Storie di fantasia

di Alies
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il terzo pianeta ***
Capitolo 2: *** They've just tricked you, Jared ***
Capitolo 3: *** Destroyed Cities ***
Capitolo 4: *** Un Negozio un po' Particolare ***
Capitolo 5: *** Tre etti di ispirazione ***
Capitolo 6: *** Il pappagallo ***



Capitolo 1
*** Il terzo pianeta ***


Come ho già detto nell'introduzione questa è una raccolta di racconti più o meno completi.

Ci tengo a precisare che le idee mi vengono fuori durante le ore di lezione o da delle immagini che trovo su internet, ma poi mi blocco sempre (ho tantissime storie, pure ff, bloccate)
Ora la smetto di rompervi le scatole e vi lascio al primo racconto..
Spero vi piaccia =D



Il mondo andava avanti.
Ma il vecchio, mentre girava per la sala sentì uno strano rumore: un battito affaticato. Si notava veramente tanto in mezzo a tutti quei battiti regolari.
Il guardiano si avvicinò alla fonte di quel suono e vide che uno dei pianeti del terzo universo stava morendo: la sua acqua era viola e le sue terre ormai grigie erano sovrastate da delle nubi nere di smog.
Quando un pianeta muore arriva a contagiare tutto il suo universo, uccidendolo.
Il vecchio scosse la testa, sconsolato; quel popolo si era rovinato con le sue stesse mani, esattamente come avevano fatto i suoi gemelli dell'ottavo e del tredicesimo universo.
Dopo un ultimo sguardo sconsolato voltò le spalle al pianeta morente e si diresse verso la sala della biblioteca fino a raggiungere la sua scrivania.
Lì prese un grande libro e lo aprì all'ultima pagina scritta, prese una piuma blu e viola e ne intinse la punta nella boccetta d'inchiostro poi iniziò a scrivere.
In quell' ultimo periodo aveva dovuto aggiornare più e più volte la situazione del terzo pianeta di quel piccolo sistema solare del sesto universo.



Come potete vedere è piccolino..
Aggiungerò un altro testo il prima possibile, datemi solo il tempo di trovarne qualcuno! (sono dispersi in mille quaderni diversi)
Sono particolarmente fiera di questo mini racconto, spero che anche voi lo appreziate.


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Capitolo 2
*** They've just tricked you, Jared ***


Ho trovato subito un altro testo.. Mi ero dimenticata che era nello stesso quaderno >.>
Questa storia è stata creata direttamente in inglese, ma qui la troverete in italiano.
A differenza di quella del primo capitolo è una storia incompleta quindi siate clementi ç.ç..



-Ora, dalle parole ai fatti!-....
-Uccidetelo..-    -Cosa? Smettila di giocare ragazzin...(suono di morte non bel definito -con successivo sputo di sangue)-
-Il tuo sangue... è rosso!! Che inutile!- il "ragazzino" cominciò a camminare in cerchio mormorando tra sè e sè: -tch.. è stata solo una perdita di tempo. Quelle fo****issime pu***ne d'ombra!-
-Erm.. Comandante, signore?-

-Che c'è!?- Disse lui con tono annoiato. Il soldato tremò e - ... -

- Scusa scusa- disse un'altra voce -yare,yare... Guarda che non intendeva offenderti! Maaa loro (intende le p*****e d'ombra) non sono uomini?- il comandante squadrò la persona che aveva parlato e sollevò un sopraciglio.

-Tu.. Come mai il più grande disastro della nostra organizzazione è venuto qui? disse allo strano uomo vestito di verde e blu fosforescente che gli era apparso davanti.

Lo strano uomo -Oh, sì! Come stai Lyrhon? Bene grazie, e tu Jared? Bene anch'io.. solo un po' scocciato perchè i sangue bianco mi hanno appena giocato- disse lo stravagante Lyrhon con un ghigno diabolico sul volto.

Il comandante, Jared, lo guardò senza dire niente, ma i suoi occhi si erano adombrati.

Nel frattempo i soldati iniziarono a tremare, lanciando occhiate all'uomo che li comandava, temendo uno dei suoi scoppi d'ira che di solito terminavano con la morte di tutti quanti (tranne, naturalmente, il comandante Lyrhon ed lo stesso comandante Jared).

Ma non accadde niente di tutto ciò.






