Don't ever change

di Aniel_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Defiant ***
Capitolo 2: *** Cleansed ***
Capitolo 3: *** Touch ***
Capitolo 4: *** Sweeten ***
Capitolo 5: *** Lullaby ***



Capitolo 1
*** Defiant ***


Titolo: Don't ever change
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Prompt: defiant
Raiting: PG13
Genre: angst, introspettivo
Warning: flashfic, future!verse
Note: l'idea di questa raccolta è nata da un serie di prompt che ho trovato sul web. Sono trenta in tutto e ho deciso di utilizzarli per realizzare una raccolta di flashfic (due a capitolo) di cui una che descrive le vicende dell'anno 2009 e l'altra che racconta le situazioni degli anni del future!verse (2013/2014). La mia long in corso è quasi conclusa e ho deciso di abbandonare per un po' quel genere di lavoro perché al momento non ho molto tempo. L'idea della raccolta invece mi fa stare più tranquilla. Non so quando e con quale frequenza aggiornernò, dipende tutto dall'ispirazione del momento. Vi lascio con le prime due flashfics sul prompt defiant.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono. Mi piacerebbe possedere Dean e Cas - in tutti i sensi possibili- ma purtroppo non sono di mia proprietà. #sadness



#Defiant
 

2009
 

Dean manda giù un lungo sorso di quel liquido ambrato che ormai Castiel è abituato ad associare al cacciatore, specialmente alla fine delle cosiddette giornate no.
Dean e la sua bambina, Dean con i piedi penzoloni, Dean che sorride ed è più ubriaco di quanto Castiel lo abbia mai visto, Dean che tiene gli occhi chiusi.
«Perché non hai scelto Claire?» chiede.
Castiel inclina il capo e gli si accosta. «Temo di non capire» risponde.
«Come tramite» puntualizza il cacciatore, «perché non hai scelto Claire? Sarebbe stata la stessa cosa per te, no?»
«Sì, per me sì.» replica l'angelo, omettendo un ma che sembra rimbombare nel silenzio della notte.
Dean tace per qualche minuto. È tornato serio, come se i ricordi lo stessero aggredendo con forza dall'interno. «Ma non per lei» osserva «non volevi privarla della sua innocenza, volevi tenerla lontana da tutta questa merda.»
Castiel annuisce e sa che non è più di Claire che stanno discutendo. «Non farti carico di colpe che non sono tue. Sam non è diventato un cacciatore a causa tua» lo tranquillizza, sperando che sia abbastanza, sperando che non ci pensi più.
Ma Dean è cocciuto, e triste, e ubriaco. Si limita a sorridere gettando il capo all'indietro per guardare il cielo. «Fai sempre la cosa giusta, sono fiero di te.»
E poi si addormenta sotto un cielo che è più scuro del dolore che prova.

 

