1400 anni di rivoluzioni

di LittleLucy51
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Realtà o leggenda? ***
Capitolo 2: *** Stasera finisce col botto! ***
Capitolo 3: *** Cambiamento, significa guai! ***
Capitolo 4: *** L'apparenza inganna ***
Capitolo 5: *** Una vita di bugie ***
Capitolo 6: *** Le mie due facce ***
Capitolo 7: *** Le parole che non ti ho mai detto ***
Capitolo 8: *** L'ora x è arrivata ***
Capitolo 9: *** Inseguimento da panico ***
Capitolo 10: *** La battaglia di una vita ***
Capitolo 11: *** Grazie ***
Capitolo 12: *** Il vero lieto fine ***



Capitolo 1
*** Realtà o leggenda? ***


Questa storia inizia con una antica leggenda popolana, la leggenda di una ragazza che aveva straordinari poteri.
Poteva controllare qualsiasi cosa, lei poteva, lei aveva le capacità di farlo; purtroppo la leggenda narra che alcuni assetati di potere e invidiosi della ragazza, cercarono di uccidere la sua famiglia e lei, per poter prelevarla dei suoi poteri.
Nessuno sa se la ragazza sopravvisse o morì, ma state pur certi che anche se fosse sopravvissuta adesso non avrebbe più importanza, perché da quel tempo sono ormai passati ben 1400 anni.
1400 anni di guerre, tradimenti, re, cavalieri e l’uomo sempre più, nel corso di quei anni ha cercato di rivoluzionarsi e di perfezionarsi. Tutto questo inutilmente.
L’uomo non è ha la capacità di cambiarsi dentro e, anche  se il tempo passerà, rimarrà sempre lo stesso.
Un giorno forse tutto questo cambierà, forse quel giorno è finalmente arrivato.
 
 

 
Un altro anno, un altro mese, un altro giorno, anche se il tempo passava mi sembrava di non invecchiare mai. Quanto era noioso.
Quella mattina mi ero svegliata di pessimo umore e, peggiorando la situazione, la mia governante continuava a insistere dicendomi di fare colazione.Le avrò ripetuto almeno un milione di volte che non avevo fame, ma lei imperterrita voleva convincermi.
Non volevo sentire nessuna discussione, quel giorno no. Non ne avevo voglia, non ne avevo la forza. Ero stanca.
Avevo anche scoperto che la nostra vicina, Laice una psichiatra, avrà dei ragazzi di cui occuparsi e che rispetto agli altri anni, farà delle sedute di gruppo e loro dovranno rimanere lì finché non saranno guariti del tutto. Potranno andare a casa, dai loro parenti, soltanto nelle festività.
Che pizza, sinceramente non me ne fregava niente di cosa succedeva fuori da questa casa; bastava soltanto che quei marmocchi non mi dessero fastidio, o li avrei uccisi!

La governante continuava a stressarmi dicendomi di non dare fastidio a Laice e di comportarmi bene. Ma che è mica avevo 5 anni, sapevo badare a me stessa!.

Quando finalmente finii, andai sul terrazzo. Volevo vedere un po’ il paesaggio ricoperto dalla neve.
Adoravo la neve, mi piaceva osservarla cadere fiocco dopo fiocco lentamente, e piano piano imbiancare completamente il giardino.
Quell’anno a Natale e a Capodanno, non avevo fatto niente, e questo era piuttosto strano perché di solito facevamo feste grandi, ma quella volta non ne avevo proprio voglia.
Sola, semplicemente volevo rimanere sola e godermi la neve sempre sola.

Mi girai verso Laice che era corsa di fuori, a raggiungere i suoi nuovi “clienti”. Mi sembrava felice, estasiata e molto allegra; ma quelle scene così strappalacrime tra i ragazzi e suoi genitori non facevano per me, quindi rientrai.

Quella sarebbe stata una giornata noiosa, non avevo niente da fare.
Cosa fare il primo di gennaio? Di sicuro la governante sarebbe andata da Laice a conoscere i nuovi ragazzi, mi sembrava abbastanza incuriosita.

Ormai erano già le 14 e non avevo ancora deciso come avrei proseguito la giornata, sinceramente non mi andava di fare niente, ma neanche stare lì a poltrire.
Samantha, la governante, naturalmente, era andata dalla vicina, come previsto, ma al riguardo non so perché, ho un brutto presentimento e spero proprio di sbagliarmi!.

Samantha ritornò verso le sei, giusto giusto in tempo per prepararmi la cena.
Come previsto, il brutto presentimento si era avverato: la sera successiva, Laice e i ragazzi sarebbero venuti da noi a cena! Perché?? Non mi andava di conoscere 5 ragazzi fuori di testa! C'era un motivo se erano da Laice no?.

Provai a far ragionare Sam:
- Ti prego, non farmi questo! Non li voglio in casa miaaaaaaa!!!! -
- Ma dai Jennifer sarà soltanto per una sera! E forse ti potrai divertire, ne hai bisogno! -
-   Oh, si guarda mi divertirò un sacco, eh eh eh eh -
-    Non provare a fare uno dei tuoi scherzi, perché giuro sulla tomba di mia madre che la paghi, capito?-

Conoscevo Sam da 5 anni, e quando diceva di non fare una cosa, era meglio non farla, perché era piuttosto vendicativa.

-  Stai calma, non c'è bisogno di ricorrere alle maniere forti, ne ho avuto già abbastanza la scorsa settimana, quando mi hai detto di non toccare il dipinto! Non..non preoccuparti non combinerò niente, parola di signora! –
-   Sarà meglio per te! Verranno qui verso le sette e mezza quindi vestiti almeno decentemente e non come un’accatona –
-    Si, mammina! –

Lo sapevo, non riuscivo mai a convincerla, quando si trattava di Laice, non potevi discuterne.

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Capitolo 2
*** Stasera finisce col botto! ***


Il giorno successivo, ho provato in tutti i modi a fare cambiare idea a Sam, naturalmente invano.


Passai tutta la giornata a discuterne, mentre Sam stava mettendo sottosopra il mio armadio, per decidere cosa avrei dovuto mettermi.


In totale, per sceglierlo, ci avrà messo un paio di ore, con alcune mie opposizioni al riguardo.

Un altro paio di ore per truccarmi e pettinarmi. Ormai stavo perdendo la pazienza; ma questa sera, Sam non ci doveva contare, non avrei fatto la buona, non dopo quello che mi aveva fatto passare!.


Finalmente dopo tante agonie, erano arrivate le sette e mezza, e a quel punto qualunque minimo particolare da sistemare, era irrilevante.

