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di watereyes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** First day ***
Capitolo 2: *** funny joke(?) with surprise ***
Capitolo 3: *** sweet soup ***
Capitolo 4: *** coup de foudre ***
Capitolo 5: *** my friends! ***
Capitolo 6: *** mental manipulation ***
Capitolo 7: *** SMASH!!! ***
Capitolo 8: *** hectic meal ***
Capitolo 9: *** sleeping beauty ***
Capitolo 10: *** prisoner ***
Capitolo 11: *** the lock and the key ***
Capitolo 12: *** suspect ***
Capitolo 13: *** jealousy ***
Capitolo 14: *** a chat with mum ***
Capitolo 15: *** indecision and wonder ***
Capitolo 16: *** relief ***
Capitolo 17: *** new routine ***
Capitolo 18: *** My girlfriend, my boyfriend ***
Capitolo 19: *** Crazy ***
Capitolo 20: *** Happy birthday, Amu! ***
Capitolo 21: *** Roma, caput mundi ***
Capitolo 22: *** The ballet ***
Capitolo 23: *** I love you ***
Capitolo 24: *** Our wishes are the same ***



Capitolo 1
*** First day ***


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- Amu! È uno sforzo così grande essere puntuali il primo giorno di scuola? - urlò mia madre. 
Ah ah. Spiritosa. Sospirando, mi buttai svogliatamente giù dal mio caldo e comodo letto e mi vestii. Cercando di non rabbrividire, lanciai una timorosa occhiata allo specchio: poteva essere peggio? Proviamo. “ Forza Amu, domiamo questa criniera”. Impugnai la piastra come una spada e mi accinsi alla mia grande e – purtroppo quasi impossibile – impresa. Dopo vari tentativi, che compresero due strinature sullo stesso orecchio (dolore!!) e diversi urli strappatimpani di mia madre, il mio aspetto divenne miracolosamente presentabile e, dopo un tocco di fondotinta, mascara e luccidalabbra – la cosa aveva dell’incredibile - perfino decente. 
- Sono pronta! – annunciai, scendendo in cucina. 
- Grazie al cielo! Nel frattempo abbiamo risolto il problema dell’inquinamento globale. 
No, non è mia madre questa. È mia sorella Ami che, se possibile, è pure peggio. 
- Mi stupisci. Mi stai dicendo che sai che cos’è l’inquinamento globale? – chiedo, fingendo un tono sorpreso. 
- Ah ah. Spiritosa. 
Oddio. Perché ha detto la stessa cosa che ho detto io poco fa? Pensiamo alla colazione che è meglio. 
- Ragazze, io vado! Siate puntuali almeno il primo giorno – cinguetta allegramente mia madre – ah, e ricordatevi di portare la torta ai nuovi vicini! Arrivano oggi e vorrei che andassimo d’accordo, anche perché hanno due figli della vostra stessa età. Ci vediamo stasera!- strilla, chiudendo la porta. 
- Dai, andiamo. Cerchiamo di non fare tardi – le dico, prendendo lo zaino e aprendo la porta. 
- Le chiavi le prendo io, ok? Tanto torno prima - fa Ami. 
- Cambia qualcosa se dico che non è ok? – chiedo. 
- Assolutamente niente 
- Okay. 
Arriviamo davanti al garage. Apro la porta ed eccola lì, in tutto il suo splendore: la mia adorata vespa rossa, che ho battezzato Ermes, come il dio greco dei viaggi. È il mio fedelissimo compagno, non mi ha mai tradito. Sono fissata, lo so. Accanto ad Ermes, c’è la vespa bianca di mia sorella. Montiamo sui rispettivi veicoli e partiamo a tutta velocità verso la scuola, in una folle gara contro il tempo. Arriviamo giuste giuste e ci precipitiamo, praticamente volando, nelle rispettive classi, terza B per me e quinta A per lei. Appena entrata in classe noto che, con mio grande disappunto hanno già accalappiato i banchi migliori. Ne sono rimasti un paio soltanto in prima fila davanti al prof (orrore!). Per fortuna, sento qualcuno chiamarmi: 
- Amu! Ehi Amu!! 
Mi giro e sorrido sollevata: eccolo li, che mi sorride, con la sua aria gentile e quel ciuffo biondo che sta sempre dietro a sistemarsi. E, soprattutto, con un banco in ultima fila accanto al suo. 
- Tadase! – esclamo contenta, correndo verso di lui. 
- Tesoro!! – fa lui, abbracciandomi e schioccandomi i soliti tre baci sulle guance – E’ una quantità di tempo vergognosa - VER-GO-GNO-SA – che non ti vedo! Guardati! Sei più bella ogni giorno che passa! E cosa abbiamo qui? Divina, assolutamente divina, questa maglietta! Ralph Lauren, vero? Adorabile, davvero adorabile. Ti ho tenuto il posto accanto al mio, in ultima fila, ma adesso mi devi almeno un favoruccio: nella lotta contro quei bruti mi sono rotta un’unghia! – piagnucola sconsolato. 
Tutto questo l’ha detto senza nemmeno prendere fiato. Tadase è il mio migliore amico da… beh da sempre, credo. È completamente gay, ovvio, ed è davvero una persona meravigliosa. Gli voglio un modo di bene. La mattinata trascorre in fretta, salutando i vecchi compagni e conoscendone dei nuovi e, non appena suona la campana, Tadase ed io schizziamo fuori dalla porta come tappi di champagne. 
- Hérmes! Da quanto tempo che non ti vedo! – esclama Tadase rivolto alla mia moto . 
- Quante volte ti ho detto che si chiama Ermes? Uffa! Perché tutti quanti dicono Hérmes? – borbotto sconsolata. Seriamente, non c’è più cultura. Perché tutti quanti la chiamano così? Perfino mia madre. Vabbè. Tadase e io stiamo fuori tutto il pomeriggio e, quando rientro, scopro che mia madre tornerà solo fra una settimana a causa dei suoi impegni di lavoro e che mia sorella non ha cucinato niente. Fantastico. Eppure questa settimana toccava a lei cucinare. Salgo a passo di carica e spalanco la porta della camera di Ami, pronta a una litigata memorabile, quando la vedo coricata a letto con il piumone , anche se fa ancora caldo. 
- Amu! Meno male – coff coff- che sei arrivata! Ho 38 e mezzo di febbre… - mormora, chiudendo gli occhi. 
La mia rabbia svanisce. Le do le medicine e le faccio un te, poi esco chiudendo piano la porta. Chissà se oltre all’istinto materno c’è anche quello sorellesco. Scendo le scale e torno in cucina. Appoggiata sul tavolo c’è la torta che mamma ha lasciato per i vicini. Cavoli, me ne ero dimenticata! Beh, sono solo le sei e mezza, sono in tempo. Esco di casa e mi dirigo a grandi passi verso quella accanto. Suono il campanello e poco dopo sento dei passi avvicinarsi. 
La porta si apre ed esce.. O. MIO. DIO.

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Capitolo 2
*** funny joke(?) with surprise ***


a funny joke AAAAARGHHH!!! AIUTO!!! - urlai a pieni polmoni.
Un'alta e magra figura si stagliava davanti alla porta. Sembrava un uomo ma la sua faccia era rugosa, piena di pustole e con delle fauci enormi dall'aria terribilmente pericolosa. Dopo il mio urlo degno di un maiale scannato, restammo in silenzio a fissarci; poi, senza preavviso, la creatura sichinò lentamente verso di me e mi sussurò all'orecchio:
- Buh!
- aaaaaaaaahh!!! omioddio ma che cavolo sta succedendo? - strillai. Mentre ero li che mi agitavo la creatura cominciò a fare un verso strano: sembrava che tossisse, mentre le sue spalle erano scosse da movimenti simili a singhiozzi. Restai a guardarla, troppo stranita per poter fare altro. Poi, dietro allo strano essere, si alzò una risata cristallina.
- Ahahahahahah!!! Oddio, guarda la sua faccia!! - esclamò una donna, da dietro la porta.
- Già.. impagabile!! - ridacchiò il mostro. Poi, con un gesto deciso, si prese il mento e si tirò via -non riuscivo a crederci- la faccia. Adesso so cosa significa l'espressione "a bocca aperta". Dietro quel mostro c'era un uomo sui quarant'anni o giù di li, dai capelli blu e gli occhi di uno spettacolare azzurro mare. Mentre l'uomo e la donna ridevano, tutto d'un tratto realizzai che cosa dovevo sembrargli: una cretina impalata davanti alla porta con una torta in mano e la bocca spalancata. Per recuperare un minimo di dignità, chiusi la bocca e dissi, cercando di non dare a vedere di pensare che fossero due completi svitati :
- Ehm... buonasera! Siete i signori Aruto e Souko Tsukiyomi, vero? Sono Amu Hinamori, la vostra nuova vicina di casa! La mia famiglia ed io volevamo darvi il benvenuto e sapere se avevate bisogno di qualcosa.
- Scusaci, Amu e dacci pure del tu! Entra pure - disse Souko, spalancando la porta in modo che mi sentissi la benvenuta.
Esitai." Oddio, mi sembrano delle brave persone, a parte il dettaglio dello scherzo con la maschera... e poi cosa potrebbero farmi?" pensai. Così sorrisi ad entrambi ed entrai. Il salotto era grande e spazioso, anche se per il momento era pieno di scatole e scatoloni sigillati.
- Vieni in cucina, l'abbiamo già sistemata - disse Aruto - qui è ancora un po' troppo in disordine. Li seguì fino in cucina, dove appoggiai su un tavolo la tortiera.
- Scusaci davvero per lo spavento che ti abbiamo fatto prendere poco fa. Mio marito ed io adoriamo fare scherzi e questo è uno di quelli che più frequentemente facciamo ai vicini che vengono a darci il benvenuto. Ma, in un certo senso, il nostro è anche un test per vedere il senso delll'umorismo e la simpatia dei vicini. E siamo felici di poter dire che tu, Amu cara, sei stata promossa a pieni voti!
"Fantastico, i nostri nuovi vicini sono dei pazzi fuori di testa" pensai. Poi però, sorprendendo anche me stessa, sorrisi "Divertenti però"
- Ma dove avete trovato quella maschera? Voglio dire, sembra proprio vera!
- Mi stai sempre più simpatica! Uno dei nostri passatempi preferiti è quello di costruire maschere! Ne abbiamo di tutti i tipi! esclamò Aruto, evidentemente al settimo cielo per il complimento che incosapevolmente gli avevo fatto.
Okay, frena. Sono inquietanti. In un attimo ho un flashback del film di Hitchkock "Psycho", quando Norman Bates dice a Marion Crane: "Mi piace impagliare uccelli.E' anche molto economico!" Proprio in quel momento Souko aggiunge allegramente:
- E non costa quasi niente, in pratica!
O mio Dio. Mi guardo velocemente intorno in cerca di una via di fuga. Mi farò molto male se mi butterò giù dalla finestra? Li guardo, convinta che da un momento all'altro mi taglieranno la testa con una mannaia e la imbottiranno di segatura. O forse risparmieranno perfino su quella visto che sono stata talmente idiota da seguirli in casa.
- Purtroppo adesso io e Souko dobbiamo andare. Abbiamo delle commissioni urgenti da sbrigare. Ma non ti preoccupare, resta pure qui così ne approfitti per conoscere nostro figlio!
- Ma no davvero, non import...
- Iiiiiiiiikuutooooooo!!!!! - urla Souko, come se fosse in cima ad una montagna e volesse produrre un eco, e non in una cucina 6x4 metri. Oddio, non ho voglia di conoscere questo tipo qua. Considerati i genitori, sicuramente sarà un ragazzo inquietante con la fissa per il gotico e gli scherzi sadici. Troppo tardi. Souko e Aruto sono già usciti sbattendo la porta e sento dei passi dalle scale. Cioè, fatemi capire: nemmeno ci presentano? E questo tizio, Ikuto, che si sente chiamare dalla madre e che si ritrova una perfetta sconosciuta in casa? Ho già la mano sulla maniglia, decisa ad evitare l'ennesima figuraccia, quando sento una voce mi blocca:
- Ehi, e tu chi sei?
Ecco, lo sapevo. Mi giro lentamente, con la mano ancora a mezz'aria, e, per la seconda volta nel corso della giornata, rimango a bocca aperta. Dov'è il ragazzo con la fissa del gotico? Il ragazzo davanti ai miei occhi è l'incarnazione della perfezione, meglio persino di un modello Abercrombie (e ce ne vuole! ma ikuto è ikuto nda): ha gli stessi capelli blu del padre ma gli occhi sono di uno straordinario ametista e ha un fisico assolutamente...
- Allora si può sapere chi sei?
- Ah? - faccio io, come solo una perfetta imbecille sa fare-
- Chi sei e cosa ci fai in casa mia? - chiede il ragazzo, che comincia giustamente a spazientirsi.
- Co-come? Ah, si, scusa.... sono Amu Hinamori, la tua nuova vicina di casa, i tuoi genitori mi hanno fatta entrare ma sono appena appena andati via... - balbetto, rossa in faccia.
- Cos'è ti senti male? Sei tutta rossa... ti do un bicchier d'acqua, vieni in cucina - dice Ikuto, facendo segno di seguirlo.
Non appena entra in cucina, nota la tortiera:
- Ehi, questa l'hai portata tu?
- Si, l'ho fatta io...
- Ottimo avevo giusto un po' di fame
Ikuto apre la tortiera e io rimango agghiacciata: almeno tre fette della mia strepitosa torta al cioccolato sono scomparse. Ami. Giuro che non appena torno a casa la uccido e chissene anche se è in punto di morte. Dico io, quando mai ho parlato di istinto sorellesco?! Ikuto scoppia a ridere.
- Ahahah! Giustamente l'hai fatta e anche mangiata vero?
- Nono, non è come pensi! E' mia sorella che se l'è mangiata! - replico in fretta, rossa come un pomodoro bruciato.
- Sisi, anche io scarico sempre la colpa su mia sorella - fa, sempre ridendo mentre taglia due fette e assaggia la sua - Wow, ma è buonissima!! E chi se l'aspettava da una piccoletta come te?
- Come scusa? Non sono piccola!
- Certo certo... parlando di cose serie, tu frequenti la Seiyo Accademy vero?
- Si, è la scuola più vicina...
- Ottimo, domani potresti farmi da guida? Non conosco ancora la strada...
- V-va bene - gli dico, tutta imbarazzata - per caso hai la moto? perchè di solito finchè c'è bel tempo è così che vado a scuola...
- Si, ce l'ho. Perfetto, anch'io adoro andare in moto
Sorrisi come una scema, pensando che avevamo già qualcosa in comune. Con la coda dell'occhio vidi che anche lui stava sorridendo e la cosa mi fece sorridere ancora di più.
Drin drin. Drin drin.
- Scusami un attimo... - dico, estraendo il cellulare di tasca - Pronto?
- Amu, ci sei? Puoi tornare a casa? Sono in un bel guaio -  è la  voce di Ami,
- Ami cosa c'è? Cos'è successo?! Avanti dimmelo! 
- Vieni ti prego...
-
Arrivo subito! - esclamo, interrompendo la chiamata. - Scusami, ma devo andare adesso... Ci troviamo domani a sette e mezza appena fuori casa, ok? - dico, in fretta rivolta ad Ikuto.
- D'accordo ma... va tutto bene?
- Benissimo! Grazie a domani! - grido, già fuori dalla porta.
"Ami, che cosa ti è successo?"


Ciao!! :D prima di tutto vi ringrazio per aver letto questo capitolo e per aver recensito. Mi fa molto piacere sapere cosa pensate della mia storia. Questa è anche la prima storia che io abbia mai scritto quindi siete liberissimi di darmi qualsiasi tipo di suggerimento, consiglio o altro magari anche riguardante la trama o se pensate che una certa canzone possa essere adatta ad una certa situazione xD Ho reso Tadase gay perchè - oltre al fatto che ci sta benissimo secondo me - ho eliminato il principale rivale di Ikuto. Spero di riuscire a scrivere alle svelte il prossimo capitolo, anche se sembra che i prof stiano complottando di uccidermi xD baci watereyes :D

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Capitolo 3
*** sweet soup ***


sweet soup - Ami? dove sei? - grido, precipitandomi in casa. In salotto non vedo nessuno, perciò salgo le scale di corsa ed entro nella sua camera
- Ami?
- Amu! Meno male che sei arrivata! E' successa una cosa terribile!
- Cosa? Cos'è successo? Dove ti fa male, devo chiamare un'ambulanza?
- Si... per il mio cuore! - esclama teatralmente
- ...Ma che cavolo stai dicendo? Sei impazzita per caso?
- Come puoi essere così insensibile? Il mio ragazzo mi ha lasciataaaaa!!!!! - grida, portandosi la mano sulla fronte come una diva del cinema.
Oh no. Ci risiamo. Lei e il suo ragazzo si lasciano e si rimettono insieme con una media di cinque volte la settimana se è poco. E la loro "separazione" non dura mai più di quattro ore e ventitrè minuti. Si, mi sono divertita a contarli. La cosa brutta è che per tutta la durata della loro lontananza Ami si strugge come una disperata e chi ne paga le conseguenze siamo io e le sue amiche. Anzi, io molto di più visto che sono sua sorella e non ho potuto sceglierla. Comunque non è consigliabile assistere nemmeno alla loro riappacificazione, se siete diabetici e avete un alto tasso di zucchero nel sangue perchè è incredibilmente smielosa. E' tutto un "Ami, mia adorata" e "Biscottino mio!" per un po', dopo di che lui le ficca la lingua in gola talmente in profondità che sembra quasi stia cercando dei reperti di quello che ha mangiato per pranzo. Si, fa davvero schifo.
- Su Ami, vedrai che si sistemerà tutto! - le dico, allungandole un fazzoletto. Lei si soffia rumorosamente il naso prima di esclamare:
- No. Questa volta è davvero finita. Lasciami sola con il mio dolore, per favore - geme, indicandomi con un gesto drammatico di uscire.
Santo cielo. Finalmente mi ha lasciata andare. Scendo le scale scuotendo la testa e sto per andare in cucina per controllare la pentola a pressione che usiamo per fare la minestra, quando suona il telefono. Faccio una corsa e rispondo, leggermente a corto di fiato:
- Pronto?
- Amu? Sei tu?
- Si, sono io. Ciao zia! - rispondo rassegnata. Perchè perchè perchè non guardo mai l'identificatore di chiamata? Accidenti a me!
Zia Ruka è la persona più logorroica che conosca, soprattutto al telefono. In famiglia evitiamo le sue telefonate come la peste perchè ti costringe a stare al telefono per almeno un'ora quando in pratica non ha niente da dirti.
- Come stai, tesoro? E' da tanto tempo che non ti sento? Hai cominciato la scuola? Sai, ieri mi è successa un cosa davvero buffa... - bla bla bla. Ecco, sono fregata. E adesso chi la ferma più? Mi limito a dire un "Davvero" o "Ma dai!" di tanto in tanto, ma i miei pensieri sono da tutt'altra parte, anche se non molto lontani; per la precisione, sono tutti quanti rivolti al nuovo abitante della casa accanto alla mia. Ikuto. Che belli i suoi occhi. Così limpidi e così profondi... Un boato mi sveglia di colpo dalle mie fantasticherie. Ma che cavolo è successo? Non dirmi che...
- Ciao zia, scusami ma ora ti devo lasciara - dico in fretta rivolta al telefono. Non aspetto nemmeno che mi risponda, chiudo la conversazione e corro in cucina. Appena entrata però, chiudo gli occhi. "Ditemi che non è vero, ditemi che non è vero" prego tra me e me. Lentamente riapro gli occhi. Oh no, accidenti! E' tutto dannatamente reale! La pentola a pressione è esplosa e la zuppa si è sparsa per tutta la cucina. Non ci posso credere. Mamma mi ammazzerà. Sono paralizzata a fissare quel disastro, quando sento qualcuno bussare insistentemente alla porta. E adesso cosa c'è? Imbufalita, mi dirigo a grandi passi verso la porta e la spalanco abbaiando un:
- E ADESSO CHI MI DISTURBA?!?
- Oh, scusa. E' solo che avevo sentito un'esplosione e pensavo che fosse successo qualcosa...ma non ti preoccupare me ne vado subito!
Omioddio. E' Ikuto. Divento immediatamente di un meraviglioso color ciclamino e balbetto:
- M-Ma no, figurati! E' solo che ho avuto un piccolo incidente... Accomodati pure
Ikuto entra in casa e si guarda intorno. "Dio, com'è carino" penso, prima di riuscire a fermarmi. Ma che mi prende? Mi do un colpetto in testa. Ikuto mi guarda con aria interrogativa e dice:
- Va tutto bene?
Forse è meglio che mi controlli o tra poco chiamerà un'ambulanza. O, peggio ancora, il manicomio. No, quello no, considerati i suoi genitori ormai non si sorprenderebbe nemmeno se mi presentassi a casa sua facendo la spaccata e cantando in falsetto "O sole mio". Okay, basta con questi film mentali. Cerco di riprendermi e gli scocco un sorriso da prova-a-non-innamorarti-di-me-se-ci-riesci e trillo allegramente, mentre vado in cucina:
- Certo, va tutto benissimo! 
Ikuto, seppur con un'aria stranita, mi segue ma si blocca di colpo quando vede le condizioni disastrose della cucina:
- Ma cosa diamine è successo qui? - esclama
, con una mano sulle labbra per trattenere le risate.
Mortificata, gli spiego l'accaduto, mentre Ikuto ride senza ritegno.
- Incredibile, sei davvero una bambina! Non riesci a fare due cose contemporaneamente?!?
- Senti un po', bello... - attacco io, combattiva, ma mi zittisco in un secondo quando lui mi posa un dito sulle labbra, si avvicina lentamente a me, chinandosi per raggiungere il mio orecchio e sussura:
- Buh!
- Aaaaaaah!!!! Ma allora è un vizio! - faccio io, facendo un salto di almeno due metri e guardandolo furiosa. Lui continua a ridere, così mi avvicino per fare... per fare.. non so bene neanch'io che cosa, ma prima che ci riesca scivolo su quella diabolica zuppa. Cerco freneticamente un appiglio, e l'unico che riesco a trovare è la maglia di Ikuto, che poveretto si ritrova anche lui per terra in un nanosecondo. O meglio, si ritrova sopra di me in una posizione che sarebbe giudicata equivoca da chiunque non avesse assistito alla scena. Ma ho pensato questo solo più tardi. In quel momento, in quel preciso istante, non pensavo a niente, era sconnessa, come se il mondo si fosse fermato per noi, per far si che quell'istante durasse per sempre o come se mi trovassi nelle più profonde e silenziose acque marine. Si, era proprio così che mi sentivo guardandolo negli occhi, sentivo di poterci scendere all'infinito, senza stancarmi ne annegare, fino a raggiungere la sua anima.
Drin drin. Drin drin.
Sentì come riemergendo da un sogno, la suoneria del telefono. Cercai di alzarmi, ma Ikuto non si mosse.
- Ehm.. Ikuto? Scusa ma dovrei...
- Cos...? Ah certo, scusami - disse confuso.
Mi alzai e corsi verso il telefono:
- Pronto?
- Buonasera, sono Monica della Telecom. Volevo sapere se le interessavano alcune delle nostre offert...
- No non me ne frega niente delle vostre stupide offerte!!! -sbottai, chiudendo la chiamata con un colpo secco. "Ma è possibile che capitino tutte a me?" pensai. Di ritorno in cucina, vide Ikuto intento a pulire con uno straccio il pavimento.
- Non disturbarti, faccio io - mi affrettai a dire, ma lui mi bloccò con un sorriso e replicò:
- Non preoccuparti, nessun disturbo. Piuttosto, ti piace la pizza con i funghi?
-Si... la adoro - rispondo imbabolata.
- Perfetto - Ikuto estrae il cellulare dalla tasca e compone un numero: - Pronto? Vorrei ordinare due pizze con i funghi. Via Sora 14. Grazie mille - chiude la conversazione e mi guarda con un sorrisetto soddisfatto:
- Ti va se intanto guardiamo un film?
- C-certo
Finiamo di pulire la cucina proprio quando arrivano le pizze, e ci sistemiamo sul divano a guardare la televisione, mangiando e chiacchierando.
Mmmmm. Spero proprio che diventi una routine.


Ciao! Incredibile, non pensavo di riuscire a finire questo capitolo!! *watereyes molto compiaciuta e soddisfatta di sè*
Non ho molto da dire, a parte che spero davvero che vi piaccia! :D Ah si, perdonate il nome ridicolo del capitolo!! xD E, in fin dei conti, quella zuppa non è stata per niente maledetta! baci, spero di scrivere in fretta il prossimo capitolo
baci
watereyes

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Capitolo 4
*** coup de foudre ***


coup de foudre Bip bip. Bip bip. Bip bip.
Apro gli occhi a fatica. Che peccato, stavo sognando così bene... lentamente mi stiracchio e, sbadigliando, guardo la sveglia: le sette e un quarto. Molto bene, per una volta non dovrò fare le corse per arrivare puntuale, dato che sono in perfetto orario. Adesso mi alzo, mi vesto e mi preparo una bella colazione. Mentre mi sto infilando le calze però, sento come un campanello d'allarme risuonarmi in testa: "Le sette e mezza, le sette e mezza..." Strano. Che io sappia, la scuola comincia alle otto. Ma allora che cosa devo fare? Mi sto ancora arrovellando, quando di colpo ho un flashback:
Ieri sera, intorno alle undici.
- Aaaaaaaah!!! - fa Ikuto, alzandosi dal divano per sgranchirsi le gambe - Bel film, vero? - mi chiede, mentre si stiracchia la schiena. Assomiglia terribilmente a un gatto quando lo fa. A un meraviglioso gatto dagli occhi blu.
- Già... - dico io. "E ottima compagnia" penso tra me e me, anche se non lo dico. Mi alzo e lo accompagno alla porta.
- Allora ti aspetto domani mattina alle sette e mezzo davanti al cancello, okay?
- Okay. Buonanotte
- Sogni d'oro... - mi augura Ikuto, chiudendo il cancello.
Oh Cristo santo!!! Come ho fatto a dimenticarlo?!? Se ha popolato i miei sogni fino ad un minuto fa! In un attacco di adrenalina, finisco di vestirmi, lavarmi e pettinarmi: non c'è tempo di truccarmi. Corro lungo il corridoio, ma il mio mignolo sbatte contro il cassettone (a chi non è mai successa una cosa simile? xD ndw):
- Aaaaaaahia!!!! - strillo, saltellando su un piede solo - Ma... che cavolo... l'hanno messo... a fare questo stupido coso, se alla fine serve solo a farti male?!?!? - impreco. Scendo le scale di pessimo umore, lascio un biglietto ad Ami, mi infilo le scarpe ed esco di casa, con lo zaino in spalla.
- Salve! Siamo di cattivo umore? - mi saluta Ikuto, a cavallo di una moto blu.
- Orribile - sbuffo io, anche se non sono per niente sincera. Come faccio ad essere di cattivo umore quando sono con lui?
- Si vede - replica Ikuto, divertito - Dove hai la moto?
- Cavolo!!! Ho dimenticato le chiavi!! Torno subito! - eclamo, correndo in casa. Afferro le chiavi, che erano sul tavolo, ma quando esco Ikuto è sparito. "Dove sarà andato?" penso, mentre prendo Ermes dal garage.Mi sto infilando il casco, quando vedo Ikuto uscire di casa con un sacchetto in mano.
- Anche tu avevi dimenticato qualcosa? - gli chiedo
- Non proprio - risponde lui, porgendomi il sacchetto - Ho pensato che probabilmente avevi saltato la colazione
Apro il pacchetto e vedo che dentro c'è una brioche e un succo d'arancia.
- C-cosa te lo fa pensare? Non è per niente vero - dico io, arrossendo. Sfortunatamente, lo stomaco smaschera la mia pietosa bugia con un risentito e sonoro gorgoglio. Dal rosato con sfumatore rosse, divento un bordeaux dalle sfumatore quasi marroni.
- Ah no? A me non sembra - sghignazza Ikuto. E' evidente che si sta divertendo un mondo.
- C-comunque... grazie - balbetto
Ikuto smette di ridere e mi guarda, improvvisamente serio:
- Non c'è di che - dice - ma sappi che non faccio mai nulla gratis, quindi mi devi un favore - aggiunge malizioso.
- Q-quale? - chiedo, sempre più confusa e imbarazzata
- Lo scoprirai a tempo debito... andiamo ora? Altrimenti faremo tardi - e parte così, veloce come una saetta.
Lo raggiungo in un secondo e, mentre siamo fermi al semaforo, si sporge verso di me e dice:
- Gara? O devo pensare che hai paura?
Lo guardo, con gli occhi fiameggianti:
- Sta a vedere e mangia la mia polvere, piuttosto! - ruggisco, dando gas. Ci lanciamo in una folle corsa per la città, due bolidi senza controllo. Sento il vento scompigliarmi i capelli e la presenza di Ikuto accanto a me. Sorrido felice. Arriviamo pari, con una frenata degna di Steve McQueen.
- Non male, per una ragazzina - commenta Ikuto, togliendosi il casco
- Ti ho detto di non chiamarmi più così! E poi, mi spiace ma non riuscirai mai a battermi finchè sono con Ermes.
- Chi?
- Ermes. E' il nome che ho dato alla mia vespa - dico, con un leggero tono di sfida
- Ermes come il dio greco dei viaggi? In effetti la cosa ha senso... - fa Ikuto pensieroso
Lo guardo, stupita e felice. Questa è la prima volta che qualcuno, maschio o femmina, apprezza e riconosce al primo colpo il nome della mia moto. Senza accorgemene, sorrido.
- Che hai da sorridere?
- Eh? Niente niente, lascia stare...
Vedo che sta per dire qualcosa quando sento qualcuno che mi chiama:
- Amucciaaaaa!!!! Finalmente sei arrivata! Tesoro, devi assolutamente aiutarmi a...
- Ciao Tadase! - lo interrompo decisa - Ti presento Ikuto, il mio nuovo vicino di casa
Tadase si accorge solo in quel momento di Ikuto, ma gli lancia un'occhiata di apprezzamento molto più lunga del necessario.
- Piacere di conoscerti, Tadase. Io sono Ikuto Tsukiyomi
- Il piacere è tutto mio, Ikuto - sorride Tadase
In quel momento suona la campana.
- Accidenti, meglio sbrigarsi - esclamo - Ci vediamo dopo Ikuto, va bene? Buon primo giorno di scuola! - gli auguro sorridendo, prima di correre in classe. Non appena ci sediamo Tadase esplode:
- Santo cielo Amu!!! Hai visto quant'è bello? (è la prima cosa intelligente che sento dire da Tadase xD ndw) Tutte a te le fortune eh? Che gran pezzo di gnocco che ti ritrovi come vicino di casa! - Tadase si agita come se avesse un carciofo sotto al sedere e per calamrlo sono costratta a dargli una botta in testa
- Tadase!! Accidenti, vuoi deciderti a darti una calmata? E mettiti il cuore in pace. Non gioca nella tua squadra - sbotto io
- Davvero? Che gran peccato. Dici che potrà cambiare opinione?
- Spero proprio di... cioè credo di no - mi affretto a correggermi
- Speri? Ahi ahi ahi, siamo nei guai! Nei guai fino al collo, direi - Tadase si fionda sulla preda (che sarei io), come l'aquila sul topo - Ammettilo Amu, ammettilo che ti piace! Lo sai che non puoi nascondere nulla a Tadase, la Maga dell'Amore! - si vanta, mettendosi in posa.
- Ma se lo conosco da ieri! - dico, cercando (senza successo) di convincere me stessa
- Non credi ai colpi di fulmine? E' la forma d'amore più immediata e più potente. Quando l'hai trovato, tienilo stretto
Ripenso a ieri sera, ai nostri sguardi e a quello che ho sentito quando l'ho guardato negli occhi.Si, credo ai colpi di fulmine. Ovviamente, non è questo ciò che dico a Tadase:
- Tzè, ti sembro una che crede a queste cose?
- E sembra anche che tu gli piaccia parecchio - aggiunge lui, senza stare a sentirmi
- M-ma che dici?!? Se l'ho conosciuto solo ieri!!! - esclamo, più rossa che mai
- Per questo parlo di colpi di fulmine, dolcezza.


Ciao!!! :D Grazie per aver letto! :D Non era questo il modo in cui avrei voluto chiudere il capitolo, ma non sono riuscita ad andare più avanti di così, per colpa della scuola (che sia maledetta!). Mi farò perdonare, promesso! baci, watereyes
P.S. per chi non lo sapesse, il titolo del capitolo in italiano significa "colpo di fulmine"! Perdonate i nomi dei capitoli, please ^_^

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Capitolo 5
*** my friends! ***


my friends - Kyyyyyyyyyaah!!!!!
- Waaaah!!!!
- Amu, ma dove l'hai tenuto nascosto finora?
E' un assalto. Un terribile assalto. E io sono la loro vittima. Sono attorniata da almeno una decina di ragazze, che mi scuotono da tutte le parti e mi assordano le orecchie. Il professore, che sarebbe dovuto essere il mio difensore, ha ormai rinunciato all'impresa di domarle, e si è seduto alla scrivania, lanciandomi ad intermittenza sguardi sconsolati alternati a sguardi di compatimento. Penso che ne parlerò con il preside. E' suo dovere in quanto insegnante mantenere l'incolumità dell'alunno, e in questo momento posso assicurare che non lo sta facendo. E neanche Tadase. Gli lancio un'occhiata supplichevole, ma lui sprofonda ancora di più nella sua rivista, fingendo di non vedermi. Peccato che tenga il giornale al contrario.
- Insomma Amu! Rispondici! Si può sapere chi era?
"Insomma lo dico io. Che cosa ve ne importa? Ikuto e tutto ciò che lo riguarda non sono affari di cui voi dobbiate interessarvi!"  penso involontariamente. Smettila cervello! Ormai l'abbiamo capito. Io non piaccio a te e tu non piaci a me. Quindi cerchiamo di collaborare solo nei momenti di bisogno, e cioè nei compiti in classe. Per il resto del tempo, io mi faccio gli affari miei e tu i tuoi, capito? Ciò significa che non devi farmi pensare cose che per conto mio, cioè senza cervello, non penserei! Bene. Sono contenta che ne abbiamo parlato.
- Amu! Smettila di ignorarci! - la voce stridula di Haruhi interrompe bruscamente il mio assurdo duello mentale. - Dicci subito chi è, come l'hai conosciuto e - SOPRATTUTTO! - cosa avete fatto ieri sera a casa tua!
- Si chiama Ikuto Tsukiyomi. E' il mio nuovo vicino di casa, ecco come l'ho conosciuto - rispondo con voce monocorde
- Ma cosa avete fatto ieri sera? Cosa?!
- Niente! - esclamo, più rossa che mai. "E' vero, non si può considerare come qualcosa l'incidente della zuppa" penso, quasi amareggiata. Stupido cervello, non ti avevo detto di farti i fatti tuoi?
Per fortuna le mie compagne non sono più interessate a me. Dopo aver appurato che non rappresento una minaccia per il loro nuovo bersaglio, si sono lanciate con entusiasmo in un'altra conversazione.
- Sono sicura che mi chiederà di uscire. L'ho visto, mi ha guardata prima di uscire - sta dicendo un'ochetta senza cervello. "Non perdere le staffe, non perdere le staffe" mi ripeto tra me e me. Non è vero. Ikuto non ha guardato nessuna delle mie compagne. Oppure si? Di colpo, il dubbio mi assale. Mi sto ancora tormentando e ripercorrendo mentalmente i momenti in cui Ikuto era in classe, sezionando con attenzione ogni sguardo e tono di voce, quando una manata sulla schiena mi fa cadere faccia in giù sul banco:
- Ehi Amu! Come stai? Finalmente riesco a vederti, prima nemmeno il ciuffo dei tuoi capelli si vedeva, con tutte quelle ragazze che ti saltavano addosso! Sempre al centro dell'attenzione, eh?
- Kukai! - esclamo, contentissima di vederlo. Kukai è un mio compagno di classe e buon amico, insieme ci divertiamo un sacco. E' una specie di drogato di sport: non può farne a meno. All'improvviso, mi balena un'idea in testa: perchè non scaricare tutta la rabbia nello sport? Avevo un sacco di energia pericolosa in quel momento, e mi sembrava un'idea migliore utilizzarla nel tennis, anzichè nella manovrazione di macchinari pericolosi, per esempio. Così gli chiedo:
- Senti, oggi pomeriggio ti va di fare una partita a tennis?
- Questo pomeriggio? Mi dispiace Amu, oggi proprio non posso. Gli allenamenti di calcio mi impegnano tutto il pomeriggio e sono stra indietro con i compiti! Facciamo un'altra volta, va bene?
- Sicuro, non c'è problema - rispondo sorridente - Buona fortuna con i compiti! Professore - grido, per svegliarlo dal suo pisolino - Posso andare in bagno?
- Cos..? Si certo, vai pure - mi risponde, cercando inutilmente di soffocare uno sbadiglio.
Appena esco in corridoio, metto in atto il mio piano. Corro per il corridoio, superando quattro classi prima di bussare con quattro colpi secchi alla porta della quarta B. Poi, veloce come un fulmine, mi nascondo sotto il tavolo, li accanto. La porta non si apre nemmeno. "Persino meglio del solito" esulto tra me e me. Dopo circa mezzo minuto, dalla porta esce un ragazzo dai lunghi capelli blu, che si accuccia sul pavimento per guardare sotto il tavolo e chiedermi sorridente:
- Cosa c'è, Amu?
- Nagi!!! Hai fatto presto - bisbiglio, uscendo dal mio nascondiglio. Nagihico Fugishaki è un altro mio carissimo amico. I nostri genitori si conoscono, perciò lo conosco fin dall'infanzia, ma da piccoli non ci sopportavamo e non facevamo altro che pestarci a vicenda. Finchè un giorno i nostri genitoti - ormai sull'orlo di un crisi - non hanno deciso di iscriverci a tennis, per far si che ci calmissimo un poco. Beh, non ci crederete ma ha funzionato a merviglia. Da quel momento in poi, siamo diventati amici. - Oggi hai tempo per una partita?
- Cioè, mi hai chiamato solo per questo? Sei sempre la solita - dice ridendo - comunque mi dispiace, oggi non posso proprio.
- Come mai?
- Ehm... mi vedo con degli amici - risponde, evasivo
- Non è vero. Qui c'è qualcosa che puzza. Ti vedi con una ragazza, ammettilo!
- Coff coff! Ma che dici? E comunque, sarà meglio tornare in classe o ci daranno per dispersi. Ciao Amu, a domani - esclama, tornando in tutta fretta nella sua classe. "Wow" penso "Nagi si vede con una ragazza. Chissà chi è. Ma Tadase riuscirà a fargli sputare il rospo" concludo malefica rientrando in classe.
- Tadaaaase!! Avrei un piccolo favore da chiederti - gli dico, con aria innocente
- Dimmi Amu - risponde lui, con aria interrogativa
- Mi stavo chiedendo... oggi sei libero?
- Si, perchè?
- Perfetto! Andiamo a giocare a tennis! E' deciso!
Il viso di Tadase cambia radicalmente colore, facendosi terreo.
- No!! Ti prego Amu, non farmi questo!! Lo sai, detesto sporcarmi con quell'orribile terra rossa! E poi, mi sforzo troppo e di conseguenza sudo e mi si spettinano i capelli!
Questo è uno dei problemi di Tadase. Prova una naturale avversione per l'attività fisica, almeno che questa non sia lo shopping. Figuratevi che quando il prof di ginnastica ci ha chiesto, in un test scritto, che cosa succede quando corriamo, lui ha risposto: - Ci spettiniamo i capelli - testuali parole, frutto di un favoloso tre nella sua media impeccabile. Per fortuna, so bene come fregarlo.
- Sai, pensavo che uno di questi giorni potevo venire a fare shopping con te e magari... - prepararsi al lancio della bomba. Bersaglio individuato. -... poi potevi venire da me e potresti usarmi come bambola tridimensionale. Compreso il trucco! - BAM!! Bomba sganciata. Bersaglio colpito.
Tadase si alza in piedi e saltella contento: - Si si si e ancora si!! Che bello che bello che bello!! Certo che vengo a giocare a tennis con te Amu! - canticchia felice. Sogghigno, diabolica. Missione compiuta.


