The dagger

di xingchan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una nuova litigata ***
Capitolo 2: *** In Cina ***
Capitolo 3: *** Quiete e frastuono ***
Capitolo 4: *** Il pugnale ***
Capitolo 5: *** Un incontro indesiderato ***
Capitolo 6: *** Riunione ***
Capitolo 7: *** Dubbi e contraddizioni ***
Capitolo 8: *** Cambiamenti ***
Capitolo 9: *** La prova del fuoco ***
Capitolo 10: *** Il giardino segreto ***
Capitolo 11: *** La seconda prova ***
Capitolo 12: *** La prova della memoria ***
Capitolo 13: *** Yang ***
Capitolo 14: *** Memorie di un'anima ***
Capitolo 15: *** Condizioni ***
Capitolo 16: *** La discussione ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Una nuova litigata ***


  
Casa Tendo, ore 5.00

Strani rumori avevano fatto capolino in casa, suscitando il risveglio non tanto tranquillo di una giovane ragazza che abitualmente porta lunghi capelli che le scendono sinuosamente sulla spalla: Kasumi.

Avendo timore della presenza sconosciuta, e non volendo disturbare la sorella più piccola, si avviò verso la camera di Ranma per controllare il piano di sotto sentendosi al sicuro. Si strinse nella vestaglia lilla con le mani affusolate che le tremavano. Aprì la porta della camera che il ragazzo con il codino condivideva con suo padre, il signor Genma.

-Ranma?-. Lo scosse leggermente. Anche se era spaventata a morte, non voleva di certo svegliarlo di soprassalto! Lo mosse ancora, sperando che stavolta si sia destato del tutto.

-Mmm...Akane...lasciami...dormire...-. Afferrò il cuscino con più forza, deformandolo.

-Ranma, svegliati, sono Kasumi! Per favore, verresti con me di sotto? Sento dei rumori provenire dalla cucina! Ho paura...-.

Il giovane si alzò a sedere. -Kasumi! Hai detto...rumori?-.

-Esatto...-. Ranma si massaggiò la testa, cercando di connettere nonostante il sonno...

-Ma...che ore sono?-. Gli fu risposto le cinque del mattino.

Lasciò il suo futon ed agguantò la torcia che le porgeva la ragazza. Sentì lui stesso il chiasso mentre scendevano le scale, un baccano causato da...oggetti metallici? -Avevi ragione...vengono dalla cucina!-. Kasumi accennò un'affermazione con il capo, ancora visibilmente preoccupata. Ranma si affacciò alla porta che dava direttamente davanti ai fornelli e scorse la figura esile e leggermente in ombra di Akane. Le puntò la luce della torcia contro, stringendo i denti e tranquillizzando Kasumi, invitandola a riconoscere l''intruso'; poi, prima che la fidanzata si accorgesse della sua presenza, diede bruscamente la fonte di luce alla più grande delle sorelle e si nascose dietro la porta con un volto deformato stile 'Urlo' di Munch.

Per la miseria! Non poteva essere avvelenato proprio quel giorno! Era ancora troppo giovane e bello per morire!

-Akane, che stai facendo?- le chiese Kasumi con una punta di nervosismo.

-Aaaaahh, non lo vedi? Sto cucinandooooo!!!!!!!! Lasciami solaaaaa-.

Kasumi sospirò, avendo scoperto il motivo di tanto baccano, e tornò a letto. Ranma si era chiuso a chiave nella sua stanza, preparandosi al peggio per la sua incolumità fisica. Mai e poi mai avrebbe rimangiato quelle orrende pietanze che gli cucinava quella vita larga di Akane! Riuscì a stento a prendere sonno, resosi conto del pericolo che stava correndo il suo stomaco.

Erano arrivate le sette e trenta. Ranma cominciava a lasciare il suo amato futon per vestirsi e recarsi a scuola. Non notò niente di strano, di sospetto, finché non fu davanti al cancello della scuola.

Prima di varcare la soglia dell'edificio, Akane lo informò della sua nuova 'creazione culinaria'. Lui rispose borbottando ed imprecando fra i denti, ma lei sembrò non accorgersene, cullata dalla convinzione che almeno quel giorno Ranma avrebbe mangiato volentieri il suo 'riso con... pesce e cioccolato'?!

 
Liceo Furinkan, ora di pranzo.

-Ranma, ti odiooo!!! Sparisci dalla mia vista!-. Akane era fuori da ogni possibile traccia di significato che si possa associare all'espressione 'mantenere la calma'. Quel ragazzo la stava esasperando sempre di più, rifiutando malamente il pranzo che la piccola Tendo gli aveva preparato con tanto...amore?!

O forse era veemenza, quella? In ogni caso doveva aspettarsela una reazione del genere, che sciocca era stata!

-Non capisci che morirò se mangio quelle orribili schifezze che tu hai la faccia tosta di chiamare cibo? Non ne posso più dei tuoi capricci da ragazzina, chiaro?!-.

Ora aveva attraversato il limite! Lo aveva già oltrepassato da molto, ormai...

-Finiscila, stupido! Non voglio più vederti!!-.

-Sai che novità! Lo dici di continuo!! E sai una cosa? Neanch'io voglio più vedere la tua faccia, maschiaccio!!-.

Ora la ragazza era a dir poco in fiamme dalla rabbia e dalla frustrazione. Non avrebbe sopportato quell'individuo un minuto di più!!

Lo guardò, con un dannato sforzo di mantenere saldo il suo orgoglio, e scappò via, nonostante la fine della pausa pranzo e le ore di lezione che aveva davanti per completare la giornata scolastica.

Non voleva dirigersi a casa, altrimenti vi avrebbe trovato il padre che, con le lacrime agli occhi, l'avrebbe tempestata di domande riguardanti il suo burrascoso 'fidanzamento' e... anche quell'insensibile idiota di Ranma..

Nel frattempo il ragazzo l'aveva lasciata andare via, pensando che qualche minuto da sola le avrebbe rinfrescato le idee, anche se... che diavolo le aveva detto?

Che non voleva più vederla?

Si rabbuiò, spaccando il tronco di un albero del giardino della scuola con un pugno ben assestato. Si guardò intorno, notando gli sguardi degli altri studenti riversi su di lui.

Era quasi convinto che la ragazza avrebbe fatto ritorno subito, grazie al suono della campanella.

Quasi...

Ma la giovane Tendo non si presentò alle lezioni!

Doveva essere a casa, concluse Ranma. A sfogare la sua ira su quella sorta di spaventapasseri con il codino...

Che testarda...

Alle 15 corse verso casa, sperando di trovarla al dojo, con l'intenzione di scusarsi. Era convinto che se lui non avrebbe fatto il primo passo quella scema non l'avrebbe degnato di uno sguardo per tutta la serata!

La palestra era chiusa a chiave, e dentro era stranamente silenziosa...

Si affacciò verso l'interno della stanza della ragazza a testa in giù, sorreggendosi con i piedi.

Ma nemmeno lì.

Contemporaneamente Nabiki fece per entrare in casa, sgranocchiando distrattamente un biscotto, ma alzò il capo quando notò il ragazzo appeso davanti alla finestra della sorella. Lui si voltò nella sua direzione, sperando con tutto se stesso che fosse Akane, ma si disilluse subito quando si rese conto che era la secondogenita. Saltò giù, atterrando davanti alla ragazza. -Senti, Nabiki... Hai.... Hai visto Akane?-.

-No... So che è scappata via a metà giornata per il tuo solito comportamento da idiota...- gli rispose distrattamente.

Allora egli entrò di gran fretta in cucina, dove trovò la dolce Kasumi intenta a tagliare la verdura. -Akane è tornata?-.

Lo guardò perplessa. -No... Ma non era con te?-.

Ranma abbassò la testa. -N-No...-.

Strinse i pugni. Non era da lei sparire in quel modo. Avrebbe sicuramente avvisato qualcuno.

Si precipitò al soggiorno, interrompendo il gioco dei due padri.

-Signor Soun! Papà! Avete visto Akane?- domandò con il fiato corto.

-No, ma... non dovevi essere con lei?-. Soun intuì che la sua bambina si era persa.

Prese le sembianze di un drago furente, ingrossando la sua testa... -Raaaaanmaaaaaaaa!!!!!!! Dov'è la mia piccola Akaneeeeee?????-.

Il ragazzo era ancora agitato e non lo stava nemmeno a sentire. Accennò un -Ora non ho tempo, scusi!- e fuggì verso le vie di Nerima, sperando di incrociarla, anche solo per sbaglio. Correva, non era sicuramente il momento di prendersela comoda, cominciò a pensare...

Si fermò al parco. Se Akane non era là, non sapeva proprio dove andare a pescarla... O forse sì? Decise di controllare se si fosse rintanata dal dr. Tofu.

-No, Ranma... Mi dispiace, oggi non l'ho vista...-.

-Non importa, grazie lo stesso...- disse voltandosi per proseguire la ricerca.

-Ma che è successo? Avete litigato ancora?-.

Ranma serrò la mascella. Lasciò lo studio, salutando l'uomo.

Ora era davvero in ansia. Se Akane si fosse cacciata nei guai, se la sarebbe vista davvero brutta.

Continuando a correre, arrivò ai confini che separavano il suo quartiere dagli altri.

Che cosa poteva fare?

Si accusò della sua cocciutaggine. Se la ragazza non si faceva viva, era soltanto per colpa sua.

***
Era in un posto che lei non aveva mai visto.

Doveva essere uscita dal quartiere di Nerima. In quel momento desiderò che Ranma fosse accanto a lei, riportandola a casa.
Scacciò immediatamente quel lampo di pensiero.

No!

Non voleva più vederlo! Mai più!

Se la sarebbe cavata da sola!

Alzò lo sguardo verso il cielo. Il sole stava lentamente tramontando e le ombre rossastre stavano invadendo l'asfalto e il creato.
Cominciava a fare freddo.

Ma a lei non interessava. Continuava a camminare, senza meta, finchè, pensò, non si sarebbe mortalmente stancata.

Un turbine di vento gelido invase la strada che stava percorrendo. Si strinse, cercando di farsi forza e proseguire. Ma la sferzata divenne un violento uragano che, con un fulmine, colpì la giovane, fondendo il suo corpo rendendolo immateriale...

Le sue cellule si ricomposero un momento più tardi, facendola rinvenire.

Non fece in tempo a spiegarsi cosa le era accaduto che sentì una lama trapassarle il cranio, l'ultima sensazione prima di scivolare su se stessa priva di sensi.
 
 
 
 


  
  
Ciao! Vi sarete sicuramente accorti che ho cancellato la storia per ripostarla.
I capitoli che erano già stati pubblicati li ho salvati sulla pen-drive per modificare qualcosa. Mi sono resa conto che non mi piaceva il mio stile di scrittura e che in questo periodo ho cambiato di molto la descrizione dei pensieri.
La storia rimarrà simile, e cercherò di postare i 7 capitoli per farvi continuare da dove eravamo.
Farò il possibile affinchè si arrivi al più presto al capitolo num. 8!
Spero che coloro che mi stavano seguendo non prendano a male la mia decisione.
Per quanto riguarda il film, beh… continuerò a considerarlo come un’ispirazione!
Grazie! ^-^

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Capitolo 2
*** In Cina ***


 

 

 

Le girava la testa. E le faceva male.

Ma che le era successo?

Non ebbe il tempo di spiegarselo quando si rese conto di essere al buio.

Sapeva che era ormai notte, ma era convinta che le strade fossero illuminate almeno fiocamente dai lampioni. Ma ben presto fu consapevole del fatto che era all'interno di una qualche stanza.

Dove e di chi... Non poteva saperlo.

Sicuro. Non tirava un filo di vento e la temperatura era leggermente salita.

Sentiva delle voci. Di donne... ragazze, constatò. Ma non sapeva la direzione da cui provenivano.

Sembravano che la circondassero, sembravano ovunque...

Ma poi si ricordò il motivo del suo smarrimento: quell'uragano, quel vortice... L'aveva risucchiata, trasportandola con sé.

E Ranma…

Quell'imbecille l'aveva umiliata ancora davanti a tutti, finendo con l'insultarla e dicendole chiaramente che non voleva avere niente a che fare con lei.

Ma in fondo che le importava?!

Aprì gli occhi, cercò di chiuderli ed aprirli nuovamente, ma si arrese non appena comprese che non riusciva a vedere le sue piccole mani che ora tastavano il suo delicato viso.

Chissà perchè quella che doveva essere una camera era completamente buia.

Perchè le donne attorno a lei non si erano prese la briga di accendere la luce?

Sentì una sensazione di vuoto.

E paura. Molta paura... Ma le sue riflessioni e le sue incertezze furono interrotte da una voce femminile che prima aveva partecipato al coro di suoni.

-Come ti senti?-.

Akane sapeva di essere inginocchiata, ma la voce proveniva da molto in alto, quindi quella strana signora doveva essere slanciata e dal lento fluire della melodia che usciva dalla sua bocca, chiunque avrebbe potuto dire che era molto dolce e persuasiva, sebbene quella fosse una situazione tutt'altro che serena.

-N-Non lo so... Perchè non riesco a vedere niente?-.

-Perchè abbiamo bisogno di usufruire della scintilla dei tuoi occhi, piccola... E abbiamo bisogno anche di te...-.

-P-Perchè? Che ci faccio io qui? E...- si fermò, scoprendo la realtà dei fatti -tu chi diavolo sei?-.

-Questo non ti riguarda... Non osare rivolgere più tali domande, men che meno al cospetto del nostro signore Ling!-. La voce si stava incrinando, probabilmente per l'irritazione.

La donna cercò di darsi un contegno, dovendo continuare quel colloquio.

-Tu sei un'esperta di arti marziali, vero?- domandò l'altra, come se già sapesse la risposta.

Magari era per assicurarsi di aver acciuffato la persona giusta. -Non mentirci, ragazzina...-.

-Io...sì, lo sono, ma...-.

La donna si allontanò, avanzando verso l'uscita delle segrete.

Akane ebbe un sussulto.

Ling... era un nome... cinese? Allora forse era... in Cina!

C'era solo una persona che aveva sempre questa parola sulle labbra.

Quel ragazzo alto e forte che era sempre al suo fianco... e che desiderava ritornare in Cina con tutto se stesso, beh, almeno finchè tutto quel trambusto con Safulan non aveva interrotto lo scorrere delle loro vite e quelle dei loro pseudo-amici.

Ranma...

Il suo bianco viso fu inumidito da una lacrima amara, che le tagliava il volto come una spada.

Maledizione, non voleva dirgli che lo odiava!

Abbassò il capo, abbracciandosi le ginocchia ed invocando debolmente il suo nome...

Neanch'io voglio più vederti!!

Anche lui, per una volta, era d'accordo con quello che lei gli ha sputato velenosamente in faccia, lanciandogli occhiatacce tali da poter spaventare un demone e farlo urlare di terrore.

Quello scambio di sguardi era stato molto più intenso delle altre volte in cui avevano litigato.

Carico di esasperazione e risentimento.

In ogni caso a lui stava bene, era questo l'importante. Se non altro si sarebbe messa il cuore in pace.

Poteva benissimo incitare la sua testa a pansarla in quella maniera, ma i suoi occhi, non rispondendo più ai comandi dettati dal suo cervello, brillarono di lacrime. Avrebbe voluto alzare lo sguardo, ma poi si ricordò del suo stato, e non potè far altro che accettare la sua... cecità.

Che strano...

Era così lontana da quella realtà, eppure ci era finita dentro senza avere il tempo di focalizzare la situazione.

Che non era nemmeno avvenuta per cause naturali...

Esplose di rabbia, scattando in piedi e cominciando a lanciare calci e pugni a vuoto. Avrebbe imparato a non usare più gli occhi e ad affinare gli altri sensi, ma...quella donna le aveva riferito che sarebbe stata posta innanzi ad un certo Ling il mattino seguente.

Non sapeva cosa la aspettava, ma cominciò a sentire una tensione...malefica, dura, insopportabile.

Sicuramente non voleva arrendersi... a nessuno... Nemmeno se questo Ling avesse tentato di ricattarla, torturarla o ucciderla.

Dopotutto le è stata tolta la vista, non la forza... E chi poteva dire se sarebbe stata capace di praticare le arti marziali anche così com'era?!

Voleva giocarsi quella carta, e lo avrebbe fatto non appena le si fosse presentata l'occasione giusta.

Doveva avere la determinazione giusta per fronteggiare i suoi problemi da sola. In quel momento non poteva contare su nessun altro al di fuori di se stessa.

Il sole era già sul punto di svegliarsi, ma la ragazza non riuscì ad accorgersene...

La sua cella fu aperta da uomini in divisa azzurra dai sapori medioevali che sogghignavano apertamente alla vista della ragazza.

La presero per le braccia molto bruscamente, non curandosi del fatto che fosse una donna, per lo più non vedente.

Dopo aver percorso un lungo corridoio, arrivarono all'ombra di un padiglione color pesca, dove li aspettavano delle giovani più o meno della sua età, tutte con una tunica cinese verde, delle spade al loro fianco e un'altra custodia di cuoio contenente coltelli ed ogni sorta di machete e pugnali.

-Lasciatela a noi... Fra non molto sarà pronta per essere presentata a lui...-.

Lui chi? Ah, già... Akane se n'era quasi dimenticata: di questo tanto famoso Ling...

Le donne la spinsero verso l'interno della struttura, certamente molto più tranquilla delle prigioni sotterranee, dove era stata costretta per una notte intera. Le mani lievi ed esperte delle ragazze intorno a lei si mossero all'ordine della voce che la notte prima le aveva parlato, spogliandola completamente. Akane se ne rese pienamente conto e cominciò pudicamente a coprirsi il seno e le parti intime.

Si sentiva sola e vulnerabile.

Le fanciulle attorno a lei prendevano tempo, lasciandola scoperta per lunghi minuti. Si passò le braccia con le mani per arrivare alle spalle, formando una croce sul suo petto. Germì sulla presa che aveva assunto, facendo sbiancare le nocche per lo sforzo.

Le voci intanto confabulavano fra loro, finchè non si decisero sull'abito da farle indossare: un vestito tradizionale cinese verde, lungo fino ai piedi, con le maniche lunghissime che si allargavano man mano che il tessuto raggiungeva l'estremità e che le risaltavano di molto i fianchi ed il seno. Le calzature, nere, erano molto simili a quelle di Ranma.

Le acconciarono i capelli con dei fiori rossi, che le circondavano le tempie e come ultima cosa, le poggiarono sulle spalle una tunica anch'essa verde, uguale alla loro, fatta eccezione per le armi.

-Ora non dovrai parlare, fino a che non sarai interpellata. Il signore non accetta che una donna faccia di testa sua...-.

Akane non rispose, ma cominciava ad accigliarsi sempre di più. E a prepararsi per ogni evenienza.

E che cavolo, aveva sempre fatto di testa sua!

Entrarono in una reggia, piena di splendidi colori ed ogni genere di profumo, come incensi e spezie. Le pareti, i tendaggi e l'arredamento non sfiguravano affato l'armonia cromatica che si era installata lì.

Lei non poteva vedere il luogo intorno a sé, ma ne percepiva la solenne sontuosità, tanto da farla indietreggiare di qualche passo dal punto in cui l'avevano fatta fermare. Davanti aveva un giovane uomo, di bell'aspetto, vestito di seta scura, con capelli lunghi raccolti da un'alta coda. Era invaso da un gruppetto di ragazze, che ridevano in modo infantile non appena lui sussurrava qualcosa all'orecchio di qualcuna di loro.

Doveva essere un piccolo harem, peccato che non era del tutto sicura.

Ling, scrutando la ragazza, chiese: -è lei?-.

-Sì, mio signore-.

Il giovane si alzò e si diresse verso Akane. -Andrà bene per Yang, non vi pare?- disse, mentre le sollevava la testa premendo sul suo mento. Akane sentì il suo respiro sulla pelle. Si fece coraggio e chiese impavidamente, con accento sprezzante: -Chi sarebbe questo Yang?-

Lui le gridò in faccia. -Sta zitta!-.

-DOVE DIAVOLO MI TROVO?-. Ora Akane stava quasi urlando.

-Sulle sponde della Cina orientale...se ti interessa tanto... Ed ora non aprire più bocca... o ti ritroverai in un campo militare a dover raccogliere le tue braccia e le tue gambe...-.

La guardò negli occhi e, scorgendovi ancora le iridi e le pupille, tuonò verso le donne: -Perchè ha ancora i suoi occhi!! Maledizione, vi avevo ordinato di sottrarglieli!!!!!!-.

La donna più anziana non si scompose: -L'abbiamo già fatto... Non vede? Sono opachi, ormai...-.

-Uhm...sì, lo vedo...-.

Aveva un certo astio nel constatare che coloro che gli erano attorno a volte avevano ragione, a svantaggio delle sue parole. Le si avvicinò pericolosamente al viso, guardandola per alcuni istanti che la ragazza avrebbe accorciato ben volentieri.

-Yang non avrà nulla in contrario se...- accennò, volendo insinuare il proposito di renderla sua, lambendole il braccio. Akane cominciò a ringhiare.

-Ci saranno altri momenti per soddisfare i propri piaceri-.

Lo sguardo di Ling si spostò per osservare la donna, poi si riposizionò sulle labbra di lei. La lasciò andare violentemente e si rimise a sedere con le altre ragazze. Continuando a fissarla, la bombardò di domande che la fecero innervosire.

-Qual è il tuo nome?-. Akane esitò un attimo. Era sicuro che dirgli la verità l'avrebbe messa in pasticci molto più grandi di quelli in cui era già fino al collo.

Ma non si fece intimorire.

-Akane... Tendo-.

-E dimmi, sei unita ad un uomo?-.

La giovane ebbe un istante di smarrimento e si fece rossa di rabbia. Ma chi era lui per voler sapere questi dettagli della sua vita?

-Questo non ti riguarda!-.

Ling rise, accennando alle ragazze dietro Akane di lasciarli continuare quella singolare conversazione, dato che aveva iniziato ad intimare alla giovane di non usare determinati toni con quell'uomo.

-Non volevo intromettermi nei tuoi affari, Akane Tendo- rimandò Ling, portandosi i gomiti sulle ginocchia, sporgendosi verso di lei. -Ma queste informazioni mi sono necessarie per liberarti- disse, cercando di rabbonirla.

-Non sono legata a nessuno!- rispose, ma il suo cuore la stava seriamente ammonendo su questo punto... Anche se non aveva ben compreso dove volevano arrivare davvero i suoi rapitori, cosa intendessero in realtà...

-La ragazza è vergine!- esclamò divertito il ragazzo. -Questo renderà tutto più semplice... o difficile?-. Ordinò ai soldati di chiuderla ancora una volta in cella, ma Akane voleva saperne di più.

-Aspettate! A cosa puntate esattamente?-.

-Non ti è dato saperlo...per ora... Portatela via...-. Ma prima che sentisse le mani di quegli uomini toccarle i polsi, lei puntò l'indice della mano destra su Ling. Sapeva che era proprio davanti a sé. -Io ti sfido, Ling! in un combattimento di arti marziali! Se vincerò, mi comunicherai tutte le informazioni che sai e mi lascerai andare...-.

-E se perdi...ti concederai a me... Rimanendo qui come mia concubina... Naturalmente dovrai fare una commissione prima, ma poi ne riparleremo.-.

Il tono disgustoso del giovane non ammetteva repliche.

Akane ingoiò l'amaro che aveva assunto a quelle parole, accettandole come se fossero le più naturali per quell'individuo.

Che montato presuntuoso!

Ma chi era lui per avere così tanto potere su di lei da dirle tutte quelle cose!

-Accetto le tue condizioni! Non mi tiro indietro per qualche provocazione di troppo!-.

-Bene, bene... Credevo che rifiutassi, dopo la tua riflessione silenziosa- la provocò, aggiungendoci una voce loquace. -Anche perchè se non rispetti i patti, sarai condannata a morte! Anche se... questo lo decideranno altri...-. Sfoggiò un sorriso malefico, che fortunatamente la ragazza non vide.

Mah, probabilmente era una fortuna nella sfortuna. Se fosse ancora capace di vedere lo avrebbe già scaraventato verso il lato opposto della sala, infischiandosene delle buone nmaniere!

-Non sperarci così tanto... Riuscirò a batterti, Ling!-.

E un ennesimo sorriso brutale si dipinse sul volto del ragazzo.

 

 

 

 

 

 

 

Wof!! E con questo siamo a due!! :D

Durante l'ampliamento ho pensato ad altri particolari che... arriveranno dopo! ^-^

Per la donna che parla con Akane mi sono ispirata a Kagura di Inuyasha, che vorrei sia nelle stesse condizioni della Kagura vera (anche se non ha questo nome e non c'è nessun mezzodemone che ha il suo controllo mediante il cuore! :P).

Ringrazio davvero tutti quanti, a tutti coloro che mi avevano recensita in quella cancellata e a chi mi segue, a chi mi ha messa fra gli autori preferiti, a chi mi ha recensita finora e in particolare a ran_ko e Arglist, che nonostante sia votato al fandom di FMA ha letto qualcosa di mio anche nella sezione di Ranma! Arigatou!!!

Beh, spero vada abbastanza bene! E se così non fosse, scusate per gli errori!

A voi l'ardua sentenza!! X'D

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Capitolo 3
*** Quiete e frastuono ***


 

-Dannazione!! Akane!! Dove sei?-.

Erano ore che la cercava. Aveva controllato dappertutto, ma di Akane nemmeno l'ombra.

Avrebbe mangiato qualsiasi orrore, se fosse servito a riportare indietro il tempo...

A quell'ora sarebbe a letto con dolori acuti allo stomaco, ma almeno Akane sarebbe stata a casa con lui.

Ma come poteva rimediare al danno?

L'acutezza della sua testardaggine gli aveva giocato l'ennesimo scherzo, solo che stavolta non sarebbe riuscito a cavarne niente di buono.

Ritornò davanti alla porta d'ingresso dello studio Ono, sperando di non essere notato dal medico, per non disturbarlo.

Ma d'altro canto, voleva domandare ancora al dottore se la sua fidanzata fosse passata di lì durante quel lasso di tempo.

Era uno dei pochi luoghi in cui si sentiva davvero al sicuro e compreso, a parte il dojo ed il tetto, ed il luogo dove Akane si rifugiava quando aveva qualcosa che non andava davvero.

Se avesse avuto un pò di fortuna, l'avrebbe trovata lì...

Ma niente.

Dall'interno dell'edificio si sentiva soltanto un forte silenzio.

Al diavolo le buone maniere! Non poteva tener conto di questi stupidi dettagli se Akane era chissà dove!

Il campanello fu premuto più volte, ma probabilmente Tofu era già andato a letto. Dopotutto era tardissimo, non poteva aspettarsi che un uomo impegnato come lui fosse ancora in piedi.

Imprecò in modo da non farsi sentire, mentre scivolò lungo la parete esterna della clinica per poi finire accucciato a terra, sbattendo le mani contro il verde, imprecando a denti stretti e cominciando a versare alcune gocce salate dai suoi magnifici occhi, ormai diventati umidi e scintillanti.

Poteva una ragazza sparire così, nel nulla?

Beh, certo... In fin dei conti succedeva di continuo benchè a Nerima fosse una cosa più o meno comune...

L'ultima intenzione che aveva era di ritornare a casa: Soun gli avrebbe rinfacciato il fatto che era lui il principale responsabile della scomparsa della figlia e che non era stato capace di proteggerla, facendogli pesare ancora di più la coscienza con i suoi pianti.

Alzò il volto verso il cielo, che a mano a mano divenne carico di nuvole nere.

Delle saette ne avevano occupato la volta, sintomo di un temporale distruttore, per poi lasciare spazio a piccoli tratti di pioggia che cominciarono a cadere sul suo volto, bagnando i suoi vestiti e trasformandolo in una ragazza.

All'interno dello studio, il sonno di Tofu fu interrotto da quei suoni di campanello che sembravano molto insistenti, finchè si quietarono. Ma il dottore decise di alzarsi lo stesso.

Con un pensiero in testa...

Ranma gli si era presentato qualche ora prima dicendo di cercare Akane e che non riusciva a trovarla.

Chissà se Ranma l'aveva trovata...

Guardò fuori dalla finestra, accorgendosi di qualcuno riverso a terra che stava ansimando terribilmente. Qualcuno di familiare... -Ranma!-.

Si precipitò fuori, non curandosi dell'acqua che lo infradiciava dalla testa ai piedi, prendendo il ragazzo sulle spalle ed entrando. Lo poggiò delicatamente sulle scale per farlo riprendere.

-Ranma, mi senti?- disse, prendendogli il volto con una mano. Il giovane, ancora sotto sembianze di ragazza, strizzò gli occhi, ancora stordito dallo svenimento.

Li schiuse, riuscendo a dare un volto alla voce che gli rivolgeva la parola. -Dott...Dottor Tofu?!-.

Poi una scossa gli pervase la mente.

Akane!

Ma fu interrotto da lacinanti fitte alle gambe ed alla schiena. Respirava a fatica a causa del male.

-Vieni...ti porto dentro...così posso darti un'occhiata alla schiena-. Lo prese in braccio, a dispetto delle proteste del ragazzo, ormai donna, che gli diceva francamente di lasciarlo andare.

-Non puoi andartene in queste condizioni!-.

-Ma Akane... Devo riportarla a casa! L'ho cercata fino al limite della zona, devo andare oltre!-. Cominciò a lamentarsi, dandosi dello stupido, dell'idiota, cercando di far ragionare il dottore affinchè lo lasciasse andare.

-Ranma! Smettila! Non sei più un bambino!!! Hai la schiena distrutta dallo sforzo e le mani che stanno perdendo sangue! Io farò di tutto per aiutarti a trovare Akane-chan, ma tu devi rimanere qui, almeno per stanotte! Verificherò se c'è anche una minima attinenza con qualche evento... Non appena scoprirò qualcosa ti avviserò. Ora calmati, togliti di dosso quei vestiti, mentre io vado a prenderti l'acqua calda!-. Il tono del dottore inizialmente era autoritario, ma via via che il discorso andava avanti, l'aggressività fece spazio a tutta la tranquillità ed alla dolcezza di cui lui era capace.

Ranma obbedì senza ribattere, mentre il dottore ritornava con la sua solita teiera. Ritornò al suo aspetto originale, prendendo sempre più muscoli e mutando il suo viso da fanciulla in un'altro volto...

Più maschile, più deciso.

Si guardò le mani: c'erano dei tagli che solcavano le dita e parte del dorso. Probabilmente c'era qualcosa di duro e affilato nel giardino.

Dei sassi...

concluse infine. Strinse le mani a pugno, continuando a fissarle, provocando un'ulteriore fuoriuscita di sangue, continuando a pensare centinaia di probabilità di ritrovare quella stupida.

-Ora ti medicherò- disse l'uomo indicando le mani del ragazzo -Poi vai a farti un bagno...-.

-Ma...non ho tempo da perdere, io!-. Si stava arrabbiando.

Tofu sospirò. -I tuoi vestiti sono ancora bagnati... Li ho messi sui termosifoni, ma dovrai aspettare...-.

***

-Bene, ho finito!- esclamò dopo qualche minuto, ammirando la sua opera medica. -Adesso va in bagno e non bagnare le bende!-.

Lo accompagnò verso il bagno, preparandoglielo.

Una volta solo, Ranma immerse tutto il suo corpo nell'acqua fumante.

Si sentiva inutile, impotente... Non sapeva nemmeno dov'era Akane, dove avrebbe potuto cercarla?

Nel frattempo Tofu rovistava fra i libri che aveva nelle sue stanze nervosamente. Dopo un'ora di ricerche, non era riuscito a concludere niente, se non un pugno di volumi riguardanti antidoti e antiche pozioni cinesi. Era esausto, ma anche lui era estremamente in pensiero per la piccola Akane.

Sentì dei passi che lo raggiungevano, probabilmente era il ragazzo con il codino. Infatti Ranma era dietro di lui, chiamandolo per attirare la sua attenzione.

-Ranma! Vieni, non rimanere accanto alla porta...- disse, mentre riponeva alcuni volumi marroni nella sua libreria. -Dovrei essere a buon punto, perchè sono andato ad esclusione... In questi non ho trovato nulla, ma credo che in quelli che non ho ancora controllato dev'esserci qualcosa sulla leggenda del dragone rosso...-.

Ranma sgranò gli occhi, sentendo parlare della famosa leggenda: gliel'avevano raccontata quando era ancora in Cina con suo padre per affinare le sue tecniche di arti marziali... ma era ancora troppo piccolo per potersela ricordare nei particolari... -E cosa c'entra quella vecchia storia per bambini?!-.

-La conosci, Ranma?- Tofu accennò un sorriso.

-Sì, da molto... Ma cosa ha a che fare con Akane?-.

-Sembra che sia il periodo giusto... Ogni 300 anni dovrebbe risvegliarsi e...- mormorò l'uomo misteriosamente.

-Cosa?-. Ranma era sempre più impaziente.

Non poteva andare dietro a delle leggende, buttando via così del tempo prezioso. Akane non sarebbe riuscita a cavarsela da sola!

Anche se non avrebbe dovuto dirle quelle cattiverie...

Una piccola lacrima scese, attraversando la sua guancia silenziosamente.

-Ranma...-. Il dottore con gli occhiali sembrò accorgersi della sua tristezza e desolazione. Sapeva che il ragazzo era sempre più legato a lei e che non l'avrebbe mai abbandonata al suo destino.

-Lei mi odia, ormai... Forse mi ha sempre odiato...- disse. Il suo tono di voce, terribilmente fermo, aveva turbato Tofu nel profondo.

-Ma...-. Ranma non gli fece finire il tentativo di farlo ragionare.

