::Your eyes.

di ehimonchele
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** One girl; ***
Capitolo 3: *** The school; ***
Capitolo 4: *** I'm finding my way; ***
Capitolo 5: *** Logan; ***
Capitolo 6: *** -AVVISO- ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Dei piccoli, quanto fastidiosi raggi di sole spuntarono tra gli spiragli della tenda color bianco panna che copre il grande finestrone che c'è in camera mia.

Con dei movimenti alquanto impacciati mi spostai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e mi sedetti sul letto ancora con gli occhi chiusi.

Subito mi alzai e mi preparai, e solo dieci minuti dopo ero già pronta: felpa bianca a scacchi neri, jeans, le mie fedeli All Stars nere e un filo di trucco.

Sapete... non sono la tipica ragazza tutta vestitini e tacchi, non so se rendo l'idea.

Scendo giù in cucina e c'è mia zia Serena che mi abbraccia calorosamente come fa sempre da quando vivo con lei e mio zio Gerardo.

Affetto al volo una brioche, saluto mia zia con un bacio sulla guancia e mettendomi le cuffie nelle orecchie mi incammino verso scuola.

Oggi oltre ad essere il mio primo giorno nella nuova scuola, sarebbe stato anche il giorno in cui avrei visto per la prima volta il ragazzo che avrei amato e onorato per il resto della mia vita.

Ma tutto questo lo avrei scoperto solo nove anni dopo.

 

 

 

 

 Sciao popolo di EFP! :D
Questa è la prima FanFiction che scrivo, e devo dire che sono abbastanza in ansia.
Io amo scrivere, ma sono consapevole del fatto che non sono molto capace.
In ogni caso ci sto mettendo anima e corpo in questa ff sperando che vi piaccia e che apprezziate il mio lavoro c:
Incomincio col dirvi che questo è solo il prologo, infatti è molto corto, ma volevo cercare di impostare un po' la storia prima di tutto ^^"
Ma non preoccupatevi, gli altri non saranno così ;)
Ho i capitoli scritti fino all'ottavo, da lì in poi ci sto lavorado c:
Vi dico che la storia vera e propria incomincerà più o meno dal quinto capitolo c:

Okay, ho finito di rompervi le scatole u.u lol

Mi dileguo. ʘ‿ʘ

 

 

-Ciuffo.

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Capitolo 2
*** One girl; ***


Sono tornataaaaaaaaaaaa :D
"E' ancora qua questa?" direte voi, ebbene si u.u
No dai scherzo, ho avuto un pò di problemi, ma ora sono qui, poi vi spiego alla fine del capitolo c:
Buona lettura, spero vi piaccia almeno un pochino e.e

 


C'erano macchine che sfrecciavano, gente in giacca e cravatta con un bicchierone enorme di caffè in una mano e, il notiziario della giornata nell'altra che camminavano a passo svelto, bambini capricciosi che piangevano tenendo per mano la mamma, ragazzi che passavano svelti in mezzo alla folla con i loro skateboard, coppiette felici che si tenevano per mano, e tanta altra gente che correva frenetica nella grande città.
Questa è la frenetica e famosa vita nella grande New-York.
Era proprio come sognavo, quando cammini a NY nessuno ha tempo di fermarsi, di giudicarti o prestarti attenzione, sei una persona come tutte le altre, un piccolo, minimo elemento in tutta la Grande Mela.
Sono quello che non riuscivo ad essere nel piccolo paesino di Napoli in cui vivevo fino all'anno scorso; invisibile.
In meno di quello che mi aspettassi ero già davanti scuola, ci avevo messo si e no dieci minuti, e appena arrivai davanti a quell'enorme edificio di un colore poco più scuro del celeste, avendo tutti gli occhi puntati addosso, entrai a testa bassa e mi diressi subito alla segreteria dove un'anziana signora con i capelli grigiastri mi diede un foglio su cui c'era scritto il mio orario e il numero del mio armadietto: il 707.
Sembrava una signora davvero dolce e simpatica.
Pochi minuti dopo ero già per la scuola a girare esasperata per trovare il mio armadietto, ma il mio senso d'orientamento è pari alla fatica che fanno i panda (Amo i panda *--------* lol) durante la giornata, ovvero zero, zero assoluto.
E come se non bastasse il mio tempismo fa pena, infatti appena giro l'angolo finisco addosso a una persona.
Mi giro e... davanti a me trovo una ragazza, una ragazza davvero meravigliosa, degna degli schermi di Hollywood.
Alta, snella, i suoi capelli color oro gli cadevano con dei meravigliosi boccoli sulle spalle e si stendevano delicatamente su tutta la schiena, ma la cosa che mi ha più colpito di lei?
I suoi occhi.
Non sono marroni, nè azzurri, nè verdi, nè cerulei e tantomeno neri. Sono del colore del ghiaccio, hanno un contorno nero naturale; ti ipnotizzano.
Potrei dire che sono di un azzurro sfumato, che quasi non si vede, ma sminuirei il meraviglioso colore degli occhi di questa ragazza che come me portava delle All Star, bianche però, jeans stretti e una maglia bianca leggera, con un piccolo fiocco all'altezza dell'ombellico; sembrava una ragazza molto dolce e sensibile.

 


Se siete qui vuol dire che avete letto tutto il capitolo, e per questo vi ringrazio c:
Volevo dirvi prima di tutto che non è un gran che, ma come vi ho detto la storia vera e propria incomincia dal prossimo capitolo, più o meno c:
Perciò ho basato questo capitolo più sul descrivere quello che circondava la protagonista c:
In ogni caso... lo so che sono in ritardo di ben DUE settimane, ma ho avuto dei problemi ç_ç
Il più importante... è che non avevo il pc ._.
Purtroppo la linea ha fatto la scema, e non mi sono potuta connettere ç_ç
Però vabbhè, oggi ho aggiornato, e spero che almeno un pò vi sia piaciuto c:
Per ultima cosa ringrazio tutti coloro che ci hanno dato un occhiata e che hanno recensito c:
Potete recensire, anche un piccolo commento, così che capisco se vi interessa e se devo andare avanti? c:
Assie :3
Detto questo, scappo.ʘ‿ʘ

-Ciuffo.<3  

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Capitolo 3
*** The school; ***


"Cause you're my cover, cover girl
I think you're a superstar, yeah you are
Why don't you know
Yeah, you're so pretty that it hurts
It's what's underneath your skin
The beauty that shines within
You're the only one that rocks my world
My cover girl."

 

 

 

 

Appena uscii dai miei pensieri e mi accorsi di quello che avevo combinato mi affrettai nel panico a scusarmi.