2013
 

Castiel vuole tapparsi le orecchie, anche solo per ovattare l'irritante tono della voce di Dean. Il cacciatore urla troppo in questo periodo e Castiel è così stanco, così insofferente, che vorrebbe solo spingerlo fuori dalla propria cabina e sprofondare con la testa tra i cuscini.
Da quando ha iniziato a dormire si chiede come sia sopravvissuto fino ad oggi senza chiudere gli occhi e lasciare la merda del mondo fuori dalla sua testa, almeno per qualche ora.
Ma Dean non ha intenzione di lasciarlo riposare perché, a quanto pare, Castiel non lo merita.
«Guardami» sbotta il cacciatore, afferrandogli la mascella e stringendola tra le dita «posso sapere che cazzo ti è passato per la testa?»
Castiel cerca di liberarsi ma è troppo debole e troppo ubriaco per spingerlo via. Ricorda malinconicamente i tempi passati, quelli in cui avrebbe potuto spazzarlo via, lontano da sé, con un battito di ciglia. Quel ricordo lo rende triste, lo scuote, lo fa sentire male; e allora ride, perché è l'unica cosa che riesce a fare. Ride perché non ha ancora imparato a piangere.
Essere umani è così dannatamente difficile.
«Una ragazzina Castiel. Ti sei scopato una ragazzina» mormora ancora Dean, il tono di voce più basso, un sibilo sordo e pericoloso.
«Ha detto di essere maggiorenne» ribatte lui, guardandolo da sotto in su, con quello che vorrebbe spacciare per uno sguardo di sfida, insolente, provocatorio, che però appare solo vacuo e annacquato.
«Certo» sogghigna Dean, stanco «e tu le hai creduto subito, non è così? Ti fai di così tanta roba che non riesci più a distinguere la verità dalla menzogna. Sei patetico.»
Dean molla la presa e gli volta le spalle. Castiel è confuso: non riesce a capire perché quel gesto così familiare, quell'azione che ha visto tante volte, Dean che gli volta le spalle e lo lascia da solo gli faccia più male delle sue parole.
«Cosa ti è successo, Cas? Quando hai cominciato a fare solo scelte sbagliate?» chiede, senza guardarlo, e poi va via.
Castiel si abbandona sul letto e guarda il soffitto: è dipinto di azzurro, di rosso e di giallo; è chiaro e limpido e dovrebbe rispecchiare quello che ha dentro. Ma è solo l'ennesima bugia prima di addormentarsi.

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Capitolo 2
*** Cleansed ***


Titolo: Don't ever change
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Prompt: cleansed
Raiting: G
Genre: introspettivo
Warning: flashfic, future!verse
Note: credo che l'immagine di future!Cas incapace di radersi sia una mia perversa fissazione. In queste due flashfic non sono caduta nell'angst più sfrenato, anzi spero di pote tirare fuori un po' di fluff da altri prompt, ma è anche vero che il future!verse non è che sia così allegro. Vedrò che posso fare!
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono. Mi piacerebbe possedere Dean e Cas - in tutti i sensi possibili- ma purtroppo non sono di mia proprietà. #sadness

#Cleansed
 

2009
 

Dean ha notato più volte la strana espressione che deforma il viso di Castiel quando gli parla dello spazio personale: assume l'aria di un bambino confuso e stizzito, quindi non si sorprende del suo personalissimo broncio quando lo spinge sul letto e lo ammonisce fingendosi serio.
«Non ho bisogno dell'assistenza angelica anche in bagno» gli dice, afferrando un asciugamano dal borsone e un rasoio.
«Cosa hai intenzione di fare?» domanda l'angelo, perplesso, abbandonando per qualche istante l'espressione corrucciata.
«La barba, Cas. Non posso andare in giro così, sembro Mosè» si lamenta, e anche se non può vederlo riesce a sentirlo: Castiel ha ignorato le sue direttive e lo ha seguito fin dentro il bagno.
Dean sbuffa e, rassegnato, gli fa cenno di accomodarsi sul bordo della sudicia vasca da bagno. Allora spalma con cura la schiuma da barba sul viso e ignora le osservazioni inopportune e ridicole del suo angelo imbranato, tra cui qualcosa che somiglia a "il tuo aspetto è di gran lunga migliore di quello di Mosè". A volte Dean dimentica quanto sia vecchio il moccioso che lo scruta neanche fosse l'esemplare umano più interessante del pianeta.
Un rivolo di sangue si fa strada sul suo collo, macchiando di rosso la candida schiuma bianca e Castiel è già accanto a lui, con la mano tesa, più vicino di quanto sia necessario.
«È solo un graffio» lo rassicura, sospingendolo un po' più lontano, «conserva il tuo mojo angelico per situazioni più pressanti.»
Rimangono in silenzio e Dean afferra l'asciugamano e si tampona il viso, ormai ripulito, premendo due dita all'altezza del taglio. «Vedi? Sono ancora vivo.» dice, e sul viso di Castiel il broncio lascia il posto ad un sorriso incerto.
 

