Avventura per quattro

di _Kappa_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Strane scoperte ***
Capitolo 2: *** Congetture e discussioni ***
Capitolo 3: *** Pochi secondi in più ***



Capitolo 1
*** Strane scoperte ***


Driiiiiinn!!
Aprii un occhio. Poi l'altro. E subito li richiusi. 
Odiavo il lunedì. Specialmente il lunedì mattina quando suona la sveglia.
Scesi dal letto, inciampando e rischiando di rompermi l'osso del collo.
Sbadigliando e trascinando i piedi, mi infilai in bagno e mi specchiai.
Occhi scuri e arrossati, capelli castani, ricci e corti e - ovviamente - arruffati, occhiaie..
Che bello il proprio riflesso alle sei di mattina!

L'aria era gelata, l'erba scricchiolava sotto i piedi. Il vialetto era ricoperto da un sottile strato di neve ghiacciata su cui scivolai qualcosa come sei volte, mentre il vento trovava il modo di infilarsi nei vestiti nonostante avessi più strati di una cipolla. Grazie tante, inverno!
Mi sedetti sul muretto gelato aspettando "quei tre disgraziati" 
Un quarto d'ora dopo, vidi tre figure arrancare a fatica in mezzo alla neve.
La ragazza al centro era alta, con dei bellissimi capelli biondi, lunghi e lisci, che le invidiavo tantissimo. 
Il suo nome era Sara. Poteva essere sprezzante e altezzosa, sapeva esattamente quali tasti toccare per ferire chi se lo meritava, e non si vergognava a usare la gente, tuttavia non ho mai conosciuto qualcuno di altrettanto disponibile con chi si guadagnava il suo rispetto.
Al suo fianco c'era Theo, il mio migliore amico. Era un ragazzo alto, con occhi e capelli nerissimi e l'accento meridionale, che io adoravo. Era il sarcasmo fatto ragazzo.
L'ultimo ragazzo del gruppo era alto, aveva i capelli talmente biondi da sembrare bianchi e gli occhiali che gli scivolavano sul naso.
Era definito "secchione" da chiunque lo conoscesse, e sinceramente non potevo dire di non trovarmi d'accordo.
Non la finiva mai di parlare, ma quel cicaleccio era un perfetto sottofondo per le mie conversazioni con Sara.
Vedevo i tre avvicinarsi senza sapere se mettermi a ridere o a urlare.
- Ciao Giu - fece Theo
- NON chiamarmi in quel modo! -
- Va bene Giuliettuccia mia -
- Che ti ha fatto di male il mio nome? -
- Basta litigare, voi due - intervenne Sara
- Già, piuttosto chiedetemi scusa, voi tre!-
- Perché, quanto tempo ci hai aspettato questa mattina?-
- Un po'.. magari domani metteteci una mezz'oretta, rischiate di non battere il record dell'anno scorso -
Al scoppiò a ridere. - Dai, andiamo - disse poi - se ci mettiamo ancora un po', la campanella suona e..-
- una nota potrebbe comportare una macchia indelebile sul tuo curriculum scolastico - concludemmo io e Sara in coro.

Dopo una bella scarpinata in mezzo alla neve, arrivammo a scuola. O meglio, al punto in cui avrebbe dovuto esserci la scuola.
Invece c'era una foresta. 
- Dammi un pizzicotto, sto ancora dormendo. -
- Ok -
- AHIA! Non dicevo su serio! -
- Ragazzi.. -
- Oddio, che è successo? -
- Ragazzi..-
- A saperlo.. -
- Ragazzi! -
- Cosa c'è, Al? -
- Guardate in alto. -
Eseguimmo. C'era una specie di insegna, e una scritta

Se volete salvare il mondo, evitando che diventi una foresta, andate nelle Foresta.

