Taste of the Sin ;

di Allie__
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** One. ***
Capitolo 2: *** Two. ***
Capitolo 3: *** Three. ***
Capitolo 4: *** Four. ***



Capitolo 1
*** One. ***


 
 

TASTE OF THE SIN
capitolo 1.









Nella apparente tranquilla cittadina di Magdeburg, non esisteva anima che non conosceva il loro nome. Un argomento che si trovava sempre sulla bocca tutti , era la strana nube di mistero che avvolgeva i due gemelli. 
 
Belli come il peccato e altrettanto pericoloso. Bastava un attimo per rendersi conto che quei due ragazzi, non potevano essere comuni mortali, bensì dei demoni con l'unico scopo di indurre in tentazione, sedurre, corrompere e in fine uccidere. Il loro era puro divertimento, e tutto giocava in loro favore, dato che non c'era donna in tutta la cittadina che non si sarebbe concessa volentieri a loro senza il minimo indugio.
Loro non sapevano amare, ne voler bene verso gli altri, l'unica specie di amore che provavano, era l'uno per l'altro, un amore che andava contro ad ogni cosa, l'amore che puoi dare solo ad un fratello.
Il loro era puro e semplice diventimento. Sesso e Uccidere. Queste erano le uniche parole che residevano nel loro vocabolario. La fame portava poi al mangiare il cadavere della vittima, ma per loro questo era diventata solo una divertente e noiosa routine, che continuava da secoli.

 

«Fratello, per stasera ho addocchiato già una preda »

Da mesi ormai, dopo il loro arrivo in città, gli omicidi era aumentati a dismisura, ma nessuno aveva mai osato pensare che i colpevoli petessero essere loro.  Anche se il mistero su di loro era sempre più fitto, non poveno di certo incolpare quei giovani, non sapevano però che stavano deliberatamente lasciando liberi i loro assasini. 
All'apparenza nessuno mai avrebbe detto, che quei due alti ed esili ragazzi potessero essere gemelli, e sicuramente non due demoni. Nel vederli erano uno l'opposto dell'altro, ma non sono esteticamente, ma anche caratterialmente. Eppure per quanto potevano sembrare diversi, erano più uguali di quanto la gente e pure loro stessi potevano immaginare.

«Bene, mi stava venendo proprio...come dire..fame » sghignazò quest'ultimo intento nel suo accurato tentativo di sistemarsi i corti capelli corvini. 

Un ragazzo dai capelli leggati in trecce scuri fece capolineo nella stanza del fratello, appoggiandosi con le braccia conserte allo stipite della porta, osservando il gemello. 
«Poi dici che sono io, a dare troppo nell'occhio»  sorrise beffardo guardando il gemello intento a finire di prepararsi, aggiustando un'ultima volta il trucco pesante che ricopriva i suoi occhi.
«Non sono io quello che esce a "divertirsi" di giorno» gli rispose marcando a dovere la parola divertirsi, lanciando al fratello uno sguardo che lasciava poco ad immaginare cosa intendesse.
«Che sarà mai, nessuno ha mai sospettato di noi. » Lo ribeccò il fratello inarcando un sopracciglio, sicuro che da li a poco il gemello gli avrebbe rinfacciato, la solita storiella.
«Tom, ti avverto che io questa volta non ho intenzione di cambiare nuovamente città perchè tu non ti sai dare un contegno! » rispose acidamente guardandolo truce per un secondo, tornando poi a guardarsi soddisfatto allo specchio.
«Non mi risulta che tu abbia molto più contegno di me, caro fratello » rispose sorridendo divertito , vendendo l'espressione sulla faccia del fratello mutarsi in un righio di dissapprovazione nei suoi confronti. Adorava punzecchiarlo fino a farlo esplodere, probabilmente era l'unica cosa che lo faceva davvero divertire. 
«Non ho mai detto questo! Ma almeno evito di fare il cretino di giorno! » sbuffò irritato , per poi uscire dalla stanza passando accanto al fratello che aveva cominciato a ridere. 
«Ti scaldi troppo vedi, e per cose futili » lo seguì a passo lento, raggiungendo il fratello alla porta d'ingresso. 
«Sta zitto!  E smettila di ridere, se non vuoi fare una brutta fine. Ora portami a vedere chi hai addocchiato » sbraitò il corvino seguito a sua volta dal gemello, fuori dall'imponente casa, di pietre scure, e dei serramenti alquanto rovinati dal tempo.
«Come siamo sgorbutici stasera » rise il trecinato uscendo dal cancello e ricevendo un coppino ben assestato dal fratello. 
« Sei irritante a volte, non te l'ho mai detto? »  
« Si, circa un milione di volte, solo negl'ultimi duecento anni » rispose con sarcasmo. 
Cominciarono a camminare dandosi dei pugni a vicenda e sparirono,inboccando una via secondaria.