-L'ha detto lei stessa, non vuole più vedermi! Quella stupida... Me ne andrò da Nerima, e vivrò una nuova vita a modo mio... Ma prima vorrei...vorrei rivederla per l'ultima volta, dovrà ripetermelo ancora, se ne ha il coraggio!! -. Ora gridava, con il volto basso, mentre cercava di ricacciare indietro le lacrime, che, ignorando la sua volontà, gli avevano invaso il volto.

Tofu gli diede un sonoro schiaffo, per poi prenderlo per le spalle con una foga di cui nemmeno lui era a conoscenza. -Ma cosa dici? Akane-chan non pensa a quelle cose! Sono convinto che lei ti stia pensando, dannandosi per quello che ti ha detto! Io la conosco... Lei ormai ti vuole bene, altrimenti perchè riserva così tante premure per te?-.

Il giovane si arrestò di colpo e la sua estrema fiamma interiore si stava affievolendo. Non voleva quasi credere a ciò che gli veniva rivolto, ma il ricordo di Akane si presentava sempre più tenacemente nella sua testa.

E se... avesse rifiutato il suo aiuto? No, non poteva, e anche se così fosse stato, doveva essere lui ad andarsene, non lei.

Alzò il capo, scostando la frangetta dagli occhi zaffiro, e un'ondata di determinazione infuocata lo invase. Guardò dritto negli occhi del medico davanti a sé. Ricordò il giorno in cui Akane aveva sacrificato la prima ora di lezione per farlo ridiventare ragazzo. Sapeva che quello non era niente, paragonato a tutte quelle volte che gli aveva salvato la vita o solo semplicemente aiutato. In quel momento si rese conto che il volere della ragazza passava in secondo piano e che non doveva avere di certo il suo permesso per riportarla a Nerima...

-Prima devi tornare da suo padre e spiegargli cosa è successo...-.

-NO!! Mi darebbe dell'incapace e...-.

-Lui ha il diritto di sapere!-.

Era chiaro come il sole che il dr. Tofu non avesse tutti i torti, ma c'è un grande abisso tra progettare una certa cosa da fare e poi effettivamente eseguirla. E lui non si sognava neppure di tornare dai loro padri e di raccontare tutto. In fondo la colpa era la sua: se avesse assecondato i desideri della ragazza, non sarebbe scappata via in quel modo e... non si sarebbero cacciati in quelle brutte situazioni.

***

Poco prima dell'alba, Tofu si diresse con il ragazzo con il codino verso casa Tendo. Naturalmente l'atmosfera non doveva essere della migliori, una volta messo piede nel dojo.

Che non aveva nulla di naturale.

Il silenzio che vi regnava era un chiaro sintomo della mancanza di alcuni membri della famiglia.

Un silenzio tale da fracassare i timpani.

Ranma aveva una gran voglia di sentire quel tanto familiare trambusto che di solito aleggiava in quella casa. Ma, acuendo l'udito, non riusciva nemmeno lontanamente a sentire il dolce suono degli allegri motivetti che canticchiava Kasumi quando era felice.

E come potrebbe esserlo? Dopo che la più piccola della famiglia era sparita da un giorno all'altro...

Senza preavviso, una figura molto simile ad Akane si diresse verso l'uscita per avviarsi a scuola.

Neanche quel cuore di ghiaccio di Nabiki era rimasta indifferente alla mancanza della sorella. E se anche lei stava per sprofondare nelle tenebre dell'angoscia, allora era chiaro che nessuno avrebbe voluto vederlo un secondo di più. Contrariamente alle sue aspettative, il dottor Tofu arrestò la secondogenita per poterle chiedere di incontrare il signor Soun.

L'ultimo essere umano che il giovane voleva incontrare in quell'istante.

-Ranma-. Fu risvegliato dal suo flusso di pensieri. -Dove sei stato? Sono tutti in pensiero...-.

Subito prese in considerazione che la sua fidanzata potesse esser tornata a casa senza dirgli niente. -E Akane?-.

-Questo dovrei chiedertelo io, mi sembra...-. La sua voce atona e la sua espressione di rimprovero risultarono al ragazzo come una pugnalata in pieno petto, e parlarne con il capofamiglia non avrebbe fatto altro che affondare ancora di più la lama.

E rigirarla all'interno della piaga fino a trapassarlo .

-Dov'è il signor Tendo?- chiese il dottore, con una faccia quasi da urgente supplica. -Ranma vuole parlare con lui-.

-Potrebbe benissimo indovinarlo lui stesso: è a letto, che piange da ieri pomeriggio, vale a dire da quando chiedevi a tutti noi che fine avesse fatto Akane-.

Kasumi si precipitò sul posto, dopo aver sentito la voce del futuro cognato. Ma guardandosi intorno, non vide l'amata sorellina e abbassò la testa, nascondendo i suoi occhi con la frangia.

-Ka-ka-ka-sumi...-. Tofu cominciò a manifestare i suoi segni di squilibrio alla vista della più grande delle Tendo. E vedendo che il suo oggetto di adorazione rimase lì impalata, con qualche lacrima che le rigava il volto, raccolse a due mani tutto il coraggio che possedeva e annunciò: -Ra-ra-ra-n-n-ma è...è disposto a-a-a-a-a riportare-e-e-e la vos-s-stra ca-ra so-so-relli-sorellina in-diet-t-t-tro-.

Mentre Nabiki cercava di nascondere la primogenita al dottore, che ormai fumava dall'eccitazione, Ranma si diresse a passo di marcia verso la camera di Soun. La giovane con il caschetto lo seguì, trascinando con sé il povero dottorino, ormai preda di crisi isteriche.

-Signor Soun!- esclamò, spalancando la porta.

L'uomo aveva allagato la stanza con quelle fontane che aveva al posto degli occhi ed ora lo guardava, sperando che sua figlia fosse con lui. Ranma si inginocchiò davanti al suo futon per spiegargli, ma lui lo prese per la camicia e gli urlò frasi incoerenti sulla sua cara bambina.

E come poteva non essere in quello stato?

-Senta...è, è tutta colpa mia, lo so...-. In quel momento entrò il dottore, finalmente lucido, dopo aver ricevuto una secchiata d'acqua da Nabiki. -Era su di giri... dovevo riportarlo sulla Terra...- commentò, spiegando come mai Tofu avesse i vestiti bagnati.

-Signor Tendo... Ranma è venuto da me stanotte per informarmi sulla sparizione di Akane-chan... Io mi sono documentato un pò di più nelle ore precedenti a questa, e credo che Akane sia stata coinvolta in un sortilegio centenario... Accade in questo periodo dell'anno, con intervalli di 300 anni... Il sommo drago cinese delle sponde orientali del Continente si risveglia dalla propria morte, e nel palazzo di granito si sceglie una vergine munita di un'arma che può piegare il mostro alla volontà di chi la possiede. Ma i draghi non si lasciano assoggettare da nessuno, e se questo accadesse... la fanciulla in questione sarà libera. Altrimenti dovrà restare nella sua tana per il resto della sua vita, legandosi completamente a lui.

Nessuno riuscì ad emettere suono. Nemmeno a pensarci.

-Quindi Akane potrebbe essere...-

-...in Cina...-. Ranma si sentì ancora più devastato, ricordando tutto quello che era successo al monte Hooh... la battaglia contro Saffron, Akane che scompariva sotto i suoi occhi, Shan Pu che lo ricattava, stringendola fra le sue mani come se fosse una bambolina... e quel momento, in cui riuscì a farla ritornare alle sue dimensioni naturali, ma rendendosi conto che non apriva quei suoi occhioni cioccolato, credeva che fosse...

Il solo ricordarlo lo faceva fremere di rabbia, e paura... di rimanere solo, senza la su... senza Akane...

Sbattè rumorosamente il pugno sul tatami, facendo cozzare i denti l'uno contro l'altro.

***

Erano in mezzo alla stessa sala. Intorno a loro, una scia di tamburi non cessava un attimo di emettere il loro ipnotico suono.

Akane sapeva soltanto che il suo avversario era a pochi passi da lei. Il suo senso visivo ormai non le serviva più. Doveva pienamente concentrarsi, se voleva vincere la sua libertà.

Si mise in posizione di attacco, non voleva perdere un secondo di più...

Ling troneggiava davanti alla sua esile figura, mettendo in risalto la sua notevole altezza e calcando ancora di più il pavimento sotto i suoi piedi.

Era solo una ragazzina sprovveduta... L'avrebbe stesa in meno di due secondi.

Tutti avrebbero dedotto che il vincitore sarebbe stato il giovane cinese. Ma Akane era decisa sul da farsi: avrebbe steso a terra quell'insolente e sarebbe tornata a casa dalla sua famiglia!

Il gong diede inizio all'incontro, che cominciò con uno slancio di Ling, pronto a caricare il suo potente calcio indirizzato al petto della ragazza, la quale riuscì ad evitarlo appena in tempo, sfiorandole il fianco. Akane non riusciva a percepire bene la sua posizione, ma poteva captare il suo spirito combattivo, che emanava un nauseante senso di forza.

-Come credi di potermi battere nelle tue condizioni?- sogghignò Ling ridendo. Intanto la piccola Tendo riceveva continui calci, schivandone fortunatamente per la maggior parte.

Ma la situazione stava diventanto insostenibile... Cominciò sul serio a pentirsi di avergli lanciato quell'estenuante sfida, ma d'altronde non voleva nemmeno rimanere lì, lontana da tutti, a farsi violare da un uomo che lei non amava...

E poi, chi era questo Yang di cui parlavano?

Quel ragazzino viziato aveva detto che lei sarebbe servita ad uno scopo... ma i dettagli le rimanevano purtroppo ignoti. Il suo viso d'angelo era distorto dai gemiti di dolore, mentre veniva colpita ripetutamente all'addome e alle gambe per farla cedere.

Ma Akane non voleva dargliela vinta, l'avrebbe fatto svenire con un solo calcio...ma Ling fu più veloce. La colpì in pieno ventre, facendola rantolare dall'acuto senso di vuoto nel quale l'aveva soffocata...

La ragazza rimase a terra, con il sangue che le colava dalla bocca... Troppe ferite...Troppi lividi... Non riusciva a muoversi... Non riusciva nemmeno a sapere dove fosse, finchè quell'essere orrendo non la sollevò per la casacca verde, ormai sporca di un intenso colore rosso.

-Ora farai la brava bambina... Non intendo discuterne ancora...-. La fece cadere rovinosamente, lasciandola esanime.

La donna misteriosa commentò sarcasticamente la scena che le si presentava dinanzi. -Non le sembra di aver esagerato? Ora come farà a presentarsi al dragone rosso con le sue gambe?-.

-Ci riuscirà... Non appena si reggerà in piedi...-. Lei si irritò, accennando al fatto che non le aveva detto la vera ragione per cui era lì. -Cosa mi sai dire riguardo all'essere tua? Quella ragazza dovremmo utilizzarla così com'è ora!-.

Il giovane rise beffardamente. -Oh, mi dispiace, ma questa fanciulla ha... scatenato i miei sensi molto più delle altre finora...-.

Cambiò repentinamente l'intensità della sua voce, assumendone una molto più profonda e severa: -Quando avremo terminato con quel drago, Akane Tendo sarà improgionata qui e... non avrà alcuna via di scampo!-.

 

 

 

 

 

 

 

Ciao! Avrete notato che sono piuttosto incostante nel ripubblicarla... eheh...

Ho avuto da fare scrivendo l'altra ff, quindi ero ispirata di più da quella in quel momento... :P

Forse qui cambierò qualcosa, quindi anche se non recensite leggetela lo stesso!

Grazie a tutti!!!!!!!!!!!!!!!!!!! ^-^

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Capitolo 4
*** Il pugnale ***


 

Era la prima volta che si metteva a piangere come un bambino davanti al dottor Tofu.

Il dottore gli aveva dato istruzioni riguardanti un rito che avveniva quando un drago rosso di nome Yang si risvegliava dal suo sonno. Ma alcuni dettagli erano sconosciuti anche a lui.

La tana del drago esisteva davvero, si trovava sulla riva Est della Cina, ai confini di un villaggio in direzione della capitale, Pechino.

Già, la Cina...

La sola parola l’era diventata a dir poco insopportabile, dopo quello che era successo laggiù... Quello era l'unico luogo al mondo nel quale Akane non avrebbe più dovuto rimettere piede, nel quale avevano sfidato la morte stessa. Ne erano usciti più o meno indenni, questo è vero, ma una seconda volta trascorsa in quei maledetti posti poteva essere fatale per lei.

Tofu e anche quella taccagna di Nabiki gli avevano dato anche dei soldi per prendere l'aereo che lo avrebbe portato dalla piccola Akane, e altri per permettere a lui e alla fidanzata di ritornare a Nerima.

Maledizione! Se si fosse cacciata in guai più pericolosi di quelli che avevano già passato, sarebbe stata la fine per Akane!

Nel mentre, i suoi pensieri contrastanti facevano a gara, lottando violentemente per avere la meglio sulla sua mente.

Era profondamente dispiaciuto per quello che successe quella mattina. Quel ricordo a quanto pareva non sembrava intenzionato a lasciarlo in pace. Anche se però fu lei a cominciare, forzandolo a ingoiare quella roba che, chissà per quale strana ragione, lei osava definire cibo.

Ma da tutto quel ginepraio riuscì a cavare una sola verità: che non sopportava l'idea di non sapere se fosse al sicuro o meno. Provò più volte a far funzionare le rotelle del suo cervello verso la soluzione più sensata a suo dire, in altre parole quella di ritornare sui suoi passi e continuare il suo viaggio di addestramento per diventare l'uomo più forte del mondo e possibilmente annullare la maledizione.

Ma come poteva dimenticarla? Ne aveva passate così tante con lei da bastargli per tutta la vita. Lo credeva davvero così facile?!

No, non lo era.

Si chiedeva continuamente se Akane sentisse qualcosa di simile, ma la risposta a quel quesito gli si parava davanti a caratteri cubitali ogni volta che lei lo guardava, furente per qualcosa che gli aveva sentito dire. Ma qualcosa nel suo cuore gli diceva di non negare che a volte si sentiva le farfalle nello stomaco ogni volta che lo osservava, che si prendeva cura di lui o che semplicemente gli parlava.

Scosse la testa, cercando di cacciar via quei pensieri così poco adatti a lui.

Akane era così e nessuno poteva cambiarla, quindi rimaneva sempre e comunque una ragazza con pochissimo fascino e per di più violenta.

Finalmente decise che non si sarebbe più lasciato trasportare dai suoi sentimenti per Akane, e che i problemi della palestra non lo riguardavano affatto. L'avrebbe riportata indietro, sì, ma avrebbe lasciato casa Tendo il giorno stesso!

Lontano da lei l'avrebbe di sicuro cancellata dalla mente.

Il vento gli frustava violentemente i capelli corvini, lasciando alle spalle quell'insopportabile senso di solitudine che prepotentemente aveva fatto irruzione nel suo cuore dalla mattina del litigio; ora la sua mente era occupata soltanto dall'intento di riportare Akane a casa, sana e salva.

***

Akane cercava di guardarsi intorno, ma ci rinunciò, quando realizzò di essere ancora cieca. Abbassò il capo, toccandosi il corpo. Le doleva dappertutto, ma dal suo tatto poté riconoscere alcune fasce che le stringevano le gambe, le braccia e parte del torace.

Qualcuno si era preso cura di lei, e le aveva anche cambiato gli abiti, perché non riconobbe il colletto appena accennato, proprio della cultura cinese. Pensò che fossero verdi, perché la stoffa era della stessa fattura del suo vestito precedente. Le ragazze di prima si erano premurate di indicarle il colore. Tastò la sua chioma corta, notando che i fiori che le avevano posto ai lati dei suoi soffici capelli non c'erano più.

Poi tentò di alzarsi, ma le gambe ressero con non poca fatica il suo peso. Cominciò ad agitare lievemente le mani davanti a sé, sperando che in questo modo potesse rendersi conto del luogo in cui si trovava.

Che orrore essere in quello stato!

Imprecò silenziosamente, quando le sue dita le indicarono le sbarre di ferro mezze arrugginite che aveva davanti. Le strinse con forza, come se stesse provando a deformarle per poterci passare attraverso. Ma si sentiva debole, perciò finì con il cedere.

Strano, non è da lei...

Forse nel suo vocabolario nemmeno esisteva la parola arrendersi, ma in quel momento probabilmente non le interessavano più questi dettagli: combattere, vincere, perdere.

Si limitò a stringersi con troppa foga le gambe al petto, per sentirsi sicura, per sentirsi amata.

Almeno da se stessa.

Sapeva che ormai nessuno sarebbe venuto in suo soccorso, nemmeno suo padre, o Happosai, nemmeno... Ran...

No! Ancora lui! Al diavolo!!

A quell'ora forse era da Shan Pu o da Ukyo a ingozzarsi di ramen o di okonomiyaki senza il minimo pudore. E cosa avrebbe fatto lei quando sarebbe riuscita a tornare a casa? Sempre se ci fosse riuscita...

Maledisse quello strano ragazzo con il codino, che con la sua smania di prodezze e dimostrazioni di forza andava sempre in suo aiuto, riducendola ad una fiacca ragazzina che aveva bisogno di protezione in ogni caso ed in ogni luogo, finendo con il prenderla in giro e definendola una schiappa!

Forse la tirava fuori dai pasticci solo per urlare al mondo intero di essere invincibile?

Era anche vero che lui era il primo ad intervenire in suo aiuto.

Ma quelle brutte cose che si erano scambiati quella mattina a pranzo non avrebbero trovato rimedio. Perché in quel caso l’hanno voluto loro e non c'era nessun principe-ragazzino che si era messo in mezzo.

E proprio per questo motivo, il già fragile vetro del loro... chiamiamolo legame... era ormai irrimediabilmente incrinato. Forse addirittura frantumato, sotto il fardello del loro insanabile orgoglio.

Si sentirono dei rumori e delle urla, che la ragazza riconobbe molto facilmente: appartenevano a quella donna e... a quella carogna di Ling.

Che cosa volevano ancora?

-Ciao, ragazzina...- disse la voce falsamente melliflua del ragazzo cinese.

-Non chiamarmi ragazzina...- rispose quella, nel tono più velenoso che riuscì a sputare.

-Va bene, AKANE TENDO... Spero ti sia ripresa dallo scontro...-.

Lei accennò un sorriso beffardo: -Mpf... Ora ti preoccupi? Cos'è? Hai perso la tua spavalderia, dal momento che una ragazzina ha avuto il fegato di sfidarti?- puntualizzò, sottolineando la parola che l'aveva mandata su tutte le furie.

L'aveva pestata a sangue e ora si prodigava di chiederle come si sentiva! Roba da matti!

Ling si avvicinò per guardarla, o meglio, fissarla da vicino. -No, mi dispiace... Ma ora dovrai venire con me, non ricordi? Il patto...-. Akane gli ringhiò contro, esternando ancora una volta tutto il disprezzo che covava per lui.

-C'è un'altra questione da risolvere...- intervenne la donna, affinché la situazione non degenerasse.

-Sì sì...lo so...- la interruppe il giovane. -Ma prima vorrei parlarle...-.

-Ma signore!! Non c'è abbastanza tempo!-. La donna cominciò a spazientirsi di quel ragazzino insolente.

-In privato...-.

Akane rabbrividì a quell'ordine.

Cosa diamine voleva? Forse doveva esporle ciò che avevano omesso di dirle?

Cercava di convincersi di quello che il suo stesso cervello le trasmetteva. Ma almeno doveva nascondere la paura che provava.

Non poteva dimostrarsi debole e indifesa, accidenti!! L'avrebbe fatta pagare cara a quell'essere orribile per averla chiusa in quel luogo e che l'aveva privata della vista!

La liberarono, facendo tentennare rumorosamente le chiavi della cella in cui era stata rinchiusa. Akane fu scossa da terribili presentimenti che le attraversarono le vene, cariche di sangue che fremeva, impaziente di scorrere, impazzito.

Il suo corpicino sussultò di sorpresa, mentre la dura e scarna mano del ragazzo cinese le germiva l'avambraccio. E lo premeva fino a farle tremendamente male. Si sforzò di non lamentarsi del dolore che la trafiggeva ulteriormente a causa dell'incontro tenutosi poco prima. Ma si lasciò sfuggire alcune lacrime che scesero dal suo candido e lieve viso.

Si sentì sola ed abbandonata al suo destino, come una foglia rossiccia schiacciata dal calpestio brutale di piedi spietati. Aveva un disperato bisogno di rassicurazione, e della certezza che tutto ciò che le stava accadendo fosse solo un incubo, dal quale presto si sarebbe svegliata.

Ma si accorse di esser già sveglia nel momento in cui Ling le alitò sul collo frasi senza senso che lei non comprendeva. Forse era cinese.

La spinse fuori dalle segrete e la guidò verso le stanze più alte del castello.

***

C'era uno strano odore.

Forse era cannella, o qualche altro intruglio di spezie. La mancanza della vista le aveva affinato leggermente gli altri sensi, e se non fosse stato per questo nuovo talento, forse non sarebbe stata nemmeno in grado di rimanere in vita. Almeno, era così che la pensava Akane.

Lo spazio era sufficientemente grande da non permetterle di toccarne le pareti. Ma percepì subito che qualcosa non andava. Perché il giovane dai capelli scuri le si avvicinò da dietro, artigliandole le spalle. -Sei molto invitante, lo sai?-.

Akane si accigliò. -Non so dove vuoi arrivare..- mentì, ma aveva timore che se glielo avesse sbattuto in faccia, lui sarebbe arrivato subito al dunque. Ma per il momento tenne la calma, sperando vivamente che non la perdesse nel momento inopportuno.

-Certo che lo sai...-.

-Ma cos...?-.

Avvicinò le sue labbra ai capelli di lei, inebriandosi del suo profumo. -Tu sai perchè sei qui?-.

La ragazza si scostò bruscamente, lasciandolo con le braccia a mezz'aria. -No, e la cosa mi dà un certo fastidio... Cosa diavolo vi salta in testa?!-. Ling lasciò cadere le sue braccia lungo i fianchi, dando l'impressione di volersi arrendere alla richiesta di spiegazioni della giovane.

-Mi avete fatta prigioniera, e mi avete privata della vista. Ora avrò diritto a dei chiarimenti, mi sembra...- sbuffò, incrociando le braccia. Continuava a dare le spalle al cinese, mentre sentì montare la collera dentro di lei.

-Ebbene, poiché ci tieni così tanto... è inutile indugiare oltre, no? Prima o poi dovrò metterti al corrente della situazione...-.

-Sto aspettando...-. Tremò impercettibilmente, per i colpi ricevuti durante lo scontro. Le vennero alcune piccole fitte all'altezza del fianco, ma le ignorò, concentrata sul discorso che avrebbe dovuto affrontare in quel momento.

Ling sorrise, quasi divertito dal caratterino della ragazza. -Comincerei da Yang... Magari risulterebbe più facile, data la complessità dell'incarico...-.

-Quale incarico?!-.

-Tu conosci la leggenda del drago rosso o, come lo chiama quella degenere serva, sommo Yang... non è vero?!-.

Akane scavò fra i suoi ricordi di scuola. Ma non riuscì ad estorcere niente dalla sua mente, per quanto si sforzasse. -No, non so niente su questo drago... Ti ricordo che io non sono cinese!-.

-E sul pugnale maledetto, ne sai qualcosa?-.

Alzò il mento, dipingendosi un senso di solidità e sicurezza di sé. -Può darsi...-. Deglutì, cominciando a muovere gli occhi freneticamente. Il fatto di non riuscire a vedere nulla la rendeva nervosa e al tempo stesso vulnerabile.

-In parole povere: dovrai costringere Yang ad obbedire al tuo volere...-. La voce ferma e senza emozioni di Ling cominciò a spaventarla davvero.

Ridacchiò immaginandosi nel vano tentativo di sottomettere un drago, esponendo la sua stizza per ciò che le sue orecchie avevano appena udito. -Mpf... Non pensavo avessi così tanta paura per un misero drago...-.

In un gesto d'impeto, le cinse la vita, riducendo a poco a poco la distanza che li separava. -Vuoi provocarmi? Non so se ti conviene...-.

Lei si liberò improvvisamente dall'abbraccio. -Non mi fai paura, Ling! E cosa c'entra la vista?-.

Il ragazzo continuò il suo racconto, comunicandole altre informazioni. -Gli occhi sono l'unica parte del corpo che brilla di luce propria. Ed è proprio la luce che favorisce il consenso di Yang. La tua vista ora è legata a quel pugnale. Solo avendolo con te, anche per vicinanza, la riotterrai. Ma in cambio, dovrai battere Yang- disse pacatamente.

-E se non ci riuscissi?-.

Ling si strinse nelle spalle, esprimendosi quasi come un falso rassegnato. -Rimarrai con lui, finchè di te non resterà null'altro che ossa...-.

A quelle parole, Akane gemette piano, lottando contro le lacrime. Si portò le mani al volto, per rilasciare dei rantoli al posto di stille lucenti. Il giovane la invitò a seguirlo, porgendole delicatamente il braccio, affinchè non urtasse contro qualcosa. Sebbene fosse riluttante, la giovane Tendo non potè fare a meno di quell'aiuto.

Ling la scortò in una sala molto stretta, interamente intarsiata d'oro, nella quale al centro vi era una colonna decorata con scene di battaglia. Al centro si ergeva un altarino racchiuso da una cupoletta di cristallo intagliato. Akane cominciò a vedere alcuni lampi nel buio in cui era immersa. Sussultò piano, credendo di essere uscita di senno. Il giovane cinese se ne accorse, e la spinse piano per farla procedere. Prese le mani di Akane e gliele pose delicatamente sulla cupola, la quale si aprì, come se fosse dotata di un meccanismo proprio. Un bagliore colpì gli occhi della ragazza, finchè, scostate le tenebre, riacquistò piano la sua vista.

La prima cosa che vide fu un pugnale interamente nero, sia l'elsa sia la lama, che giaceva su delle stoffe pregiate. Poi si guardò intorno, attratta da qualsiasi fonte di luce intorno a lei.

Ling la obbligò a guardarlo, e la giovane Tendo arrossì appena incrociando i suoi occhi. Era davvero un bel ragazzo, senza considerare il suo lato impetuoso e arrogante. Gli ricordava molto Ranma...

Già, Ranma...

-Va tutto bene, Akane Tendo?- chiese Ling, notandola un po’ turbata. Le prese il busto da dietro, e Akane ebbe paura. -Che ne diresti di diventare amici?-.

-Non mi sembra proprio che tu stia assumendo un comportamento da amico nei miei confronti... Io non voglio rimanere qui un minuto di più, quindi ti consiglio di condurmi subito da Yang, così potremo finire presto questa messinscena, non credi?-.

Squisitamente sorpreso da tutta quella determinazione, Ling cominciò a ridere. -Non è così facile... Prima dovresti cercare di non diventare la sua colazione... e poi mi sembri un po’ debole, non credo che riuscirai a batterlo, quindi...-.

-Vale la pena tentare... Piuttosto finisco in pasto ad un drago che restare qui!- ribatté furiosamente Akane, che alla parola debole cominciò a ribollirle il sangue.

-Credi che la morte sia più piacevole delle mie attenzioni?- proseguì il ragazzo, mentre fece scorrere le sue mani sul suo petto.

In un attimo di puro terrore, la ragazza dai capelli corti indietreggiò senza rendersene conto verso il pugnale, aggrappandosi all'altare con le dita. Batté i fianchi contro e, spostando un paio di volte lo sguardo fra lui e l'arma scura, l'afferrò.

Incurante delle grida di Ling, scappò verso la prima porta che riuscì a scorgere. Continuava a correre, non importava se avesse trovato l'uscita o meno, l'importante era essere fuori portata da quel giovane.

Fortunatamente arrivò nel giardino del palazzo, cercando di nascondersi fra l'erba alta e gli alberi rigogliosi, mentre veniva investita da magnifici raggi di sole. Si sentì insolitamente felice di aver riavuto uno dei suoi sensi.

Fra le mani aveva ancora il pugnale, che assorbiva pian piano la luce circostante.

 

 

 

 

 

 

 

 

Bene! Sono riuscita a pubblicare anche questo! Stavolta come va, Spirit?! :D

Spero di aver fatto pochi errori!

Grazie a chi mi sta seguendo!! ^-^

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Capitolo 5
*** Un incontro indesiderato ***


 

"Dolce piccola Akane... Sono in viaggio da tre settimane ormai, ed il leggero vento dell'Est mi è favorevole. Ora sono qui, sotto il sole cocente di Okinawa, scrivendoti parole d'amore che provengono direttamente dal cuore. Appena potrò, ritornerò da te, carico di souvenir che comprerò pensando ai tuoi meravigliosi sorrisi...".

Mentre si crogiolava nei suoi pensieri, un ragazzo con un fazzoletto di seta fra i capelli scrutava attentamente l'orizzonte, cercando di immaginare una vita matrimoniale con la piccola Tendo: una scena contorniata dai fiori e cuoricini pomposi, nella quale Akane lo abbracciava pazzamente innamorata e lui che ridacchiava come un ebete progettando una cucciolata con lei. Non che lui fosse un porcellino nero anche nello spirito, proprio no...

Si guardò dietro con la coda dell'occhio, sperando che qualcuno non riuscisse a leggergli la mente, e mentre pensava al regalo giusto -Un vestito? Una sciarpa? Dei nikuman? Ma no... Troppo banali...-, traforava continuamente il terreno sotto di lui provocando delle voragini abbastanza profonde ed emettendo dei gridolini incoerenti. -Naturalmente dovrei portare qualcosa anche per Akari... Oh, no... Non so scegliere, maledizioneeeeeee!!!!!!!!!!!!-.

Dall'altro lato della foresta, un ragazzo con una buffa treccina correva seguendo delle indicazioni non proprio precise di una cartina geografica.

Non l'avrà disegnata Ryoga?!

Scavalcò un tronco d'albero che giaceva davanti a lui, e con un passo oltrepassò un ramo. Gettò un'altra occhiata al foglio nelle sue mani, poi scrutò il cielo, soffermandosi sul sole. Il villaggio in prossimità della tana del drago doveva sicuramente trovarsi a Nord-Est. Probabilmente avrebbe dovuto chiedere per maggiori informazioni, altrimenti si sarebbe perso, proprio come un suino di sua conoscenza. Arricciò il naso, cercando di concentrarsi sul percorso. Ranma s'inebriò della calma di quel luogo, regalandosi silenziosi benefici che furono subito interrotti da urla.

-MA DOVE DIAVOLO SONO FINITOOOOOOOO?????????-.

Come si dice?! Parli del diavolo e spuntano le corna! Questo tipo di grida può appartenere solo a una persona...

-Ma questo è...-. Si risvegliò dal leggero torpore e si fiondò verso colui che aveva giurato fosse l'eterno disperso.

Infatti.

Gli occhi blu-grigi del ragazzo con il codino si posarono sul temerario esploratore Ryoga, semi-impazzito per la perduta via, che si strapazzava i capelli con le dita per scacciare chissà quale spirito maligno che lo rendeva così... sperduto. No, era lui a intestardirsi a non comprare un navigatore satellitare, o una bussola almeno...

Lo chiamò per attirare la sua attenzione e non appena Ryoga lo riconobbe, ringraziò il cielo per l'inaspettato ausilio. Si ricompose, assumendo un tono grave. -Ranma! Cosa ci fai ad Okinawa?-. Ricevette un pugno sulla testa, accompagnato da un mugolio di disappunto del suo interlocutore.

-Siamo in Cina, idiota!-.

Ryoga sgranò gli occhi castani. Forse aveva sentito male... -Cooosaaaaaa???!! In CINAAA? ...è ...è... MAGNIFICO!!!!!!!- esclamò, con gli occhi lampeggianti. Ma gli stessi occhi subito si spensero, lasciando il posto ad un velo imperscrutabile di tristezza, rassegnazione e... ricordi. Scivolarono immagini dolorose nella sua mente, fatte di combattimenti, speranza e... di morti mancate.

Per fortuna.

E Ranma era lì con lui, aveva provato le stesse sue emozioni, e forse anche più intense.

Aveva lottato, sofferto, pianto... Lo fissò per interminabili minuti, rammentandolo immobile, confuso, perso, dopo che Akane era stata vaporizzata sotto i loro occhi e anche dopo, quando la cullava nelle sue braccia mormorandole parole che solo loro sapevano. Ora che lo vedeva per la prima volta dal giorno del matrimonio fallito, gli appariva diverso...

Probabilmente era soltanto una sua impressione, ma sicuramente era stato ferito nel profondo da quell'esperienza.

Tutti ne erano usciti scossi nell'animo.

...e nemmeno quell'insensibile di Ranma poteva negarlo.

-Cosa ci fai qui? Non dovresti essere al dojo Tendo?- chiese, inarcando un sopracciglio e poggiando le mani sui fianchi, evidentemente spazientito.

-Non sono affari che ti riguardano, P-chan...- rispose quello, mettendosi le mani in tasca e cominciando a sbuffare.

-Di certo ne hai combinata una delle tue... eh, Ranma?-. Ma il giovane con la treccia cercava di evitarlo, nascondendo il suo sguardo con le palpebre.

-Non t'impicciare, Ryoga...-.

Il ragazzo/maiale continuò imperturbabile. -Se sei qui, e non per la Nannichuan... Allora è successo qualcosa ad Akane!-.

Quel maledetto suino riusciva sempre a pescare la carta giusta, dannazione! Naturale, anche lui teneva a quel maschiaccio privo di fascino... Quindi era più che logico che tutto ciò che avesse a che fare con Akane in qualche strano modo ne era implicato anche il suddetto fidanzato. Facendo finta di niente, gli diede le spalle, seccato. Non voleva di certo perdere tempo con i prosciutti!

-Sei proprio un rompiscatole! Sparisci, suino!-. Cominciò a correre via, per non dover sorbirsi ancora le sue domande. Ma dopo un pò sentì il suo nome gridato con furia rimbombare per la foresta.