Non so come Sam abbia avuto il tempo di pulire la casa, mentre mi teneva a bada.

Indossavo un lungo abito nero con corpetto a cuore, con qualche lustrino e i capelli raccolti in un'elegante crocchia.

Sam mi definiva una "diva" di Hollywood.

-    Sei semplicemente sublime! -
-    Sublime? mah, io non vedo l'ora di togliermelo e di andare a dormire. -
-    Calma e sangue freddo, questa sera passerà velocemente, sarà come togliersi un cerotto! -
-    Sarà! -

Qualcuno suonò al campanello, Sam corse alla porta di ingresso per aprire e l'ultima cosa che sentì, prima di scendere, fu il caloroso benvenuto di lei, l'allegro saluto di Laice, come risposta, e un triste e maliconico "salve" dei ragazzi.

Mi veniva da vomitare.

Scesi piano piano, andai in soggiorno e mi accomodai, mentre Sam stava facendo un giro turistico della casa.
In realtà toccava alla padrona di casa, cioè a me, ma avevo già avvertito Samantha, che neanche da morta avrei fatto una cosa del genere.

Dopo che ebbero finito, sentii che si stavano avvicinando al soggiorno; in quel momento stavo per mettere appunto la mia strategia, la quale l'avevo chiamata ilariamente: "stasera finisce col botto".

Appena entrarono, Sam mi lanciò un'occhiataccia, come se sapesse le mie prossime mosse mentre Laice mi salutò con un abbraccio. Quella donna è sempre così schifosamente allegra. Intanto i ragazzi si sedettero senza alzare lo sguardo.

-   Allora Jenny, come va la vita? -
-     Bene, ma per piacere, preferisco il mio nome completo, Jennifer. Non vado matta per i nomignoli...-
-     Ma dai! Jenny è un nomignolo così tenero! -


Non so cosa mi trattenne dal prenderla a pugni, credo che sia stata Samantha, che era in piedi a servirci l'antipasto, e che emanava una strana aura negativa.
Cambiai subito discorso.

-     Laice, cosa mi racconti? -
-     Beh, facciamo grandi progressi con loro, siamo diventati una famiglia ormai, anche se sono passati solo due giorni. Mi sembra di conoscerli da una vita; sono tranquilli e alcuni di loro molto socievoli. -
-     Per favore, presentameli.
A quel punto era questione di minuti, prima che la mia strategia prendesse vita.
-     Alla tua sinistra c'è Angeline, da parte Elizabeth e Emily, invece alla mia destra George e Mark; hanno sull'età di 15-16 anni -
-     Quali sono... diciamo... i loro problemi? -

Silenzio glaciale. Sam mi guardava con rabbia, mai vista nei suoi occhi. Laice era completamente rimasta senza fiato, mentre io mi gustavo con tranquillità il filetto di pesce spada e la vittoria.

Oh si, quella sera mi sarei proprio divertita.

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Capitolo 3
*** Cambiamento, significa guai! ***


Non so che cosa sarebbe successo, né la reazione di Laice, ma se tornassi indietro, rimangerei tutte le cose terribili che le dissi.

 

Silenzio, ancora silenzio.

Dopo abbondanti 10 minuti, Laice ebbe il coraggio di rispondermi.

-   Segreto professionale. Preferirei non riferirle niente -

La sua faccia era cupa, aveva uno sguardo serio e penetrante. Uno sguardo che a lei non donava.

-   Suvvia Laice, mi dia del tu, in fondo siamo amiche, la prego. Mi ha sempre raccontato tutto no? Tipo come quella volta che aveva in cura una ragazza che aveva ucciso il fratellino più piccolo! -
-   Cosa? Ma io... non le ho mai raccontato nulla... SAM? Mi avevi promesso che non avresti detto niente! -
-   Mi dispiace... - rispose Samantha
-   Le dispiace... Laice, dai capita no? -

In quel momento esplose.

- Signorina Vessailer, non dica che siamo amiche! Perchè anche se ci conosciamo da ben sei anni, non mi ha mai trattato, né me né i clienti che sono entrati nella mia casa, con il dovuto rispetto!
Davvero crede che le dica i loro "problemi"? Sinceramente non credo che le interessi.
Lei è una persona malvagia e spregevole, la quale, il suo unico divertimento è quello di interessarsi delle disgrazie altrui!

E se devo passare una seratà così... no grazie, preferisco andarmene, e per favore non si scomodi, conosco la strada -
 

Detto ciò, si alzò, seguita da i ragazzi, e se ne andò.

 

Rimasi allibita. Nessuno aveva mai osato rispondermi così.


Volevo solo rimanere sola, discussioni del genere, mi ricordavano momenti brutti e tristi.
Se solo Sam non cominciò a sgridarmi, ormai ero pronta a tutto.

-   Complimenti... Spero che tu ti sia divertita! -
-   Se solo tu capissi... -
 
Non so come ebbi il coraggio di risponderle, visto che avevo torto.

-   COSA? COSA VUOI CHE CAPISCA? Sei ignobile! Ha ragione Laice, non ti riconosco più! Chi sei e che ne hai fatto della vera Jennifer di cinque anni fa? -
-   Il tempo passa, le persone cambiano -
-   NO! LE PERSONE CAMBIANO IN MEGLIO NON IN PEGGIO! Ah si, quasi dimenticavo, grazie per avermi fatto litigare con l'unica amica che avevo! -
-   Perchè io per te non lo sono? -
-   No, non più! Per me non esisti -

Aggiunse solo questo e poi più niente.
Rimasi lì, nel completo buio e silenzio della notte.

Se solo quel giorno di 1400 anni fa, fossi morta, tutto questo non sarebbe mai accaduto.



 





 

Note dell'autrice:

Lo so, lo so, è un po' corto! Ma non sapevo più che cosa scrivere.
In compenso i prossimi capitoli sono un pochino più lunghi e pieni di sorprese!
Grazie a tutti per aver seguito fino a questo punto la storia u.u

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Capitolo 4
*** L'apparenza inganna ***


-   Mamma, mamma! Mi insegni a fare volare gli oggetti? –

Un tenera bambina di circa sei anni, dai capelli biondi raccolti i due codini e con due bellissimi occhi azzurri, stava correndo da sua madre, che stava leggendo un libro, sotto l’ombra di una grande quercia.