Salve a tutti!! :D chiedo perdono per la brevità del capitolo - in origine doveva essere molto più lungo - ma ero troppo stanca, è già un miracolo che sia riuscita ad aggiornare. Quindi accontentatevi per satvolta please, ma prometto che mi farò perdonare u.u Questo capitolo in pratica è servito a presentare un po' gli amici di Amu e la sua vita quotidiana. Ma attenzione! Si avvicinano i famosi colpi di scena! Grazie per leggere, commentare e -soprattutto- sopportarmi! ^_^
baci
watereyes
P.S. non so se domani riuscirò ad aggiornare perchè sarà una giornata mooolto lunga. Ma prometto che farò l'impossibile! :D

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Capitolo 6
*** mental manipulation ***


mental manipulation Driiiiiiin.
- Grazie al cielo! - esulto, felice come una pasqua - Cominciavo a pensare che si fosse rotta!
Corro a mettermi in fila di fronte alle macchinette. E' finalmente il mio turno quando sento una voce dirmi:
- Ehi, non senti in colpa?
Mi giro di scatto, con il cuore che batte all'impazzata. Eccolo li. Ikuto. E' la causa per cui sono stata rimproverata almeno quindici volte dai miei professori, e non è nemmeno finita la mattinata.
- Ciao - lo saluto - In colpa per cosa?
- Non ti senti in colpa quando prendi uno snack dalle macchinette? Non ti sembra di indurlo al suicidio e, in quei secondi in cui cade rovinosamente, vorresti non aver mai premuto quel tasto?
- Ma che cosa stai dicendo? Tu sei tutto matto! - esclamo. Sto per infilare le monete nella fessura, quando improvvisamente ci ripenso: in effetti ha ragione, sembra davvero di indurre al suicidio quel povero snack.
- Allora? Ti vuoi dare una mossa?! - è una ragazza, per niente educata, tra l'altro, a parlare, con un tono di voce spazientito.
- Cosa c'è? Non mi dirai che ci hai ripensato? - mi dice Ikuto, leggermente canzonatorio. Non ci posso credere: perchè non riesco più a prendere quella stupida merendina? Non è possibile che riesca ad influenzarmi in questo modo anche in cose così assurde e stupide. Questa si chiama manipolazione. Spero che non voglia intraprendere una carriera in politica (mmm... io spero di si! almeno diventerebbe interessante :D ndw) altrimenti sarebbe la fine per i partiti avversari. Ma non ammetterò mai e poi mai, nemmeno sotto tortura, di essere condizionata così facilmente, soprattutto da lui:
- Non essere ridicolo! Semplicemente non ho più fame, ecco tutto! - ribatto, con aria indifferente se non riesco a trattenermi dal lanciare un ultimo sguardo affamato alla macchina, che sono sicura non sia sfuggito a quegli occhi cangianti.
- Contenta tu. Comunque, a me un pacchetto di Loacker non lo leverebbe nemmeno un suicidio di massa! - esclama allegramente, digitando i tasti tre e due. Il pacchetto rosso comincia a muoversi. D'impulso allungo le mani contro il vetro, come a voler arrestare la sua camminata al patibolo. Niente da fare. Il Loacker cade con un tonfo secco e definitivo.
- Noooooooooo!!!!! - grido, scioccata, le mani incollate al vetro. Silenzio totale. Lentissimamente, mi giro. Tutto il corridoio mi sta fissando, compreso qualche uccello che era di passaggio fuori dalla finestra. Dovranno inventare un nuovo nome per la sfumatura rosso vivo che sta assumendo il mio viso in questo momento. "Una botola. Datemi una botola, ora!" penso.  A mio parere, dovremmo essere tutti dotati di una botola o un buco in cui sparire per un po' nei momenti più imbarazzanti. Sarebbe un bel sollievo, per una campionessa di figuracce come me. Grazie al cielo, una figuraccia  non può durare per sempre. Certo, sarà come  una scritta fatta con il  pennarello indelebile nella nostra memoria (e spesso, anche in quella degli altri, purtroppo) ma, presto o tardi che sia, finirà. Infatti pian piano, si  rialza il solito chiacchiericcio, forse anche più rumoroso  del solito per i commenti sulla mia pazzia.
-  Buahahahah!!!! Non mi sono mai divertito  tanto!!! - Ikuto sembra preda di un attacco di convulsioni, tanto sono violente le sue risate. Grrrrr, ma perchè diavolo non la smette?! Intanto, sempre continuando a sghignazzare, comincia a mangiare la sua merenda. In un momento, ho l'illuminazione:
- Brutto bastardo!! L'hai fatto apposta vero? Volevi solo prenderti la merendina saltando la fila! Ma io ti faccio a pezzettini, ti faccio! - esplodo come una furia, comiciando a tempestarlo di pugni.
- Ahahah!! Scusa ma non ho... ahia.. potuto.. smettila, mi stai facendo male!... resistere! - esclama lui, cercando di evitare i miei attacchi - Mi dispiace Amu, sul serio - dice, diventando serio tutto d'un tratto.
Metto le mani sui fianchi e lo trapasso con lo sguardo. Non so se credergli o no. Un tremolio della bocca rivela la verità:
- Bugiardo! Sei un bugiardo! - grido, puntandogli il dito contro
- Ahahahahah!!!! Scusa ma non posso farne a meno! Oddio dovevi vederti. La tua... la tua faccia! Pensavo ti si sarebbe spezzato il cuore mentre guardavi i waffle cadere!! - e giù con un altra cascata di risate.
- S-sei un, sei un.. un.. un brutto gattaccio pervertito*!! Devi pentirti, hai capito?! PENTITI!!!
Per sua fortuna, in quel momento suona la campana di fine ricreazione.
- Ci vediamo dopo, moscerino - fa lui, scompigliandomi la testa e facendomi ancora più arrabbiare.
- Me la pagherai cara, sappilo! MOLTO MA MOLTO CARA!!!!!
Rientro in classe, imbufalita. 
- Che cos'è successo? - mi chiede Tadase, senza alzare gli occhi dalla copia di "Marie Claire" - ti si è incastrata la merendina nella macchinetta? io odio quando succedde, è così terribilmente annuyent - esclama, in perfetto stile professorino di alta classe.
- Terribilemente cosa? - domando, anche se ormai sono abituata al suo linguaggo un po' - okay molto - strano.
- Annuyent. E' francese. Significa fastidioso - mi spiega, facendosi aria (o dandosi delle arie) con la sua rivista
- Ah.. okay. Comunque mi sarebbe piaciuto tanto, ma proprio tanto, se fosse stata la SUA di merenda ad essere rimasta incastrata!
- Sua di chi? Avanti tesoro, spiffera tutto alla tua saggia amica - fa Tadase, allungandosi verso di me, gli occhi luccicanti come se già sapesse cosa sto per dirgli. E' incredibile. Riuscirebbe a fiutare un pettegolezzo anche a venti chilometri di distanza.
- Di quel brutto gattaccio pervertito e manipolatore di Ikuto! - sbotto io.
Proprio in quel momento, Ikuto entra in classe.
- Amu, non starai ancora parlando di me vero? - mi chiede malizioso, prima di andare dal professore, consegnarli un foglio e rivolgersi poi all'intera classe: - Il professor Akatsuki mi ha chiesto di dirvi che le sue lezioni d'ora in poi si terranno in aula trentasei. Grazie e arrivederci - annuncia. Mentre si avvia verso l'uscita, si ferma accanto al mio banco, si china verso di me con un sorriso malizioso e mi dice, abbastanza forte perchè i miei compagni ma non il prof possano sentire:
- Ma non raccontargli proprio tutto. Io tralascerei cos'è successo ieri sera a casa tua - aggiunge, prima di uscire e chiudere la porta.
Voglio una botola. Adesso.

* la battuta che ha fatto storia, non potevo non metterla u.u

Ciao! :D non ho idea di come ci sia riuscita, ma ecco a voi il quinto capitolo, frutto della mia insanità mentale! Spero davvero che vi piaccia! Grazie mille per aver letto e commentato, mi fa molto piacere
baci, ci vediamo al sesto capitolo
watereyes

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Capitolo 7
*** SMASH!!! ***


smash! Driiiiiiiiiiiiiiiiin
Finalmente!! Anche oggi è finita. In un attimo raccolgo le mie cose e trascino un Tadase decisamente contrariato fino al mio fedele Ermes.
- Ecco, mettiti questo - gli dico, ficcandogli un semplice casco nero in mano
- Mmm... Ascolta non è che per caso hai quello rosa?
- No, mi spiace, ma quello lo metto sempre io, lo sai.. mi porta fortuna e sta bene con i miei capelli
- Allora non lo metto - annuncia, mettendosi a braccia conserte.
- Oh invece si che te lo metti - lo minaccio. Gli salto addosso, immobilizzandogli le braccia e infilandogli a forza il casco in testa.
- Aaaah!! Smettila Amu!!! Mi rovini il ciuffo!!! - urla isterico Tadase, controllandosi spasmodicamente i capelli nello specchietto della mia moto - Cavolo Amu!! Guarda, il mio ciuffoooo!!! Sono tutto spettinato! Perchè non mi ascolti?! - si lamenta, arrabbiato. Vedendo che non rispondo, alza lo sguardo e vede che il mio è vuoto.
- Cosa c'è Amu? Fa lo stesso per il casco, non sono arrabbiato... 
- Stavo pensando... dove sarà andato Ikuto? La sua moto non c'è.. - mormoro, quasi tra me e me.
- Ah-ah! Lo sapevo! E' evidente che pensi sempre a lui! Perchè non lo ammetti che ti piace? - esulta trionfante
Ma si può sapere perchè devo pensare ad alta voce? Stupido cervello! E Tadase non era arrabbiato con me fino a un secondo fa? Perchè si riprende così in fretta ogni volta che parliamo di argomenti come questo?!?
- Ma non dire sciocchezze! Semplicemente, in quanto sia vicina di casa, volevo essere sicura che si ricordasse la strada. Lo sai che mia madre ci tiene a queste cose! - esclamo in fretta - E comunque sbrighiamoci, voglio giocare subito. Su, sali.
Tadase impallidisce.
- Ehm Amu... io lo so che Her... cioè Ermes è una brava moto - balbetta, picchiettando con fare incerto il sellino beige della vespa - ma non è, ecco... un po' troppo... come posso dire.. pericolosa? - conclude con un risolino nervoso.
- Tadase! Ancora con questa storia?! - esclamo ridendo - Lo sai anche tu che Ermes non ha mai fatto i capricci e poi, andiamo, sono io che guido! Lo sai che sono capace, no?
- Lo so, lo so. Non sto mettendo in dubbio la tua capacità di guida è solo che...
- Che..?
- Che...
- Insomma! Che cosa? - lo incalzo, esasperata
- Che vai troppo veloce! La tua guida mi terrorizza! Era da un secolo che te lo volevo dire! - sbotta Tadase tutto d'un fiato. Lo guardo sbalordita.
- Ahahahahah!!! Oddio, non ci posso credere! Avevi paura di dirmelo? - esclamo, ridendo - Ma guarda che io lo sapevo. Mi rovini sempre le magliette tanto mi stritoli la vita, quando siamo in moto!!
- Cosa? Cioè, tu lo sapevi ma non mi hai mai detto niente o fatto niente per tranquillizzarmi?
- E cosa dovevo fare, scusa? Ti ho dato il mio casco rosa, qualche volta. Non capisco cosa intendi - dico, sinceramente confusa.
- Lasciamo perdere... - sospira Tadase rassegnato - Sono pronto: andiamo? Ma vai piano, ti prego!!!
- Va bene, okay.. - lo rassicuro. - Tieni - aggiungo poi, porgendogli il mio casco. Il volto di Tadase si illumina mentre indossa felice il casco rosa.
Quindici minuti dopo, al circolo sportivo.
Tadase schizza giù dalla moto non appena la spengo. E' bianco come un cencio e si tiene la mano sul cuore con fare melodrammatico, respirando affannosamente:
- Accidenti Amu! Mi avevi detto che saresti andata piano!
- Ma SONO andata piano!! - ribatto stupita.
- E tu questo lo chiami andare piano? ANDARE PIANO? E' innamissibile! In-con-ce-pi-bi-le!!! Non verrò mai più in moto con te, Amu! Mi hai accorciato la vita di una decina d'anni di sicuro!! Credevo di morire e...
Oh Cristo. Ha attaccato il mulino. Vi prego, qualcuno gli faccia una flebo per calmarlo. Tadase continua a parlare e gesticolare finchè non arriviamo negli spogliatoi. Io vado in quello delle ragazze mentre Tadase in quello dei ragazzi. Appena mi chiudo la porta alle spalle, tiro un sospiro di sollievo: finalmente, non ne potevo più! Mi sembrava di avere una radiolina portatile a tutto volume attaccata al mio orecchio. Il circolo sportivo dove vado solitamente a giocare a tennis è molto ben attrazzto e organizzato: Infatti, per i clienti abituali, come me ad esempio, lasciano degli armadietti in cui tenere gli effetti personali. Ci tengo sempre dentro un paio di completi da tennis e biancheria puliti, più il deodorante. Le racchette e le palline me le da Tsuyoshi, il ragazzo che lavora qui, quando vengo direttamente dopo la scuola e non posso avere le mie, come oggi. Mi cambio e mi metto una gonnelina rosa chiaro con la maglietta coordinata. Raccolgo i capelli in una coda e prendo il mio cappellino con visiera bianco con bordature rosa per non restare accecata dal sole. Mi dirigo verso il campo, dopo aver preso racchetta e palline, e aspetto Tadase, che arriva con un'espressione così volutamente arrabbiata che devo fare uno sforzo notevole per non scoppiare a ridere, ma assumere invece un'aria contrita, molto più adatta per il funerale di un caro parente:
- Mi dispiace molto, Tadase - dico - non mi sono resa conto di averti spaventato in quel modo. Volevo chiedert scusa e...
Tadase mi blocca, alzando la mano con fare regale. Ammutolisco, guardandolo come se fosse una divinità, e attendo il suo responso.
- Basta così, Amu - dice in tono solenne - ho deciso di perdonare questo tuo grave gesto - annuncia, come se stesse facendo un atto di immensa bontà.
- Grazie signo.. volevo dire, Tadase - mi affretto a dire, ostentando un'aria riconoscente per la sua straordinaria magnaminità.
- Ma che non si ripeta più, intesi? - esclama, alzando un dito con fare ammonitore
- Certo - gli sorrido. Ogni tanto Tadase ha questi scatti, in cui si mette a parlare a comportarsi come se fosse un nobile di altri tempi. Succede soprattutto in casi come questo, quando devo chiedergli scusa. Per fortuna dura poco, altrimenti non riuscirei a reggere il gioco. Non ho visto abbastanza film per sapere come fare.
- Allora, come mi sta questo completo? - mi chiede, facendo una piroetta per farmelo vedere - me la dato Tsuyoshi!
- Divinamente, tesoro, divinamente - rispondo io, imitandolo alla perfezione. Tadase si mette a ridere ed entra in campo. E finalmente comincia il gioco.
O meglio, così credevo.
- Kyyyyyaahhh!!! - strilla, facendo un salto - Smettila di tirarmi le palle addosso, Amu! Sei impazzita?
- Lo scopo del gioco è quello. Bisogna scambiarsi la palla - gli urlo, disperata - Smettila di evitarle e rilanciamela!!!
In uno scatto d'ira, colpisco la palla con troppa forza. Tadase quasi sviene, ma si riprende in tempo per correre fuori dal campo. Silenzio. Perchè non ho sentito il tonfo della palla? E, soprattutto, dov'è finita?
- Amu? - mi chiama Tadase - Ma dove hai spedito la palla?
- Me lo sto chiedendo anch'io - rispondo, perplessa.
- Beh, cerchiamola, su! - esclama lui, con rinnovato entusiasmo. Qualsiasi cosa pur di non giocare. E così iniziamo la nostra ricerca. La stiamo cercando da dieci minuti, quando una voce familiare mi chiede, in tono ironico:
- Cosa stai facendo, Amu?
- Ikuto!! - esclamo, ritraendo di scatto la testa da un cespuglio - Che ci fai qui?
- Niente, mi sto solo ambientando - risponde - tu in questo non hai problemi, vero?
- Come, che intendi? - gli chiedo confusa.
Senza parlare, Ikuto mi indica la testa. La tocco e constato con orrore che è piena zeppa di rami e rametti.
- Aaaaah! Accidenti! - impreco, cominciando a togliermeli.
- Ne hai uno anche qui - mi dice lui, togliendo delicatamente un rametto dai miei capelli. Il mio cuore batte all'impazzata e sono rossa come un peperone, anche se cerco di non farlo notare.
- Cosa stavi facendo, comunque? - mi chiede Ikuto. Lo guardo e noto con sorpresa che anche lui è un po' rosso.
- Stavo e sto tutt'ora cercando la mia pallina da tennis - rispondo - ma non riesco a trovarla.
- Ma sei venuta da sola? Come fai a giocare da sola a tennis, a meno che tu non sia a muro?
- No, sono venuta con Tadase. Te lo ricordi, vero? Sta fingendo di cercare la pallina. In realtà sta prendendo un tè e leggendo un giornale al bar del circolo, ci scometto - gli spiego
- Capito. Quindi, ti andrebbe un nuovo avversario? - mi chiede
- Come?
- Un nuovo avversario. Io. Ti va di tentare l'impossibile provando a battermi?
Lo guardo furiosa. Ripenso a quello che mi ha fatto passare oggi: la figuraccia del waffle, le galline e tutto il resto. Il mio rabbiometro sale. Sta salendo sta salendo... Bum! Esploso. Ormai non mi fermerà più nessuno.
- Altrochè se ci sto, pervertito! Vai a cambiarti e prendi una racchetta. Ti darà tutto Tsuyoshi, il ragazzo al bar. E sbrigati, muoio dalla voglia di farti a pezzetti! Dopo tutto quello che mi hai fatto passare, ti serve una bella lezione. Ah, un'altra cosa: il vincitore potrà far fare qualcosa all'altro, indipendentemente da quanto tempo passi. Okay? - sbotto inferocita.
Ikuto sorride. Si china verso di me sussurandomi all'orecchio:
- Ci sto
Poi si allontana, andando verso l'edificio e lasciandomi in preda ad un batticuore da infarto. Grazie a Dio ho solo quindici anni, altrimenti sarei già morta. Ikuto ritorna poco dopo,facendomi rischiare nuovamente un altro attacco. Dio mio, come fa ad essere così meraviglioso? Comunque, basta con questi pensieri. Io e lui siamo nemici.
- Sei pronto? - chiedo, facendo rimbalzare la pallina - Sei ancora in tempo per ritirarti, se vuoi.
Ikuto non dice niente, ma mi fa cenno di procedere.
- L'hai voluto tu. Ora ti schiaccio - annuncio, servendo.
E lo schiacciai. 7-5, 6-4.
- Uff! Bella partita - esclamo, esausta ma contenta. Tutto il mio stress e la mia rabbia sono svaniti, ormai. Certo, se avesse vinto è probabile che non avrei retto e l'avrei ucciso. Comunque. - E adesso devi anche pagare la penitenza! - esclamo
Ikuto mi guarda e sorride. Mi tende la mano e la stringe, provocandomi un tremolio allo stomaco.
- Hai ragione. Ho perso, cosa vuoi che faccia? - chiede, rassegnato. Strano che abbia questo atteggiamento remissivo
- Mmm... Sai una cosa? Aspetterò, ma non me ne dimenticherò, sappilo. Andiamo adesso, sarà meglio recuperare Tadase.
Non appena entriamo, Tadase si gira sorridente a guardarci.
- Ehi Amu! Ciao Ikuto! Che ci fai qui?!
Grr. Non mi chiede nemmeno scusa? Decido di lasciar perdere, perchè vedo una cosa che mi stupisce, ma mi rende anche molto felice. Vicino a Tadase, c'è Tsuyoshi e, in mezzo a loro, una rivista di moda. In un attimo capisco tutto e agisco:
- Tadase, io devo andare. Ma tu resta pure qui, ok? Andiamo, Ikuto - dico, tirandolo per un gomito. Tadase mi lancia uno sguardo pieno di gratitudine e annuisce:
- Okay. Ci vediamo domani, allora - esclama, baciandomi sulle guance.
Poco dopo, io e Ikuto siamo in moto e commentiamo l'accaduto:
- Sai, è difficile per le persone come Tadase trovare qualcuno, sono molto felice
- Si vede. Si vede anche che siete molto legati, c'è intesa fra voi. L'hai capito al volo, al bar - dice Ikuto
- Beh, è normale. Ci conosciamo da una vita...
Arriviamo a casa che sono ormai le sette. Davanti al cancello c'è Souko, che sta scaricando l'auto da diverse borse.
- Salve ragazzi! Com'è andata? Mi aiutate con queste? Pesano un sacco - ansima leggermente.
In un batter d'occhio portiamo dentro le borse della spesa (nessuna traccia di segatura, buon segno). Souko si siede sul divano in salotto, ormai sistemato,e mi chiede:
- Amu, ti andrebbe di restare a cena da noi? So che tua madre e tuo padre non ci sono e tua sorella Ami, che ho conosciuto oggi, mi ha detto che andava da un'amica. Non vorrei che restassi da sola
- Grazie mille, ma non preoccuparti...
- Nessun disturbo! DEVI venire a cena da noi, okay? Ci vediamo alle otto - ordina Souko, riducendo gli occhi a due fessure. Sarebbe stata un ottimo generale dell'SS.
- V- va bene - dico, intimorita - vado a prepararmi
- Perfetto! A proposito, oggi arriva anche mia figlia, siete nella stessa classe. Così la potrai conoscere, no? - fa Souko, recuperando l'aria gentile e affettuosa. Non che io ci caschi. Comunque, dopo aver appurato che Ami sta benone (ma quale amica! E' dal suo ragazzo!), alle otto in punto sono davanti alla porta. Busso e, dopo aver sentito un angelico "Avanti!" da parte di Souko, entro.
O.MIO.DIO. Seduta sul divano in salotto, a chiacchierare allegramente con Ikuto, c'è una ragazza bionda, con spettacolari occhi blu, che conosco bene. Ma non può essere... è impossibile che sia..
- Santo cielo! Ma tu sei Utau Hoshina! - esclamo, senza accorgermene. La ragazza si volta e io rimango a bocca aperta. E' proprio lei, in carne ed ossa. Mi avvicino, ma inciampo sul tappeto d'ingresso, fininendo lunga distesa sul pavimento.
"E' questo il problema delle prime impressione" penso sconsolata, mentre mi massaggio il sedere dolorante "ce n'è una sola".


Ciao! Scusate per il ritardo! Ecco il primo colpo di scena! :D Ma, mio parere, quell'altro sarà molto più...bum! Ma non dico niente! ihihih, la malvagità è in me! :D ho un avviso da fare: In queste settimane la scuola e lo sport mi impegneranno davvero moltissimo, e non so quando potrò aggiornare, ma mi impegnerò a farlo il prima possibile! Grazie per aver letto
baci
wateres

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Capitolo 8
*** hectic meal ***


hectic meal "Ho come l'impressione che un giorno descriverò questa scena ad uno psichiatra" penso, guardandomi intorno. Mi sembra impossibile di essere seduta a tavola con la famosissima cantante Utau Hoshina, un modello Abercrombie e due svitati costruttori di maschere inquietanti. Tremo soltanto al pensiero di cosa mi faranno mangiare, scometto che mi bloccherà la crescita. Però sia Ikuto che Utau non mi sembrano cresciuti male, anzi! Staremo a vedere.
- Allora Utau, com'è andata la registrazione? - chiede Souko
- Mah, abbastanza bene, direi... abbiamo avuto alcuni problemi con i miscrofoni, ma per fortuna sono riusciti a risolverli - risponde con aria svogliata. Sono molto sorpresa dal suo tono, perchè mi immaginavo Utau molto diversa: Pensavo fosse una ragazza vanitosa e piena di sè, invece è molto umile. Sembra quasi una ragazza normale, anche perchè la sua voce quando parla normalmente non ha niente di straordinario. Voglio dire, è una bella voce, chiara e limpida, ma non avrei mai immaginato che potesse appartenere a lei, se l'avessi sentita al telefono, per esempio. Comunque sia, ad Ami verrà un infarto. Utau Hoshina è in assoluto la sua cantante preferita, stravede per lei, a punto tale che non è più possibile stabilire il colore dei muri della sua stanza, dato che è completamente tappezzata dai poster di Utau. Per fortuna io non sono una sua fan, altrimenti non riuscirei nemmeno a parlarle senza balbettare. Direi che basta suo fratello per essere balbuziente. A proposito, dov'è andato? Lui e suo padre sono spariti in cucina e si sente solo un gran rumore di pentole e fornelli in piena azione.
- Hai scritto una nuova canzone? Mia sorella sarà felicissima. Sai, ti ammira davvero molto - mi inserisco io. Utau si gira a guardarmi e mi sorride:
- Si, è nuova, uscirà tra poco. Si chiama "Diamante Nero" ed è davvero speciale per me
- Davvero? Perchè, se posso chiederlo?
- Beh, perchè... - comincia a dire Utau, leggermente rossa in viso. Ma in quel momento arrivano Ikuto e suo padre, con in mano una grossa pentola e un'insalatiera.
- Et voilà! La cena è servita - annuncia Aruto, servendomi elegantamente un'abbondante porzione di... pasta? Non è possibile che abbiano cucinato qualcosa di così normale. Dev'essere condita con scaglie di pescecane o qualcosa del genere. Molto cautamente, assaggio un boccone, sotto lo sguardo divertito di Ikuto, che è seduto di fronte a me.
- Allora? Ti piace? - mi chiede, ridendo sotto i baffi, come se sapesse esattamente cosa stessi pensando.
Lentamente, mastico il boccone, poi mi illumino:
- Wow, ma è buonissimo! Non me l'aspettavo! - dico, senza riflettere. Arrossisco immediatamente, ma per fortuna solo Ikuto mi ha sentito. Infatti, scoppia a ridere.
- Perchè stai ridendo, fratellone? - chiede Utau
- No niente, è solo che Amu... - comincia a spiegare, ma viene prontamente interrotto da un mio calcio provvidenziale - Ahi! Ehm, cioè, è solo che Amu mi ha fatto ridere - conclude, sorridendomi. Rispondo al sorriso; come si fa a non farlo? Utau nota i nostri sguardi, e cambia espressione; la sua voce, da melodiosa, si fa improvvisamente tagliente:
- A proposito, Ikuto - trilla, facendoci sobbalzare entrambi - grazie mille per il tuo intervento, la canzone è davvero meravigliosa grazie a te!
- Non dire sciocchezze Utau.. Lo sai che sei tu a rendere speciali le canzoni,non io - replica lui, schermendosi
- Perchè? Anche tu canti, Ikuto? - chiedo incuriosita. Strano. Non so perchè ma a cantare non ce lo vedo.. mi sembra che il canto sia una cosa in cui devi aprirti molto e Ikuto non mi pare proprio il tipo.
- No. Io suono il violino, come mio padre - mi risponde
- Wow, che bello! Allora siete una famiglia di musicisti!
- Già, proprio così - interviene Souko - io e Utau cantiamo, mentre Aruto e Ikuto suonano. E, a proposito della canzone di Utau, Ikuto ha accompaganato Utau con il violino.
- Si, solo che non ha voluto apparire nel video!! Uffa, fratellone, perchè noo??? - sbuffa Utau, attaccandosi al braccio di Ikuto.
- Smettila Utau, ti ho detto mille volte che non mi va! - risponde Ikuto, divincolandosi dalla presa della sorella.
- Ma perchèèè?!?!? Saremmo stati una coppia perfetta di innamorati! Sarebbe stato meraviglioso! - sospira Utau con aria sognante. Dal canto suo, Ikuto ha la faccia di uno che pensa che questa sia un'ottima ragione per non farlo. La sua espressione mi fa sfuggire una risata, che mi affretto a mascherare bevendo un sorso d'acqua. Ikuto mi guarda e mi fa l'occhiolino. A momenti gli sputo l'acqua in faccia. Utau guarda la scena silenziosa, ma ho come l'impressione che stia valutando se sia meglio uccidermi seduta stante con il coltello oppure con un metodo più pulito, tipo l'arsenico. E dire che mi sembrava di esserle simpatica? Perchè è improvvisamente diventata così ostile nei miei confronti?
- Allora Amu, ti piace la pasta? - mi chiede Souko
- Si, è davvero buonissima! - mi complimento
- Oh, ma non sono stata io. Sono una frana in cucina!!! Sono sempre Ikuto ed Aruto a fare tutto! - esclama allegramente
- Davvero? - dico guardando meravigliata Ikuto, che si limita ad alzare le spalle come per dire "E che ci vuole?"
- Si, cosa c'è di così strano? Pensi che Ikuto non ne sia capace? - scatta invece Utau
- No, non intendevo dire questo... - tento di spiegarmi
- E allora cosa? Sappi che Ikuto è e rimarrà sempre il migliore, hai capito? E io lo amo, perciò non provare nemmeno a portarmelo via!! - sbotta Utau, inferocita.
Oh Cristo. La mia brillante risposta resta sospesa a mezz'aria, mentre io sono letteralmente a bocca aperta.
- Ehi, guarda che tu sei fatta un'idea sbagliata.. - comincio a dire, rossa d'imbarazzo, solo per essere nuovamente interotta, da Ikuto stavolta:
- Adesso basta Utau!!! Devi smetterla con questa storia, hai capito? Noi due siamo fratello e sorella, e anche se non lo fossimo, non sarei innamorato di te!! - sbotta Ikuto.
Okay. La situazione sta degenerando. Mi aspetto quasi che parta la sigla di "Beautiful" da un momento all'altro. Ma si può sapere perchè Utau ce l'ha così tanto con me? Si vede così tanto che Ikuto non mi lascia indifferente? E poi, gradirei poter pronunciare almeno una frase senza essere interotta in continuazione! Ormai, la tavolata è divisa in due fazioni: in una ci sono Souko e Aruto, nel mondo di Alice nel Paese delle Meraviglie, impegnati soltanto a farsi gli occhi dolci, dall'altro Utau, Ikuto ed io, in un gelido silenzio.
- Ehm... a proposito, ho fatto un dolce per il dessert - balbetto, riscuotendo sia Ikuto e Utau dai loro pensieri, sia i due piccioncini, che si illuminano al solo suono della parola "dolce" - vado a prenderlo, l'ho lasciato a casa... - dico, alzandomi.
- Ti accompagno - si propone Ikuto. Poi guarda la sorella e si affretta ad aggiungere: - ...alla porta - gli lancio un minuscolo sorriso e ci avviamo verso l'atrio. Quando sto per uscire, Ikuto posa la sua mano sulla mia:
- Non preoccuparti per Utau, non pensa veramente ciò che dice, è solo molto impulsiva
- E gelosa - non posso fare a meno di aggiungere
- Proprio come te, eh? - mi stuzzica lui.
- M-ma che stai dicendo! Vado a prendere il dolce! - esclamo, avviandomi verso casa mia
- Bada che sia tutto intero, stavolta!
Non gli rispondo neppure.
Al mio ritorno, l'atmosfera è notevolmente cambiata. Per prima cosa, Utau mi si avvicina e mi dice:
- Scusami Amu, se sono stata così brusca con te. Non volevo, sul serio - mormora.
La guardo e le sorrido: - Non preoccuparti, davvero non c'è problema.
Anche Utau sorride e dice: - Vado a prendere il coltello per la torta.
A tavola, ci rimpinziamo per bene con la mia speciale torta al cioccolato (intera, stavolta, come Ikuto non ha mancato di far notare) e la conversazione scorre fluida, spaziando tra gli argomenti più svariati.
- A te Amu, quale città piacerebbe visitare? - mi chiede Utau
- Beh.. in assoluto direi Roma, perchè è così bella, ricca di storia e romantica! E poi, si mangia bene!
- Adesso si che ti riconosco! - ridacchia Ikuto divertito.
- Cosa vorresti insinuare? - gli chiedo minacciosa.
- Niente niente.. fa come se non avessi detto nulla! - esclama lui, fingendosi spaventato. Ci guardiamo e scoppiamo a ridere come due cretini (dev'essere l'amore, perchè non era poi questa gran battuta..ndw). Un lampo di tristezza attraversa veloce gli occhi di Utau, ma lei si affretta a nasconderlo ponendomi un'altra domanda:
- Mmm.. Amu quando sei nata?
- Io? Il 24 settembre, perchè?
- Così.. mi piace conoscere i compleanni delle persone; comunque non manca molto! Poco meno di due settimane! Che bello, facciamo una festa?
La guardo sbalordita. Ero convinta che mi detestasse. E' ufficiale: il cioccolato è lo strumento di pace più potente che ci sia. Bisognerebbe farlo mangiare ai politici durante le loro riunioni. Un bel vaso d Nutella a testa.
- Ma si, perchè no? Sarebbe divertente!
Noi tre ci lanciamo nella conversazione, mentre Souko e Aruto guardano alla televisione un programma su come creare maschere (non chiedetemi il nome del canale, non sapevo nemmeno che esistesse un programma del genere!). Alle undici passate, decido di andare.
- Grazie mille, è stata davvero una bella serata - ringrazio, mentre mi dirigo verso l'ingresso.
- Figurati Amu, grazie a te! La tua torta è deliziosa! - replica Aruto con un sorriso.
- Allora.. buonanotte - auguro, guardando tutti e voltandomi. La voce di Ikuto però mi ferma:
- Domani a sette e mezza davanti a casa tua. E vedi di fare colazione, mi raccomando!
E' incredibile come quella piccola promessa riesca a scaldarmi il cuore. Sorrido e gli dico:
- Certo. Buonanotte, Ikuto