E finisce qui.. non so come continuarla, non so chi sono i protagonisti, chi i sangue bianco... Il significato e la trama di questa storia sono sconosciuti anche a me..
Quindi... se avete idee sono ben accette, se vi ha fatto venire in mente un inizio o un continuo per una vostra storia va bene lo stesso. Nel secondo caso basta che me lo facciate sapere prima di prendere le mie idee o parte di esse. =)
Ciao!

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Capitolo 3
*** Destroyed Cities ***


MI scuso veramente tanto con BellaRevolution95 e con gli altri che hanno letto i due capitolini di qualche era fa. 
Ora recupererò, ho trovato storie disperse nei meandri della mia stanza..

Come al solito è una storia a metà, la trama c'è tutta, ma vorrei veramente tanto che esistesse un macchinario che prendesse i racconti dalla mia mente e li scrivesse al posto mio =( 

P.S. NON fatemi notare che ripeto all'infinito la parola 'strano': è un effetto voluto, fatto apposta, non c'è bisogno di dirmi che è pesante.





Un sogno...

Un luogo strano... -strano, strano. Una parola usata per descrivere, o meglio, per NON descrivere; se non sai che parola usare, perchè non ne conosci o perchè non hai la benchè minima idea di come descrivere quello cha hai di fronte , puoi liberamente usare questa parola, ti trae fuori da molti problemi.
Un luogo strano-. Era notte, ma quel luogo era richiarato dalla luce della luna e da delle lucciole stranamente molto luminore (chissà poi se lo erano veramente, delle lucciole). C'erano delle mura parzialmente distrutte, coperte da piante,
Un palo alto... un lampione? Bhò, non si vedeva la cima. Attorno a questo, erbacce varie uscivano dall'asfalto, un albero era cresciuto tanto da distruggere i confini dell' aiuola dalla quale si ergeva con le radici. 
Alzai lo sguardo oltre quella specie di piazzetta, vidi palazzi: grattacieli, palazzi di vetro, torri, una grande città si tagliava all'orizzonte. Deserta. Lo si sentiva, era strana. Poi fu giorno, all'improvviso, e poi di nuovo notte nel giro di quelli che mi parvero minuti,m a che inconsciamente sentivo essere ore. Che strano...


Un sogno...
Mi svegliai, meravigliata, nel mio letto. Un sogno? Era così reale. 
Bhà! Chissà! Era troppo reale, e poi quella spiegazione del termine -strano- da dove veniva? Troppi pensieri mattutini, la giornata va a rotolini! Evviva sono già fuori appena svegliata! E chi cazzo sta facendo tutto 'sto casino con quelle cazzo di pentole?! 
Mi alzai controvoglia. -pronta per andare a scuola(sì, come no)-. Un'altra giornata tra i banchi.
Scesi al piano di sotto. Chiedendomi come diavolo mia madre fosse riuscita anche quel giorno a provocare un tale casino da raggiungere perfino la mia stanza. 
Salutai e, fatta colazione tornai in camera per prepararmi; infine uscii. 
Come sempre andai a scuola a piedi, non era lontana. E comunque mi piaceva camminare.
Abitavo a Liden, una piccola cittadina dal nome assurdo. Chissà a cosa stavano pensando i fondatori nel momento in cui avevano dovuto assegnarle un nome.
Liden non era molto vecchia, aveva solo 300 anni alle spalle, e non ci eravamo mai mischiati veramente al resto del mondo: anche chi partiva e andava dall'altra parte del pianeta tornava in patria a mettere su famiglia. A volte mi ritrovavo pensare che fosse che fosse la città stessa a tenerci quì... - e non penso che fossero solo impressioni-.
In mezzo alla piazza del municipio, possiamo anche dire al centro esatto di Liden, c'era una statua collocata al di spra di un piedistallo. Non avevo mai capito di che materiale fosse costituita: nessuno lo sapeva. Era una roccia scura, ma aveva delle venature tipiche del legno e sembrava fatta col das... Ok. Mi spiego: non era un blocco unico (di qualsiasi materiale fosse), ma era dotato di un corpo centrale a cui erano saldate le altre parti tramite dei tubi che si notavano appena.
Ah, mi stavo dimenticando! Il monumento rappresentava un gufo all'interno del prorpio nido, davanti a lui, sempre dentro al nido, c'era un piccolo animaletto sconosciuto (e dico sconosciuto perchè sulla terra non vi è traccia della sua presenza, ma chissà...), sembrava un incrocio tra un orsetto ed un lemure, una cosa strana......... - wow! ma quanto mi piace questa parola oggi! -
Arrivai a scuola come al ... Non Solito!!! Arrivavo sempre per il rotto della cuffia! Che giornata strana
Salutai Astrid, Jack, Liam e Alex, i miei più cari amici.
Astrid e Zack appena mi videro iniziarono ad urlare come due ossessi, troppo shockati di vedermi già lì a quell'ora per prestare attenzione al bidello che li guardava storto. Nel frattempo Alex, vedendo la loro reazione, era scoppiato a ridere ed ora si teneva la pancia (aveva la risata facile), mentre Liam si era portato una mano davanti agli occhi per non vedere quei tre imbecilli. Io rimasi in silenzio per un po'. Poi, facendo finta di niente, presi sottobraccio Liam ed entrai a scuola non curandomi degli altri tre.



