Albus Severus Potter e Il Primo Anno ad Hogwarts

di EdoardoSilente
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La partenza a King Cross ***
Capitolo 2: *** La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ***
Capitolo 3: *** Ritrovi Inaspettati ***



Capitolo 1
*** La partenza a King Cross ***


Capitolo 1:

“La partenza a King Cross”

 

 

Era una bella mattinata di settembre, di quelle in cui ti svegli con il sole caldo e ti senti rinvigorito. Sarebbe stato così anche per Albus Severus Potter se quel giorno non fosse stato quello della sua partenza per Hogwarts, la Scuola di Magia e Stregoneria più famosa al mondo, e non avesse avuto il terrore di finire a Serpeverde, tradendo l’onore della sua famiglia rigorosamente tutta Grifondoro. 

< Al! Ti puoi alzare, che è tardi? > gridò mia mamma dal piano terra, per la centesima volta. 

Contro voglia, mi sfilai la coperta e infilai i piedi nelle pantofole, presi la bacchetta, che avevo appoggiato sul comodino la sera prima, dopo averla osservata per ore, ammirandone la sua bellezza: 13 pollici, biancospino, abbastanza flessibile e con il nucleo composto da code di thestral... “Una bacchetta molto potente, a sentir Igor”.

Infatti da quando Olivander era andato in pensione, il suo apprendista si era proposto per il ruolo e si era scoperto che se non era bravo tanto quanto il maestro, lo superava.

< Albus, vieni subito GIU!  > strillò mia madre. 

< Arrivo...un attimo... > bofonchiai, ancora mezzo addormentato; tolsi il pigiama e m’infilai i vestiti Babbani. 

Sistemai la bacchetta nel baule e, dopo aver dato un'ultima occhiata alla stanza per controllare se avevo preso tutto, lo chiusi e lo trascinai fuori. Appena aperta la porta, venni subito colpito da una sciarpa verde e argento: la sciarpa della casa di Serpeverde.

< JAMES! Se ti prendo ti ammazzo!  > urlai con tutta la voce che avevo in corpo.

Si aprii una porta sulla sinistra del lungo corridoio e ne uscii Harry, mio padre, con un’espressione confusa, dicendo: < Cosa gridi? > poi vedendo la sciarpa, assunse un’espressione mista a sollievo e divertimento.

< Vieni qui, dai > disse spingendomi dolcemente dentro lo studio.

< Che c’è, pa’? > chiesi sedendomi sulla poltrona, che usava di solito mio padre per leggere la sera prima di andare a dormire o per finire di compilare le scartoffie del lavoro per il Ministro della Magia da consegnare l’indomani.

< Quante volte te lo dobbiamo ripetere io e la mamma che non c’importa se finisci in una casa che non sia Grifondoro? > chiese fissandomi negli occhi.

< Uhm...ancora una o due > dissi scherzoso. 

Con un ultimo sospiro, mio padre uscii dalla stanza e, prendendo il mio baule scese al piano di sotto, dove mia madre, Ginny, tutta agitata, dava ordini a mia sorella e a mio fratello in continuazione: < Dai muoviti James...Lily, mettiti subito quel giubbotto, non mi fare arrabbiare!...James ho detto: muoviti! >.

< Dai piccola, mettiti il giubbotto...non fare arrabbiare la mamma, e James staccati da quella lettera > disse mio padre rivolto alla mia sorellina, conciliante. 

Mi alzai dalla poltrona e andai in bagno, a prepararmi. 

Dopo soli cinque minuti, mia mamma era riuscita a farmi fare colazione, caricare i bagagli sulla macchina e infilarmi nel camino che, acceso con la metropolvere, mi fece arrivare in pochi secondi alla stazione di King Cross.

 

 

§ § § §

 

 

< Buongiorno capo > dissero due uomini appostati ai lati di un palo di mattoni, con la scritta “Binario 9 3/4”, con un aria seriosa e rispettosa, rivolgendosi a mio padre. 

< Buongiorno ragazzi, riposo... > disse stringendogli la mano e facendoci segno di andare avanti .

< Abbastanza, tranne un ragazzino che per poco non finiva sotto il treno... > disse uno dei due.

< ... e per fortuna che gli ho lanciato un incantesimo di Appello! > concluse il secondo tutto contento di fare bella figura con il proprio direttore.

< Bravo > disse questo accompagnando la frase con una pacca sulle spalle degli uomini e dirigendosi verso di noi seguito dal “Ci vediamo in ufficio” dei due Auror.

