The one

di Beckett66
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Arrested ***
Capitolo 2: *** Investigation ***
Capitolo 3: *** Love ***



Capitolo 1
*** Arrested ***


1 – Arrested

“Credo che ora dovrei chiamare il mio avvocato”.
“Te lo chiedo di nuovo Castle: dov’eri venerdì sera?”. Lei lo guardava dritto negli occhi. Si sentiva morire e voleva che lui lo vedesse; voleva che vedesse i suoi occhi spegnersi davanti a lui. Non poteva essere vero e lei di questo era assolutamente certa. Lui non la stava tradendo con un’altra donna e non era un assassino. Quanto ad altre ipotesi tutte le piste erano aperte. Castle sosteneva il suo sguardo. In pochi istanti vide gli occhi di Kate spegnersi. Si era spinto troppo in là. In fondo lo aveva fatto per lei ma non credeva che avrebbe reagito così, non se lo aspettava. Doveva fare qualcosa ma non voleva rovinare tutto.
Restarono qualche istante in silenzio poi Kate si alzò dal tavolo e si diresse alla porta. Lui le afferrò il braccio: “Ricordati solo che tu sei la migliore e che io ti amo”.
Kate non rispose. Si limitò a guardarlo con disapprovazione come a dire: “Questo non è il momento né il luogo”.
“Ora e qui!”. Ribatté Castle con tono sicuro.
Kate era stupefatta: ancora una volta lui la stava leggendo dentro. Lo guardò dritto come a dire: non provare a leggermi dentro e Castle rispose pronto al suo sguardo furioso: “Non lo sto facendo Kate, sto solo rispondendo alla tua domanda di prima”. Era criptico per tutti ma non per lei.
Kate cercò di controllare lo stupore ed il tremore che la pervadevano; lo guardò fisso con gli occhi spenti e lucidi, con un abisso di dolore ed uscì dalla stanza.
Dietro allo specchio Esposito ed il capitano Gates ascoltavano senza capire una parola. Solo Ryan, che credeva di conoscere il loro segreto, cercò di interpretare quelle parole.

Kate chiuse la porta della sala interrogatori sostenendosi per un istante alla maniglia poi si girò ed attese che gli altri uscissero dalla sala di osservazione. Il capitano Gates la guardò con tenerezza. Nonostante il suo atteggiamento sapeva esattamente cosa Kate stesse passando, cosa la stesse lentamente facendo affogare di nuovo. La certezza che lui non c’entrasse nulla non bastava a compensare il fatto che non le avesse risposto, che sembrasse non aver avuto fiducia in lei. “Io ho alcune telefonate importanti da fare, voi fate il punto della situazione dopo questo ... interrogatorio”. Disse rivolta al gruppo ma guardando intensamente Kate. “Credigli, credigli perché è vero che ti ama ed è vero che sei la migliore anche se io non te lo dirò mai”. Questo voleva dirle il capitano con quello sguardo.

