Hotel Maynard.

di xgrintspancake
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 1. ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 2. ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 3. ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 4. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


hotel maynard -
-- prologo --

- Tiffany, datti una mossa! Io e tuo padre siamo pronti e stiamo per partire senza di te!
- Ci sono quasi mamma, prendo le ultime cose e scendo! dissi mettendomi sulle spalle lo zainetto a forma di panda e i due borsoni stracolmi di roba. Scesi affannosamente le scale, cercando di non inciampare sugli scalini e arrivai davanti alla macchina di papy.
- Ma quanta roba ti sei portata dietro? Stiamo via solamente due settimane! Sei sempre la solita Tiff! odio quando mi chiamano Tiff, è un soprannome di merda per un nome di merda. Sì, odio anche il mio nome. Come cazzo è venuto in mente ai miei genitori di chiamarmi Tiffany? Non sono una fottuta marca di gioielli, sono solo una stupida ragazzina sedicenne che sta per partire in vacanza con la propria famiglia.
- Dai, sali in macchina altrimenti ci perdiamo l'imbarco e nei tuoi sogni voliamo a Brighton! Brighton, l'unica ragione per essere felice quel giorno. Brighton è la meta delle nostre vacanze da tutta una vita, non ci muoviamo da lì perchè non troviamo niente di meglio: una cittadina carina, non troppo affollata e contornata da una spiagga stupenda.

Un'ora e mezza dopo, avevamo già ripreso i nostri bagagli e ci stavamo dirigendo verso la destinazione via taxi.
- Okay, siamo arrivati. Fanno 20 pounds. Cazzo, un fottuto viaggio di dieci minuti e mi fai pagare 20 pounds? Tassista, ladro di merda. Papy sborsò i soldi e io scesi guardandomi intorno. Alzai leggermente lo sguardo e vidi l'insegna che mi provocò immediatamente un forte batticuore: Hotel Maynard. L'Hotel Maynard ha tanti ricordi per me: ci ho praticamente passato tutte le estati della mia infanzia, i miei genitori ed io conosciamo i proprietari da sempre e abbiamo stretto un forte legame con loro. Ogni anno è la stessa storia, ogni anno torniamo dai Maynard.

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ehy bella gente, questo è il prologo di questa fan fiction che mi è venuta in mente.
se vi piace e volete che posti il primo capitolo allora fatemi una recensione positiva e
io provvederò :) per chi volesse seguirmi su twitter sono @conorsdurex .

Mar xx

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 1. ***


CAPITOLO 1.


- Tiffany, datti una mossa! Io e tuo padre siamo pronti e stiamo per partire senza di te!
- Ci sono quasi mamma, prendo le ultime cose e scendo! dissi mettendomi sulle spalle lo zainetto a forma di panda e i due borsoni stracolmi di roba.
Scesi affannosamente le scale, cercando di non inciampare sugli scalini e arrivai davanti alla macchina di papy.
- Ma quanta roba ti sei portata dietro? Stiamo via solamente due settimane! Sei sempre la solita Tiff! odio quando mi chiamano Tiff, è un soprannome di merda per un nome di merda. Sì, odio anche il mio nome. Come cazzo è venuto in mente ai miei genitori di chiamarmi Tiffany? Non sono una fottuta marca di gioielli, sono solo una stupida ragazzina sedicenne che sta per partire in vacanza con la propria famiglia.
- Dai, sali in macchina altrimenti ci perdiamo l'imbarco e nei tuoi sogni voliamo a Brighton! Brighton, l'unica ragione per essere felice quel giorno. Brighton è la meta delle nostre vacanze da tutta una vita, non ci muoviamo da lì perchè non troviamo niente di meglio: una cittadina carina, non troppo affollata e contornata da una spiagga stupenda.

