Tra modelli e manichini

di Pervinca95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Scelte difficili ***
Capitolo 3: *** Prime svolte ***
Capitolo 4: *** Primo round ***
Capitolo 5: *** Chi la dura la vince ***
Capitolo 6: *** Giornata libera ***
Capitolo 7: *** Incubi ***
Capitolo 8: *** Piccole azioni e attimi d'intesa ***
Capitolo 9: *** Colpi di scena ***
Capitolo 10: *** Riconosciuto ***
Capitolo 11: *** Normalità ***
Capitolo 12: *** Sorpresa ***
Capitolo 13: *** Argomento chiuso ***
Capitolo 14: *** I don't wanna miss a thing ***
Capitolo 15: *** Break ***
Capitolo 16: *** What hurts the most ***
Capitolo 17: *** Night ***
Capitolo 18: *** Change ***
Capitolo 19: *** Breakeven ***
Capitolo 20: *** Turning Tables ***
Capitolo 21: *** Need of you ***
Capitolo 22: *** Maybe Without Maybe ***
Capitolo 23: *** This Is Love ***
Capitolo 24: *** Awakening ***
Capitolo 25: *** Clarity ***
Capitolo 26: *** Out of blue ***
Capitolo 27: *** Piccole cose ***
Capitolo 28: *** Moments in time ***
Capitolo 29: *** Il peso delle parole ***
Capitolo 30: *** Epilogo- I parte ***
Capitolo 31: *** Epilogo- II parte ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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PROLOGO
 
Passeggio per le vie della metropoli per eccellenza: New York. 
Se solo due mesi prima mi avessero detto che sarei andata a finire in questa magnifica città, di sicuro mi sarei fatta una bella risata. Eppure é successo, insomma, il fatto che stia passeggiando per le sue immense vie ne é una prova. 
Nel giro di due mesi la mia vita é cambiata come dal giorno alla notte. 
Poco tempo prima mi trovavo nella mia città natale, la mia amata Firenze, la culla dell'arte, del rinascimento, della cultura, la culla della mia infanzia. 
Chi l'avrebbe mai detto che la mia domanda di studio all'estero sarebbe stata accettata. 
Non é da tutti uscire dalle superiori ed a soli diciannove anni ritrovarsi a New York, insomma, non stiamo mica parlando di Poggibonsi, e sottolineo che non ho niente contro quel meraviglioso comune della Toscana.
Comunque sia é successo, sono stata presa alla New York University, considerata una delle più prestigiose università al mondo.
Dire che quando ricevetti la notizia saltai dalla gioia si può definire un puro eufemismo, i miei genitori mi avrebbero voluto addirittura erigere una statua. 
Già, la mia famiglia, ovviamente avevo dovuto abbandonarla. Era stato difficile i primi tempi vivere senza le risate cristalline di mia madre, i toni di rimprovero di mio padre, la voce stridula e acuta che mia sorella sfoggia sempre quando é arrabbiata ed i continui scherzi orditi da mio fratello. Già, era stato difficile e lo é tutt'ora. 
Ogni tanto qualche lacrima di nostalgia ritorna a bussare alla porta, ma tutto sommato me la cavo, continuo ad andare avanti. 
Inizialmente avevo avuto dei grossi problemi con l'inglese, anche perché qui non gli fa né caldo né freddo se non capisci quello che ti stanno dicendo, ci sono solo due opzioni, o capisci o capisci. Molto spesso mi ero ritrovata a chiedere se potevano parlare più lentamente, ma questi niente, al massimo mi scandivano le uniche parole che comprendevo. 
Inoltre hanno una parlata completamente diversa dagli inglesi, gli americani parlano con molta più enfasi, come si suol dire "a papera", in pratica si mangiano tutte le parole...ora capisco perché la maggior parte di questi sono sovrappeso...comunque sia la situazione all'inizio era stata drammatica. 
Avevo vissuto momenti in cui avrei tanto voluto abbandonare tutto, tornarmene a casa dalla mia famiglia e riprendere la mia normale vita da diciannovenne quale sono. 
Eppure ero rimasta. La mia caparbietà ed il mio orgoglio avevano avuto la meglio sulle mie paure e la mia frustrazione. 
Ho superato tanti momenti difficili nella mia vita e sicuramente non sono ancora finiti.
Ho dovuto lottare contro una scoliosi che mi ha fatto passare le pene dell'inferno, contro la morte improvvisa di una persona alla quale tenevo più della mia stessa vita...già, zia Eveline se ne era andata così, da un giorno all'altro, un infarto improvviso e la sua vita si era stroncata a soli cinquantadue anni. 
Era tutto per me, il mio punto di riferimento, l'ancora alla quale mi aggrappavo prima di venire sommersa da problemi più grandi di me, essenziale come solo può essere il sole per la vita.
Nonostante non ci sia più la sento comunque vicina, in ogni momento della giornata, in ogni mia singola scelta, in ogni ostacolo che sono costretta ad affrontare. Lei c'è e sempre ci sarà, sia nel mio cuore che nei miei pensieri. 
Tralasciando tutti questi brutti ricordi che dipingono e colorano di nero la mia vita, posso dire di stare bene adesso, ho superato tutti questi tristi momenti sfoderando tutta la mia tenacia, la stessa che mi ha condotta fino a qua. 
Pensare di essere a New York mi sembra ancora così strano, é come se stessi ricominciando una nuova vita. Sembrerà un paradosso, ma da quando mi sono trasferita qui mi sembra di vedere la mia vita come una tela bianca di un pittore, una tela che voglio riempire con i colori della felicità, sì, voglio renderla piena di colori ora che ho l'opportunità di ricominciare tutto da capo. 
Voglio vivere ed essere vissuta, questo é il mio unico sogno. 
Non sono una di quelle persone che vuole rimanere nella storia per le sue imprese o scoperte, non voglio essere ricordata dalla gente solo per un qualcosa che mi caratterizza, non voglio niente di tutto ciò, voglio solo vivere. Suona così bene come parola. Vivere. 
Molto spesso si parla di poesia come di versi scritti da personaggi illustri, di certo non posso negare la loro bravura nell'assemblare frasi e parole al fine di donare musicalità ai loro pensieri, ma credo che ci sia molta più poesia in una singola parola come "vivere" che in mille frasi di poeti famosi. 
So benissimo che questo mio modo di vedere le cose possa essere giudicato sbagliato, ma del resto pensare é lecito, ognuno ha il suo punto di vista.
Continuo a passeggiare per le immense vie di New York guardandomi attorno estasiata.
La magnificenza di questa città mi sconvolge tutt'ora, é tutto così grande che mi sento infinitamente piccola, tanto piccola da sembrare una formica in un enorme formicaio.
Ecco che mi trovo ad osservare lo sfondo della tela che illustrerà la mia nuova vita. Adesso non mi resta che cominciare a colorarla...e non vedo l'ora.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti!!! Eccomi con una nuova storia, spero che vi piaccia, lo spero con tutta me stessa ^.^
Il prossimo capitolo lo posterò la settimana prossima, spero di trovarvi in numerosi, a presto ed un bacioneeeeeeeeeeee!!!

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Capitolo 2
*** Scelte difficili ***


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                                                                 Scelte difficili



 
Tutto mi sembra così bello la mattina che avrei tanta voglia di abbracciare il mondo e perdermi nella sua infinita bellezza. 
- Ehi Fede, sei sveglia finalmente- mi richiama Cristy, la mia compagna di stanza. 
Mi stiracchio nel letto allungandomi come un'anguilla ed infine mi alzo con il sorriso stampato in faccia.
- Non mi abituerò mai a tutta questa euforia di prima mattina, sei incredibile- conclude ridendo. Le sorrido complice, Cristy é la prima ragazza con cui ho interloquito al mio arrivo. É sempre stata estremamente carina e disponibile nei miei confronti, nonostante ci si conosca da soli due mesi posso definirla un'amica con la "a" maiuscola. A volte é strana la vita, sono sempre stata alla ricerca di una persona da reputare sinceramente amica e poi, quando ho perso le speranze, l'ho trovata in Cristy.
Cristy é una ragazza molto bella a mio parere, e non parlo solo dal punto di vista emotivo, ma anche dal punto di vista fisico, diciamo che con uno schiocco di dita potrebbe far cascare tutti ai suoi piedi. I capelli lunghi e ondulati le incorniciano perfettamente il viso da bambola di porcellana ed inoltre a completare il tutto si aggiunge anche il suo fisico asciutto e ben proporzionato. Da quanto ho potuto capire i primi tempi, e per primi tempi intendo quelli in cui non capivo una parola d'inglese, Cristy ha origini australiane. I suoi genitori vivono tutt'ora in Australia insieme a sua sorella minore, mentre lei si trasferì per un breve periodo di tempo a Firenze per conseguire degli studi, successivamente poi é stata trasferita nella nostra attuale università. Nonostante si fosse trasferita a Firenze, non conosce una parola d'italiano, ad eccezione di "pizza", "spaghetti" e "bistecca". Ecco questo é il massimo che riesce a dire o capire, per questo motivo é stata trasferita a New York.
Perciò nei primi tempi le nostre conversazioni erano davvero ridotte ai minimi termini, al massimo si parlava della bontà della pizza o degli spaghetti, questo era il massimo a cui riuscivamo ad arrivare.
Beh, ora la situazione é totalmente cambiata, fortunatamente adesso parlo perfettamente inglese e le nostre conversazioni possono durare molto più di due secondi.
- Che intenzioni hai per oggi, esci con Ryan?- le chiedo sorridendo. Ryan é il suo ragazzo, uno spilungone di un metro e novanta che sprizza simpatia da tutti i pori, nel vero senso della parola. Ogni volta ci fa morire dal ridere con le sue battute, é davvero una persona meravigliosa. Sono felicissima che Cristy stia con una persona simile, si completano a vicenda, in poche parole sono fatti l'uno per l'altra, come si suol dire.
- Esatto, te che fai?- 
- Beh, non so, credo che andrò a fare shopping- dico avvicinandomi al mio armadio per prendere dei vestiti. La domenica il mio unico pensiero é lo shopping. Adoro girovagare per le affollate strade newyorkesi e destreggiarmi tra le sue eccentriche vetrine. 
Dopo una settimana di solo lavoro e studio, un po' di relax me lo merito proprio.
- Se ti va puoi venire con noi- mi propone Cristy sorridendo. 
- Ma no, stai tranquilla, un po' di sano shopping mi farà solo bene, davvero, voi divertitevi, mi raccomando- le strizzo l'occhio e mi dirigo verso il bagno trotterellando felice.
Ho proprio voglia di una bella doccia con tanto di capelli. 
A causa del lavoro il tempo che solitamente dedico a me stessa si é dimezzato drasticamente, anche se però ho estrema necessità di quel lavoro. Non voglio pesare continuamente sulle spalle dei miei genitori, già devono pagare la retta della scuola e pensare ai miei fratelli. Il lavoro me lo aveva consigliato Ryan, dopo un'estenuante ricerca il meglio che avevo potuto trovare era come barista in un bar poco distante dal campus. 
Ogni mattina, dal lunedì al sabato, mi devo svegliare alle cinque e mezza, recarmi al bar e alle otto e mezza tornare al campus per seguire i corsi, il pomeriggio lo trascorro invece a studiare, dire che a fine giornata sono stanca é un eufemismo, molto spesso Cristy mi ha trovata addormentata sui libri.
Nonostante ciò continuo ad andare avanti cercando di non pesare troppo ai miei genitori, infatti loro non sanno assolutamente niente riguardo la mia estenuante routine e non lo dovranno mai venire a sapere, di sicuro comincerebbero a preoccuparsi e mi impedirebbero di farlo. Fuori discussione.
- Ehi Fede se vuoi puoi usare il mio shampoo che ti piace tanto, quello alla fragola- sento dire a Cristy da fuori della porta.
- Grazie Cris, sei un tesoro- esulto prendendo il flacone del più buono shampoo che abbia mai provato. Ne verso una grande quantità sulla mano e comincio a massaggiarla sui miei tanti capelli ricci. Già, ricci. In famiglia nessuno ha questo tipo di capelli, da piccola pensavo di essere stata adottata, poi mia madre mi disse che sia la forma allungata dei miei occhi, da lei sempre definita "a gattona", sia i capelli ricci erano dovuti molto probabilmente al fatto che in famiglia abbiamo origini egiziane. Comunque sia, ogni giorno é una lotta continua per via di questa massa informe di capelli, sono belli sì, ma anche piuttosto faticosi. 
Terminata la doccia, mi avvolgo in un pesante asciugamano e da qui comincia la vera lotta. Eccoci alla resa dei conti. Prendo il mio alleato per eccellenza dal mobiletto accanto allo specchio e mi rifletto nella mia immagine. I lunghi capelli ricci mi ricadono sulle spalle in modo confuso e disordinato, sollevo il braccio in cui tengo il pettine, sì, é lui il mio alleato, e faccio comparire un ghigno malefico sul volto. Mi manca solo la musichina inquietante di Psycho e poi sono pronta per essere rinchiusa in manicomio. 
Porto il pettine sui miei capelli e da qui comincia la vera tortura, la lotta giornaliera contro l'avanzare dei nodi, il mio massacro personale. 
Quando spesso la gente mi si complimenta per i capelli, come se avessi scelto io di averli, rimane sempre scioccata quando gli dico che li pettino e li spazzolo sempre. Ecco, non ho mai capito perché la gente ne rimane così turbata, insomma, se non li pettinassi questi comincerebbero a prendere vita propria, non so se mi spiego, da un giorno all'altro diventerei una perfetta rasta, non che io abbia niente contro i rasta, però ecco, non é proprio l'aspirazione della mia vita. 
Ormai mi sono arresa di capire la gente, insomma, se io voglio pettinare i miei amati capelli che male c'è? Mah, problemi loro comunque. Uno dei miei tanti motti di vita é sempre stato "vivi e lascia vivere", a quanto pare però non é lo stesso per la maggior parte della gente.
- Fede, allora io vado, ci vediamo dopo- mi saluta Cristy da dietro la porta.
- Sì, a dopo, divertitevi- concludo continuando imperterrita nella mia lotta all'ultimo nodo.
Secondo motto della mia vita " chi la dura la vince", ed io vinco sempre.
 
Ah, finalmente all'aria aperta. Metto la borsa in spalla e mi immergo nel traffico newyorkese. Ho voglia di far spese oggi, ho voglia di darmi alla pazza gioia. I sensi di colpa li lascio per la sera, già, stasera la mia parte razionale riprenderà il sopravvento su quella impazzita e sarò costretta a farmi un bell'esame di coscienza, sì, decisamente deprimente.
Mi infilo le cuffiette della musica e faccio partire una delle mie canzoni preferite Hall of fame dei will.i.am. Questa canzone riesce sempre a darmi un sacco di carica positiva, é come una dose di puro ottimismo. Mi fermo davanti ad una vetrina e comincio ad osservare i vestiti esposti dai manichini. Mi sono sempre chiesta come mai ai manichini devono sempre stare i vestiti alla perfezione, insomma, non che a me tornino male, però ho sempre provato invidia per la loro fisicità...già, sono questi i miei dilemmi della vita.
Decido di entrare e provare qualcosa, tanto per passare il tempo. Opto per dei jeans scuri, una maglietta a mezze maniche ed una giacchetta abbinata a quest'ultima. 
Prendo il tutto e me lo porto nel camerino. 
- Come ti stanno?- sento dire da una voce femminile alla mie spalle non appena finisco di cambiarmi.
Altro problema dei negozi, le commesse troppo invadenti proprio non le posso digerire, mi danno sui nervi. Io non voglio essere cattiva, ma a questa chi gliel' ha data tutta questa confidenza, insomma, non la conosco nemmeno e mi dà del "tu".
- Bene, grazie- sorrido falsamente e continuo a guardare la mia immagine riflessa nello specchio.
- Sì, ti stanno davvero bene, poi hai un fisico che ti aiuta, non c'è che dire- 
- Grazie, sei molto gentile- ormai le dò del "tu" anche io, non vorrei sembrare troppo fredda.
- Allora che fai, li compri?- mi chiede con un sorriso a trentadue denti. Ecco, finalmente siamo arrivati alla sostanza del discorso.
- Penso di sì, sì, li compro- annuisco convinta. Del resto non mi stanno nemmeno male, sì, posso farci un pensierino. 
Esco dal negozio con già la mia prima busta tra le mani, la giornata si sta facendo interessante, se vado di questo passo per stasera avrò prosciugato tutti i miei amati risparmi. 
- Scusi signorina?- sento dire a qualcuno dietro di me. Mi volto e mi trovo faccia a faccia con un uomo che avrà più o meno una cinquantina di anni. Sinceramente non capisco che cosa voglia da me un tipo simile, dal suo aspetto sembra uno di quegli uomini stracolmi di soldi. É tirato più a lucido di un paio di scarpe, i vestiti sono esclusivamente di marca e ha i capelli visibilmente tinti di un biondo platino a dir poco ridicolo.
- Dice a me?- chiedo confusa e guardandomi attorno.
- Sì, mi scusi per l'irruenza, ma vorrei parlarle di un certo lavoro che le vorrei offrire, é da un po' che la osservo e trovo che lei sia la persona più adatta- 
Ok Fede, non pensare male, non pensare male. Sento che la mia faccia si é trasformata in un enorme punto interrogativo, insomma, non é normale che uno ti fermi per strada e ti proponga un lavoro così dal nulla, inoltre, questo tizio platinato mi ha osservata? Ma é un maniaco.
- Sinceramente non ho capito molto bene la situazione- dico titubante. Non so che altro fare, anzi, suppongo che la cosa migliore sia scappare a gambe levate.
- Mi immagino. Mi scuso ancora per la mia irruenza, se vuole parlarne ci possiamo accomodare ad uno di questi bar- propone l'omino mostrandomi con un gesto della mano uno dei locali più "in" di New York. Sorrido debolmente e lo seguo rassegnata, addio alla mia dolce giornata di shopping. 
- Bene- esordisce l'omino dopo essersi seduto al tavolo indicatoci dal cameriere in frac - allora, innanzitutto le vorrei precisare che dirigo un'azienda per giovani modelle e modelli, questo é il mio biglietto da visita- spiega porgendomi un piccolo biglietto.
- Armando Gonzalo- leggo ad alta voce. Mai sentito.
- Non so se lei ha mai sentito parlare di me e della mia azienda, siamo piuttosto famosi- si vanta appoggiandosi con la schiena alla sedia e portandosi una mano sotto il mento.
- No, mi dispiace- che figura, però intanto gli ho fatto sparire quel sorrisino da pallone gonfiato.
- Beh, non importa, comunque sia vorrei offrirle un lavoro come fotomodella, comparirà su copertine di riviste famose, parteciperà a sfilate, indosserà abiti firmati, insomma, entrerà a far parte del grande mondo della moda, ovviamente le affiancheremo un manager che potrà tenere sotto controllo tutti i suoi vari impegni giornalieri. Forse così su due piedi sarà difficile scegliere però la preghiamo di darci una risposta il prima possibile, sul biglietto si trova l'indirizzo della nostra sede centrale, appena può la pregherei di farci un salto di modo che i miei assistenti le possano dare maggiori informazioni-
Sono letteralmente senza parole, non so che dire. Cioè, io fotomodella? Di sicuro sarebbe una svolta importante della mia vita, guadagnerei sicuramente molto di più, ma mi sembra tutto così strano. 
- Lei ci pensi, poi la prego di farmi sapere, arrivederci- si congeda l'omino stringendomi la mano e lasciando una banconota da cento dollari sul tavolo.
- Le farò sapere, arrivederla- concludo alzandomi anche io dal tavolo e dirigendomi fuori dal locale.
Una volta uscita decido di tornare immediatamente al campus, non ho più la facoltà mentale di prestare attenzione allo shopping, ho un estremo bisogno di pensare e stare da sola.
Come é possibile che sia successa a me una cosa simile? Insomma, non sono poi nulla di così speciale, Cristy é molto più bella di me, non c'è paragone.
Apro la porta della mia camera e mi getto sul letto leggermente scossa. 
Certo che però non sarebbe male come lavoro, sicuramente pagano anche molto bene a giudicare dal bigliettone da cento dollari lasciato da Armadio, Armano, non mi ricordo nemmeno come si chiama. 
Estraggo il biglietto da visita dalla mia tasca, lo leggo e decido di cercare informazioni su Internet. Mai fidarsi degli sconosciuti. 
Accendo lo schermo del mio pc risalente all'età del Paleolitico e aspetto con ansia. 
Finalmente, dopo un buon quarto d'ora di schiaffi e pugni contro quest'ultimo, riesco ad entrare sul sito ufficiale. Wow, non c'è che dire, sembra una cosa seria, anzi, non sembra, lo é. Ecco adesso mi sento peggio di prima, insomma, non tutti i giorni capita di ricevere proposte simili, dovrei accettare o no? Di certo fare la modella mi prenderà moltissimo tempo, a giudicare dal sito richiederanno un livello di serietà e professionalità molto elevato.
Nonostante ciò però dovrei continuare a portare avanti i miei studi. Mi sento una stupida, mi sto comportando da ragazzina viziata, altre al posto mio si strapperebbero i capelli dalla gioia. Basta, ho deciso, voglio provarci, del resto si vive una volta sola, no? Ed io voglio viverla al meglio questa mia vita, voglio vivere quest'esperienza. Cercherò di concentrarmi sul lavoro come sugli studi, a costo di dover passare tutte le notti sui libri. 
La vita é fatta per essere vissuta, ed io voglio sfruttare questa opportunità per arricchirla, voglio cominciare a colorare la mia tela bianca, voglio prendere al volo tutto ciò che la vita mi offre. Sì, lo voglio e domani non sarà solo l'inizio di una nuova settimana, ma sarà anche l'inizio della mia nuova vita e non vedo l'ora di cominciare a viverla!
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Eccomiiii, grazie a tutte per le vostre recensioni, siete state gentilissime! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto anche se devo ammettere che non mi convince molto....
Questi capitoli sono più che altro capitoli introduttivi in cui si cominciano a delineare dei tratti fisici e psicologici della protagonista...molto presto avverrà l'incontro tanto desiderato!!!!! Non vedo l'ora *.*
A presto ed un bacioneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!!!

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Capitolo 3
*** Prime svolte ***


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                                                                                                   Prime svolte





Ho sempre odiato il lunedì mattina, specialmente quando sento quella maledetta sveglia suonare all'impazzata come se mi avvertisse della fine imminente del mondo. Devo ricordarmi di ucciderla, già, mi scriverò un promemoria.
La sera precedente, non appena Cristy era tornata, le avevo raccontato tutto. 
Avevo bisogno di un parere esterno, amico. Cristy si era da subito entusiasmata, mi aveva consigliato di provare, tanto, da come aveva detto lei, se mi fosse venuto a noia avrei anche potuto smettere. A causa delle mie perplessità era stata dura per lei convincermi, però alla fine ce l'aveva fatta. Già, sarei andata ad informarmi dopo i corsi mattutini e poi avrei cominciato il mio nuovo lavoro...che stress! 
Dire che me la sto facendo letteralmente sotto é riduttivo, in realtà non so nemmeno perché...boh, delle volte non mi capisco nemmeno io.
- Su Cris, dobbiamo alzarci - dico sbadigliando e rigirandomi nel letto. Cristy é peggio di me, non si alzerebbe mai. Se non fosse stato per me che l'ho svegliata in questi due mesi, lei sarebbe praticamente caduta in letargo.
- Prima te - la sento mugugnare con la voce impastata dal sonno.
Non c'é niente da fare, é peggio di un ghiro. Mi alzo con una lentezza sfinente dal letto e prendo qualche vestito a caso dall'armadio, ho gli occhi talmente chiusi non vedo nemmeno quello che prendo.
Mi trascino verso il bagno e comincio a lavarmi e sistemarmi nel migliore dei modi, devo essere impeccabile. Mi specchio e vedo la catastrofe. Ho dei capelli tali che sembro un cespuglio, di sicuro dormire con i capelli sciolti non é stata una grande idea. Senza contare che sarei potuta soffocare.
Dopo aver schiacciato una buona mezz'ora chiusa in bagno esco e vado a richiamare Cristy che nel frattempo si é riaddormentata.
- Su Cris, ora tocca a te - la chiamo scuotendola dolcemente. 
- Non mi va - ribatte portandosi il cuscino sopra la testa ed infagottandosi nelle coperte tipo baco da seta.
Comincio a scuoterla sempre più rudemente, non può abbandonarmi così.
- Cris o ti alzi o chiamo Ryan - la minaccio con un ghigno sadico dipinto sul volto. Ricordo ancora l'ultima volta che avevo fatto venire Ryan per svegliarla. Era stato esilarante, l'aveva massacrata a forza di solletico ed alla fine era stata costretta ad alzarsi.
- Ok, mi alzo però tu non chiamarlo, intesi?- un sorriso soddisfatto si fa spazio sul mio viso. Con le minacce si ottiene tutto, o almeno nel caso di Cristy.
Rido - Um, va bene, sarò clemente- concludo cominciando a preparare la mia borsa con i libri. Vedo Cristy dirigersi verso il bagno borbottando fra sé e sé qualcosa d'incomprensibile, diciamo pure che odia perdere come io amo vincere. In un certo senso siamo simili su questo punto di vista.
Dopo poco tempo, più o meno un quarto d'ora, la vedo uscire pettinata, vestita e lustrata. 
- Siamo pronte allora, andiamo?- le chiedo scoppiando a ridere dopo aver notato la sua faccia truce. 
- Un giorno, prima o poi, troverò un modo per vendicarmi, uahahahah, puoi giurarci- ecco, lo sapevo, la Cristy dark ha preso il sopravvento sulla Cristy normale. Queste facce del carattere di Cristy sono stupende, anche se un po' inquietanti.
- Si, si, certo cara, ora andiamo, tieni, ti ho preparato la borsa- le dico spingendola fuori dalla camera e passandole l'oggetto in questione. Se c'è una cosa che odio é arrivare in ritardo, proprio non lo sopporto...peccato che mi capiti di esserlo quasi sempre.
Camminiamo per il lungo ed ampio corridoio che collega alle aule. Intorno a noi regna il caos più totale, ragazzi che corrono da una parte all'altra, ragazze che urlano nello scambiarsi pettegolezzi, insegnanti che si dirigono nelle rispettive aule, insomma, sembra di stare in un covo di pazzi.
- A che ora vai oggi?- mi chiede Cristy rompendo il silenzio calato fra di noi.
- Credo nel primo pomeriggio, almeno poi avrò il resto del tempo libero per studiare-
- Brava, così ti voglio, studio e lavoro, lavoro e studio- dice scoppiando a ridere divertita.
- Si, si, prendi pure in giro, sai credo proprio che domani mattina chiamerò Ryan, oh eccolo lì, aspetta che glielo chiedo- minaccio avvicinandomi a Ryan che ci saluta con un gesto della mano, peccato che vengo bloccata per un polso da Cristy.
- Non. Ci. Pensare. Nemmeno.- sibila facendo un finto sorrisetto a Ryan che ci guarda confuso. 
- Che avete? Sembrate strane- ci dice guardando prima me e poi Cris sospettoso.
- Oh niente, é che ti volevo chied...ahi- urlo girandomi verso Cris e fulminandola con lo sguardo. La folle squilibrata mi ha pestato un piede, roba da non crederci.
- Mi volevi chiedere?- mi incita Ryan guardandomi come se si trovasse al cospetto della regina dei pazzi.
- Ti voleva chiedere come vanno i tuoi studi- improvvisa Cristy sorridendo soddisfatta.
Traditrice. Mi ha fatto fare non solo la figura della scema, ma anche della pazza. Non voglio sapere cosa Ryan penserà ora di me, preferisco rimanere nell'ignoranza.
- Per ora vanno bene, ma perché questo interessamento ai miei studi?- mi chiede visibilmente preoccupato della mia sanità mentale.
- Ehm, no, così, sai é che...io...-
- Ho capito, vabbé però ci sta, dai, non ti preoccupare- mi tranquillizza dandomi una leggera pacca sulla spalla. Ma che ha capito? Non so se volerlo sapere oppure rimanerne all'oscuro.
Lo guardo con una faccia che é tutto un programma - che vuoi dire, cioè, che hai capito?- chiedo con voce tremula...non é che questo pensa che lui mi piaccia? Oh mamma mia, per tutti i cetriolini sott'aceto, no, non avrei più il coraggio di guardarlo in faccia.
- Sei molto competitiva, vabbé però non mi dà noia, del resto resterò sempre io il numero uno, uahahahah- ecco, quando dicevo che Cristy e Ryan sono fatti l'uno per l'altra intendevo anche questo, entrambi nascondono un lato oscuro inquietante, mettono i brividi.
- Se, certo, é proprio questo che intendevo- se non altro ora mi sento più sollevata. 
- Bene, io ora vado a lezione, non vorrei arrivare tardi- dico cercando di liberarmi da quei due pazzi che hanno cominciato a ridere fra di loro.
- Chi hai adesso?- mi chiede Ryan prima di lasciarmi andare.
- Il professor Bertlam- 
- Allora ti conviene essere più veloce di Bolt perché l'ho visto entrare in aula una ventina di minuti fa- mi avverte trattenendosi a stento dallo scoppiarmi a ridere in faccia. Capisco che la mia espressione sia comica, anche perché mi sta arrivando il mento a terra, però, via, un minimo di compassione.
- Grazie per l'informazione Ryan- dico con una faccia che significa solo "te la faccio pagare cara" - ci si vede dopo Cris- concludo allontanandomi a grandi falcate.
- Buongiorno signorina...come si chiama...alla buon ora, finalmente ci degna della sua presenza- sento dire al professore non appena entro in aula. 
Ho un fiatone tale che faccio pure fatica a rispondergli. 
Capisco che io ed il professor Bertlam non ci si sia mai...stati simpatici, ma non importava che lo rendesse così noto.
- Tondi, Federica Tondi- sottolineo cercando di non far trasparire l'istinto omicida nei miei occhi - mi dispiace per il ritardo, farò in modo che non ricapiti-
- Lo speriamo vivamente - conclude il professore, acido come un limone. Mi allontano dalla cattedra e corro a prendere un posto qualsiasi in prima fila. 
Devo ammettere che la mia giornata scolastica é cominciata nel migliore dei modi, come sempre insomma. Nonostante mi sia sempre comportata in modo decoroso e rispettoso, il professor Bertlam non mi ha mai potuta digerire, neanche gli avessi ammazzato il gatto. Vallo a capire. Neanche si é mai preso la briga di imparare il mio nome dopo due mesi. 
Spero solo che il resto della giornata non mi riservi altre brutte sorprese, incrociamo le dita.
 
Questa giornata non solo é partita male, ma sta proseguendo ancora peggio. Ricapitoliamo: sono arrivata in ritardo alla lezione del professor Bertlam, sono cascata dalle scale rischiando di rompermi l'osso del collo, nel parlare con Cristy ho agitato troppo un braccio colpendo un tizio in piena faccia, il quale mi ha praticamente minacciata di morte e adesso, per finire in bellezza, sono uscita dal campus senza un ombrello, perché vorrei sottolineare che non pioveva, e in questo preciso istante, invece, sono completamente zuppa. 
Una giornata F.A.N.T.A.S.T.I.C.A. 
É in giorni come questi che mi sento davvero fortunata.
Comunque sia adesso sono davanti alla sede centrale dell'agenzia per modelli e modelle. 
Sento il battito del mio cuore aumentare rapidamente; non mi spiego tutta questa agitazione. 
Dopo un'ultima serie di incoraggiamenti tutti andati a farsi benedire, decido di entrare.
L'ingresso dell'imponente edificio é davvero magnifico, quasi imperiale direi, alla stessa stregua di tutte quelle immani costruzioni che ti fanno sentire infinitamente piccolo.
Mi guardo attorno estasiata. Il soffitto sarà alto più o meno quattro o cinque metri, ma non é questa la cosa che mi colpisce maggiormente, bensì le sue decorazioni. 
Le volte del soffitto sono perfettamente decorate ed intagliate con disegni floreali e geometrici, sicuramente il complesso avrà dovuto richiedere una dovizia di particolari degna del più eccellente fra gli architetti in circolazione.
Non voglio indagare su quanto gli sarà venuto a costare il tutto...
Comunque mi avvicino al banco informazioni e attendo che si presenti qualche buon individuo a cui chiedere spiegazioni e precisazioni.
Dopo all'incirca una decina di minuti mi si presenta una donna sulla cinquantina andante vestita di tutto punto e tirata a lucido.
- Buongiorno signorina, posso fare qualcosa per lei?- mi chiede cordiale e con un sorriso a trentadue denti.
- Sì, vede, l'altro giorno il signor..- estraggo fuori dalla tasca il biglietto da visita e leggo il nome - il signor Armando Gonzalo mi ha proposto un lavoro come fotomodella e quindi vorrei avere informazioni più dettagliate possibili sull'offerta- concludo mostrandole il biglietto da visita.
La signora mi sorride e comincia a trafficare con il computer qualcosa d'indecifrabile. Dopo poco se ne esce fuori con alcuni fogli che mi porge con un ampio sorriso.
- Ecco a lei cara, su questi fogli ci sono scritte tutte le informazioni che le possono servire, per il resto le dico immediatamente che deve procurarsi un book fotografico nel quale presenta tutte le sue foto in diverse pose, che ovviamente le verrano dette dal fotografo ed in caso contrario é tutto riportato sui fogli che le ho consegnato. 
Per quanto riguarda il lavoro posso dirle ben poco perché quello dipende dagli incarichi che le propongono, comunque posso dirle che come lavoro richiede un certo livello di professionalità e serietà, soprattutto serietà. Comunque penso che se é stato proprio Gonzalo a chiamarla per questo lavoro, molto probabilmente ha già qualche idea su di lei, come parere esterno le direi di accettare, ovviamente poi deve valutare lei- spiega sistemandosi gli occhiali sul naso.
- In realtà io la mia decisione l'avrei già presa, vorrei intraprendere questo lavoro, o almeno provarci- dico sorridendo timidamente.
La signora mi sorride di rimando- perfetto, allora come primo passo si procuri questo book, se vuole le dò dei nomi di alcuni fotografi di nostra conoscenza- mi propone rovistando fra alcune carte e prendendo un'agenda rossa.
- Sì grazie, non sono molto ferrata sull'argomento, ma questo book ha un costo?- chiedo speranzosa in una risposta negativa.
- Sì, solitamente il prezzo varia dai cento ai quattrocento dollari, comunque vista la sua condizione, ovvero che é stata indirizzata da Armando, beh, il prezzo potrebbe quasi essere nullo, anzi, credo che sarà lo stesso Armando a portarla da qualche fotografo quindi sarebbe anche inutile che io le dia dei nominativi- riflette la donna non notando la mia bocca cascata a terra.
Cosa? Quattrocento dollari per delle foto? Ma sono tutti pazzi, a quanto pare devono aver talmente tanti soldi da buttare via che non sanno più che farsene. Un giorno se vedrò buttare dei soldi da una finestra non me ne devo meravigliare.
- Oh buongiorno signorina, allora é venuta poi, sono davvero contento- sento dire da una voce alle mie spalle.
Ruoto la testa e mi ritrovo davanti l'omino patinato del giorno prima.
- Buongiorno signor Gonzalo, sono venuta giusto per chiedere qualche informazione- specifico ancora sotto shock per il costo del book.
- Ecco Armando- lo chiamo la signora dietro al bancone- stavamo giusto parlando del book, non so se tu avevi qualche idea a proposito- 
- Sì, infatti, non c'è bisogno di nessun book, del resto l'ho scelta io come modella. Ora signorina venga con me che le vorrei presentare la sua manager- spiega avviandosi per una enorme scalinata di marmo.
Lo seguo annuendo con la testa e ringraziando la signora al bancone che mi guarda sorridente. Dopo aver salito le enormi scale ed essere atterrata al secondo piano, il signor Gonzalo mi accompagna davanti ad una porta bianca.
- Ecco si ricordi bene questa porta perché é quella della sua manager, é il suo ufficio- mi spiega sottovoce.
Senza nemmeno bussare entra nell'ufficio nel quale ad una scrivania si trova una donna bionda sulla quarantina che saluta sorridente.
- Buongiorno Armando, é lei la nuova modella?- chiede indicandomi.
- Sì, esatto, é lei- spiega avvicinandosi alla porta- ora vi lascio parlare per farvi conoscere meglio, a presto signorina, spero si trovi bene qui- mi saluta stringendomi la mano con una forza tale da disintegrarmela.
- A presto e grazie di tutto- concludo ricambiando la stretta di mano.
Non appena la porta si chiude dietro di me, vado ad accomodarmi ad una delle poltrone davanti alla scrivania aspettando che la donna dica qualcosa.
- Innanzitutto piacere di conoscerla, il mio nome é Catherine, ma tutti mi chiamano Kate quindi può liberamente chiamarmi Kate. Sarò la sua manager per tutto l'arco di tempo in cui ricoprirà questo lavoro e spero davvero che si trovi bene. Il suo nome é?- mi chiede sorridente.
- Federica, Federica Tondi, sono italiana- specifico notando la faccia stralunata di Kate.
- Ah, davvero? Che bella l'Italia. Senti ti va bene se ci diamo del tu?- 
- Sì, sì, certo- dico annuendo con la testa.
- Sei venuta qui dall'Italia per studiare?- mi chiede curiosa.
Sorrido- sì, esatto, studio alla New York University- spiego orgogliosa.
- Wow, allora devi essere molto brava, complimenti, ma quanti anni hai? Sembri molto giovane- 
- Diciannove- rispondo di getto.
- Accidenti, e sei venuta a New York da sola, senza la tua famiglia?- mi chiede apprensiva e meravigliata al tempo stesso.
- Sì, esatto-
- E dove alloggi?-
- Al campus, frequentando l'università danno agli studenti degli alloggi, é molto carino come ambiente- spiego annuendo con la testa.
- Capisco, si vede che sei una ragazza con la testa sulle spalle oltre che bella. Se ti ha scelta Armando devi avere sicuramente qualcosa che lo ha colpito, sono molto felice di essere la tua manager, sono sicura che ci troveremo bene insieme- mi assicura sorridendo.
- Ne sono certa, grazie- rispondo abbassando lo sguardo.
- Allora, per quanto riguarda gli incarichi, in qualità di tua manager, sarò io a valutare i migliori e a proporteli, in realtà avrei già in mente qualcosa per lanciare la tua immagine nel mondo della moda...aspetta che ora trovo il foglio- spiega cominciando a rovistare fra tutte le carte sparse sulla scrivania- eccolo, allora, si tratta di un set fotografico che durerà, beh, parecchio ti avverto, che farai insieme ad alcuni dei modelli più in voga del momento, non so se hai mai sentito parlare di Nick Tonnols o Brad Charles...-
Scuoto la testa in senso negativo. Non so nemmeno chi siano questi tipi, mai visti né mai sentiti.
- Beh, comunque poi li conoscerai. Allora, come ti dicevo, questo incarico durerà parecchio, all'incirca due mesi o più, non so con precisione quanto, perché non si tratta di un solo set fotografico, ma di molti messi insieme, ora mi spiego meglio. 
Praticamente per lanciare la tua immagine devi essere accompagnata da figure di un certo spessore e livello, ovviamente però questo non basta. Devi anche comparire su molti giornali, manifesti, locandine, insomma, devi essere onnipresente e per fare questo però ci vuole molto tempo, comunque credo che sia necessario per la tua carriera. Cosa ne pensi?- mi chiede sorridendo.
- Beh, penso che sia una buona opportunità, potrei provare, cioè, alla fine dovrò pur cominciare da qualche parte, e questo set da quando partirebbe?- 
- Benissimo, sono contenta, allora questo set partirebbe da domani l'altro, prima devo contattare quest'altra azienda- mi spiega guardando nei fogli davanti a sé.
- Ok, quindi domani l'altro devo venire qui a che ora?-
- Alle due sarebbe perfetto, in realtà comincerebbe alle quattro però, sai, prima ci sono le prove trucco eccetera, quindi dovresti venire con due ore di anticipo, ah, quasi dimenticavo, questo é il mio numero di telefono e dovresti darmi il tuo- dice porgendomi il suo biglietto da visita.
- Sì, certo- prendo una penna ed un foglio lì vicini e scrivo sopra il mio numero- ecco qua-
- Grazie mille, sai nell'eventualità succedesse qualcosa almeno ti posso avvertire- conclude afferrando il foglietto sorridente.
- Bene, allora ti ringrazio Kate e ci si vede qui dopodomani- la saluto alzandomi dalla poltrona.
- Figurati, grazie a te, a dopodomani Federica- 
Ci salutiamo con il solito bacio sulla guancia e dopodiché esco dall'enorme edificio.
Sono stanca morta, però allo stesso tempo elettrizzata da questa nuova avventura. 
Wow, non vedo l'ora che sia domani l'altro! Ed ora é meglio che fili immediatamente al campus a studiare, chissà perché, ma prevedo una lunga nottata.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Ciaooooooo! Eccomi qui, viva e vegeta!
Mi dispiace di aggiornare solo ora, ma ho avuto una settimana davvero intensa per via della scuola!
Comunque, allora, in questo capitolo si comincia ad entrare un po' più nel vivo della storia, anche se è ancora presto...
Dal prossimo capitolo ( che vi prometto posterò a breve) le cose cominceranno a smuoversi, insomma si entrerà nella storia vera e propria. 
Purtroppo questi capitoli sono necessari per introdurre e far capire qualcosa, beh, spero vi sia piaciuto!
Grazie mille a tutte voi che avete recensito, siete davvero gentilissime! Grazie ed un bacioneeeeee ^.^

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Capitolo 4
*** Primo round ***


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                                                                                                                           Primo round




- Allora io vado Cristy, ci si vede dopo- 
- A dopo, ma mi raccomando mangia qualcosa per strada, sei digiuna da stamattina- mi ricorda Cristy premurosa. 
Le sorrido ed esco velocemente dalla nostra stanza.
Corro per il lungo corridoio che conduce alle scale e comincio a scenderle alla velocità della luce.
- Signorina nessuno le ha mai detto che non si corre per le scale?- mi domanda retorico il professor Bertlam che é spuntato da non so quale posto, probabilmente dall'inferno. 
Ma dico io quest'uomo deve essere sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato? Mi becca sempre quando sto infrangendo qualche regola dell'istituto.
- Mi scusi é che sono di fretta, arrivederci- taglio corto catapultandomi fuori dall'edificio.
I giorni sono passati davvero velocemente, due giorni fa ho ricevuto il mio primo incarico ed oggi sto correndo come una matta squilibrata per raggiungere in tempo record la sede centrale del mio nuovo lavoro.
Attraverso la strada facendo attenzione a non farmi spiaccicare da nessuna macchina e finalmente arrivo davanti all'imponente edificio sul quale domina la sigla A&G a caratteri cubitali.
Sospiro di sollievo notando che mancano ancora dieci minuti alle due, non avrei mai creduto di poter essere tanto veloce, dovrei proporre una sfida a Bolt...
Spingo l'enorme portellone in vetro satinato ed entro all'interno dell'edificio.
La prima cosa che noto é un certo caos. Gente che corre da una parte all'altra con cartelle, scatole, nastri fotografici, fari per la luce e chi più ne ha più ne metta. 
Scorgo in lontananza Kate che parla animatamente con un uomo alto e slanciato decisamente affascinante.
Mi avvicino rischiando ogni due per tre di farmi travolgere da scatoloni in bilico sulle braccia di gente un po' troppo esaltata e finalmente giungo sana e salva da Kate.
- Oh, ciao Federica, sei arrivata puntuale, perfetto. Ti presento il mio collega, il signor Jordan Colby, forse l'hai già sentito dire- mi saluta Kate dopo avermi notata alle sue spalle.
Agito la testa in senso di diniego - no, mi dispiace- ammetto leggermente in imbarazzo. 
Possibile che non abbia mai sentito un solo nome di quelli che mi vengono elencati? 
Ma poi cosa credono, che stia tutti i santi giorni con il naso nelle riviste di moda?
- Non fa niente, comunque piacere Federica, puoi chiamarmi semplicemente Jordan se ti va, non ci sono problemi-
- Il piacere é tutto mio...Jordan- rispondo sorridente e stringendogli la mano.
- Bene, allora credo sia il momento di andare a prepararsi, vieni Federica, ti accompagno, ci si vede dopo Jordan - annuncia Kate sorridendo e portandomi verso l'ascensore.
- Come mai tutto questo fermento oggi?- le chiedo in attesa dell'ascensore.
- Beh, oggi é un giorno importante, arrivano i modelli che lavoreranno con te e come ti ho detto sono i modelli più in voga del momento, é per questo che noti tutta questa frenesia- mi spiega sorridendo complice.
Rimango un tantino scioccata. Insomma, tanto baccano solo per dei normalissimi ragazzi? Mi pare un'esagerazione, davvero un'esagerazione. Capisco che l'America sia il paese dell'eccesso, ma qui é anche troppo.
Entriamo dentro l'ascensore e vedo Kate premere il bottone numero 4. 
Giuro di non aver mai visto un'ascensore tanto grande, teoricamente ci potrebbero entrare una dozzina di persone o anche di più. 
- Ricordati bene che il piano dei set fotografici é il numero 4, d'accordo?- mi chiede Kate ridestandomi dai miei pensieri sull'ascensore.
- D'accordo- 
Arrivate al quarto piano la scena che mi si presenta di fronte é anche peggio di quella a pian terreno. Suppongo che più si salga coi piani, più il livello di pazzia nella gente aumenti.
Qui non solo ci sono persone che corrono da una parte all'altra con pacchi, pacchetti e pacchettini stretti tra le braccia, ma proprio c'è gente che sposta strani teli bianchi, impalcature ambigue, lanternoni spara luce, insomma il caos e la pazzia regnano sovrani.
- Finalmente Kate, quando avevi intenzione di portarcela? Su, vieni cara, veloce, dobbiamo pettinarti, truccarti e vestirti ed abbiamo solo due ore- urla esasperata la donna davanti a noi infilandosi le mani nei capelli.
Non appena riacquista un briciolo di lucidità, la donna mi afferra per un braccio e mi porta in una stanzina piena di gente armata di pettini e trucchi.
- Ora tu siediti qui, tesoro, che noi pensiamo a te- mi rassicura un uomo decisamente gay che mi fa cenno di sedermi su una poltrona bianca davanti allo specchio.
Annuisco con la testa e vado a sedermi sulla poltrona. 
- Ecco cara, ora rilassati, il tuo nome é Federica, giusto? Io sono Alfonso, piacere di conoscerti, sarò il tuo truccatore personale, bene, bene, ora cominciamo, oh oh oh- esulta Alfonso portandosi una mano davanti alla bocca.
Sorrido divertita - piacere di conoscerti Alfonso-
Mi sorride a sua volta e comincia con la pulizia del viso.
Lo adoro già, mi sta davvero simpaticissimo. Sono sicura che diventeremo ottimi amici, o almeno lo spero.
 
Dopo due ore sono pronta. Riapro gli occhi e mi osservo allo specchio. 
Sono truccata alla perfezione, ma per fortuna sono ancora riconoscibile, insomma, si vede ancora che sono io. Solitamente si vedono quelle persone che una volta truccate sembrano altre.
Ho un leggero ombretto rosa sfumato con cura, un lucida labbra di un rosa leggermente più scuro, del fard rosa chiaro posto su entrambi gli zigomi e della matita nera poco accentuata per gli occhi. 
Sorrido soddisfatta. I miei capelli sono stati lasciati ricadere vaporosi sulle spalle. 
Li tocco e sento che sono molto più morbidi del solito, sembra quasi di accarezzare un cuscino di lana.
- Sei splendida, bellissima tesoro- sento dire ad Alfonso che mi guarda dallo specchio.
- Grazie mille Alfonso, sei davvero bravissimo- mi complimento battendo le mani entusiasta.
- Vieni amore, adesso dobbiamo andare di là, i ragazzi ti staranno già aspettando- mi avverte facendomi scendere dalla poltrona ed accompagnandomi in una stanzetta dalle mille luci.
- Ecco tesoro, io ti lascio qui, buona fortuna, sei splendida- mi saluta mandandomi un bacio con la mano.
Lo ringrazio e mi dirigo verso Kate che sta nuovamente parlando con Jordan.
- Oh, Federica, sei stupenda, vieni che cominciamo, va' dentro quel camerino ed indossa gli abiti che si trovano al suo interno, fa' presto cara, Nick e Brad saranno qui a momenti- mi dice Kate spingendomi verso il camerino.
Entro e mi chiudo la porta alle spalle. Indosso velocemente gli abiti che trovo all'interno e mi fiondo fuori dal camerino. 
Ho cercato di fare talmente veloce che ho quasi rischiato di rompermi l'osso del collo nell'infilare quei benedetti pantaloni. 
Alla fin fine non indosso niente di speciale, solamente dei jeans scuri attillatissimi ed una t-shirt bianca rigorosamente di marca.
- Saresti tu quella ingaggiata da Armando?- sento dire da qualcuno alle mie spalle mentre mi avvicino a Kate.
Mi volto a guardare il proprietario della voce e mi trovo davanti un ragazzo di una bellezza disarmante. 
I capelli castano chiaro sono scolpiti con il gel ed incorniciano perfettamente il suo viso dai lineamenti duri, ma morbidi allo stesso tempo, gli occhi verdi donano invece il tocco finale al suo viso direi quasi pittoresco. 
- Sì, sono io- rispondo sorridendo.
- Beh, pensavo di meglio- nota facendo spallucce e guardandomi da capo a piedi almeno una decina di volte.
Rimango allibita. Ma chi si sente di essere questo tizio? La sua antipatia é quasi pari alla sua bellezza. Capisco di non essere una fra le ragazze più belle al mondo, ne sono perfettamente conscia, ma di sicuro non deve essere uno stupido arrogante ragazzo a farmelo presente.
- Ti rendi conto di essere un gran maleducato? Probabilmente non sai nemmeno dove sta di casa l'educazione- sputo trattenendo a stento la rabbia.
Sono una persona troppo orgogliosa per lasciargliela vinta.
Alza lo sguardo su di me guardandomi colpito e sorpreso.
- Come hai detto, prego?- mi chiede facendo trasparire dalla voce una nota di nervosismo.
- Quello che hai sentito. Non amo ripetere le cose due volte, perciò vedi di fare una cura di fosforo se proprio non te lo ricordi- rispondo mostrando il mio sorriso vittorioso.
1 a 0 per me.
- Dovresti imparare a rispettare i tuoi superiori, sai? Una novella come te non dovrebbe nemmeno avere l'onore di lavorare con qualcuno del mio calibro- se ne esce fuori ghignando ed appoggiandosi con una spalla al muro.
- Se per tuo calibro intendi quello della maleducazione, hai ragione, non sono all'altezza di abbassarmi a tanto- 
2 a 0 per me.
- Vedi di tappare quella boccaccia, stupida ragazzina, non sai a cosa stai andando incontro- sibila furioso.
- Cos'è una minaccia? Se credi di intimorirmi ti sbagli di grosso- concludo sorridendo beffarda ed incrociando le braccia al petto.
Restiamo a fulminarci con lo sguardo per qualche minuto fino a che non arriva Kate accompagnata da Jordan alle mie spalle.
- Oh, eccovi qui, bene, allora Federica questo é Nick Tonnols e lavorerete insieme per tutto questo lungo periodo, ma forse vi conoscete già?- ci chiede Kate notando i nostri sguardi decisamente incavolati.
- Ci siamo già presentati, vero ragazzina?- sento dire a Nick alle mie spalle che sorride divertito. 
Evito di rispondere e mi concentro su Kate.
- Perfetto, allora venite, cominciamo subito, senti Nick, ma...Brad dov'è?- 
- Sono qui, sono qui- sentiamo dire da un ragazzo che si avvicina a noi correndo.
- Bene Brad, questa é Federica, come sai lavorerete insieme, su ora andiamo- gli spiega sbrigativa Kate muovendosi a grandi falcate verso quello che presumo sia un fotografo.
Brad mi sorride galante - piacere di conoscerti Federica, come stai?- mi chiede gentile. 
Completamente l'opposto dello sfrontato di poco prima, e non solo nel carattere, ma anche di aspetto fisico.
Ha i capelli biondi e gli occhi azzurri, insomma, la tipica faccia da angioletto. 
Quell'altro, invece possiede la faccia tipica di un diavolo, bello, ma diabolico.
- Bene grazie, sono un po' disorientata, ma bene- rispondo sorridendogli amichevole.
- Scommetto che non resisterai più di due settimane, non vedo l'ora di gustarmi il momento di quando fuggirai da quella porta urlante, solo chi ha la stoffa dura in questo lavoro e non credo sia il tuo caso- si intromette il diavolo facendo scomparire il bel sorriso dalle mie labbra.
Giro di scatto la testa fulminandolo. Se gli sguardi potessero uccidere a quest'ora il diavolo sarebbe disteso a terra morto.
- Nessuno ha chiesto il tuo parere Mr.Tonno- 
- Come mi hai chiamato?- 
- Sturati le orecchie, ti ho già detto che non mi piace ripetere le cose due volte- constato sorridendo tranquilla.
- Ed io ti ho già detto di portare rispetto, stupida ragazzina che non sei altro- sibila furioso.
- Ok....vedo che andate d'accordo....bene, ora credo che si debba andare, Kate ci sta chiamando- ci interrompe Brad cauto. Probabilmente ha paura di essere fatto a pezzi da uno di noi due.
Alzo i tacchi e mi dirigo verso Kate furiosa. Odio, ripeto e sottolineo odio, quel tipo presuntuoso. La gente con la puzza sotto al naso proprio non la digerisco.
- Fede, vai lì al centro, su ragazzi, venite anche voi, cominciamo il set fotografico- 
Vado a posizionarmi al centro di una specie di impalcatura con teli bianchi posti ai suoi lati, diciamo il tipico set che si vede nei canali di moda, o almeno che ho visto una volta...
- Bene, allora adesso guarda quel punto nero che ho disegnato sulla tela lì alla tua destra. Guardalo intensamente, devi avere un'espressione seria e concentrata, d'accordo?- mi ordina il fotografo - tu invece Nick mettiti dietro di lei e guarda nella sua stessa direzione, invece Brad, tu devi guardare l'altro punto alla tua sinistra, bene cominciamo- 
Porgo lo sguardo sul minuscolo puntino nero disegnato sulla tela e cerco di concentrami ad ottenere uno sguardo serio. In realtà non é che sia molto difficile, anzi.
- Perfetto, questa era ottima, ora cambiate posizioni, tu Federica devi guardare a terra, Nick tu guarda in alto e tu Brad guarda a destra....fermi così....perfetto- esulta il fotografo.
- Ora Federica mettiti di fianco, con il ginocchio rivolto in avanti e lo sguardo verso l'alto, voi ragazzi rimanete così- 
Rimango un po' interdetta a guardarlo. Come ha detto che mi devo mettere? 
- Così Fede- mi chiama Brad facendomi vedere cosa intendeva il fotografo.
Lo ringrazio sorridendo, ah, un ragazzo d'oro. Magari fossero tutti così.
- Se non capisci queste semplici istruzioni non voglio immaginare dopo cosa farai- sento dire a Nick sottovoce.
- Sta zitto- sibilo mettendomi in posa.
Lo sento ghignare e sistemarsi dietro di me, a quanto pare si diverte il diavolo...
- Bene, facciamone altre due così, questa mi piace, Federica, magari ti puoi tirare leggermente su la maglietta per far vedere la marca dei pantaloni? Mi basta anche solo di dietro- 
- Sì, d'accordo...così va bene?- chiedo sollevando leggermente la maglietta per lasciare intravedere la targhetta dei pantaloni sul sedere.
- Perfetto, fermi così- 
Dopo aver scattato un'altra ventina di foto, finalmente il fotografo ci lascia liberi di riprendere fiato.
- Sei stata bravissima Fede, Armando ha davvero occhio, glielo devo riconoscere- mi si complimenta Kate passandomi affettuosamente una mano sulla schiena.
- Grazie Kate, scusa ma che ore sono?- 
- Sono le sei, stanca?- mi chiede con un ampio sorriso.
- Abbastanza, e pensare che la mia giornata non é ancora finita, appena tornerò al campus mi dovrò rinchiudere nella mia stanza per studiare, probabilmente ci farò notte- 
Mi porto una mano fra i capelli. Non ho solo sonno e tanta voglia di andare a letto, cosa che prevedo non avverrà, ma ho anche una fame da lupi. L'ultima volta che ho toccato cibo é stata stamattina alle sei, praticamente sono digiuna dalla bellezza di dodici ore.
- Per oggi possono bastare queste foto, domani ne faremo altre, avete fatto un ottimo lavoro, a domani- annuncia il fotografo sventolando in aria la sua macchina fotografica.
Sorrido felice e mi dirigo a passo svelto verso il camerino. Non vedo l'ora di levarmi questi vestiti e tornarmene nella mia stanza al campus.
- Ehi, dove vai?- mi richiama qualcuno da dietro le spalle. 
Mi volto a guardarlo e noto il diavolo che mi fissa.
- Vado in camerino a togliere questi vestiti- spiego indicando la porta vicina a me.
- Non c'è bisogno che tu ti cambi, la tua agente mi ha detto di dirti che puoi tenere questi vestiti- 
- Ah, capisco, ma...perché?- chiedo leggermente confusa.
- Dice che ti stanno bene e quindi te li regala, anche se non capisco come possa dire che ti stanno anche solo lontanamente bene- mi dice facendo spallucce.
- Ma sei odioso di natura o ti alleni duramente per esserlo?- chiedo sarcastica riducendo gli occhi a due fessure. Ovviamente so già la risposta, lo é di natura, tipo dote innata.
- La verità fa male eh?- domanda con un ghigno sadico dipinto sul volto.
- Non mi interessa affatto cosa tu pensi del mio modo di indossare i vestiti e per la cronaca non mi chiamare ragazzina, avrai pochi più anni di me del resto-
- Non so, dipende quanti ne hai tu e per la cronaca- dice facendomi il verso - io sono libero di chiamare gli altri come più mi pare-
- Ne ho diciannove e comunque puoi chiamare gli altri come ti pare, non me, Mr.Tonno-
- Ventuno, ragazzina-
- Ti ho detto diciannove-
- Ed io ti ho detto ventuno, sei tu che mi hai chiesto indirettamente quanti anni ho, te lo sto dicendo- 
- Ah, pensavo tu dicessi che ne avevo ventuno, dovresti essere più chiaro quando parli- concludo incrociando le braccia al petto.
- Si può sapere perché mi chiami Mr.Tonno?- mi chiede alzando un sopracciglio.
- Non so, ti chiami Tonnols, mi é venuto così- 
- Davvero divertente, comunque sia come ti é venuto fattelo sparire, é irritante-
- Non smetterò di chiamarti così fino a quando non la smetterai di chiamarmi ragazzina, siamo pari da questo punto di vista- constato sorridendo beffarda.
Il ricatto é sempre un'arma devastante e soddisfacente.
- Questo si chiama ricatto, ragazzina-
- Dipende dai punti di vista, io la chiamo giustizia, Mr.Tonno-
- La tua visone di giustizia é alquanto distorta allora, probabilmente quanto la tua mente-
- Sai credo che entrerai nel Guinness World Record, ti conosco da sole due ore e sei riuscito a farmi innervosire come nessuno mai prima d'ora, sei la persona più irritante che io abbia mai conosciuto-
- C'è sempre una prima volta e comunque dovresti esserne solo onorata-
- Ma certo, domani vedrò di portarti il tappeto rosso e perdona la mia maleducazione per oggi, non mi sono inchinata come avrei dovuto davanti a sua eccellenza, chiedo umilmente perdono- scherzo trattenendo a stento le risate.
- Stai scherzando col fuoco ragazzina- 
- Allora cercherò di non bruciarmi Mr.Tonno- 
- Provaci se ti riesce- conclude sorridendo malizioso.
E con un gesto del capo che interpreto come un saluto si allontana verso il suo camerino, sfortunatamente accanto al mio.
Sbuffo innervosita, entro nel camerino, acciuffo i miei vestiti e dopo aver salutato Kate, esco dall'edificio.
 
- Ehi Fede, come...- 
- Che c'è Cris? Ti senti male? Perché hai gli occhi sbarrati? Che ti succede?- chiedo preoccupata fiondandomi accanto a Cristy, una volta entrata in camera.
- Sei bellissima vestita e truccata così, stai davvero bene- risponde accarezzandomi i capelli con un'espressione estasiata.
- Oh mio dio, mi hai fatto prendere un colpo, pensavo fosse successo qualcosa di grave- dico lasciandomi cadere per terra.
- Comunque, come é andata? Ti sei divertita? Hai conosciuto i modelli? Sono simpatici?-
- Allora, una per volta Cris, é andato tutto bene, la preparazione é durata due ore, una roba micidiale, poi, mi sono divertita, ho conosciuto i due modelli, uno si chiama Brad ed é davvero gentilissimo, l'altro si chiama Nick e non lo posso soffrire, sono bastate due ore per farmelo detestare- sbuffo al solo pensiero del diavolo.
- Questo Nick mi sta simpatico-
- Ti assicuro che non diresti la stessa cosa se lo conoscessi, é arrogante, presuntuoso e indisponente, sempre a fare un commentino acido a tutto quello che avevo da dire...mi saltano i nervi solo a pensarci-
- Ti vedo esausta, hai mangiato?- mi chiede tipo capo supremo dell' inquisizione.
- No, sono a stomaco vuoto e sto letteralmente morendo di fame- 
- Eh, eh, meno male che c'è la tua Cristy qui a salvarti, tieni ti ho comprato del pollo e delle patatine fritte- dice sorridente porgendomi un pacchetto.
- Grazie Cris- esulto abbracciandola di slancio - non so cosa farei senza di te-
- Non lo so nemmeno io, in effetti- 
Scoppiamo a ridere e dopodiché mi butto anima e corpo sul mio pollo, sono affamata fino alla punta dei capelli. 
Se tutte le mie giornate lavorative saranno simili a questa, credo che succederà veramente quello che ha predetto il diavolo, anche se odio il solo pensiero di dargliela vinta.
Gli farò vedere di che pasta sono fatta, se crede di intimorirmi con delle semplici minacce si sbaglia di grosso, ha trovato pane per i suoi denti...alla facciaccia sua!
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti! Scusate per l'immenso ritardo, ma in questi giorni sono stata davvero piena di impegni, chiedo venia */\*
Comunque sia, arrivando a capitolo, beh, siamo entrati nel vivo della storia finalmente!
I nostri due protagonisti si sono conosciuti e non si sono proprio piaciuti....
Nonostante le battutine acide di Nick (lo amo ^.^, mi piace tantissimo come personaggio e per chi non lo avesse capito o non ci avesse fatto caso è il ragazzo che ho messo nel mio banner....bello, eh? *.*) Federica riesce comunque a tenere testa, come avrete capito è una ragazza molto forte che non si lascia intimorire, ma soprattutto abbattere facilmente!
Vedremo poi come si evolverà il loro rapporto colmo di battute acide e maliziose!
Alla prossima e grazie a tutti coloro che mi stanno seguendo, ditemi cosa ne pensate di questo capitolo!!!!
Un bacione immenso ^.^
Pervinca95

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Capitolo 5
*** Chi la dura la vince ***


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                                                             Chi la dura la vince
 
 
 
 
 
 
 
 
Un raggio di luce fa capolino nella stanza colpendomi in piena faccia. 
Inutile dire che sono sveglia come un grillo ad appena le sei del mattino.
Rimango a crogiolarmi nel calduccio delle coperte fino a che il senso del dovere non si fa prepotentemente spazio nella mia testa: devo ripassare a tutti i costi la lezione di oggi.
La sera prima, infatti, dopo essermi ingozzata come un maiale ero praticamente crollata sui libri. 
Chi ha mai detto che a pancia piena si ragiona meglio? Lo voglio proprio conoscere questo tizio.
Controvoglia allungo un braccio per prendere i libri che si trovano sulla scrivania poco distante da me. 
Sono troppo assonnata per avere anche solo la forza di alzarmi.
Ancora con gli occhi chiusi tasto il vuoto con la mano cercando, invano, di acciuffare qualche libro.
Apro un occhio e noto che la scrivania forse é un po' troppo distante da me, però magari se mi allungo...
Mi stendo come un'anguilla cercando di non fare rumore per non svegliare Cristy, vedo la distanza tra me e la scrivania diminuire sempre di più fino a che non mi ritrovo con tutta la faccia spalmata sul pavimento.
- Fede, che fai?- biascica Cristy ancora con gli occhi chiusi.
- Niente, facevo solo un po' di sano stretching, dormi pure- 
- Ok, non farti male, buonanot..- non termina la frase che riprende a russare come se niente fosse.
Scuoto la testa, é davvero irrecuperabile.
Rotolo giù dal letto con la grazia di un elefante e mi dirigo verso la scrivania.
Apro il primo libro che mi capita sotto tiro e comincio a leggere. Filosofia. 
Perfetto, il miglior modo per cominciare una giornata senza il rischio di avere una crisi d'identità in serata.
Ho sempre, e dico sempre, odiato la filosofia. Trovo che sia una tra le materie più inutili in assoluto, ovviamente é questione di punti di vista, certo.
Mi sono sempre chiesta: perché devo studiare il pensiero di certi tizi quando é del tutto sbagliato ed inutile per la mia vita pratica? 
Una volta sentii dire ad un professore che andava studiata perché apriva la mente. 
Ecco, su di me provoca l'effetto contrario, non solo la chiude con all'incirca venti mandate, ma riduce anche la mia pazienza. Insomma, un effetto devastante.
Nonostante ciò, sono costretta a studiarla, ma giuro che alla fine dei miei studi ci farò un falò con tutti questi libri di filosofia. Non vedo l'ora.
 
Dopo all'incirca un'ora e mezza finisco di ripassare e ripetere tutte le materie del giorno e mi dirigo verso il bagno per una bella doccia rinfrescante.
Ne ho proprio bisogno, soprattutto dopo aver trascorso le prime ore della mia giornata a studiare, anche se ho come il presentimento che d'ora in poi sarà questo il mio destino...
Entrando nel bagno un fruscio fastidioso giunge alle mie orecchie. 
Mi avvicino alla doccia guardandomi intorno circospetta, non vorrei mai che un qualche animale mi saltasse addosso. Impossibile, ma probabile.
Afferro il mocio vileda che si trova alla mia destra ed avanzo come un soldato in battaglia.
Non c'é più ombra di dubbio, il rumore sospetto proviene dalla doccia.
Giungo davanti a quest'ultima, conto fino a tre, e tiro con uno scatto fulmineo la tendina.
Non capisco. Non c'è nessun animale spaventoso, ma il fruscio persiste.
Questo é un enigma degno di Sherlock Holmes...
Avvicino l'orecchio al rubinetto della doccia e sento un sibilo sinistro provenire da esso.
Apro la manovella e l'acqua comincia a fuoriuscire da tutte le parti.
Uno schizzo mi colpisce in piena faccia con una forza tale da spostarmi il setto nasale.
Allungo le mani cercando di richiudere il rubinetto, peccato che questo parte e mi colpisce in piena fronte provocandomi un dolore lancinante.
A mali estremi, estremi rimedi. Afferro il rossetto di Cristy e lo conficco dentro il foro spara-acqua con una pressione tale da riuscire a bloccarne la fuoriuscita.
- Finalmente- sospiro asciugandomi la fronte con la mano.
Esco dal bagno completamente zuppa. La doccia l'ho fatta, non come avrei voluto, ma l'ho fatta.
Guardo in direzione di Cristy e noto che sta continuando a dormire tranquillamente. 
É incredibile che non abbia sentito nulla, ho praticamente distrutto mezzo bagno e lei continua a dormire beatamente.
Apro l'armadio e prendo qualche vestito pulito e asciutto, credo che proprio che dovrò rinunciare alla doccia.
Ritorno in bagno per lavarmi, vestirmi ed asciugarmi i capelli dal momento che sono completamenti zuppi. Ci mancava solo che si rompesse la doccia.
Dopo aver finito trucco, parrucco e vestiario, vado a svegliare Cristy, ha dormito anche troppo.
- Cris, svegliati- la chiamo scuotendola per una spalla.
- Um, ma che facevi prima? Ho sentito dei botti- mi chiede rigirandosi fra le coperte.
- Si é rotta la doccia, praticamente ora il bagno sembra un campo di guerra, ma non ti preoccupare, chiameremo un tecnico e si sistemerà tutto- la rassicuro sorridendo.
- E come hai fatto a fermare l'acqua?- 
- Ehm, beh, di questo non ti devi preoccupare, sta' tranquilla-
- Che hai in fronte?- mi chiede alzandosi in piedi e guardandomi stranita.
Mi tocco la fronte e sento una strana protuberanza.
- Oh, no, non ci posso credere- dico fra me e me continuando a sfregarmi il bernoccolo con la mano.
Deve sicuramente essere stata quella manovella del rubinetto che mi ha colpita in piena fronte.
- Sei buffissima con quel bernoccolo- 
- Grazie Cris, ora vola a vestirti o arriveremo tardi a lezione- le ordino spingendola verso il bagno.
Ci mancava pure il bernoccolo, questa giornata sta andando di bene in meglio, non c'è che dire.
 
Al termine delle lezioni esco dal campus per dirigermi a lavoro.
Al posto di un bernoccolo adesso ho una sorta di montagna in piena fronte. Uno spettacolo.
Giungo dentro l'agenzia con una decina di minuti di anticipo, per lo meno potrò prendermi qualcosa da mangiare alle macchinette del secondo piano.
Con una velocità che non credevo di possedere, volo al secondo piano e mi piazzo davanti alla macchinetta numero 2...da quando in qua le macchinette spara-cibo sono numerate? Mah.
- Che fai?- sento dire da una voce alle mie spalle.
- Prendo qualcosa da mangiare- spiego inserendo inserendo i soldi e premendo il tasto 5 per un pacchetto di patatine.
- Non dovresti mangiare quella roba- 
- Lo so, ma non c'è nulla di meglio, non hanno ancora creato macchine che vendono piatti di verdura o frutta, quindi mi accontenterò di questo- dico voltami a guardarlo in tutto il suo splendore. Nick Tonnols o Mr.Tonno o il diavolo, si trova infatti davanti a me in questo preciso istante. Che fortuna!
- Che hai in fronte? Sembri un mostro- mi dice acido e con una faccia disgustata.
- Grazie, sei davvero gentile. Ah, già, tu sei quello che non conosce l'indirizzo civico dell'educazione, quindi é comprensibile. Comunque é un bernoccolo- specifico sorridendo falsamente.
- E come te lo saresti fatta?- mi chiede appoggiandosi al muro con la schiena ed incrociando le braccia al petto.
- Un pezzo del rubinetto é partito e mi ha colpita in fronte- spiego sbrigativa.
- Scema-
- Sarai tu scemo, io non riesco a prevedere la traiettoria di un aggeggio che va alla velocità della luce- 
- Sta' più attenta allora, se continui di questo passo un giorno arriverai sdentata- 
- Starò più attenta, cercherò di fare del mio meglio, va bene?- chiedo stizzita.
- Non me ne frega assolutamente niente, é solo che credo sia difficile fare le foto al mostro di Frankenstein- sputa ghignando malefico.
- Ah, ah, ah, davvero divertente, sei semplicemente spassoso- 
- Tu semplicemente fuori di testa- 
- Ripeti quello che hai detto- sbotto furiosa avvicinandomi a lui.
Rimane a fissarmi con un sorriso beffardo dipinto in volto, cosa che mi fa saltare ancora di più i nervi.
- Come vuoi, sei completamente fuori di testa...ragazzina- sibila vicinissimo al mio viso.
Sorrido - sai una cosa? Senza tutta la tua infinita presunzione sei come una farfalla senza
ali- dico continuando a sorridere.
Mi guarda storto - e cioé?-
- Un verme- 
E detto ciò mi allontano vittoriosa.
1 a 0 per me.
 
Entro in sala trucco e trovo Alfonso ad aspettarmi tutto sorridente.
- Ciao cucciola, vieni pure- mi chiama battendo dei colpi sulla poltrona bianca del giorno prima.
- Allora, che mi racconti, conosciuti i due bei fusti?- mi chiede facendo l'occhiolino.
Sorrido divertita - Brad é gentilissimo, un vero angelo, siamo andati subito d'accordo- spiego chiudendo gli occhi per permettergli di passarci sopra l'ombretto.
- E dell'altro che mi dici?- 
- Quello non lo sopporto, mi da sui nervi- taglio corto per evitare di strozzare Alfonso immaginando di trovarmi davanti il diavolo.
- Dici? Io l'ho trovato molto affascinante, ha un non so che di particolare-
- Non ti posso dare torto, in fatto di antipatia é davvero un caso particolare, più unico che raro direi-
- Sei davvero spiritosa amore- mi dice ridendo.
Peccato che io non stia affatto scherzando.
 
Dopo all'incirca un'ora e mezza sono pronta. 
Alfonso mi ha truccata con una perfezione tale da fare impressione e Lisa mi ha acconciato i capelli lasciandoli scendere vaporosi sulle spalle.
- Eccomi qui Fede, ciao, come stai?- mi chiede Kate che si é appena presentata sulla porta.
- Bene, grazie, devo andare in camerino?- chiedo avvicinandomi a lei per uscire dalla sala trucco.
- Aspetta, che hai fatto alla fronte?- 
- Ah, questo, stamani un pezzo del rubinetto é partito e mi ha colpito qui- spiego indicando il bernoccolo.
- Che sfortuna...- 
- Già- 
- Comunque con il trucco Alfonso ha fatto miracoli, si vede appena- mi rincuora Kate con una pacca sulla spalla - ora va' in camerino, ci troverai i vestiti che devi indossare-
Dopo averla ringraziata per avermi regalato i vestiti il giorno prima, corro verso il mio camerino.
- Ma guarda chi si vede, io e te dobbiamo fare una chiacchierata, probabilmente non hai capito con chi hai a che fare, stupida ragazzina- sento dire da una fastidiosa voce alle mie spalle mentre sono intenta ad aprire la porta del camerino.
- Scusa Mr.Tonno, ma ora ho da fare, magari più tardi- rispondo a tono aprendo la porta.
- Scordatelo- gli sento dire prima di trovarmi catapultata dentro la stanza con la schiena attaccata alla porta ed il suo corpo a bloccarmi una qualsiasi via d'uscita.
- Che vuoi?- chiedo alquanto scocciata.
- Tapparti questa dannata boccaccia che ti ritrovi- 
- Non capisco a cosa tu ti stia riferendo-
- Lo sai perfettamente, verme li puoi chiamare i tuoi amici, non me- ribadisce su tutte le furie.
- Come siamo permalosi, comunque se ti aspetti che ti chieda scusa puoi aspettare in eterno, tu non sei di certo stato da meno- 
- Non cambiare discorso, ragazzina. Forse non hai ben chiaro chi ti trovi davanti, non sono uno dei tuoi stupidi amici- sibila avvicinando il suo volto al mio.
- Di questo me ne ero accorta- 
- Allora continua a tenerlo presente- 
Restiamo a guardarci negli occhi immobili. Nessuno dei due ha intenzione di abbassare per primo lo sguardo e se il diavolo pensa che sarò io la prima si sbaglia di grosso.
- Sbrigati a vestirti- mi ordina allontanandosi da me ed uscendo dal camerino.
Rimasta sola afferro i vestiti e li indosso velocemente.
Sono molto simili a quelli del giorno prima, dei jeans attillatissimi scuri ed una canotta nera, ovviamente tutto rigorosamente di marca, figuriamoci.
Stavolta però ci sono anche gli accessori. Una collana lunghissima dorata e degli orecchini a cerchio sempre dorati, come le scarpe da ginnastica del resto. 
L'attenzione ai dettagli é quasi maniacale direi.
Esco e mi dirigo sul set fotografico dove scorgo il diavolo già appostato tipo avvoltoio.
- Bene, eccoti qui splendore, vai lì al centro accanto a Nick- mi ordina il fotografo.
Guardo verso il diavolo e noto solo adesso come sia vestito ed acconciato.
I capelli sono rigorosamente ingellati alla perfezione dandogli l'aria da tipico ragazzo sciupa femmine, il torace é fasciato in una t-shirt grigia con uno scollo a V che mette in risalto i suoi pettorali scolpiti e lo stesso vale per le gambe. 
Alzo lo sguardo sui suoi occhi e noto che mi sta guardando anche lui nello stesso modo, praticamente ci siamo fatti la radiografia.
A testa alta mi avvicino al diavolo e mi pongo al centro del set.
- Perfetto, forza cominciate a far fuoriuscire il getto d'aria, veloci- urla il fotografo a delle persone intente a puntarci uno strano affare addosso.
Dopo poco sento un getto d'aria calda invadermi completamente, ora capisco a cosa serva questo coso.
- Bene, ora siete liberi di muovermi a vostro piacimento, dovete essere sciolti e guardare verso di me, chiaro? Cominciamo- 
Cerco di sciogliermi alla bell'e meglio anche se sinceramente non so in che pose mettermi, guardo Nick e lo vedo tranquillissimo.
- Potete anche parlare nel frattempo, dovete essere sciolti, soprattutto tu Federica, devi essere a tuo agio. Forza cominciate a parlare, sorridete, abbracciatevi, insomma fate qualcosa- ci spiega il fotografo leggermente esasperato.
- Forza sorridi, non ho intenzione di perdere tutto il mio tempo qui- mi incita il diavolo guardando verso il fotografo.
- Senti chi parla. Non mi pare che tu abbia sorriso tanto fino ad ora, o sbaglio?- chiedo retorica abbozzando un sorriso.
- Io so fare il mio lavoro, tu no, quindi obbedisci e sta' zitta- 
- Non ho nessunissima intenzione di prendere ordini da te, ficcatelo bene in testa- 
- Ehi ragazzi potete anche guardarvi, non importa che guardiate solo me, sciolti, dovete essere sciolti, comunque molto meglio di prima adesso- ci avverte il fotografo facendo segno di ok con la mano.
Ci voltiamo in contemporanea l'uno verso l'altra. 
Non saprei dire chi di noi due ha la faccia più scocciata, davvero una scelta difficile.
- Sorridi- mi ordina voltandosi verso l'obbiettivo e mettendosi in posa.
- Ti ho detto che non prendo ordini da te- sbotto sorridendo all'obbiettivo.
- E allora perché stai sorridendo?- mi chiede con un sorriso malizioso stampato in faccia.
- Lo sto facendo solo perché é necessario, non perché me l'hai detto tu-
- Certo- conclude guardandomi di sottecchi e continuando a sorridere.
Lo trafiggo con lo sguardo. É insopportabile.
- Bravi, perfetto, così può bastare. Ottimo lavoro- si congratula il fotografo cominciando a riguardare le foto.
Mi avvicino a Kate che ha alzato il pollice della mano verso la mia direzione tutta sorridente.
- Come é andata?- le chiedo mentre prendo una bottiglietta d'acqua dietro di lei.
- Siete stati bravissimi. Sai, non so, ma c'è qualcosa di strano fra di voi che ti giuro si nota anche attraverso le foto, é per questo che oggi il fotografo ha voluto solo tu e Nick- 
In effetti ora che ci faccio caso Brad non l'ho nemmeno visto nei dintorni e non ha nemmeno fatto questo set con noi...
- E cosa sarebbe questa cosa?- le chiedo leggermente confusa. 
- Non so, é difficile, nemmeno Arnold, il fotografo, se l'é spiegato. C'è una sorta di feeling tra di voi che non solo traspare dalle foto, ma si percepisce a pelle. É strano- 
- Già, contando il fatto che l'unico sentimento comune che abbiamo é l'odio reciproco-
Kate si mette a ridere divertita - chissà che non ci sia qualcos'altro, staremo a vedere-
- Si certo, aspetta e spera, ora vado a cambiarmi, tanto abbiamo finito qua, vero?- le chiedo cercando di sviare al discorso "vi innamorerete e sarete per sempre felici e contenti"
- Si cara, va' pure, ci si vede domani- 
La saluto con un gesto della mano e volo nel mio camerino per cambiarmi e correre alla velocità della luce al campus per studiare.
Entro, mi rivesto velocemente, afferro la borsa e corro fuori dal camerino.
- Come mai così di fretta?- mi chiede il diavolo appena uscito anche lui dal camerino. Cavoli, mi ero scordata che ce li abbiamo l'uno accanto all'altro.
- Devo studiare- taglio corto camminando a passo spedito verso l'ascensore.
- Vai all'università?- mi chiede scioccato raggiungendomi.
- Già, cosa che a quanto pare tu non fai-
Fa spallucce - hai fatto presto- dice guardandomi di sottecchi.
- Abbastanza, appena sono uscita dalle superiori sono stata ammessa all'università, perciò mi sono trasferita- spiego entrando dentro l'ascensore accompagnata da Nick.
- Non sei americana, infatti, mi sembrava strano- constata appoggiandosi con la schiena al fondo dell'abitacolo.
- No,sono italiana, sono venuta qui solo per studiare-
- A quale università vai?- chiede perforandomi con i suoi occhi verdi.
- Alla New York University- rispondo orgogliosa di me stessa.
- Punti in alto- 
- Come in tutte le cose- dico con un sorrisetto sfacciato.
- Modesta- 
- Cerco di dare il meglio di me in tutto quello che faccio, perciò sì, punto in alto, é quello che dovrebbe fare chiunque per se stesso, almeno io la penso così- 
- Forse- dice solo avvicinandosi a me per uscire dall'ascensore.
Appena le porte si aprono ci salutiamo. Io con un gesto della mano e lui con un cenno della testa.
Poi le nostre strade si dividono, io verso il campus e lui non so dove, forse in qualche pub.
Tornata all'università, corro silenziosa, ma veloce verso la mia stanza dove trovo un biglietto di Cristy.
"Sono fuori con Ryan, ti ho lasciato qualcosa da mangiare sulla scrivania, mi raccomando, mangia tutto! Un bacione, a dopo!
Ps: ho trovato il mio rossetto conficcato nel tubo della doccia, te la farò pagare cara!
Sogni d'oro!"
Sorrido nel leggere il messaggio di Cristy, non so cosa farei senza di lei.
Apro il sacchetto sulla scrivania e ci trovo delle lasagne ancora calde, le mie preferite.
Cristy mi fa praticamente da mamma, é sempre attenta ai miei gusti e alle mie esigenze, le voglio un bene dell'anima.
Mi siedo alla scrivania e mi butto a capo fitto sulle mie lasagne, deliziose tra l'altro.
Dopo aver finito spalanco i libri e comincio a studiare, studiare e studiare. 
Ne avrò per tutta la notte, me lo sento.
Va beh, chi la dura la vince, no? Ed io ho appena iniziato.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Ciaooooo a tuttiiiiiii!
Eccomi qua, sono resuscitata. Chiedo perdono per il ritardo, davvero.
Comunque, parlando del capitolo spero vi sia piaciuto, io mi sono divertita un monte sia a scriverlo che a rileggerlo...^.^
Grazie mille a tutti, un bacione e a prestooooo!

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Capitolo 6
*** Giornata libera ***


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                                                                   Giornata Libera





Non é possibile che io sia nuovamente in ritardo alla lezione del professor Bertlam.
Ma perché devo avere le sue lezioni sempre alle prime ore? Sfortuna, sfortuna e sfortuna.
 
Corro velocissima verso la sua aula trascinandomi dietro il borsone con i libri.
Non appena entro noto la desolazione. Come mai non c'è nessuno in classe? 
Dove sono andati a finire tutti quanti? E quel mostro di Bertlam che fine ha fatto?
Oh mio Dio! Non é che l'hanno fatto fuori? Non mi meraviglierei dato che, diciamocelo, non é mai stato molto simpatico a nessuno.
Però forse un pochino mi dispiacerebbe...ma no, che sto dicendo? Sto divagando, piuttosto vediamo di risolvere il mistero.
Estraggo dalla tasca il foglietto su cui i primi mesi avevo scritto l'orario delle lezioni.
Scorro con il dito i vari giorni fino a che non arrivo a giovedì. Cavoli ma c'è Bertlam, che cosa sta succedendo? Non ho sbagliato.
Leggermente innervosita mi dirigo alla segreteria per avere qualche informazione.
 
- Scusi?- La donna sulla cinquantina dietro il bancone alza la testa dal suo giornalino di pettegolezzi e mi guarda da sotto gli occhialini.
 
- Dica- mi incita leggermente scocciata.
 
- Vorrei solo sapere come mai l'aula del professor Bertlam é completamente vuota- dico infastidita dal tono di voce della megera.
 
- Oggi il professor Bertlam non verrà, si é preso un giorno libero per suoi motivi personali- spiega tornando a guardare il suo giornalino.
Quanto vorrei strapparglielo di mano, nessuno le ha mai detto che quando si parla con una persona la si guarda negli occhi?!
 
- Capisco, ci sono altri professori che mancano?- Questa donna mi sta irritando più di quanto non sia capace il diavolo.
Risolleva lo sguardo su di me come a dire " ancora qui?" e finalmente mi risponde osando anche sbuffare.
 
- Mancano anche Brooke, Speet e...si, e la Carther- conclude tornando a leggere.
No! Non ci credo, sono tutti i professori con cui ho lezione stamattina. Questo sì che é un colpo di fortuna. Oh, ogni tanto anche a me capitano.
Per la donna che prima avrei strangolato tanto volentieri adesso farei una statua fuori dal campus. Che sia benedetta!
 
- Grazie mille, arrivederci- la saluto con un enorme sorriso stampato in faccia.
Questa mi guarda come se fossi impazzita, poi scuotendo la testa ritorna sul suo giornale.
 
Quasi volo verso la mia camera per appoggiare il borsone con i libri e prendere la borsa per uscire. Questa giornata é da annotare tra le più belle di tutta la mia vita, non ho nulla da fare e posso tranquillamente spendere il mio tempo a fare shopping.
Risistemo i capelli ed esco dalla stanza saltellando tipo Heidi sui monti. 
Cosa si vuole di più dalla vita? Un Lucano...no, ok, sto impazzendo. 
Una dose troppo grande di felicità può avere effetti collaterali, leggere attentamente il foglio illustrativo.
Uscita dal campus mi dirigo verso un bar per fare colazione, ormai la mattina sono talmente di corsa che non ho più nemmeno il tempo di mangiare un boccone.
 
Entro dentro il primo bar che ho a tiro. Vado ad un tavolino ed ordino una tazza di cioccolata calda, una brioche, cinque bignè al cioccolato e due alla crema chantilly. 
Ma sì, abbondiamo! Al diavolo la linea e tutte quelle altre stupidaggini come la dieta e le calorie. Oggi voglio darmi alla pazza gioia! 
Non appena il cameriere arriva si guarda intorno in cerca di qualcuno e poi comincia a depositare la mia colazione sul tavolino.
 
- Questi li lascio qui per il suo compagno?- mi chiede cominciando ad appoggiare i miei adorati bignè dall'altro capo del tavolino.
 
- No, no, é tutto per me- specifico acciuffando il piattino con le bignè.
Lo vedo sgranare gli occhi e poi sorridermi. Ma che vuole questo tizio? Non ha mai visto qualcuno mangiare? Dopo aver posato la tazza di cioccolata e dopo un altro sorriso mi lascia finalmente in pace a mangiare tutto sto' ben di Dio.
Pancia mia fatti capanna! 
 
Afferro la mia tazzina di cioccolata e comincio a berla lentamente, gustandomela.
Il sapore amaro mi rimanda con la mente ai tanti momenti passati insieme alla mia famiglia ed alle mie amiche a Firenze. Sembra tutto così lontano adesso.
Basta, niente nostalgia. Oggi é una bella giornata.
Dopo averne bevuta metà la accantono per dedicarmi ad un bignè al cioccolato.
Quando la sto per addentare una voce estremamente antipatica, e purtroppo da me conosciuta, mi distrae facendomi quasi cadere a terra il piattino.
 
- Non dovresti mangiare così tanto, tra l'altro é tutta roba piena di grassi- mi riprende il diavolo facendo scorrere la sedia davanti a me e sedendosi.
 
- Me lo hai già detto ieri- gli ricordo portandomi una mano sul cuore. 
Cavoli, ha quasi rischiato di uccidere i miei bignè.
 
Appoggia i gomiti sul tavolino sorreggiendosi la testa con le mani - A quanto pare non capisci- Ma quanto sarà antipatico?!
 
- Senti ma tu arrivi sempre quando io sto per addentare il mio pranzo o la mia colazione? Hai una specie di radar?- chiedo seccata addentando il mio bignè. 
Alla facciaccia sua!
 
- Forse, comunque ti stai ingozzando come un maiale, potresti anche essere più femminile- Quasi mi strozzo con le sue parole. Afferro il bicchiere d'acqua che il cameriere ha portato in più e la scolo velocemente. 
 
- Mi vuoi uccidere? Ti assicuro che ci stai riuscendo benissimo, per poco non mi fai strozzare. Comunque, per la cronaca, io non mi stavo ingozzando come un maiale...ehi lasciala immediatamente, quella é...- Non termino la frase che il diavolo si é già ingurgitato uno dei miei bignè alla crema.
 
- Buono- commenta guardandomi divertito.
 
- Ci credo, era mio, ladro- lo accuso afferrando l'altro alla crema prima che faccia fuori pure quello.
 
- Infatti, era- specifica ghignando diabolico. Fermatemi o lo prendo a schiaffi.
 
Lo fulmino con lo sguardo - Comunque, qual buon vento? Come mai qui?- chiedo guardandolo mentre mangio la brioche.
 
- Stavo andando in palestra, tu? Non dovresti avere lezione?- domanda facendo spallucce.
 
- Oggi mancano tutti i miei professori, quindi ho la mattinata libera- spiego sorridendo come un'ebete. Sono troppo felice.
 
- Ah, ecco perché ti stai dando alla pazza gioia- Indica la mia colazione e sorride alzando un sopracciglio. 
 
- Già, almeno una volta tanto faccio colazione, solitamente non riesco mai a farla- Ingoio l'ultimo pezzo di brioche e poi riprendo la cioccolata calda fra le mani.
 
- Me lo immaginavo, se tu mangiassi così tanto tutte le mattine a quest'ora rotoleresti- Ma come é simpatico? Sempre carino, accidenti.
 
- Lo prendo come un complimento. Andavi in palestra?- chiedo all'improvviso ricordandomi di quello che aveva detto.
 
- Sì, ogni tanto ci vado per fare un po' di box- risponde facendo spallucce come se la cosa non lo interessasse più di tanto.
 
- Sei uno che tiene alla forma fisica quindi- constato posando la tazza di cioccolata ormai vuota e pulendomi la bocca con il tovagliolo.
 
- Nella giusta misura, ci vado solo quando ne ho voglia, non ne sono un fanatico. Comunque un giorno mi spiegherai come hai fatto a diventare una modella- insinua appoggiandosi allo schienale della sedia e portandosi una mano fra i capelli.
 
- Sei di un'antipatia che sconfina nell'infinito, ne sei consapevole vero?- Stringo gli occhi e lo fulmino con lo sguardo.
Come osa questo brutto pallone gonfiato? Magari brutto no...glielo concedo, ma pallone gonfiato sì.
 
- Ragazzina é inutile che ti scaldi tanto, ho fatto solo una semplice constatazione- Scrolla le spalle e sorride diabolico.
 
- Ti ho detto un miliardo di volte di non chiamarmi ragazzina, guarda che ho solo due anni in meno di te, non é una vita. Comunque non lo so nemmeno io come sono diventata una modella e non c'è bisogno che tutte le volte tu me lo ridica...Mr.Tonno- concludo soffermandomi soprattutto sul suo nomignolo.
 
Vedo il suo sorriso sparire improvvisamente,eh eh, chi la fa la aspetti.
 
- Ancora con questo Mr.Tonno? Non sei affatto spiritosa, vedi di abbozzarla- dice con un tono di voce che mette i brividi. 
 
- Se no che mi fai?- chiedo provocandolo e sporgendomi sul tavolino, cosa che noto fa anche lui.
 
- Non vorresti saperlo- sussurra ad un millimetro dal mio viso. 
Il suo respiro sulla pelle mi provoca un brivido per tutto il corpo facendomi fremere istintivamente. 
 
- Mettimi alla prova, magari ti sbagli- sibilo sorridendo beffarda. 
 
- Peccato che io non sbagli mai- Ma sarà da schiaffi? 
Faccio una smorfia e mi allontano. Solo adesso mi accorgo di quanto noi fossimo vicini, troppo vicini se si parla di me e il diavolo.
 
- A che ora dobbiamo incontrarci oggi? Sempre alle due?- chiedo incrociando le braccia al petto. 
 
Sorride schioccando la lingua - Già, sempre alle due. Oggi credo durerà di più il set fotografico e vedi di non farmi perdere tempo- Basta! Adesso lo strozzo, questo é troppo.
 
- Sono solo due o tre giorni che faccio questo lavoro, potresti essere anche più comprensivo, non muori mica se ogni tanto mi aiuti sai?- domando retorica trattenendo a stento la voglia di prendergli la testa e sbattergliela contro il tavolino.
 
- Non c'è molto da spiegare, ti dicono in che posa metterti e tu lo fai, semplice- sorride afferrando il mio bicchiere d'acqua e facendolo roteare. Ma allora si diverte proprio a farmi incavolare?!
 
- Ma mi credi scema?- sbotto alzando il tono di voce - Lo so anche io questo, ma tu sei comunque più sciolto di me quando sei sul set, potresti dirmi come fai- 
 
Il diavolo sorride e si porta una mano fra i capelli - Quella é una dote naturale, non so dirti come faccio- Modesto. Non c'è che dire.
Lascio cadere l'argomento, tanto é inutile parlare con uno così.
 
- Vado a pagare il conto- dico alzandomi e andando verso la cassa dove c'è il ragazzo che mi aveva servita.
Si alza anche il diavolo e mi segue alla cassa.
Non appena arriva il mio turno pago ed il ragazzo mi sorride ancora. Ma che vuole?
Gli sorrido anche io e dopo avermi dato lo scontrino mi fa l'occhiolino lasciandomi perplessa.
Esco dal bar ed il diavolo mi si affianca strappandomi di mano lo scontrino.
 
- Che fai?- chiedo sbraitando. Nessuno gli ha mai insegnato che non si strappa la roba di mano? Che cafone!
 
- Ti ha lasciato il suo numero- se ne esce fuori sorridendo e continuando a fissare lo scontrino.
 
- Che?- Non ci ho capito niente, ma che sta dicendo? É impazzito.
 
- Il ragazzo alla cassa ha scritto il suo numero di telefono sullo scontrino, ecco perché ti sorrideva e ti ha pure fatto l'occhiolino- spiega alzando un sopracciglio. Sembra quasi scettico.
 
- Ah, quello lì, anche prima che arrivassi tu non faceva altro che sorridere, ma non avevo capito che volesse- Faccio spallucce e comincio a camminare a fianco del diavolo.
 
- Come hai fatto a non accorgerti che ci stava provando? Pure un cieco l'avrebbe visto. Non sei affatto sveglia... comunque tieni, nel caso tu lo volessi chiamare- Mi porge lo scontrino e sorride, anzi, non sta sorridendo, sta ghignando spudoratamente.
 
- No grazie, lo puoi tenere te, potresti trovare un nuovo amichetto magari, forse quell'occhiolino era indirizzato a te - Scoppio a ridere ed il diavolo riduce lo scontrino ad una pallina informe lanciandolo in un cestino. 
 
- Spiritosa, davvero- conclude con una smorfia di completo disgusto dipinta in volto. 
 
 
Alle due precise sono davanti all'enorme edificio A&G.
Dopo aver fatto una passeggiata insieme al diavolo ero poi tornata al campus per portare il pranzo a Cristy. Una volta tanto ero stata io a fare da mamma.
Se ripenso ancora alla mattina passata con Nick mi vengono i brividi. Cavoli abbiamo parlato senza scannarci! Forse non é poi così antipatico, questo però non significa che io lo trovi simpatico, intendiamoci. 
 
Tralasciando i miei pensieri insensati entro nell'edificio e mi dirigo verso l'ascensore. 
Appena arrivo al quarto piano cammino tranquillamente fino alla sala trucco di Alfonso; ormai conosco questo posto come le mie tasche.
 
- Ciao cara, ma come siamo raggianti! Conosciuto qualche bel ragazzotto?- mi chiede non appena mi siedo sulla solita poltrona bianca.
 
- No, oggi sono solo di buon umore- Sorrido ancora e socchiudo gli occhi per permettergli di truccarmi.
 
- Sono davvero contenta per te amore, ma senti quel Brad non c'è più?- mi chiede curioso.
 
- No, il fotografo ha detto che per ora vuole solo me e il d...Nick- Mi riprendo in tempo evitando di fare una figura penosa. 
 
- Ah capisco, va beh, comunque anche questo Nick é proprio un bel figliolo- commenta cominciando a spettegolare come una vecchia comare.
 
Praticamente dopo un'ora in sala trucco ho le orecchie che mi fanno male. Alfonso non si é chetato un attimo, ha cominciato a parlare del diavolo, di Brad, di Kate, insomma, ha spettegolato su tutti, nessuno escluso.
Trovo Kate nel corridoio e la saluto sorridendo. In questi giorni non faccio altro che elargire sorrisi.
 
- Ciao Federica, stai benissimo con questo trucco, oggi il tema é total black a quanto pare, in camerino troverai i vestiti abbinati, ci si vede dopo- Detto ciò mi fa un cenno con la mano e si dirige sul set, credo.
Total black? A proposito, non mi sono nemmeno guardata allo specchio. 
Corro in camerino curiosa di vedere come mi ha conciata Alfonso; mi ha rimbambita talmente tanto con le sue chiacchiere che non ho voluto altro che uscire da quella stanza.
Apro la porta del camerino e vado diretta verso lo specchio.
Chi é quella ragazza riflessa? Non mi riconosco nemmeno io. 
I miei occhi castani- verdi sono messi in risalto dalla matita e dal mascara nero. 
Sembrano essere quasi più...belli, più accesi. Alfonso li ha messi davvero molto in risalto.
Questo deve essere dovuto anche dal fatto che non ho solo una sottile linea di matita, ma molte e anche abbastanza spesse. 
L'ombretto poi si va ad incastrare benissimo nell'insieme. E devo ammettere che questo grigio perlato mi dona davvero molto, cercherò di ricordarmene in futuro.
Sulle guance c'è solo un leggero filo di blush giusto per non appesantire troppo il trucco ed anche sulle labbra ho solo un tocco di lucida labbra.
I capelli mi sono stati fissati con delle forcine e delle pinzette. 
A differenza degli altri giorni non mi ricadono morbidi sulle spalle, ma sono stati tirati indietro con le pinzette.
Nell'insieme é tutto davvero grazioso. Mi compiaccio di me stessa e corro a vestirmi velocemente.
Infilo dei pantaloncini neri...ehi, ma quanto sono corti?! Accidenti, mi lasciano le gambe completamente scoperte, sono poco più lunghi delle culottes. 
Meno male che stamattina mi sono fatta la ceretta alle gambe. 
Sfilo la mia maglietta ed indosso quella grigio perla che c'è sul tavolo ed infine concludo con una felpa con il cappuccio, anch'essa rigorosamente grigia.
Infilo gli orecchini a cerchio argentati, gli stivaletti neri ed esco dal camerino allungando ogni due per tre i pantaloncini a mio parere troppo corti.
 
Entro nell'enorme stanza in cui si trova il set e Kate si volta a guardarmi sorridendo soddisfatta rivolgendo poi un'occhiata al diavolo che ancora non mi ha notata.
 
- Federica, vieni qui cara- mi urla da lontano dimenandosi come una pazza.
Noto con la coda dell'occhio che il diavolo si é voltato a guardarmi e che adesso mi sta fissando. 
Mi avvicino a Kate leggermente in soggezione, insomma, mi stanno guardando tutti, ma soprattutto il diavolo, che non ha ancora staccato gli occhi da me.
 
- Sei splendida Federica, forza, vai lì al centro tesoro- Mi passa la mano sulla schiena e vado verso al centro del set posizionandomi accanto al diavolo.
 
- Che ci fa questo divanetto nel mezzo?- gli chiedo indicando l'oggetto dietro di noi.
 
- Ci serve per fare questo set fotografico, l'ha messo lì il regista di scena- Fa spallucce e guarda il fotografo che ci ha appena richiamati.
 
- Allora, cominciamo! Federica va' a sederti sul divano, al centro, e tu Nick mettiti dietro, in piedi. Poggia i gomiti sul bordo e guarda lei dall'alto. Tu Federica invece guarda a terra con la testa inclinata più o meno a quarantacinque gradi- Sbatto le palpebre qualche volta.
Che ha detto? A quarantacinque gradi, ma non ho mica le squadre per vedere quanto l'ho inclinata?! 
Noto che Nick si é già posizionato dietro il divano e sta ghignando divertito dalla situazione.
Maledetto! Mai una volta che mi aiutasse. Mi siedo sul divano ed inclino la testa a destra a caso. Ma che ne so se sono quarantacinque gradi..
 
- Perfetto, fermi così- Sorrido appena, ah, ci ho azzeccato!
 
- Adesso guarda verso di me Federica, tu Nick continua a guardarla dall'alto. Ah, Federica voglio uno sguardo profondo, devi perforare l'obbiettivo- Annuisco con la testa e guardo intensamente l'obbiettivo socchiudendo leggermente gli occhi e schiudendo istintivamente le labbra.
Il fotografo mi fa segno di ok con la mano e lo sento fare almeno cinque scatti.
 
- Bene, bene, adesso Nick distenditi sul divano con la testa appoggiata sul tuo braccio. Federica tu devi rimanere così, ferma, e tu Nick, da disteso passale il braccio libero intorno alla vita, come a volerla tirare verso di te, ok?- Il diavolo annuisce e si stende sul divano come ordinato dal fotografo.
A quanto pare devo essere l'unica che non ha capito niente..
Dopo essersi passato il braccio sinistro dietro la testa mi fa cenno di avvicinarmi a lui sorridendo beffardo. Ma che vuole questo? Che gli spacchi la faccia? Con piacere.
 
- Ridi di meno- lo minaccio sedendomi sulla punta del divano per stare il più lontana possibile da lui.
 
- Come siamo pudici, devo passarti un braccio intorno alla vita, mica farti altre cose- Sgrano gli occhi sorpresa. Deve essere impazzito. Come gli vengono in mente certe cose?
 
Lui ghigna divertito e mi attira a sé passandomi il braccio intorno alla vita.
 
- Ok, bene, Nick, guarda verso l'alto e tu Federica guarda il suo viso voltandoti di sessanta gradi- Ma allora questo é fissato coi gradi? 
Sbuffo impercettibilmente anche se Nick mi sente e si morde il labbro per non scoppiare a ridermi in faccia.
 
- Ecco bravo, non ti conviene- sibilo a denti stretti. 
 
- Che paura- sussurra voltandosi di poco per far incontrare i nostri occhi. 
Io lo fulmino e lui ride. Poi torna a guardare il soffitto ed io cerco di inclinare il mio viso a sessanta gradi.
 
- Ok, bene fermi- ci comunica il fotografo che da oggi é entrato nella mia lista nera.
 
Ne approfitto per guardarlo più da vicino, cioè, non che mi interessi però... Insomma, non ho nient'altro da fare del resto...
I capelli sono volutamente spettinati conferendogli un'aria da tipico sex simbol...ehi, ma che vado a pensare? La camicia bianca che indossa ha i primi bottoni slacciati così da lasciare intravedere l'inizio dei suoi pettorali, la cravatta allentata sul collo poi gli dona il tocco finale, si nota lontano un miglio che é stato tutto diligentemente studiato.
 
- Hai finito di guardare? Così mi sciupi- La sua voce arrogante ed altezzosa mi riporta alla realtà. Oh santo cielo, da quant'è che lo sto fissando? 
Riprendo subito il controllo di me stessa rispondendo a tono.
 
- Sono costretta a guardarti, l'ha detto il fotografo, quindi vedi di farti meno filmini mentali- sussurro fra i denti per non farmi scoprire. Ma quanto cavolo dobbiamo rimanere in questa posizione?
 
- Ho l'impressione che te li stessi facendo più te i filmini mentali- sibila sorridendo beffardo. Che sfacciato! 
 
- Pensala come vuoi, non mi cambia la vita se tu non mi credi...pallone gonfiato- dico facendo spallucce.
 
- Ok, perfetto, cambiamo posizione! Adesso Federica distenditi sopra Nick- ordina quel pazzo decelerato di un fotografo.
Cooooosa? Distendermi sopra al diavolo? Ma non se ne parla nemmeno, qui sono tutti pazzi! Sto facendo un servizio fotografico, mica un filmino a luci rosse. 
 
- Federica? Tutto bene?- mi richiama l'uomo che può praticamente considerarsi finito.
Sento il diavolo ridere sommessamente. Ah ah, prende in giro! 
Eh no, deve ancora nascere qualcuno che si prende gioco di me, bello.
Silenziosamente mi alzo, guardo il diavolo e lentamente mi avvicino a lui. 
Lo vedo irrigidirsi d'un tratto ed a quel punto sorrido diabolica. Credevi di farmi fessa eh? 
Povero, piccolo, stupido, illuso.
Porto una mano dietro la sua testa per reggermi e non cadergli addosso. L'altra la porto vicina alla sua spalla, poi sistemo un ginocchio in mezzo alle sue gambe mentre l'altro lo poggio allo schienale del divano per non cadere e rimanere in equilibrio.
 
- Brava, eccellente, superbo- grida il fotografo sbattendo le mani entusiasta - Esatto, devi stare sopra di lui a mo' di pantera predatrice senza appoggiarti troppo al suo corpo, hai afferrato benissimo il concetto. Così mettiamo in risalto i pantaloncini, brava! Ora fermi così, faccio un po' di scatti e poi abbiamo finito. Mi raccomando, guardatevi negli occhi, é importante il contatto visivo - conclude il fotografo sorridendo.
 
Porto il mio sguardo sul suo sorridendogli vittoriosa. Credeva che non ce la facessi eh?
Ha avuto la dimostrazione della persona con cui ha a che fare.
 
- Hai smesso di ridere eh?- gli chiedo retorica ampliando ancora di più, se possibile, il mio sorriso.
 
- Non é colpa mia se non ti rendi conto delle espressioni che fai, vedi di tenere a bada la tua mimica facciale allora- risponde più acido di un limone. 
 
- Non ho fatto nessuna faccia, solo che non mi aspettavo dicesse una cosa simile- spiego inarcando un sopracciglio. Può esistere una persona più antipatica?
 
- E ti meravigli per così poco? Un sacco di foto saranno di questo tipo- Ghigna e si apre in un sorriso a trentadue denti.
 
- Taci, mi hai stufata, sei insopportabile- concludo sbuffando e spostando di poco lo sguardo.
 
- Pudica-
 
- Stupido-
 
- Scema-
 
- Cafone-
 
- Gallina-
 
- Cretino-
 
- Bene ragazzi, abbiamo finito, ottimo lavoro- ci richiama il fotografo urlando a squarciagola. 
Io e il diavolo restiamo a guardarci in cagnesco per qualche secondo, poi mi allontano da lui e vado verso Kate infervorata. 
Anche lui fa lo stesso. Si alza adirato e si avvicina al suo manager... Jordan, se non vado errata.
 
- Bravi, si vede che siete più complici adesso- mi dice Kate spostandomi un ciuffo di capelli dal viso con fare materno. 
Per poco non gli sputo in faccia l'acqua che sto bevendo. Io e quel cafone saremmo più complici? Il mondo deve cominciare a girare al contrario prima che accada. Probabilmente qui dentro o tutti hanno le classiche fette di prosciutto sugli occhi o fanno uso di sostanze stupefacenti che gli produco visioni. 
 
- Non credo proprio- rispondo dopo averla guardata con occhi sgranati.
 
- Mmh, sarà, comunque Nick sta venendo giusto da questa parte- Kate mi strizza l'occhio e si allontana sorridendo andando a parlare con Jordan.
Ma non ha ancora capito che il diavolo sta venendo da questa parte solo per appestarmi dal momento che gli ho dato del cretino? 
 
- Chi sarebbe lo stupido, cafone e cretino?- mi chiede infatti accostandosi a me ed afferrando anche lui una bottiglietta d'acqua.
 
- Siamo pari, tu hai detto che io sono pudica, scema e gallina- constato facendo una smorfia. Io gallina? Ma come osa.
 
- Hai cominciato tu, io mi sono solo difeso- Che cooosa? Cosa odono le mie orecchie? Avrei cominciato io? Roba da matti.
 
- No caro, non rigirare la frittata adesso, sei stato tu ad iniziare con quella storia delle foto, comunque se mi chiedi scusa posso chiudere un occhio, ma solo perché sono buona, sappilo- Tutto fiato sprecato, so benissimo che non mi chiederà mai scusa. Figuriamoci.
 
- Scordatelo- Appunto. 
 
- Questa allora é una dichiarazione di guerra, e in guerra tutti i mezzi sono leciti- lo avverto sorridendo diabolica.
 
- Proprio tutti?- mi chiede con una punta di malizia nella voce che inizialmente non colgo.
 
- Tutti- ribadisco annuendo con la testa e bevendo un ultimo sorso d'acqua.
Prima che io possa dire qualcos'altro il diavolo si é già volatilizzato nel nulla. 
Sbuffo e raggiungo il mio camerino per cambiarmi. 
Ho una domanda che mi sta assillando: che cosa voleva dire con "proprio tutti"?
Mah, chi se ne frega. Se devo stare dietro a tutti i suoi giochi di parole divento scema.
Mi rivesto in fretta e furia e corro verso l'ascensore dove trovo il diavolo che sta per mettere piede dentro.
Aumento il passo per cercare di entrarci anch'io, ma vedo il cafone, stupido, odioso e da questo momento spacciato, premere il bottone per scendere al piano terra.
A questo la corsa é disperata. Lancio l'urlo di guerra e corro simile ad un bue incavolato verso l'ascensore. 
Le porte si stanno chiudendo e la mia corsa diventa sempre più disperata.
Noto il diavolo sgranare gli occhi. Maledetto, ora mi vedi, ora che sto rischiando la vita per prendere un'ascensore!
L'ultimo metro di corsa mi ricorda tanto una di quelle scene a rallentatore dove si sente il disperato (che in questo caso sarei io) urlare un noooooo impazzito e dimenarsi con tutte le sue forze per raggiungere la meta.
Ecco, la stessa cosa. 
Faccio un salto chiudendo gli occhi e vado a spiaccicarmi contro una parete fredda. 
Adesso ho pure una paralisi facciale. 
Apro un occhio e noto con gioia di essere dentro l'ascensore con il diavolo che mi guarda sconvolto.
 
- Ma sei pazza? Hai rischiato di rimanere schiacciata tra le porte di un'ascensore- mi riprende agitando le mani. 
Mi lascio scivolare per terra. Ho il cuore a mille e sento scorrere l'adrenalina dentro di me come un fiume in piena.
 
- La colpa é tua, comincia a guardarti alle spalle quando sei davanti all'ascensore- ribatto alzando lo sguardo per incontrare il suo.
 
- Comunque bella corsa, l'ultimo salto é stato favoloso, soprattutto la facciata contro lo specchio- si congratula indicando l'impronta della mia faccia sul vetro.
Poi scoppia a ridere come non lo avevo mai visto fare fino ad ora.
Sorrido anch'io, in effetti deve essere stata una scena parecchio esilarante.
Appena le porte dell'ascensore si aprono mi alzo da terra ed esco seguita da un diavolo che non ha ancora smesso di ridere.
 
- Che fai stasera?- gli chiedo non appena usciamo dall'edificio e lui sembra essere tornato in sé.
 
- Affari miei- Appunto, é tornato perfettamente in sé.
 
- Era per cambiare modo di salutarsi, solitamente fai un cenno della testa e te ne vai. Ti pare educato?- gli chiedo inclinando la testa di lato. Mai una volta che sia gentile.
 
- Intanto saluto- risponde facendo spallucce e portandosi una mano fra i capelli.
 
- Oh, grazie sua maestà, non saprei come fare senza il suo saluto. Ormai ne ho fatta una ragione di vita- dico teatralmente portandomi una mano sul cuore.
 
- Spiritosa, comunque ho una serata con amici- confessa infine sistemandosi la camicia e facendo una smorfia con la bocca. Cavoli, però é bello...basta, che vai a pensare Fede?
 
- Tutti modelli?- chiedo sorridendo.
 
- Più o meno- risponde scompigliandosi nuovamente i capelli con la mano.
 
- Bene, allora non ti faccio perdere tempo, ci si vede domani- concludo, stavolta facendo io un cenno della testa. Tanto per prenderlo in giro.
Se ne accorge e sorride.
 
- A domani- saluta portandosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
Oh mammina! Ha salutato come un normale essere umano, ora mi commuovo!
 
Mi volto e comincio a camminare verso il campus sorridendo come una scema.
Tutto sommato é stata una giornata rilassante. Magari fossero tutte così! 
Con questi sciocchi pensieri vado a passo spedito verso la mia adorata cameretta non vedendo l'ora di buttarmi a letto e dormire.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Ciao a tutti!!! Quant'è che non aggiorno eh?
Sì lo so, un secolo...
Va beh, comunque cosa ne pensate di questo capitolo? Si cominciano a conoscere meglio i nostri protagonisti e come si relazionano l'un l'altro...Nick lo adorooooo <3
Il prossimo capitolo arriverà molto prima! Un bacione e a presto!!!

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Capitolo 7
*** Incubi ***


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                                                                                                                 Incubi





- Fede svegliati, ehi, mi stai ascoltando? Svegliati- La voce impaurita di Cristy mi fa aprire un occhio e balzare giù dal letto.
 
- Che succede Cris? Che hai?- chiedo passandole una mano sul viso. É così pallida, fa quasi impressione. 
Prima che lei mi risponda guardo la sveglia. Oh mio Dio, sono appena le due di notte!
 
- Fede, ho sentito qualcosa, un rumore da dietro la porta. Come se qualcuno avesse cercato di entrare. Fede ho paura- la sua voce tremula e quello che ha appena detto mi spaventano a tal punto da farmi rimanere immobile, senza battere ciglio.
Io ho la fobia dei ladri, per di più queste cose avvengono sempre di notte quando non c'è nessuno.
 
- Come é possibile che qualcuno sia entrato dentro al campus? La notte é tutto chiuso- Tanto sono scossa che non riconosco nemmeno il mio tono di voce. La paura mi ha completamente paralizzata, però non posso farmi vedere così da Cristy, lei sta facendo affidamento su di me e così la spaventerei solo di più.
 
Dei passi frettolosi nel corridoio ci immobilizzano entrambe. Ci stringiamo l'una nell'altra smettendo di respirare. Sento il cuore di Cristy battere all'impazzata, cavoli, questa mi muore.
 
- Cris, aspettami qua, vado a vedere cosa succede- sussurro alzandomi dal letto e cercando di fare meno rumore possibile.
 
- No, tu non vai da nessuna parte- La sua mano si stringe intorno al mio braccio bloccandomi sul posto.
Le sorrido, in effetti non ho nemmeno io tanta voglia di andare a vedere in corridoio. Magari quel qualcuno potrebbe ancora trovarsi fuori dalla nostra porta. 
Un brivido scende lungo la mia schiena. Me la sto facendo letteralmente sotto.
 
- Va bene, però tu ora torna a letto, io starò qui di vedetta- la rassicuro indicando la porta.
Annuisce e si rinfila sotto le sue coperte guardandomi impaurita.
 
- Fede promettimi che non uscirai di qui- sussurra quasi impercettibilmente. 
 
- Te lo prometto Cris, ora dormi- 
Vederla in queste condizioni mi fa stringere il cuore. Il minimo che possa fare é passare la notte sveglia a controllare che non ci siano movimenti sospetti. Anche io sono completamente paralizzata dalla paura, però fortunatamente in casi come questi ho più autocontrollo, diciamo che faccio buon viso a cattivo gioco. Se le facessi vedere quanto sono realmente impaurita peggiorerei solo la situazione, non le sarei di nessun aiuto.
 
Cristy mi sorride e chiude gli occhi mimando con la bocca un grazie. 
Mi lascio scivolare con la schiena contro la porta. Cercherò di resistere il più possibile sveglia, lo devo fare per Cristy, per proteggere entrambe.
Dopo pochi minuti Cristy si é già addormentata, fortunatamente non ha mai avuto problemi a riprendere sonno.
Appoggio la testa alla porta ed in quel momento avverto un altro rumore nel corridoio. 
Cavoli, ma chi é che sta girando lì fuori rischiando di farmi prendere un coccolone?!
Appena sento i passi di questo qualcuno farsi sempre più vicini alla nostra porta, le mani cominciano a tremarmi per la paura. Qui ci resto secca.
Lancio uno sguardo a Cris che sta dormendo beatamente e poi batto leggermente il palmo della mano contro la porta con la speranza che questo qualcuno si accorga che dentro siamo sveglie e se ne vada. 
I passi all'esterno si bloccano di colpo e dopo pochi istanti sento correre e sbattere una porta, probabilmente quella di uscita.
Resto immobile per sentire qualcos'altro, ma niente. Adesso il silenzio regna sovrano.
Decido comunque di rimanere di vedetta, magari questo tizio potrebbe anche tornare aspettando che ci si sia addormentate.
Meglio non rischiare, prevenire é meglio che curare.
 
 
Alle sette del mattino sono ancora seduta a terra con la testa appoggiata alla porta.
Non ho chiuso occhio, ce l'ho fatta, sono rimasta sveglia tutto il tempo.
Tra l'altro non mi sono allontanata nemmeno un attimo dalla mia postazione di sentinella e adesso ho un urgente bisogno di andare in bagno. 
Vedo Cristy aprire un occhio dopo l'altro e guardare subito verso di me.
 
- Come stai?- mi chiede alzandosi dal letto e venendomi incontro.
 
- Bene, te?- In realtà non sto affatto bene. Ho preso freddo per tutta la notte dal momento che non mi sono messa addosso nemmeno una coperta, ho un urgente bisogno di andare in bagno e sto per crollare dal sonno. Tradotto in poche parole: uno schifo.
 
- Meglio, ma tu Fede sei pallidissima, sicura di star bene?- Mi passa una mano sul viso - E sei gelata cavolo, non ti sei messa niente addosso?- 
 
- No, non volevo allontanarmi da qua, comunque non ti preoccupare, sto benone- mento spudoratamente sorridendole - Ora vado in bagno- concludo alzandomi da terra e correndo come una forsennata.
Figuriamoci se le vado a dire che non mi sento affatto bene, si sentirebbe in colpa inutilmente e sarebbe l'ultima cosa che vorrei.
Più che altro non faccio altro che tremare, il freddo mi é entrato praticamente nelle ossa.
Una bella doccia calda é proprio quello che mi ci vuole. Fortuna che Ryan é riuscito ad aggiustarcela, che sia benedetto!
Dopo essere uscita dal bagno vado verso il mio armadio dove prendo la biancheria e qualche vestito pulito. 
 
- Fede, io chiamo Ryan, magari lui ha sentito qualcosa- mi avverte Cristy afferrando il cellulare sul comodino.
 
- Sì, é la cosa migliore, vado a farmi una doccia- concludo entrando in bagno e richiudendomi la porta alle spalle.
 
Dopo all'incirca una mezz'ora esco dal bagno ed entro in camera dove trovo Ryan che sta abbracciando Cristy. 
Cerco di farmi piccola piccola per non farmi vedere e non rovinare il loro momento romantico, peccato che cado per terra inciampando sul mio borsone pieno di libri che avevo lasciato lì il giorno di prima. Scema, scema e scema. 
 
- Fede, come stai?- mi chiede Ryan aiutandomi a rialzarmi.
 
- Per cosa? Per la caduta o per stanotte?- domando confusa e strappando un sorriso sia a Cristy che a Ryan.
 
- Per stanotte, ormai alle cadute ci sei abituata- risponde sorridendo divertito. 
 
Faccio una smorfia, in effetti cado di continuo - Bene, abbiamo avuto solo una gran paura- dico annuendo con la testa per dare più enfasi alle mie parole.
 
- Non credo tu stia bene, Cristy mi ha detto che sei stata tutta la notte sveglia a fare la vedetta ed in effetti sei parecchio pallida- constata Ryan stringendo gli occhi per guardarmi meglio.
 
- No, davvero sto bene, é stato solo lo spavento- Ecco questa volta sembro più convincente. 
Ryan mi sorride comprensivo passandomi una mano sui capelli e scompigliandomeli.
 
- Chi vuole un abbraccione di gruppo?- chiede poi spalancando le braccia e sorridendo.
Sia io che Cristy ci avviciniamo ridendo. Poi ci abbracciamo tutti e tre stringendoci l'un l'altro. Ryan ci stringe fino a stritolarci e poi lascia un bacio prima sulla testa di Cristy e poi sulla mia. 
Non so cosa farei senza i miei due migliori amici.
 
Terminato il nostro super abbraccio afferro il mio borsone coi libri e volo a lezione.
In realtà sono parecchio in anticipo, ma volevo lasciargli un po' di tempo per stare da soli, per di più oggi né Cristy né Ryan hanno lezione dato che é il loro giorno libero. 
Già, nella nostra Università abbiamo un giorno libero a disposizione, oltre alla domenica. 
Il loro é il venerdì, il mio il sabato. 
Avevo deciso di non prendere il loro stesso giorno per non stargli continuamente tra i piedi, del resto essendo una coppia devono avere un po' di tempo per loro, mi sembra giusto.
 
Vado verso l'aula della professoressa Poor; per fortuna non ho quell'odioso di Bertlam alla prima ora.
Mentre sto per mettere piede dentro l'aula vengo colta da un capogiro che mi fa cadere a terra. 
Vedo tutta la stanza girare, una sensazione orribile. Chiudo gli occhi sperando di stare meglio, ma la situazione non cambia. Nonostante non veda girare tutto intorno a me, avverto comunque la sensazione. 
Sento il vomito salire sempre di più, dopo il primo conato che riesco a bloccare, corro verso il bagno più vicino e vomito pure l'anima.
Adesso sì che sembro uno zombi. Non solo sono più pallida di un morto, ma ho anche delle occhiaie che arrivano a terra. 
Guardo la mia immagine riflessa allo specchio. Uno schifo. 
Apro l'acqua del lavandino e mi sciacquo il viso più e più volte. Alla fine il primo bagno libero che ho trovato é stato quello del personale addetto alle pulizie, meglio di niente.
Ho un freddo tale che comincio a battere i denti involontariamente, accidenti, non riesco a fermarmi! 
Un altro conato di vomito sale su per la gola fino a che non mi ritrovo a vomitare, nuovamente, nel lavandino. Dallo sforzo sento scendere delle calde lacrime lungo il mio viso. 
Dannazione, non ho nulla nello stomaco, sto solo rigettando succhi gastrici e sto male da morire. 
Porto una mano sullo stomaco ed una sulla fronte per cercare di spostare i capelli dal viso.
Ci mancava anche il vomito adesso. 
Dopo aver finito di vomitare per la seconda volta comincio a tremare ancora di più. Adesso non sto battendo solo i denti, ma anche le mani si muovono di moto proprio.
Wow, chi mi vede adesso crede che io sia uscita da una tomba o qualcosa di simile, o magari che sia un vampiro.
Dopo aver raccolto da terra il mio borsone esco dal bagno senza farmi notare e vado verso l'aula della professoressa Poor. 
Entro, prendo un posto a sedere a caso e mi porto una mano sulla faccia. 
Ho così tanta voglia di dormire, di infilarmi sotto le coperte e svegliarmi solo quando starò bene, solo quando sarà tutto finito.
Rovisto nella borsa alla ricerca di una mentina o qualcosa di simile che possa alzarmi la pressione che evidentemente ho sotto i piedi. 
Dopo una lunga ricerca trovo solo una gomma da masticare probabilmente vecchia quanto mia nonna. A mail estremi, estremi rimedi. La metto in bocca e comincio a masticarla lentamente, moooolto lentamente, non vorrei ritornare a vomitare in quel bagno degli orrori.
Per il resto la lezione passa velocemente come tutte le seguenti, ad eccezione per il fatto che ad ogni cambio dell'ora sono corsa a vomitare in tutti i primi bagni che mi sono capitati a tiro. 
Dire che a fine mattinata ho una faccia irriconoscibile é dir poco. 
Anche uno zombi si impaurirebbe a vedermi. 
In poco tempo il mio viso é diventato più scarno e pallido di quanto non fosse già all'inizio. La testa continua a girarmi ogni due per tre e so anche perché. Praticamente non ho niente nello stomaco e di sicuro non continuare a mangiare peggiora la situazione visto che la mia pressione sta andando sempre più sotto terra. 
Il fatto é che non ho né niente da mangiare nella borsa, né il tempo di uscire dal campus per andare a comprarmi qualcosa. Sfortuna, sfortuna e sfortuna. 
D'ora in poi mi dovrò ricordare di munirmi di corni ed altri gingilli vari se il giorno prima sono stata fortunata. Se un altro giorno sarò fortunata come ieri, devo necessariamente pregare e fare affidamento su tutti i santi che ho in paradiso affinché non mi succeda niente di spiacevole il giorno dopo. Mi sembrava infatti che ieri fosse troppo bello per essere vero.
 
 
Appena termina anche l'ultima lezione, afferro il borsone e corro verso l'uscita del campus.
Stavolta le lezioni sono state più lunghe, sono già le due e devo immediatamente correre a lavoro. Non ho nemmeno il tempo di respirare.
Con una corsa sfrenata arrivo ad appena le due e cinque minuti davanti all'edificio A&G.
Entro come una furia e corro verso l'ascensore incurante della gente che rischio di travolgere. 
Mentre sono dentro l'ascensore vengo colta da un altro giramento di testa, probabilmente a causa della corsa sfrenata, e mi appoggio a terra sorreggendomi la testa. 
Se vomito qua dentro giuro che smetto di fare questo lavoro e mi ritiro in Antartide.
 
- Che stai facendo?- mi chiede qualcuno non appena si aprono le porte dell'ascensore. Sento la sua voce lontana, come ovattata.
Peccato che però io non riesca a rispondere, se solo apro la bocca gli vomito in faccia.
 
- Ehi, sto dic...- Non termina la frase che scatto in piedi e comincio a correre verso il mio camerino. 
Sto per vomitare, oh cavolo sto per vomitare di nuovo, no no no...
Spalanco la porta, corro in bagno e rigetto per l'ennesima volta rigando il mio viso di lacrime. 
Sono stremata, non ce la faccio più, le forze cominciano ad abbandonarmi. 
Sento una mano premere sulla mia fronte e sorreggermi mentre sto vomitando.
Mi reggo con le mani sulla tavolozza del water e rigetto pure l'ultimo sprazzo di energia che mi é rimasta. 
Afferro un pezzo di carta igienica e mi pulisco la bocca cercando di far tremare il meno possibile la mia mano adesso bianchissima.
Poi voltandomi sollevo lo sguardo ed incontro due occhi verdi che mi guardano sconvolti.
 
- Che ci fai qui?- gli chiedo rientrando in camerino e sedendomi su una poltrona.
 
- Secondo te?- Adesso riconosco la sua voce, soprattutto il tono derisorio.
 
- Grazie- sussurro guardandolo negli occhi. 
Almeno mi é stato vicino mentre vomitavo. Fa spallucce e poi si siede su una sedia davanti a me. 
 
- Che ti é successo? Fino a ieri stavi bene- 
 
- Infatti, é solo che mi gira la testa e poi automaticamente vomito- spiego tralasciando tutta la storia della notte e della mattina. 
 
- Hai mangiato?- mi chiede alzandosi in piedi ed avvicinandosi velocemente a me.
Resto immobile a guardarlo, poi lo vedo piegarsi e posare una mano sulla mia fronte. 
Dopo poco la leva facendo una smorfia - Non hai la febbre, devi avere la pressione bassa- constata allontanandosi e ritornando a sedersi.
 
- Non ho mangiato- dico flebilmente ed abbassando lo sguardo.
 
- Allora sei scema- Cosa? Cosa? 
Alzo lo sguardo su di lui guardandolo in cagnesco. Come osa darmi della scema? Ho passato una mattinata terribile senza nemmeno avere il tempo di respirare, figuriamoci mangiare.
 
- Sono stata occupata, sono successe un monte di cose e non ho avuto tempo di mangiare- taglio corto riducendo gli occhi a due fessure. Ci manca solo che mi addormenti qua e poi sono a posto.
 
- Tipo?- mi chiede alzando un sopracciglio scettico.
 
- Tipo cosa?- 
 
- Cosa é successo da non lasciarti nemmeno il tempo di mangiare- Oh mammina santa! Ora devo attaccare a raccontare tutto dall'inizio, sono stanca pure per parlare.
Prima che io possa rispondere mi anticipa alzandosi dalla sedia e facendomi cenno di uscire- Prima ti conviene mangiare- 
 
Mi alzo e lo seguo fuori dall'edificio fino a che non entriamo nel primo ristorante che ci capita a tiro. Entrati prendiamo posto ad un tavolo ed attendiamo che arrivi un cameriere.
Afferro il menù e comincio a sfogliare le varie pagine.
Ad ogni pagina che scorro i miei occhi si sgranano sempre di più. 
 
- Ma hai visto i prezzi?- chiedo guardandolo con gli occhi fuori dalle orbite.
 
- Sono prezzi normali- risponde facendo spallucce e continuando a sfogliare il menù tranquillo.
 
- Ah, e a te sembra normale che un semplice piatto di pasta costi 45 dollari?- chiedo cercando di trattenere il mio tono di voce che sta diventando sempre più stridulo.
 
- Sì-
 
- Allora o tu non conosci il valore dei soldi o io ho sempre vissuto come una poveraccia- affermo scuotendo la testa sconvolta.
 
- Credo più la seconda- dice facendo comparire il suo solito sorrisetto malefico.
 
- Non osare, pallone gonfiato- sbraito puntandogli contro un dito. Davvero minacciosa.
 
- L'hai detto te per prima, io ho solo ripetuto- Cavoli é vero!
Quando sto per rispondergli arriva il cameriere in frac che ci domanda cosa vogliamo ordinare.
 
- Per me del caviale- ordina il diavolo chiudendo il menù e guardandomi sorridendo divertito.
 
- Per me questo toast con insalata, grazie- concludo puntando gli occhi in quelli del diavolo che adesso mi sta guardando...sorpreso? Sconvolto? Allibito? Incomprensibile.
 
Appena il cameriere se ne va il diavolo mi attacca immediatamente.
 
- Ma sei scema?- mi chiede sporgendosi sul tavolo.
 
- Perché scusa? E comunque no- rispondo posizionando il tovagliolo sulle gambe.
 
- Siamo in uno dei ristoranti più in di New York e tu ordini un toast con insalata?- Dal suo tono di voce direi che é quasi disgustato.
 
- Sì esatto, era l'unica cosa che costasse meno insieme all'acqua- constato facendo spallucce. 
Scuote la testa e poi ripunta i suoi occhi nei miei.
 
- Allora, cosa é successo?- mi chiede cominciando a giocare con il bicchiere dell'acqua.
 
Sospiro pesantemente - Stanotte, verso le due, la mia amica con cui condivido la stanza mi ha svegliata avvertendomi che qualcuno aveva cercato di aprire la nostra porta- un brivido scende lungo la mia schiena al ricordo di quel momento - allora mi sono alzata e sono andata verso la porta dove ho sentito che qualcuno stava camminando nel corridoio, a quel punto ho mandato la mia amica a dormire e sono rimasta sveglia tutta la notte per fare la vedetta, poi ad un certo punto questo qualcuno ha ritentato di aprire la porta e per fargli capire che eravamo sveglie ho battuto un colpo sulla porta, solo a quel punto se ne é andato. Però mi sono scordata di coprirmi con qualcosa ed ho preso parecchio freddo, da lì ho cominciato a stare male- concludo appoggiando i gomiti sul tavolo e guardandolo negli occhi.
Dai suoi occhi non trapela alcuna emozione, non riesco mai a capire a cosa stia pensando, come in questo momento ad esempio.
 
Ad interrompere il nostro contatto visivo é il cameriere che viene a servirci portando i nostri piatti. Il mio in confronto al suo é una miseria. 
 
- Però, ci hanno messo anche i pomodori, che carini - dico esultando e sorridendo al piatto.
 
- Non avete idea di chi possa essere stato a tentare di aprire la porta? Credevo che almeno all'interno delle Università ci fosse un maggiore controllo- Fa una smorfia e comincia a mangiare il suo caviale che, tra l'altro, sembra delizioso.
 
- Lo credevo anch'io, comunque non sappiamo chi possa essere stato, stamani non sono nemmeno riuscita a sentire qualche voce di corridoio, probabilmente quando tornerò Cristy mi darà notizie- concludo addentando il mio panino.
Appena butto giù il primo boccone sento il mio stomaco chiudersi istintivamente, come in una morsa.
 
- Che c'è?- mi chiede il diavolo notando che ho appena appoggiato il panino nel piatto.
 
- Mi si é chiuso lo stomaco- spiego facendo una smorfia. 
 
- Devi mangiare ugualmente, forza datti una mossa- mi incita facendo un cenno del capo.
Ma che antipatico sfrontato!
 
- Hai un modo di dire le cose tutt'altro che gentile, lo sai vero?- gli chiedo riafferrando il panino e addentandolo. Prevedo già una grandissima vomitata.
 
- Quando la gente non capisce...- risponde lasciando volutamente la frase in sospeso.
 
- Cosa vorresti dire con questo?- chiedo fulminandolo con lo sguardo. 
Sorride e continua a mangiare senza proferire parola.
 
- No, no, ti prego illuminami, grande e supremo genio- dico dando un altro morso al mio toast.
 
- Chi vuole capire capisca- risponde ghignando spudoratamente. Si diverte proprio a prendersi gioco di me.
 
- Se certo, e a buon intenditore poche parole, giusto?- chiedo inarcando un sopracciglio.
 
- Giusto- risponde sorridendo ed alzando lo sguardo su di me.
Restiamo a guardarci per qualche istante; il suo sguardo mi sta espressamente dicendo di muovermi. Sbuffo ed ingoio l'ultimo pezzo di toast, poi velocemente ci alziamo ed andiamo a pagare.
 
- Sei talmente pallida che fai spavento- mi ricorda non appena usciamo dal ristorante.
 
- Grazie, ma lo so- rispondo acida mentre metto piede dentro l'edificio A&G.
É di una gentilezza che fa spavento.
 
- Ma dove eravate finiti?- ci richiamano Kate e Jordan correndoci incontro.
 
- Si é sentita male- taglia corto il diavolo indicandomi con un dito. 
Sia Kate che Jordan si voltano insieme a guardarmi. Kate si avvicina e mi accarezza il viso con fare materno.
 
- In effetti sei parecchio pallida cara, sicura di sentirti meglio ora? Se vuoi possiamo rimandare lo stage a domani, non ci sono problemi- mi rassicura spostandomi i capelli dal viso.
 
- Sì, sarebbe meglio rimandarlo a domani, abbiamo già perso un monte di tempo- si intromette Nick appoggiandosi con la schiena alla parete e incrociando le braccia al petto.
Annuisco con la testa, una volta tanto sono d'accordo con lui.
 
- Va bene, é meglio che tu riposi per oggi, sei così...smunta, torna a casa tesoro- Kate é così premurosa che mi ricorda tanto mia madre, anche lei é iperprotettiva.
 
Salutiamo Jordan e Kate ed io ed il diavolo usciamo fuori dall'edificio. Per tutto il pomeriggio non ho fatto altro che entrare ed uscire da questa porta.
 
- Grazie per oggi, e grazie per aver detto di rimandare lo stage- gli dico sorridendo, ringraziarlo é il minimo che possa fare.
 
- Non l'ho fatto per te, almeno ho il pomeriggio e la sera liberi, ho degli appuntamenti- ammette mettendosi le mani nelle tasche dei pantaloni.
Il mio sorriso sparisce quasi subito, é odioso. Mi pento di averlo ringraziato. 
 
- Fammi capire, tu esci con più ragazze contemporaneamente?- chiedo scandalizzata.
 
- Ovvio, almeno ho più scelta- risponde come se fosse una cosa normale. Che depravato, illudere così delle povere ragazze.
 
- Sei vergognoso, non ti fai scrupoli ad illudere delle ragazze, ma cos'hai al posto del cuore?- Sono letteralmente schifata e questo trapela anche dal mio tono di voce.
 
- Vuoi metterti a fare il loro avvocato ora?- mi chiede sorridendo - E comunque sono loro che vengono da me non io da loro, non mi abbasso a certe cose- conclude facendo una smorfia schifata.
 
- Beh, allora se sono loro che vogliono essere trattate come oggetti, ok, ritiro quello che ho detto, tu sei buono ed esci con tutte loro solo per fargli un piacere, capisco- dico facendo segno di resa con le mani.
 
- Esatto- concorda sorridendo diabolico.
 
- Esatto un corno! Se non ti interessano non dovresti uscirci ugualmente, così le illudi e basta- sbraito gesticolando come una furia con le mani.
Scoppia a ridere e la mia rabbia a questo punto arriva alle stelle. Ci manca poco che lo prenda a schiaffi.
 
- Se certo, ci si vede domani é? Tu riposa da brava bambina- conclude dandomi una pacca sulla testa e girando i tacchi mentre continua a ghignare.
Indignata levo le tende e mi dirigo verso il campus. Non c'è speranza che un tizio del genere capisca certe cose, é un caso perso.
 
Appena entro in camera Cristy mi corre ad abbracciare stritolandomi.
 
- Che succede Cris?- le chiedo non appena riesco a prendere fiato.
 
- Oh, meno male che sei tornata sana e salva, io e Ryan stavamo uscendo per venire a prenderti a lavoro- spiega tutta agitata e portandosi una mano sul cuore. 
Ryan le si accosta e mi scompiglia i capelli con la mano. Ma che sta succedendo?
 
- Abbiamo indagato- continua Ryan- Per questa zona si sta aggirando un maniaco armato , ne hanno parlato poco fa al telegiornale e anche altri stanotte hanno sentito dei rumori nel corridoio- spiega stringendo per le spalle Cristy.
 
- É per questo che stavamo per venire a prenderti, avevamo paura che ti potesse succedere qualcosa, e molto probabilmente stanotte é stato quel pazzo maniaco ad entrare nel campus- conclude Cris rabbrividendo e guardandomi negli occhi.
Sono senza parole. Troppe brutte sorprese in un solo giorno fanno veramente male alla salute.
 
- Da stanotte dormirò qui con voi, non posso rischiare che vi succeda qualcosa- afferma Ryan sorridendoci rassicurante. 
 
- Forza, venite qua, qui ci vuole un bell'abbraccione di gruppo- E detto ciò ci afferra e stringe a sé in un abbraccio stritolante.
Sorrido felice, non saprei davvero cosa fare senza di loro.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Eccomi qua come promesso! ^.^ Contente? Spero di sì!
Allora arriviamo al capitolo, questa volta dovrò parlare un pochino di più, ma andiamo per gradi:
1- Innanzitutto questo è un capitolo mooooolto importante ai fini della storia, cioè da qui cominceranno ad evolversi delle vicende che uniranno, inevitabilmente, sempre di più i nostri protagonisti. Che bello *.*
2- La mia amata Federica sta davvero male, ueeee */\* 
Vuole un bene dell'anima alla sua migliore amica e per questo decide di sacrificarsi al posto suo nonostante Cristy il giorno seguente abbia la giornata libera. Devo ammettere che in quel momento Cristy l'avrei uccisa, insomma, fa sacrificare la sua amica senza nemmeno protestare, però c'è anche da dire che conosce bene Federica e sa che in casi come quelli non c'è verso di smuoverla dalle sue decisioni. 
Quindi da questo punto di vista perdono Cris, ma solo un pochino... :P
3- Nick. Che dire, è favoloso! Mi sono sciolta soprattutto nel momento in cui lui la sorregge mentre lei sta vomitando, nonostante la situazione l'ho trovato così romanticoooo *.*
Ma non dimentichiamoci che tratta comunque Federica come una pezza da piedi, eh eh...
Si diverte a farla arrabbiare, deriderla, prenderla in giro, ma in fondo è attratto da lei. Non innamorato, intendiamoci, solamente attratto, questo perché Federica è l'unica che riesce a tenergli testa, che non cade ai suoi piedi come tutte le altre ragazze. 
Quindi è un'attrazione che non ha niente a che fare con l'amore o cose simili....per ora....muahahahah!
In conclusione si stanno entrambi antipatici, anche se in dei momenti vanno più d'accordo di altri.
4- Ryan è come un fratello maggiore per Federica. 
Si vogliono bene e si nota. Ryan è iperprotettivo non solo nei confronti della sua ragazza, ma anche nei confronti della sua migliore amica, insomma è un teneroneeeeeeeeeeee ^.^
Lo adoro, ma al primo posto c'è sempre il mio amato Nick! <3
Beh, che altro dire...credo di aver detto tutto e di aver chiarito un po' la situazione. 
Se avete qualche domanda da farmi non fatevi problemi problemi, sarei felicissima di rispondervi!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!!!! 
Il prossimo credo lo posterò o domenica o lunedì, fatemi un po' sapere quando preferite tra questi due giorni.
A presto ed un bacione grande grande!!!
GRAZIE MILLE DI TUTTO!
Please, lasciate una piccola recensione se vi va, anche piccolissima, sarei felicissima!
A PRESTO!!!! ^.^

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Capitolo 8
*** Piccole azioni e attimi d'intesa ***


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          Piccole azioni e attimi d'intesa







Mi sveglio prestissimo e corro in bagno per farmi una doccia veloce. Non c'è niente di meglio la mattina. 
Porto con me i vestiti e la biancheria pulita e mi immergo sotto il getto caldo della doccia.
Solitamente riesco sempre a rilassarmi in questo modo, ma stavolta sono tesa come una corda di violino e conosco anche il perché. 
Per tutta la notte sono stata in dormiveglia non riuscendo mai a chiudere realmente occhio.
Sono invasa da quel senso di inquietudine e paura tipici di chi si sente scassinare, in piena notte ci terrei a sottolineare, la porta da un probabile maniaco, e dico probabile perché non abbiamo neanche le prove che sia stato quel pazzo a cercare di entrare.
É tutto così strano e confuso. Insomma, perché proprio la nostra stanza e perché entrare in un campus? Le cose non quadrano e poi dov'era la sorveglianza? A dormire? 
Ci metterei la mano sul fuoco. 
Ryan, gentilmente, si é offerto di stare in camera con me e Cristy per ora, per proteggerci da un possibile attacco del maniaco o tizio fuori di cervello comunque.
Abbiamo anche pensato che potesse essere un ragazzo del campus che, ubriaco, aveva cercato di aprire la porta sbagliata pensando fosse la sua. Ma anche questa versione dei fatti non quadra. Tutti, qui al campus, abbiamo il coprifuoco a mezzanotte e dopo quell'ora automaticamente i cancelli si chiudono, eccetto qualcuno a quanto pare...
Perciò sembra improbabile che qualcuno si sia ubriacato e abbia cercato di fare irruzione nella nostra stanza. Insomma, se qualcuno si vuole ubriacare almeno aspetta il sabato sera, non il venerdì, sapendo che il giorno dopo ha lezione. 
Ma la cosa che mi ha mandata più in bestia, é il fatto che il giorno dopo, a lezione, nessuno abbia detto nulla. I professori hanno taciuto, forse ignari dell'accaduto, non so.
Le uniche notizie le abbiamo sentite al telegiornale quella stessa sera ed a quel punto qui al campus si é scatenato il panico. 
Molti studenti sono andati a raccontare le loro versioni dei fatti, riguardo l'intrusione di questo personaggio anonimo, al preside che ha visto bene di accendere le telecamere sui cancelli che fino a quel momento erano state spente. Ma dico io, siamo ad una delle Università più prestigiose al mondo e le telecamere sono spente? Incredibile. Alla faccia della sicurezza, davvero.
Anche Cristy é andata a raccontare dei rumori e del tentato scassinamento della nostra porta , raccontandogli anche del mio sacrificio nel fare la vedetta, e da quanto mi ha riferito poi Cris, quell'uomo super intelligente é rimasto talmente colpito della mia disponibilità che ha aperto un comitato di sicurezza per volontari, si intende, che dovrebbero stare a controllare e sorvegliare alcune zone del campus in caso le telecamere non fossero sufficienti.
Praticamente ha creato un piccolo esercito di Sherlock Holmes che fanno la ronda di giorno e di notte. Ovviamente però i volontari sono anche risarciti dei loro sforzi. 
Quando dico che quell'uomo é un genio nel raggirare i suoi alunni in favore dei suoi scopi, credetemi.
Infatti, a tutti coloro che si iscrivono a questo comitato viene dato un altro giorno libero dalle lezioni per potersi riposare e riprendere dallo sforzo. Dire che in questo modo hanno aderito i tre quarti del campus é superfluo. Così il preside non dovrà spendere in fatto di sicurezza facendoci bastare le telecamere e il campus sarà sorvegliato ugualmente. 
Un vero genio. 
Giustamente io sono stata nominata fondatrice di questo comitato, ed ovviamente tutto a mia insaputa. Diciamo che hanno fatto tutto il preside e Cristy nel più completo riserbo. 
Perciò, in conclusione dei fatti, io sono praticamente iscritta a questo dannato comitato senza volerlo. Quando si dice la fortuna.
Tanto per aggiungere qualche altra sfaccettatura a questa mia contorta fortuna, non sono riuscita nemmeno a recuperare il sonno perso. Perciò oggi sarò in versione zombi due la vendetta, fantastico.
Credo che comincerò a scrivere un libro intitolato: Come autodistruggersi in breve tempo, risultato assicurato. Sarà un successone, già me lo sento.
Esco dal bagno dopo aver terminato la mia poco rilassante doccia ed essermi vestita un po' più pesante del solito. Ormai ci si avvicina all'inverno e con quello arrivano, necessariamente, anche le giornate fredde.
Cammino, cercando di non far rumore, verso la mia scrivania dove ho lasciato la borsa.
Lancio uno sguardo a Cristy e Ryan e li vedo accoccolati nel letto stretti l'uno all'altra.
Mi fermo qualche istante a guardarli dormire con un sorriso da ebete stampato in faccia.
Sono così teneri...non si può non adorarli.
Quando sento suonare la mia maledetta sveglia scatto come una furia e lanciandomi sul letto riesco a spegnerla prima che i due piccioncini si sveglino.
O cavolo, ma si può perdere dieci anni di vita per una dannata sveglia? Faccio di tutto per non svegliarli e ci si mette pure quella maledetta.
Fortuna che non se ne sono accorti e stanno continuando a dormire beatamente, se no l'avrei già lanciata dalla Statua della Libertà e poi, una volta schiantata al suolo, ci sarei passata sopra con un tir.
Comunque, mi siedo alla scrivania, scrivo un foglietto per Cristy e Ryan, afferro la borsa ed esco di camera. 
Sono appena le sette e mezza del mattino, ma del resto oggi é il mio giorno libero e voglio godermelo. 
Innanzitutto voglio vederci chiaro su questa storia del maniaco che a quanto pare deve essere pure armato, o almeno così mi ha detto Cristy. 
Esco dal campus e vado allo stesso bar di due giorni prima, in primis la colazione.
Per di più, contando che il giorno prima sono stata male e non ho fatto altro che vomitare, direi che sì, mi serve proprio.
Mi siedo ad un tavolino e subito arriva lo stesso ragazzo che mi aveva servita il giorno della mia grande abbuffata. 
Mi strizza l'occhio e fa un grande sorriso grazie al quale riesco a vedere anche le condizioni delle sue tonsille.
 
- Vuoi ordinare?- mi chiede estraendo un blocchetto dal taschino della camicia ed afferrando la penna da dietro l'orecchio.
 
- Sì, del latte caldo e due bignè al cioccolato, grazie- Sorrido ed il ragazzo schiocca la lingua osservandomi di sottecchi e continuando a sorridere mentre scrive.
 