-   Certo, tesoro –
-   EVVIVA! –
-   Allora, siediti qui. Chiudi gli occhi, libera la mente… -
-   Poi? Poi? –
-   Bene, pensa a qualcosa di leggero e che vola –
-   Va bene un palloncino? Un palloncino rosso! Come quello che mi ha regalato papà –
-   Perfetto. Individua nella tua mente cosa vorresti far volare e prova ad alzarlo –
-   Un sasso! –
-   Concentrati –

Aprii gli occhi, e piano piano notò che il sasso si stava alzando.

-   Mamma, mamma! Ci sto riusciendo. Guarda! –
-   Bravissima tesoro! –
-   Mamma? –
-   Si? –
-   Un giorno diventerò come te, vero? –
-   Certamente. Vedrai, un giorno riuscirai addirittura a superarmi! –
-   Davvero? –
-   Se ti alleni con impegno –
-   Ci riusciurò! –
-   Ne sono certa –
 






Mi svegliai nel cuore della notte.
Riuscivo a malapena a respirare, mi faceva male il petto.
Un sogno. Era stato semplicemnte un sogno, ma motlo, troppo simile alla realtà.

-   Se continuo così… non so se riuscirò ad andare avanti. Fa male –
 
Tornai a dormire e, non so come, ma ci riuscii. La mattina dopo sarebbe stata molto pesante.

“ti-ti-ti-ti” : la sveglia.

-   Che ore sono? –

Mi girai verso il comodino, dove la tenevo.

-   Mmm..è già mezzogiorno? Avevo detto a Sam di svegliarmi alle nove! Ah si..giusto –

Era arrabbiata con me. Dovevo sospettarlo che sarebbe finita così, ma non sono riuscita a trattenermi. Ero pronta alla sua vendetta.

Mi alzai di malavoglia, infilai i piedi nelle morbide ciabatte che tenevo ai piedi del letto, scesi le scale e mi avviai verso la cucina.
-   Buongiorno… -

Salutai il cuoco, mentre Samantha se ne stava seduta al tavolo, guardandomi.
Io non la salutai nemmeno ma fu lei a rompere il silenzio.

-  Jennifer… dobbiamo parlare… -

Mi guardò e per un secondo mi sembrava che il suo sguardo fosse cambiato. Qualcosa di diverso, ma cosa poteva essere? Oh si, certo, paura.
È incredibile come un semplice sentimento come quello, può cambiare le sorti di una persona. La paura è un sentimento così convolgente, così tetro e spaventoso.

-   Jennifer? Ti senti bene? Sei bianca e mi sembri un po’… vuota –
-   Mmmm.. vuota? Non dovrebbe sorprenderti. L’hai detto tu stessa: sono vuota –
-   Jennifer io… -
-   Ti prego non oggi –
-   Ma io… -
-   HO DETTO NON OGGI! –  il mio tono di voce si era alzato
-   E quando allora? –
-   Non lo so –
-   Non riesci mai a prenderti le tue colpe! Nemmeno quando hai torto –
-   Sono fatta così –
-   No non è vero, qualcosa ti ha cambiata, qualcosa nel passato –

“Mi legge nella mente, vediamo se così riesco a svincolare da questa situazione”

-   Ma cosa ne sai tu? Mi conosci davvero così bene? Hai iniziato solo da cinque anni a lavorare per me. Pensi davvero che tu abbia cambiato qualcosa in me?
 Sono sempre la stessa solo che tu non te ne sei mai accorta, visto che eri troppo occupata a fare amicizia con la vicina.
E se non riesci a dire niente, questo vuol dire che io ho ragione –
 
Non rispose. Volevo aggiungere ancora una cosa, ma non feci in tempo perché qualcuno suonò al campanello.

-   Sam, non preoccuparti, vado io –

Raggiunsi l’ingresso lentamente e aprii. Quello che trovai di sicuro, per me, era una grande sorpresa.

-   Ciao Jennifer –
-   Tu? Che cosa… -

Quella persona mi lasciò sconvolta. Non avrei mai sospettato che dopo tanti anni sarebbe ricomparso.

-   Ti credevo morto! –
-    L’apparenza inganna –
-    Che cosa ci fai qui? Non ho più l’oggetto che cercavi tempo fa –
-    Non sono venuto per quello. Devo parlarti –

Parlarmi? Di che cosa? Perché era lì? E poi perché proprio allora si presenta, alla porta della mia casa, come se nulla fosse successo?

Non volevo parlagli, quella persona mi aveva rovinato la vita.
 

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Capitolo 5
*** Una vita di bugie ***


- Non ho intenzione di parlare con te! Non dopo quello che è successo -
- Mi dispiace per quella volta, ma non ne ero a conoscenza! Ti prego -

Capii che dal tono di voce non stava scherzando e gli diedi una possibilità.

- Andiamo in biblioteca. Lì potremo parlare con calma -

Per rompere il ghiaccio, gli ofrii qualcosa da bere, ma lui non accettò.

- Non sono qui per una visita di cortesia -
- Questo l'avevo capito! -
- Vado subito al dunque... Ti ricordi del conte Stendler? -

Quel nome, quel dannato nome. Non volevo sentirlo, era una bestemmia per me.
Una persona completamente soffocata dalla pazzia.
Lui aveva ucciso i miei genitori.
Lui non era umano. Persi le staffe

- STARAI SCHERZANDO??? Non dire più quel nome! -
- Jenny, lui sta ritornando!
- C-Che cosa? -

Terrore, un brivido e paura. Quelli furono i sentimenti che provai in quel momento.

- Sta per concludere la missione di 1400 anni fa -
- Cioè...UCCIDERMI! -
- Esattamente -
- M-ma non s-sono pronta! -
- Certo che devi esserlo. Ho in mente un piano -
- Non voglio sentirlo, ti odio -
- Mi dispiace! Te l'ho già detto, non sapevo niente -

Tentai di ragionare.
Se non era per lui io non sarei mai sopravvisuta. Ma lui era stato il complice dell'omicidio dei miei genitori e questo non facilitava di sicuro la mia decisione.

- Ok, proverò a fidarmi. Sentiamo il tuo piano -
- Allora... -


Tre ore passarono prima che il piano fosse messo a punto. Ci saremo rivisti tra cinque giorni per definire i dettagli.
Il piano consisteva in un galà in maschera, che avrei organizzato tra un mese. Dovevo invitare le persone più importanti delle città, una festa in grande insomma.
Come protagonista, oltre a me, al centro della sala doveva essere un diamante che tenevo segretamente in soffitta.
Era un diamante molto speciale per me, infatti era appartenuto a mia madre.
Nessuno, tranne me, sapeva della sua esistenza. Era custodito all'interno di un carillon che, quando veniva aperto, intonava una malinconica canzoncina: la canzone della piccola sirena.
Il diamante era uno dei bersagli del conte, insieme a me, che avrei invitato al galà.
A quel punto dovevamo attaccare. Tutti contavano su di me, solo io potevo tenerlo a bada.