2013

 
Dean per poco non urla ma la verità è che la paura gli è rimasta incastrata in gola sopprimendo qualsiasi tipo di suono. È un attimo, è un'illusione ottica, è colpa delle stupide lampade ad olio colorate di rosso che quell'idiota di Castiel ha collocato nella sua cabina spoglia. Per questo Dean si allarma, eppure il sangue che macchia il viso di Castiel - come nella più macabra maschera di Halloween- non è poi così copioso come aveva pensato.
Piccoli tagli hanno lacerato la pelle diafana, in particolare appena sotto il collo e all'altezza degli zigomi. Non si è nemmeno curato di tamponare quelle ferite.
«Che diavolo ci fai nella mia cabina, Cas?» domanda irritato, più a causa dello spavento iniziale che per l'effettiva presenza dell'altro.
Castiel è seduto sul suo letto con le spalle curve, piegate dal peso degli eventi e della sua nuova mortalità. Dean vorrebbe consolarlo ma non è bravo in queste cose e, soprattutto, ha altro a cui pensare: soldati da addestrare, famiglie da salvare. Un ex angelo depresso non è in cima alla classifica: non è cattiveria, Dean questo lo sa, ma sa anche che Castiel è un guerriero e i guerrieri trovano un modo per non cadere nel baratro o, almeno, di risalire in superficie.
«Vieni qui» lo invita Dean, indicando il bagno e strappa il rasoio dalle dita affusolate dell'altro. Gli mostra come fare, gli insegna come radersi e lava via il sangue rappreso sul suo viso.
Castiel tace tutto il tempo e ogni tanto lo guarda di sbieco, confuso, forse domandandosi dove sia finito la spazio personale ora che il viso di Dean è a un soffio dal suo e le sue mani lo tastano e lo accarezzano con una delicatezza che nemmeno il cacciatore pensava di possedere.
Dean conclude il suo lavoro e gli scivola alle spalle, sulle quali poggia entrambe le mani. Adesso entrambi si fissano attraverso lo specchio, così vicini eppure così lontani.
«Vedi?» lo scuote Dean, rompendo il silenzio. «Sei ancora vivo.»
E spera che l'altro capisca, lo spera davvero. Il sorriso che increspa le labbra di Castiel, però, sembra bastare, almeno per oggi.

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Capitolo 3
*** Touch ***


Titolo: Don't ever change
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Prompt: touch
Raiting: G
Genre: introspettivo
Warning: flashfic, future!verse
Note: io e Dean siamo due lentigginosi malati. Le flashfics di oggi sono state concepite grazie alla mia dubbia sanità fisica post nottata insonne. Odio l'influenza.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono. Mi piacerebbe possedere Dean e Cas - in tutti i sensi possibili- ma purtroppo non sono di mia proprietà. #sadness

