The end

di May Des
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La fine dei giochi ***
Capitolo 2: *** Favola ***



Capitolo 1
*** La fine dei giochi ***


Salve a tutti!

Una piccola introduzione prima di incominciare con la storia.

Questo racconto si divide in due parti. La prima può essere considerata al pari di una one-shot, ha una conclusione fine a se stessa e è collocata al termine della prima serie. La seconda, invece è nata come spiegazione per alcuni punti della one-shot che potrebbero far sorgere domande.

Finita questa premessa vi lascio alla lettura. Spero che sia di vostro gradimento.

May Des

 

The end

 

La fine dei giochi

 

Tiepida è la notte, mentre una piccola imbarcazione fende la fitta nebbia.

Su di essa un bambino circondato da bianche rose e un vogatore in nero.

Il piccolo sedeva composto sulla punta della barca e guardava incuriosito le pellicole che si snodavano sotto il pelo dell’acqua. Quelle racchiudevano tutta la sua vita. Una vita che presto sarebbe giunta al termine.

Il maggiordomo, quell’imponente figura scura, guardava il suo signorino ammirando l’orgoglio e il coraggio con cui andava incontro alla propria morte. Lo vedeva osservare il suo passato con indifferenza studiata, come se per lui quelle immagini non fossero altro che il racconto di un estraneo. Sorrise notando l’allungare di una mano fino a sfiorare le onde. Nonostante la sua determinazione rimaneva sempre un bambino.

Lentamente l’imbarcazione proseguì il suo viaggio e, dopo quelle potevano essere sia anni che minuti, all’orizzonte comparve un’isola.

Il maggiordomo prese a remare con più vigore e in poco tempo raggiunsero la costa.

Con uno scossone la barca s’incagliò nel fondale. Il bambino, colto di sorpresa, perse l’equilibrio ma, prontamente, il maggiordomo gli impedì di cadere. Tenendolo stretto a sé, con un balzo raggiunse la riva depositando il suo signorino all’asciutto.

Il piccolo, una volta al sicuro, si rassettò i vestiti e scoccò un’occhiata di fuoco al servitore. Questi s’inchinò al suo signore – Chiedo umilmente perdono per questi modi bruschi. Purtroppo su quest’isola non esiste alcun attracco e quella era l’unica maniera per farvi scendere senza bagnarvi my lord. –

Il conte annuì – Presumo che giunti a questo punto simili sottigliezze non abbiano rilevanza. –

– Vi ringrazio per la vostra comprensione. –

– Piantala Sebastian. È inutile continuare con questa farsa. – disse bruscamente Ciel – So benissimo che non vedi l’ora che giungesse questo momento. Perché ti ostini a recitare una parte che è ormai conclusa? –

Sebastian sorrise – Se mi è concesso signorino, sembrate voi quello impaziente ti terminare questa storia. –

– Credi? – gli domandò Ciel socchiudendo appena gli occhi.

– È questa la mia impressione. – gli rispose cordiale.

– Ti sbagli. Sono solo stanco di questo gioco. Ora che tutto è finito sta diventando noioso. –

Il maggiordomo inclinò il capo perplesso. – Di che gioco state parlando? –

– Che domande sciocche che fai. La mia vita è tutta un gioco. –

– Capisco. Allora che ne dite di terminarlo nel modo adeguato? –

Ciel lo fissò serio – Credo sia opportuno. –

Il maggiordomo annuì e lo invitò a seguirlo su un sentiero.

Camminarono in silenzio fino a giungere a delle rovine al centro delle quali era situata una panchina. L’unica cosa intatta in quel luogo lugubre.

Sospingendolo Sebastian lo fece accomodare e dopo essersi inginocchiato, guardandolo negli occhi, con una mano gli sfilò la benda.

Il marchio del contratto brillò in quell'oscurità crepuscolare e, come risposta, gli occhi del demone si accesero di scarlatto.

Sebastian sfiorò con la mano marchiata il volto di Ciel.

– Allora, questa è la fine? –

– Si, è la fine. –

Ferino Sebastian si avvicinò al conte pronto ad assaggiare quell’anima perfetta che per anni lo aveva tentato. Non badò a niente, immobilizzò la preda e ne gustò l’aroma soddisfatto per quella scelta tanto azzeccata. Era pronto, niente e nessuno lo separava da quell’ambita ricompensa ma, improvvisamente i ruoli si capovolsero.

Un attimo prima era li, pronto a saziarsi, ora invece si ritrovava accasciato, privo di forze. Il signorino lo sorreggeva con le sue esili braccia osservandolo con uno sguardo che non gli aveva mai visto. Pareva oscillare tra l’adorante e l’affamato.

Racimolando le poche forze che gli rimanevano chiese – Cosa sta succedendo? –

Ciel sorrise compiaciuto – Non ti preoccupare Sebastian. Presto sarà tutto finito. –

Il maggiordomo spalancò gli occhi incredulo, domandandosi cosa volesse dire con quelle parole. Cercò di divincolarsi riprendendo il controllo della situazione, inutilmente.

