Mr. Sesso

di Meow_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'incontro con Mr. Sesso ***
Capitolo 2: *** Numeri ***
Capitolo 3: *** Ragazze indesiderate ***
Capitolo 4: *** Chiarimenti ***
Capitolo 5: *** Cambio di programma ***
Capitolo 6: *** Scenate e delusioni ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** What are you talking about? ***
Capitolo 9: *** Test ***
Capitolo 10: *** Squirtle ***
Capitolo 11: *** This is not a goodbye ***
Capitolo 12: *** Forget me ***
Capitolo 13: *** POV del ragazzo incasinato ***
Capitolo 14: *** Unexpected ***
Capitolo 15: *** The fireman ***
Capitolo 16: *** Punch ***
Capitolo 17: *** A strange nightmare ***
Capitolo 18: *** Just a Game ***
Capitolo 19: *** Paura ***
Capitolo 20: *** I don't care ***
Capitolo 21: *** Nel frattempo ***
Capitolo 22: *** Tutto finito ***
Capitolo 23: *** Pace ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** L'incontro con Mr. Sesso ***


CAPITOLO PRIMO

L'incontro con Mr. Sesso






   Era ricreazione, e Mary, come sempre, era seduta sul banchetto fuori dalla sua classe, insieme a Sofia. Stavano parlando del più e del meno, ascoltando un po’ di musica, quando un ragazzo alto e con un accenno di barba si avvicinò a loro; era di qualche anno più grande. Il ragazzo le fissò per un attimo e Sofia lo guardò male; Mary lo fissò stupita. Poi il ragazzo spostò lo sguardo verso il basso e allungò una mano. Mary e Sofia si spostarono immediatamente, guardandolo con fare sospettoso. Ad entrambe passò per la mente che il ragazzo non avesse esattamente buone intenzioni. Invece, il ragazzo tirò fuori dal ripiano sotto il banco un libro.
« Scusate » disse il ragazzo.
   Mary e Sofia annuirono, come per dire che non c’era problema; Sofia si alzò e tornò in classe, mentre Mary restò da sola con il ragazzo.
   Come al solito, i compagni di classe delle due ragazze stavano facendo un casino assurdo. In quel momento si stavano tirando un astuccio, divertendosi come dei bambini di dieci anni.    Convinti che fosse di Mary, iniziarono a chiamarla. Lei tornò in classe, nonostante il ragazzo le stesse chiedendo aiuto.
   A quel punto, Sofia notò che in realtà l’astuccio era il suo, e iniziò a rincorrere i vari compagni per cercare di riprenderselo. Mary uscì dalla classe e vide che il ragazzo non si era mosso dal banchetto. Si sentì un po’ in colpa per averlo lasciato lì, dopo che lui le aveva chiesto aiuto.
« Che succede? » chiese Mary, sorridendo, per cercare di rimediare.
« Oh, grazie. Ho un compito di Filosofia, e non mi ricordo questo termine! Ho già chiesto di andare in bagno 7 volte! Lo puoi cercare tu e poi mi metti un’orecchietta sulla pagina? » chiese il ragazzo, quasi supplicandola.
   Mary rise e prese il libro.
« D’accordo, ma in che classe sei?» chiese Mary.
« Quinta » rispose il ragazzo, indicando l’aula affianco al banchetto.
   Mary iniziò a sfogliare il libro, ottenendo scarsi risultati, mentre il ragazzo rientrava in classe. Nel frattempo, Sofia tornò al banchetto finendo di mangiare l’ultimo pezzo del suo panino. Non capendo che libro avesse in mano le chiese spiegazioni, così Mary le spiegò tutto quello che era appena successo.
   Finito il breve racconto, Sofia alzò le sopracciglia, noncurante. Mary continuò a cercare per tutto il tempo, ma la campanella suonò e lei non aveva ancora trovato niente.

*

   Mary ripensò più volte al breve incontro, nei giorni seguenti. Si erano detti poco più di qualche frase, ma Mary non riusciva a togliersi dalla testa quella conversazione. In più, continuava a pensare al ragazzo, chiedendosi se, alla fine, fosse riuscito a combinare qualcosa nel compito in classe.
   Ogni volta che passava accanto alla sua classe, sbirciava dentro, cercando di vederlo, ma lui non c’era mai.
‘Vaffanculo’ pensava Mary, ogni volta.

   Finalmente, dopo quattro giorni, Mary lo incontrò; erano entrambi soli. Le pupille di Mary si dilatarono quando lo videro e le brillarono gli occhi; lui, in risposta, sembrò non averla nemmeno vista.
« Ehi! » gridò Mary.
   Il ragazzo si girò di scatto e la guardò, cercando di capire se stesse chiamando lui o qualcun altro.
« Com’è andato il compito? » chiese Mary, vedendo che lui non apriva bocca.
« Oh, » il ragazzo sembrò ricordarsi solo in quel momento chi fosse Mary « Ho preso 4 »
   La faccia di Mary si contorse in un’espressione sofferente. « Mi dispiace » disse.
« Se solo avessi saputo il significato di quel termine… » borbottò, più rivolto a se stesso che a Mary.
   Mary si sentì ancora più in colpa del giorno precedente.
È tutta colpa tua se ha preso 4 disse una vocina antipatica nella testa di Mary.
Doveva studiare prima! Rispose la coscienza di Mary.
Sì, ma lui ti aveva chiesto aiuto!
Non poteva pretendere che ci riuscissi!
D’accordo, però ora ti odia, ed è solo colpa tua.
« Basta! » urlò Mary, rendendosi conto solo alcuni secondi dopo di aver parlare a voce alta.
   Il ragazzo la guardò confuso. Mary si sentì arrossire leggermente.
« Ehm, cioè, scusa… M-mi dispiace, se avessi potuto aiutarti…» farneticò Mary.
« Non ti preoccupare, non è colpa tua » la tranquillizzò il ragazzo, anche se Mary avrebbe giurato di vedere un briciolo di disprezzo nei suoi occhi. « Ora torno in classe, ciao »
« Sì, ciao » rispose Mary, delusa, anche se il ragazzo se n’era già andato.

*


   Ormai Mary pensava sempre e solo al ragazzo. Ormai era ufficiale: il ragazzo le piaceva.
Non l’aveva più incontrato, dopo il breve dialogo, e ormai era più che convinta che lui la odiasse. Non ne aveva motivo, ma forse aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno per il suo brutto voto. Mary ormai si rassegnò alla probabilità di diventare sua amica, o magari qualcosa di più…
   Contro tutte le previsioni di Mary, una mattina il ragazzo si avvicinò a lei. Mary non poteva credere ai suoi occhi, forse stava sognando. Invece no, il ragazzo era proprio venuto da lei.
« Ehm, ciao… Volevo chiederti scusa per l’altro giorno, sono stato un po’ brusco, ma sai… Ero ancora arrabbiato per il voto! Quest’anno ho l’esame, sai, e non posso permettermi dei votacci » disse il ragazzo.
   Mary riuscì a stento a collegare la bocca al cervello e formulare la frase.
« Io, ehm, no, be’, non ti preoccupare! » disse.
« Sicura? Non vorrei ci fossi rimasta male » rispose lui.
Io? Rimasta male? Ma che scherzi? Mi sono fatta solo una settimana di seghe mentali e paranoie, ma figuriamoci!
« No, no, tranquillo » Mary sorrise nervosamente.
« Meglio così… Comunque, posso andare all’interrogazione per recuperare il 4 » disse il ragazzo.
« Oh, bene, mi fa piacere! » rispose Mary, anche se non gliene importava molto.
Baciami, baciami, baciami, chiedimi di uscire, baciami, chiedimi il numero, chied-
« E stavolta studierò prima » continuò il ragazzo, sorridendo.
« Meglio così » rispose Mary, e tornò a concentrarsi sui suoi pensieri.
Baciami, chiedimi il numero, chiedimi se ci sono su facebook, baciami
   Il ragazzo notò lo scarso interesse di Mary, che in realtà era immersa nei suoi pensieri, e il suo sorriso svanì all’istante.
« Be’, io vado » disse il ragazzo.
« Cosa? Oh, ciao » rispose Mary.
Sono una cogliona, sono una cogliona, sono una cogliona!
   Mary si chiese per il resto della giornata come mai si fosse comportata in quel modo. Si sentiva una stupida, si era comportata in modo assurdo; ora il ragazzo avrebbe pensato che a lei non importasse un accidenti.

   Dopo una settimana, Mary decise che era il momento di parlarne con qualcuno. Se avesse tenuto tutto per sé, probabilmente sarebbe esplosa.
« Sofi… » disse Mary.
« Sì? » chiese Sofia.
« Io… Credo che mi piaccia uno » rispose Mary.
   Sofia alzò lo sguardo di scatto e spalancò gli occhi.
« CHI? » chiese.
« Ehm, hai presente quel ragazzo che si era avvicinato… A ricreazione… E mi aveva chiesto aiuto con filosofia? » disse Mary.
   Sofia ci pensò un attimo.
« No » rispose.
« Dai, quello che sembra Jack Sparrow, di quinta » continuò Mary.
   Sofia spalancò gli occhi ancora di più e la guardò malissimo. Jack Sparrow?
« Non ho idea di cosa tu stia parlando » rispose Sofia.
« Dai, quello con la barbetta » proseguì Mary.
« Barbetta? Non c’è nessuno con la barbetta » rispose Sofia.
« Sì, invece! Dopo te lo faccio vedere! » rispose Mary.

   All’uscita videro tutti quelli di quinta uscire davanti a loro, tutti tranne il ragazzo che piaceva a Mary.
« Quindi? » chiese Sofia.
« Oh, ‘fanculo, non c’era » rispose Mary.
Sofia sbuffò.

   Dopo giorni di continue ricerche al misterioso ragazzo, finalmente lo incontrarono. Erano sulle scale, Mary e Sofia salivano, lui scendeva.
« Oddio, oddio, è lui! » sussurrò Mary, indicando vagamente il ragazzo.
   Sofia alzò un sopracciglio. « Lui? » chiese.
« Sì, lui. È mmhh, mlmlml» rispose Mary, agitandosi parecchio.
« Ti calmi? E la smetti con questi versi? » disse Sofia, divertita.
« Scusa, ma è troppo… mmmh… Guardalo, è troppo bbbbbono» rispose Mary, pronunciando la parola ‘bono’ con almeno cinque b.
« Insomma… » commentò Sofia.
« Cosa? » chiese Mary, sconvolta « Lui è il sesso che cammina, anzi, che scende le scale. Lui… Lui è Mister Sesso! »
« Mister Sesso? » chiese Sofia, scoppiando in una fragorosa risata.
« Sì! Mister Sesso, è perfetto. » rispose Mary. 




Oddio, non posso crederci, l'ho scritta veramente! 
Ok, ciao a tutti, comunque! Dovete sapere che questa ff è nata da una conversazione ironica. Va be'. 
Le protagonista è la mia carissima amica Mary (extraordinharry) e in alcune parti compaio anche io :3
Be', comunque, ringrazio chi ha letto questo capitolo e soprattutto che mi ha sopportato. 
A presto, bye bye :') 


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Capitolo 2
*** Numeri ***


CAPITOLO 2
Numeri






Mary era da sola dentro una classe, seduta su un banco; tutti sembravano essere spariti. Picchiettava le dita sulla coscia, nervosamente. Guardava il cellulare, senza fare niente di preciso. In quel momento sentì qualcuno entrare.
Con sua grande sorpresa, era Mr. Sesso, e sorrideva. Sembrava piuttosto contento. ‘Per cosa?’ si chiese Mary, ma non ebbe tempo di rifletterci sopra.
   «Ehi» disse Mr. Sesso, con una voce incredibilmente sensuale.
Mary sentì il suo corpo andare in ebollizione; le si mozzò il fiato. Aprì la bocca, cercando di formulare una frase, ma non ebbe nemmeno il tempo di provarci che Mr. Sesso la zittì.
   «Shh, non è il momento di parlare» le disse, sorridendo maliziosamente e avvicinandosi a lei sempre di più.
Mary deglutì a forza, e fece di ‘sì’ con la testa, anche se in realtà non aveva nessuna intenzione di parlare.
Mr. Sesso ormai era vicino a lei, che era rimasta come paralizzata sul banco su cui sedeva. Le portò una mano vicino al viso e iniziò ad accarezzarle una guancia; Mary si sentì sciogliere.
Pensò di non poter sopravvivere ancora, sentiva che la morte era vicina. Aveva voglia di saltargli addosso, e malediceva Mr. Sesso perché stava perdendo tutto quel tempo prezioso.
   «Come stai?» le chiese, sempre con lo stesso tono di voce.
Mary lo guardò sbigottita, che razza di domanda era?
   «B-bene» balbettò Mary, in preda al batticuore.
   «Mi fa piacere» rispose lui. Parlava lentamente, e Mary lo maledisse mentalmente perché non si sbrigava a fare qualsiasi cosa volesse fare.
   «D-dove sono t-tutti?» chiese Mary; ormai il suo viso e quello di Mr. Sesso erano a meno di dieci centimetri di distanza.
   «Andati» rispose semplicemente Mr. Sesso.
Andati, in che senso?
   «Ma non ci importa di loro, dico bene?» continuò lui, con lo stesso sorriso malizioso di poco prima.
Mary arrossì leggermente e abbozzò un sorriso, non sapeva cosa rispondere.
Mr. Sesso si sedette sul banco, affianco a Mary, e le afferrò per i fianchi facendola sedere sopra di lui. Mary stava letteralmente per esplodere. La situazione si era evoluta così in fretta: poco tempo prima avevano iniziato a parlarsi e ora, così, senza preavviso, lui era venuto da lei e l’aveva fatta sedere sulle sue gambe.
Mr. Sesso continuò ad accarezzarle il viso, a volte facendo passare qualche dito tra i capelli. Mary rabbrividiva ogni volta che lui la sfiorava, e continuava a chiedersi perché fosse così lento.
All’improvviso, Mr. Sesso fece per sdraiarsi, e Mary per poco non perse l’equilibrio. Sorrise imbarazzata per la pseudo-figuraccia, ma lui le rispose con un sorriso sincero, affascinato.
Si sdraiò completamente sul banco e aiutò Mary a posizionarsi in modo da stare comoda.
«Ecco, così» le aveva detto, mentre la faceva stendere sopra di lui.
Mary non riusciva a credere di essere veramente lì, sdraiata sopra il ragazzo sul quale tanto aveva fantasticato. I loro corpi erano a contatto e Mary percepiva tutto il calore che il corpo di Mr. Sesso emanava. Voleva confessargli tutto, dirgli che dal primo momento che l’aveva visto l’aveva fatta impazzire, ma Mr. Sesso fu più svelto.
Le agganciò il busto con un braccio muscoloso e la fece avvicinare ancora di più; ormai i loro visi erano ad un paio di centimetri di distanza. Mary chiuse gli occhi, incredula, mentre avvicinava lentamente le labbra al ragazzo che tanto le piaceva. Mr. Sesso le morse piano un labbro, poi iniziò a baciarla dolcemente.



Driin-Driin.
Erano le 6:30, e la sveglia di Mary suonava senza pietà, rompendo quell’armonioso silenzio che regnava fino a poco prima nella sua stanza.
Mary diede un colpo brusco al cellulare per spegnere la sveglia, non capendo cosa stesse succedendo. Un secondo prima era con Mr. Sesso, sdraiata sopra di lui su un banco di scuola; perché ora era in camera sua? Rimase spaesata per alcuni istanti, poi riguardò il cellulare. Terrore. Era ora di alzarsi.
Realizzò tutto in un secondo: stava sognando.
   «Vaffanculo, sveglia del cazzo!» si espresse nella sua massima finezza per ringraziare l’amica sveglia che le aveva interrotto forse il più bel sogno della sua intera vita.
   «Maria?» chiese sua madre, a bassa voce, aprendo la porta della sua camera.
Mary rispose con una specie di grugnito.
   «Ti ho sentita gridare, che succede?» chiese sua madre.
   «Mpf, no, niente» rispose Mary.
Sua madre alzò le sopracciglia e la guardò male, poi uscì dalla camera.
Mary non ci poteva ancora credere. Sembrava tutto così vero, per un attimo aveva creduto davvero che Mr. Sesso la volesse baciare.
Si preparò svogliatamente, pensando continuamente al sogno appena fatto. A momenti le venne voglia di piangere, ma si riprese immediatamente dicendosi che non poteva piangere per una cosa del genere.
Stava per uscire di casa, quando vide un’immagine appesa al suo muro: il suo Zayn.
Come poteva dimenticarsi di lui, il suo grande amore? Come gli avrebbe spiegato che ora c’era un altro?
Se prima Mary stava male, ora stava peggio. Era combattuta: Zayn o Mr. Sesso?
Mr. Sesso sembrava così irraggiungibile. Invece, Zayn, nonostante fosse sempre in giro per il mondo e la vedesse davvero poco, aveva sempre dimostrato di essere molto legato a Mary.
Anche un po’ troppo legato, a dire la verità. Mary ricordava tutte le volte che il giovane cantante dei One Direction l’aveva minacciata, in preda alla gelosia: «Se tu tradire me, io fare boom! Io fare esplodere me, te e amante, se tu tradire me!» urlava.
Mary scoppiava a piangere ogni volta che il ragazzo la minacciava con l’esplosivo nascosto nella cintura e il detonatore in mano; Mary, però, sapeva che Zayn lo faceva solo perché era molto innamorato di lei.
Infatti, questi litigi si concludevano sempre in progetti sui loro futuri figli: Zayn ne voleva diciotto, Mary un po’ meno; così, barattando come si fa con i vucumprà, erano scesi a soli dodici figli. Era un buon compromesso.
Decise di non pensare più a Zayn, che tanto era in giro per il mondo e sarebbe tornato chissà quando. Un piccolo svago non l’avrebbe di certo fatto esplodere, no? Lontano dagli occhi, lontano dal cuore.

*

Mentre andava a scuola, mandò un messaggio alla sua amica Sofia:

-Non puoi capire il sogno che ho fatto, mlmlml.

Facendola morire per la curiosità, perché come sempre non volle aggiungere altro al messaggio. Sofia la mandò a ‘fanculo circa venticinque volte da quel momento all’arrivo a scuola, finché Mary non le raccontò per filo e per segno tutto ciò che aveva sognato.
Finito il racconto, Sofia aveva un sorriso pervertito stampato in faccia.
   «Eh, i sogni erotici di Mary» disse, ridacchiando.
   «Non è vero!» rispose Mary, dandole un colpo innocuo sulla spalla, ma Sofia continuò a ridere e a prenderla in giro.


*

Durante l’ora di educazione fisica, come sempre, le due amiche rimasero sedute a cazzeggiare sulla panca affianco al banco del professore. Del professore non c’era nemmeno l’ombra, così Mary decide di dare una sbirciatina casuale al registro della sezione di Mr. Sesso.

   Mary e Sofia erano due brave stalker, infatti, alcuni giorni prima, avevano cercato più o meno tra gli amici di tutta la scuola per trovare il profilo facebook di Mr. Sesso, guardando il profilo di chiunque si chiamasse Riccardo. Riccardo, questo era il nome di Mr. Sesso. Inutile dire che alla fine erano riuscite nel loro intento.

Mary sfogliò  nervosamente il registro, finché non arrivò alla pagina con l’elenco della classe di Mr. Sesso. Fece scorrere velocemente l’indice sulla fila di nomi, finché non lo trovò. Sorrise, notando che sul registro c’era scritto tutto quello che un perfetto stalker potrebbe desiderare.
Si segnò il numero di casa: ‘Casa Mr. Sesso’ e lesse avidamente l’indirizzo, come se stesse progettando di appostarsi lì notte e giorno.
Poi decise di contare le sue possibili rivali amorose: ogni individuo di sesso femminile – e maschile, come sottolineò Sofia, scherzando– praticamente urlando ogni nome che leggeva, finché Sofia le disse di smetterla.
Mary si sentiva realizzata per essere in possesso di quelle inutili preziosissime informazioni.

   Tornando dalla palestra, Mary sembrò illuminarsi. Sofia la guardò scettica.
   «Senti questa,» esordì Mary «Nome: Riccardo. Cognome: ***[1]. Sesso: che cammina» e scoppiarono entrambe in una fragorosa risata.
Suonò la ricreazione e le scale si riempirono di gente, travolgendo Mary e Sofia. Mary si girò per prendere a parolacce quei bufali inferociti che le avevano appena travolte, ma proprio in quel momento inciampò su qualcosa. O meglio, andò a sbattere su qualcuno, facendolo cadere e rimanendo impigliata tra le sue gambe. Sofia quasi piangeva dalle risate, pregustandosi una bella scena.
Mary si girò di scatto e non seppe se vergognarsi di più per la figuraccia o per la persona che aveva fatto cadere: era Mr. Sesso.
Incredibilmente, si trovava nella stessa esatta posizione del suo sogno, e questo la imbarazzò non poco.
Mr. Sesso sorrideva nervoso, quasi volesse scusarla per quell’incidente. Mary iniziava a gustarsi quella vicinanza, quando Mr. Sesso si rialzò in un attimo. Negli occhi di Mary si poteva leggere chiaramente la delusione per essere stata privata di quel contatto.
   «Scusami» mormorò Mary.
   «Non ti preoccupare» rispose Mr. Sesso, accompagnando la frase con un gesto della mano.
   «Be’, io vado…» disse Mary, quasi sperando che lui la trattenesse.
Mr. Sesso la salutò con un altro cenno della mano, e Mary era pronta ad abbandonarsi alla delusione, quando, con sua grande sorpresa, le afferrò un braccio.
   «Aspetta» disse Mr. Sesso. Mary si girò di scatto.
Forse lui si rese conto di aver agito troppo precipitosamente, cosicché mollò subito la presa.
   «Volevo, ehm, chiederti se… Mi puoi aiutare con lo studio» chiese lui, tutto d’un fiato.
Mary sorrise, un ragazzo di quinta che chiede aiuto ad una di seconda? Oh, certo!
   «Con piacere» rispose Mary, sorridendo.
   «Perfetto, grazie! Allora, ehm, ti mando un messaggio dopo così ci mettiamo d’accordo!» disse Mr. Sesso, quasi entusiasta.
Mary annuì, contenta, ma poi si ricordò di un piccolo particolare.
   «Ehm, scusa, tu non hai il mio numero» gli fece notare.
Nella sua testa una vocina ripeteva: ‘il numero di Mr. Sesso, il numero di Mr. Sesso!’ e Mary sorrideva sempre più soddisfatta.
   «Se mi passi il telefono…» disse Mr. Sesso.
Mary non se lo fece ripetere due volte, gli passò il telefono e Mr. Sesso scrisse il suo numero.
   «Mandami un messaggio dicendo che sei tu, così segno il tuo numero. A dopo» rispose e si allontanò.

Mary ormai saltava di gioia e, presa dall’euforia di avere il numero del ragazzo che le piaceva, si era totalmente dimenticata di salvarlo. Si era rimessa il telefono in tasca così com’era, e quando, un’ora dopo, lo tirò fuori per mandare un messaggio, vide un numero scritto sul display e si chiese di chi fosse.
Purtroppo agì ancora prima di pensare; si ricordò che era il numero di Mr. Sesso solo nell’esatto momento in cui aveva ormai cancellato l’ultima cifra.
   «Cazzo, no, porca puttana, merda!» disse per almeno quindici minuti, maledicendosi in tutte le lingue del mondo. 






Salve a tutti! Mi scuso per l'attesa infinita :c
Spero che questo capitolo via sia piaciuto :3 
Ringrazio tutte le belle persone che hanno letto e recensito lo scorso capitolo, kajdhfksjf, e aggiunto la storia tra seguite, preferite e via dicendo. 
Ci vediamo col prossimo aggiornamento, che spero possa essere al più presto!! 

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Capitolo 3
*** Ragazze indesiderate ***


CAPITOLO 3
Ragazze indesiderate






Mary passò il pomeriggio a maledirsi per non aver salvato il numero di Mr. Sesso.
Per un attimo ebbe un’idea geniale: poteva scrivergli su facebook che aveva perso il numero e chiederglielo di nuovo. Ma iniziò subito a farsi mille paranoie, del tipo: “Se gli dico che ho perso il numero, penserà che non mi interessa” oppure “Se lo cerco per richiederglielo, magari penserà che ci tengo troppo a lui”.
Accese il computer speranzosa, dicendosi che avrebbe senza dubbio trovato una scusa perfetta. Ma, per sua sfortuna, aveva finito i megabyte per internet.
«Fanculo» imprecò Mary.
Afferrò il cellulare con rabbia, iniziando ad innervosirsi. Provò ad aprire internet, con scarsi risultati.
“Il tuo credito non è sufficiente…”
Mary sbatté il telefono per terra, anche più forte di quanto avrebbe realmente voluto.
Era bloccata lì, senza internet e senza il numero di Mr. Sesso. Non poteva farci nulla, e non poté nemmeno evitare di pensare quello che avrebbe creduto lui. “Sicuramente penserà che me ne frego” pensò tra sé e sé Mary.
Passò la serata così: deprimendosi perché non poteva fare nulla.

La mattina dopo, come sempre, non riuscì a vedere Mr. Sesso. Ormai credeva che fosse fatto apposta, o che lui si nascondesse da lei. Insomma, per un motivo o per l’altro, riusciva a vederlo pochissimo, solo se era fortunata.
Ma Mary era una ragazza ottimista, non si poteva mica far demoralizzare per queste sciocchezze.
Salì le scale lentamente, maledicendo le mattine presto a scuola; quando ormai aveva perso le speranze, ecco che lo vide: Mr. Sesso era appena uscito dalla porta della sua classe. Mary sorrise e fece per andargli incontro. Lui la guardò appena, non la salutò nemmeno e si diresse dritto ai bagni.
Mary si sentì gelare: cosa aveva combinato di tanto grave?
Non poté rimanere lì tutta la mattina a pensarci sopra, così, controvoglia, entrò in classe e si preparò a fantasticare per le seguenti tre ore su di lei e Mr. Sesso.

Mr. Sesso stava camminando velocemente per i corridoi. C’erano altre persone, ma sembravano troppo indaffarate per notarlo. Mary era dietro di lui, e cercava di raggiungerlo, ma non ci riusciva; aveva il respiro affannato e le gambe sembravano troppo pesante.
«Ehi» urlò Mary.
Mr. Sesso si girò, per un attimo sembrò spaesato. Poi la vide e sorrise.
«Ciao» disse lui, in un tono che era l’esatto contrario di quello di Mary.
Lui era calmo, rilassato, mentre Mary a momenti sveniva.
«Posso parlarti?» chiese Mary, respirando a fatica.
Aveva i battiti cardiaci accelerati, e non era solo colpa della faticaccia che aveva fatto.
«Certo» Mr. Sesso sorrise.
«Io volevo chiederti scusa per l’altra sera… Sai, non ti ho mandato un messaggio perché avevo perso il tuo numero» Mary abbassò lo sguardo, imbarazzata «E non potevo nemmeno dirtelo su facebook perché...»
«Va bene, non importa.» tagliò corto Mr. Sesso, un po’ seccato.
«Come?» chiese Mary, un po’ confusa.
«Ho detto che non importa. Non è importante che tu abbia il mio numero.» rispose Mr. Sesso.
«Ma avevi detto che… Ti dovevo aiutare a studiare…» continuò Mary.
«Studiare? A che serve studiare?» chiese Mr. Sesso.
Mary alzò un sopracciglio. Alcuni giorni prima sembrava così depresso per un 4.
«Devi sapere che ora c’è un ragazza… Io e lei facciamo cose molto più divertenti che studiare» disse l’ultima parola come se fosse una malattia gravissima. Aveva uno strano sorriso stampato in faccia, che a Mary non diceva niente di buono.
«Io non capisco… Non capisco perché ti comporti così» disse Mary.
«Non capisci? A che serve andare a scuola, quando hai una ragazza con la quale puoi passare il tuo tempo?» chiese Mr. Sesso.
«Non intendevo questo, comunque, che cazzo di ragionamenti sono? Solo perché hai una ragazza non devi più andare a scuola?» chiese Mary, iniziando ad arrabbiarsi.
«Cosa c’è di strano? Per caso sei gelosa?» chiese Mr. Sesso, provocatorio.
Mary si sentì avvampare. Effettivamente sì, era gelosa. Ma non era solo per questo che si stava arrabbiando. Ormai lui aveva quasi finito, che senso aveva mollare la scuola proprio ora? E poi, per una ragazza! Mary si chiese chi fosse questa maledetta ragazza, e dentro di sé stava nascendo un certo istinto omicida nei confronti di questa graziosa signorina.
«N-no! Sono preoccupata per te!» rispose Mary.
Mr. Sesso le rise in faccia. Mary era nervosissima, aveva voglia di spaccare tutto quello che li circondava. E poi, se Mr. Sesso avesse abbandonato la scuola, lei non l’avrebbe più visto!
Lui continuava a sghignazzare, prendendosi gioco di lei. Mary non resistette più, e fece per dargli uno schiaffo.
Mr. Sesso la bloccò prontamente, e Mary si sentì invadere di calore per quel tocco improvviso. Mr. Sesso sorrise, malizioso. A Mary ricordò quel sogno che aveva fatto due giorni prima.
Mary prese coraggio e lo baciò. Lui rispose a quel bacio, mettendole un braccio intorno alla vita e stringendola a sé. Con l’altra mano scese un po’ più in basso, ma Mary non fece troppe storie.
Mary lo abbracciò forte, e pensò “Ora sei mio”, ma proprio mentre lo pensava, si sentì afferrare per le spalle. Una ragazza la stava staccando da Mr. Sesso.
Pronta ad ammazzarla, Mary si girò, ma quello che vide la disgustò.
Una sua vecchia compagna di classe, una ragazza che detestava totalmente, una di quelle ‘popolari’.
Guardava prima Mary e poi Mr. Sesso, trattenendo a stento una risata e guardandola con aria di pietà.
Mary l’avrebbe voluta strozzare, ma prima che potesse fare qualcosa, si sentì nuovamente scuotere per le spalle…

«Mary… Mary, cazzo, Mary…»
Mary alzò di scatto la testa, mentre delle luci fortissime le abbagliarono la vista. “Sono in ospedale, oppure in  paradiso” fu il primo pensiero di Mary.
Chiuse gli occhi per ripararsi dalla luce e sbadigliò a lungo, ma quanto riaprì gli occhi, capì che non si trovava né in paradiso, né in ospedale.
La professoressa la guardava come se le avesse appena fatto una domanda e stesse aspettando una risposta.
Sofia guardò Mary, e dall’espressione si intuiva qualcosa come “Sei nella merda.”
Mary si guardò intorno e si diede mentalmente della cogliona. Si era fatta trascinare dai filmini mentali su Mr. Sesso, un po’ troppo. Si era addormentata in classe, nel bel mezzo della lezione.
Controllò ogni singolo compagno di classe, per accertarsi che non ci fosse la sua vecchia compagna di classe, Alessia, “quella stronza”.
«Allora, come si traduce il piuccheperfetto congiuntivo passivo?» chiese la professoressa.
«Eh?» chiese Mary, ancora nel mondo dei sogni.
La professoressa la guardò, infuriata, ed era pronta a scrivere sul registro. Sofia suggerì velocemente a Mary la risposta esatta, che si salvò all’ultimo.
La professoressa fece una smorfia d’assenso e tornò a tortur-interrogare altri compagni.
Mary si accasciò sul banco.
«Non puoi capire il sogno che ho fatto» disse, ma stavolta senza alcun entusiasmo.
«Ancora?» sbuffò Sofia. Non ne poteva più dei filmini mentali su Mr. Sesso che Mary le raccontava.
Mary scosse la testa. «No, non di quel tipo.»
Sofia inarcò un sopracciglio.
«Sì, ok, c’eravamo io e Mr. Sesso… Però c’era anche… Alessia, e poi… Mr. Sesso mi diceva che non voleva andare più a scuola perché… perché aveva una ragazza… Oddio, è così ovvio! La ragazza era Alessia! Non possono stare insieme, no, no! Non pos…»
«Mary» la interruppe Sofia.
«Sì?» chiese Mary.
«Uno: era un sogno. Due: Alessia chi?» chiese Sofia.
«Alessia Alessia! Quella puttana!» disse Mary, rabbiosa.
Sofia fece una faccia disgustata, anche lei non la poteva sopportare.

A ricreazione Mary cercò in tutti i modi di parlare con Mr. Sesso, che la evitò ogni volta. Passarono i venti minuti e Mary non era nemmeno riuscita a dirgli ‘Ciao’. Mary, un po’ per disperazione, entrò su facebook dal telefono di Sofia e si mise a guardare le foto di Mr. Sesso, cosa che aveva già fatto circa duecentoventimila volta. Stava guardando una delle tante foto, quando le cadde l’occhio su un commento. Era Alessia: “mmh, sei imbarazzante”
Mary spalancò gli occhi, ma continuò a leggere.
Mr. Sesso aveva scritto: “Sei antipatica♥” Sì, con tanto di cuore. Mary stava per stritolare il telefono, incapace di andare avanti in quella conversazione.
Il suo sogno era vero, dunque?
L’avrebbe fatta impazzire vedere Mr. Sesso con qualsiasi ragazza che non fosse lei, ma con quella oca di Alessia non l’avrebbe mai potuto sopportare.
Sofia lesse i commenti e le diede una pacca sulle spalle. «Vedrai, sono solo amici» cercò di rassicurarla.
Mary non rispose.


Finalmente suonò la campanella dell’uscita, e tutti si precipitarono verso le scale. Mary scorse Mr. Sesso, giusto due o tre persone davanti a lei.
«Adesso gli parlo, giuro che lo fermo!» disse Mary a Sofia.
Arrivati all’uscita, l’aveva quasi raggiunto. Stava per fermarlo, quando si bloccò all’improvviso. C’era lei, Alessia, davanti al cancello dell’uscita. Salutava qualsiasi ragazzo o ragazza che fosse vestito di marca dalla testa ai piedi. Nel suo gruppetto, infatti, erano tutti così.
Alessia vide Mr. Sesso e gli sorrise. Lui fece lo stesso e la raggiunse. Mr. Sesso diede un bacio sulla guancia ad Alessia, ma lei rispose dandogli una pacca sul culo.
«Quella brutta puttana…» iniziò Mary, dirigendosi verso i due.
Sofia la fermò appena in tempo. «Cosa vuoi fare?» le chiese.
«Ammazzo prima lei, e poi lui, ecco cosa faccio!» era visibilmente fuori di sé.
«Rilassati!» disse Sofia.
Ora Mr. Sesso e Alessia si stavano abbracciando. Mary stava per scoppiare.
«Riccardo!» urlò Mary, facendo girare tutti.
Si girarono anche Mr. Sesso e Alessia. Il primo la guardò con aria scocciata, la seconda trattenne a stento una risata, proprio come nel sogno.
Mary avanzava con i pugni serrati, ma quando raggiunse i due si pentì immediatamente di quello che aveva fatto. Non sapeva cosa dire, non poteva rimproverare Riccardo e tantomeno Alessia.
«Che c’è?» chiese Riccardo, brusco.
«Io… Ti volevo parlare… Per ieri sera» disse Mary, in imbarazzo.
Alessia alzò gli occhi al cielo, come per dire “Questa sfigata” ma Mary fece finta di non notarla.
«Non adesso»rispose Mr. Sesso, afferrò il braccio di Alessia e se ne andò.
Mary rimase ferma dov’era e Sofia la raggiunse, e notò che aveva gli occhi lucidi.
«Mary…» cercò di consolarla.
«La odio, la odio!» rispose Mary, e corse verso la macchina di suo padre.