Un'ora e mezza dopo, avevamo già ripreso i nostri bagagli e ci stavamo dirigendo verso la destinazione via taxi.
- Okay, siamo arrivati. Fanno 20 pounds. Cazzo, un fottuto viaggio di dieci minuti e mi fai pagare 20 pounds? Tassista, ladro di merda. Papy sborsò i soldi e io scesi guardandomi intorno. Alzai leggermente lo sguardo e vidi l'insegna che mi provocò immediatamente un forte batticuore: Hotel Maynard. L'Hotel Maynard ha tanti ricordi per me: ci ho praticamente passato tutte le estati della mia infanzia, i miei genitori ed io conosciamo i proprietari da sempre e abbiamo stretto un forte legame con loro. Ogni anno è la stessa storia, ogni anno torniamo dai Maynard.
Aiutavo i miei genitori a scaricare i bagagli, ma la mia testa era altrove: pensava all'anno scorso.
Cazzo, è già passato un anno.. è passato un anno dalla mia "avventura" con Jack Maynard, il figlio minore della famiglia. Ci conoscevamo fin da bambini, lui è più grande di me di due anni e l'anno scorso mi confessò l'attrazione per provava per me. La cosa era ovviamente reciproca: come si fa a non notare i suoi occhi color ghiaccio, il suo fisico scolpito, e la sua faccia anche se da cazzone così tenera? "cascai nella sua trappola" e una sera, durante un falò sulla spiaggia, mi baciò. Fu il bacio migliore mai dato fino a quel momento, me lo ricordo così bene che sento ancora il suo sapore in bocca. Fu una delle serate più belle della mia vita, peccato però che quando tornai a casa, non si fece sentire e da allora non ebbi più notizie di lui. E adesso sono quasi preoccupata per come potrebbe accorgliermi.
Appena entrati, trovammo alla reception Kate, la signora Maynard, la quale ci accolse con grande gioia, salutandoci con baci e abbracci. Ben presto arrivò anche il signor Maynard, nonchè proprietario, che ci strinse la mano calorosamente. Ah, quasi dimenticavo: i Maynard hanno un secondo figlio, più grande di Jack, Conor, ma sono circa due anni che non lo vedo, visto che le scorse estati era impegnato con i boyscout. Ricordo solamente che da piccoli eravamo legati moltissimo, nonostante i quattro anni di differenza e che da lui avevo preso la passione per i panda.
Kate chiamò Jack con un urlo, il quale si precipitò giù più veloce della luce. E adesso che cazzo faccio? Come lo saluto? Che gli dico? Nessun problema, visto che, non appena mi vide, gli si illuminarono gli occhi e un sorriso spuntò sulle sue labbra. Si fece spazio tra la gente e, fregandosene altamente delle persone intorno a noi, mi abbracciò con una tenerezza indescrivibile, che quasi mi fece sciogliere.
- Sono tanto contento di rivederti, mi sussurrò con dolcezza all'orecchio.
Io lo guardai e gli feci un cenno d'intesa come per dirgli - anch'io, tanto -
Si offrì poi di portare le mie cose in camera: dopo quasi quindici anni che io e i miei passiamo le vacanze da loro, ci danno le migliori camere che hanno a disposizione: la mia è separata da quella dei miei genitori, è colorata, ampia ed ha una bellissima terrazza con vista mare.
- Quanto cavolo mi è mancato questo posto?  dissi spalancando le tende e buttandomi sul letto.
Jack posò i bagagli e si avvicinò a me: - Quanto cavolo mi sei mancata tu?  disse facendosi poi sfuggire un bacio a stampo, seguito da un sorriso.
Cazzoculo, cazzoculo quant'è dolce! Sto per sciogliermi: Jack dio greco Maynard è la dolcezza in persona.
Liquidai il Dio greco in fretta, visto che dovevo disfare i bagagli, e non volevo stare a perdere tempo in pomiciate ( .. si okay, non ci crede nessuno lol) e gli dissi che ci saremmo visti dopo cena. Dopo un'oretta e mezzo avevo finito di sistemare la mia roba ed ormai mi sentivo come a casa.
- Mà, Pà, io vado a fare un giro nei dintorni. Torno per le sei e mezza - avvertii i miei genitori prima di andarmene e, dopo aver ricevuto il loro consenso, indossai un paio di shorts, una canotta colorata e le mie solite nike, presi una grande borsa e uscii dall'hotel. Le strade di Brighton non avevano più segreti per me: conoscevo ogni singolo angolo, tutti i negozi migliori ed economici, tutti i locali con la migliore musica; niente e nessuno poteva confondermi in quella città. Camminavo distrattamente con le cuffie del mio ipod al massimo volume; mi sentivo come in un film, o in un video musicale.. l'atmosfera intorno a me era perfetta. Abbassandomi improvvisamente per legarmi una scarpa che nel frattempo si era sciolta, sentii in
sottofondo un urlo del tipo "cazzo, levatiiii" seguito da un colpo non indifferente. Certo, il colpo l'avevo preso io in testa.
- Cazzoculo, l'attenzione per le strade è un optional eh? - dissi tenendomi la testa con una mano per il dolore e cercando di riprendere l'ipod che intanto era scivolato qualche metro un po' più in là.
- Mi dispiace, ti ho urlato di toglierti dal mezzo, disse una voce maschile abbastanza profonda.
- Ahi, mi lamentai affannosamente mentre cercai di rialzarmi in piedi.
- Stai bene? Spero non ti sia fatta niente - mi disse lo sconosciuto, aiutandomi a tirarmi su.
Non appena mi ricomposi, guardai il tizio negli occhi e cazzoculo era proprio lui.. cresciuto, con gli occhi color ghiaccio, ma soprattutto un figo da paura.
- Conor! urlai come una pazza sclerata, saltandogli praticamente addosso.

