Love among the Dark Side

di Black Feather
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo
 

Voldemort allentò la presa dalla mente del ragazzo. Ne abbandonò il corpo, che crollò faccia a terra sul pavimento, riparato dalla gigantesca statua acefala del centauro. Voldemort stava tornando indietro. Fu come se una parte di sé si levasse per aria, attraversasse la distanza che lo separava dal suo involucro nascosto nell'ombra, e rientrasse infine nel suo vero corpo. Voldemort trasalì, gli occhi rossi scintillanti, riacquistando a pieno i sensi insieme a tutta la propria forza.
 
   Il rumore di molte voci accavallate riempiva l’Atrium; lungo tutti i camini di una parate verdeggiavano fiamme magiche, e schiere di streghe e maghi se ne riversavano fuori, irrompendo nel vastissimo ambiente.
 
   Silente era in piedi davanti all’orda di maghi in avvicinamento, che non cessavano di uscire senza posa dai camini; il bagliore di fiamme verdi continuava a rischiarare l’Atrium, brillando in macchie sul pavimento di legno lucido, infiammando l’acqua della Fontana dei Fratelli Magici che ancora colava in rivoli dai bordi.
  
   Voldemort, avvolto nel mantello nero, il viso seminascosto dal cappuccio, fluttuava a tre metri da terra. Il polso gli doleva dal combattimento serrato che aveva appena sostenuto contro Silente. Le dita della mani, pallide più che mai nella luce delle fiamme che lo investiva, si strinsero intorno alla bacchetta. Il Signore Oscuro passò in rassegna l’Atrium, il cuore stretto dall’ansia.
  
   Maghi e streghe continuavano a uscire dai camini. Sciamavano verso Silente e verso il punto in cui lui, Voldemort, si librava in aria, scrutando la scena dall’alto alla ricerca disperata della sua migliore luogotenente. La individuò. Bellatrix era intrappolata sotto un’altra statua che Silente aveva animato durante il duello. Lottava contro il peso morto che la teneva inchiodata al suolo, ma naturalmente non riusciva a spostare la statua neanche di un centimetro. La bacchetta le giaceva accanto, appena fuori dalla sua portata.
  
   Lord Voldmort provò un moto d’ira. Levò la sua bacchetta, e la statua che imprigionava Bellatrix esplose in un milione di schegge dorate. Un istante più tardi, le era apparso accanto. La afferrò per la manica. Bellatrix ebbe appena il tempo di incrociare lo sguardo del proprio maestro, di sussurrare con voce fievole: «Mio Signore…». Mentre le schegge dorate cominciavano a ricadere in basso, mentre le fiamme dei camini continuavano a lampeggiare senza tregua, e i maghi del Ministero si facevano sempre più vicini, Voldemort strinse con forza il braccio di Bellatrix e i due maghi oscuri si Smateralizzarono.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Apparvero di fronte al cancello di Manor Malfoy. Un vento leggero frusciava tra le foglie degli alberi. Il mantello di Voldemort si agitava nella brezza e pareva fondersi con il buio. C’era silenzio; si udiva soltanto il frinire dei grilli. Il cielo era fiocamente illuminato da uno spicchio di Luna.

   Voldemort stringeva ancora il braccio di Bellatrix. La lasciò andare e lei, già debole, ora priva anche del sostegno del proprio maestro, rovinò al suolo, faccia a terra. Si girò immediatamente su se stessa a incontrare il viso nascosto di Voldemort, che torreggiava sopra di lei come un Dissennatore. Bellatrix non riusciva a distinguere i tratti serpentini del Signore Oscuro, celati dall’ombra del cappuccio; la sola cosa le riusciva di vedere erano i suoi occhi rossi, che brillavano nell’oscurità come braci ardenti, e tale vista la intimoriva.

   La strega di puntellò sui gomiti, odiandosi per il fatto di trovarsi ai piedi del proprio maestro come un accolito qualunque. All’improvviso la voce di Voldemort le esplose in testa: «Con te farò i conti tra poco». Bellatrix sentì la paura montare nello stomaco. Con te farò i conti tra poco, aveva detto il Signore Oscuro prima che iniziasse il combattimento fra lui e Silente.