Quando Mary era a casa le squillò il telefono. Si chiese chi osasse disturbarla, mentre lei cercava di studiare fisica.
«Sciao amore!» disse una voce familiare.
«Zayn?» chiese Mary. Non si sentivano da due settimane.
«Sorpresa! Indovina!» disse Zayn, raggiante.
«Non lo so, dimmelo tu» rispose Mary, un po’ scocciata.
«Cosa c’è? Tu no ama più me? È così?» chiese Zayn, iniziando ad alterarsi.
«No, Zayn, rilassati» cercò di calmarlo Mary.
«C’è altro ragazzo? Mary, dimmelo! C’È ALTRO RAGAZZO? IO MI FARE ESPLODERE SE TU…»
«ZAYN! Basta, mi hai rotto le palle con questa storia dell’esplosivo. Non ci crede nessuno, chiaro? E poi non c’è nessun altro ragazzo! Io amo solo te, lo sai» mentì Mary, in parte.
«Umh, ok, comunque io posso farmi esplodere davvero…Non sono balle» disse Zayn, in tono molto più moderato.
«Sì, va be’. Cosa dovevi dirmi?» chiese Mary.
«Sto partendo ora! Faccio un salto a Londra e tra due giorni sono da te! Non sei contenta?» Zayn era in ritorno da un tour in America.
«Contentissima» disse Mary, e riattaccò.
La confusione prese il sopravvento. 








Hola! So che avrei dovuto aggiornare secoli fa ma, ehm, sono stata molto impegnata u.u
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto!
Comunque, ringrazio quelle splendide persone che leggono e recensiscono, e anche tutte quelle che hanno la storia tra seguite, preferite e ricordate.
Love you ♥
Be', non ho nient'altro da dirvi, quindi me ne vado :3 
A presto! 


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Capitolo 4
*** Chiarimenti ***


CAPITOLO 4

Chiarimenti






Mary era molto triste per Mr. Sesso. Era quasi depressa, a dirla tutta. Si chiedeva per quale dannato motivo lui continuasse ad evitarla. Qualche giorno prima le aveva chiesto il numero, e ora non le parlava nemmeno.

Il numero…

‘Non può non volermi parlare solo per quello, non è possibile’ si disse Mary, ‘è davvero impossibile. Anche perché questo vorrebbe dire che Mr. Sesso ci tiene a me. Oddio, ha tutto senso, invece! Lui ci tiene a me, quindi c’è rimasto male perché non l’ho cercato’
Sì, ma prima era con Alessia, e sembravano così felici… Disse una vocina nella testa di Mary.

‘Dettagli, sicuramente l’ha fatto per farmi ingelosire’ rispose Mary, sempre mentalmente.

Se tu ne sei sicura…

«Oh, vaffanculo, brutta vocina di merda. Mi hai rotto i coglioni, ok?» sbottò Mary, a voce un po’ troppo alta.
«Maria!» la rimproverò sua madre, che per sua sfortuna stava passando proprio in quel momento davanti a camera sua.
«Cazzo…» mormorò Mary.
«Maria, guarda che ti ho sentita!» la rimproverò nuovamente.
«Scusa, scusa!» rispose Mary.
«Mmh, sì, scusa. Chissà cosa tutto dici quando non ci sono» disse sua madre.
«Ma figurati!» rispose Mary, pensando più o meno al numero di parolacce che diceva ogni giorno. Effettivamente, era meglio che sua madre non sapesse nulla.
Forse avrebbe iniziato a guardarla in modo diverso, se avesse scoperto anche solo in parte quant’era fine sua figlia.
Ma questi sono dettagli insignificanti.
Mary passò il resto della serata a farsi filmini mentali su lei e Mr. Sesso; ora che tutto le sembrava chiaro non aveva più dubbi: doveva parlargli e risolvere tutto. Doveva fargli capire che lei ci teneva veramente a lui e, soprattutto, dove uccidere quella brutta puttana di merda di Alessia.
Andò a dormire con le migliori intenzioni per il giorno seguente. E immancabilmente sognò Mr. Sesso. D’altronde erano giorni che lo sognava ogni notte.





La mattina dopo, tanto per cambiare, non lo vide. Ma era determinata a parlargli, e non voleva aspettare l’uscita. Anche perché probabilmente ci sarebbe stata Alessia ad aspettarlo.
A ricreazione non lo vide da nessuna parte, così si fece coraggio. Prese un bel respiro e si diresse verso la quinta. Non si può dire entrò in classe, perché si tenne a debita distanza dalla porta. Stava già morendo dall’imbarazzo, e probabilmente non avrebbe mai avuto il coraggio di chiamarlo. Mr. Sesso la vide, interruppe di colpo la chiacchierata che stava facendo con un suo compagno di classe e si avvicinò a Mary. Il sorriso era scomparso dal suo viso.
«Che vuoi?» chiese, brusco.
«Spiegazioni, magari?» chiese Mary, con un pizzico d’ironia.
«Non vedo cosa ci sia da spiegare» rispose Mr. Sesso, girandosi.
Mary lo afferrò prontamente per un polso, e si ricordò per un attimo del sogno/film mentale fatto in classe.
«Riccardo» disse in tono fermo «Non me ne vado di qui finché non parliamo come si deve. E non ti lascio andare» sembrava una minaccia di poco conto, visto che Mr. Sesso era circa il doppio di Mary, ma bastò comunque a fermarlo.
«Dimmi cosa vuoi, veloce» rispose Mr. Sesso.

Mmh, vediamo, vorrei sbatterti al muro, pensò Mary.

«Vorrei capire perché mi eviti» disse, invece.
Mr. Sesso sbuffò, accennò un sorriso che non aveva niente di felice e scosse lievemente la testa.
«Allora?» chiese Mary, impaziente.

Perché cazzo non risponde?
 
«Calmati» rispose lui.
Calmarsi? come poteva solo lontanamente pensare che Mary potesse calmarsi in una situazione del genere? Ma il cervello ce l’aveva o faceva finta?
«Rispondi» lo esortò Mary.
«E sentiamo, tu hai voglia di spiegarmi perché io ho aspettato un intero pomeriggio con i cellulare in mano, come un coglione, aspettando che qualcuno si degnasse di mandarmi un messaggio o farmi uno squillo, quando ovviamente era troppo impegnata per il sottoscritto?» chiese tutto d’un fiato Mr. Sesso, sembrava essersi liberato di un peso.
Mary arrossì lievemente, in imbarazzo. Dunque, tutti i suoi ragionamenti erano veri. O almeno, lo erano in parte.
«È davvero… È per questo?» Mary non poteva crederci.
«No, ma figurati! Io mi diverto a trattare male la gente così, senza motivo» la prese in giro Mr. Sesso.
«Senti, mi dispiace. Per sbaglio ho cancellato il numero prima di salvarlo, lo so, sono una stupida. Mi dispiace, davvero» tentò di scusarsi Mary.
«Mmh» disse Mr. Sesso, pensieroso. Sembrava indeciso se fidarsi o no, se perdonarla o meno. «Quindi ti sei dimenticata di segnare il mio numero»
«Sì, ma non l’ho fatto a posta! Te l’ho detto, mi dispiace» rispose Mary.
«Comunque grazie per la considerazione» disse Mr. Sesso.
Ma a che gioco stava giocando? Lui che si metteva a parlare di considerazione? Mary iniziò seriamente a pensare che lui si divertisse nel prenderla per i fondelli.
«Ho cercato di parlarti, ma tu mi evitavi!» si giustificò Mary.
«Mmh, sì, va be’. Hai altro da dirmi?» chiese Mr. Sesso.
«Sì, cazzo, sì. Voglio chiarire! Riccardo, io…» iniziò Mary.
«Aspetta un attimo. Io non ho idea di come ti chiami, a dir la verità. Non ci siamo mai presentati veramente, come fai a sapere il mio nome?» chiese Mr. Sesso.
Mary arrossì violentemente fino alla radice dei capelli.
«Ehm… Io…. Ecco… Ho sentito un tuo amico, un giorno…» balbettò Mary.
Mr. Sesso sorrise un poco, e forse fu proprio per quel motivo che decise di lasciarsi alle spalle tutta quella faccenda.
«Facciamo finta che io ti creda. Tu come ti chiami, ragazza di seconda? Sai, non ho mai sentito nessuna tua amica chiamarti» disse Mr. Sesso, sorridendo.
«Maria, cioè, Mary» rispose Mary.
«Come ti devo chiamare, scusa?» chiese Mr. Sesso.
Col telefono, pensò Mary.
«Mary»
«D’accordo, Mary» rispose Mr. Sesso.
Mary sorrise, guardò il telefono e si accorse che rimanevano solo due minuti alla fine della ricreazione.
«Senti, stavo pensando…» disse Mr. Sesso.
 Mary alzò lo sguardo verso di lui e inarcò le sopracciglia.
«Ti va di uscire?» chiese.
Il cuore di Mary iniziò a battere all’impazzata. Era tutto vero? Era sicura che non fosse un sogno?
A quanto pareva sì, era tutto vero.
«Certo… Certo che mi va!» rispose Mary, riuscendo a malapena a formulare quelle parole per la gioia.
«Bene, perfetto. Quando ci ved…» chiese Mr. Sesso.
«QUANDO VUOI» rispose Mary, con un po’ troppa foga.
«Questo pomeriggio?» chiese Mr. Sesso.
«Sì, dove…» la campanella della ricreazione li interruppe.
«Facciamo che mi dai il tuo numero, visto che io non me lo dimentico, e ci mettiamo d’accordo dopo» rispose Mr. Sesso.
Mary gli diede il numero e lui fece subito uno squillo, poi tornarono entrambi nelle rispettive classi.
Inutile dire che Mary ascoltò ben poco di quello che i professori stavano spiegando.
Dopo un’ora e mezzo di lezione, Sofia si era stancata di parlare praticamente da sola, visto che Mary rispondeva a tutto con versi o gesti.
«Si può sapere che cazzo è successo?» chiese Sofia.
«Aaaaaah…» rispose Mary, con lo sguardo perso nel vuoto.
«Mary, mi sto incazzando. Cagami» continuò Sofia.
«Mmmh?» chiese Mary, come se si fosse accorta solo in quel momento della presenza di Sofia.
«Mary, o mi rispondi, o giuro che non scrivo il prossimo capitolo di “Mr. Sesso”» la minacciò Sofia.
«No, no, ferma! Mr. Sesso mi ha chiesto di uscire» rispose velocemente Mary.
Sofia non riuscì a trattenere un sorrisino compiaciuto, e tornò a seguire la lezione.


All’uscita Mary e Sofia videro che Alessia era di nuovo venuta a prendere Mr. Sesso. Questa volta, però, lui non sembrava esattamente entusiasta di vederla. Lei lo abbracciò, ma Mr. Sesso si irrigidì.
«Che hai?» chiese Alessia.
«Nulla» rispose Mr. Sesso.
«Dai, e dimmelo!» continuò Alessia.
«Ti ho detto che non ho nulla!» sbottò Mr. Sesso.
«Non è vero, è solo che non vuoi dirmelo. Dai, tesoro…»
«Senti, perché non te ne vai un po’ a fanculo?» urlò quasi Mr. Sesso.
Alessia spalancò gli occhi e la bocca, offesa. Subito dopo serrò le labbra, furiosa, e si allontanò.
Mr. Sesso si girò verso Mary, e disse: «A dopo» fece un breve sorriso e se ne andò.
Mary a momenti saltava di gioia. Si era liberata di quella stronza e aveva un appuntamento con Mr. Sesso. Cosa poteva esserci di migliore di questo?

«Sto partendo ora! Faccio un salto a Londra e tra due giorni sono da te! Non sei contenta?»

Ricordò all’improvviso Mary. Oh, merda.
Però effettivamente aveva tutto il tempo che voleva, no? Avrebbe pensato a gestire la cosa in seguito, c’era ancora un lunghissimo giorno per rifletterci.
Ora doveva solo pensare a prepararsi per l’appuntamento con Mr. Sesso, non voleva preoccuparsi di altro. Iniziò a pregustarsi il pomeriggio, mentre aspettava un messaggio di Mr. Sesso con data e luogo dell’appuntamento, pensando a cosa sarebbe potuto succedere. O meglio, a cosa sperava che succedesse. 





Ciao a tutti, splendori. Mi scuso per il ritardo, ma sono un disastro. Eh, portate pazienza. 
Però posso assicurarvi che il prossimo capitolo arriverà prima del previsto, perché mary mi stressa  ho tanta ispirazione :D
Ringrazio di cuore chi legge e recensisce, siete dei tesori. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. 
Un bacio a tutti


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Capitolo 5
*** Cambio di programma ***


Capitolo 5
Cambio di programma





Aveva il numero di Mr. Sesso.
Sarebbe uscita con Mr. Sesso.
Lei e Mr. Sesso si sarebbero baciati e… No, questo non apparteneva alla realtà. Anche se Mary ci sperava profondamente.

Quel giorno Mary doveva andare a pranzo da sua nonna. C’era tutta la sua famiglia, e questo la turbava, perché non aveva minimamente appetito.
Era elettrizzata, fuori di sé, al pensiero di uscire con Mr. Sesso.
Per quanto tempo l’aveva immaginato, ed ora era tutto così reale…
Aspettava di vedere comparire da un momento all’altro quel nome che aveva dato vita alla sua gioia:
Mr. Sesso 69
Ecco come l’aveva segnato in rubrica.
Immaginò di essere con lui e che per qualche strana ragione lui vedesse il nome con cui l’aveva registrato. Si sentì subito in imbarazzo e, dispiaciuta, si costrinse a cambiarlo.
Riccardo
Sì, così andava decisamente meglio. Si trattenne a forza dal ‘decorare’ il nome con cuori o altre cretinate, come avrebbe volentieri fatto.
Non riuscì a mandare giù nulla, a pranzo, perché il pensiero dell’uscita imminente con Mr. Sesso non usciva nemmeno per un istante dalla sua testa.

«Maria, mangia, sei così magra…» disse sua nonna.
«Nonna, non ho fame» sbottò Mary.
«Secondo me è innamorata.» sghignazzò sua zia.

Mary abbassò la testa sul piatto e iniziò, controvoglia, a mangiare.

«Mary, guarda che se vuoi fare sesso con un ragazzo che ti piac…»
«PAPÀ, ti prego


«Mary, ma quindi ti piace qualcuno?» chiese suo padre, mentre la riaccompagnava a casa.
«Be’, sì… C’è un ragazzo… Io lo chiamo Mr. Sesso, perché è il sesso che cammina.»
«Ho sentito abbastanza.»
Mary si pentì terribilmente di aver dato quella risposta così avventata.


Tornata a casa, fuori di sé dalla gioia, iniziò subito a pensare a come vestirsi, truccarsi e farsi i capelli. Quella dannata piastra, per una volta, si sarebbe degnata di farle i capelli lisci?
Andò a lavarsi i capelli, nonostante se li fosse già lavati quella stessa mattina. Mary aveva delle fisse un po’ strane, come quella di lavarsi i capelli in continuazione. A volte capitava che se li lavasse anche due volte al giorno.
Asciugati i capelli, mentre sceglieva i vestiti, le venne subito voglia di rilavarseli. Era più una sensazione psicologica. E se Mr. Sesso l’avesse vista con i capelli sporchi?
Mary, i tuoi capelli sono pulitissimi, le ricordò la vocina dentro la sua testa, il suo grillo parlante.

Scelse gli abiti migliori che potesse trovare, ma subito cambiò idea. Nonostante volesse far colpo su Mr. Sesso, scelse subito abiti più comodi. Era più forte di lei, ma non sarebbe mai riuscita ad affrontare un’uscita del genere senza indossare abiti che la facessero sentire a suo agio.

Si passò la piastra mille volte, finché i suoi capelli non furono davvero lisci.
Dopo quindici minuti dall’ultimo colpo, però, qualche disgraziato tornò ad arricciarsi.
Fanculo, capelli del cazzo, fanculo.
Si sarebbe ripassata la piastra anche prima di uscire.

Però il messaggio di Mr. Sesso non arrivava.
Mary pensò di chiamarlo, ma poi probabilmente sarebbe apparsa come una specie di stalker.
Non che io non lo sia, alla fine, pensò Mary. Ma dovette trattenersi.
Aspetto un’altra mezzora, ma niente. Iniziò a preoccuparsi, erano già le quattro, a che ora voleva uscire?
Mandò al diavolo tutti i buoni proposito riguardo al “Non chiamarlo, non apparire insistente” e lo chiamò.
Una rivoltante vocina metallica la informò che “Il telefono da lei chiamato potrebbe essere spento o non raggiungibile”
Mary fu presa dal panico. L’aveva illusa? L’aveva presa in giro? Ma sì, in fondo, non poteva essere uno scherzo architettato da lui e quella grandissima troia di Alessia?
Tutto si fece improvvisamente più chiaro.
Mary si sentì così umiliata.


-Un’ora prima, a casa di Mr. Sesso


Mr. Sesso stava pensando a come vestirsi per l’appuntamento. Non aveva ancora avvisato Mary sull’orario, ma c’era ancora tempo e l’avrebbe chiamata dopo.
Entrò in doccia, ma appena insaponatosi, suonò il campanello.
Imprecò mentalmente, sperando che l’ospite inatteso fosse così paziente da lasciargli almeno finire la doccia.
I suoi genitori, tanto per cambiare, non c’erano.
Avevano sempre molto da lavorare, quei due, cosicché Mr. Sesso era cresciuto praticamente da solo.
Si risciacquò velocemente, concedendosi qualche minuto di acqua bollente per riscaldarsi, ma il campanello suonò di nuovo.

«Cazzo, arrivo!» urlò Mr. Sesso.
«Calmati, Ricky, io ti aspetto.» cinguettò una voce terribilmente irritante e familiare.

Cosa voleva quella stronza? Non si erano già chiariti?
Era andato da lei in un momento di sconforto. Sapeva che era una facile, così per un pomeriggio si era staccato dai suoi pensieri.
Lei era stata ben felice di accoglierlo di nuovo tra le sue braccia, visto che non aveva mai dimenticato il periodo in cui erano stati insieme.
Il campanello suonò nuovamente, accompagnato da un risolino provocatorio.

«Cazzo, Alessia, ero in doccia. Rilassati»
«Non mi scandalizzo mica, a vederti in accappatoio. Ti ho già visto con molti meno vestiti, o ti sei già dimenticato?» rise ancora Alessia.

Certo, perché sei una troia senza speranza, pensò Mr. Sesso.
Mr. Sesso le aprì e lei andò ad accomodarsi senza che le venisse detto di farlo. Si accese una sigaretta, noncurante degli sguardi assassini di Mr. Sesso.

«Ti ho detto mille volte di non fumare, qua dentro»
«Tanto i tuoi non ci sono»
«E quindi? Questa è casa mia»

Lei lo guardò, sorrise e continuò a fumare.
Tanto ti ammazzo, un giorno o l’altro.
Alessia non disse niente e si limitò ad osservarlo mentre si preparava.

«Dove andiamo, di bello?» chiese Alessia.
«Come, scusa?»
«Ti stai preparando, no? Dove mi porti?»
«Per quale ragione credi che io debba uscire con te?»
«Perché io sono qua, perché tu ti stai facendo bello e perché l’altro giorno non sembravi molto infastidito dalla mia presenza»
«Ho cambiato idea, e comunque mi sembrava di essere stato chiaro, all’uscita»

Alessia rise di gusto.

«Tu credi davvero di poterti liberare di me così facilmente?» chiese Alessia.
«Ti odio, lo sai?» sbottò Mr. Sesso.
«Non dirai così, la prossima volta che starai male per qualche ragazza.» lo prese in giro Alessia.
«Io non sto male per nessuna cazzo di ragazza.» si difese Mr. Sesso.
«Sì, certo. La verità è che quando io e te non stiamo più insieme ti sei rammollito.» continuò Alessia.
«Stare insieme? Per te quello era stare insieme?» Mr. Sesso rise.
«Mi correggo, come vuoi. Quando scopavamo allegramente. Ora sei contento?» rispose Alessia.
«È un termine più appropriato. Comunque, perché sei qui?» chiese Mr. Sesso.
«Volevo un po’ di compagnia. È vietato, ora?» sbottò Alessia.
«No, figurati. Solo che non è detto che io volessi lo stesso» rispose Mr. Sesso.
«Be’, tu vieni da me ogni volta che vuoi. Io non posso fare lo stesso? Solo tu puoi… Usarmi?» chiese Alessia.
«Alessia, sei tu che ti fai trattare così. Non hai un minimo di dignità, e te lo dico da… amico.» disse Mr. Sesso.
«Ma vai a farti fottere,» rispose Alessia, che però sorrideva « io della mia vita faccio ciò che voglio. Mi diverto, semplice.»
«Nessuno te lo vieta, però non ti lamentare» disse Mr. Sesso.
«Chi si lamenta…»
«Bene, comunque, ritornando al discorso di prima… Io devo uscire, Alessia, per cui te ne dovresti andare.» disse Mr. Sesso.
«Non ho nessuna intenzione di farlo, invece.» rispose Alessia, con un sorrisino provocatorio stampato in faccia.
«Alessia, ti prego, non fare la bambina.» la pregò Mr. Sesso.
«Hai sempre detto che ero la tua bambina cattiva» ricordò Alessia, con uno sbuffo di finta nostalgia.
«Sto parlando seriamente, cazzo. Non costringermi ad essere maleducato, devi andartene.» disse Mr. Sesso.
«Io ho altri programmi per il pomeriggio, guarda un po’. Con chi è che devi uscire? Chi è così importante da farti dire di no a me?» chiese Alessia, con una punta di gelosia.
«Nessuno che tu conosca.» rispose Mr. Sesso, acidamente.
«Oddio, non dirmi che è quella! Come sei caduto in basso, tesoro.» lo prese in giro Alessia.
«Senti, i cazzi tuoi mai? Ora vattene, per piacere.» disse Mr. Sesso, prendendo il telefono per scrivere a Mary.
Alessia si avvicinò silenziosamente e gli prese il telefono dalle mani.
«Vediamo un po’ se ho ragione… Ecco, Mary. Oddio, la chiami Mary? Che tristezza.» disse Alessia.
«Ridammi immediatamente il telefono!» urlò Riccardo.
Alessia sorrise e scosse la testa, avvicinandosi alla finestra.
«Che cazzo vuoi fare? Non fare stronzate, dammi il telefono!» disse Mr. Sesso, con una punta di ansia nella voce.

Alessia non rispose, aprì la finestra e lanciò il telefono fuori, che con un orribile rumore si ridusse in mille pezzi, dopo il volo di quattro piani.

«Ma sei impazzita? Era nuovo! Cogliona, i miei l’avevano pagato un sacco di soldi!» urlò Mr. Sesso.
«Tanto te lo ricompreranno, figurati. Ma per ora ci siamo liberati di quella scocciatura.» rispose Alessia.

In cuor suo, Mr. Sesso sapeva che Alessia aveva ragione: i suoi genitori avevano sempre colmato la loro assenza con un sacco di regali.

«Ora possiamo finalmente divertirci» disse Alessia, avvicinandosi a Mr. Sesso.
«Ma non ci arrivi da sola a capire che non ne ho voglia? Sei così stupida?» chiese Mr. Sesso, allontanandosi.
«Non sono abituata a sentirmi dire di no.» rispose Alessia, avvicinandosi a lui imperterrita.
«Vaffanculo» disse Mr. Sesso.

Alessia si sfilò la maglietta, mostrandogli il seno, reso maggiormente prosperoso a causa del reggiseno col push-up che era solita usare.
Mr. Sesso la fissò per un attimo, rimanendo imbambolato a quella vista, come qualsiasi ragazzo medio.

«Te le ricordi, vero? Lo so che ti piacciono» disse, beffarda, Alessia.
«Non… non è vero, vattene» rispose Mr. Sesso, con tono poco convincente.
«Non sei per niente convincente» disse Alessia, avvicinandosi sempre di più, finché arrivò a baciare Mr. Sesso, che non si oppose, vinto dal desiderio troppo forte e dai ricordi della loro relazione. 





Salve a tutti! Non uccidetemi per il finale, per favore. O: Ricordatevi sempre che: non esistono i bei momenti, senza quelli brutti (che saggia u.u)
Beeeeene, spero che il capitolo vi sia piaciuto lo stesso :) Grazie per chi segue la storia, la recensice, l'ha messa tra preferite o ricordate, siete davvero fantastiche. Grazie di tutto.
E vorrei ringraziare anche Mary che ha mandato una segnalazione per le scelte, jdhsfhlskhlkgfjksdlkg.
Ci vediamo col prossimo capitolo, a presto. Baci ♥


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Capitolo 6
*** Scenate e delusioni ***


CAPITOLO 6
Scenate e delusioni





Alessia ormai stava sfilando la maglietta a Mr. Sesso, sicura di sé, totalmente convinta di averlo fatto cedere.
Si alzò in punta di piedi per dargli un bacio sulle labbra, ma proprio in quel momento Mr. Sesso la allontanò, abbassandosi la maglietta.
Alessia rimase per un attimo confusa.

«Non capisco»
«Davvero? Eppure te l’ho già detto: vattene via» rispose Mr. Sesso.
«Come, scusa? Fino ad un attimo fa…»
«Ho cambiato idea»
«Non puoi fare così, cazzo, non puoi! Non puoi trattarmi come se fossi sempre a tua disposizione!» sbottò Alessia.
«Ah, no? Eppure è ciò che mi hai sempre fatto credere. Ti ho sempre usato come meglio credevo. Ogni volta che avevo voglia di scopare tu eri lì, pronta. Cosa dovrei pensare di te? Ma le cose sono cambiate. Io non ti voglio più, non mi interessa sprecare il mio tempo con una ragazza tanto stupida come te! Ora vattene, te lo ripeto per l’ultima volta.» disse Mr. Sesso

Alessia, che non era abituata ad essere respinta, si sentì più umiliata per il rifiuto di Mr. Sesso che per tutte le offese che le aveva detto.

«Me ne vado, d’accordo. Ma ricordati una cosa: non ci sarò più, quando avrai bisogno di sfogarti. Non ci sarò più quando vorrai divertirti senza pensieri. Questa me la paghi, nessuno si permette di dirmi di no! Ho la fila, sai, di ragazzi che vorrebbero essere al tuo posto. E tu che fai? Mi mandi via a calci in culo. Ma prego, esci pure con la tua cara amichetta, ma ricordati che da lei non avrai mai nulla di ciò che potevi avere con me.» rispose Alessia, con odio.
«Sarai contenta di sapere che grazie a te non posso più uscire con lei.»
«Almeno una cosa utile l’ho fatta. E comunque, sappi che me la pagherai. Oh, sì, se me la pagherai!» rispose Alessia, uscendo di casa e sbattendo la porta.

Mr. Sesso era fuori di sé dalla rabbia.
Alessia era riuscita a rovinare un pomeriggio che si prospettava molto interessante. Era riuscita a rovinargli l’umore, e in più l’aveva minacciato.
Mr. Sesso sapeva quanto Alessia fosse determinata per ciò che voleva, e non aveva dubbi sul fatto che avrebbe ottenuto tutto ciò che avrebbe voluto.
Si chiese cosa intendesse per ‘fargliela pagare’. Cosa poteva fare di tanto preoccupante, una ragazza come lei?
Probabilmente era una frase pronunciata d’impulso, probabilmente non progettava niente come vendetta, ma lui non si sentiva completamente sicuro.

Era nervoso, aveva voglia di prendersela con il mondo. Ma purtroppo il mondo non era a sua disposizione, così cercò di sfogarsi dando un calcio ad un mobile che si trovava lì affianco.
Alessia l’aveva interrotto durante i preparativi, cosicché era rimasto scalzo.
Quel calcio fu l’errore più grande di tutta la giornata, dopo l’aver aperto ad Alessia.
Con sua grande sfortuna, aveva beccato forse il tipo di legno più duro.
Una frazione di secondo prima dell’impatto si rese conto della cazzata che stava per fare; troppo tardi, però.
Nel momento dell’impatto gli parve che tutto il suo corpo prendesse fuoco, specialmente il piede. Sentì tutte le piccole ossa del piede andare in mille pezzi, il piede gonfiarsi.
Si accasciò per terra, urlando di dolore. Era sicuro di essersi rotto qualche ossa, se non tutte. Imprecò in tutte le lingue e tutti modi conosciuti, maledicendo specialmente Alessia, chi aveva fabbricato quel dannato mobile e più di tutti se stesso, per la stupidaggine che aveva appena fatto.
Si trascinò a stento verso il telefono fisso, incapace di mettersi in piedi. Si arrampicò alla bell’e meglio sul mobiletto sul quale era appoggiato il telefono, e compose in fretta un numero.
Dopo numeri squilli, quando ormai aveva quasi perso le speranze, una voce femminile rispose. 

«Pronto?»
«Mamma» disse Mr. Sesso, con un filo di voce a causa del dolore.
«Riccardo, santo cielo! Cos’è successo?»
«Ho… sbattuto… il piede. Credo di essermi rotto qualcosa, non riesco a stare in piedi.»
«Ma come faccio? Sono a lavoro! Oh, santo cielo…»
«Non ti avrei chiamata, se non fosse importante. Non riesco a muoverlo nemmeno.»
«Oh, d’accordo, dovremo andare al pronto soccorso. Arrivo subito, non muoverti di lì.»
«Come se potessi…»

Nel frattempo, a casa di Mary

Mary ormai aveva perso le speranze, Mr. Sesso non l’avrebbe mai chiamata, si era preso gioco di lei.
Si diede della stupida anche solo per averci sperato. Probabilmente ora lui si stava facendo quattro risate, in compagnia di amici o ancora peggio di Alessia.
Non si sentiva così male da molto tempo. Con che coraggio sarebbe tornata a scuola? Con quale coraggio l’avrebbe guardato, se lui le avesse riso in faccia?
Eppure, nonostante tutto questo, Mr. Sesso continuava a piacerle. Aveva voglia di strangolarlo, insultarlo, ma allo stesso tempo l’avrebbe baciato, e avrebbe passato volentieri del tempo con lui.
Ormai erano passate le ore, e Mary era rimasta sempre nella stessa posizione di quando aveva capito tutto: accucciata per terra, con la schiena appoggiata ad una parete e le ginocchia strette tra le braccia.
Non aveva idea di che ora fosse, ma fuori il sole era già andato via, e lei non aveva acceso le luci. Il buio rispecchiava completamente il suo stato d’animo.
Sua madre, che era stata tutto il pomeriggio a fare spese, rientrò a casa e si chiese che fine avesse fatto Mary.
«Maria?» chiese, senza aspettarsi una risposta.
Sentì un ‘mh-mh’ lievissimo provenire dalla cucina, e si chiese se se lo fosse immaginato.
Entrò in cucina e accese la luce, spaventandosi quando vide Mary accucciata per terra.
«Maria, cosa stai facendo?» chiese, preoccupata.
Mary non rispose e continuò a fissare un punto nel vuoto davanti a sé, senza dare nemmeno segno di averla sentita.
«Maria, ti senti male?» chiese, mentre la tirava su.
Mary girò la testa verso sua madre, quasi come l’avesse notata per la prima volta in quel momento.
«Maria, mi vuoi rispondere?»
«Non… Non mi sento molto bene. Credo che andrò a letto.» rispose Mary, e si diresse verso la camera senza dire più nulla.
Mary non aveva né sonno né appetito. Trascorse tutto il tempo, fino alla mattina dell’indomani, a pensare a ciò che era successo, senza potersi capacitare di aver fatto sì che succedesse.

La mattina dopo, Mary riuscì a malapena a prepararsi per andare a scuola. Era distrutta, e tutte le ore passate non l’avevano aiutata. Durante il tragitto non ascoltò niente di tutto quello che suo padre le stava dicendo, e lo stesso fece una volta arrivata a scuola, durante le spiegazioni.
Mantenne uno sguardo assente per tre ore, fino a quando, al suono della ricreazione, Sofia le chiese spiegazioni.
«Mary, ieri non dovevi uscire con…» esordì Sofia, bloccandosi di colpo notando l’espressione di Mary.
«È… successo qualcosa?» chiese, prudentemente.
Mary scosse la testa, ma non aprì bocca. Era immune anche a tutte le battute dei loro compagni di classe, cosa molto insolita.
«Mary, sai che con me puoi parlarne…»
«Mi ha dato buca. Scendiamo a prendere i panini.» sbottò Mary.
Sofia rimase senza parole, anche se aveva capito che qualcosa era andato storto. Ma non aveva capito fino a che punto fosse andata male.
Scesero le scale in silenzio, fino a quando, sull’ultima rampa, qualcosa bloccava il passaggio.
«Chi cazzo è che si è fermato davanti alle scale e sta bloccando tutto, perché non si leva dai coglioni, eh?» sbottò Mary, senza rendersi conto che piano piano il passaggio si stava sbloccando.
«Mary…» disse Sofia, vedendo chi era a capo della fila.
«Che c’è? Adesso finiscono pure i panini, se non ci muov…» si bloccò, notando anche lei chi era che bloccava il passaggio.
«Ciao» la salutò Mr. Sesso, con tanto di stampelle e piede ingessato.
Mary lo guardò un attimo, resistendo alla tentazione sia di fratturargli anche l’altro piede sano, e sia di chiedergli cosa fosse successo.
«Andiamo, ho fame» disse Mary, freddamente, avviandosi con passo deciso.
Mr. Sesso la chiamò nuovamente, ma a causa delle stampelle non poteva andarle dietro. Sofia lo guardò un attimo, come per scusarsi, e seguì Mary.
«Mary, forse dovresti ascoltarlo» disse Sofia.
«Scusa?» chiese Mary, perplessa.
«Be’, l’hai visto anche tu: ha il gesso. Questo vuol dire che…»
«Che se lo merita, lo stronzo!»
«… che magari ti ha dato buca perché si è fatto male.»
«Ma figurati! Aveva pure il cellulare spento. Sicuramente si è fatto male scopando con quella troia…»
«Ma sei esagerata! Prova a parlargli, almeno…»
Discutendo, salirono le scale e arrivarono davanti alla classe di Mr. Sesso, dove alcuni suoi compagni stavano chiacchierando sulla porta.
«Ecco, li vedi? Lo sanno anche loro, stanno ridendo, probabilmente mi stanno prendendo per il culo» disse Mary.
Sofia guardò i ragazzi in questione e vide che probabilmente non le avevano nemmeno notate.
«Mary, io credo che tu stia diventando un po’… Paranoica»
«Sì, va be’. Chiudiamo il discorso qui, perché mi sto incazzando.»
Le due ragazze tornarono in classe, e non si dissero nulla fino alla fine delle lezioni.