 










***
 




 
Una ragazza dai lunghi capelli neri,scese dall'auto e raggiunse la porta di una grande casa bianca che si prostrava davanti ai suoi occhi. Aspettò qualche ostante fino a quando la  porta davanti a lei si aprì lasciandola invadere dalla luce del lampadario a candele appesso nell'ingresso. 
« Signorina Sarah, da quanto tempo, non sapevamo del vostro ritorno. » preferì spostandosi uno dei servitori della casa. 
« Non c'era più motivo che restassi a Berlino, ora però vorrei solo farmi un bagno caldo » rispose inespressiva la giovane donna, entrando in casa.
« Come desidera, glielo preparo subito, con permesso » l'uomo fece un inchino e poi sparì al piano superiore, mentre altri due servi le prendevano l'enormi valige e le portavano della sua camera da letto, la donna si avviava verso il giardino sul retro. 
L'aria fresca che si abbattè su di lei non appena uscì la fece rabbrividire appena, stringendosi di più nel suo scalle che portava sulle spalle. Alzò gli occhi alla luna davanti a lei, rimanendo a fissarla per lunghi attimi, come se non la vedesse da tanto.

Era finalmente tornata a casa, dopo un anno lontano dalla sua gente, finalemente era tornata, e si sentiva veramente serena. La sua era una delle famiglie più importanti, e per ordine dei suoi genitori doveva avere la migliore istruzione, così la trasferirono per un'anno intero lontano da tutti, in un luogo a lei sconosciuto, ritrovandosi in una casa gigantesca con uno degl'insegnanti migliori di tutta la Germania. Le piaceva imparare, e arricchirsi di cultura, ma non se ciò comportava andarsene dalla sua adorata cittadina.
Lei aveva tutto li, tutto quello che una giovane donna di 19 anni poteva volere a quel epoca. Non proprio tutto però, c'era una cosa che le mancava, e forse anche la più importante di tutte quelle cose, di qui avrebbe potuto farne anche a meno, l'amore. Ad un tratto, due ombre attirarono poi la sua attenzione oltre il cancello, e senza pensarci si avvicinò per dare un'occhiata.
Due giovani uomini camminavano l'uno accanto all'altro, per le vie di quella città diserta, data l'ora tarda. I suoi occhi vennero rapita da una delle due sagome, che piano si stavano allontanando dalla sua visuale. 
Per quel che poteva vedere pensò che era incredibilmente bello con un qualcosa di intrigante che la stava incuriosendo sempre di più. Non aveva mai visto quei due prima d'ora, e la curiosità di sapere i loro nomi la pervase fin dal primo momento, che poggiò i suoi occhi su quelle due alte figure.

I due continuavano a camminare in silenzio fino a quando qualcosa attirò l'attenzione di uno dei due facendolo girare di colpo. 
« Hai sentito anche tu allora.. » si voltò piano il corvino fermandosi a guardare il fratello. 
Quest'ultimo aspirò a pieni polmoni , facendo ricadere il suo sguardo su un punto dall'inferiate del cancello di quella casa. 
« Non ho sentito solo l'odore.. » ammise il moro girandosi verso il fratello 
« ..ho visto anche il suo sguardo » . 