Finita qui! Era un capitolo intero, scritto almeno 2 anni fa e revisionato almeno 1 anno e mezzo fa da Hasha...
Spero vi sia piaciuta =D

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Capitolo 4
*** Un Negozio un po' Particolare ***


Una piccola storia che ho iniziato a scrivere in un'agendina mentre ero in giro con delle amiche. 
Quindi un po' ve la dedico, perché senza di voi non ci sarebbe.
Ma la dedico anche a tutti coloro che non hanno smesso di sognare e di voler scroprire il mondo.




 

Una bambina girava per quello strano paesello, con occhi curiosi cercava di capire dove mai fosse finita. Passato un angolo notò un negozio illuminato da una moltitudine di colori; la piccola decise allora di entrare lì. Ma quando varcò l'ingresso si ritrovò in una stanza spoglia e rimase un attimo interdetta, quindi si avvicinò al bancone e chiese:

«Lei cosa vende?»

«MERAVIGLIE!!» rispose l'uomo con voce solenne agitando in aria le braccia.

Alle sue parole il negozio si animò. Fasci di luce colorata iniziarono a rimbalzare da una parete all'altra ed ogni punto toccato brillò prima di lasciare il posto ad uno scenario: una giostra, un circo, un castello, un villaggio. E la bambina notò con crescente stupore che... erano veri! Erano vivi. Erano lì, accanto a lei!

Poi i fasci si fermarono tutti su un punto del soffitto e scesero come un'enorme cascata multicolore che si sparse per il pavimento. Dal legno crebbe un'erba colorata di aranci, blu, verdi, rossi, viola e chi più ne ha più ne metta.

La bambina, però, notò che in mezzo al prato stavano le maniglie di altrettante botole. Ne tirò una e ne uscì un uccello variopinto con una coda di piume rosso fuoco che iniziò a girare per il negozio becchettando dei semi azzurro cielo e dorati che erano apparsi sul pavimento.

La bambina era sbigottita, ma non si lasciò spaventare e corse lesta verso un'altra botola. Dalla seconda venne fuori un piccolo uccello bianco col becco viola e brillanti occhi verdi che si librò in aria e si andò a posare sul bancone, affianco al negoziante.

La piccola, con occhi spalancati da stupore e allegria si mosse verso una terza, una quarta, una quinta botola! E ogni volta una meravigliosa creatura volante entrava nella stanza. Una sembrava addirittura avere delle pietre preziose addosso tanto era brillante il suo piumaggio.

Lei allora si voltò verso l'uomo con un enorme sorriso sul visino paffutello, gli si avvicinò e chiese:«È una magia?»

L'uomo le rispose con un sorriso:«Il mondo intero è una magia, ma queste sono solo semplici meraviglie. Sono speciali come i desideri e reali come i sogni.»

La bambina non ci credeva e gli rispose:«Ma i sogni non sono veri» le avevano sempre ripetuto che i sogni sono irreali fantasie senza fondamento e senza futuro.

Il negoziante era stupito: «Chi spara al vento certe corbellerie non ha compreso la loro essenza, ma non ti preoccupare, gliela si può insegnare» disse con un sorriso bonario, mentre si massaggiava la barba bruna. «Comunque, io queste meraviglie le vendo: ne vuoi comperare?»

La piccina, che fino a quel momento aveva sprizzato energia da tutti i pori, ristette, lo sguardo triste: «Mi spiace, non ho con me del denaro».

Una risata risuonò nel negozio: «No, no. Ma cosa vai a pensare? Non me ne faccio niente dei soldi, qui non hanno loco. Scegli ciò che preferisci, dopo che avrai deciso ti dirò che cosa mi puoi dare».

Rinvigorita la bambina prese a correre per la stanza alla ricerca.