«Oddio scusami, non volevo, sono nuova e stavo cercando il mio armadietto e invece guarda che ho combinato » Dissi indicando la macchia di cioccolata calda che gli avevo fatto cadere addosso urtandola, a volte sono così sbadata.

«Mi dispiace, sul serio, se posso farmi perdonare in qualche modo dimmi pure. La fretta e la pressione in un altra scuola non aiuta tanto chi è scordinato sai?» Continuai tutto d'un fiato con lo sguardo basso.

«Nemmeno io sono coordinata, se lo vuoi sapere» Disse la ragazza in seguito ad una piccola risata mentre mi metteva una mano sulla spalla, al che alzai lo sguardo e la trovai con un sorriso dolcissimo che mi trasmise subito sicurezza e tranquillità, come se tutto andasse bene.

«Io sono Mirem» Disse poi allegramente con un tono che mi fece subito cambiare umore, come se cercasse di dirmi che mi potevo fidare di lei.

«Io sono Angela» Risposi anche io con lo stesso tono allegro.

«Hai detto che sei nuova, giusto?» Mi chiese subito dopo.

«Si, sono arrivata una settimana fa, il tempo di sistemarmi, sono italiana» Dissi mentre guardavo attentamente ogni persona che capitasse nel mio campo visivo.

«Bene, allora ora ti faccio conoscere un po' la scuola» Con il solito sorriso stampato in faccia mi prese a braccetto e mi portò a fare il giro della scuola.

«Vedi quei ragazzi vicino alla biblioteca?» Mi chiese indicando un gruppo di ragazzi indaffarati nel leggere libri e prendere appunti. Io annuii.

«Ecco, loro sono il gruppo dei “secchioni” come li chiamano i ragazzi popolari con la puzza sotto il naso» Disse, poi mi fece spostare lo sguardo su un ragazzo. «Lui è David Duston, il capitano della squadra di football, il ragazzo più ambito della scuola. Tutte le ragazze gli vanno dietro, ma sinceramente non capisco cos'abbia di tanto speciale» Disse guardandolo.

Era circondato da ragazze che lo toccavano d'appertutto, e lui non se ne preoccupava.

«Perchè? Insomma, non puoi dire che non sia carino» Ammisi.

Era un ragazzo alto con degli addominali scolpiti che si intravedevano attraverso la maglietta nera aderente che indossava e degli occhi azzurri.

«Certo, non ho mai detto il contrario» Ammise anche lei. «Ma cosa ti servono dei muscoli da Dio greco, se poi nel cvdrvello hai un criceto in prognosi riservata?» Continuò.

Scoppiai a ridere «È davvero tanto stupido?» Dissi cercando di tenere a freno la mia risata.

Rise anche lei. «Già, ma oltre quello, è il solito playboy che crede di avere tutte ai suoi piedi, che si crede il migliore, ed è pure sbruffone»

«Ah bhe insomma... non è proprio il fidanzato fedele che ogni ragazza vorrebbe avere ecco» Dissi innocentemente.

«Esatto, hai centrato il punto» Disse mentre andavamo nella direzione di David per superarlo.

«Ehi bellezze! Che ne dite se più tardi venite a fare un giro al mio armadietto? Numero 198. Possiamo andare a casa mia, ci divertiamo un po'. Possiamo farla diventare una nottata di fuoco» Ci disse con uno sguardo che faceva pensare a tutto tranne che qualcosa di casto mentre gli passavamo a fianco, lo guardai disgustata.

Mi indicò. «Soprattutto tu bella mora» mi disse avvicinandosi. Mi palpò il sedere. «Come te la cavi a letto, piccola?»

Mi allontanai subito e gli tirai uno schiaffo. «Duston, perchè la nottata di fuoco non la passi con i libri? Sai, mi dicono che ne hai bisogno, non vorrai mica diventare un asino?Ah, ma scusami, già lo sei! E poi qualche volta cambia quel criceto in prognosi riservata che hai nel cervello, sarà stanco, che dici?» Gli risposi pronta con un sorrisetto beffardo sul viso, si levò un “Oooooh ooooooh” da parte di tutti coloro che stavano guardando la scena e sotto lo sguardo stupito di tutti presi di nuovo a braccetto Mirem e ce ne andammo.

 

 

«Ma hai visto la sua faccia quando gli hai detto del criceto in prognosi riservata? Mio Dio.» Disse Mirem senza riuscire a smettere di ridere.

«Si, mamma mia, tra un po' gli scoppiavo a ridere in faccia.» Ammetto con le lacrime agli occhi per le troppe risate. «Però ti avrei dovuto dare i diritti d'autore per quello» Dissi ancora con qualche risata che mi scappava di tanto in tanto. Era da tanto che non ridevo così.

«Non mi interessa, aspettavo da tanto che qualcuno gliene dicesse quattro a quello sbruttone, e finalmente qualcuno ha avuto il coraggio, e questo mi basta e avanza, credimi» Disse avendo ormai smesso di ridere.

«Perchè se aspettavi qualcuno che glielo dicesse non l'hai fatto tu?» Gli chiesi.

«Perchè sono un tantino timida, perciò.» Mi disse sorridendo, come sempre.

«Ah, capisco.» Dissi semplicemente.

«Mentre vedo che tu hai carattere ragazza, rimarrai nella storia di questa scuola per aver avuto il fegato di rispondere per le rime a Duston, lo sai?» Mi disse dando un morso alla caramella che gli avevo offerto poco prima.

«Ah bhe, ne sono onorata. Ma vedi, mi hanno insegnato ad essere forte e a far valere i miei pensieri. Da una parte sono determinata e sicura di me, dall'altra invece sono timida, anche se non sembra, insicura e arrosisco anche per una cosa banalissima» Dico dando anche io un morso alla caramella.

«Insomma, hai una doppia personalità, diciamo.» Disse.

«Si, una specie.» Dico ingoiando.

«Quindi qui sei una semplice ragazza di 18 anni, ma in un mondo parallelo sei una spia che combatte i cattivi per salvare il mondo?» Disse seria, ma poi la sua serietà svanì lasciando posto a una risata che non riusciva più a trattenere, provocando di rimando anche la mia.

«Dai scema, alza le chiappe e andiamo, non ti dimenticare che devi presentarmi gli altri “simpaticoni” della scuola.» Dissi scherzando e dandogli un piccola spinta ridendo.

Uscimmo dal bagno dove Mirem si era cambiata la maglia ancora sporca di cioccolato ed entrammo nel corridoio principale della scuola.