Scese la sera e decisi di prendere una boccata d'aria sul terrazzo. Misi uno scialle per scaldarmi, faceva freddo, dopotutto era gennaio.
In quel momento stavo pensando soltanto a una cosa: il sogno.

Mia madre era morta quando avevo solo sette anni. Fu un brutto colpo per mio padre e mio fratello.


FLASH BACK

- Mamma? Mamma? - tentai di svegliarla.
- Sbegliati! Andiamo a giocare con Amanda! Papà, perchè non si muove? -
- Piccola, vai a giocare con tuo fratello -
- Ma io voglio giocare con mamma! -
- Ti prego... -
- O-Ok... -

A quel tempo mio fratello aveva 10 anni, sembravamo due gemelli. Eravamo inseparabili.

- Jack cosa ha la mamma? -

Non rispose. Mi guardò con i suoi due grandi occhi azzuri e iniziò a piangere.
All'inizio non capii, soltanto pochi minuti dopo mi resi conto dell'enorme disgrazia che colpì la nostra famiglia.

Dopo quel giorno il mio carattere cambiò, la mia vita cambiò.
Una vita di bugie mi aspettava.





Ormai avevo preso una decisione. Raccontare tutto.
Niente più bugie, niente più scuse.
La parola nascondere non doveva far mai più parte del mio dizionario.
Ero stanca di quella vita piena di rimorsi.
Dovevo cambiare e dovevo farlo subito.

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Capitolo 6
*** Le mie due facce ***


Basta, stop.
Sono stanca di fare la dura e la scontrosa, quando dentro di me è tutto il contrario.

Rientrai e chiamai Sam. Dovevo dirle tutto.

- Samantha! –
- Si, Jennifer? –
- Devo dirti la verità. Chiama Laice –
- Ma sono le dieci! –
- Non mi interessa è una cosa importante. Devo parlarvi –
- V-vado subito a c-chiamarla –
- Vi aspetto in soggiorno. Fa in fretta, prima che cambi idea –

La vidi correre verso il telefono in tutta fretta.
Un paio di semplici frasi e Laice era già lì.
Era molto nervosa.

Come dire che tutto ciò che avevo detto fino ad ora, non era vero?

- Jenny, è arrivata Laice –
- Falla entrare –

Laice si avvicinò, era arrabbiata e si vedeva.

- Se non ha intenzione di chiedermi scusa, non ho motivo di rimanere –
- Laice, Samantha sedetevi. Ricordate quella volta che vi ho detto che avevo ereditato un’enorme fortuna da mio nonno? –
- Certo, come non ricordarselo – mi rispose Sam.
- Non era vero –
- Cosa? Non dirmi che hai rubato! –
- No, non farei mai una cosa del genere. Sapete la leggenda della ragazza con i poteri? –
-Certo. Le persone che vollero i suoi poteri la uccisero –
- No, non è vero! Lei sopravvisse e si rifugiò in una caverna. Alcuni dicono che un suo amico l’aveva tradito, per questo loro erano riusciti a trovarla – le rispose Laice.
- E questo che c’entra? –
- Quella ragazza sono io. Quanti anni pensate che abbia? –
- 20? –
- Ne ho 1420 –
- Non ci credo! Ci stai prendendo in giro –
- Vi racconterò tutto, ma le domande alla fine. Sono figlia del Re Samuel e della Regina Lucy.  Avevo anche un fratello di nome Stefan.
Mia madre non era una persona normale, non era umana. Veniva da un altro pianeta.
Mio padre si innamorò subito di lei, ma i loro genitori si misero contro il loro amore. Così decisero di scappare e di fondare un nuovo regno.
Pochi anni dopo, in seguito alla mia nascita, mia madre iniziò a insegnarmi come controllare i miei poteri.
Morì quando avevo sette anni, aveva un tumore ai polmoni.
All’età di quindici anni, alcune guardie del pianeta di mia madre, cercarono di rapirmi, ma uno di loro si ribellò e decise di uccidermi: era il conte Standler.
Quando feci i vent’anni, il mio migliore amico Jack, era diventato uno di loro, naturalmente non lo sapevo. Mi convinse ad allontanarmi dal regno, quando rientrai mio padre, mio fratello e il mio popolo erano morti.
Il resto del regno fu incendiato, in mezzo a quell’orrore lo vidi, con i suoi occhi rossi, mi stava osservando. La sua missione non era compiuta –
- Ma come hai fatto a vivere fino ad ora? –
- Uno dei miei poteri è quello di essere una mezza immortale –
- Mezza? Perché mezza? –
- Esistono dei sigilli che possono fermare i poteri, rendendomi invulnerabile. Un questo momento i miei poteri sono all’interno di un diamante –
- E perché dircelo solo ora? –
- Perché il conte sta ritornando –
- Oh, bello. Moriremo tutti –
- No, se riesco a fermarlo.  Tra un mese ci sarà un galà in maschera e sarà presente anche lui –
- Quindi abbiamo un mese di vita –
- Già –
- Ok, ti crediamo –

Ne parlammo ancora per un’ora.

Verso l’una andai a letto.
Il mese a venire sarebbe stato pieno di sorprese.
Il peso sullo stomaco era scomparso, mi sentivo più leggera.
Finalmente potevo essere me stessa.
La mia doppia faccia era stata svelata.

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Capitolo 7
*** Le parole che non ti ho mai detto ***


Erano già passate due settimane.
La situazione era migliorata, io e Laice eravamo diventate in un certo senso amiche.

Io e Sam stavamo organizzando il galà e la maggior parte degli inviti erano già stati spediti.
Mentre Sam pensava al buffet e alla musica, io mi stavo preparando per la battaglia.
La settimana prima Jack, il ragazzo che mi aveva tradito in passato, era venuto come stabilito.
Per la maggior parte del tempo avevamo parlato del passato: di come cantavo bene, del mio popolo e di mio fratello.

- Dovresti ricominciare a cantare -
- Scherzi? Ho smesso 1400 anni fa -
- Secondo me dopo tutti questi anni avrai ancora quella splendida voce -
- Non cercare di convincermi. Non cederò -
- Non sto cercando di convincerti. Ti sto solo dando un consiglio -
- Guarda che dicendo così non cambia la situazione -
- Jenny... se le cose si mettono male con il conte... -
- Lo sai cosa farò -
- Non farai sul serio? -
- Non sono mai stata più seria -

Non ne abbiamo più parlato. Non era il caso.
Fino al giorno del galà non avevo intenzione di pensarci.
Mi stavo godendo quel poco tempo che mi rimaneva fino a quel momento.