Nel frattempo noi avevamo già caricato le valigie sul treno e preso una cabina dove avevamo appoggiato le nostre cose. 

< Ehi, papa > cominciò Lily, smettendo per un secondo di lamentarsi per il fatto che non poteva andare a Hogwarts e distogliendo l’attenzione dei miei genitori sulle battute che continuava a farmi James sulle cose orripilanti che avrei trovato “sicuramente” una volta arrivato a scuola, < Mi spieghi di nuovo che lavoro fai? Non l’ho ancora capito bene... >.

< Certo... > cominciò inginocchiandosi davanti alla sua bambina, gli chiese dolce. 

< Ma quindi tu sei un servizio di...ehm..quella roba lì? > chiese Lily. 

< No, no...io sono un Auror e lavoro al Servizio di Difesa Superiore...hanno cambiato il nome perché sia gli addetti sia il reparto avevano lo stesso indirizzo e si combinavano un sacco di problemi con le lettere... > concluse girandosi a guardare James che, dopo avermi “torturato” per bene, era corso dietro a Ted, il figli di Remus Lupin e Ninfadora Tonks, morti nella tragica “II Guerra Magica” e che ormai avevamo fatto l’abitudine ad avere in casa. 

< Tutto bene, Albus? > mi chiese dolcemente mia madre, vedendomi diventare lentamente verdognolo.

Mi era venuto in mente tutt’un tratto che da lì a qualche ora, sarei stato smistato, e la sola idea di finire a Serpeverde mi metteva il voltastomaco. 

< Sì, sì...grazie > mentì sorridendo a Ginny e avvicinandomi di soppiatto a Harry, senza però avere il coraggio necessario a chiamarlo. 

Ignaro del fatto che io dovevo parlagli urgentemente, mio padre mi diede le spalle e richiamò James, disse a mia madre di prendere Lily, che aveva ricominciato a piangere disperatamente, chiedendo, o meglio supplicando, di poter venire anche lei con noi a Hogwarts. 

Un suono acutissimo lacerò l’aria e il motore del treno si accese, inducendo Harry a chiedere a James e a Ted, che nel frattempo era venuto da noi e ci aveva salutato, di prendere le ultime cose e di caricale sul mezzo. Solo dopo un minuto, si accorse che io mancavo e si girò per cercarmi: mi vide subito e mi si avvicinò, stranito dal mio comportamento.

< Cosa c’è, Albus? > mi chiese prendendomi sotto braccio, e spingendomi lontano dal rumore che c’era vicino al binario. 

< E’ che...papa e se finisco a Serpeverde? > chiesi liberandomi di un peso.

< Allora Serpeverde avrà acquisito un membro fantastico, no? > disse, ma vedendo che ero ancora preoccupato, continuò: < Senti Al, a noi non importa in che casa finisci, che sia Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. L’importante non sono le persone che ci sono in quella casa, ma cosa sei tu e come ti comporti... e non credo proprio che il figlio di Harry Potter diventi un Mago Oscuro, no? > concluse sorridendo.

Mi sentivo molto meglio ora, mi sembrava di avere una preoccupazione in meno, e stavo per dirlo a mio padre, quando si alzò di scatto e venne abbracciato con forza da un uomo alto, robusto e con i capelli rossi: zio Ron. 

 

 

§ § § §

 

 

< Ciao, Harry! > disse una voce melodiosa, quella di zia Hermione, che aveva sotto braccio sua figlia Rose, che, a sentire zio Ron, aveva ereditato tutto dalla madre, a parte i capelli rossi. 

< Ciao, Hermione! > Harry si girò ad abbracciare anche lei, < Come va? Tutto bene, Rose? Agitata per l’imminente partenza? >.

< Abbastanza, soprattutto non ho finito di leggere tutto il libro d’Incantesimi...mi mancano ancora due capitoli! Però credo che sul treno ce lo potrei fare... > disse sollevando lo sguardo sulla madre, che gli sorrise incoraggiante e la prese da parte, per scambiare due parole in privato. 

< Che ti avevo detto, eh? > disse zio Ron, dopo aver scambiato con Harry uno sguardo molto significativo, < E’ identica alla madre! >.

Ci mettemmo tutti e tre a ridere, e non smettemmo solo quando il treno fischiò, e tutti i ragazzi corsero dentro alle proprie cabine, mormorando gli ultimi saluti. 

< Hugo? > gridò zio Ron, in cerca di suo figlio, < Dove sei? >.

