We're teenagers, we don't know anything.

di Magnet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12. ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13. ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14. ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15. ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1. ***


We're teenagers, we don't know anything (cap 1)
We're teenagers, we don't know anything.

capitolo 1.


Camminava per i corridoi isolati con la testa bassa, fissandosi la punta delle scarpe che producevano l'unico suono in quella bolla di silenzio che era diventata la scuola. L'anno scolastico era terminato e l'attendevano finalmente le tanto agognate vacanze estive.
Per Dianna le vacanze estive consistevano nel chiudersi in casa passando le giornate a giocare ai videogames, leggere manga, guardare anime e ascoltare musica. Non che qualcuno tentasse di distrarla dai suoi favolosi programmi. Ogni anno trascorreva l'estate in quel modo, e la cosa, come diceva lei stessa, era più gradevole dello stare in mezzo agli adolescenti che per la mente avevano solo "fumo, alcool, sesso".
Per quel motivo, Dianna non si considerava un'adolescente ordinaria. Non aveva avuto nessuna crisi di accettazione, non aveva avuto problemi con i ragazzi, non sentiva il bisogno di parlare con qualcuno di se stessa. Insomma, era passata dall'infanzia alla maturità senza attraversare l'adolescenza. O almeno, così credeva.

"No. Assolutamente no!" urlò la ragazza dai capelli neri come la pece. "Io in un campo estivo non ci vado."
"Dì, cara, io e tua madre pensiamo che ti debba svegliare un po', socializzare, divertirti come fanno tutti i ragazzi della tua età..."
"Non voglio! Che bisogno avete di buttarmi in mezzo a tanti ragazzi drogati o tossici di qui?!"
"Dianna. Smettila di rispondere a tuo padre in questo modo."
Sua madre arrivò in salotto portando due tazzine di caffé e ne porse una al padre. Erano entrambi sulla quarantina, uno impiegato, l'altra professoressa.
Da tempo cercavano di convincere la ragazza a fare amicizia con qualcuno del posto, ma si ritrovavano sempre la porta della sua camera sbattuta davanti ai loro visi.
Non si arrabbiavano, no. Erano davvero preoccupati per Dianna, pensavano potesse cadere in depressione da un momento all'altro ed ignoravano il fatto che in realtà stava benissimo da sola. Non aveva davvero bisogno di qualcuno al suo fianco.
"Mamma, papà. Ascoltatemi bene. Io non ho intenzione di andare a questo campeggio estivo, sto benissimo come sono sempre stata e andarci sarebbe una perdita di tempo e denaro, visto che non tornerò diversa."
"Dianna, noi lo facciamo per te. Vuoi capirlo che il tuo essere così avversa alla socializzazione ti renderà la vita difficilissima?"
La ragazza fece scena muta e abbassò lo sguardo. La stavano facendo innervosire, e quando si innervosiva gli occhi le si riempivano sempre di lacrime, la voce finiva per spezzarsi o tremarle e risultava sconfitta. Ma non poteva lasciare ai genitori la decisione.
"Ad ogni modo, il signor Bellamy ti ha già aggiunto alla lista degli alunni che parteciperanno al campo."
"Cosa?!"
"Immaginavamo che sarebbe andata a finire così, avresti sicuramente detto di no, per cui, abbiamo evitato di dirtelo prima." disse mia madre.
Dianna li guardò adirata, poi girò sui tacchi e tornò in camera.
Accese il pc ed iniziò a giocare ad un videogioco di ruolo, mentre le cuffie le sparavano nelle orecchie una canzone talmente rumorosa che non si accorse dei genitori alle sue spalle.
Si voltò e si tolse le cuffie.
"Che volete?"
"Parti domani, e ci starai tutta l'estate."
Tutta l'estate significava giugno, luglio, agosto e un po' di settembre. Non avrebbe resistito neanche una settimana.
Annuì freddamente e cacciò i genitori dalla camera, poi si mise a preparare la sua roba. La maggior parte delle sue magliette erano nere, e raffiguranti band o artisti che le piacevano. Per il resto riempì la valigia capiente di biancheria, diversi jeans, pantaloncini e altre cose indispensabili.
Prese i caricabatterie del cellulare e della console DS che voleva assolutamente portare. Una piccola cosa che le avrebbe fatto piacere, si disse.
Dopo aver chiuso a fatica la valigia, si stese sul letto a fissare il soffitto.
Si chiedeva se avrebbe potuto trovare divertenti quei tre mesi in vacanza. Scacciò subito il pensiero di poter fare amicizia e si alzò per fare un giro in skateboard, magari l'avrebbe aiutata a svuotare la mente.



Il giorno dopo, girando tranquilla in skate, giunse davanti a scuola, di nuovo. Il liceo era deserto, nel vero senso della parola. Si interruppe per eseguire un Ollie e atterrò, per trovarsi gli occhi di una ragazza bionda puntati addosso.

"Niente male." disse la sconosciuta.
"Mh. E tu saresti?"
"Jenna Lower, piacere."
La ragazza tese la mano a Dianna, che la squadrò attentamente. Alta, magra, capelli biondi, lunghi e lisci. Sul capo portava un berretto nero e indossava una canotta aderente a strisce bianche e nere. Le gambe snelle erano fasciate da un paio di pantaloncini di jeans stracciati e ai piedi aveva due normali scarpe da tennis. Il viso era uno dei più belli che Dianna avesse mai visto. Occhi verdi, un principio di lentiggini, un naso piccolo e le labbra sottili, con un piercing di lato. Doveva avere almeno diciotto anni.
Dopo aver esaminato la ragazza, Dianna si decise a stringerle la mano.
"Dianna Craven." disse.
"Sei di qui?"
"Sì, facevo un giretto prima di partire. Tu?"
"No, sono qui in vacanza con i miei zii, ma vogliono mandarmi ad un assurdo campus estivo organizzato dalla scuola di questo posto. Dicono che potrò farmi più amici per quando mi sarò definitivamente trasferita a Roseville."
"Ah, non mi dire! Anche io devo andarci. I miei mi hanno obbligata."
Jenna la guardò sorridendo - Dianna pensò che avesse un sorriso fantastico - poi affermò che al campus ci sarebbero andate insieme.
La conversazione con Jenna le strappò un sorriso notevole, o forse era solo perchè aveva trovato qualcuno con cui al campo non si sarebbe annoiata.
"Allora, che ne dici se ci conoscessimo meglio davanti ad un bel gelato?"
"D'accordo."
Dianna sorrise e prese lo skateboard sottobraccio per passeggiare di fianco a Jenna. Intanto, la bionda continuava ad osservare di nascosto la mora. Dì era davvero bella, capelli neri, lunghi e lisci (solo grazie alla piastra che si passava tutti i giorni sulla chioma), occhi azzurri, pelle diafana, un sorriso splendente che le provocava delle fossette, magra, con appena un accenno di seno e non troppo alta. Era vestita in modo abbastanza mascolino. Una maglietta di qualche gruppo musicale che lei sicuramente non conosceva, un pantaloncino più lungo del suo, ma non di troppo, e un paio di scarpe adatte allo skateboarding. Tutto rigorosamente nero.
Spostò lo sguardo dal corpo della ragazza giusto in tempo per evitare che l'altra lo notasse.
"Jenna, siamo arrivate."
"Ah...sì, sì."
Presero posto ad un tavolino posizionato sotto l'ombra di un alberello, dove tirava un venticello abbastanza fresco. Il sole, tuttavia, spaccava le pietre, faceva così caldo che Jenna e Dianna pensarono di soffocare, prima di sedersi all'ombra.
"Allora, Dianna, frequenti il liceo McKinley?"
"Sì."
Dianna pronunciò quel "sì" così bruscamente che Jenna pensò di non essere esattamente gradita dalla mora.
Si ricredette subito quando questa iniziò a parlare di sé.
"Ho frequentato diverse scuole prima di iniziare il McKinley. I miei continuavano a trasferirmi di scuola perché non socializzavo con nessuno, ed iscrivermi ogni volta ad un istituto differente non è stata proprio una trovata geniale. Ma si sono sempre detti che ogni sedicenne ha i propri problemi, e secondo loro il mio è questo. L'asocialità."
Jenna ascoltò con attenzione, poi, prima di rivolgersi a Dianna, ordinò due coppette di gelato, una al pistacchio, un'altra al cioccolato.
Puntò i suoi occhi verdi in quelli azzurri della mora, sorrise e raccontò di sé. Dianna scoprì che aveva diciannove anni, lavorava part-time in un'officina, era molto socievole, le piaceva cantare e aveva da poco rotto con la sua ragazza.
Il gelato le andò quasi di traverso.
"Se-sei...?"
"Gay, sì. Ti crea problemi?" disse Jenna, corrugando la fronte.
"No, no, assolutamente." Dianna abbassò lo sguardo, sentendosi di fuoco e cominciò a mangiare velocemente e in silenzio il resto del gelato.
"E tu, il ragazzo non lo hai?" la bionda sorrise.
"Asociale, sociofobica... non sono cose che vanno a braccetto con i fidanzamenti. E comunque, non m'interessano."
"Ragazze?"
"Neanche."
Jenna pensò che la conversazione fosse morta in quel punto, ma Dianna le fece ancora una domanda.
"Come mai avete rotto?"
Jenna rimase un attimo in silenzio.
"Oh merda, non sono affari miei, scusami."
"No tranquilla. Lei ha semplicemente deciso che era il caso di separarci. Stavamo diventando dipendenti l'una dall'altra, e lei mi aveva chiaramente detto che ad un punto del genere o si tronca o si prosegue e non si torna indietro. Forse era spaventata da quello che sarebbe accaduto in futuro a noi, quindi ha preferito mollarmi."
"Ah. Capisco..."
"Non serve che tu dica qualcosa come 'mi dispiace' o 'troverai di meglio', eh! Sto benissimo, ora come ora."
Jenna sorrise radiosamente e Dianna non potè non imitarla.
Finito il gelato, la bionda insistette per pagare anche quello di Dianna, che alla fine si ritrovò ad accettare.
"Allora, ti va di fare qualcos'altro?" disse poi.
"Mh... potremmo andare a fare un giro allo skatepark."
"Okay, magari mi fai vedere cosa sai fare!"


La giornata con Jenna si rivelò più piacevole del previsto. Il pomeriggio sarebbero dovute partire, quindi trascorsero poco tempo al parco e poi si salutarono, con la promessa di sedersi vicine in pullman poco dopo.







l'angolo di Magnet.
Beeene, eccomi qui.
E' una delle tante storie romantiche/femslash che scrivo, ma è la prima che non rimane a marcire nel mio pc. Il titolo è tratto da una canzone scritta da Hayley Williams (cantante dei Paramore, che tra l'altro saranno citati nei prossimi capitoli), Teenagers. Forse lo cambierò in seguito, ma per adesso mi è sembrato il migliore. Avrei voluto intitolarla "Summer Paradise" ma non sarebbe la prima storia con questo titolo, che poi è di una canzone conosciutissima che personalmente neanche mi piace.
Se trovate qualche errore potete farmelo notare, anzi, dovete!
Uhm, che altro... ho già altri quattro capitoli pronti, quindi aggiornerò in fretta.
Se avete letto fin qui, magari potete recensire e farmi sapere cosa ne pensate. (un capitolo è un poco per farsi un'idea, e ammetto che questo primo è statico, ma comuuuunque, spero che qualcuno apprezzi e continui a seguire la storia.)
A presto, Magnet :3

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Capitolo 2
*** Capitolo 2. ***


We're teenagers we don't know anything (Cap 2) capitolo 2

Un gruppo abbastanza numeroso di studenti e di ragazzi che Dianna non conosceva, si ammassava contro il grande pullman che il professor Bellamy aveva prenotato. Dianna osservò attentamente la folla, prima di lasciare il suo bagaglio al professore. Cercava la chioma bionda di Jenna, che, tuttavia, non trovava.
"Buh!"
Una voce familiare dietro di lei la fece sobbalzare.
"Stupida."
"Ciao, Dì!"
Jenna sorrise e ciò mise automaticamente di buon umore Dianna.
La bionda si aggrappò al suo braccio per evitare di perdersi di vista nella calca di ragazzi che facevano a gara e si spintonavano per raggiungere i posti dietro nel pullman. Alla fine riuscirono a sedersi in fondo e Dianna fece per mettersi le cuffie nelle orecchie.
Stava partendo una canzone del suo gruppo preferito quando Jenna le tirò via quegli affari.
La mora la guardò con fare interrogativo.
"Non puoi mica ascoltare musica, ci sono io vicino a te!"
Dianna sospirò e scosse la testa, tuttavia un sorriso si fece spazio sul suo volto.

"Ehm, ehm. Salve ragazzi." la voce del professor Bellamy sovrastò per un attimo tutto il chiasso. "Vi pregherei di fare silenzio mentre leggo i nomi di coloro che parteciperanno al campeggio e di rispondere quando sentite il vostro."
Molti nomi dopo, finalmente il professore terminò la lista.

"Non ci credo, è venuta anche quella lì, l'asociale."
"Ed è pure seduta con quella gnocca."
"Ah, lasciatela perdere, è solo una sfigata."
"Secondo me è lesbica."
"Neanche le ragazze la prenderebbero!"
"Ehi! Lesbica!"
"Quell'altra è proprio figa!"

Dianna socchiuse gli occhi, sapeva che quelle persone si riferivano a lei. Strinse il bracciolo, mentre Jenna la osservava pensando a cosa potesse fare per lei.
Thomas, un ragazzo alto, con i capelli castano chiaro, gli occhi scuri e lo sguardo da sciupafemmine, si avvicinò a lei.

"Ciao." disse.
Jenna gli fece un cenno. Era uno dei ragazzi che avevano preso in giro Dianna, e ora stava per provarci con lei, ne era certa.
"Che ne dici se lasci perdere questa sfigata e vieni a sederti con me?" disse, sorridendo.
Dianna aveva poggiato la testa contro il vetro del finestrino e sbuffò. Era evidentemente impaziente che Thomas se ne andasse.
Lui lo notò e tutto ciò che fece fu rivolgerle uno sguardo maligno.
"Come scusa?" disse Jenna, pensando al da farsi.
"Una gnocca come te non può perdere tempo con una sfigata come lei, quindi, il posto accanto a me è libero."
La mano di Jenna cominciò ad accarezzare quella di Dianna, che sobbalzò a quel contatto.
"Mi stai chiedendo di lasciare la mia fidanzata per venirmi a sedere vicino ad un coglione come te?"
Il tono di voce di Jenna era tranquillissimo, quasi soddisfatto. Thomas invece sgranò gli occhi.
"Carne sprecata, che schifo." disse, sprezzante. Tornò a sedersi, mentre Dianna ancora non capiva.
Era rimasta irrigidita, forse era rossa in viso per il fatto che la mano di Jenna non si era ancora staccata dalla sua.
"Che cazzo ti è venuto in mente?!"
"Ringraziami."
"Eh? Cosa? Perchè dovrei?"
"Perchè quel tizio ci è rimasto uno schifo, sono una ragazza meravigliosa, tutti i ragazzi mi vogliono, e guardacaso tu sei l'unica ad avermi. Ti ha dato della lesbica schifosa, ma in realtà gli rode il culo perchè io sarei la tua fidanzata e lui può allegramente fottersi. Ora, vuoi fare questo gioco per un po', o preferisci essere presa in giro perchè sfigata?"
"Jenna, se non mi prendono più in giro per questo, lo faranno perchè hai fatto credere a tutti che io sia lesbica."
"Andiamo, secondo me sotto sotto lo sei."
Dianna la guardò e cercò di non riderle in faccia.
"Ti sbagli."
"Staremo a vedere."
Jenna si sporse in avanti per dare un bacio all'angolo della bocca di Dianna, per simularne uno vero.
"E non preoccuparti, tu non mi piaci in quel senso."
Dianna non seppe per quale motivo quell'affermazione di Jenna la rattristò un po'. Le avrebbe fatto piacere avere qualcuno a cui piacesse lei? Non capiva.

Il viaggio proseguì tranquillamente, Dianna prese sonno e Jenna insistette perchè poggiasse la testa sulla sua spalla e le stringesse la mano.
Tutta quella sceneggiata era divertente, certo, ma Dianna pensò anche che solo una ragazzina avrebbe potuto farlo, e Jenna aveva diciannove anni. Era abbastanza matura per evitare certe cose. Eppure, non seppe perchè, volle provarci.

Arrivati al campus, a sera tarda, ci fu una lotta all'occupazione delle stanze.
L'edificio era di costruzione non troppo vecchia, sembrava più una baita gigante. Erano completamente circondati dalla natura, e Dianna lo detestava. I cellulari non prendevano, i canali della tv erano i più assurdi e non c'erano computer.

"Non resisterò." mormorò Dianna gettando i suoi vestiti sul letto.
Lei e Jenna avevano una stanza stretta, abbastanza isolata dalle altre poichè due di esse, nonchè le più vicine alle altre, erano inagibili.

"E dai, Dì. Ci divertiremo in qualche modo."
Jenna aveva riposto i suoi vestiti in modo ordinatissimo e stava fumando una sigaretta seduta sul suo letto.
"Piuttosto..." del fumo fuoriuscì dalle sue labbra schiuse " che pensi di fare, stasera?"
"Niente."
"Ti conosco da un giorno eppure non riesco ad evitare di dirti che sei la solita asociale!" rise.
"Fino a prova contraria sono la tua ragazza."
"Già, nei tuoi sogni!"
Le risate delle due ravvivarono leggermente l'atmosfera. Poi Jenna cacciò dalla valigia uno zainetto.
"Pensavo ci saremmo annoiate. Così, almeno per i primi giorni, ho portato delle cosucce. Giusto per rendere meno monotone le serate."
"Non mi aspetto nulla di buono."
Jenna tirò fuori dalla borsa una serie di bottiglie che Dianna riconobbe come alcolici.
"Oh. Dimmi che scherzi."
"Andiamo, chiamiamo qualcuno e ci divertiamo."
"Non se ne parla. Ci metteremo nei guai."
"Ma tu ti diverti mai?"
"Certo che sì!"

Jenna sorrise ironica, poi uscì dalla stanza, lasciando Dianna da sola.

Nel corridoio Thomas e i suoi amici gridavano e ridevano.
"Ehi!" disse il ragazzo, fischiando e traballando. Avevano già dato inizio al divertimento, la prima sera?
La bionda non rispose e continuò a camminare.
"Parlo con te, troia!" disse, con la voce tipica di chi è ubriaco.

Dianna, nella sua camera, stava giocando con il gameboy, ma, avendo il volume spento, sentiva del rumore dall'esterno.
Si rigirò su di un fianco nel letto e continuò a giocare.

"Thomas, che piacere." disse Jenna.
Il ragazzo barcollò verso di lei e la bloccò contro il muro.
"Lo sai che sei proprio una porca?"
Il fiato del ragazzo puzzava di alcool. Jenna ne fu disgustata e si allontanò di qualche centimetro.
"Lo sai che puzzi da fare schifo?"
"Perchè non vieni in camera con noi?"
"Perchè mi fate schifo."
Thomas ed i suoi amici continuarono ad importunare Jenna.

Dianna continuava a sentire casino, quindi decise di uscire dalla stanza e controllare cosa stesse accadendo. Magari avrebbe anche compreso perchè Jenna tardasse.
Mise le pantofole ai piedi e uscì dalla stanza.

Dopo aver percoso il corridoio per un breve tempo, vide Thomas e Jenna.
Lui premeva a forza le labbra su quelle della ragazza, che tentava di respingerlo in tutti i modi.

Cinque secondi dopo Thomas era accasciato a terra, dolorante.
Jenna gli aveva dato un calcio e adesso si stava dirigendo verso Dianna.

Le prese la mano e tornarono in stanza, senza fiatare.

"Che idiota." disse Dì, non appena si chiusero la porta alle spalle.
"Già."

Non riuscirono ad avere una conversazione duratura, quindi si sdraiarono ognuna nel proprio letto e si augurarono la buonanotte.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3. ***


We're teenagers, we don't know anything (Cap 3) capitolo 3

"Dianna? Sei sveglia?"
Nell'oscurita Jenna si sollevò contro lo schienale del letto per guardare l'altra ragazza.
"Mh?"
"Vieni qui?"
"Eh? Perché?"
"Non mi piace dormire da sola."
"Inventane una migliore"
Dianna rise e si alzò, per andare nel letto con l'amica.
"E va bene, lo ammetto. Non ho intenzione di dormire."
"Eh?!"
"Idiota! Ho portato quella roba, non mi va di lasciarla lì stasera. Possiamo divertirci anche in due."
La mora sbuffò sonoramente mentre Jenna si apprestava a prendere delle bottiglie.
"Dunque, iniziamo con qualcosa di leggero. Giochiamo a 'non ho mai'."
Dianna sbuffò nuovamente.
Jenna porse un bicchiere di birra alla mora.
"Inizia tu."
"Dunque. Non ho mai fatto sesso con una donna."
La bionda rise e bevve.
"Non ho mai fatto sesso con un uomo."
Dianna non bevve.
"Aspetta, sei vergine?"
"Non sono affari tuoi! E poi, anche se fosse?"
"Oh, sei proprio tenera, Dì. Ma cambiamo gioco, non è divertente in due."