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Capitolo 9
*** sleeping beauty ***


good morning Un fascio di luce dorata penetra attraverso le tende della finestra e mi sfiora il volto come una carezza.
- Ma che caz...! - sbotto, rovinando l'atmosfera delicata di una riga fa e schermandomi gli occhi feriti da quella lama di sole. - Eppure ero sicura di averla chiusa!!
Con un sospiro, mi butto giù dal letto e spengo la sveglia prima ancora che inizi il suo odiato suono. "Beh, almeno mi sono alzata presto. Per una volta." penso, mentre mi sistemo i capelli. Scendo le scale di ottimo umore e trovo Ami già intenta a fare colazione.
- Buongiorno! - la saluto, sorridente.
- Buongiorno.. Come mai tutta questa allegria?
- Così. Non c'è un perchè - rispondo, spalmando della marmellata su una fetta di pane. Bugia. Altrochè se so perchè sono felice. Ikuto ed io andremo a scuola insieme anche oggi. Ed è stato lui a chiedermelo! Al settimo cielo, comincio a canticchiare. Poi, all'improvviso mi ricordo di una cosa che farà impazzire Ami di invidia. Decido di giocare un po' con lei.
- Allora, com'è andata ieri sera? - le chiedo, in tono innocente
- Bene, come vuoi che sia andata..  risponde Ami, guardandomi strano. In effetti ha ragione, è estremamente inusuale che io le faccia domande di questo genere perchè di solito attacca una pezza infinita - ..perchè me lo chiedi? - aggiunge, addentando un biscotto.
- Così. A proposito, ieri sera sono andata a cena dai nostri nuovi vicini di casa..
- Ah si. Ho conosciuto la donna, Souko. E' molto simpatica. - dice Ami. "Perchè hai visto solo la sua facciata. Non sai ancora niente della loro vera natura" penso, lugubre. - Comunque, cosa stavi dicendo? - dice Ami, facendomi segno di proseguire.
- E niente. Sono dei tipi davvero simpatici. Un po' strani, ma davvero carini. Pensa, hanno due figli della nostra stessa età.
- Davvero? E frequentano la nostra scuola?
- Si, la ragazza è in classe con me... verrà a scuola oggi per la prima volta, ma entrerà alla seconda ora per.. ehm, vari motivi, mentre il ragazzo ha un anno in più di me e perciò uno in meno di te.
- Perchè la ragazza entra dopo? A proposito, come si chiamano? Sai non vorrei fare brutte figure..
- Non preoccuparti, non penso che ti dimenticherai i loro nomi facilmente... soprattutto quello della ragazza! - esclamo, in tono misterioso.
- Mm? Che intendi dife con quetto? -  biascica lei, con la bocca piena.
- Perchè... - dico, facendo una pausa ad effetto. Dio, dovrei fare la presentatrice televisiva! - la nostra nuova vicina di casa è...
Toc toc toc.
- Ami? Zuccherino, sono io!
- Kyaaah! Il mio Tato!!! - strilla lei, assordandomi le orecchie. Si precipita ad aprire la porta - Amorrreee!!!!
- Tesorino, è stata così amara la mia vita senza di te... - le "sussura" lui, facendosi sentire da tutto il quartiere. "La mia vita? Ma se non sono passate nemmeno otto ore! A meno che il suo  arco di vita non sia quello di una farfalla" penso io, disgustata. Comunque, mi sembra ovvio che Ami non mi degnerà più di un secondo della sua preziosa attenzione. Beh, sono cavoli suoi. Scoprirà chi è la sua vicina di casa da sola. Spero solo di essere presente quando questo succederà.
- Amu, io vado! Esco un'ora prima perchè manca la prof di mate (magari mancasse anche a me, qualche volta! ndw), okay? Ci vediamo stasera!
- Okay, buona giornata - le auguro, mentre esce. Finisco di prepararmi ed esco alle sette e mezza precise. Ikuto non è ancora arrivato, quindi porto fuori Ermes dal garage. Mentre lo spingo fino in strada arriva Ikuto, già a cavallo della sua moto.
- Buongiorno! Hai fatto colazione? - mi chiede, con il suo solito sorrisetto.
- Ciao! Si, ce l'ho fatta stavolta - gli dico, sorridendo a mia volta. Salgo sulla mia vespa, ma c'è qualcosa che non va. Perchè non si accende? Ikuto mi guarda con aria interrogativa. Sempre più agitata, continuo a girare la chiave.
- Oh, andiamo!!! -sbotto, incapace di trattenermi.
- Qualcosa non va? - mi chiede Ikuto, piegando di lato la testa. Mi giro e il mio cuore perde un colpo: Cristo santo, come fa ad essere così irresistibile? Ormai è una droga.
- Secondo te? - gli chiedo, sarcastica. Sempre più agitata, continuo a ravvivarmi i capelli, scompigliandoli - Cosa faccio adesso? Ikuto? - gli chiedo, vedendo che non mi risponde. Sembra perso nei suoi pensieri, che si trovano nelle profondità di quegli occhi così incantevoli. Gli sventolo la mano davanti alla faccia e lui si riscuote di colpo:
- Cosa c'è?
- Buongiorno eh! Meglio tardi che mai! Dicevo: Cosa facciamo adesso con la moto? E, soprattutto come facciamo ad essere puntuali quando mancano solo venti minuti?
- Tutto qui? Beh, mi sembra piuttosto semplice! Rimettiamo la moto in garage e chiamiamo il meccanico!
- Ma che genio. E io come ci vado a scuola? Volando? (Magari con un bel chara change! Ma non in questa storia! ndw)
- Ovviamente no. Vieni con me.
Arrosisco di botto. No, anzi di più. Provate ad immaginare un rosso davvero molto ma molto acceso. Fatto? Beh, adesso moltiplicate per un milione. Ecco, la mia faccia era più o meno di quel colore e cominciave pure a fumare. Ottimo.
- C-con te? C-c-cioè, mi porti tu?
- E chi sennò? Pensi che io abbia un fratello gemello? (Magari! Uno è per me, allora! Scusate, adesso la smetto ndw)
- N-no.. però..
- Però cosa? E perchè continui a balbettare? Ti innervosisco? - mi chiede malizioso.
- Certo che no! Scemo! - sbotto arrabbiata, salendo sulla sua moto.
- Non te ne approfittare, eh? - mi dice, con quella faccia da schiaffi.
- A fare che?
- A stringermi la vita ed abbracciarmi con la scusa della mia guida spericolata.
- Pervertito! E poi, mi spiace deluderti, ma non ci avevo nemmeno pensato. E la tua guida non mi spaventa per niente, anzi! - ribatto, scarlatta. Okay. Ho detto una bugia. E' possibile che, forse, in un angolo remoto della mia mente, mi sia balenata l'immagine di Ikuto sulla moto come un principe azzurro sul cavallo bianco. Solo che lui è meglio. Molto meglio di quello smidollato di principe azzurro che compare solo alla fine della storia e sveglia la principessa con un bacio. Certo, se mi baciasse non è che mi tirerei indietro e...
- Waaaah!!!! - urlo. Istintivamente, mi aggrappo alla vita di Ikuto e lo stringo. Sento i suoi muscoli sotto la maglietta leggera, non sono muscoli che si mettono in mostra come quelli dei palestrati strapompati, ma non si può dire che non ci sono. Anzi! Eccome se ci sono!
- Beh? Non avevi detto che la mia guida non ti spaventava per niente? - mi chiede in tono falsamente innocente Ikuto - O non hai saputo resistere alla voglia di abbracciarmi?
Lo colpisco con un pugno alla schiena. - Pervertito! Mi hai solamente colta di sorpresa, tutto qui. - esclamo, senza però lasciare la presa. - Ikuto... volevo chiederti una cosa.. come mai non hai fatto i tuoi soliti commenti quando hai visto che Ermes non andava?
- Soliti commenti? - fa lui,fingendosi offeso. Poi però il suo tono diventa serio: - Non potevo farlo, perchè ho visto quanto tieni a quella moto. Sembra quasi che la consideri una persona!
Sorrido felice, perchè mi ero accorta che Ikuto mi osservava con attenzione. Stringo un po' di più la presa e mi appoggio alla sua schiena, serena.
- Ehi, Bella Addormentata, guarda che siamo arrivati! - è Ikuto che mi chiama. Apro gli occhi e realizzo che mi sta tenendo in braccio.
- Cosa? Argh! Ikuto, ma che fai? Mettimi giù! Subito! Ci stanno guardando tutti!!! - sbraito. Come ho fatto ad addormentarmi nel giro di dieci minuti?!? E' impossibile!
- Uffa, stai calma!! Mi piace stringerti tra le braccia.. e non voglio metterti giù! - ridacchia Ikuto, stringendomi di più a sè.
- Stupido idiota! Non capisci che così tutti parleranno di noi? Senza contare ciò che mi farà passare tua sorella e le mie compagne di classe! Mettimi giù! Immediatamente!!! - grido, dibattendomi come un pesce fuor d'acqua. Dal canto suo, devo dire che Ikuto si sta divertendo un mondo.
- Perchè pensi che non lo sappia? E' anche per questo che lo faccio! - mi sussura all'orecchio, prima di mettermi giù - E poi, è una piccola vendetta: Voglio dire, ti annoia così tanto la mia guida che non riesci a stare sveglia? - continua, avviandosi lungo il marciapiede della scuola. Mentre gli cammino fianco a fianco, noto che tutti gli studenti si spostano, creando un varco. Cristo, ecco come si sentiva Mosè mentre apriva le acque!
- Beh, in effetti... Non sei granchè come pilota - lo provoco. Ci mettiamo a bisticciare finchè non arriviamo all'entrata della mia classe:
- Beh, ci vediamo a ricreazione, allora - mi dice Ikuto, scompigliandomi i capelli.
- Certo! Anzi no. Mi ero dimenticata che ho ginnastica e quella mi fa sempre saltare la ricreazione perchè ci porta fuori e l'abbiamo fra la terza e la quarta ora (è così anche per me! Che sofferenza terribile! ndw)... Ci vediamo all'uscita, okay? Ti aspetto accanto alla tua moto! E vedi di non fare tardi! - dico, imitandolo.
- Ahahah. Molto spiritosa. Prova a ridere adesso, se ci riesci - mormora lui, avvicinandosi lentamente a me. Mi sposta i capelli da una parte e mi bacia l'orecchio dolcemente, facendomi provare un'emozione davvero indescrivibile. Gnak.
-
Aaaaahiaaaa!!!!! Ma che fai? Mordi? Tu, brutto gattaccio pervertito! Vattene in classe e non farti più vedere, hai capitooooo???? -  strillo, agitando i pugni e attirando l'attenzione di molte persone.
- Eheh. Buona lezione, Amu - mi augura Ikuto, mi augura Ikuto, allontanandosi verso la sua classe.
Ancora furibonda, entro in classe. Oh no. Le mie compagne sono tutte in fila, come tante casette a schiera, con le braccia incrociat e un'espressione assassina.
- Amu, ci devi una spiegazione!!!! - urlano all'unisono, scagliandosi verso di me come una mandria di bufali inferociti. Lancio un'occhiata disperata a Tadase, ma lui è immerso in modo davvero fasullo nella lettura del libro di storia. MI giro, un'espressione di puro terrore è dipinta sul mio viso. Me la pagherà cara, molto cara.
Orribile comunque, questa sensazione di dejà vu.

Ciao!!! Scusate per il ritardo e per l'oscenità del capitolo! Cerco sempre di farlo più lungo, ma non ci riesco mai, vuoi la scuola, lo sport o la musica... Mi uccideranno! :D Farò davvero fatica fino al 17  di ottobre, perchè ci sono i colloqui generali e tutti devono avere almeno un voto. Ma immagino sia così anche per voi.. comunque, dico io: Pazzi!!! Sono dei pazzi! Ma qualcuno gliel'ha detto che hanno ben  nove mesi per torturarci e che possono prendersela comoda?! Cioè, una donna fa un figlio in nove mesi (e questo cosa centra?) In più mi stanno succedendo un sacco di cose a cui nemmeno io riesco a credere! Mi sembra impossibile che accadono proprio a me e non so se essere felice o no. La cosa certa è che ho paura sia di buttarmi che di non farlo. Scusatemi tanto, sto scrivendo un sacco di sciocchezze perchè sono confusa, se volete evitate di leggere (non qppena avrò pubblicato, mi vergognerò di quello che ho scritto, lo sento). In sostanza, tornando alla storia, andrà un po' a rilento, ma prometto di impegnarmi, anche perchè nel prossimo capitolo (Parlo soprattutto con te,
MissBabyLaboom ) Ikuto dirà ad Amu quello che deve fare! Sarà un po' strana come cosa, credo, ma ha senso. O forse no. Oddio, sono in preda alla follia, è meglio che smetta! Ciao a tutti grazie per sopportarmi! Vi auguro una settimana meravigliosa!
Baci
watereyes

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Capitolo 10
*** prisoner ***


prisoner - Amu!!! Sei una bugiarda! Avevi detto che non c'era niente fra voi!
- Ti odio!
- Come hai potuto?!
Santo cielo. Sono proprio arrabbiate. Oh, ma questa volta non gliela faccio passare liscia. Non so ancora come, ma farò qualcosa. Ma adesso è meglio se tento di calmarle. Anche se penso che la fuga sia la scelta migliore, oltre che l'unica. Ma, come dico sempre, tentar non nuoce, quel che nuoce è non aver tentato:
- Ragazze, vi prego! Calmatevi, per favore! Vi assicuro che fra me e Ikuto non c'è niente! - comincio, muovendo freneticamente le mani davanti a me - davvero, è lui che si diverte a prendermi in giro!!
- Ah si? Beh, a noi non sembrava proprio! A casa mia non bacio qualcuno se lo voglio prendere in giro!! - strilla isterica Haruhi.
- Nè tantomeno lo guardo in quel modo! - rincara la dose Koto.
- Nè lo prendo in braccio come se fosse una principessa!
Oddio. La mia faccia diventa di un bel color ciliegia mentre penso a tutta quella gente che ha visto la nostra scena. "Ma poi, scusatemi tanto, ma che colpa ne ho io? Perchè se la devono prendere con me se Ikuto si diverte a prendermi in giro? E lo fa solo per mettermi nei pasticci", penso, digrignando i denti.
- Sentite ragazze.. - tento di nuovo, coraggiosa. Ma una voce mi interrompe in tono perentorio:
- CHI PORTAVA IN BRACCIO COME UNA PRINCIPESSA CHI??? - sbraita una voce, furiosa. Paralizzata, mi volto lentamente verso l'entrata della mia classe. Non può.. è impossibile che sia lei.. doveva arrivare solo alla seconda ora..
- Utau Hoshina?!?!? - strillano scioccate le mie compagne di classe, rendendo vere tutte le mie paure. Utau non le degna di una sola occhiata, purtroppo, ma in compenso si mette a braccia incrociate e mi fissa, battendo il piede per terra, in attesa.
- Allora, Amu? Chi portava in braccio chi? - mi chiede con voce suadente, avvicinandosi pericolosamente.
- M-ma no, Utau, cosa dici? Hai capito male.. Hanno detto "sicuramente la fanno fessa"! Stavano parlando di un altra cosa.. - dico, tremando come una foglia.
- Ma davvero? Che motivo c'è di tremare così allora? Stai male? - mi chiede Utau, con un tono di voce dolce come il miele ma l'aria terribilmente letale.
- Ikuto! Ikuto Tsukiyomi l'ha presa in braccio e l'ha anche baciata! - si intromette quella stron.. ehm, quell'oca di Koto. Non oso guardare Utau in faccia. Potrei giurare di sentire le ondate di calore che emana. Potrebbero usare la sua rabbia come risorsa energetica. Sarebbe un bel risparmio.
- U-U-Utau... - bisbiglio, terrorizzata. Dio, Allah, Budda: se c'è qualcuno lassù, è il momento di fare qualcosa! Disperata, lancio un'occhiata al soffitto e una fuori dalla finestra, nell'estrema speranza di un segno divino del tipo, che so, un cavaliere che entra a passo di carica su un rinoceronte o un terremoto improvviso. Niente. Sono nata sfigata e sfigata morirò, non c'è niente da fare.
- IMPERDONABILE!!! - ruggisce lei, facendomi quasi cadere per terra. Avanza fino al centro della classe, brandendo la sua maxi borsa come un'arma. E' proprio di fronte a me, chiudo gli occhi aspettando di ricevere la borsata. Niente. Lentamente, li riapro e vedo Utau fissare, come ipnotizzata, un punto dietro di me. Mi giro, convinta di trovarmi di fronte come minimo la preside intenta a ballare la samba sul banco , incitata a gran voce dai miei compagni, ma vedo solo Tadase e Kukai, intenti a ridere per qualcosa scritto nella rivista. "Probabilmente anche lei adora le riviste di moda" ho il tempo di pensare prima che lei si riscuota dal suo momentaneo torpore. Ma, incredibile, non mi guarda nemmeno. Si gira di scatto verso le mie compagne, paralizzandole letteralmente con la sola forza dello sguardo (probabilmente è un basilisco) e, come un feroce generale intento a fare una bella ramanzina alle sue povere reclute, abbaia:
 - Intendiamoci subito, ragazze. Ikuto è mio fratello ed è di MIA escluiva proprietà - attacca Utau - ma, purtroppo, sono costretta a "prestarlo" ad Amu. Ma non vi azzardate a fargli il filo, capito? Non voglio vedere smorfiosette girargli intorno. Se lo farete, lo saprò - ringhia, con un'aria omicida - Oh, buongiorno, professore! Sono arrivata con un'ora di anticipo! Dove mi siedo? - cinguetta allegramente, rivolgendosi all'insegnante appena entrato che, lievemente spiazzato, gli indica il suo posto vicino a Kukai. Mi sembra di vedere un lampo di gioia negli occhi di Utau, ma forse mi sbaglio. Sbalordita per l'assurdo ribaltamento di situazione, vado a sedermi vicino a Tadase, che mi sussura, complice:
- Ti è andata bene anche stavolta, eh? E mi sa che da adesso in poi sarai tutelata per sempre. Ma che cosa le hai fatto? Cioè, sembrava che avesse visto un fantasma.
- Non lo so, ma non guardava me. Guardava verso te e Kukai. Comunque, ringraziami. Se ieri non ti avessi detto che la mia nuova vicina e compagna di classe era Utau Hoshina, ora anche tu avresti la loro stessa espressione - ridacchio, indicando i nostri compagni, che, inutile dirlo, non prestano attenzione ad una sola parola pronunciata dal professore, ma in compenso si stanno facendo venire un gran torcicollo, a furia di girarsi per guardare increduli Utau. Solo Kukai, strano ma vero, non sembra toccato dalla popolarità della sua compagna di banco, ma anzi chiacchiera con lei con grande disinvoltura, come se la conoscesse da sempre. Guardando meglio, noto che Utau ha due pomelli rosa sulle guance: "Ha esagerato con il fard.." penso pigramente, mentre cerco inutilmente di convincere Tadase a fare una partita a tris. Niente da fare, era entrato nel suo stato da "professorino perfetto" e prendeva appunti ad una velocità mostruosa, tanto da farmi temere che il foglio avrebbe preso fuoco. Senza uno straccio da fare (non sia mai che io ascolti la lezione, eh!), continuo a ripensare alle parole di Utau: "
ma, purtroppo, sono costretta a "prestarlo" ad Amu". Che cosa intendeva dire? E' vero che, a parte quel "piccolo" diverbio di ieri sera ci siamo prese in simpatia, ma mi sembrava veramente gelosa di Ikuto. E, visto che stiamo parlando, anzi pensando, di lui.. ma perchè sto pensando a lui? Stupido cervello! Hai ancora ricominciato a fare di testa tua, vero? "Come faccio a fare di testa mia? Avresti una testa nella testa, stupida! Non capisce che stai facendo tutto da sola?" Taci. Taci, taci, taci. Una persona normale non si fa delle conversazioni mentali simili. Anzi, non ne fa, punto e basta (io le faccio invece, sapete? Si, mi manca qualcosa..ndw). Comunque. Chissà cosa starà facendo in questo momento? Nagi mi ha detto che stanno legando molto.. ma vorrei tanto sapere perchè mi prende sempre in giro. Perchè un momento prima mi provoca e l'attimo dopo è così dolce. Vorrei sapere perchè mi sento così attratta da lui, peggio di una calamita, peggio di un'ape con il suo fiore; perchè mi sento così strana e ansiosa quando non c'è, e così felice e sicura quando è con me, anche quando mi stuzzica. Vorrei sapere perchè basti soltanto un suo sguardo per farmi perdere la cognizione del tempo e dimenticare quello che sto facendo; più di tutto, vorrei sapere che cosa pensa, che cosa si cela dietro quegli occhi di perla marina, così forti, ma che a volte mi sembrano anche così fragili. E' un'enigma, non me lo so spiegare... Accidenti! Mi sono fregata di nuovo! "Stupido cervello, ma quando impari a farti i fatti tuoi?"penso, irritata, togliendo rabbiosamente il tappo alla penna e scribacchiando sul quaderno. Ma, dentro di me, sento una voce sussurare; "Forse, Amu, non è stato il cervello a parlare.. ma il cuore"

IKUTO
Ma quanto può durare una lezione? Esasperato, guardo l'orologio: le dieci e venti. Dopo due secondi, riguardo l'orologio, convinto che siano passati come minimo sei minuti: ancora le dieci e venti. Lo scuoto, convinto che qualche ingranaggio si sia inceppato. Macchè.
- Sigh... - sospiro. Nagihiko è interrogato, quindi non ho nessuno con cui parlare. Chissà cosa sta facendo lei in questo momento. Probabilmente sta facendo ginnastica. Non riesco a credere che mi abbia sconvolto a tal punto. E' piombata nella mia vita come una meteora e ha sconvolto ogni cosa; lei mi rende vulnerabile, mi spiazza, mi sorprende con una parola, uno sguardo, un sorriso. Quegli occhi color oro liquido, potrei affondarci come nelle sabbie mobili... la prima volta che l'ho vista non pensavo fosse vera: era così buffa, imbarazzata in mezzo alla stanza, sembrava una bambina beccata con le mani nel vasetto della marmellata. Riesce a farmi ridere con le sue reazioni infantili e credo che sia anche per questo che Utau ha lasciato la sua asfissiante presa su di me. Ero stupito, la rassegnazione che Utau ha dimostrato dopo avermi visto con Amu aveva dell'incredibile. Ma lei mi ha sorpreso dicendomi: "Fratellone, ho capito che è giusto così. Non hai idea, credo, del modo in cui la guardi e del modo in cui lei ti guarda". Dopo quell'affermazione, nel mio cuore si è accesa la fiamma della speranza. Era forse possibile che un essere così terribilmente perfetto trovasse qualcosa in uno come me? Sempre così riservato, chiuso? Speravo di si. Perchè ormai ero incatenato. Dal momento in cui ci siamo guardati negli occhi, quella sera a casa sua, Amu ha mosso qualcosa nel mio cuore. Ormai sono suo prigioniero. Prigioniero di quella buffa e tenera ragazzina dai capelli rosa e gli occhi dorati. 


Ciao! Scusatemiii!!! Ci ho impiegato una vita!!! SOno molto di fretta ma volevo dirvi che, ora è sicuro, nel prossimo capitolo Ikuto dirà ad Amu cosa fare. La scuola mi impegna moltissimo, troppo direi, ma mi impegnerò!
Bacioni
watereyes

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Capitolo 11
*** the lock and the key ***


the lock and the key Lo so che sembra infinito, ma cercate di resistere. Giù ho messo l'avviso. Buona lettura ^_^

IKUTO

- Tsukiyomi!!! Vuole essere così gentile da rispondere alla domanda?
La voce acuta e stridula del professore mi riporta violentemente alla realtà, lontano dai miei sogni ad occhi aperti in cui stringo Amu tra le braccia.
- Ehm... certo professore! L'archè di Talete era l'acqua - rispondo, venerando Nagihiko mentalmente per il pronto suggerimento. Il professore, da talpa qual è, non ha visto nulla perciò sbuffa irritato nel sentire la risposta corretta.
- Pfu! Per stavolta ti è andata bene... - borbotta, prima di riprendere la lezione.
-Certo non si può dire che gli stai particolarmente simpatico - mi bisbiglia Nagihiko sorridendo - ma immagino che gli dia fastidio il fatto che tu abbia dei voti spettacolari nonostante i tuoi attacchi di sonno durante le sue lezioni!
- Ma smettila! E' solo che è talmente noioso..
- Già. Molto meglio pensare ad Amu, vero? - ridacchia, facendomi l'occhiolino. Gli mollo un pugno scherzoso sulla spalla.
- Di gran lunga. Oppure a Rima. - dico, in tono eloquente. Nagihiko si zittisce di botto.
- Perchè me l'hai ricordato? Ieri pomeriggio siamo usciti e... non saprei dirti com'è andata. Siamo andati al parco, io mi sono comportato da perfetto gentleman.. ero molto soddisfatto di me. Davvero. Pensavo di cavermala alla grande. E sembrava davvero che si divertisse, cielo, è così carina quando ride! Sembra una bambola..
- Risparmiami questi particolari - dico, fingendomi disgustato. Nagihiko ricambia il mio pugno scherzoso con un po' troppa vivacità. Ahi.
- Ehm.. Comunque - riprende, leggermente rosso in viso. - L'ho accompagnata a casa. Beh, sai no, è il momento più critico. Eravamo li, senza sapere cosa fare, quando lei mi dice: "Grazie. Mi sono proprio divertita. Mi piacerebbe uscire con te un'altra volta". E io, strafelice, ho detto: "Certo. Domani.. anzi domani no, devo andare da Yuki.. che ne dici se dopodomani usciamo di nuovo?". Beh, amico, stavo parlando a vuoto. Mi ha chiuso la porta in faccia e se n'è andata. Quello che voglio sapere è: Perchè? Dove ho sbagliato? - mi chiedo Nagihiko, agitatissimo.
- Mmm... scusa ma chi è questa Yuki?
- Eh? - fa lui, con aria ebete - Quale Yuki?
- Quella di un attimo fa.. - bisbiglio, per non farmi sentire dal professore.
- Ah! QUELLA Yuki! - esclama lui, facendo voltare tutti nel raggio di tre metri. Scuoto la testa, sorridendo fra me e me. Si vede che lui ed Amu sono amici. Hanno le stesse reazioni impulsive. Mi chiedo com'è per Tadase, poveretto.
- Deve dirci qualcosa, signor Fujisaki? - sbotta il professore, piuttosto irritato.
- Err.. no mi scusi, prof. Non si ripeterà più - borbotta Nagihiko, assumendo un'aria pentita talmente falsa che non avrebbe potuto batterla nemmeno le false tette di Pamela Anderson. Per fortuna, come ho già detto, il professore è cieco e pure sordo quindi non se ne accorge e ricomincia a spiegare. Presto la sua voce ritorna solo un fastidioso ronzio per le orecchie.
- Allora? Chi è questa Yuki? - gli chiedo.
- Yuki è mia cugina, è venuta a trovarmi e starà qui per un po'. Non molto comunque.. perchè?
- Come perchè, imbecille, secondo te perchè Rima si è arrabbiata?!? Le hai detto che è tua cugina? - sbotto, intuendo la risposta.
- Ehm.. forse l'ho dimenticato! Ma non capisco comunque perchè se l'è presa in quel modo!
- Ma sei scemo o cosa? Insomma, cosa ne sapeva lei che era tua cugina! E' ovvio che si è ingelosita!
Nagihiko sembra aver inteso solo una della parole che ho detto
- Ingelosita? Significa che.. è gelosa? Cioè.. le piaccio? - chiede con aria sognante. Da vacua che era, la sua espressione diventa raggiante, come colpito da un raggio della più pura luce solare. Giuro che mi sembra di vedere dei fiori intorno a lui. Ci mancano solo i topolini di Cenerentola che si mettono a cantare canzoni smelense.
- Nagihiko! Nagihiko, riprenditi!! - sbotto, scuotendole per le spalle.
- Eh? - fa lui, asciugandosi la bava. Ma Cristo!! Non ditemi che anch'io divento così quando parlo o penso ad Amu! Che vergogna! Ormai ne sono sicuro: le donne sono le creature più pericolose che conosca. Velocizzo la ripresa di Nagihiko con un paio di schiaffi ben assestati.
- Beh, si, probabilemente le piaci. - dico, riprendendo il discorso e frenando con uno sguardo gelido una sua ricaduta. - Ma non sono un indovino o che, e non conosco così bene l'universo femminile per poterlo dire con certezza. Uhm... - faccio, passandomi una mano tra i capelli rendendoli scompigliati (le ragazze li intorno saranno morte sul colpo! :Q ndw)- ci servirebbe qualcuno a cui chiedere aiuto senza rischiare di perdere la faccia... Qualcuno tipo..
- Tadase!! - esclamiamo in coro, facendo sobbalzare tutti, professore compreso.
- Insomma, adesso basta! Tsukiyomi, Fujisaki! Su, diteci cosa avete da raccontarvi di così interessante! - grida il prof, sbattendo il libro sulla cattedra e sfilandosi gli occhiali, con un gesto che doveva evidentemente apparire intimidatorio, ma senza successo.
- Mi dispiace, professore - dico io, con un'aria magnificamente impassibile - ma il governo non ci permette di divulgare certe informazioni.

AMU

"Ma quanto ci mette?" Sbuffo, irritata, guardando l'orologio. In realtà la campanella è appena suonata la campanella e il cortile della scuola è pieno di ragazzi. Quindi non è lui ad essere in ritardo, sono io in tremendo anticipo. Mentre lo aspetto, ripenso a poco tempo prima.
Flashback
Driiin.
Scatto come un velocista ai blocchi di partenza non appena sento quel tanto amato/odiato suono.
- Siamo di fretta, eh? - dice Tadase, ammiccando.
- Moltissima! - esclamo, sorridendo come un'idiota. Si, quel ragazzo mi ha reso idiota. - Ci vediamo domani, okay Tadase?
- Certo! Così mi racconti! - dice lui, contento - Comunque se hai bisogno, sono al circolo sportivo.
Traduzione: Che non ti passi nemmeno per la testa di andare a tennis oggi, altrimenti ti odierei cone tutte le mie forze per essere venuta a rovinare il mio pomeriggio con Tsuyoshi!
- Eh certo! Non vogliamo mica che Tsuyoshi si senta trascurato, vero? - ridacchio, facendogli l'occhiolino. Dio, com'è divertente stuzzicarlo! Finalmente ha inizio la mia vendetta. Tadase arrosisce di botto, confermando la mia tesi, quando una voce esclama:
- Chi si sente trascurato? - si intromette Utau, sorridente.
- Ciao! Niente, un amico di Tadase, dubito che tu lo conosca - rispondo, cauta. E' vero che mi è sembrata ben disposta ma non mi sento ancora di rischiare la vita
. Utau nota il mio tono e si mette a ridere:
- Ahah! Ma dai Amu, rilassati! Ikuto è tuo, te lo lascio, stai tranquilla! Anche perchè ho trovato qualcun altro che mi interessa... - esclama, scoccando un'occhiata eloquente verso Kukai, che ci stava raggiungendo:
- Ehi ragazzi! - ci saluta, per poi rivolgersi ad Utau: - Allora, andiamo?
- Dove? - chiedo, curiosa.
- Sempre dietro ad impicciarti tu, eh?! - esclama Kukai divertito. - La porto a fare un giro per la città, così si ambienta un po'.. -
Mi basta un'occhiata per capire che ad Utau dell'ambientarsi non importa proprio niente. Uhm... ambientarsi eh? Si, come no. Anche Kukai, a chi crede di darla a bere? Vabbè. Farò finta di cascarci. Anzi, mi è venuta voglia di stuzzicarli. Dio, Ikuto mi ha contagiata. Sto diventando sadica.
- Ma che bella idea! Sapete una cosa? Quasi quasi mi aggrego anch'io! Dopotutto, sono la vicina di casa di Utau, aiutarla mi sembra il minimo - sogghigno, maligna.
- Ma no, ma no!!! Non ti preoccupare Amu, non ce n'è bisogno - trilla Utau, con una luce omicida negli occhi.
- Ma si, Amu.. e poi non devi andare da Ikuto? - dice Kukai, rincarando la dose con un'occhiata stile prova-a-mettermi-i-bastoni-tra-i-piedi-e-ti-pesto-a-sangue.
- Ah già! Me ne ero scordata! - esclamo, battendomi la mano sulla fronte fingendo meraviglia. In realtà sono veramente sbigottita. Non posso credere che qualcun ci caschi. Cioè, ho l'aria di una che si dimentica di Ikuto? Infatti, Tadase è improvvisamente colto da un attacco di tosse molto sospetto. Lo guardo e vedo che mi fa l'occhiolino.
Sbrigati ad andare, Amu! - mi esorta,mentre io sono già fuori dalla porta - e non osare venire al circolo sportivo!! - sento che mi urla dietro. Sorrido, alzando gli occhi al cielo.
Fine flashbak
S
to ancora sorridendo, ripensando alla facce di Utau e Kukai, quando sento qualcuno colpirmi in testa.
- Che hai da sorridere in quel modo? Sembra una pervertita!
Alzo lo sguardo e resto ipnotizzata dai suoi occhi viola. Annaspando, cerco di riprendermi e ribatto:
- Proprio tu parli di pervertiti? Hai quasi avuto la mia morte sulla coscienza, sappilo! Il tuo gioco preferito, il principe e la principessa, mi è quasi costato la vita con le mie compagne!
- Veramente non è quello il mio gioco preferito - fa lui, avvicinandosi a me ben più del necessario con la scusa di prendere il casco - il mio preferito è il dottore e il paziente - dice, alitandomi delicatamente in viso e costringendomi a sedere sulla sua moto.
Dio, che buon profumo ha il suo alito! E lui è così vicino a me! Basterebbe sporgersi un po' e.. No. Frena, Amu. Ma cosa vai a pensare? - Vuoi essere la mia paziente? - aggiunge, malizioso.
- Lo vedi! Sei tu il pervertito!! - sbotto, rossa come un peperone, mentre salgo sulla moto.
- Vedi di non approfittartene troppo anche stavolta, eh?
- Maniaco - borbotto io. Lo sento sorridere davanti a me, così lo stringo in un abbraccio spezza costole.
- Ohi! - si lamenta - Vuoi la guerra, eh? Allora che guerra sia! - e partiamo così, abbracciati e allegri, accompagnanti dal soffio fresco e rigeneratore del vento. Sto ancora ridendo, quando Ikuto spegne la moto.
- Ma... Dove siamo? Ikuto? - chiedo, voltandomi confusa verso di lui. Non siamo a casa. Davanti a noi ci sono bancarelle di dolci, tiri al bersaglio, giostre... di colpo capisco. - Ma certo! - esclamo - sono le giostre per la sagra del paese! Come ho fatto a dimenticarlo? Ci vengo ogni anno!
- Beh, hai voglia di fare un giro? - chiede Ikuto. Mi giro e il mio cuore perde un colpo. E' li con le mani in tasca, bello come un dio, e aspetta me. Me. Non riesco a credere che , FORSE  e dico forse, gli interesso. Cerco di sembrare sofisticata ed elegante e sto per rispondere con un calmo: "Si, grazie" quando cado nell'incantesimo che solo gli artisti di strada e gli ambulanti riescono a fare: Tutta quella musica, l'allegria, la gente alla mano, il profumo invitante delle nocciole caramellate mi travolge di colpo, mi tinge le guance e fa brillare i miei occhi. Così, dimentica dei consigli di Tadase (evita di essere troppo entusiasta, per carità!) grido, felice come una bambina mentre apre i regali di Natale:
- Si!! SISISI!!! Evviva, che bello! - strillo, prendendolo per mano e mettendomi a correre. Lo costringo a salire su ogni tipo di giostra, perfino su quella del bruco mela e delle tazzine (vi ricorsa qualcosa? ;) ndw). Sono convinta che mi abbia odiata davvero in quel momento. Alla fine, esausti ma soddisfatti, ci lasciamo cadere su una panchina.
- Auf! Mi sono proprio divertita! - esclamo, contenta.
Ikuto mi guarda e scuote la testa, divertito:
- Sei proprio una bambina. - mi dice sorridendo.
- Come?! Ma se sei tu che mi hai portata qui! - ribatto, cominciando a scaldarmi.
- Ahah. Hai ragione. Forse perchè anch'io, in fondo, sono un bambino. - ride Ikuto. La sua risata è così bella, musicale e cristallina. Vorrei averla come suoneria dei messaggi. Ma che sto dicendo? Ikuto ha ragione, sono una maniaca. Mentre sono assorta in un'altra delle mie battaglie mentali, Ikuto richiama la mia attenzione, dicendo:
- Ehi, ti ricordi quel favore che mi devi?
- Quello per la colazione? -chiedo, tanto per andare sul sicuro.
- Sì.
- Beh, e allora?
- Allora - risponde deciso Ikuto - ho trovato quel che devi fare.
Senza parlare, mi indica una bancarella di fronte a noi. E' un tiro al bersaglio, bisogna buttar giù tutti i birilli per tot volte e poi si vince un premio in base al punteggio.
- Fammi capire... tu vuoi che io giochi al tiro al bersaglio? Tutto qui? E' questa la mia penitenza? - chiedo, spaesata
- No - ribatte lui - Non voglio che tu giochi. Voglio che tu vinca. E, precisamente, devi vincere quello.
Ikuto si alza e mi indica il premio. Non è uno di quei pupazzetti insulsi, è un premio speciale, quelli che tengono per un giorno solo per attirare clienti e che sono praticamente impossibile da vincere. Spesso è una cosa di valore, il cui unico scopo è quello di far gola ai clienti. Mi sporgo un po' sul bancone per vedere di cosa si tratta. Sono due piccoli oggetti, fanno coppia...brillano ma non riesco a capire bene cosa sian...
- Ma... sono un lucchetto e una chiave!! - esclamo, stupita. Okay, è vero che sono molto belli.. sia nella chiave che nel lucchetto sono incastonati quattro cristalli a cuore che insieme ricordano nella forma un quadrifoglio e il resto è in oro vero ma.. voglio dire, mi aspettavo qualcos'altro - Ma cosa te ne fai di un lucchetto e una chiave? Non sarebbe meglio un cellulare o qualcosa del genere, se proprio? - chiedo, incapace di trattenermi.
- Insomma! Devi o no saldare il tuo debito?! Questo è quello che devi fare, quindi non lamentarti! - escalmo Ikuto, un po' spazientito. Poi, un lampo gli illumina gli occhi e la sua aria ricorda un po' quella di un gatto che gioca col topo, certo di averlo in pugno. - Ah, ora ho capito. Cerchi di mettere le mani avanti perchè non ne sei capace? - mi provoca, alzando un sopracciglio.
Ovviamente, ci casco in pieno. Reagisco immediatamente come se mi avesse punto una vespa e sbatto i soldi sul banco con tale foga da spaventare il ragazzo che da le palline: - Voglio giocare! - sbraito, come un'assatanata, con il sangue che mi bolle nelle vene e volute di fumo che mi escono dal naso, Terrorizzato, il ragazzo mi allunga cinque palline;
- S-se fa cinque volte di seguito strike, vincerà il nostro premio speciale - balbetta, prima di rifugiarsi in un angolo. Sento Ikuto ridere accanto a me:
- L'hai fatto scappare a gambe levate, quel poveretto!
- Tappati la bocca, Ikuto! - ruggisco. Lui ammutolisce.
Bene. Ora devo concentrarmi. Sono sempre stata molto brava in questi giochi perchè ho un'ottima mira, forgiata da anni di tennis, e una buona capacità di calibrazione. Prendo una pallina, soppesandola, chiudo un occhio e tiro fuori la lingua, come faccio sempre quandomi concentro. Sento come se venisse da molto lontano la risata soffocata di Ikuto, ma non lo degno di uno sguardo. Ora per me c'è solo la pallina e quella fila di birilli da abbattere."Bene" penso, carichissima "diamoci dentro!".
Dopo neanche cinque minuti, stringo tra le mani un sacchetto con dentro il lucchetto e la chiave. Il ragazzo stava quasi per scoppiare in lacrime quando me l'ha dato.
- Ecco qua! - annuncio soddisfatta, mettendo il pacchetto in mano ad Ikuto - ho pagato il mio debito. Ora solo tu devi scontare la tua penitenza! - esclamo, contenta.
- Niente male. Davvero, ce l'hai fatta al primo colpo. Sono colpito. - dice Ikuto, scartando il pacchetto. Ma, in realtà, a me non sembra molto sorpreso. Sembra quasi che sapesse che ce l'avrei fatta. Questa cosa mi fa piacere, anche se non glielo direi mai. Ikuto tira fuori il lucchetto e la chiave. Sono bellissimi, i cristalli catturano la luce del sole e brillano come diamanti. Ikuto poi estrae dalla tasca due fili argentati e infila in uno la chiave nell'altro il lucchetto, in modo che non diventano due collane. Si infila la chiave al collo.
- Wow, che bella idea hai avuto! - esclamo - il lucchetto lo attacchi alla valig...
Non faccio in tempo a finire la frase perchè mi manca il respiro. Ikuto si è piegato all'improvviso su di me e mi ha abbracciata. Mi sta abbracciando. Abbracciando. Emozionata, respiro felice il suo profumo. E' così buono, sa di muschio, pulito e, e... non saprei dire cosa sia, ma lo riconoscerei fra mille. Ikuto si stacca da me, e io, in iperventilazione, ci impiego un po' per sentire il lieve peso che ho intorno al collo. Meravigliata, tocco il petto all'altezza dello sterno e vedo che ciondola, giocando allegramente con i raggi solari, il lucchetto appena vinto, che fa coppia con la sua chiave.
- Prometti che lo terrai sempre con te - mi bisbiglia Ikuto all'orecchio. Vi prego, fatelo smettere o mi scioglierò!! Sarò costretta a tornare a casa in una bottiglia.
- S-sì - annuisco a fatica. Ikuto è li, accanto a me, l'atmosfera è perfetta. Ecco, si sta chinando verso di me.. sento il suo alito caldo sul volto e i miei capelli toccano le sue guance per la brezza. Di colpo, desidero avere terminazioni nervose anche li. E' sempre più vicino..più vicino.. questione di millimetri ormai.. chiudo gli occhi in attesa del contatto...
- AAAAAMUUUUU!!!!!!!!! Ciaaaaaaooo!!! Sono qui!! - strilla una voce familiare. Ikuto ed io sobbalziamo spaventati e ci allontaniamo l'uno dell'altra, cercando malamente di ricomporci. Mi volto, seriamente intenzionata a far morire di una morte lenta e dolorosa chiunque sia la persona che ci ha interotti. Ami. Non ci posso credere. Ma non esiste un qualche divorzio tra sorele? Così, tanto per potersene sbarazzare?
- Oh, scusate ho  interotto qualcosa? - fa lei, tutta innocente.
- No no!! - esclamo, scarlatta. Solo l'immagine di lei come una delle vittime di Saw mi impedisce di strangolarla seduta stante.
- Ah sì? Meno male, allora! Ascolta, mangiamo cinese stasera? Mi fermo a prenderlo lungo la strada. A proposito, ha chiamato il meccanico ha detto che la moto sarà pronta fra tre giorni massimo. Ci vediamo a casa, okay? 
- 'kay - borbotto, guardandola andare via. Non mi ha nemmeno chiesto chi è Ikuto. Non ho fatto in tempo a presentarlo. Mi giro verso di lui ma l'atmosfera romantica è irrimediabilmente rovinata. Sono lì, che mi sto arrovellando per cercare di tornare all'argomento bacio, quando lui mi fa:
- Hai fame?
Lo guardo - Mmm, si, un po'. Cosa mangiamo?
- Che ne dici di quelli? - chiede, indicando una bancarella di taiaki.
- L'ultimo che arriva paga! - grido.
Ci alziamo e corriamo veloci come il vento verso la meta. Incuranti delle risate che suscitiamo, dei commenti acidi delle persone che ci stanno intorno. Sapendo già che il risultato sarà pari. Perchè ci teniamo per mano.


