Niente di più prezioso

di El_Roy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nessuno in casa? ***
Capitolo 2: *** L'eredità ***
Capitolo 3: *** Al centro di Alaska ***
Capitolo 4: *** Goodbye, goodbye! ***



Capitolo 1
*** Nessuno in casa? ***



"...e benvenuti in Alaska!"
Disse il Dottore spalancando gioiosamente la porta del Tardis e uscendo di passo lungo sul nuovo suolo. Amy e Rory lo seguirono completamente imbacuccati e  anche un pochino scettici, dato che i viaggi con il Dottore non vanno mai come dovrebbero andare; e dato che quello che si propose loro davanti non sembrava affatto l'Alaska, Amy disse qualcosa che suonava più o meno come:
"Tottote quetta ton tembra l'Ataska!"
"Amy, togliti la sciarpa da davanti la bocca." fece in risposta Rory abbassandole la sciarpa con gesto audace, salvo poi beccarsi un'occhiataccia che stava a ricordargli perchè lui era Mr.Pond ed Amy non era Mrs. Williams.
"Stavo dicendo, che questa non sembra l'Alaska. Abbiamo sbagliato qualcosa. Di nuovo."
"Oh, oh, oh no, Pond!" disse il Dottore mentre vorticava nella piccola stradina di sassi costeggiata da villette cupe sulla quale il Tardis era atterrato.
"Questo è proprio Alaska! Oh, beh, non l'Alaska che credevamo noi; niente cani, niente slitte, niente neve e neanche lo snowboard! Un sacco divertente, quella tavola. Vi ho mai raccontato di quando mi annoiai degli scii? Ad ogni modo, benvenuti su Alaska, Pond! Alaska pianeta! Più o meno Settima Galassia a destra di Cornucopia, il Pianeta dove la frutta non manca mai e tutti sono sorridenti come alle Hawaii. Perchè vi parlo bene di Cornucopia? Perchè Alaska è un paese triste a quanto vedo e non c'è niente. Vedete? Niente." concluse mentre disegnava un cerchio allargando le braccia.
"Se non altro almeno c'è ossigeno, altrimenti saremo morti soffocati dopo pochi passi al di fuori del campo di protezione del Tardis." concluse il Dottore. Amy e Rory si guardarono intorno; effettivamete non c'era niente. Niente persone, niente rumore, niente luce. Sembrava un piccolo villaggio scozzese nel tardo pomeriggio, immerso nella penombra della notte ventura.
"Strano che...non ci sia proprio niente, no? Voglio dire....dove sono le persone, il trambusto e...i problemi?" chiese Rory con la speranza che all'ultima domanda non ci fosse risposta, anche se in cuor loro il trio ben sapeva che sarebbe stata l'unico quesito non evaso. Il Dottore diede una veloce sonicata in giro e controllò i risultati dell'analisi. Si sistemò il cravattino e sorrise, il classico sorriso che poteva voler dire solo due cose: o "i cravattini sono forti" o "siamo in un mare di guai; di guai divertenti, ad ogni modo."
"Molto bene, Pond. Ho scoperto due cose molto interessanti. La prima è il perchè Alaska è disabitata. Diciamo che principalmente potrebbe essere, e badate bene che parlo in via del tutto teorica, perchè sta lentamente venendo risucchiato in un Buco Nero distante qualche anno luce. Qualche migliaia, di anni luce. Direi che in circa otto giorni l'Alaska a cui miravamo avrà l'esclusiva sul nome. Immagino che l'evacuazione sia stata l'unica scelta rimasta per gli Alaskiani."
"Inizio a sospettare che siamo noi a creare problemi sui pianeti." disse Amy puntando gli occhi al cielo, mentre Rory le passava un braccio sulle spalle e cercava di fare il suo sguardo da duro.
"La seconda scoperta, Dottore?"
"Vedi Rory, è molto bello che tu me lo chieda. La seconda notizia è che il mio cacciavite sonico ha rilevato una forma di vita su questo pianeta. Una sola, ma palpitante e....beh, viva. In realtà viva più o meno, dato che c'è qualcosa di strano che non riesco ad inquadrare dall'analisi del cacciavite. Qualcosa che mi sfugge, i segni vitali sono un po' diversi dal normale, quindi magari è un robot, un cyborg senza parte umana o un muffin. Spererei per la terza opzione, dato che inizio ad aver fame e non so perchè il nome "muffin" mi mette appetito."