Rimasti loro tre Kate alzò lo sguardo cercando di controllarsi. Dopotutto era al Distretto e non poteva crollare come una quindicenne alla prima cotta. Facile a dirsi ma non a farsi.
“Pausa?” Disse Ryan guardandola dritta negli occhi come a voler dire “Non voglio dirtelo qui”. Lei lo ringraziò mentalmente per non aver pronunciato la parola “Caffè” ed annuì con la testa. Entrarono in sala relax e dopo un veloce scambio di sguardi tra i due detective Esposito si accinse a fare il caffè per tutti. Ryan fece sedere Kate, le si sedette a fianco e iniziò a parlare.
“Non c’è nulla che devi dirci Kate?” Aveva un tono dolce, non la stava accusando di nulla, voleva solo sapere per poterla aiutare. Lei lo guardò solo, in silenzio e con gli occhi lucidi mentre una lacrima sfuggì al suo controllo.
Esposito porse il caffè ad entrambi e guardò il partner con occhi interrogativi.
“Senti Kate quando sei andata via per il week end con il tuo ragazzo e Castle è andato negli Hampton, ufficialmente per scrivere, c’è stato un omicidio che ha coinvolto proprio lui, rovinandogli mi sa in parte la festa...” Ora lo sguardo era più sornione. “Uno dei testimoni mi ha detto che Castle in realtà era lì con la sua ragazza: una mora, alta che lui ha definito: uno schianto, una vera bomba e che si chiamava Kate”. Lei non reagiva e questo rendeva Ryan sempre più sicuro delle proprie convinzioni.
“Ora – continuò il detective – ci sono due possibilità. O hai un’omonima mora che è, come disse il testimone, una vera bomba, che si accompagna a Castle e nessuno di noi l’ha vista e, ciò che sarebbe ancora più strano, lui non se n’è ancora vantato, oppure quella Kate sei tu e a questo punto credo che dovresti dircelo perché ora non è più un gioco tra noi”.
“Cosa c’entra il week end di Castle negli Hampton con questo caso?” Rispose Kate.
“C’entra perché se quella Kate, come credo, eri tu dobbiamo assolutamente capire le sue parole di poco fa.”
Kate si limitò ad annuire e questo ruppe gli argini. Le lacrime iniziarono a scenderle senza che lei potesse fare nulla per fermarle. Non riusciva nemmeno a singhiozzare. Si alzò in piedi e guardò i suoi uomini. Era distrutta, di nuovo.
“Sappiamo tutti che non c’entra niente e che è stato incastrato ma così non ci aiuta” esplose Esposito. Non poteva sopportare di vederla ancora una volta soffrire. Voleva mettere personalmente le mani addosso al bastardo che le aveva fatto questo e farlo a pezzi sino ad esserne esausto. Voleva portarglielo in dono dicendole che ora era tutto a posto, che nessuno le avrebbe più portato via la sua vita e che lui si era assicurato che pagasse a caro prezzo ciò che le aveva fatto. Si sentiva così impotente.
“Scusatemi ragazzi ho bisogno di una pausa. Solo qualche minuto ma devo uscire di qui; torno in pochi minuti. Se la Gates chiede di me ditele che torno subito. Spero che capisca”.
Si diresse all’ascensore e premette il tasto per l’obitorio.

Esposito mandò un messaggio a Lanie “Castle arrested. Caskett”.
Lanie sentì il bip del telefono, lo prese, lesse il messaggio e pensò che sicuramente Kate gliel’avrebbe pagata ma che il bastardo che le aveva fatto questo doveva pagarla molto ma molto più cara.
Kate bussò alla porta facendosi vedere dall’oblò. Lanie si precipitò a farla entrare e l’abbracciò forte. “Oh tesoro mi dispiace così tanto! Dovrei ucciderti – abbozzò un sorriso – ma non lo farò!” cercò di sdrammatizzare l’amica.
“Perché Lanie, perché lui?”
“Perché qualcuno ha deciso di morire giovane”.
Kate la guardò. I suoi occhi erano due punti di domanda.
“Sai bene che quando Esposito e Ryan lo prenderanno preferirà assolutamente non esser mai nato. So per certo che spulceranno tutto il codice penale dal primo articolo sino all’ultimo comma per trovare tutto, assolutamente tutto, ciò di cui potranno accusarlo e lo faranno con una precisione che definirei quasi maniacale. Faranno in modo che marcisca in galera per sempre a prescindere dall’età che ha ora”.
“Lo amo Lanie! Perché ora? Cosa ho fatto di male?”. Kate era davvero disperata. Senza di lui non ce l’avrebbe fatta. Aveva lottato tanto per riuscire ad abbattere il suo muro e fidarsi di qualcuno ed ora che ce l’aveva fatta volevano portarglielo via. Di nuovo.
“Ehi tesoro cosa stai dicendo: non hai fatto niente di male! Hai solo incrociato un bastardo di troppo sulla tua strada. Lo so che non è facile ma pensa a Castle, a sua figlia. Lo so che anche tu non ce la fai più ma in questo momento sei l’unica che può tirarlo fuori da questo pasticcio. Solo tu sei in grado di farlo parlare e capire cosa vuole dirti, leggere tra le righe”.
“Ma non parla, Lanie! Non parla. Ha chiesto un avvocato e non lo posso nemmeno più interrogare!” Kate era fuori di sé; si sentiva le mani legate.
“Wait, wait... un momento Kate. Come sarebbe non parla. Vuoi dirmi che non ti ha detto nulla? Nemmeno una parola?”
“Non vuole dirmi dove si trovava venerdì sera. Mi ha solo detto di ricordarmi che sono la migliore e che lui mi ama”.
“Nient’altro, sei sicura?”
“No. Ha detto: ora e qui. Non lo capisco proprio. Perché non mi dice dov’era e la facciamo finita? Perché non dice cosa ha fatto con quei soldi e poi c'è la borsa, ci sono le impronte. Se ha fatto qualcosa di cui si è pentito non sarà mai grave come trovarsi accusato di un omicidio che non si è commesso accidenti!”. Si stava finalmente arrabbiando e questo era buono: avrebbe agito.
“Perché ti ama e sa che tu lo tirerai fuori da questo pasticcio: sei la migliore! Quanto al fatto che possa aver fatto qualcosa di cui si pentirsi non credo. Ti ama e non ti farebbe mai del male. Forse potrebbe aver fatto qualcosa che per lui è normale e che sa che tu non capiresti”
Kate sembrò risvegliarsi di colpo: aveva capito.
“Lanie sei un genio! Dopo lo ucciderò, ma per questo c’è tempo”.