«Guarda, lei è Allyson, la capo cheerleader, è lei che comanda qui.» Disse indicando una ragazza poco più alta di me, con un fisico mozzafiato che baciava un ragazzo all'armadietto.

«Dicono sia andata a letto con tutti i ragazzi della scuola, e per passare agli esami... anche con qualche professore»

«Davvero? Oddio che schifo, ma uno normale ce n'è in questa scuola?» Dissi guardandola disgustata.

«Il ragazzo che sta baciando è Eric Liffor, è un ragazzo dolcissimo, fa parte del giornalino della scuola, davvero non so come sia finito fra le grinfie di quella strega» Mi disse con uno sguardo dispiaciuto.

«Le ragazze stronze fanno innamorare gli unici ragazzi bravi che ci sono rimasti e i ragazzi stronzi le uniche ragazze serie che ci sono rimaste» Dissi guardandola.

«Già, ma se è davvero un ragazzo intelligente come sembra, capirà il grande sbaglio che sta commettendo, e la lascerà. Altrimenti non è un ragazzo così apposto come sembra, no?» Disse.

«Esatto» Dissi sorridendo, vedendo che quell'accenno di tristezza nella sua voce era sparito e aveva preso posto il suo bel sorriso.

 

«Buongiorno bellissima!» Dopo due minuti arrivò un ragazzo che abbracciò da dietro Mirem, le cui guancie presero all'istante un tenero colore più roseo di prima; era arrossita.

Il colpo di grazia per la ragazza fu quando lui gli lasciò un dolce bacio sulla guancia, facendogli fare un piacevole schiocco.

«Ciao James.» Disse Mirem ancora rossa in viso mentre sorrideva al ragazzo che si era spostato alla sua sinistra.

«Gli altri dove sono?» Gli chiese mentre continuava a sorridergli.

«Stanno arrivando.» Disse guardandola, i suoi meravigliosi occhi marrone chiaro, quasi verdi, sembravano sorridergli.

Era chiaro che si piacevano, si vedeva lontano un miglio.

Nel frattempo erano arrivati altri due ragazzi, Mirem scostò lo sguardo da James e lo posò sul ragazzo più basso.

«Hei Mir.» Disse questo abbracciandola.

«Hei nanetto.» Lo salutò Mirem ricambiando l'abbraccio, e lui a sua volta gli fece la linguaccia, era dolcissimo.

«Oi Miss. Timidezza, cos'è sta storia che prima saluti lui e poi me, eh?» Parlò questa volta l'altro ragazzo. Come James era alto, ma meno di quest'ultimo.

«Perchè io sono il suo preferito.» Ribattè di nuovo il primo scherzando.

«No, ti sbagli. Il suo preferito è James.» Disse il ragazzo biondo ammiccando guardando Mirem che nel frattempo era sprofondata nella vergogna ed era arrossita di nuovo, mentre James la guardava con un dolce sorriso, anche lui con un leggero rossore sulle guancie: erano dolcissimi.

«Scemi.» Disse Mirem ancora rossa in viso mentre abbracciava anche l'altro ragazzo a cui era scappata una piccola risata nel guardare la scena.

 

 

 

Ma sciao a tutti :3

Sono tornata con un nuovo capitolo c:

Sinceramente ci sono rimasta un po' male :(

Lo so che sono qui da poco, e non dovrei pretendere molto, ma ci tengo a questa ff e vorrei sapere cosa ne pensate.

Ho avuto solo una recensione nel capitolo scorso, e credetemi, in confronto alle visualizzazioni che ci sono state, è poco, molto poco.

Vi prego, lasciate una recensione, ve lo chiedo per favore ç_ç

In ogni caso...

Come vedete, in questo capitolo inizia la vera e propria storia c:

Ma come avete visto, manca un ragazzo per completare la band, giusto?

Bhe, volete sapere chi è, e che ruolo avrà nella storia?

Allora continuate a leggere la mia ff :D

Ora vi saluto, spero che questo capitolo vi sia piaciuto c:

Un bacione enorme,

 

Ciuffo.

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Capitolo 4
*** I'm finding my way; ***


Hei, sciao a tutti! :D

Vi rompo solo due minuti per dirvi che sono molto fiera di questo capitolo c:

L'ho scritto proprio con il cuore, e come vedrete ci sarà l'apparizione di qualcuno :3

Ma non vi anticipo nulla, ci vediamo a fine capitolo :P

Buona lettura,

Ciuffo.

 

 

Cause you're not alone, girl
Look over your shoulder
You don't have to wonder
Cause you know, you know, you know
You're not alone, girl
I'll be there to hold you
I'll stay till it's over

 

 

 

 

«Comunque ragazzi... tornando a noi» Incominciò Mirem cercando di cambiare discorso e nell'intento di non far caso allo sguardo di James che era puntualmente puntato su di lei. «Questa è Angela, si è trasferita qui una settimana fa dall'Italia.» continuò presentandomi ai tre ragazzi.

«Ciao» Dissi sorridendo timidamente e facendo un piccolo cenno con la mano.

«Io sono James.» Si presentò per primo sfoggiando un meraviglioso sorriso e appena lo fece diedi un'occhiata a Mirem per vedere la sua reazione; aveva lo sguardo perso nel vuoto nel guardare James.

Ok, era ufficiale, era cotta di lui.

«Ciao, io sono Carlos.» Disse poi il ragazzo più basso del gruppo, che era pur sempre più alto di me, capelli scuri corti e degli occhi marroni stupendi che brillavano seguiti dal sorriso mozzafiato che mi fece bloccare per due minuti a fissarlo.

«Io sono Kendall.» Disse infine il ragazzo biondo, anche lui come James e Carlos aveva un sorriso stupendo, i suoi occhi poi? Erano verdi, meravigliosi. Una cosa trovai dolcissima: le fossette che gli apparivano sulle guance quando sorrideva, le ho sempre amate.

Sentivo che sarebbero diventati importanti, molto importanti per me.

Oggi essendo era il primo giorno di scuola, non ci sarebbe stata lezione, eccetto per l'ultima ora, così i ragazzi e Mir decisero di portarmi a fare il giro nel giardino della scuola.

Ma proprio quando passammo davanti ad Allyson, quest'ultima mi prese il polso, e bruscamente mi fece girare.

«Uh, ma guarda un po chi si è aggiunta al gruppo degli sfigati, non potevi sceglierti un gruppo migliore? Così avrai il loro marchio a vita, sarai una fallita come loro per sempre. Ma aspetta... sfigati si nasce, non si diventa, perciò... non potrai mai entrare a far parte del mio gruppo, quello dei popolari, mi spiace.» Disse con voce altezzosa.