Jenna si alzò e prese un foglio. Vi disegnò una scacchiera abbastanza storta e, dopo alcuni preparativi, riempì di vodka dei bicchierini che servivano da pedine per giocare a dama.

La partita si concluse con la vittoria - e la bevuta - di Dianna.
Cominciarono poi a mandare giù alcool senza bisogno di giocare.
Quattro bottiglie degli alcolici più disparati erano già vuote e riposte nella borsa e Dianna si sentiva molto più libera e leggera. Rideva, scherzava e ogni tanto si aggrappava a Jenna per non inciampare nei suoi stessi piedi.
Con una bottiglia semivuota in mano e un paio di mutandine in testa, Dianna diede il meglio di sé e Jenna applaudiva e rideva.
Il rumore che facevano era tremendo, ma uno dei loro vantaggi era di essere più isolate rispetto agli altri.

Finite anche la quinta e sesta bottiglia, le ragazze si accasciarono a terra.
"Credo che andrò a dormire!" disse Dianna, con un'allegria che non aveva mai avuto.
"Aspè...aspetta, fatti dare il bacio della buonano..."
Le labbra di Dianna catturarono subito quelle di Jenna, ancora prima che lei finisse la frase.
Il loro bacio sapeva di alcool, ed era dettato da quest'ultimo. Mentre la lingua di Dianna esplorava la bocca di Jenna, la maniglia della porta si abbassò. Menomale che avevano chiuso a chiave!

"Jenna? Dianna? Tutto apposto?"
La voce del professore Bellamy le riportò alla situazione reale.
Jenna, che era un po' più lucida, si alzò e aprì la porta. Fece un cenno al professore e poi la sbattè senza nemmeno aspettare una risposta.
Quando si voltò per tornare da Dianna, la trovò con lo sguardo fisso nei suoi occhi.
"Dove eravamo?" chiese poi.
In un attimo, la mora comprese di aver agito come una sciocca.
"Al punto in cui andiamo a dormire. Ognuna nel proprio letto."
Jenna la guardò con fare interrogativo, ma ormai lo sguardo di Dì era puntato altrove. Si tolse  il pigiama che indossava e si infilò a letto.


-o-


Le sembrò di aver dormito appena cinque minuti, dato che, quando aprì gli occhi azzurri, si sentì la testa scoppiare e subito corse in bagno, spinta dai conati di vomito.
Per terra c'erano dei fogli, dei pennarelli, e sulle sue braccia tanti disegnini stupidi.
Jenna dormiva ancora, evidentemente sopportava l'alcool più di lei.

Camminò lentamente verso il lavandino per sciacquarsi la faccia e lavarsi i denti, per poi riaccasciarsi sul letto.
"Dì?" la voce di Jenna, soffocata dal cuscino, raggiunse a malapena le orecchie di Dianna.
"Che vuoi?"
"'giorno."
La mora non rispose e si portò una mano sugli occhi. Jenna adesso era in piedi e si dirigeva verso il bagno.
Mentre si lavava i denti, con la porta aperta, fissò Dianna dallo specchio.
"Senti, a proposito di ieri..."
"Ieri cosa?"
"Il bacio..."
"Ah."
"E' tutto okay?"
"Certo."
"Non mentirmi, d'accordo? Se ti crea problemi cambio stanza."
"Ma quali problemi, figurati. Baci bene."
Entrambe risero.
"Però..." continuò Dianna. "vorrei che dimenticassi quello che è successo e che tu non gli attribuissi alcun valore. Eravamo ubriache."
"Certo che no, figuriamoci. Era solo per giocare."




La voce del professor Bellamy attraverso un megafono, svegliò l'intero campus.
"Ragazzi e ragazze, buongiorno! Oggi, come prima mattinata al campus, si terrà la caccia al tesoro d'inaugurazione!"
Una pausa che bastò a Dianna per sbuffare.
"Siete pregati di presentarvi all'ingresso in coppia, o in più persone per formare le squadre. Ulteriori informazioni vi saranno date sul luogo già citato."

La comunicazione si interruppe e le due ragazze si guardarono per decidere il da farsi.
"Allora, partecipiamo?"
"E dai, Jenna. Ti pare?"
"Per favore! Preferisci ubriacarti anche di mattina?"
Dianna sospirò e poi accettò di partecipare.
Prese una maglietta nera, dei pantaloncini e le solite Vans.
Jenna stava per togliersi la maglietta, ma fu bloccata dalla mora.
"Scusa, puoi cambiarti in bagno?" disse, visibilmente imbarazzata.
"Okay, come vuoi..."

Poco dopo erano vestite e pronte per andare dal professore.
Jenna indossava un pantaloncino di tuta blu, una canotta bianca e delle scarpe dello stesso colore. Aveva i capelli legati in una coda alta.
Dianna si sentiva demoralizzata. Jenna era perfetta e bellissima. In realtà anche Jenna pensava di Dì che fosse lei quella bellissima e perfetta.

Uscirono dalla stanza per recarsi all'ingresso, ma si accorsero di essere in pochi, quelli intenzionati a giocare. Tra circa cinquanta ragazzi erano solo una decina quelli radunati.
"Che ti avevo detto? Dai, torniamo in camera."
"Magari si stanno preparando."

"Ah! Buongiorno ragazze!" il professor Bellamy le accolse con un sorriso.
"Buongiorno, professore."

Max Bellamy era un uomo simpatico, sulla trentina, che insegnava arte. Alto, capelli neri e barbetta, aveva dei tratti che facevano intuire da lontano che fosse un artista.

"Allora, avete un nome per il vostro team?"
Dianna e Jenna si guardarono interrogative, non ci avevano pensato.

"Professore, quello è il team delle lesbiche!" urlò un ragazzo che Jenna riconobbe come Thomas.

"Fantastico..." mormorò Dianna.

"Thomas, il linguaggio..."
"Che c'è? Non è colpa mia se 'ste deviate se la slinguazzano a vicenda!"

Dianna stringeva i pugni così forte che per un attimo sentì dolore alle dita. Non riusciva ad interpretare le vampate di calore. Vergogna? Rabbia? La cosa certa era che doveva scaricare tutto. Su Thomas.

"Brutto idiota!" disse, avventandosi su di lui e tirandogli un pugno dritto in viso.
Lui indietreggiò, portandosi le mani sul naso, che aveva preso a sanguinare.
"Troia!"

Il professor Bellamy si intromise tra i due, beccandosi il calcio che Thomas aveva indirizzato a Dianna.

"Voi due! Vi sembra il modo di comportarvi?! Siete forse alle scuole medie?" urlò, dopo aver parato il colpo.
Dianna e Thomas si guardavano con odio.
"Tornatevene alle vostre camere. Uno alla volta. E restateci. Se vengo a sapere che siete usciti, fate le valigie e ve ne andate a casa!"

Thomas andò in infermeria per sistemare il naso, mentre Dianna restò impalata nella stanza, assieme a Jenna.

"Dì, andiamo."
"E stai ferma, lasciami." disse, scrollandosi la mano di Jenna dalla spalla.
"Che ti prende?"
"Se  fossi stata zitta sul pullman, adesso non avrebbero un altro motivo per prendermi in giro. Chi ti ha detto di inventarti quella cazzata?"
"E dai, poteva essere divertente. E poi ieri sera non ti ho mica obbligata a baciarmi."
"Ieri sera era diverso."
"E va bene, hai ragione. Scusa."
"Come pensi di rimediare?"
"Non lo so, non è che un giorno sei lesbica e un altro non più."
"Grandioso, grazie ancora, eh."

Dianna se ne andò in camera sua, lasciandosi alle spalle Jenna che pensava a come risolvere la situazione.

Circa dieci minuti dopo, la porta si spalancò e la mora sussultò, impegnata com'era a giocare.

"Dì! Ho la soluzione!"
"Spara."

Jenna si accomodò sul lettino, costringendo Dianna a sedersi.
"Dobbiamo trovarti un ragazzo." disse lei, sorridendo.

Dianna spalancò gli occhi, poi inarcò le sopracciglia.
"Noi cosa?"
"Tu devi uscire con un ragazzo."
"Eh? Ma..."
"E dai, ci ho pensato, ho fatto una lista di quelli del campus con cui potresti uscire."
"Jenna, non voglio uscire con dei ragazzi."
"Eh? Ma come? Non vuoi far vedere a tutti che ti piacciono?"
"Sì, cioè no, ma..."
La bionda sbuffò e si stese sul letto.
"Okay, ci conosciamo da due giorni, ma condividiamo la stanza, ci fingiamo fidanzate e ci siamo baciate. Immagino che siamo amiche. Se c'è qualcosa di cui vuoi parlare, ti ascolto."

Dianna si stese accanto a lei, sospirò.

"Jenna, non ne sono sicura, ma se lo dirò a voce alta, sarà una cosa dalla quale non potrò tirarmi indietro facilmente."
"Se te la senti di parlarmene..."
"Io... io credo di essere davvero gay."

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Capitolo 4
*** Capitolo 4. ***


We're teenagers, we don't know anything (Cap 4) capitolo 4


"E dov'è il problema?" disse Jenna, mettendosi a sedere e guardandola sorridendo.
"Come dov'è il problema? Ti ho appena confessato questa cosa, ecco il problema. Tu sei lesbica, capisci meglio, ma quando dovrò dirlo a..."
"Ehi, piano. Non devi per forza fare coming out. Fai un bel respiro. Rilassati. C'è tempo per tutto."
La mano di Jenna si posò sulla spalla di Dianna, che, da irrigidita com'era, si sciolse e fece un respiro profondo.
"Ora, se vuoi saperlo, ho subito sospettato che lo fossi quando ti ho vista. In effetti ti avevo messo gli occhi addosso perchè..." fece una risatina, per poi riprendere a parlare "però ho pensato fosse solo un'impressione. E comunque puoi stare tranquilla, non le tocco le mie amiche!"
Dianna sorrise, non era proprio allegra, ma grazie a Jenna la cosa non le pesava molto.
"Direi che puoi buttare via la lista di ragazzi, Jè!"

"Beh? Ora che facciamo?" disse poi la bionda, visto che Dianna non poteva partecipare alla caccia al tesoro.
L'altra non rispose e alzò le spalle.
"Oh Dì, dimmi che ti sei portata almeno un costume da bagno!"
La ragazza annuì, ancora in silenzio.
"Perchè non parli?"
"Eh? Scusa, scusa. Pensavo."
"Andiamo a farci un bagno al lago."
"Ma non posso uscire dalla stanza."
"E chi ha detto che chiederemo il permesso? Andiamo dai, mettiti il costume."

Dianna uscì dal bagno indossando un bikini blu scuro. Il seno, piccolo ma proporzionato, era coperto -oltre che dalla stoffa- dai capelli sciolti della mora. Gli occhi di Jenna percorsero il resto del suo corpo, trovando un'esile corporatura del colore del latte.
"Jenna, non fissarmi così. Mi imbarazzi."
"Stai benissimo invece. Non dovresti vergognarti."

Quando fu il turno di Jenna di mostrarsi in bikini, anche Dianna restò affascinata dal suo corpo.
Era il fisico perfetto per far da modella, sebbene lavorasse in officina. Aveva il seno più grande del suo, era più slanciata, i fianchi leggermente più in vista e la pancia piatta. Al tutto si aggiungeva un sedere sodo e invidiabile.
"Dianna, non fissarmi così. Mi imbarazzi." disse, scimmiottando l'altra e portandosi le braccia a coprirsi il seno.
"Non ho fatto così!" rise la mora.


Sgattaiolarono fuori dalla baita per raggiungere il lago non troppo distante. Erano passate di sicuro le dodici, ma la caccia al tesoro sarebbe terminata per ora di pranzo, cioè l'una e mezza circa.
Gli alberi ondeggiavano placidamente, producendo un fruscio rilassante, come tutto intorno alle due. Nessuno sembrava averle notate, così si tuffarono in acqua.

"Allora Jè, dimmi un po'. Pensi di farti qualche storia, quest'estate?"
"Forse. Magari solo per fare un po' di sano sesso. Oppure potrei prendere la strada della brava ragazza e aspettare il vero amore."
Dianna stette a mollo fissando un punto imprecisato alle spalle dell'amica. Non le piaceva quel modo di pensare.
"Tu?"
"No, non penso proprio."
"E dai, almeno ti diverti."
"Preferirei aspettare la persona giusta. Sai, per del 'sano sesso' ".
"Ma come siamo innocentine..." disse Jenna, avvicinandosi piano all'altra.
Le mise le mani sui fianchi, abbracciandola da dietro. Poi, inaspettatamente, Dianna si ritrovò spinta dalle mani dell'amica, sott'acqua.
Quando riemerse tossì e si strofinò gli occhi.
"Bastarda!" Ma non era arrabbiata. Rideva, perchè, col gesto di Jenna, era iniziata una vera e propria lotta.



Quando tornarono in camera, si accorsero di aver saltato il pranzo, e i loro stomaci che brontolavano erano la prova inconfutabile che avevano una fame assurda. Si fecero entrambe una doccia. Il corpo di Dianna aveva assunto una sfumatura rossiccia per il troppo sole, e la cosa la irritava.
Mangiarono quello che rimaneva in mensa, dei sandwich al tonno. Il pomeriggio si sarebbero tenute le premiazioni per la caccia al tesoro, poi ognuno era libero di fare l'attività che preferiva.
C'erano le corse campestri, le gare di canoa, la sessione musicale, le partite di calcio, tennis, pallavolo.

Dianna si diede alla musica, e fu seguita a ruota da Jenna, sebbene lei non se ne intedesse.

Dalla stanza dove si teneva quel tipo di attività, proveniva un trambusto simile a qualcuno che sbatte le bacchette sui piatti senza essere capace di suonare la batteria.
Poi, dopo alcune voci, iniziò a suonare qualcuno veramente capace.

Dianna, inizialmente imbarazzata, aprì la porta e salutò tutti, seguita da Jenna, che agiva sicuramente con più naturalezza.
La musica si interruppe e Dianna si trovo quattro occhi puntati su di lei.

"Beh? Tutto qui? Solo due persone per la sessione musicale?" disse la bionda.
"Ti stupisce che tutti gli altri siano nelle loro camere a fare un cazzo?" quella era la voce della ragazza che suonava la batteria.
Jenna sbuffò, poi tese la mano alla ragazza, che si presentò come Luce Harolds. Era bellissima, aveva i capelli rossi e gli occhi verdi, ma di un verde mozzafiato. Il sorriso era dei più belli che Dianna avesse mai visto. Di corporatura non era né eccessivamente magra quanto Jenna, nè troppo in carne.
"E tu sei...?"
La mora quasi non si accorse che Luce era rivolta a lei.
"Ah! Io sono Dianna Craven. Piacere." cercò di sorridere spontaneamente.
Si presentarono al ragazzo che prima faceva chiasso alla batteria.
"Matthew Harolds." disse lui.
A dispetto di sua sorella, Matthew non era bellissimo. I capelli riccioluti e rossi gli davano un'aria bambinesca, aveva le orecchie a sventola e gli occhi contornati da un paio di occhiali. Il sorriso tuttavia era bello quanto quello della sorella.
"Allora, che suonate?" disse Luce.
Dianna prese una chitarra acustica, mentre Jenna si sedette scuotendo la testa e dichiarando di non saper suonare.

Dianna iniziò a suonare Misguided Ghosts dei Paramore e subito Luce prese una chitarra e l'accompagnò.
L'altra rimase piacevolmente sorpresa. Iniziò a cantare.
Non aveva mai cantato in pubblico, se due persone potessero definirsi tale, ma l'imbarazzo non l'attanagliava. Cantava tranquillamente, senza sentirsi oppressa dalla vergogna o dal terrore di sbagliare.
Jenna sorrideva, Matthew ascoltava guardando altrove.

"...they echo me in circles."

Terminata l'esibizione, Jenna si congratulò con l'amica, che le fece un cenno e iniziò a parlare con Luce.
Perchè la ignorava?
Beh, almeno doveva essere contenta. Stava socializzando con qualcuno.

"Piacciono anche a te?" disse, riferendosi al gruppo di cui avevano appena suonato la canzone.
"Moltissimo! Sono stata ad un loro concerto recentemente."
"E' fantastico, quanto ti invidio."

Dianna non sapeva più che dire, e così anche Luce.
"Facciamo quattro passi?" propose poi la rossa.
L'altra annuì e fece per alzarsi.

"Dì?"
"Che c'è, Jenna?" l'amica le era sembrata brusca, quasi come se lei l'avesse disturbata.
"Oh, ehm, niente. Ci vediamo in stanza."
"Sì, ciao."

***

Jenna sorrise, ma, non appena la porta si chiuse, gli angoli della bocca si curvarono in un'espressione delusa. Ma che pretendeva? Infondo lei e Dianna non erano mica amicone. Si conoscevano da pochissimo, certo, avevano legato parecchio, ma lei non era nessuno per tenerla con sé tutti i giorni.
Trascorse del tempo a rimuginare, fissando il pavimento, quando si ricordò della presenza di Matthew.

"Mia sorella è sempre la solita." disse lui.
"Come scusa?"
"No, niente. Solo, tieniti stretta la tua ragazza."

***

Dianna e Luce camminavano in riva al lago, parlando del più e del meno.
La rossa era irlandese, suonava la batteria in un gruppetto conosciuto dalle sue parti, aveva diciassette anni e parlava fluentemente italiano, francese e spagnolo.
"Cavolo!"
"Con la mia famiglia viaggiamo molto." disse lei.
Dopo una breve pausa in cui Dianna si mangiucchiava le unghie, e Luce camminava con le mani in tasca, l'irlandese parlò.
"Sei impegnata?"
Dianna si voltò e quasi spalancò gli occhi, vista la domanda senza giri di parole.
"Oh, ehi, ti ho chiesto se hai un ragazzo, mica di fare sesso con me!" disse l'altra, ridendo.
"No, non ho un ragazzo. E comunque..." fece una lunga pausa "comunque, non ho intenzione di averne."



***



"La mia ragazza?" Jenna scoppiò a ridere. Sembravano davvero fidanzate, loro due?
"Beh, non è così?"
"No, cioè, non stiamo insieme, siamo solo amiche. Ma a entrambe non piacciono gli uomini."
Merda. Non doveva dirlo, quel "a entrambe". Era un affare di Dianna, e sapeva quanto l'amica fosse spaventata dall'idea che si venisse a sapere.
"Neanche a mia sorella. Per questo, tienitela stretta in ogni caso, quella Dianna. Luce tratta le ragazze come principesse, ma dopo un po' se ne stanca. O almeno, è successo così con la maggior parte di loro. Si innamoravano di lei, lei le faceva sentire in paradiso, fantastiche, perfette. E poi, dopo qualche scopata, puff. E' una a cui piace spezzare i cuori."
"Non capisco, perchè far innamorare le ragazze, per poi lasciarle?"
"E' egocentrica. Le piace sentirsi il centro del mondo per tutte le ragazze che si è portata a letto."



***



"Dì, ho il presentimento che tu sia etero quanto Shane di The L Word."
"Come? C-che dici?"
Le gote della mora divennero scarlatte e si sentiva andare a fuoco, mentre indietreggiava, spinta da quegli occhi verdi che si fissavano insistentemente nei suoi, azzurri.
Qualcosa di duro le bloccò il cammino. La corteccia di un albero. Luce la guardò sorridendo. Il suo braccio si alzò per poggiarsi al tronco, poco sopra l'orecchio di Dianna.
"Sei davvero bellissima, sai?" le disse, dopo.
Le vampate di calore aggredirono Dianna. Si sentiva ardere come se fosse stata mandata al rogo.
"Arrossisci facilmente, vedo." la voce di Luce si era fatta molto più suadente.


***



"Beh, Matthew, Dianna non è tanto socievole, figuriamoci se s'innamorerebbe di tua sorella in tre mesi di vacanza."
"Giusto anche questo. Ma mia sorella ha un certo fascino."
"Non lo nego."



***




"Lu-luce, potresti spostarti?"
La rossa non smise di sorridere.
"Solo se accetti di passare la serata con me."
"Guarda, se-secondo me ti sbagli. I-io non so-sono le..."
L'indice di Luce si posò sulle labbra di Dianna. La ragazza scosse la testa, e allora l'altra capì che non aveva senso continuare a fingere.
"Dai. Ci mettiamo in tenda sul lago. Mangiamo marshmellows. Parliamo. Ci divertiamo. Allora?"
Dianna fece cenno di sì con la testa.
"Fantastico."
Solo in quel momento, Luce spostò il braccio e lasciò passare Dianna, ancora imbarazzata per tutta quella vicinanza. Celava tutto dietro ad un sorriso. Ma andava bene, dopotutto Luce non era neanche una brutta ragazza. Anzi, il contrario.



