Le avventure dei quattro re

di Julia of Elaja
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** L'arrivo a Mors ***
Capitolo 3: *** Da un mondo ad un altro ***
Capitolo 4: *** Un insolito pomeriggio ***
Capitolo 5: *** Liete notizie ***
Capitolo 6: *** Le basi, per iniziare ***
Capitolo 7: *** Alla corte del re ***
Capitolo 8: *** Quattro maestri per quattro ragazzi ***
Capitolo 9: *** I quattro re venuti da lontano ***
Capitolo 10: *** Una nuova storia per Nix ***
Capitolo 11: *** Un tranquillo pomeriggio ***
Capitolo 12: *** Fuga precipitosa ***
Capitolo 13: *** Yuronè, la città sulla montagna. ***
Capitolo 14: *** Fuggiaschi...di nuovo. ***
Capitolo 15: *** Un bacio tanto atteso ***
Capitolo 16: *** Vegeta rimane solo. ***
Capitolo 17: *** L'affascinante Cell ***
Capitolo 18: *** Hexia, finalmente! ***
Capitolo 19: *** Di nuovo in viaggio ***
Capitolo 20: *** La storia di Abu ***
Capitolo 21: *** Urca! ***
Capitolo 22: *** Quando il gioco si fa duro... ***
Capitolo 23: *** Benvenuti ad Elaja ***
Capitolo 24: *** Il covo ***
Capitolo 25: *** Guai all'orizzonte ***
Capitolo 26: *** Allenamento ***
Capitolo 27: *** Che giornata! ***
Capitolo 28: *** Veritaserum ***
Capitolo 29: *** Ibridi ***
Capitolo 30: *** Ricerca ***
Capitolo 31: *** Metamorfosi ***
Capitolo 32: *** Nuova alleanza per la resistenza ***
Capitolo 33: *** Ciò che l'amore non può... o forse sì. ***
Capitolo 34: *** La battaglia incombe ***
Capitolo 35: *** Ricorda chi sei ***
Capitolo 36: *** Inferno ***
Capitolo 37: *** Sei pronto a combattere? ***
Capitolo 38: *** Limbo ***
Capitolo 39: *** Ritorni ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Le avventure dei quattro re

• Prologo •


Il cielo era terso, il sole stava morendo all'orizzonte colorando tutto attorno di ocra e d'arancio.

Elaja. Terra di colori, di bellezza, di tanto agognata pace; terra di speranza, di gioia e... d'amore.
Due giovani camminavano in un prato, le mani unite e un sorriso ad illumirare i loro volti; i lunghi capelli scuri di lei sporchi di fango, così come del resto il suo vestito e le sue braccia; le punte degli stivali di lui altrettanto imbrattate, come i suoi pantaloni e i polsini della sua camicia.
Eppure la felicità nei loro occhi era evidente; a loro non importava di essere così sporchi, sembravano estranei a qualsiasi problema. A guardarli, sembravano immersi in un altro mondo...
"Io... non pensavo arrivaste a tanto, maestà" stava mormorando lui, guardando la ragazza al suo fianco.
Lei gli sorrise in risposta: "Allora... adesso hai capito cosa intendevo dire quel giorno?".
Fermi al centro della prateria, con il vento che carezzava dolcemente i loro vestiti, unirono le loro mani e si guardarono entrambi negli occhi: "Vostra maestà, io...".
"Julia. Chiamami Julia".
Lui annuì, imbarazzato: "Julia" riprese quindi "Devo chiedervi una cosa".
Lei con un cenno del capo gli fece intendere di proseguire; e con un gran respiro, il bel giovane si inginocchiò davanti alla fanciulla e guardandola adorante le chiese: "Julia, volete sposarmi?".
La ragazza sbatté ripetutamente le palpebre per un paio di volte: "Prego?" fece, stupita.
Lui, imbarazzato, abbassò lo sguardo mentre prendeva qualcosa dalla tasca dei suoi pantaloni: "So che non è molto, ma questo è l'anello con cui mio padre chiese la mano di mia madre Selena... io vorrei donarlo a voi come pegno del mio amore".
Julia scosse la testa, in silenzio; si portò una mano sulle labbra.
"Tutto ciò che voglio è avervi come mia moglie" continuava intanto lui "Non chiedo altro, non voglio alcuna onorificenza, alcuna medaglia... solo il vostro cuore!".
Ma lei continuava a tacere, guardando ora il sole all'orizzonte, sempre meno visibile man mano che scendeva oltre le montagne innevate...
"Eragon" cominciò "Io non so cosa dire... tutto questo è così inaspettato!" fece, arrossendo.
Lui si rimise in piedi; "Allora mi state rifiutando, Julia?".
Lei si voltò di scatto a guardarlo: "Mai!" urlò quasi "Io non ti rifiuterei mai! Ma è una cosa così inaspettata... credevo volessi più tempo!".
Eragon le si avvicinò: "Direi che abbiamo aspettato fin troppo, Julia".
Si sorrisero di nuovo: "Mio giovane cavaliere, accetto di buon grado la tua proposta: sì, voglio essere tua!".
E accadde.
I  loro sguardi si fermarono in quell'istante; fissavano entusiasti i loro volti, sentivano i loro cuori battere ad un ritmo frenetico.
Fu un attimo: le loro labbra si stavano sfiorando e Julia sentiva il respiro di lui sul suo collo... non poteva resistergli oltre...
Più di due anni; era passato tanto, troppo tempo da quando Julia aveva sognato di baciare Eragon. Era diventato un sogno irrealizzabile, qualcosa a cui rinunciare... ma poi tutto era andato per il meglio.
Il nemico era stato sconfitto.
Eppure, quasi due anni prima, Julia non avrebbe mai scommesso su quel bacio.
Se qualcuno le avesse raccontato che sarebbe diventata Regina Suprema dell'isola di Elaja, e moglie di Eragon Bromsson, lei avrebbe riso di cuore, complimentandosi con il suo interlocutore per la fantasia... e, soprattutto, avrebbe chiesto:
"Cosa diamine è Elaja?".
Era passato molto tempo da quello strano giorno... Cerignola, una tranquilla città italiana, in Puglia. Era da lì che era iniziato tutto...
Casa sua; quella era casa sua, non Elaja... 
Ma ormai, c'era poi differenza?

"Cos'è Elaja?"
"Elaja è un'isola immensa. L'isola su cui vi trovate voi ora, ragazzi miei".
"Una realtà parallela alla nostra! Assurdo"
"Elaja ha una capitale, sua omonima. Ed è lì che sorge l'antico castello, sede del re e della sua corte".
"Voglio visitare il castello"
"Un tempo Elaja era governata con giustizia e serietà dal buon re Jorlax, sovrano giusto ma intransigente. La moglie, Bomerie, era la sua amata regina e gli aveva donato quattro splendidi figli. Due maschi e due femmine. Dioral e Ralop erano i due fratelli: sin da piccoli erano stati educati nell'arte della lotta, e del combattimento. Tenaci, belli e forti. Le due figlie femmine, Meleren e Deshounì erano diventate due splendide fanciulle, educate nell'arte del canto, della danza e della poesia. Tutta l'isola di Elaja viveva in gran pace. Tutti gli abitanti erano felici.
Ma un'ombra oscura si stava allargando su di loro.
Abu, stregone sanguinario, violento e vendicativo, di origini semi sayan aveva sete di potere.
E un triste giorno giunse ad Elaja; uccise il re, i suoi figli e tutta la sua corte.
La capitale venne devastata da cima a fondo. Migliaia di morti e feriti, urla di dolore dovunque.
Da quel maledetto giorno, Abu prese dimora fissa nel palazzo reale.
Da quel giorno, su Elaja, non ha più brillato la luce del sole".
"Questo stregone Abu deve essere un tipo pericoloso".
"Erano passati ormai quasi due secoli da quel giorno, e nonostante i numerosi tentativi di ribellione nessuno era riuscito a spodestare Abu; e in una notte oscura e gelida, una ninfa dei boschi fece una predizione. Sarebbero arrivati, un giorno, quattro giovani cugini che avrebbero spodestato quell'essere malvagio. E sarebbero diventati i nuovi regnanti di Elaja, che sarebbe tornata ad un periodo di prosperità e pace. La profezia si diffuse tra la popolazione, tutti ne parlavano entusiasti".
"Ma in tutto questo, cosa c'entriamo noi?"
"Lo scoprirete molto presto, amici miei… molto, molto presto!" 



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ANGOLO AUTRICE:

Questa è una storia un po' particolare.
Nasce dalle menti di una ragazzina di quindici anni, una bambina di otto, uno di nove e un altro di dieci; estate 2007.
Quei pomeriggi estivi in cui i nostri genitori erano fuori e noi in casa tutti assieme; e ci perdevamo nelle nostre fantasie, raccontando di quanto sarebbe stato bello poter incontrare tutti i nostri personaggi preferiti, di libi, film, cartoni animati... così nacque Elaja.
Elaja è quel posto in cui vi ritrovate quando chiudete gli occhi e viaggiate con la fantasia. Elaja è la terra dei sogni. Quel luogo magico in cui puoi incontrare chiunque tu desidera. Ma anche lì il male non manca, purtroppo; e i quattro re, prima di diventare tali, hanno affrontato avventure incredibili.
Siete pronti a scoprire quali?
Allora non mi resta che augurarvi buona lettura e... darvi il mio benvenuto ad Elaja! ;) Oh, un'ultima cosa: vorrei ringraziare di cuore Federica Martina per la stupenda impaginazione e Karla C. Watson per il bellissimo banner! Se volete contattarla per altri banner eccovi qui il suo contatto EFP: http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=560707
Al prossimo capitolo allora! Vostra, Julia

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Capitolo 2
*** L'arrivo a Mors ***


Una tranquilla mattinata, una di quelle di inizio estate, con il caldo che iniziava a farsi sentire e il cielo terso poteva nascondere un cambiamento così stravolgente nella vita di tre ragazzi?

Sì. Poteva.
Nicola, steso su un divano, fissava il soffitto con espressione vacua e ripensava alle parole di sua madre, che quella mattina gli aveva detto, con orgoglio, di essere felice perché lui si stava realizzando e che le sembrava quasi impossibile di aver cresciuto un figlio che si fosse realizzato in tale maniera. Sospirando, realizzò che era ormai lontano da casa sua da qualche anno proprio perché aveva deciso di dedicarsi agli studi universitari in una città diversa e tornava a trovare i suoi genitori e la sua famiglia appena riusciva; un po' gli mancava la routine prima dei suoi studi universitari. Era cambiato tutto, lo capiva dalle rughe nel sorriso della mamma, dai capelli bianchi del padre, dal fatto che ora apprezzasse il cioccolato fondente e il vino rosso e che detestasse le chewing-gum. Era cresciuto, forse troppo in fretta.

Si voltò e con sguardo assorto fissò per qualche istante i suoi cugini, Myriam e Luca che discutevano e ridevano assieme; decise di unirsi a loro e di lasciar stare i suoi pensieri per un po'. "Tutto bene?" gli chiese Myriam, notando la sua espressione pensierosa: le fece un cenno con il capo, poi intervenne Luca a chiedergli "Questa sera pensavamo di andare a mangiare una pizza assieme;  ci staresti?".

"Ci penso e ti dico più tardi" gli rispose "Devo sentire prima  un amico, dovremmo decidere assieme per un...".

Un rumore cupo, simile ad un boato, o forse un tuono li fece sobbalzare; Nicola si interruppe e rimase per qualche istante paralizzato, alla ricerca della fonte di quel suono. Myriam si avvicinò alla finestra e guardò il cielo, ma nemmeno una nuvola passava in quel momento.

"Sarà stato un jet" propose Luca con fare non troppo convinto; ma Nicola taceva, gli occhi sbarrati e le labbra leggermente socchiuse, un'espressione a metà tra il sorpreso e lo spaventato.
"Io credo venga da lì" mormorò appena, indicando un punto imprecisato dietro i due ragazzi; Myriam sobbalzò con fare isterico; al centro della stanza, nel pavimento, un buco nero delle dimensioni di un piatto da portata si continuava ad allargare ed estendere. 
"Cosa diamine è quella cosa?" sussurrò Luca, allontanandosi da quello strano fenomeno, seguito dagli altri due.
"Non so, ma direi di uscire di casa e chiamare qualcuno" propose Myriam, avvicinandosi alla porta e continuando a tenere d'occhio quella strana presenza. Il silenzio totale calò e nessuno dei tre osava proferire parola.

Nicola e Luca camminarono all'indietro verso la porta, sentendo i passi della cugina dietro di loro, attoniti per quella allucinante situazione; cosa era quella cosa nera? Che cosa stava accadendo?

E fu proprio mentre si ponevano questa domanda che si resero conto di essere scivolati giù, dentro una sorta di cratere buio; a quanto pareva, qualsiasi cosa fosse quella era riuscita a raggiungerli e a inglobarli. 

La paura era subentrata, e i ragazzi si ritrovarono catapultati a grande velocità in una specie di condotto stretto e buio; si udivano solo suoni dei loro corpi che impattavano contro invisibili pareti  e ululati degni di un animale impaurito che altro non erano se non le loro urla.
Poi, d'improvviso, il silenzio. Erano fermi, gli occhi chiusi per la paura, immobili finalmente; Nicola poteva sentire la sua schiena poggiare su qualcosa di freddo e umido, che ad una prima impressione, accompagnata anche dall'olfatto, sembrava...

"Terra".
E aprì gli occhi.
Lo stupore fu troppo perché riuscisse a rimanere lucido; non era più nel salotto di Myriam, ma fissava un cielo nero, con tanto di saette che giocavano a rincorrersi tra quei nuvoloni.
Voltò appena il capo per capire su cosa fosse steso: terriccio bagnato misto a fanghiglia.
Si alzò con una certa difficoltà, sentendosi ancora intontito e fissando con fare attonito i suoi cugini.
"EHI!" cercò di urlare, ma non gli uscì altro che un suono roco e flebile.
"Tutto bene?".
Una mano più forte e sicura della sua gli fece da appoggio per aiutarlo ad alzarsi: era Luca che lo aveva raggiunto, dopo aver aiutato Myriam ad alzarsi.
"Dove siamo?" ebbe la forza di chiedergli.
Ma il cugino si strinse nelle spalle, con fare preoccupato e guardingo: "Cosa vuoi che ne sappia io. Non ne ho la minima idea. L'unica cosa che posso dirti è che non siamo più a casa".
"Che cosa diamine è successo?!" iniziò a urlare Myriam, avvicinandosi con passo spedito.
"Quel vortice... buco nero... qualsiasi cosa fosse, deve averci risucchiati. Ho capito solo questo" sussurrò Nicola.
"Ehi voi!".
Una voce maschile li richiamò, quasi a mo' di rimprovero: "Sì?" Luca si voltò a fronteggiare lo sconosciuto, il volto contratto dalla paura e dalla curiosità; soprattutto la prima.
L'uomo era basso, e di primo acchito si intuiva fosse un nano.
"State bene? Vi vedo alquanto scossi".
Nicola stava per rispondergli e chiedergli dove si trovassero ma prima ancora di poterlo fare Luca replicò all'uomo sconosciuto ringraziandolo per l'interessamento e dicendogli che andava tutto bene.
Il nano fece un cenno di saluto con il capo: "Siate prudenti, sta arrivando una tempesta. Dovreste andare in un posto sicuro" e si avviò verso un gruppo di casupole poco distante.
"Dovremmo seguirlo?" chiese Nicola "Lì mi sembra ci sia un centro abitato, anche se sono case decisamente particolari".

"Per particolari intendi uscite da una rappresentazione medioevale?" sbottò Myriam, con sguardo allibito, levandosi una ciocca di capelli castani e pieni di fango dal viso lucido e sudato "Luca, perché non gli hai chiesto dove accidenti ci troviamo?".
"Perché se io incontrassi qualcuno per strada che mi dicesse di essere appena arrivato da un altro luogo grazie ad un vortice, penserei che sia un matto e scapperei a gambe levate, o forse chiamerei la polizia dicendo di aver incontrato un gruppo di pazzi. Invece, noi vogliamo sapere dove siamo e non creare problemi a nessuno, quindi ora ci dirigeremo verso quello strano centro abitato e cercheremo di capire dove siamo. Ci sarà una piantina da qualche parte, con il nome della città, no?".
In un silenzio carico di nervosismo e tensione, i tre si avviarono seguendo a distanza il piccolo uomo.
"Avete notato" intervenne dopo qualche minuto Nicola "Gli abiti di quel nano?".
"Una casacca amaranto, pantaloni consumati verdoni e stivali in cuoio dall'aria malconcia" rispose prontamente Myriam.
"E voi avete mai visto qualcuno andare in giro così?".
"Sembrerebbe un contadino. Un abbigliamento alquanto inusuale però, fa molto stile Medioevo".
"Esattamente" fece eco Nicola "Medioevali".
Luca e Myriam lo guardarono straniti: "Si vede che devi aver sbattuto la testa nella caduta".
"Oh, insomma, guardate le case verso cui ci stiamo dirigendo!" sbottò allora il ragazzo "Vi sembrano del duemila?".
"Può darsi sia uno di quei paesini di montagna retrogradi dove non vogliono modernizzare nulla" fece presente Myriam.
"Oppure siamo in un parco a tema".
"Io non vedo turisti" replicò Nicola.
"Allora adesso scopriremo di che si tratta".
Erano arrivati davanti ad un grosso cancello in ferro battuto, pieno di ruggine, che era spalancato davanti ai loro occhi: e videro.
Cavalli con carri, uomini e donne che si affrettavano verso le proprie case; le donne con ampie gonne lunghe, grembiuli allacciati, corpetti stretti e cuffiette di lino sul capo, a coprirlo. E gli uomini vestiti con abiti decisamente appartenenti ad un'altra epoca. 
La pioggia intanto iniziava a scendere: grosse gocce stavano infradiciando i tre cugini, mentre un vento gelido sferzava loro il viso.
"Avanti, finiscila di mugugnare e sbrigati, altrimenti diventeremo fradici!" sbuffò qualcuno lì vicino.
Myriam si voltò al suono di quella voce, che le era chissà per quale motivo molto familiare.
"Ho freddo e fame! Andiamo da Clivius a bere qualcosa di caldo!" rispose l'altro, imbronciato.
"S-si per f-favore! Andiamo a mangiare qualcosa!!" rispose un altro, poco più dietro.
E capirono; il primo a parlare era stato proprio il nano che avevano incontrato poco prima. E, dietro di lui, altri sei uomini, piccoli come lui, camminavano coprendosi alla men peggio dalla pioggia.
"Molto bene, andiamo da Clivius allora! Il suo pane è il migliore e le bevande non sono niente male!" fece il primo e si diressero tutti verso una capanna poco distante.
"Li avete visti?" esclamò Myriam rivolta ai suoi due cugini, mentre questi parlottavano fra di loro.
"Visto cosa?" Nicola guardò Myriam con fare preoccupato.
"Il nano di prima era assieme ad altri sei, nani come lui!" urlò quasi la ragazza "Non lo trovate... strano? Sette nani tutti assieme?".
Luca le rispose ridendo con fare isterico "Myriam, tu non trovi strano il fatto di essere qui e non nel tuo salotto?".
"Non so cosa stia succedendo a noi tre, ma so per certo che qui qualcosa non mi torna!" urlò ancora più infastidita quella.
Qualche passante, incuriosito dal vociare, osservava i tre ragazzi, nonostante la pioggia ora fosse diventata insistente; un uomo in particolare sembrava alquanto interessato e si era fatto più vicino, il cappuccio abbassato sul volto.
Era un uomo basso, ma di certo non un nano; grassoccio, con una camminata un po' affaticata, si schiarì la voce per annunciare la sua presenza ai tre ragazzi.

"Permettete? Mi sembrate in difficoltà" esordì, esponendo il viso a quella fioca luce del giorno che traspariva dalle nubi: barba rada e una chiazza di capelli mancanti al centro del capo, naso e gote rosse e occhietti porcini, sembrava a prima vista quasi più impaurito lui dei tre cugini.
"Voi siete stranieri, vero?".
Nicola annuì, beccandosi un calcio sugli stinchi da Luca. "Lascia fare a me" sillabò appena il cugino, ma lui, imperterrito, continuò:
"Sì, siamo stranieri! In tutta sincerità non sappiamo né come ci troviamo qui, né che posto sia questo!!".
"Idiota" borbottò Luca nascondendosi il volto con una mano.
"Capisco" annuì l'uomo "Forse potrei esservi di aiuto! Io sono Callutius, per gli amici Cal"; l'uomo si guardò attorno, poi si schiarì la voce e cominciò:
"Vi trovate a Mors, capoluogo della provincia omonima. In quanto al come siete arrivati qui, be' se non lo sapete voi, non capisco davvero come potervi aiutare! Avete viaggiato con cavalli? Navi? Volando?" chiese l'uomo.
I tre scossero la testa.
"Che diamine è Mors?" sussurrò Myriam a Luca.
"Non ne ho la minima idea" rispose quello, giusto in tempo perche Cal aveva ripreso a parlare: "Siete forse dei maghi?".
"Maghi?" Luca strabuzzò gli occhi "Ma la magia non esiste!".
"Lasciate fare a me" Myriam si fece avanti e spinse via i due cugini: "Allora, eravamo a casa mia... e il vortice... no, no, un tuono ci ha fatti...".
"Signorina, non riesco a capire cosa mi stiate cercando di dire!"
"Allora, spiego io!" Nicola si fece nuovamente avanti e sembrava fuori di sé "Eravamo a casa di lei!" indicò Myriam con fare esasperato "Quando abbiamo sentito uno strano rumore. E abbiamo trovato una specie di vortice nel salotto che ci ha risucchiato... e poi ci siamo ritrovati qui! Ecco tutto!".
Cal si grattò il mento, e li squadrò dalla testa ai piedi.
"Quindi, vi siete teletrasportati. O meglio, siete stati teletrasportati. E non siete originari di Elaja, vero?".
"Cos'è Elaja?" chiese Luca, quasi spazientito.
"Elaja è l'isola su cui vi trovate ora! Ha tante regioni al suo interno, e voi vi trovate in quella di Mors in questo momento, con l'omonimo paese capo regione. Poi c'è la regione di Solex, Lunar, Marinus, Montuli e Regis. Nella regione di Regis si trova la capitale, omonima dell'isola: Elaja!".
I tre cugini erano sbalorditi; Luca esclamò, in preda ad una crisi isterica: "Elaja è un nome inventato! Non esiste nessun isola di nome Elaja sul pianeta Terra!"
"Esiste un pianeta di nome Terra?" chiese l'uomo, visivamente incuriosito e per certi versi un po' eccitato.
"Ma, ma noi... oh, accidenti, dove diamine siamo?!" urlò Myriam, in preda al panico più totale.
"Siete ad Elaja! Ma non siete sul vostro pianeta! Io non so come potervi aiutare" si fermò d'improvviso, come se avesse appena avuto un'illuminazione "A meno che voi non...".
"Ehi, va tutto bene amico?" chiese Nicola, vedendo l'uomo farsi paonazzo.
Ma Cal esibì un grande sorriso: "Credo di caver capito tutto. Seguitemi, so come potervi aiutare!".
Cominciò a camminare a passo svelto, diretto verso una piazza lì affianco.
"Che facciamo, lo seguiamo?" chiese Nicola con fare sospettoso.
Ma Myriam era già partita a passo svelto dietro all'uomo, commentando "Tanto peggio di così non potrebbe andare!".
Luca e Nicola la rincorsero quando ormai lei e Cal si erano fermati davanti ad una piccola casa con una porticina intarsiata in legno.
"Ditemi, prima che io bussi: voi tre siete forse cugini?".
Myriam e Nicola annuirono; Luca rimase invece in silenzio, diffidente.
"E per caso uno di voi ha una sorella più grande?".
"Sì, Luca ha una sorella più grande" fece Nicola, beccandosi un altro calcio sugli stinchi e un'occhiataccia da parte del cugino che sillabò "Taci!".
Cal si sfregò le mani con aria soddisfatta: bussò tre volte, con tre colpi secchi e netti. Dopo circa cinque secondi si aprì una finestrella al centro della porta.
"Cal?".
"Apritemi, ora! Ho una grande notizia!" disse sottovoce Cal, il tono decisamente euforico.
Si sentirono dei rumori di catenacci, poi la porta venne spalancata.
"Venite!" Cal fece segno a Myriam Luca e Nicola di entrare; Luca non era molto convinto, ma pur di restare con i suoi cugini li seguì di malavoglia dentro.
Una volta entrati, la porta venne immediatamente chiusa alle loro spalle: si trovarono in una stanza buia, angusta.
Un misero piatto di qualcosa di simile a delle lenticchie, ma di più grandi dimensioni, stava al centro di un tavolo, e attorno a loro li circondavano alcuni uomini e delle donne sedute silenziose nella semioscurità della stanza. 
"Allora Cal, cos'è questa storia?" chiese un uomo alto, slanciato e muscoloso.
"Sono loro. La profezia si è avverata! Sono loro!" urlò Cal, indicando i tre ragazzi dietro di lui.
Tutti si girarono a guardarli; Luca si stava irrigidendo sempre più, pronto a difendersi nel caso quegli sconosciuti avessero avuto cattive intenzioni.
"Io ne vedo tre, non quattro" fece l'uomo muscoloso, squadrando da capo a piedi i tre ragazzi e facendo spallucce.
"Ma Tiorin! Uno di loro ha una sorella di poco più grande! Devono essere loro! Si sono teletrasportati qui!" continuava Cal.
"Ci siamo teletrasportati involontariamente" sopraggiunse Nicola "In effetti è stato quel portale che ci ha risucchiati e mandati qui".
Tiorin ribadì quasi immediatamente: "Quali sono i vostri nomi?" chiese.
"Io sono Nicola."
"Myriam".
"Perché vuoi sapere i nostri nomi?" chiese Luca.
"Ditemi solo se il vostro nome è Luca".
"Ma sì che è Luca!" intervenne Myriam.
"E la ragazza che manca, come si chiama?" chiese ancora Tiorin.
"Giulia. Ed è la sorella di Luca" intervenne Nicola.
Luca li guardò in cagnesco: non capivano che non avrebbero mai dovuto dare così tante informazioni su di loro a dei perfetti sconosciuti?
Tiorin guardò prima Cal, poi gli altri presenti.
"Avete capito, vero, chi abbiamo qui davanti a noi?".
E in quel silenzio carico di gravità, i presenti tutti si inchinarono al cospetto dei tre ragazzi.
"Tre dei futuri quattro re sono qui nel nostro umile covo. Onore e gloria alla profezia e ai nostri re!" esclamò Tiorin, mentre gli altri presenti recitavano: "Onore e gloria!".
Myriam stava per scoppiare a ridere o forse a piangere, disperata e confusa; Nicola e Luca si guardavano, stupiti.
"Questa buffonata è durata fin troppo" sbottò Luca, urlando e serrando le mani a pugno.
"Noi non siamo re! Siamo tre ragazzi!" esclamò Myriam, esasperata "Tre idioti iscritti all'Università, non regnanti di chissà dove".
"Ne siete sicura? Voi, Luca, non vi siete chiesto come mai io sapessi il vostro nome?" Tiorin sorridendo raccolse intanto un piccolo specchio rotondo e lo porse a Myriam.
"Sarete degli stalker, che ne so!" rispose Luca con i nervi a fior di pelle.
L'uomo lo guardò interrogativo: "Perdonatemi, stalker cosa significa?".
Ma un urletto li distrasse entrambi:" Guardatemi!" stava urlando Myriam indicandosi "Non sono più la stessa! Guardate il mio viso".
Myriam sembrava sotto shock e Luca, osservandola con attenzione, capì il perché.
Era lei, certo, il suo viso era sempre quello, ma visibilmente cresciuta; i suoi capelli più folti e più lunghi, ribelli, e il volto più squadrato, la mascella più definita e lo sguardo più pesante.
"E anche voi... siete diversi" esclamò ; Luca strappò quasi di mano lo specchio alla cugina e si osservò con attenzione.

Era vero, anche i suoi lineamenti erano cambiati, i suoi capelli erano più lunghi e più chiari e aveva un'aria adulta e fiera.

"Siamo adulti!" sussurrò più rivolto a se stesso che agli altri.
"Esatto. Questo perché voi siete i nostri futuri re! Così sta scritto nella profezia!" spiegò Tiorin.
Nicola intanto tastava la sua barba, folta e riccia, in maniera compiaciuta.
"Cos' è questa storia? E di quale profezia stai parlando?" Luca si rivolse all'uomo di nome Tiorin.
L'uomo sorrise appena: "La ninfa Dedale, secoli fa, predisse l'arrivo di quattro ragazzi, da un altro universo e da un altro mondo, che avrebbero spodestato Azur il Malvagio e sarebbero saliti al trono. Giovani, di bell'aspetto e ammaestrati nell'arte della guerra. I vostri nomi da umani sono proprio quelli di quei quattro ragazzi che sarebbero poi diventati i nostri quattro re. Il destino si sta compiendo. Ora siete arrivati e finalmente ci libererete!".
"Ci avrete sicuramente confusi con qualcun altro! Noi di guerra non ne sappiamo nulla!" esclamò Nicola.
"Ma è impossibile! Dovete per forza essere voi!" rispose Tiorin, visibilmente deluso.
"Invece no!Siamo semplici ragazzi" sbuffò Myriam "E ora, per favore, ci direte come tornare a casa nostra?".
"Noi non ne abbiamo idea, mia signora" le rispose Tiorin con fare mortificato "Non sappiamo come farvi tornare al vostro mondo".
"Cosa?" urlò in preda alla disperazione la ragazza.
Calò il silenzio: Luca sbuffò, Nicola giocherellava nervosamente con la sua nuova barba e Cal sembrava voler scomparire nel muro al quale si era appoggiato.
"E così voi non sareste i re" esordì in quel silenzio una voce cupa.
Si voltarono: un uomo con un cappuccio grigio calato sulla testa stava lì in piedi e li fissava.
"Sì, vi siete fatti strane idee in merito!" rispose Luca con tono adirato.
Fu un attimo: l'uomo lanciò un coltellaccio in direzione dei tre ma il ragazzo, senza neanche rendersene conto, lo deviò con la mano sinistra, e il pugnale si conficcò alle loro spalle, nella porta.
"Luca!".
I due cugini lo stavano guardando a bocca splancata.
"Ti sei reso conto di quel che sei riuscito a fare?" mormorò Nicola, le mani tra i capelli.
"Se voi non foste stati i futuri re, a quest'ora quel pugnale vi avrebbe già passato da parte a parte!" esclamò l'uomo sconosciuto a gran voce "Dite di non essere pronti a combattere? Ebbene, vi addestrerò io!" continuò.
"Ma tu chi sei?" chiese Nicola.
L'uomo si abbassò il cappuccio e si presentò, raggiante, nonostante le rughe sul volto: "Io sono Brom, Vinr Älfakyn" 

I ragazzi replicarono immediatamente"Quel Brom amico degli elfi?" "Il padre di Eragon?" aggiunse Myriam.

L'uomo rimase spiazzato: "Come sapete che Eragon è mio figlio?".
"Troppo complicato da spiegare, ne parleremo un'altra volta. Sappi però che la vostra storia è risaputa" esclamò Nicola con fare divertito.
"Quindi, dite che noi siamo davvero i vostri futuri re?" chiese Myriam, cambiando discorso prima che Brom continuasse a insistere con le domande.
Brom e Tiorin annuirono contemporaneamente, assieme agli altri nella sala.
"Sì, vostra maestà. Voi siete e sarete i nostri re. Ne siamo certi".
Myriam, Luca e Nicola si guardarono ancora una volta; "E cosa dovremmo fare?" chiesero.
"Uccidere il tiranno Azur e ristabilire la pace ad Elaja, diventando nostri sovrani!" esclamò Tiorin.
"Arrivò qui ad Elaja secoli fa e ha sottomesso l'intera isola in meno di un giorno. Da allora siamo suoi schiavi" spiegò tristemente Brom.
"Deve avere una potenza infinita questo Azur" commentò Nicola con fare preoccupato "Ci vorrebbe un qualche stratagemma particolarmente potente per sconfiggerlo".
"Già, maestà" esordì una voce che ancora non aveva proferito parola, un uomo che stava in fondo alla sala "Io stesso in forma di scimmione dorato ho una potenza nettamente inferiore rispetto a quella di Azur".
Nicola strabuzzò gli occhi: non poteva essere possibile, no...
"Goku?" gridò Nicola, quasi con le lacrime agli occhi.
Il saiyan si grattò il capo "Ehm, sì, sono io maestà. Conoscete proprio tutti qui, a quanto pare"
"Sei il mito della mia infanzia!" ululò quello in risposta "Non posso crederci, ditemi che non sono in coma vi prego. Tutto questo è un sogno".
"Goku?" esclamò Myriam, le mani sul volto con fare disperato e stralunato.
Il Sayan arrossì, imbarazzato "Forse ora sarà meglio parlare prima che..."
Un improvviso rumore alla porta fece girare tutti quanti; qualcuno batteva pesantemente sul legno, con fare prepotente.
"Per ordine dell'imperatore Azur, aprite questa porta! Jafar il consigliere ve lo ordina!".
Tiorin guardò prima Brom, poi i tre ragazzi: era ufficiale, erano tutti nei guai.

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Capitolo 3
*** Da un mondo ad un altro ***


I primi albori facevano capolino quando Giulia alzò il capo dalla scrivania; erano le cinque e mezzo del mattino e il sole iniziava a sorgere timidamente, squarciando il buio della notte con i suoi raggi. Stiracchiandosi, la ragazza si voltò a guardare i monitor dei computer accesi dietro di lei: facendo mente locale, ricordò che l'ultima azione fatta, prima di crollare per quella mezz'ora di sonno, era stata la compilazione di un certificato di invalidità e cercò di riportare alla mente altre eventuali incombenze. "Dovrei aver fatto tutto" si disse "Farò giusto un giro per controllare i due pazienti comatosi, poi saranno già le sei e arriveranno le mie colleghe". Si infilò il camice che aveva appeso ad un attaccapanni e uscì dalla stanza medici; la vita in reparto di geriatria era tranquilla, le notti erano sempre piacevoli e lei trovava sempre il tempo di riposare anche se solo mezz'ora. Sorrise però, entusiasta al pensiero del suo letto e della dormita che avrebbe fatto di lì a un paio di ore.
Legò i suoi lunghi capelli in una coda di cavallo, pulì gli occhiali e si diresse verso la camera del paziente del letto 26.
Entrò in silenzio, rispettosa della calma di quella stanza; il paziente riposava sereno, e i monitor continuavano a registrare i vari parametri vitali.
"Tutto nella norma" pensò lei osservandoli, per poi guardare attentamente l'anziano signore che riposava ormai da tre giorni. Coma farmacologicamente indotto, ormai la fine era vicina per quell'uomo, dall'aspetto emaciato e provato. Malattia neuro-degenerativa e invalidante che lo aveva condotto alla fine dei suoi giorni. Con amarezza, Giulia sospirò pensando a quali sofferenze quel signore doveva aver passato.
Si sedette ad un angolo del letto, pensierosa: chissà se in futuro anche lei si sarebbe ritrovata ricoverata, in mano a giovani medici, in uno stato di coma profondo prima della fine; era una prospettiva che non le garbava affatto, ma la vita d'altronde non può sempre andare come si vuole.
Contemplando i lineamenti dell'anziano uomo, con la coda dell'occhio notò un movimento fuori dalla porta della stanza. 
"Chi è là?" chiese, guardando il suo orologio da polso; erano ancora le sei meno venti, era strano che le sue colleghe avessero anticipato il turno così presto. Si alzò per dirigersi fuori dalla stanza ma accadde qualcosa di inspiegabile: appena fuori dalla stanza non c'era il corridoio del reparto ma una distesa di erba, un cielo plumbeo a sovrastarla e tuoni che facevano tremare la terra sotto i piedi.

La prima cosa che pensò fu di stare avendo delle forti allucinazioni: c'era forse una fuga di gas e lei lo aveva inalato inavvertitamente? Perché non vedeva altre possibilità.

"Che diamine... cosa sta succedendo?" si ritrovò a urlare con voce stridula, perdendo l'equilibrio e cadendo a terra, su un terriccio umido che le sporcò camice e tutina verde. La circondava un paesaggio desolato, freddo, con l'aria carica di elettricità, fulmini che cadevano non troppo lontani e il vento a incresparle ancor di più i suoi capelli e che quasi le faceva volar via gli occhiali.

Con il cuore a mille per la paura, si voltò sperando di ritrovarsi nuovamente la stanza del paziente del letto 26: ma non vide nient'altro che la distesa erbosa estendersi senza limite davanti ai suoi occhi.
Era sola, nel nulla di un sogno lucido della sua mente.
E non aveva la minima idea di come poter fare per tornare indietro, di come poter tornare lucida e tornare a vedere il suo reparto.
"Aiuto" balbettò, guardandosi attorno; ma non c'era traccia di anima viva lì.
"Aiutatemi" urlò con voce più sostenuta "Vi prego, aiuto!".
Un fulmine cadde più vicino e lei urlò, mentre i tuoni iniziavano a squarciare l'aria, facendosi sempre più forti.
Si mise in piedi e, in preda ad un attacco di panico, iniziò a correre senza alcuna direzione, a perdifiato, con la paura che le faceva battere forte il cuore; il temporale sembrava correrle dietro ma lei faceva del suo meglio per distanziarsene.
"Non so che cosa mi stia accadendo" pensava, mentre sentiva le lacrime lambirle gli occhi.
In quella corsa frenetica urtò un ramo immenso gettato a terra e, cadendo, batté la testa. L'ultima cosa che vide fu un fulmine cadere a terra pochi chilometri più in là e avvertì le gocce di pioggia che iniziavano a caderle sul capo. Poi, fu il buio e il silenzio.

 

Quando riprese conoscenza, la prima cosa che Giulia percepì fu un calore piacevole che pervadeva il suo corpo.
Poi il dolore; una fitta lancinante alla testa, sulla fronte, le fece lacrimare gli occhi.
"La mia testa" borbottò, posando delicatamente una mano sulla fronte per capire la gravità del danno.
Ancora non voleva aprire gli occhi; capì però di trovarsi in posto al sicuro, forse proprio in reparto perché era più che sicura di trovarsi stesa su un letto in quel momento.
Sentì dei passi lì vicino a lei: "Rucubic, credo si stia svegliando".
Rucubic? Mai sentito un nome del genere. Forse stava ancora delirando? Il suo cervello era impazzito improvvisamente? O forse le stava alterando tutte le percezioni sensoriali, per chissà quale assurdo motivo?

La voce che aveva parlato sembrava quella di una donna attempata; Giulia decise dunque di rischiare e aprì gli occhi, curiosa e impaurita.
Una donna le stava affianco e la osservava incuriosita; sembrava essere un po' avanti con gli anni, aveva i capelli argentati raccolti in un'elegante crocchia e indossava una veste lunga, la gonna gonfia color verde smeraldo.

"Dove mi trovo?" le chiese Giulia, massaggiandosi il capo dolorante "Non sono nel reparto?".
"Oh finalmente ti sei svegliata! Ero così in pensiero, vista quella ferita. Rimani distesa ancora un po', o faresti solo sforzi inutili. Hai perso molto sangue".
"Cosa mi è successo? E dove mi trovo, soprattutto?" insisté Giulia, iniziando ad agitarsi e cercando tracce di volti conosciuti. Ma guardandosi attorno realizzò di trovarsi in una casa interamente fatta in legno e muratura, con un fuoco scoppiettante acceso in un camino poco lontano dal letto dove era lei e un buon profumo di stufato a pervadere la stanza.
Sopraggiunse intanto un uomo  alto, con una bella pancia tonda e il viso rubicondo e gioviale. Era calvo ma aveva due folti baffi grigi.
"Allora, Nigal, sei riuscita a capire chi è questa fanciulla?" chiese l'uomo, avvicinandosi a Giulia e guardandola incuriosito.
 Sentendosi appellare in quella maniera così insolita, Giulia decise di stare all'erta; nessuno dei due la convinceva e ancora non era riuscita a realizzare dove si trovasse e chi fossero quei due.
"No Rucubic. Ma si è appena risvegliata, quindi ora ce lo dirà lei, immagino".
L'uomo si avvicinò a Giulia: "Io sono Rucubic, marito di Nigal! Lieto di fare la vostra conoscenza, signorina! Qual è il vostro nome?"
Guardandolo un po' interdetta, lei gli rispose: "Io mi chiamo Giulia".
Il sorriso sul volto dell'uomo sparì improvvisamente mentre la signora di nome Nigal replicava: "Come avete detto di chiamarvi?".
"Giulia!" esclamò l'uomo, con gli occhi quasi fuori dalle orbite, portandosi le mani sul capo, con fare allucinato.
La ragazza era confusa e spaventata da quella reazione; aveva solo detto il suo nome, cosa c'era di così assurdo?
"Sì, Giulia! Questo è il mio nome!" fece, con aria più irritata.
Nigal e Rucubic si guardarono, poi in sincronia si sedettero ai lati di Giulia, fissandola intensamente.
La ragazza iniziava ad avere paura: si era forse cacciata in qualche guaio?
Rucubic chiese: "Giulia, voi non siete originaria di Elaja... dico bene?".
"Elaja? Cos'è Elaja?".
"Elaja è l'isola su cui vi trovate ora, signorina! Qui siamo nella regione di Mors, precisamente nei pressi di Luguber! Come si fa a non conoscere Elaja?".
Giulia cercò di sforzarsi: non era mai stata un asso in geografia, quello bravo era suo fratello Luca, non lei! Ma il nome Elaja non le riecheggiava assolutamente nulla.
"Andiamo per gradi" cominciò quindi "Non siamo in Italia, giusto? Forse questa Elaja non sarà mica un'isola tropicale? Anche se non ha propriamente quell'aspetto".
Rucibic e Nihal sembravano essere al settimo cielo, continuavano a spostare lo sguardo dalla ragazza ai loro volti sorridenti; poi, improvvisamente, si rimisero in piedi.
Giulia era sinceramente impaurita: cos'era quella storia? Elaja? Forse quei due erano semplicemente due matti e lei era capitata nella tana del lupo? O forse era stata drogata e rapita da quei due strani personaggi?
Doveva fuggire al più presto; si convinse definitivamente del fatto che fossero due malati di mente quando entrambi, in sincronia, si inginocchiarono davanti a lei con fare adorante.
"Che cosa significa questo?"chiese, guardandoli stranita, iniziando a mettersi seduta sul letto per prepararsi ad una eventuale fuga.
Rucubic rispose con solennità, sempre rimanendo inchinato: "Perché voi, Giulia, sarete la nostra salvezza. Voi siete colei che ci salverà da Azur. Siete una dei quattro futuri re! E, precisamente, la regina suprema!".
Giulia chinò il capo da un lato: era lampante come il sole, la questione: era in compagnia di due pazzi, forse scappati dal reparto di psichiatria.

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Capitolo 4
*** Un insolito pomeriggio ***


Giulia fissava Rucubic con un'espressione a metà tra l'impaurito e il preoccupato; il suo pensiero era quello di fuggire, ma la paura che quei due la aggredissero era forte. Due contro una, oltretutto anche ferita: scontro decisamente non equo.
Decise di assecondarli e intanto pian piano alzarsi ed avvicinarsi alla porta.
"Maestà, vi prego non fate così" la donna riprese con tono supplicante, rimettendosi in piedi "Noi stiamo solo cercando di spiegarvi come stanno le cose!" e torcendosi nervosamente le mani sospirò a lungo.
"Spiegatemi allora" Giulia scivolò lentamente giù dal letto cercando con un rapido sguardo per la stanza di individuare le sue scarpe; fece una smorfia quando non riuscì a trovarle. 
"Maestà, vi scongiuro" cominciò Nigal "Dateci ascolto! Ve lo leggo in viso, non vi fidate di noi e ne avete tutti i diritti, ma almeno ascoltate quel che abbiamo da dirvi. Poi sarete libera di andare, non vi tratterremo ulteriormente". Giulia sospirò e sbuffò, mordendosi un labbro; "Allora, sentiamo cosa avete da dirmi" fece con aria rassegnata. Ancora non riusciva a realizzare cosa stesse accadendo, stava forse sognando? Pensandoci, tutto quello che le stava accadendo sembrava un sogno particolarmente vivido: e se non si fosse mai svegliata? Se il risveglio alle cinque e mezzo in sala medici fosse stato l'inizio del suo sogno? Forse il suo corpo era ancora lì, a riposare con la testa china sulla scrivania. Quella poteva essere l'unica spiegazione plausibile. "Maestà" cominciò Rucubic, richiamando la sua attenzione "Voi siete ad Elaja e questa isola è il vostro futuro regno. Diventerete la nostra regina suprema, colei che assieme agli altri tre re ucciderà Azur il tiranno!". "Maestà, noi non abbiamo la minima intenzione di farvi del male!" Nigal si fece avanti "Io stessa vi ho trovata incosciente a terra e con una brutta ferita, vi ho portato qui in casa mia, vi ho medicata e curata. Perché ci temete così tanto? Siamo solo due persone un po' avanti con gli anni e con qualche dolore alle ossa. Dateci ascolto, noi non vogliamo raggirarvi". "Permetteteci di spiegarvi tutto" riprese Rucubic "Ora, con calma, saprete tutta la verità. Sempre che voi vogliate sentirla". 

Un tuono fragoroso fece sobbalzare tutti; fuori si stava scatenando una vera e propria tempesta, raffiche paurose di vento facevano tremare i vetri delle finestre e un boato fortissimo sovrastava ora il rumore del fuoco.

"Sbaglio o lì fuori si sta scatenando una bufera?" Giulia deglutì a vuoto un paio di volte: non poteva di certo scappare con un tempo del genere lì fuori.

"Ogni giorno qui si scatenano tempeste violente, ma le trombe d'aria si muovono sempre in determinate coordinate" spiegò Rucubic avvicinandosi alla finestra e indicando un punto "Tra poco vedrete anche voi che la nostra casa non verrà minimamente intaccata e che i venti si sposteranno".
Ed effettivamente, qualche istante dopo, il boato diminuì nettamente per poi scomparire. Rimase solo la pioggia battente a far loro compagnia con il suo scrosciare. Giulia tirò un sospiro di sollievo: forse quei due non erano allora poi tanto pazzi, anzi.
"Gradirebbe un infuso d'erbe, maestà?! Le abbiamo colte pochi giorni fa, di certo vi aiuterebbero a tranquillizzarvi!" Nigal le propose.
Giulia, un po' titubante sul consumare un infuso di erbe sconosciute offerto da due perfetti sconosciuti anche parecchio strani, si mostrò esitante in principio. "Ma se tutto questo è solo un sogno" si disse poi "Che male potrà farmi?".

Annuì quindi sorridendo appena: "In effetti potrebbe davvero aiutarmi adesso".
Rucubic sorrise: "Vado a prenderlo allora" e si diresse soddisfatto verso il fuoco, ad attizzare la legna per poter scaldare l'infuso .
"Sedetevi, se volete" fece Nihal, indicandole una seggiola proprio davanti al calore del camino; la ragazza vi si sedette e Nihal prese posto accanto a lei, stendendosi per terra.
Rucubic sopraggiunse dopo poco, con un coccio di quella che sembrava terracotta, fumante e colmo di infuso per Giulia.
Assaporandolo lentamente, dopo il primo sorso la ragazza si rese conto di quanto fosse buono; le ricordava una tisana che tanto amava bere, a base di cacao e liquirizia.

"Bevetelo a piccoli sorsi, sarà più efficace" suggerì Nigal.
"E ora, maestà, lasciate che vi spieghi tutto!" fece Rucubic, mentre si avvicinava uno sgabello per sedersi davanti a lei.
L'uomo le narrò di  tutti gli avvenimenti che da due secoli avevano segnato Elaja: le aveva raccontato di Azur, della profezia della ninfa Dedale e del male che il tiranno aveva portato sull'isola di Elaja.
"Tutti gli abitanti dell'isola vorrebbero ribellarsi, ma ogni volta che piccoli gruppi di resistenza provano a far qualcosa, questi vengono respinti con estrema facilità. Azur attualmente è imbattibile, per noi cittadini".
"Ma io cosa c'entro in tutto questo?" chiese Giulia pensierosa, il coccio ormai vuoto stretto fra le mani, a cercare di scaldarle con il calore residuo.
"Voi sarete la regina suprema, quella che la profezia aveva predetto. E gli altri tre re dovrebbero essere vostro fratello e due vostri cugini!".
Ancora incredula e poco convinta, la ragazza scosse il capo; "Dunque io, mio fratello e due dei miei cugini dovremmo diventare i regnanti di quest'isola e scacciare... come avete detto che si chiama il tiranno?".
"Azur".
La ragazza annuì silenziosa, posando la tazza su un tavolino lì affianco.
"Precisamente, Dedale rivelò i nomi dei futuri regnanti; Giulia, Luca, Nicola e Myriam. Il primo è appunto il vostro nome, gli altri tre vi sono familiari?" chiese Nigal.
La ragazza rivolse uno sguardo allucinato alla donna; "Sono esattamente i nomi di mio fratello e di due dei miei cugini".
"Ecco, vedete dunque che non stiamo dicendo idiozie?" ridacchiò Rucubic.
"Io però davvero non vi seguo... non so nulla di combattimenti, di regni! Sono un medico, una semplice ragazza che sta concludendo i suoi studi universitari e, credetemi, ammazzare tiranni non rientra nelle mansioni di un medico!".
Nigal stava per replicare ma qualcuno in quell'istante bussò alla porta.
"Ma chi sarà, con questo tempaccio?" Rucubic si alzò e aprì la porta; una folata di vento gelido entrò nella calda casupola e una figura con tanto di mantello e cappuccio abbassato entrò di gran corsa.
"Si sta scatenando il putiferio lì fuori! Salve Nigal, felice di rivederti".
Il cappuccio ancora giù, il giovane uomo si avvicinò al focolare seguito da Rucubic e diede una delicata carezza sulla spalla alla donna; rivolse poi la sua attenzione su Giulia: "Temo di non conoscervi, mia signora?" le disse.
Rucubic guardò complice Nigal, poi rispose al ragazzo: "Prova a indovinare di chi si tratta, Eragon".
"Eragon?" il cuore di Giulia cominciò a battere in maniera più forte: avevano davvero detto quel nome? Ma no, non era possibile. Era decisamente un sogno, allora!
Quando lo sconosciuto levò il cappuccio e il manto, lei lo riconobbe: il segno inequivocabile sulla mano destra, i capelli castani scompigliati e tratti sottili e quasi eterei.
"Eragon?" chiese a voce mozza "Il figlio di Brom e Selena? Il Cavaliere dei Draghi?".
Il ragazzo la guardò con fare stupito; "Sembra che voi sappiate tutto di me, mia signora!" ridacchiò "Ma io non so nulla di voi. Ditemi almeno il vostro nome".
"Giulia".
Eragon cambiò improvvisamente espressione; il suo sorriso divertito si tramutò in un ghigno quasi innervosito, incredulo, le sue labbra si schiusero in un'espressione di incredulità e perplessità.
"Giulia" ripeté come inebetito.
"Eragon, hai capito di chi si tratta?" Nigal e Rucubic facevano guizzare i loro sguardi tra i due giovani; Giulia guardava Eragon come fosse un dio sceso in terra e lui guardava lei con fare insospettito e sorpreso al tempo stesso.
"Che gli Dei siano benedetti".
"Buonasera".
Qualcuno irruppe nel caldo ambiente della casa; la porta era stata aperta senza alcun consenso e una folata di vento gelido spense definitivamente le fiamme che lambivano i ceppi nel camino.
"Ade" balbettò Nigal, perdendo improvvisamente il suo dolce rossore sulle guance.
Il dio degli inferi in persona si stagliava in tutta la sua persona a centro stanza, posando il suo sguardo su ognuno dei presenti, soffermandosi in particolar modo su Giulia.

"Qui siamo oltre l'assurdità" pensò Giulia, che iniziava a prenderci gusto: quanti altri personaggi sarebbero entrati nel suo sogno?
"E tu, chi saresti?" storse il labbro il Dio, avvicinandosi e scrutandola più attentamente.
Rucubic gli si parò davanti; "Lei è mia nipote, è venuta qui da Hertefix per farci visita".
"Non sapevo che ad Hertefix ci si vestisse così!" fu la risposta del Dio; Giulia indossava ancora il camice e tanto di tutina verde, il che dava sicuramente nell'occhio, visti gli abiti così diversi di Nigal, Rucubic e Eragon.
"Come ti chiami, ragazzina?". Giulia stava per ribattere ma una voce maschile si fece strada nella sua mente: "Un altro nome. Non dire il tuo nome".
"Tu sei Ade" mormorò allora, cercando di guadagnare tempo e pensando a un nome da inventare.
"Quello sarebbe il mio nome" sottolineò lui con fare un po' divertito un po' irritato "Io ho chiesto il tuo di nome, mia cara" le fiamme sul suo capo divennero rosse per un attimo.
"Julia" rispose leicon fare spavaldo.
"Prego?" lui la guardò scettico.
"Io sono Julia" la ragazza questa volta si mostrò ancora più convinta, incrociando le braccia al petto.
Ade sembrò riflettere a lungo su quel nome; si passò una mano sul mento, poi si diede una grattata in testa "Nome affascinante, davvero" commentò "Ricorda palesemente un altro nome ben noto. I tuoi genitori non hanno pensato all'assonanza con un nome di una leggenda idiota?". "Non saprei" rispose la ragazza, improvvisando "Sono morti quando ero molto piccola, non ho mai potuto chiederglielo".

Ade storse nuovamente il labbro, poi sospirò e si rivolse a Rucubic: "Ma torniamo al lieto motivo della mia visita; Rucubic, non dovresti darmi qualcosa? Mi devi una tassa, forse?".
L'uomo improvvisamente divenne cadaverico; la sua pelle sembrava avorio, perse ogni traccia di rossore sulle gote e iniziò a tremare.
"I soldi, Rucubic. O questa volta verrai con me a palazzo a spiegare un paio di cose all'imperatore" continuò Ade, rivolgendosi all'uomo con fare più serio che mai.
Tristemente, caccò da un cassetto di un tavolino lì affianco a lui una saccoccia tintinnante e Rucubic sospirando la diede a Ade.
"Molto bene" il Dio degli inferi svuotò la saccoccia sul tavolino e contò venti lucenti monete d'oro "Anche questa volta ce l'hai fatta. Chissà se ce la farete anche il mese prossimo! Il vostro signore è molto fiscale su queste cose!".
"Ma certo" fu la gelida risposta di Rucubic. Nigal si limitò a sospirare profondamente.
"Eragon, figlio di Brom!" esclamò Ade mentre infilava il sacchetto in tasca, rivolgendosi al ragazzo con una sonora pacca sulla spalla "Tuo padre dov'è?".
"A Mors, ovviamente" rispose gelido lui.
"Digli che ci rivedremo presto, anche lui ha un debito da saldare" ghignò. Poi, aprì la porta con un cenno della mano ed esclamò a gran voce "Signori, è stato un piacere. Ci si rivede prossimamente!" e così dicendo uscì dalla casupola sbattendosi la porta di legno alle spalle.
Rucubic tirò un sospiro di sollievo.
"Era davvero quell'Ade? Quello? Il Dio degli inferi?" urlò quasi Giulia, sbalordita.
"Sì" le rispose l'uomo.
"E perché voleva dei soldi da voi? E che cos'è Hertefix? E, soprattutto..." si rivolse ad Eragon "Eri tu nella mia testa? Sei stato tu a dirmi di inventare un nome diverso?".
"Sì, ho dovuto avvisarvi e perdonatemi l'intrusione" Eragon abbassò il capo con fare un po' imbarazzato "Certo, avete scelto un nome molto assonante con l'originale... abbiamo rischiato grosso".
"Scusatemi se ero in pieno panico" sbottò Giulia, alzandosi in piedi e rivolgendosi anche ai due coniugi, che si tenevano stretti in un abbraccio.
"Vi andrebbe di parlare, solo noi due, mia signora?".
Eragon le stava porgendo una mano; in silenzio la ragazza annuì e gli prese la mano.
"Andate pure nella nostra camera da letto" propose Nigal.

Entrarono in una piccola camera con un letto rigido e un piccolo catino per potersi lavare. Uno specchio era posato a terra.
Eragon chiuse la porta dietro di sé, poi si passo una mano tra i capelli facendo un cenno a Giulia: "Prima di iniziare, innanzitutto mi preme chiedervi: come vi sentite?".

Giulia sorrise: era il primo che davvero si interessasse della sua condizione, di cosa provasse. Voleva sapere, per prima cosa, se lei stesse bene.
E gli raccontò ogni cosa; dal momento in cui quella mattina aveva aperto gli occhi al punto in cui si era ritrovata in quella stramba realtà fino al pensare che Nigal e Rucubic fossero due pazzi. Gli disse che aveva paura, che non sapeva come poter tornare a casa e che a detta dei due coniugi lei era la futura regina suprema di quell'isola. Gli confidò che ormai si era convinta di vivere un sogno, e di essere ancora con la testa sulla scrivania, in policlinico.
Eragon la lasciò parlare per molto tempo, ascoltandola con attenzione e non interrompendola per alcun motivo; e arrivò poi un momento in cui Giulia iniziò a singhiozzare ininterrottamente.

"Non capisco cosa stia succedendo; a momenti sono convinta di vivere un sogno, poi però mi rendo conto che tutto questo è troppo realistico".

Eragon le si avvicinò e le mormorò; "Coraggio, sfogatevi. Ne avete bisogno. Non siete l'unica ad aver pianto appena arrivata qui".
La ragazza alzò allora lo sguardo e lo fissò interrogativa; "Anche per te è stato così shockante?".
Lui le sorrise amaramente; "Io e mio padre non siamo di questa realtà, siamo originari di Alag...".
"Alagaesia, lo so!" lo interruppe lei "Quindi è tutto vero quel che ho letto di te!".
"Voi sapete di Alagaesia?" Eragon era visibilmente colpito "Ma dove avreste letto di me?".
"Ci sono dei libri che parlano della tua vita" rispose lei, asciugandosi le lacrime "Io so tutto della tua vita. Un autore ha scritto tutta la tua storia, la tua vita è stata trascritta. O, almeno, una parte della tua vita".
Il ragazzo sembrava turbato e sorpreso; "Quindi" il suo volto si oscurò "Sapete qualsiasi mio segreto?".
Il pensiero di Giulia andò subito ad Arya; la principessa degli elfi, la futura regnante di Ellesmera che aveva fatto soffrire Eragon e fino alla fine non gli si era concessa. L'elfa di cui lui si era perdutamente innamorato.
Giulia l'aveva sempre odiata; quando leggeva di lei non poteva nascondere un ghigno di antipatia. Lui provava sincero affetto ma lei era sempre lì a ridicolizzarlo, a cacciarlo, a mandarlo via; e vedere il volto di quel giovane uomo davanti ai suoi occhi le faceva montare una strana insoddisfazione, quasi rabbia. Non poteva sopportare oltre quell'espressione sofferta di Eragon.
"Se ti stai riferendo alla tua vita sentimentale, sì. Ho letto tutto. E se vuoi potrei anche dirti quel che penso di Arya, ma non voglio ledere la tua sensibilità".
Eragon sorrise amaramente: "Il destino ci ha separati quando io ero su quella nave. Dovevo, come immagino saprete, diventare l'addestratore dei nuovi Cavalieri dei draghi. Portavo con me tutti gli eldunarì, e il mio cuore piangeva perché stavo lasciando Alagaesia e tutto ciò che conoscevo... stavo lasciando anche Arya".

Camminando avanti e indietro per la stanza, fissava ora il pavimento in pietra.
"Arrivato a destinazione iniziai a darmi da fare per costruire un rifugio: arrivata la notte riposai, steso affianco a Saphira che mi teneva al caldo. Al risveglio la nave e tutti gli Eldunarì erano scomparsi, e io e Saphira ci siamo ritrovati a contemplare un paesaggio completamente diverso da quello che avevamo osservato fino alla sera precedente".
"Elaja" sussurrò Giulia.
"Già, Elaja. Ero arrivato qui" respirò a fondo "Mi trovavo su una collina deserta; chiesi a Saphira di nascondersi volando in alto oltre le nuvole e mantenendosi costantemente sopra di me. Trovai un paese che scoprii poi essere Marinus e cercai aiuto; mi chiesero chi fossi e io dissi loro di essere Eragon, Cavaliere dei Draghi. Mi dissero che un altro Cavaliere dei Draghi era sull'isola, a Mors precisamente. Il giorno dopo volavo con Saphira diretto a Mors. E, incredibilmente, ritrovai mio padre".
"Ma lui non era morto?" Giulia era incredula "Come poteva essere vivo qui?".
"Questo non lo sa neanche lui e io non sono ancora riuscito a capire cosa sia successo" Eragon fece spallucce "Ma ero entusiasta; mio padre era ancora vivo e potevo finalmente passare la mia vita con lui. Così mi sono trasferito a Mors e ormai lì abito con lui; Saphira vive sulle montagne lì vicino, gli abitanti la conoscono ma l'imperatore non sa della sua esistenza".
Giulia chinò il capo sospirando; "E tu eri sotto shock, come me, quando ti ritrovasti su Elaja?".
Lui rise forzatamente, in maniera quasi isterica; "Io come voi? No, molto peggio! Mi trovavo in una realtà mai vista prima e avevo di nuovo mio padre; ero fuori di me dalla gioia e dal dolore al tempo stesso. Il dolore che mi lancinava era la consapevolezza di aver definitivamente perso ogni minima possibilità di rivedere la mia terra... e Arya".
"Allora ti prego, Eragon; dimmi cosa mi accadrà ora. Se tutto questo non è un sogno, allora come posso iniziare a vivere in questa nuova realtà?".
Lui le sorrise, finalmente un sorriso sincero, guardandola dritto negli occhi; "Sarà una lunga chiacchierata, credo. Mettetevi comoda, mia signora".

 

Quando i due ragazzi uscirono dalla stanza, ore dopo, trovarono Nigal e Rucubic accucciati vicino al camino, mentre una grande pentola ribolliva lì sul fuoco emanando un profumo delizioso.
"Tutto bene?" la donna si rivolse al giovane che le rispose con un gran sorriso; "Va tutto bene, Nigal". Giulia sorrise in risposta.

"Figlio di Brom, rimani a cena da noi!" Rucubic si alzò in piedi e battè vigorosamente una mano sulla spalla del ragazzo.
"Oh no, ti ringrazio vecchio mio! Devo raggiungere mio padre a Mors. Poco fa Saphira mi ha comunicato telepaticamente che ci sono grandi novità lì da loro. Sarà meglio andare a vedere cosa è accaduto".
"Vado a prenderti un mantello pesante, così starai più al caldo. Lì fuori si gela ora che il sole è calato" commentò intanto la donna, dirigendosi in un'altra stanza in fondo alla casupola.
"Non che ci sia molta differenza, tra il giorno e la notte" fece spallucce Eragon ridacchiando "Con questo cielo così tempestoso".
Rucubic si avviò verso la porta, lasciando i due giovani in disparte.
"Sarà meglio, comunque, che d'ora in poi cominciate a farvi chiamare con il nome Julia, mia signora" Eragon guardò Giulia e le sorrise.
"D'accordo, cercherò di ricordarmi del mio nuovo nome, anche se è così diverso dal mio originale" commentò sarcastica lei.
"In effetti non è stata una mossa geniale. Ma Ade se l'è bevuta, o almeno così da a vedere. E per ora andrà bene così. Comunque, domani sarò qui per metà mattinata; tenetevi pronta a conoscere mio padre, so per certo che lo adorerete".
"Brom mi è sempre stato simpatico" annuì lei.
Si guardarono intensamente per qualche istante; era servito, entrambi ne erano usciti rinfrancati di spirito.
Giulia aveva trovato qualcuno che capisse il suo stato d'animo in quel momento particolare e lui aveva trovato in lei la sua controparte femminile. Si assomigliavano per diversi aspetti, ma Eragon era certo che con il tempo ne avrebbero scoperti chissà quanti altri ancora.
"Eragon, pensi possa andar bene questa cappa?".
Si voltarono; Nigal era affianco a Rucubic e aveva con sé un mantello scuro; il ragazzo si avvicinò loro e la donna glielo gettò sulle spalle.
"Perfetto" ringraziò Nigal, poi avviatosi alla porta un'ultima volta Eragon si voltò a guardare Giulia "Vostra Maestà, vi saluto allora".
"Ti prego, Eragon" lei fece una smorfia di disapprovazione "Chiamami Julia. Quell'altro appellativo ancora non mi appartiene".
Annuendo, lui le si riavvicinò; le prese la mano e gliela baciò in silenzio, poi si voltò nuovamente ed uscì dalla porta, calandosi il cappuccio.
"Grazie dell'ospitalità" Eragon abbracciò Nigal e strinse la mano a Rucubic; i due lo salutarono affettuosamente, poi con un ultimo sguardo rivolto a Giulia il giovane uscì dalla casa e si diresse fuori, nella tempesta.
"Mi spiace che debba andar via con questo tempaccio" sospirò Nigal richiudendo la porta "Ma aveva una tal fretta di tornare a casa. Chissà cosa è accaduto a Mors".
"Nigal, Rucubic; sapete dirmi dove potrei dormire stanotte? Avreste in mente un luogo?".
Se la donna le avesse detto di no allora avrebbe agito da sola, dalla finestra Giulia notò un paese vicino da poter eventualmente raggiungere; ormai, dopo aver parlato con Eragon, non si sentiva più una bambina sperduta chissà dove. Era tornata ad essere sicura di sé e delle sue azioni.
"Certamente" la donna le sorrise gioviale "Potreste rimanere da noi, abbiamo una stanza accessoria dove potreste riposare. Sempre ammesso che voi vogliate stare qui da noi" ma non fece in tempo a finire la frase che Giulia annuì vigorosamente rispondendo "Assolutamente, sarebbe un vero piacere! Grazie, di cuore".
"Allora vi preparo un bel bagno caldo, così potrete rilassarvi!" rispose la donna sorridendo "Rucubic e io penseremo alla cena intanto" 
Pochi minuti dopo era immersa nell'acqua calda, avvolta dal profumo di fiori che erano a mollo in acqua con lei e di oli da bagno che Nigal creava con le sue mani.
Chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi, facendo profondi respiri.
La sua vita di ogni giorno le sembrava quasi un sogno; il pensiero dell'ospedale, della sua vera vita, le sue preoccupazioni riguardo le reazioni dei genitori che chiamandola sul suo cellulare non avrebbero ricevuto alcuna risposta erano tutte scomparse dalla sua testa. Ormai non poteva più comprendere se fosse un sogno o realtà, quindi perché preoccuparsi ulteriormente? Non dipendeva da lei.
Ora l'unico pensiero era la profezia di cui le avevano raccontato.
"Julia, la cena è pronta!".
La voce di Rucubic la risvegliò dai suoi pensieri mentre fantasticava sul tiranno Azur; che aspetto aveva questo stregone? E sarebbe stato davvero così difficile batterlo?

La succulenta cena prevedeva del pane fatto in casa, stufato di manzo e una bevanda all'orzo. Ringraziando ancora Nigal e Rucubic per l'ospitalità, Giulia consumò il pasto con loro conversando amabilmente su argomenti come l'allevamento o le coltivazioni che i cittadini della nefasta regione di Mors potevano portare avanti nelle intemperie del tempo.
Raccontò di quel che lei mangiava nella sua realtà, del cibo spazzatura che ormai invadeva le tavole di tutto il mondo, degli snack e di tante altre cose che lei reputava nocive con l'andar del tempo.
"Noi mangiamo solo ciò che madre terra ci offre" le rispose la donna "E viviamo bene, così".
Arrivarono poi a parlare di Elaja, della geografia dell'isola e delle storie dei precedenti re; le raccontarono delle legende popolari e della grande guerra che c'era stata quando Azur era asceso al potere.
Rucubic volle sapere chi regnasse, invece, nel paese da cui lei proveniva; la ragazza spiegò che da lei non esisteva un regno ma una nazione, con regioni e province. Spiegò che non avevano un re e una regina ma un capo dello stato e molti altri organi a lui annessi.
Nigal parve molto colpita da questa organizzazione ma rimase comunque dell'opinione che la monarchia fosse la forma preferibile.
"Ai tempi di re Jorlax le cose andavano molto bene! Ma da quando c'è Azur la tirannia ha distrutto ogni cosa, rendendoci poveri" Rucubic continuò a parlare ancora finché non si rese conto che la ragazza, posato il capo sul tavolo, era già immersa nel mondo dei sogni. La sua mente fantasticava ora, viaggiando da un pensiero all'altro, dal volto di Eragon che le sorrideva a quello di Rucubic e Nigal che le dicevano di essere la futura regina di quell'isola.

Sarebbe stato così bello se tutto fosse stato vero... ma lei era quasi certa che al risveglio si sarebbe ritrovata in sala medici, e avrebbe con un sonoro sbuffo salutato quel sogno così vivido e così eccitante.
Un vero peccato; le era sembrato tutto così vero...

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Capitolo 5
*** Liete notizie ***


Nel momento esatto in cui la voce di quel tale Jafar si era fatta sentire nella scura e piccola sala, tutti i presenti si immobilizzarono, puntando i loro sguardi sui tre cugini a centro stanza.
Il solo a muoversi, nel silenzio più totale, fu Brom; afferrato il braccio di Nicola, fece loro cenno di seguirlo e li portò in un angolo: "Qui sotto c'è una botola" sussurrò mentre con il piede scostava un tappeto, posto a coprire una botola nel pavimento, che l'uomo aprì silenziosamente "Andate qui sotto e aspettate. Silenzio assoluto".
Myriam, Nicola e Luca, senza porre alcuna obiezione, scesero lì sotto; la botola venne richiusa sulle loro teste e i passi di Brom si allontanarono.
Pochi istanti dopo sentirono una voce profonda esordire: "Oh ma che allegra comitiva! Ho forse interrotto qualcosa?"
"Cosa vuoi qui, Jafar?" fu Brom a prendere la parola, nel silenzio totale.
"Niente di particolare" l'uomo camminava per la stanza con passi strascicati "Ero nei paraggi e sono passato per controllare che tutto sia a posto qui. Abismal mi ha riferito di tre ragazzini vestiti in maniera insolita che si aggiravano in strada fino a poco fa', voi non ne sapete nulla?".
"Assolutamente no" Goku rispose quasi immediatamente "Non vorrei che Abismal abbia bevuto troppo idromele, inizia forse a vaneggiare?".
"Può anche darsi, mio caro Saiyan" rispose gioviale l'altro "Ma vi consiglio" e qui il tono cambiò drasticamente, assumendo una nota alquanto minacciosa "... di stare attenti. Sono ben informato su di voi!".
E nel silenzio più totale l'unico suono che echeggiò fu un colpo secco di chiusura della porta.
Dopo pochi istanti, i tre cugini videro aprirsi la botola sopra di loro e una mano scese per afferrare quella di Myriam; "Potete uscire!".
"Ma era quel Jafar? Il gran visir? Lo stregone?" chiese Nicola, strisciando fuori.
"Precisamente" commentò Brom con il volto scuro.
"Urca, ma voi sapete già tutto di tutti!" Goku li guardò sbalordito, grattandosi il capo.
"Che ingenuo Kakaroth!" intervenne una voce aspra dall'altro lato della sala "Loro sono i re, devono sapere tutto!".
"Sempre così cordiale, Vegeta!".
Nicola sfrecciò per la stanza, seguito da Luca e Myriam; i tre si avvicinarono all'uomo, scrutandolo attentamente; statura bassa, capelli neri e spessi e sguardo imbronciato, la fronte corrugata. I ragazzi si posero proprio davanti a lui e lo scrutavano con attenzione, in uno stato a metà tra la contemplazione e l'incredulità.
"Guardate, è proprio lui! Ma è proprio come lo abbiamo sempre visto!" Myriam batté le mani in maniera eccitata.
"Voi conoscete anche me, maestà?" Vegeta sembrava colpito.
"Lo hai detto tu che noi sappiamo tutto di tutti" fu la risposta divertita di Nicola.
"Adesso, per favore" Brom richiamò l'attenzione "Parliamo di cose molto più importanti: qualcuno deve dare protezione, vitto e alloggio ai tre re. Chi si offre volontario?".
"Ehi, potrebbero stare da Vegeta!" Goku gongolò e quello in risposta sbottò "Razza di filibustiere! Come ti viene in mente?".
"Vegeta, ma tu hai la casa più grande di tutti e potresti ospitarli tutti e tre senza problemi!".
"Già, e cosa faccio, caccio Bulma, Trunks e Bra per dare tre posti a loro? Kakaroth, perché non rifletti mai prima di parlare?".
"Smettetela voi due!" Brom intervenne a chetare gli animi.
"Miseriaccia, datevi una calmata! Li state solo spaventando!" un ragazzo con capelli rossi e scarmigliati, pieno di lentiggini, era intervenuto; perché i tre cugini sembravano sull'orlo del collasso.
Stavano come impietriti a centro stanza e i loro sguardi guizzavano tra i vari presenti lì dentro;
"Dovremmo darci tutti una calmata" Tiorin si fece avanti "Mi sembra logico che siamo tutti sotto shock, ma loro soprattutto. Sono appena arrivati e hanno appena saputo della profezia! Dovete dar loro il tempo di ambientarsi!".
"Con calma" fece Brom "Io ho posto solo per uno di loro nella mia capanna".
"Anche io ho posto solo per uno!" Goku si fece avanti.
"E io per un altro!" intervenne ancora il ragazzo con i capelli rossi, che i tre cugini avevano ormai riconosciuto come Ron Weasley, con tanto di intramontabile maglione con la R disegnata.
"Spero non sia un problema per voi dover alloggiare in tre case separate" fece Tiorin, quasi mortificato, rivolto ai tre ragazzi.
"No assolutamente" Luca gli sorrise "Va bene così"; Nicola e Myriam annuirono in risposta.
Mentre gli altri riprendevano a discutere fra loro, i tre ragazzi si fecero più vicini per parlare; "Vi rendete conto di cosa ci sta succedendo?" mormorò Myriam "Incredibile, loro esistono davvero! Tutti i personaggi dei nostri cartoni animati e delle nostre storie preferite... sono qui! Vivi".
"A quanto pare sì" Nicola sorrise "Tutto ciò sembra sempre di più un sogno meraviglioso".
"Tranne per la questione tiranno e scagnozzi cattivi" aggiunse Luca.
"Magari tra un po' ci risveglieremo e saremo di nuovo a casa tua, Myriam".
La ragazza fece spallucce; "Almeno sarà stato un bel sogno! Cattivi inclusi".
"Allora, chi andrà a casa di Goku?" Luca riprese in mano la situazione.
"Io" si propose Nicola.
"Io invece preferirei andare da Brom, se per te non è un problema Myriam" fece Luca rivolto alla cugina; quella rispose con un cenno di assenso "Tranquillo, andrò da Ron. Chissà se ci sarà anche Hermione lì da lui!".


