E' reale. di clairefarron (/viewuser.php?uid=197338)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
asdfghjkl
Il carillon del piccolo portagioie che mi ha regalato la mamma incomincia a suonare.
E' a forma di bauletto, in legno scuro. L'interno in velluto color
panna è ancora vuoto, se non per lo specchio attaccato al
coperchio e incorniciato da particolati in pizzo, ho preferito
lasciarlo così. Mia madre dice che, ogni volta che ammirava il
suo riflesso in quel piccolo specchietto con quella melodia di
sottofondo, si sentiva una principessa, e la capisco. Mi ritrovo ora a
pettinarmi per l'ennesima volta i miei lisci e lunghi capelli biondo
scuro e ogni nota squillante accompagna la mia mano nel suo lavoro.
Chiudo gli occhi e assaporo ogni istante di quel momento, quasi magico.
E' quasi ora di cena, il delizioso profumino di pasta riesce ad
arrivare fino in camera mia, penetrando lentamente nelle mie narici e
riempiendomi di un gustoso odore i polmoni. Di certo, se scendo
giù in cucina con i capelli sciolti, mia madre avrà
qualcosa da ridire, decido quindi di farmi una bella traccia che cade
sulla spalla. Sempre ammirando il mio riflesso in quel piccolo
specchietto, grande abbastanza per permettermi di controllare il mio
lavoro, incomincio a intrecciare ciocca dopo ciocca, finché la
treccia non è bella che finita. - Joanna è pronto in
tavola! - grida mia madre dalla cucina. Tempo di chiudere il portagioie
e di scendere le scale, che sono già ben pronta nella mia sedia
per mangiare. Come avevo sospettato, mamma si era cimentata nel suo
solito piatto di pasta, con panna e pancetta. Intanto mentre divoravo
la cena, lei mi informa su alcune novità: - Sai, domani ritorna
il figlio dei nostri vicini e.. - Non fa nemmeno in tempo a finire la
frase che, con la bocca piena, le rispondo: - Il figlio? Da quando
hanno un figlio? - Non ricordo, per quelle poche volte che li ho
incontrati, che i nostri vicini abbiano mai accennato ad un figlio.
Almeno non davanti a me. - Sì, certo, hanno un figlio di un anno
più grande di te. E fa un lavoro davvero particolare. - Quando
esce con queste parole, come "particolare", ho sempre paura di cosa
stia per dire. - Cos'è, un clown del circo? O magari una super
spia che fa il doppio gioco! - le dico senza trattenermi dalle risate.
E' incredibile come riesca ad essere tanto aperta e spontanea con mia
madre, è difficile trovare in giro ragazzi o ragazze che possano
dire lo stesso. Intanto concludo: - Qualsiasi lavoro faccia, se vive
bene, sono contenta per lui e per la sua famiglia. Sai, vero, quanto mi
dia fastidio fare gossip sul vicinato, vero? - Mentre sistema quella
ciocca di capelli scuri come la notte da i suoi occhi color ambra,
annuisce ridacchiando sotto i baffi, con quella risatina che ti scalda
il cuore ogni volta che la senti. Adoro mia madre. Ho dovuto prendermi
cura di lei, anche se ero piccolina, dopo che mio padre è
scappato con una ragazzetta di 15 anni più giovane di lui. Mia
madre ne era uscita distrutta, non voleva più andare avanti: lei
lo amava veramente. Io, invece, per quanto riesco a ricordarmi di lui,
lo disprezzo con tutto il cuore: se lo incontrassi per strada sarei
indecisa se evitarlo o sputargli in faccia, ma al momento questo
continuerà ad essere un dubbio finché non lo
incontrerò realmente. A quel punto sono certa che reagirò
d'istinto.
Finita la cena, aiuto mia madre a sparecchiare e a lavare i piatti.
Ogni due minuti ci mettiamo a schizzarci l'acqua l'un l'altra, proprio
come delle piccole bambine. E purtroppo ci è toccato anche
ripulire per terra alla fine, ma ne è valsa la pena. Sono questi
piccoli momenti insieme che riempiono le nostre giornate. Da quando ci
siamo trasferite qui è così: io ho lei e lei ha me.
Sembrerà strano, ma apparentemente quella che ha più
bisogno dell'altra è mia madre: non ha per nulla voluto
incontrare altri uomini. A volte ho paura che mio padre continui a
ronzarle nella testa. Cosa che deve assolutamente finire. Ho provato in
tutti i modi a smuoverla da questo chiodo fisso, ma non c'è
niente da fare: è testarda, ed evidentemente questa è una
caratteristica che ho ereditato da lei.
Ci mettiamo accovacciate sul divano a vedere il solito film
strappalacrime del venerdì sera ed io, come sempre, io rimango
impassibile mentre mia madre quasi affoga nel suo stesso pianto.
Ovviamente credo che non le faccia bene vedere questo tipo di film, ma
ha insistito e mi ha addirittura minacciata che, se non c'ero io
insieme a lei, l'avrebbe fatto da sola, e io non potevo
permetterglielo. Avrebbe di certo fatto delle pazzie senza di me. Non
appena finisce il film, accompagno mia madre a dormire e mi chiudo in
camera. Non riesco proprio a farne a meno, quella dolce cantilena del
portagioie mi ha rapita. La stessa che aveva fatto innamorare mia madre
e mio padre. E' meravigliosamente malinconica, ha quel non so che che
ti rapisce l'anima. Lo apro per l'ultima volta oggi. Per migliorare
l'atmosfera decido di aprire la finestra e spegnere la luce,
cosicché le mosche non entrino dentro. Il vento fresco mi
abbraccia e fa svolazzare via quei pochi ciuffi di capelli scappati
dalla treccia. Il quartiere a quest'ora è deserto, pare
inabitato, tutto quello che si riesce a percepire sono
solo i canti dei grilli e il verso degli uccelli notturni. Riesco a
sentire
il soave fruscio delle fronde dei cespugli, riesco a
sentire il dolce profumo dell'erba fresca e dei fiori, riesco
addirittura a sentire quanto possa essere affannoso il mio
respiro. Probabilmente anche la melodia del carillon echeggia
nell'aria.Rivolgo i miei occhi verso il cielo: la luna, tanto
bella e luminosa, regna incontrastata nella notte, accompagnata dalle
sue fedeli seguaci, le stelle. Tutto appare così perfetto e
fragile.
A rovinare l'atmosfera ci pensa il rombo di una macchina in lontananza,
che pian piano si avvicina. E' un'auto sportiva scura e stupenda ma
troppo pacchiana per i miei gusti, ed ha proprio parcheggiato qui di
fronte. Provo a sporgermi un po' di più dalla finestra per poter
riuscire a vedere meglio: ne sono certa, è lui il figlio dei
vicini. Scende lentamente, cerca di non far rumore e si guarda in giro:
probabilmente gli è mancato questo posto. Mentre osserva attorno
a sé, noto che ha posato lo sguardo sulla mia finestra. "Mi ha
vista" è l'unico pensiero balzatomi in mente, perché
tutt'un tratto è come se, per un brevissimo istante, il mio
cuore avesse smesso di battere: tutto ciò che mi circonda si
è annullato, pure l'aria, ma l'unica cosa che persisteva
è la musica del mio portagioie. Lui fissava me e io altrettanto.
Ho la netta sensazione che anche lui stia provando quello che provo io.
Mi è tutto così nuovo, non so come reagire, intanto in
questo momento, che pare infinito, non riesco a staccarmi dalla
finestra. A riportarmi nella realtà ci pensa il carillon, che ha
smesso di suonare, come i canarini in fondo nelle miniere. E' tardi e
devo andare, anche se non voglio. Gli lancio un ultimo sguardo, chiudo
la finestra e mi metto a dormire nel letto, sperando di potermi
rialzare domani con la convinzione che tutto quello che è
successo stanotte non era soltanto un sogno.
E' la prima volta che mi cimento in una FF, ma spero che vi piaccia!
Questa FF volevo dedicarla alla mia piccola Jo ( KevinInMyHoran ), che mi sostiene sempre e comunque. :)
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Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Cap. 2
Il cinguettio degli uccelli e il calore del sole mi augurano una buona mattina.
Scendere da letto è uno sforzo tale che i miei versacci
lasciano intendere molto, ma alla fine riesco ad alzarmi per bene. La
treccia è quasi tutta disfatta quindi decido di slegare i
capelli ed il risultato è una chioma di capelli ondulati, quasi
lucenti alla luce del sole. Mi piace la forma che hanno preso e quindi
decido di legarli con un'alta coda soltanto. Mi stiracchio per bene,
sento d'essere tutta indolenzita, e poi vado in bagno a rinfrescarmi
per bene e l'acqua tiepida ha lo stesso effetto di una carezza. E'
veramente una bella giornata ed il che è molto raro qui: il
più delle volte è nuvoloso o piove, ma per me non
è mai stato un problema dato che amo la pioggia. Mi cambio e
scendo tranquillamente sotto in cucina per fare colazione. La casa
è talmente silenziosa durante la giornata, ma la mattina
è così calma e tranquilla che pare che si sia fermato il
tempo e che sia tutto immobile, tranne me. La mamma, lavorando tutto il
giorno in libreria, torna a casa solo di sera, quindi ho sempre la casa
libera, ma raramente rimango chiusa qui dentro: passo tutto il tempo al
parco a leggere i libri che lei mi porta o a respirare aria fresca e
guardare la gente passare. Intanto scorgo un piccolo bigliettino, il
solito della mamma, con scritto "Ho lasciato le frittelle dentro il
microonde. E poi non sarebbe nemmeno male se andassi a trovare il
figlio dei vicini, che dici?". Bé, dico che al momento ho di
meglio da fare: mangiare le mie frittelle. Il gioco di sguardi di ieri
è stato veramente magico ed emozionante, ma niente per ora
è incomparabile alle frittelle della mamma. E poi non sopporto
andare a fare visita ai vicini per conto mio, ogni volta spunta fuori
una situazione imbarazzante che non riuscirei a reggere, poi dovrei
presentarmi e tutto il resto... Sono sempre stata una tipa solitaria,
questo è ovvio. Trovo mille volte meglio poter passare il mio
tempo libero per conto mio che con altre persone, non per sembrare
scorbutica e associale, in fin dei conti anche io apprezzo la compagnia
a volte, me è che non ci posso fare niente: sono fatta
così.