***



"Dici che stasera, in camera, devo parlarle?"
"L'importante è che non screditi mia sorella. Parlale di come una storia estiva non abbia senso, non di come mia sorella tratta le ragazze."
"Ehm, io sono la prima a favore delle storielle di sesso estive. E gliel'ho detto, non posso rimangiarmi nulla. Ma so che, se dovesse intraprendere una relazione con tua sorella, ci metterebbe davvero il cuore. Se lei le facesse del male, resterebbe distrutta. Non posso non dirglielo."
Jenna era davvero preoccupata che all'amica potesse capitare di star male per Luce. E soprattutto, non voleva passare in secondo piano. Sarebbero potute diventare ottime amiche, migliori amiche. Se Luce non fosse esistita, ovvio.


***



"Porta una coperta, un accendino e qualsiasi cosa possa servire a divertirci!"
Camminarono fino all'ingresso della baita, poi si salutarono.
"Allora a stasera!" disse Luce.
"A stasera."
Con un sorriso, si voltarono le spalle per andare ognuna in direzioni diverse.



***




"Cercherò di parlarle come se non sapessi nulla di Luce. In effetti non dovrei sapere quelle cose. Ma grazie dell'avvertimento."
"Figurati. Mia sorella dovrebbe regolarsi un po', ma non posso farci nulla."
"Eh già. Allora le parlo stasera. Ciao, Matt!"
Jenna si congedò con un sorriso e un gesto della mano, che vennero ricambiati dal ragazzo rosso.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5. ***


We're teenagers, we don't know anything (Cap 5) capitolo 5.



Quando Jenna entrò in stanza, non si aspettò di trovare una Dianna agitata che gettava vestiti sul letto, come se fosse indecisa su cosa mettere per un appuntamento.
La mora camminava istericamente su e giù per la stanza, finchè non pescò una maglietta dei Paramore e un jeans chiaro.
"Eureka!" urlò.

Un battito di mani la riportò alla realtà. Jenna.
"Ma complimenti. Sembri quasi una ragazzina alle prese con il suo primo appuntamento."
Dianna non riusciva a decifrare il tono di Jenna. La stava prendendo in giro? Era nervosa? Gelosa? Arrabbiata con lei perchè l'aveva lasciata sola senza pensarci due volte?
Aveva capito di non aver agito esattamente da amica.
"Esco con Luce!"
"Ecco, a proposito di questo..."
"Senti, ma secondo te, vanno bene queste?"
Dianna indicò delle scarpe, senza lasciarla finire.
La bionda annuì.
Non se la sentiva di distruggere l'allegria di Dianna. Non l'aveva mai vista tanto contenta. Se non da ubriaca, certo.
"Ah, Jè, ti sono rimaste delle birre?"
"Sì, sono nel frighetto portatile nascosto nell'armadio."
"Bene, credo di amarti!" disse l'altra ,scherzando.
Prese quattro bottiglie e le mise in una sacca, dove aveva precedentemente ammassato la coperta, l'accendino e un costume da bagno.
"Senti, Dianna..."
Finalmente l'amica le rivolse tutta l'attenzione.
"Non eri quella che voleva innamorarsi? Quella contraria alle storielle estive?"
"Uhm. Sì, infatti non dico che stasera succederà qualcosa tra me e Luce."
"Questo lo credi tu."
Jenna avrebbe voluto pronunciare quelle parole ad alta voce, ma le si bloccarono in gola.
Avrebbe parlato con Dianna solo dopo il primo appuntamento con Luce. Magari avrebbe cambiato idea da sola.
La serata passò con Jenna sdraiata sul letto a leggere un libro e Dianna a torcersi le mani per la tensione.
"Perchè non ti fai una partita al DS? Magari scarichi il nervosismo."
L'altra annuì e sorrise.
"E, del resto, è solo un'uscita. Stai tranquilla, andrà liscio come l'olio."



Alle otto e mezza, Dianna si mise la sacca in spalla e si apprestò ad uscire.
Abbracciò l'amica.
"Grazie di tutto!"
"Divertiti, piccola."

Dianna uscì sbattendo la porta accidentalmente e non appena fu fuorì si rese conto che Jenna l'aveva chiamata "piccola".
Dal canto suo, Jenna scivolò lungo la parete fino a trovarsi seduta e si diede della stupida per non averla avvertita. E poi perchè l'aveva chiamata "piccola"? Magari un eccesso di affetto.




***


"Ehi!"
La voce di Luce proveniva dalla parte opposta del corridoio.
"Ciao!"
"Il coprifuoco del signor Bellamy è alle undici. Gli ho chiesto il permesso di restare la notte al lago."
"Eh? Dormiamo fuori?"
"A cosa credi che serva la tenda?"
"Ma... ma non ho avvisato Jenna."
"Non avrà problemi, tranquilla."

Dianna si sentiva irrequieta. Camminava al fianco di Luce e aveva l'impressione che la rossa volesse provarci con lei già da quel momento. Assorta com'era nei suoi pensieri non si era neanche concessa del tempo per osservare la ragazza.
Indossava un jeans un po' stracciato ed una normale camicia stile boscaiolo. Era incredibilmente bella anche solo con dei vestiti scelti a caso. Sobbalzò quando Luce le prese la mano per fare un altro tratto di strada e poi lasciarla.
L'aria era calda, ed essendo giugno, non era neanche troppo buio. Dopo mezz'ora di fatica per montare una stupida tenda, finalmente si stesero per concedersi del riposo.
Verso le nove e un quarto, Luce si alzò e tirò su con sè anche Dianna.

"Hai portato l'accendino?"
L'altra annuì."
"Non dirmi che vuoi farti una canna."
"Ma figurati..."

Passarono le prime orette a chiacchierare del più e del meno, finchè non si fecero le 22:30.

"Bene, ora la serata può cominciare."

Luce prese l'accendino, dei ramoscelli e accese un piccolo fuoco. Aprì il pacco di marshmellow e ne prese uno, infilzandolo con un bastoncino di legno. Fece la stessa cosa per Dianna, che non parlava molto.
"Allora, Dì. Com'è che sei così silenziosa?"
"Stavo pensando che Jenna è rimasta lì e mi aspetterà finchè non torno..."
"Oh, senti. Ma non è che ti piace?"
"Cosa?! Chi, Jenna? Ma no!" la mora rise, fermamente convinta.
Lo scoppiettare del fuoco faceva da sottofondo alle sue risate, ma poi si interruppe.
"E io? Come mi trovi?"
Le labbra della rossa erano vicine all'orecchio dell'altra, sussurravano in modo suadente quelle parole.
La reazione che provocarono in Dianna fu immediata. Cominciò a balbettare, ad arrossire, a sentirsi bruciare.
"E-ecco, t-tu sei una delle ragazze p-più belle c-che io abbia m-mai incontrato."
"Ah sì? E ti faccio morire di imbarazzo?"
Dianna annuì, mentre la rossa continuava a ridurre la distanza tra loro due.





***



Jenna era di nuovo stesa sul letto a leggere il suo libro. Si annoiava, e anche molto, senza Dianna. Pensò di averla lasciata nelle mani di una stronza, e non l'aveva neanche avvertita. Si sentiva in colpa, e se Dianna fosse tornata in stanza allegra, contenta, si sarebbe sentita peggio al solo pensiero di doverle raccontare quello che aveva saputo da Matthew.
Ma chi era lei per impicciarsi nelle relazioni della sua amica? Certo, la infastidiva, ma non poteva impedirle nulla. E se Dianna non le avesse dato retta, poi? Che casino.
Si alzò, si infilò un paio di scarpe e una giacca ed uscì a fare quattro passi. Al diavolo il coprifuoco.



***


"Luce..."
"Mh, che c'è?" la ragazza era finita quasi sull'altra, tentando di sedurla.
"Mi spieghi esattamente dove vuoi arrivare?"
Dianna, con dolcezza, la fece spostare e si sistemò per bene di fronte a lei.
"Andiamo, non è ovvio?"
Un cenno di negazione.
"Dì, sei talmente innocente. Pensavo... noi due potremmo frequentarci, no?"
"Ed è per questo che mi sei praticamente salita addosso?" il tono di Dianna era tutt'altro che arrabbiato, anzi, sembrava quasi divertita.
"E dai, stavo giocando."
Alla fine le due risero, poi Dianna prese due bottiglie di birra e ne porse una a Luce.



***




Jenna guardò l'orologio per constatare che erano passate le undici. Camminava con le mani in tasca, respirando profondamente l'arietta fresca che sapeva di montagna. Si sentiva parecchio sola e soprattutto, non riusciva ad allontanare il pensiero di Dianna e quella Luce.
Si sedette contro un albero e accese una sigaretta. Pregava perchè quell'uscita passasse in fretta.


***



Mentre bevevano, le due si scambiavano occhiate divertite, finchè la mano di Luce non scivolò su quella di Dianna, provocandole di nuovo un forte imbarazzo.
"Andiamo, non posso?"
"Fai pure..."
Dianna continuò a bere, cercando di non prestare attenzione allo sguardo di Luce che ormai si era posato su di lei e non aveva intenzione di staccarsi.
Le sorrise, continuando a bere in silenzio.
"Poseresti la bottiglia?"
La voce di Luce era dolce e pacata, così Dianna le obbedì.
Posò la bottiglia semivuota a lato, e rivolse tutta l'attenzione a Luce. Perchè non buttarsi, si chiedeva. Aveva voglia di fare qualcosa? Di baciarla? Non aveva nessuno che la frenasse. Mentre pensava, quasi non si accorse della mano di Luce che si posò sulla sua guancia, delle labbra della ragazza curvate in un sorriso, della vicinanza dei loro visi...



***




Spenta la sigaretta, Jenna si rialzò in piedi e si pulì i vestiti da eventuali residui di terreno. Non riusciva ad evitare di chiedersi dove fosse Dianna, cosa stesse facendo. Gelosa? No, no di certo. Preoccupata? Troppo. Il riflesso della luna si rifletteva sullo specchio d'acqua in lontananza, dove, involontariamente, Jenna vide due figure che altri non potevano essere se non Dianna e Luce. Erano molto vicine. Troppo.



***




Dianna non si tirò indietro, quando le labbra di Luce  si posarono delicatamente sulle sue. Dapprima fu titubante, poi le dischiuse e ricambiò il bacio con tutto il vigore possibile. Le mani erano una sulla nuca, l'altra sulla spalla, mentre Luce la teneva per i fianchi. Le loro lingue si muovevano all'unisono, e nessuna delle due sembrava intenzionata a interrompere quella danza. La necessità di prendere fiato le fece separare.
"Wow." fu tutto quello che riuscì a dire Dianna.
"Niente male." fu invece il commento di Luce, che si stese accanto alla mora.
Dianna, da seduta, si stese a pancia sotto, per ricominciare a baciare la rossa.
Un fruscìo la spinse a staccarsi e a guardarsi intorno.



***




Ma per quale motivo non si faceva gli affari suoi? Il tempo di vedere quelle due sagome annullare la distanza tra di loro baciandosi e lei si era fiondata via. Si era sentita sbagliata, in quel posto. Non era una cosa che avrebbe dovuto vedere. L'amica glielo avrebbe sicuramente raccontato. Correndo si rese conto di sentirsi triste. Se Luce e Dianna si fossero messe insieme, Dì l'avrebbe trattata come aveva fatto oggi in sala musica?
Entrò in stanza e si buttò sul letto, con un sonoro sospiro. Aveva diciannove anni, e allora perchè si comportava come una bambina in cerca di attenzioni?
Dianna poteva fare quello che voleva, e lei doveva rassegnarsi al pensiero. Si rigirò ripetutamente scalciando i cuscini ai piedi del letto e sperando nel ritorno dell'amica. Ecco, ci stava pensando di nuovo. Si maledisse mentalmente e poi chiuse gli occhi, cercando di prendere sonno e ,ovviamente, non riuscendoci.







l'angolo di Magnet.
Non ho nulla da dire su questo capitolo, era già pronto assieme agli altri, ma mi son detta di aspettare a pubblicarlo, così, senza un motivo preciso.
Ringrazio chi segue la storia, anche se sono solo "lettori silenziosi", perchè, come possono vedere tutti, non c'è neanche mezza recensione, quindi non riesco a capire bene se la storia stia piacendo. Comunque, ho un altro capitolo pronto e dopo averlo pubblicato impiegherò qualche giorno in più ad aggiornare.
A presto, Magnet.






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Capitolo 6
*** Capitolo 6. ***


We're teenagers, we don't know anything (Cap 6) capitolo 6.

"Dianna? Tutto okay?" Luce fissava dal basso l'altra ragazza, chiedendosi perchè si fosse fermata all'improvviso.
"Io... credo di aver visto qualcuno... Ti dispiace se rientriamo?"
"Eh? Ma dai!"
"Luce, per favore. Ti prometto che domani usciamo e dormiamo fuori, così avviserò anche Jenna."
"Non riesci a smettere di pensare a lei, eh?"
Luce le sorrise e poi annuì, rialzandosi.
"Però domani ti voglio tutta per me." disse, dopo.
Misero via tutta la roba, smontarono la tenda e camminarono verso la baita. Luce teneva la mano di Dianna e ogni tanto le rivolgeva dei sorrisi.
Era decisamente una bella ragazza, ma forse, per i gusti di Dianna, faceva le cose troppo di fretta.

All'ingresso, Luce volle accompagnare a tutti i costi Dianna fino alla sua stanza.
La ragazza infilò la chiave e abbassò la maniglia della porta, lentamente, poi fu interrotta da Luce, che la baciò di nuovo.
Jenna, dall'interno, si chiese perchè Dianna avesse aperto la porta senza entrare. Si alzò e andò a controllare.
"Oh. Ehm. Ciao."
Si ritrovo le due ragazze letteralmente appiccicate, che si baciavano con foga davanti alla porta. Luce non sembrava intenzionata a lasciare Dianna, ignorando bellamente Jenna.
La bionda sollevò un sopracciglio, poi rientrò in stanza. La scena era stata parecchio comica, lei per prima avrebbe riso, se quella ragazza non fosse stata Luce.
Quando finalmente le loro labbra si separarono, Dianna rise.
"Sei una stupida." disse, dolcemente.
"Ci vediamo domani?"
"Certo. Buonanotte."
Con un sorriso e un bacio veloce, Luce se ne andò in camera sua.

Appena Dianna chiuse la porta, si aspettò che Jenna le chiedesse della serata, ma le sue aspettative vennero deluse.
La bionda era stesa sul suo letto intenta a leggere il solito libro.
"Ciao eh!" disse Dianna, stizzita.
"Ti ho già salutata prima, ma eri troppo impegnata a limonare davanti ai miei occhi."
"Scusa."
Dianna si buttò di peso sul suo letto, sospirando, mentre l'altra posò il libro e si sedette, guardando l'amica.
"Allora, visto che ci tieni tanto... No, visto che voglio sapere, raccontami un po'."

La mora si sedette di fronte all'amica e le sorrise, raccontandole della serata nei minimi dettagli. Era davvero contenta.
'Jenna, diglielo ora o mai più!' si ripeteva mentalmente.
"Dì... sei sicura di fare la cosa giusta?" le disse, come se avesse intenzione di tastare il terreno prima della botta.
"Eh? In che senso?"
"Voglio dire... tu avevi detto che tra voi due non sarebbe successo niente, almeno, non stasera. E poi avevi detto di essere contraria alle storielle estive. Non ti stai... uhm... diciamo... comportando da incoerente?"
"Io, incoerente?"
Jenna non sapeva che altro dirle, e l'ultima cosa che voleva era litigare o farla innervosire.
"Sì. Non sarò il tipo di persona che può permettersi di dare consigli del genere, ma tu sei una ragazza così... ingenua. Non conosci ancora Luce e già ti sei lasciata sedurre e baciare, così, in un giorno. Non sai che tipo di persona è, cosa fa..."
"E perchè, tu lo sai? Sapresti mettermi in guardia? Pensi che io sia talmente stupida da non saper gestire da sola le mie relazioni? Jenna, sarai anche stata la mia prima amica, ma non hai l'esclusiva!"
"Non si tratta di questo!"
"Non dire altro, per favore. Lasciami dormire."

Dianna la guardò con uno sguardo amaramente deluso, come se poi Jenna avesse avuto qualche colpa. Si sdraiò sul letto e le diede le spalle.
Jenna si poggiò al muro e accese una sigaretta. Pensava a come rimettere a posto la situazione, se non dicendo la verità su Luce. Ma sicuramente, dopo la "litigata", Dianna non le avrebbe creduto. E allora le andava bene. Le avrebbe spezzato il cuore? Pazienza, aveva provato ad avvertirla.




La mattina dopo, le due non si parlarono se non per necessità, del tipo: "Passami l'asciugacapelli" , oppure "Sbrigati a farti la doccia."
Jenna non sopportava la piega che aveva preso la situazione, e si sentì ancora peggio quando alla loro porta bussò Luce.
"Ciao, Jenna!" disse, sorridendo.
'Ma cosa sorridi? Ma te li spacco tutti quei denti, stronza!' pensò Jenna.
"Ma ciao, Luce!" si limitò a dire, cercando di sorriderle senza sembrare di plastica.
"Dianna c'è?"
'Dove vuoi che sia, stupida?!'
"Certo, è a farsi la doccia."
"Ti dispiace se la aspetto qui?"
'Sì che mi dispiace, cretina!'
"No ma figurati, accomodati."
Jenna si spostò dalla porta e fece passare la ragazza. Alzò gli occhi al cielo non appena questa le diede le spalle per andarsi a sedere sul letto di Dianna.
'Leva quelle schifose chiappe dal letto di Dì, stronza!'
La vocina nella testa di Jenna diceva una cattiveria dopo l'altra, mentre desiderava polverizzare l'intrusa con lo sguardo apparentemente amichevole che le stava lanciando.
"Jenna, ho lasciato a..."
Dianna si interruppe non appena vide Luce seduta sul letto ad aspettarla.
'Merda!' pensò, essendo coperta soltando da un asciugamano. Sentiva già le guancie tingersi di rosso.
"Ciao, Dì."
L'altra le sorrise timidamente.
"Sei bellissima." disse, ancora, rendendo l'imbarazzo di Dianna sempre più evidente.
Jenna roteò di nuovo gli occhi, poi andò a chiudersi in bagno.

"Acidella la tua amica?"
"Sì, ma solo ultimamente..." disse una Dianna pensierosa.
"Andiamo a fare colazione?"
"E lei?"
"E dai, non penso che stare con noi due le renderà la giornata migliore."
"Va bene, ma ora girati, devo vestirmi."
"Oh, davvero devo girarmi?"
"Tu corri troppo!"
Luce sorrise maliziosamente, e allora Dianna, non reggendo più lo sguardo della ragazza che la metteva tanto in imbarazzo, entrò in bagno, portando con se la biancheria e i vestiti.

Jenna era seduta sul bordo della vasca, la testa poggiata sul palmo della mano, e tra le dita una sigaretta. Cercarono di ignorarsi a vicenda, ma la bionda sentì la necessità di interrompere quel silenzio.

"Quella ti guarda come fossi un dolce..." mormorò.
"Scusami?"
"Niente... niente. Che fate ora, voi due?"
"Non penso ti riguardi."

Quella risposta le fece male, eccome. Ma si era ripromessa che non avrebbe intralciato l'amica, dal momento che ci teneva così tanto a farsi ferire da quella.


