Tutto quello che ho.

di Allison3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** É lui, non c'é niente di meglio. ***
Capitolo 2: *** Ricordi. ***
Capitolo 3: *** Odori di buono. ***
Capitolo 4: *** M. ***
Capitolo 5: *** Un sogno. ***



Capitolo 1
*** É lui, non c'é niente di meglio. ***


Volevo solo dirti che ti amo.
Che hai quel modo di sorridere che illumina una strada intera al buio.
Per non parlare degli occhi; altro che mare, lí dentro c'é un oceano e chissà che tesori ci sono nascosti.
Che a pensarci bene con quei capelli di un biondo così acceso sei pure buffo, però a guardarli mi vien voglia di infilarci le dita, magari mentre siamo avvinghiati uno a l'altro e ho il tuo respiro sul collo.
Che poi con quei vestiti tutti abbinati che ti metti, non li dimostri i tuoi semplici sedici anni e mi sembri un principe.
E sarà pure che l'amore rende ciechi, ma a guardarti vedo il paradiso.
Che alla fine nemmeno ci parliamo, ma giurerei di conoscerti da una vita.
E scusami se ti scrivo tutto questo, volevo sapessi che per me sei come una stella; non una qualunque però, la più bella.

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Capitolo 2
*** Ricordi. ***


Il mio sguardo si posa involontariamente sulla mia immagine riflessa sullo specchio di fronte la porta.
Forza dell’abitudine.
Matteo è a due metri da me e lo osservo mentre faccio qualche passo per l’ingresso. Il cuore mi batte forte. Mi batte forte ogni volta che sono sola con lui, sarà che comunque non siamo fidanzati da molto. Mi ricordo pure la prima volta che ci siamo parlati.
Ero all’oratorio della Garbatella, faceva un po’ più freddo, era circa marzo.

Ero seduta sul mio solito tavolo, quello vicino l'albero. Mi è sempre piaciuto quel posto, vedevo tutto quello che mi stava intorno.
Infatti guardavo i ragazzi davanti a me che giocavano a quel gioco che io non ho mai avuto il coraggio di provare. Si volava troppo in alto e io ho sempre avuto paura dell'altezza.
Ero soprappensiero, in quel periodo me ne succedevano di tutti i colori, mi piaceva un ragazzo, o almeno credevo e ce n'era un altro che mi veniva dietro e non volevo ferirlo. Stavo ragionando su come risolvere quella situazione, quando ho sentito delle mani toccarmi i fianchi e muoversi, ho cominciato a ridere. Il solletico !
E' stato tutto troppo veloce per poter reagire.
Appena l'atroce tortura era finita, avevo alzato lo sguardo incrociando il tuo.
Il mio primo pensiero era stato ' Io questo lo odio, è antipatico di sicuro e che cavolo vuole da me? '
Sì, mi ero fatta un'idea davvero sbagliata di te, ma ciò non impedì a quell’amicizia di nascere.
M’immersi nei suoi occhi, poi mi sciolsi davanti al suo sorriso. A stento sentii le sue parole, quasi un sussurro.
- Scusa, non mi piacciono le persone che stanno da sole. -
Non riuscivo più a ragionare. Non so se il mio viso divenne rosso, gli sorrisi oppure risposi. Il cervello era staccato, il corpo faceva da sé. Non appena si allontanò ripresi coscienza, ma ero ancora scossa.
Il giorno dopo lo rividi e parlammo, così allungo che non mi accorsi che si era fatto tardi e ci demmo appuntamento per il giorno dopo e così via.
Dopo un mese che ci conoscevamo sapevamo già tutto l’una dell’altro. Ci scambiavano per fidanzati. Sorrido sempre a quel pensiero.
Finché un giorno di qualche settimana fa non m’invitò a casa sua.
- Domani ti va di venire a casa mia? Sai, ogni volta che usciamo c’è sempre qualcun altro e non riesco mai a parlare di tutto quello che vorrei. E’ anche un po’ di tempo che vorrei dirti una cosa, ma non riusciamo mai a stare da soli!- Rise, e risi anch’io con lui. Sì che già mi piaceva, da morire. Con il cuore a mille risposi.
- Certo, anch’io ho notato che non riusciamo a stare da soli ultimamente. Mi fa piacere, finalmente vedrò casa tua! –
Ero molto eccitata all’idea di poter stare sola con lui, di poter vedere casa sua.
- Sì, sempre stessa ora! – Sorrise. – Allora ci vediamo domani? -
- Mhm, sì! –