Il pomeriggio passò allegramente e i tre cugini dopo aver bevuto un po' di idromele si sentivano stranamente spensierati: leggermente ubriachi, ridevano e scherzavano con chiunque capitasse loro a tiro; addirittura, ad un certo punto, si improvvisarono anche dei balli.
L'atmosfera era davvero festosa: l'arrivo dei tre cugini aveva riacceso la speranza nei cuori di quegli uomini.
Tiorin, in un angolo, osservava in silenzio: i tre cugini erano così giovani e sembravano alquanto inesperti... serviva loro qualcuno che li avrebbe dovuti guidare ed educare al combattimento.
"So a cosa stai pensando" Brom gli si avvicinò e gli porse un calice colmo di idromele "Ne parlerò con Albus".
I due si sorrisero amichevolmente e assieme bevvero i loro calici.

                                                                                         ***

"Padre?".
Brom aprì gli occhi; era buio, il fuoco nel camino era spento e il vento ululava lì fuori.
"Eragon? Sei tu?".
"Brisingr" sussurrò l'altra voce; il fuoco si riaccese nel camino e illuminò il volto del giovane Eragon.
"Padre, ti sei addormentato qui davanti al camino" ridacchiò il ragazzo "Vai a letto!".
"Ho ceduto il mio letto ad un ospite".
Eragon fissò incredulo il padre; "Chi?".
Brom annuì sorridendogli; "Luca. Lui, Nicola e Myriam sono qui a Mors".
"Ma allora è tutto vero! La profezia sta per compiersi!" sussurrò Eragon, gettandosi a terra e sorridendo al padre.
"A quanto pare sì, sta per compiersi" Brom si rimise in piedi e si stiracchiò.
"Ma anche io, padre, ho una bella notizia per te!" Eragon balzò in piedi e strinse le spalle del padre.
"Sentiamo: hai preso un cervo?".
"Giulia. Ho conosciuto Giulia".
Brom sbarrò gli occhi; ogni traccia di sonno era svanita dal suo volto: "Giulia, dici? La regina suprema?" sussurrò a voce bassa per non disturbare il sonno di Luca, nella camera affianco.
"Lei in persona".
Fu un attimo; padre e figlio si abbracciarono, al colmo della gioia e della commozione.
"Mi sembra un sogno, tutto questo" mormorò Brom stringendo forte suo figlio.
"Ma non lo è, padre: questa è la realta!".
E, per una volta, quella realtà non faceva loro poi più tanta paura.

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Capitolo 6
*** Le basi, per iniziare ***


"Julia, è il mattino".
La voce delicata di Nigal destò Julia; aprendo lentamente gli occhi, la ragazza si rese conto che il suo sogno lucido stava continuando, che era ancora ad Elaja e che Nigal era proprio lì affianco a lei che le sorrideva docilmente.
Dunque era davvero la realtà e non un sogno? "Difficile a dirsi" pensò, mordendosi un labbro, mentre con lentezza si metteva a sedere nel letto. Si sentiva ancora un po' confusa ma decisamente più in forze rispetto al giorno prima. Un tuono possente fece tremare le mura della casupola, e Julia alzò gli occhi al cielo: "I temporali non mi piacciono" sospirò guardando Nigal "Qui piove così tanto?"
"Ogni giorno" la donna fece spallucce "Ormai noi ci siamo abituati, è da una vita che va così nella provincia di Mors" inclinò il capo come se cercasse di ricordare qualcosa, poi riprese "Dunque, vi ho preparato un abbigliamento adeguato e pratico, visto che dovrete cavalcare verso Mors assieme ad Eragon. Vi porto subito i vestiti così potrete prepararvi".
"Grazie" le disse Julia mentre si alzava in piedi; si diresse nel bagno e in poco tempo era lavata vestita e profumata. Nigal le aveva dato un pantalone in pelle, una camiciona in lino grezzo con sopra una casacca pesante in pelle a tenerla al caldo. Stivali per cavalcare e una cappa da mettere addosso per proteggersi durante il viaggio.
Raggiunti i due coniugi nella sala principale della casa, mangiarono assieme pane e formaggio per colazione, poi bevuto un bicchiere di latte fresco e appena munto Julia aiutò a rassettare tutto.
Nel mentre rifletteva: aveva perso i suoi occhiali, probabilmente nella caduta del giorno prima, eppure la sua miopia sembrava scomparsa. Vedeva tutto perfettamente come ormai non le succedeva da diversi anni. 
Intanto sentiva un po' di agitazione farsi strada, al pensiero che avrebbe rivisto Eragon. Chissà se i suoi capelli le stavano bene, così come li aveva raccolti.
"Nigal" chiese "Ho visto che avevate uno specchio nella vostra camera da letto. Potrei...?".
"Ma certamente!" rispose la signora; poco dopo fu di ritorno con lo specchio circolare in mano e glielo porse.
Julia si fissò e per poco non fece cadere a terra lo specchio.
"Cosa mi è accaduto?" mormorò atterrita tastandosi il volto.
"Nulla" le rispose Nigal "Come mai quell'espressione così sconvolta?".
I suoi capelli erano diventati più lunghi di quel che ricordava e scendevano in ricci disordinati fino alla vita, nonostante li avesse raccolti in una coda alta; gli occhi erano sempre gli stessi, color nocciola, ma più intensi, lo sguardo più determinato e con qualche rughetta espressiva in più. Le sopracciglia folte e il volto leggermente scavato.
Appariva semplicemente più grande.
"Nigal" le rispose "Io sembro più grande, forse lo sono. Forse qui il tempo scorre diversamente" disse come inebetita continuando a tastarsi il volto.

Nel mentre bussarono alla porta: lo stomaco di Julia fece un gran balzo mentre Rucubic andava ad aprire ad Eragon, che entrava raggiante e sorridente.
"Maestà" la salutò subito con un piccolo inchino e schiarendosi poi la voce: "Sono qui con ottime notizie: vostro fratello Luca e i vostri cugini Nicola e Myriam si trovano nella qui vicina Mors, impazienti di incontrarvi. Sono arrivati anche loro ieri, proprio come voi".
Rucubic e Nihal erano al settimo cielo e Julia, dal canto suo, era felicissima di sentire che suo fratello e i suoi due cugini erano lì, nello stesso stranissimo posto in cui si trovava lei.
"E inoltre" continuò il ragazzo "Mio padre e alcuni amici si sono offerti di aiutarvi nell'arte del combattimento e della magia. Vi faranno da maestri, sempre che voi ne vogliate beneficiare".
"Assolutamente" Julia annuì, le gote rosse per la contentezza.
"Sarà meglio andare ora. Rucubic, Nigal, vi riporterò la regina Julia stasera".
Pochi minuti dopo erano entrambi sul bianco cavallo di Eragon, lei dietro al ragazzo che gli cingeva la vita.
"Andiamo!" Eragon spronava il cavallo e quello prese a galoppare veloce, diretto verso Mors.
"Sai, è incredibile" esordì Julia ad un certo punto del viaggio, decidendo di spezzare un silenzio a tratti un po' imbarazzante "Ieri a quest'ora ero pronta ad auscultare, fare diagnosi, parlare con i pazienti e oggi sono a cavallo, con uno dei personaggi che più amo della letteratura e sono la futura regina di un'isola! Questo è davvero incredibile.".
Eragon ridacchiò: "Mi avete appena fatto una dichiarazione d'amore?".
Julia sentì il respiro mozzarsi improvvisamente e le gote avvampare: "Come?" dissimulò il suo imbarazzo ridendo forte
"Avete appena detto che sono uno dei personaggi che più amate" fece eco lui "Deduco sia una dichiarazione d'amore" sogghignò consapevole di averla messa in imbarazzo.
"Direi più un amore per la tua storia e le tue avventure, non per te, Cavaliere dei Draghi" ribatté lei. Eragon annuì ridendo: uno a zero per Julia.

Dopo circa un'ora di viaggio finalmente i due arrivarono a Mors.
Anche lì pioveva e il vento soffiava forte; le poche persone in strada si stavano affrettando verso cantucci riparati o verso le loro case.
"Venite" disse Eragon, aiutandola a scendere da cavallo e guidandola verso una porticina di legno.
Eragon bussò tre colpi secchi: una finestrella si aprì e qualcuno li squadrò da capo a piedi.
"Eragon, in dolce compagnia" sussurrò il ragazzo.
La porta si spalancò, rivelando un angusto posto immerso nella semi oscurità; Eragon fece cenno di seguirlo e Julia entrò. Quando i suoi occhi si furono abituati alla semi-oscurità, la ragazza si rese conto di essere in una situazione decisamente inimmaginabile.
Tutti erano stesi per terra, prostrati davanti a lei.
"Onore e gloria alla regina suprema, Julia!" urlò Eragon una volta chiusa la porta dietro di lui, inchinandosi davanti a lei.
"Onore e gloria!" risposero le persone lì presenti.
"Cosa?" Julia si sentì in forte imbarazzo e guardava come pietrificata i presenti, quando bussarono nuovamente alla porta. Fu Eragon ad aprire e dopo pochi istanti entrarono nella stanza tre volti molto familiari per Julia.
Si guardarono, fissandosi mentre Eragon chiudeva nuovamente la porta: poi, in un moto improvviso, si abbracciarono tutti e quattro
"Quanto sei cresciuta! Sei così diversa... sembri un'adulta!" le sussurrò suo fratello.
"Anche voi! Sembrate quasi delle persone serie" ridacchiò lei, schernendoli.

Intanto le persone presenti nella stanzetta continuavano a rimanere in religioso silenzio ed inchinate.
"Ehi ragazzi, potete alzarvi!" fece Nicola rivolto a loro.
"La profezia si è avverata! Siamo vicini alla libertà!" esclamò Tiorin.
"Già, ma per conquistarla i nostri re avranno bisogno di temprare il loro carattere e i loro corpi!" esordì una voce d'uomo.
Brom si era fatto avanti nella piccola folla di persone: incuteva un certo timore reverenziale, eppure sorrideva benevolo ai quattro cugini.
"Io vi farò da maestro" disse "E sarà bene che sappiate sin da subito che l'allenamento sarà duro ed estenuante, ma vi ricompenserà!".
"Siamo pronti!" disse Julia, decisa, sorridendogli di rimando.
"Maestà, è un onore per me incontrarvi e sapere di dovervi allenare" disse Brom facendole un cenno con la testa.
Fatte le dovute presentazioni, i quattro cugini salutarono i presenti e seguirono Brom fuori.
Myriam sorrideva raggiante alla cugina: erano di aspetto simile ma lei aveva una corporatura più esile, occhi più scuri una chioma liscia che lei amava legare in una lunga treccia.
Luca invece era molto alto e robusto, capelli castani lunghi con un ciuffo biondo sulla fronte, cipiglio serio e occhi identici a sua sorella, ma con delle pagliuzze dorate; scrutava con attenzione la città sotto la pioggia, mordendosi un labbro temendo di poter incontrare Jafar a cui erano scampati per molto poco il giorno addietro.
Nicola era invece di poco più basso di Luca, capelli neri come la notte e corti, muscolatura sviluppata e sorriso sempre pronto; tanto Luca era serio quanto Nicola pronto alla battuta. 
"Ci porteremo fuori Mors" disse Brom quando fu sicuro che nessuno fosse lì nei paraggi "Lì incontreremo altri tre maestri che si sono offerti di aiutarvi a imparare".
Camminando a passo sostenuto, con la pioggia che ora scendeva leggera, raggiunsero un falsopiano appena fuori da Mors in poco tempo, dove effettivamente tre figure si stagliavano.
"Eccoci" salutò Brom quando furono arrivati "Miei re, vi presento i vostri maestri; oltre a me avrete con voi Vegeta, Goku e Albus Silente in persona".
I tre uomini in silenzio salutarono i ragazzi con un breve inchino, mentre Giulia esterrefatta faceva guizzare il suo sguardo dall'uno all'altro dei maestri. Incredibile, quel sogno non finiva di stupirla.
"Per oggi ci occuperemo della meditazione" iniziò Brom "Dovrete lavorare su voi stessi, prima di tutto, per cercare di poter apprendere bene dopo, vostre maestà. E quando salirete su quei troni ci ringrazierete".
I ragazzi annuirono con aria seria; si respirava un clima grave e solenne. Era un momento importante, quello, e nessuno se la sentiva ancora di rompere il ghiaccio.

"Dobbiamo chiarire una cosa!" esclamò d'un tratto Vegeta, prorompendo dal nulla.

"Sia io che Albus e Goku concordavamo con Brom su un aspetto fondamentale: non dovreste più usare i vostri normali nomi qui. Azur è a conoscenza della profezia e se sentisse i vostri nomi io non penso durereste più di un secondo ancora. Quindi trovatevi dei nomi alternativi per la vostra vita ad Elaja"
"Giulia, Eragon mi ha riferito che tu hai detto ad Ade di chiamarti Julia, giusto?" chiese Brom.    La ragazza annuì; "Bene, allora. Mentre voi tre sarete?".                                                                                 

"Io sarò Nix!" disse Nicola, raggiante "Mi sembra un gran bel nome, vero? Non vi ispira simpatia?".

Brom si passò una mano sulla fronte e Myriam gli lanciò un'occhiataccia mormorando "Idiota". 

"Io sarò Borl; mi ispira questo nome" disse Luca "E io scelgo Maryanne: avrei tanto voluto chiamarmi così!" intervenne Myriam a conclusione.

"Benissimo! Da oggi sarete Julia, Borl, Nix e Maryanne. Ricordatevene sempre e non confondetevi, ne va della vostra vita. Intesi?"
"Sissignore!" risposero i quattro.
"Molto bene, miei giovani re" sorrise Silente, guardandoli dai suoi occhiali a mezzaluna con intensità "Ci aspettiamo grandi cose da voi".

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Capitolo 7
*** Alla corte del re ***


Elaja.
Capitale dell'omonima isola e capoluogo della provincia di Regis.
Circondata da mare e monti, clima piacevolmente temperato, piogge rare ma abbondanti.
Una terra promessa.
Quel giorno la città era, come sempre, immersa nelle attività quotidiane: le donne andavano al mercato per gli ultimi acquisti della giornata, poco prima del calar del sole quando i commercianti trattavano prezzi migliori. Gli uomini tornavano alle loro case dal lavoro e intanto, nel grande castello, il re era alle prese con i suoi pensieri.
Azur camminava silenzioso per i corridoi del suo palazzo, diretto alla Sala del Trono; alto, di carnagione pallida e cerea, capelli corvini lisci e occhi neri come la notte, scrutava con attenzione ogni angolo del suo palazzo con fare pensieroso e assorto.
Il suo volto severo trasudava malvagità e si poteva giurare di vedere nei suoi occhi, latente, un cupo brillio.
"Aladdin!" chiamò, con la sua voce bassa e potente, una volta dentro alla Sala del Trono.
Pochi istanti dopo un ragazzo si precipitò da Azur, inginocchiandosi al suo cospetto.
"Ditemi, maestà!"rispose senza osare alzare lo sguardo ma tenendo la testa china.
"Portami qui i consiglieri reali: devo conferire con loro".
Aladdin si precipitò fuori, senza mancare di inchinarsi nuovamente al suo imperatore appena prima di uscire dalla stanza del trono e senza mai osare guardarlo in volto.
Dopo qualche minuto di attesa, nella sala entrò un gruppo di persone dall'aspetto alquanto poco rassicurante; fecero un cenno con il capo, seguito da un breve inchino rivolto al re, poi gli si avvicinarono. Azur sedeva ora sul suo possente trono intarsiato di rubini.
"Allora, raccontatemi cosa succede nel mio regno" l'aria scocciata si rivolse a loro guardandoli uno ad uno, come se volesse scrutare nelle loro anime.
"Vostra maestà, la regione di Montuli ha dato l'importo di denaro richiesto e abbiamo arrestato dieci ribelli" iniziò una donna dalle labbra vermiglie e con palpebre pesanti, lunghissime ciglia e capelli neri come la notte. "Hanno persino cercato di mettere in atto un'imboscata ai danni del plotone che mi accompagnava; li abbiamo feriti pesantemente e fatti prigionieri. Ora rimetto la decisione nelle vostre mani: cosa ne facciamo di loro?".
"Ah, Grimilde" sorrise il re "Tu mi dai sempre soddisfazioni. Lasciateli marcire nelle segrete senza cibo e acqua, moriranno in pochi giorni".
"Riferirò ai miei ufficiali" replicò la donna con un sorriso sulle labbra.
"Ditemi di Solex!" fece Azur, rivolto ad un'altra donna che stava affianco a Grimilde: capelli cenere raccolti in una crocchia morbida, rughe a contornarle il volto e un'espressione arcigna e insoddisfatta.
"Il raccolto abbonda e ne ho fatto donare la quasi totalità a vostra maestà; abbiamo anche noi trovato un gruppo di ribelli, sette per la precisione di cui due donne."
"La vostra adorata Cenerentola era con loro?" sghignazzando.
"No" la donna digrignò i denti "Quando troverò quella piccola ingrata le farò rimpiangere di essere nata".
"I contributi sono stati versati? O manca qualcuno all'appello?"
"Tutti hanno versato tutto, mio signore" rispose la donna, facendo un inchino.
"Sì, molto interessante, grazie Lady Tremaine. Ma ora vorrei parlare anche io, con permesso" intervenne Ade, alquanto eccitato rivolgendosi ad Azur; quando l'imperatore gli fece cenno di proseguire, riprese "Nella provincia di Mors ci sono piogge, uragani, freddo, le solite cose; ma... io ho visto qualcosa che forse a vossignoria non piacerà". Gli altri lo guardavano incuriositi.
"Di cosa stai parlando Ade?" lo sguardo di Azur si corrucciò.
"Sono stato a Luguber e in particolare sono passato da Rucubic per riscuotere le tasse e una volta giunto a casa dell'uomo, ci ho trovato dentro una ragazza. Badate bene, una ragazza che non mi sembrava di aver mai visto prima, vestita con abiti inusuali. Dicevano venisse da Hertefix e che fosse una loro nipote, ma sono più che certo che Rucubic mi stesse mentendo. Nessuno, nemmeno ad Hertefix, si veste in quel modo".
"Qual era il suo nome?" chiese Azur.
"Oh, questa è bella" sghignazzò Ade "Sembrava in palese difficoltà quando gliel'ho chiesto e poi me l'ha rivelato: Julia".
Il sovrano fece una smorfia: "Un nome fasullo? Potrebbe, ma poteva anche inventarne uno migliore, se è davvero chi pensiamo possa essere"
"Sembrava quasi di un altro pianeta, maestà"concluse enigmatico Ade, abbassando lo sguardo con fare solenne.
Azur fissò Ade con sguardo furioso, quasi lo stesse incolpando di qualcosa: "Voglio sapere di più su di lei. Portamela a palazzo. Se non dovesse essere chi penso io, allora potrà essere rilasciata, o forse impiegata qui a corte come serva, ma se davvero fosse lei..."
Si alzò in piedi e iniziò a camminare avanti e indietro per l'ampio salone.
"Cosa hai da agitarti, Jafar?" sbottò il sovrano, rivolto al consigliere che iniziava a torcersi le mani e mordersi il labbro.
"A dire il vero anche Abismal ha notato qualcosa di insolito!" rispose quello.
"Cosa dice Abismal?"
"Dice di aver visto tre ragazzi stranamente vestiti aggirarsi per le strade di Mors"
Azur si girò di scatto e lo guardò con occhi di fuoco: "Tre ragazzi? Tre?"
Jafar si inchinò: "Sì, mio Signore. E alla luce della testimonianza di Ade potrei azzardarmi ad ipotizzare che siano..."
"No!"
Azur lanciò una sfera energetica contro il muro alla sua destra, mandandolo in pezzi.
Fumo e calcinacci riempirono la stanza.
Ringhiava come un animale: "Non può essere. No".
"Vostra Maestà, lasciate che noi..."
"Silenzio!"
Il sovrano tornò a sedersi sul suo tono, assumendo un'aria più autoritaria e presente a sé stesso.
"Manderò Uncino a prendere i nuovi arrivati. E con lui ci andrete voi tre" fece Abu, rivolgendosi ad Ade, Jafar e Grimilde. "Li recupererete tutti e quattro assieme".
In silenzio, i consiglieri annuirono.
"Ora andate via e fatemi venire qui Aladdin!".
Quando i consiglieri furono usciti, Azur sbuffò sonoramente, le mani giunte sul volto: erano arrivati. Erano loro, lo sentiva.
"Mio signore, cosa posso fare per voi?" chiese, esitante Aladdin che era appena entrato.
"Ho fame. Portami da mangiare".
"Subito, maestà!" rispose il servo, scattando verso le cucine per dare l'ordine.

 

Quando fu uscito dalle cucine, Aladdin incrociò lo sguardo di Jasmine, nascosta dietro una colonna che lo osservava.
"Che ci fai qui?" sussurrò lui avvicinandosi a lei. Il suo cuore sussultò: era tanto che non l'abbracciava, che non le si avvicinava: aveva paura di mettere a repentaglio la sua vita, visto che Azur la voleva tutta per sé.
Jasmine dopo aver rapidamente controllato che non ci fosse nessuno nei paraggi, si gettò tra le braccia di Aladdin. Avrebbe tanto voluto poter stare con lui, ma il re lo impediva: ormai era diventata una cortigiana di Azur e doveva stare con lui. Ma il suo cuore apparteneva ad Aladdin e sempre così sarebbe rimasto.
"Dovevo salutarti" gli diede un bacio sulla fronte "Mi manchi".
"Anche tu manchi a me, principessa. Ma sarà meglio che io vada ora. Non possiamo rischiare così".
Jasmine annuì, stringendolo nuovamente in un forte abbraccio; poi Aladdin scappò via facendo finta che nulla fosse accaduto.
La ragazza, mesta, si allontanò diretta verso le sue stanze.


Entrò nella sua camera: le ampie tende rosse che circondavano il suo grande letto regalavano un'atmosfera sensuale alla stanza; tenui bagliori colorati si rifrangevano sulle pareti di marmo, grazie agli ultimi raggi del sole che a quell'ora battevano sulle sue finestre intarsiate con pannelli colorati di vari colori.
La ragazza si gettò sul letto, quasi in preda alla voglia di piangere; era perennemente triste, stanca di quella vita.
Non vedeva suo padre da mesi, Azur lo aveva fatto rinchiudere nelle segrete senza una motivazione particolare; ma suo padre era anziano, non sarebbe sopravvissuto a lungo in quella umida prigione.
Qualcuno bussò alla sua porta: Jasmine si alzò quindi per andare ad aprire la porta.
Nella stanza entrarono Ariel e Mulan; cortigiane come lei, ma sue grandi amiche.
"Ho rivisto Aladdin" iniziò una volta richiusa la porta "Ogni volta è una coltellata dritta al cuore ma almeno così so che sta bene" sospirò.
"Tu almeno ce l'hai qui a palazzo e puoi vederlo" commentò Mulan con tono infelice "Io non vedo Shang da un anno, da quando Azur lo ha nominato Generaleè palesemente uno stratagemma per farlo morire il prima possibile,  esponendolo quotidianamente a ribelli e pericoli. Odiava Shang, sapeva che gli avrebbe potuto causare problemi".
"Mi preoccupa anche la salute di mio padre, imprigionato" sospirò Jasmine; "E con tuo padre" Ariel prese la sua mano "C'è anche il mio giù nelle segrete, purtroppo". 

Jasmine annuì, sospirando profondamente
"Notizie di Eric?" chiese ad Ariel.
Ma quella scosse tristemente il capo: "L'ultima volta lo avevano avvistato dalle parti di Solex, ma da allora è scomparso; non se ne hanno più notizie. Spero che stia bene, conoscendolo si sarà unito alla resistenza di quella zona".
Qualcun altro bussò alla porta: di nuovo Jasmine invitò ad entrare e davanti a loro si presentò una signora, un po' piena nelle forme e con un viso molto dolce e gioviale ma al tempo stesso provato, ombre scure sotto i suoi occhi e i capelli rossi scompigliati; sorrideva come ormai non faceva più da molto tempo, quasi a stonare con il clima di serietà e angoscia del castello.
"Signora Weasley" salutò Jasmine assieme alle altre due "Come mai quel sorriso?".
"Animo, ragazze mie!" si avvicinò alle tre amiche "Ho da darvi splendide notizie" prese posto anche lei sul grande letto di Jasmine e abbassò il tono di voce quasi a renderla impercettibile "Ho origliato cosa si sono detti nella sala, poco fa, i consiglieri e l'imperatore. Ha dell'incredibile, lo so, ma credo proprio che Ade e Jafar si siano imbattuti nei futuri quattro re!".
Le tre ragazze spalancarono la bocca per lo stupore: "Loro? Sono qui?" balbettò Mulan.
"Sì mie care, avete capito bene! Nella regione di Mors ci sono i quattro re! Sono giunti, finalmente".
La signora riferì tutto quel che Ade e Jafar avevano pronunciato poco prima e la risposta di Azur;
"Forse non tutto è perduto, allora!" commentò Jasmine.
"No, mia cara! Forse siamo vicini alla fine di questi tempi bui: è quasi giunta l'ora della rivalsa!" concluse la signora Weasley uscendo dalla stanza di gran corsa e salutandole con un cenno del capo.
"Tutto questo sta per finire" Ariel quasi era sull'orlo delle lacrime per la gioia "Quel maledetto Azur ha i giorni contati!".
Jasmine si mise in piedi e aprì la finestra della sua camera, discostando le tende: uscì fuori sul piccolo balcone della sua stanza e respirò a pieni polmoni l'aria fresca del tardo pomeriggio. Il sole era calato e il buio iniziava a padroneggiare.
"Coraggio" mormorò sorridendo "Bisogna avere ancora un po' di coraggio e di pazienza".
E voltandosi trovò le sue amiche, pronte a stringerla in un abbraccio felice.

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Capitolo 8
*** Quattro maestri per quattro ragazzi ***


Il giorno dopo, Julia si svegliò dolorante: l’effetto di una giornata intera di pulizie in una stalla si faceva sentire…
“Oh, mi sento una vecchia decrepita…” commentò, alzandosi lentamente dal letto.
Si guardò allo specchio: nonostante la stanchezza, aveva un’aria riposata, i suoi lunghi capelli le scendevano dolcemente sui fianchi, incorniciandole il volto.
“Sono così diversa…..” si disse, guardandosi con attenzione.
Si sfilò la vestaglia e la camiciola da notte, e si lavò con l’acqua gelida del catino.
In quel momento pensò a casa sua, dove ogni mattina si lavava con l’acqua calda, si spazzolava i denti con il dentifricio..rimpianse tutti quegli agi della sua vita quotidiana….sentì la nostalgia invaderla.
“Chissà quando tornerò a casa mia…” si chiese tristemente. Elaja le piaceva, ma mancava già da tre giorni da casa sua, e sicuramente la sua famiglia era in pensiero per lei…
Si asciugò il corpo e si infilò le stesse robe del giorno prima, ma di nuovo pulite e profumate grazie a Nihal. Mentre si stava sistemando la pesante mantella di lana grigia, però, sentì Rucubic alzare la voce.
“Lei non è qui, le dico!”.
“Spostati, o farai una brutta fine, Rucubic!” urlava una voce maschile in risposta.
Julia capì immediatamente che qualcosa non andava: in quel preciso istante la porta della sua camera si spalancò ed entrò Nihal che, richiudendosi in un istante la porta alle spalle, le disse: “Dovete andare via, maestà! Sono qui per portarla da Abu! Scappate!!!C’è un cavallo sul retro, prendetelo e andate a Luguber! La strada la sapete, vero? Ci siete andata ieri…e comunque sul vostro cammino incontrerete Eragon, stava venendo qui per portarvi a lezione da Brom.…andate, per l’amor del cielo!Via da qui!”.
La donna la prese per mano e, aprendo l’armadio, spinse un tassello posteriore verso l’interno, rivelando così un cunicolo.
“Questo corridoio continua per circa 10 metri, e vi condurrà nella stalla….scappate più veloce del vento maestà, o sarà la fine per voi e per noi!”.
Nihal le diede un bacio sulla fronte e Julia scappò via nel cunicolo, mentre la donna alle sue spalle stava richiudendo il tassello e l’armadio.
Come la donna le aveva detto, dopo pochi metri Julia, aprendo una botola, si ritrovò in una piccola stalla dove un bellissimo cavallo nero, maestoso, mangiava fieno.
Aveva già la sella montata, così la ragazza prese posto e lo spronò al galoppo.
L’animale nitrì, si impennò, poi iniziò a correre fuori dalla stalla; una volta fuori Julia lo diresse verso la strada maestra che conduceva a Luguber, con il cuore che batteva all’impazzata per la paura di essere inseguita, e la confusione che le regnava in testa.
“Chi è venuto a prendermi? Dove volevano portarmi? Da Abu? Cosa accidenti sta succedendo!?”.
Si girò, mentre il cavallo continuava a correre.
Davanti alla casa di Nihal e Rucubic, c’erano quattro brutti ceffi, che Julia riconobbe immediatamente: Ade, Jafar, Frollo e….
“Capitan Uncino?” fece lei, sconvolta. “Ma questo non ha senso….sono solo cartoni animati….loro non esistono…loro….no….”.
Si sentì svenire, la testa le girò improvvisamente. Respirò a pieni polmoni l’aria gelida, mentre il cielo sopra di lei iniziava a brontolare e i fulmini si scagliavano sulla terra.
Guardò davanti a sé, con le lacrime agli occhi: e vide, in lontananza, un cavallo bianco e un ragazzo biondo che le correvano incontro.
“Eragon…” sussurrò lei, riconoscendolo “Grazie al cielo!”.
Dopo un minuto circa, Eragon la raggiunse.
“Maestà..cosa è successo? Perché stavate venendo da sola a Luguber?” chiese il ragazzo.
Lei, piangendo, gli disse: “Oh, Eragon, non so nemmeno io cosa sia successo….ero in camera, quando Nihal mi ha detto di andare via perché qualcuno era venuto a prendermi per portarmi da Abu…e sono fuggita! Ma loro sono alle prese con…”
“Oh no! Sono loro! Scappiamo!!” urlò Eragon, indicando qualcosa alle spalle di Julia.
La ragazza si girò e vide all’orizzonte la casa di Nihal e Rucubic in fiamme e i quattro nemici avvicinarsi velocemente, chi sui cavalli, chi volando a mezz’aria.
Julia spronò il suo cavallo, che iniziò a correre all’impazzata e corse affiancata ad Eragon, per tutto il tragitto.
Arrivata ai cancelli di Luguber, Eragon si fermò e le disse: “Maestà, andate nella piazza del paese e bussate alla porticina di legno che vi ho mostrato ieri..chiedete asilo. Io starò qui e li distrarrò…”
“No Eragon, non posso permetterlo! Ti cattureranno!”
“Meglio, allora! Così potrò conoscere di persona Abu e dirgli che il suo regno volge al termine!”.
Julia, in un impeto di gratitudine, lo abbracciò stretto.
“Maestà, vi scongiuro, lasciatemi qui e andate via!”.
“Ti verrò a liberare Eragon…te lo prometto!” gli disse lei, guardandolo negli occhi.
Per un folle istante i due si guardarono e Julia sentì l’impulso di dargli un bacio su quelle bellissime labbra…ma poi la realtà la travolse, quando Eragon diede uno schiaffetto sul fianco del cavallo nero e Julia si allontanò da lui, a gran velocità.
Dopo qualche secondo riconobbe la piazza del giorno precedente, scese da cavallo e bussò tre volte alla familiare porticina.
“Apritemi! Sono Julia!!! Mi hanno teso un’imboscata, stanno per rapirmi! Hanno preso anche Eragon!!”.
La porta si spalancò immediatamente; Julia si catapultò dentro, mentre un tonfo sordo le diceva che la porticina era stata richiusa.
Brom era davanti a lei, gli occhi spalancati per il terrore.
“Maestà! State bene?Cosa è successo!?” chiese.
Julia raccontò tutto per filo e per segno, spiegando anche che Eragon era rimasto all’ingresso della città per ritardare i quattro uomini.
Brom prese il mantello ed uscì dalla stanza, dirigendosi verso la strada, correndo: Julia capì al volo che voleva raggiungere suo figlio prima che fosse troppo tardi…ma qualcosa, in cuore suo, le diceva che ormai Eragon era stato fatto prigioniero.
Dopo qualche secondo la porta si aprì e vi entrarono Maryanne, Bautista e Nix.
Vedendo Julia ridotta in quello stato, le chiesero cosa fosse accaduto e lei raccontò di nuovo l’allucinante sequenza di eventi di quella mattina.
Quando Brom tornò, mezz’ora dopo, con faccia funerea, disse loro che Eragon era scomparso, e con lui i quattro consiglieri reali.
“Lo hanno fatto prigioniero…” disse, aspramente, guardando a terra.
Julia si avvicinò a Brom, e gli mise una mano sulla spalla.
“Insegnaci a combattere Brom….ti prego, insegnaci a fare sul serio! Perché ho intenzione di andare a palazzo, ammazzare a mani nude quel tiranno e liberare Eragon..”.
Brom la guardò, con gli occhi lucidi, e Julia gli sorrise, per incoraggiarlo.
“Molto bene maestà….ma non sarò il solo a farvi da maestro….ho chiesto ad alcuni amici di darmi una mano…dovrebbero essere qui a momenti, in effetti..” fece Brom, asciugandosi gli occhi e dandosi un contegno.
Di nuovo bussarono alla porta: “Chi è là?” fece Brom.
“Siamo noi! Chi dovrebbe mai essere, Brom?Urca che freddo, apri ho bisogno di riscaldarmi vicino al fuoco!”.
La porta si aprì e fecero la loro comparsa Goku e Vegeta, l’uno con la solita tuta arancione e l’altro con addosso la sua battle suit blu.
“Kaharot, ma non avevi detto di aver freddo?!” esclamò Vegeta, mentre Goku addentava un biscotto che era lì su un tavolino.
“Eh già….ho freddo, ma ho anche fame!” commentò Goku, dopo aver inghiottito anche l’ultima briciola.
Vegeta si passò una mano sulla fronte.
“Bene, visto che ci siamo, aspettiamo che arrivi anche Silente o possiamo andare avanti?” chiese il principe dei sayan.
“Direi di aspettare anche Albus….generalmente è abbastanza puntuale, quindi non dovremo aspettare molto…”
E in effetti Brom non fece in tempo a completare la frase che nella stanza si materializzò nientepocodimenoche Albus Silente.
“Silente!!” esclamò Julia, sorpresa “Ma allora qui ci sono davvero tutti!!”.
“Buongiorno, mia regina!” fece il mago, inchinandosi e salutando Julia, e poi gli altri tre.
“Brom, vecchio mio, spero di non essere in ritardo…”
“Puntuale come al tuo solito, Albus!”
“Vegeta….Goku…” Silente li salutò con un rapido cenno.
“Ci siamo tutti ora...” concluse Brom “Allora….” Si sfregò le mani “Io mi occuperò di Julia: ho intenzione di insegnarle l’arte della spada…”.
“Io di Maryanne: si sa, le donne adorano la magia.,…dico bene, maestà?”
“Si!” rispose Myriam felice “Voglio anche io la bacchetta magica!”
“Urca! Che bella la magia…anche io voglio impararla Silente!”
“Tempo al tempo Goku…tu chi allenerai?”
“Io? Nix! Mi sta davvero simpatico….non trovi che mi assomigli?!” rispose Goku, affiancandosi al re.
“Razza di stupido! Finiscila di giocare e pensa ad allenare il re….io mi occuperò di Bowlish…” fece Vegeta, seccato, come sempre, dal comportamento infantile di Goku.
“Dunque, noi saremo i vostri maestri personali per ora….dopo un mese di lezioni con ciascuno di noi, vi scambierete i maestri. Quindi sarà tutto a rotazione, intesi? Fino a che non sarete pronti a battervi con Abu!” spiegò Brom
“D’accordo!” fecero i quattro cugini.
“Bene…allora ci si ritrova qui alle 6 di questo pomeriggio…a più tardi!Buon lavoro a tutti!” salutò Brom, trascinando Julia di nuovo in strada, ma non prima di averle coperto il volto con un cappuccio.
“A dopo!” fece Goku, mentre andava via con Nix.
“Si….a dopo.” Rispose Vegeta, allontanandosi con Bowlish.
“Bene….noi per oggi ci alleneremo qui, maestà!” disse Silente a Maryanne.
“Mi sta bene!” rispose quella.
“Ora però sarà bene procurarvi una bacchetta…venite, andiamo nel negozio di Olivander, è giunto il momento di fare spese!!” disse allegramente Silente, prendendo a braccetto la futura regina e portandola verso un piccolo negozietto.

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Capitolo 9
*** I quattro re venuti da lontano ***


Con il passare dei giorni, i ragazzi si allenarono sempre più duramente.
Julia acquistò una grande dimestichezza con la spada e Brom ne fece forgiare una apposta per lei: color blu notte, con iridescenze cobalto.
La ragazza, entusiasta della sua nuova arma personale e spronata a dare del suo meglio per poter andare a palazzo e liberare Eragon, fece progressi incredibili e a fine mese sapeva usare anche ad occhi chiusi la spada.
Bowlish, dal canto suo, dopo aver preso lezioni da Vegeta, si sentiva decisamente più sicuro di sé.
“E’ importante non perdere mai completamente il controllo, in battaglia…” gli spiegò Vegeta.
Il Saiyan si trasformò anche in scimmione, per allenare il ragazzo a combattere con Abu in versione scimmiesca, e quello rispose entusiasticamente, facendo capire al suo maestro che aveva appreso alla perfezione tutto ciò che lui gli aveva insegnato.
“Peccato che voi non siate dei Saiyan! Avrei tanto voluto insegnarvi a tramutarvi in Super Saiyan e oltrepassare i vari limiti… ma pazienza, va decisamente bene anche così!” fece Vegeta, soddisfatto e colpito dai progressi di Bowlish.
Nix e Goku erano praticamente identici: andavano decisamente d’accordo e Nix, a fine mese, proprio non voleva saperne di dover cedere il proprio maestro a uno dei suoi tre cugini.
“Tu sei il mio mito!”.
“Urca maestà, non pensavo di essere così tanto importante per voi!”
“Stai scherzando!? E’ solo grazie a te e ai tuoi insegnamenti che oggi anche io so fare un’onda energetica forza dieci! Che figo!!”.
Nix era davvero entusiasta per tutto ciò che Goku gli aveva insegnato e non faceva altro che idolatrare il suo maestro e… sua moglie, Chichi, che cucinava manicaretti per loro nonostante la penuria di cibo che dilagava nell’isola.
Per Maryanne, andò tutto a meraviglia con Silente: a fine mese sapeva molti incantesimi, merito anche della brillante mente di Hermione che la aiutava nell’esercitarsi qualche pomeriggio.
“Purtroppo un Avada Kedavra non basterà ad uccidere Abu!” le spiegò nell’ultima lezione Silente “Dovrete lanciare quanti più incantesimi potete per indebolirlo... ma solo una buona spada e una massiccia dose di fortuna potranno aiutarvi ad ucciderlo!”.
A fine mese, dunque, i quattro si scambiarono i maestri: Vegeta iniziò ad allenare Maryanne, Goku si dedicò a Julia, Silente scelse Nix e Brom si occupò di Bowlish.
Intanto, a palazzo, le cose non andavano bene…
Abu, che fremeva dalla voglia di conoscere Julia, non vedendola arrivare a palazzo con i suoi consiglieri si inquietò molto. Uncino, Ade, Frollo e Jafar vennero severamente puniti.
“Vi avevo chiesto la ragazza… e mi portate Eragon?! Cosa me ne faccio di questo ragazzo!?” urlò, inviperito.
“Maestà, il ragazzo ha fatto fuggire la ricercata… è figlio di Brom, ed è anche lui un Cavaliere dei draghi” spiegò Uncino.
“Draghi, eh?” fece Abu, incuriosendosi “E dov’è il tuo drago?”chiese, rivolto al prigioniero.
Eragon era lì, a terra, piegato in due, pieno di tagli, lividi, ferite sanguinanti per la colluttazione con i quattro consiglieri fuori Mors. Sapeva che se non avesse parlato molto probabilmente avrebbe subìto torture e forse l’avrebbero anche giustiziato, ma non gli importava.
“Il mio drago? E’ morto” rispose beffardo.
“Tu menti” fece Abu, avvicinandosi a lui e alzandogli il capo, mentre lo tirava per i capelli.
Eragon tacque, guardandolo negli occhi con espressione di sfida.
Abu, adirato, gli tirò un calcio nel ventre, poi ordinò alle guardie lì presenti: “Gettatelo nelle segrete. Più tardi andrò a fargli visita…”.
Due soldati presero Eragon di peso e lo portarono via.
“Quel drago potrebbe essermi molto utile per scovare la ragazza…” commentò ad alta voce.
“Maestà, basta solo che voi ci ordiniate di...”
“No, Frollo. Mi avete deluso profondamente. Ora andate tutti via, e fatemi venire qui Lady Tremaine e Malefica”.
Dopo pochi minuti, le due donne entrarono nella Sala. “Signore…” le accolse con un ghigno malevolo che voleva assomigliare ad un sorriso lusinghiero.
“Maestà…” si inchinarono le due donne.
“Ho bisogno dei vostri servigi… dovrete trovare Julia, la misteriosa ragazza di cui ci ha raccontato Ade. Infiltratevi nel popolo, Jafar vi muterà in due ragazzine, e chiedete in giro di lei... voglio sapere cosa ne dice la gente comune. Spero che per voi non ci siano problemi...” concluse, con tono minaccioso.
Le due donne acconsentirono immediatamente alla missione: poi vennero congedate, mentre l’imperatore scendeva nella sua stanza d’armi per allenarsi.
Era sempre più forte, e sicuro di sé.
Nessuno l’avrebbe mai fermato. Niente e nessuno.

*

“Goku, io non so se…”
“Avanti maestà, dovete imparare! So che vi può sembrare impossibile, ma se ce l’ha fatta vostro cugino perché non dovreste farcela anche voi!?”.
Julia deglutì sonoramente: Goku stava per scagliarle una Kamekameha e le aveva ordinato di respingerla con la sua aura.
“Goku, io non so se riuscirò a controllare la mia aura!” esplose la ragazza, in preda a una crisi isterica.
“Ma maestà! E’ più di una settimana che abbiamo iniziato con gli allenamenti, e credevo vi fosse tutto chiaro sull’aura e sul suo aumento!” rispose esasperato il sayan.
“Ehm… non potremmo fare una ripassata?!” chiese la ragazza con tono mortificato.
“Urca! Non pensavo che per voi fosse così difficile… e va bene! Ricominceremo daccapo!” fece Goku, con un sorrisino.
Julia si tranquillizzò, e assieme al suo maestro riprese i concetti elementari di aura e di incremento della stessa.
Mentre si stavano allenando, Julia notò una figura poco distante che li osservava con interesse.
La sconosciuta figura si avvicinò loro, poi Goku si girò e se lo ritrovò di fronte.
“Come mai da queste parti?” chiese, mentre Julia ancora non riusciva a capire “Non dovresti essere a Solex?”.
Lo sconosciuto ridacchiò: “Bella domanda… ma anche io vorrei fartene una: da quando tu alleni le ragazze?E soprattutto… perchè avverto un’aura potentissima, diversa dalla tua? Possibile che questa sconosciuta possegga una tale forza?”.
Goku ridacchiò. “Vedi...” disse il sayan “La ragazza che sto allenando non è una delle tante… è Julia, la futura regina suprema!E l’aura che avverti è proprio la sua… magnifico, vero?”.
Lo sconosciuto si bloccò: poi si inchinò dinanzi a Julia, e baciandole la mano le disse: “Chiedo venia, maestà… sono onorato di conoscervi! Che lieta notizia sapere che siete finalmente arrivata!”.
“T-ti ringrazio… ehm… come hai detto di chiamarti?!” chiese Julia, che aveva già capito chi fosse lo sconosciuto.
Quello si abbassò il cappuccio bianco che portava, mostrando il volto.
 “Il mio nome è Junior!” rispose, sorridendo il namecciano.
“Io sono Julia...” rispose la ragazza.
“Vi prego, continuate pure ad allenarvi… non vorrei arrecarvi disturbo!” si scusò Junior, mentre si allontanava dal campo, permettendo così a Julia e Goku di riprendere ad allenarsi.
Poco distante, Maryanne e Vegeta si allenavano duramente.
Vegeta non aveva trattato Maryanne in maniera poi così diversa rispetto a come lui aveva trattato Bowlish; nonostante lei fosse una ragazza, le aveva detto che le sue potenzialità erano pari a quelle di suo cugino, e dovevano essere sfruttate sino all’ultima briciola.
“Bene, direi che è arrivato il momento di insegnarvi il Big Bang Attack!” disse il principe dei Saiyan, mentre Maryanne riprendeva ancora fiato dopo l’ultimo combattimento.
“Puff… pant… dammi il tempo di riprendermi, Vegeta! Mi fa male la milza! E poi… è successa una cosa terribile…” sussurrò stremata la ragazza, tenendo una mano sul fianco.
“Cosa?!” chiese Vegeta, con gli occhi dilatati per la paura di quell’affermazione "Cosa è successo di terribile?!".
“Mi sono rotta un’unghia! Le stavo facendo crescere da due me...”
“VI siete rotta un’unghia?!” chiese Vegeta “Maestà… avete davanti a voi il peggior nemico della galassia e pensate alla vostra manicure!!!”; si arrabbiò così tanto da trasformarsi in Super Saiyan.
“Oooh…” fece stupita e ammirata Maryanne “Peccato che non abbia la macchinetta fotografica dietro! Altrimenti ti avrei fatto un servizio fotografico con i fiocchi! Super Saiyan… woooow!”.
Vegeta si infuriò ancor di più. In realtà Maryanne lo faceva di proposito, perché voleva vederlo trasformarsi in super Saiyan, sino ad arrivare al quarto livello.
Ma Vegeta si fermò al secondo livello; aveva capito il giochetto che aveva in mente la regina.
Seccato, diminuì la sua aura sino a tornare al suo stato normale, poi disse, posandosi una mano sulla fronte: “Maestà, mi ricordate Kaharot certe volte… non potevate semplicemente dirmi che desideravate vedermi trasformato in super Saiyan piuttosto che farmi arrabbiare in quel modo?”.
Maryanne ridacchiò: “Sì, forse hai ragione… ma sei uno spettacolo quando ti arrabbi!” scoppiò sonoramente a ridere.
Vegeta sbuffò: "Ok, ok, scusa Veggy!" Vegeta lanciò un'occhiata minacciosa alla ragazza nel sentirsi appellare così.
"Dai su, non fare il musone... riprendiamo ad allenarci? Voglio imparare il Big Bang Attack!".
"E va bene..." Vegeta sospirò animatamente, poi riprese a spiegare a Maryanne di quell'attacco.
Per un'altra ora i due provarono e riprovarono gli attacchi, scontrandosi ripetutamente... il livello di combattimento di Maryanne, notò Vegeta, saliva con il passare dei minuti...
“Vegeta… a parte tutto, sei davvero un grande insegnante!” gli disse Maryanne a fine lezione, mentre si avviava per raggiungere Julia e lasciava Vegeta con un compiaciuto sorriso sulle labbra.
Nix aveva appreso da Silente l’antica arte della magia, e anche lui aveva acquistato una sua bacchetta magica; noce con crine di unicorno, rigida, dodici pollici.
“E’ più bella la mia! Castagno con anima di capello di sirena, flessibile, undici pollici e mezzo” commentò Maryanne, quando suo cugino le descrisse la sua bacchetta.
“Voi due non vi metterete mica a bisticciare sulle bacchette?!” chiese Bowlish.
Anche lui aveva iniziato ad allenarsi con Brom, e il maestro aveva fatto forgiare per lui una spada argentata, con venature dorate. Lui era fiero della sua arma, e la portava sempre al fianco.
“Credo che Bowlish si sia innamorato della sua spada…” commentò Maryanne, scatenando le ilarità di Nix e Julia. Bowlish la guardò in cagnesco, per poi ridere un po’ anche lui.
“Di sicuro questa spada mi saprà difendere nei momenti difficili… tu cosa hai, invece? Un ramoscello tra le mani…”
“Ehi! Questo ramoscello può cavarti un occhio se solo io volessi, o peggio, potrebbe farti saltare in aria! Un po’ di rispetto per l’arte delle bacchette!” rispose Maryanne, sempre scherzando.
“Ragazzi…”Brom entrò nella saletta dove i quattro si stavano intrattenendo “C’è qualcuno che vorrebbe conoscervi...”.
Quattro figure incappucciate entrarono nella stanza, e Brom ne uscì, chiudendosi la porta alle spalle.
“E voi chi sareste? Ne ho abbastanza di persone incappucciate!” fece Julia, seccata.
I quattro sconosciuti si levarono di colpo il cappuccio.
"Chiediamo venia, vostra maestà, ma per noi sarebbe poco saggio andare in giro a volto scoperto a quest'ora, mentre la città pullula di consiglieri reali!"
"Ma... ma siete... i re di..."
"Narnia!" concluse Julia per la cugina.
"Sì, siamo noi!" Peter rivolse un luminoso sorriso ai quattro cugini; "Vostre maestà, siamo qui per potervi conoscere di persona!" i quattro fratelli si inchinarono.
I quattro cugini si guardarono stupiti, poi Maryanne esclamò: “Ehi… anche loro sono dei re, quindi inchiniamoci!” E si prostrarono in ginocchio anche i quattro ragazzi.
“Non ce ne è bisogno, davvero...” fece imbarazzato Peter, passandosi una mano fra i biondi capelli.
Il suo sguardo si posò su Julia e gli occhi di lei incrociarono quelli di lui.
“La regina suprema, immagino…” fece quello, baciandole la mano e rimettendosi in piedi.
“S-si… sono io…” rispose lei imbarazzata.
“Noi siamo Peter, Susan, Edmund e Lucy, re e regine della splendida terra di Narnia. Ne avete mai senti…”
“La conosciamo benissimo, conosciamo la vostra storia, conosciamo Aslan! Sappiamo tutto!!” intervenne euforico Nix.
I quattro re di Narnia rimasero a bocca aperta.
“Wow… immagino che allora non dovremo spiegarvi nulla di noi…” fece Susan interdetta.
“A quanto pare no… perchè vi trovate qui?Questa non è Narnia!” precisò Bowlish.
“No, non lo è…” rispose Edmund “Ma noi siamo qui per aiutarvi! Vi supporteremo nella battaglia contro Abu!”.
I quattro cugini furono entusiasti di questa notizia: da lì iniziarono a conoscere meglio i loro nuovi alleati, che vollero sapere tutto della loro storia.
Dopo che tutti e quattro ebbero spiegato del loro arrivo ad Elaja e di come avevano conosciuto Brom e gli altri, parlarono di Abu.
“Sapete… anche noi abbiamo vissuto una situazione simile… la profezia, Jadis da combattere… è stato uno shock… ma Narnia è la cosa migliore che mai ci sarebbe potuta capitare nella vita!” disse allegramente Lucy.
Intanto sia Julia che Nix e Maryanne avevano notato lo scambio reciproco di sguardi tra Bowlish e Susan; i due non riuscivano a staccarsi gli occhi l’uno dall’altra.
“Rimanete qui a cena, stasera?” chiese Maryanne “Rucubic mi ha detto che Nihal avrebbe preparato dei manicaretti...”
“Nihal? Rucubic? Ma io credevo fossero morti nell’incendio che aveva appiccato Ade alla loro casa assieme agli altri quattro consiglieri!” esclamò Julia.
“No… per fortuna sono riusciti a scampare alle fiamme e ora vivono in unacasupola qui a Mors! Me lo ha detto stamattina Brom!”.
“Beh" intervenne Susan "Noi rimarremmo volentieri, ma forse potremmo creare troppo disturbo...”.
“Nessun disturbo!” esclamò Bowlish. Era evidente che voleva tanto che Susan rimanesse a cena.
"Avanti! Dobbiamo assolutamente conoscerci meglio!" Nix fece un occhiolino ai fratelli Pevensie.
"Sì, dobbiamo parlare della guerra e di come ci organizzeremo e..."
“E sia! Ci avete convinto! Rimarremo con voi!” annunciò Peter ridendo, per la gioia di tutti.
Julia sorrise a quella scena: era buffo, tremendamente buffo, vedere tutti i personaggi figli dell'immaginazione degli scrittori vivere lì, ad Elaja, essere lì presenti davanti a loro, in carne ed ossa.
"Che storia assurda... sono sempre più convinta che le esalazioni dell'acido cloridrico siano dannatamente tossiche!" si disse ridacchiando la ragazza, mentre assieme a tutti gli altri usciva dalla piccola casupola.

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Capitolo 10
*** Una nuova storia per Nix ***


“Concentratevi maestà! Ricordate la formula e lanciate l’incantesimo!”
“Protego!”.
Una barriera eterea circondò Nix proprio mentre lo Schiantesimo di Silente stava per centrarlo in pieno petto.
“Eccellente! Davvero eccellente!!” esclamò entusiasta Silente.
Nix respirò a pieni polmoni: era una bella sensazione quella di riuscire ad evocare un incantesimo così importante per la sua incolumità.
“Bene, direi che siete pronto per duellare sul serio… oh ma non chiedete a me di farlo, io sono vecchio e stanco… per questo avrete una degna combattente come vostra maestra: la signorina Granger!” annunciò Silente.
“Davvero? Non combatterò con lei, signore?” chiese Nix. Era visibilmente deluso.
Silente era il mago più potente che ci fosse in circolazione, assieme a Gandalf. Ma Gandalf era prigioniero da Abu e solo Silente, quindi, era disponibile per gli allenamenti dei quattro cugini.
“Sì, Nix… non combatterete con me. Ma state attento a non sottovalutare Hermione… inizierete la lezione con lei nel pomeriggio, dopo pranzo. State bene attento ai consigli che vi darà! E non fatevi ingannare… sarà anche una ragazza, ma forse è più mascolina di quel che da a vedere… almeno nei duelli!”.
Detto questo, Silente si allontanò, dirigendosi verso la sua casupola.
“Ma che cavolo! Dovrò allenarmi con quella saccentina… uff!” imprecò Nix, tirando un calcio ad un barile vuoto.
Uscì dalla stanza dell’allenamento e decise di raggiungere suo cugino Bowlish: in quel momento avrebbe dovuto essere impegnato con Brom, e infatti li trovò entrambi in una stanza d’armi, a pochi metri di distanza.
“Posso osservarvi combattere?” chiese Nix, mentre Brom e il suo allievo si sferravano colpi potenti con le loro spade.
“Senz’altro maestà!” rispose Brom.
Il ragazzo si sedette lì a terra e iniziò ad osservare suo cugino combattere.
“E’ così strano… eppure è lui, Luca, ed è qui davanti a me che combatte con la spada… ma è davvero accaduto tutto questo? Forse no… forse è solo un sogno…” si diede  un pizzicotto, quasi volesse risvegliarsi da quel presunto sogno, ma si rese conto di essere rimasto perfettamente dov’era prima.
Un sorrisetto gli nacque spontaneo; “Ma allora è tutto vero… è da più di un mese che siamo qui ma io ancora non riesco a credere a tutto questo… è davvero assurdo!” si disse Nix, scrollando la testa quasi a voler scacciare via quelli strani pensieri.
Mentre stava riflettendo su tutto ciò, e mentre suo cugino era sul punto di battere Brom, sentì un lieve tocco dietro sulla sua nuca, come se qualcosa di appuntito gli stesse premendo contro.
“Mi basterebbe dire una semplice formuletta per farvi fuori, maestà… ma non mi permetterei mai. Questo è solo un modo per dirvi di guardarvi sempre le spalle.”.
Nix si girò, lentamente.
Hermione era lì dietro di lui, con la bacchetta puntata e un sorriso sfacciato sulle labbra.
“Ah sei tu…” fece Nix “Ehi, non si tratta così il tuo futuro re!!”.
La ragazza rise: “Mi spiace, sire, ma era necessario! Prima regola: mai dare le spalle a qualcuno… potrebbe pugnalarvi!” fece Hermione con la sua solita aria da saccente, mentre si sedeva affianco a Nix.
Il ragazzo la guardò; lei indossava una veste un po’ troppo corta per essere adatta al contesto… effettivamente, indossava una...
“Gonna! Indossi una gonna corta!” fece Nix, sorpreso.
La ragazza ridacchiò: “Sì… la preferisco a quegli scomodi vestiti lunghissimi! E poi non potrei mettere altro… ho una certa repulsione nei confronti anche di quei pantaloni di pelle che indossano le vostre cugine… penso quasi di esserne allergica!” poi si guardò la gonna "E poi non è corta! E' lunga fino al ginocchio!"
“Be' ma per gli standard delle gnne qui, quella è decisamente corta... cos'è, vuoi farti notare dai ragazzi in giro?” scherzò Nix, ridendo.
“Oh ma certo, maestà siete un genio come l’avete capito?!” lo schernì Hermione, ridendo con lui.
I due si guardarono negli occhi: Nix si perse, per qualche istante, nello sguardo di lei, due occhi colore dell’ambra, del grano…
“E così dovresti aiutarmi con gli incantesimi, eh? Precisamente, nei duelli...” fece lui, senza smettere di fissarla.
La ragazza arrossì leggermente, poi mormorò “Sì, maestà...vi aiuterò nei duelli!”.
“Ti prego, dammi del tu… questa cosa del formalismo davvero non la sopporto! Chiamami Nix!” replicò Nix con fare gentile.
“Se proprio insisti…” fece Hermione incerta.
“Sì insisto! E comunque… mi sapresti dire che ore sono? Ho un certo languorino…”.
Hermione guardò il cupo cielo, cercando il sole dietro a quelle pesanti nubi.
“Ad occhio direi che è circa mezzogiorno… ma non so se sia davvero…”
“Ok, a me basta! Andiamo a mangiare qualcosa??” chiese Nix, balzando in piedi e massaggiandosi lo stomaco che reclamava il pranzo.
“Ehm… veramente io dovrei mangiare più tardi, con Harry e Ron!” rispose Hermione.
“Non mi importa! Non puoi rifiutare un invito a pranzo del tuo re!” insistette Nix, porgendole la mano per aiutarla a rialzarsi.
La ragazza sembrò quasi cercare una risposta da dare al re per controbattere, ma a quanto pareva non ne trovò, così porse la mano a Nix e si alzò.
Nel momento in cui le loro mani si strinsero, la ragazza provò un fremito.
Guardò il suo re negli occhi, quegli occhi color del cioccolato che tanto le piaceva, occhi duri ma che ridevano…
E Nix di nuovo la guardò negli occhi color ambra, dicendosi che effettivamente la saputella aveva il suo fascino…
“Vogliamo andare?” chiese lui, sorridendole.
“Oh! Certamente!!” rispose un’imbarazzatissima Hermione, che distolse lo sguardo dagli occhi del re.
Mentre camminavano per raggiungere la taverna dove Nix era solito pranzare, il ragazzo osservava Hermione, senza che lei se ne accorgesse.
“Mica male la ragazza…” pensava, ammirandone il bel viso e il portamento fiero “Ha quasi l’aspetto di una regina… meriterebbe anche lei il posto sul trono… chi lo sa, magari affianco a me…”.
Uno strano pensiero gli attraversò la mente: lui e Hermione, seduti su due troni affiancati, con splendidi abiti regali, e corone d’oro. Il suo cuore prese a battere più forte: se fossero riusciti a eliminare Abu il trono sarebbe stato suo e a quel punto avrebbe potuto avere tutto ciò che desiderava… forse, anche Hermione.
“Dove andremo a mangiare?” chiese Hermione.
Nix, ancora assorto nei suoi pensieri e nelle sue fantasie, per qualche istante non le rispose; poi, risvegliandosi improvvisamente, le disse: “Oh, giusto, non te l’ho detto! Andiamo da Clivius, lo conosci?”.
“Di vista… è un brav’uomo e cucina decisamente bene a quanto mi dicono…” rispose lei, sorridendo.
Dopo qualche minuto di cammino, in cui i due iniziarono a parlare e fantasticare sui manicaretti di Clivius l’oste, finalmente giunsero all’osteria.
“Un tavolo per due? Prego… da questa parte!” disse il corpulento Clivius, come sempre cordiale e sorridente.
Portò i due ragazzi in una saletta privata, dove vi erano diversi tavolini apparecchiati per due persone.
Nix scelse un tavolo affianco al caminetto, così da stare al caldo.
I due mangiarono e bevvero, discutendo di Elaja e di Abu.
“Toglimi una curiosità…” fece d'un tratto Nix “Ma tu come ti ritrovi qui ad Elaja? Non eri a Hogwarts, o comunque in Grn Bretagna?”.
La ragazza bevve un lungo sorso di vino, poi posò il calice e guardò dritto il re negli occhi.
“E’ difficile da descrivere… era un tranquillo pomeriggio estivo, e io Harry e Ron eravamo sulle sponde del lago nero, a Hogwarts… avevamo appena finito i nostri M.A.G.O. e avevamo deciso di dedicarci un meritato pomeriggio di nullafacenza… ma mentre eravamo lì, abbiamo sentito uno strano rumore e il vento si è alzato improvvisamente. Dietro di me era apparso una sorta di vortice argenteo, che fluttuava a mezz’aria; la cosa mi spaventò ma mi incuriosì alquanto, così io e Ron ci avvicinammo per capire cosa fosse realmente e appena fummo vicini il vento ci trascinò dentro al vortice… è stata una sensazione orribile, ero in caduta libera e non riuscivo a capire dove scendesse quella sorta di tunnel… fino a che, poi, non mi sono ritrovata in una stradina qui a Mors, e affianco a me c’erano sia Ron che Harry, che a quanto pareva si era sporto nel vortice per cercare di afferrarci e ne era stato poi risucchiato. E’ stato tutto così veloce… all’inizio eravamo spaesati, poi però abbiamo incontrato Eragon. Una volta fatte le dovute presentazioni, lui ci disse di essere arrivato qui nella stessa nostra maniera e che anche un altro mago era arrivato tramite un vortice il giorno precedente al nostro... chiedemmo di incontrarlo: era Silente."
Di nuovo la ragazza bevve un sorso di vino: "Quando lo incontrammo, ne fummo davvero entusiasti: allora non eravamo soli in quel luogo sconosciuto! Così parlammo a lungo con Silente, il quale ci spiegò anche che la materializzazione lì non funzionava, dato che ci aveva provato e riprovato…così ci siamo arresi a questa vita, anche se non è poi così male… se solo non ci fosse Abu, si vivrebbe molto meglio”.
“Noi siamo arrivati qui nella stessa maniera…” fece Nix, rapito da lei e dalla sua voce.
“Certe volte penso ai miei genitori, alla mia casa… e mi mancano davvero tanto, vorrei tanto poter riabbracciarli e salutarli” le lacrime iniziarono a lambire gli occhi di Hermione; Nix le si avvicinò e le strinse la mano.
“Credimi… anche io sento la mancanza della mia vecchia vita, se così si può definire… ma questa non è male, quindi è inutile piangersi addosso, dobbiamo vivere questa nuova vita serenamente…” fece una pausa "E poi non preoccuparti per quel dannato Abu, lo faremo fuori molto presto!".
La ragazza fece un debole sorriso, poi si avvicinò di più a Nix finchè i due non si ritrovarono abbracciati.
“Grazie per il conforto...” fece lei.
Nix la strinse ancor di più a sé; poi i due si ricomposero, poiché Clivius si era annunciato, dicendo che stava per portar loro il dolce della casa: torta di lamponi.
E tra una fetta di torta e un sorso di vino dolce, i due ragazzi rimasero piacevolmente persi nei reciproci sguardi, mentre entrambi sentivano crescere dentro di sé uno strano sentimento.

*

 
“Dovrei potenziare i miei attacchi… devo riuscire a trovare qualcosa che mi aiuti ad accrescere la mia potenza” pensava intanto Abu, nel suo palazzo, dopo aver appena concluso una dura sessione di allenamento, in cui aveva ucciso ben sette uomini forzuti.
Era così che Abu si allenava: prendeva i suoi prigionieri e combatteva con loro: alla fine, quindi, lui ne usciva vincitore e gli altri erano solo cadaveri da gettar via.
“Maestà, se posso darvi un consiglio...” intervenne Jafar, il suo più fidato consigliere, che lo seguiva come un’ombra “Io forse potrei risvegliare antichi spiriti maligni e chiedere loro di accrescere la vostra potenza… se la cosa vi può aggradare…”.
L’oscuro sovrano si bloccò, fissando Jafar con disprezzo.
“E perché non me l’hai mai detto, stolto?”
“Pensavo che a vostra grazia non interessasse ulteriore potere...”
“Taci! Devi immediatamente eseguire questa cosa di cui mi hai detto, adesso!”
“Pazienza, maestà! Il procedimento è lungo e complicato… ci vorranno mesi affinchè la vostra potenza sia massima!”.
“Mesi?” fece il re, contrariato “ E non si può fare nulla per abbreviare questi tempi??”.
Jafar ci riflettè su: “Forse sì, forse no… devo fare alcune ricerche…”.
“Bene! Falle ora! Sei congedato, Jafar… ma ti aspetto presto per dare una risposta alla mia domanda…” concluse l’imperatore, uscendo dalla stanza e lasciando solo il consigliere.
“Senz’altro, signore…” rispose quello, dirigendosi verso le sue stanze.
Se davvero Jafar era in grado di incrementare i poteri di Abu, allora lui poteva decisamente dormire sogni tranquilli.
"Vostra maestà?".
La voce di Lady Tremaine lo raggiunse: si voltò e vide la donna corrergli incontro.
"Sì, mia cara?" ghignò lui.
"Sto per andare a Luguber, per trovare quella Julia che tanto v'angoscia" rispose la donna ricambiando il ghigno.
"Molto bene. Conto su di te, mia adorata. Portala qui a palazzo"
"Senz'altro, maestà!" rispose la donna, battendosi una mano sul petto mentre Abu si allontanava.

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Capitolo 11
*** Un tranquillo pomeriggio ***


“Edmund, dove vai?”.
Susan era ferma sull’uscio della porta, avvolta nel suo pesante mantello, mentre suo fratello si allontanava.
“Vorrei dare un’occhiata in giro…” rispose lui, con nonchalance.
“D’accordo ma sii prudente….non dobbiamo farci riconoscere da eventuali soldati e consiglieri, altrimenti come giustificheremmo la nostra presenza qui?” gli ricordò la sorella.
“Sta’ tranquilla Susan, me la caverò…ho anche 23 anni!Non sono un bambino!” replicò quello stizzito, indossando un mantello di lana e avviandosi in strada.
La pioggia iniziò a picchiettare su di lui, che iniziò ad imprecare.
“Ma qui il tempo è sempre tremendo!” pensava seccato dentro di sé, mentre accelerava il passo per dirigersi nella vicina casa di Brom.
Poco prima di arrivarci, però, sentì dei singhiozzi: sembrava una voce femminile che piangeva poco distante da lì. Seguendo quel triste suono, dopo qualche metro, raggiunse una stalla dove, accovacciata a terra, vide la regina Maryanne, in preda ad una crisi di pianto.
“Maestà! Cosa vi succede??” chiese preoccupato Edmund, avvicinandosi a lei.
Quella lo guardò negli occhi, e lui vide che i suoi erano pieni di lacrime, gonfi…tristi.
“Oh, Edmund….siete voi….non è successo nulla in particolare, è che….troppe responsabilità…io non so come si faccia la regina! Non so come riusciremo a battere Abu! Non so nulla…”.
Edmund si sedette per terra affianco a lei, e iniziò a dirle: “Se è per questo, anche io all’inizio del mio mandato non sapevo cosa fare…e pensate che io, prima di unirmi ai miei fratelli, mi ero alleato con il nemico, tradendo loro ed Aslan stesso…immaginate che onta per me!Tuttavia sono riuscito a regnare tranquillamente, e anzi…il popolo di Narnia mi ha riconosciuto come “Edmund il giusto”.
Quindi, maestà, non siate troppo severa con voi stessa….ci saremo anche noi quel giorno e vi daremo manforte.. E di battaglie ne abbiamo combattute parecchie, fidatevi!”.
Maryanne smise di piangere e si asciugò le lacrime. “Oh ma guardami..” esclamò “Sto piangendo come una bambina! Vegeta mi ha sempre detto invece che un re non deve versare neanche una lacrima!”.
“Si sbaglia…io ho pianto e mi è stato molto d’aiuto!” replicò Edmund, sorridendo a Maryanne.
La ragazza gli sorrise di rimando. I due si guardarono negli occhi, finchè Edmund non disse: “Maestà, non so voi, ma questa stalla puzza un po’ troppo per i miei gusti….non potremmo andare a parlare da un’altra parte?”.
La ragazza rise di cuore, e asciugandosi il volto rigato dalle lacrime, gli disse: “Si, avete ragione Edmund…sarà meglio andare in un locale a bere qualcosa di caldo, piuttosto che stare qui seduti con i cavalli!Tra un paio d’ore ho lezione con Vegeta…quindi, abbiamo tempo per bere qualcosa con calma!”.
Si alzarono e si avviarono fuori da quell’umida e maleodorante stalla, dirigendosi verso un locale per bere insieme qualcosa.
Nonostante la pioggia, ormai battente, e nonostante il freddo e la paura che attanagliava il cuore, Maryanne riuscì a sorridere e sentì il suo animo alleggerirsi: tutto questo grazie ad Edmund, che non faceva altro che raccontarle aneddoti divertenti accaduti a Narnia, e darle consigli sulla gestione del regno.
“La cosa noiosa sono le riunioni con i consiglieri….quanto vorrei non dovervi partecipare!!” fece lui, mentre i due erano in attesa del loro cioccolato in tazza, seduti ad un tavolino in legno nel locale di “Donna Melara”.
Maryanne ascoltava con interesse i discorsi del re, e più di una volta si ritrovò a fantasticare su di lui, su cosa facesse tutti i giorni, cosa faceva nel tempo libero, se avesse mai avuto una ragazza…
Quest’ultima domanda, per qualche strano motivo, le premeva più delle altre; finchè non glielo chiese.
“Siete mai stato fidanzato, maestà?”.
Edmund sembrò essere sorpreso di quella domanda, ma Maryanne non si scompose; in cuore suo, sperava in una risposta, sperava in un…
“No!” fu la risposta del re “Non ho ancora avuto questo piacere, ero troppo preso dagli affari di corte per pensare ad una fanciulla da sposare..”.
“Capisco…” fece Maryanne, con un sorrisetto che le increspava le labbra.
“Come mai questa domanda?” chiese il re, curioso e sospettoso.
“Oh! Niente di particolare, era giusto a titolo informativo!!” si affrettò a giustificarsi Maryanne.
Entrambi, dopo essersi fissati per qualche secondo negli occhi, scoppiarono a ridere: in quel momento, l’imbarazzo era palpabile.
“Sono una cretina! Perché gliel’ho chiesto? Ora penserà che ho un debole per lui….e in realtà ce l’ho…..no, aspetta…cosa cavolo mi sta succedendo? Io non lo conosco!Non posso avere un debole per lui!...o forse sì?”.
Maryanne era confusa: tuttavia sentiva dentro di sé crescere una sorta di empatia nei confronti di Edmund.
Il ragazzo, dal canto suo, era felice per la compagnia di Maryanne; la ragazza si era mostrata simpatica, socievole, e di spirito…oltre che molto carina.
“Non è per niente male..anzi, effettivamente, sarebbe l’ideale per me….” Si diceva lui, mentre studiava la sua interlocutrice.
Poco distanti da loro, ad un altro tavolino, c’erano Ron ed Hermione; lei assorta nei suoi pensieri, mentre beveva un the caldo, e lui scontroso ed irascibile.
“Miseriaccia Herm, si può sapere cosa hai? Sei così assente…” disse lui, seccato.
La ragazza sembrò ridestarsi immediatamente, sbattendo gli occhi.
“Oh, scusa Ron…io ultimamente sono un po’ presa da questa faccenda dei re…sai, non è facile aiutarli negli allenamenti…”
“Non è facile aiutare Nix nei duelli, visto come e quanto si distrae e mi distrae…lo fa apposta!” pensava dentro di lei la ragazza, ricordando con un sorriso la loro ultima sessione di allenamento.
“Capisco, ma mi stai trascurando totalmente….passi molto più tempo con re Nix che non con me!”.
Quest’ultima frase penetrò Hermione da parte a parte: perché quella era la nuda e cruda verità.
Stava trascurando il suo ragazzo, adducendo la scusa degli allenamenti….se restava sino a sera tarda ad allenarsi con Nix era solo per stare in sua compagnia…
Hermione deglutì, sentendosi colta in flagrante: Ron si limitò a sbuffare mentre la ragazza sentiva sempre di più crescere una strana consapevolezza dentro di sé.
“In fondo io e Ron stiamo insieme, ma si è sempre saputo che sarebbe potuta finire diversamente da ciò che avevamo progettato! Soprattutto da quando siamo arrivati qui ad Elaja…..oh, cosa devo fare? Io sento di amarlo ogni giorno un po’ meno……e di desiderare sempre di più Nix!Ma il re non vorrà mai una come me, una sempliciotta…cosa posso fare? Oh, Hermione….perchè ti sei lasciata incantare dagli occhi ingannatori del tuo futuro re?”.
Si morse un labbro per la disperazione; poi bevve un altro sorso di the, mentre Ron fissava la fiamma nel camino.
“Miseriaccia…ma quella non è la regina Maryanne con re Edmund?” esclamò d’un tratto il rosso, indicando ad Hermione una coppia seduta ad un tavolo non molto distante dal caminetto.
Hermione guardò con attenzione, e diede conferma a Ron: i due re sedevano lì e stavano ridendo e scherzando assieme.
“Farebbero una bella coppia, non trovi?” chiese Hermione, sorridendo alla vista di quei due.
“Si….sarebbe bello unire i regni di Elaja e di Narnia….in fondo la loro terra è a due giorni di traversata via mare, se si parte dal porto di Marinus!Non sono poi così lontani!” esclamò Ron.
Hermione sospirò, e si rese conto del fatto che in quel momento avrebbe tanto voluto essere lì in compagnia di Nix, e non del suo Ron…
Guardò il suo ragazzo: forse davvero i suoi sentimenti stavano mutando, perché ormai non avvertiva più il familiare senso di oppressione allo stomaco, o il suo cuore battere più veloce.
Quelle cose, ormai, le provava in compagnia del re.
“Vogliamo andare?” chiese Ron, alzandosi dalla sedia.
Hermione lo seguì subito, uscendo fuori dal locale.
“Devo fare pulizia nei miei pensieri….e soprattutto, nel mio cuore!” pensò la ragazza, indecisa più che mai sul da farsi.