In quelle due settimane non avevo mai riso così tanto, Samantha continuava a fare figuracce una dietro all'altra.
Difatti una volta aveva appena sistemato delle casse piene di cibo in cucina per fare l'inventario, si era accorta che non aveva pulito i piatti, aveva lasciato perdere cosa stava facendo e aveva iniziato a fare altro.
Non sapevo cosa stesse facendo, ma io stavo leggendo un libro in soggiorno e avevo sentito un gran trambusto provenire dalla cucina.
Quando la raggiunsi vidi che era a terra, circondata da tanti cocci.

- Ma che...? -
- Non dire niente -
- Che cosa stavi facendo? -
- Oh si, non preoccuparti io sto bene. Grazie per l'interessamento. Comunque stavo lavando i piatti -
- Ah ah ah ah scusami ah ah ma non riesco a fermarmi ah ah ah -
- Ridi ridi. Quando  cadrai te, riderò io. Ah, mi fa male il piede -
- Se ti serve una podologa... -
- Podologa? Da quando? -
- Per lo più mi occupo di vendita e scambio di piedi -
- Carina. Adesso però aiutami ad alzarmi -
- E chi aiuterà me? -
- JENNIFER!! -
- Ok, ok -

Sam era molto curiosa sul mio passato e ogni sera mi faceva un sacco di domande.

- Jenny, come era tua madre? -
- Mia madre? Beh, era una donna cagionevole, ma faceva il possibile per essere sempre presente.Era molto buona, generosa e possedeva un fascino che nessun'altra aveva. Era naturale che mio padre si fosse innamorato di lei -
- Rimpiangi la morte di tua madre? -
- Un po' -
- Cosa le diresti se fosse ancora viva? -
- Le parole che non le ho mai detto -
- Cioè? -
- Grazie -
- Molto toccante. Invece tuo fratello come era? -
- Lui era un vero rompiballe. Ma eravamo molto legati. Giocavamo sempre sotto un grosso ciliegio che era nel campo accanto alla nostra casa -

Quel ciliegio... era strano, non si era mai seccato, non aveva mai perso una foglia, era sempre in fiore.
Per quello lo adoravamo.
Ma quando morì nostra madre, il ciliegio era seccato improvvisamente.
Abbiamo sempre pensato che era collegato con lei in qualche modo.

- Non vorresti ritornare a rivederlo? -
- Intendi dire il ciliegio? -
- Si -
- Un giorno forse. Mi piacerebbe -

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Capitolo 8
*** L'ora x è arrivata ***


Quel mese era passato veloce, anche troppo.

Mancavano solo sette ore al galà.

Avevo paura, tremavo al solo pensiero di fallire.
Non ci dovevano essere errori. Tutto era stato programmato.

Quella sera avrei indossato un lungo abito da sera grigio con uno spacco che faceva intravedere le gambe, un po’ aperto sulla schiena ed infine avrei messo una semplice maschera nera.

- Come farai a riconoscere il conte? –
- Non preoccuparti. Lo riconoscerei tra mille –

Mancavano solo trenta minuti. Alcuni invitati erano già arrivati.
Stavo per esplodere dal nervoso. Non potevo più tornare indietro.

Sentivo già un brusio provenire dalla sala.
Era ora, dovevo andare.
Scesi le scale con eleganza e in fondo vidi Jack che mi guardava sorridendo.

- Jack! – ricambiai il suo sorriso.
- Jenny  sei pronta? –
- Mai stata pronta. È già arrivato? –
- No –
- Chi è già presente? –
- Il sindaco, il senatore, il proprietario del museo e altri –

In quel momento avevo visto che il senatore si stava avvicinando.

- Una festa deliziosa, signorina Vessailer –
- La ringrazio –
- Questa è mia figlia Sharon –
- Piacere -

Avevo già sentito delle voci su Sharon e non erano per niente belle.
Sharon era famosa per essere scontrosa, antipatica e bugiarda.
Tutti l’avevano soprannominata “la doppiogiochista”.

Mentre stavo parlando erano arrivati anche Laice e i ragazzi.

- Mi scusi, ma devo andare. Di sicuro ci rincontreremo ancora questa sera –
- Sicuramente –

Laice era meravigliosa quella sera. Indossava un abito rosso, aveva i capelli sciolti e indossava una di quelle maschere veneziane con le piume rosse.

- Buonasera Laice –
- Jennifer! Wow hai organizzato tutto alla perfezione! –
- Grazie –
- Ma non è arrivato? – sussurrava.
- No, non ancora –
- Paura? –
- No, non ho paura. Sono soltanto terrorizzata –
- Forza e coraggio! Siamo qui per farti da supporto, puoi contare su di noi –

- Mi scusi Jenny… - era la doppiogiochista.
- Mi dica –
- Ma chi è sta qua? –

“ Calma e sangue freddo oppure la strozzo” pensavo.

- Questa è la mia vicina Laice –
-Si, certo. La psichiatra! –
- Emmm… si –
- Piacere Sharon. Sono la figlia del senatore –
- P-piacere Laice –
- Posso chiederle una cosa? –
- Certamente –

“ Qui si mette male. Oh, questa volta io non centro.”

- Come fa a lavorare con certi soggetti? –
- Cosa intende dire? –

“ Qui scatta la rissa”

- Beh, con persone fuori di testa! -

Una delle ragazze che era presente, Elizabeth, ebbe il coraggio di risponderle.

- Mi scusi, ma come si permette? –
- Perché tu credi di essere superiore a me? –
- Non sarò la figlia di un politico o di un attore, ma di sicuro sono migliore di te –
- C-cosa? Ma tu sai chi sono io? –
- La doppiogiochista! –

“ Non ci credo l’ha detto”

- RITIRA SUBITO QUELLO CHE HAI DETTO! –
- Prova a convincermi –

Mi ero distratta solo un momento. Ma proprio mentre non stavo guardando il conte era entrato.
Jack era venuto ad avvisarmi.

- Jenny! Jenny! Girati – mi bisbigliava.
- Il conte? –
- Si, è arrivato –

Dovevo lasciare perdere quella discussione.
Un cenno di capo a Laice e a Sam prima di andare.

Era arrivato il mio momento. La prima fase del piano si stava attuando.
La battaglia stava per avere inizio.

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Capitolo 9
*** Inseguimento da panico ***


Raggiunsi le scale.

Lì era stato messo un microfono.
Avevo avvisato Jack di spegnere le luci e di accendere il riflettore verso di me.

