Perchè proprio a me?

di Eris_Malfoy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Questa sono io! ***
Capitolo 2: *** La nuova professoressa di greco è identica a mia madre ***
Capitolo 3: *** Perchè non ti fidi di me? ***
Capitolo 4: *** ci serve un arcobaleno! ***
Capitolo 5: *** La verità ***
Capitolo 6: *** Ho una nuova amica ***
Capitolo 7: *** Ciao sorellina! ***
Capitolo 8: *** Ciao sorellona! ***



Capitolo 1
*** Questa sono io! ***


 

 Questa sono io!


 



Salve, mi chiamo Eris Swift. Sì lo so che penserete "Che nome strano, perchè tua madre ti ha chiamata così?". La verità è che nemmeno a me piace molto questo nome, voglio dire, chi vorrebbe chiamarsi come la dea della discordia? Ma a mia madre piaceva, contenta lei.
 Comunque, stavo dicendo che mi chiamo Eris e ho 16 anni. Ho lunghi capelli neri mossi che mi arrivano a metà schiena e grandi occhi grigio tempesta. Sono alta 1.65 e posso dire che sono magra. Mi piace la letteratura inglese (anche se sono dislessica e non riesco a leggere bene) e la tranquillità. I miei colori preferiti sono il nero e l'argento, infatti se andate a guardare nel mio armadio vedete vestiti solo di questi colori. Sono iperattiva, disordinata (mia madre non fa altro che ripetermelo), riservata e introversa. Ah, quasi dimenticavo, sono incredibilmente pallida in confronto a mia madre che sembra la tipica californiana.
  Lei si chiama Elen Swift, è alta, bionda e abbronzata...in poche parole tutto il contrario di me. Solo una cosa abbiamo in comune, gli occhi. A quanto pare è una cosa ereditaria, pure mia nonna li aveva così. Io non l'ho mai vista questa nonna. Anche di carattere siamo diverse,lei è solare, ordinata ed estroversa. Ma cosa peggiore di tutte è una so-tutto-io. Io le voglio molto bene, ma a volte è insopportabile.
  Di mio padre non posso dire niente, non l'ho mai visto. Mia madre ripete sempre che lui non voleva andare via, ma il suo ruolo l'ha costretto a lasciarci. In tutti questi anni non ho fatto altro che pensare a che tipo è, magari un ricco imprenditore, o un capo d'azienda o semplicemente un figlio di papà senza cervello. Da piccola mi immaginavo sempre che sarebbe entrato dalla porta di casa, mi avrebbe abbracciata e mi avrebbe detto che sarebbe rimasto con noi. Ovviamente non è mai successo.
Ormai me ne sono fatta una ragione.
  Frequento il Roosvelt High School, a Washington....per il momento. Sì perchè io e mia madre ci trasferiamo continuamente. Il motivo? Vengo sempre espulsa dalle scuole. Una volta perchè una ragazza-asino-robot mi ha attaccata e la colpa l'hanno data a me, un'altra volta perchè in gita avevo visto un uomo con un solo occhio gigante ed ero corsa dalla prof. urlando che dovevamo scappare e mi avevano preso per pazza...insomma diciamo che ho cambiato molte scuole. Quella in cui mi trovo adesso sembra normale, non mi è ancora capitato niente di strano, nessuna svolta nella mia vita monotona.
 
  Non sapevo quanto mi sbagliavo...


   

 Allora,salve a tutti :D
 
  Questo è più un capitolo di presentazione, non succede niente di speciale, ma dal prossimo inizierà la vera storia. Spero che la storia vi piaccia e che magari lasciate qualche recensione,sarei felice di sapere cosa ne pensate 
 
  Allora al prossimo capitolo (che arriverà presto ;)
  
  Baci
 
  Eris
 

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Capitolo 2
*** La nuova professoressa di greco è identica a mia madre ***


 La nuova professoressa di greco è identica a mia madre
 




Questa giornata non poteva cominciare in modo peggiore

Mi ero svegliata alle sette e mezzo grazie alla “soave “ voce di mia madre che mi urlava che se non mi fossi alzata mi avrebbe fatto pulire la mia camera da cima a fondo. Ora, chi mi conosce sa che la mia camera è peggio di una discarica, se perdi lì qualcosa stai pur sicuro che non la ritroverai più. Con questo incoraggiamento ero corsa a piedi nudi in bagno a lavarmi il viso e i denti. Mi ero truccata come al solito; matita nera,ombretto nero e mascara e sono ritornata in camera per vestirmi. Purtroppo la mia corsa fu fermata dal mignolo del piede che quel giorno aveva deciso di andare a sbattere contro un mobile.

-AAAAAAH!-urlai seguito da altre imprecazioni che è meglio non ripetere iniziando a saltare su un piede per la stanza mentre reggevo l’altro.

-Che è successo?- chiese mia madre allarmata, di sicuro l’urlo di prima le ha fatto venire un infarto.

-Ho sbattuto il mignolo al mobile!- risposi.

-Solo questo? Invece di lamentarti vaia prepararti. La colazione oggi la salti quindi appena hai fatto scendi in macchina, io sarò lì! Bhe? Che fai qui impalata? Datti una mossa!- e così dicendo uscì dalla camera.

Come avrete potuto notare, mia madre è peggio di un dittatore quando vuole, ma è anche per questo che l’adoro.

Mi vestii in fretta con gli stivali neri, una maglietta grigio/bianca a maniche corte e i miei immancabile leggins neri e il mio braccialetto con le borchie.

Scesi immediatamenteper paura che mia madre venisse a prendermi con la forza….sul serio, è già successo una volta e non voglio che accada di nuovo.

Adesso mi trovo a scuola, seduta all’ultimo banco come sempre. Il professore sta spiegando qualcosa su i monomi, ma io non sto attenta, anche perché non ci capisco un tubo. Accanto a me c’è il peggior ragazzo che possa esistere: Trevor Smith .

Lo ammetto, è un bel ragazzo (alto, riccioli castani e occhi verdi), ma è davvero insopportabile, idiota, arrogante, menefreghista, scansafatiche, volgare, si crede di essere Dio sceso in terra e ci prova praticamente con tutta la fauna femminile. Passa tutto il tempo a punzecchiarmi con frasi del tipo “Ehi Swift ieri ho visto un uomo con tre occhi, ho chiamato la polizia per farlo arrestare!” oppure “Eris (quando siamo passati a chiamarci per nome?) mi leggi questo paragrafo? Ah no aspetta, tu non puoi!” o ancora “Oggi chi ti viene a prendere? Tuo padre? Ah ma tu non ce l’hai un padre!” queste battute fanno ridere soltanto lui e i suoi amici idioti. Capite perché non lo sopporto? Adesso mi sta facendo un’accurata descrizione su come sono vestita oggi….come se non lo sapessi.

-….inoltre, senza offesa, non sei molto carina!-

CHE COSA? Quest’ameba ambulante ha osato fare commenti sulla mia bellezza?!Questa la pagherà cara

-Come hai detto prego?- gli chiedo.

-Che non sei molto carina- risponde lui con un ghigno stampato in faccia.

Vuoi vedere che te lo faccio sparire quel ghigno?

Non posso ribattere perché la porta della classe viene spalancata con un colpo secco dalla preside Richardson che entra a passo di marcia seguita da una ragazza bionda sulla trentina.

Quando la vedo mi viene un colpo. Quella donna è identica (o quasi) a mia madre.

Stessi occhi, stessi capelli…. Perfino la stessa espressione! Potrebbero benissimo sembrare sorelle!

I miei pensieri sono interrotti dalla Richardson che dice –Ragazzi da oggi avrete una nuova professoressa di greco, lei si chiama Annabeth Chase. Spero che l’accoglierete con gentilezza e che non dovrò sentire lamentele riguardo al vostro comportamento. Questo è tutto, arrivederci- e così come è entrata se ne va.

-Buongiorno ragazzi,come già sapete io sono Annabeth Chase e sarò con voi per il resto dell’anno. Prima di iniziare vorrei sapere i vostri nomi, chi vuole essere il primo?- con questa domanda cominciarono infinite presentazioni. Io me ne sto tranquilla a disegnare sul mio quaderno quando mi sento chiamare. Alzo lo sguardo per vedere quello della professoressa poco distante dal mio. Mi guarda in modo strano, come se mi stesse scrutando, come se volesse leggermi dentro.

Oddio e se avessi un brufolo in fronte e non me ne fossi accorta? Scacciai subito quel pensiero.

-Tu non ti presenti?- mi chiede con voce curiosa.

Adesso anche questa!

-Mi chiamo Eris Swift- dissi con voce atona. La prof. aggrotta la fronte sentendo il mio cognome.

Cosa c’è che non va con il mio cognome? A me piace

-Per caso conosci una certa Elen Swift?- mi chiede ancora con quello sguardo che comincia a mettermi in soggezione.

