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di Yuliya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Finzione ***
Capitolo 2: *** Dipendenza ***
Capitolo 3: *** Fantasmi ***
Capitolo 4: *** Inizio ***
Capitolo 5: *** Fragranze ***
Capitolo 6: *** Travolgere ***
Capitolo 7: *** Dolore ***
Capitolo 8: *** Verità ***
Capitolo 9: *** Mentire ***
Capitolo 10: *** Spezzarsi ***
Capitolo 11: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Finzione ***


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Finzione



 




Bellezza.
Popolarità.
Fortuna.
Chi non vorrebbe possedere almeno una di queste caratteristiche?
Numerosi ragazzi venderebbero un organo al più losco tra i commercianti per ottenere un solo attimo di gloria. Ma è risaputo che l’adolescenza sia un periodo criptico e difficile da superare per il giovane che lo sta vivendo.
Infatti è comunemente definita come quel tratto dell'età evolutiva caratterizzato dalla transizione dallo stato infantile a quello adulto dell'individuo.E’ mediamente arduo superare questo periodo indenni senza subire modifiche somatiche e psicologiche.
E la mia storia, purtroppo, non inizia e non termina in modo differente.
 

 
Bella, popolare, fortunata.
La gente non pensava nient'altro sul mio conto.
Non tentava di conoscermi, rinunciava fin dal principio definendomi irraggiungibile. Come se appartenessi a una dimensione ultraterrena, una bolla di perfezione estranea a tutto e a tutti.
Eppure se solo qualcuno fosse andato oltre alle semplici apparenze, avrebbe trovato una ragazza diversa da quella che immaginava e ben lontana dalla dispotica perfezione. Una ragazza che respirava tramite menzogne e illusioni, ma che per errori dettati dalla distrazione finiva per essere coinvolta e a volte persino soffocata da essi.
Nessuno, però, aveva mai avuto il coraggio di compiere un passo a mio parere banale e scontato.
Nessuno tranne lui: Niall Horan.



La giornata era iniziata come tante altre che ormai da tempo si susseguivano monotone e senza mostrare la ben che minima variabilità.
Mi ero diretta molto lentamente verso la scuola, inspirando a pieni polmoni la fresca aria mattutina e l'odore di fieno bagnato proveniente dai campi vicini a Dallas.
Adoravo la mia vita apparentemente perfetta, eppure in un certo senso, magari contorto e che nessuno avrebbe potuto capire, ero vuota.
La gente si fingeva gentile nei miei confronti solo perché io ero Demetria Lovato: capitana scolastica delle cheerleader, con un quoziente intellettivo oltre la media e con talmente tanti soldi da uscire fuori dal culo.
"Ciao Dems! Adoro i tuoi capelli, sono meravigliosi!" iniziò a cinguettare una ragazza affiancandomi all'entrata dell'istituto, di cui non ricordavo il nome e che pensava di entrare nelle mie grazie solo adulandomi. Erano tutte esattamente come lei, le persone che mi circondavano, vuote e ipocrite. E io le odiavo, diamine se le odiavo. Giorno dopo giorno percepivo crescere una rabbia dentro al cuore, che sapevo, sarebbe esplosa a momenti. Perché si dice che sia bello vivere in un mondo fottutamente perfetto, ma in realtà se qualcuno si trovasse per davvero in una situazione simile, farebbe di tutto per fuggirne.
Nessuno vorrebbe vivere per finta.
Nessuno vorrebbe per sempre far parte del mondo delle bambole.
Prima o poi bisogna reagire e vivere di vere emozioni.
"Questa mattina non mi sono pettinata." sbottai, alzando gli occhi al cielo. Cercai di aumentare l’andatura per seminarla, ma probabilmente non aveva intenzione di lasciarmi in pace troppo presto. 
"Ma lo sai di essere più bella al naturale?" riprese inseguendomi, i tacchi a spillo che tintinnavano fastidiosamente sul terreno.
"Sei così smielata che mi fai venire il diabete." le risposi disgustata, allontanandomi. Non le rivolsi nemmeno un’occhiata di sufficienza, non meritava la mia attenzione. Nessuno in quella scuola la meritava.
Allo stesso modo nessuno di loro meritava le mie lacrime versate, eppure i minuti seguenti mi ritrovai a singhiozzare incontrollatamente sul freddo pavimento di un’aula, la prima libera e abbastanza isolata che avessi trovato al piano terra.
Ero stanca di quell’ambiente di apparenze.
Per quale motivo la gente non provava a conoscermi? Perché erano tutti così finti e subdoli? Non potevo avere anch’io degli amici che potessero definirsi tali per una buona volta?
Era in quei momenti che desideravo ardentemente essere una ragazza comune al liceo, magari anonima e sfigata, ma con qualcuno sincero accanto su cui fare completo affidamento.
Anche le persone perfette provavano invidia, ed io non ne ero esente.
Mi sembrava di vivere in un film. Mi ritrovai a paragonarmi ad una spettatrice rinchiusa nel cinema e costretta ad assistere alle torture della protagonista nella pellicola. Il senso di impotenza divorava ogni istante della mia misera esistenza.
Le lacrime continuavano a scorrere senza interruzione, offuscando la vista e sciogliendomi il trucco che non sarebbe più stato perfetto. Non vedevo e non provavo niente, se non il dolore che accompagnava la mia vita da tempo immemore.
"Perché piangi?" domandò all’improvviso una voce cristallina, facendomi sobbalzare e spezzando l'alone di tristezza che mi attanagliava lo stomaco.
Mi voltai, notando un ragazzo accostato alla porta che mi fissava con cipiglio curioso.
I capelli biondi erano sparati in tutte le direzioni e qualche ciuffo ricadeva ribelle sul viso; e gli occhi, oh quei maledetti occhi cerulei erano talmente belli da mozzare il fiato in gola. Si rischiava di smarrirsi talmente erano limpidi e magnetici.
Era di una bellezza sconcertante, di quelle bellezze che si trovano solo nelle riviste patinate. Che fosse anche lui, esattamente come tutti gli abitanti di quel mondo, finto? Lo avrei scoperto a momenti.
Mi asciugai le lacrime e tentando malamente di ricompormi mi avvicinai circospetta. Sperai solo che non sarebbe andato a riferire in giro di avermi trovato in quello stato pietoso, per paura che quella bolla di perfezione si infrangesse. Ero combattuta, e mi facevo schifo per questo, tra il desiderio di tornare anonima e di continuare quella vita costruita su menzogne.
 "E perché tu sei qui?"
"Lo sai che non si risponde mai a una domanda con un'altra domanda?" ridacchiò mostrando una fila perfetta di denti bianchi. Non potevo negare che il ragazzo che mi stava di fronte sfoggiando quel sorriso da uomo della Mentadent fosse una delle persone più attraenti che avessi mai avuto l'onore di incontrare.
Per un istante mi abbagliò, ma forse era solo per lo stato di incoscienza in cui ero precipitata. Prima o poi a osservare gli altri da una montagna, può finire che si inciampi e si commetta un errore dovuto per un attimo di distrazione. E quella giornata non ero riuscita a trattenermi, finendo di conseguenza col scoppiare.
Sorrisi amaramente, passandomi una mano sul volto. "Piango perché la mia vita è vuota. Non ha senso."
Non capivo il motivo per il quale mi stessi confidando, per giunta con uno sconosciuto. Forse per i suoi occhi, da cui non riuscivo a distogliere lo sguardo.
"Sei la capitana delle cheerleader, se non sbaglio. Hai una famiglia che ti ama, tutti ti ammirano. Cos'è che rende la tua vita così vuota?" chiese realmente interessato, avvicinandosi. Potevo intravedere le ciglia bionde accarezzargli lo sguardo, e piccole efelidi ricoprirgli il naso.
"La gente, come si comporta nei miei confronti. Io non ho un amico vero." sussurrai, un improvviso groppo in gola a soffocarmi. Sperai che non avesse colto quelle parole, che l’aria le avesse coperte, ma purtroppo parve sentirle fin troppo nitidamente.
"La gente alle volte è proprio stupida." affermò sorridendo gentile "Ma potrei essere io un tuo amico. Mi farebbe molto piacere." 
"Sul serio?" ancora non comprendo da dove trassi il coraggio necessario ad accettare un sentimento così importante, nato da una richiesta talmente stupida. Perché i bambini si giuravano eterna amicizia allo stesso modo.
I bambini, dannazione! Dov’era finito il sano orgoglio? Dove?
Demetria Lovato, sei proprio ridotta male.
"Sì. Io sono Niall." si presentò porgendomi la mano.
L'afferrai delicatamente senza rimuginare sulle conseguenze, come se con poca gentilezza potessi frantumare quel sogno. "Demetria, ma per gli amici Demi. Beh, ho sempre desiderato dirlo ad un amico." conclusi aprendomi nel mio primo, vero, sorriso.
 