Incredibile ma vero, all’uscita Mary si ritrovò nuovamente vicino a Mr. Sesso.
«Ma questa è una congiura» disse Mary a voce alta, in modo da farsi sentire anche da lui.
«Mary, ti prego, solo 5 minuti» disse Mr. Sesso.
Mary fece per andarsene, ma Sofia la bloccò, guadagnandosi un’occhiataccia da parte dell’amica.
«Avanti, che vuoi?» chiese Mary, con tono sbrigativo.
«Ieri non ti ho chiamato perché…»
«Non voglio le tue fottutissime scuse!»
«…Alessia è venuta a casa mia. Mi ha preso il telefono, l’ha lanciato e l’ha rotto, e poi…»
«E così era a casa tua? Ma a che gioco stai giocando, eh?» urlò Mary.
«Non è come pensi!» si difese Mr. Sesso.
«Questa frase è vecchia»
«Sì, va be’, comunque… Io non ho l’ho invitata, è lei che è venuta e ha iniziato a fare la stronza…»
«Tanto per cambiare»
«…Così non ho potuto chiamarti. Non sapevo come avvisarti, ma poi per la rabbia ho dato un calcio ad un mobile ed è successo questo» disse Mr. Sesso, indicando il gesso.
Mary trattenne a stento una risata al pensiero di Mr. Sesso che tirava calci ai mobili e si rompeva il piede, benché fosse ancora arrabbiata.
«Mary,» Mr. Sesso le mise una mano sul braccio, e si avvicinò a lei. « Ti chiedo scusa, davvero. Mi dispiace, non ti avrei mai dato buca »
Mary non disse nulla, emozionata da quella vicinanza e da quel tocco, ma soprattutto dalle parole. Era vero? O la stava prendendo, di nuovo, in giro?

«CHI CAZZO ESSERE QUELLO?» i pensieri di Mary furono interrotti da qualcuno che urlava.
«MARY, TU TRADIRE ME? MARY, QUELLO ESSERE TUO AMANTE?» continuò ad urlare.
Cazzo, Zayn, pensò Mary, che si era totalmente dimenticata del ritorno del suo ragazzo. Ragazzo si fa per dire, visto che erano sempre lontani.
«Mary, tu avere detto che tu non tradire me! Ma tu ora tradire me, io mi faccio esplodere. MI FACCIO ESPLODERE!»
«Zayn, ti prego, calmati… Non è come dici»
«Mary, questo è… è il tuo ragazzo?» chiese Mr. Sesso, sconcertato.
«Non prop…»
«COME? COME NO PROPRIO? MARY, IO E TE DOVERE FARE 12 BAMBINI! TU RICORDARE? TU PROMESSO!»
«Io non… Non lo sapevo…» disse Mr. Sesso.
«No, ti prego, fammi spiegare!» cercò di chiarire Mary.
«IO MI FARE ESPLODERE»
«E basta, cazzo!» disse Mary.
«Io me ne vado, direi che non ci faccio nulla, qua…» rispose Mr. Sesso.
«No, ti prego!» disse Mary, ma ormai Mr. Sesso si stava già allontanando.

Mary pensò di raggiungerlo, ma poi pensò alle spiegazioni che avrebbe dovuto dare a Zayn.
Adesso si sentiva ancora più confusa.




Buonasera a tutti! 
Perché sto aggiornando così presto? Per un dannato quadratino di Kinder Bueno. E non sto scherzando, tutto merito(colpa) di Mary! 
Comunque, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio chi segue e recensisce sempre la storia, vi adoro, davvero. kdjsfkjdsg
Al prossimo aggiornamento :) 
P.S. non è tanto, tanto, tanto carino il rosa pesca? :3


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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7
(non sono riuscita a trovare un nome decente, sorry :c)





«Mary, io e te dovere parlare» disse Zayn.
Mary non rispose, e continuò a fissare il punto in cui Mr. Sesso si era allontanato. L’aveva perso, proprio ora che le cose sembravano andare nel senso giusto. Ma doveva chiarire quella situazione. Ormai era chiaro che era Mr. Sesso colui che Mary voleva al suo fianco. Le dispiaceva per Zayn, ma la loro relazione non aveva mai funzionato e mai avrebbe funzionato.
Mary sospettava, inoltre, che Zayn l’avesse tradita, durante i vari concerti; era praticamente inevitabile.
Scoprì di non essere nemmeno arrabbiata a quel pensiero, che tempo prima l’aveva fatta impazzire dalla gelosia.
«Zayn, sì, dobbiamo parlare. Andiamo a farci una passeggiata» rispose Mary. 
Sotto gli occhi stupiti di tutti, specialmente delle ragazzine, i due si incamminarono. 
«Chi era quello?» chiese Zayn, senza troppi giri di parole.
«Un mio amico» disse Mary, con tristezza. Effettivamente, Mr. Sesso non era altri che un amico. Non poteva nemmeno dire che uscissero insieme, visto che grazie ad Alessia il loro primo appuntamento era andato in fumo.
«Amico?» chiese Zayn, dubbioso. Si avvertiva una certa gelosia nel tono della sua voce.
«Sì, amico. Ma non posso negare che…» la voce le si spezzò all’improvviso.
Lasciare Zayn era più dura del previsto.
«Mary, cazzo, mi faccio saltare se non parli!» minacciò Zayn.
«Zayn, sto parlando seriamente…»
«Anche i…»
«Oh, certo» tagliò corto Mary.
I due continuarono a camminare, senza dirsi nulla. 
«Zayn, credo che questa storia non possa più andare avanti» disse finalmente Mary.
«Cosa intendi dire?» chiese Zayn, spaventato.
«Intendo dire che non ha senso. Non ci vediamo mai, tu sei sempre in giro per il mondo. È inevitabile che finiremo per innamorarci di altre persone, prima o poi.»
«Io non l’ho fatto! Da quando ti ho visto a quel concerto, tu sei sempre stata nella mia mente! Sempre» ribatté, offeso, Zayn.
«Ti prego, non rendere le cose più difficili…» disse Mary
«Mi stai lasciando?» chiese Zayn.
Gli occhi di Mary si colmarono di lacrime e lei abbassò lo sguardo. 
«Ma mi prendi per il culo?» chiese Zayn.
«Zayn, io non…» rispose Mary
«Tu mi prendi per il culo! Prima stai con quello, poi piangi…» disse Zayn
«Ti ho voluto molto bene, Zayn, e te ne voglio ancora, ma non in quel senso. Quel ragazzo, ora…» cercò di spiegare Mary.
«LO SAPEVO! VADO IN TOUR E LEI MI MOLLA! LO SAPEVO!»
«Non ci posso fare niente! Non volevo che finisse così…» 
«Ma io non voglio che nostra storia finisce!» urlò Zayn.
«Non so che dirti, mi dispiace» rispose Mary, seriamente mortificata.
«Mary, io ti amo ancora!» disse Zayn.
Mary notò che aveva gli occhi rossi, probabilmente gli stava venendo da piangere.
«Zayn, non devi piangere» disse Mary.
«Cosa?» il ragazzo sembrava piuttosto sorpreso da quell’affermazione.
«Hai gli occhi rossi, stai piangendo?» chiese Mary.
«No, è che mi sono fatto una canna» rispose Zayn, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
Mary abbasso lo sguardo, imbarazzata. 
«Comunque io ti amo ancora, non puoi lasciarmi così!» sbottò Zayn, con lo stesso tono di prima. 
«Zayn, io non volevo essere maleducata, ma non ti amo più. Non posso farci niente, è andata così. Stammi bene» rispose Mary, iniziando a camminare e allontanandosi velocemente dal suo ormai ex-ragazzo. Si sentì subito in colpa per come l’aveva trattato; si sentiva una stronza.
Ma sarebbe stata più stronza se avesse continuato a stare con lui, nonostante le piacesse Mr. Sesso.

Il giorno dopo Mary e Sofia si recarono all’assemblea d’istituto. Non erano solite andarci, ma c’erano in mezzo questioni importanti.
Appena entrate nell’aula magna, mary notò una persona che aveva rimosso dalla memoria da molto tempo: un ragazzo che le interessava tempo prima, ma con in quale non c’era mai stato niente, nemmeno un saluto.
«Ho mollato Zayn» esordì Mary, guardando il ragazzo.
«Come?» chiese Sofia, shockata.
«Sì, perché alla fine mi piace Mr. Sesso, solo lui.» rispose Mary « Perché? Ti vuoi fare Zayn?» chiese, un po’ acida.
«Che cazzo dici? Ero solo sorpresa…» disse Sofia.
Mary alzò le spalle, senza degnarla di uno sguardo.
«Chi stai guardando?» chiese Sofia, notando lo sguardo fisso dell’amica.
«Ehm… Ti ricordi quel ragazzo di qualche tempo fa?...» chiese Mary.
«Sì, vagamente. Perché? Cos’è successo?» 
« È qui, è un rappresentante d’istituto» spierò Mary.
«Uhm, wow. E quindi?» chiese Sofia.
«E quindi è carino!» sbottò Mary.
«Mary, non mi dire che… Oddio, dopo tutto questo casino!» iniziò Sofia.
«Calmati…» la tranquillizzò Mary.
«… E dunque da mercoledì ci sarà autogestione, e occupazione di notte» annunciò uno dei rappresentanti d’istituto.
«Cazzo, finalmente» sbottò Sofia, ma Mary non la stava ascoltando.
«Mary, ci sei?»
«Sai… Sai cosa vuol dire… Autogestione?» chiese Mary, in estasi.
«Mmh, forse che ci auto-gestiamo?» rispose Sofia, sarcastica.
«Cogliona, non in quel senso.» disse Mary.
«E allora in quale?» chiese Sofia.
«Se facciamo occupazione, magari vedo Mr. Sesso più spesso! E se restiamo a dormire a scuola, magari finiamo nella stessa classe. E magari…»
«Ok, ok, ho sentito abbastanza, grazie!» la interruppe Sofia.
Mary le diede un leggero colpo sul braccio, ma entrambe stavano sorridendo.
Prese nuovamente la parola il ragazzo che un tempo piaceva a Mary, e lei ricominciò a guardarlo adorante.
«Oh, diamine, non fissarti anche con lui. Faccio già fatica a sopportarti con Mr. Sesso!» scherzò Sofia.
«Ma figurati se mi fisso anche con lui» rispose Mary, ma con lo sguardo era ancora sul ragazzo che parlava.
Sofia sorrise e scosse la testa.

La porta accanto a loro si aprì di scatto ed entrarono tre ragazzi, trai quali vi era anche Mr. Sesso. Stava scherzando e ridendo con i suoi amici, e Mary si girò di scatto a guardarlo, ma lui non si accorse di lei.
Sofia le tirò una gomitata, come per dirle ‘guarda chi c’è’, ma Mary continuò a guardare Mr. Sesso, che continuava a non notarla.
Quando Mr. Sesso vide Mary, smise di parlare e rimase a fissarla per un attimo, immobile.
Poi si girò verso uno dei suoi amici, e con il sorriso più beffardo che potesse trovare, disse: «Scusa, devo chiamare Alessia per organizzarci per stasera. Sai com’è, ho casa libera»
Per Mary quelle parole furono come una pugnalata al cuore. Sofia vide la sua espressione e cercò di rassicurarla, ma non ci fu niente da fare.
Mr. Sesso uscì dall’aula magna, e due secondi dopo Mary fece lo stesso, sbattendo rumorosamente la porta.
Sofia si portò una mano alla bocca, pensando al casino che stava per succedere.

«Riccardo, FERMATI!» urlò Mary, correndo dietro a Mr. Sesso.
Lui si voltò e la guardò con disprezzo.
«Che cazzo vuoi?» chiese.
«Voglio parlarti!» rispose Mary.
«Sì, per riempirmi ancora di stronzate, magari? Perché non mi hai detto che eri già fidanzata? Perché hai accettato di uscire con me, nonostante questo?» chiese Mr. Sesso, arrabbiato.
«È una storia complicata.» rispose Mary.
«Mi prendi per il culo?» chiese Mr. Sesso.
«Oddio, anche tu…» disse Mary, tra sé e sé.
«Come, scusa?» chiese Mr. Sesso.
«Niente… Posso spiegarti, ti prego?» chiese Mary.
Mr. Sesso parve indeciso, ma poi alla fine rimase in silenzio, che equivaleva ad un sì.
«Io Zayn ci siamo conosciuti ad un concerto. Al suo concerto[1]» si corresse Mary.
Mr. Sesso alzò un sopracciglio e fece una faccia sorpresa, ma non disse nulla.
«A quanto pare è stato un colpo di fulmine. In ogni caso, siamo stati pochissimo tempo insieme. Lui è sempre in giro per il mondo, e quando ci vediamo… be’, litighiamo spesso perché… perché io ancora non ero pronta a fare l’amore con lui» disse Mary, imbarazzatissima.
Mr. Sesso, invece, fece un sorriso sincero, che la fece sentire a suo agio.
«E poi ho conosciuto te… L’avrei mollato io, prima o poi, perché ho capito che…»
Ma Mary non fece in tempo a finire la frase, perché tutti gli amici di Mr. Sesso erano usciti e l’avevano letteralmente trascinato via di peso.
«Sì, va be’, fanculo…» imprecò Mary, che finalmente aveva trovato il coraggio di dichiararsi.
Sofia la raggiunse, preoccupatissima.
«Si son sentite le sue urla fino a là dentro! Cos’è successo?» chiese Sofia.
«Nulla. Cioè, abbiamo chiarito, credo…» rispose Mary.
«Come ‘credo’?» chiese Sofia.
«Lascia perdere.» rispose Mary.

Il giorno dopo, ad autogestione iniziata, Mr. Sesso si avvicinò a Mary.
«Scusa per ieri. Cosa stavi per dirmi?» chiese Mr. Sesso, senza riuscire a nascondere un sorrisino soddisfatto.
«Io, ehm…» rispose Mary, che sentiva improvvisamente troppo caldo, nonostante fosse Dicembre.
Mr. Sesso era sempre più vicino, e sorrideva, e Mary si sentiva sempre più schiacciata verso il muro.
«Quindi?» continuò Mr. Sesso.
Mary era in ebollizione. Non aveva la forza psicologica per formulare una risposta sensata, e in più sentiva il corpo di Mr. Sesso vicinissimo al suo.
«Ehi, ragazzi, non potete stare qui! Dovete mettervi in fila per le presen… Oh, Riccà, ma che stai facendo con una primina?» disse un rappresentante d’istituto.
Mr. Sesso e Mary lo fulminarono entrambi con lo sguardo.
«Sono in seconda» precisò Mary.
«Sì, va be’. Le seconde da questa parte» rispose il ragazzo.
‘Vaffanculo brutto coglione, pezzo di merda, bastardo, stronzo, figlio di puttana, ti odio, ti uccido, ti squarcio’ questi erano più o meno i pensieri di Mary, quando, contro la sua volontà, si diresse verso la fila della sua classe.
Mr. Sesso le lanciò un’occhiata di scusa, e con le mani mimò: ‘dopo’. Mary ne fu felice.


«Senti, devi rimanere all’occupazione?» chiese Mr. Sesso, quando riuscì finalmente a raggiungerla, tre ore dopo l’appello.
«Ehm, veramente… Non lo so. Perché?» chiese Mary.
«Pensavo che potessimo stare un po’ insieme» rispose Mr. Sesso.
Mary non riusciva più a respirare.
Lei. Mr. Sesso. Insieme. Questo era troppo persino per i suoi migliori filmini mentali.
«Oh, certo, va benissimo!» rispose allora Mary.
Mr. Sesso sorrise e se ne andò. Mary aveva detto di sì senza aver chiesto a sua madre, e questa non era una cosa positiva. Decise di chiamarla e di usare il miglior tono convincente che conoscesse.
«Maria, dimmi»
«Mamma, ehm, ciao… Ascolta…»
«Dimmi.»
«Sai, c’è occupazione… E io pensavo… cioè, io e Sofia pensavamo… Di rimanere stanotte.»
«Cosa? Non se ne parla! E se sbatti la testa e poi muori?»
«Mamma, ti prego!»
«Non se ne parla»
«Scappo di casa»
«…finalmente»
«Mamma!»
«Maria!»
«Ti prego… Giuro che faccio tutto quello che vuoi!»
«Tutto tutto?»
«Tutto tutto!»
«…Solo stanotte»
«Grazie mamma! Ti amo!»

Mary non poteva credere di averle strappato il permesso così facilmente. Andò a dire a Sofia che sarebbe rimasta, e lei disse che avrebbe fatto lo stesso, che non c’erano problemi.

Avrebbe passato la notte con Mr. Sesso. Notte con Mr. Sesso. Notte, Mr. Sesso. Mary non riusciva più a ragionare lucidamente, tant’era felice.
Aspettò la sera con un’impazienza snervante. Controllava l’orario ogni mezz’ora, e ogni mezz’ora imprecava per quanto fosse ancora presto.
Sofia minacciò più volte di strozzarla, ma lei non ci fece caso.

Si sistemarono tutti quanti in delle aule vuote, e fortunatamente Mr. Sesso riuscì ad ottenere una stanza tutta per loro.
L’ansia aveva preso il posto della felicità, ormai. Mary si sentiva pronta per un passo del genere? Era davvero la cosa giusta da fare?
Mr. Sesso sistemò dei sacchi a pelo, dove avrebbero dormito la notte. Fece cenno a Mary di avvicinarsi, e lei, con passo tremante, lo fece.
Era tesa e nervosa, mentre Mr. Sesso sembrava essere così a suo agio.
Mr. Sesso la fece sdraiare e si sdraiò accanto a lei. Incominciò ad accarezzarle i capelli viola melanzana, e Mary sentì dei brividi lungo tutto il corpo.
Poi Mr. Sesso si avvicinò e l’abbracciò, mettendosi sopra di lei. Avvicinò le sue labbra fino a farle combaciare con quelle di Mary.
Mary si sentì morire, era una situazione bellissima. Temette di essere di nuovo in uno dei suoi soliti sogni o film mentali, ma stavolta era tutto così reale. Sentiva il calore del corpo di Mr. Sesso, sentiva le sue mani che la accarezzavano, le sue labbra muoversi sulle sue.
Ma poi la campanella iniziò a suonare più e più volte, interrompendo quel magico momento che si era creato. Inizialmente cercarono di ignorarla, ma alla fine Mr. Sesso non poté evitare di correre fuori, maledicendo in tutti i modi quel coglione che si era messo a suonare la campanella.
«Ragazzi, dobbiamo far evacuare la scuola! C’è un terrorista che minaccia di farsi saltare in aria, e sembra avere tutte le intenzioni di farlo, ed è carico di esplosivo. Spargete la voce, dobbiamo evacuare la scuola» stava urlando la rappresentante d’istituto.





[1] Ok, immaginatevi i One Direction come una piccola band che sta facendo gavetta, e che Mary, incuriosita, sta andando ad un concerto. Ecco, questo è stato il loro incontro.

IL ROSA PESCA È FIGO. No, seriamente, spacca troppo. 
Scleri a parte, spero che questo capitolo vi sia piaciuto :3 ringrazio davvero tutte le splendide persone che stanno leggendo e recensendo la storia, siete davvero fantastiche. 
ringrazio anche extraordinharry, mstaylorswift e behappygirl che hanno segnalato la storia per le scelte. 
Grazie a tutte quelle che hanno la storia tra preferite, seguite e ricordate. 
Ci vediamo al prossimo capitolo, sempre se non finisce il mondo prima. Anzi, ci vediamo alla twitcam, che come penso saprete, io e Mary facciamo domani sera! 
Baci a tutte ♥

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Capitolo 8
*** What are you talking about? ***


CAPITOLO 8
What are you talking about?






Mary iniziò a correre veloce, per quanto la sua scarsa agilità glielo permettesse. Mr. Sesso le andava dietro, senza capire esattamente cosa stesse passando per la mente di Mary. Provò un paio di volte a chiamarla e a chiederle spiegazioni, ma lei non diede segni di averlo sentito, così continuò semplicemente a correre.
Mary sfrecciava verso l’entrata principale della scuola, borbottando frasi come ‘non ci posso credere’ ‘non è possibile’
Dopo un solo minuto di corsa arrivarono, stremati, dove tutti gli studenti rimasti per l’occupazione si erano accalcati. Al centro di questo gruppetto, vi era un uomo con una strana parrucca in testa. Era bionda e a caschetto, e pendeva pericolosamente sul lato destro del capo.
L’uomo aveva anche le labbra truccate con del rossetto, completamente sbavato, e aveva una felpa da donna.
Sarebbe stato già di per sé un travestimento molto approssimativo, ma se si aggiungeva anche la leggera barba incolta che l’uomo aveva sulle guance, il travestimento era del tutto inutile.
«Fermi tutti o mi faccio saltare!» gridò l’uomo con una voce stridula, palesemente artificiale.
«Zayn!» gridò Mary, senza fiato.
«Io no conoscere questo Zayn!» gridò l’uomo, abbandonando la voce stridula.
«Secondo te non ti riconoscerei? Togliti quella parrucca, per favore, si è capito che sei tu!» disse Mary.
«Non so di che cosa tu parlare!»
«Cosa vuoi?» chiese Mary.
«Eh?» rispose Zayn.
«Perché sei qui? Perché stai facendo tutto questo?» chiese Mary, che si era avvicinata a Zayn, sotto gli occhi stupefatti di tutti.
«Io… Voglio parlarti.» ammise Zayn.
«Ok, vieni» disse Mary, prendendolo per mano.
Mr. Sesso allargò le narici, che ebbero un fremito, e inspirò profondamente.
Mary gli sorrise per fargli capire che era tutto a posto, e accompagnò Zayn in un’aula vuota. Nessuno degli studenti aveva il coraggio di muoversi, erano ancora tutti paralizzati dal terrore.
Mr. Sesso si mostrò spavaldo, e iniziò a dire a tutti che quel ragazzo era semplicemente ridicolo, che era tutta una messinscena, ma nessuno gli diede veramente ragione. Probabilmente Mr. Sesso era mosso più dalla gelosia che dal coraggio vero e proprio.

«Zayn, perché stai facendo tutto questo? Che senso ha?» chiese Mary
Zayn abbassò lo sguardo.
«Allora?» chiese Mary, in tono dolce.
«VOGLIO CHE TU TORNA CON ME!» urlò Zayn, saltando addosso a Mary, e facendo cadere entrambi per terra. Mary gridò, spaventata.
Subito un gruppo di persone corse verso la stanza, pensando che Zayn avesse fatto qualche follia.
«Che è successo?» chiese Sofia, allarmata.
«Ehm, niente, siamo… caduti» spiegò Mary.
«Oh, ehm, bene» disse Sofia, uscendo dall’aula.
«Aspetta!» la chiamò Zayn.
Sofia si girò, sorpresa. «Sì?» chiese, corrugando la fronte.
Zayn la stava guardando come si guarda un vestito quando si è indecisi se comprarlo o no.
«Dai me tuo numero?» chiese Zayn.
Sofia spalancò gli occhi e fece una faccia sorpresa, mentre Mary la guardava supplichevole.
«Ehm… o-ok.» acconsentì alla fine Sofia, mentre si avvicinava a Zayn per dargli il numero.
Mary mimò ‘grazie’ con le labbra, e si volatilizzò fuori dall’aula.
«Non c’è problema, è innocuo. Erano esplosivi giocattolo, potete stare tranquilli» spiegò Mary a tutti i presenti, che ricevendo la notizia imprecarono sonoramente.

«Ci siamo liberati di quella rottura?» chiese Mr. Sesso, che si era avvicinato immediatamente a Mary.
«Poverino…» rispose Mary, sorridendo mentre abbracciava Mr. Sesso.
«Se riprendessimo da dove avevamo interrotto?» propose Mr. Sesso.
Mary si irrigidì di colpo, ma non lo fece notare più di tanto.
«Mi sembra un’ottima idea» disse, senza troppo entusiasmo.
Mr. Sesso non diede segno di notare il suo comportamento, e si diresse verso l’aula di prima.
Erano quasi arrivati, quando il cellulare di Mr. Sesso squillò.
«E mo chi cazzo è?» esclamò Mr. Sesso.
«Riccardo, sto venendo a prenderti. Tu torni a casa immediatamente»
«Cosa? No! Nemmeno per sogno.»
«Quello che hai fatto è troppo grave. Veramente, mi hai deluso. Sono da te tra dieci minuti, fatti trovare al cancello»
«Papà, non voglio tornare a casa! Non ho fatto niente, che cosa stai dicendo?»
«Ne parliamo a casa, da uomo a uomo.»
Mr. Sesso riattaccò, fuori di sé.
«Che succede?» chiese Mary.
«Mio padre. Sta venendo a prendermi» rispose Mr. Sesso.
«Cosa?» chiese Mary, sconcertata.
«Non lo so… Dice che ho fatto qualcosa, ma non me lo vuole dire. Non so che pensare. Che stronzo»
«Dai, staremo insieme domani sera…» disse Mary, non molto convinta, visto che sua madre le aveva dato il permesso solo per quella sera.
Mr. Sesso scosse la testa. «Non credo, sembra molto incazzato»
«Risolverete» disse Mary, anche se non ci credeva più di tanto.
Passarono il resto dei minuti in un silenzio imbarazzante, una volta finite le argomentazioni, finché Mr. Sesso guardò il cellulare e disse che doveva andare. Mary si trattenne dal dargli un bacio sulle labbra. Aveva una strana sensazione addosso, come se quel qualcosa che si era creato ormai fosse stato distrutto e non c’era possibilità di ricrearlo. Scosse la testa, scacciando via quei pensieri, dicendosi che era solo una reazione del momento.


«Quindi, che succede?» chiese Mr. Sesso, una volta salito sulla macchina di suo padre.
Suo padre non rispose, continuò a guidare guardando fisso davanti a sé.
«Allora?» chiese nuovamente Mr. Sesso, sbattendo le mani sul cruscotto.
«Se lo rompi giuro che ti prendo a schiaffi finché la tua faccia non implora pietà» rispose freddamente suo padre.
«Si può sapere che hai? Perché cazzo sei così aci…» Mr. Sesso venne interrotto da uno schiaffo fortissimo.
«Ma sei impazzito?» urlò Mr. Sesso.
«Non dire parolacce davanti a me!» urlò a sua volta suo padre.
«Se solo capissi cosa sta succedendo!» sbottò Mr. Sesso.
«Se solo sapessi aspettare!» gli fece eco suo padre.
«Ma aspettare cosa, cazzo» Mr. Sesso si interruppe, in attesa di un altro schiaffo che non arrivò «non ho fatto niente, niente!»
«Tu questo lo chiami niente? Sei una vergogna, non ti riconosco più. Dov’è finita l’educazione che io e tua madre ti abbiamo dato?» continuò suo padre.
«Ma di che cosa stai parlando, diamine!» disse Mr. Sesso.
«A casa c’è una persona che ti sta aspettando. Ne parleremo in sua presenza. Che vergogna…» disse suo padre.
«Mi sono rotto i coglioni…» disse Mr. Sesso.
Stavolta lo schiaffo arrivò, accompagnato da uno schiocco secco e dal bruciore sulla guancia.
Non si dissero più nulla fino all’arrivo a casa.

Aperto il portoncino di casa, Mr. Sesso si ritrovò davanti una scena che mai avrebbe potuto pensare di vedere.
Alessia era seduta in una poltroncina, con una tazza fumante tra le mani e gli occhi arrossati, un fazzoletto fradicio in grembo, mentre sua madre le stava davanti e le dava colpetti sulle spalle.
«Alessia?» chiese Mr. Sesso, tra l’arrabbiato e il sorpreso.
Nel sentire la sua voce, Alessia scoppiò nuovamente a piangere, versando metà del contenuto della tazza sul tappeto.
La madre di Mr. Sesso la fulminò per una frazione di secondo con lo sguardo, ma poi tornò a consolarla.
«È tutto passato, cara, è tutto finito…»
«E lei cosa ci fa qui?» chiese Mr. Sesso.
«Questo forse dovremmo chiederlo a te.» rispose in tono secco sua madre.
«Siediti» ordinò suo padre.
Mr. Sesso obbedì, ancora incredulo per la scena che aveva davanti.
«Cara, te la senti di raccontare tutto di nuovo?» chiese la madre di Mr. Sesso, in tono dolce.
«È una vergogna…» disse il padre di Mr. Sesso.
Alessia scosse energicamente la testa.
«Non ti preoccupare, tesoro» rispose la madre.
«Riccardo, ci vuoi spiegare cosa ti è passato per la mente?» chiese sua madre, in tono severo.
«Se solo mi diceste cosa.» rispose Mr. Sesso.
Entrambi scossero la testa, sconcertati.
«Hai anche il coraggio di fare il finto tonto?» chiese suo padre.
«Dannazione! Mi volete dire di che cosa state parlando?» urlò Mr. Sesso.
«Riccardo…» iniziò sua padre, prendendo un profondo respiro. «Tu hai… violentato… Alessia.»
Mr. Sesso spalancò gli occhi, mentre scorgeva chiaramente un sorriso di vittoria sul volto di Alessia.


Niente rosa pesca, oggi. Eh, succede.
No, va be', questo capitolo fa decisamente pena. È più corto del solito e boh... non mi piace per niente. Diciamo che è un capitolo di passaggio dai.
Ringrazio come sempre le ragazze che leggono, recensiscono, seguono la storia e ce l'hanno tra preferite e ricordate.
Ringrazio anche
NJHoranslastfirstkiss, IEatCarrots, loveyoupeople_, saracaua, ProudOfThem__ che hanno lasciato altre segnalazioni per le seguite! Siete davvero meravigliose, non penso di meritarmi tutto questo.
Concludo con l'augurarvi un
felice Capodanno e anno nuovo ;) Al prossimo capitolo! Baci a tutti

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Capitolo 9
*** Test ***


CAPITOLO 9
Test




«No! Dev’esserci un malinteso! Io non l’ho mai sfiorata… Contro la sua volontà» urlò Mr. Sesso.
Alessia ricompose prontamente la maschera di sofferenza che aveva mostrato durante tutto quel tempo, facendo scomparire il sorriso vittorioso che le era appena apparso sul volto.
«Bugiardo» piagnucolò Alessia, e la madre di Mr. Sesso tornò rapidamente a consolarla, mentre lanciava a suo figlio uno sguardo di puro disprezzo e delusione.
«Seriamente! Io non lo farei mai, ma stiamo scherzando?» sbottò Mr. Sesso, ancora incredulo.
«Non c’è niente su cui scherzare, giovanotto!» lo rimproverò suo padre.
«Secondo voi l’ho davvero violentata?» chiese Mr. Sesso, in tono grave.
I suoi genitori non risposero; l’unico suono che si sentiva erano i continui singhiozzi di Alessia. Lo sguardo dei suoi genitori gli fece capire che lo credevano perfettamente capace di una cosa del genere, e la tristezza per la poca considerazione che avevano di lui lo invase.
Com’era possibile che credessero alla prima ragazza –che non sembrava nemmeno lontanamente una ragazza per bene- che raccontasse di essere stata violentata?
Com’era possibile che non mettessero nemmeno per un attimo in discussione la verità di quelle parole?
Mr. Sesso era sotto shock. I suoi genitori credevano davvero che fosse un pazzo stupratore.
«Bene. Grazie per l’alta considerazione che avete di me, davvero.» disse Mr. Sesso, in tono amaro, mentre si dirigeva alla porta di casa.
«Tu non vai da nessuna parte» lo fermò suo padre, in tono severo.
«Che cosa volete, ancora?» chiese Mr. Sesso, irritato.
«Credi che questa storia si risolva così, facilmente?» chiese suo padre.
«Parla.» ordinò Mr. Sesso.
«Ci sono conseguenze molto gravi per quello che hai fatto. Alessia andrà a denunciarlo alla polizia, e mi sembra ovvio. A meno che…»
«A meno che cosa? Eh, brutta troia? Cosa vuoi, i miei soldi? L’avrei dovuto immaginare» urlò Mr. Sesso.
«RICCARDO! Non permetterti di rivolgerti così ad Alessia! Non ci posso credere, dopo tutto quello che le hai fatto…» lo interruppe sua madre, sconvolta.
«Io non le ho fatto proprio un cazzo, ok? Questa brutta puttana passa il tempo a scoparsi i ragazzi, e ora si è inventata questa storia della violenza! Ma non lo capite che sta fingendo?» urlò ancora Mr. Sesso.
Alessia iniziò a piangere istericamente, respirando affannosamente.
Il padre di Mr. Sesso gli tirò uno schiaffo fortissimo. Ancora. Mr. Sesso rimase paralizzato per una manciata di secondi, poi la rabbia s’impadronì di lui e lo fece saltare addosso a suo padre. Inizio a colpirlo, fuori di sé, ma per sua sfortuna suo padre era molto più grosso di lui, cosicché lo blocco immediatamente.
Alessia piangeva sempre più forte, e in sottofondo al rumore del suo pianto c’erano i continui «No, tesoro, calmati, non è nulla» della madre di Mr. Sesso.
«Così hai peggiorato le cose. Le hai peggiorate tantissimo» disse il padre, più infuriato che mai.
«Non mi interessa! Mi sono rotto dei tuoi schiaffi, ok? Tieni le tue manacce lontano dalla mia faccia! E mi sono rotto anche di questa puttana. Sì, puttana, e lo ripeto altre mille volte, mamma, è inutile che mi guardi così, è la verità. Vuoi i miei soldi? Bene, li avrai, ora levati dalle palle, tu e la tua storiella inventata» urlò Mr. Sesso contro Alessia.
«Ed è qui che ti sbagli» rispose suo padre.
«Come, prego?» chiese Mr. Sesso, tremante di rabbia.
«Quando parlavo di conseguenze più gravi, intendevo questo: Alessia è incinta, ed è sicura che il padre sia tu. Farete il test del DNA, e se risulterà positivo –cosa molto probabile- tu dovrai occuparti del mantenimento di Alessia e del bambino. Con i tuoi soldi» precisò suo padre.
«Incinta… No, non è possibile, non posso essere io il padre» disse Mr. Sesso, incredulo.
«Lei ne ha la certezza, e farete il test in ogni caso» ribadì suo padre.
«Ma… Ma io vado ancora a scuola!  Devo studiare, come posso mantenerla con i miei soldi?» chiese Mr. Sesso.
«Qui viene il bello, Riccardo. D’ora in poi ti arrangerai da solo. Mi rifiuto di avere un figlio che stupra le ragazze. Per di più minorenni» disse suo padre con disgusto.
Mr. Sesso rimase immobile e in silenzio, pensando a come il mondo, a poco a poco, gli stesse cadendo addosso senza che lui potesse fare niente per evitarlo.