Maledizione!

Si fermò e voltò il capo verso il suo amico/nemico, che intanto cercava di prender fiato dopo avergli corso dietro.

-Ma che diavolo vuoi? Non vedi che ho fretta?- ringhiò Ranma stringendo i pugni.

Il tono del giovane con la bandana non era molto differente. -Hai fatto di nuovo del male alla mia dolce Akane! Non ho ragione? Che hai combinato, stavolta?-. L'interessato abbassò il capo, in segno di resa. Poi, recuperò la grinta che incideva sempre nelle sue parole e finalmente rispose.

-La tua dolce Akane non ha più niente a che fare con me!-. Gesticolò quel tanto che bastava per non farsi vedere in volto e continuò a camminare, dando le spalle a Ryoga.

-C-Cosa?! Che significa?-. Il giovane con i canini appuntiti non ci capiva molto di quello che il suo coetaneo cercava di trasmettergli.

Non era più affar suo? In che senso?

Lo seguì a ruota per saperne di più, e anche per non perdersi ancora una volta!

-Significa che ora hai campo libero con lei. Prenditela, se vuoi! Non sei forse tu quello che la voleva tutta per sé?! Fa pure, è tutta tua, maiale!-.

Accecato dall'ira, Ryoga lo prese per le spalle costringendolo a fermarsi. -Tu l'hai fatta arrabbiare ancora, non è forse vero?! Che le è successo, femminuccia?-.

Ranma digrignò i denti talmente forte da provocarsi dei brividi. -Smettila, idiota! Sì, va bene! Abbiamo litigato ancora, è vero. Ma non credevo che sarebbe...-. La sua voce terminò in un mormorio appena udibile. E il ragazzo davanti a lui lo incitò a proseguire il discorso scrollandolo e costringendolo a guardarlo dritto negli occhi.

-Che sarebbe?- sussurrò un impaziente Ryoga.

-Scappata! L'hanno rapita e portata qui in Cina! E qualcuno vuole usarla per dei sacrifici umani in favore di un drago o roba del genere! Il dott. Tofu me ne ha parlato... Devo riportarla indietro, o sarà troppo tardi!-.

Anche se preoccupato, il tono di voce assunto era praticamente sull'orlo dell'ira.

Entrambi non fiatarono per qualche minuto. Finchè l'eterno viaggiatore gli assestò un pugno in pieno viso. -Sei un bastardo! E poi vieni a dirmi che non è più un tuo problema?-.

-Lei... non vuole più vedermi...- rispose trattenendo i singhiozzi e mantenendo un'aria spavalda. -Ma non preoccuparti, dopo averla salvata, non vedrà più la mia faccia, stanne certo!-. Si alzò, asciugandosi un rivolo di sangue all'angolo della bocca e proseguì il suo cammino. Ma si fermò di colpo quando udì le appena accennate risatine isteriche dell'altro.

-Mi spieghi come cavolo fai ad essere così cieco? Se solo penso a tutte quelle notti passate con lei sotto forma di porcellino. Non ha riservato un solo, misero pensiero a me! Pensa continuamente a te, dannazione! Ranma a destra, Ranma a sinistra... Quasi mi dava sui nervi sentire il tuo nome costantemente sulle sue labbra...-. Poi si fermò, come se stesse riflettendo. -Ma non importa. L'amore vero e corrisposto non sempre esiste-.

Visibilmente infastidito dal ricordo di P-chan che sghignazzava ogni maledetta volta che aveva la meglio su di lui, Ranma ribattè cinico.

-Ma come siamo poeti! E chi te lo dice che era solo perchè era infuriata?-.

-Le sue lacrime! Le sue lacrime per TE me lo dicono brutto idiota!-.

Il ragazzo con il codino distolse lo sguardo. -Voglio sentirlo da lei, non da un mezzo maiale che compone frasettine svenevoli alla Shakespeare!-. E mosse alcuni passi per allontanarsi.

Ryoga non aveva la minima idea di quello che era successo fra loro. O almeno, pensava, a ragione, che fossero le stesse cose: Ranma infastidiva Akane con il suo comportamento poco 'galante', lei si arrabbiava e la situazione non faceva altro che degenerare.

-Credevo che quello che successe a Jusendo ti avrebbe rinfrescato le idee, ma a quanto pare mi sbagliavo...- ipotizzò, con l'intenzione di farlo scattare. In realtà tutti avevano intuito che quell'episodio lo aveva fatto rimuginare abbastanza da prendere una decisione per se stesso. E per Akane.

-TU NON SAI QUELLO CHE HO PASSATO IN QUEL POSTACCIO MALEDETTO! Tu eri troppo occupato a frignare e...-.

-E a salvarti la vita, ingrato che non sei altro!- lo interruppe il giovane con i canini. -Ricordati che ero anch’io con voi a rischiare la pelle! E sono stato sempre io quello che ti ha tirato via quando eri abbracciato da quella veste vuota.*-.

Al silenzio irreale che il giovane con la treccia pretendeva durasse a lungo, un audace Ryoga continuò il suo discorso. –Sai bene che io non mi tiro indietro quando si tratta della piccola Akane. Se tu ti farai da parte, sei fin troppo consapevole di ciò che succederebbe…-.

Certo. Ranma lo sapeva molto bene.

Quel maiale le avrebbe fatto una proposta di matrimonio, seppur con un po’ di fatica. Ma le probabilità che ci riuscisse erano superiori rispetto alle sue, perché Ryoga era ben disposto a metter da parte l’orgoglio per amore.

Lo aveva già fatto. Era lui a non averlo ancora sperimentato. Non come si deve, almeno.

-Io ora non ho tempo per le smancerie...- concluse, addentrandosi sempre di più nella foresta.

Ma Ryoga voleva assolutamente sapere cosa gli frullava per la testa. -Allora? Cosa pensi fare con Akane?-.

Il ragazzo con il codino tese i muscoli. L'invadenza in questioni di cui nemmeno lui era del tutto convinto o delle quali non aveva avuto il tempo per pensarci proprio non la sopportava. E inoltre...

-Parli di lei come se fosse un oggetto! ...è lei che dovrà decidere cosa farne di me...- tuonò incollerito.

-Ma allora è vero che sei idiota!- rispose quello di rimando. -In amore è l'uomo che dovrebbe farsi avanti per primo! Altrimenti non sarà la stessa cosa! Come nella leggenda della condizione umana...**. Prendila pure come una sfida, se vuoi, ma...-.

-Ora basta, maledizione! Quando imparerai a farti gli affaracci tuoi?! LASCIAMI IN PACE!-.

-NEANCHE PER IDEA! NON FINCHè NON LASCERAI STARE QUEL FIORE DI AKANE!-.

Ora aveva davvero oltrepassato il limite, pensò Ranma.

-Un fiore, dici?! Semmai è una pianta carnivora!!- precisò sarcastico.

Tremando a causa delle provocazioni, Ryoga si scagliò su di lui, mancandolo. Ma l'altro non si fece attendere. Cominciò ad attaccarlo con la sua tecnica delle castagne, per poi lanciargli un poderoso calcio, che fu purtroppo evitato.

Lo scontro continuò ancora a lungo, facendoli allontanare dalla zona di partenza per farli avvicinare sempre di più verso una delle uscite della foresta, in direzione di un ruscello. Ranma trovò il momento giusto per spedirlo verso l'acqua in modo da attivare la maledizione dell'avversario.

Infine, riuscì a scaraventarlo nel liquido cristallino, esultando sonoramente. -Ora non romperai più, suino!-.

Ma P-chan non si arrese. Gli saltò in testa e con uno spintone alla nuca del ragazzo, si vendicò con lo stesso metodo utilizzato da Ranma.

-Questa me la paghi, maiale bastardo!- sbraitò una Ranma-chan tutta fradicia. E mentre cominciava ad alzarsi sentì delle voci e invitò Ryoga, che ancora grugniva, a tacere.

-Ascolta!- sussurrò.

Un coro concitato di uomini e armi davano segno di una truppa che stava percorrendo il lato apposto del torrente davanti a loro. Sembrava avessero a che fare con un prigioniero appena acciuffato.

I due amici osservavano la scena da lontano, rimanendo in silenzio. Non avevano di certo intenzione di essere catturati anche loro!

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*Ricordate?! Akane sparì sotto i suoi occhi, lasciando che il suo vestito cadesse fra le braccia di Ranma.

**La leggenda di Izanami e Izanagi.

 

 

 

 

Bene, questo capitolo l'ho praticamente lasciato così. Volevo cambiarlo inizialmente, ma poi ho cambiato idea, anche perchè è uno di quelli usciti meglio, quindi... ^-^

Sayounara!!

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Capitolo 6
*** Riunione ***


 

Qualcosa catturò la loro attenzione. Dei mugolii lontani, forse erano imprecazioni, ma non ne erano sicuri. Provenivano dal gruppo di soldati, o meglio, dal prigioniero: l'unica macchia verde chiaro fra l'azzurro e il verde smeraldo delle uniformi degli uomini. Ma non fu il distacco cromatico ad interessare la ragazza con il codino e il porcellino nero: il suddetto fuggitivo era una donna, una ragazza…

-LASCIATEMI!-.

AKANE!!

Spalancando gli occhi dalla sorpresa, esclamarono silenziosamente il nome della giovane che cercava di divincolarsi dalla morsa degli uomini.

P-chan arricciò il musetto, per poi cominciare forsennatamente ad agitarsi. La ragazza con il codino intuì le intenzioni di Ryoga e, bloccandolo, gli suggerì di rimanere invisibili agli occhi delle guardie, almeno per il momento.

Gli fece segno di rimanere in silenzio e s’incamminarono seguendo il gruppo di nascosto, celandosi dietro alcuni imponenti alberi e siepi che permise loro di mimetizzarsi. Camminando cautamente per diversi minuti arrivarono davanti ad un'imponente struttura. Somigliava a un castello, ma è come se fosse stato gravemente danneggiato dalle forze della natura e come se nessuno si fosse premurato di ristrutturare.

Il vento cominciò a soffiare molto più forte creando delle piccole spire crescenti, e immense nuvole grigie minacciavano di svuotare il loro contenuto. Ma con il vento, pensarono, se ne sarebbero andate nell'arco di qualche ora.

Da lontano, Akane continuava insistentemente a dibattersi per togliersi di dosso le possenti braccia delle milizie, che intanto le avevano sottratto il pugnale, lasciandola senza la sua vista di nuovo.

Una volta arrivati all'interno della costruzione, la giovane Tendo fu nuovamente catturata e rinchiusa nei sotterranei. Ma il peggio doveva ancora venire, perchè presto avrebbe dovuto tener fede alla parola data, quell'orrendo patto a cui si era sancita in caso di sconfitta: diventare una vittima sacrificale di quel drago.

Ma ciò che più le faceva male è che non avrebbe avuto la possibilità di dire addio alla sua famiglia e a Ranma...

Dopo qualche tempo di assoluto silenzio, sentì dei tonfi provenienti dall'ingresso della prigione. Akane si avvicinò alle sbarre per sentire meglio cosa provocasse quel rumore, maledicendo le sentinelle, le quali con molta probabilità avevano ridato il pugnale a Ling. Successivamente udì dei gemiti strozzati, di dolore. Probabilmente avevano cominciato ad azzuffarsi per il possesso di qualcosa. Convincendosi di ciò che aveva appena ipotizzato, anche se non del tutto, si sporse ancora di più verso le assi di ferro che le negavano la libertà.

Intanto, Ranma-chan era alle prese con una guardia che cercava di tenerla ferma.

Senza successo, ovviamente. La ragazza colpì ripetutamente l'uomo con i suoi micidiali pugni e, una volta sconfitto, prese il malcapitato per il bavero della divisa, mentre P-chan cercava di schiacciare la faccia di uno di loro con tutto il corpicino.

-Dimmi dove si trova quella ragazza che avete rinchiuso poco fa!- ruggì incollerita Ranma-chan.

Vedendo che l'uomo aveva alcuni attimi di esitazione nonostante fosse piuttosto turbato dal comportamento della giovane con il codino, quest'ultima lo batté violentemente sul muro con entrambe le mani, imprecando. -Maledizione! Parla, o ti ammazzo!-.

-La cella in fondo a sinistra!- rispose lui gesticolando, con una faccia impaurita.

La rossa quasi non riusciva a credere alle proprie orecchie. -Cella? L'avete intrappolata in una cella?- sibilò. -Datemi le chiavi o ve la farò pagare! Sono stato abbastanza chiaro???!!-.

La guardia prese frettolosamente il mazzo di chiavi che aveva legato al fianco, sfilandone una, neanche rendendosi conto che la ragazzina forzuta aveva usato il maschile per definirsi*.

Rendendosi conto che Ranma aveva finito con il tizio che aveva di fronte, Ryoga saltò alla nuca dell'uomo assestandogli un colpo che lo mandò senza sensi. Percorsero il tragitto fiocamente illuminato da alcune torce, avendo l'impressione di non arrivare mai alla fine di quella sorta di tunnel che continuava a condurli sempre dritto.

Ebbero quasi paura che quelle frastornate sentinelle avessero detto loro una menzogna per farli dirigere il più lontano possibile dalla loro meta, magari alla parte opposta.

Con questi pensieri intollerabili ancora in testa, Ranma-chan continuò la corsa, seguita dal maialino nero. -AKANE!- gridò fra i getti di fiato sprecati.

Credette quasi di aver udito male. Ma Akane aveva sentito bene. Quella era sicuramente la voce di Ranma nella sua forma maledetta!

-Ranma!- tentò, sperando di ricevere un assenso di qualunque tipo.

Finalmente i due amici raggiunsero il cancello della cella, mentre la ragazzina dai capelli rossi cominciò a sfoggiare un sorriso sollevato e confortato. -Akane, dannazione! È mai possibile che ti cacci sempre nei guai?!- sentenziò, mentre P-chan cominciò a grugnire per la contentezza.

La piccola Tendo allungò un braccio per toccare il viso dell'altro. -Ranma, sei tu?- chiese tremante. In quel momento il pugnale non era più nelle sue mani, perciò il suo contatto con il mondo esterno mediante la vista era del tutto assente.

-Beh, non mi riconosci più adesso?! Non ti facevo così smemorata...- protestò imbronciata, con gli occhi ridotti a fessure.

Intanto Ryoga le saltò in braccio senza perdere altro tempo. -Ah, P-chan!- esclamò Akane stringendolo a sè. Poi: -Non fare l'idiota anche adesso! Non vedo un accidente di niente! Ma è una lunga storia...-.

-Mi prendi in giro?- continuò Ranma-chan. -Ma se si vede lontano un miglio che non è successo niente ai tuoi occhi...-.

-Mi spieghi perchè dovrei dirti una balla del genere? Sei il solito scemo!- si lamentò sull'orlo delle lacrime.

Ranma-chan si avvicinò a lei per controllare meglio. Aveva ragione. Erano opachi, ma non avevano perso del tutto il loro colore.

Contemporaneamente si accorse che Akane aveva alcune bende che le fasciavano le braccia e dalla consistenza poteva facilmente indovinare che avesse bendato quasi tutto il corpo. -Ma... che ti è successo? Perchè sei ferita?- domandò indicandole.

-Queste?! Ho soltanto lanciato una sfida...- disse, ritirando la mano. -E ho perso...-.

-Naturale, rimani comunque una schiappetta, cosa credi?!- giustificò.

-Non mi lascio indispettire dalle tue provocazioni!- disse di rimando lei imbronciata, adagiando delicatamente P-chan sul pavimento. -Senti, c'è una cosa che devo recuperare...- proseguì, mentre l'altra apriva la cella. Non le permise di finire il suo discorso che le tirò il braccio. -Ora tu vieni con me, non voglio sentire giustificazioni!-.

-Ma quali giustificazioni! Non posso andarmene di qui! C'è...-. Ma fu interrotta nuovamente.

Ranma-chan tentò di trattenere la rabbia esplosiva che aveva dentro di sé. -Ma che cavolo dici?! Ora tu torni a Tokyo, ne ho abbastanza dei tuoi capricci, chiaro?- finì gridandole in faccia.

Maledizione! Lei era in quello stato e Ranma nemmeno voleva ascoltare ciò che aveva da dire. Voleva dirgli che le dispiaceva per tutto, e che ora era stata intromessa in una missione più grande di lei, sebbene dovesse aver fegato abbastanza da cavarsela da sola.

E che un semplice pugnale riusciva a tenerla in scacco.

Cercò quel po' di autocontrollo che riuscì a conservare.

Ma come sempre, l'esasperazione frenetica prese il sopravvento.

-Vattene via e lasciami in pace!-.

Le urla echeggiarono per tutta la prigione, destando alcune guardie che stavano beatamente ronfando, ignari che alcuni dei loro compagni erano a terra mezzi stecchiti.

Fino a quel momento.

La pazienza di Ranma andò repentinamente a farsi friggere. Ringhiandole contro, se la caricò di peso su una spalla, tanto da ritrovarsi accanto alla faccia il fondoschiena di lei. Ma non ci diede peso in quel frangente.

-Ma che intenzioni hai?! Mettimi giù, deficiente!- sbraitò Akane da dietro, colpendogli ripetutamente le spalle.

Doveva ammettere che era sollevata all'idea che Ranma era accorso ancora una volta per trarla fuori da quel pericolo. Ma l'aveva ferita ancora una volta, come poteva sentirsi del tutto contenta?

-Scordatelo, incapace come sei ti ritroveresti in guai ancora più seri di questi!- e, con uno scatto fulmineo, si lanciò verso una delle guardie, dandogli un poderoso calcio in faccia, accorgendosi che probabilmente l'uomo con le chiavi aveva chiamato i rinforzi.

-E a te che t'importa, eh?-.

-Oh, scusami tanto se evito ogni stramaledetto giorno di romperti il collo!- sentenziò la ragazza con il codino, atterrando a terra.

Le fu dannatamente semplice correre con quel peso così leggero sulla spalla.

Ma le milizie non lasciarono loro un attimo di respiro, e in pochi istanti si ritrovarono circondati da lance e spade puntate contro. Persino Ryoga era sottotiro, sebbene fosse nelle sembianze di un innocente animaletto.

-Sono troppi- appurò Akane. -E sono armati! Sento dei tocchi metallici, come delle spade... Vattene via, Ranma!-.

-Stai scherzando, sono venuto fin qui...-.

Stringendo le gambe di Akane a sé ormai ammutolita a causa della disastrosa situazione in cui erano caduti, Ranma-chan afferrò P-chan per il fazzoletto e mandò alcuni calci verso un paio di soldati per aprirsi un varco.

-Ho una consegna da fare, io!- esordì rivolgendosi agli uomini. Si fiondò verso l'ingresso delle segrete, scorgendo alcuni cavalli legati all'altezza della serratura. Lanciò Ryoga sulla sella di uno di questi, uno da sella e da corsa di un bel colore bruno, mentre si accingeva a slegarlo con le dita e con i denti. Fece montare la ragazza, quando "lei" saltò a sua volta sulla schiena del cavallo, ponendosi dietro Akane e agguantando le redini.

Incitò l'animale al galoppo calciandolo forsennatamente ai fianchi. Nel frattempo il gruppo si rimpiccioliva sempre di più, e il castello con loro.

Ma Akane non poteva lasciare l'edificio senza avere l'arma nera con sé. Reggendosi alla camicia cinese della rossina, sentiva la sua unica speranza andare persa. Ogni trotto del cavallo era una dose in più di disperazione e senso di vuoto per lei.

-Ranma, fammi scendere! Ti prego!- implorava, tirandole lievemente un lembo della casacca. Ranma-chan la guardò interrogativa quando si accorse che il cavallo aveva rallentato e ampliando le voci degli inseguitori.

A denti stretti, la ragazza con il codino imprecò impercettibilmente per agitare furiosamente le cinghia.

-No, non posso!- le sibilò poi.

-Ma...-. Si rese conto che quello non era il momento adatto per litigare. Galopparono via per altri lunghi minuti per seminare gli altri, raggiungendo la radura nella quale Ranma e Ryoga si erano incontrati e dove avevano lasciato gli zaini.

All'imbrunire smontarono dall'animale, legandolo e Ranma riprese le sue sembianze naturali per poi spegnere velocemente un fuocherello che aveva alimentato per quel che gli serviva, temendo che le guardie potessero localizzarli.

Nel frattempo aveva ripreso la discussione con la ragazza, che cominciò quasi piangendo. -Ma perchè lo hai fatto? Maledizione!-.

-Come perchè?- chiese seccato versandosi l'acqua calda addosso. -Per un attimo ho pensato seriamente che tu non sei così stupida come sembri, ma a quanto pare mi sbagliavo!-.

-Ah, sì?! Allora perchè sei venuto a cercarmi?- ribattè accigliata.

-Per riportarti a casa, maschiaccio!-.

Se l'era fatto scappare quel "maschiaccio", sdegnato com'era dalle poche riconoscenze che aveva ricevuto dalla sua ragazza violenta.

-So cavarmela anche da sola, vattene idiota!-.

Doveva aspettarsela una reazione del genere...

-Si che me ne vado, non preoccuparti. Non appena avrai messo piede a Nerima, ti accontenterò... Sta tranquilla...-.

Forse stava perdendo anche l'udito... Ranma le aveva detto che se ne sarebbe andato via. Quello che temeva, da sempre.

Da quando si rese conto di essergli affezionata. Ma le spiegazioni non tardarono ad arrivare.

Vedendo l'espressione poco convinta e abbastanza confusa di Akane, Ranma continuò ad illustrarle le sue intenzioni. -Ho deciso di partire, dopo aver fatto questo lavoretto... E nessuno riuscirà a fermarmi!-.

Lei prese in considerazione l'idea di chiederne i motivi nel dettaglio, ma comunque doveva tener fede al suo orgoglio. Così ripartì alla carica, ignorando completamente le sue emozioni che intanto stavano dandosele di santa ragione.

-E chi vuole fermarti, imbecille! Almeno la finiremo con questa farsa del fidanzamento!-.

Ranma rimase interdetto per qualche secondo. Adesso ne aveva la conferma. Una delle più tangibili. Akane lo odiava.

Naturalmente era colpa di entrambi. Anche se Ranma non l'avrebbe mai ammesso.

-Ah, ecco... Allora ti va bene se romperemo il fidanzamento! Perfetto!-.

Solo una morsa al cuore lo fece ricredere.

No, no che non era perfetto! Era dannatamente, assurdamente sbagliato e falso. Ma cosa poteva fare ora? Sperare solo in un miracolo.

Che strano... Non era da lui credere in quelle cose. Eppure, con Akane era così.

Akane era una sfida. Tutto era una sfida. E avrebbe vinto anche stavolta, se solo avesse raggiunto l'obiettivo al quale Ryoga era già arrivato: abbattere l'orgoglio, almeno con lei.

Si allontanò a grandi falcate, asciugandosi una lacrima che accidentalmente gli era sfuggita, quasi deridendosi. Quella non era affatto una sfida con Akane. Era una battaglia contro la sua mente e il suo cuore. Due contro uno.

Nel frattempo P-chan era rimasto ad ascoltare tutta la conversazione sgranando continuamente gli occhioni. Da quello che aveva capito, Ranma era rimasto così com'era prima della morte apparente di Akane. Voleva prenderlo a pugni fino alla mattina successiva, ma, anche se Akane era impossibilitata a vedere, non si sarebbe ritrasformato per ora.

Si destò subito dalle sue riflessioni non appena vide il suo zaino vicino a quello del ragazzo con il codino. Doveva assolutamente nasconderlo! Altrimenti Akane avrebbe potuto sospettare qualcosa, sapendo che in pratica di umano c'era solo Ranma con lei. Lo prese con i dentini e lo portò lontano dalla piazzola, mentre Akane cercò a tentoni un albero per potersi sedere sulle radici.

Che stupido! E così voleva andarsene, come se nulla fosse...

Tutti quegli anni spesi insieme: gli incontri, gli schiamazzi, le riappacificazioni... Non erano niente per lui. Era stata talmente sciocca da non rendersi conto che Ranma aveva fatto di tutto pur di andarsene da casa, almeno finchè sembravano essere sul punto di sposarsi.

Anche se non poteva vederlo in volto, percepì una vena di delusione mista ad una predetta rassegnazione nel tremore che la voce tradiva. Forse non la voleva più per un motivo ben preciso? Sebbene la chiamasse maschiaccio, non aveva dato segni di detestarla profondamente. Questo soltanto durante le loro cannonate di insulti, ma niente di più.

Ma forse, era solo un'allucinazione.

Però sapeva che anche se faceva tanto il duro, in fondo in fondo a lei ci teneva. Non l'aveva mai detto apertamente, ma glielo aveva fatto capire in tutti i modi. Anche ora. Erano tutti e due con i nervi a fior di pelle, eppure l'aveva liberata e portata via sorreggendola tenacemente.

Neanche aveva avuto l'occasione di spiegargli tutte le sue vicissitudini che l'aveva caricata di peso sulla sella di un cavallo. L'aveva rubato per prenderla con sé.

Infatti. Quello scemo non era a conoscenza di quello che le avevano fatto lì dentro! E di quello che ora era costretta a fare se voleva riottenere la vista senza un qualsiasi contatto con il machete.

Lo mandò al diavolo per l'ennesima volta, quando si ricordò che con loro c'era anche il suo amato porcellino nero.

-P-chan!- lo chiamò ad un certo punto. Prima di riemergere dalla fitta vegetazione, il ragazzo maiale abbandonò a pochi metri il suo bagaglio e zampettò verso la sua padroncina, strusciandosi contro una sua caviglia per farle capire che era arrivato. Sospirando, Akane lo prese in braccio, mentre la sera faceva largo alle prime luci delle stelle.

***

Stava camminando da almeno un'ora. Aveva avanzato sempre dritto, digrignando i denti e agitando i pugni contro gli alberi che ostacolavano il suo cammino.

Si soffermava continuamente sul fatto che aveva avuto lui l'ultima parola e non aveva ricevuto nessun tipo di risposta da quella cretina.

Una ripresa, un dissenso, una conferma di quello che lui aveva appena affermato. Niente.

Akane lo detestava? E allora, che cavolo gli importava?

Si coprì il volto con le mani, scoprendosi esausto per tutto ciò che avevano passato quel pomeriggio. E per tutte le bugie che ripiegava su di sé.

A chi voleva prendere in giro? A chiunque, ma alla sua anima no.

Di Akane gliene importava eccome. Perchè in caso contrario non avrebbe avvertito quelle sensazioni di vuoto, freddo e paura che aveva vissuto al monte Hooh.

Non sarebbe rimasto impassibile davanti al pericolo, non avrebbe pianto a dirotto e sorriso di gioia fissandola, così bella, viva e sorridente in così poco tempo.

E poi, che diamine le avevano combinato? Era ferita fino al midollo, cieca e stanca. Chi l'aveva conciata così? Aggrottò le sopracciglia, segno di una grande rabbia che si stava risvegliando. Non a causa di Akane. Ma verso coloro che le hanno fatto del male.

Alzò gli occhi e si rese conto che era ormai buio. Fece retrofront e corse in direzione della ragazza. Non voleva lasciarla da sola in quelle condizioni.

Correndo, non si accorse della nebbia che cominciava a scendere, offuscandogli la visuale.

Ma dopo un po' la vide, accovacciata contro quell'albero, addormentata. Ora che non la vedeva da un bel po' di tempo gli pareva molto più bella.

E non faceva altro che pensare a quanto fosse stato stupido a voler lasciare la città per levarsela dalla mente.

Il maialino cominciò a guardarlo, grugnendo debolmente facendo aprire gli occhi ad Akane. Lei cercava di guardarsi in giro, ma non riuscendo nell'impresa, abbassò lo sguardo. Ryoga continuò a fare versi più volte, finchè la giovane lo cullò dolcemente per zittirlo.

-Quel porco non mi lascia avvicinare!- esordì Ranma. Infatti il maiale stava sonoramente esponendo la sua avversione verso di lui, mandandogli delle occhiatacce come per dire: "Tieni le debite distanze!!".

Akane cominciò a srotolarsi le fasciature alle braccia, emettendo qualche imprecazione quando sentiva che il tessuto strisciava sulle parti aperte. Vedendola in difficoltà, il giovane cercò di diminuire lo spazio che li separava, ma ad ogni passo in avanti P-chan mugugnava sempre più forte.

Incrociò le braccia, irritato. Quel decerebrato di Ryoga non voleva che la toccasse. Nemmeno per controllarle le ferite. E Akane non faceva nulla per scostarlo via.

-Vuoi una mano? Sembrano molto gravi...- continuò Ranma. Akane alzò il visino, girando continuamente la testa a destra e a sinistra cercando di localizzare la posizione del giovane. Ritornò a dirigere il naso verso la terra, annuendo debolmente.

Rinfrancato da ciò che aveva visto, P-chan si fece da parte tenendo sempre d'occhio il suo rivale, per poi osservare l'altro sghignazzare piano.

Sebbene fosse riluttante, permise al ragazzo di cambiarle le bende. Ranma frugò nel suo zaino per trovare la cassetta del pronto soccorso. Prese un panno che inumidì al ruscello accanto e glielo posò sui tagli, per poi accucciarsi davanti a lei.

Ma non c'erano soltanto quelli. Alcuni lividi le macchiavano la pelle, creando un enorme contrasto con la sua cute bianca e delicata. Ma non erano molti, ringraziando il cielo.

-Ti ho cercata dappertutto...- disse all'improvviso, arrossendo leggermente.

-D-davvero?- chiese lei. -N-non ci speravo più... Non dopo quella litigata...-.

-Secondo te ti avrei mollata così su due piedi? Dovresti avere più fiducia in me, Akane...-.

-Ma io ho fiducia in te...- piagnucolò Akane.

-A me non sembra...- terminò lui deluso e con un velo di amarezza nella voce. -Se tu fossi un po’ più remissiva, non avrei tanta difficoltà nel crederti, no?-.

-Tutto voglio essere tranne che arrendevole! Ti piacerebbe se fossi così!- esclamò la ragazza alterandosi.

Ora il tono di voce del giovane divenne man mano sempre più iracondo. -Maledizione! Credevo... che tu mi odiassi...-. Nella foga l'aveva presa per mano, enfatizzando il suo gesto quasi gridando.

-Io... non ti ho mai odiato... Ranma. Non veramente.- gli sussurrò teneramente Akane aumentando la presa sulla sua mano. -Quando te l'ho detto ero furiosa...-.

Il ragazzo sentì dei brividi corrergli su tutto il corpo, e istintivamente strinse le mani di Akane, come se quel gesto avesse la capacità di infonderle amore... e, cosa più importante in quel momento, protezione.

-Akane... Sono stato uno stupido...-.

-Ma cosa...-.

Erano davvero rare le volte in cui il ragazzo le chiedeva scusa spontaneamente, soprattutto dandosi dello stupido, e in quelle poche occasioni si dimostrava piuttosto umile, e pentito.

-Se non ti avessi detto tutte quelle scemate, a quest'ora non saresti qui...-.

-Ranma...-.

Il ragazzo con il codino ridacchiò nervosamente. -Anche se devi ammettere che quelle erano davvero schifezze...-. Sdong!

Akane gli piantò un pugno in pieno viso, anche se non riuscì nell'intento di centrare bene il bersaglio, poiché sapeva solo che il giovane era di fronte a lei. Si morse il labbro, pensando che in effetti aveva ragione lui e ora era il caso che la smettesse di combinare pasticci in cucina.

-Se sei venuto per insultarmi, puoi anche andartene...-. Akane cominciò a intensificare il suo spirito combattivo.

-Non sei per niente carina con me! Stammi a sentire, Akane! Sono venuto per tirarti fuori da tutto questo e per riportarti indietro!!-.

Akane si sentì un calore invadergli il cuore. Non era la prima volta che Ranma veniva da lei per salvarla, ma dopo quello che era successo aveva quasi perso le speranze.

-Ascolta, Ranma... Ti-Ti prometto che non toccherò mai più una pentola! So di non esserne all'altezza, quindi è meglio che lasci perdere, no?!-.

Ranma non poteva credere alle proprie orecchie! Ci rinunciava?! Rinunciava ad una sfida alla quale lei ci teneva così tanto? Le stritolò letteralmente la mano, fissandola accigliato. -Ma...ti va di scherzare? Tu non devi mollare! Non devi arrenderti mai, Akane!!! Non mi sarei nemmeno sognato di sentire una cosa del genere proprio da te! Devi combattere!!-.

La sua voce così determinata le mosse l'animo. Ranma riusciva sempre a spronarla in ogni circostanza, ma...

-Ma come posso combattere, ora che non riesco a vedere niente?- disse, con la voce rotta dai singhiozzi. Strizzò le palpebre, nascondendo l'opacità che ora regnava sul suo viso, e alcune lacrime caddero sulle sue mani, una delle quali ancora stretta in quelle del giovane. -Non potrei nemmeno praticare le arti marziali decentemente...-. Quelle stille di pianto penetrarono nel profondo nel cuore di Ranma. L'ultima cosa che voleva era vederla piangere. Che fosse colpa sua o meno, In quell'istante poco importava.

-No... Non devi piangere!- riprese agitato. -Quell'Akane che conosco io è un maschiaccio, è violenta, per niente carina, e...-. Sdong Sdedeng!! La ragazza lo colpì di nuovo e il ragazzo si guadagnò un altro bernoccolo in testa!!!

-Ahi!!-. Istintivamente, Ranma lasciò una mano di lei per portarsela nella zona colpita. -Lo vedi? Probabilmente dicevo sul serio...-. Disse, leggermente imbronciato.

-Sei venuto per salvarmi o per insultarmi?!-. La faccina di Akane si gonfiò per esternare il suo risentimento per quelle frasette poco carine.

-Per salvarti e... salutarti come si deve! Ti giuro che non mi vedrai mai più, ma tu promettimi che ritornerai a casa. Con me, per il momento.-.