 





 
Angolo Autrice:
salve, dopo tanti mesi ho deciso di revisionare la storia, chiarendo magari alcune parti che precedentemente non erano lineari.
In questo capitolo ho volutamente ripetuto le parole “vera” “perfezione” e altri sinonimi, per farvi capire il dolore che prova Demi.
Il suo incontro con Niall è sempre strano da spiegare: lui è attratto dalla demi Perfetta, però al contrario degli altri vuole esserle davvero amico.
Per dubbi mi trovate qua:

Face: https://www.facebook.com/niall.efp
Ask: https://ask.fm/Hahaha_cit_Niall
Twitter: https://twitter.com/SonoJamesBonda
 

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Capitolo 2
*** Dipendenza ***


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Dipendenza







 
L'uso delle droghe può determinare l'insorgenza di fenomeni di dipendenza fisica e/o psichica, definita come tossicodipendenza.
In egual maniera Niall era diventato come una droga, da cui io ero inesorabilmente dipendente.
Ogni secondo vivevo di lui, della nostra amicizia, del nostro rapporto.
Con lui tornavo finalmente a respirare.
Niall profumava di libertà, di pagine ingiallite e progetti squisitamente allettanti.
Era un toccasana, una medicina che aveva guarito le ferite della solitudine, cicatrizzando il dolore che per anni mi ero trasportata.
 

“Domani mattina ti passo a prendere e andiamo a scuola insieme. Niente storie!" lessi il messaggio che mi aveva inviato su Facebook, trattenendo a stento una risata.
"Va bene, ma non darmi la colpa se arriviamo in ritardo! Sono una dormigliona :)" 
"Ti toccherà essere pronta, altrimenti sarò costretto a farti scendere con la forza ;)" 
Ridacchiai sommessamente, portandomi una mano alla bocca.
Con Niall era tutto così semplice e genuino, che era diventato bello persino trascorrere del tempo a scuola. La mattina era il momento più spensierato di tutta la giornata, e attendevo con ansia di rivederlo, o semplicemente di varcare la soglia del liceo con lui al mio fianco per sorreggermi nel caso fossi inciampata. E non mi curavo delle malelingue che criticavano il fatto che mi stessi frequentando con una nullità, secondo l’opinione dei giocatori di football. Vivevo finalmente da tempo, e il resto era irrilevante.
Il vero problema sorgeva alla notte, dove la sua assenza mi soffocava. Ero addirittura arrivata a sognare delle mani che mi stritolavano il collo, tanto era la tensione accumulata. E mi alzavo grondante di sudore, con lo sguardo allucinato che correva a esaminare la stanza in cerca del colpevole che aveva provato a uccidermi.
Ma la realtà è che per anni mi ero uccisa da sola.
Quando tramite una persona ti attivi, brami averla al tuo fianco durante ogni singolo istante. Ma ciò non era possibile visto che ci frequentavamo da sole poche settimane.
"Demi, è pronta la cena!" urlò mia madre dal salotto, distogliendomi dai turbinosi pensieri.
"Ok, mi hai convinta! Ora vado a mangiare, a domani :) " inviai la risposta e chiusi la finestra della conversazione, improvvisando passi di danza mentre scendevo le scale.
"Tesoro, come stai? Ti vedo più serena in questo periodo." esordì mia madre, guardandomi amabilmente mentre appoggiava sul tavolo la cena fumante.
Era sempre stata una donna disponibile, un animo caritatevole e filantropo che sacrificava se stesso per fare del bene al prossimo. Credeva nel lato buono presente in ognuno di noi, e tentava di trovarlo anche nelle persone che a mio parere non lo possedevano. Era unica, peccato che non fosse molto presente nella mia vita; era quasi sempre in viaggio all’estero per compiere commissioni.
"Sì, molto." sorrisi, sedendomi ed iniziando a mangiare voracemente la cena. Improvvisamente mi si era aperto lo stomaco, e anche questo lo dovevo a quel vento di cambiamento che aveva portato Niall nella mia vita.
Per merito suo avrei vinto anche l'anoressia che da anni mi torturava.
"A proposito ho sentito papà. Ha detto che tornerà a casa tra qualche settimana." mi informò entusiasta, versando da bere ad entrambe.
Mio padre per colpa del lavoro nella moda era perennemente in giro per il mondo a sponsorizzare una certa marca italiana -Armani mi pare-.
Era un miracolo averlo a casa con noi, ma nonostante ciò gli volevo un mondo di bene. Era e sarebbe per sempre stato lui l'unico uomo della mia vita.
"Questa è veramente una grande notizia!" le risposi entusiasta, con un ampio sorriso che raramente solcava le mie labbra.
Quella sera, la mia, era gioia pura.

 
Il giorno seguente, come concordato, Niall venne a prendermi per accompagnarmi a scuola.
Puntualissimo alle 7.40 mi aspettava sotto casa, strombazzando il clackson per farsi udire.
Era impossibile non accorgersi del suo arrivo, rumoroso com'era.
"Arrivo, disgraziato!" gli urlai, sporgendomi dalla finestra.
Era semplicemente stupendo appoggiato al sedile del guidatore, con i capelli spettinati ad arte e una mano che scorreva tra essi a renderlo ancora più affascinante.
"Continuerò finché non ti deciderai a scendere. Mi dispiace solo di svegliare i vicini." rispose sorridendo e salutandomi dalla vettura.
Afferrai lo zaino, diedi un'ultima occhiata all'estranea che rideva nel riflesso dello specchio del salotto, e mi diressi saltellando all'ingresso.
"Sembra carino." commento mia madre osservando attentamente il giovane dalla tenda "E cosa più importante, ti ha fatto finalmente tornare la vecchia Demi."
"E' il mio amico. Il primo." constatai schioccandole un bacio sulla guancia prima di catapultarmi a scendere le scale.
"Finalmente! Dio esiste!" esclamò il biondo fingendosi spazientito.
"Taci, e pensa a guidare." gli risposi divertita, sedendomi sul sedile e aprendo il finestrino per  permettere così all'aria di darmi una rinfrescata. Mi sentivo le guance accaldate e avevo il fiatone, ma nonostante fossi visibilmente scossa sorridevo come una cretina.
Notai Niall osservarmi con la coda dell'occhio. "Sei bellissima, ma probabilmente non ti serve il mio parere per capirlo."
Storsi la bocca, schioccando la lingua contro il palato. "Odio sentirmi dire quella parola. Mi ricorda quanto la gente sia falsa. Sai quante volte mi sono domandata se fossi stata brutta chi sarebbe rimasto dei ragazzi che mi circondavano? Beh, la risposta l'ho trovata: nessuno."
Niall sorrise, un sorriso amaro. "La gente non sa cosa si sarebbe persa. Tu non sei solo bella esteriormente, tu sei bella anche interiormente. Sei la ragazza più saggia e sensibile che abbia mai incontrato. Io non ti avrei mai lasciata neppure se fossi stata la più brutta ragazza al mondo, perché la bellezza con l'avanzare del tempo scemerà, ma il cuore, beh quello rimarrà per tutta la vita." concluse arrossendo leggermente, probabilmente stupito dal suo stesso discorso.
"Grazie, è bello sapere che saresti rimasto." risposi spettinandogli dolcemente i capelli. Erano dannatamente morbidi, e alla luce del sole formavano piccoli riflessi ramati.
"Ohi, avevo impiegato tre ore per farmi la cresta." protestò ridendo, tentando di allontanare la mano.
"Ma non mi dire!" mormorai molestandolo maggiormente.
"Sei una strega altro che bella persona! Rimangio quanto detto in precedenza!" sghignazzò, parcheggiando l'auto davanti alla scuola.
"Sono Niall e me la tiro perché sono irlandese!" lo scimmiottai riguardo le sue origini, slacciandomi la cintura di sicurezza e sporgendomi verso di lui per fargli la linguaccia.
In sua presenza tornavo bambina, una giovane spensierata che rideva per ogni sciocchezza e che si divertiva anche in faccia al pericolo.
"Demi, non giocare sporco. Quella è l'ultima spiaggia!" rispose abbracciandomi di slancio.
Rimasi immediatamente impietrita da quel gesto, ma poi lasciai che il beneficio di quel calore inondasse ogni cellula del mio corpo. Chiusi gli occhi per gustare quel contatto tanto agognato e ascoltare i sentimenti che mi suscitava. "Lo so, ma sei così fantastico che non ho trovato altro." mi lasciai scappare con un sospiro.
"Tu di più, Demi. Di più."