Finite le frittelle e bevuto un bel caffè caldo, sento che
sono pronta per questa giornata: corro subito sopra a prendere i miei
guanti da ciclista neri, acchiappo le chiavi e corro in garage per
prendere la mia bici. E' incredibile quanto io possa sentirmi bene
mentre pedalo, ogni volta che prendo velocità mi sembra di
volare. E' meraviglioso. Mi fa sempre strano pensare a quanto odiassi
questa bici prima: ogni volta che la guardavo, mi ricordava il momento
in cui mio padre me la regalò. Era sua ai tempi e a me piaceva
un sacco, sportiva e tinta di blu elettrico, il mio colore preferito. -
Tienila Jo, è tutta tua, anche se al momento sei ancora un po'
piccolina per usarla. Ma vedrai che quando verrà il momento,
sarai più veloce di un fulmine.- disse quel giorno. Ricordo di
averlo amato intensamente quel giorno, era il padre migliore del mondo,
era il mio eroe. La mattina in cui lui se ne andò senza farsi
mai più risentire ero distrutta: mi aveva illusa e
ingannata. Ho riversato tutto il mio odio e risentimento proprio
su quella bici: l'avevo distrutta talmente tanto con la chiave inglese
presa dalla sua scatola degli attrezzi, che ormai aveva perso la forma
originale quasi del tutto. Tutta ammaccata e distrutta, ma non la
volevo buttare via. Volevo che il ricordo di lui rimanesse impresso
nella mia mente con l'immagine di quella bicicletta: una famiglia
felice distrutta da l'insoddisfazione di un maledettissimo uomo. I
resti mi motivavano giorno dopo giorno a mandare avanti quello che
rimaneva della famiglia e a non mollare mai, per nessun motivo. Col
passare del tempo, non ci facevo neanche più caso a quello che
rimaneva della bicicletta: ogni volta che entravo nel vecchio garage
prendevo quello che mi serviva e me ne andavo, senza nemmeno degnarle
uno sguardo. E' stato il momento in cui abbiamo deciso di trasferirci 2
anni fa che me la sono ritrovata di nuovo davanti. Ovviamente ero
maturata di più e non la guardavo con gli stessi occhi di una
volta. Il rancore si era tramutato in pena e sentivo che non meritava
tutto quello che le ho fatto. Non doveva ricordarmi l'odio che provavo
per mio padre, ma come sarei andata avanti meravigliosamente e a testa
alta senza di lui. Quindi alla domanda di mia madre: -Cosa ne vuoi fare
di tutto quello?- risposi: -Quello sarà il mio futuro mezzo di
trasporto.- La mamma non era molto convinta, ma continua a dirmi anche
oggi che quando le avevo risposto quella volta, i miei occhi brillavano
come delle stelle. Dice che ogni volta che credo veramente in qualcosa,
mi brillano gli occhi. Infatti, come volle dimostrare, appena
traslocate, corsi a lavorare per sistemare quella bicicletta. Essendo
stata estate, proprio come adesso, avevo perennemente le giornate
libere e le impiegavo tutte per sistemare quella bici: la fatica, le
ferite e il sudore che ho impiegato lì sopra sono inspiegabili.
Il risultato fu migliore del previsto, sembrava più che nuova. E
ora, di quella bici che tanto ho odiato, non posso farne più a
meno.
Mentre tiro fuori la bicicletta dal garage, non posso evitare di dare
un'occhiata alla casa dei vicini di fronte alla nostra. Ecco che da
dietro la tenda sbuca fuori lo stesso ragazzo di ieri. Ha di certo
sentito il baccano che stavo facendo, ma non riesco a capire del tutto
perché si fosse affacciato alla finestra. Ora sono certa che ha
provato le mie stesse emozioni di ieri sera. Ieri però l'avevo
abbandonato con noncuranza, come se nulla fosse. Oggi invece voglio
regalargli un sorriso, non smagliante, ma uno di quelli timidi, con lo
sguardo rivolto a terra, che a volte neanche si notano. Salto in sella
alla mia bici e, in quei pochi istanti in cui sono riuscita a rivolgere
di nuovo lo sguardo verso la loro finestra, sono certa che anche lui mi
abbia sorriso.
Questo capitolo lo dedico alla mia testolina buffa ( infinity and beyond )! Un bacione xx
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Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
Cap. 3
Il vento mi scompiglia i capelli e li fa fluttuare come le foglie delle fronde.
Questa sensazione incredibile mi fa venire i brividi ogni volta,
ormai è diventata quasi come una droga per me. Essendo il mio
quartiere quasi perennemente deserto, posso permettermi di piazzarmi in
mezzo alla strada e, di tanto in tanto, di chiudere gli occhi e
assaporare ogni istante. Probabilmente è questo che provano le
rondini mentre volano: l'aria che filtra il piumaggio, il completo
vuoto sopra e davanti a loro. E io in questo momento sono una rondine.
Nel frattempo non riesco a distogliere dalla mia mente il dolce
sorriso di quel ragazzo. E' arrivato soltanto ieri sera, prima ignoravo
del tutto la sua esistenza, e ora anche solo un suo piccolo sorriso mi
ha scaldato il cuore. Devo contenermi, però, al momento non so
nulla sul suo conto, se non che è il figlio della vicina.
Crescendo ho imparato a non fidarmi assolutamente di nessuno,
figuriamoci se ora mi faccio abbindolare completamente da un
sorrisetto. E' stato bello, ma devo mantenere il controllo e tanto meno
voglio illudermi. Non come la mamma.
Ecco che in lontananza incomincia ad avvistarsi il parco del
quartiere, già stracolmo di piccoli ragazzetti che non vedevano
l'ora di svegliarsi e andare a giocare con i propri amici. Non è
piccolo, ma è molto semplice: grandi prati verdi, alberi qua e
là di tutti i tipi, aiuole con varietà di fiori, un
marciapiede, pista ciclabile, qualche campo da gioco e, in un angolino
del parco, una serie di piccole giostrine dedicate appunto ai bambini.
La gente che frequenta il parco mi conosce benissimo, ci scambiamo
favori a vicenda, dicono che sono tanto buona e disponibile. Ma, se ce
una cosa che sanno per certo, è che ho la mia panchina ben
prenotata: è a metà del tragitto del marciapiede e della
pista ciclabile, proprio nel cuore del parco ed è proprio li che
mi accuccio e leggo tranquillamente i miei libri. La mamma me ne porta
uno nuovo ogni settimana e, indifferentemente dalla difficoltà o
dalla lunghezza, riesco sempre a leggerli in tempo. Non ho un genere
preferito, è la storia che mi deve attrarre. Ieri sera mia madre
mi ha portato un nuovo libro di Goethe, "I dolori del giovane Werther",
e non vedo l'ora di leggerlo. Attraverso con la mia bici metà
parco e, non appena arrivo alla mia panchina, accosto il mio mezzo
lì a fianco e mi siedo. Apro la borsa che ho preso prima di
partire e cerco in mezzo a tanto casino, il mio libro. In effetti la
borsa è stracolma di oggetti: oltre al libro ci sono il panino
al prosciutto che avevo preparato ieri che mi era avanzato, sperando
che sia ancora commestibile, dei fazzoletti, uno specchietto, il
cellulare, l'iPod, il libro della settimana scorsa, delle matite, un
quadernetto e una piccola torcia. La borsa è tanto grande da
riuscire a contenere tutto e non sembra nemmeno così pesante in
fin dei conti. Non ho idea del motivo per cui la torcia si trovi nella
borsa, ma non mi sono mai presa la briga di toglierla. Le matite e il
quadernetto invece hanno un senso: ogni libro, non si può
negare, è pieno di frasi meravigliose e significative, e sento
la necessità di prendere mille appunti. Questo quadernetto
è colmo di frasi a mio parere da ricordare: una di quelle che
preferisco è tratta dalla saga de "Il trono di spade" di George
R. R. Martin, e dice: "Mai, mai dimenticare chi sei, perché di
certo il mondo non lo dimenticherà. Trasforma chi sei nella tua
forza, così non potrà mai essere la tua debolezza. Fanne
un'armatura, e non potrà mai essere usata contro di te." Parole
che ripeto quasi ogni giorno.
Apro finalmente il mio nuovo libro e incomincio a leggere,
accompagnata dal cinguettio degli uccelli, e vengo talmente rapita da
ogni riga che tutto ciò attorno a me scompare. Ma non per molto.
-Che cosa fa tutta sola una bella ragazza come te?- una figura
davanti a me copre tutto il sole, facendo ombra. E' un ragazzo. Anzi,
è quel ragazzo. E ogni mia certezza si avvera non appena
distolgo lo sguardo dalle righe del libro per capire chi mi trovo
davanti. -Nel caso in cui tu stessi cercando di abbordarmi, mio caro,
sei partito col piede sbagliato.- La sua espressione si fa
interrogativa. Mi piace mettere in difficoltà le persone, anche
se non ne comprendo bene il motivo, quindi continuo: -Di solito quella
è la frase celebre di pazzi pervertiti e pedofili.- Potevo
risparmiarmela questa battuta orrenda ma, apparentemente, l'ha trovata
piuttosto divertente dato che ridacchia. Devo ammettere che da vicino
è ancora più incantevole: i capelli ricci e scompigliati
dello stesso colore dei tronchi degli alberi, occhi verdi e lucenti
come pietre preziose e un sorriso che illumina e spacca pietre
più del sole stesso. Per non parlare della sua altezza: credo
che mi stia ammirando nello stesso modo in cui i bambini ammirano le
formiche poco più in là da qui. Però non ha l'aria
da spaccone, anche se sembra voglia apparire tale, ma è di una
dolcezza e gentilezza disarmante: -Ehm.. ti dispiace se mi siedo
accanto a te?- mi domanda infilando le mani nelle tasche dei suoi blue
jeans. -Certo che no.- rispondo io, cercando di apparire cortese e
leggermente distaccata allo stesso tempo. Decido quindi di riprendere a
leggere e noto che lui, dopo essersi seduto nel lato opposto della
panchina, cerca pian piano di avvicinarsi a me e, tutt'un tratto, porta
il suo braccio sullo schienale della panchina, giusto dietro le
mie spalle, ma senza mai toccarmi. Con la coda dell'occhio noto anche
che prova a sembrare il più disinvolto possibile e, data la
scenetta, non posso non ridere. Per stuzzicarlo un pochino porto la
testa all'indietro, arrivando a toccare il suo braccio e mi volto verso
di lui con stampato il più timido dei sorrisi, dicendo: -Sei la
persona più goffa che mi sia mai capitata davanti.-
-Ed è una bella cosa, vero?- risponde sfoggiando i suoi occhioni dolci. -Ah, e dimenticavo. Io sono Harry.-
Sono convinta che oggi leggerò ben poco.