Le due uscirono dalla stanza per fare colazione, lasciando Jenna da sola.
Molti giorni passarono in quel modo. Una settimana, due.
Poi, il 25 di giugno, venne organizzato il primo dei tanti falò che si sarebbero tenuti al campus per tutta la vacanza, la sera del 27.
Jenna e Dianna si rivolgevano sempre più raramente la parola, più che altro a causa dell'assidua presenza di Luce. Quando si piazzava nella loro camera, Jenna preferiva rimanere sola, piuttosto che stare chiusa negli stessi metri quadrati dell'irlandese, piuttosto che respirare la stessa aria dell'irlandese, piuttosto che vedere quelle due mangiarsi famelicamente davanti ai suoi occhi.
La goccia che fece traboccare il vaso fu la richiesta di Luce nel caldo pomeriggio del 27, giorno del falò. Jenna si ritrovò sola con lei, mentre Dianna era fuori dalla stanza.
"Allora Jenna. Ho visto che tu e Dianna non avete più un rapporto particolare..."
"Non ti sfugge niente, volpona, eh?" disse, ironicamente l'altra.
La risposta tagliente fu accolta con un sorriso dall'altra che le avanzò una proposta.
"Quindi non ti dispiacerebbe, se io venissi in camera con voi? Lo spazio c'è."
Jenna dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per non tirarle il comodino in faccia, eppure, nonostante si ripetesse di evitare bambinate, non ci riuscì.
"Luce." sospirò "Io e te non andremo mai d'accordo. So benissimo che mi detesti almeno quanto ti detesto io. Per queste due settimane hai creduto di farmi del male soffiandomi via Dianna da sotto al naso ogni volta che se ne presentava l'occasione? Beh, sai una cosa? Ti conosco più di quanto tu possa immaginare. Credimi, so che tipo di persona sei, come tratti le ragazze. Ma tocca Dianna, ferisci Dianna, menti a Dianna, e giuro su Dio che ti spacco la faccia."
"Oh. Sei proprio come un cagnolino. Devoto al padrone. Fedele. Una vera amica. Peccato che Dianna ti abbia abbandonata. Fattene una ragione, lei non è tua e tra me e te, sappiamo entrambe chi sceglierebbe."
Jenna stava per replicare, o meglio, stava per sputare su quel viso che le suscitava rabbia e odio, quando entrò Dianna, sorridendo.
"Luce!" disse allegramente, riservando a Jenna solo un segno con la mano.
"Ah, finalmente! Io e Jenna stavamo chiacchierando un po', pensiamo entrambe che sia una bella idea, quella di fare un po' di spazio in camera anche per me!"
"Oh, davvero Jenna è d'accordo? Fantastico!"
Entrambe parlavano come se non ci fosse nessun'altro in stanza apparte loro. Jenna era irritata dal fatto. Ma che irritata! Stava letteralmente esplodendo dalla rabbia. Tossì per ricordare la sua presenza.
Da due settimane ormai si era convinta di lasciar perdere l'amica e la sua relazione, ma ogni giorno che passava era sempre peggio vederle insieme. Matthew continuava a chiederle di non parlare delle abitudini della sorella a Dianna, ma lei era sempre più convinta che quella fosse l'unica soluzione per riavere Dianna.

Rimasero d'accordo per il trasferimento di Luce nella stanza. Avrebbe diviso la camera con loro a partire dal 28, il giorno dopo il falò.
Per la sera, Jenna aveva quasi preso in considerazione l'idea di restare in camera sua.
Dianna però, non aveva considerato più di tanto la sua decisione. Aveva appuntamento con Luce, quindi il resto del mondo poteva fottersi, no?

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Capitolo 7
*** Capitolo 7. ***


We're teenagers, we don't know anything (Cap 7) capitolo 7.

"Allora ci vediamo all'ingresso alle dieci e mezza, stasera?"
Luce e Dianna si erano messe d'accordo per presentarsi insieme al falò, quindi, dopo aver chiacchierato un altro po', l'irlandese se ne tornò nella sua stanza, per la gioia di Jenna.
Non che cambiasse qualcosa. Dianna continuava ad ignorarla.
Dal canto suo, la mora non si sentiva dispiaciuta nei confronti della coinquilina. Le aveva dato dell'incoerente, aveva da ridire su Luce, che le piaceva così tanto... Non aveva pensato neanche per un secondo che avesse potuto avere ragione.
Era eccitata all'idea di una serata divertente con Luce e tutti gli altri. Non era mai stata il tipo da divertimento, ma l'incontro con Jenna l'aveva totalmente cambiata. Ecco sì, era solo merito della ragazza che adesso ignorava bellamente, se lei aveva trovato Luce, se stava socializzando.
Per un momento, Dianna rimase sul letto di fronte a quello di Jenna, indecisa se parlarle o meno. Ma se le avesse detto qualcosa, era sicura che l'altra l'avrebbe "perdonata" per quel suo comportamento? Probabilmente no.
"Jenna..."
"Mh?" disse distrattamente l'altra, stesa sul letto.
"Stasera... vuoi venire al falò?"
"No."
Dianna sospirò. Non sapeva che altro dire, del resto chiederle il perchè non aveva senso, conosceva benissimo il motivo.
Si alzò e uscì dalla stanza per fare quattro passi.

Mentre camminava tranquilla, con le mani in tasca e il venticello fresco che le faceva finire ciocche di capelli in faccia, incontrò Matthew, il fratello di Luce.
"Ciao Matt!" disse, cordialmente.
"Ah, Dianna! Hai visto Luce, per caso?"
"Era in stanza con me circa un'ora fa, poi se n'è andata in camera sua. Perchè?"
"Non è in camera. La cercherò nei dintorni. Ci vediamo stasera!"
Dianna salutò Matthew, poi tornò nella baita, rimuginando. Luce non aveva particolari rapporti con nessuno, quindi con chi era? E dove?
Lentamente si diresse verso la sua stanza.
Spalancò la porta senza curarsi di Jenna e si gettò sul letto. Infilò le cuffiette nelle orecchie e avviò la riproduzione casuale.

But you didn’t have to cut me off

Make out like it never happened

And that we were nothing

And I don’t even need your love

But you treat me like a stranger

And that feels so rough


Quella canzone era proprio adatta a lei. Aveva tagliato fuori Jenna, come se non fosse mai stata nulla per lei. La trattava come fosse un'estranea, non poteva aspettarsi il suo perdono o il suo affetto. Rivolgerle parole di scuse era l'ultima cosa che Dianna sarebbe stata capace di fare. Saltò la canzone e passò ad un'altra.
In tutto il tempo trascorso dall'entrata di Dianna, Jenna era rimasta sul letto. Ogni tanto la guardava, ma subito tornava con gli occhi sul libro.
"Jenna..."
"Dimmi."
"Ci vengo con te al falò, stasera."
"Ho detto che non ci voglio andare."
"E io sì, con te!"
Dianna si era alzata ed era vicina al letto dell'amica.
"Devi andarci con Luce." disse l'altra, laconica.
"No, posso evitare di stare attaccata a lei. Tu sei mia amica, lo sei sempre stata dall'inizio di questa vacanza e io ti ho ignorata come se niente fosse non appena mi sono trovata una ragazza! Non meriterei neanche il tuo perdono. Ma se tornassimo come prima... beh, ecco, io... io ne sarei più che felice."
Jenna sorrise. Aveva aspettato per giorni quelle parole, e, finalmente, Dianna le aveva pronunciate. Si alzò dal letto e la abbracciò.
Finalmente aveva riavuto un contatto con lei, l'aveva riabbracciata, poteva smettere di far finta di nulla.
Rimasero strette per un bel po', finchè Jenna non sciolse l'abbraccio e si limitò a guardarla sorridendo.
Era felice, si sentiva un peso in meno ad opprimerle il cuore. Non aveva del tutto rinunciato a Luce, ma avevano riallacciato i rapporti, e quello era ciò che contava per lei in quel momento.
Niente avrebbe distrutto la bolla di gioia nella quale si erano racchiuse, niente!
Ovviamente niente tranne Luce.



La sera, verso le nove e mezza, le due iniziarono a prepararsi.
Parlarono molto, cercando di non tirare in ballo l'argomento "Luce".
"Sai..." iniziò a dire Dianna "mi sei mancata. Anche se eri vicino a me, anche se sapevo di farti del male, mi è mancato parlarti. Abbracciarti."
Jenna le sorrise. Quella ragazza sapeva farla innervosire tanto quanto sapeva addolcirla. Le voleva davvero troppo bene. Ma si incolpava ogni volta per non averle detto la verità su Luce sin dall'inizio.
Era felice che avesse messo da parte quella ragazza per passare del tempo con lei, ma non si spiegava perchè, quando Dianna diceva o faceva qualcosa per lei, il cuore le batteva tanto forte da poterle schizzare fuori dal petto.
"Vieni qui." disse, prendendola tra le braccia e stringendola forte, con la testa tra i suoi capelli scuri.
Per Jenna quell'abbraccio fu speciale come pochi, ma continuò ad ignorare il batticuore che le prendeva ad ogni contatto fisico con l'amica.
Dianna, dal canto suo, fu felicissima di trovarsi tra le braccia di Jenna. Forse si trovava meglio tra le sue che tra quelle di Luce.
Rimasero abbracciate per qualche minuto, Jenna sarebbe rimasta così in eterno.
Si separarono solo per continuare a prepararsi.
Dianna indossò qualcosa di semplice, come sempre.
Un paio di jeans chiari, una maglietta nera dei Nirvana, uno dei suoi gruppi preferiti, e un paio di converse. Anche Jenna non si vestì in modo particolare. Indossava una camicetta verde e corta a boscaiolo,che portava annodata e che le scopriva una porzione di pancia perfetta e piatta. Le gambe erano fasciate da un pantaloncino di jeans chiaro e ai piedi portava un paio di scarpe qualsiasi.
Erano pronte alle dieci e mezza, dopo essersi truccate e sistemate i capelli. Dianna non era mai stata il tipo che curava così tanto la sua immagine, ma solo perchè non ne aveva mai avuto motivo. Jenna l'aveva cambiata anche da quel punto di vista.

Probabilmente il falò era già cominciato, ma sicuramente nessuno avrebbe badato al loro ritardo. Nessuno tranne Luce, che aveva dato appuntamento a Dianna alle dieci e mezza.

La ragazza irlandese sbuffava seccata davanti alla porta dell'ingresso, con le braccia conserte. Di andarla a chiamare non se ne parlava, non era mica il suo cavaliere. E poi l'aveva ignorata tutto il giorno, non l'aveva cercata e non si era interessata alla sua "sparizione" improvvisa. Non che Luce cercasse delle attenzioni, certo.
Quando si fecero le undici, la rossa decise di avviarsi da sola al falò e di trovarsi una compagnia occasionale per la serata, indispettita dal bidone preso per la prima volta in vita sua.
I ragazzi erano già attorno al fuoco, nello stesso punto dove lei e Dianna si erano baciate per la prima volta e festeggiavano.
La musica suonata con delle chitarre acustiche rendeva l'atmosfera allegra, non era il caso di piombare lì circondata da "energia negativa", si disse Luce.
Il professor Bellamy si era dato alla pazza gioia, con tre birre già scolate e una quarta tra le mani. Diede il benvenuto a Luce, mentre attorno i ragazzi facevano chiasso, mangiavano, bevevano, cantavano.
Matthew raggiunse la sorella e la prese per un braccio.
"Si può sapere dov'eri finita oggi pomeriggio?!"
"Eh? Da quando ti importa quello che faccio?"
"Sei mia sorella! Dai, dove eri scappata?"
"Da nessuna parte! Fatti gli affari tuoi!"
"Non me la conti giusta."
"Senti, non ho fatto nulla di ciò che pensi..."
"Fammi vedere i polsi."
"Non ti fidi di me?"
Matthew prese bruscamente le mani della sorella e tirò su le maniche della giacchetta nera che indossava, per scoprire dei polsi perfettamente sani, eccezion fatta per alcune vecchie cicatrici.
"Non sono stupida. L'ho fatto qualche volta, ma ti avevo promesso che non l'avrei fatto ancora."
"Meglio per te. Mi dici cosa hai fatto, visto che non è nulla di eclatante?"
"Ero in sala musica..."
Luce abbassò lo sguardo, quasi vergognandosi per quello che aveva fatto quel pomeriggio. Ma era decisa a tenerlo per sé ancora per un po'. Del resto, due settimane sono troppo poche per legarsi ad una persona così tanto come lei aveva fatto con Dianna, per scriverle una canzone.





l'angolo di Magnet.
Innanzitutto ringrazio coloro che seguono la storia, chi recensisce e chi legge in silenzio.
Devo dire che questo capitolo non è granchè (scriverlo di notte forse non è stata una grande idea, ma avevo bisogno di un capitolo breve per introdurne uno più corposo). Jenna e Dianna si sono riappacificate prima del falò, bisognerà solo aspettare il prossimo capitolo per vedere se a Luce andrà bene la cosa. Una cosa che magari potrebbe attirare l'attenzione è la preoccupazione di Matthew dovuta alla sparizione della sorella. Probabilmente introdurrò un capitolo flashback o uno in cui Luce darà le dovute spiegazioni a Dianna.
Beh, mi auguro comunque di non avervi annoiato con questo capitolo e, se l'ho fatto, troverò un modo per scusarmi u.u
Al prossimo capitolo, Magnet. 

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Capitolo 8
*** Capitolo 8. ***


We're teenagers, we don't know anything (Cap 8) capitolo 8.

"Jenna, andiamo?"
Erano passate le undici quando le due finalmente decisero che era il caso di presentarsi al falò.
"Sì, un attimo!"
La bionda si sistemò rapidamente e per la millesima volta i capelli, poi lasciò che Dianna la prendesse per mano (il cuore che batteva a mille) e la conducesse per il corridoio verso l'uscita.
L'aria della sera di fine giugno era calda, afosa. Non un soffio di vento.
Le dita della mano di Dianna intrecciate a quelle di Jenna, portavano al bionda al settimo cielo, ma la confondevano anche. Cercava di capire perchè un'amica potesse provocarle quelle sensazioni, finchè non decise di smettere di tormentarsi almeno per quella sera, e di divertirsi al fianco di Dianna.
Appena arrivarono nei pressi del lago, Luce corse verso di lei.
"Pensavo che mi avresti dato buca!" disse, sorridendole.
"Scusami se non ti ho avvisata..." le rispose Dianna.
"Allora andiamo?" disse, porgendole la mano.
"Veramente..." Dianna non sapeva come dirle che per quella sera sarebbe stata con Jenna. Ma l'amica la esortò, sorridendole.
"Vai, passerò un po' di tempo con Matthew."
Dianna le sorrise in un modo indecifrabile. Era una specie di ringraziamento, o si sentiva in colpa per averla abbandonata di nuovo?

Dianna e Luce andarono a sedersi un po' più lontano dal resto della gente. Appena si sedettero però, nessuna delle due parlò.
"Come mai sei così silenziosa?" disse infine Dianna.
"Ho qualche pensiero per la testa, ma quello che occupa più spazio sei tu. Dovresti smetterla di assillarmi anche quando non ci sei." sussurrò l'altra, avvicinando le sue labbra a quelle di Dì.
"Scusami allora, mi farò perdonare..."
Luce cercò il contatto con quelle labbra che desiderava ardentemente. Era incredibile cosa provocasse in lei un singolo bacio di Dianna. Le prime volte sperava solo di portarsela a letto, ma, con i giorni che passarono, si rese conto della persona splendida che stava frequentando e non potè fare a meno di affezionarsi a lei. Non era innamorata, ovviamente. Forse era cotta. Decisamente.
Dianna si sedette sulle gambe distese dell'altra, per starle di fronte e per stare più comoda, mentre le accarezzava il viso.
"Direi che ti ho perdonata..." sussurrò Luce.
"Fantastico..." rispose distrattamente Dianna, cercando di catturare di nuovo quelle labbra che la facevano impazzire.
Luce non si oppose al contatto, ma lo interruppe dopo poco.
"Andiamo dagli altri." mormorò.

Quando si riavvicinarono al fuoco, non si stupirono di trovare la maggior parte dei ragazzi mezzi ubriachi. Thomas era con una ragazza che Dianna non aveva mai visto, Jenna e Matthew ridevano mentre l'irlandese cercava di insegnarle a suonare la chitarra che riusciva a malapena a stringere tra le mani. Il professor Bellamy cercava di comportarsi come un adulto avrebbe dovuto fare, ma era brillo almeno quanto tutti gli altri presenti e i suoi tentativi di gestire la situazione risultavano ridicoli. Tante altre persone cantavano stonando, strimpellavano le chitarre, o si limitavano a bere ancora.
Luce e Dianna si avvicinarono a Jenna e Matthew. La ragazza era lucida, poichè si era unita alla festa da poco, ma Matthew era già nel mondo degli ubriachi.

Dianna si avvicinò a Jenna per stare un po' con lei e si concedettero una birra insieme mentre Luce e Matthew andavano più sul pesante. I due irlandesi si erano allontanati un po' da loro, che iniziarono a conversare tranquillamente.
"Scusa se ti ho lasciato di nuovo da sola." disse subito Dianna.
"Non preoccuparti, stavolta sono stata io a spedirti con lei." il sorriso della bionda le fece capire che non era arrabbiata per davvero.
"Allora, ti stavi divertendo?"
"A vedere i tentativi di un ubriaco che cerca di insegnarmi a suonare la chitarra? Sì, certo!" disse, ridendo.
La risata cristallina di Jenna illuminò Dianna. Si sentì influenzata da quella felicità, e ebbe l'impulso di gettarle le braccia al collo e stare stretta a lei, che le trasmetteva tutto quel benessere. Il cuore aveva preso a batterle forte senza un motivo particolare, ma quando la mano di Jenna accarezzò la sua, fu sicura che la causa era proprio lei. Quel battito irregolare non si era mai manifestato prima. Certo, era felice, lo era stata tantissimo dopo essersi riappacificata con lei, aveva desiderato più volte di abbracciarla all'improvviso e si era sentita così bene tra le sue braccia... ma non si spiegava il cuore che le rimbombava nel petto come se stesse per schizzare fuori da un momento all'altro.
Arrossì visibilmente notando che la mano di Jenna non aveva intenzione di lasciare la sua e cercò di mascherare l'imbarazzo con un sorriso.
Jenna la guardò con aria interrogativa: "Tutto bene?"
"Certo." mormorò lei.
"Dì, sei un libro aperto, riconosco quando c'è qualcosa che ti turba o ti fa uno strano effetto." rispose Jenna, lasciando andare la sua mano, che subito fu stretta di nuovo dalla mora.
"Va tutto bene, davvero." ed era così.

Nel frattempo la festa si svolgeva in modo movimentato. Ragazzi e ragazze in atteggiamenti che erano tutto tranne che innocenti, baci rubati, baci che sapevano d'alcol, mani che si sfioravano, bicchierini che tintinnavano, fuoco che bruciava, rumore di pezzi di legno che cozzavano per alimentare le fiamme.
Spensieratezza. Questo era tutto ciò che Dianna si era persa trascorrendo le sue estati chiusa in casa. Si era persa il calore di due braccia amiche, le risate, il vivere alla giornata divertendosi. Se non avesse incontrato Jenna, avrebbe sprecato la sua adolescenza. Ecco, ancora una volta si ritrovava a ringraziarla mentalmente per tutto ciò che aveva fatto per lei, pur non accorgendosene.
Poggiò la testa sulla spalla della sua amica. Migliore amica.
"Jenna..."
"Sì?" disse lei, sorridendo e rivolgendole uno sguardo.
"Ti voglio bene."
"Anche io te ne voglio." disse, dandole un colpetto sulla testa e continuando a mostrare un sorriso perfetto.
Dietro quel sorriso si nascondeva tutta la felicità del momento, svanita subito, offuscata dal pensiero che tra loro due non ci sarebbe stato altro se non amicizia.

Rimasero abbracciate a guardare gli altri divertirsi per molto tempo.
Tutto quel tempo però, bastò a Jenna per analizzare la situazione e il pensiero che le era balenato in testa con le tre parole pronunciate da Dianna.
Aveva ammesso a se stessa che le sarebbe piaciuto essere al posto di Luce, che avrebbe voluto Dianna per sé come solo l'irlandese l'aveva avuta.
Si convinse che aveva preso una cotta e basta. Innamorarsi non faceva per lei, figuriamoci se in così poco tempo poi.
Considerato che le cotte le svanivano subito dopo aver preso coscienza dell'impossibilità dello sviluppo di una relazione, Jenna si disse che sarebbe stata una cosa di pochi giorni. E quale miglior modo per dimenticarsene se non trovando qualcun'altro a cui dare attenzione per almeno una sera?
 
"Dì, penso sia il momento di buttarci tra la gente e divertirci un po'!" disse, allegra.
La mora annuì, ma il pensiero di scostarsi dal corpo dell'amica e di dover tornare tra braccia che le davano meno affetto di quelle di Jenna, la rattristava.
"Andiamo, tu vai da Luce e io troverò un modo per divertirmi." le fece l'occhiolino.
Ovviamente Jenna non poteva rendersi conto del senso di gelosia che si impossessò di Dianna appena lei pronunciò quelle parole. Divertirsi? In che senso? Con chi? In che modo?
Quelle domande cominciarono a frullare nella mente di Dianna, che si ritrovò trascinata per un polso prima di potersene rendere conto.
In un attimo le labbra di Luce erano incollate alle sue, in un bacio che in quel momento era più seccante e fastidioso, che desiderato.
Quando Luce si sentì respinta dalle mani di Dianna, non potè fare a meno di rimanere stupita.
"Che ti prende?" disse.
"Tu hai bevuto, e io non sono dell'umore per dare spettacolo davanti a tutti questi ubriachi."
"Eh? Che significa? Non vuoi stare con me stasera?"
"Non ho detto questo. Lasciami un po' da sola." replicò, evidentemente con un tono acido di cui non sembrò accorgersi. Luce girò sui tacchi e andò a sedersi sulla striscia di terreno leggermente inumidita dalle acque del lago.
Dianna, invece, si avvicinò alle bevande giusto per prendere qualcosa da buttare giù in solitudine, poi andò a sedersi più lontano dagli altri, ma non abbastanza da non vedere Jenna che sorrideva ad una ragazza che sembrava avere sui diciassette anni.