 




 



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Capitolo 3
*** Fantasmi ***


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Fantasmi







 

Sfogliavo il libro di storia per controllare quante pagine dovessi studiare per la prossima verifica, quando percepii il campanello di casa suonare, e sorpresa mi diressi all'ingresso.
Chi mai avrebbe potuto aver bisogno nel tardo pomeriggio, Niall forse?
Sospirai a quel pensiero, e chiudendomi maggiormente nella felpa spalancai la porta sorridente.
Il sorriso diminuì non appena all’immagine del biondo si sostituì quella di due ragazze che conoscevo fin troppo bene: Selena e Miley.
Fino al giorno in cui non avevo conosciuto Niall erano state le persone più simili a delle amiche di cui mi ero erroneamente circondata.
In realtà fin da bambine ero stata costretta a sopportarle poiché le nostre mamme si erano conosciute quando aspettavano di partorire, nonostante non fossero la migliore compagnia che si potesse desiderare.
Selena era difatti una ragazza facile e superficiale.
Non ricordavo con quanti ragazzi fosse stata, forse addirittura con l'intero istituto.
 "Adoro dominare gli uomini!" gracchiava ogni secondo in cui apriva bocca, tra uno sguardo allarmato da parte mia, e uno di pura invidia da Miley. Seppur il carattere non fosse dei migliori, era ovvio constatare che fosse una bella ragazza. I capelli mori, luminosi e leggermente ondulati  incorniciavano un viso da angioletto che per niente si addiceva al suo carattere burrascoso. Le labbra innaturalmente rosse sparavano cattiverie e sentenze su ogni essere che respirasse della scuola, e i profondi occhi scuri lanciavano sguardi infuocati alle povere sfortunate che si avvicinavano alla sua cotta di turno.
Miley, nostra stessa età, era un caso disperato; nel senso che era leggermente ritardata. O almeno, secondo la mia modesta opinione.
Per intenderci, la classica bella bionda senza cervello. Non era una persona cattiva, ma poteva risultare tale se non la si conosceva intimamente. I lunghi capelli biondi color caramello e gli occhioni azzurri le conferivano un aspetto da Bamby sull’autostrada.
Per il suo carattere ingenuo, che vedeva unicorni alati e principi azzurri dietro ogni angolo, si lasciava convincere dal primo ragazzo che le giurava eterno amore. Così, seppur in modo diverso, si era passata tutto l'istituto esattamente come Selena.
"Ciao Dems!" urlarono entrambe, stritolandomi in un abbraccio soffocante.
"A cosa devo la vostra visita?" domandai circospetta, allontanandole gentilmente. Non per il gesto caloroso, l’avevo apprezzato, ma per la quantità insopportabile di profumo che si erano spruzzate. Ovviamente costoso e appena lanciato sul commercio.
"Io ho portato una torta!" affermò allegra Miley, mostrando una confezione di plastica contenente un dolce al cioccolato.
"Ha insistito tanto per comprarla e alla fine ho ceduto." sospirò Selena, scuotendo pesantemente la testa "Comunque, siamo venute perché oggi andiamo tutte insieme a fare shopping!"
"Oggi proprio non me la sento, facciamo un'altra vol.."
"Non accetto un no come risposta!" sibilò Selena aggrottando la fronte e puntando minacciosa un dito contro il mio petto. 
"Ma io ho portato la torta..." sussurrò Miley, giocherellando nervosamente con una ciocca. Quando si comportava in quel modo mi faceva una gran tenerezza, tale da non resistergli.
Ed io in fondo ero fin troppo buona e accondiscendente.
"Uffa, sei una zuccona Selena! Vado a vestirmi, ma prima mangiamo la torta così Miley è tranquilla." finii alzando gli occhi al cielo, pensando a quei poveri capitoli di storia che avrei dovuto studiare in un’altra occasione.
Quest'ultima si aprì in un ampio sorriso. "Ti adoro Dems!"



Shopping è un termine inglese entrato nel vocabolario italiano per definire il "girare da un negozio all'altro per effettuare acquisti”. Esso prevede prima la scelta e poi l'acquisto del bene che ci interessa. 
Shopping secondo Serena e Miley al contrario significava svaligiare il centro commerciale più alla moda di tutta Dallas -che era allo stesso tempo un grande incremento per gli estetisti, dato che le commesse quando le vedevano entrare provavano la tentazione di suicidarsi.-
Ogni volta che le accompagnavo, uscivano con una quantità industriale di borsine e pacchetti che avrebbero fatto invidia a Paris Hilton in persona.
"Vieni al compleanno di Zayn questa sera?" domandò innocentemente Miley mentre provava un tubino blu che donava al suo incarnato.
Al solo sentir nominare quel nome mi si strinse lo stomaco in una morsa dolorosa. Immagini del passato tornarono prepotentemente nitide, a ricordare quel periodo inizialmente splendido che avevo vissuto un solo anno prima.
Quanto avevo amato Zayn Malik, il mio primo e per il momento unico amore.
I suoi occhi neri e profondi, con quel luccichio misterioso che li contraddistingueva mi sconvolsero la mente, ricordando il modo così sensuale in cui mi osservava, che mi faceva sentire realizzata e speciale.
Ero persa del suo sguardo, la prima cosa che notavo in ogni persona con cui dialogavo.
Ma non solo: del suo carattere, solare e giocoso; della sua schiettezza che mi stupiva ogni singolo giorno e mi portava ad ascoltarlo parlare ore e ore senza mai stancarmi; del suo viso, perfetto e morbido quando vi passavo i polpastrelli per accarezzarlo e poi baciarlo come se non esistesse un domani e infine del suo corpo, scolpito e muscoloso e di come si contraeva ogni qual volta facevamo l’amore.
L’avevo amato così tanto da far male.
Da uccidermi.
Mi ero fidata di lui e avevo creduto senza dubitare alle sue promesse, ai suoi sentimenti.
Poi un’afosa mattina era partito per Londra per un viaggio di istruzione, e li era avvenuta la causa della nostra rottura.
Aveva conosciuto una ragazza, Perrie mi pare si chiamasse, e mi aveva lasciata senza ripensamenti. Come se contassi meno di uno sterco di cavallo.
Come se fossi stata solo un passatempo.
Il giorno dopo la loro rottura era tornato strisciando come un orripilante verme, pregandomi di perdonarlo. Nonostante lo amassi ancora, non l'avevo fatto per semplice orgoglio femminile, che veniva prima di qualsiasi sentimento. I sentimenti si potevano reprimere, si dovevano reprimere.
"Miley!" la riprese con cattiveria Selena, notando il mio sguardo e conoscendo la tormentata storia che avevo vissuto.
"Io...Demi non.." iniziò a scusarsi balbettando.
Scossi la testa, passandomi stancamente una mano sul viso. "Non fa niente. Comunque verrò. E' giunto il momento di affrontare i fantasmi del passato." risposi guardandole decisa, con un'espressione determinata che da tempo pareva avermi abbandonata.
"Finalmente!" urlò Selena gettandosi tra le mie braccia.
Le sorrisi e la strinsi con maggiore enfasi, affondando il volto nell’incavo della spalla. In fondo le ragazze non erano così male, andavano solo capite e accettate nei loro pregi e difetti.
"Posso abbracciarvi anch'io? E' un abbraccio di gruppo, no?" domandò timida Miley, grattandosi la fronte.
Mi faceva quasi pena talmente era stupida e dolce. Spalancai le braccia per accoglierla, e si gettò tra di noi.


 
La sera non ci vedevo più dall' ansia, tremavo e mi torturavo incessantemente le mani.
I denti mordevano il labbro inferiore che sembrava stesse per sanguinare da un momento all’altro.
Fui grata di sentire il campanello suonare e corsi velocemente all'entrata, rimanendo però sorpresa da chi mi aspettava.
"Niall?" domandai incerta guardando il biondino che mi sorrideva stretto in pantaloni scuri attillati e camicia di jeans. Era ancora più bello vestito elegante, sembrava uscito da una sfilata di moda, un principe di altri tempi smarrito in un'epoca che non era sua.
"Proprio io. Ho saputo dalle tue amiche che saresti andata alla festa di un certo Zayn, e ho pensato di accompagnarti, sempre se ti va, ovvio." concluse infilando le mani nei pantaloni e attendendo una mia risposta che non tardò ad arrivare.
"Certo che mi va!" quasi lanciai un gridolino di gioia, prendendolo a braccetto.
Con lui al mio fianco non mi sentivo più tanto insicura.
Una strana pace mi pervadeva le membra affaticate dallo stress.
Un groviglio di emozioni nello stomaco mi incitava a parlare e, per una buona volta, a chiudere quel discorso che non avevo mai avuto il coraggio di concludere prima di allora.
Senza ripensamenti quando arrivammo alla festa che era in pieno fermento, mi diressi verso l'artefice di questi sentimenti che mi torturavano da tanto tempo, ma per una buona volta con una ferrea decisione nel cancellare i fantasmi del passato.