Ciaaao! Scusate la chiusura del capitolo un po' brusca e la lunghezza del capitolo (scometto che state sbadigliando!), ma questo è una specie di regalo che, tra parentesi, mi ha fatto sputare sangue per la fatica che ho fatto a scriverlo! Ma sono soddisfatta di me ^_^
AVVISO: per un po', non so bene quanto, ma almeno fino a sabato/domenica non potrò aggiornare. Dipende se mi interrogano in questa settimana o no D: pregate con me perchè se prendo anche solo UNA insufficienza mi tolgono il pc, e allora si che sarà dura aggiornare! :'( Oggi ho scoperto che si può vedere quanta gente visita i capitoli (ci ho impegato 11 capitoli ma ci sono arrivata! :D) e sono rimasta felicemente scioccata! Davvero, non me l'aspettavo! Quindi, volevo ringraziarvi come si deve.. Grazie mille a quelle persone che mi fanno l'onore di passare qualche minuto a leggere la mia storia, a quelle che ci passano per caso, quelle che ridono e si emozionano leggendo le mie parole. Un grazie speciale va poi a Darkmeme13, Malvi98, Fiorediciliegio e MissBabyLaboom per aver recensito costantemente la mia storia! Mi fa un enorme piacere! :D Quindi sul serio.. grazie.
Baci, alla prossima e complimenti a chi è riuscito a leggere fin qui xD
watereyes

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Capitolo 12
*** suspect ***


suspect - AMU -

- Ma dai, parti dalla coda? - chiedo ridendo, mentre guardo Ikuto divorare avidamente il taiaki al cioccolato appena sfornato.
- Si.. Perchè, non si può? - replica, leggermente scocciato. Non posso fare a meno di notare che, anche quando si finge arrabbiato, è davvero molto carino. Troppo carino. Vedo almeno otto ragazze lanciargli occhiate interessate. Stupide oche. Queste parole passano veloci nella mia mente prima che riesca a fermarle, lasciandosi dietro una strana sensazione. Mi sento così... infastidita. Non mi piace che altre ragazze lo guardino in quel modo. Cristo santo, non sarò mica gelosa?!? Diavolo, no!! Io non sono una di quelle ragazze iperpossesive che scattano come tagliole ogni volta che un essere, anche animale, di sesso opposto si avvicina al loro ragazzo. Ma cosa sto blaterando? Ikuto non è il mio ragazzo! Perchè l'ho pensato? Non capisco proprio come mi sia venuta in mente una cosa simile. Sono talmente concentrata nel mio monologo interiore che non mi accorgo che Ikuto ha già finito il suo taiaki, ha scritto un messaggio e ora mi sta fissando.
- Cosa c'è? - chiedo, a bocca piena.
Ikuto sorride e si sporge verso di me:
- Hai del cioccolato qui.. - mormora, toccandomi con le dita un punto accanto alle mie labbra. Raccoglie una quantità di cioccolato microscopica e la lecca soddisfatto - Mmm... Buonissima!
- M-m-ma Ikuto!!! - balbetto, rossa come un peperone.
- Che c'è? - fa lui, fingendosi sorpreso, ma lasciandomi intendere chiaramente di aver capito a cosa mi riferisco. - Hai finito? Torniamo a casa, ti va? Sono già le sette e un quarto!
- Brutto gattaccio pervertito.. non c'era nessuna traccia di cioccolato.. - borbotto a mezza voce, mentre guardo, malfidata, il display del cellulare. Caspita, ha ragione! Sono già le sette passate! Certo che i pomeriggi volano in sua compagnia! (E ci credo! Beata te.. ndw).
In ogni caso... Ringrazio dal profondo del cuore chi ha inventato i taiaki. Davvero, grazie.
- Allora? - mi incalza Ikuto - Sei pronta? Dai, andiamo!
- Va bene, va bene.. Cos'è tutta questa fretta improvvisa?
- Ma niente, è solo che devo fare i compiti.. - fa lui.
Lo guardo storto. Qui c'è qualcosa che puzza. Andiamo, seriamente, chi ha fretta di tornare a casa da un pomoriggio alle giostre per fare i compiti? Comunque, non voglio ficcare il naso nei suoi affari e così, sentendomi molto matura, lo seguo con aria indifferente fino alla moto. Okay, cosa diavolo deve fare? Perchè è diventato così frettoloso tutto d'un tratto? Dio, darei qualsiasi cosa per saperlo, ma non oso chiedere. Sono certa che Ikuto ha percepito il mio nervosismo perchè lo vedo ridacchiare tra sè e sè. Nessuno di noi dice nulla, però il silenzio che si è formato non è uno di quelli imbarazzanti, che ti fanno venir voglia di scappare a gambe levate.. questo è un tipo di silenzio diverso. E' quasi magico, sembra che annulli anche tutti i rumori del traffico. Quando arriviamo a casa, manca ormai poco alle otto, ma l'aria è ancora calda. Dopotutto è ancora settembre, sembra ancora estate.
- Grazie - dico io, porgendogli il casco e scendendo dalla moto. Ikuto lo afferra e mi sorride:
- Allora, ci vediamo domani alla solita ora?
- Certo. A domani, allora. - replico facendo un cenno di saluto. Improvvisamente sento Ikuto afferrare il mio braccio e stringermi da dietro:
- Amu... - mi sussura all'orecchio.
- S-sì? - balbetto io.
- Il lucchetto.. devi tenerlo sempre con te. Hai capito? Sempre.
- O-okay.. Ma perc.. - tento di chiedere.
- Anche quando dormi. Se non ce l'hai lo saprò, fidati - mi blocca Ikuto, con il suo sorrisetto. Mi ci vuole qualche secondo per capire cosa intende, poi esplodo:
- Come?!? Che vuoi dire?! Mi spii?!? - ruggisco, girandomi di botto per colpirlo, ma Ikuto è già sulla porta di casa.
- Allora a domani, Amu! - mi saluta allegro, tutto tronfio per avermi fatta arrabbiare.
- TU!!! Torna subito qui, brutto gattaccio pervertito!! - urlo inutilmente contro la porta. Vedo Ikuto farmi la linguaggia dalla finestra. Ovviamente schiumo di rabbia, ma decido deliberatamente di ignorarlo per recuperare un minimo di dignità. Attraverso il mio giardino con aria altezzosa sotto il suo sguardo divertito. Sto per aprire la porta, quando questa si spalanca finindomi dritta in faccia:
- Aaaaamu!!!! Finalmente!! - strilla Ami.
- Aaaaaaaaahiaaaa!!!! - urlo io, tendendomi la mano sul naso. Giuro che mi sembra di sentire le risate isteriche di Ikuto da qui. Ma perchè la mia vita deve essere sempre così imbarazzante?
Trenta minuti dopo
-
Ami, certo che sei furba, almeno il sale potevi prenderlo! - sbotto io.
- Embè? Che ne sapevo che non c'era? - sbuffa lei, incrociando le braccia.
- Lo sapevi invece, te l'ho detto stamattina!
- Non è vero!
- Si che è vero!
- No!
- Si!
- No!!
La discussione ha questo andamento per altri dieci minuti buoni. Quando sento il mio stomaco gorgogliare, decido di lasciar perdere:
- Vado a chiedere a Souko se ne ha un po' - sbotto, andando verso la porta - Intanto tu apparecchia! - le ordino. Mentre sto uscendo, urlo:
- E comunque, te l'avevo detto! E' solo che eri troppo impegnata con il tuo ragazzo per ascoltarmi! - scappo via ridacchiando come una cretina prima di poter sentire la sua sfuriata.
Arrivo a casa di Ikuto e suono il campanello. Okay, ammetto di essermi sistemata i capelli, di aver controllato di non avere qualcosa tra i denti e di aver provato almeno tre volte il mio sorriso più abbagliante sul riflesso del campanello. Il che è del tutto normale. Voglio dire, è importante curare il proprio aspetto, no? Sento una voce maschile gridare:
- Arrivo! - Dei passi si avvicinano e la porta si spalanca - Ciao Amu! Hai bisogno di qualcosa?
Resto sbigottita davanti alla porta. Più che sbigottita, confusa. Ikuto è davanti a me e mi sta guardando con aria gentile; Ma... non so.. c'è qualcosa di strano in lui.. Capisco di botto.
- Aruto?!? Perchè diavolo ti sei travestito da Ikuto?! - esclamo, troppo stupita per ridere.
- Cavoli, se n'è già accorta? - fa Souko sbucando da dietro l'angolo con la macchina fotografica in mano - Va beh, pazienza! Le foto ci sono comunque! - canticchia allegra.
Sono ancora troppo scioccata per poter dire qualcosa e potrei giurare che la mia mascella ha toccato il pavimento tanto grande è stata la sorpresa. E'... stupefacente. E' incredibile la somiglianza tra padre e figlio. E' proprio uguale ad Ikuto tranne per gli occhi e l'età. E' la proiezione di Ikuto fra vent'anni!
- Complimenti Amu! Sei la prima che se n'è accorta così in fretta! Ti piace proprio mio figlio, eh? - ridacchia Aruto, facendomi l'occhiolino. Anche Souko si unisce alla sua risata. Grrr. Ma questi due non hanno proprio niente di meglio da fare?
- M-ma no!! Cioè, voglio dire.. non è che avreste un po' di sale da prestarci? - mi precipito a chiedere, cercando di nascondere l'imbarazzo.
- Ahahah!! Che carina, è arrossita! - strillano all'unisono - Certo Amu, vieni pure!
Inspiro a fondo, cercando di controllare i miei improvvisi istinti omicidi e li seguo in cucina.
- Utau non c'è? - chiedo.
- Ehm.. no. E' in riunione con la sua manager. E nemmeno Ikuto. E' uscito con un suo amico - dice Souko, evasiva.
- Davvero? Che strano, mi aveva detto che doveva fare i compiti.. - dico, cercando di nascondere la delusione.
- Oh già, che stupida! E' andato da un suo amico a farli! - esclama Souko, colpendosi teatralmente la fronte - Ecco il sale Amu. Non preoccuparti, non c'è bisogno che ce lo rendi.. ci vediamo domani, okay? - trillano allegramente, quasi buttandomi fuori dalla porta.
Quei due saranno anche matti, ma qui c'è sicuramente qualcosa che puzza. Se solo sapessi che cosa!
Tornata a casa, finisco di preparare la cena e mangio con Ami davanti alla tv. Decido di chiamare Tadase per chiedergli consiglio, ma non risponde. Provo con Rima, una mia buona amica, ma non risponde nemmeno lei. Chiamo anche Nagihiko e Kukai ma non mi rispondono nemmeno loro. Ma insomma, si può sapere perchè nessuno mi risponde?! Cos'hanno tutti? Nervosissima, decido di scendere a chiacchierare, o meglio, litigare, con Ami. Ma trovo solo un biglietto con su scritto: "Sono uscita. Chiamami solo se hai bisogno. Buonanotte, sorellina". Ma bene. Devo dire che quel "sorellina" è proprio la ciliegina sulla torta. Mi siedo davanti alla tv sul divano e comincio a guardare un film, ma ben presto gli occhi mi si chiudono e mi addormento. Mi sveglio dopo un'ora e mezza, con un torcicollo da far invidia alla tipa del film "L'esorcista" e un malumore da record. Salgo al piano di sopra, mi lavo e mi infilo a letto. Nel dormiveglia, giurerei di aver visto muoversi le tende e di aver sentito la melodia di un violino.

- IKUTO -

- Eccomi!
Mi giro e mi sembra di ricevere un pugno in pieno petto. Amu mi corre incontro, i capelli rosa che svolazzano al vento e gli occhi pieni di allegria.
- Alla buon ora! Stavo per andarmene! - esclamo, fingendomi scocciato mentre le allungo il casco. Inspiro il suo profumo senza che se ne accorga. E' così buono, sa di fiori, è dolce ma non stucchevole. Sa di Amu. Puah, ma che razza di pensieri sto facendo? Mi sto rammollendo. Aspetto di sentire le sue braccia attorno a me - non posso fare a meno di fare uno dei miei soliti commenti per non farle capire i miei veri sentimenti - e parto sgommando. Chiacchieriamo del più e del meno fino a scuola, ma sento chiaramente che muore dalla voglia di sapere dove sono stato ieri sera. Mi chiedo fino a quando riuscirà a resistere. Non per molto, di sicuro. Infatti, non appena arriviamo davanti alla sua classe, si ferma e mi chiede, leggermente rossa in faccia:
- Dove sei andato ieri sera?
Spero con tutto me stesso di non essermi immaginato la gelosia nella sua voce. In ogni caso, non rinuncerò certo al divertimento:
- Perchè me lo chiedi? Ti interesso? - dico, malizioso, già sicuro della sua risposta. Inutile, è come un libro aperto quella ragazza.
- Tzè! Ti piacerebbe, eh? F-figurati se mi interessa un gattaccio pervertito come te! - balbetta, rossa fino ai capelli. E' così carina che non riesco a fare a meno di abbracciarla. Respiro a fondo, senza farmi notare, il suo profumo e la lascia andare, anche se a malincuore. Rido fra me e me. Mi sembra quasi di vedere del fumo uscirle dalle orecchie.
- Meno male che non ti interesso! Se no come facevi? - la provoco, mentre mi allontano accompagnato dalle sue urla. Ormai è diventata una routine. Appena entro in classe, mi siedo accanto a Nagihiko e gli chiedo:
- Allora, che cos'ha detto Yuki?
- Buongiorno anche a te. Ha detto che pensa sia una cosa strana, ma fattibile. Ha chiesto a sua madre e quasi sicuramente va bene. Adesso mi vuoi spiegare che cavolo vuoi fare?
Annuisco e gli faccio cenno di avvicinarsi. Gli spiego tutto con un luccichio di soddisfazione negli occhi quando vedo Nagihiko restare a bocca aperta per la sorpresa.
- Però, ti piace davvero quella ragazza, eh? Anche se l'hai appena conosciuta..
Gli mollo un pugno amichevole sul braccio prima di rispondere:
- Sì.

- AMU -

- Aaaaamu!!!! Vieni subito qui!
La voce di Utau mi perfora i timpani.
- Dimmi, che c'è? - le chiedo, rassegnata.
- Come che c'è? Ovvio, devo raccontarti cos'è successo ieri con Kukai!! Allora siamo andati al parco come prima cosa. E' stato molto tranquillo per un po', ma poi... - Utau attacca a parlare a macchinetta. La ascolto, ma continuo a chiedermi che cosa ha fatto ieri sera Ikuto. Ad un certo punto decido di mettere da parte l'orgoglio - quel poco che ne resta - e le chiedo:
- Per caso sai dov'è andato ieri sera tuo fratello?
- Ehm.. perchè me lo chiedi? - chiede Utau, colta di sorpresa.
- Così, perchè ieri sera non c'era.. i tuoi mi hanno detto che è andato da un suo amico a fare i compiti ma non ci ho creduto. Sono solo curiosa, tutto qui - replico, con un'alzata di spalle, tentando di sembrare indifferente.
- Ah già, è vero! E' andato da un suo amico a fare matematica! - esclama Utau. Che strano, questa esclamazione mi sa proprio di bugia bella e buona. Sto per replicare quando lei mi precede:
- Certo che tu e mio fratello vi piacete proprio tanto, eh? - ridacchia.
- Insomma! Basta! Non ti ci mettere pure tu! - esclamo, scocciata.
- Ah, e vedo anche che porti il suo "regalo" - aggiunge, indicandomi il collo, dove il lucchetto brilla luminoso, giocando con i raggi mattutini.
- Veramente non è un suo regalo... - comincio a ribattere, quando lei mi zittisce e mi dice, con un'aria tremendamente seria:
- Portalo sempre con te. Ti servirà, vedrai.
- Ma cosa avete tutti? Sembra che sappiate sempre qualcosa più di me! - dico, arrabbiata. Utau ride, mentre io saluto Tadase e lo aggiorno sui fatti. Stranamente, le sue reazioni mi sembrano piuttosto contenute.
- Ehi, oggi usciamo? E' da un po' che non lo facciamo - gli chiedo.
- Ehm... - comicia a dire lui, ma Utau come al solito si intromette:
- Alt! Tu oggi vieni con me! - esclama, additandomi - devo fare pubblicità al mio nuovo disco in un centro commerciale, quindi tu mi accompagni! E' un ordine!
- Uhm... okay, va bene! Sarà divertente! - esclamo.
Ehi ma... sbaglio o Tadase e Utau si sono appena fatti l'occhiolino?


Ciao!! Okay, potete uccidermi! E' da una vita che non aggiornavo più, ma sono stata molto impegnata!! Chiedo perdono!! E poi volevo provare un nuovo stile, così ho scritto una one-shot. Okay, le mie sono solo scuse.. invoco ancora il vostro perdono e vi prometto che cercherò di essere più veloce.
Nel frattempo, voglio chiedervi una cosa.. è una specie di gioco, chi vuole rispondere mi fa solo piacere:
Che cos'ha in mente Ikuto? A che cosa "servono" il lucchetto e la chiave?
Mi piacerebbe un sacco sapere che cosa pensate che sia, per favore ditemelo! Sono curiossisima u.u
Vi avverto però che è difficile da indovinare. O forse è semplicissimo, chissà. Visto che sono pazza, non saprei dire o.O Beh, allora chi vuole dire la sua è ben accetto!
A presto
baci
watereyes

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Capitolo 13
*** jealousy ***


Okay, la situazione sta diventando sempre più strana.
Possibile che Tadase, proprio lui, abbia rifiutato l'opportunità di scoprire tutti i retroscena e i dietro alle quinte dello scintillante mondo dello spettacolo, da cui dipende dall'età di tre anni? Giuro che non l'ho mai visto perdersi una sola rivista di gossip, cerca le notizie in rete, parla perfino con le donne più pettegole del paese per scambiarsi le notizie più succulente.. insomma, è praticamente un assatanato eppure, non appena gli ho chiesto se voleva venire con noi, ha rifiutato. Certo, sembrava avere la morte negli occhi ma l'ha fatto.
Ancora sconvolta da questo evento, cerco invano di darmi un contegno mentre salgo sulla lussuosa e appariscente macchina dell'agenzia di Utau. Mentre aspettiamo che l'autista finisca di parlare al telefono per partire, non posso impedirmi di lanciare uno sguardo verso la moto di Ikuto, ma quello che vedo mi mozza il respiro. Ikuto sta parlando con una ragazza molto carina seduta sulla sua moto.  Sulla sua moto. Lei sembra molto presa e fa degli strani gesti intorno a lei, come se stesse descrivendo qualcosa; Ikuto la guarda attento, annuisce, poi chiede qualcosa, le si avvicina e le mette una mano sul fianco, in quello che mi sembra in tutto e per tutto un gesto intimo. Improvvisamente sento come un gran fuoco bruciarmi tutto il corpo. Le mie mani tremano e la mia testa pulsa. Continuo a guardare fuori dal finestrino e vedo Tadase avvicinarsi a Ikuto e alla ragazza che - ora la riconosco - altri non è se non Yuki, la cugina di Nagihiko; siamo, anzi eravamo, amiche e mi aveva detto che sarebbe venuta a stare qui per un po' di tempo. Ora sono convinta che la cosa più carina che possa ricevere da me è un pugno in testa, anche se so che lei  non ha alcuna colpa. Anzi, non sono proprio nella situazione per essere gelosa, visto che Ikuto ed io non stiamo insieme; probabilmente non sono nulla per lui.. di certo preferisce le ragazza belle e sofisticate come Yuki, non una tipa come me, ingorda e in perenne ritardo.. con un sospiro triste mi appoggio al finestrino dell'auto. Li sto ancora fissando - tanto per farmi ancora un po' male - e vedo che Tadase comincia a saltellare e battere le mani tutto eccitato, come quando trova un maglione Ralph Lauren scontato del novanta per cento, per qualcosa che Yuki ha detto. Anche Ikuto sta sorridendo palesemente, come se ciò che Yuki ha appena detto lo abbia reso immensamente felice. Grandioso. Per fortuna, proprio in quel momento - cioè un attimo prima che mi fiondassi fuori dall'auto per prendere Yuki a randellate - l'autista chiude la telefonata e parte. Utau sta studiando attentamente la scaletta di questo pomeriggio, quindi io passo il tragitto fino a casa a tormentarmi su ciò che può aver detto Yuki. E poi, cos'era tutta quella confidenza? Perchè l'ha toccata? Le ha messo una mano sul fianco... ma che vuol dire? Okay che Ikuto è strano e magari le sue dimostrazioni d'affetto possono essere un po' diverse rispetto a quelle delle persone normali.. ma che vuol dire una mano sul fianco? E perchè era così felice? E Tadase, lui cosa ci faceva lì con loro e perchè anche lui era felice per quello che la mia rival.. Yuki aveva detto? Devo smetterla di pensare così tanto, non posso permettermi l'ulteriore perdita di altri neuroni. Non quando il compito di matematica è così vicino. Sono talmente persa nelle mie farneticazioni mentali che non mi accorgo di essere arrivata a destinazione. Abbiamo deciso di pranzare fuori casa, ma ci siamo dovute passare per cambiarci e mettere giù lo zaino. Sono davanti al mio cancello, intenta a cercare la chiave che, come al solito, si è ficcata chissà dove, quando sento il rombo familiare di una moto. Alzo gli occhi, sbalordita, in tempo per vedere Ikuto togliersi il casco e scuotere la testa per muovere i capelli. Okay, è vero che dovrei essere arrabbiata con lui, ma mi rendo conto di sembrare invece una di quelle protagoniste sfigate dei film per adolescenti che fissano con tanto di bava il ragazzo più bello della scuola, che non se le fila nemmeno di striscio. Ikuto mi vede e mi sorride e io, seguendo alla lettera il manuale della perfetta idiota (se volete leggerlo, l'autrice sono io! ndw), rispondo agitando la mano come una scema e lasciando ricadere le chiavi appena ritrovate negli oscuri meandri della borsa. Vedo Utau sorridere sotto i baffi, ma per fortuna ha il buon senso di stare zitta.
- Ciao - mi dice Ikuto, avvicinandosi a grandi passi.
- Ciao - rispondo io, il battito cardiaco leggermente accelerato.
- Perchè non c'eri all'uscita? Ti stavo aspettando! - esclama lui, anche se non sembra scocciato.
- Scusami, ma Utau mi ha costretto ad uscire con lei.. dobbiamo andare a..
- A pubblicizzare il mio nuovo singolo! - si intromette allegramente Utau - al centro commerciale - aggiunge, con uno strano luccichio negli occhi.
Mi sembra di vedere un ghigno balenare sul volto di Ikuto, ma devo essermelo immaginato perchè quando lo guardo di nuovo mi sembra perfettamente normale.
- A proposito, vuoi venire anche tu? - gli chiede Utau.
Ikuto la guarda in modo strano, come se le avesse chiesto qualcosa di sconveniente di cui sapeva già la risposta:
- No, grazie, Utau - risponde secco - sono impegnato.
- Come mai? Cosa devi fare? - gli chiede Utau, dolce come il miele.
Ho come l'impressione che sia avvenuto un litigio scemo tra fratelli di recente e che Utau la stia facendo pagare ad Ikuto. Anche se non capisco in che modo. Mah, non ci capisco più niente! Perchè Ikuto sembra così nervoso e continua a guardarmi di sottecchi, come se temesse che intuissi qualcosa? Mi sento proprio scema, perchè non sto intuendo un bel niente!
- Devo.. uscire - risponde lui, evasivo.
Oh no. Adesso si che mi è arrivata un'intuizione e vorrei che non fosse mai successo. Ikuto oggi esce con Yuki, lo sento. Cercando di nascondere le lacrime che premono per uscire, frugo nella borsa alla ricerca delle chiavi perdute.
- Vado a mettere giù la cartella, torno subito okay? Voi continuate pure a discutere! - esclamo, cercando di sembrare allegra, anche se ho visto che Ikuto ha notato immediatamente il mio repentino calo d'umore.
La porta di casa si apre ed esce Ami.
- Ciao - la saluto.
- Ciao. Senti, io oggi.. - attacca a dire, ma improvvisamente si blocca.
I suoi occhi diventano vitrei, il viso è terreo e la bocca è semi aperta, in un'espressione di muta sorpresa.
- A-Ami? - balbetto, spaventata, avvicinandomi a lei e afferrandola per un braccio - Ami!!! - strillo, spaventatissima.
- U-U-U.. - biascica. Sta cercando di dire qualcosa e la sua mano trema violentemente. Disperata, cerco di ricordarmi le norme di primo soccorso che ci avevano insegnato nella prima e unica lezione di Scout della mia vita. " Non toccate il corpo.. potreste danneggiare inconsapevolmente qualche arto.." " Cercate di favorire la circolazione.." " Continuate a parlare al ferito, per mantenere attiva la sua coscienza.." Giusto! Mantenere attiva la coscienza di Ami, che sembrava proprio aver preso un biglietto di sola andata per le Hawaii.
- Ami! Respira! Sono qui con te, non ti lascio andare! Sono Amu, sono qui! - sbraito, agitatissima e agitandole la mano davanti agli occhi più volte.
- U-U-U.. - balbetta ancora lei.
Oddio. Forse sono le sue ultime volontà, l'estremo desiderio. Devo cercare di essere forte ed esaudirlo, qualsiasi esso sia.
- Dimmi Ami, che cos'è? - le domando con dolcezza, avvicinando l'orecchio al suo viso.
- Utau Hoshinaaaaaaaaaaaaa!!! - strilla lei, con tutto il fiato che ha in corpo, con una forza tale da scaraventarmi all'indietro. L'unica cosa che riesco a pensare in quel momento è che probabilmente anche il mio orecchio destro si è preso un biglietto di sola andata per le Hawaii. Sconvolta, guardo Ami fiondarsi verso un'altra altrettanto sconvolta - e spaventata - Utau, mentre sembra che Ikuto non riesca nemmeno a stare in piedi dal ridere.
- Omioddio, sei proprio tu! Quella vera! Ma che cosa ci fai qui? Scusa, non vorrei sembrarti una pazza scatenata.. - esclama Ami tutto d'un fiato. "Troppo tardi" penso, mentre guardo Utau cercare invano un aiuto. Misericordiosa, decido di soccorerla, mi avvicino ad Ami e le dico:
- Non te l'ho detto? Utau è la nostra nuova vicina di casa e lui è Ikuto, suo fratello - le spiego, godendo appieno il sapore della vendetta, mentre guardo Ami -ancora palesemente sotto schock - e Ikuto salutarsi.  E' talmente sorpresa e felice che decido di aumentare ulteriormente la sua felicità:
- Ehi Ami - le dico, per attirare la sua attenzione - oggi Utau ed io andiamo a pubblicizzare il suo nuovo singolo in un centro commerciale, vuoi venire?
Il viso di Ami si illumina, come se avesse appena vinto un bagno nella nutella (okay, lo so che i miei desideri non fanno testo, ma questo è il mio desiderio segreto ndw), mentre quello di Utau si rabbuia.
- Certo che vengo Am.. - comincia a trillare, felice, per poi cambiare espressione di botto dopo aver visto qualcosa alle mie spalle. Mi giro, ma vedo soltanto Ikuto, che ci guarda con aria apparentemente impassibile. - Mi dispiace Amu, ma mi sono ricordata che oggi devo andare da Suzuki  per fare i compiti - borbotta con aria afflitta e lanciandomi occhiate assassine come se fosse colpa mia - magari un'altra volta! - aggiunge allegramente, troncando a metà il respiro di sollievo di Utau.
- Okay. Dai Amu, vediamo di sbrigarci! - mi incita Utau, che sembra desiderosa di mettere quanta più distanza possibile tra lei ed Ami.
Corro in casa, mi lavo, mi cambio velocemente e scendo di volata. Ami, Utau ed Ikuto stanno chiacchierando, ma non nel modo in cui chiacchierano dei conoscenti. Sembrano quasi amici che parlano di un segreto che conoscono solo loro perchè non appena li raggiungo si interrompono di botto e mi fanno dei sorrisi falsissimi.
- Beh, allora, andiamo o no? Cristo Amu, sei più lenta di un ciccione con le stampelle! - sbotta Utau, con la sua elegante finezza.
- Andiamo. Ci vediamo stasera - esclamo rivolta ad entrambi, fiduciosa che il mio sarebbe stato un pomeriggio fantastico.
Quanto mi sbagliavo.

Mi trascino stancamente fino alla porta di casa, entro e mi butto, stravolta, sul divano.
Che giornata! Utau mi ha trattato come una schiava, mandandomi in giro per tutto il centro commerciale con indosso dei costumi ridicoli per fare pubblicità alla sua stupida canzone. Come se non bastasse, quando finalmente credevo di aver finito, mi ha costretto a fare shopping con lei. Avremo svaligiato almeno dieci negozi prima che la supplicassi di rimandarmi a casa perchè non ne potevo più. Ha acconsentito, grazie al cielo, però mi ha detto.. cos'è che mi ha detto? Ah sì: devo andare a dire ai suoi che ha una conferenza e non tornerà per cena.
Sbuffando, mi rialzo e vado controvoglia a casa Tsukiyomi. "Ikuto non c'è neppure.." penso scocciata mentre suono il campanello.
Oh-oh. Non l'avessi mai detto. La porta si apre ed esce un Ikuto.. mezzo svestito?
- Ikuto! - grido, rossa come un peperone. - Di solito tu apri così alla porta? Che cavolo ci fai mezzo nudo?!?
- Cos..? - fa lui, guardandosi il petto. Indossa solo i pantaloni e una canottiera bianca, che mette in evidenza i muscoli addominali - Che cosa ci fai qui? - aggiunge poi, quasi brusco. Noto che tiene la porta semi chiusa, come se non volesse che guardassi all'interno della casa.
- Utau mi ha chiesto di dirti che non tornerà per cen perchè ha una conferenz... - comincio, ma mi blocco perchè una voce, una voc
e femminile mi interrompe.
- Ikuto? Chi c'è? - chiede.
Yuki. Il pensiero mi colpisce rapido come un fulmine seguito altrettanto rapidamente dalla terribile intuizione. Ikuto mezzo svestito. La presenza di Yuki. La porta semi chiusa. Il tono brusco, gelido di Ikuto. Oddio. Chiudo gli occhi e li riapro, come se sperassi che in un battito di ciglia la situazione fosse cambiata. Un velo mi offusca la vista e solo quando Ikuto lo toglie capisco che erano lacrime.
- Non mi toccare! - sibilo.
Ikuto sussulta come se si fosse scottato e la sua mano si ritrae.
- Amu.. - mormora, impotente e timoroso. Vigliacco.
- Non dire niente. Non ti devi giustificare. Scusatemi se vi ho interotti - esclamo, prima di voltarmi e correre via.
Salgo le scale e mi getto sul letto, nella mia camera, e piango. Piango e piango e piango, fino a che mi sembra di non aver più liquidi in corpo. Sono in uno stato di dormiveglia quando sento bussare alla porta e una voce familiare mormorare:
- Amu.. sto entrando..


Volevo ringraziare darkmeme13 perchè senza di lei avrei dovuto riscrivere quasi tutto il capitolo D:
grazie mille, I love you!! :D
Spero vi sia piaciuto questo capitolo
baci
watereyes

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Capitolo 14
*** a chat with mum ***


a chat with mum - Amu.. sto entrando.. - mormora una voca familiare.
- Chiunque sia, adesso non voglio vedere nessuno! - sbotto, schermandomi gli occhi con le mani a causa della luce improvvisa e cercando di mettere a fuoco la figura davanti a me.
- Nemmeno se fosse la tua mamma? - domanda divertita la voce.
- Mamma?!? - esclamo, drizzandomi a sedere sul letto.
- Sì Amu, sono qui. Raccontami tutto.
Sento gli occhi riempirsi  nuovamente di lacrime nel sentire quella frase che mi diceva sempre dopo che avevo fatto un brutto sogno.
- Mammina! - singhiozzo, gettandole le braccia al collo mentre lei mi abbraccia forte.
- Su Amu, smettila di piangere! Non l'hai mai fatto! Cos'è questa storia...?
Grazie al cielo che c'è la mamma.. sempre così dolce.. adesso si sistemerà tutto..
-..Lo sapevo, hai visto troppo film per adolescenti! Ma almeno una cosa avresti dovuto capirla: che cosa fa l'eroina dopo aver allagato mezza casa e dopo essersi strappata i capelli? Semplice! Muove le chiappe! - esclama mia madre.
La fisso allibita. Ritiro tutto quello che ho pensdato un attimo fa.
- Mamma, ti pare questo il modo di trattare la tua povera bambina sofferente?
- Sì. Io ti conosco, Amu. Sei una ragazza forte, ma hai bisogno che qualcuno ti dia una spinta, ogni tanto. Beh, è proprio quello che sto facendo io adesso. Come si chiama questo ragazzo?
- Ma come diavolo fai a sapere che centra una ragazzo?! - esclamo, a bocca aperta.
- Me lo dice il mio sesto senso da madre... ho visto tutta la scena dalla macchina, sciocca!
Okay, alzi la mano chi ha una famiglia più scapestrata della mia. Una sorella rompipalle e fuori di testa e una madre schizoide affetta da disturbi di personalità multipla, che riesce ad essere seria per soli due minuti nell'arco di una una giornata. Ah, e un padre che scorrazza libero per il mondo.
Perchè non può essere dolce e comprensiva? Okay, so benissimo che in realtà lo è, ma non potrebbe esserlo in modo normale? Tipo, senza insultarmi?
- Allora? Come si chiama quel gran pezzo di ragazzo? - mi incalza mia madre, interrompendo il mio sproliloquo mentale.
Che cosa? Ha detto davvero gran pezzo di..
-
Mamma!! - esclamo, sconvolta.
- Beh? Non è forse vero, forse?
Arrossisco. Mia madre è sempre stata così. Talvolta è insopportabile, ma mi conosce come le sue tasche e sa sempre cosa è meglio per me. Anche se non si può non dire che le manchi qualche rotella, non la scambierei con nessun altra al mondo.
- Non dico che non sia vero ma... insomma, ti pare il caso?! Sei mia madre e.. sei sposata!
- E allora? Sposata non vuol mica dire cieca, tesoro. - esclama lei con nonchalance.
Decido di lasciar perdere - tanto è una battaglia persa in partenza - e le rispondo:
- Si chiama Ikuto. E' il nostro nuovo vicino di casa e...
- E?
- E.. Mamma, non ce la faccio più! Ho paura!!
- Paura di cosa, tesoro mio?
- Io non ho mai.. non ho mai.. sì, non ho mai provato niente del genere per nessuno. Ogni suo sguardo, ogni sua parola mi sconvolge, mi fa tremare. Lui riesce a vedermi per ciò che sono davvero. Davanti a lui sono nuda, sento che mi tocca l'anima. Questa cosa mi elettrizza, ma mi spaventa. Moltissimo. Ho paura, mamma.
- Amu.. - cerca di dire mia madre, ma ormai ho preso il via.
- E poi, lo conosco da appena una settimana, Cristo santo! Non è possibile innamorarsi così di qualcuno in una settimana, vero? - esclamo, anche se so di rivolgermi soprattutto a me stessa, in un misero tentativo di autoconvinzione.
Mia madre mi accarezza dolcemente una guancia e mi dice:
- Invece è possibile, amore.  E lo sai anche tu.
- Ma io ho paura mamma!
- Allora lascia che ti chieda una cosa: sei felice con lui?
Lascio che le sue parole si dissolvano nell'aria mentre mi riaffiorano alla mente i ricordi che ho con Ikuto. Il pomeriggio alla sagra, le serate sul divano, i nostri battibecchi.. e poi, quella grande delusione, il suo essere così scostante, il dolore che mi pesa come un macigno nel petto. Prendo un bel respiro e rispondo:
- Lo ero. Lo ero davvero. Ma ormai è troppo tardi. Non potrò mai essere davvero felice, dipendendo in modo così totale da una persona che non mi vuole. Seguirò le parole di Albert Einstein: "Se vuoi una vita felice, devi dedicarla a un obiettivo, non a delle persone o delle cose" - la mia voce si incrina. Mi asciugo con rabbia e determinazione una lacrima sfuggita al mio controllo. Adesso basta, questa è la mia decisione. Non tornerò più indietro. Non voglio più soffrire.
- Amu.. - mia madre attira dolcemente la mia attenzione - Sei davvero così sicura che lui non ti voglia? Non mi sembrava dalla sua espressione.
- DALLA SUA ESPRESSIONE?!? SEI IMPAZZITA PER CASO?!? ERA MEZZO NUDO SULLA PORTA DI CASA CON UN'ALTRA RAGAZZA E TU MI VIENI A DIRE CHE HAI CAPITO CHE LUI TIENE A ME DALLA SUA ESPRESSIONE?!?!? - urlo, gettando con forza il cuscino per terra e dimostrando di non essere poi così insensibile alla faccenda come volevo sembrare.
Mia madre resta in silenzio, lasciando che mi sfoghi e crolli, sfinita, sul letto.
- Bambina mia, non sempre le cose cono quelle che sembrano, ricordatelo. Non gli hai dato la possibilità di spiegarsi. Lo so che sei testarda e determinata e questa è sicuramente una tua qualità. Ma devi stare attenta alle cose su cui ti impunti. Bada di non sbagliare obiettivo e - soprattutto - di non accorgertene troppo tardi. Potresti rimpiangerlo per tutta la vita.
- Ma...
- Lasciami finire e stai bene attenta a quello che ti sto per dire: Amu, la felicità non si raggiunge concentrandosi su un obiettivo e basta; siamo umani, è normale per noi amare, ed è la cosa più bella che ci sia. Non aver paura di soffrire, tesoro. C'è un'altra, perfetta, possibilità di felicità: credere all'indistruttibile che è in noi e non aspirare a raggiungerlo. Amu, non devi costruire una corazza intorno a te, o le persone, l'amore o l'amicizia non riusciranno mai a penetrarla. Sarai sola. Devi solo renderti conto di essere veramente invincibile dentro di te, e che non importa quante volte qualcuno riesca a mandarti in pezzi, tu sarai sempre in grado di rialzarti. - conclude mia madre, baciandomi la fronte ed alzandosi.
- Mi prometti che ci penserai riguardo a ciò che ti ho detto?
La guardo, e tutto l'amore, la tenerezza, la fiducia e anche la preoccupazione che vedo nei suoi occhi mi scalda il cuore e mi fa sentire amata. Non voglio deluderla e così - anche se non sono del tutto convinta - le sorrido e le dico:
- Te lo prometto.