< Eccomi papà...peccato che non posso andare anch’io... > disse il piccoletto, rosso come il padre, deluso come Lily. Infatti, i due piccoli si avvicinarono e cominciarono a confabulare a bassa voce, continuando a guardarsi le spalle, probabilmente spaventati che qualcuno riuscisse ad ascoltarli. 

< Allora, Albus... tuo fratello è già su. Stai calmo, lo sai che ti vogliamo bene e ti scriveremo tutti i giorni se vuoi... > dopo queste parole della madre, Albus la interruppe preoccupato: < Bè, non proprio tutti i giorni, ma... una volta alla settimana può bastare... >. 

< Ok, certo... > concluse Ginny schioccandogli un bacio sulla guancia e spingendolo verso il treno. 

Lui s’incamminò, al fianco di Rose; all’ultimo secondo arrivò Lily, che lo abbracciò frettolosamente e corse dalla madre, ancora lamentandosi del fatto che non poteva venire con noi. 

Salii i gradini un attimo prima che le porte di chiudessero. Mi guardai intorno, ero in un lungo corridoio di legno, con una sfilza di porte sulla destra. Mi diressi verso seconda, ci entrai e vidi Rose che salutava dal finestrino e un altro ragazzo seduto tranquillamente, che non riconobbi subito. 

Non ci feci caso e corsi ad affacciarmi dal finestrino, dando un ultimo sguardo alla mia famiglia: i Potter e i Weasley, che da soli occupavano mezza stazione, ora che erano arrivati anche nonno Arthur e nonna Molly, con zio Bill e la sua famiglia, zio Fred con moglie e figlio, un po’ in ritardo: giusto in tempo per salutare frettolosamente dalla banchina. 

Il treno partii, con un rumore assordante, e dopo pochi secondi la vista dei miei familiari sparì e mi sentii un po’ solo, abbandonato. Poi però mi ricordai di James, di Hugo, di Ted, di Rose, del professor Paciock, del professor Lumacorno e di Hagrid: tutte persone conosciute e che mi avrebbero sicuramente aiutato una volta arrivato al castello. 

Rimisi la testa nella cabina e subito dopo avergli dato una seconda occhiata, mi venne immediatamente in mente chi era quel ragazzo seduto pacatamente davanti a me; biondo, occhi azzurri, abbastanza pallido, magro...scambiai uno sguardo con Rose che sembrava a sua volta avesse appena intuito con chi stavamo condividendo lo scompartimento...il figlio dell’acerrimo nemico di mio padre negli anni passati a Hogwarts: Scorpius Hiperyon Malfoy. 

Il ragazzo che zio Ron aveva esplicitamente detto di non frequentare.
 

Ho sistemato un po' il testo, rileggete se volete. Alla prossima, cari lettori!

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Capitolo 2
*** La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts ***


Ho aggiornato il capitolo...aspettatevi il prossimo entro Domenica prossima o entro due Domeniche. Grazie a tutti, spero vi piaccia anche il secondo capitolo. Alla prossima, cari lettori!


Capitolo 2:

“La Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts” 

 

 

“In realtà non è tanto male, chissà perché zio Ron ci ha detto di evitarlo” pensai stranito, dopo mezz’oretta di conversazione con Scorpius. 

“Non è fissato con i Purosangue, non crede che i Mezzosangue e i Nati Babbani debbano morire e pare odiare, come tutti, Voldemort”.

Era tutto cominciato con un attimo di esitazione, poi Malfoy aveva rotto il ghiaccio e si era presentato:

 

< Ciao, sono Scorpius, il figlio di Draco e Astoria Malfoy > disse porgendomi la mano e sorridendo sicuro di sé, < Tu dovresti essere Albus Potter, vero? > continuò osservando divertito la mia insicurezza. 

< Ehm...sì, sono io > risposi un po’ incerto.

< Piacere, Rose Weasley > disse la mia amica, tutta al contrario di me. 

Dal ragazzo sicuro e intraprendente che era, dopo un solo secondo di contatto con gli occhi di Rose, il giovane divenne tutto rosso in faccia e abbassò lo sguardo al pavimento, tornando a sedersi. 

 Non passarono nemmeno due minuti, che Rose aveva cominciato a interrogare Scorpius su tutto quello che le passava per la testa: in che Casa pensava di finire, cosa ne pensava di Hogwarts, della sua famiglia e del mondo magico, senza permettergli di riprendere fiato.

 

< E dei Nati Babbani? > chiese dopo avergli domandato del Ministero della Magia e del suo operato.