Mi girai verso i ragazzi e vidi Mirem con gli occhi lucidi e una lacrima lungo la guancia, e James che l'abbracciava.

«Adesso gli faccio vedere io.» Sussurrai con i pugni serrati.

«No Angy. Non ne vale la pena» Disse sottovoce Mirem.

«No Mirem, mi dispiace, ma non la passa liscia, si vede che ti ha fatto qualcosa di pesante, e non posso starmene con le mani in mano.» Dissi semplicemente.

Possono dirmi di tutto, ma se toccano i miei amici o la mia famiglia... allora si che sono guai.

Mi girai verso Allyson che se ne andava ridendo, notai i suoi “amici” che la guardavano chi un po' terrorizzato, chi con disgusto, ma lasciai scorrere e la guardai con disprezzo.

«Hei finta bionda!» Gli urlai, e lei si girò incredula con l'ola di tutti quelli che stavano per assistere alla mia sfuriata.

«A me puoi dire tutto quello che vuoi. Che sono orribile, che sono grassa, che sono brutta e per darti anche una ragione in più per prendermi in giro lo dico qui, non ho ancora dato il primo bacio, e puoi prendermi per il culo quanto vuoi, non mi importa,non ho paura di una barbie con le extension. Ma i miei amici non si toccano, chiaro?» Presi fiato con il sottofondo dell'ola di tutti, ancora più sorpresi di prima e continuai sotto il suo sguardo incredulo.

«Non so cosa tu abbia fatto a Mirem, ma so per certo che qualcosa gli hai fatto in passato, perchè ci è rimasta troppo male. Non mi importa che sia nel gruppo degli sfigati -dissi facendo le virgolette in aria- come dici tu, perchè io almeno ho degli amici veri, non dei cagnolini che ti vengono dietro perchè hanno paura di te o che ti leccano il culo per entrare nelle tue grazie. Con amore, me.»

Detto questo gli feci il sorrisetto più falso che c'era nel mio repertorio, e sotto il sguardo infuriato perchè l'ho messa in imbarazzo davanti a quasi tutta la scuola che nel frattempo si era riunita lì.

Mi giro e batto il cinque ai ragazzi e feci l'occhiolino a Mirem che mi mimò un “grazie” con le labbra.

Mentre tutti mi facevano i complimenti per quello che avevo detto, che alla fine era solo la verità, mi rigirai perchè mi resi conto di essermi dimenticata il pezzo forte.

«E per la cronaca... troie si nasce, non si diventa, e tu ne sei l'esempio.» e con questa mi rigirai e sotto gli applausi di tutti che Mirem, James, Carlos e Kendall andammo in giardino, come deciso.

Quando fummo fuori ci sedemmo su una panchina fatta di pietre, sotto un grande albero. Il giardino era deserto.

Passò un oretta in cui conobbi i ragazzi, mi raccontarono tutto su di loro, e subito diventarono come fratelli per me, sapeva che di loro mi potevo fidare e potevo raccontargli tutto, come se li conoscessi da una vita.

Stammo in silenzio seduti sul prato per qualche minuto, ci guardavamo ogni tanto e ci scappava un piccolo sorriso.

Sto trovando la mia strada.

«Grazie Angy.» Disse ad un tratto Mirem mentre si avvicinava a me in cerca di un abbraccio, era tanto tenera.

«Lo sai che su di me puoi contare.» Dissi abbozzando un dolce sorriso stringendola a me.

«Come anche voi ragazzi, la cosa più bella che mi sia capitata è stato incontrarvi.» Dissi guardando quei tre pazzi che intanto si rotolavano nel prato, proprio come avrebbero fatto dei bambini.

«Owh, ma che dolce che è la nostra italiana, così mi fai venire il diabete, vieni qui.» Disse scherzando Carlos mentre allargava le braccia e io mi ci fiondai dentro come un fulmine.

Avevo ricevuto più abbracci in quell'oretta e un quarto che conoscevo loro che in tutta la mia vita.

Era una cosa meravigliosa.

Amo i loro abbracci, quelli di Mirem sono così teneri, quelli di Carlos sono i più caldi, mi sento completa tra le sue braccia, sembra un lupacchiotto, quelli di James invece sono i più divertenti, non smetto di ridere perchè lui è un gigante in confronto a me, e mi sento una nanerottola, mentre quelli Kendall li desidero tanto, perchè mi stringe forte a se e per un momento dimentico tutto e tutti.

«Adesso ti racconto.» Disse poi Mirem che aveva capito che aspettavo una sua spiegazione, solo quando si sarebbe sentita pronta, ovviamente. E a quella frase sorrisi aspettando che iniziava a raccontare.

«Sicura? Nel senso... ce la fai?» Disse James un po' preoccupato mentre gli accarezzava dolcemente una spalla.

«Si si, tranquillo.» Disse lei debolmente guardandolo dolcemente. Lui si tranquillizzò un po, ma non smise di accarezzargli la schiena per rassicurarla.

«Tutto è cominciato al primo anno, io e Allyson siamo sempre state grandi amiche, fin da piccole. Era un amicizia vera, o almeno credevo fosse così. Quando abbiamo cominciato il liceo però, ha incominciato ad andare in giro con i popolari della scuola, fino a diventarne il capo. Hanno iniziato a prendermi in giro, fino a...» Disse con lo sguardo pieno di lacrime e spaventato perso nel vuoto. James l'abbracciò e la strinse ancora di più a sé.

«Hei Mirem, puoi anche non... cioè, se non ce la fai fermati. Puoi pure dirmi un altra volta.» Dissi un po' preoccupata, vedendo che aveva cominciato a piangere stringendo con la mano la maglia blu chiaro che indossava James.

Proprio quest'ultimo gli baciò la testa.

«N-no... Sono arrivati al punto di picchiarmi, picchiarmi pesantemente, ogni giorno, ogni fottuto giorno. N-non mettevo mai maglie o pantaloncini corti per paura che qualcuno si accorgesse dei lividi che avevo, q-quando mi invitavano in piscina dicevo di dover andare via e che non ci sarei stata a casa, p-portavo sempre i trucchi con me a scuola, nel caso mi facessero dei lividi anche in faccia mi coprivo con il correttore e quando tornavo a casa andavo dritta in camera mia con la scusa di dover fare i compiti, e quando mia madre mi portava la cena, di n-nascosto uscivo e la davo al cane di fronte casa mia. A-avevo anche smesso di andare a danza, perchè non riuscivo più a muovermi per i troppi calci, pugni e schiaffi che ricevevo ogni giorno. Non uscivo nemmeno più di casa per paura che loro mi trovassero e mi facessero ancora del male.» Continuò a fatica, fermandosi ogni tanto per colpa dei singhiozzi.