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Un un momento di noi ecco che mi viene l'ispirazione. Avevo già cominciato un'altra ff, ma tra il poco tempo e tutto il resto non ho avuto tempo per pensare ah continuarla. Penso che però per ora mi dedichrò a questa :) 
Spero in recensione, sia positive che negative.. Spero che vi piaccia :) 

M o o n ;

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Capitolo 2
*** Two. ***



TASTE OF THE SIN
capitolo 2. 









 
Per tutta la notte si rigirò nel letto senza riuscire a prendere sonno. La sua mente e il suo sguardo vacuo era ancora impresso della loro immagine, o forse solo della sua.
Qualcosa la spingeva a continuanre a pensare a quegli individui, qualcosa di incredibilmente magnetico, che la portava minuto dopo minuto a pensieri contorti sul perchè di un qualcosa che non sapeva neanche lei il motivo. In quei pochi sencondi in qui uno degli uomini si era girato, lei si era velocemente nascosta nel miglior modo possibile dietro la alta siepe che si eregeva accanto a lei.
Forse per pura fortuna, o forse per destino non era stata scoperta o almeno questo è quello che si ostinava a credere, anche se aveva percepito bene le parole che si erano scambiati, l'odore. Non capiva quella affermazione, non capiva cosa intendessero dire, non ne capiva il senso.
Ma quel odore, come quegli sconosciuti avevano detto ,era più forte di quello che non poteva capire.. l'odore della preda nuova e fresca. 

 
 
Correva lungo una strada buia, senza sapere dove stesse andando, dietro di lei dei passi, sempre più veloci ma quasi inudibili. 

Un attimo.
 
Si ritrovò a terra,con un ginocchio sanguinante. 
Aveva paura, tanta..Non riusciva a capire dove si trovava, si era persa e aveva una grande paura dentro di lei.
Il cuore le batteva all'impazzata, tanto che aveva paura potesse esploderle nel petto da un momento all'altro, ciò le fece portare istintivamente una mano sul petto proprio sopra quel battito, che non cessava di aumentare. 
Le trapanava i timpani.
Se lo sentiva in gola, pronto ad esplodere. 
Tremava,lasciando libero sfogo a quelle piccole gocce di acqua salata che le percorrevano il  viso. 
 
Improvvisamente un'ombra la sovrastò, facendole alzare lo sguardo per capire chi fosse. 
Un uomo, o forse meglio dire un ragazzo che stava davanti a lei nell'ombra, facendola sentire improvvisamente indifesa e sul l'orlo del terrore. 
Quest'ultimo fece un passo avanti e si lasciò invadere da quel poco di luce che la lune trasmetteva quella sera.  

Lunghe treccine nere gli ricadevano sulle spalle, la spaziosa fronte era stretta in una fascia nera e bianca e gli occhi ambrati che diventavano sempre più profondi e scuri  risultavano manietici e l'attraevano involontariamente. 
Il ragazzo le si avvicinò e si abbasso verso di lei, fissandola per qualche istante. Lentamente  si avvicinò a lei e le annussò il collo , il che le provocò dei lunghi brividi lungo la schiena. Era immobilizzata non poteva muoversi, dentro di lei voleva scappare con tutte le sue forze, allontanarsi da quel ragazzo, ma qualcosa le impediva di compiere il minimo movimento, era come immobilizzata da delle corde invisibili. 
«Hai un buon odore» sibilò il ragazzo , sfiorandole con le labbra il suo collo ormai ricoperto da brividi.  
«Tranquilla..» le sussurrò non appena la senti fremere al suo tocco. «Non farà male, non subito almeno..» mormorò abbassando sempre di più la voce,cominciando a baciarle il collo e con le mani a liberare il corpo della ragazza, inerme davanti a lei, dai suoi vestiti. 
Il ragazzo si allontanò abbastanza per poterla guardare. I suoi occhi non sembravano più uomani ma... 

 
Un urlo squarciò il silenzio di quella enorme casa.
 