< Io non credo che i Nati Babbani siano da escludere dal mondo magico perché possiedono la magia e quindi hanno il diritto d’imparare a usarla > disse convinto il ragazzo biondo. 

< E invece... > cercò di chiedergli la ragazza. 

< Dai Rose, lascialo in pace un attimo! > intervenni dopo aver visto la faccia sconfitta di Scorpius e guadagnandomi uno sguardo di ringraziamento da quest’ultimo e uno che mi fulminò da Rose: quand’era arrabbiata, lanciava di quelle occhiatacce da far venire i brividi di paura.

< Ok, fate come volete. Stavo solo cercando di farci conoscere meglio> disse la rossa arrabbiata, aprendo il libro d’Incantesimi e immergendosi nella lettura, irritata. 

< Ah, quando fa così, è meglio lasciarla stare, fidati > dissi ridendo a Malfoy, che si mise a ridere a sua volta. Ridemmo per non so quanto tempo senza riuscire a fermarci, quando Rose si alzò e uscì dallo scompartimento, indignata. 

Il resto del viaggio prosegui senza intoppi, tranne quando entrò James a dirmi che Hagrid ci avrebbe fatto fare a nuoto il lago, per spaventarmi; parlammo di argomenti vari: del Quidditch, dei corsi che volevamo frequentare al castello e con piacere notai che avevamo circa gli stessi gusti, delle ragazze... poi Rose tornò e noi intelligentemente cambiammo argomento, discutendo di cosa ci aspettavamo dalla scuola e della magia. 

Ci accorgemmo del tempo passato solo quando il treno cominciò a rallentare e noi ci dovemmo cambiare. Presi dal baule il mio abito da mago che era tutto nero, senza nessuno stemma della Casa, da indossare solo per la Cerimonia dello Smistamento; mi diressi agli spogliatoi, nell’ultima carrozza del treno. 

Tornato in dietro, presi il mio bagaglio e mi diressi verso le porte, pronto per scendere. 

Rose mi raggiunse subito, mentre Scorpius non si vedeva da nessuna parte. “Mah, forse avrà perso qualcosa” pensai, “Lo aspetterò fuori”. 

Il treno rallentò fino a fermarsi, con uno stridore di freni fortissimo, ma in ogni caso meno potente dell’emozione che mi stava consumando: non vedevo l’ora di scendere ma avrei voluto rimanere sul treno e tornare a Londra, ero preoccupato, avevo paura, ero felice, agitato... tutto allo stesso tempo. 

La porta si apri rumorosamente e io tornai alla realtà; appena fuori di essa, una figura enorme mi oscurava la vista: Hagrid. 

< Ciao! Tutto bene il viaggio, Albus? > chiese prendendomi la valigia dopo avermi riconosciuto. 

< Sì, grazie mille, anche per la valigia > dissi contento di non aver dovuto fare una fatica immane a portarla giù da treno. 

< Ora scusami ma mi devo occupare degli altri > mi disse facendomi l’occhiolino < PRIMO ANNO, TUTTI QUI! > urlò alla ressa di gente che si era formata sul binario. 

Un’orda di ragazzini tremanti si avvicinò a me e a Hagrid, che proseguì su un sentiero opposto a quello preso da tutti i ragazzi più grandi. Nella confusione, intravidi Scorpius e lo raggiunsi, chiedendogli: < Ma dov’eri finito, per Merlino? >.

< Mi si era rovesciato il baule! Scusami... > rispose trascinando il baule da cui uscivano pezzi di abito dalle chiusure. 

< E Rose? > chiesi, più a me stesso che al mio amico < Era qui un attimo fa! >. 

Ci guardammo in giro, ma non la vedemmo; < Non preoccuparti, sarà indietro con il gruppo delle ragazze> mi disse. 

< FERMI! > gridò quello che per un secondo scambiai per una masso gigante con un occhio giallo, ma che poi si rivelò essere Hagrid, con la lanterna in mano < Venite tutti qui da me...sì, così. Ecco, ora che ci siamo tutti qui intorno, voglio dirvi cosa ci dobbiamo fare con queste barchettine. Ci dobbiamo andare nel lago con la piovra dentro > dopo aver sentito le grida spaventate di alcuni ragazzi aggiunse: < No, no... non vi avete paura! Non ci fa niente, quel bestione...è buono uguale ad un agnellino! > papà mi aveva avvertito dello strano modo di vedere creature orrende, giganti e perfide come belle, piccole e buone di Hagrid e del suo modo di parlare totalmente sgrammaticato.