- Adesso è tutto molto più chiaro - disse Theo.
- Io invece un' idea temo di averla.- balbettò Al
- Ossia? -
- Guarda come è scritto "Foresta". Con la maiuscola. -
- Quindi? Non mi risulta che esista una foresta chiamata "Foresta" - obbiettò Sara.
- Credo che intenda.. la foresta Amazzonica. -
Con un tonfo, Sara svenne e cadde nella neve.

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Capitolo 2
*** Congetture e discussioni ***


Dopo aver svegliato Sara – cosa per niente facile, Al prese la parola.
-Dunque: la scuola è diventata una foresta, il messaggio dice che dobbiamo andare in Amazzonia, e qui intorno ci siamo solo noi. Sapete che significa?-
-Che significa?-
-Che la foresta la vediamo solo noi- concluse Al grave.
Cadde un silenzio profondo, uno di quei silenzi incredibilmente rumorosi.
-Cosa.. come.. non è possibile.. - balbettai.
-Hai altre ipotesi? Insomma, sono le 8.30, a quest’ora a scuola dovrebbe esserci un sacco di gente, invece ci siamo solo noi.-
Aveva ragione. E la cosa non migliorava certo la situazione. Conoscendo Al, a quel punto ci  avrebbe lasciato fare congetture e ipotesi errate, aspettando che qualcuno gli chiedesse un parere prima di rivelare l’unica soluzione possibile, così decisi di accorciare i tempi:
-Che facciamo, Signor Genio?-
-Schietto schietto?-
-No, non proprio-
-Andiamo a dormire fingendo che si tutto un incubo.-
-Forse un po’ più schietto..-
-Andiamo in Amazzonia- rispose secco.
-Tu sei  pazzo- mi precedette Theo.
-Altre soluzioni?- domandò sarcastico il biondo.
-Perché quello deve sempre avere ragione?- sbottò Theo. In un altro momento probabilmente sarei scoppiata a ridere, ma la situazione era decisamente critica, così mi limitai a sollevare gli angoli della bocca.
-E di grazia, come ci arriveremmo in Amazzonia, secondo te?-
-Oh, è semplice- cominciò Al con un tono noncurante che prometteva guai. -Il modo più facile e veloce è l’aereo, quindi ora prendo il portatile e.. mi collego.. al.. ops!-
-Che c’è?-
-E’ bloccato.. nessun problema, ora mi inserisco..-
-Intendi illegalmente?-
Nessuna risposta.
-Mi inserisco nel sistema e controllo i voli.. Ecco! Questa sera un aereo per il trasporto animali va in Amazzonia.-
-Ciò significa che stasera noi quattro andremo in Amazzonia.-
Silenzio di tomba. Di nuovo.
-Stai scherzando, vero?-
-No.-
-…-
Il colorito di Sara virò di nuovo su una preoccupante sfumatura verde, ma prima che potesse svenire di nuovo, Theo le disse: -Sara, credo che quello lì abbia ragione-
-Co.. cosa?-
-Dobbiamo andare in Amazzonia. Alternative non ne abbiamo. Dai, sarà divertente!-
Lei annuì debolmente.
-Ci stiamo cacciando in un guaio enorme, vero?-
-Certo che si-
-Bene. Al, che si fa?-
Lui sorrise, piuttosto compiaciuto. -Alle nove di questa sera parte l’aereo. Quindi noi ci dobbiamo far trovare a casa di Giulia alle otto. Prendiamo un treno, adesso compro i biglietti su internet, e andiamo in aeroporto. Ci imbarchiamo su quel volo e il gioco è fatto.-
-Una domanda: come cavolo facciamo a non farci vedere mentre saliamo sull’aereo?-
-Ora manometto le telecamere- Disse Al con semplicità.
- Ma è illegale!-
- Certo, perché scappare di casa, prendere un aereo e andare in Amazzonia da soli, a 13 anni, secondo te è legale? -
- No, ma.. -
- Appunto –
Sara si zittì.
-Bene- presi parola -Ora andiamo a casa, e stasera alle otto ci troviamo fuori da casa mia, sul muretto. Portate le bici, io a piedi in stazione non ci arrivo.-
-Va bene- disse Theo.
-Ehi, io non ho detto che vengo!- protestò Sara.
-Lo dico io. Ci vediamo stasera.- E questa frase chiuse l'argomento.