Ma che razza di domanda è? Certo che la conosco, è mia madre! E come fa lei a conoscerla?Io e mia madre dobbiamo fare una bella chiacchierata quando torno a casa.

-Certo, è mia madre- rispondo con il tono meno scocciato cheho. Lei annuisce soltanto e riprende la lezione come se niente fosse. Io continuo a disegnare, ma sento che la professoressa mi sta guardando.

La giornata finisce fortunatamente e io torno a casa di fretta. Mamma mi ha chiamata per dirmi che è già casa.

Quando varco la porta mia madre mi saluta sorridente (troppo sorridente) dicendo –Ciao tesoro come è andata a scuola? Ti ho fatto il risotto alla crema di scampi, il tuo preferito-.

Eh no, non la scamperai in questo modo, nemmeno il risotto ti salverà dal mio interrogatorio!

Così senza girarci troppo intorno (detesto quando le persone usano giri di parole per chiedere una cosa)glielo chiedo.

-Per caso conosci Annabeth Chase?-


Angolo dalla pseudo-autrice


Allora piaciuo il capitolo? Siete rimasti scioccati ? Sì lo so, adesso mi vorreste tirare i pomodori >.< Come avete capito la storia è ambientata anni dopo la guerra, spero che vi piaccia comunque 

Vorrei ringraziare Ginevra Gwen White e Tinkerbell92per aver recensito, grazie vi adoro! 

Nel prossimo capitolo ci sarà l’interrogatorio, non so quando lo pubblicherò, spero presto comunque 

Baci

Eris



 

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Capitolo 3
*** Perchè non ti fidi di me? ***


Perchè non ti fidi di me?



-Per caso conosci Annabeth Chase?-

Mia madre mi guarda come se le avessi detto che ha uno scarafaggio sulla spalla. Chissà perché, mi domando.
— Non so proprio chi sia. — mi risponde dopo un attimo di smarrimento.

Mmh…sento puzza di bruciato. In effetti c’è puzza… OH MIO DIO!

— Mamma, il risotto si sta bruciando! — esclamo correndo in cucina, seguita da mia madre che borbotta frasi incomprensibili. Capisco solo le parole “perizoma” e “Zeus”.

Ma che senso hanno? Credo proprio che io e lei dovremmo fare una bella chiacchierata sul suo modo di parlare.

— Mamma, cerca di salvarlo! — urlo tra la confusione. Sembrerò egoista, ma dovete capirmi: il risotto lo prepara solo una volta al mese, visto che ci impiega molto a farlo, e per me ogni volta è preziosa.
— Oh certo! Non ti preoccupare di tua madre che rischia di ustionarsi, pensa al risotto! — esclama ironica mia mamma. In effetti ha ragione, avrei dovuto pensare prima a lei, ma ormai è fatta.
Dopo dieci minuti di urla, gemiti di dolore dovuti a bruciature, imprecazioni di tutti i tipi (tra cui anche “per tutti i boxer a cuori rossi di Ares!” di mia madre) e un’accurata medicazione alle braccia (non per me, ma per mia mamma), siamo riuscite a salvare il risotto che era destinato ad una triste e drammatica fine.
— Menomale, l’abbiamo scampata! — sospira mia madre, gettandosi a peso morto su una delle sedie.
Tranquilla, non mi sono certo dimenticata del nostro discorso.
— Comunque è strano il fatto che tu non la conosca, oggi ha chiesto di te — dico fissandola con la mia espressione da "è meglio-se-mi-dici-la-verità".
Lei esita, sta cercando delle scuse di sicuro, ma tanto io non me le berrò, sono troppo furba. Alla fine decide di rispondermi. — Tesoro, adesso non è il momento per parlarne, te lo dirò un’altra volta. Andiamo a mangiare, su! Dopo tutte le ustioni che mi sono procurata è il minimo. —

Pensa davvero di poter terminare la nostra conversazione in questo modo?

— Eh no! Non mi puoi liquidare con una di quelle frasi da film del tipo “Te lo spiegherò quando sarai più grande”! Io voglio saperlo ora! —
Lo so che mi sto comportando da bambina capricciosa, ma io devo saperlo. Finora non ci sono mai stati segreti tra me e lei, o almeno così credevo. Al momento non ne sono più sicura.
La guardo attendendo una risposta.
— Eris, io vorrei dirtelo, davvero, ma non posso. Ti metterei in pericolo — mormora mia mamma ad occhi bassi.

Non mi dire che ti sei messa contro un gruppo di mafiosi che adesso vuole uccidere te e tutta la tua famiglia (che poi sarei solo io)!

Dopo un silenzio che sembra infinito riprendo la parola.
Perché non ti fidi di me? —. Stavolta uso un tono rassegnato, quasi deluso. In queste sei parole ho espresso tutta la mia frustrazione, la mia delusione nei suoi confronti. Non mi sono mai lamentata del fatto che non mi dicesse nulla di mio padre, ma questa volta è diverso.
Lei non vuole dirmi una cosa che molto probabilmente mi riguarda e questo mi fa male. Fa male perché ha un segreto e tra noi non ci sono segreti, fa male perché non si fida a dirmelo. Ma cosa c’è di così tanto importante che non può rivelarmi?
Mia madre si ferma un attimo. Forse anche lei sta pensando le mie stesse cose.
— Facciamo così, ne discuteremo domani, quando saremo più lucide, prima devo parlare con una persona. Che ne dici? —
— Va bene — borbotto scocciata, incrociando le braccia al petto.
— Dai vieni qui. Lo sai che ti voglio bene e tutto ciò che faccio, lo faccio solo per te —
Mi prende con dolcezza. Mi godo il calore di quell’abbraccio. È così bello stare tra le braccia di una persona che ti vuole bene. È rassicurante e ti fa sentire amata. Ed io ne ho proprio bisogno in questo momento. Ho bisogno di sapere che c’è qualcuno con me, che non sono sola.
— Scusa se me la sono presa con te, non devo comportarmi in quel modo — sussurro.
— È tutto apposto, non fa niente. Che ne dici se adesso andiamo a mangiare quel benedetto risotto che ce ne ha fatte passare di tutti i colori? — mi chiede sorridendomi. Un sorriso sincero, vero, che emana felicità e serenità. Adoro il suo sorriso, è come un tranquillante per me, quando sono triste mi basta vederlo e tutto si sistema.
— Sì — rispondo semplicemente. 
 
La serata è stata fantastica.
Dopo aver cenato e ripulito la cucina, io e la mamma ci siamo accomodate sul divano a guardare un film, munite di popcorn. Abbiamo passato tutto il tempo a criticare il modo di recitare degli attori, a farne buffe imitazioni ed a tirarci addosso il cibo. Quando i popcorn sono finiti, abbiamo afferrato i cuscini, iniziando un'intensa lotta a suon di guanciali. Alla fine, il salotto era sommerso interamente da popcorn e piume.
Era da tanto che non passavamo insieme una serata così divertente.
Quando ero piccola giocavamo spesso con le bambole. Non fraintendetemi, non con le Barbie (quelle le detestavo, difatti gli tagliavo sempre i capelli!), ma con le bambole dei guerrieri.
Qualche volta la mamma fingeva di essere una strega ed io ero l'eroina che doveva sconfiggerla. Altre volte ancora, ci sedevamo in cucina a mangiare caramelle e a scherzare. È sempre stato in questo modo, solo noi due, e a me è sempre andato benissimo così.

Sono le undici e decido di andare a dormire perché domani ho scuola. Per fortuna oggi è giovedì, così domani potrò rilassarmi in santa pace.
Prima di coricarmi, vado a lavarmi i denti. Passando per il corridoio, sento la voce di mia madre che si trova nella sua stanza. Probabilmente è al telefono con un suo collega di lavoro. Sto passando oltre la porta della sua camera, quando sento una frase che mi attira. Di solito io non origlio le conversazioni, ma ho il presentimento che stiano parlando di me e vorrei sapere cosa stanno dicendo.
— ... Annabeth come stai? —

È possibile che la mamma stia parlando con la mia professoressa?

D'un tratto assumo un'espressione che non saprei definire: la voce della professoressa Chase risuona davvero dall'altro capo della porta! Probabilmente mia madre ha inserito il vivavoce. Mi accuccio silenziosamente verso la serratura, tendendo le orecchie.
— Bene, grazie! Ho visto Eris, oggi. È quello che penso lei sia? —

Che cosa dovrei essere? Un mostro? Un mutante? Un fenomeno da baraccone? Mia madre non le risponde subito.
— Sì. — ammette poi, con un tono di voce rassegnato.
— Dobbiamo portarla via. — dice Annabeth.

Portarmi dove? Io non mi muovo da qui!

— No, non voglio che si metta in pericolo, la proteggerò io. —

Proteggermi da cosa? Parla, mamma!

— Non potrai stare con lei per sempre... inoltre prima o poi lo scoprirà da sola. — ribatte la prof.
— Lo so che non posso, ma non voglio che vada. Se scoprisse la verità non mi perdonerebbe mai per non averglielo detto. — confessa mia madre con voce flebile.