 




 



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Capitolo 4
*** Inizio ***


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Inizio



 



"Zayn." Avevo iniziato così la conversazione.
Un inizio per decretare una fine.
"Demi." Una risposta che esprimeva tutti i sensi di colpa sotterrati da quell’ormai lontano tradimento. Una risposta che suonava di scusa, di disperazione e di pianto. Che urlava il perdono.
Perché forse c’era stato un tempo in cui mi aveva seriamente amato, o che almeno aveva provato quanto di più simile a quell’impulso che scaturisce dal cuore. Non vi era nulla di peggio dei sensi di colpa, che dilaniavano le ossa e gli organi vitali portando alla pazzia.
E quella sera, dopo tanto tempo, potevo finalmente guardarlo negli occhi senza provare sentimenti contrastanti. Era giunto il momento di affrontare i fantasmi del passato e scacciarli una volta per tutte. Non avrei più rimandato, non riuscivo a tollerare ancora per molto quei macigni che gravavano sul petto. Miley infatti aveva solo anticipato ciò che da mesi avevo intenzione di portare a termine. Era solo un pretesto.
Nonostante l'apparente indifferenza, sentivo le mani sudare e la schiena essere scossa da pesanti fremiti di paura.
Paura di cosa, vi starete chiedendo?          
Paura di fallire anche quella volta, di essere nuovamente ferita.
Ero fragile, talmente tanto che sarebbe bastata una parola pronunciata con malcelata cattiveria a farmi crollare. Non appoggiavo più su ferree basi, bensì ero in bilico sul precipizio del non ritorno.
Percepivo pura adrenalina scorrermi pulsante nelle vene, pronta a esplodere da un momento all'altro come una bomba a mano.
Presi fiato, puntando lo sguardo nei suoi profondi occhi scuri. "E' da  tempo che desideravo incontrarti, e sai perché? Perché sono felice Zayn, ora posso giurarlo. Sono in grado di guardarti senza sentire il cuore dibattersi in preda a spasmi incontrollabili, senza avere il fiato corto. Ora posso dirti che è tornata la vecchia Demi, stronzo, e tu non mi rovinerai mai più la vita!" conclusi con un gesto stizzito, sputando le parole come se fossero puro veleno. Nonostante la palpabile agitazione, la voce non vacillò, potevo meritarmi un Oscar per l’eccellente l'interpretazione.
Se anche fosse stato stupito dal fatto che solo dopo così tanto tempo avessi deciso di affrontarlo e smetterla si scappare, non lo diede a vedere.
Il moro sorrise con amarezza, gli occhi lucidi, non seppi se per l’effetto di tutto l’alcool che si era scolato o per l’efficacia delle mie parole. "Sono contento per te, non meritavo le tue lacrime. So di essere stato un emerito coglione e..."
Lo interruppi con un gesto noncurante. "Il primo passo è sempre ammettere di essere dalla parte del torto e capire i propri errori. I tuoi neuroni funzionano ogni tanto." commentai ironica, assottigliando lo sguardo.
Scosse la testa, catturando il mio sguardo.
Nero contro nero.
Oscurità contro oscurità.
Dolore contro dolore.
Seppur con precetti diversi, eravamo simili per svariati aspetti.
"Mi merito ogni tua singola parola. Non avevo il diritto di sfruttarti e spezzarti il cuore. Ora so cosa voglia dire amare, e non lo auguro a nessuno. E' un sentimento folle, mi sento così fragile!" affermò spettinandosi i capelli e spostando lo sguardo una figura esile appoggiata a un divanetto del salotto. Seguii il il suo sguardo notando una ragazza bellissima sorridere ricambiata dal moro. Malik era innamorato gente, il mondo poteva davvero finire.
"L'amore non è stupido Zayn, accettalo." consigliai, parlando per la prima volta con dolcezza, com'ero solita un tempo rivolgermi a lui.
Stava ancora osservando la ragazza, quando si riscosse dai suoi pensieri. Un’espressione beata si distese sul volto. "Forse hai ragione. Comunque ora che si è tutto sistemato, scommetto che non vorrai lo stesso essere mia amica."
"Non pretendere più di quanto sia accettabile concederti. Un passo per volta!" ridacchiai torturando una ciocca di capelli, per poi tornare a puntare lo sguardo nel suo "Zayn, nonostante il nostro passato ti auguro ogni bene. Tutti hanno diritto ad una seconda possibilità." affermai convinta, prima di salutarlo e voltargli finalmente le spalle. Una volta per tutte.
"Grazie Demi, anche a te." Sospirò, passandosi stancamente una mano tra i capelli.
Mi sentivo per la prima volta libera da un fardello che non riuscivo più a sostenere, e senza rendermene realmente conto dovevo tutta questa vitalità a Niall Horan.
Quel ragazzo aveva stravolto la mia vita, dando inizio ad un cambiamento, una rivoluzione.
Il biondo dal sorriso contagioso aveva fatto rinascere dalle ceneri la vecchia me che pensavo si fosse estinta per sempre.
Mi sarei sentita ancora soffocare, o finalmente avrei potuto abbandonare il passato?
Dopotutto a volte un addio non era che un pretesto per un nuovo inizio.

 

Niall mi aspettava in macchina, lo stereo acceso su una stazione che trasmetteva canzoni rock dal rumore fastidioso. Sembrava che avesse acceso un frullatore.
"Hai chiarito?" domandò abbassando il volume della radio, un sorriso contagioso a illuminare il viso nel buio della sera. La luce proveniente dai lampioni circostanti filtrava leggermente colorandogli i capelli di tonalità dorate.
"Sì, ed è tutto merito tuo."
"Mi sfugge il collegamento Demi." ammise osservandomi con quel sorriso bonario che solcava ogni istante le sue labbra "Però sono contento che tu mi dia merito."
"Non sai quanto la tua presenza nella mia vita mi abbia sconvolta.” affermai  sincera, osservandolo spalancare gli occhi stupito, per poi arrossire leggermente. Era così dolce quando si colorava di quel tenue rossore, che mi veniva voglia di strapazzarlo di coccole come se non vi fosse un domani.
"Beh, non esagerare, sono semplicemente diventato tuo amico."
"A volte le azioni che ci appaiono banali sono le più apprezzate." ammisi convinta, non distogliendo lo sguardo dal suo, tanto che rischiò di sbandare e scontrarsi con una cassetta della posta per la rivelazione.
"UN ALBERO!" urlò ad un tratto per alleviare l'atmosfera imbarazzante che si era creata nell’abitacolo.
Alzando gli occhi al cielo gli diedi una leggera spinta "Imbecille. Ero seria!"
"Lo so, e che non so cosa risponderti. Mi crederesti se ti dicessi che anche te hai sconvolto la mia esistenza? Ed è strano, poiché ci parliamo solo da poche settimane, eppure mi sembra di conoscerti da una vita. Forse per la cospicua quantità di tempo che ultimamente passiamo insieme."
"Date un saluto a Shakespeare from Irlanda!" sussurrai commossa, fingendo di asciugarmi una lacrima.
"Ora sei te a sfottermi!" rise, quella risata talmente bella da mozzarmi il fiato in gola. Con Niall tornavo a respirare, ma quando rideva soffocavo nella mia stessa saliva.
Ero un assemblaggio di continui contrasti, e spesso non mi capivo neppure io fino in fondo.
E probabilmente non sarei mai giunta a una conclusione. Ma se non riuscivo a comprendere me stessa, come avrei potuto agire per il bene degli altri?
Prima dovevo imparare a conoscermi, ed era giunta l’ora di iniziare anche questo nuovo cammino.





 

Per dubbi mi trovate qua:
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Capitolo 5
*** Fragranze ***


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Fragranze



 



Demi osservava con sguardo addormentato le macchine sfrecciare rumorosamente sulla strada.
Niente la annoiava più della monotona vita quotidiana, ma era più forte di lei farsi del male.
La feriva soprattutto la sua frivola mente che non faceva altro che rimembrare i bei momenti passati in compagnia di Niall.
Era passato esattamente un mese da quando si erano conosciuti in quel frangente singolare, lei a frignare sul lurido pavimento di un aula, e lui a tentare di strapparle un sorriso.
Da quell’incontro Demi era tornata a vedere il mondo a colori. Prima del suo arrivo, se avesse dovuto utilizzare un tonalità per descrivere la sua vita, avrebbe certamente scelto il nero.
Nero.
Nero come il dolore che trasportava ogni giorno nel cuore.
Nero come il male che si infliggeva quanto pensava di aver commesso un errore.
Nero come l’amore che si era immaginata provenire dagli occhi magnetici di Zayn.
Nero come appariva la sua camera quando spegneva la luce prima di coricarsi a dormire.
La sua intera esistenza si era basata sul nero, ma ora poteva tornare a concentrarsi sulle altre tinte.