*

“Parla, feccia, o quando troverò il tuo drago lo farò uccidere!”.
Eragon era piegato in due, davanti ad Abu, pieno di lividi, tremante per il dolore che provava.
Le guardie lo avevano tartassato in quei giorni, ma un paio di calci ben assestati dall’imperatore malvagio lo avevano ridotto ad uno straccio.
Voleva sapere a tutti i costi dove si trovasse il drago di Eragon: ma lui mai avrebbe rivelato il nascondiglio della sua amata Saphira, anche a costo di perdere la vita.
Il suo pensiero, per un attimo, si posò sul volto della regina Julia.
Lei gli aveva promesso che sarebbe accorsa a salvarlo, che un giorno sarebbe arrivata….chissà se lui avrebbe vissuto così a lungo tanto da rivederla.
“La prima cosa che farò sarà darle un bacio….” Pensò lui, sorridendo.
“Ridi? E perché? Non ti è bastato ciò che ti ho fatto prima??” urlò Abu, adirato.
“No, maestà….io rido perché so per certo che la vostra fine è vicina…” replicò Eragon, tra un gemito ed un altro “I quattro re sono più vicini che mai, e reclameranno presto il loro regno!”.
Eragon sapeva che con un’affermazione del genere molto probabilmente sarebbe stato giustiziato all’istante; tuttavia, Abu iniziò a ridere gelidamente, e disse lui: “Che vengano pure! Saranno i benvenuti! Io sono molto più potente di quattro ragazzi citati per caso in una profezia….sono quattro mocciosi e non potranno nulla contro di me!”.
“Oh ma certo…..tempo al tempo, sire….e poi vedremo chi avrà la meglio!” continuò imperterrito Eragon.
“Tu no di certo.” Disse Abu, mentre ricominciava a torturare il povero cavaliere dei draghi.

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Capitolo 12
*** Fuga precipitosa ***


I giorni giocavano a rincorrersi e Julia, Bowlish, Nix e Maryanne si sentivano sempre più forti e più sicuri di sé.
Maryanne era riuscita finalmente a sconfiggere Vegeta in un combattimento quando lui addirittura era allo stadio di super sayan di quarto livello; aveva imparato diversi attacchi, e di sicuro il Big Bang Attack era quello che meglio le riusciva.
“Penso proprio che in un ipotetico scontro con Abu userei quel colpo!” commentò sorridendo la ragazza, mentre Vegeta si rialzava da terra, levandosi la polvere dal possente torace; Maryanne gli aveva appena dato una dimostrazione pratica di quanto fosse ormai potente, lanciandogli il Cannone Garlick.
“Notevole” fece il sayan, guardando ammirato l’allieva.
“Io... devo ringraziarti, Vegeta” fece Maryanne, improvvisamente seria “Mi hai reso una guerriera cinica e spietata quando serve, ma anche saggia e razionale. Sono in debito con te”.
Il principe dei sayan accennò un inchino: “Per me è stato un onore allenarvi ed essere il vostro maestro. Tuttavia, il nostro mese di lezioni termina proprio oggi, ed è giunta l’ora che un altro maestro si occupi del vostro cammino" sospirando, guardò il cielo e poi aggiunse "Vogliamo andare a raggiungere gli altri?” indicando una strada affollata che conduceva alla saletta d’armi.

Julia, intanto, stava combattendo contro il suo maestro Goku, che si era trasformato in super sayan di quarto livello e, beffardo, la prendeva in giro.
“Avanti, tutta qui la vostra potenza? Non mi sono fatto neanche un graffietto fino ad ora! Credevo che vi sareste data da fare in battaglia, credevo che valeste di più e, soprattutto, pensavo ci teneste a liberare Eragon dalle segrete del palazzo!”.
Fu un lampo, un fragore assordante; “URCA!” urlò Goku mentre si teletrasportava via.
Julia aveva appena lanciato una potentissima onda energetica, che si era andata a schiantare contro il fianco di un’altura alle spalle di Goku.
“Non azzardarti a ripetere più una cosa del genere” disse a denti stretti Julia, furiosa.
Non sapeva nemmeno lei perché ci tenesse così tanto a liberare Eragon, a rivederlo e perché avesse reagito così a quella provocazione di Goku; credeva che fosse solo perché lui era stato imprigionato mentre lei scappava via, e quindi voleva sdebitarsi, ma in realtà sentiva la mancanza di quel giovane che la riempiva sempre di attenzioni e complimenti. Una persona così pura di cuore.
“Allora, iniziate a scaldarvi, eh? Finalmente si potrà combattere per bene!” esclamò Goku, felice come una pasqua.
Seguì un’insistente raffica di colpi di Julia, che Goku evitò solo per un soffio; combatterono a perdifiato per mezz’ora circa fino a quando la ragazza centrò in pieno stomaco il sayan con un potente calcio e, il sayan, cadde a terra stremato e dolorante.
“Questo è stato uno dei combattimenti migliori, mestà! Mi siete piaciuta sul serio!” fece Goku rialzandosi in piedi, mentre si tastava la schiena dolorante.
La regina fece un cenno di compiacimento.
“Direi di raggiungere gli altri maestà. Oggi è il nostro ultimo giorno di lezione insieme e credo che ora tocchi a Silente insegnarvi tutto ciò che sa sulla magia” aggiunse lui mentre si avviavano verso la sala d’armi, dove avevano appuntamento con gli altri maestri e Bowlish, Nix e Maryanne.
“Oh, Goku, mi spiace che sia già passato questo mese" aggiunse Julia, un po' rattristata "Sei stato un grande maestro!”.
“E voi siete stata un ottima allieva, Julia. Spero davvero che le mie lezioni vi possano aiutare contro quello scimmione” commentò Goku “L’importante è che voi quattro uniate le vostre forze e solo così potrete battere il tiranno. E mandarlo all’inferno!”.
Strada facendo, incontrarono anche Nix e Silente, che avevano appena finito di duellare.
“Sono stato sconfitto per tre volte consecutive. E’ proprio vero che si arriva ad un punto in cui l’allievo supera il maestro!” disse allegramente Silente.
“Urca, puoi dirlo forte Albus! Julia mi ha distrutto!” fece Goku, grattandosi il capo e ridendo.
Strada facendo, continuarono a parlare di Abu e dei suoi punti deboli, e di ciò che potevano fare una volta davanti a lui.
Arrivarono finalmente alla sala d'armi; dentro li stavano aspettando già Maryanne e Vegeta assieme a Bowlish e Brom.
“Salute!” fece Silente, con un cenno della mano e un rapido inchino rivolto ai due re.
“Salute a voi” rispose Brom.
Si accordarono per i nuovi turni: Silente avrebbe allenato Julia, Goku si sarebbe occupato di Bowlish, Vegeta di Nix e Brom di Maryanne.
Una volta sistemati gli allenamenti, decisero di recarsi nell’osteria di Clivius per mangiare tutti insieme; invitarono a pranzo anche i quattro re di Narnia e Nix chiese anche ad Hermione di raggiungerli per il pranzo: la ragazza, in meno di dieci minuti, era già seduta al tavolo in compagnia dell’allegra comitiva. Goku e Vegeta invitarono poi le rispettive mogli e i figli, e il tavolo si riempì nel giro di poco.
Persino l’oste si unì al gruppo di amici, annunciando, tra gli applausi di tutti, che quel pranzo era stato interamente offerto da lui, in onore dei quattro re.
Le risate non mancarono quel giorno: sembrava di vivere in un clima di festa ed allegria, e il pensiero di Abu e dell’imminente battaglia contro di lui sembrava così lontano…
“Maryanne” fece Julia, a metà pranzo, sussurrando nell’orecchio della cugina “Hai notato quello sconosciuto lì in fondo?”.
Maryanne, senza fare movimenti bruschi, si girò e notò un uomo incappucciato, con un mantello lungo e nero, seduto ad un tavolo, con le mani poggiate sotto il mento, che fissava la loro tavolata.
“Ci sta osservando da quando è entrato” continuò Julia.
“Non capisco il motivo del cappuccio. Siamo in un locale, dovrebbe toglierselo” replicò sospettosa la cugina.
“Propongo un brindisi!” esclamò d’un tratto Goku, già brillo, alzandosi in piedi con un calice pieno di vino in mano “Brindiamo ai quattro re: Julia, Bowlish, Nix e Maryanne!Tre urrà per i quattro re!”.
Fu un attimo: Julia stava per intimargli di tacere, ma appena Goku disse i loro nomi, l’incappucciato si alzò di scatto e uscì dalla sala a passo sostenuto.
“Ehi! Lei mi deve ancora pagare!!” urlò Clivius, correndo dietro all’uomo.
Maryanne e Julia scattarono in piedi: "Seguiamolo" dissero all'unisono, scappando appresso a Clivius.
“Potrebbe essere una spia!” commentò Maryanne correndo “E potrebbe riferire ad Abu che siamo qui!”.
“Dove state andando?” chiesero Nix e Bowlish che stavano alle loro calcagna; le ragazze non risposero, continuando a correre appresso all’incappucciato.
Quello, però, ad un certo punto entrò in un vicoletto; i quattro cugini si avvicinarono con circospezione. Clivius fece loro un cenno a far intendere che lui non voleva proseguire oltre.
Arrivati all’imbocco del vialetto, i ragazzi si ritrovarono di fronte l’incappucciato, che aveva ora il volto scoperto; Julia riconobbe immediatamente Ade che era lì a sbarrargli il cammino, e, con un ghigno, urlò: “PRENDETELI!”.
Si udì un nitrire sommesso di più cavalli arrivare da vie laterali al vicolo: "Fuggite!" urlò Bowlish spingendo via sua sorella e correndo.
“Scappate” urlava Julia a pieni polmoni, correndo a perdifiato verso l’osteria.
Clivius corse via con loro, e arrivati verso l'osteria trovarono Brom, re Edmund e re Peter con le spade sguainate, avendo intuito il pericolo e vedendoli poi arrivare con un seguito di cavalli e soldati.
Brom vide Ade e realizzò in un baleno il da farsi: "Hermione" chiamò "Libera i cavalli nella stalla di Clivius e falli andar via tutti insieme! Va' via con loro e dirigetevi a Yuroné, lì sarete al sicuro! Vai! Ora!”.

Hermione si precipitò nella stalla; pochi minuti dopo cinque splendidi stalloni erano lì fuori.
I quattro cugini, che erano arrivati correndo, montarono rispettivamente ognuno un cavallo mentre Brom urlava loro cosa fare; “Andiamo!” urlò Hermione, spronando il cavallo al galoppo, mentre dietro di sé la seguivano i quattro ragazzi. Partirono veloci come il vento, puntando verso nord.
Intanto Brom, Peter, Edmund, Clivius, Goku, Vegeta e altri amici tra cui Rucubic e Tiorin, che erano accorsi in strada per capire da dove provenisse quel gran baccano, si stavano dando da fare a spada tratta.
Tra affondi, pugnalate, calci e pugni, stavano riuscendo a difendersi, ma i soldati di Abu erano davvero troppi e avevano ormai capito che avrebbero resistito solo qualche altro minuto ma, alla fine, sarebbero stati fatti prigionieri.
Proprio quando ormai i soldati li avevano accerchiati, e le speranze sembravano essere volate via, si udì uno strano suono: era quasi un ruggito, e proveniva dal cielo.
I soldati urlarono terrorizzati, disperdendosi in ogni angolo. Alcuni cadevano da cavallo, altri li spronavano alla fuga.
Brom alzò lo sguardo al cielo; Saphira, splendida come sempre, era lì sopra di loro.
“Ho avvertito il pericolo e mi è sembrato giusto venire qui a darvi una mano!” la dragonessa trasmise i suoi pensieri a Brom e lui le sorrise, grato. Poi, con un grande sforzo, evocò un potente incantesimo di morte, uccidendo tutti i soldati rimasti nei paraggi e ancora intenzionati ad attaccarli.
Saphira emise una fiammata di caldo fuoco, carbonizzando un gruppetto di truppe.
Ade, furioso, urlò a Brom e agli altri amici: “Li prenderemo, non temete! E torneremo a prendere anche voi e quel dannato drago!”.
Detto questo, scomparve in una nuvola di fumo nero.
Brom diede un’occhiata verso nord: all’orizzonte, si intravedevano cinque cavalli, distanti ormai molte miglia, correre all’impazzata.
“Quando potremo raggiungerli?” chiese Vegeta, con un cenno della testa rivolto ai cinque fuggiaschi.
“Presto, molto presto” rispose Brom, riponendo la spada nel fodero e avviandosi verso casa sua, mentre Saphira tornava a nascondersi sulle montagne.

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Capitolo 13
*** Yuronè, la città sulla montagna. ***


Notte fonda; un gufo, solitario, guardava i cinque stanchi viandanti che si trascinavano, con i loro cavalli, sulla montagna. La montagna Delarous, sulla quale c’era la bellissima Yuronè.
“Coraggio, maestà…mancano pochi minuti di cammino!” sussurrò Hermione ai quattro ragazzi dietro di lei, mentre i loro cavalli si inerpicavano su per la ripida salita.
“Sono ore che siamo in viaggio…sono le tre di notte! Sono passate dieci ore e ancora non siamo arrivati!” si lamentò Bowlish, con voce stanca ed assonnata.
“Lo so, maestà, ma fidatevi; siamo stati veloci! In teoria, da Mors a Yuronè c’è un giorno intero di cammino!” rispose Hermione.
“Wow…allora siamo stati dei razzi!” esclamò Nix, anche lui mezzo assonnato.
“Si….I NOSTRI CAVALLI sono stati dei razzi, Nix!” precisò Julia, che aveva posato il capo sul collo del suo destriero e aveva gli occhi chiusi.
Maryanne, dal canto suo, era addormentata profondamente.
“Guarda quella scimmia come dorme!” disse Nix, notando la cugina riposare.
“Dai, non svegliarla! E’ stanca morta, ed è la più piccola tra noi!” fece Julia.
“La più piccola? Ma se qui ha 20 anni come minimo! Hai ancora il coraggio di chiamarla piccola??” riprese Nix, sbigottito.
“Oh., fa’ come vuoi. Ma se si arrabbia, non dirmi che non ti avevo avvisato!” concluse Julia, girando il capo dall’altro lato.
Nix sbuffò; poi spronò il suo cavallo a camminare poco più avanti, mettendosi così al fianco di Hermione.
“Allora Herm….mi spieghi cosa faremo ora? Silente, Vegeta, Goku e Brom ci raggiungeranno? Pensi che li abbiano catturati o se la saranno cavata?”.
La ragazza scosse la testa: “Non ne ho idea, maestà….spero che ce l’abbiano fatta a sconfiggerli, ma erano davvero in molti….oh, io non ho nemmeno detto addio a Ron…”.
Una lacrima le scese silenziosamente sulla guancia destra; Nix gliel’asciugò velocemente, e lei gli sorrise.
“Coraggio…non piangere!Sono sicuro che lo rivedrai…molto presto!” la incoraggiò Nix.
Nella sua mente, intanto, imperversava una furiosa battaglia:
“E’ fidanzata con Ron!Non posso averla per me….devo finirla, devo riuscire a pensarla come amica e nulla di più!Devo togliermela dalla testa…….oh, ma come farò?Ora c’è solo lei, staremo insieme ogni giorno, ventiquattro ore su ventiquattro!”.
Hermione, dal canto suo, sentiva il suo cuore battere freneticamente; al tocco della mano di Nix sul suo viso, il suo battito era aumentato a dismisura.
“La verità è che non piango perché mi manca Ron…ma perché ho paura che, stano ogni giorno con Nix da ora in poi, mi innamori definitivamente di lui. E temo proprio che stia già accadendo!”.
I due si guardarono a lungo, mentre i loro cavalli continuavano a camminare.
Poi Bowlish ruppe quel silenzio carico di parole.
“Hermione….siamo arrivati?Vedo una casa…”.
La ragazza si riscosse e guardò avanti a sé.
“Si….questa è la prima casa del villaggio…siamo arrivati, finalmente!Ma per raggiungere la locanda dove alloggeremo ci vogliono ancora pochi minuti a cavallo…è nel centro di Yuronè!”.
“Bene, allora ci siamo quasi! Sveglia, Maryanne!!” disse Nix, avvicinandosi alla cugina e dandole dei colpetti sulla schiena.
“Lasciami….” Mugolò quella.
Nix ridacchiò; poi iniziò a fare il solletico alla povera malcapitata.
Maryanne, che lo soffriva moltissimo, iniziò ad urlare e ridere e Nix la sbeffeggiava.
“Guardatela! La grande regina messa a tappeto dal solletico! Ah ah ah ah!!”
“Nix, finiscila!” diceva lei, tra una risata e l’altra.
“Silenzio voi due!!” sibilò Julia “Lo capite o no che siamo dei fuggiaschi??”.
I due si zittirono immediatamente; Maryanne si ricompose e Nix cercò di assumere un’espressione seria.
“Chi meglio di lei potrebbe essere la regina suprema?” sussurrò Bowlish a Nix, con tono scherzoso.
Quello ridacchiò con lui, ma ad un’occhiataccia della ragazza entrambi si zittirono.
“Ci siamo!” fece improvvisamente Hermione, facendo fermare il suo cavallo
I quattro ragazzi si fermarono dietro di lei.
Erano arrivati davanti ad una locanda silenziosa, illuminata da alcune lanterne.
Scesi da cavallo, i cinque amici si recarono all’interno della srtuttura; nell’ingresso c’era un uomo, seduto su una poltrona, che russava amenamente.
“Hem hem..” tossicchiò Hermione.
Quello sobbalzò; aprì gli occhi e, dopo essersi reso conto della loro presenza, si rivolse ai cinque, dicendo loro: “Cosa posso fare per voi?”.
“Cerchiamo delle stanze per riposare, locandiere.” Fece Bowlish.
“Quante?”
“Una da tre posti per le dame e una da due per me e mio cugino.” Intervenne Nix.
Il locandiere si recò verso un tavolinetto con un libro rilegato in pelle sopra; aprì il volumetto e ne scorse una lunga lista.
“Si…ne ho disponibilità….” Disse finalmente l’uomo, dopo aver letto e riletto quella lista.
Mentre Nix e Bowlish portavano i cavalli a riposare nella stalla retrostante alla locanda, le tre ragazze si diressero nella loro camera.
Julia aprì la porta; la stanza era piccola, in legno marcio; tre lettini giacevano solitari in un angolo, assieme ad un comodino e una finestra lercia. Un ragno attraversò velocemente la stanza, spostandosi verso la porta. Maryanne lo scacciò via con un calcio.
“E noi dovremmo dormire in questo posto?Andiamo!Non c'è neanche un lumino per la notte!” fece esasperata Julia.
“C’è solo una misera coperta sui letti…..vogliono farci congelare, stanotte?Siamo anche in montagna, dovrebbero esserci piumoni, plaid…”
“Maryanne, non siamo a casa qui….ricordati che questa è Elaja..”
“E ricordatevi, maestà, che la gente qui è povera…decisamente povera. E’ già tanto aver trovato una locanda aperta…ora riposiamoci, il viaggio è stato lungo e faticoso.” Concluse Hermione, entrando nella stanza.
Julia e Maryanne si guardarono, inorridendo. Poi però si fecero forza e, poiché il sonno le stava vincendo, si gettarono sui loro letti e in pochi minuti furono nel pieno del sonno.
Hermione, invece, era ancora sveglia; voleva assicurarsi del fatto che Nix e Bowlish fossero tornati dalla stalla.
Si diresse nella camera affianco alla sua, dove avrebbe dovuto trovare i due ragazzi.
Bussò: ma non vi fu risposta.
Aprì lentamente la porta.
La stanza era non troppo dissimile dalla sua, ma qui vi erano solo due letti. E non c’era nessun ragno che scappava via.
Entrò a passi pacati nella camera, lasciando la porta aperta dietro di sé.
“Chissà in quale di questi due letti dormirà Nix..” pensò scioccamente “Potrei mettergli un bel ragnetto sotto le coperte, sai che bello spavento si prenderebbe!”.
Mentre ridacchiava a quell’idea, però, lo spavento colse lei di sorpresa; sentì infatti la porta dietro di lei chiudersi.
“Arghhh!!” urlò qualcuno nell’oscurità della camera.
“Aiuto!!” urlò Hermione, cercando la sua bacchetta.
Lo sconosciuto la gettò sul letto e esclamò, puntandole contro anche lui una bacchetta: “Expelliarmus!”.
La bacchetta di Hermione volò via: era in trappola.
Poi, però, lo sconosciuto iniziò a ridere.
“Lumos!” disse, e la sua bacchetta si illuminò, mostrandone il volto alla ragazza.
“Nix!!!!!” urlò lei.
“Ah ah ah ah ah avresti dovuto vederti! Avevi una faccia da pesce lesso! Ah ah ah ah!” gridava quello, tra le risate e le lacrime agli occhi.
Hermione sbuffò; era stato uno stupido!
“Maestà, mi avete fatta spaventare!” rispose lei, incrociando le braccia sul petto.
Nix si fece serio, improvvisamente: “Ah si? Non ti sarai mica offesa?”.
Quella annuì, mettendo su il broncio.
“Ooh andiamo! Era solo uno scherzettino innocente! Tu sei piombata in camera, io ero da solo, e mi è venuto in  mente questo scherzo! Sai che sono così..”.
Si guardarono; erano ancora stesi sul letto, l’uno sopra all’altra, e la luce della luna illuminava i loro volti. Erano ad un soffio l’uno dall’altra.
Hermione sentì un brivido passarla da parte a parte; Nix le sorrise, e le tolse un ciuffo di capelli dagli occhi.
“Allora….cosa posso fare per essere perdonato?”.
Hermione chiuse gli occhi; Nix era pericolosamente vicino, e il suo cuore iniziava a battere sempre più freneticamente….
Poi la porta si aprì; Bowlish entrò nella stanza ed esclamò: “Oh scusatemi!!!Potevate anche avvertire!!”
“Nonono! Tranquillo, maestà! E’ solo un disguido, non è come sembra!!”si affrettò a dire Hermione, mentre spingeva via Nix con forza e si rialzava dal letto.
Era rossa dalla vergogna.
“E’ ancora più bella così….” Pensò Nix, guardandola con insistenza.
“Io ora….vado via. A domani!!” esclamò Hermione, uscendo come un turbine dalla stanza.
Bowlish guardò Nix, che aveva ancora lo sguardo fisso sullo stipite della porta.
“Hai fatto centro, rubacuori?” chiese, sorridendo al cugino.
“Non ancora…ma un giorno sarà mia, fidati!” rispose Nix, con un ghigno, mentre chiudeva la porta, assaporando il profumo di Hermione che ancora era lì nell’aria.

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Capitolo 14
*** Fuggiaschi...di nuovo. ***


Il mattino dopo, Julia aprì gli occhi di buon’ora.
Si alzò dallo scomodo letto in cui aveva dormito e si diresse alla finestra: il suo sguardo vagò sul panorama circostante.
Una catena di monti la circondava, tutti innevati e imponenti.
Abbassando lo sguardo, invece, si vedevano stralci di vita cittadina: i mercanti che arrivavano con i loro carretti pieni di merce, cavalli galoppavano con in sella i loro padroni riccamente vestiti, Jafar che teneva stretto per la collottola un soldato…….
Julia sobbalzò: “Ci hanno trovato!!!!” urlò a squarciagola, facendo così svegliare Hermione e Maryanne.
“Julia…ma che diamine è…”
“Jafar! E’ qui sotto,  ci ha trovato! Ci sono anche i soldati con lui…”
Hermione si avvicinò alla finestra e osservò attentamente la scena.
“Mettete i vostri mantelli e dileguiamoci, maestà!” fece, uscendo dalla stanza per avvertire i due ragazzi in quella attigua.
Hermione bussò freneticamente alla porta affianco, fino a che un assonnato Bowlish non le aprì.
“Hermione….ma cosa?”
“Dobbiamo andare via! Jafar è qui sotto con i soldati, ci hanno trovato!” fece quella tutto d’un fiato.
Bowlish si precipitò da Nix, gli tolse le coperte da dosso, e urlò: “Muoviti Nix, dobbiamo scappare!”.
“C-cosa??” fece quello, sbadigliando con tutta la tranquillità possibile.
Hermione si precipitò dentro come una furia: “Ci hanno trovati!Dobbiamo scappare, ora! Infilate i vostri mantelli e scendete di corsa nella stalla….c’è una scala nascosta qui a sinistra nel corridoio….usatela per arrivare alla stalla.”.
Poi la ragazza uscì dalla camera.
“Che donna!” fece Nix, ammiccando.
In meno di cinque minuti, si ritrovarono tutti e cinque nella stalla.
“Ho lasciato alcune monete d’oro nella camera….spero che l’oste capisca che è il nostro pagamento per il servizio….ora però dobbiamo andare, getterò un incantesimo di disillusione su tutti noi e sui cavalli, così da renderci invisibili per almeno dieci minuti..” spiegò Hermione, montando a cavallo.
Dopo che ebbe lanciato l’incantesimo, spalancò le porte della stalla e spronò i cavalli alla fuga.
I cavalli corsero spediti, e Julia si voltò a guardare dietro di sé.
Proprio in quel momento Jafar stava varcando la soglia della locanda, e l’oste gli si era inginocchiato davanti.
“Non sopporto queste visioni….” Mormorò, rivolta ad Hermione.
“Lo so, maestà. E’ per questo che urge che voi saliate al trono! Tutto ciò deve finire…”.
Julia annuì; poi spronò il cavallo a correre più velocemente.
Quando furono finalmente fuori da Yuronè, si fermarono per far riprendere fiato ai cavalli.
“Questo è un guaio, non ci voleva….Brom sapeva di trovarci a Yuronè, e invece ora non ci possiamo stare…come faremo a comunicarglielo?” fece Hermione, passandosi una mano tra i capelli.
“Bella domanda…” disse Nix, avvicinandosi a lei.
“Non conosciamo nessuno che possa raggiungerlo ed avvisarlo?” chiese Maryanne.
Hermione parve rifletterci un po’, poi il suo viso si illuminò.
“Allora?” fece Bowlish.
“Si….c’è una mia cara amica qui nelle campagne attigue a Yuronè…potrei dirle di raggiungere Brom e gli altri e dire loro dell’accaduto! E nel frattempo potremmo stare da lei per qualche giorno….giusto d’appoggio! Coraggio, seguitemi! Vi porto da Meg e Hercules!”.
I quattro cugini si guardarono, increduli.
“Stiamo parlando di Hercules? Quell’Hercules?” chiese Nix.
“Perché, voi ne conoscete altri?” rispose Hermione, enigmatica, sorridendogli furbescamente.
I loro sguardi si incatenarono; Hermione sentì la familiare sensazione di batticuore frenetico…
“Hem hem” intervenne Maryanne, con tono divertito.
I due sobbalzarono; Nix guardò con tutto l’odio possibile la cugina, che scoppiò a ridere.
“Vogliamo andare?” chiese Hermione, rossa per l’imbarazzo e con la testa china, mentre montava a cavallo e lo spronava al galoppo.
“La prima cosa che farò appena sarò re? Un bel mandato di impiccagione per Maryanne!” sbottò Nix feroce, scatenando le ilarità degli altri tre cugini, mentre montavano a cavallo.
Camminarono per circa venti minuti, poi finalmente intravidero una casetta con un comignolo fumante.
“Ecco! Quella è casa loro!” esclamò Hermione, indicandola.
 Si avvicinarono sempre più alla piccola costruzione, fatta di mattoncini.
La finestra lasciava intravedere, all’interno, un bel fuoco scoppiettante; l’ideale, visto il freddo!
I cinque amici scesero da cavallo, ed Hermione bussò alla porta.
“Chi va là?” chiese una voce di un giovane uomo.
“Sono io, Hermione!!”.
La porta si spalancò: un bel giovane, sulla trentina, con capelli castani chiari e occhi verdi, sorrise ad Hermione.
“Qual buon vento, Herm??” le disse, abbracciandola.
“Oh, Ercole, siamo nei guai fino al collo!” disse lei.
“Accomodatevi, così ce ne parlerete con calma!” disse il ragazzo, facendo segno a tutti di entrare.
Quando tutti furono dentro, una porticina di una stanza si aprì e fece il suo ingresso Meg, con i capelli raccolti in una coda alta, come al suo solito, un vestitino porpora e un bimbo di pochi mesi in braccio.
“Hermione!!” esclamò lei, correndo incontro all’amica e abbracciandola.
“Come va Meg?” chiese la ragazza, accarezzando la testolina del bimbo.
“Oh, come vuoi che vada; il solito. Si va avanti a stento, Hercules non fa altro che lavorare giorno e notte per portare qualcosa da mangiare qui a casa…ma è difficile, poi con un bambino così piccolo…..ma va bene così, cerchiamo di farci bastare quel poco che abbiamo.”.
“Meg….questi tempi così tristi stanno per finire. Sai chi sono questi quattro ragazzi che sono qui con me?”.
Hercules e sua moglie scossero la testa, mentre osservavano i quattro cugini.
“Sono i quattro re della profezia.”.
“Oh santo cielo!” esclamò Meg, portandosi una mano alla bocca.
In un’oretta di tempo, i quattro cugini spiegarono loro tutto ciò che era accaduto, e dissero di aver bisogno di qualcuno che avvisasse Brom della loro fuga da Yuronè.
“Ci penso io..” fece Hercules, gettandosi addosso un pesante mantello “Nel frattempo potrete stare qui da noi!”.
“Ti ringrazio…” gli disse Julia, grata.
Hercules diede un bacio a sua moglie e sulla fronte di suo figlio, poi uscì fuori.
Meg si avvicinò alla finestra; Hercules aveva appena finito di sellare il suo cavallo ed era partito veloce, diretto verso Mors.
Nuvole pesanti segnavano il cielo; “Tempesta in arrivo..” sussurrò Julia, pensosa.
“Già…..ma si sa, dopo la tempesta torna sempre il cielo sereno.” Rispose Nix, sorridendole.

*

Eragon era steso per terra, nella sua fredda cella.
Aveva gli occhi chiusi, gli doleva ogni parte del corpo. Dopo le ultime torture subìte, sentiva che non sarebbe durato ancora a lungo…non in quelle condizioni.
Aprì lentamente gli occhi, e sentì una goccia di umidità cadergli sulla fronte.
Si ritrovò a fissare il soffitto grigio della sua cella; sospirò, e sentì le sue costole incrinarsi pericolosamente.
Mentre si trovava in quello stato di calma apparente, sentì però dei passi provenire dal corridoio della prigione.
Erano passi leggeri: quasi quasi si sarebbe azzardato a dire fossero di una donna.
Sentì la sua cella aprirsi, ma non volle girarsi a vedere chi stesse entrando: il collo gli faceva troppo male per permettergli quel semplice movimento.
Dei capelli lunghi e rossi gli piovvero sul viso; qualcuno, prendendolo di peso, lo portò in una posizione seduta.
Eragon guardò meglio lo sconosciuto: era Ariel.
“Eragon…come stai? Tieni, ti ho portato dell’acqua e del cibo….”.
La ragazza gli fece bere dell’acqua, e Eragon godette di quelle gocce fresche che gli rinfrescarono la gola arsa. Poi Ariel posò del pane nella sua mano.
“G-grazie….come hai potuto avere la chiave della mia cella?” chiese lui  debolmente.
“L’ho presa di nascosto dalla cassetta delle chiavi del custode: dorme della grossa ora, grazie ad una pozione che gli ho propinato di nascosto.Ascolta, ho delle belle novità da riferirti:oggi ho sentito dire da Abu che la situazione sta degenerando…nessuno riesce a trovare i quattro re da nessuna parte, e lui teme che si stiano avvicinando ad Elaja. Vedrai, Eragon, arriveranno presto. Tu devi resistere, però…..”.
“Lo farò…” rispose flebilmente lui “Lo devo fare per lei.”
“Lei chi?”
“Julia. Voglio rivederla.”.
Ariel gli sorrise, poi lo trasportò di peso sulla brandina, sistemandogli addosso una copertina.
“Riposa, Eragon. Sei davvero il guerriero più valoroso che mai sia stato imprigionato da quello scimmione. Rivedrai presto la tua bella.”.
Detto questo, Ariel si allontanò, richiudendo la cella.
Eragon, steso sulla sua brandina, mangiò avidamente il pezzo di pane donatogli da Ariel.
Poi ripensò a Julia, al suo sorriso, alla sua promessa. “Verrò a liberarti”.
“Ti aspetto, mia regina” sussurrò lui, mentre gli occhi si chiudevano di nuovo e il sonno tornava a ghermirlo.

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Capitolo 15
*** Un bacio tanto atteso ***


Lampi, tuoni, fulmini e saette.
“Certo che il tempo qui è sempre dei migliori….” Commentò sarcasticamente Maryanne, mentre osservava la tempesta che infuriava fuori dalla confortevole casa di Meg.
“Qui il tempo è sempre così….il cielo non è mai sereno, ci sono sempre nuvole scure…” rispose Meg.
“Ma come? Credevo che solo a Mors fosse così!” replicò Maryanne.
“Ma qui siamo ancora nella provincia di Mors!” puntualizzò Hermione.
“Aaaah…..ora ho capito!” fece la ragazza.
“Le scimmie ci arrivano sempre in ritardo alle conclusioni!” esclamò Nix, riferendosi a lei.
Maryanne lo fulminò con un’occhiata.
“Io non sono una scimmia. Tu sei un babbuino!”
“Belli! Di quelli con il sedere rosso??” rispose l’altro, ridendo.
Anche Maryanne scoppiò a ridere: “In effetti sì, siete una cosa sola!”.
“Oh be’, allora grazie! Sempre meglio di te che sei una scimmia urlatrice!”.
“Come osi??” fece Maryanne fingendosi offesa e iniziando a tempestarlo di pugni scherzosi.
“La volete finire, voi due? Ricordatevi che siete pur sempre un re e una regina!” li riprese Julia.
“Da quando così seria, tu?? Ma tu non sei quella che fa battute dementi e racconta barzellette da crepare dalle risate??” chiese Bowlish, rivolgendosi alla sorella.
“Cero che sono io! Ma qui dobbiamo anche darci un contegno, altrimenti cosa penseranno gli altri di noi? Che siamo solo dei ragazzini! Invece, i regnanti devono anche essere seri!” rispose quella.
“Oh, dai, ma noi non siamo ancora saliti al trono! Sciogliti un po’, regina suprema!” le disse Nix, facendole un occhiolino.
Julia lo guardò, poi gli sorrise e esclamò: “Oh, d’accordo! Fate quel che volete! Ma non fate troppo chiasso, o sveglierete il piccolo Illo!”.
Ma Julia non fece in tempo a concludere la frase, che il bimbo iniziò a piangere dalla sua stanzetta.
“Oh, state tranquilli. Questa, per lui, è l’ora della poppata!” fece Meg, dirigendosi nella stanzetta del piccolo.
Julia si avvicinò ad Hermione e le disse: “Non possiamo abusare oltre della loro ospitalità! Sono passati due giorni, Hercules non è ancora tornato, ma non possiamo rimanere oltre!La casa è piccola e io mi sento male al pensiero che quel poco di spazio libero che c’è deve essere occupato da noi….oltre al fatto che Meg ci dà da mangiare, e invece di cibo ce ne è pochissimo….siamo davvero di peso!”.
“Io non la penso così, maestà!” intervenne Meg, che aveva sentito tutto.
La donna, con suo figlio stretto sul petto, mentre lo allattava, le disse: “Per me non è un peso, ma un onore. Jafar e i soldati sono passati qui a controllare prima che arrivassero dentro Yuronè, quindi questo è forse l’unico luogo sicuro per voi. E io sono felice di condividere la mia casa e il mio cibo con voi. E se a me non pesa, non vedo allora il motivo della vostra preoccupazione.”.
Julia la guardò negli occhi: “Ti ringrazio, Meg. La tua disponibilità verrà presto ripagata.”.
La donna le rivolse un piccolo inchino, poi si allontanò, dirigendosi vicino al caminetto acceso.
“Hey, Herm, ma una volta che ci avranno raggiunti Brom, Goku, Vegeta e Silente, dove ce ne andremo?” chiese Nix, posando una mano sulla spalla della ragazza e scostandole un boccolo.
Hermione arrossì violentemente e iniziò ad andare in iperventilazione; il suo petto si abbassava e alzava freneticamente mentre rispondeva, balbettando “D-d-dovremmo dirigerci verso Nord-est, in direzione di Elaja.”.
“Elaja?? Dobbiamo già andare lì??” chiese Nix, sgranando gli occhi dalla paura.
“Ma no! Il viaggio è lungo, ci fermeremo in diversi paesini che incontreremo sul nostro cammino! Voi dovete ancora completare i vostri allenamenti!” si affrettò a spiegare Hermione.
“Ah, ecco. Stavo per avere un infarto!” fece Bowlish, tirando un sospiro di sollievo.
All’improvviso Meg, che era vicino alla finestra, fece un gridolino, e, spalancata la porta d’ingresso, chiamò a gran voce il nome di suo marito.
I quattro cugini ed Hermione si avvicinarono.
Lì fuori, cinque cavalli al galoppo si stavano avvicinando all’abitazione.
In testa c’era proprio Hercules, seguito a ruota da Vegeta (che imprecava per la pioggia battente), Goku, Silente e Brom.
“Finalmente!” fece Maryanne, sorridendo.
Nel giro di pochi minuti, i cinque viandanti lasciarono i cavalli nella stalla attigua alla casa e si precipitarono nella calda stanza d’ingresso.
“Kaharot, mi hai pestato un piede!” si lamentò Vegeta.
“Urca, scusa Vegeta, ma non vedevo l’ora di entrare! Fa freddo là fuori!” si scusò Goku.
“Bentrovati!” fece Julia, rivolta ai quattro maestri.
“Grazie, maestà!” fece Silente, inchinandosi assieme agli altri tre maestri.
“C’è qualcosa da mangiare, qui? Ho un certo languorino….sono due giorni che non tocco cibo!” si lamentò Goku.
“Oh ma certo! Sedetevi pure, cucino qualcosa così vi rimetterete in forze! Dev’essere stato un viaggio sfiancante!” fece Meg, lasciando suo figlio in braccio ad Hercules e iniziando a tagliuzzare alcune verdure.
“Come hanno fatto a trovarvi?” chiese Brom ad Hermione.
“Non ne abbiamo idea…” fece la ragazza “Ringrazio il cielo che la casa di Meg e Hercules sia così vicina a Yuronè, altrimenti non avremmo avuto alcun luogo dove ripararci e nasconderci!”.
“Visto che Yuronè è sotto sorveglianza stretta, ci dirigeremo a Hexia. Lì ci aspettano i quattro re di Narnia, che sono ospiti a casa di Hagrid e Madame Maxime. Vista la loro mole, hanno la casa più grande di tutte, lì ad Hexia. Potranno ospitarci tranquillamente, e noi proseguiremo con i vostri allenamenti indisturbati. Partiremo domani all’alba, ci vorranno tre giorni di cavallo.”.
“Il mio regale sedere è diventato a forma di sella.” Fece acido Vegeta.
“Oh si, Vegeta…anche il mio didietro è diventato così!” rispose con un sorrisetto Silente, cercando di sdrammatizzare la situazione “Ma temo che ci tocchi cavalcare ancora un po’..”.
“Non potremmo usare il teletrasporto di Goku??” chiese Nix, avvicinandosi pericolosamente ad un’ignara Hermione, intenta a tagliuzzare le verdure con Meg.
“No….conoscono la tecnica di Kaharot, e ci raggiungerebbero in un secondo. E’ vietato usare il teletrasporto, qui. Inoltre, sulla terra di Elaja vige un incantesimo di Abu che non permette né il teletrasporto, né la smaterializzazione, né alcun altro metodo di spostamento che possa consentire la fuga da questa terra.”.
“Capisco…” fece Nix, mettendosi dietro ad Hermione e posandole le mani sui fianchi.
La ragazza sobbalzò, e le sue guancie arrossirono.
“La vuoi finire, Nix?” sbottò Maryanne.
Nix le rivolse un’occhiataccia: “Se Hermione non mi intima di smettere, non vedo perché dovrei.”.
“Ma lei non ti dice nulla perché si vergogna! Così la metti solo in imbarazzo! Non è vero, Herm?”.
“No, non mi imbarazza affatto questa cosa! Anzi, mi fa piacere! E vorrei che non si limitasse solo a posarmi le mani sui fianchi, ma anche ad abbracciarmi!” pensò dentro di lei Hermione; ma si limitò semplicemente a scuotere la testa.
“Visto? Non le dà fastidio! Quindi io faccio quel che mi pare e piace!” fece Nix, con tanto di linguaccia.
Maryanne sbuffò; Julia e Bowlish, intanto, stavano ridendo di gusto per la scenetta.
Dopo un’ora, erano tutti seduti a tavola, e mangiavano di gusto la splendida cenetta che Meg, assieme ad Hermione, Julia e Maryanne, aveva preparato.
Era tutto a base di verdure e frutta, ma erano così genuine che tutti furono molto soddisfatti del pasto.
Quella notte, mentre tutti dormivano nella sala d’ingresso (Vegeta pretese di dormire lontano il più possibile da Goku), Hermione non riusciva ad addormentarsi.
Erano le due della notte: ma i suoi occhi continuavano a restare aperti.
Si alzò dal suo giaciglio, lì a terra. Si avvicinò alla finestra e contemplò i fulmini e le saette che illuminavano il cielo tempestoso.
“Ron…..mi spiace dirlo ma non mi manchi per niente.” Pensava tristemente la ragazza.
“Credo sia tutto finito, ormai. Sono innamorata di Nix, questo è palese. Ma sappi che mi dispiace…e spero potremo rimanere buoni amici, nonostante tutto..”.
Sospirò, portando una mano sotto il suo zigomo destro, e appoggiandovisi.
“Perché a me?” si chiese a bassa voce.
“Qualcosa non va?”.
Hermione sentì il suo cuore accelerare paurosamente i battiti: era la voce di Nix, dietro di lei.
Il ragazzo le si parò affianco, e lei lo guardò.
“No, maestà, va tutto bene….è che ho paura.”
“Paura? E di cosa?”
“Del futuro.”
Nix le sorrise: “Quanto è bello…ha un sorriso stupendo!” pensava Hermione.
“Anche io ho paura, sai?” fece lui, parlando a voce bassa per non svegliare gli altri “Ma in fondo non ce ne è motivo. Non sappiamo cosa ci accadrà: potrebbe tutto andar male così come potrebbe andare alla grande! Quindi, per ora, godiamoci la vita! E sai che ti dico?”
“Cosa?”
“Facciamoci meno problemi, e diciamoci chiaramente le cose come stanno.” Fece Nix, avvicinandosi a lei e cingendole i fianchi con un braccio.
Hermione,vergognosa, abbassò lo sguardo; un sorrisetto le increspò le labbra.
“Allora….ho qualche speranza di entrare nel tuo cuore?” chiese Nix, posandole due dita sotto il mento e facendole alzare la testa.
I due erano naso contro naso, e le loro labbra si stavano sfiorando.
“Voi siete già nel mio cuore, maestà!”
“Mmmm…come amico, re, o qualcosa di più??” chiese sfacciatamente Nix.
La ragazza chiuse gli occhi; Nix capì immediatamente cosa doveva fare.
La cinse più forte, stringendola a sé, e la baciò.
Hermione allungò le sue braccia, portandole dietro alla nuca di lui.
Rimasero immersi l’uno nelle labbra dell’altra per tanto, troppo tempo.
Nix le accarezzava i lunghi, indomabili, capelli; lei passava le sue delicate mani lungo la schiena di lui, soffermandosi spesso sulle sue possenti spalle.
“Posso chiederti una cosa?” chiese d’un tratto Nix.
Hermione annuì, rimanendogli avvinghiata al petto.
“Puoi darmi del tu? Preferirei sentirmi chiamare Nix, e non “maestà”! Almeno da te…”
Hermione rise; “Va bene, Nix.”.
Si baciarono nuovamente. E le loro mani si intrecciarono.
“Missione compiuta!” pensava Nix nella sua testa.
“Ho fatto la mia scelta.” Si diceva Hermione “E penso proprio di averla fatta giusta!”.



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Capitolo 16
*** Vegeta rimane solo. ***


La mattina seguente, l’intero gruppo di persone si svegliò al sorgere del sole.
Meg voleva preparare la colazione per tutti, ma quando i presenti le dissero che non volevano disturbare oltre e che li aspettava un lungo viaggio e dovevano partire subito, quella ci rinunciò.
“Grazie per la tua disponibilità a fare da araldo, Hercules!”disse Julia all’uomo, che le si inchinò.
“E’ stato un piacere potervi aiutare e anche darvi vitto e alloggio, vostra maestà! Aspetteremo con ansia la notizia della vostra salita al trono! Voi siete i veri re di Elaja!”.
Julia, Nix, Maryanne e Bowlish furono commossi da quelle parole e promisero a Hercules che, una volta saliti sul trono, si sarebbero ricordati di lui e lo avrebbero ricoperto di onori.
“Potremmo nominarlo duca!” propose Bowlish
“O conte!”
“Cos’è un conte?” chiese Goku, grattandosi il capo.
“Cosa? Non lo sai? Beh….cerca su google!” ripose Nix.
“Google?” chiese Goku, sempre più confuso.
“Nix, sei un cretino! Ma se loro non sanno dell’esistenza di internet, figurarsi se conoscono google!!!” esclamò Maryanne.
“Il conte è una carica di alto livello nobiliare; non è importante come un re, ma di certo è una figura di rilievo a corte.” Spiegò Julia.
“Oh, ora ho capito!” fece Goku, sorridendo.
“E’ arrivato il momento della partenza, vostre maestà!” intervenne Brom.
Dopo aver salutato Meg ed Hercules e il loro piccolo Illo, i quattro cugini, assieme ad Hermione, Silente, Brom, Vegeta e Goku, salirono sui loro cavalli e si avviarono sotto la pioggia battente.
In testa a tutti c’era Brom, che faceva galoppare veloce il suo cavallo.
Seguivano Vegeta e Goku, fianco a fianco, e dietro di loro c’erano Nix e Bowlish; poi Julia, Hermione e Maryanne, e infine Silente a chiudere la fila.
La pioggia parve aumentare, durante il viaggio.
Gli incantesimi di Silente ed Hermione però non parvero bastare a proteggere il gruppo intero dal cattivo tempo; così decisero di rifugiarsi nel bosco.
Arrivarono ad una radura, coperta totalmente dai grandi alberi secolari, che li proteggevano dalla pioggia.
“Brr….qui si gela!” commentò Hermione, sfregandosi le mani.
“Ci sono io qui..” fece Nix, abbracciandola.
La ragazza avvampò, ma ricambiò l’abbraccio.
“Ehi…ma si può sapere voi due cosa ci nascondete, eh?” scherzò Julia.
“Noi? Proprio niente! Perché? Cosa dovremmo nascondere, oltre al fazzoletto sporco che ho in tasca?” fece altezzoso Nix.
“Che ne so…magari i baci notturni?” disse Maryanne, con un sorrisetto beffardo.
Hermione voleva inabissarsi sottoterra: Nix invece fissò stupito tutti e tre i cugini che lo guardavano ridacchiando, e disse loro: “Ci avete spiati!”.
“Veramente….no. Ci avete svegliati, è diverso!” rispose Bowlish, ridendo.
“A dire il vero avete svegliato me, e io ho svegliato Maryanne che ha svegliato Bowlish. Volevamo svegliare anche gli altri, ma in fondo a loro cosa importava?” intervenne Julia.
Nix scoppiò a ridere per l’imbarazzo, seguito da Hermione, che guardava a terra.
“Avanti! Noi non vedevamo l’ora che accadesse!!Allora…state insieme, giusto?”.
Hermione e Nix si guardarono. “Questo non me lo ha ancora chiesto…”pensò Hermione, guardando il ragazzo al suo fianco.
“Si….stiamo insieme!” rispose con semplicità Nix, stringendo Hermione a sé e la baciò, senza alcun preavviso, davanti a tutti.
“Auguri!!! Evviva gli sposi!” fece Julia, scherzando.
“Siamo già arrivati al matrimonio??” chiese Hermione, ridendo “Andiamoci piano!”.
“E chi te lo dice che io non ti voglia già sposare?” chiese Nix, ridacchiando.
Hermione scoppiò a ridere e lui le diede di nuovo un bacio sulle labbra.
“Mi sta salendo la glicemia, ragazzi…” intervenne Bowlish.
“Ma come parli? Dì piuttosto che ti sta venendo il diabete!” fece Maryanne, rivolta al cugino.
“Io parlo come mi pare e piace, scimmia!”.
“Anche tu con questa storia della scimmia? Bowlish, mi sorprendi! Ma a chi è venuto in testa questo simpatico soprannome?” chiese Maryanne.
“A me!” rispose Julia, ridendo.
“Brutta scimmiaccia!”
“No no, sei tu la scimmiaccia!E con le pulci anche!”.
Intanto, i quattro maestri erano riuniti, poco distanti dai cinque ragazzi, e stavano discutendo del loro viaggio.
“Continueremo verso nord-est” fece Brom, aprendo a terra una cartina e abbassandosi per leggerla meglio “Tra un paio di ore dovremmo imbatterci in Alemuntur,  e credo ci convenga fermarci lì per fare rifornimento di acqua, cibo e vesti più pesanti. Che ne dite?”.
“Ottima idea.” Approvò Vegeta.
“Urca, per me l’importante è fermarci a prendere il cibo. Quindi mi sta più che bene questa tappa!” intervenne Goku.
“Tu, Silente? Sei d’accordo?” chiese Brom.
Il vecchio mago sembrò pensarci su qualche secondo: poi rispose loro “Si, è una buona idea, ma non dovremmo far venire con noi i quattro re.”.
“Perché?” chiese Vegeta.
“Perché Abu sa che dove siamo noi lì ci sono loro. E se, malauguratamente, ci dovessero catturare, anche i ragazzi sarebbero presi. E non possiamo permetterlo. Dobbiamo lasciarli qui nella foresta e poi raggiungerli qualche ora più tardi per ripartire.”
I tre maestri annuirono: “E’ una saggia scelta.” Fece Brom.
“Ma almeno uno di noi dovrà rimanere con loro. E se qualcuno li trovasse? Chi li aiuterebbe?” chiese Goku.
“Rimarrò io con loro, Kaharot.” Rispose subito Vegeta.
“Te la senti, Vegeta? E’ un grande rischio…”
Quello annuì, con aria solenne.
“Molto bene, allora…..alle tredici di questa mattina noi tre entreremo in Alemuntur e Vegeta rimarrà con i ragazzi…così sia.” Concluse Brom, rialzandosi in piedi.
Un’ora dopo, la pioggia diminuì e il gruppo riprese il suo cammino.
“Allora…è chiaro il piano?” chiese Silente ai ragazzi.
“Certo.” Rispose secca Julia.
“Aspettateci nella foresta. Nel caso qualcosa vada storto…..manderò il mio patronus ad avvisarvi.” Continuò il mago.
“Speriamo vada tutto bene….” Mormorò Hermione.
“Ma si! Stai tranquilla, Herm!” le disse Maryanne, dandole una pacca amichevole sulla spalla.
Cavalcarono per circa un’ora e mezza, poi giunsero in prossimità di una città abbarbicata su un colle.
“Quella è Alemuntur.” Spiegò Vegeta “Una volta superata, entreremo nella provincia di Hexia.”
“E poi?....” chiese Bowlish.
“E poi si entra nella provincia di Elaja.” Concluse Goku.
“Wow….” Fece Nix, perdendo il suo sguardo all’orizzonte.
Dalla loro posizione, si riusciva a vedere la landa sconfinata che si estendeva dietro Alemuntur.
La sua fine non era visibile, anche perché un banco denso di nebbia la riempiva da ogni parte.
Quella che un tempo avrebbe dovuto essere una distesa di erba fresca e verde, ora era ridotta ad una palude nauseabonda; una terra senza vita, ai cui lati si trovava la foresta.
“Qui non ci sono…animali?” chiese incerta Maryanne.
“C’erano, un tempo….ma sono tutti morti, visto quanto la terra è diventata inospitale.” Rispose Brom, con tono triste e rassegnato.
“Che tristezza…” commentò Nix.
“Prima Elaja non era la landa desolata che state osservando ora…..no, prima di Abu era un’isola spettacolare, e si viveva felici. C’era abbondanza dei raccolti, e l’armonia regnava sovrana….”. Brom fece una pausa, poi riprese, guardando i quattro cugini: “Questo è il vostro scopo, maestà; salire al trono per restituire ad Elaja l’antico splendore.”.
I quattro si guardarono, poi fecero un piccolo cenno d’assenso con il capo, rivolti a Brom.
“Andiamo?” chiese Silente all’uomo, avvicinandosi a lui sul suo cavallo pezzato nero e bianco, seguito a ruota da Goku.
“A più tardi, si spera.” Salutò Brom e i tre maestri si allontanarono.
Julia, Bowlish, Maryanne, Nix, Hermione e Vegeta rimasero a osservarli andar via, fino a che il sayan esclamò: “Coraggio, torniamo nella boscaglia e accendiamo un fuoco…altrimenti congeleremo da un momento all’altro!”.
Qualche minuto dopo, erano ben nascosti e al riparo, in una radura, e avevano acceso un bel focolare con dei rametti e foglie secche.
“Quando dovrebbero tornare?” chiese Bowlish.
“Entro quattro ore massimo!” rispose Vegeta, mentre ravvivava il fuoco.
“Oh, be’….allora io mi faccio una bella dormita!” esclamò Nix, accoccolandosi sulle gambe di Hermione e chiudendo gli occhi.
“Si….credo che sia meglio per tutti riposare…” fece Maryanne, poggiando la sua schiena al tronco di un albero e chiudendo anche lei gli occhi.
“Vegeta, perché non..”
“No, maestà!” rispose Vegeta, rivolto a Julia “Sarà meglio che io rimanga sveglio….voi riposate pure!”.
Julia, dispiaciuta, annuì controvoglia, poi si stese su un fianco, accanto al fuoco, e chiuse gli occhi.
Bowlish, dal canto suo, era appoggiato allo stesso albero al quale si era appoggiata Maryanne, ma a differenza degli altri non chiuse occhio.
“Voi non riposate, maestà?” chiese Vegeta, dopo un po’ di tempo.
“No..non ho sonno, a dire la verità!” rispose Bowlish, alzandosi in piedi e raggiungendo Vegeta.
“Dovreste riposare, invece, ci aspetta un viaggio molto estenuante…”
“Non m’importa, mi sento riposato……Vegeta, hai detto che i re di Narnia ci aspettano ad Hexia?”.
Il sayan annuì.
“E ci seguiranno ad Elaja?”
“Precisamente.”
“Quindi ci daranno una mano in battaglia?”
“Si.”
“Oh…bene.”
Seguì un silenzio di pace; Bowlish rimase a contemplare il fuoco che giaceva, scoppiettante, alla sua destra e Vegeta intanto stava dando un’occhiata alla mappa dell’isola.
“E questa sarebbe la mappa di Elaja?” chiese ad un tratto Bowlish, allungando il collo per osservare la cartina che aveva in mano il sayan.
“Esattamente…qui, c’è Elaja.” E indicò un puntino abbastanza grande, a nord est, che affacciava sul mare.
“Dev’essere bellissima….per essere la capitale lo deve essere per forza, no?”
Vegeta fece spallucce “Sinceramente non ci sono mai stato. Sarà la prima volta anche per me. Chissà com’è fatta….”.
“Ehi Vegeta, che ne dici di allenarci un po’?” chiese Bowlish.
Vegeta ci pensò su, mentre riponeva con cura la cartina in una tasca del suo mantello, poi acconsentì alla proposta del ragazzo. Cominciarono quindi a duellare, alternando la spada a attacchi potenti delle loro aure.
“Siete davvero molto migliorato, maestà!” notò Vegeta.
“Grazie! Mi sono allenato con Nix!!” esclamò Bowlish.
Mentre i due continuavano ad allenarsi, si svegliò anche Julia che volle unirsi al combattimento, schierandosi dalla parte del fratello.
Il trambusto aumentò, e si risvegliarono anche Maryanne e Nix; “Wow….si combatte!” esclamò entusiasta il ragazzo.
I due cugini si unirono a Julia e Bowlish; la potenza dei quattro ragazzi insieme era formidabile, e Vegeta fu costretto a trasformarsi in super sayan di quarto livello per riuscire a tenere loro testa.
Ma alla fine…
“Basta! Mi arrendo!” ansimò Vegeta, stremato, steso a terra e dolorante.
“Evvai! Abbiamo vinto noi!” esclamò Julia, battendo il cinque agli altri tre.
“Complimenti!” esordì la voce di Hermione dietro di loro.
“Ehi bambola! Ti sei svegliata!!” scherzò Nix, prendendola in braccio e scatenando una serie di risate e gridolini isterici della ragazza.
“Siete davvero migliorati. E’ incredibile…..siete irriconoscibili!” balbettò Vegeta, confuso ma contento del risultato degli allenamenti.
“Wow, abbiamo battuto il principe dei Sayan….siamo davvero forti!” urlò Maryanne.
“Già….ma per battere Abu ci servirà anche un bel po’ di fortuna…” commentò Bowlish.
“E anche qualche alleato in più, oltre ai re di Narnia. Ma dico, un esercito non ce l’hanno, loro? Così avrebbero potuto…”
“Il loro esercito è stato sgominato da Abu. Ogni singolo soldato di Narnia è morto.”. Vegeta interruppe Maryanne con questa frase che lasciò tutti di stucco.
“U-un intero eser-c-ci-t-to??” balbettò Julia, spaventata.
“Si….ma credetemi, maestà, voi singolarmente presi siete mille volte più potenti di un esercito!” le disse Vegeta.
“Oh, be’….almeno questo….” Sospirò Julia, un po’ più sollevata.
Il buio iniziò a calare e il freddo si fece sentire di più. Vegeta ravvivò il fuoco, gettandoci altra legna (Nix iniziò a recitare un canto funebre in onore degli alberi caduti per il fuoco, con tanto di commenti di Maryanne del tipo “Ma quanto è stupido….” O “Pensi di far ridere? Fai pena anche ai cavalli, guarda come nitriscono, povere bestie!”, mentre gli altri si sbellicavano dalle risate) e la sera finalmente arrivò.
“Dovrebbero essere di ritorno, ormai….” Sussurrò Vegeta, guardandosi intorno.
“Si, infatti….sono passate le quattro ore, giusto?” chiese Hermione..
“Decisamente….ne sono passate sei.”
Tutti si zittirono, compreso Nix che stava ancora cantando “L’ode all’albero spezzato”.
“Questa cosa non mi piace.” Commentò Maryanne.
“Neanche a me…e secondo me faremmo meglio a…”
Mentre Vegeta stava ancora completando la frase, un essere argenteo fluttuante, e precisamente una fenice, si fece avanti fra di loro, volteggiando con grazia. Aveva stretto nel becco un voluminoso fagotto, che posò a terra; poi aprì il becco e parlò con la voce di Silente.
“Siamo stati presi, ci portano ad Elaja. Qui nel fagotto ci sono viveri e vestiti pesanti per il viaggio. Rimanete nel bosco sino all’alba di domani, stanno pattugliando la zona circostante il bosco,ma non hanno il coraggio di entrarci. Fino a domani sarete al sicuro, ma appena il sole sarà alto nel cielo verranno a cercarvi nella boscaglia. Raggiungete Hexia entro domani notte. Vegeta, addestrali come meglio puoi. Ci vediamo ad Elaja.”.
Detto questo la fenice sparì, in un vortice argenteo.
“C-c-c-cosa d-diamine è…”
“Catturati. Grandioso!”
“Non ci voleva…”
“Ora siamo veramente nella me…”
“SILENZIO!” urlò a gran voce Vegeta.
I cinque ragazzi si zittirono di colpo.
“Avete sentito cosa ha detto Silente? Qui ci sono viveri e vestiti! Prendeteli, infilate i capi d’abbigliamento più pesanti, e dormite. Domattina ci sveglieremo poco prima dell’alba e ci metteremo in cammino.”.
Il sayan si allontanò, scalciando via qualche sassolino.
“Abbastanza nervosetto, eh?” fece Julia ad Hermione, indicando con un cenno del capo Vegeta.
“Beh…in fondo i nostri tre maestri sono stati catturati, e ora lui ha tutta la responsabilità delle vostre vite. Cercate di capire, maestà…”
“Giusto. Mi dispiace davvero…” fece Julia, guardando con tristezza a Vegeta.
“Non può essere….” Continuava a ripetere Bowlish, con la testa tra le mani.
Nix gli posò una mano sulla spalla e lo incoraggiò: “Non è questo il momento di disperarci. Dobbiamo fidarci di Vegeta e continuare il nostro viaggio. Appena arriveremo ad Elaja, li libereremo.”.
Bowlish annuì, anche se poco convinto.
In silenzio, i cinque amici infilarono i mantelli di lana calda e si addormentarono vicino al fuoco.
Vegeta, intanto, osservava in silenzio l’oscura foresta che li circondava.
“E così ora tocca a me…” pensava “Molto bene, devo portare i re ad Hexia e poi ad Elaja…ce la farò. Io sono il principe dei sayan, ho affrontato cose anche peggiori……decisamente.”.
Ripensò a Frezeer, a Cell, Majin Bu, Li Shenron, Super C-17 e tutti gli avversari che aveva affrontato nella sua vita precedentemente all’arrivo ad Elaja. Si fece coraggio, pensando che esperienze di quel genere lo avevano forgiato, rendendolo più forte.
“Ce la farò.” Si disse, riaprendo la mappa dell’isola e ricominciando a studiare il percorso segnato da Brom.
 
 
 

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Capitolo 17
*** L'affascinante Cell ***






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All’alba del giorno dopo, erano tutti svegli e pronti alla partenza.
Hermione gettò un incantesimo di disillusione su ogni singola persona, compresa lei, affinché nessuno potesse vederli.
“Pronti?” chiese Vegeta, salendo sul suo cavallo.
“Si…siamo pronti!” esclamò Julia.
“Bene…allora andiamo! Puntate verso il sole, dobbiamo dirigerci ad Est!”.
Il fatto che fossero invisibili, non permetteva loro nemmeno di vedersi l’un l’altro.
Quindi seguirono il sole, come unico punto di riferimento.
Quando furono finalmente fuori dalla foresta, scoprirono che un contingente di soldati era lì, che li cercava.
“Veloci, l’incantesimo durerà ancora trenta minuti. Dobbiamo allontanarci in fretta!” sussurrò Hermione.
Spronarono i cavalli al galoppo, e corsero via più veloci del vento.
Quando l’incantesimo svanì, erano nel mezzo della palude, ma abbastanza lontani dai soldati.
“Ce l’abbiamo fatta!” esclamò Nix.
“Già, ma ora arriva il peggio…” commentò Vegeta.
“Perché? Cosa c’è di peggio dei soldati di Abu?”.
“La palude della morte.”
“E cos’è?”.
“E’ quella che stiamo attraversando ora.”.
Nix deglutì sonoramente; Julia e Maryanne si guardarono, terrorizzate.
“P-Perché ha questo nome così tetro?” chiese quest’ultima.
“Perché chiunque l’abbia attraversata…non ne è uscito vivo, maestà.” Rispose secco Vegeta.
Julia lo osservò con attenzione: sembrava teso, fin troppo.
“Non c’è una strada alternativa, Vegeta?” chiese.
“No…c’era, un tempo, ma c’è stata una frana che l’ha bloccata….sono passati dieci anni, ormai.”.
“Grandioso…” esclamò Bowlish, seccato e spaventato.
“Dobbiamo attraversarla, e sono certo che ne usciremo vivi. Voi siete i futuri re di Elaja, e vi aspetta qualcosa di molto più terribile della palude della morte….quindi, è giunto il momento che affrontiate una reale difficoltà. Scendete da cavallo: proseguiremo a piedi, altrimenti potremmo pesare troppo, stando sul cavallo, e sprofondare nelle zone limacciose…” spiegò Vegeta, scendendo dal suo cavallo e tenendone le redini in mano.
Gli altri cinque seguirono il suo esempio, poi insieme a lui si incamminarono.
Il silenzio che li circondava non faceva altro che accrescere la paura e l’ansia.
Julia non era per niente tranquilla, ma la forza di andare avanti e superare quella palude le scaturiva dal suo cuore, e dalla promessa fatta ad Eragon.
Maryanne, dal canto suo, non sapeva perché si trovasse lì, e continuava a chiedersi perché, in quel lontano giorno, il vortice l’avesse trasportata dal suo mondo su quella strana isola.
“Va tutto bene?” chiese Hermione alla ragazza.
“No..” fece Maryanne “Ho paura, Herm…”
“Maestà, fidatevi di Vegeta. E’ un grande uomo!” le disse Hermione, cercando di rassicurarla.
“Lo so, ma il problema non è lui…..sono io. Io mi chiedo se sarò all’altezza di tutto questo….” Disse Maryanne, abbassando la voce per non farsi sentire dagli altri, poco più avanti rispetto a loro.
“Lo sarete, ne sono certa!” le disse Hermione, sorridendole.
Maryanne la guardò, triste e spaventata. L’altra invece le rivolse un sorriso radioso, continuando ad incoraggiarla.
Mentre camminavano, il silenzio venne rotto diverse volte da Nix che cercava di rallegrare l’atmosfera.
“Allora…..sentite questa! Come si uccide un orologiaio? Col-pendolo! Ah ah ah ah l’avete capita??”.
Julia rideva assieme al cugino, e anche Bowlish, Maryanne e Hermione venivano presi dal ridere e dal suo carisma.
Vegeta, invece, sembrava immerso in un mondo tutto suo; il suo volto era serio, la sua espressione concentrata. Ogni tanto si mordicchiava il labbro inferiore, sintomo di nervosismo e ansia.
“Oppure c’è quella su Justin Bieber….ma tu e Vegeta non lo conoscete, Herm, quindi sarebbe inutile dirv…”
“Maestà, potete tacere solo un secondo?” sbottò Vegeta, improvvisamente.
Nix si zittì, e rimase esterrefatto dalla reazione del sayan.
“Non ti piacciono le mie battute?” chiese.
“Non è questo…..è che sento degli strani rumori….e temo che qualcuno ci stia inseguendo.”.
I cinque amici si guardarono attorno, mentre Vegeta continuava a guardare avanti a sé.
“Qui non vedo nessuno…” fece Julia, continuando a guardarsi le spalle.
“E se si fossero resi invisibili?” propose Hermione.
“Dovrebbero essere completamente pazzi, per inseguirci in questa palude!” esclamò Bowlish.
“Si….ma si da il caso che io sappia volare e che voi…..ecco, voi state per fare una brutta fine.”.
I sei amici si voltarono: Vegeta caricò un colpo potente e lo scagliò contro l’ultimo arrivato, che però lo deviò con facilità.
“Smettila, Vegeta. Sai bene che potrei farti fuori con un colpo solo di un mio dito!” disse aspramente Cell.
Julia iniziò a ridere, istericamente.
Tutti si girarono a guardarla, incluso il nuovo arrivato.
“No vabbe’…scusate, ma è assurdo!Anche lui qui?” si avvicinò all’androide, che la guardò inviperito “Ti prego, dimmi che sei reale e che non sono drogata!”
“Sei impazzita? Come osi rivolgerti così a me??” urlò quello, adirato.
Ma Cell rimase ancora più interdetto quando Julia lo abbracciò forte, dicendogli, con voce adorante “Io ti adoro! Sei il mio cattivo preferito!!”.
Maryanne fece segno con un dito, affianco alla tempia, a voler dire “E’ fuori di testa.”.
Nix e Bowlish scoppiarono a ridere: Vegeta posò una mano sulla fronte, e scosse la testa.
Cell sembrava invece sul punto di scoppiare.
“Ma insomma, ragazzina! Togliti da dosso!”
“No, ti prego! Voglio stare con te, tu non capisci quanto sei affascinante!!!”.
A quel punto anche Maryanne scoppiò a ridere.
“Cos’avete da ridere voi??” esclamò aspramente l’androide.
“Mia cugina va pazza per te…” disse Maryanne, tra le risate “Quindi non mi stupisce vederla abbracciarti….a dire il vero mi chiedo se ti bacerà da un momento all’altro…”.
A quel punto Cell si scostò violentemente da Julia, che rise per la scenetta.
“Cos’è, non ti va di baciarmi??” scherzò la ragazza.
“Non ci tengo, nonostante tu sia molto bella…..sei un’umana!E io non provo né affetto né amore, spiacente!Nè tantomeno attrazione!”
“Non sei attratto dal mio lato B alla Jennifer Lopez?” urlò Julia, fingendosi offesa.
“Voi siete pazzi. Tutti!” sbottò Cell, mentre tutti gli altri ridevano e Julia si tastava i fianchi, dicendo “Saranno mica troppo grossi? Da quando siamo qui penso di aver preso un paio di chiletti..”.
“Smettetela, tutti quanti.”.
La voce di Vegeta, fredda e autoritaria, si levò tra le risate “Cosa vuoi Cell?”.
I cinque ragazzi guardarono l’androide.
“Dirvi che se continuerete a percorrere questa palude, più avanti troverete un enorme baratro…”
“E perché proprio tu, Cell, hai voluto avvisarci? Non sei sempre stato dalla parte di Abu?”.
Il silenzio era calato su di loro come una pesante coltre.
Cell fissò Vegeta nei suoi occhi color pece, poi con un sorrisetto beffardo gli rispose “Se non vado errato, anche tu lo sostenevi all’inizio….vuoi forse negarlo?”.
Quello fu un vero colpo. I quattro cugini ed Hermione si voltarono a guardare Vegeta, a bocca aperta.
“Si, non lo nego. Prometteva denaro in cambio di informazioni sui ribelli e io mi ero lasciato abbindolare….ma presto ho capito quali erano i suoi loschi giochi e ho lasciato tutto…ma tu…” disse, puntando un dito contro l’androide “Tu sei tuttora dalla sua parte. Sei un suo mercenario. Allora perché ci avverti del pericolo?”.
“Perché sono un gentiluomo, e se ci sono delle dame in difficoltà mi sento in dovere di dar loro una mano.” Rispose secco Cell, rivolgendo un piccolo inchino alle tre ragazze. Julia arrossì vistosamente.
“Quindi, cosa hai intenzione di fare, ora?” chiese Vegeta.
“Semplice..” rispose l’altro “Porterò in volo, dall’altra parte del baratro, le tre ragazze e i loro cavalli.”
“Ehi….e noi??” esclamò Nix “Cos’è questa discriminazione?”
“Io aiuto solo le signore.”
“E allora devo diventare una donna per poter superare quel burrone?”
“Precisamente. Ma tu non sei una donna né potresti mai diventarlo.” gli rispose Cell.
“Maestà, Kaharoth non vi ha insegnato a volare?” chiese Vegeta
Nix scosse la testa. Bowlish intervenne “Nemmeno io so volare…”.
“A questo rimedieremo subito. Ve lo insegnerò io, è molto semplice…ci metterete massimo un’oretta ad imparare….ma per quanto riguarda le ragazze, Cell…” chiamò Vegeta “Lasciale qui. Non ti azzardare a toccarle, o sarà peggio per te…”
Ma Cell sghignazzò, beffardo.
Prese con un braccio le tre ragazze e, avvinghiatele al suo petto, prese il volo, tenendo nell’altra mano le redini dei tre cavalli.
Vegeta iniziò a lanciare attacchi assieme a Bowlish e Nix, ma quello li schivò tutti; e si allontanò con le tre ragazze e i tre cavalli.
“Non mi dire che le porterà da Abu….” Disse Nix, temendo il peggio.
“Potrebbe farlo! Io non mi fido di Cell!” esclamò aspro Vegeta “Ma ora sarà meglio che vi insegni a volare in fretta, così potremo raggiungerlo in volo e conciarlo per le feste!”.
I due cugini si impegnarono davvero nell’apprendimento della tecnica del volo: infatti, in soli venti minuti, erano già in grado di volare tranquillamente.
“E per i cavalli, cosa facciamo?” chiese Nix.
Vegeta si trasformò in super sayan di quarto livello: “Li porterò tutti e tre io. Con la forza dello stadio del quarto livello, sarà un giochetto per me!”
E infatti il sayan, prese le redini dei cavalli in mano, si avviò in cielo, seguito dai due cugini.
Volavano veloci, molto veloci; il vento scompigliava loro i capelli, e il volo era una sensazione piacevolissima per i due cugini, che erano a dir poco entusiasti.
Ma Vegeta era preoccupato per le due regine ed Hermione; e se Cell le avesse davvero portate da Abu?
Sorvolavano la palude da circa mezz’ora; Vegeta guardò in basso e, per poco, non cadde giù per lo spavento.
Un enorme baratro, proprio come aveva detto Cell, si estendeva per diversi chilometri sotto di loro, sprofondando per chissà quante migliaia di metri nelle profondità della terra.
“E’ impressionante!” esclamò Nix.
“Assurdo….fa davvero paura!” fece Bowlish, con tono spaventato ma ammirato a tempo stesso.
Dopo che ebbero sorvolato il baratro, finalmente si rivide la terra ferma. E lì, proprio sotto di loro, tre cavalli e tre figure femminili stavano fermi, alla luce del sole.
“Sono loro!!” esclamò Nix, iniziando la discesa.
Dopo circa un minuto, i tre uomini furono di nuovo con i piedi per terra. Nix corse da Hermione per accertarsi che stesse bene.
“E’ stato un vero gentiluomo!” cinguettò sognante Julia “Ci ha lasciate qui e ci ha fatto il baciamano! Oh, è stato davvero galante! Poi è volato via…”
“Ha detto qualcosa su Abu?” chiese Vegeta.
“No….non l’ha nominato!”
“Capisco….”. Vegeta tornò al suo stadio normale, poi richiamò l’attenzione “Avanti, c’è ancora parecchia strada da percorrere….dobbiamo sbrigarci. Ci vorranno ancora molte ore di cammino per raggiungere Hexia. Abbiamo un appuntamento con i re di Narnia, ricordate??”.
Maryanne e Bowlish assunsero un’espressione entusiasta al sentire quella notizia; erano così euforici che iniziarono già a camminare, assieme ai loro cavalli.
“Ehi! Quanta fretta voi due!” esclamò Julia.
“Muoviamoci! Non è cortese far aspettare Susan….cioè…..voglio dire, i re di Narnia!!” si affrettò a dire Bowlish, con le guancie chiazzate di rosso e un sorrisetto imbarazzato.
“Eh si….immagino che Edmund ci stia aspettando con ansia….vero, Maryanne?” chiese Nix.
Quella si girò: “Cosa c’entra Edmund in tutto questo??”
“Ma non è un re di Narnia?”.
La ragazza arrossì anche lei “Ehm…si…..muoviamoci, avanti!” disse, e riprese a camminare, dando le spalle agli altri.
Julia, Hermione e Nix scoppiarono a ridere. “Uuuuh, la scimmia innamorata!”
“Smettetela o vi lancio un Big Bang Attack!” tuonò minacciosa Maryanne.
“Ok ok! Come non detto!” si affrettò a dire Nix.
Vegeta li osservava, camminando dietro di loro, a poca distanza.
“Sono così entusiasti di tutto questo….forse sono troppo giovani per questo compito…ma la profezia parla chiaro: sono loro i futuri re…..spero solo che questo viaggio li tempri e soprattutto li formi caratterialmente. Ora come ora, non sarebbero decisamente adatti al ruolo di sovrani. Ma chi lo sa…magari, sotto la mia guida, riuscirò a trasformarli nei veri re di Elaja….”
E mentre pensava queste cose, aumentò il passo, tirando dietro di sé il suo cavallo, per raggiungere gli altri; e insieme camminarono fino al calar della sera.