Mary era rimasta a scuola con Sofia, si erano sistemate in una stanza e si erano coricate, ma Mary non riusciva a dormire.
«Sofi…» disse Mary, a bassa voce.
Sofia rispose con uno strano grugnito, segno che era più addormentata che sveglia. «Dimmi» riuscì a formulare poi, in mezzo ad uno sbadiglio.
«Secondo te è successo qualcosa di molto grave?» chiese Mary.
«Di chi stai parlando?» chiese Sofia, assonnata.
«Di mia nonna, ovvio!» sbottò Mary.
Sofia la guardò storta. «Che è successo a tua nonna?» chiese.
«Deficiente! Sto parlando di Mr. Sesso» rispose Mary, incredula.
«Ah» disse Sofia «Non creeeeedo» un altro sbadigliò storpiò la frase.
«Dici? Mi sembrava preoccupato… E poi suo padre che lo porta via così, senza spiegazioni…  È maggiorenne! C’è da preoccuparsi» disse Mary, il nervosismo che traspariva dalla sua voce.
«Naaah» rispose Sofia, tornando a dormire.
«Grazie mille per l’aiuto» borbottò Mary, ma Sofia non la sentì.


La mattina dopo, circa alle 7:30 del mattino, Mary provò a mandare un messaggio a Mr. Sesso.
              Ciao, tutto ok? Cos’è successo ieri sera? Mi sono preoccupata. Oggi verrai? Ciao.
Scrisse Mary, un po’ incerta sul tono da usare.
Dopo mezzora non ricevette nessuna risposta, mentre la preoccupazione aumentava sempre più.
               Ehi, non voglio essere assillante, ma sono preoccupata. Rispondimi appena puoi, ciao.
Gli scrisse infine dopo un’ora. Ormai l’orario di entrata all’autogestione, le nove, si avvicinava, e se non avesse visto Mr. Sesso si sarebbe preoccupata ancora di più.
Qualcosa le diceva che non l’avrebbe rivisto, quel giorno. Non aveva ricevuto nessuna risposta, e ormai aveva perso le speranze, quando vide arrivare davanti al cancello di scuola la macchina che la sera prima le aveva portato via Mr. Sesso.
Gli andò incontro, senza sapere cosa aspettarsi. Mr. Sesso uscì dalla macchina, con aria lugubre, e Mary notò lo sguardo severo del padre.
«Ti ho mandato due messaggi! Cos’è successo?» chiese Mary, nervosa.
Mr. Sesso le fece segno di tacere.
«Dobbiamo parlare. In privato» disse Mr. Sesso, incamminandosi verso il retro della scuola.
Mary lo seguì, senza fare domande, finché giunsero in un posto dove nessuno li avrebbe potuti disturbare.
«Mi hai fatto preoccupare così tanto…» disse Mary, avvicinandosi a Mr. Sesso nonostante l’imbarazzo e la poca capacità di prendere l’iniziativa.
«Ferma» disse Mr. Sesso, e fece un passo indietro.
Mary si irrigidì e avvampò. Dove aveva sbagliato?
«Non… Non capisco» disse Mary, confusa.
«Non sei tu il problema, davvero…» rispose Mr. Sesso, accarezzandole una guancia. «È… È successa una cosa… e forse… forse finirò nei casini. Non lo so. Dipende tutto da…» si interruppe.
«Da…?» chiese Mary.
Mr. Sesso deglutì rumorosamente, in difficoltà.
«È una storia lunga»
«Ho tempo»
«Ma devi entrare a scuola»
«Tu no?»
Mr. Sesso scosse la testa. «Devo andare in ospedale»
«Cos’è successo? Stai male?» chiese Mary, allarmata.
«No, non sta male nessuno. Devo… Devo fare un test» spiegò Mr. Sesso.
Mary aggrottò le sopracciglia, confusa.
«Hai… Hai presente Alessia?» chiese Mr. Sesso.
Quella grandissima puttana? Certo che ce l’ho presente, pensò Mary. «Sì, vagamente» rispose, invece, mentendo.
«Ecco. Be’, io e lei, non so se l’avevi capito…»
Per Mary fu come ricevere una pugnalata nel cuore. Eccome se l’aveva capito. L’aveva sempre saputo, eppure ci aveva sperato lo stesso.
«Voi… Voi state insieme, non è vero?» chiese Mary, con molta difficoltà. Pronunciare quelle parole faceva più male del previsto.
Mr. Sesso la guardò e aggrottò a sua volta le sopracciglia. «No, no, ma cosa hai pensato?» disse.
Mary non poté evitare di tirare un sospiro di sollievo. Allora non si era illusa!
«Se non state insieme, allora cosa…?» chiese Mary.
«Be’, un tempo stavamo più o meno insieme. Siamo stati a letto, be’, un paio volte… Ed ecco, ora lei si è inventata questa storia, dice che l’ho… Violentata. Ieri è andata a casa mia, l’ho trovata in lacrime e c’erano i miei veramente incazzati. Ovviamente le credono. Io ti giuro che non l’ho mai violentata, quelle volte che, insomma, l’abbiamo fatto, lei era totalmente consenziente… E insomma, adesso è incinta, e dice che sono io il padre… Ed è un casino, ora devo fare il test del DNA, e se sono davvero io… Cazzo, è un bel casino. Mi dispiace Mary» disse tutto d’un fiato Mr. Sesso, in una specie di monologo.
Ma Mary aveva perso quasi tutto il racconto, perché alla conferma dei suoi sospetti suoi loro rapporti si era sentita mancare. Si sentì una stupida, ripensando alla sera precedente, ripensando alle sue paure e alla sua rigidità al pensiero di andare oltre con Mr. Sesso, mentre Alessia aveva aperto così facilmente le gambe alla prima occasione disponibile. Però Mary sapeva di essere nel giusto, perché lei era una ragazza per bene. Ma questo non le impedì di sentirsi soffocare, durante quel racconto.
«E quindi è un bel casino… Mio padre dice che… Oh, merda, Mary, stai bene? Cazzo, che ti succede? Mary?!» chiese Mr. Sesso.
«Io… Non… Non è nulla. Scusa, mi puoi… ripetere l’ultima parte?» chiese Mary, respirando a malapena.
Mr. Sesso la ripeté, lentamente e facendo calmare Mary nei punti più drammatici della questione.
«Cosa succederà se… se il test sarà positivo?» chiese Mary, aspettandosi una brutta risposta.
«Io… Ecco… Dovrò mantenere Alessia e il bambino. Dovrò andare a lavorare, perché mio padre dice che non mi darà un euro… Io non posso credere che siano convinti che l’abbia violentata… Non è assurdo?» chiese Mr. Sesso.
«Sì… Lo è» rispose Mary, ma con la mente altrove. Immaginava già Alessia col pancione, Mr. Sesso che si affannava per stare dietro a tutte le sue richieste, al suo futuro mandato a puttane perché sarebbe stato costretto a lavorare ed interrompere gli studi. E la cosa più odiosa di tutte, Alessia con in braccio il loro bambino, qualcosa che li avrebbe legati per sempre.
Cercò di scacciare dalla mente quei pensieri, con scarsi risultati.
«Mary, comunque vadano le cose, qualsiasi sia il risultato, sappi che in quei pochi momenti che abbiamo passato insieme, io… sono stato davvero bene. Grazie di tutto» disse Mr. Sesso.
Quelle parole suonarono molto come una sorta di addio, e Mary dovette lottare con tutte le sue forze per non farsi scendere le lacrime dagli occhi.
«Ora devo andare…. Ti farò sapere il risultato» disse Mr. Sesso, dandole un bacio sulle labbra, il bacio più significativo  che le avesse mai dato. 



Il rosa pesca, signori e signore, è tornato! Bitch plsssss. 
Partendo dal fatto che non aggiornavo da tipo 2 settimane (scusatemi :c) spero che questo capitolo sia all'altezza delle vostre aspettative ^^ (Cercate di non augurare troppo la morte ad alessia ♥)
Non lo trovo niente di che, essendo ancora un capitolo di passaggio. Però boh, io ci ho provato, ecco. c: 
Ringrazio tutte quelle fantastiche ragazze che seguono la storia, la recensiscono e ce l'hanno tra preferite e ricordate. Love you ♥
Penso di non avere più niente da dire, quindi non mi resta che salutarvi. Al prossimo capitolo, sciao.


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Capitolo 10
*** Squirtle ***


CAPITOLO 10
Squirtle





Sola. Abbandonata. Ecco come si sentiva Mary. Il suo odio per Alessia aveva ormai raggiunto il limite massimo; non poteva credere che fosse arrivata a tanto. Che fosse una ragazza di pochi valori e disposta a tutto pur di ottenere ciò che desiderava, Mary lo sapeva, ma non credeva che sarebbe mai scesa così in basso.
Per Mary l’idea che Mr. Sesso e Alessia avessero un figlio insieme era inconcepibile, doveva per forza esserci un errore. E poi come faceva Alessia ad essere sicura che fosse lui il padre? Si scopava mezzo mondo, quella là.
Per il momento non si sapeva nulla, doveva calmarsi, ma non ci riusciva. Sentiva un vuoto dentro di sé, quasi certa che lei e Mr. Sesso non si sarebbero più visti, o almeno, non si sarebbero più visti in quel senso, ed era tutto quello che contava.
Mary non voleva essere amica di Mr. Sesso, voleva essere la sua ragazza.
Voleva baciarlo, abbracciarlo, accarezzargli la guancia con la barbetta incolta,palpargli i bicipiti e i pettorali,  voleva… Non scendiamo nei particolari.
L’idea di perderlo la faceva impazzire. Erano appena riusciti a stare un po’ da soli, si erano baciati, erano andati molto vicini a qualcosa di più… e ora più nulla. Per colpa di Alessia. Mary non riusciva a crederci.
Ma non voleva perdere la speranza, finché non ci fosse stata la certezza lei sarebbe stata tranquilla, o almeno ci avrebbe provato.
«E tu? Non entri?» chiese uno dei rappresentanti, quello carino.
Mary sussultò, venendo improvvisamente catapultata dai suoi pensieri alla realtà.
«Come, scusa?» chiese Mary.
«Dicevo: non entri?» chiese di nuovo il rappresentante. Le sue parole potevano sembrare severe, ma stava sorridendo.
«Scusa, non capisco…» disse Mary, per metà ancora immersa nei fatti suoi.
«Sono le nove e mezza, tutti gli altri sono già entrati e tu non hai preso la presenza. Ho visto che ti sei allontanata e non sei più tornata, così mi sono… preoccupato, e sono venuto a controllare» rispose il ragazzo, arrossendo lievemente sulle ultime parole.
Mary si sciolse finalmente in un sorriso.
«Sì, scusa, è che ho avuto una discussione e ho perso la cognizione del tempo… Posso ancora entrare?» chiese Mary, incerta.
Il ragazzo la osservò, e poi sorrise nuovamente.
«Sì, dai, per te farò un’eccezione alla regola, ma solo per oggi.» disse il ragazzo.
Mary sorrise nuovamente. Quel ragazzo era così gentile, così carino, e per un po’ riusciva a non farle pensare al casino in cui si era ficcato –in tutti i sensi-  Mr. Sesso.
«Problemi col tuo ragazzo?» chiese il rappresentante, incerto.
Mary lo fissò per un attimo, chiedendosi a chi si stesse riferendo.
«Quello di quinta, no? Riccardo?» chiarì il ragazzo.
Mary alzò le sopracciglia, aprì la bocca per rispondere ma la chiuse all’istante. Non sapeva cosa dire.
«Oh, io e lui non…» ma si bloccò. Effettivamente, lei e Mr. Sesso cos’erano? Non erano semplici amici, ma non potevano nemmeno definirsi una coppia.
«Non ti devi giustificare» rispose il ragazzo, con una risata cupa.
«No, è che… Non lo so nemmeno io. È una situazione complicata» spiegò Mary.
«Capisco» rispose il ragazzo. Sorrise nuovamente, ma fu un sorriso molto più spento del precedente.
Camminarono in silenzio fino all’aula magna, finché lui aprì la porta e restò fermo.
«Credo che i tuoi compagni di classe siano lì» indicò un gruppo di ragazzi in alto a destra, che effettivamente erano alcuni dei compagni di classe di Mary.
«Sì…» rispose lei, ma restò ferma. Non capiva perché lui non si muovesse.
«Che aspetti?» chiese lui.
«Tu non vieni?» chiese a sua volta Mary. Si pentì all’istante di averlo detto; era una cosa abbastanza stupida. Perché quel ragazzo, che conosceva a malapena, doveva sedersi con lei?
«Verrei volentieri» rispose, ridacchiando «Ma devo controllare il film e cose così, mi dispiace» disse, seriamente dispiaciuto.
Mary scrollò le spalle e sorrise, «Non preoccuparti» disse, dirigendosi verso il posto libero che le stava tenendo Sofia.
«Che cazzo di fine hai fatto?» chiese Sofia.
Mary non rispose, fingendo di concentrarsi sul film. Un urlo straziante di donna le fece sussultare entrambe. Stavano trasmettendo il film ‘Diaz’ dove sangue e pestaggi abbondavano.
«Quindi?» chiese di nuovo Sofia.
Mary non si girò e fece finta di non sentire. Sofia stava per perdere la pazienza.
«Porca puttana» Sofia scandì ogni singola lettera «Mi vuoi dire dove diamine eri finita? Sto guardando questo film da mezzora, da sola, ti ho aspettato tutto questo tempo! Non mi hai nemmeno mandato un messaggio, ho dovuto sopportare le battute deficienti di questi due» indicò i due ragazzi affianco a lei «mentre tu pensavi allegramente ai cazzi tuoi. Ho pensato che ti avessero rapita, stuprata, uccisa, bruciata o che cazzo ne so!» Sofia aveva alzato di molto il tono di voce, tant’è che quasi tutti i ragazzi e le ragazze intorno a loro le lanciarono un’occhiataccia.
«Ma ti vuoi calmare?» sbottò Mary.
«Uhm, scusa. È che questo film mette ansia» rispose Sofia.
Un altro urlo riempì la sala, mentre il sangue scorreva a fiumi sui volti di alcuni ragazzi.
«Aia!» gemette Sofia.
«Stavo parlando con Mr. Sesso, se proprio ci tieni a saperlo» disse Mary.
«Oooh» Sofia fece un sorrisetto idiota «stavate limonando»
Mary le dette un colpo su un braccio, senza farle del male, perché Mary non sapeva dare i pugni.
«Magari» disse infine Mary, abbassando lo sguardo.
Sofia notò il turbamento dell’amica e assunse subito un’espressione seria.  
«Ohi, che succede?» chiese Sofia.
«È che… È un casino. Oddio» Mary trattenne a stento le lacrime.
«Oddio, è una cosa grave, quindi? Ti ha… lasciato? Non lo so, cos’è successo? Oddio, dimmelo» disse Sofia, nervosa.
«Calmati» rispose Mary, e le spiegò tutta la faccenda.
Arrivata al punto clou, ossia della possibile paternità di Mr. Sesso e al mantenimento, Sofia non riuscì a trattenere un «COOOSA?» urlato.
Tutti i suoi vicini di sedia la fulminarono con lo sguardo, alcuni pronunciarono, irritati, alcuni ‘Shhh!’ ma Sofia non badò a nessuno di essi.
«Non ci posso credere» disse alla fine del racconto, con un tono di voce molto più basso.
«È così…» rispose Mary, cupa.
«Ma potrete vedervi lo stesso, dai…» disse Sofia.
«Mmh. Non credo» rispose Mary.
«Perché no, scusa? Mica deve per forza mettersi con lei, insomma.» insistette Sofia.
«Da quella lì non so più che aspettarmi. Magari si farà sposare, troverà qualche ricatto, ne sono sicura» disse Mary.
«Ma figurati» rispose Sofia.
Guardarono il film fino alla fine, senza dire una parola, Mary assorta nei suoi dubbi e nelle sue paure, Sofia rischiando di rimettere tutta la colazione a causa delle scene violente.

Uscirono dalla sala, un po’ stordite per il passaggio dal buio alla luce, e Mary incontrò nuovamente il rappresentante.
«Ti è piaciuto?» chiese.
«Che cosa?» chiese Mary, non riuscendo a non pensare male.
«Il film, cos’altro se no?» disse il ragazzo.
«Ah, sì, toccante» rispose Mary.
«A me non è piaciuto per niente, troppo sangue.» disse lui.
«Mmh» concordò Mary.
Passarono alcuni minuti imbarazzanti, durante i quali entrambi si guardarono con molto interesse le scarpe.
«Bene, che fai adesso?» chiese il ragazzo.
«Non lo so, forse vado in palestra… Oppure... Boh. Non ho idea di cosa ci sia» rispose Mary, sincera.
«Se vuoi possiamo farci una passeggiata per i campetti» propose il ragazzo.
«Non credevo si potesse» rispose Mary.
Il ragazzo batté l’indice sul cartellino che portava sulla felpa, dove vi era scritto ‘Rappresentante d’istituto’
«Sono accozzato» disse lui, e scoppiò a ridere. Mary sorrise a sua volta.
Camminare. L’idea non esaltava più di tanto Mary, anzi, per niente, però era contenta di poter stare in compagnia di quel ragazzo tanto carino.
«Come ti trovi in questa scuola?» chiese lui.
Che domanda, però.
«Abbastanza bene. A parte Fisica. E Matematica. E Latino. E disegno tecnico. E storia dell’arte. Sì, complessivamente le materie mi piacciono quasi tutte» rispose Mary, ridacchiando.
«Non piacciono nemmeno a me quelle, sai?» chiese lui, sorridendo.
«Esiste qualcuno a cui piacciono?» disse Mary.
«Oh, ce ne sono, eccome!» rispose il ragazzo.
Mary fece una smorfia tra lo schifato e il sofferente, ed entrambi scoppiarono a ridere.
Era facile stare senza pensieri in compagnia di un ragazzo così solare e gentile.
Parlarono di varie cose, più o meno impegnate, finché non ebbero percorso tutti i campetti almeno dieci volte.
«Oddio, ma che ore sono?» chiese Mary, di colpo.
«Mezzogiorno e venti» rispose il ragazzo.
«Stai scherzando? Siamo qui da un’ora?» chiese Mary, sbigottita.
Come passa in fretta il tempo, quando ti stai divertendo.


«A che ora devi uscire?» chiese il ragazzo.
«Tra poco» rispose Mary.
«Va bene, ti accompagno» disse lui, un po’ deluso.
Mary sarebbe rimasta a parlare con lui per altre mille ore. Per tutta quell’ora non aveva pensato una singola volta né ad Alessia né a Mr. Sesso, faceva progressi.
Raggiunsero il cancello, dove Sofia e altri ragazzi facevano la fila per firmare e uscire.
«Eccoti!» disse Sofia, andandole incontro. Si bloccò appena vide il ragazzo  «Oh, ehm, scusate» disse, guardando verso lui e Mary che sorridevano.
«No, tanto me ne sto andando. Ciao!» disse, facendo l’occhiolino a Mary.
Mary gli sorrise, rimanendo imbambolata anche dopo che si era già allontanato.
«E quello chi era?» chiese Sofia, confusa.
«Squirtle» rispose Mary.
Sofia la guardò malissimo. «Squirtle. Di che droga ti fai, esattamente?»
«Guardalo! Gli assomiglia, è troppo tenero!» rispose Mary, guardando ancora in direzione del ragazzo.
«Sì, Mary, certo» disse Sofia, dandole una pacca sulla spalla.




Hola people! (?) 
Eccomi qui, puntualissssima, per tipo la prima volta nella storia. Ok, mi merito un applauso, dai. *clap clap*
Anyway, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio chi legge, segue, eccetera eccetera. Siete delle lettrici fantastiche! Grazie di tutto ♥
Ci vediamo sabato col prossimo capitolo, bye bye.


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Capitolo 11
*** This is not a goodbye ***


Capitolo 11
This is not a goodbye





Mary passò il pomeriggio pensando di mandare un messaggio a Squirtle. Si chiese se fosse il caso, oppure che cosa avrebbe dovuto scrivergli per non sembrare troppo invadente.
Pensò molto poco a Mr. Sesso, e quando capitava cercava sempre di non farlo. Era inutile sperare che lui non fosse il padre, perché Mary aveva quasi la certezza che fosse davvero così, e non credeva nemmeno di essere troppo pessimista.
Ogni volta che le veniva in mente l’immagine di lui e Alessia che facevano sesso, lei con il pancione o con il bambino in mano, Mary rischiava di prendere a calci qualcosa. Era troppo, troppo fastidioso. Non poteva sopportare pensieri simili.
La cosa che la faceva incazzare di più era che tutto quello che lei pensava era vero, era successo o stava per succedere, e lei non avrebbe retto.
Dopo aver pensato un po’ a Mr. Sesso, tornava sempre a concentrarsi sul testo del messaggio. Dopo un po’ riuscì a scrivere qualcosa abbastanza accettabile, ma solo al momento di scegliere il destinatario si ricordò una cosa: lei e Squirtle non si erano scambiati il numero.
Perché, poi? Avevano passato molto tempo insieme, quel giorno, eppure non l’avevano fatto.
Mary ci rimase abbastanza male; aveva proprio voglia di parlare con lui, per sorridere un po’ e stare senza pensieri.
Dopo che si rese conto di ciò, i pensieri su Mr. Sesso, Alessia e il bambino tornarono e non se ne andarono più.

Ormai restavano solo due giorni di autogestione, e Mary non aveva più voglia di svegliarsi presto per poi non fare nulla. Aveva voglia di rivedere Squirtle, ma aveva anche voglia di dormire.
Alla fine decise che avrebbe rivisto Squirtle al rientro delle vacanze, e che quindi sarebbe mancata quegli ultimi due giorni.
Due giorni dopo, però, si pentì di quella scelta. Voleva vederlo, già le mancava. Non aveva preso in considerazione il fatto di non avere il suo numero, e ora al solo pensiero di non vederlo per due settimane impazziva.
Prese in considerazione l’idea di mandare un messaggio a Mr. Sesso, ma la scartò immediatamente. L’avrebbe cercata lui, no? Era inutile stare lì a parlare, finché non sapeva il risultato. Eppure Mary voleva parlargli, voleva anche solo sapere come stesse, o cosa stesse facendo. Dovette lottare duramente contro se stessa per non cercarlo.
Ma, incredibilmente, fu Mr. Sesso a cercarla. Ebbe quasi paura di aprire il messaggio, a causa di ciò che poteva esserci scritto. Invece no, era un normalissimo messaggio, senza nessuna terribile notizia.

Ciao, mi manchi…

Mary sorrise, come non faceva da molto tempo. Mr. Sesso l’aveva cercata, e le aveva detto che gli mancava! Era felice per il fatto che lui l’avesse pensata. Era felice anche solo per il fatto che lui l’avesse presa in considerazione.
Rilesse quelle tre parole più e più volte, e poi si decise a rispondere.

Sei telepatico? Ti stavo per cercare. Anche tu mi manchi. Come stai?

Mary avrebbe voluto scrivere molte più cose, ma si trattenne. Aspettò la risposta di Mr. Sesso senza staccare un attimo gli occhi dal cellulare.
Quant’era lento, incredibile!

Più o meno bene, dai. E tu? Ti stai divertendo senza di me, a scuola?

Mary ci rimase male. Pensò subito alla mattinata con Squirtle, possibile che si stesse riferendo a quello? E se sì, chi gliel’aveva detto?
Comunque no, Mary non si stava divertendo per niente senza di lui. Ma poi quand’è che loro due erano stati veramente insieme? Mary si rabbuiò ancor di più a quel pensiero. Ogni dannata volta che avevano avuto l’occasione di passare del tempo insieme, qualcosa gliel’aveva impedito.

Non sto bene. Non mi sto divertendo. Voglio vederti.

Mary temette di essere stata un po’ troppo depressa con quella risposta, ma alla fine si convinse che era meglio essere sinceri. A che serviva fingere di essere felice, fingere di stare bene anche senza di lui?

Non dire così, ci vedremo presto, non ti preoccupare.

Mary non lo voleva vedere presto. Lo voleva vedere in quel preciso istante, non voleva aspettare. Se era vero che anche lui sentiva la sua mancanza, perché non potevano vedersi anche in quei giorni?

Domani. Voglio vederti domani, non ce la faccio più.

Mr. Sesso avrebbe accettato, per forza, non c’era motivo per rifiutare. Eppure Mary aveva uno strano presentimento, e aveva paura che lui rifiutasse. Che ci fossero motivi di altro tipo dietro la sua assenza?  Come, per esempio, che alla fine si fosse reso conto che Alessia le piaceva?
Mary era talmente persa nelle sue paranoie che non si accorse nemmeno che Mr. Sesso le aveva risposto.

Domani non posso, devo andare a ritirare il risultato del test. Possiamo vederci dopodomani pomeriggio, alle 5, che ne dici?

Il cuore di Mary cessò quasi di battere. Domani Mr. Sesso avrebbe scoperto se era o no il padre del bambino. Avrebbe voluto vederla lo stesso, anche se fosse stato positivo?
E poi, si sarebbero visti lo stesso, anche se fosse stato davvero il padre del bimbo? Mary ne dubitava, ma aveva comunque voglia di vederlo, anche se se quello fosse stato un addio.

D’accordo, ci vediamo…



Mary non pensò ad altro che all’imminente risultato del test per tutte quelle due giornate che la separavano dall’appuntamento con Mr. Sesso. Sperava con tutta se stessa che quel dannato test non fosse positivo.
Ogni notte fece un’incredibile sforzo ad addormentarsi, specialmente la notte prima dell’appuntamento.
Andò a dormire all’una e mezza di notte, e nonostante questo era perfettamente sveglia. Cercò a lungo di addormentarsi, ma ogni volta il pensiero di Mr. Sesso le tornava bello nitido in testa. Dopo numerosi tentativi di liberarsene, senza rendersene conto, si addormentò.

Camminava lungo una strada, no, anzi, era un sentiero. Si trovavano in un parco, forse. Non lo poteva dire di certezza, perché era concentrata su Mr. Sesso, che le stava affianco. Si aspettava di trovare un sorriso, sul suo volto, invece Mr. Sesso era angosciato. Sembrava nervoso all’idea di stare con lei, ed era piuttosto freddo. Mary però sembrava non importarsene, e continuava a parlare, allegra.
Mentre camminavano il paesaggio mutò più volte, dal parco passò ad una foresta, poi ad un lago e di nuovo un parco. Ma Mary continuava a parlare.
«Tra qualche anno ci sposeremo, sai, e andremo a vivere insieme!» diceva Mary.
Mr. Sesso annuiva, ma non diceva nessuna parola.
«E poi avremo tanti bambini, e staremo sempre insieme. Usciremo sempre insieme e non ci separeremo mai»
E Mr. Sesso continuava ad annuire.
«Invecchieremo insieme, vedremo i nostri bambini crescere e sposarsi, e a loro volta fare figli, che avranno i nostri nomi e che noi vedremo crescere»
Mr. Sesso non parlava, ma più Mary diceva e più lui diventava freddo e distaccato.
«E poi ci aiuteremo a vicenda quando saremo vecchi, e quando staremo male ci faremo forza a vicenda. E poi quando moriremo, ci faremo seppellire nella stessa tomba, così potremo stare per sempre insieme» diceva Mary, con un filo di tristezza.
A quel punto, si sentì rimbombare una voce: «Sei un’illusa» e poi l’eco: «Illusa, illusa, illusa»
E poi ancora: «Illusa, illusa, illusa» e una risata sguaiata.
Mary si guardò intorno, senza capire da dove venisse quella voce.
La sentì altre tre o quattro volte, finché riuscì finalmente a riconoscerla: Alessia.
Alessia, che per qualche strano motivo non era presente ma riusciva lo stesso a far sentire chiaramente la sua risata, la stava prendendo in giro.
Mary l’avrebbe picchiata, se solo l’avesse vista.
Quella stronza le aveva già rovinato la vita abbastanza.
Poi Mary si girò verso Mr. Sesso, e vide che i capelli stavano diventando piano piano biondo platino, fintissimo.
«Riccardo…» mormorò Mary, mentre a Mr. Sesso crescevano i capelli, si assottigliavano le sopracciglia, diventava più basso e gli spuntava il seno.
«Sei un’illusa» si sentì nuovamente, ma questa volta Mary capì perfettamente da dove veniva la voce, perché proveniva esattamente da davanti a lei.
Mr. Sesso, ormai completamente trasformato in Alessia, si avvicinava a lei, e teneva in braccio un bambino, che nonostante avesse le dimensioni di un neonato, aveva la stessa faccia di Mr. Sesso, compresa la barbetta. Anzi, era Mr. Sesso.
«Cosa gli hai fatto?» chiese Mary, spaventata.
Alessia rise nuovamente, mentre comparivano dal nulla decine di Alessia, tutte uguali a lei, e tutte con la stessa espressione dell’originale.
«Lui è mio.» disse l’Alessia originale, mentre le altre le facevano il verso.
Poi scoppiarono tutte a ridere, e in braccio ad ogni copia di Alessia spuntava un altro mini-Mr. Sesso.
«Ti odio! Sei solamente una puttana! Ti ammazzo» urlò Mary, ma le sue parole furono coperte dalle risate delle varie Alessia.
«Credi di poter stare con lui? Credi che vi sposerete? Lo sai cosa sei?» chiese Alessia, mentre le sue copie dicevano in coro: «Illusa! Illusa! Illusa!»
«Ah sì? Io sarò pure un’illusa, ma almeno non sono una gran troia come te!» gridò in risposta Mary.
A quel punto tutte le Alessia iniziavano a tirarle i loro bambini addosso, mentre lei perdeva conoscenza…

Mary si svegliò con un urlo. Era uno dei peggiori incubi degli ultimi tempi. Ci vollero alcuni minuti prima che si calmasse. Quando si convinse totalmente che era solo un brutto sogno, diede un’occhiata all’ora: era l’una del pomeriggio. Aveva dormito quasi 12 ore.
Si svegliò, completamente indolenzita per tutte quelle ore di sonno. Aveva una fame incredibile, così andò in cucina e fece fuori qualsiasi cosa che trovasse, anche per riprendersi da quel sogno.
Si ricordò solo dopo un bel po’ che di lì a qualche ora avrebbe visto Mr. Sesso. Che quel sogno fosse premonitore? Mary sperava di no.

Erano le 16.30 del pomeriggio, e Mary era già pronta. Mandò un messaggio a Mr. Sesso per chiedere dove si dovevano vedere, e lui le rispose quasi subito scrivendo il luogo dell’incontro.
Era la prima volta che Mary prendeva il pullman da sola, ed era piuttosto nervosa.
E se avesse sbagliato pullman? Oppure se avesse sbagliato la fermata? Mary pensò a tutto questo durante tutti i 15 minuti di viaggio, dopo i quali scese senza problemi alla fermata giusta. Mancavano circa 10 minuti, così si sedette in una panchina del parco dove si dovevano vedere.
Quel parco le ricordava fin troppo quello del suo sogno, ma notò con un certo sollievo che nel parco del sogno c’erano molti più alberi e anche una fontana, che invece mancava nel parco reale.
Passò un quarto d’ora, e di Mr. Sesso nemmeno l’ombra. Mary ebbe paura che le avesse dato di nuovo buca, e, dopo 25 minuti di attesa, stava per andarsene, sul punto di piangere, quando una mano le afferrò il braccio da dietro.
«Ehi» disse Mr. Sesso.
Stava sorridendo. Mary quasi si era aspettata di vederlo freddo e distaccato come nel sogno, quindi quasi rimase sorpresa.
«Sei in ritardo» disse Mary, un po’ arrabbiata.
«Scusami, c’era traffico.» disse, e lei diede un bacio tra la guancia e le labbra, «Potrai mai perdonarmi?»
«Forse» disse Mary. Dopo sorrise e lo abbracciò, riempiendosi i polmoni del profumo di Mr. Sesso.
«Dobbiamo parlare» disse Mr. Sesso, mentre scioglieva l’abbraccio.
«Già…» rispose Mary, rattristandosi.
«Facciamo due passi?» chiese Mr. Sesso, nervoso.
Mary annuì e si incamminarono. Passarono alcuni minuti in cui i due ragazzi non si dissero niente, finché Mary fu la prima a rompere il silenzio.
«È tuo figlio, non è così?» chiese Mary, con la voce spezzata dal pianto imminente.
Mr. Sesso non rispose e abbassò lo sguardo. Mary si fermò di scatto e si girò verso lui.
«Mi vuoi rispondere?! Tanto lo so che è così! Lo so!» urlò, e le lacrime iniziarono a rigarle il viso.
«Mary, mi dispiace…» rispose infine Mr. Sesso, e cercò di abbracciarla.
«No! Non può dispiacerti! Ci dovevi pensare prima… Prima di… di scoparti quella stronza!» gridò Mary, singhiozzando.
«Lei mi ha imbrogliato…» cercò di giustificarsi Mr. Sesso.
«Sono solo cazzate» rispose Mary, ma finalmente si lasciò abbracciare da Mr. Sesso.
«Scusa» disse Mary.
«Per cosa?» chiese Mr. Sesso.
«Per come ti ho trattato… Non è colpa tua se… se sei il padre del bambino» rispose Mary.
Mr. Sesso non disse nulla e continuò ad abbracciarla.
«Ci vedremo ancora?» chiese Mary, aspettandosi una brutta risposta.
«Certo» rispose Mr. Sesso, senza esitazioni.
Mary si staccò da lui e lo guardò negli occhi. Lui le asciugò le lacrime, e sorrise.
«Sei bella anche quando piangi» disse Mr. Sesso.
Mary arrossì e abbassò lo sguardo.
«Come no…» disse Mary.
«È vero» rispose Mr. Sesso «Però sei più bella quando sorridi».
A quelle parole, Mary non poté evitare di sorridere, e abbracciò nuovamente Mr. Sesso.
«Tornerai a scuola?» chiese Mary.
«Non lo so» disse Mr. Sesso, in tono serio.
A Mary scese nuovamente una lacrima.
«Come fai a dire che ci vedremo di nuovo?» chiese Mary, che ormai aveva ripreso a piangere.
«Te lo prometto. Io non ti abbandono» disse Mr. Sesso.
Mary lo strinse forte, mentre le lacrime ormai bagnavano la spalla di Mr. Sesso.
«Mary, non ci stiamo dicendo addio. Davvero» disse Mr. Sesso, e lei diede un bacio sulle labbra.




Ciaaaao! Quanto posso essere puntuale? ♥
Comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se è in parte deprimente e in parte totalmente nonsense. 
Grazie a tutte quelle che leggono e recensiscono, e che hanno la storia tra le preferite, ricordate e seguite. asdfghjkgdfsajkfdfhf
Comunque, questa è un altra mia storia originale, se vi va fate un salto ;)
Mirrors grazie a chi passerà :)
Il prossimo aggiornamento sarà mercoledì, ci vediamo presto :)
Grazie a chi ha letto il capitolo. 