#Touch

2009

Castiel non ha mosso un muscolo né ha aperto bocca da quando si è materializzato nella stanza alle due del mattino. Qualsiasi questione può aspettare perché Dean sta riposando e l'angelo sa quanto il cacciatore abbia bisogno di riposo, specialmente in tempi strani come questi.
Ma Dean non sembra riposare bene: si muove, si lamenta, ha la fronte imperlata di sudore. Castiel non sa se è il caso ma non è avvezzo alle situazioni umane così lo chiama, pur tenendosi a distanza.
Ma Dean non si sveglia e l'intensità dei suoi gemiti diviene quasi insopportabile.
Allora Castiel gli si avvicina e poggia la mano sulla sua fronte: è bollente e adesso capisce perché l'altro si senta così male. Vorrebbe fare qualcosa ma sa che il cacciatore si arrabbierebbe all'idea dei suoi poteri utilizzati su di lui solo per una banale influenza.
Eppure Dean si rilassa sotto il suo tocco e il suo respiro torna regolare. Magari ha solo bisogno di questo, pensa l'angelo. Di un contatto gentile.
Castiel scalcia via le scarpe e poggia la schiena alla testata del letto matrimoniale, abbastanza distante dall'altro ma con la mano ancorata alla sua fronte. Crede che per il momento possa bastare.
Quando Dean si sveglia e lo vede sussulta appena.
«Cas? Che cosa...?» domanda, confuso, con la voce impastata dal sonno e il viso arrossato e stropicciato.
«Hai la febbre, Dean. Io...pensavo di poterti far stare meglio» risponde, sincero.
Dean sembra sospettoso. O forse è il viso corrucciato di chi è appena sveglio, Castiel non saprebbe dirlo.
«Mi hai...mi hai fatto...» prova a chiedere ma l'angelo scuote il capo e sorride.
«Nessun trucco» lo tranquillizza.
Il cacciatore sospira sollevato e si sporge appena, afferrando un flacone di pillole. «Bravo moccioso. L'influenza non ci uccide e quando la prendiamo tutto ciò di cui abbiamo bisogno è qualcosa del genere» dice, mandando giù due compresse.
Poi si ristende, si volta dall'altro lato e si riaddormenta. Sa che Castiel resterà a vegliare su di lui.
 

2013

 
Castiel riesce a saltellare fino alla porta, imprecando a denti stretti contro quel gesso al piede che gli impedisce qualsiasi movimento. La chiude con un gesto secco, la spranga e ignora i due uomini che bussano e gli chiedono di lasciarlo entrare.
Castiel sa cosa quegli uomini vogliono e non permetterà loro di fare a Dean cosa erano soliti fare a chiunque varcasse il campo con la febbre alta e spasmi violenti come i suoi.
È solo febbre, è solo una fottuta influenza stagionale e anche se non è più un angelo riesce a riconoscerne i sintomi e la causa.
Non è il virus Croatoan e non permetterà ad alcuni sconosciuti di piantare una pallottola in mezzo alla fronte del cacciatore solo per precauzione. Non è più un angelo ma sa ancora combattere, in qualche modo.
Dean intanto trema e il suo respiro è rovente ed affannato; piange, senza rendersene conto, e Castiel non osa immaginare quali incubi lo stiano turbando in questo momento.
Lo scuote forte e chiama il suo nome. Cerca di ignorare le urla di quelli che continuano a bussare, così forte che ha come l'impressione che da un momento all'altro butteranno giù la porta.
«Dean. Dean ti prego.» geme, spaventato, perché se Dean non si sveglia allora gli uomini là fuori faranno in modo che non lo faccia davvero mai più.
Ma Dean apre gli occhi, lucidi e arrossati, e sorride puntando lo sguardo sulla mano affusolata dell'altro sulla sua fronte.
«Le vecchie abitudini non muoiono mai, eh?» mormora a bassa voce prima di lanciare la prima cosa a portata di mano contro la porta. «Datevi una calmata» urla «sono vivo, bello e affascinante. E non ho intenzione di mangiarvi il cervello.»
Poi tutto tace e si fa quieto ma il battito del cuore di Castiel è ancora accelerato e una vena pulsa impazzita sulla sua tempia. Ha avuto paura, quella vera, una scarica di adrenalina che lo ha attraversato da parte a parte.
«Cas?» lo riscuote Dean, aggrottando la fronte «stai bene?»
Castiel annuisce lentamente e gli porge un flacone di pillole. «L'influenza non ci uccide» dice, cercando di sorridere.
«No, non ci uccide» ripete Dean, chiudendo gli occhi.
Si addormenta con le dita della mano intrecciate a quelle di Castiel. Anche quella notte resterà a vegliare su di lui.