- Perfetto, arriveranno tra poco- si congeda allontanandosi ed andando verso il bancone.
O cavolo! Mi ero completamente dimenticata che quello é lo stesso ragazzo che mi aveva lasciato il suo numero di telefono sullo scontrino. 
Ecco perché non fa altro che sorridere e strizzare l'occhio, probabilmente starà pensando che sono venuta qua per conoscerlo meglio o per rivederlo.
Bella figura del cavolo che ci sto facendo, tipico di me del resto.
 
- Ecco qua- mi avverte tornando e posando il piattino con le bignè ed il latte sul tavolo - Ti piacciono davvero molto le bignè al cioccolato, é già la seconda volta che le prendi- dice sorridendo e strizzando un occhio. Comincio a pensare che abbia un tic nervoso, non fa altro che ammiccare.
 
- Comunque sono John, piacere- Mi porge una mano e la stringo sorridendogli.
 
- Piacere mio, io sono Federica- 
 
- Bel nome, quindi non sei americana- constata continuando a sorridere. Davvero perspicace il ragazzo, non c'è che dire.
 
- Già, sono italiana- affermo, riprendendo possesso della mia mano ancora stretta nella sua. 
 
- Ah, adoro l'Italia, ma soprattutto...le italiane- Ci avrei scommesso.
Ammicca nuovamente e stavolta sono lì lì per tirargli una borsata in faccia. 
Alla faccia della professionalità. Suvvia Fede, calmati, vuole solo socializzare con te, dovresti esserne contenta. Contenta un corno! Poi con l'insinuazione "...ma soprattutto le italiane" che vuol dire? Sono inorridita.
 
- Ah, ehm, già, proprio un bel paese- Solo che quello dove ti manderei io é ancora più bello.
Su Fede calma...respira, espira, respira...
 
- Ora ti lascio mangiare in pace, magari qualche volta usciamo insieme...così, per conoscerci, sarai nuova di qua, magari ti faccio fare un tour della città- propone sorridendo. Oh, ora sì che si ragiona. Un po' avventato, ma di sicuro più cordiale di prima. 
Via, in fondo non è così pervertito come pensavo, si sta dimostrando molto carino nei miei confronti. 
 
- Sì, certo, grazie- concludo sorridendo a mia volta. 
Mi fa l'occhiolino e si allontana tutto felice. Basta, ancora con quell'occhiolino! Ritiro tutto quello che ho detto, anzi, no, pensato prima. É indecente. 
Ma come può ammiccare di continuo ad una persona che ha appena conosciuto? Anche se ho la vaga impressione che con i ragazzi non faccia così...
Va beh, in fondo non vuole essere cattivo, insomma, vuole solo conoscermi, non c'è niente di male. Tanto so già che non metterò più piede qua dentro, quindi non mi devo preoccupare di niente...però sarei scortese così...ma chi se ne frega...no, via non sarebbe da me essere così crudele...tutti hanno un lato malvagio...sì, ma non vorrei risvegliarlo proprio ora...c'è sempre una prima volta...basta, affogherò la mia indecisione nel cibo.
 
Risoluta afferro una bignè e la addento senza pietà. Poi la stessa sorte tocca alla seconda ed infine al latte, che scolo in un batter d'occhio facendomi bruciare tutta la gola da quanto é caldo.
Agguanto la borsa e vado a pagare, veloce come un fulmine.
Fortunatamente alla cassa c'è un vecchio, che tra l'altro mi sembra anche malaticcio, e non quel John sconcio e pervertito.
 
- Ehi John, vieni te? Sono stanco- Perfetto. Come non detto.
Il ragazzo sorride all'anziano signore e, dopo avergli dato una pacca sulla spalla, prende il suo posto.
 
- Prego, chi é il prossimo?- chiede cominciando a stampare scontrini ed a far scorrere la coda che si é formata.
Tocca a me e John mi sorride afferrando il foglietto su cui c'è scritto cosa ho preso per colazione. Lo batte alla cassa e subito estraggo i soldi per pagare.
 
- Ci si vede allora, fammi sapere quando sei libera- conclude elargendo un ultimo sorriso e salutandomi con un cenno della mano.
Lo saluto a mia volta ed esco dal bar assaporando l'aria fredda e pungente dei primi di Dicembre.
A questo punto ha inizio la mia caccia ad un giornalaio. Voglio vedere se hanno scritto un articolo, o qualcosa di simile, su questo maniaco che si aggira per questa zona. 
Cammino lungo il marciapiede passando davanti alla mia nuova sede di lavoro dalla quale vedo uscire ed entrare gente continuamente.
Supero l'edificio A&G e sento squillare il telefono dentro la borsa.
 
- Pronto?- domando come di consuetudine, ovviamente in inglese però.
 
- Fede! Come stai? Dove sei ora? Ti ho disturbata? Sono io, non parlarmi in inglese, lo sai che non ci capisco niente-
 
Rido - Scusa mamma, non mi ero accorta fossi tu. Comunque tranquilla, non mi hai disturbata. Io sto bene, voi?- Ogni volta che sento mia madre vengo colta da un moto di felicità e nostalgia irrefrenabile. 
Per di più era da un po' di tempo che non la sentivo, a causa degli esami e degli studi e del lavoro, ovviamente.
 
- Noi stiamo bene Fede, era da un po' che non ci si sentiva. Gli studi come vanno?- mi chiede su di giri, ma allo stesso tempo premurosa.
 
- Bene, per ora sta andando tutto bene, non ci sono problemi- Di certo non posso raccontarle del lavoro e del presunto maniaco che si aggira da queste parte o anche solo del tentato scassinamento della mia camera al campus. Come minimo morirebbe d'infarto.
Sarebbe inutile ed egoista farla preoccupare.
 
- Ti sento stanca dalla voce, sicura di star bene?- domanda apprensiva. Sono sicura che si starà già disperando. 
 
- Sì, sì sto bene, é che per ora ho studiato più del solito, quindi ho un po' di sonno arretrato, ma sono in gran forma. Una buona dormita e tornerò come nuova, poi, lo sai, oggi é il mio giorno libero quindi mi posso riposare a volontà- spiego ridendo, per alleggerire l'atmosfera. 
 
- Oh, adesso mi sento molto meglio. Ma se é il tuo giorno libero perché ti sei alzata così presto? Anche se c'è il fuso so che da te saranno come minimo le otto- Oh mio Dio! Non le si può proprio nascondere niente. 
 
- Volevo solo godermi la giornata, sai qua c'è un sole che spacca le pietre. Dato che sono stata tanto rinchiusa in camera a studiare per tutta la settimana, volevo un po' uscire a prendere una boccata d'aria- Ecco, così é meno sospetta. Sì, decisamente.
 
- Ah, ho capito amore, però non ti stancare troppo. Ehi...ma che fai...lascia...immediatamente...- Sento mia madre lottare contro qualcuno di imprecisato e lamentarsi come una bambina.
Poi la sento dire qualcosa del tipo " va bene, però dopo me la ripassi o ti levo la macchina per due mesi"
 
- Ehi sister! Come va? Che racconti al tuo fratellone?- Ci avrei scommesso che fosse lui. 
Il solito bambinone dispettoso, ma anche il mio adorato fratellone di tre anni più grande di me. Una delle persone più importanti della mia vita.
 
- Ciao Mat! Io sto benone qua, tu piuttosto, che mi racconti di casa? Cosa succede? Ale?- Sicuramente ho un sorriso che mi arriva fino alle orecchie. Sentire mia madre é già piacevole di sé per sé, ma sentire anche i miei fratelli...non chiedo di meglio. Mattia poi, era davvero molto che non lo sentivo, a parte tramite messaggi, ci eravamo sentiti davvero poco. Ogni volta che chiamavo, lui era sempre fuori con qualche ragazza. Tipico.
 
- Ale sta ancora dormendo, sai qua sono all'incirca le due di notte e non capisco perché mamma ti abbia chiamata ora. É da ieri che vuole sentirti e probabilmente stanotte non ha resistito, diceva che sentiva un presentimento, che tu stessi male o qualcosa del genere...mah, valla a capire. Comunque appena ho sentito che mamma ha detto il tuo nome sono corso al telefono, almeno ci sentiamo sorellina. Forza, spara. Racconta tutto... degli studi non mi interessa, tanto lo so che sei una secchiona, parlami di altro- Ma come ho fatto a resistere fino ad ora senza la mia famiglia? Fortuna che esistono i telefoni, se no non so come farei a vivere senza di loro.
 
- Beh, ci sarebbero un po' di cose che dovrei raccontare, però tu promettimi di non dirle a babbo e a mamma. Prometti, ora- ordino risoluta. Gli vorrei parlare del mio lavoro, mi fido ciecamente di Mattia e so che mi appoggerebbe. 
 
- Ok, te lo prometto, ma così mi stai facendo preoccupare...aspetta, prendo il portatile e mi vado a rinchiudere in camera, qui c'è gente che ascolta- L'ultima frase la urla quasi, probabilmente per farsi sentire da mia madre che sicuramente avrà tentato di origliare.
 
- Ok, spara-Il suo tono di voce é più serio adesso. Chissà che pensa gli stia per confessare.
 
- Ho un lavoro- sgancio, così, semplicemente, la prima bomba.
 
- Che tipo di lavoro?- chiede dopo un attimo di silenzio. 
 
- Fotomodella- Ed ecco sganciata anche la seconda bomba. Aspetto il botto ora.
 
- Che?! Cioè...c-come? Non ci posso credere, la mia sorellina é una modella, dai racconta...oh mio Dio! Ti vedrò sui manifesti pubblicitari, cavoli. Sto per rischiare di avere un collasso, non sai a cosa ho pensato quando mi hai detto che avevi un lavoro e che non volevi farlo sapere a babbo e mamma- Ecco il botto. Come sospettavo. 
 
- Lo so Mat a cosa stavi pensando, lo so. Conosco troppo bene la tua mente perversa. Comunque é successo all'improvviso, io non ho fatto davvero nulla, ti giuro. Stavo passeggiando per strada e poi un uomo sulla cinquantina mi ha fermata proponendomi di diventare una fotomodella e mi ha lasciato un bigliettino da visita dicendomi di pensarci-
spiego ricordando quei giorni - Poi mi sono documentata, ho fatto delle ricerche su questa agenzia e alla fine, dopo un po' sono andata ad accettare il lavoro lasciando quell'altro- concludo sorridendo a vuoto.
 
- Quell'altro?- Oh cavolo! Non gli avevo detto che facevo un altro lavoro prima.
 
- Ehm, sì, prima facevo la barista, per questo ho deciso di accettare. Poi Cristy mi aveva pure convinta dicendo che tanto non avevo nulla da perderci, e quindi alla fine ho deciso di provare- 
 
- Ricordami di fare una statua a Cristy. Che sia benedetta! Tu sventurata, quando avresti avuto intenzione di dirmelo?- domanda scherzosamente.
 
- Hai ragione, però il fatto é che non abbiamo mai avuto occasione di parlare dato che qualcuno, e non faccio nomi, era sempre fuori con qualche ragazza- rispondo sorridendo e continuando a camminare lungo la strada.
 
- Taci sister- Scoppiamo a ridere entrambi - Come si chiama l'agenzia per la quale lavori?- mi chiede dopo essere tornato in sé.
 
- A&G e l'omino che mi ha offerto il lavoro si chiama Armando Gonzalo- dico facendo spallucce.
 
- Oh Madonna! E lo dici così? Ma lo sai che é una delle agenzie più prestigiose? Scommetto che hai fatto la figura del baccalà quando ti ha detto come si chiamava- afferma esasperato. 
 
- Sì, infatti, gli ho detto che non sapevo chi fosse e che non lo avevo mai sentito- Scoppio nuovamente a ridere sentendo mio fratello disperarsi dalla cornetta del telefono.
 
- Sorellina sei una grande! Partire a lavorare con una delle più prestigiose compagnie non é poco, ti hanno già ingaggiata?- chiede completamente su di giri e continuando ad elogiarmi come non l'ho mai sentito fare.
 
Sorrido - Kate ha deciso di farmi fare dei set fotografici per la durata di alcuni mesi con alcuni dei modelli più in voga del momento, in modo da far conoscere il mio nome e poter essere ingaggiata da grandi marche- spiego continuando a sorridere nel sentire quanto sia eccitato da tutta questa situazione.
 
- E chi é questa Kate? Comunque mi sta già simpatica- esclama, scommetto annuendo con la testa.
 
- É la mia agente- Che sciocca, da quanto é agitato fa agitare anche me e mi scordo pure di dirgli chi é questa gente.
 
- Hai un'agente? Cavolo, é proprio una cosa seria allora- É incredulo, lo sento dal tono di voce. In effetti nemmeno io ci credevo i primi giorni, é naturale.
 
- Già, é incredibile, non é vero?- domando continuando ad elargire sorrisi a vuoto. La gente starà certamente pensando che sono una pazza...ma chi se ne frega!
 
- Non poi così tanto...sei sempre stata una bellissima ragazza ed hai un potenziale sulle persone. Riesci a far stare bene quelli che ti circondano, hai sempre cercato di far essere felici gli altri facendo del male a te stessa talvolta. Non potevano scegliere persona migliore di te, sono veramente orgoglioso Fede. Magari mi farà un po' impressione vederti nei cartelloni pubblicitari, ma non potrei essere più felice, davvero- Non l'ho mai sentito rivolgersi così nei miei confronti. Così sincero e dolce. Sapevo che mi avrebbe sostenuta ed incoraggiata, ma non credevo che pensasse tutte queste bellissime cose di me. 
Ho le lacrime agli occhi, quello stupidone mi fa anche commuovere ora!
 
- Grazie Mat, sapevo che mi avresti incoraggiata- lo ringrazio con la voce rotta.
 
- Non ti mettere a piangere o quando vengo lì ricomincio ad esasperarti con i miei scherzi- dice trattenendosi dal ridere.
Aspetta un attimo! Alt! Ha detto quando vengo lì? Oh mio Dio!
 
- Mat verrai quai trovarmi? Quando? Davvero?- esclamo, anzi, urlo facendo girare dei passanti.
 
- Sì, sul serio sorellina, vengo tra una settimana a farti una visita. Ci starò tre giorni, contenta?- mi chiede anche lui su di giri almeno quanto me.
 
- Certo che sono contenta, non mi potevi dare notizia più bella, grazie, ti adoro Mat- Oh Dio, non ci posso credere, vedrò mio fratello dopo tutti questi mesi! 
 
Ride - Abbiamo tante cose da raccontarci, soprattutto te. Comunque terrò il segreto con mamma e babbo, sarai te a dirglielo di persona. Ora ti devo lasciare sister, che c'è mamma che rompe di là. Ci vediamo tra poco, fa' la brava- conclude ripassando il telefono a mia madre che se lo riprende con un risentito "finalmente".
 
- Non so cosa tu gli abbia raccontato, ma non l'ho mai visto rientrare in camera sua trotterellando- commenta mia madre facendomi ridere.
 
- Mamma, ma davvero Mat viene qui?- le chiedo per cercare di saperne qualcosa di più su questa faccenda.
 
- Ah sì, tesoro. Praticamente avevamo chiesto a tuo fratello che regalo volesse per Natale e lui ci ha chiesto espressamente un viaggio per venire a trovarti, quindi guardando i voli abbiamo trovato quello più conveniente la settimana prossima, per tre giorni. Mattia ha detto che non gli interessa quanti giorni sarebbe dovuto starci, per lui l'importante é rivederti. Ah, però non dire che ti ho raccontato tutta questa cosa del fatto che lui volesse venire da te a tutti i costi perché non me la perdonerebbe mai. Lo sai com'è, non gli piace esternare i suoi sentimenti, ma in fondo vi vuole un bene dell'anima a te e a tua sorella- conclude addolcendo sempre di più il tono di voce.
 
- Anche io vi amo, mamma. Non vedo l'ora di rivedere Mattia. Comunque starò zitta, non dirò niente, tranquilla- Sorrido e finalmente intravedo un giornalaio. Apriti cielo!
 
- Ora tesoro vado un po' a dormire, ci sentiamo presto, mi raccomando, non ti stancare troppo- Sbadiglia e sorrido fra me e me.
 
- Va bene mamma, buonanotte- la saluto riagganciando e riponendo il telefono nella borsa.
 
Felice come una Pasqua, attraverso la strada e corro verso il giornalaio. 
Afferro il primo giornale sul quale leggo la scritta "maniaco" e lo compro senza troppi ripensamenti. 
Con il giornale in mano comincio a passeggiare per la strada in cerca di una panchina libera su cui potermi fermare a leggere in pace, senza che la genti mi fulmini solo perché gli calpesto i piedi. Che esagerati!
Nel frattempo continuo a leggere notizie sempre più sconvolgenti:
Ragazza aggredita al di fuori di una discoteca. 
Non si hanno ancora prove certe sulla dinamica dell'aggressione. 
Un uomo sulla cinquantina scappato da una clinica per disintossicazione si starebbe aggirando, armato a giudicare dalle ferite ritrovate sul corpo della ragazza, per la zona di Down Square in completa libertà. Avvisare la polizia in caso di avvistamento.
 
Ad ogni frase che leggo sbianco sempre di più. Come é possibile che nessuno si sia accorto che questa ragazza veniva aggredita? Non sono un'esperta, ma solitamente fuori dalle discoteche dovrebbe esserci un certo movimento.
Sono esterrefatta. E pensare che quell'uomo era ad un passo da me e Cristy. A pensarci mi vengono i brividi. Fortuna che Cristy é sempre accompagnata da Ryan che adesso, con questa storia del maniaco, é diventato ancora più protettivo nei suoi confronti. Meno male, se no avrei avuto due mila rimorsi a lasciarla in camera da sola mentre io sono a lavoro.
Qui ci vuole dello spray al peperoncino sia per me che per Cris, meglio prevenire che curare.
Con questo ultimo pensiero mi dirigo come una furia verso il primo negozio che possa vendere questo genere di articoli.
 
 
Alle due in punto sono davanti all'edificio A&G. 
Mi impressiono della mia puntualità. Brava Fede, sei peggio di un orologio svizzero.
Purtroppo, nonostante sia sabato devo lavorare dal momento che ieri sono stata male ed abbiamo posticipato il set.
 
- Ehi Fede, come stai?- mi chiede Kate venendomi incontro appena entro.
 
- Meglio grazie, oggi mi sento molto più in forma- rispondo andando con lei verso l'ascensore.
 
- Sicura? Ti vedo così...sciupata e pallida- Mi accarezza il viso e le sorrido intenerita.
 
- No, é che per ora ho dormito poco per via degli studi, ma comunque sto bene, non ti preoccupare Kate- mento spudoratamente abbozzando la stessa scusa che ho usato con mia madre.
 
- Uhm, sarà...comunque se vuoi fermarti durante il set basta che lo dici- Sembra titubante della mia scusa accampata per aria. Del resto non é che le posso stare a raccontare tutto da capo, si preoccuperebbe anche lei inutilmente.
 
Saliamo al quarto piano e Kate mi manda da Alfonso che, dopo avermi abbracciata e chiesto riguardo le mie condizioni di salute, comincia a truccarmi.
 
- Oggi facciamo un altro total black, tesoro. Il regista mi ha espressamente richiesto questo trucco che tra l'altro ti dona moltissimo, cara. Credo che vi voglia far fare altro scatti come quelli dell'altro giorno...- Quando Alfonso comincia a parlare é un fiume in piena , non lo freni. 
Ogni tanto intervengo con un "sì, infatti" o un "credo anch'io", ma più di questo non riesco a fare. Parla con una velocità tale che riesco a seguire solo la metà dei suoi discorsi. 
 
Dopo due ore e mezza di trucco, parrucco, pettegolezzi e chiacchiere, riesco ad uscire indenne e con entrambe le orecchie dalla sala trucco. 
La prossima volta mi devo ricordare di portare dello scotch, per tappare la bocca ad Alfonso. 
Entro nel camerino, già stremata, e lì ci trovo Nick seduto su una poltrona. No, anzi, non una poltrona qualsiasi, ma la mia preferita.
Rimane un attimo a guardarmi da capo a piedi soffermandosi soprattutto sul mio viso, poi comincia a parlare.
 
- Ti stavo aspettando, senti dobbiamo condividere il tuo camerino, nel mio sono saltati i tubi dell'acqua e lo stesso é successo in tutti gli altri- si sofferma un attimo, poi guarda verso il mio bagno - e sicuramente salteranno anche nel tuo, é solo questione di tempo- Ha un che di diabolico mentre lo dice.
 
- Da quando sei un anticipatore di catastrofi?- chiedo entrando nel camerino e chiudendomi la porta alle spalle.
 
- Dote- taglia corto alzandosi in piedi ed appoggiandosi al muro a braccia conserte.
Sorrido e mi avvicino al tavolo sul quale si trova il mio cambio di vestiti. 
Non ci posso credere. Ancora gli stessi pantaloncini dell'ultima volta, quelli extra corti e super aderenti, solo di un colore diverso. Stavolta sono di jeans chiaro, quasi sbiaditi.
Afferro la maglietta e la osservo titubante. Una canottiera nera elasticizzata. 
L'abbigliamento giusto per prendersi una polmonite in piena regola insomma.
Le scarpe sono delle converse nere ed infine noto anche una felpa, anch'essa rigorosamente nera, con un cappuccio gigantesco ed imbottito di pellicciotto. Almeno questa può tenere caldo...
 
- Ora che hai finito la tua analisi, possiamo cambiarci?- mi richiama il diavolo avvicinandosi al tavolo ed afferrando i suoi indumenti.
 
- Sì certo, allora, vado io nel bagno o ci vai tu?- domando prendendo tra le braccia i miei vestiti ed indicando la porta.
 
- Adesso non ho bisogno di andarci- risponde guardandomi come se fossi una pazza.
Mi passo una mano sul viso, possibile che non capisca niente?
 
- Intendevo dire che qualcuno dei due si dovrà cambiare nel bagno, quindi ti stavo solo chiedendo se ci volevi andare te- spiego sbuffando. 
Si apre in un enorme sorriso che non capisco. Non un sorriso qualunque, ma uno di quelli maliziosi e sfacciati che tanto odio.
 
- Ohoh, quindi ti vergogni a spogliarti davanti a me, che ragazzina pudica- mi prende in giro cominciando a levarsi il golf e rimanendo solo in maglietta.
 
- Ti sbagli caro, ho solo il buon senso di non spogliarmi davanti ad un pervertito come te, e sappi che non cederò alle tue provocazioni, quindi tanti saluti bello, ci vediamo dopo- dico facendogli segno di "ciao" con la mano e sorridendo vittoriosa. 
Te l'ho fatta scemo. Sento suonare nella mia testa l'inno alla gioia. Sono davvero un genio. 
Mi avvicino a grandi passi al mio, mai così tanto amato, bagnetto, afferro la maniglia della porta e continuo a guardarlo tutta sorridente. Mi farei tanto volentieri una bella risata liberatoria, ah ah ah, tié. 
Porto la maniglia verso di me per chiudere la porta, ma noto che quest'ultima non segue il mio movimento. Che diavolo succede?
Abbasso lo sguardo e subito sento un tonfo provenire da dietro la porta. 
O cavolo! Mi é rimasta metà maniglia in mano e dall'altra parte mi si é completamente staccata. Addio inno alla gioia, adesso mi ci vorrebbe la marcia funebre, come minimo.
Che figura del cavolo...
Sento il diavolo scoppiare a ridere e lo vedo lasciarsi cadere a peso morto sulla MIA poltrona.
 
- Smettila, non é affatto divertente- lo riprendo girando dietro la porta e raccattando l'altra parte di maniglia a terra.
Cavoli, o sono Clark Kent e non riesco a controllare la mia forza o questo posto va letteralmente a pezzi. 
Perfetto, adesso non posso più andare a cambiarmi in bagno, dal momento che rischierei di rimanerci chiusa dentro a vita, e mi tocca (s)vestirmi davanti a questo scemo decerebrato che continua a ridere senza ritegno. 
Aspetta...lampo di genio! Se accostassi la porta magari...se certo, e se poi mi si chiude che faccio? No no, meglio non rischiare.
 
- Sei insopportabile- sbuffo togliendomi il golf e rimanendo a mia volta in maglietta. 
Lo sento smettere di ridere e mi volto a guardarlo sorpresa.
Si é alzato e mi sta fissando in modo incomprensibile, poi, dopo qualche secondo, il solito sorrisetto da schiaffi ritorna a far capolino sul suo viso.
 
- Ti sei decisa allora? Guarda che non mordo- insinua togliendosi le scarpe e slacciando la cintura dei pantaloni.
 
- Bene, mi farebbe piacere se tu evitassi anche di guardare- affermo risoluta, facendo un sorrisetto di scherno e voltandomi di spalle.
Tolgo anch'io le scarpe ed infine slaccio i bottoni dei pantaloni. 
Li afferro da entrambi i lati e li faccio scivolare a terra velocemente. Poi agguanto la maglietta e la sollevo con uno scatto deciso rimanendo in mutande e reggiseno.
 
- Wow, non male- sento dire a quello scemo dietro di me.
Mi volto di scatto fulminandolo con lo sguardo, peccato che non se ne accorga tanto é indaffarato ad esaminare ogni centimetro del mio corpo.
Noto che sta ancora indossando sia la maglietta che i pantaloni, ciò significa che é rimasto per tutto il tempo a guardarmi mentre mi spogliavo. Ottimo!
 
- Ti avevo detto di non guardare- sbraito afferrando la canottiera nera ed indossandola velocemente.
 
- Ed io non ti avevo detto che non avrei guardato- risponde facendo spallucce e togliendosi i pantaloni.
Maledetto, questo ne sa una più del diavolo! Incredibile.
Infilo anche i pantaloncini, che non coprono un bel niente da quanto sono corti, e come una furia vado verso la MIA poltrona per infilarmi le scarpe.
 
- Spostati- ordino non guardandolo in faccia, ma continuando a fissare la MIA amata e venerata poltrona.
Si toglie anche la maglietta e rimane a petto nudo a pochi centimetri da me. 
 
- No- replica con nonchalance, ignaro della morte certa a cui sta andando incontro.
 
- Ti attaccherei al muro se solo ne avessi la forza, ma dato che sono fisicamente più debole, te lo chiedo con le buone, spostati- dico sorridendo fintamente e guardandolo negli occhi.
 
- Non mi sembrano tanto buone queste tue maniere- constata portandosi una mano sotto al mento come se stesse analizzando chissà cosa.
 
- Perché non conosci le cattive- sibilo continuando a sorridere. Non sai a cosa stai andando incontro caro.
Si fa più vicino fino a far sfiorare il suo viso contro i miei capelli.
 
- Che paura- sussurra respirando sul mio collo. Eh no, così mi destabilizza questo scemo. Maledetto!
 
- Te lo ridico per l'ultima volta, spostati- Sono anche fin troppo buona a ripeterglielo per la terza volta; solitamente non mi piace ripetere le stesse cose più di una volta.
 
- Se no che fai?- chiede ghignando e prendendo il mio mento tra pollice ed indice per sollevarlo e far incontrare i nostri occhi.
 
- Ti picchio- rivelo sorridendo. 
Lo vedo sollevare un sopracciglio e guardarmi di sbieco. Sembra scettico, e in effetti lo sono anch'io, però...del resto é colpa sua che non si vuole spostare.
 
- Adesso sì che ho paura- commenta lasciando la presa sul mio mento e portandosi una mano fra i capelli per scompigliarseli. Perché un ragazzo tanto bello deve essere anche così tanto odioso? Le ingiustizie della vita, non c'è dubbio.
 
- Ragazzi sbrigatevi, dobbiamo cominciare- ci richiama improvvisamente Kate da dietro la porta.
Noto con la coda dell'occhio Nick fare una smorfia. Mah, vallo a capire.
Anche se...in effetti ho perso l'occasione di picchiarlo, ma credo che ce ne saranno comunque molte altre, non ne dubito.
 
- La poltrona é tutta tua- gli sento dire mentre indossa la sua t-shirt.
Rimango un attimo basita a guardarlo, poi stringendo le scarpe tra le mani, corro a sedermici.
 
- Scema, senza calzini- mi riprende dopo poco il diavolo indicando le mie scarpe.
 
- Come senza calzini? Devo indossarle senza niente?- chiedo sbigottita. Da quando in qua le scarpe si mettono senza niente sotto, capisco la moda, ma é anche altamente scomodo.
 
- Certo, serve per far notare maggiormente le scarpe e la marca, quindi levateli- spiega sbrigativo, appoggiandosi al muro e fissando ogni mio più piccolo movimento.
Sbuffo e ritolgo le scarpe per indossarle nel giusto modo. Che cosa ridicola!
 
Dopo poco usciamo dal camerino ed andiamo velocemente verso la sala dove é allestito il set.
Indosso la felpa, quando sento la voce del regista riprendermi.
 
- No, niente felpa per ora, magari dopo, venite al centro- ci ordina facendo un cenno d'intesa al fotografo.
 
- Ok, cominciamo- esulta quest'ultimo battendo le mani e ridendo da solo. Un pazzo.
 
 
Dopo altre due ore siamo liberi e dico liberi. Finalmente.
Sono stremata, quello scemo di un fotografo ci ha fatto fare continue foto e mettere in tre mila pose, fortunatamente per me, tutte innocue. Non come quelle di due giorni prima.
Rientro nel camerino seguita dal diavolo e riafferro i miei vestiti per cambiarmi velocemente. Non vedo l'ora di tornarmene in camera mia e di lanciarmi a peso morto sul mio adorato lettuccio. 
Mi svesto e rivesto alla velocità della luce senza curarmi troppo del pervertito dietro di me, tanto ha già visto più del dovuto. 
Quando mi volto per prendere la borsa ed uscire noto, con mia grande sorpresa che anche Nick si é già rivestite mi sta...aspettando? No, impossibile.
 
- Hai fatto?- mi chiede avvicinandosi alla porta e spalancandola.
Annuisco con la testa, confusa, e lo seguo verso l'ascensore.
Entriamo ed infine usciamo dall'edificio che ormai si é fatto buio. Purtroppo, con l'inverno arrivano anche le giornate più corte. Le odio, cioè, mi piace l'inverno, ma non sopporto che le giornate siano così brevi e faccia subito buio. 
Rabbrividisco per il freddo e mi volto a guardarlo.
 
- Ci si vede lunedì, allora- Sorrido e lo vedo avvicinarsi a me. 
 
- Ti accompagno al campus, muoviamoci- se ne esce fuori. Che ha detto? Mi accompagna? Credo di aver sentito male.
 
- Come?- chiedo spaesata e stringendomi nel giubbotto. 
 
- Ho detto che ti accompagno, quindi sbrighiamoci- ripete passandomi accanto e cominciando a camminare.
Allora ho sentito bene. Mi volto e gli corro dietro per raggiungerlo mentre cammina sul marciapiede.
 
- Come mai?- chiedo una volta averlo raggiunto e guardandolo di traverso. Sono ancora stupita, non capisco il suo comportamento.
 
- Non ho niente di meglio da fare- taglia corto portando le mani nelle tasche dei pantaloni.
Annuisco e sorrido tra me e me. Magari lo sta facendo perché ha sentito del maniaco che si aggira da queste parti, inoltre lui é stato l'unico a cui ho raccontato di quella notte al campus...infatti, perché l'ho raccontato solo a lui? Delle volte non mi capisco nemmeno io.
 
- Grazie- sussurro impercettibilmente. Mi sente, e lo vedo fare spallucce come se la cosa non lo toccasse minimamente. Possibile che anche quando fa un gesto carino deve comportarsi da menefreghista? Incredibile. Risulta odioso anche in questi casi.
 
Arriviamo davanti al cancello del mio campus e lo vedo entrare senza farsi troppi problemi.
A quanto pare mi vuole accompagnare fino in camera mia. Certo potrebbe anche parlare, mica posso andare a supposizioni!
 
- Carino qui- commenta una volta essere entrati nel corridoio.
 
- Sì, é accogliente. Questa é la mia stanza- dico indicandone la porta. 
Lo vedo guardarla e poi sorridere. Mi volto per guardare anche io la porta e vedo un foglio con una scritta a caratteri cubitali appiccicata sopra. Opera di Cristy, non c'è dubbio: 
noi siamo usciti, chiuditi a chiave in camera e non aprire a nessuno, mi raccomando!
O.Santo.Cielo! Ma non poteva lasciare un biglietto dentro la camera, invece di appiccicarlo fuori e farlo leggere a mezzo mondo? Poi ha fatto uno striscione, neanche ci fosse stato il rischio che non lo vedessi.
 
- Povera me- sussurro voltandomi a guardarlo - E tu non ridere- lo ammonisco vedendolo trattenersi a stento.
 
- Non stavo ridendo- si difende ghignando spudoratamente.
 
- Lo stavi per fare- ribatto puntandogli un dito contro. 
Sorride e fa spallucce. Poi si volta a guardare verso l'uscita del campus ed infine ritorna con lo sguardo su di me, stavolta serio.
 
- Devo andare, ci vediamo lunedì- dice staccandosi dal muro e facendo un passo verso di me.
Fede stai calma, non ti agitare. Ehi, ma perché mi sto agitando? Rimbambita Fede, rimbambita.
 
- Grazie- sussurro non staccando i miei occhi dai suoi che si fanno sempre più vicini.
 
- Segui il consiglio della tua amica e chiuditi dentro appena me ne vado- ordina perentorio guardandomi per qualche istante e poi allontanandosi verso l'uscita.
Rimango un attimo ad osservarlo fino a che non lo vedo sparire dalla mia vista. Poi, senza pensarci due volte, faccio come mi ha detto entrando in camera, e chiudendomi la porta a chiave alle spalle con il cuore a mille.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Eccomi qua finalmente! Scusate per il ritardo, ma tra corse disperate alla ricerca di regali, Natale, Santo Stefano, pranzi e e cene, non ho davvero avuto il tempo di scrivere il nuovo capitolo...
Per di più questo nuovo capitolo mi ha fatta davvero dannare!
Non mi piaceva ed ogni secondo cancellavo ciò ch avevo appena scritto...neanche ora mi convince molto...
Comunque, spero che lo abbiate apprezzato e se no, mi dispiace davvero tanto */\* Mi farò perdonare con il prossimo!! >.<
Adesso vi lascio che devo scappare!!! A presto ed un bacione grande a tutteeeeeeeee!!!!

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Capitolo 9
*** Colpi di scena ***


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                                  Colpi di scena


É lunedì mattina e dopo aver seguito tutte le lezioni, mi dirigo frettolosa in camera mia.
Cristy la sera prima mi aveva detto che doveva dirmi qualcosa di molto importante, qualcosa che però non aveva avuto voglia di accennarmi.
Essendo una persona molto curiosa, anzi, forse curiosa é riduttivo, non ho quasi chiuso occhio per tutta la notte.
In quei brevi lassi di tempo, però, in cui sono riuscita a dormire, ho addirittura sognato che mi diceva di essere incinta. La mia fantasia fa faville delle volte.
 
- Cristy, ci sei?- chiedo aprendo la porta di camera.
Sento qualche rumore provenire dal bagno ed infine la vedo uscire tutta sorridente.
Oh per tutti i cetriolini sott'aceto, non mi dire che é davvero incinta...e magari ora ha fatto il test di gravidanza...e magari é risultato positivo...e magari diventerò zia...cioé, non proprio zia, però una cosa simile, insomma...va beh, ma chi se ne frega, sto a pensare a queste cose inutili in un momento tanto delicato.
 
- Eccoti Fede, giusto in tempo- Ma perché sorride così? Mi sto per far venire un collasso con tutti questi miei problemi mentali. 
 
Chiudo la porta alle mie spalle e mi siedo cauta sul letto. Sono in attesa della bomba, aspetto solo che la sganci.
 
- Allora Fede, il fatto é che...allora, innanzitutto, bisogna premettere che la colpa é solo ed esclusivamente di Ryan- puntualizza mettendosi a sedere davanti a me e agitandosi nervosa.
 
Alzo un sopracciglio scettica - Cris, certe cose si fanno in due- replico scandalizzata.
Non può scaricare la colpa solo su Ryan, insomma, anche lei era presente e consenziente a fare...oh mio Dio, ma perché bisogna sempre andare a finire su questi discorsi.
 
- Sì, lo so, però...alla fine io sono stata costretta, ti assicuro che non avrei mai voluto- Costretta? Ryan...cioè, lui...Cristy....eh? Non ci sto capendo più niente. O sono pazza io, o lo sono gli altri...probabilmente però il problema é mio.
 
- Cristy...cioé Ryan ha fatto...cioé ha deciso lui e tu sei stata costretta?- Comincio a non saper neanche più parlare. Sono talmente scossa che mi sto per sentir male. 
 
- Sì, esatto, io non volevo, credimi- si scusa portando una mano sulla mia gamba e massaggiandola teneramente. 
Sento che sto per svenire. Giuro che se vedo Ryan lo faccio a pezzi, senza pietà.
 
- Quando hai scoperto di essere...insomma, da quando lo sai?- chiedo con un filo di voce e lo sguardo perso nel vuoto.
 
- Da ieri mattina, me lo ha detto lui stesso- risponde affranta e sbuffando.
 
- Chi lui?- chiedo spaesata. 
 
- Ryan, é ovvio- 
 
- Ah, sì giusto- Annuisco con la testa come in trance. Non ci posso credere. Cristy aspetta un figlio e Ryan glielo ha detto...aspetta un attimo! Alt! Ryan glielo ha detto? E come faceva a saperlo lui? É un ginecologo e non lo sapevo? Sento che sto per impazzire, o probabilmente lo sono già...
 
- Scusa Cris, credo di non aver capito, puoi ricominciare da capo?- chiedo puntando i miei occhi nei suoi.
 
- Fede, ma sei sicura di stare bene? Mi sembri strana- Stringe gli occhi fino a ridurli a due fessure e porta una mano sulla mia fronte - Febbre non ne hai- constata continuando ad osservarmi.
 
- No, sto bene, é solo che...ho fatto confusione, insomma, rispiega- affermo risoluta e sventolando una mano davanti alla faccia. 
 
Mi osserva per qualche istante, poi fa spallucce e comincia a raccontare da capo - Allora, Ryan ed io siamo stati invitati a cena dai suoi familiari, però, premetto che la colpa é solo ed esclusivamente sua che non ha saputo dire di no a sua madre. 
Quella insisteva, insisteva ed alla fine Ryan é stato forzato ad accettare. Ovviamente lo stesso vale per me, comunque sappi che anche Ryan é dispiaciutissimo per questa cosa.
Con questo maniaco che c'è a giro non ce la sentivamo di lasciarti tornare da sola al campus dopo il lavoro, ma questa megera non ha voluto sentire storie.
Non sai quanto la odio...Comunque cercheremo di tornare il prima possibile per non lasciarti troppo da sola. Mi dispiace Fede, davvero tanto- conclude incrociando una sua mano con la mia. 
Oh. Santo. Cielo. Mi ero praticamente creata una storia da sola. Mi devo prendere una vacanza, la stanchezza mi sta uccidendo.
 
- Tranquilla Cris, io me la caverò, non c'è bisogno di preoccuparsi così- Devo dire che mi sento molto sollevata adesso. Sto sorridendo come una pazza e non so neppure perché dal momento che non ho ricevuto nessuna bella notizia. Meglio così, comunque.
 
- Ah, sono contenta che tu l'abbia presa così- comincia, sorridendo anche lei - Comunque stai attenta, per favore, io e Ryan te lo chiediamo in ginocchio- 
 
- Tranquilla, non andrò mica fuori dal campus a chiamare il maniaco per farmi un po' di compagnia- dico scandalizzata e scoppiando a ridere.
Cristy comincia a ridere insieme a me e dalla porta entra Ryan che resta a guardarci perplesso.
 
Scuote la testa mettendo le mani avanti - Cose da donne- dice posando i suoi libri sulla mia scrivania e portandoci delle buste.
 
- Cosa sono?- chiedo sistemandomi meglio sul letto.
 
- I vostri pranzi, a te Fede ho preso le lasagne- risponde aprendo le buste e porgendo una confezione prima a me e poi a Cristy.
 
Sia io che Cris ci guardiamo e poi gli saltiamo addosso finendo col distenderci sul letto. 
 
- Grazie, grazie e grazie- diciamo in coro stampandogli dei baci sulle guance.
Ryan ride e poi ci abbraccia lasciando un bacio prima sulla testa di Cris e poi sulla mia. 
 
- Ora mangiate o si raffredda- ordina continuando a sorridere. 
 
- Agli ordini capo- dico portandomi una mano sulla fronte e tornando a sedere composta sul letto.
Scarto la mia scatolina e vedo delle meravigliose e fumanti lasagne. Visone paradisiaca.
 
- Senti Fede...riguardo stasera...- comincia Ryan titubante.
 
Alzo gli occhi su di lui, con metà lasagne in bocca, e lo guardo con gli occhi a cerbiatto. Mi viene spontaneo a volte, non lo faccio apposta.
 
- T- tlanquillo, mi ha bià detto tutto Clisty- cerco di dire con la bocca piena. Sembro più un mostro in questo momento, ma almeno mi ha capita.
 
- Ah, perfetto, comunque torneremo il prima possibile, anzi, Cris, comincia a prepararti, almeno prima arriviamo e prima ce ne andiamo- constata indicandole l'armadio con un dito.
Cristy annuisce con la testa e, dopo aver ingurgitato l'ultimo boccone, si alza per andare a cambiarsi.
 
- Sì, ok, però non fate le corse, potreste fare incidenti o robe simili...non preoccupatevi per me- dico portando le mani avanti. 
Ryan sbuffa ed afferra le mie mani che si stanno muovendo in preda all'agitazione.
Ci manca solo che loro facciano un incidente a causa mia e poi posso lanciarmi dalla Statua della Libertà senza pensarci due volte.
 
- Fede calmati, noi staremo attenti, ma tu promettimi di fare lo stesso...ti prego- Le ultime parole le sussurra stringendo le mie mani nelle sue. 
 
- Va bene- É l'unica cosa che riesco a dire. Sono quasi commossa dal loro atteggiamento nei miei confronti. 
 
Ryan sorride e mi fa alzare dal letto per abbracciarmi protettivo - E non dire non preoccuparti perché mi é impossibile...sei come una sorellina per me, non vorrei mai che ti succedesse qualcosa- conclude sciogliendo l'abbraccio e lasciandomi un bacio sulla fronte.
 
Sorrido e vado verso Cristy che ha aperto le braccia sorridendomi. 
L'abbraccio e anche lei mi lascia un bacio sui capelli - Sta' attenta, mi raccomando- 
Annuisco sulla sua spalla e dopo un altro miliardo di raccomandazioni, lasciano la stanza per recarsi dai genitori di Ryan.
 
Appena sola, guardo l'orologio e noto che sono già le 13.50.
Corro in bagno, sistemo i capelli ed afferro la borsa per recarmi a lavoro.
 
Entrata nell'edificio A&G, punto immediatamente all'ascensore dove trovo Nick intento a parlare con il suo agente.
 
- Ciao- lo saluto, appena Jordan ci lascia soli.
Nick si gira a guardarmi e poi entra dentro l'ascensore senza proferire parola. 
Ma brutto, stupido, cafone maleducato, come si permette? L'ho appena salutato e non ha spiccicato parola. Neanche un semplice "ciao".
 
Faccio spallucce e punto lo sguardo sullo specchio dentro l'ascensore.
 
- Ciao- Oh santo cielo! L'ha detto! La parolina magica! Non ci posso credere.
 
- Sua altezza si é degnata di salutare, sono davvero commossa- Lo prendo in giro portandomi una mano sul cuore.
 
- Acida come sempre- constata facendo spuntare un ghigno sul suo bel visino.
 
- Scorbutico come sempre- Occhio per occhio, dente per dente. Credo che questa diventerà la mia nuova filosofia di vita. 
 
Le porte dell'ascensore si aprono e ci dirigiamo verso il mio camerino in silenzio.
Apro la porta e il diavolo mi sorpassa entrando per primo - Prima i belli- dice ghignando spudoratamente. Ma quanto potrà essere...Fede calmati, lo sai che te sei contro la volgarità...sì, ma questo scemo proprio te le toglie di bocca.
 
- Io sapevo che era prima le signore- replico arricciando il naso infastidita.
 
- Qua non ne vedo, é per questo che sono stato costretto a trovare un'alternativa- Basta, ora gli metto le mani addosso! Ci può giurare! Lo sapevo che avrei trovato un altro momento per picchiarlo e devo dire che non si é fatto nemmeno attendere tanto.
 
Chiudo la porta del camerino sbattendola violentemente, ops, ma che sbadata!
Il diavolo mi guarda altamente divertito da appoggiato alla parete. No, non gliela posso dare vinta.
 
- Se é per questo non vedo nemmeno "i belli"- dico mimando le virgolette e sorridendo non appena noto sparire il suo.
 
- Permalosa eh?- domanda facendo riaffiorare quello stramaledettissimo ghigno.
 
- Affatto, piuttosto te- ribatto sicura ed appoggiando la borsa sul tavolo.
 
- Solo quando viene negata l'evidenza- Fa spallucce e capisco che l'argomento é chiuso.
Meglio, anche perché la questione sarebbe finita alle mani.
 
Viene verso di me non levandosi neanche per un attimo quel ghigno dalla faccia. 
Mi si ferma davanti a solo pochi centimetri di distanza, poi alza una mano portandola vicina alla mia fronte e con due dita mi lascia un buffetto, abbastanza doloroso se la vogliamo dire tutta - Acida- dice prima di dirigersi verso la porta.
 
- Senti chi parla- ribatto da dietro le sue spalle.
 
Alza una mano mimando un saluto - A dopo- Scommetto che sta ridendo, lo sento dalla voce. 
 
Come una furia esco anche io dal camerino e vado in sala trucco. 
 
- Eccoti zuccherino, come va?- mi chiedo Alfonso appena spalanco la porta a mo' di Sterminator. 
Proprio zuccherino, certo, ho i nervi a fior di pelle per colpa di un idiota patentato e mi chiedi anche come va? Come vuoi che vada, uno schifo, andrà bene solo quando l'avrò levato di mezzo rendendo il mondo un posto migliore. Muahahahahah...
 
- Tutto bene, grazie- mento sorridendo felice. Ho una carriera come attrice, assicurata.
 
- Bene, sono contento tesoro, ora vieni qui che ti faccio ancora più bella- dice indicando la poltrona. 
Mi siedo con la grazia di un elefante e mi rilasso in attesa che Alfonso cominci il suo lavoro.
 
- Brigitte, vieni qui cara, comincia a piastrarle i capelli mentre io la trucco. Almeno faremo prima, ricorda, devono essere leggermente mossi, non completamente lisci- ordina ad una donna che, armata di piastra, asciugacapelli e spazzola, viene verso di me sorridendo.
Qui le cose si mettono male, come minimo ci staremo tre ore...oh Dio, aiutami tu...
 
 
Dopo due ore e quarantacinque minuti, per l'esattezza, esco dalla sala trucco e parrucco. 
Brigitte é stata eccezionale, ha fatto un lavoro impeccabile. Nonostante i capelli adesso siano leggermente mossi, sono allo stesso tempo estremamente morbidi. Stupendi.
 
Entro nel camerino dove trovo in diavolo seduto sulla MIA poltrona, che indossa già i vestiti necessari per il set. Si volta a guardarmi e rimane un attimo a fissarmi sorpreso, poi, dopo avermi fatto la radiografia, si alza dalla poltrona e si appoggia con le spalle al muro.
 
- Muoviti- ordina indicando con la testa i miei vestiti sul tavolo.
 
- La tua simpatia uccide- commento pungente chiudendo la porta e andando verso i miei vestiti.
 
- Per ora non ha mai ucciso nessuno, sbrigati- taglia corto continuando a fissarmi.
 
Afferro i vestiti e li guardo compiaciuta. Sono sicuramente più sobri di tutti quegli altri che ho provato e sono anche molto carini. Il tutto é costituito da dei pantaloni blu, lunghi e attillati, un golf grigio che, a quanto riesco a capire, copre solo una spalla, una borsa nera e degli stivaletti col tacco sempre neri.
Nel complesso é carino. 
 
- Vuoi che ti spogli io?- chiede con un sorriso sfacciato dipinto in faccia. 
 
- No grazie, so fare da sola, ora esci- ordino indicandogli la porta e sorridendo beffarda.
 
- Non ci penso nemmeno, si dà il caso che questo camerino adesso sia anche mio, quindi posso rimanerci quanto mi pare e piace- ribatte trattenendosi dal ridermi in faccia. 
Si diverte proprio a farmi incavolare come una iena. Ride pure lo scemo.
 
- Sei insopportabile- sbotto cominciando a togliermi le scarpe. É inutile stare a discutere con questo pervertito, per di più adesso devo anche sbrigarmi per questo benedetto set. Non ne avrei comunque il tempo.
Sfilo i pantaloni, la maglietta, ed infine il golf rimanendo in biancheria.
Non lo degno di uno sguardo, tanto so che starà fissando e controllando ogni mio minimo movimento. Maniaco.
 
- Bel completino- Infatti, come volevasi dimostrare. 
Lo fulmino con lo sguardo mentre lui sta sorridendo e mi fa segno con la mano di andare avanti.
Infilo i jeans, il golf ed infine gli stivaletti col tacco.
 
- Ho preso tutto?- chiedo guardandomi intorno.
 
- Ferma- gli sento dire da dietro le mie spalle. Lo sento fare dei passi verso di me e poi fermarsi.
Sono lì lì per girarmi, quando sento le sue mani scorrere veloci sul golf e raddrizzarlo.
 
- Una spalla deve stare scoperta- soffia sul mio collo, immobilizzandomi. 
Rimane con le mani ferme, una sul mio braccio e l'altra vicina al collo, poi si allontana andando verso la porta.
 
- Grazie- sussurro afferrando la borsa e andandogli dietro.
 
- Non sai nemmeno mettere un golf, sei un caso perso- Scuote la testa e sorride, anzi, ghigna.
 
- Certo che lo so mettere, ero solo di fretta, sai, c'era qualcuno che guardava- constato strizzando gli occhi e riducendoli a due fessure.
Fa spallucce come a dire " non so di cosa tu stia parlando" ed usciamo dal camerino dirigendoci sul set. 
 
- Eccovi, andate, veloci- ci richiama Kate venendoci incontro di corsa - Oh, ma stai benissimo Fede, sì, ora andate, però- 
 
Io e il diavolo andiamo sul set ed aspettiamo le istruzioni del fotografo che sta tranquillamente parlando col regista. Ma sì, fate con calma, non abbiamo mica fretta noi.
 
- Bene, cominciamo, allora Federica, tu stai in piedi, al centro e tu Nick valle dietro abbracciandola, devi mettere le mani sui suoi fianchi e il mento dev'essere appoggiato sulla sua spalla, forza, cominciamo- ordina sbracciandosi come un pazzo ed afferrando la macchina fotografica.
 
Mi posiziono al centro, o almeno credo, e vedo il diavolo mettersi dietro di me. 
Appena sento le sue mani calde sui fianchi mi irrigidisco istintivamente; non sono abituata ad avere certi contatti, diciamo, ravvicinati con lui.
 
- Calmi, dovete essere sciolti- ci riprende il fotografo - Nick appoggia il mento, così comincio a scattare- 
Lo sento muoversi cauto ed infine portare il mento sulla mia spalla scoperta. Cavoli, ma proprio quella doveva scegliere?!
 
- Più vicini, dovete far combaciare i vostri corpi- Ma cosa vuole quest'omino? Siamo già abbastanza vicini così.
La presa sui miei fianchi aumenta e sento il corpo del diavolo aderire completamente contro la mia schiena. 
 
- Sei troppo bassa- gli sento dire sulla mia spalla.
 
- Essere un metro e settantotto non credo significhi essere bassi- ribatto stizzita, muovendo leggermente la testa dalla sua parte.
 
- Per me che sono un metro e ottantacinque, sì- replica sorridendo e guardando verso l'obbiettivo. 
 
- Hai messo anche la cresta nel tuo metro e ottantacinque?- chiedo divertita. 
Qual era il mio motto? Ah sì, occhio per occhio, dente per dente. 
 
- Ah, ah, ah, sei davvero spiritosa- commenta tirandomi un pizzicotto leggero sul fianco.
 
Rido e il fotografo ci richiama sbracciandosi con le mani, probabilmente per attirare la nostra attenzione - Su, state fermi che comincio a scattare- 
Mi concentro e cerco di fare uno sguardo abbastanza profondo, uno di quelli capaci di perforare l'obbiettivo...o almeno spero.
 
Gli sento fare tre o quattro scatti e poi tornare a guardarci - Perfetto, ora Federica porta le braccia indietro e circonda il collo di Nick con le mani, tu, invece Nick rimani come sei e continua a tenerla per i fianchi- Che devo fare? Ci ho capito poco e niente sinceramente. Quest'omino parla un po' troppo velocemente per i miei gusti - Ah, quasi dimenticavo, Federica appoggia la testa sul petto di Nick, dovete stare vicini- aggiunge portandosi una mano sulla fronte.
Annuisco e cerco di fare quanto ha detto...cerco, infatti.
 
- Le braccia, dietro al mio collo- sento dire al diavolo che se la sta spassando. 
 
- Si, ma é abbastanza scomodo, non so se hai presente- mi lamento allungando le braccia indietro, e portandole mooooolto lentamente vicine alla sua testa.
Sbuffa ed afferra le mie mani tra le sue allacciandosele dietro al collo.
 
- Ci stavo per arrivare- sbotto appoggiando la testa sul suo petto ed alzando lo sguardo per fulminarlo.
 
- Non solo sei bassa e acida, ma anche lenta- constata ghignando ed abbassando la testa per guardarmi. 
Non ho il tempo di ribattere che sbarro gli occhi notando la vicinanza tra le nostre bocche. Riesco, addirittura , a sentire il suo respiro caldo solleticarmi la lingua. Oh cavolo, ma doveva abbassare la testa proprio ora?
Non so per quanto restiamo a fissarci come imbambolati, ma dopo poco il fotografo ci riprende e torniamo entrambi alla realtà, puntando gli occhi nell'obbiettivo.
 
- Anzi no, Nick abbracciala, cioè, voglio dire, non mettere solo le mani sui suoi fianchi, circondale la vita con le braccia. Sì, molto meglio- giudica non appena il diavolo porta le sue braccia intorno alla mia vita, cingendola delicatamente.
 
Comincia a scattare e dopo qualche minuto, in cui non muovo neanche un muscolo, ci ordina di cambiare posizione. Praticamente, da quanto ho capito, stavolta dovrei sedermi per terra, quasi distendermi diciamo, e il diavolo dovrebbe venirmi sopra. Assurdo.
 
Provo a fare quanto ordinato sedendomi per terra, ma dopo neanche un secondo quel pazzo mi richiama - No Federica, devi portare le braccia indietro per appoggiarti ed allungare solo una gamba, la sinistra, quell'altra devi piegarla, capito?- domanda sollevando entrambi i sopraccigli. Sembra quasi scettico l'omino...mo' te faccio vedere io, ciccio.
 
Mi metto nella posizione richiesta ed il diavolo, sorridendo, ovvio, mi si avvicina mettendosi sopra di me e puntando i suoi occhi nei miei.
 
- I vostri corpi stavolta devono essere staccati, ok? Ecco, così, perfetto. Nick tu devi immaginare di essere attirato da lei e adesso le vorresti saltare addosso. Occhi negli occhi e si comincia a scattare, fermi- ordina riafferrando la macchina fotografica ed aspettando che il diavolo si sistemi meglio.
 
Lo vedo portare una mano vicina al mio fianco e l'altra accanto alla mia gamba. Certo che sa recitare bene, sembra davvero che mi voglia saltare addosso, soprattutto dallo sguardo.
 
- Più malizioso lo sguardo, Federica- Ok, ora lo strozzo questo scemo di un fotografo. Ma malizioso cosa? Devo fare un set fotografico, mica un film a luci rosse. Scandaloso.
Nonostante i miei pensieri, più che leciti, cerco di fare lo sguardo più malizioso che possiedo e lo spiattello in faccia al diavolo.
 
- Wow, perfetto, fermi, siete...stupendi, bravi- scoppia il fotografo attaccando a ridere dalla felicità. Quasi quasi mi fa tenerezza...
Fa una decina di scatti muovendosi di continuo intorno a noi e poi, saltellando, torna alla sua postazione.
 
- Ah, che bello!- esulta gongolante - Ora rimanete così, però, tu Nick avvicina il viso al collo di Federica piegandolo di qualche grado, anzi, no, facciamo che appoggi direttamente le labbra sul suo collo, sì sì, e tu Federica piega la testa in alto e verso di me, chiaro?- Tenerezza un corno, ritiro tutto quello che ho pensato! Questo é pazzo, ma rinchiudetelo!
 
Ho gli occhi sgranati ed il diavolo se ne accorge, tanto che comincia a ridere sfacciatamente.
 
- Nervosa?- chiede malizioso ed avvicinandosi sempre di più. 
 
- Nervosa un corno, chiudi quel forno, scemo- sbraito cercando di calmarmi.
Fede questa non sei te, ricordati che sei una persona pacifica e non puoi sperare che una trave dell'edificio caschi, accidentalmente, in testa a quel pover'uomo di un fotografo...no, no. 
 
- Nervosa- constata sorridendo e allungando il viso verso il mio collo - Alza la testa- sussurra poi, respirando sulla mia pelle.
Faccio come mi dice e sospiro pesantemente nel tentativo di scaricare la tensione accumulata. In fondo é solo per lavoro, solo per lavoro, devo essere professionale.
 
Appena sento le sue labbra sul mio collo mi irrigidisco come se mi avessero fatto scivolare del ghiaccio lungo la schiena. Calma, suvvia Fede, la calma é la virtù dei forti, ricorda.
 
- Sei troppo rigida, rilassati- sento dire al diavolo sul mio collo. Rilassarmi un corno! Vorrei vedere lui al mio posto.
Le sue labbra si schiudono e aderiscono sul mio collo. Che. Cavolo. Sta. Facendo? 
Non si sta limitando ad appoggiare le labbra e basta, lo sta proprio baciando.
 
- Che fai?- sibilo puntando gli occhi nell'obbiettivo.
 
- Quello che mi é stato ordinato, e ora stai ferma- taglia corto ritornando sul mio collo. 
 
- Ok, fantastici, fermi che scatto- E muoviti vorrei aggiungere. 
 
Dopo altri scatti, non so nemmeno quanti, ci stacchiamo e il fotografo ci comunica che abbiamo finito. Finalmente, almeno queste mie preghiere sono state ascoltate.
Vedo il regista andare dal fotografo e dirgli qualcosa sottovoce.
Nel frattempo io vado verso Kate che, tutta contenta, mi porge una bottiglietta d'acqua e il diavolo verso Jordan che gli dà una pacca sulla spalla.
 
- Bravi, siete eccezionali insieme- esulta Kate battendo le mani, su di giri.
Sinceramente io non vedo niente di eccezionale in noi, mah, punti di vista.
Le sorrido e vengo richiamata dal fotografo - Federica puoi venire in attimo?- 
Annuisco e mi avvicino ai due tipi che mi guardano e parlottano fra loro. 
 
- Bene, allora, il regista ha proposto di farti una foto da sola, adesso, quindi ritorna lì, al centro e guarda verso di me- ordina senza dare troppe spiegazioni. 
Vado al centro confusa, e lo sguardo mi cade sul diavolo che mi sta fissando con una bottiglietta in mano. Anche se, in fondo, mi stanno fissando tutti. 
 
- Fede- mi riprende il fotografo. Torno con lo sguardo su di lui sorpresa...ehi, non mi ha mai chiamata Fede, che sta succedendo? Inquietante.
 
- Devi scompigliarti i capelli, non so, butta giù la testa e rialzala di scatto, fai un po' te- suggerisce guardando verso il regista che gli fa un cenno d'intesa.
Ancora più confusa mi metto a testa in giù, scotolo i capelli e con un colpo secco ritiro su il tutto.
 
- Wow, perfetto, ferma e inclina leggermente la testa- Fa segno di ok con la mano e si porta dietro l'obbiettivo. 
 
- Schiudi la bocca- ordina continuando a guardarmi attraverso la macchina fotografica.
Obbedisco a tutti i suoi ordini e finalmente comincia a scattare.
 
- Ok, ora abbiamo finito sul serio- si congeda sorridendomi e andando dal regista che gli schiaccia il cinque sulla mano.
Ringrazio il fotografo e torno da Kate. 
 
Dopo una serie di complimenti infiniti da parte sua, mi lascia finalmente tornare in camerino per cambiarmi. 
 
- Sono stanca morta- biascico mentre mi cambio in fretta e furia. 
Uscita dal camerino vedo Nick all'ascensore che mi sta aspettando.
 
- Finalmente, pensavo ci fossi morta dentro- Cinico, freddo e scorbutico, questo é Nick.
Non ho nemmeno la forza di rispondergli ed annuisco entrando dentro l'ascensore seguita da lui.
Usciamo dall'edificio e mi volto per salutarlo.
 
- Ci si vede domani- dico sbadigliando e portandomi una mano davanti alla bocca.
 
- Umm, sì- Sembra non voglia andarsene, e in effetti nemmeno a me va poi così tanto. 
Ok, lo confesso, avevo sperato che mi accompagnasse come sabato, ecco, l'ho detto.
 
- Che fai stasera?- chiedo per temporeggiare. 
 
- Ho un appuntamento con una ragazza- Sospira e si porta una mano nei capelli scompigliandoseli.
 
- Non ti va?- chiedo confusa, delle volte é davvero strano, non capisco mai cosa gli passi per la testa.
 
- Una delle tante, niente di che- taglia corto facendo spallucce - e dovrei andare- conclude guardando il suo orologio al polso.
 
- Ok, allora ci si vede domani, buona serata- lo saluto sorridendo e facendogli "ciao" con la mano.
Mi saluta a sua volta e ci incamminiamo per le strade opposte, io a destra e lui a sinistra.
 
Ok, ora comincia la mia folle camminata verso il campus e più precisamente verso la mia stanza. Anzi, no, non devo correre, darei sicuramente nell'occhio.
Cammino per la strada, al buio, senza mai alzare lo sguardo da terra. Meglio non incontrare occhi sconosciuti, non ci tengo a trovarmi un maniaco davanti.
Ma santo cielo, perché deve fare buio così presto? Odio le giornate troppo corte, sono tristi ed inquietanti, soprattutto se si cammina da soli e per giunta in una strada al buio.
 
Arrivo al campus sana e salva...ok, magari sono un po' troppo paranoica, lo ammetto. 
Il problema é che sono una fifona da premio Oscar. Ho paura del buio e di qualsiasi rumore che sento quando c'è la luce spenta, come i bambini insomma.
 
Apro il portellone che conduce al corridoio ed entro felice e serena. Ora non mi resta che arrivare alla mia adorata stanzetta e chiudermici dentro. Niente di più semplice.
Mentre cammino per il corridoio ho come lo strano presentimento di non essere da sola. 
Ho la brutta, e sottolineo brutta, sensazione che qualcuno mi stia seguendo. 
La paura comincia ad impadronirsi del mio corpo, irrigidendomi sul posto. E se arrivassi alla porta della mia stanza e questo qualcuno mi ci buttasse dentro facendomi del male? Oh mio Dio! Che faccio? Correre non se ne parla, e poi dove vado? Urlare nemmeno, troppo da film Pshyco...o capperi e se mi ammazza? Penso che comunque morirò prima di paura, quindi non ce ne sarà bisogno.
 
Improvvisamente sento una mano tapparmi la bocca e spingermi verso il corridoio perpendicolare a quello dove sono io. Vengo schiacciata contro il muro e sento un petto caldo venire a contatto col mio. 
Cerco di dimenarmi e picchiarlo, ovviamente con scarsi, anzi, scarsissimi risultati. 
É più alto di me e non riesco nemmeno a scalfirlo, per di più mi tiene talmente stretta, anzi, schiacciata tra il suo petto ed il muro alle mie spalle, che non riesco a muovermi neanche di un millimetro.
 
- Ferma dannazione, sono io- Una voce che riconoscerei tra mille mi giunge alle orecchie calmandomi all'istante.
Toglie la mano da sopra la mia bocca e finalmente riesco a respirare.
 
- Che ci fai qui?- chiedo spaesata e con ancora il cuore a mille.
 
- Sta' zitta- mi riprende stendendo un braccio ed appoggiando la mano accanto alla mia testa. Ehi, ma che modi! Mi piomba alle spalle, afferrandomi con la grazia di un elefante, e pretende che io stia zitta? Mi sta per uscire il fumo dalle orecchie da quanto sono incavolata.
 
Lo vedo sporgere la testa nell'altro corridoio e ritirarsi di scatto, tornando a puntare i suoi occhi nei miei. Ecco, se prima il mio cuore era tornato a battere regolarmente, adesso mi sta per uscire fuori dal petto. Siamo vicini, troppo vicini, soprattutto le nostre bocche, i nostri nasi si stanno addirittura sfiorando. 
 
- Shhh, stai calma, ok?- sussurra continuando a fissarmi.
Non me la sento di fargli altre domande ed annuisco sicura, non mi resta che fidarmi. 
Sorride e torna a sporgere la testa. Ha lo sguardo serio e la mandibola serrata, sicuramente sta succedendo qualcosa di preoccupante che non mi vuole dire.
 
Sobbalzo non appena sento il portellone del corridoio sbattere. Qualcuno é uscito. Ma chi?
Nick sospira e torna a guardarmi, più sereno stavolta.
 
- Che é successo?- chiedo impercettibilmente. Cavolo, mi é andata via pure la voce.
 
- Il maniaco ti stava seguendo- spiega gelandomi il sangue nelle vene.
 
- E t-tu c-che ci fac- cevi dietro di m-me?- Sono talmente scossa che non riesco a smettere di balbettare e tremare. 
 
- Quando ci siamo lasciati, fuori dall'edificio, ho visto un uomo guardarti compiaciuto e cominciare a seguirti- É disgustato, lo si vede lontano un miglio- Perciò ti ho seguito anch'io- conclude allontanandosi leggermente da me.
 
- E il tuo appuntamento?- chiedo dopo aver riacquistato un briciolo di autocontrollo.
 
Fa spallucce - Ne avrò tanti altri, non mi interessa- 
 
- Grazie Nick- sussurro guardandolo con tutta la gratitudine che possiedo. 
Ha fatto tutto questo per me, per salvarmi. Mi ha seguita e protetta.
 
Resta a guardarmi per qualche minuto e poi distoglie lo sguardo facendo nuovamente spallucce - Di niente, ora che fai?- 
 
- Non so, pensavo di chiudermi in camera, a momenti dovrebbero tornare i miei amici- rispondo guardando l'orologio: le otto e mezza.
 
- Vuoi entrare?- aggiungo poi, indicando la porta della mia stanza.
Annuisce ed apro la porta lasciandolo passare.
 
Si guarda intorno e poi ritorna con lo sguardo su di me - Carino, tu dove dormi?- chiede sorridendo ed osservando la mia scrivania stracolma di libri.
 
- Io dormo qui, vicina all'armadio, almeno sono più vicina al bagno- rispondo chiudendo la porta della stanza ed accorgendomi, solo dopo, di cosa ho appena detto. 
Sembra che sia un'incontinente e che abbia continuamente bisogno del bagno...che figura...
 
Mi volto a guardarlo, sono sorpresa che non sia già scoppiato a ridere. 
Lo trovo che mi fissa con un sopracciglio alzato e un enorme sorriso stampato in faccia. Sta per scoppiare, si sta solo trattenendo in attesa che dica qualcosa.
 
- Cioè, volevo dire che, essendo sempre io la prima ad alzarmi, sono anche la prima ad andare in bagno per lavarmi e quindi avendo il letto vicino non faccio troppo rumore e non sveglio Cristy- spiego, gesticolando come una pazza in piena crisi isterica.
 
- Capisco- dice solo, scoccando la lingua al palato e continuando a sorridere.
 
Vado verso la scrivania ed afferro un panino con la mortadella. 
Dal momento che né Cristy né Ryan avrebbero cenato con me, hanno visto bene di lasciarmi una marea di panini, nel caso avessi fame ed ovviamente anche per evitare che uscissi.
 
- Ne vuoi uno?- chiedo a Nick che si é seduto sul mio letto.
 
- É questa la tua cena?- Solleva un sopracciglio ed indica con il mento il panino fra le mie mani.
 
- Già, lo é quasi sempre- taglio corto addentandolo affamata.
 
- Non avete la mensa qui?- chiede sorpreso.
 
- Sì, ma a quest'ora é chiusa. Da quando si aggira questo maniaco hanno deciso di tenerla aperta solo dalle sette alle otto. Durante quest'orario si può solo comprare il cibo e portarlo nelle camere, almeno si é liberi di cenare quando ci pare. Dalle otto in poi é tutto chiuso e dal momento che torno da lavoro alle otto passate, il più delle volte mangio panini o qualcosa che Cristy riesce a prendermi all'ultimo minuto- concludo addentando nuovamente la mia cena.
 
- Mangi da schifo- L'unico commento che fa. Gentile come sempre insomma.
 
- Lo so, comunque a pranzo mangio- mi difendo dando l'ultimo morso al panino.
 
- Certo, la volta in cui mi hai quasi vomitato in faccia avevi mangiato, vero?- domanda retorico scompigliandosi i capelli.
 
- É successo solo quella volta, e poi stavo male- mi giustifico ridendo. 
Già, ora che ricordo, era davvero mancato poco che gli vomitassi addosso.
 
- Sì, molto divertente...che panini hai lì?- chiede poi alzandosi e mettendosi davanti a me.
 
Mi giro e guardo sulla scrivania - C'è al prosciutto cotto, crudo, mostarda, burro d'arachidi, salame e mortadella- elenco rigirandomeli fra le mani. 
Sinceramente non capisco perché me ne abbiano presi così tanti, visto che sarei stata sola per solo una sera.
 
- Dammi salame- Allunga la mano e glielo passo. Poi torna sedersi sul letto e, dopo averlo scartato, lo addenta famelico.
 
- Fame?- chiedo prendendo un bicchiere d'acqua e bevendo.
 
- Tu che dici, é dall'una che non tocco cibo, non capisco come tu riesca a resistere a volte- risponde scuotendo la testa incredulo.
 
- Tutta questione di esercizio caro- Sorrido e prendo un altro bicchiere d'acqua per passarglielo. 
Lo afferra, ovviamente senza ringraziare, e beve tutto d'un sorso. 
 
- E la ragazza dell'appuntamento? Ti starà sicuramente aspettando- constato puntando gli occhi su di lui.
 
Toglie il bicchiere dal viso e mi guarda intensamente - Se ne farà una ragione- dice facendo spallucce. Ma é insensibile!
 
- Se certo, mettiti nei panni di quella ragazza scusa. Se venissi piantato te in questo modo non ci rimarresti male?- chiedo gesticolando con le mani.
 
- No- Secco e coinciso. Finisce il suo ultimo sorso d'acqua e appoggia il bicchiere sulla scrivania.
 
- Che piani avevate?- continuo andando a sedermi sul letto di Cristy ed incrociando le gambe.
 
- Cena fuori- risponde girandosi verso di me e puntando i suoi occhi nei miei.
 
- Cenetta romantica quindi...interessante- dico passandomi una mano sotto al mento in fase meditativa.
 
- Cena e basta- precisa guardandomi male. 
 
Sorrido - Ok, ok, però magari per lei era qualcosa di più- ipotizzo facendo spallucce.
 
- Questo é un problema suo, non mi interessa- Come avevo detto che era Nick? Ah, ricordo, cinico, freddo e scorbutico, infatti.
 
- Sei insensibile- sbuffo alzandomi e prendendo un altro bicchiere d'acqua.
 
- E tu troppo smielata- ribatte distendendosi sul mio letto e portando le braccia dietro la testa.
Gli faccio la linguaccia e torno a sedermi sul letto di Cristy, ovviamente dopo essermi levata le scarpe, altrimenti non me lo perdonerebbe mai.
 
- É venuta bene la foto- se ne esce fuori all'improvviso, guardando il soffitto.
 
- Quale foto?- chiedo confusa e storcendo la testa.
 
- L'ultima che ti hanno fatto oggi, da sola- specifica girando la testa verso di me e fissandomi.
 
- Ah, quella, tu l'hai vista?- gli chiedo bevendo l'acqua.
 
Annuisce - Sì, l'ho vista. Mentre tu ti cambiavi l'hanno fatta vedere sul computer- spiega continuando a guardarmi intensamente - Erano tutti entusiasti, soprattutto il fotografo e la tua agente. Hanno addirittura reputato che non avesse bisogno di nessun foto ritocco, hanno solo cambiato il colore, é in bianco e nero adesso- conclude tornando a guardare il soffitto.
 
- Addirittura?- chiedo sorpresa. Cavoli, usano il foto ritocco anche sulle top model figuriamoci cosa dovrebbero usare su di me.
 
- Già, comunque devo ammettere che sei venuta bene, sei quasi decente lì- commenta scoppiando a ridere e beccandosi una cuscinata da parte della sottoscritta.
 
- Grazie Mr.Simpatia, sei troppo gentile- Sorrido falsamente e ripongo il cuscino di Cristy al suo posto.
 
- Lo so, lo so- Sembra quasi convinto mentre lo dice, sono allibita - Che ore sono?- domanda infine guardandomi.
 
- Hai l'orologio al polso- gli ricordo indicandolo.
 
- Mi fa fatica guardare- Incredibile, sono senza parole.
 
- Sono le nove e un quarto- dico tornando a guardarlo mentre si solleva dal letto. 
Cavolo, le nove e un quarto, il tempo vola, davvero.
 
- A questo punto non credo che torni- sussurra osservando la porta. 
Torni chi? Il maniaco? Aspetta un attimo, non é che é rimasto qui solo per assicurarsi che il folle non facesse ritorno, facendo addirittura saltare la sua cena? Vorrei tanto chiederglielo, ma sarebbe come parlare ad un muro...
 
- Tra quanto tornano i tuoi amici?- mi chiede sistemandosi il golf.
 
- Credo- Sento un rumore provenire dal mio cellulare: un messaggio da parte di Cristy.
 
- Siamo vicinissimi, più o meno cento metri dal campus, resisti - leggo ad alta voce scuotendo la testa. Resisti, sembra che io stia per morire.
 
Lo vedo sorridere - Bene, allora vado- Si avvicina alla porta, la apre ed esce. Poi si volta nuovamente verso di me.
 
- Grazie, però ti ho fatto saltare la cena- dico sconsolata e sorridendo appena.
 
- Te l'ho già detto, non mi interessava, finiscila- Sbuffa e si porta una mano fra i capelli.
 
- Ok, se lo dici tu- concludo facendo spallucce.
 
- Sì, lo dico io, ci si vede domani- mi saluta non muovendosi, però, di un millimetro.
Alzo lo sguardo ed incontro i suoi occhi verdi che mi stanno scrutando.
 
- A domani e scusa- saluto a mia volta, incrociando le mani. 
 
- Sei logorroica, lo sai?- Cosa? Io logorroica? Ma come osa?
 
- Non sono logorroica- mi difendo arricciando il naso. 
 
Sorride - Sì che lo sei- Mi tira un nocchino sulla fronte - Quindi riassumendo sei acida, bassa, lenta e logorroica, hai un sacco di pregi- 
 
- Grazie- sputo acida e fulminandolo con lo sguardo.
 
- Di niente, a domani- Stavolta si allontana veramente e, una volta di spalle, fa un saluto con la mano.
 
- A domani- concludo sventolando la mano.
Richiudo la porta di camera e mi siedo sul letto. É troppo strano, non lo capirò mai.
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Eccomi carissime! Dopo una settimana precisa sono qui a postare, che bello! \(^.^)/
Questo capitolo mi piace un sacco, non so a voi, ma spero ardentemente di sì!
Adesso però non vi voglio far perdere altro tempo con le mie chiacchiere e vi posto la famosa foto che Federica ha fatto da sola, il mio adorato Ryan e i vestiti che Fede ha dovuto usare per questo set! Spero vi piacciano! Un bacione e a prestooooooooo belle!!! 
 
Ryan! Image and video hosting by TinyPic
 
I vestiti di Fede! Image and video hosting by TinyPic
 
E per finire....rullo di tamburi...la bellissima foto di Fede! (Anche Nick è rimasto piacevolmente colpito da Fede in questa foto, quindi è tutto dire, ahahah)
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Capitolo 10
*** Riconosciuto ***


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                  Riconosciuto



Resto a guardare l'armadio inebetita e poi mi alzo per andare in bagno a mettermi il pigiama.
Quel ragazzo non lo capisco, non fa trapelare nulla dalle sue azioni, dalle sue parole o dai suoi sguardi. Niente di niente.
Ho mille domande che mi frullano per la testa senza trovare risposta. 
Insomma, é rimasto con me per assicurarsi che il maniaco non tornasse? Probabile, ma non certo.
Ha saltato il suo appuntamento, togliendosi il piacere di mangiare una cena docente invece che un panino impacchettato, solo per proteggermi...o per farmi compagnia? Mah. 
Come amo dire "smettila di pensare troppo, va bene non sapere tutte le risposte" quindi farò proprio così. Basta, fatto sta che é stato gentile e disponibile, anche se comunque scorbutico, cinico, freddo, insolente, presuntuoso e arrogante. Piccolezze.
 
- Fede, ci sei?- mi chiama Cristy, che deve essere appena entrata in camera.
Esco dal bagno e le vado incontro nel mio amato pigiamino celeste con le nuvolette.
 
- Ciao Cris, ciao Ryan, come é andata la cena?- chiedo mentre ripongo i miei vestiti nell'armadio.
Non li sento rispondere e mi volto a guardarli.
 
- Che c'è?- domando corrucciando la fronte. Sono abbastanza strani, mi stanno guardando...sorpresi? Stupiti? Mah.
 
- Fede sei te?- mi chiede Ryan avanzando.
Ma hanno bevuto? 
 
- Certo che sono io- rispondo stranita. 
Anche Cristy avanza ed entrambi mi si parano difronte. Rimangono a scrutami per qualche istante, poi Ryan allunga una mano e mi tocca i capelli passandoseli fra le dita.
 
- Che strani, cioè, pero stai molto bene Fede, sei...bellissima- commenta sorridendo.
Cristy annuisce e finalmente capisco il perché di tanta sorpresa nel vedermi.
 
- Grazie, ma non esagerate- dico imbarazzata e sventolando una mano davanti al viso - L'hanno dovuto fare per lavoro, cioè, per il set- 
 
- Stai benissimo, non sembri nemmeno te- si intromette Cris sorridendo - É andato tutto bene? Nessuno ti ha importunata? Abbiamo visto uscire di qui un ragazzo bellissimo, ne sai qualcosa?- mi chiede strizzando l'occhio.
 
- Ehm, é una storia lunga...- comincio sfregando le mani a disagio e abbassando lo sguardo.
 
- Oh, non ti preoccupare Fede, noi abbiamo moooolto tempo, soprattutto io- Ammicca e posa la borsa sulla scrivania per poi tornare da me e afferrarmi per le mani.
 
- Ryan noi andiamo in bagno, tu aspetta qua- gli ordina puntandogli un dito contro.
 
Ryan incrocia le braccia al petto e sbuffa scocciato - Anch'io voglio sapere, quindi fate presto-si lamenta togliendosi il cappotto e cominciando a svestirsi.
 
Cristy annuisce e, alla velocità della luce, mi porta in bagno chiudendosi la porta alle spalle.
 
- Dove ho messo il pigiama?- si chiede grattandosi la testa. 
Poi alza un dito al cielo facendo un'espressione strana ed esce dal bagno.
Chi la capisce é bravo...
Ritorna dopo poco e mi fa segno di ok con la mano.
 
- Ok, ora siamo pronte, mentre io mi cambio tu racconta tutto- esordisce facendo un sorrisone a trentadue denti.
 
- Ma Ryan...- 
 
- Lascia stare Ryan, su su comincia- mi incita battendo le mani entusiasta.
 
Sorrido - Cristy non é come sembra e il racconto non é affatto romantico, anzi...- dico abbassando lo sguardo sul pavimento.
 
Si blocca all'istante con i pantaloni del pigiama a metà gamba e mi guarda preoccupata.
 
- Fede che é successo? C'entra il maniaco?- Il suo tono di voce non promette niente di buono, da una parte sembra che stia per venirle un infarto dall'altra sembra che voglia uccidere mezzo mondo.
 
- No, cioè, sì...- comincio titubante. Mi sta trafiggendo con lo sguardo, lo sento.
 
- Sì? Oh mio Dio! Ryan! Forza usciamo, dobbiamo parlarne con lui- Ecco, sarei dovuta stare zitta, muta e buona. Adesso é completamente nel panico, sembra impazzita.
 
Mi afferra per il braccio ed usciamo di corsa dal bagno. Ryan ci viene incontro con tanto d'occhi quando nota che Cristy ha i pantaloni del pigiama a terra.
 
- Oh cavolo- sbotta Cris tirandoseli su - Ryan, dobbiamo parlare con Fede- 
 
- Di cosa?- chiede lui sedendosi sul letto e stendendosi.
 
- Del maniaco- sbotta Cristy mettendosi le mani nei capelli. Ma perché non stavo zitta?
Ryan si alza si scatto dal letto e mi viene incontro parandomisi davanti.
 
- Ti ha toccata?- ringhia sfiorandomi la guancia con il palmo della mano.
 
- No, sto bene, in realtà io non l'ho nemmeno visto, é stato Nick- dico scuotendo la testa.
 
Ryan storce la testa guardandomi di traverso - Nick?- domanda confuso.
 
- Sì, uno dei modelli con cui lavora Fede- si intromette Cristy sedendosi di schianto sul letto.
 
- Ah- É l'unico commento che fa Ryan. Poi si allontana e si siede sul letto accanto a Cristy, aspettando che io spieghi loro la dinamica dell'accaduto.
Sbuffo e mi vado a sedere sul mio letto, parandomi difronte a loro.
 
- Ok, ora puoi cominciare Fede- esordisce Cris facendomi segno di cominciare.
Sorrido e comincio il mio lungo ed estenuante racconto.
 
 
- Meno male che c'era quel Nick- commenta Ryan portandosi una mano fra i capelli.
Cristy nel frattempo si é seduta accanto a me e mi sta accarezzando dolcemente i capelli.
Annuisco con la testa e mi stringo tra le braccia di Cris.
 
- Fede non ricapiterà più, adesso non pensarci, sei stanca?- mi chiede Ryan scompigliandomi i capelli e guadagnandosi un'occhiataccia da parte della sua ragazza.
 
- Sì, un po'- confesso sbadigliando.
 
- Allora dormiamo, su, tutti a letto- ordina sorridendo ed afferrando Cristy per un braccio di modo che si allontani da me.
 
Alzo le coperte del mio adorato lettuccio con gli occhi a mezz'asta e mi ci lancio dentro.
Ryan sorride e lo vedo, per quanto mi é possibile, avvicinarsi. 
Mi rimbocca le coperte ed, infine, mi lascia un tenero bacio sulla fronte.
Sento anche le labbra di Cristy posarsi sulla mia tempia, ed infine mi addormento, estraniandomi completamente dal mondo circostante.
 
 
Ma quanto é difficile alzarsi la mattina? Soprattutto quando fa freddo e non ti vorresti muovere dal tuo caldo lettuccio. É uno strazio, insomma.
Nonostante ciò, non appena sento la sveglia spalanco gli occhi come se mi avessero tirato una secchiata d'acqua ghiacciata.
Vado verso il bagno, mi lavo, mi vesto, afferro i libri delle lezioni e dopo aver salutato Ryan e Cristy, che si sono appena svegliati, esco di camera e volo a fare colazione.
Almeno una mattina in cui posso fare colazione, dovrei scriverla sul calendario! Anzi, dato che ci sono, la prendo anche per quei due dormiglioni e gliela porto.
 
Sorridendo, corro verso il bar del campus e prendo tre brioche, due cappuccini e un bicchiere di latte per me.
Pago e ritorno in camera. Ovviamente nel frattempo mi sono già mangiata la mia brioche, non ce la faccio a reggere troppo, soprattutto sentendo il profumo del cornetto caldo tra le mie mani.
 
- Ecco qua la colazione- esulto entrando in camera.
Ryan e Cristy si voltano a guardarmi con ancora gli occhi semichiusi. 
Sorrido e mi chiudo la porta alle spalle.
 
- Potete fare con calma, vi ho preso la colazione così non dovrete andare a fare la ressa in quel bar, ve li appoggio qui- dico posando i cappuccini e le brioche sulla mia scrivania.
 
- Grazie Fede, sei un tesoro- mi ringrazia Cristy sorridendo e saltellando ad abbracciarmi.
 
- Per così poco- commento abbracciandola di rimando.
 
- Delle volte sono proprio i gesti più piccoli ad essere i più significativi- mi sussurra all'orecchio. 
Rimango sorpresa dalla sua perla di saggezza di prima mattina e poi le sorrido annuendo. Mi strizza l'occhio e lascia che anche Ryan mi abbracci.
 
- Ok, ora vi lascio fare colazione, io vado a lezione- concludo infine, aprendo la porta ed uscendo.
Ci salutiamo e corro verso la mia prima lezione: professor Bertlam, il mio incubo.
 
 
Alle due in punto sono davanti all'ormai usuale edificio A&G. 
Sto per entrare quando sento qualcosa, o meglio qualcuno, strattonarmi indietro per un braccio.
 
- Scema, vuoi prenderti una porta in faccia?- Ok, non che mi aspettassi un "ehi, ciao, come va? Stai bene? Bella giornata oggi, vero?" o cose simili, ma insomma, cominciare dicendo scema, eh no, proprio no.
 
- Ci sarebbe la scema? Senti bello, vediamo di moderare i termini, non...-
 
- Allora lo ammetti- mi interrompe facendo quel suo solito ghigno barra sorriso. Ma é impazzito? 
 
Lo guardo di traverso aggrottando la fronte confusa - Ammetto cosa?- 
 
- Che sono bello- risponde come se fosse ovvio e continuando a sorridere, divertito della mia espressione scioccata.
 
- Io non ho detto che...-
 
- Oh sì che l'hai detto, non ti preoccupare se non te lo ricordi...é la vecchiaia- Mi tira due pacche leggere sulla testa e mi supera entrando nell'edificio.
Basta, ora lo ammazzo! É insopportabile, mi ha dato della vecchia, cioè, non so se rendo l'idea, ha detto che sono vecchia!
 
Con una furia devastante entro nell'edificio, cercandolo con lo sguardo. 
Lo faccio fuori, ora o mai più.
Lo vedo sghignazzare davanti all'ascensore e a passo deciso mi dirigo verso di lui.
 
- Tu- Gli punto un dito contro e continuo a camminare verso di lui.
Si volta verso di me facendo una faccia come a dire "chi, io?". 
 
- Esatto, tu, Mr.Simpatia- ringhio una volta essergli arrivata davanti.
Ride e preme il bottone per chiamare l'ascensore. Ehi, aspetta un attimo. Perché la chiama solo ora l'ascensore se é da prima che ci sta davanti? Non é che magari mi stava aspettando? Probabile, ma comunque non lo saprò mai dal momento che lo farò fuori.
 
- Vecchia a chi? Se vogliamo dirla tutta, fra noi due, sei tu quello più vecchio e poi io ho detto bello perché...perché...insomma...- Lo vedo incrociare le braccia al petto ed appoggiarsi con una spalla al muro, sorridendo. 
 
- Perché...- incalza aprendo ancora di più il suo sorriso. Maledetto!
 
- Perché si usa dire così, fine, non c'è una spiegazione- sbotto puntando gli occhi nei suoi.
 
Alza un sopracciglio - Ah sì, eh?- Si sta divertendo, come un bambino. 
 
- Sì- Gli faccio la linguaccia ed entro nell'ascensore che é appena arrivata.
 
- A proposito, perché mi doveva arrivare la porta in faccia?- chiedo curiosa.
 
- Una donna stava uscendo e te l'avrebbe sbattuta sul viso, non é difficile da capire- commenta infine. Oh, ma sarà antipatico? Deve finire ogni frase con un suo commentino acido.
 
- Uhm, grazie- sussurro impercettibilmente. 
 
- Come? Non ho sentito- chiede sorridendo e sporgendosi verso di me.
Sì che ha sentito! Lo sta facendo apposta! 
 
- Grazie Mr. Simpatia e non chiedermi di ridirtelo perché non ci penso nemmeno- concludo stringendo gli occhi e guardandolo male.
 
Sorride ed usciamo dall'ascensore dirigendoci nel mio camerino, o meglio, nostro.
Apro la porta e mi scanso per far entrare prima lui.
 
- Ah, vedo che hai capito- commenta entrando ed andando a sedersi sulla mia poltrona.
 
- No sai, ho cambiato anche io il modo di dire, dal momento che non vedo nessun "bello" e tu non vedi nessuna "signora", ho pensato fosse meglio fare "prima gli scemi". É più appropriato- confesso scoppiando a ridere e chiudendo la porta.
 
Nick si alza di scatto dalla poltrona, viene verso di me e mi schiaccia tra il suo corpo e la porta, non lasciandomi via di fuga. 
Poi stringe le sue mani intorno ai miei polsi e me li blocca sopra la testa.
Smetto di ridere e punto i miei occhi nei suoi.
 
- Davvero spiritosa- commenta sorridendo. 
 
- Occhio per occhio, dente per dente, mai sentito?- domando sorridendo a mia volta. 
Sento di avere la vittoria in pugno, che goduria.
 
- Ah sì?- sussurra abbassando il viso e portandolo vicino al mio.
 
Deglutisco- Già- 
Altro che vittoria, qui ce scappa er morto. E quel morto sono io.
Ci guardiamo per qualche minuto negli occhi, poi lo vedo deglutire ed allontanarsi di scatto. 
Il mio cuore ricomincia a battere e rimango per qualche istante con la schiena attaccata alla porta.
Dopo essermi ripresa, appoggio la borsa sul tavolo e con la coda dell'occhio lo vedo andare verso la porta.
 
- Ci si vede dopo- mi saluta uscendo dalla stanza.
 
Esco anche io e vado verso la sala trucco dove ad accogliermi c'è un Alfonso tutto eccitato e felice.
 
- Hola tesoruccio, vieni che cominciamo subito- mi chiama battendo le mani.
 
Sorrido nel vederlo così su di giri e mi siedo sulla poltrona aspettando che cominci a truccarmi.
 
- Uh, vedo che i capelli hanno resistito, fantastico, allora non ci sarà bisogno di rifarteli lisci, magari basta solo una ripassatina...Brigitte, amore, vieni a sistemarli un poco- urla con la voce stridula.
Brigitte arriva di corsa ed afferra un'altra volta phone e spazzola, poi estrae degli spray vari e comincia a torturami i capelli.
Sospiro e mi preparo ad altre due ore e mezzo di trucco e parrucco.
 
 
Altro che due ore e mezzo! Tre ore e dieci minuti! Ma siamo pazzi? 
Sono stremata, ho una testa che non sento più ed Alfonso mi ha sommersa un'altra volta di pettegolezzi vari, alla fine non so nemmeno di chi abbia parlato.
 
Apro la porta del camerino e trovo al suo interno Nick. 
Rimango a guardarlo per qualche istante sorpresa. Ha i capelli scolpiti dal gel che, devo ammettere, gli stanno d'incanto, indossa una camicia bianca i cui primi bottoni sono slacciati ed infine dei semplici jeans scuri. É estremamente ed irrimediabilmente attraente.
 
- Che fai lì sulla porta? Sbrigati- mi richiama riportandomi alla realtà.
Scuoto la testa dal mio trance e vado al tavolo per osservare i miei vestiti.
Altro che vestiti, qui c'è solo un abito. E che abito!
Lo sollevo e lo guardo scioccata. Anzi, forse scioccata é dire poco.
 
- Wow- commenta il cretino accanto a me.
 
- Ma ti rendi conto? Sarei mezza nuda- sbotto incredula.
Come possono farmi indossare un abito simile? Con che cuore!
 
- Per ora sei fortunata, altre volte potresti essere davvero nuda- Cosa? Che ha detto? Nuda?
Mi giro verso di lui con gli occhi fuori dalle orbite.
 
- Nuda?- domando con un filo di voce. Spero stia scherzando.
 
Sorride compiaciuto della mia reazione - Già, nuda- No, non ci posso credere. Ma sono pazzi!
 
- Tu l'hai mai fatto?- domando deglutendo rumorosamente.
 
- Dipende da cosa intendi- risponde ghignando e sollevando un sopracciglio.
Ecco che la parte pervertita riprende il sopravvento sul diavolo.
 
- Intendevo il nudo nelle foto, scemo- lo riprendo scuotendo la testa. Che indecenza!
 
Ride- Solitamente lo fanno fare di più alle donne, comunque per ora no, a me non é ancora capitato- confessa facendo il suo solito ghigno - Ora sbrigati ad indossare l'abito- conclude andando ad appoggiarsi al muro ed incrociando le braccia la petto.
 
Richiudo la bocca dopo il mio shock e comincio a togliermi le scarpe, quando un pensiero inquietante quanto probabile, mi balena per la testa.
 
- Oh cavolo- dico atona ritornando a guardare il vestito.
 
- Che c'è?- sbuffa il diavolo, fissandomi.
 
- Lo vedi? La schiena é completamente scoperta, quindi ciò significa che non posso indossare il reggiseno, devo togliermelo- Noooooo, mi metterei a piangere! Ma perché proprio io? 
 
Il diavolo si apre in un sorriso che farebbe invidia ad un maniaco e scoppia a ridere di gusto.
Cosa abbia tanto da ridere non lo so, sinceramente. Qui la situazione é tragica e lui si diverte. 
 
- Prego, sono pronto, puoi cominciare- Fa un gesto della mano e si ricompone, tornando a fissarmi.
 
- Si, infatti, sei pronto ad uscire da questo camerino. Prego, quella é la porta- dico indicandogli l'uscita.
 
- Ti ricordo che questo camerino é anche mio, perciò faccio quello che mi pare e di certo non mi faccio dare ordini da una ragazzina- Nel frattempo si é avvicinato sempre di più a me, sorridendo e ghignando allo stesso tempo.
 
- Senti b...ciccio- mi ricorreggo appena in tempo - Punto uno: abbiamo solo due anni di differenza, quindi ragazzina la chiami qualcun'altra, sono stata chiara?- domando puntandogli un dito contro.
 
- Sto tremando di paura- Sorride e fa un altro passo verso di me.
 
- Punto due: non ho nessuna intenzione di spogliarmi davanti a te, quindi, con permesso, me ne vado in bagno- dico sorridendogli vittoriosa e sbattendo la porta del bagno.
Lo sento ridere e lanciarsi su quella che penso sia la mia poltrona. Ma che ha tanto da ridere? Scemo. Gliel'ho appena fatta e sghignazza divertito. Mah, vallo a capire.
 
Mi svesto velocemente ed indosso il vestito. Praticamente ha tutta, e dico tutta, la schiena scoperta ed il vestito mi arriva appena sotto il sedere. Uno splendore. 
Alla fine non sarebbe nemmeno brutto, é nero e con delle perle bianche sulle spalle ed introno all'enorme scollatura. L'unico problema é, appunto, l'esagerata scollatura.
 
Ripiego la mia roba e faccio pressione sulla porta per uscire. Peccato che questa non si muova.
Oh per tutti i cavoletti del mondo! Mi ero completamente dimenticata che la porta era rotta, e ora ci sono rimasta bloccata dentro...ecco perché quello scemo rideva! Maledetto! Potevo anche dirmelo! 
 
- Nick?- lo chiamo battendo sulla porta. 
Fede non farti prendere dal panico, stai calma. Va bene che in questo bagno non c'è nemmeno una finestra, ma stai tranquilla. Non morirai soffocata.
 
- Che c'è?- domanda tranquillo. Se certo, come se non lo sapesse cosa c'è!
 
- Sono rimasta chiusa dentro- dico con un filo di voce. Che umiliazione...Mi tocca anche chiedere il suo aiuto...
 
- Davvero?- continua colpito e fintamente sorpreso.
Appena esco lo ammazzo, lo giuro.
 
- Sì- rispondo cercando di mantenere la calma.
 
- Quindi che devo fare?- chiede, scommetto, sorridendo.
 
- Mi devi tirare fuori, scemo! Non voglio morire soffocata qua dentro! Ti assicuro che morire in un bagno é una fine alquanto squallida! Quindi smettila di ridere e tirami fuori! Appena esco, ti giuro, ti salto addosso e ti faccio a brandelli- sbraito fuori di me. 
Ecco che la calma é andata a farsi benedire. 
 
- Oh oh, mi salti addosso, quanta passione- commenta scoppiando a ridere ed avvicinandosi alla porta.
 
- Taci e tirami fuori- urlo in preda ad una crisi isterica. 
Ride e comincia ad armeggiare con la porta.
 
- Ce la fai?- chiedo in apprensione. 
 
- No, rimarrai chiusa lì dentro per sempre suppongo...anzi, no, ne sono sicuro- risponde ridendo. Gli pare questo il momento di scherzare? Io me la sto facendo addosso e lui ride.
 
- Scemo- dico solo, facendomi scivolare per terra.
 
- Allontanati dalla porta il più possibile- mi ordina cambiando tono si voce. Se prima scherzava, adesso é piuttosto serio.
Senza fare domande, faccio come mi ha detto andando a mettermi il più attaccata possibile al muro.
 
- Fatto- dico preparandomi al peggio.
Chiudo gli occhi e sento un botto impressionante moooolto vicino a me. 
Apro un occhio e noto che la porta é completamente staccata e riversata sul water.
Cavolo, l'ha sfondata!
 
Mi avvicino all'uscita e mi trovo davanti a Nick che si sta passando una mano fra i capelli.
 
- Ti sei fatto male?- chiedo guardandolo negli occhi.
 
Alza un sopracciglio - Assolutamente no, ho solo tirato un calcio, mica l'ho sfondata a spallate- 
 
- Meno male- dico sospirando - E comunque tu lo sapevi che ero rimasta chiusa dentro, non potevi fermarmi prima che entrassi?- domando andando verso il tavolo per indossare le scarpe.
 
- Non volevo privarmi del momento in cui ti saresti resa conto di esserci rimasta chiusa- risponde facendo spallucce e voltandosi a guardarmi.
 
Faccio una smorfia e mi siedo sulla poltrona per infilare queste dannate scarpe col tacco. Ma abiti e scarpe più comode no? 
Le infilo e finalmente sono pronta per andare sul set.
Non so per quale motivo, ma mi volto a guardare il diavolo che sta bellamente osservando la scollatura sulla mia schiena. 
Poi, per un attimo o più, non so, i nostri occhi s'incrociano e restiamo incatenati l'uno nello sguardo dell'altra.
 
- Dobbiamo andare- dico interrompendo il nostro contatto visivo ed alzandomi dalla poltrona.
Il diavolo annuisce ed esamina ogni mio movimento senza staccarmi gli occhi di dosso. Maniaco.
 
Vado alla porta e la apro uscendo per prima. 
 
- Ah, stavo quasi per dimenticare, grazie- gli dico una volta essere arrivati sul set.
 
- Ti avrei lasciata lì dentro, ma urlavi talmente tanto che mi avrebbero scoperto- Ghigna e gli pesto un piede, accidentalmente, si intende.
 
- Ahia- si lamenta ritraendo il piede. 
 
- Ops, scusa, non volevo, te lo assicuro- mi scuso facendo gli occhi da cerbiatto ed incrociando le mani. 
Solleva un braccio colpendomi la testa col gomito e sorride.
 
- Ahia- mi lamento tastandomi il punto dolorante.
 
- Ops, scusa, non volevo, te lo assicuro- Lo ammazzo! Ha superato il limite di pazienza che mi ero imposta di avere!
 
Avvicina il suo viso al mio dirottando, poi, verso il mio orecchio - Occhio per occhio, dente per dente, no?- domanda sorridendo.
Maledetto! Aaaaaaa, gli strapperei tutti i capelli.
 
- Ragazzi siete pronti?- ci richiama il fotografo. 
Annuisco fulminando quel pover'uomo con lo sguardo. 
 
- Allora cominciamo, bene: Fede mettiti di spalle, bisogna far vedere il vestito, però tieni lo sguardo rivolto verso di me, capito? Di spalle, ma volta la testa per guardarmi. E tu Nick stalle accanto, in qualsiasi posizione tu voglia, fai te- comincia il fotografo pazzo.
 
Gli dò le spalle voltandomi però a guardarlo. Il diavolo, si mette al mio fianco, incrocia le gambe mettendosi le mani in tasca e solleva la testa, tenendo però lo sguardo puntato nell'obbiettivo. Devo ammettere che é davvero bravo, a me non sarebbe mai venuta in mente una posizione del genere...
 
- Fermi così, perfetti- Scatta qualche foto e poi ricomincia ad impartire ordini - Ora, Fede girati verso Nick e tu Nick verso di lei. Devi abbracciarla, portando le mani sulla sua schiena. Tu Fede solleva la testa per guardarlo e metti le mani sulle sue spalle. Chiaro?- Come no, chiarissimo...che devo fare? Ok, andiamo per gradi.
 
Mi giro verso il diavolo ed il diavolo verso di me. Bene e ora che facciamo? Nick si avvicina a me portando le mani sulla mia schiena nuda e stringendomi a lui. Cominciamo proprio bene.
Sollevo lo sguardo incontrando i suoi occhi ed infine porto le mani sulle sue spalle.
 
- Più vicini- Questo fotografo un giorno o l'altro lo faccio fuori.
Il diavolo sorride ed aumenta la presa sulla mia schiena facendo scontrare il mio corpo col suo. 
 
- Ok, perfetto, Fede però non devi guardare male Nick, fai uno sguardo normale- mi riprende il fotografo. 
Il diavolo si trattiene dal ridere e sorrido anch'io, ma solo per convenienza...
 
- Ok, fermi- ordina cominciando a scattare una dozzina di foto. 
 
- Bene, ora rimanete pure così, ma cambiate un po', fate voi- Come fate voi? Io non so da che parte sbattere la testa. 
 
- Alza la testa- mi ordina il diavolo con una gentilezza da far accapponare la pelle.
 
- Perché?- chiedo aggrottando la fronte.
 
- Tu fallo e basta- taglia corto. Lo fulmino e faccio come mi ha detto. É inutile starci a discutere.
Guardo il soffitto quando sento qualcosa di umido accarezzarmi il collo. Sgrano gli occhi e mi si blocca il cuore non appena mi rendo conto di cosa sia quel qualcosa.
 
- Che stai facendo?- domando con un filo di voce. 
Mi sfiora la clavicola con la punta del naso e sospira pesantemente.
 
- Sto lavorando. Quando i fotografi ti dicono di fare quello che vuoi significa che devi entrare più in contatto possibile con quello che sta lavorando con te- spiega ritornando a posare le labbra sul mio collo.
 
- Perfetti, era proprio quello che volevo- esulta il pazzo cominciando a scattare.
Nick sorride sul mio collo e mi viene da ridere anche a me. 
 
- Bravi, ora cambiamo, su fate finta di baciarvi, dovete essere molto vicini. Questo vestito si chiama Passion e noi dobbiamo farla vedere, su forza- Cheeeeeeee? Ciao, é stato bello, ma adesso si sta superando il mio livello di sopportazione. No, questo proprio no.
 
- Non essere così tesa- mi riprende il diavolo.
 
- Ti sembro tesa? Strano, perché sono assolutamente a mio agio...davvero molto strano- dico sarcasticamente e portandomi una mano sotto al mento.
 
- Non dobbiamo baciarci, quello farebbe impressione anche a me, dobbiamo fare finta- sottolinea ghignando. 
Lo fulmino con lo sguardo e gli tiro, casualmente, un pizzicotto sul fianco. 
Ride e, dopo aver alzato un braccio, mi colpisce nuovamente la testa con il gomito.
 
- Ops- ghigna trattenendosi a stento dal ridere.
Riporta la mano sulla mia schiena e spazza via quei miseri centimetri che ci dividevano.
 
- Ora facciamo questa cosa e finiamola- dice sorridendo della mia espressione supplichevole.
 
- Ok, va bene, é per lavoro, no? Quindi ci vuole professionalità, ok, sono pronta- mi rassicuro fra me e me. 
Alzo lo sguardo sul suo che sorride, e mi avvicino lentamente al suo viso.
Sorride un'ultima volta e poi cambia espressione avvicinando il suo viso al mio.
La cosa strana é che non stacchiamo gli occhi l'uno dall'altra. Cioè, non so se sia normale, ma io ho gli occhi puntati nei suoi e lui nei miei.
Quando manca qualche centimetro a dividere le nostre bocche, mi blocco aspettando che quel pazzo faccia le foto. 
Nick invece continua ad avvicinarsi stringendomi ancora di più contro il suo corpo e fermandosi solo quando ci sono all'incirca tre millimetri a dividerci. Ora sì che mi sento meglio!
 
- Ok, fermi- sussurra il fotografo, probabilmente per non rovinare l'atmosfera - Fede schiudi le labbra come Nick- mi riprende poi.
 
Perfetto! Schiudo lentamente le labbra ed il mio cuore comincia, inavvertitamente, ad aumentare i battiti. Sento il respiro del diavolo farsi più accelerato, o forse é solo una mia impressione. L'alito fresco di Nick mi invade la bocca solleticandomi la lingua e facendo impazzire il mio cuore già duramente provato. É strano che senta le farfalle nello stomaco solo per essere così vicina a lui, molto strano. Ed ancora più strano é il fatto che avrei tanta voglia di far combaciare le mie labbra con le sue, troppo strano. 
Devo essere impazzita. 
 
- Ok, abbiamo finito- ci richiama il fotografo. 
Nick chiude la bocca deglutendo e non allontanandosi di un solo millimetro da me. E devo ammettere che nemmeno io ho la forza di spostarmi in questo momento.
Poi facciamo incontrare i nostri occhi e dopo qualche attimo ci allontaniamo, lentamente, l'uno dall'altra.
Senza dire una parola il diavolo si avvicina a Jordan e prende una bottiglietta d'acqua, cominciando a berla avidamente.
Io faccio lo stesso e, mezza rimbambita, vado verso Kate. 
 
- Bravissimi, ora tesoro vai a cambiarti, oggi abbiamo fatto più tardi del solito- mi dice posandomi una mano sulla spalla.
Le sorrido e dopo averla salutata, volo verso camerino. 
Sono ancora tutta rintontita per l'incontro estremamente ravvicinato che ho avuto con Nick. Non capisco, poi, come mi sia venuta voglia di baciarlo. 
Sicuramente era dovuto al fatto che fatto che fossimo troppo vicini, però... 
 
Senza rendermene conto sbatto la faccia contro la porta chiusa del camerino, rimbalzando per terra.
Ero talmente presa dai miei pensieri che non mi sono nemmeno resa conto di essere arrivata.
Sento qualcuno ridere alle mie spalle e mi alzo da terra, ancora più intontita di prima.
 
- Smettila di ridere- sbotto tastandomi il naso dolorante.
Il diavolo continua a ridere ed entro nel camerino, sorridendo anch'io. Certo che sono proprio scema...oh mamma mia, se comincio così...
 
- In effetti é difficile da vedere una porta chiusa- gira il dito nella piaga quello scemo.
Continuando a ridere si chiude la porta alle spalle e sprofonda a sedere sulla mia poltrona.
 
- Non ci avevo fatto caso- confesso sentendo qualcosa di umido uscire dal naso. 
Tolgo la mano e sbianco. Sangue. 
Oh. Mio. Dio. Ora svengo. O vomito. Dipende. 
Sono una di quelle persone che appena vedono il sangue svengono. Fin da piccola, quando mi graffiavo e non usciva nemmeno sangue, cominciavo a vomitare anche l'anima.
Mi fa impressione, il sangue é ciò che mi impressiona di più al mondo. Comincio ad indebolirmi ed infine svengo, anche se ce ne é solo una goccia. 
Posso sembrare esagerata, ma ognuno é fatto a suo modo del resto.
 
Il diavolo smette di ridere e salta in piedi, piazzandomisi davanti.
 
- Che hai? Sei pallidissima- chiede cercando di levarmi la mano da sopra il naso.
Scuoto la testa e indietreggio. 
Non voglio rivedere il sangue sulla mia mano, altrimenti svengo.
 
- Smettila di fare la bambina e fammi vedere, togli la mano- Le ultime parole le sussurra afferrando delicatamente il mio polso.
Tolgo la mano con una lentezza sfinente ed alzo lo sguardo sul suo per non vedere il sangue.
 
- Non é niente, vai a sciacquarti- mi rassicura esaminando il mio naso.
Annuisco e, silenziosa, vado in bagno...quello che ne rimane diciamo.
Apro l'acqua del lavandino e comincio a sciacquare lentamente. Appena vedo l'acqua tingersi di rosso, mi sale il primo conato di vomito. Perfetto.
 
- Che fai?- mi chiede Nick affacciandosi. 
 
- Mi viene da vomitare...non sopporto il sangue...mi fa impressione- rispondo bagnandomi la fronte e chiudendo gli occhi. 
Sento qualche rumore intorno a me, poi il rumore dell'acqua che scorre ovattato ed infine il silenzio.
 
- Vieni qua- mi chiama il diavolo afferrandomi per un polso. 
Riapro gli occhi e noto che ha un pezzo di carta igienica bagnata in mano. 
 
- Che fai?- chiedo flebilmente. 
Non risponde e mi porta nel camerino facendomi sedere su di uno sgabello, davanti allo specchio.
Poi mi solleva il volto e comincia a passare il fazzoletto bagnato sul naso.
Mi sta pulendo lui, non ci posso credere. Resto immobile e guardo i suoi occhi che sono concentrati sul mio naso.
Dopo poco sbuffa e lancia la carta igienica nel cestino. 
 
- Sei una scocciatura- commenta ghignando. 
 
- Grazie, oggi é la terza volta che ti ringrazio- constato sorridendo e riprendendo un po' di colore.
 
- Ovvio, non ne combini una giusta- Fa spallucce e si allontana cominciando a spogliarsi.
Ecco che la parte acida e presuntuosa riprende il sopravvento sul diavolo.
 
- Sei estremamente antipatico, anche quando fai qualcosa di carino- ribatto scendendo dallo sgabello e togliendomi le scarpe.
 
- E tu estremamente scema, sempre- replica ghignando e slacciandosi la cintura dei pantaloni.
 
- Non ti sopporto- sbotto piantando i piedi per terra stizzita.
 
- Allora siamo pari, se é per questo nemmeno io ti sopporto- Ghigna ancora e si toglie la camicia, guardandomi.
Ma che vuole? Che lo prenda a schiaffi? Con piacere.
 
Faccio una smorfia e comincio a sollevare il vestito, quando improvvisamente mi ricordo di non avere il reggiseno. Oggi sono veramente rimbambita. Stavo per rimanere mezza nuda davanti al diavolo. Che vergogna.
 
- No, te ne sei accorta?- sghignazza lo scemo, ridendo. 
 
- Già Mr. Simpatia, ora esci e non attaccare con la storia del camerino perché stavolta ti butto fuori a calci- lo minaccio sorridendo.
 
- Non ce ne sarà bisogno, tanto ho finito- conclude con un gesto della mano. 
Si infila i pantaloni, le scarpe ed esce chiudendosi la porta alle spalle.
Sospiro, finalmente sola. 
Tolgo il vestito e alla velocità della luce infilo il reggiseno. Anche se so di essere da sola non si può mai stare tranquilli quando si tratta di Nick.
Poi indosso i pantaloni, il golf, agguanto la borsa ed esco dal camerino, ovviamente dopo aver spento la luce. Odio lo spreco.
 
- Sei stata più veloce di quanto pensassi, sono veramente sorpreso- si congratula il diavolo, una volta essere entrati nell'ascensore.
 
- Io sono sempre veloce- sottolineo stizzita.
 
- Come no- commenta ghignando e lasciando cadere il discorso.
 
- Qualche appuntamento stasera?- domando appena siamo fuori dall'edificio.
 
- No, nessuno- risponde facendo spallucce. 
Sembra che non gliene freghi davvero nulla, impressionante.
 
- Come mai no?- domando curiosa. 
 
- Non mi andava- taglia corto e cominciando a camminare in direzione del mio campus.
Lo seguo e mi accosto accanto a lui.
 
- Te?- mi chiede all'improvviso. 
 
- Cosa io?- 
 
- Appuntamenti?- domanda portando le mani in tasca.
 
- No, cioè, appena esco da lavoro torno subito al campus per finire di studiare, quindi non ne avrei il tempo. Ma in fin dei conti non é una cosa che mi interessi poi così tanto, quindi mi va bene così- concludo stringendomi nel cappotto - Fa davvero un freddo bischero- commento accigliata.
 
- Freddo come?- mi chiede il diavolo ridendo. 
 
- Non te lo ripeterò un'altra volta, e comunque é un modo di dire che si usa a Firenze- spiego sorridendo.
 
- Ecco perché non lo avevo mai sentito prima d'ora- constata ghignando.
Gli faccio la linguaccia e sorrido a mia volta.
Entriamo nel corridoio del campus, quando sentiamo dei rumori strani provenire da qualche camera.
Nick mi afferra per un polso e mi trascina nel corridoio perpendicolare a quello dove siamo. Quello del giorno prima, insomma.
Mi schiaccia al muro e si sporge per vedere qualcosa.
 
- Ci risiamo- commenta tornando a guardarmi. 
Improvvisamente le luci vanno via e rimaniamo al buio. Riesco a vedere la figura di Nick solo grazie alle luci dei lampioni all'esterno.
La paura comincia a farsi strada dentro di me e istintivamente comincio a tremare.
 
- Che succede? Chi c'è?- domando in preda al panico.
 
- Il maniaco- risponde guardando nel corridoio. Fortunatamente si riesce a vedere qualcosa, se no sarei già morta molto prima.
 
- E...e che fa?- sussurro per non farmi sentire.
 
Due occhi verdi ritornano su di me scrutandomi - Sta cercando di aprire la tua camera- Ecco, adesso mi sento molto meglio, decisamente. Non mi poteva dare notizia più bella.
Lo vedo estrarre il telefono dalla tasca e comporre un numero.
 
- Che fai?- chiedo impercettibilmente.
 
- Chiamo la polizia- risponde ovvio. Che scema che sono! Chi chiamava se no? Mica dei suoi amici per fare tre chiacchiere.
Annuisci e mi sporgo nel corridoio per vedere la faccia di questo maniaco.
Lentamente e, con il cuore a mille, passo la testa sotto il braccio d Nick e guardo nel corridoio.
Vedo un uomo piegato per terra che sta cercando di forzare la mia porta di camera con degli strani oggetti.
Poi, ad un certo punto, appena solleva la testa per tornare ad osservare la porta, mi si blocca il cuore. Quell'uomo l'ho già visto e so anche dove.
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Eccomiiiiii, ce l'ho fatta! Ho finito di scriverlo proprio ora ^.^
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto!!!!
Siamo arrivati ad un punto cruciale, eh eh!
Sono aperti i dibattiti su chi potrebbe essere questo maniaco che verrà svelato nel prossimo capitolo.
Questione di tempo!
Nick lo adoro, non so voi ^.^ è così tenero e scorbutico, dolce e insopportabile, insomma, lo amoooooooooo!!!! Ok, stop!
Poi con Fede è così inconsapevolmente teneroneeeee!
Va beh, lascio stare se no continuo fino a domani mattina...
Alla settimana prossima! Un bacione grande grande!!!!
 
Ah dimenticavo! Questo è il vestito che Fede ha dovuto indossare!
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Capitolo 11
*** Normalità ***


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                                    Normalità


 

Vedo un uomo piegato per terra che sta cercando di forzare la mia porta di camera con degli strani oggetti. 
Poi, ad un certo punto, appena solleva la testa per tornare ad osservare la porta, mi si blocca il cuore. Quell'uomo l'ho già visto e so anche dove.
 
 
 
Mi ritraggo spaventata e guardo Nick che sta parlando alla polizia.
Non ci posso credere. É un incubo. Ricordo perfettamente dove ho visto quell'uomo, e mi ricordo, anche, che lo notai per il suo viso. Sembrava così stanco e malaticcio.
Sì, esatto, la prima volta che lo vidi avevo pensato fosse malaticcio.
A confermare i miei dubbi poi, era stato il fatto che avesse chiamato John a sostituirlo.
O forse, a questo punto, devo pensare che l'avesse chiamato per non farsi riconoscere da me. Magari sospettava che lo avessi visto.
Quella volta, al bar, mi aveva riservato solo una fugace occhiata. Una di quelle che si possono riservare a chiunque, insomma, non si era soffermato più di tanto. 
Poi si era volatilizzato nel nulla, non lo avevo più visto. Evidentemente però, lui aveva continuato a vedere me, senza che io me ne accorgessi.
Pensare di essere stata a pochi metri di distanza da quell'uomo mi fa venire i brividi.
E adesso lo trovo, addirittura, che sta cercando di forzare la mia porta.
 
Nick riporta il telefono in tasca e si sporge nuovamente nel corridoio.
Anche lui é agitato, lo sento. E chi non lo sarebbe? Quel pazzo ha pure tagliato le luci facendo rimanere tutto il campus al buio. 
Riporta lo sguardo su di me e si avvicina al mio viso per parlare il più piano possibile. 
 
-Vanno chiusi i portelloni di uscita, se no quel pazzo ci scappa un'altra volta, dove sono gli altri?- mi domanda flebilmente. 
 
- Uno é quello da dove siamo entrati, un altro é nel corridoio qui vicino e l'ultimo é vicino al maniaco. Poi ce ne sono degli altri, però sono dentro l'università- spiego cercando di regolarizzare il mio respiro. 
 
- Quanto é vicino quel portellone al manico?- 
 
- Abbastanza, praticamente sarebbe in questo corridoio qua accanto- Lo indico con la mano- Però questo corridoio é collegato al mio da un piccolissimo raccordo che sbuca proprio davanti alla mia camera, quindi, anche se a distanza, passeresti comunque dietro il maniaco- So di essere stata poco chiara, anzi, mi sono capita poco anche io, però, in una situazione simile e con il cuore a mille, é il massimo che io riesca a fare.
 
- Non ho capito niente- Appunto, me lo aspettavo.
 
- Non ti preoccupare quello lo chiudo io, tu fai quello di là- dico indicando l'altro portellone, già visibile dalla nostra postazione.
Sguscio da sotto il suo braccio che è appoggiato al muro, accanto alla mia testa, e mi avvicino all'altro corridoio.
Neanche due passi che mi sento afferrare per il polso e strattonare indietro.
 
- Tu non vai da nessuna parte- sibila facendomi indietreggiare, fino a riavvicinarmi a lui.
 
Mi volto a guardarlo sorpresa - E chi lo chiude quello, scusa? Sono molto più pratica io di questo posto, quindi é meglio che lo chiuda io- dico abbassando, il più possibile, il tono di voce.
Resta a guardarmi per qualche istante, sembra che ci stia pensando...
 
- Scordatelo, vado io. Tu sbadata come sei, saresti capace di farti beccare subito -commenta, acido come sempre - Stai ferma qua, vado a chiudere prima quello meno pericoloso, poi faccio l'altro- conclude allontanandosi e voltandosi a lanciarmi un'occhiata perentoria.
 
Se certo, come no. Lenta lenta e zitta zitta, vado nel corridoio accanto e comincio a percorrerlo fino a che non giungo alla parte aperta, da cui é visibile la mia porta. 
Sporgo la testa e vedo il maniaco ancora intento ad armeggiare con la serratura.
Prendo un grande respiro e corro velocissima e silenziosa dall'altra parte. 
Ricomincio a respirare solo quando mi rendo conto che il maniaco non si é accorto di niente. E la prima é scampata.
Arrivo al portellone e lo chiudo a modo, cercando di fare meno rumore possibile.
Poi ritorno al punto cruciale. Ok, adesso basta solo un'altra corsetta e sono salva, per quanto possa esserlo.
Sto per mettere un piede avanti, quando vedo Nick notarmi con la coda dell'occhio e avvicinarsi furioso.
 
- Cosa ti avevo detto? Sei sorda o cosa?- sbraita a bassissima voce, una volta essere arrivato dalla parte opposta alla mia.
 
- Sta' zitto- dico passandomi un dito davanti alla bocca - Ora devo ripassare, perciò non fare rumore- 
Prendo un altro grande respiro e corro velocissima verso Nick. Lo raggiungo e mi afferra per un polso, riportandomi alla nostra postazione di partenza.
 
- Visto ce l'ho fatta?- dico sorridendo beffarda.
 
- Sì, hai corso con la grazia di un ippopotamo, ma ce l'hai fatta- risponde dando, ovviamente, un tocco di acido alla sua frase.
Faccio una smorfia e sporgo la testa nel corridoio appena sento la serratura della mia porta scattare. É riuscito ad aprirla. Accidenti. 
Mi rallegro e lascio un sospiro di sollievo non appena sento le sirene della polizia sempre più vicine. Finalmente l'incubo é finito.
L'uomo esce frettoloso dalla mia camera, raccatta le sue cose da terra e corre verso il portellone che ho appena chiuso. 
Intanto la polizia é entrata dall'unica porta lasciata aperta da Nick e alcuni uomini stanno correndo verso parti diverse, suppongo, per accerchiare il maniaco.
Un uomo, armato da capo a piedi, si avvicina a noi e ci domanda il nostro stato di salute o se riportiamo delle lesioni lievi o gravi che siano. Infine si congratula e si allontana insieme ai suoi uomini ed al maniaco.
 
- É tutto finito?- chiedo a Nick, una volta rimasti soli.
 
- Già- risponde semplicemente e rilasciando un sospiro di sollievo.
Urlerei di gioia, finalmente si torna alla normalità.
Appena ritorna la luce mi avvicino alla mia porta di camera e guardo dentro.
Fortunatamente é abbastanza intatta, dal momento che é subito arrivata la polizia. 
 
- Alla fine é andato tutto bene- dico sorridendo felice e voltandomi a guardarlo.
 
- Grazie a me, ovviamente- risponde il diavolo, sorridendo beffardo.
 
- Modesto. Comunque sì, lo ammetto, io non avrei saputo che fare, quindi grazie- Sono troppo felice per potergli rispondere male e cominciare una discussione. 
 
Fa spallucce, mi guarda per qualche istante, scrutandomi, ed infine, senza proferire parola, si avvicina all'uscita - Ci si vede domani, 'notte- Ma che modi! A quanto pare é allergico alla buona educazione.
 
- Buonanotte Nick- gli urlo dietro prima che sparisca dalla mia vista. 
Felice come una pasqua, mi chiudo la porta alle spalle e mi lancio sul letto esausta, in attesa del ritorno di Cristy e Ryan.
 
 
Mi sveglio con un grandissimo dolore al collo e mi rigiro nel letto. 
Non appena Cristy e Ryan erano tornati, la sera prima, avevo raccontato loro tutto. 
Entrambi si erano poi, maledetti più volte per non essere tornati prima e avermi protetta.
Alla fine avevo raccontato anche della presenza di Nick e del suo fondamentale aiuto.
Da lì Cristy aveva cominciato a farsi filmini mentali, irrimediabilmente. 
Ryan, invece, si era voluto tirare fuori da quei discorsi, e lo avrei fatto anche io se solo Cristy non mi avesse arpionata e trattenuta fino a farmi raccontare come Nick mi avesse "salvata". 
Alla fine, poi, eravamo andati tutti a dormire, felici e rilassati come non lo eravamo da tempo.
 
Mi alzo e volo in bagno per farmi una bella doccia rilassante, con tanto di capelli, dato che ci sono. 
Mi sento felice, estremamente felice. Il bello é che non so nemmeno perché, certo, sono contenta che tutta la storia del maniaco sia finita, però non é solo per quello che sono così allegra. Comunque meglio così.
 
Finita la doccia, mi vesto, e stavolta, non so perché, sto particolarmente attenta a ciò che indosso. Non sono mai stata una di quelle fissate con gli abbinamenti o un'accanita seguace della moda, anzi, tutto il contrario. Però stavolta, ho voglia di scegliere con cura i vestiti. Apro l'armadio e dopo aver scrutato a lungo, opto per un golf marrone semplice, ma carino, dei pantaloni beige ed infine degli stivali senza tacco. 
Perfetto, neutrale, ma comodo.
Ritorno in bagno per asciugarmi i capelli e far ritornare i miei amati boccoli. 
 
Dopo una mezz'ora buona ho finito di asciugare i capelli e comincio a vestirmi.
Per concludere indosso dei grossi orecchini, abbinati al golf, ed esco dal bagno.
 
- 'Giorno Fede- mi saluta Cristy ancora assonnata.
 
- Buongiorno Cris, puoi usare il bagno tanto ho finito- la avverto prendendo la borsa con i libri e salutando con la mano Ryan che si é appena svegliato.
 
- Grazie Fede- riesce a dire fra uno sbadiglio e un altro.
Sorrido ed esco dalla stanza per andare a prendere la colazione. 
Arrivo nella mensa e mi metto in coda alla cassa. Noto che sono tutti più ilari e tranquilli. Probabilmente perché hanno avuto la buona notizia che il maniaco é stato arrestato. 
Infatti, ora che ci faccio caso, molta gente é tornata a mangiare ai tavoli senza dover portare per forza la colazione in camera. Finalmente la normalità.
Al mio turno prendo tre cornetti al cioccolato, due cappuccini ed un bicchiere di latte fresco che bevo lì per lì, tutto d'un sorso.
Torno in camera, poso la colazione di Cristy e Ryan sulla scrivania ed infine esco di corsa per recarmi a lezione. Siamo davvero tornati alla normalità, infatti sono nuovamente in ritardo, come sempre.
 
 
Alle due e un quarto, cioè in ritardo, sono davanti all'edificio A&G.
Entro velocemente e mi catapulto al quarto piano per andare direttamente in sala trucco.
 
- Eccoti splendore, come stai?- mi chiede Alfonso sventolando un fazzoletto e poi soffiandosi il naso.
 
- Bene, grazie Alfonso. Tu, invece? Ti senti male?- gli chiedo sedendomi sulla poltroncina e guardandolo dallo specchio.
 
- Cara, mi é venuto questo raffreddore terribile. Credo anche di avere qualche linea di febbre, ma non potevo mancare proprio oggi- spiega soffiandosi ripetutamente il naso.
Lo guardo stranita. Perché proprio oggi? Non capisco cosa ci sia di nuovo.
 
- Perché?- chiedo, dando voce ai miei pensieri.
 
- Oggi lavorerete con altri due modelli famosi, non lo sapevi tesoro?- mi domanda quasi sconvolto e afferrando una matita nera.
Scuoto la testa in senso di diniego. Kate non mi ha detto nulla, e nemmeno Nick credo ne sapesse qualcosa.
 
- Povera piccola, meno male che ci sono io. Comunque- comincia abbassandosi fino al mio orecchio - Anche se quella modella é più famosa di te, ti assicuro che rimani tu la mia preferita e anche la più bella, a mio parere, si intende- Sorride e comincia a truccarmi.
 
- Grazie Alfonso, sei troppo gentile- lo ringrazio chiudendo gli occhi e sorridendo.
 
- Oh amoruccio non mi devi ringraziare, ho detto solo quello che pensavo- conclude scoppiando a ridere e ritornando a soffiarsi il naso.
Rido anche io ed infine, mi abbondano alle sue mani e a quelle di Brigitte.
 
Stavolta ho fatto prima del solito, dopo due ore di trucco e parrucco sono già nel mio camerino.
L'unica differenza é che non c'è Nick. Dal momento che hanno riparato tutti i camerini, il diavolo é tornato nel suo, giustamente.
Non capisco allora perché mi sento così...sola. É strano entrare e non trovarlo a sedere sulla mia poltrona bianca. Ed ancora più strano é il fatto che io senta la sua mancanza.
Pazza, pazza e pazza.
Decido di non perdere altro tempo e comincio a cambiarmi indossando i vestiti necessari per il set. 
La cosa positiva é che potrò farmi una nuova amica. Sono davvero curiosa di conoscere questa modella. 
 
Infilo i vestiti in fretta e furia ed esco dal camerino, dopo aver dato una fugace occhiata allo specchio. Alfonso trucca davvero che é una favola. Sembra quasi che la forma dei miei occhi sia più allungata, diciamo, più ad egiziana, per rendere l'idea. E soprattutto mette in risalto il colore dei miei occhi: marroni con delle sfumature verdi. 
In fin dei conti é trucco estremamente leggero, ma che colpisce.
 
Esco dal camerino e vado nella sala dove é allestito il set. Appena entro noto un certo trambusto e vedo Nick che sta parlando con Jordan. Non mi spiego come il diavolo possa apparire bello, dannatamente bello, in ogni situazione, sono sicura che anche se indossasse un sacchetto di pezza sarebbe estremamente affascinante.
Si volta ed incontra il mio sguardo, quando Kate mi si para davanti, interrompendo il nostro contatto visivo.
 
- Fede, allora sappi che lavorerai con altri due modelli oggi, e anche nei giorni a venire. Vieni che te li presento- Mi prende per un braccio e mi accompagna dai due famosi modelli.
Noto una ragazza alta e bionda, di spalle, e accanto a lei un ragazzo ancora più alto e dai capelli castano scuro.
 
- Tess, Paul- li chiama Kate facendoli voltare a guardarmi.
La ragazza, che a quanto pare si chiama Tess, é davvero bella. Non so con quale coraggio Alfonso avesse potuto dire che io sono più bella. Ma dove? 
Il ragazzo, poi, niente da dire, un gran bel figliolo. Ha due occhi azzurri perforanti e bellissimi, ma niente in confronto a quelli di Nick....ehi, che sto dicendo? Pazza, pazza e pazza. 
La ragazza mi guarda con i suoi occhi grigi- verdi e poi, con un gesto quasi altezzoso, porta indietro i capelli.
 
- Piacere, sono Federica- dico porgendo la mano che viene stretta dal ragazzo.
 
- Io sono Paul Benson, il piacere é tutto mio- Sorride e mi lascia la mano. Oh, in fatto di gentilezza e buona educazione non c'è che dire. Il contrario di Nick, l'esatto opposto. Ma perché continuo a pensare al diavolo? Proprio non lo capisco.
 
Porgo la mano anche alla ragazza che però non la stringe. Non riesco a comprendere che problema abbia.
 
- Io sono Tess Tyler- dice, infine, incrociando le braccia al petto e sbuffando. 
Cosa avevo detto? Che non vedevo l'ora di conoscerla? Pura eresia. Questa é una serpe avvelenata. 
 
Faccio un sorriso di circostanza e poi li lascio andando da Nick. Ho bisogno di volti familiari. Appena lo raggiungo sbuffo e mi sistemo una ciocca di capelli sfuggita al mio controllo.
 
- Che c'è?- chiede sorridendo, divertito della mia espressione scocciata.
 
- Non la sopporto- Arrivo subito al dunque, senza troppi termini.
Sorride e guarda la serpe che sta facendo la gallina con Paul. Poi ritorna con lo sguardo su di me e ghigna.
 
- É una gran bella...- 
 
- Insolente, sì hai proprio ragione- dico interrompendolo e battendo furiosamente un piede a terra.
 
Ride - Veramente stavo dicendo che é una gran bella ragazza- mi riprende ghignando. 
Vuole farmi imbestialire? Ci sta riuscendo benissimo. 
 
- Bella é bella, ma anche antipatica, altezzosa e insolente, in poche parole una serpe- concludo stizzita e fulminandolo con lo sguardo.
Non capisco perché sia così divertito da questa situazione, io non ci trovo niente da ridere.
 
- Io la trovo simpatica- se ne esce fuori sorridendo.
 
- Certo, con te fa la gallina- ribatto facendo una smorfia. 
Si avvicina al mio viso senza che io nemmeno me ne accorga e porta le labbra vicine al mio orecchio.
 
- Gelosa?- sussurra facendomi sgranare gli occhi.
 
- Assolutamente no, ti ho solo spiegato perché tu la trovi simpatica. Non metterti in testa strane idee- lo ammonisco scandalizzata.
Io gelosa? Ma nemmeno un po'. 
 
Fa spallucce e sorride - Come vuoi- Non capisco il suo sorriso, c'è qualcosa dietro che non riesco a scorgere. 
 
- Ragazzi cominciamo, siamo pronti- ci richiama il fotografo. 
Fuoriesco dai miei pensieri e vado insieme a Nick sul set. La serpe e Paul si avvicinano anche loro e ci posizioniamo tutti e quattro l'uno accanto all'altro. 
Sembriamo i fantastici quattro.
 
- Ok, cominciamo a scattare, bene, oggi, pose a piacere, muovetevi come più preferite e interagite fra di voi, chiaro?- Bene, pose varie. Quindi questo significa che devo comportarmi come con Nick il giorno prima? Lui aveva detto che quando dicono pose a piacere, bisogna fare...cioè, entrare più in contatto possibile con l'altro.
Oh mio Dio. Che faccio? Mi strappo i capelli. 
 
- Nick?- lo chiamo a bassissima voce e avvicinandomi a lui.
 
- Dimmi scocciatura- Ghigna e si volta a guardarmi. 
Scocciatura? Scocciatura io? Probabilmente é stato morso dalla serpe. Come si permette?
 
- Senti, Mr.Simpatia, pose libere significa che...che dobbiamo metterci come l'altra volta?- chiedo imbarazzata e sfregandomi le mani.
 
- Non sempre significa quello. Adesso muoviti liberamente, fai come Tess- dice infine indicando con il pollice la serpe. 
Tess? L'ha chiamata per nome? Ora che ci faccio caso a me non mi ha mai chiamata per nome, mai. Perché mi dà fastidio? E nemmeno poco, tra l'altro, ma parecchio.
Faccio una smorfia e comincio a mettermi in pose diverse. Mi dà sui nervi il suo atteggiamento, non capisco perché stia dalla parte di quella serpe avvelenata.
 
- Continuate così, interagite un po' fra di voi magari- consiglia il fotografo continuando a scattare.
Vedo Paul avvicinarsi a me e superare Nick. 
 
- Federica, giusto?- mi domanda parandomisi davanti.
 
Sorrido - Esatto...Paul, vero?- domando, anche se ricordo perfettamente il suo nome.
Annuisce e si mette in posa, sorridendo. Poi ritorna con lo sguardo su di me e porta le mani dietro la testa.
 
- Facciamo qualche posa insieme?- mi chiede gentilmente. 
Annuisco con la testa. Finalmente qualcuno che si degna di aiutarmi, non come quel caprone che nel frattempo mi sta fissando. Che ha da fissare? Se ne stia con "Tess" lui.
 
Senza che me ne sia accorta, Paul si é posizionato alle mie spalle e mi ha cinto i fianchi con le mani. 
 
- Bravi, fermi così, Norman accendi il ventilatore e puntaglielo addosso- ordina poi, ad un uomo lì vicino.
Norman afferra quella specie di ventilatore e lo accende, posizionandolo a pochi metri di distanza da noi.
 
Sento un getto di aria calda scontarsi contro il mio viso e farmi muovere, lentamente, i capelli. Niente di più piacevole.
Sento scattare al fotografo qualche foto e, non appena ha finito, mi allontano da Paul, liberandomi dalla sua presa. 
Mi fa un certo effetto farmi sfiorare da un altro ragazzo che non sia Nick, e non so perché.
Di male in peggio.
 
Noto con la coda dell'occhio che Nick mi sta fissando e poi torno a mettermi in posa, da sola stavolta.
 
- Sei molto brava, per essere alle prime armi- mi dice Paul accostandomi accanto a me e guardando l'obbiettivo. Ma questo qui da dove spunta? Mi sembrava si fosse allontanato...
 
- Oh grazie, ma ti assicuro che non sono niente di particolare, anzi, una frana. É Nick molto spesso ad aiutarmi- Brava scema! Dì pure che é tutto merito del caprone, che bella figura.
Questo bravo ragazzo ti viene a dire che sei brava e tu, da completa scema quale sei, gli dici che é tutto merito di quell'antipatico. Applauso. 
 
- Sì, ma poi il talento é tuo- ribatte sorridendo e passando una mano dietro la testa.
 
- Grazie- dico solo, sorridendo e mettendomi in posa.
 
- Figurati, ho solo detto la verità- conclude elargendo il millesimo sorriso della giornata.
 
Con mia grande sorpresa, vedo Tess la serpe avvicinarsi e mettersi accanto a me.
Incredibile. Quale forza anomala l'ha fatta avvicinare così tanto a me? Forse non é poi così antipatica come sospettavo, magari, é solo timida e quindi si é rivolta a me in quel modo scorb....
 
- Spostati, intralci- Cosa odono le mie orecchie? Ritiro tutto quello che ho pensato, eh no cara, buona sì, ma stupida no. Chi si sente d'essere questa qui?!
 
- Perché non facciamo qualche foto insieme?- le chiedo, provando l'ultima spiaggia.
Sembra pensarci, poi si fa più vicina.
 
- Ok- Sento le campane. Oh, la sto già rivalutando. Ha detto di sì, incredibile.
Contenta come una pasqua, mi accosto a lei e la vedo poggiare un braccio sulla mia spalla per poi guardare l'obbiettivo. Guardo anche io l'obbiettivo e il fotografo ci scatta qualche foto insieme. 
 
- Brave, siete venute benissimo- ci fa sapere il fotografo - Ora voglio una posa diversa di tutti e quattro, fatevi più vicini- ordina facendoci segno di stringerci.
 
Tutti quanti ci avviciniamo e ci mettiamo in pose diverse. Adesso sì che sembriamo i fantastici quattro. Identici.
 
- Bene, abbiamo finito per oggi, continueremo domani- si congeda il fotografo, avvicinandosi al regista.
Libero un sospiro di sollievo e volo da Kate, quando vengo fermata dal fotografo.
 
- Fede, questa é la foto che ti avevo fatto, quella del primo piano da sola. Eccotene una copia, mi sembrava giusto fartela avere, anche perché é venuta molto bene- spiega porgendomi un rotolo di carta.
 
- Grazie mille- esulto, abbracciandolo di slancio, senza pensarci.
 
Ride - Oh, per così poco, del resto la foto é tua- conclude sciogliendo il mio folle abbraccio.
 
- Grazie mille, comunque, a domani, buona serata- lo saluto allontanandomi tutta sorridente.
Praticamente giungo da Kate trotterellando come Heidi sui monti.
Kate si congratula con me ed infine mi lascia tornare in camerino.
 
Mi rivesto in fretta e furia e poi esco per andare all'ascensore, dove trovo Nick, come sempre.
 
- Fa' vedere- dice indicando il rotolo che ho in mano con il mento.
Lo srotolo e guardo anche io la foto. Non c'è male, é molto bella. Quell'uomo é bravissimo a scattare foto. É riuscito a far apparire bella anche me.
 
- Non male, vero?- gli domando guardandolo sorridente.
 
-Te l'avevo detto che eri venuta decentemente- risponde, entrando nell'ascensore e pigiando il pulsante per andare al piano terra.
 
- Non aspetti Tess la serpe?- domando a bruciapelo e con un tono di voce leggermente alterato. 
 
Si volta a guardarmi per un istante sorridendo, poi ritorna con lo sguardo sulle porte dell'ascensore - Non mi interessava- risponde semplicemente, facendo spallucce.
 
- Ah...uhm, capisco- Perché sono così sollevata? Insomma, se voleva uscire insieme con quella serpe a me non sarebbe interessato affatto. Non sono affari miei del resto. Già, proprio così.
 
Usciamo dall'edificio in silenzio, e senza proferire parola Nick comincia a camminare verso il mio campus. Mi accompagna anche stasera? Strano, molto strano. Pensavo che finita la storia del maniaco avrebbe smesso di accompagnarmi...
 
- É solo perché non ho nulla da fare- dice improvvisamente, come se avesse intuito il filo dei miei pensieri.
 
- Ah, sì, me lo immaginavo. Niente appuntamento stasera?- domando curiosa.
 
Scuote la testa - Se dovessi uscire con tutte le ragazze che me lo chiedano, non avrei un minuto libero nella giornata- Ma che modestia...sono estremamente colpita.
 
- La tua modestia fuoriesce da tutti i pori. Infatti, la prima volta che ti ho visto mi sono detta " sì, questo é proprio un ragazzo modesto, si vede dalla faccia, ma soprattutto dai modi"- ammetto, scoppiando a ridere.
 
- Davvero divertente. Guarda che molti pagherebbero per avere anche solo una foto insieme a me, non sottovalutare il mio fascino- Sorride e si porta le mani in tasca.
 
- Allora questa gente ha voglia di sprecare i soldi- dico sconvolta e prendendolo in giro.
 
- Ammetti che hai i miei poster nascosti dentro l'armadio, non nasconderlo, é normale- Fa spallucce e sorride. 
 
- Hai proprio fatto centro. Vedessi quanti tuoi poster ho nascosto, uno lo tengo sempre sotto il mio cuscino, sai, per fare bei sogni- continuo scherzando e ridendo.
 
- Me lo immaginavo- dice ridendo anche lui. É ancora più bello quando ride e si diverte.
Resto un attimo imbambolata a guardarlo, poi, appena incontra i miei occhi, sposto lo sguardo come scottata.
 
- Forse Tess non é poi così antipatica, forse dovrei conoscerla meglio- dico, dopo qualche minuto. 
 
- Fa' come ti pare, io trovo solo che sia una bell...-
 
- Sì, sì, ho capito, me l'hai già detto- lo interrompo infastidita - Possibile che tu ragioni solo dal bacino in giù? Disgustoso- Faccio una smorfia schifata e lo sento ghignare.
 
- La gelosia é una brutta bestia- commenta sorridendo ed entrando nel corridoio del campus.
 
- E di cosa dovrei essere gelosa, di grazia?- domando, alzando un sopracciglio e voltandomi a guardarlo.
 
Sorride e fa un passo verso di me - Forse perché...- Un altro passo ancora. 
 
Si abbassa fino ad arrivare con il viso alla mia altezza ed infine dirotta verso il mio orecchio- Perché ho apprezzato molto il suo aspetto fisico e con te questo non é mai successo- sussurra sfiorando, accidentalmente, suppongo, il mio orecchio con le labbra.
 
Mi allontano alzando un sopracciglio - Per così poco dovrei essere gelosa? Perché fai apprezzamenti sul suo aspetto esteriore e a me non ne hai mai fatti? Illuso, non sono quel genere di persona che ha bisogno di sentirsi appezzata dagli altri. 
Ritengo che le donne che hanno cambiato il mondo non abbiano mai avuto bisogno di mostrare niente, se non la loro intelligenza- concludo incontrando il suo sguardo. 
 
- Bella filosofia di vita- approva incrociando le braccia al petto.
 
- Grazie- taglio corto, offesa. 
 
Rimaniamo per qualche minuto in silenzio, io con lo sguardo puntato sul pavimento, come se fosse estremamente interessante, e lui appoggiato al muro.
 
- Ti sei offesa?- domanda, spezzando il silenzio.
 
- No- mento spudoratamente. Si vede lontano un miglio che sono arrabbiata e stizzita, fino al midollo.
 
- Davvero? Io non direi- commenta abbassando la testa per incontrare il mio sguardo.
Lo alzo e punto i miei occhi nei suoi che sembrano scrutarmi anche l'anima.
 
- Forse un pochino- ammetto incrociando le braccia al petto, stizzita.
 
Sorride - Aspetti che ti chieda scusa?- domanda appoggiando anche la testa al muro.
 
- No, tanto so che non lo diresti mai- 
 
- Scusa- Shock. Aspetta, cosa odono le mie orecchie? Ha detto scusa o me lo sono sognata?
Alzo la testa di scatto ed incontro i suoi occhi. 
 
- Come hai detto?- chiedo perplessa.
 
- Non lo dirò un'altra volta. Mi ha già fatto impressione dirlo ora, figuriamoci- Dire che é schifato é dir poco. L'orgoglio é una brutta bestia, altro che gelosia. 
Però apprezzo il fatto che mi abbia chiesto scusa, nonostante gli sia costato fatica. Forse ci tiene un po' a me.
 
- L'ho detto solo perché se no avresti tenuto quel broncio da bambina scema, a cui hanno rubato le caramelle, per tutto il tempo- mette in chiaro, notando il mio sorriso a trentadue denti.
 
- Non avevo il broncio da bambina scema a cui hanno rubato le caramelle- ribatto stizzita, avvicinandomi a lui.
 
Alza un sopracciglio - No, infatti, ora che me lo fai notare, é la tua espressione di sempre quella, già- commenta ridendo.
Cerco di pestargli un piede, ma lo ritrae appena in tempo. Cavolo, ma che riflessi ha?
Ritento, ma anche stavolta non va a buon segno.
Sbuffo e m'impunto come una bambina gonfiando le guance e battendo i piedi a terra.
Accidenti, o ho pochi riflessi io o lui ne ha troppi.
Lo sento ridere e a quel punto lo trattengo per le braccia cercando di pestargli questo maledetto piede. 
Sembro scema, lo ammetto, ma ormai é una questione di principio.
 
- Ma ci stai fermo?- sbotto, mancando ancora una volta il bersaglio.
 
- No, se no mi perdo il divertimento- dice ridendo e afferrando anche lui le mie braccia.
Scoppio anche io a ridere e continuo a mirare nel punto sbagliato.
 
- Guarda, che bella macchina che ha quello, ma é stupenda- dico guardando fuori dal campus attraverso il portellone. 
A questo punto l'ultima arma é quella della distrazione, scorretta, ma efficace.
Si volta a guardare e finalmente gli pesto il piede.
 
- Ce l'ho fatta- esulto saltellando sul posto.
Quanto si può essere bambini? Con me non c'è limite.
 
Lascia la presa su un mio braccio e, guardando da un'altra parte, mi colpisce la testa con il gomito.
 
- Ahia- mi lamento tastandomi la nuca.
 
- Vendetta- dice sorridendo.
Lo fulmino con lo sguardo e solo ora mi rendo conto di starlo, ancora, trattenendo per le braccia.
Lo lascio e mi allontano di qualche centimetro. Anche lui molla il mio braccio e si risistema la maglietta.
 
- Ora siamo pari- dico sorridendo.
 
- Per ora- conclude facendo uno strano sorriso malizioso - Ci si vede domani scocciatura- dice poi allontanandosi e mimando un saluto con la mano, una volta di spalle.
 
- A domani cafone- ribatto sorridendo ed entrando nella mia camera.
É stupido che io sia felice solo perché mi ha chiesto scusa e perché abbiamo giocato? Forse, però preferisco essere felice di cose piccole e significative piuttosto che non esserlo affatto. 
 
Mi lancio sul letto, quando sento un fruscio provenire da fuori la mia camera. 
Mi immobilizzo e corro alla porta. La apro lentamente e....
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Eccomi, scusate questo mini ritardo di un giorno, ma alla fine ieri sera non ce l'ho proprio fatta ad aggiornare. 
E soprattutto mi sono ritrovata a scrivere il capitolo giusto ieri dal momento che ho avuto una settimana non brutta, di più....ma tralasciamo....
Allora, arriviamo al sodo! Finalmente si scopre chi è questo famoso maniaco, alcuni avevano indovinato!!!! Bravissimiiiiiiii ^.^
Poi, arrivano due nuovi personaggi: Tess e Paul, che ne pensate? Tess è insopportabile e molto bella ( anche se io ritengo sia molto più bella Fede, fatemi sapere) Paul, beh, di lui non si sa ancora molto, è carino e disponibile con Federica e chissà che Nick non ne sia geloso....boh, dovrei chiederglielo...
La parte finale è quella che mi è piaciuta di più!!!! 
L'ho trovata così romantica e dolcosaaaaaa */\* 
Praticamente si è scritta da sola.
Nick che chiede scusa è un evento! Chi lo capisce è bravo, e non svelo altro! 
Spero con tutto il cuore di non avervi deluso!!!! >.< 
Ora vi allego un po' di foto! A presto e un bacione grande grande!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Alla settimana prossima!!!!!
 
 
Abiti che Fede ha scelto la mattina, carini vero?
 
 
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Tess Tyler
 
 
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Paul Benson
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Capitolo 12
*** Sorpresa ***


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                           Sorpresa



 
Mi lancio sul letto, quando sento un fruscio provenire da fuori la mia camera. 
Mi immobilizzo e corro alla porta. La apro lentamente e....
 
 
 
- Mat?- domando con un filo di voce. Non ci posso credere, sto sicuramente sognando. 
Mio fratello qui, davanti a me? Un sogno, su Fede riprenditi, é solo un sogno.
 