-Ma... Ma vuoi andartene sul serio?-.

Ranma sospirò. Non avrebbe voluto, mai. -Beh, io non vorrei però...-. Era più per convincersi che per convincere Akane.

Lasciò buttata lì quella risposta a metà, senza avere il coraggio di finirla. Cosa che fece innervosire la ragazza, che gli lasciò la mano e scattò in piedi. -E allora che cosa vuoi? Spiegati meglio!- e stizzita, fissava il vuoto che le appariva ancora nero.

Ranma si alzò anche lui, preparandosi ad uno scontro verbale senza precedenti. -Mi fai sempre male! A momenti la mia faccia diventa piatta!-.

Non riusciva a crederci! C'era una ragione per cui lei aveva sempre pronta una martellata per lui! -Sei tu quello che comincia chiamandomi sempre kawaiikune e facendo commenti sfacciati sulla mia cucina! Non pensi che io possa sentirmi offesa quando dici certe cose?!-.

-Perchè, non è forse vero?! Non sei mai carina nei miei confronti, e per di più mi costringi sempre a mangiare le tue prelibatezze da rigurgito!- sputò Ranma, stringendo le dita nei palmi premendole.

-Ma...-. Akane non ci capiva più niente, ormai. Prima insisteva affinché non si desse per vinta, ed ora stava continuando a rivolgerle quella faccia di bronzo che tanto lo caratterizza?

-Al diavolo!-. Cercò a tentoni di allontanarsi da lui. -Mi sono stancata dei tuoi insulti!-.

 

 

 

 

 

 

*In giapponese, gli uomini utilizzano Ore per autodefinirsi (Io in italiano).

Ok, credo sia accettabile stavolta. E spero di aver controllato a dovere. Il prossimo capitolo sarà sicuramente diverso da quello che avevate letto, se non tutto almeno un po'.

Mi piacerebbe sapere se sono migliorata o peggiorata, o se la storia è monotona e sfiancante da leggere. XD

Sayounaraaa!!!!!!

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Capitolo 7
*** Dubbi e contraddizioni ***


 

 

-Dove accidenti credi di andare?!-.

Akane si allontanò senza dirigersi verso una meta precisa, avanzando con passo piuttosto incerto. Ma ciò che impensieriva Ranma erano le ferite, che lei non gli aveva ancora permesso di coprire con garze nuove, rimaste a contatto con l'aria satura che stava via via diventando umida.

Anche se lui sapeva che era ancora nei paraggi. Ranma la seguiva con lo sguardo, notando con piacere che le sue previsioni erano esatte. La ragazza si era appena aggrappata a un altro albero distante, a occhio e croce, una ventina di metri. Gettò un’occhiata a Ryoga che era accanto ai suoi piedi, per poi riprendere a maneggiare qualcosa nel bagaglio.

Estrasse la sua tenda e cominciò a montarla.

Improvvisamente gli vennero in mente i suoi lunghi viaggi di addestramento insieme al padre, durato in sostanza per tutto il periodo della sua infanzia e parte della sua adolescenza.

Com'erano state dure e spossanti le sue giornate, con una marea di tecniche da imparare e un genitore sconsiderato e dai comportamenti riprovevoli. Non solo l'aveva strappato dalle braccia della madre, che fortunatamente aveva ritrovato, ma non si prendeva neanche cura del suo unico figlio.

Ma quelle non erano le sole volte che l'aveva utilizzata: aveva continuato a servirsene, seppur in molte meno occasioni. Come quella volta a... Ryugenzawa.

L'aveva tirata fuori dallo zaino senza nemmeno entrarci, ostinandosi a rimanere al suo fianco contro la sua stessa volontà.

Troppo occupato a pensare al rifiuto che aveva ricevuto da Akane. Le sentiva ancora incollate addosso quelle sensazioni. A quel tempo poteva darsi del pazzo quante volte voleva, ma quello smarrimento che si era insinuato in tutto il suo corpo e in tutta la sua anima era reale, non uno scherzo. Forse perchè aveva cominciato sul serio a pensare che Akane potesse davvero far parte del suo futuro, dal momento che aveva ormai dato per scontato la sua presenza.

Tanto da pensare davvero di amarla.

E poi, quando Ryoga gli confessò la sua rassegnazione, il ragazzo con il codino non potè fare a meno di non essere d'accordo con lui.

E ora poteva fare ciò che non aveva mai fatto. Tanto non c'era più di mezzo un pivellino scordaiolo di nome Shinnosuke.

Anche se sembrava proprio che lei lo avesse perdonato, quando le disse di non detestarlo nel vero senso della parola, lui non poteva continuare a rovinarle la vita con attacchi e rapimenti. Voleva dirle che la amava, ma anche che dimenticarlo sarebbe stato più giusto per la sua incolumità.

Quei momenti sarebbero stati perfetti per poterle parlare. Se solo non ci fosse stato quel maiale mancato di Ryoga...

Diede uno sguardo ancora verso P-chan, accorgendosi che non c'era.

Lo trovò accanto alla giovane, intento a farsi spudoratamente coccolare.

Ranma espresse il suo fastidio a quella vista con dei movimenti facciali tutt'altro che pacifici. Terminò il lavoro alla tenda che lo tenne occupato per poco più di dieci minuti, accertandosi che i punti fossero ben fissati con gesti alquanto scattanti.

Successivamente si avviò verso Akane che era rimasta ancora accanto all'albero.

Stava cercando un modo per convincere Ranma a ritornare alla fortezza, sebbene fosse un'impresa. Avrebbe ricominciato a sbraitarle dietro se avesse accennato una cosa del genere. Ma lei non poteva rimanere così per il resto della sua vita.

Voleva il pugnale, risolvere la faccenda con quel drago e tornare a casa.

Sempre se ne fosse stata all'altezza... Ling le aveva dato istruzioni troppo insignificanti, sicuramente per non permetterle di fare tutto da sola e per averne il controllo non appena si fosse presentata anche la minima occasione.

Prima di tutto non sapeva dove caspita si trovava quel maledetto lucertolone; poi non era a conoscenza nemmeno di quello che avrebbe dovuto fare una volta al cospetto di Yang.

Senza contare le probabilità, molto poche, di uscirne viva.

Ranma la risvegliò dalle sue riflessioni, intimandole di chiudere i tagli che ora erano cicatrizzati in parte. Le prese la mano e, dopo pochi metri, la fece sedere accanto alla tenda.

-Senti?-. Le fece notare i laccetti a un’estremità del piccolo rifugio. -Quando ne hai voglia, va dentro a dormire.- le disse, per poi porgerle qualcosa da mangiare.

***

Era ormai notte fonda. Per lasciarle la propria riservatezza, Ranma balzò sull'albero al quale aveva addossato la tenda.

La ragazza, intanto, prese fra le braccia P-chan. Pensava alla conversazione finita male di prima, finchè decise di allentare la presa che i loro genitori avevano stretto per tre anni. L'avrebbe lasciato libero di fare ciò che il cuore gli avrebbe suggerito da quel momento in poi.

In questo modo il ragazzo con il codino poteva scegliere ciò che più desiderava fare, senza costrizioni di nessun genere.

Libero.

Come il vento.

Perchè era questo Ranma. Se si fosse chiamato vento non avrebbe fatto differenza.

L'altro intanto stava spiando Akane dall'alto in basso, senza però farsi scoprire. Vedendola così piccola e, si fa per dire, indifesa, si convinceva sempre di più di essere stato uno stupido a pensare di volerla lasciare e andarsene.

Quella straordinaria tentazione della quale lui si era impregnato il giorno in cui arrivò al dojo Tendo. Ma con il trascorrere del tempo reputò che alla fine quel fidanzamento stava bene anche a lui, che non gli dispiaceva affatto. In quella ragazza aveva finalmente trovato un appiglio al quale reggersi a ogni difficoltà che gli si parava innanzi, con lei riusciva a provare quelle sensazioni forti e contrastanti che non aveva mai avuto neanche lontanamente vissuto, men che meno con una ragazza.

Ma anche scegliere da soli è sinonimo di libertà, no?!

Anche se tutti quei pericoli che correva a causa sua proprio non riusciva a perdonarseli. Il martello della colpevolezza gli picchiettava di continuo il cervello, suggerendogli di evitarle ulteriori esperienze poco piacevoli.

A pericolo scampato, ogni volta Ranma ipotizzava sempre un finale diverso, più tetro, sebbene tirasse un sospiro di sollievo.

E se in una di quelle volte non sarebbe stato capace di salvarla?

***

Distrattamente, Akane prese ad accarezzare P-chan guardandolo. L'oggetto dei suoi pensieri era sempre lui, Ranma.

Quello scemo che si divertiva a prenderla per i fondelli.

Anche se era ben consapevole che aveva rinunciato a oltrepassare la linea di confine che lo separava dal suo obiettivo di diventare un uomo completo già da un po' di tempo. Aveva imparato a convivere con la sua maledizione, per quanto gli pesasse.

E tutto ciò, soltanto per salvarle la vita.

Le venne da sorridere, ricordando il momento in cui lo vide piangente mentre la stringeva a sé, dicendole che era sempre stato maldestro a esprimere quello che sentiva dentro.

Aveva imparato a non illudersi, a lasciare che gli eventi facessero il loro corso naturalmente.

Ora che ci pensava, quel giorno in cui il matrimonio fallì non era ben consapevole di ciò che stava per fare, accecata com'era da un amore di cui lei dubitava la reciprocità.

In un certo senso adesso le veniva quasi spontaneo ringraziare tutti i loro amici/nemici che accorsero affinché la cerimonia non si celebrasse.

Però, quell'Acqua gliel'avrebbe ceduta lo stesso... Naturalmente il suo istinto le diceva di non intrappolare Ranma in un tranello o in una minaccia.

Sarebbe stato... Meschino. E lei non voleva esserlo, tanto meno con il ragazzo che amava.

-Mi hai sempre salvato la vita- continuò la ragazza. -Il minimo che posso fare è ricambiarti. Hai rinunciato a Jusen per me, non voglio precluderti i tuoi desideri.-.

Ranma sentì improvvisamente che il cuore era diventato insopportabilmente pesante, e giurò di sentire anche il suono di un'incrinatura.

Ma che voleva dire quella cretina? Aveva perso la testa?!

Il ragazzo saltò giù, andandosi a parare davanti a lei, facendole percepire lo spostamento d'aria.

-Ma che stai dicendo?-.

L'ha fatto perchè gli andava di farlo, gli stava bene sacrificare la sua vita per lei e stavolta non avrebbe fatto diversamente.

-Ti priverei di un'eventuale opportunità di ritornare normale...- spiegò lei, prendendosi il volto fra le mani.

-Maledizione, Akane! Per chi credi sia rimasto a Nerima per tutto questo tempo?- le chiese, quasi gridandole in faccia.

-Per colpa mia e di questo stupido fidanzamento! Sono una palla al piede per te!- sputò lei, sentendosi impotente davanti al ragazzo e mettendosi a piangere.

-SMETTILA!! NON è VERO, STUPIDA!-.

Avrebbe voluto dirle che era vero che era un intralcio per lui, che non le importava niente di lei per proteggersi, per schermarsi da quelle emozioni troppo potenti, per non essere un ostacolo per se stesso e per i suoi obiettivi.

Ma non poteva tradirsi in quel modo.

Si dice che la vera felicità consiste nel non averne bisogno*, e il ragazzo con il codino non ne necessitava già da un bel pezzo della sua vita.

-Finiscila, Akane!- sibilò d'istinto, con il tono più freddo che ebbe il coraggio di emettere. Proseguì: -Dimmi la verità: quando dicevi di odiarmi, lo pensavi sul serio? Cioè insomma, vorrei...-. Mentre lo diceva, il tono di voce si riduceva a poco a poco a un sussurro, sempre più flebile, temendo di aver lasciato intendere ciò che non voleva.

-Ti ho già detto di no...- proferì lei divertita. Era proprio un peccato non riuscire a vederlo in quel momento! Cosa avrebbe fatto per osservarlo mentre si imbarazzava! -E tu... Tu mi odi?-.

E lui: -Nooo!!!!!! Anzi! Tutto il contrario, io....- si bloccò, rendendosi conto che le sue parole potevano essere facilmente fraintese e arrossì.

"Tutto il contrario"?! Che diavolo voleva dire con quel "Tutto il contrario"???

Ma pareva molto che Akane avesse gradito, perchè sorrise dolcemente e lo cercò con le dita. Ranma se ne accorse e si avvicinò al suo viso.

Non appena il giovane con il codino decise di farsi un po' di coraggio, un certo maialino nero gli balzò in faccia per graffiarlo.

-Oh, scusa P-chan! Ci eravamo scordati di te! Mi perdoni, vero?- disse la ragazza sorridendogli e stringendoselo al petto.

Era rimasto ancora una volta immobile a seguire tutta la scena, ma quando vide che il suo rivale stava per incollarsi sempre di più alla sua dolce Akane perse il controllo. L'altro nel frattempo diventò di pietra nell'istante in cui comprese ciò che stava per fare, quando alcune crepe iniziarono a farsi vedere qua e là. Per sviare subito quella scomoda situazione, intimò alla giovane di entrare in tenda per riposarsi. Lui avrebbe dormito fuori, accanto al cavallo che nitriva piano, fumando di rabbia per aver lasciato che Ryoga dormisse un'ennesima volta con la sua fidanzata.

***

Ling era sempre più inquieto. Erano passati giorni su giorni da quando Akane Tendo fu liberata. Anche se aveva recuperato il pugnale, non poteva lasciarsi scappare la ragazza, senza contare che quella fastidiosa di una consigliera gli aveva urlato contro affinchè andasse a cercarla.

Ora era sulla schiena di un cavallo, circondato da alcuni soldati che aveva portato con lui per le ricerche. L'unica cosa che sapeva era che fu portata via da una ragazzina esile e dai capelli rosso fuoco, raccolti in una treccia. Era questa la descrizione fornitagli dalla sentinella che teneva d'occhio le chiavi.

Mancavano ancora altre due settimane al giorno del sacrificio, sperando che dopo centinaia d'anni la prova di Yang fosse superata.

Perciò non poteva perdere altro tempo. Proibì persino alle guardie di riposarsi, per acciuffare quella stupida ragazza arrogante. I preparativi erano alle porte e non potevano attendere oltre.

Era tutto già pronto...

***

Una volta che i due ragazzi furono addormentati, Ryoga uscì dalla tenda di Ranma per riassumere la sua forma naturale. Prese il suo zaino e montò a sua volta la tenda, cercando una scusa da raccontare ad Akane, nel frattempo alcune gocce di pioggia cominciarono a cadere.

Acchiappò Ranma per la camicia e lo lanciò verso l'interno della tenda imprecando, stupendosi del fatto che quell’imbecille non si era minimamente scomposto, né svegliato, dopo di che vi entrò anche lui.

***

Una caverna, completamente resa nera dalla fuliggine che ne macchiava irrimediabilmente le pareti, troneggiava davanti a lui.

Non c'era luce, né aria sufficiente per mantenersi in vita.

L'unico raggio che a malapena illuminava l'ingresso era quello prodotto dalla luce di una torcia.

***

Ranma si svegliò di soprassalto, ignorando del tutto la ragione di tanta agitazione. Non ricordava il sogno che aveva fatto in precedenza, e si disse che probabilmente era meglio così. Si alzò, non ricordando il luogo in cui si trovava adesso, quando fece per voltare il capo. C'era Ryoga accanto a lui, che sonnecchiava indisturbato. Offeso per tanta beatitudine, gli diede un calcio al fianco per destarlo, suscitando le ire del giovane con la bandana.

-Dovevo pur prendermela con qualcuno!- asserì.

Ryoga si fece scuro in volto, ricordando le ferite di Akane. -Hanno pestato Akane e se scopro chi è stato lo friggo!- e gli diede un pugno in faccia.

-Ah, bene! Non sapevo di assomigliare al tipo che le ha alzato le mani!- gli sbraitò Ranma. -E poi, non ci ho capito molto bene di questa storia. L'avevo già sentita, ma ora mi sembra più complicata...-.

Si disse che per ora non importava granché. Quello che davvero contava era di avere di nuovo il maschiaccio con loro.

Si protese verso l'uscio della tenda, dove dormiva Akane per controllare se stesse bene.

Fin dal giorno del litigio sapeva che se l'avrebbe rivista non sarebbe più riuscito a separarsene.

Anche se non poteva permettere che rischiasse ancora per colpa sua...

Guardandola, si poteva dire tutto di lei, ma non che fosse una kawaiikune isterica e violenta.

A parte che aveva ragione, ma chiamandola in quel modo cercava soltanto di autoconvincersi che quella ragazzina priva di fascino non lo interessasse per niente.

E che avrebbe proseguito verso la via del combattimento.

Ma dal giorno alle fonti di Jusendo in cui rischiò di perderla, praticare le arti marziali non fu più un'attività sterile, pienamente fine a se stessa.

Fin dall'infanzia suo padre gli aveva ripetuto continuamente che i sentimenti fossero roba da femminucce, non adatte al genere maschile, come se per lui avesse in programma anche un lavaggio di cervello, oltre alla lotta indiscriminata.

Poi però in certe occasioni girava e rigirava il discorso a modo suo, quasi contraddicendo se stesso, affermando saldamente che i combattenti devono necessariamente saper anche utilizzare il cuore.

Che padre degenere! E pensare che secondo Genma era lui il più deviato fra i due! Ma se era suo padre ad essere volubile con le sue stesse idee...

Comunque lui aveva già cominciato a pensare con la propria testa già da un bel pezzo. Da quando aveva iniziato a prenderlo a pugni ogni volta che diceva o faceva una fesseria, sabotando ogni suo vano tentativo di renderlo un approfittatore come lui.

Molto prima del loro arrivo a Nerima. Molto prima di conoscere la famiglia Tendo e tutti gli svitati del quartiere.

Akane si accorse che la stava osservando e gli gridò di levarsi di torno, dandogli del pervertito. Uscendo di fretta e furia, Ranma pensò che una volta fuori si sarebbe fatto raccontare tutto quello che la piccola Tendo sapeva.

Il sole cominciò a lasciare l'orizzonte per levarsi alto in cielo, mentre la vegetazione intorno a loro sembrava diversa. Gli alberi erano meno fitti di quel che apparivano con il buio, lasciando spazio sufficiente per un intero gruppo di persone.

Lo spiazzo sul quale si erano accampati era inumidito dalla pioggia appena passata, lasciando alla foresta un odore di piante accentuato, gradevolissimo.

Akane godette della freschezza che emanava la terra per un po', sentendosi leggermente indolenzita. Uscì allo scoperto, chiamando piano il ragazzo con il codino per farsi accompagnare.

-Ciao, Akane!- la salutò l'eterno disperso esultante.

L'interpellata riconobbe con piacere la voce del giovane con la bandana e sorrise, ricambiando il saluto. -Ryoga! Come mai qui?-.

Egli si portò una mano sui capelli, lievemente arrossito. -Stanotte ho incontrato Ranma e ho deciso di rimanere con voi; quella stupida femminuccia mi ha raccontato...- mentì.

-A CHI HAI DATO DELLA FEMMINUCCIA???- lo sgridò Ranma, dandogli un pugno, non troppo forte, altrimenti l'avrebbe spedito nello spazio, perdendosi ancora. Poi si rivolse ad Akane: -Adesso mi spieghi che ti è successo?-.

-Davvero lo vuoi sapere?- domandò lei, con fare sarcastico.

Gli occhi di Ranma divennero due fessure strette. -Ok, sei scema, ora ne ho la conferma!-.

Lei gli sbattè in faccia uno -Scemo sarai tu!-, ed allo stesso tempo Ryoga gli piantò un pugno in testa. Non poteva tollerare che venissero rivolti simili appellativi alla piccola Akane. -Che ti è successo, Akane?- chiese il ragazzo/maiale con un tono decisamente più gentile.

-Mi sono ritrovata nella cella di prima, e mi hanno riferito che sono la prescelta per una sorta di "prova"... Mi hanno sottratto la vista e legata ad un pugnale maledetto, almeno finchè non mi presenterò ad un drago di nome Yang che dovrò sottomettere. Se non ci riesco dovrò rimanere con lui... per sempre- disse, abbassando il capo e tormentandosi le dita. -D-Devo tornare indietro, perchè non potrò mai trovare Yang da sola...-.

Ranma la interruppe. -Ieri mi hai detto che avevi lanciato una sfida...-.

-Sì- disse improvvisamente, come se si fosse ricordata di qualcosa. -Ling, il ragazzo cinese che mi ha battuta. Lui mi dovrebbe scortare fino al drago.-.

Il ragazzo con la bandana riprese la parola. -Quindi dovremmo ritornare... Ma non mi sembra una buona idea-.

Infatti. Non lo era. Ma almeno avrebbe spaccato la faccia a quel mostro che ha ridotto in quella maniera quel piccolo fiorellino della minore delle Tendo. Aveva una gran rabbia da sfogare contro qualcuno; quel qualcuno poteva essere benissimo quell'idiota insensibile di Ranma, ma sentenziò che attaccare il diretto interessato sarebbe stato più ragionevole e sensato.

Ma... In che direzione era? Non se lo ricordava più, dannazione! E se lo avesse chiesto a quel cafone non avrebbe fatto altro che prenderlo in giro!

Davanti ad Akane, poi!!

No, era fuori discussione!!!!!!!

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* Seneca - De vita beata.

Alloooraaaaaaaa..... Siamo arrivati da dove avevamo lasciato!! *fuochi d'artificio* ^-^ L’ho riletto velocemente quindi non ci ho badato molto agli errori… Gomen!!!

Avete sicuramente capito cosa volevo intendere: anche se Ranma è a conoscenza dei suoi sentimenti per Akane (finalmente!! -.-') ha comunque paura per lei e questo lo spinge a voler allontanarsi dall'interessata. Ho notato che questa è una situazione un po' sfruttata, ma non preoccupatevi... Al prossimo capitolo saranno dolori!! XD Non vi dico altro!

Grazie per aver letto!

Sayounara!

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Capitolo 8
*** Cambiamenti ***


 

Erano giorni che Ranma non si faceva vivo. Nemmeno a scuola. Ukyo era davvero preoccupata. Anche Akane non si era presentata alle lezioni.

Era strano. Non si assentavano così spesso, almeno non la giovane Tendo.

Era da un po' che di loro non se ne vedeva nemmeno l'ombra. A pensarci bene era da quella sfuriata nel giardino della scuola che non si erano più fatti vivi.

Sebbene avesse cercato di tenersi alla larga da loro dopo il matrimonio fallito, non poteva proprio fare a meno di chiedersi che fine avevano fatto, considerando anche che erano spariti in sostanza insieme. Nemmeno Shan Pu li ha più visti.

E va bene!

Quello stesso pomeriggio avrebbe sacrificato il ristorante di okonomiyaki e i suoi lauti guadagni, lasciandolo al povero Konatsu, per andare al dojo dei Tendo. Qualcosa le puzzava sotto il naso e le diceva di controllare la situazione.

Al suono della campana di fine lezione, la cuoca fece un salto lì per vedere con i suoi occhi il perché di tutto quel mistero. Alla vista dell'insegna di legno posta davanti all'ingresso, si determinò ancora di più. Muovendo i propri passi, sentì alcune voci che discutevano animatamente. Erano i due papà di Ranma e Akane.

Distinse anche la voce cinguettante di Kasumi, vibrante di tensione e tristezza e quella di Nabiki, non molto incrinata dall'emozione del momento, come al solito, ma almeno c'era una sfumatura piuttosto divertita.

Senza bussare, si appoggiò al portone con l'orecchio per sentire meglio la conversazione che stava avendo luogo facendo attenzione a non essere scoperta. Dalla prima parola che riuscì a udire si accorse che i due uomini stavano discutendo proprio su Akane e il ragazzo con il codino. -...FIDANZATA!-, urlata con astio e veemenza da Soun Tendo.

-Ma papà!- protestò Kasumi. -Prima di prendere questa decisione aspetta almeno di sapere cosa ne pensano loro due!-.

-Kasumi ha ragione!- intervenne una voce delicata che non poteva appartenere se non alla signora Nodoka.

-A me non importa! Mia figlia non può correre pericoli di continuo in questo modo! Ci sono ragazzi altrettanto forti!-.

Il signor Saotome era davvero infuriato. Soun stava seriamente mettendo in discussione le sue capacità paterne con una sfacciataggine che non gli apparteneva.

Non che lui fosse proprio un grande esempio da seguire...

-Non troverai qualcuno con altrettanta agilità e bravura nelle arti marziali!-.

Nel frattempo Nabiki era rimasta ad ascoltare la discussione, impassibile. Aveva replicato un paio di volte ma nulla di più. Sicuramente quella notizia avrebbe fruttato parecchio al suo portafogli e una qualsiasi mossa da parte di Ranma e Akane avrebbe determinato altri guadagni per lei, soprattutto se i due si sarebbero opposti a quella nuova situazione.

Non poteva negare che suo padre avesse ragione, ma d'altro canto gli sembrava imprevedibile la reazione dei due ragazzi a quella notizia. Molto probabilmente si sarebbero divisi senza troppi complimenti a causa del loro orgoglio.

Però, nonostante non si sopportassero, Ranma e Akane alla fine si volevano bene. Era anche vero che l'avevano sempre negato, quindi le probabilità di accettare di rompere il fidanzamento erano molto alte.

Anche se...

-Ora basta!- disse all'improvviso Nodoka. -Non potete dividere quei due in questo modo! So benissimo che ne soffrirebbero entrambi, quindi ricorrerò a uno stratagemma per farvi rinfrescare le idee!-.

-E quale sarebbe?- chiese Soun, che intanto aveva cambiato tono di voce dal nervoso all'incuriosito.

-Porterò Kasumi e Nabiki a casa mia, e le terrò con me finchè Ranma e Akane-chan non torneranno! Mentre tu e Genma rimarrete qui dentro fino a che cambiate idea, chiaro?!-.

Genma Saotome non poteva crederci. Davvero sua moglie voleva portare via le donne di casa? E chi avrebbe sbrigato le faccende domestiche? Lui e Soun?

-Ma Nodoka...- cominciò a lamentarsi, finché la donna non rivolse la parola anche a lui.

-Tu non entrerai in casa nostra finché non risolvi questo ginepraio!- esclamò furente, puntandogli l'indice contro. Fece per sfoderare la sua katana, ma Kasumi la prevenì, schierandosi dalla sua parte di buon grado, così come Nabiki.

I due rimasero in religioso silenzio senza più muovere un muscolo. Era chiaro che Nodoka non ammetteva repliche su ciò che aveva appena formulato e che quindi dovevano arrendersi ancor prima di ribattere.

La cuoca di okonomiyaki sentì alcuni passi avvicinarsi verso la porta sulla quale si era letteralmente aggrappata per origliare la conversazione. Dovette scostarsi perché la soglia della casa fu aperta dalla signora Saotome, seguita a ruota dalle due sorelle maggiori di Akane.

Le donne la salutarono, chiedendole intuitivamente se stesse cercando Ranma.

-è da molto che non si vede, e nemmeno Akane...-.

Il delicato volto color pesca di Nodoka si rabbuiò, assumendo un'espressione triste quasi fosse sul punto di piangere. -Akane-chan è stata rapita per un sacrificio umano...-.

-E Ranma...?-.

-è andata a cercarla per riportarla indietro...- la interruppe Nabiki, sfoggiando un sorrisetto ironico.

Chissà se era il caso di dirle tutto ciò che accadde pochi minuti addietro nel dojo. Probabilmente avrebbe fatto salti di gioia, pregustando già i momenti che avrebbe potuto trascorrere con il ragazzo con il codino. Tutti questi eventi li avrebbe sfruttati per i suoi affari.

Kasumi, al contrario, non si fece troppi scrupoli nell'esporle le novità che aleggiavano sullo squinternato distretto di Nerima, anche se era sicura che questo avrebbe comportato un'ulteriore confusione all'interno del quartiere e nel dojo stesso.

Sulla via che conduceva a casa Saotome, la moglie di Genma informò la giovane ragazza sulle sue intenzioni, mentre Ukyo cominciò a prendere in considerazione la scelta di recarsi anche lei nella vasta ed antica Cina.

***

Sapeva che quei due si volevano bene. Ma non poteva rischiare oltre.

Sebbene fosse sempre stato aggrappato alla speranza di vederli con la fede al dito, Soun non poteva minimamente accettare che la sua adorata figlia minore fosse in costante pericolo per colpa di un fidanzato sconsiderato.

Il dojo era salvo con lui, certo, ma lo era altrettanto Akane?

Era consapevole che non era colpa del ragazzo se era stato educato in modo poco conveniente da Genma. Ma tutti quegli eventi a dir poco disastrosi proprio non poteva sopportarli. Senza contare che i ragazzi hanno omesso di dirgli cosa successe in Cina qualche tempo prima. Se ne erano usciti con un 'No, niente di speciale', ma sui loro volti c'erano evidenti tracce di chi l'ha scampata per un pelo.

E Soun non poteva fare a meno di pensare che erano sul punto di morire.

Si sarebbe opposto ad una relazione che lui stesso aveva architettato tempo addietro; avrebbe tanto voluto far capire a Ranma che era giunto il momento di mettere da parte la spensierata vita da adolescente per prendersi le proprie responsabilità, quelle che soltanto un uomo poteva assumersi.

Contava nel fatto che avrebbe portato Akane a casa, come aveva sempre fatto.

Dopo la morte della sua cara moglie, però, non poteva permettere che una delle sue amate figlie si presentasse troppo presto davanti alle porte del cielo.

Dopotutto, non c'era soltanto Ranma.

Altri ragazzi, seppur meno forti del ragazzo con il codino, erano in grado di mandare avanti un dojo votato alla lotta indiscriminata.

Nodoka, al contrario, lo sapeva ed era più che fiera del suo amato figlio. Quasi non poteva crederci che il ragazzo era riuscito a battere un dio per la sua Akane.

Ranma l'aveva sempre salvata, perchè ora non avrebbe dovuto? Era più che certa che la giovane Tendo era perfettamente al sicuro con lui. Nessuno le avrebbe mai fatto del male con Ranma al suo fianco e tantomeno lui. Come potevano suo marito e Soun essere così crudeli da separarli solo perchè non si fidavano di Ranma?

Assurdo!

Era a dir poco infuriata!

***

Il sole aveva già raggiunto la vetta del cielo, e il trio formato dai due ragazzi e dalla giovane Tendo avevano ripreso il cammino che, stavolta, li avrebbe condotti verso il castello del giovane cinese di nome Ling. Non potevano assolutamente montare sul cavallo in tre, quindi decisero che il posto d'onore sarebbe spettato ad Akane, sotto le sue proteste.

-Se non posso allenarmi in una qualche maniera decente, vorrei almeno camminare!- sbuffò lei. Non ne poteva più di esser trattata come una menomata, soprattutto da un deficiente con manie di grandezza come lo era il suo fidanzato.

Ma Ranma, essendo dotato di molta più forza di volontà di lei, la costrinse a poggiare il suo didietro sul destriero con le cattive, mentre Ryoga non sapeva davvero cosa fare.

Per una volta il decerebrato aveva ragione...

Stando ai calcoli, entro sera inoltrata avrebbero dovuto essere già in vista dell'edificio.

Stavano camminando senza più fiatare, a causa della tensione che si stava man mano impossessando delle loro menti.

Quella di Ranma era fortunatamente occupata almeno in parte a orientarsi. Era lui a far da testa al gruppo, data la nuova situazione della piccola Akane e del porcellino Ryoga. Una volta arrivati però, avrebbe spaccato la faccia a quel ragazzino cinese che ha ridotto Akane in quello stato.

Lei intanto stava quasi per addormentarsi, inclinandosi leggermente lungo il robusto collo del cavallo castano.

Era sul punto di chiudere gli occhi ed entrare in dormiveglia, quando sentì una sensazione che non seppe inizialmente definire.

Fece scattare la testa verso l'alto, emettendo un gemito strozzato per poi accelerare il battito del suo cuore e il suo respiro, voltandosi inquietamente da una parte all'altra. Cose che a Ranma e Ryoga non passarono di certo inosservate. -Cosa c'è?- le chiesero.

-Non lo so... Io... Sento qualcosa...- proferì confusa. Gli altri si guardarono interrogativi, finché non sentirono dei nitriti lontani, mentre Akane cominciò a distinguere dei piccoli bagliori all'interno di quell'immensa distesa di tenebre dentro le quali era piombata.

Un altro fascio di luce.

E poi un altro ancora.

Poi comprese. Era la stessa sensazione che provò quando Ling le mostrò il pugnale per la prima volta, al castello. Ma erano ancora distanti, com’era possibile che l'arma maledetta fosse nelle vicinanze?

-Sento una strana aura- esordì Ranma, assumendo una posizione di attacco. Lo stesso fece Ryoga, continuando a domandargli di cosa stesse parlando. Il giovane con il codino non capiva.

Possibile che Ryoga non sentisse quello spirito combattivo, per di più incredibilmente anomalo?

-Io sento soltanto auree di uomini, ma non sono... strane!-.

All'improvviso si ritrovarono circondati da guardie a cavallo che, aprendo un varco, fecero passare il capo. Un altro lampo di luce e Akane vide perfettamente cosa stava accadendo.

-Le impronte!- sussurrò Ryoga all'altro. -Ci hanno seguiti seguendo le impronte del cavallo!-.

-Ling!- esclamò la ragazza, trovandosi a faccia a faccia con il giovane uomo.

Ranma aggrottò le sopracciglia. Per il momento non badava più alle parole del ragazzo/maiale, ma a quel ragazzo che Akane aveva sfidato.

-Ti ho ritrovata, piccola!- disse con voce squillante e soddisfatta Ling. Ryoga non poté fare a meno di meravigliarsi. Quel cinese parlava perfettamente giapponese come se fosse la cosa più ovvia del mondo, e senza un briciolo di accento mandarino!