Lo spettacolo stava per iniziare, bastava solo dare il via.

- Signori e signore vi ringrazio per la vostra presenza. Il programma di stasera consisterà in un piccolo gioco –

Sentivo dal fondo dalla sala qualcuno che si stava già lamentando e altri erano rimasti sorpresi.

- Che tipo di gioco sarebbe? – chiedeva uno.
- I cacciatori e la lepre –
- Cosa? –
- Quando siete entrati vi è stato consegnato un biglietto con un numero. La persona con il numero che dirò sarà la lepre e tutti gli altri i cacciatori. La lepre deve raggiungere la tana, cioè il tetto, prima che i cacciatori la raggiungono. Se la lepre arriverà a destinazione dovrà combattere contro di me. Se vincerà come premio il diamante che è all’interno di questa sala! –

“ Naturalmente il numero estratto sarà quello del conte, credo che lo sappia anche lui. Appena mi ha vista ha capito subito che ero io”

- Io ci stò! E le regole? –
- Solo una: nessuno esce e nessuno entra. Il prescelto o la prescelta avrà cinque minuti in più rispetto agli altri per correre. Ah, dimenticavo, nessuno fino ad ora mi hai mai battuta a questo gioco –

“ Bugia. Non ho mai giocato a questo gioco in vita mia e non credo che ci giocherei ancora dopo questa volta. Speriamo che vada tutto bene"

Alcune guardie si erano poste davanti a tutte le uscite e entrate della casa.
L’aria si era congelata.

- Il numero scelto è…. il sei! –
- Sono io, il conte Standler –

Il suo sguardo si era posato su di me. I suoi occhi rossi, anche attraverso la maschera, riuscivano a farmi gelare il sangue.
Ma questa volta no.
Non abbassavo lo sguardo, lo guardavo dritto negli occhi. Dovevo fargli provare la stessa sensazione che provavo in quel momento.

- Bene i suoi cinque partono da adesso… Pronti, partenza e via! –

Aveva iniziato a correre verso le scale, mi era passato accanto e mi aveva sussurrato:

- Ti ucciderò –

Feci finta di niente e mi diressi anche io verso il tetto.

- Il tempo a sua disposizione è terminato. Gentili ospiti, BUONA CACCIA! –

Più di 300 invitati stavano correndo per tutta la casa per trovare la preda.

Jack, Sam e Laice mi avevano seguito. Jack stava monitorando la situazione attraverso delle telecamere sparse per tutta la casa.

Tirava un po’ di vento quella sera, ma in quel momento non mi importava del freddo.
Ero molto concentrata sul mio compito.

- Jack a che punto siamo? –
- Se speri che alcuni di loro atterrino il conte ti sbagli di grosso –
- Mmmm? –
- Il conte sta facendo fuori chiunque gli passi accanto –
- Era scontato. Ricordate: qualunque cosa succeda, pensate a salvarvi e non vi voltate indietro –
- Questo mai! – mi rispose Sam.
- Sam anche l’immortalità ha sempre dei lati negativi –
- Cosa intendi dire? –
- Per primo non provi la gioia di crescere e invecchiare. Poi in tutti questi anni ho visto le persone a me care morire sotto i miei stessi occhi. Per questo non voglio che si ripeti –
- Ma… -
- Niente ma! –
- O-ok –

“ Mi dispiace Sam, ma so già il mio destino, l’ho sempre saputo. L'erba cattiva non muore mai. La tua vita senza di me sarà vuota, ma tu ce la potrai fare. Tu non sei mai sola”

Mi ero girata dall’altra parte, non avevo il coraggio di vedere la loro faccia e dire la verità.
Una lacrima solitaria stava scendendo piano.
Mi feci forza e mi ripresi.

“ Qualunque cosa succeda io… io… devo… proteggervi”

- Il conte non si fermerà davanti a niente – Jack si era avvicinato.
- Questo lo so. Non ce la farò –
- Non è vero –
- In passato l’ho già affrontato e ho perso. Mi ha solo risparmiata per vedermi soffrire –
- Conta su di me e vedrai che andrà tutto bene –
- Lo spero. Posso… posso farti una domanda? –
- Dimmi –
- Perché sei passato dalla sua parte? Insomma con noi avevi tutta la protezione possibile, non potevi correre pericoli –
- Non per sempre. Non potevo rimanere sotto la vostra ala per tutta la vita. Sono passato dalla sua parte perché mi aveva minacciato, non volevo che tu morissi. Per questo non ho seguito tutto il suo piano –
- Come? –
- La parte in cui te ne sei andata mentre il conte uccideva i tuoi, non era prevista –

Sorrisi. Fu l’ultima che feci, poi silenzio.
Fino all’arrivo del conte nessuno aveva parlato, non avevamo più aggiunto, non ne avevamo il coraggio.

Stavo ripensando al passato, a mio papà.
Era poco il tempo che avevo a disposizione con lui, d'altronde io ero troppo impegnata con gli allenamenti e lui troppo impegnato nel suo ruolo da Re.

Neanche dopo la morte di mia madre non era riuscito a passare molto tempo insieme a me, ci stavamo sempre di più allontanando.
Si stava isolando, si era creato intorno a se stesso una sorta di barriera e né io né mio fratello eravamo riusciti a superarla.
Era stato tutto inutile.
E poi era successo, era morto.
Proprio quel giorno, quel giorno avevamo litigato.
Se solo avessi avuto il tempo di chiedergli scusa, se solo non me ne fossi andata.
Troppi se ci sono tra me e quel giorno.
Mi manca.

- Jenny? Jenny! –
- Cosa? Scusami stavo pensando ad altro –
- Sta arrivando –
- Ok –

“ Smettila cuore di battere così forte. Devi affrontare la morte. Guardala dritta in faccia senza paura. Bugie e scuse se ne sono andate”

Per un secondo il tempo si era fermato.

Tutti stavano osservando la porta che dava sul tetto, quella porta stava per aprirsi.
Soltanto essa mi divideva dal mio peggior nemico.

La mia vendetta si stava per compiere.

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Capitolo 10
*** La battaglia di una vita ***


La maniglia piano piano si stava girando. La porta cigolava.

Sentivo già l’enorme potere che possedeva Standler.

- Jennifer hai fatto un grosso sbaglio. MORIRAI! – mi urlava da dietro.
- Fatti avanti, sono pronta –

Il conte avanzava lentamente e uscendo dalla penombra mostrava la sua vera forma. Lui era un demone: occhi rossi, artigli affilati, corna e due grosse ali nere come la pece.