Sbuffò passandosi una mano sul viso a sfregare gli occhi che stavano lottando per non chiudersi dalla noia. Perché doveva essere l’unica adolescente a passare il sabato pomeriggio in casa da sola? Semplice, perché non aveva dei veri amici ai quali chiedere di uscire. Aveva Niall, ma non poteva disturbarlo ad ogni suo schiocco di dita, anche se non avrebbe dubitato della sua più completa disponibilità.
Demi non era una persona egoista, e non lo sarebbe mai stata. Era una delle doti che apprezzava più di se stessa, quella di essere modesta e umile.
Sarebbe morta nella sua noiosa solitudine, guardando Pancake, il suo pesciolino rosso che aveva vinto anni addietro ad una fiera, sguazzare nell’acqua oramai sudicia. Inarcò un sopracciglio accorgendosi solo in quell’istante di non cambiarla da ben una settimana. Alzò le spalle indifferente, Pancake aveva superato prove ben peggiori, e di certo non aveva la forza necessaria per muoversi fino al bagno.
Come non detto.
Il campanello bussò, e la ragazza si catapultò più velocemente di quanto potesse immaginare alla porta, forse sperando che un’anima buona la degnasse di una proposta allettante per passare la giornata. Il sorriso che le solcava labbra scomparve non appena oltre la porta riconobbe la signora Fletcher, un’anziana signora novantenne ancora arzilla nonostante la sua veneranda età. Non che non fosse felice di vederla, sia chiaro, è che aspettava una proposta semplicemente diversa. Magari poteva proporle una partita a scala quaranta se non avesse trovato nulla di meglio da fare.
Le sorrideva gentile, le mani callose congiunte in grembo e due occhi luminosi segnati dalle rughe. “Demetria cara, la mia adorata micetta Minù è sparita di nuovo. Non è che potresti aiutarmi a cercarla?” domandò, una voce di scuse.
Demi sospirò affranta, per poi annuire. Aiutò la signora ad attraversare la strada, ed insieme si incamminarono lungo il viale alberato che affiancava la strada principale, urlando a gran voce il nome della gatta.
Nonostante non fosse proprio quello che sperava, si sentiva bene ad aiutare il prossimo. Avrebbe potuto vagare con la mente mentre osservava la gente per strada. Se c'era una cosa che adorava, era proprio fantasticare sull’ipotetica vita delle persone.
Giova intimamente nell’ immaginare che lavoro facessero, che segreti nascondessero, che amori li accompagnassero; era una ragazza particolare, per niente scontata e superficiale.
Mentre volava con la mente, non si accorse di una presenza che si era avvicinata fino a raggiungerla, finché non le andò quasi a sbattere contro. Cacciò un urletto, per poi ricomporsi non appena riconobbe nel ragazzo Niall.
“Ti ho spaventata? Stavo venendo a trovarti.” ammise ridacchiando. La sua voce cristallina si disperse come una meravigliosa melodia nell’aria.
“Assolutamente, non farlo mai più!” finse un attacco di cuore, portandosi una mano al petto. Poi si ricordò della signora Fletcher, e con calma le presentò il suo amico.
Questa regalò un sorriso sdentato ad entrambi, prima di consigliar loro di usufruire del tempo per fare una bella passeggiata nel verde.
“Signora, la stavo aiutando a cercare Minù..” tentò di ribattere Demi, la fronte aggrottata.
“Ma cara, posso farlo benissimo da sola. Mi sei stata fin troppo di aiuto.” e lanciando un’ultima occhiata significativa ai due, si allontanò, il bastone sottobraccio e il canticchiare di una canzone risalente a parecchi ventenni precedenti.
Demi allora si volto verso Niall, per poi tuffarsi tra le sue braccia. Gli era mancato da morire, e pensò che non potessero coniare termine più giusto per descrivere ciò che aveva provato.
Aggrappata alla sua maglietta, inspirò a pieni polmoni la fragranza che emanava: arancia, sapone e fresco. Un misto che le faceva vorticare la testa. Non pensava che avrebbe mai amato un profumo che non fosse il suo: tabacco, menta e rugiada. Ma Zayn andava dimenticato, rimosso.
Scacciò via quel pensiero prendendo per mano il ragazzo, trascinandolo verso la gelateria più vicina. “Ti va un gelato?” domandò per conferma, sorridendo al solo pensiero del cibo.
Finalmente era tornata ad apprezzare le pietanze, ed era riuscita ad accumulare persino tre chilogrammi.
Un record per lei, se si pensava che ogni mese ne perdeva quattro. Il periodo più brutto della sua vita era stato caratterizzato dal superare l’anoressia e la droga. E se la seconda era riuscita a superarla indenne poiché si era fermata prima che la situazione si complicasse, non poteva dire lo stesso della prima. Non mangiava, ma non perché si trovasse brutta, tutt’altro: non era cieca ed era consapevole della sua bellezza genuina. Gli occhioni castani illuminavano un viso bianco come la porcellana, perfetto e leggermente marcato. Spesso non riusciva a ingurgitare cibo per il semplice fatto che desiderava la morte, la agognava. Un giorno era stata talmente irata e delusa da decidere di togliersi la vita. Perché Demi era stanca di soffrire, era troppo pretendere che una ragazza della sua età superasse innumerevoli prove senza rimanerne traumatizzata.
E lei da ogni scontro usciva con un arto in fiamme, un organo di meno, un passo in più verso l’inferno.
La dannazione.
Ricordava ancora come un giorno si fosse sporta dalla finestra per urlare a Dio di prenderla fra le sue braccia.
“Ti scongiuro, strappami da questa merda di mondo!” aveva gridato tra i singhiozzi, il volto arrossato dalle troppe lacrime versate.
Perché, vi chiederete giustamente.
Qual’ era il passato macabro e oscuro di Demi?
Presto lo avreste scoperto.

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Capitolo 6
*** Travolgere ***


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capitolo sei

 




 

 

 Per scriverlo ho utlizzato due canzoni: quella di Robyn http://www.youtube.com/watch?v=CcNo07Xp8aQ e quella dei No Doubt http://www.youtube.com/watch?v=ubvV498pyIM (ps: amo quel video, è il mio preferito, anche se c’entra poco con la storia…perché la mia Dems non ammazzerà Niall…o forse sì muahahahaha) quindi vi consiglio di metterle in sottofondo ;)

 




 

Demi riteneva tre elementi fondamentali nella sua esistenza: l’amicizia, la famiglia, e infine l’amore.

Che c’è di strano vi chiederete? Ogni ragazza reputa importanti queste cose.


Ma vi sbagliate, perché Demi era diversa da ogni altra ragazza.

Per lei l’amicizia era di vitale importanza, non poteva sopravvivere senza rapporti umani…ed escludendo Selena,  Miley e Niall, non poteva definire altre persone vere amiche. Quasi faceva fatica a inserire in quello stretto gruppo anche le due ragazze.

Era molto selettiva in questo ambito, ma ne aveva tutto il diritto.

Per quanto riguarda la famiglia, era molto legata a sua madre, suo grande punto di riferimento. Non poteva dire lo stesso del padre, perennemente in giro per lavoro. Le poche volte all’anno che tornava a casa, dimostrava il suo affetto regalandole nuove collezioni di Armani.

Non che a Demi dispiacessero, sia chiaro, ma pensava che l'affetto andasse dimostrato in modo diverso.

L’amore invece, beh era un capitolo tutto suo.

Demi era un’eterna romantica che sognava il principe azzurro.

Era un’amante dell’epoca dell’ ‘800, soprattutto del magico mondo di “Orgoglio e Pregiudizio”. Aveva divorato infinite volte quel libro, e sognava di incontrare un uomo che l’amasse e rispettasse esattamente come Darcy. Eppure il suo “Darcy” non era mai arrivato.

Aveva pensato che fosse Zayn, con il suo viso perfetto, e il ciuffo estremamente curato, ma si era sbagliata. Zayn era un esemplare di maschio che ragionava solo con un organo, che non era né il cuore né la mente.

E così la povera Demi si era beccata l’ennesima batosta, o bastonata nei denti, se preferite.

C’era stato un periodo in seconda superiore, durante il quale aveva provato a comportarsi come Selena. Pensava che non legarsi a nessun ragazzo in particolare e basare una relazione sul sesso fosse la scelta giusta.

Ma si sbagliava.

Era andata in un solo mese con sette ragazzi diversi, passando dal letto del capitano di football della scuola, al letto del capitano di nuoto. Ma finito ogni rapporto, si era ritrovata a piangere per l’enorme cazzata che aveva compiuto.

Allora perché, vi chiederete voi, Demi stava ballando come una porno star su un cubo della discoteca più in voga di Dallas?
Beh, per capire meglio, torniamo a qualche ora prima.





17.34

“Dems, stasera facciamo qualcosa!” sbraitò Selena dall’altra parte della cornetta.

La ragazza in tutta risposta sbuffò pesantemente. Non aveva proprio voglia di uscire, ultimamente amava la tranquillità, e stare in casa al sabato sera le sembrava un ottimo passatempo, soprattutto se l’avrebbe passato a messaggiare con Niall.

“Dems, non te lo sto chiedendo. Cazzo, stai diventando una vecchietta decrepita!” continuò urlando, rompendole quasi i timpani.

“Non usare quei termini con me! Odio quella parola che inizia con “C” e finisce con “O”.” le rimproverò Demi, appoggiando la testa al cuscino. Chiuse un occhio aspettando che rispondesse, mentre con l’altro osservo l’immenso disordine della sua camera. Doveva dare una sistemata, sembrava fosse appena terminato un concerto di Lady Gaga.