Ero a corto di fantasia oggi, quindi vi tocca questo. Spero comunque che sia un minimo decente!
Un bacione, Holly xx
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Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
Cap. 4
Le risate dei bambini riempiono l'aria di felicità e spensieratezza.
Le persone scorrono veloci davanti ai miei occhi, alcuni sono visi
conosciuti, altri mai visti, ma dovrei essere concentrata non sulla
gente che passeggia, ma su quella che mi siede accanto.
-Immagino che tu sia qui perché passi spesso le giornate
nei parchi a cercare di abbordare qualche ragazza. E immagino anche che
il fatto che tu sia venuto proprio a parlare con me sia soltanto pura
casualità. Vero?- gli domando con un pizzico di sfrontatezza e
ironia. Vederlo spiazzato mi dà un certo gusto, è come se
fosse la prima volta che una ragazza reagisce in questo modo con lui. E
poi non fa altro che sorridere ed il che lo rende ancora più
affascinante e dolce allo stesso tempo. E' come chiacchierare con un
bambino più maturo di quanto dovrebbe essere.
-Mi hai smascherato..- ammette con leggero tono di tristezza.
-Però non mi hai detto ancora qual è il tuo nome.- Il suo
sguardo si posa sui miei occhi senza staccar il contatto visivo nemmeno
per un istante, è come se in qualche modo cerchi di stregarmi,
intanto io cerco di non farmi abbindolare così facilmente. Anche
se sembra parecchio dura.
-Non te l'hanno già detto i tuoi genitori?- gli domando
sorpresa, perché ero convinta che dopo tutto questa fosse
l'unica cosa che avesse potuto chiedergli, dato che loro mi conoscono
già. Ho passato parecchie volte del tempo dai suoi genitori,
sono gentili e cordiali, spesso mi invitano a pranzo dato che vedono
che sono sempre sola per conto mio. E ripetono spesso a mia madre
quanto io sia una ragazza ben educata, simpatica e graziosa.
-Mia madre lo stava per fare, ma io l'ho fermata.- Questo non ha
senso, per quale motivo l'avrebbe fermata? Avrebbe potuto sapere
già tutto sul mio conto, ogni singolo dettaglio, così
tentare di parlarmi sarebbe stato decisamente facile. Ogni mio dubbio
viene chiarito con quello che sta per dire: -Credo che non sarebbe
stato così interessante conoscerti, se avessi avuto già
il piatto pronto, non so se mi spiego. Tutto quello che sapevo e volevo
al momento solo sapere di te è che hai uno sguardo stupendo e
che ieri notte è come se mi avessi strappato il cuore dal
petto.- Di solito parole smielate come queste mi fanno solo venite la
nausea, ma la scioltezza con cui le ha dette mi ha colpita parecchio. E
poi senza mai smettere di guardarmi dritto negli occhi. Detesto questa
sensazione: come se ti stessero scavando nei più profondi angoli
dell'anima con la sola forza dello sguardo. Il modo in cui lo fa lui,
però, è diverso: non intimorisce, ma rassicura. Non mi
sento a disagio come con tutti gli altri accanto a lui. Mi
è mancato quasi il fiato e credo che non appena ha finito di
pronunciare quelle parole, il mio cuore abbia saltato un battito.
"Dannazione, perché dice tutto questo? Sarà il solito
ragazzo che è alla ricerca di un'avventura divertente, niente di
più niente di meno. Quindi devo darmi una calmata." penso tra me
e me, ma non è facile. Provo a fare come lui, studio per bene i
suoi occhi: c'è come un piccolo scintillio, lo stesso che hanno
i bambini quando dici loro di volerli bene. E' incredibile, non sta
mentendo. Ma cosa mi assicura che dopo un po' non potrebbe stufarsi di
me? Lo ammetto, non è per niente male e io invece sono solo..
me. Potrebbe parlare magari con la biondina che era passata prima, con
le gambe belle lunghe e il fisico perfetto. O con quella mora, con un
sorriso perfetto, capelli lunghi e ondulati. Improvvisamente i miei
pensieri prendono il sopravvento e escono fuori senza nemmeno chiedere
il permesso, con un bisbiglio, nel frattempo il mio sguardo è
basso, cupo e pensieroso:
-Perché me?- non sono riuscita a trattenermi. Io sono
quella ragazza che si chiude nei libri, quella che vedi perennemente
per conto suo, mai insieme ad amici o tanto meno ragazzi. Non sono
bellissima, solo al minimo della decenza. Però vorrei non aver
mai detto quelle parole ad alta voce. Infatti la domanda o l'ha turbato
o l'ha colto di sorpresa, ma la sua espressione si fa desolata, anche
se non per molto.Tutt'un tratto, senza quasi nemmeno rendermene conto,
me lo ritrovo più vicino che mai che mi stringe nel più
affettuoso e caloroso degli abbracci. E mentre mi stringe forte,
appoggia il suo mento sulla mia spalla e, ritrovandosi con la bocca
accanto al mio orecchio, sussurra sapendo con certezza che l'avrei
sentito: -Ci sono quei momenti in cui credi che sei fatta per stare da
sola ma, fidati, non è così. Non ti conosco molto ma
abbastanza da poterti dire che tutto quello che meriti un giorno ti
sarà dato.- Quella voce profonda, ma candida e avvolgente aveva
un non so che di simile a una ninna nanna. Mi stringe talmente forte a
sé che riesco a percepire perfettamente ogni suo battito, ed
è accelerato parecchio. Normalmente troverei la situazione
imbarazzante, effettivamente per me è ancora uno sconosciuto. Ma
il modo in cui mi tratta è indescrivibile, ma familiare.
Già questo era il modo in cui mi abbracciava mio padre quando
voleva rassicurarmi. Quante bugie, quanta finzione. Il momento è
talmente confuso che non so come sentirmi: confortata e al sicuro, o
triste e arrabbiata. Un nodo allo stomaco mi attanaglia, sento che il
rancore mi pervade. Una persona normale a questo punto sarebbe
già scoppiata a piangere, ma io non posso.
Ho imparato che nulla e nessuno merita il mio pianto
e, in fin dei conti, ho pure dimenticato cosa significa piangere
veramente.
Normalmente faccio un po' pena con
storie romantiche o cose del genere! Al momento non ho voglia di
rileggerlo quindi mi affido a voi e a i vostri pareri!
Un bacione, Holly xx
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Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
Cap. 5
Queste sono sensazioni che avevo completamente dimenticato.
E' da anni che dipendo solo da me stessa: dovendo badare a mia madre ho
annullato definitivamente la mia vita sociale, ma non me ne sono mai
pentita. Lei aveva bisogno di me, io avevo bisogno di dimenticare. E
tenere la mente perennemente concentrata su di lei ha sempre
funzionato. Per la prima volta dopo tanto tempo qualcuno è
concentrato su di me. E mi fa sentire importante.
-Ehi, non mi hai ancora detto il tuo nome!- dice con la sua voce
adorabile e improvvisa un mezzo sorriso, cercando di sdrammatizzare. E'
talmente goffo che non può non far tenerezza.
-Secondo te come potrei chiamarmi?- gli domando con tono di
sfida, che lui accetta volentieri. Porta le sue mani alle tempie e
buffamente si atteggia da veggente. -Allora, allora... Il tuo nome
è Gertrude! Fabiola! Columbine!- e mi dà un pizzicotto
innocuo alla spalla, ridendo come un matto. E non posso fare a meno di
ridere con lui: -Oddio, ma sono orrendi! Senza offesa alle donne con
questi nomi ovviamente...-
-Allora, si può sapere il tuo nome sì o no?-
domanda ancora una volta, più insistentemente, sperando in una
concreta risposta. Sospiro, come segno d'arresa e finalmente glielo
rivelo: -Joanna. Gli amici, se ce li avessi, mi chiamerebbero Jo.-
-Perfetto, Jo. Che..- cerca di continuare la frase, ma non posso
fare a meno di dirgli: -Chi ti ha detto che sei mio amico? Tutta questa
confidenza al primo appuntamento non sta bene..-
Di tutto quello che gli ho detto credo abbia solamente afferrato la
parola "appuntamento", perché gli si illumina il viso, sfoggia
quel suo solito sorriso contagioso e splendente e mi guarda con aria
stralunata. -Quindi questo sarebbe un appuntamento?-
-Non voglio illuderti, bello. Devi sapere che prima di conquistarmi ci
vorrà parecchio tempo.- Provo a sembrare una di quelle difficili
da conquistare.
-Tranquilla, io ho tempo da vendere.- risponde, quasi come sussurrando.
Devo dire che il nostro Harry è un ragazzo dalle mille sorprese.
-Dicevo, ho notato un po' di cose su di te. Sembro tonto, ma non lo
sono. Non del tutto almeno!- e mi fa l'occhiolino. Non ho la più
pallida idea di che cosa stia per dire o fare. -Quindi ho intenzione di
farti una bella sorpresina. Ti fidi di me?-
-Sono costretta a rispondere?- dico ironicamente. -In effetti no,
perché ti avrei portata con me comunque, che tu l'avessi voluto
o no!- si alza dalla panchina e mi porge la mano per alzarmi. Mi sento
parecchio a mio agio insieme a lui.
-Allora, Aladdin, dove hai intenzione di portarmi? Guarda che non posso abbandonare la mia bicicletta qui!-
-Lasciala nel parcheggio e prendiamo la mia macchina, il posto in cui dobbiamo andare non è molto vicino. Ti dispiace?-
-Sei venuto fin qui con la macchina? Abitiamo a solo un miglio da qui!-
Immagino che ho a che fare con un bel pigrone. Però non mi
dispiace per niente, so che passerò dei bei momenti con lui.
