E' reale.

di clairefarron
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


asdfghjkl         Il carillon del piccolo portagioie che mi ha regalato la mamma incomincia a suonare.
E' a forma di bauletto, in legno scuro. L'interno in velluto color panna è ancora vuoto, se non per lo specchio attaccato al coperchio e incorniciato da particolati in pizzo, ho preferito lasciarlo così. Mia madre dice che, ogni volta che ammirava il suo riflesso in quel piccolo specchietto con quella melodia di sottofondo, si sentiva una principessa, e la capisco. Mi ritrovo ora a pettinarmi per l'ennesima volta i miei lisci e lunghi capelli biondo scuro e ogni nota squillante accompagna la mia mano nel suo lavoro. Chiudo gli occhi e assaporo ogni istante di quel momento, quasi magico.
E' quasi ora di cena, il delizioso profumino di pasta riesce ad arrivare fino in camera mia, penetrando lentamente nelle mie narici e riempiendomi di un gustoso odore i polmoni. Di certo, se scendo giù in cucina con i capelli sciolti, mia madre avrà qualcosa da ridire, decido quindi di farmi una bella traccia che cade sulla spalla. Sempre ammirando il mio riflesso in quel piccolo specchietto, grande abbastanza per permettermi di controllare il mio lavoro, incomincio a intrecciare ciocca dopo ciocca, finché la treccia non è bella che finita. - Joanna è pronto in tavola! - grida mia madre dalla cucina. Tempo di chiudere il portagioie e di scendere le scale, che sono già ben pronta nella mia sedia per mangiare. Come avevo sospettato, mamma si era cimentata nel suo solito piatto di pasta, con panna e pancetta. Intanto mentre divoravo la cena, lei mi informa su alcune novità: - Sai, domani ritorna il figlio dei nostri vicini e.. - Non fa nemmeno in tempo a finire la frase che, con la bocca piena, le rispondo: - Il figlio? Da quando hanno un figlio? - Non ricordo, per quelle poche volte che li ho incontrati, che i nostri vicini abbiano mai accennato ad un figlio. Almeno non davanti a me. - Sì, certo, hanno un figlio di un anno più grande di te. E fa un lavoro davvero particolare. - Quando esce con queste parole, come "particolare", ho sempre paura di cosa stia per dire. - Cos'è, un clown del circo? O magari una super spia che fa il doppio gioco! - le dico senza trattenermi dalle risate. E' incredibile come riesca ad essere tanto aperta e spontanea con mia madre, è difficile trovare in giro ragazzi o ragazze che possano dire lo stesso. Intanto concludo: - Qualsiasi lavoro faccia, se vive bene, sono contenta per lui e per la sua famiglia. Sai, vero, quanto mi dia fastidio fare gossip sul vicinato, vero? - Mentre sistema quella ciocca di capelli scuri come la notte da i suoi occhi color ambra, annuisce ridacchiando sotto i baffi, con quella risatina che ti scalda il cuore ogni volta che la senti. Adoro mia madre. Ho dovuto prendermi cura di lei, anche se ero piccolina, dopo che mio padre è scappato con una ragazzetta di 15 anni più giovane di lui. Mia madre ne era uscita distrutta, non voleva più andare avanti: lei lo amava veramente. Io, invece, per quanto riesco a ricordarmi di lui, lo disprezzo con tutto il cuore: se lo incontrassi per strada sarei indecisa se evitarlo o sputargli in faccia, ma al momento questo continuerà ad essere un dubbio finché non lo incontrerò realmente. A quel punto sono certa che reagirò d'istinto.
Finita la cena, aiuto mia madre a sparecchiare e a lavare i piatti. Ogni due minuti ci mettiamo a schizzarci l'acqua l'un l'altra, proprio come delle piccole bambine. E purtroppo ci è toccato anche ripulire per terra alla fine, ma ne è valsa la pena. Sono questi piccoli momenti insieme che riempiono le nostre giornate. Da quando ci siamo trasferite qui è così: io ho lei e lei ha me. Sembrerà strano, ma apparentemente quella che ha più bisogno dell'altra è mia madre: non ha per nulla voluto incontrare altri uomini. A volte ho paura che mio padre continui a ronzarle nella testa. Cosa che deve assolutamente finire. Ho provato in tutti i modi a smuoverla da questo chiodo fisso, ma non c'è niente da fare: è testarda, ed evidentemente questa è una caratteristica che ho ereditato da lei.  
Ci mettiamo accovacciate sul divano a vedere il solito film strappalacrime del venerdì sera ed io, come sempre, io rimango impassibile mentre mia madre quasi affoga nel suo stesso pianto. Ovviamente credo che non le faccia bene vedere questo tipo di film, ma ha insistito e mi ha addirittura minacciata che, se non c'ero io insieme a lei, l'avrebbe fatto da sola, e io non potevo permetterglielo. Avrebbe di certo fatto delle pazzie senza di me. Non appena finisce il film, accompagno mia madre a dormire e mi chiudo in camera. Non riesco proprio a farne a meno, quella dolce cantilena del portagioie mi ha rapita. La stessa che aveva fatto innamorare mia madre e mio padre. E' meravigliosamente malinconica, ha quel non so che che ti rapisce l'anima. Lo apro per l'ultima volta oggi. Per migliorare l'atmosfera decido di aprire la finestra e spegnere la luce, cosicché le mosche non entrino dentro. Il vento fresco mi abbraccia e fa svolazzare via quei pochi ciuffi di capelli scappati dalla treccia. Il quartiere a quest'ora è deserto, pare inabitato, tutto quello che si riesce a percepire sono solo i canti dei grilli e il verso degli uccelli notturni. Riesco a sentire il soave fruscio delle fronde dei cespugli,  riesco a sentire il dolce profumo dell'erba fresca e dei fiori, riesco addirittura a sentire quanto possa essere affannoso il mio respiro. Probabilmente anche la melodia del carillon echeggia nell'aria.Rivolgo i miei occhi verso il cielo: la luna, tanto bella e luminosa, regna incontrastata nella notte, accompagnata dalle sue fedeli seguaci, le stelle. Tutto appare così perfetto e fragile.
A rovinare l'atmosfera ci pensa il rombo di una macchina in lontananza, che pian piano si avvicina. E' un'auto sportiva scura e stupenda ma troppo pacchiana per i miei gusti, ed ha proprio parcheggiato qui di fronte. Provo a sporgermi un po' di più dalla finestra per poter riuscire a vedere meglio: ne sono certa, è lui il figlio dei vicini. Scende lentamente, cerca di non far rumore e si guarda in giro: probabilmente gli è mancato questo posto. Mentre osserva attorno a sé, noto che ha posato lo sguardo sulla mia finestra. "Mi ha vista" è l'unico pensiero balzatomi in mente, perché tutt'un tratto è come se, per un brevissimo istante, il mio cuore avesse smesso di battere: tutto ciò che mi circonda si è annullato, pure l'aria, ma l'unica cosa che persisteva è la musica del mio portagioie. Lui fissava me e io altrettanto. Ho la netta sensazione che anche lui stia provando quello che provo io. Mi è tutto così nuovo, non so come reagire, intanto in questo momento, che pare infinito, non riesco a staccarmi dalla finestra. A riportarmi nella realtà ci pensa il carillon, che ha smesso di suonare, come i canarini in fondo nelle miniere. E' tardi e devo andare, anche se non voglio. Gli lancio un ultimo sguardo, chiudo la finestra e mi metto a dormire nel letto, sperando di potermi rialzare domani con la convinzione che tutto quello che è successo stanotte non era soltanto un sogno.