“Lo vedi? Parli pure come una pensionata! Stasera si esce a far baldoria, niente storie.” sentì un fruscio di sottofondo, come se si stesse rivestendo. No, non poteva essere…

“Selena, non sarai andata a letto con un altro…” lasciò la frase in sospeso, sperando che l’amica negasse.

“Mmm, mi dispiace deluderti cara. E devo dire che era parecchio dotato.” commentò ghignando.

“Chi era, ancora Mike? L’attaccante della squadra di hockey?” domandò alzando gli occhi al cielo.

“No, quello era ieri! Non vado mai due volte con la stessa persona, dovresti saperlo.” Ridacchiò “Comunque, tornando a noi, sta sera ti passo a prendere, andiamo a ballare e non accetto un “NO” come risposta. A dopo!” concluse chiudendole la chiamata in faccia.

Demi sbatté la testa contro il muro, non trovando nessuna via di uscita.

 
23.25

Demi sentì un incessante bussare, e corse alla porta trovandovi Selena e Miley che l’aspettavano.

“Devo proprio uscire?” chiese con un filo di voce.

“Si figona fifona, andiamo a sballare!” e prendendola per mano, Selena la trascinò fino in auto, tra le proteste disperate di lei, e le risate da oca di Miley.
 
23.50

Arrivarono davanti al “Simplex” in orario perfetto.

La fila era enorme, e Demi si chiese come potessero sperare di entrare con un chilomentro buono di persone davanti.

Ma a questo pensò Serena, che facendo l’occhiolino e ricordando la nottata di fuoco passata col ragazzo della sicurezza, le fece entrare immediatamente.

“Non era nemmeno carino.” constatò Demi disgustata.

Selena scrollò le spalle, per poi trascinare le due amiche in pista.

La musica altissima penetrava nelle vene, dando la voglia di ballare incessantemente. Ma Demi si trovò fuori posto.

Non riusciva a lasciarsi andare come un tempo, c’era qualcosa nel profondo che la fermava.

Era giusto lasciarsi andare, seppur per una sera?


Aveva il diritto di divertirsi?

E se fosse tornata quella di un tempo? Quella da cui scappava? Un’immagine di lei un solo anno prima la fece rabbrividire.

Miley la scosse. “Dems, non stare impalata!”

La ragazza, chiuse un attimo gli occhi per poi riaprirli. Aveva deciso.

Senza ripensamenti iniziò a muoversi a ritmo, tra le sue amiche. Alzò le braccia al cielo, come per catturare la potenza del suono che le scavava il cuore.

Una lacrima solitaria le scivolò sulla guancia, ma si sbrigò ad asciugarla.
 
00.45

Niall stava ridendo al bancone della discoteca “Simplex”, intendo ad ascoltare l’esilarante battuta di James, il suo amico, quando due ragazze che ballavano su un cubo riscossero la sua attenzione.

Assottiglio lo sguardo per capire chi fosse la mora che si muoveva come un leprotto stitico: era Selena. Alzò gli occhi al cielo, pensando che non sarebbe mai cambiata, e immaginando che ci potesse trovare in quella poco di buono una brava ragazza come Demi.

Quando la sua mente corse a lei, un sorriso spontaneo gli solcò le labbra.

Si spense immediatamente quando riconobbe l’altra ragazza. Non poteva essere. No. Quella non poteva essere lei.

“Scusa James, torno subito.” mollò poco gentilmente il suo amico per avvicinarsi al cubo.
 
00.50

Spintonando la gente ubriaca, arrivò col fiatone alla sua metà, e non poté che constatare che era proprio Demi la ragazza che si agitava come una…una…porno star.

Non vide più dalla rabbia quando si accorse che era circondata da ragazzi che la toccavano e la baciavano ovunque.

Spalancò gli occhi disgustato, e un po’ in imbarazzo salì su quel grosso cubo.

La strattonò inizialmente con delicatezza, poi con forza, cercando di trascinarla lontano da quel luogo, ma sembrava risoluta a restare dov’era.

“Che diamine stai facendo?” gridò guardandolo con gli occhi lucidi.

“Demi, andiamo..” la supplicò Niall guardandola disperato
.
“Mi sto divertendo!” Sibilò. “Perché diamine devi rovinare tutto?”

Il biondo non la riconobbe. Ok che era ubriaca marcia -e si capiva- ma da lei non se lo sarebbe mai aspettato.

Respirò profondamente, impedendosi mentalmente di salvarla e di non poterla abbandonare “Demi…ti prego..”

Lei scosse la testa per poi tornare a dimenarsi come una forsennata.

Niall, sbuffando l’ afferrò con poca galanteria, e caricata sulle spalle, si diresse all’uscita tra le proteste e i pugni della ragazza.
 
01.10

Ho un mal di testa atroce, cazzo” si lamento Demi massaggiandosi le tempie.

“Così impari a ubriacarti…aspetta, hai detto una parolaccia?” domandò con gli occhi sgranati Niall, non distogliendo però l’attenzione dalla strada.

Demi buttò la testa all’indietro per poi accasciarsi contro al sedile. “Le ho sempre dette, solo ultimamente mi sto trattenendo.” ammise, per poi aprirsi in una risata sguaiata.

A Niall quasi prese un colpo. Non poteva credere a quelle parole, probabilmente era l’effetto dell’alcool che iniziava a farsi sentire.

Sì, doveva per forza essere così…eppure, una volta aveva sentito che da ubriachi si dicono le cose che non si hanno il coraggio di dire da sobri.

“Sai, non sono sempre stata come adesso. Io ho provato di tutto, non mi sono limitata a niente, neppure alla droga. Il sesso è stato il primo passo.” Iniziò osservando con occhi lucidi Niall. Questo, se possibile, spalancò ancora di più gli occhi e fermò la macchina davanti a casa sua.

Non sarebbe riuscito a guidare con lei che gli raccontava fatti talmente delicati.

“Continua.” la incitò, anche se una parte del suo cervello lo pregava di scollegare la mente e di non sentire la verità. Perché sì, quella era la vera storia della perfetta e immacolata Demetria Lovato.

“Ho scopato con non so neanche quante persone…e nessuno l’ha mai scoperto perché all’apparenza io ero perfetta. Essere popolare e allo stesso tempo brava a scuola mi ha permesso di fare tutto nella vita. E poi…poi ho capito che stavo sbagliando, e ho iniziato a comportarmi da vittima. Tutto mi sembrava oscuro, buio, cupo. E poi sei arrivato tu, con la tua semplicità, con la tua gioia di vivere e…” si interruppe scoppiando a piangere.

Niall la abbracciò di slancio, lasciando che la ragazza si aggrappasse a lui e sfogasse tutta l’amarezza “E?”

Demi tirò violentemente la testa all’indietro per poter affondare in quell’oceano che erano gli occhi dell’irlandese “E…Sono ricaduta nel passato. Sono troppo debole. Salvami Niall, ti prego. Salvami.”







 
Angolo autrice:

Ok sono in ritardissimo, ma almeno sono tornata con un capitolo bomba, che ritengo decente.
Anzi, a dirla tutta è uno dei miei preferiti. Ho impiegato due giorni per scriverlo, perché non mi piaceva mai e lo riscrivevo da capo. Beh, questo è quanto, e probabilmente nella mia mente sembrava più carino, ma accettatelo ahahaha.
Si capiscono molte cose sul passato della nostra Demi, e diciamo che la vera storia ha inizio da ora. I capitoli da qui in poi non saranno tutti felici, anzi, inizieranno una serie di eventi che faranno cambiare l’opinione di Niall sulla nostra Demi…eppure questi eventi lo faranno avvicinare sempre più, poiché è attratto da questo lato oscuro di Demi. E non dico altro ahaha. Lo so che Demi appare come strana, anzi controversa...ma ho scelto di farla così perchè non so, me la sono sempre immaginata confusa e contradditoria.
Grazie mille per tutte le recensioni, le preferite, seguite, ricordate o anche solo chi legge. Siete carinissimi <3

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Capitolo 7
*** Dolore ***


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capitolo sette

 



 

(*) avviso: per chi è facilmente influenzabile è meglio che non legga da questo simbolo, che inserirò nel capitolo. I comportamenti di Demi non sono ASSOLUTAMENTE da imitare. Detto questo, se volete leggere, prendetevi le vostre responsabilità.

 

 
Demi pov


Mi svegliai con un mal di testa atroce. La testa scoppiava come non mai, e pensavo di non aver mai sentito tanto calore e dolore mescolati insieme, irradiarsi in ogni cellula del mio corpo.

Mi alzai lentamente dal letto per non peggiorare la situazione, e barcollai fino al bagno.

Alzai con paura lo sguardo dal lavandino, ma non potevo rimandare ancora per molto.
Una me decisamente malandata rispondeva titubante al mio sguardo. I capelli erano disordinati e sudici, incollati per il sudore alla fronte.

Il viso era stanco e provato, e come se non bastasse il trucco pesantemente sciolto mi faceva somigliare a un clown fuggito da un qualche circo.

Come ci ero arrivata a casa? Quella domanda mi sorse spontanea.