Uscì correndo dall’obitorio e salì veloce in ascensore. Friggeva mentre l’ascensore la riportava su. Non appena le porte si aprirono chiamò “Ryan, Espo, con me!”.
Andarono in una saletta e: “Ho capito! Ho capito cosa vuole dirmi Castle!”
“Potresti spiegarlo anche a noi Beckett! Sai, siamo un po’ tardi!” Ironizzò Esposito.
“Ricapitoliamo: Castle ha detto quattro cose: che mi ama, che sono la migliore, che deve dirmelo ora e qui. Tutto chiaro?”
“Cristallino” rispose Esposito.
“Questo significa che si fida di me, che vuole che lo voi sappiate perché sapeva che stavate ascoltando tutto, che deve dirmelo in questo momento perché vuole darmi la forza di reagire e, soprattutto, che mi ama. Questo è il concetto più importante!”
Si bloccò rendendosi conto che sicuramente i due non avevano assolutamente capito il senso dell’ultimo concetto.
“Non in quel senso, cioè anche in quel senso ma soprattutto nel senso che non farebbe mai nulla che potesse ferirmi. Chiaro?”
“No, veramente no” risposero i due all’unisono.
“Su ragazzi, rifletteteci. I soldi che si sono spostati dal suo conto sono contanti ok?”.
“Chiaro” risposero all’unisono.
“Noi siamo abituati a rincorrere i criminali e per noi uno fa un’operazione del genere solo per nascondere qualcosa. Giusto?”
“Giusto”.
“Ma lui non è un criminale e quindi lo farà certamente per tutt’altro motivo. Per esempio per aiutare qualcuno senza metterlo in imbarazzo. Se avesse fatto un bonifico o avesse utilizzato un mezzo tracciabile non avrebbe mai potuto essere sicuro che questo aiuto non divenisse un domani pubblico mettendo in forte imbarazzo chi lo aveva ricevuto”.
“Beckett tu sei un genio!”
“Grazie. Sono la migliore, giusto!” Disse finalmente con un sorriso.
“Scavate nel conto corrente della vittima e in tutti i conti correnti delle persone vicine a Castle e che potrebbero aver ricevuto il suo aiuto. Ora chiamerò Martha ed Alexis e vedrò di trovare i possibili beneficiari. Trovatemi quella persona!”
“Sarà fatto Beckett”. I due uomini corsero alle loro scrivanie e si misero subito al lavoro.