Si vedeva dalla faccia dei presenti che erano sbalorditi da quello che avevano davanti.

“Se vi fa paura adesso, dovreste vederlo quando combatte”

- Che ne dici non dovresti cambiarti? Insomma sappiamo tutti che neanche tu sei umana –
- Hai ragione, del resto non ho intenzione di combattere in queste condizioni… FUJITSU! –

Era una parola magica che poteva trasformarmi.

I miei occhi stavano cambiando colore, da un azzurro erano passati a un viola. La pupila si stava restringendo, mostrando completamente il colore dell’iride. Mi erano spuntate un paio di ali da angeli bianche con dei riflessi rosa.
La mia parte sinistra sembrava quasi che si stesse dissolvendo. I miei capelli si erano allungati mostrando alcune ciocche viola tra il biondo della chioma.
Per ultimo nella mia mano destra era comparsa la mia fedele spada Kiram.

“Jennifer è sempre così bella e buona, adesso che ne dite?”

- Sei contento? –
- Sarò chiaro con te, ormai ci conosciamo bene… è stato un vero spasso uccidere tuo padre mentre mi implorava di risparmiarlo –
- Sei un bastardo –

Conoscevo la sua tattica, creava una situazione in cui il soggetto si autodistrugga, nel mio caso facendomi ricordare il passato.
Ormai ero abituata, ne ero diventata immune.

- Sei patetica –
- Mai quanto te –
- Che ne dici iniziamo? –
- Non aspetto altro –

Tremavo mentre impugnavo la spada, credo che anche lui se ne fosse accorto.

Quel mese avevo studiato più di mille combattimenti possibili.
Tutti finivano nello stesso modo: la mia morte.
Per questo avevo pensato a un piano B.

- Rolling night – aveva urlato.
“Cosa? Non ho mai sentito questa frase”

Con il suo potere mi aveva scaraventato contro il muro. Non me l’avevo aspettato.
Dovevo contraccambiare.

- Reiji Control! –

Gli avevo lanciato un incantesimo di attacco.

- Lo sapevo –
- Eh? –

L’aveva fermato.

- Non ho tempo da perdere, ti devo neutralizzare –
- Come? –

Non avendo il tempo di difendermi, in un lampo si era avvicinato, mi aveva afferrato per il collo e mi stava strozzando.
Sentivo Sam che urlava e piangeva, dopo svenni.

L’ultima cosa che fece il conte fu quello di gettarmi nella sala da ballo distruggendo il lucernario.
Ripresi velocemente i sensi.

Quello che vidi non mi piacque per niente.
Il conte era vicino a me che mi puntava la spada e il diamante.

- Non vorrai mica… -
- Si, con il diamante ti priverò di tutti i tuoi poteri. Sei spacciata –
- Jennifer no! – era Sam.

Tentava di fermarlo. Tutto inutile, il conte l’aveva gettata con violenza a terra.

- S..Sam… -

Facevo fatica a respirare, mi faceva male il torace.

“Solo due colpi e mi ha atterrato. Credevo di resistere un po’ di più. Complimenti”

- Vedrai la tua morte sarà rapida e indolore. Dopo di te ucciderò anche tutti gli altri. A partire dalla tua serva –

Non riuscivo a muovermi.
Rimasi lì, distesa a terra, ripensando a quel momento.


1400 ANNI FA

- Grazie cocchiere per avermi riportato a cas... CHE COSA STA SUCCEDENDO? –

Il paese era completamente in fiamme.

Correvo cercando di capire cosa era successo.
Dappertutto si vedeva gli uomini del conte che uccidevano il mio popolo e distruggevano le case.

Senza farmi vedere cercai la mia famiglia.
Fu troppo tardi.
Jack era in piedi che piangeva.
Mio fratello era morto da poco e ora toccava a mio padre.

Gli andai incontro correndo e urlando.
Il conte lo uccise con una freccia.

Ero bloccata. Avevo gli occhi sbarrati e avevo i vestito ricoperto del suo sangue.
Mentre il corpo di mio padre cadeva a terra, iniziai ad urlare.

- PAPA’! NOOO! TI PREGO NO –

Stringevo il suo cadavere ormai freddo, molto forte.
Le lacrime cadevano lentamente, finendo sul suo viso.

Rimasi lì un po’ e dopo dal cielo cadde una pioggia nera.

Ad un certo punto sentii un pianto di un neonato.
Era l’unico sopravvissuto, nascosto dietro un cespuglio.
Decisi di abbandonarlo a una famiglia nel paese lì vicino, poi me ne andai.

Gli anni che passarono da quel giorno furono tristi e malinconici, nei quali continuai a chiedermi se fossi stata presente in quel momento forse loro sarebbero ancora vivi.
Ma una cosa era certa, mi sarei vendicata.

FINE FLASH BACK



Dovevo reagire, non poteva finire così.
Solo una cosa dovevo fare.

Sacrificarmi.

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Capitolo 11
*** Grazie ***


Con la forza che mi rimase cercai di tirare su la schiena.

Tenevo la testa bassa, tentando di non far vedere la paura che si leggeva nei miei occhi.

- Che cosa hai intenzione di fare? Qualunque cosa tu faccia sarà inutile – mi disse.

Mi alzai e zoppicando mi diressi verso Samantha.
Il conte stava osservando l’intera scena con la coda degli occhi.

Allargai le braccia e strinsi forte Sam, le sussurrai:

- Grazie. Ormai è giunta la mia ora –
- J-jenni…fer…Addio –

Iniziò a piangere.

- JENNY CI SARÀ UN’ALTRA SOLUZIONE! – mi urlò Jack.
- No, non c’è. Standler prima che ti finisca, lascia che ti dica una frase che mi ripeteva sempre mia madre “qualunque cosa tu faccia, ricordati sempre che chi  tiene a te ti ricorderà per il resto della loro vita”. Sai una cosa? Non sarò la persona più speciale di questo mondo, ma almeno io non sono sola, tu invece? Per tutto ciò che hai fatto qualcuno ti ha seguito? –
- Stai zitta –

“Punto dolente”

- Per tua sfortuna conosco il tuo più grande punto debole –
- Ah ah ah stai mentendo –
- Io non riderei se fossi in te. Tu hai sempre odiato il canto di mia madre, perché ascoltando una sua canzone poteva attivare dei sigilli facendoti scomparire. Dico bene? –
- Non riuscirai a fermarmi –
- Arrenditi –
- Starai scherzando? MAI! –
- Allora canterò –

Feci un respiro profondo e poi iniziai.


http://www.youtube.com/watch?v=ol6Ta0RM6QI

- Even thought I’m destined to become sea foam, I love you
After dissolving into the ocean and sky, I’ll watch over you


“The Little Mermaid. Me la cantava sempre mia madre”

- Under the ocean, I wanted to be closer to the blue starry sky
Under the ocean, I longed for the day to come when I could.
Under thick clouds, in the waves,
I saw you sink to the bottom of the ocean that day.
The first feelings in my life were of love
-

“ Grazie Samantha per avermi sopportato in questi anni e per avermi seguito, te ne sarò debitore.
Grazie Laice e Jack per questi giorni felici e scusatemi per non aver avuto fiducia in voi”

- How heartbreaking love can be…
Even though my legs ache, I love you
I can’t dance, but still, I’ll watch over you –


I sigilli partirono dal basso, circondando me e il conte.

