Ritorno alla vita, ritorno ai Gold Saint. (/viewuser.php?uid=21973) Lista capitoli: Capitolo 1: *** Resurrezione -Saori Kido/Athena *** Capitolo 2: *** Resurrezione -Shaka di Virgo *** Capitolo 3: *** Resurrezione -Mu di Aries *** Capitolo 4: *** Resurrezione -Saga, Kanon di Gemini *** Capitolo 5: *** Resurrezione -Aiolia di Leo *** Capitolo 6: *** Resurrezione -Camus di Acquarius, Milo di Scorpio *** Capitolo 7: *** Resurrezione -Shura di Capricorn *** Capitolo 8: *** Resurrezione -Aldebaran di Taurus *** Capitolo 9: *** Resurrezione -Aiolos di Sagittarius *** Capitolo 10: *** Di nuovo insieme *** Capitolo 11: *** Fratelli *** Capitolo 12: *** Stagioni *** Capitolo 13: *** Sirya, la Primavera *** Capitolo 1
Capitolo 2
Capitolo 3
Capitolo 4
Capitolo 5
Capitolo 6
Capitolo 7
Capitolo 8
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Capitolo 9
*** Resurrezione -Aiolos di Sagittarius ***
Innanzitutto vorrei davvero scusarmi con tutti voi che avete letto questa mia fanfiction che io non ho più aggiornato da più di un anno… Spero comunque, per chi abbia avuto la pazienza di aspettarmi e per chi si avvicinerà alla mia fanfiction solo adesso, che questo capitolo vi piaccia, spero anche molto in vostri commenti su questo ultimo capitolo, anche perché l’ultimo resuscitato non sarà altri che il mio personaggio preferito… Chi mi conosce sa già di chi parlo, e per gli altri vi lascio al capitolo per scoprirlo^^ Il giovane sedeva tra i dolci campi elisi, con gli occhi chiusi sormontati da una zazzera di capelli di color castano scuro, come le cortecce degli alberi di cui quel luogo era pieno. Per terra brillavano i colori spumeggianti di migliaia di fiori dai nomi diversi: viole, primule, papaveri, ranuncoli, fiordalisi e altri, ed altri ancora. Non si sarebbe detto, a prima vista, che quello era un luogo dell’ade, sembrava piuttosto un’enorme campo coltivato di gioia e dolcezza. Non era così. Non per lui almeno. Il volto era impassibile, non vi era goia ma neanche sofferenza sul suo viso e gli occhi chiusi non godevano della vista dei molteplici fiori. La brezza tipica di una stagione primaverile gli scompigliava i boccoli castani facendoli ondulare sulla sua fronte, quasi a chiedergli di aprire gli occhi. Non era cieco, ci sarebbe riuscito senza problemi ad aprirli, eppure quella gioia privilegiata ai giusti, come lui giusto era stato, non era ciò che voleva. Il suo cuore aveva smesso di battere svariati anni orsono, troncato dal colpo di una persona che aveva sempre ritenuto sua amica, e che continuava ad esserlo: Shura il valoroso Cavaliere del Capricorno. Il suo corpo si era fermato all’età di quattordici anni. Aiolos, questo era il nome del ragazzo, non aveva mai vissuto come un bambino e fin dalla più tenera età si era addestrato per combattere ed aveva allevato da solo Aiolia, il fratello minore di sette anni meno di lui. Non aveva mai chiesto a sé stesso una pausa, non l’aveva mai voluta. La responsabilità era stata il suo orgoglio, il suo motivo di vita e… La sua dannazione. Non se ne era pentito, nonostante questo gli fosse costato la sua intera ed ancor giovane vita. Aveva fatto la cosa giusta. Questa certezza lo aveva da sempre accompagnato, non avrebbe mai cambiato il suo passato, era sicuro delle scelte che aveva fatto. Ma in fondo basta essere sicuri delle proprie scelte per accettare la morte e la distanza da coloro che si ama? No, non basta. Per quanto aveva cercato di convincersi che andava bene così, avrebbe voluto tornare nel regno dei vivi, rivedere la bambina che aveva salvato e che ormai avrebbe compiuto diciotto anni: Athena. Ogni Cavaliere giura ad Athena protezione e devozione infinita, ogni Cavaliere giura ad Athena il suo amore, e lui più di tutti gli altri. Ma non solo Athena era rimasta nel cuore del giovane Cavaliere del Sagittario, l’altra persona però aveva già perso la vita nella guerra sacra combattuta contro Ade, l’aveva data insieme a tutti i suoi compagni di un tempo per aprire una breccia nel muro del pianto, per far brillare nei più profondi inferi la luce di un sole misto tra disperazione e speranza, su cui però prevaleva la seconda. Aiolia, suo fratello ormai ventenne. Ma anche a quei pensieri il volto del giovane rimase impassibile, non un fremito, né un incurvamento nelle