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Capitolo 4
*** Sweeten ***


Titolo: Don't ever change
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Prompt: sweeten
Raiting: G
Genre: introspettivo, angst
Warning: flashfic, future!verse
Note: lo giuro, ero partita con l'intenzione di scrivere un po' di fluff, solo che nel future 'verse mi sono persa. Ci sto provando, davvero! Per quanto riguarda queste due flashfics non ho molto da dire. Non c'è molto destiel perché è parecchio implicito. Arriverò anche a quello esplicito, per adesso sono più propensa ad esaminare gli stati d'animo. Ma ci arriveremo, lo prometto.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono. Mi piacerebbe possedere Dean e Cas - in tutti i sensi possibili- ma purtroppo non sono di mia proprietà. #sadness

#Sweeten
 

2009
 

Dean soffia e ghigna soddisfatto dentro la tazza: l'aroma di cioccolata calda lo inebria e il calore della bevanda lo riscuote un po' dalla gelida temperatura invernale.
Non ricorda quando è stata l'ultima volta in cui ha assaggiato qualcosa di così buono, forse quando ha portato Sammy da bambino in un cinema di un centro commerciale e ha tentato di distrarlo dal fatto che John stesse tardando il suo ritorno da una caccia.
Sam, seduto al suo fianco, allunga una mano che però viene prontamente inchiodata da quella del maggiore sul tavolo.
«Ma andiamo Dean!» si lamenta, esasperato «non sono tutte tue.»
Dean scuote il capo. «Mia l'idea, mie le bustine di zucchero.» risponde.
Castiel non ha detto una parola quasi tutto il tempo e Dean non sa se offrire una tazza di cioccolata anche all'amico piumato, ma la sua espressione confusa e corrucciata lo fa allontanare dal proposito.
«Cas, diglielo anche tu!» lo incita Sam, nella speranza di averla vinta, ma il viso dell'angelo si inclina solo un po' di più.
«Lascia perdere» gli intima Dean, puntando poi lo sguardo pericolosamente sul fratello. «E tu, cerca di combattere le tue battaglie da solo!» aggiunge.
Sam sbuffa. «Sai una cosa? Tieniti le tue stupide bustine di zucchero. Non sarò io quello a morire di diabete.»
Dean vede Castiel allungare una mano, titubante, e afferrare una delle bustine: la rigira tra le dita come un antico reperto prima di porgerla, risoluto, a Sam.
«Chi ti ha detto di prenderla?» sbotta, sotto lo sguardo divertito del minore.
«Non devi essere egoista, Dean» ribatte Castiel, cupo. «Mi hai capito?»
Dean sa bene che il suo angelo sulla spalla difetta di senso dell'umorismo e facoltà innata di comprendere gli scherzi, ma arrivare al punto di rimproverarlo come se si trattasse di un moccioso scoperto con le mani nella marmellata gli sembra esagerato.
Affonda il viso nella tazza, stizzito, e cerca di ignorare il cipiglio vittorioso sul viso di Sam.
 