Ciao!! Quanto tempo!! xD
Ho introdotto un nuovo personaggio.. la madre di Amu; anche lei sembra avere una doppia personalità! D:
Pensate che Amu ascolterà Ikuto? E che cavolo ci faceva Ikuto mezzo nudo con Yuki? Cosa ha da dire a sua discolpa? :D
Ditemi cosa ne pensate! Aggiornerò presto, promesso.
Baci
watereyes

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Capitolo 15
*** indecision and wonder ***


15 indecision and wonder Oh no. Ditemi che è soltanto un brutto sogno.
Apro gli occhi. E' tutto dannatamente reale, dannazione. Dannazione!
E adesso come faccio? Dannazione! Accidenti a me e ai miei tormenti notturni! penso imprecando tra me e me mentre fisso desolata il mio riflesso allo specchio.
Inutile dire che la situazione è tragica: la pelle è pallidissima, e le occhiaie scure risaltano più che mai. E non parliamo nemmeno dei capelli. Dopo aver raccolto i capelli in una quasi dignitosa coda di cavallo e aver sprecato energie inutilmente nel cercare di attenuare la mia somiglianza con un mezzo panda, decido di arrendermi e scendo le scale diretta in cucina, di pessimo umore.
Umore che si aggrava ancor di più quando vengo salutata dalle affettuose parole di benvenuto di mia sorella:
- Alla buon ora eh! Ma che hai fatto? Sembra che tu abbia fatto a pugni!
Che bello l'amore fraterno.
Mi siedo al mio solito posto, mantenendo quello che a mio parere è un dignitoso silenzio, e comincio a spalmeare con forza del cioccolato su una fetta di pane, tanto ferocemente che la fetta si spezza; Ami, come se non fosse già abbastanza fastidiosa di suo, si mette a ridere ed esclama con aria scherzosa, mentre taglio imprecando tra me una nuova fetta di pane:
- Insomma, si può sapere cos'hai? E' una giornata splendida, fuori c'è il sole! Su, perchè non sei allegra come me?
Borbotto qualcosa di istinto su dove può mettersi la sua allegria e comincio a spalmare la nuova fetta.
La colazione procede su questo tono, tra i miei cupi borbottii e il cicaleccio continuo di Ami, finchè non mi viene in mente una cosa:
- Ehi Ami - esclamo, per attirare la sua attenzione:
- Sì?
- Oggi puoi portarmi tu a scuola? Ermes è ancora fuori..
- Mmm? Ma non ci vai con Ikuto? - bofonchia a bocca piena.
Ignorando la fitta allo stomaco, le dico, cercando di sembrare indifferente:
- No, perchè ieri abbiamo litigato e probabilmente non ci parleremo nè vedremo più.
Ami strabuzza gli occhi e sputa il biscotto che aveva in bocca. Abituata ai suoi attacchi improvvisi, svelta mi chino ed evito il proiettile.
- Come non vi parlerete più?!?!? No!!! Non dopo tutti questi sforzi e non adesso che c'è in ballo... - Ami si tappa veloce la bocca con aria colpevole, come se fosse stata sul punto di farsi sfuggire un segreto molto importante.
- Adesso che c'è in ballo che cosa, Ami? - sbotto, rialzandomi e sistemandomi i capelli.
- Ah ah ah. Ho detto così? Devo essermi sbagliata, sai com'è, pensavo a tutt'altro!! - dice lei, addentando un biscotto e ignorando il mio sguardo.
La guardo con gli occhi socchiusi:
- Tu non me la racconti giusta! Sputa il rospo!! - le ordino, puntandole il dito contro con fare accusatorio.
- Ma Amu!! Ti pare che ti mentirei?!? A te?!? Lo sai che non sarebbe possibile..
La guardo con un'espressione equivocabile.
- D'accordo, a parte quella volta in cui ti ho detto che non avevo rovinato i tuoi jeans nuovi.. - mugugna lei.
La fisso. I miei occhi sono ancora più socchiusi, le labbra strette.
- Okay, okay, e anche quando ti ho detto che erano arrivati i Maroon 5 in città anche se non era vero.. ma lo sai che dovevo avere la casa libera, no?
Silenzio.
- Va bene, hai vinto!! Non è vero che io sono sempre sincera con te, ma nemmeno tu lo sei, o sbaglio?!?
Mastico lentamente un boccone, poi alzo lo sguardo e le dico, in tono angelico:
- Guarda che hai fatto tutto da sola. Io voglio solo sapere che cosa mi stai nascondendo. Subito. - sibilo, con aria minacciosa.
- Che cosa ti sto nascondendo? Io? Ehm.. veramente.. Cielo, è già così tardi? Scusami Amu, ma devo proprio andare! Alla prima ora ho storia e sai com'è quell'arpia! A dopo, okay? Ciaaaaoooo!!! - urla, senza nemmeno darmi il tempo di replicare.
- Ehi, e io come ci vado a scuola?!?!? - sbraito.
Inutile. Sto parlando alla porta.

L'ammazzo
penso, pestando con forza un piede su un marciapiede. La ammazzo. Altro colpo sul marciapiede. Grr. L'ammazzo, l'ammazzo, l'ammazzo, l'ammazzo, l'ammazzo, l'ammazzo...
-
Ehi, serve un passaggio? - esclama una voce terribilmente familiare.
Mi volto di scatto. Eccolo lì, in jeans e maglietta a cavallo della sua moto e con un sorriso capace di sciogliere l'Alaska. Beh, che se lo tenga quel suo stupido sorriso. E anche il passaggio. Pensa che io perdoni tutto così facilmente? Beh, si sbaglia di grosso.
- No, grazie! Vado a piedi - esclamo, secca.
- Davvero? Non è un po' troppa la strada? - fa lui, sogghignando.
- Per niente! Adoro le passaggiate alle sette di mattina, fanno molto bene alla salute; dovresti farle anche tu, sai? - sputo, velenosa, accelerando il passo.
Il che si dimostra una cosa abbastanza stupida da fare, visto che lui è in moto e non fa alcuna fatica a starmi dietro.
- Sì, ma hai intenzione di farti cinque chilometri a piedi?
Grr. Proprio non vuole mollare, eh?
- Già, proprio così. Perchè, è vietato per caso?
- No no; solo che secondo me ti stancherai: cinque chilometri non sono pochi.. sei sicura di non volere un passaggio?
Mi fermo, riflettendo sulle sue parole: in effetti, cinque chilometri sono tanti, senza contare che arriverei in ritardo tremendo.. in più, cominciano a farmi davvero male sia i piedi che le spalle.
- Beh, se proprio ci tieni.. - dico, sostenuta - potrei anche concederti di darmi un passaggio.
Vedo Ikuto celare un sorriso in tutta fretta mentre mi passa un casco. Non appena l'ho allacciato, la moto parte sgommando, lasciandosi dietro il ricordo del sorriso che non sono riuscita a trattenere quando l'ho abbracciato.
Arriviamo appena in tempo. Scendo dalla moto a tutta velocità ed esclamo:
- Grazie per il passaggio.
- Non c'è di che, Amu - risponde, afferando il casco. Nel farlo, la sua mano sfiora la mia e.. si ferma. Lascia cadere il casco e, del tutto incurante della campanella che sta suonando, mi afferra per il braccio e mi abbraccia.
Le sue braccia si stringono intorno a me con forza e mi tolgono il respiro, ma non per la violenza dell'abbraccio, ma perchè finalmente sento di nuovo vicino a me il suo profumo e mi sento protetta. Dio, quanto mi è mancato.. penso, prima di riuscire a trattenermi. Il che è assurdo, perchè non sono mai stata veramente lontana da lui e in ogni cosa dovrei essere furiosa. Anzi, lo sono: perchè in questo abbraccio, nonostante senta tutto il bisogno che ha di me e l'affetto che prova, sento anche tutto il suo rammarico, il suo dispiacere e il suo tormento per ciò che è ormai incacellabile.
Così, trattenendo a stento le lacrime e odiando ogni fibra del mio stesso essere, mi districo dal suo abbraccio e scappo via.

Arrivo in classe appena in tempo e mi siedo accanto a un Tadase molto sorridente:
- Buongiorno, Amu! Non ci crederai mai ma è appena uscita la nuova collezione di.. ossantocielo che è successo?!? - esclama, nel vedermi così sconvolta.
Ovviamente, gli racconto la storia per filo e per segno. Tadase ascolta attentamente, completamente rapito. Quando arrivo al punto  dell'abbraccio, lancia perfino un gridolino eccitato, beccandosi un severo rimprovero da parte della professoressa.
- Omioddio, omioddio, omioddio!!! - esclama, facendosi aria con la mano. - E' stato un racconto divino!
Non sono del tutto sicura che abbia compreso la situazione.
- Tadase, guarda che non ti ho appena raccontato l'ultimo episodio di Beautiful!
- Lo so, lo so! E' solo che adoro le storie a lieto fine..
- Eh già, anch'io - dico, senza pensare. Aspetta un attimo. A lieto fine?!?
- Ma hai capito che cosa è successo, vero? Io e lui abbiamo litigato!
Mi guarda, sorpreso. - Ho capito, sai? Ma poi avete fatto pace! Meno male, perchè altrimenti sarebbe stato un bel problema...
- Ma che pace e pace! Io non l'ho mica perdonato! E poi, un bel problema per cosa?
- Come non avete fatto pace? E l'abbraccio?
- Ma che centra... - borbotto, arrossendo; poi, tanto per sviare di un minimo la sua attenzione, insisto:
- Per che cosa sarebbe stato un bel problema?
- Ehm... - balbetta Tadase, guardandosi intorno come se qualcuno gli suggerisse una risposta valida - Non voglio certo che due miei amici litighino! Sarebbe imbarazzante anche per gli altri! E poi, staresti meglio anche tu, non credi? Quindi dovete fare pace! Assolutamente!!! - grida Tadase, appassionato.
- Ehm.. vedremo. Tadase, non è che potresti abbassare la voce e calmarti un momento? Ci stanno guardando tutti! - mormoro, rossa d'imbarazzo.
- Oh! - fa lui, guardandosi intorno - Hai ragione, scusa. Mi scusi, prof! Continui pure la lezione - esclama, rivolgendosi ad una professoressa sbigottita.
- Sono lieta di avere il suo permesso, signor Hotori - replica, sarcastica, prima di scuotere la testa ed andare avanti nella sua spiegazione.
A quanto pare, l'Uragano Tadase si è messo di nuovo in azione, perchè durante le prime tre ore, tutti, ma dico proprio tutti, mi dicono o scrivono di fare pace con Ikuto. Persino Utau! Ma vi pare che abbia senso? Cioè, non siamo nemmeno mai stati insieme!! Che gliene frega a loro se abbiamo litigato? Eppure, non appena suona la ricreazione, Tadase, Utau, Rima e Kukai mi sbattono fuori dalla classe e mi ordinano:
- Adesso vai a cercarlo e ci parli! Se no ti puoi pure scordare di rientrare, hai capito?!?
Ma guarda te. Esiliata dalla mia stessa classe e dai miei stessi amici. Borbottando frasi senza senso tra me e me, mi sto dirigendo verso la classe di Ikuto, armata di intenzioni quasi buone, quando vedo qualcosa che mi fa cambiare radicalmente intenzioni: Ikuto sta ridendo e chiacchierando con io-sì-che-sono-perfetta Yuki. Dimentica delle mie intenzioni pacifiste, ritorno in classe, talmente schiumante di rabbia che nemmeno Tadase si azzarda a dirmi qualcosa.
Per tutto il pomeriggio (e anche per tutta la sera, in realtà), rimugino e mi tormento su che cosa ha Yuki che io non ho.
Beh, mi sembra ovvio: lunghi e lucidi capelli scuri, occhi da cerbiatta, un carattere amabile.. insomma, è davvero la ragazza perfetta. E' inutile che io sia arrabbiata con lei: non ne ho alcun diritto visto che Ikuto non è mai stato mio e non è colpa di Yuki se lui la preferisce a me.
Sono sotto le coperte, intenta ad autoconvincermi che non mi importa assolutamente nulla di Ikuto quando sento un suono strano, come di qualcosa che batte contro qualcos'altro.
Toc toc.
Che idiota! E' la porta!
- Avanti! - dico, la testa rivolta verso l'entrata della stanza.
Toc toc.
Mi giro di scatto. Il suono non proviene dalla porta, ma dalla finestra.
- Ma che cavolo..? - dico, sorpresa, alzandomi per andare a vedere.
- Ikuto?!?!?


Ciao!!! E' da moltissimo che non aggiornavo e avete tutto il diritto di insultarmi! Spero che non vi siate dimenticati di me! :D
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ma vi avviso che visto che l'ho scritto di nascosto (i miei mi hanno ritirato il computer D:) non so quando potrò aggiornare di nuovo.
Scusate, è tutta colpa mia!!
Vi ringrazio per aver letto e per seguirmi.
Bacioni
watereyes

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Capitolo 16
*** relief ***


16 relief

Allora, dato che questo è un capitolo piuttosto importante, ho pensato di ricordarvi un momento  che cos’era successo nel precedente.
Buona lettura, ci vediamo giù! ^_^

Toc toc.
Che idiota! E' la porta! 
- Avanti! - dico, la testa rivolta verso l'entrata della stanza.
Toc toc.
Mi giro di scatto. Il suono non proviene dalla porta, ma dalla finestra.
- Ma che cavolo..? - dico, sorpresa, alzandomi per andare a vedere.
- Ikuto?!?!?

Dire che sono a bocca aperta è un eufemismo. Mi sembra totalmente e assolutamente irreale. Voglio dire, sto facendo di tutto per non pensare a lui, e lui cosa fa? Si presenta davanti alla mia finestra come se fosse una cosa da tutti i giorni! Quel ragazzo non è normale.. se proprio doveva vedermi, cos’è che non gli andava a genio nella porta?
Ci stiamo fissando, occhi d’ambra mischiati ad occhi di ametista, separati solo da  una sottile lastra di vetro, quando lui esclama, con quella sua aria strafottente:
- Allora? Mi fai entrare o no? Sai, è piuttosto scomodo quassù…
- Davvero? Pensavo che gli alberi fossero l’ambiente naturale dei gatti – replico sarcastica.
- Ah ah. E’ vero. Ma, sai com’è… se un gatto dovesse scegliere tra un albero freddo e duro  e un letto morbido e caldo.. Ti assicuro che sceglierebbe il letto! Non siamo mica scemi, sai? Non si dice infatti “furbo come un gatto”?
- Quello è furbo come una volpe, idiota.. - preciso, lasciandolo entrare, sia perché l’aria fuori è piuttosto fredda sia perché, per quanto lo odi, non mi va di vederlo precipitare dall’albero del mio giardino. E anche perché, anche se non mi importa più assolutamente nulla di lui, voglio sentire che cosa ha da dirmi.
- Ah, è vero. Comunque qui si sta proprio bene… - borbotta, raggomitolandosi nel mio letto e facendo quasi le fusa – molto meglio stare nel tuo letto, anziché fuori al freddo, non trovi? Anzi.. perché non vieni anche tu? - esclama, stringendosi un po’.
Ci impiego un po’ a realizzare che cosa vuole dire, distratta come sono dalla visione di lui e dai suoi sguardi. Quando finalmente ci arrivo, la mia faccia cambia colore e grido:
- Che?!? Sei cretino?!? Ma non esiste proprio!! E’ già tanto se ti ho permesso di entrare… anzi, scendi subito dal mio letto!
Mi precipito verso di lui, do uno strattone alle coperte e in men che non si dica Ikuto si ritova, come si suol dire,  col culo per terra ed un’espressione stranita stampata in faccia. Un’espressione così buffa che non riesco ad impedirmi di scoppiare a ridere.
- Ahahahah!!! Oddio.. - rido, talmente forte che sono costretta a mettermi la mano sulla pancia – La tua.. la tua.. la tua faccia!

- IKUTO -

Ride. Ride per la faccia che ho involontariamente assunto quando mi ha buttato giù dal letto, sorprendendomi ancora una volta. Incredibile, come uno scricciolo del genere possa essere forte.
Ma la cosa più assurda è che non me la prendo minimamente, anche se sta apertamente ridendo di me;  orgoglioso come sono, mi sembra incredibile che non me ne importi nulla in questo momento; in realtà, l’unica cosa che sento è sollievo. Sì, sollievo. Lo so che sembra strano un’emozione simile in questo momento, ma sono felice che lei sia riuscita a sorridere grazie a me, perché negli ultimi tempi l’unica cosa che sono riuscito a farle fare è piangere.
Sono così tentato di raccontarle tutta la verità.. dirle tutta la storia, finirla con questo mistero. Almeno, se sapesse tutto, mi sentirei più libero. Ma non posso. Devo tenere duro, per lei. Sono sicuro che se faccio attenzione e se mi impegno, tutto si risolverà nel migliore dei modi. Che strano. “Se mi impegno..”. Non mi sono mai impegnato così tanto per una persona sola. E senza trarne benefici personali. In effetti, che cosa ci guadagno io in questa storia? Niente. E’ tutto per lei, ogni sforzo, ogni pensiero, ogni goccia di sudore…  sono tutti per la ragazza con i capelli rosa davanti a me.
Forse è questo che si intende per amare. Dare senza pretendere nulla in cambio.
Amu sta ancora ridendo, anche se mi accorgo che la sua è una risata nervosa. Sa che dobbiamo parlare seriamente, e questo le fa paura. In realtà, la cosa spaventa anche a me, ma sappiamo entrambi che dobbiamo affrontare il discorso, se vogliamo chiarirci e tornare al nostro rapporto.
Se solo non mi avesse beccato con Yuki proprio in quel momento… e se solo potessi spiegargli quel che Yuki rappresenta veramente per me. Ma non posso. Non ancora, almeno. Ne sortirebbero altre domande, a cui non potrei dare una risposta. Però devo riuscire a farmi perdonare. Non voglio perderla, non POSSO perderla. E’ troppo importante per me.
Prendo un respiro profondo per prepararmi ed esclamo:
- Amu…
Amu mi guarda con i suoi occhi luminosi, fari nella mia oscurità. Pian piano la sua risata si spegne e lei si sistema i capelli con gesti nervosi, cercando di appiattirseli più che può. Non dice nulla, mi guarda e basta. Capisco che si aspetta che dica qualcos’altro, così proseguo:
- Voglio spiegarti...

 

AMU –

- Voglio spiegarti…
Lo guardo, in attesa. Sembra così serio, abbandonato ai piedi del mio letto con le braccia appoggiate sulle ginocchia, mentre fissa le sue mani che tormentano un filo della mia coperta. E’ determinato, deciso a dirmi ciò che vuole. Il punto è.. devo credergli?
La parte più istintiva di me sta già gridando “Sììì!!!” a gran voce, ma l’altra mia parte, quella più riflessiva, mi sta dicendo di stare attenta e di pensarci due volte prima di credergli.
“Su.. smettila di essere così testarda e va da lui. Non ti rendi conto che così facendo stai facendo soffrire entrambi? Ti piace, no? Allora buttati, che aspetti?” Questa è senz’altro la mia parte più impulsiva, che sospetto si trovi all’interno della mia gabbia toracica.
“E’ colpa mia se stiamo soffrendo? Ma se è stato lui quello che è andato con un’altra!! Cosa dovrei fare, fingere che non mi importa?” E questa è senz’altro la me ragionevole che abita nella mia scatola cranica.
“In realtà non sai davvero che cosa è successo, no? E poi, non puoi fingere che non ti importi. Non più. Anche se non ve lo siete mai detti, siete consapevoli del sentimento che vi lega”
“Non mi pare di aver bisogno che ci sia qualcuno che mi spieghi che cosa stavano facendo; mi sembrava abbastanza chiaro! Non vedo perché dovrei stare qui a farmi riempire da sciocche bugie, aspettando che lui lo faccia di nuovo con un’altra!”
“Oh insomma, Amu! Vuoi credere solo a quello che pare a te! Lasciagli almeno la possibilità di spiegarsi, no?” chissà perché, il mio pensiero ha parlato con la voce di mia madre. E mi sembra pure di sentire la voce di Tadase esprimere la sua approvazione.
“D’accordo, lo ascolterò, ma dovrà essere davvero convincente”
- Amu? - la voce di Ikuto mi richiama alla realtà.
- Ehm.. sì, scusa. Spiega - balbetto, concentrandomi su di lui.
Ikuto continua a torturare quel filo, sempre più velocemente, fino a spezzarlo. Allora alza lo sguardo su di me e comincia a raccontare:
- L’altro giorno.. quando sei venuta a casa mia e mi hai trovato con Yuki.. Ti posso assicurare che non è come pensi.
- Ah no? E com’è allora, sentiamo! - esclamo, senza riuscire a trattenermi. Nel vedere il suo viso rabbuiarsi, mi mordo la lingua e mi impongo di tacere – Scusami. Vai pure avanti.
- Yuki è soltanto un’amica, e mi stava facendo un favore.. davvero, Amu, sono serio. Credimi, non provo nulla per lei. E, comunque, siete buone amiche, no? Ti avrebbe fatto un torto simile?
- Ma che torto? Lei era liberissima di fare quel che voleva! Io e te non stiamo insieme, o sbaglio? - sbotto. Ikuto si incupisce ancora di più. Accidenti a me e al mio voler sempre l’ultima parola.
È vero, Yuki ed io siamo sempre state buone amiche.. se mi ha fatto del male, non era sua intenzione. Mi pento subito di aver pensato male di lei e arrossisco. Certo, ciò non toglie che possa comunque essere andata con Ikuto.. dopotutto, che ne sapeva lei di quello che io provo per lui? Non c’eravamo ancora parlate e non poteva certo saperlo.
Però, adesso, il problema è tutt’altro. E’ vero, Ikuto ed io non siamo ancora insieme, eppure è stato palese fin da subito ad entrambi che non eravamo indifferenti l’uno all’altra.
Lo guardo di nuovo, e i nostri occhi si incrociano, i miei diffidenti e alla ricerca della verità nei suoi, pieni di speranza e di timore per la mia risposta.
Si dice che gli occhi siano lo specchio dell’anima.. e forse lo sono davvero, perché in quegli occhi, così luminosi e limpidi, ma allo stesso tempo profondi e penetranti , leggo solo sincerità e dispiacere per quello che è accaduto; lo vedo chiaramente, sta dicendo la verità.
Il sollievo che provo è come un’onda anomala. È talmente forte ed improvviso che mi sento perfino un po’ scossa; senza accorgermene quasi, comincio a ridere.
Ikuto mi guarda sbalordito. In effetti, ha ragione. Non è il momento più adatto per ridere come una cretina. Cerco di ricompormi e poi, con il sorriso sulle labbra, gli dico:
- Ti credo.
Il sollievo di Ikuto è tangibile e il suo sorriso è lo specchio del mio. Si alza e, ancora un po’ timoroso, si siede accanto a me sul letto. Quant’è strano non vederlo fare una delle sue solite battute!
Stiamo in silenzio per un po’, ascoltando i respiri dell’altro e percependo il suo calore; sono tranquilla, ora, anche se c’è una domanda che continua a ronzarmi in testa.
Ikuto se ne accorge e sorride: sa che non riuscirò a resistere. Infatti, due minuti dopo, sento la mia bocca muoversi da sola e la mia voce chiedere:
- Ma che favore hai chiesto a Yuki?
Ikuto ridacchia e mi attira a sé, abbracciandomi.
- Mi chiedevo quando me l’avresti chiesto - mi sussurra all’orecchio, dandomi un fremito - Non posso dirtelo.
- Come, non puoi dirmelo?! - esclamo, alterata, scostandomi un po’ da lui per guardarlo meglio in faccia.
Ikuto mi riattira subito a me e precisa:
- Non posso dirtelo, PER ORA. Ma presto saprai tutto. Te lo prometto.
- Uffa! Io le cose voglio saperle subito! Quando me lo dici?! - sbuffo, irritata. Mi giro, battagliera, pronta a continuare la mia brillante arringa, ma resto senza fiato. Il viso di Ikuto è vicinissimo al mio.
- Allora?  Quando me lo dici? – dico in un sussurro, lo sguardo fisso sulle sue labbra.
- Presto.. – bisbiglia lui in risposta.
Anche lui tiene gli occhi puntati sulla mia bocca. Con un’audacia che non sapevo neppure di possedere, colmo lo spazio che ci separa: le mie labbra sfiorano le sue, morbide e calde e vi depositano un bacio leggero come le ali di una farfalla. Quel bacio, il primo, fu timido, casto. Il secondo..beh, un po’ meno. Ikuto premette con forza le sue labbra sulle mie, travolgendomi. Come se avesse acceso una miccia, risposi al bacio con furia, quasi affamata. Solo in quel momento mi resi conto di quanto profondo fosse il mio desiderio e il suo. Mi sentivo euforica, quasi ubriaca, e l’unico pensiero che la mia mente era in grado di elaborare era: “Dio, come bacia bene..”. Non che avessi avuto molte altre pietre di paragone, comunque.
Continuavamo a baciarci, senza quasi darci il tempo di respirare, famelici com’eravamo l’uno dell’altra. Ikuto mi scostò i capelli e mi baciò sotto il lobo dell’orecchio. Sospirai. Ikuto sorrise:
- Non sai da quanto tempo desideravo farlo..
- Ma come, non l’avevi già fatto? - gli ricordai, memore del morso.
Sento la sua risata alzarsi dall’oscurità:
- Sai cosa intendo - mi bisbiglia all’orecchio, continuando a lasciarmi scie di baci lungo il collo.
- Già, credo di sì.. - boccheggio, senza fiato.
Mentre continuo a baciarlo, lo spingo, costringendolo a sdraiarsi sul letto, in modo che io sia sopra il suo petto. Ikuto mi stringe i fianchi, mentre le mie mani esplorano il suo petto.
Doveva esserci sicuramente qualcosa nella cena di stasera, perché non ero mai stata così intraprendente.
Feci scivolare leggera le mani sotto la sua maglietta, sentendo la compatezza e l’elasticità dei suoi muscoli e sorrisi rendendomi conto del brivido che il mio tocco gli procurava.
- Amu… - mormorò stringendomi ancora di più a sé.
Decisa, gli sfilai del tutto la maglia, lasciandolo a petto nudo. La luce lunare rendeva la sua pelle argentea, facendolo somigliare più che mai ad una divinità e lasciandomi senza fiato. I nostri baci si facevano sempre più profondi, eravamo quasi passati alla fase successiva quando Ikuto mi fermò:
- Ti prego, Amu, fermati  - mormorò, a fatica, cercando di non guardarmi - Se continuiamo così, non riuscirò più a.. trattenermi.
Le parole uscivano lente e a scatti, quasi come se fosse costretto a pronunciarle contro la sua volontà. Alzai gli occhi e li puntai nei suoi, brucianti di desiderio:
- Perché vuoi fermarti? – chiesi. Ero d’accordo con lui, ma volevo sentire le sue ragioni.
- Perché è troppo presto. Voglio che tu sappia che non mi interessa solo quello… bruciare le tappe in questo modo rovinerà il nostro rapporto. Per quanto mi costi dirlo, dobbiamo andarci piano, aspettare..
Lo guardo, felicissima:
- Sei molto maturo, sai? Non si direbbe.. Hai ragione, comunque. Meglio aspettare. È sbagliato andare così veloci..
- Come, non si direbbe? Ma senti un po’ questa! - esclama Ikuto, fingendosi offeso, allontanandomi un po’ da lui, anche se mi riabbraccia subito dopo – Però sono felice che tu non ti sia arrabbiata.
Gli do un lungo bacio e dico, sorridendo:
- Ho deciso di fidarmi di te.

- IKUTO –

Dorme. Le sue spalle si alzano e si abbassano ritmicamente, accompagnando il suo respiro lieve. E’ bellissima, sembra una bambina. Serena, il suo viso è disteso, tranquillo, come quello di una persona che dorme senza preoccupazioni, perché sa di essere amata e protetta.
Le accarezzo piano i capelli e con un dito seguo il suo profilo delicato. Guardo il display del cellulare: le quattro. Per quanto vorrei restare, mi rendo conto che è meglio andarmene, se non voglio metterci nei casini.
Mi alzo da quel  letto caldo, così saturo del profumo di Amu da farmi girare la testa e, cercando di fare il meno rumore possibile, mi rivesto e apro la finestra.
Pallidi raggi di sole si insinuano, ancora un po’ timorosi, nella stanza. Lascio un ultimo bacio a fior di labbra ad Amu e mi avvio verso la finestra; L’ho scavalcata per metà,
quando qualcosa attira la mia attenzione: qualcosa di piccolo, luminoso e brillante.
- Ma che diavolo…?

AMU –

I raggi dorati e prepotenti del sole mi costringono ad aprire gli occhi: sbatto le palpebre e mi guardo intorno, confusa.
Improvvisamente, mi ricordo di quello che è accaduto ieri sera, ed un sorriso ebete mi si dipinge in faccia. Poggio i piedi per terra e, stiracchiandomi, do un’occhiata al’orologio: dieci alle sette. Incredibile, mi sono alzata prima della sveglia!
Accanto all’orologio, un foglietto piegato in due attira la mia attenzione:
Non perderlo, tienilo sempre con te, mi raccomando. Ci vediamo molto presto. Ikuto.
Sotto al foglietto, c’è il lucchetto che mi ha regalato. Sorrido, allacciandomelo al collo: la giornata è cominciata nel migliore dei modi.

 

Scusate se vi ho fatto aspettare tanto.. ma mi sembra  che siate state ripagate un po’, no?
Fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo, perché ci tengo davvero tanto. Mi sono impegnata nel scriverlo, ed è piuttosto importante per me.
Ah, e scusate i continui cambi di punti di vista, ma volevo che fossero chiari i sentimenti di entrambi ^_^
Che bello tra poco è Natale! Cosa farete di bello? Okay, non centra nulla, ma mi andava di scriverlo :D
A presto, allora
Baci
watereyes

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Capitolo 17
*** new routine ***


in the climb

Il bacio è un dolce scherzo che la natura ha inventato per  

fermare i discorsi quando le parole diventano inutili. 

Ingrid Bergman

- Buongiorno!! – esclamo, scendendo le scale quasi volando.
- ‘Giorno.  Siamo di buon’umore, oggi? – biascica Ami, con la faccia praticamente immersa nella tazza di latte.
Ridacchio. Sembra che i ruoli si siano invertiti rispetto a ieri.
- Eh già. Oggi è proprio una bella giornata – dico, sedendomi e versandomi del te.
- Buongiorno tesoro. Come mai è una così bella giornata oggi? – chiede mia madre sorridente, sedendosi accanto a me.
- Oh. Ehm, beh, sai com’è.. sono felice e basta! É una buona cosa, no?
- Ottima, direi – asserisce mia madre – Per caso è dovuta a una certa persona? – aggiunge, maliziosa.
Arrossisco e quasi mi strozzo con il te:
- Coff coff!! Ma di chi parli? No no, probabilmente è dovuta al regolare scorrimento di lubrificanti endocrini nel mio corpo!
- Ma che cosa stai dicendo, Amu? Smettila di sciorinare il libro di scienze alle sette di mattina. Mi fai scoppiare la testa! – sbotta Ami.
- Veramente non l’ho letta sul libro di scienze.. l’ho letta sul mio diario dell’anno scorso! Però è stata utile, no? – preciso, un po’ compiaciuta.
- Sai Amu.. – si intromette mia madre, fingendo un tono di voce superficiale – una volta ho letto una bellissima frase di Thibon.. dice così: “Ama ciò che fa la tua felicità, ma non amare la tua felicità”. Molto bella, non trovi? – cita, guardandomi furbescamente.
- Già. Davvero molto – dico, più che rossa ormai bordeaux. Colpa dei vapori del te, ovviamente.
Ami si intromette e dice:
- Visto che siamo in vena di frasi stamattina, ve ne dico io una di Jerome: “Non esiste la felicità perfetta! Disse l’uomo quando morì la suocera e gli presentarono la nota spese dei funerali” – declama, con aria tetra.
- Ma che, vuoi portarmi sfiga? – esclamo, guardandola in cagnesco.
- Scusa, per caso sei una suocera? Sto solo dicendo che c’è sempre il risvolto della medaglia, no?
- Sì, ma perché mi dici queste cose quando sono felice? Sembra che lo fai apposta!
- No invece! Mica era riferito a te!
- Invece sì, perché stavamo parlando di come ero felice stamattina!
- Invece no, io ho solo detto una citazione!
- Sì, ma era da uccello del malaugurio! Perché la mia felicità deve essere un cinquanta e cinquanta? Cinquanta positivo e cinquanta negativo? Io la voglio al cento per cento positivo! – esclamo, rendendomi conto a malapena che anche l’ultimo briciolo di logica ha abbandonato la nostra conversazione.
Non sono l’unica, comunque. Anche Ami continua imperterrita:
- Ma dove siamo, A chi vuol essere Milionario? Col cinquanta e cinquanta e l’aiuto del pubblico?
- Ma che stai dicendo, non hai capito una parola di quello che ho detto! Stavo dicendo..
- Ragazze – si intromette nostra madre, nel tentativo di placare le acque – forse è meglio che vi sbrighiate, sono le sette e un quarto.
Ami ed io assentiamo borbottando, senza smettere di lanciarci occhiatacce.
Finisco velocemente la mia colazione e salgo di sopra a finire di prepararmi. Finisco in cinque minuti scarsi, ma continuo a guardarmi e riguardarmi allo specchio con aria critica fino alle sette e venticinque. Scendo le scale velocissima, saluto mia madre ed Ami e vado alla porta. Sto per abbassare la maniglia, quando un pensiero mi blocca: “Ma che faccio, quando lo vedo? Lo saluto normalmente o gli butto le braccia al collo? Quanto è cambiato veramente il rapporto fra noi ieri sera? Oddio, non so proprio che fare..non esco. Dico che sto male. Anzi no. Impazzirei, ho troppa voglia di vederlo. Colpo di genio. Lascerò che sia lui a fare la prima mossa”
- Amu? Hai dimenticato qualcosa? – chiede mia madre, vedendomi immobile davanti alla porta.
- No no, adesso vado. Ci vediamo stasera, buona giornata! – replico in fretta, sbattendo la porta, prima di ripensarci.
Come esco, lo vedo. È appoggiato alla sua moto, immobile, e mi sta aspettando. Gli corro incontro, scordandomi completamente i miei propositi di due secondi fa. Ikuto apre le  braccia per accogliermi e io mi rifugio contro il suo caldo petto, lasciandomi avvolgere da lui. Immediatamente sono invasa da una profonda sensazione di sollievo. Chiudo gli occhi lasciandomi cullare nel suo abbraccio forte e delicato al tempo stesso. Come ho potuto pensare di non vederlo? Solo ora mi rendo conto di quanto mi sentissi incompleta prima di stare con lui.
- In ritardo come al solito, eh? – si lamenta, divertito, interrompendo il flusso dei miei pensieri.
- Esagerato! Saranno sì e no due minuti! -  sbuffo – comunque scusami.
- Eh! Facile così! Lo so io un modo per farti perdonare.. – mi bisbiglia all’orecchio. Capisco chiaramente a cosa si riferisce.
- Subito! – replico io, pronta. Mi alzo in punta di piedi e gli do un lungo bacio sulle labbra – Adesso sono perdonata?
Ikuto fatica un po’ a riprendersi (non posso fare a meno di fare un sorrisetto compiaciuto), ma poi si illumina:
- Questo è il tipo di buongiorno che mi piace. Andiamo? – chiede, salendo sulla moto.
- Sì. Ma non mi hai risposto – dico, abbracciandolo – sono perdonata?
- Mica ti avevo chiesto un bacio! Troppo facile.. oggi mi offri la merenda. E poi, sei ancora in debito, no?
Arrossisco. Che figura del cavolo! Si può sapere perché io devo sempre fare figure del genere?
- Che razza di scroccone! – dico, mollandogli un pugno sulla schiena cercando di non fargli capire il mio imbarazzo – E poi, quello in debito sei tu! Io ho già saldato il mio.. ricordi? – la mia mano scende a toccargli la chiave che porta intorno al collo.
- Eccome.. – risponde lui – volevo solo vedere se ci cascavi!
- Beh, ti sei fregato, perché questo mi ha ricordato il tuo di debito! –esclamo, con un sorrisetto compiaciuto. Meno male che Ikuto non può vedermi se no finiremmo per bisticciare.
- Toglitelo. Subito.
- Eh? Ma cosa? – chiedo, confusa.
- Quel tuo ghigno che sono certo sta troneggiando sulla tua grassa faccia.
- Come?!? Faccia grassa?!? Come osi!! Io non ho la faccia grassa! Ritira immediatamente quello che hai detto! – grido, tempestandolo di pugni.
- Ahi! Ahi!! Va bene, va bene! Tregua! Smettila di picchiarmi – fa lui, fermando la moto e cercando di coprirsi. Si gira verso di  me e mi dice:
- Sei davvero una ragazza violenta – ridacchia, bloccandomi i polsi.
- Ah sì? Sono pure violenta?!? Cioè, mi dai della balena e della psicopatica in un colpo solo?!? Ma adesso ti…
Ma la mie parole sono bloccate da un suo bacio. Mi lascio andare per un po’ e poi decido di vendicarmi:
- Ahia!! Che fai, mordi? – dice Ikuto – la mia lingua!
- Ritira subito quello che hai detto.
- Che sei una pazza violenta dalla faccia grassa?
- Proprio quello.
- Ma che ci vuoi fare? Lo so, la verità a volte è dura da mandar giù, ma bisogna farlo.. – comincia lui, ridendo sotto i baffi.
- Uffa! So benissimo di non essere un granchè, ma così è proprio esagerato.. – brontolo, scocciata.
Ikuto mi guarda stranito per un attimo e mi chiede:
- Ma sei seria?
- Eh? – dico, confusa. È impazzito? Che sta dicendo tutto d’un tratto?
- Pensi veramente di non essere un granchè? – si spiega.
- Ah. Oh. Ehm.. – balbetto, presa in contropiede. Sono certa di averlo strabiliato con le mie eccezionali doti oratorie.
- È ovvio che non hai una visione chiara di te stessa – mi interrompe, mettendo fine ai miei versi senza senso – ti assicuro che sei molto di più di granchè.
- Ma.. – comincio.
- Niente ma. Non hai proprio fiducia in te stessa, vero? – mi interrompe lui, abbracciandomi – lo sai che ti dico così solo perché adoro farti arrabbiare.
- Sì, ma non capisco perché mi vuoi fare arrabbiare a tutti i costi! – sbotto, incrociando le braccia.
Ikuto sorride e si china su di me:
- Non hai idea di quanto sei bella quando sei arrabbiata – mi sussurra.
Avrei potuto essere scambiata tranquillamente per un semaforo, tanto era rossa la mia faccia in quel momento.
- Ahahah!!! – sghignazza Ikuto.
- E adesso che c’è? – sbotto, fumante.
- Scusa, ma quando sei imbarazzata fai una faccia.. davvero, sei troppo ridicola!
- Come?! Ridicola?!? Come ti permetti? – mi inalbero – la sai una cosa? Credo sia meglio mettere fine a questa discussione; non sono nemmeno le otto e già mi hai dato della cicciona, della pazza, della violenta e adesso sono pure ridicola?!? Eh no, caro mio, quando è troppo è troppo! – detto, questo, comincio a marciare a passo di carica verso la mia classe. Ikuto mi trotterella allegro al fianco, senza mostrare una minima traccia di rimorso.
- Dai su.. non prendertela.. dicevo ridicola in senso buono!
- In senso buono? Come diavolo può esserci un senso buono nella parola ridicola?
- Mah, non lo so.. nel senso che sei buffa!
- Buffa?
- Sì, insomma.. sei.. sei tenera!
Mi blocco di colpo:
- Come hai detto? – chiedo, con una voce stranissima, che non sembra nemmeno la mia.
Ikuto mi guarda e dice:
- Non fare la finta tonta, lo so che hai sentito benissimo!
- No. Ripeti, per favore.
- Uffa – sbuffa lui – ho detto che sei tenera. È la verità! – esclama.
Sbaglio o anche lui è un po’ rosso? Incredibile! Sono basita. Ikuto è arrossito!! Quanto vorrei una macchina fotografica per immortalare questo evento!
- Beh? Hai intenzione di star li a fissarmi così per tutta la giornata? Chiudi la bocca, almeno, o entreranno le mosche! – esclama Ikuto, a metà tra lo scocciato e il divertito.
Lo guardo e scoppio a ridere.
- E adesso che c’è?!? – esclama lui, un po’ esasperato.
- Niente niente, è solo che.. dici a me che sono tenera e poi il più tenero tra i due sei tu! – ridacchio.
- Tenero?!? Io?!? Devi aver perso anche l’ultimo neurone sano che ti era rimasto. Io sono tutto fuorchè tenero!
- Invece sì!
- Invece no!
- Sì!
- No!
- Sì!!
- Ragazzi – una voce dal tono autoritario si intromette bruscamente nel nostro battibecco. Ikuto ed io  sobbalziamo e alziamo lentamente gli occhi. È il vicepreside, che ci fissa con uno sguardo severo. Improvvisamente mi rendo conto di essere molto più vicina ad Ikuto del normale, perciò cerco di allontanarmi senza farmi notare. L’occhiata del vicepreside mi fa chiaramente capire che la mia missione è fallita. Ikuto sbuffa forte, cercando di trattenere una risata che per fortuna riesce a far passare per un violento colpo di tosse. Gli lancio un’occhiataccia e sto per pestargli per caso/apposta un piede, quando il professore ci incenerisce entrambi con un’altra delle sue occhiate. Ma perché diavolo ha voluto fare l’insegnante?!? Dovrebbe andare a tenere a bada i carcerati!
- Ragazzi – ripete - per quanto io possa capire quanto sia bello litigare, vi invito a farlo più tardi. Le lezioni sono cominciate già da cinque minuti. Quindi, se non vi dispiace, vi inviterei ad andare nelle rispettive classi.
- Che cosa?!? Le lezioni sono già cominciate?!? – esclamo, senza riuscire a trattenermi.
Con mia enorme sorpresa, il vicepreside comincia a ridacchiare:
- Sa, signorina Hinamori, sono sorpreso quanto lei. Sapevo che l’amore rende ciechi.. ma nel vostro caso rende pure sordi!!
La mia faccia diventa subito color pomodoro. Guardo verso Ikuto, ma lui sfoggia un’espressione magnificamente impassibile. Ma come cavolo fa?
- Ehm… veramente.. noi.. – balbetto, cercando in qualche modo di uscire da quella situazione imbarazzante, senza rendermi conto di peggiorare le cose.
Il professore però sembra divertirsi un mondo e interrompe i miei balbettii con un sorriso divertito ed esclamando:
- Certo, signorina Hinamori, certo. Se volete un mio personale consiglio, evitate di nascondere la cosa. Sono piuttosto informato sul gossip scolastico, e sono al corrente del notevole successo che riscuote il giovane Tsukiyomi. A proposito, complimenti – aggiunge, rivolto ad Ikuto – Ben fatto. E non mi sembra che nemmeno lei, signorina Hinamori, lasci indifferente la fauna maschile.
Mentre fisso il professore a bocca aperta, sento chiaramente Ikuto irrigidirsi.
- Quindi – prosegue quel pazzoide – prima lo farete sapere in giro, meglio sarà per tutti. Adesso andate, su. E non vi preoccupate, dite pure ai vostri insegnanti che siete giustificati.
Ancora sotto shock, Ikuto ed io ci dirigiamo lentamente verso le rispettive classi.
- Ah, a proposito – ci blocca la voce di quello schizzato. Ci giriamo ed è li che ci fissa, con aria gioviale:
- Siete proprio una bella coppia, sapete?