«Non ho mai detto tutto questo ai miei genitori, mai. Avevo paura di quello che potevano fare. Avevo anche avuto la tentazione di tagliarmi, di farmi del male fisico così che il dolore del taglio coprisse quello delle parole ricevute a scuola e delle violenze fisiche, ma per fortuna un giorno questi tre scemi mi sono sbattuti addosso» Disse guardando Carlos, Kendall e James.

«Ed è cominciata ad andare meglio. Loro agiscono quando sei da sola, quando non c'è nessuno che ti può proteggere, quando sei INDIFESA. Ma ora non riescono più a farmi del male, perchè sono sempre con loro tre e non mi trovano mai sola.» Disse abbozzando un piccolo sorriso a tre ragazzi che ricambiarono subito.

«Poi ora ci sei tu, e sento che si sistemerà tutto... tutto andrà per il verso giusto.» Concluse abbracciandomi forte facendomi scendere una lacrima.

«Non immaginavo che ci fossero persone così cattive. Ricorda... tu sei forte, lo sei. Non devi lasciare che delle stupide persone ti rovinino la vita. Devi credere in te stessa. E poi non sei sola, ci sono io, ci sono loro -dissi indicando i ragazzi- che ti aiuteremo. Ti voglio bene, Mir.» dissi tringendola a me.

«Grazie.» disse staccandoci e asciugandosi le lacrime, sfoggiando uno dei suoi sorrisi migliori, era bellissima.

 

 

Tra una risata e l'altra lì fuori al giardino, erano passate ben due ore e rientrammo per fare un giro tra i corridoi; guardavo distrattamente ogni cosa che mi trovavo davanti, fisicamente ero presente, ma mentalmente no. Non riuscivo a capacitarmi del male che avevano fatto a Mirem.

Quando spostai lo sguardo sull'entrata principale della scuola però, una figura maschile, non tanto alta attirò la mia attenzione.

Dopo aver fatto alcuni passi a testa bassa tirò su il viso ed io potei finalmente guardarlo per bene.

Pur essendo fossimo abbastanza lontani riuscivo a vedere ogni minimo dettaglio del suo viso; aveva i capelli castani scuri corti con il ciuffo all'insù davanti, un naso perfetto, e le labbra... mio Dio, non avevo mai desiderato nient'altro così ardamente come quelle labbra in quei pochi minuti.

Tutti i ragazzi che erano nel corridoio, alla sua vista chiusero gli armadietti e spaventati, con il cuore in gola se ne andarono a passo svelto, cercando di evitare il suo sguardo, come se con una semplice occhiata avrebbe potuto trapassarli e bruciarli; avevano paura.

Il ragazzo alzò lo sguardo, e questo trovò all'instante il mio. Erano come intrecciati, nessuno dei due riusciva a staccare lo sguardo da quello dell'altro.

Sono sempre stata impacciata con i ragazzi, se fosse stato un altro ragazzo avrei già spostato lo sguardo da un bel pezzo, ma lui... lui aveva qualcosa di speciale. Qualcosa di tanto speciale che mi faceva rimanere attaccata ai suoi meravigliosi occhi marroni.

Erano bellissimi, non avevo mai visto nulla di più bello.

Era come se con uno sguardo potevamo leggerci dentro, era come una droga, non riuscivamo a smettere di fissarci.

Non eravamo mai pienamente sazi dello sguardo dell'altro, avremmo potuto guardarci per sempre, senza mai staccarci.

I miei occhi azzurri facevano contrasto con i suoi occhi marroni, così profondi, così stanchi. Sotto quel velo di misteriosità che celava sulla sua figura si nascondeva un ragazzo triste, insicuro, pieno di una paura e straziato da un dolore che lo lacerava all'interno... ma che si teneva tutto dentro, e nascondeva sotto la maschera del duro e pericoloso.

Da quando i nostri sguardi si erano incontrati era rimasto immobile nello stesso punto in messo al corridoio deserto.

Purtroppo a strapparmi via da quel piacere che allo stesso tempo mi distruggeva lentamente, fu la voce di Mirem che mi chiamava.

«Angy.» Mi chiamò con un filo di voce, con tono leggermente preoccupato.

A malincuore dovetti scollare lo sguardo da quegli occhi di cui ero già follemente innamorata.

Prima di girare completamente lo sguardo verso Mirem però, voletti assaporare a pieno quegli ultimi momenti di pura goduria e osservare ogni minima parte del suo viso, i cui lineamenti erano ancora contratti.

Guardai per l'ultima volta quegli occhi che parvero supplicarmi di fare il contrario e mi girai verso Mirem, con l'amaro in bocca che quei pochi minuti avevano portato via con lui.

«Dimmi...» Dissi senza nemmeno accorgermene con un accenno di tristezza nella voce.

«Come dimmi? Ti rendi conto? Quello è il ragazzo più pericoloso della scuola, tu ci hai avuto una specie di flirt e mi vieni pure a dire “dimmi”?» Mi stava rimproverando, proprio come fa una mamma con i propri figli.

«Tu non capisci, non riuscivo più a staccarmi, era più forte di me.» Dissi girandomi di nuovo in cerca di quella figura, che al contrario degli altri, mi dava sicurezza... ma non c'era più.

Com'era possibile che fosse già sparito, come?Non era passato neanche un minuto da quando gli diedi le spalle, non sarebbe mai potuto scomparire in così poco tempo. Mi guardai meglio intorno, ma nulla. Era già andato via.

«No, sei tu che non capisci, lui è il ragazzo più pericoloso della scuola, hai visto la reazione di tutti quand'è entrato? Tutti lo temono, ce ne sarà una ragione, no?» Mi disse ancora con tono di rimprovero.

«Quel ragazzo ha solo bisogno d'amore, l'ho letto nei suoi occhi. Ha bisogno di qualcuno che lo abbraccia e gli dica che andrà tutto bene.» Dissi dispiaciuta con gli occhi lucidi.

«Angy...» Sussurrò cambiando tono, era dispiaciuta.

«Non ce la faccio.» Confessai ormai in lacrime.

«Ssssh, non fare così tesoro.» Disse Mirem abbracciandomi dolcemente.

Perchè sto piangendo? Perchè sono diventata così vulnerabile in soli pochi minuti? Perchè mi ha fatto quest'effetto il suo sguardo? Perchè?

«Non so nemmeno perchè sto avendo questa reazione, non è da me. Ma guardarlo negli occhi è stata un'emozione strana, mi ha fatto sentire la ragazza più viva di questo mondo, ma nello stesso tempo mi autodistruggevo.» Dissi stringendomi a Mirem, in quel momento avevo proprio bisogno dei suoi abbracci.