Kate aveva anche avuto un'idea su come la borsa potesse essere arrivata a casa Castle. Se qualcuno aveva voluto incastrarlo doveva essersi assicurato che quella borsa si trovasse a casa Castle. Kate andò dal capitano e l'aggiornò poi si diresse a casa Castle. Suonò e Martha aprì la porta. Era agitata, il suo cuore batteva all'impazzata. Non sapeva come l'avrebbero accolta. Certo lei stava solo facendo il suo lavoro ma loro erano pur sempre la madre e la figli di Rick.
“Ciao Kate, vieni entra”. La invitò Martha con fare gentile.
“Ciao Martha, ciao Alexis. So che è un momento difficile e sapete quanto lo sia anche per me ma ora dobbiamo tirarlo fuori da questo pasticcio. La fuori c'è qualcuno che gli vuole molto male ma io ne voglio molto di più a quel bastardo e il ragazzo ha fatto davvero molto male i suoi conti”. Aveva gli occhi lucidi per il dolore e per la rabbia e si sentì sollevata nel capire che le due donne capivano perfettamente cosa stesse provando.

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Capitolo 2
*** Investigation ***


2 – Investigation

Kate esordì: “Innanzitutto dobbiamo capire come quella borsa sia finita in casa vostra”.
Alexis rispose subito: “Secondo me c'è stato uno scambio. Papà ha una borsa da viaggio come quella ma con il monogramma stampato sui manici e deve averla usata quando è andato all'ultima presentazione di Heat Rising. Doveva stare fuori solo una notte ed era in un contesto informale quindi non si è portato abiti eleganti”.
“Ok; è stato ad Orlando vero?”
“Si”
“I tempi tornano perché noi abbiamo trovato la vittima dopo. Perfetto controlliamo tutti i passeggeri di quel volo e vediamo se qualcuno ha reclamato un bagaglio. Quella borsa però non ha più il tagliando dell'aeroporto attaccato. Guardiamo sulla libreria magari è ancora lì”.
Alexis si diresse alla libreria ed in effetti lo trovò. “Eccolo” esultò.
“Perfetto! Ora chiamo Espo”. Prese il telefono e inoltrò la chiamata.
“Ciao Javi sono Beckett. Abbiamo capito come quella borsa è arrivata qui. È accaduto al ritorno dall’ultima presentazione di Heat Rising ad Orlando. Ti mando una foto del tagliandino dell’aereoporto. C'è stato uno scambio. Controllami tutti i passeggeri di quel volo e vedi se qualcuno ha reclamato un bagaglio smarrito”.
“Subito Beckett”.
“Bene. Grazie. Fammi sapere appena sai qualcosa.”
“Ovvio”.
“Ora dobbiamo capire perché abbia fatto quel prelevamento e perché c'è una foto che lo accusa”.
Non passarono nemmeno cinque minuti che il cellulare di Kate squillò.
“Dimmi Espo”.
“Tieniti forte Beckett. Indovina chi avrebbe dovuto essere su quel volo e non lo ha mai preso? La nostra vittima! Il bagaglio invece è di un uomo ed entrambi i biglietti sono stati acquistati via web dalla Chase Manhattan Bank”
“Fantastico. Controlla i posti assegnati e vedi se le persone sedute nei posti vicini si siano spostate o se qualcuno abbia chiesto di cambiare di posto. Andate a parlare con il personale di bordo. Controllate anche se quella borsa sia stata acquistata ad Orlando.”
“Subito!”
Kate si rivolse alle due Castle: “La nostra vittima avrebbe dovuto essere su quel volo ma naturalmente non ci è mai salita mentre l’altro biglietto collegato è stato utilizzato quindi questo qualcuno ha preso il volo con Castle al ritorno”.
“Dalla perquisizione in casa della vittima è emerso che era una fans di tuo padre ed aveva parecchie copie firmate da lui con dedica; questo significa che non si trattava di quelle copie che lui lascia già firmate perché le copie che abbiamo trovato riportano il nome della vittima nella dedica scritto a mano e la scrittura è quella di Castle. Non vi ha per caso parlato di qualche fans che lo avesse colpito per qualche motivo? Non fatevi scrupoli, ok?”
“In effetti poco prima di andare ad Orlando, durante l'ultima presentazione di Heat Rises qui a New York, papà mi raccontò che alla fine, uscendo dalla libreria, aveva notato una ragazza che stava lì ferma come se aspettasse qualcuno e lui le si era avvicinato chiedendole se poteva fare qualcosa per lei. Questo è tutto quello che so.”
“Ok, grazie Alexis mi sei stata molto utile”.
Kate tornò al Distretto e fece il punto con la sua squadra.
“Ora deve rispondermi!” disse Kate e chiese di interrogare nuovamente Rick.