ANGOLO AUTORI: Parla Julia

Ciao a tutti voi, lettori silenziosi che non lasciate recensioni! :P
Mi auguro che la storia vi stia piacendo, e spero continuerete a seguire le avventure dei nostri amici!
Mi sembrava d'obbligo inserire Cell anche in questa storia: è il mio cattivo preferito e penso sia uno dei più affascinanti fra tutti quelli che conosco (inclusi quelli Disney! :P)
Come J_e ben sa, gli ho dedicato un'intera storia! *-* (A proposito, se vi va di leggerla, si intitola "Cell: il fascino del male.")
E che dire, anche qui non si smentisce, dimostrandosi un perfetto gentleman e aiutando le ragazze in difficoltà! :'') Ahh, che uomo! (Pardon, androide!). PS: Vi piace l'immagine a inizio capitolo? Io lo trovo a dir poco affascinante! *Q*
Il prossimo capitolo è in arrivo, quindi tenetevi pronti!! ;)
Vi assicuro che questa storia riserva molti colpi di scena e personaggi inaspettati...fidatevi di me! ;)
Al prossimo capitolo!!!
Julia of Elaja ;)

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Capitolo 18
*** Hexia, finalmente! ***


La notte calò e il silenzio scese come una pesante coltre sulla combriccola in viaggio.
Nix continuava a cantare canzoncine per tenere viva l’atmosfera, ma uno strano malessere veleggiava su di loro.
“Che depressione…” sospirò Maryanne.
“A me fanno male le gambe!” si lamentò Julia “Stiamo camminando da sei ore!”
“Zitta e mosca, Julia….” Fece Nix, altezzoso.
“Mosca? Tu sei una mosca!” rispose quella.
“E’ un modo di dire!”
“Lo so ma mi piace darti fastidio…. Ah ah saresti stupendo come mosca!”.
Vegeta si voltò di scatto: i due si zittirono all’istante.
“Siete stanchi?” chiese il sayan.
Tutti annuirono.
“Bene….non me ne importa un accidenti. Dovremo camminare altre quattro ore per raggiungere finalmente Hexia. Lì potrete risposare le vostre regali membra, ma prima d’allora…”
“Nooo ti prego!Altre quattro ore! Io non ce la farò mai!” ululò Bowlish disperato.
“Vegeta, non potremmo fare una piccola sosta? In fondo anche se tra quattro ore arrivassimo ad Hexia, sarebbe sempre il cuore della notte…..se ci fermassimo per un’oretta ora, invece, arriveremmo per l’alba e le porte della città sarebbero aperte. Potremmo entrare e raggiungere i re di Narnia. Cosa ne pensi?” propose Hermione.
Vegeta si fermò a riflettere per qualche secondo: “NO.”
Si levarono cori di lamentele, persino Hermione sbuffò.
“Dobbiamo muoverci, abbiamo appuntamento con i re di Narnia appena fuori Hexia all’alba. Una volta incontrati, ci dovrebbero condurre alla loro locanda per rifocillarci e riposarci. Ma se non volete correre a rotta di collo per arrivare lì all’alba, allora dobbiamo continuare a camminare. Fermarci adesso per un’ora significherebbe correre come pazzi dopo. Preferite questo?”
Le lamentele cessarono all’istante: tutti si guardavano. Erano stanchi, deboli, ma nessuno voleva correre in quelle paludi desolate, a quanto pareva.
“Molto bene, allora proseguiamo.”
Vegeta riprese a camminare, seguito dagli altri cinque.
Rimasero in silenzio per il resto del cammino: sembravano tutti troppo stanchi per parlare, persino Nix che di solito era sempre il più chiacchierone.
All’alba si ritrovarono davanti ad una grande muraglia bianca: un enorme cancello di legno era alzato e quattro figure vi si stagliavano davanti.
“Signori…benvenuti ad Hexia.” Disse Vegeta, rivolto ai cinque.
I quattro cugini erano incantati da quella visione: sembrava di essersi immersi in un film come “Il Signore degli Anelli”.
“Assomiglia a Minas Thirith!” notò Maryanne.
Intanto, i quattro si diressero verso il cancello e più si avvicinavano, più riuscivano a distinguere le quattro figure che li aspettavano.
“Ehi…sono i re di Narnia!” esclamò Maryanne, emozionata.
“Ora che siamo sulla terraferma, possiamo salire nuovamente a cavallo.” Fece notare Vegeta, prendendo posto sulla sella.
I cinque amici seguirono il suo esempio, poi spronarono i cavalli al galoppo, dirigendosi all’ingresso di Hexia.
Quando ebbero raggiunto i narniani, scesero tutti da cavallo per salutarli.
Gli occhi di tutti erano puntati su Susan e Bowlish e….Maryanne ed Edmund.
“Maestà!” la salutò lui, con un inchino e il baciamano.
“Edmund!” esclamò lei, saltandogli addosso.
Scoppiarono tutti a ridere: Maryanne ed Edmund, imbarazzati, arrossirono. Si abbracciarono, poi presero a parlare fitto fitto delle loro avventure.
“Ma dove sono Silente, Brom e Goku?” chiese Lucy a Vegeta.
Quello spiegò l’accaduto, e i re di Narnia rimasero colpiti e dispiaciuti per la cattura dei tre amici.
“Li libereremo, una volta arrivati ad Elaja!” esclamò Peter, con fare convinto.
Intanto, Bowlish aveva raggiunto Susan; la ragazza aveva fatto un piccolo inchino e lui anche, in risposta. Si erano guardati e un sorriso era nato sui loro volti.
“Bentrovata!” le disse lui, arrossendo.
“Sono felice di rincontrarvi, maestà!” rispose Susan, guardando a terra, con le guancie chiazzate di rosso.
Fu una attimo; lui le prese le mani e si inginocchiò davanti a lei.
“Susan, voglio dichiararvi il mio amore. E voglio chiedervi se, una volta divenuto re di questo regno, voi vorreste divenire la mia regina e regnare con me e i miei cugini sull’isola di Elaja.”.
Tutti rimasero a bocca aperta: “WOW!” esclamò Maryanne.
Susan ridacchiò: “Accetto con piacere la vostra proposta, Bowlish. Sarò vostra sposa.”
Tutti applaudirono. “Ma per favore, quante scene…” borbottò Vegeta, ma Nix gli diede una pacca sulla schiena “Avanti Veggy! Rivolta quel broncio! Avremo un matrimonio da festeggiare! Non sei contento??”.
Il sayan sbuffò, tuttavia Nix giurò di aver visto le sue labbra incresparsi in un angolo, in una specie di sorriso.
“E’ grandioso, congratulazioni!” esclamò Hermione, complimentandosi con i neo fidanzati.
Nella confusione, però, nessuno notò un’altra scena: Edmund si era avvicinato a Maryanne e, cingendole i fianchi in un abbraccio, l’aveva baciata con trasporto.
“Finalmente!” pensava lei dentro la sua testa.
“Finalmente!” esultava lui.
I due rimasero immersi nel loro splendido bacio per qualche secondo, ma a loro parve un’eternità.
“Maryanne” sospirò lui quando le loro labbra si furono staccate “Quanto mi sei mancata…non c’era giorno che non fossi in pensiero per te, e speravo di rivederti il prima possibile…temevo che oggi non vi avremmo rivisti…ho avuto paura…..”
Maryanne lo interruppe, baciandolo. “Sono qui, ora.” Gli disse, accarezzandogli il viso.
I due si tennero stretti l’uno all’altra; poi, come se nulla fosse accaduto, si ricomposero, guardandosi furtivamente attorno per vedere se qualcuno avesse notato la scena.
Fortunatamente erano tutti presi dal dare gli auguri ai novelli fidanzati, quindi Maryanne si avvicinò loro per fare le sue congratulazioni e altrettanto fece Edmund.
“E’ davvero grandioso, non trovate?” chiese re Peter a Julia, avvicinandosi.
“Che i nostri regni si uniscano? Be’ si….direi che è una cosa meravigliosa!”rispose quella, entusiasta “E poi, mio fratello si sposa! Non ci credo…nell’altra realtà è solo un ragazzino di sedici anni….ah, incredibile come questa nuova realtà ci abbia stravolto la vita!”
“A noi accadde lo stesso, quando arrivammo a Narnia…pensate, ci arrivammo tramite un armadio! Assurdo, vero?Eppure è stato così…e ora regniamo felici sulla nostra terra…”
“Un giorno mi farebbe piacere visitare Narnia!” gli disse Julia “Verrò a farvi visita, quando questa guerra sarà finita!”
Peter le sorrise, baciandole la mano “Sarò lieto di accogliervi nel nostro castello a Cair Paravel come mia ospite!”.
Il re le rivolse uno sguardo affascinante, che lasciò la ragazza senza fiato. In fondo era un gran bel ragazzo, con quei capelli biondi un po’ scarmigliati, gli occhi verdi e quei denti perfetti…
Ma nella mente di lei, tornò prepotente l’immagine di Eragon e il suo stomaco si contorse al solo pensiero: “Che mi sia innamorata di lui?” pensò, ricordando i vari momenti trascorsi con il Cavaliere dei draghi.
“Allora, volete fare una bella colazione? Il locandiere ci aspetta!” esclamò Lucy.
“Ho una fame da lupi! Mangerei persino Hermione…..ma no, tesoro, scherzavo!” fece Nix, riparandosi dai colpi che la sua fidanzata gli stava menando scherzosamente.
“Oh, c’è una sorpresa per te, Vegeta!” esclamò Peter, rivolgendosi al sayan con un sorrisino.
“Cioè?”
“Vedrai tu stesso tra poco….”
Camminarono per qualche minuto, poi giunsero davanti ad una locanda molto grande “Il batuffolo”.
Sistemarono i cavalli nelle stalle ed entrarono, finalmente, per mangiare qualcosa e riposarsi.
L’oste, un uomo magro, con una calvizie incipiente e occhi piccoli e scuri, li accompagnò ad un grande tavolo: anche se le portate furono poche, a causa della carestia dilagante nell’isola, i dieci commensali si saziarono abbastanza. Quando ebbero finito di mangiare, l’oste diede loro le chiavi di alcune camere.
“Perfetto! Una per le signore e una per noi uomini!” fece Nix, dando la chiave per le donne a Susan.
“Allora ci si vede per ora di pranzo qui giù! Mangeremo, poi ci rimetteremo in cammino.” Sbottò Vegeta, dirigendosi verso il piano superiore, dove si trovavano le camere da letto.
“Ehm…Vegeta, vecchio mio!” esclamò Peter “Per te c’è un’altra stanza!” e gli porse una chiave.
“E perché mai?”
“Tu entra…poi capirai il perché!”.
Vegeta lo guardò in cagnesco, sospettoso. Poi, con fare non troppo convinto, si diresse verso la camera quattro e la aprì con la chiave che aveva in mano.
Appena aprì la porta, qualcuno gli saltò addosso e lui per un folle attimo temette che quella fosse un’imboscata; quando però riconobbe la voce dell’ “attentatore” e i suoi capelli turchini….
“Bulma! Ma cosa ci fai qui??” esclamò, ricambiando l’abbraccio della moglie.
“Vegeta! Non potevo lasciarti tutto solo…” rispose lei, dandogli un bacio “Ho deciso di raggiungerti, così sono venuta con i re di Narnia qui e ti ho aspettato…”
Si guardarono; Vegeta sembrava contrariato, preoccupato, Bulma lo guardava, delusa dalla sua reazione.
“Tu non dovresti essere qui!” sbottò lui, sciogliendosi dall’abbraccio della moglie e sedendosi sul letto matrimoniale.
La donna lo raggiunse, prendendo posto accanto a lui.
“E’ pericoloso…..non voglio che tu rischi la tua vita. Ci sono io affianco ai re, basto ed avanzo. Se dovessimo morire entrambi, che ne sarà di Trunks e Bra?”
“Sono abbastanza grandi per gestirsi da soli.”
“Non è vero, Bra ha solo sedici anni e Trunks venti.”
“Sono adulti, ormai, Vegeta. Non negarlo.”
I loro sguardi si incontrarono. Bulma allungò una mano sulla coscia del marito “Ascolta, se ho deciso di venire qui è perché ho preso una decisione non avventata, ma studiata e riflettuta. Ne ho parlato anche con loro, ed erano d’accordo. Quindi, per favore,mettiti l’animo in pace. Io voglio stare con te e combattere. Con te al mio fianco io mi sento più…sicura, ecco.”
I due si avvicinarono sempre più, poi Vegeta strinse Bulma al suo petto e le diede un bacio sulla fronte. “Ti proteggerò, stanne certa.”
Lei si abbracciò stretta al suo possente busto, sospirando.
Vegeta le alzò il capo, e prese a baciarla con trasporto.
Gli era mancata, sua moglie, eccome se gli era mancata. Ma lui era il principe dei sayan e mai avrebbe ammesso quella cosa. L’unico modo per farlo capire a lei era quello di tenerla stretta a sé e amarla, forse come mai aveva fatto fino ad allora.
Intanto, nella camera affianco, Nix Bowlish Edmund e Peter stavano parlando di..
“Spaghetti alla carbonara!”
“No…io preferisco riso patate e cozze!”
“Ehi, che ne dite di un maiale allo spiedo?”
“Perché, vogliamo parlare della lepre?”
“Scusate, ma nessuno può nulla contro il cotechino!”
“Cos’è il cotechino?”
“Carne di maiale! Ottimo…lo mangiamo a Capodanno con le lenticchie!”
“Ah….dev’essere buono!”
“Eccome se è buono, Peter!”
“Però, Bowlish, ci sono le lasagne….”
“E la parmigiana??”
“Basta, o ci ritroveremo a sbavare come Homer quando vede una ciambella!”
I quattro scoppiarono a ridere. Nonostante avessero finito di mangiare da poco, il pensiero del cibo era una costante. Quello e…
“Be’ allora, quali sono i vostri progetti con le vostre dame?” chiese Edmund a Nix e Bowlish.
“Io appena salirò al trono, la sposerò!” rispose Nix.
“Idem!” fece Bowlish.
“Bada bene, Bowlish. Nostra sorella è dolce, buona e cara ma quando si arrabbia sono cavoli amari!” lo avvertì Edmund.
“E io ti avviso che Maryanne è un tantino sclerotica, alle volte!”
Edmund deglutì: “E a me cosa importa?”.
Si levò un coro di “Eeeeeeeeeeeeeeeeh….eccome se ti importa!” e “Siamo mica fessi?”.
“Oh, d’accordo, mi piace vostra cugina. La trovo bella, simpatica, spiritosa….è forse un crimine innamorarsi?”
“No, assolutamente. Ma attento, un giorno potrebbe tradirti con Majin Bu!”
“Majin Bu? Intendi l’omone rosa e grosso?”
“Proprio quello. Ne va matta!”
Scoppiarono tutti a ridere.
Se gli uomini parlavano di cibo e di donne, le ragazze intanto discutevano di…
“Guerra….è questo quello che stiamo per affrontare, giusto?”
Susan annuì in silenzio.
Julia si alzò, sospirando “Ah, mi sento così impreparata….nonostante abbia imparato a combattere, sento di avere dei punti deboli evidenti….”
“Tipo?”
“Tipo….ah, non lo so nemmeno io!” esclamò irritata “Ma devo scoprirli, e in fretta! Tra non molto saremo ad Elaja e il tempo stringe….”
“Julia, non sei l’unica a sentirsi impreparata!” le fece eco Maryanne “Quindi sta’ tranquilla... in una maniera o nell’altra ce la faremo!”
Le due cugine si sorrisero vicendevolmente.
“Avanti, non lasciatevi abbattere dalla paura!” esclamò Hermione.
“Se può aiutarvi a sentirvi più sicure, vi potremmo aiutare nei combattimenti corpo a corpo…che ne dite di allenarci un po’ più tardi?” propose Lucy.
Le cinque amiche si guardarono; “Io direi che è un’ottima idea!” rispose Julia.
Le altre quattro furono d’accordo.
“Ok…ma ora è arrivato il momento di farci una bella dormita. Io sono stremata! " disse Maryanne, infilandosi sotto le coperte del suo letto.
Julia ed Hermione la imitarono. Susan e Lucy, intanto, dissero che avrebbero fatto un giro per la città, visto che a differenza loro erano fresche e riposate.
“Saranno dei re e delle regine forti e giusti, me lo sento!” esclamò Lucy, chiudendo dietro di sé la porta della camera.
“Ne sono certa anche io!” rispose Susan “Speriamo solo che tutto evolva in nostro favore…..altrimenti, di noi e di loro non rimarrà altro se non qualche mucchietto d’ossa!”

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Capitolo 19
*** Di nuovo in viaggio ***


I giorni passarono veloci, ad Hexia.
I ragazzi avevano ripreso ad allenarsi con Vegeta ed Hermione e, tutto sembrava andare a meraviglia.
Julia primeggiava con la spada: era infallibile, ogni stoccata era un affondo, ogni parata perfetta, e aveva riflessi prontissimi.
Bowlish e Maryanne, invece, erano abilissimi con gli attacchi dell’aura.
Maryanne era entusiasta del Big Bang Attack, che le riusciva particolarmente (il che, naturalmente, inorgogliva Vegeta dato che era un suo attacco…ma lui non l’avrebbe mai ammesso!)…Bowlish invece aveva appreso il colpo del sole, oltre che la Kamehameha.
E Nix? Lui se la cavava egregiamente con gli incantesimi, grazie all’aiuto della sua fidanzata!
Quando voleva divertirsi, lanciava un incantesimo di ingrandimento contro Vegeta, facendolo diventare non dissimile da un pallone pieno d’aria.
“Razza di filib…! Maestà! Sgonfiatemi subito!”
Tra le risate generali, Vegeta tornava al suo stato normale, o almeno questo era quello che credeva…perché spesso non si accorgeva che il suo sedere era rimasto ancora gonfio, rendendo la scena esilarante, soprattutto quando camminava.
“Cosa avete da ridere?” chiese il sayan quel giorno, quando vide che gli altri presenti continuavano a sghignazzare.
“No, assolutamente nulla, tranquillo!” fece Nix, con le lacrime agli occhi per le risate, mentre con un colpo di bacchetta faceva tornare Vegeta alle sue normali fattezze.
“Ascoltatemi, tutti quanti.” disse il sayan, richiamando l’attenzione dei quattro cugini, dei re di Narnia, Hermione e Bulma su di sé “Io penso che questo mese ad Hexia sia stato fruttuoso: voi vi siete allenati e ora siete pronti a combattere… ci rimetteremo oggi stesso in cammino per Elaja…ho già studiato un percorso tranquillo e dovremmo arrivare alla capitale tra un mese esatto.”
“Un mese??” esclamò Nix “Ma è davvero così lontana, Elaja?”.
“Abbastanza…” osservò Hermione, dando un’occhiata alla cartina “Dovremo anche valicare un monte… dico bene, Vegeta?”
Quello annuì.
“E va bene, allora sbrighiamoci a fare i bagagli e prepararci a partire… ho voglia di prendere a botte una scimmia!” scherzò Nix.
“Maestà, non prendete sottogamba la questione… Abu è pericolosissimo… molto più di un super sayan di quarto livello o di uno scimmione dal pelo dorato normale… il nemico è abile, ed è astuto!” lo rimbeccò Vegeta.
“Ma si, Veggy! Lui stava scherzando!” rispose Maryanne, dando una pacca fraterna al sayan che fece una piccola smorfia di disappunto al sentirsi appellare “Veggy”.
“Terra chiama Susan!” esclamò Peter, facendo sobbalzare sua sorella, che era evidentemente sovrappensiero “Qualcosa non va?”
“Oh no, Peter… è che stavo pensando a quel che ci aspetta…”
“Ehi, Vegeta, dove stai andando?” esclamò Bulma.
Tutti si girarono a guardare: il sayan si stava allontanando a passo svelto, dirigendosi verso il centro della città.
Si voltò a rispondere: “Devo salutare alcuni amici…”
“Vengo con te?”
“No, donna. Rimani qui.” . Riprese a camminare, lo sguardo basso…
“E’ sempre così acido?” chiese Maryanne alla moglie del sayan.
“Oh no… quando è particolarmente preoccupato, però, diventa così… ah gli passerà, dobbiamo solo aspettare!” commentò la donna ottimisticamente.
Rientrarono tutti nella locanda che li ospitava e raccolsero le loro cose: sellarono i cavalli e si diressero nella Sala da Pranzo, per mangiare qualcosa prima di partire.
Vegeta li raggiunse quando stavano per iniziare a mangiare: aveva un’espressione soddisfatta e un sorrisetto gli attraversava il volto.
Iniziò a piovere: goccioline leggere si fecero sempre più prepotenti, mentre il chiacchiericcio e il buon umore si diffondevano a tavola.
Erano tutti eccitati per l’imminente partenza, Julia in particolar modo fremeva: non vedeva l’ora di arrivare ad Elaja e liberare Eragon.
In quei giorni ad Hexia, il re Peter si era fatto sempre più confidenziale nei suoi confronti, e lei aveva captato dei segnali di interesse.
Il re era davvero interessante: oltre ad essere un gran bel ragazzo, aveva carisma, un bel regno, era molto simpatico e virtuoso. Tuttavia, Julia in cuor suo sentiva di desiderare solo un ragazzo affianco a lei: Eragon.
Non ancora le era chiaro il perché, ma sentiva che solo e soltanto lui sarebbe stato l’uomo per lei.
Non vedeva l’ora di ripartire, di rimettersi in viaggio per Elaja… e l’annuncio di Vegeta le aveva riempito il cuore di così tanta gioia, che quasi aveva dimenticato di Abu e della sua minaccia.
L’allegria si diffuse per tutta la tavolata, e addirittura Vegeta rise ad una battuta di Nix.
“Vorrei tanto non dover più partire…” sospirò Lucy “Si sta così bene qui…”
Ma la partenza era imminente: e fu così che un’ora dopo erano tutti a cavallo, diretti verso i monti a nord.
La pioggia li aveva abbandonati, tuttavia una strana nuvolaglia nera e rossastra si stava espandendo rapidamente su di loro…
“Nuvole rosse? Mai viste in vita mia, se non al tramonto… ma ora è appena primo pomeriggio! Che storia è questa?” chiese Bowlish.
“Vuol dire che c’è qualcosa che non va’, maestà. Quando il cielo si tinge di rosso, e non al tramonto, allora il Male è all’opera…” gli rispose Vegeta.
“Ah bene! Che bella notizia!” commentò Maryanne.
Camminarono in silenzio, tutti immersi nella contemplazione di quelle nuvole spettacolari ma inquietanti.
Dopo circa due ore di cammino, Vegeta ruppe il silenzio, annunciando: “Signori…benvenuti nella provincia di Elaja!”.
Una distesa di fango e erba secca si stendeva senza fine davanti ai loro occhi: su di loro, torreggiava un’altissima montagna coperta di neve sulla cima, attorniata da collinette più basse.
Alla destra del monte, su una collina, c’era un casolare abbandonato, e in cima alla montagna si intravedeva un sentiero.
“Quello è il valico!” disse Bulma, indicando loro il sentiero scosceso che saliva per tutta la montagna fino a giungere in cima.
Rimasero tutti a bocca aperta; quello che li aspettava era una salita con un dislivello spaventoso.
La montagna era di certo più alta dei mille metri…
“Io non ho mai fatto free climbing…” fece Nix.
“Smettetela di fare lo spiritoso, maestà. Piuttosto, dobbiamo muoverci e iniziare il sentiero… dobbiamo assolutamente arrivare a metà prima che sia buio…ovvero tra quattro ore.”.
Il malumore cancellò via ogni sprazzo di felicità rimasta: la notizia di dover salire per quel sentiero così pericoloso aveva abbattuto il morale di tutti.
“Coraggio, una volta superata questa montagna saremo molto più vicini ad Elaja!” li incoraggiò Julia.
Qualcuno le rispose con un sorrisino, altri semplicemente spronarono i loro cavalli e si incamminarono.
“Siete sempre così ottimista, voi?” le chiese Peter.
“Oh no, sinceramente anche io sono molto preoccupata… ma non lo do a vedere, così riesco a sollevare il morale degli altri… se qui dovessimo piangerci tutti addosso… be’, sarebbe un problema!”.
Peter rise: “Avete perfettamente ragione, maestà!”.
A chiudere la lunga fila c’era Peter con Edmund.
Ad aprirla, invece, Vegeta e Bulma, che parlavano fitto fitto, senza che gli altri potessero cogliere ciò che si stavano dicendo.
“Quando ci fermeremo racconterò loro tutto. E’ giusto che sappiano!” le stava sussurrando Vegeta.
Bulma annuì: “E’ davvero una bella notizia, questa!”.
“Poi ad Elaja c’è Crillin… e lui si occupa della resistenza, lì. Appena daremo la notizia, si organizzeranno tutti, unendosi al gruppo di Hexia e Alemuntur.”.
Dietro di loro, Julia e Maryanne discutevano del loro arrivo ad Elaja.
“Dici che andremo subito a palazzo per combattere Abu?”
“No… credo che prima Vegeta ci farà allenare ancora un po’, giusto per essere sicuro, e alla fine attaccheremo il castello…”
“Julia… non per fare la guastafeste, ma noi siamo soltanto undici persone… non avremmo bisogno di…ehm, un esercito? No sai, perché di certo Abu non sarà solo ma avrà i suoi soldati!”
“Be’ io credo che Vegeta stia architettando qualcosa in merito… ma dopo glielo chiederemo.”
Le due regine di Narnia ed Hermione, invece, stavano parlando con Edmund e Peter del fatto che Abu aveva accresciuto la sua potenza in davvero pochissimo tempo.
“Deve aver usato la magia demoniaca… non c’è altra spiegazione!” concluse Peter.
“Impossibile! Se l’avesse usata, allora adesso sarebbe un demone! Invece non lo è… ha mantenuto la sua forma.”.
“Effettivamente, questo è vero, Ed. Chissà cosa ha combinato…”
“Ehi, voi due… vorrei ricordarvi che dalla sua parte ci sono stregoni potenti come Jafar e Saruman.” Intervenne Lucy.
“Già… devono essere intervenuti loro.” Disse Susan.
“Oh, guardate le nuvole!” esclamò Nix all’improvviso.
Tutti alzarono i loro sguardi: la nuvolaglia rossastra si era unita a formare una sorta di vortice che scendeva lentamente verso terra… il vento iniziava ad alzarsi…
“Oh no! Dobbiamo andare via di qui! Quello è un tornado!” urlò Vegeta, spronando il cavallo alla discesa.
“Cosa? Dobbiamo riscendere? Ma non è…”
“Fate come vi dico! Quella è magia nera!”.
Fu una corsa frenetica: una volta scesi dalla montagna, il tornado era quasi del tutto formato e il vento era diventato fortissimo; i cavalli nitrivano, spaventati.
“Dove dovremmo andare, per ripararci??” urlò Julia sovrastando il vento, i lunghi capelli scombussolati.
“Lì!” Vegeta indicò una casetta diroccata non troppo distante.
I cavalli corsero come mai avevano fatto: avevano percepito il pericolo e galopparono velocissimi verso il casolare.
Una volta arrivati, Vegeta si voltò a dare un’ultima occhiata al tornado, mentre gli altri entravano.
Era immenso: alto quanto la grande montagna, ma terribile. Color rosso fuoco, potente e turbinoso.
Al suo interno c’erano fulmini neri e lampi scuri: il vento era fortissimo.
Il sayan chiuse la porta dietro di sé, sprangandola; “Non assicuro che ne usciremo vivi. E’ magia nera potentissima e non so se ci abbia captati.”
Maryanne camminava avanti e indietro per la stanza: Nix si stava torturando il pollice, mangiandoselo nervosamente e altrettanto faceva Bowlish.
Bulma tremava, abbracciata ad Hermione.
Julia e Maryanne, invece, erano silenziose, assorte nella contemplazione del tornado, vicine alla finestra.
Susan, Lucy, Edmund e Peter erano in piedi, appoggiati ad una parete.
“Vegeta…”iniziò Peter “Ma quel tornado si è formato appena abbiamo messo piede sul sentiero, o sbaglio?”.
Quello scosse la testa: “Non si sbaglia, re Peter. Probabilmente è una magia di Abu. Lui sa che siete qui, non c’è altra spiegazione.”.
“E allora come faremo ad arrivare ad Elaja??” esclamò Maryanne.
“Di questo non ne ho proprio idea.”.
Un rumore di porta sbattuta: tutti si girarono a guardare, ma non c’era nessuno… a parte Nix che stava uscendo di gran corsa.
“Nix! Dove diamine stai andando??” urlò Hermione, prendendolo per un braccio.
“So come fermare il tornado! Lasciatemi provare!”
“Non se ne parla, maestà!” intervenne Vegeta “Voi non metterete a repentaglio la vostra vita per…”
“Ti prego, Vegeta. Fidati di me, so cosa fare!”.
I due si fissarono per qualche secondo.
“E va bene. Ma se non dovesse andare come previsto, interverrò io a proteggervi, anche a costo della mia vita.”.
Nix annuì; Hermione lo lasciò andare e lui si posizionò a pochi metri dalla tromba d’aria, prendendo la bacchetta magica dalla tasca dei pantaloni.
Nessuno capì quali parole pronunciò: tuttavia, dopo aver agitato la bacchetta e aver fatto un unico gesto fluido ed elegante rivolto verso il tornado, questo sparì così come si era formato.
Rimpicciolì a vista d’occhio, diventando così piccolo che Nix lo prese in mano.
Tutti applaudirono, Vegeta fece un piccolo inchino.
“E’ stato semplice!” fece Nix “Gli ho ordinato di rimpicciolirsi!”.
“E’ incredibile!” esclamò Bulma, ammirando il piccolo tornado in mano al ragazzo.
“D’ora in poi sarò il dio dei tornadi!” annunciò Nix con aria solenne.
“Ma finiscila, cretino!” fece Bowlish, assestandogli una gomitata.
Uscirono tutti fuori: il cielo era tornato ad essere limpido e terso ma la luna iniziava a fare capolino.
“E’ inutile rimetterci sul sentiero, altrimenti arrivata la notte non riusciremo a trovare un rifugio e i lupi ci sbranerebbero.” Disse Vegeta, mentre gli altri borbottavano “Lupi? Ma non ce ne aveva parlato!”.
“E allora? Rimaniamo qui per stanotte e domani all’alba ripartiamo?” propose Bulma.
“Sì. Era la mia intenzione. Voi siete d’accordo?”
“Assolutamente sì, Veggy!” esclamò Nix tra i cenni di assenso di tutti.
I maschi andarono a caccia, mentre le ragazze assieme a Bulma accesero un bel fuoco, attorno al quale si sedettero per riscaldarsi.
“E’ stato bravissimo, non è vero?” gongolava Hermione, parlando di Nix.
“Sì… notevole… ma non dimentichiamoci che i suoi maestri gli hanno insegnato tutto… e parlo di te e Silente, Herm. Altrimenti lui a quest’ora avrebbe usato la bacchetta per altri scopi!” puntualizzò Maryanne.
“Tipo?”
“Tipo per infilarsela nel naso. Ne è capacissimo.”.
Tutte scoppiarono a ridere.
“Allora, Julia, si direbbe che tra te e mio fratello ci sia feeling. Che sia in arrivo un’altra coppia?” chiese Susan.
Julia avvampò: “Peter è un ottimo amico. Ma il mio cuore appartiene ad un altro ragazzo…”
“Chi?” chiese Lucy, curiosa.
Julia le guardò tutte: “Eragon.”
“Il figlio di Brom?” chiese Bulma.
“Si. Proprio lui.”
“Accidenti, ottima scelta. Oltre ad essere un gran bel ragazzo, è anche un Cavaliere dei Draghi e poi è un ragazzo simpaticissimo, oltre che umile… Tanto di cappello, accidenti, ottima scelta!” commentò Bulma.
Susan parve un po’ dispiaciuta: “Mmh…”
“Che c’è, Susan?”
“Mi sarebbe tanto piaciuto vederti insieme a mio fratello, sai?”.
Julia ridacchiò, imbarazzata “Purtroppo Eragon ha già fatto breccia nel mio cuore da tempo.”
“Ehi, ma quanto tempo è passato da quando siamo arrivati?” chiese Maryanne.
Bulma ci riflettè su: “Circa sei mesi.”
“Cosa??”.
Julia e Maryanne si fissarono “E’ già passato così tanto tempo? Possibile?”.
“Oh sì, mie care. Il tempo vola, qui ad Elaja!”.
Intanto gli uomini erano tornati, portando un bel cervo sulle loro spalle.
“Stasera si mangia! Pancia mia fatti capanna!” gongolò Maryanne.
“Sei la solita morta di fame!” la rimbeccò Julia, scherzando.
Mangiarono tutti fino a sazietà: stare attorno al fuoco, e soprattutto con lo stomaco pieno, era meglio di qualsiasi cosa. La felicità era tornata tra di loro, come un balsamo, una piacevolissima compagna di viaggio.
“Statemi a sentire, tutti voi!” intervenne d’un tratto Vegeta “Ho delle grandi notizie da darvi!”.
Julia si mise a sedere più composta, e gli altri la imitarono.
“Prima di partire da Hexia, ho fatto visita ad un mio amico, nonché il fratello di Rucubic: si chiama Tecnar. E’ il capo della resistenza di Hexia. Ho raccontato tutto ciò che sta succedendo, anche se lui già sapeva del vostro arrivo sull’isola. Con lui ho organizzato un esercito, composto dai gruppi di resistenza di Hexia, Alemuntur, Elaja, Inibis, Marinus, Montuli, Secnar, Mors, Lugubris, Solar… insomma, da ogni dove dell’isola. L’appuntamento è ad Elaja, tra un mese esatto.”
“Quindi, avremo un esercito?” chiese Maryanne.
“Si. Avrete un esercito. I guerrieri migliori della resistenza si batteranno con voi. Raggiungeremo più o meno le diecimila unità.”.
Ci fu un coro di esultanze: “Ma siamo tantissimi!” esclamò Julia, felice come non mai.
“Be’ i soldati di Abu ci supereranno numericamente, ma in forza no… siamo molto più allenati noi di tutti loro!” continuò Vegeta, scatenando una serie di risate e di applausi.
“E poi… voi tre verrete addestrati un'ultima volta, prima della battaglia finale.” Intervenne Bulma, con un sorrisetto a fior di labbra.
“Da chi?”
“Broly, il super sayan leggendario.”
I quattro cugini rimasero a bocca aperta.
“Ma…ma…” boccheggiò Julia.
“Ma cosa?”
“Ma non è un pazzo psicopatico? E, soprattutto, non è malvagio?”.
Vegeta fece un ghigno: “L’arrivo qui ad Elaja lo ha sconvolto così tanto da farlo diventare una persona ragionevole e di ottima compagnia. Incredibile, vero? Si è persino sposato!”
“Come te, Veggy! Prima eri uno sbruffone insopportabile, poi ti sei innamorato e sei cambiato!”
Vegeta era sul punto di esplodere, ma gli altri risero alle parole di Maryanne, perché era la nuda e cruda verità.
“Andiamo, Vegeta, è vero!” gli disse Bulma, ridendo con gli altri.
Anche al sayan sfuggì un sorrisetto: “E va bene, ma non ero psicopatico come Broly!”
“Ne sei sicuro?” chiese la moglie, ancora scossa dalle risate.
La notte li accolse tra le sue braccia mentre ancora parlavano e immaginavano ciò che sarebbe successo nel giorno della battaglia.
“Io sono sicura che lancerò ad Abu un Big Bang Attack!” stava dicendo Maryanne, mentre uno sbadiglio la coglieva alla sprovvista.
“Ma senz'altro! Sono certo che lo sconfiggerai immediatamente!” scherzava Edmund, accarezzandole i capelli e posando la testa sulle gambe di lei.
“Io invece ricorrerò alla spada…” sussurrò Julia “Mi sento tranquilla quando la impugno, mi dà sicurezza!”.
“Io e Herm ci daremo da fare con la bacchetta!” fece Nix, accarezzando il viso della sua fidanzata, immersa nel sonno.
“Be’ io immagino che userò qualche attacco dell’aura…il triplo Kaioken non mi riesce tanto male, sapete?”
“Wow, Bowlish, quello è davvero difficile!” esclamò ammirato Nix.
“Ehi, ragazzi…avete notato una cosa?” fece Julia, ridendo.
“Cosa?”
“Non ci chiamiamo più con i nostro normali nomi…fateci caso!”
I quattro cugini si guardarono: “E’ vero… ormai io sono Nix”
“Julia”
“Maryanne”
“Bowlish”.
Risero: “E prima, chi eravamo?”
“Oh, solo quattro ragazzini… niente di particolare!” fece Maryanne.
“La nostra vita è stata completamente stravolta… ma, ehi, sapete che vi dico?” esclamò Julia “A me sta bene così!”
“Anche a me!”
“Idem!”
“Idem con patate!”.
Ripresero a ridacchiare.
“Sono felice di essere qui, ragazzi.” Fece Nix, chiudendo gli occhi e posando il capo sulla spalla di Hermione.
“Anche noi, Nix.” Gli rispose Julia, stendendosi a terra, con la testa posata su un tronco.
Maryanne e Bowlish li imitarono.
E in men che non si dica, il sonno li colse, regalando loro una notte piena di sogni felici.

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Capitolo 20
*** La storia di Abu ***


La storia del tornado, il giorno dopo, non era altro che un ricordo di una grande avventura vissuta.
Nix si pavoneggiava in continuazione, irritando non poco Vegeta.
Alle sette di mattina erano tutti pronti per ripartire e valicare l’immensa montagna che si stagliava davanti a loro.
La rugiada ricopriva la rada erbetta che cresceva sul pianoro.
Il cielo era nuvoloso, ma l’aria era piacevolmente frizzantina.
“Pronti a partire?” chiese Vegeta, issandosi in sella al suo cavallo.
“Non ancora… Maryanne sta cercando qualcosa che ha perso!”.
“Brutta scimmia, cosa avresti perso?”
Ma Maryanne era così presa dalla forsennata ricerca che non rispose ai suoi amici.
Edmund le si avvicinò: “Va tutto bene?”
“No!” esplose lei “Non trovo più la mia bacchetta magica!”.
Cupi borbottii si fecero sentire nel gruppetto: scesero tutti da cavallo e le si avvicinarono, con l’intento di aiutarla.
“Dove la tenevi?” chiese Julia
“In tasca… ma solo ora mi sono resa conto del fatto che non c’è più!”
“Nix… non è mica uno dei tuoi scherzi?” sbottò Bowlish.
Ma quello scosse la testa: “No, giuro. Non è roba mia!”.
Bulma intervenne: “ Maestà, restate calma! Io ho un rilevatore di magia con me, accendendolo ci dirà dove si trova la vostra bacchetta!”.
La donna trafficò con un enorme borsa che aveva a tracolla, fino a che non ne cacciò fuori un piccolo marchingegno che le stava appena in una mano.
Ne alzò un’antenna, che prese a girare freneticamente.
BIP BIP.
“Ci siamo! Punta verso…”.
Bulma si interruppe: “Dev’essere impazzito!”.
“Cosa c’è che non va’?”.
“Ehm… punta verso il valico! Dice che la bacchetta si trova lì! Ma è assurdo, come avrebbe fatto ad arrivare lassù da sola?”.
“Forse qualcuno l’ha rubata mentre Maryanne dormiva!” fece Lucy.
“Io stanotte dormivo tranquilla e qualcuno mi avrà sottratto la bacchetta... ma sì, è l’unica ipotesi plausibile!”
“Ma chi? Chi vi avrebbe rubato la bacchetta, maestà?” chiese Vegeta.
Silenzio; nessuno sapeva cosa rispondere.
“Io direi di andare verso il valico…” proruppe la voce di Peter “E cercare lassù la bacchetta… magari riusciremo a trovare il ladro!”.
“Allora andiamo! Diamoci una mossa, o quel furfante ci scapperà!” esclamò Maryanne, montando a cavallo più decisa che mai.
Il gruppetto riprese a risalire, ma Bulma suggeriva di andare con cautela: dovevano stare attenti a eventuali altri segni di magia nera, come era successo il giorno precedente.
In testa a tutti, come sempre, c’era Vegeta.
Camminava con la moglie al fianco, ma il suo sguardo era perso, oltre le nuvole che lo sovrastavano…
“Dannazione…” pensava dentro di sé “Dopo l’esperienza di ieri con il tornado, dovremo stare più all’erta! Se accadesse qualcosa ai re, non saprei perdonarmelo! Ho la loro responsabilità, devono arrivare sani e salvi ad Elaja… e lo devo fare a costo della mia vita.”
“Vegeta, perché quell’espressione così corrucciata? Avanti, sta’ tranquillo!”
“Donna, non ti devo alcuna spiegazione sul perché ho quest’espressione.”
“Sta’ calmo… volevo solo dirti che così potresti far preoccupare anche gli altri! Hai una faccia da funerale…”
“Non è che stiamo proprio affrontando un’allegra scampagnata, sai Bulma?” sbottò il sayan.
“Certo, ma non devi nemmeno far venire l’angoscia agli altri! Cerca di essere più…” esitò “Positivo!”.
“Ma cosa vai blaterando?!”
“Ehi Vegeta!” la voce della regina Lucy li raggiunse.
Il sayan si voltò, mantenendo comunque l’espressione che aveva: “Sì, maestà?”
“Mi chiedevo… tu sai cosa c’è su al valico?”
“Ma certo. C’è un piccolo paesino di montagna. Lì ci abita mio fratello, Tarble. Ed è da lui che siamo diretti.”
“Woo! Conosceremo tuo fratello! Grandioso!” esclamò Nix, che aveva udito tutto.
“Speriamo non sia scorbutico come te!” scherzò Maryanne.
Vegeta si trattenne dal risponderle per le rime ma solo perché Bulma gli menò un’occhiataccia.
Sospirò: “Ma come mi sono ridotto… io, il grande Principe dei Sayan, mi ritrovo qui ad accompagnare una banda di ragazzi ad Elaja…”
“Poteva andarti peggio, Veggy! Pensa se fossimo stati una banda di galline!”
“Che c’entrano le galline, Nix?”
“Sono stupide, le galline. E rumorose. E attirano le volpi. E starnazzano in continuazione! Insomma, c’è qualcosa di più insopportabile delle galline?”
Julia scoppiò a ridere: “Sinceramente, sì. C’è qualcosa di più insopportabile!”
“E cosa?” chiese Bowlish ridacchiando.
“Zia Rosaria!”
I quattro cugini scoppiarono fragorosamente a ridere
“Chi è Zia Rosaria?” chiese Susan, incuriosita.
“Oh, è meglio che tu non la conosca! Ti dico solo che al suo confronto Abu sembra una briciola!” rispose Bowlish, le lacrime agli occhi per le risate.
“E’ davvero così terribile?”
“E’ una vecchiaccia tremenda ultrasettantenne che si lamenta per ogni cosa! E piùsi lamenta, più ti uccide!” intervenne Maryanne.
“Dai scimmia, non è una vecchiaccia tremenda! Comunque è vero che quando parla ti uccide, ha una fiatella…”
Risero tutti assieme: intanto Nix prese ad imitare la donna, assumendo lo stesso tono di voce tremolante.
“Oddio! Ma sei uguale!” gli disse Julia tra gli spasmi delle risate.
Intanto i cavalli continuavano con la loro salita, e quando il sole fu alto nel cielo, il gruppo si fermò per farli riposare e abbeverare a un ruscelletto.
Vegeta si stese a terra, chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi: aveva i nervi a fior di pelle.
Il furto della bacchetta di Maryanne lo aveva allertato: qualcuno li aveva individuati e stava cercando di ostacolarli…
Intanto Nix e Hermione combattevano con le bacchette sguainate e Julia, Peter, Maryanne e Susan discutevano dei banchetti di corte.
“Si mangia a volontà, sapete? E si danza, si sta in compagnia… io adoro i banchetti!” stava dicendo Susan.
“Dev’essere bellissimo essere una regina…” pensò dentro di sé Julia, immaginandosi riccamente vestita e con una splendida corona sul capo.
Bowlish, poco distante, stava parlando con Lucy, Bulma e Edmund e i tre ragazzi si chiedevano cosa sarebbe successo una volta arrivati ad Elaja.
“Ma io non capisco una cosa… perché Abu è diventato così… cattivo? E poi, non era una scimmietta innocua?” fece d’un tratto Bowlish.
Bulma deglutì: “Vedete, maestà, il fatto è che lui non è mai stato una scimmietta… vi spiego meglio: lui in realtà è un uomo, un uomo malvagio e che brama da sempre il potere.
Era stato trasformato dalla fata Grisel in una scimmia innocua e simpatica.
Viveva sull’isola di Relumand, che era poco distante da Elaja… per qualche anno le cose andarono bene, ma la leggenda narra che un triste giorno la fata Grisel venne uccisa e l’incantesimo che aveva trasformato Abu si neutralizzò. Lui ritornò alla forma umana e, soprattutto, tornò più malvagio di prima, offeso per la trasformazione subita.
E si vendicò: distrusse l’isola di Relumand e approdò ad Elaja in forma di scimmione dorato.
Distrusse la corte intera, nella capitale, e prese il posto del buon re Jorlax.
E da duecento anni governa questa terra.”
I tre amici guardarono a bocca aperta Bulma: la donna aveva un’espressione molto abbattuta sul viso, a causa del pensiero di Abu.
Vegeta aveva aperto gli occhi e ascoltato il racconto di sua moglie, parola dopo parola… lo stesso avevano fatto Julia, Maryanne, Peter e Susan.
“E poi? Ti prego Bulma, continua…” disse quest’ultima.
La donna sospirò, poi riprese a raccontare: “ Non contento dei pochi schiavi che aveva qui ad Elaja, Abu si tramutò nuovamente in una scimmietta e raggiunse nuovi universi… il suo piano era semplice: si accattivava la gente, mostrandosi come un tenero scimpanzé, poi li portava via dalla loro realtà per trascinarli in catene qui ad Elaja. Ecco perché Aladdin e Jasmine sono schiavi nel suo palazzo.”
“Ma è… terribile.” boccheggiò Nix, che stava ascoltando attentamente assieme a Hermione.
“Quando la ninfa Dedale però annunciò la vostra venuta, il maligno cominciò a tremare.
Sapeva dell’esistenza dei vortici spazio-tempo qui ad Elaja, e cercò in tutti i modi di chiuderli.
Ma ogni tentativo fu vano, per fortuna. Fu così che i vortici rimasero immuni alla sua magia e la speranza di veder arrivare i quattro re animò la popolazione… e oggi, voi siete qui, finalmente. E lo distruggerete, una volta per tutte.”
I quattro cugini si guardarono, con espressioni non troppo convinte.
“Noi? Ma noi siamo solo quattro ragazzi, niente di più… se nemmeno guerrieri del calibro di Vegeta hanno qualche possibilità di battere quello scimmione, come possiamo farlo noi?” si chiedeva Bowlish.
Maryanne espresse ad alta voce quegli stessi dubbi: ma Vegeta la interruppe.
“Maestà… mi duole dirlo, perché sono un tipo di persona che non accetta il fatto di essere superato, ma voi quattro ormai siete ad un livello di combattimento decisamente maggiore del mio o di quello di Kaharoth. A dire il vero, penso abbiate superato anche Broly. Ma questo lo si vedrà quando vi allenerete con lui.”
Quest’ultima frase sembrò incoraggiare i quattro, che si sorrisero vicendevolmente.
“Ce la farete. Ne sono certa!” esclamò Bulma.
Ripresero, nel giro di pochi minuti, a percorrere il sentiero che li avrebbe condotti in cima alla montagna.
Sembrava davvero non finire più, e Julia notò con preoccupazione che c’era ancora troppa strada da fare e per quella notte sicuramente avrebbero dovuto accamparsi da qualche parte.
“Non ci accamperemo: arriveremo al valico entro la mezzanotte, statene certi tutti quanti.” Rispose Vegeta.
“Ma… i cavalli…”
“Ce la faranno. Non possiamo accamparci, qui di notte girano le bestie più strane. Se ci vedranno in movimento non si avvicineranno, ma se dovessimo fermarci… rischieremmo la vita.”
Maryanne strabuzzò gli occhi: “Che genere di bestie?”
“Lupi mannari. E non solo…”
Julia tremò impercettibilmente: un incontro ravvicinato con un lupo mannaro era l’ultima delle cose che voleva accadessero…
E continuarono a salire, con il sole che li illuminava in pieno e qualche nuvola che pigramente si trascinava in cielo.
Nix, durante il tragitto, intonò qualche canzoncina: insegnò ai regnanti di Narnia a cantare “We are the champions” dei Queen, mentre Maryanne parlava di far ballare a Vegeta “Gagnam style”.
“Ah ah ah ah! Questa sì che è una bella idea!!” esclamò ridendo Nix, mentre il sayan sbuffava infastidito.
“In cosa consiste questa cosa?” chiese Bulma, incuriosita.
“Ehm… è un balletto un po’ strano… te lo faremo vedere quando arriveremo al valico!” rispose Maryanne, il respiro mozzo a causa del riso.
“Io non faccio balletti. Già mi è costato parecchio fare quelle stupide pose con Kaharoth per la fusione… figuriamoci se ora mi metto a ballare balli di altri mondi!” sbottò acido Vegeta.
Ma questo non fece altro se non scatenare ancor di più le risate nei quattro cugini.
Quando il sole calò e il buio si fece avanti, il gruppo era in prossimità della cima.
Il freddo pungente li avvolse, e Hermione evocò un incantesimo di riscaldamento corporeo che li risparmiò dall’assideramento.
Ancora due ore di cammino, poi, finalmente, intravidero una luce poco distante e un cartello intagliato: “Benvenuti a MAIOR”.
“Eccoci, siamo arrivati!” esclamò Vegeta, girandosi a guardare i suoi compagni di viaggio.
Tutti esultarono: la stanchezza si faceva sentire, così cercarono una locanda e ne trovarono una calda e accogliente.
Il locandiere li accolse benevolo e li invitò ad entrare e scaldarsi vicino al fuoco.
Intanto, Vegeta e Bowlish divisero le stanze tra uomini e donne e un’ora dopo tutti erano nei proprio letti, felici di essere giunti ad una nuova tappa del loro lungo percorso.
Ma nell’oscurità, qualcuno li osservava: lì, fuori dalla finestra, una fata sedeva su una sporgenza di un tetto di fronte alla locanda.
“Sono loro. Lo sento.” si disse, prima di spiccare il volo, diretta di gran corsa ad Elaja.

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Capitolo 21
*** Urca! ***


Quando il giorno dopo Julia si svegliò, la prima cosa che notò fu Maryanne che dormiva nel letto affianco al suo, con la bocca aperta e il cuscino completamente inzuppato di saliva.
Pensò di avere un’allucinazione, così si stropicciò gli occhi e poi tornò a guardare la cugina.
Niente da fare, era identica a poco prima.
Rise fragorosamente, facendo così svegliare tutte le dormienti nella stanza.
“Chi ha ucciso il gallo!?” urlò Maryanne svegliandosi all’improvviso.
Questo non fece altro se non far esilarare Julia, che iniziò a lacrimare dagli occhi a causa delle risate.
“Oh, accidenti! Ma… Julia, siete stata voi a svegliarci?” si lamentò Lucy, stiracchiandosi.
“Sì… scusate ma… Maryanne… era uno spettacolo!” ansimò quella tra le risate, cercando di riprendere fiato.
“Che schifo!” Maryanne si era appena resa conto di aver completamente inzuppato il suo cuscino.
A quel punto nessuno potè resistere a quella scena, e tutte le donne scoppiarono a ridere, Bulma compresa.
“Oh non c’è niente da ridere! Io quando sono particolarmente stressata dormo con la bocca aperta e il cuscino si inzuppa!” sbottò Maryanne, rossa per la vergogna.
“Coraggio, sistemiamoci e scendiamo a colazione!” esclamò Bulma, mentre le altre cercavano di ricomporsi “Stamattina andremo alla ricerca della bacchetta della regina Maryanne!”.
Un’ora dopo erano tutte pronte per scendere… ma Maryanne…
“I miei vestiti puzzano! Non potremmo comprarne degli altri, stamattina?”
“Sì, certo che possiamo!” le rispose Bulma “Ma lo faremo dopo aver trovato la vostra bacchetta, maestà! Ora la priorità è quella…”
“D’accordo… allora vediamo di muoverci, puzzo come un uomo primitivo!” rispose l’altra, uscendo dalla camera e scendendo di gran corsa le scale.
“E’ ancora arrabbiata perché siamo scoppiate a ridere?” chiese Hermione a Julia.
“No… ha semplicemente fame, ecco perché è scappata via!” le rispose quella.
E infatti appena giunte ai tavoli della locanda, vi trovarono Maryanne che stava divorando letteralmente un’intera pagnotta e si lamentava con il locandiere per l’assenza della…
“NUTELLA! Mai sentita nominare?Ma, insomma, non è possibile! Che mondo sarebbe senza Nutella?”
“Maryanne!” intervenne Julia , raggiungendo la cugina “Voglio ricordarti che la Nutella è in commercio solo da noi…”
“Non è giusto. Non la tocco da mesi…”
“Avanti, sediamoci.” fece Susan e tutte le donne si accomodarono al tavolo di Maryanne.
“I nostri compagni di viaggio sono già scesi per la colazione?” chiese Bulma al locandiere.
“No, signora. Credo stiano ancora dormendo.”
“Strano, non è da Vegeta dormire così tanto…” commentò la donna, mentre si serviva del latte fresco.
“Forse sono davvero molto stanchi e vogliono riposarsi per bene!” rispose Lucy.
“Sì, ma vedete, Vegeta non ama dormire… lui è molto…”
“Buongiorno!”
L’allegra voce di Nix le raggiunse e voltandosi le donne si ritrovarono davanti i loro amici.
“Buongiorno a voi! Stamattina andremo in giro alla ricerca della bacchetta di Maryanne, intesi?” fece Bulma, con tono autoritario “Poi potremo andar in giro per il paese e…”
“Bulma, ti ricordo che noi siamo in viaggio e dobbiamo raggiungere Elaja tra ventinove giorni. E che stamattina vorrei passare da mio fratello per salutarlo.” la interruppe Vegeta.
“Lo so tesoro, ma sta’tranquillo, riusciremo a far tutto e ripartiremo nel pomeriggio!”
“Dolcezza, buongiorno!” Nix era corso dalla sua Hermione la quale era diventata tutta rossa e sorrideva amabilmente mentre il suo ragazzo la tempestava di baci.
“Datti un contegno, Nix!” sbottò Bowlish.
“Ma stai zitto! Piuttosto, prendi esempio da me e dirigi le tue regali chiappe dalla tua bella!”.
Susan rise alla battuta di Nix e anche Bowlish non potè fare a meno di sorridere mentre si avvicinava a Susan e le dava un bacio.
“Edmund, non ti preoccupare, puoi baciare la scimmia, l’abbiamo spulciata ieri!” esclamò d’un tratto Julia, scatenando una serie di risolini e beccandosi un calcio negli stinchi da Maryanne.
“Uh… io…” Edmund era diventato paonazzo “Perché dovrei baciare la regina?”
“Ma perché voi due siete fatti per stare insieme, è palese!” rispose Lucy con semplicità.
Edmund e Maryanne incrociarono i loro sguardi e si sorrisero timidamente.
“Per la miseria, quando volete decidervi voi due a fidanzarvi?” chiese Nix “Vi conviene farlo subito, perché ci aspetta una bella battaglia fra un mese e potremmo anche rimanerci secchi e…”
“Nix!”
“Ehi, è la verità dolcezza!”
“Quante smancerie…” borbottò cupo Vegeta, mentre si serviva una tisana.
“Coraggio, pensiamo a fare colazione adesso! Dobbiamo metterci subito alla ricerca della bacchetta!” li riprese Bulma.
Quando un’ora dopo furono tutti fuori dalla locanda, ben coperti con mantelli pesanti, Bulma riattivò il piccolo marchingegno che individuava le fonti di magia e quello indicò che la bacchetta era a poca distanza da loro, nel paese.
“Dice che la bacchetta è a circa settecento metri da noi… in direzione est… dirigiamoci lì, avanti!”.
In religioso silenzio, il gruppo prese a camminare in blocco, e Nix canticchiava una canzoncina, come al suo solito, in questo caso la colonna sonora di Mission Impossible.
Mentre camminavano, la poca gente lì in giro li guardava stranita: certo, era decisamente insolito vedere un gruppo di undici persone che camminavano con uno strano aggeggio che faceva BIP BIP…
L’antenna del congegno, improvvisamente, prese a girare sempre più veloce e i BIP BIP si unirono a formarne uno solo, acuto.
“Ci siamo!” esclamò Bulma “La bacchetta si trova qui dentro!”
Si trovarono di fronte a una fatiscente baracca che dall’aspetto esteriore sembrava abbandonata.
Vegeta toccò delicatamente la porta, che si aprì cigolando: la scena che si presentò loro era raccapricciante.
Sangue, dovunque, a terra. Alcune piume bianche erano sparse sul sudicio pavimento, e c’erano impronte di scarpe e di mani a terra.
Julia ebbe un conato improvviso: non amava le visioni macabre.
“Cosa diamine è successo qui?” sussurrò Hermione, le mani sulla bocca per l’orrore.
Vegeta, temerario, entrò nella baracca e si guardò attorno.
“A-allora, V-Vegeta?” chiese tremando Bulma “Chi c’è là dentro?”
Ma il sayan spalancò la bocca, mentre guardava in un angolo della stanza.
Si girò e fissò Bulma e i suoi compagni di viaggio, poi parlò, rivolgendosi di nuovo in direzione dell’angolo: “Sei il solito idiota. Potevi anche avvertirci che eri qui no? Sei il solito imbecille.”
“Urca, Vegeta, calmati! Ti racconterò tut…”
 “GOKU!” urlò Bulma, entrando di gran corsa nella stanza e correndo ad abbracciare il suo grande amico.
“Ciao Bulma!” esclamò quello, ricambiando l’abbraccio gentile di lei.
“Cosa?! Goku?! E’ qui??”. Tutti si precipitarono all’interno della baracca, e si ritrovarono davanti una scena alquanto curiosa.
Il caminetto era acceso e uno scoppiettante fuoco stava cuocendo un pollo allo spiedo.
Goku era seduto lì, per terra, con le vesti lacerate e braccia, gambe e viso pieni di graffi sanguinolenti.
I capelli scompigliati, l’aria sconvolta… ma il solito gran sorriso sul volto.
“Maestà!” il sayan chinò il capo quando i cugini fecero il loro ingresso.
“Ehi! Hai tu la mia bacchetta!” esclamò Maryanne, indicando la bacchetta magica che Goku aveva in mano.
“Oh sì! Sono riuscita a sottrarla a Uno Cagnuolo.”
I presenti si guardarono con sguardo perplesso: “Ehm… a chi?” chiese Bulma, carezzando la testa del sayan e guardandolo come se fosse impazzito.
“Uno Cagnuolo! L’ho chiamato così perché è questa l’unica parola che ripete in continuazione!” rispose Goku con semplicità, indicando un altro angolo della stanza.
“Ma è un cane!” notò Nix, che si era avvicinato “E sta dormendo!”
“Ma che razza di nome è Uno Cagnuolo?” disse Susan, grattandosi il capo.
“E poi, i cani parlano?!” chiese Bowlish.
“Kaharoth, sei un imbecille! Avresti dovuto avvertirci che non eri prigioniero! Perché non ce lo hai detto? E cosa ci fai qui a Maior?E dove sono Brom e Silente?!”
“Urca, Vegeta! Lascia che ti spieghi tutto! So che può sembrare strano, ma io sono riuscito a fuggire per miracolo e solo ieri mattina sono arrivato qui a Maior. Speravo che tu venissi qui, perché so che qui ci abita Tarble e…”
“Non hai risposto alla mia domanda: dove sono Brom e Silente?” chiese minaccioso Vegeta.
Goku scosse la testa: “Ad Elaja. Sono riuscito a fuggire solo io, purtroppo.”
Bulma sbuffò: la tensione si poteva tagliare con un coltello.
“Non ci voleva.” disse Maryanne, con una smorfia “Se foste riusciti a fuggire tutti e tre sarebbe stato l’ideale… ma, ehi, sono contenta che tu sia qui Goku!”. La ragazza abbracciò il sayan.
“Grazie, maestà!”
“Sì, infatti, Goku! Siamo felici di riaverti con noi!” esclamò Bowlish, tra cenni di assenso e sorrisi degli altri presenti.
Ma Vegeta continuava a guardare in cagnesco Goku: “Io non capisco perché tu non ci abbia avvertito…”
“E come avrei potuto?” sbottò Goku “Io non so evocare Patronus come Silente, né avevo qualcuno che potesse portarvi il messaggio! Io mi sono messo in cammino, sperando di trovarvi per strada! Sono tornato indietro… eravamo quasi giunti ad Elaja, quando sono riuscito a fuggire e ho rifatto tutto il percorso a ritroso. Poi ho deciso di aspettarvi qui, a Maior, perché Brom mi aveva detto che questo paese era segnato sul vostro percorso. Quindi… non ho dovuto far altro che aspettare.”
Intanto il cane si era svegliato e, silenziosamente, si era unito al gruppo di amici.
“Oh, sei qui!” esclamò Nix, accarezzandogli la testa.
“Uno cagnuolo!”. Il cane parve abbaiare, ma tutti sentirono chiaramente quelle parole uscire dalla sua bocca, in una specie di latrato.
“Ehm… va bene, lo sappiamo, sei Uno Cagnuolo!”
Il cane prese a scodinzolare freneticamente e a tirare Nix per il mantello.
“Questo cane è pazzo!” disse, ridendo.
“Allora, amici, ci si rimette in viaggio?” fece Goku, rimettendosi in piedi.
“Sì ma… mi spieghi perché tutto quel sangue a terra?”
“Oh! Sì… ecco, il pollo… il pollo che sto cucinando… non si voleva far uccidere, e nonostante gli avessi già assestato una coltellata, è riuscito a divincolarsi dalla mia presa e correva come un pazzo per tutta la stanza. Mi ha fatto dannare! Ma alla fine…” indicò il fuoco “Eccolo qua!”
“Goku, mi hai fatto prendere un bello spavento!” lo rimbeccò Julia “Io sono decisamente debole di stomaco e una visione del genere mi ha sconvolta!”
“Chiedo scusa, maestà!” rispose lui, con un sorrisetto.
Uscirono dalla fatiscente baracca, mentre Goku addentava soddisfatto il pollo allo spiedo (“Sono affamato!” diceva. “Quando mai non lo è…” borbottava Vegeta).
“Bulma, noi dovremmo raggiungere Tarble e parlare con lui del…”
“Ehi, veniamo anche noi da Tarble!” esclamò Nix.
“Sì! Anche noi!”
“Uno Cagnuolo!”
“E basta, finitela tutti quanti!” urlò Vegeta, infastidito.
Tutti si zittirono: “Ci andremo io e Bulma! Ho deciso così. Non possiamo muoverci in così tanti senza destare sospetti. Ci si ritrova davanti all’uscita nord del paese, tra due ore esatte. Chiaro?”
“Sissignore.”
“Kaharoth, sta’ attento ai re.”
“Certo, Vegeta!”
“A dopo.” I due coniugi Brief si allontanarono, Vegeta scuro in volto.
“Allora, cosa volete fare?” chiese Goku.
“Io vorrei fare un giro per negozi, visto che abbiamo degli stracci addosso… e devo dire che anche tu sei ridotto parecchio male, Goku!” puntualizzò Maryanne.
Il sayan sembrò accorgersi solo in quel momento del suo stato: “Urca! E’ vero! Sì, forse conviene che mi compri qualcosa!”
Nell’ora seguente, Maryanne acquistò dei nuovi capi d’abbigliamento per tutti, altre coperte pesanti e provviste per il viaggio. Goku, finalmente, indossava una normale tenuta da viaggio, con tanto di mantello di lana per riscaldarlo.
Uno Cagnuolo, dal canto suo, continuava a sbavare sui piedi dei suoi compagni d’avventura e a tirare il mantello a Nix.
“Ma ce l’ha solo con me?” notò il ragazzo.
“Facciamo così… ormai è diventato il tuo cane, ok?”
“Ma io non lo voglio! L’ha trovato Goku!”
“Oh sì, maestà, ma con me non si è mai comportato così affabilmente!”
Hermione rise: “A quanto pare fai colpo sui cani!”
“Perché, non sarai mica un cane tu!?”.
Hermione gli diede uno schiaffetto: “No, ma sto dicendo che hai un certo ascendente anche sui cani!”
“Secondo me tu sei un cane, in realtà. Un pincher, ecco cosa sei, Herm!”
Scoppiarono tutti a ridere: “Ehi, abbiamo i cani e anche le scimmie!” esclamò Julia, indicando Maryanne.
“Quanto sei simpatica!” disse ironicamente quest’ultima, mentre camminava affianco a Edmund, che non faceva altro che guardarla incantato.
“Ehm… Goku…” sussurrò d’un tratto Lucy, strattonando il sayan per la tuta “Ma chi è quello lì?”
“Chi?” chiese Goku, guardandosi in giro mentre si grattava il capo.
“Dietro di noi… quell’uomo incappucciato… ci sta seguendo da quando siamo usciti dalla baracca dove abbiamo trovato te!”.
Goku, con la coda dell’occhio, spiò nella direzione che la ragazza gli aveva indicato, notando in effetti una figura alta con un mantello grigio scuro e il cappuccio calato.
Al fianco aveva una spada rosso sangue.
“Non mi convince, quel tizio…” pensò dentro di sé, mentre assieme agli altri entrava in un negozio di abbigliamento.
Ma la figura solitaria non si mosse: rimase lì, fuori dal negozio, intento a fissare il nulla.
Ma lui sapeva cosa fare.
Murtagh aveva una missione e l’avrebbe portata a termine.
“O la va o la spacca” si disse, serrando la presa sulla spada e guardandosi attorno, attento ad eventuali presenze ostili.