 

                                                                                                                                           *               

Non appena entro in classe, ancora traumatizzata dall’incontro con il professore, vengo subito attaccata dalla prof di storia e filosofia, una vera fissata con la puntualità.
- Hinamori!! Le sembra questa l’ora di presentarsi?!? – abbaia. Tipico. È per questo che dico sempre che le ore di storia e filosofia alla prima ora dovrebbero essere messe fuorilegge.
- Mi scusi, prof – dico, con l’aria più pentita che mi riesce. Con la coda dell’occhio noto Kukai trattenere una risata, conscio della falsità del mio pentimento – non accadrà più, glielo prometto.
- Certo, certo! – fa lei, in un tono davvero insopportabile, se volete sapere la mia opinione – dici sempre così! Parole, solo parole! Qui ci vogliono i fatti, hai capito? I FATTI!!
Insomma. Non è colpa mia se mi piace dormire e alla mattina faccio fatica ad alzarmi. E poi, quante volte sarà capitato? Due? O tre con questa? Okay, è vero che siamo appena all’inizio dell’anno scolastico e quindi forse è vero che tre ritardi sono un po’ troppi, ma, a mia parziale discolpa, devo dire che l’ultimo non era colpa mia. Non tutta, almeno. Insomma, se Ikuto non mi avesse provocata, non ci saremmo messi a bisticciare tanto da non accorgerci della campanella, giusto? Appunto.
- Mi scusi, prof – ripeto, con la mia aria mogia.
- Beh – prosegue, maligna – non ti resta che andare dal vicepreside a farti giustificare.
Ah ah!! E qui ti voglio, bella mia!! Non vedevo l’ora che lo dicesse!
- Veramente prof.. il professor Tsubaki mi ha già giustificata prima. Sa, ci siamo incontrati nel corridoio.
Sì! Sì!!! Guarda che faccia!!! Ha l’aria di una che ha appena ingoiato un limone tutto intero!!
Dopo quella che sembra una breve ma feroce lotta interna, la prof sbotta, a fatica:
- M-molto bene, Hinamori. Va pure a sederti.
Mi dirigo lentamente al mio posto, cercando di trattenere un sorriso vittorioso. Okay, lo so che in realtà sono nel torto perché sono in ritardo, ma lei è sempre stata esagerata. E, visto che io sono una ritardataria cronica e lei una maniaca degli orologi svizzeri, è ovvio che siamo come cane e gatto.
La prof comincia la lezione con aria irritata, e io cerco di seguirla per un po’, ma oggi sta spiegando un argomento veramente noioso e io muoio dalla voglia di raccontare a Tadase quello che è successo ieri sera. Omettendo ovviamente qualche parte, tipo quella in cui sono quasi diventata la sorella minore di Melissa P, se non ci fossimo fermati. Cerco di attirare la sua attenzione, ma è come cercare di dire alla macchinetta delle merendine che hai sbagliato digitare e di non darti le schiacciatine ma i biscotti al cioccolato: non mi ascolta, preso com’è dalla lezione. Lo chiamo di nuovo. Niente. Sbuffo forte e decido di cambiare tattica. Prendo un foglio dal mio quadernone a ganci e ci scrivo sopra, a caratteri cubitali:

Non sai che cos’è successo ieri sera a casa mia!!

Ikuto ed io abbiamo parlato!

Se vuoi sapere com’è andata a finire, posa subito quella penna!!

Sposto il foglio davanti a Tadase, che sussulta sorpreso. Mi lancia un’occhiata di sbieco e mi scrive di rimando:

Avete solo parlato?

Leggo il foglio, stupita. Omioddio. Ma è davvero un veggente o sta bleffando? Argh, ti prego dimmi che sta bleffando o non avrò più una vita privata! Cercando di sembrare indifferente, cerco di farlo scoprire un po’ di più:

In che senso, scusa?

La risposta arriva quasi immediatamente. Ormai è chiaro che della lezione gli importa poco.

Vi siete ammazzati di botte o vi siete saltati addosso?

Grazie a Dio non è un veggente! La mia vita privata è salva! Comunque, non ho alcuna intenzione di raccontare a Tadase di quella parte della serata, tanto meno su un pezzo di carta che chiunque potrebbe leggere! Gli faccio cenno di avvicinarsi e, interrompendo ogni tanto i bisbigli quando vedo la prof fissarmi minacciosa, gli racconto tutta (o quasi) la storia.
Alla fine, i suoi occhi scintillano:
- Cielo, che sollievo! Ero così preoccupato che non vi sareste chiariti! Sono contentissimo!
Proprio in quel momento, suona la fine della prima ora e la prof di storia si dilegua in un battibaleno per andare a spaccare il secondo in un’altra povera classe di sventurati.
- Andiamo a dirlo agli altri! – esclama Tadase, tirandomi la mano.
- Dire che cosa? – chiedo stupidamente.
- Ma come che cosa! Tesoro, il tuo cervellino oggi ha qualche problemuccio! Che tu ed Ikuto vi siete chiariti e adesso state insieme, no? – esclama, guardandomi come se fossi impazzita.
- Cosa? No! Primo, il mio cervello sta benissimo, grazie. Secondo: voglio che lo sappiano solo le seguenti persone: tu, che lo sai già, Kukai, Nagi, Rima, Utau ed Ami. Terzo: è vero che ci siamo chiariti, ma dove sta scritto che stiamo insieme? Non mi pare che sia così.. Ikuto non ha detto niente al vicepreside a proposito di noi due, è stato zitto per quasi tutto il tempo – concludo, un po’ mogia. Però è la verità: quando ci siamo detti di stare insieme?
Con mia enorme sorpresa però, Tadase scoppia a ridere:
- Ahahahah!!! Amu, ma non dirai sul serio, vero? È ovvio che tu piaci ad Ikuto, ed anche parecchio! E poi, cos’è, ti serve un documento scritto che provi che state insieme ufficialmente? Ma dai, su!
Le sue parole mi tirano su di morale. Chissà perchè sono sempre così insicura. È vero, che bisogno c’è di dirlo ufficialmente? Anzi, dov’è il senso di farlo? Anche perché non ce lo vedo proprio Ikuto a chiedermi una cosa simile. Mi passa veloce per la testa l’immagine di Ikuto in ginocchio con un anello davanti a me con in mano un enorme mazzo di rose e un’aria felicemente stupita. Mi scappa una risata per l’assurdità della scena e Tadase mi guarda curioso, prima di ridere a sua volta e correre a dirlo agli altri.
Due ore dopo, mi trascino stancamente in fila alle macchinette, reduce da un feroce compito di chimica. Sono pure tra le ultime della fila, perché ho usato un po’ del tempo riservato alla ricreazione per finire il compito. Tempo sprecato, perché l’ho passato solo a fissare sconsolata un bilanciamento impossibile. Mi sto ancora crogiolando nell’autocommiserazione, quando qualcuno mi allunga una bottiglietta d’acqua e la mia merendina preferita:
- Tieni.
Alzo gli occhi e vedo Ikuto sorridermi.
- Wow, grazie mille!! – esclamo contenta – finalmente qualcosa di buono! – “In tutti i sensi” aggiungo tra me e me mentre comincio a mangiare – ehi ma.. non dovevo offrirtela io la merenda? Sai, per il ritardo.. – “Forse è vero che sono sempre in ritardo” penso, prendendo mentalmente nota di cercare di esser più puntuale in futuro.
- Non c’è problema, ho saputo che avevi un compito di chimica – risponde lui – a proposito, com’è andato?
- Lasciamo perdere.. ma tu come facevi a saperlo?
- Abbiamo la stessa prof di chimica, ce l’ha detto lei che l’ora dopo doveva venire da voi per un compito
- Ah ecco – dico, continuando a mangiare la mia barretta al cioccolato, un po’ più allegra sia per la vicinanza di Ikuto sia per il cioccolato.
- Comunque, mi devi pagare anche questa merenda, lo sai vero? – aggiunge, con il suo solito sorrisetto.
- Come?! Sei proprio taccagno! Ho anche appena fatto un compito disastroso.. non puoi chiudere un occhio? – chiedo, sfoggiando la mia migliore espressione da cucciolo ferito e indifeso.
Non si smuove di un millimetro, accidenti a lui. Che cuore di pietra!
- Uffa, e va bene! – esclamo, tirando fuori il portafogli – comunque, sei proprio un infame, lo s..?
Non faccio in tempo a finire la frase perché improvvisamente sento le labbra di Ikuto sulle mie. E allora non capisco più niente: il mio cervello si sconnette e mi sembra di entrare in una bolla in cui ci siamo solo io e lui, e nessun altro. Siamo completamenti estraniati dal mondo esterno, siamo nel nostro mondo. Quando il bacio finisce, siamo tutti e due a corto di fiato:
- Ma.. – ansimo leggermente – mi sembrava di aver capito che non volessi questo tipo di pagamento.
La risposta di Ikuto viene sovrastata da una serie di fischi ed urli di ammirazione:
- Vaiiiiiiiii!!!!!!!!!
- Grandi!!!!!
- Miticiiiiiiiiiii!!!!!
- Bis!!!!
Oh mio Dio. Ci hanno visto tutti!!!

 

Ciao!! 
Sono tornata! :D
Mi dispiace, anche se vi avevo avvertito che non avrei postato altri capitoli per un po', non mi piace non aggiornare per così tanto tempo. Ma non avevo altra scelta! D:

Cambiando argomento, come stanno andando le vostre vacanze? Le mie, finora, non sono state abbastanza noiose.. anche se per oggi intendo il 26 dicembre! :D Vabbè, c'è ancora un sacco di tempo! Ma perché vi racconto queste cose se so che non vi interessano? Boh, abbiate pazienza, sono fatta così!
Comunque, che ve ne pare del capitolo? Lunghissimo, vero? E' il più lungo che abbia scritto finora, quindi forse è stato anche un po' noioso! Spero tanto di no, ma se così è stato, mi dispiace!!
Ci avviciniamo sempre di più al momento clou.. manca poco ormai! xD
Tenete duro! :D

A presto
Baci
watereyes

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Capitolo 18
*** My girlfriend, my boyfriend ***


18-

Gelosia. L'altra faccia dell'amore.

Ambrose Bierce

Okay. Niente panico. Sono in grado di gestire la situazione. Prendo un respiro profondo e guardo le mie compagne di classe: sono furibonde, le braccia incrociate al petto e lo sguardo fiammeggiante. Forse no, non sono in grado di farcela.. voglio dire, se qualcuno decidesse di aiutarmi non è che rifiuterei il suo aiuto. Non faccio nemmeno in tempo a guardarmi intorno alla ricerca di qualcuno di amico, che la voce stridula di Haruhi mi fa sobbalzare:

- Allora Amu? Hai qualcosa da dirci? – mi chiede, sarcastica.

- Ehm.. veramente.. – comincio, tentennante.

- Sei una bugiarda!

- Avevi detto che tra voi due non c’era niente!

- Non ci si comporta così!

Le altre ragazze esplodono, interrompendo il mio ridicolo tentativo di risposta. Continuano ad inveire contro di me ed io, come faccio sempre dopo un po’ che qualcuno mi sta rimproverando, mi sconnetto. Quel qualcuno può continuare ad inveire quanto gli pare, tanto non sentirò una parola. Sento le loro lamentele come echi, come provenienti da chilometri e chilometri di distanza.

- Non è giusto.. – piagnucola una.

- Sei sleale!

- Lascialo! – esclama Haruhi, perfida.

Quest’ultima affermazione, a differenza delle prime che mi avevano lasciate totalmente indifferente, mi fa alzare la testa di scatto. Cosa? Lasciarlo?! Ma non esiste!! Ho sofferto così tanto prima di stare con lui e adesso vogliono che lo lasci?! Beh, dovranno passare sul mio cadavere. E anche sul mio fantasma. Insomma, non lascerò perdere così facilmente.

- Lascialo – ripete Haruhi, con voce suadente – e noi ti lasceremo in pace.

Ma è cretina? Mi sta minacciando? Okay, adesso ti faccio vedere io, oca giuliva.

- Stammi a sentire – esclamo con forza. Alcune ragazze sobbalzano sorprese e noto che anche Haruhi si è irrigidita parecchio. A dire il vero, quasi quasi mi sono spaventata anch’io. Mai, in vita mia, la mia voce aveva avuto un tono simile!

- Vedi di darci un taglio con tutte queste cretinate. Non vedo proprio chi sei tu per dirmi di mollarlo e non vedo nemmeno il perché, se è per questo. Capisco che per voi e il vostro cervello di gruppo debba essere stato un duro colpo ma, andiamo! Ikuto non è l’unico bel ragazzo, o sbaglio?

Il branco di oche sembra molto colpito dal mio attacco. Rimangono zitte per un po’, dopo di che alcune se ne vanno. Restano soltanto Haruhi e qualche altra gallina, che continuano a fissarmi. Oddio, ma quanto è lento il loro cervello?

- Forse – sibila piano Haruhi, prendendo la parola con un sorriso disgustoso – Ikuto non è l’unico bel ragazzo di questa scuola… ma, sai, è.. come dire? Nuovo.

Il modo in cui lo dice mi fa accapponare la pelle e tremare dalla rabbia. Parla di Ikuto come se fosse un giocattolino, nuovo e scintillante. E Haruhi è quella stupida bambina viziata che lo vuole tutto per sé. Una furia cieca si impossessa del mio corpo, tanto che faccio un passo avanti, ritrovandomi a muso duro di fronte ad Haruhi.

- Sentimi bene e capiscimi meglio, stronza – sputo con rabbia, facendola sussultare – non azzardarti ad avvicinarti a Ikuto e non osare toccarlo nemmeno con un dito. Ti giuro che se lo facessi non sarei più responsabile delle mie azioni. Lui è mio. – concludo, gli occhi socchiusi e i pugni stretti.

Haruhi sbatte le palpebre un paio di volte, stupita e spaventata, prima di fare un patetico sorrisetto nell’inutile tentativo di salvarsi la faccia e andarsene, seguita dalle altre.

Con un sonoro sbuffo, marcio e mi siedo al mio banco.

- Wow! – esclama Tadase, colpito e intimorito al tempo stesso – mi hai fatto paura, sai?

- Già! – si intromette Kukai, ridacchiando – mi sa che non parlerò più con Ikuto, ho troppa paura di quello che mi potrai fare.

- Non fare l’idiota, Kukai – esclamo – tu sei un ragazzo! Piuttosto – aggiungo, rivolgendo a Tadase uno sguardo pieno di significati – ci siamo capiti, vero?

- Cosa?! Pensi sul serio che farei una cosa del genere?! Non puoi dire sul serio Amu, non puoi! – grida Tadase, oltraggiatio.

Rido, divertita:

- Non preoccuparti, lo so che non lo faresti mai! Soprattutto perché sei già impegnato.. – dico, dandogli una gomitata e strizzandogli l’occhi.

Prima che possa replicare, Utau lo scansa con una spinta, strillandomi in faccia:

- Bravissima, Amu! Sono molto fiera di te! Ho guardato tutta la scena e devo dire che fai quasi – e sottolinea accuratamente il quasi – più paura di me quando ti arrabbi per mio fratello!

- È vero! – ride Kukai, dandole man forte – sei perfetta nei panni della fidanzata gelosa!

Oddio. Fidanzata gelosa. Oh mamma, mi sono comportata davvero così? Mi sa di sì! Cavolo cavolo cavolo!!! Si può sapere che cavolo mi è saltato in mente?!? Dio, che umiliazione! Io non sono una di quelle ridicole ragazze che non appena il loro ragazzo si avvicina a qualsiasi essere non avente il cromosoma Y scattano come delle molle! Non sono mai stata una tipa possessiva.. solo che.. Oddio, l’idea che Haruhi, quell’oca, lo considerasse solo un giocattolo mi fa impazzire dalla rabbia!

Per tutte le ore seguenti, cerco di autoconvincermi per non riconoscere l’ormai evidente realtà: sono diventata tutto ciò che ho sempre odiato. Sono una di quelle ragazze gelose, stupide e possessive. Oddio, ci manca solo che metta una cimice sulla sua moto per seguire i suoi spostamenti!

Al suono della campanella, mi avvio con aria afflitta verso le macchinette. Sto aspettando il mio turno, quando vengo affiancata da un Ikuto in forma smagliante, che trattiene a stento un sorriso.

- Ciao! – mi saluta, fin troppo allegro.

- Ciao – replico, mogia.

- Allora? Com’è andata? È successo qualcosa di interessante oggi?

Il tono in cui lo dice mi fa rizzare immediatamente il mio radar personale e mi insospettisce.

- Mmm… fammi pensare: no, non è successo niente di che. A te invece? Com’è andata? – chiedo in fretta, cercando di spostare l’attenzione su di lui.

- Mah – sogghigna lui, consapevole del mio scarso tentativo di cambiare argomento – normale, direi. Sai, sono venuto a sapere una cosa piuttosto interessante.

- Ah sì? Che cosa? – chiedo, ostentando nonchalance.

- Qualcuno, o meglio, alcuni, mi hanno riferito di una tua interessante ed animata conversazione con Haruhi e le altre.

- Oh – esclamo, sentendo che la mia faccia comincia ad imporporarsi – ehm.. davvero? Strano, perché non era niente di speciale: parlavamo.. parlavamo.. ah sì, parlavamo dei nuovi smalti di Chanel!

Ikuto lancia uno sguardo molto eloquente alle mie unghie, piene di pellicine, smangiucchiate e senza ombra di smalto.

- Err.. è la moda del momento. Unghie al naturale! – improvviso. Mi aspetto quasi che Ikuto senta lo stridio degli specchi sul quale mi sto arrampicando. 

- E io dovrei crederci?! In più, tra tutte le persone con cui potevi parlare di ciò, proprio Haruhi? Ma se non vi sopportate!

Ikuto scoppia a ridere e, prima che riesca a impedirglielo, mi abbraccia.

- Sei incredibile, sai Amu? Sei proprio una bambina!

- Cosa? Ma non è vero! – strillo, offesa.

- Invece sì – ridacchia Ikuto, stringendomi i fianchi – sei una bambina buffa, tenera e.. gelosa.

Ammutolisco, rossissima.

- Chi te l’ha detto? – mi arrendo.

- In realtà, è stato un po’ come un bombardamento virtuale: ho ricevuto, nel giro di cinque minuti, quasi lo stesso messaggio da Utau, Kukai, Tadase e Rima. Pensa, Tadase mi ha pure mandato una foto! – esclama, estraendo il cellulare e mostrandomi un mms in cui ci sono io con un’espressione talmente feroce da far paura a Lord Voldemort e una Haruhi quasi piegata su se stessa.

- Certo che quando vuoi, ti incazzi per bene eh? A momenti la sbrani! – ridacchia Ikuto, divertito – si può sapere perché eri così arrabbiata?

- Lo sai perché – dico, tenendo lo sguardo puntato a terra.

- No, non lo so.

- Invece sì, l’hai detto anche prima!

- Davvero? E che cosa avrei detto prima, sentiamo – fa lui, assumendo un’espressione confusa per nulla convincente.

Che farabutto. Lo fa apposta, quella carogna. Vuole che lo dica ad alta voce, non è così? Beh, se lo può scordare. Non sarò io la rima a cedere.

- Ah, se la tua memoria è così scarsa, non è colpa mia. Ti consiglio di mangiare più pesce, o, in alternativa, di assumere un po’ di fosforo.

- La mia memoria funziona benissimo, grazie per l’interessamento. È solo che, sai com’è, ero distratto. Era appena passata una bella bionda… - sogghigna lui, perfido.

Anche se so che lo sta facendo apposta, la gelosia mi rode come un tarlo. Vuoi giocare sporco? Ti accontento subito, bastardo.

Fingo di avere lo sguardo vitreo e di non aver sentito una parola di quello che ha detto.

- Amu? Ci sei? – Ikuto mi sventola la mano davanti alla faccia.

Trattengo un sorrisetto e faccio finta di sussultare:

- Ehm.. sì? Cosa dicevi?  – chiedo, assumendo un’aria spaesata.

- Come mai eri distratta? – chiede Ikuto, gli occhi a fessura.

- Cosa?! Ma no, non ero distratta! Mi sono solo incantata a.. oddio, è tardi! Sarà meglio andare in classe! Ci vediamo dopo, okay? - esclamo con aria teatrale, abbandonando la fila alle macchinette e  dirigendomi verso la porta. Prima  che riesca a raggiungerla però, Ikuto  mi blocca afferrandomi il polso:

- Ripeto - scandisce, lentamente, gli occhi fissi nei miei - perchè quell'aria distratta?

- Beh.. - mormoro, tenendo lo sguardo rivolto verso il basso - Eichi Fumiaki è un bel ragazzo, non trovi?

Eichi Fumiaki è, ovviamente, uno tra i ragazzi più popolari della scuola. Alto, capelli lucenti, capitano della scuola di calcio e bla bla bla. Insomma, le solite cose noiose e banali. Ovviamente, nel pieno rispetto dello stereotipo di ragazzo più popolare della scuola, il cervello di Eichi non fa eccezione. Sono sinceramente convinta che i suoi libri siano ancora incellofanati e che il suo QI sia inversamente proporzionale alla sua bellezza. Per concludere in bellezza la fiera delle banalità, Eichi considera le ragazze come la carta scottex: usa e getta, per capirci. 

Sono praticamente certa che Ikuto mi riderà in faccia dopo la mia affermazione: sa benissimo che a me lui non piace per niente, gliel'ho detto io stessa. Inaspettatamente però, la sua reazione è diversa da quella che mi aspettavo: sbianca di colpo e aumenta la presa sul mio polso, che si fa ferrea.

- Davvero ti piace quel disadattato mentale? - sbotta infine.

Lo guardo, sul punto di scoppiare a ridere: non può essere serio!

- Che c'è? Qualche problema se mi piace? - chiedo, con aria innocente.

Ikuto mi fissa con sguardo indecifrabile per un paio di secondo, prima di aprirsi in un sorriso:

- Provamelo.

- Come? 

- Dimostrami che ti piace. Va e flirta con lui.

- Stai scherzando?!? - lo fisso, allibita.

- Mai stato più serio in vita mia. In fondo, ti piace, no? Flirtandoci, hai tutto da guadagnare - replica Ikuto, aprendosi in un sorriso vittorioso. 

E' quel sorriso a mandarmi in bestia. E' convinto di avere la vittoria in tasca, vero? Quanto si sbaglia! Non ha ancora capito con chi ha a che fare!

- Okay, ci sto - ribatto, con un sorriso non curante - ci vado subito.

Ikuto mi guarda, senza riuscire a nascondere la sorpresa, mentre io cammino con piglio deciso verso Fumio, intento a chiacchierare con un suo amico e a farsi contemplare da un sacco di ochette senza dignità.

- Ciao - esordisco, piantandomi accanto a lui e stampandomi in faccia un sorriso talmente da falso da sembrare cementato.

- Ehi, splendore - esclama quello, girandosi con una mossa strana e abbagliandomi con un sorriso alla Mentadent.

"Stupido pavone megalomane" penso irritata. Sto per rispondergli per le rime, quando mi viene in mente il motivo per cui sto facendo questo. Lancio una rapida occhiata verso Ikuto, che ci fissa a braccia conserte.

- Volevo augurarti buona fortuna per la partita - improvviso, giocherellando con i miei capelli e cercando di mantenere integro il sorriso. Dio, mi si sta paralizzando la faccia!

- Grazie, tesoro - replica lui con un sorriso, facendo un passo avanti. Blocco sul nascere l'istinto di darmi alla fuga e costringo i miei piedi a restare dove sono - tu sei Amu Hinamori, vero? - prosegue il pavone, sorridendo - ti ho notata. Mi sei sempre piaciuta, ma non mi sei mai sembrata.. interessata.

Però, si impegnava, bisognava ammetterlo. Per forza andava male a scuola! Sfido io, se passava tutto l'anno a memorizzare i nomi delle ragazze!

- Sai... sono molto timida - dico io, con un tono che timido non ha proprio niente. Oddio, sono divisa tra: la voglia di fuggire, la voglia di scoppiare a ridergli in faccia e la voglia di vedere la faccia di Ikuto. Che stress! Perchè diavolo ho accettato questa sfida? Sembro un'ochetta senza cervello anche io!

- Davvero? A me non sembra - sussurra lui, avvicinandosi ulteriormente. 

Mi sposta delicatamente una ciocca di capelli da un lato e mi stringe un fianco. Rabbrividisco di disgusto per il suo tocco. Si avvicina ancora di più, con chiare intenzioni. Certo che non va per le lunghe eh? Comunque, quando è troppo e troppo! 

Infuriata, sto per mollargli un ceffone-ricordo, quando mi sento tirare bruscamente indietro da qualcuno.

- Non ci provare, sfigato.

La sua voce mi arriva dritta dritta al cuore. Il suo tono è così.. arrabbiato, furioso! Le sue braccia mi stringono possessive e sento il suo cuore battere veloce almeno quanto il mio. Lo guardo velocemente e impallidisco: cavolo, c'è poco da stare allegri, è incazzato nero!

Guardo Eichi, nella speranza che, per una volta, il suo cervello capisca che la cosa migliore da fare è lasciar perdere. Speranza vana. L'unica parola che la poca materia grigia di Eichi sembra aver ricevuto è "sfigato". Inutile dire quanto poco questo gli sia piaciuto. Infatti, una vena comincia a pulsargli furiosamente sulla tempia.

Eichi si guarda intorno e, rassicurato dalla vista del vasto pubblico che ci osserva, attendendo avidamente le mosse successive, ringhia, rivolto a Ikuto:

- Sfigato a chi, moccioso?

Ikuto sorride divertito. In effetti, anche se Eichi è all'ultimo anno e quindiper età è effettivamente più grande di Ikuto, è più basso di lui di mezza testa.

- Dio, che vita infelice. Sfigato e pure scemo - borbotta Ikuto tra sè e sè. Sono troppo nervosa per ridere e gli stringo forte il braccio, in un gesto di avvertimento - A te - ribatte Ikuto, ignorandomi bellamente.

- Come ti permetti?! Brutto stronzo.. - Eichi si avvicina a Ikuto, credendo evidentemente che avrebbe indietreggiato, ma lui non si muove di un millimetro, anzi: sorride e mi sposta dietro di sè, quasi a volermi proteggere e come invito a farsi sotto all'altro.

Eichi è evidentemente combattuto: sta decidendo se perdere o meno la faccia. Vorrei tanto dirgli che la faccia la perderà in ogni caso, e gli conviene perderla in senso metaforico piuttosto che in senso fisico. Non sono certa che Ikuto ci andrà tanto per il sottile.

Per una volta. sembra che il cervello di Eichi si sia svegliato dal suo consueto letargo annuale, perchè abbandona un po' quell'aria aggressiva:

- Qual è il tuo problema? - chiede, in un tono di voce evidentemente più calmo, ma non ancora innocuo, per i miei gusti.

- Il mio problema - sogghigna Ikuto - è il tuo provarci spudoratamente con la mia ragazza.

A quelle parole, sussulto e stringo più forte la sua mano, che tenevo già da prima nella speranza di trattenerlo.

- Cosa? Amu è la tua ragazza? E da quando, si può sapere? - chiede Eichi sorpreso.

Sembra sollevato per aver trovato una buona scusa per non perdere la faccia, ma allo stesso tempo sembra quasi.. boh.. infastidito?

- Da quanto tempo non è affar tuo - replica Ikuto, la voce dura - l'unica cosa che deve entrare e restare nel tuo cervello è che lei non è libera. E' impegnata. Con. Me. Non ti azzardare più a metterle le mani addosso, chiaro?

- E se lei accosentisse? - chiede, sfacciato e strizzandomi l'occhio. 

Lo guardo, orripilata. Ma quando mai!

- In quel caso, buon per te. Ma, magari, evita di fare tutto da solo, che ne dici? - replica sarcasticamente Ikuto.

Prima che Eichi possa replicare, suona la campanella. Ikuto mi trascina via e mi deposita daventi alla mia classe. Sto per parlare, ma lui mi interrompe bruscamente:

- A dopo - sbotta, prima di girare sui tacchi e andarsene.

Durante l'ora successiva, non riesco più a sopportare le domande continue dei miei compagni, così, esasperata, chiedo di andare il bagno. Appena fuori dall'aula, tiro un sospiro di sollievo. 

Okay, è il momento di mettere in atto il mio piano. Con il cuore che mi batte forte, mi dirigo verso la classe di Ikuto e Nagihiko. Non ho mai infranto le regole della scuola, sono sempre stata una brava studentessa: certo, a volte copio i compiti da Tadase e non sono sicura che quato faccia perte del regolamento, ma, andiamo! Chi non ha mai copiato in vita sua un compito? Appunto. E' praticamente la regola non scritta del libretto scolastico: lo studente è autorizzato a copiare sporadicamente (e non) i compiti dal proprio compagno di banco secchione. O una cosa del genere.

Comunque, qui non si tratta di copiare un banale esercizio di matematica. Busso alla porta della classe di Ikuto e aspetto di essere invitata ad entrare.

- Avanti! - esclama una voce femminile, dall'interno.

Entro cercando di avere un'aria decisa e, soprattutto, non colpevole: Per fortuna è la prof di religione, che è buona come il pane. Infattimi sorride con aria materna e mi dice:

- Ciao Amu. Di cosa avevi bisogno?

- Ehm, mi scusi prof.. volevo chiederle se Ikuto Tsukiyomi potesse uscire un momento. 

- Certo. Vai pure, Ikuto - sorride la prof.

Ikuto si alza e mi segue fuori dall'aula, sotto gli occhi curiosi e indiscreti dei suoi compagni di classe.

Sembra sapere benissimo che nessun professore ha bisogno di lui, e mi segue tranquillamente fin sotto le scale.

- Allora - esordisco io, in quel luogo riparato da sguardi e orecchie indiscreti - sei geloso.

La mia è un'affermazione, anche se suona più come una domanda. 

Ikuto inarca un sopracciglio e sorride:

- Allora - replica - sei gelosa.

Sostengo il suo sguardo, determinata e senza arrossire.Ikuto mi fissa, per poi sorridere tra sè e dire, stringendomi piano per i fianchi:

- Sì. Sono geloso. Sono geloso da impazzire, dannazione. Il solo pensiero che qualcuno che non sia io ti tocchi.. Dio, mi manda il sangua alla testa. Non riesco a sopportarlo - sbotta, stringendomi con forza fin quasi a farmi male. Ma non mi lamento.

- Anch'io - mi sento dire - sono gelosa. Non vorrei esserlo, non volgio fare la fidanzatina collosa, ma, quando vedo Haruhi o qualcun altra guardarti in quel modo.. o vedo te parlare con qualcun altra, e ridere alle sue battute.. trovarla carina.. non posso farci niente, è più forte di me. Mi fa incazzare, incazzare da morire!!

Concludo il mio breve discorso con il respiro affannoso, le guance arrossate e il cuore che mi batte forte in petto. 

Alzo lo sguardo e vedo che lui mi sta fissando, con uno sguardo divertito e affamato:

- Beh - dice - allora siamo in due.

Dopo di che non posso dire nulla, perchè sono troppo impegnata a cercare di respirare al momento giusto. C'è sempre stato così caldo, in questo sottoscala? Le mie gambe di gelatina sono sul punto di cedere e sarei certamente caduta a terra, se Ikuto non mi avesse tenuta più stretta a sè. 

Sento il suo cuore battere frenetico all'unisono con il mio, e all'improvviso quel puzzolente e soffocante sottoscala mi sembra il Paradiso.

Scusateeee!!!! 

Okay, siete autorizzate ad uccidermi, farmi a pezzi, quello che volete!

Non aggiornavo da una quantità di tempo scandalosa! E' inutile che vi dica perchè, tanto si sa: è sempre la solita storia, la scuola, la musica, lo sport.. che stress!!!

davvero, vi chiedo scusa!

Spero che comunque non vi siate scordati di me, perchè per me voi siete importanti, mi sostenete un sacco con le vostre recensioni! ^_^

Mi dileguo e vi ringrazio

Baci

watereyes

P.S. Avete un buon titolo da suggerirmi per questo capitolo? Sono proprio a corto di idee D:

Un enorme grazie va ad fs_rm per aver trovato il nome a questo capitolo!! ^^ Grazie mille!

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Capitolo 19
*** Crazy ***


19 - crazy

Nei  giorni successivi, niente può scalfire la mia felicità. Niente. È come se fossi avvolta in una bolla impenetrabile e tutte le cattiverie bisbigliate e non da parte di Haruhi e le altre mi rimbalzassero addosso. È come se camminassi sulla nuvoletta di Goku. Ed è proprio vero che, quando sei felice, vorresti gridare al mondo intero la tua felicità, vorresti che tutti lo sapessero; ed è anche ovvio che la felicità è un qualcosa di effimero, un frullo d’ali, il saettare della lingua di una lucertola, una lucciola che si illumina, una stella cadente che attraversa fulminea il firmamento. È un attimo, chiudi gli occhi al momento sbagliato ed è perduta. Considera la felicità come un respiro di aria pulita e fresca: inspira ed espira lentamente, lascia che scorra libera nel tuo corpo, dandogli nuova forza e vigore, ma non cercare trattenerla, perché altrimenti fuggirà via.

- Amu? Ehi Amu, ci seiii??

Mi riscuoto dal torpore in cui ero caduta, infastidita. Una volta tanto che ho dei pensieri filosofici, non disturbatemi! E che cavolo! Mi sentivo quasi all’altezza del Dalai Lama!

- Che vuoi? – sbotto, lanciando uno sguardo furente verso la sorella del mio ragazzo, che mi sorride allegra accanto al mio banco.

- Ciao Amu, anch’io sono contenta di vederti. Sì, ho dormito bene, grazie, e sì, non mi dispiacerebbe sedermi – replica Utau, accomodandosi al posto di Tadase, che non è ancora arrivato – Allora? Che succede? Cosa c’è che non va?

Dio, odio quando è così allegra e io sono così di malumore! È peggio di Tadase, e ce ne vuole!

Borbotto qualcosa di indistinto come risposta.

- Andiamo Amu! Su con la vita! - mi scuote Utau, con aria gioiosa. Mi aspetto quasi di vedere dei fiori e degli uccellini svolazzarle intorno - Domani è anche il tuo compleanno, o sbaglio? – aggiunge raggiante.

Quest’ultima frase mi fa scattare improvvisamente.

- Ma davvero? Ma pensa, me l’ero proprio scordata! Grazie per avermelo ricordato, eh!

Utau trasalisce, intimorita:

- Che c’è? Non ti piace il giorno del tuo compleanno? – chiede ansiosa.

- Certo che sì! Lo adoro! Ma, sai, credo che non sia a me che devi ricordarlo, ma a qualcun altro! – ringhio, irritata come un rinoceronte con l’ernia.

Mi sembra di scorgere un luccichio divertito nello sguardo di Utau, prima che mi chieda, con aria disorientata:

- Ah sì? E a chi dovrei ricordarlo, di grazia? – chiede, inarcando una delle sue perfette sopracciglia bionde.

Di grazia? Quella ragazza ha subito troppo lì influenza di Tadase, non c’è altra spiegazione.

- Ah, non lo so! Al mio ragazzo, magari! Anzi, direi al mio ex ragazzo, ormai – sbotto, inasprita come se avessi ingoiato un’intera cassa di limoni.

- Cosa?!? Tu e Ikuto vi siete lasciati?!? – strilla, gli occhi sbarrati.

Per fortuna i miei compagni sono tutti fuori e non hanno sentito, altrimenti apriti cielo!

- Non essere cretina, Utau – la rimbrotto – dico il mio ex perché non penso che sopravviverà ancora a lungo, dopo avermi vista – esclamo, con in ghigno sadico a deformarmi la faccia.

- Ah, adesso ho capito. Meno male, dopo tutto quello che avete penato per mettervi insieme! Adesso però Amu, te lo chiedo per favore, togliti quel sorrisino dalla faccia che mi fai paura! – esclama Utau con un brivido.

- Non temere, non sei tu la mia vittima – sibilo, scrocchiandomi le nocche.

Dopo avermi osservata per un po’, Utau arrischia una domanda, con  aria titubante:

- Ehm.. Amu?

- Che c’è? – abbaio.

- Scusa se te lo dico, ma... Sei certa che Ikuto abbia mai saputo che domani è il tuo compleanno?

- Cos..? Ma certo! Deve saperlo! È il mio ragazzo! E poi, se ti ricordi, ne abbiamo parlato quella volta che sono venuta a cena da voi! Tu te lo sei ricordata, no?

- Sì, ma forse Ikuto non era particolarmente attento, in quel momento. Anzi, ti posso assicurare che non lo era: era tutto preso a fissarti come un cane randagio guarda un arrosto!