E' la prima volta che mi cimento in una FF, ma spero che vi piaccia!
Questa FF volevo dedicarla alla mia piccola Jo ( KevinInMyHoran ), che mi sostiene sempre e comunque. :)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Cap. 2     Il cinguettio degli uccelli e il calore del sole mi augurano una buona mattina.
 Scendere da letto è uno sforzo tale che i miei versacci lasciano intendere molto, ma alla fine riesco ad alzarmi per bene. La treccia è quasi tutta disfatta quindi decido di slegare i capelli ed il risultato è una chioma di capelli ondulati, quasi lucenti alla luce del sole. Mi piace la forma che hanno preso e quindi decido di legarli con un'alta coda soltanto. Mi stiracchio per bene, sento d'essere tutta indolenzita, e poi vado in bagno a rinfrescarmi per bene e l'acqua tiepida ha lo stesso effetto di una carezza. E' veramente una bella giornata ed il che è molto raro qui: il più delle volte è nuvoloso o piove, ma per me non è mai stato un problema dato che amo la pioggia. Mi cambio e scendo tranquillamente sotto in cucina per fare colazione. La casa è talmente silenziosa durante la giornata, ma la mattina è così calma e tranquilla che pare che si sia fermato il tempo e che sia tutto immobile, tranne me. La mamma, lavorando tutto il giorno in libreria, torna a casa solo di sera, quindi ho sempre la casa libera, ma raramente rimango chiusa qui dentro: passo tutto il tempo al parco a leggere i libri che lei mi porta o a respirare aria fresca e guardare la gente passare. Intanto scorgo un piccolo bigliettino, il solito della mamma, con scritto "Ho lasciato le frittelle dentro il microonde. E poi non sarebbe nemmeno male se andassi a trovare il figlio dei vicini, che dici?". Bé, dico che al momento ho di meglio da fare: mangiare le mie frittelle. Il gioco di sguardi di ieri è stato veramente magico ed emozionante, ma niente per ora è incomparabile alle frittelle della mamma. E poi non sopporto andare a fare visita ai vicini per conto mio, ogni volta spunta fuori una situazione imbarazzante che non riuscirei a reggere, poi dovrei presentarmi e tutto il resto... Sono sempre stata una tipa solitaria, questo è ovvio. Trovo mille volte meglio poter passare il mio tempo libero per conto mio che con altre persone, non per sembrare scorbutica e associale, in fin dei conti anche io apprezzo la compagnia a volte, me è che non ci posso fare niente: sono fatta così.
 Finite le frittelle e bevuto un bel caffè caldo, sento che sono pronta per questa giornata: corro subito sopra a prendere i miei guanti da ciclista neri, acchiappo le chiavi e corro in garage per prendere la mia bici. E' incredibile quanto io possa sentirmi bene mentre pedalo, ogni volta che prendo velocità mi sembra di volare. E' meraviglioso. Mi fa sempre strano pensare a quanto odiassi questa bici prima: ogni volta che la guardavo, mi ricordava il momento in cui mio padre me la regalò. Era sua ai tempi e a me piaceva un sacco, sportiva e tinta di blu elettrico, il mio colore preferito. - Tienila Jo, è tutta tua, anche se al momento sei ancora un po' piccolina per usarla. Ma vedrai che quando verrà il momento, sarai più veloce di un fulmine.- disse quel giorno. Ricordo di averlo amato intensamente quel giorno, era il padre migliore del mondo, era il mio eroe. La mattina in cui lui se ne andò senza farsi mai più risentire ero distrutta: mi aveva illusa e ingannata. Ho riversato tutto il mio odio e risentimento proprio su quella bici: l'avevo distrutta talmente tanto con la chiave inglese presa dalla sua scatola degli attrezzi, che ormai aveva perso la forma originale quasi del tutto. Tutta ammaccata e distrutta, ma non la volevo buttare via. Volevo che il ricordo di lui rimanesse impresso nella mia mente con l'immagine di quella bicicletta: una famiglia felice distrutta da l'insoddisfazione di un maledettissimo uomo. I resti mi motivavano giorno dopo giorno a mandare avanti quello che rimaneva della famiglia e a non mollare mai, per nessun motivo. Col passare del tempo, non ci facevo neanche più caso a quello che rimaneva della bicicletta: ogni volta che entravo nel vecchio garage prendevo quello che mi serviva e me ne andavo, senza nemmeno degnarle uno sguardo. E' stato il momento in cui abbiamo deciso di trasferirci 2 anni fa che me la sono ritrovata di nuovo davanti. Ovviamente ero maturata di più e non la guardavo con gli stessi occhi di una volta. Il rancore si era tramutato in pena e sentivo che non meritava tutto quello che le ho fatto. Non doveva ricordarmi l'odio che provavo per mio padre, ma come sarei andata avanti meravigliosamente e a testa alta senza di lui. Quindi alla domanda di mia madre: -Cosa ne vuoi fare di tutto quello?- risposi: -Quello sarà il mio futuro mezzo di trasporto.- La mamma non era molto convinta, ma continua a dirmi anche oggi che quando le avevo risposto quella volta, i miei occhi brillavano come delle stelle. Dice che ogni volta che credo veramente in qualcosa, mi brillano gli occhi. Infatti, come volle dimostrare, appena traslocate, corsi a lavorare per sistemare quella bicicletta. Essendo stata estate, proprio come adesso, avevo perennemente le giornate libere e le impiegavo tutte per sistemare quella bici: la fatica, le ferite e il sudore che ho impiegato lì sopra sono inspiegabili. Il risultato fu migliore del previsto, sembrava più che nuova. E ora, di quella bici che tanto ho odiato, non posso farne più a meno.
Mentre tiro fuori la bicicletta dal garage, non posso evitare di dare un'occhiata alla casa dei vicini di fronte alla nostra. Ecco che da dietro la tenda sbuca fuori lo stesso ragazzo di ieri. Ha di certo sentito il baccano che stavo facendo, ma non riesco a capire del tutto perché si fosse affacciato alla finestra. Ora sono certa che ha provato le mie stesse emozioni di ieri sera. Ieri però l'avevo abbandonato con noncuranza, come se nulla fosse. Oggi invece voglio regalargli un sorriso, non smagliante, ma uno di quelli timidi, con lo sguardo rivolto a terra, che a volte neanche si notano. Salto in sella alla mia bici e, in quei pochi istanti in cui sono riuscita a rivolgere di nuovo lo sguardo verso la loro finestra, sono certa che anche lui mi abbia sorriso.

Questo capitolo lo dedico alla mia testolina buffa ( infinity and beyond )! Un bacione xx

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Cap. 3     Il vento mi scompiglia i capelli e li fa fluttuare come le foglie delle fronde.
 Questa sensazione incredibile mi fa venire i brividi ogni volta, ormai è diventata quasi come una droga per me. Essendo il mio quartiere quasi perennemente deserto, posso permettermi di piazzarmi in mezzo alla strada e, di tanto in tanto, di chiudere gli occhi e assaporare ogni istante. Probabilmente è questo che provano le rondini mentre volano: l'aria che filtra il piumaggio, il completo vuoto sopra e davanti a loro. E io in questo momento sono una rondine.
 Nel frattempo non riesco a distogliere dalla mia mente il dolce sorriso di quel ragazzo. E' arrivato soltanto ieri sera, prima ignoravo del tutto la sua esistenza, e ora anche solo un suo piccolo sorriso mi ha scaldato il cuore. Devo contenermi, però, al momento non so nulla sul suo conto, se non che è il figlio della vicina. Crescendo ho imparato a non fidarmi assolutamente di nessuno, figuriamoci se ora mi faccio abbindolare completamente da un sorrisetto. E' stato bello, ma devo mantenere il controllo e tanto meno voglio illudermi. Non come la mamma.
 Ecco che in lontananza incomincia ad avvistarsi il parco del quartiere, già stracolmo di piccoli ragazzetti che non vedevano l'ora di svegliarsi e andare a giocare con i propri amici. Non è piccolo, ma è molto semplice: grandi prati verdi, alberi qua e là di tutti i tipi, aiuole con varietà di fiori, un marciapiede, pista ciclabile, qualche campo da gioco e, in un angolino del parco, una serie di piccole giostrine dedicate appunto ai bambini. La gente che frequenta il parco mi conosce benissimo, ci scambiamo favori a vicenda, dicono che sono tanto buona e disponibile. Ma, se ce una cosa che sanno per certo, è che ho la mia panchina ben prenotata: è a metà del tragitto del marciapiede e della pista ciclabile, proprio nel cuore del parco ed è proprio li che mi accuccio e leggo tranquillamente i miei libri. La mamma me ne porta uno nuovo ogni settimana e, indifferentemente dalla difficoltà o dalla lunghezza, riesco sempre a leggerli in tempo. Non ho un genere preferito, è la storia che mi deve attrarre. Ieri sera mia madre mi ha portato un nuovo libro di Goethe, "I dolori del giovane Werther", e non vedo l'ora di leggerlo. Attraverso con la mia bici metà parco e, non appena arrivo alla mia panchina, accosto il mio mezzo lì a fianco e mi siedo. Apro la borsa che ho preso prima di partire e cerco in mezzo a tanto casino, il mio libro. In effetti la borsa è stracolma di oggetti: oltre al libro ci sono il panino al prosciutto che avevo preparato ieri che mi era avanzato, sperando che sia ancora commestibile, dei fazzoletti, uno specchietto, il cellulare, l'iPod, il libro della settimana scorsa, delle matite, un quadernetto e una piccola torcia. La borsa è tanto grande da riuscire a contenere tutto e non sembra nemmeno così pesante in fin dei conti. Non ho idea del motivo per cui la torcia si trovi nella borsa, ma non mi sono mai presa la briga di toglierla. Le matite e il quadernetto invece hanno un senso: ogni libro, non si può negare, è pieno di frasi meravigliose e significative, e sento la necessità di prendere mille appunti. Questo quadernetto è colmo di frasi a mio parere da ricordare: una di quelle che preferisco è tratta dalla saga de "Il trono di spade" di George R. R. Martin, e dice: "Mai, mai dimenticare chi sei, perché di certo il mondo non lo dimenticherà. Trasforma chi sei nella tua forza, così non potrà mai essere la tua debolezza. Fanne un'armatura, e non potrà mai essere usata contro di te." Parole che ripeto quasi ogni giorno.
 Apro finalmente il mio nuovo libro e incomincio a leggere, accompagnata dal cinguettio degli uccelli, e vengo talmente rapita da ogni riga che tutto ciò attorno a me scompare. Ma non per molto.
 -Che cosa fa tutta sola una bella ragazza come te?- una figura davanti a me copre tutto il sole, facendo ombra. E' un ragazzo. Anzi, è quel ragazzo. E ogni mia certezza si avvera non appena distolgo lo sguardo dalle righe del libro per capire chi mi trovo davanti. -Nel caso in cui tu stessi cercando di abbordarmi, mio caro, sei partito col piede sbagliato.- La sua espressione si fa interrogativa. Mi piace mettere in difficoltà le persone, anche se non ne comprendo bene il motivo, quindi continuo: -Di solito quella è la frase celebre di pazzi pervertiti e pedofili.- Potevo risparmiarmela questa battuta orrenda ma, apparentemente, l'ha trovata piuttosto divertente dato che ridacchia. Devo ammettere che da vicino è ancora più incantevole: i capelli ricci e scompigliati dello stesso colore dei tronchi degli alberi, occhi verdi e lucenti come pietre preziose e un sorriso che illumina e spacca pietre più del sole stesso. Per non parlare della sua altezza: credo che mi stia ammirando nello stesso modo in cui i bambini ammirano le formiche poco più in là da qui. Però non ha l'aria da spaccone, anche se sembra voglia apparire tale, ma è di una dolcezza e gentilezza disarmante: -Ehm.. ti dispiace se mi siedo accanto a te?- mi domanda infilando le mani nelle tasche dei suoi blue jeans. -Certo che no.- rispondo io, cercando di apparire cortese e leggermente distaccata allo stesso tempo. Decido quindi di riprendere a leggere e noto che lui, dopo essersi seduto nel lato opposto della panchina, cerca pian piano di avvicinarsi a me e, tutt'un tratto, porta il suo braccio sullo schienale della panchina, giusto  dietro le mie spalle, ma senza mai toccarmi. Con la coda dell'occhio noto anche che prova a sembrare il più disinvolto possibile e, data la scenetta, non posso non ridere. Per stuzzicarlo un pochino porto la testa all'indietro, arrivando a toccare il suo braccio e mi volto verso di lui con stampato il più timido dei sorrisi, dicendo: -Sei la persona più goffa che mi sia mai capitata davanti.-
 -Ed è una bella cosa, vero?- risponde sfoggiando i suoi occhioni dolci. -Ah, e dimenticavo. Io sono Harry.-
    Sono convinta che oggi leggerò ben poco.