Mamma cos'è che non ti perdonerei mai? Perché non vuoi dirmelo?

Scuoto la testa amareggiata e me ne torno in camera, non voglio più sentire il loro discorso. Mi metto subito a letto, sperando di addormentarmi presto, ma le domande che mi vorticano in testa me lo impediscono.

Qual è questo grande segreto? Perché non me lo vuole dire? Riguarda forse mio padre?

E con queste ultime questioni irrisolte, cado fra le braccia di Morfeo, in un sonno senza sogni. 



Salve a tutti!

Piaciuto il capitolo? Spero di sì!  

Allora, Eris capisce che c’è un segreto che non vogliono dirle, ma presto scoprirà di cosa si tratta ;)

Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno recensito e hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite, mi fate tanto felice :D

Vorrei ringraziare specialmente  Freshlyfriedfreshflesh che ha accettato di essere la mia beta reader, grazie!

Ok, io ho finito, vi dico solo che nel prossimo capitolo succederà qualcosa di molto importante ;p

Baci

Eris


 

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Capitolo 4
*** ci serve un arcobaleno! ***


Ci serve un arcobaleno


 

Avete presente quando si ha il presentimento che la propria giornata sarà “no” e quindi si ci aspettano sempre le cose peggiori? Ecco, oggi è la mia giornata no.

Prima di tutto, stamattina mi sono svegliata bruscamente e con un forte mal di testa, probabilmente dovuto ai sogni strani di stanotte.
In realtà, più che sogni, erano un susseguirsi di immagini senza senso. Per esempio, ricordo che c’era un ragazzo con in mano una saetta (cosa molto improbabile), accompagnato da una ragazza che sembrava la versione giovane della prof Chase. Entrambi si trovavano in una maestosa sala con grandi troni, nei quali vi erano sedute delle persone... che non sembravano normali. Avevano qualcosa di diverso... era come se emanassero potere, non so se mi spiego.

Poi l'immagine si è dissolta e n'è apparsa un'altra dove c’era una ragazza distesa ai piedi di un albero, con accanto lo stesso ragazzo di prima (devo dire che è proprio carino … ma che vado a pensare?). In un’altra ancora, invece, sono apparsi due ragazzini, un maschio e una femmina, con i capelli e gli occhi neri. Evidentemente, dovevano essere parenti.
Le due figure sono sfumate e ricordo vagamente che ce n'erano altre, tutte collegate al ragazzo carino.
Ma quella che ha avuto su di me maggior impatto, è stata l’ultima: c’era mia madre che teneva in braccio una bambina (ovviamente dovevo essere io) e vicino a lei stava un uomo alto, con i capelli neri. Non sono riuscita a scorgerne il viso.

Forse quello era mio padre… rifletto mentre mi vesto. Ma come è possibile che ne abbia ricordo, se non l'ho mai incontrato in vita mia? Dovrei chiedere a mia madre, di sicuro lei ha una risposta.

Mi guardo allo specchio: indosso dei pantaloni argentati, corredati da una canottiera bianca. Ai piedi, ho le mie amate Superga, ormai non più bianche.

"Sto proprio bene", penso modesta e soddisfatta.

Scendo per andare in macchina, lì la mamma mi sta aspettando. Cerco di comportarmi normalmente, ma la tentazione di porle domande su ciò che ho origliato ieri, è forte ed è difficile resistere.
Il viaggio verso scuola è breve. Io e mia madre abbiamo chiacchierato del più e del meno, ma sono riuscita a scorgere un velo di preoccupazione sul suo volto.
Sarà per la conversazione che ha avuto ieri?
— Divertiti oggi! E non metterti nei guai, mi raccomando. — mi saluta la mamma.

Come se fossi io quella che va a mettersi nelle situazioni più strane, con una donna-asino che cerca di catturarmi e che poi svanisce come polvere…

Quando prendo posto al banco, sbuffo sonoramente. Oggi, alle ultime due ore, avrò greco. Fantastico, così potrò osservare meglio la Chase.

— Ehi Swift, dormito male? — Ci mancava solo lui, quanto vorrei dargli un bel pugno in questo momento!
— No, Smith, è la tua vicinanza che mi da fastidio. — ribatto con tono scocciato. Questo ragazzo tira fuori il peggio di me.
— Uh, qualcuno ha mangiato pane e acidità a colazione! — cantilena lui con quel suo ghigno dannatamente fastidioso. Non può semplicemente ignorarmi, almeno per una volta?
— Per tua informazione, oggi sono particolarmente irritata, ho dormito male, ho sognato un ragazzo con in mano un fulmine ed altra roba strana, mia madre mi sta nascondendo un segreto e non ho nemmeno fatto colazione, quindi sei gentilmente pregato di lasciarmi in pace, o giuro sullo Stige che ti farò pentire di essere nato! Intesi? — dico tutto d’un fiato. Smith mi fissa allibito, come se gli avessi appena detto che ho ucciso un uomo con un pollice. Successivamente, rifletto su ciò che gli ho urlato contro, ma non ci trovo nulla di strano. Poi, capisco che deve essere rimasto stupito quando ho detto “giuro sullo Stige”.

"Ma da dove mi è venuto?" mi domando basita. È la prima volta che dico una cosa del genere.
Smith continua a fissarmi, ma stavolta sembra pensieroso, come se stesse cercando di capirci qualcosa.

Starà così tutto il tempo? Speriamo di sì! Effettivamente Trevor resta in religioso silenzio per tutto il resto della mattinata.
È strano, di solito ha sempre qualcosa di stupido da dire, e sono ormai rituali le sue frecciatine fastidiose nei miei confronti. Il nostro rapporto si è sempre limitato a questo, ed è l’unico passatempo durante le lezioni.

Le mie riflessioni vengono interrotte dall’entrata in aula della professoressa Chase.
— Buongiorno a tutti, ragazzi! Oggi ho deciso di interrogare per testare le vostre capacità. Chi si offre volontario? Magari un ragazzo ed una ragazza. —

Oddio, fa che non scelga me, fa che non scelga me, fa che non scelga me! Mentre formulo questo pensiero, mi calo lentamente al di sotto del banco. In teoria io non vado male di greco, per me è facile tradurlo e potrei andare alla cattedra tranquillamente, però non mi va di mettermi in mostra dinnanzi alla classe.
— Nessuno? Allora chiamo io. Vediamo… Smith e Swift! —

Naturalmente la fortuna non è dalla mia parte. Dovrò essere interrogata... e per giunta con Smith, che non la smette di fissarmi con quello sguardo strano che mi mette in soggezione! La giornata non poteva finire in modo migliore.
Con molta lentezza, mi dirigo verso la cattedra con gli occhi di tutti i miei compagni addosso. La prof mi sorride incoraggiante, con un luccichio negli occhi che mi fa capire che questa interrogazione non è casuale.

"Hai capito questa, l’ha fatto apposta!" penso allibita.

— Bene, traducetemi queste due frasi, poi potrete andare a posto. —

E basta? Solo questo? Allora sarà una sciocchezza, lo farò in un attimo! Sul mio viso si forma un sorriso. Guardo Trevor e noto che ha la mia stessa espressione. Anche lui, come me, è bravo in greco.

Mi volto verso la lavagna per leggere la frase. Che stupidaggine!

— Significa: “La donna è sempre un male, se sciocca o, peggio, se intelligente.” — affermo con sicurezza.

Quanto è vera! Anche Trevor risponde correttamente alla frase propostagli.

— Molto bene! Queste erano entrambe citazioni tratte dalla opere di Euripide. Potete andarvi a sedere. — ci dice la prof, con un sorriso.
Le ore passano velocemente. All'una, mi alzo in fretta dal mio banco e mi dirigo verso la porta. Finalmente posso tornare a casa! Purtroppo le mie speranze sfumano rapidamente.
— Il signor Trevor Smith e la signorina Eris Swift sono convocati in presidenza al suono della campanella — annuncia la voce della preside all'altoparlante.

Digrigno i denti. Ma oggi ce l’hanno tutti con me e con il tizio qui accanto? Che cosa ho fatto adesso? Mi volto verso la prof e colgo sul suo volto un lampo di preoccupazione. Mi domando il perché.
— Molto bene, allora vi accompagnerò io dalla preside. — dice con voce pacata.
La campanella suona, è ora di andare.
— Ehi Swift! Secondo te cosa abbiamo fatto? — mi chiede Smith.
Ah, dopo che mi ignori tutto il giorno, finalmente ti degni di rivolgermi la parola?
— Non lo so. — è la mia risposta laconica. La professoressa Chase cammina davanti a noi, senza proferir parola.
Arriviamo davanti alla soglia, bussiamo e la voce roca della Richardson ci invita ad entrare. Appena entro vengo subito investita da un tanfo rimpugnante.

Ehi, sa che i deodoranti per ambiente sono stati inventati per uno scopo preciso?