labbra, neanche una lacrima. Un Cavaliere di Athena non piange, mai. Però dentro era diverso, un dolore pregnante gli avvolse stomaco e cuore, finchè… Una morbida energia, simile ad una carezza sul suo volto, una carezza che non aveva mai ricevuto o che, più semplicemente, aveva ricevuto quando era ancora troppo piccolo per ricordare. Un fremito e un palpito nel petto, la vita che stava tornando, le mani gelide presero calore, il volto da pallido mutò in colorito, gli occhi verde smeraldo si aprirono guardando i campi elisi e una parola gli uscì dalle labbra in un sussurro velato: “Athena…” Un sorriso tenue marcò il volto del ragazzo mutando quell’impressione impassibile e lontana e, prima ancora che lui stesso potesse accorgersene, le sue gambe si alzarono e i suoi piedi cominciarono a muoversi evitando i delicati fiori sul suo passaggio. Ancora pochi metri e sarebbe giunto a colei che più voleva incontrare… E forse sarebbe giunto anche a lui, colui che era rimasto da solo per tanti, troppi anni, se anche lui era tornato. I battiti gli accellerarono nel petto mentre la gola gli si seccava e nella sua testa riaffioravano vecchissimi ricordi… Aveva poco più di dieci anni all’epoca, ed era ancora vivo… La morte era arrivata lenta ed inesorabile dopo la lunga malattia, i corpi freddi quando fino ad un minuto prima erano stati scottanti, ed Aiolos si era sentito il cuore a pezzi e la gola prosciugata mentre l’intestino e lo stomaco sembravano essersi aggrovigliati insieme dentro al suo corpo. La luce emanava un bagliore fioco sulle bianche lenzuola del letto su cui giacevano quelli che, fino al giorno prima, erano stati la sua mamma ed il suo papà… No, non era corretto: erano stati la loro mamma ed il loro papà. Questo pensiero gli aveva attraversato la testa mentre tornava col viso pallido e reggendosi alla parete verso la sua cameretta, verso la loro cameretta. Entrò piano, in punta di piedi e trattenendo i singhiozzi per non fare rumore, mentre mute lacrime gli rigavano il volto di bagliori argentati; le ultime lacrime che avrebbe pianto in tutta la sua vita. Guardò il letto in fondo alla stanza sentendo il nodo che aveva in gola stringersi ancora più forte alla vista del bimbo addormentato sul letto che abbracciava il cuscino nel sonno, il sorriso che aveva in quel momento sulle labbra temeva di non vederlo mai più. Si assciugò le lacrime con una manica del pigiama più e più volte finchè non la smisero di lacrimare lasciandogli semplicemente gli occhi arrossati e un dolore interno che non poteva assciugare in nessun modo. Si sedette quindi accanto al letto del fratellino e gli carezzò leggermente volto e capelli. “Siamo rimasti soli…” Pensò, e dovette fare un enorme sforzo per impedire a nuove lacrime di rigargli di nuovo il viso. Lui aveva carezzato Aiolia con estrema leggerezza eppure il bimbo si era svegliato e l’aveva guardato in volto: “Cos’è successo?” Aveva chiesto subito notando le sue lacrime, e lui non aveva neanche la forza di mentire rispondendo che non era successo nulla, ed era rimasto zitto abbracciandolo forte. Aiolia aveva capito. Aveva capito di sicuro perché era scoppiato a piangere e dimenandosi dalle sue braccia era corso nella camera dei genitori ed aveva visto. Aveva visto e lui non era riuscito ad impedirglielo, gli era solo corso dietro lasciando che il più piccolo si gettasse di nuovo tra le sue braccia piangendo forte contro il suo petto e lui l’aveva stretto di nuovo e, con la gola secchissima, aveva mormorato poche parole: “Aiolia, ci sarò io vicino a te, sarò io ad occuparmi di te, sempre!” Il piccolo l’aveva guardato con gli occhi lucidi ed a sua volta aveva mormorato a fatica una parola: “Promesso?” “Promesso.” Aveva risposto lui. Una promessa che non era riuscito a mantenere… Ma adesso forse poteva tornare a dare fede a quella promessa, accellerò l’andatura, ora stava correndo, sperava di vederlo di nuovo, con l’armatura del Leone che gli scintillava addosso, rivedere lui: Aiolia, suo fratello. E con Aiolos ho chiuso la prima parte della storia, quella delle resurrezioni… Adesso continuerò con le altre parti^^ Grazie davvero a chi mi ha seguti fin qui, un bacione e un abbraccio vostra White Gundam (Lea) E adesso i ringraziamenti persdonali dovuti a chi ha recensito il mio ultimo capitolo: @Lady Of Evil Nanto86: grazie, son davvero contenta che lo scorso capitolo ti sia piaciuto^^ Mi dispiace di non aver fatto riferimento al Brasile ma ad essere sincera non ci ho proprio pensato^^” @EriS_San: Grazie davvero tantissime per i complimenti ^///^ … Però mi monto la testa se dici così XD @Sixter_the_Vampire: e come avrai potuto notare coi tuoi stessi occhi, l’ultimo è proprio lui (il mio grande eroe tra l’altro XD) … Spero che considererai questo capitolo almeno al livelo degli altri e grazie mille per i complimenti^^ |