SPAZIO AUTRICE
Lo so, sono secoli che non aggiorno.. blocco dello scrittore.
Spero che la cosa sia momentanea, ma comunque ce l'ho messa tutta a scrivere questo capitolo, quindi, se recensite, mi fate molto felice :)
Cercherò di aggiornare presto il prima possibile..
Ciao a tutti :)
_Ida_

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Capitolo 3
*** Pochi secondi in più ***


Guardavo gli oggetti che avrei dovuto portare ammassati sul letto, incantata: Pila. Sacco a pelo. Tuta pesante. Canottiere. Pantaloni mimetici. Cerotti. Disinfettante. Barrette energetiche. Dadi per il brodo. Filo di nylon. Mozzicone di candela. Bussola. Temperino. Moschettoni. Corda. Forbici trinciapollo. Fornello da campeggio. Taccuino. Spray antizanzare. Fiammiferi. Cioccolato. E da una parte lo zaino enorme in cui infilare tutto. 
Non avevo trovato né il machete né la fiamma ossidrica, ma potevamo sopravvivere comunque. O almeno lo speravo, come avrebbero fatto quattro ragazzini a sopravvivere nella Foresta Amazzonica? Non il boschetto come quello che c’è dietro casa mia e dove da bambina andavo a giocare con gli amici o facevo finta di sopravvivere. La Foresta Amazzonica, quella dove non ero più il predatore ma la preda.

Ricontrollai l’orologio per l’ennesima volta, incapace di attendere che arrivassero le otto, ma sapevo di dover restare calma oppure mia madre si sarebbe insospettita se non mi avesse visto rinchiusa nella mia stanza, oppure avesse notato il mio continuo controllare l’ora, o la fine che avevano fatto le mie unghie. Quindi, più tardi sparivo, meglio era.

Le sette e mezza. Avevo appena finito di cenare, ma dal vuoto che mi attanagliava lo stomaco sembrava quasi che il cibo fosse entrato dalla bocca e fosse sparito prima di raggiungere lo stomaco.

Le sette e trentacinque. Ricontrollai lo zaino per la settima volta, aggiungendo un gomitolo di spago e levando il cellulare. Non volevo essere rintracciata anche se in quella gabbia di alberi di sicuro non ci sarebbe stato campo, quindi sarebbe stato inevitabilmente inutilizzabile.

Le otto meno venti . Ci stavamo cacciando in un bel guaio. Se ci avessero scoperti? Se ci fossimo persi in Amazzonia? Se un coccodrillo ci avesse mangiato tutti quanti? O un ghepardo?
Proprio un bel guaio. Saremmo morti, me lo sentivo, e nessuno avrebbe salvato il mondo.

Le otto meno un quarto. Se ci avessero scoperti, amen, avremmo passato il resto della nostra vita chiusi in casa. Se fossimo morti..beh nessuno ci avrebbe trovati e nessuno avrebbe mai saputo il motivo della nostra scomparsa ma.. pace! 
Rammentai a me stessa che perdersi in qualsiasi angolo del mondo è impossibile se ci si porta dietro Al, e i coccodrilli in Amazzonia sono rari come la neve nel Sahara. Oppure no?

Le otto meno dieci. Wikipedia dice che in Amazzonia i coccodrilli ci sono eccome, mai sentito parlare di Rio delle Amazzoni? Qualcosa dovrà pur andare storto, no? 