N.D.A.
Parla Giulia

Ciao amici!
Allora la storia vi sta piacendo?? :D
Sono qui per postarvi una foto di Uno Cagnuolo... è giusto che lo conosciate!
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L'avete riconosciuto? No?
E' il simpaticissimo Einstein del film "Oliver & Company"... solo che Goku l'ha voluto chiamare Uno Cagnuolo... e va bene, teniamo questo nome! :D
Spero che la storia sia di vostro gradimento e che continuiate a leggerla :D
Fateci sapere cosa ne pensate e se avete dei suggerimenti su alcuni personaggi da inserire fatevi avanti! :D
A presto!!
Julia of Elaja 

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Capitolo 22
*** Quando il gioco si fa duro... ***


Quando uscirono dal negozio, cinquanta minuti dopo, tutti indossavano dei nuovi abiti.
Julia aveva acquistato un caldo mantello di lana rosso, un pantalone aderente di pelle nero, una maglia pesante anch’essa di lana e dei nuovi stivali di pelle.
Maryanne aveva scelto le stesse cose di sua cugina, ma di colore blu.
Nix e Bowlish avevano optato per pantaloni scuri di cotone pesante e una cappa di lana con il cappuccio.
I Narniani, invece, non avevano acquistato nulla: avevano con sé altri capi d’abbigliamento e non necessitavano di acquistarne di nuovi.
Julia aveva anche preso un bel mantello caldo per Bulma: sicuramente le sarebbe piaciuto.
Infine, Hermione aveva abbandonato l’idea di indossare una gonna, visto il freddo là fuori, e aveva acquistato il suo primo paio di pantaloni, rigorosamente di cotone caldo, una bella cappa color miele e una maglia pesante da metterci sotto mentre Goku aveva fatto cucire apposta per sé una nuova tuta, color amaranto e aveva acquistato una mantella di lana calda.
“Siamo tutti sistemati, ora?” chiese, quando furono fuori dal negozio.
“Sì!” esclamarono soddisfatti gli altri.
“Bene… ora, raggiungiamo Bulma e Vegeta!” continuò Goku, cominciando a camminare diretto all’uscita nord del paese.
“Goku…” Lucy lo richiamò, facendoglisi vicino “C’è ancora quell’uomo incappucciato!”.
A quel punto, il sayan si girò: effettivamente, il misterioso sconosciuto era fermo nello stesso posto in cui Goku l’aveva visto prima di entrare nel negozio, e li fissava mentre si allontanavano.
“Coraggio… andiamo. Accellerate il passo” disse Goku rivolto agli altri.
Presero a camminare velocemente, e lo sconosciuto iniziò a seguirli.
“CORRETE!” esclamò Nix quando si rese conto che l’incappucciato era alle loro calcagna.
Fu un fuggi fuggi generale: Goku chiudeva la fila, mentre ad aprirla c’era Nix con Uno Cagnuolo.
“Se dovremo affrontarlo, meglio farlo fuori dalla città! Altrimenti ci potrebbero essere anche vittime innocenti!” disse Goku, mentre correva
Erano vicinissimi all’uscita nord: ormai mancavano pochi metri, questione di istanti…
“KAHAROTH! Ma che diamine state…”
“Vegeta! Aiuto!” Nix e Maryanne rovinarono su Vegeta, mentre Goku si voltava ad affrontare lo sconosciuto.
Gli puntò contro una mano, pronto a scagliargli un attacco quando quello parlò: “Fermo! Non sono vostro nemico!”
Vegeta, intanto, era riuscito a rimettersi in piedi, tra un’imprecazione e un’altra, e si era posizionato affianco a Goku.
“Chi sei?” chiese, puntando una mano anche lui contro lo straniero.
L’incappucciato rispose: “Sono Murtagh, fratello di Eragon. Sono qui per i quattro re.”
Julia si fece avanti: “E cosa vorresti da noi?”
“Maestà, statene fuori!” sbottò Vegeta.
“No! Non siamo dei bambini, dobbiamo iniziare a sbrigare da soli queste cose!” gli rispose Julia; poi di nuovo si rivolse a Murtagh, dicendogli: “Allora, rispondi alla mia domanda! Cosa vuoi da noi?”.
Anche Bowlish, Maryanne e Nix si erano fatti avanti e ora tutti pendevano dalle labbra di Murtagh.
Il ragazzo si tolse il cappuccio e tutti, per un attimo, furono percorsi da un brivido.
Un lungo e profondo graffio sfregiava il volto del ragazzo: la carne in quel punto era diventata verdastra, sembrava in putrefazione… la ferita, a quanto pareva, stava andando in gangrena.
Julia non potè evitare una piccola smorfia di disgusto, che Murtagh notò e alla quale rispose: “Sì, lo so… è brutta a vedersi, ma è anche peggio averla sul proprio volto… è stato Ade a infliggermela.
Ho cercato di liberare mio fratello Eragon, che è rinchiuso nelle segrete del palazzo… ma mi hanno trovato. Sono riuscito a fuggire per miracolo. E da allora mi sono messo sulle vostre tracce, perché in giro si vociferava che voi quattro foste ad Elaja.
E ora… eccovi qui.” sospirò.
“Tu… hai cercato di liberare Eragon?” fece Vegeta, sospettoso “E perché mai?”
“E’ mio fratello! So che ci sono stati dei dissapori, ma all’epoca ero sotto il controllo di Galbatorix e…”
“E sei stato anche dalla parte di Abu. Ammettilo!” esclamò il sayan.
Murtagh avvampò: “Sì, lo ammetto. Ma sono riuscito a fuggire… tutt’oggi sono ricercato, e lo sai… e poi, Vegeta, da che pulpito viene la predica! Tu sei stato mercenario di Abu per molti anni… o vuoi forse negarlo?”
Questa volta fu il turno di Vegeta di arrossire, imbarazzato: “… questo non c’entra nie…”
“Oh, insomma!” sbottò Bulma, facendosi avanti anche lei “Vegeta è stato costretto! Lo ha fatto solo per proteggere me, Trunks e Bra! Jafar è venuto dentro casa nostra con un manipolo di soldati, dicendogli che doveva diventare generale dell’esercito reale, altrimenti ci avrebbe trucidato! Cosa avrebbe dovuto fare? Lasciarci morire!?”
“Bulma, lascia che…”
“No, Vegeta! Tu l’hai fatto per noi, e lui non lo sa! Lui, come tanti altri, ti hanno sempre saputo catttivo. Ma Vegeta è diverso! Non è più quello di un tempo! Farebbe di tutto pur di proteggerci, ed è per questo che diventò mercenario per Abu…”
“Mercenario? Ma… lo sei ancora adesso?” chiese Peter.
“No…” Vegeta scosse la testa “Fui congedato perché Abu mi reputava ‘scarso’… stetti al suo servizio per pochi anni, poi potetti tornare a casa. E da allora ci hanno lasciati in pace.”
Bulma tremava per la rabbia e guardava in cagnesco Murtagh.
Il ragazzo, dal canto suo, riprese tranquillamente a parlare: “Permettetemi di venire con voi, ad Elaja. Voglio combattere, voglio vedere quel despota morire. Elaja merita di tornare all’antico splendore.”
Julia si scambiò una fugace occhiata con suo fratello e i suoi due cugini, poi guardò Vegeta, il quale si limitò a scrollare le spalle e dire: “Sta a voi decidere, maestà.”
Julia guardò nuovamente suo fratello, poi Nix e Maryanne: tutti e tre annuirono, a voler dire che avrebbero ammesso Murtagh alla loro compagnia… ma Julia…
“Io… voglio che tu sappia, Murtagh, che non mi fido di te.” fece, mordendosi un labbro “Ma visto che mio fratello e miei cugini vogliono ammetterti alla nostra compagnia, ebbene ti dico che puoi unirti a noi nel nostro viaggio. Ma sappi che non godrai della mia simpatia.”
Murtagh annuì: Maryanne si avvicinò a Julia e le chiese perché fosse tanto ostile nei confronti di Murtagh.
“Non lo so, Maryanne, ma non mi fido di lui. E’ stato dalla parte di Abu… chi ci dice che magari è ancora dalla sua parte ed è una sua spia? Fidarsi è bene, non fidarsi è meglio…”
“Ma anche Vegeta è stato mercenario di Abu! E di lui ti fidi?!” sbottò la ragazza.
Julia sbuffò: “Vegeta è diverso, non è un doppiogiochista. E’ una persona decisamente onesta. E poi, hai sentito anche tu cosa ha detto Bulma prima! E’ stato costretto…”
“E chi ti dice che anche Murtagh non sia stato costretto da Abu?”
Julia scosse il capo, poi accelerò il passo per superare la cugina, mentre il gruppo iniziava ad incamminarsi per il sentiero che li avrebbe condotti alla locanda dove avevano alloggiato, nonchè alla stalla dove avevano lasciato i cavalli.
“Tranquilli, la capisco. Non è facile fidarsi di me, a quanto pare. Non è l’unica…” Murtagh borbottò queste parole a Maryanne.
“Io mi fido di te!” rispose quella, stizzita.
“Certo, e ve ne sono grato, maestà. Ma Vegeta è della stessa idea della regina Julia. E penso anche Bulma…” sospirò, passandosi una mano tra i capelli.
Maryanne si incantò nel fissare i lineamenti delicati del giovane, il bel volto purtroppo rovinato da quella profonda ferita…
Poi un’idea le balenò in testa: Silente le aveva insegnato un potente incantesimo di guarigione… magari avrebbe potuto…
“Murtagh” iniziò “Se io potessi eliminare quel taglio dal tuo volto… tu saresti d’accordo se io volessi farlo?”.
Il ragazzo alzò il capo e la guardò con occhi lucidi: “Voi… voi potreste?”
“Certo. Conosco un ottimo incantesimo di guarigione! La farà sparire all’istante!” esclamò la ragazza, sorridendogli incoraggiante.
“Maestà… se davvero volete farlo, allora non esitate… fatelo!” il ragazzo aveva il volto pervaso dalla gioia.
Maryanne cacciò fuori la sua bacchetta da una borsetta che aveva a tracolla, mormorò alcune parole intricate e, con un piccolo guizzo, puntò la bacchetta sul volto di Murtagh.
La ferita iniziò a ritrarsi nella carne e diventò sempre meno verdastra, assumendo diverse tonalità di colore tendenti al rosato.
Infine, sul volto del giovane uomo, non ci fu più traccia di quell’orribile graffio.
Murtagh si sfiorò timidamente la guancia destra e quando si rese conto che al tatto era liscia e morbida, rise di felicità.
“Grazie! Grazie, vostra maestà!” Murtagh si inginocchiò ai piedi di Maryanne, la quale arrossì e ridacchiando gli rispose: “Figurati! Avanti, ora alzati, dobbiamo camminare!”.
Murtagh si rimise in piedi e con il sorriso ad illuminargli il volto prese a camminare con nuova lena.
Qualche minuto dopo, furono davanti alle stalle della locanda; montati sui cavalli, restava un problema però…
Goku non aveva un cavallo: Vegeta gli aveva ceduto il suo, salendo in sella a quello di Bulma e cavalcando con lei… ma il problema era un altro…
“Anche io non ho un cavallo.” fece Murtagh, con tono mortificato.
Vegeta sbuffò: “Grandioso! Un altro motivo per ritardare la partenza!”
“Non ti preoccupare!” fece Edmund, scendendo da cavallo “Puoi prendere il mio! Io cavalcherò con Maryanne!” e montò sul cavallo della ragazza, la quale gli diede le redini del cavallo in mano e si avvinghiò alla sua schiena, pronta per la cavalcata.
Murtagh ringraziò, poi salì a cavallo e, finalmente, il gruppo si avviò veloce fuori da Maior.

*

“Maestà…”
“Cosa vuoi Jafar?”
Lo stregone entrò con passo incerto nella Sala del trono, dove un agitato Abu faceva avanti e indietro nervosamente.
“Io sono qui per comunicarvi che…”
“Quel dannato figlio di Morzan! Me la pagherà cara! Appena riuscirò a mettergli le mani addosso, io… lo farò in mille pezzi!” esplose l’imperatore, il volto rosso per la rabbia.
Jafar si zittì: Abu era furente, questo era certo, e parlava del figlio di Morzan…
“Murtagh, mio signore?” fece lo stregone.
Abu annuì: “Quel traditore. Prima ci serve, poi scappa e ora torna a palazzo per cercare di liberare suo fratello… bah. Mi disgusta!” Abu sputò a terra.
L’imperatore posò poi il suo sguardo su Jafar: “E tu, cosa sei venuto a dirmi?”
Jafar si schiarì la voce: “Altezza, ho trovato l’incantesimo per il potenziamento dei poteri… l’ho studiato a fondo e ora sono pronto per rendervi lo stregone più potente dell’intero cosmo!”.
Abu ghignò: “Finalmente…” sussurrò “Ora nessuno potrà più fermarmi!”.
Jafar si inchinò: “Ora, maestà, se volete seguirmi nei miei appartamenti…”
“Andiamo!” Abu aprì l’immenso portone di accesso alla Sala e prese a camminare veloce, mentre Jafar gli stava alle calcagna.
“E’ perfetto…” pensava Abu “Ora quei quattro ragazzini non potranno nulla contro di me…”
“I nostri prigionieri, cosa dicono?” chiese bruscamente a Jafar.
“Chi dei tanti, signore?”
“Brom e Silente. Sono loro i nostri ospiti d’onore!” ghignò l’imperatore.
Jafar scoppiò in un’amara risata: “Oh, loro stanno alla grande! Ma… ancora non parlano! Non vogliono dirci nulla dei quattro poppanti.”
“Ah sì?” fece Abu, cupo “Bene, allora più tardi scenderò io personalmente nelle segrete. Ci faremo quattro chiacchiere, come buoni amici!”
Giunti agli appartamenti dello stregone, Jafar fece accomodare Abu in una grandissima stanza che lui usava come una sorta di ‘laboratorio’.
Jafar prese un grosso e polveroso libro, lo aprì e cercò febbrilmente una pagina in particolare…
“Siete pronto, maestà?” fece, con una punta di eccitazione nella voce.
“Sì. Muoviti.” ordinò Abu.
Jafar si schiarì la voce, poi iniziò a recitare ad alta voce una complicata formula in un linguaggio sconosciuto.
Scintille rosse sprizzavano attorno ad Abu, i suoi occhi si tinsero di rosso e i suoi lineamenti parvero indurirsi ancor di più.
Mentre Jafar continuava a recitare la formula magica, l’imperatore iniziò a contorcersi sulla sedia dove aveva preso posto e urlava e si dimenava, in preda a dolori allucinanti.
I suoi occhi cambiarono ancora colore, diventando bianchi, poi gialli.
Infine, tornarono del consueto colore nero, e dopo un ultimo potente urlo, l’imperatore giacque in silenzio, lo sguardo perso verso il soffitto, il capo reclinato sullo schienale della sedia.
Jafar strabuzzò gli occhi: “Maestà?” chiamò, ma l’imperatore non rispose.
Lo stregone gli si fece vicino: “Vostra maestà?”.
Jafar posò una mano su un braccio di Abu quando questo, improvvisamente, gli serrò la mano in una stretta micidiale.
“Sento il potere!” disse, ridendo come un matto “Lo sento! Ora sarò il più potente di tutto l’intero cosmo!”.
Si alzò di scatto e uscì fuori dalla sala: Jafar, tremante, si massaggiò la mano.
“… e adesso, voglio proprio vedere quei quattro mocciosi cosa faranno quando incontreranno Abu!” si disse lo stregone, ridendo malignamente all’idea della schiacciante vittoria.

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Capitolo 23
*** Benvenuti ad Elaja ***


“Di nuovo con le chiappe sulla sella! Basta, io non ce la faccio più! Quanto manca ancora ad Elaja??”.
Il malumore si era diffuso nel gruppo: Vegeta era il più irascibile di tutti, come sempre, ma Maryanne era arrivata a livelli esasperanti.
“Te lo abbiamo già detto, Maryanne. Mancano ancora due settimane!” sbottò Nix in risposta.
“Manca troppo tempo… insomma, non è giusto! Goku sapeva teletrasportarsi ma qui ad Elaja non può. E poi potremmo volare, ma giustamente i cavalli sono pesanti da portare appresso… dico io, non potremmo lasciarli qui, liberi?”
“No, maestà, i cavalli ci servono per trasportare i viveri, le armi, i vestiti…” replicò Bulma pacatamente.
Maryanne sbuffò: incrociò le braccia e prese a mordersi un labbro.
“Coraggio, maestà… solo altre due settimane di cammino… e poi potremo finalmente combattere!” la incitò Edmund, posandole una mano sulla spalla.
La ragazza lo guardò, sorridendogli appena: lui era l’unico che sembrava in grado di placarla nei suoi momenti di nevrosi.
“Uno Cagnuolo!”
“Ehi, Uno Cagnuolo ha fame!” esclamò Nix, vedendo che il cane iniziava a mangiargli il mantello.
“Aspetterà. Di certo non è l’unico a cui brontola lo stomaco!” sbottò Vegeta.
Julia e Goku, intanto, parlavano fitto fitto.
“Sì, maestà, appena arriveremo ad Elaja continueremo ad allenarci! E poi, dobbiamo aspettare i gruppi della resistenza che ci raggiungeranno da ogni parte dell’isola… quindi, dovremo pazientare qualche giorno… e ne approfitteremo per allenarci!”
“Ottima idea, Goku.” Julia gli sorrise “Sai, finalmente comincio a credere che abbiamo qualche possibilità di battere quello scimmione!”
“Urca, ma voi le avete sempre avute, maestà! Ora più che mai siete pronti ad affrontarlo, perché i vostri poteri sono incrementati e anche tutte queste esperienze vi hanno aiutato a forgiare il carattere, rendendovi così più saggi e adatti a regnare su Elaja!” le rispose il sayan, sorridendole incoraggiante.
Julia annuì: “Grazie, Goku!”
“Ehi, c’è un villaggio laggiù! Potremmo fermarci?” esclamò Hermione, indicando delle casupole verso est.
“Solo per mangiare un boccone veloce. Non ci possiamo fermare per la notte, perderemmo troppe ore preziose per il viaggio!” le rispose acido Vegeta, lo sguardo perso in cielo.
“Ma che sta guardando, le mosche?” chiese Bowlish a Susan, indicando con un cenno del capo Vegeta.
“No, maestà. Non so neanche cosa siano le mosche. Sto semplicemente osservando come il cielo sia diverso, qui, rispetto alla regione di Mors.”
Tutti alzarono il capo: effettivamente, il cielo era nuvoloso ma non cupo.
Le nuvole erano bianche, gonfie, spumose; nulla a che vedere con il cielo nero e burrascoso della regione di Mors!
“Meglio così, no? Non avremo più a che fare con gli uragani!” esclamò sorridendo Bowlish.
Lucy scoccò un’occhiata furtiva a Murtagh: il ragazzo guardava il cielo con aria assorta, ma sembrava sofferente.
La ragazza gli si avvicinò, portando il suo cavallo alla sinistra di quello di lui.
“Murtagh…” fece, con voce timida “Va tutto bene?”.
Lui la guardò, con occhi lucidi: “Io… io…”
Sospirò, scuotendo il capo: “Nulla, maestà. Nulla che vi possa interessare.”
“E chi te lo dice che non mi interessi?” Lucy gli sorrise, prendendogli una mano.
Murtagh le sorrise: “Mi manca la mia Nasuada.”
Lucy gli strinse la mano: “Coraggio, la rivedrai presto!”
Ma quello scosse il capo: “No, non credo… è prigioniera di Abu, assieme a Eragon. Non penso riuscirò a rivederli vivi, purtroppo…”
“Ehi, non essere così pessimista! Io sono convinta del contrario! Sai, la regina Julia vuole liberare Eragon a tutti i costi, e ti assicuro che quando dice una cosa la riesce sempre a realizzare.
Quindi, sta’ tranquillo… riusciremo a liberarli e tu riavrai la tua Nasuada sana e salva!”.
Murtagh sorrise a Lucy: “Grazie per le parole di conforto, maestà. Sapete, avevo intenzione di sposarla…”
“Appena questa guerra sarà finita, allora, festeggeremo il vostro matrimonio!”
“Lo spero!” sospirò Murtagh, mentre tornava a guardare il cielo.
“Tra dieci minuti saremo al villaggio. Restate vicini a me e tutto andrà bene. Io e Bulma andremo avanti per controllare se ci sono eventuali truppe appostate. Nel caso non ci sia nessuno, verremo a prendervi e andremo in una locanda a mangiare qualcosa. Se io e Bulma non dovessimo tornare entro un’ora… allora, Kaharoth, prenderai tu il comando e li condurrai ad Elaja!”
Goku annuì alle parole di Vegeta; più si avvicinavano al villaggio, più qualcosa di strano si avvertiva nell’aria.
Julia aveva il sentore che qualcosa di tremendo stesse per accadere: sensazione condivisa anche da Maryanne che le aveva rivelato che avvertiva un’aura poco distante da loro.
“Ehi, Vegeta!” chiamò Nix “Ma tu non avverti un’aura!?”
Il sayan annuì: “Sì, e so anche di chi si tratta!”
“Chi è?”
“Broly”
Il gruppetto rimase senza parole.
“Broly? Ma non è ad Elaja?” chiese Goku, grattandosi il capo con aria confusa.
“Sì, Kaharoth, ma a quanto pare deve aver percepito le nostre aure e ci ha raggiunto. Forse deve dirci qualcosa o forse…”
Ma Vegeta non concluse la frase: mentre ancora stava parlando, un uomo alto, muscoloso, con lunghi capelli viola scese dal cielo e piombò davanti a lui, facendo sussultare la terra sotto i piedi.
“Vegeta! Cosa diamine ci fate qui?!”
“Wooow! Quello è Broly!” esclamò Nix.
Il sayan lo guardò, stranito, mentre lui continuava a fissarlo.
“Broly! Cosa significa ‘che ci fate qui?’ Stiamo viaggiando verso Elaja e…”
“Non avvicinatevi a quel villaggio!” urlò Broly, interrompendo Vegeta e indicandogli l’ormai vicinissimo ammasso di casupole “Per nessun motivo al mondo!”.
“Ma io ho fame!” si lamentò Maryanne.
Broly le lanciò un’occhiataccia: “Quel villaggio è una mera illusione: non esiste in realtà! E’ un incantesimo creato da Abu per attirare in trappola i suoi nemici! Non chiedetemi come faccio a saperlo, perché non ve lo dirò! Ma sappiate che lì trovereste morte certa!”
Un brivido percorse ogni singolo viandante: “Lo sapevo, sentivo che c’era puzza di guai nell’aria!” esclamò Julia.
“Broly… come accidenti hai fatto a raggiungerci? Intendo dire, eri in viaggio da molto o…?”
“No, Vegeta. Mi sono avviato precisamente sette minuti fa’ da casa mia.”
Vegeta spalancò la bocca: “Come è possibile? Sette minuti?”
Broly ridacchiò: “Dimentichi che io ho una potenza inaudita, Vegeta. Volendo, potrei portarvi in un batter d’occhio ad Elaja!”
“Cosa stiamo aspettando!?!” urlò Julia “Broly, portaci con te!”
“Posso portare due persone alla volta! Vegeta, Goku, voi riuscireste a seguirmi in volo?”
Vegeta annuì: “Certo, ma di certo non ci metterei sette minuti! Vorrei minimo un’ora!”
“Idem!” rispose Goku.
“E allora, abbiamo un problema…”
“No, il problema non sussiste.” esclamò Vegeta “Broly, hai detto che riusciresti a portare due persone alla volta?”
“Sì”
“Riusciresti a portare anche i cavalli?”
“Certo, Vegeta. Anche quelli due alla volta.”
Il sayan annuì, soddisfatto: “Allora faremo così: io porterò Bulma con me e Kaharoth verrà assieme a me, portando un cavallo e quel cane. Gli altri li potresti portare tu ad Elaja?”
Broly annuì: “Certo, nessun problema.”
“Perfetto… allora noi ci vediamo tra un’ora davanti  casa tua, ad Elaja!”
Goku prese un cavallo in braccio, e issatosi Uno Cagnuolo sulle spalle iniziò a librarsi in volo.
“Ehi, ma anche noi sappiamo volare! Perché non possiamo andare via in volo fino ad Elaja?!” chiese Nix.
“Perché vi stanchereste troppo. Lasciate fare a Broly, lui ha una riserva infinita di energia!” gli rispose Goku.
Vegeta prese Bulma in braccio e la strinse a sé: “Allora noi andiamo! A dopo!”
“A dopo, Vegeta!” gli fece eco Broly.
“Oh, e… Broly?”
“Sì?”
Vegeta sospirò: “Loro sono i quattro re. Ti affido la loro vita. Ricorda che da loro dipende la nostra libertà. Difendili a costo della tua esistenza!”
Quello annuì, solenne: “Lo giuro, Vegeta”
I due sayan si alzarono in volo e dopo aver salutato con un ultimo cenno della mano, scomparvero veloci diretti verso nord.
“Allora… chi vuole venire per primo?” chiese Broly, fregandosi le mani.
I presenti si guardarono, imbarazzati.
“Vengo io!” esclamò Julia d’un tratto.
“E io con lei!” fece Peter.
Julia lo guardò, basita: “Ehm, ne siete sicuro, Peter?”
“Senz’altro! Non è cortese lasciare una giovane regina sola!”
“Ma lei non è sola! Ci sono io!” esclamò Broly, mentre prendeva Julia in braccio e lei si avvinghiava al suo possente collo.
“Certo, ma due uomini vanno bene per proteggere una donzella!” ribadì Peter.
Broly fece spallucce: “Come volete, maestà!”
Peter gli salì sulle spalle, stringendosi forte.
“Bene! Tra quattordici minuti sarò di nuovo qui! Tenetevi stretti, voi due, perché voleremo molto veloci!”
Julia chiuse gli occhi: sentì la mano del re Peter stringersi alla sua e in un istante il vento fischiò feroce nelle sue orecchie, le scompigliò i capelli… e si ritrovò ad osservare una strana macchiolina di terra sotto di lei.
“AAAAAAAAAAAAAH! IO SOFFRO DI VERTIGINI!! AIUTO!!!” urlò a squarciagola.
“Maestà, state tranquilla!” le disse Broly, alzando la voce per cercare di sovrastare il fischio del vento “Ci sono io qui! Va tutto bene! Ancora pochi minuti e saremo ad Elaja!”
“Coraggio!” le disse Peter, sorridendole “Se proprio avete paura, chiudete gli occhi e immaginate di stare a terra!”.
Ma era difficile: Julia sentì il suo stomaco fare diverse capriole e fu certa di dover vomitare da un momento all’altro.
Tuttavia, dopo qualche minuto, l’ansia e la paura si fecero da parte e la curiosità si fece avanti: Julia riaprì gli occhi e si ritrovò a fissare il bianco candore delle nuvole che la attorniavano.
Si rese conto che il vento, effettivamente, non era gelido come a terra ma stranamente più tiepido.
Il sole, tuttavia, non si vedeva. Solo qualche raggio filtrava attraverso la spessa coltre di nubi bianche.
“Ci siamo quasi! Si scende!!”
La voce di Broly riempì le orecchie di Julia e lei non ebbe nemmeno il tempo di realizzare ciò che lui aveva detto che improvvisamente sentì uno strappo all’ombelico:
stavano scendendo molto velocemente.
Precipitando, per essere precisi.
“BROLY! CI SCHIANTEREMO!”
“No, maestà! Fidatevi!!”
Julia chiuse gli occhi, la terra era pericolosamente vicina, il vento le sferzava il viso e lei si stava preparando all’impatto…
“Ed eccoci qua!”
Julia aprì timidamente gli occhi: Broly la fece scendere, ma lei barcollò per qualche secondo.
“Oh mio Dio!”
Un’enorme distesa verde si stendeva sotto i suoi occhi.
Un castello immenso, non molto distante, si ergeva in quel paesaggio mozzafiato.
“Benvenuta ad Elaja, maestà!” le disse Broly.
Peter le si avvicinò: “Va tutto bene?”
“Io…” Julia era senza parole.
Davanti a lei c’era un grandissimo portone di quercia, che permetteva l’ingresso nella città di Elaja attraverso le sue immense mura di pietra.
Due guardie stavano lì davanti, ferme ed impettite.
C’era un viavai di persone che entravano e uscivano, chi con i cavalli, chi con muli e altri ancora a piedi, carichi di sacchi, borse e quanto altro ancora.
“Elaja…” sussurrò Julia, continuando a guardare il paesaggio che la circondava.
Dopo lo squallore della provincia di Mors, e le lande desolate che fino a poco prima avevano attraversato, Elaja si presentava come la terra promessa.
Prati verdi ben curati, fiori, alberi carichi di frutti.
Quel bellissimo castello bianco, poi, rendeva tutto così fiabesco…
“Quella è la reggia di Abu?” chiese, indicandolo.
“Sì” le rispose Peter “Lì ci abita il maligno”
“Io devo andare a prendere gli altri, aspettate qui, d’accordo? Non vi muovete! Piuttosto, mettetevi seduti dietro quella grossa quercia, così eviterete di farvi vedere… sapete, nel caso vi stiano cercando…”
“Bene. Va’ pure, Broly, alla regina ci penso io!” esclamò Peter mentre il sayan faceva un inchino e saliva su come un razzo in cielo.
“E così… siamo arrivati!” disse il giovane re, mentre con Julia si avviava verso la grande quercia.
“Già… sono così felice! Finalmente ci siamo!” esclamò Julia, entusiasta.
Peter fece una smorfia, mentre si sedevano sull’erba: “Già… non che ci sia molto da gioire, maestà, perché, vedete… stiamo per affrontare una battaglia molto pericolosa…”
“Peter” lo interruppe Julia “So bene quello che stiamo per affrontare! Ma sono mesi che siamo qui ad Elaja e ora finalmente siamo giunti nella capitale! Ora ci sarà la resa dei conti! Ora, il nostro destino dovrà compiersi!” Prese un respiro, rivolgendo nuovamente lo sguardo al castello: “E’ assurdo pensare che fino a qualche mese fa’ mi consideravo una comunissima ragazza di venti anni, che studiava come una dannata per una laurea e non pensava ad altro. Mai, e dico mai, avrei immaginato che un giorno sarei diventata regina di un’isola in un altro universo! E’… incredibile!
Io avevo la mia monotona vita: Università, canto, studio, uscire con il fidanzato e con gli amici… tutto incredibilmente normale. Non avrei mai pensato che la mia monotona vita sarebbe stata sconvolta in questa maniera!”
Peter le sorrise: “E’ quello che mi sono sempre detto io, da quando abbiamo scoperto Narnia.”
Julia si stese nel prato e chiuse gli occhi: “E’ troppo bello per essere vero… eppure è la realtà!”
Rimasero così, con lo sguardo perso nel contemplare le nuvola bianche su di loro, parlando e fantasticando sulla battaglia finale che ormai incombeva.



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Angolo autrice:

Ciao ragazzi!
Allora, la faccenda si fa interessante, eh?
Finalmente Elaja!!
E ora, cosa succederà?
I nostri quattro amici saranno pronti ad affrontare il malvagio Abu?
E... ehi, non vi sarete mica dimenticati di quella fata che li ha spiati nella notte, a Maior?
Nel prossimo capitolo ci sarà un putiferio, perciò... tenetevi pronti!
Alla prossima amici!
Julia of Elaja ;)

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Capitolo 24
*** Il covo ***


Quando tutti furono giunti ad Elaja grazie a Broly, il gruppetto finalmente riunito iniziò a commentare entusiasta la bellezza del posto.
“Quel castello quindi dovrebbe diventare nostro?! E’ bellissimo!” sospirò Maryanne guardando estasiata il bianco castello all’orizzonte.
“Qui si sta bene! Non fa per niente freddo!” notò Nix, levandosi la mantella di lana mentre anche gli altri lo imitavano.
Murtagh guardava pensieroso il paesaggio, soffermando spesso il suo sguardo sul castello.
Goku gli si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla: “Qualcosa non va, Murtagh?”.
Quello fece spallucce: “Sto aspettando”
“Cosa?”
“Il mio drago”
Goku spalancò la bocca: “Urca! E’ vero, anche tu sei un Cavaliere dei draghi! Ma… dov’è il tuo drago?”
Murtagh fece un piccolo ghigno: “Sarà qui a momenti. E’ andato a caccia”
“Bene, ciurmaglia. Tutti qui! Anche tu, Broly!” la voce di Vegeta richiamò l’attenzione di tutti.
“Siamo arrivati ad Elaja. Questo solo grazie al provvidenziale intervento di Broly, altrimenti saremmo tutti morti in quella città fantasma.” partirono degli applausi entusiasti all’indirizzo di Broly.
“E smettetela!” urlò Vegeta “Non è il momento di fare i cretini! Ascoltatemi!” disse, e il silenzio calò di nuovo “Dovremo separarci, purtroppo, e ognuno di noi starà in una casa diversa.
Adesso, comunque, andremo nel covo segreto della resistenza di Elaja, dove tutti ci stanno aspettando… o meglio, non ci aspettavano se non tra due settimane, ma un po’ d’anticipo non guasta mai! Quindi… datevi un contegno, siete i futuri regnanti di quest’isola!... vostra maestà, non è necessario arricciare il naso in quella maniera!” fece Vegeta, rivolto a Maryanne.
“Allora, andiamo!?” Julia salì a cavallo, il sorriso ad illuminarle il volto.
“Sì, andiamo. State attenti alle guardie. Se vi chiedono chi siete, dite pure i vostri nomi che avete adottato qui ad Elaja. Invece voi, regali di Narnia, scegliete dei nomi diversi. Stessa cosa per te, Hermione. E in quanto alla vostra provenienza… nel caso ve la chiedano, direte di provenire dalla regione di Montuli, chiaro?”
“Signorsì capitano!”
“Capitano?” Vegeta si grattò il capo.
“Capitan Findus!” scoppiò Nix, e i quattro cugini presero a ridere.
“Non ci trovo niente di divertente!”
“No, infatti, sei solo il re dei bastoncini!”
Vegeta fulminò Nix con uno sguardo e quello quasi si strozzò per fermare le risate.
“Hem, ehi gente sarà meglio decidere i nostri falsi nomi!” fece Nix, e gli altri si riunirono a cerchio attorno a lui, vociferando a voce bassa.
“Ehm… c’è un piccolo problema” esordì Murtagh, la voce roca per il poco parlare, rivolto a Vegeta.
“Ovvero?” chiese quello.
“Io sono ricercato.”
“E qui intervengo io con i miei splendidi incantesimi di disillusione!” cinguettò Hermione.
“Come funzionano?” chiese Murtagh, sospetto.
“Diventerai invisibile per il tempo necessario ad arrivare al covo”
“E’ lo stesso incantesimo che lancerà su me e Vegeta! Sta’ tranquillo, Murtagh” esordì Bulma.
“Molto bene” intervenne Vegeta “Allora Hermione sbrigati a lanciare questo incantesimo e muoviamoci!”
“Urca! Ora che ci penso anche io sono ricercato!”
“Kaharoth! Tu sei il ricercato numero uno! Tu dovresti avere addosso quel dannato incantesimo prima ancora di me, Bulma e Murtagh!” Vegeta urlò a pieni polmoni.
“Tranquillo Vegeta, eseguo subito!” intervenne Hermione con tono pacifico, puntanto la bacchetta sul capo di Goku e facendolo così diventare completamente invisibile assieme a Murtagh.
“Ma non capisco… perché anche Bulma e Vegeta sono diventati invisibili?” chiese Bowlish.
“Perché le guardie ci hanno visto con voi in diverse occasioni!” esclamò Vegeta dal nulla “Se dovessero vederci capirebbero che voi siete i fuggiaschi! Invece, non vedendoci, non sapranno mai chi siete veramente voi… ricordate che Abu e i suoi scagnozzi non hanno ancora presente i vostri volti! E adesso… qualcun altro vuole diventare invisibile? No? Bene… andiamo!” ordinò con voce secca Vegeta e il gruppo si avviò, chi seduto a cavallo e chi a piedi.
“Non fatevi vedere tesi dalle guardie! Indifferenza totale!” sussurrò Bulma.
Julia e Maryanne deglutirono rumorosamente: ora si iniziava a fare sul serio…
“Ehi… ma non vi riconosceranno? Insomma, voi siete i re di Narnia!” fece Julia rivolta a Susan e Peter.
Ma quelli scossero la testa: “Così conciati? Non credo proprio che ci riconosceranno… e poi, sono anni che non veniamo qui ad Elaja!” rispose Peter.
“Identificatevi, prego!” una fredda voce maschile richiamò la loro attenzione.
Due guardie erano davanti a loro e impedivano il passaggio in una stretta galleria scavata nelle mura della città.
Erano entrambi due uomini alti e muscolosi: uno dei due assomigliava in una maniera incredibile a Napa…
“Broly! Passa pure, amico!” fece quello, ammiccando verso il sayan che passò senza problemi.
 “E voi chi sareste?” chiese l’altro guardiano al resto del gruppo. A differenza dell’altra guardia, questo aveva una folta chioma rossiccia.
Edmund si fece avanti con Maryanne, ognuno sui propri cavalli: “James Bond e mia moglie Maryanne”
Julia, Nix e Bowlish a stento trattennero una grassa risata: “Gliel’avrà suggerito Maryanne!” pensò Julia.
“James Bond?” la guardia lo osservò con attenzione.
Ma Edmund non diede alcun segno di cedevolezza: “Sì. James Bond”
“Bene… passate!” fece con aria solenne la guardia, e i due entrarono nello stretto passaggio.
“Avanti!”. Questa volta Nix e Hermione si presentarono davanti alle guardie.
“Nix Ibrahimovic e mia moglie Samara”
La guardia appuntò i loro nomi su una lunghissima pergamena, cosa che aveva fatto anche per Edmund e Maryanne “Perfetto, passate anche voi”
“Avanti gli altri!”
“Bowlish Cruise e mia moglie Mata Hari”
“Entrate” la guardia scrisse anche i loro nomi.
“Uno Cagnuolo!”
“Ehm… lui è il mio cane parlante! Io sono Beyoncè Knowles!” esordì Lucy, cercando di tenere fermo Uno Cagnuolo.
“Passa pure” la guardia lanciò un’occhiata obliqua in direzione del cane, mentre Lucy spronava il cavallo a camminare per il passaggio.
“E infine…?”
“Robert Downey e mia moglie Julia” Peter strinse la mano della ragazza mentre parlava alla guardia.
Julia sentì il cuore batterle a mille: e se l’avessero riconosciuta? O se avessero riconosciuto Peter?
Ma le due guardie, noncuranti, scrissero i loro nomi sulla lunga pergamenta e indicarono loro il passaggio.
Julia si morse un labbro: la tensione in quei pochi secondi era stata micidiale!
“Ce l’abbiamo fatta!” sussurrò Peter, sorridendole.
“Non ci credo!” rispose lei, entusiasta.
I due si sorrisero vicendevolmente mentre uscivano dal buio passaggio.
La luce per qualche secondo li abbagliò: Julia strizzò gli occhi per mettere meglio a fuoco ciò che le si trovava davanti…
“Eccovi! Allora, andiamo?” la voce di Vegeta, ancora invisibile, li riscosse.
Erano tutti lì, in quel caos.
La gente correva avanti e indietro e c’erano centinaia di bancarelle per la strada.
Un mercato!
Julia e Peter presero a seguire i loro compagni di viaggio.
“Julia! Hai visto che bello?!” Maryanne le indicò le varie bancarelle, dove si vendevano meravigliose pietre opalescenti e foulard e stoffe incantevoli.
“Non distraetevi! Camminate e seguite Broly!” fece loro Vegeta con tono autoritario.
Camminarono per circa venti minuti in quel bazar improvvisato, poi finalmente Broly virò in una strada tranquilla, nascosta e adombrata.
Scese da cavallo e si avvicinò ad una porticina nascosta in un muro.
Bussò due volte, poi altre tre e infine una.
La porta si aprì: “Broly! Entra pure, amico!” una chioma rossiccia spuntò dalla porticina e a Julia sembrò alquanto familiare…
“Non sono solo… ho portato degli amici… e grandi notizie!” il sayan sorrise mentre faceva cenno agli altri di seguirlo.
“E i cavalli? Li lasciamo qui?” chiese Lucy, scendendo dal suo.
“Sì, lasciateli lì. Questa strada è stata resa invisibile a occhi nemici, quindi nessuno nuocerà loro!” rispose il sayan dai capelli viola.
Il gruppetto si diresse dunque verso la porticina: dovettero abbassarsi, quasi inginocchiarsi per entrare, ma una volta dentro si rivelò loro un’immensa stanza con il soffitto molto alto, completamente in pietra.
Una immensa tavola rotonda stava al centro, con molte sedie.
Uno scoppiettante fuoco stava nel camino e riscaldava piacevolmente la stanza.
“Allora, Broly! Chi sono questi tuoi amici?” chiese la ragazza dalla chioma rossiccia.
Julia lo osservò: incredibile! Era…
“Will! Will Wandom!”
La ragazza la osservò stranita: “Come fai a sapere il mio nome?”.
“Maryanne! La riconosci?” Julia si rivolse stupefatta alla cugina.
“Le W.I.T.C.H. ! Ci sono anche loro!!” fece quella, attonita.
“Broly, cosa signi…”
“Will, sta’ tranquilla! Loro sanno tutto, è normale… ti presento i quattro re di Elaja!”
Julia, Bowlish, Nix e Maryanne fecero un passo avanti.
Will li osservò a bocca aperta, poi si inginocchiò loro: “Oh, che onore!”
Alzò il viso e rise: “Siete qui! Siete qui, che bello! Siete in anticipo, vi aspettavamo tra due…”
“Li ho salvati per un pelo dal villaggio della morte! Ci stavano andando dritti dentro!” intervenne Broly, mentre addentava una pagnotta che stava sul tavolo.
“Sì… meno male che è arrivato Broly, o a quest’ora saremmo stramazzati!” fece Nix.
“Ragazze! I re sono qui! I re sono qui!” Will si diresse in uno stanzino interno.
Dopo pochi istanti, tutte e cinque le W.I.T.C.H. erano lì davanti a loro.
“Incredibile!” esclamò Julia “Voi siete il mio mito dell’infanzia! E’ stupefacente… voi siete…”
Le cinque amiche si inchinarono: “E’ un onore per noi avervi qui nel nostro covo, vostre maestà!” fece Cornelia.
“Oh ma che bello!” Julia abbracciò Will “Sono così felice di potervi conoscere!”
“Cornelia, tu mi dovrai insegnare tutti i segreti per avere dei capelli come i tuoi!” Maryanne fissava rapita i capelli della ragazza che rise divertita.
“Non siamo qui per parlare di messe in piega!” la voce di Vegeta irruppe, e Julia voltandosi vide che era tornato corporeo, assieme a Bulma, Goku e Murtagh.
“Gli altri stanno arrivando!” Will si rivolse a Broly.
“Eccellente! Allora intanto perché non mostrate il bagno ai nostri amici? Probabilmente vorrano darsi una rinfrescata!”
“Da questa parte!” Taranee prese Maryanne per un braccio e la portò in un corridoio con molte porte su ogni lato.
“Ci sono tre bagni per le donne e tre per gli uomini! Quelli per le donne sul lato sinistro e quelli per gli uomini sul lato destro!” indicò Hay Lin.
“Qui ci sono asciugamani e vestiti puliti, penso che ne abbiate bisogno!” Irma si avvicinò con una grossa pila di panni in mano.
Nel giro di un’ora, tutti furono puliti, profumati e cambiati.
“Oh, adesso sì che si ragiona!” esclamò Bulma, sistemando alcune piegoline del suo vestito.
Bussarono alla porta: Will si precipitò ad aprire ed esclamò: “Siete arrivati! I vostri genitori sono già qui, sapete?!”
“Cosa?!” una voce maschile si elevò e dopo pochi istanti Trunks e Bra si ritrovarono nel covo.
“Mamma! Papà! Siete già qui?!”
“Cosa diamine ci fate voi due qui?!” urlò Vegeta fuori di sé.
“Siamo abbastanza grandi per prendere parte alla battaglia, papà!” fece secca Bra.
“Tu hai solo sedici anni! Sei una bambina! E tu, Trunks! Mi hai deluso! Avresti dovuto impedirle di muoversi da casa e invece… vi ritrovo qui ad Elaja!”
“Papà… io so trasformarmi in super sayan!” esclamò d’un tratto Bra, le gote rosse.
Vegeta guardò con occhi sgranati la figlia: “C-C-che cosa?!”
“L’ho scoperto tre mesi fa’. E allora io e Trunks abbiamo deciso di allenarci per prendere parte alla battaglia. In fondo, sai come siamo fatti… siamo figli tuoi, e nelle nostre vene scorre il sangue sayan… sentiamo il bisogno di combattere.”
Bulma si alzò in piedi: “Bra, tu sei ancora troppo piccola per…”
Ma non riuscì a completare la frase: la ragazza esplose in un urlo agguerrito e in pochi istanti i suoi capelli divennero color dell’oro, i suoi occhi ancora più azzurri e il suo corpo esile divenne massiccio.
“Lo vedi, mamma?” esclamò “Lo vedi cosa posso diventare?”
Bulma si avvicinò a Vegeta, anche lui in piedi, e si strinse al suo petto.
Osservavano i loro figli con un misto di spavento e orgoglio: Vegeta, in cuor suo, era davvero fiero di loro… ma la paura della loro sorte bloccava qualsiasi altro sentimento.
“Io… io…” balbettò il sayan.
“Ti prego, papà” Bra lo guardò intensamente “Lasciaci combattere”.
Il silenzio era sceso da quando i due erano arrivati nel covo: ora tutti gli sguardi erano puntati su Vegeta.
Il sayan fissò intensamente i suoi due figli: avrebbe tanto voluto impedire loro di combattere, ma di certo quelli gli avrebbero disobbedito… tanto valeva allora…
“D’accordo, potrete combattere”
Bra corse ad abbracciarlo: “Sapevo che avresti capito!”
Cornelia, intanto, era corsa da Trunks: “Perché sei qui?” gli aveva chiesto, abbracciandolo.
“Non ti avrei mai lasciata da sola, e tu lo sai” sussurrò lui, dandole un bacio sulla fronte e tendola stretta a sé.
Bulma, alla visione della scena, sorrise: e così, era quella la ragazza che faceva battere forte il cuore a suo figlio!
Vegeta, intanto, stava osservando Cornelia, tra le braccia di suo figlio.
“E’ una gran bella ragazza” pensò “… direi che mio figlio ha preso il mio buongusto in fatto di donne!”
Bulma gli sorrise: “Hai capito come si tratta bene il nostro Trunks, donna?” scherzò lui.
Il ragazzo si voltò e arrossì leggermente: “Mamma, papà… lei è Cornelia, la mia fidanzata!”.
La ragazza sorrise imbarazzata e strinse la mano a Bulma e Vegeta.
“Sono lieta di fare la vostra conoscenza!” disse.
“Piacere nostro, cara!” le rispose Bulma sorridendole.
“Allora: chi ha fame?!” la voce di Irma riverberò nella stanza e tutti risposero entusiasticamente.
“Vostre maestà!” Trunks e Bra si erano inchinati davanti ai quattro cugini.
“Oh ragazzi, non inchinatevi anche voi! Io non ce la faccio più a vedere persone che si gettano a terra al nostro passaggio!” ridacchiò Maryanne.
La porta continuava ad aprirsi e chiudersi: tante, troppe persone entrarono nel covo.
Alcuni erano completamente sconosciuti ai quattro cugini, altri erano invece visi fin troppo famosi (“Le Winx! Quelle sono le Winx! Se ci fosse mia sorella sicuramente chiederebbe loro un autografo!”) (“Frodo Baggins! Qual buon vento!”) (“Sai, Aurora, mi sono sempre chiesta una cosa… ma Filippo parla ogni tanto?!”).
Quando la stanza fu colma di gente, ognuno prese posto all’immenso tavolo e Irma, assieme alle sue amiche, Bra, e tante altre volenterose donne (comprese Julia e Maryanne) distribuì a ciascuno la portata del giorno.
Mangiarono tutti di gusto: anche se il pasto non era abbondante, tutti si fecero bastare ciò che avevano nel piatto.
Julia si guardò attorno: l’allegria regnava sovrana, tutti ridevano e scherzavano… ma solo una persona sembrava non essere felice di stare lì.
Murtagh.
Silenziosamente e dopo essersi guardato attorno, il ragazzo si alzò, dirigendosi fuori dal covo.
Julia, sospettosa, lo seguì.
Dove era diretto Murtagh?
“Quello lì non me la conta giusta” pensò, mentre usciva anche lei dal covo e lo seguiva con passo felpato.

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Capitolo 25
*** Guai all'orizzonte ***


Eragon aprì gli occhi.
La luce che lo attorniava lo abbagliò: i suoi occhi erano ormai abituati al buio della prigione, di certo non a quello strano bagliore che lo circondava.
“Svegliati, Cavaliere!”
Qualcuno lo schiaffeggiò: una risata cupa e malvagia si elevò.
“Allora, ti decidi ad aprire gli occhi, stupido ragazzo!?”
Eragon riuscì a riaprire gli occhi, e quando finalmente mise a fuoco la scena riconobbe il volto di Jafar davanti a lui.
“Ti sei deciso! Muoviti feccia, Abu ti sta aspettando!”
Le guardie lo presero per le braccia e lo trascinarono fuori da quello strano posto illuminato: Eragon si guardò attorno mentre camminava con passo traballante.
Stavano percorrendo un lungo e cupo corridoio; Jafar stava davanti a lui e alle guardie e ridacchiava da solo.
“Sai, figlio di Brom, credo che tu ti possa considerare fortunato…” fece lo stregone, voltandosi a guardarlo “Sei uno dei pochi che non è stato giustiziato immediatamente… ma questo solo perché ci servirai durante la battaglia!”
“Battaglia?” Eragon sbattè le palpebre: di cosa stava parlando Jafar?
“La battaglia contro i quattro mocciosi, stupido!” replicò acido lo stregone, mentre imboccavano un altro immenso corridoio “Non te ne sarai dimenticato, vero?”
“Julia…” sussurrò Eragon. Stava iniziando a dimenticare il suo viso, la sua voce…
Julia non era ancora giunta a liberarlo.
Ma poi… sarebbe mai arrivata?
Una stretta al cuore: forse no, forse lei non sarebbe mai venuta a cercarlo...
“E a cosa dovrei servirvi durante la battaglia?” chiese Eragon con voce debole.
Jafar rise: “Oh, non sarò io a dirtelo! E’ per questo che Abu ti vuole parlare!”
Si fermarono di colpo: erano giunti davanti ad un immenso portone di alabastro.
Jafar bussò: immediatamente le porte si spalancarono e il gruppetto entrò.
La sala non era ben illuminata: nell’oscurità, in fondo, circondato da un nugolo di persone, stava seduto sul suo trono l’imperatore.
Tuttavia era immerso nel buio: proprio in quel punto, l’oscurità avvolgeva ogni cosa, non mostrando il volto di Abu.
“Eragon! Mio giovane amico! Finalmente sei arrivato, ti aspettavo da ore, sai?!” fece, con voce aspra.
Le guardie gettarono a terra Eragon, e quello cadde sulle sue ginocchia.
Un crac sinistro gli disse che qualcosa doveva esserglisi fratturata nella caduta.
“Cosa volete?!” chiese Eragon, cercando a stento di alzare la voce.
“Oh, non sforzarti, sei molto debole e non so se ce la faresti a gridare… forza, qualcuno gli dia qualcosa da mangiare!” Abu battè le mani due volte e subito si fece avanti una donna grassottella con capelli crespi e rossicci.
Portava in mano un vassoio sul quale era posato un succulento pollo arrostito.
Il profumo invitante stuzzicò lo stomaco di Eragon; non mangiava da un mese…
“Coraggio, Molly, servi il pollo al mio amico!” disse Abu e la signora Weasley si fece avanti, con mani tremanti, avvicinandosi a Eragon e sedendosi affianco a lui a terra.
Con tutta la dolcezza possibile, Molly tagliò un pezzo di pollo e lo portò alla bocca di Eragon.
La fame era troppa… lui non sarebbe riuscito a resistere oltre…
“No. Non ho fame” rispose, voltando il capo dall’altra parte.
“Ma come? Possibile? Ma è un mese che non mangi! Avanti, Molly, fagli mandar giù quel boccone!” ordinò ancora Abu, ridendo.
La signora Weasley riprese ad avvicinargli il boccone alle labbra ma Eragon, tenacemente, voltò ancora il capo.
“Ora basta”
La voce di Abu riverberò per tutta l’immensa stanza: si era alzato in piedi.
“Non mangerò nulla. Piuttosto morirò di fame! Ma mai e poi mai toccherò il tuo cibo!” sussurrò Eragon rivolto all’imperatore.
Abu fece cenno a Molly Weasley di allontanarsi e quella, posato il vassoio affianco a Eragon, si alzò e tornò nel suo angolino.
“Ascolta, figlio di Brom” iniziò quello, camminando avanti e indietro per la sala, ma rimanendo sempre immerso nel buio “I quattro ragazzini sono più vicini del previsto: li hanno avvistati dalle parti della città della morte… ma temo che non vi siano entrati, quindi ci sono ottime probabilità che siano ancora vivi… purtroppo.”
Eragon sentì il suo cuore fare un balzo: la città della morte? Era a quattordici giorni di cammino da Elaja!
“Questo vuol dire” continuò Abu “… che tra meno di un mese saranno qui ad Elaja, pronti a muovere guerra contro di me. La battaglia ci sarà, oh sì che ci sarà. Ma qui… entri in gioco tu.”
Eragon alzò il capo: perché quel vigliacco continuava a celare il proprio viso nell’ombra?
“Cosa c’entro io?!” chiese Eragon.
Abu rise: “Tu sei la pedina più importante di questa mia partita, Eragon! Tu sei e sarai la chiave della mia vittoria! Vediamo, come posso spiegarti…” si passò una mano sul mento “Conosci l’arte della Legilmanzia?”
“Sì. Questo cosa c’entra?”
“C’entra eccome, perché io ho letto i tuoi pensieri, Eragon. I tuoi ricordi, le tue paure… i tuoi sogni.”
Eragon sentì il sangue gelargli nelle vene: ma allora, Abu sapeva di…
“Julia. E’ il tuo pensiero fisso. La tua speranza più grande, il tuo pensiero felice… non è forse vero?”
Eragon abbassò il capo: “Maledetto” sussurrò.
“E so che anche per lei tu conti qualcosa… l’ho intuito dai tuoi ricordi. E allora, mio caro amico, sai cosa sto per chiederti, vero?” disse con tono dolce e falsamente smielato Abu.
“Te lo puoi scordare. Morirei piuttosto che obbedire a te!” esclamò Eragon con un fil di voce. Era troppo debole per riuscire ad urlare come avrebbe voluto.
Abu rise ancora, e assieme a lui tutti i cortigiani e le cortigiane che lo circondavano.
“Ma non capisci, stupido ragazzo? Io non ho bisogno del tuo consenso… tu lo farai. Punto.”
Abu si fece avanti; Eragon alzò lo sguardo, pronto a fronteggiarlo e a dirgli che no, che se lo poteva scordare, che mai lui avrebbe torto un capello a Julia…
Ma non riuscì ad emettere suono alcuno: un urlo, uno spaventoso urlo, deformò il suo viso.
Una voce, fredda e imperativa, gli dilaniò il cranio.
"OBBEDISCI AL TUO PADRONE, CAVALIERE"
"No!" si ritrovò ad urlare "Mai!"

"NON OPPORRE RESISTENZA! LA TUA MENTE  É MIA!"
Quella voce era sempre più potente, sempre più pericolosamente arrabbiata...
L'ultimo pensiero lucido di Eragon fu il volto dei quattro re, di suo padre, della sua Saphira...
...di Julia che gli prometteva che lo avrebbe liberato.
Poi fu l'oblio.
I suoi occhi color del cielo divennero scuri, sempre più scuri, sino a diventare rossi come il vino, un colore cupo.
Un’aria agguerrita e spietata si dipinse sul suo volto.
"Eccomi, Padrone. Sono pronto a servirti"
La sua voce uscì da sola: lui non riusciva a capire cosa gli stesse accadendo. Sapeva solo di dover obbedire ad Abu, e a nessun altro.
Lui era l'unico a cui avrebbe dato ascolto.

“Ecco, così va bene” ghignò Abu.
“La ucciderò" continuò Eragon, come un automa "Sarà la prima e ultima cosa che farò nella mia inutile vita, mio Signore”
“Uccidi Julia. Uccidi la regina suprema, e gli altri saranno distrutti. Uccidila, e la vittoria sarà nostra” concluse Abu, tornando a sedersi sul suo trono mentre Eragon strappava una coscia dal pollo sul vassoio e la gustava voracemente.

*

 
 
Silenzio: regnava sovrano in quello stretto vicolo.
Julia continuava a seguire Murtagh: il ragazzo camminava con passo veloce e silenzioso, ma sembrava non essersi accorto della presenza della ragazza dietro di lui.
Il ragazzo mormorò qualcosa a bassa voce: i suoi capelli cambiarono colore, diventando biondi e la sua fisionomia cambiò altrettanto. Le sue guancie divennero tonde e gli occhi a mandorla.
Aveva modificato il suo aspetto.
“Ma dove diamine sta andando?” si chiese Julia, infilandosi un foulard sul capo mentre Murtagh usciva dal vicoletto segreto e camminava tranquillo nella folla del mercato.
La gente si frapponeva tra i due, ma Julia riusciva sempre, per un pelo, a non perdere di vista Murtagh.
Quello continuava imperterrito a camminare, guardando ogni tanto in cielo.
“Signorina…” un uomo chiamò Julia, la quale si voltò a guardarlo, il cuore a mille: qualcuno che l’avesse riconosciuta?!
“Signorina, le è caduto questo!” lo sconosciuto uomo le porse il foulard che Julia aveva tenuto legato sul capo.
“Oh… dannazione!” imprecò, tenendo sempre d’occhio Murtagh che si allontanava molto velocemente.
Ringraziò frettolosamente l’uomo, legò nuovamente il foulard sul capo, ma con un doppio nodo per non perderlo di nuovo e riprese il suo inseguimento
Quando fu a meno di un metro di distanza da Murtagh, rallentò leggermente il passo; non doveva farsi assolutamente vedere.
Erano ormai fuori dalla folla del mercato e Murtagh era diretto verso uno spiazzo isolato ed erboso.
Julia si nascose dietro un barile: il ragazzo si era fermato lì, a meno di due metri da lei.
Si sporse per osservarlo meglio: Murtagh guardava il cielo, coprendosi gli occhi con una mano per ripararli dalla luce del sole che filtrava dalle nuvole.
“Cosa diamine sta facendo qui?” si continuava a chiedere la ragazza, ranicchiandosi alla men peggio dietro il barile.
Non fece in tempo a fare nuovamente capolino dietro al barile per osservare di nuovo Murtagh che un enorme scossone le fece perdere l’equilibrio.
“Un terremoto?!” pensò angosciata.
“Finalmente!”
Julia si fermò, il fiato sospeso: perché Murtagh aveva esclamato “Finalmente?”
La ragazza allungò il collo per osservare la scena.
Un enorme drago rosso stava davanti a Murtagh che gli stava dando delle pacche sul dorso.
“Ma quanto tempo ci hai messo!? Sai che avrebbero potuto scoprirti? La mia magia è ancora limitata a poche ore di tempo, dovresti saperlo!”
Il drago fece un versetto che Julia pensò dovesse essere una risatina.
“Coraggio, vai sulla collina! Io ti raggiungerò tra un paio di ore… magari ti porto i quattro re, così te li farò conoscere, d’accordo?!”
Il drago ruggì il suo assenso, poi Murtagh mormorò alcune parole e improvvisamente l’enorme bestia sparì nel nulla.
“A dopo!” esclamò Murtagh.
Julia avvertì la terra tremare di nuovo: il drago doveva essersi alzato in volo.
Murtagh si voltò: la ragazza non fece in tempo a nascondersi nuovamente dietro al barile che la voce di lui la raggiunse.
“Maestà?”
“Doh!”
Murtagh fece capolino da dietro al barile: “Ehm… cosa ci fate qui per terra?”
Julia si alzò in piedi: “Ehm… io…” arrossì violentemente.
Murtagh si fece scuro in volto: “Non stavate forse cercando di spiarmi?!”
“No! Cioè… io mi chiedevo dove stessi andando, così ti ho seguito e…”
Murtagh sbuffò: “Io non capisco, maestà, perché non vi fidiate di me!”
Julia lo guardò dritto negli occhi: lui sembrava ferito, lo si vedeva dal suo sguardo così triste, così malinconico…
“E’ per quello che hai fatto a Eragon, Murtagh. Tu l’hai sempre trattato da nemico. E lo hai quasi ucciso. Io non posso far finta di niente!”
“Ero agli ordini di Galbatorix! Dite di sapere sempre tutto, e allora dovreste sapere che all’epoca non potevo fare altrimenti! Conoscete la mia storia? Cosa ne sapete voi di quello che ho provato io e di cosa ho passato? Di cosa io e Castigo abbiamo passato?!”
Gli occhi del ragazzo si fecero lucidi: Julia si sentì male.
Forse, Murtagh non era così cattivo come lo aveva sempre creduto... forse un cuore ce l'aveva anche lui...
“Se avessi potuto scegliere, di certo non avrei seguito quella strada!” continuò Murtagh, sempre urlando “Ma mi è stato imposto! E io non ho potuto farci niente! E ora guardatemi: sono un uomo distrutto! La mia fidanzata è prigioniera di Abu e io sono ricercato! E anche mio fratello è prigioniero, forse sarà anche morto… ma Murtagh è sempre il cattivo di turno, certo!”
Julia capì improvvisamente: lui era disperato e lei cosa faceva? Dubitava della sua lealtà…
“Murtagh, io…”
“Non dovete dire nulla, maestà. Se volete credermi pericoloso e inaffidabile, fatelo pure. D’altronde, sono abituato a subire ingiustizie”
Detto questo, il ragazzo riprese a camminare, allontanandosi da lei.
La ragazza era scossa: la verità era piombata come un macigno su di lei, cogliendola alla sprovvista.
Murtagh era sempre stato dalla loro parte: perchè non lo aveva capito prima?
Perchè aveva dubitato di lui? In fondo, sapeva bene di Galbatorix e del tiro mancino che aveva giocato a Murtagh...
Lui e il suo drago, Castigo, erano stati legati al malvagio monarca da un giuramento fatto nell'antica lingua. Un giuramento che mai avrebbero potuto sciogliere.
Ma Murtagh non avrebbe mai voluto il male del fratello. Mai.
“Aspetta, Murtagh! Ti prego!” Julia corse e lo fermò per un braccio.
Quello sbuffò, guardando il cielo.
“Ti chiedo perdono" iniziò lei, mortificara "Scusami se ho pensato male di te… è che sono un’immatura, a volte, e i pregiudizi mi si parano davanti agli occhi.”
Gli strinse il braccio “Voglio che tu sappia che hai la mia più completa fiducia. Davvero.”
Lui la guardò: lei gli sorrise.
“Vi ringrazio, maestà” Murtagh chinò il capo, con un sorriso a illuminargli il volto.
Julia lo abbracciò: “Perdonami, Murtagh”
Il ragazzo ricambiò l’abbraccio: “Maestà, so che le mie paure sono le stesse vostre. In fondo, so che voi provate una certa simpatia nei confronti di mio fratello…”
Julia avvampò mentre i due si allontanavano: “E tu cosa ne sai?”
“Nix ha la lingua lunga!” ridacchiò Murtagh.
“Quel Nix!” Julia rise.
Calò il silenzio, mentre i due tornavano indietro, diretti al covo: “Secondo te…” iniziò Julia “… Eragon è ancora vivo?”
Aveva paura della risposta di Murtagh: temeva il peggio, il suo cuore non avrebbe retto una cosa del genere…
“Sì, secondo me è ancora vivo. Un Cavaliere dei Draghi è un bottino succulento per Abu. Fossi in lui, me lo terrei caro caro, visto che la battaglia si avvicina…”
“Ma Eragon non lo servirebbe mai!” replicò Julia stizzita.
Murtagh rise, una risata amara: “E secondo voi, Abu ha bisogno del consenso di una persona per sfruttarla? Siete ingenua, maestà… mai sentito parlare di Magia Nera?”
Julia annuì: “Sì, certo… pensi che Abu possa averla usata su di Eragon?”
“Molto probabile”
La ragazza sospirò: "Eragon... tra non molto sarò da te" pensò, con una fitta al cuore al pensiero di ciò che Abu aveva potuto infliggere al povero Cavaliere.

“Ma non temete…” le disse Murtagh, mentre imboccavano il vicolo nascosto del covo “Laddove c’è un cuore buono e puro, la Magia Nera non può nulla. E io sono sicuro che nel momento in cui Eragon vi vedrà, ogni incantesimo di Abu svanirà nel nulla. L’amore vince su tutto vostra maestà!”
Julia sorrise: in fondo non era affatto male, quel Murtagh!

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Capitolo 26
*** Allenamento ***


Julia, Bowlish, Nix e Maryanne furono separati.
Julia decise di alloggiare assieme alle W.I.T.C.H. che abitavano nel covo stesso.
“Io assolutamente con la mia Herm!” esclamò Nix quando Vegeta gli propose di stare assieme a lui e i suoi figli in una taverna di un suo amico.
“E va bene, maestà, anche Hermione starà con noi!” sbottò il Sayan mentre Nix esultava.
Bulma rise: “Le siete molto affezionato, vero maestà?”
“Sì! Molto…” Nix sorrise alla sua fidanzata, la quale si limitò ad arrossire balbettando “Finiscila, Nix!”.
“Io e Susan possiamo stare assieme?” chiese timidamente Bowlish.
“Ma Susan è…”
“Vostra sorella, lo so. Ma lei vorrebbe stare assieme a me… magari io potrei stare assieme a voi quattro!” Bowlish interruppe Peter il quale ci pensò un po’ su e poi gli rispose: “Per me va bene!”
“E io?” Maryanne si immusonì.
Edmund le si avvicinò: “Ehm… Maryanne! Perché non vieni anche tu a dormire con noi? Staremo in una casetta poco distante dal covo, abbastanza grande perché ci stiano dentro sei persone…”
I due si guardarono per qualche istante, poi la ragazza annuì, sorridendo.
“Allora è fatta!” esclamò Broly.
“Murtagh, tu vuoi stare con noi?” chiese Peter al ragazzo.
Ma quello diniegò: “No, grazie. Troverò una sistemazione in cima alla collina!”
“Ma…”
“State tranquillo, maestà: ci sarà Castigo con me!”
“Come preferisci, allora…” Peter fece spallucce.
“Bene, per oggi è tutto gente! E ora sgombrate, o sarò costretta a scatenare un uragano!” esclamò Irma, mentre il covo iniziava a svuotarsi e i presenti si salutavano.
“Ci si vede domani mattina qui al covo!”
“Ciao Frodo!”
 “Ciao Trunks!!”
“Buonanotte Bloom! Buonanotte ragazze!”
Julia rise: Cornelia aveva appena mandato un’occhiataccia in direzione delle Winx quando Trunks aveva risposto entusiasta al loro saluto.
“Cornelia e Trunks… ah! Dovrò farci l’abitudine a tutte queste assurdità!” pensò tra sé e sé la ragazza sorridendo.
Qualcuno la urtò.
“Ops! Scusate maestà, chiedo venia!” fece un mortificato Goku.
“Ma no, Goku, sta’ tranquillo!” Julia sorrise “Piuttosto, tu dove dormirai stanotte?”
“Qui al covo!” il Sayan sorrise “Sarò di guardia stanotte, casomani qualcuno voglia avvicinarsi!”
“Ma non capisco… il vialetto non è invisibile ai nemici?” intervenne Maryanne.
Goku le prese in disparte: “Avete presente l’Incanto Fidelius?”
“Certo” risposero le due ragazze.
“Urca, voi sapete sempre tutto! Ok, comunque… qui il Custode Segreto è Broly. Quando lui porta delle persone nel vicoletto, questo diventa visibile ai nuovi arrivati. Quindi, se qualcuno dovesse infliggergli una Maledizione Imperius, lui potrebbe tranquillamente condurre qui i nemici!”
“Oh cacchio!” fece Maryanne, visibilmente preoccupata “Ma…”
“Ma nessuno sa che Broly è il Custode Segreto, vero? Intendo, nessuno dei nostri nemici…”
“Fortunatamente no” rispose Goku “Però ci potrebbero essere delle talpe! Quindi… è sempre meglio stare all’erta!”.
“Giusto” fece Julia.
“Maryanne, andiamo?” Edmund chiamò la ragazza.
“Be’ ci si vede domattina allora!” si alzò e fece un occhiolino a Julia e Goku, che la salutarono con un cenno del capo.
“Molto bene, TUTTI FUORI!” continuava a gridare Irma, sovrastando il vociferare degli ultimi ad uscire.
“A domani!” Peter salutò Julia.
“A domani! Buonanotte!” rispose lei, sorridendogli.
“Oooooooooooh, finalmente!” sospirò Irma a pieni polmoni quando anche l’ultimo ospite (Lucy con Uno Cagnuolo) fu fuori dal covo.
“E ora… la pace!” esclamò Taranee gettandosi su un divanetto.
“Urca! Io ho fame!” borbottò Goku, provocando le risate delle W.i.t.c.h. e di Julia.
“Ma diamine, Goku! Hai finito di mangiare poco fa’! Anche io sono un pozzo senza fondo quando mangio, ma rispetto a te non sono nulla!” esclamò Irma ridendo.
Anche il Sayan rise: “Eh eh, hai proprio ragione Irma!”
“Come sta Goten?” chiese ancora la ragazza.
“Oh… credo bene! Non lo vedo da mesi ormai, ma immagino stia bene…” fece quello un po’ pensieroso.
Irma arrossì: “Lo spero anche io…”
Julia intanto fissava pensierosa il fuoco: “Ehi Goku!”
“Ditemi maestà!”
“Quando riprenderemo gli allenamenti? Mi sento un po’arrugginita!” fece lei, senza distogliere lo sguardo dalle fiamme.
“Domattina, maestà! Vi allenerete con me, Vegeta e Broly!”
“Ehi… e noi?” si intromise Hay Lin.
“Voi entrerete in gioco in un secondo momento… quando i re si sapranno destreggiare bene, combatteranno contro me, Vegeta, Broly, Junior, Trunks, Gohan, Goten e voi... tutti assieme!” Goku le fece un occhiolino.
“Yep!”
“Che cosa!?” chiese Julia, lo sguardo preoccupato.
“Ci alleneremo anche noi con voi! Non ne siete felice?” fece Will, sedendosi accanto a Julia.
“Si, maestà! Vi faremo vedere cosa siamo capaci di combinare quando combattiamo!” esclamò Irma, fendendo l’aria con qualche gancio.
“Sì, Irma… sono certa che la regina Julia rimarrà affascinata dalle tue capacità combattive!” commentò sarcasticamente Cornelia.
Quella le rivolse uno sguardo imbronciato seguito da una linguaccia: “Oh, ma certo, e invece quando vedrà la grande Cornelia all’opera sicuramente ne sarà shockata! E poi…”
“E basta voi due!” sbottò Taranee “Chiudetela qui! Non vorrete ammorbare la regina con le vostre sciocchezze?”
“Io invece le trovo comiche!” commentò Julia ridendo.
Anche le altre risero con lei, mentre Goku continuava a ripetere “Io ho fame” massaggiandosi lo stomaco.
“Parlatemi di Elaja!” fece Julia, asciugandosi qualche lacrima che le era scesa per la risate “Com’è la vita qui?”
Will si schiarì la voce: “Be’ non si sta così male come altrove… ma questo solo perché è la capitale, e deve dare un minimo di parvenza… ma in realtà il marcio c’è, anche se ben nascosto.”
“Cosa intendi?” chiese Julia in tono indagatorio.
“Be’… prendete il mercato!” intervenne Taranee “Avete visto quanta opulenza?”
“Certo… effettivamente mi ha un po’ confuso! Non siete nella povertà più assoluta?”
“Esatto” fece Hay Lin “Siamo poveri. E tutto ciò che vedete vendere al mercato non è altro se non ciò che ci avanza… noi abbiamo un orticello, di cui si prende cura Cornelia… ma…”
“Ma la terra inizia ad essere stanca” Cornelia assunse un tono cupo “Ormai non riesce più a produrre ciò che dovrebbe e questo perché la Magia Nera la sta penetrando… poco alla volta, ma ormai da quando Abu è qui un’aura di male si è espansa su tutta l’isola… e su Elaja in particolare.”
“Eppure io ho visto la regione di Mors!” esclamò Julia “E vi assicuro che lì il cibo scarseggiava davvero!”
“E’ colpa dei consiglieri” virgolettò Irma.
“Ovvero la banda degli scagnozzi di Abu” spiegò Will, notando l’espressione confusa sul volto di Julia.
“Jafar, Ade, Lady Tremaine , Frollo, Grimilde e Ursula… solo per citarne alcuni” elencò Taranee.
“E poi c’è Voldemort… anche se quello non si vede in giro da parecchio!”
“Voldemort?” Julia sbiancò “Ma… ma non l’aveva ucciso Harry Potter??”
“Certo. Ma ad Abu piace giocare con la vita e la morte” fece Cornelia, sempre più cupa “Così ha risvegliato alcuni morti e ora questi sono soggiogati a lui. Voldemort non è il solo, c’è anche Saruman…”
“Lo stregone?”
“Precisamente”
“Oh Signore…” Julia si portò una mano alla fronte, disperata.
“Beh, comunque i consiglieri non sono altro che uomini e donne malvagi e spietati che vanno in giro per il regno riscuotendo tasse e contributi… e prendono il 90% delle colture in tutto il territorio. Tranne che qui ad Elaja, visto che con le nostre colture l’imperatore viene rifocillato ogni giorno.”
“Quindi voi coltivate… per poi donare il resto ad Abu”
“Esattamente” concluse Irma triste.
“Ma è terribile” commentò Julia “E’ ingiusto!”
“Credo che abbiate capito, ormai, che la giustizia non regna sovrana ad Elaja” sbottò Goku.
Julia sospirò, alzandosi in piedi: “Si dovrà pur fare qualcosa”
“Ora che voi quattro siete arrivati, maestà, finalmente potremo ribellarci!” esclamò Hay Lin.
Julia annuì: “Vi prometto qui, stasera, che questa volta vi libererete di Abu. E per sempre. Lo giuro”
Le W.i.t.c.h. la guardarono: “Noi vi aiuteremo, maestà” esclamò Will.
“E ci sarò anche io, e Vegeta… e tutti gli altri!” intervenne Goku.
Julia li guardò: “Ce la faremo, ragazzi. Ci libereremo di quello scimmione, una volta per tutte!”
                                                                               *          
 