2013

 
Non sa esattamente quando sia successo, forse una mattina, forse dopo un'escursione non andata a buon fine, forse quando ha scoperto che il bambino che portava di nascosto al centro commerciale quando era piccolo si è trasformato nel vestito di carne di Satana in persona, ma quello che Dean sa per certo è di essere diventato un fottuto egoista. Stranamente la cosa gli sta bene.
Così cerca di fare solo il suo dovere: uccide, tortura, tiene al sicuro le poche famiglie che non hanno ancora compreso di essere nella merda fino al collo. Solo questo, giorno dopo giorno.
Sa chi incontrare, chi cercare e chi, soprattutto, evitare ma Castiel è sempre lì, è sempre nella sua cabina a fargli la predica, specialmente quando è lucido.
Ma da quando Castiel si è rotto il piede, non se l'è più ritrovato intorno. In effetti Dean non lo vede da tre settimane. Così quando Chuck gli chiede di portargli una medicina verdastra contro il dolore il cacciatore non può sottrarsi e quando Castiel lo vede avanzare verso il suo letto e lo guarda confuso, quasi irritato, sa di meritarselo.
«Ehi...» azzarda Dean, a debita distanza. «Come ti senti?»
«Come uno che non può muoversi» ribatte l'altro, gelido «che cosa vuoi?»
Dean sa che Castiel è arrabbiato, arrabbiato con lui, con se stesso, con l'angelo che non è più, con Dio che lo ha lasciato in quelle condizioni. Castiel è arrabbiato con tutti ultimamente.
«Ti ho portato questa» gli mostra, porgendogli la fialetta.
Castiel la afferra controvoglia e storce il naso: ha un pessimo odore e il sapore non sarà da meno. La manda giù in un solo sorso e poi, come da manuale, impreca infastidito. E Dean ride, perché - trench o meno- ha sempre l'aria di un bambino troppo cresciuto.
Affonda una mano nella tasca dei jeans e tira fuori uno dei reperti del passato che ogni sera è sul punto di distruggere ma che poi finisce per conservare. Si sente un idiota perché non riesce a smettere di aggrapparsi a quel genere di cose.
«Tieni» dice all'altro, lanciandogli la bustina di zucchero. «Per addolcire» spiega.
Le labbra di Castiel si stirano in una linea sottile e Dean sa che per oggi si sono detti abbastanza. Quindi annuisce e lo lascia solo. Un po' rimpiange i tempi in cui Castiel amava sgridarlo però forse è questo che succede...quando non ci si cura più della persona che si ha accanto.
Purtroppo Dean sa benissimo che una bustina di zucchero non può addolcire tutta l'amarezza che ormai li circonda.

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Capitolo 5
*** Lullaby ***


Titolo: Don't ever change
Fandom: Supernatural
Pairing: Dean/Castiel
Prompt: lullaby
Raiting: G
Genre: introspettivo, fluff
Warning: flashfic, future!verse, slash
Note: dai che forse ora ci siamo. Forse c'è il fluff! La flashfic del 2013 è collegata a quella del prompt sweeten. Non so se ricorrerò spesso a questo espediente, però sono in modalità Castiel con il gesso al piede, non chiedetemi il perché. Volevo ringraziare chiunque ha inserito la storia nelle preferite, seguite e ricordate, i recensori carinissimi e i lettori silenziosi. Fate di me una persona estremamente felice, sappiatelo.
Disclaimer: i personaggi non mi appartengono. Mi piacerebbe possedere Dean e Cas - in tutti i sensi possibili- ma purtroppo non sono di mia proprietà. #sadness

#Lullaby

2009
 

Dean è stranamente di buon umore. Il mondo sta andando incontro alla sua fine, i presagi apocalittici si fanno via via sempre più evidenti, Lucifero non si arrende e continua a cercare il suo legittimo tramite, eppure, nonostante tutto, Dean è di buon umore.
Castiel sa che questo atteggiamento deriva dalla riappacificazione con Sam: sono in macchina e stanno per raggiungerlo.
Dean fischietta allegro e ogni tanto lancia occhiate divertite all'angelo che si limita solo a ricambiare lo sguardo. Quando il cacciatore canta, Castiel si sente a disagio.
«Lì Cas, proprio lì» gli dice «in mezzo a tutta quella roba deve esserci una cassetta dei Metallica. Ti faccio ascoltare un po' di buona musica, ti va?»
Castiel annuisce, perplesso, e inizia a trafficare tra le decine e decine di cassette vecchie, alcune con il nastro consunto, altre persino spezzate in due. La sua attenzione si sofferma su una cassetta relegata in un angolino, impolverata, che mostra una piccola etichetta consumata. Castiel la tira fuori e legge distrattamente la parola Beatles, sbiadita. Se c'è una cosa che Castiel sa sul cacciatore è che quelle cassette, quei tesori, vengono puntualmente distrutte a causa del loro esagerato e plurimo utilizzo.
Per questo trova strano che quell'oggetto che si rigira tra le mani sia consunto, danneggiato e...abbandonato.
Dean ha smesso di fischiettare e cantare, e lo guarda torvo e imbarazzato. Gli porta via la cassetta tra le mani e la lancia distrattamente nei sedili posteriori. «No, questa no» si limita a dire.
Castiel è confuso ma la domanda "perché?" gli muore sulle labbra.
Proseguono il viaggio in silenzio e Dean non sembra più così felice.
 