Erano nella sala interrogatori con l'avvocato di Rick.
“Rick parlami dell'ultima presentazione di Heat Rises a New York”.
Lui la guardò e sorrise: la sua Kate aveva capito; non ne aveva mai dubitato.
“Alla fine della presentazione, all'uscita dalla libreria, c'era quella ragazza che sembrava aspettasse qualcuno ma era tardi e non mi sembrava il luogo adatto quindi le offrii un passaggio a casa. Era molto strana, agitata e si vedeva che era impaurita. Le chiesi come mai fosse così agitata e se potevo fare qualcosa per aiutarla.”
Kate lo guardò sorridendo. Era proprio da lui aiutare chiunque anche se si trattava di una persona appena conosciuta.
“Alla fine mi confessò che aveva dovuto impegnare un gioiello di famiglia e che avrebbe dovuto riscattarlo entro il giorno successivo altrimenti lo avrebbe perduto. Era proprio disperata. Con aria indifferente mi feci dare i dettagli, prelevai il denaro per riscattarlo; poi mi recai da lei per darglielo ma non c'era nessuno e lasciai il pacchetto nella sua casella. Deve averlo trovato”.
“Grazie Castle. Potevi anche risparmiarci tutto questo!” Le disse con sguardo indagatore.
“Sei sicuro di non avere altro da dirci?”
“Io farei qualche controllo sui passeggeri del mio ultimo volo da Orlando”.
“Grazie Castle ma il senno di tua figlia ci ha già chiarito questa parte della faccenda” Rispose Kate sarcastica.
Beckett uscì dalla sala ed Esposito le si fece incontro.
“Beckett abbiamo individuato il passeggero. C’erano due biglietti acquistati dalla Chase Manhattan Bank: uno a nome di Paul Leverick, un loro dipendente, ed un altro acquistato in bianco e successivamente intestato alla nostra vittima. Probabilmente lui avrebbe dovuto portare con sé la ragazza e acquistando il biglietto tramite la banca lo avrebbe pagato di meno. Lui è salito regolarmente a bordo. Naturalmente si è guardato bene dal segnalare lo smarrimento del bagaglio, cosa che invece Castle ha fatto senza risultato; il nostro compagno di viaggio non è proprio un giglio di campo e le sue impronte sulla borsa e all'interno della borsa ci hanno detto chi è. Ha precedenti per violenza domestica ed è stato anche incriminato per tentato omicidio con sevizie ma poi la denuncia è stata ritirata e la ragazza è morta poco dopo aver ritirato la denuncia. Indovina come? È stata vittima di un assassinio rituale. All’epoca tutto è stato addebitato a qualche setta e l’assassino non è mai stato identificato. Probabilmente deve aver riconosciuto Castle in aeroporto e non gli è sembrato vero di avere così tanta fortuna. La borsa è stata acquistata all’aeroporto di Orlando.
Quanto a Castle le sue impronte sono state identificate solo all'esterno della borsa . Oltre tutto seguendo gli spostamenti del nostro amico abbiamo notato che c'è una strana scia di sangue che lo segue. Sfortunato il ragazzo!” Ironizzò l'ispanico.
“Non ha idea di quanto!” rispose Kate rabbiosa “Andiamo a prendere quel bastardo e diamogli quel che gli spetta”.
“Subito! Kev andiamo a prendere quel bastardo!”
“Arrivo!”