Ero a corto di fantasia oggi, quindi vi tocca questo. Spero comunque che sia un minimo decente!
Un bacione, Holly xx

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


Cap. 4     Le risate dei bambini riempiono l'aria di felicità e spensieratezza.
Le persone scorrono veloci davanti ai miei occhi, alcuni sono visi conosciuti, altri mai visti, ma dovrei essere concentrata non sulla gente che passeggia, ma su quella che mi siede accanto.
 -Immagino che tu sia qui perché passi spesso le giornate nei parchi a cercare di abbordare qualche ragazza. E immagino anche che il fatto che tu sia venuto proprio a parlare con me sia soltanto pura casualità. Vero?- gli domando con un pizzico di sfrontatezza e ironia. Vederlo spiazzato mi dà un certo gusto, è come se fosse la prima volta che una ragazza reagisce in questo modo con lui. E poi non fa altro che sorridere ed il che lo rende ancora più affascinante e dolce allo stesso tempo. E' come chiacchierare con un bambino più maturo di quanto dovrebbe essere.
 -Mi hai smascherato..- ammette con leggero tono di tristezza. -Però non mi hai detto ancora qual è il tuo nome.- Il suo sguardo si posa sui miei occhi senza staccar il contatto visivo nemmeno per un istante, è come se in qualche modo cerchi di stregarmi, intanto io cerco di non farmi abbindolare così facilmente. Anche se sembra parecchio dura.
 -Non te l'hanno già detto i tuoi genitori?- gli domando sorpresa, perché ero convinta che dopo tutto questa fosse l'unica cosa che avesse potuto chiedergli, dato che loro mi conoscono già. Ho passato parecchie volte del tempo dai suoi genitori, sono gentili e cordiali, spesso mi invitano a pranzo dato che vedono che sono sempre sola per conto mio. E ripetono spesso a mia madre quanto io sia una ragazza ben educata, simpatica e graziosa.
 -Mia madre lo stava per fare, ma io l'ho fermata.- Questo non ha senso, per quale motivo l'avrebbe fermata? Avrebbe potuto sapere già tutto sul mio conto, ogni singolo dettaglio, così tentare di parlarmi sarebbe stato decisamente facile. Ogni mio dubbio viene chiarito con quello che sta per dire: -Credo che non sarebbe stato così interessante conoscerti, se avessi avuto già il piatto pronto, non so se mi spiego. Tutto quello che sapevo e volevo al momento solo sapere di te è che hai uno sguardo stupendo e che ieri notte è come se mi avessi strappato il cuore dal petto.- Di solito parole smielate come queste mi fanno solo venite la nausea, ma la scioltezza con cui le ha dette mi ha colpita parecchio. E poi senza mai smettere di guardarmi dritto negli occhi. Detesto questa sensazione: come se ti stessero scavando nei più profondi angoli dell'anima con la sola forza dello sguardo. Il modo in cui lo fa lui, però, è diverso: non intimorisce, ma rassicura. Non mi sento a disagio come con tutti gli altri accanto a lui.  Mi è mancato quasi il fiato e credo che non appena ha finito di pronunciare quelle parole, il mio cuore abbia saltato un battito. "Dannazione, perché dice tutto questo? Sarà il solito ragazzo che è alla ricerca di un'avventura divertente, niente di più niente di meno. Quindi devo darmi una calmata." penso tra me e me, ma non è facile. Provo a fare come lui, studio per bene i suoi occhi: c'è come un piccolo scintillio, lo stesso che hanno i bambini quando dici loro di volerli bene. E' incredibile, non sta mentendo. Ma cosa mi assicura che dopo un po' non potrebbe stufarsi di me? Lo ammetto, non è per niente male e io invece sono solo.. me. Potrebbe parlare magari con la biondina che era passata prima, con le gambe belle lunghe e il fisico perfetto. O con quella mora, con un sorriso perfetto, capelli lunghi e ondulati. Improvvisamente i miei pensieri prendono il sopravvento e escono fuori senza nemmeno chiedere il permesso, con un bisbiglio, nel frattempo il mio sguardo è basso, cupo e pensieroso:
 -Perché me?- non sono riuscita a trattenermi. Io sono quella ragazza che si chiude nei libri, quella che vedi perennemente per conto suo, mai insieme ad amici o tanto meno ragazzi. Non sono bellissima, solo al minimo della decenza. Però vorrei non aver mai detto quelle parole ad alta voce. Infatti la domanda o l'ha turbato o l'ha colto di sorpresa, ma la sua espressione si fa desolata, anche se non per molto.Tutt'un tratto, senza quasi nemmeno rendermene conto, me lo ritrovo più vicino che mai che mi stringe nel più affettuoso e caloroso degli abbracci. E mentre mi stringe forte, appoggia il suo mento sulla mia spalla e, ritrovandosi con la bocca accanto al mio orecchio, sussurra sapendo con certezza che l'avrei sentito: -Ci sono quei momenti in cui credi che sei fatta per stare da sola ma, fidati, non è così. Non ti conosco molto ma abbastanza da poterti dire che tutto quello che meriti un giorno ti sarà dato.- Quella voce profonda, ma candida e avvolgente aveva un non so che di simile a una ninna nanna. Mi stringe talmente forte a sé che riesco a percepire perfettamente ogni suo battito, ed è accelerato parecchio. Normalmente troverei la situazione imbarazzante, effettivamente per me è ancora uno sconosciuto. Ma il modo in cui mi tratta è indescrivibile, ma familiare. Già questo era il modo in cui mi abbracciava mio padre quando voleva rassicurarmi. Quante bugie, quanta finzione. Il momento è talmente confuso che non so come sentirmi: confortata e al sicuro, o triste e arrabbiata. Un nodo allo stomaco mi attanaglia, sento che il rancore mi pervade. Una persona normale a questo punto sarebbe già scoppiata a piangere, ma io non posso.
    Ho imparato che nulla e nessuno merita il mio pianto e, in fin dei conti, ho pure dimenticato cosa significa piangere veramente.

Normalmente faccio un po' pena con storie romantiche o cose del genere! Al momento non ho voglia di rileggerlo quindi mi affido a voi e a i vostri pareri!
Un bacione, Holly xx

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Cap. 5     Queste sono sensazioni che avevo completamente dimenticato.
E' da anni che dipendo solo da me stessa: dovendo badare a mia madre ho annullato definitivamente la mia vita sociale, ma non me ne sono mai pentita. Lei aveva bisogno di me, io avevo bisogno di dimenticare. E tenere la mente perennemente concentrata su di lei ha sempre funzionato. Per la prima volta dopo tanto tempo qualcuno è concentrato su di me. E mi fa sentire importante.
 -Ehi, non mi hai ancora detto il tuo nome!- dice con la sua voce adorabile e improvvisa un mezzo sorriso, cercando di sdrammatizzare. E' talmente goffo che non può non far tenerezza.
 -Secondo te come potrei chiamarmi?- gli domando con tono di sfida, che lui accetta volentieri. Porta le sue mani alle tempie e buffamente si atteggia da veggente. -Allora, allora... Il tuo nome è Gertrude! Fabiola! Columbine!- e mi dà un pizzicotto innocuo alla spalla, ridendo come un matto. E non posso fare a meno di ridere con lui: -Oddio, ma sono orrendi! Senza offesa alle donne con questi nomi ovviamente...-
 -Allora, si può sapere il tuo nome sì o no?- domanda ancora una volta, più insistentemente, sperando in una concreta risposta. Sospiro, come segno d'arresa e finalmente glielo rivelo: -Joanna. Gli amici, se ce li avessi, mi chiamerebbero Jo.-
 -Perfetto, Jo. Che..- cerca di continuare la frase, ma non posso fare a meno di dirgli: -Chi ti ha detto che sei mio amico? Tutta questa confidenza al primo appuntamento non sta bene..-
Di tutto quello che gli ho detto credo abbia solamente afferrato la parola "appuntamento", perché gli si illumina il viso, sfoggia quel suo solito sorriso contagioso e splendente e mi guarda con aria stralunata. -Quindi questo sarebbe un appuntamento?-
-Non voglio illuderti, bello. Devi sapere che prima di conquistarmi ci vorrà parecchio tempo.- Provo a sembrare una di quelle difficili da conquistare.
-Tranquilla, io ho tempo da vendere.- risponde, quasi come sussurrando. Devo dire che il nostro Harry è un ragazzo dalle mille sorprese. -Dicevo, ho notato un po' di cose su di te. Sembro tonto, ma non lo sono. Non del tutto almeno!- e mi fa l'occhiolino. Non ho la più pallida idea di che cosa stia per dire o fare. -Quindi ho intenzione di farti una bella sorpresina. Ti fidi di me?-
-Sono costretta a rispondere?- dico ironicamente. -In effetti no, perché ti avrei portata con me comunque, che tu l'avessi voluto o no!- si alza dalla panchina e mi porge la mano per alzarmi. Mi sento parecchio a mio agio insieme a lui.
-Allora, Aladdin, dove hai intenzione di portarmi? Guarda che non posso abbandonare la mia bicicletta qui!-
-Lasciala nel parcheggio e prendiamo la mia macchina, il posto in cui dobbiamo andare non è molto vicino. Ti dispiace?-
-Sei venuto fin qui con la macchina? Abitiamo a solo un miglio da qui!- Immagino che ho a che fare con un bel pigrone. Però non mi dispiace per niente, so che passerò dei bei momenti con lui.
-Lo ammetto, ma avevo un buon motivo. Come avrei fatto a trovarti? Vai talmente veloce in bicicletta, come un fulmine!- ed ecco che mi fa ritornare in mente mio padre. Ha il suo stesso modo di pensare, è inquietante.
 Dopo aver parcheggiato per bene la mia bici, salgo nella sua bella macchina sportiva. Mi sento un po' a disagio, non sono abituata a certi lussi. Probabilmente se la può permettere grazie a il suo "lavoro speciale" come diceva la mamma, ma per il momento non mi interessa. Mentre guida sembra talmente concentrato, talmente sotto pensiero. Lo ammiro di nascosto, cercando di non farmi notare: un ciuffo di capelli scende pian piano percorrendogli la fronte, le labbra candide e rosee spiccano e il petto si gonfia e sgonfia ad ogni suo respiro. Sembra così surreale e il cuore mi batte così forte.
Noto guardando fuori dal finestrino che stiamo lentamente uscendo dalla città: -Posso sapere dove avresti intenzione di portarmi?- gli domando sfoderando i miei occhioni dolci e sperando un una risposa.
-Niente da fare, è una sorpresa!- risponde ridacchiando sotto i baffi. Si sente piuttosto potente, fino ad ora sono riuscita ad impormi, ma in questa situazione non so proprio che fare o dire. Tutto quello che mi rimane è aspettare di arrivare. Le casette, ogni centinaio di metri, scompaiono per dare spazio ad alberi e fiori di ogni genere. Ho raramente la possibilità di spostarmi tanto, solo quando mia madre può permettersi delle ferie, e di solito ritorniamo alla nostra vecchia città. Questo è un paesaggio che posso permettermi di ammirare solo ed esclusivamente attraverso il finestrino dell'automobile. Alcune varietà di uccelli svolazzano qua e là nel cielo, e come pittori, disegnano il cielo con ogni loro movimento, poche nuvole soffici  incorniciano il tutto. L'atmosfera è incantevole.
D'un tratto, mentre fantasticavo ammirando il paesaggio, Harry parcheggia in un piccolo spiazzo accanto alla strada, ma attorno a noi, per ora, non c'è nulla di particolare. Scende immediatamente dalla macchina per aprire la mia portiera e , accogliendomi con uno dei suoi calorosi sorrisi, mi porge la mano e dice:
 -Bene, ora dobbiamo fare un bel tragitto a piedi!-