Il giorno dopo, alle nove di mattina, all’interno del covo non ci si riusciva più a muovere per la folla.
“Urca! Dove sono i re?” la voce di Goku si elevò sopra a quelle degli altri presenti.
“Siamo qui, Goku! Vicino alla porta!” Maryanne urlò a squarciagola per sovrastare il vociferare della folla.
“Allora uscite nel vicoletto!”
I quattro cugini uscirono fuori: “Ah, finalmente si respira!” esclamò Nix, improvvisando un balletto e canticchiando.
“Allora, finiamola di fare gli scemi e veniamo al dunque!” la voce di Vegeta li fece sobbalzare e Nix cadde a terra durante la sua piroetta.
“Questa mattina vi allenerete con me, Kaharoth e Broly. Dateci dentro, maestà, vogliamo vedere il meglio di tutti voi!”
“Papà?”
Vegeta si voltò: Trunks e Bra erano dietro di lui.
“Che cosa ci fate qui voi due?” sbottò il Sayan.
“Ehm… noi vorremmo allenarci con i re!” intervenne Bra.
“Voi? Ma fatemi il piacere! Raggiungete vostra madre e state con lei!”
“La mamma sta bene, è nel covo! Avanti, papà, noi vogliamo aiutare i re ad allenarsi!” piagnucolò Bra.
“Dai, Vegeta! In fondo anche loro sono super sayan! Ben venga che loro ci aiutino, no? Così i re avranno più difficoltà nell’attacco e nella difesa… devono imparare a combattere sul serio, contro più nemici! Perché sarà così in battaglia…”
“E va bene, Kaharoth! Voi due potete combattere, allora!”
“Evvai!” esultò Trunks battendo il cinque con sua sorella.
“Seguitemi” disse Vegeta con tono piatto.
Camminarono lungo il vicoletto fino ad arrivare alla strada principale.
“Ma che diamine è successo qui?” fece Bowlish, sbalordito.
Se il giorno precedente il corso principale di Elaja brulicava di gente e bancarelle, quella giornata invece regnava solo la desolazione totale.
Non c’era nessuno in giro.
“Be’ oggi non c’è il mercato!” Trunks fece spallucce.
“Capisco, ma… dove sono andati a finire tutti?” Nix si grattò la testa.
“Sono tutti a lavorare nelle campagne di Abu!” rispose Vegeta.
“Verranno pagati, spero…” intervenne Julia incerta.
Ma come lei già sospettava, Vegeta scosse la testa: “No… sono schiavi”
“Quel farabutto scimmione!” Maryanne si alterò “Dev’essere maledetto!”
“Ascoltatemi ora!” intervenne Broly “Nix, Maryanne, voi avete le vostre bacchette?”
“Certo!”
“Usatele per fare un incantesimo di disillusione su tutti voi, tranne che su me. Onde evitare problemi con eventuali corpi di guardia in giro per la città!”
Nix e Maryanne eseguirono: un minuto dopo erano tutti invisibili.
“E ora, seguitemi!” fece Broly “Vi porterò in un luogo sicuro per allenarci!”
Camminarono per circa un quarto d’ora: per fortuna, non incontrarono alcuna guardia, né consigliere…
Arrivarono ad uno spiazzo erboso, appena fuori dalla città.
“Ci siamo… qui andrà bene!” fece Broly “Ora potete tornare visibili!”
Nix e Maryanne fecero l’incantesimo contrario a quello di disillusione e tutti tornarono corporei.
“Allora…” Vegeta si schiarì la voce “Statemi bene a sentire! Oggi voi quattro combatterete contro me, Kaharoth, Broly, Trunks e Bra. Non voglio nessuna esclusione di colpi! Dovrete combattere come se fossimo veramente in battaglia e noi fossimo vostri nemici. Intesi?”
I quattro cugini annuirono. Julia strinse la mano attorno all’elsa della sua spada.
“Nel malaugurato caso in cui dovessimo ferirci, mangeremo un fagiolo di Balzar…” intervenne Goku “Ne ho un sacchetto con me!”
“Allora… siete pronti?” chiese Broly.
Nix fece spallucce: “Sinceramente l’idea della battaglia imminente mi fa andare a dissenteria, però… non c’è male!”
I quattro risero: “Dissenteria?” Goku si grattò il capo.
“Ma sì, Goku! Praticamente, la dissenteria è la…”
“Ok, basta così!” Julia bloccò Nix “Dobbiamo combattere ora!”
I Sayan si disposero a semicerchio davanti a loro.
“Pronti?” sussurrò Vegeta con un ghigno.
“VIA!” urlò Julia brandendo la spada.
Gli uni contro gli altri, nella confusione dello scontro nessuno si rese conto di una figura  che li scrutava dietro ad un pilastro.
“Guarda guarda…” sussurrò la fata “Sono davvero migliorati!”
“Già…” rispose una voce bassa affianco a lei “D’altronde, chiunque si ritrovi come maestri Goku e Vegeta non può che diventare un grande guerriero!”
“Può darsi…” rispose quella, inclinando la testa da un lato “Ma la battaglia si avvicina… e loro saranno pronti?”
“Avanti, Reneje… non fare così. Io penso che saranno prontissimi quando la battaglia comincerà!”
“Me lo auguro, Junior. Sai bene, visto quello che ti ho appena finito di raccontare, che non sarà facile battere il maligno. Sarà peggio che andar di notte…” la fata si voltò e guardò il suo interlocutore: “… ma spero che tutto vada per il meglio, alla fine. E che il bene vinca. Ma ora…” sospirò “Ora sarà meglio che vada. Se Abu scopre che sono stata fuori dal palazzo…”
“Sei una pazza. Stai rischiando davvero troppo…” Junior le prese una mano e gliela strinse delicatamente.
Lei gli sorrise, carezzandogli il volto: “Lo so… hai ragione. Ci rivedremo presto”
“Mi mancherai” le sussurrò lui baciandole la mano.
“Anche tu”
Junior la fissò mentre si alzava in volo e scappava via in cielo.
I lunghi capelli corvini mossi dal vento, lo sguardo triste e preoccupato.
“Quando tutto questo sarà finito…” pensò il namecciano con una fitta al cuore “Potremo finalmente stare assieme, Reneje”
“BIG BANG ATTACK!”
Un enorme botto lo riscosse dai suoi pensieri: Maryanne aveva appena lanciato un potente attacco contro Vegeta, il quale si stava rialzando tremante e sanguinante.
“B-ben f-fatto…” mormorò il Sayan mentre Goku gli lanciava un fagiolo di Balzar.
Clang. Clang.
Julia stava combattendo con la spada sguainata contro Trunks.
“Devo dire…” lui evitò un fendente “… che sapete destreggiarvi bene, maestà!”
“GRAZIE!” urlò Julia parando un colpo “Tutto merito di Brom!”
“Urca!” Goku evitò un incantesimo che Nix gli aveva scagliato contro con la bacchetta “E’ sleale usare la magia contro di me!”
“Taci e combatti Goku!” rispose Nix agguerrito, lanciando ancora altri incantesimi.
Bowlish combatteva contro Bra, che sembrava alquanto pericolosa come Super Sayan, e contro Broly che si era unito alla ragazza per darle man forte.
Ma lui non era da meno: continuava a colpirli con ripetute onde energetiche finchè Bra, stremata, non cadde a terra.
“Tutti insieme ragazzi!” esclamò Julia in quel momento “Onda….”
“E…”
“Ner..”
“Geti…”
“CA!”
Junior si coprì gli occhi giusto in tempo: i quattro ragazzi avevano scagliato quattro onde energetiche contemporaneamente e le avevano unite in una, unica e gigantesca.
“Kaharoth! Vegeta! Presto!”
Goku, Broly e Vegeta crearono giust’in tempo una barriera che attutì l’impatto dell’enorme onda su di loro.
Ma nonostante la barriera, tutti e cinque i Sayan cadero a terra, privi di sensi.
“WAAAA!” urlò Maryanne esultando “Li abbiamo stecchiti!”
“Finiscila di fare la scema e aiutami a far riprendere loro i sensi!” fece Julia, correndo verso Goku e prendendogli i fagioli di Balzar dalla saccoccia che portava in vita.
Uno ad uno, tutti e cinque i guerrieri tornarono coscienti.
“Siete stati… FENOMENALI!” urlò a squarciagola Bra.
“Mai vista una potenza simile!” Goku si grattò il capo.
“Siete incredibili, davvero! Avete visto di cosa siete capaci quando unite le vostre forze?!” esclamò Broly stupefatto.
Julia aveva l’affanno: “Già… penso che una cosa del genere possa tornarci utile contro Abu… giusto?”
“Certo” intervenne Vegeta.
“Ehi…” Trunks si fece avanti “E se in battaglia unissimo tutte le nostre forze? Intendo dire, potremmo creare un’onda energetica immensa se la facessimo anche noi cinque assieme a loro quattro!”
“Trunks ha ragione! Immaginate la scena! E poi considerate che in battaglia ci saranno anche Gohan, Goten, Tarble... saremo parecchi! Urca! Abu non potrà fare nulla!”
“Non sottovalutare quello scimmione, Kakaroth" Vegeta riprese Goku “Ci servirebbero molte più persone, secondo me, per infliggergli dei danni gravi… ma non è un ipotesi da escludere. Si potrebbe fare”
. “Direi che per stamattina vada bene così! Anche perché si è fatto mezzogiorno, e il mio stomaco reclama il pranzo!” commentò Goku mentre dalla sua pancia provenivano cupi borbottii.
“Andiamo!” Nix era entusiasta e assieme a lui tutti gli altri.
Persino Vegeta si lasciò sfuggire un sorrisetto: “Kaharoth?”
“Dimmi, Vegeta”
“Abbiamo ottime possibilità di vincita”
“Lo credo anche io, Vegeta. Quella mossa è stata davvero grandiosa!”
“Posso dire la mia?” sussurrò Broly avvicinandosi ai due Sayan.
“Certo, Broly”
“Quei ragazzi ci sanno fare. Sul serio!”. Sembrava sinceramente impressionato.
“Merito mio” Vegeta fece un ghigno.
“Tuo? Vegeta, vorrei ricordarti che anche io e…”
“Sì sì d’accordo Kaharoth! Merito nostro!”
“Così va meglio!” Goku sorrise compiaciuto.
Julia e Maryanne, stanche ma felici, stavano intanto parlando con Trunks.
“Dici che siamo pronte per la battaglia, Trunks?” chiese Maryanne.
Quello fece spallucce: “Non si è mai pronti al peggio. Ma direi che siete davvero molto potenti, questo non  lo si può negare!”
Nix tirò uno schiaffetto dietro alla nuca di Maryanne: “E brava la scimmia! Certi Big Bang Attack che hai lanciato! Sembravi una pazza!”
Quella rise: “Modestamente… sono di certo meglio di te!”
“Ma come osi? Ehi! Torna qui scimmia!” Nix prese a rincorrere Maryanne in circolo.
“Ehi voi due! Vorrei ricordarvi che non possiamo andarcene di qui se non ci fate quel benedetto incantesimo di disillusione!” esclamò Bowlish a gran voce.
I due cugini, quindi, ripeterono quell’operazione su tutti tranne che su Broly.
Poi tornarono al covo, dove tutti li aspettavano per sapere degli allenamenti.
“Sono lieto di dirvi che… Abu farà davvero una brutta fine!” esclamò Trunks rivolto alla folla.
Tutti applaudirono, qualcuno gridò eccitato.
Julia si guardò attorno: erano lì, tutti lì, solo per loro.
“Incredibile…” si disse “Ma tutto questo sta accadendo davvero. Siamo diventate delle macchine di guerra!”
“Tutto bene, Julia?” Peter le si era avvicinato.
La ragazza, in un moto d’affetto, lo abbracciò: “Oh sì, Peter! Sono felice!”
Lui ricambiò l’abbraccio: “E io anche, maestà! A sentire gli altri, siete stati davvero bravissimi negli allenamenti!”
Un braccio tirò la ragazza a sé: “Ma chi…?”
“Permettete una parola, maestà?”
Era Junior. E sembrava anche abbastanza preoccupato.
“Junior! Cosa ci fai qui?”
“Non c’è tempo di spiegare, ora. Devo conferire con voi e gli altri tre re. E anche con Goku, Vegeta e Broly se possibile. Vi aspetterò fuori nel vicoletto!”
Detto questo, il namecciano si dileguò.
Peter si fece scuro in volto: “Cosa sarà successo?”
“Non  lo so… scusami, Peter, vado a cercare gli altri!” Julia si staccò dal ragazzo e chiamò a raccolta i tre sayan oltre che suo fratello e i suoi due cugini.
Una volta fuori, nel vicoletto, videro Junior camminare avanti e indietro.
“Junior!” esclamò Goku correndogli incontro “Cosa ci fai qui?! Sono così felice di rivede…”
“Non è questo il momento, Goku. Vi porto notizie dal palazzo di Abu. E premetto che non sono delle migliori.”
Julia deglutì: cosa stava succedendo?
Si scambiò un’occhiata cupa con suo fratello, poi lui chiese: “Junior… che notizie sono?”
“Riguardano Abu… ecco, vedete… lui…”
Sospirò: rivolse un’occhiata fugace a Vegeta, poi a Goku.
Infine, guardò dritto negli occhi i quattro cugini e disse, con tono funereo: “Abu ha potenziato i suoi poteri. Ha fatto ricorso alla Magia Nera. In poche parole: siamo spacciati”
Uno strano rumore sordo li fece voltare: dietro di loro, li avevano raggiunti Bulma, Trunks, Bra, Will, Murtagh e Peter.
“Questo vuol dire che…”
“Sì, Murtagh” rispose Julia scuotendo la testa con aria rassegnata “Questo vuol dire che siamo nei guai.”

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Capitolo 27
*** Che giornata! ***


Nei giorni seguenti, i quattro cugini si ritrovarono a combattere non solo contro i propri maestri e altri amici durante i loro allenamenti, ma anche contro sentimenti avversi.
Da quando Junior aveva riferito loro dell’incremento dei poteri di Abu, un senso generalizzato di sconforto si era diffuso tra tutti.
“Come accidenti faremo?” continuavano a chiedersi i quattro.
“Non dovete abbattervi! Pensate ad incrementare anche voi la vostra forza!” li riprendeva Vegeta “Non lasciate che tutto questo vi abbatta! Reagite! Siete o non siete i futuri re di quest’isola?”
Ma ormai, da parte dei quattro, la voglia di combattere non c’era più.
Piuttosto, iniziava a farsi avanti la paura.
Paura della loro sorte.
“Secondo voi…” fece Julia una sera, mentre tutti gli altri nel covo erano intenti a discutere di tattiche “Se dovessimo morire qui, ad Elaja… moriremmo anche nella nostra vita reale?”
Silenzio; Nix fece spallucce: “Può darsi… o forse no. Chi lo sa!”
“Secondo me torneremmo al nostro mondo originale e non potremmo mai più tornare ad Elaja” azzardò Maryanne.
“Sì, sono d’accordo con Maryanne” intervenne Bowlish “Ma sono solo supposizioni, no? Quindi… potremmo anche rimetterci le penne sul serio”
Julia deglutì: se le speranze di vincere qualche giorno prima c’erano, seppur flebili, ormai di esse non v’era rimasta traccia.
“Non ce la faremo mai” disse, sconsolata.
“E’ quello che penso anche io” rispose Maryanne, sbuffando.
“Ehilà…” Edmund abbracciò la ragazza da dietro “Qualcosa non va?”
“Tutto non va, Ed!” sbraitò lei, alzandosi in piedi “Secondo te c’è qualcosa che vada bene?”
“No… non direi” Edmund fece una smorfia.
“Io sono stanca di tutto questo… voglio solo tornare a casa mia!” esclamò Maryanne, in preda ad una crisi isterica.
Vegeta, lì vicino, la sentì e le si avvicinò: “Maestà, basta! Se voi…”
“No, Vegeta! Basta lo dico io!” urlò lei.
Il Saiyan sbattè le palpebre, stordito.
“Insomma, veniamo scaraventati da un dannatissimo vortice in quest’isola sperduta e sconosciuta, in mezzo a personaggi inventati che improvvisamente sono diventati reali! E ci ritroviamo con una profezia sul collo, e con il compito di uccidere un folle che invece conoscevamo come una scimmietta di un film! E ora, come se non bastasse, il pazzo ha anche aumentato la sua potenza! In poche parole, con un solo sguardo ci potrà fare fuori! E allora, cosa stiamo facendo!? Perché continuiamo ad allenarci se poi il risultato sarà il fallimento!?”
Maryanne si fermò a riprendere fiato: ormai, tutti nel covo avevano rivolto la loro attenzione su di lei.
Tutti la fissavano, basiti.
Julia annuì: Maryanne aveva praticamente parlato a nome di tutti e quattro.
“Maestà, io so che è difficile questa situazione…” cominciò Vegeta “Ma se voi continuate a non credere in voi stessi e nelle vostre capacità, allora sì che sarà davvero finita!”
“Tu non capisci, Vegeta” Bowlish si alzò in piedi “Tu non sai cosa significa vedere la propria vita completamente divelta da un giorno all’altro! Anzi… da un minuto all’altro, visto che in pochi minuti abbiamo scoperto dell’esistenza di Elaja!”
“Ah, e così io non saprei cosa significa cambiare vita da un giorno all’altro?” urlò Vegeta “Secondo voi, quando io sono arrivato ad Elaja è stato per un viaggio di piacere?!” Scosse la testa “Nossignore, anche noi siamo stati presi da quel vortice e siamo arrivati qui! Noi e tutti gli altri! Volete sapere com’è andata?” Prese una pausa, dirigendosi verso sua moglie Bulma, che lo stava guardando come se fosse sull’orlo delle lacrime “Era il compleanno di Bulma, eravamo nel giardino di casa nostra con tutti i nostri amici! C’eravamo noi, i nostri figli, Kaharoth e la sua famiglia, Junior, Tensinhan, Yamcha, Rif, Il Genio… tutti! E poi è comparso questo gigantesco vortice che ci ha risucchiati! E abbiamo detto addio alla nostra vita, alla nostra casa… ai nostri progetti!” Vegeta strinse la mano della moglie “Quel giorno io avrei chiesto a Bulma di sposarmi! E invece…” abbassò il capo “E invece abbiamo dovuto affrontare tutto questo!”.
I quattro cugini erano a bocca aperta: Vegeta non aveva mai fatto parola del suo arrivo ad Elaja.
Bulma, dal canto suo, era stupita e tremava. “Vegeta” sussurrò “Tu mi avresti chiesto di…”
“Sì, Bulma” rispose lui, lo sguardo sempre a terra “Lo avrei fatto quel giorno. L’anello era in una coppa di Champagne.”
La donna iniziò a piangere e lo abbracciò: “Oh, tesoro, io…”
“Ma tutto questo non c’entra niente!” esclamò lui, allontanandola da sé “Ormai non si può più far nulla. Non abbiamo soldi, ci nascondiamo come clandestini per proteggere quattro mocciosi che ora ci ripagano dicendoci che si vogliono arrendere prima ancora di iniziare a combattere!” Tirò un pugno contro il muro “Sono stato uno scemo! Non avrei mai dovuto perdere tanto tempo appresso a loro!”
Si allontanò, spingendo via le persone che gli ingombravano il cammino.
Julia fu certa di aver visto una lacrima scendere dal volto del Saiyan.
“Bene gente… non c’è niente da guardare, su! Torniamo a fare quello che stavamo facendo!” la voce di Irma ruppe quel silenzio carico di tensione, mentre Bulma rincorreva suo marito fuori nel vicoletto.
“Nix…”
Hermione si era avvicinata al suo fidanzato, posandogli una mano sulla spalla.
Lui non disse nulla; sospirò e poi l’abbracciò dolcemente.
“Coraggio” disse lei, carezzandogli la schiena “Non permettere a niente e nessuno di abbatterti in questa maniera!”
“E’ difficile, Herm” sussurrò lui con voce tremante “Sai come ci si sente?”
“Lo capisco, tesoro” la ragazza si discostò e lo guardò dritto negli occhi “Ma non sei il primo né l’ultimo che ha paura di qualcosa. Le paure vanno affrontate! E a testa alta! Non puoi scappare con la coda tra le gambe! Pensi che quando Harry ha affrontato Voldemort non abbia avuto paura? Eppure, guardalo! E’ vivo! Ce l’ha fatta!”
Nix le sorrise: “Sei un angelo, Hermione”
Lei gli diede un bacio sulla fronte, in punta di piedi: “E tu sei un pazzo a pensare che non ce la farete contro quello scimmione!”.
Nix la baciò e la ragazza ricambiò appassionatamente.
“Ragazzi… ragazzi, non mi sembra il momento…”
“Sta’ zitta Julia, non vedi che io e la mia Herm…”
“No ragazzi, davvero, non mi sembra il momen…”
“CHE MISERIACCIA STA SUCCEDENDO QUI?!”
Hermione e Nix si guardarono negli occhi: terrorizzati, si voltarono lentamente.
Alle loro spalle stava Ron, con Harry al suo fianco.
“T-tu… l-lui…” il ragazzo, gli occhi sgranati e l’espressione feroce, stava indicando i due amanti.
“Oh! Ron!” Hermione si staccò da Nix “Tu cosa ci fai qui?!”
“Tu cosa ci fai con le labbra incollate a quelle di lui!?” urlò Ron, fuori di sé, le orecchie rosse.
“Ron, lascia che ti spieghi tu…”
“No! Non hai giustificazioni!”
“Ehi, Ron!” Nix si fece avanti “Non te la prendere con lei!”
“Lei è la mia ragazza!”
“No, è la mia!”
Ron si ammutolì: “C-cosa??”
“Stiamo insieme da mesi, ormai. Appena dopo la partenza da Mors, abbiamo deciso di stare assieme. Mi dispiace, Ron, ma ci siamo innamorati” spiegò Nix, prendendo Hermione e avvicinandola a sé.
“No” Ron scosse il capo “No, non può essere… ditemi che è uno scherzo!”
Hermione era in lacrime: scuoteva anche lei il capo, in risposta a Ron.
“E’ la verità, Ron. Ed è meglio che tu ci faccia l’abitudine” rispose secco Nix, stringendo a sé la ragazza.
Ron abbassò lo sguardo, cupo: “Molto bene. Mi fa piacere che tu abbia trovato qualcun altro, Hermione. Davvero. Vi faccio le mie congratulazioni!” batté le mani tre volte “Complimenti!”
“Ron, finiscila” Harry gli fece abbassare le mani.
“Ma dai, Harry! Applaudi anche tu!” sbottò quello, guardando in cagnesco i due fidanzati.
“Mi dispiace Ron!” urlò Hermione in lacrime “Mi dispiace, ma io lo amo! E i miei sentimenti per te stavano già cambiando da molto prima che arrivasse Nix!”
“Perché non me lo hai detto!?” replicò quello.
“Perché non ne ero certa!” rispose la ragazza “Ero insicura!”
“E ti sei rassicurata con lui, giusto?”
Hermione singhiozzò violentemente, affondando il volto nel petto di Nix.
“Finiscila, Ron. Basta così!” lo reguardì Harry.
Ron esibì un’espressione disgustata rivolta a Nix e Hermione, poi uscì dal covo.
Harry, dal canto suo, si avvicinò a Hermione: “Ehi, Herm… vieni qua! Fatti dare un abbraccio!”
“Oh, Harry!” rispose lei, tuffandosi nelle sue braccia “Mi dispiace, davvero! Ma io non posso negare i miei sentimenti per Nix!”
“Va’ tutto bene, davvero! Ti capisco alla perfezione!” rispose Harry, dandole delle piccole pacche sulla schiena “Sai com’è fatto Ron… quando capirà che si è comportato male verrà a chiederti scusa… ma ora, lascialo perdere. E’ una testa calda, si sa!”
Nix sospirò: aveva completamente dimenticato che Hermione era comunque fidanzata con Ron…
“Maestà!” Harry si inchinò a lui “Accidenti come siete diverso dall’ultima volta in cui vi ho visto! Siete diventato molto più…”
“Cosa?”
“Alto! E muscoloso, direi!” fece Harry, indicando le braccia possenti del ragazzo.
Nix ridacchiò: “Be’ immagino che tutto l’allenamento fatto dia i suoi risultati!”
Hermione si asciugò le lacrime e sorrise: “Grazie, Harry!”
“Figurati, Hermione!”.
Harry si rivolse poi agli altri tre cugini, che erano appena dietro Nix “Salve anche a voi, maestà!”
“Ciao Harry!” salutarono loro.
“Tutto bene?”
“Alla grande amico!” mentì Bowlish, stringendogli la mano.
“Vieni tesoro, andiamo in cucina… ti serve una bella tisana!” fece Hay Lin rivolta a Hermione, prendendola sottobraccio e dirigendosi nella stanzetta sulla destra. Susan e Lucy le seguirono.
“Io raggiungerò Ron… cercherò di farlo ragionare!” fece Harry, lasciando per terra in un angolo un voluminoso zaino e uscendo dal covo.
“Bene, ragazzi” Julia si fregò le mani “Allora, cosa abbiamo intenzione di fare?”
“Riguardo cosa?” fece Nix “Riguardo Ron?”
“Ma no!” Julia scosse il capo “Riguardo la battaglia! Vogliamo veramente mandare tutto a quel paese? Insomma, riflettiamoci: non sappiamo come tornare a casa nostra, e qui ci siamo ormai costruiti una vita! Voglio dire, voi tre siete felicemente fidanzati e se tutto va bene vi sposerete anche! E poi, non dimentichiamoci del fatto che probabilmente potremmo diventare sovrani di quest’isola! Vi rendete conto?”
“Piccolo problema: Abu” intervenne secco Bowlish.
“Lo so, Bowlish. Ma se ci impegnassimo sul serio, io sono certa che ce la faremmo a batterlo!”
Gli altri tre scossero la testa: “Ma che cavolo dici… è troppo potente!”
“Sentite, Hermione ha ragione: le difficoltà si combattono, non dobbiamo scappare via come conigli impauriti! Cavoli, abbiamo combattuto contro Broly!” urlò esasperata lei “Il Super Saiyan leggendario! E lo abbiamo battuto alla grande! Vi rendete conto di cosa siamo diventati!? Quando siamo arrivati qui eravamo quattro deficienti, scusate il termine ma è così, che non sapevano cosa fare e che credevano di stare sognando tutto questo! E oggi, invece, siamo dei combattenti! Con fiocchi e controfiocchi, aggiungerei!”
“Julia, è vero, siamo cambiati: ma non siamo abbastanza potenti per poter sperare di battere Abu!” la interruppe Maryanne.
“E questo chi te lo dice? Ci siamo mai scontrati con lui?”
“Ma se non sono riusciti a batterlo nemmeno Goku e Vegeta!”
“Dimentichi che noi siamo diventati più potenti di Goku e Vegeta!” la corresse Julia.
“E’ assurdo” Nix scosse la testa “Dai, Julia, ma secondo te avremmo qualche possibilità contro quello scimmione?”
“Vi dico di sì” rispose quella convinta “E poi, non dimentichiamoci della profezia! Lo dice chiaramente: quattro ragazzi d’altro mondo batteranno l’imperatore malvagio!”
“Non lo so” Maryanne incrociò le braccia, con fare indeciso “Non potremmo cambiare nomi e identità e iniziare a condurre una normalissima vita qui ad Elaja?”
“Ormai l’identità l’abbiamo già cambiata, Maryanne” obbiettò Nix.
Bowlish sospirò: “Mi dispiace davvero per Vegeta”
“Ecco, appunto! Pensate a lui! Pensate a Vegeta! Nonostante tutto, ha saputo ristabilirsi qui ad Elaja e ha tirato avanti nella speranza che noi arrivassimo! E assieme a lui, tutti gli abitanti di quest’isola! Vogliamo veramente deludere cinque milioni di persone?” Julia mise le mani sui fianchi “Io non me la sento. Quindi parteciperò a quella battaglia. Non voglio sapere se voi lo farete o meno, ma oggi, qui, ho capito una cosa: che le difficoltà ci sono sempre, nella vita. Ma non è tirandosi indietro che quelle scompariranno!”
Detto questo, la ragazza uscì dal covo.
Peter, che aveva assistito alla scena, la seguì: quella ragazza sarebbe davvero stata una regina suprema perfetta.
“Julia” la chiamò, appena fuori nel vicolo.
Lei si voltò: “Ciao, Peter”
“Vi va di parlare?” chiese lui.
“Sì, volentieri, ho bisogno di sfogarmi!” sospirò lei.
I due si incamminarono verso il centro della città.
“Allora, vi ho vista parecchio agguerrita mentre parlavate con i vostri cugini!”
“Sì, Peter. Fino a qualche ora fa anche io ero convinta che non avremmo avuto alcuna chance contro Abu e forse è così. Ma bisogna prima scendere in battaglia per poterlo dire, giusto?”
“Esatto!” rispose Peter.
“Tu pensi che potremmo battere quello scimmione?” chiese lei, guardandolo negli occhi.
“Obiettivamente? Penso di sì” rispose lui sorridendole.
Julia rise: “Lo so che dici così solo per non farmi abbattere!”
“Ma no, giuro, è la verità!” il ragazzo posò una mano sul cuore.
“E va bene, ti credo!” Julia gli fece un occhiolino.
Erano giunti in una piazza quadrata, con un grande faggio al centro.
Julia si sedette ai piedi dell’albero e Peter fece lo stesso.
Da lì, il castello bianco si ergeva in tutta la sua statura, dritto di fronte a loro.
“Chissà se un giorno riusciremo a diventare re e regine!” sospirò Julia.
“Io ne sono sicuro” rispose Peter, avvicinandosi di più a Julia.
La ragazza si voltò: si ritrovarono l’uno ad un palmo dall’altra.
I loro nasi si sfioravano appena.
“Julia” cominciò Peter “Io… devo dirvi una cosa”
“Sì?” sussurrò lei, continuando a fissarlo negli occhi.
Peter si fece più vicino; chiuse gli occhi e avvicinò le sue labbra a quelle di lei.
E la baciò.
Julia in un primo momento non capì quel che le stava accadendo: quando però avvertì il peso delle labbra di Peter sulle sue realizzò in un istante tutto.
“Peter!” si staccò precipitosamente da lui.
Il ragazzo rimase stupito: “Cosa c’è?”
“Ma come ti è… come ti sei… cosa ti è pre… oh, insomma! Che cavolo fai?!” sbottò Julia, alzandosi in piedi.
“Vi bacio”
“Non puoi!”
“E perché mai?” chiese lui, alzandosi in piedi e fronteggiandola.
“Perché… perché io…”
“Non sarete mica fidanzata, vero?” chiese lui.
La ragazza scosse la testa: no, non era fidanzata… ma… Eragon…
“Ascoltatemi, Julia” Peter le prese dolcemente le mani “Perché volete donare il vostro cuore ad un ragazzo che a malapena conoscete, solo perché vi ha rivolto la parola qualche volta? Avanti! Avete condiviso di certo molte più esperienze con me che con Eragon… lui, alla fin dei conti, vi ha salvato la vita, certo, ma io vi sono stato vicino durante tutto il viaggio! E poi…” le si avvicinò come prima, portandole un ciuffo di capelli dietro l’orecchio “… tra noi due c’è qualcosa, non lo sentite?”
“Ascolta, Peter” la ragazza si discostò da lui “Io amo Eragon. Non saremo fidanzati, vero, ma io voglio essergli fedele comunque. Lui è in prigione per causa mia. Mi ha difeso, mi ha salvata e ora è nelle carceri a morire… non posso, capisci? Io… io lo amo”.
Un alito di vento le scompigliò i lunghi capelli e Peter la guardò con dolcezza.
“Come desiderate, allora” sospirò “Ma sappiate che io vi amo, Julia. Vi amo con tutto me stesso”
I due si abbracciarono: la ragazza era dispiaciuta, ma sentiva di amare solo e soltanto Eragon.
Peter poteva essere un buon amico, ma nulla di più.
“Ora sarà meglio tornare al covo, non credi?” Julia gli sorrise.
“Sì. Andiamo” fece Peter con tono mesto.
“Amici come prima?” la ragazza lo guardò intensamente.
“Amici come prima” Peter le sorrise e la ragazza si rasserenò.
I due ripercorsero a ritroso la strada di prima: in giro c’erano solo poche persone, tra cui una donna con il volto coperto da un velo e un paio di bambini.
“Come sei bella!” una ragazzina si avvicinò a Julia mentre erano quasi giunti al covo “Come ti chiami?”
“Julia” rispose lei sorridendo.
“Non sei di Elaja, vero?” chiese la bimba, curiosa.
“No, sono di molto lontano!”
“Capisco” Julia per un folle istante pensò di aver visto la bambina esibire un ghigno malvagio “Di molto lontano”
“Già”
"Come si chiama il paese da cui vieni?" fece l'altro bambino, avvicinandosi.
"Cerigno... ehm, Marinus! Vengo da Marinus!" Julia si rese conto solo in quel momento dell'enorme guaio in cui si era quasi cacciata: non che due bambini potessero sapere dove si trovasse realmente Cerignola, ma chi lo sa... magari qualcun'altro era in ascolto. “Ora dobbiamo andare, o la mamma si preoccuperà! A presto, Julia!” salutò la bambina, allontanandosi assieme all'altro bimbo.
“Strano” mormorò Peter.
“Cosa è strano?”
“Be’, è insolito vedere un maschietto e una femminuccia in giro da soli per strada… a quell’età! E poi, in giro a quest’ora della sera? Mah… Davvero molto strano”.
Julia fece spallucce: “E cosa c’è di male, scusa?”
“Nulla!” si affrettò a rispondere Peter “Però cose del genere sono davvero insolite ad Elaja!”
Arrivati al covo, Julia si sentì chiamare da suo fratello.
“Allora… ehm… noi tre abbiamo parlato”.
“Bene. E allora?” chiese Julia, un sorrisetto furbo sul volto.
“Combatteremo. E continueremo con gli allenamenti” intervenne Maryanne.
“Ne sono felice” Julia sorrise ai tre, poi si abbracciarono.
“Dovremmo andare a dirlo a Vegeta, non credete?” propose Nix.
“Sì. Ma dov’è?”
“Oh, è sul retro del covo!” rispose loro Goku “Bulma stava cercando di tranquillizzarlo fino a poco fa!”
“Andiamo!”; i quattro cugini uscirono e si diressero sul retro.
“Vegeta! Grandi notiz…”
“Beccati!”
Una voce maschile tremendamente familiare li accolse.
Vegeta era a terra, e sputava sangue a fiotti.
“Cosa cavolo è…”
Julia non fece in tempo a realizzare quel che stava accadendo quando si sentì sollevare da terra.
Qualcuno l’aveva presa di peso e sollevata.
“Aiuto!” urlò, dimenandosi.
“Taci, stupida!” le urlò Nappa “O ti farò tacere io per sempre!”
Alla sua destra, Julia vide anche Nix, Bowlish e Maryanne bloccati da tre energumeni.
“Ah ah ah! Ma bene! E così, eccovi qui!”
Jafar si parò nel campo visivo di Julia: rideva. Sembrava soddisfatto.
“Maledetto! Cosa vuoi da noi?!” urlò lei in risposta.
“Credi che non sappia chi siete voi? Siete i quattro mocciosi d’altro mondo!” rispose lui.
“Ehm signore!” una voce di bimba, che Julia riconobbe come quella che le aveva parlato poco prima “Potremmo tornare alla fo…”
“Taci, Pena!”
“Sissignore” rispose la bambina abbattuta e seccata.
“Bene bene bene” continuò Jafar “Ma guardatevi! Ci siete tutti e quattro! Hai visto, Vegeta? Alla fine sei servito a qualcosa!” lo stregone si avvicinò al Saiyan e rise.
“Fa-ra-but-to” sillabò quello, spuntando altro sangue.
“Certo che farti vedere qui, in piena strada, non è stata una mossa saggia, vero, scimmione? E poi sapevo che questi quattro ragazzini ti avrebbero raggiunto da un momento all’altro, quindi… non ho dovuto far altro che aspettare!” ghignò “Oh, Abu mi ricoprirà d’oro per questa cattura!”
Jafar posò un piede sulla schiena di Vegeta: “E ora, non ci resta che andare a palazzo!”
“Ti piacerebbe!” gridò Julia in risposta, con tono di sfida.
“Come osi, ragazzina?” sbottò lui.
“Oso eccome, gran visir dei miei stivali!”
Fu un attimo: Julia sferrò un calciò a Nappa, colpendolo all’inguine.
Quello stramazzò a terra dolorante e lei, nel frattempo, colpì con un paio di sfere energetiche gli altri tre energumeni alla sua destra e i due bambinetti, che ormai aveva capito essere Pena e Panico, aiutanti di Ade.
I quattro si voltarono e fronteggiarono Jafar.
Lo stregone sembrava visibilmente scosso: “Ma come diamine avete…”
“Non te ne deve importare nulla, Jafar” disse Julia, puntando una mano contro di lui “E ora capirai che mettersi contro i quattro re è una cosa che non avresti dovuto fare! Pronti ragazzi?”
Gli altri tre puntarono le loro mani contro Jafar: quello iniziò a scappare ma i quattro cugini, con un’occhiata veloce, diedero il via al loro colpo.
Un’enorme onda energetica si sollevò e volò via veloce, prendendo in pieno Jafar.
Un tuono potente scosse l’aria e un turbine li travolse.
Chiusero gli occhi: la luce era così forte che li avrebbe abbagliati, altrimenti.
Dopo pochi secondi di attesa, si ritrovarono a fissare il paesaggio desolato.
Jafar era scomparso; di lui, rimaneva solo un mucchietto di ceneri scure, a terra.
“Abbiamo fatto fuori un consigliere” mormorò Nix incerto.
“Wow…” fece Julia “Ragazzi, vi rendete conto di cosa abbiamo fatto?”
“Siamo forti!!” urlò Maryanne saltellando.
I quattro cugini si abbracciarono, al colmo della gioia.
Ma un gemito li riscosse.
“Vegeta!” Julia si precipitò al capezzale del Saiyan.
“Maryanne, va’ a chiamare Bulma!” disse Nix, e la ragazza corse via verso il covo.
“Vegeta, come ti senti? Cosa ti ha fatto quel folle?” Julia posò il capo dell’uomo sulle sue gambe.
“Siete stati… siete stati bravissimi…” sussurrò Vegeta rivolto a Julia.
“Vegeta, ne parleremo dopo… ti prego, resisti… adesso ti curiamo, d’accordo?”
La ragazza scorse una vasta ferita nel petto del sayan, proprio vicino al cuore. Sanguinava copiosamente.
Una lacrima scese sulla guancia destra del Saiyan.
“Sono fiero di voi” mormorò.
“Vegeta!” la voce angosciata di Bulma li travolse. La donna era in lacrime.
“Vegeta… cosa ti è successo? Cosa ti hanno fatto?” chiese, gettandosi in ginocchio affianco al marito.
“Bulma…” fece lui, sorridendo “Sei qui…”
“Sì, sono qui…” la donna gli accarezzò i capelli corvini “Sta’ tranquillo, adesso me la vedo io con questa ferita”
“Papà?”
Trunks e Bra erano dietro Bulma. La ragazza piangeva in silenzio.
Vegeta tese un braccio nella loro direzione: “Ragazzi miei… sono orgoglioso di voi”
“Anche noi, papà, siamo fieri di averti come padre!” rispose Bra, accovacciandosi assieme a Trunks affianco al padre.
Vegeta sospirò: “Non andate via. State qui con me”
“Non ci muoviamo, papà” disse Trunks “Restiamo qui con te”
“Fate largo!” Will si precipitò nel gruppetto dei presenti ed evocò il cuore di Kandrakar.
“Chiudi gli occhi, Vegeta” disse la ragazza “Rilassati…”
Il Saiyan obbedì: tenendo stretta la mano di Bulma nella sua, chiuse gli occhi e un leggero sorriso gli increspò le labbra mentre il cuore di Kandrakar leniva le sue ferite.
Goku era giunto sul posto senza che nessuno se ne accorgesse: era visibilmente preoccupato e se ne stava in disparte.
Cornelia, affianco a lui, osservava in lacrime la scena; se suo suocero non fosse sopravvissuto, Trunks ne sarebbe stato devastato…
“Ecco” mormorò Will “Ho finito”
“Vegeta puoi aprire gli occhi ora” disse Bulma, carezzando l’ampia fronte del marito.
Le palpebre tremarono appena, poi il Saiyan aprì gli occhi.
“E’ vivo!” ululò Bulma gettandosi su suo marito e piangendo per la gioia.
“Donna! Mi inzupperai i vestiti di lacrime!” replicò quello con tono seccato, ma tutti videro chiaramente un sorrisetto illuminargli il volto.
I quattro cugini sospirarono per il sollievo: Vegeta era vivo!
“Ehi, voi quattro!” Vegeta si alzò in piedi, rivolto a loro.
I cugini lo guardarono, raggianti: “Allora, maestro?”
“Tenetevi pronti: domani vi aspetta un super allenamento” Vegeta rivolse loro un occhiolino, poi prese di peso le guardie svenute e le portò dentro al covo, mentre Goku saltellava sul posto allegramente assieme a Bulma e Cornelia.
Trunks e Bra seguivano il padre portando dentro Pena e Panico, ancora svenuti.
“Che giornata ragazzi!” pensò Julia “Da non dimenticare!”

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Capitolo 28
*** Veritaserum ***




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“Parla filibustiere, o ti farò pentire d’essere nato!”
“Puah! Pensi di terrorizzarmi, Vegeta? Ah ah, ma non farmi ridere!”
“Big Bang At…”
“Vegeta, no! Fermo! Se uccidi Napa non potremo sapere più nulla!”
Bulma bloccò il braccio del marito: quello sbuffò, poi prese Napa per la collottola e lo guardò arcigno.
“Parla, stupido pelatone, o ti giuro che…”
“Vegeta?”
Il Saiyan si voltò: Hermione gli si stava avvicinando e aveva in mano un calice.
“Cosa c’è?” sbottò lui.
La ragazza gli porse la coppa: “Tieni, questa è dell’acqua per Napa… fagliela bere, sarà assetato!”
Vegeta la guardò interrogativo, ma Hermione si limitò a fargli un fugace occhiolino.
“Mah…” Vegeta, ancora non troppo convinto, prese il calice dalle mani della ragazza e lo portò malamente alle labbra di Napa.
“Tiè! Bevi!” disse, seccato.
Quello bevve avidamente, sino all’ultima goccia.
Quando ebbe finito. Vegeta gettò via la coppa e riprese a parlargli: “Allora… voglio sapere da te: chi vi ha mandato qui a catturare i quattro re?”
“Abu” rispose Napa, lo sguardo perso “Ci ha mandati l’imperatore. Abu ci ha incaricato di tenere d’occhio le strade di Elaja e Pena e Panico hanno avvistato Julia. Ci hanno avvisati. E siamo venuti qui, dopo aver seguito la ragazza.”
Vegeta era a bocca aperta: come era possibile che Napa si fosse deciso finalmente a parlare se fino a pochi istanti prima aveva giurato che non avrebbe mai aperto bocca?
“Hermione” chiese sospettoso “Cosa c’era nell’acqua?”
La ragazza gli mostrò una fialetta ricolma di liquido trasparente: “E’ Veritaserum. Una pozione che ti costringe a dire la verità”
“Geniale” ghignò Vegeta, rivolgendosi nuovamente a Napa “E allora, racconta, pelatone: che aria tira a palazzo? Abu è preoccupato?”
“Lo era” riprese a parlare Napa “Ma ora non più. Grazie all’incremento dei poteri attuato con la Magia Nera, ora è molto più sicuro di sé. Lo stregone Jafar ha evocato alcuni spiriti maligni e questi hanno potenziato le capacità di Abu”
“A che livello di combattimento è arrivato?”
“Se prima era duecento milioni, ora sarà raddoppiato, o forse anche più”
"CHE COSA!?"
Julia era paralizzata: "Q-quanto ha d-detto?" fece, gli occhi sgranati.
Ma Vegeta le fece un sorriso: "Voi forse non sapete il vostro livello di combattimento, maestà... ne parleremo più tardi!".
La ragazza guardò suo fratello e i suoi due cugini con fare confuso, ma si limitò a fare spallucce e a fissare Napa.
Vegeta riprese l'interrogatorio al Saiyan: “Per quanto riguarda l’esercito? Quante unità avete a disposizione?”
“Quarantamila unità”
“Inclusi gli stregoni?”
“Sì”
“Capisco…” sussurrò Vegeta “Abu è a conoscenza del fatto che io e Bulma stiamo facendo da scorta ai re?”
“Sì. Ne è stato informato tempo fa’!” rispose Napa annuendo.
“E cosa sa di Broly?”
“Che è un comune cittadino di Elaja”
“Perfetto” Vegeta esibì un ghigno soddisfatto “C’è qualcos’altro che volete chiedere a questo bamboccio?”
“Io!” Julia si fece avanti “Dimmi cosa sai di Eragon”
Napa ridacchiò: “Poveraccio, credo che la morte sia molto meglio rispetto alla sua condizione attuale”
“Perché?” un lampo di preoccupazione balenò negli occhi di Julia “Cosa intendi dire?”
“Che è posseduto” ghignò Napa “Abu controlla la sua mente. Lo ha incaricato di uccidere te, ragazzina!”
Murtagh gemette: “Come sospettavo…” mugugnò.
Julia sentì il mondo crollarle addosso: Eragon, il ragazzo che tanto bramava… era stato incaricato di ucciderla. E l’avrebbe fatto, dato che era posseduto.
“E Brom? E Silente? Dove sono? Stanno bene?” chiese Bowlish.
“Sono nelle segrete. Sono ancora vivi”
I presenti tirarono un respiro di sollievo: “Almeno una buona notizia!”.
Ma Julia sembrava sconvolta: si passò una mano tra i capelli, si morse un labbro… tuttavia prese un respiro e, cercando di ricomporsi e di distrarsi dall’assurdo pensiero di Eragon posseduto, chiese ancora a Napa: “Quante persone sorvegliano le strade di Elaja?”
“Il nostro plotone assieme a Pena, Panico e Jafar. Poi c’è il plotone di Lord Voldemort, che controlla l’ala nord, il gruppetto di Radish che sta ad est e infine c’è Cell nell’ala ovest della città. Poi in prossimità del palazzo c’è Freezer assieme alla squadra Ginew”
“Benissimo!” commentò sarcasticamente Trunks “Siamo circondati, praticamente!”
“Qualcun altro ha potenziato i poteri, oltre ad Abu?” chiese Goku.
Napa scosse il capo: “No, solo l’imperatore ha potuto”
“Chi si occupa della ricerca di Kakaroth e di Murtagh? E della mia?” fece Vegeta.
“Io sono a capo della tua ricerca, Vegeta. Invece è Bardack che si occupa del ritrovamento di Kakaroth e per quanto riguarda Murtagh, se ne sta occupando Saruman”
“Ehi Vegeta! Anche questi qui si sono svegliati!”
Irma e Taranee indicarono le altre tre guardie che li avevano aggrediti: a quanto pareva, stavano riprendendo i sensi, perché iniziavano a muoversi.
“Trunks, tieni a bada questo bestione!” ordinò Vegeta al figlio “Io parlerò con questi altri tre campioni!”
Il ragazzo quindi si piazzò davanti a Napa, mentre suo padre si rivolgeva agli altri tre energumeni.
“Hermione, il Veritaserum, presto!” disse Goku e la ragazza versò nelle bocche dei tre alcune goccie di pozione.
“Bene bene bene!” iniziò Vegeta “Buongiorno canaglie! E’ arrivata l’ora di svegliarvi!”
I volti dei tre energumeni erano sconosciuti: nessuno parve riconoscerli.
“Ditemi i vostri nomi” ordinò Vegeta.
“Itemir, Racru e Pertiv” rispose quello più grosso “Siamo guardie scelte del corpo speciale di Napa”
“Lo sappiamo” commentò Goku “Adesso raccontateci di Abu: cosa sta tramando?”
Ma mentre Goku e Vegeta interrogavano gli altri, Julia notò con la coda dell’occhio che Pena e Panico, ormai tornati alle loro sembianze originali, si stavano allontanando senza che nessuno se ne accorgesse.
“Eh no!” pensò “Non scapperete!”
Prese la sua spada dal fodero e si diresse in direzione dei due.
“Dove credete di andare?” si parò loro davanti, puntando la spada.
“Maledizione!” sbottò Pena “Ce la stavamo per fare! E’ tutta colpa tua, Panico!”
“Mia? Sei tu che sei un ciccione e ti muovi con malagrazia! E’ normale che la mocciosa se ne sia accorta!”
“Tacete! Ehi, Vegeta! Questi due stavano tentando di svignarsela!” urlò a gran voce Julia, richiamando su di sé l’attenzione di tutti.
“Cosa?” Vegeta le si avvicinò e guardò in cagnesco i due piccoli demoni “Ah sì, volevate scappare? Spiacenti, il biglietto di ritorno al castello non era incluso nel prezzo! Che qualcuno li leghi!”
Nix con un pigro colpo di bacchetta fece comparire delle funi che legarono stretti i due.
“Mi stai toccando!”
“No, tu mi stai toccando Pena!”
“SILENZIO!” urlò Vegeta “Tacete o vi farò saltare in aria, piccoli insolenti!”
I due si ammutolirono immediatamente.
“Julia…” Maryanne raggiunse sua cugina “Cosa pensi di fare per Era…”
“Non lo so” rispose quella, intuendo già dove volesse andare a parare sua cugina “Non ne ho idea, Maryanne. Ma di certo sapere che il ragazzo dei miei sogni smania per ammazzarmi non è una bella cosa!”
“Non possiamo fargli del male!” sussurrò la cugina, mentre l’attenzione degli altri tornava su Vegeta e i tre energumeni “Insomma, in fondo non agisce di sua volontà, ma è posseduto!”
“Quello scimmione maledetto… me la pagherà cara!” ghignò Julia stringendo i pugni e battendo un piede a terra.
“Julia, mi stai schiacciando il piede!”
La voce di Lucy la raggiunse, lamentosa: “Ops! Scusa Lucy!” si affrettò Julia, scostando il suo piede da quello della ragazza.
“Non fa niente, figurati!” fece quella con una piccola smorfia mentre si massaggiava il piede dolorante “Allora, hai sentito? E’ stato Jafar ad incrementare i poteri di Abu!”
“Già…” Julia incrociò le braccia “Bel guaio!”
Lucy rise: “Ma come bel guaio?! Non capisci? Jafar è morto!”
“E allora? Ormai i poteri di Abu sono stati aumentati, conta poco se Jafar è morto!”
Ma Lucy scosse la testa: “No, Maryanne! I poteri di Abu gli sono stati donati da Jafar! E io credo che data la morte dello stregone, quegli stessi poteri ormai l’avranno abbandonato! L’unica cosa che li teneva legati era Jafar con il suo scettro! Ma dato che entrambi sono stati polverizzati da voi meno di un’ora fa’…”
Un largo sorriso di compiacimento si espanse sui volti delle tre ragazze: “Ma certo! Quindi tu pensi che…”
“Ne sono convinta!” Lucy rise “Avete distrutto Jafar, quindi avete anche indirettamente indebolito Abu!”
“SIAMO TROPPO FORTI!” la voce di Maryanne riverberò per tutto il covo, attirando su di sé l’attenzione di tutti.
“E adesso cos’altro succede?” chiese Bra.
“Abu! I suoi poteri! Jafar!” Maryanne farfugliava parole a casaccio, troppo eccitata per la notizia.
“Quello che Maryanne sta cercando di dire…” intervenne Julia guardandola come se fosse da manicomio “E’ che distruggendo Jafar, abbiamo distrutto anche lo scettro dello stregone e quindi l’unico legame che c’era tra Abu e i suoi nuovi poteri. Morto Jafar, la Magia Nera dovrebbe abbandonare il corpo di Abu!”
Vegeta spalancò la bocca: “E’ vero! Intervenne Junior “E’ verissimo!”
“Quindi ora Abu ha gli stessi poteri di prima, né meno né più?” chiese Nix incredulo.
Vegeta rise: “Ah ah ah, dannato scimmione! Voglio proprio vederlo quando scoprirà che ormai non ha più i suoi tanto terribili poteri oscuri!”
Una risata fragorosa scosse il covo intero: tutti erano felici per la bella notizia e per qualche istante anche Julia se ne rallegrò, dimenticandosi momentaneamente del problema di Eragon.
“Yep! Stasera si festeggia gente!” esclamò Hay Lin “Vediamo di recuperare qualche trombetta e qualche cappellino colorato! Pe pe pe pe pe pe!” Irma e Will si unirono a lei in un trenino.
Peter, Susan e Edmund si stavano abbracciando e anche Vegeta strinse Bulma a sé: “Finalmente qualche buona notiza!”
Una volta legati per bene tutti i prigionieri, nel covo si preparò un banchetto che, pur non presentando molte pietanze, fu comunque una gioia per tutti.
“L’alba” sussurrò Julia due ore più tardi, indicando fuori dalla finestra la luce del sole nascente in cielo.
“Bellissima, vero?” sussurrò Peter prendendo posto affianco a lei.
La ragazza si voltò e gli sorrise: lui l’abbracciò.
“Mi spiace per Eragon… ma vedrai che troveremo una soluzione!” le mormorò Peter stringendola a sé.
“Grazie, Peter” rispose la ragazza “Sei un vero amico!”
Lo sguardo di Julia vagò intanto per la stanza: i volti dei presenti erano allegri, sereni.
Persino Vegeta non aveva la fronte corrugata: teneva la testa posata sulla spalla di Bulma e sonnecchiava mentre la moglie gli accarezzava una mano.
Trunks e Cornelia erano affacciati ad una finestra e parlavano a bassa voce assieme a Edmund e Maryanne.
Anche gli altri erano ancora svegli, tranne Goku che dormiva a testa in giù su un divanetto e Bra che si era addormentata su una sedia.
Murtagh stava discutendo, affianco al caminetto acceso, con Junior, Harry Potter, Nix e Bowlish mentre Lucy, Susan e Taranee parlavano di tattiche in battaglia.
“E’ bello vedere che tutti sono felici” sospirò Julia, staccandosi delicatamente dalle possenti braccia di Peter.
Lui le sorrise: “Già… tutto grazie a te e agli altri! Sono certo che quando salirete al trono, diventerete i migliori regnanti che ci siano mai stati ad Elaja!”
Julia arrossì: “Magari, Peter! Per ora è un sogno!”
“Possiamo?” Will, Irma e Hay Lin si sedettero affianco a loro.
“Certo che sì!” rispose Julia facendo spazio affianco a sé per far sedere Hay Lin.
“Che nottata! Dovremmo farle più spesso queste festicciole!” commentò Irma sbadigliando.
“E quello sbadiglio cosa vorrebbe dire?” scherzò Peter “Non mi dirai che hai sonno!”
Irma fece la faccia da schizzinosa: “Assolutamente no, maestà! Io sono sveglissima! Io vivo di notte, non dormo! Io…”
“Tu sei quella che dorme fino a mezzogiorno, Irma!” la interruppe Will.
Scoppiarono a ridere mentre Irma faceva una boccaccia all’amica borbottando a braccia incrociate: “Non è vero!”.
“Potete scusarmi un attimo?” Julia si alzò dalla sedia, dirigendosi in uno stanzino sulla destra.
Doveva parlare con quei due. Doveva riuscire nel suo scopo. O almeno provarci.
“Pena! Panico!”
“A rapporto signore!”
“Pena, è la mocciosa! Non è Ade!”
“Accidenti, il tono di voce era uguale!”
“Sentite, voi due…” fece in tono sbrigativo la ragazza, chinandosi “Devo chiedervi una cosa”
“Io non ho alcuna intenzione di parlare!” sbottò Panico “Non con te, almeno!”
“Ne siete sicuri?” Julia esibì un ghigno “Guardate che se voi doveste passare dalla nostra parte ci sarebbero numerosi vantaggi!”
“Non mi fido di te!” commentò Pena guardingo, strizzando gli occhi.
“Già! Ci hai catturati e legati! Cosa pensi dovremmo fare, ora? Baciarti i piedi?”
“Oh, fidatevi: un giorno ci ringrazierete tutti quanti!”
“Cosa? Ringraziare te, quello sbruffone di Vegeta e tutto il resto della massa? Giammai!”
“E invece vi dico che ci ringrazierete! In fondo, vi abbiamo salvato la vita stanotte!”
I due demoni scoppiarono a ridere: “Ah sì? E da cosa ci avreste salvati?” chiese Pena, ridendo.
“Da Abu, naturalmente!” Julia esibì un ghigno beffardo.
I due si bloccarono: “Cosa?”
“Vi abbiamo salvati da Abu! Pensate a cosa sarebbe successo se voi foste tornati a palazzo per riferirgli che non eravate riusciti a catturarci, Jafar era morto e Napa e gli altri erano prigionieri! Vi avrebbe fatto fuori, no? Nella migliore delle ipotesi…”
I due deglutirono rumorosamente, scambiandosi un’occhiata preoccupata.
“Dico bene?” chiese Julia, approfittando di quel momento.
Pena e Panico annuirono a testa bassa: “Ci avrebbe torturati e uccisi. Ma prima avremmo subito la furia di Ade!”
“Che bella prospettiva!” scherzò Julia, sedendosi a terra.
“Ma tu cosa vuoi da noi?” chiese Pena.
Julia ghignò: “Avanti, voi già dovreste saperlo…”
Panico intervenne: “Immagino che tu voglia sapere come eludere la sorveglianza di Abu ed entrare a palazzo… giusto?”
“Precisamente” Julia sorrise soddisfatta.
“Be’ scordatelo!” sbottò Panico, voltandosi assieme a Pena e dandole le spalle.
“Avanti, ragazzi!” Julia li fece voltare di nuovo tirandoli per la fune con cui erano legati “In fondo, io non ci metterei nulla a versarvi del Veritaserum in bocca e a farvi parlare! Ma sapete perché non lo faccio? Perché voglio che voi vi fidiate di me! Anzi… di tutti noi! Voi non siete stanchi di stare ai comandi di Abu?”
I due si guardarono per qualche istante: incerto, Pena aprì la bocca.
“Be’… noi…”
“Pensateci su” Julia si alzò in piedi, scuotendosi la polvere da dosso “Ne riparleremo domani pomeriggio, a mente fresca. Ora fatevi una bella dormita!”
Detto questo, la ragazza uscì dalla stanza, certa di aver insinuato il tarlo del dubbio nelle menti di quei due esserini.
“Uno a zero per i buoni” pensò, mentre tornava a sedersi con gli altri, guardando il sole che ormai aveva fatto la sua comparsa.

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Capitolo 29
*** Ibridi ***


“Bene gentaglia! Direi che è arrivato il momento di sistemare questo covo!” Irma si mise in piedi e iniziò a sparecchiare il grande tavolo a centro stanza.
“Ti diamo una mano!” anche Julia, Maryanne e Hay Lin si unirono a lei.
Maryanne si guardò attorno: tutti sembravano stanchi, assonnati, ma felici di essere lì.
Rivolse un’occhiata fugace a Edmund: si era addormentato su un divano, affianco a sua sorella Lucy. Le sfuggì un sorrisino: il suo ragazzo era davvero un tipo niente male…
Le sembrava di conoscerlo da una vita, rifletteva mentre piegava la tovaglia assieme a Will, eppure erano solo pochi mesi che si erano incontrati…
“Ehi!” richiamò l’attenzione delle altre “Ma da quanto tempo siamo qui ad Elaja?”.
“Intendi Elaja la capitale, o l’isola?”
“Capitale”
Julia fece spallucce: “Sai che non ne ho proprio idea? Forse… una settimana?”
“Tredici giorni” la corresse Taranee, gettando della legna nel camino.
“Di già?” fece Maryanne confusa “Cavoli… mi sa che qui io perdo in continuazione la cognizione del tempo!”
“Idem!” intervenne Julia “Forse qui il tempo scorre in maniera diversa rispetto alla Terra…”
“Può darsi” Will fece spallucce.
Un raggio di sole attraversò la stanza: “Ecco, ormai è giorno!” esclamò Irma sorridendo.
“Vegeta… sveglia, è mattino!” stava sussurrando Bulma lì vicino, rivolta al Saiyan che dormiva beato appoggiato alla sua spalla.
Ma quello si limitò a fare un grugnito e corrucciare la fronte.
“Coraggio, pigrone! Devi allenare i re!”
“Dopo” mugugnò.
Bulma sospirò: “Ma da quando vuoi dormire così tanto? Insomma, tu sei sempre stato un tipo…”
“E va bene, donna! Sono sveglio!”
Vegeta si alzò in piedi, seccato: “Contenta adesso? Mi hai svegliato!”
Bulma ridacchiò: “Il problema ora è svegliare Goku!”
Vegeta esibì un ghigno malvagio: si avvicinò di soppiatto a Goku, che dormiva della grossa su un divano, e preso un bel respiro urlò a pieni polmoni: “KAKAROTH!”
“URCAAAAA!” Goku balzò in piedi spaventatissimo “Chi è là? Ci attaccano? Dove sei Vegeta?!”
Ma si bloccò quando vide al suo fianco Vegeta piegarsi in due per le risate.
“Ah ah sei davvero un bamboccio!”
Goku si fece scuro in volto: “Mi hai fatto prendere un bello spavento, Vegeta!”
“Cos’è, Kakaroth, una volta tanto non posso farti io uno scherzo?”
Goku alla fine sorrise: “Non avrei mai immaginato che potessi fare anche cose del genere!” commentò “Quello scherzoso sono io!”
“Ehi, a proposito di scherzi… dov’è Uno Cagnuolo?” intervenne Maryanne.
“Nella sua cuccia, nel vicoletto qui fuori!” le rispose Goku, stiracchiandosi.
“Ma io non l’ho vis…”
“Sarà andato in giro per sgranchirsi le zampe!” le rispose Julia.
“Buongiorno”
La voce profonda di Junior li raggiunse.
“Oh, buongiorno!” Bulma gli sorrise “Qualche novità Junior?”
“Reneje non è ancora tornata… il che significa che non c’è nulla di nuovo a palazzo” si sedette affianco alla donna.
“Ce le abbiamo noi le notizie fresche fresche dal palazzo!” Julia gli si fece vicino “Abbiamo catturato Napa, tre guerrieri e Pena e Panico.”
“Cosa?” Junior sembrava stupito “Come avete fatto?”
“Ci hanno aggrediti” intervenne Maryanne “E così ci siamo difesi. Abbiamo anche ucciso Jafar”
Il namecciano scattò in piedi: “E’… incredibile… e avete fatto tutto da soli?”
“Sì. Solo noi quattro. Vegeta era a terra ferito!”
Junior sorrise compiaciuto: “Se avete davvero sconfitto Jafar, allora il vostro livello di combattimento dev’essere salito di molto… sarete almeno sui cento milioni!”
Julia e Maryanne si scambiarono un’occhiata incredula.
"Wow... cento milioni!" boccheggiò Maryanne. 
"Siamo davvero così forti? Possibile?" fece Julia sotto shock. 
“Buongiorno Junior!” salutò Goku.
“Ciao Goku… posso parlare con te e con Vegeta? Vorrei farvi una proposta…”
Goku si grattò il capo: “Ma certo, adesso chiamo Vegeta e potremo parlare!” e si allontanò per chiamare l’amico.
“Qualcosa da mangiare, Junior?”
“Sai che non mangio nulla, Irma! Non ne sento il bisogno!”
“Crunch crunch… come vuoi tu!” rispose quella, trangugiando un paio di biscotti.
I due Saiyan si allontanarono assieme al namecciano, sotto gli sguardi incuriositi di Julia e Maryanne.
“Secondo te di cosa dovrebbero parlare?”
Julia fece spallucce: “Forse della resistenza… o forse di qualche tecnica di combattimento! Boh…”
"Forse, può darsi... Julia, ti rendi conto di quello che ha detto Junior? Siamo almeno sui cento milioni come livello di combattimento! Lo hai sentito vero?!" 
Julia annuì vigorosamente: "Sì che l'ho sentito! Accidenti, siamo davvero così forti? Immagina che Napa ha detto che Abu, senza incremento di poteri, dovrebbe essere sui duecento milioni... non siamo poi così lontani da lui, vero?" 
"No..." commentò sarcastica Maryanne "Cosa vuoi che siano altri cento milioni? Pfui, una bazzeccola!" 
Julia fece una smorfia insoddisfatta: "Hai ragione... però se unissimo le nostre forze a quelle di tutti gli altri, potremmo riuscire a..." 
“Ehm… maestà?”
La voce di Goku fece sobbalzare Julia: “Goku! Ma cosa…”
“Ehm, avremmo bisogno anche di voi! Se non ricordo male, voi studiate medicina nell’altra vita, giusto?”
La ragazza annuì: “Sì, ma questo cosa c’entra?”
Il Saiyan sorrise e si grattò il capo: “Ecco, se veniste fuori potremmo spiegarvi per bene tutto!”
Julia e Maryanne si scambiarono un’occhiata interrogativa, poi la ragazza seguì Goku fuori.
“Ah bene!” Vegeta esibì un ghigno “Vostra maestà, abbiamo bisogno della vostra consulenza come medico!”
“Non per fare la guastafeste, ma io non sono ancora laureata! Non sono un medico! Sono una studentessa!” la ragazza era alquanto confusa.
“Urca! E’ vero!”
“Certo, ma le vostre conoscenze sono già abbastanza approfondite per quello che serve a noi…”
“E cosa vi servirebbe?” chiese Julia a Junior.
Quello ghignò: “Cosa sapete delle trasfusioni di sangue?”
La ragazza sbattè le palpebre un paio di volte, perplessa: “Trasfusioni di sangue?” chiese “Ho capito bene?”
“Certo!” le rispose Vegeta.
“Ehm… alquanto strana questa domanda… comunque, una trasfusione sapete cos’è vero? Il sangue di un soggetto viene immesso in un altro organismo. Tecnicamente, le trasfusioni possono aiutare molte persone in fin di vita, ma in generale…”
“Si potrebbe attuare una trasfusione tra due razze diverse?”
Julia riflettè a lungo su quella domanda: “In che senso razze?”
“Tra un Saiyan e un umano, per esempio?”
La ragazza continuò a pensare: “Beh… in teoria il sangue Saiyan è un sangue diverso dal nostro come composizione, immagino che possano esserci dei fattori Rh diversi, sempre che i Saiyan ne abbiano…” alzò lo sguardo su Vegeta “Mi servirebbe un campione di sangue Saiyan per analizzarlo e vedere se la trasfusione sarebbe possibile… ma, prima, posso sapere cosa avete intenzione di…?”
“Eh no!” Goku le fece l’occhiolino “Questo è Top Secret!”
“Goku… ho capito tutto. Voi vorreste fare una trasfusione del vostro sangue in uno di noi quattro… dico bene?”
I tre presenti si guardarono perplessi: “Urca! Come fate a saperlo?”
Julia rise: “Beh, ma se mi chiedete se sarebbe possibile una trasfusione di sangue Saiyan in un…”
“Sì, d’accordo! E’ quella la nostra intenzione!” sbottò Vegeta.
Junior annuì: “La nostra idea era quella di iniettare il sangue di Vegeta in Nix e quello di Goku in Bowlish… voi credete che una cosa del genere si possa fare, senza mettere a rischiò l’incolumità di vostro fratello e di vostro cugino?”
Julia si morse un labbro: “Ripeto, è complicato ma non impossibile… però dovrò fare delle analisi! Anche se… c’è un piccolo problema: qui ad Elaja non esistono laboratori di analisi, giusto?”
Junior esibì un ghigno: “Maestà, a cosa vi serve un laboratorio se avete a disposizione maghi e streghe?”
“Hermione!” realizzò Julia “Lei potrebbe aiutarmi nell’analisi!”
“Esatto!” Goku strizzò un occhio.
Julia sorrise loro: “E va bene, vi aiuterò. Ma ad una condizione!”
I tre la guardarono perplessi.
“Dovrete fare una trasfusione anche a me e Maryanne!”
“Che cosa?” Vegeta si alterò “Maestà, non crediate che sia un gioco, questa è…”
“So benissimo cos’è, Vegeta! Questa è la guerra! Più poteri abbiamo meglio è! Quindi… io farò le analisi e studierò il vostro sangue, ma voi dovrete donarlo anche a me e Maryanne! O tutti o nessuno! E ora… a voi la scelta”
Junior e Vegeta si scrutarono diffidenti, poi il loro sguardo si posò su Goku: “Io sarei d’accordo”
“Ma, Kakaroth! Se cominciassimo a cedere il nostro prezioso sangue, a questo punto noi…”
“Avanti, Vegeta, rifletti! Julia ha ragione! Così facendo ci sarebbero ben quattro mezzi-Saiyan, oltre ai nostri figli! Immagina la loro potenza! E il bello è che Abu non ne saprebbe nulla! Lui si aspetterà quattro ragazzini, invece si ritroverà davanti quattro grandiosi combattenti con sangue Saiyan! Sarebbe un onore per noi, non credi? Avranno il nostro sangue che scorrerà nelle loro vene!”
Junior esibì un sorrisetto tirato: “Ha ragione, sai Vegeta?”
Il Saiyan sbuffò: “E d’accordo! Concesso! Avrete tutti e quattro il nostro sangue!”
“YUPPI!” Julia gli saltò al collo e lo abbracciò (“Maestà! Scansatevi! Mi state strozzando! KAKAROTH AIUTAMI!”).
“Allora vado a chiamare Hermione! A dopo ragazzi!”
“Maestà! Mi raccomando, acqua in bocca!”
“Senz’altro Junior!” la ragazza saltellò via verso l’entrata del covo, poi di colpo si bloccò.
“Ehi!” fece, voltandosi verso di loro “E perché non si può usare il sangue di Broly?”
“Perché Broly non può raggiungere lo stadio di Super Saiyan di quarto livello!” ghignò Vegeta “Che è esattamente lo stadio in cui estrarrete il nostro sangue!”
“Capisco… bene, allora vado a parlare con Hermione e chiedo cosa è possibile fare! Intanto voi preparatemi già una fialetta ciascuno di campione!”
Detto questo, Julia entrò nel covo.
“Bene, Junior potresti andare dentro a prendere un taglierino, o una siringa?”
“SIRINGA? AGHI!? AAAAAAARGH!!” Goku fuggì via urlando.
“RAZZA DI FILIBUSTIERE! TORNA QUI, VIGLIACCO!” Vegeta corse in volo a raggiungere il Saiyan, che si stava arrampicando disperatamente su un albero mentre piagnucolava.
Junior rise: “Siete proprio due pagliacci!” mormorò mentre entrava nel covo.

*

Tutto taceva a palazzo.
L’alba era giunta ma l’imperatore continuava a giacere a letto.
Gli occhi erano aperti, lui la notte non chiudeva mai occhio.
Mai.
“Chissà come va’ il pattugliamento” pensò con un ghigno.
Elaja era stata silenziosamente assediata dai suoi soldati: persino il castello era sotto la protezione di Freezer dall’esterno della muraglia, e Abu poteva dormire sogni tranquilli.
Inspirò a lungo, godendosi quel momento di pace: mai prima d’allora era stato così bene, il potere scorreva nelle sue vene e lui godeva appieno dei benefici apportatigli.
“E così, Jafar mi ha donato parte dei poteri del Demone Maggiore” pensò con un ghigno “Il fratello del malvagio Sauron… incredibile, è una potenza inaudita…”
Si mise a sedere, passandosi una mano nei folti capelli corvini.
“Il potere del Demone Maggiore…” continuava a ripetere “Meraviglioso…”
Si alzò in piedi: era deciso a testare nuovamente i suoi nuovi poteri, era una sensazione magnifica quella di poter spazzare via ogni cosa con un pigro cenno della mano.
Indossò la sua tenuta da combattimento e uscì dalla sua camera.
“Buongiorno, maestà” Aladdin gli si inchinò “Cosa posso fare per voi?”
Abu lo guardò dall’alto al basso, con fare altezzoso: “Non ho bisogno di te, non ora. Vieni tra un’ora qui nelle mie stanze e lascia su un tavolo una brocca d’acqua ghiacciata e alcuni teli. Chiaro?”
“Sissignore” rispose mesto quello, allontanandosi a passo svelto ma senza smettere di inchinarsi.
Abu percorse il corridoio alla sua sinistra, i passi soffocati dal morbido tappeto rubino che ricopriva il pavimento in tutta la sua lunghezza.
Ogni passo era un fremito: non vedeva l’ora di tornare ad allenarsi, per testare nuovamente i suoi poteri rinnovati.
“Il Demone Maggiore è la forza demoniaca più potente che esista” pensava intanto, mentre scendeva in fretta le rampe di scale di pietra “Il mio livello di combattimento è arrivato a ben cinquecento milioni… sono il più forte dell’intero universo!”
Posò la mano su una porta di mogano e tamburellò con le dita: quella si aprì, rivelando un ulteriore rampa di scale, che Abu scese di gran corsa.
“Ah ah ah” rise “Quei poveri quattro mocciosi non sanno cosa aspetta loro! Quando mi incontreranno ci sarà da divertirsi per me! Ah ah ah”
Finalmente, giunse nella vastissima ala del castello sotterranea: la zona allenamenti.
L’aveva usata rarissimamente, anzi, solo una volta prima d’allora, quando aveva deciso di allenarsi per rinnovare la proprio forma e incrementare l’aura.
E ora, dopo decenni, finalmente rientrava in quell’ala segreta, che solo lui conosceva.
Si posizionò su una piattaforma color dell’ambra e alzò le braccia al cielo.
“Rileva” urlò rivolto alle mura.
Una lieve pioggerellina scese su di lui, ma senza bagnarlo.
Pochi istanti dopo, una voce fredda di donna si levò dalle pareti: “Livello di combattimento pari a duecento milioni”
Abu abbassò di colpo le braccia: “CHE COSA?” urlò fuori di sé.
“Livello di combattimento pari a duecento milioni” si limitò a ripetere la fredda voce incorporea.
“Imbecille! I miei poteri sono diventati più del doppio! RILEVA, RILEVA!”
“Duecento milioni” continuava ad annunciare la voce.
“Non è possibile…” continuava a ripetersi Abu, fuori di sé: il rilevatore doveva essere impazzito, ne era certo…
Alzò un braccio, poi la mano ed evocò una sfera d’energia: concentrò al massimo la sua aura ma…
Qualcosa non andava.
“Che cosa diamine sta succedendo?”
La sfera non riusciva a crescere di dimensioni, come avrebbe dovuto visto l’incremento di poteri.
Nonostante Abu si sforzasse e cercasse di incrementare l’aura, nulla accadeva.
“I miei poteri…” boccheggiò “Che fine hanno fatto i miei nuovi poteri?”
Fuori di sé per la rabbia e la paura di ciò che si stava verificando, Abu risalì velocissimo le rampe di scale e torno al pianterreno del palazzo.
“JAFAR! DOVE DIAMINE E’ QUELLO STREGONE DA STRAPAZZO?” urlò a squarciagola.
“Maestà! Qualcosa non va?” si fece avanti Jasmine.
Lui la scosse con forza: “Dov’è quell’imbecille di Jafar? Dov’è!?”.
La ragazza venne gettata malamente a terra: “E’ ad Elaja, nel settore sud della città. Era con il plotone di Napa…”
“Bene… chiamami Malefica, ora!” ordinò Abu.
“Subito, mio Signore” la ragazza si rialzò e corse via.
Il malvagio imperatore continuava a camminare avanti e indietro: cosa gli era successo? Che fine avevano fatto i poteri del Demone Maggiore?
“Mio Signore!” Malefica comparve trafelata dietro di lui “Cosa accade?”
“Va’ nell’ala sud di Elaja, cerca Jafar. Poi portamelo qui. Fa’ in fretta o ti ucciderò con le mie stesse mani” ordinò lui, gli occhi quasi fuori dalle orbite e il respiro affannoso.
La strega, terrorizzata dalla minaccia, annuì: poi uscì di gran corsa dalla sala d’ingresso del castello, spingendo il pesante portone di quercia.
“Questa storia non mi piace… Jafar me la pagherà cara” sibilò Abu rivolto a sé stesso, mentre un terribile presentimento calava ad oscurargli la mente: forse, i suoi nuovi poteri erano davvero scomparsi.
 