«Dai tranquilla, è stata un'emozione molto intensa e ora ti stai sfogando, tutto qui.» Disse dolcemente ancora abbracciandomi.

«Grazie.» Pronunciai debolmente staccandomi e sorridendogli.

Nel frattempo il corridoio si era già nuovamente riempito.

«Dai su, andiamo. I ragazzi ci aspettano al bar.» Disse infine Mirem e ci dirigemmo verso il bar della scuola, che stranamente era poco affollato.

«Hei ragazze.» Disse Carlos appena ci vide sempre con il sorriso sulle labbra.

«Oi.» Dissi semplicemente sedendomi abbozzando un sorriso.

«Hei bellissima.» Sussurrò James all'orecchio di Mirem che si stava sedendo e che sorrise all'istante nel sentire la sua voce.

«Hei.» Disse poi scompigliandogli i capelli dolcemente, e James sorrise a sua volta al tocco della sua mano.

Erano troppo dolci.

Era tutto normale, i ragazzi sorridevano e scherzavano come loro solito, segno che non sapevano nulla di ciò che era successo nel corridoio.

E così, scherzando e ridendo passò un'altra oretta buona.

Mentre ero assorta nei miei pensieri suonò la campanella dell'ultima ora che mi fece sobbalzare e controllai l'orario, essendo l'ultima ora avevamo lezione; avevo chimica.

«Ragazzi, io ho chimica, qualcun'altro di voi ce l'ha?» Chiesi a James, Carlos, Kendall e Mirem che a loro volta stavano controllando l'orario, fu proprio quest'ultima a parlare.

«Io ce l'ho, vieni con me, ti faccio vedere dov'è l'aula.» Disse prendendomi a braccetto.

«Ok, mi affido a te.» Risposi sorridendo.

«Allora buona fortuna. Sai... non è molto affidabile.» Disse James scherzando, guardando Mirem facendoci scoppiare tutti a ridere.

«Scemo!» Disse Mirem dandogli una piccola spinta ridendo.

«Dai, noi andiamo.» Dissero all'unisolo i tre ragazzi.

Mi abbracciarono e poi Carlos e Kendall abbracciarono anche Mirem, mentre James gli si avvicinò all'orecchio e gli sussurrò «Ci vediamo dopo.»

Poi gli lasciò un delicato bacio sulla guancia.

«S-si certo, a dopo.» Disse lei con le guancie che le andavano a fuoco, e James sorrise a quella sua reazione, poi se ne andò dalla parte opposta alla nostra con Carlos e Kendall, anche loro con il sorriso stampato in faccia.

Io e Mirem, che era con la testa fra le nuvole e un sorriso stampato in faccia, ci avviammo verso l'aula di chimica.

 

 

 

 

 

Ed eccomi qui :D

Come avrete ben visto ci sono molte parti descrittive, ma ho voluto descrivere bene cosa prova Angela (Mi chiamo davvero così xD) c:

Credo che abbiate già capito che il ragazzo sia Logan, lol.

Spero che continuiate a leggere la mia ff e che abbiate apprezzato il capitolo c:

E ringrazio tutti coloro che hanno recensito, messo tra i preferiti, tra i seguiti o tra i ricordati la mia storia :3

Un bacione,

 

Ciuffo.<3

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Capitolo 5
*** Logan; ***


Ho poco tempo perchè oggi devo andare a vedere la scuola per il prossimo anno visto che devo andare alle superiori c:

Scappo, buona lettura,

 

Ciuffo.

 

 

"Were halfway there, were lookin good now
Nothing's gonna get in the way
Were halfway there, and lookin back now
I'd never thought that I'd ever say
Were halfway there"


 

La lezione di chimica passò molto velocemente.

Sinceramente non sapevo nemmeno di cosa aveva parlato il professor Mattew durate tutta la lezione.

Anche se cercavo inutilmente con tutto il mio impegno e determinazione a non pensarci, nella mia mente c'era solo ed unicamente un pernsiero: lui.

Non riuscivo a togliermelo dalla testa, era inutile.

I suoi capelli, il suo viso, le sue labbra, i suoi occhi, era tutto così maledettamente, dannatamente perfetto.

Non conoscevo nemmeno il suo nome e già dipendevo da lui, è possibile? Non lo so, so solo che lo desideravo più di qualsiesi altra cosa.

A strapparmi via dai miei pensieri fu di nuovo la campanella, quella di fine giornata, io e Mirem raccogliemmo tutte le nostre cose nello zaino.

«Ti ho vista.» Disse Mirem appena fummo fuori dalla classe guardando davanti a sé mentre si sistemava lo zaino sulla spalla sinistra.

«A far che?» Gli chiesi con tono interrogativo anche se in realtà sapevo perfettamente di cosa stava parlando.

«Di cosa abbiamo parlato oggi?» Mi chiese.

«Degli omoatomi, o degli eteoratismi.» Dissi a sguardo basso, questa volta non avevo nessuna scusa.

«Stavi pensando a lui, non è così?» Mi chiese guardandomi con la cosa dell'occhio mentre camminava.

«Già, è costantemente nella mia mente.» Dissi guardandola a mia volta con la coda dell'occhio.

«Io non ho nulla contro di lui, chiaro? Non penso che lui sia un cattivo ragazzo o tantomento pericoloso, penso solo che sia frustrato.» Affermò fermandosi all'improvviso e girandosi completamente verso di me.

«Allora perchè sei così contraria che io pensi a lui?» Gli chiesi con un accenno di tristezza nella voce dopo essermi fermata anche io.

«Non ho nulla contro di lui, te l'ho detto. Voglio solo una cosa.» Disse ed io la guardai incitandola a continuare «Voglio che tu non ti illuda troppo, perchè un giorno potresti rimanerci male e non voglio vederti soffrire. Voglio proteggerti, tutto qui.» Confessò guardandomi.

Istintivamente l'abbracciai «Ti voglio bene.» Sussurrai.

«Anche io Angy.» Disse ricambiando l'abbraccio.

Quando sciogliemmo l'abbraccio i corridoio erano già praticamente vuoti, ci erano rimaste delle coppie che si scambiavano delle carezze, dei baci; erano tanto dolci.

«So che muori dalla voglia di sapere cose su di lui.» Mi disse Mirem ammiccando mentre camminavamo verso l'uscita.

«No, ma va... io non, cioè... a me non mi interessa.» Dissi cercando di sembrare il più normale tranquilla, ma non riuscivo a trattenermi.