- Oh, eccoti, finalmente ti ho trovata. Questo posto é un labirinto, non so come tu faccia a raccapezzarti - Sbuffa e si avvicina a me, portandosi dietro il suo trolley.
Allora é vero, non é un sogno. Mio fratello é qui, in carne ed ossa davanti a me.
 
Sento le lacrime cominciare ad inumidire i miei occhi e poi, con un enorme sorriso, mi lancio su di lui, abbracciandolo.
 
- Ehi- dice, facendo cadere il trolley a terra e abbracciandomi stretta - Non sai quanto mi sei mancata- 
 
- Anche tu mi sei mancato, ma non potevi avvertirmi? Mi hai fatto prendere un infarto- Gli tiro uno scappellotto sulla testa e poi lo lascio libero dalla mia presa.
 
Sorride prendendomi per mano - Ti avrei avvertita, ma hanno spostato l'orario e il giorno del volo e quindi sono partito stamattina invece che venerdì- spiega, spostandomi un riccio ribelle dietro l'orecchio. 
 
- Va bene, ti perdono, ora vieni che ti faccio vedere la mia camera- esulto trascinandolo con me.
Afferra il manico del trolley, caduto a terra, e mi segue sorridendo.
 
- Wow, non male qua, é carina- commenta una volta essere entrato e guardandosi intorno.
Sorrido soddisfatta. Ero sicura che gli sarebbe piaciuta.
 
- Tu dove dormi? Là, vero?- chiede indicando il mio letto sapientemente sistemato.
Annuisco sorridendo e chiudo la porta alle sue spalle.
 
- E questo cos'é?- Prima che io me ne renda conto ha già afferrato il rotolo della mia foto che avevo lasciato sul letto. 
 
- É una foto che mi hanno fatto sul set, niente di che- Faccio un cenno della mano e vado a sedermi accanto a lui, sul mio letto.
La srotola e sgrana gli occhi fissando la foto, stupito e inebetito. 
 
- Sono venuta male?- domando timorosa. 
 
Si volta a guardarmi con gli occhi sgranati - Stai scherzando? É bellissima, cioè, sei bellissima- si corregge tornando a guardare la foto - Ne voglio una copia- 
 
Lo abbraccio, felice, e gli stampo un bacio sulla guancia - Grazie fratellone, comunque puoi prenderla se ti piace- 
 
- Dici sul serio?- esclama contento e su di giri.
 
- Certo- rispondo elargendo il millesimo sorriso a trentadue denti da quando sono con lui.
 
Torna a guardare la foto e poi sorride - Non ci sono parole, é fantastico. Sei nata per essere una modella- Scuote la testa e continua a sorridere.
 
- Grazie Mat, ma non esagerare, sono alle prime armi e poi non é che sia molto brava, te l'assicuro- constato facendo una smorfia al ricordo della serpe, di gran lunga migliore di me.
 
Mi tira una pacca, non troppo delicata, sulla testa e sbuffa - Non dire scemenze, guarda qua che foto, non ci sono parole, sei perfetta e...meravigliosa, se tu non fossi mia sorella ti avrei già chiesto di uscire, questo é poco ma sicuro- 
 
Sorrido - Grazie fratellone- Lo abbraccio nuovamente e cadiamo distesi sul letto.
Comincia a farmi il solletico e scoppio a ridere come una scema. Il solletico é il mio punto debole, soprattutto sulla pancia, diciamo che é il mio tallone d'Achille, ecco.
Il problema poi, é che quando qualcuno mi fa il solletico, beh, può rimetterci la vita, e non scherzo. Infatti comincio a scalciare e dimenarmi come un'indemoniata, perciò va sempre a finire che becco il pazzo che ha cominciato a farmi il solletico, o sulla faccia o in qualsiasi altra parte del corpo.
Alla fine non conviene a nessuno dei due.
 
Senza rendermene conto gli tiro un calcio nel suo punto X , facendolo capitolare e cascare dal letto. 
Mi affaccio e lo vedo disteso a terra che si contorce dal dolore. 
Scoppio a ridere e mi ributto sul letto, distrutta, ma felice.
 
- Non c'è niente da ridere, assassina- mi addita alzandosi da terra.
 
- Scusa, non volevo colpirti, é un riflesso involontario, una sorta di autodifesa- spiego continuando a ridere. 
 
- Non ti farò mai più il solletico, puoi contarci- continua, puntandomi un dito contro.
Sorrido e gli faccio segno di sedersi sul letto.
 
- Bene, ora raccontami un po'...aspetta mi metto il pigiama- dico alzandomi come una furia dal letto e prendendo il mio amato pigiamino da sotto il cuscino.
 
Lo vedo portarsi una mano sul viso - Non vorrai mica fare un pigiama party? Non sono bravo in queste cose da femminucce, solitamente le fate tu ed Ale- si lamenta sorridendo.
 
- Suvvia, ti prego- lo supplico facendo gli occhi da cucciolo bastonato ed incrociando le mani a mo' di preghiera.
 
- Non fare quella faccia- dice sorridendo - Non attacca, non ha...non ha alcun effetto su di me- Ah ah, primo tentennamento! 
Questo é il momento migliore per colpire e affondare.
 
- Non lo faresti per me?- domando con una voce da bambina infelice a cui nemmeno io saprei resistere. Mi abbraccerei da sola in questo momento.
 
- Guarda- dico avvicinandomi all'armadio - ti avevo anche comprato un pigiama nuovo, proprio per questa sera, ed ha anche il cappellino abbinato- Rincaro la dose, giocando sui sensi di colpa.
 
- Fammi vedere il pigiama- ordina protraendo il braccio verso di me ed afferrandolo.
 
- Non é carino?- gli chiedo guardandolo mentre se lo rigira tra le mani con una faccia...scioccata?
 
- Non lo indosserò mai, sappilo- Se ne esce fuori, spezzandomi il cuore.
 
- E perché? Guarda com'è cuccioloso...- ribatto, prendendolo tra le mani ed osservandolo.
 
- É proprio questo il punto, sembrerei un orsacchiotto. Ma dai, dove hai mai visto un ragazzo di ventidue anni indossare un pigiama azzurrino con gli orsacchiotti e per di più con il cappellino col pon pon, non so se mi spiego, abbinato. É ridicolo- si lamenta incrociando le braccia al petto e spostando lo sguardo su un punto indefinito della stanza.
 
Mi alzo dal letto avvicinandomi al bagno - Sappi che mi hai spezzato il cuore, mostro- concludo prima di chiudermi la porta alle spalle.
Ecco, qui ci vuole una risata malefica in piena regola. Sono la regina del male. Conoscendolo adesso si sentirà in colpa e lo indosserà per farmi piacere. Sicuro.
Nel frattempo indosso il mio di pigiama e dopo aver ripiegato i vestiti ed essermi struccata, esco, curiosa di vederlo.
Quando metto la testa fuori si sta ancora infilando i pantaloni. 
 
- Non dire niente, non so nemmeno io perché lo sto facendo- mi blocca, prima che io apra bocca.
Sorrido ed appoggio i vestiti piegati nell'armadio.
Quando sento scattare la porta di camera vedo Mattia correre come un forsennato e con i pantaloni abbassati, verso il bagno. 
Probabilmente sono tornati Cristy e Ryan. Infatti dopo poco vedo spuntare le loro teste dalla porta.
 
- Ehi Fede, ti abbiamo portato la cena: risotto ai funghi e cotolette. Sono ancora caldi- comincia Cristy posando il sacchetto sulla scrivania.
La abbraccio, felice come una pasqua, e poi passo a Ryan.
 
- Di chi é questa valigia?- mi domanda Cristy, alzando un sopracciglio. 
 
- É di mio fratello, é arrivato adesso- spiego con un sorriso ebete stampato in faccia.
 
- Davvero? Non doveva arrivare venerdì?- chiede Ryan, chiudendo la porta.
 
- Sì, ma hanno spostato il giorno e cambiato gli orari, quindi é arrivato proprio poco fa- Non sono felice, di più. Ogni parola che dico é accompagnata da un incondizionato sorriso a trentadue denti.
 
- Vieni Mat- lo chiamo dal bagno. Sento la porta scattare e mi compare davanti,  in tutta la sua bellezza.
Lo trascino per un braccio al centro della stanza e Cristy e Ryan si fanno avanti, tendendogli la mano.
 
- Piacere, io sono Cristy- 
 
- Piacere, Mattia- le risponde stringendole la mano. 
 
- Ehi, ma te la cavi con l'inglese- gli dico, tirandogli una pacca sulla spalla.
 
Sorride - Ho fatto un corso serale di due mesi prima di venire qui, non sono mica uno sprovveduto sai- ribatte facendo il finto offeso.
 
- Io sono Ryan, lieto di conoscerti- 
 
Vedo Mat guardarlo con uno strano sguardo e poi stringergli la mano - Uhm, piacere- 
Non sembra affatto che sia un "piacere" in realtà. Lo guarda come a volerlo...uccidere.
 
- Fede, io torno nella mia camera, ero venuto a salutarti e a prendere la mia roba- comincia Ryan, puntando il suo sguardo su di me.
 
Annuisco e Ryan mi sorride, sporgendosi per lasciarmi un bacio sulla fronte - Buonanotte- sussurra poi, allontanandosi ed afferrando un borsone da terra.
 
- Buonanotte- lo saluto con un gesto della mano. 
 
- Ehi, aspetta Ryan, dormo da te stanotte, va bene? Almeno lascio il letto libero a Mattia- gli chiede Cristy, bloccandolo per un braccio.
 
- Sì, hai ragione- risponde dopo averci meditato a lungo - Piccolo genio- conclude con un sorriso a trentadue denti e lasciandole un buffetto affettuoso sulla testa.
Cristy mi sorride, prende il suo pigiama e qualche indumento per il giorno dopo, ed infine, dopo averci salutati, esce dalla stanza seguita da Ryan.
 
- Chi é quello?- mi chiede Mat con un duro tono di voce.
 
- Ryan?- domando scossa dal suo repentino cambio di umore.
Annuisce ed incrocia le braccia al petto, squadrandomi severo.
 
- É Ryan- dico semplicemente, sedendomi sul letto a gambe incrociate.
 
Sbuffa - Questo l'ho capito, intendo chi é lui per te- precisa nervoso.
 
- Ah, ho capito. Beh, Ryan é il mio migliore amico- spiego sorridendo e facendogli segno di sedersi sul letto, accanto a me.
Continua a fissarmi come se mi volesse scrutare l'anima ed infine si siede, appoggiando la schiena contro la testata del letto.
 
- E?- domanda incrociando le braccia al petto.
 
- E basta- concludo sorpresa dal suo atteggiamento. Non mi ha mai fatto tante domande su un ragazzo. In effetti non é che ne abbia conosciuti poi così tanti...
 
- Sicura? Il tizio mi sembrava piuttosto attaccato a te- insiste sempre più stizzito.
 
- Certo, siamo come fratelli e per di più é il ragazzo della mia migliore amica. Siamo decisamente molto uniti, come lo sono con Cristy del resto- preciso sperando di concludere il discorso.
 
- Ah, quindi questo...Ryan sta con Cristy, uhm, bene- commenta, parlottando fra sé e sé.
Faccio spallucce e mi accoccolo accanto a lui, appoggiando la testa sulla sua spalla.
 
- Devi finire di metterti il pigiama- constato sorridendo.
 
- Ah, già, prima ho quasi rischiato di essere visto in mutande da quei due, ci é mancato poco- Ride e si alza dal letto - Faccio in un minuto- 
 
Torna in bagno e finisce di vestirsi. Sono proprio curiosa di vederlo con quel pigiama indosso, ma soprattutto con il cappellino col pon pon in testa. 
 
- Sono ridicolo- lo sento lamentarsi dal bagno - Mi manca il ciuccio e poi sono apposto- 
 
- Dai esci- lo incoraggio sorridendo da sola.
La porta si apre e scoppio a ridere, senza avere la minima forza di fermarmi.
A parte il fatto che il pigiama con gli orsacchiotti gli casca a pennello, la cosa più bella é il cappellino. Semplicemente fantastico. 
Vederlo con quella faccia sconsolata e il pon pon da una parte, a ricadergli sul viso, é impareggiabile. 
 
- Ridi ridi- commenta con scherno mentre io mi rotolo tra le coperte, in preda ad un attacco di risarella.
Si avvicina e mi fa cadere dal letto, ovviamente volontariamente.
 
- Ahia- mi lamento rialzandomi da terra e continuando a ridere. 
 
- Ti sta bene, guarda come mi hai conciato- constata indicandosi e facendomi scoppiare nuovamente a ridere.
 
- Invece...stai...benissimo- riesco a dire tra una risata e l'altra. 
Lo vedo infilarsi sotto le coperte e incrociare le braccia al petto, fintamente offeso.
Mi avvicino ed alzo le coperte per infilarmi sotto, con lui.
 
- Non vai nel letto di Cristy?- mi chiede sorridendo. Non riesce nemmeno a fare l'offeso, decisamente poco credibile.
 
- No, voglio stare accanto a te- ammetto sorridendo e aggrappandomi a lui, in stile koala.
 
- Ehi staccati, piovra che non sei altro- si lamenta cercando, inutilmente, di allontanarmi.
 
- No, voglio stare appiccicata a te, mi sei mancato tanto- confesso appoggiando la testa sul suo petto.
Si ferma e mi abbraccia, stringendomi a sé. 
 
- Anche tu, non sai quanto, sottospecie di colla umana- risponde sorridendo e spegnendo la luce dell'abajour - Ora dormiamo sister, buonanotte- conclude baciandomi la fronte.
 
- Buonanotte- biascico, prima di addormentarmi profondamente, scordandomi persino di mangiare.
 
 
 
Tasto il letto alla disperata ricerca di Mattia, ma non sento niente oltre alle coperte fredde.
Apro un occhio e mi guardo intorno, trovandolo seduto alla scrivania.
 
- Che fai Mat?- gli chiedo con la voce impastata dal sonno.
Si volta a guardarmi e noto che ha la bocca piena.
 
- Avevo fame- risponde dopo aver ingurgitato qualcosa che non so nemmeno io cosa.
Mi sollevo sui gomiti e lo guardo sconcertata.
 
- E che hai mangiato scusa? Non c'era niente- Il mistero s'infittisce.
Si apre in un enorme sorriso ed indica una busta adagiata sulla scrivania.
 
- Risotto ai funghi e cotolette impanate, tutto quello che ti hanno portato ieri i tuoi amici, diciamo- Sono sconcertata. Come ha potuto mangiarsi quella roba di mattina? Tra l'altro sarà stato tutto freddo...non che io sia una schizzinosa col mangiare, ma la roba fredda proprio non la posso digerire. Mi dà il voltastomaco.
 
- Colazione leggera, insomma- commento alzandomi dal letto.
Guardo la sveglia: é decisamente ora di muoversi e prepararsi per andare a lezione.
 
- Già, molto leggera, ma avevo fame. Tu non fai colazione?- mi chiede, notando che ho già preso dei vestiti per dirigermi in bagno.
 
- Quasi mai, solo delle volte, quando ho tempo, e credo che stamattina non ne avrò- constato lanciando un'ultima occhiata alla sveglia. Tardi, tardi e tardi.
Corro verso il bagno e mi ci barrico dentro, cercando di fare il prima possibile.
 
- Fede?- mi chiama Mat, da fuori la porta.
 
- Dimmi-
 
- Non avete un bar, o qualcosa di simile, qui al campus?- domanda facendo dei rumori sospetti, probabilmente si sta infilando i pantaloni o giù di lì.
 
- Sì, sì, certo, se vuoi andarci basta che segui il fiume di gente che troverai nel corridoio e in un secondo ti ritroverai al bar, fidati- concludo annuendo da sola.
Ne so qualcosa di quei fiumi di gente nel corridoio. La gente si riversa nel bar come se non mangiasse da giorni. Non ho mai capito tutta quella foga, neanche vincessero un premio.
 
- Ok- dice solamente. Poi sento la porta di camera chiudersi ed infine il silenzio.
É irrecuperabile, ha sempre fame. Non ho mai visto una persona mangiare tanto in vita mia.
Praticamente é capacissimo di ingurgitare antipasto, primo piatto, secondo, dolce e frutta senza sentirsi pieno. Molte volte l'ho visto fare il bis, o addirittura il tris, di alcuni piatti. Incredibile. E ancora più incredibile é il fatto che non ingrassi mai.
Ha una linea perfetto; ok che fa nuoto a livello agonistico, però, insomma, qualche chiletto lo dovrà pur mettere da qualche parte...nonostante ciò, ha un fisico da fare invidia a tutti quei palestrati fanatici dei muscoli. Il mio Mat...
 
Finisco di lavarmi e vestirmi, ed infine esco dal bagno.
Sistemo il letto, preparo la borsa con i libri ed infine pulisco il casino che Mattia ha fatto sulla scrivania. Mai che rimetta a posto qualcosa quello...é sempre stato estremamente sfaticato, come mia sorella del resto. Ecco, su questo punto di vista sono uguali.
 
Vengo distratta dai miei pensieri dalla porta di camera che si apre, facendo comparire Mat.
Sorride e sventola una busta davanti alla sua faccia. 
Si avvicina e la appoggia sulla scrivania, facendomi sedere.
 
- Non sia mai che la mia sorellina non fa colazione- esordisce, lasciandomi a dir poco stupita.
 
- Sei andato per me?- domando basita. Non avrei mai creduto che sarebbe andato a comprarmi la colazione, piuttosto credevo che si prendesse qualche altra cosa da mangiare. Conoscendolo non sarà affatto sazio.
 
Annuisce sorridendo e si siede sul letto, estraendo un altro sacchetto. 
Ci avrei scommesso che si sarebbe comprato qualcos'altro. Ha uno stomaco infinito.
 
Sorrido felicissima - Grazie Mat- 
Apro il sacchetto e afferro la mia brioche per addentarla. 
Brioche al cioccolato, la mia preferita. La ingurgito in meno di due secondi ed infine, con ancora la bocca piena, mi avvicino a Mat per abbracciarlo.
 
- Che ftai facenfo? Sfo manfianfo- si lamenta con tutta la brioche in bocca.
 
Non ci faccio caso e gli stampo un bacio sulla guancia - Grazie fratellone. Senti, io ora devo andare a lezione, puoi stare qui o fare un giro per il campus, fa' come vuoi- concludo andando verso la porta. 
 
- Ok, ma quando torni?- mi chiede, raggiungendomi alla porta.
 
Mi porto una mano sotto il mento - Oggi ho quattro lezioni, quindi...tra quattro ore sarò qui- 
 
- Ok, a dopo sister- mi saluta con un buffetto sulla testa.
Sorrido e corro verso la mia prima lezione: professor Bertlam. Niente di meglio per cominciare la giornata.
 
 
 
Dopo quattro ore asfissianti, perché solo così si possono chiamare, specialmente dopo aver avuto il professor Bertlam alla prima ora, raggiungo la mia amata camera.
Apro la porta e mi guardo intorno, alla ricerca di Mattia. Ovviamente, nemmeno una traccia. Tipico di lui sparire senza lasciare neanche un misero bigliettino.
 
- Bu- sento dire alle mie spalle. 
Sobbalzo ed urlo per lo spavento, facendo cadere la borsa con i libri per terra.
 
- Ma sei pazzo? Mi hai quasi fatta morire- dico portandomi una mano sul cuore e cercando di regolarizzare il respiro.
 
- Dillo che ti sono mancati i miei scherzi- Sorride ed entra nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle.
 
- Non sai quanto- ribatto sarcastica e raccogliendo la borsa da terra. 
Per poco non mi faceva morire d'infarto. Ho sempre odiato i suoi scherzi, principalmente per due motivi: innanzitutto perché sono sempre stata la sua vittima preferita, e in secondo luogo perché mi spavento facilmente. Tra l'altro me li fa sempre in momenti in cui sono rilassata o immersa nei miei pensieri o semplicemente quando meno me lo aspetto. 
Perciò il suo intento di spaventarmi finisce sempre a buon fine...per lui, ovviamente.
 
- Ho comprato il pranzo, a quel bar hanno di tutto...davvero notevole- riflette, posando due buste sulla scrivania.
 
- É una mensa infatti, non proprio un bar- lo correggo sorridendo ed avvicinandomi a lui.
Apro una delle buste e guardo dentro. 
 
- Che cos'é? Pollo?- domando, annusando come un cane da tartufo.
Dall'odore sembra piuttosto buono...
 
- Sì, ho preso pollo e lasagne...sono le tue preferite, no?- chiede incerto. 
Mi fa così tanta tenerezza che me lo stritolerei senza pietà.
 
Annuisco sorridendo e, prendendo la mia porzione, vado a sedermi sul letto. 
Gli faccio segno di accomodarsi sulla sedia, ed incominciamo a mangiare.
 
- A proposito- esordisco, ad un certo punto, alzando la testa di scatto - ieri non abbiamo fatto il pigiama party- 
 
- Meglio così- borbotta, con la bocca piena di lasagne.
 
Sorrido diabolica - Non ti preoccupare, rimedieremo stasera. Faremo un saaaacco di chiacchiere, non sei contento?- gli chiedo con un' espressione angelica dipinta in volto.
 
Assume un espressione seria e punta i suoi occhi nei miei - Non si vede?- domanda, indicando la sua faccia.
 
Rido - Sì molto, il tuo sorriso mi sta decisamente abbagliando. Se ci tieni così tanto lo possiamo fare anche domani sera e magari quella dopo anc...-
 
- No no, grazie. Non voglio essere troppo egoista, va bene anche solo stasera- mi interrompe, mettendo le mani avanti. 
 
- Va bene, come vuoi tu fratellone- concludo sorridendo e ritornando a mangiare.
 
 
 
Non appena finisco di mangiare guardo distrattamente la sveglia: le due.
Oh. Mio. Dio. Nella mia testa sento già partire la sirena d'allarme: ritardo, ritardo e ritardo.
 
- Mat, devo andare a lavoro, sono già in ritardo- lo avverto, alzandomi di scatto e mettendo in ordine.
 
Poi, un'idea attraversa la mia mente bacata - Mat, ti andrebbe di venire con me?- domando, fermandomi a guardarlo.
Vedo i suoi occhi illuminarsi e scatta in piedi, in stile soldato sull'attenti.
 
- Posso?- Bella domanda. Nemmeno io lo so.
 
- Non lo so, però non credo che darai fastidio, starai solo a guardare, quindi...credo di sì- concludo dopo averci ragionato a lungo.
Del resto che fastidio potrebbe dare? Nessuno, starebbe solo ad osservare in silenzio.
 
- Perfetto, andiamo- esordisce spingendomi fuori dalla porta. 
In questo momento assomiglia tanto ad un bambino a cui hanno appena comprato il giocattolo che voleva da tempo. É talmente felice che mi fa quasi commuovere. 
E poi per cosa? Solo per restare a guardarmi mentre lavoro.
 
- Dove dobbiamo andare?- mi chiede, ridestandomi dai miei pensieri, non appena usciamo dal campus.
 
- Di qua, seguimi- Lo afferro per mano ed attraversiamo la strada.
Passiamo all'altro marciapiede e cominciamo a camminare, mano nella mano.
 
- Chi é quel fanatico che sventola la mano dall'altra parte del vetro?- mi chiede improvvisamente Mat, indicando qualcuno alla mia sinistra.
Mi volto a guardare e vedo John che mi sta salutando da dentro il bar. 
Sorrido e sventolo anche io la mano, salutandolo cordiale.
 
- Chi é?- mi domanda Mat, squadrando John da capo a piedi almeno una decina di volte.
 
- É un cameriere di quel bar, si chiama John- rispondo avanzando lungo il marciapiede.
 
- E come fai a conoscerlo?- insiste, abbassandosi leggermente, per riacciuffare la mia mano.
Ecco che ricomincia a comportarsi in modo strano. Ci mancava l'interrogatorio.
 
- Delle volte ho fatto colazione lì e abbiamo scambiato qualche parola, comunque so solo il suo nome, nient'altro- spiego, cercando di tagliare corto il discorso.
 
- Uhm, capito- conclude sorridendo. Mah, davvero strano. Aspetta un attimo, non é che...
 
- Sei geloso?- domando sorridendo e sporgendomi a guardarlo negli occhi.
Evita il mio sguardo e si volta a fissare la parte opposta della strada.
 
- É normale, no? Tu sei la mia sorellina, ti devo proteggere, é istintivo diciamo- ammette tornando a guardarmi e sorridendo.
L'ho sempre detto che mio fratello ha un cuore d'oro, é così dolce, e amorevole, e buono, e speciale e chi più ne ha più ne metta. 
 
Lo abbraccio istintivamente e, dopo esserci allontanati, mi rendo conto che siamo davanti all'edificio A&G.
 
- Siamo arrivati Mat, é qui che lavoro- lo avverto indicando l'enorme palazzo.
 
Resta un attimo a guardarlo perplesso, forse per la grandezza, poi si apre in un sorriso a trentadue denti - Già mi piace- sentenzia stringendomi la mano.
 
- Allora entriamo, che stiamo aspettando?- Lo trascino dietro di me e spingo il portellone per entrare. 
Rimane impalato a guardarsi intorno, proprio come feci io la prima volta, ed infine lo porto, a fatica, davanti all'ascensore.
 
- É stupendo qua dentro- commenta estasiato. 
 
Sorrido - Sì, é stupendo, vieni entriamo- lo chiamo entrando nell'ascensore.
 
Arrivati al quarto piano lo trascino nel mio camerino, mostrandoglielo e facendolo accomodare sulla mia poltrona preferita. 
 
- Questo é il tuo camerino...fantastico, non ho parole- Si porta una mano fra i capelli e poi mi guarda, sorridendo - Non mi avevi detto che era così bello- 
 
- Non ce ne é mai stata l'occasione- mi lamento, poi sorrido diabolica - Ma stasera ne potremo parlare, tranquillo. Devi solo aspettare- Ah, ah, ah.
 
Sbuffa e sposta lo sguardo - Sei terribile- 
 
- Grazie fratellone- Sorrido ed appoggio la borsa sul tavolo - Mi vuoi accompagnare in sala trucco?- chiedo speranzosa. So quanto odia aspettare, specialmente se c'entra il trucco e tutto il genere di cose che hanno a che fare con il mondo femminile.
 
- Certo, vediamo come ti conciano- esulta battendo le mani ed alzandosi.
Rimango un po' stupita dalla sua risposta, poi sorrido e lo porto con me da Alfonso.
Peccato che non sappia quanto durerà il mio "restauro"...
 
- Eccoti splendore, vieni che siamo un po' in ritardo e dob...oh, ma chi é questo bel fusto?- domanda Alfonso, una volta accortosi della presenza di Mattia.
 
- É mio fratello, si chiama Mattia- lo presento, andando a sedermi sulla solita poltrona.
Alfonso si avvicina a Mat e lo scruta affondo. 
 
Poi, sorridendo gli porge la mano - Piacere Mattia, io sono Alfonso, il truccatore di questo angioletto- Mi indica e poi torna con lo sguardo su mio fratello.
Mattia, dal canto suo, sembra quasi schifato. In effetti Alfonso sta dimostrando un certo interesse nei suoi confronti.
 
- Piacere- taglia corto, sorridendogli appena.
 
- Oh caro, il piacere é tutto mio- gli dice Alfonso, ammiccando.
Mattia mi fa una smorfia schifata non appena Alfonso torna da me per cominciare il suo lavoro.
Rido, e lì ha inizio la mia tortura.
 
 
 
- Cioé, ma ti rendi conto? Due ore per truccarti ed acconciarti i capelli! Ma sono pazzi questi- sbraita Mattia, mentre sto indossando i vestiti, o meglio, il vestito per il set.
 
- Lo so Mat, é sempre così. Anzi, una volta ci sono stata quasi tre ore- rammento scioccata. Quella volta stavo quasi per tagliarmi le vene.
 
- Cosa? Poi, come se ci fosse tanto da fare, vai già bene così- continua scandalizzato.
Sorrido da dentro il bagno ed esco, presentandomi a Mat con il vestito del set.
 
- Wow- esclama dopo avermi guardata a lungo.
 
- Mi sta male secondo te?- chiedo, tastando l'abito.
 
- Ma che dici? Sei perfetta- risponde indicandomi. 
Vado davanti allo specchio e mi osservo. L'ho già detto che Alfonso é un mago del trucco? Probabile, ma meglio ribadire. É un trucco leggero, ma molto d'effetto.
Praticamente il vestito che ho indosso é un tubino blu, corto e con uno splendido scollo a cuore. 
Non male, però non vorrei che su di me perdesse la sua bellezza.
Mi osservo ancora un po' ed infine sospiro affranta. Indosso gli orecchini argento, le scarpe col tacco, abbinate agli orecchini ed infine mi volto verso Mattia.
 
- Possiamo andare- lo avverto sorridendo.
 
Annuisce e mi prende per mano. Ci dirigiamo verso il set e non appena entriamo gli occhi di tutti si puntano su di noi.
Kate mi saluta con un cenno della mano e mi corre incontro. 
Prima che ci raggiunga dò una fugace occhiata in giro. 
Ci sono la serpe, Paul e Nick da una parte, a parlare fra loro, o meglio, Paul e la serpe stanno parlando, Nick al contrario mi sta fissando.
I nostri sguardi s'incontrano per un millesimo di secondo, poi Kate mi riporta alla realtà.
 
- Ti stavamo aspettando, vieni che cominciamo- dice, prendendomi sottobraccio - Ah, e tu sei?- chiede, rivolta a Mattia.
 
- Mattia, piacere- si presenta Mat, porgendole la mano.
Kate gliela stringe e poi mi guarda, facendo l'occhiolino. 
Deve essere impazzita, che le prende?
 
- Ah, hai portato il tuo ragazzo sul set eh? Va bene, tanto non dà alcun fastidio, vieni che cominciamo, tu Mattia puoi sederti là se vuoi- Né io né Mat abbiamo il tempo di chiarire la situazione che Kate mi trascina sul set.
 
- Cominciamo ragazzi, venite qua- ci richiama il fotografo. 
Nick, la serpe e Paul si avvicinano a me ed il primo dei tre mi si accosta.
 
- Ce ne hai messo ad arrivare, eh?- prende in giro il diavolo. 
Gli faccio la linguaccia e il fotografo comincia ad ordinare la prima posa in cui dobbiamo metterci.
Da quello che ho capito dovrei guardare l'obbiettivo con uno sguardo penetrante, mentre il diavolo sta dietro di me con una mano posata sulla mia gamba nuda. Perfetto.
Poi la serpe e Paul dovrebbero appoggiarsi l'uno all'altra, di schiena da quello che ho capito, e guardare i due lati opposti del set. Mah.
Non capisco perché debba sempre fare io le pose più...più provocanti diciamo.
Anzi, ora che ci faccio caso la serpe non sta nemmeno indossando un abito, come me.
É vestita in modo semplice, ma elegante allo stesso tempo.
Non capisco nemmeno questa scelta di vestiario, sicuramente sarebbe stato molto meglio a lei il vestito che a me...
 
- Siete pronti?- ci richiama il fotografo, afferrando la sua enorme macchina fotografica.
 
Mi risveglio dal mio torpore mentale e comincio a mettermi in posizione. 
Il diavolo si sposta dietro di me e fa aderire il suo petto contro la mia schiena.
Mi irrigidisco all'istante e trattengo istintivamente il respiro. Non so nemmeno perché, tra l'altro.
Nick lo percepisce ed avvicina il suo volto al mio orecchio, o almeno così mi sembra.
 
- Devi scioglierti, sembri un palo- sussurra, alitando sul mio collo. 
Di sicuro così non mi aiuta. Anzi, aggrava la situazione già critica di suo.
 
- Uhm- dico solamente, facendo un grande sospiro. 
Sembro scema, possibile che sentirlo così vicino mi faccia irrigidire a tal punto? Perché poi...proprio non lo capisco, con Paul non era successo niente di tutto ciò.
 
Quando sento la mano di Nick scendere, lentamente, lungo il mio fianco, altro che irrigidirmi, mi trasformo letteralmente in una statua.
Faccio un ultimo sospiro ed infine mi rilasso completamente, del resto é per lavoro, solo lavoro, nient'altro.
 
Appena giunge sulla mia gamba scoperta, l'altra sua mano va a stringermi sul fianco, avvicinandomi a sé. Bene, ora più appiccicati di così non possiamo essere.
 
- Tutti fermi, Fede guarda l'obbiettivo, perforalo- ordina il pazzo, sorridendomi.
Annuisco e punto gli occhi nel punto da lui indicatomi.
Perforalo, sì, come no, come se avessi uno sguardo che uccide.
Ma perché non le fanno fare a Tess queste cose? Sicuramente é molto meglio di me.
Va beh, é per lavoro no? Quindi devo dare il massimo. Tentare non nuoce.
 
- Perfetto, brava- si congratula il fotografo, cominciando a scattare.
Non so che faccia io abbia in questo momento però, a quanto pare deve essere quella giusta. Sono strafelice, anche solo per essermi sentita dire "brava".
Scorgo Mat che mi fa segno di ok con il pollice e sorride. Sorrido anche io e poi il fotografo ci fa cambiare posizione.
 
- Non avevi detto che non avevi tempo?- mi chiede, all'improvviso, Nick, quasi con un tono di scherno.
 
Mi volto a guardarlo, aggrottando la fronte - Per cosa scusa?- domando leggermente spaesata. 
Sinceramente non so a cosa si stia riferendo.
 
Mi guarda per un istante, poi passa un braccio intorno alla mia vita e mi avvicina a sé, per la posa ovviamente. 
 
- Per gli appuntamenti- risponde, puntando i suoi occhi verdi nei miei.
Appuntamenti? Ma di cosa sta parlando? É impazzito.
 
- Fede inarca la schiena e piega il ginocchio, Nick apri di più le gambe, deve farlo passare in mezzo. Ah, e più vicini, siete troppo distanti così, poi Tess...- comincia il fotografo, riferendosi infine alla serpe.
Che devo fare? Piegare il ginocchio e passarlo in mezzo alle gambe di Nick? E inarcare la schiena? Follia, pura follia.
In questo momento il mio sguardo non é basito, di più. 
 
- Fede devi inarcare la schiena e mettere il ginocchio in avanti per far vedere il...diciamo il lato b del vestito- spiega quel pazzo di un fotografo.
Si, diciamolo chiaramente di chi é il lato b in questione. Tra l'altro non sapevo che i vestiti avessero lati b...scandaloso.
 
Annuisco e mi avvicino al diavolo che aumenta la presa sulla mia vita, stringendomi a lui.
Porta una mano sulla mia schiena, eliminando gli ultimi millimetri che ci dividono, ed apre leggermente le gambe, quanto basta per far passare il mio ginocchio.
Inarco, di poco, sia chiaro, la schiena e passo la mia gamba in mezzo alle sue.
Più strane proprio non le può inventare le pose, quel pazzo.
 
- Allora?- mi chiede il diavolo.
Mi volto di scatto a guardarlo. Mossa sbagliata, molto sbagliata. 
Non pensavo fossimo così vicini, troppo. I nostri nasi quasi si sfiorano e percepisco il suo respiro sul mio viso. Una meraviglia, non solo la posa, ora anche questo.
 
- Cosa?- Sono praticamente intontita. Se in questo momento mi chiedessero come mi chiamo probabilmente risponderei Giovanna.
 
- Stavamo parlando degli appuntamenti, avevi detto che non ne avevi tempo, giusto?- 
 
- Giusto, infatti non ne ho il tempo- rispondo, riacquistando un briciolo di lucidità.
 
- Ah, davvero?- insiste, alzando un sopracciglio. 
Sembra alquanto scettico, quando dovrei esserlo io, non capisco questo discorso da dove salti fuori.
 
- Sì, davvero- rispondo decisa, guardandolo intensamente negli occhi.
 
- Eppure i fatti dimostrano il contrario- dice, indicando Mattia con un cenno della testa - Siete talmente inseparabili che te lo porti anche dietro?- domanda, acido come un limone.
 
- Sì, siamo inseparabili, e comunque si chiama Mattia- ribatto, leggermente infastidita dal suo tono di voce.
 
- Non m'importa un fico secco di come si chiama- La galanteria fatta persona. Mai incontrato qualcuno più gentile ed educato.
 
- Guarda che sei stato tu a cominciare a parlarne- lo riprendo, sempre più vicina a strozzarlo.
 
Fa spallucce - Lo potevi dire che avevi un ragazzo, a meno che tu non ci stessi provando con me- conclude ghignando. 
 
- Primo: Mattia non é il mio ragazzo, ma é mio fratello. Secondo: non ci proverei con te nemmeno se mi pagassero. Terzo: sei un cafone- Meglio chiarire tutte le cose punto per punto.
 
Resta un attimo stupito dal mio discorso, poi sembra riprendersi - Cafone a chi? Parli tu che sei una scocciatura continua- 
 
- Vedi? Questa é la prova lampante che sei un cafone, e non uno qualsiasi, ma il re- ribatto con il tono da saputella. 
 
- Tu sei la regina delle scocciature se é per questo- Odioso, gli strapperei tutti i capelli.
 
- Insopportabile- 
 
- Parla lei- 
 
- Se continui potrei, accidentalmente, alzare il ginocchio e colpire qualcosa a te molto prezioso- lo avverto, sorridendo diabolica. 
 
Sorride - Provaci- Improvvisamente chiude le gambe ed imprigiona il mio ginocchio che stava già partendo all'attacco.
Maledetto, ero lì lì per colpirlo senza pietà.
 
- Ok, ora rimanete in questa posizione e tu Fede inarcati ancora di più, mandando la testa indietro, poi abbiamo finito- ci avverte il fotografo, passando poi a Tess e Paul.
 
- Sei scorretto- mi lamento guardandolo male, molto male.
 
Sorride vittorioso - Non avevo detto che non avrei reagito- Maledetto, ha ragione.
Basta, non lo sopporto più. Meglio mettersi in posa e finire subito la cosa prima che lo strangoli.
 
Inarco la schiena e lascio andare la testa all'indietro. Wow, non pensavo che i miei capelli fossero cresciuti tanto, praticamente inarcata in questo modo, mi arrivano al sedere.
La presa di Nick sulla mia schiena si fa più forte, probabilmente per non rischiare di farmi cadere all'indietro, anche perché lo ucciderei.
Il fotografo comincia a scattare e, dopo qualche minuto, siamo finalmente liberi di riposarci.
 
- Ehi Fede- mi chiama Paul, prima che io riesca ad allontanarmi dal set.
 
- Ciao Paul, scusami, prima non ti ho nemmeno salutato- Sorrido e gli vado incontro.
 
- Ma figurati, non ti preoccupare. Ti andrebbe di andare a mangiare qualcosa una sera di queste? Dimmi te quando- 
 
- Certo- esulto sorridendo - Per me l'ideale sarebbe lunedì, sai ora c'è mio fratello, quindi...- spiego, gesticolando con le mani come una pazza.
 
- Si si capisco, non c'é problema. Perfetto, allora facciamo lunedì sera- conclude, sorridendo anche lui.
 
Annuisco - Ci si vede domani Paul- sventolo la mano e mi allontano, andando verso Mattia.
Appena lo raggiungo afferro una bottiglietta d'acqua e me ne scolo metà in un solo sorso.
Vedo un braccio superarmi ed afferrare un'altra bottiglietta d'acqua.
Guarda caso il gomito del braccio in questione mi colpisce la testa, accidentalmente, s'intende.
E guarda caso quando mi giro per fulminare il proprietario del braccio mi trovo davanti un Nick ghignante.
 
- Ops- dice, sorridendo ed aprendo la bottiglietta d'acqua per portarsela alla bocca.
Sbadatamente, ovvio, tiro un colpetto alla sua bottiglietta mentre se la sta bevendo, facendogli quindi riversare metà del contenuto sulla maglietta e sul viso.
 
- Ops- sospiro, facendo la finta affranta. Ah, ah, ah. Occhio per occhio, dente per dente.
Chi la fa, la aspetti.
 
- Davvero divertente- commenta il diavolo, asciugandosi qualche goccia dal viso.
 
- Sì, molto- ribatto trattenendomi a stento dal ridere.
 
- E lui chi é?- sento dire a Mattia, dietro di me.
 
- Lui é Nick, un mio collega- rispondo indicando con la mano il diavolo.
Nick lo guarda da capo a piedi una decina di volte e Mat fa la stessa cosa. Sono a dir poco ridicoli.
 
- L'ho già visto- se ne esce fuori Mat, dopo un'attenta analisi - Su qualche rivista se non sbaglio- 
 
Nick alza un sopracciglio - Sono un modello, é ovvio- Ecco, qui la situazione sta cominciando a surriscaldarsi. 
 
- Puoi definirlo un complimento dato che ho sprecato tempo a guardarti- risponde Mat, incrociando le braccia al petto. Chiaro segno che sta cominciando ad innervosirsi.
 
- Essere guardato da incompetenti equivale ad essere guardato da una formica, assolutamente pari a zero, quindi ti conviene tacere- Ecco, la situazione sta degenerando.
 
Mat fa una faccia confusa - Che ha detto il signorino?- mi chiede aggrottando la fronte.
 
- Ma non avevi fatto il corso d'inglese per due mesi?- domando confusa.
 
- Sì, ma non é che capisca proprio tutto, poi questo parla anche veloce- si lamenta indicandolo. 
Nick alza gli occhi al cielo sorridendo, probabilmente ha capito la situazione. 
Poi, dopo aver fatto un cenno della testa, traducibile come un saluto, e aver fulminato Mat, si allontana.
 
- Che montato- borbotta Mat, guardandolo andare via.
 
- Sì, ma non é cattivo in fondo- replico facendo spallucce. Di certo non é l'emblema dell'educazione e della galanteria, ma in fondo c'è di peggio...o almeno credo...
Mi volto a guardare Mat e noto che mi sta fissando, e anche abbastanza intensamente.
Sembra abbia visto un mostro.
 
- Che c'è?- domando stranita. 
 
- Lo difendi?- mi accusa scandalizzato. Ma é impazzito? Che sta dicendo?
 
- Non lo sto difendendo- Ci manca solo che io mi metta a difendere quel diavolo, sa farlo già benissimo da solo.
 
- Si che lo stai difendendo- ribatte puntandomi un dito contro.
 
- No, ho solo detto che sì, é un montato, ma in fondo non é cattivo, cioè, non lo fa con cattiveria, é fatto così- spiego sbuffando. Possibile che si debba litigare su queste scemenze? 
 
- Vedi? Lo stai facendo di nuovo...va beh, lascia stare, non mi va di litigare con te per colpa di uno sbruffone maleducato che si crede un Dio sceso in terra- conclude sorridendomi.
 
- Ecco bravo, perché tanto ho ragione io- Gli faccio la linguaccia e mi avvio verso il camerino. 
 
 
 
- Fede mi vai a prendere una bottiglietta d'acqua? Ho sete- mi chiede Mat, mentre mi sto cambiando.
 
- Non puoi andare te?- 
 
- No, mi fa fatica- risponde lasciandosi cadere sulla mia poltrona. 
L'avevo detto che era sfaticato. Neanche é capace di andarsi a prendere da bere.
Fosse per lui se non fosse necessario respirare nemmeno lo farebbe.
 
Sbuffo ed infilo i pantaloni - Va bene, aspettami qui- 
 
- Grazie sister- Fa un cenno della mano ed esco fuori dal camerino, sorridendogli.
É incorreggibile, non cambierà mai. É sempre stato sfaticato e sempre lo sarà, non c'è speranza.
 
Entro dentro la stanza del set che é completamente al buio. Odio il buio. Non so se l'ho già detto, ma ne ho una paura matta, come i bambini.
Accendo uno dei riflettori e vado verso il contenitore delle bottigliette. Almeno adesso si vede qualcosa, non molto, ma sempre meglio che rimanere senza un briciolo di luce.
 
- Che ci fai qui?- domanda una voce alle mie spalle.
Sobbalzo dallo spavento e lascio cadere una bottiglietta d'acqua per terra.
Oggi mi vogliono proprio far morire d'infarto.
 
- Mi hai fatto prendere un colpo- lo rimprovero, portandomi una mano sul petto.
 
Il diavolo sorride e si abbassa a raccogliere la bottiglia - Mi stavi difendendo prima, eh?- domanda puntando i suoi occhi nei miei.
 
Rimango un po' basita ed infine riacquisto lucidità - No, io non ti stav...aspetta un attimo, ci hai spiato?- domando confusa.
 
Fa spallucce - Non ho capito una parola di quello dicevate- poi ghigna e si avvicina a me - Quindi mi stavi difendendo- Non é una domanda, piuttosto un'affermazione.
 
- No, affatto, ti sbagli caro- rispondo, cercando di afferrare la bottiglietta nella sua mano.
 
La ritrae di scatto e se la porta sopra la testa - É inutile che menti, ti sei già fregata prima, l'hai confessato tu stessa- constata, ghignando spudoratamente.
Accidenti a me e a quando non me ne sto zitta. L'avrei dovuto capire subito che stava cercando di mettermi con le spalle al muro, anche perché io e Mat stavamo parlando in italiano e lui non ne capisce una parola. Scema, scema e scema.
 
- Io n-non ti stavo difendendo...e comunque se sei così tanto convinto del contrario é inutile che tu me lo chieda, no?- mi riprendo alla fine, acquistando maggiore sicurezza.
 
Sorride - Furba, ma non attacca- 
 
- Attacca eccome, ora lascia la mia bottiglietta- ordino scocciata e allungando un braccio.
Ghigna e porta la bottiglietta ancora più in alto, maledetto. 
Mi sporgo per afferrarla ed istintivamente agguanto il suo braccio per cercare di abbassarlo.
 
- É inutile che provi a levarmela di mano con questi sotterfugi...nanetta- dice, calcando soprattutto sull'ultima parola.
Evito di rispondere e mi allungo come un'anguilla, sollevandomi sulle punte. 
 
- Illusa- commenta il diavolo, ridendo.
Te la faccio vedere io l'illusa. Faccio un piccolo saltello e finalmente riesco ad agguantare la bottiglietta. 
 
- Ah, ah, ah- Il fiato mi muore in gola non appena mi rendo conto che ho la bocca del diavolo ad un micro millimetro dalla mia. 
Se qualcuno ci vedesse in questo momento, di sicuro, penserebbe che ci stiamo baciando.
La cosa, però, che più mi sorprende é la reazione improvvisa di Nick.
Sorride, stringe ancora di più la bottiglietta nella sua mano, ed infine porta l'altra mano sulla mia schiena, attirandomi a sé.
Resto senza fiato e sgrano istintivamente gli occhi. Mai mi sarei immaginata una simile reazione da parte sua, tutto ma non questo.
 
- Allora? Ora lo ammetti?- sussurra, travolgendomi con il suo alito fresco.
 
- Lo ammetterei se fosse vero- rispondo, facendo un sorrisino di scherno.
 
- Testarda- commenta sorridendo.
 
- Insistente-
 
- Solo quando qualcuno non si decide ad ammettere la verità , tu invece sei testarda sempre, specialmente ora- spiega, sussurrando a malapena le ultime due parole.
Poi tra noi cala il silenzio. Non ho assolutamente la forza di rispondergli, anche se vorrei.
Gli unici a spezzare il silenzio sono i nostri respiri. Poi niente. 
Tutto intorno sembra essersi fermato, mi pare quasi di essere entrata in una bolla dove esistiamo solo io e lui.
E mi sento stranamente coinvolta da quest'atmosfera.
Nick abbassa lo sguardo dai miei occhi e guarda distrattamente la mia bocca.
La cosa strana é che faccio anche io lo stesso, una sorta di reazione involontaria, ma istintiva.
Poi avvicina il suo viso al mio, per quanto sia possibile dal momento che siamo praticamente attaccati, e appoggia la guancia sulla mia, in una dolce carezza, quasi impercettibile.
Il mio cuore nel frattempo é decisamente impazzito, sta andando, all'incirca, ad una velocità di 300.000 pulsazioni al secondo. Praticamente mi sta uscendo fuori dal petto.
 
- Ammettilo- sussurra al mio orecchio, con uno strano tono di voce.
 
- N-no- balbetto decisamente fuori di testa. 
 
Sorride sulla mia guancia e si allontana, puntando i suoi occhi nei miei.
Ok che la sua vicinanza mi destabilizza, in parte, però non sono così scema da sputare il rospo non appena mi sfiora. Sarebbe troppo da deboli.
 
- Sei più testarda di quanto pensassi, comunque il fatto che tu continui a negare mi convince del contrario- Sorride vittorioso e allenta leggermente la presa sulla mia schiena, senza però allontanarsi di un millimetro da me.
 
- Tanto non lo ammetterò mai, quindi p...- mi blocco non appena mi rendo conto della scemenza che ho appena detto.
Mi sono fregata da sola, accidenti. 
Il diavolo se ne accorge ed allarga ancora di più il suo sorriso, praticamente adesso gli arriva fino alle orecchie.
 
- Fregata- gira il dito nella piaga.
 
- No, io non volevo dire...mi dai la bottiglietta?- cambio argomento, stringendo metà bottiglietta nella mano.
 
- Adesso che hai confessato te la posso anche dare- 
 
- Grazie- rispondo acida, strappandogliela di mano.
Sbaglio o avevo detto a Mattia che Nick non era cattivo? Ritiro tutto, é decisamente diabolico.
 
Sorride e finalmente mi lascia andare. Come scottata mi allontano dal suo corpo e Nick fa lo stesso. 
Non capisco cosa gli prenda, un momento prima sorrideva vittorioso mentre ora ha uno sguardo serio e mi sta fissando. 
Incrocio i miei occhi con i suoi ed infine, vado verso l'uscita del set, seguita da lui.
 
- Ci si vede domani Nick- lo saluto appena siamo davanti al mio camerino.
Mi sembra strano salutarlo così, non so perché. Solitamente lo saluto davanti alla porta della mia camera, al campus, invece così, non so...é strano.
 
- A domani- mi saluta di rimando, voltandosi a guardarmi.
Come mai nessuno dei due si sta muovendo? E come mai vorrei prolungare questo momento?
 
- Appuntamenti stasera?- chiedo, con uno scatto involontario.
 
- Stasera uscita di gruppo in qualche locale- risponde facendo spallucce.
 
- Una cosa tra amici quindi- constato sorridendogli.
 
- Più o meno, se poi ci rientra qualche ragazza meglio ancora, l'unico problema sarà la fila che ci sarà dietro di me, ma ormai ci sono abituato- dichiara sorridendo.
Estremamente modesto. Lo ripeterò fino allo sfinimento. 
 
- Oh povero cucciolo- lo prendo in giro - Chissà come farai, mi dispiace davvero tanto- 
 
- Spiritosa- taglia corto, facendomi una smorfia.
 
Rido - Buon divertimento Nick- e lo saluto con un cenno della mano.
 
- Anche a te- prende in giro, ridendo. É lui quello spiritoso, altro che io.
Gli faccio la linguaccia ed entro nel camerino dove trovo Mat, addormentato sulla mia poltrona.
Doveva essere davvero stanco morto per addormentarsi così profondamente.
Mi avvicino a lui e lo scuoto per una spalla.
 
- Mat? Svegliati, andiamo- lo chiamo dolcemente.
Apre gli occhi lentamente e poi si alza dalla poltrona.
 
- Ah, l'acqua- sono le sue uniche parole, prima di afferrare la bottiglietta e scolarsela in un sorso. Alla faccia della sete. 
 
- Ora possiamo andare- esclama sorridendo ed afferrandomi per mano.
Sorrido e lo seguo fuori dal camerino, destinazione campus e più precisamente, pigiama party.
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Scusate per il ritardo *chiede perdono in ginocchio*, ma purtroppo queste settimane sono state davvero molto difficili per me e c'è, ovviamente, un motivo per il quale aggiorno così tardi.
Giovedì della scorsa settimana mio nonno mi ha lasciata per sempre. Se ne è andato all'improvviso, dopo un lungo periodo di sofferenza.
Ho passato la settimana più brutta e triste della mia vita.
Inizialmente avevo deciso di non scrivere più, dal momento che mio nonno era uno scrittore e giornalista, scrivere me lo avrebbe ricordato e avrei continuato a soffrire.
Poi però ho pensato che scrivere mi avrebbe anche ricordato tutti quei momenti in cui mi ha spronata a coltivare la mia passione, quei momenti in cui da piccola gli portavo le mie storielle e lui me le correggeva, riempiendomi di complimenti.
Perciò in conclusione ho deciso di continuare a scrivere, per lui, per tenere vivido il suo ricordo e i suoi insegnamenti.
Vi prego dunque di scusarmi per questo enorme ed abissale ritardo.
Ed ora tralasciamo la parte triste per parlare del capitolo ^.^
Spero davvero che vi sia piaciuto!
Stavolta il capitolo è stato più lungo del solito, per ripagarvi un po' dell'attesa!
Fatemi sapere e se avete qualche domanda sono ben felice di rispondervi!
A presto ed un bacioneeeeeeeeeeeeeeeeeeee! ^.^
 
Ah dimenticavo! Questo è il vestito che Fede ha dovuto indossare!
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Capitolo 13
*** Argomento chiuso ***


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                                         Argomento chiuso






Pov Nick 
 
 
Esco dall'edificio A&G e comincio a camminare lungo il marciapiede.
In silenzio, con la testa chinata e le mani in tasca.
Fa davvero freddo, per essere agli inizi di Dicembre anche troppo.
All'improvviso mi tornano in mente le parole della stramba: "fa davvero un freddo bischero", già lei lo aveva chiamato così, bischero. 
Sorrido involontariamente al pensiero, e non mi spiego nemmeno perché, tra l'altro non so nemmeno cosa voglia dire bischero.
La stramba ha un brutto effetto su di me, non c'è dubbio.
 
Svolto l'angolo e guardo l'orologio: le otto e un quarto.
Come al solito sono perfettamente in orario, la perfezione fa parte del mio essere. Se non sbaglio avevamo fissato di ritrovarci alle otto e mezza al pub, anche se stasera me ne sarei volentieri stato a casa, come la stramba. 
Lei sicuramente a quest'ora sarà con quello stupido incompetente che si ritrova come fratello. 
Per di più all'inizio lo avevo scambiato per il suo ragazzo, e la cosa me lo fa stare ancora più antipatico, nonostante ora sappia la verità. 
Non so perché ci stia ancora a pensare dal momento che non me ne frega un fico secco della vita sentimentale della stramba, anzi, non me ne frega proprio niente di lei, quindi argomento chiuso. 
 
- Ecco Nick- urla Dylan, sbracciandosi per farmi segno di avvicinarmi.
 
- Ciao Nick, ti stavamo aspettando- dice Gordon, sorridendo.
 
Li saluto con un cenno del capo ed insieme entriamo nel pub.
Fortuna che non é un posto troppo affollato e caotico, non avrei avuto né la forza né la voglia di sorbirmi una serata nel macello più assoluto.
 
- Buonasera, posso esservi utile?- ci chiama una ragazza dal piano bar.
Daniel le strizza l'occhio e si avvicina.
 
- Abbiamo prenotato un tavolo- le sussurra appoggiandosi con i gomiti al pianale del bar.
Mi viene da ridere, possibile che ogni ragazza che vede un modello o solo un bel ragazzo comincia ad entrare nel pallone? Cascano come pere cotte, una dietro l'altra.
 
- A c-che nome?- balbetta la cameriera, spostandosi un ciuffo dal viso.
 
- Tonnols- intervengo io, per farla breve. Non mi va di stare tutto il tempo in piedi, ho anche un certo appetito.
La ragazza mi guarda e rimane di sasso, orami non mi meraviglio nemmeno più, solita reazione di chi mi riconosce.
 
- Ah, bene, per di qua, prego- Esce dalla zona bar e ci accompagna verso quello che dovrebbe essere il nostro tavolo.
 
- Se posso esservi utile chiamate pure- si congeda la ragazza mezza frastornata.
Daniel le sorride e quella si volatilizza come se avesse appena visto un fantasma. Probabilmente sarà corsa a riprendere fiato.
Ci sono due categorie di ragazze: quelle che appena vedono un bel ragazzo che le ammicca svengono e entrano nel pallone e quelle che invece cominciano a comportarsi come delle galline, che cominciano a strusciarsi e toccare. Alla fine, però, sono tutte accomunate dalla stessa sorte: cedono, cadono come pere cotte.
Ho sempre creduto che fosse così, e ne sono ancora convinto, però la stramba non rientra in nessuna di queste categorie. É la prima che rompe con il solito cliché, con la mia classificazione delle ragazze.
Lei non sta da nessuna delle due parti e non é nemmeno intermedia fra le due cose.
É semplicemente diversa. Se diversa in senso buono o cattivo devo ancora deciderlo.
Però intanto é l'unica che ha rotto con i canoni da me stabiliti.
E la cosa mi intriga molto...
 
- Ehi Nick, che ci racconti? Con chi stai lavorando adesso?- mi chiede Gordon, il più calmo e pacato fra gli altri due.
 
- Per ora sto lavorando con una novellina, poi gli altri sono Tess Tyler e Paul Benson- rispondo, controllando il menù.
 
- Wow, Tess Tyler- esclama Dylan, facendo tanto d'occhi.
 
- E com'è la novellina?- chiede Daniel, sporgendosi sul tavolo e strizzando l'occhio - Carina?-
Alzo gli occhi dal menù e lo guardo con un espressione atona dipinta in volto.
 
- Fa la modella, dovrà essere pur decente- rispondo ovvio, ritornando a guardare il menù.
 
- Descrivicela- insiste Daniel, alquanto interessato.
Daniel é da sempre il mio miglior amico. Ci conosciamo da quando eravamo in fasce praticamente, abbiamo cominciato insieme a fare tutto, anche a seguire la carriera di modelli. Il suo unico difetto, che proprio non digerisco, però é l'insistenza. 
Non ti lascia in pace fino a che non ha ottenuto quello che vuole, é una piaga in poche parole.
 
- Alta, capelli ricci castani e occhi verdi-marroni- taglio corto, non alzando nemmeno lo sguardo su di lui.
 
- Fisico?- chiede sorridendo sornione.
 
- Slanciato- rispondo di getto, sapevo che me lo avrebbe chiesto.
 
- Non male- commenta Dylan, annuendo con la testa.
Gordon sorride a qualcuno alle mie spalle e accanto a me si presenta una ragazza con un notebook.
 
- Volete ordinare?- ci chiede, cordialmente, e sfoderando un sorriso a trentadue denti.
Questa rientra, sicuramente, nella seconda categoria.
 
- Per me un omelette semplice- ordino, posando da una parte il menù.
La ragazza sorride e mi fa l'occhiolino. Nemmeno ci faccio caso, non me ne frega assolutamente niente. 
Dopo che anche gli altri hanno ordinato e la cameriera se ne é andata, tutti e tre si girano in simbiosi a guardarmi.
 
- Allora, dove eravamo rimasti? Ah, giusto al fisico, bene, dicci di più- riprende Daniel, appoggiando i gomiti sul tavolo e congiungendo le mani.
 
- Non c'è molto da dire- 
 
- Su, dacci una descrizione più dettagliata, tipo quanto sono lunghi i capelli, o quanto sono grandi gli occhi o...non so, tu comincia a rispondere a queste due domande- prende parola Dylan, anche lui fin troppo interessato.
 
Sbuffo, stanno cominciando ad infastidirmi - Ha gli occhi grandi, molto, due fanali e i capelli sono lunghi...non so quanto, non li ho mica misurati- mi lamento cercando di concludere il discorso. 
 
- Più o meno?- Ed io che pensavo di chiudere qui la faccenda. 
 
- Quasi fino ai gomiti- rispondo, appoggiandomi con la schiena alla poltroncina.
 
- Me la devi presentare- se ne esce fuori, all'improvviso, Daniel - M' interessa...molto- 
sottolinea soprattutto l'ultima parola, facendo comparire un sorriso furbo sul suo volto.
 
- Non é un tipo docile- lo avverto sorridendo.
 
Gordon si fa avanti e aggrotta la fronte - Perché?- Ci mancava solo che si intromettesse anche lui ora, perfetto.
 
- Ha un bel caratterino, non si fa di certo mettere i piedi in testa. E Dani ti assicuro che non rientra nei tuoi soliti canoni- lo ammonisco, sorridendo divertito.
 
- Allora la cosa si fa ancora più interessante, mi piace, la voglio conoscere- conclude Daniel, decisamente convinto di quello che dice.
 
- Come vuoi, basta che vieni un giorno sul set e la potrai conoscere- Gli sorrido e mi scanso per far poggiare il mio piatto sul tavolo.
Voglio proprio vedere come se la caverà con la stramba, sono estremamente curioso.
 
 
Pov Federica
 
 
- Allora Mat, hai messo il pigiamino?- gli chiedo, uscendo dal bagno ilare.
Lo trovo davanti allo specchio che si guarda sconsolato. 
Scoppio a ridere e mi vado a distendere sul letto. 
 
- Sei proprio carino vestito così, e il cappellino ti dona un sacco- dico, continuando a ridere.
Purtroppo quando mi prende la risarella non riesco a fermarmi. 
Comincio a ridere per tutto, anche se mi dicono che sono scema, continuo. 
 
- Grazie sister, e ti avverto che se continui a ridere ricomincio a farti il solletico, perciò a te la scelta- mi minaccia mettendo le mani avanti.
Tento di smettere di ridere e gli faccio segno di sedersi sul letto, accanto a me.
Ci appoggiamo, entrambi, con la schiena alla testata del letto e attacco con la prima domanda.
 
- Allora, Ale come sta? Gli studi? Scommetto ha il massimo dei voti- gli chiedo saltellando sul posto, felice come non mai.
 
- Sta bene, studia come una matta, e sì, ha il massimo dei voti- risponde sorridendo. Si vede che anche lui, come me, é orgoglioso di nostra sorella.
 
- Sai, per me Ale é un esempio, é perfetta in quello che fa, e riesce sempre a dare il massimo, come vorrei fare anche io del resto- confesso sospirando.
 
- Anche te ci riesci, stupida che non sei altro, non é mica da tutti essere presi a questa università, una delle più prestigiose al mondo. Possibile che tu non creda mai in te stessa? Sei sempre la solita insicura di quando sei andata via, non sei cambiata di una virgola- mi riprende accigliato e lasciandomi un leggero buffetto sulla testa.
 
- Hai ragione, scusa. É che non lo faccio apposta ad essere insicura, fa parte di me, ecco, su questo punto di vista vorrei essere come te- Sorrido e appoggio la testa sulla sua spalla.
 
- Ti capisco, e chi non vorrebbe essere come me?- scherza, scoppiando a ridere.
Ridiamo per un po', poi ricomincio a tartassarlo di domande, fino a che non é lui a cambiare argomento.
 
- Parliamo piuttosto del tuo lavoro, che di sicuro é molto più entusiasmante rispetto a tutto quello che succede a casa. Dimmi sister, chi é quella ragazza che lavorava con te oggi?- Te pareva che non andasse a chiedere di quella serpe. Ci avrei scommesso.
 
- Si chiama Tess Tyler, non la conosco bene, so solo che é una modella famosa-
 
- E anche molto bella- continua Mat, annuendo a vuoto.
 
- Sì, molto, però é anche parecchio altezzosa ed io la gente che si dà un sacco di arie non la sopporto- constato accigliandomi.
 
- Che se la tira si vede- mi dà ragione Mat. 
 
- Forse se cominciassi a conoscerla meglio...forse é simpatica- butto là, all'improvviso.
Magari sono io che l'ho sempre giudicata male, forse ho sbagliato tutto.
 
- Potrebbe, non lo so, tu prova a parlarci, magari non é così male- consiglia facendo spallucce.
 
Sorrido - Hai ragione, domani proverò a parlarci, così magari te la presento, ok?- domando, già a conoscenza della sua risposta.
 
- Ecco, brava, questa cosa mi piace, mi raccomando stalle simpatica- Mi punta un dito contro e scoppia ridere.
Rido anche io e mi stringo ancora di più a lui. Mat solleva un braccio e mi circonda le spalle, attirandomi così a sé. Così, al calduccio e protetta dalle sue braccia, comincio a sentire tutta la stanchezza accumulata in giornata come un enorme peso che mi sta schiacciando.
 
- Ti va se dormiamo?- mi chiede Mat, anche lui assonnato.
 
- Uhm, sì, ho tanto sonno, però riprendiamo il discorso domani sera, va bene?- gli chiedo, approfittando della sua stanchezza.
 
- Ok, buonanotte- Ah, ah, ah, gliel'ho fatta! Pigiama party anche domani sera, fregato in pieno.
Mi metto sotto le coperte, spengo la luce dell'abat-jour e mi accoccolo tra le sue braccia.
 
- Buonanotte- sussurro sorridendo nel buio.
Gli lascio un bacio sulla punta del naso e mi addormento con il sorriso stampato in faccia.
 
 
Pov Nick
 
Sono passate tre ore e ancora non ci siamo schiodati di dosso l'argomento stramba.
Questi tre emeriti stupidi non hanno fatto altro che chiedere e parlare della solita cosa, ovvero della novellina.
Daniel sembra davvero esserne interessato, e la cosa mi sorprende, e non poco.
Solitamente ha sempre pensato alle ragazze come ad uno spasso, un passatempo, un divertimento, e sinceramente anche io. Non me ne é mai importato più di tanto di spezzare loro il cuore. Cuore loro, problemi loro.
Invece stavolta sembra abbastanza preso dalla faccenda, senza nemmeno conoscerla poi.
 
- Domani vengo sul set, contaci- esclama per la decima volta da quando siamo qui.
 
- Fa' come vuoi- Sbuffo e mi passo una mano fra i capelli. 
Se me lo ridice un'altra volta giuro che me ne vado. Ne ho fin sopra i capelli della stramba.
 
- A me interessa Tess Tyler, dici che mi concede un appuntamento?- mi chiede Dylan, sorridendo.
Ma cosa vogliono che ne sappia io? Non sono mica una di quelle donnine che pretendono di vedere il futuro con una stupida palla di vetro. 
 
- Non lo so, parlaci, divertila e chiedile di uscire- É il massimo che riesco a dire. 
Sono leggermente nervoso in questo momento, mi stanno praticamente facendo il quarto grado.
 
- Hai ragione, dai sempre degli ottimi consigli Nick- si congratula Dylan, approvando con un cenno della testa.
Hanno bevuto troppo, tutti quanti. 
 
- Non vedo l'ora di conoscere la novellina- Decisamente troppo.
Daniel é da tre ore di orologio, precise, che non fa altro che parlare della stramba. 
Ogni tanto guarda le gente e poi se ne esce di nuovo fuori con un commento come questo, ad esempio.
 
- Andiamo a prendere qualcosa da bere?- propone Gordon, alzandosi dal tavolo.
Annuisco e lo seguo al piano bar. 
La ragazza di poco prima si avvicina a noi e mi fa un enorme sorriso a trentadue denti.
Da categoria uno é passata a categoria due, decisamente. Ed é stata anche molto veloce, non c'è che dire.
 
- Cosa vi posso servire?- domanda, pulendo insistentemente un bicchiere già perfettamente lucido.
 
- Per me un Martini- dico, sorridendole. Voglio proprio vedere quanto ci mette a tornare la gattina indifesa di prima.
Fa tanto d'occhio e arrossisce visibilmente, poi chiede la stessa cosa anche a Gordon, rimettendo a posto il bicchiere.
Mentre ci prepara i nostri alcolici mi volto di spalle e mi appoggio con i gomiti sul bancone.
Daniel e Dylan sono ancora al tavolo a parlare delle solite cose. Quando attaccano a chiacchierare di una cosa non la smettono più, specialmente Daniel.
 
- L'ho notato sai?- Mi volto verso Gordon e lo guardo confuso. 
 
- Di che parli?- chiedo, alquanto spaesato.
 
Sorride e mi tira una pacca sulla spalla - Ti dà noia che Dani parli della novellina, l'ho capito- dice con un tono di voce saccente.
 
Alzo un sopracciglio e lo guardo di sbieco - Ti sbagli, mi sono solo stufato che continui a parlare della stessa da ben tre ore, il fatto che gli interessi non interessa a me- spiego voltandomi a prendere il bicchiere.
 
- Ok, allora forse mi sono sbagliato- ammette rigirandosi il suo Martini fra le mani.
 
- Non forse, ti sei sbagliato e basta- Butto giù il primo sorso di Martini e mi rivolto di spalle, per osservare la gente presente nel pub.
Solleva le mani in segno di resa e si siede sulla poltroncina del piano bar.
Argomento chiuso.
 
 
Dopo un'altra ora sono a camminare per le vie quasi deserte di New York.
Non vedo l'ora di tornarmene a casa e rilassarmi. Tutti quei discorsi non hanno fatto altro che stressarmi ulteriormente.
E il meglio deve ancora venire. Domani, precisamente alle due del pomeriggio, Daniel farà la conoscenza della stramba. Voglio proprio vedere come ci rimarrà lei, é questa l'unica cosa che m' incuriosisce, poi il resto può tutto andare a farsi benedire.
Non so perché, ma non fa che tornarmi alla mente il momento in cui eravamo da soli sul set, la bottiglietta, la vicinanza, il suo respiro sul mio viso, la sua bocca ad un millimetro dalla mia.
Tutte stupidaggini che non si allontanano per un momento dalla mia mente.
E non capisco nemmeno perché, sono entrato in contatti molto più ravvicinati con altre ragazze e non mi sono mai fatto problemi, mai.
Invece stavolta mi sono sentito strano. Mi sono staccato da lei come scottato, quel contatto mi stava facendo letteralmente impazzire.
Come quella volta in cui il fotografo ci aveva detto di far finta di baciarci. Anche in quella situazione stavo perdendo il controllo, ed io non lo perdo mai.
E poi per cosa, per la stramba? Quella che domani dovrebbe conoscere il mio migliore amico...
Ma cosa me ne frega del resto, assolutamente niente, quindi, come avevo detto? Ah sì, argomento chiuso.
 
 
Pov Federica
 
 
Non si può sempre essere di corsa, é assolutamente innaturale. 
Eppure io supero le leggi della natura e della fisica. 
Stamattina mi sono svegliata non tardi, di più. Per colpa di Mat, il quale aveva disattivato, distrattamente sostiene l'imputato, la sveglia, mi sono alzata ad appena dieci minuti dall'inizio delle lezioni. Una tragedia in poche parole, senza contare il fatto che alla prima ora avevo colui che ha vinto il premio Nobel per la simpatia: il professor Bertlam.
Il soggetto sopracitato, non appena mi ha vista entrare con i pantaloni del pigiama in aula, si é fatto certe risate che avrei dovuto registrarle.
Ebbene sì, ho cercato di fare talmente veloce che non mi sono nemmeno accorta di essermi rinfilata i pantaloni del pigiama dopo essermi lavata.
Il caro Mat poi, non ha detto una parola, é stato zitto e cheto. La cosa strana era che appena uscita di camera fosse scoppiato a ridere, ma non gli avevo dato molto peso. Errore madornale.
Come dicevo, appena entrata in aula, il simpatico Bertlam é scoppiato a ridere, una risata quasi sinistra se devo essere sincera. 
Mai lo avevo visto ridere ed all'inizio sono rimasta più colpita dalla sua risata che dal mio abbigliamento ridicolo. 
Poi, non appena mi sono resa conto della tragedia, ho sgranato gli occhi e quando ero sulla porta, pronta per tornare in camera a cambiarmi, il caro professore mi ha richiamata dicendomi che se non avessi partecipato alla lezione mi avrebbe abbassato i voti.
Quindi, affranta e derisa, sono stata costretta a sorbirmi la sua lezione in quelle condizioni.
Ma la parte più bella deve ancora venire, ovvio, perché le disgrazie non vengono mai da sole.
Dopo essere tornata in camera ed essermi cambiata, ovviamente dopo aver preso a cuscinate Mat, sono corsa verso l'altra aula, a lezione dalla professoressa Richmond, una donna davvero intelligente, ma soprattutto intransigente.
Ecco, mentre correvo per il corridoio, mi sono scontrata, senza volerlo, con un tipo tutto muscoli e niente cervello, o almeno così mi é sembrato.
Il tizio mi ha praticamente fatta rimbalzare e cadere a terra, ma la cosa più bella é che non mi ha nemmeno aiutata ad alzarmi, anzi, mi ha detto così, testuali parole: "vienimi di nuovo addosso e ti spezzo in due nanerottola". 
E ci risiamo con il nanerottola, a quel punto non ci ho più visto e gli ho risposto per le rime.
Non lo avessi mai fatto.
Praticamente gli ho detto: "se tu sei un armadio di due metri per tre non vuol dire che io sia una nanerottola, ficcatelo bene in testa orso che non sei altro".
Come ho già detto, non l'avessi mai fatto.
Questo pazzo ha ringhiato, giuro, come un cane a cui hanno pestato la coda, poi mi ha guardata come a volermi uccidere ed ha cominciato ad inseguirmi mentre io correvo all'impazzata per i corridoi.
Non appena ho visto la porta dello stanzino per le scope mi ci sono fondata dentro senza farmi vedere dall'orso. Quello, completamente spaesato dalla mia sparizione, si é guardato intorno e poi  ha battuto un pugno contro il muro. 
Praticamente mi voleva fare fuori, buono a sapersi.
Infine se ne é andato, borbottando qualcosa fra sé e sé.
In poche parole sono arrivata in ritardo pure alla lezione della professoressa Richmond, la quale però, non mi ha fatto pesare troppo la cosa.
Forse aveva notato le mie misere condizioni: una faccia paonazza per la corsa, i capelli ritti in testa ed un fiatone da far invidia ad un maratoneta. 
Possiamo ben dunque concludere che la giornata é iniziata nel migliore dei modi, tutto é andato liscio, senza intoppi.
E come a provare la fortuna che questa giornata mi sta preservando, adesso sono in coda davanti alla cassa della mensa, e per l'esattezza sono l'ultima dell'enorme fila.
In poche parole riuscirò ad accaparrarmi solo qualche avanzo. Splendido.
Perché ovviamente Mat non aveva voglia di venire prima a comprare da mangiare, no, gli faceva troppa fatica, giusto. 
E poi, cosa c'è di più bello che rendere ancora più schifosa una giornata iniziata ancora più schifosamente? Niente, infatti, é quello che ho pensato anche io.
 
Mentre la gente comincia a scorrere alla velocità di una lumaca, vedo entrare dal portone della mensa colui che poco prima aveva tentato di uccidermi, l'orso, l'armadio vivente, il bulldozer.
Sgrano gli occhi ed afferro velocemente un vassoio per il cibo portandomelo sul lato della faccia a lui esposto.
Guardo oltre il vassoio e vedo che lo scimmione si sta avvicinando, e per l'esattezza alla coda.
Oh. Mio. Dio. Non voglio morire, sono ancora troppo giovane. 
Comincio a pregare in tutte le lingue del mondo e a sudare freddo non appena lo vedo mettersi dietro di me.
Fortuna che non mi ha riconosciuta...per ora.
 
- Senti tu- mi chiama con il suo vocione cavernicolo e picchiettandomi una spalla con un dito.
 
- Si?- domando con un filo di voce. Se mi scopre sono morta, letteralmente.
 
- Sei l'ultima della fila?- chiede continuando a picchiettare sulla mia spalla con quel suo maledetto ditone.
 
- Certo che sono l'ultima, non si vede? E comunque puoi evitare di punzecchiarmi con quel dito che...- Stupida, stupida e ancora stupida.
Mi sono voltata a guardarlo, male, male e ancora male.
Lo scimmione sgrana gli occhi e mi punta un dito contro.
 
- Ma sei tu- esclama ringhiando e cominciando a battere un pugno sul suo palmo della mano.
 
Sorrido nervosa - Eh eh, già, ci si rivede, che coincidenza. Ok, ciao- concludo perdendo il sorriso di faccia e cominciando a correre fuori dalla mensa.
Di certo non potevo mettermi lì a farci una conversazione, si vedeva benissimo che non vedeva l'ora di spaccarmi il naso.
Ed infatti l'orso mi sta di nuovo inseguendo. Questo mi vuole proprio fare fuori.
Corre come un bue e non fa altro che ringhiare e urlare che se mi acchiappa mi fa in pezzettini tanto piccoli che non riusciranno a raccattarmi nemmeno con il cucchiaino. 
Sono queste cose che mi fanno stare meglio.
 
Cerco di depistarlo e finalmente, dopo mezz'ora d'instancabile corsa ci riesco.
Con il fiatone me ne torno sana e salva nel mio porto sicuro: la mia amata cameretta.
Appena entro trovo Mat disteso bellamente sul letto e con il mio portatile appoggiato sullo stomaco. 
Si volta a guardarmi e cerca con lo sguardo qualcosa che sicuramente non troverà, e so anche di che si tratta.
 
- E il nostro pranzo?- mi chiede spostando il computer da una parte e alzandosi.
 
- Niente, dovremo andare fuori a mangiare, prendo la borsa ed usciamo- lo avverto guardandomi un'ultima volta alle spalle per poi chiudere la porta.
Vado verso l'armadio, afferro la mia cara amica borsa, controllo che dentro ci sia tutto il minimo indispensabile ed infine esco dalla stanza, seguita da Mattia.
Lo afferro per mano e comincio a camminare velocissima verso il portellone di uscita.
Non ho nessunissima intenzione di ritrovarmi quel bestione davanti e ricominciare a correre, ci mancherebbe.
Appena fuori dal campus attraversiamo la strada ed entriamo in un ristorante italiano, anche perché Mat si rifiuta di mangiare il cibo americano, dice che fa schifo, e non gli posso dare torto.
 
- Sei strana, lo sai vero?- mi chiede Mat, guardandomi con fare inquisitorio, una volta esserci seduti al primo tavolo libero.
 
- Dici? No, no, sono apposto, tranquillo, é solo che é stata una mattina movimentata- dico sorridendo e bevendo un sorso d'acqua.
Mattia scoppia a ridere e mi indica con un dito, ma é impazzito?
 
- Già, sei...andata a...lezione in pigiama- riesce a dire fra una risata e l'altra.
 
- Molto divertente, davvero. Se solo qualcuno mi avesse detto in che condizioni ero forse questo non sarebbe successo, addirittura il professor Bertlam si é messo a ridere, e quello non ride mai, te lo assicuro- Scoppio a ridere anche io nel vedere lui piegato in due e con le lacrime agli occhi. 
Possibile che quando vedo qualcuno ridere lo faccio anche io? 
E non solo ridere, anche piangere. Se vedessi qualcuno piangere per strada probabilmente comincerei a farlo come una fontana pure io, senza saperne il motivo.
 
- Mat finiscila, non é...per niente divertente- Il bello é che mentre dico questo sto continuando a ridere. La coerenza non é proprio il mio forte.
 
- Ma se stai ridendo pure te?- mi riprende alzando la testa dal tavolo e tenendosi la pancia.
 
- Sì, ma io rido perché tu ridi- confesso, spostandomi un riccio ribelle dal viso.
Mat comincia a ridere ancora più forte e batte un pugno sul tavolo.
 
- Ma sei scema?- mi chiede soffocandosi dalle risate.
 
- Sì- 
E a questo scoppiamo a ridere come non mai, fino a piangere dalle risate, fino a quasi dimenticarci del perché siamo in un ristorante.
 
 
- Mat corri, é tardi- gli urlo mentre percorriamo la strada alla velocità della luce.
Del resto é tutto il giorno che non faccio che correre, di questo passo potrò partecipare alla famosa maratona di New York senza problemi.
 
Arriviamo davanti all'edificio A&G che sono appena scoccate le due, almeno una volta tanto sono in orario.
Aspetto che Mat mi raggiunga ed insieme ci dirigiamo all'ascensore.
 
- Tutta questa furia e poi siamo arrivati perfettamente in orario- si lamenta, passandosi una mano fra i capelli.
 
- Su su, non ti lamentare, meglio così no? Almeno nel frattempo potrai socializzare con Tess- Gli faccio l'occhiolino e gli tiro una pacca sulla spalla.
 
Sorride - In effetti non é male come idea, ti perdono, ma proprio perché sei mia sorella guarda- 
 
- Scemo- Rido ed entriamo all'interno dell'ascensore.
 
Arrivati al quarto piano le nostre strade si dividono, come avevo previsto Mat preferisce starsene in camerino piuttosto che seguirmi in sala trucco. 
Per di più dopo che Alfonso ha mostrato un certo interesse nei suoi confronti non vuole più farsi vedere da quest'ultimo. Ne é rimasto seriamente provato.
Comunque sia, nel frattempo sono sicura che andrà a cercare Tess per farci quattro chiacchiere, ci metterei una mano sul fuoco.
Mat mi lascia un buffetto sulla testa e poi mi avvio verso la mia personale tortura.
 
- Eccoti bocconcino- mi saluta Alfonso, guardando dietro di me - Tuo fratello non c'è?- chiede sconsolato.
 
- No, mi dispiace, credo sia andato a conoscere Tess- confesso, intenerita dai suoi occhioni tristi.
Alfonso sospira e mi fa segno di accomodarmi sulla ormai famosa poltrona.
 
- Comunque mi ha detto che dopo ti viene a salutare- dico all'improvviso, senza pensare a Mat, ma solo alla felicità di Alfonso.
 
- Davvero?- mi chiede, aprendosi in un sorriso radioso.
Annuisco con la testa e appoggio la borsa per terra. Sono estremamente felice di averlo fatto sorridere, mi dispiaceva troppo che fosse triste.
 
- Ah bene, allora cominciamo tesoruccio, così dopo mi dò una sistemata anch'io- Ecco che é tornato ad essere l'Alfonso di sempre, quello allegro e pieno di vita che conosco io.
 
- Allora amore, oggi il fotografo mi ha detto che devo farti un total black, non so come sarai vestita, ma di sicuro ha a che fare con questo, quindi comincerei con uno smooky degno di questo nome, poi per il resto vedremo. Brigitte, vieni qui, comincia ad acconciarle i capelli- urla con la sua voce stridula, capace di perforare anche i timpani.
 
Brigitte arriva tutta trafelata e comincia a sistemare la mia chioma indomabile, resa ancora più ingestibile da tutte le corse fatte durante la mattinata.
 
- Chiudi gli occhi- sussurra Alfonso. 
Li chiudo e lì ha inizio la mia tortura quotidiana.
 
 
Quando entro nel mio camerino non c'é nemmeno l'ombra di Mattia.
Si é completamente volatilizzato, e sicuramente avrà trovato la sua preda: Tess.
Chissà come se la starà cavando con il suo inglese stentato, ma soprattutto alle prese con quella serpe. Ok, no, avevo detto che non l'avrei giudicata, basta cattiverie.
Vado verso il tavolo su cui sono adagiati i miei abiti per il set, quando, passando davanti allo specchio, lancio un'occhiata alla mia immagine riflessa.
Cavolo. Sono davvero io quella? 
Mi avvicino sconvolta e istintivamente mi tocco il viso, come se non fossi sicura che é davvero il mio quello che vedo.
Va bene che Alfonso é un mago del trucco, ok, ma questo é proprio un capolavoro, in piena regola.
La cosa che più colpisce é il lavoro che ha fatto intorno agli occhi. Sono...semplicemente fantastici.
Anche il colore, in questo modo, sembra più bello, più acceso, più...non lo so nemmeno io, so solo che colpisce.
E se il fotografo mi chiede di perforare l'obbiettivo, beh, glielo spacco, altro che perforare.
Le labbra sono messe in risalto da un leggero velo di lucida labbra, niente di speciale, ma molto d'effetto. 
Nel complesso posso dire, una volta tanto, di essere bella, e tutto grazie ad Alfonso.
Il nero e grigio perlato intorno agli occhi é davvero bellissimo, é stato sfumato in una maniera impeccabile, si vede che é stato fatto dalla mano di un professionista.
Sono totalmente rapita dai miei occhi, strano, ma vero.
 
Mi ridesto dal mio coma e prendo i vestiti sul tavolo.
Dei pantaloncini- mutanda, perché solo così li posso definire, neri, poi una maglietta a mezze maniche bianca, molto leggera, ed infine un giubbotto di pelle nera a completare il tutto. 
In fondo non é male, se non fosse per questi pantaloncini. Troppo corti, estremamente corti, sono come delle mutande, uguali, sono solo giusto un po' più lunghi, ma proprio di poco.
Mah, vorrei tanto sapere chi é quel fissato con queste sottospecie di pantaloncini.
 
Li indosso alla velocità della luce ed infine concludo con gli accessori e le scarpe.
Un bracciale a fascia argentato, una collana lunga, anch'essa argentata e degli stivaletti neri.
Il risultato allo specchio é sorprendente, persino per me.
Senza perdere altro tempo esco dal camerino e mi precipito sul set.
Appena entro noto un leggero cambiamento. Il telo del set non é più bianco, adesso é rosso, un rosso scuro, non molto acceso, ma comunque bello.
Mi guardo intorno e vado verso Kate che mi saluta con un cenno della mano.
 
- Sei splendida tesoro, veramente splendida- mi dice, non appena arrivo davanti a lei.
 
- Grazie mille- Sorrido timidamente e mi guardo intorno, alla ricerca di Mat.
Non appena lo trovo con lo sguardo noto che é in buona compagnia. 
Non ci posso credere, ce l'ha fatta a rompere il ghiaccio con Tess, incredibile, e sembra che si stiano anche divertendo.
Meglio lasciarli in pace, non vorrei rovinare la loro atmosfera d'intesa.
Mi guardo di nuovo intorno, stavolta alla ricerca di Nick e lo trovo appoggiato al muro con le braccia conserte.
Sorrido e mi avvicino a lui.
Si volta di scatto non appena mi vede venirgli incontro e con mio grande stupore sgrana gli occhi, solo per istante, ma lo vedo distintamente.
 
- Ciao Nick- lo saluto sorridendogli, una volta essergli arrivata accanto.
 
- Ciao- risponde, guardandomi attentamente in volto. 
 
- Ehi Nick, ce l'ho fatta ad arrivare- si sente urlare da qualcuno che si sta avvicinando velocemente a noi.
E a quanto pare conosce Nick, probabilmente deve essere un suo amico.
 
Il tizio si avvicina a noi e mi sorride. É alto più o meno quanto Nick, ha dei capelli non troppo corti castani e due splendidi occhi azzurri, un bel ragazzo non c'è che dire. 
Sicuramente, essendo amico del diavolo, é un modello, senza ombra di dubbio.
 
- É lei, vero?- chiede a Nick, sorridendo ed indicandomi.
Il diavolo annuisce atono e punta lo sguardo su di me.
Mi sento leggermente sotto esame in questo momento, non capisco che cosa voglia il tizio da me.
 
- Piacere io sono Daniel, amico di Nick- Mi porge la mano e continua a sorridere come uno che la sa lunga. 
 
- Piacere, io sono Federica- rispondo stringendogli la mano.
 
- Italiana?- mi chiede, facendo con le mani il verso della pistola. É davvero un tipo strano.
 
Sorrido - Sì esatto, di Firenze- puntualizzo, fiera della mia città natale.
Nick nel frattempo non ha detto una parola, se ne sta lì, appoggiato al muro, senza dare un minimo segno di vita. Ci guarda e basta.
 
- Ah, adoro Firenze- Ma guarda, tutti adorano sempre Firenze, se gli avessi detto Milano sicuramente avrebbe detto che adorava Milano - Ci sono stato per un set, é una città meravigliosa- 
 
- Già, é molto bella- dico, guardandolo in volto. Non so più che dire, questo...Daniel, mi pare abbia detto si chiama così, viene qui, chiede se sono io e poi attacca a parlare. 
Cioè, o avevano parlato già da prima di me o sono io che mi sono persa qualcosa.
 
- Se non sbaglio tu sei la novellina del gruppo, com'é che hai voluto fare la modella?- mi chiede, passandosi una mano fra i capelli.
 
- Oh, no no, io non avevo mai pensato di voler fare la modella, é stato Armando Gonzalo a propormelo- spiego sorridendo.
 
Lo vedo sgranare gli occhi e poi sorridere - Armando te lo ha chiesto? Devo dire che ha buon gusto- sussurra, guardandomi da capo a piedi e ammiccando.
 
- Ok, ora dobbiamo andare, il fotografo ci sta chiamando, scusa Dan- si intromette Nick, facendomi segno di seguirlo.
Sono alquanto confusa da tutta questa situazione. Non ho ancora capito che cosa voglia questo tipo da me, non ho capito perché Nick non ha detto una parola, e non ho nemmeno capito perché ha detto che il fotografo ci ha chiamati quando quest'ultimo non é nemmeno arrivato sul set. 
 
Annuisco e lo seguo, ovviamente dopo aver salutato Daniel, il quale é rimasto leggermente interdetto, più o meno come me.
Nick esce fuori dal set e si ferma non appena arriviamo nel corridoio, davanti ai camerini.
Lo guardo per un istante mentre si appoggia con la schiena al muro, poi faccio anche io lo stesso.
 
- Non ho capito cosa volesse il tuo amico da me- dico, voltando la testa per guardarlo.
 
- Voleva conoscerti- risponde, serio in volto.
 
- E perché?- 
 
- Non lo so, chiedilo a lui. Sono sorpreso almeno quanto te, non so cosa ci trovi di tanto interessante in una scocciatura come te- Sorride e una volta tanto mi sento sollevata, nonostante mi abbia appena offesa.
Gli tiro un pugno leggero sulla spalla e rido anche io. 
 
- É un modello anche lui, vero?- chiedo, sicura di quale sarà la sua risposta.
 
- Sì, perché?- 
 
- Ne ero sicura e volevo solo confermare il mio sospetto, ma tu hai solo amici modelli?- Sorrido e mi sporgo per guardarlo bene in viso.
 
- Per la maggior parte sì- risponde, facendo spallucce. Sembra sempre che non gliene freghi assolutamente niente di niente.
Poi si volta a guardarmi. Percorre ogni centimetro del mio corpo con i suoi occhi verdi ed infine riporta lo sguardo sul mio viso. Scrutandolo, osservandolo, puntando poi i suoi occhi nei miei.
Ed é in questi momenti che mi sembra che il mondo si fermi, che il tempo non scorra, che cali il silenzio. Non appena i nostri occhi s'incontrano sento di entrare in un mondo a parte, in una specie di bolla insonorizzata nella quale non esistano altri che io e lui.
Ed é in questi momenti che penso che il corpo, perché é solo il corpo ne sono sicura, prenda il sopravvento sulla ragione, facendomi venire voglia di toccarlo e posare le mie labbra sulle sue. Anche solo per un istante.
 
- Fede?- mi chiama qualcuno al mio fianco.
Sobbalzo per lo spavento e vedo Nick fare la stessa cosa, probabilmente nemmeno lui si era accorto di niente.
Mi volto e vedo Mattia che mi guarda con gli occhi di fuori.
 
- Sei tu?- mi chiede, punzecchiandomi il viso con un dito.
 
- Certo che sono io, Mat, che domande fai?- Scanso il suo dito dal mio volto e lo guardo confusa. Che Tess gli abbia fatto il lavaggio del cervello? 
 
- É che non sembri nemmeno te, stai da Dio- esclama toccandomi i capelli - Comunque il fotografo mi ha detto che dovete cominciare- 
 
- Grazie Mat- Gli lascio un bacio sulla guancia ed, insieme a Nick, vado sul set.
Appena entriamo Daniel va incontro a Nick e, dopo avergli detto qualcosa nell'orecchio, gli tira una pacca sulla spalla. L'ho detto che é un tipo strano? Bene, lo ribadisco.
Poi mi guarda e mi fa segno di ok con la mano. Gli sorrido e raggiungo Tess sul set.
 
- Ciao Tess- la saluto, cercando di essere il più cordiale possibile.
Questa mi guarda da capo a piedi e poi si sofferma sul mio viso.
 
- Solo perché ho parlato con tuo fratello non vuol dire che tu ora mi stia simpatica- Ecco, ghiacciata e freddata all'istante.
 
- Quindi ti sto antipatica?- Ormai facciamocele dire tutte, almeno mi levo il problema di diventare sua amica.
 
- Né simpatica né antipatica, per me conti meno di un moscerino spiaccicato sul parabrezza, é chiaro ora?- chiede, spostandosi una ciocca di capelli dal viso.
 
- Sei stata chiarissima, grazie mille- rispondo sorridendole ed allontanandomi.
Meglio stare alla larga dalla serpe, non vorrei venire troppo a contatto con il suo veleno.
 
- Bene ragazzi, cominciamo, Paul dov'è?- ci chiede il fotografo, guardandosi intorno.
 
- Aveva un impegno per una campagna pubblicitaria e non é potuto venire- spiega Tess, accostandosi a Nick.
Ah bene, quindi ora chi la tiene a bada la serpe? Almeno quando c'è Paul é lui che se la sorbisce.
 
- Ok, va bene, allora dovrò cambiare un po' di cose- borbotta fra sé e sé il pazzo, armato di macchina fotografica - Innanzitutto voglio mettere in chiaro che questi scatti verranno messi sui giornali e per strada, quindi per te Federica é molto importante, sarà il tuo primo lancio pubblicitario- Ecco, ora mi sento meglio.
 
- Quindi voglio la massima professionalità. Ed ora cominciamo sul serio: Fede appoggiati alla parete del set, là in fondo, prima solo con la schiena e le braccia incrociate, poi di lato e con una gamba piegata in avanti, capito?- mi chiede, serio in volto.
Si vede che ci tiene davvero molto a questo set, ed anche io del resto.
 
Annuisco e sicura come non mai vado in fondo al set e mi appoggio con la schiena alla parete rossa. Poi incrocio le braccia al petto e punto lo sguardo nell'obbiettivo.
 
- Perfetto, inclina leggermente la testa a sinistra e cominciamo a scattare, Nick tu fai la stessa cosa insieme a Tess, però distanziatevi da lei, per ora dovete starle il più lontano possibile- comunica agli altri due.
 
Inclino la testa e il fotografo comincia a fare un centinaio di scatti. Poi ricambio posizione e mi metto di lato, sollevando leggermente una gamba, come mi aveva ordinato.
Sento altri scatti ed infine mi sciolgo, rimettendomi con la schiena appoggiata alla parete.
 
- Ok, ora entrate in scena voi- dice l'omino, indicando Nick e la serpe - Allora, tu Fede rimani così, come sei ora, magari incrocia le gambe e butta i capelli tutti da una parte, inclinando la testa e voi mettetevi ai suoi lati opposti. Nick passale un braccio intorno alle spalle e Tess appoggia il gomito sulla sua spalla- 
Quest'uomo parla ad una velocità tale che é addirittura difficile comprendere quello che dice, pazzesco.
 
Mi metto in posa e Nick si posiziona al mio fianco, come la serpe.
Solo che la serpe in questione, nel mettere il suo caro gomito sulla mia spalla mi prende un nervo, facendomi informicolire, di conseguenza, tutto il braccio.
Nick, nel frattempo, porta il suo braccio intorno alle mie spalle, circondandole.
 
- Che hai fatto?- sussurra al mio orecchio. 
Probabilmente si deve essere accorto della mia smorfia di dolore.
Sento distintamente le sue labbra sui miei capelli. E devo dire che mi piace.
 
- Mi si é informicolato il braccio destro- dico, cercando di tenere un tono di voce bassissimo per non farmi sentire dalla serpe. Non sia mai che quella si offenda.
 
Lo sento sorridere - Scocciatura- Poi comincia a muovere la mano su e giù lungo il mio braccio, cercando di non farmi male. 
Rimango leggermente sorpresa dal suo gesto e poi sorrido tra me e me, come una scema.
 
- Grazie- sussurro, voltando il capo per guardarlo in faccia.
Ci fissiamo per qualche istante, poi é Nick il primo a parlare.
 
- L'ho fatto solo perché se no mi saresti stata d'intralcio, non farti strane idee...nanerottola- dice, calcando soprattutto sull'ultima parola per poi ghignare come suo solito.
 
- Non mi dire nanerottola che ne ho già passate tante per colpa di questo nomignolo- Sbuffo, al pensiero della mattinata passata a correre per i corridoi.
Il diavolo mi guarda stranito, poi sorride.
 
- Dopo me lo racconti che cosa hai passato- 
 
- Ragazzi siete pronti? Facciamo altre quattro pose e poi vi lascio liberi- ci richiama il fotografo, cominciando a scattare.
Annuisco a Nick e poi mi metro in posa, in attesa del termine del set.
 
 
- Oh Fede?- mi chiama Mat, mentre mi sto cambiando in camerino.
 
- Dimmi- 
 
- Ti va bene se accompagno Tess a casa sua? Abita qui vicino, ci metterò un secondo- mi supplica a mani congiunte.
Sinceramente non so perché me lo stia chiedendo. Sbaglio o é lui il più grande fra noi due?
Il mondo sta cominciando ad andare a rovescio.
 
- Certo che puoi, non me lo devi neanche chiedere, però prima devi passare a salutare Alfonso, ci tiene molto- Infilo le scarpe ed afferro la borsa da sopra il tavolo. Non vedo l'ora di tornare al campus e gettarmi sul letto per cascare in letargo.
 
- Ok- Sorride e poi si fionda fuori dalla porta, poi dopo poco la riapre e viene verso di me.
 
- Sei la migliore, grazie, e sta' attenta mentre torni al campus- Mi lascia un bacio sulla fronte e poi corre di nuovo fuori dal camerino.
É impazzito, ha perso la testa per quella serpe. Probabilmente con il mio amato Mat si comporta come un qualsiasi essere umano dotato di cuore. Potrebbe anche essere, in caso contrario Mat é un masochista.
 
Esco dal camerino e mi piazzo davanti all'ascensore, la quale probabilmente é occupata dalla serpe e da Mattia, dato che tarda ad arrivare.
 
- E tuo fratello?- chiede una voce conosciuta alle mie spalle.
Mi volto ed incontro i penetranti occhi verdi di Nick.
 
- Voleva accompagnare Tess a casa, quindi é andato con lei- spiego, mentre richiamo per l'ennesima volta l'ascensore.
 
- E il tuo amico?- chiedo, continuando a premere come un'ossessa il bottone dell'aggeggio che non si decide ad arrivare.
 
- Doveva andare, aveva un impegno- Fa spallucce e si appoggia con una spalla al muro.
 
- Ah...comunque é strano, non ho ancora capito che cosa volesse da me- Scuoto la testa ed entro dentro la benedetta ascensore che é appena arrivata.
 
- Davvero non l'hai capito?- mi chiede sorridendo e passandosi una mano fra i capelli.
Faccio di no con la testa e il diavolo scoppia a ridere.
 
- Sei davvero tonta- E te pareva che non scappasse qualche offesa. Mi sembrava strano che si fosse limitato solo a chiamarmi scocciatura.
 
- E tu insensibile, comunque se lo sai perché non me lo dici?- 
 
- Non sarebbe divertente se no- 
 
- Ah, ho capito- esclamo, uscendo dall'ascensore.
Mi volto a guardarlo male e gli punto un dito contro, accusatorio.
 
- Volete farmi qualche scherzo- lo accuso, riducendo gli occhi a due fessure - Ma non funzionerà, te lo assicuro, sono più furba di voi-
La cosa inaspettata é la risata fragorosa di Nick. Li ho appena scoperti e lui si mette a ridere, cioè, non é normale, al massimo dovrebbe essere triste dato che ho scoperto il suo piano.
 
- Non ci posso credere- riesce a dire, fra una risata e l'altra.
 
- Eh, nemmeno io in effetti, delle volte sono così perspicace che mi faccio paura da sola...su questo ti do ragione- Sposto una ciocca di capelli in modo sbarazzino ed esco dall'edificio.
 
- Non posso credere che tu sia tanto tonta, incredibile- 
 
- E io non posso credere che tu sia tanto maleducato- ribatto acida, guardandolo male.
Non risponde e si limita a portarsi una mano fra i capelli.
Poi torna serio e punta i suoi occhi nei miei.
 
- Per questa affermazione te la farò pagare, comunque, ora dove vai?- mi chiede, avvicinandosi lentamente a me.
 
- Al campus, come sempre, perché?- Sono leggermente confusa dalla sua domanda, ed ora  ancora di più dalla sua vicinanza.
 
- Uhm, no niente- risponde, facendo spallucce e guardando un punto indefinito dietro di me.
É strano, molto strano. Prima mi chiede dove vado e poi non risponde alla mia domanda limitandosi a fare spallucce...insomma, poi lo dovrebbe sapere che torno sempre al campus appena finito lo stage, non é una novità.
 
- Che fai?- mi chiede, abbassando gli occhi su di me.
Alzo la testa ed incontro il suo sguardo, profondo, scrutatore ed impressionantemente bello...ehi, aspetta un attimo, ma che sto dicendo? Fede riprenditi, questione di vita o di morte.
 
- Niente, pensavo- rispondo, riabbassando la testa e guardandomi le scarpe. Oh, ma come sono interessanti! Non avevo mai notato quelle sfumature di colore, ma guarda cosa si scopre, che fortuna...
 
- E a cosa pensavi?- sussurra, con un tono di voce caldo, diverso dal solito, ma comunque familiare.
 
- A niente di che, sciocchezze- Faccio un gesto della mano come a voler scacciare via una mosca e, poi, punto i miei occhi nei suoi.
Perché sento sempre dei brividi lungo la schiena quando i nostri occhi s'incontrano? Anzi, non s'incontrano soltanto, s'incatenano direttamente.
 
- Come al solito del resto, ora muoviamoci- Sorride della mia faccia scioccata e comincia a camminare in direzione del mio campus. Ciò significa che mi vuole accompagnare...bene.
Perché bene? Fede ma che dici?
 
- Mi stavo giusto chiedendo dove fosse andata a finire la tua dose quotidiana di acidità, ma vedo che non ci ha messo molto a ritornare. Mi sento quasi sollevata, pensavo ti fossi ammalato- dico, accostandomi a lui sul marciapiede.
 
- Quindi ti preoccupi del mio stato di salute- commenta ghignando.
 
- No, non intendevo dire quello- 
 
- Però l'hai detto- insiste, aprendosi in un sorriso derisorio ancora più grande.
 
Mi volto a guardarlo con tanto d'occhi - Ma sei terribile. Hai una capacità di distorcere la realtà a tuo piacimento che fa paura- 
 
- Ognuno ha i suoi pregi- Sorride e porta le mani nelle tasche dei pantaloni - Tu sei un caso a parte però- 
Gli tiro un leggero pugno sul braccio e si mette a ridere. Insolente come sempre.
 
- Grazie mille Mr. Simpatia- 
 
- Di niente, figurati- risponde sorridendo e guardando davanti a sé.
Lo osservo per un attimo, senza che lui se ne renda conto e poi sorrido fra me e me.
Non so spiegarmi perché mi faccia sentire così bene stare in sua compagnia, ovviamente mi fa ancora andare su tutte le furie, però é...boh, piacevole? Non lo so nemmeno io, fatto sta che sono contenta, come adesso.
 
- Perché hai un sorriso da ebete stampato in faccia? Non che sia una novità, però, insomma- commenta, sorridendo maligno e stringendosi nelle spalle.
 
- Cafone maleducato che non sei altro, non hai un briciolo di cuore- lo riprendo, sorridendo anche io - E comunque, per la cronaca, non avevo nessun sorriso da ebete stampato in faccia, stavo pensando ed istintivamente ho sorriso, come un qualsiasi essere umano- Gli faccio la linguaccia e concludo.
 
- Scommetto stavi pensando a me- 
 
- Sì, ti piacerebbe- 
 
- Non lo nego- risponde, lasciandomi di stucco e facendo aumentare rapidamente i battiti del mio cuore. 
 
- Sono nei pensieri e nei sogni di tutte le ragazze del resto. Certo che stare anche nei tuoi mi fa un po' senso, però...questo aumenta ancora di più la mia autostima, non posso non ammettere di avere un fascino innato, sarebbe come negare che il sole splende- spiega, facendo il finto affranto.
 
- Allora, punto uno: dovresti partecipare alla fiera della modestia perché vinceresti il primo premio, fidati. Punto due: non stavo affatto pensando a te, hai preso un granchio caro. 
Punto tre: non hai bisogno di aumentare la tua autostima, ha già raggiunto livelli stratosferici. Quarto ed ultimo punto, perché non c'è due senza tre e il quattro viene da sé- dico alla velocità della luce- sei insopportabile- 
 
Sorride, anzi, ghigna - Non hai contestato il punto del fascino, quindi deduco che anche tu ne sia vittima- 
 
- No caro, non l'ho contestato solo perché me ne ero scordata, tutto qua, comunque se vuoi lo faccio ora- lo minaccio, sorridendo diabolica.
Apro il portellone del corridoio del campus ed entro seguita dal diavolo.
Arriviamo davanti alla porta della mia camera e poi mi volto a guardarlo. Se ne sta appoggiato al muro, di fronte a me, con le braccia incrociate al petto e uno sguardo penetrante che sta scrutando ogni mio minimo movimento.
Appoggio la borsa a terra ed anche io spalmo la mia schiena al muro, perfettamente davanti a lui.
 
- A proposito, devi raccontarmi che cosa ti é successo oggi- se ne esce fuori, ghignando.
 
- Ah, é vero...aspetta un attimo- Gli faccio segno di stare zitto e guardo a destra e sinistra nel corridoio, poi faccio qualche altro passo avanti e nel corridoio parallelo al mio vedo passare il bulldozer, l'armadio, l'uomo-orso.
Mi ritraggo all'istante, afferro Nick per un braccio, poi la borsa ed infine entro in camera.
Il tutto alla velocità della luce.
Chiudo velocemente la porta alle mie spalle e mi lascio scivolare con la schiena a terra.
 
- Che stai facendo? Mi vuoi rapire?- mi chiede il diavolo, divertito dalla situazione.
 
- Scemo, volevo solo salvarmi la vita da un tipo che é da stamattina che cerca di farmi fuori- Sbuffo e mi porto una mano nei capelli per la disperazione.
 
- E perché vuole farti fuori?- domanda, sedendosi sul mio letto.
 
- Allora- comincio, incrociando le gambe e voltandomi leggermente per guardarlo in viso - Stamattina, per colpa di Mat, ci tengo a sottolineare, la sveglia non é suonata e perciò ho dovuto fare tutto di corsa, tanto che, non ridere, senza accorgermene, dopo essermi lavata ho rimesso i pantaloni del pigiama e sono andata a lezione- Inutile dirgli di non ridere, é praticamente disteso sul mio letto, piegato in due dalle risate.
 
- Vai avanti- mi incita, rimettendosi a sedere composto e ridendo ancora.
 
- Come dicevo, sono andata a lezione con i pantaloni del pigiama e quando me ne sono accorta era ormai troppo tardi. 
Comunque, poi alla fine della prima ora sono tornata in camera per cambiarmi e nella corsa per andare alla seconda lezione mi sono scontrata con una specie di cavernicolo che mi ha fatta rimbalzare sul suo pancione e cadere a terra.
Pensavo fossi tu il tipo più maleducato esistente al mondo, ma questo tizio ti ha superato- esclamo, conscia dei fatti - Comunque, stavo dicendo, sono caduta a terra e l'uomo-orso non mi ha nemmeno dato una mano per rialzarmi, anzi, mi ha addirittura minacciata- 
 
- E che ti ha detto?- mi chiede curioso.
 
- Testuali parole: "vienimi di nuovo addosso e ti spezzo in due nanerottola"- rispondo, imitando il tono di voce del cavernicolo.
Nick scoppia a ridere e si porta le mani sul viso. Sta praticamente morendo dal ridere, non pensavo che la cosa fosse così divertente.
 
- E tu non hai detto niente?- riesce a dire, senza rischiare di morire soffocato dalle risate.
 
- Certo che sì, gli ho risposto per le rime, vedessi- 
 
- Mi immagino, e che gli hai detto?- chiede, aspettando col fiato sospeso la mia risposta.
 
- Gli ho detto: "se tu sei un armadio di due metri per tre non vuol dire che io sia una nanerottola, ficcatelo bene in testa orso che non sei altro" e da lì mi ha ringhiato e cominciato a rincorrere. Ho corso per mezzo campus rincorsa da quel pazzo che non faceva altro che urlarmi dietro che appena mi avrebbe presa mi avrebbe fatta in pezzettini tanti piccoli che nemmeno col cucchiaino sarebbero riusciti a raccattarmi- 
A questo punto il diavolo non si trattiene più e scoppia a ridere come non mai, riversandosi sul mio letto.
 
- Oh mio Dio- dice, mentre si asciuga delle lacrime dagli occhi.
 
- Tu ridi, ma io ho rischiato e rischio tutt'ora di essere fatta a pezzi. A pranzo l'ho pure rincontrato alla mensa e nonostante mi sia nascosta dietro un vassoio mi ha beccata ugualmente, quindi ho dovuto ricominciare a correre un'altra volta- spiego, ridendo anche io.
Ma perché se vedo gli altri ridere comincio a farlo pure io? Sembro scema.
Nick tra l'altro non sembra intenzionato a smettere, anzi, si sta proprio divertendo.
Mi alzo da terra e vado verso di lui.
 
- Se non la smetti di ridere ti butto di sotto dal letto, e ti assicuro che non é solo una minaccia, lo faccio davvero- L'unico problema é che sto ridendo anche io come una scema, quindi sono addirittura poco credibile.
 
Sembra ricomporsi e punta i suoi occhi, pieni di lacrime, nei miei - Provaci- 
 
- Ti avevo avvertito- dico facendo spallucce, come a dire "mi dispiace per te, ma ora sei spacciato". 
 
Appoggio un ginocchio sul letto e cerco di spingerlo di sotto con la mia immane forza. 
Ercole in confronto a me era una ragazzina spaurita, solo che lui le muoveva le persone, io non riesco a spostare di un millimetro Nick.
 
- Sbaglio o sono ancora disteso placidamente sul tuo letto? Non dovevi buttarmi di sotto?- prende in giro il diavolo, ridendo.
 
- Sta' zitto- sbotto, concentratissima sul da farsi - É tutta una tecnica, cerco di stancare l'avversario psicologicamente- Scemenza delle scemenze, non so da dove mi sia venuta questa.
 
Ride - Vuoi che ti faccia vedere come si fa?- chiede poi, abbassando il tono di voce.
Porta le mani intorno ai miei polsi e li stringe nella sua presa. 
Poi, lentamente, mi avvicina a sé, senza staccare i miei occhi dai suoi.
Non ho la forza di rispondere e mi limito a seguire i suoi movimenti.
No, non posso dargliela vinta. Fede, ricordati chi sei, tu sei...sei...sei Federica detta "La Battagliera", quindi fa' vedere di cosa sei capace.
Sono vicina al suo viso quando sorrido diabolica e comincio a spingerlo giù dal letto con il fianco destro. 
Ah, ah, illusa. Nick sorride, anche lui diabolicamente, e aumenta la presa sui miei polsi capovolgendo, in meno di un secondo, le posizioni.
Federica detta "La Battagliera" é diventata "La Sconfitta". Che mera tristezza.
 
- Hai perso- ghigna, tenendomi ferma sotto di lui.
 
- Non é ancora detta l'ultima parola, spaccone- lo rimbrotto cercando di muovermi, peccato che abbia immobilizzato entrambe le mie mani, proprio un peccato.
 
- Io credo che sia detta invece- sussurra, abbassando la testa e portandola vicina al mio viso.
 
- Ti sbagli caro, potrei dare una ginocchiata, accidentalmente ovvio, ai tuoi gioielli di famiglia e capovolgere la situazione. Non mi ci vorrebbe nulla- lo minaccio, guardandolo male.
Quasi quasi non sarebbe una cattiva idea...potrei anche farlo...
 
- Non ti ci provare- fiata sul mio orecchio e lungo il collo.
Ecco, adesso la situazione sta diventando critica, molto. Ci mancava anche che fosse così vicino, e poi in questa posizione, come se non bastasse.
Muovo la testa, girandolo verso la sua, così, perché sono scema, ritrovandomi con il mio naso che sfiora col suo.
Incomprensibilmente sento dei brividi percorrere tutto il mio corpo e il cuore cominciare a battere all'impazzata.
Comunque non sono l'unica che si sente così a quanto pare, anche Nick si é irrigidito ed immobilizzato nell'istante in cui siamo entrati in contatto.
Ci guardiamo intensamente negli occhi, poi Nick schiude la sua bocca e alleggerisce la presa intorno ai miei polsi.
Io non mi ricordo nemmeno come mi chiamo o dove sono nata, sono completamente in balia dei suoi occhi.
 
- Stai bene truccata così- dice, con un tono di voce irriconoscibile, quasi dolce, sussurrato, roco.
 
- Grazie- riesco a dire, dopo un attimo di smarrimento. 
Più che altro sono sorpresa dal suo complimento gratuito, sarebbe la prima volta.
 
- Diciamo che sei meno mostruosa del solito- aggiunge poi, ghignando.
Appunto, mi sembrava strano che avesse fatto un complimento, così, dal nulla.
 
- Grazie, troppo gentile, sono commossa- rispondo sarcastica e facendo un sorrisino di scherno.
Ride e mi guarda un ultima volta negli occhi, poi si alza lentamente da sopra di me e va verso la porta.
Mi alzo velocemente e lo raggiungo. Non ho voglia che se ne vada, non ancora almeno.
 
Quando arriva davanti alla porta si volta a guardarmi e sorride - Sembri una pazza, hai tutti i capelli scompigliati-
 
- Oggi mi fai un sacco di complimenti, mi sconvolgi così- lo riprendo, sistemandomi il cespuglio con le mani.
Ride e mi sposta un riccio ribelle dal viso, tirandolo.
 
- Ahi, fa male, cafone- mi lamento, allontanandomi da lui per precauzione.
 
- Ti sta bene- risponde, ghignando spudoratamente. É malefico fino al midollo, proprio.
 
- Scemo- Sorrido e mi riavvicino a lui - Appuntamenti stasera?- 
 
- No, stasera no-
 
- Perché?- 
 
- Non mi andava, non c'é un motivo particolare- risponde facendo spallucce.
Poi apre la porta ed esce, per poi rifermarsi.
Mi affaccio con la testa fuori dalla camera, guardandomi intorno.
 
- Hai ancora paura che ci sia quel tizio?- chiede, scoppiando a ridere.
 
- Tu ci scherzi, ma quello prima o poi mi farà a pezzi- rispondo, continuando a guardare a destra e a manca.
Sento un leggero peso sulla testa e porto lo sguardo su Nick.
 
- Avvertimi quando ti troverà- dice, lasciandomi un ultimo buffetto sulla testa.
 
Sorrido - Perché? Mi verrai a salvare?- 
 
- No, mi congratulerò con il tizio- risponde ridendo come un matto.
 
- Perfido- lo apostrofo, ridendo anche io. E ci risiamo con il mio problema.
 
- Ci si vede lunedì scocciatura- conclude, ritornando in sé.
 
- A lunedì cafone- lo saluto con un gesto della mano.
Fa un cenno con la testa e avanza lungo il corridoio, uscendo infine dal campus.
Chiudo la porta non appena lo vedo scomparire dalla mia visuale e sorrido fra me e me al solo pensiero del diavolo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Scusate il ritardo, ma i compiti e la scuola prendono davvero un sacco di tempo -.-
Comunque, come molti mi avevano chiesto ecco a voi un POV Nick!!!!! Spero si sia capito qualcosa di più sul suo carattere e su lui in generale, e spero soprattutto che vi sia piaciuto come è piaciuto a me ^_^
Nick è davvero un ragazzo complicato e non è stato facile scrivere dal suo punto di vista...si diverte a farmi impazzire >.<
Comunque sia, fatemi sapere e se avete qualche domanda chiedete pure, sarei felicissima di rispondervi!
Poi vorrei concludere con un ringraziamento speciale a coloro che sono state molto comprensive nei miei confronti ed hanno continuato a seguirmi:
- Robstenina97
- CercandoMeStessa
- sempre con te
- JeTB
- bluesky8000
- ed infine elelove98!
Con questo vi lascio; il capitolo successivo lo posterò la prossima settimana!!!! 
Un bacioneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee a tuttiiiiiiiiii e grazie!!!!!!!!!!!!! ^_^

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Capitolo 14
*** I don't wanna miss a thing ***


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               I Don't Wanna Miss a Thing








Siamo ormai giunti a Sabato, e Mattia deve partire. 
Mi si spezza il cuore al solo pensiero. 
Non voglio che mi lasci, ho troppo bisogno di lui, di averlo qua, con me. 
Ho bisogno dei suoi scherzi, dei suoi sorrisi, delle sue prese in giro, di qualsiasi cosa che faccia parte di lui in poche parole. 
Siamo all'aeroporto in questo momento, il luogo degli addii, così lo chiamo io; non so il motivo, forse perché l'ultima volta che ho visto la mia famiglia é stato proprio in un posto simile. 
Ho voluto accompagnarlo fino a qua comunque, per poterlo salutare un'ultima volta prima di vederlo salire su un aereo che lo porterà lontano da me.
 
- Non piangere, per favore- mi dice, asciugando una lacrima che sta scendendo lungo la mia guancia.
 
- Scusa- riesco solo a dire, facendo scendere un'altra lacrima, come a voler far compagnia all'altra.
 
Sorride e mi abbraccia, stringendomi forte a sé. 
Ricambio il gesto e comincio a singhiozzare, perdendomi nel suo abbraccio. 
Non ce la faccio a staccarmi da lui. Ormai mi ero riabituata ad averlo accanto, a sentire la sua presenza, a sopportarlo.
Ed ora tutto questo mi viene portato via, di nuovo.
 
Sento qualcosa di umido bagnarmi la fronte e sollevo la testa, precedentemente nascosta nel suo abbraccio.
Mattia sta piangendo, come me. Solo una lacrima é fuoriuscita dai suoi occhi, ma lo vedo, si sta trattenendo.
Una lacrima colma della tristezza che entrambi stiamo provando. 
Del vuoto che si sta aprendo sotto i nostri piedi, della solitudine che ci sta inghiottendo, del dolore che sta trasformando tutto ciò che ci circonda in uno scenario amorfo, privo di luce e significato. Privo di noi.
 
- É tutta colpa mia- singhiozzo, guardandolo con gli occhi pieni di lacrime.
 
Tira su col naso - Ma che stai dicendo?- Mi guarda storto e poi si passa una mano sotto al naso, facendo poi una smorfia.
 
- Se io non fossi venuta in questa università non ci saremmo dovuti allontanare, non ci sarebbe stato nessun addio ed io non ti avrei visto piangere, non ti avrei fatto soffrire, non ti...-
 
- Ehi, calmati- sussurra, interrompendo il mio discorso disperato, reso ancora di più dalle lacrime che ormai scendono copiose.
 
- Tu non hai fatto niente di sbagliato, anzi, hai fatto la cosa più giusta che tu potessi fare. Hai inseguito i tuoi sogni, e non tutti se lo possono permettere. 
Hai lottato per ottenere tutto questo, dovresti solo essere orgogliosa di te stessa come lo sono io di te. Perciò non fare la scema, e non pentirti mai delle tue scelte, almeno non di quelle giuste.
Sono proprio queste che ci rendono migliori- conclude, abbracciandomi ancora.
 
Gli sorrido e mi bacia sulla fronte - Grazie Mat, avevo bisogno delle tue perle di saggezza- dico, cercando di smorzare l'atmosfera.
 
Si porta una mano sul petto, come per darsi un certo tono - Modestamente. Socrate in confronto a me era un ciarlatano- Ridiamo insieme e mi stringo un'ultima volta a lui prima che venga annunciato il volo imminente del suo aereo.
 
- Tornerò a trovarti- dice, accarezzandomi dolcemente i capelli.
 
- Fa' che sia il prima possibile, ti prego- lo imploro, con gli occhi che si stanno riempiendo nuovamente di lacrime.
 
Sorride e mi sfiora una guancia con il palmo della mano - Magari la prossima volta porto anche Ale- 
 
- Dici davvero?- domando in preda ad una nuova speranza - Rivedere anche Ale sarebbe il massimo- 
 
Annuisce e mi lascia un altro bacio sulla fronte - Quando avremo fissato il giorno ed il volo ti farò sapere, ora devo andare. Ti chiamo appena arrivo- Rimane immobile a guardarmi, triste, poi si volta, trascinando con sé il suo trolley.
 
Io rimango nella mia posizione, senza muovermi di un millimetro.
Le lacrime nei miei occhi stanno facendo sempre più pressione per uscire.
Vedo addirittura appannato, come se avessi un vetro satinato posto davanti.
É lacerante il dolore che sto provando in questo momento, devastante.
Ad ogni suo passo sento il freddo impossessarsi di me, mi sento sola, abbandonata, non avverto più quella sensazione di calore e benessere che ho quando sono in sua compagnia.
Svanisce tutto, inevitabilmente, pari ad una morte lenta e dolorosa.
É la speranza l'unica cosa che mi fa rimanere in piedi, che non mi fa disperare, che non mi fa impazzire.
La speranza é l'ultima a morire, sempre, anche quando si pensa che non esista più niente a parte una voragine sotto ai nostri piedi.
 
Lo vedo allontanarsi, sempre di più, farsi ancora più distante, quasi irraggiungibile.
 
- Mat!- urlo, con tutto il fiato che mi é rimasto nei polmoni. 
Si volta e corro verso di lui, senza curarmi della gente intorno, senza pensare a niente.
Mat lascia cadere il trolley per terra e mi viene incontro, afferrandomi tra le sue braccia.
 
- Promettimi che tornerai, ti prego- sussurro, con la voce rotta dal pianto.
 
- Te lo prometto, cascasse il mondo, tornerò- Mi stringe ancora di più e per qualche secondo rimaniamo così, abbracciati l'uno all'altra, poi alleggerisce la presa e mi lascia un bacio sui capelli - Ci vediamo presto Fede, ti chiamo appena arrivo, ok?- 
Mi carezza una guancia e sorride.
 
- Va bene, appena scendi dall'aereo però- Sorrido anche io e mi alzo sulle punte per baciarlo sulla fronte.
 
Annuisce e, sorridendo, si allontana, raccatta il suo trolley e, dopo un ultimo saluto con la mano, sparisce dalla mia vista.
 
 
 
Il tempo passa. Inevitabilmente. Anche se fa male, anche se ci si sente soli, anche se si é felici, anche se non si é ancora fatto nulla della propria vita.
 
Passa. 
 
E mentre noi si pensa a cosa farne, questo sparisce, si volatilizza, sfugge dalle nostre mani.
Come un fiocco di neve, in poche parole.
Ed é così che mi sento in questo momento, come un fiocco che lentamente cade e si distende al suolo. 
Sola, anche se so di non esserlo veramente.
Ma poi penso che la neve non é creata da un solo fiocco, ma da tanti, tutti messi insieme, tutti accomunati dallo stesso destino.
Ed allora é lì che mi rendo conto di non essere rimasta sola, di avere tante persone intorno a me. 
Inevitabilmente sono caduta, ancora. Come quel fiocco a cui continuo, insistentemente, a paragonarmi.
Ma un fiocco appena caduto può essere risollevato da una folata di vento, no?
Ed io aspetto quel vento, freddo, che con una sola sferzata può riuscire a risollevarmi, a farmi rispiccare il volo, a farmi librare nell'aria.
Ed ancora una volta é la speranza a tenermi a galla, impedendomi di annegare nel dolore e nella solitudine, impedendomi di fuggire dagli ostacoli che mano a mano incontro per strada.
 
Sorrido, al vuoto. 
Sono a lezione, dal professor Bertlam più precisamente. Ma non ho ascoltato una singola  parola di quello che ha detto, per tutto il tempo mi sono limitata ad osservare fuori dalla finestra. Mi sono persa nell'azzurro del cielo, nelle sue miriadi di sfumature.
E solo ora mi rendo conto di quanto esso sia magnificamente bello.
Strano, davvero, che me ne accorga semplicemente adesso, ora che mi sono ritrovata a guardarlo per puro caso, direi quasi per noia.
E sicuramente ci sono ancora una marea di cose di cui non mi sono accorta.
Ma quanti si sono mai fermati, solo per un attimo, e hanno alzato la testa per guardare il cielo? Pochi, sicuramente tutti lo hanno visto, ma non guardato, osservato o scrutato.
Me ne rendo conto pure io, che per tutto questo tempo sono stata tra la massa di gente che vede e basta, senza soffermarsi più di tanto.
Superficiale. Ecco l'aggettivo che forse descrive meglio il comportamento da me tenuto fino ad ora.
Ma credo sia giunto il momento di cambiare. 
Forse ho aspettato anche troppo, e forse ci ho messo anche troppo per rendermene conto.
Meglio tardi che mai almeno.
 
Sorrido ancora. 
Guardare il cielo mi rende felice. É incomprensibile, lo so, me ne rendo conto.
Però mi fa stare bene, sento come qualcosa, all'altezza dello stomaco che mi fa scorrere l'adrenalina nelle vene, che mi fa sentire estremamente bene, come ci si sente di rado.
Forse é così che ci si sente dinanzi alla perfezione, forse é questo quello che si prova.
S'irretiscono i sensi, si prova una sensazione piacevole che parte dalle viscere più profonde, si perde la cognizione del tempo e si sorride, involontariamente.
Forse é anche per questo che la gente é triste e sorride solo per fortuite circostanze. 
Basterebbe solo guardare e perdersi nella bellezza del cielo per far essere tutti più felici ed in pace con se stessi? Chi lo sa. 
Mi piacerebbe che tutti provassero ciò che provo io. Sarebbe bello se ciascun essere fosse più felice, perché la felicità é un diritto.
Sembra tutto combaciare, come i pezzi di un puzzle ben assemblato.
Le persone si limitano solo a vedere, di conseguenza non riescono a scrutare la bellezza di ciò che ci circonda e per questo motivo non sono in grado di sorridere per il bene, per le cose belle che ci ha regalato la vita.
Allora basterebbe fermarsi un attimo, rendersi conto di tutto ciò che di meraviglioso ci é stato offerto ed un sorriso involontario spunterebbe sulle nostre labbra. 
Forse basterebbe davvero poco. 
E le persone vanno a ricercare la felicità nelle cose più disparate, talvolta in quelle più pericolose, quando invece ce l'hanno sopra i loro nasi. 
Altri pensano addirittura che la loro vita faccia talmente schifo da volerla fare finita.
Si dice che durante l'adolescenza questo pensiero passi per la testa più di una volta, e forse é vero.
Ma che senso avrebbe? 
Finire cosa poi se ancora non é cominciato nulla? 
Nella vita si riceve tanti schiaffi, lo so, ne ho presi molti e continuo a prenderli, quasi senza sosta, come se non mi volessero far respirare.
Mi sono resa conto che la solita frase "tranquilla, ti rafforzano" non serve a niente, non aiuta e non ha mai aiutato nessuno.
Mi sono resa conto che spesso si ha voglia di abbandonare tutto e fregarsene, perché il carico sopra le nostre spalle diventa troppo doloroso.
Mi sono resa conto che talvolta si pensa "no, non ce la posso fare" quando invece siamo capaci di fare tutto, persino scalare l'Everest ad occhi chiusi.
Ma soprattutto mi sono resa conto che mentre noi siamo a lamentarci della nostra vita e di quanto essa sia difficile, qualcuno, nel mondo, sta lottando per sopravvivere. 
Ed é questa consapevolezza che mi tiene attaccata alla vita più di qualsiasi altra cosa al mondo. 
Qualche volta dovremmo guardare ciò che ci circonda piuttosto che concentrarci sempre e solo su noi stessi, forse capiremmo quanto siamo fortunati, anche se non lo crediamo.
Forse capiremmo molte cose, talmente tante che nemmeno ne possiamo avere un'idea.
E comincio a capirle, qualcuna, forse, e devo dire che mi sento molto meglio. 
Decisamente meglio.
 
 
Appena suona la campanella dell'ultima ora mi dirigo a passo spedito verso la mensa.
Ho fame, tanta, troppa.
La colazione l'ho praticamente saltata, con la partenza di Mat le cose sono ritornate al punto di partenza.
Conclusione: niente colazione e sto morendo di fame.
 
Prendo un vassoio e mi metto in coda, fortunatamente sono la seconda.
Sono stata talmente veloce che sono anche riuscita a precedere la ressa.
Mi complimento da sola, eccellente.
 
Opto per una cotoletta impanata e delle patatine fritte, per chiudere in bellezza con una mela.
Eccezion fatta per la mela il resto é un trionfo di salute, non c'è che dire.
La prima cosa che ho imparato quando sono arrivata a New York é che gli americani amano, e sottolineano amano, il fritto.
Chissà quanti fegati si dovrebbero far cambiare durante la loro vita. 
Amano fritto e Coca Cola. Quindi il primo gli distrugge il fegato, il secondo gli sfonda lo stomaco. Allegria!
Infatti non é che siano proprio in salute, però, tralasciamo...
 
Vado al primo tavolo che trovo, e comincio a mangiare, in un religioso silenzio.
 
- Ehi Fede- Vedo Christy appoggiare il suo vassoio davanti a me e sorridermi.
 
- Ciao Cris- Le sorrido di rimando - É tanto che non si parla un po' insieme, io e te, mi dispiace di non essere stata molto presente in questi giorni- 
 
- Ma che dici? Hai fatto benissimo a trascorrere il tuo tempo con Mattia, non ci pensare nemmeno- dice, sventolando una mano davanti al viso.
 
Rido della sua faccia e mangio una patatina - Che mi racconti di bello? Tutto bene con Ryan?- le chiedo sorridendo.
 
- Sì sì, in questi giorni siamo andati a ritrovare i suoi genitori. Sua madre proprio non la mando giù, é insopportabile. Non fa altro che osservarmi e farmi domande, meno male che in quei casi interviene Ryan, se no la prenderei per i capelli- Sbuffa e addenta la sua cotoletta.
 
Rido - Vorrei assistere- dico, rigirandomi una patatina fra le mani.
 
Alza la testa con metà cotoletta in bocca - Non ti perdi nulla, te lo assicuro. É la solita vecchia megera che non ci voleva far rimanere con te quando c'era il maniaco nei paraggi- ribatte scandalizzata, scuotendo la testa.
 
Rido ancora, quando Cristy odia una persona lo fa capire senza tanti problemi, non le interessa quello che pensa la gente. La ammiro per questo.
 
- E Ryan dov'é adesso?- chiedo, dopo aver messo in bocca un'altra patatina. 
Mi rendo conto che sono infinite...ma quante ne ho prese? 
 
- Aveva un'ultima lezione, oggi ha il giorno più massacrante, come te il martedì in poche parole- spiega, sventolando la forchetta di plastica in aria.
 
- É vero, me ne ero completamente dimenticata- Mi tiro un colpetto sulla fronte e addento la mela.
 
- Anche oggi lavoro?- mi chiede, guardando intensamente le mie patatine, abbandonate al loro triste destino.
Allungo il vassoio verso di lei e le faccio segno di mangiarle. Mi sorride grata e si fionda sulle sue vittime.
 
- Sì, anche oggi, ah, e stasera torno più tardi, quindi non preoccuparti per me- Cavolo, mi ero completamente dimenticata dell'appuntamento con Paul.
Se non sbaglio avevamo fissato per lunedì...si mi sembra di sì.
 
Cristy riduce gli occhi a due fessure e mi guarda sorridendo - Esci con qualcuno?- 
 
- Sì, me l'aveva chiesto uno dei ragazzi che lavora con me, ma non é quello che credi, é solo una cosa per conoscerci, come amici- sottolineo l'ultima parola per farle comprendere meglio la situazione.
 
- É quello che si chiama Nick? Quello bello che avevo visto uscire dal campus?- mi chiede, trascurando completamente il mio discorso.
Scuoto la testa affranta, ormai é troppo tardi, si starà già creando qualche storiella d'amore che ovviamente vede me come protagonista.
 
- No, non é lui- rispondo, concisa ed esauriente.
 
Fa una smorfia - Io tifo Nick, sempre e per sempre- dice, annuendo con la testa come a voler dare più enfasi alle sue parole.
 
Rido - Ti avverto che quello che pensi tu non avverrà mai- 
 
- Questo lo credi tu- risponde, sorridendo sorniona.
 
- Non lo credo, ne sono sicura- 
 
- Staremo a vedere- 
 
- Lo dico per non illuderti- 
 
- Infatti io non mi illudo, comunque dimmi perché non potreste mai stare insieme- Fa un gesto della mano come a dirmi di cominciare a parlare e si appoggia con le spalle alla sedia.
 
- É insopportabile, arrogante e odioso- rispondo di getto, senza nemmeno pensarci più di tanto. 
In realtà con Nick mi trovo bene, mi piace stare in sua compagnia anche se non mi spiego il perché, però va comunque ammesso che delle volte é odioso...il più delle volte. 
 
Sospira - Eh, cara mia, sappi che l'odio e l'amore sono due facce della stessa medaglia. Fidati di zia Cris- dice, dandosi dei colpetti sul petto.
 
- No, non mi fido perché zia Cris deve aver bevuto del vino al posto dell'acqua, e in questo momento sta dando i numeri- rispondo, sorridendo.
 
Ridiamo insieme e guardo distrattamente l'orologio affisso alla parete della mensa.
 
- Sono già le due- dico sgomenta, portandomi una mano fra i capelli.
 
Cristy guarda l'orologio e mi sorride - Devi andare?- 
Annuisco sommessamente e mi alzo dal tavolo con il vassoio in mano.
 
- Ci vediamo stasera Cris- le dico, sorridendo appena.
Sinceramente non ho molta voglia di andare a lavoro, anzi, non ne ho punta.
Per la prima volta da quando ho cominciato a lavorare mi fa veramente fatica.
Probabilmente Mat mi ha influenzata negativamente...
 
Anche Cristy si alza e, dopo aver fatto il giro del tavolo, mi abbraccia.
Ricambio l'abbraccio e la sento ridere fra i miei capelli.
 
- Ci vediamo stasera, ti aspetterò in piedi, voglio sapere i particolari più piccanti- dice, ridendo e sciogliendo l'abbraccio.
 
Corrugo la fronte - Puoi anche dormire, tanto non ci sarà nessun particolare piccante, tranquilla- 
 
- A parte il fatto che ti voglio aspettare, se Ryan sapesse che tu esci con qualcuno sicuramente anche lui ti aspetterebbe in piedi, sei come la sua sorellina minore- Mi carezza una guancia e sorride maternamente.
Delle volte penso che mi abbiano presa come una figlioletta. Diciamo pure che sono stata adottata da Cristy e Ryan.
 
- Va bene mamma Cris, ma puoi stare tranquilla- concludo sorridendo.
 
- Ecco brava, non mi far impensierire e non ti cacciare nei guai, mi raccomando- si raccomanda ancora.
Annuisco e sorridendo mi allontano. Lascio il vassoio nella pila, con gli altri e, dopo aver salutato Cris con un cenno della mano, comincio a correre verso l'edificio della tortura.
 
 
 
- Ciao splendore, mi sei mancata questo fine settimana, davvero- mi saluta Alfonso, non appena entro in sala trucco.
 
- Ciao Alfonso- Gli sorrido e mi accomodo sulla solita poltroncina che ormai mi ospita da settimane.
 
- É stato davvero carinissimo Mattia a venirmi a salutare venerdì. Mi si é aperto il cuore, ma ora dov'é? Mi aveva detto che doveva ripartire, se ne é già andato?- mi chiede sconsolato.
 
- Già, é partito sabato mattina- Mi tornano i lacrimoni a rammentarlo, se poi penso che il primo giorno era stato qui, in sala trucco, con me, beh, la situazione degenera.
Ed infatti, come a voler provare le mie parole, sento scivolare una calda lacrima lungo la mia guancia.
 
- Non piangere tesoro- sussurra Alfonso, accarezzandomi dolcemente la testa - Non voglio vederti triste- 
 
Improvvisamente si apre la porta e vedo apparire davanti ai miei occhi Nick.
Mi guarda intensamente; occhi negli occhi.
Poi la sua attenzione sembra essere catturata da qualcosa sulla mia guancia.
Mi risveglio dal mio torpore e asciugo velocemente la lacrima che sta percorrendo il mio viso.
Abbasso lo sguardo per poi riportarlo su Nick che adesso se ne sta appoggiato alla parete, con le braccia incrociate al petto.
Non ha ancora detto una parola, si sta limitando solo a guardarmi e scrutarmi, come se fosse alla ricerca di qualcosa.
 
Sento qualcosa di morbido passarmi sulla guancia e sotto agli occhi.
Giro la testa di scatto e noto che Alfonso ha un fazzolettino in mano, con il quale sta asciugando le mie lacrime.
 
- Asciughiamo questi begli occhioni- mi dice, sorridendo teneramente.
Annuisco e gli sorrido di rimando.
Poi prendo anche io un fazzoletto e faccio la sua stessa cosa con l'altro occhio.
 
- Ora possiamo cominciare zuccherino- dice, accarezzandomi una guancia- Stavolta un trucco leggero, quasi invisibile, ci metteremo poco- 
Sorrido e chiudo gli occhi, abbandonandomi alle sue esperte mani.
 
 
 
Quando li riapro mi rendo conto che Nick é ancora in sala trucco, con me.
Si é seduto su una poltroncina ed é rimasto a guardarmi per tutto il tempo.
Perché mi sta battendo forte il cuore? 
Perché le mani mi sudano e perché sono felice che sia rimasto al mio fianco? 
É tutto così...irrazionale ed incomprensibile.
 
Saluto e ringrazio Alfonso, abbracciandolo, poi esco dalla sala trucco, seguita da Nick che non ha smesso per un attimo di osservarmi.
 
- Perché piangevi?- mi chiede all'improvviso, quando sono giunta davanti alla porta del mio camerino.
Mi é mancata la sua voce, tanto. Sono quasi felice di poterla risentire.
 
- Una sciocchezza, niente di grave- rispondo, voltandomi a guardarlo.
Il suo sguardo é serio, scrutatore, come lo é stato per tutto questo tempo.
 
- E sarebbe?- insiste, distraendomi dal corso dei miei pensieri.
 
- Mat se ne é andato, e...mi manca, tutto qua, é una sciocchezza, lo so- dico sorridendo e sventolando una mano.
 
- Se per te é importante non é una sciocchezza- risponde, lasciandomi senza parole.
Mi ha completamente spiazzata, non mi aspettavo tanto conforto da parte sua.
E a quanto pare nemmeno il mio cuore dato che ha cominciato a battere all'impazzata.
 
Sorrido - Grazie Nick- 
Fa spallucce e porta le mani nelle tasche dei pantaloni, poi sorride malignamente.
 
- Posso entrare?- chiede, indicando il camerino con la testa.
Corrugo la fronte, sta architettando qualcosa, sicuro, se no non avrebbe quel ghigno stampato in faccia.
 
Apro la porta e gli faccio segno di entrare. Sono curiosa di sapere a cosa stia pensando in quella sua mente distorta dal male.
 
Sorride ancora e va a sedersi sulla MIA poltrona. Sinceramente non lo capisco, credo sia impazzito...non che prima fosse normale, però almeno se la cavava.
 
- Cosa hai in mente?- gli chiedo, appoggiando la borsa sul tavolo.
 
Scuote la testa ghignando - Niente, assolutamente niente, volevo solo sedermi- 
 
- Si certo, e io sono scema- rispondo, incrociando le braccia al petto.
 
- Ci sei arrivata finalmente- Scoppia a ridere e lo fulmino con lo sguardo.
Sì, certo, fulmino. Come no, infatti sto ridendo anche io come una stupida. Povera me.
 
- Forza Mr. Simpatia, sputa il rospo. Lo so che mi stai nascondendo qualcosa di losco- lo avverto, riducendo gli occhi a due fessure.
 
Ride ancora e si passa una mano sopra agli occhi - Non ho architettato nulla, puoi stare tranquilla. Ora sbrigati a cambiarti- m'incita con un gesto della mano.
 
- Sì certo, davanti a te- dico sarcastica, lanciando uno sguardo agli abiti per il set.
Guardo sul tavolo, ma trovo solo un completino intimo.
Giro su me stessa e percorro tutta la stanza con lo sguardo. Dove sono i miei vestiti?
 
- Ho capito, forza Nick, tira fuori i miei vestiti- dico, protraendo un braccio verso di lui.
 
Ride - Io non ho preso nulla, quello che ti devi mettere é tutto lì sopra- Indica con la mano il tavolo e scoppia a ridere della mia faccia scioccata.
Scioccata é dire poco, un puro eufemismo. 
Cioè, io dovrei indossare solo della biancheria intima? Ma sono tutti impazziti, completamente.
 
- É uno scherzo vero?- gli chiedo spaventata, e ridendo nervosamente.
 
Scuote la testa e continua a ridere - Oh Dio. Volevo proprio gustarmi questo momento e devo dire che é stato ancora meglio di come me lo ero immaginato- 
Subdolo diavolo. 
Lui é voluto entrare solo per godersi lo spettacolo della mia faccia scioccata ed allibita.
Ecco perché non faceva altro che ridere e ghignare, lui sapeva.
 
- Sei terribile, odioso ed insopportabile, una piaga. Ti odio- dico, sbuffando ed osservando meglio il reggiseno.
 
Ride ancora più forte e si piega in due sulla poltrona - Sappi che l'odio é reciproco, scocciatura, ed ora muoviti- ordina, non smettendo per un secondo di ghignare.
 
Lo fulmino con lo sguardo e guardo il tutto.
Per lo meno le mutande non sono né trasparenti né a brasiliana. Almeno questo.
Guardo l'etichetta: Victoria's secret. 
Mai sentita, non so nemmeno cosa sia. Probabilmente un'industria che produce intimo...
 
- Non conosci la marca, vero?- mi chiede il diavolo, forse notando la mia faccia atona.
Scuoto la testa e lo guardo in attesa di una spiegazione.
 
Sospira e si porta una mano fra i capelli - Victoria's secret é uno dei più famosi marchi di abbigliamento femminile e di prodotti di bellezza a livello globale, ma é noto soprattutto per le creazioni di lingerie. Chiaro ora?-
 
- Sì, ma non capisco perché lo debba indossare proprio io, sarebbe stata meglio Tess- mi lamento, osservando ancora il completo.
Sto aspettando che s'incenerisca sotto il mio sguardo di fuoco.
 
- Anche Tess indossa un completo simile- dice, mettendosi poi comodo sulla poltrona.
 
- Hai fatto un giro per tutti i camerini?- gli chiedo incomprensibilmente stizzita.
Mi infastidisce il fatto che la chiami per nome. Con me si é sempre limitato a nominarmi scocciatura, mai una volta che mi abbia chiamata per nome anche a me.
Gelosa? Assolutamente no.
 
- No, sono venuto solo qua- risponde sorridendo.
 
- E perché?- 
 
- Ero curioso, e adesso muoviti o te lo infilo io- Ghigna e si sistema meglio sulla poltrona.
Curioso? E di cosa? Ah, già, di vedere la mia espressione allibita. Che bello!
 
Afferro il completo e vado verso il bagno, per fortuna hanno riparato la porta.
Gli faccio la linguaccia e mi chiudo dentro.
Se pensava che mi sarei cambiata davanti a lui si sbagliava di grosso. Povero illuso.
 
Mi spoglio velocemente, togliendo prima maglione e maglietta, poi i pantaloni, ed infine gli stivali.
Adesso é rimasta solo la biancheria che devo sostituire.
Ma perché tutte a me?! Possibile non possa mai starmene in pace? 
Poi, sicuramente appena uscirò quello scemo mi deriderà in tutti i modi possibili. 
Si diverte troppo per evitare di farlo.
 
Un ultimo sospiro e poi faccio scivolare le mie comode mutande per sostituirle con quelle per il set, la stessa sorte poi spetta al reggiseno.
In fondo come completo non é brutto: rosa pallido con qualche brillantino aggiunto qua e là, i lati poi sono leggermente raggrinziti.
É carino, molto, però non credo di essere molto azzeccata per la parte.
 
Mi guardo un'ultima volta allo specchio ed infine faccio scattare la serratura del bagno.
Entro nel camerino e vedo Nick sempre bellamente seduto sulla MIA poltrona.
Si volta a guardarmi e rimane per qualche istante a fissarmi.
Mi sta facendo la tac in poche parole.
Poi improvvisamente si apre in un sorriso.
 
- Decente- commenta, alzandosi dalla poltrona.
 
- Grazie simpaticone- Mi avvicino al tavolo ed appoggio i miei amati abiti - E questi?- chiedo, notando degli stivali neri laccati.
 
- Li devi indossare, mi sembra ovvio- risponde, appoggiandosi con la schiena al muro.
Senza dire niente li infilo e lancio un'ultima occhiata al mio riflesso nello specchio.
Nel riflesso scorgo Nick che continua a scrutare qualsiasi parte del mio corpo, soffermandosi particolarmente sul fondoschiena.
 
- Andiamo- dice poi, raggiungendo la porta.
Afferro la vestaglia rosa con su scritto Victoria's secret e, mentre la indosso, lo seguo fuori dal camerino.
 
Arrivati sul set noto vari cambiamenti. 
Innanzitutto il telo del set non é più rosso, ma adesso é rosa con una scritta enorme: Victoria's secret.
Poi al centro ci sono due divani e due bastoni fatti come quei bastoncini che si vedono a Natale, quelli rossi e bianchi. 
Sparse dietro ai divani ci sono delle specie di nuvolette rosse e bianche fatte di cartone e davanti é tutto ricoperto di strani batuffoli rosa.
Sembra tanto il mondo delle fiabe. La scenografia é davvero fantastica, non c'è che dire.
 
- Andate sul set ragazzi, oggi avremo più lavoro- ci chiama il fotografo passandosi una mano sulla fronte.
Vedo dall'altra parte Tess togliersi la vestaglia e rimanere in un completo rosso a scacchi bianchi. Tra l'altro le sta divinamente, sembra fatto apposta per lei.
Tolgo anche io la mia vestaglia di lino e vado sul set, seguita da Nick.
 
- Ciao Fede- mi saluta Paul, accostandosi.
 
- Ciao Paul, come stai?- gli chiedo sorridendo.
Mi ha presa alla sprovvista, non mi ero nemmeno accorta della sua presenza.
 
- Bene, grazie- Poi scende con lo sguardo su tutto il mio corpo e sorride - Stai benissimo, sei splendida- 
 
- Grazie, anche tu stai benissimo- dico, leggermente in imbarazzo.
E in effetti sta davvero benissimo. 
É vestito nello stesso modo di Nick, con una camicia bianca, i cui primi tre bottoni sono aperti, e dei jeans scuri.
Però, non so, Nick ha qualcosa di più, appare più bello, più affascinante.
 
- Stasera mangiamo insieme?- mi chiede, sorridendo.
 
- Sì, certo, però io non sono molto esperta di ristoranti, non saprei quale scegliere- confesso, spostando un riccio ribelle dalla mia visuale.
 
Sorride - Non ti preoccupare, ho già in mente un posto carino poco distante da qua- Mi strizza l'occhio e si gira a guardare il fotografo.
 
- Ragazzi, siete pronti? Bene, cominciamo- Quest'uomo fa tutto da solo.
Si fa una domanda e si risponde. Diciamo che é autosufficiente.
 
- Allora, dividiamo le coppie: Nick e Fede, Tess e Paul. 
Poi dopo le cambieremo, comunque, per ora le ragazze vadano a sedersi sul divano e prendete in mano quel bastone ai vostri piedi. Voi ragazzi invece, andate dietro il divanetto e appoggiate le mani sulle loro spalle- ordina, mettendosi in posizione.
 
Più o meno ho capito, devo mettermi a sedere sul divano, e fin qui ci siamo. Poi devo prendere il bastone, che ricorda tanto quelli di Natale, e tenerlo in mano...così ha detto, credo.
 
Comunque sia, senza pensare troppo, mi dirigo al divano e mi siedo, anche perché vedo fare la stessa cosa alla serpe...in un certo senso basta che io riproduca i suoi stessi movimenti.
Nick mi segue e si apposta dietro il divano, poi appoggia le sue mani sulle mie spalle nude.
Incredibile, ogni volta che mi sfiora sento la pelle accapponarsi ed il cuore cominciare la sua folle corsa. 
Però é una sensazione piacevole. Molto.
 
- Ok, appoggiate la punta del bastone per terra e distendete le braccia sulla testa del bastoncino. Ah, e aprite le gambe- dice il fotografo, guardando me e la serpe.
 