"Andiamo a vedere cos'è, Dottore?" chiese Rory sperando che la risposta fosse "no". Fu un sacco sorpreso, quando il Dottore, forse per una delle rare volte, esaudì il suo desiderio.
"Non ho intenzione di rischiare la vostra vita per una missione senza scopo, ancora una volta. Dopo quel trambusto con il Manicomio Dalek, poi i Dinosauri, il Cyborg Cowboy. No. No vuol dire no."
"Dottore guarda che a noi va bene andarcene, chi stai cercando di convincere con quei "no"?" fece Amy incrociando le braccia.
"Me stesso, chi altri?" Il Dottore entrò di nuovo nel Tardis che attendeva paziente e silenzioso, mentre i Pond lo seguirono senza proferir parola. Il Dottore si avvicinò alla console della sua macchina del tempo e la danza iniziò, accompagnata da quel motivetto che è l'overture di tante avventure.
"Ah-Ha!" esclamò il Dottore.
"Ah-Ha?" fecero i Pond.
"Ah-Ha!" ribadì il Dottore.
"Sbaglio o non ci stiamo muovendo, Dottore?" disse Rory accigliandosi e iniziando a sbattere freneticamente il piede per terra.
"Appunto, Ah-Ha! Non ci stiamo muovendo. Il Tardis rileva degli scudi intorno al pianeta, che disturbano ogni circuito temporale e non consentono lo spostamento nello spazio e nel tempo. Scudi! Scudi intorno al pianeta! Senz'altro un ottimo modo per difenderlo, niente e nessuno riuscirebbe a penetrare questa barriera. Beh, eccetto un Buco Nero, anche se presumo che la barriera verrà risucchiata intatta. Ottima vittoria per la stima di questi scudi, Yu-hu! Ma il punto è un altro..."
"...se gli scudi non ci fanno andare via...com'è possibile che ci abbiano consentito di atterrare?" concluse Amelia, mentre sul Dottore traspariva uno sguardo che diceva "stai imparando Pond!"
"Oh, Amy. Oh, Rory. E' questo il punto. Perchè siamo riusciti ad atterrare, quando tecnicamente questa barriera doveva far credere al Tardis che qui non ci fosse nient'altro che cumuli di stelle? A questo punto resta ben poco da fare. Direi che per iniziare potremo..."
"...localizzare e raggiungere quella forma di vita." anticipò Rory. Forse viaggiavano davvero da troppo tempo insieme, pensò il Dottore. Però erano bravi; oh, se lo erano.
"Esatto, andiamo a trovare quel mattacchione che si nasconde in un pianeta prossimo al disperdimento atomico in un Buco Nero!" Il trio uscì di nuovo dal Tardis, mentre Amy esordiva con "Che aspettiamo? Geronimo."
Quello che il team scoprii molto presto verificando la prima impressione, è che Alaska non era per niente un pianeta divertente. Era buio e grigio, probabilmente perchè andando verso il Buco Nero si era spostato dal sole che dava luce ai suoi giorni e alle sue mattine. Nonostante l'abbandono in massa dei cittadini, i lampioni funzionavano e c'erano insegne di alcune attività che ancora erano illuminate da luci al neon: "Comprate qui il vostro naso di bellezza!" recitava uno alla destra del gruppo. "19 ore su 19 aperto! La boutique di Kalkesh l'onesto vende truffe per tutti." continuava un altro più avanti. Il Dottore era accigliato, man mano che proseguivano verso quest'unica fonte di vita del pianeta. Sicuramente se era un abitante del pianeta avrebbero dovuto convincerlo ad evacuare e magari a togliere gli scudi per far si che il Tardis potesse andarsene; ma se era rimasto al suo posto fino a questo momento, nonostante l'impatto obbligatorio tra otto giorni e l'abbandono di tutta la popolazione del pianeta, cosa poteva fargli cambiare idea? Arrivarono ben presto ad una strada che si inerpicava su per una collina sabbiosa ed erbosa allo stesso tempo, con al termine della quale una casa dall'aspetto lugubre e spettrale troneggiava nella sua posizione sopraelevata. Le finestre erano sbarrate da assi di legno disposte ad X, mentre al tetto spiovente mancavano numerose tegole che probabilmente si erano schiantate causa gravità. Amy pensò che lo stile delle case di Alaska, non era molto diverso da quello terrestre; forse l'unica cosa che rendeva quella grande villa un po' più "esotica" era il grande lucernario sulla parete ovest, anche se il tempo l'aveva annerito e non vi era più luce da filtrare.