 

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sssalve :3 questo è il primo capitolo ufficiale di questa fan fiction.
spero vi piaccia, a me sinceramente questa storia ispira e ho diverse idee
ʘ‿ʘ
non appena arriverò a quattro/cinque recensioni (minimo) continuerò con il secondo!
su twitter sono: @conorsdurex

 

Mar. xx

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 2. ***


CAPITOLO 2.



- Conor! urlai come una pazza sclerata, saltandogli praticamente addosso.
Non ci credo sei veramente tu! dissi squadrandolo per bene.
Lui mi guardò malissimo come voler dire - oddio questa è una stalker, vuole violentarmi - dopo pochi secondi però vidi i suoi occhi guardare i miei e sorridere lentamente.
-Tiffany! La tenera bimba della famiglia Williams che da piccola mi scassava tutti i giocattoli disse teneramente, ricordandosi qualche piccolo particolare delle nostre estati passate insieme.
Si ricordava di me, ovvio, come scordarsene? In realtà benissimo, anche meglio di quanto io pensi visto che la gente non ci mette molto a dimenticarmi, o a cercarmi solamente nei momenti di bisogno. Sono la tipica secchioncella della classe anche se, detto tra noi, non studio proprio un cazzo. O almeno, mi piace provare il brrrrivido di studiare 50 pagine per il giorno dopo tutte insieme. E mi va sempre bene, o almeno mi è andata sempre bene visto che sono la migliore della classe e sono sempre passata con una media dell'otto. Proprio per questo alle persone piace sfruttarmi per fini e scopi personali: per scopiazzare durante i compiti in classe, per farmi andare volontaria quando loro non hanno voglia di fare un cazzo.. insomma, sono la classica ragazza che si fa mettere i piedi in testa facilmente. Peccato che nessuno conosca la vera Tiffany: la vera Tiffany è tenera, dolce e timida, una ragazza disposta a tutto per le persone che ama, una ragazza che quando prova dei sentimenti li prova seriamente, e non fa star male le persone. Semmai sono le persone a far star male lei. Detto questo, Conor era una della poche persone che fino a quel momento si ricordava tutti quei particolari su di me.
Decidemmo di prendere un gelato insieme, e di raccontarci come avevamo passato quei due anni in cui non ci eravamo visti. - Sei cambiata tantissimo piccoletta, affermò sorridendo Conor, mi ricordo che avevi i capelli corti, eri una tappetta e portavi l'apparecchio. Adesso sei totalmente diversa, se tu non mi chiamavi io non mi sarei assolutamente accorto che eri tu continuò a parlarmi.
- Sì okay dopo aver ricordato che ero una sfigata assurda, parliamo di quanto sei cambiato tu. Sei più alto, hai un fisico da paura.. insomma sei diventato un figo, pensai nella mia testa. Sai che per colpa tua mi sono fissata con i panda? Manca poco che mi ritrovo anche le mutande con i baby panda disegnati dissi mettendomi a ridere, seguita subito dopo da lui.
- Ehi, i panda sono creature magnifiche okay? E non c'è niente di male ad avere le mutande con i disegnini, certo, diceva questo perchè proprio lui, due anni fa, ricevette per il compleanno un completo intimo canotta e boxer nientepopòdimeno che con un bel panda ricamato, e tutto fatto interamente a mano dalla sua cara nonnina.
Continuammo a ricordare i bei vecchi tempi per circa un'oretta, dopodichè decidemmo di tornare in hotel.
- Stasera c'è una festa in spiaggia, ci saranno tutti i ragazzi del gruppo: Ed, April, Emma, Victor, che sicuramente saranno felici di rivederti. Verrai vero? mi domandò poi. Ci pensai qualche secondo su e poi decisi di accettare: dopotutto sono in vacanza ed è meglio che me la godo perchè due settimane passano in fretta e l'inverno torna presto.
- D'accordo, ci sarò. Viene anche Jack? mi pentii di aver fatto quella domanda non appena le parole uscirono dalla mia bocca. In effetti non sapevo se Con era a conoscenza della “love story” tra me e il Dio greco. Magari Jack gliene aveva parlato durante l'anno.. dopotutto sono fratelli con poca età di differenza e credo che si raccontino le proprie esperienze a vincenda, no? Boh, ma comunque era l'ultimo dei miei pensieri.
- Ehm, non lo so. In realtà non l'ho invitato.. ma se proprio lo vuoi chiediglielo tu , disse un po' scocciato. Non so, forse gli aveva dato noia la mia domanda. Forse sapeva del nostro rapporto ed era geloso; o forse era solamente dispiaciuto poiché in questi due anni senza di lui, mi sono legata molto a Jack, lasciandolo invece quasi in disparte. Stupida me, e stupidi i problemi che mi faccio. Nessuno si fa le seghe mentali che mi faccio io. Credo che se organizzassero la gara delle seghe mentali, sarei la vincitrice assoluta. Mi iscriverebbero sul libro dei Guinness World Record, riceverei tante medaglie. Figo, diventerei famosa come “la ragazza dalle migliori seghe mentali”, cercatemi su google. Vedete come sono fatta? Inizio un discorso alla io cazzo e lo continuo all'inifito, blaterando e blaterando. Se inizio a parlare non la smetto più: cazzoculo non odiatemi (e non chiamatemi Tif, perchè lo odio.. ma questo l'ho già detto).