-Lo ammetto, ma avevo un buon motivo. Come avrei fatto a trovarti? Vai
talmente veloce in bicicletta, come un fulmine!- ed ecco che mi fa
ritornare in mente mio padre. Ha il suo stesso modo di pensare,
è inquietante.
Dopo aver parcheggiato per bene la mia bici, salgo nella sua
bella macchina sportiva. Mi sento un po' a disagio, non sono abituata a
certi lussi. Probabilmente se la può permettere grazie a il suo
"lavoro speciale" come diceva la mamma, ma per il momento non mi
interessa. Mentre guida sembra talmente concentrato, talmente sotto
pensiero. Lo ammiro di nascosto, cercando di non farmi notare: un
ciuffo di capelli scende pian piano percorrendogli la fronte, le
labbra candide e rosee spiccano e il petto si gonfia e sgonfia ad
ogni suo respiro. Sembra così surreale e il cuore mi batte
così forte.
Noto guardando fuori dal finestrino che stiamo lentamente uscendo dalla
città: -Posso sapere dove avresti intenzione di portarmi?- gli
domando sfoderando i miei occhioni dolci e sperando un una risposa.
-Niente da fare, è una sorpresa!- risponde ridacchiando sotto i
baffi. Si sente piuttosto potente, fino ad ora sono riuscita ad
impormi, ma in questa situazione non so proprio che fare o dire. Tutto
quello che mi rimane è aspettare di arrivare. Le casette, ogni
centinaio di metri, scompaiono per dare spazio ad alberi e fiori di
ogni genere. Ho raramente la possibilità di spostarmi tanto,
solo quando mia madre può permettersi delle ferie, e di solito
ritorniamo alla nostra vecchia città. Questo è un
paesaggio che posso permettermi di ammirare solo ed esclusivamente
attraverso il finestrino dell'automobile. Alcune varietà di
uccelli svolazzano qua e là nel cielo, e come pittori, disegnano
il cielo con ogni loro movimento, poche nuvole soffici
incorniciano il tutto. L'atmosfera è incantevole.
D'un tratto, mentre fantasticavo ammirando il paesaggio, Harry
parcheggia in un piccolo spiazzo accanto alla strada, ma attorno a noi,
per ora, non c'è nulla di particolare. Scende immediatamente
dalla macchina per aprire la mia portiera e , accogliendomi con uno dei
suoi calorosi sorrisi, mi porge la mano e dice:
-Bene, ora dobbiamo fare un bel tragitto a piedi!-
Perdonate la mia poca fantasia oggi,
ma proprio non c'ho un'idea! Sarà il continuo sbalzo di
temperatura a stordirmi. Spero, comunque, che vi piaccia ;)
Un bacione, Holly xx
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Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
Cap. 6
Il buon profumo di erba fresca aleggia nell'aria.
Non ho idea di dove mi trovo, ma il posto è incantevole.
Passeggiando su questa strada sterrata, apprezzo ogni minimo dettaglio
di questo posto: alcune case, forse abbandonate o semplicemente
rustiche, circondate da tanti piccoli alberelli e cespugli, vasti campi
di piante selvatiche e di grano attorno a noi e un piccolo boschetto a
non molta distanza da qui. Mi sento perfettamente in armonia con tutto
quello che mi circonda, mi faccio accompagnare passo per passo dalla
piccola brezza proveniente dietro di noi e i brividi mi percorrono
tutto il corpo. Queste sono le stesse sensazioni che provo mentre corro
in bici, ma questa volta ho la possibilità di assaporarle al
meglio. Immagino che tutto questo è come vivere in paradiso. E
non voglio più tornare a casa.
Mi volto per guardarlo, è come se avesse tutto un altro aspetto
qui: la luce del sole e i colori variopinti del paesaggio donano ai
suoi capelli una tonalità più calda e lucente e gli occhi
scintillano come diamanti. Vorrei che il tempo si fermasse qui e ora e
vivere in questo posto per sempre.
-Non sei mai stata da queste parti vero?- mi domanda ammirando il
cielo. Poi chiude gli occhi, come se cercasse di ascoltare qualcosa.
-In effetti, no.. ma cosa stai facendo?- gli chiedo incuriosita.
-Quello che tu riesci a fare con gli occhi aperti.- e sorride.
Riesce a capire a cosa sto pensando. -Sai, ti brillano gli occhi quando
sei concentrata o soddisfatta.- e mi scosta una ciocca di capelli
sfuggita dalla coda. dietro l'orecchio. Intanto continua: -Io, a
differenza di te, ho bisogno di concentrazione. Però credo che,
se provassi anche tu, riusciresti a percepire anche quello che ti
è sfuggito.-
Chiudo gli occhi e per la prima volta il mondo mi appare da un
diverso punto di vista: riesco a percepire ogni respiro, la brezza mi
fischietta nelle orecchie come se volesse sussurrarmi qualcosa e mi
accarezza delicatamente la mano, il soave rumore dei fili d'erba che
s'abbracciano l'un l'altro mi provocano la pelle d'oca. Tutto è
in perfetta armonia, più di quanto non possa essere sembrato ad
occhi aperti. E non posso fare a meno di sorridere. D'un tratto sento
il suo tocco, cerca di prendermi per mano. Sbarro gli occhi per vedere
cosa succede e noto la sua espressione compiaciuta, ha capito che amo
il luogo dove mi ha portata. Però quella dolce stretta si
trasforma: -Scommetto che, invece, non sei tanto veloce a correre!- mi
tira un pochetto per stuzzicarmi e attacca a correre verso il piccolo
boschetto, che scendeva pian piano dalla collinetta su cui stiamo
camminando. Non me lo faccio ripetere due volte e incomincio ad
inseguirlo, più veloce che posso. E' vero, a correre sono quasi
una frana, ma al momento questo non conta. Mi sento libera e selvaggia,
posso fare ciò che desidero senza dare spiegazioni a nessuno.
Qui posso essere me stessa fino in fondo. Con Harry posso essere me
stessa fino in fondo.
-Guarda che se ti prendo sei finito!- gli grido con tutto il poco
fiato che mi sta rimanendo, ridacchiando quasi come una sciocca, mentre
lui, veloce come il vento, si è distanziato di un po' di metri
da me e urla: -Ne riparliamo non appena riesci a prendermi!- E' una
giornata meravigliosa, me lo sento.
Non appena ci addentriamo dentro il boschetto, scendendo
giù per la collinetta, come se nulla fosse lo perdo di vista. Ho
sempre quel terrore incredibile di inciampare da un momento all'altro,
quindi ho dovuto rallentare un po' poiché il terreno è
stracolmo di piccoli ramoscelli che scricchiolano ad ogni mio passo.
-Harry! Dove sei sparito?- chiedo disperatamente al nulla, sperando di
ricevere una risposta.
-Sono qui, più avanti, Jo!- dice la sua voce da dietro un
paio d'alberi e cespugli. Quindi corro verso quelle piante e cerco di
scostare ogni foglia e ogni ramo davanti a me. E la vista è
meravigliosa.
Un piccolo fiume scorreva davanti ai miei occhi con la sua acqua
limpida e zampillante, le piante selvatiche incorniciano il luogo in
una maniera straordinaria, alcuni tronchi di alberi caduti per colpa di
tempeste passate donano un tocco magico e pittoresco al tutto. Sembra
di ammirare uno di quei meravigliosi dipinti che espongono a quelle
vecchie mostre di pittura.
-Allora, che ne pensi?-
-E' tutto così perfetto.- mi mancano quasi le parole per descrivere, se non del tutto il fiato.
-Come te...- risponde timidamente. La sua voce è calda e serena, e detto questo, pare anche un sussurro.
-Hai finito con tutti questi complimenti? Guarda che qui ti
potrei stordire con qualsiasi mezzo senza essere incolpata. L'unico
testimone possibile qui è questo bel masso.- Mi appoggio al
grande masso dietro di me e comincio a dargli delle pacche. -Sai che
sei proprio un bel masso affascinante?- ammetto con molta convinzione,
facendo morire dalle risate il mio accompagnatore. Ed è una
risata tanto contagiosa da non poter non ridere insieme a lui. Da quel
che ho potuto intendere, ho capito che lui ha gli stessi atteggiamenti
di un bambino: per quanto di faccia grosso o cerchi di sembrare
più grande e maturo, il suo lato dolce, infantile e tenero
prevale in ogni situazione. E lo adoro per questo.
-Sai che sei tremendamente buffa, vero?- mi confida asciugandosi
quelle piccole lacrime uscite per colpa della risata. -Voglio proporti
una cosa.- Ha un'aria leggermente enigmatica, forse anche un pochino
ansiosa. -Che ne dici se venissimo ogni mattina qui?- Il mio volto si
fa un pochino incerto e lui l'ha notato, tanto che cerca di aggiungere
spiegazioni: -Capisco che ci conosciamo da poco ma, ammettilo, ormai il
parco è passato di moda e questo posto è fantastico,
soprattutto per te che, da quanto ho capito, ami leggere.- Come ha
fatto a notare tutti e due i libri dentro la mia borsa? Al momento non
è quello il problema. -Ti giuro che ti lascerò in pace a
leggere, farò le mie cose o ti starò solo a guardare. Ti
prego.-
Improvviso un timido sorriso, compiaciuta dalla sua proposta, e
gli rispondo senza neanche pensarci due volte: -Va benissimo.-
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Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
Cap. 7
La dolce musica dell'acqua del fiume che scorre
andando contro le rocce aiuta a rilassarsi e noi che sediamo sulla riva
ci godiamo il riposo.
La giornata è appena cominciata e già promette bene. E
questo piccolo posto magico ci aiuta anche a conoscerci meglio.