Su Fede, professionale. Devi esserlo, questo é il tuo lavoro. 
Sospiro ed apro le gambe, posiziono il bastoncino davanti a me e distendo le braccia sulla capocchia dell'aggeggio.
Dovrebbe andare bene, a parte il fatto che ho una faccia sconsolata.
 
- Sensuale Fede, devi essere sensuale- mi riprende il fotografo, quasi in un lamento.
 
Sento Nick ridere sommessamente e mi posiziono meglio. 
Sensuale ha detto? Non so nemmeno cosa voglia dire fra poco, però tentare non nuoce.
Sposto i capelli da una parte e schiudo leggermente la bocca, inclinando di poco la testa.
Il fotografo mi sorride e fa segno di ok con la mano, poi comincia a scattare.
 
- Ok, perfetto, bravissimi. Adesso i ragazzi si devono distendere sul divano, nelle posizioni che più preferite, siete liberi di muovermi come vi pare. Ragazze voi dovete andare sopra di loro, chiaro?- Fa un gesto con la testa e solleva le sopracciglia.
 
Annuisco e deglutisco faticosamente. Ma come gli vengono in mente certe pose? Deve avere una mente davvero distorta per andarle a pensare.
 
Il diavolo sorride e fa il giro del divano, lentamente, quasi a volersi prendere gioco di me, ma soprattutto della mia pazienza.
Poi si siede sul divano e punta i suoi occhi nei miei, ghignando.
Infine si distende lentamente, senza mai interrompere il nostro contatto visivo.
Appoggia la testa sul bracciolo del divano e lascia le braccia stese lungo il corpo.
Sospiro, facendolo ridere sommessamente, e salgo sul divano con un ginocchio, poi anche l'altro ed infine mi posiziono sopra di lui, ovviamente cercando di rimanere il più lontana possibile dal suo corpo.
 
- Dovresti essere sensuale- sussurra, facendo comparire il suo solito sorriso sghembo.
 
Sbuffo - Ci sto provando, non é una cosa che faccio tutti i giorni- 
 
- E si vede- commenta, alzando un sopracciglio e spostando lo sguardo.
Bella roba, ci mancava solo essere presa in giro.
 
Riporta lo sguardo su di me, poi inaspettatamente appoggia le mani sui miei fianchi e mi spinge verso di lui, avvicinandomi.
Prontamente porto le mani ai lati della sua testa per non rischiare di cadergli addosso, almeno poteva avvisarmi.
Allontana una mano dal mio fianco mentre l'altra la porta, lentamente, sulla mia schiena, percorrendola per un breve tratto, infine la ferma proprio all'inizio del mio sedere.
L'altra, invece, la fa incastonare fra i miei capelli, avvicinando la mia testa alla sua.
 
- Mi piace, fermi così- urla il fotografo come se avesse appena trovato il Santo Graal.
 
Io nel frattempo sono completamente intontita. 
Non mi aspettavo una simile azione da parte di Nick, forse l'ha fatto per aiutarmi.
Fatto sta che quella mano vicinissima al mio sedere non é che me la dica tanto giusta...
Anche se...voglio dire, ha avvicinato le nostre teste, perché? 
Non ce n'era bisogno, non era necessario. Il fotografo non ha detto niente di tutto ciò.
E allora perché l'ha fatto? Perché mi sta tenendo saldamente stretta a lui?
Perché ci stiamo fissando? Giusto, bella domanda.
Non riesco a staccare i miei occhi dai suoi, e sembra che anche per lui sia lo stesso.
 
Aumenta la presa sulla mia nuca e mi avvicina ancora, lentamente, fino a poter sentire l'uno il respiro dell'altra.
Anche l'altra mano, quella sulla mia schiena, sta facendo più pressione.
Il mio cuore nel frattempo é andato a farsi un giretto, più precisamente la maratona.
Con il respiro accelerato mi abbasso leggermente su di lui, senza nemmeno rendermene conto.
 
- Bravi, fermi tutti- dice sottovoce il fotografo, quasi a non voler spezzare l'atmosfera.
Scatta una decina di foto e poi ci ordina di cambiare posizione.
Nel sollevarmi da Nick mi rendo conto di essermi estraniata dalla realtà, come se poco prima fossi stata in un mondo a parte.
E tutte le volte mi fa lo stesso identico effetto, appena entriamo in contatto la situazione é sempre quella.
Noto che anche Nick é leggermente spaesato. 
Si solleva, porta una mano tra i capelli, guardando per terra, e poi solleva lo sguardo su di me.
Incontra subito i miei occhi e noto che i suoi sono diversi, sembrano più liquidi, lucidi, accesi.
Diversi in poche parole.
Mi guarda intensamente, come se si fosse appena reso conto di qualcosa, come se adesso fosse consapevole. 
 
- Avete capito?- chiede il fotografo, riportandomi alla realtà.
Sposto lo sguardo su di lui e lo guardo interrogativamente.
Non ho sentito una parola di quello che ha detto, ero troppo intenta ad osservare Nick.
 
- Dovete cambiare coppie, forza, scambiatevi- ripete, scuotendo la testa.
 
Mi volto verso Nick che si appena alzato in piedi e cerco i suoi occhi che incontrano immediatamente i miei.
Perché sono triste di dovermi allontanare da lui? Cioè, non me ne vado mica dall'altra parte del mondo, devo solo spostarmi di due metri.
 
- Ciao- lo saluto, guardandolo un'ultima volta. 
Ma sono scema? Perché ho detto ciao? Già il fatto che io sia triste non quadra, ora pure salutarlo per fare due metri é ridicolo.
 
- Ciao- mi risponde, con un tono di voce strano.
Dispiace anche a lui? Naaaaa, impossibile.
Vorrei fosse così, ma so per certo che non potrebbe mai accadere. Mai.
Comunque l'aria in questo posto deve essere davvero viziata, sto cominciando a pensare cose fuori dal mondo, che non stanno né in cielo né in terra.
Sto perdendo lentamente il senno.
 
Mi allontano da Nick e scambio la mia precedente postazione con la serpe.
Mentre cammino verso Paul, che mi sta sorridendo, mi volto un'ultima volta a guardare Nick ed é lì che mi si ferma il cuore, vedendo ciò che mai mi sarei aspettata di vedere.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Ciao a tuttiiiii!!!!
Mi dispiace davvero tantissimo di avervi fatto aspettare così tanto, ma purtroppo la scuola è deleteria...diciamo così..
Comunque, passiamo al capitolo, ihihihih!!!!
Sono davvero maligna, lascio sempre sul più bello, ahahah!
Ma partiamo dall'inizio:
l'addio tra Fede e Mat mi ha strappato davvero le lacrime, mi sono resa conto di essere estremamente attaccata ai miei amati personaggi, davvero tanto.
Praticamente ho pianto quanto Federica */\* ma lasciamo perdere....ormai ho superato questa cosa...(ueeeeeeeeeee)
Poi i pensieri di Fede, beh, questa sta a voi giudicare, spero che abbiano fatto davvero riflettere...mi è piaciuto davvero tantissimo scriverli, mi sono liberata in un certo senso...^.^
E poi arriviamo a Nick, il nostro Nick!
Questa volta non ho messo un suo POV....però spero sia piaciuto ugualmente...
Aaaaaaaaaaaaa, sto facendo tardissimo, scusate mi dilungo sempre troppo, comunque se avete qualche domanda sarei felicissima di rispondervi!
Ringrazio immensamente tutti coloro che mi seguono, che hanno messo la mia storia tra le preferite e le ricordate!
Grazie, anche se non vi conosco vi voglio davvero tanto bene!!! ^_^
Ps: il titolo del capitolo è il titolo di una canzone bellissima di Aerosmith. Spero possiate ascoltarla, magari mentre leggete il capitolo ^.^
UN BACIONEEEEEEE GRANDE GRANDE!!!! Alla settimana prossima!!!

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Capitolo 15
*** Break ***


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                         Break





 
Mentre cammino verso Paul, che mi sta sorridendo, mi volto un'ultima volta a guardare Nick ed é lì che mi si ferma il cuore, vedendo ciò che mai mi sarei aspettata di vedere.
 
 
 
Nick mi sta guardando, anche lui. 
Allora non sono l'unica ad essere triste del nostro allontanamento. 
Perché, poi, il mio cuore ha avuto un sussulto non appena ho notato sul suo viso quell'espressione? 
Non riesco a spiegarmi niente di tutto ciò, é strano, e forse dovrei fare una visita dal cardiologo.
Ma...quell'espressione, quello sguardo, quegli occhi, Nick, forse é lui la causa dei miei brutti colpi al cuore. 
Dovranno incolpare lui se morirò di crepacuore...anche se il perché, fino ad ora, mi é ancora ignoto.
Eppure, guardandolo, come in questo momento, mi sembra tutto così chiaro, così limpido; cosa mi sia chiaro, poi, non lo so, però, comunque sia, é una sensazione piacevole.
 
- Federica?- mi chiama il fotografo, con uno sguardo preoccupato.
 
Mi risveglio dal mio coma temporaneo e senza dire una parola percorro l'ultimo breve tragitto che mi separa da Paul.
Sicuramente sarò stata con una faccia da ebete per un buon quarto d'ora, che bellezza!
Altro motivo in più per Nick di prendermi in giro.
 
- Stai bene?- mi chiede Paul, sorridendo.
 
Corrugo la fronte e abbasso la testa - Sì...sì, grazie- dico, sorridendogli.
Non riesco a dare una spiegazione logica al mio strano comportamento, probabilmente é la stanchezza che mi gioca questi brutti scherzi.
 
- Ok, adesso il contrario, le ragazze distese sul divano e i ragazzi sopra, decidete voi come muovervi, pose a vostro piacimento- ci avvisa il fotografo, impugnando meglio la sua macchina fotografica attaccata al collo.
 
Questo sì che é un buon metodo per riprendermi dal mio stato confusionale; perché non ci ho pensato prima!
Ma certo, spalmiamoci addosso dato che ci siamo, possibilmente nudi.
 
- Ah, ragazzi, toglietevi la camicia- Oh mio Dio, ma non é che quell'uomo riesce a leggere nelle menti? No, perché se é così io non stavo dicendo, o meglio pensando, sul serio, era solo una battuta sarcastica.
No, non ci posso credere, mi strapperei i capelli.
Ma perché devono anche spogliarsi? Non ce n'é bisogno, meglio vestiti, quella camicia poi era molto bella e...artistica, già, molto.
 
Paul mi sorride dolcemente e comincia ad aprire i bottoncini della camicia incriminata.
Più che la apre e più che si intravedono i suoi addominali scolpiti...ma perché i modelli devono tutti avere un fisico perfetto? Non poteva capitarmi uno con una bella ciambella al posto della tartaruga? 
Non so se in questo momento io sia più fortunata o sfortunata, preferisco non dire nulla.
 
Sposto lo sguardo e mi siedo sul divano.
Ma che bello questo divano! Proprio interessante, quante rifiniture! E che bel colore, uh, ma guarda com'é fatto bene, proprio delizioso...
 
- Fede? Ho fatto, puoi distenderti- mi richiama Paul, notando, forse, il mio sguardo perso sul divano.
 
Sollevo lo sguardo su di lui e lo vedo avvicinarsi.
Per tutti i cavoletti di Bruxelles, che fisico...
Schiarisco la voce e mi distendo lentamente sul divano, cercando di non toccarlo.
Paul viene lentamente sopra di me e porta una mano dietro la mia testa, probabilmente per tenermela ferma, non so.
Mi sistemo meglio e porta l'altra mano alla destra del mio viso, per reggersi e non rischiare di cadermi addosso, suppongo.
 
- Non é che si stia molto comodi- dice, sorridendomi.
 
- No, in effetti...tu stai parecchio scomodo? Se vuoi mi muovo e ti sistemi meglio- propongo, vedendo la sua faccia contratta dalla fatica.
Anche perché é a mezzo metro di distanza da me e sicuramente gli peserà il corpo.
Si vede che sta facendo di tutto per non cadermi addosso.
 
- Basterebbe che mi avvicinassi, semmai puoi spostare questa gamba- dice, indicando la destra, attaccata allo schienale del divano - e metterla più al centro, tra le mie gambe?- 
Annuisco e porto entrambe le gambe in mezzo alle sue.
Paul mi sorride e si sistema meglio sopra di me, avvicinando il suo corpo al mio.
 
Quando arriva praticamente quasi a contatto con il mio si ferma - Adesso va meglio, grazie- Sorride e mi sposta un riccio ribelle dal viso.
 
- Bravi ragazzi, fermi- urla il fotografo, rischiando di far cadere la macchina fotografica per terra.
 
Comincia a scattare e si muove intorno a noi, come un'anguilla.
Giro leggermente la testa e cerco con lo sguardo Nick: voglio vedere come sta con la serpe.
Appena lo trovo noto che anche i suoi occhi si sono mossi nella mia direzione, quasi in contemporanea.
Che anche lui mi volesse vedere? Non credo, forse é stato più un riflesso involontario.
 
Nick, poi, ha uno strano sguardo. Non capisco.
Sta guardando me e Paul da capo a piedi con una smorfia dipinta in volto, o almeno a me pare che ci sia.
Gli vedo sgranare leggermente gli occhi, solo per un attimo, non appena sento il torace di Paul entrare in contatto con il mio petto.
Volto la testa di scatto su Paul e rimango spiazzata dalla vicinanza dei nostri visi.
 
Sorride - Scusa, non ce la facevo più, ora mi tolgo- si scusa, muovendo la mano dietro la mia testa.
 
- No, no non ti preoccupare, se stai più comodo così rimani pure- dico, appoggiando i palmi aperti delle mie mani sul divano.
Mi stanno sudando le mani, e non perché sono così vicina a Paul, non lo so il perché.
 
- Ok, può andare, ora cambiamo pose- E finalmente! Quanto ci voleva far rimanere in queste posizioni scomode, che tra l'altro non sono nemmeno tanto caste, se vogliamo proprio mettere i puntini sulle i.
 
Paul si raddrizza e si siede accanto a me, sul divano. 
Oh mio Dio, cominciava davvero a mancarmi l'aria sistemata in quel modo. 
Nick, invece, si é alzato in piedi e mi sta fissando, come se fosse alla ricerca di qualcosa nel mio sguardo.
Appena faccio incontrare i miei occhi con i suoi distoglie velocemente lo sguardo e lo punta su Tess, con la quale comincia a parlare...e sembra anche animatamente.
Vorrei tanto sapere che avranno da raccontarsi per sembrare così in armonia.
Tra un po' vedremo spuntare dei fiorellini colorati tra le loro testa, tipo nei cartoni.
 
- Ok, ci ho pensato- comincia quell'altro pazzo del fotografo, togliendo la mano da sotto il mento - Chiudiamo in bellezza con una bella posa seducente- Evvai, mi ci voleva proprio!
Non capisco se prende in giro quando dice di "chiudere in bellezza" o cosa.
Io, personalmente, non ci trovo nulla di bello, anzi, già la parola seducente pronunciata dalla sua bocca mi fa venire i brividi, di ribrezzo.
Chissà quell'uomo che cosa mai avrà pensato, no, sono proprio curiosa.
Anzi, faccio così, la sento e me ne vado, levo le tende, sbaracco, insomma, tanti saluti e a mai più. 
Ah, che piano geniale, così chiudo io in bellezza. 
 
- All'inizio avevo pensato che le ragazze si sarebbero dovute levare il reggiseno ed appoggiarsi al petto dei ragazzi per nascondere- Ho la bocca spalancata, non so se mi spiego. 
Questo é folle, ma rinchiudetelo. Vorrei sapere chi lo lascia ancora a piede libero un tipo del genere. 
 
- Ma poi ho pensato che per Federica fosse troppo presto- continua, indicandomi e sorridendo, probabilmente alla vista della mia testa che annuisce convulsamente - quindi faremo un'altra cosa, o meglio, faremo la posa che vi ho appena detto solo che le ragazze avranno il reggiseno- Adesso sì che si ragiona, mi sento decisamente meglio - sganciato sulla schiena però- conclude quell'uomo, distruggendomi.
No, vi prego, voglio liberare un urlo, possibilmente con l'espressione del famoso urlo di Munch. 
Anzi, sono combattuta se fare un bell'urlo stridulo in grado di rompere a tutti i timpani o di gettarmi a terra e gridare al cielo " perché? Perché!".
Sono davvero combattuta, sono difronte ad una scelta molto difficile, ad un bivio.
Magari sarebbe meglio l'urlo, così, mentre tutti si staranno tappando le orecchie, io sarò in grado di riuscire a fuggire senza essere notata.
Idea geniale! Brava Fede, sei un portento.
 
- Su su, cominciate, e mi raccomando, in piedi la posa, chiaro?- Ci punta un dito contro e sorride sornione.
 
Mi volto verso Paul, che si é alzato in piedi, e lo raggiungo.
Ho sicuramente l'espressione più scocciata che possa esistere nel mio repertorio delle facce scocciate.
Ma perché doveva capitare a me un fotografo pazzo? Perché?!
 
- Fede, ti devi schiacciare il più possibile contro di me o non riusciamo a tenere fermo il reggiseno, ok?- mi chiede Paul, ridendo della mia espressione.
Annuisco, inerme di replicare, e mi avvicino a lui. 
Ma guarda te che mi tocca fare...povera me.
Tutto per una foto che la gente nemmeno guarderà, anzi, che si limiterà a vedere, molto distrattamente tra l'altro. 
Della cronaca tanta fatica per niente.
 
Mi schiaccio contro il petto di Paul, sconsolata come non mai.
Paul sorride e porta le mani sulla mia schiena, stringendomi ancora di più a sé.
Entrare così in contatto con un ragazzo mi fa un po'...boh, é strano, non mi é mai successo prima d'ora. 
Fatto sta che mi ritrovo a pensare che vorrei fosse Nick al posto di Paul in questo momento. Pazza. 
 
Paul porta lentamente la mano al gancetto del mio reggiseno - Lo sgancio ora, ti conviene stringerti ancora di più se non vuoi che veda qualcosa- mi avverte, portando la testa vicina al mio orecchio.
Sì, ci manca solo che veda qualcosa, per carità.
 
Porto le braccia intorno al suo collo e mi stringo a lui.
Sorride e sgancia definitivamente il reggiseno.
Inizialmente traballa, rischiando di cadermi e rischiando di farmi venire un infarto misto ad un attacco isterico, poi Paul adagia le sue mani sulla mia schiena e mi stringe, evitando che avvenga l'irreparabile.
 
- Grazie- sussurro, rilasciando un sospiro.
 
- Figurati- mi risponde, ridendo sommessamente.
 
- Perfetto, però...c'e qualcosa che non mi quadra- comincia il fotografo, portandosi una mano sotto al mento e guardando me e Paul.
Ma cosa non gli quadra?! Andiamo benissimo così, io non mi muovo da questa posizione.
Non ci penso nemmeno a far vedere tutto a tutti.
Ma poi non capisco cosa debba quadrare, se vuole gli raddrizzo io la visuale, non ci vuole tanto: uno schiaffo da una parte, uno dall'altra e il problema é risolto.
 
- Federica abbassa le braccia, capisco tu non voglia far vedere nulla, ma così sembri un koala, dovresti portare le braccia intorno alla vita di Paul- Ma certo, mettiamoci anche a fare dell'umorismo.
Già la situazione é critica di suo con un reggiseno che traballa ad ogni mio respiro, mettiamoci pure a muoverci e avviene la tragedia che sto accuratamente cercando di evitare.
Forse sono ancora in tempo a fare l'urlo e fuggire, anzi, no, perché dovrei scappare con il seno al vento...bella roba! 
Che schifo di giornata...
 
Posseduta dalla Fede versione scema, annuisco con la testa e sorrido al pazzo nonché architettatore di tutta questa scenetta nella quale perderò l'onore mostrando a tutti le mie...forme... diciamo così, almeno fa meno scabroso.
 
Lentamente, ma proprio lentamente, nel vero senso della parola, muovo le braccia e le porto sempre più in basso, sempre più vicine alla vita di Paul.
Praticamente ad ogni movimento mi scende una gocciolina di sudore per lo sforzo di tenere in piedi l'appalto. Fatica immane.
 
Con un ultimo sforzo, tipo l'ultimo passo prima di segnare il traguardo, circondo la vita di Paul e sospiro.
Ce l'ho fatta. Sono salva.
 
- Ok, ora posso scattare, bravi- Il fotografo sorride e porta l'occhio dietro l'obbiettivo.
Io glielo accecherei quell'occhio, ma guarda un po'.
Che idee malsane, che idee, da delirio proprio! E il delirio me lo fanno venire a me, insieme ad una bella crisi isterica.
 
Scatta almeno una ventina di foto, tanto per prolungare la mia tortura, e poi ci fa segno di ok con la mano, dicendo di aver finito. Finalmente.
Ora la situazione é critica, cioè, devo riallacciarmi il reggiseno, e non so come fare.
Ho due possibilità, diciamo così: la prima é di portare le braccia indietro e riallacciare questo benedetto aggeggio, ma molto probabilmente in questo modo mi cadrebbe ogni cosa.
La seconda opzione é quella di fare uno scatto fulmineo e cercare di sistemarmi il più velocemente possibile...ardua impresa, nello scatto potrebbe cadermi il reggiseno e...lasciamo perdere.
Insomma, ho molto scelta. Allegria.
 
- Te lo allaccio io, ok?- mi chiede Paul, sorprendendomi.
Annuisco e sorrido. Oh Dio, mi vengono i lacrimoni agli occhi, qualcuno si é degnato di me e della mia tragica condizione.
Muovo la testa e vedo la serpe andare via, verso i camerini.
Cavolo, é stata più veloce di me...ma Nick dov'é? Non mi sembra di averlo visto uscire dal set.
 
- Faccio io, lascia stare- sento dire da una voce, ben nota, alle mie spalle.
Paul toglie le mani dalla mia schiena e lascia posto ad altre due, molto più calde e stranamente familiari.
 
Volto leggermente la testa ed incontro lo sguardo di Nick, scrutatore, profondo, limpido.
Ed ancora una volta il mio cuore sussulta, mozzandomi il fiato in gola.
Lascia scivolare lentamente le mani lungo la mia schiena ed infine risale, afferrando i lembi del reggiseno.
Li avvicina ed infine lo aggancia.
Sarà stato un processo anche veloce, ma a me é parso essere durato un'eternità.
 
- G-grazie- balbetto, allontanandomi dal corpo di Paul.
 
Prima di voltarmi verso Nick, Paul mi sorride - Ti aspetto giù, fuori dall'edificio, ok?- mi chiede, afferrando la sua camicia.
 
- Sì, si certo, cercherò di fare veloce- dico, leggermente intontita.
Mi sorride, saluta Nick ed esce dal set.
 
Non ho neanche il tempo di girarmi verso Nick che quest'ultimo comincia a pormi domande.
 
- Esci con lui?- mi chiede, incrociando le braccia al petto.
 
- Sì, avevamo fissato da un po' di tempo- rispondo, guardandolo attentamente.
Sembra leggermente scocciato, quasi infastidito, anche se non ne capisco pienamente il motivo.
 
- Addirittura, comunque divertiti, anche se credo non ci sia bisogno di dirtelo- commenta, acido e sollevando un sopracciglio.
 
Corrugo la fronte - Perché non ci sarebbe bisogno di dirmelo? E poi andiamo solo a mangiare fuori, non é niente di che, solo una cosa fra amici-
 
- Credi davvero che lui voglia essere tuo amico? Dopo aver visto come ti stringeva e come ti guardava non credo voglia esserlo, certi sguardi li riconosco, sono un ragazzo anch'io, so come funziona- Afferra la sua camicia sul divano e l'appoggia su una spalla.
Poi torna a guardarmi.
 
- Non esiste solo quello a cui pensi te, le persone possono anche essere amiche- ribatto, incrociando le braccia al petto, stizzita e confusa.
 
- Oh, se lo dici tu allora- Porta le mani avanti e sorride. 
Un sorriso di scherno, quasi maligno, ed é questo che mi manda su tutte le furie.
 
- Spiegami cos'é che ti dà tanta noia, forza, dimmelo. Del resto sei tu quello che esce tutte le sere con ragazze diverse, no? Non sei proprio il tipo più indicato per farmi la paternale, e poi per cosa? Perché esco a mangiare con Paul?- sbotto, spostando un riccio ribelle dal viso.
 
Stringe gli occhi e mi afferra per un braccio - Ficcatelo bene in testa una volta per tutte, non me ne importa un fico secco di quello che fai con quel damerino, per me te lo puoi anche sposare, non intacca minimamente la mia vita. 
Non m'importa nulla né di te né di lui, chiaro? 
E non ti permettere di giudicare ciò che faccio io, forse non ti rendi conto che é quella la normalità, e non starsene rinchiusi in una camera a studiare anche il sabato sera.
Comincia ad aprire gli occhi e magari poi ti puoi permettere di giudicare- sbraita, aumentando la presa sul mio braccio.
 
Sono parole che fanno male le sue, che perforano, che distruggono.
Ho sentito andare in frantumi qualcosa dentro, nel momento in cui ha detto che non gliene importava nulla di me.
Ho percepito tutti pezzi cadere a terra con un tonfo sordo, lasciando un vuoto, incolmabile.
E forse so cosa é quel qualcosa, probabilmente é il cuore.
Quel muscolo che si ferma sempre non appena Nick mi sfiora o mi sorprende, quel muscolo che ormai si é lacerato sotto il peso delle sue parole, quel muscolo che anche stavolta si é fermato, ma per un motivo diverso da quello della piacevole sorpresa.
 
Lo guardo sbigottita, affranta, poi mi riprendo e mi allontano da lui, abbassando la testa.
Nick mi osserva, e lascia la presa sul mio braccio, sfiorandolo appena.
 
- Sei ingiusto, perché fai così?- Rialzo lo sguardo e punto i miei occhi nei suoi - Io e Paul vogliamo solo conoscerci meglio come amici- 
 
Fa un altro sorrisetto di scherno - Non credo nell'amicizia tra un uomo e una donna- 
 
- Quindi noi non siamo amici?- gli chiedo, quasi completamente accecata dalla rabbia.
Odio i suoi sorrisi di scherno, odio tutto di lui in questo momento.
 
Mi guarda per qualche istante che sembra infinito, poi fa spallucce e punta lo sguardo da un'altra parte - No, infatti, non lo siamo- 
Il colpo di grazia ci voleva, casca proprio a pennello.
 
- Bene, sei stato molto chiaro- Orgoglio a mille in questo momento, non posso di certo mostrarmi debole davanti a lui, sarebbe il colmo.
 
Riporta lo sguardo su di me, sconcertato. E non capisco perché dal momento che tutta questa situazione l'ha creata lui.
 
Senza dire una parola mi allontano ed esco dal set. 
Con una piccola corsetta raggiungo il mio camerino e mi ci chiudo dentro.
Ma che cavolo gli é preso? Perché mi ha fatto questo? Perché proprio ora?
E perché io sto piangendo? Non merita di certo le mie lacrime.
 
Asciugo un'altra lacrima e faccio un sospirone. Sorrido al mio riflesso nello specchio e comincio a vestirmi, rapidamente.
Voglio uscire da questo posto, non voglio starci un minuto di più.
 
Mi sistemo alla bell'e meglio ed esco dal camerino.
Nel tragitto per arrivare all'ascensore incontro Nick uscire dal set.
Ha una mano nei capelli e la faccia stravolta; non appena mi vede alza lo sguardo e ci osserviamo per qualche istante, poi, senza proferire parola, continuo la mia corsa verso l'ascensore.
Vorrei tanto sapere perché ci ha messo così tanto ad uscire dalla sala del set, anzi, non me ne importa nulla. Faccia quello che vuole.
 
Scesa a pian terreno, raggiungo Paul che mi sta aspettando fuori dall'enorme porta in vetro satinato su cui spiccano le lettere A&G.
 
- Ti ho fatto aspettare tanto? Scusa- dico, realmente affranta, ma per altri motivi.
 
- No, non ti preoccupare, sono arrivato da poco, pronta allora?- mi chiede, sfregandosi le mani per il freddo.
Gli sorrido e lo seguo sul marciapiede.
 
 
Pov Nick
 
 
Cosa cavolo ho fatto?! Perché le ho detto quelle cose senza senso? 
Non penso niente di tutto ciò che le ho appena vomitato in faccia, o almeno credo solo a quello che le ho urlato riguardo al damerino.
Non capisco cosa mi sia preso, perché mi sia accanito tanto su di lei.
Non ha senso.
 
Mi passo una mano fra i capelli ed entro in camerino.
Mi vesto velocemente ed esco di corsa dall'edificio.
A quest'ora lei sarà sicuramente con Paul, e chissà dove.
Ma in fondo cosa m'importa? Assolutamente niente.
Non mi é mai interessato se una delle ragazze con cui esco si vede con altri ragazzi, anche perché pure io mi vedo con altre.
Ma fatto sta che la scocciatura non esce nemmeno con me, non ha niente a che fare con me in quel senso. 
E allora perché ho reagito così? Perché sono un'idiota, ecco tutto.
 
Magari se mi scusassi le cose tornerebbero alla normalità.
Peccato che io non ci pensi nemmeno a scusarmi, é fuori discussione. 
Non mi sono mai scusato in vita mia e farlo mi costa un'immensa fatica.
Orgoglioso? Fino al midollo.
Neanche con mia madre mi sono mai scusato, mai, quindi é totalmente fuori discussione.
Se non sbaglio, però, una volta ho chiesto scusa alla scocciatura, sì, ma era tanto per chiuderla lì, per non sentirla più lamentare.
Ecco, appunto, quella volta non aveva alcun significato, non mi ero nemmeno reso conto del perché lo avessi detto, insomma, uno scusa che non era scusa.
Poi, ho già fatto uno sforzo enorme a darmi dell'idiota, figuriamoci ad abbassarmi a questo livello.
Cavolo, Nick Tonnols non si scusa mai...ma dannazione, perché stavolta mi sento in dovere di farlo? 
 
Cammino con la testa china lungo il marciapiede.
Mi sto rendendo la vita difficile con tutti questi maledetti pensieri.
Poi ho deciso, no? Non chiedo scusa e basta, quindi argomento chiuso.
 
Cammino ancora per qualche metro, in silenzio e osservando di tanto in tanto la gente che mi circonda.
Forse adesso lei starà mangiando...con il damerino ovviamente.
Mi saltano di nuovo i nervi a pensarci.
Chissà, poi, quello scemo che cosa ha intenzione di fare dopo aver mangiato.
Bastava vedere come la stringeva e la guardava durante il set per capire che non é interessato ad avere la sua amicizia, ma quell'altra é troppo ingenua per accorgersene.
Chissà perché durante tutto lo stage sono stato tentato di lasciare Tess ed andare a spaccare la faccia a Paul.
Avrei tanto voluto sentire lo schiocco del suo naso rompersi. Ah, quella sì che sarebbe stata musica.
E poi quando abbiamo cambiato coppie, e lui si é disteso su di lei, sul divano.
Roba da matti, le si era praticamente spalmato sopra, ma la scocciatura non ha fatto una piega, anzi, sembrava piuttosto presa.
E queste cose mi mandano in panne il sistema nervoso, letteralmente.
 
Arrivo davanti al locale prestabilito ed entro, alla ricerca di Daniel e gli altri.
Ovviamente regna il caos più totale, non vedo nemmeno l'ombra di quelli.
 
- Posso esserti utile?- sento dire da una voce piuttosto smielata accanto a me.
Mi volto e trovo una ragazza, una cameriera del locale, che mi ammicca.
Ecco, ci mancava proprio la tipa facile.
 
- Sì, ho prenotato un tavolo. Tonnols- la anticipo, prima che mi chieda a che nome.
La ragazza sorride e mi scorta fino al tavolo dove si trovano seduti Daniel, Gordon e Dylan.
Si congeda lasciandomi un bigliettino, in cui ovviamente ci é scritto il suo numero di telefono, e se ne va.
 
- Che ti ha dato?- mi chiede Dylan, sporgendosi a guardare.
 
- Il suo numero di telefono. Tieni, prendilo pure, non mi serve- dico, porgendogli il foglietto spiegazzato.
Daniel mi guarda sorpreso e poi sorride.
 
- Nick ti va di andare a prenderci qualcosa da bere?- mi chiede, rizzandosi in piedi.
Continua a sorridere come uno scemo e non capisco perché, so solo che sta cominciando a darmi pure lui sui nervi.
 
- Sì, andate, io ho già avvistato una bella tipa. Ehi sono in due, Gordon vieni con me?- Dylan punta lo sguardo sulla ragazza in questione e si alza.
Gordon sorride e, dopo avergli battuto il cinque sulla mano, si allontanano.
 
Seguo Daniel al bancone, senza dire una parola, ed ordino un Martini, come al solito.
 
- Allora- comincia, portandosi le mani sotto al mento - dimmi tutto, non é da te rifiutare il numero di telefono da una ragazza decisamente carina- 
 
Alzo un sopracciglio e lo guardo di sbieco. Poi mi volto di schiena ed appoggio i gomiti sul bancone, in attesa del mio alcolico.
 
 - Non c'è un motivo, non mi andava e basta- dico, facendo spallucce.
 
Lo vedo sorridere con la coda dell'occhio - Davvero? Non mi sembra che tu sia mai stato contro la nostra forma di "divertimento"- mima le virgolette ed afferra il suo bicchiere - Non c'entra per caso una certa Federica?-
 
Ho un leggero sussulto non appena gli sento pronunciare quel nome, poi mi volto ed afferro anch'io il mio bicchiere.
Butto giù un primo sorso e fisso lo sguardo su un punto indefinito davanti a me.
 
- No, affatto- Faccio una smorfia e bevo un altro sorso.
 
- Nick, me lo puoi dire, lo sai- 
 
Lo guardo e sospiro pesantemente - L'ho offesa senza motivo, tutto qua- dico, in un soffio.
 
Aggrotta la fronte e mi osserva - E perché l'hai fatto? Non é possibile che non ci sia un motivo- 
 
- Ed invece é possibile. Ho sentito che usciva con quello stupido damerino di Paul e mi sono innervosito, poi abbiamo cominciato a discutere ed ho detto quel che ho detto- spiego, chiudendo istintivamente le mani a pugno.
 
Sorride - Sei geloso- 
 
- Assolutamente no- 
 
- Oh, sì invece. Sei scattato solo perché usciva con Paul Benson, io questa la chiamo gelosia- 
 
Sbuffo scocciato - Chiamala come ti pare, mi hai rotto pure te- Butto giù tutto il mio Martini e ne ordino un altro.
 
- Nervoso, eh? Significa che la vostra lite deve averti davvero colpito- commenta, continuando a sorridere - Sbaglio o non é quasi mai successo?- 
 
- Ti sbagli su tutta la linea, ne sono uscito completamente illeso- Afferro il bicchiere e comincio a buttare giù il nuovo drink. 
Sta cominciando davvero a farmi innervosire con tutte le sue domandine da consulente di cuori spezzati.
 
- Io non credo, comunque sia, si può sapere che le hai detto?- mi chiede, facendosi più vicino per poter sentire meglio.
 
- Tante cose- 
 
- E il succo?- 
 
- Che non me frega niente di lei e di quello che fa- dico, liberandomi del fardello.
 
- Ed invece non é così- ribatte, sorridendo sornione.
 
Sbuffo - Finiscila, ne ho già piene...-
 
- Ok, ok, capito il concetto. E lei come ci é rimasta?- mi chiede, facendo un gesto della mano, come a volermi fare segno di proseguire.
 
Mi ritorna alla mente il suo viso prima sconvolto e poi affranto e comincio ad innervosirmi ancora di più - Come vuoi che ci sia rimasta? Come qualsiasi essere umano che si sente urlare contro le peggio cose- sbraito, finendo il mio secondo drink.
 
- Credo che lascerò perdere con lei- se ne esce fuori, sorridendo e dandomi una pacca sulla spalla.
Non capisco a cosa si stia riferendo.
Aggrotto la fronte ed aspetto, in attesa di una sua spiegazione.
 
- Dai, lo sai che ci volevo provare- afferma, ridendo - Ma mi tiro indietro, non voglio avere altre grane, mi bastano già le mie. Se ci provassi sarebbe comunque inutile, quindi, tanto vale arrendersi in partenza- 
 
Non ho capito il perché della sua rinuncia, ma meglio così.
Ci manca solo un altro Paul a mandarmi sui nervi.
 
- E cosa hai intenzione di fare? Chiederle scusa?- insiste, chiedendo anche lui un altro Martini.
 
- Non ci penso nemmeno, non so quello che farò, per ora non ci voglio pensare- confesso, scandalizzato dalla frase "chiedere scusa". 
 
- Come vuoi tu- conclude, sorridendo e cominciando a bere.
 
 
Pov Federica
 
 
- Grazie Paul per stasera, ma non era necessario che pagassi tutto tu- dico, leggermente in imbarazzo per la sua gentilezza.
 
- Figurati, é stato un piacere, lo rifarei volentieri- confessa, mentre camminiamo verso il campus.
 
Gli sorrido ed alzo lo sguardo al cielo stellato. 
Fa freddo, molto. 
Guardo la nuvoletta bianca uscire dalla mia bocca e confondersi nell'oscurità della notte come se ne fossi ammaliata.
Da piccola ricordo mi divertivo a vedere il mio fiato diventare bianco, lo facevo di proposito addirittura. 
Pensavo, e penso tutt'ora, che abbia un che di magico, e poi mi mette addosso una sensazione piacevole, di tranquillità, di pace, di serenità.
Quella sensazione che mi manca da un po' di tempo a questa parte.
Ed oggi non é stata di certo una giornata più facile delle altre, ma, insomma, bisogna vedere gli aspetti positivi in tutte le cose, no? E poi c'è sempre chi ha passato una giornata più brutta e difficile della mia, quindi é inutile piangersi addosso.
Eppure avrei tanta voglia di piangere in questo momento.
Nick mi ha ferita, nel profondo.
Le sue parole sono state come lamine d'acciaio conficcate nello stomaco, niente di più doloroso.
E poi le ha dette con una leggerezza tale, come se non gli costasse punta fatica...e poi é stato chiaro. Noi non siamo amici, non siamo nulla. 
Quindi cosa eravamo fino ad ora? Conoscenti? Forse, ma non del tutto probabile.
 
- Sei giù di corda stasera, cos'hai?- mi chiede Paul, distraendomi dai miei pensieri.
 
Abbasso lo sguardo su di lui e sorrido - Sono solo stanca, sai sono sveglia dalle sei e arrivata a quest'ora crollo- ammetto, evitando buona parte della verità.
 
- Ti alzi così presto per seguire le lezioni?- 
 
- Sì, per seguire più lezioni possibile. É grazie ai miei genitori se sono riuscita ad arrivare fino a qua, quindi qualche sforzo glielo devo- spiego, aprendo il portellone del campus.
 
- Non so come tu faccia a fare tutto quello che fai, io a quest'ora sarei già stramazzato al suolo, morto- Ride e lo seguo nella sua risata - É qui che stai?- mi chiede, poi, dopo essersi ripreso.
 
- Sì, questa é la mia camera- dico, indicandogli la porta con un dito.
 
Mi sorride e porta le mani in tasca - Credo sia giunto il momento di lasciarti riposare, sarai stanchissima- 
 
- Un po'- ammetto, pensando alla stranezza della presenza di Paul, invece che quella di Nick.
 
- Ci si vede domani, buonanotte Fede- conclude, sorridendomi.
 
- Buonanotte anche te Paul- Lo saluto con un cenno della mano ed entro nella mia amata cameretta.
 
Appena metto piede dentro si accendono le luci e Cristy mi piomba addosso, facendomi cadere a terra dallo spavento.
 
- Allora? É quello lì il ragazzo, no? Forza, racconta- Mi aiuta ad alzarmi e ci sediamo sul letto.
Sono estremamente sconfortata,  non riesco a sorridere o a ridere come vorrei, in questo momento avrei solo voglia di piangere.
 
- Come hai fatto a vederlo?- le chiedo, sospettosa.
 
Sorride - Dal buco della serratura, é molto efficace devo ammettere. Comunque é davvero un bel tipo, ma non perdiamoci in chiacchiere, racconta- m'incita, completamente su di giri e saltando sul letto da seduta.
 
- Non c'è molto da dire, abbiamo mangiato in un ristorante carino e poco distante da qui, e poi mi ha riaccompagnata a casa. Abbiamo parlato un po', così, tanto per conoscerci meglio e basta, non c'è stato niente di tutto quello che t'immagini- spiego, atona, ed alzandomi per appoggiare la borsa sulla scrivania.
 
- É successo qualcosa, vero? Non sei te- Il suo tono di voce é cambiato, radicalmente, il sorriso é sparito ed adesso mi sta letteralmente scrutando.
 
- Sono solo un po' stanca, non ti preoccupare- le dico, abbozzando un sorriso.
 
Prendo il pigiama e, prima che possa farmi altre domande, sgattaiolo in bagno.
Mi chiudo la porta alle spalle ed una lacrima sfugge al mio controllo.
Sto diventando una frignona, e tutto per colpa di Nick. 
É sempre lui la causa dei miei problemi. 
Non dovrei nemmeno piangere a causa sua, non si merita la mia tristezza né ogni singola lacrima che esce dai miei occhi.
Eppure non ci riesco, voglio piangere, voglio sfogarmi, voglio urlare.
Ed ecco che l'invincibile Fede prende un altro schiaffo, in piena faccia, ma stavolta non dalla vita, no, stavolta dalla persona che mai si sarebbe aspettata, Nick.
E per l'ennesima volta devo reagire, come sempre.
O almeno devo trovare la forza di farlo...ma, ora come ora, non la trovo e non la voglio nemmeno cercare, mi costerebbe solo fatica.
"Quindi noi non siamo amici?"
"No, infatti, non lo siamo" 
Le sue parole mi rimbombano ancora nella mente, perforandomi i timpani ed il cuore.
Avrei preferito di gran lunga prendermi un pugno nello stomaco piuttosto che sentire quelle parole, dette con tanta leggerezza, come se fossero state una liberazione.
 
Scuoto la testa ed asciugo un'altra lacrima.
Sfilo i vestiti ed indosso il pigiama. 
Poi guardo il mio volto allo specchio; ci vuole una sola parola per descriverlo: distrutto, come il mio cuore.
Apro l'acqua del rubinetto e mi lancio più acqua ghiacciata possibile in faccia.
Voglio dimenticare, sarebbe bello se si potesse fare.
Rimuovere tutte le cose spiacevoli che si vedono, si sentono e si provano.
Probabilmente la vita sarebbe di gran lunga più facile.
 
- Fede? Stai bene?- mi richiama Cristy, bussando alla porta.
 
Chiudo l'acqua e mi asciugo il viso - Sì, sì, ora esco, tranquilla- dico, appoggiando l'asciugamano sul lavandino e facendo scattare la serratura.
 
Cristy mi guarda e porta una mano sul mio viso, accarezzandolo dolcemente - Cosa ti é successo? Dimmelo- sussurra.
 
La sorpasso e mi siedo sul letto, facendole segno di avvicinarsi.
Mi raggiunge e si accovaccia accanto a me, in attesa che io parli.
 
- Fede- dice, con un tono di voce tra il sorpreso ed il triste, notando le mie lacrime scivolare sul viso.
Alzo gli occhi su di lei ed abbozzo un sorriso.
 
- Scusa, non volevo piangere, é che non riesco a fermarmi- dico, asciugando velocemente le lacrime con la manica del pigiama.
 
Cristy si sporge e mi abbraccia, baciandomi di tanto in tanto i capelli.
Poi si appoggia con la schiena alla testata del letto e mi fa adagiare la testa sulle sue gambe, accarezzandomi dolcemente i capelli, come una madre ad una figlia.
Sa perfettamente che quando mi toccano i capelli comincio a rilassarmi. 
É istintivo, ed infatti piano piano calmo il mio pianto e mi stringo a lei.
 
- Ha a che fare con Nick?- mi chiede, in un sussurro quasi impercettibile.
Annuisco ed afferro i fazzoletti vicini a me.
 
- Che é successo?- 
 
- Abbiamo litigato, non so nemmeno per cosa, e poi la situazione é degenerata. Ha detto che non siamo amici e che non posso giudicare ciò che fa, perché é lui quello normale tra noi due ed io...- comincio a piangere ancora più forte e a singhiozzare - io non conto nulla, io sono quella anormale che se ne sta anche il sabato sera rinchiusa in camera a studiare.
Ha detto espressamente che non gliene frega nulla di me e di quello che faccio, ma allora perché mi ha fatto questo Cris? Io non avevo detto niente, non volevo offendere nessuno- 
 
Cristy mi accarezza i capelli e si sporge a baciarmi la fronte - Calmati Fede, per favore, non ti posso vedere così. Ma da cosa é partita questa discussione?- mi chiede, asciugando le mie lacrime con un fazzoletto.
 
- Io...non lo so, dovevo uscire con Paul e..-
 
- Allora é per questo- m'interrompe, all'improvviso.
 
Scuoto la testa in segno di diniego - No Cris, lo ha detto più e più volte che non gliene frega niente di me e di quello che faccio...é stato molto chiaro, te lo assicuro-
 
- Fede le persone non dicono sempre la verità, e comunque ora non pensarci, le cose si sistemeranno da sole, vedrai- mi rassicura, con fare materno.
 
Vorrei tanto poter credere alle sue parole, ma molto spesso i problemi non si risolvono da soli. 
Bisogna risolverli noi stessi, contando sulle nostre uniche forze.
 
- Lo spero Cris, lo spero - sussurro, prima di cadere, esausta, tra le braccia di Morfeo.
 
 
Pov Nick
 
 
"Quindi noi non siamo amici?"
"No, infatti, non lo siamo" 
Dannazione, non riesco a scollarmi queste parole dalla testa.
Non esiste che io ci stia ancora pensando, no, non esiste proprio.
Ma perché, poi, ho detto questa scemenza? Eh, bella domanda. Non ha senso, non ha senso.
Anzi, una risposta c'è: la rabbia.
Sì, perché é scattato qualcosa in me, dopo averla vista avvinghiata a quel salame, dopo averla vista sorridergli, dopo aver sentito che uscivano insieme.
É nata la rabbia, o almeno credo sia così.
Daniel parla di gelosia. Non esiste. Non sono mai stato geloso di nessuno, neanche di mia madre quando si é risposata con quel tipo pieno di soldi.
Non so neanche cosa voglia dire essere gelosi.
E figuriamoci se potrei esserlo per quella scocciatura, é scientificamente impossibile.
Fatta sta che mi ha dato noia, e molta anche.
Strano che all'inizio fossi io a dirle che sarebbe dovuta uscire con qualcuno, adesso mi rimangerei volentieri quelle parole, e chissà perché.
Sempre per lo stesso motivo, mi darebbe fastidio. Tanto.
Pensare che potrebbe essere stretta fra le braccia di qualcun altro mi fa andare il sangue al cervello.
E poi, vogliamo parlare di quel fotografo? 
Vorrei tanto sapere perché ha voluto cambiare le coppie oggi.
Tanto una foto vale l'altra, la gente guarda i vestiti e le pose, non con chi é in coppia la ragazza, a meno che questo non serva a fare notizia.
Non che mi sia dispiaciuto stare in coppia con Tess, una bella ragazza non si rifiuta mai, però, per quelle pose avrei preferito essere con la scocciatura.
Mi sento strano quando sono in coppia con lei.
Ho l'istinto di toccarla e sentirla vicina a me, di saggiarla e stringerla, e questo non é da me.
Sono sempre le ragazze a perdere il controllo per me, non io per loro.
Ma é inutile che io mi ostini a paragonarla alle altre, lei non fa parte "delle ragazze", lei é diversa, dannatamente diversa e questa cosa mi sta facendo impazzire.
Quando eravamo sul divano, e lei era sopra di me, stavo perdendo il controllo.
L'ho avvicinata ed accarezzata per sentirla più vicina, e non avrei dovuto.
Mi sono sorpreso di me stesso non appena me ne sono reso conto, perché in quel momento non stavo ragionando, stavo solo agendo d'impulso, stavo semplicemente facendo quello che avrei voluto fare.
E poi quegli occhi. Mentre li guardavo non capivo più nulla, é anche per questo che ho quasi perso il controllo.
Tutta colpa sua.
Con Tess tutto questo non é successo, non ho provato niente, ho solo lavorato e fatto il mio dovere, fine.
Mi manda in bestia questa cosa, non riesco ad avere padronanza di me stesso quando sono con la scocciatura.
Ci mancava, poi, Victoria's secret. 
Vederla con quel completino mi ha fatto venire in mente cose che non sarebbe nemmeno legale raccontare. 
Decente. Certo. É la prima cosa poco carina che mi é venuta in mente, mi diverto a prenderla in giro, ma di sicuro non era esattamente ciò a cui stavo pensando.
Anzi, la parola decente sarebbe stata la più offensiva.
Ma confessarle ciò che veramente pensavo di lei in quel completo era completamente fuori dal mondo.
Ed ora invece é tornato tutto al punto di partenza, sempre che ce ne sia stato uno.
Ho rovinato tutto.
Ma non ho nessunissima intenzione di scusarmi.
Io e le scuse siamo come il diavolo e l'acqua santa, incompatibili.
Incompatibili, sempre e per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Sorpresaaaaaaa!!!! ^.^
Ve lo avevo promesso che avrei aggiornato il prima possibile!
Ho fatto i salti mortali per riuscire a scrivere questo capitolo in tempo e anche se lo posto tardi, posso dire di avercela fatta!
Fiù, che sollievo!
Comunque, arriviamo a noi...
Allora, di sicuro non è un capitolo allegro, o almeno non la seconda parte...però questa break (rottura) fra Fede e Nick era necessaria.
Nick è geloso (anche se gliel'ho detto e non vuole ammetterlo XP) e non tollera il fatto che Fede esca con Paul...ma guarda..
E se vogliamo dirla tutta Nick non è l'unico geloso, anche Fede lo è, ma è ancora presto prima che questi due testoni se ne rendano effettivamente conto...* sospira*
Cristy l'ho amata! E' un'amica davvero preziosa per Federica e c'è sempre nei momenti in cui lei ne ha più bisogno...ah, che bello!
Ah, e poi ho messo ben due pov Nick! Se no mi sembrava brutto non sapere cosa frullasse nelle teste di tutti e due, almeno abbiamo avuto una panoramica completa e si ha anche qualche accenno alla vita familiare di Nick...eh eh, nulla è lasciato a caso!
Ok, dico un'ultima cosa e poi concludo >.<
Non so se avete notato che entrambi, sia Fede che Nick, pensano alle stesse frasi, intendo quelle che si sono detti durante la loro discussione.
Volevo far capire che i loro pensieri sono sulla stessa lunghezza d'onda, sono entrambi rimasti colpiti, ma soprattutto feriti dalle stesse parole, e chissà che questo non celi un significato...
Ok, stop, mi fermo qua, sono già stanca morta dopo aver studiato per quattro ore chimica, potrei cominciare a scrivere cavolate...sempre che non abbia già cominciato...O.O
Un bacione a tutti e GRAZIE INFINITE!
Buonanotte, buongiorno, buon pomeriggio o buonasera ( a seconda di quando leggerete questo capitolo)!
Oh, sto dando di matto, meglio che me ne vada a dormire...A PRESTOOOOOOOOOOO ED UN BACIONEEEEEEEE!!!! ^_^

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Capitolo 16
*** What hurts the most ***


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                        What Hurts The Most








Il fiocco di neve stavolta é caduto sul serio, e non si rialzerà.
Non ci sarà nessuna folata di vento a risollevarlo.
Lentamente si sta sciogliendo, con una lentezza sfinente, facendo assaporare attimo per attimo cosa significa sparire.
Perché é questa la sorte che tocca a ciascun fiocco, prima vola beato e poi si deposita al suolo sparendo lentamente.
Attendevo quel vento, lo attendevo più di ogni altra cosa, ed invece é arrivato solo un altro schiaffo, forse più forte degli altri.
Uno schiaffo che mi ha fatta barcollare, che ha distrutto il mio cuore provocandomi una fitta dolorosa all'altezza del petto, che ha mandato in frantumi la mia felicità.
Si può provare un dolore così forte? Sì, decisamente.
Forse sono troppo emotiva, forse sono troppo sensibile o frignona, ma Nick, con le sue parole, mi ha davvero annientata.
Ecco, la parola giusta é annientata. 
Sì, perché ho passato tante brutte esperienze nella mia giovane vita, ma questa é una di quelle che classifico tra le più dolorose...e non so perché.
So solo che fa male, tanto male, che mi toglie il respiro al solo pensiero, che mi fa sentire come se la mia esistenza fosse inutile, come se non contassi nulla, e forse é vero.
Credo che non ci sia nulla di più devastante che sentirsi di troppo al mondo, in poche parole come se la propria esistenza non avesse un perché, ma é così che mi sento adesso, mentre continuo a piangermi addosso.
 
Guardo fuori dalla finestra e cerco di trovare conforto nel cielo.
Ma non c'é nessun cielo azzurro ad accogliermi, bensì un triste scenario di cui la pioggia ne é protagonista.
Dunque anche il cielo piange...
 
 
I can take the rain 
on the roof of this empty house
That don't bother me
 
 
Ho sempre amato la pioggia, soprattutto sentire il suo suono, il suo scrosciare inesorabile, il suo odore, perché la pioggia ha odore, che si creda o no, e mi piace poterlo sentire, poterlo inspirare a fondo fino a riempirmene completamente i polmoni.
Ma non si limita a questo, essa risveglia anche tutti gli odori circostanti: il legno, l'erba, la terra, le foglie, tutto rivive. 
Forse é per questo che mi ha sempre affascinata o forse anche perché fin da piccola, quando andavo a dormire, la sentivo battere contro la grondaia del terrazzo e provocare un suono melodioso, come una musica ed io mi addormentavo sempre sulle sue note.
Cullata dalla sua melodia.
Eppure ora mi appare tutto così triste, così infinitamente triste, così infinitamente e dolorosamente triste.
Ma anche quando il cielo é coperto, il sole non é scomparso, vero? É sempre lì, dall'altra parte delle nuvole.
Aspetta solo il momento più propizio per fare capolino tra queste e rischiarare sia la terra che i pensieri tristi.
Una volta ascoltai una canzone di Fabrizio De André, o meglio, me la fece ascoltare mia madre con la forza...comunque sia mi colpì particolarmente una frase, ovvero che c'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo.
Ed é vero, solo ora mi rendo conto di quanto questa sia, dannatamente ed inesorabilmente, la verità.
 
Una lacrima silenziosa fa capolino sul mio viso.
L'asciugo velocemente e ritorno a fissare il libro davanti a me.

 
I can take a few
tears now and then
and just let them out
 
 
Sono a lezione e di certo non mi posso permettere simili distrazioni, non davanti agli altri.
Odio farmi vedere debole, mi fa sentire come se fossi nuda.
 
Continuo a fissare il libro senza però guardarlo veramente.
Non ci riesco, sono troppo deconcentrata per poter prestare attenzione alle parole del professore o semplicemente per seguire la lezione.
Nella mia testa c'e solo un pensiero, anzi, un nome: Nick.
 

 
- Fede vai a lavoro?- mi chiede Cristy, dopo avermi vista prendere la borsa e correre verso la porta di camera.
 
- Sì Cris, devo- Sospiro ed abbasso la testa.
 
- Fede- mi chiama, alzandosi in piedi e parandomisi difronte - Per favore, se ti fa stare ancora male torna immediatamente qua, non voglio e non posso vederti nelle condizioni di ieri, ti scongiuro, non essere avventata, non rispondere alle provocazioni e fai conto che non esista- Appoggia le mani sulle mie spalle e mi sorride, cercando forse di confortarmi.
 
Le sorrido anche io e annuisco debolmente con la testa, poi esco dalla camera e corro verso la mia piccola tortura giornaliera.
Ovviamente, come una schifosa giornata che si rispetti, mi sono dimenticata l'ombrello.
Tipico di me e della mia egocentrica sfortuna.
 
Corro ancora più veloce, anche se so perfettamente quanto questo sia inutile dal momento che ho già i capelli fradici, appiccicati al volto ed i vestiti zuppi.
Rallento il passo sconsolata. A correre rischierei solo di farmi spiaccicare da qualche macchina, e non vorrei di certo rendere ancora più schifosa questa giornata già partita male.
La pioggia bagna delicatamente il mio viso ed é a quel punto che decido di fermarmi solo per un attimo ed alzare lo sguardo al cielo.
É così scuro, ma anche così dannatamente attraente... in un certo senso mi ricorda Nick, sempre cupo, quasi freddo, ma anche innegabilmente attraente, o almeno per me.
 
Sorrido e lascio scivolare una lacrima. 
Alla fine é vero, cavolo, alcuni dicono che la pioggia é brutta, ma forse non sanno che permette di girare a testa alta con il viso coperto dalle lacrime.
Non avrei mai creduto che un semplice aforisma di Jim Morrison potesse corrispondere per davvero alla realtà. 
Forse di troppe cose non mi ero accorta fino ad ora.
   
 
I'm not afraid to cry every 
once in a while
Even though going on with
you gone still upsets me   

 
Non mi sarei mai fatta sfuggire una lacrima in mezzo a tanta gente se non avessi saputo che la pioggia avrebbe potuto fare da "scudo" alla mia debolezza. Mai.
 
Tiro sù col naso e riprendo a camminare, giungendo all'edificio A&G.
Entro e salgo immediatamente al quarto piano, sgocciolando per terra e formando pozzanghere qua e là.
Giungo in camerino e cerco di strizzare i vestiti per far uscire più acqua possibile.
Mi fa leggermente senso sentire i vestiti così aderenti al mio corpo, anzi, mi dà proprio fastidio.
Forse sarebbe meglio se indossassi immediatamente i vestiti per il set, sempre meglio che avere della roba zuppa appiccicata addosso.
Guardo sul tavolo, ma quello che trovo é un altro completino di Victoria's secret, stavolta rosso e con una specie di pellicciotto bianco attaccato ai bordi del reggiseno a coppa.
Sempre meglio insomma.
Decido di rimanere con i miei abiti e mi dirigo da Alfonso.
 
- Eccoti amoruccio! Oh mio Dio, ma sei tutta bagnata- esclama, spalancando gli occhi.
 
- Eh già, mi sono dimenticata l'ombrello ed ho preso tutta l'acqua- Gli sorrido e vado a sedermi sulla ormai abituale poltroncina.
Scuote la testa e si gira per afferrare un asciugamano, poi delicatamente me lo passa sui capelli.
 
- Quasi quasi te li potrei lasciare così i capelli, sono molto sensuali, ti donano- Si porta una mano sotto al mento e pare pensarci per qualche istante, poi si riscuote e sorride - Ho deciso, li lascerò così, ti stanno benissimo, magari li fissiamo solo un pochino per dargli un'aria più selvaggia, però...- s'interrompe e corruccia la fronte.
 
- Cosa c'è?- lo incalzo ansiosa.
 
- Però ho paura che tu ti prenda un raffreddore o peggio la febbre- confessa riportandosi una mano sotto al mento.
 
Sorrido - Non ti preoccupare Alfonso, non mi viene la febbre da anni- Sventolo una mano come per scacciare una mosca e mi sistemo meglio sulla poltrona.
 
- Uhm, va bene, però non vorrei che poi tu stessi male- 
 
- Tranquillo- lo rassicuro con un sorriso.
Mi sorride di rimando e, dopo aver impugnato mascara e altra roba varia, comincia la sua opera d'arte.
 
 
 
Meno di quanto immaginassi, solo un'ora e mezza.
Probabilmente deve aver avvantaggiato il fatto di non aver acconciato i capelli, Brigitte me li ha solo sistemati un po' spruzzando della roba strana che però me li ha fissati donandogli un aspetto a dir poco fantastico.
Tra Alfonso e Brigitte non so chi sia meglio, riescono sempre a stupirmi con i loro capolavori, perché nel loro caso sono dei veri e propri capolavori.
 
Arrivata in camerino mi cambio velocemente indossando il completo intimo e poi mi lascio sprofondare sulla poltrona.
Sono già stanca, e devo ancora cominciare, é questo il bello.
Di Nick, per ora, nessuna traccia.
Non ho ancora avvistato nessun tipo il cui nome comincia con la N e finisce con ick, bene, molto bene.
 
Sospiro e chiudo gli occhi, lasciandomi cullare dal silenzio che regna sovrano.
Silenzio che viene interrotto da una conversazione abbozzata fuori dalla porta del mio camerino.
Mai che si possa essere lasciati in pace!
 
Quando riconosco la voce di Nick mi precipito alla porta ed attacco il mio orecchio al buco della serratura. Sono una pazza, me ne rendo conto.
Ma con chi cavolo sta parlando? Non sento nessuno rispondere alle sue...ehm...offese?
Forse é impazzito e sta cominciando ad offendersi da solo, anche se credo che prima che questo possa accadere il mondo sarà già finito.
 
- Sei un deficiente, ecco tutto, ti ho detto di no, e non ti ci azzardare- gli sento dire, quasi ringhiando.
Sta sicuramente parlando al telefono, ma con chi?
 
- Chi? Quella tipa col seno rifatto?- chiede, alquanto scettico, al suo interlocutore.
 
- Potrei anche farci un pensierino...- gli sento dire, infine, mandando definitivamente in frantumi il mio cuore.
Non sento l'altra parte del suo discorso e mi avvicino alla poltrona, quasi barcollando.
Ma perché sono così masochista da mettermi ad ascoltare le sue conversazioni? In fondo a me cosa importa con chi...con chi...basta! 
Fede é l'ora di finirla con tutti questi pensieri! Tu ti struggi per lui quando quello pensa a chi...a chi...basta, sono davvero stanca di tutto, anche di pensare.
 
Ed appunto senza pensare esco dal camerino ritrovandomi faccia a faccia con Nick, il quale sgrana gli occhi per la sorpresa e poi torna a parlare al telefono, girandosi di fianco.
Mi ha completamente ignorata, bene, se é questo che vuole allora verrà ripagato con la stessa moneta.
 
Chiudo la porta del camerino e cammino a testa alta fino alla sala in cui é allestito il set.
Entro e vado a sedermi su una poltrona in attesa che arrivino gli altri,  poco dopo vedo arrivare Paul e mi avvicino a lui.
 
- Ciao Paul- lo saluto, abbozzando un sorriso.
 
- Ciao Fede- Si porta le mani in tasca e storce la testa per guardarmi meglio in volto - C'é qualcosa che non va? É da ieri che ti vedo strana, sembri... giù di morale-
 
Sollevo la testa di scatto e sgrano leggermente gli occhi.
Che si sia accorto di tutto? Si nota così tanto che Nick mi ha psicologicamente annientata? 
Devo avere sicuramente una faccia da cane bastonato se persino Paul se ne é accorto.
 
Gli sorrido gentilmente - Non ti preoccupare Paul, sto bene- 
 
- Sicura?- insiste, corrucciando la fronte e guardandomi pensieroso.
 
- Sì- dico, sorridendo allegra - Mai stata meglio- 

   
There are days every now
and again I pretend I'm ok
But that's not what gets me
   
 
Bugiarda, sono una bugiarda. Avrei voluto rispondere no, mai stata peggio, ed invece ho detto l'esatto opposto.
Ma é normale, cioè, non ci sarebbe nessun motivo valido per coinvolgere anche altri nella faccenda, non vedo perché dovrei far stare male anche chi mi circonda.
Basto ed avanzo io.
 
Paul continua a scrutarmi, poi sorride e mi mette una mano sulla testa - Ok, se lo dici tu ci credo, ma se c'è qualcosa che ti turba o hai solo bisogno di qualcuno con cui sfogarti sappi che io sono qua- 
 
- Grazie Paul, grazie mille- sussurro, guardandolo negli occhi e sorridendo dolcemente.
Sorride anche lui e fa scorrere la mano lungo il mio viso, fermandosi sulla guancia.
 
Improvvisamente si sente una specie di schianto, tipo qualcosa che si rompe e va in pezzi.
Sobbalzo per lo spavento e mi volto di scatto nella direzione da cui ho sentito provenire il botto.
Noto immediatamente un vaso di cristallo ridotto in mille pezzi a terra, poi accanto a questo Nick che sta fulminando Paul con lo sguardo.
 
- Che é stato?- esclama Kate, accorrendo tutta trafelata.
 
- É cascato il vaso- spiega spiccio Nick, appoggiandosi alla parete ed incrociando le braccia al petto.
Il suo tono di voce é a dir poco glaciale, un pezzo di ghiaccio dell'Antartide sarebbe meno freddo in confronto.
 
Kate si porta una mano sul cuore e sospira sollevata - Pensavo che qualcuno di voi si fosse fatto male, mi era quasi venuto un infarto. Ora vado a chiamare qualcuno che ripulisca questo disastro, voi aspettate il fotografo qui- ci fa presente, scomparendo poi velocemente dietro la porta.
 
Continuo a fissare Nick quando sento qualcosa di caldo accarezzarmi una guancia.
Torno in me e mi rendo conto del pollice di Paul che mi sta sfiorando dolcemente.
 
- Ti sei spaventata?- mi chiede sorridendo.
 
- Un po'- confesso, facendo una smorfia - Si é notato così tanto?- 
 
Ride - Più che altro sei balzata in aria come una molla- 
 
- E ti ho risparmiato l'urlo stridulo- scherzo, puntandogli un dito contro - Se no a quest'ora non riusciresti più a sentire una parola- 
Ridiamo insieme e poi Paul allontana la mano dal mio viso.
 
Dopo all'incirca una decina di minuti arriva sul set anche Tess e finalmente, tanto per fare dell'umorismo, i fantastici quattro sono riuniti.
Tess, senza nemmeno pensarci due volte, si appiccica come una ventosa a Nick, il quale sembra essere moooolto contento a giudicare dai continui sorrisi che le rivolge.
Poi la serpe gli sfiora un braccio con un dito e sorride lasciva.
Sta per uscirmi il fumo dalle orecchie, un altro passo falso e le stacco quelle dita a morsi.
Nick le sorride e l'afferra per la mano, poi l'attira velocemente al suo viso e la bacia.
 
Nuova fitta all'altezza del cuore, stavolta più dolorosa e devastante delle altre.
Perché? 
Perché la sta baciando senza ritegno davanti a me? 
Perché mi sta facendo questo? 
Perché mi sento come se fossi rimasta sola sulla faccia della Terra?
Perché vorrei poter uscire di qui e piangere fino a perdere conoscenza? 
Perché...perché.
Maledetti lui, il mio cuore e la mia mente.
Cosa avevo pensato? Che sarebbe tornato tutto come prima tra noi? Che ci saremmo detti scusa e avremmo ripreso a comportarci come sempre? Tutto erroneamente sbagliato.
Tutta una mia malsana illusione che adesso mi sta facendo soffrire ancora di più.
Tanto ormai ho toccato il fondo, uno schiaffo in più non mi fa neanche effetto.
Ed invece non é così, mi rendo conto solo adesso di averlo veramente toccato questo maledetto fondo, prima ero semplicemente a galla, adesso tutto il dolore mi é crollato addosso come un macigno facendomi sprofondare.
E chissà se mai ritornerò a nuotare beata, chissà se mai rivedrò la luce del sole.
 
Sento le lacrime pungermi gli occhi, e fare pressione per uscire.
No, non me lo posso permettere.
Non voglio dargli questa soddisfazione, perché fa male, male da morire.

 
What hurts the most
was being so close
And having so much to say
And watching you walk away

 
Nick si allontana per primo da Tess e volta subito lo sguardo dalla mia parte, verso di me, facendo incontrare i nostri occhi.
Non so cosa stia leggendo nei miei in questo momento, non so cosa ci veda, non so nemmeno che faccia abbia io stessa adesso, probabilmente sconvolta.
So solo che mi sta guardando intensamente, che sta cercando qualcosa nei miei occhi e che forse l'ha trovata nel momento in cui ho sentito qualcosa di umido bagnarmi la guancia.
Non ce l'ho fatta, lo sapevo. 
Le lacrime hanno rotto gli argini e stanno sgorgando indisturbate sul mio viso.
Adesso sì che mi sento realmente uno schifo, adesso sì che mi sento debole, debole come non sono mai stata.
 
- Fede- sussurra Paul, prendendomi il viso fra le mani e girandomi verso di lui.
 
- Devo uscire un attimo, scusa- dico con la voce rotta, allontanandomi da lui ed uscendo di corsa dalla sala.
 
Entro in camerino e mi chiudo la porta alle spalle.
Sto male, mi gira la testa e sento le gambe molli. Voglio andarmene, una volta tanto dovrei seguire i consigli di Cristy.
Quando raggiungo il tavolo per prendere i miei vestiti sento la porta aprirsi e richiudersi dietro di me.
 
- Paul sto bene, non ti preocc..- Mi muoiono le parole in bocca quando davanti a me non trovo Paul, ma Nick.
Sta lì, impalato, a fissarmi con uno dei suoi soliti sguardi seri e profondi.
 
- Che hai?- mi chiede, incrociando le braccia al petto.
 
Mi allontano dal tavolo e vado verso il bagno senza degnarlo di uno sguardo quando mi sento afferrare per un braccio ed avvicinare con le spalle al muro.
 
- Ti ho fatto una domanda. Che hai?- ringhia attaccandomi al muro e scandendo le ultime due parole.
 
Mi volto a guardarlo in viso irosa come non mai - Non vedo perché dovrei risponderti dal momento che non sei nemmeno un mio amico, quindi vedi di levarti dai piedi velocemente- Non é la Fede di sempre quella che sta parlando adesso, é la Fede accecata dal dolore e dalle lacrime, quella a cui hanno distrutto il cuore e continuato a calpestarlo senza pietà.
 
Sbatte i pugni ai lati della mia testa ed abbassa la testa - Smettila di comportarti come una bambina e rispondi alla domanda- sospira, rialzando la testa e puntando i suoi occhi nei miei.
 
- Ah, sarei io quella che si comporta come una bambina? Hai una bella faccia tosta, davvero. Sbaglio o sei stato tu quello che mi ha detto di tutto e di più senza motivo e che poi ha cominciato ad ignorarmi?- domando retorica.
 
- Taci e rispondi, mi stai dando sui nervi- 
 
- Allora siamo in due- 
 
- Ti costa così tanto rispondere?- 
 
- E a te costa così tanto andartene?-
 
- Sì- Diretto, schietto e chiaro. 
Sgrano gli occhi per la sorpresa ed incrocio le braccia al petto, spostando lo sguardo sulla porta.
 
- Non ho niente, sono solo stanca- rispondo in un sussurro.
Lo vedo sorridere con la coda dell'occhio e farsi più vicino, molto più vicino.
Porta una mano su un mio fianco scoperto e con l'altra mi prende il mento fra le dita per voltarmi.
 
- Solo stanca?- domanda flebilmente.
 
- Sì, solo stanca- rispondo, non interrompendo mai il nostro contatto visivo.
 
- E perché piangevi?- chiede, tracciando con le dita un percorso immaginario sul mio fianco.
 
- Mi era entrato un moscerino nell'occhio- Beccata, scemenza più grande non la potevo proprio sparare.
 
- E da quando in qua si piange per un moscerino nell'occhio?- Sorride ed avvicina il suo volto al mio.
 
- Mi dispiaceva che fosse morto- Qui ci vuole davvero un premio nobel per la stupidità, oggi non sono in me, decisamente.
 
Alza un sopracciglio e mi guarda scettico, poi abbassa lo sguardo sulla sua mano che sta risalendo il mio fianco - Sei calda- sussurra rapito.
Riporta i suoi occhi nei miei e continua a scorrere con la mano fino ad arrivare sotto al mio seno, fa un altro passo verso di me ed appoggia la sua guancia sulla mia.
 
- Ce l'hai ancora con me?- sussurra quasi impercettibilmente al mio orecchio.
Non so a quale facoltà appellarmi per rispondere, anzi, diciamo che sto morendo di embolia dal momento che sto ancora trattenendo il respiro. 
 
Rilascio un sospiro e socchiudo gli occhi - Sì- Riesco a dire, anche se molto flebilmente.
Il suo naso va sfiorare dolcemente il mio collo, appena sotto la mandibola e poi sospira, solleticandomi la spalla con il suo caldo respiro.
 
- Ti ho fatta stare male?- continua, portando la mano libera intorno alla mia vita, circondandola e schiacciandomi completamente contro la parete.
 
Sto perdendo lentamente il senno, in questo momento gli perdonerei qualsiasi cosa, ma no, non deve passarla liscia, non posso cedere così velocemente.
Facile a dirsi, difficile a farsi.
 
- Tu? Tu ci sei stato male?- azzardo, cominciando a far battere all'impazzata il mio povero cuore.
 
Si ferma per un attimo, trattenendo addirittura il respiro, poi lo sento sciogliersi ed inclinare la testa per sfiorare il mio collo con le labbra - Sì- sussurra, rilasciando un flebile sospiro. 
Chissà quanto gli sarà costato ammettere una cosa simile, sicuramente avrà dovuto fare forza contro se stesso.
 
- Non hai risposto alla mia domanda- mi ricorda poi, tracciando un percorso immaginario a  labbra chiuse sul mio collo.
 
- Sì, mi hai fatta stare male- dico, cercando di raccogliere tutto il mio buon senso.
Rilascia un altro sospiro, stavolta più pesante degli altri, e poi allontana il suo viso dal mio puntando i suoi occhi nei miei.
Quanto mi sono mancati...tanto, troppo, come l'acqua ad un assetato nel deserto.
E adesso sono anche più belli del solito, più acquosi, più luminosi, più splendenti.
 
- Ascolta bene quello che ho da dirti perché non lo ripeterò una seconda volta- Mi punta un dito contro e prende un grosso respiro - Mi dispiace, non volevo che succedesse quello che é successo, sono stato un idiota.
Ho esagerato e detto cose che non ho mai pensato neanche lontanamente.
Ero nervoso e quando si é nervosi si dicono cose stupide e senza senso, non volevo allontanarti, non l'ho mai voluto. Scusa- sussurra infine, senza perdere per un solo istante il contatto visivo con i miei occhi.
 
- Hai detto davvero scusa?- chiedo sconvolta e con il cervello annebbiato.
 
- Sì, ma se vuoi ritiro subito- risponde ghignando come suo solito.
 
Scuoto la testa velocemente - No, no, va bene così- Gli sorrido e Nick porta lentamente le labbra sulla mia fronte, lasciandomi a dir poco stupita.
 
- Lo sapevo- dice, appoggiando le labbra in un altro punto, sempre sulla mia fronte.
 
- Cosa?- chiedo flebilmente.
 
- Eri troppo calda, adesso ho capito perché, hai la febbre- spiega, allontanandosi da me ed andando al tavolo.
E ci credo che mi é venuta, sono talmente scombussolata in questo momento che potrei averla anche a più di quaranta.
 
Prende i miei vestiti e li guarda sconvolto - Sono bagnati fradici- esclama rigirandoseli fra le mani.
Mi stacco dalla parete e lo affianco al tavolo guardando lo scempio che sono i miei vestiti.
 
- Quando sono uscita dal campus mi sono dimenticata di prendere l'ombrello- spiego andando a sedermi sulla poltrona e prendendomi la testa fra le mani.
Cavoli scotto. Sono una specie di stufetta vivente, ed in effetti mi fa anche parecchio freddo.
Che avevo detto ad Alfonso? Non mi viene la febbre da anni? Ultime parole famose.
 
- La solita scema, complimenti- mi riprende, facendo un piccolo applauso.
Alzo la testa di scatto e lo fulmino con un'occhiata di fuoco.
Per lo meno siamo tornati alla normalità: mi dà continuamente sui nervi.
 
- Non ti picchio perché non ne ho la forza, se no ti avrei fatto nero, stanne certo- gli faccio presente, raggomitolandomi sulla poltrona e raccogliendo le gambe tra le mie braccia.
 
- Come no, non puoi capire la paura che mi hai messo addosso- Ghigna e si avvicina a me.
 
Chiudo gli occhi e rabbrividisco - Fa freddo- mi lamento, appoggiando la testa allo schienale  della mia amata poltroncina.
 
Sento dei rumori provenire da Nick e poi qualcosa sulle mie spalle e su parte del mio corpo raggomitolato in stile baco da seta.
Apro un occhio e noto la camicia di Nick sopra di me, tipo coperta.
Poi vedo lui a petto nudo davanti a me che mi sta guardando intensamente.
 
- Aspettami qua- dice, avvicinandosi alla porta del camerino.
 
- Dove vai?- chiedo, con una nota di smarrimento nella voce.
Accidenti, sono già a questi livelli. Non sopporto l'idea che si allontani da me, anche se si tratta di un solo istante.
 
- Vado a prenderti dei vestiti asciutti e ad avvisare gli altri che deve essere rimandato il set- spiega afferrando la maniglia - Ora stai zitta e buona qua- conclude, uscendo e chiudendosi la porta alle spalle.
 
Annuisco da sola anche se Nick se ne é andato ed appoggio stancamente la testa sulla poltrona.
Alla fine si é tutto sistemato, é tornato tutto come prima.
Nick mi ha decisamente sorpresa, non credevo che anche lui ci fosse stato male e non credevo soprattutto che me lo avrebbe confessato chiedendomi addirittura scusa.
 
Sorrido al vuoto e chiudo gli occhi, sprofondando in un sonno sereno e tranquillo come non era da tempo.
 
 
 
- Ehi, svegliati e datti una mossa- Vengo scossa poco dolcemente per una spalla ed infine apro gli occhi, già abbastanza innervosita.
 
- Sei un asso nello svegliare le persone- commento acida, alzandomi barcollante dalla poltrona.
 
- Come in tutto del resto- 
 
- Stupido-
 
- Scema-
 
- Sono malata e mi offendi?- 
 
- Allora taci-
 
- Non mi dare ordini-
 
- Sei un'esasperante scocciatura. Ora, di grazia, puoi indossare questi vestiti?- chiede porgendomi degli abiti.
 
Mi porto una mano sulla testa e li guardo con gli occhi semichiusi - Dove li hai presi?- 
 
- Dal camerino in cui si trovano alcuni vecchi vestiti per i set- Sbuffa e si avvicina per lasciarmeli in braccio.
Li prendo e, dopo aver afferrato la mia biancheria, corro in bagno per indossarli.
 
Dopo una decina di minuti sono pronta e Nick mi passa la borsa per affrettare la nostra uscita dal camerino.
 
- Certo che tu sei proprio scema, non ho parole- mi riprende mentre camminiamo per il corridoio, prima di arrivare all'ascensore.
 
- Perché scusa? Che ho fatto ora?- chiedo mezza intontita dalla febbre che a quanto pare si sta alzando.
 
- Davvero non te ne rendi conto?- Non capisco se é più allibito o divertito, non riesco davvero a capirlo.
Scuoto la testa in segno di diniego e si porta una mano sulla faccia scoppiando a ridere.
 
- Hai messo le scarpe al contrario. La sinistra al piede destro e la destra al piede sinistro- mi fa presente, indicando le mie scarpe.
In effetti ora che ci faccio caso sto leggermente scomoda, ma non me ne ero resa conto.
 
- Ah- dico solamente, mettendomi a sedere per terra e cominciando a slacciare le converse.
 
Anche Nick si abbassa e si appoggia sui talloni, sorridendo divertito.
Dopo aver slacciato una prima scarpa mi passo una mano sugli occhi, già completamente esausta. 
Sospiro e torno all'attacco con la seconda scarpa.
 
- Ferma, faccio io- Blocca le mie mani e comincia a slacciarmela lui, molto più velocemente di quanto potessi fare io.
 
- Grazie Nick- sussurro, chiudendo gli occhi ed appoggiando la testa al muro dietro di me.
 
- Lo faccio solo perché se no domani saremmo ancora qui- precisa, scambiando le scarpe e riallacciandomele alla velocità della luce.
 
Non appena ha fatto prendiamo l'ascensore ed usciamo dall'edificio.
Diluvia ancora come Dio la manda, anzi, forse più forte.
Nick prende un ombrello dal portaombrelli dentro l'edificio e lo apre, prendendomi sotto con lui.
 
- Non potevi prendertene uno anche tu?- mi chiede, alzando un sopracciglio.
 
- No, mi fa freddo, almeno mi riscaldo a starti vicina- rispondo stizzita.
 
Porta una mano sulla mia fronte e poi sorride - Piuttosto é il contrario, sarai tu a riscaldare me, emani calore da tutti i pori- 
 
Annuisco, anche se non ho capito una parola di quello che ha detto, e poi lo seguo, cercando di stringermi il più possibile a lui.
Ho tanto sonno, vorrei poter chiudere gli occhi ed addormentarmi...
 
- Ma dove vai?- mi urla contro Nick, fermandomi per un braccio - Non lo vedi che c'è un palo della luce?- 
Apro faticosamente gli occhi e mi ritrovo con la faccia a due millimetri dal lampione, in effetti ci sono andata molto vicina, se non mi avesse fermata a quest'ora ci sarei spalmata addosso.
 
- Ah, grazie- dico, voltandomi verso di lui e guardandolo intontita.
 
Scuote la testa e mi attrae a lui, avvicinandomi cauto.
Solo ora mi rendo conto della sua mano ancora stretta intorno al mio braccio...devo dire che sono molto sveglia.
Quando con la spalla sfioro il suo petto abbandona la presa sul mio braccio e mi circonda le spalle.
 
- Oh vediamo se adesso ti allontani- dice, spostando l'ombrello più dalla mia parte, per coprirmi interamente.
Sono sicura che non avrebbe mai voluto che io me ne accorgessi, probabilmente credeva che avessi gli occhi chiusi o che non ci stessi facendo caso.
Sorrido e mi stringo a lui, appoggiando la testa sul suo petto.
 
Riprendiamo a camminare in silenzio, senza proferire parola.
Sto bene fra le sue braccia, mi sento protetta, come se fossi nel mio porto sicuro.
Sento il calore invadermi ed una sensazione piacevole salire dallo stomaco.
Mi sento come se fossi in una piccola casa, davanti al fuoco di un caminetto ad ascoltare lo scrosciare incalzante della pioggia che infuria fuori.
Mi sento bene, tanto bene come non sono mai stata tra le braccia di nessuno.
E sento quella voragine dentro di me riempirsi lentamente, fino a che non la sento scomparire una volta per tutte per lasciare spazio ad un'altra miriade di sensazioni, più belle e positive.
 
Improvvisamente apro gli occhi e stacco la testa dal petto di Nick, voltandomi a guardarlo.
Nick abbassa la testa e mi guarda confuso, alzando un sopracciglio.
 
- Perché hai baciato Tess?- chiedo di getto, senza pensarci due volte.
Nei suoi occhi passa un lampo di consapevolezza e poi fa spallucce.
 
- Ti ha dato fastidio?- mi chiede, facendo comparire un ghigno sul suo volto.
 
- Non hai risposto alla mia domanda-
 
- Neanche tu- 
 
- Prima vedi di rispondermi te- dico perentoria, con un tono che non ammette repliche.
 
Sbuffa e mi stringe a sé prima che io finisca per sprofondare in una pozza - L'ho fatto così, senza pensarci, non c'e un motivo particolare- risponde poi, facendo spallucce.
 
- Magari ti piace e non te ne rendi conto- butto là, alzando lo sguardo per incontrare i suoi occhi.
 
Anche lui punta i suoi occhi nei miei e mi fissa per qualche istante - No, non é così- Il suo tono di voce é diventato improvvisamente serio, come il suo sguardo altamente concentrato.
 
Rimaniamo a guardarci per qualche istante, forse minuto, forse ora, non so.
Quando mi perdo nel verde dei suoi occhi perdo completamente la cognizione del tempo, il mondo potrebbe crollare sotto ai miei piedi, non me ne accorgerei.
Non appena Nick sposta lo sguardo sulla strada mi rendo conto che siamo fermi.
Probabilmente ci dobbiamo essere fermati non appena i nostri occhi si sono incontrati, anche se non ricordo nemmeno di aver rallentato il passo.
 
- Ora tocca a te- mi ricorda, riprendendo a camminare e a trascinarmi con sé.
 
- Non mi sembra di aver mai detto che avrei risposto- preciso facendo spallucce ed una smorfia, come suo solito.
 
- Non fare la furba- 
 
- Non sto facendo la furba, mi sto limitando a dire la verità- 
 
- Ok, come vuoi- dice, allontanando il suo braccio da sopra le mie spalle e lasciandomi sotto la pioggia.
Sorride vittorioso e rimane a guardarmi divertito.
Maledetto, infido e diabolico diavolo.
 
- Ridammi l'ombrello, ho la febbre- ordino, sentendo la pioggia bagnarmi i vestiti e i capelli.
 
Ghigna e  continua a guardarmi - Non é un problema mio- conclude spiccio, facendo una faccia come dire "peggio per te".
Odioso, odioso e ancora odioso.
 
- Sei...sei...sei...-
 
- Sette e otto- m'interrompe, sorridendo più che divertito.
 
- Non ti sopporto- 
 
- Nemmeno io-
 
- Ti odio-
 
- Anche io- conclude ghignando diabolico e rigirandosi l'ombrello fra le mani.
Qualcuno mi fermi, sto per strappargli i capelli con la forza e lanciarlo sotto una macchina.
 
- Allora? Ti sei decisa a rispondere?- mi chiede, guardando l'ombrello e ridendo.
 
- No, e non ho nessunissima intenzione di farlo- rispondo toccandomi i capelli ormai fradici come i vestiti che indosso.
 
- Peggio per te- Fa spallucce e mi guarda da capo a piedi.
 
Indignata e senza dire una parola gli dò le spalle e comincio a camminare verso il campus.
Tanto ormai sono già fradicia, una goccia in più o una in meno non fanno differenza.
Quando arrivo al portellone faccio una piccola corsa e mi fiondo nel corridoio.
Finalmente al calduccio, sono letteralmente congelata in questo momento.
 
- Ti é piaciuta la passeggiata sotto la pioggia?- mi chiede Nick, entrando dopo di me.
 
- Spiritoso, molto spiritoso- lo appunto facendo una smorfia.
Poi improvvisamente comincio ad avere dei sudorini freddi e caldi allo stesso tempo e a vedere doppio.
 
- Ehi, che hai?- mi chiede Nick allarmato.
 
Mi lascio scivolare lungo il muro alle mie spalle e giungo seduta a terra.
Alzo gli occhi, ma non vedo più niente. É tutto bianco.
Poi i rumori intorno a me si fanno più ovattati e comincio a sentire la paura crescere dentro di me.
 
- Nick, Nick non vedo- lo informo portandomi una mano sugli occhi.
Ho paura. Ho paura. Che sta succedendo? Perché non vedo? Perché così all'improvviso?
 
Sento qualcosa cadere a terra, forse l'ombrello ed una mano sulla mia fronte - Come non vedi? Zucchero, ci vuole lo zucchero, dove cavolo é lo zucchero?- mi chiede nel panico.
 
- Ne ho una bustina in borsa- rispondo flebilmente, scuotendo la testa per cercare di vedere.
Niente, non vedo niente, solo bianco.
 
Sento la salivazione cominciare ad aumentare fino a che non me ne ritrovo la bocca piena.
Ingurgito ed annaspo a respirare. Ho paura. 
No, non devo farmi prendere dal panico, c'è Nick qui con me, andrà tutto bene.
Nuovamente mi si riempie la bocca di saliva e comincio a sputarla, incapace di ingoiarla.
 
- Apri la bocca- mi ordina Nick, prendendomi il mento tra le dita.
Faccio come mi dice e getta tutto il contenuto della bustina sulla mia lunga.
Poi richiudo e comincio a far sciogliere lo zucchero lentamente.
Qualche secondo dopo comincio a rivedere qualcosa, ma é ancora tutto altamente offuscato.
Poi, come un lampo, ritorna tutto al punto di partenza e perdo nuovamente la vista.
Cerco la mano di Nick che afferra subito la mia, stringendola forte.
 
- Non vedo, non vedo niente- quasi urlo, portandomi la mano libera tra i capelli.
 
- Dannazione- gli sento dire, anche se molto ovattato.
Poi mi sento sollevare da terra e trasportare tra le sue braccia.
Mi riappoggia a terra e cerca, probabilmente le chiavi di camera, nella mia borsa.
Sento scattare la serratura e mi riprende in braccio, adagiandomi infine sul letto.
 
Resto seduta sul letto mentre sento vari rumori intorno a me: passi frettolosi, porte che si aprono e chiudono, sportelli che sbattono, acqua che scorre e tanti altri che sarebbe inutile elencare.
Poi una pezza gelida sulla fronte. Talmente gelida da farmi rabbrividire.
 
- Tienila sulla fronte e distenditi- mi ordina Nick con un tono di voce tra il severo ed il preoccupato.
Faccio come mi ha detto e tengo la pezza sulla fronte con una mano.
Poi sento una sedia spostarsi e mettersi vicina a me ed infine una porta aprirsi.
 
- Ehi, che succede?- esclama Cristy, avventandosi sul letto.
 
- Si é sentita male non appena siamo entrati nel corridoio, non vede e trema- spiega spiccio Nick.
Tremo? Non me ne ero resa conto, cavolo, ma come ho fatto a non accorgermene?
 
- Come non vede? Ehi Fede, mi senti?- mi chiama Cristy scuotendomi debolmente.
Accidenti, no. Sta salendo, sta salendo. Vomito, vomito.
Mi alzo con uno scatto fulmineo dal letto e corro verso il bagno, ovviamente andando a sbattere contro la porta che qualcuno sapientemente aveva chiuso.
 
Giungo al water e mi sporgo appena in tempo prima di rigettare sul pavimento.
Appoggio le ginocchia a terra e porto le mani ai lati del water per sorreggermi.
Peggio non posso proprio stare.
Sento qualcuno accorrere verso di me , poi una mano sulla fronte ed una intenta a tirare indietro i miei capelli.
Appena termino la prima vomitata mi alzo da terra, ma vengo subito presa da un nuovo conato che mi costringe a rivomitare.
Adesso la mano che prima mi teneva la fronte é scesa sul mio fianco, circondandolo, per sorreggermi, dal momento che cascherei a terra come una pera cotta.
Terminata anche la seconda, schifosa e lurida vomitata apro gli occhi e noto con mia grande sorpresa che ci vedo.
L'ho sempre detto io che vomitare fa bene. Ah, che gioia!
 
Sento passarmi un fazzoletto sulla bocca e poi sollevo la testa per guardarmi intorno.
Mi volto a guardare Cristy che mi ha sorretta per tutto il tempo, ma trovo davanti a me Nick, che tiene ancora in mano il fazzoletto con cui mi ha pulito la bocca.
 
- Come stai?- mi chiede immediatamente, anche se sento una nota di sollievo nella sua voce.
 
Sorrido - Meglio, adesso ci vedo- dico, contenta come una pasqua ed elargendo continui sorrisi.
 
In risposta mi arriva un nocchino sulla fronte neanche tanto delicato.
 
- Ahi, fa male- mi lamento, sfregando la zona lesa.
 
- Così impari a far venire gli infarti, stupida- mi riprende, incrociando le braccia al petto - Comunque hai ancora la febbre, ti conviene metterti a letto e levare questi vestiti fradici- conclude dandomi le spalle ed uscendo dal bagno.
 
Annuisco e mi sciacquo la bocca per cercare di allontanare il saporaccio di vomito, poi esco anche io per prendere qualche vestito asciutto.
 
- Fede te li ho presi io, vieni che ti aiuto- mi precede Cristy, entrando in bagno e chiudendosi la porta alle spalle.
Mi aiuta a togliere gli abiti bagnati e poi asciuga, sia con un asciugamano che con il phon, i miei capelli.
Adesso mi sento parecchio intontita e scombussolata.
Il vomito e tutto quello prima mi hanno completamente destabilizzata, la febbre adesso sta dando il colpo di grazia sfiancandomi definitivamente.
 
- Accidenti Fede, ma sei bollente- esclama passando l'asciugamano sulla mia schiena - Devi misurarti subito la febbre- conclude poi, infilandomi i pantaloni del pigiama e la maglietta.
Mi prende per mano ed usciamo dal bagno.
 
- Tu distenditi e mettiti sotto le coperte, io cerco il termometro- ordina perentoria.
Annuisco e salgo con le ginocchia sul letto.
Chiudo gli occhi e senza rendermene conto metto la mano fuori dal letto capitolando a terra.
Sento qualcuno scoppiare a ridere; una voce che riconoscerei fra mille.
Poi lo vedo avvicinarsi a me ed abbassarsi sui talloni per guardarmi.
 
- Male?- chiede sorridendo divertito.
 
- Un po'- rispondo portandomi una mano sulla testa e facendo una smorfia.
Scuote la testa sorridendo e si alza per poi prendermi tra le braccia e depositarmi sul letto.
 
- Ora stai ferma- ordina, puntandomi un dito contro.
Annuisco e m'infilo sotto le coperte, raggomitolandomi su me stessa.
 
- Trovato- esulta Cristy facendo uscire la testa da dentro l'armadio.
Sicuramente non si é accorta di niente, né del fatto che io sia caduta né del fatto che Nick mi abbia aiutata.
Mi passa il termometro e lo infilo sotto l'ascella.
 
- 39.8?- esclama Cristy, guardando i numeri sul display.
Chiudo gli occhi e rido senza motivo.
 
- Tra poco comincerà a delirare- sento sussurrare a Nick accanto a me.
 
- Brutto ciccione- dico ridendo e rigirandomi fra le coperte.
 
- Appunto- constata - Ha già cominciato-
 
Sento delle labbra sulla mia fronte e Cristy che mi sussurra all'orecchio - Dormi Fede, dormi- 
Senza pensarci due volte faccio come mi dice, sprofondando in un sonno confuso e senza sogni.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Eccomiiiiii!!!!
Scusate il ritardo con cui ho postato questo capitolo, ma ho appena finito di scriverlo ed ho cominciato ieri pomeriggio!
Spero vi sia piaciuto e che non ne sia uscita una schifezza >.<
Le cose si sono sistemate fra Fede e Nick, diciamo che non possono starsi lontani per troppo tempo, ma la bomba è....
NICK HA CHIESTO SCUSA!
Questo è un evento e vedremo più in là come si svilupperà la cosa...ihihih...
Per quanto riguarda il malessere di Fede, beh, non è inventato, anzi, purtroppo è captato a me l'anno scorso e posso assicurarvi che è decisamente spaventoso!
Comunque spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere!!!
Ah e la canzone che c'è in alcuni tratti della storia è What hurts the most di Rascal Flatts.
Mi sembrava che ci stesse bene, anche perché esprime perfettamente come si sente Fede..
Uh, meglio che la finisca, vi avrò già annoiate ^_^
Alla settimana prossima ed un bacioneeeeeeeee!
GRAZIE!

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Capitolo 17
*** Night ***


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                       Night







Pov Cristy
 
Fede mi fa paura, non l'ho mai vista in queste condizioni.
Adesso si é addormentata, ma non fa altro che ridere e farfugliare cose senza senso del tipo: il pollo é buono alla diavola o Brontolo é un nano.
Dopo ogni affermazione scoppia a ridere e poi si riassopisce.
 
Il fantomatico Nick sembra anche essere più preoccupato di me, il che é tutto dire.
Inizialmente lo avrei sbattuto fuori di camera a calci nel sedere, ma poi ho visto come la guarda, come non perde ogni sua minima espressione facciale o parola, come le sta vicino non allontanandosi neanche per un solo istante, come ha posizionato la sedia per starle accanto.
Ed ho notato come non ha mai staccato gli occhi dal suo viso, mai, neanche per un solo millesimo di secondo.
 
Tocco la fronte di Fede e la sento ancora più calda, il che é altamente preoccupante.
Afferro il termometro sul comodino e mi alzo in piedi per posizionarglielo sotto l'ascella.
Nick sposta lo sguardo da Fede a me, per la prima volta da quando siamo entrambi intorno al suo letto, e mi guarda interrogativo.
 
- Vuoi rimisurarle la febbre?- 
 
- Sì, credo si sia alzata, l'ho sentita più calda- spiego alzando la coperta e sbottonandole il primo bottone del pigiama.
Nick ritorna con lo sguardo su Fede e le porta una mano sulla fronte, probabilmente per sincerarsi delle mie parole.
 
Dopo poco la toglie ed annuisce con la testa - Si é sicuramente alzata- dice guardandola intensamente, ma soprattutto molto più preoccupato di prima.
 
Infilo il termometro e mi rimetto seduta in attesa del verdetto, se così si può definire.
Non passa molto che si sente il suo suono impazzito invadere la stanza.
Lo tolgo frettolosa e guardo i numeri che compaiono sul display.
 
- A quanto é?- mi chiede Nick, con una nota di ansia nella voce.
 
- É...é a 41.3- rispondo sconvolta e poi appoggiando il termometro sul comodino.
 
Con la coda dell'occhio vedo Nick sgranare gli occhi e portarli immediatamente dopo su Fede; appoggia i gomiti sulle ginocchia e porta le mani chiuse a pugno sotto al mento per osservarla meglio.
É innegabile quanto Nick sia preso da Fede, anche un cieco lo vedrebbe, gli unici a non rendersene ancora conto sono loro.
 
- Nick potresti riempire la bacinella che trovi in bagno con dell'acqua ghiacciata?- gli chiedo, sedendomi sulla sedia, al suo lato opposto.
 
Annuisce e si alza, senza proferire parola.
Io nel frattempo mi metto a cercare qualche pezza o striscia di stoffa da poterle mettere sulla fronte.
Non appena torna si siede nuovamente al suo posto ed appoggia la bacinella a terra, accanto a sé.
Gli passo le pezze che sono riuscita a trovare e comincia ad immergerle nell'acqua, poi, dopo averne strizzata una, l'appoggia accuratamente sulla fronte bollente di Fede.
Mi volto a guardare la sveglia sul comodino, ma noto comunque il gesto di Nick.
Dopo aver messo la pezza é sceso con la mano e le ha accarezzato dolcemente una guancia, poi dopo aver ripetuto il gesto più volte é tornato ad occuparsi delle altre pezze nella bacinella.
Un gesto che vale più di mille parole non dette.
Ora é tutto chiaro, ecco perché Fede ci stava tanto male, ecco perché dopo che era tornata in lacrime aveva continuato a piangere anche dopo essersi addormentata, ecco perché nonostante mi parlasse male di Nick sorrideva sempre, involontariamente suppongo, ecco perché Nick non le stacca gli occhi di dosso, ecco perché la guarda in quel modo, ecco perché non le si allontana neanche per un istante.
Perché sia amano, e non lo sanno, non se ne sono ancora resi conto, perché sono troppo testardi e ciechi, perché non riescono a capacitarsi di quanto siano presi l'uno dall'altra, perché non riescono a comprendere la portata dei loro sentimenti.
 
- Fa freddo, no, zia, no, zia Eve, non mi lasciare- sento dire a Fede, quasi in una preghiera.
 
Si dimena tra le coperte e Nick l'afferra per i polsi cercando di tenerla ferma.
Mi avvicino e le accarezzo i capelli per calmarla, so quanto si rilassi quando glieli tocco, ha sempre avuto un effetto benefico su di lei.
Peccato che stavolta Fede non sia conscia e che cominci a dimenarsi ancora di più, cercando di allontanare le coperte da sé.
 
- No, aspetta, no, zia, ho bisogno di te, non mi lasciare, non ora, ti prego, zia!- urla scoppiando a piangere e battendo i pugni sul letto.
Nick le lascia i polsi e le passa una mano sul viso, asciugandole delicatamente le lacrime.
Fede sembra calmarsi mentre io osservo rapita la scena che mi si presenta difronte.
 
- Non piangere più scocciatura- le sussurra, asciugandole un'ultima lacrima.
Fede sorride inconsciamente ed afferra la mano di Nick, imprigionandola fra le sue, poi si mette su un fianco, rivolta verso di lui e torna docile e tranquilla.
Non ci posso credere, le é bastato sentire la sua presenza per calmarsi, per farle spuntare il sorriso sulle labbra anche mentre sta dormendo.
Se questo non é amore allora non so proprio come chiamarlo.
 
Vedo Nick sorriderle e stringerle la mano, poi si volta verso di me e mi passa la bacinella.
 
- Puoi mettergliele tu? Io con una mano non so come fare- mi dice indicando con la testa Fede.
 
- Sì sì, non ti preoccupare- rispondo, cominciando a strizzare la prima pezza.
Sorrido nel vedere le loro mani unite e continuo a tamponarle dolcemente la fronte, facendola rabbrividire di tanto in tanto.
 
- Nick- sospira Fede, rabbrividendo per l'ennesima volta.
Poi sorride e comincia a scalciare nel letto come una bambina.
Sicuramente lo starà sognando, e deve essere anche un bel sogno a giudicare dai suoi sorrisi.
 
Osservo Nick che la sta fissando intensamente, come se fosse entrato in un mondo a parte dove esiste solo lei, in poche parole come un ragazzo innamorato guarda la sua amata.
Mi fanno così tanta tenerezza che sorrido istintivamente e mi alzo per lasciarli un po' da soli.
Faccio finta di cercare qualcosa nell'armadio, ma nel frattempo controllo Nick con la coda dell'occhio.
Probabilmente non si é nemmeno accorto che mi sono alzata, é perso a guardare Fede, non le stacca gli occhi di dosso.
 
- Freddo, tanto freddo- farfuglia Fede, stringendosi su se stessa.
Poi ride e rabbrividisce nuovamente.
 
Nick le passa la mano libera sulla fronte e poi sospira stancamente.
Lo vedo ritrarre l'altra mano, quella stretta da Fede, ed alzarsi in piedi andando ad afferrare il suo cappotto.
 
- Te ne vai?- gli chiedo, guardandolo confusa.
 
- Vado a cercare una farmacia per prenderle qualcosa- risponde infilandosi il giubbotto ed avvicinandosi alla porta.
 
Poi si ferma e si volta verso di me - Mettile le pezze anche sui polsi oltre che sulla fronte e rimetti l'acqua nella bacinella, quella sta diventando calda- Detto ciò esce di camera e faccio immediatamente come mi dice.
 
Non é sicuramente il massimo della galanteria e della simpatia, ma ci tiene a Fede, lo dimostra il fatto che a mezzanotte sia ancora qua e che sia addirittura uscito per cercare una farmacia aperta.
 
Prendo la bacinella e corro in bagno, riempiendola di acqua ghiacciata.
Torno da Fede e ricomincio a riempirla di pezze, sia sui polsi che sulla fronte.
Inizialmente rabbrividisce facendo una smorfia, poi sussurra qualcosa d'incomprensibile, anche se molto simile al nome di Nick, e si rilassa, tornando a respirare pesantemente.
 
 
Sono le due di notte e ancora di Nick nessuna traccia. 
Fuori diluvia e Fede ha ancora la febbre troppo alta, tra l'altro io sto arrivando allo stremo delle mie forze e ad ogni mossa rischio di addormentarmi.
 
Quando sto per chiudere gli occhi sento la porta di camera aprirsi ed entra Nick, bagnato fradicio dalla punta dei capelli fino alla punta delle scarpe.
Mi mostra una busta bianca e mi avvicino per prenderla.
Praticamente ha svaligiato la farmacia, ha comprato medicine di tutti i tipi, ma soprattutto gli sarà venuto a costare un capitale.
 
- Non avevi l'ombrello?- gli chiedo, notando le pozzanghere che sta creando per terra.
 
- Sì, ma ha cominciato a piovere a vento- spiega sbrigativo ed avvicinandosi a Fede per portarle una mano sulla fronte - É ancora bollente- constata toccando poi le pezze sui suoi polsi.
 
Nel frattempo io prendo un asciugamano e glielo porgo.
Lo prende e comincia a strofinarlo sui capelli, poi si toglie il giubbotto e ritorna a sedere accanto a lei, ricominciando a bagnare le pezze.
Le sta accanto e si prende cura di lei con una dovizia tale da fare quasi commuovere, non ho mai visto nessuno comportarsi in questo modo per qualcun altro, con così tanto...amore.
 
- Direi di darle una pasticca di tachipirina- dico rovistando nella busta.
 
- Quella effervescente- aggiunge Nick alzandosi per prendere un bicchiere e riempirlo d'acqua.
Me lo porge e lascio scivolare la pasticca che comincia a sciogliersi velocemente.
 
- Dobbiamo svegliarla- suggerisco, girando l'acqua per amalgamare il miscuglio.
Nick annuisce e le toglie le varie pezze di dosso, poi gentilmente la scuote e sorride nel momento in cui Fede gli afferra la mano e si gira di fianco raggomitolandosi su se stessa.
 
- Scocciatura svegliati- le sussurra continuando a sorridere e scuotendola con meno grazia di prima.
Fede fa una specie di lamento ed apre gli occhi, tenendoli a malapena aperti.
 
- É già mattina?- chiede, con la voce impastata e guardandosi intorno.
Lo sguardo poi le cade sulla sua mano che sta stringendo quella di Nick. 
Resta a fissarla per qualche istante poi guarda me interrogativa.
 
- Perché hai quel bicchiere in mano? Devo bere?- mi chiede cercando di sollevarsi faticosamente.
Annuisco e le sorrido dolcemente. Piccola, mi si stringe il cuore a vederla stare così male.
 
- Sì Fede, devi bere tutto, capito?- Mi avvicino ed appoggio il bicchiere sul comodino - Nick mi aiuti a tirarla un po' più sù? Se no va a finire che si sbrodola- dico, sorridendo a Fede che mi guarda completamente intontita.
 
Mentre io le sollevo i cuscini dietro la schiena, Nick la prende da sotto le ascelle e la sistema a busto eretto.
 
- Voi vi conoscete?- ci chiede Fede, indicando prima me e poi lui.
 
- Da adesso scocciatura, comunque invece di fare domande a noi dicci piuttosto come stai- Avrà pure dei modi burberi per rivolgerlesi, ma si capisce immediatamente che lo fa solo con lei, come se fosse speciale, e lo é.
 
Fede si porta una mano sulla fronte e scuote la testa - Mi fa male- dice, socchiudendo gli occhi - Mi sta scoppiando- 
 
Le porgo immediatamente il bicchiere e se lo porta lentamente alla bocca, osservandolo sospetta.
 
- Cos'é?- chiede infatti, analizzando il contenuto del bicchiere.
 
- Una medicina che ti farà stare meglio, però devi berla- rispondo, cominciando a sbadigliare.
Ci manca solo che svenga dal sonno e siamo apposto.
 
Ne beve un sorso e fa una faccia schifata, poi prende un grosso respiro e se lo scola in un batter d'occhio. Brava la mia Fede, sono orgogliosa di lei.
 
- In fondo non era così male- commenta sorridendo - Cristy hai una faccia stanchissima, dormi, non ti preoccupare per me- aggiunge poi, guardandomi triste.
 
Sorrido - Prima vedi di dormire tu, devi riposarti- 
Le rimbocco le coperte e si distende nuovamente, facendo qualche smorfia di dolore di tanto in tanto.
 
- Ma io non ho sonno- si lamenta, guardando Nick - Perché sei bagnato?- gli chiede confusa.
 
- La pioggia bagna- taglia corto, toccandosi i capelli.
 
- Aspetta Nick, vado a prenderti qualche vestito di Ryan, almeno non stai con quella roba bagnata addosso- m'intrometto, incapace di trattenere il mio lampo di genio a scoppio ritardato.
Non gli lascio il tempo di rispondere e mi volatilizzo fuori dalla camera.
 
 
Pov Federica
 
É tutto così confuso...non ci capisco niente.
Mi scoppia la testa e sono completamente frastornata.
Mi dispiace solo che per colpa mia sia Cristy che Nick siano ancora in piedi, anche se non so che ore sono.
 
- Dormi- sussurra Nick, guardandomi intensamente.
 
- Anche tu dovresti dormire- dico, mettendomi di fianco per guardarlo meglio.
 
Fa una smorfia e sbuffa - Non sei capace di pensare un po' a te stessa?- 
 
- No, specialmente quando sono gli altri a pensare a me- rispondo socchiudendo gli occhi.
In realtà ho sonno, tanto, ma voglio rimanere sveglia, voglio vedere Nick.
 
Non risponde, ma sento una mano che mi sta rimboccando le coperte sopra le spalle, sfiorandole appena.
Poi la mano sale e due dita cominciano a carezzarmi delicatamente una guancia.
Mi abbandono alle sue premure e sospiro rilassata.
 
- Nick?- lo chiamo flebilmente.
 
- Mm?- 
 
- Mi dai una mano?- chiedo, porgendogli la mia.
 
Senza dire niente, ma solo limitandosi a guardarmi negli occhi, mi stringe la mano e me la porto sul cuscino, appoggiandoci sopra una guancia.
Mi sento così bene quando gli sono vicina, non sento nemmeno più il dolore martellante alla testa, non sento più nulla di brutto, solo sensazioni piacevoli.
 
Chiudo gli occhi e dopo poco sento qualcosa di umido sfiorarmi una tempia.
Realizzo poco dopo che quel qualcosa di umido non sono altro che le labbra di Nick che mi stanno accarezzando dalla tempia fino all'orecchio.
 
- Hai ancora la febbre alta, dormi ora, capito?- sussurra, facendomi rabbrividire, ma stavolta non per il freddo.
 
- Solo se dormi anche tu- dico, voltando leggermente la testa per sfiorare con le labbra il suo mento.
So che é la prima volta che faccio una cosa simile, ma ho bisogno di sentirlo vicino, ora più che mai. Sono drogata della sua vicinanza, della sua presenza, di lui.
 
S'irrigidisce all'istante e sposta la testa per guardarmi negli occhi.
Non sembra sconvolto come mi ero immaginata, solo sorpreso.
Avvicino il mio volto al suo e gli vedo fare lo stesso, siamo praticamente a due millimetri di distanza.
In poche parole Nick é in piedi, piegato sul mio letto e con le labbra vicinissime alle mie.
 
- Non te ne andare- sussurro, sfiorandogli il mento con la punta del naso - Ti prego-
 
Sospira ed abbassa la bocca poco sotto la mia mandibola, baciandola dolcemente e bloccandomi il respiro.
 
- Dove vuoi che vada- risponde depositando un altro bacio poco più sotto, sul collo.
 
- Allora dormi qui accanto a me?- propongo, battendo una mano sul letto.
Annuisce senza staccare le labbra dal mio collo dove sta depositando tanti piccoli baci, e rilascia un sospiro rotto, quasi agitato.
Mi sporgo leggermente con la testa e lo bacio anche io sul collo, facendolo istantaneamente fremere...o almeno credo.
Si allontana da me non appena sente dei passi provenire dal corridoio e dopo poco vediamo entrare Cristy con dei vestiti in mano.
 
- Ryan insisteva per venire ma l'ho fermato appena in tempo, stava distruggendo la porta per correre qua, ho dovuto praticamente lottare. Hai bisogno di riposare, se no Ryan ti fa mille domande e ti stressa e basta- sbuffa porgendo i vestiti a Nick - É il massimo che sono riuscita a rubargli-
 
Nick li afferra e scompare in bagno, ringraziando impercettibilmente.
 
- Fede, Nick che fa? Rimane qua?- 
 
- Sì, dorme con me- rispondo guardandola attentamente.
Ha dei solchi profondi sotto gli occhi, chiaro segno che abbia bisogno di dormire, e tanto anche.
 
Annuisce e sbadiglia rumorosamente.
 
- Cristy vai a dormire, c'è già Nick qui con me, perfavore- concludo in una preghiera.
Mi guarda intensamente, poi fa un altro sbadiglio ed infine sorride.
 
- Va bene, vado da Ryan- Si sporge per darmi un bacio sulla fronte - Tu riposati- si raccomanda infine.
Mi saluta con la mano e, dopo aver preso il suo pigiama, sparisce dietro la porta.
 
Nello stesso istante si apre quella del bagno e compare Nick con dei lunghi pantaloni blu a righe bianche ed una maglietta bianca a mezze maniche con uno scollo a V che mette in risalto il suo fisico scolpito e ben proporzionato.
 
- Sei ancora sveglia? Dormi- ordina immediatamente, avvicinandosi a me.
 
- Dai sempre ordini, antipatico- lo rimbrotto mettendo il broncio e dandogli le spalle.
 
- Solo perché tu non fai mai le cose giuste, scocciatura- 
 
- Parla lui-
 
- Infatti, parlo io, la perfezione- 
 
- Ma fammi il piacere- dico, facendo una plateale smorfia, che però non può vedere.
 
- Te lo faccio, basta che tu lo chieda- sussurra, poggiando un ginocchio sul letto ed avvicinando la bocca al mio orecchio.
Non so cosa voglia intendere con questa frase, ma mi ha fatto letteralmente venire la pelle d'oca.
 
Alza la coperta e s'infila sotto, con me.
D'istinto mi volto dalla sua parte e mi accoccolo sul suo torace, usandolo a mo' di cuscino.
 
- Neanche il tempo di entrare che mi sei già venuta addosso- si lamenta, muovendosi sotto di me e tirando le coperte, in modo da coprire entrambi.
 
- Fa freddo se no- borbotto, appoggiando la mano sul mio fianco.
Sospira ed alza un braccio, passandolo poi intorno alle mie spalle e circondandole dolcemente.
Infine afferra la mano che ho appena posato sul fianco e se la porta sul petto.
 
- Solo perché sei malata, sia chiaro- precisa, cominciando a giocare con le mie dita.
Sorrido e mi stringo maggiormente a lui, attaccandomi molto in stile koala.
 
- Appiccicosa-
 
- Lamentoso- ribatto ridendo - Anzi, più che lamentoso sei proprio Brontolo, hai presente il nano?- 
 
- Ma taci, nanetta- mi apostrofa, voltando la testa dalla mia parte.
Alzo la mia e vedo che sorride. Un sorriso radioso, splendente, luminoso...bellissimo.
Poi quel sorrido sparisce lentamente, non appena concentra lo sguardo sui miei occhi e sulla mia bocca.
Ed il bello é che pure io sto facendo lo stesso, solo che nemmeno me ne rendo conto fra poco.
Nick sporge la testa verso la mia, portando infine le labbra sulla mia fronte, soffermandocisi per qualche istante.
 
- Hai...ancora la febbre alta- sussurra con voce roca e ruotandosi di fianco, verso di me.
Mi riappallottolo sul suo torace e mi circonda la vita con un braccio, attirandomi, inaspettatamente, a sé.
Poi appoggia il mento sulla mia testa ed io porto un braccio a circondare la sua di vita.
Messi così sembriamo una coppietta innamorata.
Sul fatto di coppietta ho qualche dubbio, ma su innamorata...magari é solo per me così, cioè, probabilmente sono solo io ad essere così "presa" da lui.
Aspetta un attimo...innamorata io?! No, non é possibile, da escludere a priori.
 
- Ora dormi- sussurra , sospirando in modo strano.
Alzo la testa per guardarlo in volto, ma, per sbaglio, sfioro con le labbra il suo collo.
Sento Nick cominciare a respirare più affannosamente e la sua presa sul mio fianco farsi più decisa.
Poi le sue labbra cominciano a muoversi dalla mia fronte in giù, lentamente, fino al collo.
 
Arrivato appena sotto la mandibola si ferma e dischiude le labbra, baciandomi dolcemente.
Sospiro e chiudo gli occhi. 
Vorrei potermi sporgere per baciarlo, non so perché, ma ho questa voglia irrefrenabile.
La mano sul mio fianco comincia a salire, lentamente, fino a che non si va a depositare sul mio collo, lo stesso punto in cui adesso si trovano le sue labbra.
Deposita altri due baci: il primo decisamente poco casto, il secondo ancora meno del primo dal momento che sento la mia pelle entrare in contatto con la sua lingua.
Infine si ritrae di scatto e con il respiro affannato.
 
Immediatamente si alza dal letto e corre in bagno, senza dire una parola.
Torna all'incirca dopo una decina di minuti e, silenziosamente, alza le coperte riportandosi accanto a me.
 
- Dormi, é tardi- sussurra roco e circondandomi le spalle con un braccio.
Annuisco e sistemo la testa sotto il suo mento.
 
- Buonanotte Nick- biascico, intontita dalle molteplicità di emozioni che sto provando.
 
- 'Notte- sussurra stringendomi a sé.
 
Non resisto più e sollevo la testa per lasciargli un ultimo bacio sulla guancia - Grazie- dico, riabbassando la testa ed appoggiando una mano sul suo petto.
 
Prima di addormentarmi mi sembra di sentire qualcosa di umido sulla mia fronte, ma probabilmente si tratta solo di una mia impressione, e così, senza pensarci, mi addormento.
 
 
Pov Nick
 
Si é addormentata finalmente.
Un altro po' e avrei perso letteralmente il controllo.
Già che ci sono andato vicino, molto vicino se si considera il fatto che sia dovuto scappare in bagno per far tornare a riposare l'amichetto dei piani bassi.
Un secondo di più e l'avrei fatta mia, senza pensarci due volte, senza rimpianti.
 
Mi ha quasi fatto morire quando mi ha sfiorato il collo con le labbra, lì ho rischiato seriamente di saltarle addosso.
Se andiamo di questo passo non ci vorrà molto prima che la faccia mia.
Al solo pensiero mi vengono brividi d'eccitazione.
Accidenti a tutto. Non é possibile che questo stia succedendo proprio a me, io, lo spezza cuori per eccellenza, io che non ho mai provato niente del genere con nessuna, io che non ho mai sentito la necessità di volere qualcuno al mio fianco, mai.
Invece adesso so per certo che non riuscirei ad allontanarmi dalla scocciatura, neanche se lo volessi.
Perché ormai ci sono troppo dentro per uscirne. Ci sono dentro fino al collo.
 
Quando l'ho vista cambiare improvvisamente colore, diventare bianca, letteralmente, ed accasciarsi a terra, mi é preso quasi un infarto.
Ho passato la sera più brutta della mia vita.
E mi scoccia tanto ammetterlo, perché non ho mai provato niente del genere per nessuno se non per me stesso.
Ma la scocciatura mi fa fare e dire cose che mai mi sarei aspettato di poter sia fare che dire.
Cavolo, ho detto scusa! Io! Non so se ci si rende conto della gravità della cosa.
E il peggio é che non l'avevo programmato, non mi ero preparato psicologicamente all'impatto che il chiudere scusa avrebbe avuto su di me, no, l'ho solo detto perché volevo che tornasse da me, che non si allontanasse più.
Perché ero consapevole di aver sbagliato a trattarla in quel modo, perché non sopporto l'idea che possa stare male, perché voglio averla sempre accanto a me.
 
Ho baciato Tess, é vero, ma volevo solo vedere come avrebbe reagito lei.
Non me ne frega un fico secco di quella serpe, come la chiama la scocciatura, non me ne é mai importato nulla, l'unica di cui m'importa é la scocciatura, e non so perché.
Non so più tante cose da quando la conosco, non mi riconosco più io, figuriamoci.
Per la prima volta in vita mia ho chiesto scusa, ma non tanto per fare, no, perché avevo bisogno che lei mi perdonasse, ne sentivo la necessità; per la prima volta sono io a perdere il controllo; per la prima volta mi sono preoccupato per qualcuno al di fuori di me stesso; per la prima volta ho il bisogno di avere una persona accanto, sempre, e questa persona é lei; per la prima volta in vita mia non mi capisco e sono confuso.
 
Volto la testa per guardarla dormire. É così innocente, così...tenera mentre dorme, così provocante...accidenti, di nuovo!
Rimango a fissarla per qualche minuto, forse ora, chissà.
 
- Mi stai facendo impazzire- sussurro, infine, più a me che a lei.
 
Torno a guardare il soffitto portandomi il braccio libero sotto la testa, tanto per stare più comodo, l'altro invece lo faccio scivolare dalle sue spalle fino alla sua vita.
Mi piace sentirla vicina, ma non solo per una questione fisica, no, anche per altri motivi che non so ancora spiegarmi.
Ho pure acconsentito a darle una mano appena me l'ha chiesta, perché in realtà volevo anche io starle il più vicino possibile, volevo sfiorarla, toccarla, farle sentire che c'ero.
Fatto sta che certe libertà posso prendermele solo io, esclusivamente e tassativamente solo io. Se quello stupido damerino si azzarda ancora una volta a toccarla il vaso non lo butto per terra, ma lo lancio direttamente contro la sua faccia.
Ovviamente ho fatto cascare quell'aggeggio per terra facendo finta di niente, come se fosse caduto per sbaglio.
E sembra anche che ci siano cascati tutti, tutti tranne probabilmente il damerino che mi ha guardato con un sorrisetto divertito dipinto in faccia, come se lo avesse fatto apposta per darmi fastidio. E ci é riuscito, avrei dovuto fargli un applauso.
Anzi, la prossima volta, sempre se ci sarà, gli spacco direttamente la faccia, così vediamo chi ride poi dei due.
Sempre se ci sarà perché d'ora in poi starò ancora più attento alla scocciatura, quel babbeo si é preso un po' troppe libertà ed é bene che torni a strisciare come faceva prima.
 
La sento sospirare e stringersi ancora di più a me.
Abbasso la testa e la osservo mentre si stiracchia come un gattino e poi appoggia la testa sul mio petto.
Stringo il mio braccio attorno alla sua vita mentre con le labbra vado a sentirle la temperatura sulla fronte.
Appena appoggio la bocca vengo percorso da brividi di eccitazione lungo tutto il corpo. Ecco, adesso avrei l'istinto di baciarla e spogliarla. Male, molto male.
 
Stacco quasi subito le labbra, alla fine mi sono anche scordato di sentirle la temperatura.
La osservo ancora per qualche istante, poi, senza rendermene conto, mi addormento.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Ok, ingiuriatemi pure, lo so, dopo più di una settimana me ne esco fuori con questa caccola di capitolo, avete ragione.
Mi dispiace, ueeeeee */\* 
Scusate, sono davvero afflitta di avervi deluso, chiedo umilmente perdono! *si mette in ginocchio*
Volevo concentrarmi soprattutto sulla notte che passa Fede insieme a Nick, ma mi rendo conto che ne sia uscita un'emerita schifezza...perdono!
Il fatto è che ho avuto pochissimo tempo per poter scrivere e vi spiego perché: in poche parole la mia professoressa di arte ha deciso di far partecipare la mia classe ad un progetto del FAI, non so se lo conoscete, per cui ci siamo dovuti riassumere 300 pagine di una guida e studiarne all'incirca 100 in una settimana...solo che la qui presente *abbassa la testa colpevole* si è studiata tutta la roba in un giorno (compresa la notte, ovvio) il perché è da ricollegare a quei tiranni che ho come professori che, quasi sembrava si fossero messi d'accordo, mi hanno interrogata di continuo */\*
Insomma alla fine, sia Sabato che Domenica ( esatto, anche domenica mattina, tutto il giorno dalle 8 alle 5, roba da matti) sono stata a fare la guida turistica, divertente, una bellissima esperienza, ma stancante, troppo!!
Quindi adesso sono sfinita, diciamo più scema di come ero già, ahahahahahah! Ma si va avanti, c'è di peggio al mondo!
Ridiamo via, sono anche fin troppo fortunata!
Insomma, dopo questo mio monologo che tra poco è più lungo del capitolo, concludo dicendo, anzi promettendo che durante queste vacanze (ah, che bella parola!) scriverò un capitolo degno di essere chiamato come tale!!! >.<
A presto ed un bacioneeeeeeeeeeeeeee immenso!!!!
Vi voglio bene!!!!! GRAZIE PER ESSERCI SEMPRE!!!!!! ^_^

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Capitolo 18
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Pov Federica

Apro un occhio con fatica, poi l'altro, infine mi guardo attorno spaesata.
Immediatamente lo sguardo mi cade sulla persona al mio fianco, o meglio, alla quale sono bellamente abbracciata.
In poche parole siamo l'uno di fronte all'altra, io ho le gambe attorcigliate alle sue, e lui con le braccia mi tiene vicina a sé.
Fortunatamente sta ancora dormendo, almeno ho il tempo di spostarmi e...ma ho veramente voglia di allontanarmi da lui?
Parliamoci chiaramente Fede, faccia a faccia, io e te, sei così intenzionata a volerti muovere ed allontanare da Nick? Su, sputa il rospo, confessa.

Alzo la testa per guardarlo in viso ed istintivamente sorrido.
É così dolce quando dorme, non sembra neanche più il Nick di sempre, o meglio, il diavolo di sempre.
Mi stringo a lui ed appoggio la fronte sul suo torace.
No, non mi voglio allontanare, vorrei poter rimanere così per sempre: stretta fra le sue braccia, ad ascoltare il suo respiro caldo e regolato, immersa nel suo profumo.
É forse questo quello che chiamano amore? Non saprei dire, forse perché non sono mai stata innamorata, forse perché non so nemmeno cosa sia l'amore.
Però sono comunque sicura che ci sia qualcosa di grande che mi lega a Nick, e non é uguale a ciò che provo per mio fratello o per la mia famiglia, simile, ma non uguale.
Sento che che non potrei più fare a meno di lui, perché piano piano é diventato indispensabile, é diventato la terra sotto i miei piedi, se lui se ne va io cado, inesorabilmente.

Chiudo gli occhi e respiro a pieni polmoni il suo profumo.
No, non potrei più fare a meno di lui, mai più.
Non capisco...perché? Insomma, non é nemmeno qualcosa di simile a ciò che provo per Ryan.
Forse...forse sono veramente innamorata di Nick.

Sgrano gli occhi non appena mi rendo conto di ciò che ho pensato.
Io innamorata di Nick? No, cioè, si, cioè, boh...ma che ne so io!
Certo che se non lo so io non so davvero chi potrebbe saperlo...la febbre mi ha dato alla testa, basta, non c'è altra spiegazione.
E poi é inutile che io mi stia a scervellare adesso, insomma Nick non mi considera in quel modo, lui é una specie di spezza-cuori incallito, figuriamoci se bada a me.
Forse tanto vale guardare come si sistemeranno le cose, come si evolverà il nostro rapporto...aspetta, rapporto? Non c'è nessun rapporto, siamo solo amici...amici...chissà perché la cosa mi suona male.
Ok, definitivamente capitolo chiuso, non sono in me in questo momento, sarebbe inutile continuare questo discorso.
Meglio vivere che pensare, almeno é come la penso io.


Mi rendo conto di stare esagerando, insomma, é un quarto d'ora buono che sto avvinghiata a Nick perché non voglio allontanarmi da lui, ma adesso la mia vescica sta letteralmente per esplodere.
Ok, basta, scollati Fede, devi andare in bagno, e di corsa anche, se non vuoi lasciare una pozzetta imbarazzante sul letto.

Sbuffo e scosto silenziosamente le coperte da me per poi sistemarle meglio su Nick.
Ok, stop, no comment. Me ne rendo conto.
Appoggio il primo piede per terra e cerco disperatamente le mie ciabatte.

- Trovata- sussurro maligna, agguantandone una, finita sotto il letto.

Poi afferro anche l'altra e le infilo svogliatamente.
Mi alzo dal letto e comincio a camminare verso il bagno, ed é qui che si consuma la tragedia.
Senza rendermene conto un piede mi rimane incastrato in un lembo di lenzuolo scivolato a terra e, ovviamente, da perfetta sbadata quale sono, muovo un altro passo, incurante del pericolo.
Ora, se si facesse affidamento sull'intelligenza umana, ma soprattutto sui riflessi, la scena si sarebbe svolta in questo modo:

- Oh, ma guarda, il lenzuolo si é attorcigliato intorno al mio piede, devo levarlo prima che mi possa fare del male-
Mi libero dalla presa letale del lenzuolo e tutta sorridente arrivo al bagno, dove faccio plin plin.

Eh no, questo é come sarebbe dovuta andare, ma la Fede incurante del pericolo continua ad andare avanti, senza preoccuparsi del triste destino al quale sta andando incontro.
E ovviamente la scena si svolge in tutt'altro modo...
Muovo un altro passo con il piede libero, ma quando sto per fare lo stesso con quello imprigionato cado rovinosamente a terra andando a sbattere una testata disumana contro la porta del bagno, tanto da farla aprire.
Alla fine in bagno ci sono arrivata, non come avrei voluto, ma ci sono arrivata.

Sento un balzo dietro di me e dopo poco vedo Nick al mio fianco, piegato sui talloni.

- Ma che stai facendo?- mi chiede, con gli occhi mezzi chiusi e la voce impastata dal sonno.

- Sono caduta- spiego sbrigativa e cercando di rialzarmi da terra.

- E quel botto? Mi ha fatto svegliare di soprassalto- si lamenta portandosi una mano fra i capelli.

- Ho battuto la testa contro la porta- confesso, liberando il piede dal malefico lenzuolo e mettendomi a sedere.

Porto una mano sulla fronte e me la massaggio dolcemente.
Già mi fa un male cane il punto in cui ho sbattuto, devo dire che in fatto di cadute potrei entrare nel Guinness World Record.

- Fa' vedere- dice, sbuffando e togliendomi le mani dalla fronte.
Me la guarda per qualche istante, poi passa la sua mano sopra e faccio una smorfia di dolore.

Sorride - Ti verrà un bernoccolo enorme, sembrerai un mostro-

- Grazie Nick, sono queste le parole che mi volevo sentir dire, adesso mi sento meglio- dico sorridendo e sospirando felice.
Mai un po' di tatto, mai che dica le cose con un po' più di comprensione, no, deve sempre essere estremamente diretto e schietto.

- Mi fa piacere- risponde ghignando.

- Uh, non sai a me- dico, sventolando la mano come a voler scacciare via una mosca.

- Come avresti fatto a cadere?- mi chiede, continuando a sorridere divertito.

- Sono rimasta impigliata in quel lenzuolo, ma non me ne ero accorta- spiego, fulminando il lenzuolo in questione.
Giuro che lo brucio.

Anche Nick guarda la mia vittima e scoppia a ridere.
Questo significa che lui sarà la seconda vittima. Forse potrei bruciarli insieme...non male come idea.

Continua a ridere e si siede definitivamente a terra, appoggiando la schiena al muro.
A questo punto il mio sguardo di fuoco si alterna tra il lenzuolo e lui.
Idea geniale! Potrei imbavagliare Nick con il lenzuolo in questione e poi cospargere entrambi di benzina, infine accendere un fiammifero e moooolto lentamente lasciarlo cadere su di loro. Uahahahah, Fede sei un genio!

- Se non la smetti di ridere sarò costretta ad utilizzare le maniere forti, e non ti conviene- lo minaccio, puntellandomi le mani sui fianchi.

- Oh Dio, non sai che paura, me la sto facendo sotto- risponde, cominciando a ridere ancora più forte.

- In effetti sono io che me la sto facendo sotto- borbotto tra me e me; non dico nemmeno in che modo sta ridendo adesso, sarebbe superfluo - Aspetta un attimo e ti faccio vedere io- Gli punto un dito contro e corro in bagno.

Libera! Stavo veramente per scoppiare, tra l'altro quello scemo mi stava facendo perdere del tempo inutilmente.
Sono così felice di aver fatto pipì che mi viene da ridere, senti te che scema.

Rientro in camera e il bello é che trovo Nick ancora seduto a terra, con la schiena appoggiata al muro e che alterna uno sguardo serio a delle risate.
Deve essere impazzito...

Mi siedo davanti a lui, di spalle al letto, e riprendo il discorso che avevo lasciato a metà.

- Allora, Mr. Simpatia, hai ancora intenzione di beffeggiare?- chiedo, tirandomi lentamente su le maniche del pigiama, pronta alla lotta.

Sorride beffardo ed appoggia la testa al muro - Se anche fosse...scocciatura?- Calca soprattutto l'ultima parola rischiando di farmi esplodere la vena sulla fronte che in questo momento sta pulsando convulsamente.

Arrotolo ancora di più la manica destra - Se così fosse sarei costretta ad utilizzare le maniere forti- proclamo con finta noncuranza.

- Sono curioso- Fa un sorriso sghembo che manca poco mi ferma il cuore e poi mi fa segno di avvicinarmi.

Aggrotto la fronte, nonostante mi faccia un male cane, e mi avvicino a gattoni.

- Che c'é?- chiedo confusa, insomma, io devo picchiarlo!

- Fammi sentire se hai ancora la febbre- Mi afferra il mento fra le dita e avvicina il mio viso alla sua bocca.
Appoggia le labbra sulla mia fronte e dopo un micro secondo si allontana di scatto.

- No, sei fredda- constata, continuando a tenere il mio mento fra le dita - Credo che la febbre ti sia venuta come reazione a quello che hai avuto ieri-

Annuisco - Ci sta, é probabile- Poi faccio un sorriso diabolico - Ammettilo che stai cercando di tergiversare perché sei spaventato dalle mie maniere forti-

Sorride beffardo - In effetti sto tremando di paura- Lascia il mio mento e posso rimettermi nella mia precedente posizione.

- Sì sì, tu scherza pure, poi quando sarai ridotto a pezzettini non riderai più- Mi sento tanto quel tipo che mi aveva rincorso, l'uomo-orso, in questo momento.

- Io fossi in te mi darei una controllatina- dice, scoppiando a ridere.

- Sei diabolico, capisco che di prima mattina non sia proprio uno splendore, ma insomma, un...oh mio Dio!- urlo non appena il mio sguardo cade sulla maglietta del pigiama i cui primi tre bottoni sono aperti.
E meno male che ho il reggiseno, Santa Cristy, fortuna che non me l'aveva levato!

Richiudo velocemente il tutto e lo fulmino con lo sguardo.

- Potevi anche dirlo subito, e t'informo che stai aggravando la tua situazione già di per sé critica-

- Per così poco, e poi non é nulla che io non abbia già visto- sussurra, piegando una gamba ed appoggiandoci il braccio sopra.

- Detta così sembra un'altra cosa, ma lasciamo stare- commento abbassando lo sguardo sul pavimento.

Lo sento ridere sommessamente - E cosa sembrerebbe?-

- Lo sai cosa- replico stizzita ed alzando lo sguardo su di lui.
Non é affatto divertito...di più. Si sta prendendo gioco di me, come al solito.

- No, non lo so cosa- Allunga un braccio verso di me e mi afferra un polso.
Poi, lentamente, mi avvicina a sé, fino a che non mi ritrovo sistemata tra le sue gambe, con la schiena contro il suo petto.

Non so più che cosa dire, mi sono addirittura dimenticata di cosa stavamo parlando.
É sempre la stessa storia, da un po' di tempo a questa parte non appena siamo troppo vicini divento scema, non mi ricordo nemmeno come mi chiamo.

- Allora? Me lo dici cosa?- sussurra al mio orecchio.

- Se pensi di ottenere tutto ciò che vuoi in questo modo ti sbagli di grosso mio caro- Evvai con la Fede padrona di sé.
Brava, qui ci vuole un applauso!

Lo sento sorridere sul mio collo - Ti rendi conto vero che vai sempre a finire su un certo tipo di argomento?-

Oh cavoletti, non me ne ero resa conto. Non é che sono io la pervertita fra noi due? Questa sarebbe una scoperta shock. L'unica tecnica che adesso potrei utilizzare per allontanare i sospetti da me é...lo scarica barile.

- N-non é vero, sei solo tu che avendo una mente pervertita pensi sempre alla stessa cosa- Brava Fede, così ti voglio! Con grinta!

- É inutile che cerchi di rigirare la frittata, non attacca- Colpita e affondata.

Seconda tecnica: fuggire, possibilmente, anche con una certa rapidità.
Cerco di sollevarmi da terra quando il braccio di Nick va a circondarmi la vita, immobilizzandomi sul posto.

Ride - Dove credi di andare?-

Terza tecnica: fingere.

- Oh, da nessuna parte, volevo solo sgranchirmi le gambe- dico, facendo spallucce.

- Secondo te ho scritto scemo in fronte?- mi chiede sorridendo divertito.

- Non so, fammi un po' vedere- Mi volto a guardarlo in faccia - No, non ti preoccupare, c'è solo scritto decerebrato- Scoppio a ridere sentendo la presa di Nick farsi più forte sui miei fianchi.

- Ok, ora ti faccio vedere io- annuncia sollevandosi rapidamente da terra e prendendomi in braccio.

- No, ti prego, soffro di vertigini, é troppo spaventoso questo tuo modo di farla pagare- Oh Dio, non ce la faccio a smettere di ridere, specialmente adesso che sono io a prendermi gioco di lui.

- Spiritosa- commenta, trattenendosi dal ridere.

Mi lancia sul letto con poca delicatezza, c'è da dire, mentre io continuo a ridere come una matta e si porta sopra di me.
Si siede sul mio bacino, facendo attenzione a non pesarmi troppo, e fa una faccia a dir poco diabolica.

- Adesso ti faccio ridere io, ma così tanto che m'implorerai di smettere- proclama ridendo alla vista di me che sbarro gli occhi e mi dimeno sotto il suo peso.

- No, dai, tutto, ma non questo, no- urlo infine, non appena sento le sue mani cominciare a farmi il solletico sulla pancia.
Tra l'altro mi ha anche immobilizzato le gambe, perciò non posso nemmeno scalciare o tentare di colpirlo.

- Sono in attesa delle tue scuse- se ne esce fuori ridendo e tentando di fermare le mie mani che stanno cercando di allontanare le sue.

- Preferisco...morire...dalle risate piuttosto- riesco a dire tra una risata e l'altra.
E mi sa tanto che morirò. Questo diavolo non ha un briciolo di pietà, non si ferma nemmeno difronte alle mie suppliche.

- Testarda-

- Decerebrato-

- Allora insisti?- chiede scandalizzato e con un sorrisetto divertito dipinto in faccia.

- Fino alla morte- rispondo, scoppiando nuovamente a ridere.

La porta di camera si apre di scatto ed entra Cristy tutta trafelata.

- Fede, Nick- comincia, guardando fuori dalla porta e chiudendola lentamente, poi si volta verso di noi - Oh mio Dio- esclama tappandosi gli occhi - Non ho visto nulla, tranquilli-

Mi puntello sui gomiti e sollevo leggermente - Cristy non stiamo facendo nulla di scandaloso, puoi aprirli- le dico ridendo.

- Vedi? Vai sempre a parare lì- mi sussurra Nick, abbassando per un istante la testa all'altezza del mio orecchio.

- Sei terribile- lo rimbrotto, notando il suo ghigno.
Fa spallucce ed insieme ci voltiamo a guardare Cristy, la quale sta sorridendo in un modo moooolto strano.

- Cris che é successo?- le chiedo confusa.
Si risveglia dal suo stato di trance, fa scomparire quel sorriso e mi guarda allarmata.

- Il custode di quest'area del campus ha deciso di fare un controllo nelle camere- Poi sposta lo sguardo su Nick - E tu ti devi nascondere-

- Che sfortuna, non ci credo, e ora come facciamo? E se ci scopre? Ci sbatte fuori senza pensarci due volte. Oh mio Dio, e poi dove andrò a finire? No, ok, fermi tutti, non fatevi prendere dal panico, calma- dico, stringendo gli occhi per pensare a qualche piano geniale.

- Ti rendi conto che stai facendo tutto da sola? Nessuno é nel panico- mi fa notare Nick, sorridendo divertito.

- Oh, si, no, cioè, lo sapevo, ma sempre meglio prevenire- Ok, sono io nel panico, lo ammetto. Mi strapperei i capelli in questo momento, per la disperazione!

- Sì sì certo, come no, tutto sotto controllo vero?- insiste, continuando a sorridere.

- Esatto, tutto sotto controllo- L'importante é esserne convinti no?

- Ehm, ragazzi, non vorrei disturbarvi, ma dovremmo cominciare a muoverci, cioè, magari vi dovreste...non lo so, insomma, alzatevi- ci fa presente Cristy, leggermente in imbarazzo.

In effetti Nick é ancora appoggiato sul mio bacino e non si é mosso di un millimetro da quando é entrata Cristy.
Ed io non ci ho fatto caso più di tanto. Siamo alla deriva.

Nick si solleva da sopra di me e si mette in piedi, lo stesso, poi, faccio io.
E qui il panico.
Cristy si sporge fuori dalla porta e si guarda intorno circospetta.

- Allora, io adesso devo andare a recuperare le altre cose che ho lasciato da Ryan, voi fate qualcosa, trovate un nascondiglio- Detto ciò ci abbandona e sgattaiola fuori dalla camera.

Mi volto verso Nick, che sembra altamente divertito dalla situazione di per sé tragica - Ok, allora, potresti nasconderti nell'armadio, forza, prova ad entraci, anche se é piccolo- comando, spingendolo.

- Innanzitutto nascondersi nell'armadio é troppo tipico, secondo non ci entrerei mai, é minuscolo- mette in chiaro, girandosi verso di me ed afferrandomi i polsi.

- No dai, non mi puoi dire così, almeno prova- lo scongiuro, facendo gli occhi da cucciolo bastonato.

Sbuffa ed apre le ante dell'armadio - É pieno di roba, come pensi che ci possa entrare? E poi se ti dice di aprirlo che gli racconti?- mi chiede divertito.

- Che ho gli scheletri nell'armadio e non posso, ora potresti infilarti dentro?-

Scuote la testa e si mette a sedere sulla pedana dell'armadio, pestando e spiaccicando tutti i miei adorati vestiti.

- Lo vedi che non c'entro? É troppo...- Non termina la frase che ho già chiuso le ante, lasciandolo dentro.

Rido - Ah, perfetto, vedi che significa essere mag...- Stavolta sono io a non terminare la frase dato che mi arriva, a gran velocità, lo sportello dell'armadio in faccia.

- Si aprono addirittura da sole queste cose...che stai facendo?- mi chiede, notando
la mia smorfia di dolore.

- Niente, ho solo preso lo sportello in faccia- spiego, tastandomi il naso per sentire se é ancora integro.

- Ben ti sta, così impari a chiudermi dentro quel coso che non sembra nemmeno un armadio da quanto é piccolo- Incrocia le braccia al petto e mi guarda severo.

- Su, fammi vedere- Sbuffa e si avvicina a me.
Mi solleva la testa e controlla qualsiasi parte del mio viso, poi sorride divertito.

- Avrai talmente tanti bernoccoli che a fine giornata sembrerai il gobbo di Notre-Dame- commenta scoppiando a ridere.

- Sì sì, davvero divertente, ora vediamo di trovare un posto dove nasconderti, poi te la farò pagare- lo avverto guardandomi intorno.

- Sotto il letto, che genio che sono! Perché non ci ho pensato prima?- esclamo in preda ad un colpo di genio.

- Perché anche questo é troppo tipico, ma dove le vedi queste cose? Nei film?- mi chiede, continuando a sorridere divertito.

Lo fulmino con lo sguardo - Senti, Mr. Simpatia, a meno che tu non sia una sorta di Spiderman, e quindi possiedi la capacità di attaccarti al soffitto, devi accontentarti dei posti che ti trovo, chiaro?-

- Ah ecco che film guardi, ora ho capito perché ti vengono queste idee malsane- constata, portandosi una mano sotto il mento e facendo finta di pensare.
Perché può solo fare finta.

- Allora?- ci chiede Cristy, entrando - Avete trovato un posto?-

- Va bene, se la metti così Nick, allora sarò costretta ad utilizzare il mio asso nella manica- dico seria, e perforandolo con lo sguardo.

- Fede, mi fai paura quando fai così. Che hai in mente?- mi chiede Cristy, avvicinandosi.

- E fai bene ad avere paura Cris- continuo, spostando lo sguardo su di lei.

- Credo le sia tornata la febbre- s'intromette il diavolo, sorridendo divertito.

- Allora, faremo così: tu Cris starai qui, in camera, io e Nick staremo chiusi in bagno. Appena entrerà il custode e ti chiederà dove sono tu gli dirai che sono in bagno e che ho dei problemi d'intestino per colpa dei quali non posso allontanarmi dal water, chiaro il concetto?-

- Sembra tanto un piano di guerra- commenta Cristy.

- E lo é- rispondo, fulminando Nick che sta bellamente ridendo.

- Cioè...tu vorresti...far dire che hai la diarrea e non puoi...allontanarti dal bagno?- mi chiede il decerebrato, tra una risata e l'altra.

- Tu credi che in questo modo il custode sarà tentato di entrare a controllare?- gli domando in risposta.

- Direi di no-

- Perfetto, allora ci siamo capiti- sentenzio, riportando lo sguardo su Cristy.

- Fede sei un genio- commenta sbigottita.

- Oh, suvvia, non esagerare, no é vero, hai ragione te, sono un genio- mi lodo, sorridendo altezzosa.
Ok, stop Fede versione scema, c'è un piano da mettere in atto.

- Bene, allora ci siamo intesi, tu vieni con me- dico, indicando Nick - e tu Cristy sta' qua, magari mettiti distesa sul letto, fai finta di leggere un libro, ah, e abbi una faccia preoccupata- concludo, aprendo la porta del bagno.

Cris annuisce e si va a distendere sul letto, io afferro Nick per un polso e lo trascino in bagno con me.
Chiudo la porta e mi vado a sedere sulla tavolozza del water, in attesa del custode.

- Ti vuoi proprio immedesimare- commenta Nick, sorridendo ed appoggiandosi alla parete vicino alla doccia con una spalla.

- Sì, ci vuole anche l'atmosfera giusta- replico, rimanendo al gioco.

- Certe idee possono venire solo a te- sentenzia ridendo.

- E meno male che mi é venuta questa geniale nonché brillante idea, se no a quest'ora saresti rinchiuso nel mio armadio-

- Non saprei quale é meglio fra le due, se stare dentro quel coso che ti ostini a chiamare armadio o rimanere chiuso qui con te-

Sposto lo sguardo sulla porta - Se vuoi ti chiamo Cristy, possiamo scambiarci i ruoli- propongo, offesa dalle sue parole.

- Anzi, vado a chiamarla subito- dico, alzandomi dalla tavolozza ed avvicinandomi alla porta.
Afferro la maniglia quando sento la mano di Nick sulla mia.

- Che fai?- mi chiede sospirando.

- Vado a chiamare Cristy, te l'ho detto- rispondo scocciata e non degnandolo di uno sguardo.

Sento l'altra sua mano agguantarmi per un fianco e meno di due secondi dopo sono con la schiena attaccata alla porta.
Con l'altra mano mi alza la testa che continuo a tenere bassa ed infine si decide a parlare.

- Guardami- Anzi, ordinare.

Sollevo lo sguardo e faccio incontrare i miei occhi coi suoi.
Non so chi fra noi due abbia lo sguardo più serio in questo momento, potremmo fare una gara.

- Che c'è?- chiedo, come se non lo sapessi.

- Ti sei offesa?-

- No, affatto, stavo solo cercando di esaudire un tuo desiderio- mento, facendo spallucce.

- Allora rimani qui- sussurra, senza staccare i suoi occhi dai miei.
Sono decisamente spiazzata, non solo io, ma anche il mio cuore che credo si sia fermato per un tempo fuori dal normale.

- Sei stato tu a dire che non sapevi se era meglio rimanere chiuso nell'armadio o qui con me, é inutile che ora tu dica così perché credi che io ci sia rimasta male- sbotto, abbassando lo sguardo.

- Sei una stupida-

- Ah grazie, credo che in questo modo tu non stia affatto migliorando la situazione-

- É la verità, non capisci niente- sussurra, portando le mani ai lati della mia testa.

- Allora lasciami andare, Cristy saprà certamente capirti meglio- dico ancora più stizzita e cercando di svicolare dalla gabbia formata dal suo corpo e dalle sue braccia.

- Tu non vai da nessuna parte- ringhia, bloccandomi per i fianchi e riportandomi con la schiena attaccata alla porta.

- E sarai tu ad impedirmelo?- domando furiosa, decisamente fuori di me.

- Credo proprio di sì-

- Vorrei tanto sapere come, non vedo cosa ti dia tanta sicurezza- Mi guardo intorno ed alzo un sopracciglio scettica.

- Smettila di fare la bambina- mi riprende serio.

- Allora tu lasciami andare e finiscila di dire che mi comporto come una bambina- Sospiro ed abbasso la testa.

- No, mi dispiace- Alzo lo sguardo alle sue parole - No ho nessunissima intenzione di lasciarti andare- Avvicina il mio volto al suo, lentamente, ed infine dirotta verso l'angolo della mia bocca, dove deposita un piccolo bacio.