"Ci siamo!" esclamò il Dottore riponendo il cacciavite nel taschino interno della giacca e sfregando le mani l'una con l'altra.
"Il sopravvissuto è qui dentro."
"Mh...che facciamo? Andiamo là e bussiamo?" chiese Rory, che per tutto il tragitto si era canticchiato "Englishman in New York" nella testa e nient'altro.
"Direi di si, Rory. E, guarda un po', sono le 17 orario terrestre! Chi ha portato i biscotti?"

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Capitolo 2
*** L'eredità ***



Vederli arrivare fu una cosa alquanto bizzarra e la reazione divenne una pietra a metà tra il suo stomaco e la trachea. Dal grande lucernario, o meglio da un piccolo spiraglio in basso a destra dal quale si poteva scorcere qualcosa del mondo esterno, vide la ragazza rossa e il campagnolo salire il viottolo verso il portone, guidati dall'uomo alto che gesticolava come un matto. Quanto tempo era passato prima di vedere qualsiasi altra persona al di fuori del suo riflesso? Quante ore? Quanti giorni? Forse però i tre ospiti non sapevano della sorte verso cui Alaska stava andando incontro; forse erano in pericolo tutti e tre. Chiuse gli stanchi occhi per un secondo per snebbiare la mente, quando il bussare delle nocche dell'uomo alto sull'uscio di casa lo riportò alla realtà. Dopo un sacco di tempo si alzò da quella vecchia poltrona verde scuro, e aprì la porta.
 
"Salve a lei, signore!" disse il Dottore quando un uomo anziano, un po' ingobbito e con il naso adunco aprì loro la porta. Amy e Rory fecere cenno di ciao con la mano, mentre il proprietario della casa li scrutava dalla testa ai piedi.
"O....oh....beh, salve di rimando, gentili ospiti....devo subito avvisarvi che questo pian....che diavoleria è mai questa?!" esclamò impaurito quando il Dottore gli puntò senza preavviso il cacciavite sonico addosso e lo scannerizzò di brutto, tenendosi per lui tutti i dati rilevati.
"...si, si, lo sappiamo, pianeta Alaska, Buco Nero, otto giorni rimasti prima della sparizione e annessi e connessi. Beh, salve, io sono il Dottore e loro sono Amy e Rory. Possiamo entrare?"
"Dottore in cosa di preciso?" chiese sospettoso il vecchio mentre si spolverava l'abito a code di velluto nero e strizzava gli occhi come per vederci meglio.
"Oh, in un sacco di cose in realtà. Cose divertenti. E anche un po' noiose, ma soprattutto divertenti!" rispose mentre si faceva strada senza essere invitato e varcava la soglia dell'abitazione seguito da Rory ed Amy e dallo sguardo spiazzato del proprietario che richiuse la porta alle spalle dei tre.
"Sedetevi pure, se ne avete la voglia e il tempo. Io non ho molto da offrirvi, ho poco cibo in casa al momento; di solito mi rifornisco dagli ingrossi abbandonati, se hanno ancora cibo non andato a male. Qualcuno benedica i nostri freezer ipertecnologici, buon cielo!"
"Non ci occorrà niente, signor....Signor?"
"Geb, Dottore. Geb III, Alaskiano da generazioni."
"Beh almeno tre suppongo. Avevo un altro amico che aveva un "terzo" a fine nome. Brava persona, anche se un po' troppo americano per i miei gusti. Ha presente? Sparare a raffica e tanti hamburger. Ah...ahia!" Amy aveva mollato una gomitata al Dottore che aveva iniziato a parlare di cose che un Alaskiano non poteva assolutamente sapere.
"Signor Geb, se sa del Buco Nero perchè è ancora qui? Dovrebbe subito evacuare il pianeta!" esclamò Amelia che intanto si era accomodata su un puff a forma di foglia secca, mentre Rory armeggiava con il grosso camino ricavato dalla roccia della parete.