Quella risposta, mio malgrado, mi rasserena un po’:

- Quindi.. – chiedo ostentando nonchalance nell’inutile tentativo di non sembrare patetica – secondo te non si è dimenticato?

La bocca di Utau ha un fremito (probabilmente sta cercando di trattenersi dallo scoppiare a ridermi in faccia), ma la sua risposta è solenne:

- Fidati. Sono certa che non se ne è dimenticato.

Ostenta una sicurezza così grande che mi sento automaticamente rilassata. Molto più tranquilla, chiacchiero con lei del più e del meno fino al suono della campana.

 

Tuttavia, durante la ricreazione, i dubbi cominciano di nuovo ad assillarmi.

- Ciao! – grido, salutando allegramente Ikuto, che arriva di corsa e ancora in tuta.

Sono talmente impegnata a cercare (invano) di mantenere un contegno dignitoso di fronte alla sua maglietta attillata e ai suoi pantaloncini, da sentire solo l’ultima parte del discorso che mi ha appena fatto:

- … mi dispiace molto Amu, davvero.

- Eh? – faccio io, asciugandomi la bava.

- Ho detto che oggi non posso tornare a casa con te, mi dispiace.

- Cosa? – esclamo io, a bocca aperta. Sono certa di averlo strabiliato per la mia incredibile dialettica.

- Sì, devo andare via e tornerò tardi, scusami.

- Okay, ma.. Dove devi andare? – chiedo, curiosa.

- Vado con mio padre ad una fiera di violini. Mi interessa un sacco, è da molto che volevo andarci.

- Wow, sono felice per te! – esclamo, contenta – Posso venire anch’io?

- Ehm.. mi piacerebbe davvero un sacco, piccola, ma non puoi. Servono i biglietti e noi li abbiamo presi un sacco di tempo fa. È una mostra molto famosa – mi spiega delicatamente.

- Oh. Beh, sarà per un’altra volta! – replico, allegra.

Proprio in quel momento passa Yuki, che si unisce alla conversazione:

- Ehilà! Come va?

- Bene, grazie. Tu come stai? – chiedo, dando un morso alla mia mela.

- Sono sull’orlo del suicidio. Sono in prima fila e il prof di italiano è terribile: ha un alito che stenderebbe un elefante con il raffreddore, un vero incubo.. comunque, passando ad argomenti più piacevoli, a che ora partiamo oggi? – chiede allegra.

Con mia grande sorpresa, capisco che sta parlando con Ikuto. Okay, più che con sorpresa, direi turbamento. Anzi panico. Panico totale. Aiuto, ma non ero io quella che aveva deciso di fidarsi di lui?

- Passiamo a prenderti alle quattro – dice Ikuto, sorridendo.

Ripeto, niente panico. Ikuto sorride perché sta pensando alla fiera e – in realtà questa è l’unica cosa che mi permette di non uscire completamente di testa – ha usato il plurale, riferendosi probabilmente a lui ed Aruto. Come ho detto, niente panico.

Se ho detto niente panico, allora perchè sto scalpitando come se mi avessero infilato una tarentola nelle mutande?!?

- Ehm.. Anche tu vai alla fiera, Yuki? – butto lì.

- Oh sì! È stata una vera fortuna! Mia madre è riuscita a prendere i biglietti la settimana scorsa, solo grazie al mestiere che fa. Sai, non l’ho preso prima perché non credevo di venire qui in questo periodo, ma sono riuscita a prendere un biglietto grazie a mia madre: lo sai, è ben inserita in quel mondo..

Se non sbaglio, sua madre lavora nel mondo nello spettacolo, ma non ricordo che cosa fa di preciso.. comunque, perché diavolo vuole andare a quella fiera? Nemmeno sapevo che fosse interessata ai violini!

Yuki saluta e se ne va. Ikuto commette l’imperdonabile errore di fissarla più del dovuto (a mente fredda, riconosco che l’ha guardata appena per un paio di secondi ma, capitemi, non ero in me in quel momento) ed io, furibonda, sbotto:

- Beh, la sai una cosa? Divertiti a quella stupida fiera con Yuki! Ci vediamo! – detto questo, mi allontano a grandi passi, premurandomi di scambiare quattro chiacchiere con quel cerebroleso di Fumio, sempre più simile ad un mollusco dai mille tentacoli, di fronte ad un Ikuto quanto mai furente.

Ma non me ne importa un accidente. Che si arrabbi pure quanto gli pare.

 

Ovviamente, questo pomeriggio sono in preda alla crisi più nera.

Perché, perché, perché sono così stupida?!? Che cosa mi spinge a comportarmi in questo modo? Devo smetterla di stare in combutta con il mio cervello. Questa faida deve finire, dobbiamo diventare alleati non solo nei compiti in classe, ma anche nella vita quotidiana, che sta diventando difficile quanto una verifica di chimica, se non peggio.

Con un sospiro, mi lascio cadere sul divano, masticando affranta un panino con la Nutella e guardando un programma per bambini in televisione.

Sono sola in casa: mia madre è al lavoro e Ami se l’è svignata con una scusa improbabile non appena ha visto che aria tirava.

Resto in uno stato semi vegetativo per tutto il pomeriggio, finchè il suono del campanello non mi costringe a riemergere dal mio coma. Apro la porta e vengo letteralmente presa d’assalto da due pazzi dai capelli biondi che, li riconosco subito nonostante le enormi valige che si portano appresso, altri non sono se non Tadase e Utau. Mi trascinano con forza insospettabile in camera mia e mi costringono in bagno.

- Lavati! – gridano all’unisono.

Sconvolta, batto i pugni sulla porta:

- Ehi! Ma siete impazziti?! Fatemi uscire!

- Lavati e ti faremo uscire!

Ricattatori. Dopo aver tentato la fuga – prontamente sventata da Tadase – legando degli asciugamani tra loro e dopo essere stata scambiata per un ladro dalla vecchia che abita nella casa di fronte, che credeva volessi intrufolarmi in casa attraverso il tubo della grondaia, mi rassegno al loro volere e mi infilo sotto la doccia, bofonchiando sul loro evidente bisogno di sedute psichiatriche. O, meglio ancora, di un’esocista.

Appena esco dal bagno, li trovo ad aspettarmi con due ghigni identici stampati in faccia - Ma siamo sicuri che non siano fratelli separati alla nascita? – e con un armamento di trucchi, vestiti e altre diavolerie da far spavento al seguito.

Prevedendo il mio tentativo di fuga, mi agguantano al volo e mi immobilizzano su una sedia. Sono talmente sbalordita che non riesco nemmeno a parlare, quindi sono già a metà dell’opera quando finalmente ritrovo la voce e strepito:

- Ma siete fuori?! Che ci fate qui? Che volete? Che mi state facendo?!

- Lo dicevo io, che era stata troppo tranquilla per troppo tempo – borbotta Utau rivolta a Tadase – Ma niente, Amu – aggiunge, rivolta verso di me – Tadase ed io abbiamo visto una articolo di moda molto interessante e ci serviva una cavia per testarlo!

Sono talmente sconcertata che non dico niente fino a che non finiscono il loro esperimento. Devo dire che mi sembra abbastanza ben riuscito: indosso un morbido vestito rosa stile impero e ho dei fiori nei capelli. Sembro una di quelle dannate fatine delle fiabe, accidenti a me! Come ho potuto permettergli di conciarmi così? Ormai è fatta.

- Okay, posso togliermelo adesso? – chiedo in fretta e, senza aspettare risposta, comincio a togliermi il vestito.

- Noooo!! – gridano, terrorizzati e scandalizzati al tempo stesso.

- Facciamo almeno una foto, no? – propone Tadase, guardandomi con fare accusatorio.

Beh, mica mi sento in colpa: lo sa che detesto fargli da cavia, è lui che si ostina a usarmi come tale! E adesso ha coinvolto anche quella schizzoide di Utau, povera me.

Vabbè, facciamo questa foto e togliamoci questo vestito. Sembro quella tipa di quel film, Come d’Incanto, che ha vissuto per tutta la vita in una fiaba e di colpo si ritrova nel mondo reale. L’espressione è quella, se non altro.

- Io ho una macchina professionale, a casa! – esclama Utau, balzando in piedi – andiamo!

Senza aspettar risposta, mi portano giù per le scale e mi trascinano fino alla porta di casa Tsukiyomi, dove si fermano a riprendere fiato. In realtà anch’io sto ansimando come un montone. Dopo aver lottato con valore, devo cedere alla sconfitta.

- Va bene – sospiro, rassegnata – facciamo queste foto.

Loro si guardano e sorridono, vittoriosi:

- Così ci piaci Amu – esclamano, aprendo la porta – fa un bel sorriso e.. Buon compleanno!!

 

 

Okay. Non ho scuse, davvero. È da una quantità di tempo indecente che non aggiornavo! Chissà se c’è ancora qualcuno che mi segue? Spero di sì, perché ci tengo molto.

Purtroppo, gli impegni di quest’anno sono più pesanti di quanti mi aspettassi e ciò riduce drasticamente il mio tempo libero. Per questo, vi avviso che cercherò di postare un capitolo ogni DUE SETTIMANE. Non garantisco di riuscirci sempre, soprattutto nei periodi più neri, ma tenterò di farcela.

Siamo quasi arrivati al round finale! Manca poco, molto poco!

Grazie mille a tutte voi, siete straordinarie, vi ringrazio per il sostegno che mi date sempre e che non merito.

Baci
watereyes
P.S. Scusate, sono anche rimasta indietro con le risposte alle recensioni. Vi prometto che risponderò a tutti!

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Capitolo 20
*** Happy birthday, Amu! ***


20- Happy birthday, Amu!

- Così ci piaci Amu – esclamano, aprendo la porta – fa un bel sorriso e.. Buon compleanno!!

Spalancano di colpo la porta, ma non riesco nemmeno a sentire quello che dicono perché sono sommersa da un’ovazione generale, neanche fossimo allo stadio o allo zoo.

Almeno una decina di braccia mi sono addosso. Mi sembra di essere prigioniera di una piovra gigante incredibilmente rumorosa.

- Tanti auguri Amuu!!

- Auguriiii!!!

- Buon compleanno, piccoletta!

Quando riesco a mettere un po’ di distanza fra me e quei pazzi scatenati e riesco a respirare nuovamente, mi guardo intorno per vedere l’identità degli assalitori.

O mio Dio! Non ci posso credere! Ci sono proprio tutti!

Tadase e Utau si danno il cinque, orgogliosi di essere riusciti a sorprendermi, Nagihiko e Rima mi sorridono, Kukai si sta già abbuffando di panini mentre mia sorella Ami e il suo ragazzo sono controllati a vista dagli occhi di falco di mia madre. Mi guardo ancora intorno e la mia mascella si spalanca ancora di più

Un momento.. ma sono Yaya e Kairi quelli là?

- Aaaaaaaaamuuuuu!!!!!!!!! – urla un ciclone, saltandomi letteralmente addosso.

- Buonasera, cara cugina, spero che la sorpresa sia stata di suo gradimento – dice un ragazzo dai capelli scuri e l’aria seria, avvicinandosi a me.

Sì, sono decisamente Yaya e Kairi.

- Ciao ragazzi, come state? – chiedo, districandomi abilmente dall’abbraccio avviluppante stile koala di Yaya – mi è piaciuta moltissimo la sorpresa, grazie mille!

- Evviva!!!! Ce l’abbiamo fatta!! Noi stiamo benissimo, tu come stai? Che cos’hai ricevuto per regalo? Eh? Eh? – strepita Yaya, cercando di attaccarmi di nuovo con un abbraccio da boa costrictor che schivo prontamente.

- Sono lieto che la sorpresa sia stata di tuo gradimento. La mia famiglia ed io stiamo bene, grazie. I miei genitori si scusano per la loro assenza, ma sono stati trattenuti altrove per altri impegni. Mi scuso per l’atteggiamento deplorevole assunto da mia sorella – replica Kairi posato, accennando una riverenza.

Sì, è così. Kairi e Yaya sono fratelli e sono completamente agli antipodi, sia fisicamente che caratterialmente. Yaya è bionda ed ha gli occhi scuri, mentre Kairi è moro e ha gli occhi verdi. Ma i caratteri, quelli si che sono sorprendenti, anche se sono evidenti già dalla prima parola che pronunciano. Yaya è solare, di un’allegria travolgente e molto infantile, non stante abbia già quattordici anni, mentre Kaiti.. beh, Kairi sembra nato con duecento anni di ritardo. Il suo posto non è tra noi, ma tra l’alta borghesia dell’Ottocento. È un ragazzo posato, tranquillo e fin troppo educato, ma ha un cuore d’oro.

Mi guardo attorno, piacevolmente stupita. Cavolo, casa Tsukiyomi sembra completamente trasformata! I mobili sono stati messi da parte e i divani costeggiano il perimetro dell’immenso salotto, lasciando un grande spazio vuoto che sembra proprio una pista da ballo. Un enorme e lunghissimo tavolo è ricoperto di cibi e bevande di ogni genere, su cui gli invitati si stanno già tuffando allegramente. Guardo i miei compagni di scuola e di tennis (ma quello è Tsuyoshi! E sta parlando con Tadase!), alla ricerca di una persona in particolare...

Non c’è.

Dov’è?

Ricontrollo freneticamente i volti di ogni singolo invitato, ma non lo vedo da nessuna parte. E, ora che guardo meglio, non vedo nemmeno Yuki.

Okay Amu. Stiamo calmi. Probabilmente non sono ancora arrivati, hanno incontrato traffico sulla via del ritorno.. può capitare, no? Non c’è nemmeno Tsumugo.

Respiro profondamente, cercando di calmarmi e di trattenere le lacrime di delusione. Assurdo! I miei amici mi hanno fatto una meravigliosa festa a sorpresa e io mi dispero perché il mio ragazzo non c’è e mi faccio film mentali assurdi su lui e Yuki, una delle mie amiche più care! Devo essere uscita di senno.

- Amu! Ehi Amu! Che succede? – mi chiede Tadase, prendendomi la mano.

- Oh, ciao Tadase. Niente niente.. Grazie mille per la sorpresa, davvero, sono senza parole!! – grido, lanciandogli le braccia al collo.

Purtroppo per me, Tadase mi conosce troppo bene.

- Ehi, tranquilla – mi dice, abbracciandomi – arriverà presto. Adesso andiamo, dobbiamo aprire i regali! – urla, in modo che tutti i presenti possano sentire.

- Evviva, i regali! – esclama Yaya, gli occhi scintillanti.

Souko arriva trasportando un carrello, un carrello?, su cui è posata una pila di pacchetti, decorati con fiocchi vistosi.

Guardo quella montagnetta con gli occhi sgranati. Sono davvero tutti per me? Cos’ho fatto per avere amici così meravigliosi?

- Avanti, tesoro, comincia! – mi incita Souko con aria materna.

Proprio in quel momento, la porta d’ingresso si spalanca.

- Scusate il ritardooo!!! – grida Yuki, entrando con passo saltellante, seguita a ruota da Tsumugo, che ha l'aria distrutta e regge almeno una cinquantina di pacchetti.

Yuki si catapulta su di me e mi abbraccia:

- Tanti auguri Amu! Sei una sedicenne fatta e finita, eh? – esclama, strizzandomi l’occhio – Ikuto non c’è – mi informa subito, notando che il mio sguardo vagava alle sue spalle in cerca di un ragazzo dai capelli blu e gli occhi violacei – non è potuto venire, perché.. indovina? Gli hanno chiesto di fare un concerto!

- Come? – chiedo io, frastornata.

- Hai capito bene! Stava provando un nuovo violino, una donna l’ha notato e gli ha chiesto di fermarsi! Pensa, può vincere una borsa di studio!

Tsumugo mi raggiunge e mi sorride, assomigliando terribilmente al figlio e provocandomi una fitta di nostalgia:

- Scusalo Amu.. è da tutta la vita che aspettava un’occasione simile!

- Oh.. come faccio ad essere arrabbiata con lui? Quando ancora potrà capitargli una simile opportunità?

- Ma certo! Non ci sono problemi, festeggeremo domani! Tanto, il mio vero compleanno non è oggi, ma proprio domani. A proposito, come mai avete deciso di festeggiare con un giorno di anticipo? – chiedo, sorridente.

Tutti si azzittiscono di colpo. Guardo Tadase, in attesa di una risposta. Tadase guarda Utau, che guarda con aria interrogativa Yuki, che guarda speranzosa mia madre, che guarda divertita Souko, che guarda innamorata Tsumugo, che guarda con aria meravigliata tutto quello che riesce ad ingurgitare Kukai, che guarda un po’ schifato il ragazzo di mia sorella, che guarda Ami (o meglio, ciò che sta sotto il vestito di Ami), che guarda di riflesso Nagihiko, che guarda adorante Rima, che per simpatia guarda Yaya, che guarda Kairi, che, non trovando più nessuno da guardare, si fissa con interesse accademico le scarpe.   

Ed è proprio Kairi a mettere fine a quella catena di sguardi e a risolvere l’enigma, con semplici (secondo lui) e incisive parole:

- Mi scuso per l’arroganza, cara cugina – attacca, con fare regale – ma mia sorella ed io non avremmo potuto essere presenti alla festa commemorativa la tua nascita, se si fosse svolta domani. Spero che la nostra presunzione non ti abbia offeso.

- Ma figurati! Anzi, mi fa molto piacere! – esclamo, contenta – Allora, apriamo questi regali?

Sono talmente entusiasta per la sorpresa, che non mi accorgo che Yuki e Utau si sono allontanate e parlano fitto fitto sottovoce, con aria seria.

- Wooww!! Ma voi siete matti! – esclamo, piacevolmente sorpresa. Il primo regalo è una macchina fotografica digitale, completa in ogni dettaglio. Me l’hanno regalata i miei compagni di scuola insieme ai miei amici del tennis. – Oddio, grazie grazie grazie!!!

Comincio a strappare il secondo involucro, fregandomene altamente di sbrindellare  la carta (tanto porta fortuna, no?):

- Amu! E stai attenta! Un po’ di riguardo per le cose, no? – mi sgrida mia madre.

Sospiro, alzando gli occhi al cielo. È sempre il solito rimprovero, da che ho memoria.

- Scusa, mam.. – comincio, aprendo la scatola – ma.

Rimango a bocca aperta. All’interno ci sono due orecchini pendenti, delicati e fini, che attirano elegantemente l’attenzione grazie ai fili di oro bianco, sulla cui estremità sono incastonati dei piccoli zaffiri.

- Ma, ma.. sono bellissimi! – esclamo, con i lucciconi agli occhi.

- Sono felice che ti piaccia, tesoro – dice mia madre, scompigliandomi affettuosamente i capelli – sono anche da parte di papà, che ti vuole un mondo di bene, lo sai vero?

Annuisco, cercando di non scoppiare in lacrime.

Nel tentativo di non imbarazzarmi ulteriormente, Tadase (quanto amo quel ragazzo!) mi porge un altro sacchetto:

- Questo è da parte di tutti noi, Amu cara – esclama, indicando i miei amici.

Apro il sacchetto, curiosa.. e lo richiudo immediatamente, non appena capisco di che si tratta.

- Ragazzi! – esclamo, bordeaux in viso – ma che diavolo avete in testa!

Tutti  scoppiano a ridere, divertiti.

- Dai Amu, non fare la suora! – mi rimprovera Kukai – facci vedere come ti sta!

- Porco! – lo rimprovero, colpendogli la mano con uno schiaffetto, ma non posso fare a meno di ridere, divertita – siete proprio dei cretini.

Mi hanno regalato una camicia da notte, che di camicia da notte ha ben poco. Sembra più che altro un babydoll, ma, grazie al cielo, non è volgare. È di seta, e sembra più una nuvola che un vestito, da tanto è sottile. È di un bianco splendente ed è decorato da delle piccole rose di stoffa.

- Ragazzi.. grazie – sussurro. Senza riuscire a trattenermi, scoppio in lacrime e li abbraccio.

Sono così speciali per me! La serata si protrae fino a tarda notte, fra risa, scherzi, musica e giochi (di alcool nemmeno una goccia, visto che Souko, Tsumugo e mia madre sembravano dei generali tedeschi). Verso le due di notte, i genitori di Utau e mia madre ci spingono fuori casa senza troppi complimenti, tra mille raccomandazioni.

Dopo aver salutato e ringraziato tutti i presenti, mia madre, mia sorella ed io torniamo casa.

Distrutta, mi butto sul letto e chiudo gli occhi.

“Oggi è stata una giornata davvero fantastica” penso, prima di addormentarmi “ma mancava la persona a cui voglio bene più di tutti..”

 

SPAZIO AUTRICE:

Hola chicos! O.o

Come state?

Lo so che vorreste uccidermi perché Ikuto non c’era (a dire la verità, se il mio ragazzo mi avesse fatto un tiro simile, non credo l’avrei presa con la stessa filosofia di Amu! xD), ma non disperate!

Piccola domanda, per vedere quanto sono prevedibile:

Secondo voi, che cosa succederà nel prossimo capitolo?

Attendo le vostre opinioni e vi chiedo anche un piccolo favore, nel frattempo:

RICHIESTA!

Vi andrebbe di fare un salto nella mi nuova storia? La troverete nel mio profilo, si chiama La felicità della banalità, è la mia prima storia originale, per cui ci tengo moltissimo a sapere che ne pensate!

A presto!

Besos

watereyes

P.S. Non so come, ma i caratteri sono venuti fuori sballati e non riesco a sistemarli! D: Scusatemi!

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Capitolo 21
*** Roma, caput mundi ***


21 - Roma, caput mundi

Un’allegria cacofonia di voci disturba il mio sonno.

Infastidita, mi rivolto nel letto, premendomi il cuscino sulle orecchie nell’inutile tentativo di attutire i suoni. Dopo essermi resa conto dell’inutilità della cosa, getto di lato il guanciale e spalanco gli occhi.

Okay. Qui c’è qualcosa che non va. La mia camera ha sempre avuto un soffitto di legno, ne sono sicura: allora perché questo è color crema? Mi strofino gli occhi, ancora convinta di sognare, e li riapro. Niente, il soffitto crema è ancora lì. Con un scatto di reni, mi tiro su a sedere. O mio Dio! Ma dove sono finita? Getto uno sguardo stralunato sulla stanza, che è evidentemente una camera d’albergo.

Ma com’è possibile? Non mi ricordo niente! Non ho nemmeno bevuto ieri sera, cavoli! Oddio, mi hanno rapita. Cristo, dev’essere così. Devono essere piombati in casa nel bel mezzo della notte, avranno narcotizzato Ami e la mamma e poi mi hanno portato via su una macchina scura, per portarmi in quest’albergo dall’aria anonima, come tutti gli alberghi del resto. Immagino già l’edizione del telegiornale: Neo sedicenne rapita nel cuore della notte. La famiglia attende notizie.

Vedo già le lacrime di mia madre e di Ami e i commenti sussurrati della gente: “Povera ragazza..” “Povera piccola, aveva tutta la vita davanti!”

Non ho potuto salutare i miei amici, non sono andata a quel programma per sorelle con Ami, non ho ancora finito la mia lista di cose da fare prima di avere trent’anni! Dio, non arriverò nemmeno a venti! Non ho mai mangiato marshmallow infilzati su dei bastoncini e abbrustoliti sul fuoco in campeggio! Io e Tadase non abbiamo ancora completato la nostra sfida a chi mangia più intrugli e.. oddio! Morirò vergine!! Che cosa triste.. a meno che quei rapitori non siano anche dei violentatori, Dio me ne scampi!

E Ikuto… non l’ho nemmeno potuto salutare per l’ultima volta.. non potrò più vedere lo scintillio divertito nei suoi occhi ametista quando mi prende in giro, il sorriso che gli increspa le labbra quando mi guarda.. non sentirò più il suo sapore, così intenso, non lo potrò più vedere un’ultima volta.

Oh Ikuto..

Proprio in quel momento, la porta della stanza si apre e un ragazzo entra fischiettando tranquillo e posando alcuni sacchetti per terra. Un ragazzo dai capelli blu.

- Ikuto?!? – strillo, con gli occhi fuori dalle orbite.

Ikuto si volta e mi sorride:

- Oh, buongiorno, bella addormentata. Ci siamo svegliate finalmente, eh?

- M-ma ma che succede? – grido, ancora scioccata.

- Cosa pensi che stia succedendo? – mi chiede enigmatico.

Magari adesso evito di raccontargli quel film mentale sui rapinatori.

- Ehm.. – balbetto, rossa come un pomodoro – francamente, non ne ho idea.

- Perché non dai un’occhiata fuori dalla finestra, tanto per cominciare? – mi invita lui, facendo un cenno col capo verso la grande porta finestra che da su un arioso balcone.

Timorosa, scendo dal letto –pregando che non noti il mio pigiama con gli orsetti- e mi sporgo dal davanzale.

Il continuo vociare che mi ha svegliato altro non è se non un mercato. File e file di bancarelle di ogni genere, dai capi di vestiario alla verdura, si stendono a perdita d’occhio. Alzo un po’ lo sguardo e mi si mozza il respiro: a qualche chilometro di distanza, ben visibile in tutta la sua maestosità, c’è l’inconfondibile profilo del –Santo Dio, è proprio lui!- Colosseo.

O. MIO. DIO.

Questa è l’unica frase che il mio povero neurone riesce ad articolare in questo momento. Cioè, voglio dire.. non è proprio possibile. Non. È. Possibile. Io non posso essere fisicamente a Roma, caput mundi. Semmai ci sono spiritualmente e quella che sto vivendo ora è una specie di esperienza mistica. Sì, dev’essere per forza così. Devo star sognando di sicuro. Senza una parola, torno in camera, chiudo la portafinestra e, sotto lo sguardo interrogativo di Ikuto, mi rinfilo sotto le coperte.

Decide poi di rompere il silenzio, schiarendosi la voce e chiedendomi, con aria confusa:

- Ehm.. Amu?

- Mmpf? – borbotto io.

- Che stai facendo?

Dio, i ragazzi sono proprio scemi.

- Non si vede? Sto dormendo!

- Ma.. perché?

- Ikuto smettila di rompere! Che razza di domanda è? Sto facendo un sogno bellissimo, un’esperienza extracorporea, sono con te nella città che desidero visitare da sempre, quindi vedi di chiudere quella ciabatta.

Segue un silenzio sbigottito, finchè Ikuto –di nuovo- non decide di interromperlo:

- Pff… vecchia ciabatta? Ahahah, oddio vi prego basta, sto male! Ahahah.. Amu.. mio Dio, solo tu!!!

E giù di nuovo a ridere e ridere. Si è persino coricato per terra dal gran ridere, se continuerà cos’ gli verrà mal di pancia. E forse non gli farà male solo quella.

- Beh? Hai finito di prendermi in giro? C’è gente che vuole tornare alla sua estasi mistica qui! – esclamo, scocciata.

Ikuto ride ancora per un po’, poi si alza e mi raggiunge sul letto. Okay, sarò pure nel bel mezzo del sogno più bello della mia vita, ma a quanto pare gli ormoni si fanno sentire anche qui. Com’è possibile che la sua sola vicinanza faccia aumentare tanto vertiginosamente i battiti del mio cuore?

- Amu? – mi chiama lui con dolcezza, scostandomi una ciocca di capelli dalla fronte.

- Mmm? – mormoro, arrossendo.

- Devo dirti una cosa.

- Mmm.. dimmi.

- Ecco.. non so bene come dirtelo senza farti venire una sincope, ma.. siamo davvero a Roma.

- Bel tentativo, Ikuto. E io sono il papa, ma segretamente canto anche in una rock band.

- Amu, sono serio. Guardami – esclama, afferrandomi il viso fra le mani – Noi. Siamo. Davvero. A. Roma.

Rimango imbabolata a fissarlo perché, per quanto sia stato efficace andarmi così vicino per svegliarmi, non lo è stato altrettanto per le mie capacità recettrici. Qualcuno mi spiega come cavolo posso capire qualcosa, appena sveglia, se mi guarda in quel modo e mi sta così vicino?!?

- Scusa, puoi ripetere? – chiedo cortese.

Ikuto sorride e scandisce chiaramente:

- Noi siamo davvero a Roma, Amu, capitale d’Italia e culla di civiltà.

- C-cosa? Ma com’è possibile?!? – esclamo, saltando per aria.

Mi catapulto in un battibaleno fuori dal letto e mi metto a girare in tondo, senza sapere che fare se non saltare dalla felicità.

- Wow! Cioè.. caspita! Non ci posso credere!! – vaneggio, senza alcun senso.

Ikuto mi guarda divertito correre per la stanza, esplorare il bagno, uscire di nuovo sul balcone, salutare i mercanti, saltare e infine crollarvici sopra, sfinita.

- Tutto bene? – mi chiede, sorridente.

- Se va bene? – chiedo retorica. In un moto di intraprendenza, lo afferro per il collo e lo trascino sul letto con me. Gli do un lungo bacio, assaporando il suo sapore - Va molto più che bene.

 

 

- Mi vuoi dire come hai fatto? – esplodo infine, appoggiandomi sul tavolo con i gomiti e sporgendomi verso di lui.

- A fare che? – chiede lui, con un’aria finta ingenua – stai parlando di quella cosa con la lingua? Beh, se vuoi torniamo su e ti insegno..

- Cretino! – esclamo, arrossendo di botto e appoggiandomi allo schienale – Lo sai che intendevo. Come hai fatto a fare tutto questo? – chiedo, facendo un ampio movimento con le braccia per sottolineare il concetto.

- Ah, questo – ghigna lui, fintamente deluso – e io che speravo volessi tornare in argomento.. – lascia in sospeso la frase, accompagnandola però con un’occhiata maliziosa inequivocabile.

Gli lancio un’occhiataccia per fargli capire che non è il momento di fare lo stupido e lo incito a continuare.

- Beh, vedi – comincia lui, allungando le gambe sotto il tavolo della terrazza dell’albergo – in realtà non ho fatto niente. Utau ha ricevuto in regalo due biglietti per Roma durante uno dei suoi concerti, così le ho chiesto se poteva darmeli. Per l’albergo, non indovinerai mai chi è stato il mio complice: tua madre!

- Mia che cosa?! – esclamo, attirando lo sguardo di molti commensali. Imbarazzata, bevo un sorso di spremuta d’arancia.

Ikuto ridacchia e prosegue:

- Giuro, non sto scherzando. Modestamente, quella donna mi adora. Del resto, chi non lo fa? Comunque, le ho parlato di questo mio progetto e lei è stata ben contenta di aiutarmi! Senza offesa, ma non ha tutte le rotelle a posto.. in ogni caso, ha telefonato al direttore dell’albergo e ha prenotato le stanze. Da quello che ho capito, è un’organizzatrice di eventi, giusto? Quest’albergo ne ha ospitati parecchi, e lei è diventata amica del direttore per questo. Non deve aver faticato molto, quella donna potrebbe diventare amica di un kamikaze!

Sorrido. In effetti, mamma è un tornado di chiacchiere e risate irresistibile.

- Insomma, grazie a lei abbiamo risolto le faccende burocratiche, quindi abbiamo sistemato i due problemi principali. Come vedi, non ho fatto molto – conclude, scrollando le spalle.

Lo guardo di sottecchi e sorrido tra me e me. Tipico di Ikuto dire così, avere quell’aria finta noncurante, come se non si avesse faticato e come se non gli importasse granchè. In realtà gli importa tantissimo, altrochè.

- Sì guarda, non hai fatto proprio niente! – esclamo, prendendolo in giro e addentando una brioche al cioccolato – cosa vuoi che sia? Hai solo organizzato un viaggio dall’altra parte del pianeta a mia insaputa!

Ikuto ride:

- Sì, ma per me è una cosa da nulla.. certo, per te sarebbe stata un’impresa epica, ma non voglio infierire troppo.

- Spiritoso – dico, guardandolo male – allora, raccontami di ieri! Com’è andato il provino? – chiedo, cambiando discorso.

- Il provino? Ah, sì! – esclama, gli occhi scintillanti come gioielli – non credo sia andato male, mi faranno sapere. Mi dispiace di non essere venuto alla festa.. a proposito, com’è andata? E che cosa ti hanno regalato Tadase e gli altri? Non me l’hanno voluto dire!

Rimango spiazzata per un momento a causa del repentino cambiamento del discorso, ma capisco che Ikuto preferisce non parlare di quel concorso. Credo che gli metta agitazione, e ormai ho capito che detesta mostrarsi debole, in qualsiasi modo.

Un momento: Tadase e gli altri sapevano tutto? Che infami, non me l’hanno detto!

- Scusa un attimo, eh! – prorompo, gli occhi fiammeggianti – ma chi, di preciso, sapeva di questa cosa?!?

Ikuto sorride e mi guarda, palesemente divertito:

- Sarebbe più corretto dire chi NON sapeva.. praticamente solo tu non ne eri al corrente!

- Ma bravi! E io che mi sono tormentata per tutto questo tempo mentre voi vi divertivate alle mie spalle!

Vado avanti per un po’ con la mia sfuriata, mentre Ikuto mi guarda con l’aria di uno che si diverte un mondo.

- Andiamo? – mi chiede dopo che ho finito la mia tirata. Mi porge la mano e, non appena l’afferro, potrei giurare solennemente, con la mano posata sul mio manga preferito, Shugo Chara, di essere la persona più felice e fortunata della terra.

 

 

SPAZIO AUTRICE:

Allora?!?

Ve l’aspettavate? Non credo, era impossibile da indovinare! :D

Forse questo capitolo è un po’ deludente, l’ho scritto abbastanza in fretta ed è cortino perché volevo pubblicarlo stasera per un motivo in particolare.. domani sono io che vado a Roma!! Giuro, ci vado in gita! Ed è stata casuale come cosa, il motivo per cui Amu ed Ikuto sono andati proprio a Roma è un altro.. lo scoprirete più avanti, eheh!! Il prossimo capitolo sarà mooolto più bello di questo. Almeno, secondo me, ovvio!

Nel frattempo, voglio chiedervi una cosa:

C’ È QUALCUNO DI VOI CHE È DI ROMA O DINTORNI?!?

Mi piacerebbe saperlo, così, per curiosità! ^_^ Se qualcuno di voi lo è, me lo potreste dire?

Il prossimo capitolo sarà, ovviamente, dopo la gita, così sarò anche più fedele riguardo all’ambientazione! Per questo sarebbe comodo se una di voi fosse di Roma, mi potrebbe aiutare non poco!

Ci vediamo al mio ritorno, grazie a tutte!!!

Besos

watereyes

HO AGGIORNATO ANCHE L'ALTRA MIA STORIA, LA FELICITA' DELLA BANALITA'!!! PER CHI VOLESSE PASSARCI E, MAGARI, LASCIARE ANCHE UN MICROSCOPICO COMMENTO, MI FAREBBE MOLTO PIACERE!!! :D

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Capitolo 22
*** The ballet ***


22- The ballet

The ballet

- Uff!! – sbuffo, lasciandomi cadere a peso morto sul letto e scalciando via le mie logore all-star – sono distrutta!

Ikuto ridacchia e si getta sul letto accanto a me:

- Ma come, di già? Ma sei ti sei sparata dodici ore filate di sonno! Pensavo quasi che fossi caduta in coma farmatologico.

- Probabilmente non ci mancava molto, vista la mole di sonnifero che mi avete propinato per non farmi svegliare durante il viaggio – sibilo, lanciandogli un’occhiataccia.

Ikuto mi rivolge un sorriso di scuse, togliendosi a sua volta le scarpe.

- Hai ragione, è stato un colpo basso, ma volevo che la tua fosse una completa sorpresa.

Gli sorrido, improvvisamente ammansita:

- Ci puoi giurare che lo è stata!

Chiudo gli occhi e ripenso agli eventi di quella giornata appena trascorsa.

Non appena mi sono riavuta (si fa per dire) dalla sorpresa, abbiamo intrapreso un folle, pazzesco e assolutamente assurdo giro turistico per Roma. Seduti comodamente su uno di quei buffi autobus rossi che mostrano in poco tempo una carrellata dei più famosi monumenti e luoghi della città, abbiamo riso fino alle lacrime per la voce nasale della guida e per la sua straordinaria somiglianza con Tadase. Ripensandoci, trovavamo divertente ogni cosa.

Avete presenti quei momenti idilliaci che si vengono a creare solo con le persone con cui si è in sintonia e a cui si vuole bene, quando anche la cosa più stupida e sciocca diventa assurdamente spassosa? Di solito succede in gruppo o con il proprio migliore amico, quando si è di un umore particolare. Si ride per qualsiasi cosa e la gente intorno a voi ha la forte (e in effetti, non del tutto errata) convinzione, che siate da internare d’urgenza.

Ecco, Ikuto ed io eravamo così, oggi. Come se i fattori dell’essere insieme senza genitori e/o amici rompipalle in una delle più affascinanti e straordinarie città del mondo avessero creato un mix esplosivo, che ci ha resi simili a due drogati che si sono sparati per via endovenosa almeno un decalitro di exctasy.

Dopo un piatto abnorme di bucatini all’amatriciana -la quantità di bucatini era tale che ci hanno portato una teglia a testa- ci siamo diretti verso San Pietro, schizzati di sugo dalla testa ai piedi (sono diabolici almeno quanto sono buoni, quei cavolo di bucatini). A passo pesante (per i bucatini eh, non perché non volevamo andarci!) siamo entrati nella Basilica. Beh, i fortunati turisti che in quel momento visitavano le catacombe vi possono assicurare che lo schianto della mia mascella si è sentito fino a lì. In vita mia, non ho mai visto niente di così magnifico creato per mano umana. Quando ci siamo fermati, bloccati dalla lastra di vetro, a guardare la ‘Pietà’, una miriade fantastica di brividini –simili a quelli che Ikuto mi provoca- mi è corsa lungo la schiena. È fantastico, talmente bello, intenso e perfetto da risultare quasi doloroso, quello che l’uomo è riuscito a ricavare da un blocco marmoreo. 

Il pomeriggio l’abbiamo trascorso girando di qua e di là, lasciandoci ammaliare dalla miriade di souvenir, tutti assolutamente inutili ovviamente. Verso le sette abbiamo deciso di rientrare in albergo per prepararci.

- Beh – esclama Ikuto, alzandosi dal letto con uno scatto di reni – vado a lavarmi. Ci vediamo nella hall alle otto, va bene?

Mia madre –nel suo unico sprazzo di mentalità di genitore normale- ci ha preso due stanze separate, così io sono nella stanza 721, mentre Ikuto nella 780.

Ammetto di essere sollevata dal fatto di non condividere la stanza con Ikuto, mi sarei sentita troppo in imbarazzo, ma davvero la mamma crede veramente che Ikuto non verrà da me stanotte solo perché ci ha dato due camere separate? Mi sembra impossibile.

- Okay, va bene – dico, sistemandomi meglio sul letto.

- Vedi di non addormentarti, mi raccomando – mi dice. Sta per uscire quando si blocca, la mano ancora bloccata sulla maniglia:

- Ah, Amu?

- Sì?

- Mettiti quello che c’è nel sacchetto, per favore.

- Quale sacchetto?! – esclamo, tirandomi su.

Ma sto parlando con la porta. Per non cedere al sonno, decido di farmi una lunga doccia ristoratrice. Riemergo dal bagno rinata, decisamente accaldata e con un delicato, ma avvolgente profumo di lamponi.

Finalmente, mi metto alla ricerca del fantasmagorico sacchetto. Per fortuna non impiego molto a trovarlo, dato che sono in una camera d’albergo e visto che non è esattamente invisibile. Anzi, mi chiedo come abbia fatto a non notarlo prima. Lo apro, scostando la carta velina che lo avvolge e la mia bocca disegna una perfetta ‘O’.