Stringeva un bicchiere mezzo vuoto tra le mani, sorrideva seducente a quella ragazza, che arrossiva sicuramente, a causa di tutte quelle attenzioni.
Quando il professor Bellamy terminò di sistemare delle casse, subito la musica fu una buona ragione per la quale le due si avvicinarono.
Dianna lasciò cadere stizzita il bicchierino. O meglio, non lo lasciò cadere, lo lanciò con rabbia contro una pietra, frantumandolo. Nessuno la notò, ma lei dovette rialzarsi e andare a prendere altro da bere.
Al tavolino sul quale erano disposti gli alcolici, venne intercettata da una Luce abbastanza sbronza che la prese per un braccio.
"Adesso mi spieghi cosa cazzo ti prende." esclamò.
"Nulla! Non mi prende nulla! Non posso desiderare di stare un po' da sola?! C'è troppa gente, e tu non sei neanche la mia fidanzata, non puoi controllarmi o starmi di continuo addosso!" sbottò, con una rabbia immotivata che di certo non poteva sfogare su Luce.
La ragazza infatti la guardò accigliata.
"Scusa?"
"N-niente. Perdonami. Non so neanche perchè ho detto 'ste cose."
"Ma le hai dette. Quindi se non sono la tua fidanzata, non posso neanche preoccuparmi nel vederti seduta da sola a fracassare un bicchiere vuoto così, all'improvviso?"
Lo sguardo di Dianna per un attimo si stacco dagli occhi di Luce, giusto in tempo per vedere Jenna e quella ragazza pericolosamente vicine.
"Cazzo, sto parlando con te!" disse Luce, scuotendole la spalla.
"Scusa Luce, scusa." rispose sommessamente l'altra, riportando lo guardo sulla ragazza innervosita che stava di fronte a lei.
"Certo, scusa. Quanto sei strana, Dì. Fammi un fischio quando ti passa 'sta cosa."
E così rimase di nuovo sola, mentre guardava Luce tornare da Matthew e scrollare le spalle.

Stette impalata davanti al tavolo, muovendosi meccanicamente solo per versarsi da bere. Non riusciva più a trovare Jenna tra la folla, mentre Luce era ancora lì, che la ignorava.
O meglio, a lei stava anche bene, perchè Luce non era la persona che voleva in quel momento.
Però, dovette accontentarsi di stare tra le sue braccia. Si avvicinò e senza troppi complimenti la zittì con un bacio che era tutto tranne che casto. Quel contatto le fece dimenticare il resto per tutta la sua durata, mentre le mani di Luce le percorrevano la schiena, i fianchi, si fermavano all'altezza del fondoschiena e risalivano, tra i capelli, sul viso. Come se non si toccassero da secoli, Luce sentiva il bisogno di approfondire tutto. Ma Dianna non era dello stesso avviso.
Posò l'indice sulle labbra della ragazza, allontanadola delicatamente e mormorando che era stanca.
"La testa mi scoppia, vorrei solo andare a dormire. Se vuoi resta..."
"Ti accompagno?"
"Come preferisci."

Dopo aver avvertito Matthew, Luce prese per mano Dianna e la condusse verso l'edificio. Per tutto il tragitto nessuna delle due disse una parola. Una non desiderava altro che buttarsi a letto a dormire e l'altra anche, ma di certo non aveva gli stessi fini.
Quando, nel corridoio, Dianna respinse l'ennesimo tentativo di Luce di baciarla, quella si arrese e se ne andò senza neanche scortarla fino alla porta della sua stanza.
Quando giunse davanti alla porta della sua camera si ricordò di Jenna. Di come fissava quella ragazza, di come ad un certo punto erano sparite entrambe. Non volle pensare all'opzione più plausibile solo per autoconvincersi, ma i sospiri all'interno della stanza non potevano essere di certo di una sola persona.
Non sapeva se abbassare o meno la maniglia. Se lo avesse fatto, avrebbe interrotto qualcosa. E forse le andava bene.
Infilò la chiave, la girò con una lentezza inimmaginabile.
Era preparata a quello che avrebbe visto, ma comunque, trovarsi Jenna con una ragazza che non conosceva stesa mezza nuda sotto di lei, le fece un certo effetto. Tanto che credette di restare a bocca aperta per circa cinque minuti, prima di sbattere di nuovo la porta.









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Capitolo 9
*** Capitolo 9. ***


We're teenagers, we don't know anything (Cap 9) capitolo 9.

Non voleva riaprire quella porta, e soprattutto non voleva che Jenna la aprisse cercando di trovarsi una scusa. Non doveva di certo darle una spiegazione. O meglio, come amica avrebbe dovuto chiederle chi fosse quella tizia e quando aveva deciso di scoparsela nella loro camera, ma l'unica cosa che voleva era prendere a sberle l'estranea, cacciarla dalla stanza e rodersi il fegato per la gelosia.
Non passò molto tempo che Jenna aprì la porta. Aveva sentito tutta la discussione avuta con la ragazza - parlavano di qualcosa come vedersi il giorno dopo, del tipo 'questa non è la situazione adatta' - che adesso si apprestava ad uscire dalla stanza.
La tipa lanciò un'ultima occhiata a Jenna, le mandò maliziosamente un bacio, poi si girò e sparì nel corridoio.
Il tutto davanti agli occhi di Dianna.

Jenna era ancora davanti alla porta, probabilmente aveva detto qualcosa che era sfuggito a Dianna, immersa nei suoi pensieri. Alla fine si alzò senza degnare di uno sguardo la bionda e andò a stendersi sul letto, cercando un attimo di quiete.
Ovviamente, non durò a lungo.
Il materasso si abbassò sotto il peso di Jenna che si sedeva.
"Che vuoi?" bofonchiò Dianna.
"Voglio spiegarti e avere spiegazioni."
"C'è una spiegazione al fatto che volevi scoparti quella e basta? E io che dovrei spiegarti poi?!"
"Perchè fai così, Dì? Te la prendi con me come se ti avessi fatto qualcosa..."
"Non posso darti una spiegazione valida, perché per il momento non la ho neanche per me stessa. Mi lasceresti in pace?"
Gli occhi di Jenna assunsero una sfumatura di tristezza, poi la ragazza annuì e andò a sistemarsi nel suo letto.

Dianna le diede le spalle, poi soffocò le lacrime nel cuscino. Perchè piangeva? Perchè si era sentita divorare dalla gelosia alla vista di quella ragazza? Perchè al tocco di Jenna il suo cuore batteva tanto forte?
Dal canto suo, anche Jenna continuò ad interrogarsi per tutta la notte. Perchè Dianna l'aveva trattata così? Perchè invece, lei stessa stava per andare a letto con una sconosciuta? Perchè aveva agito così stupidamente?

Entrambe, sveglie nel letto, si fingevano addormentate, ma i loro pensieri erano molto più simili di quanto credessero.
"Dianna..."
"Che c'è?!" la voce della ragazza si spezzò e Jenna capì che era a causa delle lacrime.
"Perchè piangi, Dì?"
Si alzò dal letto per raggiungere l'amica. Era indecisa sul da farsi, quindi rimase seduta in attesa di una risposta.
"Nulla."
"Dì, guardami. Come può essere nulla? E'... è per quello che hai visto prima?"
"Quella non è nemmeno tanto carina." disse Dianna, facendole capire che aveva ragione, ma abbozzando comunque un sorriso.
"Hai ragione. Ma scusarmi non avrebbe senso. Non so perchè ho portato qui quella ragazza, è stato un momento... strano."
Dianna annuì, segno che non era il caso di discuterne ancora, poi le due si addormentarono abbracciate.



Le settimane successive passarono nel più normale dei modi. Jenna non aveva rivisto quella ragazza, ma si era convinta di essersi fatta passare la cotta per Dianna, che continuava a frequentare Luce.
Era ormai il 17 luglio, cioè più di un mese dalla partenza.

Jenna era in costume, appena uscita dall'acqua, e prendeva il sole. I lunghi capelli biondi erano raccolti in una coda alta e il viso coperto da un grosso paio di occhiali da sole.
Aspettava che Dianna la chiamasse per fare qualcosa insieme, ma non accadde. Rimase per circa due ore sotto il sole non troppo caldo di quel pomeriggio, poi, stanca, rientrò.
Pensava all'amica e alla voglia che aveva di trascorrere un po' di tempo con lei, mentre si dirigeva verso la loro camera.
Spalancò la porta.
"Diaaaaaaaaanna!" disse, allegramente.
"Jè." rispose l'altra, senza lo stesso entusiasmo.
"Qualcosa non va?"
Andò a sedersi sul letto dov'era stesa la mora, poi la guardò, come per dirle di parlarne con lei.
"No, tutto okay. Ho parlato con i miei genitori al telefono, ma non sembravano davvero interessati a me. Penso che tre mesi in mia assenza per loro siano più una liberazione che una mancanza. Va bè."
Jenna la guardò indecisa su cosa dire, poi introdusse un nuovo argomento.
"E Luce dov'è?"
"Non lo so, non si è fatta sentire oggi."
Allora doveva essere quello il motivo del morale non proprio alle stelle della sua amica.
"Perchè noi vai a cercarla tu?"
"Perchè non sono sicura di averne voglia."
Dianna rispose piuttosto bruscamente, addirittura arrivò a chiedere a Jenna di lasciarla da sola.
La bionda uscì dalla stanza avvisandola che avrebbe fatto un giro per l'edificio.

Che strano. Luce non aveva cercato Dianna, che sembrava infastidita dalla presenza di chiunque. Forse avevano litigato?
Neanche a farlo apposta, mentre camminava per il corridoio, si scontrò con l'irlandese.
"Stai andando da Dianna?" le chiese, tranquilla.
Eh sì, le due avevano imparato a sopportarsi e a parlarsi senza strappare ognuna la carne dal viso dell'altra.
"Sì."
"Guarda, non te lo consiglio. Ha detto di non voler vedere nessuno. Magari ha le sue cose." disse, soffocando una risata.
Luce la fulminò con lo sguardo, poi la superò per andare a bussare alla porta ed entrare in stanza.
Jenna le diede le spalle e proseguì il suo cammino.


"Ciao, splendore!" disse Luce, sorridendo e baciando la ragazza.
"Ciao." rispose secca lei, dopo aver ricambiato il bacio.
"E' tutto okay?" chiese, corrugando la fronte.
"Sì, tutto okay. Entra."
Solo in quel momento Luce si rese conto di essere ancora fuori la porta, così accettò l'invito della mora.

"Sai, probabilmente dobbiamo parlare di una cosa." disse, dopo.
"Fantastico..." pensò Dianna.
"Va bene, vieni qui." disse, indicandole il letto.
Si sedettero una di fronte all'altra.
"Dunque... io, ehm, ecco... mi chiedevo cosa siamo noi due...cioè, usciamo insieme da un mese o più..."
"Non lo so. Cosa vorresti che fossimo?"
Luce stette in silenzio per qualche secondo, prima di prendere coraggio e fare quella domanda a Dianna. Quella domanda che non aveva mai fatto, che le era sempre stata fatta e puntualmente che aveva sempre rifiutato. Come si sentivano tutte le ragazze alle quali aveva spezzato il cuore? L'avrebbe sperimentato a breve, se Dianna avesse risposto negativamente.
"V-vuoi..." che diamine le prendeva?! Perchè balbettava, perchè era così dannatamente emozionata?! "Vuoi essere la... la mia ragazza?"
Ecco, ce l'aveva fatta. Il tempo di sollevare lo sguardo per vedere le labbra di Dianna aprirsi in un sorriso splendente.
"Sì, certo che voglio."
Luce l'abbracciò fortissimo, perdendosi nel profumo delicato e piacevole dei capelli della ragazza, che sorrideva tra le sue braccia.
Non si parlarono per un po', finchè Dianna non sciolse l'abbraccio.
"Sai..." disse, poi. "è la prima volta per me. Non sono mai stata con nessuno prima d'ora."
Luce si limitò a sorriderle e ad accarezzarle il palmo della mano che stringeva.
"E aspettavo che me lo chiedessi." continuò, poi fissò il suo sguardo negli occhi della rossa.
Senza pensarci due volte, Luce premette delicatamente le sue labbra su quelle di Dianna. Con tutte le volte che si erano baciate, quella fu la prima in cui la rossa sentì che Dianna era davvero sua, che non era un sogno, che aveva aperto il suo cuore alla persona giusta. Che non avrebbe sofferto ancora, perchè Dianna era quanto di più dolce e buono esistesse al mondo.
Sorrise mentre approfondivano il loro bacio, sentendo le mani di Dianna accarezzarle il collo.
Posò le sue sui fianchi della ragazza e esercitò una leggera pressione per far sì che si stendesse.
Una volta sopra di lei le sorrise e tornò a baciarla, stavolta con meno dolcezza e più desiderio. Dianna ricambiò, ma poco dopo si interruppe, insicura.
"Che c'è, Dì? Qualcosa non va?"
"Ecco...io non sono sicura che sia il momento."
Luce rimase interdetta per qualche secondo, poi annuì e si scostò dal corpo della sua ragazza.
Era normale. Avrebbe aspettato, non le importava quanto tempo, perchè ormai aveva capito: si era innamorata.






l'angolo di Magnet.
Saaaaaaalve a tutti.
Dunque, inizio col dire che avrei dovuto aggiornare un po' prima, lo so, ma dato che la scuola è ricominciata l'unico momento che avevo per scrivere (la notte, cara, bellissima notte) è sparito e mi sono dovuta ritagliare spazi di venti minuti in tutta la settimana per sfornare 'sta cagata. E' un capitolo corto, troppo.
Non ho approfondito i sentimenti di Luce in questo perchè probabilmente lo farò in un capitolo a parte dove racconterò anche il resto  della sua storia (ma questo l'avevo già detto, lol)
Eeeh boh, non so che altro dire. Vi fa piacere che Luce e Dianna si siano messe insieme? No? Vi piace la storia? Vi fa schifo? Fatemelo sapere in una recensione magari c:
Ringrazio Griet che segue la storia e recensisce sempre (<3) e tutti quelli che la seguono silenziosamente.
Alla prossima! (presto, si spera!)
























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Capitolo 10
*** Capitolo 10. ***


Teenagers (cap 10) capitolo 10.

Sì, l'amava. Era una cosa che la rendeva felice e la terrorizzava al tempo stesso. Si era sempre chiesta perchè la gente cercasse l'amore, perchè si ostinasse ad andare alla ricerca dell'anima gemella quando quello che bastava ad un essere umano per stare bene, era il piacere fisico. O almeno, lei la vedeva in quel modo.
Le era bastato conoscere Dianna per stravolgere il suo mondo. All'inizio aveva le sue solite intenzioni, ma poi lei stessa era caduta vittima del fascino di quella donna che le era stesa accanto, le accarezzava il viso e le sorrideva dolcemente.
Forse non si era mai sentita bene quanto in quel momento.

Dianna sentiva il suo cuore battere all'impazzata ogni volta che lo sguardo magnetico di Luce si incatenava al suo. Non avrebbe mai smesso di sorridere a quegli occhi verdi che adorava.
Eppure guardandola, non poteva non percepire il desiderio che Luce aveva di conoscere il suo corpo più a fondo. La cosa la spaventava, la agitava. E se per Luce lei non fosse stata abbastanza brava? Si tormentò per tutto il tempo, nascondendo il turbamento dietro ad un sorriso.

Erano stese ognuna su un fianco, le loro labbra, vicinissime, si sfioravano di tanto in tanto. Nessuna delle due parlava, un sorriso valeva più di tutte le parole che Luce avrebbe potuto pronunciare in quel momento. Eppure c'era qualcosa che voleva far sapere a Dianna. Si ripeteva di andarci piano, di tenerselo per sè, ma quel sentimento le scorreva dentro come un fiume straripante, impetuoso, impaziente di rompere gli argini.

La loro tranquillità fu interrotta nel momento in cui Jenna spalancò la porta e si buttò ridendo sul letto, seguita a ruota da una ragazza che Dianna riconobbe subito. La ragazza della sera del falò.
Le due sembrarono non accorgersi della presenza di Dianna e Luce, e continuarono a ridere.
La mora si alzò irritata e tirò un cuscino in faccia a Jenna.
"Ma che ti prende? Ti sei rincoglionita per caso?!"
Dianna si stupì della propria volgarità, ma era davvero infastidita.
"Oh e stai calma..." disse Jenna, sorridendo da idiota.
L'odore di fumo entrò pungente nelle narici di Dianna, che si diede un po' di contegno per non dare di matto e gridare contro Jenna.
"Jenna! Devi essere davvero uscita di testa, perchè se ti avesse beccata il professor Bellamy mentre ti facevi una canna, ti avrebbe spedita a casa! Ma a che cazzo pensavi?!"
Ignorò del tutto sia Luce, che le aveva preso un braccio per dirle di stare calma, sia la ragazza che la guardava perplessa dal letto di Jenna.
"Ma che sei, mia madre? Faccio quello che mi pare, una canna non mi ucciderà, anzi, dovresti provare, almeno così ti rilassi un po', Dì."
La mora la guardò irritata, ma non disse nulla.
Si girò e tornò sul letto da Luce.
"Scusa."
"Di che? Se vuoi possiamo andare nella mia stanza. Almeno stiamo tranquille."
Annuì e prese per mano la sua ragazza, pensando a quanto Jenna fosse stata stupida, ma decise di non darvi peso, visto che neanche l'altra l'aveva fatto.

La stanza di Luce era abbastanza piccola, ma riusciva comunque ad ospitare due letti, di cui ne veniva occupato solo uno.
"Come mai sei in stanza da sola?"
"Non conoscevo nessuno, prima del campeggio, e siccome non avrebbero potuto mettere me e mio fratello nella stessa stanza, ho chiesto al signor Bellamy se era possibile averne una tutta per me. E poi, mi sembra un vantaggio. Se avessi avuto una compagna di stanza, adesso non avrei potuto fare questo..."
La voce di Luce era suadente come al solito, mentre avvicinava lentamente le sue labbra a quelle di Dianna e con una mano sulla sua schiena, l'attirava a sé. Dì sorrise quando le loro labbra si toccarono per l'ennesima volta, poi si allontanò.
"Allora è decisamente una cosa positiva."
Sorrisero, indecise sul da farsi.

"Senti, Luce. C'è una cosa che voglio chiederti."
Il tono di Dianna si fece immediatamente serio, e per un momento l'irlandese si preoccupò.
"Dimmi."
Dianna non sapeva come chiederle di quelle cicatrici. Forse l'altra pensava che non le avesse notate, ma era piuttosto difficile non farlo. O forse preferiva ignorarle e non ricevere domande sul loro conto.
"Ecco... io non so come chiedertelo... ma... le ho notate, sai..." disse, prendendo delicatamente il braccio della ragazza e tracciando i contorni di quei tagli profondi, sempre meno convinta di aver fatto la cosa giusta. Non era curiosa, no. La curiosità in quel caso non sarebbe stata una cosa positiva. Solo che doveva saperlo. Doveva sapere cosa di tanto terribile aveva spinto Luce a farsi una cosa del genere.
"Sai, aspettavo questa domanda. Immagino tu voglia sapere cosa mi abbia portata a farmi questo." disse, sedendosi contro la spalliera del letto e facendo cenno a Dianna di raggiungerla. La ragazza si accoccolò tra le sue braccia e annuì.
"Solo se vuoi...cioè, se te la senti di parlarmene."
Luce sospirò.
"Avevo quindici anni e da poco avevo capito di essere gay. Non avevo avuto esperienze prima, per questo una sera, decisi di andare in un locale lesbo. Ovviamente con un documento falso e un'amica che già ci era stata."


"Sei sicura che debba vestirmi così, Mel?" chiesi, incerta e guardandomi allo specchio.
 Ero agitata come non mai all'idea di entrare in quell'ambiente mai frequentato prima.