Porta entrambe le mani sui miei fianchi e mi spinge completamente contro la porta.
Fa un piccolo passo avanti e lo sento sospirare agitato sul mio viso.
Con le labbra comincia a tracciare una scia di piccoli baci dalla tempia fino ad un punto imprecisato che deve ancora essere raggiunto.
Istintivamente porto le mie mani chiuse a pugno sul suo torace, non per allontanarlo, bensì per sentirlo più vicino.
I baci lungo il mio viso si fanno sempre più rapidi fino a che non raggiunge nuovamente l'angolo destro della mia bocca dove si sofferma maggiormente, dedicandocisi con più dedizione.
Con altri piccoli baci arriva, infine, a far combaciare le nostre labbra.
Il mio primo bacio. Sì esatto, perché non ho mai baciato nessuno nei miei diciannove anni di vita, e sono contenta che sia proprio Nick il primo.

Si stacca leggermente dal mio viso dopo il primo bacio a stampo e mi guarda, aspettando forse una mia reazione.
Stringo le mani intorno alla sua maglietta e lo vedo riavvicinarsi velocemente.
Immediatamente porta le sue labbra sulle mie, facendole combaciare per la seconda volta.
Stavolta non si limita ad un semplice bacio a stampo, ma dischiude le labbra con brama, in cerca delle mie che non si fanno attendere più di tanto.
Mi sento incendiare, nel vero senso delle parola, non appena sento le sue mani stringermi con più forza e sbattermi delicatamente contro la porta dalla quale mi ero leggermente staccata.
Apro le mani, che prima tenevo a pugno, e le appoggio sul suo petto, per poterlo toccare, anche se da sopra la maglietta.
A questo punto lo sento sospirare in modo strano e dopo pochi secondi mi solleva da terra.
Allaccio le gambe intorno ai suoi fianchi e le braccia intorno al suo collo, per sorreggermi, nonostante sia attaccata alla porta e non corra il rischio di cadere.
Non riesco a staccarmi dalla sua bocca, ne sono tipo drogata, e non posso farne a meno.
Schiaccia il suo petto contro il mio e fa entrare in contatto i nostri corpi già decisamente accaldati.
Infine fa scivolare lentamente le mani sotto il mio seno, credo per sostenermi meglio, e si allontana dalla mia bocca per riprendere fiato.

Punta i suoi occhi nei miei e ci guardiamo a lungo, non saprei definire per quanto, so solo che il nostro é un silenzio che vale più di mille parole.
Poi senza dire una parola, ma solo continuando a guardarmi, avvicina nuovamente il mio viso al suo e mi bacia per la terza volta.
Dapprima é un bacio dolce, nel quale le nostre labbra s'incastrano come a volersi conoscere meglio, poi ansima leggermente sulla mia bocca, nel momento in cui lo stringo maggiormente a me, ed il bacio si fa sempre più bramoso, più passionale, più profondo.

- La mia compagna di stanza soffre di problemi intestinali, non entro nei particolari, perciò adesso é chiusa in bagno, comunque c'è- si sente dire a Cristy dalla camera.

Nick sorride sulle mie labbra e lo stesso faccio io.
Poi mi lascia un ultimo bacio a fior di labbra e mi fa appoggiare con i piedi a terra.
Ho le gambe non molli, di più, é già un miracolo che riesca a stare in piedi, più che altro mi tremano leggermente, probabilmente é tutto dovuto all'emozione.

- Potrei vedere nell'armadio?- si sente dire al custode.

- Visto? Te l'avevo detto, troppo tipico- mi sussurra Nick, sorridendo beffardo.
Alzo gli occhi al cielo ed attacco l'orecchio alla porta per poter ascoltare meglio.

- E anche sotto il letto se non le dispiace-

Mi volto verso Nick e vedo che sta sorridendo, divertito dalla situazione, ma soprattutto da fatto che avesse ragione su tutto.

- Sei insopportabile- sibilo, riducendo gli occhi a due fessure e guardandolo male.

Fa spallucce - Se é per questo anche tu non scherzi- risponde, facendo un sorrisetto di scherno.

- Ma sentitelo, mi faranno santa per averti sopportato ed aver sofferto in silenzio-

- Tanto silenzio non direi- continua, incrociando le braccia al petto e ghignando.

- Se la metti così te le dico tutte ora- dico, voltandomi a fronteggiarlo.
Incredibile la sua capacità di farmi saltare i nervi in ogni situazione, anche nelle più delicate.

Fa un passo verso di me e mi afferra entrambi i polsi, continuando a sorridere beffardo.

- Io conosco un buon metodo per metterti a tacere, dato che non hai intenzione di fare silenzio- sussurra, piegandosi su di me.

- Appunto, tu insopportabile, io santa- dico, indicandolo con la testa.

Sorride e porta la sua bocca ad un millimetro dalla mia.

- Scocciatura- sussurra sulle mie labbra, prima di baciarmi per la quarta volta.
Non so perché io le stia contando, ma va bene così.

Stavolta é un bacio dolce, ma allo stesso tempo profondo, quasi a voler assaporare l'uno il sapore dell'altra.
Fa scivolare le mani sulle mie e le incastra, stringendole appena.
Poi fa un altro passo avanti e mi spinge con il suo corpo contro la porta, dove sbatto leggermente, presa dalla foga del momento.

- Che é stato?- chiede il custode, avendo sentito la botta.

Mi blocco istantaneamente e Nick fa lo stesso, staccandosi appena dalla mia bocca.
Sento il suo respiro affannato solleticarmi dolcemente le labbra e la pelle, e per poco non gli salto addosso.

- Oh niente, come al solito- si sente dire a Cristy - Ogni volta la mia compagna di camera sviene, sa, per lo sforzo compiuto- Oh mio Dio! Ma che si é inventata?!

- Ah, capisco, ma non dovrebbe andare a raccattarla? Cioè, sarà a terra priva di sensi- le dice il pover'uomo scandalizzato...e lo capisco.

- Sì sì, non si preoccupi, appena lei ha finito la perlustrazione andrò a prenderla-

- Io allora avrei finito, beh, buona giornata- conclude il custode.
Si sente la porta di camera sbattere e immediatamente Cristy viene a bussare a quella del bagno.

- Ehi- dice, a bassa voce - Potete uscire, pericolo scampato-

Nick mi guarda per un istante, forse perché anche lui, come me, vorrebbe prolungare questo momento, ed infine apre la porta.
Usciamo insieme e Cristy ci sorride divertita.

- É andata bene alla fine. Fede sei un genio, il tuo piano ha funzionato a meraviglia- esulta battendo le mani e saltando sul posto.

- Infatti era il mio asso nella manica- mi vanto, spostando una ciocca di capelli - Lo uso solo in casi di estrema necessità- Le sorrido ed entrambe scoppiamo a ridere.

- Ah, a proposito, voi non avete ancora fatto colazione- esclama Cristy, d'un tratto - Vi vado a prendere qualcosa da mangiare- Si dirige verso la porta e poi si volta a guardarmi severa - E tu oggi non vai a lavoro, anche se adesso non hai la febbre, chiaro?-

Sbarro gli occhi ed annuisco silenziosa.
Quando Cristy si mette in testa una cosa e soprattutto lo ordina con quel tono e quello sguardo, non conviene affatto replicare, potrebbe diventare pericolosa.

Mi sorride dolce ed esce di camera saltellando.

- Devi aiutarmi- dico, osservando ancora la porta con gli occhi fuori dalle orbite.

- A fare cosa?- mi chiede Nick, sospettoso.

- Ad evadere da qui senza che Cristy mi veda, devo andare a lavoro- spiego, voltandomi a guardarlo.

Si siede sul mio letto e sorride - Scordatelo-

- Come prego?-

- Non amo ripetermi-

- Questo significa che non mi aiuterai?- chiedo, con la faccia da cucciolo bastonato.

- Esatto- Sorride beffardo e si distende sul letto.

- Va bene, allora chiederò aiuto a Paul- dico con un'alzata di spalle ed afferrando il telefono sul comodino, vicino a lui.

Prima che possa anche solo accendere il display mi sento afferrare per il braccio e tirare sul letto, più precisamente addosso a lui.

- Mollami, subito- urlo, ridendo e cadendogli sopra.

- Non ci penso nemmeno- dice, tirandomi meglio su di lui e circondandomi la vita con le braccia.
Non voglio sapere cosa potrebbe pensare Cristy vedendomi distesa sopra Nick, preferisco non pensarci.

- Devo chiamare Paul, lasciami- Non capisco perché io stia ancora ridendo, forse perché sono estremamente contenta, non saprei.

- Hai addirittura il suo numero?- mi chiede scandalizzato.

- Esatto, ora se non ti dispiace dovrei chiamarlo- rispondo, impugnando il cellulare con la mano destra e scorrendo nella rubrica.
In realtà non ho nessunissima intenzione di telefonare a Paul, é solo un modo per infastidire Nick e, ovviamente, per averla vinta.

Senza dire una parola mi strappa il telefono di mano e lo lancia sul letto di Cristy, poi ritorna con lo sguardo su di me e sorride vittorioso.

- Ops- se ne esce fuori, continuando a sorridere.

- Sei perfido, ti odio- dico accigliata e guardandolo male.

- Odio reciproco- Fa un'alzata di spalle e porta una mano dietro la mia nuca, poi velocemente solleva la testa e mi bacia.
Per la quinta volta.
Di questo passo rischio la morte per crepacuore.

Piego leggermente la testa di lato per potergli rendere più facile la cosa e apro i palmi delle mani sul suo petto, solo per poterlo toccare.
Lo sento aprire le gambe sotto di me e poi piegarle per stare più comodo, o per imprigionarmi fra di esse, non so, fatto sta che sto bene.
Nel frattempo le nostre labbra non si sono staccate per un attimo, se io mi fermavo per riprendere fiato subito Nick ritornava a baciarmi con più foga di prima, e viceversa.
Non so se ne usciremo vivi di questo passo, più che altro non so se riusciremo a staccarci.

- Allora?- comincio, anche se vengo subito zittita da un altro bacio.

- Mi aiuti?- riesco a dire, dopo essermi staccata, pur se controvoglia, per riprendere fiato.

Sospira ed appoggia la testa sul letto - No, tu rimani qui oggi, punto e basta- afferma, guardandomi severo.

- Ma sto bene- mi lamento, scalciando leggermente.

Alza un sopracciglio - Questo non significa niente, ieri stavi quasi per morire, figuriamoci se ti lascio andare a lavoro, scordatelo-

- Quindi sei tu che me lo impedisci?-

- Esatto, e non ammetto repliche, quindi mettiti l'anima in pace- conclude, portandosi un braccio dietro la testa.

Sospiro, soddisfatta della sua risposta - Va bene, ma tu che fai? Ci vai?- chiedo, leggermente in ansia.
Odio l'idea che Tess gli si possa appiccicare addosso, mi manda in bestia.

- Mi pare ovvio-risponde, facendo spallucce.

- Ah, ok- dico, spostando lo sguardo sul letto di Cristy.
É ovvio, sarebbe inutile se rimanesse con me, insomma, non avrebbe senso.
Eppure mi sento profondamente triste.

Lo sento sbuffare - Non capisci mai niente- afferma, facendomi voltare dalla sua parte a dir poco accigliata.

- Sempre molto gentile- lo rimbrotto, tirandogli una leggera pacca sul petto.

- La colpa é tua, ho detto mi pare ovvio, non che ci vado-

- Se é per questo non hai detto nemmeno il contrario-

Sorride - Perspicace-

- Oh grazie, questo é il primo complimento che mi rivolgi- esclamo su di giri e sorridendo felice.

- Ma estremamente ottusa- continua, scoppiando a ridere alla vista del mio sorriso spento di colpo.
Faccio finta di essere offesa e mi alzo da sopra di lui mentre quello scemo continua a ridere come un pazzo.

- Ecco la colazione- esclama Cristy, entrando di colpo e facendomi addirittura spaventare.
Poi il suo sguardo si posa su Nick che continua a ridere e rotolarsi sul mio letto.

- Che ha?- mi chiede Cris, indicandolo.

Sorrido guardandolo - Lunga storia-








Angolo dell'autrice:
1- Ciao a tuttiiiiii!!!! Scusate se vi ho fatto attendere un giorno in più per questo capitolo, ma...la verità è che...ok,confesso, durante queste vacanze di Pasqua non ho fatto un bel niente, quindi mi sono ritrovata a scrivere il capitolo ieri, ma purtroppo non ce l'ho fatta a finirlo e così ho continuato adesso!
2- Il capitolo appunto...spero vi sia piaciuto!!!!
Qui c'è proprio una svolta, cioè, finalmente è arrivato il tanto atteso bacio!!!! Spero di essere riuscita a descriverlo come avrei voluto e che vi sia piaciuto!!!
3- Come cambieranno adesso le cose? Mah, chi lo sa, vedremo!
4- Ringrazio IMMENSAMENTE tutti coloro che mi seguono, che mi supportano e che leggono la mia storia, GRAZIE!!!!
Non saprei davvero che fare senza di voi <3
Vi voglio un bene dell'anima!!! ^_^
Aggiornerò la settimana prossima! A presto ed un bacioneeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee grande grande grande grande e GRANDE!!!!

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Capitolo 19
*** Breakeven ***


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                                       Breakeven







Pov Federica


- Allora? Mi spieghi che cosa volevi dire prima con quel "mi pare ovvio"?- gli chiedo mimando le virgolette e addentando la mia brioche calda.
 
Alza un sopracciglio e mi guarda scettico - Non mi sembrava tanto difficile- dice, estraendo dalla busta un'altra brioche.
 
Cristy ci ha gentilmente comprato la colazione, ritenendo che non si possa sopravvivere per tutta una giornata senza mangiare la mattina, poi si é defilata dopo avermi fatto l'occhiolino...uno strano ed inquietante occhiolino direi.
 
- Invece lo é dal momento che parli secondo frasi in codice o dal doppio significato- rispondo guardandolo male - Ricordami di comprare un traduttore- concludo, dando un altro morso alla brioche.
 
Vedo scattare il suo sopracciglio ancora più in alto e poi scuote la testa sorridendo - Vuol dire che non vado a lavoro, stupida scocciatura- 
 
- Senti, apri bene le orecchie, razza di...di...- Accidenti non mi viene un insulto abbastanza cattivo da potergli affibbiare. Che nervi!
Fede pensa, pensa...perché mi sento tanto Winnie the Pooh in questo momento? Anche quell'adorabile orsetto ha il vizio di dire pensa pensa in effetti, che carino...ma non é questo il punto! Fede ritorna in te.
 
- Di?- mi chiede sorridendo divertito.
 
- Di...di facocero decerebrato- urlo, in preda ad un'uscita davvero geniale, molto, non c'é che dire.
 
- Facocero decerebrato?- Ok, é inutile che io descriva la sua faccia in questo momento, divertito e stupito é dire poco.
 
- Sì, esatto, hai sentito bene- affermo risoluta - Anzi no, i facoceri almeno ce l'hanno un cervello, poveretti, non vorrei offenderli- Faccio spallucce e mordo nuovamente la mia brioche.
 
Fede 1; Diabolik 0.
 
Sorride ed appoggia il sacchetto contente la sua colazione sul mio letto, poi si alza e si avvicina lentamente a me.
 
- Davvero spiritosa- 
 
- Mai quanto te- Faccio un sorrisone a presa in giro ed ingurgito l'ultimo boccone.
Poi mi alzo e vado a buttare la carta nel cestino.
 
Quando sto per tornare a sedere alla scrivania Nick mi afferra per un braccio e mi porta con la schiena contro l'armadio.
 
- Vogliamo parlarne del facocero decerebrato?- mi chiede, stampandosi in faccia il suo solito ghigno.
 
- Da dove vuoi partire? Da facocero o da decerebrato?- Brava Fede! Continua così e lo stendi!
 
- A me piace fare le cose dall'inizio- A questo punto non so più a cosa si stia riferendo, so solo che si sta avvicinanando pericolosamente al mio viso.
 
- Bene allora, facciamolo- rispondo risoluta ed alzando le sopracciglia in simultanea.
 
Ghigna e fa un altro passo verso di me facendo aderire il suo corpo al mio - Attenta a come parli- sussurra al mio orecchio, provocandomi dei brividi lungo la schiena.
Stupida Fede, ma cosa dici? Questo scemo afferra solo i lati sconci, devo fare davvero più attenzione a quello che dico.
 
- Ah e poi sarei io quella che pensa sempre a...quella cosa?- domando sarcastica e sollevando un sopracciglio.
 
Ride sul mio collo - Beh, mica ho detto io facciamolo- Oh mio Dio, ma sa sempre rigirare la frittata questo! Pazzesco.
 
- Non intendevo quello, mi riferivo al facocero decerebrato- 
 
- Non hai specificato, quindi...- lascia la frase in sospeso e sposta la testa per arrivare a puntare i suoi occhi nei miei.
Ma quanto é divertito? No davvero, sarebbe da fargli una foto! 
Ha sempre quel ghigno malefico stampato in faccia ed ora anche i suoi occhi sembrano sprigionare un'aura diabolica.
 
- Quindi?- chiedo da perfetta scema quale sono.
 
Allarga ancora di più il suo sorriso - Se vuoi ti dimostra cos'ho in mente- 
 
Ovviamente non mi ci vuole più di tanto a fare 2+2 e capire a cosa si stia riferendo - No grazie, non importa- rispondo con un enorme sorriso finto stampato in faccia.
 
Sorride e mi prende le mani fra le sue, poi le fa scorrere lentamente sull'armadio fino a fermarsi una volta giunto all'altezza della mia testa.
Avvicina il suo volto al mio e pochi secondi dopo ho la sua bocca attaccata alla mia.
Ogni qual volta incontro il suo sguardo o mi sfiora o sorride o bacia, il mio cuore si ferma.
Se andassi da un cardiologo sicuramente mi vieterebbe di vedere Nick, di questo passo un giorno ci rimango secca.
 
Stringo le sue mani ed avvicino istintivamente il mio corpo al suo, per sentirlo più vicino.
Nick risponde immediatamente con un gemito strozzato sulle mie labbra ed aumentando l'intensità del bacio.
Apro leggermente di più la bocca per lasciare libero accesso alla sua lingua, dando così il via ad una danza frenetica, ma al contempo dolce.
Libera una mia mano portando la sua, quasi alla velocità della luce, dietro la mia schiena e attirandomi completamente a sé.
Finalmente ho l'opportunità di toccargli e stringergli i capelli, ne sento come la necessità.
 
Ci stacchiamo insieme per riprendere fiato e Nick scende subito con le labbra sul mio collo.
 
 
Pov Nick

 
La voglio, la voglio, la voglio.
Non ne posso fare a meno, é diventata tipo una droga.
Da quando l'ho baciata in quel bagno non riesco più a pensare lucidamente, ho un costante bisogno di averla, in tutti i sensi.
Mi sta facendo impazzire.
Dio solo sa da quanto avevo voglia di baciarla, e adesso che ci sono riuscito non riesco a farne a meno.
Accidenti, ma dove é andato a finire il Nick di sempre? Quello da cui vengono sempre richiesti baci, non il contrario. Sono sempre le ragazze a baciare me, non io loro, non ne ho mai sentito la necessità, ma adesso é diverso.
La scocciatura mi fa uscire fuori di testa, anche senza fare nulla, figuriamoci se prendesse lei l'iniziativa.
 
Scendo a baciarle il collo come un assetato che trova l'acqua, percorrendo una lunga scia fino ad arrivare al colletto del pigiama.
La sento sospirare eccitata e per poco non le strappo quello stupido impedimento di dosso.
Maledetti pigiami, maledetto chi l'ha inventati!
 
Apro il primo bottone di quello stupido coso e scendo con le labbra fino alla clavicola, fermandomici e saggiandola lentamente.
Se vado di questo passo sono capace di prenderla e farla mia anche qui, attaccata all'armadio.
 
- Dio, mi fai impazzire- sussurro, con la mente accecata dal desiderio e decisamente poco lucido.
In un altro momento non avrei mai ammesso niente del genere, figuriamoci, io, Nick Tonnols, lo spezza cuori per eccellenza.
 
Ripercorro con le labbra, ma soprattutto con la lingua, lo stesso tragitto, fino ad arrivare nuovamente alla sua bocca, la mia droga. Mia e di nessun altro.
La sento reagire e rispondere al bacio con una passione tale da farmi passare per la testa la malsana idea di spogliarla completamente e possederla, lì, su due piedi.
Ho una...voglia tale che mi é quasi difficile contenerla, e l'amichetto dei piani bassi ne sa qualcosa a proposito.
 
Mi stacco per riprendere fiato e la guardo un istante negli occhi.
Chissà cosa starà pensando, non riesco mai a capirla, é così...diversa dalle altre, così unica.
Mi sorride e per la prima volta sento il battito del mio cuore aumentare velocemente.
Roba non da me, decisamente non da me.
Stupido cuore, non serve a nulla, solo a farmi fare la figura del ragazzetto innamorato e in fase di pubertà. Inutile muscolo.
 
Le lascio un ultimo bacio a stampo, nonostante abbia un'irrefrenabile voglia di approfondirlo, e faccio un passo indietro, lasciandole un minimo di spazio vitale.
Più sto a stretto contatto con il suo corpo e più rischio di non riuscire a controllarmi.
 
Continuo a fissarla, incapace di staccarmi dai suoi occhi, e la vedo fare lo stesso.
Potrei stare anche ore a guardarla, non so perché ma non me ne stancherei, anzi, probabilmente non ne avrei mai abbastanza.
É tutto così strano, per la prima volta in vita mia mi sento confuso.
Non capisco più nemmeno i miei pensieri, figuriamoci poi delle mie azioni; ad esempio, perché le ho dato quest'ultimo bacio a stampo? Insomma, é stato quasi dolce da parte mia, ed io non sono mai stato così con nessuna.
Lei mi fa diventare un altro, una persona che non conosco nemmeno io tra l'altro, uno sconosciuto a me stesso in poche parole.
E da quando basta un sorriso per mandarmi in panne il cervello e far partire al galoppo quello stupido cuore? Roba da matti, roba non da me, ribadisco.
 
Mi siedo sul letto e continuo a controllare e registrare ogni suo minimo movimento mentre fruga nell'armadio.
Poi si volta verso di me e il mio sguardo corre subito a quel maledetto primo bottone aperto.
Deglutisco e cerco di scacciare i pensieri che mi stanno assalendo pian piano, anche perché vorrei quantomeno metterli in pratica.
 
- Vado a prepararmi, poi usciamo?- mi chiede, guardandomi con quegli enormi occhi a cerbiatto.
 
Non mi rendo nemmeno conto di aver appena annuito che é già sparita in quel dannatissimo bagno. Ma perché devono avere le porte i bagni, o almeno, non potevano essere trasparenti? 
 
Appena sento scorrere l'acqua della doccia i miei pensieri vengono interrotti per passare ad una lunghezza d'onda decisamente meno casta.
Accidenti a lei, non mi sono mai ritrovato in queste condizioni, a voler entrare in un bagno e vedere nuda una ragazza, come se ne avessi viste poche poi.
Cavoli, hanno tutte le stesso fisico alla fine, sono tutte fatte uguali, eppure la scocciatura mi attira in un modo fuori dal normale, come un pezzo di metallo ad una calamita.
 
Sento il mio telefono squillare dalla tasca dei pantaloni che la sera prima avevo appoggiato su una sedia.
Lo afferro in mano e guardo chi é che rompe di prima mattina: Daniel.
 
- Dimmi - Il massimo della cordialità da parte mia, specialmente di mattina.
 
- Oh oh, siamo nervosi, ho interrotto qualcosa forse?- mi chiede ridendo.
 
- Taci e parla- Come discorso non fa una piega devo ammettere. 
 
- Ok, non voglio sapere i particolari di quello che stavi facendo, comunque, dove sei?- Ecco che comincia l'interrogatorio, tutto per arrivare a ciò che già immagino.
 
Sbuffo - Fuori- risposta secca ed esaustiva.
 
- Umm, troppo generico, e poi a quest'ora del mattino? Naaa, impossibile, sei con Fede vero?- mi chiede, scommetto sorridendo come un cretino e facendosi chissà quali filmini mentali.
 
- Come mai tutta questa confidenza con lei da chiamarla Fede?- domando, leggermente infastidito dal tono di voce con cui l'ha detto.
 
- Geloso, eh? Comunque non hai risposto alla mia domanda- insiste, facendomi sbuffare esasperato.
 
- Ma per favore, geloso io, dovresti saperlo meglio di me. Comunque sì, sono con lei- confesso annoiato.
 
- É proprio perché ti conosco che lo dico, ma lasciamo stare. Perché sei con lei?- chiede divertito.
 
Alzo gli occhi al cielo e mi lascio cadere a peso morto sul letto - Perché sono cavoli miei, tu, invece, che rompi a quest'ora?- 
 
- Che stavate facendo?- insiste, come una vecchia donnina petulante.
 
Sto rischiando seriamente di sgretolare il telefono in mano se continua - Niente, smetti di scass...-
 
- Oh, capisco, certo, e perché ci sei rimasto tutta la notte?- Giuro che lo ammazzo non appena lo rivedo.
 
- Te lo richiedo per l'ultima volta, cosa vuoi- scandisco le ultime parole con un tono di voce da mettere i brividi - Alla prossima domanda riattacco-
 
- Ok, capito il concetto. Senti Nick ti va stasera di venire al nuovo pub-discoteca di cui ti ho parlato l'altra volta? Un po' per divertirci- So cosa intende per "divertirci" e come proposta sarebbe anche allettante, ma, sinceramente non ci trovo gusto in questo momento.
 
- Puoi portare anche Fede se ti va, anzi, no, portala, almeno la facciamo conoscere agli altri, ci saranno anche altre ragazze con noi- propone, scommetto ammiccandosi da solo.
 
- Ok, a che ora?- Non ci ho nemmeno pensato più di tanto, anzi, non so nemmeno se la scocciatura abbia voglia di venire, va beh, ormai é fatta.
 
- Alle nove lì davanti-
 
- Ok, a dopo- 
 
- A dopo Nick- Chiudo la telefonata e lancio il telefono sul letto dell'amica della scocciatura.
 
Beh, ci sono altre ragazze, non male come cosa. 
Dannazione, non riesco a capirmi, sto diventando pazzo! Perché non me ne frega nulla se ce ne sono altre? Perché m'interessa solo della scocciatura?
Accidenti, stavo per dire di no a Daniel inizialmente, io, io che sono sempre stato il primo della fila a rimorchiare e "divertirmi", io che non ho quasi mai passato una sera in casa, io, dannazione.
Poi appena ha accennato a lei ho subito cambiato idea, perché? 
Non ho nemmeno pensato, ho semplicemente detto che andava bene senza nemmeno sapere se andava bene lei. Pazzo.
E se ora lei mi dicesse di no? Andrei comunque o rimarrei con lei? 
Aspetta, rimanere con lei? Ma che diavolo di pensieri sto facendo, non esiste, non é mica la mia ragazza, quello che c'é fra noi é solo attrazione, fine.
Eppure l'idea di lasciarla sola mi attanaglia come una morsa, e si ritorna lì accidenti, come le calamite, non riesco ad allontanarmi.
Non riesco o non voglio? Basta, stupida mente, non rispondo nemmeno.
 
Sento la porta del bagno aprirsi e la vedo uscire con i capelli bagnati e, per sua fortuna, vestita.
Se fosse stata solo in asciugamano a quest'ora non so cosa sarebbe potuto accadere.
 
- Parlavi da solo?- mi chiede sorridendo ed afferrando un pettine.
 
- Non sono come te- rispondo, tanto per prenderla in giro - Comunque parlavo con Daniel- dico poi, alzandomi dal letto ed avvicinandomi a lei.
 
- Il tuo amico? Quello che ho conosciuto anch'io?- chiede aggrottando la fronte e cominciando a pettinare i capelli.
 
Annuisco e le sfilo il pettine di mano.
 
Mi guarda confusa e poi sorride - Vuoi pettinarli tu?- Infatti, che sto facendo? Da quando pettino i capelli alle ragazze? Da mai, ecco tutto.
 
- Non so che fare, almeno mi diverto a farti male- Faccio un'alzata di spalle e porto il pettine nei suoi capelli sorridendo sadico.
 
Si acciglia e si siede sulla sedia davanti la scrivania - Fai piano, non ho intenzione di rimanere pelata a soli diciannove anni- Incrocia le braccia al petto e gonfia le guance a mo' di pesce palla.
 
Sorrido - Se rimarrai pelata sarà colpa dei tuoi capelli che non sono abbastanza resistenti- Mi diverto come un pazzo a provocarla, anche perché é del tutto imprevedibile il suo modo di reagire.
 
- Tu provaci e fossi in te comincerei a dormirei con un occhio aperto- Solleva un sopracciglio in un modo a dir poco sexy e sorrido divertito.
 
Scendo col pettine e quasi subito trovo l'impedimento di un nodo.
Tiro senza pietà e per poco la scocciatura non cade all'indietro con la sedia.
 
- Ma dico sei scemo? Di questo passo mi stacchi la testa- sbraita esasperata e ritornando con tutte e quattro le gambe della sedia a terra.
 
Rido per il suo sguardo di fuoco e ricomincio il mio lavoro - Ci sono i nodi, in un modo o nell'altro li devo annientare- mi giustifico, non appena incontro un altro impedimento.
 
- Sì ma vedi di non annientare me, devi prendere il nodo e lavorarci su, capito?- Faccio come mi dice e la vedo sorridere.
 
- Vedi? Così é meno doloroso per me e più veloce per te- constata, accavallando le gambe fasciate dai jeans.
 
- Um, però preferivo nell'altro modo, era più divertente- Faccio spallucce e sorrido diabolico.
 
Sospira sconsolata e poi sorride tra sé e sé, in un modo che non le avevo mai visto fare.
 
 
- Ho ancora tutti i capelli e la testa attaccata al corpo, devo dire che sei stato bravo- constata guardandosi allo specchio.
 
Incrocio le braccia al petto e la guardo dalla porta - Dimmi te in cosa non sono bravo- dico con un sorrisetto altezzoso- Comunque ora sparisci, devo venire io- 
 
- Il massimo della gentilezza, come sempre dimostri di essere un gran cafone- Sorride e si piega a cercare qualcosa nel mobiletto sotto il lavandino.
 
- E tu una scocciatura, sei sempre nel mezzo- dico sorridendo nel momento in cui le vedo sbattere la testa contro il lavandino.
 
- Ahi- si lamenta, tastandosi il punto dolorante.
 
Alzo gli occhi al cielo e rido - Prima o poi te la spaccherai quella testa- 
 
Mi lancia uno sguardo di fuoco e si alza stizzita con il phon in mano - Avrei l'istinto di lanciartelo in testa, ma non vorrei rischiare di svenire alla vista del tuo sangue, quindi considerati fortunato- 
 
Sorrido divertito dalla sua minaccia e continuo a fissarla con un sopracciglio alzato, leggermente scettico.
Quando mi sta per superare le blocco l'uscita dal bagno e la rispiego dentro.
 
- Che fai?- mi chiede nervosa e ancora col cipiglio incavolato.
 
- Mi fai venire voglia di baciarti quando fai così- confesso avanzando ancora e agguantandola per la vita.
 
Sgrana leggermente gli occhi e poi riprende il controllo di sé, fulminandomi con lo sguardo- A me fai venire voglia di picchiarti quando fai così, figurati- Porta le mani chiuse a pugno sulle mie braccia e continua a guardarmi arrabbiata.
 
- Io sono più pacifico- Sorrido e con un'alzata di spalle mi avvicino al suo viso.
 
- Non credo proprio visto che sei tu a farmi diventare così aggressiva- constata avvicinandosi.
 
- Vorrà dire che ti bacerò più spesso allora- Sorrido e annullo le distanze tra le nostre bocche, finalmente, ne avevo bisogno, stavo rischiando d'impazzire.
 
Averla tanto vicina e non poterla toccare é frustrante e...deleterio per il mio cervello.
Rischio seriamente di uscire pazzo.
Le sento fare un passo avanti ed alzarsi sulle punte per accorciare le distanze tra i nostri colpi e approfondire il bacio.
Porto le mani dietro la sua schiena e l'attiro a me, piegando leggermente la testa per avere libero accesso alla sua bocca.
 
La desidero da matti, e non mi é mai capitato di desiderare qualcuno in questo modo.
É qualcosa d'incomprensibile, totalmente irrazionale e potente.
Riesco a malapena a mantenere il controllo in questo momento, ed é...strano, ma allo stesso tempo estremamente eccitante.
 
La sollevo di peso e faccio qualche passo per appoggiarla delicatamente sul lavandino.
Almeno adesso siamo più o meno alla stessa altezza.
I pugni sulle mie braccia si aprono e lentamente fa scivolare le mani sul mio petto.
É incerta nei movimenti, ma inconsapevolmente eccitante.
Ridicolo che per un semplice sfioramento, tra l'altro sopra la maglietta, stia impazzendo, figuriamoci se fossi a petto nudo.
Mi lascio scappare un gemito sulle sue labbra e le sollevo di poco il golf per poterla toccare, nonostante mi stia rendendo conto di perdere mano a mano il controllo.
Scendo a baciarle il collo e le circondo con le braccia la vita, solo per poter sentire la sua pelle calda a contatto con la mia.
Sospira ed avvicina inaspettatamente la testa alla mia spalla dove deposita un bacio.
Risalgo velocemente sul suo collo e le lascio dei baci sparsi per tutto il viso, dolci, casti, ma soprattutto tanti.
Che cavolo sto facendo?! Dannazione, cos'é tutta questa specie di...affetto? 
Ma nemmeno a mia madre ho mai dato un bacio sulla guancia, ma nemmeno a una ragazza!
E invece con lei oltre a perdere il controllo faccio cose che mai mi sarei aspettato di fare. Accidenti!
 
Deposita anche lei un bacio all'angolo della mia bocca e poi si stacca, ansimando appena.
Resto appoggiato con le mani ai suoi fianchi scoperti e la guardo intensamente.
Ecco, appunto, cos'é questo sguardo ora? Che vuol dire e perché lo sto facendo?
Mio Dio, tra poco non saprò nemmeno più il mio nome.
 
Abbasso lo sguardo e l'aiuto a scendere dal lavandino.
Io abbasso lo sguardo, io aiuto!
 
- Grazie- sussurra ridendo.
 
Faccio una smorfia ed incrocio le braccia al petto.
Quando sta per uscire dal bagno l'afferro per un braccio e la tiro di nuovo verso di me.
 
- Stasera Daniel ci ha invitati ad un pub e vuole che tu venga, ci stai?- le chiedo fissandola.
 
- Umm, si, tanto non ho niente da fare. Perché voleva che io venissi?- domanda corrugando la fronte.
 
Faccio spallucce - Non lo so, del resto chi vorrebbe avere una scocciatura fra i piedi?- Ghigno divertito e la vedo sollevare un sopracciglio già leggermente innervosita.
 
- Io mi chiedo chi potrebbe sopportarti, del resto chi vorrebbe avere una sottospecie di Diabolik due la vendetta fra i piedi?- 
 
- Oh, ti assicuro in tanti- dico sorridendo divertito.
 
- Vorrei conoscerli, davvero, probabilmente sono tutto dei masochisti-
 
- Io non avrei nessuno da conoscere dalla parte tua però- Apro le braccia e faccio il finto dispiaciuto tanto per prenderla in giro.
 
Sorride di sbieco e si avvicina lentamente - Fossi in te non ne sarei così sicuro- Detto ciò scoppia a ridere, di una risata leggermente diabolica ed agghiacciante ed esce dal bagno.
 
Sorrido, mentre rimango a fissare la porta, e scuoto la testa.
Beh, c'è da dire che ho trovato pane per i miei denti.
 
 
Pov Federica
 
Non so da dove mi sia uscita quella risata, ma quando ci vuole ci vuole.
E quindi secondo lui nessuno mi vorrebbe tra i piedi eh? Te lo faccio vedere io razza di screanzato.
Hai trovato pane per i tuoi denti bello! Puoi giurarci e stasera te lo faccio vedere, ho solo bisogno di Cristy per il trucco e poi sono apposto.
E il vestito? Io non ho niente di carino e da sera da indossare, anche questo devo chiederlo a Cristy.
Uh, non vedo l'ora!
 
 
- Dove andiamo?- mi chiede Diabolik, scocciato e con le mani in tasca non appena usciti dal campus.
 
- Facciamo un giro per passare il tempo e poi andiamo a pranzare fuori, chiaro?- chiedo sorridendo.
 
- Liscio come l'olio- conferma cominciando a camminare.
 
Sorrido e lo seguo per la strada. Superiamo il bar in cui lavora John e la nostra sede di lavoro fino a che non vedo dall'altra parte della strada un negozio con abiti eleganti e da sera.
Mi fermo sul posto e batto le mani estasiata.
 
- Che c'è? Sei impazzita?- Non lo ascolto nemmeno, sono troppo contenta di aver trovato quello di cui ho bisogno.
 
Lo afferro per un braccio e lo trascino con me dall'altra parte della strada nonostante le sue continue e petulanti lamentele.
Arrivata davanti alla vetrina continuo ad esaminare gli abiti esposti, sono tutti lunghi, ne dovrei trovare uno corto, almeno sopra il ginocchio.
 
- Non vorrai mica entrare, vero?- mi chiede Diabolik, leggermente spaventato.
 
Oh sì, mi volto verso di lui con un sorrisone a più di trentadue denti e sbuffa sonoramente.
Non mi faccio certo sminuire da uno sbuffo, pff, non mi fa un baffo.
Lo trascino dentro il negozio e subito arriva un'assillante commessa a scocciare.
Mi sto leggermente Nickizzando, però le commesse petulanti proprio non le digerisco, insomma se voglio comprare o meno non deve essere un loro problema, piuttosto é mio visto che ci devo mettere i soldi.
 
- Posso esservi utile?- domanda la ragazza, probabilmente sulla ventina, osservando Nick. Già mi sta dando sui nervi la tizia.
 
- Per ora diamo un'occhiata, grazie- dico, forse leggermente stizzita sul grazie finale.
 
Continuo a tirare Nick per una manica della sua camicia e lo porto in una zona più appartata piena di vestiti corti.
 
- La smetti di trascinarmi?- domanda, non allontanando comunque il braccio dalla mia mano.
 
Mollo la presa e faccio spallucce indifferente - Se no non ti muovi- affermo, cominciando a rovistare tra i vestiti appesi.
 
- Carina la commessa, non capisco perché tu l'abbia liquidata così velocemente- Vuole provocarmi, lo si capisce dal tono di voce e dal sorrisetto che si é stampato in faccia.
Bene, se é la guerra che vuole guerra avrà.
 
- Puoi tornare da lei se ti va, non sei costretto a stare qui con me- dico semplicemente, senza degnarlo di uno sguardo.
 
- Ok- Sento i suoi passi e mi volto di scatto a guardarlo.
 
Accidenti, era tutta una finta. Voleva solo mettermi alla prova.
Stupida, stupida e stupida! 
Se ne sta con le braccia incrociate al petto ed un sorriso beffardo stampato in faccia. 
Cioè, non si é nemmeno voltato, ha solo fatto dei passi indietro e io ci sono cascata come un'allocca.
 
Ritorno con lo sguardo sui vestiti, stizzita e sconfitta.
In questo momento ho la faccia di una bambina beccata con le mani nel sacco, vorrei urlare e strapparmi i capelli dalla disperazione!
 
Muovo le grucce con rabbia fino a che non sento delle braccia circondarmi dolcemente la vita.
Mi blocco all'istante insieme al battito del mio cuore e al mio respiro.
 
- Gelosa?- sussurra al mio orecchio, lasciando un piccolo bacio poco più dietro.
Oh mio Dio, in questo modo potrei anche ammettere di essere calva.
Fede, controllo!
 
- No, assolutamente- dico con un'alzata di spalle e ritornando a far scorrere le grucce.
 
- Davvero?- insiste, aprendo una mano sulla mia pancia e alitandomi sul collo.
Ok, ammetto che sono calva!
 
- Davvero- mento, con una piccola stonatura nella voce.
 
Ride sul mio collo ed avvicina la mia schiena al suo petto - Prendi un vestito- ordina, appoggiando il mento sulla mia spalla.
 
- Perché?- domando confusa.
 
- Tu prendilo- 
 
Ne afferro uno a caso, senza nemmeno guardarlo, e si allontana da me per prendermi per mano e trascinarmi in un camerino.
Entriamo, chiude la tendina blu scuro e mi sfila il vestito di mano per attaccarlo all'appendi abiti.
Sono sempre più confusa, non ci capisco più niente.
 
Porta lo sguardo su di me e con uno scatto attacca le sue labbra alle mie.
Sgrano gli occhi per la sorpresa, ma ricambio fin da subito il suo bacio, cercando di approfondirlo.
Mi afferra per la vita ed avvicina a sé facendomi scontrare contro il suo petto marmoreo.
Sorrido sulle sue labbra e lo sento fare lo stesso.
 
- Mi ecciti quando fai la gelosa- sussurra, ricominciando a baciarmi con più foga.
Mi sa che morirò giovane, se poi si va di questo passo c'è il 90% delle probabilità che non arrivi ai vent'anni.
Io lo eccito? Tra poco non so nemmeno che vuol dire, non vedo come potrei farlo.
Però devo dire che mi fa sentire potente questa cosa.
 
- Voglio...metterti il vestito- sussurra tra un bacio e l'altro e stringendomi più forte a sé.
Oh, anch'io lo voglio, non sai quanto.
 
Mi stacco per riprendere fiato e per guardarlo negli occhi e senza rendermene conto, ma solo pensando ai suoi occhi bramosi, annuisco.
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Ciao a tutteeeeee! ^_^
Scusate per il ritardo, ma almeno ho cercato di pubblicare entro stasera, come avevo promesso ad alcune!
\(^.^)/ Evvivaaaaaaaa!!!
Ok, stop euforia!
Parliamo del capitolo carissime!
Allora, stavolta c'è un Pov Nick e spero davvero che si sia capito quanto il nostro amato sia confuso, molto confuso.
Non si è mai sentito così con nessuna ragazza e questo lo porta ad essere quasi spaventato dei suoi sentimenti...eh già...i miei bimbi...*sospira*
Fede invece, diciamo che se ne sta rendendo conto piano piano, tra poco si accorgerà di amarlo, evvai!
Non so perché, ho sempre una marea di cose da voler dire, ma poi arrivata qui me ne dimentico metà...mah...
Ciò che volevo dire è soprattutto GRAZIE, davvero, GRAZIE per il supporto che mi date e per esserci sempre, e soprattutto per i vostri consigli, ma anche per le vostre critiche, GRAZIE!
Sembra banale come parola, ma spero che vi arrivi tutta la mia gratitudine!!! >.<
E ora vi lascio con questo capitolo così in sospeso, lo so, sono crudele, ma tranquille, ho già cominciato a scrivere quello nuovo e ve lo rifilerò a breve.
Tra l'altro ho dovuto dividerlo dato che sarebbe stato troppo lungo pure con il racconto della serata. :)
Non so voi, ma con tutte queste frasi di Nick io stavo per morire, cioè, prima le dice che ha voglia di baciarla, poi che la bacerà più spesso, e poi che si eccita a vederla gelosa, insomma, io ho rischiato il collasso! Ahahahahah!
Ok, ora vi lascio in pace!!!
Un bacioneeeeeeeeeeeeeeee grande grande, IMMENSO, e a presto!!!!
Ah! Breakeven è una canzone dei The Script, e significa pareggio, credo si capisca il perché! ^.^

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Capitolo 20
*** Turning Tables ***


                 Turning Tables






Ho il cuore che batte a mille, le mani che sudano e la testa che gira.
Si può stare peggio? Oh mio Dio svengo.
Ho detto di sì, gli ho detto di sì, oh mammina, sto sragionando.
E ora che si fa? Cioè, Nick, insomma, il vestito, cioè, io.
Che frase di senso compiuto...il massimo che io possa formulare ora come ora é: vestito Nick io mettere.
Perciò posso ben dire di essere a mente lucida...sì, l'importante é esserne convinti.
 
Continuo a fissare Nick negli occhi, mi fa venire i brividi l'intensità del suo sguardo, sembra quasi voglia scrutarmi l'anima, forse perché non si capacita della mia risposta, e nemmeno io.
É solo che ho una voglia matta di averlo vicino, mi spaventa anche il solo fatto che si possa allontanare, voglio baciarlo e vederlo felice in ogni momento della giornata, voglio addormentarmi sognandolo e svegliarmi trovandolo al mio fianco, voglio tutto di lui e questo mi rende consapevole di una sola cosa: mi sto innamorando.
 
Senza interrompere il nostro contatto visivo fa scivolare lentamente le mani ai bordi del mio golf.
Ho il cuore che batte talmente veloce da poterlo sentire rimbombare nelle orecchie, e mi sta assordando.
Alza con una lentezza esasperante i lembi del mio golf, scoprendomi pian piano la pelle, ed a quel punto sollevo le braccia, senza nemmeno pensarci.
Prima di sfilarmelo completamente avvicina il suo volto al mio per darmi un piccolo bacio a stampo e poi ritorna a guardarmi negli occhi.
 
Adesso sono solo in reggiseno, bene, cioè, voglio dire, alla fine mi ha già vista solo in reggiseno e mutande, anche se adesso la situazione é leggermente diversa...
Interrompe il nostro contatto visivo per scendere con lo sguardo ad analizzare ogni millimetro della mia pelle nuda, scrutandola con degli occhi che non gli avevo mai visto, sembra...bramoso?
Alza una mano e l'appoggia delicatamente sul mio fianco, provocandomi dei brividi talmente intensi da farmi chiudere gli occhi e mordere il labbro solo per non far scappare un gemito.
Poi la sua mano si muove verso il bottone dei miei pantaloni che apre velocemente e a quel punto lo aiuto calando io stessa il tutto e rimanendo, una volta per tutte, solo in intimo.
 
Mi osserva intensamente per qualche istante, o forse minuto, o forse ora e poi fa un passo in avanti, afferrandomi per un braccio ed avvicinandomi velocemente a sé.
Non ho nemmeno il tempo di riprendere fiato per la sorpresa che mi ritrovo con le sue labbra incollate alle mie, in un bacio da subito profondo e passionale.
Le sue mani si muovono velocemente sul mio corpo, in dolci ma al contempo bramose carezze, tanto da mozzarmi il fiato e farmi rischiare di morire per embolia e attacco di cuore insieme.
 
Mi spinge con la schiena alla parete del camerino e si stacca da me ansante - Sei terribile- se ne esce fuori, col fiato corto ed il suo solito sorriso sghembo stampato in faccia.
 
Aggrotto la fronte e sollevo un sopracciglio - Io?-
 
Osserva la mia bocca e prende le mie mani fra le sue - Sì, mi stai facendo impazzire- sussurra queste ultime parole e ritorna a baciarmi con più foga di prima se possibile.
 
No, di questo passo fa impazzire me, altro che lui.
Ricambio il bacio e, in uno scatto che non pensavo potesse appartenermi, sciolgo le mie mani dalle sue per portarle al primo bottone della sua camicia.
Lo apro, così come il secondo, il terzo, il quarto, il quinto e tutti gli altri rimanenti, oh mio Dio, lo sto facendo veramente.
 
Senza guardare dove metto le mani, ma solo continuando a ricambiare il bacio, comincio a sfiorarlo impacciata e con una brama sempre crescente finché non mi ritrovo con la voglia di baciarlo ovunque, in ogni parte del corpo, su ogni millimetro di pelle.
Gli circondo la vita con le braccia e mi alzo sulle punte per far entrare in contatto i nostri corpi; mossa sbagliatissima.
Non appena sento la mia pelle sfiorare la sua, la situazione cambia.
Nick si stacca dalle mie labbra e fa un passo indietro, allontanandosi da me e lasciandomi così, su due piedi, confusa e...addolorata.
Mi guarda intensamente e si porta una mano tra i capelli, scompigliandoseli appena.
 
- Non te ne rendi conto, vero?- Il suo tono di voce é quasi irriconoscibile, talmente roco da...farmi eccitare?!
 
Scuoto la testa in senso di diniego e mi sorride - Ti basta guardare più in basso per capire- 
 
Abbasso la testa e...c'è qualcosa che...insomma, Nick é...eccitato...cioè, il...suo coso...oddio che pensieri sconci, basta Fede...e smettila di guardare lì, cavolo!
Alzo lo sguardo imbarazzata, non so quanto tempo io sia stata a fissare quel coso nei suoi pantaloni, che vergogna, cavolo Fede sveglia! Ripigliati!
 
Sorride ancora e si riavvicina a me; mio Dio quanto é bello con la camicia sbottonata, vorrei solo poterlo toccare adesso.
 
- Capisci che effetto mi fai?- sussurra al mio orecchio, rispingendomi nuovamente contro la parete del camerino - Piccola scocciatura- Sorride e mi morde dolcemente il lobo dell'orecchio.
 
Credo di aver perso la facoltà di volere ed intendere.
Nome: Giovanna. Cognome: Broccoli. Età: non importa, prossima alla morte.
Ecco, questo é il massimo che il mio cervello é, in questo momento, capace di formulare, perciò non voglio sapere che cosa sarei capace di dire.
Forse me ne uscirei fuori con un "ti amo" decisamente fuori luogo ed imbarazzante.
Aspetta aspetta, ho pensato di dire ti amo?? La situazione é peggio di quanto mi immaginassi. Mi sto innamorando di lui, incondizionatamente e perdutamente...e forse lo sono già.
 
Muovo la testa, quasi a scatti, e lo bacio delicatamente, a fior di pelle, sul collo.
Non so cosa mi sia preso, ma avevo bisogno di farlo.
Sospira sul mio collo e lo sfiora con la punta del naso, in un moto circolare e continuo, rischiando di farmi impazzire.
Infine deposita un ultimo bacio e con la mano destra afferra il vestito appeso alla gruccia, il tutto senza staccare le sue labbra dal mio collo.
 
Si allontana da me per interporre il vestitino fra noi due, punta i suoi occhi nei miei e apre lentamente la cerniera sul retro del vestito.
E vai che si ricomincia col cuore a mille, o forse non ha mai smesso di battere all'impazzata...
 
Alzo le braccia e me lo infila dalla testa con una lentezza sfinente, poi lo sistemo meglio sul davanti e mi volto verso le specchio per guardarlo.
Carino, molto carino. Nonostante l'abbia preso a caso ho avuto fortuna, soprattutto per la taglia.
É blu scuro, leggermente luccicoso, a maniche lunghe e con un delizioso scollo a cuore né volgare né esageratamente scollato, e poi ha anche la giusta misura, poco sopra il ginocchio é perfetto.
 
Attraverso lo specchio incontro gli occhi di Nick che mi stanno fissando intensamente.
Senza staccare gli occhi dai miei abbassa pian piano la testa fino ad arrivare col mento poggiato sulla mia spalla, inspira sulla mia pelle ed infine appoggia le labbra, schiudendole appena per lasciare un piccolo bacio.
Contemporaneamente porta la mano sinistra sul mio fianco e l'altra sulla cerniera, chiudendola lentamente.
 
- Fatto- sussurra roco, spostandomi i capelli di lato e baciandomi dietro il collo.
 
Annuisco e tento di concentrarmi sul vestito e non sulle sue labbra o su di lui in generale.
Impazzire lui? No, no, qui impazzisco io.
 
- Come mi sta?- gli domando voltando di poco la testa per vedermi da un'altra angolazione.
 
Solleva la testa e mi osserva - Decente- se ne esce fuori scrollando le spalle.
Te pareva, mai un complimento. Che razza di cafone!
 
- Anche se preferivo prima- sussurra ghignando ed agguantandomi per la vita.
Altro sussulto del mio povero cuore.
 
Oh, ho già capito cosa vuol dire con questa frase - No, scordatelo e sparisci- ordino ferma e guardandolo male dallo specchio.
 
Sorride e mi stringe a sé - Cattiva- 
 
Se pensa di intenerirmi così...facendo...quella faccia...beh, si sbaglia di grosso.
Fede non demorde e non crolla difronte a niente!
 
- Parla Diabolik- dico scherzosa e sorridendo.
 
- Allora tu sei Eva Kant- Mi bacia nuovamente dietro il collo mentre io sono completamente persa.
Cioè, Eva Kant non é la fidanzata di Diabolik? Che cosa ha voluto dire, che significa?
O forse intendeva solo dire che sono perfida come Eva Kant...cioè, ma ci si può struggere così dietro a delle frasi ambigue di un cretino?
 
- Spiritoso, ora evapora- ordino risoluta - O la ragazza di prima si insospettisce- Faccio una smorfia e mi volto verso di lui a fronteggiarlo.
 
Sbuffa e poi torna a sorridere improvvisamente - Cos'era quella smorfia?- Oh mamma mia, ma non gli si può nascondere niente, si accorge di ogni cosa.
E ora che dico? Unica arma: mentire e farlo passare per pazzo visionario.
 
- Non mi sembra di aver fatto nessuna smorfia- affermo convinta.
 
Aumenta la presa sulla mia schiena e mi avvicina ancora di più a sé - Sei gelosa, ammettilo- Ma che se ride?! Non c'è proprio niente da ridere in questa circostanza delicata.
Tra l'altro sono stata beccata per l'ennesima volta.
 
- No, ti sbagli caro, non sono affatto gelosa. Se vuoi puoi andare a fare amicizia con la biondina di prima- Faccio spallucce - Non mi darebbe nessun fastidio- Inconsapevolmente faccio un'altra smorfia. 
Beccata, e stavolta non so nemmeno più che scusa inventare, potrei dire di avere un tic però!
 
Storce la bocca e mi guarda di sbieco - Si certo, come no- Sorride vittorioso e gli pesto un piede accigliata.
Dopo poco meno di tre secondi l'ho cacciato dal camerino, vorrei sfogare una risata diabolica, ma sono sicura che mi prenderebbero per pazza, quindi meglio tacere.
 
Credo proprio che prenderò questo vestito, ormai mi ci sono affezionata, e poi me lo ha messo Nick...cioè, é il primo vestito che compro con lui, quindi...oh basta, sto impazzendo, lo compro e fine della storia.
 
Esco dal camerino, dopo essermi cambiata, e vado diretta alla cassa.
Nick é sparito, credevo di trovarlo accanto alla tendina ad aspettarmi, invece si é volatilizzato nel nulla.
Non é che é andato veramente a far conoscenza con quella biondina? 
Ci metterei la mano sul fuoco. Però almeno poteva dirmelo, insomma, poteva avvertirmi, mica mi avrebbe dato fastidio...
Oh ma chi voglio prendere in giro, sì che mi dà fastidio, sento una morsa all'altezza dello stomaco ogni qual volta lo sento parlare di altre o con altre.
Sono gelosa? Probabile, ci sta, sì sono gelosa, lo ammetto.
Dopo quello che c'è stato tra noi e che adesso si sta amplificando, come fa a pensare alle altre? Forse perché io penso solo a lui...però non deve per forza essere ricambiato...
Mi sento triste a pensare ad una cosa simile, su, forza e coraggio Fede!
 
Giungo alla cassa e poso il vestito sul bancone.
 
La donna alla cassa mi sorride e prende una busta dove infila il vestito - Grazie mille ed arrivederci- dice, tutta sorridente.
Ma é pazza questa donna? Cioè, per quanto mi possa far piacere che non mi voglia far pagare, voglio dire, almeno non sorrida così tutta contenta.
Dovrebbe essere il contrario, io quella tutta sorridente e lei quella tramortita e frastornata.
Il mondo sta andando a rotoli, decisamente.
 
Sbatto più volte le ciglia e mi guardo intorno, forse é uno scherzo, una specie di candid camera o forse vogliono mettere alla prova la lealtà dei clienti, oh mammina, ma dov'è Nick quando serve? 
 
- Ma io non ho pagato- dico scioccata nel vedere che la donnina mi sorride ancora.
 
- É venuto qui un ragazzo e ha pagato lui per te- Alle parole della donna mi si ferma il cuore. Nick ha...lui ha pagato per me? Mi ha comprato lui il vestito?
 
- Ma ne é sicura? Cioè, lei é sicura che sia io?- Sono talmente sotto shock che non riesco nemmeno a formulare una domanda decente.
 
- Sì assolutamente; alta, magra, capelli ricci e con un vestito blu tra le mani, direi proprio di sì- Ride e mi passa il sacchetto.
 
Le sorrido, nonostante sia ancora intontita, e la saluto ringraziandola.
Esco dal negozio e lì trovo Nick, appoggiato al muro, con le mani in tasca e lo sguardo perso ad osservare il cielo.
Mi avvicino silenziosa e sorrido.
 
- Grazie Nick- Si volta di scatto verso di me e sussulta.
Probabilmente non si era accorto della mia presenza, chissà a cosa stava pensando.
 
Gli mostro la busta e fa spallucce - Almeno ho velocizzato la cosa, se no avremmo fatto notte lì dentro- si giustifica ritornando a guardare il cielo, quasi indifferente.
 
Sorrido ancora e lo osservo.
Non é tanto il fatto che mi abbia comprato il vestito a rendermi felice, ma il suo gesto.
Non so perché l'abbia fatto, ma di sicuro non per quella banale scusa che ha tirato fuori.
Ed é questo a rendermi la persona più felice del mondo.
Forse se fosse stato Paul o chiunque altro a fare una cosa simile non sarei stata così felice, forse é il fatto di aver ricevuto un regalo da lui, dalla persona che...in un certo senso...della quale...sono innamorata?
Sì, non ho quasi più dubbi. Non sono mai stata innamorata, ma quando sono in sua compagnia é come se mi sentissi completa, intera.
Non vorrei mai allontanarmi da lui e soffro nel vederlo interessato ad altre.
Sto provando qualcosa di...incondizionato, totalmente irrazionale e forte, molto forte; e tutto questo solo quando sono con lui. Credo che lo si possa definire amore...
 
- Perché stai sorridendo come un'ebete?- mi chiede, ridestandomi dai miei pensieri.
Perché ho scoperto di amarti scemo. 
 
- Sono contenta- rispondo sorridendo - Hai fame?- 
 
- Tu?- 
 
- Un po'- confesso, scrollando le spalle.
 
Si stacca dal muro e si guarda intorno - Allora andiamo a mangiare, preferenze?- mi chiede puntando i suoi occhi nei miei.
 
- Cibo italiano- affermo convinta e annuendo convulsamente con la testa.
 
Sorride e comincia a camminare per la strada - Ci avrei scommesso- gli sento dire mentre sono intenta a rimanere al suo passo.
 
Sorrido anch'io ed osservo dolcemente la busta che ho tra le mani.
 
 
- Cristy mi aiuti?- urlo dal bagno, in preda ad uno scatto d'ira contro i miei capelli.
 
Dopo aver pranzato e dopo un'ultima passeggiata, Nick mi ha riaccompagnata al campus, ovviamente sotto mio ordine, insomma, io devo prepararmi per la serata.
Così gli faccio vedere io a quello screanzato!
 
Cristy si é subito entusiasmata alla notizia della mia uscita con Nick, offrendosi per aiutarmi col trucco e l'acconciatura, senza che nemmeno abbia dovuto chiederglielo io.
Adesso mi ha praticamente rinchiusa in bagno, ordinato di stare su una sedia e di non guardarmi allo specchio, se no, morte.
 
- Arrivo arrivo, resisti- urla dalla camera.
Ma non poteva prenderli prima i trucchi? Si mette a cercarli proprio ora, nel momento critico, il momento dell'acconciatura.
 
Arriva tutta trafelata e con un bauletto nero in mano dall'aspetto moooolto pesante.
 
- Ecco- sospira e lo appoggia sulla tavolozza del water - Adesso sono ben armata- Mi guarda e nota il disastro che ho combinato con i capelli - Ti sistemo io Fede, non ti preoccupare- mi rassicura sorridendo.
 
Sorrido e mi abbandono alle sue mani più che capaci.
 
 
- Fede sei...sei splendida- commenta dopo aver terminato il suo lavoro e dopo avermi fatto indossare il vestito.
 
- Posso guardarmi allo specchio?- chiedo in ansia e con la voce tremula.
E se poi in realtà faccio schifo? Oh mammina, non ci voglio pensare, sarebbe tragico e la mia vedetta andrebbe a farsi benedire.
 
- Certo, adesso puoi- acconsente finalmente Cris, indicandomi lo specchio.
 
Mi volto a guardare il risultato e rimango basita, a dir poco incredula.
Il trucco di Cristy é stupendo, potrei dire quanto quello che mi fa sempre Alfonso, anzi, ci assomiglia un sacco.
Non so neanche come si chiami questo tipo di trucco, credo smooky, e nonostante sia nero non é affatto pesante, anzi, direi quasi leggero dal momento che é sfumato magnificamente.
Il lucidalabbra  poi si intona perfettamente con il fard rosa chiaro...sembro una bambolina, che carina.
 
- Grazie Cris, sei stata eccezionale- le dico, voltandomi a guardarla raggiante.
 
- Oh, per così poco, e poi lo sai che mi diverto un sacco a truccarti- Sorride e mi sfiora i capelli con il palmo della mano - Questi ho preferito lasciarteli così, sciolti e morbidi sulle spalle- Poi mi prende per mano e mi trascina in camera - Ora le scarpe, e muoviamoci che tra poco Nick é qua- 
 
Si mette a cercare dentro l'armadio mentre io mi siedo sul letto ad osservarla intenerita.
Si sta scapicollando per me, é rimasta tutto il pomeriggio in mia compagnia per aiutarmi, come potrei non volerle un bene dell'anima.
 
- Eccole- esulta ridendo diabolica e tirando fuori un paio di sue scarpe - Ti ho preso quelle con il tacco più basso dato che poi ti fanno male i piedi, provale- ordina passandomele.
 
Le afferro e le infilo, sorridendo non appena vedo che mi calzano a pennello - Grazie Cris, sono stupende- 
 
- Prova a camminarci, fammi vedere che splendore sei nel complesso, alzati su su- Mi fa segno di sbrigarmi e mi metto davanti a lei, mostrandomi per intero.
 
- Perfetta, e poi quel tacco a spillo ci casca a puntino, meravigliosa- commenta raggiante e battendo le mani soddisfatta.
 
Mi avvicino a lei e l'abbraccio calorosamente - Cris non so cosa farei senza di te, grazie di tutto- Mi vengono pure le lacrime santo cielo!
 
- A cosa servono le amiche? Lo sai che ci sarò sempre per te- Mi stringe nell'abbraccio e poi ci allontaniamo sorridendoci a vicenda - Su su, che se no mi fai commuovere, e c'è il tuo bel cavaliere ad aspettarti- 
 
- É arrivato?- Strabuzzo gli occhi e mi irrigidisco all'istante.
 
- Ho sentito bussare alla porta prima, quindi credo di sì, ora muoviti e non farlo aspettare ancora- 
 
- Cris quanto tempo fa hai sentito bussare?- chiedo spaventata.
É capace di far aspettare anche ore lei, una volta Ryan rimase ad attenderla per tre quarti d'ora buoni.
 
- Tipo un quarto d'ora fa- risponde pensierosa.
 
- Oh cavolo, vado, a dopo Cris- Le stampo un bacio sulla guancia, afferro la pochette, il giubbotto ed esco velocemente di camera.
 
Sento già il suo sguardo trafiggermi la schiena mentre chiudo la porta, non voglio immaginare che cosa abbia da dirmi.
Mi volto a fronteggiarlo ed incontro finalmente i suoi occhi.
Vedo un lampo passare attraversarli, qualcosa come...sorpresa? 
Mi scruta da capo a piedi e poi riporta lo sguardo sui miei occhi.
Ma quanto é bello? Ha i capelli leggermente ingellati e sbarazzini che gli donano da morire e poi quella camicia bianca di...Armani, quanto vorrei poterla sbottonare...Fede ripigliati, tra un po' ti esce la bava dalla bocca!
 
- Ti rendi conto vero del tuo ritardo e del fatto che tu mi abbia fatto aspettare per venti minuti?- Ecco che comincia, come immaginavo.
 
- Dovresti saperlo, le donne si devono far sempre attendere- Lo guardo altezzosa e comincio a camminare verso l'uscita.
 
Lo sento seguirmi e mi raggiunge dopo meno di due secondi - Per stavolta ti perdono, ma solo perché ne é valsa la pena di aspettare- Ghigna e mi spinge contro la parete del corridoio, ingabbiandomi così tra il suo corpo ed il muro alle mie spalle.
 
Non ho il tempo di protestare che mi ritrovo con le labbra sulle sue. 
Porta una mano sul mio viso e l'altra su una mia gamba scoperta, sfiorandola e carezzandola dolcemente.
Lentamente la mano sulla mia gamba si sposta dietro il ginocchio, artigliandolo e sollevandolo in modo tale da portare la gamba all'altezza del suo fianco.
Oh mamma muoio.
 
- Nick...Nick, se...qualcuno ci...vede- riesco a dire tra un bacio e l'altro, sospirando per le sue carezze sulla mia gamba.
 
- Pace all'anima sua- taglia corto tornando a baciarmi con più foga di prima.
Rispondo al bacio, ma dopo poco sono costretta, anche se controvoglia, a staccarmi da lui per non rischiare di essere vista a compiere atti osceni in un luogo pubblico.
 
Appoggia la sua fronte sulla mia e sospira, forse nel tentativo di regolarizzare il respiro dal momento che siamo entrambi col fiato corto.
Senza pensarci allungo leggermente il collo e la testa per depositare un ultimo bacio a stampo sulle sue labbra, che con mia grande sorpresa ricambia, poi si sposta di lato e mi lascia uscire prima di lui dal corridoio.
 
Aspetto che mi raggiunga e comincio a camminare per la strada al suo fianco, in silenzio.
Quando ha detto che ne é valsa la pena intendeva dire che sono carina truccata così? 
Quindi é un complimento, o almeno sarebbe il primo che mi fa.
Oddio mi sento così su di giri, insomma, per così poco, solo perché é stato lui a farmelo, é quasi ridicolo.
 
- Spero tu te ne renda conto, se no é grave- sghignazza Nick, ridestandomi dai miei pensieri sdolcinati.
 
Alzo la testa e lo guardo confusa - Di cosa scusa?- 
 
- É grave, come pensavo- ghigna portandosi una mano sotto al mento e guardando davanti a sé - Non ti sei resa conto che stavi sorridendo come una scema?- mi chiede ridendo.
 
Oh, ma sarà odioso! Mi fa passare alla velocità della luce da pensieri sdolcinati a pensieri omicidi, incredibile!
 
- Hai preso un abbaglio- taglio corto incrociando le braccia al petto.
 
Non sento la sua risposta, ma mi sembra di captare qualcosa del tipo "credo anch'io" e poi sposta lo sguardo su di me per sorridere - Mi hai lasciato tutto il tuo lucidalabbra sulla bocca, che schifo- Si passa una mano sopra e cerca di mandarlo via.
 
Sembra un bambino in questo momento, mi fa quasi, ma solo quasi, tenerezza. - La colpa é tua, non sono stata io a saltarti addosso- 
 
- Non mi sarebbe dispiaciuto- dice facendo uno di quei suoi soliti sorrisi sghembi che mi mandano direttamente in paradiso, poi ritorna a strusciarsi la mano sulla bocca - Non se ne va- constata incredulo.
 
- Aspetta, fermo faccio io- Lo afferro per un braccio e si volta verso di me - Tienimi questa- ordino dandogli la mia pochette, la prende e la apro per prendere un fazzoletto.
 
- Sputa- dico avvicinando il fazzoletto alla sua bocca.
 
Sorride - Dove? Sul fazzoletto o sulla tua mano?- 
 
- Sul fazzoletto scemo- dico ridendo - Te l'ho messo davanti apposta-
 
- Se é per questo hai messo anche la mano- precisa pignolo.
 
- Se non ti sbrighi sputo io, ma nel tuo occhio, quindi muoviti- Devo sempre ricorrere alle minacce con questa sottospecie di bambinone, terribile.
 
Sorride e sputa nel fazzoletto, lo ritraggo e poi lo vado a posare sulle sue labbra.
Oh mamma, questa cosa é leggermente destabilizzante, specialmente perché il suo sguardo non si allontana dal mio viso, sembra quasi che stia studiando ogni mia minima espressione facciale.
Passo più volte il fazzoletto fino a che non ho la certezza di aver eliminato tutto il lucidalabbra rimasto...e allora perché sto continuando a pulirgli la bocca? Cavolo fermati Fede!
Devo...solo...spostare lo sguardo, tutto qui, ok al tre abbasso la testa.
1
Ho una tentazione incredibile di baciarlo, non riesco che a concentrami sulle sue labbra, se cascasse un meteorite qui accanto probabilmente nemmeno me ne accorgerei.
2
Sta respirando sempre più affannosamente, riesco a sentirlo sulla mia mano.
Mi basterebbe poco per colmare questa piccola distanza tra le nostre bocche...
No no, Fede pensa al meteorite.
3
Abbasso la testa e tolgo la mano come scottata.
 
Sono stata brava però, accidenti, sono più forte di quanto mi immaginassi, brava Fede!
 
- Fatto- dico sorridendogli e prendendo la pochette dalle sue mani.
Sembra tramortito e stralunato, e lo sarei anch'io, solo che sto cercando di mascherarlo abilmente.
 
Riprendiamo a camminare in silenzio e dopo poco arriviamo davanti ad un locale diciamo pure molto "in", e tra l'altro deve essere stato aperto da poco visto che non l'avevo mai notato prima.
Sembra carino da fuori, l'unico problema é la troppa gente.
C'è una ressa da far paura, ma dico tutti qua dovevano venire?
 
- Vedi di non perderti- interviene subito Nick, guardandosi intorno con aria annoiata e le mani in tasca.
 
Lo fulmino, anche se non mi vede, e prende a camminare in mezzo alla gente.
Ora, non esageriamo, va bene che sono sbadata e una combina guai incallita, ma non vedo come potrei perdermi se seguo Nick passo passo, dai é impossibile...aspetta un attimo, dove é andato a finire Nick?
 
Cavolo fino ad un secondo prima ce l'avevo davanti, come ha fatto a sparire all'improvviso? No, suvvia non é possibile che mi sia già persa, é assolutamente impossibile, dai non posso credere di aver battuto ancora il mio record, e poi così rapidamente!
Mi meraviglio di me stessa, e brava Fede.
 
Ok, niente panico, oh santo cielo mi viene da ridere.
É davvero comica la situazione, insomma, fino ad un minuto prima pensavo fosse impossibile e adesso mi sono persa.
 
Scoppio a ridere come una cretina e dei ragazzi si girano a guardarmi. Bella figura.
Uno di questi fa un passo avanti e mi viene incontro.
 
- Tutta sola bellezza?- mi chiede lascivo e sfiorandomi un braccio.
 
Mo' ti sistemo io - Ti conviene allontanare le tue viscide mani da me prima che te le stacchi a morsi- minaccio fulminandolo con lo sguardo e togliendomi la sua mano di dosso.
 
Sorride stranamente e si avvicina ancora di più - Mi piacciono le gattine focose- sussurra al mio orecchio.
 
E se lo picchiassi? Forse sarebbe la soluzione migliore - Qui l'unica cosa che prenderà fuoco sarai tu, levati di torno e fammi passare- taglio corto allontanandomi e cercando inutilmente di superarlo.
 
Mi afferra per un braccio e tira con uno strattone verso di lui, ma che razza di maleducato!
Ok, ora parte il calcio nei gioielli di famiglia, mi ha davvero stufata.
 
- Toglile le mani di dosso- si sente dire da una voce alle mie spalle, piuttosto incavolata fra l'altro - Subito- sibila con un tono di voce tra il perentorio e il minaccioso.
 
Grazie al cielo Nick mi ha trovata! In caso contrario avrei dovuto ricorrere alla violenza fisica e non mi piace essere aggressiva.
 
Il ragazzo lascia immediatamente il mio braccio, forse spaventato e si defila in un batter d'occhio.
Mi volto lentamente a guardare Nick, non voglio immaginarmi che faccia incavolata possa avere.
Incontro i suoi occhi e vengo percossa da dei brividi lungo la schiena, alla fine non é incavolato dai, é semplicemente furioso.
 
- Che diavolo stavi facendo?- Ha la mascella contattata e il suo tono di voce é basso e apparentemente pacato, brutto segno.
 
- Mi ero persa, ti stavo seguendo e poi non ti ho più visto- spiego avvicinandomi a lui senza staccare i miei occhi dai suoi.
 
Sospira e lo vedo rilassare i muscoli del viso - E quindi stavi facendo amicizia con quel tizio?- chiede, indicando con la testa qualcuno alle mie spalle.
 
Aggrotto la fronte - Ma che stai dicendo? Secondo te mi metto a provarci col primo che incontro?- Sono a dir poco scandalizzata, come può pensare una cosa simile.
 
Scrolla le spalle - Questo lo devi sapere te, io ho detto solo quello che ho visto- 
 
- Forse non hai visto bene- sibilo riducendo gli occhi a due fessure.
 
- Non me ne frega nulla comunque- Prima pugnalata al cuore - Per me puoi provarci anche con tutti quelli che sono qui- Seconda pugnalata.
 
Lo guardo basita mentre mi sento perforare dal suo sguardo, indurito dalle sue stesse parole.
Quindi non gliene importa nulla di me, ed é già la seconda volta che lo ammette.
Comincio a pensare che ci sia un fondo di verità nelle sue parole, se no non ribadirebbe più volte la stessa cosa.
Allora tutti i nostri baci, tutti momenti che abbiamo passato e tutto ciò che stava nascendo tra noi non erano niente, almeno per lui.
Per me stupidamente sono contati molto, tanto, troppo.
 
- Ehi ragazzi, eccovi qua- urla Daniel, facendosi spazio tra la gente e venendoci incontro - Finalmente vi ho trovati, ehi Fede sei splendida- esclama allargando le braccia e guardandomi da capo a piedi.
 
Sorrido timida - Grazie Daniel-
 
Sventola una mano e socchiude gli occhi - Oh chiamami pure Dan, ormai siamo amici- Rido per il suo gesto e poi chiama altra gente che spunta da dietro le sue spalle.
 
Ci sono altri due ragazzi, uno con gli occhiali il cui nome mi sembra sia Gordon, ed un altro alto, coi capelli neri e due occhi abbastanza vispi, a giudicare dallo sguardo che mi ha lanciato, di nome Dylan.
Dietro di loro si trovano tre ragazze: una bionda e con un eccentrico vestito rosso, anche se chiamarlo vestito é esagerare, diciamo più un microbo pezzo di stoffa, il cui nome, mi sembra di aver capito essere Sharon, una dai capelli rossicci e con due splendidi occhi verdi chiaro di nome Rose ed infine una dai capelli neri corvino e rifinita anche lei in un microbo pezzo di stoffa nero di nome Isabel.
 
- Bene, adesso che abbiamo fatto tutte le presentazioni, possiamo entrare e dare il via alla festa- Daniel urla le ultime parole e mi prende a braccetto trascinandomi dentro il locale.
 
Oh mio Dio che macello, ma questo é l'inferno!
Specialmente per me che odio i posti troppo affollati e assordanti per via della musica esageratamente alta.
 
Di Nick ho perso qualsiasi traccia, beh, meglio così tanto é stato molto chiaro prima, e io non voglio pensare a lui adesso.
 
 
Pov Nick
 
Quel cretino di Daniel l'ha portata via alla velocità della luce.
Basta solo che tenga le mani a posto o non so cosa potrei fargli.
Anche Dylan sarà meglio che se ne stia di molto a cuccia, l'ho visto come l'ha guardata, stava praticamente tentando di spogliarla con gli occhi.
 
Entro anch'io nel locale seguito dal gruppo alle mie spalle e li cerco con gli occhi.
Chissà dove l'avrà portata e quella stupida l'ha pure seguito senza obiettare.
 
- Ehi Nick chi é la tua amichetta? La nuova modella che lavora con te di cui ci avevi parlato?- mi chiede Dylan avvicinandosi.
 
Annuisco e vado a sedermi al bancone degli alcolici.
Gli altri mi seguono ed una di quelle ragazze di cui non ricordo nemmeno il nome mi si struscia lascivamente addosso.
Mi volto a guardarla indifferente e la bionda mi sorride per poi poggiare una mano sulla mia spalla.
Ma da dove le hanno prese queste assatanate? 
 
- Martini- ordino al cameriere, senza degnare di uno sguardo la biondina abbarbicata alla mia spalla.
 
- Allora- comincia, tracciando una linea col dito sul mio collo - Nick- pronuncia il mio nome e poi schiocca la lingua contro il palato - Di cosa ti occupi?- 
 
Mi sta dando sui nervi, ma la cosa che mi manda più in bestia non é tanto lei, quanto io stesso.
Diavolo alla fine é sempre la stessa cosa, insomma, la ragazza facile mi viene incontro, chiacchiera per un po' come una gallina, poi ci si chiude in un bagno e ci si " diverte".
E cosa sto facendo adesso? Mi dà fastidio la presenza di questa tizia, riesco a pensare solo alla scocciatura, a dove possa essere e a cosa stia facendo.
 
- Ti va di divertirti un po'?- mi chiede poggiando le labbra dietro il mio collo.
 
M'irrigidisco all'istante, ma non perché mi abbia eccitato il suo gesto, bensì perché mi ha dato un enorme fastidio.
 
La scanso e mi volto a guardarla - No, non mi va- Forse un po' troppo duro, anche perché la biondina ha praticamente gli occhi fuori dalle orbite.
 
Si gira indispettita e si butta su Dylan, che sicuramente le darà maggiori soddisfazioni.
Prendo il mio Martini e comincio a berlo lentamente.
 
- Un Martini anche per me- sento dire a Daniel, spuntato accanto a me dal nulla.
 
- Lei dov'è?- Non so da dove mi sia uscita questa domanda, fatto sta che sono stato proprio io a farla.
 
Vedo Daniel sorridere stranamente ed afferrare il suo bicchiere- Sta parlando con le ragazze- 
 
Faccio spallucce e continuo a bere - É inutile che fai l'indifferente, si veda lontano un miglio che ti piace- Per poco non sputo il mio alcolico in faccia al cameriere al solo sentire le sue parole.
 
- Che cavolo stai dicendo?- sbotto tirandomi dei colpi sul torace per via del sorso che questo emerito idiota mi ha fatto andare di traverso.
 
Sorride - Solo la verità, e te l'ho detto, lei m'incuriosisce- Sposta lo sguardo su qualcuno alle mie spalle - Vorrei proprio sapere come ha fatto a fare breccia nel cuore di un playboy incallito come te- Ride e mi tira una pacca sulla spalla.
 
- Tu hai visto un film- taglio corto.
 
- Sì, in cui tu e lei siete i protagonisti, e mi sto divertendo un monte a vederlo- Sorride e si tracanna tutto il Martini - Non é roba da tutti i giorni vederti innamorato del resto- 
 
- Un'altra frase simile o senza senso e ti uccido- lo minaccio, finendo anch'io di bere il mio drink. 
 
- Ehi c'è un tizio che si é avvicinato a Fede- dice d'un tratto, facendomi voltare di scatto a guardare.
 
Ebbene sì, non mi stava prendendo in giro, c'è un damerino che ci sta provando.
Dio mio, ma perché ho accettato di portarla, mi sta facendo impazzire!
 
- Fossi in te io andrei a marcare il territorio- mi suggerisce, guardando serio il tizio.
 
- Esatto, ti conviene andare, le ha appena chiesto di ballare- interviene Gordon, sistemandosi gli occhiali e appoggiandosi di schiena al bancone.
 
Il damerino va subito al sodo, eh. Tanto sappiamo tutti come va a finire la storia del ballo, dopo poco la gente s'imbuca nei bagni e ci dà dentro. 
Vorrei tanto spaccargli la faccia, se solo osa alzare un dito su di lei gli spezzo entrambe le gambe e gli faccio sparire quel sorriso da cretino che si ritrova in faccia.
 
- No, non ci penso nemmeno- É la mia risposta, nettamente in contrasto con i miei pensieri.
 
- Come preferisci amico, anche se secondo me non resisterai per molto- commenta Daniel sorridendo divertito - Io vado da una delle nostre signorine- conclude sbrigativo, dopo una mia occhiataccia.
 
Si dilegua dalla mia vista e Gordon si avvicina guardandomi di sottecchi.
Quando fa così significa solo una cosa e cioè che sta per sparare una cavolata, perché può essere solo una cavolata.
 
- Che c'é?- sbotto, non sopportando più il suo sguardo insistente.
 
- Nick- Fa una piccola pausa e sorride - Tu sei innamorato, non ci credo, lo sapevo però, me lo sentivo che lei sarebbe stata quella giusta- afferma ridendo in stile vecchia donnina pettegola.
Appunto, solo una cavolata.
 
Sbuffo - Ma vi siete messi d'accordo per sparare le stesse scemenze?- 
 
Ride e guarda davanti a sé - Nick é evidente, non puoi negarlo e comunque anche se tu lo neghi non risulti credibile. Dai ma non ti rendi conto di come la guardi? E poi credi non me ne sia accorto prima di come hai liquidato quella ragazza? Non é da te- conclude continuando a sorridere.
 
- Non mi andava e basta- taglio corto cominciando ad innervosirmi seriamente.
 
- E lei non é da meno- continua, come se io non avessi nemmeno parlato - Ti ama Nick, lo vedrebbe anche un cieco. Siete stracotti l'uno dell'altra- 
 
- Da quando hai deciso di dedicarti a questo genere di attività? No perché ti impegni a sparare cavolate- commento ghignando.
 
- Sono solo un buon osservatore e da buon osservatore vedo che il tizio si sta avvicinando sempre di più alla tua amata mentre ballano- indica con un dito la scena davanti a sé e mi fa segno di guardare.
 
Ok, ora m'incavolo di brutto. 
La sta praticamente abbracciando! Che diavolo stanno facendo? 
 
- Nick intervieni, se non lo fai te lo faccio io. Lei si sta lamentando e lui continua ad avvicin...- Non sento la fine della sua frase che sono già scattato in avanti.
 
Mi faccio largo tra la gente, spingendo se necessario, e finalmente li raggiungo.
Afferro per un polso la scocciatura e la strattono verso di me, lancio uno sguardo di fuoco al damerino che alza le mani in segno di resa e la trascino verso i bagni.
 
- Che stai facendo?- urla, cercando di divincolarsi alla mia presa.
 
Non le rispondo. Sono talmente incavolato che potrei spaccare tutto quello che trovo.
Ciò che mi piacerebbe di più spaccare però sarebbe la faccia di quel tizio, potrei anche farci un pensierino dopo.
 
La strattono ancora e apro la porta del bagno degli uomini furioso.
Bene, non c'è nessuno.
Le lascio il braccio e mi volto a guardarla.
 
- Si può sapere che stavi facendo?- chiedo incrociando le braccia al petto.
 
Strabuzza gli occhi e mi guarda incredula- Che stavo facendo io?! Non so se l'hai notato, ma stavo ballando. Che cosa fai tu piuttosto- sbraita indicandomi.
 
- Ah quindi strusciarti addosso ad un tizio che nemmeno conosci ti sembra ballare?- chiedo pungente - Non sapevo si chiamasse così ora-
 
- Sei...sei...- Stringe le mani a pugno ed abbassa la testa - Sei un'idiota- urla, puntando i suoi occhi nei miei - Mi credi una poco di buono?- 
 
- Non ho detto questo- preciso scrollando le spalle.
 
- Ma é la seconda volta che lo insinui- puntualizza fissandomi - Non...non...- Sta tremando - Non sai nulla, come prima, quando mi hai vista con quel ragazzo. Se tu ti fossi interessato almeno un po' e mi avessi ascoltata forse avresti saputo che dopo essermi persa quel ragazzo aveva cominciato ad importunarmi e l'unica cosa che ho fatto é stata difendermi- Sorride mesta - Ma hai subito tratto le conclusioni sbagliate e lo hai fatto anche adesso. Non mi sono strusciata a nessuno, stavo solo dicendo a quel "tizio" di non avvicinarsi troppo, fine della storia- Alza la testa e mi guarda furiosa - Ma non devo affatto giustificarmi, non te ne importa nulla e come hai detto tu posso provarci anche con tutti i ragazzi che ci sono qui, quindi, se non ti dispiace adesso tornerei di là- 
 
Muove un passo verso la porta e poggia la mano sulla maniglia.
 
- Mi dispiace eccome- dico prendendola per un polso e imprigionandola contro la porta - Tu non vai da nessuna parte-
 
- Io invece credo di sì, lasciami- sbotta guardandomi negli occhi.
 
- Puoi ripeterlo all'infinito e urlare quanto ti pare, non ho nessunissima intenzione di lasciarti andare- Appoggio le mani ai lati della sua testa e la osservo intensamente.
 
- Hai fatto rima- mi fa notare sorridendo appena, poi sembra riprendersi - E comunque questo non giustifica il tuo comportamento di prima- conclude seria.
 
Mi avvicino al suo viso ed appoggio le labbra sul suo collo scoperto - Odio pensare che altri ti possano toccare- Inspiro sulla sua pelle e le carezzo un braccio - O che possano respirare il tuo profumo- Le circondo la vita e la stringo a me - O che ti possano stringere come faccio io- Risalgo lentamente con le labbra fino al suo viso - O che ti possano baciare- Schiudo le labbra e le poggio delicatamente sulle sue.
 
Inizialmente la sento protestare e cercare di divincolarsi, poi si abbandona tra le mie braccia e risponde al bacio.
L'artiglio per i fianchi e faccio scontrare i nostri bacini, solo per farle sentire quanto la desidero.
Geme sulle mie labbra ed approfondisco il bacio insinuando la mia lingua nella sua bocca.
Lentamente le sue mani si vanno ad incastrare tra i miei capelli, tirandoli appena e staccando di poco il mio viso dal suo.
 
- Ti odio- sussurra col fiato corto.
 
Sorrido - Anch'io- Ritorno a baciarla nuovamente, bramando un contatto sempre più diretto fra i nostri corpi.
Sto perdendo il controllo, di nuovo.
La voglio, la voglio più di ogni altra cosa al mondo, mi sento vuoto altrimenti.
E non credo si tratti solo di una questione fisica, la voglio avere in tutti i sensi.
 
- Sei mia- Ansimo sulla sua bocca e porto le mani sul suo viso, sfiorandolo dolcemente.- Nessuno si può permettere di farti ciò che faccio io, nessuno- ribadisco andando a baciarla sul collo.
 
- Vale...lo stesso...per te- le sento dire ansante, mentre riporta la sua bocca sulla mia.
 
La bacio con passione e poi sempre più dolcemente, fino a che non appoggio stancamente la mia fronte sulla sua.
Abbiamo entrambi il fiato corto e il battito del cuore accelerato, o almeno io.
Stupido cuore mal funzionante.
 
- Ti accompagno al campus- dico, allontanandomi da lei e lasciandola passare.
 
Annuisce pensierosa ed insieme usciamo dal locale.
C'è il doppio della gente adesso, ci manca solo che la riperda e che qualcuno la importuni nuovamente.
Adesso che ci penso, ricordo perfettamente il viso di quel ragazzo, dopo magari sistemo anche lui, così alla prossima ci pensa due volte prima di farmi incavolare.
 
La guardo osservare la ressa di gente quasi impaurita, forse sta pensando alla mia stessa cosa.
 
- Dammi la mano- dico porgendole la mia.
 
Mi guarda confusa e poi sorride - Come i bambini- Mi passa la mano e la stringo nella mia.
 
- Come i bambini- concordo cominciando a camminare tra la massa di gente.
 
Usciti dalla bolgia non so perché continuo a stringerle la mano.
Non mi va di lasciarla andare. É mia, come tutto di lei.
 
Guardo le nostre mani intrecciate e poi la osservo camminare al mio fianco.
Sembra che nemmeno lei sia intenzionata a lasciarmi andare, quindi va bene così.
 
- Nick- mi chiama flebilmente - Quindi prima eri geloso?- chiede, e riesco a vedere che sta sorridendo, anche se sta a testa bassa.
 
- Sì- Cavolo cos'é sta risposta?! Non posso essere stato io a dirlo veramente.
Eppure...preferisco aver detto la verità piuttosto che rischiare di allontanarla ancora da me.
Nick stai diventando un rammollito.
 
Si avvicina a me, facendo scontrare la schiena contro il mio petto, e poggia la testa sul mio braccio.
Senza nemmeno pensarci le circondo la vita con entrambe le braccia e continuiamo a camminare, anche se in maniera molto strana.
Non mi capisco più, la sto abbracciando dannazione e mi piace da morire, vorrei poter stare così per sempre, vorrei non poterla lasciare mai più.
 
Una volta arrivati al campus entriamo nel corridoio e ci stacchiamo.
Inspiegabilmente mi sento già vuoto, come se fossi privo di tutto, nudo.
 
Si volta verso di me e mi guarda intensamente, come sto facendo io del resto.
Non voglio lasciarla andare, vorrei poter stare ancora con lei, anche solo per guardarla come sto facendo adesso, mi basterebbe.
 
- Nick, non voglio entrare- sussurra, poi abbassa la testa - Scusa ho detto una scemen...-
Sta per abbassare la maniglia di camera sua quando la blocco, poggiando la mia mano sulla sua.
 
- Rimani con me allora- dico di getto, quasi in una preghiera, come spaventato all'idea che si possa allontanare.
 
Mi guarda stupita e si riavvicina sorridendo - E dove?- 
 
- Vieni con me, a casa mia- 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
Eccomi qua come promessooooo!
Una volta tanto pubblico in tempo, pazzesco! Ahahahahah
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche se è stato moooolto lungo, forse troppo, magari vi avrò annoiate...
In caso scusate */\*
Non so più che dire, arrivata qua mi scordo di tutto...mah...
Ah, scusate per gli errori di grammatica o di battitura presenti il problema è che non l'ho riletto per pubblicare in tempo ^_^
Fatemi sapere, e grazie mille di tutto!!!!
Alla settimana prossima, un bacioneeeeeee!!!!!

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Capitolo 21
*** Need of you ***


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Need Of You





Pov Federica
 
Annuisco e sussurro un flebile sì. 
 
Nick mi si avvicina con uno sguardo...strano, sembra concentrato, molto più che intenso, poi mi sfiora un braccio con le dita ed avvicina la sua bocca al mio orecchio. - Sicura?- 
 
Annuisco ancora, credo di aver perso la voce.
Insomma, dobbiamo solo dormire, alla fine non é niente di che...vero? 
 
- Ok- sentenzia facendomi segno di seguirlo.
 
Mi accosto a lui e riprendiamo a camminare come poco prima, solo non più mano nella mano, cosa che invece mi sarebbe piaciuta.
Alla fine mi basta averlo accanto, é per questo che ho accettato di andare a casa sua.
Forse é una cosa stupida, ma é così, insomma...non credevo che essere innamorati rendesse tanto scemi.
 
Sorrido tra me e me ed abbasso la testa per guardarmi le punte delle scarpe.
Ci manca solo che mi ridica un'altra volta che sorrido come un'ebete, se no potrebbe mettersi in testa che sorrido perché sono contenta di essere con lui, che alla fine é così, però non credo che per lui sia lo stesso.
Quando ha ammesso di essere geloso mi si é fermato il cuore, l'ho sentito chiaramente, per poi ripartire a battere alla velocità della luce.
Quelle due letterine, "sì", mi hanno fatta toccare il cielo con un dito, se avessi potuto avrei saltato dalla gioia per tutta la strada, ma mi sono trattenuta.
Ho preferito stringermi a lui e con mia grande sorpresa anche lui mi ha abbracciata.
Forse sono state tutte queste piccole cose a spingermi ad accettare il suo invito, perché ormai sono drogata di Nick.
In poco tempo é diventata la persona più importante della mia vita, della quale, sono sicura, non potrei fare a meno, della quale non mi stancherei mai, della quale mi sono innamorata perdutamente.
Mi é entrato dentro, nel cuore, e se ne é preso i tre quarti.
Ed io, da stupida, non me ne ero nemmeno accorta, vorrei tanto sapere come ho fatto ad essere tanto cieca per così tanto tempo.
 
- Hai freddo?- mi chiede, ridestandomi dai miei pensieri.
 
- No no, sto bene, grazie- dico senza pensarci, ancora intontita per l'interruzione.
 
Ma dove siamo? Non mi sono accorta di nulla tanto ero presa dai miei pensieri, praticamente se ci fosse stata un buca gigantesca in mezzo alla strada ci sarei cascata direttamente dentro senza accorgermene. Bene.
 
Cavolo sì che mi fa freddo! Tutta colpa di questo vestito e del giubbotto che non copre nulla.
Mi stringo nelle spalle e faccio uscire dalla bocca la familiare nuvoletta bianca.
 
- Siamo quasi arrivati- m'informa mentre si leva il giubbotto- Tieni- Me lo passa senza nemmeno guardarmi, rimanendo così solo in camicia.
 
- No, non se ne parla, mettitelo subito- ordino accigliata e perentoria.
 
Solleva un sopracciglio e si volta a guardarmi divertito- Tranquilla, non morirò di freddo, piuttosto tu che stai tremando- constata facendo uno dei suoi soliti sorrisi sghembi.
 
- Non sto...tremando- ribatto digrignando i denti. Oh sì che sto tremando, i miei denti hanno una vita propria in questo momento, e lo stesso vale per le braccia.
 
- A me sembra di sì invece- Mi guarda tremare e solleva ancora di più il sopracciglio - Forza, mettitelo scocciatura- ordina sorridendo...dolce.
 
- E tu? Hai solo una camicia, potresti prenderti una polmonite o peggio la broncopolmonite- Mi porto le mani sul viso realmente preoccupata.
No, sul serio, se poi si ammala io come farei senza di lui? Anche se...potrei prendermi cura di lui, come lui ha fatto con me, e sarebbe bello, cioè, pero non sto sperando che si ammali, assolutamente.
 
Mi arriva una pacca sulla testa e mi risveglio nuovamente dai miei assurdi pensieri.
 
- Prendilo e taci. Ah, e per inciso, lo faccio solo perché se tu ti ammalassi sarebbero un altro paio di maniche e saresti più scocciatura di quanto tu non lo sia già- precisa passandomi nuovamente il giubbotto - Ora infilalo, tanto siamo quasi arrivati- 
 
Senza dire una parola, ma solo sorridendo come una scema, afferro il suo giubbotto e me lo metto sopra le spalle.
Profuma di lui, un profumo intenso, che mi fa andare su di giri, completamente.
L'odore del mio Nick...vorrei poterlo avere sempre addosso, vorrei potesse esistere un flacone del suo odore, di modo che mi possa sempre addormentare immaginando di averlo accanto.
Suvvia Fede, che pensieri sdolcinati, non ti puoi rimbambire così.
 
Camminiamo ancora per qualche minuto, poi si ferma davanti ad un portone di vetro satinato ed estrae le chiavi dalla tasca dei pantaloni.
Oddio, mi sta battendo il cuore all'impazzata, sono così emozionata.
Entriamo nel condominio e immediatamente chiama l'ascensore.
Cavolo, mica se la passa male. A giudicare dall'ingresso dell'edificio deve essere molto costoso il suo appartamento.
 
Mi guardo intorno estasiata. Il lampadario sopra le nostre teste é qualcosa di meraviglioso, sembra tanto uno di quelli dei saloni ottocenteschi, é di cristallo ed enorme.
Ad incorniciare l'ascensore ci sono poi due colonne di marmo con delle leggere venature dorate e tutto intorno é del medesimo materiale e colore.
Non mi meraviglierei se l'ascensore, invece di avere le pareti di vetro, le avesse di cristallo.
 
- Vieni- mi chiama facendomi segno di entrarci.
 
Concludo la mia perlustrazione e ritorno con lo sguardo su di lui che mi sta osservando divertito, probabilmente per la mia faccia sbigottita.
Entro dentro l'ascensore e lo vedo schiacciare il bottone numero sette, dunque ultimo piano, dunque molto probabilmente attico, dunque molto costoso, dunque lussuoso.
 
- Sì, attico se é questo che ti stai chiedendo- dice, facendomi alzare di scatto la testa.
 
Corrugo la fronte - Leggi nel pensiero?- No, perché se é così é preoccupante la cosa ed io sarei fritta.
 
Sorride - No, si capiva semplicemente che stavi pensando a quello- Poi fa una smorfia altezzosa- Sei un libro aperto, e io sono bravo a leggere- conclude malizioso.
 
- Spaccone- dico, tirandogli una pacca sulla spalla e facendogli la linguaccia.
 
Ride ed usciamo dall'ascensore per andare davanti ad un portone bianco con delle rifiniture dorate. Devo dire che é tutto molto in stile.
 
Apre la porta ed entriamo in casa. Sì, senza ombra di dubbio, se la passa bene lui.
Un appartamento simile non me lo potrei permettere neanche dopo anni di duro lavoro quotidiano, vorrei sapere lui come ha fatto.
 
É strano, perché alla fine non é che sia un appartamento enorme, anzi, a prima vista direi di medie dimensioni, però dà quel senso di maestosità, eleganza e raffinatezza tipiche delle case da ricconi. 
L'ingresso é davvero molto carino, direi accogliente. 
Davanti a me si trova una libreria dai colori scuri incassata alla parete, la casa alla fine é tutto un contrasto di colori tra bianco e nero, tipico degli appartamenti moderni.
Tra l'altro sono tutti mobili lisci e lineari, molto lucidi anche, tipicamente moderno, ribadisco.
 
- Dovrei chiudere la porta- Sorride sornione e mi fa segno di spostarmi.
 
- Ah, si scusa- dico, riprendendomi dalla contemplazione della casa. Molto probabilmente sono rimasta con un'espressione da ebete dipinta in faccia, degna dell'oscar sicuramente.
 
- É bella- commento, ricominciando a guardarmi intorno.
 
Sento la serratura della porta scattare e mi volto a guardarlo, in attesa di una sua risposta.
Ho talmente tante domande da volergli fare che mi sto trattenendo a malapena.
 
- Già, carina- Fa spallucce e si avvia per il corridoio, dandomi le spalle.
 
Non capisco cosa gli stia prendendo, probabilmente c'é qualcosa che non mi vuole dire, o che lo fa stare male magari, o forse mi sto facendo un filmino da sola.
 
Scuoto la testa e lo seguo. 
Mi affaccio nella stanza in cui é appena entrato e noto che si tratta della cucina.
Apre il frigorifero ed estrae una lattina di birra, poi si appoggia al bancone e punta i suoi occhi su di me.
 
Mi siedo al tavolo e continuo a guardarmi intorno, pur di evitare il suo sguardo scrutatore.
La cucina é completamente bianca e neanche tanto piccola, é una chicca, mi piacerebbe da morire poter cucinare in una cucina così.
 
Dopo qualche minuto di silenzio riporto lo sguardo su di lui, che mi sta ancora fissando, e osservo la lattina fra le sue mani.
 
Mi acciglio- Non dovresti bere a quest'ora, ti fa male- 
 
- Pazienza- taglia corto, scrollando le spalle e riprendendo a bere.
 
Mi alzo e mi paro difronte a lui con uno sguardo a dir poco omicida. Odio quando la gente se ne frega della propria salute, specialmente se sono persone a cui tengo.
 
Gli strappo la lattina di mano, rischiando di rovesciare tutto il contenuto per terra, e la svuoto nel lavello. - Così impari a non darmi retta- affermo piccata.
 
Mi volto a guardarlo e lo vedo sorridere malizioso, cosa del tutto sbagliata, al massimo dovrebbe essere innervosito dal mio gesto.
 
- Ti preoccupi per me?- chiede, avanzando lentamente.
 
Sollevo le sopracciglia e scrollo le spalle- Molto più di te sicuramente, e comunque il tuo fegato mi stava implorando aiuto. Sai dovresti bere di meno, non ti fa bene tutta questa robaccia che ti tracanni- lo riprendo a mo' di mammina che fa la predica al bambino cattivo.
 
Sorride e mi circonda la vita con le braccia- Quindi ti preoccupi per me- non é una domanda, solo una constatazione.
 
Confessare o non confessare? Questo é il problema. 
 
- Beh, mi pare naturale- dico appoggiando le braccia sulle sue - E poi anche tu ti sei preoccupato per me, no?- domando in un sospiro, abbassando la testa.
 
Mi sento infuocare solo con un suo sguardo, quindi meglio che tenga gli occhi puntati sul pavimento se non voglio scottarmi.
Poi ho appena rivelato che mi preoccupo per lui, anche se, in fondo, non c'è nulla di male.
Dipende solo da come reagisce lui.
La cosa più imbarazzante é la domanda che ho fatto dopo, insomma, e se non fosse così?
Se in realtà non si fosse mai preoccupato per me? 
Mi prenderei a testate da sola, se potessi, quando faccio queste domande così, a bruciapelo.
Tra l'altro é calato il silenzio, perché? Forse dovrei dire qualcosa, forse dovrei guardare la sua espressione per capire qualcosa, ma non ce la faccio...sento di essermi esposta troppo.
 
Sobbalzo leggermente quando sento le sue labbra sui miei capelli, ma rimango immobile.
Con una lentezza sfinente scende lungo il profilo del mio viso fino a che non mi solleva il mento con una mano, per guardarmi negli occhi.
Poi azzera le distanze tra le nostre bocche e mi bacia dolcemente, come mai prima d'ora.
Le mani dietro la mia schiena mi avvicinano a lui, facendomi entrare in contatto con il suo petto, rivestito solo dalla camicia.
Passo lentamente le mani dietro al suo collo e mi alzo sulle punte per approfondire il bacio, che da dolce sta divenendo sempre più di fuoco.
Mi solleva per i fianchi ed appoggia sul tavolo, cominciando a carezzare le mie gambe nude e facendomi fremere ad ogni contatto.
 
Poi un lampo attraversa la mia mente.
Non ha risposto alla domanda, e forse sta cercando di distrarmi per farmi dimenticare di tutto.
Forse é veramente come avevo pensato, magari non si é mai preoccupato per me, e probabilmente mi considera come una delle tante. 
Un'altra conquista.
 
Mi stacco da lui, quasi schifata dal mio stesso pensiero, e lo guardo negli occhi, adesso più vividi e liquidi - Non hai risposto alla domanda- dico, cercando di nascondere l'ansia.
 
- Non credevo ce ne fosse bisogno- risponde solo, poggiando le mani ai lati delle mie gambe e fissandomi serio.
 
Corrugo la fronte- Le tue risposte sono sempre ambigue. Vogliono dire tutto e il contrario di tutto- 
 
Sorride e riavvicina il suo volto al mio, posando poi le labbra sul mio collo- Vuoi davvero una risposta? Non ci arrivi?- chiede in un sussurro, passando una mano sul mio fondoschiena e facendomi scivolare verso di lui.
 
- No, non ci arrivo- ribatto, attutendo il duro colpo al mio orgoglio con una scrollata di spalle, come se non m'importasse veramente.
 
Sorride nuovamente e inaspettatamente mi bacia con passione.
Rispondo al bacio anche se sono tentata di fermarlo, insomma, in questo modo non mi sta rispondendo...o forse sì.
Ah, accidenti, non ci capisco più niente, sto impazzendo!
 
Quando sto per allontanarlo per una seconda volta, mi precede e stacca le sue labbra dalle mie, rimanendo comunque vicino, tanto da riuscire ancora a sfiorarle- Per quanto mi costi ammetterlo, sì mi preoccupo per te, stupida scocciatura, ed é incondizionata la cosa, quindi non farti strani giri mentali- confessa sorridendo e tornando a baciarmi.
 
Adesso sono più intontita di prima.
Anche se mi ha detto di non farmi "strani giri mentali" non posso fare a meno di essere felice, anzi, felice é riduttivo.
Urlerei di gioia se solo potessi.
Nick si preoccupa per me, quindi questo significa che in un certo senso ci tiene a me, anche se la cosa é incondizionata.
Ma dopotutto anche il mio preoccuparmi per lui é del tutto incondizionato, anche se il mio é dovuto al fatto che lo amo, quindi é un po' diverso.
Ma mi va bene così per ora, non potrei essere più felice in questo momento.
 
Gli allaccio le braccia al collo e sorrido sulle sue labbra.
 
Sorride anche lui e si stacca da me per guardarmi negli occhi- Perché ridi?- mi chiede curioso.
 
Scuoto la testa ed abbasso gli occhi- Così- dico, continuando a sorridere come una scema, poi mi torna alla mente la sua frase iniziale- Perché per quanto ti costi ammetterlo?- 
 
Fa una smorfia- Non sono il tipo che si preoccupa per qualcuno all'infuori di se stesso- Sorrido ancora di più e lo nota- Sarà per il fatto che sei una piccola combina guai incallita e attentatrice alla tua vita che mi fai questo effetto, ma alla fine ciò che mi preoccupa di più é la tua sanità mentale- Ride al mio sguardo di fuoco e gli tiro un pizzicotto sul fianco.
 
- Grazie Mr. Simpatia- borbotto, fintamente offesa e trattenendo a malapena un sorriso.
 
- Di niente scocciatura- Scrolla le spalle e si allontana per farmi strada verso la sua camera.
 
Lo seguo ancora con il sorriso stampato in faccia e lo vedo aprire una porta in fondo al corridoio.
 
- Questa é la camera- annuncia annoiato e mostrando la stanza con un braccio.
 
Entro e rimango un momento ad osservare il tutto.
É grande, spaziosa e...stupenda. Non so perché, alla fine é una camera matrimoniale normale, arredata in modo impeccabile e in chiave moderna ...però, come il resto della casa, dona quel senso di...familiarità, almeno per me.
Strano dato che non ho mai messo piede in questa casa, la cosa é totalmente incomprensibile.
 
Noto, sulla parete davanti a me, un'enorme finestra che illumina la stanza con le luci provenienti dall'esterno, creando una leggera e rilassante penombra.
Sembra quasi che sia la luna stessa ad illuminare la stanza, con la sua luce bianca e pura, che poi si riflette sul parquet della camera, donando un'atmosfera pacifica.
 
Mi avvicino lentamente alla finestra e guardo al di fuori.
Mi sembra quasi di poter dominare il mondo da quassù, forse sarà dovuto al fatto che questa finestra é talmente grande da toccare terra ed arrivare fino al soffitto, fatto sta che é una sensazione incredibile.
Vorrei poter rimanere per sempre a guardare il mondo da qua, quasi metaforicamente al di sopra dei problemi.
 
- Ti piace?- La voce di Nick mi arriva da dietro le spalle e dopo poco mi sento circondare la vita dalle sue forti braccia.
 
Annuisco, col cuore a mille per il suo gesto inaspettato, e continuo a guardare i palazzi e le vie deserte all'esterno.
 
- Dona pace stare quassù, ad osservare fuori- sussurro, appoggiando la testa contro il suo petto.
 
- É la parte della casa che preferisco infatti- confessa, poggiando il mento sulla mia testa.
 
Sembriamo una coppietta messi così, e la cosa non mi dispiace affatto, anzi, ci rimarrei anche giorni in questa posizione.
 
Poi ride- Almeno posso osservare gli altri e vedere quanto io sia infinitamente superiore a loro- 
 
Rido anche io e mi giro verso di lui per tirargli una scappellotto sulla testa, poi mi sciolgo controvoglia dal suo abbraccio ed appoggio il giubbotto sul comò vicino al letto.
 
Sorrido ancora quando una cruda realtà si fa spazio nella mia mente - Nick, non ho il pigiama- lo avviso, conscia della mia sbadataggine.
Cavolo, ero davanti alla mia camera prima, come ho potuto dimenticarmi di prendere il pigiama.
 
Sorride e si avvicina a me- Lo so, ti darò una mia camicia o maglietta- Si abbassa ed apre il terzo cassetto del comò, poi si volta a guardarmi e sorride malizioso- O preferisci dormire nuda? Per me non ci sono problemi, te lo assicuro- 
 
- No, non c'é bisogno che tu mi assicuri nulla, tranquillo- Sorrido a presa in giro- Ora dammi una camicia- ordino perentoria.
 
Alza le mani in segno di resa- Come vuoi- Mi porge una camicia azzurrino chiaro e l'afferro facendogli la linguaccia.
 
Ride e si prende una maglietta bianca con un, almeno per me, provocante scollo a V.
Deglutisco a vuoto e mi guardo intorno.
 
- Dov'è il bagno per cambiarmi?- chiedo stupidamente.
 
Mi guarda scettico e poi sorride sghembo- Credo di averti già vista solo in intimo, e non mi dispiacerebbe replicare, comunque é la prima porta a destra appena esci- spiega indicando quella di camera.
 
- Ah, sì, già, ok, vado- dico infine, mezza intontita per averlo visto togliersi la maglietta e rimanere a petto nudo.
 
Esco di corsa accaldata e mi chiudo in bagno.
Qui la situazione sta degenerando, decisamente. Io sto diventando sempre più scema e Nick sta...lo sta facendo apposta santo cielo, ne sono sicura.
E poi togliersi la maglietta in...quel modo, con quel sorrisino da schiaffi, lo sapeva che lo stavo fissando, l'ha fatto apposta, sta cercando di farmi capitolare ai suoi piedi.
Ma si sbaglia di grosso se pensa di riuscirci, eh eh, non mi faccio abbattere da così poco, ci vuole ben altro.
Eppure sono scappata da quella camera perché mi sentivo andare a fuoco...poco coerente la cosa.
 
Mi tolgo il vestito ed indosso la sua camicia.
E ancora una volta sento il suo odore, il suo buonissimo odore.
Quasi quasi me la rubo poi questa camicia, almeno ci potrei dormire tutte le notti, non male come idea.
 
Adesso sarei anche pronta per uscire, sì, certo.
Non so perché, ma mi stanno tremando le gambe e ho il cuore che batte a mille. 
Ma non ce n'é motivo, insomma dobbiamo solo dormire, ed abbiamo già dormito insieme, nello stesso letto, quindi non dovrebbero esserci problemi.
Appunto, non dovrebbero, però sono agitata stavolta, troppo e mi devo dare una calmata se non voglio rischiare di farmi prendere da un attacco di tachicardia.
 
Prendo un grosso respiro ed apro la porta.
 
- Meno male, pensavo ci fossi caduta dentro- commenta il diavolo, piazzandosi difronte a me- Sciò, devo entrare io- Mi fa segno di spostarmi e lo fulmino con lo sguardo.
 
- Cafone- sbotto, incrociando le braccia al petto e andandomene via con un cipiglio altezzoso.
 
Stupida mossa visto che nell'incrociare le braccia mi si é alzata la camicia, scoprendomi parte del sedere, ma ovviamente di certe cose me ne accorgo sempre troppo tardi.
 
- Bel sederino- commenta il diavolo ridendo. 
 
Spalanco gli occhi e distendo immediatamente le braccia, a mo' di soldatino.
Quando mi giro per dirgliene quattro si é già chiuso in bagno...e sta continuando a ridere il cafone! 
 
Però almeno mi ha fatto un complimento...sorrido ed alzo le coperte del letto sistemandomi dalla parte più vicina al finestrone, lasciando a Nick quella vicina alla porta.
Ed ecco che ricomincia il batticuore.
 
Mi giro su un fianco per dare la schiena alla porta e quindi a Nick quando entrerà, anche perché alla sua sola vista potrebbe salirmi il cuore in gola da quanto sono agitata.
 
Sento la serratura della porta scattare e poco dopo dei passi dirigersi verso il letto.
Le coperte che si spostano ed infine il suo corpo vicino al mio, anche se non in contatto.
 
- Nick- lo chiamo, dopo qualche minuto di silenzio- Posso farti una domanda?- 
 
Non mi risponde, ma lo sento fare un verso che sta a significare un sì.
 
- Come hai fatto a permetterti un simile appartamento?- domando di getto.
É una domanda che mi assilla da quando ho messo piede in questa casa, con ciò non significa che io voglia farmi gli affari suoi...oh, ma certo che voglio farmi gli affaracci suoi, vorrei poter sapere tutto di lui, anche le cose più frivole.
 
- Non me lo sono comprato io- comincia, con un tono di voce più freddo e distaccato- É solo un regalino del nuovo marito di mia madre- sputa con rabbia, soprattutto enfatizzando la parola regalino.
 
Mi volto dalla sua parte e lo osservo nella penombra.
Ha la mascella contratta, i muscoli delle braccia irrigiditi e lo sguardo fisso sul soffitto.
É sicuramente un qualcosa che lo fa stare male e quantomeno in questo momento vorrei essergli d'aiuto, per capire.
 
- Ne vuoi parlare?- chiedo in un sussurro, quasi impercettibile.
Sarebbe inutile se lo spronassi con altre domande, finirebbe solo col chiudersi a riccio e negarmi l'accesso ai suoi sentimenti.
 
Cala il silenzio. 
 
Non un silenzio pesante o imbarazzante, ma solo meditativo. Probabilmente starà decidendo se aprirsi e raccontarmi tutta la storia oppure tacere e dirmi di fare gli affari miei.
 
- Non c'è molto da dire- comincia, spezzando il silenzio- Quando avevo sedici anni mia madre si é risposata con un uomo parecchio ricco e facoltoso, un anno dopo quel pezzente mi ha comprato questo appartamento, per levarmi di torno, e vivo qui dall'età di diciassette anni- spiega, stringendo i pugni e chiudendo gli occhi per cercare di contenere la rabbia.
 
Rimango scossa per qualche minuto dal suo breve racconto e poi mi faccio più vicina, sfiorandogli il braccio con le dita.
 
- Tua madre?- chiedo, continuando a carezzarlo lungo l'avambraccio.
 
Si rilassa sotto il mio tocco e sospira- Lei non si é opposta, non ha mai avuto un esagerato istinto materno- Sorride tristemente- Credo non l'abbia mai avuto. A mia madre andava bene, alla fine sarei stato solo d'impiccio per i loro piani che comprendevano viaggi, loro, ma non me. In questo momento non so nemmeno dove siano, mia madre si é volatilizzata nel nulla, l'ultima volta che mi ha chiamato credo sia stata un anno fa, o forse anche di più- conclude, alzando un braccio e passandomelo intorno alla vita, per stringermi a sé.
 
Mi avvicino ancora di più ed appoggio il braccio sul suo petto, prendendo a giocare con l'orlo della sua maglietta.
 
- Quando é stata l'ultima volta che hai visto tua madre?- 
 
- Il giorno in cui mi sono trasferito qui, quindi quattro anni fa. Era venuta a salutarmi e a dirmi di fare il bravo, poi non l'ho più vista- conclude mesto.
 
- E il tuo vero padre?- chiedo, alzando il viso per guardarlo.
 
- Lui non l'ho proprio mai visto, non so nemmeno che faccia abbia. Da quello che mi aveva detto mia madre so solo che si erano sposati presi dalla foga del momento, una settimana dopo essersi conosciuti- Scuote la testa e sorride- Poi lei era rimasta incinta e lui se ne era andato, pure lui volatilizzato nel nulla, aveva lasciato solo un biglietto in cui diceva di non essere pronto per avere un figlio- 
 
- E non si é mai più fatto sentire?- chiedo ancora più scioccata.
 
- Se lo ha fatto io non l'ho mai saputo- risponde, voltando la testa per guardarmi e sorridere- Come mai tutte queste domande?- 
 
- Così- taglio corto, abbassando la testa.
 
Un secondo dopo mi ritrovo con la schiena attaccata al materasso e Nick che mi sovrasta, sopra di me.
 
- Perché?- insiste, inchiodandomi con lo sguardo.
 
Non...non riesco a distogliere i miei occhi dai suoi, sono come ipnotizzata.
Totalmente persa nel suo sguardo.
 
- Quando siamo entrati in casa prima e ti ho detto che era bella, hai risposto in un modo strano, sembravi triste e assente, quindi ho capito che c'era qualcosa che non andava- spiego brevemente, senza staccare i miei occhi dai suoi.
 
Sorride- E tu avresti capito tutto questo dal mio tono di voce?- 
 
- Ascoltando s'impara- rispondo sicura di me- Basta prestare attenzione- 
 
Continua a sorridere...felice e mi sposta una ciocca di capelli sul cuscino- Sembri più vecchia della tua età, sai? Fai già i discorsi da nonnina- mi prende in giro scoppiando a ridere.
 
Rido e gli tiro una spinta, facendolo ricadere accanto a me, anche se credo non sia tutto frutto della mia forza.
Mi sollevo su un gomito e lo osservo ridere.
 
- Tutta invidia. E solo perché non vuoi ammettere che io sono più saggia e saccente di te nonostante sia più piccola- Sorrido e mi sposto una ciocca di capelli dietro la spalla con fare altezzoso- Ma si sa che i maschi sono più stupidi e ottusi delle femmine- 
 
Scoppio a ridere quando mi sento afferrare per i polsi e tirare verso di lui, o meglio, sopra di lui.
Appoggio le gambe sulle sue, anch'esse nude visto che indossa solo i boxer, e continuo a ridere come una pazza.
Mi tira ancora di più per i polsi per avvicinare il mio viso al suo, e nel farlo non solo mi si solleva la camicia lasciandomi scoperto il sedere, ma mi struscio involontariamente su tutto il suo corpo, ed in particolare su quel punto.
 
- E chi é che dice queste idiozie?- mi chiede sorridendo e senza lasciarmi i polsi.
 
Faccio spallucce- É risaputo, i maschi sono cerebralmente meno sviluppati delle femmine- continuo ridendo.
 
Solleva la testa ed avvicina il suo volto al mio- Se, certo, ne riparleremo quando avrai le prove- conclude prima di congiungere le nostre labbra.
 
Mi lascia i polsi e scende con le mani sulla mia schiena, sfiorandola da sopra la camicia, poi, non appena il bacio si fa più frenetico porta le mani sul mio sedere, toccandolo appena.
Tremo leggermente per quel nuovo contatto e, dopo aver appoggiato le mani ai lati della sua testa, mi avvicino ancora di più al suo viso, strusciando nuovamente.
Freme sotto di me e sento l'amichetto dei suoi paesi bassi svegliarsi, poi geme sulle mie labbra ed introduce la lingua nella mia bocca.
Aumenta la presa sul mio sedere ed inverte le posizioni, senza staccare le nostre labbra.
 
Sto rischiando l'autocombustione, mi sento estremamente calda, in tutto il corpo.
Poi ho lo stomaco che...non lo so, mi fa male, ma é un dolore piacevole che si irradia fino in mezzo alle gambe.
Tutte sensazioni che non avevo mai provato prima e che mi stanno lasciando senza fiato.
Per non parlare del cuore, completamente partito.
 
Mi distende dolcemente e porto le mani agli orli della sua maglietta, sollevandola verso l'alto.
La sollevo fino all'addome e poi mi fermo quando sento le sue mani fare lo stesso con la mia camicia, cominciando ad aprire il primo bottone.
Velocemente li apre tutti e poi si stacca dalla mia bocca per osservarmi.
 
Deglutisco a vuoto, per la seconda volta in tutta la serata, e sento la gola ardere.
Nick si allontana da me e mi permette di concludere il lavoro che avevo iniziato, e finalmente riesco a levargli quella maledetta maglia di dosso.
 
- Dio- sussurra, cominciando a baciarmi il collo- Ti voglio, non sai quanto- continua, facendo combaciare, per la prima volta, i nostri corpi, facendo comunque attenzione a non pesarmi troppo.
 
M'irrigidisco all'istante e sgrano gli occhi.
Lui mi vuole, lo ha detto. 
E anche io voglio lui, ma ho paura, tanta e forse infondata.
 
- Ma non stanotte- aggiunge, sorridendo sulla mia clavicola e depositandoci un bacio dolce e casto.
 
Mi rilasso e lo abbraccio, poi comincio a carezzare dolcemente la sua schiena con dei movimenti lenti e cadenzati, dal basso verso l'alto.
Sospira sulla mia pelle e lascia un bacio sul mio seno, nell'anfratto di pelle non coperta dal reggiseno.
Poi velocemente ribalta le posizioni e mi mette distesa sopra di lui.
 
Chiudo la mano a pugno sul suo petto e ci appoggio sopra il mento, per guardarlo negli occhi.
Si porta un braccio dietro la testa e fa lo stesso anche lui.
Occhi negli occhi.
 
Ci fissiamo intensamente, senza dire niente, ma solo ascoltando i nostri respiri accelerati e i battiti impazziti dei nostri cuori.
É pacifico stare così, senza pensare a nient'altro che non sia lui, il mio Nick.
 
La vita é strana, ed incomprensibile. E pensare che io prima odiavo Nick, adesso invece lo amo follemente.
Non credo si tratti di destino, anche perché non ho mai creduto ne esisti uno.
Ho sempre pensato che si sia noi stessi gli artefici della nostra vita, piuttosto credo che la gente parli di destino per giustificare le proprie scelte, talvolta sbagliate.
Fatto sta che la vita é imprevedibile, come una scatola di cioccolatini, non sai mai cosa ti può capitare.
 
Mi sollevo leggermente e lo bacio per un'ultima volta.
Nick mi prende il viso tra le mani e ricambia il bacio dolcemente, poi gli sorrido e rotolo accanto a lui.
Si gira di fianco e mi attrae a lui per la vita, sistemando la mia schiena contro il suo petto.
Afferro la sua mano sul mio fianco e la tiro verso di me per intrecciarla con la mia, e Nick, sorprendendomi ancora, mi asseconda stringendomi la mano.
Poi, appena scivolo col corpo indietro per avvicinarmi ancora di più a lui, mi sposta i capelli di lato e mi bacia dietro l'orecchio e dietro al collo.
Giro la testa verso di lui e allungo leggermente il collo per lasciargli un ultimo bacio sul mento, poi ritorno nella mia posizione e gli stringo la mano intrecciata alla mia.
 
- Buonanotte Nick- biascico assonnata e chiudendo gli occhi improvvisamente pesanti.
 
- 'Notte Fede- gli sento sussurrare al mio orecchio.
 
Ma non ho il tempo di meravigliarmi per il semplice fatto che mi abbia chiamata, per la prima volta, per nome che mi addormento profondamente.
 
 
 
Mi sveglio allegra e stranamente riposata, nonostante abbia dormito poche ore.
Strofino gli occhi e guardo l'ora segnata dalla sveglia sul comodino affianco: sei e mezza.
Bene, almeno ho il tempo di tornare al campus, lavarmi, vestirmi e frequentare le lezioni.
 
L'unica cosa che mi pesa é allontanarmi da Nick.
Abbasso lo sguardo e osservo le nostre mani intrecciate, siamo rimasti tutta la notte nella stessa posizione, senza muoverci di un millimetro.
 
Rido tra me e me al solo pensiero.
 
Riesco a sentire distintamente tutto il calore del corpo di Nick irradiarsi sul mio, riscaldandolo, e non vorrei mai più muovermi, ma mi tocca, purtroppo.
 
Cerco di alzarmi dal letto, ma un braccio mi blocca all'istante.
 
- Dove credi di andare?- mi chiede sollevandomi e adagiandomi sopra il suo petto.
 
Sorrido- Sei sveglio allora, da quanto?- chiedo felice e radiosa.
 
- Sembri un panda, comunque sono sveglio da quando ti ho sentita ridere- Mi guarda e scoppia a ridere.
 
- Perché ridi?- chiedo stralunata, poi ripenso alla sua frase - Sembro un panda?- Sono sempre più intontita dal suo discorso.
 
- Poi capirai, comunque perché ridevi prima?- mi chiede mentre io sono intenta a tastarmi la faccia per capire se mi sono trasformata in un panda o sono ancora umana.
 
- Ah, ridevo perché ero felice, la mattina sono sempre di buonumor...No, cavolo- sbotto toccandomi sotto gli occhi e vedendo del nero sulle mie dita.
 
Accidenti al trucco! Mi si é tutto sbavato, ora capisco il perché del panda.
Del resto dormire truccati non é proprio l'ideale.
 
- E tu smettila di ridere- lo rimbrotto ridendo e colpendolo sulla testa.
 
Porto le mani ai lati della sua testa e mi alzo, stavolta senza essere fermata, anche perché il signorino é troppo intento a ridere come uno scemo.
 
Vado in bagno e per poco non mi prende un infarto nel guardarmi allo specchio.
Sembro uscita da un film horror, quasi quasi assomiglio alla bambina di The Ring...in poche parole sono una visione spettrale.
I capelli alla fine sono l'unica cosa decente, ma il viso, oh mammina non ne parliamo.
Mi devo struccare, non c'é altra soluzione, non posso mica uscire di qui conciata in questo modo, penseranno che Nick mi abbia tirato due pugni negli occhi.
E io dove lo trovo uno struccante? Non credo che Nick ne possieda uno, anche perché sarebbe inquietante...
Potrei comunque chiederglielo, tentar non nuoce.
 
- Nick?- Mi affaccio dal bagno e lo chiamo.
 
- Che c'è scocciatura?- mi chiede uscendo di camera e piazzandosi difronte a me con un sorriso divertito dipinto in faccia.
 
- Hai uno struccante?- Domanda scema, davvero, non credo di aver mai fatto una domanda tanto stupida.
 
Sembra pensarci, poi si apre in un sorriso- Sì, credo ne abbia lasciato una confezione la ragazza dell'altra sera- ammette tranquillo.
 
Alzo le sopracciglia scettica e con un diavolo per capello- Come prego?- sibilo fulminandolo.
 
Ride e si avvicina pericolosamente, per lui ovviamente perché potrei schiantarlo a terra da un momento all'altro.
 
Mi si para davanti e prende a giocare con una ciocca dei miei capelli- Non ti conviene girare per casa in questo modo, sopravvaluti il mio autocontrollo- sussurra maliziosamente.
 
Corrugo la fronte e poi abbasso la testa per guardarmi.
Oh cavolo, ho ancora la camicia sbottonata, e per la quarta volta sono davanti a lui solo in intimo.
Credo di averci preso l'abitudine ormai.
A parte che, beh, anche lui non é da meno, insomma, girare per casa solo in boxer non é proprio il massimo, cavolo, possiedo anche io un autocontrollo espugnabile.
 
- Stai tergiversando- gli faccio notare, per allontanare il discorso da me.
 
Sorride e mi circonda la vita con le braccia- Era anche una bella ragazza, bionda e- s'interrompe un attimo ed alza la testa pensieroso- non male a letto- conclude sorridendo.
 
Lo ammazzo. Gli stacco la testa a morsi se continua, e credo che poi gli darò anche fuoco, tanto per eliminare le prove.
 
- Pervertito- Mi sciolgo dall'abbraccio e senza aggiungere una parola apro l'acqua del rubinetto per sciacquarmi il viso.
 
Non faccio in tempo a mettere le mani sotto l'acqua che mi ritrovo con le sue labbra incollate alle mie.
É stato talmente veloce che non mi rendo nemmeno conto di come io adesso possa essere avvinghiata a lui in stile koala.
É preoccupante che il mio corpo cominci a reagire da solo.
 
No, non posso cedere così. Lo allontano e distanzio i nostri volti- Lasciami, brutto pervertito- lo accuso accigliata.
 
- No, te l'ho detto che mi ecciti quando fai la gelosa- Sorride e avvicina la testa al mio collo- E comunque non c'è mai stata nessuna bionda- sussurra prendendo a baciarlo dolcemente.
 
- Allora sei ancora più pervertito e...stupido- sbotto tirandogli uno schiaffetto sulla spalla.
Mi sento molto più sollevata adesso, però, cavolo, mi ha quasi fatta morire con la sua uscita.
 
Ride e si tira indietro con la testa- Gelosa eh?- 
 
- Tu lo sei di me?- chiedo a bruciapelo, fronteggiandolo con lo sguardo.
 
Mi guarda serio per qualche istante, sembra spiazzato dalla mia domanda così improvvisa, poi fa un passo avanti e mi afferra una mano, intrecciandola alla sua.
 
Sposta lo sguardo sulle nostre mani e poi ritorna su di me, fissandomi intensamente- Se il fatto di voler picchiare chiunque ti si avvicini o sfiori si possa considerare gelosia allora sì, da morire- conclude spiazzandomi, e senza interrompere il nostro contatto visivo.
 
Lo avevo appurato la sera prima che fosse geloso, ma...detta così, é...cavolo sto per morire, ho bisogno d'aria.
Ero sicura che se ne uscisse fuori con un "prima rispondi tu" o "non si risponde ad una domanda con un'altra domanda" invece mi ha sorpresa, ha dato la risposta che le mie orecchie aspettavano di sentire da tempo.
 
Sorrido a trentadue denti e stringo la sua mano nella mia- Considerando che ciò che hai appena detto vale anche per me, beh, ti conviene stare attento la prossima volta che mi parli della biondina, potrei riversare la mia ira su di te e non so cosa potrei farti- lo avverto facendo spallucce. 
 
Sorride malizioso e mi strattona delicatamente verso di lui- Allora se la metti così non vedo l'ora di scoprire cosa potresti farmi- sussurra cingendomi la vita.
 
- Sul fatto che tu sia un pervertito non ci sono dubbi- Scuoto la testa e sorrido.
 
Poi per la prima volta sono io a prendere l'iniziativa.
Mi alzo sulle punte e lo bacio sul mento, scendendo pian piano sul collo.
Appoggio le mani sul suo petto per sorreggermi e nel frattempo lo accarezzo delicatamente, con movimenti circolari.
Lo sento stringermi ancora di più e poi sollevare la camicia sulla mia schiena per sfiorarmi al di sotto.
Scendo ancora con le labbra fino a che non lo bacio sulla spalla, per poi dirigermi verso il petto, dove si trovano le mie mani.
Appena lo sfioro, senza nemmeno approfondire, sui pettorali, mi afferra per le spalle e mi attacca con la schiena alla parete del bagno.
Quando sto per parlare mi zittisce con un bacio di fuoco e prende a percorrere tutto il mio corpo con le mani: prima sulle gambe, poi dietro il ginocchio, poi sui fianchi, sulla schiena, sulla pancia ed infine sul viso.
 
Ci stacchiamo ansimanti ed appoggia la fronte sulla mia- Stai cercando di farmi impazzire? Perché se é così ci stai riuscendo alla grande- sussurra col fiato corto e la voce stranamente tremula.
 
- Scusa- riesco solo a dire, abbassando gli occhi.
Sono una stupida, lui cerca di controllarsi ed io lo provoco in continuazione...però anche lui non é da meno...no, la colpa é mia, anche se ancora, non riesco a capacitarmi del fatto che io abbia questo effetto su Nick.
 
Mi solleva il mento con due dita e sono costretta ad incontrare i suoi occhi- Sei scema o cosa? Non ti devi scusare, piuttosto il problema é per te che rischio di saltarti addosso, a me fa solo piacere- Sorride malizioso e si passa la lingua sulle labbra- In tutti i sensi intendo- 
 
Uhssignur, ma che discorsi fa! Io, pura ed innocente bambina, non posso ascoltare certe oscenità sconce, e poi...dette...in quel modo provocatorio.
 
Incrocio le braccia al petto e giro la testa imbarazzata- Non rispondo alle provocazioni- affermo chiudendo gli occhi con fare altezzoso.
 
Ride e mi scompiglia i capelli- Fa' presto scocciatura che poi devo venirci anch'io in bagno- Si avvia verso la porta e poi si ferma, girandosi a guardarmi con ancora quel sorrisino da schiaffi in faccia- A meno che tu non voglia fare insieme a me...- lascia la frase in sospeso e mi guarda da capo a piedi in un gesto più che eloquente.
 
Sgrano gli occhi e lo sbatto fuori dal bagno tra le sue risa e le mie accuse di essere un 
pervertito.
Appena chiudo la porta sorrido tra me e me e mi rimbocco le maniche: missione smacchiare la faccia.
 
 
 
Arrivati al campus a pancia piena, sì, perché prima di uscire di casa abbiamo fatto colazione con tutta la roba che Nick aveva in casa e posso assicurare che fosse tanta, entriamo nel corridoio già in parte popolato da studenti che corrono avanti e indietro.
 
- Sono piena come un tacchino- commento tenendomi la pancia e facendo una smorfia.
 
Lo vedo fare spallucce e sorridere divertito- Io sto bene invece- dice tranquillo, portandosi le mani in tasca.
 
Lo fulmino con lo sguardo e continuiamo a camminare.
 
Ovvio che lui stia bene! Mica aveva qualcuno che, appena si girava, gli metteva le cose nel piatto per farlo mangiare di più.
Ebbene sì, Nick mi ha fatta abbuffare facendomi passare per pazza visionaria.
Dopo esserci vestiti eravamo andati in cucina, il diavolo aveva preso due piatti e ci eravamo seduti l'uno difronte all'altra.
Fin lì tutto bene.
Poi avevamo diviso le porzioni, a ciascuno dovevano toccare una brioche e due fette di pane e marmellata.
E all'inizio era stato così! Peccato che mentre io avevo preso in mano la brioche e mi ero persa a guardare la casa quel manipolatore di cervelli aveva cominciato a tessere il suo folle piano.
Finita la brioche ero tornata con lo sguardo sul piatto e c'erano, non più due fette di pane e marmellata, ma bensì tre! 
Da tonta come sono avevo solo sgranato gli occhi e scosso la testa, senza accorgermi di quel diavolo che nel frattempo sghignazzava.
Dopo essermene fatta una ragione, avevo preso in mano la fetta di pane e cominciato a mangiarla, ricominciando ad osservare quanto pulita fosse la casa.
Mossa sbagliata! 
Il diavolo non aveva perso tempo!
Contenta che mi mancassero solo due fette di pane e marmellata mi ero rivolta un'altra volta verso il piatto, trovando sì le mie fette di pane, ma anche una brioche.
Le opzioni erano due: o la mia brioche era resuscitata o qualcuno mi stava fregando.
Ritenendo che la prima non fosse dimostrabile scientificamente e che la seconda fosse più probabile, mi ero rivolta al sopracitato diavolo manipolatore di cervelli.
Ovviamente aveva subito negato, dicendo che quella brioche ci fosse sempre stata e che in ogni caso non si deve lasciare il cibo nel piatto, quindi l'avrei dovuta mangiare ugualmente.
 
In poche parole la mia colazione si é conclusa con: tre, e dico tre, brioche, cinque fette di pane e marmellata, le risate di Nick e un diavolo per capello per me.
 
- Ma guarda- commento al suo indirizzo e strappandogli una risatina.
 
Arrivati davanti alla mia camera ci fermiamo entrambi.
Mi sembra di essere tornata alla sera prima, peccato che non si possa replicare.
 
Appoggio la schiena al muro e mi volto a guardarlo.
Nick fa un passo verso di me e porta le mani ai lati della mia testa, imprigionandomi.
Vedo dietro di lui due ragazze che lo stanno puntando e sorridono ogni qual volta gli fanno la radiografia.
 
Una si passa la lingua sulle labbra e sussurra qualcosa nell'orecchio dell'altra.
Ora le uccido e se non ora la prossima volta che le incontrerò, perché sono sicura che in un modo o nell'altro le rincontrerò.
Il bello é che le tizie, prossime ad una morte lenta e dolorosa, non si fanno nessuno scrupolo, insomma, lo vedono che é con me eppure continuano a fantasticare.
Tra l'altro si sono pure fermate per osservargli meglio il didietro.
 
Bene, dato che le oche non si decidono a muoversi, allora sarò io a fare la prima mossa.
Afferro Nick per il colletto della camicia e lo avvicino velocemente a me, facendo scontrare le nostre labbra.
Risponde immediatamente al bacio e poggia le mani sui miei fianchi.
 
Ben gli sta alle oche! Infatti quando riapro gli occhi non ci sono più, svanite nel nulla, spero.
 
- Come mai così all'improvviso? Non c'entrano nulla quelle due che erano dietro di me, vero?- mi chiede sorridendo sornione.
 
Spalanco gli occhi incredula- Come facevi a sapere che c'erano due...due dietro di te?- domando, cercando di risparmiare un insulto alle tizie.
 
Fa spallucce- Le avevo viste da quando siamo entrati, allora?- insiste con il suo solito sorriso da schiaffi.
 
- Sei petulante- sbotto sospirando.
 
- Lo prendo come un sì- constata baciandomi di nuovo.
 
Gli passo le mani dietro al collo e lo attiro a me, anche perché questo sarà l'ultimo bacio dell'intera mattinata.
 
- A che ora finisci con le lezioni?- mi chiede, staccandosi dalle mie labbra col fiato corto.
 
- Alle due oggi- rispondo mesta- Subito dopo volo a lavoro-
 
- Ti passo a prendere alle due allora- afferma allontanandosi da me, anche se di poco.
 
Sorrido ed annuisco- A dopo Nick-
 
Mi guarda intensamente per qualche istante, poi inaspettatamente si china per lasciarmi un ultimo bacio a stampo sulle labbra - A dopo Fede- sussurra sulla mia bocca.
 
E ancora una volta il mio cuore perde un battito ed accelera subito dopo, mentre lo vedo andare via dopo aver pronunciato il mio nome.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo di quella ritardatrice cronica che si è fatta attendere per ben due settimane, sì, esatto, l'autrice:
 
 
Ok, eccomi qua!!! Sono tornata, cercando di fare il prima possibile ^_^
Mi dispiace davvero tantissimo per la luuuunga attesa, perdonatemi!
 
In compenso vi ho rifilato un capitolo extra-large, addirittura più lungo di quello dell'altra volta, e sono fiera di me!
 
Spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto, io mi ci sono impegnata davvero molto >.<
 
Ma parliamo un attimo di Nick...eh eh, il nostro bel fusto scorbutico si sta scoprendo sempre di più, in tutti i sensi potremmo dire, comunque facciamo riferimento solo a quello emotivo per ora...ihihih :)
 
Insomma, prima ammette di essere geloso, poi lo ribadisce, poi dice che la vuole, eh eh, si sta sciogliendo pian piano e ovviamente sta comprendendo i suoi veri sentimenti.
 
Il fatto che Nick abbia detto "Ma non stanotte" non è assolutamente un caso, ma lascio a voi intendere ^_^
E poi quando l'ha fatta abbuffare contro la sua volontà, cercando di fregarla, beh, anche lì c'è un motivo ben preciso, che si ricollega ai capitoli precedenti.
 
Come al solito mi dilungo troppo, mea culpa!
Aggiornerò appena possibile e mi metterò sotto con il nuovo capitolo >.<
 
Spero di trovarvi in numerose!!!!! Ancora grazie mille per il supporto che mi date!!!!
 
A presto ed un BACIONE IMMENSO!!!!!!!! <3

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Capitolo 22
*** Maybe Without Maybe ***


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Maybe Without Maybe







Rimango a fissare, ancora per qualche istante, il corridoio vuoto.
Poi scuoto la testa, sorrido tra me e me, ed entro in camera.
 
Cristy mi viene incontro come una furia e mi prende per le spalle - Dove sei stata? Perché non rispondevi al cellulare? Stai bene? Dove hai dormito? Con chi e cosa hai fatto?- 
 
Spalanco gli occhi per lo spavento e la sorpresa, poi, vedendo che non rispondo, ma continuo a fissarla scioccata, mi scuote violentemente.
 
- Oh mio Dio! Sei visibilmente sotto shock, chi ti ha fatto del male? E che cosa ti ha fatto? Era un maniaco?- continua guardandomi preoccupata.
 
Sgrano ancora di più gli occhi, se possibile, e scuoto animatamente la testa- No no Cris, sto bene, nessuno mi ha fatto del male, ero con Nick e...-
 
- Che ci hai fatto?- m'interrompe seria in volto.
 
- Niente, abbiamo solo dormito insieme- rispondo annuendo convulsamente con la testa.
Mi sento un po' sotto processo, ma solo un pochino eh.
 
Riduce gli occhi a due fessure e mi scruta- Sicura?- 
 
- Sicura- ribatto, continuando ad annuire come un soldatino davanti al suo generale.
 
Stringe ancora di più gli occhi- Quanto sicura?- 
 
- Al cento per cento- dico sorridendo per il suo atteggiamento da mamma.
 
Sospira e scosta le mani dalle mie spalle, poi si volta e va verso il suo letto sul quale si lancia con un tuffo, lasciandomi a dir poco esterrefatta.
 
Mi avvicino e mi siedo accanto a lei- Scusami, avrei dovuto avvisarti- Le accarezzo i capelli e sospiro mesta.
 
- Infatti, avresti dovuto, non sai come sono stata male per tutta la notte, avevo paura che ti fosse successo qualcosa di brutto- biascica con la faccia contro il cuscino, poi mi guarda severa- Non ho chiuso occhio e sono quasi stata tentata di avvisare Ryan, ma poi lui sai com'é, va subito nel panico se sa che ti é successo qualcosa. Come minimo avrebbe mobilitato mezzo mondo, perciò sono stata zitta e tenendo per me tutte le preoccupazioni.
Ma ti perdono, per stavolta, e solo perché ti ho vista rientrare con quel sorriso che significa solo una cosa- conclude indicandomi.
 
- E cosa?- domando stralunata.
 
Sorride teneramente e si solleva dal letto per osservarmi meglio- Che sei innamorata persa di Nick-
 
Sbarro gli occhi per la sorpresa e poi sorrido annuendo appena. Sarebbe inutile nasconderglielo, é la mia migliore amica ed in fondo non c'è nulla di male.
 
Mi abbraccia di slancio e mi stampa un bacio sulla fronte- Lo sapevo, siete fatti l'uno per l'altra, e tu sei così carina da innamorata- quasi urla, stritolandomi le guance.
 
Mi divincolo dalla sua presa e scoppio a ridere come una pazza.
 
- E quindi avete solo dormito- Non é una domanda la sua, solo una constatazione.
 
Mi osserva di sottecchi, ancora sospettosa ed annuisco- Sì, solo dormito, non é successo altro Cris- confesso, ovviamente tralasciando tutta la parte prima del dormire.
 
Si fa pensierosa e poi sorride- Allora é davvero innamorato, siete stracotti l'uno dell'altra. Voglio dire, il fatto che non abbia tentato di farlo subito, appena sei andata da lui, ti fa capire quanto ci tiene a te, quanto ti ami- conclude sorridendo ed incrociando le mani con fare sognante.
 
- Davvero lo credi?- chiedo titubante.
 
Strabuzza gli occhi- Certo che lo credo, é evidente. Anche quando stavi male non si é mai allontanato da te, non ti ha mai persa di vista. Si é fatto addirittura cinque chilometri sotto la pioggia per trovarti delle medicine. Io questo lo chiamo amore e non ammetto repliche, ma comunque presto vi chiarirete, ne sono sicura- Sorride dolce e mi lascia un buffetto sulla testa.- Su, ora vai a lavarti e vestirti, dobbiamo andare a lezione- 
 
Annuisco sorridendo e corro in bagno pensando solo a Nick e alle parole di Cristy.
 

 
 
Uscita di camera mi dirigo a passo spedito verso l'aula del professor Bertlam, quando sento qualcuno piangere.
 
Mi fermo in mezzo al corridoio e cerco di capire da dove provengano i singhiozzi.
Se non vado errata provengono da un'aula...ma quale?
 
Faccio qualche altro passo, molto in stile Sherlock Holmes, e sento il pianto aumentare...bene, ciò significa che sono vicina.
Mi sporgo in un'aula aperta...vuota, poi in una seconda, anch'essa vuota, infine, svoltato l'angolo ne trovo una la cui porta é chiusa.
 
Bingo. É sicuramente qua dentro la povera disperata, e io non posso lasciarla da sola...anche se non la conosco...
 
Abbasso la maniglia e lentamente sporgo la testa per vedere chi sia.
Inizialmente non vedo nessuno, ma sento i singhiozzi sempre più vicini e forti, poi, in fondo all'aula, seduto all'ultimo banco, lo vedo.
 
Lui. Il bisonte, l'uomo-orso, l'armadio a due ante, il mio futuro assassino.
 
Ed io che pensavo fosse una povera ragazza indifesa e spaurita, ovviamente non ci azzecco mai.
In questo caso sono io la ragazza indifesa e spaurita.
Però non posso andarmene, non posso lasciarlo qui e così, sarebbe crudele.
 
Entro dentro l'aula e chiudo delicatamente la porta dietro di me.
Non mi ha vista, cioè, non si é ancora accorto della mia presenza. 
Oddio, e se quando mi vede comincia a rincorrermi un'altra volta? Va beh, vorrà dire che faro un po' di allenamento, non posso certo lasciarlo in queste condizioni.
 
Faccio qualche passo avanti, salgo lentamente i gradoni ed arrivo al suo banco, di fianco a lui.
Cavolo non si é ancora accorto di me riversato com'é sul tavolo, ok, mi devo fare forza, devo chiamarlo. Ma come?
Non so cosa dire, cioè, non posso mica uscirmene fuori con un "ciao, tu sei quello che mi voleva fare a pezzi, non so se ti ricordi di me, comunque caro, come va la vita?" 
No, non può andare, assolutamente.
 
Mentre io sono a pensare a cosa dirgli non mi rendo conto che il bisonte si é accorto di me.
 
- Che vuoi tu? Vuoi un paio di pugni?- mi chiede, attirando la mia attenzione e lasciandomi a dir poco basita.
Ok, non che mi aspettassi un "ciao, perdonami per ciò che ti ho fatto, amici?" ma nemmeno una cosa simile.
 
- Ehm, veramente no- dico aggrottando le sopracciglia.
 
- Allora vattene nana- mi liquida guardandomi con astio e asciugandosi una lacrima.
 
Sospiro- Senti, credo si sia cominciato col piede sbagliato, io non voglio essere menata e tu non vuoi vedermi, quindi la soluzione migliore sarebbe che io me ne andassi, ma non mi sembra che tu stia tanto bene, perciò credo che correrò il rischio e rimarrò qui- spiego tutto d'un fiato.
 
Brava Fede! Bel discorso, anche se credo che a questo punto mi arriveranno due pugni negli occhi.
 
L'uomo-orso mi guarda con gli occhi sbarrati, poi tira su con il naso e scoppia nuovamente a piangere.
Oh santo cielo che ho fatto! Forse sono stata troppo aggressiva, eppure mi sembrava di essere stata gentile.
 
Si alza di scatto dalla sedia e, in tutti suoi due metri di altezza, mi si para difronte.
Lo sapevo, é giunta la mia fine.
 
Non mi rendo nemmeno conto dei suoi movimenti, fatto sta che mi ritrovo stritolata fra le sue braccia. E sta piangendo, sta piangendo mentre mi abbraccia.
Non ci capisco più nulla.
 
Lo abbraccio anche io, in fondo mi fa tenerezza, é una specie di bambinone cresciuto troppo, e gli tiro qualche pacca sulla schiena, anche perché alla spalla non ci arrivo.
 
- Sei così gentile- dice, scoppiando in singhiozzi- Sei la prima persona che mi ha rivolto la parola da quando sono arrivato qua, tutti hanno paura di me- 
 
Mi stringe ancora di più e continua a piangere disperatamente sulla mia spalla, a me invece si stringe il cuore nel vederlo così affranto.
Mi sento una schifezza se penso che anche io ne ero intimorita, che lo evitavo volutamente, che lo...emarginavo.
Mi ero fatta un'idea completamente sbagliato sul suo conto, e senza nemmeno conoscerlo, mi ero basata solo sull'apparenza, come succede spesso.
Del resto chi non ha mai giudicato se non basandosi solo sull'apparenza? É un errore comune, anzi no, non é un errore, é qualcosa di compiuto volutamente, quindi é molto peggio, é un pregiudizio.
E il più delle volte questi sono stupidi e infondati, come ora.
 
Mi scioglie dall'abbraccio stritolante e si asciuga le lacrime- Non ho mai avuto amici, nessuno mi si avvicina, hanno paura che io li meni- 
 
- E lo fai mai?- chiedo con la voce rotta.
Tanto é sempre la stessa storia, se qualcuno piange piango anch'io, se qualcuno ride rido anch'io.
 
- Certo- risponde come se fosse una cosa ovvia- Quando m'intralciano il cammino- 
 
- Oh, capisco, ecco magari dovresti smettere di picchiare la gente, anche se ti dà fastidio, in quel caso fai finta che non esistano- Sorrido e gli passo un fazzoletto.
 
- Ma la gente a volte fa male. Le parole soprattutto, quelle fanno più male delle botte- sussurra abbassando tristemente lo sguardo.
 
- Hai ragione. Ma sono solo parole- Alza la testa di scatto e mi osserva sorpreso- E le parole volano- concludo sorridendo e muovendo l'aria con la mano.
 