È un vestito, di un meraviglioso azzurro scuro, scivoloso, delicato e morbido come l’acqua. Lo scorro meravigliata fra le mani, saggiando la consistenza al tatto, deliziata dalla sua freschezza. Un nastro di un blu più scuro lo stringe in vita, lasciando ondeggiare con grazia i fiocchi blu, come strane alghe marine.

Lo indosso, felice come una bambina, e mi guardo allo specchio. Ridendo, comincio a girare su me stessa, sempre più veloce. Decido dismetterla però, quando inciampo nel letto e vi finisco sopra lunga distesa. Ancora rintronata, mi rialzo. Aspetto che il mondo la smetta di vorticare, mi do della deficiente e mi metto le scarpe con il tacco abbinate. Grazie al cielo, il tacco non è esagerato o non sarei riuscita a resistere. Mentre comincio a truccarmi, sono colta da un moto di nostalgia: è sempre Ami a truccarmi per le grandi occasioni, questa è la prima volta che lo faccio da sola. Sorrido, ricordando una festa di Capodanno di qualche anno fa, quando Ami mi aveva sottoposta a un’ora e mezza di tortura. Che anno era stato quello! Mi ero appena lasciata con Kyota, che era stato la mia prima ‘storia d’amore’. Almeno, all’epoca la ritenevo tale. In realtà, mi sbagliavo. Non credo di averne mai avuta una vera e propria. In ogni caso, la sera di Capodanno mamma aveva organizzato una festa per noi giovani e quella sera avevo conosciuto un ragazzo che aveva sanato, come un balsamo, la mia recente e dolorosa ferita. Ripensandoci, non ho mai saputo nemmeno il suo nome. Com’è che era? Imbuto?

Non sono mai riuscita a saperlo perché una furia bionda si è scagliata su di lui, allontanandola prima ancora che riuscissi a capire il suo nome. Che peccato. Con un sospiro, riprendo le azioni di trucco e parruco.

Grazie a Dio, sfiorando il miracoloso, alle otto sono pronta. Ovviamente, nella mia totale incapacità di essere indipendente, ho chiamato Tadase per chiedergli consiglio sull’acconciatura, ricordandomi solo quando mi ha risposto la sua voce impastata dal sonno e decisamente incazzata che in Giappone era notte fonda. Per fortuna, la sua natura gay di pettegolo hairstylist ha preso il sopravvento, quindi mi ha spiegato come acconciarmi, rilassandomi nel frattempo con le sue chiacchiere e domande, che mi erano talmente familiari da farmi quasi sembrare di essere a casa. Dopo aver schivato tutte le sue domande più insidiose e imbarazzanti, lo saluto e scendo nella hall.

Ikuto è già lì e –Dio mio- quanto è bello.

Giuro di non aver mai visto nulla di più bello di lui in completo scuro. A parte, ovviamente, lui a petto nudo.. ma cerchiamo di evitare questi pensieri, altrimenti va a finire che mi va in pappa il cervello.

Ikuto mi sorride e mi si avvicina, accompagnato dal suo tipico sorriso, a metà fra il divertito e il malizioso. In ogni caso, è da infarto. Sempre con quel sorriso –maledizione, quel sorriso- mi porge la mano, sussurandomi:

- Sei bellissima.

Il suo sguardo percorre tutta la mia figura e, maledizione, dovrebbe essere messo fuori legge. Mi sembra quasi di percepire il suo tocco, con quello sguardo e, senza che possa fare niente per impedirlo, comincio a tremare.

- Freddo? – mi chiede Ikuto, alzando un sopracciglio come se sapesse esattamente cosa mi è appena successo.

- Un po’ – mento, incamminandomi in fretta e furia – dai, andiamo.

 

Arriviamo davanti ad un magnifico palazzo di stile tipicamente vittoriano. Entriamo e –per la centesima volta in quella giornata- rimango a bocca aperta. È un ricevimento, di quelli che ho visto soltanto in tv. Ikuto ridacchia guardando la mia espressione stupita e mi conduce all’interno.

- È un ricevimento post concerto – mi spiega, mentre io mi guardo intorno, cercando di cogliere più dettagli possibili in un colpo solo – questo è un ricevimento per giovani.

Mi guardo intorno e sospiro, sollevata. È vero, sono tutti ragazzi. Per fortuna non ci sono vecchi, non mi sarebbe piaciuto dover preoccuparmi della loro salute per ogni ballo che i vecchietti più audaci osavano fare.

Sorrido ad Ikuto, mentre andiamo a prendere posto al nostro tavolo per la cena, che trascorre molto piacevolmente, tra chiacchiere e risate.

- Bene – esclama Ikuto, quando io ho finito il mio ultimo boccone di dessert (una meringata affogata nel cioccolato assolutamente divina) – andiamo a ballare.

- Cosa?! Stai scherzando spero! Tutti quei ragazzi sono abituati a queste cose, ma io no! Come pensi che riesca a ballare su questi trampoli senza sembrare una gru in pieno delirio alcolico?! – esclamo, orripilata, indicandomi le gambe in precario equilibrio su quelle invenzioni infernali.

Ikuto fissa le mie gambe per un tempo molto più lungo del necessario e sogghigna, malizioso:

- Sarai perfetta. Andiamo, dai.

Senza darmi il tempo di protestare, mi trascina al centro della pista da ballo. Deciso, mi posa la mano sulla vita e mi stringe forte a sé.

Cristo, ma ha sempre fatto così caldo o hanno acceso il riscaldamento?

Cercando almeno di respirare come si conviene, mi aggrappo a lui, che si rivela essere un cavaliere perfetto. Cerco di distrarmi, ma la sua mano calda e asciutta sulla mia schiena seminuda è come un marchio rovente, impossibile da trascurare.

Ikuto si avvicina e mi sussurra:

- Hai visto che non è così male?

- G-già – sfiato io.

Numi, qualcuno ha un defibrillatore? Credo di averne urgentemente bisogno. Il suo profumo mi colpisce come una frusta, stordendomi.

Dopo qualche minuto, riesco finalmente a sciogliermi un po’. Sorrido a Ikuto stringendomi a lui e affondando il viso nel suo collo, respirando forte il suo profumo inebriante.

Credo di aver quasi raggiunto l’estasi mistica, quando le note di una musica a me familiare mi solletica le orecchie.

- Ehi, ma questa è..

- “Danubio blu” di Strauss – esclama Ikuto, nello stesso momento in cui lo dico io.

Lo fisso, sorpresa. Lui mi guarda con un sorriso enigmatico, come se si aspettasse che giunga a una conclusione. Lo fisso con un’espressione vacua, spaventosamente simile a quella di una triglia al banco del  pesce.

Poi, all’improvviso, un ricordo si affaccia prepotente nella mia mente, limpido come se la scena si stesse svolgendo ancora davanti ai miei occhi:

È Danubio Blu, di Strauss. La suona mio padre – aggiunge, facendo un cenno del capo verso l’orchestra.

Spalanco gli occhi, sorpresa:

- Davvero? Caspita, ma è bravissimo!

Il ragazzo sorride in risposta – è vero. Spero di diventare anch’io come lui, un giorno.

E ancora:

3..

Il ragazzo si china verso di me con chiare intenzioni e il mio cuore ricomincia a battere furiosamente.

2..

Penso che probabilmente sta per baciarmi e che probabilmente lo lascerò fare..

1..

- O. Mio. Dio – scandico lentamente, gli occhi sbarrati.

Ikuto mi guarda sorridendo con aria sapiente.

- Non.. non ci posso credere! Sei davvero tu? – esclamo, a bocca aperta. Mi sono fermata al  centro della pista, troppo sorpresa per concentrarmi sui passi.

Ikuto mi dirotta abilmente sul balcone, dove possiamo godere di un po’ di privacy e di una vista magnifica del Tevere illuminato dalle luci della città.

- Sì, sono io – mi sorride lui, chinandosi verso di me.

Immediatamente, senza pensarci due volte, lo colpisco con uno schiaffo ben assestato:

- Ahia!! – si lamenta lui – e questo perché?

- Sei un deficiente! – strillo, puntandogli un dito contro il petto e facendolo indietreggiare – da quanto lo sai?!?

- Oh. Mah, non saprei? Una settimana, forse?

- E come hai fatto a rendertene conto?!

- Direi che è stato un processo graduale. Mi ricordavi qualcuno, ma non sapevo chi. Poi sono riuscito a ricordarmelo – conclude lui, con un sorriso e un’alzata di spalle.

- Perché non me l’hai detto subito? – sbotto, imbronciata.

Ikuto ridacchia e mi abbraccia, sfiorandomi il labbro sporgente:

- Adoro quando fai la bambina. Non so perché non te l’ho detto subito, forse volevo che tu te ne accorgessi da sola. Volevo vedere quanto era contato per te quell’episodio, una vera e propria toccata e fuga nella tua vita.

Sorrido a quel paragone, degno di un musicista, e mi lascio cullare nel suo abbraccio. Chiudo gli occhi, ripensando a come quel più giovane Ikuto sia riuscito a risollevarmi in una sola sera. Già allora, era lui, sempre lui.

Apro gli occhi, e mi rendo conto di averli lucidi:

- Pensavi che me ne fossi dimenticata? Quella comparsa nella mia vita ha contato molto, molto di più di quanto tu possa immaginare.

Sento Ikuto sorridere e stringermi più forte.

Sento il mio cuore battere all’unisono con il suo, mentre restiamo lì, felici e spensierati, immersi nel silenzio e in quell’aria di quella città così straordinaria, già custode di secoli di storie e segreti, ed ora testimone anche della nostra storia.

 

SPAZIO AUTRICE:

Okay, potete mandarmi tutti gli anatemi che volete.. se c’è ancora qualcuno! D:

Vi chiedo scusa per il ritmo lento degli aggiornamenti, ma ho molte cose da fare e poi –sinceramente- non riesco a staccarmi da questa storia! Mi ci sono affezionata e ora sta –purtroppo- volgendo alla fine.
I flashback di Amu sono tratti da una mia one-shot, Happy new year!, per chi volesse integrare la lettura e magari divertirsi un po’.
Se volete, ricordo anche che sto scrivendo un’originale nella sezione romantico, La felicità della banalità,: se voleste anche solo lasciare un commento veloce mi fareste davvero un grande piacere.
Detto questo, mi auguro di cuore che il capitolo vi sia piaciuto e vi ringrazio per il continuo sostegno che mi date! Non sapete quanto mi renda felice, siete fantastiche!
Vi auguro una buonissima settimana!
A presto
Besos
Watereyes
P.S. Mi scuso per eventuali errori, ma sono troppo stanca per notarli! Se ne vedete qualcuno avvisatemi, per favore, e provvederò adeguatamente u.u

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Capitolo 23
*** I love you ***


23 - I love you

Capitolo 23 - I love you

 

- Non.. non ce la faccio più! – ansimo, arrancando fino alla porta della stanza. Spalanco la porta e mi tuffo –letteralmente- sul letto, scalciando via quegli strumenti di tortura moderna. È un dato di fatto, purtroppo: la bellezza di una scarpa è inversamente proporzionale alla sua comodità.

Ikuto mi si sdraia accanto e mi tira a sé, stringendomi in una morsa per nulla spiacevole.

- In effetti, è stato un po’ stancante.

- Un po’? Cos’è, la fiera dell’eufemismo? – sbadiglio, riaggomitolandomi contro di lui – Non riesco a credere di essere ancora viva.

- Anch’io sono stanco morto, ad essere sincero – sospira Ikuto fra i miei capelli, chiudendo gli occhi.

Cavolo, lui ha ben più ragioni di essere stanco!

Dopo aver organizzato un viaggio simile, sicuramente non vede l’ora di mettersi il pigiama.

- Oh no! – borbotto.

- Cosa? – chiede lui, aprendo a malapena un occhio – Stavo per addormentarmi..

- Devo mettermi il pigiama – spiego io.

- Ecco, adesso sono molto più sveglio! – esclama Ikuto, spalancando gli occhi e rizzandosi a sedere, improvvisamente attento – Ti aiuto?

- Deficiente. Va’ a prendere il tuo, piuttosto.

Con l’aria di un bambino a cui è ap pena stato rifiutato di aprire i regali sotto l’albero, Ikuto si dirige mogio verso la porta – Non vuoi una mano nemmeno per il pezzo sopra? – azzarda malizioso, la mano sulla maniglia.

La scarpa che gli scaglio contro sembra convincerlo a lasciare la stanza in tutta fretta. Mentre mi sfilo l’abito, mi soffermo a studiarlo. Incredibile, è davvero perfetto, aderisce perfettamente alle mie forme, come se fosse fatto su misura. Come diavolo ha fatto Ikuto a trovarlo?!

Proprio in quel momento, Ikuto fa il suo ingresso trionfale in camera.

Devo veramente stare a descrivervi quanto stava bene con solo il pezzo sotto del pigiama? Non penso.

- Ammazza, quanto sei bono – dico senza pensare, imbambolata. Mi sono pure romanizzata.

- Come? -  Ikuto aggrotta le sopracciglia.

Cosa? L’ho detto a voce alta?

- Ehm, volevo dire.. Dove hai trovato un vestito del genere? È perfetto!

Gli mostro l’indumento, mentre Ikuto sorride compiaciuto prima di rispondere:

- E’ stata Yuki. Quando ha saputo che stavo organizzando questa cosa, ha voluto partecipare a tutti i costi. Ha fatto sia il mio che il tuo vestito, mentre sua madre ci ha procurato i biglietti per l’evento.

Ecco perché Ikuto era mezzo nudo quella volta! Yuki gli stava prendendo le misure! Finalmente svelato l’arcano scoppio a ridere, sollevata.

- E io che pensavo ti avesse messo gli occhi addosso!

- L’avrei pensato anch’io fossi stata al tuo posto. Fumio l’ha fatto veramente però. Ed è meglio che la smetta, e anche presto – esclama, scocciato.

- Oh-oh! Qualcuno qui è geloso? – chiedo, maliziosa.

- Parli di me? E di cosa dovrei essere geloso? Sono perfetto, non puoi non volermi!

Ikuto allarga le braccia per far si che lo possa ammirare meglio.

- Ma senti che presuntuoso! – esclamo, scandalizzata.

Purtroppo non potevo certo dargli torto: era veramente perfetto, accidenti a lui!

Approfitto della sua posa stile “Jack sto volando!” come Rose in Titanic e gli lancio addosso un cuscino, centrandolo in piena faccia.

Ikuto mi guarda scioccato.

- Non avresti dovuto farlo, lo sai vero? – sogghigna, con aria malefica.

Indietreggio, intimorita:

- Su dai.. Era uno scherzo innocente! Non prendertela, suvvia – cerco di persuaderlo, continuando ad indietreggiare fino al letto.

- Troppo tardi – dice, raggiungendomi con un balzo felino e dando inizio ad una feroce guerra di cuscini.

Dieci minuti dopo mi accascio sul letto, distrutta.

- Basta, ti prego!

- Ti arrendi?

- Sì, pietà, per favore!

- Ripeti dopo di me: Ikuto è il ragazzo più bello del mondo e io sono incredibilmente fortunata a stare con lui.

Alzo gli occhi al cielo:

- Ikuto è il ragazzo più bello del mondo e io sono incredibilmente fortunata a stare con lui.

- Fumio è un idiota e non andrò mai e poi mai con lui, nemmeno se fosse l’ultimo uomo rimasto sulla terra.

- Fumio è un idiota e non andrò mai e poi mai con lui, nemmeno se fosse l’ultimo uomo rimasto sulla terra – ripeto obbediente, sorridendo di fronte alla sua evidente gelosia.

- Haruhi è una ragazza fantastica, Ikuto è liberissimo di fare ciò che vuole con lei.

- Haruhi è una ragazza fantastica, Ikutoè liber… Che cosa?! No, questo non lo dico! – esclamo furente, spingendolo via – E se ci provi ti ammazzo!

- Chi è quella gelosa adesso? – chiede retorico, sorridendo compiaciuto.

Se fossi in piedi pesterei i piedi dalla frustrazione.

Dannazione, mi ha fregata di nuovo!

- Ma quanto sei adorabile quando sei gelosa! Ti mangerei – sussurra, mordendomi una spalla.

Sussulto, sto per rispondere per le rime, quando i morsi si fanno più dolci, trasformandosi in baci.

Mmm.. credo che terrò le lamentele per dopo.

 

Apro gli occhi, intontita.

Sento qualcosa stringermi i fianchi.. ma come cavolo ho fatto a dormire così? Che fastidio!

Mi giro e osservo il viso di Ikuto, che dorme placido e rilassato accanto a me.

È così.. un sacco di cose. Così bello, così intelligente, così.. così.

Insomma, che ne so. Però quando lo vedo e sono con lui sento quella strana sensazione al petto, come se qualcuno avesse il mio cuore in mano e lo stringesse per tenerlo caldo.

Scivolo via dalle sua braccia, cercando di non svegliarlo.

Prendo il telefono e chiamo il sevizio in camera per farci portare la colazione. Nell’attesa vado in bagno e mi guardo allo specchio, stentando a riconoscermi: gli occhi sono enormi e luminosi, sembrano due soli, le gote sono arrossate, gli angoli della bocca sono perennemente all’insù.

Ho un’aria.. felice. Sì, sono felice.

Apro la porta al servizio in camera e lo poggio ai piedi del letto.

In che modo sveglio Ikuto?

La parte malvagia di me sta già pensando che quella forchetta e quel piatto possono essere usati anche in altri modi, non solo per mangiare.. Ma poi alzo lo sguardo e lo vedo così tranquillo e rilassato.

Ripenso a tutta la fatica che deve aver fatto e la cura e l’attenzione perché tutto fosse programmato e restasse segreto.. direi che si merita un risveglio di tutt’altro tipo.

Mi stendo dolcemente sul letto e comincio a posargli una scia di baci lungo il collo, la mandibola, il mento, soffermandomi più a lungo e più dolcemente sulle labbra.

- Mmm.. – mugola lui, sbattendo le palpebre e cercando di mettermi a fuoco – Buongiorno – sorride contro le mie labbra, intrappolandomi in un abbraccio che sa ancora di sonno e sprofondando col viso nel mio collo.

- Dormito bene? – mi chiede, continuando a coccolarmi.

- Meravigliosamente, tu?

- È stato così bello svegliarmi con te fra le mie braccia.. voglio continuare a farlo per tutta la vita.

Rimango paralizzata, incredibilmente felice.

Lo bacio ripetutamente, entusiasta.

- Colazione? – propongo.

 

- Allora, dove andiamo oggi? – chiedo, impaziente.

- Vedrai.. ti piacerà da morire.

Ikuto intreccia la sua mano con la mia e mi conduce per le strade di Roma, fino a che non arriviamo presso un ponte.

Cerco informazioni nei meandri della mia mente.. cosa c’è stato su questo ponte? Sono sicura che Costantino centri qualcosa.. poi vedo un luccichio metallico e ogni nozione storica a farsi benedire: questo è Ponte Milvio! Il ponte degli innamorati!

Mi metto a correre, eccitata: il lampione non c’è più, ma ci sono delle catene cui sono attaccati milioni e milioni di lucchetti.

Li guardo, incantata, nelle loro dimensioni più diverse, nei colori e nelle forme più disparati. Così tanti nomi, così tante storie che restano cristallizzate su questo ponte: Katniss e Peeta, Guglielmo e Margherita, Yuki e Kaname, Emma e Max.. così tante persone, di ogni parte del mondo, così tante storie.. sono tutti venuti a fare un tributo, a sancire la forza del loro sentimento e –c’è chi se ne rende conto e chi meno- a prendersi un impegno.

Perché gettando via la chiave di quel lucchetto, facciamo una promessa: che quell’amore sarà per sempre, indistruttbile, invicibile, inseparabile.

Ci vuole follia e coraggio, tanto coraggio, per fare un simile gesto.

Il cuore mi batte all’impazzata, mentre Ikuto mi raggiunge.

Per un po’ di tempo commentiamo i vari lucchetti e scattiamo foto, mentre penso.

Io sono sicura? Me la sento? Ce la faremo? Non sarà sempre facile stare con lui, non è perfetto: a volte si arrabbierà, sarà infelice e triste.. sarò in grado di ingoiare qualche rospo, di consolarlo? E lui, ci riuscirà, con me? È pronto a farlo? Vuole farlo?

Non resisto più, il mio cervello e il mio cuore stanno per scoppiare.

I- kuto? – lo chiamo, un po’ titubante.

Ikuto mi guarda e mi sorride:

- Dimmi, Amu.

- Ehm.. vorresti farlo anche tu? Vorresti mettere un lucchetto? Con me, intendo.

Piacere, Capitan Ovvio.

Ikuto sorride divertito:

- Non aspettavo altro.

- Bene! – esclamo sollevata – Andiamo a comprarne uno, ho visto che ne vendono lì..

Mi dirigo verso una bancarella, ma Ikuto mi blocca, trattenendomi per il polso:

- Amu.

- Sì?

Lo fisso, con aria interrogativa.

- Non abbiamo bisogno del lucchetto.

- Perché? Non vuoi più farlo? – chiedo, delusa.

- Ma no, sciocca – ride – semplicemente perché ce li abbiamo già.

Tira fuori da sotto alla camicia la collana con la chiave.

La fisso, sorpresa, tastandomi il petto e sentendo l’ormai familiare peso del lucchetto contro lo sterno.

- Per tutto questo tempo..? – sussurro, commossa, gli occhi lucidi.

Ikuto mi sorride, un po’ imbarazzato.

- Attacchiamo il lucchetto: i cristalli catturano la luce, facendolo spiccare fra tutti gli altri.

- È bellissimo – dico, la voce un po’ strozzata.

Ci mettiamo di spalle, entrambi tenendo la chiave fra una delle nostre mani.

- Al tre: uno.. due.. tre!!

Lanciamo con forza la chiave all’indietro.

Mi giro in fretta per seguire l’arco che compie in cielo, prima di precipitare nel Tevere.

Guardo il punto in cui è sparita, inghiottita dai flutti, e mi giro verso Ikuto, che sta ancora guardando l’acqua.

- Ikuto.. – lo chiamo.

Lui si gira a guardarmi, interrogativo.

Lo fisso: sono sicura, lui è perfetto, perfetto per me.

- Ti amo.

 

SPAZIO AUTRICE:

Ehm.. c’è nessuno? *particella di sodio*

Lo so, scusatemi, sono vergognosa, non tenterò nemmeno di giustificarmi.

Almeno, vi è piaciuto? Amu ha fatto un atto di grande coraggio secondo me, non è mica così facile dire “Ti amo”. Quindi, un applauso a lei e uno a Ikuto, che è sempre così.. Ikuto. :D

Avete visto i nomi delle coppie? Ahah, due sono famosi, gli altri due no, ma ci sono anch’io lì dentro sapete? Ho fatto una cosa stile Hitchock u.u

E finalmente si è capito il perché di Ikuto mezzo nudo con Yuki! Piuttosto banale, eh?

Sono soddisfatta, perché credo di essere riuscita a mantenere l’effetto sorpresa anche sulla storia del lucchetto e della chiave.. magari non è vero e c’eravate arrivate, ma nessuno me l’ha scritto nelle recensioni.

Bene, spero che vi sia piaciuto :D

Fatemi sapere che ne pensate, e buone vacanze!!

Io domani vado a N.Y.!!! *balla la conga*

Divertitevi e fate follie e cazzate in sicurezza e serietà ahah (?)

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Capitolo 24
*** Our wishes are the same ***


24

 Our wishes are the same

È ufficiale. Sono la persona più felice del pianeta. Cosa posso volere di più? Non ditemi “Un Lucano!”, non me ne importa niente di quel liquore. C’è già Ikuto a mandarmi fuori di testa, grazie.

È perfetto, accidenti a lui! Sono proprio nei guai ora: se un giorno non mi amasse più, come farò? Io, povera sfigata, che ha avuto il colpo di fortuna più grande della storia! Non so nemmeno come possa essere successa a me una cosa simile! Prima di lui c’era stato solo un altro ragazzo, Kyota, e non era finita granchè bene. E poi, all’improvviso, PAF!! È spuntato Ikuto. Intrigante, misterioso, affascinante.. Come potevo non rimanerne coinvolta?

Il punto è che, ormai lo sento, ho raggiunto il punto di non ritorno. Non potrò mai lasciarlo, non ho mai provato niente di simile. È così grande questo sentimento che sono un po’ spaventata, non so come gestirlo.

E infatti, ieri sera, sono esplosa.

“Ti amo”.

Mi è partito così, naturale e pensato al tempo stesso.

Dio, la paura che ho avuto della sua reazione!

Non appena ho pronunciato quelle due paroline –sembra incredibile come cinque misere lettere racchiudano un significato tanto grande- è calato un silenzio assoluto, quasi assordante.

Spaventoso, a volte, il suono del silenzio.

Riuscivo a sentire lo scorrere del Tevere sotto di noi e la goccia di sudore che mi colava lungo la schiena, facendomi rabbrividire.

Ero certa di aver rovinato tutto ormai, di essere stata troppo precipitosa, quando Ikuto si riscosse dall’apatia in cui sembrava essere piombato e mi regalò il più bello dei sorrisi.

Lui, che sorrideva così di rado, aveva cacciato fuori il più bel sorriso di sempre e l’aveva destinato a me, solo a me.

Mi sentivo come Gollum del Signore degli Anelli, pensavo a quel sorriso come al mio ‘’Tesssoro’’. Mentre ancora mi beavo di quell’incanto, Ikuto mi si avvicinò e mi baciò. Non avevo mai ricevuto un bacio simile prima d’ora: era come se all’interno custodisse un messaggio segreto, uno scrigno che Ikuto mi stava donando e che racchiudeva tutti i suoi sentimenti. Non era un bacio di preludio a qualcos’altro, o dettato dalla passione o dal momento: era il mio primo bacio d’amore, e ne restai frastornata.

 

- Oggi è il nostro ultimo giorno – annuncia Ikuto a colazione.

- Cosa? Di già?

- Beh, non proprio, in realtà. Prendiamo l’aereo domani sera, quindi diciamo che è il penultimo – riflette, addentando pensieroso una brioche al cioccolato.

- Sai una cosa? – bofonchia.

- Cosa?

- L’unica pecca dell’Italia è che non hanno i taiaki al cioccolato! – si lamenta, gonfiando le guance come un bambino.

Scoppio a ridere, divertita e intenerita al tempo stesso:

- Rimedierai quando saremo a casa, dai.

- Ho sentito Utau e gli altri – prosegue Ikuto, bevendo un sorso di cappuccino – Mi hanno chiesto se stai facendo buon uso dei regali che ti hanno fatto.

Arrossisco di botto: parlavano della camicia da notte/babydoll, sicuro come l’oro! Cristo, che vecchi marpioni!

- Direi che ne stai facendo un ottimo uso, no? – sento la voce di Ikuto dire.

- Cosa? Mi sono persa qualche passaggio?!

- Come?? – esclamo, sbigottita.

- Dai, hai fatto almeno cinquecento foto! Non dirmi che non stai sfruttando il loro regalo!

Sbatto le palpebre, mi ero completamente scordata della macchina fotografica!

- Già, è vero! Possono ritenersi soddisfatti – balbetto, cercando di sembrare convincente – Che facciamo oggi?

- A dire il vero, non lo so.. pensavo potessimo lasciare la giornata libera, prenderla come viene, senza programmi. C’è qualcosa che vorresti vedere particolarmente?

Sorrido, mi piace quest’idea del Carpe Diem.

Sì, Roma mi ha proprio latinizzata, pure Orazio mi metto a citare.

- So che cadrò nel banale, ma.. è da un sacco che non vedo il mare!

Ikuto sorride:

- Andiamo.

 

Un’ora e due autobus dopo siamo arrivati.

Il mare è davanti a noi, il suo respiro calmo è tranquillizzante come quello di un genitore; le creste delle onde brillano di riflessi dorati talmente intensi da farci socchiudere gli occhi.

Con gli occhi, raggiungo quella sottile linea fra cielo e mare, l’orizzonte. Fin da piccola mi ha sempre affascinata: immaginavo sempre di raggiungerlo, fino a trovarmi di fronte ad un secondo orizzonte, poi un terzo, un quarto e così via. Mi sono sempre chiesta quanti orizzonti avrei incontrato prima di raggiungere la mia meta.

Chissà perché poi le persone fanno simili riflessioni solo quando si trovano davanti qualcosa di grande, molto più grande di loro, come il mare o l’amore. Che sia la grandezza a suscitare certi pensieri?

Sono ancora assorta nei miei pensieri, quando sento il terreno mancarmi da sotto i piedi. Ikuto mi ha afferrato dalle ginocchia e si dirige deciso verso l’acqua.

L’epilogo mi sembra scontato.

- No no no!!! Ikuto, dai ti prego! – lo supplico.

Lui ride:

- Ti ho chiamato quattro volte, non mi rispondevi. Devi essere punita.

- Maschilista! Ikuto Tsukiyomi, mettimi giù immediatamente!! – strillo, scalciando.

Lui sogghigna:

- Eccoti accontentata.

SPLASH.

Riemergo, completamente bagnata.

- TSUKIYOMI!!

Nonostante sia fradicia, mi sento bruciare. Gliela farò pagare.

Comincio ad inseguirlo a perdifiato, ma non riesco a raggiungerlo.

Sospiro.

Mi toccherà sedurlo, a quanto pare.

- Ikuto… - lo chiamo, mordendomi leggermente il labbro e facendogli cenno con il dito di raggiungermi.

Lui mi si avvicina, mettendomi le mani sui fianchi.

Gli allaccio le braccia intorno al collo, sorridendogli, mentre lui avvicina il mio viso al suo. Faccio sfiorare le nostre labbra, prima di spingerlo all’indietro, verso la parte più alta del livello del mare.

Colgo la sua aria stupita, mentre precipita in acqua e riemerge sputacchiando, sembrando comunque bellissimo.

Gli sorrido innocente:

- Com’è l’acqua?

Ikuto mi guarda sorridente:

- Sei tremenda! – esclama, prima di afferrarmi per un polpaccio e farmi cadere in un turbinio di spruzzi addosso a lui.

- Allora? Com’è l’acqua? – mi domanda, ironico.

Sorrido, stampandogli un lungo bacio sulle labbra.

- Salata – rispondo, leccandomi le labbra, maliziosa e divertita al tempo stesso.

Ikuto mi guarda stupito e io tra me e me sorrido compiaciuta, conscia di averlo sorpreso di nuovo.

 

La giornata vola, e in men che non si dica è già arrivata la sera, l’ultima che passerò in Italia.

Sospiro, guardandomi allo specchio: sono vestita con semplicità, indosso degli shorts di jeans chiari e una camicetta bianca senza maniche. Ai piedi ho le mie fedelissime All Star rosse mentre sul viso ho applicato solo un velo di fard che dona un tocco di colore alle mie guance e il mascara che infoltisce le mie ciglia.

Spruzzo una nuvola di profumo in aria e mi ci tuffo sotto, come ad una cascata.

Sorrido alla mia immagine riflessa, divisa fra la felicità di essere lì e la malinconia dell’imminente ritorno a casa.

- Dai Amu, non fare così! – esclamo, in una specie di trainingautogeno.

Rispondo a un sms di Utau, controllo di aver preso tutto ed esco, accompagnando laporta perché non sbatta.

Scendo le scale, fermandomi di tanto in tanto ad osservare le fotografie appese lunghe le pareti.

Ikuto è già nell’atrio che mi aspetta, bello come un dio. Alla vista di lui in pantaloncini bianchi sdruciti e camicia di jeans il mio cuore ha un piccolo sobbalzo e comincia a battere più velocemente.

- Ciao – mi saluta sorridendo.

- Ciao – rispondo io, emozionata come se fosse la prima volta che abbiamo un appuntamento.

- Vogliamo andare, signorina? – mi chiede Ikuto, porgendomi il braccio con aria galantemente divertita.

- Ma certo, messere! – rido, stando al gioco e appoggiandomi a lui.

Usciamo nella chiara e animata serata romana. Respiro a fondo, lasciandomi invadere dalla miriade di profumi e odori che ci circondano: sole, asfalto, gas, caffè sono solo alcuni di quelli che mi circondano.

- Cosa ti è piaciuto di più finora? –mi chiede Ikuto.

Siamo seduti a un tavolo appartato, in una deliziosa tavernetta che abbiamo scovato sulla riva del Tevere.

- Mmm.. Non lo so, è troppo difficile! – esclamo, prendendo un boccone di tiramisù e battendomi ritmicamente il cucchiaino sui denti, pensierosa – A te? – chiedo, per curiosità e ispirazione.

Ikuto sorride e appoggia i gomiti sul tavolo, sporgendosi verso di me.

- A me è piaciuto quando ti sei svegliata, la prima mattina in cui siamo arrivati, e non mi hai creduto quando ti ho detto che eravamo a Roma, e ti sei rimessa a dormire.

Mi copro la faccia con il tovagliolo, rossa i vergogna, ma Ikuto prosegue imperterrito:

- Mi è piaciuto quando siamo entrati a San Pietro e non sei riuscita a parlare di fronte alla sua magnificenza; è la prima volta che ti ho vista senza parole ed è stupido, ma sono quasi infastidito che un ammasso di pietre ci sia riuscito e io no – prosegue con un sorrisetto – Mi è piaciuto quando abbiamo ballato nel salone e quando siamo usciti in terrazza, mi è piaciuto perfino lo schiaffo che mi hai dato! Okay, forse quello no, ma mi piace il fatto che da te non so mai cosa aspettarmi, in qualunque momento. Mi piace il modo in cui cerchi di farti capire e cerchi di capire, pur non conoscendo una sola parola italiana che non sia “pizza”, mi è piaciuto quando hai fermato quella coppia di anziani ancora innamorati dicendogli che eri felice per loro e che speravi anche tu di poter arrivare alla loro età con qualcuno al tuo fianco. Mi piace la tua espressione mentre dormi e quando storci il naso perché qualcosa ti infastidisce, mi piace il fatto che prende la vita come un’avventura e che cerchi di sfruttare al meglio ogni momento della tua giornata. Mi piace il modo in cui arrossisci quando mi guardo o quando ti correggi quando io fingo di non aver sentito una delle tue gaffe. Mi piace la gelosia che non riesci a frenare ogni volta che qualche ragazza flirta con me, come la cameriera i stasera, perché mi dimostra che tu ci tieni a me. Mi piaci quando ti arrabbi e gonfi le guance, cercando di sembrare offesa quando invece sei tenera; mi piace andare a dormire quando tu sei l’ultima persona con cui ho parlato e mi piace svegliarmi con il tuo sorriso come buongiorno, mi piace essere immerso nel tuo profumo, prigioniero dei tuoi occhi, del tuo viso, delle tue labbra.. Tutto questo per dirti che sono innamorato di te, come non lo sono mai stato.

Ikuto si ritira indietro e mi guarda, in attesa, un sorriso a increspargli le labbra.

Io sono in silenzio, sconvolta. Esalo lentamente il respiro che avevo trattenuto fino a quel momento e lo guardo, gli occhi pieni di lacrime, profondamente commossa e totalmente innamorata.

Lo guardo negli occhi, comunicando attraverso essi tutta la gioia e l’amore del momento. Poi dico:

- Non stavamo parlando di quello che ti è piaciuto di Roma?

Ikuto scoppia a ridere.

 

Lasciamo il ristorante verso le dieci e mezza.

Roma adesso è illuminata da luci artificiali e la vita notturna prende vita.

Ikuto ed io camminiamo, mano nella mano, e spesso ci scambiamo lunghi baci, incuranti delle persone intorno a noi.

Ho bisogno di sentirlo vicino a me, di percepire la sua vicinanza in ogni momento.

Passiamo davanti a una fontana che mi rievoca subito alla mente l’immagini di una famosa pellicola di Fellini.

Corro verso la fontana e mi volto verso Ikuto, immobile a qualche metro di distanza, sconcertato dalla mia improvvisa fuga.

- Ikuto! Come here! – grido, imitando Sylvia, la protagonista del film.

Ikuto sorride e scuote la testa, raggiungendomi e stampandomi un veloce bacio sulle labbra.

- Vuoi che ci buttiamo nella fontana? – mi chiede divertito.

- Preferirei evitare di essere arrestata – rido, a poca distanza dal suo viso.

- Vorrà dire che ci accontenteremo di esprimere un desiderio.

Ikuto mi porge una moneta. La prendo e gli sorrido, mettendomi di spalle alla fontana di fianco a lui.

Il resto del mondo sembra essere scomparso, o il tempo deve essersi fermato per regalarci un istante più lungo degli altri, altrimenti non sentirei ogni cosa come se fosse cento volte più amplificata, il respiro di Ikuto accanto a me, una mano stretta nella sua e una a tenere la moneta.

- Al tre, sei pronta? Uno, due, tre!

Lanciamo le monetine nella fontana alle nostre spalle e nel farlo chiudo gli occhi e desidero intensamente di avere Ikuto al mio fianco per sempre, innamorati come lo siamo ora.

Riapro gli occhi e vedi quelli ametista di Ikuto fissarmi:

- Che desiderio hai espresso? – mi chiede, curioso.

- Se te lo dico, allora non si realizza più!

Ikuto sorride, avvicinandosi a me e rendendo nulla la distanza fra i nostri corpi.

Il mio respiro accelera, diventa affannoso, così come i battiti del mio cuore.

- Non so che cosa tu abbia desiderato.. – mi sussurra all’orecchio, e ogni parola è chiara e risuona nella mia mente come se me l’avesse detta in un luogo solitario e silenzioso - ..ma sono sicuro che per me è lo stesso.

 

THE END

 

Non ci credo, è finita. Scommetto che molte di voi avranno pensato che avrei lasciato questa storia incompiuta. Il punto è che non riuscivo a scriverla, non sapevo come staccarmi da essa. È la prima storia che scrivo e che porto a termine, e mi sono affezionata ai personaggi che vestono solo l’aspetto di quelli del manga, perché i caratteri sono completamente diversi.

Vorrei ringraziarvi tutte, una per una giuro, passare a casa di ognuna di voi e abbracciarla stretta per aver recensito o letto anche solo un capitolo di questa storia.

Davvero, grazie, non immaginavo un sostegno del genere, è incredibile.

Grazie per i 33 preferiti, le 7 ricordate e i 38 seguiti, so che per molte autrici questi numeri sono bazzecole me per me sono enormi, sono tutte persone che hanno trovato che qualcosa di buona poteva esserci nella mia storia.

Grazie anche a quelle che leggono silenziosamente –siete tantissime, un numero vertiginoso!!-, a quelle che hanno aperto il primo capitolo e hanno pensato “Cos’è sta merda” per poi chiudere subito e grazie invecea quelle a cui al contrario è piaciuta così tanto da consigliarla alle amiche, non sapete quanto mi renda felice e orgogliosa.

Vorrei dirvi tantissime cose, talmente tante che non credo finirò mai e so che molte di voi avranno già smesso di leggere.

Grazie ad EFP che mi ha permesso di conoscere persone meravigliose e storie fantastiche e a Erika, che ha creato questa meraviglia.

Davvero, grazie a tutti di cuore.

Spero di rivedervi presto :)

Un bacio

watereyes

P.S. DATO CHE ALCUNE ME L'HANNO CHIESTO (DANDOMI UN GRANDE PIACERE), VI FAREBBE PIACERE SE LA STORIA AVESSE UN SEGUITO? :) POTRESTE FARMELO SAPERE, PER FAVORE?

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