Capitolo 10
*** Di nuovo insieme ***
Ed eccomi qui a proporvi un nuovo capitolo (e a rimettere a posto il nome dei vecchi, scusate l’ignoranza per aver scritto fino ad ora “resuscitazione” invece di “resurrezione”), sperando di riuscire ad aggiornare d’ora in poi con una buona frequenza… Beh ora sapete quali sono i nostri personaggi che ci seguiranno per tutta la storia… Ed in questo capitolo, prima del re-incontro tra le due coppie di fratelli (Mu/Kiki e Aiolos/Aiolia) che avverrà nel prossimo capitolo, il leoncino deve anche ricongiungersi ad un’altra persona… Era arrivato di corsa nel regno dei vivi, attraversando l’Ade a grandi falcate e sulla sua bocca si delineava man mano il sorriso. Si trovava ora sull’Altura delle Stellle, di freonte ad Athena, la stessa dea che cinque anni orsono aveva attaccato senza riconoscere ma per la quale aveva poi subito combattuto. Si era inchinato fino a che una delle sue ginocchia non ebbe toccato il terreno ed aveva chinato la testa in segno di devozione dinnanzi alla sua dea, e lei gli aveva toccato la spalla ed aveva sorriso: “Bentornato Aiolia, fiero protettore della Quinta Casa.” Insieme a lui vi erano Shaka, Mu, Saga e Kanon, e tutti loro avevano fatto ciò che aveva fatto lui e tutti e loro avevano ricevuto la stessa risposta; ma, mentre loro rimanevano inchinati lui si era alzato e aveva rivolto una domanda alla dea: “Athena… Lo so che sono appena tornato a vivere e hai già fatto molto per me, ma posso allontanarmi per un attimo e dirigermi alle abitazioni dei Silver Saint? C’è una persona che vorrei rivedere.” E Athena aveva capito, aveva capito ed aveva annuito. Aiolia aveva di nuovo preso a correre, si chiedeva ormai se si sarebbe mai stancato di farlo, ma per ora sentirsi l’aria addosso che gli entrava nei polmoni e il cuore che batteva forte erano sensazioni fantastiche: denotavano il fatto che la morte era finbita e che la vita era tornata. Scese le Dodici Case guardando i templi ancora vuoti, si soffermò per qualche istante in quello del Leone: nulla era cambiato da quando lui abitava e proteggeva quella Casa, nulla se non la polvere e le ragnatele che insidiavano le pareti, Aiolia si ripromise che avrebbe dovuto rimettere tutto a posto, ma adesso non era il momento. Corse e corse ancora, senza fermarsi un momento, senza neanche concedersi una pausa per riprendere fiato ed infine arrivò. Lì, sulle alture di Athene vicino al Grande Tempio, si trovavano le abitazioni dei Cavalieri d’Argento. Né superò varie: Ofiuco, Perseo, Corvo, Corona Borealis e numerose altre, quasi tutte vuote anche tra quelle già citate, e poi la raggiunse: arroccata sul pendio vi era la casa verso cui era diretto, la casa dell’Aquila. Smise di correre il Cavaliere d’Oro e rimase immobile per qualche istante davanti alla porta mentre metteva a fuoco nella sua mente l’immagine che ricordava di Marin, la donna con la maschera che aveva addestrato Seiya e la donna che lui aveva sempre amato. Avvicinò la mano alla porta e bussò un paio di volte con le potenti nocche dell’armatura. Non accadde nulla, doveva ricordarselo, Marin non amava le visite se non di pochi eletti, eppure lui non voleva rovinare la sorpresa. Bussò ancora ed ancora, finchè la Cavaliere di Eagle non venne ad aprire. Come lo vide la ragazza dapprima fece un passo indietro mormorando alcune incredule parole: “A- Aiolia, non posso crederci… Sei davvero tu?” E lei davvero non poteva crederci: quante volte aveva sognato il suo ritorno? Quante volte alla mattina si era svegliata convinta che lui fosse di nuovo lì? E quante volte aveva poi pianto di nascosto ed in silenzio accorgendosi che era stato tutto un frutto della sua fantasia? Scosse la testa facendo ondeggiare i capelli rossi e Aiolia