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Capitolo 12
*** Forget me ***


CAPITOLO 12
Forget me



Le vacanze di Natale passarono in fretta, e Mary era sempre più triste. Mr. Sesso non si faceva vivo da ben due settimane e lei non sapeva più cosa pensare.
Le aveva detto che quel loro ultimo incontro non sarebbe stato un addio, ma era veramente così? Mary ne dubitava.
Mr. Sesso sembrava cercare di apparire tranquillo, anche se in realtà Mary aveva notato quanto fosse preoccupato.
Probabilmente lei e lui non si sarebbero più rivisti, e lui sarebbe andato a vivere con Alessia e il suo bambino.
Mary lottò duramente per reprimere le lacrime a quei pensieri, ma alla fine quest’ultime ebbero la meglio. Mary scoppiò a piangere, più forte che mai, sfogando tutta la rabbia e la tristezza accumulate nelle ultime due settimane.
Il giorno seguente sarebbe tornata a scuola. L’avrebbe visto? Mary ci sperava. Avrebbero parlato come se niente fosse? No, questo era quasi impossibile.
Erano stati ‘insieme’ per pochissimo tempo, eppure sembrava una vita fa, quando lei e lui si erano incontrati per la prima volta, avevano parlato, Mary aveva fatto di tutto per conoscerlo e alla fine c’era riuscita. Mr. Sesso l’aveva baciata, più volte, e lei si era sempre sentita in paradiso.
Aveva sperato che quei momenti durassero per sempre, ma qualcun altro glieli aveva portati via senza nemmeno darle il tempo di assaporarli fino in fondo.
Le era sembrato tutto troppo bello per essere vero, e infatti alla fine si erano dovuti separare. Avrebbero preso percorsi diversi; le loro vite non si sarebbero mai più incontrate.
Ma come poteva sopportare tutto questo? Non poteva, no. Mary decise che doveva reagire. Per quanto fosse difficile, doveva reagire. Avrebbe affrontato la situazione da persona matura. Avrebbe parlato con Mr. Sesso e Alessia. Ma per cosa, poi? Cos’avrebbe risolto? Mary non lo sapeva, ma comunque voleva uscire da quella specie di coma mentale in cui si era ridotta.
Doveva ricominciare a vivere, e avrebbe iniziato dal giorno dopo.

La campanella suonò, e Mary si avviò per le scale, depressa più che mai. Si era detta di reagire, di ricominciare a vivere, ma come poteva, dal momento che non aveva nemmeno visto Mr. Sesso?
Aveva guardato in tutto il cortile, era passata davanti alla sua classe, ma di lui nemmeno l’ombra.
Fece finta di seguire le prime tre ore, quando finalmente arrivò la ricreazione. Aveva preso una decisione: sarebbe andata nella classe di Mr. Sesso a chiedere di lui. Qualcuno doveva pur sapere qualcosa, no? Era impensabile che Mr. Sesso tenesse anche i suoi amici all’oscuro, oltre che lei.
Prese un bel respiro e si fece coraggio, avviandosi verso la classe.
Non era quel tipo di ragazza in grado di entrare in una quinta con disinvoltura e parlare tranquillamente a dei ragazzi con tre anni in più di lei, ma doveva farlo.
Raggiunse la classe e si affacciò, in imbarazzo, alla porta. Riconobbe il ragazzo che stava spesso in compagnia di Mr. Sesso, lo guardò e lui si diresse verso di lei.
«Ciao! Tu sei… l’amica… di Riccardo, giusto?» disse il ragazzo.
«Ehm… Sì» rispose Mary.
«Dimmi» disse il ragazzo.
Mary lo fissò per un attimo, come se lui avesse detto una frase senza senso. Poi tornò a ragionare e riuscì a riprendere parola.
«Volevo chiederti se… se hai notizie di Riccardo» rispose tutto d’un fiato Mary.
Lui sorrise per un attimo, ma poi divenne cupo.
«Non so se…» disse, ma poi tacque immediatamente, quasi pentito di aver parlato.
«Se?» lo incitò Mary.
«No, nulla… È che boh, se lui volesse che tu sapessi qualcosa, te lo direbbe, no?» disse lui, incerto.
«Se ti stai riferendo a quell’Alessia e alla sua gravidanza, so già tutto.» affermò Mary.
Lui la fissò per un attimo.
«E allora…?» chiese.
«Riccardo è sparito da due settimane. Non si fa sentire, non risponde ai messaggi. Vorrei capire cosa sta combinando, e se è ancora vivo, magari» disse Mary, una punta di sarcasmo nella sua voce.
«Ci siamo visti una settimana fa, ma niente di nuovo. È incasinato con questa storia del bambino, no?» disse il ragazzo.
«D’accordo, l’ho capito, ma mi manca! Se lo vedi, o se lo senti, digli che mi manca, ok? Vorrei vederlo anche solo per due chiacchiere» disse Mary.
«Uhm… Va bene, glielo dirò» disse il ragazzo.
«Grazie» rispose Mary, e se ne andò.

Ma Mr. Sesso non si fece sentire nemmeno quella settimana. Mary ormai stava per impazzire; Mr. Sesso le mancava da morire, e avrebbe fatto qualsiasi cosa per rivederlo.
Il lunedì successivo, Mary tornò di nuovo nella classe di Mr. Sesso. Lui non si vedeva, ormai Mary aveva perso anche l’abitudine di cercarlo con lo sguardo.
Quando il suo amico vide arrivare Mary, si girò frettolosamente e intraprese una conversazione, nonostante l’avesse notata. Mary capì che non aveva voglia di parlarle e decise di lasciar perdere; forse Mr. Sesso non voleva più saperne di lei, forse lei era stata solo una delle tante ragazze di lui e se ne stava già dimenticando….

Quando nemmeno ci sperava più, Mr. Sesso le mandò un messaggio. Mary, che aveva preso il cellulare svogliata, quasi fece una capriola di gioia quando vide chi fosse il mittente.

Ciao, Mary. Mi dispiace per tutto quello che è successo. Non avrei mai dovuto coinvolgerti. Dimenticati di me, è la cosa migliore. Ciao, stammi bene.

Mr. Sesso la stava liquidando. Con un messaggio. Mary rilesse più e più volte il testo, convinta che ci dovesse essere qualche errore.
Ma purtroppo quel messaggio non lasciava nemmeno il minimo margine di interpretazione. Era proprio così: Mr. Sesso non voleva più saperne di lei.
Se lo doveva aspettare, infondo, no? Eppure lei ci aveva creduto in quella storia, ci aveva creduto davvero.
Chissà, se Alessia non si fosse messa in mezzo, se non fosse rimasta incinta…
Ma no, Mr. Sesso l’avrebbe mollata comunque, era chiaro che dovesse andare così.
Come poteva, però, chiederle di dimenticarlo? Forse non si era reso conto di quanto Mary tenesse a lui. Non ci sarebbe mai riuscita, mai.
Mary pensò subito a Squirtle, quando lesse la richiesta di Mr. Sesso. Ma era davvero così stronza da usarlo come ruota di scorta, come rimedio all’assenza di Mr. Sesso?
Forse sì. Forse Mary si era stancata di soffrire per una storia così instabile, senza nessun futuro.
Comunque Squirtle sembrava interessato, e per quanto Mary potesse amare Mr. Sesso, con lui si trovava presto.
Il giorno dopo avrebbe davvero ricominciato a vivere. ‘Si cambia musica’ si disse tra sé e sé, e forse sarebbe stato davvero così. Forse con Squirtle sarebbe davvero stata felice.

«Guarda chi si vede!» esclamò Squirtle, vedendola.
«Ciao» rispose Mary, con un gran sorriso.
«Ti va di fare due passi?» chiese lui, sorridendole a sua volta.
«Sicuro» disse Mary.
Era ricreazione, e i due ragazzi passeggiavano tranquilli per il giardino della scuola, come se non ci fosse stato nessun’altro oltre che loro.
«Che mi racconti?» chiese Squirtle.
«Niente di che… Le solite cose…» disse Mary.
«Con quel ragazzo?» disse lui.
Mary si fermò di botto. Perché doveva nominare Mr. Sesso? Perché doveva rovinarle l’umore?
«Tutto finito. Non che ci fosse mai stato qualcosa di speciale…» disse Mary cupa.
«Oh… Mi dispiace» disse lui, dispiaciuto, anche se Mary avrebbe giurato di aver visto un accenno di sorriso.
«Capita» disse Mary, stringendosi nelle spalle e fingendo indifferenza.
«Ti va di uscire?» chiese di colpo Squirtle.
«Perché no… Quando?» disse Mary, decisa a lasciarsi alle spalle Mr. Sesso.
«Anche questo pomeriggio. Sei libera?» disse lui.
Mary annuì.
«Perfetto. Dimmi dove abiti e ti passo a prendere» disse lui, raggiante.
Mary glielo disse e si misero d’accordo; poi si salutarono e tornarono ognuno nella rispettiva classe.

Passarono un pomeriggio splendido, insieme. Come la volta precedente, Mary era riuscita a non pensare a Mr. Sesso per un bel po’, ed era riuscita a sorridere e divertirsi veramente. Il tempo era volato, e quelli che a Mary erano parsi quindici minuti, in realtà erano state quattro ore.
«Cazzo! È tardissimo, mia mamma mi uccide…» esclamò Mary, guardando l’ora.
«Magari le porgo le mie scuse?» disse Squirtle, in tono elegante.
«Deficiente» disse Mary, sorridendo e dandogli una leggera spinta.
«Sono serio» disse lui, ma poi scoppiò a ridere.
«Davvero, devo tornare a casa..» disse Mary, seria.
Lui annuì e la fece salire sul motorino, e partì.

«Bene, è arrivato il momento di salutarci…» disse Squirtle, una volta arrivato a casa di Mary. Il suo sguardo era quasi deluso.
«Eh già. Grazie, mi sono davvero divertita.» disse Mary.
Squirtle la guardò con gli occhi gioiosi, si avvicinò a lei e le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Era troppo, troppo vicino.
«Il merito è tutto tuo… Sei una ragazza così simpatica… e bella» aggiunse, infine, Squirtle.
Mary arrossì lievemente, ringraziando mentalmente il buio che non faceva vedere il colore della sua pelle.
«Grazie» disse. Il cuore batteva più velocemente, sempre di più, a mano a mano che il ragazzo si faceva più vicino.
Mary sapeva cosa stava per succedere. Non avrebbe dovuto farlo, lei era innamorata di Mr. Sesso, eppure non fece nulla per opporsi.
Ormai Squirtle aveva chiuso gli occhi, le labbra a pochi centimetri da quelle di Mary, che ormai iniziavano a schiudersi.
E poi la baciò, la travolse in un bacio pieno di passione. Era diverso da quelli di Mr. Sesso, pensò Mary, ma era pur sempre bellissimo.
Squirtle la strinse forte a sé, coinvolgendola nel bacio. Mary mise un braccio intorno al suo collo, e con l’altro prese ad accarezzargli i capelli.
Era tutto sbagliato, tutto, al suo posto doveva esserci Mr. Sesso; Mary questo lo sapeva, ma non poteva negare che in quel momento stava fottutamente bene. 


Heeey! Scusatemi per questo piccolo ritardo *fa gli occhioni dolci*
Bene, sono un po' di fretta, quindi non mi dilungherò troppo. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto c: ringrazio chi legge e recensisce, chi segue la storia o la ha tra seguite e ricordate. 
Grazie a tutti voi. 
Al prossimo capitolo, sabato. 

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Capitolo 13
*** POV del ragazzo incasinato ***


CAPITOLO 13
POV del ragazzo incasinato


 



Passo le mie giornate a casa, a cercare disperatamente un lavoro.
I miei genitori non mi degnano nemmeno di uno sguardo, e se lo fanno è solo per ricordarmi quanto mi disprezzano.
Ma come ci sono finito in questa situazione? Io non ho violentato Alessia. Me la ricordo bene quella sera, eccome. Ero solo in casa, e a un certo punto era suonato il campanello: era Alessia. In quel periodo ci frequentavamo ogni tanto, così non mi dispiaceva vederla.
La cazzata più grande della mia vita.
I miei genitori sarebbero stati via tutta la notte, così non ero messo nemmeno quel problema. Alessia, senza nemmeno aspettare un minuto, si era già data da fare con la mia maglietta e i miei pantaloni; nel giro di pochi minuti eravamo completamente nudi.
E poi l’avevamo fatto. Non era la prima volta con lei, ed era tutto freddo, triste. Lo facevamo per abitudine, ormai.
Dopo, se ne era andata quasi senza dire nulla, perché doveva vedersi con un altro ragazzo.
L’avevo odiata per quello. Mi sentivo usato, anche se ovviamente non mi dispiaceva. Sapevo che era una stupida troia, eppure continuavo a frequentarla.
Quella volta mi aveva detto che non voleva usare il preservativo, prendeva la pillola, così diceva… Quanto vorrei non averle dato ascolto; ora non mi troverei in questa situazione.
Dopo quel giorno era quasi sparita, e io avevo iniziato a conoscere Mary. Sembrava tutto tranquillo, ma poi Alessia era ricomparsa. Ovviamente, non voleva che io frequentassi Mary.
La definiva una sfigata, diceva che le rovinavo la reputazione. Perché lei non poteva avere una storia con lo stesso ragazzo che frequentava quella sfigata lì, diceva.
E comunque, io continuavo a vederla lo stesso. Fino a quando abbiamo litigato, e lei è spuntata di nuovo dal nulla con questa storia della gravidanza.
Non potevo crederci, non poteva essere davvero incinta, e di me, soprattutto! Ma era così, purtroppo. Mi sono sentito crollare il mondo addosso.
L’ho vista come la fine di un’epoca. Ormai la mia adolescenza è andata via del tutto. Addio divertimenti, addio spensieratezza. La mia preoccupazione maggiore, d’ora in poi, non sarà più l’interrogazione di latino o di filosofia; ora dovrò mandare avanti una famiglia. Da solo, contando solo sui miei sforzi.
Sono incastrato in questa situazione e non vedo nessuna via d’uscita.

Mi dispiace per Mary, ci tengo davvero a lei. È incredibile, stavo iniziando anche a credere nella nostra storia. Ma era ovvio, no? Qualcosa doveva andare storto. Figurarsi se io, per una volta, avessi trovato una ragazza seria, e non la solita troia. Non poteva funzionare, era chiaro.

Alessia continua a fare pressione di me. «Comprami questo» dice, «E comprami quest’altro» solo perché è incinta di mio figlio, crede che io sia il suo schiavetto, crede che tutto le sia dovuto.
Non la sopporto più, davvero. Mi si è piazzata in casa, ormai. Ha messo da parte il lato piagnucoloso e traumatizzato della storia, almeno quando i miei non ci sono.
Vorrei scappare, sparire per sempre, lasciarla da sola, come si meriterebbe. Ma non è giusto. Quel bambino, il mio bambino, non dovrà crescere solo con una madre come lei, perché lui non se lo merita. Lui non ha fatto niente di male, e io ho il dovere di crescerlo. Anzi, in teoria dovrei dire lei, visto che oggi Alessia è andata a fare l’ecografia e abbiamo scoperto che sarà una femminuccia. Ormai è incinta già da quattro mesi, e più si avvicina la data del parto e più sono in ansia.
Ho paura di non essere un buon padre, ma lo dovrò essere per forza.
E se non riuscirò a trovare lavoro, come faremo? I miei genitori mi aiuteranno, alla fine? Non so che fare.
A volte mi verrebbe voglia di mandare tutto al diavolo e tornare da Mary. Ma poi capisco che sarebbe solo peggio. È vero, potrei stare con lei finché la bambina non nasce, ma poi? Dovrò occuparmi di lei, dovrò mantenere anche Alessia.
Mary sarebbe capace di sopportare l’idea di Alessia e nostra figlia che vivono con me? No. Nessuno potrebbe. Nemmeno lei.
Fa male, ma almeno diamo un taglio netto alla nostra quasi-storia. Continuare a vederci ci farebbe solo del male.
Mi sento uno schifo perché l’ho ingannata. Le ho detto che quello non era un addio, e invece lo era eccome. Credevo l’avesse capito anche lei, ma a quanto pare non è stato così.
Lei ha continuato a sperare, a crederci, nonostante tutto. E anche io tutt’ora continuo a farlo, non rendendomi conto di essere solo un illuso.
Non sarò mai più felice, sono condannato a vita, è questo il mio destino. Non voglio far soffrire la persona migliore che io abbia mai conosciuto, non se lo merita.
Spero che abbia ascoltato ciò che le ho detto, di dimenticarmi. Magari l’ha già fatto, magari sta già con un nuovo ragazzo, libero da casini come i miei.
Un ragazzo che la sappia far sorridere, un ragazzo dolce, che non la metterà in mezzo a nessun tipo di problema, che le darà sicurezza, che la tratterà bene.
Spero solo questo per lei, perché ne ha bisogno. Spero di non aver influito troppo nella sua vita.
Spero che le ferite che le ho causato si rimarginino presto, senza lasciare cicatrici.
E mentre lei, magari, vivrà la sua dolce vita insieme a qualche ragazzo migliore di me, io starò qui a pensare ai momenti che potevo vivere, alla vita che avrei potuto scegliere, se solo quella dannata sera avessi avuto un po’ più di cervello.


-DUE SETTIMANE DOPO


Non c’è lavoro. Niente di niente. Non so che fare. La gravidanza avanza sempre di più, e presto io dovrò trovare una sistemazione.
Ma se non trovo lavoro, come farò?
La bambina ha bisogno di me.
Non c’è altra soluzione: devo partire.
Lasciare la Sardegna, cercare fortuna altrove, forse nel nord, forse in Germania; lì dovrebbe esserci qualcosa.
Mi piange il cuore. Restare in Sardegna era comunque una remota possibilità di vedere Mary. Partendo, la perderò per sempre.
Ma a quanto pare, la fortuna non è stata dalla mia parte.
Non le dirò niente, come d’altronde faccio da ormai troppo tempo.
Chissà cosa fa, chissà se è felice, chissà se mi ha dimenticato.
Partirò tra due settimane, ancora non so per dove, ma partirò. Alessia è contenta, dice che comunque in una grande città ci sono più discoteche.
Queste sono le sue preoccupazioni. Mentre io soffro e ho paura, lei pensa solo a divertirsi.
A volte credo si dimentichi di essere incinta, infatti ogni volta che esce ho paura per la nostra bambina. Quella stupida ragazza non sa nemmeno badare a se stessa, va a finire che farà qualche stronzata… Ma non ci voglio pensare. Ho già troppi problemi per la testa.
A dir la verità non dirò niente a nessuno, non voglio che nessuno sappia dove vado.
Voglio sparire, ecco cosa voglio. Nessuno potrà rintracciarmi, non voglio avere contatti col passato.
Tagliare tutto, eliminare i ricordi, forse questo mi aiuterà a tornare a vivere. Forse alla fine mi abituerò a questa vita, a fare il padre… Magari scoprirò che fare l’adulto mi piace anche, chi può saperlo?
Ma una cosa è certa: Mary mi mancherà per sempre, qualsiasi cosa farò. 



Ciao a tutti c: 
Questo capitolo è cortissimo, lo so, lo sooo. Mi dispiace, ma non potevo fare altrimenti. È un capitolo di passaggio, ma è importante per la storia...
Spero che vi sia piaciuto comunque. Ringrazio chi ha letto questo capitolo, chi ha recensito lo scorso e chi segue la storia. Vi mando un bacio immenso. 
Che poi dovrei essere euforica, perché -se qualcuno ancora non lo sapesse- GIOVEDì ESCE NOI SIAMO INFINITO. Cioè, io sono tipo kjszdhflkjshsjflksjlodkjfglkdsjflgkdjfklgj, però scrivo comunque roba depressa. Lana del Rey, esci da questo corpo! 
Ok, ho finito con le cazzate, ora posso anche Smaterializzarmi. 
Ci si vede sabato prossimo, ciaaao! 
P.S. questo carattere mi piace un mondo, porca minchia (?) 

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Capitolo 14
*** Unexpected ***


Capitolo 14
Unexpected





Ormai Mary non sentiva Mr. Sesso da molto tempo, ma stava cominciando a farsene una ragione. Squirtle era sempre più dolce e carino, e la faceva divertire ogni volta.
Ormai a scuola stavano sempre insieme, e tutti li guardavano come si guardano i fidanzatini.
Nessuno nominava più Mr. Sesso in presenza di Mary, dall’ultima volta che era successo, e Mary era scoppiata a piangere all’improvviso.

«Ciao, piccola» disse Squirtle.
«Ehi» Mary sorrise.
«Sei libera questo pomeriggio?» chiese lui.
Mary rimase un attimo a pensare, ma poi sorrise. «Dovrei essere libera dalle quattro in poi… Perché?»
«Sai com’è» disse Squirtle, sistemandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio «stavo pensando di uscire con una ragazza molto carina… Tu cosa ne dici?»
«Dipende da quanto è carino il ragazzo in questione» rispose Mary, con un sorriso enorme.
«Credo che sia all’altezza di questa ragazza» disse Squirtle, anch’egli sorridendo.
«Ah, sì? E cosa glielo farebbe pensare?» chiese Mary.
«Questo ragazzo lo pensa da come la ragazza lo guarda. Quando è con lui, lei è felice» rispose Squirtle.
Mary lo guardò, in silenzio, e poi gli occhi le divennero lucidi.
«Ehi, che ti succede?» chiese Squirtle.
Ma Mary sorrise, le scese una lacrima e lo abbracciò.
«Grazie» sussurrò Mary.
«E di che?» chiese Squirtle.
«Era un momento difficile, ma tu l’hai reso uno dei più belli della mia vita» rispose Mary.
«Guarda che ora piango io» disse Squirtle.
«Cretino…»
«Quindi, stasera usciamo?» chiese Squirtle.
«Certo» rispose Mary, e con un sorriso si staccò da lui.


«Dove mi stai portando?» chiese Mary, mentre era in motorino insieme a Squirtle per una meta sconosciuta.
«Vedrai, sorpresa…»
«Uffa! Dimmelo! Non mi piacciono le sorprese» sbottò Mary.
«Sii paziente, tesoro» disse Squirtle.
«Un cazzo!» disse Mary.
«Ma come siamo dolci, eh! E va bene, stiamo andando al mare» disse Squirtle.
Mary credette di non aver capito molto bene.
«Al mare? Ma… Siamo in inverno!»
«Non ti hanno mai detto quant’è romantico il mare d’inverno? Oggi non c’è un filo di vento, sarà perfetto, vedrai…» le spiegò Squirtle.
«Vedremo» rispose Mary, un po’ scettica e un po’ delusa.

Quanto arrivarono a destinazione, Mary dovette ricredersi.
L’atmosfera non era quella calda, quasi soffocante, dell’estate. A prima vista era un’atmosfera deprimente, ma dopo un po’ Mary diede ragione a Squirtle: era una scena malinconica, ma allo stesso momento le sembrava un posto perfetto per stare con un ragazzo speciale; le onde in sottofondo, alcuni raggi di sole che ogni tanto passavano dalle nuvole… Era tutto molto bello.

«Vieni, sdraiati qui vicino a me» disse Squirtle.
Mary fece come le aveva detto, e si mise accanto al ragazzo.
«Come ti sembra?» chiese Squirtle.
«Che cosa?»
«Il paesaggio, l’atmosfera…» disse Squirtle.
«È… pace. Sì, così tranquillo, sto davvero bene» rispose Mary.
«Sono contento» Squirtle sorrise e le diede un bacio sulla fronte.
«Ho un po’ di freddo…» disse Mary, ma più che altro era una scusa per farsi abbracciare.
Squirtle si girò di lato, trovandosi faccia a faccia con lei, e la abbracciò.
«Così va meglio?» le chiese.
Mary annuì e sorrise, stringendosi a lui.
«Sei un ragazzo fantastico» disse Mary.
«Oggi sei in vena di complimenti? Grazie, comunque, anche tu lo sei. Più di quanto immagini» rispose Squirtle.
Mary si avvicinò a lui, anche se di poco, visto che i loro visi erano molto vicini. Gli diede un soffice bacio sulle labbra, che lui ricambiò subito.
Continuarono a baciarsi, sempre con più passione, e Squirtle si sdraiò sopra di lei.
Mary non si preoccupò della cosa, anche se le ricordava la scena di lei e Mr. Sesso durante l’autogestione.
Squirtle la baciava con più foga, che Mary ricambiò, finché lui non cercò di sfilarle la maglia.
«No, no, fermo, non credo che…»
«Che c’è? Non ti piaccio?» disse Squirtle, offeso.
«No, è solo che… Non mi sembra il momento adatto, io non ho mai…» rispose Mary, imbarazzata.
«E che problema c’è? Lo fai adesso!» insistette Squirtle, cercando nuovamente di sfilarle la maglietta.
«Basta!» disse Mary, mettendosi a sedere. «Qui su una spiaggia? Dove potrebbero vederci tutti? E poi non ci conosciamo nemmeno da molto tempo…»
«La verità è che ti piace ancora quell’altro, non è così?» chiese Squirtle.
«No… Lui non… Senti, tu mi piaci, e mi sembrava di avertelo fatto capire, ma solo non voglio farlo qui e adesso! È un problema così grande?» disse Mary.
«Il problema è che ti piace ancora quello lì…» disse Squirtle.
«Ma non dire cazzate! Non lo sento da mesi, sicuramente si sarà dimenticato di me, sei solo tu che…»
«Ma tu non lo hai dimenticato!» la interruppe Squirtle.
«Sì, è vero, ma questo non vuol dire che tu non mi piaccia! Sei l’unico per me, ora, non riesco a guardare o pensare a nessun altro ragazzo, adesso. È di te solo che mi importa, davvero…» disse Mary, ma in cuor suo sapeva di stare mentendo: in realtà Mr. Sesso significava ancora molto per lei.
«Forse ho sbagliato a portarti qui. Forse ho sbagliato ad iniziare a vederti» disse Squirtle.
«Ma che cazzo stai dicendo? Non fare lo stupido. Stavamo così bene prima che cercassi di togliermi la maglietta! Eravamo felici, e tu non stavi sparando tutte queste stronzate. È così importante farlo qui, adesso? Non puoi aspettare un po’, magari in un posto meno pubblico della spiaggia?» chiese Mary.
Squirtle sorrise, ma era cupo.
«Mary, Mary… Ma perché prendi in giro anche te stessa? Si vede che per te sono solo un passatempo, una distrazione per non pensare a quello lì, che ti ha trattata di merda.» disse Squirtle.
Mary iniziò a piangere. Non sapeva perché, proprio in quel momento, ma le parole di Squirtle l’avevano ferita. Lui le piaceva, ma lei sapeva che un po’ aveva ragione.
Aveva cercato di dimenticare Mr. Sesso, di auto convincersi che Squirtle fosse davvero il ragazzo che lei aveva sempre sognato.
Ma nonostante tutto, Mary doveva ammetterlo: se Mr. Sesso fosse tornato, lei sarebbe andata da lui a braccia aperte, perdonandogli il silenzio di quasi due mesi, mandando all’aria tutto con Squirtle.
Si sentiva una stronza. Stava usando quel povero ragazzo.
Ma lui mi piace davvero, pensò Mary, mi piacciono tutti e due; cosa devo fare?
Nel frattempo continuava a piangere, confusa.
«Vieni, ti riaccompagno a casa» disse Squirtle.
«No» disse Mary, in lacrime.
«È la cosa migliore, davvero…» disse Squirtle.
«Non voglio tornare a casa. Abbracciami» disse Mary.
Squirtle l’accontentò, ma era più freddo del solito.
«Ti prego, perdonami. Tu mi piaci davvero, te lo giuro, ma è un periodo di merda. Non so più nemmeno io cosa voglio.» disse Mary.
«Va bene, non c’è problema. È solo che tu mi piaci molto, e vorrei averti solo per me» disse Squirtle.
«Ma è così, vedo solo te» disse Mary.
«Quando dico ‘averti’, intendo dire anche che vorrei che pensassi solo a me.» disse Squirtle.
«Io… Ci proverò» disse Mary.
«Mary, non puoi comandare il tuo cuore, non sarebbe giusto. Non saremmo felici. Possiamo prenderci una pausa e capire entrambi cosa vogliamo, anche se io l’ho già capito da un bel po’.» disse Squirtle.
«No, no. No, no, no» lo supplicò Mary. Anche solo l’idea di non vederlo più la faceva impazzire.
«Ci farà bene. Ti farà bene, vedrai.» disse Squirtle.
«Io non posso stare senza di te. Non ce la potrei mai fare!» urlò Mary. E in effetti era la verità; lui era un raggio di sole in mezzo ad una tempesta, in quel periodo.
«Questo è già un inizio» disse Squirtle, con un accenno di sorriso. «Dai, vieni, ti riporto a casa» propose nuovamente, e questa volta Mary non si oppose.
Fecero il viaggio di ritorno senza scambiarsi nemmeno una parola; Mary si tenne stretta a lui, godendosi il suo profumo e il vento tra i capelli.
Ma quando meno se lo aspettava il suo cellulare squillò. Ormai aveva perso l’abitudine di sperare in un messaggio di Mr. Sesso, ma quella volta ci avrebbe azzeccato.

Ciao, Mary. Mi ero promesso di non cercarti, perché avrei peggiorato le cose, ma non ce la faccio. Mi manchi troppo, ho bisogno di sapere come stai, se sei felice, se c’è qualche altro ragazzo… Ti prego, rispondimi solo a questo messaggio, e poi sparirò per sempre. Forse ho sbagliato a cercarti, forse mi stavi dimenticando e ora ti farò stare male di nuovo. Spero di no, spero che per te quella fosse una semplice cotta passeggera. Per me non era così, non ti dimenticherò mai.
Cerca di perdonarmi.
Riccardo.



Ciao a tutti! Scusatemi se ho saltato l'aggiornamento di sabato scorso; sono tremenda. Per farmi perdonare posterò il prossimo capitolo in settimana, e poi un altro sabato prossimo. 
Grazie a chi legge, recensisce, ha la stroria tra seguite, preferite e ricordate. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto :) 
P.S. andate a vedere al cinema 'Noi Siamo Infinito', è uno spettacolo ♥
Al prossimo capitolo, un bacio a tutti! 


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Capitolo 15
*** The fireman ***


Capitolo 15
The fireman




Mary credette seriamente di morire, quando lesse il messaggio. Non se l’aspettava, ormai si era rassegnata all’idea che Mr. Sesso fosse uscito definitivamente

dalla sua vita, e si era rassegnata all’idea che non le avrebbe mai più mandato un messaggio. 

E invece ora se lo ritrovava davanti, dopo nemmeno due mesi di lontananza. 

Rilesse più volte il messaggio, con il cuore che batteva a mille. Forse Squirtle le disse qualcosa, ma lei non se ne accorse neppure. In quel momento, per lei, esisteva solo quel messaggio e nessun altro. 

Cercò di rispondere, ma le mani le tremavano per l’emozione: Mr. Sesso non l’aveva dimenticata, ci teneva ancora a lei e voleva sapere come stava. 

Si sentiva la ragazza più fortunata del mondo. Certo, avrebbe preferito averlo accanto a lei, magari al posto del ragazzo che stava seduto davanti a lei sul motorino… Ma era già qualcosa. 

Aveva temuto per un sacco di tempo che Mr. Sesso si fosse convinto che stare con Alessia fosse la cosa migliore, e che avere un bambino da lei fosse la cosa che aveva sempre desiderato.

Per la prima volta in due mesi, Mary pensò a quanto doveva essere triste la vita di Mr. Sesso, in quel momento. 

Aveva quasi sempre pensato a quanto fosse deprimente, per lei, non vederlo più, ma chi se la passava peggio, tra i due, era sicuramente lui. 

Quel ragazzo che era stato tanto popolare, sempre in giro tra feste e discoteche… Ora era rintanato chissà dove, a lavorare per una puttana che non lo meritava.

 

Arrivata a casa, Mary salutò Squirtle con molta freddezza, che tuttavia ricambiò con altrettanta indifferenza. 

Probabilmente Squirtle stava soffrendo ma non lo dava a vedere. Mary si sentì nuovamente in colpa per come l’aveva trattato, e lo sconforto dell’imminente abbandono della sua compagnia emerse di nuovo.

Ma la verità era quella, e non poteva mentire né a Squirtle, né tantomeno a se stessa: lei amava Mr. Sesso, e solo lui. Squirtle era carino e gentile, ma non era Mr. Sesso, semplice.

Dopo un tempo indefinito, riuscì finalmente a rispondergli.

Ciao Riccardo… Non hai peggiorato le cose, mi hai resa felice. Non me lo aspettavo, perché ormai avevo perso le speranze. Sono stata così male in questo periodo, quando non ci siamo sentiti. Questo messaggio ha reso la mia giornata migliore, davvero. 
Non sono felice, non c’è nessun ragazzo, ci ho provato ma non è possibile, perché nella mia testa ci sei solo tu. Mi manchi da impazzire. Ti prego, non sparire di nuovo, ho bisogno dei tuoi messaggi . E no, non ti sto dimenticando e credo che mai ci riuscirò. Non è una stupida cotta, e io non voglio dimenticarti. Anche se sarai padre, io voglio restare in contatto con te, ma non lo capisci? Non puoi sparire dalla mia vita come se niente fosse! Io ho bisogno di te. Ora ti sembrerò una stupida depressa, ma in questo momento è proprio così che mi sento. Non sparire di nuovo, per favore. 
Ci sentiamo, spero…

Rilesse più e più volte ciò che aveva scritto, chiedendosi se aveva scritto troppo. Forse sì, forse se Mr. Sesso fosse stato ancora a Cagliari non avrebbe mai avuto il coraggio di guardarlo in faccia, dopo un messaggio del genere, ma aveva bisogno di sfogarsi. 

Mr. Sesso doveva capire come la stava facendo sentire, doveva capire che non poteva sparire.

 

Rimase a fissare il cellulare per molto tempo, ma Mr. Sesso non rispondeva. Aveva letto il messaggio e non avrebbe risposto? 
Poi il cellulare si illuminò: un nuovo messaggio. 
Con il battito che accelerava, lo aprì subito, ma non era di Mr. Sesso. Era Squirtle. L’entusiasmo di Mary si trasformò immediatamente in delusione.

Sono stato un coglione. Mi vorrei prendere a calci per come mi sono comportato. Come potevo pretendere che lo facessimo? Non stiamo nemmeno ufficialmente insieme, ed era il posto e il momento più inadeguato, hai ragione. 
E sono stato un coglione anche quando ti ho parlato della pausa. Dimenticati tutto, perché non ce la farei mai a stare una sola settimana senza di te. 
Veramente, questo pomeriggio non ero io, non mi riconosco, io non mi comporto così di solito. E scusa per quelle insinuazioni su quel ragazzo, tu sei una brava ragazza, so che non faresti ma niente del genere. 
Mi sono odiato quando ti ho fatto piangere, una ragazza come te non merita di piangere, nessuno dovrebbe farla piangere. 
Spero che mi perdonerai e che vorrai vedermi ancora, perché senza te non so stare.
Scusa per le lagne e per il papiro… Mi manchi già.