-Allora, di te so solo che ti chiami Jo, che abiti di fronte alla casa
dei miei e che sei stupenda e adorabile,- incomincia a dire
sorridendomi maliziosamente e dandomi una pacca sulla spalla - parlami
un po' di te. Tira fuori tutto quello che ti viene in mente.-
-Che dire,- sospiro ammirando il cielo celeste -sono figlia
unica, abito solo con mia madre, perché mio padre una bella
mattina aveva deciso di tagliare la corda con una ragazzetta più
giovane di lui e come unico saluto mia madre ha trovato dei fogli da
compilare per il divorzio. Lei era distrutta perché l'amava
molto, io invece l'ho odiato e lo odio tutt'ora perché lo
stimavo. Fatto sta che ho dovuto, sebbene fossi ancora piccolina,
prendermi cura di lei e fare in modo che non facesse pazzie e rimanesse
coi piedi per terra. Due anni fa, dato che non ce la faceva più,
lei mi ha proposto di trasferirci qui. Io non avevo alcun problema,
giusto perché, dovendo spendere tutto il mio tempo libero per
lei, non ho mai avuto la possibilità di legarmi a un qualsiasi
amico o amica. Ora mia madre ha trovato un buon lavoro, io mi trovo
bene e continuo a badare a lei.- Glielo si legge in volto, prova pena
per me. Odio quando la gente, sentendo quello che mi è successo,
prova compassione nei miei confronti, lo trovo tremendamente
fastidioso. Tutti sono convinti che le disgrazie ti rendono deboli e
volubili, ma non è sempre così. In un certo senso sono
grata a mio padre. Da tutto quello che mi è successo ho imparato
a cavarmela da sola, sono diventata indipendente e diligente, ho capito
che non devo tener conto degli altri e pensare al mio bene. Ho imparato
a vivere veramente. Mia madre, invece, è tutt'altra storia, ma
con me al suo fianco non c'è da preoccuparsi. Ecco che arrivano
le sue sentite scuse e quant'altro: -Mi dispiace...- E' fastidioso, ma
non posso fargliene una colpa, in fin dei conti lo comprendo.
-Non dovresti essere dispiaciuto. Io non lo sono.- gli rispondo,
sfoggiando il più solare dei sorrisi. Non mi importava, non mi
è mai importato, tanto meno in questo momento. Sono felice e
voglio godermi ogni istante della mia felicità. -Tu invece che
mi dici di te, mio caro? Dalla macchina costosa deduco che non sei di
certo un poveraccio.-
-Come, non lo sai?- mi domanda allibito e incuriosito allo stesso
tempo. Pare quasi sconvolto e io non so come rispondergli.
-Perché, cosa dovrei sapere?-
La sua espressione cambia completamente: da incredulo a compiaciuto e
soddisfatto. -Meglio. Tutto quello che devi sapere è che
guadagno parecchio e che molte volte sono circondato da persone infide,
che cercano di accaparrarsi la mia amicizia per ben altri scopi. Oh, e
anche che la mia concezione di tempo libero è piuttosto diversa
da quella di chiunque altro.- Si alza in piedi, si toglie le scarpe e,
con una serie di risvolti, accorcia la lunghezza dei jeans fino a darli
arrivare dietro il ginocchio, e continua: -Per tua estrema fortuna, ho
avuto un paio di mesetti di vacanza quindi sarò tutto tuo!-
-Quale onore..- dico con noncuranza per infastidirlo. E ci sono
riuscita: dopo aver mostrato segni di delusione, per ripicca mi salta
addosso, mi prende in braccio e si avvia verso l'acqua, fino a quando
non è abbastanza profonda, senza far caso che si sta bagnando
notevolmente. Intanto io, tra uno schiamazzo e l'altro, avendo compreso
il suo intento, mi aggrappo a lui e urlo: -No, ti prego non farlo, ti
supplico, poi ci metterò secoli a ...-, ma era troppo tardi.
-Così impari a non apprezzare a pieno la mia compagnia!- e mi
lancia, lasciandomi sprofondare nell'acqua.
E' così fresca e limpida, decido di rimanere un pochino
immersa e apro gli occhi. Tutto è così chiaro, riesco a
vedere e riconoscere tutto. Anche le sue gambe. Nuoto avvicinandomi a
lui e con tutta la forza possibile mi aggrappo alle caviglie e faccio
in modo che casci pure lui. Nessuno si permette di farmi una cosa del
genere senza subirne le conseguenze. Riemergo dall'acqua aspettando il
momento in cui sarebbe riemerso anche lui e come spunta fuori sento una
stretta forte alla vita che mi spinge pian piano verso di lui, fino a
che i nostri occhi non sono a pochi centimetri di distanza gli uni
dagli altri. Sono sorpresa, non me l'aspettavo e mi manca il fiato. Mi
immergo nei suoi occhi brillanti e verdi, è come perdersi in un
prato. I nostri respiri si confondono, il cuore batte forte e sento che
gradualmente lui si sta avvicinando alle mie labbra. Sento che sta
accadendo tutto così in fretta. Troppo in fretta. Ma ancora
più velocemente porto le mie mani sopra la tua testa e, come un
lampo, spingo forte verso il basso immergendolo nell'acqua nuovamente.
Non conosco bene il motivo, ma sento che non è il momento, che
non sono pronta. Tra le mie risate. incomincio a correre verso riva e,
non appena arrivata mi volto e scoppio in una risata ancora più
fragorosa di quella di prima: i suoi capelli molli coprivamo
metà del suo viso, contornato dal disappunto, donandogli un'aria
terribilmente buffa. -Sai che non mi scapperai la prossima volta vero?-
ammette mentre esce con calma dall'acqua. Non sembra offeso, fa
soltanto finta. E intanto, di punto in bianco, tirando fuori il suo
animo infantile, sale sopra una roccia e urla con tutto il fiato in
corpo e gesticolando come se avesse una coppa in mano: -E ora voglio
fare un brindisi a tutti i qui presenti!- e alza il braccio. Non posso
fare a meno di stare al gioco, è tutto così divertente e
mi sento più viva che mai. Quindi anche io simulo il brindisi
insieme a lui, alzando il braccio in alto e urlando: -Per il
temerario..-
Con un balzo scende giù dal masso, si
avvicina e, dopo aver poggiato una mano sulla mia spalla, dice
sorridente: -...e per la coraggiosa.-
Non avevo idea di come continuare, ecco perché ci ho messo un pochino prima di pubblicarlo. Spero che vi piaccia!
Ho deciso, comunque, di pubblicare il prossimo capitolo solo quando questo capitolo non avrà almeno 2 recensioni.
Un bacione, Holly xx
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Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
Cap. 8
I ripetitivi gorgogli dello stomaco annunciano
più puntuali di un orologio che, dopo un paio d'ore di svago, è ormai venuta l'ora di
pranzare.
Mi ritorna in mente il panino che non avevo mangiato ieri, quindi provo
a valutarne lo stato cercandolo nella borsa che avevo lasciato vicino a
un cespuglio. Mentre mi avvio sento le risatine infantili di Harry che
giocherella con l'acqua, tentando in tutti i modi di schizzarmi. Non
appena tiro fuori il panino e provo a dargli un morso, mi rendo conto
che è a dir poco stomachevole, molto probabilmente non è
nemmeno di ieri. Strano che non me ne sia resa conto prima.
-Se il tuo problema è la fame,- grida lui da dietro e
voltandomi noto che si sta rimettendo le scarpe -io non mi
preoccuperei. Sei stata ufficialmente invitata a pranzare a casa mia.-
Il suo sorriso malizioso mi lascia intendere che non ho affatto scelta. -E oltretutto non c'è nessuno a casa.-, aggiunge.
Riprendo le mie scarpe, infilandole una dopo l'altra, poi noto
che i miei vestiti cono ancora piuttosto bagnati. -Io sono ancora
molla, non credi che poi...-, ma nemmeno faccio in tempo di terminare
che lui mi interrompe, dicendo con finto tono melodrammatico: -Se
questo è il prezzo da pagare per passare del tempo con te,
farò questo piccolo sacrificio e bagnerò i sedili della
mia auto!- Istintivamente gli tiro un pugno sulla spalla non tanto
forte, ma abbastanza da fargli leggermente male. Ogni secondo passato
insieme a lui è come recuperare un minuto della mia vita passata
a capire il motivo per cui io avessi meritato tutta quella solitudine e
dolore. Nella mia vita sono sempre stata certa che, dietro a tutti i
miei sacrifici, i miei favori e la mia bontà sfruttata, un
giorno, né troppo vicino né troppo lontano, qualcosa di
ancora più grande e più bello di quello che ho offerto mi
sarebbe tornato indietro. Di certo io non ho mai aspettato favori dagli
altri che non li venissero spontaneamente. Non appena ho finito di
prepararmi come si deve, assaporo per l'ultima volta l'aria fresca che
regnava e odo attentamente le fronde sfregarsi l'un l'altra creando una
magica melodia rilassante di sottofondo.
Il ritorno in macchina è stato altrettanto movimentato
come l'andata: Harry non riesce a contenersi, non può fare a
meno di voler gareggiare con una corsa insieme a me. Dovrebbe aver
capito che a correre sono una schiappa, però apparentemente gli
piace vedermi sbraitare da dietro mentre tento disperatamente di
raggiungerlo, senza aver successo. Dopo esser sbucati fuori dal
boschetto e dopo aver risalito la collinetta, vedo che lui, a un po' di
metri di distanza da me si ferma e si volta, fissandomi intensamente.
Ne approfitto aumentando di velocità, ma guardandolo sembra che
sia quasi incantato: occhi sbarrati, senza fiato e l'accenno di un
lieve sorriso meravigliato. Nel frattempo io sono riuscita a superarlo
e, senza fermarmi, mi volto leggermente e grido: -Allora mia cara
lepre, ci siamo messe a riposare? Guarda che la tartaruga sta prendendo
parecchio vantaggio!-, e saltello come una pazza qua e là, per
prenderlo in giro. Sento i suoi passi e capisco che ha ripreso a
correre. Però, anche se ne è sicuramente in grado, non mi
supera, anzi: si accosta accanto a me ridacchiando sotto i baffi. In un
certo senso mi fa piacere e dà fastidio allo stesso tempo, ma
non dico niente. Dal momento in cui arriviamo finalmente alla macchina,
io sono senza fiato. Appoggio una mano sulla portiera e mi piego
leggermente in cerca di più aria da respirare e, non appena
riacquisto le forze, mi scosto per permettere a Harry di aprirmi la
portiera e farmi accomodare nella sua macchina, visto che insisteva
tanto. Sale anche lui in macchina, mette in moto e il viaggio di
ritorno è già cominciato.
L'atmosfera è così tranquilla, forse fin troppo.
Pensandoci, non sarebbe per niente male se accendessi la radio. -Ehi,
che combini?- mi chiede non appena vede che traffico con la radio.