"Questioni affettive, signorina Amy. Direi che non avrei vita se io lasciassi questo pianeta. Vivo su Alaska da generazioni, il mio III vuol dire che sono il terzo Geb della mia famiglia. Un Geb nasce ogni 50 anni, il che vuol dire che la mia famiglia ha vissuto qui per 150 anni. Sono l'Alaskiano con la storia più vecchia alle spalle."
"No, lei è l'unico Alaskiano." corresse Rory, salvo poi accorgersi di essere stato scortese e aggiungere poco dopo "senza offesa. Lei è senz'altro un bell'Alaskiano."
"Quindi lei ci sta dicendo che si farà risucchiare da un Buco Nero tra otto giorni per questioni affettive? Soltanto per questo?" chiese il Dottore, che si stava specchiando nel riflesso di una vecchia clessidra e sistemando il cravattino.
"L'amore fa grandi cose, caro ragazzo. L'amore è più potente dell'energia, se è puro."
"Oh, stupido, vecchio Alaskiano. Dove sei stato per tutti questi mille anni della mia vita?" fece il Dottore prima di prendergli la testa tra le mani e stampargli un bacio sulla fronte.
"Ma i piani sono altri; tu adesso verrai con noi alla nostra macchina del tempo, e abbasserai gli scudi per farci andare via tutti e quattro sani e salvi. Amore o non amore, patria o non patria."
"Giusto, gli scudi! Come vi hanno permesso di atterrare?"
"E' quello che ci stavamo chiedendo anche noi." rispose Amy mentre giochicchiava con una ciocca dei rossi capelli.
"Noi siamo semplicementi atterrati, senza intoppi. E' il ritorno che pare un problema per questo pianeta."
Geb III iniziò a passeggiare nervosamente per la stanza, a piccoli passi silenziosi e cortesi.
"Questo può essere un problema." rumoreggiò tra sè e sè.
"Vedete..." iniziò a spiegare "il Buco Nero non è così distante come sembra. In termini spaziali, dista solo qualche migliaia di anni luce. Sono gli scudi che stanno rallentando così tanto il tragitto verso l'oblio. Sono certo che se li abbassassi anche solo per pochi minuti, il Buco Nero sarebbe qui prima che potessimo anche solo metterci il cilindro in testa, non so se mi spiego."
"Infatti è per questo che tu verrai con noi nel Tardis e lascerai questo pianeta alla sua sorte. So che ti chiediamo molto Geb, ma non c'è altro da fare." replicò il Dottore.
"C'è molto altro da fare, invece." sentenziò l'Alaskiano.
"Oh, andiamo. C'è altro vero?" fece Amy perdendo quel poco di pazienza che fingeva di avere.
"Certo che c'è altro. E' ovvio, che c'è altro, c'è sempre altro Geb. Intanto la tua casa, giusto? Qui. Su una collina. Tutte le altre case sono al pari, per le strade, ma la tua no. La tua è su una collina, con un grandissimo lucernario su una parete." spiegò il Dottore.
"Sei una sorta di capo pianeta, giusto? Sei tu che mandi avanti tutto. Tu che dai ancora energia a questo posto. Quanto tempo è che sei da solo, Geb? Quanto tempo? Da quanto Alaska ha iniziato ad essere attirato dalle correnti spaziali dentro quel Buco Nero?"
Geb sospirò e si accasciò sulla poltrona dalla quale si era alzato qualche minuto fa.
"Ero il capo di Alaska. Avevo fatto costruire questo grande lucernario perchè volevo svegliarmi ogni mattina, ogni alba di questo stupendo pianeta e ammirare la sua gente, la loro voglia di vivere e le splendide distese inondate di luce dal nostro sole rosso come i rubini. E volevo addormentarmi ogni sera con l'immagine impressa delle stelle che ci vorticavano intorno in una danza frenetica che elogiava la bellezza e la gente di questa terra. L'ultimo abitante di Alaska se n'è andato 58 anni fa."
"58 anni?!" sobbalzò Amy. Rory smise di giocare con l'attizzatoio e anche lui si avvicinò al vecchio abitante che pareva sull'orlo delle lacrime.
"Siamo le prime persone che vedi da 58 anni?" chiese Rory.