- Quindi?- chiede sconcertato- Che devo fare?-
 
Sorrido- Devi solo non permettere a nessuno di abbatterti. O di farti sentire una nullità, o di farti credere inferiore o talvolta inadeguato. Tu solo sai quanto vali veramente, il parere degli altri non conta- Faccio una smorfia e rido appena.
 
- Credevo che picchiare invece che offendere fosse un atto di altruismo- dice pensieroso.
 
- Beh, dipende da che ottica lo vedi, però conosco altri metodi meno...violenti per essere altruisti- spiego ridendo.
In effetti dalla sua ottica si può anche considerare altruista, ovviamente a modo suo.
 
Sorride e mi abbraccia nuovamente- Sei una brava persona, non tenterò più di farti a pezzi d'ora in poi- Ora sì che mi sento meglio! 
 
- Anche tu sei una brava persona- sussurro sorridendo e sciogliendomi dall'abbraccio- Però vedi di non picchiare più nessuno- Gli punto un dito contro e lo guardo severa.
 
Annuisce- Lo farò per te- Sorride e mi porge una mano- Amici?- 
 
Oh, ma che dolce! Allungo la mano e afferro saldamente la sua- Amici- 
 
- Sei la mia prima amica- constata, sorridendo felice.
 
- La prima di una lunga lista- Sorrido- Comunque io sono Federica- 
 
- Io sono Tyson, ma solitamente mi chiamano Hulk- precisa facendo una smorfia, probabilmente infastidito dal nomignolo.
 
- Per me sarai solo Tyson- Gli lascio la mano e sorrido.
Mi fa tanta tenerezza, nonostante sia praticamente il doppio di me.
 
- Grazie- dice afferrando la sua borsa a tracolla- Che lezione hai ora?- 
 
Comincio a scendere i gradoni e mi volto a guardarlo- Professor Bertlam, tu?- chiedo curiosa, in realtà sto sperando che sia a lezione con me.
 
- Professoressa Spoom- risponde, facendo una smorfia.
 
Usciamo dall'aula e mi volto a guardarlo- Ci si vede dopo a pranzo allora, ti va bene?- 
 
Sorride radioso- Certo, a dopo- esclama girando su se stesso, poi si ferma e comincia ad allontanarsi per il corridoio, salutandomi con la mano.
 
Sorrido e ricambio il saluto, poi, come mai in vita mia, corro dal professor Bertlam.
 

 
 
Sono le tredici, quarantacinque minuti e ventisei secondi, e tra poco rivedo Nick.
Ho il cuore che batte a mille, lo stomaco in subbuglio e le mani che sudano, e tutto questo solo perché so che mi verrà a prendere.
 
Esco dall'ultima lezione, fortunatamente in anticipo visto che la mia cara professoressa se ne é andata via prima, e mi dirigo verso la mensa dove so che troverò Cristy, Ryan e probabilmente anche Tyson, sempre che lui oggi non abbia lezione fino alle due.
 
Entro nella mensa e subito Tyson mi viene incontro porgendomi un vassoio.
 
- Grazie mille- dico sorridendo.
 
Mi si accosta ed insieme andiamo a prendere da mangiare.
Opto per un'insalata leggera ed un piatto di pasta al pomodoro.
Tyson invece opta per tutto. In pratica ha preso una porzione di qualsiasi portata ed ovviamente ha dovuto prendere tre vassoi.
 
- Ce la fai davvero a mangiare tutto?- domando sconvolta.
 
- Oh sì certo. Questo é niente in confronto a quello che mangio a casa, mia zia é un'ottima cuoca- esclama prendendo due vassoi, ma osservando il terzo.
 
Sorrido e prendo con una mano il mio e con l'altra il suo- Te lo porto io, andiamo a quel tavolo- Lo indico con la testa e comincio a fare qualche passo, osservando il vassoio di Tyson in bilico sulla mia mano.
 
- Ma quello é occupato- constata seguendomi.
 
- Sono miei amici, ora te li presento- Sorrido e finalmente, dopo qualche altro metro, appoggio i vassoi sul tavolo, accanto a Cristy.
 
- Ragazzi, lui é Tyson, un mio amico- dico sorridendo, poi mi rivolgo a lui- E loro sono Cristy e Ryan- 
 
Tyson porge la mano ad entrambi e sorride cordiale- Piacere di conoscervi- 
 
Cristy gli stringe la mano e poi lo stesso fa Ryan, il quale intavola un discorso con Tyson su un'importante partita di football.
Roba da maschi insomma.
 
- Quando l'hai conosciuto? Non vi ho mai visti insieme- mi chiede Cristy curiosa.
 
- Stamattina, prima di andare a lezione, poi ti racconterò- taglio corto, guardando l'orologio della mensa e divorando la pasta.
 
Oh mio Dio! Sono le tredici e cinquantasette minuti, altri tre e vedrò Nick.
 
- Ehi Fede dopo che fai?- mi chiede Tyson, distogliendomi dalla contemplazione delle lancette dell'orologio.
 
Lo guardo con la bocca piena di pasta e deglutisco- Dopo devo andare a lavoro- 
 
- Anche oggi?- interviene Ryan sorpreso.
 
Cristy sbuffa e lo fulmina con lo sguardo- Deve lavorare tutti i giorni, dal lunedì al venerdì- 
 
- Ehi non me lo ricordavo- si difende alzando le mani in segno di resa.
 
- Testone- lo riprende Cris.
 
Scoppio a ridere e gli altri mi seguono.
 
- Peccato avevo intenzione di uscire, va beh, sarà per un'altra volta. Tira un pugno- esclama Tyson.
 
Mi guardo intorno- A chi?- Sono leggermente sconvolta da questa cosa.
Ridono tutti ed io rimango ad osservarli come una scema. 
 
- No, pugno contro pugno, é un saluto- mi spiega Tyson ridendo ancora.
 
- Oh- riesco solo a dire, illuminata dalla sua spiegazione.
Sorrido e faccio scontrare il mio pugno col suo, ovviamente massacrandomi tutte le nocche. Mi verranno i lividi, ne sono sicura.
 
- Fede- mi chiama Cristy- Aspettavi qualcuno?- domanda maliziosa.
 
Sbarro gli occhi e guardo l'orologio: tredici e cinquantanove minuti.
 
- Chi aspetta chi?- s'intromette Ryan, guardandomi sospettoso.
 
- Oh lasciala stare, Fede sta uscendo con un ragazzo- taglia corto Cristy, fulminandolo ripetutamente.
 
- Voglio conoscerlo- ordina Ryan, categorico.
 
Ecco appunto. Per Ryan e Cristy sono come una figlia, forse perché sono anche un po' più piccola di loro, non so, fatto sta che si prendono cura di me come fossi la loro bambina.
E a me la cosa non dà affatto fastidio, anzi, del resto come potrebbe darmi fastidio il loro affetto? 
 
- E se ti fa soffrire, lo gonfio io come si deve- dice Tyson, lasciandomi a dir poco basita. 
 
- Ah, grazie Tyson- Rido e Cristy mi dà una pacchetta sulla spalla.
 
- Ehi amico ci siamo capiti, sei un grande- dice Ryan a Tyson, facendo quella specie di saluto col pugno.
 
- Quindi siamo amici?- gli chiede Tyson.
 
- Certo- risponde ovvio Ryan.
 
Tyson fa il labbro tremulo e dopo poco lo abbraccia, scoppiando a piangere- Grazie amico-
 
Sorrido intenerita dalla scena e Cristy mi richiama di nuovo, scuotendomi la spalla- Fede, credo ci sia qualcuno per te- Sorride maliziosamente ed indica con la testa qualcuno alle mie spalle.
 
Volto la testa lentamente, col cuore a mille, e lo vedo.
Appoggiato con una spalla al portone della mensa e a braccia conserte c'è lui, il mio Nick, in tutta la sua bellezza, che posso assicurare, é davvero tanta.
 
Mi alzo di slancio rischiando di far rovesciare il tavolo e mi volto verso i miei amici- Vado, ci vediamo stasera- 
 
- Quindi é lui?- chiede Ryan, assottigliando lo sguardo- Tu che ne dici amico?- chiede poi, rivolto a Tyson che sta, anche lui, fissando Nick.
 
- Mm...bella presenza, non c'è che dire- commenta portandosi una mano sotto il mento.
 
- Sì hai ragione, mi pare un po' il tipico bello e tenebroso- continua Ryan, avvicinandosi a Tyson- Fisico perfetto poi, guarda che braccia, muscolose fino al punto giusto, sicuramente si allena in palestra-
 
- Ha delle belle braccia in effetti, e lo sguardo, beh, quello sembra che ci voglia fulminare- ammette Tyson, leggermente preoccupato.
 
- Sono senza parole- sussurro scioccata, guardandoli.
 
Stanno praticamente facendo la radiografia a Nick. Sono peggio di due comari.
E poi dicono che sono le donne quelle pettegole, sono ma gli uomini!
 
- Fede vai, ci penso io a loro e lascia pure qui la borsa, te la porto io in camera- mi rassicura Cristy, sorridendo.
 
La ringrazio e corro a lasciare il vassoio, poi corro nuovamente ed arrivo davanti a Nick che non si é spostato di un millimetro.
 
- Ciao- dico, sorridendo.
 
- Ce ne hai messo di tempo per arrivare- puntualizza, scrutandomi. Poi alza una mano e prende un mio ricciolo fra le dita, cominciando a giocarci.
 
- Stavo salutando- spiego frettolosa e con il cuore a mille per il suo gesto- E comunque sei un cafone, io ti ho appena detto ciao e tu non hai risposto- sbotto accigliandomi.
 
Solleva un sopracciglio scettico- Invece ti ho risposto- 
 
- Sì, ma con una lamentela, non con un saluto- Eh no, stavolta non me la fa! Ho ragione io, punto e basta.
 
- Ok- Sorride malizioso e si avvicina al mio viso.
 
Mi solleva il mento con due dita e poggia le sue labbra sulle mie, delicatamente, in un bacio casto ed estremamente dolce.
 
- Ciao- sussurra sulle mie labbra, baciandomi nuovamente.
 
Ricambio il bacio e mi allontano per prima- Non ti ho ancora perdonato, quindi togliti quel sorrisetto dalla faccia- lo riprendo, puntandogli un dito contro- Andiamo ora, si sta facendo tardi-
 
Mi volto a salutare i miei amici per un'ultima volta ed esco dalla mensa, seguita a ruota da Nick.
 
- Chi sono quei due?- domanda, mentre camminiamo per il corridoio.
 
- Sono Ryan, ragazzo di Cristy e mio migliore amico, e Tyson, mio amico da oggi- lo informo camminando svelta- Te ne avevo parlato di lui-
 
- Non credo, non ho mai sentito nessun Tyson- 
 
- Ti ricordi quello che mi voleva fare a pezzi? Dovresti ricordartelo dato che hai riso per un'ora sul mio letto- preciso acida ed aprendo il portone per uscire dal campus.
 
- Ah sì- Poi sorride malizioso e mi agguanta per la vita- Quella volta stavo morendo dalla voglia di baciarti- sussurra facendosi improvvisamente serio ed abbassando lo sguardo sulla mia bocca- Ed anche ora sto morendo dalla voglia di farlo-
 
Deglutisco a vuoto e mi avvicino a lui, poggiando le mani sulle sue braccia- Nessuno te lo impedisce- riesco a dire, con la voce tremula.
 
Sorride e si avventa famelico sulle mie labbra- Era quello che mi volevo sentir dire- sussurra prima di tapparmi la bocca con la sua.
 
In mensa non mi ero potuta lasciare del tutto andare, del resto non é educato sbaciucchiarsi in mezzo a tanta gente, specialmente se questa mangia, ed evidentemente deve essere successa la stessa cosa a Nick.
 
Gli circondo il collo con le braccia e mi alzo sulle punte per mordergli delicatamente il labbro inferiore ed approfondire il bacio. 
Introduce immediatamente la lingua nella mia bocca e mi stringe a sé, scoprendomi leggermente la pelle sulla schiena.
Vengo percossa da un brivido e gli lascio un ultimo bacio sulle labbra prima di allontanarmi dalla sua bocca e tornare coi piedi per terra, in tutti i sensi.
 
Mi guarda per qualche istante, poi inaspettatamente avvicina la bocca all'angolo del mio occhio e ci lascia un bacio, tenero, dolce...amorevole.
 
Sorrido e riprendiamo a camminare.
 
- E quindi quello che ti voleva fare a pezzi é diventato tuo amico?- chiede, dopo qualche minuto.
 
- Sì, stamattina ho sentito qualcuno piangere in un'aula, mi sono avvicinata e ci ho trovato Tyson. Non ha mai avuto amici, e nessuno gli si é mai avvicinato perché spaventato.
É grande e grosso, ma alla fine é un bambinone che usa la violenza per proteggersi dagli altri- concludo tristemente- Poi gli ho fatto conoscere anche Ryan e Cristy, vedessi com'era contento- 
 
- Il grande gigante gentile- commenta, portando le mani nelle tasche dei pantaloni.
 
- Esatto- esclamo sorridendo contenta- É una sorta di grande gigante gentile-
 
- E il grande gigante gentile cosa vuole da te?- domanda continuando a guardare davanti a sé.
Non posso credere che sia geloso di Tyson, insomma non ce n'é motivo.
 
- Solo amicizia, non devi preoccuparti- Sorrido e mi avvicino col braccio al suo mentre camminiamo.
 
- Non mi preoccupo, semplicemente potrei diventare io quello aggressivo se osasse toccare ciò che é mio, al massimo si dovrebbe preoccupare lui- Fa spallucce e una smorfia infastidita si dipinge sul suo volto.
 
- Stupido- Gli tiro uno schiaffetto sulla pancia e lo guardo male- É solo un amico, niente di più- 
 
Scrolla le spalle- L'importante é che lo rimanga- 
 
- Lo rimarrà- concludo sorridendo fra me e me.
 
Mi sento il cuore scoppiare dalla felicità quando fa così, quando mi fa capire che é geloso e che non vuole perdermi in un certo senso, anche perché pure io sono gelosa marcia se qualcuna gli si avvicina.
E a proposito di qualcuna ora c'è Tess, oh mio Dio, quella gli si appiccicherà come una sanguisuga.
Dovrò fare affidamento su tutto il mio autocontrollo per non staccarle la testa a morsi.
 
- Che hai fatto alla mano?- mi chiede improvvisamente, facendomi quasi sobbalzare.
 
Alzo la mano e la osservo- Nulla- constato stralunata.
 
- Non quella- Solleva la mano vicina alla sua e la guarda- Questa- 
 
Oh per tutti i cetriolini sott'aceto! Mi sono venuti i lividi alle nocche per quel pugno- pugno con Tyson.
E sono viola, orrende! Sembra che abbia tentato di picchiare qualcuno e che mi sia andata male.
 
- Ah niente- taglio corto ritraendo la mano dalla sua. Ma immediatamente me la riagguanta e sembra anche piuttosto nervoso.
 
- Che ci hai fatto?- sibila puntando i suoi occhi nei miei e fermandosi in mezzo alla strada.
 
Deglutisco a vuoto- Niente, niente di che, davvero- rispondo abbassando lo sguardo. Accidenti non so nemmeno dire le bugie. 
In realtà potrei anche dirgli la verità, ma non vorrei che se la riprendesse erroneamente con Tyson, in fondo non ha fatto apposta a non calibrare la sua forza, é fatto così.
 
- Ti fa male?- chiede, lasciando volutamente cadere il discorso di prima.
 
- No- rispondo di getto, secca.
 
Stringe la mia mano nella sua, leggermente, quel tanto che basta per farmi fare una smorfia di dolore, e si acciglia- É già la seconda volta che mi menti oggi, e la cosa sta cominciando ad innervosirmi seriamente- sibila vicino al mio viso.
 
Poi intreccia la sua mano con la mia e riprendiamo a camminare, anche se il suo passo é molto più veloce stavolta.
Arriviamo davanti all'edificio A&G, apre frettolosamente l'immenso portone e si dirige all'ascensore. Senza mai voltarsi a guardarmi, senza mai lasciarmi la mano, senza mai stringere troppo per evitare di farmi male.
 
Giunti al quarto piano va a passo spedito nel mio camerino e solo lì mi lascia la mano, voltandosi a guardarmi visibilmente arrabbiato.
 
- Ora mi spieghi cos'é questa mano livida, dove te la sei fatta, e chi stai cercando di coprire soprattutto- ordina categorico ed inchiodandomi con lo sguardo.
 
- É una cosa stupida- comincio, appoggiando la schiena alla porta- Era un saluto con Tyson, quello del pugno-pugno, ma non ha calibrato bene la forza e...- Sollevo la mano, osservandola- Questo- concludo tornando a guardarlo.
 
Se possibile é più incavolato di prima, in confronto all'inizio era calmo e pacato.
 
- Questo Tyson in poco tempo mi ha fatto andare in bestia come mai in vita mia. E dì, al tuo nuovo amichetto- sibila avvicinandosi lentamente a me- Che se ti trovo un'altra volta con un livido, anche minuscolo, può pure farsi fare la cittadinanza in un altro paese, per la sua incolumità sarebbe meglio dall'altra parte del mondo- conclude, ad un millimetro dalle mie labbra.
 
- Non puoi f...- Ma non termino la frase che mi zittisce con un bacio, dolce e delicato.
 
Lo allontano con una spinta e quando sto per aprire bocca ne approfitta per introdurci la lingua, trasformando il bacio di prima in uno più spinto e passionale.
Cedo fra le sue braccia e mi avvinghio a lui come un koala ad un albero.
Scende a baciarmi sulla mandibola e poi sul collo, delicato ma allo stesso tempo bramoso, in poche parole capace di farmi impazzire.
 
- Solo un altro livido e rimpiangerà il giorno in cui é nato- sussurra sulla mia pelle, leccando e torturando un punto indefinito del mio collo.
 
- Non...non l'ha fatto apposta- riesco a dire, col fiato corto.
 
Solleva la testa e mi guarda intensamente- Non m'importa, mi basta vedere i risultati. Se proprio non ce la fa a controllare la forza che cominci pure a girarti a largo- 
 
Non so cosa dire, per la prima volta in vita mia non so cosa rispondere.
Mi ha completamente privata della facoltà di parlare.
Si preoccupa per me, ci tiene, mi vuole proteggere, come potrei rispondergli negativamente? 
 
Mi alzo sulle punte e lo bacio dolcemente, con tutto l'amore che provo nei suoi confronti.
Si rilassa istantaneamente e mi avvolge tra le sue braccia, cullandomi.
Senza staccare le mie labbra dalle sue, mi trascina lentamente a sedere sopra di lui, che si é a sua volta seduto sulla mia poltrona.
Mi allontano dalla sua bocca e mi accoccolo contro il suo petto, rilassandomi nel mio porto sicuro.
Mi circonda la vita con le braccia e per qualche minuto rimaniamo in silenzio, stretti l'uno all'altra.
 
- Un altro completino intimo- sghignazza facendomi sollevare la testa per osservare sul tavolo.
 
- Uffa, ancora Victoria's Secret- mi lamento sbuffando ed alzandomi per andare a vedere meglio l'obbrobrio che dovrò indossare.
 
Nick rimane seduto sulla poltrona, con un sorriso divertito stampato in faccia e in attesa di vedere meglio di cosa si tratta.
Sollevo il reggiseno per le spalline e mi viene su, oltre al reggiseno, o meglio attaccata a questo, una specie di...che roba é? Un velo vedo- non vedo? Sembra quasi pizzo, però é più leggero e sottile.
E poi tutto in stile natalizio, tutto rosso acceso e con i bordi del reggiseno contornati da del fastidiosissimo pelo bianco, una specie di pellicciotto.
Ma chi se la compra questa roba? Come ci fanno a stare comode? 
 
- Wow- commenta Nick, sorridendo sornione- Mentre tu ti cambi io ti aspetto qui- 
 
Lo fulmino con lo sguardo e mi dirigo in bagno.
Chiudo la porta, ovviamente a chiave a causa del pervertito presente nel mio camerino, e osservo le mutande.
Fortuna che almeno queste sono normali, niente di strano a parte la presenza di pellicciotto bianco ai bordi.
 
Mi spoglio velocemente e sgancio il reggiseno per indossare quello di Victoria's Secret, sempre che si possa chiamare così.
 
Mamma mia! Ma che mi tocca mettere? É una cosa oscena questo aggeggio e tra l'altro ho fatto una fatica immane per allacciarlo.
É quasi volgare questo velo che ricade dal reggiseno lungo la pancia e fino ai fianchi, anzi, é volgare.
É rosso, trasparente e ricamato, in una parola: osceno.
 
Indosso anche le mutande ed esco sconsolata dal bagno.
 
Avverto immediatamente gli occhi di Nick sul mio corpo, e in meno di due secondi mi sento incendiare.
Alzo lo sguardo per incontrare il suo e trovo i suoi occhi che mi osservano divertiti, stupefatti, ma allo stesso tempo famelici.
 
- Non so come la gente possa dormirci con questa roba addosso- sbotto per spezzare il silenzio.
 
Vado verso il tavolo ed appoggio i vestiti, dando le spalle a Nick.
 
- Infatti la gente non ci dorme- fiata sul mio collo, spuntando alle mie spalle e appoggiando una mano su un mio fianco coperto, no dire coperto é ridicolo, diciamo rivestito, dalla velina- Sono fatti per essere levati- conclude spostandomi i capelli di lato e baciandomi dietro il collo.
 
Ho il cuore impazzito. Sta per uscirmi dal petto, me lo sento.
 
Mi volto a fronteggiarlo e lo guardo accigliata- Pervertito- taglio corto, scansandolo mentre ride.
 
- Ora vai a cambiarti tu, io devo andare in sala trucco- dico, avvicinandomi alla porta e dopo aver indossato gli stivali rossi e lucidi per il set- Visto- gli faccio presente non appena lo becco a guardarmi il sedere.
 
Ride ed alza le mani in segno di resa- Comunque tu così conciata non vai da nessuna parte- 
 
- Sì, ma non so con cosa coprirmi- Mi guardo intorno e poi ritorno con lo sguardo su di lui che nel frattempo si é avvicinato di parecchio.
 
- Con questa- dice porgendomi la vestaglia in seta rosa di Victoria's Secret.
 
- Ah grazie, non l'avevo vista- Sorrido e la indosso velocemente, fermandola poi con un nodo alla vita.
 
Quando sto per voltarmi ed aprire la porta mi agguanta per un braccio e tira velocemente verso di sé- Neanche un ringraziamento come si deve per averti trovato la vestaglia?- fiata sul mio viso, sorridendo malizioso.
 
- Grazie mille- dico corrugando la fronte- Ma l'avevo già detto- continuo confusa.
 
- Infatti non intendevo quel tipo di ringraziamento- Sorride e avanza facendomi fare qualche passo indietro fino a bloccarmi con le spalle alla porta.
 
Mi alza il mento con due dita ed appoggia un braccio alla porta, sopra la mia testa, poi con l'altra mano mi sfiora delicatamente il viso, dalla guancia allo zigomo.
 
- Sto aspettando il mio premio- sussurra senza far sparire quel benedetto sorriso malizioso dal viso.
 
Capisco a cosa si stia riferendo, sì forse un po' in ritardo, lo ammetto, e lo guardo accigliata- Sei un bambino, e anche viziato tra l'altro- lo riprendo, facendomi scappare un sorriso.
 
Fa spallucce e una smorfia con la bocca- Sarà, ma intanto voglio ciò che mi spetta- ghigna divertito.
 
Alzo un sopracciglio- Ciò che ti spetta lo decido io- metto in chiaro, puntandogli un dito sul petto.
 
- Tanto se non lo fai te lo faccio io per primo quindi...- lascia la frase in sospeso ed avvicina il suo volto al mio.
 
Sorrido e stacco la testa dalla porta per annullare la distanza tra le nostre bocche.
Nell'esatto momento in cui le mie labbra si posano sulle sue, il braccio sopra la mia testa si sposta velocemente sul mio fianco coperto dalla vestaglia.
É incredibile, qualsiasi punto senta sfiorare, anche sopra i vestiti, dalle sue mani va letteralmente a fuoco, e non é normale.
Mi sento quasi incandescente in questo momento.
 
E non é normale.
 

 
 
Pov Nick
 
 
Non ci sto capendo niente. 
Non...non ce la faccio ad allontanarmi da lei, é più forte di me.
Sono totalmente ed incondizionatamente dipendente dal suo profumo, dalle sue mani sul mio corpo, dalle sue labbra, dai suoi sorrisi, da tutto ciò che fa parte di lei.
 
Mi ha mandato il cervello in pappa nel giro di...nemmeno un mese dannazione!
 
Non capisco perché il mio cuore aumenti la sua folle corsa quando sono in sua compagnia, quando mi bacia, quando mi sorride.
 
Non capisco perché sento una strana sensazione nello stomaco anche solo nel vederla, come quando sono andata a prenderla in mensa. L'ho osservata a lungo prima che lei si accorgesse di me, ed ogni qual volta sentivo quel piacevole dolore all'altezza dello stomaco.
 
Non capisco perché soffro al solo pensiero di potermi allontanare da lei, come adesso, la sto trattenendo volutamente.
 
Non capisco perché con lei mi comporto diversamente da come farei con qualsiasi altra ragazza, da come ho sempre fatto con qualsiasi altra ragazza.
Faccio cose che nemmeno nei miei sogni più remoti avrei immaginato di fare, ad esempio camminare mano nella mano. Quello non sono io.
 
Giocare con le sue ciocche di capelli. Quello non sono io.
 
Tenerla abbracciata a me per tutta la notte, rischiando di mandarmi un braccio in cancrena. Quello non sono io.
 
Ma soprattutto, accettare di dormire e non fare altro per tutta la notte. Quello, decisamente, non sono io.
 
E perché l'ho fatto allora? Del resto potrei avere un sacco di altre ragazze con cui "divertirmi" eppure voglio lei. Lei e solo lei.
 
E non é uno sfizio, non é nemmeno quello. É qualcosa di più, qualcosa di più...forte, strano, incondizionato.
 
Le altre nemmeno le vedo, é questo il punto. Non esistono, nel mio mondo adesso esiste solo lei.
 
La stringo a me e poi mi stacco dalle sue labbra per riprendere fiato.
 
- Devo andare ora, ci si vede tra poco- sussurra sulla mia bocca, col fiato corto. Ma chissà come mai non si é ancora mossa di un millimetro e spero solo che lo faccia il più tardi possibile.
 
Annuisco e le stampo un ultimo bacio sulle labbra, poi mi sorride ed esce dal camerino, quasi controvoglia.
 
Ecco, appunto, cos'era quest'ultimo bacio? É stato quasi...amorevole.
 
Amorevole...amore. Che diavolo significa accidenti? 
 
Mi sbatterei la testa al muro se potessi, perché non riesco a venire a capo di niente da quando la conosco? 
Perché mi fa questo effetto?
 
Esco dal suo camerino e mi precipito nel mio. Ho bisogno di Daniel, ho bisogno di sapere che cosa voleva dire ieri sera al pub.
É tutto collegato alla fine, ne sono sicuro.
 
Prendo il telefono dalla tasca del giubbotto e lo chiamo con una certa urgenza.
Due, tre squilli, e quello scemo non risponde. 
Non m'importa un fico secco se é occupato, voglio sapere tutto, e adesso.
 
- Pronto Nick?- chiede stranito.
 
- Sì sono io e sono pronto, arriviamo al sodo, cosa volevi dire ieri sera?- Forse sono stato un po' aggressivo, ma ho una certa urgenza di capirci qualcosa in questa storia.
 
- Su cosa? Sul fatto che sei innamorato perso di Fede?- domanda ridendo appena.
Si diverte il cretino eh.
 
- Sembra quasi che tu ne sia sicuro- rispondo lasciandomi sprofondare sulla poltrona.
 
- Infatti ne sono sicuro, senza il quasi- 
 
- E da cosa lo dedurresti?- domando leggermente in ansia.
Un'ansia totalmente irrazionale.
 
- Da come la guardi, da come non la perdi mai di vista, da come sei geloso se qualcuno osa anche solo soffermarsi troppo a guardarla, da come scatti appena la vedi in difficoltà, ma soprattutto da come non puoi fare a meno di lei. Ti assicuro che si capisce, e poi, voglio dire, parliamo di te Nick, non di uno che s'innamora ogni tre secondi e che non ha mai avuto una ragazza- conclude, sicuramente con una faccia basita e divertita allo stesso tempo.
 
Rimango in silenzio a meditare sulle sue parole.
Non ci posso credere, io, Nick Tonnols, mi sarei innamorato? 
Daniel non é uno che spara cavolate quando si tratta di queste cose, insomma, se no mi avrebbe ripetuto la stessa cosa per tutte le ragazze che ho avuto, eppure questa é la prima volta che mi dice una cosa simile.
 
- E poi- riprende con uno strano tono di voce- Che fine avete fatto ieri? Siete spariti nel nulla- 
 
- Siamo andati a casa mia- rispondo, deglutendo a vuoto, ancora troppo colpito dalle parole di Daniel e dalla realtà che mi si sta delineando difronte agli occhi.
 
- Oh oh oh, e che avete fatto?- chiede maliziosamente.
 
- Niente, solo dormito...abbracciati- Mi sembra ancora più strana questa cosa detta ad alta voce.
 
- Solo dormito? Neanche qualche dolce preliminare?- domanda per nulla sconvolto dalla mia rivelazione.
 
- Ci siamo baciati, ma nulla di più. L'ho sentita irrigidirsi e mi sono fermato immediatamente.
Poi l'ho stretta a me- Cavolo é sconvolgente raccontare tutto ad alta voce, ma come fanno le ragazze?- E abbiamo dormito abbracciati- ribadisco leggermente scosso.
 
- La cosa é più seria di quanto me la immaginassi. Sei capace di aspettare i suoi tempi senza avere voglia di trovartene un'altra nel frattempo. Nick sei cotto, siete entrambi cotti stracotti, apri gli occhi una buona volta- Sbuffa e poi ride- Non ci posso credere, sembra incredibile persino a me, il mio Nickuccio si é innamorato, oh che tenero!- 
 
- Finiscila, sembri mia nonna- lo riprendo voltando la testa verso la porta.
 
- Dai, e lasciami godere il momento. Non capita mica tutti i giorni di vedere un playboy del tuo calibro innamorato perso di una semplice ragazza- Ride e poi si zittisce, solo per un attimo, purtroppo- Però c'è anche da dire che te la sei scelta bene, insomma, é bella, con le curve al...-
 
- Non ti ci provare- ringhio bloccando sul nascere la sua frase.
 
- No tranquillo, ormai é troppo tardi. Però in caso contrario un pensierino ce l'avrei anche fatto- 
 
- Evita anche il pensierino d'ora in poi- taglio corto, appoggiando la testa su una mano.
 
- Wow, sei proprio innamorato- dice con un tono di voce tra il meravigliato e il basito.
 
Sospiro- Forse per la prima volta nella tua vita hai ragione- Ammetterlo é anche più strano e mi provoca nuovamente quello strano dolore allo stomaco.
 
- Oh mio Dio! Lo stai ammettendo, oh Dio! Che ore sono?- chiede tutto concitato.
 
Aggrotto la fronte confuso- Sono le tre, ma a che ti serve sapere l'ora?- 
Deve aver perso il cervello, ok, capisco lo shock, ma insomma, nemmeno io ho reagito così.
 
- Preparati, il mondo sta per finire- É pazzo, completamente.
 
Ride e poi sospira- Ok, a parte gli scherzi, da cosa lo hai capito?-
 
- Perché mi fai questa domanda?- C'è sicuramente qualcosa sotto, prima sostiene che io sia innamorato, ora se ne esce fuori con questa domanda.
 
- Per appurare quanto tu sia effettivamente innamorato. Ok, comincio con le domande: ti senti male quando vi dovete dividere?-
 
- Sì- A questo punto tanto vale essere sinceri.
 
- Sapresti vivere senza di lei?- 
 
- Ma che cavolo di domande fai?- sbotto muovendomi irrequieto sulla poltrona.
 
- Tu rispondi-
 
Mi lascio ricadere con la schiena allo schienale della poltrona e sbuffo scocciato.
Ma perché l'ho chiamato? Mi pento seriamente di averlo fatto, cavolo, mi sta facendo il quarto grado!
 
- Allora? Ripeto: sapresti vivere senza di lei?- 
Maledetto! É passato subito alle domande più toste, a quelle che mi fanno scoprire di più.
 
Sposto lo sguardo sulla porta e rimango in silenzio.
 
Saprei vivere senza di lei? Senza i suoi sorrisi, senza i suoi sguardi di fuoco quando é arrabbiata, senza le sue carezze, senza i suoi baci, senza vederla torturarsi il labbro inferiore quando é imbarazzata, senza il suo odore, senza la sua dolcezza e la sua caparbietà, senza di lei...-No- sussurro debolmente, quasi senza accorgermene.
 
- La ami?- chiede in un sussurro, quasi a non voler spezzare l'atmosfera.
 
La amo? 
Ma cos'é in fondo l'amore? Non l'ho mai conosciuto, neppure quello materno.
Forse é una sorta di virus, ne senti i sintomi, ma non riesci a riconoscere la malattia.
E forse questo virus ha colpito anche me.
 
Forse senza il forse.
 
Mi ha colpito e basta. Ma ho voglia di curarmi? Se curarmi significa rinunciare alla mia scocciatura allora no, che rimanga pure dentro di me questo stupido ed irrazionale virus.
Voglio viverlo, voglio viverlo fino in fondo.
Ma soprattutto voglio poter passare ogni ora, ogni minuto, ogni secondo con lei, con colei che é riuscita a farmi perdere la testa, della quale non potrei fare a meno, e che é diventata parte integrante della mia vita, probabilmente la cosa più importante.
 
É amore questo?
 
- Sì- Un altro sussurro, stavolta più forte, capace di farmi fremere e per un attimo perdere la cognizione del tempo.
 
- Bene, allora credo non ci siano più dubbi a riguardo, l'hai ammesso tu stesso. La ami...oh Dio mi commuovo ora! Non sai quanto ho aspettato prima che tu aprissi gli occhi- 
 
Mi riprendo dal mio coma temporaneo e sorrido- Ti comporti come se avessi detto a te che ti amo- Altra fitta al cuore, seppur estremamente piacevole.
Mi fa quasi impressione ammettere di amarla ad alta voce, ma c'è comunque da dire che si tratta di un'impressione stranamente...positiva, che mi rende felice.
 
- In realtà con la tua confessione ho quasi partorito- aggiunge ridendo.
 
Rido anch'io e sento bussare alla porta. Spunta la testa di Jason che mi fa segno di sbrigarmi.
 
- Dan vado sul set- dico, stranamente rilassato.
 
- Tieni d'occhio quel Paul, mi raccomando- 
Oh, ci puoi giurare.
 
- Sì, ci si sente- taglio corto, potrebbe attaccare nuovamente bottone e parlarmi di quel damerino.
 
- Fammi sapere i risvolti- 
 
- Sei peggio di una donna- sbotto alzando gli occhi al cielo.
 
- Lo so, per questo sono unico, ci si sente Nick- Riattacco e mi cambio velocemente con i vestiti del set.
Ancora una volta camicia bianca, da tenere sbottonata, e bermuda anch'essi bianchi.
 
Li indosso e mi precipito da Brigitte per farmi acconciare i capelli.
Dopo all'incirca un quarto d'ora sono pronto e mi dirigo sul set dove trovo Tess tutta intenta a parlare con il damerino.
 
Appoggio la schiena al muro, il più possibile lontano da loro, ed attendo lei, l'unica di cui m'interessi veramente.
Sento il portellone aprirsi e finalmente appare. 
Ma é sempre stata così bella? Cioè, in realtà, anche se non l'ho mai ammesso l'ho sempre trovata bella, ma adesso c'è qualcosa in più...
Anche con solo una vestaglia, i capelli scarmigliati ed un velo di trucco mi fa venire voglia di prenderla e portarmela via, possibilmente in un angolo lontano da tutti.
Mi sorride e si avvicina velocemente.
 
Stupido cuore, ma cosa cavolo sussulti?
 
- Da quanto sei qui?- mi chiede, appoggiando le mani sulle mie braccia incrociate.
 
- Da poco- rispondo guardandola intensamente.
 
Si volta verso Paul e Tess e saluta il primo con la mano, Tess mi guarda e ammicca ridendo civettuola, poi posa lo sguardo su Fede e la fulmina poco gentilmente.
Ecco mi sta già mandando in bestia. Come cavolo si permette? Non vorrei si fosse messa in testa cose sbagliate dopo quell'insignificante bacetto, ma anche se fosse non é un problema mio.
 
- Odiosa- sibila Fede, voltandosi verso di me.
 
Sorrido- Perché?- Meglio fare il finto tonto, mi diverto a vedere come reagisce.
 
- Non ti sei accorto di come ti ha ammiccato spudoratamente? É rivoltante- Fa una smorfia e si sposta i capelli dal viso. Tipico gesto di quando é nervosa.
 
- Gelosa eh?- la stuzzico sorridendo divertito.
 
Volta di scatto il viso verso di me e mi fulmina accigliata- Ti prenderei a schiaffi quando fai così- sbotta girando la testa di lato.
 
Le prendo il mento fra le dita e riporto il suo viso davanti al mio, mi avvicino ed arrivo a sfiorare le sue labbra con le mie- Non sai cosa ti farei io quando fai così invece- Rido non appena la vedo sgranare gli occhi e sussurrare un "pervertito". Poi la bacio dolcemente, assaporando il suo sapore.
 
Almeno quegli altri due capiscono chi é proprietà di chi.
Preferisco essere diretto...e in questo caso anche spietato se serve a rendere meglio l'idea.
 
Mi stacco dalle sue labbra e apro le braccia per poterla tenere vicina al mio corpo.
Si schiaccia contro il mio petto ed appoggia le braccia sulle mie, poi le circondo la vita e la stringo ancora di più a me.
Lancio un'occhiata verso i due ficcanaso ed aumento la presa sui fianchi di Fede, tanto per ribadire meglio il concetto di proprietà privata.
 
Le sento appoggiare la testa sul mio petto e ritorno con lo sguardo su di lei.
Abbasso la testa e sfioro con le labbra la sua fronte, depositando qualche piccolo bacio di tanto in tanto.
 
- Ho sonno- sospira, chiudendo gli occhi e sbadigliando.
Poi sposta le braccia e mi circonda la vita per avvicinarsi ulteriormente al mio corpo.
 
- Altre quattro ore e poi dormi- sussurro dolcemente, sulla sua fronte.
 
- Ok- conviene, annuendo debolmente- Ma rimani a dormire con me anche stanotte?- Alza la testa ed appoggia il mento sul mio petto per osservarmi meglio.
 
- Nel tuo letto non ci s'entra- Sorrido- Devi venire tu da me- 
Mi sento un'idiota, sono felice come una pasqua e sto elargendo sorrisi come un cretino.
 
Sorride- Affare fatto- Poi appoggia nuovamente la testa contro il mio petto e chiude gli occhi.
 
Ecco, adesso mi sento stranamente felice e...completo, e solo per il fatto di poter dormire con lei anche stanotte.
Se me lo avessero detto qualche mese fa mi sarei fatto una bella risata, adesso invece mi sembra la cosa più importante, poter passare del tempo accanto a lei.
 
Entra il fotografo e ci fa segno di andare sul set.
Fede si allontana da me e toglie la vestaglia per appoggiarla su una sedia lì vicino.
Mi sto trattenendo a stento dal saltarle addosso, e mi sto anche trattenendo dal prendere a pugni quell'emerito damerino che non le ha tolto gli occhi di dosso per un attimo.
 
Aspetto che appoggi la vestaglia sulla sedia e poi mi faccio vicino.
Le passo un braccio intorno ai fianchi, cercando di coprirla il più possibile alla vista dell'idiota che ancora non ha capito il concetto di proprietà privata, e la porto con me sul set.
 
- Ok, allora, innanzitutto Fede vorrei informarti che abbiamo mandato le tue foto a varie compagnie e grandi marche, e, beh, che dire, c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Ti hanno scelta come volto del nuovo profumo firmato Victoria's Secret, e tra l'altro come angelo della stessa Victoria's Secret. Tess ne fa già parte.
Ci sono anche proposte di altre grandi marche, ma di quelle parleremo domani con la tua agente- conclude, sfogliando fra le mani numerosi fogli- Direi che la tua carriera si é avviata nel migliore dei modi- Sorride ed impugna la macchina fotografica.
 
- Grazie- sussurra Fede, sorridendo grata e poi voltandosi a guardarmi.
 
Le sorrido e la stringo ancora di più a me, aumentando la presa sul suo fianco.
 
- Oh non mi devi ringraziare, io non ho fatto nulla, hai fatto tutto te- le risponde il fotografo ridendo- Ora cominciamo, ah, il profumo é quello, tienilo in mano-
 
Fede lo prende e se lo tiene fra le mani, facendo attenzione a non farlo cadere per terra.
Rido nel vederla così impacciata e mi tira una gomitata nello stomaco.
 
- Innanzitutto voglio un primo piano tuo con in mano il profumo: avvicinalo alla bocca e solleva leggermente la testa, poi guarda l'obbiettivo. Mm...magari scotolati un po' i capelli, per dare un senso più sensuale e più etereo- 
 
Ma certo! Cerchiamo di renderla anche più sensuale, tanto con questo completino lo é poco.
Eh già, almeno il damerino laggiù si rifà gli occhi con la mia...con lei, che comunque mi appartiene.
Questo fotografo a volte ha delle idee davvero fuori dal comune, e questa é una fra quelle, che tra l'altro mi sta innervosendo, e non poco.
 
- Ok perfetta, ferma così- urla quello stupido uomo, cominciando a scattare più foto possibili.
 
Torno con lo sguardo su di lei. 
 
Cavolo.
 
Sento che l'amichetto dei piani bassi fra poco mi scoppierà nei pantaloni.
Non può farmi questo, non può chiederle di essere più sensuale, dannazione, quell'uomo mi porta all'esasperazione così.
 
In questo momento l'unica cosa che vorrei fare sarebbe di portarmela via, ecco magari a casa mia, e farla finalmente mia, mia e di nessun altro.
Mi eccito anche solo a guardarla, e la cosa non é normale, non mi sono mai trovato in queste condizioni.
 
Perso nei miei pensieri tutt'altro che casti non mi accorgo di Tess, spuntata dal nulla al mio fianco.
 
Mi sfiora un braccio con le dita e mi volto a guardarla infastidito- Che c'é?- chiedo apparentemente calmo e pacato.
 
Sorride- Perché mi hai baciata quella volta?- 
 
Faccio spallucce e non rispondo.
 
- Per lei vero? Volevi farla ingelosire, non é così?- 
 
- Anche se fosse non sono affari tuoi- taglio corto riportando lo sguardo su Fede.
 
Fa una smorfia e sorride- Giusto, non sono affari miei- Mi sfiora l'avambraccio con le dita e punto gli occhi su di lei.
Che diavolo si é messa in testa questa?! 
 
- No, Federica non ti distrarre, guarda l'obbiettivo- sento dire al fotografo.
 
Oh oh, ma guarda, qualcuna qui é gelosa.
Sposto lo sguardo su Fede e la osservo sorridendo, anche se lei ormai sta guardando l'obbiettivo.
La vedo spostarsi una ciocca di capelli dal viso con stizza e rido sommessamente, oh oh, e qui qualcuna é anche nervosa.
Si morde il labbro e per poco non perdo il controllo.
 
- Allora? Che ne dici?- rompe ancora Tess.
 
- Di cosa?- chiedo senza realmente ascoltarla.
 
- Ci potremmo divertire un po', no? Anche solo una volta- sussurra lasciva e abbarbicandosi al mio braccio.
 
Mi volto di scatto a guardarla. Questa é pazza, o dura di comprendonio.
 
- No- Secco, diretto e glaciale.
 
Sembra anche esserci rimasta male, magari gli scoppio pure a ridere in faccia ora, poi vediamo come ci rimane.
 
Fa spallucce ed una smorfia con la bocca, poi mi lascia il braccio- Come vuoi, comunque la proposta rimane valida- Sorride e si passa la lingua sulla bocca.
 
- Aspetta e spera- Scrollo le spalle e torno a guardare ciò di cui m'interessa veramente.
 
Sbuffa e finalmente, una volta per tutte, se ne va.
 
- Ok, cominciamo con le foto di gruppo, pose libere, coppie che preferite e cerchiamo di fare veloce per stasera, che devo vedere la partita di football- ci avverte il fotografo.
 
- Tra quali squadre?- gli chiedo, andando a prendere Fede prima che lo faccia il damerino.
 
- Una partita fra titani Nick: Pittsburgh Steelers e Dallas Cowboys- annuncia muovendo le mani in aria.
 
- Wow, é una roba tosta allora- dico sorridendo.
 
- Oh sì ragazzo, ci puoi giurare, non posso perdermela- esclama convinto, battendo il pugno sulla mano.
 
- É l'ultima partita della National Football League vero?- chiedo posizionandomi dietro Fede e appoggiando le mani sui suoi fianchi.
 
- Esatto, e se consideri che sono arrivate in finale due squadre di un tale livello, beh, mi vengono i brividi. Una roba che non si vedeva da anni. Credo sarà la partita più bella dell'ultimo decennio- Annuisce con la testa e comincia a scattare foto.
 
- Non me la posso perdere allora- ammetto sorridendo.
 
- Oh bravo Nick, e anche te Paul, guardala- dice rivolgendosi al damerino.
 
- Ci puoi giurare- gli risponde alzando il pollice della mano.
 
- Bene- comincia soddisfatto l'uomo- Ora facciamo presto che dobbiamo andarci a vedere una partita storica- 
 
Sorrido e giro Fede tra le mie braccia per metterci in un'altra posa, che poi in realtà é solo un pretesto per poterla guardare.
 
- Che voleva quella? E vedi di essere conciso ed esplicativo se vuoi vedere la partita stasera- minaccia guardandomi accigliata.
 
Sorrido- Mi ha proposto di andare a letto con lei- Conciso ed esplicativo, appunto.
 
Sgrana gli occhi di colpo e mi guarda sconvolta- E tu che hai detto?- 
 
- Di no, mi sembra ovvio- Faccio una smorfia e l'avvicino a me- Per ora ho un'altra in testa- 
 
- Mio Dio, ma non si vergogna a chiedere certe cose?- chiede ancora sconvolta, poi sembra riprendersi e mi guarda- Che hai detto?-Sorride e si avvicina ancora di più.
 
- Di no- taglio corto. 
Accidenti a me e alle frasi di troppo che mi lascio scappare.
 
- No no, quello dopo- Sorride ancora e appoggia le mani sulle mie braccia.
 
- Niente, non ho detto niente dopo- dico con indifferenza, facendo spallucce.
 
- A me sembrava di aver sentito qualcosa, tipo che hai un'altra per la testa, sbaglio?- chiede ridendo.
 
Ok, negare non avrebbe senso, ammettere forse un senso ce l'avrebbe, ma non se ne parla, quindi...- Chissà- Indifferenza.
 
Sorride ed appoggia la testa sul mio petto. 
 
Cambiamo pose varie volte e nel frattempo passano le ore, che stranamente sembrano volare.
 
- Ok, per oggi basta così- ci avvisa il fotografo- A domani ragazzi-
 
Abbasso la testa ed appoggio le labbra sulla sua fronte- Andiamo a casa- le dico, in un sussurro.
 
E suona bene questo "andiamo a casa".
 
Suona stranamente e maledettamente bene.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
 
Ehm...come cominciare...SCUSATEEEEEEEEE!!!!!!! */\*
(Ma come mai il mio angolo dell'autrice comincia sempre così?T.T)
 
Purtroppo sono stata davvero mooooooooolto impegnata con la scuola, ed essendo l'ultimo mese ho una marea di compiti e interrogazioni tutte appiccicate -.-
Ho delle borse sotto gli occhi che sono più profonde della fossa delle Marianne....=.= Ma va beh...

L'uomo-orso è tornatoooooooo! E abbiamo scoperto il suo nome e la sua situazione poveretto! Ahahahah, adoro Tyson, non so voi!
E se poi mettiamo Tyson con Ryan, allora ne viene fuori un mix esplosivo, come quando fanno la radiografia a Nick, ahahahah!
 
Allora, Nick si è reso conto che questo sentimento che prova per Fede è niente popò di meno che AMORE! Uh che bello!!! *0*
Credo che la parte in cui Nick riflette, grazie a Dniel, e si rende conto di amarla sia la parte più bella...o almeno è quella che a me piace di più ^_^
 
E poi ora nei suoi pensieri non la chiama nemmeno più scocciatura, a parte qualche volta....il lupo perde il pelo, ma non il vizio, eh eh...
 
Uffi, avevo una marea di roba da dire e ora non mi ricordo più niente....mm...che nervi!
 
E un'altra volta dormiranno insieme, uh che teneri!!!!!
Vedremo che combineranno questi due! Ahahahahah
 
Ah! Un ENORME GRAZIE A TUTTE VOI!!!!!!! 
Grazie mille per il supporto che mi date nonostante dobbiate aspettare secoli per i capitoli ^_^
 
E scusate gli eventuali errori/orrori che magari troverete! Ricontrollerò tutto a breve!
In compenso questo capitolo è infinito, penso di non averne mai fatto uno così lungo....
 
Un bacione grande grande grande e a prestooooooooooo!!!!!!!!!!!!!! >.<

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Capitolo 23
*** This Is Love ***


This Is Love
 
Dedicato a tutte le mie lettrici




Pov Federica
 
 
 
- É bellissimo quest'edificio- dico, entrando nuovamente nell'ingresso del palazzo di Nick.
 
Stavolta sono stata brava, infatti ho avvisato Cristy che sarei rimasta con lui, almeno la lascerò dormire sogni tranquilli per stanotte.
 
Fa spallucce ed entriamo nell'ascensore.
 
Lo scruto a fondo, e nei suoi occhi leggo solo tristezza e malinconia.
Mi alzo sulle punte e, senza pensarci due volte, lo abbraccio.
 
- Che...?- 
 
- Mi andava- taglio corto, bloccando la sua domanda sul nascere.
 
Lo sento sorridere tra i miei capelli e le sue braccia vanno a circondarmi dolcemente la vita.
Lascia un bacio sulla mia spalla e ci stacchiamo per uscire dall'ascensore.
 
Apre il portone dell'appartamento e, stranamente, mi sento a casa.
É una sensazione piacevole, come se sentissi un calore avvolgermi completamente e rendermi felice. Forse perché dove c'è Nick mi sento al sicuro, mi sento in un certo senso a casa, nel mio porto sicuro.
 
Mi tolgo il giubbotto e lo appendo all'attaccapanni, poi prendo il suo e faccio lo stesso.
Sto diventando sempre più pratica di questa casa, ed é solo il secondo giorno che ci entro.
 
Lo vedo sorridere con la coda dell'occhio e poi mi si avvicina, prendendomi la mano malandata.
 
- Vieni, ho una pomata di là- Mi trascina dietro di sé ed entriamo in camera.
 
Mi siedo sul letto ed attendo che trovi la pomata dentro il penultimo cassetto dell'armadio.
Sto registrando tutti i suoi movimenti, anche perché non trovo la forza di staccargli gli occhi di dosso.
 
Torna da me e mi si siede accanto, poi estrae la crema e me la spalma delicatamente sulle nocche, facendo attenzione a non farmi male.
 
- Nick- lo chiamo, quasi impercettibilmente- Posso farti una domanda un po' privata?- 
 
Alza la testa dalla mia mano ed annuisce.
 
- Perché hai deciso di rimanere in questo appartamento anziché trovartene un altro?- chiedo fissando i miei occhi nei suoi.
 
- Perché non mi avrebbe portato a nulla ribellarmi a mia madre e al mio patrigno, e comunque non gli sarebbe importato- Fa spallucce- Quindi ne ho approfittato- 
 
Annuisco e abbasso lo sguardo sulla mia mano stretta nella sua, poi mi viene in mente una domanda stupida quanto importante, o almeno per me.
 
- Quand'é il tuo compleanno Nick?- chiedo di getto.
 
Mi osserva meravigliato e sorride- Il 17 Gennaio, tu?- 
 
- 24 Luglio- rispondo, pensando già a come poter festeggiare il suo compleanno, neanche tanto lontano tra l'altro.
 
- Leone- constata sorridendo.
 
- Capricorno- ribatto osservandolo divertita- Credo sia azzeccato, sei testardo- 
 
Solleva un sopracciglio, visibilmente scettico- Vogliamo parlare di testardi? No perché tu ne sei l'emblema-
 
Scrollo le spalle e sposto lo sguardo sul comò- Non poi così tanto, sono anche solita cedere e cambiare idea- 
Ed é tremendamente vero, del resto ho cambiato idea su Nick, su tutto ciò che lo possa riguardare, e me ne sono addirittura innamorata.
 
Lo vedo sorridere con la coda dell'occhio- Sei comunque testarda, io no ad esempio- 
 
Volto di scatto la testa e lo fisso sgomenta- Spero tu stia scherzando- annuncio con la bocca aperta e gli occhi sbarrati.
 
Ride- No, affatto-
 
Mo' mi faccio una risata. Se lui non é testardo io ho i capelli lisci e domabili, no, cioè, roba dell'altro mondo, che non sta né in cielo né in terra.
 
- Sei davvero spiritoso- dico facendo una smorfia con la bocca.
 
- Grazie, ma lo sapevo già- Lo ammazzo! No suvvia Fede controllati, non agire d'impulso, sai che poi te ne pentirai.
 
- Stupido- sbotto, voltando la testa.
 
- Testarda- 
 
Torno a guardarlo- Ma allora insisti- 
 
Fa spallucce e ride, poi abbassa lo sguardo sulla mia mano- Fino alla morte- sussurra sorridendo.
 
E non so perché, non so come, ma le sue parole mi fanno venire i brividi e contemporaneamente sciogliere. 
 
E non so perché. 
 
Ma forse le ho registrate, o meglio, il mio cuore le ha registrate come una...come una promessa. 
Una promessa che vorrei si potesse mantenere; come ha detto lui "fino alla morte". 
Ma ovviamente é anche possibile che tutto questo sia frutto della mia fantasia.
 
- Fatto- annuncia, lasciandomi la mano e richiudendo la pomata.
 
Si alza e resto a fissarlo persa nei miei pensieri e nelle mie congetture.
Avrei voluto poter sentire ancora la sua mano nella mia, avrei voluto percepire ancora quel calore avvolgermi, avrei voluto semplicemente non allontanarmi neanche di un millimetro da lui...
 
- Ti sei incantata a guardarmi?- Mi passa una mano davanti al viso e ride.
 
Sposto lo sguardo su di lui, accigliata- No, stavo solo pensando- ribatto alzandomi anch'io.
 
- E a cosa?- chiede con un tono di voce caldo e avvolgendomi la vita con le braccia.
 
- A cosa dobbiamo mangiare. Su su, andiamo a cucinare- esclamo sorridendo e trascinandolo per la mano.
 
Arrivata in cucina comincio ad aprire i vari sportelli ed il frigorifero.
 
- Facciamo una frittata- propongo estraendo le uova- Ti va bene?- 
 
Fa spallucce e solo ora mi rendo conto del fatto che sia stato per tutto il tempo ad osservarmi attaccato allo stipite della porta.
 
Afferro un mestolo e mi avvicino a lui, leggermente minacciosa direi- Guarda mio caro che tu mi aiuterai, non credere di startene con le mani in mano- 
 
- Se no che fai?- chiede alzando un sopracciglio, visibilmente divertito.
 
Guardo il mestolo e poi lui- Te lo rompo in testa- 
 
- Uh violenta- commenta facendosi più vicino e sfiorandomi un orecchio con le labbra- Non ti conviene fare così però- Mi bacia dolcemente sotto l'orecchio e scende sempre di più, andando verso il collo.
 
- Perché?- chiedo con la voce tremula e passandogli le braccia intorno al collo.
 
Succhia un punto sul mio collo e sale con le labbra, fino ad arrivare a sfiorare le mie- Perché mi ecciti incredibilmente- sussurra prima di far scontrare le nostre labbra e i nostri bacini.
 
Mi arpiono al suo corpo e, non so dove, trovo il fiato di rispondere al bacio.
Mi fa fare velocemente qualche passo indietro e arrivo con la schiena contro il frigorifero, contro il quale sbatto.
Solleva i bordi della mia maglietta e mi sfiora la pelle con le sue mani calde e bramose, percorrendo un percorso immaginario dalla schiena alla pancia.
Oh cavolo, sto per sciogliermi dal caldo che sento in questo momento, ci vuole un estintore.
 
Per sbaglio muovo la mano con il mestolo troppo velocemente e glielo sbatto, neanche tanto delicatamente, in testa.
 
Si stacca da me e porta una mano sul punto dolorante- Ahi- si lamenta, come un bambino.
 
- Scusa, non volevo- dico mortificata e alzandomi sulle punte- Fammi vedere- Gli tolgo la mano e abbassa la testa per farmi guardare.
 
Massaggio per un po' la parte lesa e infine ci deposito un bacio- Fatto, ora stai meglio- esclamo sorridendo e abbassandomi.
 
- E a te chi lo dice?- domanda portandosi una mano tra i capelli.
 
- É così, un bacino e va via tutto il dolore- Mi volto, e comincio a sbattere le uova in una ciotola- Nick, tu procurami del parmigiano e una teglia con dell'olio per friggere-
 
Non sento nessun movimento e mi volto a guardarlo.
Ma certo, il signorino se ne sta comodamente seduto su una sedia a non fare nulla.
 
- Subito- gli urlo contro- É un ordine- Credo che la mia voce si sia alzata di tre ottave con quest'ultimo urlo, tanto che mi sono auto distrutta i timpani.
 
Sospira- Va bene- Si alza stancamente e prende il parmigiano dal frigo, poi me lo appoggia sul bancone e torna a sedersi.
 
No, Fede stai calma, ad arrabbiarti ti vengono solo le rughe.
No, non pensare nemmeno di avventarti su di lui e ridurlo a pezzi, non servirebbe a nulla.
Ok, un grosso respiro e rivolgiti a lui con calma, su, tranquilla, va tutto bene.
 
- Scusa Nick- comincio sorridendo cordiale- Che cosa significa questo?- Indico il parmigiano e continuo a sorridergli.
 
- Ti ho procurato il parmigiano, il mio l'ho fatto, ora tocca a te- risponde così, tranquillamente.
Molto coraggioso, davvero.
 
Sorrido- Come prego? Credo di aver capito male, forse ho sentito che tu hai finito di fare la tua parte- dico, non curandomi del tic nervoso all'occhio.
 
- Allora hai sentito benissimo- taglia corto, sorridendo divertito.
 
- No!- urlo stridula, prolungando la "o" per almeno una decina di secondi- Non hai finito un bel nulla, muoviti e grattalo prima che ti rompa davvero questo mestolo in testa- Ho liberato la belva che era racchiusa in me, un altro passo falso e lo lancio dalla finestra.
 
- Che devo fare scusa?- chiede sorridendo, stranamente divertito. Io fossi in lui avrei paura.
 
- Lo devi grattare mentre io sbatto queste, chiaro adesso?- sbotto puntandogli contro il mestolo, ormai divenuta la mia arma.
 
- In cucina?- chiede, soffocando a stento una risata.
É pazzo. Ma che lingua parlo?
 
- In cucina certo! Vuoi andare in bagno a farlo? Solitamente queste cose si fanno in cucina, ma non so tu come sei abituato- 
 
- Oh, io mi adatto a tutti i posti- risponde ridendo.
 
Comincio a non capirci più niente. Corrugo la fronte e lo guardo di sbieco- Di che stiamo parlando?- 
 
- Non saprei, io dovrei grattarlo, tu dovresti...-
 
- Oh mio Dio!- lo interrompo sconvolta e facendolo scoppiare a ridere- Ma...ma sei sempre più pervertito, sei...sei un porcello- lo accuso additandolo.
 
Si piega su se stesso dalle risate e appoggia la testa sul tavolo- Cosa sono io?- 
 
- Un porcello- ripeto guardandolo basita. Cavolo sta piangendo dal ridere, ha le lacrime!
 
Dopo che sembra essersi ripreso si alza dalla sedia per pararsi davanti a me- Vuoi farmi morire soffocato dalle risate?- 
 
Alzo una mano e gli asciugo le ultime lacrime rimaste, poi sorrido e gli passo il parmigiano- Tu fai il tuo dovere ed io vedrò di risparmiarti- 
 
- Gentilissima- sottolinea aprendo uno sportello sopra la mia testa.
 
- Grazie, ma lo sapevo già- lo imito, facendo una smorfia altezzosa.
 
Ride e, sbadatamente ovvio, nel tirare fuori la grattugia dalla credenza sopra di me, mi colpisce la testa con il gomito.
 
- Ops- esclama, sorridendo divertito dal mio sguardo di fuoco.
 
Sospiro e passo il mestolo sotto l'acqua per pulirlo, poi lo asciugo e, sbadatamente s'intende, nel stiracchiarmi con quello in mano lo colpisco nuovamente in testa, stavolta in fronte però- Ops- dico, facendo la finta tonta.
 
- Giochi sporco- constata sorridendo.
 
- Io la chiamo più vendetta- ribatto scrollando le spalle.
 
Si avvicina e mi posa un bacio vicino all'orecchio - Fossi in te dormirei con un occhio aperto-
 
- Lo stesso vale per te mio caro- Rido e mi allungo per baciarlo a stampo sulla bocca- Ora finiamo qui, o stasera niente partita- 
 
Sorride ed afferra il parmigiano, così, una volta per tutte, fa il suo dovere.
 
 
 
- É cominciata?- gli chiedo dalla cucina, dato che lui si é volatilizzato nel salotto, senza finire di mettere i piatti nella lavastoviglie.
 
- Sì- 
 
- Da quanto?- urlo ancora, infilando l'ultimo bicchiere e chiudendo lo sportello della lavastoviglie.
 
- Adesso- risponde tornando in cucina e aprendo il frigo per estrarre...una birra? No, non se ne parla.
 
- Scordatelo- affermo categorica, strappandogliela di mano e mettendola di nuovo in frigo- Ti fa male, innanzitutto perché é fredda ed hai appena mangiato, secondo perché é tardi- 
 
- Sono appena le nove, non é tardi- precisa indicando l'orologio.
 
- Non m'interessa, non la bevi, punto- taglio corto mettendo le mani sui fianchi e guardandolo severa.
 
- Lo faccio sempre quando guardo le partite- insiste sollevando un sopracciglio.
 
- Pace, cambierai il tuo rito. Forza, andiamo di là- Indico la porta della cucina e gli faccio segno di precedermi con un cenno della testa.
 
- Sei terribile- Sbuffa ed esce, dirigendosi in salotto. Sorrido e lo seguo. 
 
Si distende sul divano, a pancia in su, ed appoggia la testa sul bracciolo, poi afferra il telecomando, alza il volume della televisione e lascia ricadere il braccio giù dal divano mentre l'altro se lo passa dietro la testa.
In poche parole: da saltargli addosso...per picchiarlo ovviamente visto e considerato che non ha lasciato nemmeno un centimetro di divano libero per me.
 
Bene, se vuole la guerra, guerra avrà.
 
Avanzo tranquillamente verso di lui... che fa pure finta di non vedermi! Che razza di cafone!
E mi siedo gentilmente, no via, diciamo la verità, e mi siedo a peso morto sulla sua pancia o sul suo stomaco, quello che é, non m'importa.
 
Solleva la testa di scatto e mi guarda sorpreso- Ho appena mangiato e mi fa male- mi fa il verso, con una smorfia e cercando di imitare la mia voce tra l'altro.
 
- Sei tu che mi hai spinta a fare ciò, ti sei impossessato di tutto il divano- constato facendo spallucce e mettendomi comoda sul suo stomaco, ignorando i suoi lamenti.
 
- A proposito, quando hai cambiato maglietta e pantaloni?- chiedo curiosa.
 
- Mentre tu rigovernavi- risponde, cercando di allontanarmi dal suo stomaco.
Poveretto, non ci riuscirà mai.
 
Comunque, adesso indossa una maglietta bianca a maniche corte e i pantaloni da ginnastica neri della Frankie Garage, nel complesso da saltargli sul serio addosso.
 
Si tira su con la schiena, facendomi scivolare piano piano dal suo stomaco, ed apre le gambe tra le quali atterro.
 
- Uffi, stavo comoda- mi lamento mettendo il broncio.
 
- Io no, mi hai spappolato lo stomaco- Si distende nuovamente sul divano e mi afferra per i fianchi, imprigionandomi fra le sue gambe e avvolgendomi la vita con le braccia.
 
Mi distendo ed appoggio la testa sul suo petto, rivolta verso la televisione per poter seguire la partita.
 
- Per chi tifi?- gli chiedo sollevando di poco la testa per poterlo guardare.
 
Stacca gli occhi dal televisore e li porta su di me- Pittsburgh Steelers- 
 
- Ah capisco- No, non c'ho capito una mazza. Anche perché non m'interesso di squadre di football, però ho comunque la voglia e la necessità di conoscere tutto di lui, anche i particolari più insignificanti.
 
- Sono quelli con i pantaloni gialli- m'informa sorridendo in modo strano, tipo...dolcemente, quasi con amore.
 
Sorrido ed allungo un braccio per portarlo sul suo petto, poi torno a guardare la partita e, senza rendermene conto, mi addormento.
 
 
 
Mi sento adagiare su qualcosa di morbido e soffice ed apro gli occhi.
Siamo in camera, cioè, Nick mi ha portata fino a qua, in braccio, come un principe, come il mio principe.
Accidenti, mi sta battendo forte il cuore.
 
- Chi ha vinto?- chiedo, con la voce impastata.
 
Si volta a guardarmi e sorride- Ti sei svegliata finalmente, non ce la facevo più a sentirti russare, comunque hanno vinto i Pittsburgh Steelers ovviamente- 
 
- Io non russo- preciso riducendo gli occhi a due fessure.
 
- Non puoi saperlo- ribatte, trattenendosi a stento dal ridermi in faccia. 
Mi lancia la camicia della sera prima e l'afferro accigliata.
 
- Cafone- taglio corto, dandogli le spalle e cominciando ad abbassarmi i pantaloni- Ah già, girati- 
 
- Volevo vedere fra quanto te ne saresti accorta, peccato- Ride e si volta.
 
Sfilo i pantaloni e poi il golf- Ripeto, cafone e porcello- Lo sento ridere ed indosso anche la camicia- Ora puoi girarti- lo avverto, mentre m'infilo nel letto.
 
- Già fatto, ed ho visto tutto- confessa continuando a ridere.
 
- Vergognati- lo riprendo avvolgendomi nelle coperte- Fa freddo- constato rabbrividendo.
 
- A me fa caldo invece- dice togliendosi i pantaloni della tuta ed entrando nel letto.
 
Si mette su un fianco e si puntella su un gomito, poi appoggia la testa sulla mano e mi osserva.
Mi avvicino a lui e m'avvolge i fianchi con un braccio, traendomi a sé.
Appoggia la testa sul cuscino, poco sopra la mia, e comincia a giocare con i miei capelli.
 
Restiamo in silenzio per non so quanto tempo, poi sono io la prima a parlare.
 
- Nick, tu quante ragazze hai avuto?- chiedo con un filo di voce.
 
- Tante- risponde solo, inspirando fra i miei capelli.
 
- Tipo?- insisto, con il cuore in gola. Che cavolo di risposta é tante? Io voglio sapere numero, nome, cognome, indirizzo civico e codice fiscale di queste tizie!
 
- Non so...dopo la centesima ho perso il conto- Ride e mi stringe ancora più a sé.
 
Come mai io non la trovo affatto divertente questa cosa? Anzi, mi sta piano piano irritando.
 
- Tu?- domanda smettendo di ridere.
 
- Oh, non so, dopo il centoventunesimo ho perso il conto- rispondo facendo spallucce.
Guarda caso ora siamo in due a non trovare divertente la cosa.
 
- Scherzi vero?- domanda sfiorandomi il collo con la punta del naso.
 
- Sei stato davvero con...- 
 
- Con tante, ma non le ho contate- m'interrompe baciandomi il mento- Stavamo parlando di te comunque- fa presente, aumentando la presa sul mio fianco.
 
- Con nessuno dei centoventuno- rispondo di getto, portando una mano sul suo petto e artigliandogli la maglietta.
 
Alza la testa e punta i suoi occhi nei miei- Non sei mai stata con nessuno?- Non é sorpreso o basito il suo tono di voce, sembra quasi che voglia accertarsi della cosa.
 
- No, con nessuno- ribadisco tenendo lo sguardo fisso sulla mia mano che stringe la sua maglietta.
 
Rimane in silenzio. Un silenzio per me quasi preoccupante, anzi preoccupante e basta, senza il quasi.
 
- Meglio- Alzo la testa sorpresa e lo vedo sorridere- Voglio essere io il primo. In tutto- sussurra le ultime due parole dolcemente, avvolgendomi col suo sorriso malizioso, ma allo stesso tempo amorevole. 
 
E per la millesima volta da quando lo conosco rimango senza parole. Ho solo una quantità sproporzionata di pensieri che mi frullano per la testa alla stessa velocità della luce.
Aspettavo di sentirmi dire qualcosa dalla quale sarei rimasta ferita, e mi aspettavo anche di essere allontanata, perché tipicamente i ragazzi quando hanno a che fare con una vergine sembra quasi che si spaventino.
Questa cosa non la capirò mai, al massimo dovrebbero essere le ragazze quelle spaventate. 
 
Invece mi ha sorpresa e resa la persona più felice del mondo, non mi sarei mai aspettata una risposta simile. Mai.
Ma ciò significa che vuole essere il mio ragazzo? Come al solito le sue frasi sono tanto sorprendenti quanto enigmatiche.
O forse sono io che non ne colgo il senso...
 
Ritorno con la mente sul pianeta Terra quando gli sento sfiorarmi il collo con la mano.
Poi si piega su di me e sostituisce la mano con la bocca, cominciando a depositare tanti piccoli baci.
Sollevo il mento e lo bacio sullo zigomo destro, delicatamente, in un gesto non premeditato, ed immediatamente lo sento sorridere sul mio collo.
Poi cerca la mia bocca famelico e non ci penso due volte a ricambiare il bacio.
 
Si posiziona sopra di me e porta le mani ai lati della mia testa, per non pesarmi troppo addosso.
Gli circondo il collo con le braccia e lo avvicino, anche perché se fosse per me mi si potrebbe tranquillamente distendere sopra. Non farei certo obiezioni.
 
Piega i gomiti e si avvicina ancora di più al mio corpo, entrandoci leggermente in contatto, poi con una mano prende a massaggiarmi dolcemente una gamba, alzando pian piano la camicia e scoprendomi la pancia.
Mi stacco dalla sua bocca per riprendere fiato e porto le mani ai bordi della sua maglietta, sfilandogliela definitivamente.
 
Non so cosa mi stia prendendo, non so quale forza estranea si sia impossessata del mio corpo, ma ho uno strano bisogno di sentirlo...parte di me.
A parte il fatto che sto rischiando l'autocombustione da quanto mi sento andare a fuoco ed incendiare ad ogni suo minimo tocco, quindi potrei anche sciogliermi da un momento all'altro.
 
Porto le mani sulla sua schiena e lo accarezzo delicatamente, aumentando di tanto in tanto l'intensità quando i suoi baci sul mio collo si fanno più...bollenti diciamo, almeno rimaniamo in tema.
Lo sento ansimare non appena passo ad accarezzarlo sugli addominali e a tracciare un percorso immaginario dal suo petto fino alle due linee che...capperi, conducono lì! 
Magari sto esagerando con le carezze, ma mi sono innamorata di queste linee che formano una V perfetta lungo il suo bacino, e sto impazzendo, ma a quanto pare non sono l'unica.
Apre velocemente i bottoni della mia camicia e rimango davanti a lui solo in biancheria, mi osserva per qualche istante e poi si fionda a leccare e stuzzicarmi la clavicola mentre le sue mani si muovono velocemente lungo tutto il mio corpo.
 
Scende ed arriva a baciare e saggiare l'anfratto di pelle non coperto dal reggiseno, poi si stacca e mi guarda intensamente, con i suoi occhi verdi e liquidi- E possibilmente anche l'ultimo- dice col fiato corto e facendo perdere qualche battito al mio povero cuore.
 
Spiazzata. Di nuovo. Per l'ennesima volta.
E non l'ho sognato, l'ha detto sul serio. E...sembra una sorta di confessione, quindi lui magari...ricambia ciò che provo.
 
Sorrido istintivamente ed avvicino il suo viso al mio per poterlo baciare.
Mi prende per i fianchi e si distende a pancia in su, portandomi sopra di sé. Continuo a baciarlo e, volontariamente stavolta, struscio la pancia e il bacino contro il suo, facendolo gemere sulla mia bocca.
E per un suo gemito mi sento incendiare ancora di più, specialmente nel basso ventre, e senza rendermene conto dico ciò che non avrei mai avuto il coraggio di dire a mente lucida.- Togli pure il possibilmente- 
 
Sbarro gli occhi nel momento in cui me ne rendo conto e abbasso lo sguardo sulle mie mani che si stanno torturando sul suo petto.
Rimaniamo in silenzio, ma sento comunque il suo sguardo fisso su di me.
E ora che faccio? Che dico? 
 
Mi gratto la testa e riprendo a torturarmi le mani- Io...ehm...cioè...non...non so cosa...- Penosa, davvero. Sospiro e socchiudo gli occhi- Scusa- 
 
Mi solleva il mento e tenta di far incontrare i miei occhi coi suoi- Guardami- ordina categorico. 
Mi sembra quasi di essere tornata a quella volta in cui eravamo chiusi in bagno, anche in quell'occasione mi aveva ordinato di guardarlo...e poi era avvenuta la svolta nel nostro rapporto. 
 
Punto i miei occhi nei suoi e aspetto di sentire ciò che ha da dire.
 
- Credi che mi abbia dato fastidio?- chiede senza lasciar trasparire la minima emozione dai suoi occhi.
 
Mi mordo il labbro inferiore- Beh...non so...forse...- 
 
- Stupida-
 
- Grazie-
 
- Prego- conclude serio in volto, poi sbuffa e porta una mano sulla mia schiena- In realtà volevo che tu lo dicessi, lo stavo aspettando disperatamente- confessa lasciandomi basita- Come hai potuto anche solo lontanamente credere che mi abbia dato fastidio? É ridicolo- Sbuffa nuovamente e sposta lo sguardo sulla finestra.
 
Deglutisco a vuoto e gli tocco dolcemente i capelli- Nick...noi cosa siamo?- domando a bruciapelo, con il cuore a mille.
 
Si volta a guardarmi e restiamo entrambi in silenzio, senza però staccare gli occhi l'uno dall'altra.
Ok, é giunto il momento di parlarsi chiaro e tondo, e se mi dice "solo amici" giuro che muoio seduta stante.
 
E questo silenzio non aiuta, anzi, credo che morirò prima di sapere la sua risposta che ho come l'impressione non sia positiva.
Oh mio Dio, é peggio di una tortura! Se entro due secondi non mi risponde gli apro la bocca con la forza.
 
- Non lo so- risponde infine, facendo spaccare qualcosa di ancora non identificato dentro di me. 
 
Sposta lo sguardo sulla finestra e cala nuovamente il silenzio.
 
Non so nemmeno dove io stia guardando in questo momento, il mio sguardo é vitreo, non vedo ma rifletto.  
Rifletto il vuoto interiore che sento. Ed é straziante.
 
"Non lo so". Come si può passare da un momento di gioia, dal poter toccare il cielo con un dito a sprofondare sotto terra in meno di due secondi? Eppure é possibile.
 
"Non lo so". Sono parole vuote, neutre. Anzi, no, non sono parole, sono lame acuminate conficcate nel cuore.
 
"Non lo so". Avrei preferito sentirmi dire "solo amici" a questo punto. Forse avrebbe fatto meno male. In questo modo non siamo nemmeno quello. Non siamo nulla.
E allora tutti i nostri baci, tutti i nostri bei momenti cos'erano? Nulla? Mi rifiuto di crederci, non é possibile.
 
Voglio solo scappare.
 
Rotolo giù dal suo corpo e mi alzo dal letto.
 
- Dove vai?- mi chiede immediatamente.
 
- Bagno- rispondo telegraficamente, dirigendomici a passo spedito.
 
Entro e chiudo la porta, poi vado direttamente al lavandino ed apro l'acqua fredda per bagnarmi le guance e riprendere contatto con la realtà.
Sempre io, sempre io devo stare male.
Perché lui non sembra minimamente scalfito dalla cosa? Forse perché sono io che rifletto poco e prendo tutte le cose di petto, forse é colpa mia.
Eppure le sue parole parlano chiaro, non siamo nulla.
Ma del resto cosa mi aspettavo? Potranno succedermene di tutti i colori, ma rimango sempre la solita stupida illusa.
 
Chiudo l'acqua e mi guardo allo specchio.
Oh no, e quella lacrima quando é scesa? No, non se ne parla, non é il momento giusto.
 
L'asciugo velocemente e mi appoggio con i gomiti al lavandino.
Andava tutto bene, perché ho dovuto rovinare ogni cosa con quella domanda? Anzi, no, perché lui ha dovuto rovinare ogni cosa con la sua risposta?
 
Sento bussare e sposto lo sguardo sulla porta- Esco- dico solamente, apatica.
 
Non ho il tempo di abbassare la maniglia che la porta si spalanca e davanti a me compare Nick- Che diavolo ti é preso?- sbraita investendomi e spingendomi con le spalle al muro.
 
- Sono umana ed ogni tanto ho bisogno di andare in bagno- taglio corto fulminandolo.
 
- Lo sai a cosa mi riferisco- sibila inchiodandomi con lo sguardo ed appoggiando le mani ai lati della mia testa- Sei praticamente scappata-
 
- La risposta é sempre la stessa- ribadisco incrociando le braccia al petto e voltando la testa di lato. 
 
- E tu pretendi che io ci creda?-
 
Torno con lo sguardo su di lui- Io ci credo a quello che dici tu- rispondo glaciale.
 
Sbuffa e fa vagare lo sguardo per il bagno, poi s'inumidisce le labbra e torna su di me- Io...Forse non dovresti credere a tutto- attacca nuovamente, guardandomi severo.
 
- Quindi? A cosa dovrei credere?- domando scettica, alzando un sopracciglio.
 
- Perché devi sempre trarre le conclusioni sbagliate?- sbraita alzando gli occhi al cielo.
 
- Non traggo conclusioni sbagliate, sei sempre tu che mi fai arrivare a questo, prova a metterti nei miei panni per un attimo- urlo in preda alla disperazione.
 
- Ah perché credi che per me sia facile? Credi che non sia stato difficile all'inizio?- vocia lanciandomi sguardi di fuoco.
 
- Cosa non é facile per te? Non mi sembra di averti mai fatto...soffrire come un cane per qualcosa che ti ho detto- sputo fuori rabbiosa e con le lacrime agli occhi.
 
- Ed invece sei sempre tu il problema. A chi credi che io pensi continuamente? Chi credi che abbia sempre in testa? Di certo non Tess o la mia parrucchiera- urla facendomi battere forte il cuore per la sorpresa. Quindi lui pensa a me...sempre.
 
- Le...le tue frasi sono sempre ambigue. Prima dici che sono un problema, poi...- 
 
- Perché é così- m'interrompe trafiggendomi con lo sguardo- Perché non riesco a fare a meno di te, perché ti penso sempre, perché sei l'unica che mi fa questo effetto, perché pian piano sei diventata la cosa più importante, perché ti desidero come non ho mai desiderato nessun'altra, perché...- si ferma e si morde il labbro.
 
- Perché?- chiedo in un sussurro quasi impercettibile.
 
- Niente- 
 
- Perché?- insisto cercando il suo sguardo.
 
Gira la testa di lato e guarda la doccia, poi porta i suoi occhi nei miei e mi guarda intensamente, come non gli avevo mai visto fare.- Perché mi sono innamorato di te- Bum. Ha sganciato la bomba. L'ha detto. E il mio cuore é esploso.
 
Oh cavolo svengo. Finalmente, ha detto che...oh mio Dio non riesco nemmeno a pensare lucidamente.
Lui mi ama. Mi ama. Voglio piangere, e ridere, e saltare dalla gioia, e urlarlo al mondo.
 
- Perché...perché sono un problema?- chiedo con la gola secca, arida, come se non bevessi da giorni.
 
Sospira e sorride- Perché non mi é mai successo, e all'inizio fa paura, non sapevo cosa fare- Scuote la testa- E ho detto "non lo so" perché non sapevo cos'altro dire, non sapevo cosa ti aspettassi e...come avresti reagito-
 
- Allora sappi che anche per me tu sei un problema- dico ridendo. 
Questo modo di parlare in codice é delirante.
 
Ride e fa sfiorare il suo naso col mio- Quindi adesso cosa siamo?- domanda sorridendo sghembo.
 
Sorrido maliziosa e gli allaccio le braccia al collo- Dimmelo tu-
 
Si fa più vicino e traccia il contorno delle mie labbra con la lingua- Preferisco dimostrarlo coi fatti- sussurra sorridendo malizioso, prima di tapparmi definitivamente la bocca.
 
Mi allaccio al suo corpo e lo bacio con trasporto, assaporando il suo sapore e respirando il suo profumo.
Porta le mani sulla mia schiena e mi avvicina ulteriormente a sé, poi le fa lentamente scendere fino a che non arriva al sedere, dove fa più pressione per potermi sollevare da terra.
Gli cingo i fianchi con le gambe e continuo a baciarlo con una passione crescente, che a quanto pare non é solo mia.
 
Mi strappa via la camicia e la lancia per terra, poi, andando a sbattere da una parte e dall'altra, arriviamo sani e salvi in camera.
Vengo adagiata delicatamente sul letto e in meno di due secondi Nick é sopra di me.
Cattura nuovamente le mie labbra e poi scende a baciare, leccare e lambire qualsiasi punto sul mio collo.
Comincio ad ansimare quando arriva a baciarmi la pancia, senza tralasciare neanche un millimetro di pelle, quasi come se volesse conoscere ogni parte di me, anche la più nascosta.
 
Istintivamente inarco la schiena e una sua mano arriva al gancetto del reggiseno.
Si ferma e cerca i miei occhi, in attesa di una conferma.
Allungo le braccia e gli prendo il viso fra le mani, poi lo avvicino a me e sfioro le sue labbra con le mie; in quello stesso istante si sente il rumore del gancio del reggiseno che si apre e probabilmente anche il sussulto del mio cuore.
 
Mi bacia la fronte e fa scendere lentamente le spalline fino a sfilarmelo completamente, lasciandomi mezza nuda davanti a suoi occhi.
Solleva la testa e mi osserva per qualche istante, poi riporta i suoi occhi nei miei.
 
E sono diversi. Il verde é liquido, luminoso, sembra essersi fuso con le fiamme che li accendono di brama.
Sono qualcosa di ipnotico, e destabilizzante.
 
Lo avvicino velocemente a me e lo bacio con urgenza.
Una sua mano, invece, comincia a muoversi vicina al mio seno, stuzzicandolo e sfiorandolo di lato, ma mai in modo avventato.
Appena lo stringo, per far entrare in contatto in nostri corpi, lo sento ansimare e, di scatto, chiude la mano sul seno che prima stuzzicava, facendomi scappare un gemito neanche tanto silenzioso. 
 
É come se stessi vivendo questo momento a rallentatore.
Sono completamente in balia dei miei sensi e delle emozioni nuove che sto provando, tanto che non riesco nemmeno a pensare lucidamente...anzi, non riesco proprio a pensare.
E Nick é di una dolcezza tale, nei movimenti, nelle attenzioni, negli sguardi che anche se riuscissi a riprendere controllo del mio cervello non durerebbe per molto.
 
Con la lingua traccia una linea infuocata dalla mia clavicola fino al solco in mezzo ai seni, poi sposta la bocca su uno e comincia a depositarci baci sempre più spinti e, per il mio cervello, distruttivi.
Mi contorco sotto di lui e cerco la sua bocca, una ricerca disperata che viene subito ricompensata appena le sue labbra si posano dolcemente sulle mie.
Abbassa i gomiti e finalmente i nostri corpi aderiscono completamente, mozzandomi il respiro e facendomi boccheggiare per un attimo.
Porto le mani sulla sua schiena e, per un breve istante, lo sento tremare, fremere.
E mi basta questo per spingere le mie mani fino ai suoi boxer.
 
Mi guarda sorpreso e poi sorride.
Lentamente e con il cuore che sta per uscirmi dal petto, li abbasso.
 
Oh mammina, non ho mai fatto una cosa simile! Sento il battito del cuore rimbombarmi nelle orecchie da quanto sono emozionata.
E sto per rischiare un collasso.
 
Come una scema mi fermo a guardare il...il suo amichetto, senza nemmeno finire di sfilargli completamente i boxer.
Quando lo sento sorridere riporto lo sguardo su di lui, che nel frattempo ha fatto sparire il suo unico indumento, lanciandolo da qualche parte nella stanza.
Bella figura insomma.
 
Ritorna a baciarmi con più foga di prima e sento quel...insomma, Nick junior, premere contro la mia femminilità.
Rilascio un gemito sulle sue labbra e istintivamente m'inarco contro di lui, facendo scontrare il mio bacino col suo.
 
- Non...-
 
- Nemmeno io- m'interrompe, con la voce roca e il respiro accelerato.
 
Mi sfila via le mutandine e allargo le gambe per farlo posizionare in mezzo.
Immediatamente i nostri occhi saettano l'uno alla ricerca dell'altra.
 
Occhi negli occhi.
 
E posso leggergli l'anima in questo momento. Posso vedere tutto ciò che sente, tutti i pensieri che gli stanno affollando la mente, tutto il desiderio che sta provando...ma riesco a scorgere anche qualcos'altro, un qualcosa che mi lascia boccheggiare e perdere la cognizione del tempo, riesco a vedere ciò che aspettavo da tempo: amore, né più né meno.
 
- Paura?- mi chiede col fiato corto.
 
- Un po'- Sarebbe inutile mentire. Lo amo, e mi fido ciecamente, ma so che farà male, ed é questo a spaventarmi.
 
- Vuoi che mi fermi?- Sgrano gli occhi per la sorpresa. Sarebbe capace di fermarsi...per me, giunti a questo punto poi. 
 
Sorrido e scuoto la testa in senso di diniego.
 
Mi bacia delicatamente- Ti fidi di me?- sussurra sulle mie labbra.
 
- Ciecamente- affermo, socchiudendo gli occhi e baciandolo di nuovo.
 
Poi sorride e porta una mano sulla mia guancia, carezzandola dolcemente- Era quello che volevo sentimi dire- 
 
E lo sento entrare, lentamente, in me.
Una lentezza disarmante, per la quale, sono sicura, starà facendo appello a tutte le sue forze, per potersi controllare.
 
Ha il respiro accelerato, quasi quanto il mio, e non ha mai allontanato i suoi occhi dai miei, neanche per un singolo istante.
Gli cingo il collo con le braccia quando comincio a provare un leggero fastidio nel basso ventre, poi lo sento...lo sento fermarsi nel momento in cui arriva davanti all'ultima barriera.
 
- Farà un po' male- sussurra con la voce tremula.
 
Annuisco e aumento la presa intorno al suo collo.
Mi bacia sulla fronte e lo sento spingere dentro di me, ma sempre con delicatezza, stando attento a farmi il minor male possibile.
 
Sgrano gli occhi e mi mordo il labbro quando sento un forte dolore mischiato ad un intenso bruciore pervadermi per intero.
Rilascio un mugolio sofferente e subito la bocca di Nick é sulla mia.
 
Non mi ha mai baciata così.
É un bacio estremamente dolce, di rassicurazione, delicato, d'amore.
E non sento più alcun dolore, non ci faccio più caso tanto sono persa nel turbinio di emozioni che sto provando. 
E non faccio nemmeno caso ai suoi lenti movimenti dentro di me, non sento più nulla, perché col suo bacio é stato in grado di farmi dimenticare tutto, addirittura il dolore lancinante nel basso ventre.
 
Senza rendermene conto comincio ad assecondare i suoi movimenti, da principio lenti e invece adesso sempre più veloci e profondi, tanto profondi da arrivare all'anima.
Sposto le mani tremule sul suo petto e lo accarezzo con foga, mentre la sua bocca va ad asciugare una goccia di sudore sulla mia fronte.
Poi arriva una scarica di piacere, tanto forte ed intensa da farmi fremere ed appannare la vista e dopo poco sento fremere anche il corpo di Nick.
 
Si lascia ricadere sopra di me, facendo attenzione a non pesarmi troppo, e appoggia la fronte sulla mia.
Ci guardiamo negli occhi mentre i nostri respiri accelerati a affannati si confondono nel silenzio della stanza. 
 
Poi sorrido felice.- Ti amo- dico in un sussurro.
 
Vedo un lampo attraversare i suoi occhi e l'istante dopo si fionda sulle mie labbra, catturandole in un dolce bacio.- Anch'io- sussurra, senza allontanarsi dalla mia bocca.
 
E non importa quanto io abbia la consapevolezza che mi ama, sentirglielo dire ed ammettere ha sempre un potere distruttivo ed irreversibile per il mio cervello, ed adesso anche per il mio corpo.
 
Sorrido sulla sua bocca e lo bacio nuovamente, poi solleva le coperte e copre entrambi; si mette su un fianco e mi avvicina a sé.
Mi accoccolo contro il suo petto e chiudo gli occhi.
 
- Buonanotte Nick- 
 
- Buonanotte- sussurra dolcemente al mio orecchio. 
 
L'ultima cosa che sento é un bacio sulla fronte, poi cado tra le braccia di Morfeo.
 
 
 
Pov Nick
 
 
 
Si é addormentata. 
 
Sorrido nel guardarla e le sposto una ciocca di capelli dal viso, poi le bacio lo zigomo e torno ad osservarla.
 
Adesso é ufficialmente mia, la mia ragazza, e di nessun altro.
E ho confessato tutto, sono riuscito a dirle quello che provo, anche se mi sono reso conto che dire di amarla é riduttivo.    
Non so cosa mi abbia fatto, ma lentamente ho perso la testa per l'unica ragazza che abbia mai avuto il coraggio di rispondermi per le rime e non cedere.
 
E poi ho ceduto io.
Ma se il risultato é questo, allora sono contento di averlo fatto.
 
Per la prima volta in vita mia non ho fatto sesso, ho fatto l'amore.
E l'ho fatto con la persona che amo, di cui mi sono perdutamente innamorato, con la quale voglio passare ogni momento, non della giornata, ma della mia vita.
Non credevo sarei mai riuscito dire o pensare cose simili, troppo sdolcinate. Che schifo.
Ed invece mi sono dovuto ricredere anche su questo, perché adesso mi ritrovo in ogni santo momento della giornata a pensare a lei, e non riesco e non voglio scollarmela dalla testa.
 
Ogni tocco sulla sua pelle, ogni bacio, ogni marchio che ho lasciato sul suo corpo mi hanno fatto arrivare in paradiso, e non mi é mai capitato di voler dare piacere a qualcuno, ho sempre cercato solo ed esclusivamente il mio. 
Invece stavolta la mia unica priorità é stata quella di farle provare quel piacere, di farla gemere, di farle capire quanto io l'ami. E ogni suo gemito, ogni suo ansito mi hanno fatto eccitare ancora più di quanto non lo fossi già.
 
Non mi é mai nemmeno capitato di stringere qualcuno tra le mie braccia dopo l'amplesso, solitamente mi alzavo e rivestivo immediatamente.
Invece é cambiato anche questo ora, perché lei non é quel qualcuno, lei é solo lei, l'unica di cui m'interessi veramente, l'unica di cui ho bisogno e che voglio più di qualsiasi altra cosa al mondo.
 
Ho saputo fare a meno di una madre, di un padre, di una famiglia, ma non riuscirei a fare a meno di lei. Ormai no, perché ci sono troppo dentro, ci sono sprofondato.
Non mi sono mai sentito così, nonostante abbia avuto una miriade di ragazze é come se fosse la prima volta anche per me, non solo per lei.
 
Non poteva darmi notizia più bella poi, sul fatto che non fosse mai stata con nessuno, che nessuno avesse mai osato toccarla come solo io posso fare.
Perché adesso posso farlo solo ed esclusivamente io.
E se solo un cretino osa prendersi qualche libertà può considerarsi morto, come il damerino ad esempio.
 
Sorrido ancora e guardo fuori dalla finestra, poi torno su di lei e la stringo a me; sfioro con la bocca la sua fronte ancora madida di sudore e dopo poco mi addormento col sorriso sulle labbra.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice:
 
Eccomi qui, sono tornata, e sì, sono viva e vegeta!
 
Ma bando alle ciance, questo é IL capitolo, quello che attendevamo da tempo immemore.
E spero davvero che vi sia piaciuto, é molto importante per me */\*
 
Ho cercato di renderlo nel miglior modo possibile, e rileggendolo non mi é sembrato malaccio, ma nemmeno una meraviglia, comunque il mio parere é superfluo, l'importante é ciò che pensate voi.
 
Mi sono voluta concentrare soprattutto sulla notte, sui sentimenti e sulle nuove emozioni che prova Fede, quindi il capitolo mi é venuto più corto del solito, ma spero che il contenuto abbia ripagato in pieno :)
 
Sono talmente emozionata per questa svolta tra i miei amati bimbi che mi sono dimenticata un'altra volta che cosa volevo dire...
 
Va beh, improvviso! Ah già, stavo quasi per dimenticarmene, non so se avete notato che tutte le svolte nel loro rapporto avvengono nei bagni...pff...ahahahahahah, oh Dio! Giuro che non ci avevo nemmeno pensato, mah, a quanto pare ho una passione sfrenata per i bagni! Ahahahah! >.<
 
Anche Fede se ne é accorta infatti...in realtà la parola chiave della svolta é sempre il "Guardami" di Nick, poi l'ambientazione mi capita sempre la stessa....ahahahahah!
Oioi, ora non la smetto più di ridere.
 
Mah, andiamo avanti ^_^
 
Nick stavolta si é esposto completamente, ed ha confessato il nostro bel fusto! 
Che teneri i miei amoriiiiiiiii! Ah sono così contenta per questo capitolo!
Per me é davvero importante, per questo spero con tutto il cuore che vi sia piaciuto :)
 
Ah, ecco! Non so se la scena d'amore fra Fede e Nick é troppo...spinta diciamo, cioè io non sono andata nei particolari, però non so se ho forse esagerato per il rating arancione...in caso scusatemi >.<
 
Diciamo che il rating é di un arancione tendente al rosso, ahahah, almeno non sbaglio :)
 
Sul capitolo credo di aver detto tutto...si si, può bastare così...
 
Bene, allora nella parte finale vorrei ringraziare di CUORE tre ragazze stupende che mi hanno molto supportata in questi giorni a causa di un plagio da me subito per questa storia.
 
- Shygirl92: che mi ha informata dell'accaduto.
 
- IwantonlymyIan_: che si é interessata a questo fatto e mi é stata vicina.
 
-Luu Depp: che ha preso le mie parti contro le altre autrici.
 
Grazie, vi sarò sempre infinitamente grata ^_^
Adesso si é risolta tutta la faccenda e sono riuscita a mettermi in contatto con l'autrice del plagio che ha riconosciuto il fatto e si é scusata.
Insomma, si é risolto tutto per il meglio :) 
 
E un grazie enorme anche a tutte le mie altre lettrici, vi voglio bene! <3
 
Un bacione e a presto!!!!!

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Capitolo 24
*** Awakening ***


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Awakening









Apro un occhio, poi l'altro e subito lo sguardo mi cade sull'enorme finestra dalla quale entra una calda luce, illuminando l'intera stanza.
Sorrido e istantaneamente mi tornano alla mente le immagini della sera precedente.
 
Ho fatto l'amore con Nick, con il mio Nick.
Non potrei essere più felice, e lui mi ama, me lo ha detto, anche se non proprio esplicitamente, ma credo che per quello dovrò aspettare ancora molto.
 
Giro la testa e lo guardo dormire, poi mi metto su un fianco e gli bacio delicatamente il petto, facendo attenzione a non svegliarlo.
Il suo respiro è regolare, calmo, pacato, in poche parole: musica per le mie orecchie.
Mi piacerebbe potermi svegliare così ogni mattina, anche se so benissimo che non sarà possibile, ma per adesso voglio godermi il momento.
 
E vorrei tanto poter sentire la sua voce, però dovrei svegliarlo...no via, non sono così malvagia da arrivare a tanto...ma chi voglio prendere in giro, questo ed altro!
Bene, adesso non mi resta che decidere come svegliarlo, potrei scuoterlo violentemente, però poi non vorrei che si alzasse di soprassalto o che mi arrivasse un pugno in faccia... No, decisamente rischioso.
Potrei anche svegliarlo delicatamente...ma come? Non sono pratica di queste cose, con Cristy solitamente ricorro a minacce.
 
Appoggio la fronte sul suo petto e lo sguardo mi cade sul suo bacino, scoperto dalla coperta.
Oh. Mio. Dio. Santo cielo, ma perché devo sempre andare a guardare in quel...in quel punto? 
Ok, stop, adesso...devo spostare lo sguardo...e cavolo spostalo!
Meno male che dorme, se non non saprei veramente che cosa fare, mi sono imbambolata a guardare quel...quel coso.
Magari se mi prendo a schiaffi rinsavisco, sì, tentar non nuoce.
 
- Che guardi?- No. Non me lo dire, no...l'ha già detto. Oh santissima madre addolorata, non ci posso credere, ok che sono una tipa sfortunata, ma adesso credo davvero di avere la sfiga appiccicata addosso.
 
- Allora?- richiede ridacchiando. Non ho il coraggio di alzare la testa...oh mamma mia! Ma sto ancora guardando lì!
 
Alzo la testa di scatto e incontro i suoi occhi divertiti- La...la coperta era cascata e...stavo...cercando di...sollevarla- sparo infine, buttando parole a caso e rendendomi ancora più colpevole, per non dire ridicola.
 
- Sollevarla?- chiede scettico e alzando un sopracciglio- Eri ferma- constata sorridendo.
 
Solleva una mano e mi scosta di dosso parte della coperta, poi comincia a tracciare un percorso immaginario dalla mia spalla fino al fianco.
 
Boccheggio e guardo dietro la sua spalla, verso il cassettone, come se quello mi potesse dare una scusa degna da potergli appioppare- Con la forza del pensiero- dico di getto- Ho letto su una rivista che bisognerebbe esercitarsi ogni tanto- Annuisco convulsamente e rabbrividisco al suo tocco.
 
Sorride e continua a tenere lo sguardo fisso sulla sua mano, che adesso è scesa sulla mia schiena e mi sta avvicinando a lui.
 
- Da quanto sei sveglio?- chiedo poi, corrugando la fronte.
 
- Da un po'- risponde vago e avvicinando il suo viso al mio- E comunque- Poggia la bocca sulla mia fronte e inspira profondamente- Puoi guardare tutto quello che vuoi quando vuoi- dice infine, lasciandomi di stucco.
 
Gli circondo il collo con le braccia e lo avvicino maggiormente a me- Sei molto galante- ironizzo sarcastica.
 
- Lo so, con te poi mi viene naturale- Sorride e si china per baciarmi dolcemente, lambendo le mie labbra con le sue.
 
Lo stringo e mi solleva per portarmi distesa sopra di sé, senza mai allontanare le nostre bocche. La sua lingua cerca urgentemente la mia e dentro di me si accende una specie di miccia, mandando a fuoco il mio basso ventre e a benedire il mio cervello.
 
Nel posizionarmi sopra di sé la coperta si frappone fra noi due, impedendoci di entrare direttamente in contatto; cosa di cui, in questo momento, ho un urgente bisogno.
Si stacca dalla mia bocca e scende a baciarmi sul collo, poi sulla clavicola ed infine sulla spalla, mentre con una mano afferra la coperta e la scosta del tutto, spalmando, finalmente, il mio corpo nudo sul suo.
Mi si mozza il fiato e comincio a baciarlo sul petto e a passare le mani lungo i suoi fianchi.
 
Sto impazzendo, decisamente. Ho perso tutto quel briciolo di razionalità che possedevo fino a qualche minuto fa, ma non riesco a trattenermi, è più forte di me.
 
Ansima e porta le mani sul mio sedere, arpionandolo e facendomi scivolare lungo il suo bacino per farmi capire quale è la sua situazione...a quanto pare peggio della mia.
Sorrido e continuo a leccare ogni centimetro della sua pelle, fino a che non arrivo ai suoi addominali perfettamente scolpiti. Lì perdo la ragione, e comincio a baciare, leccare e lambire ogni anfratto di pelle; non deve esserci nulla di lui a me sconosciuto.
 
Quando sto per scendere ancora di più mi afferra per le spalle e capovolge in meno di due secondi le posizioni, portandomi sotto di sé.
 
- Vuoi farmi impazzire?- chiede roco e sorridendo.
 
Sorrido felice- Devo essere l'unica- 
 
- Lo sei già- risponde velocemente, tappandomi la bocca con la sua. 
E il mio cuore sobbalza per la felicità e per lo stupore, come tutte le volte che mi fa capire che, per lui, esisto solo ed esclusivamente io.
 
Lo abbraccio e gli accarezzo dolcemente la schiena. 
Sono la persona più felice del mondo in questo momento, ed è una sensazione stupenda, difficile da spiegare a parole.
 
Appoggia la fronte sulla mia, ansimando, e mi guarda negli occhi. Ricambio lo sguardo e rimaniamo ad osservarci per qualche minuto, poi afferra un mio seno e comincia a stuzzicarlo delicatamente.
Mantengo il contatto visivo e rilascio un flebile gemito, e solo a quel punto ritrovo la sua bocca che si muove velocemente e con urgenza sulla mia.
 
Scende a baciarmi il collo e poi il seno che prima stuzzicava, poi trascina la bocca sulla mia pancia ed introduce la lingua nell'ombelico, giocandoci e torturandomi piacevolmente.
Ma non sembra intenzionato a fermarsi, bensì sta scendendo sempre più giù, verso...oh cavolo! 
Sgrano gli occhi non appena vedo la sua testa in mezzo alle mie gambe e i suoi occhi che mi osservano rapiti.
E poi sento la sua bocca, la sento, lì, e afferro la coperta tra le mani, strattonandola e torturandola con tutta la mia forza.
 
Urlo e mi dimeno nel letto, ma le sue mani mi tengono le gambe ferme e sento non solo la sua bocca, ma adesso anche la sua lingua.
Sto rischiando d'impazzire e di non recuperare mai più il senno, già perso da un po' di tempo.
Stringo la coperta e sento le sue mani salire e intrecciarsi con le mie, le afferro saldamente e mi mordo il labbro inferiore, rischiando di strapparmelo via.
Poi abbasso la testa e noto che mi sta guardando rapito, ancora più imbarazzante; ecco, adesso vorrei poter sprofondare sotto dieci metri di terra e non risalire mai più.
 
Si allontana di scatto e torna velocemente su di me per baciarmi con trasporto e con una dolcezza tale da farmi sciogliere.
Ricambio il bacio, inizialmente intontita per le emozioni provate, e poi con più passione.
 
Lascia dei piccoli baci sparsi per tutto il mio viso e poi si piega per prendere qualcosa dal cassetto adiacente: una bustina, un preservativo.
Lo apre velocemente e lo osservo mentre lo infila, per poi tornare su di me ed appoggiare la sua fronte sulla mia.
 
- Sei la prima a cui ho fatto una cosa simile- ammette con la voce spezzata e traballante, e lasciandomi di sasso- Non mi sono mai spinto a tanto con nessuna, ma con te è tutto diverso- Sorride e avvicina la sua bocca alla mia, sfiorandola delicatamente.
 
Sono senza parole, non avrei mai creduto di poter essere la prima in qualcosa per lui. Ho sempre ritenuto che avesse già provato tutto con tutte, quindi io non avrei mai potuto essere nulla di nuovo, ed invece mi sono sbagliata anche in questo, e non posso che esserne felice.
Lui è stato il mio primo in tutto ed io la sua prima in una cosa tanto "spinta" e...d'amore, perché il suo è stato un gesto d'amore.
 
- Nick?- lo chiamo flebilmente.
 
- Mm?- mugola sul mio collo, sfiorandolo con il naso.
 
- Ti amo-
 
Rialza la testa e torna a guardarmi, adesso sorridendo. Sorrido anch'io e gli sposto dei ciuffi di capelli dalla fronte; mi prende una mano e se la porta davanti alla bocca per baciarne delicatamente il palmo, poi schiaccia il suo corpo contro il mio e mi penetra dolcemente.
Comincia a muoversi dentro di me e cerco immediatamente la sua bocca, che non tarda a posarsi sulla mia, poi le spinte si fanno mano a mano più veloci e forti, capaci di farmi fremere secondo dopo secondo.
E arriviamo insieme al culmine, insieme e mano nella mano, come dopo una lunga corsa. 
Si lascia cadere sopra di me, tenendosi con un gomito per non pensarmi addosso, ed appoggia la testa nell'incavo del mio collo.
 
Porto le mani tra i suoi capelli e comincio a giocarci, in attesa che si regolarizzino i nostri respiri.
È questo silenzio, quello dopo aver fatto l'amore, che mi fa sentire bene, in pace col mondo, in paradiso. Il momento in cui mi stringe tra le segue braccia e mi culla dolcemente prima che io mi addormenti, o quando mi tempesta di piccoli baci. Ecco, sono queste piccole cose che mi fanno stare bene, che amo.
 
Alza la testa e mi sorride- Tutto bene?- 
 
- Tutto bene- rispondo ridendo e stringendolo a me. Allunga una mano e mi sposta dei capelli dal viso, poi si mette su un fianco e mi attrae a sé.
 
Appoggio la fronte sul suo petto e sospiro felice, mentre un suo braccio va a circondarmi la vita e mi stringe forte.
Chiudo gli occhi e mi rilasso nel sentire le sue dita che si muovono lentamente lungo la mia schiena, facendomi di tanto in tanto il solletico.
Questi sono esattamente i momenti che preferisco, potrei rimanere così, tra le sue braccia, per giorni interi, non avrei bisogno d'altro, neanche di mangiare, avrei già tutto ciò di cui ho bisogno per vivere.
 
Alzo la testa e lo guardo curiosa- Perché non hai mai fatto...fatto quello a nessuna?- 
 
Sorride sghembo e appoggia il mento sopra la mia fronte- Perché non sono mai stato solito dare piacere, ho sempre cercato il mio, del resto non me ne fregava niente- Abbassa la testa e mi guarda intensamente- Ma con te è diverso pure questo, sento il bisogno di farti stare bene- Fa una piccola pausa e s'inumidisce le labbra- È diventata la mia priorità- confessa infine, baciandomi dolcemente e accarezzandomi il viso.
 
Altro sussulto e altra corsa sfrenata del mio povero cuore. Mi stacco dalla sua bocca e punto gli occhi nei suoi- Non voglio che tu ti senta costretto- dico baciandolo sulla punta del naso.
 
Mi guarda seriamente e mi solleva il mento- Se si tratta di te non sono mai costretto a fare niente- Sorride- E poi mi piace guardarti mentre vieni- sussurra alla fine, facendo sfiorare i nostri nasi.
 
Alzo le braccia e gli circondo il collo, poi avvicino la mia bocca alla sua e lo bacio a stampo- Però è imbarazzante- mi lamento mettendo il broncio.
 
- A me piace invece- ribatte sorridendo.
 
Gli tiro una pacca sulla fronte e rido contenta; sorride e mi stringe più forte a sé, lasciandomi dei piccoli baci sparsi per il viso e il collo.
Rimaniamo per un altro po' abbracciati e a coccolarci teneramente, poi sento l'impellente bisogno di andare in bagno e mi stacco dal suo abbraccio, pure se controvoglia, per infilarmi la camicia della sera prima, lanciata malamente sul pavimento.
 
- Dove vai?- mi chiede, osservandomi mentre chiudo i bottoni della camicia.
 
- Bagno- rispondo velocemente, avvicinandomi per baciarlo di sfuggita.
Mi abbasso e mi agguanta la testa per baciarmi con molta più passione di quanto avessi intenzione di fare. Sorrido sulla sua bocca e lo stesso fa lui, poi ci stacchiamo ed anche lui si alza dal letto.
 
Corro in bagno e mi sistemo velocemente i capelli allo specchio- Nick?- 
 
- Dimmi- risponde affacciandosi alla porta e sorridendo.
 
- Posso fare la doccia?- chiedo raccogliendo i capelli in una crocchia.
 
Sorride malizioso e mi si avvicina- Se vuoi ti aiuto- propone baciandomi sul collo e agguantandomi per i fianchi.
 
- Troppo gentile- rispondo sarcastica, spingendolo verso la porta- Tu devi preparare la colazione, niente scuse- Rido della sua espressione sconvolta e gli chiudo la porta in faccia.
 
Entro nella doccia ridendo ancora come una pazza; sono curiosa di scoprire che cosa combinerà in cucina, uh, vorrei poter sfogare una risata diabolica, però poi sembrerei pazza...
Anche perché non devo sempre essere la sola a cucinare, contando poi che ieri sera sono stata io a rigovernare, eh già, c'è da tenerlo di conto, quindi adesso tocca a lui, senza tante scuse.
 
Rido e mi cospargo di bagnoschiuma, anche se da uomo, ma chi se ne importa, almeno potrò avere l'odore di Nick addosso per tutta la giornata.
Giusto, devo andare a lezione! Me ne stavo quasi per dimenticare, e devo fare veloce.
 
Alla velocità della luce mi risciacquo ed esco dalla doccia, rischiando di scivolare a terra e spaccarmi l'osso del collo. Afferro un asciugamano e mi asciugo velocemente, poi rinfilo la camicia di Nick e corro in camera per mettermi le mutande e il reggiseno.
 
Come mai c'è odore di bruciato? 
A saltelli riesco ad infilarmi le mutande e alla fine anche il reggiseno, e volo in cucina, dove trovo Nick intento a...litigare? Offendere? Picchiare? Massacrare? Tre poveri pancake.
 
- Nick? Tutto...bene?- chiedo fra una risata e l'altra.
 
Spiaccica con violenza un pancake nella pentola e sbuffa- Questi cosi si sono tutti spappolati, ma chi è il cretino che li ha inventati?- sbraita riparandosi da uno schizzo d'olio- Ed è dieci minuti buoni che cercano di farmi sciogliere con questo stupido olio a bollore!- 
 
Rido e corro in suo soccorso, osservo la situazione dei pancake e gli prendo la paletta dalle mani- Sono pronti, e non sono così brutti, ho visto di peggio- Sorrido e li metto in un piatto che poi gli passo per farglielo portare a tavola.
 
Nel frattempo spengo il fuoco e lascio la pentola raffreddarsi, poi mi vado a sedere davanti a lui e lo guardo divertita mentre punzecchia i pancake con una forchetta.
 
- Non li farò mai più- annuncia guardandoli schifato.
 
Rido e ne prendo uno per portarlo nel mio piatto, lo addento e lo gusto lentamente, mentre sento gli occhi di Nick fissi su di me, in attesa di un giudizio.
 
- Anche se hanno un aspetto orribile sono buoni, molto buoni- Annuisco e continuo a mangiare.
 
- Se fossero stati cattivi te li avrei fatti mangiare lo stesso, a costo di farteli buttare giù con l'imbuto- Ghigna e ne infilza uno per portarselo alla bocca.
Faccio gli occhi a cucciolo bastonato e piego il labbro inferiore.
 
- No, non fare quella faccia, mi hai fatto cucinare questi attentatori alla mia vita contro la mia volontà- Fa una smorfia e gli scappa un sorriso- Sei senza pietà- conclude scuotendo la testa in senso di diniego e dando un altro morso al suo pancake.
 
Tiro su col naso e mantengo la faccia da cucciola- Io?- chiedo con una vocina flebile e triste, ed indicandomi.
 
- Sì, tu- ribadisce guardandomi sorridente e sporgendosi sul tavolo con la testa.
 
Avvicino anche la mia e gli sorrido- Guarda il lato positivo della cosa- 
 
- E cioè?- chiede sporgendosi ancora di più.
 
- Hai imparato a fare i pancake...con successo-
 
Sorride maliziosamente e arriva a sfiorare le mie labbra- Avrei preferito fare qualcos'altro...con qualcun altro- sussurra prima di avventarsi sulla mia bocca.
 
Rispondo prontamente al bacio e mi metto con le ginocchia sulla sedia per poter facilitare la cosa ad entrambi.
Appoggia una mano sul mio viso, accarezzandolo dolcemente, e poi la passa dietro la mia testa per attirarmi maggiormente a sé.
 
- Devi...andare...a...lezione?- mi chiede tra un bacio e l'altro, e prendendomi una mano per tirarmi verso di sé.
Scendo dalla sedia e mi attrae a sedere sulle sue gambe, cominciando a baciarmi il collo.
 
- Sì- È l'unica cosa che riesco a dire, persa come sono in pensieri di tutt'altro genere, decisamente meno casti e consoni all'ambiente universitario.
 
- Mm- mugola appoggiando una mano sulle mie gambe scoperte e ritornando sulla mia bocca.
 
Ci stacchiamo e appoggio la fronte sulla sua mentre mi bacia teneramente il mento- Devo andare- sussurro tristemente.
 
- Ti accompagno, prima finisci di mangiare- Indica il piatto e sorride non appena mi vede sospirare pesantemente.
 
Mi alzo dalle sue gambe e faccio come mi dice, mangiando fino all'ultima briciola ben due pancake, e dico due, su tre, sotto sue minacce.
Non capisco perché mi voglia sempre far abbuffare come un maialino, vabbè.
 
 
 
Dopo un quarto d'ora siamo fuori di casa e camminiamo verso il mio campus.
Mi piacerebbe potergli tenere la mano mentre passeggiamo, ma so che non ne sarebbe il tipo, magari non mi rifiuterebbe, però gli darebbe fastidio.
Sarebbe troppo da piccioncini innamorati, e forse sdolcinato, però sono un'inguaribile romantica e mi piacerebbe da matti, ma di certo non posso costringerlo contro la sua volontà.
 
- Sempre alle due oggi?- mi chiede, ridestandomi dai miei sdolcinati pensieri.
 
- No oggi all'una, ho la giornata più leggera stavolta- rispondo sorridendo e avvicinandomi al suo braccio.
 
- Ti passo a prendere all'una e mezza allora, appena avrai finito di mangiare- decide portando le mani nelle tasche dei pantaloni e distruggendo qualsiasi mia speranza di poter camminare mano nella mano.
 
Sospiro silenziosamente e abbasso la testa. Sembro scema, anzi sono scema, ma del resto la speranza è l'ultima a morire...e la mia è appena morta...minuto di silenzio.
Ho perso il cervello, va bene, lo so, l'ho capito.
 
Passiamo davanti al bar in cui ero solita fermarmi e vedo John salutarmi dal vetro, e poco dopo ammiccare nella mia direzione.
Rimango un po' a guardarlo intontita e poi lo saluto con un cenno della mano, sorridendogli cordiale.
In quello stesso momento sento un braccio di Nick circondarmi le spalle ed attirarmi a sé, come per far capire che sono di sua proprietà, e vedo John abbassare la mano lentamente, quasi intimorito.
 
Riprendiamo a camminare e mi volto a guardare Nick...che sta sorridendo divertito.
 
- Perché quel sorriso?- chiedo sospetta.
 
Fa spallucce e lascia ricadere la mano sul mio petto, la prendo e intreccio le mie dita alle sue. Meglio di niente almeno.
 
- Che gli hai fatto?- insisto guardandolo di sbieco.
 
Si volta a guardarmi sconcertato- Niente, da quella distanza non potevo fare molto- E si sta lamentando santo cielo! Che voleva fare? Picchiarlo?
 
Sgrano gli occhi- Questo significa che hai fatto qualcosa comunque- noto cercando il suo sguardo.
 
Sbuffa- Guardare male le persone e fulminarle non credo sia un reato- Poi sorride, anzi ghigna, e gira la testa di lato- Quello che avrei voluto fargli invece credo lo sia-
 
Gli tiro la mano e gliene mordo leggermente il dorso- Stupido- lo apostrofo accigliata.
 
- Violenta- 
 
- Io?- chiedo scioccata ed indicandomi.
 
- Sì tu- 
 
- Senti chi parla- ribatto esasperata e alzando gli occhi al cielo.
 
- Parla la perfezione, quindi taci- Si volta dalla mia parte e si mette un dito davanti alla bocca, per farmi segno di stare zitta.
 
- Sei un cafone, megalomane e spaccone- 
 
- Sei una piaga, insopportabile e violenta- 
 
- Non sono violenta- replico corrugando la fronte e scuotendo la testa.
 
- Invece sì, mi hai pure morso- Sorride e solleva un sopracciglio, guardandomi divertito.
 
- Non credo sia un reato- gli faccio il verso trattenendomi a stento dal ridergli in faccia- E comun...- Non termino la frase che il suo braccio intorno alle mie spalle mi avvicina velocemente a sé e mi ritrovo con le sue labbra sulle mie.
 
Mi bacia, sorridendo di tanto in tanto sulla mia bocca per i miei vani tentativi di fare resistenza e finire la frase, appunto, vani perché ogni volta che apro la bocca per parlare mi viene velocemente tappata dalla sua.
Quando perdo le speranze mi abbandono al bacio e mi alzo sulle punte per approfondirlo; nel frattempo sento le sue dita stringere le mie e mi avvicina ancora di più facendo pressione col braccio intorno al mio collo.
 
- Che volevi dire?- chiede sulla mia bocca, sorridendo beffardo.
 
Aggrotto la fronte nel tentativo di ricordarmi che cosa avevo intenzione di dire...mah, non ne ho la più pallida idea- Me lo hai fatto dimenticare- mi lamento ricominciando a camminare e sbuffando.
 
Ride e mi stringe a sé- Meglio- dice facendo spallucce e cercando di nascondere un sorriso vittorioso.
 
Lo fulmino con lo sguardo e scioglie la sua mano dalla mia per alzarle come simbolo di finta, perché è solo finta, innocenza. Sempre fulminandolo riagguanto la sua mano e intreccio nuovamente le sue dita alle mie.
 
Camminiamo ancora per qualche metro, poi intravedo il cancello del campus ed un moto di tristezza s'impadronisce di me.
Non mi va di allontanarmi da Nick, vorrei poter passare tutta la giornata con lui, anche solo per passeggiare avanti e indietro in questa strada...mi basterebbe.
Ma non è possibile.
 
Entriamo nel corridoio e camminiamo in silenzio verso la mia stanza, e non so lui, ma io ho cominciato a camminare moooolto più lentamente. Sono ridicola forse, ma sto cercando di prolungare questo momento il più possibile, e per una volta tanto non vedo l'ora di andare a lavoro.
 
Giungiamo davanti alla porta di camera mia e toglie il suo braccio dalle mie spalle, facendomi provare una strana sensazione di freddo e vuoto.
Appoggio la schiena al muro ed abbasso la testa sospirando, sì, sono ridicola, del resto ci vediamo fra circa cinque ore, non è poi la fine del mondo.
 
Mi solleva il mento con due dita e incontro i suoi occhi verdi, ormai familiari- All'una e mezza- ripete facendo un passo verso di me.
 
Annuisco e tento inutilmente di abbassare la testa, inutilmente perché le sue dita mi tengono il mento sollevato e non mi permette di allontanare i miei occhi dai suoi. 
 
- Che farai nel frattempo?- chiedo appoggiando la mia mano sulla sua. 
 
Fa spallucce e sorride- Andrò in palestra e poi a fare la spesa- 
 
- Bravo, così ti voglio, a fare il bravo casalingo- ironizzo sorridendogli.
 
- Sono costretto da quando qualcuno non fa altro che mangiare e finire le mie riserve di cibo- ribatte ridendo e avvicinando il suo viso al mio.
 
- Ti ricordo che sei tu che mi fai continuamente abbuffare come un maialino- Appoggio le mani sul suo petto e abbasso lo sguardo su di loro- Comunque non ti stancare troppo in palestra- 
 
Sorride e mi bacia delicatamente- Tranquilla, per fare quello sono sempre in forze- Sorride maliziosamente e deposita un bacio sul mio collo.
 
Rimango un po' a pensarci, poi sgrano gli occhi- Scemo, non intendevo quello- Rido e gli tiro una pacca sul petto.
Sorride e ci guardiamo negli occhi, poi mi avvicino lentamente alla sua bocca e lo bacio per un'ultima volta prima di separarci. 
 
Quando sto per allontanarmi definitivamente dalle sue labbra, mi afferra per un braccio e mi trattiene, prolungando così il nostro contatto.
Mi alzo sulle punte e arpiono la sua maglietta fra le dita, e lo sento fremere sotto il mio tocco, tanto che mi spinge con più irruenza contro il muro alle mie spalle e fa scontrare il suo bacino contro il mio.
E questo è destabilizzante, specialmente se penso che tra poco dovrò andare a lezione e non potrò stare con lui. 
 
Mi stacco per prima, anche se con difficoltà, e mi guardo intorno: nessuno, perfetto.
 
Sospira e allenta la presa sui miei fianchi- Devi andare- constata guardandomi intensamente.
 
Annuisco, ma non mi muovo, e nemmeno lui si muove. 
Poi scioglie definitivamente la presa intorno ai miei fianchi e fa qualche passo indietro, con la testa bassa.
 
- Ci vediamo dopo- dice alzando lo sguardo su di me e mettendo le mani nelle tasche dei pantaloni. Apre la bocca...
 
- Una e mezza- lo anticipo, sorridendo. Fa un sorriso sghembo e torna verso di me per baciarmi dolcemente, stavolta per l'ultima volta.
 
- A dopo, e mangia a mensa- sussurra sulla mia bocca.
 
- Agli ordini- rispondo portandomi una mano sulla fronte, come i militari.
 
Sorride e comincia a camminare lungo il corridoio, ed io come una scema innamorata rimango a guardarlo per tutto il tempo, senza curarmi del fatto che sono in ritardo alla lezione del professor Bertlam.
 
 
 
Dopo essere stata in camera a cambiarmi la biancheria, i vestiti e a sistemarmi i capelli in una coda alta e con qualche ciuffo sbarazzino scappato al mio controllo e rilasciato cadere sul viso, prendo la borsa e corro trafelata verso la mia fine.
Sì, perché adesso Bertlam mi ucciderà senza pietà, e magari prima di uccidermi mi sottoporrà a qualche crudele tortura.
 
Arrivo davanti alla porta e la trovo chiusa, come sospettavo.
Mi viene male a pensare di doverla aprire...ma devo, non posso perdere una lezione importante.
Mi faccio coraggio ed apro lentamente la porta. Il professor Bertlam mi vede e sorride diabolicamente mentre si sfrega le mani.
 
- Aspettavo giusto lei, signorina...- Muove la mano come a voler scacciare una mosca e corruga la fronte- Come si chiama insomma- decide infine.
 
- Tondi, Federica Tondi- ripeto per l'ennesima volta, senza lasciar trapelare il mio fastidio.
 
- È uguale, comunque...- Sorride e si sfrega ancora le mani- Dopo le devo parlare in privato di una certa cosetta, se non le dispiace- 
 
Annuisco e vado a prendere posto accanto ad una ragazza con gli occhiali, molto carina, e  che...mi sta guardando stupita. Perché? 
Bertlam riprende la lezione e mi volto a guardarla per sorriderle.
Mi sorride e continua a prendere appunti, cosa che comincio a fare anche io.
 
Finita la lezione mi alzo per andare a parlare con Bertlam, ma mi sento trattenere per un braccio dalla ragazza accanto alla quale ero seduta.
 
- Scusa, posso farti una domanda?- mi chiede sorridendo e togliendosi gli occhiali- Li uso solo per vedere da lontano qualche volta, ma con Bertlam mi servono per sembrare professionale- spiega ridendo e facendo ridere anche me.
 
- Certo che puoi- dico sorridendole e mettendomi la borsa in spalla.
 
Si passa una mano fra i capelli castani e sorride- Tu sei una modella?- 
 
- Ah- Ancora non sono abituata a sentirmi chiamare modella, sorrido imbarazzata e mi sposto un ciuffo dall'occhio- Sì, è il mio lavoro- rispondo infine.
 
- Lo sapevo!- esulta battendo un pugno sulla mano- Ti ho riconosciuta su un cartellone e quando oggi ti ho vista entrare non ci potevo credere- continua su di giri e abbracciandomi di slancio.
 
Rido e ricambio il suo abbraccio- Grazie mille- le dico sincera, e quasi con le lacrime agli occhi per tanto affetto.
 
- Tu non puoi capire come sono felice, quando ho visto quel cartellone sono rimasta per un quarto d'ora a guardarti e oggi ti vedo qui, che poi sei una ragazza adorabile, cioè, non te la tiri per niente- Si scioglie dall'abbraccio e mi sorride felice- In confronto le altre modelle camminano dieci metri sopra gli altri, tu invece si vede lontano un miglio che sei una ragazza semplice e umile- 
 
- Grazie mille- riesco a dire, con gli occhi lucidi e con un sorriso che va da un orecchio all'altro.
 
- Oh ma non mi devi ringraziare, è solo la verità- Ride e mi porge una mano- Io sono Elìse Richmond comunque, piacere di conoscerti- 
 
- Il piacere è tutto mio, io son...-
 
- Oh lo so chi sei, vedi? Sei talmente umile che nemmeno immagini che gli altri possano conoscere il tuo nome grazie al lavoro stupendo che fai- 
 
Rido e le lascio la mano- Ti andrebbe di mangiare con me e i miei amici dopo?- propongo cominciando a scendere il primo gradone.
 
- Dici sul serio?- Sgrana gli occhi e mi segue.
 
- Certo...ma ovviamente se ti va, se non vuoi non...-
 
- Sì, certo che voglio- esclama sorridendo radiosa- Diventeremo grandi amiche, me lo sento- 
 
- Anch'io me lo sento- affermo annuendo con la testa- E ne sarei davvero contenta- 
 
Mi abbraccia un'ultima volta e poi ci diamo appuntamento per l'una in mensa. 
Poi sospiro e raggiungo il professor Bertlam come un condannato a morte va verso la ghigliottina.
Mi siedo davanti alla cattedra ed attendo che l'assatanato cominci a parlare.
 
- Come ho potuto notare, ritardare è un suo vizio- fa presente congiungendo le mani- Ma non è di questo che le voglio parlare-
 
- Ah- Corrugo la fronte e lo guardo stranita- E di cosa?- 
 
Sorride diabolicamente e annuisce. Ecco, adesso ho come il sospetto che stia annuendo al diavoletto immaginario che gli sta manovrando la mente, anche se solitamente dovrebbero essere un diavoletto e un angioletto, ma forse l'angioletto l'ha soppresso da tempo.
 
- Ho deciso di anticiparle l'esame- spara, lasciandomi sgomenta e sorridendo.
 
- M..ma non...- 
 
- Posso, anche se devo ammettere che c'è stata una certa resistenza da parte degli altri professori, ma non importa- Fa una smorfia con la bocca e ritorna su di me sorridente.
 
- E...a quando è stato anticipato?- chiedo di getto, probabilmente bianca in volto come un fantasma.
 
- Oggi è?- chiede pensieroso.
 
- Giovedì- rispondo con un filo di voce.
 
Sorride- Ecco, a mercoledì prossimo- dice leggero, facendomi quasi cadere dalla sedia.
 
Annuisco e raccolgo la mia borsa da terra, se osassi ribattere ne approfitterebbe per attaccarmi e proverebbe solo soddisfazione, quindi non mi resta che farmi forza e coraggio.
 
- D'accordo, grazie per l'informazione- concludo sorridendogli cordiale.
 
Sgrana gli occhi sorpreso e scuote la testa- Arrivederci- taglia corto, visibilmente stupito.
 
Esco dall'aula e per un breve istante sono tentata di prendere a testate il muro, poi mi faccio forza e volo alla lezione successiva, con la speranza di non ricevere un'altra brutta notizia.
 
 
 
È l'una, finalmente, e mi sto dirigendo in mensa per incontrare gli altri e mangiare qualcosa, in attesa che arrivi Nick, l'unico in grado di tirarmi sù di morale.
Entro e subito Elise mi viene incontro sorridendo. 
La saluto e ci dirigiamo al banco per prendere qualcosa da mangiare.
 
- Le modelle devono mangiare qualcosa di specifico?- mi chiede curiosa, mettendosi davanti a me nella fila.
 
- No, cioè, in realtà non lo so, io mangio sempre uguale. Ma comunque non è da molto che faccio questo lavoro- confesso scrollando le spalle.
 
- Davvero?- Avanza e si volta nuovamente verso di me- E da quanto?- 
 
Ci penso per un attimo e poi sorrido, al pensiero dei primi tempi con Nick- Un mese o forse qualcosa di più- 
 
- Wow, fantastico, però hai talento, voglio dire, i tuoi manifesti sono già sparsi per la città e forse anche in altri paesi- suppone stupita, poi mi sorride- Ti ammiro, davvero- 
 
- Grazie, sei troppo gentile- dico imbarazzata e abbassando la testa.
 
- No, ti assicuro che non lo dico per gentilezza, sono solita dire quello che penso in faccia alla gente- Sorride e fa spallucce- È per questo che le persone non mi sopportano e non ho amici, ma non importa, ormai ci ho fatto l'abitudine- ammette facendo un sorriso spento e abbassando lo sguardo sul pavimento.
 
- Noi siamo amiche- affermo posandole una mano sulla spalla e sorridendole- Anche se dobbiamo ancora conoscerci meglio sarei felice di avere un'amica che mi dice quello che pensa di me in faccia- 
 
Solleva la testa e mi guarda sorpresa- Davvero?- domanda titubante.
 
Annuisco- Saresti sincera, e tra amiche bisogna esserlo. E non importa se magari quello che pensi può fare male, mi aiuterebbe a crescere, a confrontarmi con gli altri e con me stessa- Sorrido- Lo trovo formativo ed istruttivo- 
 
Sorride- Sei una persona stupenda, non saprei dove trovarti difetti- 
 
- Oh, ne ho tanti, fidati- le dico ridendo e avanzando nella fila.
 
- Come tutti del resto- Sorride e mi porge una mano- Allora amiche...nella buona e nella cattiva sorte- 
 
Le prendo la mano e la stringo- Amiche, nella buona e nella cattiva sorte- 
 
- Belle, le confessioni ad un'altra volta ok? Qui c'è gente che c'ha fame- ci richiama uno, in fondo alla fila.
Ridiamo e avanziamo fino a prendere dei piatti di pasta e d'insalata.
 
- Vieni, ti presento gli altri- Le faccio strada verso il nostro tavolo e saluto Cristy, Ryan e Tyson da lontano.
 
- Ciao Fede- mi saluta Cristy, alzandosi per schioccarmi un bacio sulla guancia.
 
- Ciao Cris- Le sorrido e faccio segno a Elise di sedersi accanto a me- Lei è Elise, una mia amica-
 
Tyson si alza di scatto, facendo traballare il tavolo, e le porge una mano- Io sono Tyson, amico di Fede, Cris e Ryan- 
 
- Piacere Tyson- gli dice, stringendogli la mano e ridendo.
 
- Io sono Cristy e lui è Ryan- interviene Cris, indicando Ryan davanti a sé- Piacere di conoscerti- Le sorride e le stringe la mano.
 
Ci sediamo tutti e comincio a mangiare il mio piatto di pasta, lanciando occhiate all'orologio della mensa per contare i minuti all'arrivo di Nick.
 
- Aspetti qualcuno?- mi chiede Ryan, notando il mio sguardo fisso sulle lancette.
 
Ingoio e annuisco- Nick- rispondo brevemente, ricominciando a mangiare.
 
Mi guarda sospetto e dà un colpetto sulla spalla a Tyson- Secondo te che vuol dire amico?- 
 
Tyson abbandona il suo panino farcito di...di che è farcito?! C'è di tutto! E si avvicina a Ryan con la testa- Secondo me c'è una storia, si sono pure baciati ieri- constata osservandomi sospettoso.
 
Mi strozzo con la pasta e sia Elise che Cristy sono costrette a tirarmi delle pacche sulla schiena.
 
- Lo penso anch'io, sai?- continua Ryan, corrugando la fronte e voltandosi a guardare il campare.
 
- Davvero?- gli chiede l'altro basito.
 
- Già, credo proprio che tu abbia ragione- 
 
- Ma schiaccia amico!- esclama Tyson, alzandogli la mano. Ryan gli schiaccia il cinque e insieme tornano a guardarmi.
 
- Ma intendete Nick Tonnols?- s'intromette Elise, continuando a tirarmi pacche sulla schiena.
Bevo un sorso d'acqua e cerco di bloccare la tosse post strozzamento.
 
- Sì, lui- le risponde Cristy, annuendo.
 
- Ah, ma ho capito chi è!- esclama Ryan d'un tratto, battendo le mani e indicando Cris- L'ho visto su una rivista mentre ero dal barbiere- 
 
- Perché è sulle riviste?- chiede Tyson sconcertato- È un criminale?- 
 
Tutti ridiamo ed io ricomincio a mangiare cercando di non strozzarmi nuovamente nel sentire le loro chiacchiere.
 
- No, è un modello famoso- risponde Elise, ridendo ancora. Poi sgrana gli occhi e si volta di scatto verso di me, come se avesse appena realizzato qualcosa- Hai detto che viene a prenderti?!- esclama agitata.
 
Annuisco e comincio a masticare l'enorme boccone di pasta che stupidamente mi sono messa in bocca.
 
- Oh mio Dio! Quindi lo vedrò, non so se ce la farò a non svenire- ammette portandosi una mano sul petto.
 
- Addirittura?- commenta Ryan sorridendo.
 
Elise si volta a guardarlo e lo fulmina con lo sguardo- Non ti rispondo nemmeno, non sei degno, sei un maschio e certe cose non le puoi capire- sentenzia sventolando la mano.
 
Cristy scoppia a ridere e io faccio lo stesso, solo con un malloppo di pasta in bocca, e dunque rischiando di sputarla in faccia a Tyson.
 
- Mah, certo che siete strane- commenta Ryan alzando le mani in segno di resa e guardando Tyson.
 
- Non so che dirti amico- gli risponde questo, con un'espressione basita dipinta in faccia.
 
Ridiamo nuovamente ed Elise si sporge verso Cristy per batterle il cinque sulla mano.
 
Termino il mio piatto di pasta, sana e salva, e mi butto sull'insalata, anche se in realtà mi sento già piena...ma Nick mi ha detto di mangiare, quindi devo farcela.
Comincio ad infilzare alcune foglie e, a capo chino, continuo a mangiare.
 
- Quindi state insieme?- chiede all'improvviso Ryan, facendomi nuovamente strozzare.
 
- Da molto?- s'intromette Tyson.
 
- La fate mangiare in santa pace?!- sbraita Cristy, ricominciando a tirarmi pacche sulla schiena.
 
- Sì, Cristy ha ragione, ma possibile che dobbiate farle queste domande mentre mangia? Siete più curiosi delle donne- asserisce Elise, alternando carezze a pacche vere e proprie.
 
Ryan e Tyson rimangono basiti e cominciano a borbottare fra di loro, offesi.
 
Bevo altra acqua e per fortuna riesco a calmare l'attacco di tosse.
Sorrido sia a Elise che a Cristy e le ringrazio, poi mi volto verso i due pettegoli e sorrido nel vederli parlare fitto fitto.
 
- Sì, stiamo insieme- affermo, facendoli girare verso di me- Da ieri- anticipo, pensando alla loro prossima domanda.
 
- Davvero?- esclamano Cristy e Elise all'unisono. Annuisco e sorrido felice.
 
- Sono così contenta per te Fede, non puoi immaginare quanto- esulta Cris, battendo le mani e abbracciandomi.
 
Vedo Elise asciugarsi una lacrimuccia e poi mi abbraccia di slancio- Scusate ma queste cose mi commuovono sempre. Sono davvero felice per te, uh che bello, i miei modelli preferiti che stanno insieme. È stupendo!- esclama ridendo e facendo ridere sia me che Cris.
 
- Non capisco tutta questa euforia- interviene Ryan, osservandoci basito e poi voltandosi verso Tyson che...che sta piangendo.
 
- Scusate, ma i lieti fine commuovono pure me- si giustifica, soffiandosi il naso al tovagliolo.
 
Rido e mi sporgo per abbracciarlo, poi ritorno al mio posto e porgo una mano a Ryan- Stai tranquillo, non mi farà del male- lo rassicuro sorridendo.
 
Mi prende la mano e la stringe, poi sorride- In caso contrario se la vedrà con me, Tyson e tuo fratello, quindi credo di poter stare tranquillo- afferma ridendo, quasi diabolicamente.
 
Cristy lo fulmina e si avvicina per tirargli uno scappellotto sulla testa- Provaci e poi te la faccio vedere io- lo minaccia sorridendo leggera, ma nascondendo la sua vena malefica.
 
Ryan alza le mani e scuote la testa- Solo se le farà qualcosa- Cristy gli lancia un'altra occhiata- Di brutto, solo in quel caso- conclude velocemente.
 
- Ok, in quel caso te lo concedo- afferma Cris, sorridendo più tranquilla.
 
- Oh. Mio. Dio- esclama all'improvviso Elise, facendoci voltare tutti dalla sua parte.
Seguo la traiettoria del suo sguardo e finalmente lo vedo, vedo il mio Nick , appoggiato con la schiena al portellone della mensa e che si sta guardando intorno.
 
- Mamma mia. Potrei svenire- sussurra Elise, non staccando gli occhi da Nick, poi si volta verso di me con gli occhi fuori dalle orbite- Forza, vai da lui, voglio vedervi insieme- Congiunge le mani e mi guarda sognante- Siete così belli insieme- 
 
- Non li hai ancora visti insieme- le fa presente Ryan.
 
- Taci- lo apostrofa Cristy, sorridendo divertita.
 
- Lascia stare Cris, non può capire- liquida la faccenda Elise, sventolando la mano e tornando su di me- Ora vai, su su- m'incoraggia con un gesto delle mani.
 
Le sorrido e mi alzo, poi lascio un bacio sulla guancia di tutti e corro verso Nick.
Gli arrivo davanti e sorrido felice, e solo per il fatto di averlo rivisto dopo cinque estenuanti ore.
 
- Ciao- lo saluto appoggiando le mani sui suoi fianchi.
 
- Ciao- Sorride e si china per baciarmi dolcemente, poi mi prende per mano ed usciamo dalla mensa.
Ho il cuore che sta battendo alla velocità della luce, e solo perché mi sta tendendo la mano, e perché stiamo continuando a camminare così.
 
- Com'è andata?- mi chiede mentre avanziamo nel corridoio.
 
Faccio una smorfia ed abbasso la testa- Mi hanno spostato la data di un esame- 
 
- Perché?- chiede corrugando la fronte.
 
- Perché il professor Bertlam non mi sopporta, infatti è stato lui a volere questa cosa- Sbuffo e alzo la testa per guardare il portellone poco lontano da noi.
 
- Come mai non ti sopporta?- 
 
- Non lo so, è sempre stato così, fin dal primo giorno. Fai conto che ancora non sa il mio nome, neanche si è preso la briga d'impararselo- mi lamento, guardandomi intorno per accertarmi che il soggetto dei miei discorsi non si aggiri nei paraggi.
 
- E a quando te l'ha spostato?- domanda aprendo il portellone ed uscendo per primo. La galanteria deve ancora impararla.
 
- A mercoledì- dico infine, sospirando affranta.
 
Si ferma e si volta a guardarmi, poi mi solleva la testa e sorride- Ce la farai, e magari posso aiutarti a studiare- Sospira ed alza gli occhi al cielo- Farò questo sforzo- 
 
Mi apro in un enorme sorriso e lo abbraccio di slancio- Grazie Nick, allora da stasera si comincia- esclamo entusiasta e tornando con i piedi per terra, nel senso letterale.
 
- Stasera eh?- 
 
- Sì, da stasera, e non ti puoi rifiutare- lo avviso sorridendo radiosa.- Aspetta, corro a prendere la borsa coi libri- Non gli lascio il tempo di replicare che mi fiondo in camera.
La prendo e torno da Nick tutta sorridente.
 
Sospira e mi passa nuovamente un braccio intorno alle spalle facendo poi ricadere la mano sul mio petto, ed un'altra volta la prendo ed intreccio le nostre dita.
 
- E a te come è andata?- chiedo una volta ricominciato a camminare.
 
Fa spallucce- Palestra, spesa e pranzo. Normale, niente di che-
 
- Che hai fatto in palestra?- insisto curiosa.
 
- Pesi, a cui tu non resisteresti nemmeno un minuto, e boxe- conclude sorridendo divertito per la frecciatina lanciatami.
 
- Ai pesi magari no, però a qualsiasi altra cosa resisterei più di te- ribatto altezzosa e annuendo.
 
Solleva un sopracciglio scettico e porta lo sguardo su di me- Ne dubito fortemente- 
 
- Non esserne così convinto, spaccone- 
 
- Confidi troppo in te stessa, pulce- 
 
- Vuoi scommettere?- Gli porgo una mano e sorrido vittoriosa.
 
- Non scommetto con te- 
 
- Paura?- 
 
- No, è solo perché so di vincere e non ci sarebbe gusto- risponde sorridendo divertito.
 
- Potrei pensare che si tratti comunque di paura- lo stuzzico, provando ad intaccare il suo orgoglio maschile.
 
- Ok, accetto, però quando poi perderai non venire a piangere da me- Mi stringe la mano e sorride beffardo.
 
- Tranquillo, cercherò di sopportare il dolore- ribatto facendogli la linguaccia- Anche se non credo ce ne sarà bisogno dal momento che vincerò e l'unica cosa che dovrò contenere sarà la gioia- 
 
- Illuditi pure per ora, dopo subirai un brutto colpo- 
 
- Non ti preoccupare caro, allora a quando la sfida?- 
 
- Appena avrai finito l'esame- 
 
- Concordo, allora sabato prossimo- 
 
- Perfetto- 
 
- Alle cinque- 
 
- Ci sarò-
 
- Bene- affermo guardandolo competitiva.
 
- Bene- ripete sorridendomi divertito.
 
Entriamo dentro l'edificio A&G e in silenzio ci dirigiamo all'ascensore. Spingo il bottone e mi volto a guardare Nick, sorridendo sorniona.
 
- Preparati alla sconfitta- sibilo, molto in stile strega che augura la malasorte.
 
- Questa tua certezza di vincere è quasi commovente- afferma entrando nell'ascensore e allontanando il suo braccio dalle mie spalle.- Ma per ora te lo concedo, tanto dopo perderai miseramente e la sconfitta sarà schiacciante- Incrocia le braccia al petto e ghigna diabolicamente.
 
- È inutile che tenti di abbattermi psicologicamente, i tuoi miseri tentativi di farmi scappare a gambe levate non hanno alcun effetto- 
 
- Deve essere l'adrenalina a farti dire certe cose, non appena ti renderai conto della situazione verrai a chiedermi di annullare la sfida in ginocchio, ed io te lo negherò- 
 
- Povero illuso- 
 
- Sei tu l'illusa- 
 
- Lo vedremo- ribatto riducendo gli occhi a due fessure.
 
- Lo vedremo- ripete ridendo ed uscendo dall'ascensore. Ridi ridi, perché dopo non riderai più.
 
Sarò io a vincere, mi basterà un po' di sano allenamento e lo stenderò in meno di due secondi, facendogli rimpiangere di aver accettato la sfida...piano eccellente Fede! Sei un vero genio!
 
Camminiamo nel corridoio ed arriviamo davanti al mio camerino. Entro, seguita a ruota da Nick, e vado ad appoggiare la borsa coi libri sul tavolo, dove vedo i vestiti per il set.
Chiamarli vestiti è quasi offensivo per quelli veri, diciamo pezzetti di stoffa, meglio conosciuti come biancheria.
Ma non biancheria normale, eh no, io devo indossare quella provocante e...dov'è il reggiseno?!
Oh cavolo, dov'è il reggiseno?!
 
Faccio un urlo stridulo e mi porto le mani sulla faccia, con un'espressione molto simile a quella dell'urlo di Munch.
 
- Che c'è?- mi chiede Nick, urlando per coprire il mio urlo spacca timpani.
 
- Il reggiseno, non c'è!- Indico il completino, che adesso non è più nemmeno quello, sul tavolo e lo guardo sgomenta. 
 
Sgrana gli occhi e si avvicina per assicurarsene lui stesso. Lancia le mutandine e la vestaglia di Victoria's Secret alla rinfusa e torna con lo sguardo su di me.
 
Apre la bocca, ma lo fermo mettendo una mano avanti- Non lo dire, è tragico- Abbasso la testa e mi porto una mano sotto al mento, in fase meditativa.
 
- No, questa cosa non s'ha da fare- sentenzio scuotendo la testa, poi chiudo gli occhi e inspiro profondamente- Devo stare calma, calma, e calma- 
 
- Fede?- Calma, calma, non è la fine del mondo, devi mantenere l'autocontrollo.
 
- Ma come faccio a stare calma?!- sbraito prendendo Nick per le braccia, dal momento che non arrivo alle spalle, e scuotendolo rudemente.
 
Scoppia a ridere e mi ferma posando le mani sulle mie spalle- Tieni- dice porgendomi...il reggiseno! 
 
- Dov'era?- chiedo sorridendo angelica.
 
- Era cascato dietro il tavolo, comunque bello il tuo modo di calmarti, è molto efficace devo dire- commenta ridendo e lasciandosi sprofondare sulla poltrona.
 
- Lo so, in tanti ambiscono al mio autocontrollo, ma ci vuole un duro addestramento prima di arrivare a simili risultati- Faccio spallucce altezzosa e poi rido non appena sento Nick fare lo stesso.
 
Prendo la biancheria per il set e corro in bagno a cambiarmi.
Dopo cinque minuti di dura lotta contro il gancetto del reggiseno che non si decideva a stare fermo e ad allacciarsi dignitosamente, sono pronta e rientro nel camerino.
Alla fin fine è un completino simile a quelli che ho già indossato, cambia solo il colore, che stavolta è verde, e ci sono delle decorazioni diverse, ad esempio questo presenta una quantità di pizzo tale da poterci fare un centrino, addirittura i lati delle mutande sono decorate in pizzo.Tutto sommato però non è brutto, ho visto di peggio.
 
Nick porta lo sguardo su di me e sorride maliziosamente, poi si alza e fa qualche passo nella mia direzione.
 
- Non male- commenta posando le mani sui miei fianchi- Per ora è quello che mi piace di più- 
 
Sorrido- Anche a me, nonostante non sia dei più sobri- Faccio spallucce e porto le mani dietro il suo collo.- Ammettilo che prima ti era preso un colpo a non vedere il reggiseno- lo stuzzico avvicinandomi a lui.
 
Mi spinge con la schiena al muro e porta le labbra sul mio collo- Di sicuro non mi fa piacere far vedere la mia ragazza mezza nuda ad altri, specialmente se fra questi c'è il damerino- sussurra mordendomi delicatamente il lobo dell'orecchio.
La mia ragazza, la mia ragazza, oh mio Dio, adesso sì che posso morire felice.
 
Lo stringo a me aumentando la presa intorno al suo collo e lo bacio sia sul collo che sul mento; alza la testa per guardarmi e ne approfitto per posare le mie labbra sulle sue.
Risponde prontamente al bacio e, da subito, introduce la lingua nella mia bocca, poi porta le mani sul mio sedere e mi solleva da terra per adagiarmi sul tavolo.
Gli circondo i fianchi con le gambe e sento il suo bacino venire in contatto col mio, e ogni volta basta questo per incendiarmi fino ad arrivare quasi all'autocombustione.
E a quanto pare non sono l'unica...
Le sue mani cominciano a vagare per tutto il mio corpo e quando arriva al gancetto del reggiseno sentiamo qualcuno bussare alla porta.
 
Ci stacchiamo fin troppo lentamente, sempre troppo presi a baciarci l'un l'altra, e scendo dal tavolo per andare verso la porta. 
 
- Si?- chiedo accostando l'orecchio.
 
- Hai finito di cambiarti tesoro?- mi domanda Kate da fuori.
 