-Mettevo un po' di musica! Hai mica qualcosa da nascondere?-, gli rispondo.
-Certo che no! Ma ti ricordo dolcezza che questa è la mia auto ed il che fa di me il capo.-
-Ovvio che non hai ancora capito a pieno con chi hai a che fare.-
ammetto e finalmente trovo il tasto dell'accensione. Non parte la
radio, bensì un CD. La musica è potente e familiare, non
è la solita stupida musica commerciale di cui ti fanno odiare
ogni singola nota, tanto le ripetono. La voce è particolare e
inconfondibile. -Bon Jovi?- domando sorpresa.
-Non ti piace?- chiede, -Se vuoi ci sono altri...-
-Ma che dici, io amo la sua musica!- ammetto, prima che finisse
quello che stava per dire. E' grazie a mio padre se conosco questo
genere di musica: sono cresciuta insieme a Bon Jovi, i Queen, gli
Aerosmith, i Poison e chi più ne ha più ne metta. Ho
sempre amato il rock.
-Dici sul serio? Io credevo che l'unica musica che ascoltassi
fosse la colonna sonora dei Teletubbies...- Ed ecco che istintivamente
parte l'ennesimo pugno, che però a momenti ci fa finire fuori
strada. -Tu sei tutta matta!- esclama terrorizzato, -A momenti ci
schiantavamo contro un albero o finivamo nei campi!- Ad aiutare la
situazione ci pensa una piccola farfalla che entra dal mio finestrino
aperto. Ed io sono terrorizzata dalle farfalle.
-Oh mio dio, fuori, fuori, fuori!!- grido mentre muovo a casaccio
le braccia colpendo di tutto, anche Harry. A questo punto lui decide di
prendere la decisione più saggia: si ferma, apre tutti e due i
finestrini, cerca di acchiappare la farfalla per poi farla uscire. La
posizione in cui mi trovo ora è una delle più assurde, un
po' come quando ci sono i terremoti: testa affondata tra le ginocchia,
mani in testa aggrappate ai capelli. La sua risata fragorosa rimbomba
in tutta la macchina, facendomi sentire molto in imbarazzo. Nessuno
è mai riuscito ad avere una certa confidenza con me, figuriamoci
se mai qualcuno aveva scoperto questo fatto. Solo mia madre sa che ho
il terrore delle farfalle. Ad essere sincera non ho mai capito da cosa
sia data questa fobia, fatto sta che, ogni volta che vedo svolazzare
una farfalla o un animaletto simile, mi vengono le palpitazioni, mi
manca il fiato e cado nel più profondo panico. Ma per quanto
questa fobia sembri assurda, dopo aver riso di gusto Harry si avvicina
pian piano, accarezzandomi i capelli e dicendo con tono rassicurante:
-Sta tranquilla, ho cacciato via quella bestiaccia malefica.- Alzando
lentamente lo sguardo e il suo volto rasserenante mi compare davanti, e
quasi ho voglia di accarezzarlo. Lui invece mi sfila cautamente
l'elastico e dice: -Credo che questa coda da cavallo si sia parecchio
rovinata. Che ne dici se provo a farti una bella treccia?- e già
incomincia a lavorare con i miei capelli sciolti, organizzandoli in
modo tale da poter fare una treccia. Io rimango immobile, quasi senza
fiato, con gli occhi sbarrati a fissarlo. Mentre intreccia le varie
ciocche, gli capita di sfiorare la mia pelle, provocandomi vari brividi
che percorrono per bene tutta la spina dorsale. Il suo sguardo è
dolce e attento, un ciuffo dei suoi ricci gli accarezza la fronte
mentre con gli occhi segue ogni sua mossa. Quando ha finito, riprende
l'elastico e fissa per bene la treccia, poi, sfiorandomi il mento col
pollice e l'indice, mi stampa un bacio sulla fronte e poi sussurra:
-Ecco, ora sei perfetta.-
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Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
Cap. 9
Scusate il ritardo, ma ultimamente ho
avuto parecchio da fare e poche idee! xD Lo noterete di certo dal fatto
che il capitolo è alquanto sciatto. Se avete da lamentarvi fare
pure con una recensione! :D
Un bacione,
Holly xx
Il resto del viaggio è stato tranquillo e
rilassante, la musica ci ha accompagnati fino alle nostre rispettive
case.
La mia piccola villa sta sulla parte sinistra della strada, mentre la
sua sta giusto di fronte alla mia sul lato destro. "Oh no, la
bicicletta!" è il primo mio pensiero che mi balena in mente non
appena apro la portiera della macchina, pronta per scendere. Gli occhi
sono sbarrati, il colorito del viso è sbiadito e certamente
Harry se n'è accorto. Però al momento non è quella
la sua vera preoccupazione. Con gli occhi rivolti verso casa sua, dice
quasi incredulo: -Credo proprio che oggi la casa sia piuttosto
affollata. Peccato che non mi ha detto niente nessuno. Saranno i soliti
amici di mia madre.- Parcheggia momentaneamente l'auto sul ciglio della
strada, cercando di pensare a cosa fare. - Di certo non voglio perdere
l'occasione di poter pranzare insieme a te,- ammette sorridendo
-però la casa è occupata e di sicuro non ti farò
passare momenti imbarazzanti con persone che nemmeno conosci...-
Senza neanche rendermi conto di quello che stavo per dire, le parole
escono fuori improvvisamente dalla mia bocca: -Che ne dici di un picnic
al parco?
Il luccichio dei suoi occhi e il sorriso smagliante lasciano intendere
tutto, anche se aggiunge: -Non mi sarebbe venuta idea migliore.-
Ammetto che il mio pensiero è andato tutto alla mia bicicletta,
significa troppo per me, ma l'idea di poter pranzare all'aria aperta mi
solletica parecchio. Soprattutto quando sono in buona compagnia.
-Prima di ripartire, però, che ne dici se ci fermiamo un
attimo a casa mia? Sai... le nostre immersioni nel fiume mi hanno
sporcata parecchio e direi che necessito di fare almeno una piccola
doccia, cosa che in teoria dovrebbe interessare anche a te.- gli
confido con il mio solito tono di sfida. La sua semplice conferma
è la sua dolce risata.
L'aria di casa mi accoglie tra le sue calde e amorevoli braccia.
Dopo aver varcato la soglia della porta di ingresso, poggio le chiavi
sul comodino, faccio due passi e, dopo aver preso un bel respiro, mi
volto verso di lui e con le braccia aperte esclamo quasi
esasperatamente: - Benvenuto nella mia umile dimora!- La sua aria
parecchio divertita mi spinge a continuare la mia piccola farsa e
quindi, a mo' di hostess, continuo illustrandogli le varie direzioni
per le stanze: -Signore e signori, alla mia destra troverete il
salotto, mentre alla mia sinistra v'è la via per la sala da
pranzo ma se vi inoltrate ancora di più raggiungerete la cucina,
luogo in cui riponiamo i coltelli, quindi fossi in voi starei bene
attenta alle probabili molestie da parte vostra.-
I nostri sogghigni rimbombano in tutta la casa che, per la prima volta
da quando l'abbiamo comprata, può capire cosa sia veramente una
risata piena di gioia. Il ricordo di mio padre incombe su mia madre,
tanto da averla costretta a tenere le poche cose che non s'era portato
via. Infatti gli armadi di mamma sono in parte occupati da indumenti di
lui. Ho provato milioni di volte ad affrontare questa situazione con
lei, ma non c'era verso di farle cambiare idea: l'amore ormai s'era
trasformato in una ossessione morbosa. Percorriamo le scale e arriviamo
fino al bagno, quindi gli illustro il mio "programma":
-Allora, comincio io. Quando ho finito, entra tranquillamente in
bagno per farti una doccia. I vestiti puoi anche lasciarli lì,
ti posso benissimo prestare dei vestiti di mio padre. Ti cambierai
nella stanza degli ospiti accanto al bagno. Io mi preparerò in
camera mia, cercherò di fare il prima possibile, poi
preparerò qualcosa da mangiare. Tutto chiaro?- annuisce, e
subito dopo mi viene in mente che ho dimenticato una precisazione - Ah,
e non provare a sbirciare. Ricordati dei coltelli.-
-Non lo farò di certo, ma anche se fosse, so che non mi farai niente di male.- ammette pieno di convinzione.
Sotto la doccia, tutto è un altro mondo. Il
forte getto sulla pelle mi provoca sempre qualche brivido. Mi abbandono
alla tranquillità e ai pensieri: non è nemmeno passata
metà giornata e ora mi ritrovo con un ragazzo dentro casa che
cerca in tutti i modi, da quelli più ovvi a quelli più
goffi, che conosco appena... Non mi ha raccontato nulla di realmente
personale, come ho fatto io. Però, a differenza di lui, io
conosco la sua famiglia ed il che va decisamente a mio vantaggio. So
che quello non è realmente suo padre, ho conosciuto parecchio
sua madre e qualche volte ho avuto il piacere di conversare con sua
sorella. In realtà, ripensandoci, quella sconosciuta sarei io.
Però non sembra gli dia in qualche modo fastidio. Mi lascio
trasportare nuovamente dal dolce tocco dell'acqua tiepida fino a quando
non mi sento realmente pulita. L'uscita dal bagno è quasi
trionfale, apro la porta della mia stanza e faccio un cenno ad Harry
per dargli il via libera. Non appena mi vede la sua espressione cambia
completamente: mi fissa con aria trasognante ed è come se fosse
rimasto senza fiato. Eppure tutto quello che ha davanti sono io, senza
trucco, coi capelli bagnati e accappatoio.
-Cosa?- gli domando.
-N-Niente, pensavo solo... niente.- e, dopo essersi alzato dal
letto, si avvicina lentamente. Dentro sento un miscuglio di emozioni
che vanno dall'imbarazzo, perché effettivamente mi ritrovo quasi
nuda e bagnata davanti a un ragazzo, alla gioia, perché per la
prima volta sento di essere realmente felice. Per quanto sia una
sensazione fastidiosa, che mi divora dentro, non posso fare a meno di
sentirmi viva. Giusto quando arriva davanti a me, come quando eravamo
in macchina, afferra delicatamente il mio mento con l'indice e il
pollice e stampa un candido bacio sulla mia guancia, e dopo essersi
lievemente allontanato dal mio viso dice: -Niente, è solo che
è incredibile quanto tu possa continuamente sembrare così
meravigliosa.-
Lascia quindi la stanza, portandosi via con sé il mio respiro.