Sarah si sveglio sudata e ansimente nel suo letto. Si voltò di scatto in a guardare in tutte le direzzioni impaurita. Quel sogno gli era sembrato così reale, così..vero. 
Isitintamente si porto una mano sul collo, dove sentila la pelle bruciare.
Aveva una grande paura, ma allo stesso tempo voleva scoprire chi fosse quel giovane, e soprattutto perchè aveva fatto un sogno simile. 
No, non voleva pensare che fosse solo un sogno senza alcun senso, non riusciva a farlo, era altamente convinta che c'era un senso logico in quello, quel viso, era convinta di averlo già visto..da qualche parte. 

I suoi pensieri contorti vennero interrotti dalla porta, che  si spalancò improvvisamente, facendola sussulatare, portandosi una mano al petto, dove il piccolo organo, che si trovava proprio in quel punto, cominciò a battere come se avesse fatto una lunga corsa.
«Signorina Sarah, cosa è successo? l'ho sentita urlare. »  gli chiese premuroso un servo corso li subito dopo aver udito il suo urlo. 
«Niente Alfred, solo...» spostò il suo sguardo verso la finestra vicino al suo letto  «..solo un sogno»
 
 





 
 
***
 

 
 


 

 
«Era forte, sublime..quasi intrigante..nuovo insomma» borbottò sedendosi pesantemente sulla sedia ricoperta di velluto rosso, vicino al pianoforte. 
«A me sembrava il classico odore di ogni essere umano, anzi era pure aspro se devo dirla tutta» sbuffò raggiungendolo il fratello e sedendosi sul enorme divano rosso. 
«Aspro?..io l'avrei definito diverso» lo guardò torvo, bevendo un sorso del liquido rossastro che si trovava dentro il bicchiere che reggeva in mano. 
«Io per niente..era la solita donna e il solito sapore» face con finta  indifferenza il fratello, squadrandolo nella penombra. 
«Come puoi dirlo? neanche l'hai assaggiata..e dall'odore direi che non l'ha mai fatto nessuno»
«Tom ma che stai dicendo? hai problemi di memoria ora oltre di scemaggine?» rispose accigliato, il moro guardandolo sbigottito. 

Tom si voltò a guardare il fratello per alcuni istanti,inarcando un sopracciglio confuso. Lui era sicuro di quello che diceva, aveva molta più esperienza del fratello, sapeva riconoscere la carne fresca, sapeva riconoscere la purezza.

«Come sarebbe a dire a cosa mi riferisco? non mi hai ascoltato fino ad adesso? »
« Ti ho ascoltato si, ma non riesco più a seguirti..che era una bella donna nessuno lo nega, ma dubito fortemente che fosse pura, come hai inteso tu.»

Il treccinato rimase qualche altro istante a guardare il gemello torvo. Aveva capito solo ora che suo fratello stava parlando di un'altra cosa,per di più futile ed inutile. 
«Fratello, ma io sto parlando di quello che abbiamo percepito davanti a quella casa .. non alla cena!» sbottò a quel punto. 

Aveva continuato a pensare a lei, minuto dopo minuto. Neanche si era goduto a pieno la preda di quella serata, se pur all'inizio avesse fame,  tutt'un tratto sembrava completamente svanita, lasciando posto solamente a quell'odore che ancora gli riempiva il setto nasale. 
Rimesero in silenzio per interminabili minuti, fino a quando Bill non si decise ad interromperlo.

«Non preoccuparti, ho come la sensazione che la incontreremo molto presto..» e dopo queste parole vide il gemello alzarsi dal divano e lasciarlo da solo immerso nei suoi pensieri.


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Bene eccomi con un nuovo capitolo. Non è niente di che, ancora non è successo niente , ma nel prossimo già qualcosa potrebbe verificarsi;) chissà.. alla prossima. 

P.S. Ringrazio chi ha recensito e chi ha letto. 

M o o n

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Capitolo 3
*** Three. ***


 

TASTE OF THE SIN
capitolo 3. 








 

Quella giornata si preannunciava già male. 
Il cielo limpido che Magdeburg mostrava sopra di se, era inquietante e quasi sembrava un miraggio. 