- Sì, adesso volo in sala trucco- l'avverto sorridendo, pur non potendola vedere.
 
- Perfetto, allora ci vediamo da Alfonso- esulta prima di allontanarsi nel corridoio.
 
Sospiro e mi volto verso il tavolo per cercare con lo sguardo Nick, ma non c'è. Sento delle mani avvolgermi i fianchi e schizzo in aria come una molla.
Mi fa anche paura questo scemo!
 
Scoppia a ridere e si porta una mano sulla pancia- Cavolo che salto- commenta guardandomi scioccato e ricominciando a ridere.
 
- Assassino- lo apostrofo prendendo la vestaglia e infilandomela velocemente- Mi hai quasi fatto prendere un infarto- Sorrido e raggiungo nuovamente la porta.
 
Sembra calmarsi, nonostante sia ancora percosso da risatine improvvise, ed esce per primo dal camerino, come suo solito.
 
Mi volto a guardarlo e gli sposto un ciuffo di capelli dalla fronte- A dopo, spettinato- 
 
Si abbassa rapidamente e mi bacia a stampo- A dopo, pulce- E detto questo ci allontaniamo, ognuno andando per i versi opposti del corridoio, io in sù e lui in giù.
 
Entro in sala trucco e trovo sia Kate che Alfonso ad attendermi.
 
- Eccoti splendore, vieni che oggi c'è da lavorare di più, soprattutto sui capelli, dobbiamo fare un ripristino completo. Brigitte!- la chiama Alfonso, battendo le mani in aria più volte.
 
Brigitte entra tutta trafelata e armata di shampoo, balsamo e armi varie. Kate mi prende per le spalle e mi spinge sulla poltroncina, poi mi scioglie i capelli e Brigitte comincia a lavarmeli con una velocità che non avevo mai visto prima.
 
- Eccellente Brigitte, il tuo tempo migliora ogni volta di più- commenta Alfonso, che sta tendendo...un cronometro? 
 
Brigitte stacca le mani dalla mia testa e la vedo portarsi una mano sul petto con uno sguardo adulatorio nei confronti di Alfonso- Oh grazie mille, sai mi alleno gior...-
 
- Veloce!- le urla puntandole un dito contro e tendono lo sguardo fisso sul cronometro- Il tempo passa!- 
 
Brigitte fa un piccolo salto per lo spavento e ricomincia a lavarmi i capelli, stavolta raddoppiando la velocità.
Inutile dire che dopo cinque minuti la mia testa si trova sotto il phon e non più sotto l'acqua.
 
- Brigitte sei bravissima- mi congratulo, sconvolta da tanta velocità.
 
- Oh grazie cara, è tutta questione di allenamento- Ride portandosi una mano davanti alla bocca e per sbaglio punta il phon contro Alfonso, e lì avviene la catastrofe.
 
Vedo la scena quasi a rallentatore, Alfonso che urla un "no" stridulo e perfora-timpani, Brigitte che continua a ridere con la mano davanti alla bocca, e il parrucchino di Alfonso che schizza via dalla sua testa e si spiaccica al muro.
 
Alla velocità supersonica della luce moltiplicata ad un profondo moto di disperazione, corre a prenderlo e se lo rinfila velocemente, ma nel verso sbagliato e quindi con parte dei capelli sulla fronte e su un occhio.
Brigitte e Kate si voltano a guardarlo e lui stende un braccio contro il muro adiacente, molto in stile macho.
 
- Che hai fatto ai capelli Alfonso?- gli chiede Brigitte, osservandolo di sbieco.
 
- Sì, sono...diversi- interviene Kate, riducendo gli occhi a due fessure e guardandolo confusa.
 
- Mi ero stufato di avere sempre la stessa pettinatura, quindi li ho movimentati un po'- spiega spostando il ciuffo sull'occhio con un piccolo sbuffo.
 
- Ah, belli comunque, ti donano- constata Brigitte, sorridendogli e tornando a lavorare sui miei capelli.
Scoppio a ridere e tutti mi guardano come se fossi una pazza, e fino alla fine del mio "ripristino" non smetto di farlo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Angolo dell'autrice (Sì, esatto, quella che giustamente ritenevate estinta XD):
 
Eccomi!!!! E come sempre: scusate per il ritardo (che stavolta è davvero vergognoso).
 
Ma la colpa non è proprio tutta mia, in realtà il capitolo era pronto da tempo, però il mio amato ipad (perchè io scrivo lì, non sul computer) mi ha abbandonata, decidendo di suicidarsi e di sacrificare anche tuuuuutte le mie storie. Già.
 
Non sto a dirvi come ci sono rimasta...tralasciamo...-.-
 
Perciò ho dovuto riscrivere tuuuutto il capitolo e anche un'altra storia che avevo appunto cominciato a scrivere e che credo vi rifilerò a partire da settembre...uahahahahah!!!
 
Vabbè, comunque sia ce l'ho fatta! Che bello!!!!
E scusate anche per la lunghezza...credo mi sia venuto fuori un poema...
 
A me personalmente questo capitolo piace molto, non so esattamente perché, sarà che è quello in cui ho più sudato e quello che mi ha più fatta ridere :) 
Specialmente Alfonso...pff....ahahahahahahah!!!!!
 
Mmm...non mi ricordo che cosa volevo dire...lasciamo stare, vi avrò già stufate abbastanza ^_^
 
Ah!!! Importante!!!! Allora, per quanto riguarda i capitoli alla fine della storia, bene, parliamone.
Non so se avete notato che dal capitolo 14 i titoli dei capitoli sono in inglese, e questa cosa non è a caso. Per farla corta i capitoli con il titolo in italiano dovrebbero essere pari a quelli con il titolo in inglese, e quindi per un totale di 26 capitoli.
Questo stava a simboleggiare le due metà: Nick e Fede, americano e italiana.
Perciò ne mancherebbero solo due alla fine...
 
Ma essendo una tipa di per sé sfortunata, ogni mio piano è destinato a fallire...
Il problema è che ho ancora un sacco di cose da scrivere su questi due testoni e lo confesso...mi ci sono affezionata da morire */\*
Avevo pensato di fare un seguito, però non posso lasciare tutto a metà, con l'esame e la loro sfida, indi per cui credo proprio che andrò avanti coi capitoli, arrivando fino a 30 e concludendo con due capitoli col titolo in italiano e due col titolo in inglese :)
Come ragionamento non fa una piega, uahahahahah!
 
Non so perché ve l'ho detto...anche perché non vi interesserà affatto...è che ormai vi considero di famiglia quindi vi dico tutto quello che mi passa per la testa, ahahahah, scusate!
 
Un seguito ci sarà comunque, se vi può piacere o siete interessate ^_^
 
Credo di aver detto tuuuutto! Grazie mille a tutte!!!!! Vi voglio davvero un sacco di bene <3
Siete diventate davvero importantissime per me!!! Oh mammina mi commuovo, basta! 
 
Alla prossima settimana!!!!! Un bacione gigantescoooooooooooo!!!!!!!!! Buone vacanze a tutte!!!!!!

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Capitolo 25
*** Clarity ***


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Clarity







- Sono stanca morta- mi lamento mentre usciamo dall'edificio A&G.- Non capisco perché il fotografo mi abbia fatta lavorare come una pazza oggi- 

Ho ancora in testa tutti i suoi comandi: "Fede vai di là, no spiaccicati di più alla parete, sì stendi un braccio, guarda in alto, alza una gamba, piega il ginocchio" e molti altri ancora. 
Qualcosa d'infinito!

- Stai per sfondare nel mondo della moda, è ovvio che tu abbia bisogno di più servizi- spiega Nick con aria saccente.- Io invece mi sono riposato oggi- conclude ghignando.

Mi volto a guardarlo con un cipiglio assassino.- Non hai fatto nulla, ci credo. Ti sei limitato a darmi fastidio e basta- lo accuso ripensando a tutte le volte in cui scoppiava a ridere se non capivo alla prima un comando del fotografo.

Fa spallucce indifferente.- Non è colpa mia se fai una faccia buffa quando non capisci- 

Io lo strangolo! E non m'interessa se c'è gente intorno e ci può vedere!

- Beh, avresti anche potuto aiutarmi in quei casi... Paul lo faceva- butto là, con calcolata nonchalance, intenta ad infastidirlo.

Lo sento irrigidirsi e poi cercare il mio sguardo, che però non trova visto che mantengo gli occhi puntati sulla strada davanti a noi.
Così impara a prendersi gioco di me.

- Paul non è me- se ne esce fuori, con un tono di voce tra l'innervosito andante e il finto pacifico.

- Questo lo so anch'io- rispondo sorridendo e voltandomi a guardarlo.- Per questo sto con te- Mi sollevo sulle punte e lo bacio di sfuggita.

Quando sto per ritirarmi afferra prontamente la mia testa e fa scontrare nuovamente le nostre labbra, baciandomi con trasporto nonostante si sia per strada ed in mezzo a tanta gente.
Ma non me la sento di allontanarlo, piuttosto sento il bisogno di avvicinarlo; e così porto le mani tra i suoi capelli e li stringo, cominciando a giocare con alcune sue ciocche.
Mi morde delicatamente il labbro inferiore ed istintivamente schiudo le labbra per permettere alla sua lingua di giocare con la mia, in una dolce ma passionale danza.

- Che belli- sento dire da una voce femminile in tono adulatorio.

Mentre Nick mi sta ancora baciando apro gli occhi e mi guardo intorno.
Ci sono tre ragazzine che ci stanno osservando tutte sorridenti e con le mani giunte, come se fossero davanti ad un film romantico.

- Nick... Nick... Ci stanno... guardando- riesco a dire tra un bacio e l'altro.

Porta le mani sul mio viso e sorride.- Lasciale guardare- sussurra prima di riavventarsi sulla mia bocca con un bacio... Diciamo a luci rosse e vietato ai minori.

Aspetta un attimo... Lasciale? Quindi lui le aveva già viste! Sapeva che ci stavano guardando già prima di me! Se no non si spiega come faccia a sapere che sono delle ragazzine senza nemmeno aver spostato lo sguardo.

Gli tiro leggermente una ciocca di capelli per allontanarlo e lo guardo truce.- Lo sapevi- dico senza tante cerimonie, tanto so che lui sa.

Fa spallucce e porta le mani nelle tasche dei pantaloni, senza però essere in grado di nascondere un sorriso.

- Sei terribile- lo apostrofo accigliata. Un'accigliata un po' strana però, visto che sto sorridendo anch'io.

Ride della mia buffa espressione e mi circonda le spalle con un braccio.- Andiamo, hanno visto anche troppo queste ragazzine- mi sussurra all'orecchio, scoccandomi un bacio sulla tempia.

Annuisco e riprendiamo a camminare verso casa sua. Ormai ci ho messo le radici lì, non torno nemmeno più al campus per dormire, ma tutto sommato non mi dispiace affatto.
Anzi, se devo essere sincera, è il momento della giornata che preferisco.
Forse perché sembra quasi che si sia una coppietta sposata... Oh mamma mia, che pensieri che faccio! 
Eppure sarebbe così bello se fosse vero...

- Stai pensando a qualcosa di sdolcinato vero?- La voce di Nick mi ridesta dai miei pensieri e sollevo la testa per guardarlo interrogativa.

Sta sorridendo, anzi no, mi correggo, sta ghignando come suo solito quando sta per prendermi in giro.

- Perché dici una cosa simile?- chiedo riabbassando la testa, colta in flagrante.

- È semplice, perché sei arrossita ed hai sorriso come una scema- Mamma mia che delicatezza! 

- Fine come sempre- ribatto acida, lanciandogli un'occhiataccia di traverso.

- È la verità. Quindi non neghi- fa presente allargando il suo ghigno.

No, non può averla vinta! Tutto, ma non questo! Non lo accetto!

- Stavo solo pensando a come vendicarmi una volta arrivati a casa- asserisco con un sorriso inquietante stampato in faccia.

- Oh, allora deve essere qualcosa di molto eccitante se sei arrossita in quel modo- commenta abbassando la testa per lasciarmi un bacio sul collo.

Ma perché deve sempre averla vinta lui? Non è possibile che vada a finire così tutte le volte. 

Incrocio le braccia al petto e mi scosto dalle sue labbra che stanno cercando le mie.- No- dico imbronciata, voltando la testa dalla parte opposta.

- Ti sei offesa perché hai perso?- domanda ridendo.

- Sei senza cuore, non c'era bisogno che tu lo dicessi- ribatto stizzita e continuando a tenere il broncio come una bambina.

- Cosa? Che hai perso?- Scoppia a ridere divertito del mio sguardo di fuoco ed apre il portone del condominio.

Basta, non gli darò la soddisfazione di ridere ancora.

Con uno sguardo altezzoso lo supero ed entro nell'ascensore, e senza nemmeno aspettarlo chiudo le porte e schiaccio il pulsante per farla partire.

Sorrido vittoriosa e lo saluto con la manina non appena mi raggiunge e si accorge di ciò che ho fatto.
Mi lancia uno sguardo di sfida e prende a salire le scale alla velocità della luce.

No, accidenti! Non deve far prima di me! 

- Muoviti ascensore, è una questione di principio!- urlo sbattendo un pugno contro il pannello.

Quando arrivo in cima apro le porte dell'ascensore e con una piccola corsa mi fiondo davanti alla porta di casa.
Ho vinto! Nick non c'è! Sono stata più veloce io! Oddio, vorrei tanto liberare una risata diabolica.

- Finalmente sei arrivata, stavo iniziando a perdere le speranze- mi ghiaccia all'istante la sua voce.

Mi volto di scatto e trovo Nick appoggiato con una spalla alla parete e con un sorriso tra il vittorioso e il divertito stampato in faccia.
Si avvicina a grandi passi e mi blocca tra la porta ed il suo corpo.

- Davvero divertente la tua idea di lasciarmi a piedi- ironizza sollevando il mento e guardandomi dall'alto.- Peccato che abbia vinto anche in questo caso- Solleva un sopracciglio e sorride beffardo.

Volto la testa stizzita e sbuffo rumorosamente dal naso, molto in stile bue inferocito.

- Oh povera piccola, ti sei offesa- mi prende in giro prendendomi il mento tra le dita e facendomi voltare a guardarlo.- Che dispiacere immenso- continua, piegando il labbro inferiore... tanto per rincarare la dose.

Lo fulmino con lo sguardo e incrocio le braccia al petto.- Sta' pur certo che dopo che ti avrò battuto alla nostra sfida ti prenderò talmente tanto in giro che correrai fino a qua piangendo- 

Solleva un sopracciglio scettico e sorride divertito.- Correrò fino a qua piangendo? Non c'è che dire, hai davvero una fervida immaginazione, soprattutto se credi ancora di poter vincere- 

- Tu comunque portati i fazzoletti- Sorrido e faccio una smorfia arricciando il naso.

- Non ce ne sarà bisogno, però li porterò per te. Credo proprio che la sconfitta ti brucerà parecchio- Sospira e scuote la testa con finta drammaticità.

- Sai, tutta questa tua sicurezza ti porterà ad un'unica, triste e tragica conclusione- affermo calcando specialmente sulle ultime parole.

- E cioè?-

- Ad un brutto trauma post sconfitta- Stavolta sono io a scuotere la testa con finta drammaticità.- Ma tranquillo, qualche bravo psicologo saprà farti recuperare la fiducia in te stesso- dico dandogli qualche leggera pacca sulla spalla.

Sorride divertito e mi afferra la mano per intrecciarla alla sua.- Tu vaneggi, ma ti darò comunque la soddisfazione di poterlo fare, prima della sconfitta ovviamente- 

Non ho il tempo di replicare che mi ritrovo con la bocca impegnata a fare ben altro.
Ed ogni volta che mi bacia sento sempre la solita capriola con triplo salto mortale che fa il mio cuore.

Con la mano libera infila le chiavi nella serratura della porta e la apre di scatto, facendomi perdere l'equilibrio e per poco spiaccicare a terra, se non fosse per un suo braccio che mi sta saldamente sorreggendo.
Chiude la porta con un calcio e lancia le chiavi sul mobile dell'ingresso, per poi artigliarmi la vita e spingermi verso la camera.
Stringo i suoi capelli tra le mani e mi alzo sulle punte per spalmare il mio corpo sul suo, sentendolo caldo e familiare.

Mentre siamo ancora a metà strada si stacca dalla mia bocca e le sue mani vanno a percorrere ogni centimetro del mio corpo fino a che non afferra la maglietta e me la solleva velocemente.
Alzo le braccia e gli permetto di sfilarmela, poi lo stesso faccio io con lui, cercando di non perdere mai il nostro contatto visivo ed abbassarmi a guardare i suoi addominali scolpiti.
Appena lancio la sua maglia da qualche parte d'imprecisato mi fiondo su di lui e torno a baciarlo con più urgenza e foga di prima.

Risponde prontamente al bacio e percepisco qualcosa premere contro la mia gamba... E ormai so bene cosa sia quel qualcosa.
Sorrido sulle sue labbra e gli passo le mani lungo la schiena, sfiorandola con i polpastrelli con carezze quasi impercettibili e facendolo rabbrividire ad ogni tocco.
Ad ogni suo fremito mi sento incendiare sempre di più, è come se mi sentissi accendere una miccia dentro... E prima o poi le micce esplodono.

Velocemente mi afferra i glutei e mi solleva da terra per trasportarmi con più facilità in camera.
Intreccio le gambe attorno alla sua vita e gli circondo il collo con una mano mentre l'altra la lascio vagare tra i suoi capelli.

Una porta si apre alle mie spalle e dopo poco vengo delicatamente adagiata sul letto, con Nick a sovrastarmi.
Faccio scorrere le mani lungo i suoi addominali e lo avvicino a me, sentendo una crescente urgenza di un contatto più diretto.
Sposta la bocca dalla mia e scende a lasciare una bollente scia di baci dal collo fino al solco in mezzo ai seni; poi porta una mano dietro la mia schiena e con un colpo secco mi sgancia il reggiseno, per lanciarlo da qualche parte sul pavimento.

Lancio un gemito di piacere non appena comincia a mordere e succhiare un mio seno, mentre l'altro si diverte a stuzzicarlo con la mano.
Poi scende a sganciarmi i pantaloni e meno di due secondi dopo ho addosso solo le mutandine.
Torna a baciarmi e faccio scivolare le mani fino alla cintura dei suoi pantaloni, la apro e velocemente sgancio anche il primo bottone, poi la cerniera ed infine glieli spingo verso il basso.
Sorride sulle mie labbra e corre in mio soccorso non appena nota che da sola non ce la faccio. Lancia anche i suoi pantaloni per terra e si stende su di me, premendo la sua erezione contro la mia femminilità per farmi sentire quanto mi desideri.
Infine torna a baciare il mio seno mentre con una mano scende a massaggiarmi la pancia con movimenti lenti e circolari, rischiando di farmi impazzire da un momento all'altro.

Mugolo di piacere e gli prendo la testa tra le mani per poi ribaltare le posizioni e finire a cavalcioni su di lui.
Comincio a baciare, leccare e succhiare il suo collo con una lentezza sfinente, con l'unica intenzione di farlo impazzire come stava facendo con me.
Poi scendo sulla clavicola... Sui pettorali... Sugli addominali, a cui mi dedico con una particolare attenzione, mentre sento le sue mani afferrarmi saldamente i glutei e spingermi contro di lui; infine, come un'affamata, giungo alla V perfetta sotto gli addominali.
Comincio a carezzarla con le labbra chiuse per poi passare all'attacco vero e proprio, riservandogli un trattamento molto più meticoloso che agli addominali.
Non appena arrivo con la lingua al bordo dei suoi boxer lo sento gemere forte e afferrarmi per un braccio, fino a riportarmi sotto di sé.
Mi sfila le mutandine con un colpo secco, riducendole quasi a brandelli, e poi si toglie i boxer con la stessa velocità.

Torna a baciarmi con un'urgenza e una passione che non gli avevo mai sentito prima.
Poi comincia a sparpagliare tanti piccoli baci sul mio viso.

- Non ce la faccio più, sono al limite- sussurra roco, facendomi eccitare ancora di più.

- Anche io- dico con un filo di voce, tornando a baciarlo.

Senza allontanare le nostre bocche allunga una mano ed afferra un preservativo da un cassetto del comodino.
Lo infila velocemente e poi porta lo sguardo sui miei occhi.
I suoi sono di un verde stupendo, lucido, brillante, quasi come se fossero acqua, e solo io mi ci posso immergere... Solo io.

Avvicino la sua testa alla mia e lo bacio dolcemente, mentre lentamente e quasi con la stessa dolcezza lo sento entrare in me.
Mi scappa un gemito neanche tanto silenzioso non appena affonda completamente e comincia a muoversi più rapidamente.
Scende a baciarmi sul collo dove lo sento ansimare e lasciare uscire qualche gemito di tanto in tanto.
Poi arriviamo insieme al culmine. 
Nick mi bacia per un'ultima volta e poi si stende sopra di me, reggendosi con un gomito per non schiacciarmi sotto il suo peso.

Appoggia la testa sulla mia spalla e, nonostante il fiatone, deposito un bacio sul suo collo e sulla nuca, che ho scoperto essere il suo punto debole.
Infatti solleva subito la testa e mi bacia dolcemente, girandosi di schiena e portandomi sopra di sé.

- Nick dobbiamo mangiare- gli ricordo mentre mi lascio cullare dalle sue braccia.

- Mm- È la sua unica risposta.

Sollevo la testa e punto i miei occhi nei suoi.- Adesso- ordino decisa.

- Ok, vai a cucinare- ha il coraggio di dire, sorridendo divertito.

Sollevo un sopracciglio.- Hai voglia di mangiare?- 

Sembra pensarci e poi si apre in un ghigno.- In effetti dopo tutta questa attività fisica un po' di fame mi è venuta- 

Sempre il solito pervertito.

- Allora alza il tuo regale didietro e vieni con me a cucinare- comando irremovibile, rotolando di lato e cominciando a raccattare la mia roba da terra.

M'infilo velocemente le mutande e poi il reggiseno, ma il punto è che non sento nessun movimento provenire da dietro di me. Ciò significa che ancora non si è alzato!

Mi volto a guardarlo ed infatti lo trovo bello spaparanzato, appoggiato su un gomito e che mi sta guardando con un ghigno stampato in faccia.

- Certo che hai proprio un bel sedere: piccolo, sodo e all'insù- se ne esce fuori, continuando a tenere lo sguardo puntato sul mio fondoschiena.- Ed è solo mio- conclude alzandosi di slancio ed avvicinandosi.

- Sei sempre il solito pervertito tu- ribatto accigliata, nascondendo la gioia per il suo complimento.
Oddio mi ha fatto un complimento! Lo urlerei al mondo intero se potessi! Mi ha fatto un complimento, lui, che è sempre così critico!

- Solo mio- ripete posandoci le mani sopra.- Come tutto di te del resto- Sorride e si abbassa a baciarmi.

Gli passo le braccia intorno al collo e gli mordo il labbro inferiore per farlo allontanare.- Guarda bellino che lo stesso discorso vale anche per te, chiaro?- domando con un cipiglio assassino.

Ride e fa sfiorare delicatamente le nostre labbra.- Te l'ho già detto che quando fai la gelosa mi ecciti?- domanda baciandomi a stampo.- Comunque è più che chiaro, ma non c'è bisogno che tu ti preoccupi- passa le labbra sul mio orecchio e lì si sofferma.- Te l'ho già detto che le altre non m'interessano- sussurra infine, facendomi venire i brividi.

Sorrido felice e lo bacio con passione.- Così va meglio- asserisco allontanandomi da lui e notando all'ultimo che ancora non indossa i boxer, visto e considerato che li noto a terra.

Caccio un urlo e glieli lancio in piena faccia, tra le sue risate e la mia disperazione per essermi innamorata di un essere tanto disinibito e pervertito.

- Muoviti- Sono le mie ultime parole prima di correre in corridoio a recuperare la maglietta.




Dopo cena ci spostiamo nel salotto e mi accoccolo contro il suo petto mentre lui sta cercando qualcosa d'interessante da vedere alla televisione.
Solleva un braccio e mi circonda le spalle per attirarmi più vicina a sé.

- Schifo- dice apatico, vedendo un film romantico comparire sullo schermo.

- Schifo- ripete cambiando canale.

- Schifo- continua notando un'altra commedia romantica.

- Schifo- afferma senza nemmeno pensarci e cambiando velocemente canale.

Rido e gli strappo il telecomando di mano.- Ora cerco io, tu becchi solo film romantici... Che poi non sono brutti- Faccio spallucce e pigio un pulsante.

- Sono romantici, fanno schifo a prescindere- commenta facendo una smorfia.- Non li sopporto quei così smielati e senza senso. Che poi c'è chi si emoziona nel vederli, io se piango è per la disperazione nel dovermeli sorbire-

Lo guardo con aria truce.- Sei senza cuore, ecco perché non ti emozioni- 

Gira la testa verso di me, senza l'ombra di un sorriso, e mi guarda intensamente.- Qualcuno me lo ha rubato- sussurra lasciandomi di stucco.

Oh. Mio. Dio. Ha detto davvero quello che ho sentito io? 
Non ci posso credere che...che abbia davvero confessato una cosa simile, così...romantica.

Sento delle lacrime pungermi gli occhi e mi apro in un sorriso che farebbe invidia anche a quelli della Mentadent, poi, di slancio, mi butto su Nick per abbracciarlo e cospargere il suo viso di tanti piccoli baci.

- Ehi, staccati piovra- esclama afferrandomi le braccia senza però allontanarmi di un millimetro.

Rido e cade disteso sul divano mentre io continuo a tempestarlo di baci sul collo, sul viso, sopra la maglietta e sulle braccia; poi per ultimo mi soffermo sulla bocca, baciandolo con foga e tanta tanta gioia.

- Ti vorrei far notare che hai appena detto una cosa romantica: quel genere che tu definisci smielato e senza senso- dico sorridendo sulle sue labbra.

Fa una faccia schifata.- Sono bastati pochi secondi di quei cosi vomitevoli per contagiarmi.- Poi ghigna- Ma non succederà mai più- 

- Vedremo- Sorrido a mo' di sfida e lo bacio un'ultima volta prima di rimettermi a sedere composta.

Per sbaglio schiaccio il telecomando e la tv cambia canale.

- Oh che bello! Questo film è stupendo!- esclamo portandomi le mani sul viso.

- Che è? Roba sdolcinata?- mi chiede il diavoletto, rimettendosi seduto e aggiustandosi la maglietta.

- No no, si chiama La strada per la vittoria. Parla di una cavalla che dopo essersi rotta una gamba ad una gara viene salvata da un uomo, ma non ha i soldi per mantenerla e così cerca di farla accoppiare. Però scoprono che la cavalla non può avere cuccioli e così l'uomo cerca di venderla, ma sua figlia...- spiego indicando la bambina sullo schermo- glielo impedisce e alla fine, dopo averla allenata e tutto il resto, la cavalla partecipa alla gara più importante e la vince facendo dei tempi senza precedenti- concludo senza mai staccare gli occhi dalla tv.

Nick mi circonda le spalle e mi attira a sé.- Ok, mi sta bene. Se ti piace si può fare- afferma baciandomi la tempia.

Appoggio la testa sulla sua spalla e sorrido.- Amo i cavalli, è per questo che mi piacciono questi film- 

- Ti piacerebbe averne uno?- mi chiede abbassando la testa e guardandomi dall'alto.

- Sì, sarebbe stupendo, ma non saprei dove tenerlo. L'ho sempre desiderato, ma vivendo in città è praticamente impossibile- Sospiro e continuo a tenere lo sguardo puntato sullo schermo.

Poi, senza nemmeno accorgermene, socchiudo gli occhi e mi addormento profondamente, scordandomi completamente di dover studiare.




Tasto il letto e apro gli occhi... Nick non c'è, dev'essere andato in bagno.
Guardo l'ora indicata dalla sveglia: l'una di notte.

Non ricordo nemmeno quando mi sono addormentata, rimembro solo che ero sul divano con Nick e che stavamo parlando di cavalli... Poi dev'essere lì che ho chiuso gli occhi.

Ora che ci faccio caso però dal bagno non viene alcun rumore, piuttosto sento un borbottio provenire dal salotto.
Sta ancora guardando la televisione! Io mi chiedo poi come faccia ad alzarsi la mattina se a quest'ora è ancora incollato alla tv.
O forse si è addormentato sul divano...

Mi alzo rapidamente dal letto, causandomi un capogiro da ubriaco, e sgattaiolo nel corridoio.
Non vedo l'ora di vederlo bello addormentato sul divano ed essere io a svegliarlo... Oddio, come una coppietta di sposini novelli!

Mi affaccio nel salotto, ma ciò che mi si presenta davanti agli occhi mi ghiaccia ancor prima che io possa capire cosa sta effettivamente succedendo.
Il mio Nick è seduto sul divano, con le mani appoggiate sulle spalle di Tess, che sta a cavalcioni su di lui.
Sento un botto improvviso come di uno specchio che si è appena rotto, ma all'istante capisco che non proviene da fuori... È dentro di me, si è spezzato tutto, in mille pezzi.

- Su Nick, non fare il trattenuto- sussurra Tess, facendo un sorrisino provocatorio.

- Non... Fede- dice Nick, con un filo di voce, non appena mi vede sulla porta.

Anche Tess si volta a guardarmi, e non so per quale motivo abbia appena sgranato gli occhi nel vedermi. Sa perfettamente che io e Nick stiamo insieme... Lo sa accidenti, perché si sta comportando così?!

Sento qualcosa di umido scivolarmi velocemente lungo la guancia, e lì capisco che anche gli argini sono stati distrutti. Tutto è andato in frantumi, non è rimasto più nulla d'integro in me.

Nick scosta Tess da sopra di sé malamente, facendola rovesciare distesa sul divano, e corre da me preoccupato come non lo avevo mai visto prima d'ora.

- Non è come pensi- afferma prendendomi il volto tra le mani.

- Ah no?- domando apatica, senza guardarlo in faccia.

- No, ti posso spiegare- si affretta a dire, cercando disperatamente un contatto visivo.

Alzo la testa e lo guardo.- Solo che adesso non mi va di sentire nulla- rispondo freddamente, prima di allontanare le sue mani e andare verso la camera per raccogliere anche i pantaloni e tornarmene nel mio porto sicuro: il campus.

- Dove stai andando?- chiede, dopo avermi raggiunta in camera.

- Al campus, non vorrei essere di troppo. Sbaglio o dovete finire ciò che avete iniziato?- domando acida, mentre chiudo i pantaloni.

- Non dire cretinate!- sbraita avvicinandosi a grandi passi.-Sai perfettamente che non la toccherei nemmeno con un dito!- 

Sollevo un sopracciglio visibilmente scettica.- Ah davvero? Quando sono entrata in salotto mi era sembrato il contrario, ma forse mi sbaglio- concludo facendo spallucce.

- Sì infatti, ti sbagli- Incrocia le braccia al petto e poi si volta per raccogliere anche i suoi pantaloni ed infilarseli.

- Quindi quello che ho visto è stato frutto della mia immaginazione- ribatto piccata ed asciugando l'ennesima lacrima.

- Non ho detto questo- risponde fermamente.- Solo che c'è una spiegazione, e non è quella quella a cui sei arrivata tu- 

- Mi fa piacere che almeno vi siate inventati qualcosa, perlomeno avete pensato a me- Non sono mai stata così acida in vita mia, ma aver visto ciò che ho visto ha fatto talmente tanto male che non riesco a frenare la lingua. 

- Sei una stupida! Ma che diavolo... Dannazione ma ti fidi di me?!- sbraita parandomisi difronte.

Punto i miei occhi nei suoi e lo guardo intensamente. 
Certo che mi fido, sarebbe uno stupido a credere il contrario. Lo amo più della mia stessa vita, più di qualsiasi altra persona al mondo, come potrei non fidarmi? 
Il punto è che sono talmente accecata dal dolore che in questo momento riesco solo a fare affidamento su ciò che ho visto, e su nient'altro.

Abbasso la testa e lo supero per tornare in corridoio.

- Tu non vai da nessuna parte- Mi afferra per un braccio e mi volta verso di lui.

- Credi di potermelo impedire? Non c'è niente che in questo momento mi trattenga a rimanere- sputo rabbiosa, strattonando il braccio e andando in cucina a recuperare la borsa.

- Continua pure a fare la stupida testarda se ti fa sentire meglio- commenta con asprezza non appena giungo davanti alla porta d'ingresso.

Mi volto di scatto e lo fronteggio furiosa.- Non mi fa sentire meglio, se la cosa ti consola! Mi fa solo sentire uno schifo, quando in realtà non dovrei essere io a sentirmi così no?! Non trovi?! Eppure non ce la faccio a sentirmi diversamente ora come ora! E non ti azzardare a dire ancora una volta che sto facendo la stupida testarda; tu come ti saresti comportato se mi avessi visto addosso a Paul?! 
Almeno potevate scegliere un altro posto, magari più appartato! Ma grazie comunque per il pensiero!- 

Afferro la maniglia della porta e la spalanco, ma immediatamente le mani di Nick mi circondano la vita, impedendomi di muovere un altro passo.

- Lasciami subito o ti mollo una cinquina in piena faccia- ordino con tono fermo.

Allontana le mani e sbuffa pesantemente.- Non m'interessa se avrai da ribattere o lamentarti, io t'accompagno- 

- Fa' come ti pare- dico soltanto, facendo spallucce e chiamando l'ascensore.

Senza aggiungere una parola comincia a scendere le scale, forse intuendo che non lo avrei aspettato... Ed ha pensato bene, almeno stavolta.

Schiaccio il pulsante con rabbia e appoggio la fronte contro il pannello.
Ma perché quando credo che tutto stia andando per il meglio deve sempre esserci qualcosa che mi faccia ricredere? Vorrei tanto sapere chi è che si diverte a non darmi tregua, a parte Tess ovviamente.
Ma la cosa che sinceramente non capisco è perché la serpe abbia sgranato gli occhi all'improvviso, dopo avermi vista. Sembrava quasi...preoccupata, dispiaciuta, ma devo aver immaginato anche questo. Del resto secondo Nick ho immaginato tutto, magari è stata solo un'altra visione.

Arrivo a pianterreno e apro le porte con rabbia. Inutile dire che Nick è già arrivato e che mi sta aspettando con un'espressione seria in volto.
Che stia serio quanto gli pare, non me frega proprio nulla.

Avanzo a passo spedito ed esco dall'edificio senza degnarlo nemmeno di uno sguardo.
Sento solo i suoi passi poco distanti da me e ogni tanto qualche sbuffo.

- La puoi smettere di camminare così veloce?!- sbotta all'improvviso, afferrandomi per un braccio.

- È la mia andatura, se non riesci a tenermi il passo non è un problema mio. Non sono stata io a chiederti di venire, per me potevi anche rimanere con Tess- dico dura.

- Finiscila, finiscila! Non me ne frega un accidente di Tess, è stata lei a saltarmi addosso!- sbraita passandosi una mano tra i capelli. Suo tipico gesto di quando è nervoso.

Mi volto con tutto il corpo verso di lui e faccio un passo in avanti.- Mettiamo il caso che sia vero, chi è che l'ha fatta entrare però?- domando sollevando un sopracciglio.

- Ho aperto io la porta...ma non credevo che fosse lei- aggiunge prontamente.

- Mai sentito parlare degli spioncini?- domando retorica, prima di ricominciare a camminare spedita.

Nick non risponde e lo sento solo sbuffare, pesantemente innervosito.

Arriviamo davanti al cancello del campus e porto lo sguardo su di lui.- So arrivare da sola alla mia camera, non c'è bisogno che mi accompagni fin là- affermo risoluta.

Mette le mani avanti, come se si fosse arreso, e sorride aspramente.- Come vuoi tu, tanto hai fatto tutto di testa tua. Non ascolti e vai per la tua strada- 

- Ah, sono io quella che fa di testa sua?!- domando facendo un passo verso di lui.- E a te invece cosa ti ha detto la tua brillante mente non appena hai visto Tess?! Non ti è passato per la testa che potesse voler qualcosa da te?!- 

- Certo che l'ho pensato, ma quando stavo per mandarla via mi si è incollata addosso! Che cosa potevo fare?! Prenderla a schiaffi?!- 

- Ah certo! Quindi lasciamole fare tutto quello che vuole! Mi pare un ragionamento intelligente da parte tua, complimenti- Faccio un piccolo applauso e poi una smorfia.- Tanto la cretina non lo sarebbe mai venuta a sapere, vero?- 

- Stai delirando- sibila afferrandomi i polsi.- Certo che te lo avrei detto, che tu te ne fossi accorta oppure no. Ma a questo punto avrei preferito che tu non avessi visto niente- 

- Fidati, siamo in due a pensarla così- constato acida.- Comunque tutto questo sarebbe anche potuto essere evitato, se solo tu non l'avessi fatta entrare. Ma ormai è troppo tardi, non trovi?- Ritiro i miei polsi con un gesto secco e mi allontano di qualche passo.

Gli lancio un ultimo sguardo ed infine cammino spedita verso l'entrata del campus.
L'ultima cosa che sento, prima di chiudermi dietro il portellone, è un calcio sferrato contro il cancello, talmente forte e colmo di rabbia da farlo tremare per diversi minuti.




Per tutta la mattina non ho fatto che essere schiva con tutti.
Nonostante Cristy mi abbia tartassata col chiedermi che cosa fosse successo non è riuscita a tirarmi fuori nemmeno una sillaba.
Ryan invece mi guardava con sospetto, come se stesse immaginando qualcosa. Tanto che alla fine è venuto a chiedermi se Nick mi avesse ferita o lasciata. 
Ho dissimulato abilmente e risposto che andava tutto a meraviglia, rifilandogli un sorriso finto e tirato che non ha convinto né me né lui.
Allora ho scosso la testa e gli ho chiesto di non fare altre domande. Mi ha abbracciata e ha lasciato cadere il discorso, sapendo che non avrebbe ricavato nulla dal mio silenzio.
Poi ho incontrato Elise che mi ha domandato come andassero le cose tra me e Nick. 
Un altro colpo al cuore. 
Ho sorriso anche in quel momento e mentito di nuovo, ma fortunatamente non se ne è accorta. Solo Cristy e Ryan si accorgono di quando mento.
Insomma, ho rifiutato di parlarne con tutti perché sinceramente non ho proprio voglia di parlare con nessuno adesso.
L'unica cosa che desidero è stare da sola e cercare un po' di tranquillità, a quanto pare impossibile per me.

A colazione ho mangiato a stento, il pranzo poi l'ho proprio saltato. Forse è la rabbia a farmi reggere ancora in piedi, forse è quella a farmi ragionare.
Anche se non so nemmeno se sia effettivamente rabbia quella che sento... Ho come un vuoto, una voragine enorme dentro di me. 
Mi sento male al solo pensiero di me e Nick, non riesco a buttare giù nulla di commestibile e ho tanta voglia di piangere. Una disperata voglia di piangere.
Forse sono un'autolesionista, del resto non mi costerebbe nulla stare a sentire Nick, eppure... C'è qualcosa che mi frena, che mi fa nascere un'enorme ansia, capace di farmi contorcere lo stomaco e venire l'istinto di vomitare.
Ma credo di avere capito stanotte da cosa è dovuta quest'ansia: dalla folle ed irrazionale paura di perderlo per sempre.

Per un attimo ho immaginato come sarebbe la mia vita senza Nick. Immediatamente ho sentito quella morsa allo stomaco e la voglia disperata di piangere.
Mi sono sentita senz'aria, come un pesce fuor d'acqua che annaspa col solo intento di sopravvivere qualche istante in più, ma poi, inevitabilmente, muore.
Forse è stupido paragonarsi ad un pesce, ma lì per lì mi sono sentita nello stesso terribile modo. 
Senza quell'aria so per certo che non sarei in grado di sopravvivere, so per certo che la mia vita non la potrei nemmeno più definire tale, perché la mia vita comprende Nick, solo e soltanto lui.
Una volta dissi che un fiocco di neve, quando cade al suolo, ha bisogno di una sferzata di vento per rialzarsi, e solo adesso ho capito che quella sferzata, per me, non è altro che Nick.
È lui ciò che mi farà sollevare ogni volta, è lui quel vento che mi darà la forza di continuare, è lui l'aria senza la quale non potrei vivere, è lui il mio tutto.

Sorrido da sola ed entro nel camerino per prendere i vestiti del set.
Quando arrivo davanti al tavolo sento qualcuno bussare alla porta e meno di due secondi dopo mi trovo davanti Tess.

- Che vuoi?- chiedo freddamente, nascondendo la sorpresa del vederla.

Mi guarda per qualche istante e poi si morde il labbro, quasi in difficoltà.- Senti, non so che cosa ti abbia detto Nick però...- Fa una pausa e si contorce le mani- È la pura verità, gli devi credere. Sono stata io a piombargli in casa e a saltargli addosso, lui ha solo cercato di allontanarmi, dal primo momento- 

Sono senza parole. Tess che viene a "scusarsi" e a giustificare ciò che ha fatto? Stavolta credo davvero di avere una visione.

- Perché mi dici questo?- domando cercando di mantenere un'aria altera.

Abbassa lo sguardo sul pavimento e continua a tartassarsi le dita.-Io...beh...cioè...quando...quando ti ho vista piangere mi sono sentita in colpa, ho provato un profondo ribrezzo per me stessa e per ciò che stavo facendo...mi sono sentita una schifezza- confessa senza alzare gli occhi su di me.

Ed è meglio che non li alzi perché ho praticamente il mento per terra, e non è molto fine come immagine. Ecco allora perché aveva sgranato gli occhi quando mi aveva vista! Perché si era accorta che stavo piangendo!
Si è sentita una schifezza? Oddio, ma allora Nick aveva ragione! Immagino davvero le cose!
Non è possibile che abbia davanti a me la Tess che conosco io, credo abbia chiamato una controfigura per venire a dirmi queste cose.

Non ho il coraggio di dire nulla e se ne accorge, così continua.- Sono entrata in casa e l'ho trascinato sul divano per mettermi a cavalcioni su di lui; ha sempre cercato di allontanarmi, non ha perso un attimo. E devo dire che non solo il tuo Nick ti è estremamente fedele, ma anche Nick junior, nonostante mi sia strusciata su di lui varie volte non ha avuto nessuna reazione. - Fa un sorriso amaro e triste.- Un giorno vorrei trovare anch'io una persona così, capace di amarmi fino a questo punto. Comunque se ti stai chiedendo come mai le sue mani fossero su di me è perché stava cercando, per l'ennesima volta, di respingermi- conclude alzando lo sguardo e osservandomi.

- Perché sei venuta fin qua per darti tutta la colpa?- chiedo con un filo di voce.

- Te l'ho già detto, e poi...non voglio distruggere ciò che c'è tra voi, perché è davvero qualcosa di unico e raro- Sorride e poi abbassa la testa mesta.- Puoi offendermi quanto ti pare adesso, ne hai tutto il diritto. Non saresti nemmeno la prima-

Sono scioccata, anzi, scioccata è un puro eufemismo.
Mi sta addirittura dicendo di offenderla, chissà quanta gente che l'ha offesa avrà incontrato se mi dice una cosa simile.
E chissà come sarà stata male... Forse è per questo che ha eretto quel muro spesso e solido tra lei e gli altri, nascondendolo sotto strati e strati di arroganza.

Sento gli occhi inumidirsi e mi avvicino a lei a grandi falcate, per poi abbracciarla di slancio e stringerla forte a me.
Inizialmente rimane sorpresa dal mio gesto, poi sorride sulla mia spalla e ricambia l'abbraccio.

- Grazie Tess- 

- Grazie a te per avermi perdonata- 

Asciugo una lacrima sfuggita al controllo e rimaniamo abbracciate ancora per qualche istante. In silenzio, ciascuna persa nelle proprie riflessioni.

- Ma ti sono sempre stata antipatica?- le chiedo una volta aver sciolto l'abbraccio.

Ride e mi asciuga altre lacrime sparse sul viso.- In realtà no, non ti ho mai trovata antipatica. Anzi, se devo essere sincera ti ho sempre ritenuta estremamente buffa- confessa sorridendo radiosa.

- Davvero?- domando scioccata e con la felicità stampata in faccia.

Annuisce e ride.- Non sai quante volte tornavo in camerino e scoppiavo a ridere come una pazza. Io però mi sono sempre comportata male nei tuoi confronti, ma non lo facevo con cattiveria, ero solo gelosa che tutte le attenzioni fossero rivolte su di te. Scusami, sono stata una scema- Abbozza un timido sorriso e si asciuga qualche lacrima.

- Oddio, siamo due fontane!- esclamo correndo a prendere dei fazzoletti. 

Ride e gliene porgo due.- Non ho mai pianto così tanto- confessa passandone uno sotto l'occhio per non sciupare il trucco.

Io, invece, da brava scema mi sono scordata di essere truccata e l'ho passato su tutto l'occhio.
Tess mi guarda e scoppia a ridere di nuovo. Rido insieme a lei e poi allungo una mano.

- D'ora in poi amiche?- chiedo sorridendo.

Si apre in un sorriso smagliante e mi stringe la mano.- Amiche, e scusa ancora per ieri e per tutto il resto-

- Guardiamo il lato positivo della cosa, se non fosse successo niente adesso non saremmo amiche- Strizzo l'occhio e rido.

- Già, è vero- constata sorridendo.- Adesso devi andare da Nick, sarà distrutto. Tu per lui sei la persona più importante che esista, non te lo lasciare scappare- mi dice con un tono di voce dolce e quasi materno.

- Per nulla al mondo- affermo abbracciandola un'ultima volta prima di fiondarmi nel corridoio e correre verso il suo camerino.

- Nick! Nick!- urlo correndo ed attirando l'attenzione di alcuni addetti al set. Ma chi se ne frega, adesso conta solo il mio Nick.

Spalanco la porta del suo camerino e lo trovo in piedi davanti allo specchio che si sta aggiustando i capelli... Il solito vanitoso.

- Nick!- urlo con un enorme sorriso stampato in faccia e correndo ad abbracciarlo.

Mi lancio su di lui e fortunatamente mi prende al volo, se no non voglio immaginare che figura penosa avrei fatto.

- Che cos...?- Ma non gli lascio finire la frase che prendo a baciarlo con passione.

Risponde da subito al bacio e mi circonda la vita con le braccia, stringendomi a sé con disperazione.

- Nick... Nick ti amo tanto- sussurro sulla sua bocca, riprendendo a baciarlo.

Mi trascina verso la porta e la chiude con un calcio, poi mi prende in braccio e si va a sedere sulla poltrona.
Gli circondo il collo con le braccia e le sue mani afferrano il mio viso.

- Anch'io ti amo, piccola testarda- mormora contro le mie labbra.

Sobbalzo al cuore.
Non mi aveva mai detto quelle paroline magiche. Quando io gli dicevo che lo amavo lui si limitava sempre a dire "anch'io", ma mai "anch'io ti amo". 
E finalmente l'ha detto!

Sorrido e lo stringo ancora di più a me.- Sai, sono contenta che sia successa quella cosa ieri- confesso facendo una buffa smorfia.

Si stacca dal mio viso e solleva un sopracciglio.- Hai bevuto?- chiede avvicinandosi ad annusarmi.- Eppure non sai di alcool- constata confuso.

Rido.- No, davvero. Se non fosse per ieri a quest'ora Tess non sarebbe mia amica e tu non mi avresti detto "ti amo"- 

- Tess tua amica? Credevo che l'avresti uccisa, non fatta diventare tua amica- È visibilmente confuso, ed ha un'espressione tenerissima...

Gli afferro le guance e comincio a stropicciarle divertita.

Ritrae la testa e allontana le mie mani, intrecciandole alle sue.- Sei impazzita per caso?- domanda corrugando la fronte.

- Poco fa Tess è venuta a spiegarmi tutto ed a scusarsi. Poi le ho proposto di diventare amiche ed ha subito accettato. Era così euforica!- esclamo sorridendo felice.

- E perché hai quest'occhio nero? Vi siete picchiate prima?- insiste, ancora non del tutto sicuro della mia sanità mentale.

- Oh no no- mi appresto a dire.- Abbiamo pianto e senza pensarci ho passato un fazzoletto sul trucco... Credo che Alfonso mi ucciderà- concludo seria, pensando al colpo che verrà al povero Alfonso.

- Tess sa piangere?- chiede ghignando.

Gli tiro uno scappellotto sulla testa non troppo delicato.- Non osare prenderla in giro- lo riprendo accigliata.

Alza le mani in segno di resa e si avvicina alla mia bocca.- Ok, agli ordini generale- 

- Ah Nick- dico allontanando la testa e impedendogli di baciarmi.- Scusa per ieri- bisbiglio guardandolo intensamente.

Annuisce.- Scusa anche tu- 

- Aspetta, ma tu non eri quello che non chiedeva mai scusa?- domando ridendo.

Sorride e fa sfiorare dolcemente le nostre labbra.- Se si tratta della persona più importante posso anche fare delle eccezioni- sussurra prima di tapparmi definitivamente la bocca... E per un bel po'.







Angolo dell'autrice:

Scusatemi per questo ritardo immenso, di ben più di due mesi, ma tra che non avevo internet e tra che la fantasia scarseggiava, insomma, mi sono proprio presa una pausa.
Spero con tutto il cuore che questo lunghissimo capitolo vi abbia ripagate dell'attesa >.<

L'ho fatto lunghissimo proprio come regalo per voi ^_^
Per le mie amatissime lettrici! Vi voglio davvero un sacco di bene <3

Come avrete notato è tutto incentrato su Fede e Nick, ci voleva un po' di romanticismo dopo tutte queste vacanze ahahahah ;)
Spero le abbiate passate nel migliore dei modi, fatemi sapere come state, ci tengo davvero moltissimo :)

Non mi voglio dilungare troppo, poi lascerò la parola a voi, però volevo solamente fare un piccolo accenno a ciò che sta succedendo in Siria.
Credo sia qualcosa di terribile; non ha dell'umano ciò che stanno facendo a tutte le persone che hanno la sfortuna di trovarsi lì in questo momento.
Vedere i numeri delle vittime mi ha lasciata senza parole: 1429 morti tra cui 426 bambini.
Credo saranno dei numeri che non mi scorderò mai più.
Se penso a quei bambini mi vengono le lacrime agli occhi, e sto piangendo anche adesso mentre lo scrivo, perché mi sono ritrovata a voler bene a queste persone, pur non avendole mai viste.
Non tollero la violenza gratuita sulle persone, specialmente se sono bambini. 
E la cosa che più mi dispiace e per la quale mi odio è che...che mi rendo conto di quanto sono fortunata solo quando vedo o sento certe notizie.
Non mi viene mai da dire durante la giornata: "Ma lo sai Fede che sei davvero fortunata a vivere in un paese che non ha la guerra? A non vedere la tua famiglia sterminata? A non vedere la morte aleggiare intorno a te?"
No, non ci penso mai. Credo sempre che questa sia la normalità e che tutto mi sia dovuto.
Quando penso ai problemi che ha l'Italia mi viene da ridere. Noi stiamo a perdere tempo dietro a Berlusconi o agli altri politici che non hanno idea di cosa sia governare un paese quando in un'altra parte del mondo, in ogni istante, in questo magari, dei bambini e degli innocenti ci stanno lasciando per sempre.
E allora mi viene da dire: "Ma dannazione cosa stiamo facendo?! Quali sono le priorità: stare dietro a degli incapaci o fare qualcosa per questa gente?!" 
Delle volte vorrei tanto prendere un microfono ed urlare queste cose al mondo intero, vorrei che la gente si svegliasse, che capisse che non c'è bisogno della guerra per instaurare un qualcosa di stupido e futile, che non c'è bisogno dei soldi per vivere felici, che viviamo in un paradiso terrestre che ci offre tutto il necessario per sopravvivere senza che lo si distrugga, che dovremmo essere tutti come dei fratelli.
Solo questo, vorrei solo questo.
Forse è chiedere troppo, ma credo che la normalità sia questa, non quella che vige adesso.
Sembra essersi tutto capovolto: il male sembra bene e il bene sembra male.
Sinceramente mi voglio dissociare da questo sbagliato sistema di cose, e chi è con me alzi la mano.
Ormai la bontà viene scambiata per debolezza e stupidità, mentre la cattiveria per arguzia e forza. Ma cosa determina veramente se si è forti e intelligenti? Di certo non questo.
Ma purtroppo questo schifoso sistema di cose persiste e persisterà fino a che la gente non si sveglierà e capirà che stiamo remando dalla parte sbagliata.
Ora come ora il mio unico desiderio è che la guerra in Siria cessi e che Assad si levi di torno una volta per tutte.
Spero solo che queste 1429 vittime possano riposare in pace, una pace che purtroppo non hanno avuto in vita.
E concludo dicendo: " Per favore, rendiamoci conto di quanto siamo fortunati, non dobbiamo pensare che la nostra vita faccia schifo solo perché ogni tanto stiamo male o soffriamo. 
Per favore, una volta al giorno ringraziamo di vivere in un paese senza guerra.
Per favore, una volta al giorno preghiamo per queste persone.
E per favore, una volta al giorno, sorridete al cielo. Vi sentirete meglio."

Vi voglio un bene immenso! Grazie mille di esistere <3

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Capitolo 26
*** Out of blue ***


Out of blue








Ho l'ansia. Anzi, mi correggo, me la sto letteralmente facendo sotto.
Maledetto Bertlam! È tutta colpa sua se sono sulla tazza del water da circa un'ora.

- Fede, va meglio?- mi domanda Cristy, dalla camera.

- Ma perché tutte a me capitano? Cris mi spieghi perché deve essere per forza il mio intestino a risentire dell'ansia pre-esame? Ti scongiuro, dammi una spiegazione scientifica e dettagliata- borbotto stressata.

Cristy trattiene a stento una risata e le sento battere una mano alla porta.- Fede... ti serve... un altro rotolo?- Scoppia a ridere senza ritegno e apre la porta per lanciarmi la carta igienica.

- Ma cosa ridi?!- sbraito esasperata.- Ma ti rendi conto che tra meno di venti minuti ho l'esame?!- 

Non c'è verso. Quella pazza sta continuando a ridere delle mie disgrazie.- È appunto questo che mi fa ridere... È una situazione inverosimile- commenta ilare.

- Cris, questa non è solo una situazione inverosimile, è una vera e propria tragedia! E se mi viene uno strizzone mentre sono in aula davanti a tutti i professori? Mi spieghi cosa faccio? Mica gliela posso fare lì!- Mi passo una mano tra i capelli e sbuffo.

Sento la mia ex migliore amica lanciarsi su un letto in preda alle risate e ricomincio a sbraitare come una pazza.- Cris! È tragico! Cavolo, ma neanche se avessi ingoiato una purga mi sarebbe venuta tutta... tutta questa roba- Sospiro e mi passo una mano sulla fronte imperlata di sudore.- Cioè, ci sto facendo una sudata e 'sto bagno è diventato una specie di sauna dopo un'ora che sono qui!- Lancio uno sguardo allo specchio e sgrano gli occhi indicandolo.- Si è anche appannato lo specchio! Cris ma ti rendi conto?- 

Ovviamente in risposta mi arrivano solo delle risate ancora più acute e forti, ed inutile dire che io continuo a portare avanti un monologo seduta su una tazza del water, sudata e spossata. Che situazione di... di quello che sto facendo! 

- Fede... mi fanno male gli... gli addominali a forza di ridere- se ne esce fuori quell'altra, tra una risata e l'altra.

- Uh, non ti dico cosa fa male a me perché andrei nel volgare. Sappi comunque che ho entrambe le gambe talmente intorpidite che non le sento più e che il mio sedere ha preso la forma della tazza... Non so in che condizioni pietose uscirò di qui, sempre se uscirò ovviamente- Faccio una smorfia e tiro uno schiaffo ad una gamba per tentare di risvegliarla. Nulla, è sprofondata in un sonno perpetuo.

- Ma certo che uscirai, non ti preoccupare- mi rassicura Cristy, ridendo ancora.

- Io non ne sarei così sicura fossi in te. Ho due possibili fini comunque: una è quella di morire sciolta a causa del caldo, l'altra è quella di morire asfissiata a causa del puzzo. Una più allettante dell'altra diciamo- 

Adesso in risposta mi arrivano solo risate strozzate. Confortante. Praticamente Cristy sta morendo strozzata dalle sue risa; entrambe moriremo dignitosamente insomma.

- Sai una cosa Cris? Credo proprio che per molti giorni dovremo entrare in questo bagno con una bombola dell'ossigeno, tipo i sub, e magari anche con una tuta da astronauti, sai, non vorrei che questo buonissimo odore da me generato sia corrosivo o che si attacchi ai vestiti in modo irreversibile. È sottinteso che gli abiti che ho indosso vadano o buttati o disinfettati con qualsiasi mezzo possibile e finora esistente- spiego guardando le mattonelle alla parete.

- Fede mi fai morire così, per favore, abbi pietà- implora la ragazza, che se la ride bellamente... sul mio letto di sicuro.

- Il puzzo è arrivato fin lì?! Oh cavolo, apri le finestre, accendi ventilatori, sventola con i quaderni, soffia con la bocca, insomma fa' qualcosa per farlo uscire! Oddio santissimo, ora il puzzo si espanderà per tutta l'università ed io sarò costretta a cambiare addirittura paese per la vergogna! Ma perché tutte a me?! 
Cris resisti! Ho visto in un documentario che in caso di presenza di fumo o di altri odori mortali, e questo rientra in quelli, bisogna mettersi un panno davanti alla bocca per far passare l'ossigeno e poter respirare. Prendi una maglietta dall'armadio! Almeno tu salvati ti prego!- urlo, non sentendo nessuna risposta. Oddio è morta!

- Non... non è...- la finta morta non riesce nemmeno a parlare da quanto ride.- Il puzzo... dicevo che... mi fai morire dalle risate così- 

- Ah meno male! Credevo di averti intossicata. Comunque, quanto manca all'ora x?- domando ansiosa. 

- Dieci minuti- risponde immediatamente.

- Oh mio Dio! Dieci minuti ed io sono ancora incollata qui, e poi Nick aveva detto che sarebbe venuto a salutarmi prima che iniziasse l'esame! Come faccio cavolo?!- sbraito gesticolando come una furia.

- Fede...stai tranquilla- mi rassicura Cris, ridendo sommessamente.

- Come faccio a stare tranquilla?! Non posso mica chiedere alla commissione d'esame di venire a farmelo qua! Certo, io sarei già seduta, ma loro morirebbero tutti asfissiati e corrosi! Questa è proprio una situazione imbarazzante... Cris mi serve un tappo- dico infine, seria.

- Un tappo?- 

- Sì qualcosa che m'impedisca di farmela sotto ad ogni strizzone- spiego portandomi una mano sotto al mento per meditare.

- Il limone stringe- asserisce Cris.- Se vuoi te lo vado a prendere e te lo strizzi in bocca- 

- Sarebbe una buona idea, ma non ho proprio la forza di far entrare un alimento commestibile qua dentro. Questo bagno è una camera a gas, pure il limone vomiterebbe. Facciamo così, starò alla sorte. Come va va, al massimo scappo, vado in bagno e torno a fare l'esame. Ora esco da qua comunque, ah e preparati! Mi vedrai con i capelli tutti ritti e crespi, letteralmente fradicia e sudata, che mi muovo come uno storpio dato che non sento più le gambe e probabilmente dimagrita di qualche chilo- 

Cristy riprende a ridere e dopo due minuti esco dal bagno, se così lo si può ancora chiamare.
Mi richiudo velocemente la porta alle spalle e sospiro stancamente.

- Finalmente la luce del sole- è il mio primo commento, dopo la riacquistata libertà dal water.

- Però ti vedo bene, i capelli sono apposto. Sei solo sudata e cammini stranamente, nulla di che- nota ridendo e facendo il verso di scacciare una mosca.

- Queste tue osservazioni mi confortano molto- sussurro spossata.- Prendo la borsa e vado. Cris, ci vediamo stasera- 

- Ehi, chiamami e fammi sapere, mi raccomando- Mi scocca un bacio sulla guancia e le sorrido annuendo, poi esco dalla camera con la faccia di una che ha rischiato la morte e si è vista passare tutta la vita davanti.

Raggiungo l'aula dell'esame e attendo fuori, con la schiena attaccata al muro e in attesa che qualcuno venga a chiamarmi.
Sposto lo sguardo alla mia destra e scorgo Nick che sta entrando tutto trafelato nel corridoio.
Mi vede e fa una piccola corsetta verso di me.

- Tra quanto entri?- mi domanda, col fiatone.

- Tra cinque minuti circa- Lo osservo riducendo gli occhi a due fessure e sorrido.- Perché hai le guance rosse e il fiatone?- indago curiosa.

- Semplice, pensavo di essere in ritardo ed ho corso. Almeno mi alleno per la nostra competizione- Sorride diabolico e poi mi passa una mano sulla fronte.- Perché sei sudata? È inverno- nota corrugando la fronte.

- Lasciamo perdere- dico spostando la testa di lato.- È una cosa piuttosto imbarazzante, che tu non verrai mai a sapere- puntualizzo tornando con lo sguardo su di lui.

Sorride e mi guarda circospetto.- Se dici così stimoli la mia curiosità a saperne di più- 

- Ti assicuro che se te lo raccontassi ti stimolerei altre cose, quindi meglio lasciar perdere- Metto le mani avanti e scuoto la testa con ribrezzo.

- D'accordo, come vuoi, tanto non me lo dirai mai vero?- domanda sghignazzando non so per quale motivo.

- Esatto, mai, sarà un segreto che mi porterò nella tomba- Sorrido soddisfatta e mi volto non appena vedo il professor Bertlam uscire dall'aula.

- È il suo turno signorina, può entrare- mi avverte, sorridendo con un evidente sadismo. Annuisco e il pazzo rientra nella stanza.

Mi volto verso Nick con l'ansia a livelli inimmaginabili e non appena anche il suo sguardo si posa su di me se ne accorge.
Si abbassa e posa le sue labbra sulle mie, in un bacio dolce, tenero... rassicurante.

- Andrà bene, io starò qui ad aspettarti- bisbiglia sulle mie labbra. 

Annuisco e cerco ancora la sua bocca, mentre le sue mani mi stanno accarezzando delicatamente la schiena.- Sei sicuro andrà bene?- domando ansiosa.

- Mai stato più sicuro- Sorride e mi strizza l'occhio.

- Ok, se mi andrà male ti farò causa, sappilo- lo minaccio, puntandogli un dito contro.

Ridacchia e mi lascia un ultimo bacio sulla fronte; poi prendo un grande respiro, lo guardo per un'ultima volta ed entro nella camera mortuaria.

- Eccola signorina- esclama il pazzoide professor Bertlam.- Può chiudere la porta per cortesia? Grazie- 

Eseguo la sua richiesta e mi vado a sedere, a passo sicuro, sulla seggiola davanti alla commissione di professori, alcuni che non ho mai visto tra l'altro.

- Mi sono permesso di chiamare alcuni miei colleghi da altre università prestigiose per poter valutare la sua esposizione degli argomenti con più imparzialità- Sorride mellifluo e guarda alcuni fogli davanti a sé.- Sono professori provenienti da Harvard, non so se ha presente-

- Sì, ho presente- taglio corto, cercando di mantenere un tono tranquillo ed educato.

- Bene, allora direi che possiamo cominciare- propone continuando a rovistare tra quei fogli che ha davanti.- Questi sono i suoi compiti scritti se se lo sta chiedendo- dice sollevando lo sguardo su di me.- Tutte prove eccellenti, c'è da riconoscerlo- 

Corrugo la fronte e lo guardo sospetta. Non riesco a capire dove voglia arrivare con tutta questa storia e soprattutto non capisco perché si sforzi tanto di essere gentile, si vede lontano un miglio che non gli riesce.

- Bene, credo sia giunto il momento di cominciare. Se i miei colleghi sono d'accordo vorrei essere il primo- Percorre con lo sguardo gli altri professori e trova solo cenni d'assenso, poi riporta lo sguardo su di me e sorride.- Perfetto, vorrei che lei mi elencasse le date di vita di Jane Austen e dove è vissuta in ordine cronologico, grazie- 

Annuisco e mi metto più comoda sulla sedia.- Nacque nel 1775 e morì nel 1817. Visse a Steventon, Oxford, Bath, Southampton, Chawton e Winchester- Rilascio un flebile sospiro e dentro di me comincio a scalpitare come una pazza.
Evvai! Ed una è fatta! 

- Perfetto, proseguiamo: chi erano le "Bluestockings"?- 

Esito qualche istante e poi parto con la risposta.- Le Bluestockings erano donne aristocratiche che si riunivano per parlare di cultura nei circoli letterari, ispirandosi al modello dei "salon" parigini. Erano chiamate così per le loro caratterizzanti calze blu e criticavano il potere patriarcale creando scalpore- concludo fissando gli occhi in quelli del professor Bertlam.

- E chi era la loro fondatrice?- domanda serio in volto, forse nella speranza di trovarmi impreparata. Illuso.

Sorrido- Lady Elizabeth Montagu- Scacco matto brutto ceffo antipatico! Tié!

- Ho finito, per ora- asserisce l'uomo, impilando i mie compiti e posizionandoli con accurata precisione alla sua destra.

- Vorrei porle delle domande riguardanti l'ambito della storia moderna signorina Tondi- interviene un professore a me sconosciuto, uno di quelli provenienti da Harvard.

- Prego- Sorrido gentilmente e il professore barbuto annuisce.

- Quali sono i vari totalitarismi?- domanda congiungendo le mani ed osservandomi.

- Sono tre: stanilismo, fascismo e nazismo- rispondo sicura di me e passandomi una mano sulla fronte.

Il vecchio professore di Harvard annuisce e volta lo sguardo verso Bertlam. Si scambiano una strana occhiata d'intesa ed infine ritorna su di me.- Mi può parlare dei piani quinquennali di Stalin?- chiede infine, portando le mani sotto il mento.

Annuisco e comincio ad esporre l'argomento chiestomi, provando, ad ogni parola, una strana sensazione di sospetto ed ansia.




- È più di un'ora che la stiamo interrogando, direi che può bastare- dichiara la professoressa Spoom. 
Tutti gli altri annuiscono e finalmente il mio cervello esulta per la pace conquistata.

- Un esame eccellente, non c'è che dire, i miei colleghi saranno più che concordi con il mio parere- commenta Bertlam, sorridendo in modo alquanto strano.- Credo che una preparazione simile sia degna di nota e considerazione, di certo con le vogliamo proprio tappare le ali- 

Corrugo la fronte e lo guardo stranita.- Non capisco cosa sta cercando di dirmi, professore - 

L'uomo davanti a me appoggia le mani sul grande tavolo e sorride mellifluo.- Mi spiegherò meglio signorina, ma preferirei proferire in privato se non le dispiace- 

Annuisco e mi alzo non appena vedo anche gli altri professori congedarsi tra loro e andarsene velocemente, probabilmente per dirigersi alle loro lezioni. 
In poco tempo rimaniamo solo io, il simpatico Bertlam e i professori provenienti da Harvard. 

- Può anche sedersi di nuovo signorina, le ruberemo pochissimi istanti- dichiara un Bertlam fin troppo euforico per essere il vero Bertlam.

Faccio come mi dice e attendo che riprenda a parlare. 

- Vede, ho fatto venire qui i miei cari colleghi- Si volta verso di loro e sorride.- Perché la scrutassero. È una studentessa caparbia- Fa una piccola smorfia di disprezzo e prosegue- lodevole e ligia in ciò che fa, quindi, nonostante questa università sia una delle più prestigiose al mondo, ritengo che lei debba andare nella più prestigiosa, ovvero Harvard. I miei colleghi saranno più che lieti di accoglierla- Termina il suo ragionamento contorto con un sorriso soddisfatto e mi osserva vittorioso.

Ha la faccia di uno che dice "finalmente ho trovato il modo di levarti di torno, ci sono riuscito". Povero illuso se pensa che io accetterò di buon grado.

- Non ho intenzione di trasferirmi ad Harvard- dichiaro fermamente, facendo irrigidire il professore.

- Non mi sembra di averle dato altra scelta- risponde a tono, facendo emergere il vero Bertlam.

- Credevo che nel ventunesimo secolo la libertà fosse un diritto di tutti- ribatto prontamente, sollevando un sopracciglio in una muta sfida.- Mi ha anticipato l'esame, ed io l'ho passato, come dice lei nel migliore dei modi, non sarò altrettanto accondiscendete a cambiare università, mi dispiace- 

- La sua sfrontatezza è ammutolente- commenta rabbioso e scandalizzato.

- Se lei scambia la libertà di scelta per sfrontatezza allora credo che debba riaprire i libri di storia e ripassare quando in America venne dichiarata la libertà del cittadino- taglio corto lanciandogli uno sguardo di fuoco.

- Lei non è una cittadina americana, fino a prova contraria ciò che ha detto la esonera- insiste sorridendo vittorioso.

Sorrido anche io e mi alzo fino ad arrivargli davanti e a posare le mani sul tavolo.- Ho la cittadinanza americana, fino a prova contraria il mio discorso non fa una piega. Vorrei intrattenermi ancora con lei, ma purtroppo devo andare a lavoro. Grazie per la disponibilità- Mi avvicino agli altri professori e stringo a ciascuno di loro la mano, ringraziandoli per i complimenti sul mio esame.

- Arrivederci professore e grazie per ciò che ha fatto per farmi ammettere ad Harvard, le sono molto grata nonostante la mia decisione- Sorrido a Bertlam ed esco dalla stanza lasciandolo ammutolito e con la bocca aperta.




- Come è andato?- mi domanda Nick, non appena mi vede correre da lui.

- Bene, mi hanno fatto un sacco di complimenti- rispondo abbozzando un sorriso ed abbassando la testa.

- Però?- 

Sbuffo e comincio a camminare verso l'uscita del corridoio.- È sempre il professor Bertlam il problema. Sta evidentemente cercando di levarmi di torno, ma non capisco perché, del resto che cosa gli ho fatto? Nulla- borbotto gesticolando e scuotendo la testa.- Eppure qualcosa deve essere successo perché io mi sia attirata tanto odio da parte sua- 

Mi sento afferrare per un braccio ed immediatamente incontro gli occhi di Nick.- Mi vuoi spiegare di cosa stai parlando?- domanda, serio in volto.

Sospiro ed annuisco.- Il mio professore aveva fatto venire anche altri suoi colleghi da Harvard per farmi scrutare. In poche parole mi ha ordinato di trasferirmi là- sputo abbassando la testa e guardandomi le scarpe, innervosita.

Nick rimane stranamente in silenzio ed alzo lo sguardo per osservarlo. 
Mi sta fissando intensamente... no, non solo, sembra quasi...

- E tu che hai detto? Te ne devi andare quindi?- domanda... preoccupato, e aumentando la
presa intorno al mio braccio, probabilmente senza accorgersene.

Ha paura che me ne possa andare, che ci possano dividere. Del resto appena Bertlam mi ha proposto di andarmene il pensiero è subito corso a Nick; inutile dire che la risposta è stata altrettanto veloce.

Sorrido felice e mi avvicino a lui.- No, non me ne vado. Gli ho cordialmente fatto capire che non mi sarei allontanata da qua per nulla al mondo- Corrugo la fronte e mi porto un dito sul mento.- Forse non proprio cordialmente, comunque il messaggio è stato recepito- 

Mi attrae velocemente a sé e in meno di sue secondi mi ritrovo stretta tra le sue braccia.- Razza di stupida e quanto avevi intenzione di farmi stare ancora sulle spine?- domanda ridacchiando tra i miei capelli e tirandone una ciocca.

- In realtà avrei voluto farti soffrire un altro po', peccato- Rido e mi alzo sulle punte per appoggiare la testa sulla sua spalla.- A proposito, che hai fatto nel frattempo? Sono stata torturata per più di un'ora- 

Fa spallucce e scioglie l'abbraccio.- Nulla di che, solo quattro chiacchiere con Cristy- Sorride stranamente, come se stesse nascondendo... Oh mio Dio!

- Cristy?! E di che avete parlato?! Che ti ha detto?!- quasi urlo, prendendolo per le braccia e scuotendolo violentemente.

Nick ride e scrolla le spalle.- Ti assicuro che se te lo raccontassi ti stimolerei altre cose, quindi meglio lasciar perdere- risponde, ripetendo alla lettera la risposta che gli avevo dato poco prima quando... Noooooooooo!

- Dimmi che cosa ti ha detto o ti stacco i piedi e te li spillo alla testa. Aspetta, non qui, vieni in camera mia, non vorrei rovinarmi ancora la reputazione- Mi guardo intorno, lo afferro per la manica del golf e lo trascino nella mia stanza.

- Ah ah, Cristy non c'è- osservo minacciosa.- Ha visto bene di fuggire la tipa. Va beh, tanto prima o poi rimetterà piede qua dentro- constato diabolica.

Mi volto verso Nick che mi guarda divertito e lo fulmino con lo sguardo.- Forza, sputa il rospo. Confessa, ormai sei l'unico imputato, e il tuo avvocato non è presente- Porto le mani sui fianchi e sorrido maligna.- La tua causa è già persa in principio- 

Si avvicina a me e sorride beffardo.- Posso andare in bagno?- 

- Sì cert...No! Non puoi!- urlo non appena mi ritornano alla mente quelle scabrose immagini di me...lasciamo stare.

Solleva un sopracciglio e appoggia le mani sulle mie.- Perché no?- domanda suadente.

Oh no, no e no. Non mi farò destabilizzare dal suo tono di voce e dalla sua vicinanza... non mi fanno... nessun effetto. 
Riesco ancora a pensare lucidamente per fortuna... infatti, di che stavamo parlando prima? 

- Allora?- insiste, mordendomi il lobo delicatamente e poi passandoci la lingua. Questo lo chiamo giocare sporco, molto sporco.

- Ehm... non...- Scende lentamente e arriva a posare le labbra sul mio collo, schiudendole appena per far entrare in contatto la mia pelle con quel dannato muscolo chiamato lingua.

- Mm?- domanda sorridendo.- Non sai quanto mi stia costando fare tutto questo, quindi ti conviene rispondermi velocemente- sussurra sfiorandomi il mento con la bocca.

Allontano leggermente la testa e lo guardo confusa.- Ti costa?- 

Sorride e passa una mano sulla mia schiena, passando sotto la maglietta e carezzandomi delicatamente.- Cercare di destabilizzarti per ottenere informazioni è un'arma a doppio taglio, in meno di due secondi destabilizza pure me- 

- Ben ti sta, così impari ad usare questi sotterfugi- Rido e appoggio una mano sul suo petto.- E comunque il bagno è inagibile per il momento. Chiaro?- Gli punto un dito contro e lo fulmino con lo sguardo.

Sorride sghembo e fa cozzare il mio corpo col suo.- È appunto di questo che ho parlato con Cristy, è stato molto divertente- confessa facendomi rimpiangere il giorno in cui ho incontrato la mia ex migliore amica.

Lo guardo basita e annaspo.- Cioè voi... voi avete... parlato... di... siete mostruosi- concludo scandalizzata.- E per la cronaca non è stato affatto divertente- 

Ride e mi spinge con le spalle al muro, poi abbassa la testa alla mia altezza e mi sfiora la guancia con le labbra.- Sapessi quanto abbiamo riso insieme... distesi sul tuo letto...- 

- Stai cercando di farmi ingelosire? No perché ci stai riuscendo alla perfezione- affermo rabbiosa e cercando di allontanarlo.

Sghignazza e mi rispinge con la schiena alla parete.- Lo sai che quando ti arrabbi ti compare una fossetta sulla guancia destra?- chiede, baciando proprio quel punto.- Mi piace da impazzire, quindi vedrò di farti arrabbiare più spesso- conclude sorridendo.

- Solo che alla fine ti farò fuori- ribatto scoppiando a ridere.- Caro mio, non hai tenuto conto dei particolari-

- Trascurabili- 

- Non sempre- 

- Dettagli- Fa spallucce e mi tappa la bocca con la sua. Sorrido sulle sue labbra e allungo le braccia per intricare le mani tra i suoi capelli. 

Ogni bacio e mi sento come se fosse ancora la prima volta, ogni tocco e sono sicura di non potermi più allontanare da lui, ogni sorriso e ho la certezza di poter toccare il cielo con tutta la mano, ogni momento insieme e desidero soltanto poter passare tutta la vita così.
Se vado avanti di questo passo credo che la per la prima volta nella storia la proposta di matrimonio arriverà da una donna. Chissà cosa risponderebbe Nick... Sarei così curiosa...

Mi allontano per riprendere fiato e sento la lingua di Nick percorrere minuziosamente il contorno della mia bocca, facendomi incendiare dal bacino in giù di puro desiderio.
Ritorno sulle sue labbra come un'affamata e gli sollevo il golf per poterlo toccare in ogni centimetro di pelle a me accessibile; poi le sue mani scivolano fameliche sul mio sedere per sollevarmi e farmi adagiare delicatamente sul letto.
Si porta sopra di me e non appena riesce a sfilarmi la maglietta la porta si spalanca, lasciandoci storditi e disorientati come se avessimo appena preso una sbronza.

Sposto lo sguardo sulla persona che oggi smetterà di vivere ed i miei occhi incontrano quelli dell'ultima persona che mai mi sarei aspettata di trovarmi difronte.











Angolo dell'autrice:

Ehm ehm *si schiarisce la voce*
Buonasera :)

Ok, saltiamo i convenevoli, SCUSATEEEEEEEEEEEEEEEEE */\*
Avete ragione, non potete scusarmi, sono imperdonabile e non posso neanche affibbiarvi la scusa della scuola (anche se è a causa di quel carcere che non ho avuto tempo per scrivere T.T).
Ma tralasciando ciò, spero davvero che possiate, non dico perdonarmi, ma almeno aver apprezzare il capitolo che mi rendo conto sia indegno dopo tuuuuuuutta questa attesa.
Devo ammettere che non avevo premeditato assolutamente nulla di questo capitolo, cioè, è stato scritto di getto, a bomba.
Non ho frenato il fiume in piena e questo è quello che ne è venuto fuori, ahahahahah, una schifezza. Scusate. 
Volevo strapparvi un sorriso, una risata, un momento di felicità, di spensieratezza :)
Se mi direte che ci sono riuscita allora questo capitolo non sarà più una schifezza, ma semplicemente qualcosa di bello che è riuscito a farvi stare bene. 
Lo spero con tutto il cuore, ci tengo immensamente ^_^

E poi che dire di questo colpo di scena finale, beh, non avevo premeditato nemmeno questo ahahahahah, ne so quanto voi, cioè, io so chi è la persona misteriosa che Fede non si aspettava di vedere però per il resto non so come svilupparla. Ahahahahah, insomma siamo messi bene!

Ma su una cosa potete stare tranquille ;) la brevità di questo capitolo verrà ripagata dal prossimo che sarà mooooooolto più lungo e arriverà moooooooolto prima. Basta con questi ritardi, fanno sentire in colpa me e in ansia voi :)
D'ora in poi m'impegnerò il doppio, il triplo, il quadruplo! >\\<

A presto (stavolta sul serio) ed un bacione immenso!!!! Scusatemi ancora*/\*
Grazie mille a tutte voi per il vostro immenso supporto :) siete fondamentali. Grazie!

Ps: perdonate anche gli errori di battitura :( Ahahahahah, mi dovete perdonare un sacco di cose! Mi metto al vostro giudizio ahahahahah un bacione!!!

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Capitolo 27
*** Piccole cose ***


Piccole cose



 
Dedicato alle mie amatissime lettrici. Grazie di esserci sempre.








Sposto lo sguardo sulla persona che oggi smetterà di vivere ed i miei occhi incontrano quelli dell'ultima persona che mai mi sarei aspettata di trovarmi difronte.




- Che stai facendo a mia sorella?!- urla Mat in italiano, chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo.

Nick si alza velocemente da sopra di me e mi passa la maglietta.- Non ho capito cosa abbia detto, ma mi pare di aver inteso che mi voglia uccidere- 

Infilo la maglia e sorrido.- Ti ha chiesto cosa mi stavi facendo. Comunque sì, penso ti voglia fare fuori- ammetto ridendo. 

Mi avvicino a Mattia e lo abbraccio di slancio. 
Mi è mancato infinitamente, e ritrovarmelo ora, così, davanti, mi ha spiazzata. Ovviamente in senso positivo.

- Mat non sai quanto sono felice di rivederti! Quando sei arrivato? Perché non mi hai avvisata? Ti sarei venuto a prendere all'aeroporto. E mamma e babbo come stanno? Ale?- domando saltellando sul posto e sorridendo a trentadue denti.

Mat lancia uno sguardo di puro odio a Nick e poi appoggia la sua valigia a terra, facendola cadere malamente.- Che stavate facendo?- chiede portando lo sguardo su di me.- State insieme per caso?- 

- Sì, da qualche settimana- affermo sorridendo e porgendo una mano a Nick. L'afferra e si avvicina a me, mettendosi alle mie spalle ed appoggiando il mento sulla mia testa.

- Mm... Quindi è il tuo ragazzo- constata Mat, portandosi una mano tra i capelli.- Fede ti dispiace lasciarci un attimo da soli?- domanda poi, senza staccare gli occhi da Nick.

- Perché?- Corrugo la fronte e riduco gli occhi a due fessure.- Che vuoi fare?- 

- Solo quattro chiacchiere per conoscerci meglio, nulla di che- Scrolla le spalle e mi afferra per un braccio strattonandomi a sé.- So cosa stai per dire, e la risposta è no. Sono cose da uomini, esci- Poi, prima che io possa anche solo ribattere mi ritrovo in mezzo al corridoio, buttata fuori dalla MIA stanza.

Sbuffo e comincio a picchiettare un piede per terra. 
Non ho potuto nemmeno salutare Mat come si deve, e solo perché lui deve mostrarsi geloso e fare scenate per un nonnulla. 
Tra l'altro non so nemmeno di cosa voglia parlare a Nick... Ma forse un modo ci sarebbe...

Sorrido diabolica e accosto l'orecchio alla porta...

- Come hai detto che ti chiami?- sento chiedere da Mat, in un inglese abbastanza fluido.

- Non l'ho detto- è la risposta telegrafica e secca di Nick. Questi si scannano se cominciano così, Mat odia quando gli si danno risposte secche.

- Sei davvero un tipo simpatico, non sai quanto ami parlarti- commenta mio fratello, con finta ironia e un pizzico di nervosismo.

- La gioia di perdere tempo con te è reciproca- ribatte quel pazzo suicida del mio ragazzo.

Mat attacca a ridere e poi improvvisamente smette.- Vuoi che ti spacchi immediatamente la faccia? Ne sarei più che felice- minaccia serio e probabilmente mostrando un sorriso macabro.

- In realtà mi hai già spaccato altre cose, se sto qui a sprecare il mio tempo prezioso è solo per Fede- taglia corto Nick, scaldandomi il cuore e facendomi istintivamente sorridere.

- Ma sentitelo! Sei davvero un tipo borioso e insopportabile! Te l'ha mai detto nessuno che sei un pallone gonfiato?- 

- Tua sorella- risponde, ridacchiando, forse al ricordo dei primi tempi.

Mat sospira e appoggia la schiena alla porta.- Si vede che siamo fratelli- ammette soddisfatto.- Comunque non ho finito, stai fermo dove sei- 

- Hai ancora molto? Questo tuo interrogatorio sta incominciando a farmi saltare i nervi- fa presente Nick, sbuffando.- Cosa vuoi sapere?- 

- Voi avete... quello insomma?- domanda Mat, facendomi arrossire all'istante.
Ma che domande fa?! 

- Che te ne frega? Fatti i cavoli tuoi- risponde il mio ragazzo, muovendosi per la stanza.

- I cavoli di mia sorella sono anche miei, forza, rispondi. L'avete fatto?- insiste il mio ex fratello che tra poco morirà strozzato dalle mie mani.

- Non ho intenzione di risponderti, sono cose private- 

- Deduco che lo abbiate fatto-

- Deduci quello che ti pare, non è affar mio- taglia corto Nick, sicuramente facendo spallucce.

- Ti darò il beneficio del dubbio- ribatte Mat, pensieroso.

- Sono molto onorato, grazie- Se Nick va avanti con quest'ironia pungente credo proprio che non uscirà vivo dalla stanza.

- Come ha fatto mia sorella ad innamorarsi di un tipo insopportabile come te?!- sbraita Mat, con un tono di voce disperato.

- E io mi chiedo come faccia ad essere tua sorella visto che tu sei tanto brutto- Ora lo ammazza, oh santo cielo! È ovvio che Nick lo abbia detto solo per farlo innervosire e vendicarsi, anche perché fino a prova contraria Mat è sempre stato bello.

- Ma chi ti credi di essere spaccone che non sei altro?! Non sei nessuno!- urla Mat, sicuramente calcolando dove colpirlo per stenderlo definitivamente.

Nick ride e si avvicina alla porta.- Non sono nessuno infatti, sono semplicemente perfetto- 

- Nessuno è perfetto- 

- Appunto- conclude Nick sghignazzando ed aprendo la porta.

Mi allontano velocemente facendo la finta indifferente, anche se ormai è ovvio che Nick mi abbia scoperta.

- Beccata- asserisce infatti, venendomi incontro e posizionandomisi davanti.- Ti conviene andare da tuo fratello, credo abbia un diavolo per capello. Ma tanto hai sentito tutto- constata sorridendo sghembo.

Faccio una smorfia di pura innocenza.- Forse qualcosa...- 

Ride e mi dà un buffetto sulla fronte, poi si abbassa a baciarmi velocemente e si allontana di qualche centimetro.- Ti aspetto qui, poi dobbiamo andare in un posto, ti ricordo che dopo il tuo esame avevamo deciso di fare una certa cosa- 

- E il lavoro?- domando stupita.

- Ho già chiamato e detto che per oggi non ci saremmo stati- Sorride e mi lancia uno sguardo di sfida.- Preparati alla sconfitta più grande della tua vita- 

- È quasi commovente questo tuo modo d'illuderti- Gli dò qualche pacchetta sul petto e sospiro.- Poveretto, mi dispiace doverti arrecare un simile dolore. Va beh, l'hai voluto te del resto- Rido e mi avvicino alla porta.- Vado a calmare Mat e poi arriviamo- 

Nick mi guarda scocciato e sbuffa.- Deve per forza venire anche lui?- 

- Sì, e non ammetto repliche- asserisco perentoria. Lo saluto con la mano mentre lui sta a borbottare cose incomprensibili contro Mat, ed entro in camera.

- Giuro che quel tizio io lo faccio fuori prima o poi!- sbraita mio fratello, non appena mi vede sulla porta.- Ti dovrai trovare un altro ragazzo, ovviamente in un futuro mooooolto lontano- 

Rido e gli prendo le mani per fermarlo.- Io voglio solo Nick, la tua sarebbe fatica sprecata- 

- Ah ecco come si chiama il tizio! Giusto, come ho fatto a dimenticarmi un nome tanto antipatico? Gli sta proprio bene, anche il suo orribile nome emana odio- commenta disgustato.- Mi spieghi come ti fa a piacere? Non lo capisco- 

- Se tu lo conoscessi meglio non diresti così. Quindi, proprio per farvi innamorare l'uno dell'adorabile carattere dell'altro, oggi passeremo la giornata tutti insieme- dichiaro sorridendo.

Mat mi guarda come se fossi impazzita e scoppia a ridere.- Sei molto gentile a volermi dare l'opportunità di ucciderlo- 

- No- lo ghiaccio severa.- Passeremo la giornata insieme senza che nessuno si scanni, sono sicura che alla fine vi adorerete- Dò anche a lui delle pacche rassicurative e sghignazzo divertita.

- E dove di grazia?- domanda sbuffando.

- Io e Nick abbiamo un conto in sospeso: una sfida per l'esattezza- spiego sorridendo diabolica.

- Questa cosa mi piace- esclama Mat interessato.- Di che si tratta?- 

- Chi resiste di più in palestra. Ci sfidiamo sui vari attrezzi ed esercizi- Batto il pugno sul palmo della mano e rido malvagia.- E io devo vincere, a tutti i costi- 

- Sister finalmente sono d'accordo con te! Questa cosa mi piace, se si tratta di spiaccicare come un verme quel Nick ci sto, devi batterlo! Devi tenere alto il nome della nostra famiglia, ricordatelo- Mi strizza l'occhio e poi alza una mano dove gli schiaccio il cinque.

- Ehi Mat, devo vincere a tutti costi capito?- 

- E tutti i mezzi sono leciti- continua, lanciandomi uno sguardo d'intesa.

Sorrido diabolica e batto il pugno della mia mano contro il suo.- Esatto- Ridiamo insieme come dei pazzi da rinchiudere in manicomio e poi ritorniamo seri.- Fingi nonchalance adesso, non dobbiamo farlo insospettire- bisbiglio mentre vado a prendere un borsone dove mettere la tuta da ginnastica.

- Giusto- asserisce Mat aprendo la porta e uscendo dalla stanza.

Afferro la prima canotta nera che mi capita sottomano, poi i pantaloni dell'adidas neri felpati ed infine una felpa grigia munita di cappuccio. Mortisia sarebbe più colorata, perfetto. 
Butto tutto dentro il borsone, compreso l'iPod, le cuffiette, l'acqua ed infine esco.

- Ciao... Nick- sento dire a Mat, che ha un sorriso a dir poco diabolico stampato in faccia. 

Nick volta la testa verso di me ed indica mio fratello con un dito.- Che gli hai fatto? Non ti avevo detto di rincretinirlo ancora di più- 

Scoppio a ridere e mi avvicino ai due uomini della mia vita.- Per oggi dovete andare d'accordo, quindi stringetevi la mano- 

I due si guardano schifati e poi stendono un braccio per fare ciò che gli ho detto, facendo combaciare le loro mani.

- Lo sento distintamente che stai cercando di stritolarmi la mano, è inutile che tenti di fare l'indifferente- commenta Nick, guardando glacialmente Mat.

- Chi io?- domanda angelico l'altro.

- Sì tu- ribatte il diavoletto.

Nick diavoletto... si ci sta, del resto i primi tempi era proprio un diavolo. Anche se pure Mat non è proprio un santo...

- Se continui a tentare invano di stritolare la mia mano sarò costretto a rompere la tua- minaccia Nick.

- Che paura- ribatte l'altro.

Sbuffo e divido le loro mani.- Siete dei bambini! Neanche sapete stringervi la mano pacificamente- 

- È lui che ha cominciato- si difende Mat, indicando Nick.

- Non sono stato io a stritolarti la mano per primo- ribatte il mio diavoletto.

- Mi hai spinto a farlo- 

- Ah davvero, e come?-

- Il tuo sguardo altero mi istiga a farti del male- se ne esce fuori mio fratello.

- A me la tua faccia da pesce lesso imbranato m'istiga a fare anche di peggio- sbotta Nick, sorridendo glaciale e...decisamente sexy.

Rimango a guardarli basita, spostando lo sguardo da uno all'altro mentre si offendono e battibeccano su chi abbia cominciato per primo.
Comincio a picchiettare un piede per terra innervosita e sollevo un sopracciglio in una muta domanda.

- Dovete continuare ancora per molto?- domando osservandoli seria.

Entrambi spostano la loro attenzione su di me e smettono d'inveirsi contro. Sono sicura che ci scapperà il morto oggi, se vanno di questo passo c'è il cento percento delle probabilità.

- Se avete finito io mi avvio- dico sorpassandoli e cominciando a camminare verso il portellone.

Avverto dei passi dietro di me e sorrido soddisfatta.
Finalmente hanno smesso di offendersi per una scemenza. E pensare che la stretta di mano doveva essere pacifica, al contrario hanno scatenato una guerra.
Bambini. Eterni bambini.

Apro il portellone e finalmente esco dall'università. Non vedevo l'ora di respirare un po' d'aria e distrarmi, sono giorni e notti che sto sui libri, dire che sono esausta è un eufemismo.
Faccio un grande respiro, a pieni polmoni, e mi volto a guardare i due bambini... imbronciati?!

Nick se ne sta con le braccia incrociate al petto e la testa rivolta verso la sua destra, Mat invece ha lo sguardo puntato sull'altro e lo sta letteralmente cercando di fulminare, come se sperasse che la sua testa prenda fuoco da un momento all'altro.

- Mat!- lo riprendo, avvicinandomi a loro.

Mattia si volta a guardarmi innocentemente e scrolla le spalle, mostrando indifferenza.- Che c'è?- domanda infatti.

Sospiro affranta e prendo a braccetto sia Nick che mio fratello.- Adesso andiamo tutti insieme in palestra, senza tante storie- annuncio, sorridendo ad entrambi.

Prevedo un pomeriggio estremamente faticoso, almeno per me. Stare dietro a due bambini che si vogliono uccidere vicendevolmente non è di certo facile, ed ho come l'impressione che il peggio debba ancora venire.




Entriamo in palestra e Mat si dirige immediatamente a parlare con la ragazza dietro al banco informazioni, lasciando me e Nick finalmente soli.

Mi volto a guardarlo e gli passo una mano sul braccio.- Scusalo, è estremamente geloso- sussurro facendo una smorfia.

Nick mi prende la mano e la stringe nella sua, poi mi trascina verso uno spogliatoio e, dopo aver appurato che non ci sia nessuno, mi fa entrare velocemente.

- Perché mi hai...?- non termino la frase che le sue labbra cominciano a muoversi voracemente e famelicamente sulle mie.

Mi mette con la schiena alla porta e poi mi solleva da terra poggiando le mani sul mio sedere. Ed io come un koala mi avvinghio a lui, intrecciando le gambe attorno ai suoi fianchi e le braccia intorno al suo collo.
Ci baciamo per qualche minuto, senza pensare ad altro, ma solo al fatto che finalmente siamo soli; poi, a causa della carenza di ossigeno, mi allontano dalla sua bocca.

Scende a lasciarmi una scia bollente di baci sul collo e mi scosta leggermente la maglia per arrivare alla clavicola e dedicarcisi con più dedizione.

- Non puoi capire quanto ti voglia in questo momento- bisbiglia sul mio collo, facendo correre il mio cuore come alle olimpiadi per i cento metri.

Gli sollevo la testa e ricomincio a baciarlo, stavolta accesa da una crescente ed incontrollabile passione.
Le sue mani cominciano a vagare sotto la mia maglietta e ad avvicinarmi sempre più al suo corpo, desideroso di un contatto più ravvicinato.

- Ma dove cavolo sono andati?- sentiamo dire da una voce ben nota, fuori dalla porta.

Nick sbuffa e prende a baciarmi sulla spalla.- A fine giornata non avrai più un fratello- sussurra roco, accarezzandomi la schiena.- C'interrompe sempre nei momenti migliori- 

Rido sommessamente e torno con i piedi a terra.- Potremmo continuare questo discorso più tardi, magari dopo la sfida- sussurro suadente, posandogli un dito sul petto e tracciando una linea immaginaria.

Lo sento fremere sotto il mio tocco e quando alzo lo sguardo lo trovo con gli occhi chiusi e con il labbro inferiore stretto tra i denti. 
Rimango ad osservarlo rapita e mi alzo lentamente sulle punte per baciarlo dolcemente.
Appoggio le labbra sulle sue e gli mordo il labbro prima di delineare il suo contorno con la lingua e stuzzicarlo, poi sorrido non appena lo sento lamentarsi dei miei modi persuasivi e mi stacco velocemente.

- Non mi puoi chiedere le cose in questo modo- continua, avvolgendomi i fianchi con le braccia.

- Perché?- domando ridacchiando.

- Perché se no potrei rischiare di non farti uscire più di qui- confessa tirandomi un pizzicotto.

Rido e mi libero dalla sua presa ferrea non appena comincia a farmi il solletico sulla pancia, il mio punto debole.- Stai cercando d'impedirmi di vincere vero? Ammettilo!- lo accuso ridendo come una pazza.

Si apre in un sorriso divertito e scrolla le spalle.- In guerra tutto è lecito- 

Gli tiro un leggero pugno sul petto e lo guardo trucemente.- Preparati caro, tra dieci minuti davanti ai tapis roulant- lo avverto minacciosa.

- Ci sarò- risponde con tono di sfida.

- Bene- 

- Bene- 

Ci guardiamo per qualche istante e poi gli faccio il segno del "ti tengo d'occhio" con le dita, indicando prima i miei occhi e poi i suoi.

Scoppia a ridere e mi dà un buffetto sulla testa.- A tra poco- sussurra chinandosi a lasciarmi un ultimo bacio a stampo.

- A tra poco- ripeto prima di uscire furtivamente dallo spogliatoio.

Mi guardo intorno e poi comincio a camminare mostrando nonchalance. Mi mancherebbe fischiettare e poi sarei il perfetto prototipo dell'indifferenza più falsa e mal celata.

- Ma dove eri finita?- Salto per lo spavento e mi volto verso Mat con una mano sul cuore.

Mi si avvicina e incrocia le braccia al petto.- Mi avete lasciato da solo- Sposta lo sguardo alla sua destra offeso.- Non so se posso perdonarvi, cioè, lui non lo perdono a prescindere, ma te non so- 

Rido e poso una mano sulle sue braccia.- Tu eri ad intrattenerti con quella ragazza, ti abbiamo fatto un piacere- 

- Non è vero- ribatte scuotendo la testa.- A proposito- riporta lo sguardo su di me e mi scruta a fondo.- Dove eravate te e il simpaticone?- 

- Oh- Mi guardo attorno alla ricerca di un'idea brillante e scuoto la testa.- A Nick aveva cominciato a sanguinare il naso, siamo andati nel bagno di uno spogliatoio- mento toccandomi il naso*. 

- Spero che il suo naso sanguinasse grazie ad un tuo pugno- commenta scoppiando a ridere.

- No, sei fuori strada mio caro- taglio corto dirigendomi verso lo spogliatoio femminile.- Mat aspettami qua, arrivo tra due minuti- Gli strizzo l'occhio e mi chiudo la porta alle spalle.

Appoggio il borsone e mi cambio velocemente, infilando pantaloni, canottiera e felpa chiusa per metà. Poi faccio una coda alta ed esco portandomi dietro l'iPod con le cuffie e la bottiglietta dell'acqua.
Trovo Mat a parlare con un'altra tipa, o meglio dire oca ossigenata, e mi avvicino a lui. Abbraccio il suo braccio e sorrido alla ragazza-oca.
Questa mi vede, mi squadra e poi porta lo sguardo su Mat disgustata, alla fine alza i tacchi e se ne va stizzita.

- Accidenti! Ma proprio ora dovevi arrivare? Avevamo appena preso appuntamento per stasera...ci saremmo divertiti- si lamenta guardando andare via l'oca.

- Ne troverai di meglio, possibilmente qualcuna che ami, eh Mat?- lo canzono severa.

Sbuffa e agita una mano come a voler scacciare una mosca.- Se dovesse essere un Nick in versione femminile preferisco rimanere solo- 

Scoppio a ridere non appena immagino Nick con i capelli lunghi e lo sguardo altero, e mi reggo al braccio di Mat per non cadere a terra e rotolare dalle risate.- Nick in versione femminile- ripeto ridendo a pazza furiosa.

Mat scrolla le spalle e mi tira uno scappellotto sulla fronte.- Ehi, sii seria, ricordati che devi vincere una sfida importante. Se solo osi perdere non ti rivolgerò mai più la parola e ti farò diseredare- minaccia sorridendo malvagio.

- Ok- mi riprendo dallo stato di ridarella acuta e faccio un grande sospiro.- Agli ordini-

- Brava- Appoggia le mani sulle mie spalle e mi guarda intensamente.- Sister ricorda: "chi di spada ferisce, di spada perisce"- cita solennemente.- Chi ha proposto la sfida tra voi due?- 

- Io- 

- Allora perirai tu- afferma di getto, poi fa un'espressione confusa e storce la bocca.- No, c'è qualcosa che non va, non doveva essere così la fine- 

Rido e poso anch'io io le mani sulle sue spalle.- Stai tranquillo brother, vincerò io- 

- Così ti voglio, agguerrita!- 

- Consigli?- 

- Distruggilo- 

- Lo farò- Ci sorridiamo diabolicamente e poi gli batto il cinque.

- Vai e spacca tutto, io ti starò al fianco tipo coach- mi fa presente mentre ci dirigiamo verso i tapis roulant.

- Grazie Mat- Gli sorrido grata e afferro la sua mano per stringerla nella mia.

- Sarò sempre al tuo fianco sorellina- dice, sorridendomi dolcemente e facendomi sciogliere tipo burro al sole.

Lo abbraccio di slancio e gli stampo un enorme bacio sulla guancia, poi riprendiamo a camminare e giungiamo a destinazione dove troviamo Nick che si sta passando una mano tra i capelli. Ma come fa ad essere così bello? Santo cielo, ogni volta che lo vedo il mio cuore comincia a battere come impazzito e il mio cervello stacca la spina.

Accompagnata in questo modo da Mat mi sembra di andare all'altare, simboleggiato dal tapis roulant sul quale saliremo, e sul quale si trova già il mio Nick ad aspettarmi. Oddio sto impazzendo di brutto! 

- Avevo cominciato a temere che la paura fosse talmente tanta che te la fossi data a gambe- commenta il diavoletto, sorridendo beffardo.

Riduco gli occhi a due fessure e mi avvicino per fronteggiarlo.- Non vedo di cosa dovrei avere paura visto e considerato che ho la vittoria in pugno- 

- Brava Fede, questo è lo spirito giusto: aggressiva e agguerrita- si congratula mio fratello, alle mie spalle.

Nick lo ignora bellamente e mi sorride divertito.- Sei molto fiduciosa vedo- 

- Sai com'è?- Scrollo le spalle e piego la bocca in giù.- Stavolta ho deciso di vincere facile con te- 

Nick ride e incrocia le braccia al petto.- Poveretta, chissà come soffrirai dopo aver perso. Quasi quasi mi dispiace per te- 

- Le tue tecniche di abbattimento psicologico non hanno alcun effetto su di me- Gli faccio la linguaccia e sollevo il cappuccio coprendomi la testa.- Proporrei di cominciare se per te va bene- 

- Ci sto, comincerei con trenta minuti di tapis roulant, o forse per te sono troppi?- insinua, sorridendo a mo' di sfida.

- Sono quasi pochi per me, comunque mi adatterò al tuo livello- ribatto, facendo una smorfia altezzosa.- A che velocità?- 

- Il massimo, e ci dobbiamo arrivare dopo cinque minuti di corsa normale- stabilisce Nick, squadrandomi come se non mi reputasse all'altezza. Ora gli faccio vedere io a questo pallone gonfiato! Gli farò rimpiangere il giorno in cui ha accettato la sfida.

Annuisco e mi posiziono sull'attrezzo, ponendo una mano sul display per regolarlo.   

- Sono pronta- affermo non appena ho finito.

- Al mio tre cominciamo- dichiara Nick.

- No scusa, il via ve lo dò io- interviene Mat, mettendosi in mezzo ai due attrezzi e appoggiando le braccia sui manici dei nostri tapis roulant.

Nick sospira e scuote la testa.- Fa' come ti pare- concede alla fine, disperato di trovarselo sempre davanti.

- Uno... due... due e un quarto... due e mezzo... due e tre quarti... due e tre quarti più un un decimo...-

- Hai finito?!- sbotta Nick, fulminando Mattia.

- No, se permetti vorrei fare le cose come si deve- si difende mio fratello, restituendogli l'occhiataccia.- Dicevo, due e tre quarti più un decimo... E... Tre, via!- urla quasi, girandosi immediatamente verso di me per incitarmi.

Comincio a camminare lentamente e regolo la respirazione, in modo tale da non avere male alla milza dopo soli due minuti.

- Mat dimmi quando è passato un minuto- ordino controllando lo schermo dell'attrezzo.

Lo vedo annuire con la coda dell'occhio e guardare immediatamente l'orologio.
Nel frattempo continuo a camminare ed ogni tanto mi volto ad osservare Nick che... accidenti se è bello, anche mentre fa sport. 
Sono curiosa di vedere come sarà alla fine di tutta questa lunga ed estenuante corsa, magari coi capelli scompigliati, col sudore che gli ha bagnato la maglietta rendendola una seconda pelle capace di mettere in risalto il suo fisico da urlo, coi pantaloni leggermente abbassati che lasciano intravedere...

- Ora, passato- mi avverte Mat, riportandomi alla realtà.

Aumento di due livelli la velocità e comincio a camminare più velocemente.

- Avvertimi quando passa un altro minuto- ribadisco tornando a guardare Nick.

Dove ero rimasta? Ah sì, coi pantaloni leggermente abbassati che lasciano intravedere l'elastico delle mutande, magari di Kalvin Klein, ne ha un centinaio di quel genere e poi con...

- Così mi consumi- Accidenti, sempre ad interrompermi sono! 

Mi riprendo non appena mi rendo conto che quella voce non era altro che di Nick, il quale sta sorridendo divertito.

- Con tutto il tempo che passi davanti allo specchio ti saresti già consumato, fidati- ribatto vittoriosa, mostrando un sorriso a trentadue denti.

- Oh oh oh, questa brucia- commenta Mat, ridendo.

Nick mi guarda sorridendo e poi si volta, scuotendo la testa e ridendo divertito.

- Minuto passato- s'intromette di nuovo Mat.

Gli faccio segno di ok con la mano e aumento la velocità di tre unità, cominciando così a correre.

- Vai Fede, continua a tenere quest'andatura, vai alla grande- si complimenta Mattia, controllando sempre l'orologio.

Sorrido ed estraggo dalla tasca l'iPod con le cuffie.- Mat me lo tieni? Ho paura che mi caschi- 

Lo afferra senza nemmeno guardare e se lo infila nella tasca dei pantaloni. Poi torno a tenere lo sguardo fisso davanti a me, concentrata sulla respirazione.

- Ehi ragazza, hai bisogno di un coach?- mi domanda un ragazzo: alto, biondo e muscoloso.

Mi viene davanti ed ammicca volgarmente.- Io sono bravo in questo genere di cose- continua, spostandosi un ciuffo di capelli caduto sull'occhio sinistro.

- No grazie, ho già un coach- taglio corto, indicando Mat alla mia destra che sta ancora tenendo d'occhio l'orologio.

- Fede tra poco è passato un minuto... Ora- mi avverte, forse non essendosi reso conto del tizio muscoloso dietro di lui.

Aumento di altre due unità e stavolta prendo a correre più velocemente.

Il biondo muscoloso si passa la lingua sulle labbra e sorride.- In effetti te la cavi piuttosto bene, ma forse non hai...- 

- Tu evidentemente non hai ancora un occhio nero, se lo vuoi basta chiedere. Sono bravo in questo genere di cose- s'intromette Nick, facendo il verso al ragazzo e lanciandogli uno sguardo gelido accompagnato da un sorriso derisorio.

Il biondo si volta a guardarlo mentre io ridacchio sommessamente, soddisfatta della reazione di Nick.

- E tu chi sei?- gli domanda il tizio, innervosito e confuso.

- Quello che tu non sarai mai...in tutti i sensi- risponde il mio ragazzo, allargando il suo sorriso derisorio.- E ora sparisci- conclude, dandogli il colpo di grazia.

Il tipo muscoloso contrae la mascella e scrocchia le dita delle mani.- Cosa hai...?- 

- Hai sentito cosa ha detto, no?- lo interrompe Mat.- Sparisci- 

Nick se la ride sotto i baffi, che non ha, e lancia un'occhiata d'intesa a mio fratello. 
Oh finalmente! Almeno su una cosa vanno d'accordo! Sia lodato il cielo! 

L'energumeno sbuffa rumorosamente e se ne va in stile bue inferocito ferito nell'orgoglio. 
Poveretto, lo hanno annientato, almeno potevano essere più gentili.

- A che livello sei?- mi domanda Mat, allungando il collo per vedere il display.

- Ad otto- rispondo aumentando di un'unità e prendendo a correre parecchio velocemente.- Ora nove, ed il massimo è dodici- 

- Grande Fede- esclama Mat, battendomi una pacca sulla spalla, poi si avvicina a me e lancia un'occhiata a Nick.- Lui è già a dieci, tra poco stramazzerà al suolo. A quel punto tu lo batterai e distruggerai definitivamente, chiaro?- bisbiglia sorridendo malvagio.

Ricambio il sorriso diabolico ed annuisco convulsamente.

- Fai grandi respiri, mi raccomando. Così- Si porta le mani sul petto e comincia a farmi vedere come fare.- Su e giù, su e giù- 

- Non sta partorendo- commenta Nick, facendomi scoppiare a ridere.

- Le hai fatto perdere la concentrazione sulla respirazione!- sbraita Mat, voltandosi verso Nick e fulminandolo trucemente.

- Non ho fatto un bel niente- 

- Oh sì invece. E poi sarei io quello che fa l'indifferente eh?- 

- Ripeto: non ho fatto un bel niente-

- Ma dico, mi credi scemo per caso?-

- Devo davvero rispondere?- 

- Sta' zitto-

- Pure tu dovresti, sei una specie di petulante grillo parlante- 

- Ha parlato la mummia, ma sentitelo!- 

Sospiro e tiro uno scappellotto sulla testa di Mat, facendolo voltare verso di me.- Smettetela- dico soltanto, perentoria.

- Perché hai colpito solo me?- mi domanda sconvolto.

- Eri il più vicino- rispondo facendo spallucce. 

- Sei ingiusta, senza un briciolo di pietà, e...- 

- Mat?- 

- Si?-

- Taci- 

Nick scoppia a ridere e Mat spalanca la bocca stupito.
Rido e passo una mano tra i capelli del mio fratellone, scuotendoli ed accarezzandoli dolcemente.

- Mat scherzavo- affermo, ridendo della sua espressione sconvolta.

Mi sorride ed annuisce.- Lo so sister. Ora mantieni la concentrazione, mancano venticinque minuti di corsa al massimo- 

Aumento la velocità, arrivando finalmente al livello dodici, e comincio a respirare come mi aveva fatto vedere Mat poco prima.
Cavolo, tenere questa velocità non è facile. Se solo cascassi mi sfracellerei sul rullo di questo attrezzo... che morte indegna.
Forza e coraggio, devo vincere!

- Ricorda: l'importante non è partecipare, ma vincere. La gloria prima di tutto- mi fa presente Mat, tenendo i minuti col cronometro del suo cellulare.

Annuisco.- La gloria- ripeto convinta.

- Sì sorella- Si avvicina a me e sorride diabolico.- La gloria di ridurre il simpaticone ad un ammasso di polvere- 

Ridacchio e batto il pugno della mia mano contro il suo.- Stai pur certo che non ti deluderò- Gli strizzo l'occhio e mi volto a guardare Nick.

Nello stesso istante in cui i miei occhi arrivano su di lui anche la sua testa si gira nella mia direzione.
I nostri occhi s'incatenano e un sorrisino furbo compare sulla sua faccia; un secondo dopo si passa la lingua sulle labbra, umettandole e rendendole molto più attraenti.
Il mio cuore comincia a battere all'impazzata e per sbaglio metto male un piede, rischiando di cadere sul tapis roulant.
Fortunatamente mi riprendo velocemente e riesco ad uscirne illesa.

Immediatamente mi volto verso Nick per fulminarlo a dovere. 
Ah bravo, se la sta ridendo bellamente, ma che gentiluomo!

- Ehi non ti distrarre- mi riprende Mat, tirandomi una pacca sul braccio.- Devi portare a casa una vittoria ti ricordo- 

- Puoi giurarci- affermo, convinta e più agguerrita di prima.- Mat passami l'iPod, almeno non mi distraggo- 

Dopo poco infilo le cuffie, risistemo il cappuccio sopra la testa e faccio partire la musica.
Non appena sento le note di "Daylight" sorrido istintivamente e corro con più energia.
Amo la musica, di tutti i tipi: classica, pop, rock, pop-punk, insomma, di qualsiasi genere, non faccio distinzioni.
È un mondo nel quale ci si può immergere, una dimensione dentro la quale le emozioni, i sentimenti e le parole sono eterne. Una canzone può passare di moda, essere dimenticata, ma comunque rimarrà, esisterà sempre, nessuno la potrà uccidere.
La musica è un antidoto contro ogni forma di malattia, almeno è così che la penso io.

Volto la testa verso la mia sinistra e lo sguardo mi cade su una bambina seduta su di una sedia a rotelle, a qualche metro di distanza da me.
Soffre sicuramente di una qualche malattia degenerativa, e nonostante la madre stia cercando di calmarla, piange ed urla disperatamente.
Stacco le cuffie dagli orecchi e scendo dal tapis roulant senza dire una parola.

- Che fai?!- quasi urla Mat, a dir poco sconvolto.

Non rispondo e mi dirigo verso la bambina. Quando arrivo accanto alla madre le sorrido e mi abbasso sui talloni per essere all'altezza della piccola.

- Che cosa ha?- domando alla genitrice.

- Soffre di sclerosi multipla- mi risponde, guardando sua figlia con apprensione.

Immediatamente sento una fitta al cuore e torno con lo sguardo sulla bambina.

- Ogni tanto ha degli attacchi improvvisi in cui comincia ad urlare o piangere, anche senza motivo- mi spiega sua madre.

Porgo una mano alla bambina e le sorrido dolcemente.- Ciao piccola- 

La bambina guarda curiosa prima me e poi la mia mano, smettendo di piangere. Gira qualche volta la mia mano nelle sue e poi me la stringe divertita.

Sorrido felice e allungo l'altra mano per farle il pizzicorino su una guancia.- Oh, ma senti qua quanta tenera ciccetta!- esclamo sgranando gli occhi e ridendo.

La bambina ride e chiude la mia mano tra la sua spalla e la guancia che le stavo pizzicando, poi allunga la sua di manina e mi sfiora il viso con una leggera carezza.

- Mo... morbida- dice ridacchiando e stringendo l'altra mia mano.

Le faccio una smorfia buffa e scoppia a ridere buttando la testa all'indietro. Rido anch'io e mi avvicino per stamparle un bacio sulla fronte.

- Come ti chiami bella bambina?- domando spostandole un ciuffo di capelli dall'occhio.

Mi sorride e mette la lingua in mezzo ai denti.- S... So...- Fa una pausa nella quale ruota gli occhi e si guarda intorno, poi torna su di me e sorride divertita.- Sop... Sophia- 

- Che bel nome!- esclamo sorridendo.- E ti piace la musica Sophia?- 

La bambina annuisce e muove le mani come a voler simulare un balletto. Rido e le passo il mio iPod.- E ti piacerebbe ascoltarla tutte le volte che vuoi?- 

Guarda l'iPod e lo afferra incuriosita. Sorrido e le metto le cuffiette dentro le orecchie, poi faccio partire una canzone e attendo una sua reazione.
La bambina sgrana gli occhi e sorride di un sorriso meraviglioso, capace di illuminare l'intero mondo, capace di scaldare anche i cuori più gelidi, capace di farmi commuovere e ridere senza motivo.

Sophia porta i suoi enormi occhi azzurri su di me e allunga una manina per catturare una lacrima che mi sta scivolando lungo la guancia. La esamina e poi ride vedendo me fare lo stesso.

Volto la testa verso sua madre e noto che ci sta guardando con un sorriso caldo stampato in faccia e, anche lei, con delle lacrime che scaccia velocemente.
Ritorno a guardare Sophia che ride e si agita felice mentre ascolta la musica, e stringo la sua fragile manina dentro la mia.- Lo vorresti?- le chiedo, indicando l'iPod.- È tuo se vuoi- 

La piccola sorride radiosa e fa un urlo di gioia mentre si muove sulla sedia a rotelle come impazzita dalla felicità.
Rido e avvicino la sua manina alla mia bocca per baciarla e far finta di mangiarla, solo per strapparle un altro incredibile sorriso.

- Grazie, grazie mille, non so davvero cosa dire- mi dice sua madre, scacciando un'altra lacrima.

Sorrido e mi alzo in piedi.- Non ho fatto assolutamente nulla, non mi deve ringraziare- Guardo Sophia divertirsi con l'Ipod e sorrido dolcemente.- Ha davvero una bambina speciale, complimenti. È stupenda- 

- Io...- comincia la madre, scoppiando a piangere.- Non so che dire, davvero. Grazie, grazie- 

Porto lo sguardo sulla donna e le sorrido, poi mi avvicino e l'abbraccio affettuosamente.
Le braccia della signora vanno subito a stringermi e piange di felicità sulla mia spalla.- Sei una ragazza d'oro, grazie per quello che hai fatto per mia figlia. Non rideva così da tanto tempo ormai, grazie- 

- È stato un piacere signora, lo rifarei volentieri- Sciogliamo l'abbraccio ed estraggo dei fazzoletti dalla tasca della felpa per porgerli alla donna.- Tutto pur di far sorridere Sophia- concludo accarezzando dolcemente la testa della bambina.

La donna sorride ed afferra i fazzoletti.- Chiamami pure Emily- 

- Piacere Emily, io sono Federica- Le porgo la mano e immediatamente me la stringe.

- Ti assicuro, il piacere è tutto mio- risponde ridendo.

Rido anch'io e poi torno a guardare Sophia che sorride e ballonzola per ogni nuova canzone che ascolta.- Sta seguendo delle cure?- domando senza staccare gli occhi dalla bimba.

- Sì, da un po' di tempo, ma purtroppo sono cure costose e la maggior parte di queste non possiamo permettercele- afferma affranta Emily.

- E queste cure potrebbero far regredire la malattia?- continuo tornando a guardare la donna davanti a me.

- Non lo sappiamo con precisione, è possibile comunque. I medici dicono che sarebbe possibile rallentare la malattia, non farla svanire. Ma gli scarsi mezzi miei e di mio marito non ci permettono nemmeno di provare ad applicare queste cure. Ed è devastante non poter far nulla per il proprio figlio, specialmente quando vorresti dargli il meglio- ammette facendo uscire una nuova lacrima.

Guardo Emily e poi Sophia, infine prendo la mia decisione, senza nemmeno pensarci più di tanto.- Posso pagare io le cure per Sophia?- domando di getto.

Emily abbassa il fazzoletto e sgrana gli occhi sorpresa. Apre la bocca ed annaspa per qualche secondo, poi deglutisce e asciuga un'altra lacrima.- Io... Ma... Tu... Non so...-

- Sarei felicissima di aiutarvi, vorrei poter fare qualcosa per Sophia, la prego- imploro posando le mani su quelle di Emily.

Lei rimane a guardarmi stupita e poi si apre in un sorriso d'immensa e indescrivibile gioia.- Dici sul serio? Davvero ci aiuteresti?- 

Annuisco sorridendo.- So bene che praticamente non ci conosciamo, ma, in fondo per fare del bene a qualcuno non bisogna per forza conoscerlo. È qualcosa di spontaneo insomma- spiego scrollando le spalle e ridendo.

- Grazie, grazie, grazie- Mi abbraccia calorosamente e poi scocca immediatamente un bacio sulla fronte di sua figlia che ride divertita.

- Se mi aspetta qua vado a prendere il cellulare e ci scambiamo i numeri di telefono per tenerci in contatto, così mi avvisa quando Sophia deve cominciare a fare queste cure e l'assisterò insieme a voi- Sorrido e le appoggio una mano sulla spalla.

- Grazie Federica, sei un angelo, grazie- afferma Emily, annuendo convulsamente.

- Per così poco, si figuri- Rido e mi allontano verso gli spogliatoi. E solo in quel momento mi rendo conto di Nick e Mat che mi stanno guardando da lontano.

Faccio una piccola deviazione e mi avvicino a loro saltellando felice.

- Fede non ti smentisci mai- è il commento di mio fratello, che mi abbraccia, anzi, mi stritola tra le sue braccia.- Sono orgoglioso di avere una sorella come te- sussurra tra i miei capelli.

Nick mi sorride e poi, prendendomi per mano, mi porta allo spogliatoio femminile, dentro il quale mi fa entrare. Sempre dopo essersi assicurato che non ci fosse nessuno.

- Devi dirmi qualcosa vero?- domando ridacchiando.

- Sì... che ti amo ogni secondo di più- confessa lasciandomi senza parole e facendo fermare il mio cuore per qualche istante.

Appoggia le sue labbra sulle mie in un bacio dolce, caldo, delicato, colmo d'amore, e privo della passione e dell'urgenza di poco prima.
Sorrido e rispondo al bacio intrecciando le dita dietro al suo collo e alzandomi sulle punte per sentirlo più vicino.

- Anche io ti amo ogni secondo di più- sussurro sulla sua bocca.

- Ne sono onorato- risponde sorridendo dolcemente.- Comunque ti aiuterò con le spese per le cure alla bambina- concludo rendendomi la persona più felice del mondo.

Lo abbraccio di slancio e rido come una scema.- Grazie Nick, grazie. Allora andiamo a dirlo ad Emily- Lo prendo per mano e, dopo aver acciuffato il telefono, andiamo da Emily e Sophia.

- Ci aiuterà anche lui, è il mio ragazzo- lo presento sorridendo solare.

- Piacere, sono Nick- Le porge la mano mentre con l'altra fa un saluto a Sophia sorridendo.

- Grazie infinite! Oh mio Dio, siete due angeli, grazie!- esclama Emily portandosi le mani sulla bocca.

- Sophia avrà tutte le cure di cui ha bisogno, ce la faremo- Le strizzo l'occhio e sblocco il telefono per scrivere il suo numero.

Nick nel frattempo è andato a conoscere e a parlare con Sophia, facendole il pizzicorino sulla pancia ed elargendo dei sorrisi tali da farmi innamorare ogni momento di più.
Sorrido amorevolmente guardandoli e non so come mi viene in mente l'immagine di una famiglia costituita da me, Nick e dai nostri figli.

- Ecco fatto- mi riporta alla realtà Emily, passandomi il cellulare.- Grazie tesoro- Mi abbraccia con gratitudine e poi fa la stessa cosa con Nick.

Vado davanti a Sophia e mi abbasso sui talloni per salutarla.- Ciao bellissima, ci vediamo presto. Fai la brava, mi raccomando- Le schiocco un bacio sulla guancia mentre lei mi prende una mano, imprigionandola nelle sue.

- Amore dobbiamo andare adesso, Federica la vedrai presto- le sussurra dolcemente la madre. Sophia sorride e mi lascia la mano, prima di sparire dalla mia vista accompagnata da sua mamma.

Rimango a guardare il punto in cui sono svanite e immediatamente sento un braccio di Nick circondarmi le spalle e ad attirarmi a sé.- Non puoi capire quanto sia orgoglioso di avere una ragazza come te- bisbiglia tra i miei capelli e baciandomi delicatamente il mento.

Sorrido e mi volto verso di lui.- Ed io sono orgogliosa di avere un ragazzo come te- Abbraccio la sua vita ed appoggio il mento sul suo petto.- A proposito, Mat dove è finito?- 

Nick sghignazza e mi circonda la vita.- Sarà a frignare per la commozione in qualche bagno. Mentre guardavamo cosa facevi con Sophia non ha fatto altro che tirare su col naso... a dir poco disgustoso- 

Rido della sua espressione schifata e appoggio una guancia sul suo petto, sbadigliando.- Ho sonno, e sono stanca- dico chiudendo gli occhi.

- Andiamo a casa- sussurra dolcemente.- Ce la fai ad arrivarci o vuoi che ti porti in braccio?- domanda, baciandomi i capelli.

- Non ti preoccupare mio cavaliere- Sorrido e lo guardo.- Proverò ad arrivarci senza mai cadere a terra addormentata- Mi alzo sulle punte e lo bacio, lambendo amorevolmente le sue labbra.

- Alla fine hai vinto tu- noto ritornando con i piedi per terra.

- No, abbiamo vinto entrambi- ribatte sorridendo.

- Vittoria a pari merito dunque- 

- Esatto- 

Sbadiglio e mi stringo ancora di più al suo corpo, trovando rifugio nelle sue forti braccia.

- Adesso andiamo amore, sei stanca- sussurra baciandomi una tempia.

Spalanco gli occhi e tiro sù la testa di scatto.- Come mi hai chiamata?- domando sorridendo.

- In nessun modo- mente facendo spallucce.

- Si si certo- dico sorridendo furbescamente.- Ormai ti ho sentito- 

Sospira.- La stanchezza ti fa immaginare cose impossibili, poveretta- Mi dà un buffetto sulla testa e ride.

Lo fulmino con lo sguardo e poi, inevitabilmente, scoppio a ridere anch'io, felice per tutte le piccole cose che mi sono successe in una sola giornata.
Perché, molto spesso, è proprio nelle piccole cose che risiede la felicità più grande, quella vera. Ed ogni giorno, in ogni momento, abbiamo la possibilità di provarla.









Angolo dell'autrice:

Eccomiiiiiii!!!! Sono davvero felicissima di poter aggiornare oggi :) 
Ho mantenuto fede alla mia promessa ahahahahahah
E ce l'ho fatta anche con largo anticipo, sono davvero orgogliosa di me stessa >\\<

Avevo pensato di pubblicare stasera perché mi rendo conto che per il rientro a scuola dopo un solo giorno di riposo (troppo poco a mio parere... perché poi non è riposo dato che fanno soccombere sotto i compiti) ci volesse un po' di carica. E quindi ho pensato di rallegrarvi la serata, spero di esserci riuscita :)

Mat e Nick sono fantastici insieme ahahahahahah, mi fanno schiantare dalle risate questi due. Non si sopportano a vicenda e il loro unico desiderio è scannarsi, se non lo fanno è solo perché Fede li ferma ogni volta.
E poi c'è stata la tanto attesa sfida!

In realtà, se proprio devo essere sincera, non avevo programmato che si svolgesse così, o meglio, che terminasse così.
Poi, non so per quale motivo, mi è venuta in mente Sophia, e l'ho amata dal primo momento in cui si è presentata nella mia testa. Spero che anche voi l'adoriate :)
Fede si è comportata come tutti noi vorremmo fare e Nick l'ha assecondata senza nemmeno pensarci.
Che belliiiiiiiiiii >\\< Li amo!!! Ahahahahahah

Ovviamente non volevo dare una svolta drammatica al capitolo, però purtroppo sono cose che fanno parte della nostra vita. Quante volte ci è capitato di vedere bambini malati di queste orribili malattie o in televisione o per strada? Purtroppo spesso ci capita.
Allora ho voluto scrivere qualcosa su di loro, su queste creature speciali che hanno un posto d'onore nei nostri cuori.
Anche io vorrei comportarmi come ha fatto Fede, e giuro che la prossima volta che mi succederà di vedere un bambino che soffre di tale malattia per strada mi avvicinerò a salutarlo :) seguirò l'esempio di Federica insomma.

Spero davvero che l'esempio di Fede venga seguito da tante ^_^
Grazie mille per tuuuuuuuuuuutto il vostro immenso e meraviglioso quanto fondamentale supporto ed affetto.
Siete davvero speciali :) ognuna di voi, anche se non vi conosco di persona :)
Vi voglio bene e sono contenta di aver dedicato il capitolo a voi, è una delle cose di cui vado più fiera!
Un bacione e a prestissimooooooooo!!!! 

GRAZIE INFINITE!!!!

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Capitolo 28
*** Moments in time ***


 
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Moments in time










- Sinceramente non trovo la necessità di dover venire a casa tua- s'impunta ancora Mat, guardando male Nick mentre camminiamo per strada.

Siamo appena usciti dalla palestra e da quando abbiamo messo piede fuori questi due non hanno fatto altro che punzecchiarsi e litigare sul da farsi. Sto lentamente giungendo allo stremo delle mie forze.

- Infatti tu non sei nemmeno invitato, puoi benissimo andare dove ti pare, anche se un posto te lo potrei pure consigliare- ribatte Nick, passandomi un braccio intorno alle spalle.

Appoggio la testa sul suo petto e sospiro stancamente.

- Io ti potrei consigliare più di un posto dove andare- risponde mio fratello innervosito.- Ti si addirebbero tutti- 

- Grazie del pensiero- taglia corto Nick, prima di posare le labbra sulla mia fronte.- Tra poco siamo arrivati- sussurra depositando un bacio.

Annuisco e gli passo un braccio intorno alla vita, sorridendo istintivamente.

- Fede sono morbido anch'io se ti vuoi appoggiare- mi fa notare Mat, con un tono di voce tra l'irritato e l'offeso.

Allungo un braccio e gli prendo una mano stringendola nella mia.- Lo so Mat, ti ho usato un sacco di volte come cuscino- Ridacchio ripensando a quando da piccoli, mentre si era tutti in macchina per un viaggio io mi distendevo ed appoggiavo la testa sulle gambe di Mattia e il resto su mia sorella Alessia. 

- Ho qualche ricordo in materia- risponde Mat, sorridendo divertito.- Però devo dire che quando ti sdraiavi su di me in macchina eri almeno utile a qualcosa- 

Mi acciglio e lo guardo in cagnesco.- Certo che ero utile, usavi la mia testa per appoggiarci la tua Play Station o il Nintendo- 

Nick ride e Mat lo segue. Sollevo un sopracciglio e li osservo stranita.- Non capisco cosa ci sia di tanto divertente nel modo in cui venivo sfruttata da piccola. Avrei dovuto ribellarmi alle tue angherie Mat e chiamare il telefono azzurro- 

- Questo presume che tu sia stata sfruttata più di una volta?- mi domanda Nick sghignazzando.

Mi volto a guardarlo e annuisco convulsamente.- Certo! E non solo come suo appoggino, ma anche in altre cose. Non sai quante volte combinava casini tipo rompeva vasi o quadri, perché lo scemo doveva giocare a calcio in casa, e poi dava la colpa a me in presenza dei miei genitori. Mi sono presa una marea di punizioni al posto suo- Lancio uno sguardo di fuoco a mio fratello che se la ride bellamente e continuo il racconto drammatico e strappalacrime del mio sfruttamento.- Una volta il signorino ha tirato una pallonata contro un lampadario nuovo e costosissimo a cui mia madre teneva terribilmente. Lo ha staccato dal soffitto ed è cascato a terra spaccandosi in mille pezzi, poi sai cosa ha fatto questa bestia?!-  sbraito indicando Mat.

Nick sorride e scuote la testa in senso di diniego.

- Te lo dico io cos'ha fatto! Quando successe questa catastrofe i miei genitori erano fuori ed io stavo dormendo nella mia cameretta. La bestia mi mise la sua palla sotto il braccio, poi buttò dell'acqua sul mio cuscino e mi bagnò le guance per far vedere che avevo pianto. Ma ti rendi conto?! Io dormivo e lui se ne approfittò spudoratamente. Dopo aver compiuto il suo piano diabolico uscì bello tranquillo di casa per farsi una giratina- 

Nick scoppia a ridere e mi stringe a sé.- E poi cosa ti hanno fatto i tuoi genitori? Sono curioso- 

Mat ride come un pazzo ed appoggia una mano sul mio braccio per sorreggersi.- Avresti dovuto sentire che urli fece mia madre. Devo ammettere che mi facesti un po' pena Fede, ti eri appena svegliata, mamma ti urlava contro e tu non capivi perché avevi una palla sottobraccio e le guance bagnate- Fa un'altra risata e si asciuga le lacrime.- Ma il bello fu dopo!- 

- Perché dopo?- domanda Nick ridendo.

Mi volto verso il mio ragazzo e lo guardo col fuoco che mi esce dagli occhi.- Perché cominciai a credere di essere sonnambula e la cosa mi spaventava da morire. Da brava scema tontolona mi presi tutte le colpe e scappai in bagno a piangere disperata. 
Per notti non dormii e mia madre per giorni non mi parlò dato che era ancora furiosa. Ho passato i giorni più brutti della mia infanzia. Una notte chiesi addirittura a Mat di incatenarmi al letto, almeno non avrei fatto danni e mamma non si sarebbe arrabbiata con me. Lo scemo ogni volta rideva, e non capivo perché- concludo fulminando mio fratello.

- Hanno mai...scoperto la...verità?- domanda a fatica Nick, visto che sta ridendo anche lui come un pazzo.

- Oh no, certo che no- rispondo riducendo gli occhi a due fessure.- Mat non si è mai premurato di dire che la colpa era sua. Lo disse a me solo dopo qualche mese che io dormivo a stento e mi ero tramutata in uno zombie- 

- E dai! Alla fine te lo dissi che non eri sonnambula!- s'intromette Mat, scatenando la mia ira.

- Hai idea di cosa mi hai fatto passare per mesi?! Sapevi perfettamente che ero spaventata a morte e non mi hai detto nulla per tutto quel tempo! Sei stato senza cuore!- 

- Il motivo per cui tu eri spaventata di essere sonnambula era talmente stupido che mi sono voluto divertire- spiega ridendo.

- Qual era il motivo?- domanda Nick sghignazzando.

- Le avevo fatto vedere un film horror in cui una sonnambula, notte dopo notte, uccideva tutta la famiglia- dice ridendo divertito.- E lei credeva che avrebbe fatto la stessa cosa- 

I due ridono ancora più forte, se possibile, e purtroppo vengo trascinata pure io nella risata, sempre per il mio solito problema del "se vedo ridere, rido anch'io".

- Mi fate ridere quando io sono la vittima- mi lamento imbronciata.- Vittima di un fratello degenere- 

Mat mi tira una pacca affettuosa sulla testa mentre Nick sposta il braccio dalla mie spalle per reggersi la pancia e ridere sguaiatamente.
Resto a guardarlo basita ed assumo un'espressione a dir poco stupefatta.

Ho visto tante volte Nick ridere, ma il modo in cui lo sta facendo adesso le batte tutte. Cavolo, è impazzito, cioè, sta piangendo e neanche riesce a camminare seguendo una linea retta. Sembra... ubriaco!

- Ah, non solo un fratello, ma anche un ragazzo degenere!- noto scioccata e aggravando la situazione della sua risata.

- È partito- commenta Mat che se la ride anche lui bellamente.

Inutile dire che la gente intorno ci guarda come se fossimo tutti e tre dei pazzi evasi di manicomio e magari con qualche litro di alcool in circolo.
Sospiro affranta e, inevitabilmente, mi unisco alla risata.




Il palazzo dove abita Nick si presenta imperioso davanti ai nostri occhi. Mattia fa scorrere lo sguardo per tutta la sua immensità e poi si guarda intorno come se non credesse davvero che sia quello il palazzo giusto.

Sorrido ed appoggio una mano sul suo braccio per fargli voltare la testa dalla mia parte. Quando porta i suoi occhi su di me riesco a leggerci lo stupore e lo smarrimento per la situazione.

- È questo il palazzo- dico indicandolo col mento.

Mat volta di scatto la testa sul condominio in stile vittoriano e rifinito d'oro e sgrana leggermente gli occhi. 

- Davvero?- domanda stupito.

- Andiamo- s'intromette Nick, procedendo a passo spedito e portando le mani nelle tasche dei pantaloni.

So quanto gli faccia male il ricordo dell'uomo che lo ha rifilato in questo appartamento solo per toglierselo dai piedi. E quel ricordo è indissolubilmente legato ad una madre assente e quasi inesistente.

Lo seguo e mi accosto a lui davanti all'ascensore. 
Il suo sguardo è duro, quasi freddo; gli occhi puntati davanti a sé e i muscoli del viso contratti.
Il suo viso è lo specchio della rabbia nei confronti di una famiglia che non ha mai avuto e del dolore che ha dovuto sopportare per tanti anni. Mi chiedo come abbia potuto sopravvivere a tutto questo, specialmente quando era ancora piccolo e indifeso in un mondo ancora sconosciuto.

Mat ci raggiunge poco dopo e continua a guardarsi attorno meravigliato.- Credo che prenderò le scale- avverte col naso per aria e la bocca leggermente aperta.

L'ascensore arriva nel momento in cui Mat ha già salito il primo gradino; Nick apre le ante con un colpo secco e mi fa entrare per prima.

Schiaccio il bottone per l'ultimo piano e il silenzio cala nell'abitacolo. L'unico rumore è generato dall'ascensore che sale lentamente i piani.

All'improvviso sento Nick sospirare pesantemente e rilassare le spalle.- Scusa- dice in un soffio, voltandosi a guardarmi.

- Non mi hai fatto nulla, non hai motivo di scusarti- ribatto incontrando i suoi occhi.

- È che... quando penso a questo posto i ricordi non sono mai belli, o almeno, prima non lo erano- Sorride sghembo e ruota il corpo verso di me.

- Adesso lo sono invece?- chiedo divertita.

Fa una smorfia con la bocca e si apre in sorriso meraviglioso.- Be', diciamo che i ricordi riguardanti la mia infanzia e questo posto rimangono brutti, ma quelli che ho da un po' di tempo in qua li rendono quasi sopportabili e migliori- confessa appoggiando le mani sui miei fianchi.

Abbassa la testa e posa le sue labbra sulle mie. Dapprima è un incontro dolce, delicato, poi diviene uno scontro più violento e passionale.
Le sue mani mi avvicinano a sé facendo cozzare i nostri corpi stranamente caldi. Porto le mani dietro il suo collo e mi stringo a lui il più possibile, molto in stile koala. 

- Vi vedo!- si sente urlare dalle scale.- Nickuccio sei pregato di allontanare le tue zampe da mia sorella o sarò costretto a renderti monco- 

Rido sulle labbra di Nick e anche lui fa lo stesso. Poi ci allontaniamo e ci voltiamo a guardare dove sia Mat per le scale.

- Tuo fratello è davvero peggio di una suocera- commenta il diavoletto alle mie spalle.

Rido e l'istante dopo incontro gli occhi di Mat che sono rivolti su noi due con un fare da cane da guardia. Ci sta controllando davvero peggio di una suocera.

- Sono costretta a darti ragione- mi ritrovo a dire voltandomi verso Nick.

Assume un'espressione altezzosa e si passa una mano fra i capelli.- Io ho sempre ragione, non c'è da meravigliarsi- 

Sollevo un sopracciglio scettica e ridacchio.- Non commenterò, preferisco tacere- dico aprendo gli sportelli ed uscendo dall'ascensore.

Nick sghignazza dietro di me ed insieme ci rechiamo davanti alla porta di casa.
La sento come se fosse anche mia questa piccola casa, ormai è diventata estremamente familiare. Forse anche perché da un po' di tempo a questa parte ci passo tutte le sere. 
Conosco ogni angolo di quest'appartamento, anche il più nascosto e prima sconosciuto.

Corrugo la fronte non appena mi rendo conto che manca una persona all'appello.

- Dov'è andato a finire Mattia?- domando guardando Nick che sta aprendo la porta.

Si guarda intorno e poi fa una scrollata di spalle.- Scomparso. Meglio- commenta ghignando.

Gli tiro un pugno delicato sulla spalla e mi affaccio sulle scale per vedere se sia rimasto al piano di sotto.

- Mat?- chiamo guardando giù.

- Oh, siete lì allora!- esclama mio fratello, spuntando con la testa da due piani di sotto.- Non sapevo a che piano abitasse il tipo e quindi ho optato per questo, non immaginavo fosse l'attico- 

Nick appare accanto a me e si sporge ridendo ad osservare Mat.- Se tu avessi chiesto il piano forse saresti andato a quello giusto. La tua perspicacia mi spaventa- commenta scuotendo la testa.

- A me la tua simpatia lascia senza parole invece- ribatte mio fratello mentre sale le scale.

- Come ti ho già detto in molti si ammutoliscono davanti a tanta perfezione- s'indica e fa uno sguardo compiaciuto.

- Che razza di tipo borioso!- sbraita Mat, alzando le mani al cielo.- Fede ma dove l'hai trovato? Al congresso dei palloni gonfiati?!- 

- Esiste un congresso dei palloni gonfiati?- domanda Nick, divertito di poterlo prendere in giro.

- Sì, e tu ne sei il presidente!- risponde l'altro, raggiungendoci sul pianerottolo.

- Come al solito sono superiore agli altri, addirittura presidente, grazie del pensiero- continua  il mio ragazzo, entrando in casa e rischiando di far partire l'embolo a Mat.

Quest'ultimo mi si accosta e strattona per un braccio.- A fine serata non avrai più un ragazzo- sibila nel mio orecchio.

- Perché?- domando stranita.

Si apre in un sorriso a dir poco inquietante e scorgo un guizzo del suo sopracciglio, probabilmente dovuto al nervosismo nei confronti di Nick.- Semplicemente perché lo avrò ucciso, ovviamente dopo averlo torturato a dovere- 

- Ah- annuisco lentamente e lo guardo con gli occhi spalancati.- Interessante- 

- Direi proprio di sì- asserisce sorridendo diabolicamente.

Rido ed entriamo in casa. Respiro a pieni polmoni il buon odore diffuso per tutto l'appartamento ed appoggio il mio cappotto sull'attaccapanni, poi prendo quello di Mat e faccio lo stesso.

Noto mio fratello interessato ad ogni piccolo oggetto presente sui mobili e decido di lasciarlo in contemplazione, mentre io mi dirigo in cucina dov'è Nick.

Quando entro lo trovo seduto al tavolo e con un libro di ricette sotto il naso. Ha lo sguardo concentrato e gira le pagine dall'alto con meticolosità, come se quel libro fosse di cristallo e avesse paura di romperlo.
Poi, non appena mi avvicino, noto che si tratta di cucina italiana. 

- Cerchi qualcosa in particolare?- domando con un tono di voce caldo.

Alza lo sguardo su di me ed avvicina il libro per farmi vedere.- No, solo qualcosa di veloce e facile- 

Mi siedo accanto a lui e sorrido. 
È così tenero mentre cerca un piatto da cucinare, mi fa venire voglia di abbracciarlo e riempirlo di baci. 

- Questa com'è?- domanda indicando una foto su tutta la pagina degli spaghetti alla carbonara. 

- Buona, va fatta con l'uovo e la pancetta. Vuoi provarla?- 

- Se dici che è buona mi fido, in caso contrario te la farò pagare- sghignazza e chiude il libro per riporlo al suo posto.

- Tranquillo, stasera andrai a letto a pancia piena- gli faccio presente alzandomi e sorridendo.

Fa dei passi verso di me e si morde un labbro in una maniera dir poco destabilizzante e provocatoria.- Questa cosa del letto è interessante...- lascia la frase in sospeso e il mio cervello parte per la tangenziale.

- Vuoi dormire con me stanotte Nickuccio?- la voce divertita di Mat arriva dalle spalle di Nick e ci fa sobbalzare.- Basta chiedere- 

Nick si volta a guardarlo disgustato e alza gli occhi al cielo.- Preferirei dormire con un'iguana piuttosto che con te- 

- Cercherò un'iguana allora, magari una di quelle addestrate allo strangolamento- 

- Prima di cercare quella dovresti trovarti un buon avvocato- 

- Sono avvocato di me stesso-

- Allora la tua causa è già persa- taglia corto Nick prendendo una pentola e riempiendola d'acqua.

Sorrido divertita dai loro battibecchi e prendo una padella dove poter far cuocere la pancetta.

- Cosa state facendo?- domanda Mat avvicinandosi.

- Si cucina- risponde Nick laconicamente.

- Questo lo vedo, ma cosa cucinate?- insiste mio fratello leggermente innervosito.

- Pasta alla carbonara, quella che a te piace tanto- dico sorridendogli e mostrandogli la padella.

- E che non mangerai- dichiara Nick sghignazzando.

- Come non la mangerò?- chiede Mat scandalizzato.

- Non mi pare che tu stia aiutando molto... Chi non lavora non mangia. Questa è la legge- fa presente ghignando divertito.

Scoppio a ridere e mi volto a guardare Nick che sta accendendo il fuoco per la sua pentola.- Il mestolo con il quale ti avevo minacciato deve averti talmente tanto traumatizzato che adesso hai cambiato registro- noto divertita.

- Mestolo?- domando Mattia confuso.

- Sì in effetti la visone di te col mestolo è diventato il mio peggior incubo. Non sai quante volte mi sveglio la notte tutto sudato e con la paura che quella tua arma si presenti nella mia camera da letto- ironizza ridacchiando.

Scoppio nuovamente in una risata e Mat ci guarda come se fossimo dei pazzi, poi scrolla le spalle e alza le mani in segno di resa.- Non c'ho capito niente. Comunque, cosa devo fare allora io?- 

Mi riprendo dalla risata e gli porgo una ciotola in vetro.- Metti qua le uova e sbattile- comando come una generalessa.

- Agli ordini- Mat si porta una mano sulla fronte e fa qualche passo verso il frigorifero.

- Stai attenta ad usare quel verbo... non ricordi cosa è successo l'ultima volta?- alita Nick con malizia al mio orecchio, e sfiorandolo poco dopo con la bocca.

Mi sento immediatamente accaldare dal punto in cui le sue labbra mi hanno toccata e gli rivolgo un'occhiataccia.- Sei il solito pervertito, vedi dello sconcio in tutto- lo accuso trattenendo a stento un sorriso.

Fa spallucce e mi posa una mano sul fondoschiena, sorridendo sornione.- Se dici le cose con quel tono innocente ed ingenuo mi vengono per forza certi pensieri, è inevitabile. Subito dopo però vorrei metterli in pratica- conclude sfiorandomi il collo con le labbra e schiudendole appena per depositare un bacio.

Mi sento lentamente andare a fuoco, accidenti. Non può farmi venire certe... voglie in cucina.  È scandaloso! 

Mi volto per guardare cosa stia facendo Mat: benissimo, è impegnato con le uova e non sta guardando. Punto gli occhi in quelli di Nick e velocemente mi alzo sulle punte per baciarlo appassionatamente, colma di tutto il desiderio che sto provando.
Risponde prontamente al bacio e fa scorrere la mano sul mio fondoschiena per portala sotto la mia maglia e toccarmi la pelle nuda. 
Accidenti no! Così mi fa... insomma, è ancora peggio.

Mi stacco da lui di scatto, lasciandolo visibilmente confuso, e spengo il fornello sul quale si trova la padella con la pancetta.

- Mat- lo chiamo perentoria, facendolo sobbalzare per lo spavento.- Tu stai attento all'acqua nella pentola, noi torniamo subito, dobbiamo fare un discorsetto- lancio uno sguardo infuriato ad un Nick confuso e Mat sorride compiaciuto.

- Brava! Cantagliene quattro- dice facendomi segno di ok con la mano.

- Ma che...- 

- Dobbiamo parlare, forza, di là- ordino interrompendo Nick sul nascere.

Usciamo dalla stanza e, dopo aver lanciato un ultimo sguardo a Mat per assicurarmi che non ci voglia seguire per origliare, afferro Nick per la manica della maglietta e lo porto in camera.
Chiudo la porta a chiave e mi volto a guardarlo.

- Che cosa ho...- Faccio scontrare le mie labbra con le sue e gl'impedisco di continuare il suo discorso.

Mi afferra per i fianchi e lo sento sorridere sulla mia bocca.- Sei terribile. Hai messo sù tutta questa farsa per venire qua?- domanda ridendo divertito.

- La colpa è tua- lo accuso puntandogli un dito sul petto.- Se tu stessi buono quando siamo in cucina questo non sarebbe successo- 

- Allora meglio così- taglia corto tappandomi la bocca una volta per tutte.

Porto le mani agli orli della sua maglietta e la sollevo con bramosia. Non appena riesco a toglierla, con il suo aiuto, mi fiondo nuovamente sulle sue labbra che sembrano essere diventate bollenti.
La sua lingua cerca la mia quasi con disperazione e s'incatenano in una sorta di danza passionale, mentre io sfioro e tocco ogni anfratto del suo petto scoperto.
Lo sento tremare sotto le mie mani ed afferra la mia maglia per toglierla velocemente e lanciarla da qualche parte sul pavimento. 
Mi stacco per riprendere fiato e la sua bocca comincia a scorrere lungo il mio collo con desiderio ed impazienza. Schiude di tanto in tanto le labbra per lasciare il segno della sua lingua e poi ricomincia a scendere sempre più in basso.
Lo spingo verso il letto e gli permetto di sedersi sul bordo per posizionarmi a cavalcioni su di lui. 
Non intenzionalmente, lo giuro, mi struscio sul suo... coso, e le sue labbra rilasciano un gemito capace di farmi perdere completamente la testa. Ma non ho il tempo di tornare a baciarlo che mi stende sul letto e si posiziona su di me con la sua figura imperiosa. 
Sgancia il reggiseno e con bramosia bacia i miei seni, stuzzicandoli di tanto in tanto con la lingua. Serro le labbra per non farmi scappare il minimo gemito e, con le mani tremanti e la vista appannata dal desiderio, arrivo a sganciargli i pantaloni.
Se li toglie velocemente e lo stesso fa con i miei, rischiando quasi di strapparmeli.
E poi, dopo poco tempo e dopo avermi guardata negli occhi, entra in me delicatamente.
Mi scappa un flebile gemito e sposto la testa di lato per baciarlo sul petto, sulla spalla, sul collo, sul mento e sulla bocca.
I suoi movimenti diventano sempre più veloci e profondi fino a che non sento un tremito piacevole diffondersi per tutto il corpo e la vista appannarsi per qualche istante. Dopo poco arriva anche lui e, nonostante il fiato corto, mi bacia un'ultima volta con delicatezza ed amore.