Salutai Conor, il quale mi disse che sarebbe andato a farsi una doccia.
-Appuntamento stasera sulla spiaggia alle 21.30 okay? Ci vediamo lì - le sue parole mi risuonavano nella testa. Ripensavo a quell'oretta tranquilla passata con lui: cazzoculo è diventato veramente figo, assomiglia sempre di più al fratello.
- Ehy, allora ti sei ambientata? mi sentii circondare i fianchi da due braccia possenti e due labbra carnose stamparmi un bacio sulla guancia.
- Jack! Sì, ho fatto un giro veloce per la città è ho trovato tuo fratello. Gli risposi sorridendo e giocherellando con le sue mani. Mi ha invitato ad una festa sulla spiaggia stasera, però voglio che vieni anche tu! gli dissi sorridendo.
- Festa sulla spiaggia? Strano, Conor non mi aveva detto niente.. eh già, e vorrei tanto sapere il perchè. Comunque se ci sei tu, vengo anche io. Voglio passare un po' di tempo con te, accompagnò la frase con un gesto ammiccante.
- Ma va laaa! gli dissi spingendolo via dolcemente e ridendogli in faccia. Vado a prepararmi per la cena, ci troviamo in spiaggia più tardi, gli dissi salutandolo poi con un bacio sulla guancia e premendo il pulsante dell'ascensore.
- Ciao bellezza, a stasera. Dire che i suoi gesti, i suoi comportamenti e le sue frasi mi uccidevano era dir poco. Jack è veramente tenero, penso che mi voglia bene sul serio. Con lui sto benissimo, ed ho voglia di passare momenti belli ed importanti come l'anno passato.
Dopo cena, corsi velocemente in camera per il dilemma più dilemmoso di tutte le ragazze: what the fuck indosso? Lo stesso giorno avevo svuotato la valigia per riporre le mie cose nell'armadio, e poche ore dopo avevo svuotato l'armadio per decidere quale cappero di vestito mettere. Questo mi fa altamente cagare, a cosa pensavo quando l'ho comprato? Agli ornitorinchi? Occristo che gusti di merda che ho. Questo me l'ha comprato nonna, quindi immaginatevi voi. Questo no, questo assolutamente no, quello che è? Uno sputo di cammello forse. Dopo circa quaranta minuti di insulti al mio guardaroba, trovai quello che faceva per me: un abitino nero senza spalline, che mi scivolava bene lungo i fianchi fino ad arrivare a metà coscia. Presi i tacchi neri aperti e li indossai, poi mi guardai allo specchio: mi sentivo tipo una battona, avete presente quelle ragazze che fanno avanti e indietro sulla strada per un “passaggio”? Proprio quelle. Ma vabbè, era una festa e poi c'era Jack #pervy's time. Dopo essermi leggermente truccata e sistemati i capelli si erano fatte le 21.15, quindi uscii dall'hotel per dirigermi in spiaggia.
La musica si sentiva dal vicolo in cui risiedeva l'albergo, quindi man mano che mi avvicinavo, mi rimbombava la musica di “ne-yo” nelle orecchie in una maniera assurda. Non feci in tempo ad arrivare che i miei amici di vecchia data mi vennero incontro.
- Tesoooooro! Mi sei mancata tantissimo! mi abbracciò forte Emma, la mia storica “amica del mare”. Le volevo un bene dell'anima, cavolo. E'stata una compagna di scuola elementare di Jack, me la presentò lui quando avevo circa 5 anni; cominciammo a giocare con le barbie sulla spiaggia, fino ad arrivare a diventare praticamente migliori amiche. Peccato che ci vediamo solamente per un ristretto periodo durante l'anno.
- Tiffany, è bello rivederti! mi abbracciò poi Ed, migliore amico di Conor. E poi Victor, April e gli altri. Stavo impazzendo di gioia: ero circondata da persone a cui volevo veramente bene.
Io ed Emma ci andammo a scatenare sulla pista da ballo con le note di “Starship” della Minaj. Iprovvisamente tutto intorno a me divenne buio.
-Chi cazzo è che mi ha tappato la vista? tolsi le mani dagli occhi, mi voltai e c'era Jack che mi squadrava dall'alto in basso. - Questa Tiffany versione trasgry non l'avevo ancora conosciuta. Comunque, stai veramente bene, detto questo posò le sua labbra sulle mie e mi baciò. Proprio come un anno fa, durante il falò. Riconobbi il suo sapore in un millesimo di secondo. Inizialmente il bacio fu dolce, per poi diventare sempre più passionale e lento. Mi aggrappai al suo collo con le braccia e intensificai ancor di più il bacio.
Circa un minuto dopo, tra slinguazzamenti vari, mi staccai con un sorriso che mi arrivava tipo alle orecchie. Tutto intorno però era strano. Mi voltai e vidi Conor che ci guardava, fissi. Jack cercò di balbettare qualcosa, come per spiegare la situazione, ma non fece in tempo: Conor se ne andò, tirando un calcio al tavolo della console che smise improvvisamente di funzionare.
Che cazzo sta succedendo? Non ci capisco più niente; la mia testa è confusa, troppo. Qualcuno mi spieghi cosa è successo, perchè vorrei tanto saperlo.