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Capitolo 30
*** Ricerca ***


Correva veloce, Malefica, doveva trovare Jafar a tutti i costi.
Se l’imperatore Abu era così adirato, chissà allora cosa doveva essere accaduto…
“Malefica?”
La strega si voltò: su di lei, levitava in aria Freezer, il corpo slanciato albino e violetto, lo sguardo penetrante.
“Dove stai andando?” fece lui, con tono sospettoso.
La strega si strinse nel suo mantello scuro, con aria dignitosa: “L’imperatore mi ha incaricato di andare a prendere Jafar”.
“Capisco” sibilò Frezeer tornando con i piedi per terra “Quindi stai cercando Jafar, eh?”
Ridacchiò: Malefica lo guardò stranita, inarcando un sopracciglio.
“Che cos’hai da ridere?” sbottò acida.
“Nulla, nulla… va’ pure a cercarlo, ma temo che non riuscirai mai a trovarlo”.
Malefica lo scrutò diffidente: “Parla chiaro, Frezeer. Cosa gli è accaduto? Tu ne sai qualcosa?”
L’alieno fece spallucce: “Quello che posso dirti è che da qualche ora non avverto più la sua aura… è scomparsa nel nulla. E questo può voler dire una sola cosa…”
“Impossibile” lo interruppe Malefica “E’ assolutamente impossibile! Se gli fosse accaduto qualcosa, Napa lo avrebbe riferito immediatamente, o comunque Pena, Panico sarebbero accorsi a palazzo… ma insomma si può sapere perché ridi!?”.
Frezeer si riprese: “Scusa, Malefica, è che sei così ingenua. Ma non capisci? Se davvero è accaduto loro qualcosa… be’, di certo i superstiti saranno prigionieri!”
“E di grazia, chi dovrebbe far prigioniero Napa?”
Frezeer esibì un ghigno malevolo: “I quattro terrestri. Ovvio, no?”
“Ah! Ma non farmi ridere!” Malefica lo scrutò mentre lui tornava a levitare.
“Buona fortuna, se credi di riuscire a trovare Jafar!” ghignò lui “Io ti consiglierei di non tornare più a palazzo, o farai una gran brutta fine! Buona giornata!”.
Malefica si voltò senza degnarlo di uno sguardo e si allontanò a grandi passi, il mantello stretto attorno al corpo.
No, Frezeer si sbagliava… o forse lo aveva fatto apposta, aveva inventato tutto solo per spaventarla… già, quel maledetto alieno…
Ma una cosa era certa: se quello che lui aveva detto era vero, allora decisamente sarebbe stato meglio non tornare più al castello… o lei vi avrebbe trovato morte certa.

*

“Noooo! Lasciatemi, non voglio, non voglio, non voglio!!!URCA!”
Goku urlava a squarciagola, dimenandosi tra le braccia di Vegeta e Broly.
“Kakaroth sta’ fermo!” gli urlavano loro, ma Goku non li ascoltava minimamente: la vista della siringa in mano a Julia lo aveva fatto uscire di senno.
“Goku, ti scongiuro: ci serve il tuo sangue!” lo supplicò esasperata la ragazza “Avanti, non sentirai nulla! E’ come una zanzarina che ti punge!”
“No no no no!! Io ho paura della puntura!” piagnucolò disperato quello.
“Oh, accidenti! Questa non ci voleva proprio!” Julia scosse la testa con fare rassegnato.
“Ehi! Qual è il problema?” esordì Nix, avvicinandosi alla combriccola nel vicoletto.
“Goku non vuole che io gli faccia un prelievo!” rispose Julia indicando al cugino la siringa.
“Eh eh… ha paura degli aghi, questo lo sanno tutti! Ma tu perché devi fargli un prelievo?”
“Fatti i cavoli tuoi!” sbottò esasperata Julia “Piuttosto, aiutami con Goku! Cosa possiamo…”
“Stupeficium!”.
Un lampo di luce rossa e Goku svenne tra le braccia di Broly e Vegeta.
“Ma… Nix! Sei impazzito?!” ululò Julia, precipitandosi su Goku, che sembrava ora dormire della grossa.
“Ehi… l’ho schiantato! Così potrai fargli il prelievo senza problemi… invece di ringraziarmi mi dici pure che sono impazzito! Bah!” Nix si allontanò fingendosi offeso.
Julia scosse la testa, guardandolo mentre si allontanava: “Perché ho un cugino così cretino?”
“Maestà… il prelievo, presto! Prima che Kakaroth si riprenda!” Broly la richiamò e la ragazza prontamente infilò la siringa nell’incavo del gomito del braccio sinistro di Goku.
“Fatto!” esclamò pochi istanti dopo, osservando attentamente il sangue nella siringa.
“Hermione!” chiamò Julia. La ragazza si precipitò da lei: “Ditemi, Julia”.
“Potresti medicare il punto in cui ho fatto il prelievo a Goku? Così dopo non vedrà il sangue scorrere e non rischieremo di farci rompere nuovamente i timpani!”
Hermione ridacchiò: “Senz’altro, maestà!”
“Ma basta! Mi chiami ancora maestà? Ormai siamo parenti acquisite io e te! Devi darmi del tu!” Julia le strizzò l’occhio e Hermione le sorrise in risposta.
“D’accordo, Julia… ma mi ci dovrò abituare e ci vorrà un po’ di tempo, sai?”
“Prenditi tutto il tempo che vuoi! Ma azzardati a chiamarmi di nuovo maestà e la mia furia si scatenerà!” scherzò Julia, mentre rientrava nel covo.
Una volta dentro, la ragazza notò uno strano andrdivieni di persone: Hay Lin e Will stavano sistemando in tutta fretta i divani e le sedie, spingendo tutto contro i muri, intanto Irma e Cornelia parlottavano fitto fitto e Irma sembrava particolarmente concentrata.
Maryanne, in tutto questo, se ne stava a centro stanza e guardava stranita Will che sfrecciava da una parte all’altra spostando mobili.
“Che succede qui?” chiese Julia, raggiungendo la spaesata cugina.
“Non ne ho idea… da quando è sorta l’alba si sono messe in moto, e tutti gli altri sono sul retro che combattono e si allenano… sono impazziti tutt’assieme!” commentò Maryanne.
“Ma come, non sapete?”
Will si era bloccata, Taranee affianco a lei.
“Cosa non sappiamo?” fece Julia sospettosa.
“Oggi è il grande giorno!” intervenne Irma “Arriveranno tutti!”
“Tutti chi?” chiese Maryanne.
“Tutta la resistenza, da ogni parte dell’isola!”
Maryanne spalancò la bocca e Julia la imitò: “Oggi? Tutti? T-tutti qui?”.
“Ma certo! In fondo, oggi era previsto anche il vostro arrivo, ma poi siete arrivati con due settimane di anticipo e quindi…”
“Io devo andare in bagno!” esclamò d’un tratto Irma, correndo verso una porticina.
“Quindi…” continuò Julia distogliendo lo sguardo dalla ragazza, che aveva chiuso la porta dietro di sé “Oggi qui si riunirà praticamente quasi tutta l’isola!”
“Esatto” Cornelia sorrise alle due cugine “Potrete conoscere la stragrande maggioranza degli abitanti di Elaja… allora, come vi sentite?”
“Male… mi viene da vomitare…” commentò Julia cerea.
“Perché così lugubre, maestà?” chiese Hay Lin “In fondo, è una bella cosa questa!”
“Sì, ma ti fa anche capire che è arrivato davvero il momento di dare battaglia!” ribattè Julia.
Will sospirò: “Senza dubbio. Il tempo per combattere è giunto… ma non temete, maestà, avremo ancora qualche giorno per allenarci!”
“Ehi… ma se ora si stanno dirigendo qui la bellezza di milioni di persone… ehm… la cosa non potrebbe essere alquanto sospetta agli occhi di Abu?” fece notare Maryanne.
“State tranquilla: i nostri amici non entreranno ad Elaja in massa! Si divideranno in più giorni… oggi dovrebbero raggiungerci… oh, accidenti, dove ho messo l’elenco?” Will aprì un cassetto di una scrivania e dopo una breve ricerca ne tirò fuori una pergamena: “Allora, oggi dovrebbero raggiungerci Gohan, Videl, Pan, Goten, Chichi, Riff, Tensinhan, Lunch, Yamcha, Hercules e Meg, Legolas, Majin Bu e Mr Satan, Caleb, Elyon e… oh santo cielo… allora verrà anche lui!”
“Chi?” la interruppe Hay Lin cercando di sfilarle di mano la pergamena.
“Matt!” esclamò Will fuori di sé “Verrà qui già oggi! Oh, che bello! Finalmente! Erano otto mesi che non ci vedevamo, accidenti io…”
“Ok, respira Will! Rilassati! Va tutto bene!” cercò di tranquillizzarla una divertita Taranee.
“Già, stai tranquilla… però se magari ti sistemassi quei capelli male non sarebbe!” commentò Cornelia.
Will prese a tastarsi il capo freneticamente: “Cosa hanno che non va i miei capelli? Sono disordinati? Cosa devo fare?!”.
“Vieni qui, te li sistemerò io appena quell’impiastra di Irma sarà uscita dal bagno…” fece ancora Cornelia, divertita.
“Maestà?”
Vegeta era affianco alle due cugine: “Cosa c’è Veggy?” fece Maryanne.
Vegeta sbuffò: “Maestà, vi prego di smetterla di chiamarmi con quel terribile nome! E comunque… Hermione vi sta aspettando per le analisi, regina Julia”.
“Oh! Sicuro! Arrivo!” esclamò lei, affrettandosi verso l’uscita del covo.
“Quali analisi?” chiese Maryanne al Saiyan.
“Nulla che vi riguardi, vostra maestà!” Vegeta le fece una piccola riverenza con un ghigno e seguì Julia fuori dal covo.
Maryanne esibì una linguaccia: “Antipatico di un Saiyan!”.
Una volta fuori dal covo, Julia vide Hermione intenta a borbottare qualcosa mentre muoveva la bacchetta, facendone uscire alcune scintille argentee.
“Che stai facendo Herm?” chiese la ragazza.
“Alcune prove” rispose quella “Allora, abbiamo sia il sangue di Vegeta che quello di Goku?”.
“Sì… ma sai cosa sto pensando?” fece Julia pensierosa.
“Cosa?”
“Che forse converrebbe fare un prelievo anche a me e agli altri… insomma, dobbiamo anche studiare il nostro di sangue, per capire la compatibilità con quello Saiyan!”.
Hermione fece spallucce: “Come volet… ehm , come vuoi tu!”.
Julia prese un piccolo coltello affilato che portava sempre con sé e si ferì il braccio sinistro, un graffio abbastanza profondo da far fuoriuscire quel po’ di sangue che bastava.
Hermione, prontamente, evocò una fialetta di vetro e vi raccolse il prezioso liquido.
“Epismendo” sussurrò poi puntando la bacchetta sul braccio di Julia; la ferita scomparve.
“Vieni, andiamo a prendere il sangue degli altri” fece la ragazza, e le due tornarono dentro al covo.
“Scimmia! Vieni qui!” chiamò Julia.
Maryanne la guardò in cagnesco: “Finiscila di chiamarmi così!”
“Avanti, babbuino, allunga un braccio: ti devo fare un prelievo!” Julia prese il braccio sinistro di sua cugina e le alzò la manica sino al gomito.
“Prelievo? Ma mi spieghi cosa stai combinando?!” chiese quella, mentre Julia le feriva leggermente il braccio e Hermione raccoglieva il sangue in un’altra fialetta.
“Niente di particolare, ti spiegherò tutto più tardi!” rispose Julia, mentre Maryanne con un pigro colpo di bacchetta medicava la sua ferita, facendola sparire.
“Ehi… ma perché hai usato la siringa con Goku e con noi no?” fece Maryanne sospettosa.
Julia ridacchiò: “Perché vedere dal vivo Goku che frigna per una siringa è una cosa che non ti succede tutti i giorni… no?”.
Le tre ragazze risero assieme: “Dove sono Nix e Bowlish?” chiese poi Hermione.
“Sono sul retro, si stavano esercitando assieme agli altri!” rispose Maryanne, mentre le due ragazze si dirigevano lì.
Hermione con una spallata ben assestata riuscì ad aprire la porta difettosa: e si ritrovarono davanti una scena alquanto incredibile.
Nix e Bowlish erano circondati da Murtagh, Frodo, Ron, Harry, Trunks, Bra e i quattro re di Narnia, i quali sembravano tutti abbastanza agguerriti.
“Pronto Nix?” fece Bowlish all’improvviso.
“Pronto!”
Fu un attimo: gli aggressori si ritrovarono stesi a terra mentre i due ragazzi sprigionarono una forza incredibile, sollevando un vento fortissimo, che travolse anche Julia e Hermione.
“Oh cavoli! Hanno sprigionato l’aura!” esclamò Julia sbalordita.
“Ok! Ok! Basta, ci arrendiamo!” Bra, ancora stesa a terra, alzò una mano e la agitò in segno di resa.
“Evvai!” Nix e Bowlish batterono il cinque.
“Hem hem”.
I due cugini si voltarono: Julia e Hermione li stavano ancora osservando stupefatte.
“Avete visto, ragazze? Siamo imbattibili!” urlò Nix euforico.
“Affascinante, davvero…” scherzò Julia “Ma ora mi serve il vostro sangue… veloci, ragazzi, non abbiamo tempo da perdere!”.
Nix, incerto, tese un braccio e Julia gli fece un graffio con il suo coltello: “Posso sapere perché stai prendendo il mio sangue?”.
“Lo saprai più tardi” rispose la ragazza mentre passava a raccogliere il sangue di Bowlish.
“Voi due non me la contate giusta” mormorò il ragazzo sospettoso.
“Oh, tranquillo fratellino… quando scoprirai di cosa si tratta ne rimarrai decisamente contento!” Julia strizzò un occhio e si dileguò con Hermione.
“Donne… un mistero!” commentò Nix facendo spallucce.
“Già… Julia poi è un mistero irrisolvibile!” ridacchiò Bowlish, mentre assieme al cugino tornava a combattere ed allenarsi.

*

Malefica continuava a camminare, il cuore a mille, ma di Jafar o del suo plotone non vi era traccia.
Le parole di Frezeer continuavano a girarle per la mente, mandandola ancor di più nel panico: cosa ne sarebbe stato di lei se fosse tornata a palazzo senza Jafar?
“Tu, villico!” sbraitò rivolta ad un passante “Hai visto il consigliere Jafar?”.
“No, mia signora!” rispose quello inchinandosi.
“Dannazione!” urlò la strega fuori di sé.
Davvero Jafar era sparito nel nulla?
Davvero Abu l’avrebbe uccisa?
Le conveniva tornare a palazzo… o unirsi ai quattro terrestri contro quello scimmione folle?



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Capitolo 31
*** Metamorfosi ***


Julia e Hermione, una volta prelevato anche il sangue di Bowlish e Nix, si diressero nuovamente nel covo.
“Ehi, Irma!” chiamò Julia “Dove possiamo metterci tranquille, così da non poter essere disturbate?”.
Quella parve rifletterci per qualche istante: “Potreste andare in cucina!”.
“Ma non ci sono i prigionieri lì?” fece Hermione titubante.
“Uhm… sì, ma dormono…”.
“Ok, la cucina andrà benissimo! Andiamo, Herm!” Julia prese per un braccio la ragazza ed entrambe entrarono nella piccola cucina.
Come Irma aveva detto, i prigionieri, ancora legati, dormivano della grossa.
Tutti tranne due.
“Guarda guarda chi è sveglio!” Julia si chinò per fronteggiare Pena e Panico, e Hermione con lei.
I due demonietti si scambiarono un’occhiata non troppo convinta: “Parli tu?” fece Pena.
“No, tu!” rispose Panico.
“Insomma, cosa avete deciso voi due?” intervenne Julia con tono pacato.
Pena sospirò: “Ci abbiamo pensato a lungo… per quanto ci riguarda, noi siamo stufi di essere maltrattati da Ade… e da Abu anche”.
“Ma abbiamo paura!” intervenne Panico “Perché se dovessimo unirci a voi e poi perdere la battaglia… cosa ne sarebbe poi di noi?”.
“E’ un rischio che dovete esser certi di voler correre” rispose Julia “Se non ne siete convinti, allora tornate pure da Abu”.
Detto questo, la ragazza slacciò i legacci che li tenevano bloccati.
“Julia, ma cosa…?”
“Tranquilla, Hermione; devono scegliere da che parte stare! E’ giusto lasciarli liberi”.
I due demonietti si guardarono: Pena fece spallucce e Panico balbettò “Allora… noi…”.
“Sì?” fece Julia, rimettendosi in piedi.
“E va bene. Ci uniamo alla vostra combriccola!” sbottò Pena.
Julia abbozzò un sorrisetto beffardo: “Me ne compiaccio”.
“E loro?” Hermione fece un cenno rivolto a Napa e i due soldati, ancora addormentati “Cosa faranno?”.
“Io ho l’impressione che anche loro si uniranno a noi” Julia fece un occhiolino a Hermione la quale si limitò a balbettare “Me lo auguro”.
“Allora” esordì Panico “Come ci si organizza per la battaglia?”.
“Non ne abbiamo ancora discusso” rispose Julia “Oggi sicuramente ne parleremo”.
“Noi abbiamo sentito qualcosa riguardo la disposizione delle truppe di Abu” mormorò incerto Pena “Magari dopo ne potremmo parlare!”.
“Eh, magari!” Julia fece un sorrisetto “Ora però dovete darmi qualche istante di tempo… io e Hermione dobbiamo fare un piccolo esperimento”.
In religioso silenzio, Pena e Panico si sedettero affianco a Julia, che assieme a Hermione si era inginocchiata e aveva estratto le fialette con il sangue Saiyan.
“Bene, Hermione… mi serve sapere il gruppo sanguigno di ogni singolo campione di sangue raccolto, così posso fare un’analisi di compatibilità”.
Hermione eseguì un semplice incantesimo: Julia segnò su un foglietto tutti i gruppi e dopo accurati calcoli giunse a una conclusione.
“Tutti perfettamente compatibili” sorrise alla fine, un quarto d’ora più tardi.
“Quindi potrete fare la trasfusione?” chiese Hermione sorridendo.
“Esattamente!” Julia la abbracciò felice “Diventeremo fortissimi!!”.
“Ehm… che cosa dovreste fare?” chiese Pena incerto.
“Una trasfusione di sangue Saiyan… in pratica, io, mio fratello e i miei cugini diventeremo mezzi Saiyan!”.
I due demoni spalancarono la bocca: “Mezzi Saiyan?”.
Ma Julia non li stava ascoltando: si era improvvisamente bloccata, lo sguardo perso nel vuoto.
“Sono una cretina” mormorò tra sé e sé.
“Perché?” fece Hermione.
“Ma certo che il sangue Saiyan è compatibile con quello umano!” battè una mano sulla fronte “Insomma, Trunks, Bra, Gohan e Goten ne sono la prova vivente!”.
“Ma certo…” realizzò Hermione “Loro sono figli di un Saiyan e di un’umana…”.
“Abbiamo sprecato tutto questo tempo per nulla!” borbottò Julia “Sono davvero una scema! Come ho fatto a non pensarci prima?!”.
“Invece non è stato del tutto sprecato… ok, è compatibile, ma avresti comunque dovuto fare delle analisi per vedere la compatibilità dei singoli gruppi sanguigni, no? Altrimenti avremmo rischiato il rigetto e…”
“Sì, forse hai ragione” Julia si convinse “Ma ora andiamo, dobbiamo raggiungere gli altri e dare loro la notizia!”.
Le due ragazze, seguite a ruota da Pena e Panico, tornarono quindi nel covo, i volti illuminati dal sorriso.
“Chiamatemi Goku e Vegeta… e anche Bowlish e Nix” fece Julia rivolta a Taranee e Hay Lin; quelle due annuirono, poi uscirono sul retro del covo per chiamare i due Saiyan e i due ragazzi.
“Qualcosa non va?!” un affannato Vegeta si fece avanti, seguito a ruota dagli altri tre.
Julia ghignò: “Al contrario, Vegeta… va tutto bene! Siamo pronti per la trasfusione”.
Vegeta e Goku si scambiarono un sorriso d’intesa: “Pronto Kakaroth?”.
“Prontissimo!”.
In un attimo, i due si trasformarono in Super Saiyan di quarto livello: “Maryanne! Vieni qui!” esclamò Julia, tirando per un braccio sua cugina che stava osservando la scena a bocca aperta.
“E’ davvero arrivato il momento?” boccheggiò quella.
“Sì” rispose solenne Julia “Hermione, per favore… con la tua bacchetta inietta il sangue di Goku in Bowlish e Maryanne… e quello di Vegeta in me e Nix”.
Hermione annuì: con un tocco delicato della bacchetta sulla pelle, raccolse alcune gocce del sangue di Goku (“Oh, allora non è una puntura!” esclamò sollevato lui) e con un identico gesto posò la bacchetta prima sul braccio di Bowlish e poi su quello di Maryanne (“Ehi! Mi brucia la pelle!” si lamentò la ragazza).
La stessa operazione fu ripetuta per Vegeta: Hermione prelevò il suo sangue e lo iniettò in Julia e Nix.
“Fatto” mormorò infine “Come vi sentite?”.
“Io…” Julia assunse una strana espressione “Io…”.
“Maestà… cosa succede?” Murtagh si era fatto avanti, essendo appena entrato nel covo.
Ma quella non fece in tempo a voltare il capo per poterlo guardare che crollò a terra, priva di sensi.
“Julia!” Hermione prese appena in tempo la ragazza prima che quella battesse il capo a terra; ma intanto anche Vegeta, Goku e Murtagh erano scattati in avanti: Nix, Bowilsh e Maryanne erano improvvisamente svenuti anche loro.
“Ma cosa diamine sta succedendo?” sbottò preoccupato Murtagh.
“Portiamoli sul divano, presto!” intervenne Will che si era avvicinata loro e ora li stava aiutando a mettere i quattro ragazzi stesi su quattro diversi divanetti.
“Sono svenuti… così, all’improvviso!” balbettò Hermione preoccupata “Ma cosa sarà successo?”.
“E’ il sangue Saiyan” mormorò Vegeta, mentre fissava Julia “Il loro corpo si sta abituando al sangue in circolo…”.
“Ma non capisco!” continuò Hermione turbata “Julia ha detto che il sangue era compatibile, non avrebbero dovuto esserci problemi!”.
Goku fece un ghigno insoddisfatto: “Non dimentichiamoci che la regina è solo una studentessa… non un medico. Potrebbe anche aver sbagliato qualcosa…”.
“No” Hermione scosse freneticamente la testa “No, Goku, ti scongiuro… non dirmi queste cose!”.
“Lasciamoli riposare, coraggio!” intervenne Will “Dobbiamo solo sperare che ce la facciano”.
“Cosa succede?” Bulma si era fatta avanti “Qualcosa non va, Vegeta?”.
“I re stanno poco bene… hanno appena subìto una trasfusione di sangue da me e Kakaroth, e ora… il corpo sta reagendo”.
“Una trasfusione?” sussurrò Bulma “Ottima idea… però non mi sembrano per niente in gran forma… forse il corpo sta reagendo male…”.
“Decisamente male” obiettò Vegeta.
“Ragazzi? Gli altri stanno arrivando… non dovremmo iniziare con la riunione?” fece Will “Io direi di spostare i re in una camera da letto, magari qualcuno potrebbe stare con loro e tenerli d’occhio nel caso stiano davvero male…”.
“Ci sarò io con loro” esclamò Hermione.
“E anche io” fece Bulma “Non devo partecipare alla riunione… non me intendo di tattiche belliche!”.
Vegeta guardò la moglie: “Tienili d’occhio, chiamami subito nel caso la situazione degeneri”.
Bulma annuì, l’aria preoccupata: poi assieme agli altri, portò i quattro ragazzi in una camera appartata e li stese su un enorme letto.
“A dopo” fece pochi minuti dopo Vegeta, uscendo dalla stanza, seguito da Goku, Will e Murtagh.
“Cosa ne pensi, Bulma?” fece Hermione titubante, tenendo stretta la mano di Nix nella sua “Ce la faranno?”.
Quella sospirò: “Non lo so, Hermione, non me ne intendo di queste cose… stiamo loro vicini, e aspettiamo che si riprendano”.
Ma qualcosa non andava: Julia stava gemendo nel sonno, quasi impercettibilmente.
“Julia” sussurrò Hermione “Cos’hai?”.
Bulma le si avvicinò: “Maestà… come vi sentite?”.
Ma quella non rispose: continuò a lamentarsi, e la sua pelle era madida di sudore.
“Nix!” Hermione sentì la presa del suo fidanzato stringersi nel suo pugno; anche lui stava digrignando i denti e sembrava molto sofferente.
“Aiuto” mormorò Julia “Aiuto”.
“Maestà, che cosa vi prende?” Bulma le strinse un braccio.
In un secondo di tempo, Julia spalancò gli occhi e si mise a sedere: “Devo vomitare”.
“Cosa?”.
“Aiutatemi”.
Tremava incontrollatamente: Hermione evocò in gran fretta un secchio e Bulma lo passò alla ragazza; pochi istanti dopo Julia era di testa nel secchio.
“Aiutatemi” un’altra voce si era levata: era quella di Maryanne.
Hermione si voltò: “Che cosa vi pre…”.
Non fece però in tempo a finire la frase che quella urlò per i dolori, contorcendosi su sé stessa.
“Mi brucia… mi brucia tutto” ululava tra le lacrime.
“Respirate, maestà… state calma!” le stava dicendo Bulma, che le era corsa vicino “State tranquilla…”.
Anche Bowlish stava gemendo nel sonno: gocce di sudore gli imperlavano il viso.
“Andiamo, Maryanne… va tutto bene!” mormorò atterrita Hermione, carezzando intanto il volto del suo fidanzato.
Julia si accasciò nel letto, posando il secchio alla sua destra, per terra: “La mia testa… la mia povera testa…” mormorò con lo sguardo rivolto al vuoto.
Bulma e Hermione si scambiarono un’occhiata preoccupata: la situazione stava degenerando.
“Vado a chiamare Vegeta” mormorò Bulma, alzandosi dal letto e correndo fuori dalla camera.
“Ok, Hermione, stai calma…” si disse la ragazza “Cerca di gestire la situazione nell’attesa di Bulma e Vegeta…”.
Nix continuava a contorcersi nel sonno, così come Bowlish: Maryanne aveva smesso di urlare, ma ora bisbigliava qualcosa di incomprensibile mentre calde lacrime le rigavano il viso.
Julia continuava a fissare il vuoto e tremava incontrollatamente.
“Resistete” mormorò Hermione “Tra poco starete di nuovo bene… ne sono certa!”.
Ma proprio in quel momento, un urlo tremendo si levò dalle bocche di tutti e quattro i cugini: “Fa male… fa male!” ululava disperata Maryanne.
“Cosa fa male, cosa?!” le chiese disperata Hermione.
Ma mentre ancora parlava, il suo sguardo si posò su una strana protuberanza che stava uscendo fuori dalle coperte, qualcosa di molto lungo, scuro…
Una coda.
Hermione sobbalzò, rimettendosi in piedi: “Una coda?!” balbettò incredula.
Nix e Bowlish aprirono gli occhi, continuando a gemere e urlare: “Aiuto… aiuto…”.
“Che sta succedendo qui?!”.
Un preoccupatissimo e cereo Vegeta era entrato nella stanza, assieme a Goku, Susan, Bulma e Junior.
“La coda, Vegeta! Guarda!” esclamò Goku.
Julia non stava urlando più, a differenza degli altri tre: aveva anche smesso di tremare, e ora stava fissando incredula i suoi capelli, che le si stavano allungando a vista d’occhio.
“Cosa mi sta succedendo?!” gridò spaventata, sovrastando i lamenti degli altri.
Vegeta e gli altri rivolsero la loro attenzione su di lei: “Ma… ma…”.
I capelli della ragazza stavano mutando colore, diventando vistosamente più scuri: anche gli occhi stavano mutando colore, tendevano ora al violetto.
Le gambe, le braccia, il busto… si stavano allungando.
“Cosa mi sta succedendo!?” ripetè ancora lei, guardando sbalordita le sue braccia allungarsi.
Anche gli altri tre, ora, non urlavano più: piuttosto Maryanne piagnucolava e Nix e Bowlish respiravano affannosamente.
Anche loro stavano mutando: Bowlish e Nix si stavano vistosamente ingrossando, Maryanne invece stava cambiando l’aspetto fisico proprio come sua cugina; i capelli più lunghi e indomabili, il corpo che cresceva a vista d’occhio…
“Non ci posso credere” sussurrò Vegeta a bocca aperta “Stanno mutando”.
Julia alzò lo sguardo su di lui: “Vegeta…” mormorò “Cosa mi sta succedendo?”.
La ragazza ora non tremava più: lo sguardo fermo, anche se spaventato, si tastò il corpo, quasi a volersi accertare di essere ancora intera. Un guizzo della sua nuova coda attirò la sua attenzione: “Ho la coda!” esclamò, spaventata e sorpresa.
“Anche io” mormorò Nix debolmente, il respiro ancora affannoso “Guarda, ce l’ho anche io…”.
Maryanne e Bowlish si guardavano esterrefatti: “Tutto bene?” chiese lui; la ragazza annuì, mormorando “Ora sì”.
“Nix, come ti senti ora?” sussurrò Hermione, avvicinandosi a lui.
Quello fece spallucce: “A dire la verità… ora sto benissimo. Anche meglio di prima della trasfusione!”.
“Anche io!” intervenne Bowlish, ascigandosi la fronte madida di sudore “Mi sento… forte”.
Gli sguardi terrorizzati ed esterrefatti di Vegeta, Susan, Bulma, Junior e Goku saettavano da uno all’altro dei quattro ragazzi.
Ma la cosa incredibile fu quando Julia balzò fuori dal letto con un agile saltello, come se non fosse stata fino a pochi istanti prima dolorante e febbricitante.
“Cosa diamine sta succedendo?” fece Susan interdetta, rivolta a Vegeta “Ora stanno bene, così, da un momento all’altro?!”.
Sussultò quando si ritrovò Bowlish al suo fianco: “Ma tu eri a letto!”.
“Sono in piedi, ora!” le sorrise lui “Hai visto come sono stato fulmineo?!”.
“Assurdo” stava mormorando Vegeta, scuotendo il capo “A quanto pare la fase di adattamento si è conclusa… e ora sono dei…”.
“… Mezzi Saiyan” concluse Goku per lui.
Julia, Bowlish, Nix e Maryanne si disposero l’uno affianco all’altro: “Siamo pronti a combattere, ora” annunciò Julia, l’aria agguerrita e le mani sui fianchi.
Vegeta le sorrise di rimando: “Le vostre aure sono incrementate… lo avverto”.
“Meglio così, no?” fece Nix “E poi, guardate i miei capelli come sono fighi!” scherzò, passandosi una mano nella lunga, folta e lucente chioma corvina.
“Ve la sentite di partecipre alla riunione con i gruppi della resistenza?” chiese Junior incerto.
“Certo” rispose Bowlish “Andiamo”.
Detto questo i quattro uscirono dalla stanza, lasciando tutti i presenti fermi lì, immobili, ancora increduli di quell’improvviso, violento cambiamento… e di quelle quattro code che fluttuavano elegantemente.

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Capitolo 32
*** Nuova alleanza per la resistenza ***


Abu era adirato: come era possibile? Come i suoi poteri erano di colpo diminuiti, come aveva potuto perdere la grande potenza acquisita grazie all'incantesimo di Jafar?
Malefica ancora non era tornata a palazzo e lui iniziava ad essere stufo di aspettare: aveva sempre odiato le attese.
Camminava nervoso avanti e indietro nella Sala del Trono, sotto gli occhi timorosi dei suoi consiglieri.
"Ade" fece d'un tratto "Io voglio sapere che fine abbia fatto Jafar. E anche Malefica, visto che è scomparsa anche lei da ore ormai!".
"Mio Signore" Ade chinò il capo "Se voi desiderate che io vada a cercarli, non dovrete far altro che...".
"Andrò io a cercarli, vostra maestà!" intervenne Lady Tremaine "Vi assicuro che una volta trovati chiederò loro le dovute spiegaz...".
"TACETE!" urlò Abu sempre più in collera.
Il silenzio scese come una pesante coltre: i consiglieri si scambiarono sguardi cupi e carichi di astio.
"Questa situazione mi ha stancato!" sbottò Abu "Non è possibile che quattro ragazzini vengano qui e cerchino di impossessarsi del MIO regno, che ormai governo da secoli! Non ce la faranno!".
Ancora silenzio: c'era solo il rumore del fuoco che scoppiettava nel camino e quello dei passi ovattati dell'imperatore che continuava a camminare sui morbidi tappeti della Sala.
"Mi rifiuto di credere a quella maledetta profezia!" continuò ancora, digrignando i denti "Quattro stupidi mocciosi che non valgono un millesimo della mia potenza! Puah!".
Finalmente un rumore echeggiò nella stanza, rompendo quel silenzio carico di tensione:qualcuno aveva bussato.
"Entrate!" ordinò Abu, fermandosi.
Le porte si aprirono: nella Sala fece il suo ingresso Eragon, perfettamente vestito, pulito e rifocillato.
"Mio Signore" si inchinò "Mi avevate mandato a chiamare?".
Abu gli si avvicinò ghignando: "Mio giovane amico! Mi serve il tuo aiuto!" posò una mano sulla spalla del Cavaliere e lo condusse a centro stanza.
"Sono ai vostri ordini, maestà!" rispose il ragazzo, una strana espressione malvagia sul viso.
"So che smani per poter mettere le mani su Giulia la terrestre, non è forse vero?".
Eragon annuì veemente, gli occhi con le iridi di un cupo rosso che brillavano inquietanti: "Sì, vostra maestà! Voglio il suo sangue!".
"E allora ti chiedo questo, Eragon: trovala. Va' là fuori e trova Giulia. Portala da me e poi potrai ucciderla. Portala qui da me e verrai ricompensato, mio giovane Cavaliere. Va' a cercarla con il tuo drago, va' con Saphira, sorvola il paese: lei è qui, ad Elaja".
Eragon si inchinò dinanzi al sovrano e gli baciò le mani: "Non vi deluderò, mio Signore".
Detto questo si alzò e si diresse fuori dalla Sala, la spada al fianco e lo sguardo omicida.
Quando le porte vennero richiuse, Abu si rivolse nuovamente ai suoi consiglieri: "E ora mi rivolgo a voi: portatemi Jafar e Malefica. Li voglio qui, entrambi. E se non riusciste a trovarli, allora sappiate che la pena che subirete sarà indimenticabile".
"Mio Signore, noi non vi deludere..."
"Taci, Uncino! Tu mi hai già deluso più volte!" sibilò Abu, puntando un dito sul Consigliere "Ecco perchè ad accompagnarvi ci sarà qualcun'altro, qualcuno di certo più competente di voi ciarlatani".
"Chi, mio Signore?" chiese Grimilde.
Abu ghignò soddisfatto: "Frezeer".
I volti dei consiglieri impallidirono: "Ma, vostra maestà, Frezeer non..."
"Frezeer è di certo superiore a tutti voi in quanto a forza, potenza e intelligenza!" li zittì Abu "Prenderete ordini da lui. E se dovesse riferirmi di vostre insubordinazioni, è inutile dirvi che la pena sarà la morte. Chiaro?".
I presenti chinarono il capo in segno di accettazione: "Certamente, maestà".
"Bene. Ora andate a prepararvi e mascheratevi in maniera tale da non farvi riconoscere dalla gente. Oh, e nel caso incontriate quel traditore di Vegeta..." sottolineò Abu "...uccidetelo senza tanti complimenti. Voglio la sua testa su un piatto d'argento".
Detto questo, con un pigro cenno della mano lì congedò: e nell'uscire da quella Sala, Ade comprese che tornare vivi da quella missione sarebbe stato davvero qualcosa di altamente improbabile. E se lo diceva il Dio dei morti, allora c'era davvero di che preoccuparsi.

*

"Wow!"
"Incredibile! Sono davvero loro?"
"Sono così diversi..."
"Maryanne sei stupenda!!"
"Piantatela, razza di imbecilli! Dobbiamo parlare della gue..."
"FACCIAMO UN APPLAUSO AI NOSTRI RE!".
La voce di Crilin si era levata sopra le altre: uno scroscio di applausi si levò improvvisamente, mentre un seccato Vegeta e un divertito Goku cercavano di far ritornare la tranquillità.
"Insomma, LA VOLETE FINIRE DI FARE GLI IDIOTI OPPURE NO!?" urlò a squarciagola Vegeta "Stavamo parlando della battaglia imminente o sbaglio!?".
Il silenzio calò bruscamente: la voce di Vegeta aveva sovrastato persino gli applausi e tutti si erano bloccati spaventati.
"Non so se lo avete capito, gente, ma stiamo per combattere un tiranno secolare! Forse ce ne libereremo, forse no, ma ci stiamo organizzando per la grande battaglia, intesi? Quindi ci vuole massima serietà!".
Julia si guardò attorno: erano tutti imbarazzati, Crilin si grattava il capo e altri guardavano a terra.
"Julia" Maryanne le sussurrò nelle orecchie "Non hai notato una cosa?".
"Di che parli?" sillabò Julia.
"Bene, allora!" riprese vegeta "Crilin stava proponendo l'attacco all'uscita est, ma io dico che dato che all'alba sorge il sole da est, allora sarebbe meglio...".
"Pena e Panico non sono più qui!" esclamò Maryanne rivolta a Julia, gli occhi sgranati.
La ragazza si voltò di scatto: ma certo! I due demoni erano scomparsi! Che fine avevano fatto?
"Non saranno mica andati... oh no!" gemette, battendosi una mano sulla fronte "Sono stata una scema a fidarmi, perchè sono così cretina?"
"Julia che c'è?" Nix le si era avvicinato.
"Devo... devo trovare... oh, aspettatemi qui! Maryanne, vieni con me!" Julia prese per un braccio la cugina e la trascinò via dalla sala del covo.
"Ehi! Ma dove state andan...".
"Non c'è tempo, Junior! Dobbiamo trovare una cosa, arriveremo presto!" lo interruppe Julia, mentre correva via con Maryanne.
Uscirono dal covo, dirette nella stradina segreta: "Dannazione!" urlò la ragazza "Perchè li ho slegati? Non avrei dovuto fidarmi, non avrei dovu..."
"Julia?"
"No Maryanne! Sono troppo buona, sono una stupida! E adesso non starmi a dire che è inutile dirmi queste cose perchè dobbiamo pensare a trovarli e..."
"Julia?!"
"No, dico sul serio! Sono una S-T-U-P-I-D-A! STUPIDA!" Julia continuava a schiaffeggiarsi il capo con aria folle.
"Julia, Pena e Panico sono qui!".
"Cosa?"
La ragazza si voltò: i due demonietti la stavano guardando, affianco a Maryanne, con aria sorpresa e divertita.
"Oh... siete qui!!" Julia si ricompose mentre i due scoppiavano a ridere assieme all'altra ragazza.
"Non c'è niente da ridere! Io mi sono preoccupata e..."
"Ah ah ah ah!" le risate continuavano e alla fine Julia si unì a loro, imbarazzata e divertita al tempo stesso.
"Oh, Julia, sei uno spettacolo quando vai nel panico! Ah ah ah!" sghignazzava Maryanne.
"Ma perchè eravate qui fuori?" chiese Julia ai due demoni, che ancora cercavano di calmare l'ilarità.
"Oh" improvvisamente entrambi si ricomposero "Ecco, noi abbiamo avvertito una presenza familiare avvicinarsi a questa zona. E, effettivamente, non ci sbagliavamo. C'è qualcuno di nostra conoscenza qui".
"Qui dove?" chiese Julia.
"Sul retro del covo" le rispose Pena "Quindi siamo usciti per capire cosa stesse facendo".
"Ma chi è?" chiese Maryanne incuriosita.
"Malefica" risposero all'unisono i due demoni.
Julia e Maryanne si guardarono: "Malefica? La strega del Male?".
Quelli annuirono con aria grave: "Cosa facciamo?".
Julia riflettè: "Io un'idea ce l'avrei. Folle, ma è pur sempre un'idea."
"Cioè? Spiega!" la incitò Maryanne
Julia la guardò pensierosa, poi spostò il suo sguardo su Pena e Panico. 
"Ecco... voi due dovreste farvi vedere da lei".
I due demoni si guardarono: "Noi?".
"Sì, proprio voi. Io e Maryanne interverremo solo se dovesse rendersi necessario. Cercate di capire cosa vuole!".
Pena e Panico si strinsero nelle loro spalle: "E a cosa dovrebbe servire questo?".
"Voglio sapere cosa vuole quella megera da queste parti. Mi raccomando: non ditele che siete dalla nostra parte ora e che sapete dove ci troviamo!" Julia li ammonì guardandoli dritto negli occhi.
"Lo promettiamo" risposero all'unisono i due.
"Io non mi fido" intervenne Maryanne "Se davvero ci siete così fedeli, allora per voi non ci sarà problema nello stringere il Voto Infrangibile".
Pena rispose immediatamente: "Non ne vedo la necessità!".
"Io invece sì! Allora, lo stringete o no? Siete due vigliacchi bugiardi o..."
"E VA BENE; MA SBRIGHIAMOCI O QUELLA MEGERA SE NE ANDRA'!" intervenne Panico.
Maryanne cacciò subito la bacchetta, e i due demoni le porsero le loro mani destre.
Recitata la formula, i tre si trovarono legati nel Voto Infrangibile.
"Ricordate: se ci tradirete, morirete. Questo è il Voto Infrangibile!" li ammonì Maryanne, rimettendosi in piedi dopo aver finito l'incantesimo.
"Sì, lo sappiamo" le rispose Pena "E ora, con permesso... abbiamo un compito da portare a termine".
Sotto lo sguardo attento di Maryanne e Julia, i due uscirono dalla stradina segreta dirigendosi sul retro del covo.
"Vieni, Maryanne, avviciniamoci: voglio sentire tutto!" sussurrò Julia, guidando la cugina all'angolo del vicoletto segreto.
"Oh mio Dio, quanto fa paura" sillabò Maryanne appena vide Malefica.
Julia annuì: "E' davvero terrificante".
La donna era incredibilmente rassomigliante a come le due ragazze l'avevano sempre vista da piccole, disegnata sui loro libri di favole o in televisione: alta, carnagione verdastra, occhi neri come la notte, labbra rossastre e un lungo manto nero a coprirla completamente.
"Guarda quei due!" Julia diede una gomitata alla cugina, indicandole Pena e Panico che si stavano avvicinando di soppiatto alla strega.
La donna sembrava agitata: era vistosamente preoccupata per qualcosa e continuava a fissare il cielo con sguardo cupo.
"Guarda guarda chi si vede, Malefica! Che ci fai fuori dal castello!?" esordì Panico.
La donna si voltò di scatto, sobbalzando: "Voi due!! Voi! Dovete aiutarmi, adesso!".
"Qual'è il problema, strega?" chiese Pena, fingendosi non molto interessato "Vediamo se possiamo esserti d'aiuto".
"Jafar! Dov'è? Lui era con voi, vero? E ora dov'è!?" li aggredì la donna "L'imperatore mi ha mandato a cercarlo, ma Frezeer mi ha detto di non avvertire più la sua aura... questo può voler dire una sola cosa, ma può anche darsi che lui mi abbia presa per..."
"No, non si sbaglia" la interruppe con tono tranquillo Panico "Jafar è morto".
La donna divenne ancora più cerea di quanto già non fosse: "Morto" sillabò con labbra tremanti "E ora cosa faccio?".
"Be' puoi andare a palazzo a dire all'imperatore che il suo più fidato consigliere è morto, oppure potresti evitare la morte certa e restare qui, come abbiamo fatto noi!".
La donna li fissava con sguardo vacuo: "Se tornassi a palazzo, Abu mi ucciderebbe".
"Lo sappiamo. Ecco perchè neanche noi siamo tornati!" le rispose Pena.
"Ma chi? Chi lo ha ucciso?".
I due demoni si guardarono: avevano giurato di non dire a Malefica che ora erano dalla parte dei quattro terrestri, certo, ma non avevano mica giurato di non parlare di loro, giusto?
"Sono stati i quattro terrestri" esordì Pena "Lo hanno ucciso con un colpo solo. Sono diventati fortissimi".
Malefica impallidì ancor di più: "I terrestri?"
"Sì"
"Lo hanno ucciso"
"Esatto"
"E il resto del plotone?"
"Catturati. Solo noi siamo riusciti a fuggire".
"Capisco" mormorò Malefica "E non sapete ora dove si trovano i quattro ragazzi?"
"No! Non ne abbiamo idea!" mentirono i due all'unisono.
"Questa non ci voleva!" esclamò abbattuta la strega.
Pena e Panico la guardarono: "Volevi catturarli per portarli ad Abu?"
La donna sbarrò gli occhi: "No! Assolutamente! Al contrario, volevo unirmi alla resistenza! Io..." si interruppe, assumendo un'espressione di superiorità "Io sono Malefica, regina del Male, e nessuno, dico nessuno, può permettersi di minacciarmi con la morte. Nessuno può essermi padrone! E adesso è arrivato il momento di ribellarci a quel tiranno!".
Pena la guardava allibito, Panico era a bocca aperta: "C-cosa?" balbettò.
La donna si levò di colpo il manto nero che indossava, rivelando una lunga veste violacea: "Sono stanca di essere agli ordini di quel folle maniaco! Voglio ammazzarlo con le mie stesse mani! Ecco perchè cercavo i quattro terrestri: perchè abbiamo lo stesso scopo, uccidere quel tiranno! E voi due perchè mi guardate così?" li additò "Non ditemi che volete essere trattati come schiavi!".
"No, no assolutamente!" risposero i due.
"Se le tue intenzioni sono serie, ne possiamo parlare, Malefica".
Il silenzio calò bruscamente: la donna si voltò e si ritrovò davanti Julia.
"Julia! Ma che ca... torna qui!" Maryanne cercò di agguantarla, ma ormai la ragazza era fuori dal vicolo.
"E tu chi saresti, ragazzina?" chiese la strega, guardandola attentamente con aria sospettosa.
"Il mio nome è Julia, futura Regina Suprema dell'isola di Elaja" le rispose altezzosa quella.
La strega continuò a osservarla in silenzio: "E cosa vorresti da me? Hai idea di quel che potrei fare io ora?".
"Certo. Potresti tramortirmi e portarmi a palazzo, ma so che non lo farai. Perchè ho sentito ogni tua singola parola. Sei stanca vero? Sei stanca di lui... anche tu".
La donna abbassò lo sguardo, pensierosa: "Voglio ucciderlo, ma non posso farlo da sola. Fallirei".
"Noi ci stiamo organizzando. Abbiamo riunito la Resistenza da ogni dove dell'isola. E' giunto il momento di combattere: ti unisci a noi?".
Malefica e Julia si fissarono a lungo: "E va bene" la donna fece un sorrisetto "Sarò con voi".


 

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Capitolo 33
*** Ciò che l'amore non può... o forse sì. ***


Il fatto che Malefica si fosse unità alla Resistenza non fu per quasi nessuno una bella notizia: Vegeta era infuriato con Julia e le continuava a ripetere che di certa gente non ci si poteva assolutamente fidare. E lei ribatteva dicendogli che lui era la prova viente del fatto che certa gentaglia poteva anche cambiare. E si andava avanti così per ore, mentre gli altri discutevano della battaglia e organizzavano gli avamposti per l'attacco.
Fu una giornata piena di tensioni, l'atomsfera era pesante e tutti erano più che preoccupati per l'attacco al castello. Sarebbe stata la miccia che avrebbe causato l'esplosione: la grande battaglia per la liberazione dell'isola dal tiranno. C'erano quasi, ormai, eppure c'era chi non voleva ancora accettare che i tempi fossero maturi, altri che invece dicevano che non se la sentivano di combattere, e altri ancora che invece incitavano tutti a prendere le armi e combattere il tiranno.
Primo fra questi era Murtagh.
"I tempi sono maturi, il nostro momento è arrivato!" urlava a pieni polmoni per sovrastare il chiacchiericcio della folla nel covo "Altrimenti i quattro re non sarebbero giunti qui adesso!".
"Be', noi non ce la sentiamo di andare là fuori a combattere un nemico imbattibile!".
"Non è imbattibile" intervenne Malefica, mentre qualcuno si ritraeva dalla sua vista e altri si ammutolivano nel sentirla "Abu è solo un pallone gonfiato. Ha solo tanto potere che fa paura, ma di per sé non è assolutamente nulla di preoccupante".
"Intanto tu lo temi!" intervenne Nix "Come lo giustifichi?".
La donna sbuffò sonoramente: "L'ho appena detto, perché ha molti poteri. Ma non è farina del suo sacco. Jafar mi confidò che la maggior parte del potere che Abu detiene è recepito dal Demone Maggiore".
"Ma si può sapere chi è questo Demone Maggiore?!" sbottò Maryanne esasperata "Tutti che ne parlano e nessuno che me lo spiega!".
"Il Demone Maggiore è un argomento che preferirei evitare, maestà" le rispose Goku corrucciato "Lui è la più grande entità demoniaca che sovrasta il nostro mondo. Meglio lasciarlo stare finché non ci dà fastidio, ecco perché nessuno ne vuole parlare: meglio non risvegliare gli spiriti sopiti".
"Sopiti? Be', intanto questo qui ha fatto aumentare i poteri di Abu!" borbottò Bowlish in risposta.
"Ma con la morte di Jafar ora il potenziamento è annullato" rispose Maryanne "Abbiamo capito, sì".
"Bisogna approfittare di questo momento di debolezza" Malefica si fece spazio per prendere posto su una sedia "Dobbiamo riflettere sul come, dove e quando attaccare. E io una proposta ce l'avrei...".
Gli occhi di tutti erano puntati su di lei, tranne quelli di Julia e Vegeta che battibeccavano nel vicolo nascosto.
"Senti un po', bello" sbottava lei irritata "Ci sarà un motivo se le ho permesso di entrare nel Covo: è stanca di Abu, vuole farlo fuori e conosce a menadito il castello e i poteri di Abu: è un ottimo asso nella manica da giocare!".
Ma quello non si convinceva: "Maestà, è come se Zarbon all'epoca della dominazione di Freezer sul mio pianeta si fosse unito alla resistenza: è una cosa troppo losca! Mi puzza di inganno! Quella donna potrebbe essere stata mandata dall'imperatore per spiarci!".
"Forse. Ma forse no. Io ho deciso di rischiare e me ne assumo tutte le responsabilità, Vegeta!".
"Siete proprio una testona".
"Anche tu".
Silenzio: i due stavano con le braccia incrociate e guardavano con imbarazzo evidente le punte delle loro scarpe.
Solo il rumore del vento rompeva quel silenzio carico di tensione, e il rumore della ghiaietta calpestata da qualcuno lì vicino.
I due alzarono il capo contemporaneamente: chi c'era lì vicino?
"Per di qua" fece segno Vegeta e si diressero verso l'estremità destra del vialetto nascosto.
Il primo a giungervi fu Vegeta.
"Maestà" borbottò "Forse è meglio che non vediate".
"Non dire sciocchezze, Vegeta, fa' vedere!" la ragazza lo raggiunse e si sollevò sulle punte dei piedi per poter vedere oltre Vegeta.
Le ci volle qualche secondo per realizzare ciò che stava vedendo in quel momento; quando capì, sentì un macigno premerle sul petto.
Eragon era lì, a pochi metri da lei, la spada in mano e gli occhi di un insolito colore rossastro.
Aveva le mani macchiate di sangue, decisamente altrui a prima vista, ma per il resto era pulito e ben agghindato, non sembrava affatto essere un prigioniero dell'imperatore.
"Allora è veramente posseduto" mormorò la ragazza, portandosi le mani sulle labbra.
Vegeta annuì: "Sembra quasi una belva, non è più un uomo".
Julia scosse la testa, colpita da quella visione raccapricciante: Eragon, il ragazzo per cui stava rischiando tutto, quel ragazzo che le aveva sempre rivolto una parola gentile e che sognava di poter avere suo un giorno, ormai era un nemico da combattere, e anche molto pericoloso. La magia nera lo aveva invaso e ormai non c'era nient'altro da fare se non ucciderlo o lasciarsi uccidere.
"A che serve combattere, Vegeta, se poi tutto si riduce così?" mormorò Julia sull'orlo delle lacrime "Ormai tutte le speranze sono perdute, lui vuole uccidermi e io invece voglio lui. Che razza di destino ingrato".
Vegeta la strattonò per le spalle: "Maestà, calmatevi! Non lasciatevi prendere dal panico! Mi chiedete perché combattiamo? Ve lo siete forse scordata? Per i miliardi di persone che sono oppresse da quel folle, ecco perché. E anche per poter liberare quel ragazzo dalla maledizione. Intesi?".
Julia annuì, poco convinta, mentre continuava a fissare Eragon che si aggirava per lo spiazzo con fare sospettoso.
"Maestà, non lasciate che la paura vi paralizzi la mente. Ricordate che la speranza è sempre l'ultima a morire".
Julia abbassò la testa: "In questo momento mi sento come se fosse morta anche quella".
Vegeta le sorrise: "Non abbattetevi in questa maniera. Avete un esercito dalla vostra parte e là dentro stanno organizzando la battaglia. Vedete quanta speranza c'è ancora?".
Ma la ragazza non rispose: si limitò a tornare a guardare Eragon e sospirò.
"Torno dentro" mormorò Vegeta a mezza voce e la ragazza rimase sola, le braccia strette attorno ai fianchi e gli occhi pieni di tristezza fissi sul ragazzo a pochi metri da lei a cui era invisibile.
Nel frattempo, all'interno del covo, Malefica discuteva con Broly e Goku della disposizione delle guardie ai lati della muraglia del castello, spiegando le eventuali falle di cui approfittare.
"Generalmente, c'è Cell sul lato ovest" stava spiegando "E lui è anche abbastanza stanco di Abu, potrei cercare di contattarlo e...".
"Lascia stare, Malefica, per ora ci sono abbastanza persone a conoscenza della cosa che siano alleati di Abu, fittizi o meno" intervenne Vegeta, appena rientrato.
"Quando dovremmo agire, secondo voi?" chiese Goku, appuntando alcune cose su dei fogli sparsi.
"Io credo che tra sette giorni potreemmo aver...".
"Secondo me anche tra quattro giorni! Pensaci, Vegeta, forse riusciremmo a...".
"STANOTTE".
Tutti si voltarono a guardare Julia che era appena entrata nel Covo.
Silenzio totale.
"Io dico di agire stanotte" continuò la ragazza, per nulla turbata dagli sguardi altrui , facendosi avanti tra la folla.
"Tu sei pazza" Maryanne si fece avanti "Non abbiamo nulla di pronto, inoltre non c'è nemmeno un armatura da poter indossare e...".
"Le armature si possono creare, sappiamo usare la magia ormai. Trasfiguriamo gli oggetti in armature e il gioco è fatto".
I presenti si guardarono tra di loro, nessuno sapeva cosa dire in quel momento.
Tranne Vegeta.
"Maestà, non potete pretendere che tutti noi ci riusciamo ad organizzare in poche ore! Mancano solo dodici ore alla mezzanotte! Cosa dovremmo fare, impazzire? Senza contare che ci sono altre persone fuori dai confini della città che attendono nostre notizie e...".
"Allora avvisateli: l'attacco sarà stanotte alle due. E ora vi spiego il mio piano".
Gettò a terra tutto ciò che si trovava sull'immenso tavolo a centro stanza e stese la grande mappa del castello, che gli altri avevano disegnato sapientemente grazie alle informazioni raccolte da Pena e Panico e dal plotone di Nappa, oltre che da Malefica.
"Seguitemi ora. E vedrete che sarà più facile del previsto" Julia cominciò a spiegare tutti i punti del piano che aveva partorito poco prima, nel vicoletto. Era perfetto, non potevano fallire. C'era solo da agire.
Vegeta ascoltò parola per parola la regina, senza mai interromperla perché, effettivamente, non ne vedeva il motivo. Era riuscita a creare un piano strepitoso, in pochi minuti, e più spiegava agli altri il da farsi, più i presenti si convincevano che sì, ce l'avrebbero fatta, il tiranno sarebbe stato cacciato. Con quel piano le cose sarebbero andate alla grande.
"L'importante è che ognuno rispetti i suoi ruoli" concluse la ragazza "E questo è tutto. Che ne pensate?".
Cenni di assenso si sparsero per tutto il covo.
"Allora, stanotte?".
"STANOTTE!" fu il grido di risposta degli altri.
Da quel momento ognuno fu impegnato nel fare qualcosa: erano iniziati i veri preparativi per la battaglia.
Vegeta sorrise: quella donna era davvero degna di essere chiamata Regina Suprema, un domani.

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Capitolo 34
*** La battaglia incombe ***


Tutto era buio e silenzioso, quella notte.
Julia poteva sentire distintamente i battiti del suo cuore e il ronzio delle sue orecchie, concentrandosi sul suo ruolo nella battaglia.
Doveva solo fare da esca, poi Vegeta sarebbe intervenuto ad aiutarla; doveva solo stare tranquilla e concentrarsi su sé stessa.
Ripeteva tra sé e sé tutto ciò che avrebbe dovuto fare e più ci pensava più si malediva. Come le era venuto in mente quel piano? A pensarci a mente fredda, era folle!
"Tutti a terra!".
Julia si abbassò di colpo quando sentì Hermione sussurrare a tutti di gettarsi di pancia a terra e stare immobili; "Quanto dovremo aspettare ancora?" borbottò Pena affianco a lei.
"Il plotone arriverà a momenti. Abbi pazienza, Pena, qui siamo tutti sulle spine" lo rimproverò Maryanne; Julia, dal canto suo, aveva lo sguardo fisso su Murtagh, che cercava, poco più avanti, di tranquillizzare il suo enorme drago, nascosto nel fitto fogliame ai margini di un bosco. Cercava di distrarsi, osservandolo mentre fissava anche lui il buio ignoto, il volto contratto in un'espressione tesa come non mai.
Ormai non era più certa di nulla; guardava tutti gli altri che la circondavano, guardava le truppe sparpagliarsi in silenzio... e pensava che, forse, a poche ore da quel momento lei avrebbe potuto vivere ancora o morire. In fondo, chi le dava la sicurezza che sarebbe sopravvissuta? Nessuno.
"Maestà?".
Si voltò a fronteggiare Broly e Malefica; "Ditemi" sussurrò.
"Potete anche rialzarvi. Hermione ha fatto cenno".
Julia annuì; non si era accorta di nulla, così assorta nei suoi pensieri. Le sembrava di vivere in un mondo ovattato, distaccato da quella realtà che ora le metteva solo paura.
"Va tutto bene, Julia?" Maryanne la stava guardando preoccupata; per non destare sospetti nella cugina, annuì accennando un sorriso. Poi si alzò da terra, ripulendo i suoi pantaloni di pelle nera dall'erba che le si era appiccicata addosso, e con fare ancora un po' assorto si allontanò a grandi passi dalla base, per dirigersi su un'altura lì affianco, dove Vegeta e Goku discutevano animatamente.
"Ti ho detto di no, Kakaroht, non è una cosa possibile! Tu pensa a fare ciò che devi e poi...".
"Sai meglio di me che Freezer potrebbe spuntare da un momento all'altro, Vegeta! E se dovesse trovarci qui, accampati? Sai che strage ci sarebbe? Ancor prima di combattere!".
"Cosa succede?"; Julia con fare stanco e voce atona si avvicinò loro, lo sguardo interrogativo.
"Maestà, dicevo a Vegeta che se Freezer e gli altri Consiglieri dovessero disgraziatamente passare da queste parti e vederci, per noi e per gli altri sarebbe la fine! Non faremmo in tempo ad iniziare la battaglia che già saremmo decimati!".
"La questione si risolve facilmente" intervenne Vegeta "Io li vado a cercare e li faccio fuori, uno ad uno. Con Freezer ho un conto in sospeso".
"Voi due dovreste darvi una calmata" intervenne Julia con tono stanco e quasi seccato "Resterete qui dove siete ora e nel caso vedessimo i Consiglieri avvicinarsi, allora potrete intervenire, prima che si facciano troppo vicini. Intesi?”.
Vegeta sospirò esasperato; “Come volete. Ma attireremo l'attenzione delle vedette imperiali, così facendo. Se invece noi ora li attaccassimo in città, lontani dal castello, allora...”.
“D'accordo, d'accordo” Julia sbuffò tenendosi la testa tra le mani; si stava davvero sentendo male, era forse tutta colpa dell'ansia?
“Maestà...  state bene?”.
Goku le si era fatto più vicino, posandole una mano sulla spalla; ma Julia annuiva silenziosamente, sussurrando “Cercateli e impedite loro di raggiungerci. Catturateli, storditeli, fate quel che volete. Evitate di ucciderli, se non strettamente necessario”.
“Loro non si faranno scrupoli; appena ci vedranno il loro primo pensiero sarà quello di ucciderci” le rispose brusco Vegeta.
“Lo so” Julia lo guardò più decisa “Ma loro ci servono. Potrebbero parlare, con un po' di Veritaserum, e dirci anche qualcosa in più rispetto a quello che Malefica, Napa, Pena e Panico ci hanno riferito”.
“E va bene” sbottò Vegeta “Kakaroth, sarà meglio sbrigarci. Non voglio stare troppo lontano dalla regina”.
“Maestà, non tarderemo” Goku le sorrise rassicurante, poi si alzò veloce in volo assieme all'amico; Julia li vide sparire all'orizzonte mentre si guardava attorno, cercando con il cuore a mille l'unico volto che mai in quel momento avrebbe voluto vedere. Quello di Eragon.
Da quando lo aveva visto aggirarsi dalle parti del Covo, Julia non era più riuscita a localizzarlo o, almeno, a capire se fosse ancora in giro o fosse invece tornato a palazzo. Tra le due opzioni era più propensa a pensare che lui fosse ancora in giro per Elaja e dintorni, alla folle ricerca di lei, Julia. E forse la cosa avrebbe anche potuto farle un gran piacere, se solo lui avesse voluto trovarla per altro e non per ucciderla.
Continuava a guardarsi attorno, temendo di vederlo spuntare lì davanti a lei, con i suoi occhi rosso rubino e la spada sguainata, assetata di sangue, del suo.
Eppure il ricordo di quando quegli occhi non erano scarlatti, di quando erano color del cielo e le sorridevano, di quando lui le si inchinava per baciarle la mano... quei ricordi continuavano a vivere nella sua mente.
“Julia, si può sapere che ti prende?!”.
La ragazza si voltò; troppo presa dai suoi pensieri non si era resa conto che era tornata vicino a sua cugina, la quale invece era impegnata a impartire ordini a destra e manca.
“Maryanne... io...” non sapeva nemmeno lei cosa dire; cosa le stava accadendo? Sapeva solo di avere le vertigini al solo pensiero della battaglia. E poi si sentiva inadeguata, come una bambina di pochi anni in mezzo ad un carnaio.
“Maestà, posso parlarvi?”.
Era Murtagh; Julia annuì, sull'orlo delle lacrime. Lui sapeva, d'altronde Eragon era suo fratello...
“Siete in pensiero per lui, vero?” le chiese infatti, appena furono abbastanza lontani da orecchie indiscrete.
“Sì” sospirò Julia; e, senza neanche rendersene conto, scoppiò in lacrime accasciandosi a terra.
Da quel momento in poi nulla fu chiaro; avvertì soltanto Murtagh e le sue braccia che la tenevano stretta a sé, la sua voce che la rassicurava, dicendole che Eragon continuava ad amarla, anche sotto quella maschera malefica.
“Il piano funzionerà” le stava sussurrando “Ricordatevi del bacio. Poi, se tutto dovesse andare storto, ci sarà Vegeta lì con voi. Andrà tutto bene, vedrete maestà”.
Ma Julia era inconsolabile; e allora cosa dire riguardo Abu? E i Consiglieri? Sarebbero riusciti a conquistare il Regno? O lei e tutti gli altri sarebbero stati polvere prima dell'alba?
“Dovete credere in voi stessa e nel vostro grande potere” un'altra voce le si era avvicinata, ma non la riconobbe, non in quel momento. Sentì solo un altro corpo stringersi al suo, mentre le lacrime continuavano a cadere e rigarle le guance.
“Ho paura di fallire”.
“Non fallirete, maestà. Ci siamo tutti noi con voi, non siete sola. Non lo sarete mai”.
“Il grande giorno è arrivato. Dobbiamo credere nella profezia”.
“E se non dovesse avverarsi?”.
“Solo se ci crederemo si avvererà” le sussurrò Murtagh, la cui voce si era ridotta ad un sibilo basso, segno che anche lui era sull'orlo delle lacrime.
“TUTTI A TERRA!”.
Si gettarono tutti assieme sull'umido terreno, e Julia finalmente capì chi aveva intorno; oltre a Murtagh, lì con loro c'erano Will, Cornelia, Trunks, Goten e Bloom. Guardandoli lì, tutti gettati a terra, in silenzio, le sfuggì un sorriso. Davvero le erano così fedeli? Significava così tanto per loro?
“TUTTO TACE!”.
Questa volta la voce di Maryanne era sensibilmente più vicina; Julia, infatti, rialzandosi da terra, la trovò a pochi passi da lei, assieme a Bowlish e Nix.
“Allora?” la ragazza le sorrideva beffarda “Ti vuoi dare una calmata?”.
Julia le sorrise asciugandosi le lacrime; “Che razza di esempio che vi sto dando; sono la più grande dei quattro ma mi sento una totale idiota”.
“Oh, ma questo è un classico di mia sorella” intervenne Bowlish rivolgendosi agli altri lì con loro “Fa così anche quando deve dare un esame all'università. Piange, strepita, grida che non sa nulla e verrà bocciata... e poi torna a casa con un sorriso smagliante e un trenta verbalizzato”.
Risero tutti, persino a lei sfuggì un sorriso; e mentre abbracciava suo fratello e i suoi due cugini, Julia capì che davvero ormai non avrebbe potuto chiedere altro.
Che se anche non fosse riuscita a prendere posto su quel trono, comunque era già diventata la regina di Elaja.
Aveva l'affetto dei suoi amici, del suo popolo intero; non avrebbe davvero potuto avere di più. Era tutto quello di cui aveva bisogno.
“Allora... siamo pronti per questa battaglia?” le chiese Murtagh, rivolgendosi poi a gran voce al resto dell'esercito.
La folla per un attimo si fece sentire, senza però poter dare veramente libero sfogo alle emozioni; dovevano rimanere ancora nell'incognito, almeno per poco tempo ancora...
“L'ora x è vicina” disse poi Julia facendo un occhiolino a sua cugina “Sarà meglio che vada a prepararmi”.
“La strada la sai” le rispose lei “Vai e splendi, cugina!”.
E ridendo Julia si allontanò da loro, avvicinandosi passo dopo passo al suo grande momento; il cuore batteva a mille, il respiro era affaticato, ma una luce la guidava dentro di sé.

 

 

*

 

“Maestà, non sono ancora tornati”.
“Va' via, Aladdin. E se dovessero tornare di' loro di venire immediatamente qui nella Sala del Trono”.
La porta si richiuse un  istante dopo; Abu si girò a guardare in cagnesco l'unica persona che era lì dentro con lui.
“Allora, parla donna. E dimmi cosa hai visto”.
Ariel scosse la testa e i suoi fluenti capelli rossi si agitarono con lei; aveva le labbra volutamente sigillate. Mai e poi mai avrebbe parlato.
“Ti ho sentita gridare, eri felice, sembravi fuori di te dalla gioia” continuava Abu “Dimmi cosa hai visto. O forzerò la tua mente per poterlo vedere in prima persona. Sai però le conseguenze, vero? Diventerai matta”.
La ragazza scosse ancora la testa, decisa; piuttosto la follia, che parlare! Sapeva come ostacolarlo, sapeva come combattere gli attacchi mentali: glielo aveva insegnato la signora Weasley, in gran segreto, e ora era giunto il momento di mettere in pratica quel prezioso insegnamento.
Ma proprio in quell'istante, qualcosa accadde, così velocemente che Ariel non ebbe il tempo di realizzare nulla; vide solo entrare nella Sala Eragon, sporco di sangue dalla testa ai piedi, con il volto rabbioso, che imprecava e urlava qualcosa riguardo un esercito.
Abu uscì di gran corsa dalla Sala del Trono, lasciando Ariel sola; fu un attimo, un'illuminazione la colse.
Se non ora, quando?
“Aladdin!” sussurrò, uscendo a passi veloci e silenziosi dalla Sala; il ragazzo, lì affianco, si voltò al richiamo.
“La grande battaglia!” mormorò Ariel tremando da capo a piedi “Sarà stanotte! Li ho visti con i miei occhi, dalla camera della mia finestra ho visto, poco fa, una massa di persone all'orizzonte! Scappa con me, ci uniremo a loro!”.
Aladdin si guardò attorno, teso: “Scappare? Adesso? Ma come ti viene?”.
Ma Ariel era già arrivata al grande portone d'ingresso: “E quando altrimenti? Non ci sono nemmeno i quattro Vendicatori come vedette! Non c'è nessuno qui fuori, sono tutti in cerca di Jafar! Prendi Jasmine e scappa, Aladdin! Ora o mai più!”.
Vedendola uscire correndo a perdifiato dal Castello, Aladdin capì che davvero il grande momento era giunto; non c'era tempo, purtroppo, di far scappare tutti da quel maledetto palazzo, ma Jasmine era in una stanza lì vicino e, se intanto Abu non fosse tornato dai piani inferiori, ce l'avrebbero fatta a fuggir via...
“JASMINE” bussò insistentemente alla porta in legno lavorato “Esci immediatamente!”.
La porta si spalancò all'istante: la ragazza, interdetta, si limitò a fissare Aladdin con fare interrogativo. Ma lui, senza proferire parola alcuna, le prese la mano, facendole cenno di tacere, e la guidò fuori dal palazzo.
Chiuse la porta dietro di sé, così da non far scatenare l'allarme sin da subito. Avrebbero così avuto qualche minuto di vantaggio; più avanti, vedeva i rossi capelli di Ariel muoversi freneticamente mentre lei correva, e assieme a Jasmine la seguirono poco più dietro.
“Aladdin!” esclamò lei con voce terrorizzata “Si può sapere dove stiamo andando?”.
“La Grande Battaglia, amore mio” esclamò lui sorridendole “Ci uniamo ai quattro re!”.
Jasmine sorrise, come non faceva da anni ormai; “Davvero è giunto il momento?”.
“Seguiamo Ariel” le disse lui “E continua a correre, qualsiasi cosa accada. Prima ci uniamo alla resistenza, meglio sarà per noi”.