Perdonate la mia poca fantasia oggi, ma proprio non c'ho un'idea! Sarà il continuo sbalzo di temperatura a stordirmi. Spero, comunque, che vi piaccia ;)
Un bacione, Holly xx

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Cap. 6     Il buon profumo di erba fresca aleggia nell'aria.
Non ho idea di dove mi trovo, ma il posto è incantevole. Passeggiando su questa strada sterrata, apprezzo ogni minimo dettaglio di questo posto: alcune case, forse abbandonate o semplicemente rustiche, circondate da tanti piccoli alberelli e cespugli, vasti campi di piante selvatiche e di grano attorno a noi e un piccolo boschetto a non molta distanza da qui. Mi sento perfettamente in armonia con tutto quello che mi circonda, mi faccio accompagnare passo per passo dalla piccola brezza proveniente dietro di noi e i brividi mi percorrono tutto il corpo. Queste sono le stesse sensazioni che provo mentre corro in bici, ma questa volta ho la possibilità di assaporarle al meglio. Immagino che tutto questo è come vivere in paradiso. E non voglio più tornare a casa.
Mi volto per guardarlo, è come se avesse tutto un altro aspetto qui: la luce del sole e i colori variopinti del paesaggio donano ai suoi capelli una tonalità più calda e lucente e gli occhi scintillano come diamanti. Vorrei che il tempo si fermasse qui e ora e vivere in questo posto per sempre.
 -Non sei mai stata da queste parti vero?- mi domanda ammirando il cielo. Poi chiude gli occhi, come se cercasse di ascoltare qualcosa.
 -In effetti, no.. ma cosa stai facendo?- gli chiedo incuriosita.
 -Quello che tu riesci a fare con gli occhi aperti.- e sorride. Riesce a capire a cosa sto pensando. -Sai, ti brillano gli occhi quando sei concentrata o soddisfatta.- e mi scosta una ciocca di capelli sfuggita dalla coda. dietro l'orecchio. Intanto continua: -Io, a differenza di te, ho bisogno di concentrazione. Però credo che, se provassi anche tu, riusciresti a percepire anche quello che ti è sfuggito.-
 Chiudo gli occhi e per la prima volta il mondo mi appare da un diverso punto di vista: riesco a percepire ogni respiro, la brezza mi fischietta nelle orecchie come se volesse sussurrarmi qualcosa e mi accarezza delicatamente la mano, il soave rumore dei fili d'erba che s'abbracciano l'un l'altro mi provocano la pelle d'oca. Tutto è in perfetta armonia, più di quanto non possa essere sembrato ad occhi aperti. E non posso fare a meno di sorridere. D'un tratto sento il suo tocco, cerca di prendermi per mano. Sbarro gli occhi per vedere cosa succede e noto la sua espressione compiaciuta, ha capito che amo il luogo dove mi ha portata. Però quella dolce stretta si trasforma: -Scommetto che, invece, non sei tanto veloce a correre!- mi tira un pochetto per stuzzicarmi e attacca a correre verso il piccolo boschetto, che scendeva pian piano dalla collinetta su cui stiamo camminando. Non me lo faccio ripetere due volte e incomincio ad inseguirlo, più veloce che posso. E' vero, a correre sono quasi una frana, ma al momento questo non conta. Mi sento libera e selvaggia, posso fare ciò che desidero senza dare spiegazioni a nessuno. Qui posso essere me stessa fino in fondo. Con Harry posso essere me stessa fino in fondo.
 -Guarda che se ti prendo sei finito!- gli grido con tutto il poco fiato che mi sta rimanendo, ridacchiando quasi come una sciocca, mentre lui, veloce come il vento, si è distanziato di un po' di metri da me e urla: -Ne riparliamo non appena riesci a prendermi!- E' una giornata meravigliosa, me lo sento.
 Non appena ci addentriamo dentro il boschetto, scendendo giù per la collinetta, come se nulla fosse lo perdo di vista. Ho sempre quel terrore incredibile di inciampare da un momento all'altro, quindi ho dovuto rallentare un po' poiché il terreno è stracolmo di piccoli ramoscelli che scricchiolano ad ogni mio passo. -Harry! Dove sei sparito?- chiedo disperatamente al nulla, sperando di ricevere una risposta.
 -Sono qui, più avanti, Jo!- dice la sua voce da dietro un paio d'alberi e cespugli. Quindi corro verso quelle piante e cerco di scostare ogni foglia e ogni ramo davanti a me. E la vista è meravigliosa.
Un piccolo fiume scorreva davanti ai miei occhi con la sua acqua limpida e zampillante, le piante selvatiche incorniciano il luogo in una maniera straordinaria, alcuni tronchi di alberi caduti per colpa di tempeste passate donano un tocco magico e pittoresco al tutto. Sembra di ammirare uno di quei meravigliosi dipinti che espongono a quelle vecchie mostre di pittura.
 -Allora, che ne pensi?-
 -E' tutto così perfetto.- mi mancano quasi le parole per descrivere, se non del tutto il fiato.
 -Come te...- risponde timidamente. La sua voce è calda e serena, e detto questo, pare anche un sussurro.
 -Hai finito con tutti questi complimenti? Guarda che qui ti potrei stordire con qualsiasi mezzo senza essere incolpata. L'unico testimone possibile qui è questo bel masso.- Mi appoggio al grande masso dietro di me e comincio a dargli delle pacche. -Sai che sei proprio un bel masso affascinante?- ammetto con molta convinzione, facendo morire dalle risate il mio accompagnatore. Ed è una risata tanto contagiosa da non poter non ridere insieme a lui. Da quel che ho potuto intendere, ho capito che lui ha gli stessi atteggiamenti di un bambino: per quanto di faccia grosso o cerchi di sembrare più grande e maturo, il suo lato dolce, infantile e tenero prevale in ogni situazione. E lo adoro per questo.
 -Sai che sei tremendamente buffa, vero?- mi confida asciugandosi quelle piccole lacrime uscite per colpa della risata. -Voglio proporti una cosa.- Ha un'aria leggermente enigmatica, forse anche un pochino ansiosa. -Che ne dici se venissimo ogni mattina qui?- Il mio volto si fa un pochino incerto e lui l'ha notato, tanto che cerca di aggiungere spiegazioni: -Capisco che ci conosciamo da poco ma, ammettilo, ormai il parco è passato di moda e questo posto è fantastico, soprattutto per te che, da quanto ho capito, ami leggere.- Come ha fatto a notare tutti e due i libri dentro la mia borsa? Al momento non è quello il problema. -Ti giuro che ti lascerò in pace a leggere, farò le mie cose o ti starò solo a guardare. Ti prego.-
 Improvviso un timido sorriso, compiaciuta dalla sua proposta, e gli rispondo senza neanche pensarci due volte: -Va benissimo.-