"Certo, nerd del cavolo. E poi sei fighissima così." disse Melissa, sorridendo.
Melissa era la mia migliore amica, praticamente una sorella. Aveva già frequentato altre volte locali gay, utilizzando un documento che ne dichiarava la maggiore età a dispetto dei suoi sedici anni. Non era di una bellezza divina, ma era abbastanza carina. Non troppo alta, né magra, capelli corti, tinti di nero e occhi chiari. Le lentiggini le davano un tocco infantile, ma allo stesso tempo le donavano molto.
Continuai a guardarmi allo specchio, piroettando quel tanto che bastava per controllare se il vestitino coprisse realmente ciò che una persona con un minimo di decenza avrebbe coperto. Truccata com'ero, qualcuno mi avrebbe dato sicuramente diciassette anni, infatti non ci furono problemi nell'entrare al locale.
"Mel, per qualsiasi motivo, non lasciarmi da sola." gridai per sovrastare la musica.
Lei mi sorrise rassicurante, così ci facemmo largo tra la folla, tra tutti i corpi che si sfioravano a ritmo della musica assordante che non mi piaceva per niente.
Che diamine ci facevo lì? Una ragazza non l'avrei trovata di sicuro in un locale. Ma ormai...
"Ehi, vuoi bere qualcosa?" disse una voce vicinissima al mio orecchio destro.
"No Mel, graz-" mi girai giusto in tempo per realizzare che quella non era Melissa.
Alla faccia di quella che non doveva lasciarmi sola!
Rimasi a fissare la ragazza per cinque minuti buoni, prima di capire cosa fare.
"Mh, va bè dai, una birretta andrà bene."
"Solo?"
"Non mi piace bere, ma visto che ho trovato compagnia..."
La ragazza mi sorrise, poi, poggiandomi la mano sulla schiena, mi condusse al bancone.
"Mi chiamo Victoria."  disse, sedendosi sullo sgabello accanto al mio.
"Luce, piacere." le sorrisi portandomi alle labbra la bottiglia che mi aveva appena passato.
Era una bella ragazza. Forse sui diciotto anni, capelli lunghi, lisci e apparentemente neri, viste le luci colorate che vi si riflettevano sopra. Labbra piene e lucide, sorriso perfetto, occhi non troppo grandi e scuri. Aveva un piercing al naso, un septum.
"Sinceramente, è la prima volta che vieni in un locale del genere?"
"Si nota così tanto?" dissi, intimidita.
Lei per tutta risposta rise, poi annuì. Aveva una bella risata.
Chiacchierammo un po', era simpaticissima. Poi arrivò Melissa con una ragazza.
"Mel, dove ti eri cacciata?!"
"Eh, ho incontrato... un'amica." disse, ridendo e guardando la ragazza che l'accompagnava.
Sbuffai e sorrisi, credeva forse che non avessi capito?
Mentre scambiavo quattro chiacchiere con Melissa, Victoria sparì. Evidentemente non voleva perdere tempo con me e la mia amica.
"Chi cerchi?" disse lei.
"Victoria..." mormorai, scrutando tra la folla.
"Oddio, forse abbiamo disturbato!" esclamò la cosiddetta amica di Melissa, Virginia.
Le rivolsi un sorriso ironico, poi mi alzai, decisa a incontrare Victoria.
"Oh, Luce, facciamo tardi resto a dormire da te, tanto i tuoi sono in vacanza, no?"
Annuii e le sorrisi, poi ci dividemmo. Io mi facevo largo tra la folla, lei e Virginia si avviarono verso l'uscita.
Mi sentii inesperta e stupida: primo, perchè tutte quelle ragazze sapevano come fare, come comportarsi in un posto del genere; secondo, perchè stavo cercando una tipa che avevo conosciuto nemmeno da un'ora ed ero intenzionata a stare un altro po' con lei.
Quando la trovai aveva in mano una giacchetta e faceva per uscire.
Le bloccai il braccio.
"Victoria!"
"Ah, Luce. Scusa se sono andata via, pensavo fossi impegnata." mi sorrise.
Dio, che bel sorriso che aveva.
"Tranquilla, le mie amiche se ne sono andate."
"Beh, in effetti pensavo di uscire anche io." disse, facendo per infilarsi la giacca.
"Ah..." mormorai.
"E stavo giusto per invitarti a fare due passi fuori, che qui dentro si respira a malapena."
Annuii e le sorrisi, così uscimmo dal locale rumoroso e fummo immediatamente investite da un venticello notturo abbastanza fresco.
Victoria accese una sigaretta e iniziò a fumare in silenzio. Osservavo ogni suo movimento e più volte ero rimasta a fissare il  corpo della ragazza. Chissà se lo aveva notato.
"Mh, okay, spara. Quanti anni hai? Non ci credo nemmeno se mi pagano che sei maggiorenne."
"Io... ehm... sedici."
Din din din, bugia. Speravo solo di essere stata convincente.
"Capisco..." fece un mezzo sorriso e si portò la sigaretta alle labbra in un gesto... uhm... sexy? Probabilmente il mio cervello non connetteva tanto bene, come poteva essere sexy il portarsi una sigaretta alle labbra?
"Ehm... tu?"
"Diciotto." cacciò il fumo dalle narici. "Ti va di sederci?"
Annuii e lasciai che mi portasse a sedere su una panchina un po' isolata.
Stare sola con quella ragazza, con quella perfetta sconosciuta, mi mise in imbarazzo così tanto che ringraziai mentalmente l'oscurità che mascherava il rossore del mio viso.
Dopo aver gettato lontano il mozzicone spento di sigaretta, Vicky si avvicinò di più.
Vicina, troppo vicina.
'Mi butto o no? Oh mio Dio. Mel aiutami. Che faccio?' erano questi i pensieri che mi balenavano nella mente, mentre quelle labbra piene e lucide si avvicinavano sempre di più alle mie.
Quando si curvarono in un sorriso trionfante, non resistetti.
Avevo sempre creduto che il primo bacio dovesse essere qualcosa di dolce, unico, pieno d'amore. Quello era esattamente il contrario. Neanche un minimo di dolcezza, del resto stavo baciando una sconosciuta.
Non fu ciò che mi ero sempre aspettata, ma il sapore di quel bacio mi piacque tanto da farmi girare la testa. Fu qualcosa che mi portò a desiderare altro, non era importante che conoscessi quella ragazza da pochissimo. Era lì per prendersi quello che io, stupida, le avrei dato.
Quando si staccò dal bacio e si passò la lingua sulle labbra, pensai che io con quel gesto, non avrei mai potuto suscitare in qualcuno quello che lei suscitava in me. Sarei stata scambiata per un'idiota, ecco.
"Andiamo da me." disse, sempre con tono basso e suadente.
Non era una richiesta, nemmeno un ordine. Semplicemente, sapeva che ci sarei andata in ogni caso.
Mi lasciai condurre fino alla sua macchina.
Guidò piano, lanciandomi degli sguardi di tanto in tanto.
Fermate al semaforo, posò la mano sulla mia coscia e, lentamente, cominciò ad accarezzarla dall'interno.
Risaliva l'internocoscia ignorando completamente i brividi che mi provocava, ma non sapevo come interromperla. Fortuna che il verde del semaforo lo fece al posto mio.
Ritrasse la mano e partì molto più velocemente di prima, tanto che in poco tempo ci ritrovammo al suo appartamento.
"Vivi da sola?"
Annuì, mentre cercava le chiavi.
Chissà per quale motivo, appena entrammo e mi saltò letteralmente addosso, non mi stupii.
Mi portò fino al letto abbassando la cerniera del vestito che in poco fu sfilato e lanciato per terra, assieme alle scarpe che rimasero ai piedi del letto.
Prese a baciarmi più velocemente, mentre la spogliavo dai pantaloni neri, scoprendo due gambe sottilissime e bianche come il latte.
Ansimai quando le sue labbra si posarono sul mio collo e iniziarono a succhiare la pelle. Accarezzò la stoffa dei miei slip neri, poi si dedicò al reggiseno, che in quattro e quattr'otto era volato chissà dove nella stanza. Si fermò il tempo necessario perchè anche io la spogliassi.
L'ultimo pezzo di stoffa che mi copriva fu sfilato dalle sue mani esperte e lasciato cadere a terra.


Non pensavo che con una ragazza fosse possibile provare tutto quel piacere. Ero letteralmente invasa da sensazioni che nemmeno credevo esistessero, desideravo sempre di più, desideravo che non finisse mai.

Ma, quando tutte quelle sensazioni sparirono, quando mi ritrovai sudata e stanca nel letto sfatto di Victoria, capii di aver sbagliato.
Di aver dato qualcosa di importante a qualcuno che neanche lontanamente si era posto il problema di portarsi a letto una ragazzina come me. Ad una sconosciuta.

"Oh Dio." mormorai.
"Che c'è?" disse Vicky, fumando un'altra sigaretta.
"Io... io non...non avrei dovuto."
"Scopare con me?"
Giusto, per lei era solo una scopata come tante. Ma per me era stato un errore. Un grande, grandissimo errore.
"Non ti fai di questi problemi tu, eh?"
"Figurati. Ma tu ci sei stata, la responsabilità è anche tua."
"Mh."
Spense la sigaretta nel posacenere, poi si giro verso di me e, con l'indice, iniziò ad accarezzarmi la pancia piatta.
"Dopo stanotte mi lascerai perdere come se non fosse accaduto niente, vero?" chiesi.
"Vuoi che lo faccia? Stavo quasi pensando di lasciarti il mio numero. Potresti interessarmi davvero."
Annuii e lei prese un pennarello per scrivermi sul palmo della mano un numero di cellulare. In che diamine mi stavo cacciando
?



"Quindi tu e Victoria avete iniziato ad uscire?" chiese Dianna, ancora stretta all'irlandese.
"Sì, ma non è stato tutto rose e fiori. Anzi, questo non è nemmeno l'inizio. Credi davvero che avrei potuto farmi questo" indicò le cicatrici "solo perchè quella mi aveva scopata senza neanche conoscermi?"
Un cenno di negazione e il silenzio, interrotto poi da Luce che ricominciava a raccontare.





l'angolo di Magnet.
Ma salve! Oggi ho preso a scrivere velocemente perchè le idee mi frullavano in testa e non volevo scordare nulla. u.u
Chiedo scusa per il finale spezzato, ma non volevo fare un capitolo troppo lungo e confuso. Il prossimo inizierà direttamente con il prosieguo del flashback e sarà una vera e propria seconda parte di questo capitolo.
Altra cosa, non mi dilungo sulle scene di *coff coff* perchè, nonostante ne abbia già scritte alcune in altre storie, mi sembrano spesso volgari e vorrei cercare di non esagerare in questa storia. Forse ne scriverò una, ma molto più in là e allora dovrei cambiare il rating della storia, credo.
Ringrazio tutti quelli che seguono, magari recensite e fatemi conoscere le vostre opinioni!
A presto! :)








































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Capitolo 11
*** Capitolo 11. ***


Teenagers (cap 11)
Capitolo 11.

Dopo quella nottata, io e Victoria ci sentimmo e vedemmo ancora per settimane, poi mesi. Non erano certo incontri spiacevoli, anzi, tutt'altro. Ogni tanto nel suo letto, ogni tanto nel mio. Il problema era che a me non stava bene continuare in quel modo, non se lei non provava nulla per me.
"Vicky..." dissi, rigirandomi tra le lenzuola "dobbiamo continuare ancora per molto questa cosa? Insomma... Vederci in questo modo..."
"Finchè a te sta bene."
"Ecco, io vorrei che non si basasse tutto sul fare sesso."
"Whoa, piano, rallenta.Fin'ora non mi sembra ti sia dispiaciuta una relazione di solo sesso. Pensavo si basasse proprio su questo."
"Stai dicendo che a te va bene avermi quando vuoi nel letto, ma non t'importa se la cosa mi fa star male?"
Victoria non rispose, si accese una sigaretta e si prese tutta la calma per fare un tiro.
Sospirò.
"Cosa vuoi, esattamente?"
"Voglio fare sul serio. Non voglio solo sesso. Sono mesi ormai che questa cosa va avanti e tu non noti gli occhi lucidi ogni volta che sono nel tuo letto, non senti il mio cuore battere talmente forte ogni volta che mi sfiori, non ascolti le mie parole, non mi capisci e non ti sforzi nemmeno di farlo. Non ti facevo così." i miei occhi si riempirono di lacrime, ma feci di tutto affinchè non colassero.
Victoria non avrebbe mai ricambiato i sentimenti di una quindicenne. Ero solo una scopata.
"Luce. Non piangere." mormorò, posando la sigaretta e avvicinandosi a me.
Mi baciò con un'apparente dolcezza che non c'era mai stata in nessuno dei nostri baci.
"Luce... voglio che tu diventi la mia ragazza."
Un attimo prima era scocciata dal mio discorso sul rapporto serio e un attimo dopo me lo proponeva proprio lei. La sua voce sembrava così convinta, però... Per mesi le diedi possibilità su possibilità.



"Ti amo, Vicky."
Un giorno, a circa sei mesi dal nostro primo incontro, glielo confessai.
Tutto quello che ottenni in cambio fu un sorriso sommesso.
"Vicky... tu non mi ami, vero?"
"Sì che... io... non lo so. Non lo capisco."
Sospirai, alzandomi dal letto. Lei mi fermò per il braccio.
"Lasciami stare." dissi, con voce tremante.
"Ti prego, non piangere."
Sentii il suo corpo nudo premuto contro il mio. Mi stava abbracciando. In quel momento rabbrividii e mi lasciai riportare a letto, dove rimase a coccolarmi per un po'.
"Sono sicura che potrei amarti... se andassimo con più calma."
Annuii. Era già un passo avanti.



L'ottavo mese con Vicky fu probabilmente il più felice e allo stesso tempo il più triste. Ricorreva il mio compleanno. Lei, Melissa, Virginia, Matthew, mia madre e mio padre assieme al mio fratellino di sette anni, avevano tentato in tutti i modi di organizzarmi una festa a sorpresa, ma li avevo scoperti subito.
Alla fine decisi di passare una serata fuori con Vicky, Mel e Virginia.
Il regalo più bello fu senza dubbio quello di Victoria. Era un ciondolo, a forma di cuore, con un'apertura a scatto. All'interno vi era una chiave minuscola che serviva ad aprire il ciondolo identico di Vicky, all'interno del quale c'era una mia immagine.
Probabilmente piansi, l'abbracciai così forte da farle male, e il mio cuore ebbe un tuffo quando mi sussurrò all'orecchio quelle due parole.
"Ti amo."
Alla fine quella sera facemmo davvero l'amore, come non l'avevamo mai fatto. Io amavo lei e lei amava me.
Chi l'avrebbe mai detto che neanche un'ora dopo il mondo mi sarebbe crollato addosso?
"Tra un mese partirò."

Il vuoto, nulla. La mia testa si rifiutava di ragionare, di evitare di farmi piangere.
Per sempre, l'avrei persa. Lei in Australia, io in Irlanda.

"Perchè...?" sussurrai, la voce che mi si strozzava in gola.
"I miei genitori. Non mi lascerebbero mai qui da sola, vogliono che parta con loro."
Per qualche ragione, la notizia non sembrava farla soffrire quanto me. O era brava a nasconderlo?
"Come faremo?"
"Non lo so. Non è che ci credo tanto ai rapporti a distanza."
"Non voglio che finisca."
"Deve per forza."
"Ti prego... non puoi dire così. E tutto quello che mi hai detto stasera?"
"Il fatto che io ti ami non vuol dire che non possa agire razionalmente!"
"Vicky... mi stai lasciando?"
"No... no...Io voglio averti finchè posso."



Continuammo a stare insieme, per tutto il mese a venire. Quattro giorni prima della partenza, decisi di farle una sorpresa a casa.
Non si era fatta sentire per una settimana intera, probabilmente aveva avuto da fare con i preparativi per il viaggio. Pensare al fatto che non l'avrei mai più rivista mi apriva in continuazione delle ferite nel cuore. Eppure potevo solo sorriderle, dato che non voleva vedermi piangere. Peccato che fu proprio l'ultima cosa che vide di me.

Salivo le scale del condominio dove abitava, con un regalo impacchettato che non vedevo l'ora di darle.
Presi le chiavi di riserva nascoste sotto il tappetino e aprii la porta.

Entrai nella camera da letto correndo, senza badare a nulla. Se solo fossi rimasta per conto mio a casa!
Spalancai la porta e immediatamente Victoria si pietrificò. La ragazza sotto di lei tacque, mentre io osservavo, incapace di muovermi, di realizzare.
Il pacchetto mi cadde dalle mani. Poi successe tutto più velocemente possibile.
Vicky si alzò gridando una delle frasi più cliché di sempre: "Non è come sembra!"
E come, allora? Capita a tutte di trovarsi sopra ad una ragazza nuda, con la mano fra le sue gambe, certo! Io mi strappai la catenina con il ciondolo e gliela tirai addosso, urlandole tutte le parole peggiori di questo mondo. Le lacrime non erano ancora sgorgate, ma sapevo che avrei resistito poco. Infatti, dopo aver interrotto la serie di insulti, i singhiozzi prevalsero. Piangere davanti alla mia ragazza che mi stava tradendo da circa una settimana non era il massimo, ma non potevo evitare.


Ruppi con Victoria nel peggiore dei modi. Ignorai ogni suo messaggio e dopo la partenza non seppi più nulla di lei. Assunsi un comportamento strafottente nei confronti delle ragazze che iniziai a frequentare, anche perchè non avrei mai potuto amarle come avevo fatto con Vicky. Con l'arrivo del Natale e del Capodanno l'atmosfera festosa mi fece dimenticare per un po' della ragazza per cui avevo perso la testa.

La mia famiglia aveva organizzato un weekend sulla neve, in Italia.
Supplicai tutti di lasciarmi con i nonni in Irlanda, e mi fu concesso.
Il mio fratellino di sette anni, Gabriel, desiderava tanto rimanere con me.
Probabilmente se fosse rimasto, adesso sarebbe ancora vivo.


Quando ebbi la notizia, le urla strazianti mi graffiavano la gola, bruciavano, gli occhi gonfi di lacrime e arrossati sarebbero rimasti così per tante notti.
Un incidente in montagna. Mio padre e mio fratello. Morti.
La nonna piangeva, mentre io mi dibattevo tra le sue braccia. Sentivo dolore persino fisico. Corsi nella mia camera e iniziai a lanciare per terra tutto quello che c'era sulla mia scrivania.
Un pupazzo del piccolo Gabriel cadde a terra, fu l'unica cosa che conservai e portai ovunque con me.
Aveva solo sette anni. Non era giusto... Perchè proprio lui?!



Al funerale, della famiglia, ci presentammo solo io e mia madre. Matthew era ancora in ospedale.
Neanche l'essere in una chiesa mi trattenne dal piangere disperatamente. Non riuscii a parlare, e non lo feci nemmeno per i mesi a venire, fino ad aprile.

Prima però, crollai in una depressione che mi portò a chiudermi in stanza, a non parlare, non mangiare.
Avevo perso Victoria, poi mio padre, e, infine, il mio dolce fratellino, quello che con il suo sorriso di dentini da latte mi apriva un mondo, che con la sua risata gioiosa - perchè i bambini non conoscono la tristezza - mi rendeva felice a sua volta, che mi chiedeva di giocare a tutti i costi a nascondino con lui... Come avrei vissuto senza Gabriel?

Mi ritrovai sempre più spesso con una lametta tra le mani. Ma la lametta fu solo l'inizio. Cominciai a prendere i farmaci di mia madre. Antidepressivi, sonniferi, robe che neanche conoscevo.
Mi tagliai persino con un coltello. Forse non volevo davvero assumere comportamenti autolesionisti. Volevo morire e basta. Ma no. Finii in ospedale e mi salvarono.
Con l'aiuto di uno psicologo affrontai il trauma della perdita di mio padre e mio fratello e iniziai a convinvere col fatto.

"Ancora adesso mi capita di piangere... per Gabriel... Allora vado da Matthew. Lui mi ricorda che nostro fratello è sempre accanto a noi, dentro di noi. Che non ci ha mai lasciati. E io conservo quel pupazzo e i suoi disegni. Se penso ai motivi che mi hanno spinta al tentato suidicio, non sono propriamente delle cazzate. Ma il suicidio non è mai la soluzione, per questo odio anche solo il fatto di averci provato."
Luce si asciugò gli occhi, poi guardò Dianna.
La ragazza aveva le gote rigate dalle lacrime. Le dispiaceva di non aver conosciuto tutti quei particolari della vita della propria ragazza prima di quel momento, ma non aveva parole per esprimerlo.
"Luce..." mormorò Dianna.
"Dì, io..." la ragazza dai capelli rossi si asciugò di nuovo gli occhi, poi tirò su col naso.
"Dimmi." le strinse forte la mano, avvicinando il viso al suo, con espressione preoccupata.
"Io credo... credo di amarti."



l'angolo di Magnet.
Salve a tutti :3
Premetto che questo capitolo è frutto di una nottata in cui non sono riuscita a prendere sonno, ma , dopo averlo finito non ce la facevo a rileggerlo, quindi, se c'è qualche errore fatemelo notare e provvederò. Allora, che ne dite? Vi aspettavate un 'passato' del genere, per la nostra Luce, la ragazza sicura di sé e incurante dei sentimenti altrui? Eh, Dianna conquista proprio il cuore di tutte! Jenna in questo capitolo non è per niente presente, ma magari qualcuno si chiederà come mai nel precedente io abbia introdotto di nuovo la ragazza della sera del falò. Beh, sappiate che non è una casualità ;)
Per come sta andando a scuola credo che aggiornerò entro venerdì o sabato, anche se non si sa mai D:
Ultima cosa, ringrazio chi ha messo la storia nelle preferite, nelle ricordate e nelle seguite :3 gradirei qualche recensione per conoscere più opinioni e non solo quelle della cara Griet *cuore*
Beh, passo e chiudo, notte c:

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Capitolo 12
*** Capitolo 12. ***


Teenagers (cap 12)
Capitolo 12.