– Non tentare di sfuggirmi. Sarebbe soltanto fatica sprecata. –

Il conte gli accarezzò la guancia mentre piccole scintille nere abbandonavano il corpo del servitore venendo assorbite dal bambino. L’esistenza del demone era ormai agli sgoccioli.

– Perché? – chiese flebile.

Ciel rispose condiscendente – Non sono stato io a evocare te quel giorno. Bensì il contrario. Il tuo bisogno di un’anima pura e al contempo oscura mi ha attirato e affascinato. Solo per te ho creato l’illusione del conte e del suo mondo. Un gioco che alla fine si è rivelato la trappola perfetta. –

Sebastian spalancò gli occhi sorpreso. Era stato ingannato sin dall’origine, circuito dal nemico più temuto dai demoni, per poi essere distrutto.

Il cacciatore era diventato la preda.

– Buona notte Sebastian. Quasi mi dispiace farti questo ma… è la mia natura.

Sappi però, che tra tutti tu sei stato il migliore e anche se non lo dimostravo, mi sono divertito a giocare con te. –

Sorridendo dolcemente gli posò un bacio sulla fronte.

– Addio Sebastian. Riposa in pace. –

Quelle furono le ultime cose che sentì. Il buio lo avvolse e per la prima volta dopo millenni seppe che non avrebbe più rivisto la luce.

 

§§§

 

Ciel si alzò in piedi e osservò quell’involucro vuoto che fino a poco prima rispondeva al nome di Sebastian. Su quell’isola non c’era altro da fare.

Doveva solo attendere che lo venissero a prendere. Non doveva aspettare molto.

Una figura incominciava già a tracciarsi tra le ombre della nebbia.

Era alta e portava un vestito nero come il cappello, lunghi capelli argentati che coprivano gli occhi e una cicatrice che, orizzontale, gli solcava il volto.

Ciel sorrise quando lo vide, si alzò e gli corse incontro abbracciandogli le gambe.

La mano di Undertaker si posò sul capo del piccolo scompigliandogli i capelli.

– Allora, anche per questa volta hai finito d giocare con la tua preda. Ti sei divertito? –

Ciel alzò lo sguardo contento delle attenzioni.

– Si padre, mi sono divertito. – rispose.

– Bene. Ora dimmi, cosa ne vuoi fare di questo corpo? Sarebbe uno spreco lasciarlo qui a far polvere. –

– Ne convengo. Infatti, volevo portarlo con me per aggiungerlo alla mia collezione di bambole. –

– Mi sembra proprio una bella idea. Che ne dici se gli costruissimo anche una bella cassa dove riposare. Con tutto il lavoro che ha fatto in questi anni sarà stanco. –

Annuendo Ciel approvò la proposta.

– Ora però andiamo. – disse Undertaker caricandosi sulle spalle il corpo di Sebastian – Non vorrei fare tardi per il thè delle cinque. Sai quanto possa essere petulante la zia Grell con i ritardatari.–

Così, seguito da Ciel, s’incamminò verso la spiaggia dove attendeva l’imbarcazione pronta a ricondurli a casa.

Mentre questa s’allontanava dall’isola, sospinta dalle onde, un corvo si levò in cielo e cavalcando le correnti s’apprestò a portare a tutti un messaggio.

 

I cacciatori sono tornati.

 

***

N.d.A.

In questo piccolo spazio volevo ringraziare tutti quelli che sono arrivati alla fine di questo capitolo. Parte dei grazie vanno anche alla mia amica Zim che, in anteprima, ha letto questa storia e mi ha dato il suo prezioso parere.

Grazie ancora e alla prossima.

May Des

 

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Capitolo 2
*** Favola ***


La favola (Racconto della buona notte)

 

Una piccola barca solcava silente le onde. Su di essa delle figure osservavano l’orizzonte coperto dalla foschia.

– Padre. – chiamò la voce del più giovane – Mi raccontate la storia di quando sono nato? –

– Ancora? – chiese lo Shinigami – Te l’ho raccontata centinaia di volte. –

Ciel lo guardò con occhi imploranti e Undertaker sospirò – D’accordo. Mettiti comodo. –

Seguendo l’ordine il bambino si sistemò meglio e abbracciando stretta stretta la sua nuova bambola si preparò ad ascoltare il racconto.

Lo Shinigami sogghignò alla faccia soddisfatta del suo bambino e incominciò a narrare: “C’era un tempo, molti secoli fa…”

 

§§§

 

C’era un tempo in cui i demoni spadroneggiavano in questo mondo.

Numerose erano le creature che non accettavano la loro condotta ma quelle che ributtavano maggiormente quella specie erano gli Shinigami. Da generazioni, queste due razze si scontravano per il diritto di raccolta delle anime.