Il giorno dopo mi presentai sotto casa sua come da appuntamento. Citofonai e rispose lui, dimenticavo che era solo.
Mi disse il piano e salii il più lentamente possibile le scale, non che non morissi dalla voglia di vederlo, ma non volevo arrivare con il fiatone e in oltre, volevo godere a pieno quel momento. Non dimenticare nessun particolare, come se quelle scale non le avrei più percorse in vita mia.
Secondo piano interno 10.
Mi fece entrare e sorridendo chiuse la porta, la casa sembrava grande dall’ingresso e nel tragitto che feci per arrivare alla sua stanza capii che la mia prima impressione non era sbagliata. Possedeva una casa di tre piani, cavolo! La porta della sua camera era aperta. Entrai.
Lui con passo svelto mi seguì e chiuse la porta. Non compresi quel gesto, poiché aveva casa libera, non c’era motivo.
Notai che aveva visto la mia faccia perplessa quindi abbassai di scatto lo sguardo e cercai un argomento per parlare tra quelli che mi ero preparata.
Non mi venne niente in mente. Per fortuna fu lui a parlare, anche se quello non era esattamente l’argomento perfetto. Fu il momento più imbarazzante della mia vita.
- Aspetta un attimo che metto un po’ di musica da you tube… – Avevo paura che mettesse della musica troppo calma. Ero già abbastanza in ansia di mio.
- Ecco! – Come immaginavo, musica leggera a volume basso.
- Era un po’ che volevo parlati, come ti ho già detto ieri. Mi vergogno un po’ ad esser sincero… E non so neanche il perché, non c’è nulla di cui vergognarsi. –
Mi sorpresi. Avevo dato peso a tutte le parole di ieri tranne che a quella frase. Non ci avevo ragionato su e in quel momento mi vennero in mente troppe cose, non riuscivo a essere obiettiva.
Mi aveva invitato a casa sua per stare da soli e aveva messo quella musica lenta… Non capivo.
Sentivo le guance in fiamme, ero sicura di esser diventata tutta rossa.
- Dimmi. – Dissi sorridendo. – Davvero, non fare quella faccia. Ti ascolto. – Era perplesso. Che si stesse pentendo di tutto quello? Sinceramente, non volevo. Le mie riflessioni contorte fatte su due piedi mi avevano portato alla conclusione che potevo piacergli. Quel pensiero mi faceva venire le farfalle allo stomaco. Perché dentro di me in tutto quel tempo ci avevo sperato che un giorno avrei potuto rispondere ‘sì!’ quando mi chiedevano se stavamo insieme.
- Sì. Sarò sincero. – Si avvicinò piano e mi mise le mani sui fianchi. – Hai presente quando tutti ci chiedono se siamo fidanzati? Quando dicono ‘che carini’ se siamo abbracciati o ci teniamo per mano? – Avevo il cuore a mille.
- Bè, mi piacerebbe poter dire che sì, siamo fidanzati. Mi piacerebbe poter essere più che un semplice amico, con te. –
- Che intendi? – Ecco che mi prendevano i dubbi. Stupida, stupida. Ovvio che non sta scherzando, no?!
- Intendo questo. – Alzò lentamente una mano mettendola dietro la mia testa, si girò altrettanto lentamente, stringendo la presa della mano rimasta sul mio fianco. Mi baciò piano, poi forte, sempre più forte.
Passammo tutto il resto del pomeriggio insieme, tra la musica e le coccole. Ovviamente ci fidanzammo, finalmente.
Ormai son due mesi e poco più che stiamo insieme e invece, mi sembra così poco. Non mi basta mai, lui.
Quei ricordi mi attraversano in un secondo e mi vien da riedere.
Mi riprendo dal flashback e guardo l’espressione perplessa di Matteo. Rido ancora.
- Scusa, mi sono ricordata di una cosa. – Rido ancora. Mi sento una stupida al ricordo di tutta quella timidezza. Una stupida felice.
- Cosa ti sei ricordata? –
- Niente! – non riesco a smettere di sorridere. Sono felice. Ecco cosa mi causa lui.
Solletico. No. Che diavolo!
- Ahahahahahahah no ti prego! Ahahahah! – Sto ridendo così tanto che quasi mi escono le lacrime. A quel punto trovo il modo per farlo smettere. Provo a parlare, ma il solletico mi ha tolto il respiro. Mi divincolo dalle sue braccia anche se un po’ contro voglia.
Corro verso il tavolo e prendo il primo foglio che trovo. C’è una penna. Scrivo le sue esatte parole di qualche mese fa:

“Hai presente quando tutti ci chiedono se siamo fidanzati? Quando dicono ‘che carini’ se siamo abbracciati o ci teniamo per mano?
Bè, mi piacerebbe poter dire che sì, siamo fidanzati.
Mi piacerebbe poter essere più che un semplice amico, con te.”