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Capitolo 3
*** Love ***


3 – Love

Paul Leverick lavorava presso gli uffici direzionali della Chase Manhattan Bank. Beckett e la sua squadra si presentarono e chiesero del direttore generale. Naturalmente la segretaria disse che il direttore era molto impegnato e che in quel momento non poteva riceverli.
“Mi ascolti bene signorina: siamo qui per arrestare un assassino che si aggira indisturbato tra voi e magari lei ci ha appena bevuto un caffè insieme. Sono stata chiara?” L’affrontò Beckett con fare deciso.
“Ora vedo cosa posso fare” rispose la giovane e sparì dietro ad una porta bianca.
Ne uscì poco dopo annunciando ai detective che il direttore li avrebbe ricevuti subito e li introdusse nell’ufficio. Si trattava di una grande stanza molto luminosa con grandi vetrate alla sinistra della porta d’ingresso. Alla destra della porta, nell’angolo opposto, c’era un’elegante scrivania in legno intarsiato che staccava con l’arredamento moderno. Due sedie in legno di taglio classico completavano l’angolo. Sulla stessa parete della porta c’era una libreria.
L’uomo seduto alla scrivania si alzò ed andò a ricevere i due detective. “Sono Edward Gilmore; prego entrate ed accomodatevi pure. La mia segretaria mi ha informato e non vi nascondo che sono molto preoccupato. Desiderate qualcosa da bere?”
“No, la ringrazio signor Gilmore” Ringraziò Beckett.
“Ditemi pure” Andò subito al punto l’uomo. Era sinceramente preoccupato ad anche turbato all’idea di aver tra i suoi uomini una persona così spregevole.
“Sappiamo che presso di voi lavora Paul Leverick”.
“Si. In effetti è uno dei membri del board della banca. So che ha una storia piuttosto triste alle spalle. Mi ha detto tutto e speravo che finalmente non sarebbe più stato perseguitato dal suo passato”. Gilmore gli aveva creduto e purtroppo non era stato l’unico.
“Purtroppo da quanto in nostro possesso al momento non si tratta di una persecuzione. Dobbiamo procedere al suo arresto. Le sue impronte sono state trovate sugli strumenti usati per un omicidio. Ce lo chiami per favore e faccia in modo che non sappia che siamo qui”.
“D’accordo” rispose Gilmore e prese il telefono componendo il numero di un interno.
“Ciao Paul Ed. Puoi venire un attimo per favore?”. Riagganciò e si rivolse a Kate
“Sta arrivando”. Si vedeva che ci era rimasto male.
Pochi istanti dopo Leverick entrò e venne arrestato. L’unica cosa che disse fu: “Dove ho sbagliato?”
“Non devi aver letto bene i libri di Castle amico! Nikki Heat è la migliore detective di New York. Ecco, questo dettaglio non è finzione letteraria”. Rispose Kate fiera.

Giunti al distretto Kate consegnò il sospettato ai colleghi perché lo identificassero poi andò dal capitano a fare rapporto. Uscita dall’ufficio di Victoria Gates stava friggendo. Non vedeva l’ora di riabbracciarlo, di sentirsi stringere dalle sue braccia di sentire il suo profumo. “Lo ucciderò dopo” pensò tra sé e sé “Accidenti Kate ti stai rammollendo”. Poi chiamò Martha ed Alexis per informarle degli sviluppi ed avvertirle che in pochissimo tempo avrebbe riportato Rick a casa.