si avvicinò, allargò le possenti braccia e lei tuffò il volto mascherato sul suo petto e gli cinse la vita con le proprie braccia, lui la abbraccio a sua volta. Rimasero così, uniti in quel caldo abbraccio, per svariati minuti senza che nessuno dei due proferisse parola. Ah adesso poteva sentire di nuovo il corpo caldo di Marin abbracciato al suo, Aiolia desiderava solo che quel momento non finisse mai e Marin lo stesso. Le carezzò con dolcezza le spalle ed entrambi si tolsero le armature per poter sentire meglio i corpi l’uno dell’altra. Fecero scivolare le loro mani fino ad incontrarle e ne unirono le dita, rimasero così, con le dita intrecciate tra loro e i petti che si alzavano e si abbassavano l’uno contro l’altro. “Sono cinque anni che aspettavo di rivederti, non sai come sono contento di essere di nuovo qui, con te.” Mormorò Aiolia passandole una mano tra i rossi capelli ondulati, fino a far scendere le sue mani sulla sua maschera, aspettò qualche istante col cuore che gli palpitava forte nel petto: “...Posso?” Chiese, e Marin annuì. Con dolcezza il leone dorato prese i lati della maschera e la levò dal viso della ragazza. Per la prima volta poteva vedere i suoi bellissimi lineamenti e poteva perdere il proprio sguardo in quello di lei, i suoi occhi azzurri in quelli castani della ragazza, e capì che non desiderava altro se non restare con lei. Marin arrossì in viso e tornò a tuffarlo sul petto del leone. Era cosciente della promessa che aveva appena fatto: una Saint cui viene visto il viso da un maschio ha solamente due possibilità: ucciderlo o amarlo, e lasciando che lui le togliesse la maschera aveva deciso di sugellare quel loro sentimento. Sentì le dite di Aiolia alzarle il mento e farla guardare in alto, verso di lui, e vide il suo viso avvicinarsi al suo. Sentirono le loro morbide labbra unirsi e le loro lingue giocare a rincorrersi dentro la bocca, sentirono i loro cuori battere all’unisono l’uno con l’altro. Poi il bacio finì ed i loro volti si staccarono, tenendosi ancora per mano si sdraiarono sull’erba vicino alla casa dell’Aquila, e rimasero lì, sdraiati l’uno accanto all’altra respirando piano e sentendo i lori corpi vicini: “Potremmo anche farlo…” Disse lei e lui annuì, e su quello stesso prato fecero l’amore per la prima volta, e quando i loro corpi si unirono capirono di non aver mai provato tanta goia e tanta dolcezza, poi col respiro affannato rimasero lì, ripensando a quel momento e aspettando di vivverlo di nuovo. Ok il capitolo non è venuto molto lungo ma spero sia stato comunque di vostro gradimento^^ Primo vero e proprio capitolo d’amore nella mia storia che, tra l’altro, riguarda la mia coppia preferita^^ Spero in vostre recensioni e nel fatto che vi sia piaciuto questo proseguio^^ Passo ora a rispondere alle recensioni: @stellarium: hehehe neanche io sono una grande fan dei saint di pongo XD Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo e ti ringrazio davvero tanto per avere aggiunto la mia fanfiction ai preferiti^^ @saga73: grazie per la recensione e spero davvero di non averti delusa con questo capitolo^^ Per il fatto di non averli resuscitati tutti devo ammettere che non vedo molto di buon occhio perdsonaggi come Dohko, Deathmask e Aphrodite^^” |
Capitolo 11
*** Fratelli ***
Eccomi di nuovo qui^^ (come vedete ho deciso di aggiornare velocemente e di darvi una certa continuità, spero vi faccia piacere^.^) e, come avevo anticipato nel capitolo scorso e come si evince dal titolo, stavolta tocca alle due coppie di fratelli ricongiungersi; il capitolo è diviso in due parti: la prima riguarda Mu e Kiki e la seconda Aiolos e Aiolia… Ma ora basta con la presentazione e lascio parlare i personaggi^^ L’Ade era ormai un ricordo, anche se pochissimo tempo era passato da quando si era trovato lì. Cinque anni se ne erano andati dopo l’ultima guerra sacra. Cinque anni di patimenti e sofferenze nel Cocito, ed ora nuovamente il dolce e faticoso respiro della vita. L’aria che entrava dentro i polmoni e ne fuoriusciva. Sembrava una cosa normale cui lui non aveva mai dato peso, considerandola inutile e passeggera… Ma anche tra le cose inutili e passeggere qualcuna ha importanza. Nella mente del sacro guerriero dell’Ariete cominciò a formarsi l’immagine di un bimbo dai capelli rosso