   Ma naturalmente non poteva parlare sul serio, no? Dopotutto, lei era pur sempre la sua migliore Magiamorte. Non l’avrebbe castigata per davvero. Non avrebbe avuto alcun senso… alcun senso…

   Le narici di Voldemort ebbero un fremito. Bellatrix si rattrappì contro il suolo, sapendo che Voldemort le stava leggendo i pensieri che le nascevano in testa come attraverso uno schermo di cristallo. Alla paura sopraggiunse la vergogna, e poi la rabbia.

   Bellatrix si rialzò. «Mio Signore», gorgheggiò con voce roca. Una lacrima le si stava raccogliendo nella coda dell’occhio. «Mio Signore, ho tentato di avvertirvi… lui era di sotto… avrebbe rovinato il vostro piano… ha intralciato il vostro cammino ancora una volta.»

   Voldemort le assestò uno schiaffo in viso aperto. La testa di Bellatrix si piegò di lato per la forza del colpo. La lacrima che stava indugiando nella coda dell’occhio proruppe e le rigò la guancia sinistra.

  «Come osi!» L’ira era evidente nella voce di Voldemort. Bellatrix incrociò il suo sguardo, avvampando per il dolore. Raccolse tutta l’aria che le era rimasta nei polmoni e, leggermente scossa, mormorò: «Padrone, non intendevo mancarvi di rispetto… io», fu sopraffatta da uno spasimo. «Siete voi il più grande mago di…»
 
   «Risparmiati le tue inutili ciance» tuonò Voldemort irritato. Volse lo sguardo verso Manor Malfoy, che si ergeva poco distante, mentre i gorgoglii di una fontana giungevano da qualche parte, invadendo il rinnovato silenzio. Dopo diversi istanti, Voldemort si riscosse dai propri pensieri. «Ciascuno dei miei Mangiamorte…» sibilò piano.

   Bellatrix trattene il fiato, lo stomaco in subbuglio per la frustrazione e la vergogna. Fissava il volto seminascosto di Voldemort con grande apprensione. «Ciascuno…», ripeté quello. Poi un sorriso gli piegò la bocca priva di labbra. «Nessuno escluso, nessuno», aggiunse, rivolgendosi crudelmente a Bellatrix, che incassò le parole come una pugnalata nello stomaco. «Mi ha deluso. Tutti i Mangiamorte hanno deluso il loro Padrone Lord Voldemort…!» Mentre parlava, il cappuccio gli scivolò un po’ all’indietro sul capo, permettendo alla luce della Luna di illuminargli il volto. La collera si manifestava nei fremiti costanti delle narici e nel modo in cui gli brillavano gli occhi; Bellatrix colse un’increspatura pericolosa nei laghi cremisi delle sue iridi.

   La strega osservava Voldemort, senza parole. Avrebbe voluto annientarsi in quel momento, avrebbe preferito qualunque cosa alla rabbia del suo Padrone… non aveva neanche recuperato la profezia, come le era stato ordinato…
 
   Voldemort annuì con aria severa. Bellatrix vide che non c’era compassione sul suo pallido volto.

  «Padrone», tentò. Si protese verso di lui. Voldemort non si ritrasse. Aspettò che le braccia di Bellatrix lo cingessero caute, che il viso di lei fosse molto vicino al suo. Non indietreggiò neanche quando le labbra della strega si allungarono a incontrare le sua bocca. Il contatto fu morbido, ma Voldemort rimase impassibile mentre le labbra di Bellatrix gli premevano forte contro la pelle, e la strega, accorgendosi di quanto rigido fosse rimasto il proprio amante, sciolse il bacio in silenzio.

  Si scambiarono uno sguardo, ciascuno respirando nel naso dell’altro. Gli occhi di Bellatrix erano velati di lacrime e imploravano perdono. Si passò la lingua sulle labbra, assaporando un gusto intenso, aspro…pelle di serpente.

   Mio Signore, scusami, ti prego…
   
  Ma Voldemort non ascoltò questo pensiero. Invece spinse via Bellatrix, indietreggiò con passi rapidi e scomparve nel buio, lasciandola sola.

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