Prima che potessi pensarci, un forte conato di vomito mi costrinse ad inginocchiarmi al water.

Come mi ero ridotta in un modo simile? Mi ero ripromessa di cambiare, di diventare una ragazza migliore, e questo ne era il risultato. Pensavo di essere abbastanza forte da superare indenne una notte in discoteca, ma da tutto ciò che rigettai, potei constatare il contrario.

Mi facevo schifo, terribilmente schifo.

Che senso aveva avuto disintossicarmi dalla mia vita passata per poi ripiombarci in una sola notte? 

Che senso aveva avuto un anno di astinenza, se poi troppo facilmente mi facevo abbindolare da ragazzi sconosciuti?

Era tutto  così complicato.

L’adolescenza era complicata. Perché non potevo tornare alla vita che ero solita portare avanti da piccola? Volevo tornare bambina e rimanerla per sempre. Era talmente brutto crescere, e solo in quel momento me ne resi conto.

Mi alzai barcollando, e mi diressi sempre con la stessa andatura in cucina. Stavo per aprire il frigo, quando un post-it attaccato su questo, riscosse la mia attenzione.

“Spero che tu stia meglio quando leggerai questo messaggio. Volevo solo che sapessi che ieri sera non ti è successo niente di grave in discoteca, e che per fortuna sono arrivato in tempo. Non ho approfittato di te, e ti ho solamente accompagnata a casa. Un bacio, Niall.”

Finii di leggerlo con espressione disgustata. Dannazione a tutto l’alcool che avevo ingerito, non ricordavo niente. Non pensavo nemmeno di essere stata in compagnia con Niall.

Chiusi gli occhi tentando disperatamente di ricordare qualcosa, seppur un minimo particolare. Vedevo il vuoto più totale.

(*)

Colta da un momento di rabbia improvvisa, afferrai il contenitore in vetro dello zucchero per poi lanciarlo con violenza contro il muro.

Si infranse immediatamente, e le schegge rimbalzarono per poi colpirmi. Non sentii nemmeno dolore quando entrarono in contatto  con la pelle. Ero troppo occupata a fissare il disastro che avevo combinato.

Ero un mostro in balia della collera.

Caddi in ginocchio con un tonfo, per poi afferrare una scheggia e rigirarmela tra le dita.

Forse farmi del male sarebbe servito a qualcosa. Il dolore cancellava tutto il resto, no?

Spinsi il coccio in profondità.

Penetrò nel braccio con una facilità impressionante.

Ero davvero debole se bastava così poco per farmi del male.

Continuai a spingere sentendo la mente finalmente vuota. Ero appagata da quella sensazione. Non ero mai stata autolesionista, ma dovevo ammettere che non era una brutta trovata. Forse ancora meglio della marijuana.

Estrassi il pezzo di vetro osservando come incantata il sangue che si era raggrumato sulla punta. Era talmente affascinante da farmi venire voglia di tagliarmi ancora e ancora.

Il brivido dell’estremo mi costringeva a rischiare un altro affondo.

Cosa cambiava da un taglio a due?

Cambiai direzione, e questa volta lambii un pezzo orizzontale. Nuovamente quella sensazione sconosciuta mi colmò il cuore, facendomi sbattere le palpebre dall’emozione.

La sofferenza era solo un lontano ricordo.

Non mi accorsi nemmeno che man mano stavo iniziando a perdere sempre una maggiore quantità di sangue, e che il mio corpo tentava di ribellarsi chiedendo pietà per quel supplizio.

Ma la mia mente era sorda, e continuava a incitarmi di finire il mio operato.

(*)


 
Il resto venne poi meccanico.

Raccolsi velocemente con la scopa i cocci. Li buttai in un sacchetto dell’immondizia e portai il tutto fuori dalla porta. Se non ricordavo male, il camion dei rifiuti sarebbe passato quel pomeriggio stesso. Che fortuna sfacciata. Almeno per una volta era dalla mia parte.

Rientrai in casa e mi diressi in bagno. Aprii l’armadietto del pronto soccorso che si trovava vicino allo scaffale degli asciugamani.

Afferrai delle garze e una pomata per le ferite indecisa sull’utilizzarle o no.

Forse avrei provato un maggior beneficio a non curarlo.

Sì, quella strana sensazione mi avrebbe accompagnata più frequentemente, e il dolore del passato sarebbe stato segregato, almeno per un pò.


Quindi bagnai i tagli solo con dell’acqua, e poi mi asciugai alla bel e meglio, stando attenta a non lasciare tracce. Mia madre non avrebbe dovuto sapere niente. Doveva rimanere segreto.

Ciò che facevo, era mio e mio soltanto. 

Un’ espressione triste prese forma sul mio viso.

E se l’avesse scoperto Niall? Non mi avrebbe mai perdonata.

Per lui ero la ragazza perfetta e senza peccati. Ma non era vero. Fingevo solo in apparenza di essere innocente; in realtà ero più sporca e gravosa di peccati di chiunque altro.

Ero un male, un virus che per una persona era meglio non incontrare.

Finché facevo del male a me, non vi erano problemi. Ma se ne avessi fatto alle persone che mi volevano bene, beh cambiava tutto.

E io non volevo che Niall soffrisse a causa mia.

Non gli avrei mai confessato il mio più oscuro segreto.

Lui meritava di rimanere immacolato. Non potevo appestare anche lui.

A costo di farmi ancora più male, non l’avrei mai messo al corrente di tutta me stessa.



 

 


 
Angolo autrice:
eccomi qui con questo capitolo. Non riuscivo a scriverlo, proprio era impossibile. Non sono buona a scrivere scene del genere ma devo cimentarmi in tutte le tipologie; ed essendo questa una storia drammatica, penso che vi debbano essere scene un po’ forti.
È un capitolo molto psicologico, e potete capire la grande confusione che ha in testa Demi. Vuole farsi del male, però ha paura delle conseguenze. Non tanto per lei, ma per le persone che le vogliono bene.
Spero di essere riuscita a dare il massimo. Davvero, almeno ci ho provato ahaha.
Grazie mille per tutte le recensioni.
Grazie per i 38 preferiti, le 6 ricordate, e le 17 seguite.

Grazie di tutto, anche solo chi legge.
Fatemi sapere che ne pensate, anche solo con una piccola recensione.
È importante per sapere come devo continuarla.
Mio twittah:https://twitter.com/SonoJamesBonda
Un bacione:)

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Capitolo 8
*** Verità ***


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capitolo otto




 


Niall pov
 
Osservavo con sguardo assente il soffitto bianco della mia camera.

Non riuscivo a pensare ad altro che a Demi.

Come poteva avere un passato talmente tormentato? Non mi capacitavo di credere a ciò che avevo sentito uscire dalle sue labbra.

“Sai, non sono sempre stata come adesso. Io ho provato di tutto, non mi sono limitata a niente, neppure alla droga. Il sesso è stato il primo passo.”

Mi coprii il volto con una mano, stringendo forte gli occhi, come per scacciare il ricordo. Più provavo a dimenticare, più le immagini di quella serata tornavano a tormentarmi senza tregua.

Sentivo un dolore lancinante percorrermi il petto, mentre assorbivo delle emozioni contrastanti che mi  squassavano il corpo. Un male atroce al livello del cuore, mentre prendevo sempre più coscienza della realtà.

Possibile che una ragazza gentile e innocente come Demi nascondesse un segreto?

E perché non me l’aveva detto?

Quindi il nostro rapporto si era basato su una menzogna?

Ruggii di disperazione.

Avrei dovuto essere arrabbiato e volenteroso di non avere più nulla a che fare una persona simile; perché ne ero sicuro, mi avrebbe condotto su una cattiva strada.

Ma oramai non potevo abbandonarla.

Era diventata parte integrante della mia vita.

Era parte di me.

Con il suo sorriso talmente dolce ma allo stesso tempo malizioso e accattivante e la risata contagiosa, aveva in breve tempo conquistato un grande posto nel mio cuore.

Solo in quell’istante mi accorsi della verità, chiara e oramai universale: ero perdutamente innamorato di lei.

I sentimenti che mi torturavano nell’ultimo giorno, ne erano la prova lampante.

Ma il problema purtroppo esisteva: ero innamorato della Demi che pensavo di conoscere, non della Demi che era in realtà.

Sarei mai riuscito a cambiarla o a salvarla come mi aveva implorato di fare?

“E…Sono ricaduta nel passato. Sono troppo debole. Salvami Niall, ti prego. Salvami.”

Tutte le persone meritano una seconda possibilità, e senza nemmeno pensare ulteriormente, afferrai le chiavi delle macchina per poi dirigermi a casa sua.

Mi doveva parecchie spiegazioni.

 
 
Suonai il campanello, ma non ricevetti risposta.

Doveva essere in casa per forza, e lo dimostrava  la luce accesa della cucina.

Risuonai nuovamente, ed essendo ignorato per la seconda volta, decisi di scavalcare la finestra del salotto che era spalancata per permettere al vento di rinfrescare l’interno.