fuoco. L’ultima volta che l’aveva visto aveva ancora sette anni. Kiki, questo era il nome del bambino; un bambino che condivideva il suo stesso sangue: suo fratello. Neanche a lui aveva mai dato poi molta importanza. Mu si morse impercettibilmente le labbra a quel pensiero. Si era accorto dell’importanza di suo fratello minore solo quando non avrebbe più potuto rivederlo. Non gli aveva mai detto che era contento di averlo come fratello, non gli aveva mai detto che gli voleva bene. Ma ora forse poteva ripagare a quegli errori. Usò il teletrasporto per raggiungere la lontana casa nel Pamir dove aveva sempre vissuto e dove, probabilmente, il fratello viveva ancora. Kiki infatti era lì, era lì già prima che arrivasse Mu, era sempre rimasto lì. L’intero palazzo senza porte era stato tenuto in ordine e pulito, compresa la stanza di Mu, anzi forse la stanza di Mu più di tutte le altre. Il bambino non lo aspettava, non poteva aspettarlo, dato che non avrebbe mai pensato che lui sarebbe potuto tornare. Aveva pianto quando aveva sapto della sua morte, e si era scusato con Athena per aver versato quelle lacrime. Aveva pianto anche se in vita non erano mai stati realmente vicini: Mu si teneva su un piano più alto, quasi un piedistallo che lui non riusciva a raggiungere. Con Seiya e gli altri era stato più facile, loro lo avevano accettato quasi subito; ma tutti gli addestramenti che seguiva ed ogni cosa che faceva non bastavano a farsi guardare dal fratello maggiore e sentirsi dire, quantomeno, che era stato bravo. Eppure gli mancava. Gli mancava Mu e per quanto non avrebbe mai creduto gli mancavano anche i suoi silenzi ed i suoi occhi gelidi, purchè fosse di nuovo lì gli avrebbe sopportati senza problemi. Il teletrasporto fu immediato e il Cavaliere posò entrambi i piedi, con delicatezza, sul pavimento della casa. La sua camera era perfettamente in ordine e pulita, come la teneva lui in passato… Eppure in tutti quegli anni almeno un po’ di polvbere avrebbe dovuto formarsi. Si incamminò a passo lento tra le varie stanze il Cavaliere d’Ariete, fino ad entrare in salotto, dove scorse un bimbo che presto sarebbe diventato ragazzo che, seduto per terra con le gambe incrociate, guardava un vecchio dipinto che li ritraeva insieme. Mute lacrime premettero contro gli occhi del ragazzo, ma Mu non gli permise di uscire. Si avvicinò silenziosamente al ragazzino, fino ad essergli dietro ed anche lui guardò quella foto. Erano vicini ma non si toccavano minimamente; Mu aveva sempre voluto il suo spazio che non poteva essere invaso da nessuno. Aspettò un altro po’ il Cavaliere d’Ariete, ricordando a malapena i momenti passati col fratello minore. Poi gli guardò i capelli rosso fuoco, gurdando la sua testa china su quella foto. Mu non poteva sapere che espressione avesse il bambino, poteva anche essere di rabbia, eppure sporse le braccia e strinse a sé il corpo caldo del bambino. Kiki si voltò di colpo, reclinando la testa al contrario e, come si accorse che era arrivato quell’abbraccio che non aveva mai ricevuto sorrise, si voltò e si strinse al fratello magiiore. I corpi del giovane e del bambino si unirno nell’abbraccio. Il più grande accucciato a stringfere il più piccolo ed i capelli rossi di Kiki sommersi insieme al suo viso in quelli lunghi di color viola pastello del ragazzo. E rimasero così, abbracciati ancora a lungo senza che nessuno dei due volesse sciogliere quell’abbraccio mai avvenuto prima. Aiolia era infine tornato dalla sua dea, lì al cospetto di Athena e si era inginocchiato di nuovo, per ringraziarla di avergli lasciato il tempo di rivedere Marin e di vivere gli attimi che giudicava i più belli della sua vita. Ma quando il ginocchio sinistro del leone dorato ebbe appena toccato il suolo la voce di Athena lo riscosse: “Non avere tanta fretta di tornare, c’è un’altra persona che desidera rivederti, Aiolia.” Il giovane alzò il iso sorpreso e senza dire parola si levò in piedi di nuovo. Chi altri poteva aspettare di rivederlo? Un lampo gli attraversò il cervello, ma il ragazzo scosse immediattamente la testa. Non doveva pensarci, non poteva permettersi di farlo, ci sarebbe rimasto troppo male se un’altra volta non sarebbe stato vero. Si limitò ad annuire Aiolia, con la gola seccata di troppe domande che voleva porre ma che non