— Finalmente! Era da tanto che aspettavo questo momento! — ci accoglie sorridente la Richardson, scuotendo la sua chioma grigia. Vedo Trevor e la prof irrigidirsi.

Questo momento per fare cosa?

— Mi scusi, ma di che sta parlando? — domando ingenuamente. A quanto pare tutti sanno cosa sta succedendo tranne me e la cosa comincia a darmi un po’ fastidio.
— Oh piccola semidea, non far la finta tonta! — ridacchia la preside con i suoi lunghi denti affilati.

Aspetta... lunghi denti affilati? Ed ha detto "semidea", per caso? Ma che si è fumata questa?

— Non so di cosa lei stia parlando, sul serio. — ribatto decisa. La Richardson sorride enigmatica mentre Annabeth e Trevor fanno un passo avanti.
— Ah, non lo sai? Povera piccina! Allora te lo mostrerò. — Così dicendo comincia a trasformarsi. I capelli diventano dei serpenti che vanno da tutte le parti, mentre sulla schiena le crescono grosse ali nere. Mi sfrego gli occhi, non posso credere a ciò che vedo. Non ho mai visto un costume di Halloween così realistico.

— Una gorgone! Lo sospettavo! Eris, mettiti al riparo insieme a Trevor, ci penso io a lei! — grida la prof, tirando fuori un pugnale dalla manica.

Ovvio, chi è che non va in giro con una potenziale arma mortale nella manica? È una cosa assolutamente normale.

Trevor mi prende per il braccio e mi conduce dietro una libreria.
— Stai bene? — mi domanda con un sguardo quasi preoccupato.
Sto bene? Beh, la preside è un mostro mitologico che vuole uccidermi, la mia prof ha un pugnale nella manica come quello di Assasin’s Creed e vengo “salvata” dal ragazzo più odioso della Terra. Sì, direi che va tutto alla grande.

— Sì. — rispondo ansimando. Intanto la preside e la Chase stanno combattendo: la prima, allontana la prof con i propri serpenti mentre la seconda cerca di trafiggerla con il pugnale. Alla fine, la gorgone (l’ha chiamata così, giusto?) viene ridotta in cumulo di polvere.
Io e Smith usciamo dal nascondiglio e vediamo la prof seduta su una poltrona a riprendere fiato.

"Dopo una battaglia con un mostro che in teoria non dovrebbe esistere, ci vuole proprio una pausa!" penso sarcastica.

— A questo punto delle spiegazioni sarebbero opportune e gradite. — dico alzando un sopracciglio e incrociando le braccia al petto.

La prof e Trevor si scambiano degli sguardi, come se stessero discutendo in silenzio.

"Ma perché nessuno mi dice mai niente?" penso esasperata.

Annabeth prende per prima la parola.
— Ci serve un arcobaleno! —



 

Salve a tutti!

Allora vi è piaciuto il capitolo? Spero di sì  :D  Finalmente Eris scopre qualcosa!!
Nel prossimo capitolo ci saranno le spiegazioni e vedremo la reazione di Eris  u.u
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e messo la storia tra le preferite/seguite, grazie mille!
Ringrazio la mia beta reader :)
Al prossimo capitolo

Baci

Eris



 

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Capitolo 5
*** La verità ***



La verità
 




— Ci serve un arcobaleno! —

Le mie sopracciglia si innalzano così tanto da sfiorare quasi l'attaccatura dei capelli. Ditemi che non è vero. Abbiamo appena sconfitto un mostro mitologico e la prof cosa dice? “Ci serve un arcobaleno!”. Che cosa ce ne facciamo di un arcobaleno? E dove lo troviamo, poi? Aspettiamo un po’ di pioggia?

Guardo la mia professoressa con un'espressione abbastanza confusa. Lei fa finta di niente e comincia a camminare, con Trevor al seguito.

"Non preoccupatevi di spiegarmi cosa è successo, tranquilli! Sono solo stata quasi uccisa da un orrendo essere, niente di che!" penso con il mio solito sarcasmo.

— Dove stiamo andando? — domando, sperando che stavolta qualcuno mi dia una risposta sensata.
— In bagno! — risponde con ovvietà la mia prof.

Logico! In effetti avrei bisogno della toilette in questo momento!

— Perché? — domando ancora, arrancandole dietro. Lo so, sembrerò una bambina viziata ma è irritante essere all'oscuro di tutto.
— Swift, smettila di fare domande e seguici, dopo ti spiegheremo tutto! — mi risponde scocciato Smith.
Mantengo il silenzio per il resto del tragitto. Forse me lo spiegheranno sul serio.
Quando arriviamo davanti alla porta del bagno delle donne, mi fermo e li guardo.
— Beh, non stare lì impalata! Entra, su. — mi intima la prof.
— Questo è il bagno delle donne, in teoria lui non dovrebbe entrare. — protesto, fulminando con lo sguardo l’unico “uomo” presente.
— Non fare tante storie, di certo non è la prima volta che ci entro. — soggiunge Smith, con un tono malizioso.

Non sai cosa ti farei in questo momento!

Entriamo attraverso la porta scorrevole. Annabeth apre l’acqua calda del rubinetto e subito si forma del vapore nell'aria. Con il riflesso della luce, il vapore si condensa, creando uno splendido arcobaleno. Eccolo qui, e adesso che si fa?
La Chase traffica un po' nelle sue tasche e poi ne estrae due grosse monete d’oro. Sono strane, non ne ho mai viste di questo tipo.
— Che cosa sono? — mi viene spontaneo chiedere.
La Chase mi guarda con un sorriso — Sono dracme, le monete che usavano i greci. Prima che tu mi chieda il loro scopo, ti annuncio che sto per offrirle a qualcuno, in cambio di una telefonata. —

Okay, qui qualcuno ha perso la testa.

La fisso aspettando di vedere cosa faccia. La prof getta una moneta nell’arcobaleno e questa, invece di cadere a terra, sparisce. Sono molto stupita e penso che si colga nel mio volto, dal momento che Trevor sta sghignazzando.
— Oh, Iride, dea dell’arcobaleno, accetta la mia offerta! — recita la prof Chase. — Mostrami Percy Jackson, Campo Mezzosangue!

Ma che cosa sta dicendo? Iride? Mi pare di averla studiata a scuola... Giusto, è la dea di un mito! E chi sarebbe Percy Jackson, il suo fidanzato? E che diavolo significa “Campo mezzosangue”? Perché non mi spiegano qualcosa? Sono frustrata, non mi piace non sapere le cose.
Dall'arcobaleno, appare come per magia una sorta di ologramma.

Come può essere possibile?!

Nello schermo trasparente, compare un ragazzo con i capelli neri che sta tirando colpi di scherma. È molto bravo. Assomiglia molto al ragazzo del mio sogno... Un momento, quello È il ragazzo del mio sogno!

Quando finalmente si volta, si accorge di noi e sul suo viso spunta un enorme sorriso.
— Annabeth, amore mio, sono felice di vederti! Come va? — domanda quello che si dovrebbe chiamare Pepsi. A quanto pare è vero, sono fidanzati. Chissà chi è che comanda nel rapporto… Non che siano fatti miei.
— Percy, non c’è tempo per parlare! Mandami subito tre pagasi, è molto urgente! — risponde con impeto la prof.
Ecco la risposta, lei sì che dimostra che anche le donne hanno potere! A proposito, ha detto pegasi? Ma non intende quelli veri, giusto?
Percy si asciuga la fronte madida con un panno. — Li hai trovati? — chiede preoccupato notando me e Trevor.
— Te lo spiego quando arriviamo lì, sbrigati a mandarci quei pegasi! — risponde la prof.
E così finisce la loro “amorevole” conversazione. Subito la Chase ripete l’operazione delle monete, e stavolta appare l’immagine di mia madre. Mia madre? Cosa c’entra lei adesso? Evito di chiedere, tanto nessuno mi risponderà.
— Elen, vieni subito a scuola! L’hanno trovata. La portiamo al Campo! — urla la prof Chase. La mamma dopo qualche attimo di smarrimento annuisce, affermando il suo arrivo imminente.

Chi è che mi ha trovata? Non sarà per caso “Chi l’ha visto”? Rivaluto mentalmente l'idea della società mafiosa.