Il tempo passava, ma sembrava che all'uomo non importasse. Aspettava paziente dietro al bancone. Ed eccola arrivare spedita, con un piccolo germoglio tra le mani: uno sei semi azzurri era germogliato in una piantina del colore del cielo con venature verde-acqua.

«Vorrei questo» disse «e volevo sapere se potessi tornare a casa..»

«Ma certo! Ora, per il pagamento...» E iniziò a scavane nei cassetti intorno a lui, cercando chissà cosa. Oh, era un listino coi prezzi. «Allora, un germoglio vale un sorriso, una pernacchia e un ritorno. Puoi darmi ora il sorriso e la pernacchia, per la promessa di ritornare a farmi visita puoi prendertela con calma, non ho alcuna fretta. Cresci nel frattempo e portami un nuovo sorriso se ti fa piacere».

La piccola lo guardava sbalordita, ma poi si chiese, tra sé e sé, se vendeva Meraviglie come poteva lei sorprendersi del metodo di pagamento?

E allora gli fece un enorme sorriso, quasi arrivava da un orecchio all'altro tanto era grande. Poi si ricompose e venne fuori una pernacchia coi fiocchi.

«Bene, bene!» Esclamò il signore «Ora fammi controllare un secondo la mappa» e si girò verso una lavagna che si trovava alle sue spalle, tirò una cordicella e scese giù una grande mappa piena di simboli e nomi strani, tutti di colore diverso.

«Ah, sì! Ci siamo, ecco qui!» Disse indicando un punto con un grande simbolo verde a forma di porta. «Per tornare a casa devi percorrere all'indietro la strada che hai fatto fino ad un grande fiore giallo, lì gira a sinistra per 10 passi. Poi gira a destra e segui il fiume lilla fino ad una grande porta verde smeraldo. Apri la porta e sarai a casa. Ma ricorda che devi tornare a farmi visita».

«Certo! Non lascio le cose in sospeso!» rispose la bambina quasi scandalizzata «Manterrò la promessa e ripasserò qui!» e annuì convinta.

Poi, col germoglio in braccio in un vasetto, salutò il negoziante e andò per la sua strada.

E l'uomo la guardò allontanarsi certo che l'avrebbe rivista.

Era passato tanto tempo da quando un peperino simile era entrato nel suo negozio. Con un sorriso allegro si chiuse la porta alle spalle. Si sedette su una poltrona apparsa dal nulla, assieme al camino, prese un libro da una mensola apparsa a sicurezza di volatile: non volavano più di tanto, preferivano saltare, manco fossero dei cincillà. Aveva provato a chiedergli il perché di questo loro comportamento, ma non avevano voluto sentire ragioni!

“Un viaggio nel mondo dei sogni” che bel titolo aveva trovato. Era stato scritto da Robert... Si ricordava di lui. Oh, se si ricordava! Era un ometto alto un soldo di cacio quando era venuto per la prima volta; e poi era tornato, tre volte per essere precisi! Non c'è che dire, un cliente veramente affezionato.

Nel suo negozio possedeva ricordi di ogni cliente! I suoi preferiti erano i libri, mostravano subito quanto era stato imparato, ma non disdegnava le altre opere: c'erano modellini di palazzi enormi, parchi, simboli di organizzazioni per la pace o l'educazione, leggi, statuti e via dicendo.

Lì, seduto in poltrona, si dedicò quindi a questa nuova avventura, mentre aspettava l'arrivo di un'altra creatura in cerca di Meraviglia.





Cari lettori, spero che vi sia piaciuta!
Mi piacerebbe molto sentire un vostro parere quindi, se poteste lasciare una recensione... Mi farebbe molto piacere =)

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Capitolo 5
*** Tre etti di ispirazione ***


Questa è una storiella scritta durante filosofia. La professoressa, mentre parlava di schelling, ha detto:non è che posso andare a comprare 3 etti di ispirazione, no?. E questo mi ha fatto venire in mente la mini storia che segue. Chi ha letto mai qualcosa di Gianni Rodari troverà questo racconto simile alle sue 'favole al telefono' xD è una fonte di vera ispirazione!