Le otto meno cinque. Ora di andare. 
- Mamma.. vado a farmi un bagno.. - 
- Va bene, tesoro -
Mi infilai in bagno con lo zaino e gli scarponcini che indossai in fretta e in silenzio per paura di essere sentita. Aprii l’acqua che cominciò a riempire la vasca da bagno, poi mi posizionai davanti allo specchio e legai dietro la nuca le poche ciocche di capelli abbastanza lunghe da riuscire a formare una coda. 
Mi avvicinai alla finestra, esitando solo qualche secondo. Probabilmente qualche secondo in più mi avrebbe fatto capire che quell’impresa era un suicidio, ma quei pochi secondi in più non li avevo.
Dopodiché scavalcai decisa il davanzale, atterrando sul prato del giardino sottostante. La mia bicicletta mi aspettava appoggiata al muro della casa, la portai fino al cancello per poi chiuderlo cercando di non far scricchiolare quei dannati cardini. 
Arrivata al muretto, controllai automaticamente l’orologio. 
Le otto e in punto, e di loro, come prevedibile nessuna traccia.
Otto e cinque.. forse mi avevano dato buca.. no, era impossibile, i miei migliori amici non mi avrebbero mai abbandonato in questo modo.
Otto e dieci. Finalmente tre sagome comparirono nel buio. A piedi. 
- Dove eravate finiti, voi tre? - sibilai velenosa - e le vostre bici? -
- Bici? Ma tu sei fuori! Come pensi di fare a pedalare con tutta la neve che c’è?-
Non avevano tutti i torti.
- Va bene, la lascio qui, ma muoviamoci, siamo già in ritardo! –

                                                                                                                                 *

Arrivare in stazione era stata quasi un’ impresa, soprattutto considerando che gli zaini pesavano più delle cartelle di scuola.
- Se qualcuno ci chiede qualcosa? - domandai preoccupata.
- Diciamo che stiamo andando in campeggio. - Cercò di rassicurarmi Al.
- Il sedici gennaio? -
- ..Nessuno ci chiederà niente. Ora zitta, che altrimenti ci scoprono! –
Mugugnai qualcosa prima di voltarmi dall’altra parte.

Il treno arrivò con un fischio. Tre ragazze e un tipo dall’aria poco raccomandabile scesero dal treno, l’unica persona a salirci oltre a noi fu una vecchietta gentile che ci regalò dei pezzetti di arancia candita.
Il viaggio fu oltremodo silenzioso. Quando una voce metallica, di donna, annunciò la nostra fermata, fummo quasi sollevati. 
Scendemmo in fretta, poi Al ci fece segno di seguirlo e ci guidò fino al nostro aereo.
Poco prima di salire la scaletta che ci avrebbe portato all’interno mi soffermai un attimo a osservare il cielo. Mi servì tutto il mio autocontrollo per non urlare quando vidi una scritta in cielo. Un’altra.
"Da qui non si torna indietro"
Incoraggiante.
Preferii non dirlo ai ragazzi li avrei solo fatti spaventare ancora di più, la faccia di Sara ne era la prova.
- Adesso che facciamo? - domandò infatti la ragazza, spaventata. Il rischio le piaceva, a patto che non ci fosse la benché minima possibilità di spezzarsi le unghie, cosa invece molto probabile in una situazione del genere.
- La nanna - disse Theo. - il resto del viaggio non sarà una passeggiata -
Tutti annuirono, ma nessuno riuscì ad addormentarsi.


SPAZIO AUTRICE 
Allora, in primis dico che questo capitolo mi è praticamente saltato fuori dal nulla..
Poi ringrazio con tanti cuoricini (<3<3<3) Mad_World, che mi ha aiutato con questo (se così si può definire) capitolo e me lo ha revisionato, e senza la quale non solo questa roba l'avrei pubblicata fra più di un mese, ma sarebbe stato un capitolo ancora più corto di quanto già non è.. ._.
E.. last but not least.. recensite, please ;)
Graziegrazie a chi segue e a chi legge.. 
Bye bye.. <3
_Ida_

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