 

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Ehy gente c: Mar è di nuovo qui!
Grazie per le assidue lettrici che recensite sempre, in particolare
un grazie alla mia @thatsfaith che, anche se non ha EFP,
mi fa un sacco di complimenti su twittah

a presto con un nuovo capitolo c:
su twitter sono: @conorsdurex

Mar. xx

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 3. ***


CAPITOLO 3.


Il motivo per cui Conor se n'era andato in quel modo non lo sapevo, il fatto di cui ero certa era solamente che Jack gli corse subito dietro senza degnarsi di darmi una fottuta spiegazione. E certo: se uno dei miei più cari amici e il mio quasi ragazzo complottano qualcosa tra loro, è una situazione totalmente normale che a me non dicono niente.
- Ecco come mandare a puttane una serata! affermai sconsolata, mentre mi sedetti su un muretto subito fuori dal locale.
- Tesoro, stai tranquilla che tutto si sistema. Vedrai che sarà stata solamente una piccola incomprensione tra fratelli, cercò di consolarmi April massaggiandomi una spalla per rilassarmi.
Sospirai pesantemente poi presi il bicchiere di vodka che aveva nelle mani Ed e lo deglutii tutto d'un fiato.
- Ma che fai? Sei pazza, tu non sei abituata a bere, mi rimproverò Edward in seguito alla mia inaspettata azione.
- Fanculo tutto e tutti, stasera voglio divertirmi! Mi alzai verso il bar e ordinai un altro bicchierone di vodka.
Un bicchiere dopo l'altro, arrivai a mezzanotte e mezza in uno stato pietoso. Non mi tenevo in piedi, April, Emma e Ed mi stavano dietro per paura che cadessi, non facevo un discorso completo, traballavo in qua e in là. Mi tolsi I tacchi per ballare meglio ma mi sentii tirare da un paio di bracci. Ricordo solamente che April chiamò Conor e gli disse di tornare in spiaggia per riportarmi all'hotel poichè io non avrei potuto rientrarci da sola in quelle condizioni pietose.
- E voi l'avete fatta anche bere? Dovevate fermarla prima che arrivasse a questo punto. Ricordo esattamente queste parole, le prime parole che Conor pronunciò appena mi vide. In effetti la mia compagnia poteva risparmiarmi di bere, o almeno fino ad un certo punto.. avrebbero potuto fermarmi, impedirmi di pagare la bevuta, o trascinarmi via da quel posto. Ma no, hanno preferito farmi raggiungere una condizione improponibile. Conor mi mise un braccio intorno alle spalle per sorreggermi meglio e mi accompagnò fino in albergo. Ci mettemmo circa mezz'ora prima di arrivare, così mi hanno raccontato, e, tanto per dire, dalla spiaggia all'hotel ci sono circa dieci minuti a piedi.
- Sto male, sto malissimo. L'effetto alchool stava terminando, ma la mia testa scoppiava, mi girava tutto, I piedi mi facevano malissimo, lo stomaco mi si contorceva dal dolore: sentivo di dover vomitare da un momento all'altro.
- Shh, non vorrai farti sentire dai tuoi genitori. Un altro piccolo sforzo e arriviamo in camera! Prendemmo l'ascensore, che mi fece ancora peggio poichè, non appena Conor mi aprì la porta di camera, mi precipitai, traballando a destra e a sinistra, in bagno e vomitai anche l'anima. Mi buttai sul letto sfinita: le pareti non volevano stare ferme, avevo ancora la nausea, mi veniva da piangere. Come cazzo ci sono finita in queste condizioni? Quanto sono stupida, sono una testa di cazzo. Bere, ubriacarsi per cosa? Non serve a niente, se non a stare male e a vomitare anche le interiora.
- Se stai meglio ti lascio riposare allora.. disse quel tenero ragazzo a cui avevo fatto tanta pena, provando quasi un senso di imbarazzo poichè mi ricordo che portò il suo braccio dietro la testa, scompigliandosi I capelli.
- Per favore, rimani qui. Gli allungai una mano stile film e mi spostai per fargli posto sul letto vicino a me. Non so da dove mi uscirono quelle parole, fattosta che vennero fuori da sé, e Conor decise di non abbandonarmi. Sempre catturato da un senso di imbarazzo si avvicinò fino a stendersi vicino a me. I nostri occhi si incrociarono, gli presi la mano e gliela strinsi. Gli feci poi un sorriso prima che il sonno potesse intrappolarmi tra le sue braccia.
Quello che ricordo della mattina successiva è solo una mente offuscata dalla confusione e dal mal di testa, e Conor che non era più vicino a me. Mi ci volle circa un'ora per tornare la Tiffany di sempre, quaranta minuti di doccia fredda, I pensieri rivolti alla serata precedente e ovviamente anche a Conor e a Jack. Afferrai il cellulare al volo e, cazzo, 13 chiamate e 7 messaggi. La maggior parte delle chiamate erano di Ed, Emma ed April ma decisi di non richiamarli, alcune chiamate di mamma, una di Jack. Altrettanti messaggi dei ragazzi, due di Jack e uno di Conor. Decisi di leggere prima il suo:

 

“ Ti ho fatto portare la colazione a letto, sicuramente non avrai voglia di scendere. Spero tu stia meglio.
Ah, ti consiglio di non riprenderti una sbronza come ieri sera. Con ”


Che mongolo, mi fece comunque sorridere poichè non avevo notato il vassoio con caffè, un bicchiere di orange juice, bacon e uova che stava sulla scrivania davanti al letto. Aprii poi I due messaggi di Jack. Nel primo mi chiedeva scusa per ieri sera, nel secondo invece mi dava appuntamento per parlare con lui lo stesso pomeriggio alle 15, nella soffitta dell'hotel, posto che solamente io e i Maynard conoscevamo.
Non scesi per pranzo inventando a mia mamma la scusa del mal di pancia, causata dall'arrivo del ciclo quindi passai la mattinata a pensare alla serata prima, a cerca di ricordare ogni particolare, chiamando April, Em e Ed per raccogliere informazioni da tutti. Ricomposta la situazione, appiccicando pezzi di storia presi in qua in là, ero giunta ad una conclusione: ero una cretina, e mi ero umiliata di fronte a tutti. Sopratutto di fronte ai miei amici e a Conor. Brava Tiffany, non ti batte nessuno a figure di merda! Un giorno senza figure di merda è un giorno perso, non è vero? Eh sì perchè mi faccio riconoscere subito: se non faccio una figura di merda non sono io. E poi chissà di cosa vuole parlarmi Jack, e se si vergogna di me per la storia di ieri sera? Perchè Conor sembrava così arrabbiato e lui gli è andato dietro come un cagnolino? Voglio sapere la verità, e tra poco la saprò. Parola di Tiffany, la ragazza col nome di una marca di gioielli.
Si erano fatte quasi le 15, quindi mi preparai mentalmente per affrontare il dialogo con Jack. Pensandoci bene, mi ha detto di incontrarci in soffitta.. e se vuole fare qualcosa? Nel senso, dopo baci, pomiciate e slinguazzamenti vari arriviamo ad altro? Oddio no, non sono fisicamente né mentalmente pronta. Quando arrivai in mansarda lui ancora non c'era. Salii le ripidissime scale che portavano in un buco di stanza, con un grosso tappeto al centro tutto contornato da scatoloni di cartone stracolmi di roba.. probabilmente si trattava dei vecchi cimeli di famiglia. Mi accomodai, sistemandomi in terra con le gambe incrociate e cominciai ad agitarmi per l'ansia. Pochi minuti dopo Jack era lì vicino a me.
- Scusa se ti ho chiesto di venire qui ma necessitavo di un posto tranquillo e nascosto..  cazzoculo allora vuole veramente fare quella cosa che io non ho mai fatto con nessuno e che non credo di voler fare proprio in questo momento. Deglutii rumorosamente e il mio cuore cominciò a battere all'impazzata quando mi prese le mani e mi guardò con quei suoi occhi color ghiaccio che mi facevano sentire al sicuro da tutto e da tutti.
- Mi odierai, lo so.. cominciò a parlare,
Ma voglio dirti che è meglio se la finiamo qui ..
Cioè ..
Questa cosa di me e te ..
Insieme ..
Non può funzionare ..