Il volto di Ranma s'indurì ancora di più sentendo che quel bell'imbusto chiamava Akane con l'appellativo di piccola come se la conoscesse da sempre.

-Piccola un corno!- s'infuriò lei, e Ranma ne fu abbastanza sollevato al fatto che lei non accennava a dar la minima confidenza a quello sconosciuto. -Allora, vogliamo concluderla la faccenda del drago oppure vorresti che sia del tutto ignorata?-.

-Calma, calma...- la rabbonì lui, agitando piano le mani davanti a sé. -Non sono qui per attaccar briga e lo sai... Piuttosto- e indicò i due accompagnatori -Loro chi sono? Ti sei fornita di una scorta?-.

Ranma prese parola. -Frena quella linguaccia, pivellino! Ora rimedia a ciò che hai fatto ad Akane e ti lascerò stare...- replicò minacciosamente.

-Ho indovinato... Una scorta...- rispose Ling con noncuranza e con un velo di sicurezza. -E anche abbastanza arrogante! Non mi serve della gente come voi!-.

Detto questo ordinò ai soldati di farli fuori e Ryoga cominciò un furioso combattimento, imitato da Ranma. Lo scontro che i due stavano avendo era evidentemente impari, contando che erano disarmati e rischiavano seriamente di farsi male.

Le parate, i calci, i pugni e gli affondi durarono per molto, accompagnate dalle insistenze di Akane di risparmiarli. Scese da cavallo, notando che Ling aveva il pugnale nero alla cintola e repentinamente lo afferrò. Nel frattempo Ranma stava affrontando un altro avversario e nel momento in cui stava per sferrargli un altro attacco che lo avrebbe privato di sensi, il cinese si avvicinò cercando di trafiggerlo con una spada che aveva appena sfoderato.

Il ragazzo con il codino riuscì a scansarsi, ma distratto dalle grida di Akane che era prigioniera delle braccia forti e salde di Ling, non fece attenzione a un ennesimo colpo che mirava alla sua spalla.

Ranma sentì un dolore acuto attraversargli la spalla, e si accorse che una scia di sangue gli macchiava il braccio destro.

Mossa da una forza misteriosa, Akane riuscì a liberarsi con due strattoni che sconvolsero anche lei. S’inginocchiò davanti a Ranma e, alla vista del taglio che gli recideva gran parte della spalla, cominciò a gridare il suo nome.

Repentinamente, il ragazzo con la bandana cercava di tamponare la ferita ormai circondata di sangue rappreso, mentre Ranma imprecava dal dolore sempre più debolmente. Il respiro affannato preoccupò non poco la giovane Tendo, che gli fasciò il braccio come meglio poteva, piangendo senza riuscire a smettere.

-Akane... non piangere...- sibilò Ranma, ormai sul punto di rottura.

-Ranma, non addormentarti!-. Si sentì sfiorare una guancia, dalle dita del giovane che aveva messo a repentaglio la vita per lei.

Quante volte, ormai? Aveva addirittura perso il conto...

-Non...non ci riesco...-. La guardò intensamente negli occhi, come se fosse la più lucente delle creature. Forse era il colpo a fargli questi brutti giochetti.

-Ascoltami, mi... mi dispiace per tutto... tutto quanto...-. Si arrestò di colpo, e una lacrima calda si fece strada sul suo volto. Non fece nulla per nasconderla, al contrario cercava di cancellare quelle di Akane.

Akane rimase un attimo scossa da quella reazione, che non era per nulla propria di quel ragazzo così orgoglioso e sicuro di sé. -Ma che fai, stupido? Mi dici di non piangere e lo fai tu al posto mio? Non... non ti succederà niente! Devi soltanto tenere gli occhi aperti!-.

-Torna a casa...-.

-Sei un'idiota! Tu verrai con me!-.

-Ti rallenterei, Akane... Ascoltami bene... non farti catturare ancora. Vattene da qui!-.

-Parole gettate al vento. Lo sai questo, ragazzo?- intervenne sarcastico Ling.

Li aveva in pugno, ormai. E in quelle condizioni non sarebbero riusciti a scappare un'altra volta.

Ma la ragazza non lo degnava nemmeno della sua attenzione. La sua mente era altrove e le sue intenzioni erano decisamente l'opposto di quello che le aveva suggerito il ragazzo con il codino. Con un ghigno spazientito dipinto sul volto, Akane cercò di rialzarlo, aiutata da Ryoga, meno ferito dell’amico.

-è inutile!- proseguì Ling. -Il ragazzo non ci serve, faresti meglio ad abbandonarlo, fra poco scenderà la sera e morirà...-

Abbandonarlo...

Il respiro di Akane divenne sempre più affannoso. Orribili tremori le attraversarono la spina dorsale, dandole un'insopportabile senso di rabbia e rigetto. Strinse i pugni, quasi affondando le unghie nella carne.

-NO! MAI!!-.

Quell'urlo fece spalancare gli occhi a Ranma, riattivandogli quella sensazione di allarme che avvertiva ogni volta che qualcuno era in pericolo, che aveva bisogno di lui e della sua incrollabile forza.

Si sollevò a fatica, scorgendo le lacrime di Akane che sgorgavano come cristalli incandescenti dai suoi bellissimi occhi, ora celati dal capo chinato.

Sapeva che quella era una ragazza testarda. Tanto da sfidare a destra e a manca, dimentica del fatto che al mondo esistevano artisti marziali molto più forti e temerari di lei.

Come Ling.

Però... non poteva permettere a quegli uomini di sconfiggerlo e di portarsi via Akane.

Lei aveva bisogno di lui e Ranma Saotome si sarebbe fatto in quattro per proteggerla. Raccolse le poche forze e si rivolse ansimante al giovane uomo cinese.

Se Akane lo voleva con sé...

-Se volete lei... Io... io vengo con voi!-.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Per ogni evenienza e anche per avere più libertà nello svolgimento, ho messo la storia come OOC, anche se non lo è e non lo sarà del tutto.

Che dire?! Questo capitolo non è stato per niente forzato, eppure non mi piace… Boh… XP

Ora che avete letto il capitolo che aspettate da più di un mese ditemi come vi è sembrato. :)

 

 

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Capitolo 9
*** La prova del fuoco ***


 

Non c'era ombra di dubbio.

Quel ragazzo con la treccia sembrava irremovibile dalla sua decisione. Nemmeno il suo stesso sangue, che in quel momento gli aveva già bagnato gran parte della manica della sua camicia, riusciva a fermarlo.

Tutta quella determinazione per una ragazza Ling stentava a comprenderla, ma per un attimo provò un sentimento d’invidia verso la tenacia che quel ragazzino stava dimostrando e cominciò a sentirsi un inetto riguardo a tale volontà.

Il suo sguardo di pece si posò su Akane. Era rimasta senza parole almeno quanto lui e osservava insistentemente il giovane gravemente ferito che nel frattempo si alzò in piedi, premendosi il braccio con la mano per evitare di perdere ulteriore sangue e guardandolo in cagnesco.

Akane si accorse di aver abbandonato per terra il pugnale e si affrettò a riprenderlo, nascondendolo fra le pieghe del vestito.

Ling la lasciò fare senza replicare o agire. Dalle loro parole e dai loro gesti aveva perfettamente capito che il gruppetto avrebbe rallentato, perciò lui sarebbe riuscito ad averli alla sua mercé fino a palazzo senza dover ricorrere alla forza, dopo di che avrebbero iniziato ciò che andava fatto.

Aggiunse altri ordini che questa volta interessarono Ryoga. Lo legarono con delle corde e lo fecero salire su un altro cavallo, mentre gli altri due erano su altri due destrieri.

Ranma inizialmente aveva insistito affinché fosse lasciato da solo a cavalcare, ma la giovane, vedendolo malmesso, si impose.

Inutilmente.

-Testardo...-.

Si avviarono così, finchè Ranma davvero rischiò di scivolare dalla sella e Akane si impose su di lui per non permettergli di cadere. Scese dal suo cavallo e salì di fretta su quello del ragazzo cingendogli la vita e facendogli posare il capo sulla sua spalla, e si accorsero di essere in una posizione simile a quella che si verificò quando la ragazza con il codino liberò la piccola Tendo, solo che ora i ruoli erano capovolti.

Ranma respirava sempre più piano, accentuando la preoccupazione della ragazza con il caschetto. Istintivamente lei gli accarezzò i capelli cercando di tranquillizzarlo e di farlo restare all'erta.

-Come stai?- esordì lei. La voce era scossa da lievi singhiozzi, ma Ranma non voleva che lei piangesse ancora, neanche silenziosamente. Egli non rispose alla domanda, ma stava ancora tentando di tirarle su il morale.

-Smettila di piangere...- disse con tono duro.

Akane non sapeva cosa dire e rimase interdetta. Lui le stava chiedendo una cosa che in quell'attimo non sarebbe stata capace di fare.

-Come posso smettere, non ci riesco...-.

-Sorridi, Akane...- insistette il giovane. Non sentendo più nulla, levò il capo e incrociò gli occhi nocciola di lei fissandoli per alcuni istanti.

Dopo alcune ore che ai tre amici sembrarono interminabili, arrivarono al castello. L'aria stava lentamente saturandosi quando varcarono l'immenso portone principale. Ad attenderli c'era una donna, la stessa che parlò ad Akane la prima notte trascorsa nelle prigioni. La ragazza riconobbe la medesima aura fiera, combattiva e velata di turbamento.

Ma il suo aspetto riuscì a vederlo per la prima volta solo in quel momento.

Era bellissima e slanciata, con capelli bruni legati in un morbido chignon ed occhi rosso magenta. Il suo era evidentemente un kimono giapponese, bianco e viola, ed era a piedi nudi.

-Ah, ci sei riuscito- esordì la donna, con un ghigno indispettito. -Non credevo fossi così abile, certo, è per merito dei tuoi uomini e non propriamente tuo...-.

Mentre Ling l'ammoniva pesantemente, chiamandola Xiao Mei, questa notò gli altri due ragazzi, e si soffermò su Ranma.

-Quel giovane è ferito, perchè l'avete portato qui?- chiese indicandolo con l'indice destro.

Ling rispose sbuffando. -Akane Tendo non voleva che lo lasciassimo lì dov'era. Sai che la ragazzina è abbastanza testarda e...-.

L'interpellata si arrabbiò e ribattè: -Smettetela! Aiutatelo, per favore. Farò tutto ciò che volete...- e riprese a piangere come prima e il ragazzo con il codino, ancora fra le sue braccia, tremava a causa del sangue perso.

-Fatelo scendere da cavallo, mi prenderò cura io di lui- esclamò Xiao Mei lanciando a Ling uno sguardo di sfida.

Akane accennò un'espressione rasserenata, e contemporaneamente il giovane cinese non potè fare a meno di commentare l'assoluto atteggiamento irrispettoso della sua sottoposta.

Nonostante fosse una serva, quella donna appariva fosse pienamente disposta a contrastare Ling e alla piccola Tendo questo piaceva. Ryoga si rese conto della stessa cosa e, complice, si avvicinò all'amico per farlo scendere. I movimenti fecero strillare il giovane, e Xiao Mei fece segno a Ryoga di affrettarsi.

Sgranando gli occhi, la donna dagli occhi rossi comprese che la ferita era molto più grave di quello che sembrava. Lo prese in braccio senza sentirsi appesantita, attenta a non toccargli la spalla, sotto gli sguardi meravigliati dei presenti, tranne che di Ling.

Aveva una forza pari a quella di Ranma, era quasi incredibile! Era così esile, anche se alta, che Akane e Ryoga non potevano immaginarsi un simile gesto. Senza curarsi di nessuno, Akane la seguì a ruota e il ragazzo con la bandana fece altrettanto.

L'ingresso era un lungo corridoio, che poteva esser facilmente scambiato per un sentiero di montagna qualunque se non fosse stato per il soffitto.

Camminarono per un po' di minuti e poi sbucarono in un ambiente molto più largo, circondato di fiori e simboli affrescati. Gli odori erano gli stessi che Akane sentì poco prima della sua fuga di fortuna con il pugnale.

Il pavimento era stracolmo di mosaici ritraenti tutti dei draghi bianchi che circondavano un enorme drago rosso che lei ipotizzò fosse Yang. In fondo, c'erano molte porticine che sicuramente conducevano in altre stanze di cui i giovani ignoravano l'utilità.

Xiao Mei ne aprì una, completamente buia all'interno, precisando che solo lei e Ranma erano autorizzati ad entrare, per poi richiudersi la porta alle spalle.

-Mi vorrei scusare per lo spiacevole comportamento che assunsi con te al castello

.- disse Ling con una nota di nervosismo nella voce e Akane e Ryoga si voltarono verso di lui.

Akane non voleva degnarlo delle sue scuse, sebbene le parole del ragazzo cinese fossero piene di pentimento, almeno in apparenza.

-Ora vorrete rimanere a vegliare sul vostro amichetto, ma non potete.- continuò. -Devo parlare con Akane Tendo, e tu, ragazzino- e si rivolse a Ryoga -potrai soggiornare nelle nostre celle fino a nuovo avviso!-.

-Io non lascerò Akane nelle tue manacce!- ruggì il ragazzo/maiale. Strinse i pugni, preparandosi a combattere, e Ling rise di gusto.

Calmatosi aggiunse: -... Attento, o ti costerà la vita...-.

La ragazza rassicurò Ryoga affinchè li lasciasse soli.

***

Mousse stava correndo verso il Nekohanten con un'aria seriamente preoccupata. Obaba aveva inviato Shan Pu per delle consegne e stava tardando di ore.

-Non l'ho trovata!- urlò alla vecchia signora spalancando l'ingresso del ristorante all'improvviso. -Maledizione, dove sarà?-.

Era sull'orlo delle lacrime quando l'altra, con un sonoro schiaffo, lo fece calmare. C'era ancora la cucina da chiudere e dovevano ancora bloccare il flusso di clienti. E la donna non voleva lasciare questo compito così impegnativo al giovane paperotto.

Non ne sarebbe stato in grado...

-Continua a cercarla, mentre io chiudo il locale...- sbottò infine.

***

 

-Akane, guarda! Sta molto meglio!!- esclamò Ryoga, quando scoprì che la benda pulita che copriva la ferita di Ranma assorbiva solo qualche goccia di sangue. La ragazza spalancò gli occhi, sforzandosi di credere alle parole dell'amico.

Xiao Mei aveva permesso loro di far visita al giovane Saotome. Aveva notato il velo di sofferenza della ragazza e così decise di fargli vedere Ranma.

-Devi andare via di qui...-. Ranma boccheggiava ed ansimava, anche se non così pesantemente come prima e inoltre era meno pallido. Aveva spasmi che gli tormentavano le spalle e la ferita pulsava come se qualcuno continuasse a mantenerla insistentemente aperta, martellandola con un pezzo di ferro.

La ragazza intanto gli bagnava amorevolmente il volto con un panno bagnato. -Non si può uscire di qui, Ranma...-.

Il suo viso si trasformò in una maschera di terrore al solo pensiero delle parole di quell'arrogante ragazzo.

-Dovrai affrontare tre prove prima di poter incontrare Yang...-.

-Che genere di prove?- chiese lei.

-Di forza e di coraggio. Se sopravvivrai a quelle, avrai maggior consapevolezza di ciò che ti sarà fatto dal drago rosso.-.

Ciò dimostrava che sarebbe potuta morire anche per dei semplici addestramenti. Le sue sopracciglia s'incresparono.

-So che hai paura della morte.- la riprese. -Tutti gli esseri ne hanno un giusto timore. Ma basterebbe conoscerla per farla cessare, non credi?! Riflettici su...-.

Ben presto si accorse che le sue mani erano sudate, sebbene avesse un lembo di stoffa gelida. Cercò di nascondere la sua inquietudine a Ranma, non volendo aggiungerli ulteriori brutti pensieri.

Ma lui non doveva rimanere lì. Sarebbe stato solo di troppo, soprattutto se avesse interferito nel processo.

Non avrebbe permesso che affrontasse tutto quel pericolo da sola, anzi, non le avrebbe proprio permesso di fare niente.

Il giovane con la treccia si rabbuiò un attimo, non centrando appieno le parole della ragazza, e successivamente prese a fissarla con sguardo interrogativo. Qualunque sia stato il motivo di ciò che aveva appena detto, doveva essere qualcosa di estremamente grave.

Prima che potesse ribattere, i tre ragazzi sentirono delle urla di donna provenire dall'ingresso e Ling che con voce affilata esultava: -E con questa siamo a quattro!-.

A Ryoga parvero familiari.

Non ne era del tutto convinto, ma una sembrava la voce di Ukyo Kuonji, mentre Akane e Ranma riconobbero senza dubbio il cinguettio stridulo di Shan Pu. Il ragazzo con il codino si levò dal giaciglio per unirsi agli altri due che si erano precipitati fuori per potersene accertare.

La scena che gli si presentò davanti era alquanto sconcertante.

La cuoca e la cinesina erano a terra, sorrette dalle loro stesse braccia, che osservavano Ling dal basso verso l'alto ma non appena lo videro lo chiamarono a gran voce con uno sguardo decisamente sollevato.

-Che cosa significa?- sbraitò Ranma rivolto al cinese che li aveva catturati e l'interpellato sorrise.

-Ah, un piccolo dettaglio...- e Ling assunse un'espressione furba -Il sacrificio prevede l'utilizzo di cinque ragazze che, in un modo o nell'altro, siano legate fra di loro. Ah, dimenticavo: la ragazza cinese l'abbiamo rapita ed invece l'altra si trovava in uno dei maggiori porti della Cina-.

-Ma noi- intervenne Akane -ne siamo tre! Chi altro hai rapito?- chiese con tono sconvolto. Pensò che anche le sue sorelle avessero lasciato Nerima perchè costrette e fossero giunte lì in Cina. Ma Ling continuava a precisare come se riuscisse a leggerle nel pensiero.

-Nessuno 'il cui sangue sia unito' vale a dire che le cinque fra di loro non hanno legami di sangue... 'Ma che altri fili abbiano' ovvero qualcos'altro...- disse Ling citando una sorta di profezia in versi che gli altri naturalmente non riconobbero.

Ranma intervenne avendo deciso di partecipare. Avrebbe sfruttato la sua facoltà di trasformarsi in una donna e così lo propose al giovane uomo cinese. -Io ho una maledizione che mi rende una ragazza a contatto con l'acqua fredda!- asserì infine. -Sarò io una delle cinque...-.

Ling non lo lasciò finire che emise un sonoro fischio di stupore. Pensò che fosse una delle innumerevoli vittime di Jusendo e per una conferma glielo chiese e ricevette un'esclamazione di assenso.

-Va bene- confermò l'altro. -Allora vuol dire che siamo al completo!-.

Con ciò voleva dire che erano arrivati a cinque. Ma i ragazzi non avevano la minima idea di chi fosse l'ultima.

Forse era quell'isterica di Kodachi, pensò di sfuggita Ranma, ma non era il tipo da lasciarsi catturare, neanche se ci fosse una calca di uomini armati. Si sarebbe volatilizzata in un attimo.

-Dalle vostre facce piuttosto confuse si può facilmente dedurre che vi è ignota l'identità della quinta...-.

Detto ciò, si avvicinò alla parete, dove, nascosta fra alcune tende, c'era una leva che tirò verso l'alto.

SI avviò un sistema di catene, che scorrevano su un dispositivo simile a una carrucola. Lentamente, qualcosa calava dal soffitto. Il gruppo cominciò ad intravedere un paio di gambe e, man mano che raggiugeva la terra, la ragazza si fece sempre più evidente finchè non riconobbero il volto della giovane.

-AKARI!- urlò Ryoga, correndo verso di lei.

 

***

 

-La prova del Fuoco?-.

Ling, sebbene quelle informazioni dovessero rimanere segrete e rivelate solo alle vittime, dovette esporle a tutti, anche ai due uomini, dato che uno di loro aveva la maledizione giusta per affrontarle.

-Già; la prima prova consiste nel gettare intorno a voi lingue di fuoco che dovrete evitare senza perdere i sensi a causa del fumo o del calore.-.

Tutti i presenti si accigliarono, ma erano Ranma e Ryoga a non reggere l'astio e la ripugnanza per ciò che avevano appena udito. -COSA? MA SEI IMPAZZITO, PER CASO?!-.

Mentre Ukyo e Shan Pu cercavano di tenere fermo Ranma e Akane e Akari acquietavano Ryoga per evitare che si azzuffassero con Ling, il giovane con il codino era evidentemente furibondo per quella sciocca prova. Abbassò il capo, pensando a cosa sarebbe andata incontro Akane con un simile addestramento. I loro occhi si incrociarono per un attimo, ma ad Akane bastò per intuire che il ragazzo era preoccupato, forse in sostanza terrorizzato all'idea di un incendio da sopportare.

Come diavolo poteva una persona rimanere inerme con delle fiamme che le divampavano intorno? Una ragazza per di più, piccola e fragile come lo era Akane.

Improvvisamente riprese il discorso, stavolta in maniera tranquilla. -Vorrà dire che non ti aiuterò- disse rivolto a Ling. -Anzi, farò di tutto per contrastare te e le tue assurde prove!-.

Rimasero tutti impressionati, con gli occhi spalancati e tremanti, Akane compresa.

-Tu non farai proprio un bel niente!- gli gridò la fidanzata, quasi sul punto di spingerlo. La prima cosa che si era prefissa la ragazza era proprio quella di non coinvolgere nessuno, precludendo a chiunque di aiutarla, almeno fino a quando non seppe che l'impresa fosse molto più estesa di quello che pensava dal principio.

Anche a Ranma.

Eh, sì. Lui doveva essere l'ultimo che doveva immischiarsi nelle sue faccende!

Già non le andava giù che dovesse collaborare con loro, ma se questo significava salvare qualcun altro allora le stava anche bene.

Ma Ranma voleva assolutamente sabotare quel rito. E ricordava bene le parole di Ling.

-Se farete di tutto per non permetterci l'esecuzione definitiva, saremo costretti a subire la furia di Yang e quel punto tutta la Cina sarà distrutta...-.

-Tu non mi intralciare! Sembra che tu non sia capace di far altro!-. Lo disse con tutta la rabbia che accumulò dentro di sé a quella notizia, ed Akane si sentì morire.

Era quello che Ranma pensava di lei?! Che fosse un intralcio?

Quando vide alcune lacrime agli angoli degli occhi castani di Akane, Ranma si rese davvero conto di quello che aveva appena proferito. Ma era troppo tardi.

La sua fidanzata era già scappata dalla porta accanto alla quale era appoggiato Ling svogliatamente. Il cinese assistette a tutta la scena, rimanendo un po' interdetto.

Non potevano litigare in situazioni del genere. Il giorno della visita a Yang era vicina e si doveva cominciare l'allenamento il prima possibile.

Nel frattempo, Ranma si stava alterando sempre di più, pensando che quella stupida doveva sempre fare a modo suo, senza avere la minima considerazione di quello che la aspettava.

***

Erano pronti, o meglio, pronte.

-Dovete arrivare dall'altra parte della sala... vive...-.

Erano al centro di una sala scura leggermente ovale, priva di qualsiasi ornamento.

Le ragazze, l'una al fianco dell'altra, cominciava da Shan Pu, Ranma-chan, Akane, per seguire Akari ed infine Ukyo.

Akane aveva il pugnale nella cintola di un vestito stretto e marrone, che le copriva soltanto il busto, tralasciando le gambe e le braccia, come tutte le altre.

Dalle estremità della stanza sbucarono dal nulla decine di lingue di fuoco che ardevano nell'aria circostante. Le cinque allargarono lo spazio fra loro fino a quando le prime fiamme cercavano bruscamente di penetrare nella loro pelle.

Ranma-chan aveva pochissima difficoltà nel schivare le fiammate, mentre Akane e Akari un po' meno. La piccola Tendo cercava di avvisare l'allevatrice di maiali, che, anche avendo difficoltà, si dimostrò essere un'ottima combattente.

Shan Pu più che evitare le fiamme si riparava trascinandosi lungo la parete e Ukyo, non ricorrendo a simili trucchi, finì per ustionarsi un ginocchio.

Ad Akane arrivarono lingue di fuoco che quasi le colpirono la schiena, lasciando una scia rossa sulla sua cute rosea.

Nel frattempo, passati due minuti, la temperatura si stava notevolmente alzando e di questo se ne accorsero tutti. Ryoga era rimasto al riparo, sotto lo sguardo guardiano di Ling. Ma fremeva così tanto che Xiao Mei, alla sua destra decise che i fuochi avessero fine prima del previsto.

Gli gridava di smetterla, di concludere lì affinchè rimanessero illese. Ma il cinese sembrava non le desse ascolto. Così, vedendo che i risultati non si facevano vedere, la donna dagli occhi rossi si avviò verso la leva e la ritirò giù.

Le giovani, accortesi che tutto era finito, si lasciarono cadere, chi del tutto come Shan Pu e Ukyo, altre in ginocchio, come Ranma-chan, Akane e Akari.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

So già a cosa state pensando: "Tu, brutta cattiva, che cosa stai cercando di fare ai personaggi?" XD

Capitolo abbastanza scorrevole da scrivere, spero sia stato altrettanto per voi lettori.

Come sempre ringrazio tutti i recensori e i silenziosi!! :D

 

 

 

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Capitolo 10
*** Il giardino segreto ***


 

 

 

 

Le amorevoli cure di Xiao Mei alleviarono, almeno in parte, le sofferenze causate dalle bruciature. Non erano molte, ma quelle che segnavano i corpi delle giovani ragazze erano abbastanza laceranti che anche le loro fanciullesche anime ne erano piuttosto turbate. C'era come una strana aura attorno a quella donna, un'aura che faceva fermamente pensare che era diversa da tutte le altre donne. Forse non c'era una maniera per descriverla...

Molto probabilmente non era umana, ecco.

Con un po' più di attenzione Akane l'avrebbe definita un demone. Ma di certo quello era l'ultimo dei suoi problemi. Per di più, quella donna sembrava molto più umana del ragazzo cinese. È stato un attimo, ma le parve di sentirla protestare di fronte alla pretesa di Ling di continuare la prova, o meglio, la tortura che era in corso.

Sapeva che lei sperava che avessero affrontato quelle dure prove a testa alta, senza timori. Aveva soccorso anche le altre ragazze tutta da sola, senza alcun aiuto, e soprattutto, senza aspettarselo.

Già, decisamente più umana. Anche se i canoni caratteristici di umanità erano più attinenti a Ling.

Le cinque ragazze erano ciascuna in una stanza a parte, rivestite tutte allo stesso modo, con la stessa tappezzeria floreale e colma di colori brillanti. Vi era soltanto una piccola finestra orientata verso Est, grande abbastanza da poter illuminare decentemente la camera, arredata miseramente, ma quel poco che c'era era indispensabile per lo scopo:

un armadietto e un comodino contenenti tutto il necessario per il pronto soccorso. Sembravano quasi delle camere di un ospedale.

-Verrò fra qualche ora per risistemarti...- disse Xiao Mei ad Akane, uscendo con alcune bende sporche. Aveva appena finito di fasciarle le ferite, senza però tralasciare di esclamare la sua veemenza contro il giovane che la teneva sotto il suo controllo.

Akane la fermò. -Come stanno gli altri?-.

-Decisamente meglio. Ma mi ha meravigliata quel ragazzo maledetto... Ranma, giusto? Ha ricevuto meno scottature di quante ne pensassi...-.

Akane sorrise sinceramente. Era così confortante sapere che nessuno si fosse fatto male davvero, specialmente degli stupidi avventati come lo era Ranma.

In quel momento però, ciò che la faceva sentire sollevata era, paradossalmente, proprio la sua impulsività.

 

 

 

 

 

Ling era nella camera di Ranma, che aveva ripreso le sue sembianze naturali. Non c'era ragione di rimanere una ragazza per tutto il giorno.

Sbuffava di continuo, come il suo interlocutore, che gli aveva affermato che tutte stavano benone così tante di quelle volte che sinceramente si era anche stufato. Gli aveva persino intimato di andare lui stesso da loro, anche se Xiao Mei aveva avvertito tutti che se si sarebbero mossi da lì prima del previsto, le cicatrici fresche si sarebbero riaperte e allora lei non si sarebbe più affaccendata affinché si richiudessero di nuovo.

Quel tono poi... Le sembrava uguale a quello di Akane quando gli sbraitava dietro di cavarsela da sé quando combinava certi guai e non riusciva a uscirne.

-Sai, credo di aver capito di quel legame che ti lega a quella ragazza...- insinuò d'improvviso Ling. Aveva deciso di abbattere quella sua barriera almeno per un attimo, cercando di captare quel sentimento che lui, sebbene fosse un giovane aitante, non aveva mai provato per un'altra persona.

Una ed una sola.

-Non c'è niente fra me e quel maschiaccio... Non farti strane idee e non ficcare il naso in questioni che non ti riguardano...- sbottò di colpo Ranma, sedutosi sul letto, ringhiando come un lupo che non vede l'ora di sbranare la preda davanti a sé.

-Ok, come vuoi tu... E comunque, ero venuto per informarti che siete liberi di scorrazzare per il palazzo e per il giardino, a patto che non vi perdiate come quel giovane con la bandana.-

Ebbene sì! Ryoga si era perso di nuovo negli anfratti di quel castello lugubre eppure così sfavillante. Aveva provato a lasciare dei segni lungo il suo cammino, ma alla fine non riuscì a ritrovare la strada che conduceva nelle stanze di Akane.

Però trovò miracolosamente quella di Akari.

Quando aprì la porta dopo averle bussato l'aveva trovata in ottima salute. Doveva averla sottovalutata, pensando fosse delicata e perché no, anche un po' sprovveduta.

-Non pensavo di trovarti così presto!- esclamò ridendo nervosamente. Era rimasto piuttosto tranquillo a quella vista, doveva ammetterlo.

Ed un tratto, si dimenticò del tutto di Akane.

Si sedette sul letto, notando a malincuore che la ragazza aveva dei segni sulle mani. Si rattristò.

-Mi dispiace. Mi sento così inutile... Quello stupido tipo cinese mi impedisce di aiutarvi-.

Non riusciva a sostenere il suo sguardo.

Forse perchè ne era inconsciamente innamorato. Lei era a conoscenza di tutti i suoi segreti, segreti che Akane non conosceva, di cui non avrebbe mai sospettato.

Quello della sua doppia identità, per esempio. Quella forma di cui era prigioniero ogni volta che veniva bagnato con l'acqua fredda, un maialino nero tanto caro ad Akane.

La giovane Tendo le offriva quelle briciole di serenità di cui necessitava durante la sua vita in giro per il mondo, ma lui non aveva bisogno di una notte nel letto della ragazza con il caschetto, per di più fidanzata e ricambiata.

Aveva bisogno di qualcuno che lo amasse davvero, qualcuno disposto a condividere la sua vita con lui; qualcuno che desse veramente importanza a ciò che lo distingueva dagli altri ragazzi. Prima cosa fra tutte: essere un uomo solo per metà. E sapeva che Akane non poteva dargli quello che voleva. Quei momenti passati con lei erano così... ingiusti e sbagliati.

Quell'altra parte di se stesso non faceva altro che alimentare speranze che non erano mai esistite al di fuori di lui.

Che senso aveva bruciare quella che ormai era già cenere?

Strinse la mano dell'allevatrice, che nel frattempo si sporse quel tanto che bastava per abbracciarlo.

 

 

 

Dopo quell'orrido allenamento, Ling aveva concesso loro un'intera serata in libertà, se quella si poteva definire tale. Aveva indicato loro il retro del palazzo, che era munito di un cortile verdeggiante, con cespugli che formavano una sorta di cerchio visto dall'alto. Ad un'estremità partiva un piccolo ruscello che forniva acqua alle piante costantemente.

Poco più in là sorgeva un'altura circondata da alberi di ogni specie, leggermente spruzzati di colori. Akane intese che fossero fiori e frutti. Alle sue spalle, cancelli di ferro erano disposti a semicerchio, di cui l'altra parte era completato dal palazzo cedevole.

Ma il giardino era abbastanza grande da non far provare la sensazione di esserci rinchiusi dentro. E di questo, almeno se ne rallegrava.

La giovane alzò gli occhi al cielo, dove potè ammirare per la prima volta dopo tanto tempo l'azzurro pallido della volta celeste, screziato qua e là da soffici nuvole ombreggiate dal sole. Non vedeva l'ora che arrivassero le stelle per poterle osservare, sognando di toccarle.

Si sedette sull'erba, accarezzandola lievemente, inumidendosi le dita. Da quando non faceva quel semplice gesto? La risposta seppe darsela con fin troppa facilità: da prima di quel bruttissimo litigio che aveva ingaggiato con Ranma, a causa di un bento. Può un semplice oggetto come quello rovinare la vita delle persone?

-Purtroppo sì...- mormorò sconsolata.

Il tempo continuava a scorrere, mentre la giovane dai capelli corti si perdeva in ogni genere di ricordi.

Poi vide Ranma nella sua forma maschile che passeggiava, con una certa preoccupazione che gli dominava i lineamenti ormai marcati. Era da molto tempo che Akane lo vedeva in quelle condizioni. Solitamente il ragazzo con il codino era molto più allegro e spigliato, sempre pronto a ribattere, a volte con ironia, a volte con sarcasmo, ad ogni battuta che gli veniva rivolta.

Rendendosi conto che si stava avvicinando piano piano al piccolo corso d'acqua, decise di nascondersi dietro di lui, sperando inoltre che il suo istinto di artista marziale non fosse del tutto all'erta.

L'altro intanto si acquattò, sporgendosi con cautela, come se si volesse specchiarsi nello specchio trasparente, per non perdere l'equilibrio e cadere.