osava chiedere. Poi i suoi occhi notarono un’altra figura, dietro la statua di Athena pareva attendere qualcuno, ed i capelli della figura erano uguali ai suoi, gli occhi dello stesso colore di quelli che aveva lui, però il suo corpo non era così forte e muscoloso, anche se lo era fin troppo per l’età del ragazzo: quattordici anni. E dietro la statua Aiolos attendeva, le braccia pazientemente conserte sul petto. La sua solita calma era ora innaturale: attendeva quel re-incontro da diciotto lunghi anni, eppure non muoveva un muscolo; non era neanche andato a chiamarlo, l’aveva semplicemente lasciato detto. Lui sapeva ma non voleva forzare le cose. Aspettò di vedere che il leone dorato guardasse nella sua direzione, incontrasse i suoi occhi e si avvicinasse a lui. E Aiolia si avvicinò mentre bagnava la gola con la poca saliva che gli era rimasta: “Oh mia Dea… Non ci credo! Non ci posso Credere!” Gridò il ragazzo, ed Aiolos lo vide correre. Vide come il bambino che conosceva era cresciuto, come gli somigliava… Come adesso egli fosse più grande di lui. E a passo lento si avvicinò anche il Cavaliere del Sagittario, andando incontro ad Aiolia. Il Cavaliere del Leone non riuscì a trattenere le lacrime che gli rigavano l’armatura, luccicando sotto i raggi del sole, mentre correva. E anche Aiolos finì di aspettare e gli corse incontro. Le loro braccia si unirono ed i loro corpi si strinsero. Aiolia avrebbe voluto poggiare il suo viso contro il petto del fratello eppure, adesso che gli era vicino, notava che era diventato più alto lui del fratello. Si limitò a poggiare la testa sulla sua spalla il leone ed Aiolos lo strinse a sé. “Quanto tempo è passato… Per quanto tempo ho dovuto vivere da solo… Io sono contentissimo di poterti avere di nuovo vicino Aiolos!” Mormorò Aiolia e il sagittario gli scompigliò bonariamente i capelli. “Diciotto anni sono tanti, non è vero fratellino?” Aiolos riuscì a sbiascicare solo quelle poche parole, poi dai suoi occhi cominciarono a scivolare goccie d’acqua calda e salata… Dopo tanto tempo il sagittario dorato aveva pianto di nuovo, ma questa volta erano lacrime di felicità. Ok, mi rendo conto che il capitolo non è venuto un granchè… Ma spero vi sia piaciuto comunque^^ e vi ringrazio ancora per le splendide recensioni, siete fantastici^^ Passo ora a rispondere personalmente alle persone che mi hanno recensita questa volta: @SHUN DI ANDROMEDA: sono contenta che sei tornata a recensireeee!!! Grazie mille davvero per i complimenti ^//^ @Lady Of Evil Nanto86: anche tu sei tornata a recensire^^ grazie mille anche a te per la recensione^^ @stellarium: e questa volta Aiolia ha incontrato Aiolos^^ contenta? Spero di sì^^ fammi sapere con una recnesione ^.^ |
Capitolo 12
*** Stagioni ***
Sì, lo so… Mi son fatta attendere fin troppo a lungo, chiedo perdono per la mia scarsissima velocità di aggiornamento, ma ora eccomi di nuovo qui, ad aggiornare la mia fanfiction più lunga… Anche perché adesso per i nostri Cavalieri è arrivato il momento di affrontare una nuova missione, una nuova battaglia che li vedrà impegnati contro le forze del male… Sperando che abbiate ancora voglia di continuare a leggere, ecco a voi^^ Ah, seppure in ritardo, buone
vacanze estive a tutti J Il tempo di ritrovarsi, dei saluti e della tenerezza era finito; era un’amara legge che accompagnava la vita dei Cavalieri, tutte quelle cose erano solo una minima parte della loro esistenza; e così doveva essere perché loro, prima che a chiunque altro, dovevano essere legati ad Athena. Saori avrebbe voluto aspettare ancora; concedere loro quei momenti di ritrovata serenità, ma non vi era tempo, purtroppo. Aveva resuscitato i Cavalieri
d’Oro perché una nuova e grande minaccia si stava palesando all’orizzonte:
grandi e possenti sconvolgimenti climatici stavano percuotendo il mondo con la
forza degli elementi. Le Stagioni si erano risvegliate. E il cosmo fece il suo dovere, chiamando a sé i Cavalieri d’Oro, come una luce attira gli insetti nelle calde notti d’estate. Il primo a raggiungerla fu lui, colui che proprio dalla velocità prendeva il nome. Aiolos si voltò in direzione della sua Dea e le si rivolse col suo tono pacato: “Qualcosa la turba, Athena?” Chiese, in direzione di ella. Saori lo guardò e poi guardò gli altri, ormai arrivati anch’essi richiamati dal cosmo; quindi parlò, e la sua voce lasciava intendere che la battaglia a cui dovevano prepararsi tutto poteva essere meno che facile. “Le Stagioni si sono