Rimaniamo in silenzio. Solo i nostri respiri accelerati rimbombano per la stanza. 
Si mette di lato e mi trascina con sé per stringermi tra le sue braccia. Chiudo gli occhi e mi gusto il suono del suo cuore che batte ritmicamente. Musica per le mie orecchie.

- Nick, mi sa che dobbiamo tornare di là o mio fratello ci darà per dispersi- dico flebilmente, senza però avere intenzione di muovermi.

- Mm- è il suo unico commento, in senso affermativo. Ma anche lui non si sposta nemmeno di un millimetro.

Stretta tra le sue braccia mi sento così bene, così protetta, così al sicuro e dovermi allontanare è l'ultima cosa che vorrei fare, però mi tocca. 
Ok, via il dente via il dolore.

Sospiro e mi sollevo per recuperare la mia roba sparsa per la stanza. Mi rivesto velocemente, sistemo i capelli e mi riavvicino al letto da cui Nick non si è ancora mosso.

Mi metto dietro la sua schiena, appoggio un ginocchio sul materasso e una mano sulla sua spalla.- Vuoi rimanere a letto? Ti vengo a svegliare io quando è pronta la cena- sussurro al suo orecchio, accarezzandogli delicatamente i capelli.

Si stende sulla schiena e sorride, poi si mette a sedere e cattura le mie labbra in un bacio amorevole.- Non mi fido a lasciarti da sola con tuo fratello, è un disastro- alita poco dopo sulla mia bocca.

Sorrido e gli passo i boxer vicini ai miei piedi.- Allora ti aspetto di là- dico prima di baciarlo un'ultima volta ed uscire dalla camera.

Torno in cucina e trovo Mat che sta leggendo il libro di ricette che prima aveva Nick. Mi vede e sorride divertito.- L'hai fatto?- 

Impallidisco e sgrano gli occhi.- C... cosa?- ingurgito un bel po' di saliva e mi avvicino al tinello per aprire l'acqua e bagnarmi le guance.

- Il dicorsetto- risponde come se fosse una cosa ovvia e mi credesse appena sbarcata da Marte.

Ricomincio a respirare e sospiro silenziosamente.- Ah sì, certo! È ovvio che l'ho fatto, scusa se ci siamo stati un po', ma dovevo dirgli un po' di cose- 

- Hai fatto benissimo, per urlargli contro devi prenderti tutto il tempo che vuoi- concorda chiudendo il libro con un colpo secco.

Sorrido sollevata e guardo la ciotola con le uova.- Sbattute ben bene?- domando intrigata dalla tantissima schiuma bianca presente sopra il liquido arancione.

- Oh sì, le ho quasi montate- ammette soddisfatto e guardando il suo capolavoro.

- Che ci hai fatto?- domanda Nick, entrando in cucina in tutta la sua bellezza.

- Le ho sbattute, ma talmente tanto che le ho quasi montate- rispiega Mat, scocciato della sua presenza.

Nick scoppia a ridere; e posso anche immaginare il perché. Ovviamente un pervertito che sente certe cose comincia ad avere tutti altri pensieri di natura sconcia. 
Mat lo guarda sconvolto e poi porta lo sguardo su di me come a dire "il tuo ragazzo è un pazzo". 
Gli annuisco e ridacchio divertita.

- Ah, manca il parmigiano!- esclamo correndo al frigo.- Nick tu metti la pasta, sta bollendo- ordino ficcando la testa dentro il gelo del frigorifero.

- Eccoti- sibilo afferrando il parmigiano ed estraendolo senza pietà.

Inutile chiedere le cose a Nick quando sta ridendo e non riesce a smettere. Decido di prendere il mio amico mestolo e mi avvicino minacciosa a lui.

- Vuoi assaggiare la mia arma sulla tua testa?- domando facendo cessare le sue risate di colpo.

- No, il mio peggior incubo. Non posso crederci- mi prende in giro portandosi una bocca davanti alla bocca, come se fosse veramente spaventato ed incredulo.

Mi scappa una risata e mi volto un secondo verso Mat.- Fratello potresti grattar...- mi fermo non appena sento lo sguardo malizioso di Nick su di me. Mi schiarisco la voce e continuo.- Potresti... strusc... no, sfregarlo?- 

- Sfregarlo?- domanda Mat stranito.

- Sì, il formaggio, devi sfregarlo- ribadisco sentendo già delle risatine soffocate provenire dalla mia destra.

- Questo coso- comincia mio fratello, afferrando il parmigiano.- Non si sfrega, si grat...-

- Noooooo- urlo con voce stridula, spaventando Mat e portandomi le mani sulle guance.

Nick scoppia irrimediabilmente a ridere e gli lancio uno sguardo di fuoco.- Mat- dico perentoria, con un tono di voce quasi assassino e capace di incutere terrore.

- Si?- 

Punto lo sguardo trucidatore su di lui ed indico il parmigiano.- Fallo a pezzi e tritalo fino a che non lo avrei ridotto a piccoli pallini informi, chiaro? Domande?- 

- No signora- risponde Mat divertito.

Mi volto verso Nick e gli sbatto il mestolo in testa, senza troppa delicatezza o pietà. Si lamenta per il dolore e lo caccio a buttare la pasta nella pentola.
La Fede di prima è morta, il suo posto è stato preso dalla dittatrice senza pietà che sta mettendo i due uomini in riga.

- Perfetto miei schiavi, continuate a lavorare- dico con un sorriso inquietante stampato in viso.

Vedo Nick che si ferma nel girare la pasta e lo fulmino.- Ti ho forse detto di smettere di fare ciò che stavi facendo?- domando sollevando un sopracciglio.

- Mi fa male il polso- si lamenta incrociando le braccia al petto in una muta sfida.

- E credi che a me la cosa importi?- chiedo con un tono di voce calmo e al contempo pericoloso.- Muoviti e continua a lavorare!- urlo puntandogli contro il mestolo.

Sbuffa e ricomincia a girare la pasta, mentre io sorrido soddisfatta.

- Posso fare una domanda?- s'intromette Mattia alzando un braccio.

- Di' pure schiavo due- concedo con uno sguardo di sufficienza.

- Perché tu non stai facendo niente e dobbiamo fare tutto noi?- osa domandare schiavo due.

Lo guardo per qualche istante con freddezza calcolata, poi decido di degnarlo di una mia risposta.- Sto amministrando e controllando il vostro lavoro, quindi faccio due cose in più rispetto a voi che ne fate solo una. E per la cronaca, voi siete i miei schiavi, quindi dovete essere voi a fare i lavori manuali. Chiaro il concetto schiavo due?- 

- Cristallino, grazie- 

- Allora torna a lavoro- concludo perentoria.

- A me non è molto chiaro invece- ribatte l'altro, che ha di nuovo smesso di girare la pasta.

- Vuoi un'altra mestolata in testa schiavo uno? Forse ti potrebbe aiutare a schiarirti le idee- propongo osservando la mia arma e accarezzandola con pericolosità.

- Non ci tengo, grazie- 

- Allora fai il tuo lavoro senza disturbare la mia regale persona. E muoviti- taglio corto sorridendo diabolicamente.

Sbuffa per la seconda volta e ricomincia a fare il suo dovere. 
Benissimo, ho la situazione in pugno e i miei schiavi rispettano i miei ordini senza ribellioni o sommosse varie. Meglio di così non potrebbe andare.

- Ho fatto- annuncia schiavo due, mostrandomi il risultato di parmigiano e uova sbattuti insieme.

- Giralo un altro po', non mi piace la consistenza- 

- Come non ti piace la consistenza? Mi sto rompendo un braccio per sbattere questo coso- osa ribellarsi lo schiavo più docile.

Mi avvicino, gli tiro una mestolata sulla mano e ritorno nella mia postazione.- Non puoi controbattere al mio volere, perciò o fai come ti ho detto o la prossima mestolata ti arriverà fra i denti- minaccio guardandolo trucemente e sorridendo tranquilla.

Schiavo due mi guarda impaurito e ricomincia il suo lavoro mettendoci maggiore energia. Mi fa piacere sapere di averlo motivato.

- La pasta è cotta- dichiara schiavo uno. 

- Fammi assaggiare uno spaghetto, non mi fido- affermo avvicinandomi a guardare dentro la pentola.

Riporta il suo mestolo dentro l'acqua e cerca di catturare uno spaghetto, ovviamente invano data la poca esperienza. 
Schiavo uno non è efficiente, va abbattuto.

- Vogliamo starci tutta la sera schiavo uno? Avrei una certa urgenza- dico scocciata e gustandomi la visione della sua guerra contro un povero spaghetto che sta scivolando giù dal mestolo per l'ennesima volta.

- Mi sfuggono questi maledetti, non è colpa mia- ribatte lo schiavo bellicoso.

- Impegnati di più, evidentemente il tuo sforzo non è sufficiente- replico freddamente e guardandolo con superiorità.- Ti fai sconfiggere da un misero spaghetto? Questo non fa di te un vero uomo- rincaro la dose, sorridendo diabolicamente.

Dopo una decina di minuti riesce a recuperare lo spaghetto e lo fa salire lentamente lungo la parete della pentola, poi lo afferra con le dita e quando me lo sta per passare gli cade a terra. 
Restiamo a guardare lo spaghetto spiaccicato al pavimento per qualche istante, poi si abbassa a raccattarlo e me lo porge.

- Non ho intenzione di assaggiare uno spaghetto da te ciancicato e per giunta caduto a terra. Prendimene un altro, possibilmente con una certa velocità schiavo uno- asserisco perentoria e sventolando la mano per fargli allontanare quel coso molliccio dalla mia vista.

Sbuffa per la terza volta (l'equivalente di tre mestolate) e torna alla cattura di un nuovo filo di pasta, stavolta riuscendo a farcela in poco tempo.
Lo appoggia sul mestolo e avvicina il tutto alla mia bocca.

- Questo spaghetto emana fumo, è un attentato alla mia vita, sei pregato di soffiarmelo schiavo uno- 

- Non puoi soffiartelo da sola?- ha il coraggio di domandare, per di più con un tono di voce maleducato.

Sollevo un sopracciglio e m'indico.- Mi chiamo schiavo uno secondo te?- 

Apre la bocca.

- No, perfetto, vedo che ci siamo intesi. Ora soffiamelo- 

Saggiamente schiavo uno decide di arrendersi e soffia sul mio spaghetto fino a che non gli faccio segno di fermarsi con un gesto della mano.
Prendo il filo di pasta tra i denti e lo assaggio. Mastico lentamente e poi ingurgito il tutto.

- Può andare, te la passo. Scola adesso. Tu schiavo due a che punto sei con il tuo lavoro?- domando avvicinandomi al docile.

- Ho finito, la consistenza va bene ora?- Mi mostra la brodaglia arancione e a tratti bianca e attende una mia temibile sentenza. 

- Te la passo pure a te. Non è un lavoro impeccabile nessuno dei due, ma sarò clemente- annuncio rigirandomi il mestolo fra le mani.

- Davvero molto clemente- commenta schiavo uno, alle mie spalle.

- Con il tono ironico del tuo commento ti sei appena beccato cinque mestolate che riceverai subito dopo cena. Qualcun altro ha da dire qualcosa?- domando alternando lo sguardo tra schiavo uno e schiavo due.

Schiavo due scuote la testa impaurito e gli dò un buffetto sui capelli.- Saggia decisone mio fedele servitore. Noto con piacere che tieni alla tua vita- 

- Io qualcosa da dire l'avrei- insiste il bellicoso.

Ruoto la testa verso di lui e lo trafiggo con il mio letale sguardo di ghiaccio.- Per renderti l'idea, tu schiavo uno, conti meno di un moscerino spiaccicato sul parabrezza quindi ciò che hai da dire non scalfisce minimamente la mia curiosità- 

- Organizzerò una rivolta, non possiamo tollerare i tuoi soprusi nei nostri confronti- dichiara indicando sé e poi schiavo due.

- Noto con dispiacere che tu non tieni alla tua vita- sospiro afflitta e scuoto la testa.- Non importa, direi di procedere con la mutilazione della testa- 

Schiavo uno sghignazza divertito ed indica il mio mestolo.- Ed hai intenzione di farlo con quello?- domanda a presa in giro.

Sorrido diabolica ed accarezzo la mia arma.- Sottovaluti la sua potenza devastante, ma tra poco l'assaggerai- asserisco soddisfatta.

- Forza tu, invece di stare lì impalato, fai qualcosa!- sbraita il bellicoso contro il docile.

Punto lo sguardo colmo di alterigia su schiavo due e sollevo un sopracciglio.- Vorresti tradirmi schiavo due? Hai deciso di fare la stessa fine del tuo compagno?- domando con un tono di voce tranquillo e leggero.

Il docile mi guarda con i suoi grandi occhi quasi chiedendo pietà e poi sospira remissivo.- No, signora. Ai suoi ordini- 

- Benissimo mio schiavo prediletto. Ottima scelta- concludo sorridendo vittoriosa e puntando lo sguardo sul bellicoso.- Hai perso schiavo due, ora mescolate la pasta col sugo e impiattate- 

Nessuno dei due si muove e il mio sopracciglio scatta in un moto d'ira.- È un ordine!- urlo battendo il mestolo sul palmo della mano.
All'istante i miei due schiavi scattano e obbediscono al mio volere, anche se noto che tutto in schiavo uno sta urlando "rivolta". 
Povero illuso, se solo osasse tentarci proverebbe cosa vuol dire "non avere testa"... in senso letterale ovviamente.




Dopo pochi minuti la cena è pronta e decido di sedermi tra i due schiavi. Il numero uno mi lancia sguardi di puro fuoco, l'altro pare più remissivo e succube al mio potere.
Al termine di questa cena schiavo uno verrà abbattuto, questo è sicuro.

Mangiamo silenziosamente e di tanto in tanto mi tocca mettere a tacere le minacce del bellicoso che insiste con la sua rivolta. Un fanatico della guerra per giunta.
Ovviamente non lascio mai la mia arma incustodita. Il mio amatissimo mestolo è stretto nella mia mano con una forza tale che neanche Maciste riuscirebbe a portarmelo via, figuriamoci schiavo uno.
Ma il problema nemmeno si pone, tra poco di schiavo uno rimarrà solo il ricordo.

Ho in mente due possibili fini per lui, ma ancora non ho scelto quale sia la più bella...
La prima consiste nel fracassargli la testa con delle mestolate ben assestate di modo da potergliela aprire e vedere se c'è qualcosa dentro o appurare, come sospettavo da tempo, che il suo ultimo neurone è morto di solitudine.
La seconda invece è un po' più... diciamo soft: consiste nel rompergli il mestolo tra i denti e poi colpirlo, con i pezzi rimanenti, ripetutamente nello stomaco.
Cioè, sono troppe belle! Non sono quale scegliere e la cosa mi mette in imbarazzo.
Forse potrei trovare un punto d'incontro tra le due... Magari decidere di aprirgli la testa e poi fargli saltare tutti i denti. Geniale!
Oddio, tanta genialità in una sola persona (io) è quasi spaventosa!

Terminiamo di mangiare e schiocco le dita per indicare a schiavo due il mio piatto.- Puoi portarlo via, grazie- dico mentre mi pulisco la bocca col tovagliolo.

Mossa incauta da parte mia, perché non noto lo sguardo d'intesa che i miei due schiavi si lanciano.

 - Cosa stiamo aspettando schiavo du...- non termino la frase che mi ritrovo ad urlare come una pazza a causa di schiavo uno che mi ha sollevata di peso e mi ha adagiata su una sua spalla.

- Lasciami immediatamente, razza di schiavo bifolco che non sei altro!- sbraito cominciando a scalciare per colpirlo.

I due pazzi ridono e schiavo due mi tira una pacca sul sedere.- Non ti preoccupare sorella, è solo una vendetta- 

- E dunque ti sei schierato dalla parte di questo zotico!- urlo fulminandolo con lo sguardo.- Che fratello indegno, da questo momento sei condannato a morte!- Lo indico e poi mi passo un dito sulla gola con tanto di sonoro "zac".

Ridono ancora e il bellicoso si sposta dalla cucina per recarsi nel salotto e lanciarmi sul divano molto, ma molto poco delicatamente.
Non ho il tempo di sollevarmi a sedere che in poco tempo mi ritrovo accerchiata da loro: Nick seduto sul mio bacino e Mat alla mia sinistra, con le mani protese verso... Oh no!

- No! Lasciatemi! Animali che non siete altro! È un ordine! Vi farò impicc...- Attacco a ridere come una scema e le parole mi muoiono in bocca.

Ma perché devono sempre farmi il pizzicorino?! È peggio di una tortura! 
Cerco di dimenarmi e prendo a scalciare come una posseduta, mentre le lacrime causate dalle risate inondano il mio viso. 

- Ok, ok, vi libero dalla schiavitù!- vocio tra una risata e l'altra.

- Non ho sentito bene, tu?- domanda Nick a mio fratello. Maledetto!

- No, perché ha detto qualcosa?- risponde il suo collega. Maledetti! Si sono alleati questi due pazzi assassini.

- Non... siete più i miei schiavi! Siete... liberi!- urlo di nuovo, stavolta più forte.

Le loro mani, pian piano, smettono di torturarmi e finalmente torno a respirare. Credo di aver finito tutte le scorte di ossigeno che tenevo nei polmoni; mi sento completamente rimbambita. 

- Siete dei mostri- sibilo col fiatone.

- Cosa hai detto?- domanda Nick portando nuovamente le mani sulla mia pancia e sghignazzando divertito.

- Mostri... buoni, sì, dei mostri buoni e gentili- mi correggo sorridendogli innocentemente.

- Molto bene- interviene Mat.- E adesso schiava vai a pulire la cucina- 

Sgrano gli occhi.- Cosa?!- 

- Hai sentito benissimo, devi pulire tutta la cucina. Voglio vederla luccicare, devo potermici specchiare- afferma Nick, sorridendo sornione.

Li guardo per qualche istante ammutolita.- Voi siete pazzi- dichiaro infine, voltandomi con la pancia sul divano e aggrappandomi al bracciolo per cercare di sfuggire alle loro grinfie.

Mi trascino con il corpo per qualche centimetro, ma vengo tirata subito indietro.- È inutile che tenti di scappare lanciandoti dal divano- dice Mat divertito.- Adesso sei tu la nostra schiava- 

- No! Mi rifiuto!- sbotto gettandomi dal bracciolo e scappando per la casa.

Corro verso la camera, ma non appena sto per chiudermici dentro mi spunta Mat davanti, e senza pensarci due volte gli sbatto la porta in piena faccia, colpendolo per giunta.

- Oddio Mat!- urlo avvicinandomi a lui che si sta reggendo il naso.- Ti ho ucciso!- 

- Tecnicamente no, sono ancora vivo- nota facendo delle smorfie con la bocca e il naso.

- Stai bene?- domando apprensiva.

- Sì, non è successo nulla, tranquilla-

- Ti sei solo guadagnata cinque mestolate in testa che riceverai dopo aver pulito la cucina- s'intromette Nick, spuntando dietro il suo compare e sorridendo divertito.

Lo fulmino e mi avvicino minacciosa.- Vuoi anche tu una porta in faccia?- domando riducendo gli occhi a due fessure.

- Non vorrei rovinare il mio splendido viso- si vanta sghignazzando.

- Esiste la chirurgia plastica- 

- Tanta perfezione è impossibile da riprodurre- ribatte indicandosi la faccia.

Sospiro esasperata ed alzo gli occhi al cielo. Non cambierà mai, è impossibile quando ha delle idee così radicate in quel cervellino pervertito e malato.

- Allora, schiava, vuoi andare o no a pulire?- insiste ghignando spudoratamente.

- Se ti dicessi di no?- domando con un tono di sfida, ed incrociando le braccia al petto.

Alza un sopracciglio divertito.- Vuoi un'altra dimostrazione di cosa ti potrebbe succedere?- 

- Ok vado- rispondo velocemente, dirigendomi a passo spedito verso la cucina.

Sento i due ridere dietro di me.- Cambiato idea?- domanda Mat.

Mi volto a guardarli e sorrido.- Mi è venuta un'improvvisa voglia di pulire, voi intanto andate a mettervi comodi sul divano- dico indicandogli il salotto con la mano.

- Allora dopo portaci due cioccolate calde, vorremmo chiudere in bellezza- conclude Nick, ridendo non appena nota il mio sguardo assassino e scomparendo poco dopo nel salotto, seguito a ruota dal suo compare.

Sospiro, mi rimbocco le maniche e mi preparano a diventare la regina della cucina.




- Ecco a voi le vostre cioccolate- dichiaro entrando in salotto, dove trovo quei due spaparanzati sul divano e intenti a gustarsi una partita di rugby.

Guardo lo schermo in cui degli energumeni si sfracellano saltandosi addosso e tirandosi spallate senza pietà e distolgo lo sguardo disgustata.
Non lo capirò mai quel gioco. È violenza allo stato puro, e tutto per ambire ad una palla. 

Appoggio le tazze sul tavolino davanti a loro e Mat mi fa addirittura segno di spostarmi perché gli sto ostruendo la vista della partita. 
Nick deve averlo contagiato con la maleducazione evidentemente.

Lo fulmino con lo sguardo, anche se non lo nota nemmeno, e torno in cucina per riporre il vassoio.
Sbadiglio rumorosamente e mi trascino faticosamente al divano sul quale mi lascio sprofondare senza troppa delicatezza.
Nick mi avvicina immediatamente a sé e mi circonda le spalle con un braccio; appoggio la testa sul suo petto e mi rannicchio contro di lui sorridendo. Poi chiudo gli occhi ed appoggio le gambe sulle sue. In poche parole è diventato il mio cuscino vivente.

- Ma razza d'imbranato! Cosa ti lasci scivolare la palla?!- sbraita all'improvviso Mat, contro il televisore.

Nick ridacchia e mi volto a vedere l'espressione di mio fratello che quando guarda le partite assume delle espressioni stranissime.
Infatti ha il labbro inferiore piegato ed una faccia a dir poco disgustata.

- E ti pagano pure per far perdere la squadra?- continua a chiedere alla tv.- Proprio soldi buttati via, dovresti andare a zappare la terra!- 

Come al solito, oltre ad assumere espressioni più uniche che rare, comincia anche a fare dei monologhi che hanno fine solo quando è notte fonda e si è addormentato.

- Oh bravo! Pigliala, pigliala! Corri santo cielo! Che stai a fare lì impalato?! Hai visto la Madonna?! Corri scemo!- urla dimenandosi sul divano e facendo saltellare me e Nick.

Si porta le mani tra i capelli e rimane fermo in quella posizione, con una faccia a dir poco disperata.

- Vai! Vai!- vocia alzandosi lentamente in piedi, senza staccare gli occhi dallo schermo.- Oddio ce la sta facendo!- Ride di felicità e si porta le mani davanti alla bocca, incredulo.- Vai! Corri Forrest! Corri!- 

E in un primo momento credo che quel giocatore si chiami veramente Forrest, poi capisco che sta solo facendo un esplicito riferimento al film "Forrest Gump".
Ridacchio e sobbalzo non appena scatta in piedi e comincia a fare una sorta di tifo da stadio.

- Si! Si! Si! Ce l'ha fatta! Grande! Si!- urla a squarciagola, voltandosi a guardare me e Nick con gli occhi che luccicano.
Ci salta addosso e ci abbraccia stritolandoci come se fossimo dei pupazzi.

- Mat... mi stai schiacciando- bisbiglio sotto il suo peso.

- Abbiamo vinto! Abbiamo vinto! Ah sì, scusa- Si sposta da sopra di noi e ricomincia a saltellare per la stanza.

Nick lo guarda alternando delle risate a delle espressioni stupite, incredule. E pure io sono incredula difronte a tanta felicità per la vittoria di una squadra che prima nemmeno conosceva.

- L'ho sempre detto che gli mancava qualche rotella- commenta Nick sghignazzando.

La mia bocca si dipinge in una 'o' mentre continuo a guardare la pazzia di mio fratello, e non trovo le parole per rispondere al diavoletto. 
Dopo poco si ferma, esausto, e torna a sedersi sul divano.

- Ho sonno, credo che andrò a dormire- annuncia voltandosi a guardarci.

- Allora ti lasciamo libero il divano- dichiara Nick, alzandosi e ghignando.

Mat dapprima lo guarda confuso, poi scuote la testa e comincia ad agitare l'indice in senso di diniego.- No carino, voi non dormirete insieme, mi dispiace distruggere così i tuoi progetti, ma questa cosa non s'ha da fare-

Mi alzo, sbatto gli occhi assonnata e sbadiglio.- Allora come ci disponiamo?- domando sentendo le mani di Nick circondarmi i fianchi ed attirare la mia schiena contro il suo petto.

- Io dormirò con te e il simpaticone sul divano da solo- decide Mat, incrociando le braccia al petto.- Non fa una piega- 

- Ok- concede Nick, sbuffando.- Almeno possiamo darci la buonanotte o è vietato anche questo simpatica suocera?- lo prende in giro ghignando.

- Potete, ma fate veloce. Io vi controllo- 

- Mat!- lo riprendo scandalizzata. 

- Ok, ti aspetto di là... Ma fai presto- ripete uscendo dalla stanza.

Sospiro e mi volto tra le braccia di Nick per poterlo guardare in viso. Gli passo una mano sulla guancia e lo accarezzo con dolcezza, senza pronunciare parola. 
La sua mano scivola sulla mia e la stringe delicatamente, poi avvicina lentamente il suo volto ed appoggia le morbide e familiari labbra sulle mie.
La sua bocca è gentile, sembra quasi che ci si stia solo sfiorando da quanto il movimento è calmo e dolce, privo dell'urgenza di qualche ora prima.

Ci allontaniamo e restiamo a guardarci negli occhi, incatenati dai nostri sguardi.- Buonanotte- sussurro baciandolo sul mento.

- Buonanotte- bisbiglia scostandomi una ciocca di capelli dal viso e chinandosi a baciarmi prima vicino all'occhio e poi la punta del naso.

- Fede carissima?!- urla Mat dalla camera, con una voce stranamente stridula.

Sorrido ed appoggio la fronte sul petto di Nick.- Devo andare, la suocera mi reclama- ironizzo divertita.

- Tu da che lato dormirai stanotte?- mi chiede all'improvviso.

Alzo lo sguardo e l'osservo confusa.- Dalla parte del finestrone, perché?- 

Si apre in un sorriso divertito e mi avvicina a sé.- Perché se stanotte dovessi entrare per soffocare con il cuscino la suocera sarei sicuro di non sbagliarmi- 

Rido e gli tiro un piccolo pugno sul petto.

- Carissima?! Siamo al secondo richiamo, al terzo vengo a prenderti di peso, decidi tu!- urla nuovamente mio fratello.

- Vado- dico a Nick, alzandomi sulle punte per un ultimo veloce bacio.

- Augura una schifonotte a tuo fratello da parte mia- conclude prima di abbandonare la presa sui miei fianchi.

Rido e mi volto a guardarlo un'ultima volta.- Lo farò- strizzo l'occhio e corro in camera da letto dove trovo Mat già sotto le coperte e che mi guarda furioso.

- Volevi farci la muffa di là?- domanda riducendo gli occhi a due fessure.

- Ah, Nick ti augura una schifonotte- dico mentre mi tolgo la maglia e i pantaloni e mi preparo ad infilare la camicia di Nick.

- Uh, ma che simpatico- commenta Mat, sorridendo falsamente.- Schifonotte anche a te Nickuccio caro!- urla poco dopo, perforandomi i timpani.

Entro sotto le coperte e ridacchio non appena sento la voce di Nick che augura "incubi d'oro" a Mat e quest'ultimo che lo ripaga con la stessa moneta.
Spengo la luce e mi avvicino a mio fratello per riscaldarmi col suo corpo. Mat mi abbraccia e dopo poco ci addormentiamo come quando eravamo piccoli: l'uno stretto all'altra, coi respiri che si confondono e la gioia di essere insieme.










Angolo dell'autrice:

Ciao a tutte! :)
Scusate il ritardo, ma queste settimane scolastiche sono state davvero molto impegnative T.T 
E finalmente oggi riesco ad aggiornare, evviva! In realtà volevo farlo ieri, ma il capitolo sarebbe stato più corto e allora ho deciso di farvi aspettare un giorno in più per scrivere un altro pezzo (che equivale quasi alla metà del capitolo). 
So che non è proprio un regalo, però spero che vi abbia fatto piacere :)

Questo capitolo è un po' un mix d'ironia, sentimento, passione e malinconia. 
Ci ho ficcato un po' di tutto insomma, ahahahahah.
Nel prossimo (che non so bene di cosa parlerà) mi focalizzerò nuovamente sulla sera quando sono tutti in casa di Nick, perché voglio mettere una scena mooooolto importante che servirà a conoscere ancora meglio Federica e anche a far conoscere più approfonditamente Mat e Nick. 
Non vedo l'ora di scriverla!!!! >.<

Cercherò di scriverlo velocemente stavolta, moooolto più velocemente. Lo prometto. 
Scusate davvero per questo ritardo di tre settimane, avevo detto che non vi avrei fatte più attendere tanto e invece eccoci di nuovo al punto di partenza :'(
Mi dispiace tantissimo, non sono stata di parola. Dovete perdonarmi, ci tengo immensamente a non deludervi :)

Vedrò di avvantaggiarmi coi compiti ed essere di parola stavolta! Lo farò per voi! E metterò tutta me stessa! >.<
Alla prossima!!!!

GRAZIE INFINITE A TUTTE! 

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Capitolo 29
*** Il peso delle parole ***


Il peso delle parole 






- Mat, Nick sbrigatevi! Siamo in ritardo!- urlo per l'ennesima volta dalle scale del condominio del mio ragazzo.

Ci siamo svegliati non tardi, di più. La sveglia in camera di Nick stanotte si è rotta e abbiamo dormito come dei ghiri fino... C'è da vergognarsi anche a dirlo... insomma, fino all'una e mezza. Non appena mi sono svegliata ed ho visto l'ora ho cacciato un urlo talmente stridulo da far saltare tutti in piedi... e Mat per lo spavento è cascato dal letto.

- Vorrei tanto sapere come ha fatto la mia sveglia a rompersi- dice Nick, uscendo di casa ed allacciandosi la cintura dei pantaloni.

- Come sei fiscale!- esclama Mattia, dietro di lui.

- No, sai, funzionava benissimo fino a ieri, poi arrivi tu e muore- 

- Stai insinuando che l'ho uccisa io?- domanda Mat, indicandosi e sollevando un sopracciglio.

- Come hai fatto a capirlo?- 

- Non l'ho assassinata io- si difende mio fratello, chiudendosi la porta alle spalle e facendo spazio a Nick per fargli mettere le chiavi nella toppa.

- Tutti gli assassini dicono così- ribatte il diavoletto, sorridendo divertito e dando due mandate. Si mette le chiavi in tasca e chiama l'ascensore con una calma invidiabile.

- Scusa tanto Nick- intervengo, cercando di contenere la mia furia omicida.- Noi siamo in ritardo e tu ti metti a chiamare l'ascensore?-

- Sì- risponde con nonchalance.- Perché?- 

- Perché dobbiamo sbrigarci!- urlo, incapace di trattenermi ancora.- Datti una mossa e scendi le scale!- 

Porta le mani nelle tasche dei pantaloni e sospira.- Ok ok, arrivo- concede, per giunta annoiato.

Vedo, con la coda dell'occhio, Mat sorridere soddisfatto e comincio a scendere le scale alla velocità della luce unita a quella del suono. Potrei benissimo entrare nei Guinness World Record come la donna più veloce del mondo. 

Arrivata a pian terreno mi guardo indietro e trovo Nick che sorride sghembo.- Sei lenta- osa dire.

Lo fulmino con lo sguardo e mi piazzo davanti a lui, portando le mani sui fianchi per risultare più minacciosa.- Eppure sono arrivata io per prima- 

Fa spallucce.- Questo perché non ti ho voluta superare, mi sembrava poco cavalleresco- 

- Certo- commento sollevando un sopracciglio.- La sconfitta brucia come sempre noto- 

- Qualcuno ha una bombola dell'ossigeno?- s'intromette Mat, comparendo vicino a noi col fiatone.- Dio mio, ma che avete? Un razzo nel sedere?- 

Scoppio a ridere e gli tiro qualche pacca amichevole sulla spalla. Poi usciamo dal palazzo e c'incamminiamo verso l'edificio A&G. 
Non posso credere di essermi svegliata tanto tardi, e non posso credere di aver saltato le lezioni. Oh mio Dio! Ne andrà della mia buona condotta da studentessa modello! 
Se solo quella sveglia non si fosse rotta... Sicuramente Bertlam ne avrà avute da dire e ridire per non avermi vista; secondo me è lui che mi manda le disgrazie. Ho come l'impressione che pratichi il voodoo in casa sua con una bambolina di pezza che identifica con me.
Ci metterei la mano sul fuoco.

- Il caso sveglia assassinata rimane irrisolto- spezza il silenzio Mat, assumendo un'espressione concentrata.

- In realtà è già risolto. È ovvio che sei stato tu a farla fuori- ribatte Nick, facendo sfiorare le nostre mani volontariamente e mozzandomi il respiro per la sorpresa.
Mi volto a guardarlo, ma i miei occhi non incontrano i suoi dal momento che li tieni fissi davanti a sé.

- Ti dico che non sono stato io!- controbatte mio fratello, lanciando occhiate omicide a Nick.

- E dai, ammettilo- 

- Non ho nulla da ammettere-

- Sei patetico- 

- Ma sentitelo!-

Alzo gli occhi al cielo e mi passo una mano sulla fronte con disperazione crescente. 
Non è possibile che non riescano mai, per una sola volta, ad andare d'accordo. Sono tipo cane e gatto, dove il cane è Mattia, perché ingenuo, e il gatto è Nick, perché imprevedibile.

Sento la mano di Nick stringersi sulla mia e percepisco dei brividi salire dal punto in cui mi ha toccata.
Oh mio Dio... Stiamo passeggiando mano nella mano, e non è mai successo, o meglio, lui non mi aveva mai preso per mano in strada, se non per necessità. 
Mammina, sto rischiando la morte per battito accelerato e capovolgimento dello stomaco.
Non può fare così, senza darmi un preavviso. Insomma, io ho bisogno di prepararmi psicologicamente! 

Sollevo la testa dalla strada e punto gli occhi sul suo viso, disteso in un sorriso divertito. Probabilmente per via di Mattia che sta continuando a parlare ad una velocità impressionante mescolando inglese ed italiano.
Sorrido nel guardare il mio Nick e poco dopo sposto lo sguardo sulle nostre mani unite. 
Ogni qual volta ci sfioriamo mi sembra come la prima volta. Credo che non sarò mai capace di abituarmi a tutto ciò che la sua presenza riesce a scatenare in me. Una miriade di emozioni mi si concentra all'altezza dello stomaco e immediatamente sorrido. Ecco, come adesso. 

- Se gettassi tuo fratello in un pozzo tu non ti arrabbieresti vero?- La sua voce, calda e rassicurante, mi solletica l'udito e subito alzo la testa.

Lo guardo divertita e faccio una smorfia con la bocca.- Credo che te lo impedirei- 

- Ma lo vedi?- domanda sollevando un sopracciglio ed indicando Mattia accanto a sé che... sta continuando a borbottare e a lamentarsi da solo.

Rido e torno a guardare il diavoletto.- Lui fa sempre così quando qualcosa non gli va giù- Scrollo le spalle.- Diventa logorroico- 

- È insopportabile- ribatte lanciandogli un'occhiata di traverso. Ridacchio della sua espressione quasi schifata e con la coda dell'occhio scorgo l'immenso edificio A&G, ormai non troppo lontano da noi.

- Senti, ma tu quando parti?- chiede Nick a mio fratello. Mat interrompe il suo borbottio e gira molto lentamente la testa verso il mio ragazzo. Lo squadra da capo a piedi più volte ed infine solleva un sopracciglio. 

- Ti darei noia, per caso?- sibila con un'aria piuttosto minacciosa.

- Sì, e anche molta- taglia corto Nick. 

Oh perfetto! È così che nascono dei veri rapporti civili. Quest'ultima mazzata ci voleva proprio, tanto finora sono andati fin troppo d'accordo. 
Anche se credo che Nick e Mattia, in fondo in fondo, si piacciano. Nick si diverte da morire ogni volta che Mat dà di matto e Mat si diverte nel far impazzire Nick. Insomma, secondo me potrebbero diventare ottimi amici. Forse in un futuro molto lontano, ma non è del tutto da scartare questa ipotesi.

- Guarda, ti prenderei a pugni qui ed in questo momento, ma ho troppo rispetto per mia sorella per farlo- ribatte Mat, stringendo i denti ed incrociando le braccia sul petto. 
Stringo forte la mano di Nick per intimargli di non peggiorare la situazione; lo scemo sghignazza, ma almeno evita di rispondergli. 

Davanti alla porta di vetro satinato dell'edificio A&G sospiro di sollievo. Perlomeno non si sono presi a botte in mezzo alla strada, e di sicuro nemmeno in un posto come questo possono farlo. 
Con la mano libera esercito una pressione sulla porta ed entriamo nel maestoso ingresso, dirigendoci immediatamente all'ascensore. Ricordo che la prima volta che vidi quest'atrio rimasi incantata da così tanto lusso. Mi sembrava di essere entrata dentro un'antica residenza di Luigi XIV, piena di sfarzo e stucchi d'oro. 
Per non parlare dell'enorme lampadario coi pendenti di cristallo al centro della sala, assolutamente stupendo. 

- No, aspetta- irrompe Mat, portando le mani avanti.- Ma tu ora devi essere di nuovo truccata eccetera eccetera? No perché io due ore fermo su una sedia non le passo- 

- Sì, devono truccarmi eccetera eccetera- rispondo citando le sue parole.- Se vuoi nel frattempo puoi andare a prenderti qualcosa qua davanti al ristorante, avrai fame- 

Sembra pensarci e poi si passa una mano sulla pancia.- In effetti ho un certo appetito... Ok vado, tornerò tra un'oretta- Mi stampa un bacio sulla guancia, fulmina Nick e sparisce frettolosamente dalla nostra vista.

Lo seguo con lo sguardo, mentre non mi sfuggono le occhiate interessate di alcune donne che osservano mio fratello camminare spedito. Anche Nick sta guardando Mat andare via... Lo sapevo! Eccome se lo sapevo! Quei due alla fin fine si vogliono bene, si sono affezionati oramai, solo che sono troppo orgogliosi per...

- Finalmente si leva dai piedi- sputa fuori Nick, distruggendo i castelli di sabbia che stavo costruendo. 
Volta la testa verso di me e nota la mia espressione sconcertata. - Cosa c'è?- si difende. - È insopportabile tuo fratello- 

Chiudo la bocca e gli mollo un pugno scherzoso sul braccio. - Ammettilo che ti sta simpatico e che non potete stare lontani. Dai, a me lo puoi dire- lo prendo in giro, dandogli qualche vigorosa pacca d'incoraggiamento. 

Nick mi guarda atono e mi fa segno di entrare in ascensore.- Mi hai fatto venire i brividi- dice soltanto, con un'espressione schifata. 
Mi segue in ascensore e, prima che una donna che sta correndo trafelata verso di noi entri, schiaccia il pulsante del quarto piano. 

- Ma potevi farla entrare!- sbotto indicando le porte appena chiuse.

Non risponde, ma in compenso si volta a guardarmi serio; neanche un secondo dopo mi afferra per i fianchi, mi spinge contro lo specchio alle mie spalle e mi afferra il mento con una mano. 
Rimaniamo incatenati l'uno nello sguardo dell'altra per una manciata di secondi, poi Nick si piega su di me e mi bacia con passione, mordendomi il labbro inferiore e succhiandolo avidamente. 
Porto le mani fra i suoi capelli e li accarezzo dolcemente, poi schiudo le labbra e permetto alle nostre lingue d'incontrarsi e scontrarsi. Una sua mano vaga appena sotto il mio seno e vengo percossa da una scarica di brividi. 
Credo non ci sarà mai un giorno in cui la sua vicinanza non mi farà battere il cuore furiosamente, in cui i suoi baci non mi faranno toccare il paradiso e in cui le sue mani non mi faranno rabbrividire. 

Le porte dell'ascensore si aprono e ci stacchiamo lentamente, mentre io assaporo il suo sapore sulla mia bocca. 
Apro gli occhi e trovo Nick a guardarmi con... amore, né più né meno. Mi sposta una ciocca di capelli dietro l'orecchio e gli sorrido, poi prendo una sua mano e ci dirigiamo al mio camerino. 

- Oh eccoti cara!- esclama Kate, venendoci incontro prima che io abbassi la maniglia. 

- Ciao Kate- la saluto sorridendo. Nick invece le rivolge un cenno del capo e scioglie le nostre mani unite per passarmi un braccio attorno alle spalle. 

- Ti devo parlare di alcune offerte di lavoro che hai ricevuto- dice mentre osserva dei fogli tra le sue mani. - Sono molte, però... insomma ne dobbiamo parlare con molta calma. Ne va della tua carriera, e... a volte vanno fatti dei sacrifici- Sospira ed alza lo sguardo su di me, per poi passarlo su Nick. 

Corrugo la fronte nell'esatto momento in cui Nick piega il gomito e mi avvicina ancora di più a sé. Anche lui deve aver percepito qualcosa di negativo dal discorso di Kate, proprio come me. 

- O... Ok, quindi devo passare dopo il set nel tuo ufficio?- le chiedo guardando i fogli che tiene in mano. Perché ho come l'impressione che quei fogli mi porteranno solo male? 

- Sì, grazie- conclude Kate con un tono mesto. Ci sorride maternamente e se ne va a testa bassa, forse persa nei suoi pensieri.

Continuo a seguire con lo sguardo la mia manager con una marea di brutti presentimenti che mi affollano la mente, poi sento Nick aprire la porta del camerino e spingermi dentro. 
Perché non dice nulla? Perché se ne sta con quell'espressione neutra ed evita di guardarmi? 
Chiudo la porta mentre Nick se ne va a sedere sulla poltrona, con lo sguardo perso nel vuoto. 

- Nick- lo chiamo piano, attirando i suoi occhi su di me.- Tu lo sai che cosa voleva dire Kate, vero?- 

Rimane a fissarmi inespressivo, dopodiché congiunge la mani ed abbassa lo sguardo su di loro.- Sì, lo so. So cosa significano quelle parole- afferma irrigidendo la mascella.

Il mio cuore comincia a battere sempre più velocemente, mentre le mani iniziano a sudarmi. Purtroppo credo di sapere anche io che cosa abbia voluto dire Kate, e poi quegli sguardi dispiaciuti che ci ha lanciato... Tutto conduce ad un'unica... 

- Dannazione!- sbotta Nick, alzandosi in piedi di scatto.- Dannazione!- ripete sferrando un calcio al tavolo e facendolo scontrare contro il muro. 

Lo osservo persa nei miei pensieri, immobile come una statua di marmo. 
" Ne va della tua carriera, e... a volte vanno fatti dei sacrifici". 
No, non voglio farli. Non m'importa nulla della carriera, è l'ultima cosa a cui ho sempre pensato. Uno dei sacrifici sarebbe allontanarmi da Nick? È questo che Kate voleva dire? 

- Devo andarmene?- domando con un filo di voce. 

Nick tace, il che significa solo una cosa: ci ho azzeccato in pieno. Alzo gli occhi su di lui, impaurita e confusa dalla rapidità con cui tutta la mia vita sta per essere stravolta.
Ricambia il mio sguardo e deglutisce.- Nel mondo della moda è raro rimanere fissi in un posto durante tutta la carriera. Io sono stato in più di dieci paesi diversi, e solo ora ho cominciato a stabilizzarmi di nuovo qui- spiega continuando a fissarmi.- Me lo aspettavo che prima o poi sarebbe successo anche a te, era solo questione di tempo. Potrai girare il mondo, ma alla fine tornerai sempre qui, nella tua sede di lavoro- 

- Dopo quanto potrei ritornare?- 

- Quello dipende da te e da quanti lavori accetti. Se fai veloce anche nel giro di pochi giorni potresti tornare, e magari ripartire dopo poco... Ci sono delle date ben precise per ciascun set che andrai a fare- risponde appoggiandosi al tavolo ed incrociando le braccia sul petto.

Annuisco e mi porto dei capelli dietro l'orecchio. 
Il fatto è uno solo: io non voglio allontanarmi. Qui ho Nick, Cristy, Ryan, Emily, Tyson... in un certo senso... la mia famiglia. Non voglio lasciarla, è già stato duro abbandonare i miei genitori e i miei fratelli una volta, non voglio che accada di nuovo. 

- E... se io non accettassi neanche una proposta?- chiedo, cercando di aggrapparmi con tutte le forze all'idea di non andarmene. 

- Al 99% delle probabilità saresti licenziata, e non puoi permetterlo- 

Annuisco nuovamente, incapace di trovare delle parole che possano esprimere tutto quello che mi sta passando per la testa. 
Scorgo le scarpe di Nick proprio davanti ai miei occhi ed alzo la testa. Nei suoi occhi vedo la stessa luce spenta che sono sicura di possedere anch'io. 
Mi passa una mano sul viso e mi accarezza dolcemente uno zigomo, poi avvicina la testa e deposita un bacio sulla mia fronte.- Tornerai presto ogni volta, sei brava e puoi sbrigarti un set in un paio di giorni. Io sarò sempre qui ad aspettarti, capito?- sussurra poggiando la sua fronte sulla mia e sospirando. 

- Va bene- accondiscendo affranta, del resto non ho molta scelta.- Però... vieni come me da Kate dopo? Per favore- 

Sorride e mi passa il pollice sulla guancia.- Quello lo avevo già dato per scontato- Poi si avvicina ancora di più e mi bacia dolcemente, trasmettendomi un briciolo di tranquillità. 




Sul set sono stata un frana per tutto il tempo. Avevo la testa da tutt'altra parte e non riuscivo a sorridere all'obbiettivo. Grazie al cielo il fotografo non me l'ha fatto pesare minimamente, probabilmente è a conoscenza del fatto che dovrò... partire. 
Nick mi ha aiutata molto, tenendomi sempre vicina a lui ed evitandomi di cascare per aver messo male un piede. Ho anche notato gli sguardi affranti di Tess e le occhiate confuse di Paul. Chissà se pure loro lo hanno saputo.
Abbiamo finito prima del solito e finalmente ho potuto smettere di sorridere. Non ce la facevo più, pensando che quello sarebbe potuto essere il mio ultimo set lì per un po' di tempo. Più che altro mi veniva da piangere, ma dovevo sorridere. 

- Federica, potresti venire un attimo?- mi chiama il fotografo, mentre sistema la sua macchina fotografica.

Mi avvicino a lui e faccio segno a Nick di aspettarmi in camerino. 

- Vorrei parlarti per qualche minuto se non ti dispiace- comincia, alzando gli occhi su di me. 

- Si figuri, mi fa piacere- dico soltanto, sforzandomi di sorridere. 

- Chiamami pure Arnold, e dammi del tu, ormai è un po' di tempo che lavoriamo insieme- Sorride e si gratta la testa, poi congiunge le mani ed abbassa gli occhi per terra.- Mi dispiace molto che tu debba andartene, lo ammetto sinceramente. Mi capita sempre di conoscere dei modelli e poi dovergli dire addio, in fondo questo è il mio lavoro. Però stavolta...- Punta gli occhi nei miei e annuisce.- Stavolta mi sono affezionato così tanto a te e a Nick... forse perché siete stati gli unici con cui ho lavorato di più, o forse perché tu sei stata la prima novellina che mi è capitata. Non so dirlo con precisione, però posso solo augurarmi di rivederti presto, mi farebbe molto piacere- conclude sorridendo mesto. 

Sorrido a mia volta e, per la prima volta dopo aver saputo che me ne dovrò andare, lo faccio sinceramente.- Sai, all'inizio non riuscivo mai a comprendere i tuoi comandi per quanto riguardava le pose, specialmente quando ti ci mettevi a darmeli coi gradi- Ridacchio al ricordo e scuoto la testa.- Però alla fin fine, giorno dopo giorno, mi sono affezionata anche io all'idea di venire qui e lavorare con te e gli altri. Sono contenta di aver avuto l'opportunità di lavorare con un fotografo eccezionale come te, Arnold. Se c'è una cosa che avrei da sempre dovuto dirti è: grazie, di tutto. Spero vivamente di tornare il prima possibile e di poter ricominciare a collaborare con te- dico con gli occhi che rapidamente si stanno inumidendo. 

Arnold mi sorride quasi paternamente ed allunga una mano.- Ad una futura e prossima collaborazione- 

Gli stringo la mano e sorrido.- Ad una futura e prossima collaborazione- ripeto annuendo. 

- Sei una ragazza talentuosa, sono sicuro che ci rivedremo presto. Ricorda: dai sempre il tuo meglio e non ti abbattere davanti a nulla- Mi stringe la mano e poi la lascia senza smettere di sorridermi.

- Grazie, non lo dimenticherò- sono le ultime parole che gli rivolgo, prima di allontanarmi e correre verso il camerino con gli occhi pieni di lacrime. 




Siamo davanti all'ufficio di Kate in questo momento. Mat ci aveva raggiunto poco prima, ma preferisco che entri solo Nick con me, perciò mio fratello è uscito a comprare qualcosa per la cena. 
Poco dopo aver parlato con Arnold anche Tess è venuta da me per salutarmi e rassicurarmi che ci saremmo riviste presto. Mi ha spiegato che questo genere di cose capita quando la carriera sta decollando, ma poi si comincia a stabilizzarsi, quindi sarà solo un momento passeggero. Devo ammettere che le sue parole mi hanno incoraggiata molto. L'ho abbracciata e ci siamo scambiate i numeri di telefono in caso avessimo voluto risentirci a breve. 

Nick mi stringe la mano e col suo gesto mi riporta al presente. Alzo gli occhi su di lui ed annuisco.- Ok, entriamo- acconsento sorridendo. 

Kate è seduta alla sua scrivania e si rigira tra le mani fogli e fogli, non accorgendosi della nostra presenza. 
Nick si schiarisce la voce e Kate alza subito la testa.- Eccoti qua Federica, sedetevi pure- dice, accompagnando le sue parole con un gesto della mano rivolto alle poltrone davanti al tavolo.

Lascio la mano di Nick e ci sediamo lentamente, poi restiamo in silenzio, in attesa che Kate parli. 

- Bene, cominciamo subito- Si passa una mano sulla fronte e mi porge alcuni dei figli che teneva poco prima tra le mani.- Queste sono solo alcune delle grandi case che ti hanno richiesta per dei set. Abbiamo Lancôme, Dior, Guess, L'Oréal, Abercrombie, Liu Jo, Dolce e Gabbana... e molte altre ancora. Hai solo l'imbarazzo della scelta. Ma passiamo alla parte che più t'interessa- afferma sorridendomi e prendendo altri fogli per guardarli.- Alcuni set ti richiedono sul campo per dei mesi, la maggior parte diciamo- Alle sue parole sgrano gli occhi e il mio cuore sobbalza.- Altrimenti Dior, Guess, Victoria's Secret e qualche altro, ti pretendono per circa un mese. Nessuno offre di meno- 

- Un mese di presenza costante?- domanda Nick, sporgendosi sulla poltrona e mostrando una calma apparente. 

- Esatto- risponde Kate.- Richiedono tutti una presenza costante, per quel lasso di tempo Federica non potrà muoversi da là- 

No, non voglio. Mio Dio, no. Questo è un incubo dal quale non riesco a svegliarmi. Perché proprio adesso che tutto stava procedendo bene? Perché così all'improvviso la mia vita deve essere ribaltata?! Perché non riesco a impedirlo?!
Un mese lontana da qua, dalla mia nuova casa, dalla mia famiglia... da Nick. No, non ce la faccio. Non ce la farò mai ad ambientarmi di nuovo, e non voglio nemmeno provarci.

Mi schiarisco la voce e punto gli occhi su Kate.- Quelli che superano un mese, si possono anche scartare- 

- D'accordo- conviene sorridendomi e prendendo un plico di fogli che subito dopo lancia nel cestino.- Io ti consiglierei di accettare le proposte di Dior e Guess per ora, alle altre potrai pensare in seguito. Victoria's Secret ci sei già praticamente dentro dopo i set che hai fatto qui, quindi per questa marca potrai continuare a farli in questa sede- 

- Dior e Guess usano lo stesso set?- domanda Nick.

- Sì, usano entrambe quello di Los Angeles. È uno dei più grandi e viene affittato da tantissime marche. In questo periodo lo hanno in mano Dior, Guess e Prada. In poche parole, tu Federica, lavoreresti contemporaneamente per entrambe queste due marche senza spostarti. Mi pare di ricordare che Dior lavori ai set di mattina mentre Guess di pomeriggio, quindi sarebbe perfetto. Tutto ad incastro, come un puzzle- esclama sorridendo entusiasta. 
Peccato che il suo entusiasmo non riesca a contagiarmi. 

- Quando dovrei arrivare a Los Angeles?- domando con la gola secca. 

Kate guarda altri fogli e storce la bocca, pensierosa.- Mm... il tuo arrivo sarebbe previsto per Mercoledì 22 Dicembre, ed oggi è... il 20. Quindi tra due giorni dovresti essere là se accetti, e fidati, ti conviene. Verrai pagata profumatamente, sono due marche conosciute in tutto il mondo del resto- 

Nick s'irrigidisce sul posto ed io faccio altrettanto. Santo cielo, è troppo presto! Avrò solo il tempo per fare le valigie e... nient'altro. Domani sarebbe il mio ultimo giorno qui a New York, il mio ultimo giorno con Nick e mio fratello. Mi sembra tutto troppo inverosimile, ma in senso negativo; non riesco a farmene una ragione, forse perché si sta trattando veramente di un incubo.

- So che la cosa ti ha scioccata- inizia a dire Kate, congiungendo le mani.- Ma, come ti ho detto prima, a volte è necessario fare dei sacrifici per raggiungere un obiettivo- 

- Perché lo ha saputo con questo ritardo?- domanda Nick, innervosito.- Non le poteva essere comunicato prima di modo che avesse più tempo per rifletterci?- 

Kate abbassa la testa e fissa le sue mani, mentre Nick la fulmina con lo sguardo.- Mi dispiace molto, ma le email mi sono arrivate solo ieri e non ho potuto avvisare Federica prima d'ora- dice alzando gli occhi su di me.- Credimi, sono davvero dispiaciuta che tu debba partire, ma così funziona questo lavoro- 

Nick riduce gli occhi a due fessure e si fa più vicino alla scrivania.- Che cosa significa che solo Federica dovrà partire? Lei è la sua manager, se non sbaglio nel contratto c'era scritto che lei l'avrebbe seguita in qualsiasi spostamento di lavoro- sibila stringendo le mani a pugno. 

- Nel contratto c'è anche scritto che in caso di problemi familiari il manager può decidere di assentarsi dal viaggio di lavoro. Mia madre sta male e non posso lasciarla proprio adesso, sono la sua unica figlia- sussurra appoggiando i gomiti sul tavolo e massaggiandosi le tempie. 

Nella stanza cala il silenzio. Io non so più cosa dire, mi sembra di aver capito che non ho molta scelta, Nick è furente e sta cercando di contenere la rabbia e Kate suppongo abbia finito le brutte notizie. 
Incredibile come la vita possa essere stravolta da un giorno all'altro. Ieri ero felice e tranquilla, oggi mi ritrovo seduta su questa poltrona a sentire come viene programmata la mia vita. 
Mi sento quasi stupida se penso che in molti pagherebbero oro per avere quest'opportunità, mentre io la sto schifando con tutta me stessa. In fondo Tess ha detto che si tratta solo di un periodo passeggero, prima o poi finirà... E allora perché continuo a non essere tranquilla? Perché sono una codarda, accidenti! Ho paura di allontanarmi da Nick più di qualsiasi altra cosa, so già che mi sentirei come se mi stessero strappando la parte più importante di me. Ma poi penso anche che per questo lavoro verrò pagata abbastanza da poter provvedere alle cure della piccola Sophia, e allora vengo tentata di accettare senza pensarci due volte. 
Si può sopravvivere senza il cuore? E si può vivere da codardi? 
Forza e coraggio, Fede. Non c'è altra scelta, è per il bene di Sophia. Il suo bene viene prima di qualsiasi altra cosa. 

- Accetto il lavoro- affermo risoluta, guardando dritta verso Kate. Sento gli occhi di Nick su di me e subito dopo quelli della mia manager.

Quest'ultima mi sorride debolmente ed annuisce.- Hai fatto la scelta migliore, fidati. Questo mese passerà presto e poi potrai tornare qui da noi. Ovviamente il 25, il 26, il 31 dicembre e il 1º gennaio non lavorerai. Soggiornerai in un piccolo appartamento che ho trovato stamattina a pochi passi dalla sede di lavoro e per quanto concerne l'università andrò io stessa a far sapere della tua assenza- 

Annuisco, non prestando reale attenzione alle sue parole. Avrò fatto davvero la scelta giusta? Non ho avuto nemmeno il tempo di consultarmi prima con Nick. 

- Domani mattina vorrei che ci rivedessimo, così potrò darti il biglietto aereo e potremo metterci d'accordo sugli ultimi dettagli- conclude sorridendo. 

Sorrido mesta e annuisco di nuovo.- Ora... posso andare?- 

- Sì certo, a domani tesoro- mi saluta, prima che io esca dalla porta. 

Nick mi precede, mi afferra la mano e mi trascina verso l'ascensore. Non ho realmente il coraggio di fronteggiarlo ora che so che ci dovremo dividere. Mi si sta spezzando il cuore lentamente, come una vecchia roccia che mano a mano perde pezzi. Mi sto sgretolando sotto il peso delle mie parole. 

Entriamo nell'ascensore e Nick mi alza la testa delicatamente. Rifuggo il suo sguardo e sento gli occhi inumidirsi.

- Ehi- sussurra dolcemente, tempestandomi il viso di piccoli baci.- So che è stata dura, ma non c'era altra scelta- 

Annuisco e tiro su col naso.- Lo so, ma...- Porto gli occhi nei suoi e ci leggo la mia stessa tristezza.- Nick domani è l'ultimo giorno in cui potremo stare insieme. Per un mese ci vedremo solo tramite webcam o sentiremo al telefono- constato con un filo di voce.

Continua a guardarmi intensamente e deglutisce. Le porte dell'ascensore si aprono e Nick fa scivolare una sua mano nella mia per condurmi fuori dall'edificio. 

- Sono una stupida, non avrei dovuto accettare- mi ritrovo a dire, scuotendo la testa.- Ero lì lì per mandare al diavolo tutto quanto e rischiare il licenziamento, ma poi...- La mia voce si rompe nel momento in cui mi passa davanti agli occhi l'immagine di Sophia sulla sedia a rotelle e stringo più forte la mano di Nick.

Nick, dal canto suo, si volta a guardarmi e mi attira rapidamente tra le sue braccia, nonostante si sia in mezzo di strada.- Calma, calma- mi sussurra all'orecchio.- Tra poco arriviamo a casa e ne parliamo, ok?- 

Annuisco contro il suo petto e ricominciamo a camminare mano nella mano. 
Dopo dieci minuti buoni siamo a casa, seduti sul divano e con mille pensieri che ci affollano la testa.
Porto i gomiti sulle ginocchia e le mani tra i capelli, mentre sento scorrere qualche lacrima lungo il viso. 
Mattia non è ancora tornato a casa per fortuna, altrimenti dovrei spiegargli tutto quello che sta succedendo e sono sicura che scoppierei come una bomba ad orologeria. 

- È inutile disperarsi, non potevi fare altro- rompe il silenzio Nick, sospirando amaramente. 

Alzo la testa e lo guardo con gli occhi ricolmi di lacrime.- Lo so, però... cioè, mi sento un'ingrata, capisci? Dovrei essere contenta di quest'opportunità, insomma, chi non lo sarebbe?- domando gesticolando come un'ossessa.- Eppure io vedo questa cosa come la peggiore che mi potesse capitare- scuoto la testa e sbuffo.- Sono una stupida- 

- Per chiunque sa di dover lasciare qualcuno a cui tiene, partire per lavoro, si può rivelare la cosa peggiore. Non sei stupida, sei semplicemente umana- afferma facendo spallucce.- Io, almeno, la vedo così- 

- Ma a me non me ne frega nulla della carriera, capisci?!- sbotto scacciando un'altra lacrima. - Se non ho buttato via tutto è stato per...- 

- Per?- m'incita Nick. 

Mi siedo meglio sul divano e punto gli occhi dritti nei suoi.- Mi sono passati per la testa miliardi di pensieri in quel momento. Inizialmente mi dicevo che non ne valeva la pena andarsene se, in fin dei conti, non m'importava nulla della carriera... Ma poi mi è tornata in mente Sophia, e quindi ho pensato che senza un buon lavoro non mi sarei potuta permettere le sue cure.- Abbasso la testa e osservo seria il vuoto.- Non potrei sopportare l'idea di abbandonare quella bambina al suo destino solo per un mio capriccio. È questo che mi ha spinta ad accettare il lavoro senza pensarci due volte- 

- E dopo tutto questo ti chiedi ancora se sia stata la scelta giusta?- mi domanda Nick, alzandomi il mento e sorridendo.- Secondo me hai fatto la cosa più bella che tu potessi mai fare- 

Mi apro in un sorriso sincero e gli getto le braccia al collo. Lo sento ridacchiare sui miei capelli e poi attirarmi a sé per mettermi a sedere sulle sue gambe. Appoggio la testa sul suo petto e chiudo gli occhi.- Però mi mancherai, da impazzire- bisbiglio stringendo la sua maglietta in una mano.

- Anche tu- sussurra baciandomi i capelli.- Non so neanche più cosa farò durante la giornata, ormai le mie ventiquattro ore sono dedicate a te.- Ridacchia e mi sposta dei ciuffi dal viso.- Il mio mondo ha preso a girare attorno ad una sola persona- aggiunge serio.

Alzo il viso ed ammiro i suoi occhi verdi, adesso tristi; poi mi sollevo leggermente e lo bacio con tutta la disperazione che provo. Le labbra di Nick si chiudono subito sulle mie ed una sua mano va ad accarezzarmi dolcemente una guancia.- Passerà veloce, vedrai- mi sussurra prima di ritapparmi la bocca. E per tutta la sera non faccio altro che attaccarmi a quella parola, la mia unica speranza: passerà.
 








Angolo di colei che avevate pensato si fosse estinta ahahah: 

Mio Dio! Sono emozionantissima di postare questo nuovo capitolo!!!! 
Quanto tempo sarà passato? Ormai ho perso il conto, ma ve lo avevo promesso che sarebbe arrivato un nuovo capitolo... prima o poi ahahah. 
Insomma, scusarmi per il ritardo mi pare quasi una presa in giro a questo punto, anche perché qui non si tratta di un semplice ritardo. 
Se non sbaglio non aggiornavo da Novembre... È vergognoso... 
Eh eh eh, ma qui ci sono persone che sono tristi per il finale a sorpresa di questo capitolo! Ok, lo ammetto, mentre lo scrivevo pure io ero triste, e molto anche. 
In realtà non avevo programmato che dovesse succedere nulla di tutto ciò che ho scritto, lo giuro. Ho cominciato a scrivere e, parola dopo parola, la mia mente ha partorito questo. In questo ultimi giorni ho cancellato e riscritto, cambiato e ricominciato da capo. Insomma, stavo diventando matta ahahah. 
Ed ora vi dò la mazzata finale, così caschiamo tutti in depressione: il prossimo capitolo sarà l'ultimo, e vi assicuro che arriverà presto. 
Ho intenzione di concludere questa storia per dedicarmi sia alla conclusione di Keep your eyes open che all'inizio del sequel di Tra modelli e manichini, così non vi faccio stare troppo sulle spine.
Vi dico solo che per scrivere questo capitolo mi sono riletta tuuuuuutta la storia, proprio dall'inizio. Mi sono resa conto di una cosa: cavolo Nick è cambiato davvero tanto per amore di Fede, non nel carattere, ma in tante piccole cose! È strabiliante! Questo me lo fa amare ancora di più ahahahah *-*
State pronte per il nuovo ed ultimo capitolo che arriverà presto! 
Ah, e non siate tristi, la storia (nel senso più generale del termine) non è ancora stata scritta e possono succedere una miriade di cose ;) del resto nella vita nulla può essere dato per scontato, e ci tenevo a comunicarlo con questo capitolo. 
Ci sentiamo presto mie amiche!!! Grazie di tutta la pazienza che avete avuto e GRAZIE di essere ancora qua! 

Un bacione dalla vostra Federica! E chi volesse essere consolata o fare domande è ben accetta! Un abbraccio! 




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Capitolo 30
*** Epilogo- I parte ***


Epilogo- I parte






Dopo che Mattia è tornato e ci ha trovati abbracciati sul divano ha dato di matto, poi, con molta fatica e molta calma, sono riuscita a spiegargli la situazione e la mia imminente partenza. 
Ha strabuzzato gli occhi ed è cambiato radicalmente. Mi ha stretta in un abbraccio fraterno e mi ha scompigliato i capelli con un sorriso malinconico. Mi ha rassicurata dicendo che, terminato il mio mese a Los Angeles, sarebbe tornato a New York per passare più di una settimana con me e col suo amato "Nickuccio". In quel momento mi ha fatta veramente ridere di gusto, soprattutto dopo aver visto gli sguardi di finto amore che mandava a Nick. 
Abbiamo trascorso una serata in piena tranquillità, nonostante tutto. Ma la cosa che più mi ha sorpresa è stato il fatto che mai una volta Mat abbia cercato di allontanare me e Nick, neanche quando stavamo abbracciati sul divano a guardare la tv.
A fine serata, mentre io stavo augurando la buonanotte a Nick, Mattia si è sfregato le mani ed ha guardato il divano, dopodiché ha annuito vigorosamente e ci ha permesso di dormire insieme nel letto, cosicché avrebbe passato lui la notte sul divano. 
Inizialmente sono rimasta spiazzata, poi ho sentito un'ondata di gratitudine e felicità riversarsi dentro di me come la piena di un fiume. L'ho abbracciato e baciato sulle guance più e più volte, e, posso assicurare che, mentre uscivo dal salotto, ho visto Nick dare una pacca sulla spalla di mio fratello e ringraziarlo. 
Per tutta la notte io e Nick abbiamo dormito abbracciati e stretti l'uno all'altra, senza mai spingerci oltre. Prima di addormentarmi l'ho sentito baciarmi sui capelli, sulla tempia e sulla bocca, infine ha sussurrato un "ti amo" che mi ha scaldato il cuore e fatta sorridere anche nel sonno. 
Quando la mattina seguente mi sono svegliata ho trovato il letto vuoto. Mi sono alzata ed in punta di piedi sono andata a vedere se almeno Mattia stesse dormendo, vista l'ora: le sei e mezza.
Mi sono sporta sulla porta ed ho trovato il divano vuoto. Inizialmente ho corrugato la fronte e pensato che fossero andati a scannarsi da qualche parte, poi ho sentito delle voci provenire dalla cucina e mi sono avvicinata silenziosamente. 

- Ci sono le istruzioni, non sai nemmeno leggere- diceva Nick, cercando di calibrare la voce.

- Qui c'è scritto che le uova vanno montate a neve- rispondeva inviperito mio fratello.- Come faccio a montarle a neve se non devo far rumore?!- 

- Esci di casa e preparale per le scale- 

- Tu sei tutto pazzo. Secondo te dovrei stare sul pianerottolo del condominio in pigiama e a montare le uova?! Se qualcuno mi vedesse mi farebbe rinchiudere in manicomio!- sbottava a bassa voce Mattia, facendomi scappare una risatina. 

- Ascoltami bene, o fai come ti dico o ti spezzo le ossa una ad una se so che l'hai svegliata perché ti rifiutavi di andare per le scale- aveva sibilato Nick, per niente amichevolmente.

Mat aveva sbuffato ed afferrato qualcosa.- Ok ok, vado. Però almeno dammi una prolunga, non credo ci siano delle prese là fuori- 

- Ce n'è una accanto all'ascensore, usa quella- 

Incapace di trattenermi ancora dal ridere sono scappata in camera e mi sono rimessa sotto le coperte. 
Mi sono riaddormentata col sorriso sulle labbra e con un enorme calore nel cuore. 

Quando ho avvertito il materasso inclinarsi sotto il peso di qualcuno ho riaperto gli occhi mezza intontita. Davanti a me si è parato Nick e dietro di lui, in piedi, Mattia teneva tra le mani una torta farcita di panna e fragole: la mia preferita. 
Ho sgranato gli occhi per la sorpresa ed un immenso sorriso si è fatto largo a spallate sul mio viso, scacciando la tristezza. 
Nick mi ha baciata dolcemente sussurrando un "buongiorno" sulle mie labbra, poi mi ha aiutata ad alzarmi e siamo andati tutti in cucina per fare colazione con la mia torta. 
È stata la mattina più bella di tutta la mia vita. 

Mentre Nick mi raccontava di come Mattia fosse un incapace, quest'ultimo ha preso un cucchiaino di panna e glielo ha tirato dritto in faccia. Sono scoppiata a ridere al solo vedere l'espressione infuriata di Nick che per vendetta si è alzato, ha aperto il frigorifero ed ha preso un tubo di panna spray. Si è avvicinato a Mattia e gliel'ha mezzo spremuto sulla testa. 
Da lì è cominciata una vera e propria guerra, di cui io sono stata la vittima prediletta. Ebbene sì, perché dopo che quei due si sono ricoperti di panna sul viso e sulla maglietta, si sono girati verso di me che ridevo come una pazza e mi hanno sistemata ben bene. 
Ho corso per tutta la casa chiedendo venia, ma alla fine sono stata agguantata da Nick che mi ha sollevata tra le sue risa e le mie urla disperate. Sono stata riportata con la forza in cucina e adagiata su una sedia. 
I due pazzi si sono messi davanti a me, impugnando due bombolette di panna come fossero fucili, e dando il via alla mia esecuzione. 
Inutile dire che adesso sono ricoperta di panna dalla punta dei piedi fino alla punta dei capelli. Posso ben dire che si sia trattato di un risveglio molto dolce. 

- Vado a farmi la doccia per primo- ci avverte Mat, la cui faccia è ricoperta di panna. 

Nick annuisce e si volta verso di me non appena mio fratello sparisce dietro l'angolo della cucina. Sorride sghembo e mi spinge con la schiena contro il frigorifero, poi porta le mani ai lati del mio viso e m'ingabbia tra il suo corpo e l'elettrodomestico.- Avrei voglia di mangiarti- dice avvicinando le labbra al mio collo. 

Sorrido maliziosa e gli sollevo leggermente la maglietta per portare le mani sulla sua pelle calda. Lo massaggio lentamente mentre la sua bocca si muove esperta lungo il profilo della mia mandibola, leccando la panna e lasciando una scia bollente di baci. 
Non appena arriva vicino alla mia bocca, muovo rapidamente la testa per catturare le sue labbra in un bacio passionale. La sua lingua entra nella mia bocca, diffondendo un buon sapore di panna, e le sue braccia vanno a circondarmi la vita. 
Mi stringe a sé quasi con disperazione, come se potessi sfuggirgli dalle mani e cadere nel vuoto. Dopodiché sono costretta a staccarmi dalla sua bocca per riprendere fiato ed appoggio la testa sul suo petto. 
Nick mi culla tra le sue forti braccia e deposita più volte dei baci sui miei capelli, trasmettendomi calore ed una sensazione di benessere.

- Stanotte pensavo ad una cosa- rompe il silenzio, appoggiando il mento sulla mia testa.- Pensavo a come sia cambiata la mia vita da quando ne sei entrata a far parte. Intendo proprio dal primo giorno in cui ci siamo incontrati.- Sollevo la testa e lui abbassa la sua per guardarmi negli occhi.- Mi hai stravolto completamente l'esistenza, e forse all'inizio mi comportavo in quel modo scorbutico perché non mi capacitavo di come tu, piccola intrusa, potessi farmi quell'effetto.- Sorride e mi sposta dei capelli dalla fronte.- Ma man a mano ho iniziato ad accettarlo e mi sono innamorato di qualsiasi parte di te, persino della tua testardaggine. E forse so di amarti da quel giorno in cui ti seguii perché avevo notato che qualcuno ti stava pedinando- sussurra roco, accarezzandomi il viso.- Ogni volta che finivamo un set e dovevamo dividerci ti guardavo sempre mentre te ne andavi per la tua strada. Rimanevo lì, a seguirti con lo sguardo, fino a che non mi fossi assicurato che saresti arrivata illesa alla tua camera. Dopo poco mi convinsi che sarebbe stato meglio accompagnarti, almeno avrei dormito tranquillo una volta tornato a casa.- Sorride e scuote la testa.- Non capivo perché mi facevi quell'effetto, in fin dei conti io non mi ero mai preso cura di nessuno, era strano che volessi cambiare le mie abitudini per te. Tutte le volte che facevo qualcosa di anormale per i miei standard entravo in conflitto con me stesso ed il giorno dopo cercavo di allontanarti trattandoti male o facendoti innervosire. Ma per quanto mi sforzassi, alla fine, venivo irrimediabilmente attratto da te e tornavo a comportarmi come non ero mai stato solito fare. Dio solo da quanto avrei voluto baciarti quel giorno in cui il fotografo ci ordinò di far finta di baciarci. Stavo letteralmente morendo dalla voglia di farlo, e di lì in poi trattenermi divenne sempre più difficile.- Ride per un momento e mi stringe ancora di più a sé.- Ti ricordi quella volta in cui il fotografo ci disse di muoverci come volevamo? Be' in quel frangente m'inventai l'enorme balla che quando chiedono pose libere significa che devi entrare a stretto contatto con il partner in questione. In realtà non è affatto così. Lo inventai solo perché volevo sentirti vicina, e così ti baciai sul collo a mio rischio e pericolo. Sapevo che mi sarebbe stato difficile trattenermi, però lo feci ugualmente perché morivo dalla voglia di sentire la tua pelle sotto le mie labbra- confessa, facendo aumentare il mio battito cardiaco in modo considerevole.- Sei stata la prima persona a farmi impazzire tanto. Hai stravolto la mia vita e l'hai resa degna di essere chiamata tale. Se prima nella mia vita c'era solo il buio e persisteva l'inverno, tu mi hai illuminato le giornate e le hai allungate come il sole fa in primavera. È inutile persino dirti che ti amo, ormai credo che quelle poche parole non siano in grado di contenere tutto ciò che provo per te. 
Sei la mia vita ed il mio cuore... Sei il mio tutto, e lo sarai per sempre- conclude chinandosi a baciarmi delicatamente, mentre delle lacrime di commozione mi solcano il viso riversandosi a terra. 

Gli circondo il collo con le braccia e lo stringo a me in un moto ricolmo d'amore.- Nick- sussurro sulla sua bocca prima di ribaciarlo.- Nick- ripeto con la voce strozzata.- Nessuno mi aveva mai detto qualcosa di così bello- ammetto abbracciandolo. Sorrido e porto gli occhi nei suoi.- Posso plagiare la tua ultima frase e dirti che sei il mio tutto e che lo sarai per sempre?- 

Mi sorride divertito ed appoggia la fronte sulla mia.- Te lo concedo, però dovrai pagare i diritti d'autore- 

- In che modo?- domando portando lo sguardo sulle sue labbra.

- Ne conosco uno molto interessante- sussurra avvicinando la sua bocca alla mia e zittendomi con il bacio più lento e dolce che mai mi avesse dato.
Stringo una mano fra i suoi capelli mentre nella testa mi rimbombano poche parole per me vitali: sempre e per sempre. 




- È qui che devi entrare?- mi domanda Mattia non appena giungiamo tutti e tre davanti all'ufficio di Kate. 

Annuisco e stringo la mano di Nick per farmi forza, poi prendo un grande respiro e busso alla porta. Inizialmente non sentiamo risposta, così nasce in me la speranza che Kate non ci sia e che quindi non potrò partire, ma ben presto sento la sua voce che m'invita ad entrare.
Abbasso con molta calma la maniglia e sbircio dentro la stanza. 

- Vieni pure cara- mi dice Kate sorridendo. 

Le sorrido forzata e spalanco la porta per far entrare anche Nick e Mattia. Ci accomodiamo sulle poltrone del giorno prima ed attendiamo, un'altra volta, che la mia manager cominci a parlare.

- Solo un secondo e poi ti dirò tutto, devo trovare dei fogli- ci avverte mentre sposta cartelle su cartelle. 

Rivolgo uno sguardo a Nick, che fa altrettanto, e gli porgo una mano. L'afferra sorridendo ed intreccia le nostre dita, poi se le porta su una sua gamba e torna a guardare spazientito la mia manager.
Porto lo sguardo su Mattia che se ne sta stravaccato sulla poltrona con l'intento di fulminare Kate. Si gira dalla mia parte e mi strizza l'occhio in un gesto rassicurativo, gli sorrido e mi volto non appena sento Kate cominciare a parlare. 

- Eccoci qua, allora questo è il tuo biglietto aereo, andata e ritorno- spiega porgendomi i fogli.- Purtroppo non l'ho trovato in prima classe- 

- No, va bene così- affermo frettolosamente. Ho una voglia matta di andarmene da questo ufficio il prima possibile. 

- Avrai l'opportunità di portare un bagaglio da stiva e uno a mano, la borsa poi non sarà considerata come bagaglio a mano quindi puoi tenerla tranquillamente. Ti ho provvista di un imbarco prioritario e... cos'altro? Ah sì, il volo durerà quasi sei ore, perciò ti ho preparato dei fogli con tutte le istruzioni e tutte le informazioni sul set nel quale andrai a lavorare, compresa la via dell'appartamento e tutto il resto- 

- Posso vedere?- interviene Nick, prendendo i fogli con l'unica mano libera e sfogliandoli. 

- Domani mattina ci sarò anch'io all'aeroporto, così ci potremo salutare a modo- aggiunge Kate, sorridendomi teneramente.- Mi dispiace veramente molto non poter essere presente al tuo primo lavoro fuori sede- 

- Non ti preoccupare- le dico sorridendo.

- Qual è la data di scadenza del lavoro?- domanda Nick, senza alzare gli occhi dai fogli. 

- È il 26 Gennaio. Dal momento che il 25, 26, 31 e il 1º Federica non lavorerà quei giorni le verranno fatti recuperare- 

- Quante ore di lavoro avrà durante la giornata?- continua a chiedere Nick. 

- Sono sette ore in totale.- Kate si volta verso di me e riprende a parlare.- La mattina Dior ti richiederà per quattro ore, il pomeriggio Guess per tre- 

- Che cosa richiede Dior? Solo abbigliamento?- insiste Nick, appoggiandosi con la schiena alla poltrona e guardando Kate con aria di sfida.- Mi sembrano un po' troppe quattro ore solo per dell'abbigliamento- 

- Infatti Dior non la richiede solo per i vestiti, ma anche per gioielleria e profumi. Guess, invece, solo per l'abbigliamento- risponde con calma la mia manager. 

Nick solleva un sopracciglio e mostra un sorriso di scherno.- E quando aveva intenzione di dircelo? Se non sbaglio un manager dovrebbe mettere al corrente il suo cliente di tutto ciò di cui è a conoscenza- 

- Era quello che stavo per fare- ribatte Kate. 

- Mi sembrava di aver capito che avesse finito, se non vado errato aveva detto che oggi avrebbe parlato di dettagli. A me questi non sembrano dettagli- 

- È comunque tutto scritto nei fogli che domani Federica avrà l'opportunità di leggere in aereo- 

- Non me ne frega un fico secco di quello che c'è scritto su quei dannati fogli che lei ha stampato senza un briciolo di fatica. Dovrebbe informare la sua cliente a voce, non con un papiro di roba. Questo è il lavoro di un manager, altrimenti vada a lavorare in un ufficio qualunque se non ne è capace- risponde Nick, facendomi sgranare gli occhi per la sorpresa. 

Kate è rimasta senza parole. Ha la bocca leggermente aperta e un'espressione di puro stupore dipinta sul viso. Nick invece ha la mascella contratta ed un pugno chiuso sulla scrivania. 
Gli stringo la mano ed attiro la sua attenzione su di me. I suoi occhi lanciano saette di rabbia, ma non appena incontrano i miei si addolciscono e lo sento sospirare pesantemente. 

Abbassa la testa e porta una mano davanti agli occhi per massaggiarsi la parte superiore del naso.- Si rende conto che avrebbe potuto far partire una sua cliente senza averle dato le dovute spiegazioni?-  domanda con un tono di voce più calmo, ma al contempo stanco. 

Kate china la testa e punta gli occhi sulla scrivania.- Sì, me ne rendo conto. Non era mia intenzione. Non capiterà più- 

- Bene, me lo auguro vivamente- taglia corto Nick, alzando la testa e guardandola con serietà.- C'è forse qualcos'altro che dovrebbe dirci?- 

- Solo che il set per Dior avrà inizio alle nove del mattino, mentre quello per Guess alle tre del pomeriggio- risponde mesta.

- Altro?- 

Kate scuote la testa e deglutisce.- No, solo questo- 

Nick mi lascia la mano, si alza dalla poltrona e Mattia fa altrettanto, anticipandolo nell'aprire la porta. Rimango seduta ad osservare la mia manager che se ne sta col capo chino e gli occhi persi nei fogli davanti. 
Provo un enorme moto di compassione per lei in questo momento. Mi dispiace vederla così abbattuta per le parole di Nick, in fondo mi ha seguita per tutto il periodo in cui ho lavorato qua. A volte si è comportata veramente come una mamma, standomi vicina ed aiutandomi quando le era possibile, facendo persino rimandare un set perché non mi sentivo bene. Sono cose che non posso scordare, neanche se ha commesso questi errori.

Allungo un braccio e le sfioro una mano, facendole alzare la testa. Le sorrido e stringo le dita sulla mano che le ho agguantato.- Non preoccuparti, fai bene a scrivermi tutto su dei fogli, se no sono capace di dimenticarmi ogni parola che mi hai detto- le dico arricciando il naso.

Mi sorride di rimando ed appoggia l'altra mano sulle nostre.- Però avrei dovuto comunicarti le informazioni più importanti anche a voce. Mi dispiace di non essere una brava manager- 

Scrollo le spalle.- Non m'interessa avere una manager perfetta che si comporta come una macchina. Sbagliare capita a tutti, è naturale.- Le sorrido ed ammicco scherzosamente.- E poi per me sei una manager eccezionale, finora mi hai sempre consigliato la cosa migliore. Sono sicura che anche questa volta non farà eccezione- 

Kate mi sorride maternamente ed aumenta la stretta della sua mano nella mia.- È un onore per me lavorare con te, Federica. Sono contenta che Armando ti abbia assegnata a me quel giorno- 

- Anche per me è un onore- confesso annuendo. 

Prima di andarmene ci abbracciamo e ci diamo appuntamento all'aeroporto per le dieci di mattina. La saluto ed esco dall'ufficio per recarmi all'ascensore dove trovo Nick e Mattia ad aspettarmi. Sorrido ad entrambi e corro verso di loro felice, per poi circondare il collo di entrambi con le braccia e stringerli a me in un abbraccio. 
Nick ride tra i miei capelli e Mattia mi solleva da terra come una bambola di pezza, per poi farmi fare un giro su me stessa come quando ero piccola.
Adesso ci aspetta una nuova meta: il campus.




Sono riuscita a convocare tutti in camera mia: Cristy, che guarda me e Nick con un sorriso malizioso, Ryan, che tiene un braccio sulle spalle di Cristy e mi sorride, Elise, che mi osserva con ammirazione e Tyson che scruta Mattia incuriosito. 
Per un mese non vedrò nessuno di loro. So già che mi mancheranno da morire. Mi mancherà non poter svegliare la mattina la mia migliore amica, mi mancherà non ridere insieme a Ryan, mi mancherà la curiosità di Elise, mi mancherà tutto anche del grande e fragile Tyson.
Sorrido ad ognuno di loro ed intreccio le dita in difficoltà. Non so se ce la posso veramente fare a vedere i loro sguardi sorpresi e addolorati... Sento un braccio di Nick circondarmi le spalle e sollevo la testa per guardarlo. Annuisce e m'indica i miei amici con un leggero cenno del capo, cercando d'infondermi coraggio. 
Ok, devo farlo. Sarebbe inutile rimandare ancora. 

Mi schiarisco la voce e sposto gli occhi su ciascuno di loro.- Io...- comincio a dire, con la gola improvvisamente secca.- Mi hanno offerto un lavoro- butto fuori, celando la maggior parte della verità. 

Elise sgrana gli occhi felice e congiunge le mani sotto il mento, Tyson mi sorride amichevole e... Cristy e Ryan sono gli unici ad aver aggrottato la fronte e socchiuso gli occhi come se stessero cercando d'indagare il mio viso. 

- Non è solo questo quello che volevi dirci, vero?- chiede infatti la mia migliore amica. 

Scuoto la testa e deglutisco a fatica. Nick mi stringe delicatamente la spalla e comincia a muovere la mano su e giù lungo il mio braccio. 
Perché deve essere tutto così difficile? Perché non riesco a dire la verità una volta per tutte? Forse perché ancora una volta ho paura delle conseguenze. Ho paura dei loro sguardi smarriti, dei loro abbracci di arrivederci, delle loro parole di conforto. Non voglio che arrivi il momento di salutarci, sto cercando di allontanarlo con tutta me stessa, ma, come tutte le cose, se deve accadere accadrà. 

- Devo andarmene- sgancio tutto d'un fiato, abbassando la testa e sentendo gli occhi inumidirsi irrimediabilmente.

Avverto Nick irrigidirsi, come se sentire quelle parole lo turbasse ancora, poi si schiarisce la voce e mi stringe a sé.

- Che... che significa?- domanda Cristy dopo un minuto buono di silenzio. La sento avanzare verso di me ed alzo la testa per incontrare i suoi occhi, adesso preoccupati. Ryan dietro di lei è rimasto impietrito, mentre Elise e Tyson sono a bocca aperta. 

- Fede dimmi che è uno scherzo, dimmelo!- urla Cristy, prendendomi per le braccia e scuotendomi piano. Non replico, tanto sono persa a guadare i suoi occhi sgranati e sofferenti. Non le ho mai visto assumere un'espressione simile, così... distrutta. 

- Non sto scherzando- sussurro con un filo di voce.- Partirò domattina per Los Angeles e...- mi si rompe la voce nell'esatto momento in cui vedo le sue guance rigarsi di lacrime. Volto la testa di lato per non assistere ancora a quella visione spezza cuore.- Cris... ti prego- dico soltanto, sentendo il groppo in gola crescere a dismisura. 

- Perché non me l'hai detto prima?- mi chiede, cercando disperatamente il mio sguardo. 

- Perché l'ha saputo ieri sera- interviene Nick, comprendendo che, per me, parlare in questo momento sarebbe impossibile. Mi sto trattenendo con tutte le mie forze dal piangere, ma davanti agli occhi di Cristy sento tutte quelle forze venirmi meno.

La mia migliore amica mi prende una ciocca di capelli e l'accarezza dolcemente, facendomi tornare con lo sguardo su di lei.- Tornerai?- 

Annuisco ed ingoio la sofferenza.- Tra un mese, il 26 Gennaio- 

- Un mese?!- domanda a quel punto Ryan, affiancando Cristy.- È un sacco di tempo- aggiunge mesto. 

Annuisco e nella stanza cala il silenzio. 
Credo che l'espressione distrutta di Cristy rimarrà indelebile nella mia mente per tutti i giorni in cui starò a Los Angeles. 
Alla fine ci sono riuscita, a rompere il cuore alla mia seconda famiglia per la stessa identica causa. E questo pensiero mi ferisce più di qualsiasi altra cosa. 

- Mi dispiace- mi ritrovo a dire ad alta voce, presa dal corso dei miei pensieri. 

Cristy tira su col naso e mi sorride.- Anche a me, non puoi nemmeno immaginare quanto, ma in fondo questo non è un addio... È solo un arrivederci a presto- 

- Già, solo un arrivederci- ripeto cercando di sorridere. E per essere solo un arrivederci fa male da morire. 

- Ci... ci rivedremo...- La voce di Cris s'incrina di nuovo e, nonostante il sorriso, alcune lacrime riprendono a scendere.- Molto presto, non è vero? Un mese e ricomincerò a vederti entrare da quella porta- dice indicando quella di camera e rendendomi più difficile contenere le lacrime.- Un mese e ricomincerai a svegliarmi la mattina coi tuoi metodi discutibili- aggiunge ridacchiando e piangendo contemporaneamente.- Un mese e sarai di nuovo qui con me- conclude perdendo il sorriso e abbracciandomi di slancio.

La stringo a me, nascondendo il viso nella sua spalla, e sento il braccio di Nick allontanarsi. Dopodiché qualcuno tira su col naso e la porta di camera si apre per poi richiudersi poco dopo. 
Alzo la testa e vedo solo Ryan insieme a noi nella stanza. Nick deve aver fatto uscire tutti gli altri per permetterci di stare da soli.

Il mio migliore amico si avvicina e ci sorride.- Chi ha bisogno di un bell'abbraccio di gruppo?- domanda facendoci ridere e piangere allo stesso tempo. 

Lo includiamo nell'abbraccio e ci stringiamo forte, molto probabilmente per l'ultima volta di qui ad un mese. Appoggiamo la testa sul petto di Ryan ed io e Cristy intrecciamo le nostre mani per poi guardarci. 

- Fede mi mancherai- confessa lei.- In una maniera incommensurabile- 

- Anche tu- ammetto aumentando la presa sulla sua mano. 

- Ehi, e io non mancherò a nessuno?- domanda Ryan, strappandoci un'altra risata. 

Lo abbraccio più forte e sorrido nel guardarlo.- Certo che mi mancherai anche tu- 
 
- Allora... a tra poco- dice Cristy.- Ci sentiremo sempre, vero? Tutti i giorni- 

- Tutti i giorni- ribadisco annuendo. 

Ci stringiamo forte nell'abbraccio un'ultima volta e poi esco di camera per salutare anche Tyson ed Elise. 
Elise mi bacia sulla guancia e si asciuga una lacrima per poi augurarmi il meglio durante il mio soggiorno a Los Angeles. Tyson mi stritola in un abbraccio ed infine mi saluta col suo metodo del pugno-pugno, nonostante le occhiate ammonitrici di Nick. 
Vedo Cristy parlare sottovoce con Nick e poi rivolgermi un sorriso materno. Le sorrido con tutto l'affetto che provo nei suoi confronti e, dopo aver preso la mia roba dalla camera ed averla riposta nella valigia, esco dal campus. Uno dei miei porti sicuri che per un mese sarà lontano dai miei occhi e dal mio cuore. 




- C'è un posto dove vorresti andare?- mi domanda Mattia mentre camminiamo per strada. 

Faccio per pensarci e scuoto la testa.- No, non ho preferenze- 

- Io invece sì- interviene Nick, sorridendo sghembo e prendendomi per mano.- Però prima dobbiamo passare da casa, devo prendere delle cose- 

Mattia lo guarda con sospetto, io con amore e fiducia. Gli stringo la mano ed appoggio la testa sul suo braccio.- Per me va bene. Tu Mat, cosa ne pensi?- domando divertita. 

Incrocia le braccia al petto e continua a fissare Nick, ma stavolta noto qualcosa di diverso nel suo sguardo. Non è più sospettoso o innervosito, bensì calmo e rilassato, come se stesse pensando a qualcosa di piacevole.- È ok- dice infine, tornando con gli occhi sulla strada. 

È la prima volta che mio fratello risponde bene ad un proposta di Nick. Se non ricordo male non era mai successo che fosse così accondiscendente. E quindi mi sorgono spontanee delle domande: cos'è stato a fargli cambiare idea? Lo sta facendo solo perché questo è il nostro ultimo giorno insieme? 

- Ah Mat, tu quand'è che devi partire?- chiedo d'un tratto, accantonando quei pensieri. 

- Avrei il volo prenotato per il 24 mattina, però a questo punto non so nemmeno se farmelo rimborsare e comprarne uno che parta prima- risponde scrollando le spalle e tirando i calci a dei sassolini sul marciapiede.

Quando sto per parlare, Nick mi anticipa.- Puoi rimanere a casa mia fino al 24- dice con mia immensa sorpresa. 

Mattia alza la testa di scatto ed insieme puntiamo gli occhi su Nick.- Dici davvero?- gli domanda incredulo.- Non è che poi mi butti in mezzo alla strada?- 

Nick sorride divertito e guarda mio fratello.- Sarebbe una bella idea, ma no, non ti butterò in mezzo alla strada... A patto che tu dorma sul divano, mi pare ovvio- 

Mattia allunga una mano verso il mio ragazzo e sorride grato.- Affare fatto, qua la mano- 

Lasciandomi nuovamente incredula, Nick gliela stringe. Mi sarei aspettata qualche frecciatina o qualsiasi altra cosa che fanno di solito, ma non di certo questo. Siamo difronte all'apocalisse.
E per tutto il restante tragitto fino a casa non faccio altro che guardarli con un'espressione scioccata dipinta sul volto. Qualcosa è nell'aria, molto probabilmente qualcosa chiamata amicizia. 




- Non mi avevi mai detto di avere una macchina!- esclamo non appena Nick ci porta davanti ad una Lamborghini nera lucida. 

- E che macchina!- aggiunge Mattia passando un dito sulla carrozzeria.- Accidenti, ti sarà costata un occhio della testa. Sbaglio o la Lamborghini è la macchina più costosa al mondo?- 

- Non sbagli- afferma Nick, sorridendo sfacciato nonostante la mia bocca arrivi a toccare terra. Apre il suo sportello e si mette a sedere sul sedile con una leggiadria invidiabile, anche perché io praticamente sprofondo nel mio posto tanto la macchina è bassa. 

Mattia si siede dietro di noi e fischia compiaciuto nel vedere gli interni in pelle.- Questa è un'Aventador quattro posti! Pazzesco- continua a dire, senza che io ci capisca una parola. 

Nick mi rivolge un sorriso divertito mentre preme un pulsante sul cruscotto. Ammiro l'aprirsi di un piccolo sportello dal quale escono degli occhiali da sole squadrati di Diesel, poi Nick li prende e se l'infila. E, cavolo, gli stanno così bene che inizia a battermi forte il cuore! 

Si gira a guardarmi, forse perché ho la bava alla bocca, e mi sorride sghembo.- Ti piace?- chiede avvicinando la sua testa alla mia. 

Annuisco e cerco di ricompormi.- Sì, è...- Deglutisco e sfioro il cruscotto con la mano.- Molto bella- riesco a dire senza guardarlo negli occhi. 

Sento una mano sotto il mento che mi volta la testa delicatamente e subito dopo le sue labbra sulle mie. 
Mattia molto probabilmente è troppo intento ad ammirare la macchina per curarsi di noi. 
Rispondo molto lentamente al bacio, mentre le labbra di Nick lambiscono ed assaporano le mie. Una sua mano prende una ciocca dei miei capelli e me la porta dietro l'orecchio, dopodiché allontana la bocca, lasciandomi in iperventilazione. 

Mi sorride divertito ed accende la macchina.- Non guardarmi in quel modo, se no sarò tentato di rinchiudere tuo fratello in macchina e di portarti in camera da letto- afferma facendomi surriscaldare in qualsiasi parte del corpo. 

- Di che parlate?- domanda Mattia, riportandomi alla realtà.

- N... niente, di... macchine- mi appresto a dire, incurante della risatina di Nick. Lo fulmino con lo sguardo e rivolgo un sorriso a mio fratello. 

Il rombo del motore mi porta ad infilarmi la cintura alla velocità della luce. Sento lo scemo accanto a me ridere e gli lancio un'altra occhiataccia minatoria.- Vai piano, molto piano- gli intimo trucemente. 

Annuisce divertito ed esce dal parcheggio ad una lentezza esasperante. Lo sta facendo per provocarmi, c'era da aspettarselo.- Così va bene?- domanda infatti, girandosi verso di me con un'espressione da schiaffi. 

Alzo gli occhi al cielo e sospiro.- Ok, hai vinto tu- 

- Benissimo- afferma ingranando la terza ed immettendosi sulla strada. Mio Dio, qui ci lascio le penne! Mi sembra di essere nel film Fast and Furios. 
Nick supera una macchina con uno scatto, facendo ruggire il motore e guadagnandosi tutta l'approvazione di mio fratello che lancia urla da montato. 
Mi aggrappo con un braccio allo sportello e strabuzzo gli occhi come un gatto che vede l'acqua. 

Arriviamo ad un semaforo, inutile dire che siamo i primi della fila, ed accanto a noi si pianta una Maserati bianca con un tizio che fuma al suo interno. 
Nick e Mattia si voltano a guardarlo con aria di sfida, mentre io prego che non accada quello che sta per succedere. Il tizio nell'altra macchina rilancia lo stesso sguardo ed abbassa il finestrino, cosa che fa anche Nick. 

- Bella macchina ragazzo- si compiace l'uomo, probabilmente sulla trentina. Nick annuisce e sorride sfacciato come a dire "eh be', lo so". 

- La strada è libera- continua a dire il tizio.- Che ne dici di arrivare fin in fondo a Weather Street ad una velocità elevata? Vediamo chi vince- scocca un'occhiata divertita e getta la sigaretta.- Maserati contro Lamborghini- 

- Ci sto- risponde subito quello stupido. Mattia si sfrega le mani e si mette comodo sul sedile, ridendo e facendo versi all'uomo della Maserati. 

- Mangerai la nostra polvere- dice mio fratello, guadagnandosi subito l'odio del tizio. 

- Vedremo, amico- ribatte soltanto, alzando il finestrino e calandosi gli occhiali da sole sul naso. 

Nick appoggia un braccio fuori dal finestrino e fa ruggire il motore, in attesa che scatti il verde. Sul suo viso c'è un'espressione di puro divertimento, non so se per la sfida o per la mia faccia sgomenta ed impaurita.

- Ti prego, non fare paz...- non termino la frase che mi ritrovo a cacciare un urlo non appena Nick scatta in avanti. 
Punto gli occhi sul tachimetro e velocemente vedo salire l'asticella. 60...75... 90... 105... Oh mio Dio! Moriremo sfracellati! 

Il vento, proveniente dal finestrino aperto dello stupido, mi fa volare i capelli a destra e a manca, frustandomi il viso e rendendomi difficile vedere la strada. 
Li raccolgo in una crocchia improvvisata e successivamente mi arpiono al sedile con entrambe le mani. 
Nick ingrana la quinta e preme il piede sull'acceleratore, arrivando sullo stesso piano della Maserati che, non mi ero accorta, ci aveva superato. 

- Vai Nick! Spaccagli il sedere!- urla mio fratello, esagitato come un ultras.

- Come vuoi- risponde il mio ragazzo, sorridendo sghembo ed accelerando ancora. 

- Per l'amore di Dio, ferma questo aggeggio!- grido per sovrastare il rimbombo del vento.

Nick ride di gusto e cambia nuovamente marcia... la sesta?! Non ho mai visto macchine che possiedono persino la sesta, in realtà non sapevo nemmeno che esistessero.  
Controllo il tachimetro e per poco non svengo sul sedile: siamo a 170, per la miseria! 

Superiamo di poco la Maserati e lancio uno sguardo al conducente dell'altra macchina. Anche lui sorride come un pazzo suicida, bene, sono accerchiata da folli sprezzanti del pericolo.

- Mi aspetto grandi cose da te in questa curva- dice Mattia, dando una pacca sulla spalla a Nick. 

Sbarro gli occhi e li punto sulla strada. Una curva?! Oh santissimo cielo! Ci schianteremo contro il muro di qualche edificio, me lo sento. 
Nick dal canto suo sembra, non solo tranquillissimo, ma anche divertito come mai prima d'ora. 
Stacca una mano dal volante e per poco non mi sale l'istinto omicida.

- Metti le mani su quel cavolo di volante!- grido come un'ossessa. 

Ride ed ubbidisce, poi si sistema meglio sul sedile e lancia un'occhiata allo specchietto retrovisore.- Ce l'abbiamo alle costole, a questa curva lo butto fuori- afferma. 

- Cosa?!- urlo mentre Mattia grida un: - Grande!- 

Guardo la stretta curva avvicinarsi e poi Nick; poi di nuovo la curva e subito dopo Nick. Dice sul serio allora, oh Signore! 
Accelera di nuovo e stringe il volante in pelle tra le mani, guardando serio la strada. 
Il cuore inizia a battermi all'impazzata in contemporanea con la sgranatura totale dei miei occhi e col sudore che comincia ad uscirmi dalle mani.
La curva si avvicina sempre di più e noi non smettiamo di accelerare. Moriremo sul colpo.
Mattia ha smesso di parlare e sono sicura che sia in pena come me in questo momento. 

Il battito del mio cuore lo sento salire fino alle orecchie nel momento in cui Nick cambia velocemente marcia portandola alla quarta, lascia l'acceleratore per un nano secondo e sterza con violenza appena giungiamo alla curva. 
La parte posteriore della macchina slitta sul cemento con un ruggito acuto e, prima che si possa scontrare con il muro di una casa, Nick pigia sul freno, facendo arrestare le ruote. 
Il tizio nella Maserati si ferma qualche metro più indietro ed osserva Nick con gli occhi fuori dalle orbite. 

- Mio Dio, ce l'abbiamo fatta- sussurra Mat, incredulo. 

Deglutisco, con il cuore che batte ancora come un forsennato, e noto la sgommata nera sul cemento dallo specchietto retrovisore. 
Porto rapidamente gli occhi su Nick e l'osservo sgomenta. Si volta verso di me ed appoggia la testa sul sedile per poi portarsi gli occhiali tra i capelli. 

- Piaciuta la corsa?- domanda sorridendo beffardo. 

Boccheggio per qualche istante e poi ritrovo contegno.- Sei uno stupido decerebrato senza un briciolo di giudizio!- grido, scossa per quel che è successo.- Avresti potuto perdere il controllo della macchina e...- Le sue labbra mi tappano rapidamente la bocca e tutte le offese che avevo da rivolgergli mi muoiono sulla punta della lingua. 
Mi bacia con trasporto e porto una mano tra i suoi capelli per tirarli leggermente, come punizione per ciò che ha fatto. 

Sorride sulla mia bocca e si allontana di qualche millimetro.- Secondo te avrei permesso che ti potesse succedere qualcosa?- mi chiede in un sussurro, baciandomi a stampo. 

- Rimani comunque uno stupido decerebrato senza un briciolo di giudizio- ribatto divertita, prima di baciarlo un'ultima volta. 
Mi prende il volto tra le mani ed approfondisce il bacio, insinuando la sua lingua nella mia bocca. Passo una mano dietro il suo collo e mi avvicino a lui.

- Va' a mori' ammazzato!- urla Mattia, in italiano, dal finestrino. 

Io e Nick ci stacchiamo e puntiamo gli occhi su mio fratello. 

- T'è piaciuta la nostra polvere?!- continua, stavolta in inglese.- Ci vediamo bello! Alla prossima!- conclude facendo "ciao" con la mano al tizio della Maserati ed alzando subito dopo il finestrino.- Che c'è?- ci chiede non appena nota i nostri sguardi.- Dopotutto ha perso, è giusto farglielo pesare- afferma ridendo. 

Scuoto la testa divertita e Nick sorride, dopodiché riaccende la macchina e ripartiamo verso la nostra meta. 










Penultimo angolo dell'autrice :(

Buongiorno! So che vi starete facendo delle domande del tipo "ma questo non doveva essere l'ultimo capitolo?"
Avete perfettamente ragione! Solo che ho deciso di dividere questo epilogo in due parti perché mi stava vendendo lunghissimissimo. Vi sarebbero serviti due giorni per finirlo di leggere ahahah, ed ancora non ho terminato di scriverlo O.O
Forse lo sto facendo così lungo perché non voglio separarmi nemmeno io da Fede e Nick *piange disperata* */\*
Poi non volevo farvi attendere troppo con questo capitolo, quindi un motivo in più per dividerlo :)
Spero vi sia piaciuto! Grazie per tutta la vostra pazienza e per le vostre recensioni stupende!!!! Adoro leggerle!!! 
Un bacione e... */\* all'ultimo capitolo! *sigh* 

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Capitolo 31
*** Epilogo- II parte ***


Epilogo- II parte





Nick svolta in una strada sterrata piena di alberi e mi sporgo in avanti per vedere di che posto si tratti. 
Intorno a noi la natura incontaminata fa da cornice a delle candide colline innevate e il sole bacia ogni foglia conferendogli un colore brillante. 
Ammiro estasiata il panorama e sorrido come una bambina nel vedere uno scoiattolo salire rapido su un albero. 

- È stupendo qua- dico abbassando il finestrino e mettendo un braccio fuori per fare leva e sporgermi. 

- E non hai ancora visto tutto- conviene Nick. 

Saliamo ancora un po' lungo la piccola strada sterrata, fino a che la macchina non si ferma in uno spiazzo da cui diparte un sentiero. Scendo velocemente e respiro a pieni polmoni l'aria pulita del bosco. Il sole mi colpisce coi suoi raggi luminosi ed un piacevole calore si diffonde sul mio viso e sul mio corpo. 
Alzo gli occhi al cielo e resto ad ammirare il suo stupendo colore per qualche istante, rendendomi conto di quanto sia fortunata per poter assistere a tanta perfezione. Dopodiché torno con lo sguardo su Nick e mio fratello che stanno tirando fuori qualcosa dal bagagliaio. 

- Che cos'avete lì?- domando avvicinandomi. 

- È una sorpresa- risponde Nick, prendendo un sacchetto bianco, dall'apparenza pesante, e porgendone un altro a Mattia. 

Chiude la macchina e mi si accosta; passa un braccio attorno ai miei fianchi e mi sospinge verso lo stretto sentiero. Decido di non fare altre domande e mi lascio trascinare nel fitto del bosco, beandomi della vista mozzafiato attorno.
Camminiamo per una decina di minuti, poi in lontananza scorgo una piccola radura provvista di un barbecue in pietra e di un tavolo di legno. 
Il rumore di un fiume mi fa voltare la testa e sorridere non appena lo vedo dietro degli alberi. E ben presto mi rendo conto che il suo corso arriva fino alla piccola radura.

- Eccoci arrivati- mi sussurra all'orecchio Nick, baciandomi sul lobo. 

Lo guardo e sorrido.- È stupendo!- esclamo felice.- Grazie, davvero.- 

Nick deposita un bacio sulla mia fronte e mi stringe a sé.- Non sono ancora finite le sorprese- afferma con un sorriso ed avvicinandosi al tavolo per appoggiare la busta.

- Sono curiosa- dico divertita. 

- E lo sono anch'io in effetti- interviene Mattia.- Voglio proprio sapere cosa ti sei inventato per superare il barbecue nel bosco.- 

- Qualcosa- risponde vago Nick, facendo spallucce. Apre le buste ed estrae delle confezioni di carne, salsicce e polpette impanate.- Questa è tutta roba che ha comprato ieri tuo fratello, forse pensando che in casa fossimo venti persone o che saremmo andati in contro ad un periodo di carestia.- 

Scoppio a ridere e porto una mano sulla spalla di Mattia per sorreggermi. 

- Sempre meglio abbondare- si difende mio fratello, dandomi un buffetto sulla fronte.

- Mat sei sempre lo stesso- riesco a dire tra una risata e l'altra. Lo abbraccio affettuosamente e poi mi metto ad aiutare Nick nell'accendere il fuoco del barbecue. 
Dopo cinque minuti buoni ci riusciamo ed aspettiamo che le fiamme disinfettino le grate abbrustolite.
Mat arriva con le fette di carne e le salsicce, intanto io vado ad apparecchiare la tavola coi piatti, le posate ed i bicchieri di plastica. 
Chissà perché solo nei momenti più belli mi ritrovo a pensare a quanto sono fortunata. Dalla mia mente è totalmente scomparso il pensiero della partenza imminente. In fondo potrò sempre prendere un aereo e fare visita a Nick nel fine settimana. Non sarà... poi così dura. 
Scuoto la testa e posiziono l'ultimo bicchiere, dopodiché porto lo sguardo su Nick e mio fratello che stanno lavorando gomito a gomito. 
Mi si scalda sempre il cuore quando li vedo insieme. Se solo fosse qui anche mio padre potrei affermare di avere tutti gli uomini della mia vita. 
E prima o poi sono sicura che riuscirò ad averli tutti e tre insieme. Più volte mi è frullata per la testa la saggia idea di portare Nick a Firenze per farlo conoscere ai miei genitori. 

- No, prima vanno le bistecche. Sei americano, certe cose non puoi capirle- 

- Possiamo anche mettere tutto insieme, non cambia nulla- ribatte Nick, fulminandolo.

- No, prima le bistecche che vanno condite. Lascia fare a me, io sono italiano e so come si mangia, tu, poveretto... non è colpa tua, bello. Ma fattene una ragione, io ho una cultura in questo campo- si vanta Mattia, scrollando le spalle. 

Nick solleva un sopracciglio e rimane a guardarlo in silenzio, poi ghigna e gli dà una pacca sulla spalla.- Allora lascio tutto a te, donna di casa.- 

Mio fratello gli lancia un sorriso finto e tirato, che assomiglia tanto ad una minaccia silenziosa, ed annuisce. 
Sorrido difronte alla scenetta e mi siedo sulla panca del tavolo, tanto per stare comoda nel caso in cui si presentasse un nuovo scontro in stile "guerra fredda". 
Nick viene verso di me e mi prende per mano; intreccia le nostre dita e mi fa cenno con la testa di seguirlo. 

- Donna delle bistecche, chiamaci quando è pronto- urla a Mattia, mentre ci allontaniamo seguendo il sentiero.

- Ma ovviamente, mio uomo- gli grida dietro mio fratello, imitando una voce femminile. 

Percorriamo la strada ciottolata per qualche metro, senza allontanarci troppo dalla radura. Improvvisamente Nick si ferma, si volta verso di me e mi agguanta per i fianchi. Porta due dita sotto il mio mento e si china a baciarmi. 
Il mio Nick. Quanto mi mancheranno i suoi baci, le sue mani calde, la sua voce, i suoi occhi. Intreccio le mani dietro il suo collo e lo attiro più vicino a me, in un disperato bisogno di non farlo allontanare. 
Le sue labbra si fanno più esigenti mentre lambiscono le mie; inclino la testa di lato e gli permetto d'insinuare la lingua nella mia bocca, innescando un bacio ricolmo di passione e sentimento. 
In mezzo alla natura, con il rumore del ruscello che scorre vicino a noi, con gli uccelli che cinguettano a turni e con Nick al mio fianco, mi rendo conto che la pace mi sta circondando con le sue braccia. Ogni ricordo piacevole di questa giornata intaccherà la mia capacità di autocontrollarmi domani. 
Mi ero immaginata di partire col sorriso, ma credo che saranno solo le lacrime ad accompagnarmi. Mi rendo conto di essere fortunata, ma... sembra da pazzi, avrei preferito non esserlo. Il pensiero di non avere Nick con me riesce ad annientarmi più di quanto avessi immaginato. Fa addirittura più male di quando dovetti partire e salutare la mia famiglia. 
Mi sollevo sulle punte ed interrompiamo il bacio per riprendere fiato. Le nostre fronti si incollano ed i nostri respiri si confondono l'uno in quello dell'altra. 

- Nick, non voglio andarmene- sussurro a voce bassa per non rompere quel delicato momento di pace. 

Mi stringe a sé e sospira debolmente.- Lo so, fosse per me ti terrei qua per sempre.- 

Torno coi talloni a terra ed appoggio la testa sul suo petto, lasciandomi cullare dal silenzio e dal calore del suo corpo. Quando non si ha scelta, almeno si abbia coraggio. Era così quella frase della Morgenstern? Be', non aveva tutti i torti. Non mi resta che cacciare fuori il coraggio e buttarmi, sperando di atterrare coi piedi per terra. Anche se sarò sola.
Sola come non lo sono mai stata prima.





Il pranzo nella radura è stato il più bello della mia vita. Mattia ha cucinato egregiamente, a partire dalle bistecche sino alle salsicce. Si è addirittura guadagnato un piccolo complimento da parte di Nick, il che è tutto dire. 
Con mia enorme sorpresa mio fratello non ha mai avuto nulla da protestare né quando Nick mi ha baciata sulla tempia e sul collo perché mi ero scottata con una forchetta lasciata vicino al braciere, né quando mi ha fatta sedere sulle sue gambe dopo aver terminato di mangiare. 
Mi sarei aspettata una qualche minaccia nei confronti del mio ragazzo o che ci avrebbe fatti distanziare. Invece nulla. Mi ha sorriso ogni volta con una dolcezza tale da farmi sciogliere. 

Dopo aver ripulito il tavolo e gettato tutto in un cestino accanto al braciere, Nick mi ha presa per mano ed insieme a Mattia abbiamo cominciato a camminare per il sentiero. 
Nonostante il freddo mi sono sempre sentita riscaldare dal tepore nel mio cuore. 
Più volte mi sono voltata ad osservare mio fratello e poi Nick, cercando di imprimere nella mente i loro volti rilassati. 
Mi mancherà da impazzire non sentirli bisticciare e non vedere le loro buffe espressioni quando si lamentano l'uno dell'altro. Però credo che potrò sempre vederli tramite le video chiamate... Almeno spero. 
Abbasso la testa e scruto i piccoli ciottoli della strada, scalciandone di tanto in tanto qualcuno; proprio nello stesso modo in cui vorrei calciare via i mille tristi pensieri che mi stanno affollando la mente. 
So che dovrei godermi la giornata, era questo lo scopo con cui mi sono alzata stamattina, ma... certi ragionamenti e riflessioni mi sorgono spontanei senza che io li possa controllare. 
Per quanto mi stia sforzando di non pensare a nulla, mi riesce impossibile attuarlo nella pratica. Anche perché sento che il momento della partenza si sta avvicinando sempre di più, inesorabilmente. 

- Ancora qualche metro e ci siamo- mi sussurra all'orecchio Nick, ridestandomi dai miei pensieri. Alzo la testa e gli sorrido annuendo, ma si rende immediatamente conto che il mio sorriso è tirato e che nasconde ben altro. 
Scioglie le nostre mani e adagia il braccio sulle mie spalle per attirarmi più vicina. Posa la bocca tra i miei capelli e sospira debolmente. 

Mi rendo anche conto che lo sto mettendo in difficoltà. Dopotutto cosa potrebbe fare lui? Se la situazione fosse ribaltata e toccasse a lui partire... non saprei davvero cosa fare per consolarlo, anche perché mi sentirei nello stesso identico modo in cui mi sto sentendo ora. Una schifezza. 

Sospiro anch'io e guardo davanti a me. Mi verrebbe da maledire il giorno in cui ho accettato di diventare una modella, ma sarebbe come maledire anche il giorno in cui ho conosciuto Nick. Impossibile, non riuscirei a farlo nemmeno sotto tortura. 
Questo lavoro mi ha dato tanto, e sembra che ora si stia riprendendo con la forza tutto ciò che mi ha concesso. Non posso nemmeno lottare per cercare di tenermi tutto stretto. 

Ad un certo punto i miei occhi mettono a fuoco un cartello di legno su cui sono incise delle lettere nere. Sporgo leggermente la testa in avanti e sento un sorriso di Nick sui miei capelli. 
Oh mio Dio. 
Quando leggo "centro equestre" per poco non rischio un collasso. 

Di scatto mi volto a guardare Nick con gli occhi spalancati.- Non posso crederci- sussurro stupita. 

Sorride sghembo ed inspira a fondo.- A cosa? A quanto sono bello o al fatto che da oggi hai un cavallo tutto tuo?- domanda mozzandomi il fiato. 

La mia bocca si spalanca e non emette un solo suono. Credo di essere sotto shock, anche se in senso positivo. 
Annaspo per un momento alla ricerca di qualche parola che non assomigli ad un'esclamazione da pazza su di giri e richiudo la bocca per riordinare le idee. 

Deglutisco mentre il cuore mi batte follemente e sbatto le palpebre più volte.- Mi hai comprato un cavallo?- riesco a dire con un filo di voce. 

Ride e sposta gli occhi davanti a sé.- Lo hai sempre desiderato, no? Adesso ne hai uno.- 

Mattia appoggia una mano sulla mia testa e mi scotola dolcemente i capelli. Porto lo sguardo quasi allucinato su di lui e lo vedo sorridere. 

- Devi pensare ad un nome- mi dice strizzando l'occhio.- È un maschio.- 

E quindi sapeva tutto anche mio fratello, nonostante abbia fatto finta di non saperne nulla fin dall'inizio.

- Oh mio Dio- sussurro girandomi ancora verso il mio ragazzo.- Ti sei ricordato di quello che ti ho detto la sera in cui stavamo guardando il film sulla cavalla- affermo flebilmente. 

Nick porta lo sguardo su di me e sorride divertito.- Certo che me lo sono ricordato. Eri così felice mentre me ne parlavi che sono rimasto colpito.- Fa spallucce.- Perciò ho pensato di esaudire un tuo desiderio.- 
 
Lo guardo in silenzio per una manciata di secondi, poi mi apro in un sorriso da orecchio a orecchio e lo abbraccio di slancio. Rido per la gioia e nascondo la faccia sul suo petto, mentre le sue braccia mi cullano dolcemente e la sua bocca deposita un bacio sul mio collo.- Oddio Nick, grazie- sussurro con la voce rotta e con una lacrima che mi scivola sulla guancia.- Grazie- ripeto stringendolo più forte.

- Non c'è di che- bisbiglia posando le labbra sulla lacrima.- Ti va di andare a conoscerlo?- mi chiede poi, alzandomi il mento. 

Sorrido ed annuisco. E quando riprendiamo a camminare tengo stretta sia la mano di Nick che di mio fratello. 





Non ho mai visto un cavallo più bello, ma forse perché sono di parte dal momento che me lo ha regalato Nick. 
È tutto marrone chiaro ad eccezione di una stupenda striscia bianca sul muso. Ha degli occhi stupendi: neri e profondi, umani. 
Quando ci ha visti si è ritratto in fondo al box spaventato, poi il titolare del centro ci ha consigliato di mettere del cibo sulla mano ed aspettare che si avvicinasse. 
Ed ha funzionato. Dopo una decina di minuti ha cominciato ad avanzare e si è fermato a mangiare dalla mia mano. L'espressione che ho avuto sul viso per tutto il tempo sono sicura che fosse il ritratto della felicità. 
Sentivo il cuore battermi impetuosamente e non riuscivo a togliermi il sorriso dalle labbra. 
Mattia nel frattempo non faceva altro che farmi le foto per tenerle come ricordo. 
Dopodiché lo abbiamo fatto uscire dal box e l'ho fatto camminare al mio fianco tenendolo per le briglie. Nick mi è sempre stato vicino, non si è allontanato nemmeno per un secondo. Di tanto in tanto depositava qualche bacio sulla mia testa e mi circondava i fianchi. Sono sicurissima che mio fratello abbia immortalato anche quei momenti per poi farli vedere al resto della mia famiglia. 

- Ho trovato un nome!- esclamo di punto in bianco mentre avanziamo nel recinto. 

- Spara- mi dice Nick sorridendo mentre accarezza il busto del mio cavallo. 

- Lo chiamerò Frenser- affermo soddisfatta.- Mi piace come suona.-

Mattia sembra pensarci e poi annuisce.- Sì, non è male.- Fa una foto al mio cavallo e gli dà una pacca delicata sulla criniera.- Benvenuto in famiglia Frenser.- 

Sorrido divertita e continuiamo a camminare per il recinto. Nick mi avvolge la vita ed il mio cuore perde una decina di battiti. Alzo la testa per guardarlo e in quell'esatto momento mio fratello ci grida di stare immobili.

- Fermi così, voglio farvi una foto con Frenser- spiega facendoci sorridere.- Ed ora baciatevi- conviene dopo poco. Per un attimo rimango sorpresa delle sue parole, ma poi Nick mi prende delicatamente il mento tra le dita, mi osserva intensamente e si china a baciarmi con dolcezza. 
Il bacio più dolce, lento e tenero della giornata. 

- Ti amo così tanto- sussurra a contatto con le mie labbra.

- Ti amo tanto anch'io- rispondo in un soffio, baciandolo di nuovo. Per un momento mi dimentico persino della presenza di Mattia davanti a noi e della briglia di Frenser nella mano, poi sento mio fratello contenere uno starnuto e sia io che Nick ci allontaniamo lentamente l'uno dalla bocca dall'altra. Restiamo a fissarci profondamente per un po'; mi sposta una ciocca di capelli dal viso ed infine gli prendo la mano per ricominciare a camminare. 

All'incirca una decina di minuti più tardi Mattia propone di farmi cavalcare Frenser. 
Un addetto ai box viene a montargli la sella e mi spiega come fare in modo che il mio cavallo non prenda a correre impazzito. 
Nick mi aiuta a montare sulla sella incredibilmente alta e quando riesco a sistemarmi su Frenser il cuore comincia a galopparmi. Mi sento elettrizzata. 
Accarezzo la chioma di Frenser e lui comincia a muovere la testa in una sorta di assenso, dall'alto verso il basso. 

- Se sei serena e ti fidi, lui lo sente- mi dice l'uomo. 

Annuisco e mi piego in avanti per dare un'altra carezza alla sua testa. Sorrido e faccio una leggera pressione sui talloni per dargli il via e farlo avanzare lentamente. 
Frenser comincia a muoversi con calma, in un'andatura elegante e sinuosa. Con la coda dell'occhio scorgo Nick, Mattia e l'uomo che ha montato la sella appoggiarsi al recinto per osservarmi. Ma gli unici occhi che mi fanno battere il cuore più rapidamente sono quelli del mio Nick. 
Porto lo sguardo sulla criniera di Frenser e sorrido raggiante. Perché sì adoro il mio cavallo, ma più di ogni altra cosa perché so che questa giornata meravigliosa è frutto di un'unica persona. La più importante della mia vita. Nick. 





Quando apro gli occhi e mi rendo conto che è già mattina sento un magone fossilizzarsi nella gola. 
Richiudo gli occhi e resto tra le braccia di Nick, sotto le coperte. 
Il giorno prima, dopo essere tornati dal ranch, siamo tornati a casa ed abbiamo preparato la cena tutti insieme. Per l'ultima volta. 
Mattia ha apparecchiato mentre io e Nick abbiamo cucinato, divertendoci e bisticciando scherzosamente come sempre. 
Dopodiché ci siamo trasferiti in salotto e mio fratello ha collegato il suo telefono al televisore per farci vedere le foto e qualche video che aveva fatto durante la giornata. 
Quello è stato uno tra i momenti più belli della mia vita. Tutti e tre seduti sul divano a ridere e prenderci in giro a vicenda. Nick che punzecchiava Mattia e quest'ultimo che gli tirava delle pacche scherzose. 
In quegli istanti mi sono resa conto di quanto quei due siano diventati amici e di quanto si siano affezionati l'uno all'altro. Non lo ammetteranno mai, anzi, lo negheranno fino alla fine dei loro giorni, però ad un occhio attento non può sfuggire la loro complicità. 
Alla fine siamo andati a dormire, sistemandoci come ci ha concesso mio fratello. Io con Nick e lui sul divano. Gliene sono stata silenziosamente riconoscente, e so per certo che se ne sia accorto dal modo in cui l'ho guardato quando ha annunciato lo smistamento. 
Mi ha dato il bacio della buonanotte sulla fronte, cosa che non ha mai fatto da che sono nata, e ha lanciato uno sguardo ammonitore al mio ragazzo. 
Mi sono addormentata quasi subito, stanca dopo le tante sorprese della giornata. Ma prima mi sono lasciata cullare e riscaldare dai dolci sussurri di Nick. Mi sono avvicinata il più possibile a lui e l'ho tenuto stretto a me fino a quando non mi sono assopita. 
Adesso che è giunta la tanto temuta mattina della partenza sento una nuvola di agitazione nello stomaco. 
Vorrei fermare il tempo e non partire. Ma so che non è possibile. 
Il mio telefono squilla e sobbalzo impaurita, allungo una mano sul comodino e disattivo la sveglia. Ora se possibile mi sento peggio di prima. 
È giunto il momento di alzarsi ed affrontare la realtà. Finora è stato tutto una favola, adesso si vive la vita vera. Quella fatta di difficoltà ed ostacoli che vanno inevitabilmente superati. 
Inspiro a fondo e rilascio un sospiro tremulo. 
Dai Fede, devi farcela. 
Mi alzo dal letto, facendo attenzione a non svegliare Nick che sta ancora dormendo beatamente. Corro al bagno e mi osservo allo specchio. Ho già gli occhi lucidi, con quale coraggio credo di affrontare questa giornata se non sono in grado di reggere nemmeno ora?
Mi sciacquo il viso con l'acqua fredda ed entro nella doccia con l'intento di pensare il meno possibile e di concentrarmi sul getto caldo. 
Inutile. Nella mia testa compare ad intermittenza l'immagine dell'aeroporto dove dovrò essere tra due ore. 
Preferirei di gran lunga trovarmi già su quel maledetto aereo, almeno adesso non dovrei vivere tutto questo. La partenza, i saluti, l'attesa che il gate apra, il silenzio che mi accompagnerà sino a Los Angeles... la solitudine. 
Basta, basta! Non voglio pensarci. La mia mente si diverte a farmi del male, più cerco di evitare un argomento e più me lo sbatte davanti agli occhi. Questa cosa mi rende solo stanca, consuma le mie energie. Non ne posso più di questa nube di agitazione che ho condensata nella testa e nello stomaco. Mi viene addirittura da vomitare. 
Solo che non sono così forte da riuscire a cacciarla. 
Scuoto la testa bruscamente e strizzo gli occhi. Dopodiché muovo la manovella verso destra e porto il viso sotto l'acqua tiepida, cercando di congelare i miei devastanti pensieri. 
Per un momento mi rilasso, concentrandomi esclusivamente sul getto sempre più freddo sulla mia pelle. Infine chiudo l'acqua ed esco dalla doccia. 
Mi avvolgo in un asciugamano e torno in camera a prendere i vestiti che avevo estratto dalla valigia la sera prima. Mi vesto in fretta e furia e con passo felpato raggiungo Nick. 
Mi siedo sul letto e gli passo una mano sul viso, carezzandolo dolcemente. Tenendo gli occhi chiusi afferra le mie dita e le stringe tra le sue, poi avvicina il mio dorso alla sua bocca e lo bacia piano, come il tocco di un petalo. 

- Buongiorno- sussurro sorridendo. 

- 'Giorno- biascica sollevando le palpebre e guardandomi.- Sei già pronta- constata distendendosi supino e sfregandosi gli occhi.- Che ore sono?- 

- Le sette- rispondo atona. 

- E l'aereo è alle dieci- conclude lui, sospirando pesantemente. Riporta lo sguardo su di me e mi osserva intensamente.- Ti va di dedicarmi solo dieci minuti?- 

- Ti dedico la mia vita intera- affermo distendendomi accanto a lui ed appoggiando la testa suo petto. 

Lo sento sorridere e portarmi distesa sul suo corpo.- È proprio quello che volevo sentirmi dire- dichiara alzandomi il mento e fissandomi. Sorrido e mi sporgo per far combaciare le nostre labbra in un piccolo bacio delicato. 
 
- A proposito- esclamo ritraendo la testa.- Stanotte mi è sembrato di averti sentito uscire dalla camera e andare da Mattia- confesso riducendo gli occhi a due fessure.- Mi devo preoccupare?- 

Sorride divertito e porta le braccia intorno ai miei fianchi.- Russava, non riuscivo a dormire e sono andato a svegliarlo.-

- Quindi non l'hai ucciso e non hai una storia clandestina con lui?- domando scherzosamente. 

Si porta una mano sul cuore ed alza l'altra.- Giuro che per quanto tuo fratello sia ai miei occhi un gran bel pezzo di manzo... No, non abbiamo instaurato nessuna tresca amorosa- ribatte sorridendo e facendomi scoppiare a ridere. 

Annuisco.- Ok, adesso mi sento più tranquilla- affermo continuando a ridere. 

Mi stringe a sé ed appoggio la testa sul suo petto: l'unico posto in cui mi senta davvero sicura e protetta. Lentamente il sorriso mi scema dalle labbra e i pensieri mi convergono nel solito punto. 
Sollevo il viso ed incateno gli occhi in quelli di Nick. Non so per quanto rimaniamo in silenzio a fissarci, forse per svariati minuti. Ciò che più m'importa è imprimere nella mente il suo sguardo, sperando che nei momenti più difficili che dovrò affrontare durante questo mese i suoi occhi tornino a farmi compagnia. Che mi diano la forza di non mollare e mi rassicurino. 

Sollevo un braccio e gli accarezzo delicatamente i capelli. Nessuno dei due ha intenzione di spezzare questa silenziosa bolla di cristallo che si è instaurata attorno a noi. Sarebbe inutile dirsi cose scontate. Questa mia partenza fa male ad entrambi e preferiamo non parlarne, ma semplicemente goderci gli ultimi momenti insieme. 
Anche se si tratta solo di un mese... Spezzare la routine quotidiana e sostituirla con un'altra di cui Nick non fa parte, fa troppo male. Ma è un dolore che, purtroppo, sono costretta a sopportare.

Abbasso lo sguardo e sospiro piano.- Vado a preparare le ultime cose e a svegliare Mat- dico in un sussurro, sgusciando dalle sue braccia ed alzandomi dal letto. 
Nick rimane a fissarmi e per un istante vedo un sorriso comparire sulle sue labbra. Ma forse mi sono sbagliata. Sicuramente. Mi sono sbagliata. 





Arrivati in aeroporto ho le mani che sudano, un tic nervoso alla palpebra sinistra, la fastidiosa nube di agitazione nello stomaco ed una quasi incontrollabile voglia di vomitare. Per farla breve sto una meraviglia. 
Scorgo Kate sbracciarsi da lontano e ci dirigiamo verso di lei. Le rivolgo un sorriso tirato e passo una mano tra i capelli. Fa persino un caldo soffocante qua dentro, nonostante ci sia l'aria condizionata. O forse sono io che avverto i primi sintomi di uno svenimento. 
Di male in peggio. 

- Buongiorno tesoro- mi saluta lei, sorridendomi calorosamente.- Hai già tutto a portata di mano vero? Il biglietto, il passaporto... Sì mi sembra che ogni cosa sia al suo posto- afferma dopo avermi esaminata nei minimi dettagli.- Sei solo un po' pallida- nota con un tono più preoccupato. 

Scuoto la testa e cerco di far calare il bellissimo conato di vomito che mi sta risalendo per la gola.- Tutto ok- riesco a dire frettolosamente. 

Kate annuisce poco convinta e mi passa una mano sul braccio per rassicurarmi. Le sorrido riconoscente e poi sollevo lo sguardo su Nick non appena sento una sua mano che mi sposta i capelli dal collo. 

Sfiora con le dita la mia pelle.- Sei sudata- constata corrugando la fronte. Senza dire niente si volta e prende a camminare verso il bar. Lo vedo arrivare al bancone e chiedere qualcosa, poi una ragazza gli porge un bicchiere d'acqua e lui afferra delle bustine di zucchero, svuotandocele dentro. 
Torna da me con lo sguardo concentrato sul bicchiere di plastica, prestando attenzione a  non farlo cadere. Mi scappa un sorriso nel vedere la sua espressione e Mat mi tira una leggera gomitata sul braccio. 

- Mi tocca ammettere che è un bravo ragazzo- dichiara in uno sbuffo.- Se fosse anche più simpatico sarebbe quasi perfetto.- 

- Quasi?- lo riprendo scherzosamente. 

Mat fa una smorfia con la bocca e sposta la testa di lato.- Va be' forse senza il quasi.- 

Rido divertita e torno con gli occhi su Nick, che ci ha quasi raggiunti. Appena mi arriva davanti, mi porge il bicchiere e con un cenno del capo mi fa segno di scolarmelo tutto. 

- Fino all'ultima goccia- precisa perentorio. 

Assaggio il primo sorso e mi sfugge un'espressione schifata.- Ma quante bustine di zucchero hai messo?- 

- Tre, e ora bevi- ordina incrociando le braccia sul petto. 

Sembra di buttare giù un blocco di zucchero, persino l'acqua è diventata bianca. Mi tappo il naso per non rischiare di sputare quello che mi arriva in bocca e lo bevo tutto d'un fiato. 

- Così si fa- conviene Mattia, tirandomi una pacca sulla schiena. Scuoto la testa schifata e Nick sorride divertito. 

Poi lo sento avvicinarsi al mio orecchio e togliermi il bicchiere di mano.- Ci sono delle persone che vorrebbero salutarti- sussurra baciandomi piano sul lobo. Si ritrae e mi fa un cenno verso la sua sinistra con un sorriso sghembo dipinto sul viso. 
Volto la testa di scatto ed i miei occhi incontrano immediatamente quelli di Cristy. 

M'illumino con una lampadina, lascio la valigia e corro da lei per abbracciarla. La mia migliore amica ride sulla mia spalla e mi stringe a sé.- Credevi che ti avrei lasciata partire così?- mi dice tra i capelli.

- Mio Dio- mormoro, sorpresa e su di giri. La guardo negli occhi e per poco non scoppio a piangere.- Non me lo sarei mai aspettata. Grazie.- 

- Ehi, ed io non esisto?- si lamenta scherzosamente qualcuno alle mie spalle. Muovo così velocemente la testa che per un momento vedo la sala d'attesa girare, poi il mio sguardo si pianta su Ryan. 

Rido dalla gioia e mi passo una mano tra i capelli, incredula.- Ci sei anche tu!- esclamo abbracciandolo.- Oddio mi sta per venire un infarto- dico continuando a ridere.

- E secondo te non sarei venuto a salutare la mia sorellina acquisita?- domanda retoricamente, cullandomi e facendomi sollevare i piedi da terra. 

Cristy mi accarezza affettuosamente la schiena e sciolgo l'abbraccio con Ryan per guardarla.- Grazie di essere venuti- riesco a dire nonostante la voce rotta.- Come facevate a sapere...-

- È stato Nick- mi rivela sorridendo e lanciando uno sguardo al mio ragazzo.- L'altro giorno ci ha informati su tutto: ora e posto.- Il mio cuore prende a battere più velocemente e d'istinto mi volto a guardare Nick. I suoi occhi s'incastrano coi miei e si apre in un sorriso beffardo.- Volevamo farti una sorpresa- conclude Cristy, attirando la mia attenzione su di lei. 

- Ci siete riusciti alla grande, fidati- dico sorridendo.- Grazie mille.- 

Ryan mi passa un braccio attorno alle spalle e con l'altro circonda quelle della mia migliore amica.- Sapete qui cosa ci vuole?- domanda alternando il suo sguardo divertito tra noi. 

Cristy ed io ci guardiamo e le nostre labbra si stendono in un sorriso.- Un abbraccione di gruppo- esclamiamo all'unisono, scoppiando a ridere non appena Ryan ci stringe a sé. 
Rimaniamo abbracciati per un minuto buono, ridendo e sussurrandoci lamentele del tipo "il mio braccio è incastrato" oppure accusando Ryan di essere troppo forte. 
Infine siamo costretti a staccarci, perché il mio volo si sta inesorabilmente avvicinando e devo avviarmi al gate. 

Raggiungiamo gli altri e mi accosto a Nick per passargli un braccio attorno ai fianchi. Afferra la mia mano ed intreccia le nostre dita. 

Kate osserva i miei amici, mio fratello, il mio ragazzo e poi porta il suo sguardo velato di tristezza su di me.- Mi dispiace cara, ma mancano solo venti minuti e...- lascia la frase in sospeso e si passa una mano sotto al naso.

Sorrido ed annuisco. È giunto il momento tanto temuto. I saluti. 
Comincio dalla mia manager, abbracciandola e ringraziandola per il suo lavoro e per tutto ciò che ha fatto finora per me. Kate mi stampa un bacio sulla fronte e mi ordina di prendermi cura di me. 
Passo a mio fratello e sento gli occhi pungere insistentemente. Mattia sposta lo sguardo su un altro punto, tenendolo lontano da me. Lo vedo deglutire e rilasciare un tremulo sospiro. Apro le braccia e le stringo attorno alla sua schiena, appoggiando la testa sul suo petto. Chiudo gli occhi ed il magone che ho conficcato nella gola diventa quasi doloroso. 
Una sua mano si deposita sulla mia schiena e prende ad accarezzarla lentamente, come se cercasse di rimanere il più distaccato possibile da me. 
So bene quanta fatica stia facendo per trattenersi dal piangere, perché lo stesso identico sforzo lo sto compiendo io. 
Improvvisamente le sue dita si stringono sulla mia maglietta e l'attimo dopo avverto la sua testa sopra la mia.- È addirittura peggio della prima volta che sei partita- sussurra con la voce spezzata.  

- Lo è anche per me- rispondo tirando su col naso e nascondendo il volto nella sua maglietta.- Salutami mamma, babbo e Alessia quando torni a casa, ok?- 

Annuisce ed appoggia la fronte sulla mia spalla. Sento alcune sue lacrime scivolarmi lungo il collo e lì controllarmi diventa impossibile. Un singhiozzo sfugge dalle mie labbra ed artiglio le mani attorno alla sua maglietta per tenerlo il più vicino possibile a me. 
Le lacrime di Mattia hanno fatto rompere gli argini alle mie. Ho resistito fin troppo, adesso il magone sta finalmente avendo la possibilità di uscire. 

- Stai attenta e...- bisbiglia sfregandosi gli occhi con una mano.- Chiamami sempre, ok?- 

- Ok- mormoro con un filo di voce.- Tutte le mattine e tutte le sere.- 

Mi stringe a sé e poi fa scivolare le mani sino a liberarmi dalla sua presa. Lo guardo un'ultima volta ed i suoi occhi arrossati mi colpiscono come un pugno nello stomaco. Accarezza piano la mia testa ed infine mi bacia sui capelli.- Tutte le mattine e tutte le sere- ripete prima di lasciarmi andare. Ed in quel momento sento il freddo avvolgermi con un panno bagnato. 

Deglutendo a fatica mi rivolgo a Cristy e Ryan. La mia migliore amica ha già delle lacrime sul viso e Ryan sta faticando a trattenersi. Entrambi mi abbracciano e tutti e tre evitiamo di proferire parola. Non c'è più nulla da dire. Adesso lasciamo parlare solo il silenzio. 
Quando sciogliamo l'abbraccio Ryan mi scosta una lacrima dalla guancia e Cristy mi sorride dolorosamente.- Chiamami quando atterri- dice soltanto, con la voce rotta. 

Annuisco e le stringo una mano prima di voltarmi verso Nick. Non posso farcela. Già solo il pensiero che tra poco dovremo separarci e non vederci per un mese...
Nick corre in mio soccorso e mi prende per mano.- Ti accompagno fino al metal detector- annuncia, lanciando poi un cenno del capo a mio fratello. 

Non ci faccio troppo caso e mi volto per l'ultima volta a salutare gli altri con la mano. Dopodiché, appena torno a dar loro le spalle, sento il cuore spaccarsi. Mi sfugge una lacrima, calda e solitaria, che accarezza il mio viso fino a gettarsi nel vuoto. Nick mi trascina con sé ed appoggio la testa sul suo braccio. 
Gli occhi di mio fratello... ne sento già la mancanza. Della sua voce, dei suoi dispetti e dei suoi toni scherzosi. 
Incapace di resistere ancora, muovo la testa di scatto e lo cerco con lo sguardo. Ma lui non c'è più. Non è più tra gli altri. Perché? Se n'è già andato? 
Sposto gli occhi da una parte all'altra come impazzita, in una ricerca disperata, ma di lui nemmeno l'ombra. 
Torno a guardare davanti a me ed abbasso la testa, delusa ed affranta. 

- Siamo arrivati- mi avverte Nick, arrestando il passo. 

Alzo lo sguardo e vedo quell'orribile metal detector sotto a cui, tra pochi minuti, dovrò passare. Lo odio, se avessi della benzina gli darei fuoco. 
Sento le dita di Nick prendermi il mento e l'attimo dopo incontro i suoi occhi.- Me lo fai un sorriso prima di partire?- 

- No- ribatto scuotendo la testa e tirando su col naso.- Non mi riesce.- 

- Ah no?- domanda con una luce divertita negli occhi.- Vediamo un po' cosa si può fare allora- sussurra baciandomi sulla tempia e posando le mani sulla mia pancia. Appena prende a muoverle mi scappa una risata.- Ma guarda, stai ridendo- nota interrompendo il movimento delle sue dita e facendo risalire una mano fino al mio viso. 

Mi osserva intensamente e scosta un ciuffo di capelli dalla mia guancia.- Ora me lo fai un sorriso?- chiede teneramente. 

Annuisco e sorrido, scacciando, anche se per poco, i brutti pensieri.   

- Grazie- sussurra prima di chinarsi a baciarmi. Dapprima si tratta di un bacio dolce, lento, delicato; dopo poco si trasforma in uno disperato, carico di sentimento e trasporto. Afferro delle sue ciocche di capelli e le tiro piano, infine passo le braccia attorno al suo collo e mi allontano dalle sue labbra per portare la fronte contro la sua. 

- Te l'ho già detto che ti amo da impazzire, giusto?- soffio sulla sua bocca. 

- Puoi ripeterlo quante volte ti pare, non mi stancherò mai di sentirtelo dire- afferma baciandomi la punta del naso.
Sorrido ed una voce nell'altoparlante comunica di avviarsi al gate 12 per chi ancora non lo avesse fatto. Il mio gate. 

Nick sospira sulla mie labbra e scioglie l'abbraccio. Lo guardo intensamente negli occhi e lui fa altrettanto. Altre lacrime mi scivolano sulle guance, ma non faccio in tempo a cacciarle che ci pensa Nick con la sua bocca a raccoglierle una ad una. 
Stringo il manico della mia valigia nella mano ed inspiro profondamente. 
Io e Nick ci salutiamo con uno sguardo, senza proferire parola. Mi allontano da lui fisicamente, ma non spostando gli occhi dai suoi neanche di un millimetro. 
Li abbasso soltanto quando mi tocca passare sotto il metal detector, dopodiché li faccio scattare di nuovo come una molla nei suoi. 
Lui muove dei passi in avanti fino al corrimano che divide di vari metri le nostre parti. Lo stringe tra le mani e si passa la lingua sulle labbra. 
La voce nell'altoparlante annuncia che mancano pochi minuti prima che il mio gate chiuda. 
Il cuore mi batte furiosamente nel petto e la vista mi si annebbia per un attimo. Poi quando le labbra di Nick si muovono e mimano delle parole, un sorriso mi sboccia sulle labbra come un fiore primaverile. 
Mi fa cenno di avviarmi e così faccio, ma non prima di averlo guardato per un'ultima dolorosa volta. 
Mentre supero il gate e raggiungo la scaletta d'imbarco, mi ritrovo a sorridere per quelle poche parole di conforto. Avevo creduto che alla fine non ce l'avrei fatta a partire col sorriso, e invece eccolo qua sulle mie labbra.
Una folata di vento delle eliche mi fa volare i capelli alla rinfusa, frustandomi il viso. Ma non m'importa. Quelle poche parole mi hanno sollevato l'animo come mai mi era successo prima.
Alzo gli occhi al cielo e sorrido ancora. 
"Sarò dietro di te".









Ultimo angolo autrice:


Siamo giunti alla fine. 
Sono estremamente orgogliosa di questa storia e di essere riuscita a concluderla.
Ma soprattutto, ciò che mi rende più orgogliosa, è essere riuscita a farvela piacere, a chi più a chi meno.
Mettere la parola fine è sempre brutto. È come se in quello spazio vuoto della lettera "e" ci fosse tutta la nostalgia che stiamo provando, ma poi c'è anche quel gambino che si alza e che va quasi ad unirsi per formare una cerchietto. Quasi però, perché rimane aperto.
E come quel gambino anche questa storia rimarrà aperta, non si concluderà mai completamente.
A livello materiale perché ci sarà un continuo, ma a livello immateriale perché con la vostra immaginazione potrete sempre pensare a Nick e Fede e far proseguire la loro storia.
Siete state davvero fondamentali per me. Vi sono grata di tutto.
Mi avete sempre spronata a scrivere e a dare il meglio di me, a farmi capire i miei errori e a motivarmi ogni giorno di più.
Se sono arrivata fino a qua è grazie A VOI, ma soprattutto è PER VOI.
Abbiamo creato una grande famiglia, tutte insieme. Ci siamo strette intorno alle vicende di Nick e Fede e le abbiamo vissute anche noi, come se fossero reali. 
Conosciamo i punti deboli di Fede e i suoi punti vincenti, il carattere di Nick e la sua storia, in un certo senso sono i parenti comuni di tutte noi, che ci hanno unite come in una famiglia.
Questa storia non la definirei un mio lavoro, ma piuttosto un lavoro di squadra. 
C'è il contributo di ognuna di voi là dentro, e rimarrà indelebile, nessuno potrà mai cancellarlo.
Anche chi ha sempre letto in silenzio, senza fare alcun commento, sì, parlo a te, sappi che c'è anche il tuo meraviglioso contributo lì dentro. 
Ringrazio immensamente anche voi, lettrici silenziose, siete fondamentali quanto tutte le altre e il vostro silenzio spesso vale più di mille parole.
Per quanto riguarda le altre stupende lettrici, coloro che hanno recensito, beh, sappiate che ogni vostro commento mi ha aperto il cuore.
Ogni giorno leggevo le vostre recensioni, spesso anche le stesse per più di una volta, e sorridevo, anzi, sorrido; il più delle volte involontariamente, con felicità, altre volte perché mi fate ridere con qualche battuta. 
So di essere ripetitiva, ma... GRAZIE. Lo dico proprio col cuore in mano, con ogni singola fibra del mio corpo, con ogni sorta di affetto possibile.
Vi voglio davvero bene, e non lo dico tanto per dire. È un affetto istintivo e profondo quello che provo per ognuna di voi, come se foste mie sorelle, e fidatevi, non esagero.
L'affetto non è mai esagerato.
Scusatemi per tutte le volte che vi ho fatto attendere per un nuovo capitolo, scusate per tutte le volte che non ho risposto alle vostre recensioni, scusate se qualche volta vi ho deluse. Scusate.
E scusate se mi sto dilungando troppo adesso ahahahah.
Spero davvero, e con tutto il cuore, di aver lasciato una piccola traccia del mio passaggio in voi, di avervi lasciato tante cose su cui riflettere, di avervi dato forza in qualche momento, di avervi spronate a lottare e continuare, a prescindere da tutto e da tutti.
E sappiate che quando qualcuna di voi, per qualsiasi motivo, avesse bisogno di qualcuno con cui sfogarsi e parlare di qualcosa che la fa stare male, beh, io ci sono e ci sarò sempre.
Per ciascuna di voi sarò sempre disponibile. Del resto è questo che si fa in una famiglia, no? Ci si aiuta e spalleggia gli uni con gli altri, e non sarà mai un peso, anzi. 
Ok, adesso giuro che vi lascio in pace e che la finirò d'importunarvi con questo chilometrico angolo dell'autrice, ahahahahah!
Attraverso le altre storie in corso vi comunicherò la data con la quale intendo pubblicare il primo capitolo del sequel di "Tra modelli e manichini". 
Ancora GRAZIE MILLE a tutte voi! E ricordate, questo non è un addio a Fede e Nick, ma solo un arrivederci ;)
UN BACIONE IMMENSO E UN ABBRACCIO VIRTUALE CON TANTO TANTO TANTO TANTISSIMO AFFETTO! 

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