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Capitolo 35
*** Ricorda chi sei ***


Lub-dup.
Lub-dup.
Lub-dup.
"Sistole, diastole. Sistole, diastole".
Due parole soltanto, in quel momento, padroneggiavano la mente di Julia; doveva assolutamente distrarsi, ma come? Aveva allora iniziato a concentrarsi sul battito del suo cuore, ricordando le nozioni apprese nel suo esame di Anatomia, quando ancora era al primo anno di medicina.
Lub-dup, lub-dup.
"I capelli li preferite raccolti?".
Con un gesto incontrollato fece cenno a Bloom di allontanarsi; poi iniziò a raccogliere i suoi capelli in una stretta ed alta coda.
Doveva essere splendida; se non altro, se proprio Eragon l'avesse uccisa, almeno sarebbe stata bellissima anche da morta.
"Vegeta è tornato!"; la voce di Maryanne, un po' più distante, le arrivò comunque forte e chiara. "Sono pronta" sussurrò, più rivolta a se stessa che ad altri.
Nella tenda c'erano solo lei, Bloom e Will. Non aveva voluto altre persone con lei, sua cugina Maryanne era troppo impegnata a dare ordini e organizzare i plotoni d'attacco.
"Siete perfetta così" Will le si avvicinò appena "Io direi che può bastare".
"Molto bene" furono le uniche parole che Julia riuscì a pronunciare; la bocca le si era fatta secca e il suo cuore aveva accellerato i battiti esponenzialmente con il passare dei minuti.
"A che ora siamo arrivati?" chiese poi, facendo un respiro profondo.
"Prima ora della notte" fu la risposta quasi nervosa di Bloom.
Julia annuì; "Manca poco, allora. Forse conviene che vada già a mettermi in posizione. Saphira è pronta?".
"Vi sta aspettando dove previsto".
La ragazza sospirò profondamente.
"Maestà, prima che voi andiate...".
Bloom e Will le si fecero più vicine, porgendo le loro mani verso di lei.
"Che cosa state facendo?" chiese Julia insospettita; uno strano bagliore multicolore si stava alzando dalle loro mani.
"Vi stiamo cedendo una parte dei nostri poteri" spiegò Will sorridendole fiduciosa "Così sarete ancora più protetta in battaglia".
"Che la forza del fuoco sia con voi" Bloom le posò la sua mano destra sul cuore; "E che l'energia vi accompagni" Will posò la sua mano vicino a quella di Bloom.
Julia avvertì un piacevole tepore diffondersi per tutto il suo petto, scenderle giù nei visceri e risalirle in gola, sino ad arrivarle nella testa; respirò ancora una volta a fondo e sentì una rinnovata dose di fiducia farsi largo dentro di sé.
"Grazie" ad occhi chiusi sorrise alle due ragazze che, lentamente, staccarono le loro mani dal suo petto.
"Julia, sei pronta?".
Bowlish si era affacciato all'interno della tenda; i due fratelli si fissarono per qualche istante e lui le si avvicinò: "Sei splendida, sorellona".
Julia gli sorrise benevola; "Anche a te dona molto la tenuta da battaglia".
Per qualche istante rimasero fermi a centro stanza mentre si fissavano vicendevolmente e sorridevano; poi, Bowlish fece un passo in avanti e abbracciò la sorella.
"Non perdere il controllo per nessun motivo" le disse con fare autoritario e fraterno al tempo stesso, tenendola stretta a sé.
Julia annuì con fervore: "E tu vedi di non romperti qualche osso; il tirocinio in ortopedia ancora non l'ho fatto!".
Si staccarono da quel dolce abbraccio con espressioni serene e felici: "Ce la faremo" Julia sorrise ancor di più. Bowlish annuì: "Ne sono sicuro. Ci si vede sul trono, sorellona".
Un minuto dopo, dalla tenda uscirono Will e Bloom, pronte per la battaglia già trasformate per poter combattere.
Seguì Bowlish, la spada al fianco e l'aria tesa.
E infine Julia, l'espressione più risoluta e convinta che mai, un'aderente tuta nera che l'abbracciava e l'avvolgeva lasciando poco spazio all'immaginazione e i lunghi capelli raccolti nell'alta coda.
"A dopo" salutò suo fratello e si diresse con passo sostenuto verso il colle che le si ergeva davanti, dove Saphira la aspettava.
"Maestà!".
Si voltò: Vegeta stava volando a gran velocità verso di lei.
"Dimmi".
"Ricordate; il centro della battaglia" la rammonì lui.
"Me ne ricorderò, non temere. Ci tengo alla pellaccia, io" Julia gli diede una pacca sulla spalla e continuò a camminare verso il colle.
Vegeta la guardò andar via con un certo stato di apprensione; si era affezionato, in fondo, a quella giovane ragazza.
"Sarà una grande regina" si disse, mentre tornava ad aiutare gli altri.
Purtroppo non era riuscito a trovare Freezer né gli altri Consiglieri, il che lo aveva alquanto infastidito; questo significava doverli combattere in battaglia, dove c'era più confusione e aumentavano le probabilità che prima che lui riuscisse ad eliminarli loro potessero fare del male ad altri innocenti.
Ma guardando verso l'alto, verso il cielo coperto da enormi nuvole, si disse che tutto sarebbe andato per il meglio, quella notte; le nubi regalavano loro la preziosa oscurità, così che non venissero avvistati facilmente dal palazzo.
"Sta andando al colle" mormorò rivolto a Bulma, quando l'ebbe raggiunta; lei gli sorrise dolcemente: "Non mi dirai che ti sei affezionato alla regina, Vegeta?".
"Non sono affari tuoi".
Lei lo baciò sulla guancia destra; "Inutile, più vai avanti con l'età più diventi un tenerone!".
"Smettila, donna! Piuttosto pensa a infilare quelle protezioni, o non ti lascerò scendere in battaglia!" sbottò lui spingendola via e provocandole un'eccesso di risate.
Poco distante da lì, Maryanne e Edmund parlavano concitatamente fra loro: lui le teneva le mani sulle spalle, quasi a volerle infondere forza e calma al tempo stesso.
"Respira" le stava dicendo "E cerca di stare calma".
"Calma?" sbottò lei con fare isterico "Ci manca un arciere".
Edmund per qualche istante fissò il vuoto, assorto nei suoi pensieri; "So chi potrebbe aiutarci!" esclamò poi, prendendo per mano la ragazza e guidandola tra la folla dei presenti.
"Dove stiamo andando?" Maryanne sembrava preoccupata, visto che Edmund la stava conducendo verso il centro abitato.
"C'è una persona che con l'arco è fenomenale e che in  battaglia potrebbe tornarci molto utile" sorrise lui, accellerando il passo "Ma dobbiamo muoverci, o nel caos della battaglia non la troveremo più!".
"Ma di chi stai parlando?".
"Viene da Solex, faceva parte di quei gruppi che aspettavano fuori dalle mura di Elaja. Credo che sia nel settore est dell'accampamento... per di qua!" Edmund strinse ancor di più la sua presa sul braccio della fidanzata e la condusse con rinnovato sprint verso una direzione precisa, lì nella marea di tende dell'esercito.
"Eccola!" esclamò poco dopo "Muoviamoci, sta andando verso il plotone sei per unirvisi".
Accellerarono il passo, Maryanne continuava a seguire Edmund senza però aver capito chi stessero cercando; poi il suo sguardo cadde su una ragazza con scuri e lunghi capelli legati in una treccia laterale, con una spilla alquanto familiare ai suoi occhi...
"Katniss Everdeen" quasi urlò.
E quella, al sentirsi nominare, si voltò; erano a pochi metri di distanza e le si avvicinarono ulteriormente.
"Maestà" la ragazza si inchinò avendo riconosciuto Edmund "In cosa posso esservi utile?".
"Katniss, vorrei presentarti la futura regina di Elaja, Maryanne".
Si fissarono per qualche istante, poi la ragazza si inchinò nuovamente; "Lieta" le sorrise.
Maryanne, entusiasta, le rispose con un grande sorriso; "Abbiamo bisogno di te, ragazza di fuoco".
Katniss la guardò incredula, quasi sospettosa; "Ci servi nel gruppo degli arcieri. Ti va di unirti a loro?".
Senza alcuna esitazione, la ragazza annuì: "Datemi solo il tempo di salutare Peeta" aggiunse, allontanandosi di qualche passo.
"Incredibile, tu conosci davvero tutti" esclamò Edmund divertito "Persino Katniss Everdeen!".
Maryanne ridacchiò: "Se conosco lei è tutto merito di Julia; mi ha riempito la testa per mesi con la storia degli Hunger Games!".
"Maryanne?".
Edmund le si era fatto più vicino, prendendole le mani.
"Se dovesse accadermi qualcosa stanotte..." cominciò, ma lei lo interruppe posandogli una mano sulla bocca; "Ti prego, Edmund. Fa sì che non ti accada nulla. Combatti e affonda la tua spada, ma non permettere che nessuno ti faccia del male. Non possono portarti via da me".
Lui la strinse a sé; in quell'abbraccio si sentivano al sicuro da tutto e da tutti, dal male che stavano per affrontare, dall'orrore che stava per arrivare.
"Ti farò mia sposa finita questa battaglia" lui posò le sue labbra delicatamente su quelle di lei, per poi perdersi in un dolce e intenso bacio.
Avevano paura entrambi ma la serenità regnava nei loro cuori; altri invece piangevano, lacrime calde rigavano i loro volti.
Hermione Granger era inconsolabile; seduta a terra, la testa sulle ginocchia, si era lasciata trasportare dalla fiumana delle sue emozioni.
"Hermione!".
Nix la raggiunse di gran corsa; la ragazza era rimasta sola, immersa nel suo pianto, perché così aveva chiesto al suo amico Harry.
"Perché stai piangendo?"; il ragazzo si chinò a terra e la tenne stretta al suo petto, mentre quella continuava a singhiozzare ininterrottamente.
"Ho... paura..." mormorava lei tra un singhiozzo e l'altro.
"Di cosa?".
"Di morire".
"Hermione Jane Granger, guardami".
La ragazza alzò appena lo sguardo per incontrare quello del suo amato; "Né io né tu moriremo stanotte. Sta' tranquilla, combatterò senza sosta per proteggerti e per tener vivo anche me".
"Nix, so che non è il momento più adatto ma..." cominciò lei, sospirando e asciugando le lacrime che copiose le avevano ricoperto le guance "Questa mia paura di morire... e che tu muoia... è perché...".
Ma qualcosa interruppe Hermione; qualcosa attirò l'attenzione dell'intero esercito.
Perché Saphira stava ringhiando e sputando fuoco.
"C'è qualcosa che non va!" esclamò Nix, balzando in piedi "Perché Saphira fa così?".
"MALEDIZIONE!".
L'urlo di Vegeta raggiunse le orecchie di tutti mentre volava a grande velocità verso il colle; "Ma cosa è successo?" chiese Hermione, mettendosi in piedi anche lei, con espressione alquanto spaventata.
Bulma stava correndo nella loro direzione; "Nix, voi sapete, vero?" chiese sfinita al ragazzo.
Lui annuì; "Vegeta ha bisogno del mio aiuto?".
"Julia ha bisogno del vostro aiuto!" urlò quasi la donna "Eragon! L'ha trovata!".
Fu un attimo; Nix baciò velocemente Hermione e salì di quota come un razzo, volando ad altissima velocità verso il colle dove si trovava Saphira.
Poco dopo fu raggiunto in volo da Bowlish.
"Che sta succedendo?" chiese quello.
"Tua sorella è nei guai. Eragon l'ha già trovata!".
Strabuzzando gli occhi e imprecando, Bowlish rispose: "Non è possibile! Non era previsto che arrivasse ora! Ma cosa è successo al diversivo?!".
"Probabilmente avrà captato la presenza di Julia... non so" azzardò Nix "Ma adesso è arrivato il momento di combattere".
E mentre pronunciava queste parole, altre urla si levarono, ma questa volta dal campo di combattimento; "Tutti ai posti!" stava urlando Goku "Arriva qualcuno!".
La grande battaglia stava iniziando.
La miccia era stata accesa; tra poco sarebbe tutto esploso.



 
*



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Julia continuava a scappare senza sosta; sentiva i passi del suo inseguitore farsi sempre più vicini e minacciosi, sentiva il rumore della sua spada che abbatteva tutto ciò che lo separava da lei.
"VIENI QUI" continuava ad urlare Eragon "Sgualdrina, vieni qui!".
Ma lei continuava a scappare, quasi senza fiato; si maledì per non aver imparato a volare in tutti quei mesi, se solo avesse saputo farlo ci sarebbero state di certo alcune possibilità in più di salvezza...
"Eragon, fermati! Sono Julia!" urlava lei sull'orlo delle lacrime.
"TI AMMAZZO, JULIA!".
Era completamente posseduto; il piano stava fallendo. Come poteva fermarsi e guardarlo negli occhi? Lui l'avrebbe uccisa in meno di un paio di secondi.
E Vegeta? Dov'era?!
Purtroppo l'arrivo di Eragon era stato completamente inaspettato; era stata Saphira a percepirlo, e aveva avvisato Julia.
Ma la ragazza non aveva fatto in tempo a muovere i primi passi che lui era già lì, dietro di lei. Saphira aveva richiamato l'attenzione sul colle così che qualcuno venisse in suo aiuto, ma nessuno si vedeva all'orizzonte.
"Eragon, ti scongiuro! Ricorda chi sono davvero! Abu è il nemico, non io!".
La risposta di lui fu un urlo disarticolato; poi Julia avvertì una presa forte, che quasi le lacerava il costato, portarla su, in alto, sempre più in alto...
Stava volando.
"Vegeta!" esclamò, alzando il capo "Mi hai salvata!".
"Questi erano i patti" rispose lui "E ora vado ad uccidere quel pazzo".
"NO!".
Il Saiyan la guardò inviperito: "No? Maestà, il piano non sta funzionando e io non posso mettere a rischio la vostra vita in questa assurda maniera. Ora voi starete con vostro fratello e vostro cugino e io intanto farò fuori il ragazzo".
"Vegeta, ti prego: ascoltami!".
La ragazza lo fissò con espressione risoluta e convinta: "Lascia fare a me. Ho la soluzione. Rischiosa, certo, ma potrebbe funzionare".
"Maestà non potete mettere a repentaglio la vostra vita così!" urlò quasi Vegeta "Mi spiace ma ho capito cosa volete fare e... non ve lo permetterò".
"Vegeta, funzionerà. Fidati di me!".
Si guardarono ancora una volta negli occhi, lei battagliera più che mai e lui poco convinto.
"E va bene" sbottò infine il Saiyan "Ma ci sarò io lì vicino così se dovesse accadere qualcosa potrò intervenire e ucciderlo. Intesi?".
Julia annuì; Vegeta scese di quota e la lasciò su uno spiazzo erboso; poi corse a nascondersi dietro un albero.
"Eragon!" chiamò la ragazza "Sono qui!".
Silenzio.
"Eragon!" chiamò ancora; ma che fine aveva fatto? Lo avevano davvero distanziato così tanto?
"Preparati a morire".
Julia sobbalzò; la voce del giovane era così vicina che l'aveva davvero spaventata. Era dietro di lei, sentiva il calore del corpo di lui sulla sua schiena, il fiato sul collo...
"Sono pronta. Ma prima, è bene che tu sappia una cosa".
Si voltò a fronteggiarlo; quasi ebbe un mancamento.
Faceva paura; facevano paura i suoi occhi con le iridi rosso sangue, la sua espressione folle e vogliosa di morte. Che fine aveva fatto il bel giovane che aveva conosciuto appena arrivata ad Elaja?
"Tu... ti ricordi di me, Eragon?".
Lui alzò la spada a volerla colpire, ma Julia con non troppa fatica gli bloccò il braccio: "Ti ricordi di me, Eragon Bromsson?".
Lui si bloccò a guardarla, stupito e ancor di più incattivito; "Tu sei il nemico".
"No. Abu è il nemico. Ricorda, Eragon" continuava lei "Dentro di te tu lo sai che Abu non è il tuo signore, ma il tuo nemico. Lui ha giocato con la tua mente e ti ha piegato al suo volere. Eragon, ricorda chi sei".
La spada calò e Julia la evitò per davvero poco; "Ricorda, Eragon".
Ma quello non faceva altro che puntare contro di lei, urlando parole incomprensibili: "MUORI" fu l'unica cosa che Julia capì, poi arrivò il dolore al centro del petto.
E fu solo il buio.

   

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Capitolo 36
*** Inferno ***


La battaglia poteva anche fermarsi; era inutile andare avanti, in quelle condizioni.
Peter, re di Narnia, piangeva lacrime amare di rabbia e tristezza; Julia era morta, cos'altro avrebbero dovuto fare?
A cosa serviva combattere ancora se uno dei quattro re della profezia era passato ad un'altra vita?
Vegeta l'aveva portata via dal folle Eragon, evitando così che il corpo della giovane donna venisse martoriato a colpi di spada; un attacco di fuoco in pieno petto l'aveva uccisa sul colpo.
Dunque Vegeta, pronto a scattare, aveva raccolto la ragazza ed era volato via verso l'accampamento; depositato il corpo esanime, era poi ripartito in volo con le lacrime agli occhi, urlando parole incomprensibili di rabbia.
“Dove sarà andato?” chiese Bulma, fissando il cielo nero.
“Ad uccidere Eragon, credo”.
Bowlish era in ginocchio, contemplava sua sorella che ormai dormiva un sonno senza risveglio; era tutto così sbagliato, così ingiusto... lei, che aveva tanti sogni e tante ambizioni...
Affianco a lui, Nix stringeva Hermione a sé e Maryanne stava tra le braccia di Edmund e Susan, piangendo ininterrottamente.
“Eppure, la profezia...” cominciò Susan “Diceva che i quattro re avrebbero regnato. La morte di uno di loro non era contemplata”.
Bowlish si strinse nelle spalle; “A quanto pare ci sono delle variabili che Dedale non aveva considerato. Come Eragon posseduto”.
Il silenzio più totale era calato lì attorno a loro; la battaglia non era iniziata, non ancora, perché le uniche persone che arrivavano dal castello erano tre fuggiaschi che volevano unirsi alla ribellione. Ariel, principessa dei sette mari, e Aladdin e sua moglie Jasmine, regnanti di Agrabah.
Ma la notizia della morte di Julia si era diffusa rapidamente nell'accampamento, devastando il morale di tutti.
Alcuni piangevano in silenzio, altri rabbiosi avevano iniziato ad affondare la spada nervosamente nel terreno; altri ancora gridavano che era inutile cominciare a combattere se prima ancora di iniziare la regina suprema era già morta.
L'unica a non dir nulla era stata Malefica; in silenzio, contemplava la salma della bella Julia, spostando il suo sguardo dai lunghi capelli ai suoi occhi chiusi, al sorriso che le segnava il volto dolcemente e le labbra appena dischiuse, segno di sorpresa per l'attacco subito, per quella morte che l'aveva colta inaspettatamente.
“Peter, non piangere, ti prego”; Lucy stringeva suo fratello in un abbraccio pieno di amore e dolore, ma lui era davvero inconsolabile. Il giovane re continuava ininterrottamente a piangere, fissando basito la salma della ragazza.
“Tu non puoi fare nulla, Malefica?” chiese poi Maryanne, facendosi avanti e fissando la strega.
Ma quella scosse il capo; “L'unico che forse potrebbe aiutarci a recuperare la sua anima è... Ade”.
“Puoi chiamarlo?”.
“Non credo sia dalla nostra parte” fu la solenne risposta della donna “Io e Ade avevamo rapporti molto stretti, prima che io andassi via dal palazzo... ma ora non so più nulla di lui. E temo si sia schierato dalla parte di Abu”.
“Ma tu, volendo, potresti provare a contattarlo telepaticamente?” continuò Nix, alzando il capo e guardandola implorante “Se solo noi...”.
Ma un urlo disarticolato, carico di rabbia e sofferenza, interruppe il ragazzo; Peter aveva sguainato la spada e stava correndo verso il colle dove poco prima si era diretto Vegeta.
“Peter, no!” Susan balzò in piedi e rincorse suo fratello, seguita da Lucy e Edmund.
“Ma che gli è preso?” balbettò Maryanne sconvolta.
Ma Bowlish sospirò: “Possibile che tu non capisca? Era innamorato di Julia. E ora la vuole vendicare”.
La ragazza tacque, fissando di nuovo la cugina esanime per qualche istante; “Non dovevi farti ammazzare. Non era previsto”.
Poco distante da lì, Murtagh fissava agghiacciato la scena; non voleva avvicinarsi troppo al corpo di Julia, aveva timore della morte, soprattutto quella che aveva colto la giovane regina.
Suo fratello l'aveva uccisa; scosse la testa, cercando di scacciare quel brutto pensiero, ma era la verità più assoluta, alla quale doveva arrendersi.
Suo fratello Eragon era diventato un assassino spietato.
Avrebbe dovuto accettarlo.
“Cerca di non pensarci. Concentrati sulla battaglia”.
La voce di Castigo, nascosto poco lontano da lì, gli riverberò nella testa; “Vorrei poter fare qualcosa".
Ma il drago continuò: "Non puoi fare nulla, ormai. Pensa solo alla battaglia, Murtagh".
Il ragazzo annuì tra sé e sé, non troppo convinto; fissava con sguardo vuoto prima il cadavere della ragazza per poi osservare l'accampamento, immerso nello sconforto e nel silenzio.
Sapeva di devastazione, quella mancanza di rumori; di paura, terrore, sconforto più totale.
Cosa avrebbe potuto tirar su il morale di tutti?
Ora solo la paura albergava negli animi, e aveva spento anche l'ultima scintilla di speranza; Julia se ne era andata e con lei tutte le probabilità di vittoria.
Murtagh ripensò a Nasuada, prigioniera nel Castello; lei, solo lei in quel momento sembrava essere il suo faro di speranza, un'ancora a cui aggrapparsi per non affondare nel mare della rassegnazione.
Cosa avrebbe potuto fare per dare anche agli altri qualcosa a cui reggersi, un pensiero che potesse dar loro la forza di combattere?

 

*


Vegeta volava nervosamente avanti e indietro sui colli da circa trenta minuti.
Le lacrime continuavano a scendere, ma a lui non importava; nessuno era lì che poteva vederlo, per cui aveva dato libero sfogo a quella tristezza che gli attanagliava il cuore.
Julia, per lui, era come una figlia; non poteva essere morta, no... era assurdo...
"DANNAZIONE" urlò scagliando colpi dovunque "DOVE SEI, MALEDETTO?!".
Eragon non si era più visto; dopo aver ucciso Julia era scomparso, probabilmente era tornato al Castello... eppure nessuno lo aveva visto. Che avesse acquisito il potere di rendersi invisibile?
Spostò lo sguardo sotto di lui; l'immenso accampamento sembrava più silenzioso che mai. Dal cielo iniziavano a scendere gocce di pioggia, che cadevano su ogni cosa, preludio di un grande temporale.
E Vegeta pianse, pianse tutte quelle lacrime che mai nella sua vita aveva cacciato; per una volta, sentiva il suo cuore stringersi al pensiero della morte di quella giovane donna, destinata a regnare, che invece da quel momento avrebbe abitato gli Inferi.
Già, gli Inferi che anche lui aveva conosciuto, luogo di incessante strazio e dolore.
Voleva fare qualcosa; ma cosa?
Di Eragon non c'era traccia alcuna; chissà dove era scappato. Deluso e sconfortato, dopo aver dato un'ultima occhiata attorno si gettò sul terreno umido e pianse rabbiosamente, urlando al nulla, gridando al cielo nero e plumbeo.
Un tuono fece tremare tutto attorno a lui; non c'era più alcuna speranza, ormai, era inutile illudersi che la profezia potesse avverarsi, perché ormai Julia era morta... Dedale aveva sbagliato tutto.
Che senso aveva andare avanti?

 

*


Aprendo gli occhi, Julia capì subito di trovarsi in un luogo decisamente diverso da quello in cui, poco prima, si trovava.
Stesa a terra su una superficie dura e calda, la prima cosa che avvertì fu il caldo opprimente che quasi la soffocava.
Un dolore forte le lacerava il petto, impedendole di respirare come avrebbe voluto; cosa le era accaduto? E dove si trovava in quel momento?
Si mise seduta e si guardò attorno; pareti rocciose la attorniavano, e a terra un'insolita ghiaietta rossiccia le stava segnando la pelle delle mani e delle braccia.
Continuando ad osservare lo strano ambiente realizzò di trovarsi in una grotta; si mise in piedi e camminò con passo svelto verso l'uscita, un'enorme apertura nella roccia lì di fronte a lei.
“C'è nessuno qui?” urlò, guardandosi attorno una volta fuori; uno stretto corridoio roccioso dai toni amaranto correva dirigendosi sia a destra che a sinistra. Julia prese a destra, camminando veloce; quel luogo non le piaceva e non riusciva a capire dove fossero gli altri.
Forse l'avevano fatta prigioniera? Si trovava nelle segrete del Castello? O forse Vegeta l'aveva nascosta da qualche parte, così che Eragon non la potesse trovare?
Ricordava solo il volto feroce del giovane ragazzo che la guardava inviperito; poi l'ultima cosa che aveva avvertito, prima di chiudere gli occhi e svenire, era stato un lancinante colpo al petto. Di certo, Vegeta le aveva lanciato un attacco lieve così da farla addormentare e poterla portare via da Eragon.
“Dannato testone che non è altro” si disse, pensando al Saiyan “Gli avevo detto di lasciarmi lì, di farmi parlare con Eragon!”.
Il corridoio si diramava a T, in un certo tratto; mantenendosi sulla destra, Julia cominciò a preoccuparsi seriamente sul dove si trovasse. Il caldo era sempre più insopportabile, più camminava più le sembrava di avvicinarsi alla fonte di quel calore atroce...
“Carne fresca! E tu chi sei?”.
Una voce sgradevole e acida la richiamò; Julia si voltò a quel richiamo, per veder spuntare da un apertura nella roccia un'ombra violacea di una  donna, dall'aspetto alquanto familiare, l'aria quasi folle e completamente stralunata...
“Chi sei?” chiese “Mi sembra di averti già conosciuto”.
La donna sorrise, scuotendo i lunghi capelli crespi: “Dici di avermi già conosciuto? Piccina, cosa ne sai tu di me?” le strinse le guance ridendo come un'ossessa.
“Bellatrix!” esclamò allora Julia, riconoscendo nel tono di voce maniacale e nelle palpebre pesanti la donna di cui aveva letto in molti libri “Tu sei Bellatrix Lestrange!”.
Quella le rispose con un ghigno; “E tu chi saresti, mocciosetta?”.
“Una regina” rispose Julia risoluta; sapeva della mania di quella donna per i Mezzosangue e di certo non voleva trovarsela addosso mentre cercava di ucciderla.
“Lasciala stare, Bella”.
Una voce imperiosa di uomo fece sgranare gli occhi alla donna; si voltò e sembrò fissare a lungo l'oscurità dietro di lei.
“Ma... lei è...”.
“Lei deve venire con me. Quindi taci e lasciala in pace. Intesi?”.
Digrignando i denti e borbottando qualcosa sottecchi, dopo aver rivolto un cenno quasi rabbioso a Julia la famosa Mangiamorte si allontanò, il passo instabile e le mani contratte a pugno.
“Grazie” Julia si rivolse all'antro dal quale era provenuta la voce d'uomo “Ma chi sei? E perché dici che devo venire con te?”.
Un bagliore bluastro le illuminò appena il volto, prima che realizzasse chi si trovasse lì davanti a lei in quel momento.
“TU!” urlò forsennatamente “Che diamine vuoi da me?”.
“Calma, signorina! C'è stato un... cambio di programma” ghignò Ade, facendosi più vicino a lei, l'espressione divertita.
“Stammi lontano” minacciò Julia “O dovrò farti fuori”.
Ade esibì un'espressione esasperata; “Pronto? Sono il Dio dei morti. Non puoi uccidermi, ricordi?”.
Spiazzata dalla banalità di quell'affermazione, Julia cercò di guadagnare tempo: “Allora ti renderò la vita un inferno. Perché l'unico scopo della mia vita è quello di...”.
“Era, direi, nel tuo caso” ridacchiò Ade.
Julia lo fissò sbigottita; “Cosa intendi dire?”.
“Be'... nel caso non lo avessi ancora capito, tu sei morta, mia cara. Defunta. Non per niente ti trovi negli Inferi, in questo preciso istante”.
All'iniziale sensazione di vuoto seguì un attacco di ilarità esagerata; “Finiscila di fare l'idiota. E combattiamo, se è questo che vuoi”.
“Forse non hai capito. Tu sei morta, Julia. Dico sul serio. E se davvero non mi credi, prova a chiedere alla Lestrange”.
La ragazza si posò una mano sul petto; possibile che quel matto stesse dicendo quelle cose solo per spaventarla?
Eppure la sua mano non si era posata sul petto, ma lo aveva attraversato come fosse aria... e non avvertiva il martellare del suo cuore contro il suo costato...
Si fissò allucinata le mani, sentendosi quasi un mostro; “No” balbettò, la bocca asciutta, mentre scuoteva la testa.
“Sì” ripeté Ade con fare seccato “E ora dammi ascolto”.
“NO!” urlò lei, in preda al panico.
E fuggì, scappò via da quel luogo, diretta chissà dove.
Non poteva e non voleva crederci; eppure avrebbe dovuto accettare, prima o poi, che altro non era se non un'anima che vagava in pena lontana dal suo corpo.
Un'anima che era stata strappata dalla vita proprio dall'uomo che amava.
Forse era proprio quella la cosa che più l'aveva sconvolta; una morte così violenta, chi mai l'avrebbe immaginato?
Piangendo, correva via, senza meta; sapeva solo di dover correre, veloce, lontano...
Finché un enorme fiume dagli accesi colori rossastri e arancioni e incandescenti esalazioni non la bloccò.
Urla di dolore e disperazione sembravano uscirne.
“Bene. Ora che sei arrivata qui, vuoi sapere come poter tornare là fuori, ragazzina?”.
Julia si voltò; Ade era lì affianco a lei, l'espressione esasperata.
La ragazza annuì: “Perché mi stai aiutando?”.
Ade le sorrise: “Ringrazia Malefica, quando tornerai su” si limitò a risponderle “E ora... ascoltami attentamente, mocciosetta”.
"Voglio sapere" lo interruppe Julia "Cosa c'entra Malefica con te?".
"Ehi" Ade ridacchiò e la fiamma sulla sua testa si fece più vivida "Questi non sono affari che ti riguardano. Diciamo solo che... anche noi malvagi abbiamo un cuore".
"Fammi capire... tu... e Malefica?" scoppiò Julia, con un gran sorriso.
"Finiscila. Adesso" le intimò il Dio dei morti, ma la ragazza cominciò a insistere per saperne di più.
Gli occhi al cielo, Ade la interruppe: "Allora, preferisci tornare in vita o stare qui a delirare come una bimbetta?".
La ragazza si ricompose all'istante: "Sono tutt'orecchie" esclamò, schiarendosi la voce.
"Molto bene" cominciò Ade "E adesso... stammi a sentire".




N.d.a.

Salve :3
Eccovi il nuovo capitolo delle nostre avventure con i quattro cugini pugliesi.
Dunque... Julia è morta. AMEN. Pace. Eragon l'ha uccisa e lei è andata agli Inferi.
Però, a quanto pare, Ade è lì per aiutarla e tutto grazie a Malefica.
Che ci sia del tenero tra i due?
Avanti, Ade, rivelaci qualcosa!
ADE: "Ma perché devi creare sempre nuove coppie, eh? Possibile che anche tra noi cattivi devi far nascere qualcosa?".
IO: "Sì" sorriso da idiota "Perché anche voi cattivi, sotto sotto, avete del buono in voi".
ADE: "Povera illusa".
IO: "Dai, Malefica è una bella donna però!".
ADE: "Non lo nego, ma preferirei star solo".
IO: "Non in questa storia, bello mio, perché qui sono io la scrittrice e si fa a modo mio!".
*Ade si alza e va via, disperato*
Per oggi è tutto amici, ci si aggiorna presto con il prossimo BOLLENTE capitolo! ;)
Baci!
Julia :D

 

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Capitolo 37
*** Sei pronto a combattere? ***




 

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Le quattro del mattino; Bulma fissava con sguardo vacuo suo marito, poco distante da lì, seduto su una roccia con il capo fra le mani e lo sguardo basso.
Il principe dei Saiyan continuava a ripetere "Ho fallito"; Goku, al suo fianco, camminava nervosamente avanti e indietro, mordendosi di tanto in tanto un dito.
Sospirando, Bulma si rivolse a Cornelia, in quel momento affianco a lei; "Non possiamo rimanere così a lungo. Ormai l'intero esercito è qui. Ci siamo tutti! Cos'altro dovremmo aspettare, che Abu venga a ucciderci uno ad uno?".
La ragazza, scuotendo la folta e lucente chioma bionda, con aria risoluta le si rivolse, quasi urlando: "Io attaccherei quel demonio anche adesso! Ma qui a quanto pare nessuno vuole più far nulla!".
"Cornelia, ti ho già spiegato il perché" intervenne ad alta voce Will, poco distante, intenta a scavare il terreno con un coltellino, con aria annoiata e abbattuta "Qui nessuno vuole più prendere una spada in mano, sapendo che prima ancora di iniziare la regina suprema è già morta".
"E allora?" esasperata, la voce di Susan si levò, poco dietro Cornelia "Non credo che Julia avrebbe voluto questo; io credo che lei ci avrebbe detto di attaccare lo stesso, di seguire il suo piano. Ci occuperemo noi di Eragon, visto che Julia non può più farlo!".
"Ascolta, bella" sbottò Irma, stesa a terra affianco a Will, mettendosi di colpo in piedi "Qui il problema non siamo né io né te e neanche Will: ma i cittadini! I civili sono abbattuti e hanno paura. Prova a metterti nei loro panni! Coraggio! Noi abbiamo i nostri poteri magici e tu il tuo fantastico arco... ma loro avevano solo le loro spade e la speranza nella salvezza e nel regno dei quattro re... e se prima ancora di iniziare già uno dei quattro non c'è più, cosa pretendi che loro non ne soffrano minimamente?!".
"Irma, il punto non è questo" urlò seccata Cornelia "Dobbiamo convincerli a farsi forza e attaccare il prima possibile! Altrimenti sarà Abu con il suo esercito a farci fuori uno per uno! Qui siamo praticamente del tutto esposti agli attacchi!".
"Parlaci tu con loro, genio!" rispose acida l'altra "Io ci ho già provato, e mi hanno amabilmente detto di levarmi davanti".
Sbuffando, Cornelia si allontanò diretta verso il centro dell'accampamento; un tuono squarciò quel silenzio pesante, preannunciando un imminente temporale.
“Irma, potresti evitare che la pioggia scenda giusto ora?” chiese Bulma.
La ragazza annuì; “Posso farlo”.
“Ti ringrazio”; la donna si rivolse dunque a suo marito, ancora con il capo chino: “Vegeta, cosa vuoi fare?”.
“Uccidere quel dannato moccioso posseduto” sbottò quello, sempre senza distogliere lo sguardo dal terreno.
“Vegeta, posso parlarti un attimo?”.
Hermione Granger era lì affianco a loro; un'occhiata fra le due donne e un tacito assenso da parte di Bulma a permetterle di avvicinarsi ulteriormente al principe dei Saiyan bastarono perché Vegeta alzasse il capo e fissasse Hermione.
“Cosa vuoi?”.
“Ricordi quando arrivai ad Elaja?” Hermione si mise in ginocchio, riuscendo così a guardarlo negli occhi “Ricordi quanto ero impaurita da questa nuova realtà?”.
Vegeta annuì; “Ricordo anche che sin dal primo momento ti sei rivelata una saccente insopportabile”.
Bulma ridacchiò con la ragazza; “Forse è vero, però vorrei ricordarti quel che mi dicesti quando ti rivelai di essere terrorizzata da questo nuovo mondo”.
“So bene quel che ti ho detto. Non c'è bisogno che tu me lo ripeta”.
“Io invece credo che una rinfrescata alla memoria ti possa davvero essere utile” insisté Hermione “In questo momento, pensi di essere d'esempio per me e per tutti gli altri qui presenti?”.
Anche Goku si era avvicinato e ascoltava con attenzione il discorso di Hermione; lui sapeva, era a conoscenza di quel che era accaduto tra Hermione e Vegeta.
Bulma forse non ne sapeva nulla, ma era poi così importante che sapesse? Probabilmente se fosse venuta a conoscenza della verità si sarebbe sentita male, tanto da lasciare Vegeta... e in un momento così delicato come quello era decisamente meglio che tutto restasse segreto così come fino a quel momento era stato.
Hermione aveva sin dal primo momento nutrito un forte interesse nei confronti di Vegeta; lui invece non l'aveva mai vista come qualcosa di più di una figlia.
Lui era una figura carismatica e che sapeva donarle sicurezza; quella che invece Ron, che all'epoca era il suo fidanzato, non le aveva mai dato.
E in un giorno freddo, in cui la neve scendeva vorticosamente, Hermione chiarì a Vegeta i suoi sentimenti, che non riusciva più a nascondere.
Ci fu qualcosa fra loro... Goku sapeva tutto, ma solo perché era stata Hermione a parlargliene.
Vegeta credeva che di quella breve e assurda storia ne fossero solo a conoscenza lui e Hermione; ma si sbagliava, e anche tanto.
Al vedere, dunque, Hermione che cercava di farlo rinsavire, gli sfuggì un sorrisetto; quella ragazza, nonostante ormai la loro “relazione” (se così si poteva definire) fosse chiusa da molto e molto tempo, continuava a nutrire per lui un sincero affetto. E a quanto pareva Vegeta anche continuava a volerle bene, tanto da sorriderle di sghembo e rimettersi in piedi quando lei concluse il suo discorso, con una frase emblematica: “Ricorda che tu sei un principe. Il principe dei Saiyan. Dimostra a tutti quanto davvero nobile sia il tuo animo”.
E dunque, Vegeta, prese a camminare con rinnovato vigore rivolgendosi a chiunque gli capitasse a tiro: “Ehi tu! In piedi” si rivolse ad un ragazzo che giocava con il suo arco “Sei pronto a combattere?”.
“No, signore” rispose quello con aria abbattuta.
“Bene, allora è arrivato il momento di risvegliarsi” lo spronò lui, scuotendogli le spalle “E ora dillo anche ai tuoi compagni. Tra mezz'ora si attacca il castello!”.
Il giovane, che sembrava aver ricevuto un sonoro ceffone, con una rinnovata lena chiamò tutti i suoi compagni lì attorno, dicendo loro di svegliarsi e prepararsi.
“La battaglia sta per iniziare” urlava Vegeta “Tutti ai loro posti”.
“E Julia?”.
Un uomo si fece avanti, l'espressione sul viso denunciava sconforto e tristezza “La regina è morta, ed era la più potente fra tutti noi. Che cosa pretendiamo? Di riuscire a battere Abu?”.
“Julia è morta, certo” fu Goku ad intervenire, poco distante da Vegeta “Ma i suoi ordini erano precisi. Dobbiamo continuare e portare avanti il piano. Altrimenti non ci libereremo più di quel maledetto tiranno”.
Vegeta si voltò e gli sorrise: “Vedo che anche tu hai molta voglia di combattere, Kakaroth”.
Goku gli rivolse un ghigno divertito: “Mi sembra ovvio”.
Si divisero; e chiunque incontrassero sul loro cammino si univa a loro, con rinnovato coraggio, ad esortare gli altri.
Era un passaparola continuo: “Si combatte” sussurravano i più giovani, eccitati, correndo da una parte all'altra dell'accampamento per poter recuperare le proprie armi, gettate chissà dove dopo la notizia della morte di Julia.
Bulma osservava sollevata quel via vai che andava crescendo; pian piano tutti i presenti furono di nuovo pronti alla battaglia, alcuni addirittura con dei sorrisi contagiosi ad illuminargli il volto.
“Visto, mia cara?” Bulma si rivolse all'esanime Julia, che stesa a terra aveva le labbra leggermente piegate all'insù; sembrava felice, serena, quasi come se stesse dormendo.
“Sembra proprio che sia contenta di tutto questo” Hermione si fece più vicina a Bulma, osservando anche lei la ragazza a terra, il cui volto cominciava ora a perdere il suo solito colorito roseo, tendendo sempre di più al bianco perlaceo.
Maryanne, intenta con Katniss a sistemare la linea degli arcieri, era poco distante; si voltava spesso a guardare la cugina stesa a terra senza vita, sperando che da un momento all'altro sarebbe balzata in piedi ridendo, urlando che tutti quanti avevano creduto a quel suo scherzo...
“Maestà?”.
Katniss la guardava con insistenza; sembrava quasi seccata.
“Scusami” le fece Maryanne “Ma è troppo strano vederla lì a terra e sapere che non si rialzerà più”.
“Non siete l'unica a soffrire per la perdita di una persona cara” le rispose allora la ragazza con tono duro “Ed è per lei che dovete combattere con tutta voi stessa”.
Maryanne annuì; incrociò lo sguardo di Edmund, che assieme a Nix e Bowlish aiutavano Peter a organizzare il primo plotone di attacco.
Uno sguardo breve ma intenso le bastò a riprendersi; e giurò a se stessa che alla fine di quella guerra avrebbe sposato Edmund il prima possibile.

 

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Julia, intanto, continuava a fissare il fiume di lava che scorreva davanti ai suoi occhi, inspirando quell'aria bollente che le invadeva i polmoni... o, almeno, quel che credeva fossero i suoi polmoni.
“Io sono una sorta di fantasma, in questo momento?” chiese nuovamente ad Ade, che con un verso gutturale di esasperazione annuì.
“Ascolta, carina” sbottò lui spazientito “O ti getti in quel fiume o potrai dire addio alla possibilità di tornare in vita”.
“Io non capisco” Julia quasi urlò “Tu sei un alleato di Abu, dal primo momento sei stato mio nemico... e ora vorresti aiutarmi a tornare in vita solo perché te lo ha chiesto Malefica, che è la tua amante?”.
Ade si innervosì ulteriormente; “Te lo ripeto, reginetta dei miei stivali. Sta a te decidere se fidarti o meno di me. Ma non venire a piangere quando poi ti renderai conto di aver perso una grande occasione”.
Julia fissò nuovamente il fiume alla sua sinistra; cosa avrebbe dovuto fare? Gettarvisi come Ade le aveva detto di fare, così che sarebbe potuta tornare in vita? Oppure non fidarsi di lui e rimanere lì, negli Inferi?
“Voglio solo sapere perché mi stai aiutando” insisté lei “É impossibile che tu voglia aiutarmi solo perché te lo ha chiesto Malefica! Allora?”.
Il dio degli inferi, dunque, fece un gran respiro; “Tu non puoi sapere tutta la verità”.
“Io pretendo di saperla”.
“Ora mi stai davvero facendo imbestialire” urlò Ade, e la fiamma sulla sua testa assunse dei decisi toni rossastri “O ti getti in quel fiume o potrai rimanere qui per l'eternità, a sentire Bellatrix Lestrange che sghignazza e ride da sola o a giocare a scacchi con il Baubau. Allora!?”.
La ragazza, ancora indecisa, sospirò sonoramente; doveva dunque lanciarsi in quel fiume di lava, sperando che le parole di Ade fossero vere e che non avrebbe avvertito il bollore del fuoco liquido sul suo corpo, essendo ormai solo un'anima?”.
“Una volta lì dentro, quindi, dovrei immergermi e arrivare in profondità” si rivolse a lui, ancora poco convinta “E dovrei trovare un enorme cratere”.
“Precisamente” rispose lui, esasperato “Questa è la centesima volta che te lo ripeto. Entra in quell'enorme buco e verrai trascinata nel limbo. Di lì dovresti trovare da te la strada per tornare in superficie. Ci saranno delle prove da superare, studiate apposta per evitare fughe da questo posto. Ma tu le supererai senza problema alcuno, visto che sei destinata a tornare alla vita”.
La ragazza, con il cuore a mille, annuì; “Allora... ci si vede su, Ade” esclamò, tremando per la paura dell'ignoto che stava per affrontare.
Lui le rivolse un sorriso sghembo; “A dopo, ragazzina”.
E in una nuvola di fumo grigio e denso, il dio scomparve, lasciando sola Julia al suo destino.
“BENE” urlò lei “CORAGGIO, FACCIAMOCI QUESTA BELLA NUOTATA!”.
Si avvicinò alla riva del fiume infernale, fissando inebetita lo scorrere lento della lava densa; sembrava quasi una crema, ma nonostante tutto il terrore continuava ad attanagliarle le ossa. O l'anima, in quel caso.
Ma dentro di lei qualcosa ora si muoveva; sapeva di dover diventare la regina suprema di Elaja, e che in qualità di regnante avrebbe dovuto affrontare prove anche peggiori di quella che ora le si prospettava.
Di lì a poco avrebbe dovuto affrontare Abu; e quello era decisamente peggio che una nuotata nella lava.
“Spero solo di non avvertire alcun dolore” si disse in cuor suo; poi, dopo aver preso un respiro intenso, chiuse gli occhi e si gettò di colpo nel fiume incandescente.
L'impatto fu terribile; non era il caldo a farsi sentire, ma qualcosa di anche peggiore.
Mani.
C'erano mani che spuntavano da ogni dove e cercavano di afferrarla, per riportarla in superficie; probabilmente quella era già una delle prove di cui parlava Ade.
Julia reagì istintivamente cercando di lanciare un attacco di quelli che Goku le aveva insegnato; incrementò l'aura e... incredibilmente, tutte le mani che cercavano di stringerla in quella mortale morse scomparvero nel fiume.
Gli occhi ora spalancati per la paura di trovare qualche altra sorpresa sgradita, Julia nuotò veloce verso il fondo, che ancora però non si vedeva.
Il bagliore accecante dei colori della lava quasi non le lasciava veder nulla, ma lei continuò a nuotare senza sosta, cercando di accelerare sempre più.
Finché lo vide.
Un enorme cratere si stendeva senza fine sotto al suo sguardo; la lava ora iniziava a farsi vorticosa, mentre scendeva verso l'enorme buco sul fondo.
E Julia si lasciò trascinare da quel turbine, che forse era anche più veloce di lei; il cuore sempre a mille, si chiese cos'altro avrebbe dovuto affrontare una volta arrivata nel limbo.
Una spinta improvvisa e si ritrovò nel buio del cratere; la lava rimaneva in superficie, senza scendervi dentro.
La ragazza dunque si guardò attorno; c'era solo il buio più totale.
Non sapeva cosa fare; dove si sarebbe dovuta dirigere, in quel momento? Indecisa, prese a scendere di qualche metro per poi toccare il fondo.
Guardò alla sua destra, poi alla sua sinistra; infine, quando aveva scelto di proseguire in quest'ultima direzione, qualcosa si mosse.
Il cratere sopra di lei venne richiuso, la lava scomparve alla sua vista...
E alla sua destra comparve una luce.
Bianca, accecante, le arrivava dritto negli occhi.
Dirigendosi verso quell'unica fonte luminosa, ma tenendo lo sguardo basso per non perdere la vista, Julia camminò velocemente, rendendosi conto del fatto che l'acqua in cui aveva nuotato fino a quel momento era scomparsa.
“Allora, ci risiamo”.
Quella voce.
Il cuore in gola, Julia si voltò.
La luce bianca le rivelò chi aveva parlato; quel volto folle, gli occhi rossi color dei rubini...
Le labbra piegate in un sorriso maniacale.
Eragon.
Era lì, di nuovo davanti a lei.
E questa volta Julia sapeva di non avere alcun scampo.

 

N.d.a.
Eccomi qui con un nuovo capitolo!
Volgiamo al termine della nostra avventura; ancora pochi capitoli e tutto sarà finito!
Riusciranno i nostri quattro amici a conquistare il trono?
Riuscirà Julia a tornare in vita?
E, soprattutto, riusciremo a capire cosa è successo tra Hermione e Vegeta?
Qui per noi c'è Goku, testimone segreto della loro relazione!
Allora, Goku: raccontaci tutto!
Goku: Io non posso parlare di queste cose, sono troppo private.
Io: Ma dai! Neanche un particolare? Nulla? Almeno dicci: c'è stato un bacio o... qualcosa di più?
Goku: Mi spiace, io ho già parlato una volta con te. E ti ho già spiegato tutto.
Io: Ah, be' certo, ma sentirsi raccontare di nuovo quella storia... mette i brividi!
Per chi volesse sapere cosa è accaduto, ecco a voi la prima delle storie di "Segreti di corte"!
E indovinate? Grazie alla testimonianza di Goku ho potuto scrivere questa storia breve e molto intensa!
Segreti di corte presenta il suo primo volume: "La verità sulla regina Hermione"!
Correte in libreria a comprarlo... ah, no, aspetta, è qui su EFP. 

.-.

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Alla prossima, amici! Buona lettura ;)

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Capitolo 38
*** Limbo ***


“Eragon”.
Julia rispose al saluto del ragazzo, che a spada sguainata le si parava davanti, un ghigno malvagio sul volto e gli occhi color del fuoco più vividi che mai.
Julia cercò di razionalizzare e trovare un perché alla presenza di Eragon lì, nel Limbo: era forse morto anche lui?
Improbabile.
Forse era una di quelle prove di cui parlava Ade?
Decisamente questa poteva essere l’unica spiegazione plausibile.
Fissandolo intensamente, prese un gran respiro e gli si rivolse nuovamente: “Vuoi combattere, Cavaliere?”.
“Voglio ucciderti” echeggiò lui in risposta “Ti voglio a brandelli, desidero più di ogni altra cosa vederti soffrire, urlare, patire e implorarmi di darti il colpo di grazia”.
Julia piegò la testa da un lato, fingendosi impressionata: “Sembra interessante. Solo… c’è un problema. Io sono già morta. Come possiamo risolvere la cosa?”.
Ma Eragon schioccò la lingua, in disapprovazione: “Mia cara, in questo momento tu non sei più morta. Nel Limbo si è in stato di transizione. Tu sei un’anima che si sta corporizzando. E uccidendo il tuo corpo io ti confinerò per sempre negli Inferi”.
Non convinta dalle parole di Eragon, Julia prese a tastarsi il braccio; sussultò nel momento in cui sentì la carne, le ossa, la rugosità della sua pelle… era vero, dunque. Stava tornando a corporizzarsi!
Allarmatasi, alzò lo sguardo e fronteggiò Eragon: “Bene. Allora diamo inizio a questo combattimento. La mia vita contro la tua smania di morte. Vedremo chi l’avrà vinta, Cavaliere Maledetto”.
E prima ancora che potesse prendere un respiro, si ritrovò spada contro spada, occhi contro occhi, petto contro petto.
Il combattimento era iniziato.

*

“Mio Signore, le truppe sono pronte. Siamo tutti in posizione per la marcia sui ribelli. Non sospettano nulla”.
Abu congedò con un cenno della mano il luogotenente che aveva appena parlato, per dirigersi invece in direzione della Sala del Trono; doveva recuperare il suo Scettro, nel vano segreto sotto al trono…
Mentre camminava, continuava a rimuginare sul crollo di potenza che aveva subìto e di cui ancora non aveva ricevuto giustificazione… ma, soprattutto, dell’improvvisa scomparsa di un’aura molto intensa che aveva avvertito fino a circa trenta minuti prima.
Nel cervello gli ronzava un’appagante idea, fin troppo appagante… ma sapeva dentro di sé che era una cosa alquanto improbabile… almeno finché non se ne fosse occupato lui personalmente.
Camminando, dunque, immerso nei suoi pensieri, cominciò a far mente locale; era giunto il momento di estirpare ogni ribelle dall’isola e confermare nuovamente la sua supremazia incontrastabile sull’isola di Elaja?
Se era quello che il popolo voleva, allora lo avrebbe accontentato, senza troppo sforzo.
E i quattro ragazzini di altro mondo si sarebbero amaramente pentiti di aver infastidito lui, il grande signore.
“Vostra Maestà”.
Abu si fermò di colpo alla visione di Eragon; non lo aspettava a palazzo, ed era convinto che lo avrebbe poi trovato sul campo di battaglia.
Ma Eragon era lì, euforico, davanti a lui; i suoi occhi brillavano nella semioscurità del castello e sembrava particolarmente appagato.
“Mio Signore” ricominciò Eragon, ma Abu non aveva tempo di pensare a lui.
“Va’ via” gli intimò quindi, riprendendo a camminare e sorpassandolo velocemente.
“Mio Signore… JULIA”.
Il monarca rivolse nuovamente la sua attenzione al ragazzo; dopo aver percorso qualche metro e esserselo lasciato alle spalle, si voltò a guardarlo di nuovo.
Si fissarono per qualche secondo; poi nuovamente Eragon prese la parola.
“Julia. L’ho uccisa. Lei è morta, mio Signore!”.
Fu un istante.
Abu si insinuò nella mente del suo servo, che gli si mostrava come un libro aperto; ed ecco, Julia cadeva a terra dopo che Eragon le aveva lanciato un attacco di fuoco al centro del petto.
Vegeta in volo raggiungeva la ragazza e la portava via giusto un istante prima che Eragon potesse trafiggerla con la spada.
Eragon esultante, Vegeta che fuggiva con il cadavere in braccio.
LA VITTORIA. L’EUFORIA.
Dunque era di Julia quell’aura potente che era scomparsa.
Era davvero morta.

Abu riaprì gli occhi e sorrise a Eragon.
“Complimenti, Cavaliere” ghignò “Hai meritato ogni onore. Alla fine di questa battaglia verrai giustamente ricompensato”.
Eragon rise follemente, con gli occhi quasi fuori dalle orbite; era invaso dall’eccitazione, dall’entusiasmo, e aveva voglia di uccidere ancora.
Il suo compito, la sua più grande missione era compiuta.
Ora era libero di uccidere ancora, chiunque volesse.
Come gli altri tre terrestri.

*

“MUORI MALEDETTA!”
“Di nuovo? No grazie”
Spada contro spada, Eragon e Julia continuavano a fronteggiarsi in un pericoloso corpo a corpo, in cui nessuno dei due riusciva ad avere la meglio sull’altro.
Julia era combattuta; ferire Eragon le avrebbe permesso di tornare alla vita? O avrebbe dovuto ucciderlo obbligatoriamente, per poter andare in superficie?
E, soprattutto… quell’Eragon che stava combattendo era davvero solo una sua versione “fasulla”… o era il vero Cavaliere dei Draghi?
Nell’incertezza, Julia continuava a parare colpi, sentendo il suo corpo farsi sempre più presente, ricominciando persino ad avvertire il battito del suo cuore contro il petto, le goccioline di sudore imperlarle il volto e il ronzio nelle orecchie, segno della pressione aumentata.
Cercava con attenzione un dettaglio che potesse suggerirle quel che avrebbe dovuto fare; era sempre più tentata dall’idea di tramortire Eragon, così da poter poi regolarsi sul da fare.
E forse era l’unica cosa ragionevole, da fare.
Respirò profondamente mentre parava un affondo del ragazzo, e, dandosi coraggio, lo colpì appena dietro la nuca, lasciando che, senza nemmeno potersene rendere conto, Eragon cadesse a terra, privo di sensi.
Julia riprese fiato, una mano sul fianco e l’altra ancora serrata attorno alla spada.
Ancora con il respiro affannoso, si chinò a terra e posò due dita sul collo del ragazzo, in un punto dove poteva controllare il battito cardiaco.
Era appena accelerato; Eragon era vivo, dunque.
Cosa avrebbe dovuto fare, a quel punto? Ucciderlo? Al solo pensiero sentì il coraggio venir meno, la testa le girò e la nausea la colse… no, non poteva arrivare a tanto.
Eragon, certo, l’aveva uccisa… ma era fuori di sé. Era posseduto. Lei invece no, era perfettamente cosciente di tutto quel che le stava accadendo.
“Uccidilo”.
Una voce bassa, cupa, le rimbombò nelle orecchie e tutt’attorno a lei in quella sorta di antro; Julia si guardò attorno, stringendo ancor di più la presa sulla spada.
“Ade” rispose “Sei tu?”.
Ma non vi fu alcuna risposta.
Di nuovo nel silenzio, Julia tornò a fissare Eragon; cosa fare, quindi?
“Devi ucciderlo”.
“Ancora? Ma chi è che parla?” Julia, spazientita, puntò la spada in aria, guardandosi tutt’attorno per controllare eventuali movimenti e presenze.
“Non sei abbastanza coraggiosa da farlo. Non lo ucciderai mai, perché sei una debole. E io che pensavo grandi cose di te…”.
Julia, impietrita, posò gli occhi su Eragon; le labbra del ragazzo erano serrate, eppure la voce cupa e inquietante sembrava provenire proprio dal centro del suo petto.
“Vieni fuori da lì” intimò allora Julia, fissando intensamente il torace del giovane “Se vuoi combattermi vieni fuori di lì, non rifugiarti come un vigliacco nel corpo di un giovane uomo”.
“Vigliacco io? Io sono uno spirito. Io abito i corpi. Tu, piuttosto, Julia… sei tu la vigliacca. Ti basterebbe infilzare quella spada nel cuore di Eragon, e la maledizione sarebbe rotta. Ma preferisci così, vero? In effetti, stare qui negli Inferi forse è molto meglio che affrontare l’inferno che troveresti in superficie, una battaglia pronta a regalarti lutti, sofferenza, dolore… e probabilmente di nuovo la morte. Vale forse la pena, Julia?”.
La ragazza abbassò appena la spada; “Cosa ci guadagneresti, tu? Cosa ci guadagneresti, ad aiutarmi, dicendomi come poter liberare Eragon del maleficio?”.
Di nuovo scese il silenzio; Julia fissava il giovane Cavaliere, come se si stesse rivolgendo a lui, ma ben sapeva che non era Eragon a parlarle… e, forse, aveva intuito con chi in quel momento stesse dialogando…
“Vieni fuori… non sei forse tu il Demone Maggiore di cui tutti parlano?”.
In quel preciso istante, prima ancora che Julia potesse concludere la frase, avvertì un tocco delicato ma deciso al tempo stesso sulla sua spalla sinistra, il fiato di qualcuno lambirle il collo e un intenso profumo sconvolgerle le narici.
“Molto bene, mia cara” sussurrò la voce “Non siete una sciocca, e avete guadagnato il mio interesse”.
Julia voltò appena il capo, per poter guardare il suo interlocutore; ma non riuscì a veder alcun che, poiché costui era scomparso.
Si voltò, girando su se stessa per poter avere la visione completa attorno a lei, ma a quanto pareva lì nell’antro c’erano solo lei ed Eragon, ancora a terra privo di sensi.
“Uccidilo, se vuoi tornare su. Altrimenti rimani qui e attendi che lui si risvegli. E ricomincia a combattere con lui, per l’eternità”.
Julia non sapeva cosa fare; un’idea le iniziava a balenare in testa, ma era troppo azzardata, troppo rischiosa… eppure, se lui davvero era il Demone Maggiore…
“Tu, Demone, ti nutri dell’odio. Ti nutri del rancore, del risentimento, dell’astio… ti nutri di quel che Eragon in questo momento prova per me, e che al tempo stesso sei tu a creargli. Ti nutri di quel che pensi io possa provare per lui in questo momento, e combattendolo ti rifocilli del mio accanimento contro di lui.
Ma tu non hai ancora capito, io non lo combatto perché lo odio. Al contrario invece…”.
Fu un istante; decisa più che mai, Julia gettò via la spada e, accasciandosi sul corpo di Eragon, lo baciò con tutto l’amore che dentro di lei continuava a provare per lui.
A cavalcioni sul ragazzo, che ancora non si risvegliava, gli strinse le mani nei capelli, attorno al viso dai delicati lineamenti, e incollò le sue labbra a quelle fredde e quasi pallide di Eragon. Corpo contro corpo, petto a petto, labbra su labbra. Un’unica cosa.
Qualcosa accadde in quel momento; Julia avvertì solo un’ondata di ghiaccio uscire proprio dal petto di Eragon e avvolgerla tutta. Ma, avvinghiandosi ancor di più al suo amato, pian piano sentì il gelo abbandonarla e un calore crescente abbracciarla, unendola ancor di più al ragazzo.
“E va bene. Adesso ascoltami, regina”.
Julia riaprì gli occhi, e lentamente si staccò dalle labbra di Eragon; tenendo gli occhi fissi sul volto dell’amato, pian piano rialzò il capo e, con la coda dell’occhio, si rese conto che alla sua destra qualcuno, in piedi, la guardava.
“Guardami. Te lo concedo”.
“Non sei tu a dover dire a me quando e se posso guardarti” ribatté Julia, il cuore a mille.
L’uomo fece un verso di disapprovazione; a quel punto Julia si voltò completamente e, ancora seduta sulla pancia di Eragon, lo fissò con espressione fiera e agguerrita.

Davanti ai suoi occhi stava un uomo, alto, con un lungo mantello nero e il cappuccio abbassato sul volto.
Aveva spalle larghe e un corpo imponente, abbastanza da intimorire Julia per qualche istante; mordendosi un labbro, la ragazza gli rivolse la parola, fingendosi non impressionata.
“Io ti guardo, ma davanti a me potrebbe esserci chiunque. Con quel cappuccio abbassato, chi sa davvero chi sto guardando in realtà?”.
L’uomo chinò appena il capo e Julia avrebbe giurato che stesse sogghignando: “Vuoi davvero conoscere il mio volto, Julia? Non penso sia questo il momento. Ma sappi che il fatto stesso di essere qui davanti a me e che tu non sia ancora morta ti rende di gran lunga più interessante di qualsiasi altro essere vivente”.
“E a cosa devo il piacere di essere ancora qui a parlare con te? Cosa ti trattiene dall’uccidermi definitivamente?”.
L’uomo ridacchiò con molto poco entusiasmo; “Perché riconosco la mia sconfitta in questa battaglia. Hai riavuto Eragon. Non posso più tornare nel suo corpo, perché il tuo amore me ne ha allontanato”.
Julia esultò in cuor suo; allora il suo piano aveva funzionato! L’amore teneva lontano il male!
“Ma sta’ attenta, Julia”.
Continuando a fissare il volto in ombra dello sconosciuto, Julia pose la massima attenzione alle ultime parole che questi gli rivolse: “Ora torni alla vita. Ma lassù ci rincontreremo. Tieniti pronta, futura regina di Elaja. Presto conoscerai quel di cui sono capace”.
E detto questo, la figura sparì nel nulla, così come il corpo di Eragon con lui.
E lì dove prima si ergeva lo sconosciuto, una fessura si aprì nella parete dell’antro.

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Capitolo 39
*** Ritorni ***


La notte silenziosa si era trasformata, nel giro di poco tempo, in un delirio di urla, rumori di armi, spade, lamentele, risate isteriche e sghignazzamenti.
Una bolgia, un formicaio di gente pronta a combattere per la propria libertà, per un nuovo inizio; ma, la battaglia faceva paura, e qualcuno tremava al sol pensiero di quel che sarebbe accaduto di lì a poco.
Maryanne si avicinò ad Edmund, in prima linea, intento a girare nervosamente la sua spada nel terreno, disagnando cerchi concentrici e asimmetrici; "Sembri parecchio preoccupato" esordì lei "Sai, quasi più di me! Eppure non è la tua prima battaglia".
Edmund sospirò, sollevando lo sguardo a incontrare quello di lei: "Hai ragione, ma l'idea di poterti perdere mi fa davvero paura. Penso sia questo il vero nòcciolo della questione".
"Non mi accadrà nulla" fece spallucce lei "Ho fatto una promessa a me stessa e ho intenzione di onorarla; e per farlo devo restare viva. Riuscirò a mantenere questa promessa, ne sono certa".
"Ovvero?".
Sorridendo, Maryanne abbassò lo sguardo per poi tornare a fissare il suo amato negli occhi: "Sposarti, appena questo delirio sarà concluso".
E senza proferire altra parola, si allontanò dirigendosi verso Bloom e Will che assieme ad un gruppo di civili stavano organizzando il posizionamento di cecchini sui massi lì attorno.

"Maryanne!".
La voce di Nix e Bowlish in coro la risvegliarono dal suo sogno ad occhi aperti, mentre sentiva ancora lo sguardo stralunato di Edmund seguirla dietro di sé.
"Che succede?" chiese, vedendo l'espressione sconvolta sul volto dei due cugini.
"Mi sto letteralmente sentendo male per la paura" sospirò Nix "Quasi quasi vorrei chiedere ad Herm se ha qualche calmante da darmi".
"Un calmante prima di combattere? Non mi sembra proprio un'idea geniale sai?" ribatté Bowlish; ridacchiando nervosamente Nix scosse la testa, per poi rivolgersi nuovamente a Maryanne, dicendole "Abbiamo un problema, e anche bello grosso".
La ragazza inclinò il capo: Bowlish prese la parola, guardandosi attorno con fare nervoso e stringendo l'elsa della sua spada in mano "Hanno scoperto che c'è un avangruppo dell'esercito di Abu che è appostato qui attorno a noi. Nessuno sa come abbiano fatto ad arrivare senza che noi li notassimo, forse hanno un qualche sistema di invisibilità".
"Dove sono?" chiese lei, facendo un cenno a Edmund che fissava i tre con fare interrogativo mentre aiutava altri guerrieri a disporsi nelle prime linee di attacco assieme a lui.
"Nascosti nei rami bassi della boscaglia qui dietro" indicò Nix "Ma non hanno ancora capito che li abbiamo individuati".
"Interveniamo come?" chiese Maryanne, la voce incrinata da una nota di panico.
Le si parò davanti Vegeta, con Hermione, Bulma, Irma e Hay Lin: "Con la magia, naturalmente!" le rispose quest'ultima sogghignando.
Vegeta spiegò brevemente ai tre ragazzi il loro piano: veloce ed efficace, Hay Lin avrebbe evocato un breve Tornado che avrebbe fatto uscire allo scoperto tutti i soldati e Irma avrebbe fatto sì che venisse a nevicare in maniera così forte da ricoprire di neve ogni singolo soldato invisibile, rendendolo individuabile.
Maryanne era eccitata, Nix e Bowlish ammirati da quel piano concepito in così pochi minuti: "Geniali, ragazzi!"
Vegeta diede un'affettuosa pacca sulla spalla di Nix, poi si allontanò per controllare la disposizione dei soldati nelle varie file che stavano creando.
Broly aveva deciso di porsi in prima fila, assieme a lui Goku e Vegeta avrebbero dato man forte ai re di Narnia e a Nix, Bowlish e Maryanne.
A seguire tutiti coloro che sapevano maneggiare archi e armi a distanza; e ancora schiere di gente armata di spade e spadoni, e nelle retrovie Hermione, Harry, Ron, streghe e fate varie e tutti coloro che conoscevano la magia, pronti ad attaccare a distanza e silenziosamente decimare l'esercito nemico.
Sembrava una disposizione vincente; e in cuor suo Vegeta sperava che funzionasse per davvero.
 
***


Julia si avvicinò alla spaccatura che emanava quella luce così intensa, guardinga: era giunto davvero il momento di tornare al mondo?
"Aspetta!".
Trasalì quando la voce di un ragazzo la chiamò: voltandosi con la spada sguainata, all'erta, si ritrovò a fissare il "finto" Eragon che aveva battuto poco prima.
"Puoi anche abbassarla quell'arma, sai?" ridacchiò lui.
"Chi diavolo sei? O, meglio, cosa sei?" chiese lei, arricciando il naso sospettosa.
"Rifor" si inchinò lui, ghignando "Figlio del demone maggiore. Ero qui come controparte maledetta del tuo Eragon" fece spallucce lui "Ammetto che mi hai steso davvero prima, complimenti, hai un tocco silenzioso ma letale".
"Aspetta: cosa? Io ho baciato il figlio del Demone Maggiore?" urlò lei, interdetta "Io credevo che tu fossi soltanto l'anima malvagia di Eragon!".
"Ma lo ero" rispose lui sorridendo alla sua confusione "Ero io che abitavo il corpo del tuo ragazzo. Mio padre non si scomoda per così poco, checché ne pensi Abu. Io sono comunque in parte il Demone Maggiore, essendo suo figlio; e come tale, ho posseduto Eragon facendo da tramite tra lui e la potenza di mio padre. Non sarebbe sopravvissuto alla sola potenza del Demone Maggiore, io ho fatto da tramite".
"Chiaro" rispose lei, non troppo convinta "Grandioso. Ora, mi sai dire cosa devo fare? Affrontarti nuovamente? Ucciderti? O posso andar via?".
Rifor rise, di gusto "Tutta questa voglia di sangue, regina Julia? Non ce ne è bisogno, non ancora! Devi andare via, è il momento che tu ti riunisca ai tuoi amici".
Julia annuì, abbozzando un sorriso; "Rifor" gli chiese "Quale è la tua vera forma?".
Lui sospirò: "Non ho una forma. Sono materia pura, e mi incarno in ciò che voglio oppure possiedo corpi, è così che funzioniamo noi demoni minori. Mia sorella Murxa è un asso in questo, fa delle interpretazioni incredibili quando incarna altri".
Julia represse un brivido "Siete strani, voi demoni minori".
"Oh, Julia. Siamo capaci di parecchie cose, e anche di cose decisamente peggiori" lui la salutò con un'occhiolino prima di scomparire, letteralmente, nel nulla.
Julia lo cercò con lo sguardo, sbigottita; quante altre stranezze avrebbe visto, in quel posto?
Era arrivato il momento di andar via, dunque. Si voltò verso la fenditura dalla quale arrivava una luce dorata e intensa e, facendo un gran respiro, vi si infilò, pronta ad affrontare qualsiasi cosa pur di potersi ricongiungere ai suoi cugini, a suo fratello, ai suoi amici, al suo popolo. E, soprattutto, al suo Eragon, ora libero dalla maledizione.
***

Eragon uscì dal castello euforico, sentiva il cuore battere forte e le sue orecchie ronzare impazzite, il sangue pulsava dentro di sé con un ritmo folle e sentiva di essere capace di qualsiasi cosa; come un mostro, eccitato si diresse verso il campo di battaglia, dove le truppe di Abu si stavano iniziando a disporre e scorse in lontananza i nemici fare lo stesso.
Leccandosi avidamente le labbra, pensò a tutti i corpi che di lì a poco avrebbe abbattuto, e l'idea gli diede i brividi dal piacere; era meglio di un orgasmo, quella magica sensazione adrenalinica e lui sentiva, sapeva, che avrebbe ucciso ancora e ancora, perché adesso per lui era diventata una droga, la morte.
Urlò a squarciagola nella notte, un urlo carico di eccitazione e euforia, fissando il cielo tempestoso e cupo, con le nuvole che si disponevano minacciose ma che ancora non facevano cadere una singola goccia; era pronto a sfidare qualsiasi cosa, anche una tempesta e un cielo così. Nulla più ormai gli faceva paura, aveva ucciso Julia e questo lo aveva fatto sentire onnipotente. La Regina suprema era morta per mano sua, adesso poteva tutto.
Mentre si avvicinava al centro del campo, passando affianco alle truppe di Abu che iniziavano ad avviarsi anche loro verso i nemici, decise di deviare e andare nel bosco per poter liberare la vescica. 
Camminando veloce, inspirò profondamente dalle narici gustandosi l'odore di quella pungente e umida notte, il profumo inebriante degli alberi lì intorno lo pervase e il pensiero del prossimo odore del sangue di cui avrebbe goduto non fece altro che renderlo ancora più euforico, a tal punto da sentire un vero e proprio impulso.
Sentiva di doversi liberare, e non solo della sua urina; era molto eccitato, doveva scaricare la troppa adrenalina altrimenti rischiava di deconcentrarsi in battaglia; e lui non voleva che ciò accadesse.
Si addentrò quindi ancor di più nel bosco, stando bene attento a controllare che qualche soldato non lo stesse seguendo o che nessuno gli stesse vicino; salì per un po' lungo un fianco ripido di una collina, immerso nel profumo della notte e circondato da alberi e silenzio totale. Persino gli animali notturni sembravano essere scappati via impauriti da quel che stava per accadere lì; gli animali lo sentivano, l'odore della morte imminente.
Eragon si fermò sotto un albero particolarmente grande e si tolse i pantaloni che lo costringevano tanto; un sospiro gli uscì rumoroso e godereccio quando tolse quelle vesti e si liberò in tempo breve e con immensa goduria, come mai prima in vita sua.
Era la notte perfetta per lui, si sentiva più folle che mai e la sua follia gli piaceva molto.
Quando ebbe finito, tirati su i pantaloni, riprese a camminare verso il campo nemico; aveva deciso che si sarebbe diretto da solo e li avrebbe aggrediti uno ad uno, ne era capace, poteva farlo. Voleva uccidere tutti con le sue mani e facilitare il compito all'esercito.
Inspirò ed espirò euforico: stava per andare in scena una strage, e lui ne sarebbe stato l'autore. Le ballate avrebbero ricordato nei secoli "Eragon il grande omicida" e la gente l'avrebbe sempre temuto.
Ma accadde, all'improvviso, qualcosa di strano: una fitta improvvisa al centro del petto lo colse, mozzandogli il respiro. Eragon si fermò di colpo, non riuscendo più a respirare né a muoversi e cadde rovinosamente a terra, tenendosi strette le mani al petto, al cuore, dove il dolore improvviso sembrava quasi spaccargli in due il costato.
Urlò di dolore, insopportabilmente sempre peggiore e temette il peggio: non poteva morire così, perché il suo cuore aveva deciso di non battere più. Urlò ancora, un urlo di rabbia e rancore: come poteva evitare che ciò accadesse? Quale magia poteva fermare quel dolore?
Non fece in tempo a realizzare questo pensiero che improvvisamente la vista gli si fece opaca e il dolore, così come era comparso, sparì di colpo.
"Aiuto" mormorò tremando "Qualcuno mi aiuti", la sua voce si era fatta flebile e non riusciva a vedere più nulla, se non il buio più profondo. 
Il respiro pian piano stava tornando ma qualcosa stava cambiando dentro di lui: ripensò improvvisamente a Julia e si rese conto che il fatto di averla uccisa non lo eccitava affatto, anzi: il solo pensiero lo terrorizzava e sentiva un bruciore terribile pervaderlo dal centro del petto fin dentro al cervello.
"Cosa... Julia? Non posso aver ucciso Julia... no. Sto delirando!" urlò rivolto a sé stesso, cercando di mettersi seduto, e respirando rumorosamente e faticosamente; la bocca asciutta, la testa dolente e il fiato grosso, Eragon cercava di fare mente locale su quel che gli era appena accaduto. Non riusciva a ricordare come si trovasse lì in quella radura da solo, a terra, con i polmoni che non lo accompagnavano e quell'orribile immagine di Julia abbattuta da lui con un attacco di fuoco in pieno petto. Non riusciva a capire se quello fosse un ricordo o se fosse una semplice illusione, dovuta forse a una febbre o a qualcosa che gli stava accadendo in quel momento.
Non riusciva a ricordare, a capire; che gli era capitato? Dove si trovava? E dove era Julia?
Si rimise in piedi tremante e cercò di orientarsi: il cielo buio non permetteva di capire dove si trovasse la luna o una qualche costellazione di riferimento, e la cosa si faceva sempre più strana. 
Ma, poi, gli tornò in mente tutto. Di colpo.
Ricordò tutto quel che gli era capitato, anzi, tutto ciò che lui aveva fatto capitare. E Julia, sì, la sua Julia tanto amata... uccisa da lui poco prima, proprio lì su quella collina.
Strabuzzando gli occhi, si passò una mano sulla bocca e il suo respiro si mozzò nuovamente: "Cosa ho fatto" ripeté con voce sommessa e scuotendo il capo "Perché? Perché l'ho fatto? Cosa mi è accaduto?" si ritrovò a urlare contro il buio del bosco, mentre le lacrime scendevano senza sosta e i singhiozzi diventavano sempre più violenti. 
Urlava di dolore e vergogna; aveva ucciso la sua amata, lei, che probabilmente era lì per aiutarlo. Ma lui aveva avuto il cervello nelle tenebre fino a poco prima, non sapeva il perché né il come ma Abu era riuscito a controllarlo tutto quel tempo, costringendolo ad uccidere Julia. Quella belva l'avrebbe pagata cara.
Ma, per il momento, Eragon doveva piangere ogni sua lacrima, doveva liberarsi della sua amarezza e della voglia di farla finita; doveva combattere per vendicare la sua amata e sconfiggere quel mostro. Poi, probabilmente, l'avrebbe fatta finita. Sempre che, prima, non lo avesse ucciso qualcun altro; sicuramente in molti volevano la sua testa, visto quel che aveva fatto a Julia. Ma se ne sarebbe preoccpato poi; per ora le sue lacrime erano solo per la sua amata, ormai perduta per sempre.
 

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