Dianna rimase stupita, tenendo gli occhi fissi in quelli di Luce. Cosa doveva dirle? Non se la sentiva certo di farle rivivere quello che aveva vissuto con Vicky.
Sorrise, poi abbassò lo sguardo, timidamente.
Era innamorata? Davvero? Dianna non si capiva. Forse sì, forse no. Una parte del suo cuore le diceva di buttarsi tra le braccia di Luce, l'altra invece dichiarava che la migliore opzione fosse Jenna.
Jenna! Che stava combinando, con quella ragazza, dopo averle disturbate in camera?
Scacciò quei pensieri dalla testa. Luce era con lei e l'amava, non poteva pensare ad altro se non alla ragazza che le era accanto.
Come poteva capire ciò che provava per Luce? L'irlandese le piaceva davvero tanto, il cuore le batteva all'impazzata ogni volta che era con lei, e se invece non c'era, non aspettava altro che il momento in cui l'avrebbe rivista. Ma anche con Jenna si sentiva in quel modo.
'Luce è la tua ragazza, Jenna è la tua migliore amica. Puoi amare solo una delle due, e di certo non la tua amica.' si disse in mente.
"Dianna?"
Luce la guardava con uno sguardo interrogativo.
"Luce... davvero?"
"Sì. Ti amo." le sorrise, accarezzandole una guancia.
Dianna sorrise a sua volta.
Doveva dirglielo.
"Luce, ti amo anche io."

Il cuore dell'irlandese ebbe un tuffo. Si sentì rivivere quell'attimo in cui Vicky le confessò di amarla, quell'attimo in cui tutto sembrava perfetto, ma non lo era.
Sarebbe crollato tutto anche con Dianna?
Decise di non pensare al peggio. Le aveva detto di ricambiarla, quindi perchè farsi tutti quei problemi?
'Baciala, forza.' per qualche motivo non riusciva a muoversi per cercare un contatto con le labbra della ragazza.
Doveva farlo, oppure doveva lasciare spazio a Dianna, spazio per permettere di capire se davvero provava quei sentimenti nei suoi confronti?
"Dì, sei sicura? Non lo dici solo per via di... di quella storia, vero?"
"Sì, sono sicura. Ti amo, davvero."
Le sorrise dolcemente, poi si avvicinò per baciarla.


***



"Mi spieghi come abbiamo fatto a finire così?" disse, ridendo, Jenna.
"Colpa tua che sei così attraente." rispose l'altra, girandosi su di un fianco.
Ai piedi del letto c'erano le lenzuola aggrovigliate e a terra i vestiti delle due.
"Che dici, ci vediamo un'altra volta?" disse la ragazza, dopo.
Jenna non seppe cosa risponderle. In dieci secondi pensò a Dianna, la ragazza per cui aveva avuto una cotta.
Sospirò.
"Danielle..."
"Okay, non c'è bisogno che tu mi dica che sei innamorata di quella ragazza, lo sapevo già."
"Eh? Quale ragazza?"
"La tua compagna di stanza."
"Non sono innamorata di lei."
Jenna abbassò lo sguardo, nervosa. Era la prima a non sapere cosa le stesse succedendo e proprio la ragazza con cui era andata a letto dieci minuti prima le voleva far la lezione.
Danielle la guardò alzando un sopracciglio. Era quasi sicura che Jenna fosse innamorata di quella ragazza, ma onestamente, non le dispiaceva affatto. Era brava a letto e lei non cercava nulla se non una donna con quella qualità.
"E dovrei crederti?" disse.
"Sì." sussurrò Jenna, cominciandole a baciare di nuovo il collo, scendendo in basso, sul seno.
Danielle inarcò la schiena, sospirando.
"Ti crederò per la prossima mezz'oretta, lasciandoti alle tue convinzioni..."



***


Dianna e Luce si baciavano con dolcezza sul letto dell'irlandese, che desiderava sempre di più osservare ed esplorare il corpo dell'altra, che tuttavia era decisa a non concedersi ancora.
Si separò dal bacio, le sorrise e si alzò in piedi.
"Vieni con me."
La prese per mano e uscirono dalla stanza.
Dianna si chiedeva cosa avesse intenzione di fare la rossa, mentre la seguiva sorridendo.

Arrivarono alla sala dedicata alla musica, sempre vuota, come il primo giorno in cui si incontrarono.
"Ti ricordi?"
"Sì che mi ricordo. Matthew che non sapeva suonare la batteria, poi tu che ci hai accolte con poca finezza..." disse, ridacchiando, Dianna.
"Ti ho chiesto di fare quattro passi, sembravi un cucciolo spaventato... Eri troppo carina. Il tipo che mi sarei portata a letto subito." rise.
"Ah insomma, siamo in vena di confessioni?" 
"Sì, siediti."
Luce divenne immediatamente seria, indicando una sedia a Dianna.
Si sedette di fronte a lei, le scoccò un bacio sulle labbra e prese una chitarra.
"Ascolta, è per te."

Cominciò a suonare. Appena Dianna sentì la voce della rossa, non potè fare a meno di notare che era perfetta anche nel canto. Era meravigliosa, come le parole che le stava cantando.

Blue eyes like your soul   (Occhi blu, come la tua anima)
Lips like roses  (Labbra come rose)
That's what I saw the day (Questo è ciò che ho visto)
I fell for you (Il giorno in cui mi sono innamorata di te)

Wasn't I supposed to ignore this? (Non avrei dovuto ignorarlo?)
How could I? (Come avrei potuto?)
And even if  it hurts like hell (E anche se fa male da morire)
Loving you is the best thing I've ever done (Amarti è la cosa migliore che io abbia mai fatto)


I'll keep fighting for you, no matter what it takes, no matter the wounds on my body and soul... I just need you to know that I won't let anyone take you away from me.
(Continuerò a combattere per te, non importa cosa ci vorrà, non importano le ferite sul mio corpo e nella mia anima... Ho solo bisogno che tu sappia che non permetterò a nessuno di portarti via da me)


Pure like a swan, far as a star (Pura come un cigno, lontana come una stella)
Even if the brightest star in the sky is nothing, compared to your smile. (Anche se la stella più luminosa dell cielo è nulla, paragonata al tuo sorriso)
I think I'm sinking in this ocean where I don't want anyone to save me (Penso che io stia affondando in questo oceano, dove non voglio che qualcuno mi salvi)
'cause drowning in this feeling's the best thing I've ever done ( perchè annegare in questo sentimento è la cosa migliore che io abbia mai fatto.)


I'll keep fighting for you, no matter what it takes, no matter the wounds on my body and soul... I just need you to know that I won't let anyone take you away from me. (Continuerò a combattere per te, non importa cosa ci vorrà, non importano le ferite sul mio corpo e nella mia anima... Ho solo bisogno che tu sappia che non permetterò a nessuno di portarti via da me)

As long as I'm with you  (Finchè sono con te)
my bleeding wounds won't hurt (le mie ferite sanguinanti non faranno male)
and the scars will fade like waves in the ocean (e le cicatrici spariranno come onde nell'oceano.)


Per un attimo Dianna rimase incantata a fissare Luce, non sapendo come rispondere, cosa dirle. Nessuno le aveva mai dedicato una canzone, né tantomento ne aveva scritta una apposta per lei. Nessuno l'aveva mai amata come Luce. Era emozionata, poteva quasi piangere. E lo fece, sorridendo.
"Io... io... davvero, non so che dire..."
"Non dire nulla, mi basta guardarti per capire."
La ragazza posò la chitarra e abbracciò forte Dianna, che si strinse al suo petto.

Era tutto perfetto, fantastico. Nulla avrebbe rovinato quello che si era creato tra lei e Luce. Dianna ne era sicura.




l'angolo di Magnet.
Saaaalve. Spero di non avervi fatto attendere troppo. Dunque, questo capitolo l'ho scritto proprio oggi, l'ho anche riletto, ma non so, magari mi sono sfuggiti degli errori.
Finalmente Luce e Dianna si sono dichiarate a vicenda (sebbene Dianna fosse parecchio insicura) e Jenna sta combinando un po' di casini. Ammetto che non mi dispiacerebbe la LucexDianna, però prima o poi (poi, molto poi) le cose tra Jenna e Dì andranno per il meglio e farò contenta Griet che vuole la Dienna/Jianna a tutti i costi u.u Fooooorse.
Prima di chiudere del tutto, vorrei dire che purtroppo (causa scuola) non credo di riuscire ad aggiornare in settimana, quindi mi restano solo i week-end per scrivere.
Ringrazio chi segue la storia, e chi l'ha messa tra le preferite e le ricordate.
Alla prossima :)

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Capitolo 13
*** Capitolo 13. ***


teenagers (cap 13) capitolo 13

tre giorni dopo.
Dianna si alzò dal lettino dove era sdraiata a prendere il sole, per salutare la sua ragazza.
"Buongiorno!" trillò "Come mai sei fuori a quest'ora?"
"Potrei farti la stessa domanda. Io ti risponderei che avevo voglia di vederti, e tu?"
"Ogni tanto mi va di prendere il sole, magari le mozzarelle che ho al posto delle gambe si coloreranno un po' di più, quest'anno."
Luce le sorrise e si sdraiò accanto a lei, abbracciandola.



Jenna si alzò dal letto dove si trovava. Non riusciva a riposare, dal momento che in due, su quel lettino che non era neanche il suo, si stava stretti.
"Mhm... Jè?"
"Dani, vado nella mia camera."
"Dai, resta un altro po'."
"No, senti, magari c'è Dianna che si starà chiedendo dove sono..."
"Menomale che non t'importava di lei!"
"E anche se fosse, che problemi ci sono per te?"
"Nessuno, figuriamoci!"
"Bene. Ora, se non ti dispiace, vado."
"Okay. A stasera?"
Jenna sospirò. Danielle era incredibile. Un attimo prima voleva prenderla a parole pesanti e un attimo dopo non voleva fare altro che rotolarsi tra le lenzuola con lei. Puro istinto umano, si disse.
"Forse."
Infilò le mutandine, i pantaloncini e la canotta con cui si era presentata nella stanza della ragazza, e uscì, per tornare nella propria.


Quando aprì la porta non trovò nessuno ad aspettarla.
'E ci speravi pure, idiota?' si disse mentalmente.
Da quando Dianna e Luce si erano fidanzate, la mora non aveva mai tempo per stare un po' con lei.
Si sentiva esclusa, proprio come era successo le prime settimane, solo che, a distanza di più di un mese, la cosa la faceva star male, malissimo.
Cosa provava davvero per Dianna? Aveva avuto un'amica d'importanza simile a Dianna, ma mai aveva sentito quel batticuore causato dalla sua presenza, dal loro sfiorarsi di mani, dal suo sorriso.
Era una cosa totalmente nuova per lei, tanto da spaventarla e confonderla. Neanche la sua ex ragazza, quella di cui aveva parlato a Dianna durante il loro primo incontro, le aveva subito provocato tutto quello che invece le provocava la compagna di stanza.
Le mancava tantissimo, voleva vederla e stringerla tra le sue braccia quanto prima possibile. Peccato che con Luce di mezzo, non avrebbe potuto farlo mai.
'Jenna, Jenna, Jenna. Pensa. Ti innamoreresti mai di una tua amica, per di più fidanzata?' si chiese.
'No, certo che no.'
Le vocine all'interno della sua testa cominciarono a 'dialogare' tra di loro, causandole ulteriore scompiglio mentale.
'Ma sei talmente idiota che lo faresti comunque.' disse una vocina.
'E sei talmente impulsiva che te ne fregheresti altamente del fatto che abbia una ragazza!' un'altra ancora.
'E se dovesse entrare da quella porta in questo momento, tu le...'

La maniglia si abbassò rapidamente e nella stanza piombò Dianna, rossa come un gambero.
"Credo che non riuscirò a stendermi per i prossimi venti giorni..." si lamentò.
Jenna non riuscì a trattenere una risatina, che Dianna non apprezzò.
"Avrei voluto vedere te al mio posto!"
Si finse offesa e andò a sedersi quanto più cautamente possibile sul proprio letto. Appena la schiena toccò la fredda parete, la ragazza sussultò.
"Quanto fa male!"
"Sei proprio una stupida." disse dolcemente Jenna.
Dopo un po' di silenzio, Jenna parlò di nuovo.
"Sai, c'è una cosa che devo dirti..."
"Anche io."
"Prima tu."
Con il cuore in gola, Jenna si preparò a qualunque cosa le stesse per dire l'amica. Si promise di mantenere la calma se fosse stata una notizia scioccante e di non saltarle addosso se invece si fosse trattato di qualcosa di bello. Cominciò a torcersi le mani nervosamente, aspettando che Dianna parlasse.
"Sai, no, che io e Luce stiamo insieme... però... ecco... io non so come... come mandare avanti la cosa. Lei tornerà in Irlanda, quindi sarà impossibile mantenere i contatti. Il fatto è che credo di essere innamorata, Jenna, davvero. Non potrei sopportare di lasciarla e penso sarebbe lo stesso per lei."
"Forse per il momento devi solo goderti quello che hai e non pensare a cosa succederà. Se adesso tu e Luce state bene, pensate a questo e basta. Oppure parlane con lei." mormorò Jenna. Si sentiva male, notando quanto importasse a Dianna della sua ragazza. E sapere che si amavano era ancora più doloroso per lei.
"Hai ragione. Tu invece, che devi dirmi?"
Non si sentiva di fare o dire qualcosa su cui non avesse pensato ancora a sufficienza e soprattutto non aveva più il coraggio, dopo aver sentito quelle parole.
"Ah... niente, mi sto vedendo con una persona."

Dianna credette di non aver capito bene. Jenna stava uscendo con una ragazza? Doveva essere contenta per lei? Sì, certo, eppure tutto quello che provò fu un turbinio di sensazioni che andavano dall'incredulità al nervosismo, per arrivare alla rabbia e alla gelosia. Ma per quale motivo? Non avrebbe dovuto reagire in quel modo. Lei aveva la sua vita con la sua ragazza e Jenna non poteva averne una tutta sua? Che pensiero egoista.

Jenna dal canto suo si pentì subito di aver pronunciato quelle parole.

"Cosa?!" disse Dianna, forse con troppa enfasi.
"Ti stupisce?" Jenna sorrise. Non allegramente, però. Era più un sorriso che serviva a mascherare -in malo modo- quello che le stava capitando interiormente.
"No, certo che no."

Calò un silenzio carico di tensione.

"Beh, allora? Chi è?"chiese poi, Dianna.
"Danielle. Quella del falò."
"Ah, adesso addirittura vi frequentate?" Dianna si espresse acidamente.
"E beh?"
"Niente. Non credevo che avresti cominciato a frequentare proprio lei."

Dianna era infastidita, dati i precedenti avvenimenti.
Jenna invece capiva che la notizia aveva influenzato parecchio l'amica. Che ci fosse qualcosa sotto?
No... non era neanche lontanamente immaginabile che Dianna potesse ricambiare i suoi sentimenti, considerando anche che la stessa Jenna non riusciva ad ammetterli.

Non parlarono più fino alla sera, quando Jenna iniziò a prepararsi per raggiungere Danielle e Luce andò a chiamare Dianna.

La mora e l'irlandese si avvicinarono alla porta, quando Dianna sussurrò qualcosa all'orecchio della ragazza, che prima risultò un po' contrariata, poi sospirò e annuì.

Erano le 20:45 e Jenna uscì dal bagno, truccata e preparata. Indossava un vestitino nero che copriva il minimo per non essere considerata nuda e un paio di tacchi vertiginosi.
Luce e Dianna non capivano l'abbigliamento della ragazza e si fermarono a fissarla.
"Beh? Non avete mai sentito la parola "eccitante"?!" sbottò.

Dianna rise, poi Luce si rivolse a Jenna.
"Come credi. Comunque, Dianna aveva proposto un'uscita a quattro."
"Eh? Uscita a quattro?" Jenna era incredula.
"Sì, io, lei, tu e... come si chiama quell'altra?"
"Danielle." disse Dianna, sorridendo in modo abbastanza strano.
Era simile ad un ghigno beffardo, e lei stessa lo riconosceva.
Voleva a tutti i costi capire il modo in cui si rapportavano le due e magari rovinare loro i piani che avevano per la serata.
"Non lo so, Danielle aveva in mente altro."
"Dai, Jenna!" Dianna si avvicinò guardandola e facendo gli occhi dolci.
La bionda cedette sotto quello sguardo. Non capiva quali intenzioni avesse Dianna, ma se la serata poteva essere sfruttata al meglio - e il suo meglio era stare proprio con Dianna - non le importava davvero l'opinione di Danielle.
"Beh, faccio un salto nella sua stanza a dirle di prepararsi... ma... dov'è che andremo esattamente, visto che qui ci sono solo alberi e il nulla?"
"Chiederemo il permesso a Bellamy di allontanarci per una sera e andare nel centro abitato più vicino. Lo possiamo raggiungere a piedi, credo. Lascia fare a noi Jè, tu vai ad avvisare Danielle!"


Camminando nel corridoio, Jenna si interrogava incessantemente sulle intenzioni dell'amica. Perchè mai aveva proposto quell'uscita a quattro, quando sapeva benissimo che Jenna con Danielle non avrebbe fatto mai altro se non sesso? E soprattutto, lei odiava Danielle. Come poteva desiderare davvero un'uscita a quattro?
Il pensiero che Dianna l'avesse fatto per gelosia si fece spazio nella mente di Jenna, che quasi sorrise.
Bussò alla porta ed entrò senza aspettare risposta.
"Dani?"
"Ehi, Jenna."
La ragazza posò il cellulare sul comodino accanto al letto per alzarsi ed ammirare l'altra.
"Wow."
"Smettila di pensare a me senza questo pezzettino di stoffa addosso e ascolta i nostri piani per stasera." disse Jenna, con un mezzo sorriso soddisfatto perchè il vestitino aveva riscosso il successo desiderato.
"I nostri piani? Che piani abbiamo?"
"Uscita a quattro. Dianna ha insistito, non ho potuto dirle di no."
"Ah, sempre Dianna di mezzo." il tono di Danielle era neutro, d'altra parte a lei non interessava Jenna dal punto di vista sentimentale.
"Allora?"
"Mh...va bene, va bene. Ma quando torniamo resti qui da me, che dici?"
"Come vuoi." Jenna le sorrise e le stampò un bacio "raggiungimi in stanza quando sei pronta."

Uscì sbattendo la porta.


Danielle si sedette sul letto, a gambe incrociate, con la testa tra le mani.
Jenna era davvero innamorata di Dianna, non c'erano dubbi. Ma se Dianna aveva una ragazza che amava, per quale motivo cercava sempre la vicinanza della bionda?
Dal momento che vedeva Jenna solo come una semplice valvola di sfogo sessuale, non si interrogò a lungo sulle questioni che la riguardavano.


Alle 21:30 Dianna e Danielle si diedero la fatidica stretta di mano accompagnata da un 'piacere di conoscerti' detto da Dianna molto acidamente e da Danielle in modo neutro.

Da parte di Dianna si poteva quasi percepire l'odio con cui pronunciava ogni parola rivolta a Danielle, che trovava la cosa abbastanza divertente. Era divertita proprio dal fatto di essere l'unica ad aver notato l'attrazione tra Dianna e Jenna.

Camminando per strada - si stavano recando in un paesino molto vicino - Dianna apprese che anche Danielle era di Roseville, ma non frequentava il suo stesso istituto, per questo non l'aveva mai incontrata prima di quella vacanza.
Luce cercava le attenzioni della sua ragazza, che però erano totalmente concentrate su Jenna e Danielle.

Quando finalmente Dì si decise a stringere la mano di Luce e a baciarla sulle labbra mormorandole delle scuse, Danielle sospirò e si rivolse a Jenna.

"Te la senti ancora di negare?"
"Sì, perchè è così. Dianna è solo infastidita per quella sera, quando ci trovò a letto."
"No, fidati. Lei è in una situazione insolita, si capisce. Crede di amare quella lì, ma in realtà è pazza di te e non riesce ad ammetterlo nemmeno a se stessa."
"E se tu ti stessi facendo un sacco di seghe mentali?"
"Non è così. Sai, penso che se noi due fossimo state delle semplici amiche, non avresti fatto tutte queste storie e non avresti continuato a negare."
"Già, ma non siamo semplici amiche."
"Potremmo esserlo. Uhm... con qualche beneficio, ecco. Sarebbe un passo avanti ed un vantaggio per te. Sono brava anche in altre cose, apparte scopare, sai?"
Le due risero.
"Beh, magari funziona. In questo campus, avere un'amica che non sia Dianna mi potrebbe fare solo del bene. Grazie, Dani." Jenna, leggermente più alta di Danielle, le passò un braccio attorno alle spalle e la strinse a sé.
"Che testona, ancora che ti ostini a chiamarla amica!"