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Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
Cap. 10
Rieccomi con un nuovo capitolo! Questa volta ho cercato di smuovermi e spero che vi piaccia!
Lasciate un piccolo commentino, giusto per vedere se sto scrivendo delle scemenze ;D
Un bacione,
Holly xx
-Sta a guardare!- bisbiglia, muovendosi lentamente a gattoni verso il piccione.
E' passata quasi un'ora e il divertimento continua a procedere
piuttosto bene: e come non potrebbe con tutte le idee folli che vengono
in mente a Harry! Stavo divorando il mio panino e discutendo con lui,
quando ci ritroviamo a mezzo metro di distanza un piccione in cerca di
briciole da rubare alle formiche per sfamarsi. -Guarda quel piccione!
Sembrano tanto stupidi... eppure chi riesce a prenderli! Hanno quelle
zampette tanto piccine, ma si muovono più veloci di un fulmine!
E' pazzesco.- avevo detto sarcasticamente, giusto per dire qualcosa.
Quindi, gli è venuta questa idea scema di riuscire ad
acchiapparlo.
-Io proverò a prenderlo per te.- aveva detto bisbigliando,
mentre pian piano di metteva a gattoni per potergli saltare addosso.
-Ti supplico, ti scongiuro, non farlo.-, ma i miei continui scongiuri servivano a poco. Ormai era partito all'attacco.
Il suo sguardo è fisso e concentrato, sta prendendo la
situazione abbastanza seriamente. Si avvicina lentamente, allunga la
mano.. e il pennuto incomincia a innervosirsi. Ma non solo il piccione.
La scena è diventata decisamente comica: il piccione, che non
esattamente ha spiccato il volo, saltella svolazzando qua e là
simulando una mezza corsetta, mentre Harry cercava di rincorrerlo a
braccia tese verso l'animale e contemporaneamente di non pestarlo coi
suoi piedoni. Di scenette del genere ne vedi solo in televisione, sui
cartoni animati. Invece oggi ho avuto il piacere e l'onore di
assistere il tutto nella realtà. Dio quant'è goffo e
adorabile questo ragazzo. Penso a come ho vissuto fino ad oggi,
così vicina alla città eppure così lontana dal
mondo. Penso a come avrei potuto essere felice se mio padre non fosse
mai... stato se stesso. Però penso anche a come avrei vissuto se
non fossi mai venuta qui. Tutta la sofferenza incanalata nel arduo
lavoro di badante di mia madre si fa sentire ora più che mai, ma
dopo questa mattinata trascorsa insieme a lui, tutto finalmente appare
diverso. Sembra che finalmente io possa ricevere il premio che
aspettavo da tantissimo tempo: la felicità.
Il bel quadretto comico si interrompe con un piccolo ma spassoso colpo
di scena: il piccione, che finalmente ha deciso di prendere il volo,
tra un'imprecazione e l'altra, ha deciso di salutare Harry come
meritava lasciandogli, o meglio lanciandogli, un bel regalino dritto in
fronte. L'espressione sconcertata di lui è a dir poco
esilarante, tanto che sono scoppiata a ridere come non mai, a momenti
smettevo anche di respirare. Intanto lui è rimasto lì in
piedi ancora scioccato da quello che gli è appena successo,
guardandomi mentre rotolavo a terra e affogavo tra le mie piene risate.
Scosta seccatamente i capelli dalla fronte e tenta in qualche modo di
ripulirsi.
-Ah, lo trovi divertente?- mi domanda con tono ironicamente
minaccioso, ma sono troppo occupata e senza fiato per rispondergli. Ed
ecco che si lancia addosso a me, tentando di spalmarmi in faccia gli
escrementi del piccione di poco fa. Io rido e mi dimeno, cercando di
scappare dalle sue grinfie, lui sventola la sua mano sporca dappertutto
nel tentativo di sporcarmi almeno un pochino. Purtroppo per lui, ho
preso alla svelta un tovagliolo e, dopo avergli afferrato
definitivamente la mano, cerco di ripulirgliela.
-Questa volta ti è andata bene, ma la prossima fossi in te
starei bene attenta.- dice abbandonandosi del tutto per sedersi sopra
la grande tovaglia da picnic di mia madre. -Tu mi prendi tanto in giro,
ma quella era la tua stessa espressione di quando sono passato...- ma
non gli faccio terminare la frase.
-Senti, mi dispiace, ma a casa mia di solito non vedo ragazzi
seminudi, tutti bagnati, gironzolare per i corridoi.- Il mio tono
è stizzito, perché riproduco la scena imbarazzante nella
mia mente: io che trafficavo col cibo in cucina e improvvisamente mi
volto e vedo lui, mollo e coperto da solo un asciugamano. Immagino di
esser diventata forse più rossa di un pomodoro. "Cos'è
successo?", era senza fiato perché aveva corso e aveva sentito
un forte rumore, che io non ho nemmeno captato lievemente. Fatto sta
che è stato decisamente il momento più imbarazzante della
mia vita fin'ora.
Questa massiccia dose di risate è meglio di una qualsiasi
medicina. Ora non penso a tutto il male che è stato fatto a me e
mia madre. Ora non penso più alla mia continua solitudine. Ora,
invece, penso a quanto sia bello passare del tempo insieme a qualcuno
come Harry: impacciato, ma anche sfrontato, dolce e simpatico. In una
sola mattina sono riuscita a recuperare anni di dolori inutili. Non ci
posso fare niente, il rancore che provo verso mio padre non
sfiorirà mai, è più forte di me. Non ce lo
meritavamo. Non me lo meritavo.
-Ascolta.. ti volevo ringraziare.. per tutto.- gli confido,
cercando di sfoderare uno dei miei sorrisi migliori - Non ho mai
passato dei così bei momenti con qualcuno.-
Il commento gli ha illuminato il viso: non lo sento, ma in qualche modo
riesco a percepire che il suo battito è accelerato. Forse dai
suoi sospiri, forse dal suo meraviglioso sorriso, forse dagli occhi
risplendenti. Ma ne sono veramente certa solo ora che, dopo essersi
avvicinato a me, mi stringe fra le sue braccia. E' come immaginavo, il
suo battito non è più regolare, riesco a sentirlo come se
fosse il mio. E' una stretta forte, ma allo stesso tempo delicata,
riesce ad esprimersi molto di più di quanto potrebbero fare
mille parole. Vorrei rimanere rinchiusa qui per il resto della giornata
e poter addormentarmi tra i suoi respiri e i suoi sorrisi.
-Per un tesoro come te questo ed altro.- la sua voce è
più rilassante di una ninna nanna, mi vengono i brividi -E poi
non sai cosa ho in progetto domani!-
Sono certa che questi saranno i giorni in cui
finalmente mi riprenderò la mia vita. Con qualcuno di veramente
importante.
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Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
Cap. 11
Non faccio nemmeno in tempo ad aprire gli occhi, che
sento già il telefono vibrare. E ovviamente è un suo
messaggio.
"Sveglia dormigliona, hai avuto tutta la notte per riposare!"
E' possibile che non mi dia un attimo di tregua? Per quanto sia
addormentata e ancora semi-cosciente, riesco a raccogliere le forze
giusto per abbozzare quello che dovrebbe essere un sorriso. E il
messaggio suppone, inoltre, che ho poco tempo per conciarmi al minimo
della decenza. Stiamo parlando di Harry: mi troverebbe adorabile e
buffa sia con un diadema, sia con una poiana in testa. Cerco di
sbrigarmi il più velocemente possibile e, mentre scendo le
scale, noto che come al solito la casa è deserta. Ma non per
molto.
- Come mai ci hai messo così tanto?- mi chiede con l'aria di uno che ha aspettato per ore.
- Guarda che hai aspettato solo pochi minuti e se la cosa ti ha dato
tanto fastidio puoi benissimo anche andartene...- faccio cenno per
chiudere la porta, ma la sua manona la ferma e risponde: -Eh, no cara,
credi sia così semplice sbarazzarsi di me?-
- Sfortunatamente no...- dico esasperatamente. E' forse più
stressante di un bambino, ma non mi dispiace affatto. Poi quei suoi
attacchi di coccole improvvisi sono dolcissimi. Delle volte si ferma a
fissarmi per qualche secondo e, subito dopo, mi ritrovo accoccolata tra
le sue braccia. Rassicura come un genitore, mi infastidisce come un
fratello e mi guarda come un innamorato. Credo che l'unico
ostacolo per arrivare a me sia proprio io. Ma ogni secondo che passa
sento che mi sto avvicinando sempre di più. E mi piace.
- Hai già preparato tutto?- domanda.
- Certo, ho dentro la borsa tutto il necessario per la mattinata e,
guarda un po', porto anche del cibo! Così potremo fermarci al
fiume un po' di più oggi.- Il mio entusiasmo l'ha colpito tanto
sa illuminarglisi il viso.
- Allora credo che, dopo aver mangiato qualche squisita frittella di tua madre, possiamo anche partire.-
L'aria è sempre fresca qui, ad ogni respiro
mi riempio per bene i polmoni per assaporarla al meglio. Il lieve
rumore degli schizzi d'acqua che sbatte tra le rocce mi accompagna
parola dopo parole. Sdraiati a pancia in giù su dei teli uno di
fronte all'altra, le parole nere su bianco colpiscono ma non di certo
quanto il suo sguardo posato su di me. Riesco a sentirlo, anche se non
lo vedo direttamente con i miei occhi, e devo dire che mi intimidisce
parecchio. Faccio un profondo respiro, alzo gli occhi al cielo e poi lo
guardo: proprio come immaginavo, mi stava ammirando tutto il tempo e
sorrideva anche.
- Dimmi un po' come posso leggere tranquillamente se quei tuoi occhi da persecutore non si staccano dal mio viso!-
Il suo sorriso si fa ancora più grande, quindi aggiunge: -
Allora, perché non leggi ad alta voce? Potrebbe darti meno
fastidio.-
La sua proposta mi lascia un po' perplessa, ma di certo non lo
lascerò poltrire lì, fissandomi senza sosta mentre io
elaboro ogni parola nella mia mente con una serie di immagini e scene,
proprio come se stessi proiettando un film. Ora però il film lo
stiamo guardando insieme. Perciò incomincio a leggere, dopo un
piccolo sospiro:
"13 luglio.