"Si, lo siete. E probabilmente anche le ultime, dato che non ho assolutamente intenzione di abbandonare questo pianeta. Mio padre, mio nonno, e suo nonno prima di lui, sono stati su Alaska fino alla fine dei loro giorni. Così farò anche io; ho fatto molto per questo pianeta, ho creato una nuova fonte di energia pulita e inesauribile grazie ad una peculiarità degli Alaskiani, ho depurato le faglie invase dal fango e da residui cosmici e ho creato gli scudi di difesa;  intendo rimanere al mio posto fino all'ultimo. Io sono il capitano e questa è la mia stanca e vecchia nave." Rory ed Amy abbassarono lo sguardo, certi che niente avrebbe fatto cambiare idea al quel vecchio dolce e cocciuto. Il Dottore invece si avvicinò a passo deciso a Geb e si piegò verso di lui, quasi naso contro naso.
"C'era qualcosa che non mi tornava nell'analisi che ho fatto appena atterrato su Alaska, Geb. Ho avuto la conferma poco fa che c'è qualcosa che non va in te. Gli Alaskiani sono molto simili agli umani come anatomia, a parte qualche squama ascellare e un sesto dito per piede; il cacciavite mi ha fatto notare una cosa davvero importante di te." Il Dottore puntò gli occhi dritti in quelli di Geb, come per scrutare l'anima stessa del vecchio.
"Dov'è il tuo cuore?"

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Capitolo 3
*** Al centro di Alaska ***



Ci fu qualche attimo di silenzio prima che Amy rompesse l'incantesimo dando voce anche ai pensieri di Rory che in quel preciso momento vorticavano a piede libero nella sua mente.
"Il cuore Dottore? Ma senza cuore...non dovrebbe essere...non so, magari un po' morto?"
"No, non necessariamente. Funziona in maniera diversa per gli Alaskiani, da quanto ho sentito in giro."
"Non erano anatomicamente simili a noi a parte qualche stranezza?" chiese Rory, mentre Geb continuava a tenere gli occhi fissi sul Dottore.
"Anatomicamente si. Funzionalmente non proprio. Diciamo che anche loro hanno un fegato, reni e un paio di polmoni. E ovviamente il cuore; ma per loro il cuore altro non è che il centro dell'amore e delle emozioni positive più forti. Beh, diciamo che tecnicamente un Alaskiano senza cuore potrebbe ancora provare qualcosa di simile all'amore o alla dedizione verso qualcosa o qualcuno, ma in forma molto ridotta. Nessuna funziona circolatoria, ad ogni modo. Voi potete vivere senza un rene, giusto? Un Alaskiano può vivere senza cuore; ma il punto è un altro." concluse il Dottore mentre tornava ancora una volta a concentrarsi su Geb.
"Dov'è finito? Perchè uno che prova un amore così profondo per il suo pianete dovrebbe proprio privarsi di quel centro emozionale? Dov'è il tuo cuore, Geb?" L'Alaskiano sorrise malinconico e puntò il suo dito verso il lucernario.
"Il mio cuore è là, Dottore. Quando dico che ho donato il mio cuore a questo pianeta e alla sua gente, io intendo letteralmente. Con un trasformatore alieno ricavato da scambi con altri pianeti, ho trovato come convertire l'amore, la passione e la dedizione in energia. Vera energia! Perciò ho preso il mio cuore, l'ho messo in un caveau al centro del pianeta e ho iniziato a dare energia. Ero il cuore del pianeta, e lo sono ancora. Quando gli abitanti iniziarono ad andarsene, io cercai di trattenerli, dicendo loro che avremo trovato un modo tutti insieme per scongiurare il fato; ma loro mi accusarono di essere senza cuore e di volerli far morire. Non ero senza cuore; l'avevo solo riposto in una scatola e donato a loro." Amy e Rory si presero per mano alle dolci parole dell'uomo che aveva donato quanto di più prezioso al suo pianeta.
"Ok Geb" disse il Dottore "Noi abbiamo davvero bisogno che disattivi gli scudi. Anche solo per un attimo. Dobbiamo riuscire a portare il Tardis fuori di qui, e noi dentro con lui. Come li abbassiamo?"