Victoria Gates uscì dal suo ufficio e chiamò un agente addetto alle celle del distretto: “Johnson”
“Si capitano?”
“Le chiavi della cella di Castle per favore”
“Subito capitano”. L’agente si diresse ad un armadietto. Lo aprì estraendo una chiave dalla sua tasca, ne estrasse un mazzo con due chiavi ed un cartellino attaccato e la portò a Victoria Gates. Lei lo prese poi si voltò verso Beckett che era seduta alla sua scrivania fingendo di iniziare a scrivere il rapporto.
“Detective Beckett!” Chiamò con tono deciso.
“Si capitano”
“Vada a riprenderselo!” e le lanciò le chiavi sorridendo.
Kate scattò in piedi e prese al volo la chiave.
“Grazie Capitano”
“Non mi ringrazi. Se lo è guadagnato e poi credo sia meglio che farle portare dentro il sospettato! Vi aspettiamo qui” rispose con un sorriso. Voleva dire agli altri di lasciarli soli per qualche momento.
Kate si diresse alle celle del distretto. “Stai calma Kate, non correre, sei al distretto, cerca di mantenere un minimo di contegno” si disse tra sé e sé ma con scarsi risultati. Giunta all’ingresso delle celle infilò la prima chiave ed entrò nel corridoio.
“Richard Alexander Castle!” lo chiamò con tono perentorio. Il volto di Castle si aprì in un enorme sorriso.
“Togliti immediatamente quel sorriso dalla faccia!” Lo redarguì prima ancora di averlo visto in faccia. Per tutta risposta lui rise sommessamente.
Kate giunse alla sua cella e lo trovò in piedi ad attenderla. Aprì e gli si buttò tra le braccia.
“Non osare mai più farmi una cosa del genere: capito!”
“Scusami! scusami. Quando eravamo negli Hampton tu mi hai chiesto quante altre ragazze avessi portato in quella casa e io ti ho detto che in effetti ne avevo portate diverse ma che nessuna era te. Tu hai detto di aver capito ma il tuo sguardo diceva altro. Io volevo che tu sapessi che sei la migliore, che sei “the one”. Nessuna sarebbe venuta a riprendermi. Qualcuna avrebbe certamente cercato di resistere, magari per i miei soldi o la mia fama o per le apparenze ma nessuna avrebbe messo a rischio tutto per me. Ti amo Kate”.
“E hai rischiato tutto solo per dirmi questo”
“Rischierei tutto per te! Sei la migliore e visto che Rick Castle ha sempre ragione, non rischiavo niente!” affermò sorridendo.
Lei gli diede un pugno sul petto e lui finse di essere stato colpito a morte poi rimasero entrambi fermi a guardarsi negli occhi.
“Stringimi! Stringimi forte e baciami Rick. Ti amo così tanto!”.
Rick la strinse a sé fino a scioglierla col suo calore; la baciò con passione e stettero stretti e vicini per qualche minuto. Lui le carezzò i capelli e le disse con dolcezza: “Sono qui Kate, always”. Poi la prese per mano ed uscirono.
Giunti nel corridoio trovarono la squadra che li attendeva al completo, inclusa Lanie con le mani saldamente poggiate sui fianchi.
“Richard Castle! La prossima volta che ti dovesse venire in mente di metterti nei guai sappi che quello che ti farò non richiederà nemmeno l’autopsia. Sono stata chiara! Quanto a te Kate... con te farò i conti dopo!” Disse mentre un sorriso luminoso le si apriva sul volto.
“Capitano, ragazzi: grazie... davvero!” Salutò Castle
Il capitano annuì con lo sguardo ed i due detective gli diedero un cinque.
“Sentite ragazzi, questa sera credo che Kate abbia bisogno di riposare ma domani sera siete tutti da me per festeggiare! Capitano sarei onorato se volesse unirsi a noi nel modo che le parrà più opportuno”.
“Con piacere” rispose sorridendo “Detective Beckett: vada a casa. Ma domani sera voglio il rapporto sulla mia scrivania”.
“Non mancherò, grazie capitano”.