No, non m'inganno! Leggo nei suoi
occhi neri un interesse vero per me e per il mio destino. Sì, io
sento, e posso fidarmi del mio cuore, sento che lei - mi è
lecito, mi è possibile esprimere il paradiso con queste parole?
- che mi ama!"
Alzo un secondo lo sguardo per vedere una minima sua reazione: gli
occhi sono vividi e brillano di luce propria, capisco che per lui
queste parole hanno un significato vero e proprio perché sono
parole che ha vissuto. O sta vivendo.
"Mi ama!... E come acquisto valore
anche ai miei occhi, come - a te posso confidarlo, tu puoi capire -
come adoro me stesso da quando lei mi ama! E' presunzione o senso della
vera realtà?... Non conosco l'uomo di cui temevo la presenza nel
cuore di Lotte. E tuttavia... quando ella parla con tanto calore e
trasporto del suo fidanzato... mi sento come un uomo spogliato di onore
e dignità, come un uomo al quale venga tolta la spada."
- Che ne pensi?- mi chiede interessato.
- Io... non lo so.- Non ho mai avuto la possibilità e il tempo
per dedicarmi all'amore... e non ho la più pallida idea di cosa
si possa provare.
- Prova a immedesimarti nel personaggio, hai una mente molto aperta, non sarà difficile.-
Io mi innamoro follemente di un ragazzo, a prima vista. Sento
l'alchimia nell'aria, sento che c'è una possibilità che
lui possa amarmi. Ma non v'è che un'illusione perché lui
è già promesso sposo ad un'altra donna. L'amore per
quanto grande si trasformerebbe in dolore lacerante. Come mi sentirei?
- Anche respirare sarebbe doloroso. - è la prima cosa venutami
in mente -Credo che se amassi così tanto ardentemente qualcuno
che non potrei avere mi ucciderebbe dentro, secondo dopo secondo, e
qualsiasi cosa facessi, mi procurerebbe dolore continuo e
insostenibile. O almeno credo...-
- Vale la stessa cosa per me...- la sua voce è così cupa
ma così tranquillizzante... Sento il cuore battere a mille, odio
quando lui mi fa questo effetto, è tutta colpa sua e di quei
suoi due occhioni.
Ad un certo punto un caos di pensieri mi pervade la mente e sento la necessità di dirli ad alta voce.
- Senti Harry... Io, per come avrai dedotto, ho capito cosa... - la mia
voce esita, ma cerco di portare avanti il discorso, lui sta ascoltando
per bene. E ha di certo capito cosa intendevo.
Infatti dice: - Non devi dare spiegazioni, non è un problema.
Vedi... di certo io sono partito in quinta, questo è più
che ovvio. Ma devi credermi quando dico che ho tutto il tempo del mondo
per aspettare. E sarà una piacevole attesa. -
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Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Cap. 12
Ed è così che passano le giornate, tra
abbracci e sorrisi: una mattina stiamo in riva al fiume a leggere e una
sera ci accucciamo insieme sul divano a mangiare schifezze e vedere
film.
Sento il suono improvviso del clacson della sua macchina e mi ricorda
quanto lui sia impaziente. Prendo le ultime cose frettolosamente,
infilo tutto nella borsa e, dopo aver chiuso bene tutte le finestre e
quindi le porte, mi precipito in macchina dove Harry mi stava
aspettando.
-Sei sempre la solita, mai una volta che ti trovo pronta!- dice sbuffando sarcasticamente lui.
-Ti ricordo mio caro che io sono una ragazza e ci metto 4 volte
il tuo tempo per prepararti. Non dirmi che non hai mai avuto a che fare
con una ragazza che ci metteva molto a prepararsi.-
-Si, ma c'ero io ad aiutarla a fare in fretta.- ammette con un
sorrisetto malizioso stampato in viso, che mi ha irritato un po'.
-Oh be', allora immagino quante volte siate usciti...-
-Jo, guarda che stavo scherzando.- il suo tono è pacato,
la questione ormai è diventata seria. E l'ultima cosa di cui ho
bisogno è serietà per un argomento tanto stupido. Faccio
di tutto per cambiare discorso, non voglio rovinare il nostro programma
di stasera. Prima però dovevamo andare a fare qualche spesa, il
mio frigo faceva concorrenza a un buco nero.
-Lo so, anche perché nessuna ha avuto l'onore di tenerti
sulle spine come faccio io. Credi ancora che sia tutto casuale? Mi
piace farti aspettare, quasi quasi ti si arricciano di più i
capelli quando sei nervoso!- e così scoppio in una fragorosa
risata: immagino quanto potrebbe essere buffo nel caso in cui una cosa
del genere succedesse veramente.
Il tempo al supermercato è passato piuttosto in fretta,
senza tralasciare i nostri soliti momenti imbarazzanti: mentre stavamo
prendendo varie cose dagli scaffali, mi sono voltata e mi sono resa
conto che un'anziana signora che ci stava pedinando e, non appena ho
informato Harry, lui ha riso soffocatamente. A quel punto lei, avendo
capito di esser stata scoperta, ha deciso di avvicinarsi a noi e poi,
con il viso terribilmente eccitato e contornato dalla più grande
eccitazione, sorride e dice: -Siete così adorabili insieme!
Somigliate tanto e me e mio marito ai tempi... Da quanto tempo state
insieme? Oh mamma, come siete dolci... E' da molto tempo che io e Steve
non facciamo la spesa insieme, ormai lui è troppo stanco e non
ha tempo per queste cose... - e così via. Non ci voleva mollare
un secondo: Harry, mentre lei parlava, cercava di trattenersi dal
ridere e io la fissavo sconcertata perché mentre lei parlava
sembrava non prendesse il respiro, proprio come una macchina. Il fatto
più imbarazzante è che a ogni persona che ci passava
davanti, lei ci prendeva per le braccia e urlava: -Ma non sono la cosa
più carina che abbiate mai visto?- Momenti decisamente da
rimuovere dalla memoria.
E così ci ritroviamo finalmente di nuovo a casa, con i
borsoni della spesa in mano e pronti per affrontare la serata. Mia
madre non c'è, è dovuta andare dal nonno, che si sentiva
poco bene, e lui abita parecchio distante da questa città. E
Harry, come suo solito, si è offerto volontario per "prendersi
cura di me" finché mia madre non fosse tornata a casa.
-Ammettilo, le lusinghe della signora ti hanno fatto piacere.- mi
chiede, da dietro la porta della mia stanza, mentre io metto quello che
dovrebbe essere il mio pigiama, ma che in realtà sono dei
semplici shorts in stoffa grigia e una maglia bianca e larga, a maniche
corte, con la scollatura a barchetta.
Ogni giorno lo sento sempre più vicino, credo che ormai sto per
cedere. O forse io voglio cedere. Carico il mio carillon e apro il
portagioie per specchiarmi e pettinarmi. Questa sera ho deciso di
optare per la coda alta. Mentre sistemo l'elastico sento quella fresca
brezza che mi sfiora il collo e, da dietro la porta, riesco a captare
alcune delle sue parole. -E' davvero una bella melodia...- ma non gli
rispondo. Accenno invece un dolce sorriso che viene catturato come una
fotografia dal piccolo specchio. Appena pronta, mi precipito fuori
dalla stanza e, insieme, ci dirigiamo in cucina.
-Quindi volevi fare una torta al...?- come al solito non ha
voluto rivelarmi nulla prima. E il bello è che è stato
abbastanza vago anche durante la spesa.
-Credo quella al cioccolato, te che dici?-
-Va benissimo! Allora...se non ricordo male, il libro delle ricette di mie madre sta...-
-No, mia cara, hai qui davanti a te un vero e proprio chef. Non
hai bisogno di quei fogliacci.- dice esaltandosi, con aria da
so-tutto-io. Sono certa che non finirà bene. -Devi fare
esattamente tutto quello che ti comando.-
-Da quando sei un dittatore?- chiedo scherzando. -Ho sempre pensato che in casa mia ci fosse aria democratica!-
-Sfortunatamente per te c'è stata una presa di potere.- e
ridacchia sotto i baffi, mentre intanto mi passa uno dopo l'altro gli
ingredienti per la torta e poi incomincia a trafficare con la farina.
Ma c'è qualcosa che, per qualche motivo, lo ferma: tiene una
manciata di farina in mano e la fissa fino a quando non volge lo
sguardo ambiguo verso di me. Ormai le sue intenzioni sono chiare.
-Har.. no, Harry, non ci provare, poi pulirai tutto tu e te la
vedrai con me, cosa non da poco e...- troppo tardi. Mi ritrovo con
tutta la farina in faccia, se non tra i capelli. E intanto lui se la
ride di gusto, ma riprometto a me stessa che non durerà per
molto. Apro gli occhi e mi volto verso il tavolo, afferro un uovo con
tutta la tranquillità possibile e lo tengo saldamente tra le
mani. Ora è il mio turno e la sua espressione da divertita si
trasforma in terrorizzata. Non solo perché ha una certa idea di
cosa sto per fare, ma sa bene a cosa punto: i suoi capelli.
-Jo, dai, stavo scherzando! Adesso ci mettiamo a pulire tutto e
in men che non si dica...- mi avvicino così tanto a lui che
è come se ci separasse il semplice e sottile spessore di un
filo, siamo distanti un soffio l'uno dall'altra. Spacco il guscio e,
dal momento che l'ho terribilmente immobilizzato, è decisamente
facile versarglielo addosso. Però non reagisce in nessun modo,
il suo respiro è pesante, i suoi occhi sono fissi sui miei, le
sue mani mi sfiorano il viso per togliere un po' di quella farina e,
tutt'un tratto, le sue labbra premono sulle mie. E' successo tutto in
fretta eppure questo momento pare eterno. Chiudo gli occhi e assaporo
l'attimo: sento tutto un brivido che percorre lentamente la schiena, le
sue labbra morbide mi tolgono il respiro e sento di volerlo stringere
tra le braccia e non lasciarlo mai andare.
Qui e ora, giuro che questo momento durasse per sempre.
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