2013

 
Tutto quello che Castiel ha avuto come compagnia nelle ultime settimane si può sintetizzare in un libro di medicina al quale mancavano diverse pagine, le prime edizioni di Supernatural e un walkman difettoso, regalo di Chuck.
Ci aveva messo ventiquattro ore per capirne il funzionamento.
Castiel ha sentito che l'ultima missione non è andata affatto come si sperava e che scarseggiano le medicine. Sono le quattro del mattino e scivola fuori dalla sua cabina, con il piede ancora fuori gioco, il walkman e una cassetta sotto il braccio, e cerca nell'oscurità la cabina di Dean.
Non si stupisce quando lo trova sveglio a fissare il soffitto. In realtà, lui non dovrebbe nemmeno essere lì: è ancora arrabbiato e l'ultima volta che ha visto il leader è stato due settimane prima.
È impegnato, Dean. Non ha tempo, dicono tutti.
Ma Castiel sa che lo sta solo evitando, anche se non ne comprende il motivo.
«Sapevo che ti avrei trovato sveglio» esordisce, chiudendosi la porta alle spalle.
Dean ruota il capo e lo osserva come se fosse la prima volta, si limita ad annuire e torna a guardare sopra di sé.
«Stai bene?» domanda l'ex angelo e allora Dean ride e annuisce di nuovo, portandosi un braccio sul viso.
«Sto benissimo. Mai stato meglio.» mente, così spudoratamente che Castiel ha voglia di scuoterlo e prenderlo a pugni, perché è arrabbiato e perché Dean se lo merita, ma si trattiene.
«L'avresti mai detto, Cas?» continua l'altro «perdere tre persone perché non si riesce a trovare da nessuna parte un fottuto antibiotico? Dio...sono morte delle persone perché io non sono riuscito a trovare un antibiotico.»
«Dean...non è colpa tua. Domani andrà meglio, vedrai» prova a tranquillizzarlo, ma il cacciatore scuote il capo.
«Come fai a dirlo? È colpa mia Cas!» sbotta «tutto questo» aggiunge, aprendo le braccia, come a voler abbracciare tutto il campo «è solo colpa mia.»
Castiel non sa esattamente quando lo ha raggiunto, né quando lo ha stretto tra le braccia impedendogli di tremare, né quando ha forzato la presa mentre l'altro cercava di liberarsene, ma poi Dean si rilassa e il suo respiro si regolarizza; ha il viso premuto contro il suo petto e le mani ancorate alle sue spalle.
Castiel affonda una mano nei capelli troppo lunghi dell'altro e li accarezza con dolcezza. «And anytime you feel the pain, hey Jude refrain, don't carry the world upon your shoulders.» gli sussurra all'orecchio, perché non è sicuro del suono che la propria voce potrebbe assumere se provasse a cantare.
Dean tace e si abbandona totalmente alle sue cure. «Come lo sapevi?» si limita a domandare.
«Diciamo che la noia mi ha spinto a leggere i primi libri di Chuck» spiega, e sa che questo basta.
«Mi piacerebbe ascoltarla» ammette, e qualche minuto dopo sono distesi sul letto e Dean indossa cuffie troppo ingombranti e alquanto ridicole, ma non se ne lamenta.
Castiel fa per alzarsi ma Dean lo trattiene per un braccio. «Resta» gli chiede, e Castiel non può fare a meno di stendersi nuovamente accanto a lui e circondargli la vita con un braccio.
E poi si addormentano, con le note di una vecchia ninnananna in sottofondo; nonostante tutto, prima di chiudere gli occhi, Castiel nota che Dean non sembra più così infelice.

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