-MI dia 3 etti di ispirazione!- disse il pittore.
-Mi spiace, me n'è rimansto solo 1 e mezzo- rispose il negoziante. -Lo vuole lo stesso?-.
Il pittore si abbattè un poco, ma rispose - Certo, certo. Sempre meglio di niente!-.
E il pittore, assieme al suo etto e mezzo di ispirazione si diresse verso il negozio lì accanto. Lì vendevano dolci: torte di zuccherosa dolcezza, pasticcini di allegria, e caramelle di variotipo, tutte variopinte, amoreeuforia, simpatia, ma attenti all'euforia! se mangiata in eccesso provoca risate isteriche in momenti non sempre opportuni. Ma ecco lì, all'angolo, le rotelline di coraggio, ahi ahi! Costano sempre tanto.
Ma al pittore interessano i confetti di tranquillità, ottimi con l'ispirazione. Ne comprò quanto basta e uscì dal negozio.
Ora che aveva tutto quello che gli serviva poteva finalmente andare.




Finita qui! Era un semplice pensiero, spero vi sia piaciuto!

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Capitolo 6
*** Il pappagallo ***


Questa è una storiella horror. Non penso che la si possa definire creepypasta, anche se è un po' raccapricciante.
Penso che sia adatta a chiunque, ma naturalmente se siete facilmente impressionabili vi consiglio di pensarci due volte prima di andare avanti. Sarà anche corta, ma è comunque inquietante.




 

E il silenzio l'avvolse come un velo gelido sulle spalle, brividi la scossero fino a che un rumore improvviso non la scosse.
Qualcosa era stato aperto. Passi. Passi si avvicinavano a lei, senza che ella riuscisse a capire da dove venivano; ma una cosa, stranamente, le pareva chiara: erano anfibi. Si chiese come potesse saperlo per certo, ma non riusciva a venirne a capo.
Il silenzio era rotto. Iniziarono a sentirsi altri suoni: il ticchettio di un orologio, lo scrosciare della pioggia che cadeva sul tetto e sulle finestre, il fruscio della foglie sugli alberi e contro le pareti, il battito del suo cuore. Ma dov'era l'altro battito? Perché si sentivano solo i passi, ma non l'altro battito? 'Cosa' si stava avvicinando?
I passi l'avevano quasi raggiunta, erano proprio fuori dalla stanza quando all'improvviso la luce si accese...
«Bea si può sapere cosa fai al buio?» uno sguardo confuso la osservava dalla porta. Era Axel, il suo ragazzo. Ecco perché non sentiva un altro battito: il cuore degli innamorati batte all'unisono.
«Nulla, mi ero incantata. Scusami» sospirò di sollievo e si fece condurre in salotto. Poi si diresse verso il piano di sopra.
Erano ormai 4 anni che in quella casa abitavano solo loro due, gliela avevano lasciata i suoi genitori [no, non erano morti.. Avevano solo deciso di vivere la pensione in giro per il mondo, tornavano solo una volta all'anno e Skype era un buon aiuto]. Stava per entrare nella loro stanza quando si accorse che la luce del bagno era accesa.. 
Pensò che fosse stato Axel a dimenticarla e si mosse per andarla a spegnere, ma come si avvicinava iniziò a sentire il rumore dell'acqua nella doccia e una voce maschile che cantava vecchi canti irlandesi. Aprì la posta di schianto, cercando l'intruso. Ma tutto ciò che trovò fu il pappagallo sul bordo della vasca.
Confusa, ma rassicurata dall'assenza di un estraneo si avvicinò per spegnere il rubinetto. Ma quando si girò vide il pappagallo impiccato nel retro della porta con un nastro rosso e verde.
Urlò e il suo ragazzo corse da lei. Col fiatone si avvicinò a lei chiedendole che cosa fosse successo. Allora lei, bianca come un lenzuolo, gli indicò il retro della porta; lui girò la porta, ma non vide niente.
«Bea che succede? Non c'è niente qui, qualunque cosa fosse è stata solo un'allucinazione, dai» e si voltò verso di lei sorridendo, per rassicurarla. Ma non vi riuscì, perché lei continuava a vedere il cadavere del pappagallo che si decomponeva davanti ai suoi occhi.
Axel vide che lei non cambiava espressione e le si avvicinò, abbracciandola. Poi fece un verso di sorpresa «Bea, che ci fa il pappagallo sulla vasca?».
Lei si congelò sul posto, gli occhi sbarrati per un attimo fissarono il vuoto, iniziò a girarsi lentamente verso la sua destra fino a poggiare lo sguardo sull'uccello che se ne stava tranquillo muovendo la testa a destra e sinistra come se niente fosse successo. 



Ed eccola qui.
Spero che vi sia piaciuta e che recensiate =D

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