"Beh, dovrei scendere fino al Cuore e disattivarlo direttamente da lì. C'erano controlli remoti, ma adesso nessuno ne tiene la manutenzione, quindi non sono più attivi. Alla sala si accede da una botola nella piazza centrale, dove delle scale portano direttamente al nucleo. Tranquilli, non è incandescente o nocivo; è stato schermato decenni fa. Ad ogni modo, abbassare gli schermi comporterebbe la distruzione prematura di Alaska; ma credo non ci sia altro modo di farvi andare via da qui." Geb puntò il dito nell'aria e tracciò un paio di calcoli mentali invisibili arricciando il naso.
"Direi che avete circa 12 minuti per abbandonare il pianeta."
"C'è un modo, qualsiasi modo, perchè io possa convincerti a venire con noi?" chiese il Dottore guardando serio il vecchio.
"No, Dottore non c'è. Riuscirai ad accettare la mia decisione?"
"Di solito accetto quello che voglio accettare, Geb." rispose. Dopodichè i quattro si incamminarono verso la piazza centrale.
 
"Rimane da capire una cosa." fece Rory ad Amy, mentre il Dottore e Geb erano in testa intenti a parlare di fisicanonsocosa e di astroqualcosaltro.
"Cosa?" 
"Gli scudi, giusto? Voglio dire...perchè ci hanno lasciato entrare?"
"Non saprei. Forse lo scopriremo, forse no. Non è romantico? Quanti donerebbero il proprio cuore a qualcun altro?"
"Io l'ho fatto. L'ho donato a te per 4000 anni." disse Rory sorridendo e abbassando lo sguardo subito dopo.
"2000, Centurione." corresse Amy sorridendo.
"2000 già passati; altri 2000 da passare. Con diritto di proroga allo scadere dei secondi 2000, se lo vorrai." Lei si limitò a mollargli un bacio sulla guancia e a prenderlo sotto braccio, ma Rory sapeva di aver fatto centro.
"Siamo arrivati." annunciò Geb una volta arrivati al centro di una grande piazza lastricata di pietre e con una fontana che non sgorgava acqua ma la cui forma ricordava vagamente quella di qualche abitante delle acque; il che voleva dire che probabilmente su Alaska, oltre a non esserci della neve, c'era un qualche tipo di mare, nascosto chissà dove. Un vero peccato non aver il tempo per scoprirlo. Geb si fermò a pochi passi da una botola circolare con uno stemma sopra cancellato dal tempo, ma che senz'altro recava una grande "A" impressa al centro che era sopravvissuta per qualche motivo alle intemperie. Spostò una parte del coperchio della botola, che scorrendo a lato mostrò un pannello ricolmo di pulsanti illuminati di verde. Mentre Geb inseriva il codice per entrare in quella che di fatto era la cassaforte del suo cuore, il Dottore non perse l'occasione di usare il suo cacciavite sonico per saperne di più su quella tecnologia. Poco dopo il coperchio si abbassò di qualche centimetro, per poi scorrere sulla sinistra e scomparire nel suolo mostrando una lunga scala illuminata da luci al neon sulle pareti.
"Sono solo qualche gradino, sembra più lunga di quel che effettivamente è." rassicurò Geb facendo tirare un sospiro si sollievo all'unico che si era realmente preoccupato della cosa, Rory. Il gruppetto sempre capeggiato dall'Alaskiano e dal Dottore iniziò a scendere nelle viscere del globo.
"Questo luogo è stato scavato dal mio bisnonno, che ne aveva già fatto a suo tempo la centrale energetica del pianeta. Solo che allora utilizzavano metodi sicuramente diversi del mio alimentatore emozionale; pulito, efficiente e inesauribile. Ho mantenuto un contatto psichico con il Cuore grazie a dei sensori, quindi l'energia ricavata dai miei sentimenti non si sarebbe mai esaurita. Io provavo amore, e automaticamente veniva trasmesso al Cuore che generava energia per tutto il pianeta." spiegò Geb.
"E per le emozioni negative? Non è che se un giorno le girava storto tutto il pianeta andava con le chiappe a terra?" chiese Amy
"Oh no, mia cara. Le emozioni negative sono nel cervello, no?"
Effettivamente non aveva tutti i torti, pensò Amy.
"Eccoci qua." annunciò Geb una volta che si furono ritrovati davanti ad un grosso portone grigio con un cerchio di metallo da ruotare per aprire l'ingresso. Cigolando rumorosamente il portone si fece da parte, e al centro della sala c'era uno scrigno bruno nel quale si immettevono numerosi cavi elettrici di svariati colori e dimensioni. 