Gli dei della morte intendevano ottenerle per arricchire la loro biblioteca con sempre nuovi cinematic record, mentre i demoni volevano sostanzialmente saziare il loro stomaco.

Lo scontro tra le due fazioni si protrasse per anni, creando grossi squilibri nell’ordine naturale e causando ingenti perdite soprattutto tra le schiere dei mietitori.

Questi, indeboliti dalle continue vittorie del nemico decisero di trovare una soluzione.

Fu così che si riunirono nel Concilio degli Shinigami.

Raccolsero tutte le informazioni che possedevano sul loro nemico e compresero che il momento ideale per un’offensiva era quando erano più distratti, al momento dell’estinzione del contratto.

Una volta appreso ciò organizzarono una squadra addestrata appositamente per individuare e annientare il nemico. I risultati ottenuti però, non furono quelli attesi. Soltanto due decimi delle missioni andava a buon fine e le rimanenti portavano come risultato gravi sconfitte, dovute alla capacità dei demoni di percepire l’aura di chi li circondava.

In seguito al fallimento del piano urgeva trovare una soluzione.

Fu un promettente Shinigami dai capelli argentati a idearla. Questo propose di trovare sulla terra delle anime rancorose nei confronti dei loro nemici e addestrarle per combatterli rendendole le prede perfette.

Dopo lunghe discussioni la proposta fu accettata e venne ordinato di cercare dei soggetti adatti al compito. Il promotore dell’idea venne messo a capo dell’operazione e il progetto iniziò a pendere forma portando alla collaborazione tra umani e Shinigami.

Al programma aderirono numerose anime, però, solo una piccola parte fu scelta. Queste vennero ammesse e dopo attenti esami, nonostante le difficoltà incontrate, il primo drappello di cacciatori fu formato.

I cacciatori erano soggetti dotati di capacità uniche, che gli permettevano di attirare i demoni apparendo ai loro occhi come le prede perfette. Quindi, stipulare un contratto legando a sé il nemico e impedendogli, eventualmente, di fuggire. Nel loro macabro senso dell’umorismo, gli Shinigami, li dotarono della capacità di privare della forza la loro preda, paralizzandola, prima di nutrirsi della sua essenza, alla stessa maniera  dei demoni con le loro anime.

Per preservare le loro creazioni, decisero di affiancare a ogni a cacciatore un osservatore che avrebbe avuto il compito di monitorare le loro attività e proteggerli nei periodi d’inattività.

Vista l’importanza della missione, lo Shinigami fautore del progetto decise di proporsi per il ruolo e andare sulla terra per la “battuta di caccia”, testando così la sua opera. Per questo compito scelse ad accompagnarlo un bambino che aveva visto la famiglia distrutta da un gruppo di demoni e che voleva vendetta.

Fu così che si formò la prima coppia. Undertaker e Ciel.

Il progetto fu un successo.

Ciel in meno di due mesi riuscì a distruggere più di venti demoni. Grazie a questi risultati anche agli altri cacciatori fu concesso di iniziare la loro opera.

Con la loro entrata in scena le sorti della guerra si ribaltarono. I demoni venivano eliminati l’uno dopo l’altro e quelli abbastanza furbi da sfuggire ai cacciatori, s’indebolirono non sapendo più chi cacciare.

Con il passare del tempo i pochi diavoli rimasti decisero di fuggire in una dimensione parallela al sicuro dai loro predatori.

La terra ora era libera da quelle vili creature e la vittoria, dopo secoli di guerre, andò agli Shinigami.

Un simile racconto non potrebbe avere fine più lieto ma purtroppo questo non è il termine della nostra storia.

Temendo il potere crescente delle loro armi e ritenendo la situazione sotto controllo, i capi degli dei della morte decisero che i cacciatori erano ormai superflui. Ordinarono dunque agli osservatori di prelevare i loro cinematic record e catalogarli nella biblioteca.

Un gruppo di osservatori, però, affezionatosi ai protetti, decise di ribellarsi e fuggire con loro, nascondendosi sulla terra…

 

§§§

 

– … fu così che ti portai sulla terra. Abbandonai il mondo che mi aveva dato la vita per permetterti di sopravvivere. Fui dichiarato traditore ma non me ne pentii. Da allora io diventai tuo padre e tu mio figlio.

Sono passati secoli da allora, generazioni di sono susseguite ma nulla tra di noi è cambiato. La nostra caccia continua alla ricerca di nuove prede che, sentendosi al sicuro abbandonano il loro rifugio.

Illusi, i cacciatori non sono scomparsi. Si nascondono. Protetti dai loro custodi e pronti a colpire, portando avanti la loro missione... –

 

Mentre il racconto sfumava tra ricordi e realtà, Undertaker s’accorse che Ciel si era ormai addormentato. Rimise il remo in barca e tolto il soprabito lo stese sopra il bambino e il suo giocattolo. Poi riprese a remare, ansioso di ritornare a casa tra bare, urne e corpi in attesa che li preparasse per la loro ultima grande festa.

 

Fine

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