— Ok, ora qualcuno ha voglia spiegarmi qualcosa o dovrò aspettare che qualche altro mostro mi polverizzi? —
— Certo — risponde prontamente la prof — Innanzitutto... hai presente i miti degli dei greci e tutto il resto? Ecco, non sono esattamente miti. Gli dei esistono e tuttora vivono sopra New York, sulla cima dell'Empire State Building.
Assumo un'espressione indefinibile. Certo, anche Babbo Natale esiste e vive con i suoi elfi fatati al Polo Nord.
— Quando scendono sulla terra qualche volta si innamorano di un mortale e dal loro amore nascono dei bambini speciali, metà mortali e metà divini. — Si schiarisce la voce. — Vengono chiamati semidei e ce ne sono molti in tutto il mondo. Quando vengono riconosciuti dal genitore divino, ognuno di loro si reca al Campo Mezzosangue, un luogo dove vengono addestrati per combattere i mostri mitologici. Come quello di prima. —
La Chase si passa una mano fra i capelli e poi continua, fissandomi intensamente. — Eris, tu sei una semidea. —

Non mi riesco a trattenere e scoppio a ridere. Ehi, quando escono le telecamere della Candid Camera? Suvvia... non ci casco mica! Davvero la prof pensa che crederò a questa cosa degli dei? Pensa che io sia così stupida? Certo che ne ha di fantasia per inventare una balla simile!
Dopo un po’ mi riprendo e vedo che Annabeth e Trevor mi guardano accigliati. Oddio, ma dicono sul serio?
— Ma siete seri o mi state prendendo in giro? — chiedo preoccupata e loro fanno no con la testa.
E se fosse vero? Questo spiegherebbe i bizzarri avvenimenti della mia vita, la prof Richardson, l'ologramma... Spiegherebbe anche l’assenza di mio padre. Ma la questione è un'altra: perché mamma non mi ha detto nulla di tutto ciò?

— È tutto vero quindi? — sussurro piano. Mi sento persa, delusa e tradita. Mamma mi ha nascosta una parte di me. Per sedici anni, mi ha impedito di sapere chi sono in realtà.
Perché non ha voluto dirmi niente? Inizio a pensare che la mia vita sia una menzogna. Quali altri segreti non mi ha detto?
Ho bisogno di qualcuno in questo momento.
Mi sento all'improvviso fragile ed avverto le vertigini che lentamente si fanno strada nel mio corpo. Le mie gambe diventano di gelatina ma sorprendentemente, prima che cada, Trevor si avvicina e mi stringe in un abbraccio. Sussulto per il gesto avventato ma poi mi lascio andare... È strano ma rassicurante. È quello che mi ci vuole. Mi sento (quasi) al sicuro. Mi sento… bene.
— So come ci si sente. — mi rassicura, con il viso affondato fra i miei capelli. Quindi anche lui è un semidio.

In quel momento arrivano sia mia madre, che quelli che dovrebbero essere pegasi. Sono bellissimi. Uno è color crema con delle sfumature marroni sulle ali. Un altro ha il manto grigio perla con delle gradazioni bluastre. E infine c’è lui, alto e possente. Il manto argentato che degrada fino alle sfumature nere delle ali. Se ne sta lì, maestoso, con gli occhi neri e profondi.
Lo guardo affascinata, credo sia la creatura più bella che abbia mai visto. Mi volto verso mia madre che ha uno sguardo colpevole e rammaricato. Mi osserva aspettandosi una mia reazione, ma io non riesco a parlare. Non con lei.
Intanto Annabeth e Trevor sono saliti in groppa ai pegasi. La Chase su quello grigio e Trevor su quello argentato. Vado verso di lui e monto sul cavallo.
— Stringiti forte a me. — mi sussurra. Stavolta non ha il suo solito tono distaccato e strafottente, ma quasi protettivo. Con cautela gli cingo il busto, mettendo la testa poggiata sulla sua schiena.

— Andiamo via. — mormoro. Sembra quasi una supplica, una richiesta d’aiuto per fuggire via. Via dalle menzogne. Via da una vita che non mi è mai appartenuta. Via da tutto.

E in un momento, ci troviamo nel cielo azzurro, per andare verso quello che sarà il mio futuro.



Salve a tutti!
Ecco qui il  5° capitolo (oddio sono emozionata, già al quinto *-*) allora Eris ha scoperto la verità (finalmente direte voi)
Trevor è un semidio! molti di voi l'avevano già capito, ma la domanda adesso è: Chi è il suo genitore divino? si accettano scommesse ;p
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e che hanno messo la storia tra le preferite/ricordate/seguite :D
Ringrazio la mia beta reader, non so cosa farei senza di lei!
Al prossimo capitolo

Baci

Eris

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Capitolo 6
*** Ho una nuova amica ***


Ho una nuova amica 
 





Non so esattamente da quanto tempo siamo in volo... forse da ore o forse solo da pochi minuti! Ma non mi importa molto.
Guardo il cielo che pian piano diventa sempre più scuro. Le nuvole si tingono gradualmente di rosso con sfumature di arancio, giallo e viola. È uno spettacolo meraviglioso! Ed è un'esperienza unica il fatto di poterlo vedere da lassù.
Sembra lo scenario di un finale da favola: il principe e la principessa che cavalcano verso il tramonto, per sempre felici e contenti. Solo che io sto andando verso un inizio, non una fine. Ed io e Trevor non siamo proprio il prototipo di un principe ed una principessa.
È strano, fino all’altro ieri ero una “semplice” ragazza, che andava a scuola nella speranza di non avere problemi e adesso scopro che in realtà sono una semidea e che devo andare a una sorta di campo, perché se resto a Washington rischio di essere fatta a pezzettini dal primo mostro che passa.
— Hai visto che spettacolo? — commenta Trevor, interrompendo le mie riflessioni. Annuisco solamente. Ha ragione, è un davvero un incanto. Pensando a questo, mi addormento, accoccolandomi di più su Trevor.

Mi sveglio con il rumore di un paio zoccoli che colpiscono il suolo. Apro gli occhi e mi guardo attorno.
Il cielo è scuro e si vedono già le stelle. Non le ho mai viste così. Infatti Washington è piena di luci artificiali che impediscono di scorgere le costellazioni. Qui invece, l’unico ostacolo sono gli alberi, ma tolti questi non c’è nulla che mi ostacola la possibilità di ammirarle.
Piombo giù dal pegaso e noto un cartello con su scritto “Campo Mezzosangue”. È strano, riesco a leggerlo senza problemi. Annabeth intuisce i miei pensieri, infatti mi enuncia con molta tranquillità: — È scritto in greco antico, per questo riesci a capirlo. Il tuo cervello è impostato su quella lingua. —
Ovvio, chi non lo sa?
— Bene, all’interno del Campo sarai al sicuro, non correrai alcun rischio. Inoltre starai con persone simili a te. — mi rassicura mia madre. La guardo. Ha un espressione speranzosa in volto. Mi fa sentire un po’ in colpa, per questo le regalo un mezzo sorriso e in un attimo il viso le si illumina.
"Se fai così è ovvio che ti perdono!" penso divertita. Non sono mai riuscita a rimanere arrabbiata con lei a lungo, è impossibile. Soprattutto quando fa gli occhi da cucciolo bastonato, a cui nessuno resiste.
— Swift datti una mossa, voglio rivedere i miei fratelli! — Ed ecco che ritorna il solito Smith, fastidioso, menefreghista e strafottente! Ma non poteva continuare ad essere Trevor?!
Ci dirigiamo all’interno del Campo, Smith davanti a noi, mentre la Chase e mia madre dietro di me.
— Dove andiamo? — chiedo spaesata.
— Al falò, a quest’ora stanno tutti lì! — risponde Smith automaticamente.
Mentre camminiamo, scorgo un gran cortile dove sono disposte a cerchio molte case bizzarre, ognuna con un numero diverso sulla soglia. Ce ne sono di diversi tipi: una è fatta interamente di conchiglie, un'altra sembra il Partenone in miniatura, una è ricca di fiori e un'altra sembra che splenda di luce propria.
"Sono fantastiche" penso a bocca aperta. Probabilmente sembro un pesce lesso perché mia madre e la mia prof si mettono a sghignazzare.
Intravedo una luce nel bosco e tanti voce che cantano. Forse quello è il falò?
Ci avviciniamo marciando fra le sterpaglie e finalmente lo vedo. È un fuoco grandissimo, ed intorno ad esso vi sono disposti tantissimi ragazzi che ridono, scherzano e cantano. Identifico Percy tra la folla che appena ci vede urla il nome della prof. Immediatamente tutti si zittiscono e si voltano verso di noi.

Oh mamma! Mi stanno fissando tutti quanti! Qualcuno mi può scavare una buca?

— Ehi fratellini! Vi sono mancato? —esclama Smith correndo verso quelli che devono essere i suoi parenti.
Come fa ad essere così naturale? Fortunatamente ricominciano a chiacchierare normalmente tenendo comunque un occhio su di noi. Pettegoli!
— Annabeth, Elen che piacere rivedervi! — proclama un uomo alto con una lunga barba nera e il corpo di un cavallo.

Aspetta! Il corpo di un cavallo? Come è possibile?! Va bene, ormai mi sono abituata alle cose strane.

— Ciao piccolina! Io sono Chirone, il direttore delle attività. Credo che tu sappia già la verità, quindi ti chiederò subito: sai già chi è tuo padre? — mi sorride rassicurante. Ma stasera sorridono tutti?
— No, qualcuno non me lo vuole dire! — rispondo, sottolineando la parola “qualcuno”.
— Non posso perché ho promesso che non avrei detto nulla! — ribatte subito mia madre.