< Ehi, vi ho trovato finalmente! > disse una vocina acuta da dietro. 

< Eccoti, dov’eri finita? > chiesi a una Rose tutta affannata a trascinare il proprio baule. 

< Mi hanno fermata due prefetti Tassorosso... mi hanno scambiata per una del secondo anno! > concluse tutta compiaciuta. 

< Bene, bambini... ora mettete tutti i bauli lì nell’angolo...vicino alla barca grande...bravi sì... poi prendete un remo a testa e ci venite qui con me > disse il gigante indicando una barca dieci volte le nostre, con un tono che non gli avevo mai sentito: sembrava arrabbiato, o meglio preoccupato.

Trascinai il mio baule e lo depositai vicino a quello degli altri, poi presi un remo e mi diressi da Hagrid, che aspettava impaziente.

Scorpius era già al mio fianco, quando si accorse che Rose era in difficoltà e corse subito a prenderle il baule e a portarglielo al suo posto. 

Tornò indietro dalla ragazza con un remo che le consegnò tutto rosso e con lo sguardo basso, imbarazzato. 

< Ah, ehm...ecco, grazie mille, Scorpius... > ringraziò la rossa un po’ stranita. 

< Non è nulla... > rispose Malfoy a Rose, tornando verso di me, che stavo cercando con tutte le mie forze di non scoppiare a ridere in faccia al mio unico amico. 

< L’avresti fatto anche tu, no? > mi disse, come scusandosi. 

< Certo... > mi dovetti girare perché un sorriso mi stava salendo alle labbra e non mi volevo far beccare. 

< Benissimo! Tutti sulle barche... possono salire solo cinque per ognuna! ATTENTO TU!!! > si lanciò verso un bambino che stava per volare dritto nell’acqua del lago nel tentativo di salire per primo su una barchetta. 

Lo prese con una mano e lo tirò su come fosse una piuma, per appoggiarlo sulla barca, con espressione cupa. 

< E non cadete nel lago, se potete! > concluse prendendo il suo ombrello-bacchetta e puntandolo contro le barche, accendendo magicamente tutte le lanterne.

Rose e io ci sedemmo sulla prua della prima barca, seguiti da Scorpius e un altro ragazzino sconosciuto: aveva occhi familiari, però. Occhi azzurri e molto intelligenti, che quando ti guardavano sembravano trapassarti...

Il posto singolo a poppa fu occupato per ultimo, da una ragazzina persa nel suo mondo. 

Cominciavo a sentire freddo a desiderare la grande sala pieno di cibo e risate che mi aveva descritto Harry, quando le barche sussultarono e cominciarono a muoversi da sole, puntando verso il castello. 

< Ma Hagrid, a cosa ci servono i remi? > gridai al guardacaccia, che dopo aver caricato tutti i nostri bauli sulla sua barca, era salito a sua volta a bordo e si era affiancato a noi. 

< Ecco... diciamo che se c’è un caso di emer...come si dice...emercinzia? > mi chiese imbarazzato, a bassa voce. 

< Ehm... emergenza > gli rispose Rose, pronta come sempre. 

< Ah ecco, sì... comunque, in caso di emergenza dovete remare: tipo se la piovra ci attacca la magia s’interrompe e voi dovete remare se volete arrivare di là > continuò indicando l’altra parte della riva, che si avvicinava sempre più. 

< Ed è possibile che la piovra ci attacchi questa sera, professor Hagrid? > chiese con voce stralunata la ragazzina mora seduta con noi sulla barca, guardando il guardacaccia con occhi velati ma furbi. 

< Oh... no, non credo proprio! > rispose ridendo < La settimana prima del vostro arrivo, ci metto del sonnifero in questo lago, io! > concluse contento. 

< E Hagrid, posso chiederti se ti è successo qualcosa? Ti comporti in modo strano, questa sera... > chiesi imbarazzato. 

< Oh, ecco, Albus... vieni più vicino, che non voglio farmi sentire... > disse a bassa voce e tirando la nostra barca vicino alla sua, < Allora... c’è che... Grop non si sente molto bene... credo abbia preso un raffreddore... continua a starnutire e non so cosa darglici per medicina... > concluse tutto imbarazzato. 

< Ma Hagrid, non basterebbe chiedere all’insegnante di Pozioni? > chiese Rose, illuminando il viso del professore di Creature Magiche.