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


Cap. 7     La dolce musica dell'acqua del fiume che scorre andando contro le rocce aiuta a rilassarsi e noi che sediamo sulla riva ci godiamo il riposo.
La giornata è appena cominciata e già promette bene. E questo piccolo posto magico ci aiuta anche a conoscerci meglio. -Allora, di te so solo che ti chiami Jo, che abiti di fronte alla casa dei miei e che sei stupenda e adorabile,- incomincia a dire sorridendomi maliziosamente e dandomi una pacca sulla spalla - parlami un po' di te. Tira fuori tutto quello che ti viene in mente.-
 -Che dire,- sospiro ammirando il cielo celeste -sono figlia unica, abito solo con mia madre, perché mio padre una bella mattina aveva deciso di tagliare la corda con una ragazzetta più giovane di lui e come unico saluto mia madre ha trovato dei fogli da compilare per il divorzio. Lei era distrutta perché l'amava molto, io invece l'ho odiato e lo odio tutt'ora perché lo stimavo. Fatto sta che ho dovuto, sebbene fossi ancora piccolina, prendermi cura di lei e fare in modo che non facesse pazzie e rimanesse coi piedi per terra. Due anni fa, dato che non ce la faceva più, lei mi ha proposto di trasferirci qui. Io non avevo alcun problema, giusto perché, dovendo spendere tutto il mio tempo libero per lei, non ho mai avuto la possibilità di legarmi a un qualsiasi amico o amica. Ora mia madre ha trovato un buon lavoro, io mi trovo bene e continuo a badare a lei.- Glielo si legge in volto, prova pena per me. Odio quando la gente, sentendo quello che mi è successo, prova compassione nei miei confronti, lo trovo tremendamente fastidioso. Tutti sono convinti che le disgrazie ti rendono deboli e volubili, ma non è sempre così. In un certo senso sono grata a mio padre. Da tutto quello che mi è successo ho imparato a cavarmela da sola, sono diventata indipendente e diligente, ho capito che non devo tener conto degli altri e pensare al mio bene. Ho imparato a vivere veramente. Mia madre, invece, è tutt'altra storia, ma con me al suo fianco non c'è da preoccuparsi. Ecco che arrivano le sue sentite scuse e quant'altro: -Mi dispiace...- E' fastidioso, ma non posso fargliene una colpa, in fin dei conti lo comprendo.
 -Non dovresti essere dispiaciuto. Io non lo sono.- gli rispondo, sfoggiando il più solare dei sorrisi. Non mi importava, non mi è mai importato, tanto meno in questo momento. Sono felice e voglio godermi ogni istante della mia felicità. -Tu invece che mi dici di te, mio caro? Dalla macchina costosa deduco che non sei di certo un poveraccio.-
 -Come, non lo sai?- mi domanda allibito e incuriosito allo stesso tempo. Pare quasi sconvolto e io non so come rispondergli. -Perché, cosa dovrei sapere?-
La sua espressione cambia completamente: da incredulo a compiaciuto e soddisfatto. -Meglio. Tutto quello che devi sapere è che guadagno parecchio e che molte volte sono circondato da persone infide, che cercano di accaparrarsi la mia amicizia per ben altri scopi. Oh, e anche che la mia concezione di tempo libero è piuttosto diversa da quella di chiunque altro.- Si alza in piedi, si toglie le scarpe e, con una serie di risvolti, accorcia la lunghezza dei jeans fino a darli arrivare dietro il ginocchio, e continua: -Per tua estrema fortuna, ho avuto un paio di mesetti di vacanza quindi sarò tutto tuo!-
 -Quale onore..- dico con noncuranza per infastidirlo. E ci sono riuscita: dopo aver mostrato segni di delusione, per ripicca mi salta addosso, mi prende in braccio e si avvia verso l'acqua, fino a quando non è abbastanza profonda, senza far caso che si sta bagnando notevolmente. Intanto io, tra uno schiamazzo e l'altro, avendo compreso il suo intento, mi aggrappo a lui e urlo: -No, ti prego non farlo, ti supplico, poi ci metterò secoli a ...-, ma era troppo tardi. -Così impari a non apprezzare a pieno la mia compagnia!- e mi lancia, lasciandomi sprofondare nell'acqua.
 E' così fresca e limpida, decido di rimanere un pochino immersa e apro gli occhi. Tutto è così chiaro, riesco a vedere e riconoscere tutto. Anche le sue gambe. Nuoto avvicinandomi a lui e con tutta la forza possibile mi aggrappo alle caviglie e faccio in modo che casci pure lui. Nessuno si permette di farmi una cosa del genere senza subirne le conseguenze. Riemergo dall'acqua aspettando il momento in cui sarebbe riemerso anche lui e come spunta fuori sento una stretta forte alla vita che mi spinge pian piano verso di lui, fino a che i nostri occhi non sono a pochi centimetri di distanza gli uni dagli altri. Sono sorpresa, non me l'aspettavo e mi manca il fiato. Mi immergo nei suoi occhi brillanti e verdi, è come perdersi in un prato. I nostri respiri si confondono, il cuore batte forte e sento che gradualmente lui si sta avvicinando alle mie labbra. Sento che sta accadendo tutto così in fretta. Troppo in fretta. Ma ancora più velocemente porto le mie mani sopra la tua testa e, come un lampo, spingo forte verso il basso immergendolo nell'acqua nuovamente. Non conosco bene il motivo, ma sento che non è il momento, che non sono pronta. Tra le mie risate. incomincio a correre verso riva e, non appena arrivata mi volto e scoppio in una risata ancora più fragorosa di quella di prima: i suoi capelli molli coprivamo metà del suo viso, contornato dal disappunto, donandogli un'aria terribilmente buffa. -Sai che non mi scapperai la prossima volta vero?- ammette mentre esce con calma dall'acqua. Non sembra offeso, fa soltanto finta. E intanto, di punto in bianco, tirando fuori il suo animo infantile, sale sopra una roccia e urla con tutto il fiato in corpo e gesticolando come se avesse una coppa in mano: -E ora voglio fare un brindisi a tutti i qui presenti!- e alza il braccio. Non posso fare a meno di stare al gioco, è tutto così divertente e mi sento più viva che mai. Quindi anche io simulo il brindisi insieme a lui, alzando il braccio in alto e urlando: -Per il temerario..-
    Con un balzo scende giù dal masso, si avvicina e, dopo aver poggiato una mano sulla mia spalla, dice sorridente: -...e per la coraggiosa.-

Non avevo idea di come continuare, ecco perché ci ho messo un pochino prima di pubblicarlo. Spero che vi piaccia!
Ho deciso, comunque, di pubblicare il prossimo capitolo solo quando questo capitolo non avrà almeno 2 recensioni.

Un bacione, Holly xx

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Cap. 8     I ripetitivi gorgogli dello stomaco annunciano più puntuali di un orologio che, dopo un paio d'ore di svago, è ormai venuta l'ora di pranzare.
Mi ritorna in mente il panino che non avevo mangiato ieri, quindi provo a valutarne lo stato cercandolo nella borsa che avevo lasciato vicino a un cespuglio. Mentre mi avvio sento le risatine infantili di Harry che giocherella con l'acqua, tentando in tutti i modi di schizzarmi. Non appena tiro fuori il panino e provo a dargli un morso, mi rendo conto che è a dir poco stomachevole, molto probabilmente non è nemmeno di ieri. Strano che non me ne sia resa conto prima.
 -Se il tuo problema è la fame,- grida lui da dietro e voltandomi noto che si sta rimettendo le scarpe -io non mi preoccuperei. Sei stata ufficialmente invitata a pranzare a casa mia.- Il suo sorriso malizioso mi lascia intendere che non ho affatto scelta. -E oltretutto non c'è nessuno a casa.-, aggiunge.
 Riprendo le mie scarpe, infilandole una dopo l'altra, poi noto che i miei vestiti cono ancora piuttosto bagnati. -Io sono ancora molla, non credi che poi...-, ma nemmeno faccio in tempo di terminare che lui mi interrompe, dicendo con finto tono melodrammatico: -Se questo è il prezzo da pagare per passare del tempo con te, farò questo piccolo sacrificio e bagnerò i sedili della mia auto!- Istintivamente gli tiro un pugno sulla spalla non tanto forte, ma abbastanza da fargli leggermente male. Ogni secondo passato insieme a lui è come recuperare un minuto della mia vita passata a capire il motivo per cui io avessi meritato tutta quella solitudine e dolore. Nella mia vita sono sempre stata certa che, dietro a tutti i miei sacrifici, i miei favori e la mia bontà sfruttata, un giorno, né troppo vicino né troppo lontano, qualcosa di ancora più grande e più bello di quello che ho offerto mi sarebbe tornato indietro. Di certo io non ho mai aspettato favori dagli altri che non li venissero spontaneamente. Non appena ho finito di prepararmi come si deve, assaporo per l'ultima volta l'aria fresca che regnava e odo attentamente le fronde sfregarsi l'un l'altra creando una magica melodia rilassante di sottofondo.
 Il ritorno in macchina è stato altrettanto movimentato come l'andata: Harry non riesce a contenersi, non può fare a meno di voler gareggiare con una corsa insieme a me. Dovrebbe aver capito che a correre sono una schiappa, però apparentemente gli piace vedermi sbraitare da dietro mentre tento disperatamente di raggiungerlo, senza aver successo. Dopo esser sbucati fuori dal boschetto e dopo aver risalito la collinetta, vedo che lui, a un po' di metri di distanza da me si ferma e si volta, fissandomi intensamente. Ne approfitto aumentando di velocità, ma guardandolo sembra che sia quasi incantato: occhi sbarrati, senza fiato e l'accenno di un lieve sorriso meravigliato. Nel frattempo io sono riuscita a superarlo e, senza fermarmi, mi volto leggermente e grido: -Allora mia cara lepre, ci siamo messe a riposare? Guarda che la tartaruga sta prendendo parecchio vantaggio!-, e saltello come una pazza qua e là, per prenderlo in giro. Sento i suoi passi e capisco che ha ripreso a correre. Però, anche se ne è sicuramente in grado, non mi supera, anzi: si accosta accanto a me ridacchiando sotto i baffi. In un certo senso mi fa piacere e dà fastidio allo stesso tempo, ma non dico niente. Dal momento in cui arriviamo finalmente alla macchina, io sono senza fiato. Appoggio una mano sulla portiera e mi piego leggermente in cerca di più aria da respirare e, non appena riacquisto le forze, mi scosto per permettere a Harry di aprirmi la portiera e farmi accomodare nella sua macchina, visto che insisteva tanto. Sale anche lui in macchina, mette in moto e il viaggio di ritorno è già cominciato.
L'atmosfera è così tranquilla, forse fin troppo. Pensandoci, non sarebbe per niente male se accendessi la radio. -Ehi, che combini?- mi chiede non appena vede che traffico con la radio.
 -Mettevo un po' di musica! Hai mica qualcosa da nascondere?-, gli rispondo.
 -Certo che no! Ma ti ricordo dolcezza che questa è la mia auto ed il che fa di me il capo.-
 -Ovvio che non hai ancora capito a pieno con chi hai a che fare.- ammetto e finalmente trovo il tasto dell'accensione. Non parte la radio, bensì un CD. La musica è potente e familiare, non è la solita stupida musica commerciale di cui ti fanno odiare ogni singola nota, tanto le ripetono. La voce è particolare e inconfondibile. -Bon Jovi?- domando sorpresa.
 -Non ti piace?- chiede, -Se vuoi ci sono altri...-
 -Ma che dici, io amo la sua musica!- ammetto, prima che finisse quello che stava per dire. E' grazie a mio padre se conosco questo genere di musica: sono cresciuta insieme a Bon Jovi, i Queen, gli Aerosmith, i Poison e chi più ne ha più ne metta. Ho sempre amato il rock.
 -Dici sul serio? Io credevo che l'unica musica che ascoltassi fosse la colonna sonora dei Teletubbies...- Ed ecco che istintivamente parte l'ennesimo pugno, che però a momenti ci fa finire fuori strada. -Tu sei tutta matta!- esclama terrorizzato, -A momenti ci schiantavamo contro un albero o finivamo nei campi!- Ad aiutare la situazione ci pensa una piccola farfalla che entra dal mio finestrino aperto. Ed io sono terrorizzata dalle farfalle.
 -Oh mio dio, fuori, fuori, fuori!!- grido mentre muovo a casaccio le braccia colpendo di tutto, anche Harry. A questo punto lui decide di prendere la decisione più saggia: si ferma, apre tutti e due i finestrini, cerca di acchiappare la farfalla per poi farla uscire. La posizione in cui mi trovo ora è una delle più assurde, un po' come quando ci sono i terremoti: testa affondata tra le ginocchia, mani in testa aggrappate ai capelli. La sua risata fragorosa rimbomba in tutta la macchina, facendomi sentire molto in imbarazzo. Nessuno è mai riuscito ad avere una certa confidenza con me, figuriamoci se mai qualcuno aveva scoperto questo fatto. Solo mia madre sa che ho il terrore delle farfalle. Ad essere sincera non ho mai capito da cosa sia data questa fobia, fatto sta che, ogni volta che vedo svolazzare una farfalla o un animaletto simile, mi vengono le palpitazioni, mi manca il fiato e cado nel più profondo panico. Ma per quanto questa fobia sembri assurda, dopo aver riso di gusto Harry si avvicina pian piano, accarezzandomi i capelli e dicendo con tono rassicurante: -Sta tranquilla, ho cacciato via quella bestiaccia malefica.- Alzando lentamente lo sguardo e il suo volto rasserenante mi compare davanti, e quasi ho voglia di accarezzarlo. Lui invece mi sfila cautamente l'elastico e dice: -Credo che questa coda da cavallo si sia parecchio rovinata. Che ne dici se provo a farti una bella treccia?- e già incomincia a lavorare con i miei capelli sciolti, organizzandoli in modo tale da poter fare una treccia. Io rimango immobile, quasi senza fiato, con gli occhi sbarrati a fissarlo. Mentre intreccia le varie ciocche, gli capita di sfiorare la mia pelle, provocandomi vari brividi che percorrono per bene tutta la spina dorsale. Il suo sguardo è dolce e attento, un ciuffo dei suoi ricci gli accarezza la fronte mentre con gli occhi segue ogni sua mossa. Quando ha finito, riprende l'elastico e fissa per bene la treccia, poi, sfiorandomi il mento col pollice e l'indice, mi stampa un bacio sulla fronte e poi sussurra:
 -Ecco, ora sei perfetta.-