«Si, ti prego, parlami di lui, ho bisogno di sapere, ti scongiuro.» Le dissi quasi supplicandola. Era straordinario come in così poco tempo Mir e i ragazzi fossero riusciti a conoscermi tanto a fondo da capirmi al volo e viceversa.

«Facciamo così, stasera dormi da me così mi racconti un po di cose.» Mi disse Mir.

«A fare fatto, a patto che tu però, mi parli di James.» Le dissi con un sorrisetto beffardo.

«L'hai notato? Si vede molto?» Mi domandò arrossendo.

«Ehehe, abbastanza.» Dissi io innocentemente.

«Oddio, speriamo che lui non se ne sia accorto, comunque si dai, a fare fatto.» Disse allungando la mano verso di me, ed io gliela strinsi.

Nel frattempo eravamo arrivati all'uscita dove c'erano Carlos, Kendall e James che ci aspettavano.

«Si chiama Logan comunque.» Mi disse infine Mirem con un sorrisetto beffardo sul viso.

Finalmente dopo un giorno in cui cercavo di capirci qualcosa so il nome del ragazzo che mi ha rapita con un solo sguardo.

LOGAN.

Che bel nome, è davvero meraviglioso. Così dolce da pronunciare, suona davvero bene, mi scappò un piccolo sorriso.

«Hei siete arrivate finalmente.» Dissero mentre ci abbracciavano.

Le guancie di Mirem presero quel colore roseo che trovo dolcissimo quando James la strinse a sé, e chiuse gli occhi per godersi a pieno quei momenti in cui i loro cuori battevano all'unisolo.

Mentre guardavo Carlos e Kendall che facevano gli scemi facendosi il “grattacapo” a vicenda spostai per un attimo lo sguardo dietro di loro, ed eccolo lì in fondo al cortile, da solo seduto su una panchina con le cuffie nelle orecchie c'era il ragazzo che aveva tormentato i miei pensieri in quelle due ultime ore.

Aveva gli occhi chiusi e la testa all'indietro, era bello vederlo con i lineamenti rilassati, era tanto dolce, sembrava un orsacchiotto e questo tradiva la sua maschera da duro e insensibile.

Lentamente tirò su la testa, aprì gli occhi, si alzò e si guardò attorno, come se non volesse farsi vedere in totale tranquillità.

Velocemente passò lo sguardo su tutta la folla senza fermarsi, ma quando mi vide si fermò di botto. Nel momento in cui i nostri sguardi si incontrano tutto il resto è come se sparisse, ci siamo solo io e lui, lui ed io, non sentiamo nessun'altro, non vediamo nessun'altro.

Com'era successo nel corridoio i nostri sguardi erano attaccati. Siamo come due calamite che non riescono più a staccarsi, ma che non riescono ad avvicinarsi completamente, qualcosa ce lo impedisce.

«Ragazzi, venite a casa mia oggi?» Disse Mirem facendomi uscire dai miei pensieri.

«Io si, vengo come promesso, fammi solo inviare un messaggio a mia zia così l'avviso.» Dissi sorridendogli.

«Io ci sono.» Disse James mentre sorrideva a Mirem che ricambiò.

«Noi ci siamo, non ci perderemmo mai un pomeriggio a casa di Mir.» Dissero all'unisolo Carlos e Kendall.

«E poi tu devi spiegarci un po di cose e devi parlarci della tua vita.» Continuò poi Carlos.

«Certo certo, vi racconterò tutto oggi.» Dissi sorridendo guardando i ragazzi che saltellavano battendo le mani tutti eccitati.

Erano tanto teneri, sembravano dei bambini.

Il mio pensiero era rimasto comunque a lui, Logan.

Mirem, i ragazzi ed io nel frattempo eravamo saliti sulla macchina di Carlos che guidava, destinazione? Casa di Mirem che era seduta nel sedile dietro con James e me, mentre Kendall era seduto davanti.

Logan nel frattempo era ancora davanti alla panchina e per andare a casa di Mir dovevamo passare per forza davanti quella panchina, e perciò davanti a lui.

All'improvviso mi prese un ansia incredibile, incominciai a respirare a fatica e mi cominciarono a sudare le mani, cavolo, lo avrei visto per la prima volta da vicino. Ero abituata a vederlo da lontano, non da meno di tre metri!

Eravamo quasi arrivati davanti a lui che subito i nostri sguardi erano appiccicati, non potevo fare a meno di guardare i suoi occhi.

Eravamo di fronte a lui. Mi era vicino, molto vicino. Il cuore sembrava volermi dire addio e scappare via, come se volesse uscirmi dal petto.

Da vicino era ancora più bello che da lontano. Nel suo sguardo percepii la paura, la frustrazione e l'immenso bisogno d'amore.

Avevo bisogno di toccarlo, di accarezzargli il viso e dirgli che sarebbe andato tutto bene, che io gli sarei rimasta accanto.

Così alzai la mano destra e l'appoggiai delicatamente al finestrino della macchina, bagnato all'esterno dalle gocce, visto che aveva cominciato a piovere, come se con quel gesto potessi stringere la sua.

Lui tirò su la mano destra, non l'appoggiò al finestrino, ma la tese verso di me.

Un brivido mi attraversò la schiena, tutto succedeva così in fretta, il tempo di passargli a fianco, ma sembrava che il tempo si fosse fermato. Era da tre anni che non mi sentivo così viva.

Finì tutto in pochi minuti, noi eravamo andati avanti mentre Logan era rimasto lì immobile, lo guardavo dallo specchietto, era frustrato, si vedeva.

Arrivati a casa di Mirem che aveva visto tutta la scena, come anche Carlos, Kendall e James guardammo un film e ridemmo fino alle lacrime.

Gli raccontai di me, dei miei genitori che morirono solo un anno prima, e per questo da Napoli, in Italia, mi trasferì qui a New-York da Serena e Gerardo, i miei zii, e da qui il mio nome italiano.

Tutto questo con le lacrime agli occhi, per me Lucia e Luciano, i miei genitori facevano da fratelli e migliori amici.

Erano le persone più importanti che avevo nel piccolo paesino devo abitavo prima.

A loro dedicai anche un tatuaggio sulla caviglia destra; una “l” con un piccolo “2” in alto ed una piccola rondine.

Si fece l'una, alla fine rimasero anche Carlos che si addormentò sul divano in camera di Mirem, Kendall sulla poltrona, e James sul letto abbracciato a Mirem che dormiva sorridente fra le sue forti braccia.

Poi c'ero io, non riuscivo a prender sonno, il suo sguardo era costantemente nella mia mente. Lente cominciarono a scivolarmi sul viso delle lacrime, non me n'ero nemmeno accorta. Stavo piangendo.