< Ma certo! Come ho fatto a non pensarci! > disse picchiandosi una manona sulla fronte, < Grazie mille, Rose! Si capisce subito che ci hai il cervello di tua madre... ah, brava donna tua mamma... e poi che fortuna averla qui quest’an... > divenne tutto rosso e smise di parlare, imbarazzatissimo. 

< Ma perché non riesco mai a tenere questa bocca chiusa, io? > disse a bassa voce, rimproverandosi. 

< Come? Mia mamma qui? E perché, Hagrid? > chiese tutta agitata la mia amica.

< Niente, Rose. Ho sbagliato. > cercò di rimediare l’omone. 

< Ma mia mamma non lavora al Ministero? Lei è Capo del Controllo delle Creature Magiche! Cosa ci fa qui? Ti prego, Hagrid... > implorò Rose.

< Ho detto: NIENTE! > disse Hagrid, tornando a incupirsi e allontanando la nostra barca con una spinta leggera. Io, Rose e Scorpius ci scambiammo uno sguardo d’intesa e tornammo a guardare in lontananza le luci del castello che cominciavano a farsi più definite.

Il resto del viaggio prosegui silenziosamente, anche perché tutti noi non avevamo occhi che per la Scuola, ormai ben visibile: un enorme ammasso di pietra che a prima vista sembrava messo a casaccio, ma che poi rivelava una costruzione enorme e bellissima; torri grandi, alte e a punta sembravano arrivare a toccare il cielo; due ponti: uno di pietra, con pilastri dalla circonferenza di un grattacielo di una metropoli che lo reggevano, sprofondavano nelle profondità nel lago, e uno di legno, che sembrava sospeso magicamente nel nulla... “E forse è proprio così!” pensai estasiato da tanta bellezza.

Guardandolo, mi sembrava già di sentirlo come fosse una seconda casa... un posto dove vivere tranquillo, circondato da amici. 

Una botta sul fondo della nave interruppe i miei pensieri: eravamo arrivati alla riva opposta. 

< TUTTI GIU! Svelti che qui fa freddo! > gridò Hagrid, scendendo dalla sua barca e spingendo i ragazzini verso un’enorme scalinata che portava verso l’Ingresso del castello, senza degnarci di uno sguardo. Cominciammo a salire le scale e il guardacaccia corse verso il capo della coda così velocemente che neanche ce ne accorgemmo. 

Dopo una decina di minuti arrivammo in un grande cortile con alcune torce appese che rischiavano l’ambiente; il cortile era alla fine del lungo ponte di pietra che avevo visto dal lago.

Hagrid si stacco dal gruppo e si diresse verso un enorme portone di legno chiuso, alzò un pugno e lo abbatté contro il legno, come per trapassarlo. 

La Cerimonia dello Smistamento era sempre più vicina. E io ero sempre più impaurito.

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Capitolo 3
*** Ritrovi Inaspettati ***


Ecco L'anteprima del terzo capitolo... spero vi piaccia. Commentate. Alla prossima, cari lettori!

 

Capitolo 3:

 “Ritrovi inaspettati: la nuova Preside”

 


BUM. BUM. BUM. 

Hagrid abbassò il pugno che aveva appena usato per tirare dei colpi alla porta, in modo da avvertire del nostro arrivo. 

Il portone si aprì senza fare il minimo rumore e ne uscì una donna con una faccia familiare... sembrava che Rose avesse capito prima di me che era quella donna con i capelli castani, magra, abbastanza giovane e molto carina, dato che mi prese la mano e me la strinse forte: io però no, eravamo troppo distanti e c’era troppa gente davanti a me.

< Salve a tutti, ragazzi e ragazze. Benvenuti a Hogwarts, la Scuola di Magia e Stregoneria più celebre del mondo. Seguitemi, tra poco avrà inizio la Cerimonia dello Smistamento> detto questo che voce melodiosa e cordiale, fece un occhiolino nella nostra direzione e girandosi, s’incamminò dentro alla scuola. 

< Ma... Rose, quella non è...non è tua, ehm, mamma? > chiese Scorpius. 

“Ecco chi era! E’ talmente strano che lei sia qui, che non l’avevo nemmeno riconosciuta, e dire che Hagrid ci aveva avvertito!”  

< Sì, non so perché ma... sì, è mia madre > rispose Rose lasciandomi la mano e dirigendosi nel castello, seguendo il gruppo. 

Io e Scorpius ci scambiammo un'occhiata; ero come incantato: avevo finalmente capito. 

La nostra nuova Preside era Hermione Jean Granger.

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