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


Cap. 9 Scusate il ritardo, ma ultimamente ho avuto parecchio da fare e poche idee! xD Lo noterete di certo dal fatto che il capitolo è alquanto sciatto. Se avete da lamentarvi fare pure con una recensione! :D

Un bacione,
Holly xx


    Il resto del viaggio è stato tranquillo e rilassante, la musica ci ha accompagnati fino alle nostre rispettive case.
La mia piccola villa sta sulla parte sinistra della strada, mentre la sua sta giusto di fronte alla mia sul lato destro. "Oh no, la bicicletta!" è il primo mio pensiero che mi balena in mente non appena apro la portiera della macchina, pronta per scendere. Gli occhi sono sbarrati, il colorito del viso è sbiadito e certamente Harry se n'è accorto. Però al momento non è quella la sua vera preoccupazione. Con gli occhi rivolti verso casa sua, dice quasi incredulo: -Credo proprio che oggi la casa sia piuttosto affollata. Peccato che non mi ha detto niente nessuno. Saranno i soliti amici di mia madre.- Parcheggia momentaneamente l'auto sul ciglio della strada, cercando di pensare a cosa fare. - Di certo non voglio perdere l'occasione di poter pranzare insieme a te,- ammette sorridendo -però la casa è occupata e di sicuro non ti farò passare momenti imbarazzanti con persone che nemmeno conosci...-
Senza neanche rendermi conto di quello che stavo per dire, le parole escono fuori improvvisamente dalla mia bocca: -Che ne dici di un picnic al parco?
Il luccichio dei suoi occhi e il sorriso smagliante lasciano intendere tutto, anche se aggiunge: -Non mi sarebbe venuta idea migliore.-
Ammetto che il mio pensiero è andato tutto alla mia bicicletta, significa troppo per me, ma l'idea di poter pranzare all'aria aperta mi solletica parecchio. Soprattutto quando sono in buona compagnia.
 -Prima di ripartire, però, che ne dici se ci fermiamo un attimo a casa mia? Sai... le nostre immersioni nel fiume mi hanno sporcata parecchio e direi che necessito di fare almeno una piccola doccia, cosa che in teoria dovrebbe interessare anche a te.- gli confido con il mio solito tono di sfida. La sua semplice conferma è la sua dolce risata.
 L'aria di casa mi accoglie tra le sue calde e amorevoli braccia. Dopo aver varcato la soglia della porta di ingresso, poggio le chiavi sul comodino, faccio due passi e, dopo aver preso un bel respiro, mi volto verso di lui e con le braccia aperte esclamo quasi esasperatamente: - Benvenuto nella mia umile dimora!- La sua aria parecchio divertita mi spinge a continuare la mia piccola farsa e quindi, a mo' di hostess, continuo illustrandogli le varie direzioni per le stanze: -Signore e signori, alla mia destra troverete il salotto, mentre alla mia sinistra v'è la via per la sala da pranzo ma se vi inoltrate ancora di più raggiungerete la cucina, luogo in cui riponiamo i coltelli, quindi fossi in voi starei bene attenta alle probabili molestie da parte vostra.-
I nostri sogghigni rimbombano in tutta la casa che, per la prima volta da quando l'abbiamo comprata, può capire cosa sia veramente una risata piena di gioia. Il ricordo di mio padre incombe su mia madre, tanto da averla costretta a tenere le poche cose che non s'era portato via. Infatti gli armadi di mamma sono in parte occupati da indumenti di lui. Ho provato milioni di volte ad affrontare questa situazione con lei, ma non c'era verso di farle cambiare idea: l'amore ormai s'era trasformato in una ossessione morbosa. Percorriamo le scale e arriviamo fino al bagno, quindi gli illustro il mio "programma":
 -Allora, comincio io. Quando ho finito, entra tranquillamente in bagno per farti una doccia. I vestiti puoi anche lasciarli lì, ti posso benissimo prestare dei vestiti di mio padre. Ti cambierai nella stanza degli ospiti accanto al bagno. Io mi preparerò in camera mia, cercherò di fare il prima possibile, poi preparerò qualcosa da mangiare. Tutto chiaro?- annuisce, e subito dopo mi viene in mente che ho dimenticato una precisazione - Ah, e non provare a sbirciare. Ricordati dei coltelli.-
 -Non lo farò di certo, ma anche se fosse, so che non mi farai niente di male.- ammette pieno di convinzione.
    Sotto la doccia, tutto è un altro mondo. Il forte getto sulla pelle mi provoca sempre qualche brivido. Mi abbandono alla tranquillità e ai pensieri: non è nemmeno passata metà giornata e ora mi ritrovo con un ragazzo dentro casa che cerca in tutti i modi, da quelli più ovvi a quelli più goffi, che conosco appena... Non mi ha raccontato nulla di realmente personale, come ho fatto io. Però, a differenza di lui, io conosco la sua famiglia ed il che va decisamente a mio vantaggio. So che quello non è realmente suo padre, ho conosciuto parecchio sua madre e qualche volte ho avuto il piacere di conversare con sua sorella. In realtà, ripensandoci, quella sconosciuta sarei io. Però non sembra gli dia in qualche modo fastidio. Mi lascio trasportare nuovamente dal dolce tocco dell'acqua tiepida fino a quando non mi sento realmente pulita. L'uscita dal bagno è quasi trionfale, apro la porta della mia stanza e faccio un cenno ad Harry per dargli il via libera. Non appena mi vede la sua espressione cambia completamente: mi fissa con aria trasognante ed è come se fosse rimasto senza fiato. Eppure tutto quello che ha davanti sono io, senza trucco, coi capelli bagnati e accappatoio.
 -Cosa?- gli domando.
 -N-Niente, pensavo solo... niente.- e, dopo essersi alzato dal letto, si avvicina lentamente. Dentro sento un miscuglio di emozioni che vanno dall'imbarazzo, perché effettivamente mi ritrovo quasi nuda e bagnata davanti a un ragazzo, alla gioia, perché per la prima volta sento di essere realmente felice. Per quanto sia una sensazione fastidiosa, che mi divora dentro, non posso fare a meno di sentirmi viva. Giusto quando arriva davanti a me, come quando eravamo in macchina, afferra delicatamente il mio mento con l'indice e il pollice e stampa un candido bacio sulla mia guancia, e dopo essersi lievemente allontanato dal mio viso dice: -Niente, è solo che è incredibile quanto tu possa continuamente sembrare così meravigliosa.-
    Lascia quindi la stanza, portandosi via con sé il mio respiro.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Cap. 10 Rieccomi con un nuovo capitolo! Questa volta ho cercato di smuovermi e spero che vi piaccia!
Lasciate un piccolo commentino, giusto per vedere se sto scrivendo delle scemenze ;D
Un bacione,
Holly xx