Completò il discorso, seguito da un silenzio tombale, abbassando lo sguardo e abbandonando la stretta delle mie mani. Cazzo se c'ero rimasta di merda. Mi aspettavo di tutto, veramente di tutto, tranne quello. Che cavolo era successo per lasciarmi andare in quel modo? Non pensavo di aver fatto niente di male, in fondo ero arrivata da un paio di giorni e le cose sembravano andare a gonfie vele tra di noi. Era stato così dolce con me, adoravo il modo in cui mi baciava, il modo in cui mi sfiorava, così delicato. E improvvisamente era finito tutto. Chinai lo sguardo, I miei occhi si riempirono di lacrime che in realtà volevo sopprimere. Ma la loro forza sovrastò la mia e non riuscii a fermarle: dopo pochi secondi, il miso viso era rigato da una, da due, da tre lacrime che sembrava non volessero smettere di scendere.
- Mi dispiace, davvero. Queste furono le sue ultime parole, dopo le quali si alzò e se ne andò dalla soffitta lasciandomi sola, nella mia solitudine più totale della mia vita di merda. Perchè è così che sono fatta: ho quell'odioso difetto di pensare sempre positivo, di affezionarmi così tanto alle persone in poco tempo e alla fine quella che ci rimane male, quella che soffre, sono sempre io.

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ciao bellezze c:
ormai scrivo tipo un capitolo al giorno perchè vedo che vi piace la storia,
e io sono contentissima fdujdklsd. continuate a farmi sapere
i vostri pareri, ne sarò felicissima :3

  @conorsdurex

Mar. xx

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 4. ***



 

ehy bellezze! spero mi perdonerete per queste settimane in cui non
ho scritto, visto che la mia ispirazione era pari a zero :/ per questo, ho
cercato di pensare a qualcosa che potesse togliere la storia dalla banalità,
e penso di essere riuscita a stupirvi in questo capitolo (speriamo, lol).
Mi raccomando, fatemi sapere cosa ne pensate perchè mi fa piacere :)

su twitter sono: @conorsdurex

Mar. xx

 

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CAPITOLO 4.

 