Solo in quel momento mi accorsi di aver bisogno di lui più di qiualsiesi altra cosa.

Dalla mia bocca uscirono dei piccoli singhiozzi strozzati dal pianto e sentii Carlos alzarsi dal divano e avvicinarsi a me, che ero su dei grandi ciscinoni a terra e si mire in ginocchio di fronte a me.

«Che succede piccola?» Disse guardandomi ancora assonnato mentre si stropicciava l'occhio destro come un bambino, era sempre così dolce con me.

«Problemi di cuore.» Sussurrai semplicemente, abbozzando un piccolo sorriso smarrito fra le lacrime.

«Logan, non è così?» Mi disse con un dolce sorriso, aveva capito tutto.

«Esatto.» Sussurrai.

«Dai vieni qui.» Disse sedendosi anche lui sui ciscinoni appoggiando la schiena al muro.

Mi avvicinai a lui e lo abbracciai poggiando la testa sul suo petto caldo. Incominciò ad accarezzarmi i capelli.

«Allora, si chiama Logan Pillip Henderson, ha vent'anni.»

«Ha un anno in più di voi, e due di me, giusto?» Dissi sempre con la testa sul suo petto.

«Si, è arrivato qui nell'estate del primo anno, ed è stato bocciato, ma non perchè non andava bene a scuola, anzi, è un vero genio, ma perchè ha picchiato un ragazzo a sangue, fino a mandarlo all'ospedale.» Disse.

«No, davvero?» Chiesi incredula con un nodo in gola.

«Poi si dice che in Texas, dov'è nato, abbia ucciso i suoi genitori e abbandonato sua sorella più piccola di lui di otto anni.» Disse Carlos sempre accarezzandomi i capelli.

«No, non puo essere, lui non ne sarebbe capace, io lo sento.» Dissi con tono sicuro e lo sguardo perso nel vuoto.

«Ti parlo in tutta sincerità, io credo che sia un bravo ragazzo e che si sia costruito una corazza per proteggersi da qualcosa, qualcosa che gli ha fatto davvero male, una cicatrice profonda. Non si fida mai delle persone, e ce ne sarà un motivo.» Disse fermandosi due minuti, poi riprese. «Tipo me, i ragazzi e Mirem crediamo in lui e nel fatto che non sia cattivo, abbiamo anche provato a farci amicizia.» Disse pensieroso.

«E? Come a reagito?» Dissi di scatto alzando a malappena la testa per guardarlo negli occhi

«Nulla, vuoto totale, ci ha scansati ed è andato avanti, sembrava ansioso.» Disse guardandomi.

Carlos ha davvero degli occhi meravigliosi, marroni scurissimi, come il cioccolato fondente. Mi piace guardarli, ha sempre quella luce che gli brilla all'interno. Sembravano sorridere, sono dolcissimi. Ma quella volta quella luce non c'era. Sparisce quando è davvero dispiaciuto per qualcosa o qualcosa lo ha ferito profondamente.

In un solo giorno Carlos era già come un libro aperto per me, come anche James, Kendall e Mirem, ed io per loro.

Era davvero dispiaciuto che Logan non ha ricambiato il loro interesse nell'essergli amico. Faceva male vederlo così triste.

«Ehi... grazie.» Gli dissi, e subito i lineamenti felici e teneri che aveva sempre gli ritornarono sul viso.

«E per cosa?» Mi chiese dolcemente abbozzando un dolce sorriso. Quanto lo adoravo quando era così dolce!

«Per tutto. Ci conosciamo solo da un giorno e mi tratti come se ci conoscessimo da una vita. Sei come un fratellone per me Carlos. Non potrei vivere senza di te. Vorrei poterti abbracciare per ore, guardare il tuo sorriso senza mai smettere, e parlare con te costantemente; mi fai sentire bene. Come ho fatto per tutti questi anni a stare senza di te, eh? Come? Bho, so solo che ora, mentre guardo il tuo sorriso e i tuoi occhi brillare, fra le tue braccia, mi sento al sicuro, finalmente sono felice. Grazie, ti voglio bene.» Dico mentre una piccola lacrima di felicità mi passava sul viso.

«Oddio, nessuno mi aveva mai detto queste cose. Ti tratto così perchè ormai sei parte del mio essere, del mio cuore, di me! E nessuno riuscirà mai a dividerti da me. Sei come una sorellina minore, ti proteggerò, ti aiuterò, starò sempre al tuo fianco. Ci sarò sempre per te, piccola, ti voglio bene.» Mi disse mentre mi stringeva a lui, misi la testa nell'incavo del suo collo.

Amo sentire le sue forti braccia stringermi, ed è proiprio fra quelle braccia che mi addormentai.

Fra le sue carezze, ed io suo meraviglioso profumo mi lasciai andare, con una lacrima di felicità e il sorriso sul viso.

Appena prima di addormentarmi sentii la mano di Carlos asciugarmi dolcemente quella lacrima solitaria.

«Ti voglio bene piccola, dormi bene.» Mi sussurrò dolcemente prima di darmi un piccolo bacio sulla guancia ed addormentarsi.

 

 

Spero vi sia piaciuto, non ho fatto in tempo a rileggere, perciò forse ci sono degli essori, scusatemi c:

Al prossimo capitolo.

Mi raccomando, recensite c:

Un bacio,

 

Ciuffo.<3

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Capitolo 6
*** -AVVISO- ***


Ciao a tutti.
Ehm... come potete ben vedere ho lasciato in sospeso la storia per un pò, un bel po.
Vedete... credo sia il caso che mi fermi.
Le visualizzazioni sono calate, molto, moltissimo, le recensioni non ne parliamo.
La storia non interessa a nessuno, tanto vale che mi fermo e la cancello.
Mi dispiace, ma purtroppo e come se parlassi da sola.
Io ci metto il cuore e l'anima per scrivere questa storia, e nessuno ci da un occhiata.
Chiedevo solo delle recensioni per capire cosa ne pensavate, e quando le visualizzazioni erano abbastanza, lasciavo correre, almeno sapevo che qualcuno leggeva quello che scrivevo, ma ora che le visualizzazioni sono pochissime... non ne sono più sicura.
Bhe... cosa mi resta da dire?
Ringrazio coloro che hanno seguito e recensito questi 5 capitoli, anche se la storia vera e propria non è nemmeno cominciata, e mi scuso.
Ma non posso scrivere per sole 1, forse 2 persone che mi seguono.
Scusate.
E con questo ho finito, grazie ancora.
Un bacio,

Ciuffo.<3

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