Maledette promesse!

— Ah, allora aspetteremo che sia lui a riconoscerti, intanto starai nella cabina 11. —
— Cabina 11? Che cosa è? — domando confusa.
— Non te l’hanno spiegato? Bene, la cosa è facile; ogni dio ha una sua casa, dove stanno i loro figli quando vengono riconosciuti, ma finché restano indeterminati risiedono nella cabina 11, quella di Ermes! —

Quindi dovrò dormire con degli sconosciuti in una casa non mia, aspettando che quello sfaticato di mio padre si decida a riconoscermi?

— CHE COSA?! — si sente un urlo. Ci giriamo tutti verso Smith che ha un'espressione sconvolta e disgustata. Non mi dire che suo padre è…
— TUO PADRE È ERMES? — grido a mia volta. Non può essere, ditemi che è un incubo e che presto mi sveglierò sul mio caldo lettuccio!
— IO NON DORMIRÒ SOTTO IL SUO STESSO TETTO! — esclamiamo all’unisono.
— Beh tesoro, credo proprio che lo dovrai fare! Adesso basta fare polemiche e vai con gli altri ragazzi. Mi raccomando non essere scontrosa! — mi intima mia madre con calma e fermezza. Facile per lei.

Con andatura da funerale, mi dirigo a sedermi accanto ad una ragazza con capelli castani e lisci che mi osserva curiosa.
— Ciao io mi chiamo Lorelai Munroe, figlia di Poseidone, ma puoi chiamarmi Lory! — mi sorride. Sembra simpatica.
Indossa dei pantaloncini di jeans, una maglietta nera e una giacca senza maniche in denim. Ha gli occhi azzuri, come il mare, e la carnagione pallida (non come la mia, certamente).
— Piacere, Eris Swift, figlia di un dio troppo pigro per pensare alla figlia!- rispondo con un ghigno.
Lei scoppia a ridere. È molto affabile, penso che diventeremo amiche.
— Tranquilla, non sei l’unica indeterminata! Io posso affermare di essere stata fortunata, mio fratello Percy mi ha portato al Campo sotto l’ordine di Poseidone! —
— Pepsi è tuo fratello? — domando stupita. Anche stavolta si mette a ridere.
— Pepsi? Sembra un nome da Dioniso! Comunque sì, è mio fratello! Ne ho anche un altro, Tyson, ma lui è un ciclope! E lo adoro così com'è! —
Si vede che vuole bene ai suoi fratelli, ha una scintilla luminosa negli occhi quando parla di loro.
Io non ho mai avuto fratelli, anche se mi sarebbe piaciuto molto, quindi non so come ci si sente. Magari scoprirò che ho dei fratelli e sorelle qui! Adesso posso essere più ottimista.
— Ehi come si ci trova qui? Finora ho solo capito che ti addestrano in modo che nessuno ti uccida, ma niente di più. — chiedo curiosa.
E così Lory inizia un lungo discorso sulla vita al Campo. Sembra divertente, nonostante i continui allenamenti che ti sfiniscono. A fine serata io e Lory siamo ufficialmente diventate amiche, avendo scherzato e cantato come due campane. Mi ha fatto addirittura dimenticare che dovrò passare la notte nella stessa casa dell’essere più odioso del mondo.
— È ora di andare a dormire, domani sarà dura! — esclama Lory alzandosi. In effetti è vero, se ne stanno andando via tutti. Meglio che vada anchio, non voglio restare qui da sola.
— Va bene, mi accompagni fino alla cabina? Non so dove sia. — chiedo imbarazzata.
— Certo, con piacere! — risponde Lorelai.
Ci dirigiamo verso la casa 11, lei entusiasta e io con l’umore che peggiora ad ogni passo. Prima di arrivare mi lascia sola indicandomi la strada per arrivare.
— Ci vediamo domani! ‘Notte! — Mi abbraccia frettolosamente e se ne va. Certo, se ci arrivo viva a domani!

Mi giro per andare, ma sbatto contro qualcuno e cado a terra.
— Dannazione! — impreco, alzando gli occhi per vedere chi è quel “qualcuno”. È un ragazzo più o meno della mia età, con i capelli neri e gli occhi azzurri. Davvero carino!
— Oh perdonami, piccola! Non ti avevo vista! — dice preoccupato, aiutandomi ad alzarmi.
— Mmh... Sì, ti perdono. — rispondo mentre mi pulisco con le mani i pantaloni. Spero non si siano sporcati, sono tra i miei preferiti.
— Oh grazie! Sono Jack Henderson e tu sei? — domanda con un ghigno. Sono appena arrivata e già ci prova con me! Beh, vorrà dire che dovrò respingerlo... però mi dispiace, è davvero bello!
— Fuori dalla tua portata, ora se non ti dispiace vorrei andare a dormire! — dico scocciata.
— Fai la difficile? Mi piace! Beh, allora buona notte! — mi fa l'occhiolino e il baciamano e se ne va per la sua strada.
Ma quanto è sfacciato? Mi volto senza dire una parola ed entro a passo di carica nella cabina.
— Ehi Swift, non c’è spazio, quindi dovrai dormire a terra. — mi accoglie la voce scocciata di Smith, porgendomi un sacco a pelo.
— Basta che sto lontana da te! — ribatto. Ho perso anche le forze per battibeccare…
— La stessa cosa vale per me! — La discussione finisce lì. Fortunatamente. L’unica cosa che voglio adesso è dormire senza preoccupazioni. Domani sarà il mio primo giorno qui e dovrò impegnarmi.

E cado tra le braccia di Morfeo, con molti pensieri nella testa.

 




Salve a tutti!
Ecco il 6° capitolo, piaciuto? Spero di sì :D
Allora, finalmente scopriamo chi è il padre di Trevor: Ermes! Brava Cup_Cake che ha indovinato!
Che ne pensate nuovi personaggi? Lorelai è un invenzione di Tinkerbell92, se non vi piace è colpa sua ;)
Bé ci vediamo al prossimo capitolo dove *rullo di tamburi*...scopriremo l'identità del padre di Eris U.U
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e ringrazio specialmente la mia favolosa beta reader :D
Alla prossima
Baci
Eris





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Capitolo 7
*** Ciao sorellina! ***


 Ciao sorellina!




Il mio risveglio non è stato proprio uno di quelli che si possono definire piacevoli.
Stavo dormendo tranquillamente (se così si può dire, dato che stavo su uno scomodo pavimento) quando venni svegliata improvvisamente da qualcosa che cadeva sopra di me. Ma cos'è questa, una nuova moda? "Saltiamo tutti addosso ad Eris"?
— Che cosa diavolo succede?! — urlai, o almeno ci provai dal momento che avevo ancora la voce impastata dal sonno. Guardai davanti a me e vidi un ragazzino sui dodici anni che cercava di alzarsi.
— Scusami, non è colpa mia! Trevor mi ha spinto su di te! — si scusò il ragazzino.
Ti pareva che non ci fosse lui di mezzo!
— Tranquillo, non preoccuparti — dissi. In fondo non è colpa sua, se suo fratello è un idiota.