Non avrei mai creduto di poter reagire così male alle parole che, pochi secondi prima, Jack mi aveva rivelato. Guardandomi negli occhi. Non potevo permettere di essere trattata in quel modo: usata e gettata via, un'altra volta. Perchè era questo quello che aveva fatto con me. Cos'era successo di così eclatante per abbandonarmi come si fa (e non si dovrebbe fare) con un cane durante le vacanze estive ? Mi alzai in piedi, con il viso rigato dalle lacrime che continuavano, imperterrite, a scendere e urlai a Jack mentre ancora stava scendendo le scale:
- TI SENTI FIGO A COMPORTANTI COSI? A FERIRMI COME MAI NESSUNO AVEVA FATTO? COSA HO FATTO DI COSI' SBAGLIATO DA MERITARMI QUESTA TORTURA, COSA HO FATTO? -
dissi interrompendo la frase da singhiozzi vari, dovuti al pianto isterico che stava prendendo il sopravvento. Mi lasciai cadere con le ginocchia sul pavimento e, raccogliendomi il viso tra le mani, chinai il capo e piansi più di quanto avessi mai fatto in vita mia. Sentii Jack tirare un forte calcio alla scala e, sempre di più, sentivo i suoi passi vicini. Mi sentii circondare il busto dalle sue braccia possenti, che riconobbi al primo tocco. Inizialmente cercai di liberarmi, scalciando, muovendomi a destra e poi a sinistra, ma lui continuava a non lasciare la presa, tenendomi stretta stretta. Così, dovetti desistere e cedergli. Mi sfogai piangendo, mentre lui continuava ad abbracciarmi, tenendo la testa sul suo petto e buttando fuori ogni singola goccia che avevo accumulato.
- Ti giuro che l'ultima cosa che voglio, è farti soffrire. - mi disse non appena smisi di singhiozzare. Mi staccai da lui, asciugandomi gli occhi con la mano e sbavando tutto il trucco che portavo.
- Perchè allora mi hai detto quelle parole? -
cercai di dirgli, tenendo sempre il capo chino.
- Tiffany, vedi, tutti e due sappiamo bene che le cose tra noi due non potranno mai andare a gonfie vele. Abitiamo lontani, ci vediamo una volta all'anno e per poco tempo. - si interruppe un attimo per riprendere fiato..
- Come pensi potrebbe funzionare in questo modo? -
beh, in effetti non aveva per niente torto. Il nostro rapporto sarebbe stato comunque difficile, per la lontananza soprattutto. E mantenere una relazione a distanza è complicato, troppo. Quasi impossibile. Ma se comunque teniamo l'uno all'altra, non dovrebbe essere un problema, no? Non dissi niente, tenendo sempre lo sguardo in basso. Lui mi prese il viso, portandolo verso l'alto e costringendomi, quasi, a guardarlo negli occhi, color ghiaccio.
- Io.. perdonami. Hai ragione.. - mi disse, prima che io potessi dire qualcosa.
- Hai ragione.. godiamoci questi momenti finchè potiamo. Le vacanze trascorrono in fretta e io non ho intenzione di perdere tempo. Ci tengo davvero tanto a te e non voglio che finisca in questo modo. Scusami, davvero. -
Si avvicininò, poi, al mio viso. Ormai un palmo di mano ci divideva. Chiusi gli occhi, ancora umidi da tutte le lacrime versate, rilassai le labbra prima che le sue potessero incastrarsi ben bene con le mie e chiudersi in un appassionato bacio di “riappacificazione”.


Fosse stato solo quello ..


In pochi secondi il bacio si fece sempre più intenso e passionale, ricco di sapori, di emozioni percepibili più di ogni altra parola detta, di ogni altro sguardo mai avuto. Qualcosa di speciale. Strano ma vero, presi io l'iniziativa. Cominciai ad alzargli la maglietta lentamente, per poi sfilargliela dalla testa. Non credo che Jack avesse mai pensato che io fossi capace di una cosa del genere, o almeno non per il momento. Non so cosa mi stava passando per l'anticamera del cervello, fattosta che ero sicura di me e di quello che stava per succedere. Jack, ormai a petto nudo, aspettò un po' prima di fare il suo primo passo, forse per accertarsi che io fossi completamente consapevole del dopo. Così, mi abbassò le spalline della canotta che indossavo e del reggiseno; prese poi a baciarmi il collo scendendo verso il seno per poi togliere entrambi con estrema dolcezza e cautela. Ci sdraiammo sul tappeto che stava al centro della stanza, io sopra, lui sotto, continuando sempre a tenere le labbra incollate, le une contro le altre. Stavolta, Jack non perse tempo e mi sfilò gli shorts di jeans che indossavo, facendomi rimanere con gli slip. Feci lo stesso, cercando di non mostrare la mia “quasi paura” o comunque incertezza, o inesperienza. Dopo pochi minuti, eravamo entrambi nudi, ma invertimmo la posizione in quanto mi ritrovai sotto di lui. Prima di passare al prossimo step, ci guardammo negli occhi e accennamo un sorriso, l'uno all'altra, come per esprimere la nostra volontà e contentezza del momento. Così Jack, con estrema cautela, si appoggiò sopra di me, facendomi sentire la presenza del suo membro che si faceva sempre più imponente. Mi fece perdere la verginità, alternando movimenti lenti a movimenti invece regolari e più veloci. Provavo un po' di dolore, ma allo stesso tempo piacere. Non durò molto, in quanto venimmo entrambi molto velocemente. La presenza di Jack al mio interno si faceva sempre meno intensa, fino a quando non uscì definitavamente, per poi prendere un vecchio telo e adagiarlo sopra ai nostri corpi spogli. Si adagiò al mio fianco, non smettendo di guardarmi nemmeno per un secondo, riempendomi di baci dolci sulla guancia, sul collo, sulle labbra. Quello che io provavo in quel momento era praticamente impossibile da descrivere, nemmeno io riuscivo a decifrarlo. Con i suoi occhi color ghiaccio che brillavano, quasi appannati da lacrime che cercavano di essere liberate, pronunciò le due parole che nessuno mi aveva mai detto e che furono la causa per cui i battiti del mio cuore si fecero sempre più intensi: ti amo.


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