Il Cuore lavorava ancora a ritmo frenetico.

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Capitolo 4
*** Goodbye, goodbye! ***




Da tanto tempo era il motore di tutto. Geb si avvicinò un po' malinconico al suo Cuore e poggiò la mano sul forziere che racchiudeva la forza portante di Alaska, quasi accarezzandolo e quasi a volergli dire "salve di nuovo" e "addio" allo stesso tempo.
"Allora ci siamo, alla fine." sospirò.
"Mi dispiace....per...per tutto." esitò Amelia. "Se non fosse per noi, lei non dovrebbe disattivare il Cuore..."
"Se non fosse per voi tutto finirebbe tra meno di otto giorni, cari ragazzi. Se non altro farò qualcosa di buono prima di finire disgregato nell'Universo."
"Qualcos'altro di buono." sottolineò il Dottore, che stava guardando da vicino un grande macchinario alla destra dello scrigno pieno di bottoni, luccette e "wiiiz-wiiiz".
"Centro di comando?" chiese il Dottore a Geb.
"Centro di comando." confermò lui. "Allora vediamo; avrete 12 minuti da qui fino a dove siete atterrati, prima che il Buco Nero faccia capolino e porti via tutto. Riattivare gli scudi è improponibile, occorrerebbe troppo tempo e un po' di accumulo di energia."
"12 minuti, afferrato. Credo sia tempo dei saluti, allora." fece il Dottore sistemandosi il cravattino e spingendo Amy e Rory verso Geb. I due ringraziarono di cuore il vecchio abitante del pianeta; Amy gli stampò un bacio sulla guancia, mentre Rory tentò un abbraccio salvo convertirlo in extremis in un'amichevole pacca sulla spalla, gesto che fece trasalire l'Alaskiano. Il Dottore si limitò ad un sorriso, ricambiato da Geb che subito dopo abbassò lo sguardo e si diresse verso i macchinari.
"Tutto qui?" chiese Amy in tono di rimprovero al vecchio Signore del Tempo.
"Tutto qui."
"Cosa bolle in pentola?" fece eco Rory.
"Mh. Niente, niente. Solo mi chiedevo; gli scudi. Perchè gli scudi ci hanno fatto entrare? Questo particolare mi ha assillato fino a qualche minuto fa, ma adesso ho la risposta. Gli scudi ci hanno fatto atterrare, perchè..."
Un rumore acuto che non prometteva assolutamente niente di buono inondò il centro di Alaska e i tre puntarono gli occhi verso Geb, che si muoveva frenetico alla base del possente dispositivo azionando leve e controllando numeri.
"E' un buon segno?" chiese Rory urlando per sovrastare l'allarme che ancora tuonava.
"Hai mai saputo di una sirena che fosse un buon segno?" sbottò il Dottore avvicinandosi a Geb e chiedendo spiegazioni.
"Gli scanner non avevano rilevato una corrente spaziale. Ci siamo dentro fino al collo!"
"Ed è un problema? Cos'è una corrente spaziale?" chiese Amy in cerca di delucidazioni. Il Dottore prese la parola:
"Una corrente spaziale è come....come un tapis roulant! Un grande tapis roulant! E adesso sta portando Alaska dritto dritto verso quel Buco Nero ad una velocità che non potevamo prevenire e che assolutamente non corrisponde a 12 minuti. Insomma, siamo un mare di guai. Non puoi zavorrare il pianeta aumentando il peso del nucleo, Geb?" 
L'ometto stava ancora vorticando a ritmo furioso, in cerca di una soluzione che forse non c'era.
"Si, posso. Ora come ora avreste solo 2 minuti per raggiungere l'astronave e salpare. Posso zavorrare il pianeta e concedervene 7, ma devo farlo da qui. E voi dovete andare. Ora." Amy e Rory salutarono con la mano e ringraziarono ancora una volta l'ometto che li stava salvando, ma il Dottore non si mosse di un millimetro.
"Dovete andare, Dottore! Andate via!" alla sirena adesso si era unito il frastuono di un terremoto e il pavimento tremava a causa della resistenza alla corrente.
"Non posso lasciarti qui, Geb. Non posso."
"Sarei morto lo stesso, con il pianeta! Sto solo accelerando le cose!"