Mi alzo per vestirmi. Devo accontentarmi di un paio di pantaloncini neri e di una maglietta arancione del Campo. Non è nel mio stile, ma va bene.
— Ehi Swift! Hai avuto un bel risveglio? — domanda Smith con il suo ghigno.
— Dovresti saperlo, visto che sei stato tu a usare uno dei tuoi fratelli per fare il lancio del peso, che per puro caso era indirizzato a me! — rispondo. Sono solo le sette e mezzo del mattino e già il mio umore è nero!
Appena esco dalla cabina incontro Lorelai. Menomale!
— Buongiorno Lory! — la saluto con un sorriso.
— Ciao Eris! Come va? — mi chiede lei.
— Potrebbe andare meglio... ma non mi lamento —
— Dai andiamo a fare colazione! — esclama lei, prendendomi per mano.
Quando arriviamo, sono già tutti lì. Ci sono tavoli con molti ragazzi intorno, altri invece sono vuoti. Il signor D, come al solito, sta giocando a pinnacolo con qualche satiro. Chirone invece gira tra i tavoli a salutare i semidei. Quando ci vede, ci viene incontro.
— Salve ragazze! Allora Eris ho visto che hai fatto amicizia con la degna sorella di Percy Jackson! — ci saluta calorosamente il centauro. Che simpatico.
— Ehi! Io sono molto più responsabile di mio fratello! — risponde lei divertita.
— Che hai detto, mostriciattolo? — dice una voce maschile e scherzosa alle nostre spalle. Ci giriamo e vediamo Peps... Percy, (devo imparare a chiamarlo così!) Annabeth e mia madre. Che strano, indossano tutti e tre abiti sportivi, a parte Percy che indossa una specie di armatura.
— Ha detto solo la verità Testa d’Alghe! — ribatte la Chase, ridendo.
— Amore, dovresti stare dalla mia parte, non da quella di Lory! — mugugna Percy.
— Eris che ne dici se andiamo a gettare nel falò i nostri sacrifici? Quando fanno così la discussione non finisce più! — mi domanda Lory. Ha ragione, mentre ci allontaniamo da loro, li sento ancora chiacchierare.
— Sacrifici? — chiedo confusa.
— Oh giusto tu non lo sai! In poche parole devi bruciare un po’ del tuo cibo per il tuo genitore divino. È possibile che se lo fai magari tuo padre ti riconosce. — mi sorride.
Se gli importasse qualcosa l’avrebbe già fatto.
Senza fare storie, mi dirigo con un piatto verso il grosso falò e ci butto dentro un mucchio di bacon.
— A mio padre, chiunque tu sia! — dico con enfasi. Sto andando a sedermi, ma qualcuno ha deciso di farmi lo sgambetto e così cado a faccia per terra.
— Eris tesoro, tutto bene?- domanda mia madre preoccupata. Certo che sto bene, sono solo caduta di faccia! Annuisco. Sono sicura che se parlassi, inizierei a sbraitare.
— Oh scusami! Non volevo! — si scusa una voce familiare, che di dispiaciuto non ha nulla. Troppo familiare. Mi volto e vedo ancora il ghigno di Smith. Una rabbia cieca mi assale. Non ne posso più di questo ragazzino! Perché deve darmi continuamente fastidio? Non potrebbe ignorarmi e basta?!
— Smith, stavolta hai esagerato! Non ne posso più dei tuoi scherzetti da moccioso! — sbraito contro di lui.
Il tempo di finire la frase che la terra comincia a tremare sotto i nostri piedi. Subito dopo una grande crepa si apre nel terreno. Deve essere molto profonda visto che non riesco a vederne la fine. Punta dritta verso Trevor, che nel frattempo ha cominciato a correre terrorizzato. Se non fosse per la crepa mi metterei a ridere! La crepa continua a crescere.
— Eris calmati! — mi urla mia madre. Subito la crepa smette di crescere. Che diamine è successo? Sono stata io per caso? Mi guardo intorno e vedo che tutti mi stanno fissando. Anche Trevor sta zitto a fissarmi a bocca aperta. Sembra si sia dimenticato che stava per essere inghiottito da una voragine.
"Ora qual è il problema?" penso scocciata mentre tutti guardano qualcosa sopra di me. Anche mia madre tiene lo sguardo fisso sopra la mia testa. Confusa alzo il viso e vedo uno strano ologramma. Sembra un forcone nero e vicino a questo c’è una civetta, anzi la metà di una civetta. Cosa significa? Non mi dire che… Sono stata riconosciuta? Mi giro verso mia madre, ma lei non dice niente. Nessuno parla. Alla fine Chirone è quello che interrompe questo strano silenzio.
— Ave Eris Swift, figlia di Ade e nipote di Atena. — comunica inchinandosi. Nipote di Atena? Mamma si è dimenticata di dirmi qualcosa. I ragazzi continuano a mormorare. Penso che questa storia andrà avanti per tutta la giornata.
— Dobbiamo parlare. — afferma mia madre. Mi porta all’arena dove non c’è nessuno che si sta allenando. È un grande spazio circolare, qua e là si trovano dei manichini da combattimento. Dovrò passare molte ore qua.
— Mamma, è possibile che tu sia una… semidea? — le chiedo alzando il sopracciglio.
— È una lunga storia, non so da dove iniziare. —
— Comincia dall’inizio. — dico con ovvietà.
— Bene! Io sono una semidea. Mia madre è Atena e Annabeth, la tua professoressa, è mia sorella da parte di madre. Devi sapere che, molti anni fa, Zeus, Poseidone e Ade giurarono di non generare più figli semidivini perché erano troppo potenti e avrebbero potuto scatenare molte guerre. Ma decisero ciò anche a causa di una profezia, secondo la quale un figlio dei Tre Pezzi Grossi avrebbe avuto il potere di rovesciare l’Olimpo e loro lo temevano. Successivamente, ci fu una guerra tra dei e Titani. A uscirne vincitori furono gli dei grazie all’aiuto di noi mezzosangue. Si può dire che il merito è stato di Percy Jackson, figlio di Poseidone, che in cinque anni compì grandi imprese. Pensa che fronteggiò Crono in persona. Comunque, finita la guerra, disse ai tre fratelli di rompere quel giuramento che aveva creato solo problemi. In compenso fece giurare a tutti gli dei di riconoscere tutti i loro figli. —
— E questo cosa c’entra con me? — domando. La storia è interessante, ma non capisco il nesso con me.
— Dopo la guerra, io incontrai Ade. Per me fu amore a prima vista e così iniziò la nostra storia. Eravamo felici e quando scoprimmo di aspettare te, la nostra felicità era alle stelle. Amore, tu sei la cosa più bella che ci sia capitata. Ma purtroppo gli dei non possono avere contatti con i loro figli, per questo motivo dovette andare via. Ma prima mi fece promettere di non dirti niente, al momento giusto lui si sarebbe fatto vivo. Sai, è un tipo molto egocentrico e vedo che ha trovato proprio il momento adatto per riconoscerti. Comunque quando andò via, decisi di scappare. Eri potente, di certo avresti attirato molti mostri. Per questo abbiamo traslocato molto, per proteggerti. — finisce il racconto mia madre.
Ora capisco tutto. Anche il perché mamma non mi ha mai voluto dire niente di tutto ciò. Voleva proteggermi. Mi sento un po’ in colpa. Pensavo non mi avesse detto niente per egoismo, invece era tutto il contrario. Solo ora mi rendo conto di quanto mi vuole bene e di tutto quello che ha fatto per me. Se mi avesse detto tutto subito, avrei cercato di aiutarla e di renderle le cose più facili, ma come al solito lei è una testona e non vuole l’aiuto delle altre persone.
A questi pensieri mi commuovo e la abbraccio di slancio. Lei ricambia subito.
— Dai torniamo dagli altri, si staranno chiedendo che fine abbiamo fatto. — e così dicendo ci dirigiamo verso i nostri amici. Appena Lory mi vede corre ad abbracciarmi.
— Allora come va? — chiede.
— Meglio di quello che credessi — affermo sorridendo.
— Ma lo sai che adesso noi siamo cugine? Ora siamo ufficialmente parenti, anche se in realtà gli dei non hanno il DNA, quindi non abbiamo un vero e proprio legame di sangue. — mi dice entusiasta. Entrambe ridiamo.
— Quindi da non dormirai più nella mia casa? Che liberazione! — esclama la voce di Smith.
Ma questo sta sempre tra i piedi?
— Smith vattene via! — ribatto.
— Guarda che non puoi darmi ordini. — risponde lui avvicinandosi a me. Tra i nostri visi ci sono pochi centimetri di distanza.
— Ehi tu! Allontanati da lei! — esclama un’altra voce. E adesso chi è? A parlare è stato un ragazzo sulla ventina, alto e magro, con i capelli e gli occhi neri e una pelle innaturalmente pallida. È vestito tutto di nero. In poche parole è il tipo da “felicità saltami addosso”.
— Chi sei tu? — domando io.
— Sono Nico Di Angelo, figlio di Ade. Ciao sorellina! —    




Salve a tutti!
Allora abbiamo scopero l'identità di Eris, soddisfatti? Delusi? fatemi sapere ;D
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e messo la storia tra le preferite/seguite, grazie!
Ringrazio la mia meravigliosa beta reader!
Al prossimo capitolo!
Baci
Eris    


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Capitolo 8
*** Ciao sorellona! ***


Ciao sorellona!

 



— Ciao cugino! — lo saluta Lorelai. Ah giusto, anche loro sono cugini.
— Ehi Lory! — ricambia il saluto colui che dovrebbe essere mio fratello. Sono ancora a bocca aperta per la rivelazione, non ci posso credere! Sta succedendo tutto troppo velocemente!
— Scusa, puoi ripetere di nuovo? — chiedo. Spero di aver capito male.
— Hai capito benissimo, sono tuo fratello! — afferma Nico. Ho appena scoperto che mio padre è il dio degli Inferi e adesso mi dicono che ho anche un fratello. Qualcos’altro?
— Posso chiederti come fai a sapere che sono figlia di Ade, se proprio io l’ho scoperto da poco? —
— Percy mi chiamato con un messaggio Iride mentre ero a Los Angeles per informarmi e sono subito venuto qui! — spiega come se fosse la cosa più ovvia del mondo. Ma come ha fatto ad arrivare così velocemente?
— E come hai fatto ad arrivare subito qui? Eri praticamente dall’altra parte dell’America! — ribatto stupita.
— Con i viaggi nell’ombra. Un giorno ti insegnerò come si fa... ma ti avverto, servono molte energie! — ha ancora un tono ovvio. Quanto mi da fastidio!
— Per caso ci sono altri fratelli o sorelle? — domando ancora. Spero di no, mi da fastidio il fatto che mio padre abbia avuto altre donne.
— C’è mia sorella che però è morta tanti anni fa e adesso la vedo solo quando vado a trovare papà. — china il capo — E poi abbiamo un altro fratello. — finisce di dire, ghignando. Quel ghigno non mi dice niente di buono.
Con la coda dell’occhio, noto che anche Trevor sta sorridendo, mentre Lory cerca di trattenere le risate con scarso risultato. La cosa inizia a spaventarmi.
— E adesso lui dove si trova? — chiedo, continuando il mio interrogatorio.
— Nella nostra cabina! Ti accompagno, così te lo faccio conoscere. — dice prendendomi per il braccio e iniziando a camminare. Lory mi strilla che va ad allenarsi, mentre Smith se ne va per i fatti suoi. Meglio così, almeno non dovrò sopportare anche lui.