Ride. Ha capito tutto, ma vuole scherzare.
- Che intendi? – Mima la mia voce.
Bastardo.
Rido. Lo bacio, come lui aveva fatto con me quel giorno. Ora ride pure lui.
In momenti come questo mi rendo conto di quanto sia fortunata ad averlo tutto mio.

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Capitolo 3
*** Odori di buono. ***


Ho riaperto quel vecchio cassetto in bagno. Ci ho trovato dentro degli elastici colorati e una scatola vuota di striscette depilatorie. C'erano anche dei fermaglietti e tante piccole perline, chissà come ci sono finite là.. Per ultimo, più in fondo, c'era una grande bottiglietta rossa.. con un tappo che sembra un diamante e una scritta in rilievo che salta subito all'occhio. L'ho aperta, era evide nte che fosse un profumo, ma non ricordavo di averne mai avuto uno così. Odorando mi ritornò in mente il periodo in cui lo usavo e mi meravigliai di esser riuscita a scordare una parte di un periodo della mia vita così importante. Sapeva di ricordi, ricordi che non so descrivere, che ti si aggrovigliano come un filo al cuore e anche se diventano un pochino più trasparenti sono legati e non spariscono. E mi è presa una stretta allo stomaco che mi sembrava di svenire, ma non l'ho fatto. Ho pianto però, per la troppa nostalgia.

Ora lo metto tutti i giorni quel profumo, per ricordarmi che non si può dimenticare solo cancellando.

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Capitolo 4
*** M. ***


Era molto che non mi rimaneva il suo profumo sulla maglia, l'ultima volta era successo anni fa.
Mi ricordo che mi ci riempivo i polmoni prima di spogliarmi per fare la doccia. Quanto mi piaceva.
E a risentirlo a distanza di tempo mi si inonda il cuore delle stesse emozioni. Avrei voluto non toglierla più quella maglia.
Mi sono seduta e stringendola l'ho annusata a lungo. Direi alla nausea, ma sarebbe una gran cavolata, non potrebbe mai nausearmi quel profumo.
Questa volta però sono stata più furba, me lo sono impresso bene nella mente, così se ci ripenso lo risento e puo' tenermi compagnia ancora per un po'.

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Capitolo 5
*** Un sogno. ***


Mentre lo guardo si dissolve, come un fantasma. Pensando quest'ultima parola rabbrividisco.
Inizio a correre, cerco aiuto, spiegazioni. Ho bisogno di risposte: chi è lui? perchè è così? come ci è diventato?
Correndo inciampo, sento dolore alla caviglia, ma ora non ho il tempo di badare a questo. Mi asciugo la fronte con la mano e togliendomi i capelli da davanti gli occhi, mi rialzo e ricomincio a correre.
Incontro Rose e ho un'illuminazione, era stata lei a dirmi le poche cose che sapevo su Matt, ma non le avevo prestato attenzione, non ho mai creduto a queste storie di vampiri e spiriti.
Le stringo le braccia e strattonandola inizio a urlarle tutti i miei dubbi e le mie paure, capisce cos'è successo e mi porta davanti un computer dove è presente l'intero elenco di persone legate al progetto Y.
Cerca il cognome di Matt. Lo trova, ma non capisco cosa significhi. Si gira verso di me e con gli occhi di chi vuole dare un'ultima falsa speranza alla persona con cui sta parlando mi dice che troveremo una soluzione e andrà tutto bene. Era andato in guerra come gli altri, ma non era più tornato, è come un fantasma.
Non riesco a controllare le mie emozione e scoppio a piangere. Le stringo ancora le braccia, urlo, cammino avanti e indietro. Com'è possibile che solo io sia sempre riuscita a sentirlo? Perchè riesco ancora a sentirlo? Perchè se n'era andato senza salutarmi o spiegarmi nulla?
Rose non fa altro che ripetere che non ha avuto tempo e che non è stata una sua scelta. Sono in preda alle convulsioni, mi sento morire e non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di lui che svanisce davanti a me, guardandomi.
Ma io lo amo, l'ultima cosa che riesco a dire. Un tuffo al cuore, non riesco a stare in piedi e mi accascio a terra. Mi convinco che rimarrà per sempre mio, ma come un sogno.

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