risvegliate.” Sperava di essere stata chiara, eppure le sue parole risultavano difficilmente comprensibili persino a sé stessa. Ad ogni modo non poteva certo mostrarsi impaurita, lei ormai lo sapeva: doveva essere una guida per i Cavalieri, e questo sarebbe stata, non lasciando più che i suoi sentimenti prevalessero sul suo ruolo divino. Saga si fece avanti, e le sue
iridi azzurre incontrarono quelle viola di Athena: Mai come in quel momento i Cavalieri d’Oro erano stati uniti, ma quella loro unione era necessaria, e questo la giovane che ospitava l’anima della Dea lo sapeva bene: la battaglia che in quel momento lei e i suoi guerrieri più forti si preparavano ad affrontare era la più pericolosa di tutte… Da quello che dicevano gli antichi testi, ancora più pericolosa della Guerra Sacra contro Ade. Rimasta sola nella Tredicesima
Casa, Saori si arrotolò preoccupata una ciocca dei capelli:la felicità rischiava
di essere nuovamente turbata. Sospirò uscendo per concedersi una boccata
d’aria: Temo che questo capitolo non sia
venuto per niente bene L
ad ogni modo mi serve per introdurre il nuovo schieramento che spero vi
affascini e che descriverò nei prossimi quattro capitoli… Spero di ricevere
qualche vostro parere, e soprattutto spero che abbiate ancora voglia di leggere
questa fanfiction^.^ E adesso vi lascio alle risposte alle vostre stupende
recensioni: @Princess Missy: beh era ora che Aiolia le togliesse la maschera, avevano aspettato fin troppo XDXD scherzi a parte son davvero contenta ti sia piaciuto e spero continuerai a seguire la storia^^ @Spartaco: perfetta addirittura? ^////^ così mi monto la testa XD mi dispiace ma vedo Mu in modo diverso: per me è un po’ freddo ma sotto sotto molto buono^^ spero mi recensirai ancora un saluto^.^
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Capitolo 13
*** Sirya, la Primavera ***
Ciao a tutti, rieccomi ad aggiornare la mia fanfiction più lunga e faticosa (però è ora che vado avanti che dura da più di un anno ormai e spero di riuscire ad arrivare a darle un finale dignitoso che, per fortuna, ho già in testa)… Vi ringrazio davvero per le recensioni che mi spingono a continuare a scrivere^^ Da questo capitolo, come anticipato nel precedente, farete la conoscenza di alcuni personaggi di mia invenzione (tratti dal libro che vorremmo scrivere io e mio fratello ed adattati all’universo de “I Cavalieri dello Zodiaco)… Spero riusciranno ad affascinarvi. Scusate la prefazione fin troppo lunga ed ecco a voi la fanfiction: Un tenue raggio di sole dal calore tiepido e la luce soffusa si irradiò in direzione del tempio che si ergeva su una fresca collina. Il vento giocherellava sui fili d’erba facendoli dondolare sotto la dolce brezza fresca e cullandoli con la cura che avrebbe una madre con il suo bambino. Dolcezza. Era quella la sensazione che andava disperdendosi nell’aria, condensandosi sui dolci ciuffi e sui teneri boccioli che poi il tiepido sole con una carezza lucente faceva sbocciare. Anche il tempio era ricoperto di fiori e piante rampicanti che si inerpicavano tra le corinzie colonne e i capitelli su cui erano incise le foglie d’acanto venivano ricoperti dalla reale pianta che portava quel nome. Era un tempio grande che sembrava da un lato abbandonato a sé stesso e dall’altro curato con un’attenzione quasi maniacale. Sopra il tempio cinguettavano le rondini che proprio lì avevano deciso di nidificare. E in quell’atmosfera aurea vi era una giovane i cui lunghi capelli ricci del color del castagno si riflettevano sotto i raggi di sole che parevano giocare tra i ricci della ragazza. La giovane era seduta su un
giaciglio di erba e fiori, e i suoi occhi smeraldini riflettevano il mare d’erba
che aveva intorno. L’espressione della figura era come assorta in pensieri
lontani ed eterei, noti soltanto agli dei, perché tale lei era: Sirya,