Arriviamo davanti alla cabina 12. Dall'esterno, sembra una miniatura del Partenone (con tutte le colonnine allineate e il tetto spiovente) però è tutta nera. Sulla facciata frontale in alto, fa bella mostra di se un forcone. Ai lati della porta d’ingresso, ci sono dei fuochi fatui. Diciamo che non è la classica casa di una famiglia felice, ma in questo caso si tratta del dio della morte, quindi la situazione è diversa. A suo modo, comunque, è molto bella. E sarà la mia casa per tutta la mia permanenza qui.
— Ti piace? — domanda Nico. Come risposta, riceve soltanto un suono d’assenso. Infatti sono rimasta incantata a guardarla e a studiarne ogni minimo dettaglio.
— Dai, entriamo, così faccio fare un giro. — sorride mio fratello.
All’interno, sembra una casa come tante, con un corridoio (illuminato anch’esso da fuochi fatui), camere da letto (con le pareti rigorosamente nere. Penso che nella mia stanza farò qualche cambiamento) e un bagno ( con delle mattonelle lucide nere in contrasto con la vasca bianca come il latte). Le finestre sono rettangolari. Solo in una camera c’è una porta finestra che si affaccia su un piccolo giardino. Ho deciso, quella sarà mia!
— Adesso che il giro turistico è finito, ti faccio conoscere Joshua! — mi dice ghignando.
Entriamo in una stanza che prima non mi aveva fatto vedere. È diversa da tutte le altre, infatti è tutta colorata. Il letto ha il piumone di “Cars” e sul pavimento, c’è un grande tappeto cui sono stampati i personaggi di “Toy Story”. Il tappeto è interamente coperto da giocattoli di tutti i tipi, dalle macchinine ai pupazzetti dei guerrieri. Su una parete sta una televisione a plasma e sotto di essa si trova una libreria, colma di film d’animazione e libri infantili. Guardando meglio, noto una testolina nera spuntare in mezzo a tutto questo caos.
— Ehi fratellino, ti diverti? — chiede Nico alla testolina che subito scatta verso di noi. Un sorriso sdentato si apre sul viso del bambino, il quale salta addosso al mio "fratellone".
— Nico! Sei venuto! Giochiamo insieme? È da tanto che non mi vieni a tlovale — risponde il bambino, mettendo su una faccia da cucciolo. Ha dei capelli neri boccolosi che gli cadono sopra gli occhi, color castano dorato. È bellissimo e dolcissimo con quell’espressione. E non riesce a dire bene la “r”, il che lo rende ancora più adorabile.
— Non oggi, campione! Voglio presentarti una persona. Lei è Eris Swift, e da oggi è nostra sorella! — esclama entusiasta.
Joshua mi guarda, anzi è più opportuno dire che mi analizza. Alla fine, soddisfatto, salta tra le mie braccia.
— Solellona!! — dice tutto contento. Mi fa tenerezza, soprattutto con quel sorriso senza dentini. È impossibile resistergli, è troppo dolce.
— Solellona, giochiamo insieme? — mi chiede con la sua voce angelica. È strano sentirmi chiamare “solellona”, ma mi piace. Vorrei restare con lui, ma credo sia meglio tornare dagli altri.
— Non oggi, piccolino, devo andare all’arena ad allenarmi! — dico poggiandolo a terra.
Devo necessariamente andare via, altrimenti cederò ai suoi dolci occhioni.
— Pelché non vuoi stale con me? Io voglio giocale un po’ con la mia nuova solellona! — mugola con una lacrimuccia negli occhi. No, la lacrimuccia no!
"Se fa così, io poi non vado più via!" penso disperata.
— Non credo…no… — farfuglio, cos'altro gli posso dire? Lo guardo e lui ricambia con uno sguardo implorante. Basta! Intanto Nico si gode la scena, probabilmente anche lui si è trovato in questa situazione. E molto probabilmente ha ceduto, come farò io tra poco.

Mannaggia a me e a quei maledetti occhi dolci!
Mi ritrovo a terra a giocare con il mio fratellino e il mio fratellone, perché non ho avuto la forza di non cedere. Stiamo giocando con i pupazzetti di Star Wars e Nico si sta lamentando perché vuole essere lui, Luke Skywalker.
— Voglio essere io Luke Skywalker! Tu puoi fare Dart Fener! — esclama. Ma quanti anni ha? Cinque?
— No! Sono io Luke Skywalkel! — ribatte Joshua con decisione.
— Ma anche io voglio esserlo! Non possiamo fare scambio? Ti do Obi Wan Kenobi! — frigna Nico. Certo che è peggio dei ragazzini, quando ci si mette!
— No! — risponde Joshua.
— Nico, smettila di fare storie, tu farai Dart Fener e Joshua sarà Luke Skywalker, capito?! — gli urlo.
Il pomeriggio passa così, con Joshua e Nico che litigano come dei bambini (in teoria Joshua è un bambino. È Nico il problema) e con me che metto a tacere i loro litigi. Nel complesso, è stato molto divertente. Ovviamente non mi sarei mai immaginata di giocare con i personaggi di Star Wars.
All’ora di cena, ci dirigiamo verso l'area riservata ai pasti, io con Joshua in braccio e Nico dietro di noi.
— Come è andata? — mi chiede Lory, quando mi vede.
— Mi sono divertita, anche se questo bambino me ne ha fatte passare di tutti i colori! — rispondo indicando il mostriciattolo tra le mie braccia.
— Anche a me è capitato, ti capisco! In realtà è successo a tutti quelli del Campo, quel ragazzino riesce a ottenere tutto quello che vuole! I figli di Afrodite lo adorano, si prendono cura di lui ogni giorno, visto che è troppo piccolo per iniziare gli allenamenti. — ride lei. A quanto pare nessuno resiste a lui, quindi non sono l’unica!
— Solellona, io ho fame! — piagnucola Joshua.
— Va bene, adesso mangiamo! — lo rassicuro.
La cena passa tranquillamente, tralasciando il fatto che i miei fratelli non la smettevano di tirarsi il cibo. Ad un certo punto, qualcuno si siede accanto a me. È Jack Henderson.
— Ehilà! Ho saputo che sei stata riconosciuta, figlia di Ade! — mi saluta, cingendomi con un braccio le spalle. Chi ti ha permesso tutta questa confidenza?
— Eh già! — è la mia laconica risposta.
— Figlio di Zeus, ti conviene non girare attorno a mia sorella, altrimenti te la vedrai con me. — lo ammonisce Nico con tono minaccioso, totalmente diverso da quello di bambino capriccioso di prima. Ci conosciamo da un giorno e già fa il fratellone protettivo!
— Va bene, a dopo piccola! — dice e se ne va subito. Penso che Nico lo abbia terrorizzato.
Il resto della serata lo passo con la mia amica Lory e i miei fratelli. Ci divertiamo molto insieme, io con il mio sarcasmo, Lory con i suoi aneddoti su Percy, Nico con i suoi racconti sul nostro stravagante padre e Joshua con la sua capacità di far fare agli altri quello che lui vuole, usando la sua espressione da cucciolo. Ha perfino chiesto a Chirone se poteva cavalcarlo e il centauro dopo un po’ ha ceduto e lo ha fatto salire!
Ovviamente, molte volte Jack ha cercato di unirsi a noi, ma bastava un’occhiataccia di Nico e lui spariva.
L’ora di andare a dormire è arrivata, Joshua sta già dormendo beatamente mentre Nico è chissà dove per i fatti suoi. Mi sembra di averlo visto prima con una figlia di Afrodite.

"Questa giornata è stata fantastica! E pensare che forse ogni giorno sarà così!" penso dirigendomi verso la mia casa.
"Speriamo di trascorrere anche dei sonni tranquilli."

E con un sorriso sulle labbra, mi addormento sul mio nuovo letto, nella mia nuova casa, della mia nuova vita da semidea.

  
Salve a tutti!
Oggi sono molto felice così ho deciso di postare il capitolo :D
Allora vi è piaciuto? Spero di sì! E che ne dite del piccolo Joshua? :3
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito e ringrazio la mia beta reader!
Al prossimo aggiornamento!
Baci
Eris  












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