Castle e Beckett uscirono dal distretto abbracciati e cercarono un taxi. Lui non le staccava la mano dalla vita e lei non avrebbe mai voluto che lo facesse.
“Detective mi accompagnerebbe a casa?” Chiese Castle.
“Le serve una scorta?”
“Devo affrontare due donne Castle insieme e magari se ci sei tu non mi uccideranno subito” rispose ridendo.
“Lo farò solo per ragioni di sicurezza” rispose lei ridendo e salirono sul taxi.

Giunsero al loft dello scrittore e lui aprì la porta trovandosi le sue due donne ad attenderlo con un atteggiamento decisamente bellicoso.
“Richard Alexander Rodgers!” Esordì Martha.
“Rodgers !?! Mmh mi sa che questa volta è davvero arrabbiata” disse rivolto a Kate.
“Papà!!!” Rincarò la dose Alexis.
“Sentite ragazze: credo che abbiate assolutamente ragione. Anch’io l’avrei ucciso ma ora non ne ho la forza. Possiamo farlo insieme domani?” Chiese Kate sorridendo.
“Ma hai idea di quanto questa donna ti ami Richard?” Rispose Martha rivolta al figlio. “Se le farai del male dovrai vedertela con me!”
“E anche con me” rincarò la dose la giovane Castle.
“Tre contro uno non è leale però” tentò di commuoverle lui con il suo sguardo da cucciolo.
“Non ci provare!” risposero tutte e tre all’unisono.
“Ok, ok ne parliamo domani. Ora credo che Kate abbia bisogno di riposare. Vero Kate?”
“Già, sono esausta. Io andrei a casa”.
“Solo un momento. Vieni, devo mostrarti una cosa”.
Kate lo seguì incuriosita fino alla sua stanza da letto.
Rick la fece entrare poi entrò a sua volta chiudendosi la porta alle spalle. La prese per la vita e poggiò il suo mento sulla spalla di lei: “Resta Kate; ti prego resta con me stanotte”.
“E perché dovrei?” chiese lei con tono evidentemente ironico.
“Perché mi ami e io ho bisogno di te, di stringerti tra le mie braccia, di sentire il tuo profumo, di sapere che domani mattina quando mi sveglierò le prime cose che vedrò saranno il tuo sorriso ed i tuoi occhi”.
“Questo non è leale!” rispose Kate fingendo di lamentarsi; poi si girò o lo guardò intensamente negli occhi mantenendo le mani di Rick sui suoi fianchi.
“Stringimi Rick; stringimi forte!”. Lui la strinse e cominciò a carezzarle la schiena e i capelli. Le sollevò il mento e la baciò con passione. Lei gettò la testa indietro lasciandogli aperta la strada verso il collo. Lui scese baciandola e le sfilò la camicetta dai pantaloni aprendola poi lentamente bottone dopo bottone mentre lei ansimava sotto i suoi baci. Le slacciò i pantaloni e li fece scivolare a terra. Si fermò un istante ad ammirarla e lei fece lo stesso con i pantaloni di lui e con la sua camicia. Poi gli sfilò la maglietta intima e poggiò la testa sul suo petto nudo. Lui le slacciò il reggiseno e lo sfilò cominciando a baciarla di nuovo. La prese in braccio e la stese delicatamente sul letto. Le sue mani viaggiarono sul corpo di lei scaldandolo e lei si lasciò andare completamente. Lui la sentiva rilassarsi sotto le sue mani e sentiva l’eccitazione di lei salire sotto i suoi baci. Si dedicò alla sua donna con una passione che nessuno dei due aveva mai conosciuto prima e si addormentarono esausti ed abbracciati. Il sole del mattino li trovò ancora così.
“Buongiorno” le sussurrò nell’orecchio.
“Buongiorno a te” rispose Kate “Cosa volevi farmi vedere?”
“Non me lo ricordo; mi hai distratto e mi è passato di mente”. Le rispose iniziando a baciarle il collo.
“Si vede che non era importante” gli resse il gioco Kate.
“Già”.

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