Una mossa del tutto inutile, perchè Akane finalmente gli arrivò dietro e prontamente gli diede un calcio leggero nel sedere che lo spedì in acqua, facendolo gridacchiare di sorpresa e rendendolo una ragazza.

La rossina che ne sbucò fuori, completamente zuppa, si voltò estremamente irritata. -Dovevo immaginare che fossi tu!-.

-Ora ti riconosco!!- rise la piccola Tendo. La vibrazione della sua voce, furba e dolce allo stesso tempo, lasciò la giovane con il codino a dir poco incantata, ritrovandosi a pensare che era da un sacco di tempo che non la sentiva ridere a quel modo, così lieve e ingenuo.

Le venne naturale accennare un sorriso, degenerato irrimediabilmente in un suono ilare ed armonico da entrambe le parti.

Quando le risate cessarono, Akane protese una mano per aiutare Ranma-chan ad uscire dall'acqua, quando lei inavvertitamente, la trascinò in acqua, sogghignando.

Rimasta sorpresa dal gesto inusuale della rossina, Akane si ritrovò dentro il torrente, con i vestiti ed i capelli completamente fradici.

Meno male che l'acqua era bassa!!

-Non sai nuotare neanche ora?!-. Ranma-chan si prese gioco di lei, agitando le braccia per scimmiottare la fidanzata mentre si dimenava per non affogare.

Sentendosi offesa e punta nell'orgoglio, la giovane Tendo le si avventò contro per afferrarla per la camicia imprecando, ma a causa dello spostamento improvviso della rossa cadde in avanti, provocando alcuni getti spontanei sparsi qua e là.

Prontamente, l'altra la tirò su per le spalle sorridendole. -Che goffa!- la pungolò.

-Perchè hai deciso di intrometterti?- esordì Akane, rattristandosi. Non voleva che Ranma si mettesse in gioco per il suo bene. Si, l'aveva fatto un sacco di volte, ma soltanto perchè era colpa sua se lei veniva rapita di continuo.

Però adesso, non era più un ostaggio, una merce di scambio. Era una vittima, senza contare che c'erano poche probabilità di rimanere ancora intera. Questo pensiero ridusse la ragazza sull'orlo delle lacrime. -Non devi...-.

-Non lo faccio di certo per te...- disse lui precedendola e voltandosi. -Ma per i miei allenamenti. Sto facendo progressi. Ho proprio voglia di battermi con quel Ling! Sembra essere un tipo davvero forte! Un ottimo avversario!!- esultò Ranma-chan.

Akane sorrise, conoscendo la timidezza del ragazzo ad esporsi. -Grazie lo stesso...-.

All'improvviso sbucarono Ukyo e Shan Pu, affermando di aver cercato Ranma da cima a fondo senza vederne la minima traccia. -Dove eli finito, amole? Non dilmi che sei stato con quella smolfiosa violenta?-.

Akane, stufa della solita scenetta da commedia, si alzò con noncuranza e uscì dal torrente seguita dalla versione maledetta di Ranma.

-Già! Dovresti rimanere con me, dato che sono la tua sola fidanzata!- ribattè la cuoca di okonomiyaki. Non lo aveva lasciato nemmeno rispondere che subito lei era partita alla carica con le sue accuse.

-Oh, insomma, smettetela!- le interruppe la ragazza con il codino. -Allora non vale nulla quello che penso io?!-.

-NO!- dissero le due contendenti all'unisono. Poi si guardarono con atteggiamento di sfida.

-Litolna al tuo listolante da quattlo soldi, spatolona! Lanma è solo mio!-.

-Cheeeeee? Come osi definire il mio locale misero! Si da il caso che Ranma viene sempre da me a mangiare! Mi ha anche detto che i tuoi ramen sono disgustosi! E poi fino a prova contraria, c’ero prima io di te! Ranma è mio e basta!-.

Esasperato da tutto quel trambusto, Ranma-chan raccolse tutto il fiato di cui era capace per urlare. -SMETTETELA! SIAMO IN GUAI SERI E VOI BISTICCIATE COME OCHE! VERGOGNATEVI!-.

Sarebbe superfluo descrivere le espressioni attonite delle tre ragazze, che dovettero arrendersi davanti all'evidenza, mentre Ranma-chan si avviava verso l'ingresso con le braccia allacciate dietro la nuca, evidentemente seccato.

 

-Cosa? Quella vecchia strega è qui?-.

-Sì, e non è sola... Con lei ci sono due ragazzi di cui uno con gli occhiali e due ninja.-

Furono queste le parole che Xiao Mei riferì al ragazzo cinese. Al castello avevano fatto irruzione persone che palesemente non erano gradite.

Xiao Mei non ne era tanto turbata, al contrario Ling ne era molto... infastidito. Quella mummia di Obaba non faceva altro che dettare legge dovunque andasse. Che arrivasse fino lì per continuare a dare i suoi ordini era il massimo per lui. Ma l'unica arma che poteva sfoderare era l'indifferenza, proseguendo a fare quello che più gli andava.

-Ti trovo bene, Ling. Sei perfino cresciuto!- disse Obaba avanzando a passo lento con Mousse, Kuno, Sasuke e Konatsu alle sue spalle.

-Obaba, vecchia canaglia!- la salutò Ling beccandosi un colpo dal bastone dell'amazzone. La luce che troneggiava nell'atrio creava delle lunghe ombre, tanto da sovrapporre quella di Obaba su quella del ragazzo.

Ma il discorso pressappoco diplomatico fu stravolto da Kuno che gridava a squarciagola e brandendo la sua spada: -Dove hai rinchiuso Akane Tendo e la ragazza con il codino? Parla, giovane uomo, o dovrà soccombere sotto il potere della mia fedelissima spada!-. Lo seguirono il ragazzo papero che reclamava la sua dolcissima Shan Pu e il kunoichi desideroso di vedere la sua amata padroncina Ukyo.

Chi mancava all'appello?

Il povero Sasuke, costretto a fare da cavalcatura e sorreggere il peso di un esaltato Tatewaki che strillava di continuo frasi poetiche come: -Akane Tendo! Ragazza con il codino! Il vostro bel cavaliere sta arrivando!-.

Il ninja invece non faceva altro che lamentarsi com'è giusto che sia. -Almeno stavolta potrebbe pagarmi?!-.

-Taci, plebeo!- disse l'altro, passandosi una mano sulla folta capigliatura. -I nobili d’animo non perdono certo il loro tempo pensando costantemente al denaro! Ah...-.

-Eh, ma perché lei ne ha, signor Tatewaki!-.

Non fece in tempo a replicare che ebbe una visione a dir poco celestiale: la rossina dei suoi sogni e la bellissima giovane acqua e sapone stavano proprio dirigendosi verso di lui. Appena si accorsero della sua presenza si accinsero a scappare, invano.

Durante quel periodo in cui Kuno fu messo al tappeto da un calcio di Ranma-chan, Konatsu faceva segno a Ukyo e Mousse abbracciò calorosamente qualcosa che sembrava Shan Pu.

In realtà, era il servitore di casa Kuno. Purtroppo.

 

 

 

 

 

 

Ho cercato di mantenere le caratteristiche che la Takahashi ha dato ai suoi antagonisti (almeno in Ranma 1/2), perchè i suoi cattivi non sono poi così tanto cattivi, mi spiego?! Riconoscono le loro colpe e alla fine è pace fatta.

Ma poi... ehm... vedremo!! Muahahahahahahahah!! XD

Scusate l'orrendo ritardo, senza contare che non sto più andando avanti con la ff 'Quando i sogni diventano realtà' e me ne scuso. In più, ho speso un po’ di tempo per ideare il mio nuovo avatar… Carino, non trovate? Dato che tratto entrambi i fandom... :P

Prometto che il prossimo capitolo arriverà presto! ^-^

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Capitolo 11
*** La seconda prova ***


 Non pensava che la sua padroncina fosse costretta a sfidare un drago e non poteva permettere che Ukyo andasse incontro alla morte praticamente certa. Doveva escogitare un sistema per evitare che la ragazza si scontrasse apertamente con una bestia di quelle proporzioni.
Il kunoichi Konatsu avrebbe fatto di tutto per lei.

Sarebbe morto per lei.

E Ukyo, che s'interessasse o meno di quei sentimenti poco importava.

Erano sinceri, e questo bastava. Non l'aveva lasciata un attimo da quando si ricongiunse a lei. Quando sparì senza lasciare traccia, aveva avvertito Obaba e la vecchia amazzone, intuendo ciò che si stava compiendo, l'aveva portato con sé insieme ad altri che, per dei motivi comuni, decisero di intraprendere questo viaggio in Cina.

Ritrovare le persone amate era quello dominante.

Di una cosa però era alquanto stupito: il fatto che, sebbene la gente che si erano portati dietro erano dei completi squinternati, anch’essi, a modo loro, avrebbero combattuto per riavere indietro le ragazze.

Come quel maestro di kendo accompagnato dal suo servitore ninja piuttosto... trascurato dal suo stesso padrone. Come diavolo faceva a campare ancora, con una belva umana nei paraggi? Più o meno come aveva fatto lui con le sue ehm... sorelle, si rispose.

Accanto a lui c'era Mousse che, ripresosi dal colpo di Shan Pu offesa per averla scambiata per un nano ninja, si mise a braccia conserte ad ascoltare attentamente Obaba che parlava con quel ragazzo cinese tanto strano.

-Hai fatto tutto da solo, a quanto vedo. Sei cresciuto e sei diventato molto più tenace di quel che credevo!- asserì l'anziana amazzone a Ling. Ai tempi della sua infanzia il giovane dava segni di essere condannato a crescere in modo malaticcio, ma ora che era quasi adulto lo vedeva in splendida forma.

-Vi conoscete?- chiese Shan Pu che, incredula, li aveva interrotti.

-Sì- rispose l'altra. -Da quando era ancora in fasce. Fu salvato da un gruppo di amazzoni che andarono contro le regole del nostro villaggio, guadagnandosi purtroppo l'esilio per non essere uccise dalle altre donne. Arrivarono qui, dove il piccolo ebbe protezione in cambio della sua permanenza in questo castello. Io lo rividi qualche anno dopo, molto prima di trasferirmi in Giappone. Gli avevo perfino dato la mia benedizione, sebbene lui mi vedesse come una delle sue tante nemiche.-
 
-Anche tu volevi togliermi di mezzo; te ne sei scordata, vecchia?- appurò Ling con un certo nervosismo nel tono di voce.
 
-Già. Ti ero venuta a cercare apposta per quello. Ma una volta chiarito il compito che ti era stato affidato, ti lasciai perdere...- constatò l'amazzone.
 
Ling fece un gesto secco per troncare lì la conversazione poco piacevole, per poi dirigersi verso Xiao Mei, domandandole se fosse tutto pronto per la seconda prova.
 
-Entro qualche ora sarà tutto in ordine- sentenziò lei, con gli occhi fissi sui suoi come se volesse sfidarlo a suon di sguardi carichi di astio. Dentro di lei ne covava così tanto che se si fosse trattato di qualcosa di materiale sarebbe scoppiata da un momento all'altro. E Ling di questo ne era a conoscenza. Dopotutto, era stato lui a tirarla fuori e sempre lui a renderla una serva.
 
Ma Xiao Mei aveva altre motivazioni di essere in costante conflitto con il giovane uomo cinese. La più importante di tutte era suo fratello maggiore.
 
Quel dannato Ling lo teneva in ostaggio nella tana del drago rosso e sarebbe riuscita a liberarlo solo se le cinque ragazze avessero battuto Yang.
 
-Voglio proprio vedere come se la cavano, mia nipote e le altre...- esclamò ancora una volta Obaba, reggendosi sul suo antico bastone.
 
-Ne avrai occasione domani all'alba.-.
 
***
 
In casa Saotome regnava il silenzio più nero.
 
Kasumi e Nabiki, oramai trasferitesi da Nodoka, si davano da fare per la dolce signora. Ma tutte tre erano in pena per Ranma e Akane. Non tanto per l'incolumità dei due giovani, anche perchè la madre di Ranma nutriva per lui una fiducia cieca, ma per la loro sorte una volta tornati a casa, decisa dai due capifamiglia.
 
Inoltre, la cuoca di nome Ukyo era sparita, così come Shan Pu. Così molti si sono dedicati alla loro ricerca, guidati dalla proprietaria del Nekohanten. Anche un loro compagno di scuola.
 
Sicuramente, la notizia si era diffusa per tutta Nerima. E sarebbe stata soltanto questione di ore e i due fidanzati lo avrebbero saputo.
 
La donna si fermò, portandosi un lembo del kimono al viso per imporsi di non piangere. Se solo avesse avuto in mano lei le redini delle loro menti, ci sarebbe stata molta più serenità. Ma una cosa era certa: non avrebbe permesso che Ranma si mettesse il cuore in pace!
 
***
 
Quella ferita alla spalla era insopportabile. Durante la prima prova non sentiva nulla, probabilmente grazie alla sua concentrazione che in quel momento si era notevolmente sviluppata. Ma ora davvero non reggeva quel bruciore all'altezza dell'omero. Ranma avanzava tranquillamente ma aveva difficoltà a farlo. Fortuna che sapeva mascherare le sue smorfie causate dalle fitte.
 
Le ragazze, Ryoga e Kuno lo guardavano senza muovere un muscolo, tutti con pensieri diversi che affollavano le loro teste. Però, colei che aveva i sentimenti più contrastanti di tutti era Ukyo Kuonji.
 
La decisione del signor Tendo l'aveva scombussolata parecchio. Forse avrebbe fatto meglio a riferirlo ai due diretti interessati, ma non sapeva cosa ne sarebbe scaturito. Se un allontanamento repentino, e questo le faceva guadagnare punti nei confronti del ragazzo con il codino, oppure un legame molto più forte di quanto già non fosse.
 
Ling battè due volte le mani per ricevere la dovuta attenzione. Doveva informare riguardo alla prova successiva. Notò lo smarrimento della cuoca di Okonomiyaki e di Akane perciò le riprese, al contrario Akari, Ranma e Shan pu, insieme al resto della compagnia, erano sull'attenti già da molti minuti.
 
-Ragazza con la spatola!- disse riferendosi ad Ukyo.
 
-Maschiaccio?!- insinuò ad Akane, che rimase interdetta.

Perchè diavolo l'aveva chiamata con l'appellativo che le dava Ranma?
 
Si arrabbiò quasi da diventare rossa. L'opposto della cinesina con i capelli lavanda, che se la rideva sotto i baffi. Kuno come al solito non capiva e Ryoga cominciò invece a ringhiare.
 
Ma l'imbufalito per eccellenza era il suo fidanzato.
 
Prima con piccola, ora con maschiaccio... MA COME SI PERMETTEVA DI TRATTARLA COME SE LA CONOSCESSE DA SEMPRE?!
 
-Ehi! Solo io posso chiamare Akane maschiaccio!- s'incollerì sul punto di caricare un pugno verso il ghigno malizioso dell'altro.
 
-Sì, sì. Va bene. Vuoi sapere cosa vi attende o preferisci l'effetto sorpresa?!- chiese ling continuando a pungerlo.
 
Ranma sbuffò con le narici, segno che la sua furia non era ancora svanita del tutto e, il cinese si sentì autorizzato a spiegare la prova seguente.
 
-La prova delle zanne e degli artigli.-.
 
-Che roba è?- fece Mousse spaesato. Aveva già sentito che la sua ragazza aveva già affrontato una brutta esperienza e aveva il timore che ciò che doveva ancora passare fosse peggiore.
 
-La stessa della prima. La differenza è che invece di lingue di fuoco dovete lanciarvi verso delle lame d'acciaio.- sostenne rivolto alle giovani e a Ranma. Poi si avvicinò ad Akane. -Hai il pugnale sempre con te?-.
 
Sì, lo aveva perennemente alla cintura. Altrimenti, non sarebbe stata in grado di vedere il mondo circostante. Si portò la mano verso l'arma completamente nera e Ling assunse una faccia come rasserenata.
 
-Nell'ultima prova vi sarà molto utile...-.
 
***
 
Nel giro di pochi istanti, Akane e le altre furono circondate da una serie interminabile di lame pronte ad essere scagliate contro di loro. Le ragazze erano vestite soltanto da fasce di un ruvido tessuto color ebano: uno copriva loro il seno; l'altro cingeva loro i fianchi, a guisa di gonna.
 
Con molta difficoltà, Akane cercava di schivare quei freddi pezzi di metallo che tentavano di trapassarle l'esile corpo.
 
Ukyo si aiutava con la sua inseparabile spatola, Akari stavolta sembrava non farcela, cosa che fece impensierire Ryoga, e Shan Pu saltava qua e là agilmente proprio come una gatta.
 
Le lame arrivavano dappertutto, senza tralasciare il minimo filo di spazio in quella camera angusta, la stessa della prova precedente. Accanto alla vita, vicino alla testa, un'altra cercò di reciderle la gamba: sembrava davvero che non ci fosse via di scampo in mezzo a quella confusione.
 
Ranma-chan, mentre anche lei era impegnata a evitare le armi, seguiva con orrore crescente quella scena così insopportabile, soprattutto per i suoi occhi, lasciando fluire i pensieri per trovare una maniera per farla uscire di lì senza ferirla ulteriormente.
 
Ling intanto dava per scontato che quel ragazzo con la treccia avrebbe disobbedito per salvare Akane Tendo. Aveva avuto una prova fin troppo palese la prima volta che li vide insieme, molto preoccupati l'uno dell'altra e poco propensi a pensare a loro stessi. Lo stesso si potè dire di Xiao Mei che osservava con Obaba alla sua sinistra.
 
 A metà tragitto, Ling lo vide cambiare direzione in quella tempesta di acciaio al fine di soccorrerla, seguito dagli altri che facevano altrettanto. Con un balzo afferrò la ragazza e dopo aver evitato altri pugnali, ne uscì praticamente indenne.
 
Il pericolosissimo percorso fu finalmente ultimato senza interruzioni. Akane si lasciò cadere in ginocchio, esausta come anche Ukyo e Shan Pu, e Ranma-chan si rese conto di averla scampata per puro miracolo. La vide stringersi nelle sue stesse braccia e d'impulso la avvolse in un abbraccio. Akane stava tremando impercettibilmente.
 
-Tutto bene?- le chiese, e lei rispose con un cenno affermativo. Rincuorato, il giovane le poggiò le mani sulla schiena nuda, accarezzandola. Forse era una sua impressione, ma Ranma poteva constatare che la sua Akane era molto più gracile di quello che appariva. La lasciò andare solo per porgerle la sua camicia e prenderla in braccio.
 
Le altre due ragazze accorsero verso di lui, mentre Ryoga si precipitò dall'allevatrice di maiali e Mousse avendo perso gli occhiali si fiondò verso Tatewaki che si dimenava nel tentativo di accorrere dai suoi due angeli. Konatsu corse verso la sua padrona e Sasuke fissava nel vuoto, rendendosi conto che anche lui avrebbe avuto difficoltà nell'eseguire certe acrobazie.
 
-Lanma, come va? Sei felito?- cinguettava la ragazzina cinese aggrappata alla schiena della rossina così come la cuoca che ugualmente alla ragazza/gatto lo chiamava per farsi calmare.
 
-No, sto bene. Solo un graffio- che in realtà era uno squarcio lungo una dozzina di centimetri, ma fortunatamente superficiale. Si era dedicata completamente alla giovane con il caschetto, che in quel momento si era accucciata contro il suo petto bisbigliandogli i suoi ringraziamenti.
 
Senza attendere oltre si alzò, e con quel gesto così deciso aveva allontanato le altre due senza avere ulteriori seccature svenevoli, avviandosi verso la parte opposta al ragazzo cinese, al quale rivolse la parola con un tono talmente risoluto che perfino lui stesso se ne meravigliò. -Io non mi tiro indietro.- disse prima di accedere alle altre stanze, sotto il sarcastico sorriso di Ling.
 
Come le faceva male vederlo allontanarsi con la sua rivale, e ancora di più nel constatare che la stringeva così calorosamente...
 
Come avrebbe voluto Ukyo essere al suo posto! Ma a quanto pare Ranma aveva le idee chiare.
 
Una cosa l'aveva dedotta dal sonoro crack che subì all'altezza del petto: se Ranma voleva spezzarle il cuore, ci era più che riuscito.
 
***
 
-Ti fanno male?-.
 
Akane fece no con la testa. In quei momenti Ranma gli sembrava così dolce che preferiva non parlare pur di preservare quella tenerezza che permeava l'aria, nemmeno per rispondergli soltanto con un sì o con un no. Sapeva che anche solo una parola poteva rovinare quell'atmosfera così calma e desiderata.
 
L'aveva portata in quella che era diventata la sua stanza, non badando quello che considerava il suo aspetto più vergognoso, curandole le ferite nuove personalmente, mentre pensava agli istanti di poco prima.
 
Gli era venuto un dejà vu.
 
Erano nella stessa posizione della loro ultima avventura: dopo lo scontro contro Safulan, quando la teneva abbracciata a sé, pensando fosse morta.
 
La ricordava bene quella battaglia. Non pensava più a nulla.
 
Nemmeno alla Nannichuan.
 
Tutto quello che gli frullava in mente fino a quel momento era scomparso.
 
Il suo unico scopo era quello di salvare Akane e nient'altro.
 
Nient'altro.
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti! Ebbene sì, vi romperò ancora per molto! XD
Sono contenta che la storia sta acquisendo nuovi recensori che ringrazio insieme ai miei affezionati! :D

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Capitolo 12
*** La prova della memoria ***


 

 

 

-Che?!-.

Avevano reagito più o meno tutti alla stessa maniera, chi incavolandosi come belve, chi rimanendo soltanto a bocca spalancata per l'assurdità dell'ultima prova.

La prova della memoria.

-Ma che accidenti è?!?!- aveva sbraitato Ukyo, in preda al panico. Dal nome sembrava meno pericolosa, ma dopo aver sostenuto quelle prove non se la sentiva proprio di abbassare la guardia.

-Niente che ti riguardi- rispose il cinese. -Solo la proprietaria del pugnale dovrà affrontare la memoria, voi dovete soltanto spianarle la strada.-.

Akane deglutì a fatica, quando Ling si accinse ad illustrarle le modalità dell'ultima prova. Si avvicinò a lei, analizzandole anche la più minuscola traccia di timore nel suo volto, poi, sorridendo questa volta in modo comprensivo, le intimò di prendere il pugnale.

La giovane Tendo obbedì e Ling la condusse in un'altra sala e gli altri la seguirono a ruota.

Il loro procedere sembrava rallentato dalle cicatrici sparse qua e là.

Erano tutti feriti.

Quelle prove furono dei veri e propri tormenti per i loro giovani corpi. Però facevano di tutto pur di sopportarle con lo spirito giusto. Dopo minuti passati a rischiare solo per degli allenamenti, tutte, Ranma compreso, avevano una nuova ferita da aggiungere a quella che ormai era diventata una macabra collezione.

Però Ling li aveva avvisati.

Non era affatto facile, questo aveva detto prima di cominciare. Ma Ranma non voleva far passare tutto quel dolore ad Akane da sola, se tutte quelle ributtanti prove sarebbero servite a salvarle la vita.

Che importava delle cicatrici?!

Lui se le sarebbe addossate a migliaia. Aveva avuto parecchie occasioni di osservare le braccia ed il volto di Akane che si facevano sempre più livide, senza contare alcune fasciature che che le impedivano di sanguinare. Molte furono lasciate scoperte da Xiao Mei, perchè in via di guarigione.

Ogni volta aveva un tuffo al cuore vedendole, maledicendo la donna demone con tutto se stesso per averle lasciate in bella vista.

Fremiti di rabbia. Verso quella donna e quel maniaco di Ling. Ecco quello che sentiva Ranma.

Anche se al di là di quegli occhi rossi avvertiva molta più compassione di quanto non ne poteva percepire.

Era tutto così... insensato.

Akane... Una ragazza così esile alle prese con un drago.

Ricordava persino i punti esatti in cui veniva colpita. Dalle smorfie si capiva benissimo che soffriva per il dolore. Ma qualche secondo dopo i suoi occhi si riaccendevano di determinazione e faceva finta di niente.

Una volta il ragazzo con il codino riuscì a vederla chiaramente, quella fiamma.

E non potè non essere orgoglioso di lei.

Quella era una camera che non avevano mai visto prima, nemeno nei loro incubi peggiori. C'erano teschi dappertutto, tranne che per il pavimento, dove i teschi erano solo composti a mo' di mosaico le cui tessere probabilmente, pensò Akane, erano fatte della stessa sostanza delle ossa vere e proprie.

Ling la portò al centro, suggerendo al resto dei ragazzi di stare lontani e di non disturbare in nessun modo possibile, altrimenti la ragazza avrebbe avuto problemi molto più gravi.

-Prendi il pugnale fra le mani-.

Lei fece come le fu detto e in un istante la sua testa si svuotò del tutto.

Vuoto.

Completo.

Non riusciva nemmeno a chiedersi cosa fosse successo.

E anche i suoi ricordi.

Andati, completamente andati.

Come se non avesse mai vissuto.

Dopo qualche secondo, qualcosa cercò di riempirle la mente, scoprendo che si trattava proprio della voce di Ling.

-Akane Tendo?-.

Scrutò l'ambiente circostante e non vide altro che Ling ad occhi socchiusi, concentrato, e gli altri guidati da Obaba e da Xiao Mei.

-Chiudi gli occhi...-

le suggerì il giovane cinese.

Abbassarono le palpebre contemporaneamente e, successivamente ad altri istanti di buio, delle luci si fecero strada in quelle tenebre.

Per prima cosa vide la ragione per cui Ling, nonostante fosse cinese, sapesse parlare giapponese magnificamente. Era solo il frutto di lunghe ed estenuanti lezioni di una bella insegnante.

Di cui lui era innamorato.

Akane non poteva crederci. Ling, il giovane privo di qualsiasi significato attribuente alla parola sensibilità, era innamorato di qualcuno.

E probabilmente lo era ancora. Egli soffriva. Ed era per questo motivo che si atteggiava nella parte di uomo menefreghista e approfittatore.

Nell'istante in cui la giovane Tendo conosceva tutti questi dettagli, l'altro sembrava non rendersene conto.

Però, di una cosa non potè fare a meno Akane: della presa che Ling aveva saldamente sulla sua testa, come se ci fosse un peso sopra la sua testa.

Sicuramente doveva provarla anche lui, perchè il suo respiro cominciò a mozzarsi, e dopo un'ulteriore di quella che poteva esser definita come un'artigliata, cessò il contatto con Akane, mettendosi un ginocchio e reggendosi con un braccio su uno di essi.

-Stai bene?- le chiese lei, mentre gli altri cercavano di capire cosa fosse successo. Avevano soltanto visto la faccia di Akane accigliarsi quasi si trattenesse dal gridare.

Senza rispondere alla domanda posta, il ragazzo cinese l'avvisò.

-La pressione di Yang sarà molto più forte... Tieniti pronta...- concluse con il fiato corto.

***

-Ma che avete fatto? Non ci abbiamo capito un accidente di niente!- esclamò Ryoga, cercando di far uscire dalla bocca di Akane un qualsivoglia suono, purchè gli spiegasse cosa era successo. Anche gli altri volevano sapere.

-Questa è una prova di forza d'animo. Non so spiegarvelo...- ribattè la ragazza confusa.

Shan Pu cercò di intervenire come se sapesse cosa andasse incontro la sua rivale. Ma in realtà era tutto il contrario. -Deve avel plovato piacele...-.

-No! Anzi...- l'interruppe Xiao Mei. -Quella è probabilmente la prova più cruda. Soprattutto per chi come lei dovrà affrontare i ricordi di un drago, ricordi costruiti per secoli... Io so com'è. Ti dilania il cervello se non si è preparati a una pressione maggiore.-. Al che tutti trasalirono. Non che non era facile, quindi.

Tutti la guardarono, spostando poi gli occhi verso Akane, che aveva ancora fra le mani il pugnale, ormai diventato di una sfumatura rossastra.

La donna demone si accorse che i ragazzi erano andati a finire in un punto cieco e si affrettò a spiegare. -Il giorno di Yang è vicino. E più si avvicina quel mattino, più i poteri del pugnale dovrebbero aumentare. Se diventa completamente rosso significa che siete davanti a lui, nell'ora esatta. Se non andrete voi, sarà lui a venire qui.-.

-Quando sarà quel giorno?-.

-Dopodomani. La tana del drago si trova a qualche kilometro da qui, per tenerlo lontano dai villaggi circostanti. Partiremo domani sera...-.

Tutti lasciarono la sala, tranne Akane ed Akari, rimaste con la donna dagli occhi di fuoco, che cominciò a far scorrere qualche lacrima stando attenta a non essere osservata. Ma le due ragazza se ne accorsero e le chiesero cosa c'era che non andava per lei.

-Quel maledetto di Ling... Ha imprigionato mio fratello nelle cavità di quella grotta, per costringermi a rimanere in Cina.-.

-Se riusciremo ad affrontarlo e ne usciremo vivi... disse coraggiosamente la giovane Tendo -Cercheremo di liberarlo, Xiao Mei...-

 

 

 

 

 

 

Ho deciso di fermarmi qui, dato che probabilmente aggiornerò presto. ;)

Non credo dopodomani però! XD

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Capitolo 13
*** Yang ***


 

C'era una particolarità nella natura selvaggia di quei luoghi: le nuvole minacciavano sempre un diluvio che poi non si verificava o si presentava molto più innocuo di quel che sembrava. Ad Akane non piacque molto inizialmente, ma durante quei pochi giorni riuscì perfino ad amarla.

Avevano cominciato il viaggio, nel quale avevano consigliato di portare tutto ciò che era proprio perché non sapevano come sarebbe finita.

In testa a quella che sembrava una vera e propria fila c'erano Xiao Mei e Ling, l'una che guardava in cagnesco il giovane al suo fianco e l'altro con aria spavalda. Subito dietro di loro c'erano Ranma-chan, Akane, Shan Pu, Mousse, Konatsu e Ukyo, in seguito Ryoga e Akari, e per chiudere Obaba, Sasuke e Tatewaki. Su di loro aleggiava un inquietante silenzio come se fossero tutti propensi a mettere in atto un tacito accordo.

Gli uomini del gruppo, Ling escluso, erano davvero in ansia per ciò che avrebbero dovuto fare una volta arrivati nella caverna del drago rosso.

Al tramonto il cinese disse loro che si sarebbero fermati. Erano già nelle vicinanze ma una buona riposata non poteva proprio mancare.

Ling sembrò perdere tutta la sua caparbietà, perchè si avvicinò a ciascuno mormorando di prendere congedo. -Dovrete dare il tempo a Yang di duellare con ciascuna di voi.-.

-Perchè non lo attacchiamo tutti insieme? Così avremo la vittoria in pugno e...-. Ma il cinese interruppe Ranma fulminandolo con lo sguardo.

-Un vostro attacco combinato potrebbe esservi fatale.-

-Perchè?-.

-Yang, non avendo altra scelta, potrebbe sputare fuoco ininterrottamente per tutta la caverna. Senza contare che solitamente combatte con le fiamme essendo un drago. E poi, sapete dirmi come potreste uscire vivi da una situazione simile?!- puntualizzò il ragazzo dai capelli scuri con una nota ironica appuntata sull'ultima frase.

Per quanto potesse essere un artista marziale provetto, il ragazzo con il codino non era in grado di sapere le tecniche di combattimento tipiche di un lucertolone rosso che vantava secoli di vita. E dovette, seppur a malincuore, tener fede ai preziosi consigli del suo interlocutore che, non aggiungendo oltre, si rintanò in solitudine sotto lo sguardo compassionevole di Akane e di Ukyo. L'una perchè ora sapeva ciò che lo turbava, l'altra per la semplice ragione che lo vedeva triste e talvolta anche più spaesato di loro.

Chissà a cosa pensa quando non è occupato a fare lo sbruffone

, si chiedeva la cuoca di okonomiyaki, mentre se ne stava seduta ai piedi di uno degli innumerevoli arbusti che delimitavano, circondavano e riempivano la foresta.

Finchè decise di parlargli. Non sapeva nulla della forza che la spingeva ad avvicinarsi a colui che l'aveva strappata dal suo caro locale. -Perchè sei qui?- chiese innocentemente avanzando verso di lui e allacciandosi le mani dietro la schiena, come se quel gesto avesse il potere di minimizzare la sua domanda.

-Non sono affari che ti riguardano...- disse, atono.

-Ah, ma che antipatico...- ribattè lei con aria divertita e noncurante, sedendosi vicino a lui.

Ling non protestò davanti all'esuberanza e ai modi spavaldi della ragazza, semmai ne era quasi confortato, segretamente.

Nel frattempo tutti erano più o meno appisolati tranne Akane che non faceva altro che pensare al fatidico momento dell'incontro con Yang.

Che sarebbe successo se lei non ne usciva viva?

Che avrebbero fatto suo padre e le sue sorelle?

Prese a tremare senza accorgersene. Si era sempre sentita sicura di sé e ora stava cadendo nel baratro della paura, tanto che le lacrime rotolavano sulle sue guance rosee copiosamente. Si strinse nelle sue gambe cercando di incoraggiare se stessa.

Tutto questo non poté sfuggire all'occhio indagatore di Ranma. Il ragazzo tentò di scoprire il viso di Akane quasi prepotentemente. -Che hai, Akane?- disse con un tono che la fece calmare per un secondo. Alzò gli occhi colmi di lacrime, fissando le sue iridi blu in modo tale da trasmettergli tutta la sua angoscia così da poter trarne consolazione.

-Ho paura, Ranma...-.

-Non ti succederà niente, te lo prometto. Io sono qui a proteggerti...-.

-Ho paura per me, sì, e mi sento un verme sapendo che provo un timore maggiore per me stessa...- e prese a piangere più forte.

-No! Sei la persona più altruista che io conosca, è impossibile! E poi, tu non hai mai paura!-.