Un lampo squarciò il cielo. 

Un boato ne segui subito dopo. 

Lampi a ciel sereno.

Un urlo si espanse. 

Il corpo di una donna. 

Sangue  sul terriccio della strada sterrata. 

Una giovane donna ripiegata sul corpo senza vita. 

Tutto sapeva di morte. 
L'aria aveva intrappolato l'odore del sangue, che ancora scorreva, accanto al corpo della donna. 
La giovane donna, si alzò poco dopo  fissando il corpo, con un sorriso intrinso di puro godimento. 

«Caroline?» una voce risuonò alle spalle della ragazza. 
 
Quest'ultima senza voltarsi, sorrise pulendosi la bocca con un fazzoletto bianco, che di li a poco divenne rosso. 
«Sapevo di trovarti qui..»

Il resto fu avvolto nel silenzio, mentre il corpo rimaneva inerme sul terriccio, aspettando solo poche ore prima di essere ritrovato dalla gente , che avrebbe riempito la strada.
 

No quella non poteva essere definita una buona giornata. 
 











 
*** 













Il sole era ormai alto nel cielo e insinuava i suoi raggi tra le persiane della sua camera da letto al secondo piano di quella imponente casa.  
Un raggio la colpì in pieno viso, facendola girare dalla parte opposta, cercando di coprirsi il più possibile con le lenzuola, ma invanamente.  
Aveva passato tutta la notte a rigirarsi nel letto dopo quel sogno.
Quel viso ancora era impresso nelle sua mente e non l'aveva abbandonata da quando si era svegliata.
Solo all'alba iniziò a tranquilizzarsi e riuscì a chiudere gli occhi per almeno qualche istate prima che qualche rumore la facesse scattare seduta sul letto, guardando in tutte le direzioni, ma senza trovare nulla. Una volta si era pure data della stupida, notando che quella volta, il suo colpo al cuore era stato causato solo un insegnificante ramo del salice che si trovava in giardino, contro la sua persiana. 

Tirò le lenzuola fin sopra la testa e rimase in mobile ad ascoltare i rumori che provenivano da fuori, come se dentro il cinguettio degli uccelli potesse udire da un momento all'altro delle parole da lei compressibili. Si rannicchò in posizione fetale, imponendosi di stare calma.
Perchè si stava preoccupando così tanto di un sogno? era stato sul un sogno o meglio un'incubo, null'altro.

Forza Sarah, da quando sei diventata così fifona? pensò tra se e se, decidendo che almeno un'ora di sonno se la poteva concedere e sicuramente gli serviva, ma non appena chiuse gli occhi, la porta della sua camera si aprì lentamente quasi in modo inudibile, per quanto lentamente stava venendo aperta, che infatti Sarah neanche se ne accorse.

Una improvvisa volata di vento gelido, la fece rabbrividire appena, ma non volle darci troppa importanza, fino a quando il pavimento non cricchiolò, probabilmente sotto il peso di qualcuno. Isitintivamente, spalancò gli occhi, rimanendo immobile e trattenendo pure il respiro. Si ripetè più volte che era solo la sua mente a giocarle dei brutti scherzi.
Rimase nuovamente in ascolto di tutti i rumori, ma non percepì niente, se non il cinguettio del solito pettirosso che si appoggiava al suo davanzale. Decise di trovare un po di coraggio e con uno scatto si mise a sedere sul letto. Ma come ogni volta, nella stanza c'era solo lei.

Che stesse impazzando? Eppure non se l'era immaginato.

 
Si alzò e spalancò le persiane, aspirando un po di aria fresca, decidendo che ormai era inutile pretendere di riuscire a dormire e rimase qualche istante a fissare, davanti a se, il panorama della sua amata cittadina. Era talmente assorta che non si accorse che qualcuno era entrato nella sua camera da letto e le si stava avvicinando.