Senza nemmeno rendersene conto, Mary stava sorridendo. Squirtle era una ragazzo così dolce… Mary lo sapeva che quello della spiaggia non era il vero lui, quel ragazzo così gentile e sorridente.

Però ora si trovava ad un bivio: Squirtle o Mr. Sesso?

Squirtle era una realtà della sua vita, lo vedeva ogni giorno, era sempre così attento al suo umore… 

Mr. Sesso era sparito per due mesi e probabilmente non avrebbe risposto nemmeno a quel messaggio. 

Ma cosa doveva fare? 

Persa nei suoi pensieri, Mary non si rese immediatamente conto del fatto che le era arrivato un altro messaggio, e proprio da Mr. Sesso.

Mary, non pensavo che stessi così male. Mi sento così in colpa, credimi, ma non possiamo vederci. Non sono più in Sardegna. Siamo andati a Milano, ora ho un lavoro e guadagno abbastanza per l’affitto e le spese per la bambina. Volevamo andare all’Estero, ma Alessia è troppo stupida per imparare una lingua straniera, lo dice lei stessa. Be’, l’importante è conoscere i propri limiti, no? 
Se è questo quello che vuoi, ti prometto che manterremo i contatti… Ora devo scappare a lavoro, ci sentiamo quando vuoi… Un bacio
.

Mary non poteva credere ai propri occhi: Mr. Sesso aveva accettato! Però allo stesso tempo si sentì cadere il mondo addosso, Milano era così lontana da Cagliari. 

Poi ripensò a quello che le aveva scritto: doveva andare a lavorare. Però era tardi, circa le otto di sera, Mary era piuttosto confusa.

Il giorno dopo le venne un’idea a parer suo geniale. Convinse sua mamma che un weekend a Milano sarebbe stato interessante, e chiese a Mr. Sesso, facendo molto la vaga, dove lavorava. 

Lui le disse che lavorava in un bar, e le spiegò più o meno la zona. Mary si sentiva così soddisfatta: l’avrebbe ritrovato, si sarebbero rivisti. 

Non aveva risposto a Squirtle, e a scuola l’aveva evitato. Non voleva fare la stronza, ma aveva bisogno di tempo per decidere.


 

Arrivò finalmente il venerdì stabilito e Mary partì per Milano. Aveva prenotato in un albergo strategicamente vicino alla zona descritta da Mr. Sesso. Tutto andava secondo i piani. 

Mary fu contenta di scoprire che nella zona in questione c’erano dei negozi, così avrebbe avuto una scusa per andarci. 

Chiese a Mr. Sesso, fingendosi curiosa, a che ora andava a lavorare quella sera. Sempre alle otto. Il piano era quello di entrare in tutti i dannati bar della zona, finché non l’avrebbe trovato. 

Trascinò sua madre per i negozi tutto il pomeriggio, senza fare molto caso alle vetrine. 

Arrivate le otto, le venne una fame improvvisa, e così entrò nel primo bar. Ma di Mr. Sesso nemmeno l’ombra. 

Uscì subito, e quando sua madre, perplessa, le chiese come mai, le rispose che non le piaceva l’ambiente. 

Ripeté la stessa scena per altre cinque volte, e di Mr. Sesso ancora niente. 

Ormai la fame le era venuta davvero, e giurava a se stessa che avrebbe preso qualcosa nel primo bar che fosse capitato. 

Finalmente ne trovarono uno, anche se aveva un aspetto piuttosto strano e sinistro. 

Decisero di entrare comunque, e si ritrovarono davanti una scena piuttosto bizzarra: c’era un palchetto coperto da un piccolo sipario, e una decina di donne di mezza età accalcate davanti ad esso, in fibrillazione. 

Mary si chiese cosa attendevano con tanta impazienza. Decisa ad uscire da quel posto al più presto, prese due cose da portare via, e proprio mentre pagava, vide ciò che non avrebbe mai voluto vedere.

Il sipario si era aperto, le donne avevano urlato, e sul palco c’era lui… Mr. Sesso. 

Indossava solo dei jeans e un casco da pompiere, e faceva delle mosse piuttosto equivoche. Mary si sentì imbarazzata e allo stesso tempo attratta dai suoi muscoli.
Però, vedere quelle donnacce che sbavavano su di lui le fece venire il nervoso. Era questo, dunque, il lavoro che aveva trovato? 

Mary si avvicinò decisa al palco, e rimase ferma a fissare Mr. Sesso. Sua madre lo stava guardando in modo strano, vagamente interessata. 

Poi Mr. Sesso incrociò lo sguardo di Mary, e si bloccò di colpo. Si fissarono per qualche secondo, poi Mary si girò, afferrò sua madre e uscì dal bar.




Eccomi qui, come promesso, yeah. Sono troppo figa. No, a parte le cazzate, quando aggiorno in orario mi sento troppo happy.
Comuuunque, l'idea finale l'ho presa da glee (
) sia chiaro c':
Ho avuto qualche problema con la grafica, quindi ho messo spazi ovunque, cosa che mi fa tipo uscire dai gangheri ._. 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio chi legge e recensisce, chi ha la storia tra preferite, seguite e ricordate, e anche chi legge in silenzio c:
A sabato, un baaaacio lskdfjlksdg


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Capitolo 16
*** Punch ***


Capitolo 16
Punch




Mr. Sesso rimase come pietrificato. Fissava la porta dalla quale Mary era appena uscita, confuso.
Cosa ci faceva lei in quel bar? Come aveva fatto a sapere dove lavorava, e soprattutto: cosa ci faceva a Milano? Erano tutte coincidenze? Molto difficile.
Le donne sotto di lui lo toccavano, incitandolo a riprendere quella specie di balletto che stava facendo, ma lui saltò dal palchetto, si fece largo tra le donne e uscì dal bar, correndo.
«Mary! Fermati! Mary, per favore!» urlò Mr. Sesso.
Mary era già lontana, e quando si sentì chiamare iniziò a correre a sua volta. Gli occhi le si riempirono di lacrime, non sapeva nemmeno perché.
La mamma di Mary era quella che ci stava capendo di meno. Perché sua figlia se l’era presa così tanto perché un ragazzo stava facendo uno spogliarello? E perché quel ragazzo così carino e muscoloso la conosceva e la stava rincorrendo?
«Mary! Ascoltami! Fermati» urlò ancora Mr. Sesso, che stava raggiungendo Mary.
Lei non diede segno di sentirlo, e continuò a correre diretta all’hotel, che non distava molto da dove erano.
Ma Mr. Sesso riuscì a raggiungerla prima che lei potesse arrivare all’hotel, e le afferrò una mano per farla fermare.
«Lasciami» urlò Mary.
Mr. Sesso le mollò la mano, ma le afferrò le braccia, cercando di abbracciarla.
Mary continuava ad urlare e cercava di liberarsi. Dopo aver visto tutte quelle donne di mezza età sbavare su di lui, Mr. Sesso le sembrava sporco, infetto, e non voleva che lui la toccasse. E poi, perché non le aveva detto la verità sul suo lavoro? Si vergognava, forse?
«Ehi, ragazzino» intervenne la madre di Mary «giù le mani da mia figlia o chiamo la polizia»
«Signora, io sono un suo ami…»
«Vattene!» urlò ancora Mary, e sua madre guardò Mr. Sesso con fare minaccioso, il telefono in mano.
«Voglio solo spiegarmi. Cinque minuti, non ti farò nulla» disse Mr. Sesso, allentando la presa.
Mary smise di piangere e non cercò di scappare; Mr. Sesso lo interpretò come un “sì”
«Mamma, ti raggiungo tra poco in camera. Non preoccuparti» disse Mary.
«Maria, non mi sembra il caso. Questo ragazzo ha appena cercato di stu…»
«Lo conosco, e non ha appena cercato di stuprarti! Ti prego, mamma.» la supplicò Mary.
La mamma di Mary lanciò nuovamente un’occhiata minacciosa a Mr. Sesso.
«Va bene. Ti do dieci minuti, se entro quei dieci minuti non ti vedo nella stanza, giuro che chiamo la polizia» disse, infine.
Mary abbozzò un sorriso e rimase in silenzio finché sua mamma non fu a debita distanza.
«Veloce, è davvero capace di chiamare la polizia» disse Mary a Mr. Sesso, senza nemmeno l’ombra di un sorriso.
«Ti starai chiedendo perché faccio questo lavoro e perché non ti ho detto niente» iniziò Mr. Sesso.
Mary fece una faccia di scherno, ma non disse nulla.
«Mi vergognavo, Mary. Sapevo che non l’avresti presa bene, e sinceramente non credevo che l’avresti mai potuto scoprire. Le tue qualità da stalker superano decisamente le mie aspettative.» disse Mr. Sesso, intento a far sorridere Mary, cosa che non accadde.
«Non devi scusarti con me. Non me ne frega niente. Puoi fare il puttano per delle sessantenni arrapate quanto ti pare e piace!» mentì Mary.
«Non dire così. Credi che mi piaccia? Ti sbagli. Lo faccio solo per i soldi. Pagano bene, sai, e non riuscivo a trovare niente che mi desse tutti questi soldi, e ne ho bisogno, gli affitti sono cari e le spese sono tante.» disse Mr. Sesso.
«Ti ho già detto che non mi interessa» ribadì Mary.
«Ok, e allora perché sei scappata? Perché ti sei messa a piangere?» chiese Mr. Sesso.
«Non stavo piangendo!» si difese Mary.
Mr. Sesso sorrise.
«E sono scappata perché quel posto faceva schifo. Non ti avevo nemmeno notato finché non mi hai fermata» mentì Mary.
«Oh certo, e io sono Lady Gaga» ribatté Mr. Sesso, scherzoso.
«Ah-ah.» disse Mary, facendo una faccia disgustata.
«Sono felice di vederti, comunque. Cosa ci fai qui?» chiese Mr. Sesso.
Mary arrossì lievemente.
«Mia mamma… a-aveva degli i-impegni» balbettò in imbarazzo.
Mr. Sesso sorrise di nuovo, iniziando a sospettare qualcosa.
«Faccio finta di crederci. Ti va di fare un giro insieme, uno di questi giorni, ah?» propose Mr. Sesso.
«Proprio no. Ora devo andare, a meno che tu non voglia essere arrestato per sospettato stupro o rapimento di persona.» disse Mary, iniziando ad avviarsi verso l’hotel.
«Ah,» disse, girandosi verso Mr. Sesso, «se non l’hai notato, siamo in inverno, e c’è troppo freddo per girare a petto nudo.» disse e se ne andò, senza nemmeno salutare.
Mr. Sesso rimase a fissarla mentre andava via, senza parole. Aveva immaginato il giorno in cui l’avrebbe rivista totalmente diverso. Lei che gli correva incontro, con le lacrime di gioia, lui che la abbracciava, che la baciava, e soprattutto lei che sorrideva.
Invece era andato tutto malissimo, come non si sarebbe mai aspettato. Rimase molto deluso dalla reazione di Mary, ma come darle torto? Se lui avesse scoperto che lei stava facendo la spogliarellista, avrebbe perso la testa.
Ma d’altronde, Mary non avrebbe mai potuto fare una cosa del genere. Lei non si sarebbe mai fatta fregare con una gravidanza a quell’età. Lei era più intelligente di lui.

L’emozione per aver rivisto Mary l’aveva scaldato per tutto quel tempo, e ora che Mary se ne era andata, Mr. Sesso iniziò a sentire davvero freddo.
Tornò, di malumore, al bar, dove tutte le sue spettatrici lo aspettavano. Continuò il suo squallido spettacolo, mentre la sua mente vagava altrove, principalmente su Mary.
Dopo lo spettacolo ricevette una bella strigliata dal proprietario del locale, con tanto di minaccia di licenziamento, come se la sua serata non facesse abbastanza schifo di suo.

Nel frattempo, nell’albergo, Mary cercava di non pensare a come si era comportata.
Se n’era pentita subito, e dubitava che Mr. Sesso l’avrebbe mai potuta perdonare. L’avrebbe dovuto capire, consolare, e invece era stata egoista e stronza.
Mr. Sesso non meritava quel trattamento, non dopo tutti i casini che stava passando.
E allora perché lei si era comportata così? Mr. Sesso avrebbe pensato che alla fine lei era solo una ragazzina immatura, e che non l’avrebbe mai più voluta rivedere?
Si sentiva un mostro per come aveva spento la gioia che stava negli occhi di Mr. Sesso. Probabilmente era vero, lui ci teneva a lei, le mancava.
Voleva tornare indietro di mezzora e ripetere tutto da capo, comportarsi da persona matura, non essere stronza… Ma purtroppo non poteva farlo.
Sua madre continuava a chiederle chi fosse quel ragazzo e che cosa volesse, e ben presto iniziò a fare battutine sui suoi muscoli; Mary cercò di ignorarla, ma tutto ciò non faceva altro che farle pensare a Mr. Sesso, ininterrottamente.
Non pensò a Squirtle nemmeno una volta, e questo, se solo l’avesse notato, avrebbe messo fine a tutti i dubbi che la assalivano.
Resistette alla tentazione di mandare un messaggio a Mr. Sesso per scusarsi, decisa a lasciar perdere, voltare pagina.
Non pensare a lui era molto più difficile del previsto. Non poteva sopportare l’idea di essere così vicina a lui, ma allo stesso tempo così lontana, e il fatto di non poter andare da lui, abbracciarlo, fare semplicemente due chiacchiere e ridere insieme. Era tutto così doloroso.

Erano le due di notte, e Mary non riusciva a chiudere occhio. Aveva pensato a Mr. Sesso tutto quel tempo, e non si era accorta di niente. Nemmeno del messaggio che le era arrivato tre ore prima.
-Mary, scusami tanto. Se ti faccio schifo ti capisco perfettamente. Sono davanti all’entrata dell’hotel, ho bisogno di parlarti. Ti supplico, scendi.

Mary si sentì, se possibile, ancora più in colpa. Mr. Sesso era stato ad aspettarla come un cretino, e lei non gli aveva detto niente? Ora sì che l’avrebbe odiata.
Scese di corsa verso l’ingresso, e con suo immenso stupore, trovò Mr. Sesso che dormiva su una panchina, proprio davanti all’entrata.
Non riuscì a trattenere un sorrisino, Mr. Sesso era così dolce!
Gli si avvicinò piano, per non spaventarlo, e quando gli fu vicino gli mise una mano sulla spalla, e più dolcemente possibile, sussurrò: «Ehi, svegliati».
Mr. Sesso aprì gli occhi all’istante, quasi gridò, ma poi sorrise, vedendola.
«Mary» disse, e sorrise.
«Scusa se ti ho fatto aspettare così tanto… Non avevo visto il messaggio. Scusa per prima! Sono stata una deficiente, e poi…» disse tutto d’un fiato Mary.
«Ehi, ehi, ehi, calma! Va tutto bene» la interruppe Mr. Sesso, e Mary sorrise nuovamente.
«C’è freddino, eh?» commentò Mary.
«Eh sì, ti va di salire un attimo a casa mia? Giuro che non ti stupro» disse Mr. Sesso, ironico.
«Cretino» rispose Mary, sorridendo.
Camminarono per poco, finché non arrivarono a casa di Mr. Sesso, e durante il tragitto nessuno disse niente, più che altro batterono i denti per il freddo.
«Ma cos’è questo rumore?» chiese Mary.
Si sentivano urla, grida, musica alta.
«Probabilmente quella del piano di sopra starà dando una festa.
Ma quando aprirono la porta si trovarono davanti uno spettacolo allucinante.
Alessia, ormai solo in mutande e reggiseno, stava ballando insieme ad altri tre ragazzi, che la toccavano ovunque. In mano aveva una bottiglia di vodka vuota, e su un tavolino c’era uno specchietto con una carta di credito, e dei residui di una polvere bianca.
«ALESSIA! COSA-CAZZO-STAI-FACENDO?» urlò Mr. Sesso, scandendo le parole ad ogni colpo che dava ai ragazzi per cercare di toglierli di dosso ad Alessia.
«Ehiiiii, Riiiichy, è qui la festa, diveeeeertiti!» disse Alessia, sbronza fino al midollo.
«Fermati, testa di cazzo, ti devo ricordare che sei incinta?» urlò Mr. Sesso, incazzato nero.
«Seeenti, tesoro, tuu noon mi puoooi dire cooo…» ma Alessia, senza i ragazzi intorno, non riuscì a reggersi e cadde a terra, «cooosa faare!» concluse con molta difficoltà.
«Ora mi ascolti, piccola, stupida puttana. Ho dovuto lasciare la mia città, i miei amici e la scuola, sto lavorando invece di studiare per il mio futuro. E tutto questo sai perché?» chiese Mr. Sesso.
«Peeerché… Booooh» rispose Alessia, ridendo.
«Perché quella bambina che hai in pancia è mia figlia. Sto facendo dei sacrifici per lei, e tu, come ricompensa, ti ubriachi e ti droghi, rischiando di ucciderla?» disse Mr. Sesso.
«Iooo? Non sooono incintaa» rispose Alessia, confusa, ma la sua pancia diceva il contrario.
Mary provò un misto di odio e pena per lei, ma soprattutto era arrabbiata da parte di Mr. Sesso.
«SPARITE!» urlò Mr. Sesso ai ragazzi, che presero di corsa i loro vestiti e se ne andarono.
«Se tu non metti la testa a posto, giuro che saranno solo cazzi tuoi. Non sono più disposto a faticare per una come te!» urlò Mr. Sesso.
«Noon puoi. Ah-ah!» sghignazzò Alessia.
«Ora mi hai proprio rotto le ovaie, troia!» disse Mary, e senza troppi complimenti si avvicinò ad Alessia, la guardò negli occhi –anche se quelli di Alessia vagavano altrove- e le diede un pugno fortissimo in faccia.
Alessia sbatté la testa per terra e il suo naso prese a sanguinare copiosamente, e lei perse conoscenza.
Mary si rese conto solo dopo di cosa aveva fatto. Alessia era incinta, non avrebbe dovuto picchiarla.
«Mary… Cosa… Oddio…» balbettò Mr. Sesso.
Gli occhi di Mary si riempirono di lacrime. E se Alessia avesse perso il bambino, per colpa sua?
«Devi… Devi andare all’ospedale… Io… Scusami» disse Mary, e scappò di corsa.
Riuscì a trovare con difficoltà la strada per tornare in albergo, e quando ci riuscì passò tutta la notte a piangere, maledicendosi per ciò che aveva fatto. 



Buonasera c: sì, lo so, sono in ritardo. Ormai dovreste sapere che io e l'aggiornare in orario non andiamo d'accordo... I'm sorry :c
Comunque, spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Ringrazio chi ha recensito lo scorso capitolo, e chi ha la storia tra preferite, ricordate, e seguite. Che tra l'altro siete moltissime, non finirò mai di ringraziarvi! Siete fantastiche ♥
Al prossimo capitolo, un bacio a tutti asdfghjkmlkfgslndfkdlfk (?)

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Capitolo 17
*** A strange nightmare ***


Capitolo 17
A strange nightmare




 

Mr. Sesso era rimasto a bocca aperta. Alessia era svenuta, con metà viso insanguinato, Mary era appena scappata via di corsa.
Il suo primo pensiero non andò ad Alessia, nemmeno a quanto potesse essere grave la situazione, bensì a Mary: sarebbe riuscita a tornare all’hotel senza perdersi?
Ma doveva pensare ad Alessia ora, o meglio, alla sua bambina. C’era veramente il rischio che Alessia potesse perdere la bambina? Considerando la cocaina che aveva preso era molto probabile, se poi si aggiungeva la perdita dei sensi…
Mr. Sesso iniziava ad avere paura. Non aveva mai considerato l’ipotesi che la bambina potesse anche non nascere.
Aveva sempre dato per scontato che avrebbe lavorato, mantenendo Alessia durante la sua gravidanza, e che poi la loro bambina sarebbe nata, e possibilmente sarebbe assomigliata a lui, e lui, nonostante tutto, sarebbe stato un buon padre, e anche Alessia sarebbe migliorata, avrebbe messo la testa a posto, lui non avrebbe fatto mancare nulla a sua figlia…
Invece ora si trovava davanti alla terribile idea di vedere tutto questo svanire. Immaginò la sua vita senza la bambina che Alessia aspettava: sarebbe tornato a casa, a scuola e dai suoi amici, alla sua vita di sempre… Ma con la consapevolezza di aver visto sua figlia morire. Era una cosa orribile. Nonostante tutte le preoccupazioni, i problemi, e tutto ciò che era successo, lui si stava davvero affezionando a quel piccolo corpicino che cresceva dentro la pancia di Alessia.
Perso nei suoi pensieri, non si rese conto che stava sprecando del tempo prezioso.
Prese in braccio il corpo privo di sensi di Alessia, la avvolse in una coperta abbastanza spessa, e la caricò in macchina. Si chiese se non sarebbe stato meglio chiamare l’ambulanza, ma forse avrebbe fatto prima a portarla lui.
Per fortuna ormai era notte fonda, e le automobili per strada erano davvero poche. Riuscì ad arrivare al pronto soccorso più vicino in meno di dieci minuti. Normalmente ci avrebbe messo almeno mezzora.
Prese nuovamente in braccio Alessia e si precipitò dentro. Un’infermiera lo accolse subito, notando la ragazza in gravidanza avanzata che portava in braccio.
Riuscì a far visitare subito Alessia, alla quale i dottori attaccarono subito una marea di tubicini.
Lei non si risvegliava. La paura di Mr. Sesso aumentava di minuto in minuto.
I dottori non gli permisero di restare nella stanza, così lui assisteva ad ogni loro piccolo movimento attaccato alla finestra.
Non appena qualche infermiera passava di lì, lui prontamente la assillava di domande. Alla fine una di loro tirò le tende alla stanza, e Mr. Sesso dovette rassegnarsi.
Aspettò almeno un’ora, seduto su una sedia, tormentandosi, prima di riuscire a sapere qualcosa.
Un dottore uscì dalla stanza, non aveva un’aria molto preoccupata.
«Dottore, la prego, mi dica come sta! Perderà la bambina?» chiese subito Mr. Sesso, scattando in piedi.
«Si calmi, la sua compagna non è in pericolo. Per il bambino non lo sappiamo ancora con certezza, dobbiamo aspettare ancora qualche minuto per i risultati di alcuni test, ma le probabilità che resti in vita sono molto alte» lo rassicurò il dottore.
Mr. Sesso fece un sospiro di sollievo e si abbandonò alla sedia; ma non era ancora del tutto rilassato. Si sarebbe dato pace solo quando gli avrebbero assicurato che la bambina era fuori pericolo.
Passarono cinque, dieci, o forse venti minuti, Mr. Sesso ormai aveva perso il conto del tempo che passava seduto su quella sedia.
Lo stesso dottore di prima si avvicinò a lui, ma stavolta era più preoccupato.
«Signore…» esordì il dottore.
«Oddio, qualcosa è andato storto? Ha perso la bambina? La prego, mi dica di no!» piagnucolò Mr. Sesso.
«No, no, la prego, si calmi. La bambina è viva e non è più a rischio» disse il dottore.
Mr. Sesso non capiva, però. Se era tutto a posto, perché il dottore sembrava così preoccupato?
Non disse nulla, in attesa della batosta che era evidente stava per ricevere.
«Tuttavia,» proseguì il dottore «la ragazza ha assunto droghe pesanti, come lei avrà senz’altro notato, e anche in quantità piuttosto notevoli»
«Quindi…?» chiese Mr. Sesso, quasi sussurrando per paura di ricevere una brutta notizia.
«Non lo sappiamo ancora con certezza, ma potrebbero esserci dei rischi per il feto. Non tanto per la sua vita, ma potrebbe avere delle malattie. Anche gravi» aggiunse il dottore, a sua volta abbassando la voce, come se quell’abbassarsi del tono potesse ridurre lo spavento per quella notizia.
«Oh santo cielo» disse Mr. Sesso «quando potremo saperlo?»
«Per questa notte la terremo in osservazione, finché non riprenderà forze e conoscenza» spiegò il medico.
Mr. Sesso annuì.
«Poi, tra una settimana, faremo di nuovo delle analisi, e lì lo sapremo con certezza. Ora i dati sono troppo sfasati per riuscire a capire cose di questo genere» disse il medico.
Mr. Sesso annuì nuovamente, senza dire nulla, perché effettivamente non sapeva cosa dire.
Alessia era una stupida oca senza cervello, su questo non c’erano dubbi.
Quale persona sana di mente avrebbe mai assunto droghe, essendo incinta?
Non poteva credere quanto quella ragazza fosse irresponsabile, forse l’aveva sopravvalutata.
Un’altra idea iniziò a prendere forma nella sua mente: una volta nata, avrebbe potuto chiedere l’affidamento della bambina. Che bisogno aveva di una madre così irresponsabile, che faceva delle cose del genere nonostante fosse incinta? L’avrebbe ottenuto di sicuro. Lui era maggiorenne, e di lì alla nascita avrebbe sicuramente trovato un lavoro più rispettabile.
Ora il futuro appariva più sereno, Mr. Sesso era convinto che i giudici non avrebbero mai potuto lasciare una bambina nelle mani di una ragazza così sconsiderata. Sarebbe stata un’assurdità!
Stava quasi per addormentarsi su una delle sedie dell’ospedale, quando si ricordò di Mary.
Quanto doveva essersi sentita in colpa! E lui non le aveva nemmeno detto nulla.


Mary era chiusa in bagno da un’ora e mezza. Non aveva smesso di piangere per un secondo, e nel frattempo pregava e continuava a pregare, perché la vita di quella povera bambina innocente venisse risparmiata.
Di Alessia non le fregava nulla, quella troia poteva anche crepare. Ma la bambina, la figlia di Mr. Sesso, che colpa ne aveva? Nessuna.
E se poi ad Alessia fosse successo qualcosa di grave, chi ci sarebbe andato di mezzo? Lei!
Mary cercò di calmarsi. Alessia era drogata, si disse, non è colpa tua se è svenuta, tu le hai solo dato un pugno, e i tuoi pugni non sono nemmeno tanto forti, non è colpa tua.
Ma nessuno di questi pensieri riuscirono a calmarla.
Le arrivò un messaggio, era Mr. Sesso. Improvvisamente la paura di sapere cosa c’era scritto la assalì. E se ci fosse stato scritto che la bambina era morta? Mary non se lo sarebbe mai potuto perdonare, proprio no.
Alessia è ok, la bambina sta bene, non preoccuparti. Buona notte, un bacio.
Mary si liberò di un peso immenso. Forse adesso sarebbe anche riuscita a dormire, chissà.

Alessia camminava lungo una stanza con pavimento e pareti bianche, vuota. Aveva dei tacchi altissimi, e superava Mary di almeno quindici centimetri.
Indossava un costume da bagno, e metteva in mostra il suo corpo così perfetto. Mary si sentiva male anche solo a guardarla, pensando di non reggere il confronto.
Alessia esibiva la sua pancia, ormai al settimo o ottavo mese, ma sembrava quasi che non la notasse, era proprio come se non le importasse nulla.
Si mise a ballare, e altri ragazzi apparvero affianco a lei, le passarono bottiglie, lei bevve, noncurante della sua gravidanza.
Tutti i ragazzi la adoravano come una dea, e Mary si sentiva isolata.
A un certo punto lo vide: Mr. Sesso. Lui non badava ad Alessia che metteva in mostra il suo corpo; guardava lei, Mary.
Lei gli sorrise, e lui ricambiò. Le venne vicino e le afferrò la mano, spinse da una parte Alessia e i ragazzi, trascinando Mary al centro della sala.
La musica tecno che prima accompagnava Alessia ora si trasformò in un lento, le pareti cambiarono improvvisamente colore, divenendo di una tonalità tra il viola e il rosso scuro. Mr. Sesso la prese per i fianchi e iniziarono a ballare.
Mary era certa di non aver mai ballato in vita sua, e nemmeno di aver preso lezioni, eppure si muoveva benissimo, sembrava essere nata per ballare.
Si appoggiò alla spalla di Mr. Sesso, lasciandosi guidare in quel ballo. Poi alzò la testa per guardare in faccia Mr. Sesso, ma con sorpresa scoprì che non c’era più lui, ma Squirtle.
Lui le sorrise e continuò il ballo come se niente fosse, nonostante Mary si fosse quasi fermata per la sorpresa. Fissò per un attimo il ragazzo, rendendosi conto che quella compagnia non le dispiaceva, ma poi all’improvviso il ragazzo tornò ad essere Mr. Sesso.
Alessia e gli altri ragazzi erano spariti misteriosamente, e ora la sala era solo per lei e Mr. Sesso.
Mary continuava a ballare, godendosi il momento, quando all’improvviso sentì delle strane sporgenze sul petto di Mr. Sesso.
Rialzò lo sguardo e notò, con orrore, che Mr. Sesso era diventato Alessia, e che aveva metà faccia coperta di sangue, proprio come quando lei le aveva tirato un pugno.
Mary si allontanò di scatto, mentre Alessia la guardava con odio.
Alessia si infilò letteralmente le mani dentro la pancia, come se fosse stata fatta di gelatina, e ne tolse fuori una cosa disgustosa.
La pancia le si era sgonfiata, e in mano teneva quello che assomigliava molto ad un bambolotto ricoperto di una strana gelatina rossa.
Solo che non era un bambolotto, ma un bambino vero, in carne e ossa.
Alessia glielo tirò addosso, colpendola in pieno, e Mary non poté far a meno di guardare il feto, morto.
«L’hai uccisa!» gridò una voce «Uccisa! L’hai uccisa!» ripeté l’eco della voce.
Mary si tappò le orecchie, chiuse gli occhi, ma la voce continuava a rimbombare nelle sue orecchie.

«Maria!»
Mary si svegliò di colpo. Fu quasi sorpresa di non trovarsi nella stanza del sogno, col feto di Alessia ai suoi piedi.
«Maria, che succede?» chiese sua mamma.
«Io… Solo un brutto sogno… Non è niente» spiegò Mary.
Guardò l’orologio: erano le cinque del mattino.
«Hai urlato come una pazza. Hai nominato una certa Alessia, poi hai detto “l’hai uccisa”, anzi, l’hai urlato. Ma che ti succede?» insistette sua mamma.
«Te l’ho detto, era solo un brutto sogno, non ricordo nemmeno cosa fosse…» mentì Mary.
«Va bene, ora cerca di non urlare di nuovo… Buonanotte» disse sua madre, e tornarono entrambe a dormire.

Quando Mary si svegliò, alle dieci passate, trovò un nuovo messaggio al cellulare. Sperava che fosse Mr. Sesso, invece era Sofia.
Mary, ho urgentemente bisogno di parlarti. Non ce la faccio più. Avvisami quando torni.
Perplessa, Mary non rispose nemmeno e tornò a dormire.




Lo so, lo so, sono terribile. Sono sempre in ritardo. Ma che ci volete fare? Dovete solo avere pazienza... Scusatemi :c
Spero che il capitolo vi sia piaciuto e abbia ripagato la lunga attesa. 
Grazie a chi mi sopporta nonostante i ritardi e continua a leggere e recensire, siete dei tesori.
A presto, un bacio a tutti!

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Capitolo 18
*** Just a Game ***


Capitolo 18
Just a Game





Mary e sua madre erano in aeroporto, pronte a tornare a casa. Mary trascinava il suo trolley più lentamente possibile; non voleva andarsene. Milano le faceva pensare a Mr. Sesso, ed era con lui che lei voleva stare.
Aveva sognato più volte ad occhi aperti che Mr. Sesso arrivasse, di corsa, all’aeroporto e, come in molti film, la pregasse di rimanere con lui, facendo una dichiarazione d’amore strappalacrime.
Ma l’ora della sua partenza era sempre più vicina, e di Mr. Sesso nemmeno l’ombra. “Non vivo in un dannato film, devo mettermelo in testa” ripeté Mary dentro la sua testa.
E una volta tornata a casa, cosa avrebbe fatto? Avrebbe finto di non aver visto come Alessia si comportava, o finto che tra lei e Mr. Sesso ormai non c’era più nulla? Era difficile anche solo pensare di farlo.

Alessia era tornata a casa. Lei e la bambina stavano bene, ma Mr. Sesso non smetteva di essere arrabbiato. Alessia gli aveva chiesto più volte scusa, promettendogli che non avrebbe più fatto niente del genere, ma Mr. Sesso non le credeva. Era nella sua natura comportarsi male e mettere a rischio la sua stessa vita, e ora anche quella di sua figlia.
Alessia cominciava a credere che la pazienza del ragazzo stesse giungendo al limite, e non aveva tutti i torti.

