«Ti preeego!»

L'italiano si girò di spalle per non ascoltare quel fastidioso spagnolo.

Antonio lo fissò perplesso per poi sogghignare « Sai dirmi che ore sono?»

«Umh...» l'italiano si girò di scatto per prendere l'orologio ma si ritrovo faccia a faccia con l'iberico.

Le campane suonarono lo scoccare della mezzanotte.

Antonio si lanciò su Romano per far incontrare le loro labbra e appena riuscì a impossessarsi del corpo dell'italiano fece unire pure le loro lingue anche se l'altro non sembrava tanto consenziente.

Appena i due si staccarono per riprendere fiato Antonio gli mormorò «Adesso mi fai vincere ai videogiochi?»

«NO!»

********************************************************************************************



«Alfred...»
«Che diamine vuoi?»
«Io e Francis partiremo per un po', dobbiamo sbrigare una cosa insieme al preside e...»
«E allora? Che vuoi da me? Bye bye.»
«No, aspetta! Io volevo dirti che...»
«Non me ne frega niente di quello che dovevi dirmi, l' "Hero" ha cose più importanti da sbrigare!»
«Wait! ... I... I Love You!»
«... Goodbye Arthur»





Quelle erano state le ultime parole che si erano scambiati i due Grifondoro.

Probabilmente Alfred aveva sbagliato a trattarlo in quel modo, ma anche Arthur aveva sbagliato a tradirlo.

A pugnalarlo in quel modo. Ad umiliarlo.

«I hate you» mormorò l'americano lasciando scivolare una lacrima lungo la guancia, poi, si schiaffeggiò il volto e alzò la testa, nessuno poteva farlo piangere.

Nessuno.

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«Che succede qui?» esclamò un Gilbert abbastanza sconvolto quando vide Natalia sopra Ivan.

«A-Aiuto!» piagnucolò il russo.

«... Natalia?» mormorò il tedesco.

«Io amo il mio fratellone!» urlò felice la ragazzina.

«...Natalia?» ripeté l'altro.

«Che vuoi tu?» gracchiò la ragazza rivolgendosi all'albino.

«Perché non vai in silenzio ad aspettare Babbo Natale?» commentò Gilbert.

«Babbo Natale?» chiese confusa la ragazzina.

Vero, il tedesco si era scordato che in Russia non c'era quell'usanza «Emh... come si dice da voi? Ded...»

«Ded Moroz*!» esclamò la bambina contenta.

«Si... Quello che è... Perché non vai ad aspettarlo?»

«Aspettarlo? Ma lui viene a Capodanno a darci i doni...» borbottò la ragazzina.

«Se fai la brava, lui a Capodanno ti porterà tanti bei regali, ma prima ti devi levare da sopra di me» intervenne il russo.

«... Devo proprio?»

«Si, e poi devi uscire dalla mia camera»

Natalia si alzò, come ordinato dal fratello e poi cantilenò «Spero proprio che possa avere il mio fratellone tutto per me, come richiesto» detto ciò, uscì dalla stanza.

Ivan deglutì.

«... Spero vivamente stia scherzando...» borbottò l'albino.

«... Sfortunatamente no»

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«Vee...» l'italiano si svegliò con il sole che gli puntava dritto in faccia.

Ci mise un po' di tempo per comprendere cosa era successo... «E' Natale!».

«Ludwig! Ludwig! E' Natale!»

«Feliciano... è ancora presto...»

«Non hai capito... E' NATALE»

«Si Feliciano... Torna a dormire» poveretto, il tedesco quella notte dopo quel bacio, era rimasto sveglio tutta la notte.

Il moro lo fisso con le mani sui fianchi e gonfiò le guance per poi urlare «E' NATALE!».

Urlò talmente forte che possibilmente pure Romano che stava al piano di sopra cadde dal letto. Fatto sta che Ludwig aprì di colpo gli occhi.







*Viene rappresentato come un vecchietto dalla barba lunga, uno scettro, vestito da un lungo abito generalmente blu o bianco ed è accompagnato dalla giovane e bella nipote Sneguročka (Снегурoчка) o Snegurka (Снегурка), la "Fanciulla di Neve", con cui distribuisce i doni a Capodanno. La sua residenza è stata posta a Velikij Ustjug. In origine, nel folklore russo, Ded Moroz altro non era che il demone pagano Morozko che gelava le persone. Solo successivamente prese il nome di Nonno Gelo. La sua unione con Vesna (primavera) portò alla nascita di Sneguročka. Quest'ultima è stata in seguito convertita a nipote di Nonno Gelo. Il colore tradizionale dell'abito di Ded Moroz è blu. Nel periodo del grande confronto U.S.A.-URSS il suo abito ha cambiato colore diventando rosso a scopo propagandistico verso l'Unione Sovietica (il colore rosso era appunto il colore della bandiera URSS).



Perché Wikipedia vale :'D




Angolo della Pazza °-°

Yo!
Si, sono tornata :3
Okay, sono mancata per più di un mese, scusate çAç E' ricominciata la scuola e ho avuto problemi çAç"
Va beh, spero questo capitolo sia di vostro gradimento.
Ringraziate i vari amici che mi hanno minacciato di morte se non continuavo .w.
Grazie ancora per aver letto questo capitolo ♥


Shindou_Takuto

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