    -Sta a guardare!- bisbiglia, muovendosi lentamente a gattoni verso il piccione.
E' passata quasi un'ora e il divertimento continua a procedere piuttosto bene: e come non potrebbe con tutte le idee folli che vengono in mente a Harry! Stavo divorando il mio panino e discutendo con lui, quando ci ritroviamo a mezzo metro di distanza un piccione in cerca di briciole da rubare alle formiche per sfamarsi. -Guarda quel piccione! Sembrano tanto stupidi... eppure chi riesce a prenderli! Hanno quelle zampette tanto piccine, ma si muovono più veloci di un fulmine! E' pazzesco.- avevo detto sarcasticamente, giusto per dire qualcosa. Quindi, gli è venuta questa idea scema di riuscire ad acchiapparlo.
 -Io proverò a prenderlo per te.- aveva detto bisbigliando, mentre pian piano di metteva a gattoni per potergli saltare addosso.
 -Ti supplico, ti scongiuro, non farlo.-, ma i miei continui scongiuri servivano a poco. Ormai era partito all'attacco.
Il suo sguardo è fisso e concentrato, sta prendendo la situazione abbastanza seriamente. Si avvicina lentamente, allunga la mano.. e il pennuto incomincia a innervosirsi. Ma non solo il piccione. La scena è diventata decisamente comica: il piccione, che non esattamente ha spiccato il volo, saltella svolazzando qua e là simulando una mezza corsetta, mentre Harry cercava di rincorrerlo a braccia tese verso l'animale e contemporaneamente di non pestarlo coi suoi piedoni. Di scenette del genere ne vedi solo in televisione, sui cartoni animati. Invece oggi ho avuto il  piacere e l'onore di assistere il tutto nella realtà. Dio quant'è goffo e adorabile questo ragazzo. Penso a come ho vissuto fino ad oggi, così vicina alla città eppure così lontana dal mondo. Penso a come avrei potuto essere felice se mio padre non fosse mai... stato se stesso. Però penso anche a come avrei vissuto se non fossi mai venuta qui. Tutta la sofferenza incanalata nel arduo lavoro di badante di mia madre si fa sentire ora più che mai, ma dopo questa mattinata trascorsa insieme a lui, tutto finalmente appare diverso. Sembra che finalmente io possa ricevere il premio che aspettavo da tantissimo tempo: la felicità.
Il bel quadretto comico si interrompe con un piccolo ma spassoso colpo di scena: il piccione, che finalmente ha deciso di prendere il volo, tra un'imprecazione e l'altra, ha deciso di salutare Harry come meritava lasciandogli, o meglio lanciandogli, un bel regalino dritto in fronte. L'espressione sconcertata di lui è a dir poco esilarante, tanto che sono scoppiata a ridere come non mai, a momenti smettevo anche di respirare. Intanto lui è rimasto lì in piedi ancora scioccato da quello che gli è appena successo, guardandomi mentre rotolavo a terra e affogavo tra le mie piene risate. Scosta seccatamente i capelli dalla fronte e tenta in qualche modo di ripulirsi.
 -Ah, lo trovi divertente?- mi domanda con tono ironicamente minaccioso, ma sono troppo occupata e senza fiato per rispondergli. Ed ecco che si lancia addosso a me, tentando di spalmarmi in faccia gli escrementi del piccione di poco fa. Io rido e mi dimeno, cercando di scappare dalle sue grinfie, lui sventola la sua mano sporca dappertutto nel tentativo di sporcarmi almeno un pochino. Purtroppo per lui, ho preso alla svelta un tovagliolo e, dopo avergli afferrato definitivamente la mano, cerco di ripulirgliela.
 -Questa volta ti è andata bene, ma la prossima fossi in te starei bene attenta.- dice abbandonandosi del tutto per sedersi sopra la grande tovaglia da picnic di mia madre. -Tu mi prendi tanto in giro, ma quella era la tua stessa espressione di quando sono passato...- ma non gli faccio terminare la frase.
 -Senti, mi dispiace, ma a casa mia di solito non vedo ragazzi seminudi, tutti bagnati, gironzolare per i corridoi.- Il mio tono è stizzito, perché riproduco la scena imbarazzante nella mia mente: io che trafficavo col cibo in cucina e improvvisamente mi volto e vedo lui, mollo e coperto da solo un asciugamano. Immagino di esser diventata forse più rossa di un pomodoro. "Cos'è successo?", era senza fiato perché aveva corso e aveva sentito un forte rumore, che io non ho nemmeno captato lievemente. Fatto sta che è stato decisamente il momento più imbarazzante della mia vita fin'ora.
 Questa massiccia dose di risate è meglio di una qualsiasi medicina. Ora non penso a tutto il male che è stato fatto a me e mia madre. Ora non penso più alla mia continua solitudine. Ora, invece, penso a quanto sia bello passare del tempo insieme a qualcuno come Harry: impacciato, ma anche sfrontato, dolce e simpatico. In una sola mattina sono riuscita a recuperare anni di dolori inutili. Non ci posso fare niente, il rancore che provo verso mio padre non sfiorirà mai, è più forte di me. Non ce lo meritavamo. Non me lo meritavo.
 -Ascolta.. ti volevo ringraziare.. per tutto.- gli confido, cercando di sfoderare uno dei miei sorrisi migliori - Non ho mai passato dei così bei momenti con qualcuno.-
Il commento gli ha illuminato il viso: non lo sento, ma in qualche modo riesco a percepire che il suo battito è accelerato. Forse dai suoi sospiri, forse dal suo meraviglioso sorriso, forse dagli occhi risplendenti. Ma ne sono veramente certa solo ora che, dopo essersi avvicinato a me, mi stringe fra le sue braccia. E' come immaginavo, il suo battito non è più regolare, riesco a sentirlo come se fosse il mio. E' una stretta forte, ma allo stesso tempo delicata, riesce ad esprimersi molto di più di quanto potrebbero fare mille parole. Vorrei rimanere rinchiusa qui per il resto della giornata e poter addormentarmi tra i suoi respiri e i suoi sorrisi.
 -Per un tesoro come te questo ed altro.- la sua voce è più rilassante di una ninna nanna, mi vengono i brividi -E poi non sai cosa ho in progetto domani!-
    Sono certa che questi saranno i giorni in cui finalmente mi riprenderò la mia vita. Con qualcuno di veramente importante.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Cap. 11     Non faccio nemmeno in tempo ad aprire gli occhi, che sento già il telefono vibrare. E ovviamente è un suo messaggio.
"Sveglia dormigliona, hai avuto tutta la notte per riposare!"
E' possibile che non mi dia un attimo di tregua? Per quanto sia addormentata e ancora semi-cosciente, riesco a raccogliere le forze giusto per abbozzare quello che dovrebbe essere un sorriso. E il messaggio suppone, inoltre, che ho poco tempo per conciarmi al minimo della decenza. Stiamo parlando di Harry: mi troverebbe adorabile e buffa sia con un diadema, sia con una poiana in testa. Cerco di sbrigarmi il più velocemente possibile e, mentre scendo le scale, noto che come al solito la casa è deserta. Ma non per molto.
- Come mai ci hai messo così tanto?- mi chiede con l'aria di uno che ha aspettato per ore.
- Guarda che hai aspettato solo pochi minuti e se la cosa ti ha dato tanto fastidio puoi benissimo anche andartene...- faccio cenno per chiudere la porta, ma la sua manona la ferma e risponde: -Eh, no cara, credi sia così semplice sbarazzarsi di me?-
- Sfortunatamente no...- dico esasperatamente. E' forse più stressante di un bambino, ma non mi dispiace affatto. Poi quei suoi attacchi di coccole improvvisi sono dolcissimi. Delle volte si ferma a fissarmi per qualche secondo e, subito dopo, mi ritrovo accoccolata tra le sue braccia. Rassicura come un genitore, mi infastidisce come un fratello e mi guarda come un innamorato. Credo che l'unico ostacolo per arrivare a me sia proprio io. Ma ogni secondo che passa sento che mi sto avvicinando sempre di più. E mi piace.
- Hai già preparato tutto?- domanda.
- Certo, ho dentro la borsa tutto il necessario per la mattinata e, guarda un po', porto anche del cibo! Così potremo fermarci al fiume un po' di più oggi.- Il mio entusiasmo l'ha colpito tanto sa illuminarglisi il viso.
- Allora credo che, dopo aver mangiato qualche squisita frittella di tua madre, possiamo anche partire.-
    L'aria è sempre fresca qui, ad ogni respiro mi riempio per bene i polmoni per assaporarla al meglio. Il lieve rumore degli schizzi d'acqua che sbatte tra le rocce mi accompagna parola dopo parole. Sdraiati a pancia in giù su dei teli uno di fronte all'altra, le parole nere su bianco colpiscono ma non di certo quanto il suo sguardo posato su di me. Riesco a sentirlo, anche se non lo vedo direttamente con i miei occhi, e devo dire che mi intimidisce parecchio. Faccio un profondo respiro, alzo gli occhi al cielo e poi lo guardo: proprio come immaginavo, mi stava ammirando tutto il tempo e sorrideva anche.
- Dimmi un po' come posso leggere tranquillamente se quei tuoi occhi da persecutore non si staccano dal mio viso!-
Il suo sorriso si fa ancora più grande, quindi aggiunge: - Allora, perché non leggi ad alta voce? Potrebbe darti meno fastidio.-
La sua proposta mi lascia un po' perplessa, ma di certo non lo lascerò poltrire lì, fissandomi senza sosta mentre io elaboro ogni parola nella mia mente con una serie di immagini e scene, proprio come se stessi proiettando un film. Ora però il film lo stiamo guardando insieme. Perciò incomincio a leggere, dopo un piccolo sospiro:
"13 luglio.
No, non m'inganno! Leggo nei suoi occhi neri un interesse vero per me e per il mio destino. Sì, io sento, e posso fidarmi del mio cuore, sento che lei - mi è lecito, mi è possibile esprimere il paradiso con queste parole? - che mi ama!"
Alzo un secondo lo sguardo per vedere una minima sua reazione: gli occhi sono vividi e brillano di luce propria, capisco che per lui queste parole hanno un significato vero e proprio perché sono parole che ha vissuto. O sta vivendo. 
"Mi ama!... E come acquisto valore anche ai miei occhi, come - a te posso confidarlo, tu puoi capire - come adoro me stesso da quando lei mi ama! E' presunzione o senso della vera realtà?... Non conosco l'uomo di cui temevo la presenza nel cuore di Lotte. E tuttavia... quando ella parla con tanto calore e trasporto del suo fidanzato... mi sento come un uomo spogliato di onore e dignità, come un uomo al quale venga tolta la spada."
- Che ne pensi?- mi chiede interessato.
- Io... non lo so.- Non ho mai avuto la possibilità e il tempo per dedicarmi all'amore... e non ho la più pallida idea di cosa si possa provare.
- Prova a immedesimarti nel personaggio, hai una mente molto aperta, non sarà difficile.-
Io mi innamoro follemente di un ragazzo, a prima vista. Sento l'alchimia nell'aria, sento che c'è una possibilità che lui possa amarmi. Ma non v'è che un'illusione perché lui è già promesso sposo ad un'altra donna. L'amore per quanto grande si trasformerebbe in dolore lacerante. Come mi sentirei?
- Anche respirare sarebbe doloroso. - è la prima cosa venutami in mente -Credo che se amassi così tanto ardentemente qualcuno che non potrei avere mi ucciderebbe dentro, secondo dopo secondo, e qualsiasi cosa facessi, mi procurerebbe dolore continuo e insostenibile. O almeno credo...-
- Vale la stessa cosa per me...- la sua voce è così cupa ma così tranquillizzante... Sento il cuore battere a mille, odio quando lui mi fa questo effetto, è tutta colpa sua e di quei suoi due occhioni.
Ad un certo punto un caos di pensieri mi pervade la mente e sento la necessità di dirli ad alta voce.
- Senti Harry... Io, per come avrai dedotto, ho capito cosa... - la mia voce esita, ma cerco di portare avanti il discorso, lui sta ascoltando per bene. E ha di certo capito cosa intendevo.
Infatti dice: - Non devi dare spiegazioni, non è un problema. Vedi... di certo io sono partito in quinta, questo è più che ovvio. Ma devi credermi quando dico che ho tutto il tempo del mondo per aspettare. E sarà una piacevole attesa. -