Una volta atterrato l’aereo, Mary era più depressa che mai. Tornava alla sua vita di sempre, la quale non comprendeva Mr. Sesso.
Camminava depressa verso l’uscita, trascinando svogliatamente il suo trolley, quando si rese conto di una cosa. Anzi, una persona.
Squirtle era lì che la aspettava, con un cartello con su scritto ‘Mary’ in caratteri cubitali, e un sorriso che andava da un orecchio a quello opposto.
Anche la madre di Mary lo vide, e le chiese spiegazioni. Mary non la ascoltò, e corse verso il ragazzo. D’accordo, non era Mr. Sesso, ma non poteva negare quanto fosse dolce.
«Ma che ci fai qui?» chiese Mary, allegra e confusa allo stesso tempo.
«Be’, diciamo che ho le mie doti di stalker. Parlando seriamente, non ti scoccia che io sia venuto a prenderti, vero?» disse Squirtle, un po’ preoccupato.
«Ma figurati! Sono contenta. Solo che non riesco a capire come tu abbia fatto…» disse Mary.
«Questo non lo saprai mai» Squirtle sorrise.
La madre di Mary era rimasta a debita lontananza ad osservarli. Non aveva più dubbi: tra quei due c’era qualcosa, e il ragazzo era pure carino…
«Maria, cosa facciamo?» chiese sua madre, studiando Squirtle.
«Buongiorno, signora» rispose prontamente Squirtle.
«Oh, chiamami pure…» disse la madre di Mary, prima che lei le desse una gomitata nelle costole.
«Mamma! NOI, io e lui, andiamo a farci un giro» disse Mary.
«Eh, ragazzina, dove pensi di andare?» chiese sua madre.
«E dai, mamma! Lui è un mio amico, è da un po’ che non lo vedo. Sarò a casa per cena» disse Mary.
«No, massimo le 18, non un minuto di più!» disse sua madre, e iniziò a darle le solite mille raccomandazioni.
Mary prese a braccetto Squirtle, presa dall’euforia di dover pensare a qualcos’altro che Mr. Sesso.
Non aveva neanche notato quanto il ragazzo fosse rimasto male alla parola ‘amico’. I due salirono sul motorino di Squirtle e raggiunsero il parchetto più vicino. Si sedettero su una panchina e si godettero i primi raggi di sole della stagione.
«Ehm, sei piuttosto allegra» disse Squirtle.
«Sì, un po’» ammise Mary.
«Ti sei divertita a Milano? Con… Riccardo?» chiese Squirtle, incerto.
«Oh, beh, ecco…» balbettò Mary.
«No, no, okay, non devi giustificarti con me, d’accordo?» rispose immediatamente Squirtle.
«No, non è quello. È che la mia vacanza a Milano non è stata esattamente una meraviglia, ma lascia perdere, non mi va di parlare di cose brutte. Sono contenta per la tua sorpresa, a dir la verità» disse Mary.
Squirtle sorrise come sorride un bambino che ha appena trovato i regali sotto l’albero di Natale;  Mary lo notò, ma restò in silenzio. Era bello ammirare la dolcezza di quel ragazzo, e vedere come era capace di sorridere anche per le più piccole cose.
«Non pensavo che avresti reagito così, sai?» disse Squirtle
«Perché?» chiese Mary, perplessa.
«Sai… La nostra ultima conversazione, quello che è successo alla spiaggia… Insomma, credevo che non tu mi volessi più vedere. Mi aspettavo che mi urlassi contro, all’aeroporto. E invece…» disse Squirtle e sorrise di nuovo.
Quella frase fece ricordare a Mary tante cose.
Aveva preso una decisione? No. Era sicura di chi volesse veramente? Sì. E allora perché non lo diceva?
Doveva trovare il coraggio per dire a Squirtle che in realtà lei era innamorata di Mr. Sesso, e di nessun altro.
Ma come fare? Solo l’idea di rendere quel ragazzo triste le spezzava il cuore.
Ma doveva farlo. Non poteva prenderlo in giro. Doveva dirgli la verità, così avrebbe sofferto sicuramente meno che se avesse saputo che Mary lo prendeva in giro.
Mary fece un bel respiro e si preparò a dire la verità.
«Senti, devo dirti una cosa» disse Mary.
Squirtle annuì, in attesa.
Mary abbassò lo sguardo, non riusciva a dirglielo guardandolo negli occhi. Stava per parlare, quando fu interrotta da un messaggio.
Era Sofia: Mary, che cazzo di fine hai fatto? Ti ho detto di cercarmi e non l’hai fatto, devo dirti una cosa importante! Cagami, magari.
Mary si disse che aveva cose più importanti di cui preoccuparsi, in quel momento. Il messaggio aveva rovinato tutta la sua preparazione.
Prese un altro respiro, aprì la bocca per parlare e… arrivò un altro messaggio. Mary maledisse mentalmente Sofia, e nel frattempo Squirtle non si mosse di un millimetro, aspettando che Mary parlasse.
Ma stavolta non era Sofia; era Mr. Sesso.
Mary aveva il cuore in gola. Aveva una strana sensazione, un brutto presentimento.
Lesse il messaggio, e tutto ciò che si aspettava venne confermato. In più, il messaggio la fece innervosire come non mai.
Ciao Maria, ho sbagliato con te. Tu non mi sei mai piaciuta davvero, eri solo un gioco, una sfida. Sei solo una bambina, non fai per me. Mi dispiace se ti ho illusa, spero che te ne farai una ragione.
Mary dovette lottare duramente per reprimere le lacrime. Solo un gioco? Lei, una bambina? Alessia aveva la sua stessa età, però lei non era una bambina, giusto? Il fatto che avesse scopato con quasi tutti i ragazzi della sua città la rendeva un’adulta, come no.
Mary era incazzata. Mr. Sesso era proprio uno stronzo, un bastardo, come tutti le avevano sempre detto. E lei gli aveva sempre detto tutto quello che provava, aveva pianto davanti a lui. Si sentiva così ridicola, ora.
Avrebbe voluto prendere a calci qualsiasi cosa.
«Ehm, Mary? Ci sei ancora? Mi dovevi di…» disse Squirtle,  ma fu interrotto da Mary, che fece una cosa inaspettata.
Mr. Sesso non la voleva seriamente? Perfetto. Invece, proprio lì, c’era un ragazzo che pendeva dalle sue labbra. “Perché no?” pensò Mary, “tanto lui mi piace” e lo baciò. Non aveva mai preso l’iniziativa con un ragazzo e credeva non l’avrebbe fatto mai. Invece successe, e fu bellissimo. Squirtle rispose immediatamente al bacio, e la coinvolse con passione.
Passarono il resto del pomeriggio a baciarsi, fregandosene della gente che passava e del tempo che scorreva, senza pensare a nient’altro che loro due.
Squirtle era stato un ripiego, è vero, ma Mary non si pentì nemmeno un po’ della sua scelta. Squirtle era un ragazzo fantastico, la faceva sentire bene, la faceva ridere, e ci teneva davvero a lei. Non come quella testa di cazzo di Mr. Sesso.
Non si resero conto dell’orario, finché Mary non fu tempestata di chiamate di sua madre. Era molto in ritardo, e a malincuore dovette tornare a casa.
Salutò Squirtle con un bacio sulle labbra e un sorriso immenso, pensando già alla giornata di scuola del giorno successivo. Immaginò lei e Squirtle che camminavano mano nella mano nei corridoi, a ricreazione, davanti a tutti gli amici increduli di Mr. Sesso. E poi avrebbero trovato un angolo appartato, per riprendere a baciarsi come avevano fatto la sera prima, e poi…
«DOVE-ACCIDENTI-ERI-FINITA?!» urlò la madre di Mary.
«Scusami! Io non… Non avevo modificato l’orario del cellulare. Era indietro, e… Non mi sono resa conto che fosse così tardi! Scusami!» cercò di giustificarsi Mary.
«Scusarti non serve a niente, tu non esci per due settimane» rispose sua madre.
Due settimane? Tutti i progetti che aveva fatto per Squirtle svanirono in un istante.
«Ma non puoi farlo!» si lamentò Mary.
«Ah no? E come mai?» chiese sua madre.
«Perché… Perché tu sei la mamma più bella del mondo!» tentò Mary.
«Ah, grazie tesoro, ma non esci comunque» ribadì sua madre.
«Se non mi fai uscire mi trasferisco da papà!» disse Mary, poco convincente.
«Ahahah, non so chi si sparerebbe prima dei due. Dai, non discutere e basta.» concluse sua madre.
Mary sbuffò e torno in camera, mandando mentalmente sua madre a fanculo.

Il giorno dopo –il traumatico giorno del rientro a scuola- Mary venne letteralmente assalita da Sofia.
«TI-HO-MANDATO-DUE-CAZZO-DI-MESSAGGI-E-NON-MI-HAI-RISPOSTO» urlò Sofia.
«Scusa! Erano momenti… particolari» si difese Mary.
«Ah sì? Be’, prova a immaginare come sto io!» disse Sofia.
«Perché? Che succede?» chiese Mary.
«Sai cosa succede? Te lo dico io che succede! Zayn, il tuo caro ex ragazzo che mi hai praticamente sbolognato, dopo solo due mesi mi ha già rotto le ovaie. Volevo lasciarlo, ma sai cos’ha fatto lui? Mi sta barattando per il matrimonio con dei terreni! Ti rendi conto? Dei terreni! E non lascia in pace nemmeno i miei. TU mi devi aiutare a lasciarlo, senza che si faccia esplodere, però!»
Mary la guardò, chiedendosi se fosse seria o meno, ma poi scoppiò a ridere fino alle lacrime, mentre Sofia la guardava in cagnesco.  





Ehilà! Non picchiatemi, per favore. Sono in ritardissimissimissimo, lo so, ma la scuola mi sta uccidendo. Ancora due mesi e la tortura sarà finita, ancora non ci credo, anche se mi sembrano tantissimi. Cioè, HELP ME. 
Comunque, the rosa pesca (?) is back, bitches! Anche se EFP lo chiama 'salmone', che trauma. çç
Anywaaay, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e ringrazio tutte quelle che seguono la storia e recensiscono c: love you all *^*

Ci vediamo al prossimo capitolo, bye bye c:

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Capitolo 19
*** Paura ***


Capitolo 19
Paura




«Ho dato appuntamento a Zayn. Tu però mi accompagni. Chiaro?» disse Sofia, in tono minaccioso.
«Ma non credo proprio!» disse Mary «Devo vedere Squirtle»
«Non mi interessa! Bisogna risolvere la questione con quel… pazzo maniaco. E tu mi accompagni» continuò Sofia.
«Non insistere, ti ho già detto che devo incontrare Squirtle» ribadì Mary.
«Mary, ti prego! Sai com’è fatto quello là…» la supplicò Sofia.
«Puoi anche chiamarlo con il suo nome, eh» disse Mary.
«Sì, va be’, non cambiare discorso. Di’ a Squirtle di venire con noi, che problema c’è? Più siamo e meglio è. Più testimoni…» disse Sofia.
«Oh, andiamo!» sbottò Mary «Cosa vuoi che succeda? Zayn abbaia ma non morde, non ti farà nulla»
«Ti prego…» insisté Sofia, facendo gli occhioni dolci.
«Senti: devo vedere il mio quasi-ragazzo, e di sicuro voglio fare qualcosa di più romantico che dare la caccia ad un pazzo pseudo-terrorista che cerca di barattarti con dei terreni» disse Mary.
«Per favore. Venite con me, gli parlo e voi state un po’ lontani, ma mi tenete d’occhio, non si sa mai…» disse Sofia, Mary alzò gli occhi al cielo «Poi andate dove volete e io non vi scoccio più. Però accompagnatemi, per favore…»
«Che palle che sei!» sbottò Mary, il ché equivaleva ad un sì.

Squirtle le raggiunse e insieme si diressero verso il luogo dell’appuntamento con Zayn. Mary per tutto il tempo cercò di coinvolgere Squirtle nella conversazione, ma il ragazzo era troppo timido e rispondeva solo con gesti e monosillabi.
Che ragazzo palloso, pensò Sofia.
Che faccia tosta, pensò Mary, quando ha cercato di fare sesso in spiaggia non era così timido.

«Ehm… A che ora hai detto che dovevate vedervi?» chiese Squirtle, un po’ imbarazzato, visto che erano seduti su una panchina da più di dieci minuti e Zayn non si faceva vedere.
«Dieci minuti fa, in teoria» rispose Sofia, seccata. Quel pazzo le aveva dato buca?
«Senti, Sofi. Non voglio fare la stronza o l’antipatica, davvero, però noi aspettiamo altri dieci minuti e se Zayn non arriva ce ne andiamo» disse Mary.
«Ma no, non ti preoccupare…» disse Squirtle
«Sono sicura che arriverà» disse Sofia, ma nemmeno lei credeva molto alle sue stesse parole.
Passarono altri cinque, dieci minuti, ma Zayn non arrivò.
«Sofi, davvero, ci stiamo perdendo il pomeriggio per questa cosa. Ti ha dato buca, è evidente, noi ce ne and…» disse Mary, ma fu interrotta da un rumore fortissimo, anche se lontano.
«Che cazzo era quel rumore?» urlò Squirtle, abbandonata la timidezza per far spazio alla paura.
Mary era senza parole, così come Sofia.
«Non… Non lo so… Sembrava… Uno sparo» disse Sofia, spaventata.
Un altro scoppio, stavolta molto più forte e vicino.
«Oh santo cielo, ma che cazzo sta succedendo?» urlò Squirtle, sempre più spaventato.
Le altre persone presenti nella piazza dove i tre erano seduti stavano iniziando a camminare più velocemente. Tutti si allontanavano dal punto dal quale proveniva il rumore con fare nervoso.
«Forse anche noi dovremmo andarcene» suggerì Mary, ancora più seccata e spaventata.
Sofia annuì distrattamente, mentre cercava di capire cosa stesse succedendo.
Ci fu un altro colpo, stavolta era chiaro che fosse un’esplosione. Era sempre più vicino ai tre; la piazza era quasi deserta.
«Cazzo, ce ne dobbiamo andare! Alzati, So’!» urlò Mary.
Squirtle si alzò immediatamente, Sofia ci mise qualche secondo di più, perché stava guardando in direzione dell’esplosione.
«Si può sapere cosa cazzo stai guardando? Stai contando quante nuvole ci sono in cielo? Muoviti, per favore, ho paura!» piagnucolò Mary, mentre tirava Sofia per un braccio.
«Sì, scusa» disse Sofia, camminando più velocemente «È che ho visto qualcuno. Pensavo che fosse…» disse Sofia.
«Chi se ne fotte di quello che pensavi! Dobbiamo andare via da qui!» urlò Squirtle.
«Ma vaffanculo, okay? Mi sto muovendo, razza di idiota. Se sei nervoso perché hai il ciclo non è un problema mio, ma non posso volare. E poi sei tu che sei lento, forse il peso delle tue guance enormi ti rallenta!» urlò Sofia.
«Ma ti sei vista? Le mie guance non hanno niente che non va, comunque» si difese Squirtle.
«Ma vi sembra il momento di litigare? Porca puttana, cerchiamo solo di andare il più lontano possibile da qui e trovare un posto sicuro, e chi se ne fotte di come ha le guance lui, è carino comunque» disse Mary, arrossendo sulle ultime parole.
«Grazie» disse Squirtle, sorridendo.
«Sì, ok, tutto questo è molto romantico, molto commuovente, ma muovete il culo» disse Sofia, in tono sbrigativo.
«Sei tu che ci hai messo secoli per alzarti» rispose Mary.
«Senti» disse Sofia, ma fu interrotta da una nuova esplosione.
Stavolta era molto lontana dal punto in cui c’era stata l’ultima, ed era molto più vicina ai tre ragazzi.
L’esplosione fu talmente vicina a loro che tutti e tre vennero lanciati a diversi metri di distanza. Non riuscirono a capire da dove fosse venuta, perché in quel punto era tutto in fuoco.
Squirtle sbatté la testa e perse i sensi, Mary e Sofia si procurarono numerose ferite.
Si alzarono in fretta, nonostante i dolori, presero Squirtle di peso e continuarono a scappare.
I loro cuori ormai battevano all’impazzata, l’ansia era alle stelle. Le esplosioni erano sempre più vicine a loro, sembrava fatto apposta.
«Mary» disse Sofia, deglutendo rumorosamente «Pensi anche tu quello che penso io?»
«Se ti stai riferendo a Zayn, no. Non può essere lui. So che ha minacciato cose del genere più volte, ma non ha mai fatto niente…» disse Mary, ma dal tono Sofia intuì che nemmeno lei ne era così sicura.
«Perché ci sono troppe coincidenze… Mary, ho paura» disse Sofia, e una lacrima le bagnò il viso.
«Anche io» rispose Mary.
Poi Sofia si voltò, e notò una cosa. Era un ragazzo incappucciato, che stava sistemando qualcosa dietro un cassonetto.
«Mary» bisbigliò Sofia, indicandole il ragazzo.
Mary si girò, ma sfortunatamente il ragazzo alzò lo sguardo. Le vide.
«Cazzo, merda, ci ha viste, porca puttana, scappa!» disse Sofia, e iniziò a correre.
Mary fece lo stesso, imprecando a sua volta, ma tutti i dolori e le ferite impedivano alle ragazze di correre velocemente, e in più il corpo privo di sensi di Squirtle non aiutava.
Il ragazzo vide che stavano correndo, e capì che era un pericolo. L’avevano visto. Doveva fare qualcosa.
Senza persarci troppo iniziò a correre più veloce che poteva, e capì subito che quelle due ragazze non gli sarebbero sfuggite. Erano lente, lui correva come il vento.
«Cazzo, ci sta seguendo. Aiuto, corri, corri» disse Mary, piangendo, in preda al panico.
«Più di così non riesco. A meno che…» rispose Sofia, piangendo anche lei.
«No! Non lo abbandono qui, non se ne parla. Dobbiamo solo resistere…» disse Mary, pur sapendo che non avevano speranze.
Dopo pochi minuti il ragazzo le raggiunse. Si lanciò su di loro, atterrando sopra le loro schiene. Aveva un coltello.
«Ferme o vi ammazzo» disse.
Aveva un accento italiano, non era Zayn. Sofia non seppe dire se questo fosse un lato positivo o negativo.
Mary si guardò intorno, possibile che nessuno le vedesse? Non erano in una zona molto popolata, ma nemmeno deserta.
Però poi si ricordò che erano tutti corsi via a causa delle esplosioni.
«Lasciaci stare» si divincolò Mary.
Il ragazzo le diede una botta in testa e anche lei perse i sensi.
Sofia iniziò a piangere più forte, nel vedere l’amica svenuta, e ogni secondo che passava aveva sempre più paura.
«Cosa le hai fatto?» urlò, piangendo.
«Zitta, stupida ragazzina» rispose il ragazzo.
«Ti prego, non farmi del male! Ti prego» urlò di nuovo Sofia, ma il ragazzo la colpì, e anche lei perse i sensi.

Trascorso un tempo indefinito, tutti e tre aprirono gli occhi, per scoprire di essere nella totale oscurità.
«Sofi» sussurrò Mary, a voce bassissima. Dalla sua voce si poteva percepire il suo panico.
«Sono qui» rispose Sofia con lo stesso tono.
«Ci sono anche io, grazie per la considerazione» disse Squirtle.
«Shh!» fece Sofia.
Dopo poco si resero conto di essere legati alle mani e ai piedi, ma almeno erano vicini.
«Dove siamo? Cos’è successo?» chiese Squirtle.
Mary e Sofia fecero uno sforzo di memoria enorme, visto che all’inizio avevano un vuoto totale.
Poi ricordarono: le esplosioni, la corsa, il ragazzo che le seguiva, e alla fine il vuoto.




Signori e Signore, miracolo: sono puntuale! 
Questo capitolo è mooolto diverso dal solito, ma dopo aver visto la 4x18 di Glee mi sono sentita molto ispirata per un capitolo del genere. 
Spero che vi sia piaciuto comunque c: grazie a chi segue e recensisce la storia, siete fdfdjdfhk. ♥
A presto :*

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Capitolo 20
*** I don't care ***


Capitolo 20
I don't care





«Okay, ragazze, che facciamo?» chiese Squirtle.
«Non abbiamo molta scelta» gli fece notare Sofia.
«Per favore, abbassate la voce, cazzo!» bisbigliò Mary.
«Scusa» dissero in contemporanea Squirtle e Sofia.
«Comunque Sofia ha ragione» disse Mary.
«Ah-ah!» rispose Sofia.
«Invece dovremmo fare un piano, secondo me» disse Squirtle.
«Oh, tu hai visto troppi film d’azione» rispose Sofia.
«Be’, veramente preferisco i thril-» disse Squirtle.
«Okay, sta’ zitto. Era una battuta» lo interruppe Sofia.
Squirtle sbuffò, Mary fece altrettanto.
«Ci dovrà pur essere un modo per uscire da questo dannato posto!» disse Squirtle.
«La vedo difficile. Non per essere pessimista, ma siamo tutti e tre legati, anche abbastanza stretti – i polsi mi fanno un male cane –, siamo totalmente al buio, non abbiamo idea di dove siamo, siamo stati aggrediti da un pazzo esaltato che stava facendo scoppiare bombe in giro, e poi…» disse Sofia.
«Va bene, va bene, ho capito: staremo qui per sempre e moriremo di fame, di freddo o di qualcos’altro di molto brutto» disse Squirtle.
«Non ho detto questo, però…» disse Sofia.
«Voi due! La volete smettere di litigare? Se continuate così prima o poi quello là tornerà e ci farà fuori direttamente» li interruppe Mary.
«Giusta osservazione» commentò Sofia.

Quasi l’avessero preannunciato, il ragazzo delle bombe andò da loro.
«Stronzetti, cos’è questo casino? Vi siete svegliati, eh?» gridò.
Tutti e tre trattennero il fiato.
«Siete diventati improvvisamente muti? Vi ho sentiti, prima» disse il ragazzo.
«Senti, cosa vuoi d-da noi?» balbettò Squirtle, cercando di apparire coraggioso.
Il ragazzo gli diede un calcio dritto sulla testa, e Squirtle perse i sensi, di nuovo.
«Allora? Voi due avete qualcosa da dire?» chiese il ragazzo.
«N-no» dissero in coro Mary e Sofia.
«Mmh, meglio così. Vedete di non fare altro casino, se no per voi potrebbe mettersi peggio che per il vostro amichetto. Non fatemi tornare qua inutilmente» disse il ragazzo.
Sofia e Mary annuirono nervosamente, anche se lui non poteva vederle.

Passarono qualche minuto in silenzio, finché non furono sicure che il ragazzo fosse ben lontano da loro.
«Cazzo, cosa gli ha fatto?» sussurrò Mary, più piano che poté.
Sofia cercò di arrivare in qualche modo vicino a Squirtle, e quando ci riuscì, senti che stava colando del sangue dalla sua testa.
«Sanguina, è svenuto. Non credo sia qualcosa di grave…» disse Sofia, non molto convinta.
«Oddio, deve aver sbattuto la testa! E se fosse grave, invece? Che cosa facciamo?» chiese Mary, in preda al panico.
«Shh! Abbassa la voce! Non possiamo fare niente. Spera solo che non sia nulla di grave» disse Sofia.
«Ma come siamo finite in questa situazione? Oddio…» piagnucolò Mary.
Sofia avrebbe voluto darle una pacca sulla spalla, ma aveva i polsi legati.
«Vedrai che andrà tutto bene» disse Sofia.
«È strano, sai? Di solito sei tu quella più pessimista, ma stavolta non vedo come possa andare bene» disse Mary.
«Vedrai…» disse Sofia.
Passarono alcuni minuti di silenzio, durante i quali si potevano udire a brevi intervalli di tempo i singhiozzi di Mary.
«Senti…» disse Mary, dopo essersi calmata un po’ «Lui è ancora… Addormentato?»
Sofia gli diede un colpetto, lui rimase perfettamente immobile e in silenzio.
«Sì. Decisamente» rispose Sofia.
«Devo parlarti di una cosa» disse Mary.
Sofia annuì, ma poi si ricordò che lei non poteva vederla. «Dimmi» disse.
«Sai, dopo tutto questo casino… Voglio dire, se riusciamo a tirarci fuori di qui…» disse Mary.
«Ce la faremo» la interruppe Sofia.
«Sì, ecco… Voglio cercare Mr. Sesso. Voglio dirgli tutto quello che penso, e cioè che voglio stare con lui, chi se ne fotte di Alessia e tutto il resto» continuò Mary.
«Oh, ehm, e… Squirtle?» chiese Sofia.
«Capirà» rispose Mary.
«Sì. Giusto» rispose Sofia, col presentimento cheSquirtle non avrebbe capito proprio un bel niente.

Mary e Sofia si erano quasi addormentate, quando sentirono dei colpi fortissimi provenire dal tetto.
«Polizia! Apra!» urlò un uomo.
Nessuna risposta, altri colpi, altre voci.
«Ci apra o sfonderemo questa porta!» urlò una donna.
Mary e Sofia sentirono dei passi, non molto lontani da dove si trovavano.
«Che suc-» disse Mary, ma fu afferrata malamente e la sua frase si trasformò in un urlo.
«Mary!» gridò Sofia.
Il ragazzo la afferrò per i capelli e iniziò a trascinarla per il pavimento.
«Aiuto! Aia! Mi stai facendo male!» gridava Sofia, incapace di sopportare il dolore.
«Zitta un po’, stronzetta!» sussurrò il ragazzo. «Ora voi due state zitte, o io vi uccido»
E la sua affermazione fu confermata dal coltello appoggiato alla gola di Sofia e dalla pistola sulla tempia di Mary.
«Chi c’è là dentro?» gridò l’uomo di prima.
«Ci sono ostaggi?» gridò la donna.
Il ragazzo continuò a non rispondere. I due poliziotti iniziarono a dare colpi così forti che fu subito chiaro che stavano per sfondare la porta.
Il ragazzo rimase in un silenzio di tomba, si limitò giusto a rafforzare la pressione del coltello sulla gola di Sofia.
«State zitte» ribadì il ragazzo.
E chi parla, pensò Mary.
I poliziotti riuscirono a sfondare la porta, e la luce invase il posto dove si trovavano.
Scoprirono di essere in una specie di magazzino sotto terra, mentre i poliziotti stavano su una scaletta di circa tre metri, che dava sulla porta.
Il ragazzo buttò il coltello per terra e  afferrò Mary e Sofia, cercando di scappare, diretto verso un corridoio buio.
I poliziotti iniziarono a sparare, mancando tre colpi prima di beccarlo su una gamba.
«Vaffanculo!» gridò il ragazzo.
Sofia e Mary, paralizzate dal terrore, stavano per terra, ancora legate.
«Butta la pistola!» urlò la poliziotta.
«Col cazzo!» rispose il ragazzo, e inizio a sparare.
I poliziotti riuscirono a schivare ogni colpo, così il ragazzo decise di cambiare bersaglio.
Punto la pistola verso le due ragazze, che giacevano per terra, indifese.
«Fermo!» gridarono i poliziotti, ma il ragazzo non li ascoltò.
Ci fu uno sparo, e poi il vuoto.

Sofia era seduta in un corridoio dell’ospedale, circondata dai suoi genitori e da quelli di Mary, e piangeva in silenzio.
Mary era dentro la sala operatoria da un po’, non aveva niente di grave, ma erano tutti in ansia comunque.
La pallottola aveva sfiorato Sofia, che se l’era cavata con pochi controlli, mentre aveva colpito Mary in pieno. Non aveva toccato niente di importante, ma l’avevano dovuta operare comunque.
Sofia si sentiva in colpa: non avrebbe dovuto trascinare Mary all’appuntamento con Zayn, che poi era ancora dato per disperso.
Nemmeno Squirtle era molto grave. Al momento non si era ancora risvegliato, ma i medici dissero che non c’era nulla di cui preoccuparsi.

Dopo due ore, i dottori dissero che Mary si era svegliata e che potevano entrare a farle visita.
Il giorno dopo Mary aveva quasi completamente riacquistato le forze. Poteva camminare e andare a fare qualche passeggiata per i corridoi degli ospedali.
Sofia era tornata a farle visita, e quando la accompagnò a prendere un po’ d’aria, decise che era il momento di ricordarle una cosa.
«Ti ricordi cos’hai detto ieri? Quando eravamo in quel posto…» chiese Sofia.
Mary corrugò la fronte.
«Mr. Sesso» spiegò Sofia.
«Ah» disse Mary. «Dici che… Dovrei chiamarlo?»
Sofia annuì.
«Va bene» disse Mary, e lo chiamò.
Passarono un po’ di secondi, ma alla fine Mr. Sesso rispose.
«Che c’è?»
«Ciao. Sono Mary»
«Lo so. Che vuoi?»
«Io… Ehm»
«Veloce, ho da fare»
«Qualcosa non va?»
«Ho poco tempo. Parla o riaggancia»
Sofia notò l’espressione allibita di Mary. “Cosa succede?” mimò con le labbra, ma Mary scosse la testa.
«Mi manchi, okay? Volevo dirti che non mi interessa di Alessia, della bambina, del fatto che sei lontano eccetera, io…»
«Sì, va bene, se mi hai chiamato per questo puoi anche riattaccare»
«No! Aspetta. Io… Io ti amo»
«Buon per te. Addio» e Mr. Sesso chiuse la telefonata.
Mary fissò lo schermo del suo telefono per qualche istante, incredula.
Sofia le si avvicinò, le chiese nuovamente cosa stesse succedendo, ma Mary non rispose. Una lacrima le rigò la guancia, e a quel punto Sofia la abbraccio.

«Ben fatto» disse Alessia.
«Sei una stronza» rispose Mr. Sesso.
«Oh, per favore. Non posso credere che quella sfigatella ti ronzi ancora attorno» disse Alessia.
Mr. Sesso abbassò lo sguardo, mentre gli occhi gli diventavano lucidi. 




Hola! Sono sempre in orario, ma che brava! 
Non posso credere che siamo già arrivati al capitolo 20, cavolo. La storia sta per finire (eh già!) quindi spero che tutti questi ultimi capitolo vi piaceranno. 
Grazie come sempre a chi legge e recensisce. Un bacio a tutti. A presto c:
P.S. oggi sono so happy perché ho preso 6 e mezzo in geometria (miracolo!)
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Capitolo 21
*** Nel frattempo ***


Capitolo 21
Nel frattempo






Alcuni giorni prima.
Mr. Sesso si era stancato di quella situazione. Aveva deciso: avrebbe chiamato Mary e le avrebbe detto che voleva tornare da lei. Pazienza per tutto il resto.
Fece il numero e avviò la chiamata. Entrò la segreteria telefonica, così lui chiuse la chiamata.
Mary non aveva risposto, ma non era importante. Le avrebbe detto tutto tramite un messaggio, in fondo sarebbe stato anche meglio. Non era proprio un fenomeno per le conversazioni improvvisate; con il messaggio avrebbe potuto usare frasi ad effetto.
Ci mise più di mezzora a pensare e studiare ogni singola parola, perché voleva che il messaggio avesse più significato possibile. Mary doveva capire che era sincero, che in realtà lei era sempre nei suoi pensieri.
Finito il messaggio andò sulla rubrica, per inserire il destinatario. Digitò una “M”, ma una voce alle sue spalle lo interruppe.
«Il mio nome non comincia per “M”» disse Alessia.
«A-Alessia! Sei… tornata a casa!» balbettò Mr. Sesso.
«Non cambiare discorso. Stai scrivendo di nuovo a quella sfigata?» chiese Alessia, irritata.
«Io, ehm, no! No scrivendo a… A mia madre!» mentì Mr. Sesso.
Alessia alzò le sopracciglia e gli strappò il telefono dalle mani.
«Cara Mary, blablabla, non posso reprimere l’amore per provo per te, quest’amore che mi fa tremare l’animo» disse Alessia, con la voce di una bambina, e poi fece finta di vomitare.
«Non sapevo che tua madre si chiamasse Mary e che tu fossi innamorato di lei» continuò Alessia «E poi, sinceramente, da dove te le sei tirate fuori quelle frasi? Sei patetico».
«Senti, non sono affari tuoi» rispose Mr. Sesso.
«Ah, davvero? Si dà il caso che io sia incinta di TUA figlia. Tu devi stare con me, non devi provarci con nessun’altra. Tu devi pensare a noi, la tua famiglia!» urlò Alessia, toccandosi la pancia ormai abbastanza visibile.
«Alessia, sono quattro mesi che sono bloccato in questa situazione. Ho mollato tutto per cercare un lavoro. Ti do tutti i soldi che ti servono, ti accompagno ad ogni visita dal ginecologo. Che cosa vuoi, ancora?» chiese Mr. Sesso, esasperato.
«Voglio che tu mi ami» disse Alessia, col tono di un vero e proprio ordine.
«Non puoi obbligarmi» rispose Mr. Sesso.
«Tu dici?» chiese Alessia, beffarda.
«A meno che tu non sia una strega in grado di fare un filtro d’amore, no» rispose Mr. Sesso, con lo stesso tono di Alessia.
«Ho altri metodi, che sperimenterai presto, te lo posso assicurare» disse Alessia. «Ah, comunque, se provi a riscrivere a quella là, ti giuro che ti castro»
Mr. Sesso rabbrividì al solo pensiero, ma non diede troppo peso a quelle parole.
Due giorni dopo, Mr. Sesso riscrisse il messaggio, senza pensare a ciò che gli aveva detto Alessia.
«Ok, tu vuoi essere castrato» disse Alessia, apparsa magicamente affianco a Mr. Sesso.
Ma ‘sta stronza è onnipresente? Pensò Mr. Sesso.
Alessia diede un calcio alla mano di Mr. Sesso, e il telefono finì per terra, dopo un breve volo.
«Ma sei pazza?» urlò Mr. Sesso, stringendo la mano dolorante.
«Ti ho avvertito. Non mi hai ascoltata» rispose Alessia.
«Sai cosa c’è? Mi sono rotto di te! Non mi interessa se sei incinta, io me ne torno in Sardegna!» disse Mr. Sesso.
«Non puoi» Alessia sorrise, malvagia «Io sono incinta. Devi stare con me. Devi pensare a tua figlia»
«Credi che il fatto di essere incinta ti leghi per sempre a me? Sei patetica. Ti avrei comunque lasciata dopo la nascita della bambina. E poi non stiamo nemmeno insieme!» disse Mr. Sesso.
«Io e te stiamo insieme! Tu mi ami!» disse Alessia, con uno sguardo folle.
«Alessia, tu non stai bene. Ti sei drogata?» chiese Mr. Sesso.
«No! Sto benissimo! Io e te ci amiamo, staremo sempre insieme» continuò Alessia nella sua follia.
«Alessia, non possiamo continuare così, te ne rendi conto?» disse Mr. Sesso.
Alessia lo guardò come se avesse detto un’assurdità.
«Tu… Tu mi vuoi mollare? Non puoi! Non puoi farlo» disse Alessia.
«Senti, abbiamo toccato il fondo, io…» ma Mr. Sesso non finì mai la sua frase.
Alessia tirò fuori una pistola da non si sa dove, e nel giro di pochi secondi, Mr. Sesso sentì una fitta allucinante al polpaccio.
«Ma sei pazza?!» gridò Mr. Sesso, in preda al dolore.
«Così non potrai andare da nessuna parte» spiegò Alessia, col suo sorriso folle «prova a correre, amore mio».
«Tu… Hai bisogno… Di cure» disse Mr. Sesso, che respirava a fatica.
«Ho solo bisogno di stare assieme a te» rispose Alessia.
«Chiama un’ambulanza» disse Mr. Sesso.
Alessia rise. «Cosa? Per finire in prigione? No, grazie» rispose.
«Alessia. Sto perdendo sangue… Non posso stare così» continuò Mr. Sesso.
«Dovevi pensarci prima» rispose Alessia.
«Tu sei pazza…» disse Mr. Sesso.
«Pazza di te, tesoro» rispose Alessia.