All'improvviso due mani le coprirono gli occhi, facendola trasalire. 
«Bentornata Tesoro.» si sentì sussurrare all'orecchio e solo in quel momento, si rilassò. 
La mani del misterioso uomo le scoprirono gli occhi e la fecero girare. 
«Jason n-non fa-farlo mai più.» si allontanò da lui, andando verso lo specchio situato alla sinistra del letto. 
«Cosa ho fatto?»
«Niente...non hai fatto niente.» sussurrò quasi come un sibilo. «Posso sapere cosa ti ha portato qui?»
«Ho saputo che la mia amata era tornata e mi sono precipitato qui subito..» le sorrise con quel sorriso più falso che vero. «.. mi siete mancata Sarah.»
«Si ti sono mancata talmente tanto, che per tutto questo tempo non ti sei mai fatto sentire» sibilò a denti stretti voltandosi verso di lui. 
«Lo so, ma anche io ero preso dagli studi, ma non c'è stato attimo che non vi ho pensato.» 
 
Jason era un suo amico d'infanzia, a cui il padre aveva deciso di prometterla in sposa a lui una volta avesse finito gli studi. Gli voleva bene, inizialmente ma quando notò il drastico cambiamento dell'amico, era quasi schifata nell'averlo accanto anche solo per il tempo di un ballo. Senza contare che aveva cominciato a darle del lei e questo la infastidiva sempre di più.
 
«Certo immagino..Ora dovrei chiamare Dalia per aiutarmi a cambiarmi, quindi se non ti dispiace.» tornò a voltargli le spalle,sperando che capisse che non lo voleva intorno, possibilmente per molto e molto tempo, ma quel suo desiderio purtroppo non venne esaudito. 
«Vi lascio subito, ero solo venuto a dirvi che vi aspetto per fare una passeggiata.»

Dio, perchè non mi ascolti mai? pensò, alzando gli occhi verso il soffitto, sperando in qualche miracolo, che però non arrivò.

«Non credo che mio padre sarebbe d'acc..» 
« Ho già chiesto il suo permesso ed è d'accordo.» 
Il suo viso venne travolto da una smorfia per nulla felice. Anche il padre le dava contro ora.
«Bene allora, dammi il tempo di farmi preparare.» 
Lo vide, avvicinarsi dal riflesso nello specchio, fino a che non le lasciò un leggero bacio tra i capelli, dirigendosi poi verso la porta e uscendo, lasciandola da sola. 

Quella giornata non poteva che essere iniziata già male e sicuramente per finire in bellezza, neanche il seguito la emozionava molto, o meglio non la emozionava per niente. 
 











 
***



 





 
Le strade  erano state riempiti di grida, schiamazzi e risate dei bambini che correvano da ogni parte, per le vie di quella piccola cittadina. Nessuno però sembrò badare molto a un corpo nella penombra di una via secondaria, o forse semplicemente non volevano vedere, per trascorrere almeno una giornata seneramente, anche se quella giornata aveva solo il cielo di sereno. 

Sarah, si era finalmente decisaad affrontare la sua tortura, o anche più comunemente noto come Jason. Stava passeggiando per le vie principali, un sorriso di falso compiacimento rivolto a Jason, e il braccio di lui, che reggeva il suo. 

Parlava e parlava.

L'unica cosa che continuava a chiedersi è se si era accorto che stava parlando da solo e davvero credeva che lei fosse interessata a quello che le stava a dir il vero, facendo saltare i nervi. 
«...Dovevi vedere com'era Londra, a confronto questa cittadina sembra un ghetto..»

Bla bla bla, ma quando la smette di aprire la bocca? non lo ricordavo così. 

Mentre continuava a sentire il ronzio della voce di Jason, che le stava facendo venire la gran voglia di amputarsi l'orecchio sinistro per non poterlo sentire, una cosa o meglio una persona attirò il suo interesse.  
Un ragazzo sui vent'anni o poco più stava camminando nel verso opposto al suo, se non fosse stata per un piccolo particolare che le fece strabuzzare gli occhi, non ci avrebbe fatto poi più di tanto caso.
Quella camminata, quel corpo era uguale a quella di quel.. 