-E invece ti dico di sì- continuò lei singhiozzando.

Non riuscì più a replicare. Non l'aveva mai vista in quelle condizioni.

E se davvero stessero per morire?

Ranma scosse la testa, rifiutandosi di soccombere a ciò. Era un essere umano, questo era vero, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa per i suoi amici. E per Akane.

Voleva tirarle su il morale ma quel poco che disse successivamente era davvero troppo.

-Ci riuscirai! In fondo, sei o non sei un gorilla?-.

Sciaff!!

Uno schiaffo. Ora Akane era livida di rabbia.

Come si poteva prendere la libertà di prenderla in giro anche in una situazione così sconvolgente?!

-Sono proprio una scema! E tu con me! Io mi sto confidando e tu mi offendi!- disse poi lei incollerita.

-Riprenditi! Ti ho già detto che non hai motivo di aver paura, tutto qui!-.

Ling ed Ukyo erano ormai immersi in una conversazione di piacere. Proseguendo però, Ling le aveva chiesto dei dettagli su Ranma e Akane. Aveva notato che quei due litigavano spesso, ed anche pesantemente, ma per un motivo o per l'altro erano sempre insieme.

-Beh, loro sono così. Non c'è una maniera per definirli. Sono fatti per stare insieme, anche se questo comporterà la perdita del mio amato...-.

-Vedo che ora si sono tranquillizzati...-.

Ukyo sorrise, facendo no con il capo. -Aspetta, sta a vedere...- l'avvisò, mentre il dialogo fra i due stava degenerando sempre di più.

-Tre, due, uno...-.

Improvvisamente si sentì rimbombare nell'aria una parola.

 

-BAKA!!-.

 

La cuoca rise, mentre Ling rimase senza parole.

 

-Ecco, che ti avevo detto?!-.

 

***

 

Erano alle porte della caverna, fatta prevalentemente di roccia come avevano previsto. Le pareti erano completamente nere e il giovane con la treccia si ricordò del sogno che aveva fatto quelche tempo prima, ma non ci fece caso.

 

Era intento piuttosto a trasformarsi in una ragazza per potersi presentare con le altre al cospetto di Yang.

Kuno era a dir poco terrorizzato, intestardendosi comunque di rimanere lì a rischiare la vita per le sue due ragazze, il kunoichi e il ninja si prepararono a qualsiasi cosa, mentre Ryoga era davvero in pena per tutti e Mousse, accanto ad Obaba, era pronto a scattare.

Improvvisamente, per effetto di qualcosa che somigliava molto a un incantesimo, le labbra di Akane si mossero da sole, dando vita ad un canto cinese di cui ignorava l'origine.

 

Ling afferrò il pugnale dalle dita di lei, rilucente di un rosso splendente, per poterlo accostare alla roccia.

E gli altri invece erano troppo presi dalla melodia per riuscire a capire cosa stesse succedendo.

Non avevano mai sentito Akane cantare in cinese.

Sembrava che lo sapesse alla perfezione.

 

Ranma-chan, dal canto suo, non si era mai aspettato che qualcuno facesse breccia nel suo cuore, era stato difficile anche per lei ammetterlo. Ma quella voce che non aveva quasi mai sentito ora l' aveva letteralmente rapita.

La voce più eterea che avesse mai avuto la fortuna di udire.

Il cinese la incitò ad andare avanti, avendo le altre quattro ragazze come seguito.

Poi, un rumore sordo.

E all'improvviso, apparvero due occhi fiammeggianti in direzione di quello che doveva essere il soffitto della tana.

Piano piano l'essere uscì dall'ombra, e, muovendosi un po' impacciato, il drago fece la sua comparsa.

Era rosso, come il fuoco.

E inoltre, era gigantesco. Due zampe posteriori e due zampe anteriori dalla muscolatura possente e invincibile, le cui dita erano provviste di artigli acuminati come falci, il muso allungato, sul quale facevano capolino due narici fumanti. Gli occhi di un bel taglio animalesco e arrogante. Man mano che si mostrava, le sue ali si mossero sventolandosi. E i suoi ruggiti, inizialmente sommessi, alzavano di volume alla vista di ogni ragazza, come se le stesse contando una per una. Parve infastidito dagli altri rimasti indietro che osservavano allibiti la scena dinanzi a loro, come le giovani pronte ad affrontarlo.

La voce di Akane continuava a cantare sempre più forte finchè, con un acuto verso della creatura, cessò quella canzone. Quei denti, lunghi almeno trenta centimetri, terrorizzarono tutti.

Si coprirono le orecchie, strizzando gli occhi.

Ma era ora di combattere.

Shan Pu fu la prima a destarsi da quello stato suggerendo alle altre di separarsi, cosa che fecero senza espedienti.

La caverna era dotata di alcune sporgenze che distavano anche metri da terra, così le giovani poterono utilizzare quegli appigli per evitare le sferzate del drago.

Akane ed Ukyo si diressero verso sinistra, mentre Akari e Shan Pu dalla parte opposta. Ranma-chan invece volle caricare verso di lui frontalmente. Avrebbe dovuto tener ferma la testa del mostro e possibilmente ucciderlo, così, aveva detto Ling, tutto si sarebbe concluso.

Si aggrappò al naso, tentando di scavalcarlo, ma Yang scuoteva il capo molto energicamente e riuscì a togliersi la ragazzina rossa di mezzo, facendola quasi sbattere a terra.

Ukyo afferrò un'ala; nel frattempo Akane cercò di spezzargliela, ma senza risultati soddisfacenti. Si lasciarono cadere per terra, per poi arrampicarsi sulle pietre per assalirlo dall'alto. L'allevatrice di suini si era avvinghiata ad una zampa anteriore in modo tale da tenerla immobilizzata e Shan Pu era impegnata a schivare la sua coda.

-Non ci riusciremo mai!- esclamò Ukyo disperata. Digrignò i denti, non mollando l'ennesima presa che le riuscì, tenendolo stretto.

-Dobbiamo!- ruggì Akane, quando scoprì un oggetto lucente dentro una piccola nicchia scavata nella roccia. Aguzzando la vista si rese conto che era una gabbia, ed all'interno c'era qualcuno!

Esasperata, la piccola Tendo ad un certo punto prese il pugnale e Yang cominciò a tacere non appena lo vide.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Naturalmente non è finita! Sarebbe stato troppo lungo se avessi continuato, e poi non vorrei che dopo tutto questo 'ambaradan' XD concludessi la scena del drago con un solo capitolo.

E poi ci saranno tante altre cose... muahahahahahaha!! :P

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Capitolo 14
*** Memorie di un'anima ***


 

 

 

Akane non capiva perché Yang si era calmato improvvisamente sebbene avesse un mucchietto di ragazzine alle calcagna. Poi, seguendo il suo sguardo, arrivò al pugnale, che ora era del suo stesso colore.

E bruciava, dentro le sue mani.

Ma, non sapendone comunque il motivo, non aveva l'urgenza di interrompere il contatto come solitamente si fa se ci si scotta.

Alzò lo sguardo verso Yang fieramente, e questo provocò un ennesimo ringhio del drago e una successiva occhiata intorno a lui. Scrollandosi nuovamente come un cucciolo bagnato, la creatura riuscì a liberarsi da Akari e Shan Pu definitivamente.

La cuoca di okonomiyaki invece, dopo un momento di esitazione, venne sbattuta contro la parete rocciosa. L'unica che sembrava fosse almeno minimamente all'altezza di Yang era Ranma-chan, che non voleva proprio saperne di mollare il muso del drago, anzi. Con nuovo slancio, si issò verso il centro degli occhioni rossi.

Ma la sua salita non durò a lungo perchè, con uno strattone, anche lei finì a terra. La creatura lanciò uno sguardo ad Akane e poi si avventò sulla ragazzina rossa.

Dalle sue narici fuoriuscì un getto di vapore che investì in pieno Ranma, facendogli recuperare le sue fattezze naturali, sotto lo sguardo attonito di tutti. E l'espressione di Yang diventò ancora più aggressivo, come se sapesse che lo stavano prendendo per i fondelli. Tanto che tutti lo intuirono.

Prese fiato ripetutamente per prepararsi ad un ruggito assordante che indirizzò proprio verso il giovane con il codino che lo squadrava a sua volta in modo duro e deciso.

-RANMA!-.

La ragazza con il caschetto aveva una gran paura. Non che non ne avesse avuta durante quei giorni alle prese con gli allenamenti, ma ora era decisamente peggio. Akane non fece in tempo a preoccuparsi di se stessa che si ritrovò con gli occhi di Yang puntati contro.

Ebbe un sussulto. Quello sguardo era identico a quel pugnale, doveva essere questa la ragione per cui prima aveva taciuto. Si avventò su di lei, sotto le grida degli altri di scostarsi da quel punto; ma lei non ne aveva la minima intenzione. E non ne sapeva il perchè, dannazione!

Aveva pieno controllo del suo corpo; come mai non si muoveva da lì?

Perchè?

Improvvisamente, il drago si fermò a pochi centimetri dal suo viso, ed Akane notò che parte del pugnale era fuso con i suoi occhi. Yang sembrò patire dolore, ma dall'atteggiamento complessivo nessuno l'avrebbe compreso.

Un verso, cavernoso come quello di un demone.

Contorto, come un intreccio di rami nodosi di un albero.

Qualcosa le attanagliò la mente. Un po' come fece Ling durante la prova.

Però, era molto, molto più tenace. Si sentiva quasi schiacciare fisicamente da quello che appariva come un enorme macigno. Sudò freddo, mentre tutti gli altri cercavano di soccorrerla, sottraendola a quella ferocia che la stava consumando.

Il suo respiro si fece pesante, le sue mani strette intorno alla testa, nel vano tentativo di 'sollevare' quel peso. Si premette ancora di più le dita fra i capelli, sempre più insistentemente, finchè non si sentì quasi le unghie conficcatesi nella pelle.

E la sua mente, divenne più chiara. Limpida.

Quella lucidità permise ad un flusso incessante di immagini e considerazioni di sfociare nella mente svuotata di Akane, legata con una corda robusta ed invisibile a quella di Yang. Come una cascata, lenta al punto giusto ma al tempo stesso imponente, la serie di immagini cominciò a prendere vita.

Per la ragazza sembrò quasi che Yang fosse in procinto di sfogliare insieme a lei un album di fotografie di cui Akane ne ignorava l'esistenza; ed appena partirono,

sentì una sensazione strana e poi un dolore acuto, come se qualcuno le stesse infilando una pala d'acciaio nella testa. E successivamente le si pararono davanti agli occhi.

La prima cosa che vide fu la scuola.

Il caro, vecchio istituto Furinkan. I suoi compagni di classe che giocavano a pallone durante la pausa, le sue migliori amiche, i professori in compagnia di quella piccola inviperita della professoressa Hinako, quello schizzato del preside con quell'assurda ananas in testa.

La sua famiglia.

La dolce Kasumi, che si premurava sempre di far trovare a tutti la biancheria pulita e la cena pronta; la maliziosa Nabiki a caccia di nuovi guadagni e suo padre Soun, il quale non risparmiava nemmeno una lacrima per coloro che gli stavano a cuore.

La sua mamma.

Riccioli appena accennati le incorniciavano il viso delicato come petali di sakura, portandosi dietro una scia di nostalgia.

Nessuno l'avrebbe più rivista mai.

Ma sapeva di poter contare su altre figure che si sono mostrate altrettanto materne: prima fra tutte Kasumi e...

La signora Saotome.

Non era certa se fosse giusto considerarla come una donna che si avvicinasse di più allo stereotipo di una mamma per lei, ma comunque non poteva fare altrimenti.

Sapeva che Ranma soffriva per la sua lontananza dalla madre.

Ecco perchè faceva di tutto pur di farli incontrare, cercando di non svelare la 'doppia identità' del giovane. Ricordò quando pian piano si convinse che la sua forma maledetta era un bel problema, molto più grave di quello che lui lamentava fin dall'inizio.

Sembrava quasi che per lui fosse soltanto un peso fastidioso. Ma lei lo aveva accettato lo stesso, perchè sapeva che dietro al carattere scontroso e ribelle si celava una tenerezza ed ingenuità adorabili. La sua parte femminile non interferiva affatto con ciò che lei provava.

Akane era restia a rendere evidente i suoi sentimenti per Ranma ma Yang non le diede nessun tipo di deroga. Continuò a scavarle l'anima senza un briciolo di pietà o compassione ma stando attento al delicato equilibrio che aveva in pugno, come se per farlo utilizzasse i suoi artigli acuminati per poi sfiorarla con i suoi polpastrelli, svelando ricordi lontani e vicini, emozioni e sentimenti. Akane lo potè definire con solo due parole, per di più contrastanti fra loro: brutale e adorabile. Il suo volto era disteso mentre tutto questo accadeva, e gli altri non poterono far altro che rimanere al loro posto. Il ragazzo con il codino fremeva per poter intervenire e portare la giovane fuori dalla caverna, ma non voleva comunque reagire, pensando che avrebbe peggiorato le cose.

Le altre ragazze erano doloranti per i colpi subiti, e si erano affrettate per affiancarsi al giovane Saotome, creando per lui un ulteriore ostacolo.

I ricordi di Akane erano ormai giunti al termine.

Ma ciò che lei vide era a dir poco incredibile...

Un cucciolo di drago, che era Yang, in procinto di crescere.

I suoi inutili tentativi di prendere il volo, essendo le sue ali troppo piccole per reggere il peso del suo corpo. La prima volta che sputò fiamme, un traguardo essenziale per essere un vero drago, finalmente degno di competere con i suoi simili.

Una battaglia, cruenta ai limiti dell'immaginabile, ingaggiata da quegli esseri così simili ad Akane.

I suoi amici. I suoi familiari. Il suo maestro.

Tutti morti.

La pazzia stava per sovrastarlo, finchè non vide una donna umana.

I suoi capelli biondi le ricadevano sulle sinuose spalle e sulla schiena, mentre i suoi occhi smeraldo erano magnetici, incantevoli. Molto più belli di quelli di un drago, si ritrovò a pensare. Non seppe mai il suo nome, ma era sicuro che la sua bellezza era destinata a scomparire, lasciando il posto ad una figura sottile, scarna, senza alcun segno a testimonianza della sua indicibile bellezza. Senza parlare della sua voce, limpida e fanciullesca, che cantava una melodia magnifica, la stessa che venne costretta ad intonare lei.

Quel canto era sicuramente dedicato a qualcuno in particolare, ma a Yang piaceva molto credere che fosse destinato a lui.

Finchè un giorno, ella lasciò il mondo terreno per unirsi ancora una volta ai suoi antenati, proprio come avevano fatto gli altri draghi, suoi compagni.

Per quanto cercasse di attutire i padiglioni auricolari per non sentire i pensieri di Yang, quelli si insinuavano nella sua testa come spade. Lottando per non permettere alle lacrime di prendere il sopravvento su di lei, tentò con tutte le forze di estinguere quella presenza potente che le aleggiava nella mente.

-No! Non voglio credere che ti siano successe queste cose orribili...- strillò la ragazza con il caschetto iniziando a singhiozzare, accompagnata dalle facce stralunate di tutti. Le sue urla si facevano sempre più intense e Ranma non poteva più stare lì con le mani in mano, senza far niente.

Corse verso di lei, afferrandola per le spalle e scrollandola violentemente, interrompendo il contatto con Yang.

-AKANE!-.

La giovane Tendo si svegliò da quello stato di trance parziale e si guardò intorno come se vedesse la caverna per la prima volta, tastandosi il viso con cura, forse pensando di non essere più reale.

Era così proiettata verso le visioni reciproche che dovette provare a se stessa la sua esistenza.

-Svegliati!- le gridava intanto il ragazzo davanti a lei continuamente, mentre Ukyo, Akari, Ryoga, Shan Pu, Kuno e Mousse lo seguirono a ruota. -Che diavolo è successo?-.

-Lui...- rispose Akane -Non...-. Boccheggiava nel tentativo di emettere ciò che gli altri dovevano sapere, e la consapevolezza di questo la spronò a proseguire.

-NON PUò RIMANERE QUI DA SOLO!-.

-Ma... Dobbiamo andarcene via!- la seguì il giovane con la bandana.

-NO! DEVO... RIMANERE QUI!-.

Akari non sapeva cosa ribattere, al contrario Shan Pu e Ukyo la presero per le braccia aiutate da Ranma e cercarono di tirarla verso l'uscita. Il tutto sotto i versi spaccatimpani del drago rosso, che aveva capito cosa volessero fare e, dopo qualche secondo, si parò davanti a Ling, Xiao Mei e Obaba per negare loro la fuga.

-Perchè?-.

-Perchè mi ha promesso di liberare quel bambino in cambio della mia anima! Non posso rifiutarmi.-.

Il demone donna dagli occhi magenta dilatò le pupille, sapendo fin troppo bene chi era quel bambino.

Suo fratello.

Però era combattuta. Non era giusto che Akane sacrificasse la sua essenza in cambio del ragazzino. Ma...

E agli uomini del gruppo non poteva mancare di certo un pensiero. Estremo, sì, ma necessario.

Ucciderlo. Uccidere Yang.

Erano consapevoli della pura pazzia che avevano escogitato, ma che scelta avevano?

Si lanciarono sulla creatura, agguantando tutto ciò che era appuntito per ferirlo. Ranma era in testa al gruppo che, ignorando completamente le grida di Akane di lasciarlo in pace, si fiondò verso il petto di Yang, il quale ruggì con veemenza e lo scagliò lontano da sé con una sola zampata.

La giovane Tendo riuscì a liberarsi dalla salda stretta delle sue rivali e si lanciò verso Yang per schermarlo con il suo corpo, zittendo il drago e fermando Ranma.

-Togliti da lì!-.

-MAI! TI PROIBISCO DI UCCIDERLO!-. Quella rabbia che le iniettava lo sguardo era così insolito. Sembrava quasi fosse in simbiosi con Yang.

-MORIRAI!- sbraitò il ragazzo con il codino. La prese convulsamente per i fianchi e quasi la lanciò verso Ryoga, riprendendo in mano le armi di fortuna e scagliandosi sulla creatura.

Ma nel momento in cui dopo aver preso slancio e stava per atterrare sulle sue squame scarlatte, Yang spalancò le fauci e, in un ultimo moto di furia, le sbattè sul giovane. Stava per inghiottirlo, ma l'altro si aprì un varco ed uscì fra i suoi denti.

Kuno e Sasuke presero la rincorsa, così come Mousse e il resto. Fecero appena in tempo a scostarsi che il drago sputò fiamme a destra e a manca, creando delle voragini all'interno della caverna. Non contento, con colpi di coda e sbattendo le ali, fece ruzzolare tutti verso l'uscio. Con un artiglio, staccò la gabbia del fratello del demone donna e la fece rotolare nella loro direzione.

Partendo all'attacco, Ranma ci provò un'ennesima volta.

Ma accadde l'inaspettato.

Yang, appena gli fu possibile, diede un graffio all'aria e, a causa del suo spostamento, prese in pieno il ragazzo, dilaniandogli il torace, uccidendolo.

Akane rimase esterrefatta e pian piano si rese conto di quello che era successo.

Yang aveva appena colpito mortalmente Ranma.

E il suo corpo era proprio lì davanti a lei.

-NO! NO!!- bisbigliò, e il tono di voce si alzava man mano che si avvicinava a lui, inginocchiandosi e prendendolo fra le braccia.

Cercando di rianimarlo, inutilmente.

-Ranma! RANMAAA!!-.

Ranma aveva gli occhi chiusi, e una smorfia di dolore dipinta sul volto.

Non respirava, il suo cuore non batteva.

Akane lo stringeva al suo petto, mentre le ragazze e successivamente i ragazzi avanzavano verso i due.

Perchè? Perchè proprio lui?

Perchè era così sfortunata? Era pronta ad essere rinchiusa dentro una grotta tutta la vita, non di veder qualcuno morire.

-Stupido! STUPIDO! Ti avevo detto di andartene! Te lo avevo detto!- piangeva, accarezzandogli i capelli e legarlo ancora di più a sé come se credesse in un miracolo.

Le sue lacrime si confondevano con il sangue copioso ed i loro vestiti si inzuppavano di sangue sempre di più e, a quella scena Yang non si capacitava della sua azione.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Bene, siamo arrivati!! :D

Beh, arrivati... ce ne saranno altri di capitoli. Secondo i miei calcoli dovrebbero esserne almeno altri 3 o 4. So che vi ho stufato e lasciato interdetti con quello che ho fatto succedere, ma a voi la sentenza! XD

Scusate per le ripetizioni (decisamente troppe) ma non sapevo davvero come renderlo diversamente. :(

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Capitolo 15
*** Condizioni ***


  
 
Dopo un piccolo momento in cui Yang provò un vero senso di soddisfazione, ve ne fu un altro nel quale era completamente assorto nella contemplazione del volto di Akane. Osservava le sue lacrime scendere a una ad una, come se le stesse contando.
 
Quell'umano aveva osato interferire nel loro tacito accordo, perciò se l'era meritato. Ma vedendo la ragazza che non accennava a smettere di piangere, nacque nella sua testa un sospetto.
 
Akane lo avrebbe odiato. Per sempre.
 
Lei teneva ancora il giovane abbracciato, sfiorandogli i capelli con le labbra sentendo che tutto quell'imbarazzo era sparito.
 
Tutto quello che aveva passato con lui l'aveva fatta credere in qualcosa di più con lui.
 
Ma ora non importava più.
 
Tutte quelle emozioni, belle e brutte, che hanno percepito insieme sembravano volte via insieme al vento. Ricordava che Ranma disse che se ne sarebbe andato via da Nerima, ma non in quel modo!
 
Yang si avvicinò alla compagnia senza farsi notare e, dopo un attimo, ruggì sommessamente. I ragazzi alzarono i loro sguardi verso di lui, e il drago si accucciò davanti ad Akane rimasta con Ranma nella stessa posizione.
 
Non c'era astio nei suoi occhi. Solo una grande sofferenza.
 
La stessa che lui provò a causa della morte di coloro chelui amava. Il drago accennò un sorriso, o quello che poteva somigliare ad un sorriso, alzò il capo e sputò un'enorme fiammata verso l'alto.
 
Dopo di che cadde addormentato, avendo deciso una cosa di cui aveva sentito parlare, ma che non aveva mai cercato di fare.
 
***
 
Era in uno spazio completamente bianco.
 
Non sapeva altro. Era soltanto certo di non trovarsi più dove era fino a qualche istante prima.
 
Ranma mosse alcuni passi, per poi fermarsi subito, non riuscendo a percepire né profondità né limiti. Improvvisamente apparve davanti a lui Yang, e le sopracciglia del ragazzo con il codino s'incresparono istintivamente.
 
Che diavolo voleva adesso? E soprattutto, dove diamine si trovava?
 
-Dove il tutto è niente- disse una voce dal timbro accentuato.
 
-Chi ha parlato?- chiese spaventato, e la risposta l'aveva proprio davanti a sé.
 
-Io...- rispose Yang.
 
Ranma non ci poteva credere. Si mise in posizione di attacco, acuendo i sensi e preparandosi al peggio.
 
Da quando gli animali parlano?
 
Ma Yang udì il suo pensiero e si affrettò a rispondergli. -Questo è un mondo in cui niente è impossibile...-
 
Non ci capiva nulla. Questa era l'unica cosa sicura. E come mai riusciva a sentire le sue sensazioni? E lo irritava il fatto di non sentire niente dal drago.
 
-Spiegati meglio...- disse a voce non essendo abituato a quel tipo di dialogo.
 
-Sei nell'aldilà, o come lo chiamate voi...-.
 
Si sentì morire. Era... morto? Subito si ricordò che fu proprio lui ad ammazzarlo e senza pensarci due volte si scagliò su di lui, ma fu evitato.
 
-Calmati...-.
 
-Non che non mi calmo! Mi dici che sono all'altro mondo e dovrei calmarmi?-.
 
-Sono io che ti ho spedito qui, e ho visto Akane cadere nel più buio sconforto...-.
 
Akane... Gli aveva detto di non toccare Yang nemmeno con un dito ed alla fine è stato lui che ci è andato di mezzo.
 
Scema! Cretina! Stupida!
 
-No... Non prendertela con lei. Sono stato io a raccontarle la mia vita, io la volevo per me ed è stato questo il risultato.-.
 
-Dove è adesso?-.
 
-Lei è ancora in vita. Ma in questo momento la sta odiando con tutta se stessa.-.
 
-Akane...-.
 
-Ho deciso di sacrificarmi per te. Per il bene di Akane.-
 
-Eh? Vuol dire che... posso tornare?- chiese il ragazzo con il codino illuminandosi.
 
Senza rispondere direttamente, Yang cominciò a ribattere senza sosta. -Tu ami Akane-. Era più un'affermazione che una domanda. -Tu hai un segreto. Qualcosa di molto più forte di una maledizione. Qualcosa che non si esprime a parole, e anche se fosse, esse non sarebbero abbastanza.-.
 
Ranma non poteva mentire di fronte a qualcuno che conosceva la sua mente. Per questa ragione rimase in silenzio, continuando ad ascoltare come fa un bambino davanti ad una favola.
 
-La tua è una ferita, che molti ricuciono con leggerezza, ma pochi riescono a mentenere aperta e pulsante. Quando si riesce ad alimentare quel dolore, allora quella sarà l'azione più straordinaria che tu possa mai fare.-
 
-Che intendi dire?-.
 
-Che provi un amore molto forte per lei. Per questo voglio aiutarti. Ma come saprai, non c'è risultato senza sacrificio... Se vuoi tornare in vita, devi dare qualcos'altro in cambio-.
 
-Cosa?-.
 
-La tua maledizione scomparirà.-E qui Ranma gioì, finchè il drago proseguì. -In cambio dovrai darmi qualche notte della tua esistenza... La tua maledizione delle sorgenti sarà cancellata, ma solo per far spazio ad una peggiore: prenderò forma e coscienza su di te una volta al mese quando la luna raggiungerà il suo ultimo quarto.-
 
-E questo che mi chiedi in cambio?-.
 
-è uno scambio, è il prezzo della vita.-.
 
-Che succede se io non accettassi?-.
 
-Rimarrai qui. Senza aver la possibilità di vedere nessuno. Nemmeno Akane.-
 
Ranma cercò di riformulare ciò che Yang gli aveva appena detto: in sostanza, durante quelle notti lui e la sua mente sarebbero scomparsi per lasciare il posto al drago rosso.
 
Ci riflettè per qualche istante, prima di rispondergli. Certo, quell'assurda maledizione sarebbe andata, ma restava comunque il fatto di svanire, anche solo per una notte al mese.
 
-Ci sto, lucertolone! Avrai la tua parte di vita attraverso di me.-.
 
-Bene... Non te ne pentirai...-.
 
Yang si avvicinò al giovane e, toccandogli la fronte con il muso, gli intimò di chiudere gli occhi.
 
Sentirono le loro teste quasi fondersi l'una con l'altra e nel giro di qualche secondo Ranma scomparve dallo spazio bianco.
 
 
Poco prima i ragazzi si accorsero che la figura del drago che sputava fiamme scompariva piano, per poi trasformarsi in un turbine che investì Ranma del tutto. La luce azzurra dei suoi occhi si scontrava violentemente con il fuoco di Yang, ma lo scatto delle palpebre fu così repentino che nessuno lo vide.
 
Il ragazzo avvertiva soltanto lamenti e pianti, finchè non riconobbe la voce di Akane che lo chiamava piano. E successivamente si rese conto che era stretto proprio al suo petto. Ma era troppo confuso per scostarsi e ripetere a iosa di aver frainteso. Aprì leggermente gli occhi e si ritrovò il viso di Akane a pochissimi centimetri di distanza dal suo. Sorrise stancamente, prima di pronunciare il suo nome.
 
Ma la sua voce era troppo debole perchè riuscissero a sentirlo.
 
Si mosse appena e la ragazza con il caschetto se ne accorse. -Ranma?-.
 
-Sono... Sono qui...-.
 
Le pupille di lei si dilatarono, allentando la presa che aveva su di lui per permettergli di alzarsi. Riuscì a mettersi a sedere e osservò Akane che piangeva ma stavolta per lo stupore. Gli si buttò al petto singhiozzando ancora più forte, mentre Shan Pu ed Ukyo fecero la loro parte abbracciandolo anche loro. Però Ranma era molto più imbarazzato del fatto che fosse Akane a stringersi a lui, perciò tentò di allontanarsi da tutte per evitare situazioni equivoche.
 
-Lanma, sono contenta che tu ti sia ripreso!- esordì la cinesina.
 
Tutti esultarono dalla gioia, persino Mousse, Kuno e Ryoga ma solo perchè avrebbero avuto modo di batterlo loro, e non qualcun altro.
 
-Ma che ti è successo?- chiese infine spiegazioni Akane, dopo essersi ripresa. Al che lui si rabbuiò, non volendo svelare quel nuovo sortilegio davanti a tutti.
 
-Ranma, Akane, Akari, Shan Pu, Ukyo...- gli chiamò una voce. Era Xiao Mei che cingeva suo fratello per le spalle, che sorridevano entrambi. -Grazie di cuore...-.
 
Il ragazzino accanto a lei era piccolo, castano, con i suoi stessi occhi accesi e vivaci.
 
Doveva essere anche lui un demone, pensarono tutti prima di rivolgersi a Ling.
 
-TU!- gli sputò il giovane debolmente ma con rabbia.
 
-So cosa ti è accaduto, Ranma.- lo rabbonì. Dopo di che fece un gesto con la mano e se la portò al petto, segno che non l'avrebbe detto mai a nessuno per il resto della sua vita.
 
Stava a lui raccontare il patto fra lui e Yang.
 
-Chiudete gli occhi...- continuò. -E pensate insistentemente alla vostra città.-.
 
Il gruppo fu avvolto da una luce bianca e poco dopo si ritrovarono a Nerima, ma quel poco di forza che avevano non resse e caddero tutti svenuti.
 
 
Akane schiuse lentamente gli occhi nocciola, leggermente umidi ed assonnati. Il suo sguardo spento e confuso scrutò attentamente la stanza, che evidenziava un inequivocabile odore di medicinali e disinfettante.
 
Poi comprese che era una delle camere di ospedale del dottor Tofu.
 
Iniziò a fissare il soffitto senza alcun interesse, mentre cercava ostinatamante di ricordare ciò che era successo. Ancora immersa nei suoi pensieri, distrattamente voltò il capo verso la finestra, che emanava un fascio di luce calda e soffusa. Concluse che il pomeriggio era ormai inoltrato e provò a muoversi per potersi alzare dal letto. Le doleva la testa, così come tutto il resto del corpo. Si portò la mano chiusa a pugno sulla fronte, resa umida da piccole perle di sudore. E così si rese conto delle candide bende che le fasciavano completamente gli arti, compresi quelli posteriori.
 
Indebolita e ferita fino al midollo. Ecco come si sentiva Akane, la testa bruciava, così come i tagli sul corpo.
 
Cominciò piano piano a focalizzare quello che aveva passato con i suoi amici, non riuscendo tuttavia a collegarlo con la pura realtà. Ma le ferite sul suo corpo erano la testimonianza tangibile che quei strani avvenimenti si erano davvero manifestati.
 
E ciò che accadde precedentemente non era da meno.
 
Ma... dov'erano gli altri?
Spalancò convulsamente le palpebre, mentre cominciò a sentire delle voci ovattate che discutevano animatamente. Obbligò le sue gambe a reggere il suo peso, mentre si issava aiutata dalle braccia, ricoperte di tagli più o meno profondi.
 
Ebbe un piccolo giramento di testa, e quando cessò, le voci si fecero pian piano più definite e riconoscibili. Una di queste catturò l'interesse della giovane.
 
-La prego, dottore! Mi faccia uscire da questo stramaledetto letto!-.
 
Era Ranma, e dal tono che stava utilizzando si poteva percepire che stava piuttosto bene.
 
-No, Ranma! Non sei ancora in grado di reggerti in piedi! Finiscila una buona volta!!-. Era il dr. Tofu, che tuonò in un modo che Akane non aveva mai sentito.
 
Da lui, s'intende.
 
Ma il ragazzo continuò ad insistere, nonostante qualche interruzione causata da qualche mugolio strozzato, e la giovane Tendo cominciò ad irritarsi per quel comportamento irrispettoso che Ranma stava assumendo nei confronti dell'uomo.
 
-Che baka!! A quanto pare, non si smentisce mai...-. Però ciò che udì subito dopo le fece cambiare del tutto idea.
 
-Dottore! Lei non capisce!! VOGLIO VEDERE AKANE! ADESSO!-.
 
Il cuore di Akane sobbalzò, dando inizio ad una serie di battiti molto più potenti, come se il muscolo cardiaco volesse abbandonare la sua naturale postazione. Il respiro si bloccò per un istante, per poi ripresentarsi più intenso di prima.
 
Ranma...
 
Ignorando del tutto le ferite che le gridavano pietà, si precipitò fuori dalla sua stanza d'ospedale, cercando di seguire le voci dei due. Solo una porta era socchiusa, ed era proprio da lì che udiva la voce concitata di Ranma.
 
Si arrestò a pochi passi dallo stipite della porta, affacciandosi verso l'interno.
 
Quasi senza rendersene pienamente conto, incrociò lo sguardo color del mare del giovane, il quale aveva delle piccole lacrime mancate agli angoli degli occhi.
 
Non erano ancora scese. Ma Ranma non piange mai, pensò.
 
Tranne quella volta...
 
-A-Akane...-. La sua espressione, inizialmente contratta in una smorfia di preoccupazione, ora era a metà fra lo stupore e la felicità.
 
Tofu si voltò guidato dalla direzione in cui guardava il ragazzo, e per accertarsi che Ranma non avesse le allucinazioni.
 