"Non è vero. Gli scudi. Questo pianeta è alimentato dalle tue emozioni; gli scudi ci hanno fatto entrare, perchè tu volevi essere salvato. Hanno agganciato la prima cosa che poteva farti evadere da questa prigione che tu stesso ti sei creato e ci hanno fatto atterrare. E' stato un processo inconscio, neanche tu te ne sei accorto e probabilmente non riusciresti a replicarlo; l'ultimo appello, l'ultimo grido disperato di vita. E il pianeta l'ha ascoltato. Vieni via con noi; riusciremo in 2 minuti. Ce la faremo." Geb osservò il Dottore. In cuor suo sapeva che aveva ragione. Voleva davvero essere salvato, vedere l'Universo e magari quel folle ragazzo stropicciato con un ridicolo cravattino poteva mostrarglielo. In quel momento, pianse. Pianse mentre continuava a lavorare, mentre abbassava leve ed inseriva dati. Pianse come aveva pianto negli ultimi anni, continuando a lavorare per un popolo che lo aveva abbandonato; ma adesso non era solo e poteva salvare qualcuno.
"Grazie, Dottore. Grazie per essere stato l'ultima persona che ho visto nella mia vita e grazie per aver fatto ciò che potevi fare; ma noi siamo simili, Dottore. Ho passato la vita credendo di scappare da qualcosa che non conoscevo; invece dovevo correre verso qualcosa. Verso questo momento, qui. Per salvere te, Dottore, Amy e Rory. Ho aspettato più di 50 anni per questo e non ho intenzione di farvi sprecare la vostra vita come io ho fatto con la mia. Ora andate. Andate!" Il Dottore lo guardò per qualche secondo; poi senza dire niente voltò le spalle all'Alaskiano e corse via con Amy e Rory, verso le scale che riportavano in superficie. Le percorsero rapidamente, mentre il sottosuolo tremava tutto e sbucarono all'aria aperta, mentre una fenditura si apriva a destra della botola. Corsero a perdifiato, mentre le villette collassavano ai lati della strada e il Buco Nero si faceva sempre più grande e sempre più pressante. Raggiunsero il Tardis, mentre sul cronometro rimanevano qualche minuto e il Dottore si mise subito all'opera:
"Possiamo farlo." disse serio.
"Possiamo uscire dall'orbita di Alaska, agganciare il pianeta e portarlo via dal Buco Nero. Possiamo riuscirci, possiamo salvare tutto. Dobbiamo riuscirci." Amy e Rory si tennero forti al Tardis, mentre ancora una volta vibrava tutto. 
"Ah-ha! Eccoci qua, nell'orbita di Alaska, appena poco fuori dal raggio del malefico Buco Nero! E se sono un genio, e lo sono..." il Dottore abbassò lo scanner, ma subito si riabbuiò. 
"Qualcosa non va, Dottore?" fece Amy, mentre Rory si avvicina al Dottore e allo scanner. Quando l'Ultimo Centurione posò gli occhi sullo scanner, vide il niente. Dove probabilmente prima giaceva solitario il globo di Alaska, adesso c'era solo un Buco Nero che ripuliva ciò che restava intorno a lui. Niente Alaska. Non avevano fatto in tempo. Il Dottore spense lo scanner e azionò il Tardis; nessuno osò pronunciare una singola parola.
 
".....ed eccoci qua, a casa." cinguettò il Dottore aprendo la porta del Tardis e facendo passare i Pond, appoggiandosi poi all'uscio e guardandoli sorridendo. "Tornati alle vostre vite, sani e salvi, ancora una volta!"
"E domattina l'ospedale mi reclama." disse Rory mollando un bacio ad Amy ed entrando in casa, lasciando il Dottore e la ragazza da soli. Dopo qualche attimo di esitazione Amelia abbracciò il Dottore e gli sussurrò all'orecchio:
"Non puoi salvarli sempre tutti, lo sai." Lui non rispose e si limitò a ricambiare l'abbraccio.
"Almeno ho voi, i Pond. La ragazza che ha aspettato e l'Ultimo Centurione. Finchè avrò voi, andrà bene." disse salutando Amy che entrò in casa chiudendo la porta con un occhiolino al vecchio amico.
"Andrà bene." ripetè il Dottore.
La porta del Tardis si chiuse alle spalle del Dottore e si preparò per altre infinite avventure.

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