 
«AHAHAH, Tom non mi dire che stai facendo davvero il bravo?!» gracchiò la voce della ragazza bionda accanto a lui. 
 
 



Così era Tom il suo nome. 

 
Puntò il suo sguardo contro il suo e in quel esatto istante l'ambra liquinda degl'occhi del ragazzo si mischiarono ai suoi verde acqua.
Continuarono a fissarsi, anche quando si passarono accanto, al che Sarah si fermò e si volto senza riuscire a togliere gli occhi da quel ragazzo, che la attirava sempre di più, come se fosse stata una calamita.

«Sarah?» La richiamò Jason, ma lei non lo degrò minimamente di uno sguardo, perchè troppo impegnato a non potersi staccare da quella figura. 
Tom distolse un attimo lo sguarso abbassandolo, facendo nascere uno sorriso di pure godimento, per poi voltarsi e tornando a ridersela con la bionda. 

Quel sorriso le provocò una scossa lungo la spina dorsale.

Era lo stesso ghigno che aveva sognato. 








 
*** 
 









«Tom, chi era quella?»
 
«Sarah Müller
 
«Che hai in mente, genietto malefico?» ghignò la ragazza.
«Niente di così malefico,Caroline... Ora andiamo a casa, che sono proprio curioso di sapere cosa sei venuta a fare in un buco come Magdeburg.»
«E io sono curiosa di sapere, cosa sta tramando la tua mente contorta e pervesa»
 

Già la sua mente contorta, non sapeva che il suo gioco non sarebbe finito come voleva lui questa volta.


Questa volta si sarebbe scottato.
 

 


 

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Scusatemi già in anticipo per gli errori di ortografia che sicuramente saranno presenti, ma sono le 5.30 del mattino e ho avuto un lampo di genio. Ovviamente la mia mente però non è del tutto sveglia . 

Ringrazio chi ha recensito e chi comunque sta solo leggendo. 

Alla prossima. 

p.s. posterò il prima possibile :) 

Moon

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Capitolo 4
*** Four. ***


TASTE OF THE SIN

capitolo 4.











   La luna piena era alta nel cielo quando Tom era uscito di casa.
Aveva passato l'intero pomeriggio a rinvangare il passato con Caroline ed a essere aggiornato sulle ultime novità, ma ora non ne poteva più. Seppur 
Caroline fosse la sua migliore amica, riusciva a sopportare la sua parlantina logorroica per un lasso di tempo molto breve e per quel giorno, aveva resistito più del normale, contando in aggiunta, che aveva subito anche quella imbattibile del fratello. 

Si era giustamente meritato una cena come si deve, dopo quella tortura.

Ora, era stordito, quasi barcollante dopo aver avuto una cena abbondante e divertimento a sufficienza; il tutto accompagnato da un'eccessiva dose di alcool.
 
Da molto tempo non si nutriva così abbondantemente. 
Forse, perchè dopo molto tempo, era libero di fare a modo suo e senza sentire il fratello che lo riprendeva ogni passo che faceva.
Ma alla fine cosa si aspettava da lui? Era un demone, un'abominio e da tale si comportava.
 
Camminava sotto un cielo scuro, illuminato solo dalla luce della luna.
Scalciò qualche sassolino, mentre si infilava le mani nelle tasche dei pantaloni.
 
Alla fine, senza rendersene conto si ritrovò davanti a una casa che gli era del tutto famigliare.
 
Freddo e meticoloso, Tom si sistemò i pantaloni e la giacca, cercando di rimettersi un po in sesto.
 
L'intera città era addormentata, tutto taceva, tutto dava una apparente impressione di tranquillità e calma;
Invece lui era li, sveglio come non mai, fuori da quel cancello e fissava una finestra in particolare.
 
I suoi sensi erano affilati come coltelli e concentrati a captare il minimo rumore che potesse provenire dall'interno della casa. 
Avrebbe dovuto tornarsene a casa, come i pensieri del fratello gli suggerivano dentro la sua testa, ma a lui era sempre piaciuto rischiare e forse perchè no, avrebbe preso pure il dessert quella sera.
Il ricordo della ragazza aveva risvegliato il suo appetito.
Dilatò le narici e ispirò profondamente, riuscendo a cogliere il suo profumo, persino da quella distanza.
 