Ma sorrise quando notò la ragazza, che stava bene. E che era riuscita a camminare con le proprie gambe. -Akane-chan!-. Le sue labbra si allargarono ancora di più, quando Ranma rimase ammutolito.
 
-Eccola...- disse Tofu. -Vi lascio soli...-.
 
Dopo che il dottore ebbe lasciato la stanza, Akane corse verso il bordo laterale del letto, gettandosi al petto di Ranma e cominciando a singhiozzare senza freni. Il giovane ricambiò subito, avvolgendola nelle sue tanto forti, eppure così dolci braccia.
 
-Akane...-. Finalmente, le lacrime che covavano negli occhi del ragazzo si tuffarono sulle sue guance, liberandolo dal peso dell'apprensione che si impossessò di lui non appena fu sveglio. -Stai bene, Akane?-.
 
La ragazza affondò ancora di più il viso nei pettorali di lui, nel vano tentativo di calmarsi. Annuì impercettibilmente.
 
-Stupida! A momenti ci lasciavi le penne!- sussurrò, leggermente infastidito.
 
-Avevo un compito, e... ho dovuto eseguirlo!- rispose la giovane, con la voce incrinata dal pianto. -Sei tu quello che si è ficcato in mezzo e per poco non...-.
 
-Non ce l'avresti fatta da sola, sciocca!- ribattè Ranma con un'aria di sufficienza, cercando di guardarla in volto.
 
Akane si arrabbiò sul serio. -Ma stavi per farti ammazzare, idiota!-.
 
Il ragazzo la legò ancora più tenacemente al suo corpo, facendola aggrappare al suo torace e sussultare di sorpresa. -Maledizione, non m'importa!- sibilò esasperato, strizzando gli occhi per impedire alle lacrime di scendere. -Io non ti lascerò MAI da sola, Akane! Lo vuoi capire?!-.
 
Ad Akane mancò un battito. Aveva sentito bene?
 
Sentì il respiro di Ranma invaderle dolcemente il collo, mentre percepì il suo cuore accelerare le pulsazioni, e sperò che lui non lo sentisse. Ma scoprì che non era la sola a provare quelle emozioni, perchè anche i battiti del ragazzo erano notevolmente aumentati.
 
Forse anche più dei suoi.
 
Possibile che quel cuore battesse come un tamburo soltanto per lei? La situazione comunque era inequivocabile, perciò non poteva essere altrimenti.
 
Chiuse gli occhi, bisbigliando il suo nome senza avere il tempo di formularlo nella propria mente.
 
Egli poggiò delicatamente la mano sulla testa di Akane, per poi farla scorrere sui suoi capelli, invitandola tacitamente a guardarlo negli occhi. Lei rimase incantata dalle sfumature blu intenso delle iridi del ragazzo, scorgendo qualche striatura grigia sparsa qua e là, mentre lui pensò per un attimo che aveva agito troppo d'impulso, ma si disse che non gli importava.
 
Improvvisamente Akane avvertì un piccolo senso di disagio, con quegli occhi che sembravano di pietra puntati su di lei, ma non riusciva a scostare lo sguardo da quello di Ranma.
 
 
Non ricordava che far pace con lei fosse così semplice. Bastava un sorriso o una parola gentile. Forse perchè l'aveva sempre considerata una ragazza abbastanza difficile, lei stessa sapeva che a volte non sapeva gestire le sue emozioni. Ma di certo lui non era da meno. Anche Ranma agiva d'istinto, dimenticando anche solo per un attimo la forza che gli permetteva di rimanere in Giappone.
 
-Tu lo sai che combino solo guai con te se apro bocca...-.
 
-Già...-. Strinse ancora più forte Akane al suo petto, rivolgendole un'espressione seria, mentre lei lo fissava spiazzata, aggrappata al camice, con le guance arrossate per l'imbarazzo. Finchè il ragazzo con il codino non perse completamente la padronanza delle sue azioni. Cominciò ad avanzare verso il volto di Akane, finchè non si fermò a due centimetri dalle sue labbra. Al tocco leggero dei loro respiri che cominciarono a incrociarsi, abbassarono lentamente le palpebre.
 
-RANMAAAAA!!!-.
 
Senza allontanarsi l'uno dall'altra, rimasero sorpresi dall'irruzione improvvisa. Si voltarono, e rimasero pietrificati quando videro tutta la compagnia riunita che li stava fissando, ognuno in modo differente.
 
-CHE DIAVOLO SUCCEDE QUI DENTRO?!-. Un Ryoga fuori di sé cominciò a dare a Ranma del maiale, mentre Nabiki gettò un fischio di meraviglia e soddisfazione per la foto appena scattata, che ritraeva i due ragazzi avvinghiati come solo un polipo potrebbe osar di fare, sul lettino della clinica già stretto, semisdraiati, con le facce praticamente incollate.
 
Colti di sorpresa ancora abbracciati, solo qualche istante più tardi Ranma e Akane realizzarono ciò che stavano per fare. Si fiondarono ognuno agli angoli opposti della camera, con la testa fumante di vergogna.
 
-Ora sì che diventerò più ricca di quel cervello annacquato di Kuno...- asserì la mezzana Tendo, sfoggiando un sorrisone malefico e divertito allo stesso tempo.
 
Ma Tatewaki non la stava nemmeno a sentire, occupato com'era a comporre qualche frase velenosamente sdolcinata per Akane, del tipo: -Non preoccuparti, dolce Akane, io ti amerò per sempre, anche se sei stata 'infettata' da quello sciocco dannato di Saotome...!!-.
 
-Ma-Ma non è come sembra...- gesticolò Ranma senza girarsi, agitatissimo e paonazzo.
 
Shan Pu inarcò un sopracciglio. -E allola cosa stavate facendo?- chiese infuriandosi.
 
-Già!- la seguì Ukyo ringhiando. -Stavate per combinare qualcosa, non è vero?-.
 
Ancora sotto shock, Ranma si voltò per cercare gli occhi di Akane, e quando li identificò, distolsero lo sguardo e si coprirono il rossore delle guance all'unisono, gridando -NIENTENIENTEEE!!!- disperatamente.
 
-Sono felice per voi!!- sghignazzò Mousse, aggiustandosi gli occhiali sul naso, mentre Kuno sventolava la sua spada e minacciava Ranma di morte, gridando vendetta.
 
-Non vedo l'ora di farne dei duplicati e venderli!!!- proferì Nabiki, sventolando la fotografia incriminata davanti a lei.
 
A quell'affermazione, Ranma cominciò a montare la rabbia. Saltò in piedi, ancora preda dell'imporporamento, fortunatamente ormai residuo. -Tu non venderai un bel niente, dannata iena!!-.
 
-Allora mi limiterò a mostrarla a tutta la zona Furinkan!!! A pagamento, s'intende!! Ahahahahahah-. Si dileguò saltellando, farfugliando le cifre da imporre ai curiosoni.
 
Mentre il ragazzo con il codino cominciò l'inseguimento, qualcuno cercò di fermarlo per saldare i conti.
 
-Muori, Ranma Saotomeeeeee!!-. Ryoga e Kuno si gettarono sul ragazzo con il codino, il quale agilmente saltò per poi atterrare sulle loro teste, facendoli spalancare e lacrimare gli occhi dal dolore. Ora non aveva tempo per quei due matti!
 
-NABIKI FERMATIIIIII!!!!!!!-.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Allora... Non vi nascondo che ci sono alcuni elementi presi da FullMetal Alchemist. Per chi non conosce il manga o l'anime non fa niente, per chi invece sì lasci perdere comunque. XD Non l’ho corretto prima di pubblicarlo, quindi scusate per gli errori e/o orrori.
Una cosuccia: tutti si aspettavano che Ranma tornasse in vita, ma nessuno si aspettava questo 'scambio di maledizione'. :P Ora c'è solo la questione del fidanzamento da risolvere... Il capitolo è un po' lunghetto perchè non so davvero quando riuscirò a proseguire.
Ringrazio chi mi segue da sempre, chi ha fatto salti mortali per mettersi in pari con le mie storie e i silenziosi.


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Capitolo 16
*** La discussione ***


 

 

Ormai, tutti erano a conoscenza della decisione dei padri dei due ragazzi. Anche Tofu. Il dottore non aveva avvisato Soun e Genma che i giovani erano tornati dalla Cina, al contrario l'aveva riferito a Nodoka, la quale si recò in ospedale con Kasumi non appena fu libera dai suoi impegni.

Ranma era tornato nella sua stanza d'ospedale, come il resto dei ragazzi feriti, mentre coloro che furono abbastanza in forze si dimisero.

Anche Akane era ancora dentro l'ospedale. Il giovane non le aveva ancora detto niente riguardo alla sua nuova condizione, e ogni volta che ci pensava diventava abbattuto, come se fosse un peso ancora più grande della sua precedente maledizione. Quasi una vergogna, qualcosa che sarebbe stato meglio se l'avesse nascosta.

-Ranma?-. La sua mamma e la più grande delle sorelle Tendo varcarono la soglia della sua stanza della clinica, sfoggiando due bellissimi sorrisi non appena lo videro in buona salute.

-Ciao!- ribattè il ragazzo. Si sedette sul bordo del letto. La prima cosa che notò Nodoka fu una benda più spessa che gli circondava la spalla ed il torace.

La donna gli si sedette affianco, seguita da Kasumi che si accomodò accanto a Ranma.

-Che bello vedervi!- esultò il giovane. -Sicuramente eravate in pena per tutti noi, ma ora stiamo bene, non dovete preoccuparvi...-.

-Ranma, devo dirti una cosa importante...- esordì all'improvviso la donna. -Vedi, non so quali parole utilizzare...- proseguì titubante. -Riguarda il tuo fidanzamento con Akane.-

-Ah, sì?- domandò lui incuriosito.

-Soun ha deciso di romperlo.-.

Il volto di Ranma si oscurò di colpo.

Cosa aveva fatto Soun?

-So che non ti piace questa brutta notizia, il fatto è che...-.

-Non... Non è importante...- puntualizzò lui, interrompendola. Fece finta di infischiarsene, ma quell'espressione turbata non sfuggì alla madre. Però, contrariamente a quello che aveva appena affermato, non era vero che non era importante. Era dannatamente importante, ma non poteva di certo esporsi rifiutando questa iniziativa.

Nodoka era profondamente dispiaciuta di tutto ciò, e probabilmente lo era ancora di più ora che Ranma con il suo solito orgoglio aveva cercato di nascondere il suo disappunto.

Ma la stretta che assunse il suo pugno intorno alle lenzuola era la prova che era infuriato.

Proprio ora, proprio ora che era tornato a Nerima con Akane sana, beh, non proprio sana, ma salva, ora che aveva deciso di rimanere accanto a lei...

Volevano separarli, e volevano farlo adesso che si erano avvicinati, seppur di poco.

-Lasciatemi solo...- ordinò, prima che avessero la minima possibilità di vedere i suoi occhi cobalto brillare.

***

La convalescenza si concluse con il ritiro dei due ex fidanzati ognuno nelle proprie abitazioni. Ranma con sua madre e suo padre, Akane con Soun e le sue sorelle. La giovane Tendo invece aveva acquisito la nuova non appena mise piede al dojo, velandosi di tristezza e rifugiandosi nella sua camera.

Quella tristezza non fece altro che aumentare man mano che i Tendo si rendevano consapevoli dell'assenza di Ranma e di suo padre. Sembrava davvero che qualcuno avesse premuto un pulsante di spegnimento che non avrebbe più avuto l'occasione di essere nemmeno sfiorato.

Non si erano nemmeno salutati, quel giorno. Ranma, uscendo, aveva incrociato il suo sguardo per qualche secondo prima di voltarsi e dirigersi verso casa Saotome. Dapprima non ne sapeva il motivo, ma appena suo padre l'accolse a braccia aperte le aveva spiegato che se fosse rimasta con lui si sarebbe cacciata in altri guai, rimettendoci addirittura la pelle.

Ma non sapeva di quante volte Ranma le aveva salvato la vita?

Anche adesso come la volta precedente in Cina. Stavolta era morto per lei.

Nel frattempo, le altre cosiddette fidanzate invadevano ogni santo giorno il soggiorno Saotome, suscitando il nervosismo di Nodoka e la rassegnazione di Genma. Inoltre, mancavano poche settimane agli esami finali e Ranma sperava di avere un po' di tranquillità per superarli in modo decente.

Si era dedicato anima e corpo allo studio, sperando che questo lo avrebbe aiutato a non pensare alla faccenda del fidanzamento spezzato.

A scuola incontrava Akane, ma entrambi non avevano il coraggio di scambiarsi nemmeno una parola. Vedendoli da lontano, si sarebbe detto fossero due completi estranei che non avevano la minima intenzione di diventare amici.

Nel frattempo, Nodoka, Kasumi e Nabiki cercavano di pianificare uno stratagemma per farli avvicinare. Ma colei che avrebbe dovuto cogliere l'occasione era la madre di lui che, non appena la casa si fosse liberata delle altre ragazze, dato che non poteva comunque cacciarle, avrebbe invitato Akane con una scusa qualsiasi. Kasumi aveva suggerito di mandarla per aiutare il figlio nello studio.

Qualcosa di accettabile e che non avrebbe destato sospetti.

Più o meno.

***

Quel pomeriggio di tre mesi dopo fu completamente diverso da tutti gli altri per i due giovani. E ne erano passati due da quando Ranma disse la verità a sua madre riguardo la sua nuova maledizione. Non voleva mentire proprio a lei, che aveva tutto il diritto di conoscere tutto di lui.

Ma oltre la signora, nessuno sapeva.

Usciti da scuola, a causa della pioggia gli studenti si erano messi a correre per beccarsi meno acqua possibile. Tentativi praticamente inutili, ma non era quello che impensieriva Akane. Lei si aspettava di rivedere la rossina provocante anche a distanza, non avendo con Ranma nessun tipo di contatto. Ma la traformazione non ci fu e la ragazza non popteva fare a meno di domandarsi perchè Ranma, che in quel momento stava correndo sotto l'acqua piovana in direzione opposta alla sua, non avesse assunto sembianze femminili.

Anche se aveva questo dubbio che le ronzava in testa come una zanzara fastidiosa, si consolò del fatto che sarebbe stato impossibile parlare con lui almeno per un istante e che sarebbe stato meglio se avesse lasciato perdere.

Varcò la soglia di casa, trovandovi soltanto Kasumi. -Ma dove sono gli altri?- chiese.

-Papà è a riposo, Nabiki arriverà per cena.- le fu riposto.

A casa Saotome invece, c'erano soltanto Ranma e la sua mamma. L'uno impegnato a studiare con il naso ficcato letteralmente nel libro e l'altra che si affaccendava per le faccende domestiche, mentre si stava segretamente facendo un paio di calcoli.

Allora, Shan Pu era impegnata con il ristorante, così come Ukyo. Kodachi era fuori città.

Ryoga aveva deciso di recarsi a casa di Akari per poter ufficializzare il suo fidanzamento.

Il suo piano aveva tutte le probabilità di andare a buon fine.

Si precipitò al telefono componendo il numero dei Tendo e sperando che non fosse Soun a rispondere all'altro capo dell'apparecchio.

Fortunatamente udì la voce di Kasumi.

-Dov'è Akane?-.

-In camera sua.-

-Bene, dille di venire per dare una mano a Ranma... Sicuramente non si rifiuterà.-.

-D'accordo.-

Appena attaccò la cornetta si diresse verso il figlio, riferendo che Akane sarebbe arrivata a momenti. Lei, purtroppo, aveva alcune commissioni da sbrigare perciò sarebbe spettato a lui accoglierla dentro.

Ottima strategia, pensò il ragazzo.

Pensava fermamente che l'aveva fatta andare lì affinchè egli le parlasse senza nessuno ad interromperli, nemmeno i loro genitori. Anche perchè in quegli ultimi tempi Nodoka stessa si accertava che il figlio studiasse a dovere e, sebbene ridotti al minimo indispensabile, i risultati si facevano vedere.

Quando il campanello suonò, il giovane andò ad aprire evitando di guardarla in faccia. Al contrario lei gli fissava gli occhi semichiusi e cercava di spiaccicare qualsiasi schiocchezza che le passasse per la testa pur di rompere quel silenzio. Senza salutare, senza accennare niente di niente, Ranma la condusse in soggiorno, dove c'erano i suoi libri aperti, segno che era intento a studiare.

Si sedettero vicini, l'uno inquieto, l'altra apparentemente calma.

-Perchè sei venuta?- sbottò infine il ragazzo con il codino con aria seccata. Aveva deciso di combiare atteggiamento, siccome non voleva apparire come un morto vivente. Però, la prima cosa che Akane ebbe modo di notare fu che Ranma era tranquillo, fin troppo anche, e anche dimagrito. Era convinta che si sarebbe abbuffato come un maiale da quando si era trasferito, ma a quanto pare si sbagliava.

-Tua madre mi ha chiamato per aiutarti nello studio...- disse innocentemente lei, aprendo delicatamente il libro.

Era vero. Punto e basta.

Non doveva dare spiegazoni, anche perchè non ne aveva.

-Non credo sia solo per questo...- ribattè Ranma.

-Non so, io so solo questo. Che hai bisogno di qualcuno che ti aiuti.- replicò lei freddamente, dato che era all'oscuro di tutto ciò che Nodoka aveva progettato.

-Sì, come no...-.

-Che vorresti insinuare? Non sono di certo venuta per te! Voglio fare solo un favore a tua madre, idiota!- si infuriò Akane, e una buona parte di quella rabbia era dovuta dal fatto che Ranma si ostinava a tenere il capo voltato dall'altra parte, poggiato con noncuranza su di una mano.

-Sta tranquilla, non dovrai può sopportarmi, maschiaccio!- scattò lui verso la sua direzione.

Già, maschiaccio.

Era da tempo che non sentiva questa parola rivoltale contro, e sentirla da Ranma seppure in una situazione tutt'altro che pacifica, la fece sorridere luminosamente. Accortosi di questo, il giovane si voltò di nuovo, leggermente imbarazzato.

Da quando tempo non vedeva un sorriso tutto per lui?

-Mi sono mancate le nostre litigate...- sostenne Akane con una nota di tristezza nella voce.

-Ah, sì? A me sei mancata tu.-.

Glielo aveva detto, finalmente. E si diede cento volte dello stupido per non averlo fatto prima e di aver sprecato tutte quelle settimane.

Che idiota!

Eh, sì. Ranma Saotome si sentiva un idiota.

Ma non era la prima volta.

Buon segno.

Almeno stava perdendo quella stima eccessiva di sé che lo faceva credere migliore di tutti.

Ottimo! Poteva considerarsi un passo avanti. Molto avanti.

Dal canto suo la piccola Tendo sentì di permettersi di dirlo che lei.

-Già, anche a me...- Si guardarono negli occhi, per poi riabbassarli. -Ma non credo ti sia pesato più di quanto avrebbe dovuto, visto che avevi già l'intenzione di andartene via.-.

Doveva

dirlo, anche se questo avrebbe provocato l'ira di Ranma. Perchè ogni maledetto giorno aveva paura di non vederlo più per le strade di Tokyo, a causa di ciò che aveva affermato prima dell'allenamento in Cina.

-Ora ho dei buoni motivi. Penso proprio che quelle erano pure paranoie, e che adesso posso anche lasciare Nerima. Dopo gli esami, s'intende.- sputò lui sarcastico.

Invece Akane non la prese in quel verso, anzi. Si accigliò ancora di più.

-NON VEDEVI L'ORA DI ANDARTENE! Me lo avevi già riferito che volevi lasciare la città!- gridò lei.

-Anche tu non vedevi l'ora di togliermi fuori dai piedi, se non ricordo male!- esclamò irritato. -Non capisci, vero? Sei così ottusa da non cogliere quello che sto cercando di dirti?-.

-NO! Sei tu quello ritardato da non comprendere che qui ci sono persone che ti vogliono bene e che dovresti restare!-.

-Mi spieghi che ci resto a fare se non posso più stare con te?-.

Akane si ammutolì, mentre lui, riformulando nella sua testa quello che aveva appena detto, le diede le spalle. Sospirò rassegnato, prima di cacciarla. -Vattene, Akane.- disse con la voce leggermente incrinata dalla rabbia.

E anche da una bruciante vergogna.

-Quindi... è per questo che sei così arrabbiato? Perchè...- e qui Akane esitò un attimo -Perchè non ... sei più... fidanzato con me?-.

-VATTENE!- le urlò ancora. Non voleva esporsi in quel modo, soprattutto così bruscamente.

Non era così che voleva che andassero le cose. Non era così che si era immaginato il suo futuro.

E questo lo disturbava parecchio.

Lei obbedì e si alzò, riponendo frettolosamente le penne ed i libri nella cartella. Lo osservò ancora per qualche istante, pensando che si sarebbe voltato anche di poco, giusto per vederla allontanarsi, ma ciò non avvenne.

Akane cercò di assumere il tono più neutro che potè.

-Potresti rimanere per tua madre, Ranma...- Poteva rimanere per Nodoka, poteva donarle quella felicità che le era stata privata, ma per Ranma non era abbastanza. Quel fidanzamento aveva assunto un certo valore per il ragazzo, e che una volta sciolto, non aveva più motivi validi che lo costringevano in un solo luogo.

-...E con le tue altre ragazze...- bisbigliò acida, mentre si dirigeva verso l'uscita.

-LORO NON SONO MAI STATE LE MIE RAGAZZE!- tuonò lui, alzandosi in piedi e raggiungendola

-E Ukyo? E di Ukyo che mi dici?- continuò lei, avvicinandosi con prepotenza per dar maggiore enfasi a ciò che diceva.

-Eravamo piccoli, stupida! Non vale niente!- concluse con esaperazione Ranma. -E COMUNQUE... Cambiando argomento, devo dirti una cosa importante, anche se credo non sia più necessario...-

-Che cosa?-.

Le avrebbe detto della sua nuova maledizione e che se andava per non mettere in pericolo lei e l'intero distretto.

-Te lo dirò quando ci saluteremo...- sentenziò lui, avvertendo che quello non era il momento adatto per dire una cosa così importante. Ma l'impazienza di Akane era troppo pulsante.

-Finiscila con tutti questa ipocrisia! Puoi dirmelo anche adesso.-.

Chinando il capo e portandosi una mano sulla nuca, emise uno sbuffo. -Non ho più la maledizione delle Sorgenti...-.

Rimase interdetta. -Eh?-. Ma l'altro proseguì.

-Ho fatto uno scambio con Yang e... prenderà il controllo totale su di me assumendo la sua forma una volta al mese.-. Akane ascoltava con stupore, mentre Ranma si rese conto che probabilmente aveva sbagliato a svelarle tutto, perchè lei cominciò a piangere.

-Se tu... Se tu dovessi morire ancora, io...- iniziò lei, singhiozzando. Poi si riprese, e con tono ancora scosso dalle lacrime ma risoluto e a guisa di supplica si fece promettere: -Non m'importa cosa diavolo deciderai di fare d'ora in poi, ma devi promettermi che rimarrai in vita. Ti prego, Ranma...- finì, coprendosi il viso con entrambe le mani.

Anche se le aveva detto che se ne sarebbe andato, anche se era ancora arrabbiata con lui, ad Akane stava a cuore la sua vita. E questo lui non riusciva proprio ad ignorarlo.

-Akane...-. La forzò a guardarlo e di colpo si sentì attratto da lei.

Da quegli occhi, da quelle labbra semiaperte.

Tutte le sue paure svanirono d'un colpo e una nuova ondata di volontà lo investì. Sentiva che quegli occhi che lo fissavano cercassero in tutti i modi di trasmettergli di andare fino in fondo a ciò che aveva intenzione di fare.

E non attese oltre.

Si avvicinò pian piano al viso sorpreso e concentrato di Akane, per poi unire delicatamente le sue labbra a quelle di lei, socchiudendo sempre di più le palpebre fino a chiuderle del tutto. Dopo aver focalizzato la sua azione si rese conto che entrambi tremavano in sintonia, ma non si lasciò subito sopraffare dall'emozione.

Aggiunse ancora un po' di coraggio e finalmente cominciò a stringerla. Akane rimase immobile senza sottrarsi e, accorgendosi di questo, Ranma iniziò a darle piccoli baci veloci e delicati, per poi muovere le labbra per dar corpo a quei timidissimi baci, cercando di saggiarne il più possibile la fragilità e la consistenza senza però intensificarlo completamente.

Akane lo imitò con la stessa audacia qualche secondo più tardi e si stupirono di loro stessi per tutta quell'amore nascosto con così tanta cura ed esploso all'improvviso.

Le labbra di Akane erano molto più morbide e delicate di quello che si era sempre immaginato. Se fosse arrivato qualcuno proprio in quel momento sicuramente lo avrebbe riempito di pugni.

 

 

 

 

 

 

 

La scena continua, ma ho voluto interrompere qui. Scusate per gli errori, e ripetizioni a più non posso, ma non l'ho riletto. Gomen ne!

Il prossimo molto probabilmente è l'ultimo. :)

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Capitolo 17
*** Epilogo ***


  
 
Ora aveva capito il perchè non aveva visto la sua versione femminile allontanarsi dalla scuola. E rimurginò anche su altro quando, alla fine del loro bacio, si fissarono insistentemente con angoscia.
 
Quello che avevano appena fatto avrebbe complicato tutto, dal fidanzamento oramai inesistente alle intenzioni di Ranma di sparire dalla capitale giapponese.
 
E questo lo sapevano entrambi, ma lui fu il primo ad ammetterlo ad alta voce. -Scusami, non avrei dovuto... Mi dispiace. Addio, Akane...- disse con un accento sbrigativo, fugace, che pretendeva non ci fosse nessuna replica da parte di Akane e che dava per scontato che lei avrebbe taciuto. Cercò inoltre di voltarsi per ritornare indietro, ma non fece in tempo che la ragazza con il caschetto, delusa da ciò che aveva detto, gli diede un sonoro schiaffo e scappò via.
 
Maledizione a lui! E così era ancora intenzionato ad andarsene?! Poteva cercare di cambiare le cose, poteva gettare via il suo orgoglio per lei...
 
E invece, ha scelto la via più facile da seguire.
 
Nel mentre Soun, a casa Tendo cominciava seriamete ad impensierirsi per la figlia, non vedendola tornare. Aveva chiesto a Kasumi dove fosse e gli fu risposto che era a casa Saotome. Ma nello stesso tempo che era sul punto di lasciare il dojo, ecco che arrivò sua figlia piangendo e, senza guardarlo in faccia, entrò in casa e successivamente nella sua stanza.
 
Ma che cosa era successo, ancora?
 
Se lo stava ancora domandando quando sulla soglia dell'ingresso vide qualcuno che non vedeva ormai da molto tempo, ansante per la corsa appena fatta.
 
***
 
Akane era riversa a pancia in giù sul suo letto, versando lacrime silenziose.
 
In qualità di primo bacio, per di più scambiato con la persona che amava, avrebbe dovuto essere un momento di felicità, di unione. E invece, dopo esser nato come tale, si concluse con un'enorme delusione. Credeva che avrebbe risolto tutti i loro problemi, e invece ne aveva causati altri.
 
Basta! Era stanca di tutto! A cominciare da Ranma per finire con l'impertinenza senza fine di suo padre e del signor Genma.
 
Si disse che era arrivato il momento di smetterla di piangersi addosso, oltretutto per colpe non sue e, con una velocità di cui lei stessa si meravigliò, afferrò il ji con l'intento di sfogarsi nel dojo.
Si avviò verso il vialetto che conduceva alla palestra, ma si fermò non appena udì delle voci. Una era sicuramente di suo padre, e l'altra era... di Ranma.
 
Ma che ci faceva lì?
 
Non era ancora soddisfatto di ciò che accadde a casa sua poco prima?!
 
D'un tratto si accorse di aver utilizzato un'ironia molto più aspra di quello che soleva usare se ne pentì, seppure non del tutto. Senza fare rumore, si nascose dietro la porta, sporgendo le orecchie per sentire meglio la loro conversazione.
 
I due erano seduti l'uno di fronte all'altro, ma lei riusciva a vedere solo il volto di Soun. E Ranma era di spalle.
 
-Ti ha chiesto lei di propormi questo?- chiese suo padre, nel bel mezzo del dialogo.
In altri tempi avrebbe fatto salti di gioia al solo udire anche per errore ciò che aveva appena sentito, ma ora era combattuto. Non se l'aspettava una simile dichiarazione da parte di Ranma su quello che fino a qualche mese prima era un fardello per lui e per la figlia.
-No, anche se so che è ciò che vorrebbe anche lei. Questa è una MIA decisione, e Akane è d'accordo con me-.
 
D'accordo? D'accordo di cosa?, si stava chiedendo la ragazza.
 
-Naturalmente devo sentire anche mia figlia, lo sai bene. Non posso basarmi solo su quello che stai affermando tu, Ranma.-
 
Ma che cosa gli aveva detto di così indispensabile da dover interpellare anche lei?
 
Sentiva che era il momento giusto per agire. Uscì allo scoperto, con un'espressione indispettita.
 
-CHE VUOI, RANMA?-.
 
Abbandonò subito quel suo atteggiamento sbraitante non appena ebbe l'occasione di notare il volto del giovane con il codino. Era a dir poco paonazzo, come se avesse discorso di qualcosa di estremamente imbarazzante. Lei inizialmente non si lasciò vincere. Però suo padre tentò di acquietarla invitandola a sedersi al suo fianco. Inutilmente.
 
-MI VOLETE DIRE CHE VI FRULLA IN TESTA?- continuò lei, rimanendo in piedi.
 
-FINISCILA DI STARNAZZARE, RACCHIA! Come se non fosse già abbastanza difficile...- borbottò il ragazzo dopo averle urlato contro.
 
L'uomo con i baffi interruppe il bisticcio, siccome lo aveva leggermente alterato. -INSOMMA! COMPORTATEVI BENE, TUTTI E DUE!- ordinò. -Akane, Ranma mi ha chiesto una cosa importante. E vuole parlarti, in privato...-
 
Già. E magari avrebbe ripetuto il suo atto teatrale avvenuto un paio di ore prima.
 
E magari l'avrebbe anche insultata.
 
Neanche per idea!
 
-Io non so che farmene delle cantilene di codardi come lui...- appurò con indifferenza voltandosi per ritirarsi nella propria camera un'ennesima volta.
 
Un vigliacco, ma più che codardia il suo era orgoglio.
 
Ma il tono infastidito di lui la fece arrestare e infuriare come non lo faceva da tempo.
 
Bene!
 
Ora si che si sentiva un autentico deficiente.
 
Lui era lì apposta per sistemare una faccenda seria che era lì che giaceva interminata da anni e lei cercava rogna!
 
-STA ZITTA! So perfettamente che tu non avresti mai chiesto una cosa del genere, così ci ho pensato io per entrambi!-.
 
-Ma si può sapere che hai combinato di tanto eclatante?-.
 
-Ha chiesto di rinnovare il suo fidanzamento con te.- intervenì il padre.
 
-Cosa...?-.
 
-... e poi da a me del codardo...- evidenziò Ranma imbronciandosi
 
-Hai capito, Akane.- finì l'uomo.
 
Aveva appena sentito lo stesso sussulto che provò in ospedale quel lontano giorno in cui i loro rispettivi spasimanti li avevano interrotti.
 
Ranma la voleva ancora. Non riusciva a capacitarsene, presa com'era dal risentimento.
 
Dunque quel bacio era sentito da lui?!
 
Lui, intanto, si alzò dalla sua posizione seduta, così come Soun, e prese a fissarle le pupille con uno sguardo che le trasmetteva timore, ma anche una timida speranza. Pochissimi attimi dopo, però, quegli occhioni azzurri si abbassarono, e le sue mani si infilarono nelle tasche, in attesa di una risposta.
 
-Allora, figliola.- la riprese il più grande. -Cosa vorresti fare? La scelta sta a te, adesso. Puoi acconsentire così come puoi rifiutarti. In fin dei conti era esclusivamente una tua decisione anche se ti ho fatto sempre credere il contrario. Su, avanti, Ranma sta aspettando...-.
 
Sentitosi nominare, il ragazzo si destò e non appena i loro sguardi si incrociarono, Akane cedette e si lanciò verso di lui abbracciandolo, e anche se erano davanti a un terzo, lui ricambiò la stretta teneramente.
 
A Soun non servirono le parole vedendo quel gesto così spontaneo.
 
Era soltanto felice per loro.
 
Alcune stille si tuffarono sulle guance di Akane e l'altro non potè fare a meno di sorridere.
 
-Non piangere...- l'ammonì bisbigliando. -Quante volte te lo devo ripetere?!-.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
NDA: Eccoci alla fine di questa ff durata mesi più che altro per la mia rinomata pigrizia, causa anche di questo finale cretino e sbrigativo. Bleah!! Ma io non so fare i finali, quindi… boh…
Sicuramente sarete rimasti un po' delusi, perchè dalle vostre recensioni ho dedotto che volevate saperne di più su Ling e Yang. Per ora non so come rimediare a questo e sinceramente durante questo capitolo mi è sembrato che ci stavano poco o niente. Forse, se mi verrà l'ispirazione, scriverò un extra per terminare le cose rimaste in sospeso.
E sempre forse, ne comincerò un'altra, anche se non subito.
Vorrei spendere due parole.
Una va alla mia ff 'Quando i sogni diventano realtà': non so quando riuscirò a pubblicare il nuovo capitolo (e questo si era capito già!!). Se avete pazienza (e da questo sgorbio come lo è 'The Dagger' ho visto ne avete moltissima) arriverà.
La seconda va ai lettori: sempre tanto gentili e attenti, sempre impazienti di proseguire il racconto. Non vi nominerò tutti sennò faccio notte, ma vorrei ringraziarvi tutti, anche quelli che non recensendo (si scrive così?) l'hanno letta e seguita.
Che altro? ah, sì: sono strafelice che questa tortura sia finita! XD
 
 

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