“Noi dei, lontani anni luce da questo mondo, esagerati rispetto alle sue creature…Possiamo dunque essere degni di scegliere l’andamento della vita mortale?” Mormorò a bassa voce e le sue parole sembravano un sospiro lieve. Era giovane e dal suo corpo non dimostrava più di diciotto anni. Era soltanto da un anno che aveva conosciuto la sua natura di dea, e da lì le cose avevano via via preso a cambiare. Sospirò voltando gli occhi al cielo. Una stretta tenera e forte le cinse la vita, lasciandole un dolce senso di protezione e la bella sensazione di essere comunque libera. Il giovane prese a carezzarle il ventre sporgente e a salire dandole una leggera carezza al seno, arrivando ad abbracciarla sopra le spalle e a cingerle dolcemente il collo con le labbra in baci teneri e appassionati. “Cosa ti turba, Sirya?” La voce di Alpheratz era preoccupata e vicina. Sirya gli tese la mano e intrecciò alle sue le proprie dita. Sospirò portandosele nuovamente al grembo gonfio. Alpheratz sorrise teneramente: non era concesso ciò che portava quel grembo: lei era una dea e lui un mortale, non era concesso che avessero un figlio… Ma quello non gli aveva bloccati, né aveva fatto questo la giovane età. In realtà il figlio non era stato cercato, ma aveva voluto esserci e loro avevano deciso di tenerlo. Sirya sospirò di nuovo, stringendosi al suo fido guerriero. Tra tutti i Cavalieri delle Quattro Stagioni era colui a cui si sentiva più legata: Alpheratz Cavaliere dell’Alba, l’eroe. “Gli dei non dovrebbero interferire con le vite dei mortali… Vero?” Gli pose la domanda in un sussurro. Alpheratz la portò ad appoggiare il viso al suo petto con una tenue carezza e sorrise amaramente. Ricordava quello che era successo con un’altra dea, che le aveva portato via uno dei suoi migliori amici. “Già…” Assentì in un sussurro il guerriero. Sirya strinse più volte le mani sulla maglia di Alpheratz. Prima che conoscesse la propria natura ed i propri poteri infatti Sirya aveva sempre cercato la protezione di quel combattente, di quell’eroe… E anche quando i tempi erano cambiati, ogni tanto, ricercava ancora quel senso di protezione. Alpheratz la abbracciò con dolcezza, carezzandola lentamente. “Sarà giusta questa storia dell’Unione?” Chiese infine la giovane dea. Il ragazzo non rispose subito, ci pensò un attimo lasciando che il canto degli uccellini riempisse il silenzio creatosi. “Non lo so Sirya, ma mi fido di
te… Faremo quello che tu decidi di fare, perché tu saprai trovare la scelta
giusta.” Sirya si sedette sul prato lasciando che i fili d’erba la carezzassero e che la dolce brezza fresca le scompigliasse i lunghissimi capelli correndo sul vestito leggero che ne circondava le prosperose forme. Il giovane rimase a guardarla, rapito da quella bellezza e dallo splendore del suo cosmo che andava accendendosi. Un’aura verde brillante si sprigionò dal corpo della dea, riempiendo l’ambiente di colore. Era uno spettacolo senza pari: come un arcobaleno puro dopo una pioggia acida. Il cosmo emanato dalla giovane sembrava rischiarare anche l’anima del ragazzo, come a purificarla. Alpheratz inspirò a pieni polmoni, lasciando che l’aria impregnata di quel cosmo gli entrasse nei polmoni insieme all’ossigeno. Sirya intanto teneva gli occhi chiusi ma nella sua mente non vi era il buio, ad occhi chiusi si poteva vedere più chiaramente. Non guardare o osservare che erano cose impossibili da compiere tenendo gli occhi chiusi; ma vedere, nel vero senso della parola.
Disse con voce ferma e sicura e, abbagliata di un cosmo bianco e lucente l’armatura andò a costruirsi sul corpo del Cavaliere. Per qualunque evenienza lui sarebbe stato pronto a combattere, doveva proteggere Sirya… D’altronde questo era quello che aveva sempre fatto e pensato. Capitolo finito… Avete conosciuto
la prima dea: @Lady Of Evil Nanto86: ancora per l’azione temo che dovrai aspettare, intanto vi devo far conoscere i nostri nuovi personaggi XD… Spero ti sia piaciuto comunque il capitolo e fammi sapere^^ @Camus: davvero ti piace tantissimo? Ne sono davvero felice =) comunque ho resuscitato solo i saint sui quali riuscivo a scrivere bene… Spero ti sia piaciuto anche questo capitolo, fammi sapere^^ @Spartaco: ed eccomi qui con un nuovo capitolo^^ Allora che te ne è parso della Primavera? La prima stagione è arrivata, e presto conoscerai anche le altre tre… Anzi un giorno ti dovrò raccontare la vera storia di questi personaggi ;) comunque son contenta che ti sia piaciuto tanto lo scorso capitolo^_^
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