Dopo l’episodio, Alessia tenne Mr. Sesso in quelle condizioni per un giorno, ignorando le sue continue preghiere di portarlo all’ospedale. Mr. Sesso aveva perso molto sangue, la ferita cominciava ad infettarsi, e non sapeva quanto ancora avrebbe resistito al dolore. Cosa pensava di ottenere, Alessia? Voleva per caso che il suo cadavere giacesse lì, per sempre, in modo che lei potesse sempre stare con lui, con la certezza che non la abbandonasse mai? Era una cosa rivoltante.
Dopo un giorno e mezzo, arrivò un ragazzo in casa di Alessia e Mr. Sesso. Alessia andò ad aprire senza mai dare le spalle a Mr. Sesso e puntandogli la pistola addosso, cosa molto inutile, pensò lui, dato che non era capace nemmeno di alzarsi in piedi.
Il ragazzo entrò e Alessia lo salutò con un bacio sulle labbra. Mr. Sesso osservò la scena, confuso.
«Tesoro, lui è il mio fidanzato» disse Alessia, eccitata, al ragazzo appena entrato.
Mr. Sesso fece una smorfia di disgusto e dolore, quando sentì quella parola.
«E lui, amore mio, è un amico molto, molto speciale» disse Alessia, dando un altro bacio sulle labbra del ragazzo.
«Mi prendi in giro?» disse Mr. Sesso.
Alessia parve ferita da quelle parole. «Io ti amo, non potrei mai farlo!» disse.
«Prima dici che non posso mollarti e tutta quella roba assurda, mi hai addirittura sparato, per questo, e poi arriva qui il tuo amante o non so cosa sia, e lo sbaciucchi davanti a me! Davvero, ti diverti a prendermi in giro?» disse Mr. Sesso.
«Oooh, ma sei geloso!» disse Alessia, e assunse un’espressione tenera, come se avesse appena visto un cucciolo o qualcos’altro di molto dolce.
«No! Mi sto solo chiedendo perché, se ti piace questo qua, io devo soffrire e stare dietro alle tue pazzie! Perché non mi lasci in pace?» sbottò Mr. Sesso.
«Perché ti amo!» disse Alessia, come se fosse la cosa più ovvia del mondo «Lui è solo un amico… Speciale. Non sei stato molto presente, ultimamente».
«Portami all’ospedale» provò un’ultima volta Mr. Sesso.
Il ragazzo gli diede un pugno sul naso e Mr. Sesso sbatté la testa al muro; finse di perdere i sensi, mentre in realtà era solo leggermente stordito.
«Tesoro, non fargli del male» disse Alessia, con aria preoccupata, ma si poteva capire facilmente che era tutta scena.
«L’ho solo sistemato per un po’, così possiamo parlare dei nostri… Affari» spiegò il ragazzo, con un sorriso malvagio.
«È la parte che preferisco» rispose Alessia.
Il ragazzo si avvicinò e le mise una mano sulla spalla, abbassandole una spallina del reggiseno.
«Eh, no. Prima stabiliamo i patti, mi assicuri che andrà tutto come previsto, e poi avrai la tua ricompensa» lo interruppe Alessia, rimettendosi a posto la spallina.
Il ragazzo sbuffò, ma andò a sedersi su una poltroncina.
«Allora, cosa vuoi che faccia?» chiese lui.
«Ti avevo parlato di quella mocciosa che ronza intorno al mio ragazzo, giusto?» chiese Alessia.
Il ragazzo annuì.
«Bene, voglio che la sistemi» disse Alessia, in tono gelido.
«Sistemare… In che senso?» chiese il ragazzo.
«In quel senso. Sparire, togliere di mezzo» disse Alessia.
Il ragazzo annuì nuovamente, molto più serio. «Chiamo un amico che può sistemare questa cosa. Quando vuoi che succeda?»
«Il prima possibile» rispose Alessia.
Il ragazzo annuì per la terza volta, e fece una telefonata. Alessia aspettò, paziente, per tutta la durata, e fornì tutti i dati di cui era a conoscenza.
«Dice che incomincia subito ad entrare sul telefono e computer della ragazza. Leggerà tutti i suoi messaggi, e non appena uscirà per andare da qualche parte, agirà» spiegò il ragazzo.
Arrivò un messaggio, il ragazzo lo lesse. «Ha appena letto che questo pomeriggio ha un appuntamento» disse.
«Perfetto. Digli di aggiornarci ogni volta che può. Tu rimani qui» disse Alessia, con un sorriso gelido.
«E ora la mia ricompensa» disse il ragazzo, che aveva riacquistato immediatamente l’allegria.
Mr. Sesso aveva sentito tutta la conversazione. Doveva fare qualcosa. Quei due pazzi stavano per togliere di mezzo Mary, e lui era lì, fermo, impedito.
Chiamare la polizia sarebbe stato l’ideale, peccato che non avesse nessun telefono a portata di mano. Alessia non si era nemmeno preoccupata di nascondere coltelli o qualsiasi cosa simile ad un’arma, quasi come a voler infierire sulla sua incapacità di muoversi.
Ascoltava, disgustato, i rumori provenienti dall’altra camera, ma era l’unico momento per organizzare qualcosa. Sì, ma cosa?

Nel frattempo, da Mary, era scoppiata la prima bomba.

Il telefono del ragazzo squillò, ma lui era troppo impegnato con Alessia per andare a leggerlo.
Passò una buona mezzora, e Mr. Sesso non era riuscito ad escogitare nulla. Perché sono così stupido?, si chiese.
«Ale!» urlò il ragazzo, esaltato «il mio amico dice che il piano non è andato come voleva, ma ora li ha in ostaggio! Capisci, in ostaggio! Può fare tutto quello che vuole. Una tua sola parola, e la ragazzina si pentirà di aver fatto la spiritosa con lui!»
Alessia parve rifletterci per un momento, ma poi scosse la testa. «Non sono così bastarda. Ma diciamo che dipenderà tutto dal comportamento del mio amore» disse, sbattendo le ciglia e sorridendo verso Mr. Sesso «Se lui mi amerà, la ragazzina forse potrà morire senza troppe sofferenze; se lui giocherà a fare il ribelle, be’, mi dispiace per lei».
Ormai la recita dello svenimento era finita. Mr. Sesso non disse niente, ma fissò Alessia.
«Quindi,  amore? Come vuoi che finisca?» chiese Alessia.
«Io… Io ti amo tantissimo, Alessia» disse Mr. Sesso.
Alessia iniziò a ridere, una risata malata, pazza e incontrollata. Il suo amico si unì a lei, e Mr. Sesso si convinse una volta per tutte che quello là era sano di mente quanto Alessia.
«Che ne dici di festeggiare?» propose l’amico di Alessia, facendole intravedere una bustina bianca.
«Ottima idea» rispose Alessia.
I due passarono il giorno successivo tra droga e divertimenti di altro tipo.
Mr. Sesso dovette assistere a tutte quelle scenette disgustose, e per di più moriva di fame. Aveva mangiato sì e no tre panini, da quando era in quelle condizioni. Dagli da mangiare non era una priorità di Alessia.

Poi, arrivò il momento della chiamata di Mary. Alessia, sballata dalla droga, inizialmente non capì di chi fosse il telefono. Poi guardò quello di Mr. Sesso, e iniziò a ridere.
«C’è la tua amichetta, glielo dici una volta per tutte che non la ami più?» disse Alessia.
L’amico inizialmente rise. Poi realizzò un’altra cosa: «Ale, se la ragazzina sta chiamando… Qualcosa è andato storto» disse.
Quelle parole congelarono il sorriso di Alessia. Riprese la pistola, la puntò contro Mr. Sesso. «Rispondi» disse, gelida, come se improvvisamente tutto l’effetto della droga le fosse passato.
Quando Mr. Sesso si mise a piangere, alla fine della telefonata, Alessia andò su di giri.
Sembrava impazzita, più del solito, e iniziò a ridere. Si fece un’ultima striscia, ma dopo quella cadde a terra.
«Che cazzo è successo?!» urlò l’amico.
Troppo spaventato da ciò che era appena successo, il ragazzo non notò che durante la caduta, la pistola era finita ai piedi di Mr. Sesso.
Con uno sforzo enorme, Mr. Sesso riuscì a recuperarla. Non aveva mai tenuto in mano una pistola, e non era nemmeno molto sicuro di come usarla. Tuttavia, la puntò verso il ragazzo.
«Dammi un cellulare» ordinò.
Il ragazzo si girò verso di lui, con uno sguardo terrorizzato.
«Ma che… Che cosa…» balbettò.
«Dammi quel cellulare» ripeté Mr. Sesso, aumentando la pressione sulla pistola.
Il ragazzo non se lo fece ripetere e glielo passò. Mr. Sesso chiamò l’ambulanza e la polizia, spiegando loro la situazione. 



Facciamo che non mi scuso nemmeno, perché tre settimane di ritardo sono davvero tantissime. Dovrebbero fare sante voi che mi sopportate. 
Anyway, come sempre spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio chi segue la storia. Non so quanti capitoli restino ancora, ma credo che siano davvero pochi. 
Ci vediamo sabato prossimo, sperando di essere puntuale. 
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Capitolo 22
*** Tutto finito ***


Capitolo 22
Tutto finito






La polizia e l’ambulanza arrivarono poco dopo e trovarono Mr. Sesso quasi in stato di shock. Portarono via l’amico di Alessia in manette, mentre Alessia venne caricata su una barella, ancora incosciente.
«Si… Si salverà?» furono le uniche parole che Mr. Sesso riuscì a pronunciare.
L’infermiere guardò lui, poi Alessia, e infine chiuse gli sportelli, senza dare una risposta.
«Si salverà?! Eh?! C’è mia figlia là dentro!» urlò Mr. Sesso, quasi impazzito.
«Si calmi» disse un poliziotto, tenendolo stretto.
Mr. Sesso guardò in silenzio l’ambulanza che se ne andava, mentre il poliziotto lo teneva ancora stretto, come se fosse un criminale capace di chissà che cosa. Tutti gli ultimi mesi gli passarono davanti e lo stress accumulato in quegli ultimi giorni venne fuori, rigandogli le guance di lacrime.
«Chiamate un’ambulanza anche per questo qui» disse il poliziotto, indicandolo, «lo interrogheremo dopo. È ferito» concluse, guardando verso la gamba ormai in condizioni pessime.
Un’altra poliziotta lo guardò, senza riuscire a trattenere un’espressione schifata. A Mr. Sesso venne voglia di urlarle contro, come si permetteva? Ma era inutile, tutto inutile.

Innumerevoli ore dopo, Mr. Sesso si risvegliò all’ospedale. Un poliziotto era entrato in quel momento nella sua camera, accompagnato da un’infermiera.
«Devo vedere Alessia» disse, respirando a fatica.
«Lei non andrà da nessuna parte, per ora» rispose l’infermiera, con un sorriso tirato.
«Forse non ha capito… Lei è incinta di mia figlia» disse Mr. Sesso.
L’infermiera distolse lo sguardo per un momento, poi lo guardò. La sua espressione era totalmente cambiata, per la prima volta mostrava un’emozione sincera.
«Forse è meglio… Il dottore… Sì, chiamo il dottore» farfugliò l’infermiera.
«Che cosa sta succedendo?» chiese Mr. Sesso, anche se in parte aveva già capito.
«Il… Il dottore, sì» ripeté l’infermiera, uscendo dalla stanza.
«Credo che passerò più tardi per le domande» disse il poliziotto, salutando Mr. Sesso con un gesto del capo che non venne ricambiato.
Perché lo tenevano sulle spine? Se dovevano dargli La Brutta Notizia, perché non subito? Si divertivano forse a farlo soffrire? Fece un respiro profondo, doveva calmarsi. Nessuno voleva farlo soffrire.
Cinque, dieci, quindici, venti, i minuti passavano e ancora nessuno si era fatto vedere. Perché non glielo dicevano e basta, perché? Ogni secondo in più di attesa aumentava il dolore e lo sconforto. Mr. Sesso era sull’orlo di una crisi di panico.
Poi, arrivarono. L’infermiera, a testa bassa, e il dottore, con un’espressione mortificata dipinta sul volto.
«Dottore…» disse Mr. Sesso, e la voce gli si spezzò sull’ultima sillaba.
«Mi dispiace, signore, mi dispiace così tanto» fu la risposta del dottore.
«Cosa… Cosa è successo? Lo dica» disse Mr. Sesso. Sentirlo a voce alta l’avrebbe aiutato ad accettare la cosa?
«La bambina… Sua figlia… L’ha persa» disse il dottore, con evidente difficoltà. Doveva essere dura dare notizie del genere alla gente.
Quella era solo la conferma di ciò che Mr. Sesso aveva già capito da un pezzo, ma sentirselo dire faceva comunque male, un male da morire. Aveva odiato Alessia, eccome se l’aveva odiata, ma quella bambina era comunque qualcosa di bellissimo, e lui aveva già un sacco di progetti per lui e lei, quando finalmente si sarebbero liberati di Alessia. Si era visto correre al parco, mentre giocava con sua figlia, mentre la spingeva sulle altalene, o semplicemente la teneva per mano, mentre camminavano e ridevano insieme. Si era visto portarla a scuola, vederla crescere. Ma erano progetti che non si sarebbero mai realizzati, mai.
Il dolore e la rabbia presero il sopravvento, e Mr. Sesso scoppiò a piangere come mai aveva fatto nella sua vita. Il dottore e l’infermiera lo lasciarono da solo, a consumare tutto il suo dolore. Mr. Sesso si chiese se quella sensazione orribile sarebbe mai finita.

Il telefono squillava, il citofono suonava, ma Mary non aveva voglia di sentire nessuno. Il mondo le era crollato addosso da quella telefonata. Mai, in vita sua, si era sentita più ridicola e imbarazzata. Mr. Sesso l’aveva solo usata, ma di cosa si stupiva? L’aveva sempre saputo, in fondo, era solo una povera illusa.
Mary sentì dei colpi alla porta, che in qualche modo la distolsero dai suoi pensieri.
«Lo-so-che-sei-lì-apri-immediatamente» era Sofia che urlava. Diceva ogni parola a tempo con i battiti, e la sua determinazione fece quasi sorridere Mary.
«Come cavolo hai fatto ad entrare?» chiese Mary, dopo averle aperto la porta.
«Ho scavalcato il cancello e scassinato il portone» disse Sofia. «Scherzo, è entrata una signora prima e mi son fatta tenere il cancello aperto» aggiunse, notando l’occhiata incredula dell’amica.
«Bene. Che ci fai qui?» chiese Mary.
«Be’, mi sembra anche ovvio. Che fai, mi fai entrare?» disse Sofia.
Mary non si spostò di un centimetro. «Voglio stare sola»
«Okay, lo sai che sono sempre stata più forte di te» disse Sofia, spostando Mary di peso ed entrando in casa.
«Davvero, voglio stare sola» ripeté Mary.
«E io non voglio che tu stia sola» rispose Sofia.
Mary tornò a sedersi sul divano, continuando a fissare il vuoto e facendo finta che l’amica non esistesse.
«Andiamo, Mary! Non puoi buttarti giù così, non stai nemmeno più venendo a scuola» disse Sofia.
Mary scrollò le spalle, cosa poteva importarle della scuola, adesso?
«Seriamente. Non puoi mollare tutto solo perché un coglione del genere si è comportato male» disse Sofia.
«Male?! Tu quello lo chiami male?!» rispose finalmente Mary «Mi ha solo umiliata, insultata, mi ha fatto sentire stupida e inutile. E tu quello lo chiami “comportarsi male”?»
«Ok, è stato un completo idiota, ma questo non cambia le cose. Non puoi lasciarti andare solo per lui, hai una vita da vivere!» disse Sofia.
Mary la guardò con gli occhi lucidi, senza dire niente, e si alzò a prendere roba da mangiare in cucina.
Mentre Mary frugava in cerca di chissà cosa, il cellulare di Mary si illuminò. Chiamata in corso da Mr. Sesso.
Sofia rispose, senza dire niente. Mary avrebbe sicuramente ignorato la chiamata.
«Mary? Mi senti?» chiese Mr. Sesso.
«Sì» rispose Sofia, a voce più bassa possibile.
«Ho bisogno di parlarti. Erano tutte bugie, quelle dell’ultima chiamata. Tra qualche giorno torno a casa, la bambina è…» e si interruppe.
Sofia trattene il fiato.
«È morta. Fine della storia. Ci vediamo presto» concluse Mr. Sesso, e Sofia sentì chiaramente che tirava su col naso.
«Mary, vieni subito qui!» urlò Sofia.




Ebbene sì, non sono morta! Non è meraviglioso? Sono ancora viva! Tralasciando queste stupidaggini, mi scuso davvero tanto per il ritardo, anche se ormai dovreste esserci abituate... 
Però, ora che la scuola è finita, potrò aggiornare sempre regolarmente. E vi informo che mancano ancora due capitoli + epilogo a finire la storia. 
Ringrazio chi segue e recensisce, e spero che il capitolo vi sia piaciuto. 
Un bacio, a presto ♥
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Capitolo 23
*** Pace ***


Capitolo 23
Pace




Mary tornò dalla cucina carica di roba al cioccolato, con la stessa voglia di vivere di poco prima. Praticamente si trascinava sul pavimento.
«Che c’è?» chiese.
Sofia si mordicchiò il labbro inferiore, nervosa. Come poteva spiegarglielo?
«Ehm, vedi… Prima ha… Ha chiamato…» iniziò.
«Chi ha chiamato?» chiese Mary, con scarso interesse.
«Ha chiamato Mr. Sesso» disse Sofia tutto d’un fiato.
Mary si girò di scatto e spalancò gli occhi. «Che cosa? Quello stronzo? Ma come si permette? E tu gli hai pure risposto? Che cosa ti ha detto? Ma guarda che faccia tosta, quel bastardo pezzo di merda!» attaccò a raffica.
«Calma, calma, calma! Non è come pensi!» rispose Sofia.
«Adesso sei pure dalla sua parte? Complimenti!» disse Mary.
«No, calmati. Mi ha spiegato che tutto quello che ti ha detto non era vero e che sta tornando qui» spiegò Sofia.
«Cosa? E la bambina?» il viso di Mary si illuminò per un attimo, «Cioè, voglio dire, non mi interessa! È solo uno stronzo».
Sofia scosse la testa. «Davvero, dovresti chiamarlo».
«Non ci penso proprio! E poi perché l’ha detto a te?» chiese Mary, tenendosi stretta il cellulare, temendo che Sofia potesse prenderglielo e chiamare Mr. Sesso.
«Non sapeva che fossi io, e comunque tu non gli avresti risposto» spiegò Sofia.
«E avrei fatto bene» rispose Mary.
«Chiamalo» insisté Sofia.
«No» rispose Mary.
«D’accordo» disse Sofia, e si diresse verso la porta.
«Che fai?» chiese Mary.
Sofia non rispose e, con un movimento veloce, strappò il cellulare dalle mani di Mary, che aveva abbassato la guardia per la sorpresa.
«Ridammelo!» urlò Mary.
«Scordatelo» rispose Sofia con un sorrisetto e compose il numero di Mr. Sesso.
«Io non ci parlo con lui» chiarì Mary.
«Sicuro» disse Sofia.
Mr. Sesso rispose praticamente subito.
«Mary?» quasi urlò.
«No, sono Sofia, Mary è qui affianco e ti vuole parlare» rispose Sofia, mettendo il vivavoce.
Mary le rivolse uno sguardo assassino.
«Mary? Ci sei? Sono così felice che tu mi abbia perdonato! Ti amo, ti amo tantissimo, non vedo l’ora di rivederti!» disse Mr. Sesso.
Mary rimase a bocca aperta per qualche secondo, ma poi tornò ad avere un’espressione arrabbiata.
«Mary? Ci sei?» chiese Mr. Sesso.
«Sì, è ancora lì» rispose Sofia, «Solo che è troppo emozionata per le tue parole».
«Vaffanculo» disse Mary, sottovoce.
«Va be’, io vi saluto. Buona conversazione» disse Sofia, passando il cellulare a Mary e uscendo di casa.
«Quindi… Quindi stai per tornare» disse Mary.
«Sì, è questione di qualche giorno» confermò Mr. Sesso.
«Sai, non per farmi gli affari tuoi, ma… Alessia non era incinta?» chiese Mary.
Mr. Sesso aspettò qualche secondo, prima di rispondere, e quando lo fece, la sua allegria era diminuita di parecchio.
«È… È una storia lunga» rispose.
«Ho tempo» disse Mary.
E così Mr. Sesso iniziò a raccontarle tutto quello che era successo, senza tralasciare nessun particolare.

«Certo che Alessia ce ne ha fatte passare davvero tante» disse Mary alla fine del racconto, con un accenno di sorriso.
«Davvero, meno male che ora è tutto finito. Non ci disturberà più» disse Mr. Sesso.
«Ma lei? Che fine ha fatto?» chiese Mary.
«L’hanno portata in un carcere minorile, accusata di non so quante cose. Abbastanza per tenerla lontano un bel po’, in ogni caso» rispose Mr. Sesso.
«A volte mi sembra strano pensare a lei come ad una sedicenne. Tutte le cose che ha fatto, se pensi che ha la mia età…» disse Mary.
«Lei è sempre stata, come dire, precoce. Anche tutta quella gentaccia che frequentava. Un po’ mi dispiace per lei, sai, di come ha buttato la sua vita» disse Mr. Sesso.
«Hai ragione. Comunque, mi manchi» disse Mary.
Mr. Sesso sorrise. «Anche tu» disse, contento di sentirle dire finalmente qualcosa che provava il suo perdono. «Non vedo l’ora di vederti».
«Anche io» rispose Mary, e chiuse la telefonata.
Si stese sul divano e respirò profondamente. Era tutto finito. Tutto a posto. Lei e Mr. Sesso non avevano più problemi, potevano essere felici, adesso.



10 anni dopo




Mary e Mr. Sesso passeggiavano in un parco, godendosi un po’ di tranquillità. Avevano appena traslocato nel loro nuovo appartamento, dopo una caccia infinita alla casa che faceva per loro.
«Sai, stavo pensando» disse Mr. Sesso «Ti ricordi tutti i casini che abbiamo passato, dieci anni fa?»
Mary fece una risatina. «Come potrei dimenticarmeli?» chiese.
«Già. Adesso ci viene da ridere, ma pensa a come ci sentivamo allora» rispose Mr. Sesso.
«Hai ragione, abbiamo rischiato di morire e a momenti entravo in depressione, ma roba normale» disse Mary.
Stavolta risero entrambi.
«Però secondo me ci ha fatto bene» disse Mr. Sesso.
«In che senso?» rispose Mary
«È stata una prova. Per vedere quanto era forte il nostro amore» disse Mr. Sesso.
Mary si sentì lievemente arrossire, e non si spiegava nemmeno il perché.
«Hai ragione» disse infine. «Ti amo»
«Anche io» rispose Mr. Sesso, e la baciò.

Non appena si staccò da lei, Mr. Sesso si mise in ginocchio.
«Che cosa… Che stai facendo?» chiese Mary. Non poteva essere quello, non era preparata psicologicamente!
«Maria Claudia» disse Mr. Sesso.
“Oh cielo, non è possibile. Non me lo sta chiedendo davvero. Aiuto, c’è caldo. Non mi sento più le gambe”
«Ti si sono slacciate le scarpe. Posso allacciartele?» chiese Mr. Sesso.
«Che cosa?» chiese Mary.
«Scherzavo, mi vuoi sposare?» disse Mr. Sesso, tirando fuori una scatoletta dalla tasca e aprendola. Dentro c’era un anello con un bellissimo diamante che scintillava.
Mary lo fissò per qualche secondo, paralizzata. Fissava l’anello, senza fiato. Voleva sposarlo, era ovvio che lo volesse, ma aveva perso l’uso della parola.
«Mary» disse Mr. Sesso, il sorriso svanito, «Non voglio metterti pressione. Se non vuoi, se non ti senti pronta…»
«Sì, sì, sì che ti sposo, sì!» urlò Mary, e Mr. Sesso le infilò l’anello al dito.
Mr. Sesso si rimise in piedi e la baciò, mentre una piccola folla intorno a loro applaudiva. 



Ebbene sì, ladies and gentlemen, questo è l'ultimo capitolo. Manca solo l'epilogo e questa storia sarà ufficialmente finita. 
Spero che vi sia piaciuto il capitolo e ringrazio chi segue la storia e recensisce. 
Ci vediamo la settimana prossima con l'epilogo, un bacio.

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Capitolo 24
*** Epilogo ***


Epilogo







Mary stava impazzendo. Non avrebbe mai pensato che organizzare un matrimonio potesse essere così stressante. L’aveva sempre vista come una cosa carina e divertente, passare le giornate a scegliere il colore dei fiori, le bomboniere e tutto il resto.
«Oddio, avevo detto che le candele da mettere nei tavoli dovevano essere rosa pesca! Non rosa acceso!» quasi urlò alla ragazza che la aiutava con i preparativi.
Quella annuì spalancando gli occhi, guardandola come avrebbe guardato una pazza.
«Anzi, no!» Mary le tirò il braccio prima che potesse annotare il cambiamento, «Bianche sono meglio, non trovi? Sì, molto meglio!».
«Amore, non credi che il mio parere…» intervenne Mr. Sesso.
«NO!» urlò Mary.
La ragazza fece gli occhi al cielo e annotò l’ennesimo cambiamento.
«Anzi, aspetta!» urlò di nuovo Mary.
La ragazza la guardò come se fosse sul punto di strangolarla.
«Mary, ehm, ti dovevo parlare di quella cosa, ti ricordi?» disse Sofia, riemergendo dalla lettura del catalogo.
«Cosa? No, senti, è importante! Il colore delle candele…» fece Mary.
La ragazza guardò Sofia con fare supplichevole.
«Sì, dopo ti aiuto io, stai tranquilla. Ora, ti dicevo…» rispose Sofia, portandosi Mary da una parte.

«Ok, spiegami» disse Mary, mettendosi le mani sui fianchi. «Stavo facendo una cosa molto importante, lo sai, vero?»
«Sì, come no» rispose Sofia, con una risatina.
«Guarda che è vero! La scelta dei…»
«Okay, okay!» la interruppe Sofia, «C’è un problema, anche piuttosto serio. Non volevo parlarne davanti a Riccardo».
Mary sorrise. Nonostante fossero passati tutti quegli anni, Sofia aveva continuato a chiamarlo “Mr. Sesso”; erano rare le volte in cui lo chiamava “Riccardo”.
«Spara» rispose Mary.
«Ti ricordi Zayn?» chiese Sofia.
Mary spalancò gli occhi per lo stupore.
«Perché?» disse Mary, iniziando a giocherellare nervosamente con il bordo di una manica della maglietta.
«L’altro giorno mi ha cercata» spiegò Sofia, guardando perplessa l’amica. Se era così agitata adesso, come avrebbe reagito poi? «Forse è meglio se ti siedi».
Mary fece come aveva detto Sofia.
«Però! Carine queste sedie, sono quelle che userete per il ricevimento?» chiese Sofia, dimenticandosi apparentemente tutta la conversazione precedente.
«Mi prendi in giro? Mi hai aiutata tu a sceglierle» rispose Mary, fissando il bordo vagamente dorato della sedia che spuntava dal cuscinetto bianco.
«Mmh, ho buon gusto, allora. Forse c’è un po’ troppo bianco, sai…» disse Sofia. «Vuoi?» chiese, porgendole un bicchiere di non si sapeva cosa, versato da una bottiglia che stava sopra il tavolino accanto a loro. Mary guardò scettica prima il bicchiere e poi Sofia, che scrollò le spalle e bevve un sorso. Mary prese il bicchiere e bevve a sua volta.
«Mi hai portata qui per parlare delle sedie?» chiese Mary, alzando lo sguardo verso Sofia, che invece sembrava molto presa dall’ammirare il vaso di fiori appoggiato sul tavolino.
«No, decisamente no. Okay, stavo cercando di alleviare la tensione, ma tentativo fallito. Dicevo, Zayn mi ha chiamata, l’altro giorno» disse Sofia.
«E cosa vuole da te?» chiese Mary.
«Ehm» rispose Sofia, schiarendosi la voce, «Non esattamente da me».
Mary si girò verso il punto in cui stavano prima, e vide che Mr. Sesso era lontano e impegnato.
«Non dirmi che ti ha parlato di me» disse, con un certo tono ansioso.
Sofia fece una smorfia e annuì.
«Okay, veniamo al dunque. Dieci anni che è sparito dalla mia vita e ora ti chiama prima del mio matrimonio. Dimmi cosa ha detto, non tralasciare nulla» disse Mary.
Sofia si guardò un po’ intorno, prendendo tempo.
«E va bene. Dice che vuole tornare con te e farà di tutto per riuscirci» rispose Sofia.
Mary le sputò addosso per lo stupore la bevanda.
Sofia fece una smorfia disgustata. «Grazie» disse.
«Scusa» mormorò piano Mary, «Ma… Ma stai scherzando? Quello là è pazzo, non è che mi ammazza?»
Sofia scrollò le spalle. «Spero per te che provi con dei fiori» rispose.



Mary camminava lungo la navata centrale della chiesa, accompagnata dal padre. Ogni passo era una lotta con l’equilibrio, le gambe le tremavano per l’emozione. Tutto quello non sembrava reale, assomigliava molto di più a un sogno.
Guardava dritta davanti a sé, ma intravedeva il bianco quasi abbagliante del suo vestito. Aveva difficoltà a respirare, sia per l’emozione, sia perché il corpetto era esageratamente stretto.
Sofia era facilmente riconoscibile, per via del suo vestito verde smeraldo e argento. La solita Serpeverde, pensò Mary, e le rivolse un sorriso.
Tutti la fissavano, era al centro dell’attenzione. Devo essere bellissima, pensò Mary per la prima volta nella sua vita.
Mr. Sesso indossava un abito classico, nero. Mary cercava di non fissarlo troppo a lungo, perché aveva difficoltà a respirare già di suo. Stavano insieme da dieci anni, e mai aveva pensato, nemmeno per un secondo, che lui fosse meno bello di quando l’aveva incontrato. Anzi, ogni giorno il suo amore per lui cresceva, e la cosa era reciproca. Ormai era convinta che niente li avrebbe potuti separare.

Raggiunto l’altare, Mary era convinta che un infarto potesse coglierla da un momento all’altro, ma sorrideva. Sorrideva agli amici, ai parenti, a Mr. Sesso, a tutti. Niente poteva andare storto, quel giorno.


Fu a quel punto che qualcuno entrò, di corsa. Si fermò a metà della navata, con addosso gli sguardi di tutti.
«Vi sono mancata?» urlò e poi rise.
Mary e Mr. Sesso si guardarono, sconvolti.
«Tesorino! Non mi saluti? E dai, dillo che ti sono mancata» disse.
Mr. Sesso la guardò con tutto il disprezzo possibile. «Alessia».
La ragazza rise nuovamente e si avvicinò all’altare, camminando lentamente.
«Signorina!» disse il prete.
«Stia zitto» rispose lei, ignorando tutti i bisbigli di amici e parenti.
«Vattene» le disse Mary.
«Mmh», Alessia fece una smorfia. «No, rimango».
«Alessia. Non abbiamo più quindici anni, smettila. Questo è il mio matrimonio, non ti permetto di rovinarlo!» urlò Mary.
Alessia ormai l’aveva raggiunta. Le diede uno spintone e si mise al suo posto.
«Alessia ma cosa caz… Cosa stai facendo?» chiese Mr. Sesso.
«Scusate, scusate» disse Sofia, camminando verso l’altare, prima ancora che Alessia potesse rispondere.
Mary le rivolse uno sguardo interrogativo, ma Sofia la ignorò.
Arrivò davanti ad Alessia, le fece un gran sorriso, e poi le tirò un pugno fortissimo in faccia. Alessia cadde a terra, col naso sanguinante. Sofia la afferrò per le braccia e la trascinò fuori dalla chiesa.
«Ora tu rimani qui. Capito, stronzetta?» disse Sofia.
Alessia cercò di colpirla, ma Sofia le tirò un calcio sulle costole.
«Adesso hai capito?» chiese nuovamente, e le fece un altro sorriso. Alessia rimase accasciata per terra e non le rispose nemmeno.

«Scusate per l’interruzione» disse Sofia, rientrando nella chiesa come se niente fosse.
Il prete la guardò male per qualche secondo, ma poi riprese.


Zayn aveva scoperto che Mary si sarebbe sposata quel giorno. Zayn voleva tornare con Mary.
Stava correndo verso la chiesa, preoccupato di non fare in tempo.
Quando arrivò, notò una figura accasciata per terra, sanguinante.
«Ehi! Cosa è successo?» chiese il ragazzo.
Alessia fece un verso incomprensibile, sul viso aveva un’espressione sofferente.
«Senti, io devo fare cosa importante, poi ti aiuto» disse Zayn, correndo dentro.

Mary e Mr. Sesso si stavano per scambiare le fedi, quando Zayn entrò.
«Oh, no» disse Sofia, a voce piuttosto alta.
«Zayn!» urlò Mary, più irritata che sorpresa.
«Lui?» chiese Mr. Sesso, «Mary, c’è qualcosa che devi dirmi?»
«Mary, io ti amo! Torna con me! Ti prego» disse Zayn.
«Oh mio Dio» disse Mary, visibilmente sorpresa, «Zayn, tu… Tu hai imparato a parlare in italiano!»
«Visto? Dai, torna con me o mi faccio esplodere» ripeté Zayn in tono sbrigativo.
«Che… Che cosa? Zayn, smettila. Lo sappiamo che era tutta una finta, quella storia degli esplosivi.
«Qualcuno porta questo buffone fuori di qui?» chiese Mr. Sesso, irritato, ma nessuno gli diede ascolto.
Zayn si era sollevato la giacca, facendo vedere chiaramente gli esplosivi.
«Torna da me o saltano tutti in aria. Hai 30 secondi» disse, incredibilmente serio, e attivò il conto alla rovescia.
29, 28, 27. Mary non sapeva che fare. Zayn aveva sempre scherzato, non era così? Anche stavolta era uno scherzo, non poteva essere serio.
24, 23, 22. Ma valeva davvero la pena rischiare? E se fosse stato serio? Tutte quelle persone sarebbero morte, lei stessa sarebbe morta.
19, 18, 17. Mary non poteva più aspettare. Doveva dire di sì a Zayn, pazienza per tutto il resto.
15, 14, 13.
«Zayn! Va bene! Torno con te!» urlò, correndogli incontro.
«Mary, no…» disse Mr. Sesso, correndo a sua volta.
11, 9, 8.
«Zayn, fermalo!» urlò Mary, gettandosi praticamente tra le sue braccia.
7, 6, 5.
«Muoviti!»
«Io… Non… Pensavo che era giocattolo!» disse Zayn, in preda al panico.
3, 2, 1.
In quell’istante Mary capì che non sarebbero potuti tornare indietro, e la chiesa esplose.



Driin-Driin. Erano le 6:30 del mattino, e la sveglia di Mary suonava senza pietà. Si alzò di colpo, col cuore che batteva a mille. Chissà se quel giorno l'avrebbe rincontrato, quel ragazzo carino di quinta... Mr. Sesso, sì, era proprio un bel soprannome. 






Ebbene sì, questa storia è finita. Mi sembra ieri che scrivevo il primo capitolo! Sappiate che mi mancheranno le vostre recensioni, davvero. 
Ringrazio ogni singola persona che abbia letto anche un solo capitolo di questa storia, un grazie più grande va a chi è rimasto capitolo dopo capitolo, a chi ha recensito, e mi ha sopportato in tutti gli innumerevoli ritardi. Grazie davvero! Questo significa tanto, per me. 
Spero che vi sia piaciuto questo finale. 
Ci vediamo presto con altre storie, un bacio a tutti! 

Meow_


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