 
 
 
 
 


 



 
 
***
 
 
 
 
 







 
   Sarah quella sera aveva deciso di congedarsi prima del solito. 
Aveva preferito fingere una improvvisa stanchezza, che continuare a sentire Jason che parlava con i suoi genitori del loro matrimonio.
Ce l'aveva messa tutta, per sembrare interessata a una cosa che avrebbe dovuto realmente interessarle, ma i suoi pensieri erano più forti e più tentatori persino del suo matrimonio.

Tutto era collegato alla giornata che era appena giunta al termine, in particolar modo a quell'incontro.
Mai un pomeriggio  le era mai parso tanto noioso e al contempo tanto pieno di emozioni. 

Emozioni contrastanti tra loro.

Dopo l'incontro avvenuto quel pomeriggio, non aveva smesso di paragonare Tom al mostro che aveva sognato la notte precedente, ma ogni volta che iniziava a mettere a confronto i tratti del viso del primo, chiari e ben fotografati nella sua mente a quelli poco nitidi dell'altro, si dava della stupida a pensare una cosa simile.

 
Quel ragazzo mi farà impazzire. - erano state le ultime parole che aveva pensato prima di cadere in un sonno profondo che la colse alla sprovvista.
 
 
La giovane si rigirò nel letto più di una volta, agitandosi sempre di più. 
 
 
 
Si era svegliata nel buio di una stanza, illuminato solo dalla luce della luna che filtravano dalla finestra.
Per quello che riuscì a vedere, non trovava niente di famigliare, niente che le facesse pensare che quella fosse la sua stanza.

Improvvisamente udì dei rumori nel corridoio, che riconobbe subito dopo come dei passi. 
Scatto di colpo seduta, appoggiando la schiena contro la testata del letto e lasciò cadere la mano sul letto, stringendo tra le sue dita la coperta, ma appena ne tirò un po di più verso di se, si rese conto che accanto a lei ci doveva essere qualcuno.

Come aveva fatto a non accorgersene prima? 

Restò immobile, trattenendo il respiro.
Non riusciva ad udire, nessun'altro respirare in quella stanza, eppure era certa che li ci fosse qualcuno.

Ingoiò una gran quantità di saliva e voltò piano la testa.
Il buio che avvolgeva quel lato della stanza era impenetrabile, anche se sforzava gli occhi il più possibile non riusciva a vedere niente, se non una grande macchia nera. 
Tirò un respiro profondo che subito le si smozzò, non appena udì la rete del letto cigolare.

« Oh andiamo bellezza, non c'è ancora motivo di aver paura» 

«Ch-chi è lei?» balbettò in sussurro appena udibile, voltando piano la testa di lato. 

«Suppongo il tuo peggior incubo» rispose con una risata, vedendo la giovane tesa quanto una corda di violino.
 
Non riusciva ancora a vederlo, ma quella risata era sicura di averla già sentita. 
Continuava a fissarlo, ma senza vederlo, finchè costui non si decise a sporgersi verso di lei, lasciando che la leggera luce che filtrava dalle finestre, gli illuminasse appena il viso.
Due zanne si intravedevano appena, la faccia sfigurata di un mostro. 

Un urlo.
 

Il suo urlo si espanse per la camera e con molta probabilità per l'intera casa. 
Istintivamente si portò una mano al petto, dove il cuore aveva preso a battere senza più darsi tragua.
Cerco di calmarsi, ma continuava a sentire nitidamente il battito accellerato del suo cuore. 


«La mia supposizione doveva essere corretta a quanto pare, bellezza»
 

....To be continued 


 
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Eccomi di nuovo :) 
Non mi dilungo molto perchè sono di fretta, quindi ringrazio solamente tutti quelli che stanno seguendo questa storia. 
A prestissimo con il prossimo capitolo :) 

P.s. Come al solito mi scuso per eventuali errori.
 
 

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