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Cap. 12     Ed è così che passano le giornate, tra abbracci e sorrisi: una mattina stiamo in riva al fiume a leggere e una sera ci accucciamo insieme sul divano a mangiare schifezze e vedere film.
Sento il suono improvviso del clacson della sua macchina e mi ricorda quanto lui sia impaziente. Prendo le ultime cose frettolosamente, infilo tutto nella borsa e, dopo aver chiuso bene tutte le finestre e quindi le porte, mi precipito in macchina dove Harry mi stava aspettando.
 -Sei sempre la solita, mai una volta che ti trovo pronta!- dice sbuffando sarcasticamente lui.
 -Ti ricordo mio caro che io sono una ragazza e ci metto 4 volte il tuo tempo per prepararti. Non dirmi che non hai mai avuto a che fare con una ragazza che ci metteva molto a prepararsi.-
 -Si, ma c'ero io ad aiutarla a fare in fretta.- ammette con un sorrisetto malizioso stampato in viso, che mi ha irritato un po'.
 -Oh be', allora immagino quante volte siate usciti...-
 -Jo, guarda che stavo scherzando.- il suo tono è pacato, la questione ormai è diventata seria. E l'ultima cosa di cui ho bisogno è serietà per un argomento tanto stupido. Faccio di tutto per cambiare discorso, non voglio rovinare il nostro programma di stasera. Prima però dovevamo andare a fare qualche spesa, il mio frigo faceva concorrenza a un buco nero.
 -Lo so, anche perché nessuna ha avuto l'onore di tenerti sulle spine come faccio io. Credi ancora che sia tutto casuale? Mi piace farti aspettare, quasi quasi ti si arricciano di più i capelli quando sei nervoso!- e così scoppio in una fragorosa risata: immagino quanto potrebbe essere buffo nel caso in cui una cosa del genere succedesse veramente.
 Il tempo al supermercato è passato piuttosto in fretta, senza tralasciare i nostri soliti momenti imbarazzanti: mentre stavamo prendendo varie cose dagli scaffali, mi sono voltata e mi sono resa conto che un'anziana signora che ci stava pedinando e, non appena ho informato Harry, lui ha riso soffocatamente. A quel punto lei, avendo capito di esser stata scoperta, ha deciso di avvicinarsi a noi e poi, con il viso terribilmente eccitato e contornato dalla più grande eccitazione, sorride e dice: -Siete così adorabili insieme! Somigliate tanto e me e mio marito ai tempi... Da quanto tempo state insieme? Oh mamma, come siete dolci... E' da molto tempo che io e Steve non facciamo la spesa insieme, ormai lui è troppo stanco e non ha tempo per queste cose... - e così via. Non ci voleva mollare un secondo: Harry, mentre lei parlava, cercava di trattenersi dal ridere e io la fissavo sconcertata perché mentre lei parlava sembrava non prendesse il respiro, proprio come una macchina. Il fatto più imbarazzante è che a ogni persona che ci passava davanti, lei ci prendeva per le braccia e urlava: -Ma non sono la cosa più carina che abbiate mai visto?- Momenti decisamente da rimuovere dalla memoria.

 E così ci ritroviamo finalmente di nuovo a casa, con i borsoni della spesa in mano e pronti per affrontare la serata. Mia madre non c'è, è dovuta andare dal nonno, che si sentiva poco bene, e lui abita parecchio distante da questa città. E Harry, come suo solito, si è offerto volontario per "prendersi cura di me" finché mia madre non fosse tornata a casa.
 -Ammettilo, le lusinghe della signora ti hanno fatto piacere.- mi chiede, da dietro la porta della mia stanza, mentre io metto quello che dovrebbe essere il mio pigiama, ma che in realtà sono dei semplici shorts in stoffa grigia e una maglia bianca e larga, a maniche corte, con la scollatura a barchetta.
Ogni giorno lo sento sempre più vicino, credo che ormai sto per cedere. O forse io voglio cedere. Carico il mio carillon e apro il portagioie per specchiarmi e pettinarmi. Questa sera ho deciso di optare per la coda alta. Mentre sistemo l'elastico sento quella fresca brezza che mi sfiora il collo e, da dietro la porta, riesco a captare alcune delle sue parole. -E' davvero una bella melodia...- ma non gli rispondo. Accenno invece un dolce sorriso che viene catturato come una fotografia dal piccolo specchio. Appena pronta, mi precipito fuori dalla stanza e, insieme, ci dirigiamo in cucina.
 -Quindi volevi fare una torta al...?- come al solito non ha voluto rivelarmi nulla prima. E il bello è che è stato abbastanza vago anche durante la spesa.
 -Credo quella al cioccolato, te che dici?-
 -Va benissimo! Allora...se non ricordo male, il libro delle ricette di mie madre sta...-
 -No, mia cara, hai qui davanti a te un vero e proprio chef. Non hai bisogno di quei fogliacci.- dice esaltandosi, con aria da so-tutto-io. Sono certa che non finirà bene. -Devi fare esattamente tutto quello che ti comando.-
 -Da quando sei un dittatore?- chiedo scherzando. -Ho sempre pensato che in casa mia ci fosse aria democratica!-
 -Sfortunatamente per te c'è stata una presa di potere.- e ridacchia sotto i baffi, mentre intanto mi passa uno dopo l'altro gli ingredienti per la torta e poi incomincia a trafficare con la farina. Ma c'è qualcosa che, per qualche motivo, lo ferma: tiene una manciata di farina in mano e la fissa fino a quando non volge lo sguardo ambiguo verso di me. Ormai le sue intenzioni sono chiare.
 -Har.. no, Harry, non ci provare, poi pulirai tutto tu e te la vedrai con me, cosa non da poco e...- troppo tardi. Mi ritrovo con tutta la farina in faccia, se non tra i capelli. E intanto lui se la ride di gusto, ma riprometto a me stessa che non durerà per molto. Apro gli occhi e mi volto verso il tavolo, afferro un uovo con tutta la tranquillità possibile e lo tengo saldamente tra le mani. Ora è il mio turno e la sua espressione da divertita si trasforma in terrorizzata. Non solo perché ha una certa idea di cosa sto per fare, ma sa bene a cosa punto: i suoi capelli.
 -Jo, dai, stavo scherzando! Adesso ci mettiamo a pulire tutto e in men che non si dica...- mi avvicino così tanto a lui che è come se ci separasse il semplice e sottile spessore di un filo, siamo distanti un soffio l'uno dall'altra. Spacco il guscio e, dal momento che l'ho terribilmente immobilizzato, è decisamente facile versarglielo addosso. Però non reagisce in nessun modo, il suo respiro è pesante, i suoi occhi sono fissi sui miei, le sue mani mi sfiorano il viso per togliere un po' di quella farina e, tutt'un tratto, le sue labbra premono sulle mie. E' successo tutto in fretta eppure questo momento pare eterno. Chiudo gli occhi e assaporo l'attimo: sento tutto un brivido che percorre lentamente la schiena, le sue labbra morbide mi tolgono il respiro e sento di volerlo stringere tra le braccia e non lasciarlo mai andare.
    Qui e ora, giuro che questo momento durasse per sempre.

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