- I’ve realized it was impossible for me to get that star in the castle;
No matter how loudly I screamed, you couldn’t hear me.
On the ship, I heard my sister’s voices.
They  gave me a silver knife and told me to kill him


Il conte stava già scomparendo, I sigilli stavano soffocando le sue urla. Mentre per me, stavano già scomparendo le gambe.

- “I….sing, sing at the bottom of the ocean!
sing, sing at the bottom of the ocean!”
I put my heart into a song and even though you can’t hear me


“Finalmente quando arriverò in paradiso potrò stare per sempre insieme alla mia famiglia, niente più ci separerà”

- I’ll keep singing… hoping that my voice wraps around you with the wind.
Even though I’m destined to become sea foam, I love you.
After dissolving into the ocean and sky, I’ll watch over you.
Na na na na na naaa


Ormai era rimasta soltanto la mia testa e la mia voce era interrotta dai miei singhiozzi e dalle mie lacrime amare, sussurrai:

- Addio -

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Capitolo 12
*** Il vero lieto fine ***


Capitolo visto da Samantha



Jennifer se ne era andata solo da due giorni.
Ero disperata e sola.

La casa era diventata così vuota.

Laice era venuta a trovarmi in quei giorni, ma l’avevo mandata via, non volevo vedere nessuno.
Volevo solo Jenny. Mi mancava.

Quel giorno ero raggomitolata sul divano nel buio, piangendo.

- Ti prego Jenny torna. Ho bisogno… di te –

Poi sentii una voce nella mia testa.

- Vai nella mia camera e apri il primo cassetto dello scrittoio –
- Cosa? Jenny? –

Corsi nella sua camera e al’interno di quel cassetto trovai una lettera indirizzata a me.

“Non sei sola, ricordatelo. Jenny”

Appena lessi chi l’aveva scritta mi scesero di nuovo i lacrimoni.
Mai poi pensai:

“Jenny, hai ragione io non sono sola!”

Mi aveva aperto gli occhi, dovevo riprendermi.
La mia vita non sarebbe mai più tornata come prima, ma dovevo seguire il suo suggerimento.

In quell’istante mi venne in mente una sua frase:

- Un giorno andremo a vedere il ciliegio! –

Sentivo che dovevo raggiungerlo, bastava solo trovarlo.

Avvisai Laice e Jack che il giorno dopo ci saremo messi alla ricerca di quell’albero.

Dopo una settimana di duro lavoro, l’avevamo trovato. Era in un campo in cima a una collina nel paese vicino.
Non so cosa avrei trovato lì, ma di una cosa ero certa, dovevo raggiungerlo al più presto.

Quando arrivai ai piedi della collana vidi qualcuno appoggiato al ciliegio.
Corsi velocemente verso esso, lasciando Jack, Laice e i suoi ragazzi indietro.

- Ciao Samantha – mi disse.
- Ciao Jennifer –

Era proprio lei, in carne e ossa.
Era in piedi e guardava in alto, sorridendo.
Mi appoggiai di fianco a lei.

- Mi sei mancata –
- Sono solo passate due settimane, pensa se erano passati dieci anni. Considerati fortunata –
- Non fare tanto la saputella. Ma come sei riuscita a tornare indietro? –
- Non lo so! – aggiunse con quel suo tono ironico
- Hai visto i tuoi? –
- Si –
- Che cosa ti hanno detto? –
- Che sei una santa donna a sopportarmi –
- E dopo? –
- Che non era ancora giunta la mia ora, un giorno potrò stare accanto a loro, ma quel giorno non è ancora arrivato. Mi hanno anche detto di non preoccuparmi tanto per la loro morte, perché in fondo al mio cuore so che non è colpa mia e anche loro lo sanno. E poi non sareste niente senza di me –
- Sentila –
- E dai ammettilo! –
- Hai ragione –
- Evviva! È la prima volta che vinco una conversazione con te –
- Dopo soltanto due settimane ero già impazzita –
- È normale, quando ti affezioni a una persona è naturale avere certe conseguenze –
- Non te ne andrai più? –
- No, ormai tutti i miei poteri se ne sono andati, non sono più immortale. Potrò vivere una vita normale come un essere umano –
- Promesso? –
- Certo –
Sorrise di nuovo e poi abbasso lo sguardo verso uno dei ragazzi di Laice.
- Lo vedi? –
- Mark intendi dire? –
- Si –
- Non capisco –
- Il sopravvissuto –
- Non capisco ancora –
- Il giorno dell’incendio, un neonato era sopravvissuto –
- È lui? –
- Nah, era un suo tris-tris nonno. Lo abbandonai a una famiglia. In questi 1400 anni ho visto crescere tutta la sua famiglia, fino a lui –
- Insomma era tutto calcolato. Dal primo all’ultimo! –
- Già, qualunque cosa –
- Ma… -
- Io vedo il futuro, o meglio vedevo –
- Dirlo prima no? –
- E perdermi tutto il divertimento e la tua confessione? –
- Sei una stronza -
- Lo so -

La vidi allontanarsi, raggiunse gli altri e li abbracciò.
Si girò verso di me e mi sorrise.

Ormai era tutto finito.
1400 anni di lotte e sorrisi.
Alla fine esistono persone che con il tempo sono realmente cambiate, un esempio lo è stato Jennifer e lo sono stato pure io.

Noi siamo il passato, il presente e il futuro.
Noi siamo anime libere.
Finalmente vivremo in pace e nella piena serenità.
Questo si che è un vero lieto fine.



FINE







Nota dell'autrice:

Salve popolo! ^^
Dopo questo lungo travaglio, finalmente la storia è....FINITA!
Grazie a tutti quelli che hanno seguito la storia fino alla fine.
vi ringrazio dal pronfondo del mio corazon <3
alla prossima!!!!

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