Jenna rise, poi lasciò andare l'altra ragazza e le diede un colpetto sulla spalla. La rendeva veramente felice il fatto che tra le due sarebbe potuta nascere una sincera amicizia.
Inoltre, era ormai sicurissima che Danielle avesse ragione. Doveva solo fare la sua mossa.





l'angolo di Magnet.
Bene, eccomi di nuovo qui con un leggero ritardo (?)
Credo comunque di poter essere perdonata, visto che questo capitolo è abbastanza lungo. u.u
Griet sarà contenta perchè finalmente ho fatto ammettere a Jenna i suoi sentimenti. Per info, cara, Danielle non sarà d'intralcio, anzi, sarà una vera amica per Jenna, quindi non odiarla, ahahah.
Comunque stavo pensando che la storia potrebbe concludersi in 20 capitoli, ma non ne sono ancora sicura. Aggiornerò nel fine settimana perchè ora che siamo entrati nell'intenso periodo scolastico non credo che avrò tempo per scrivere, visti tutti i compiti *sigh*
Comunque ringrazio chi ha messo la storia nei preferiti, chi nelle seguite e chi nelle ricordate.
Griet la ringrazio sempre perchè è subito qui a recensire e non manca mai u.u
Beh, comunque spero di iniziare a sentire anche altre opinioni.
Alla prossima :)

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Capitolo 14
*** Capitolo 14. ***


fjklòdas Capitolo 14.

Le quattro ragazze si sedettero ad un tavolino in un bar e ordinarono delle birre.
Dianna guardava di sottecchi Danielle, che sorrideva di continuo alla ragazza che le stava accanto, Jenna.

Dopo circa quindici minuti trascorsi a lasciarsi divorare dalla gelosia e ad ignorare le parole che Luce le rivolgeva, Dianna si alzò dalla poltroncina dov'era seduta.
"Vado in bagno."
"Tutto okay?" Luce le prese una mano.
"Certo."
Con un gesto brusco, l'altra si liberò della stretta e si diresse velocemente verso la toilette.


Dopo aver controllato che non ci fosse nessuno, si poggiò ad un lavandino.

"Che cazzo sto facendo?!" disse, calciando il cestino della spazzatura accanto a lei.
"Stupida, stupida, stupida."

In quel momento la porta si aprì e Jenna le si avvicinò.
"Adesso parli persino da sola?"
Sorrise, senza ricevere risposta.
"Ehi, tutto bene?"
"Per niente."
La bionda le si piazzò davanti.
"Coraggio, sfogati."
"Sfogarmi? Voglio prendere a pugni qualcuno, ma di certo non te."
"Uhm. Tiro ad indovinare: Danielle."
"Perspicace."

Jenna avrebbe tanto voluto sorridere, ma capì che la situazione non era adatta. Anche se, sapendo che Dianna era gelosa di Danielle e che quindi un minimo d'interesse da parte sua c'era, non poteva non essere felice.
Quella ragazzina che le era di fronte, che era sempre stata chiusa con tutto il mondo e che si era aperta sempre e solo a lei... le sembrava così piccola, così indifesa. Avrebbe voluto abbracciarla tutto il tempo. E lo fece. La prese dolcemente per un braccio e la tirò a sé, stringendola forte contro il petto.
"Tu lo sai che per me nessuno sarà mai più importante di te, vero?"




"Ma perchè ci mettono tanto?" sbuffò Luce.
Danielle non rispose, né tantomento dava l'impressione di voler intraprendere una conversazione.
"Hai una sigaretta?"
"No."
"Oh, ma allora parli!"
Danielle alzò un sopracciglio, poi sorrise.
"Sì, beh, se proprio non c'è altro da fare..."





Dianna sorrise tra le braccia di Jenna, respirando a lungo il suo profumo.
"Davvero?"
"Davvero."
"Okay Jenna. Puoi provarci o puoi mandare a fanculo questo momento perfetto. Oh Dio, un bagno pubblico non è il massimo del romanticismo, ma ehi, non puoi sprecare quest'occasione."

"Dì..."
Jenna sciolse l'abbraccio per fissare i suoi occhi in quelli della mora. Le spostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le accarezzò una guancia.
"Che c'è?" mormorò l'altra, restando ferma a godersi quelle carezze.
"Sai... c'è una cosa che devo dirti..."
Si avvicinò piano alle sue labbra, come per paura di fare qualcosa di sbagliato, di sentirsi respinta da Dianna. I loro respiri si mescolavano, le labbra erano talmente vicine che si sarebbero potute sfiorare anche per caso.
"C...cosa?"
Dianna deglutì, sentiva il peso di quegli occhi splendidi incatenati ai suoi e non poteva fare a meno di pensare alle sue labbra su quelle di Jenna.
"Dì, che diamine combini?! C'è la tua ragazza che ti aspetta fuori e stai per baciare un'altra!"
"Non ci arrivi?"
La mora fece cenno di no con la testa.
"Posso fartici arrivare io, se vuoi."
Annuì.

Nel preciso istante in cui Jenna posò le sue labbra su quelle di Dianna, la bionda si sentì completa. Si erano già baciate, ma non era stata una cosa seria. E in quel momento Dianna sentì il suo cuore battere talmente forte da poterle fracassare il torace, tutti i pensieri di poco prima svanirono dalla sua mente. Riusciva a pensare solo a quanto fossero morbide le labbra di Jenna e per quanto tempo, senza saperlo, le aveva desiderate.

Affondò le mani nei capelli della bionda, che la teneva per i fianchi. Continuarono a baciarsi, prima timidamente, poi senza timore, ma solo desiderio.
Fu Jenna ad allontanarsi per guardare Dianna.
Appena i loro occhi si fissarono, la mora spostò lo sguardo.
"Perchè l'hai fatto?"
"Volevo..."
"Dio... io... come lo spiego a Luce..."
Dianna non si sentiva del tutto in colpa. Voleva quel bacio, le era piaciuto e avrebbe continuato volentieri, ma il pensiero di una fidanzata che l'attendeva poco lontano, ignara di tutto, la faceva sentire un verme. Non credeva di essere una tipa da 'tradimento'.
"Potresti non pensare a lei per un attimo?"
Dianna si portò una mano alle tempie, abbassò lo sguardo.
"Ascoltami, Dì. Dovevo farlo perchè... perchè io... ormai so che noi due non possiamo essere amiche e basta. Io mi sono innamorata, Dì. E non posso farci niente. Tu hai Luce, ma non negare che i tuoi pensieri non siano tutti rivolti a lei. Ho notato come guardavi Danielle, lei è stata la prima a farmelo capire. A spingermi a fare quello che ho fatto. E non mi sento in colpa, perchè io so di poterti dare più di Luce. So che rischierei tutto per te, farei il giro del mondo se tu me lo chiedessi, farei di tutto per farti stare bene, pur di vederti sorridere. Non riuscirai mai a capire quanto tu sia diventata importante, quanto poco tempo tu ci abbia messo per ritagliarti uno spazio nel mio cuore che, indipendentemente da quello che farai ora, sarà sempre tuo." Jenna le accarezzò una guancia, di nuovo, cercando con tutta se stessa di non far scorrere lacrime dagli occhi.
"Ti prego, dì qualcosa..."
Dianna era immobile, di fronte alla ragazza, con la bocca semiaperta e la voce spezzata in gola.
Non sapeva quale fosse la cosa giusta e razionale da fare.
Scosse il capo in segno di negazione, si morse un labbro e lasciò che gli occhi si inondassero di lacrime, prima di buttarsi tra le braccia della ragazza.

"Perchè ci hai messo così tanto, Jenna?!"





L'angolo di Magnet.
Sono tornata dall'oltretombaaaaa.
No, è che in realtà avevo il vecchio pc fuori uso, quindi ho dovuto aspettare un po' prima di appurare che non avrei potuto continuare a scrivere su quello in nessun caso.
Ah sì, poi non è stato il migliore dei periodi, quindi non avevo nemmeno ispirazione, e immaginate.
E sono pronta a ricevere pomodori virtuali in faccia sempre e comunque, visto che questo capitolo è tipo cortissimo.
Bene, aggiornerò presto (?) scuola permettendo, alla prossima :)







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Capitolo 15
*** Capitolo 15. ***


teenagers cap 15 Capitolo 15.


Tra le braccia di Jenna, Dianna si sentiva in paradiso. Sarebbe rimasta volentieri in quella posizione se il pensiero di Luce fuori non l'avesse scossa.
"Jenna..."
"Mh?"
"Va' dalle altre."
La bionda la guardò preoccupata. Si era forse pentita delle sue azioni?
"Dì che non mi sento bene e che preferirei tornare in stanza."
"Dianna... che succede?"
"Nulla, voglio tornare al campo. Non ti dispiace, vero?"
"Se prometti che parleremo di tutto dopo, va bene."
"Promesso."
Dianna le sorrise e le fece cenno di sbrigarsi.



"Finalmente!" disse Danielle, quando vide Jenna uscire dal bagno.
"Uhm, ragazze, Dianna non sta tanto bene... Ha... uhm... vomitato, quindi sarebbe meglio tornare al campo."
"Oh, cavolo, peccato." disse Danielle.
Luce, che non aveva detto nulla, si alzò e camminò verso il bagno.


"Dianna?" chiamò l'irlandese, facendo capolino dalla porta principale.
"Mh?"
Una voce soffocata si sentì dall'interno di uno dei tre piccoli spazietti.
Dianna si morse la manica della giacca per evitare di singhiozzare rumorosamente, poi tentò di asciugarsi le lacrime e sistemarsi come meglio poteva, si alzò dal pavimento dov'era seduta e aprì lentamente la porticina.
"Oh... stai davvero male, piccola."
Luce si avvicinò per abbracciarla, ma non si sarebbe mai aspettata che Dianna la respingesse.
"Luce... io... perdonami... ti prego..."
"Che cosa, Dì? "
Le mise le mani sulle spalle, come a scuoterla ed invitarla a parlare.
"Ho fatto qualcosa di... di orrendo..."
"Dì, mi preoccupo... parla, forza."
Dianna respirò a fondo, sentendo le parole incastrarsi in gola, non aveva il coraggio di rivelarle tutto.
"Jenna mi ha baciata... ed io... non ho voluto respingerla perchè... perchè desideravo quel bacio..."
Luce rimase interdetta, fissando la propria mano poggiata sulla spalla di Dianna.
Aprì la bocca per dire qualcosa, ma la richiuse subito.
Sbattè le palpebre, sentendo qualcosa di caldo appannarle la vista.
"Dianna... che intendi dire con 'desideravo quel bacio' ?"
Ad ogni respiro Luce si sentiva spezzata e il silenzio dell'altra ragazza non poteva far altro che aumentare il timore di non essere la persona che Dianna desiderava.
"Non farmelo dire, ti prego..." disse la mora, abbassando lo sguardo e fissando la punta delle proprie scarpe.
"Guardami e parla."
Posandole una mano sotto il mento, Luce fece in modo che Dianna sollevasse il viso.
"Io... non credo di poter ricambiare davvero i tuoi sentimenti... Non avrei mai dovuto dirti che ti amavo. Sei importante per me... ma non nel senso che ti ho fatto credere."
Luce non disse nulla. L'unica cosa a cui riusciva a pensare era quella di aver aperto il suo cuore alla persona sbagliata, di nuovo.
"Avrei dovuto capirlo..." mormorò.
"Luce, credimi... io...m-mi dispiace davvero tanto."
Luce aveva solo voglia di piangere, di accasciarsi a terra o di lanciare oggetti ovunque. Era distrutta.




"Jenna, che avete combinato?" disse l'amica, alzandosi in piedi davanti all'altra.
"Dani, indovina."
Sul volto di Jenna si dipinse un sorriso e Danielle ne colse subito il senso.
"No, vabbè! Sono contenta. Ma lei che ha intenzione di fare, adesso?"
"Non lo so... Mi sento un po' male pensando a come ci starà Luce."
"Beh, non dovresti. Evidentemente non è stata capace di dare a Dianna ciò che puoi invece darle tu."
Jenna abbozzò di nuovo un sorriso, poi si voltò verso la porta del bagno giusto in tempo per vederla aprirsi e per vedere Luce allontanarsi da Dianna, piangendo.
La rossa si era diretta verso l'uscita senza degnare di uno sguardo nè Danielle nè Jenna, l'altra invece era rimasta sulla soglia della porta, fissando il pavimento e asciugandosi gli occhi.

"Dì?"
Jenna le si avvicinò piano e capì di essere ascoltata dall'occhiata che le lanciò l'altra.
"Cosa le hai detto?"
"Tutto quello che c'era da dire... Che non era lei la ragazza che amavo. L'ho distrutta." mormorò Dianna.
La bionda si limitò ad abbracciarla.
"Non valeva la pena continuare a mentire a lei e a te stessa. Capirà che l'hai fatto anche per il suo bene."




Danielle era uscita fuori a controllare che Luce non si allontanasse da sola. Non parlavano molto, loro due, quindi non era la persona che avrebbe potuto darle i migliori consigli.
La trovò seduta su una panchina con la testa tra le mani, tremante e singhiozzante.
Si sedette accanto a lei e le posò la giacca sulla schiena.
Luce affondò la testa sulla sua spalla e continuò a piangere, senza dire nulla.






"Dì, andiamocene."
Dianna annuì e le due ragazze si diressero verso l'uscita.

Durante il ritorno c'era una tensione percepibile anche a km e km di distanza.
Luce singhiozzava più dietro rispetto alle altre, Danielle e Jenna stavano per conto loro e Dianna, da sola, prendeva a calci qualsiasi cosa le capitasse sotto tiro.
Si sentiva una pessima persona, perchè, nonostante avesse ferito profondamente i sentimenti di Luce, non riusciva a dispiacersene così tanto da stare male come l'irlandese, perchè l'unica persona che voleva era Jenna. L'idea che Luce sarebbe potuta cadere in depressione e avrebbe potuto ricominciare a tagliarsi, però, non l'abbandonò per tutto il tragitto.

Arrivate al campo, le quattro ragazze non si dissero una parola e ognuna si diresse verso la propria camera.



Appena chiusa la porta, Dianna si gettò sul letto e Jenna fece lo stesso.
Nessuna delle due disse qualcosa per i seguenti quindici minuti.
Quando Dianna pensò che Jenna si fosse addormentata, si alzò e andò a sedersi accanto a lei. Le accarezzo il viso e spostò i capelli che si erano sparsi su di esso. La bionda aprì gli occhi e sorrise.
"Non so come abbia fatto a non accorgermene prima, Jè."
"Di cosa?" mormorò l'altra.
"Che amo te."

Jenna pensò di essere la ragazza più felice dell'universo, per cinque secondi credette di sognare.
Mostrò un enorme sorriso a Dianna, poi si sedette e si avvicinò per baciarla.



La prima cosa che Luce fece, dopo essere entrata in stanza, fu chiamare il fratello.
Matthew si preoccupò subito per la sorella e non la fece aspettare molto.
Aprì la porta della sua camera e vi piombò all'interno.
"Luce! Stai bene?"
"Matt..."
La ragazza era stesa su un fianco, dando le spalle alla porta.
"Ehi, ehi... sono qui." disse, sedendosi accanto a lei.
"Dianna mi ha lasciata... per Jenna."
"Cosa?!"
Matthew provò una rabbia indescrivibile. La sua amica Jenna aveva fatto lasciare Dianna e sua sorella. Con chi avrebbe dovuto prendersela se non con lei? Segnò un appunto mentale per ricordarsi di doverle fare un bel discorso.
Vedere sua sorella distruggersi per Victoria era già stato un brutto colpo, non avrebbe mai voluto rivivere quei momenti.
Si sdraiò accanto a lei e la strinse forte.
"Luce, ascoltami. Non piangere. Lei non ti meritava, okay? Non stare così per quella, sono sicuro che non abbia mai capito quanto grande sia il tuo cuore. E forse è meglio, lì fuori è pieno di ragazze che lo custodirebbero con molta più attenzione e amore rispetto a lei."
La sorella non rispose. Si strinse solo più forte al petto del fratello e soffocò i singhiozzi in esso.
Rimasero a letto insieme, Luce non avrebbe sopportato una nottata senza qualcuno di caldo, confortante e affettuoso accanto. E pensò che non avrebbe sopportato più alcun giorno, senza Dianna.




Le due ragazze erano abbracciate, nel letto di Jenna.
Si erano scambiate baci, carezze, ma nulla di più e a Jenna stava bene.
"Ti ricordi quando dissi a Thomas che stavamo insieme?" disse dopo la bionda.
"Certo che sì. Mi arrabbiai tantissimo e c'eravamo appena conosciute." Dianna rise.
Per quanto tempo le era stata vicina e non si era mai accorta di nulla? Avrebbe voluto farlo prima, di sicuro.
"Dì?"
"Mh?"
"Ti amo."



Quella notte non si può dire che Luce la passò serenamente, nonostante la presenza sicura del fratello.
Si alzò più volte senza motivo e non riusciva a evitare di pensare alle parole di Dianna.
"Se crede che sarà felice con quella..." mormorò " io non posso fare più nulla. Tra poco tornerò in Irlanda... Niente più amore, niente più ragazze."
Uscì dalla camera dopo aver indossato una giacca e, facendo attenzione a non farsi beccare, andò al lago.
Era già l'alba. Respirò a fondo l'odore di tutto ciò che la circondava. Boccate d'aria fresca la rilassavano e per un attimo il pensiero della ragazza che le aveva spezzato il cuore, si allontanò dalla sua mente. Per un attimo, appunto. Mille voci le parlavano in mente e lei, come fosse un viaggiatore smarrito in un labirinto e indeciso su quale strada prendere, non sapeva a quale dare ragione. Alcune dicevano di tornare in Irlanda in anticipo, altre di riprendere tra le mani la lametta. Altre ancora di tornare la Luce sciupafemmine. Alcune di lasciar perdere tutto, di pensare alla felicità dell'amata e di accontentarsi di essere stata parte della sua vita e di aver significato, seppur per poco, qualcosa per lei. Le ultime le sembravano le più dolorose, ma almeno sensate.

Dopo aver trascorso un'oretta in silenzio a fissare la superficie del lago che s'increspava di tanto in tanto, tornò in stanza. 
Trovò Matthew in piedi, mentre stava per vestirsi, preoccupato.
"Ma dov'eri finita?! Stavo per venirti a cercare!"
"Tranquillo, bro."
"Bro? Da quando ci chiamiamo così?" Matt sorrise, l'ansia di pochi minuti prima lo abbandonò del tutto e si sedette sul letto.
"Ah, non so. Ma farai meglio a togliere le tue chiappe dal mio letto, visto che hai dormito con me in via del tutto eccezionale e che non accadrà mai più." la ragazza rise.
Matthew si avvicinò a Luce. La guardò e sorrise. Aveva deciso di andare avanti e lui non poteva chiedere di meglio. La abbracciò.

"Matt, lo sai che ti detesto con tutto il cuore?"
"Ti voglio bene anch'io, stronzetta."
Luce lasciò che il fratello la stringesse e mantenne il suo sorriso per tutto il tempo che trascorsero insieme. Non poteva dire di essere felice, anzi, non lo era, ma poteva iniziare a provarci. E di sicuro non voleva rovinarsi di nuovo la vita piangendosi addosso giornate intere.




l'angolo di Magnet.
Aveee!
Dunque, sono le 2:00 di notte e io ho appena finito di scrivere questo capitolo. Ci ho lavorato un pomeriggio intero e l'ho terminato solo da pochi minuti. Come potete capire, mi si chiudono gli occhi, quindi l'ho pubblicato subito dopo averlo scritto e senza rileggerlo più di una volta. Scusate per eventuali errori, ma se avessi aspettato l'indomani per pubblicare, probabilmente non avrei avuto tempo. Fatemeli notare e li correggerò.
Vorrei ringraziare per tutte le recensioni al capitolo precedente, e scusate se non ho risposto singolarmente, ma dal cellulare non ho la pazienza, anche perchè il mio è tutto scemo.
Beh, spero di non avervi deluso. Vi aspettavate qualcosa di diverso?
Vi dico solo che io l'ho vista nel modo più realistico possibile. Una ragazza come Dianna, abbastanza debole e incapace di ferire gli altri, non avrebbe potuto tenere nascosto a Luce una cosa del genere, no? Quindi glielo confessa. L'altra, innamorata, ovviamente sta male, ma capisce che non può piangersi addosso tutti i giorni. (il fatto è che non volevo far diventare pesante il suo personaggio, con piagnistei e simili ogni due secondi). Matthew mi piace troppo, solo che non riuscirei a dargli più spazio sentimentalmente parlando, dato che i miei personaggi sono tutte ragazze gay. (awwwwww. <3)
Beh, vorrei continuare a scrivere per spiegarvi ogni cosa del capitolo e ogni motivo per il quale abbia fatto determinate scelte, ma sto letteralmente morendo di sonno.
Ah, si, a breve la storia sarà conclusa, mi mancherà un po'.
Alla prossima,
Magnet.




 
















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