Atterrai con cautela, cercando con lo sguardo Demi. La trovai in uno stato comatoso.

Era appoggiata di schiena al divano, e con una mano reggeva con poca forza una bottiglia semivuota di vodka.

Come se non bastasse quella scena, che per un ragazzo serio come me non era propriamente accettabile, era circondata da una decina di bottiglie vuote, che dovevano dalla polvere, essere lì da parecchi giorni.

Gli occhi erano arrossati, e lo sguardo dapprima perso nei suoi pensieri, si posò sul mio viso.

Mi parve di non aver mai visto occhi più neri, che tempo prima mi erano sembrati brillanti. Ora apparivano vuoti e opachi, come se la vodka  avesse risucchiato loro tutto il colore. La vita.

“Non saresti dovuto venire Niall, come vedi non è un buon momento.” sussurrò, non staccando nemmeno per un instante lo sguardo dal mio.

Ero consapevole che non fosse il momento adatto, ma non riuscii a non pensare a quanto fosse bella in quella situazione drammatica.

Sentivo freddo e tremavo come un novellino alla sua prima cotta.

La testa continuava imperterrita a girare mentre quegli occhi illuminavano l’atmosfera tetra che mi circondava.

Mi sentivo talmente debole, in balia del suo totale controllo.

Riusciva a sottomettermi con una sola occhiata anche se non era nel pieno delle sue forze.

“Demi, mi vuoi dire che sta succedendo?” le domandai, sedendomi a mia volta davanti a lei. Dovetti stare attento a non far cadere le bottiglie che erano impilate sul pavimento, e quella manovra mi fece sfuggire un’espressione disgustata.

“Non mi dire, faccio schifo anche a te.” affermò sorridendo amaramente.

Volsi lo sguardo per la stanza, trovandola in condizioni davvero disadagiate. “In verità stavo pensando a cosa ti avesse portata a tanto.”

Demi scosse la testa, per poi ingurgitare un altro sorso dalla bottiglia. “Me lo sono meritato e basta.”

“Cosa ti sei meritata? Maledizione Demi, spiegami!” sbottai gesticolando nervosamente con le mani.

Si morse il labbro tremolante, tentando inutilmente di controllare l’agitazione nella voce. “Non lo so.”

A quelle parole mi sfuggii un sospiro rassegnato. “Mi stai forse dicendo che ti sei ridotta in questo stato, e non sai nemmeno il motivo?”

Demi annuì lentamente, per poi distogliere lo sguardo. “Non ricordo bene come ha avuto inizio tutto. So solo che due anni fa iniziai a bere, andare in discoteca, drogarmi. Volevo provare tutte le esperienze, ero stufa di essere la ragazza perfetta. Volevo sorprendere gli altri e me stessa.”

Le feci un cenno con la mano, per incitarla a continuare.

“Decisi di cambiare perché mi sentivo sola. E’ vero, all’apparenza avevo tutto, ma in realtà non è mai stato così. Sentivo e sento ancora la mancanza dei miei genitori. Mio padre è sempre in giro per il mondo, e mia madre non è mai a casa. Sono cresciuta senza una guida e uno scopo.”Si interruppe per appoggiare la bottiglia sul pavimento sudicio. “A volte mi sono chiesta perché fossi nata.”

Strinsi i pugni per non ribattere. Ma che razza di pensieri erano?

Mi accorsi in quel momento quanto la grande e potente Demetria Lovato fosse in realtà debole e insicura.

“Ero riuscita a disintossicarmi un anno fa. E’ stata dura, ma ci sono riuscita. Persino mia madre non si è accorta di niente.”Storse il naso a quell’affermazione. “Zayn è stato il primo passo verso una nuova vita. Era il ragazzo più dolce e bello che avessi mai visto, e mi amava. Finalmente pensavo di poter accantonare tutto e di rinascere. Ma poi mi ha tradita. Ho visto il mondo crollare, però sono riuscita a resistere.  Ho sopportato in silenzio da vera guerriera.” Prese un respiro profondo e si osservò le mani. “Poi sei arrivato tu, ed eri così puro all’apparenza; così ho deciso di frequentarti e di diventare migliore, come te. Ma quella serata in discoteca, è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il mattino seguente, quando mi sono risvegliata e ho ricordato frammenti della serata, sono ricaduta nel passato. Mi ci era voluto un anno per cambiare, e con una sera ho mandato tutto il lavoro in frantumi.”

A quel punto presi la sua mano e la strinsi forte, per mostrarle che ero della sua parte. “Demi, ci penserò io. Ti aiuterò a vincere il tuo passato. Lasciati salvare.” Sprofondai in quello sguardo oscuro, talmente misterioso e allettante da tentarmi di mandare tutto a puttane e baciarla. Ma riuscii a trattenermi. Ancora una volta.

Non era il momento. Vi erano questioni ben più importanti da risolvere, continuavo a ripetermi.

Lasciò la mia mano, per poi alzarsi barcollante. “Sarebbe inutile, non si può cancellare il passato. E il mio praticamente, sarebbe tutto da rimuovere.” sussurrò scostandosi una ciocca ribelle che le era calata sul viso.

“Sei stata tu quella sera in discoteca a chiedermi di aiutarti.” le ricordai alzandomi a mia volta.

A quella frase sembrò riprendersi. Si voltò di scatto, per poi raggiungermi e annullare la distanza con ampie falcate. Mi puntò un dito contro, guardandomi sprezzante, per la prima volta. “Vuoi forse dirmi che se non te l’avessi chiesto, tu non mi avresti aiutato? Wow, devo proprio farti pena!”

Mi accesi anch’io a quell’insinuazione. “Non ti ho mai detto nulla del genere!”

“Ah, no? Da come ti sei espresso sembrava diversamente!” mi accusò voltandomi le spalle per poi incamminarsi verso la cucina.

Le afferrai le spalle, voltandola bruscamente. Per quel gesto improvviso i nostri corpi si toccarono, e sentii un brivido percorrermi la spina dorsale. Capii che era quello il momento, e che non avrei potuto attendere ulteriormente.

Senza ripensamenti, appoggiai le labbra sulle sue.

Me le ero immaginate morbide -delicate come ali di una farfalla-, ma al contrario di quello che pensavo, le trovai ruvide e screpolate.

Nonostante ciò, non avrei saputo descrivere una sensazione migliore.

Rimase impietrita, come se improvvisamente si fosse trasformata in una statua senza emozioni.

Si staccò quasi immediatamente, provocando un sonoro schiocco che mi rianimò.

Evitò il miei occhi che cercavano invano i suoi. “Che stai facendo?” chiese torturandosi le mani. La voce tremava, come lei stessa.

Era una foglia in balia del vento. Debole e impaurita dal mondo.

Sorrisi tristemente, leggermente deluso dal suo palese rifiuto. “Mi sembra chiaro. Ti stavo baciando.”

Le mattonelle del pavimento sembravano improvvisamente interessanti. “Perché?”

Non distolsi nemmeno per un istante lo sguardo dal suo viso. “Perché ti amo.”
 



 




 

Angolo autrice:
eccomi qui, in perfetto aggiornamento questa volta.
Avrei pubblicato il capitolo anche prima, ma sono stata a Capri ewe. È un posto meraviglioso, e la gente è troppo simpatica. Altro che il nord, io vado al sud cazzo. Si vive troppo bene ahaha!
Avevo letto su una rivista che la mia stessa settimana soggiornava Leonardo DiCaprio, il mio idolo, e tipo ho passato le giornate a cercarlo al Quisisana.
Bene, non l’ho trovato, ma ho visto in compenso Jennifer Lopez e Liam Neeson. Poco male ahahaha.

Passando al capitolo, è uno dei miei preferiti.
Perché Niall ama Demi nonostante tutto? La risposta è semplice. Lui si è purtroppo innamorato della Demi iniziale, quella che pensava di conoscere. E quando ti innamori, non puoi fare niente, anche se la persona è sbagliata. E Niall proverà con tutte le forze a far cambiare Demi.
Come invece notate, Demi rifiuta Niall. Perché? Beh questo lo scoprirete nel prossimo capitolo, che sarà mooolto intenso.
Per caratterizzare Dems, ho preso spunto da Britney Spears. Penso che tutte conosciate il suo turbolento passato, ma vi riassumo per rinfrescarvi la memoria. Nel 2007, se non erro, c’era stato quell’enorme scandalo nel quale Britney si era messa a girare per la città ubriaca marcia e drogata con i capelli rasati, tagliati inconsciamente. Perché un’artista che alla sua età aveva tutto, si è ridotta a tanto?
Non lo so, a volte solo per provare nuove esperienze…o magari avrà avuto i suoi problemi.
Fatto sta, che mi sto ispirando alla sua drammatica storia. Per maggiori informazioni, penso che su wikipedia sia scritto tutto.
Grazie per le recensioni, anche se ho visto che sono calate.
Non so, non vi piace più la storia? Mi sto preoccupando :/
Davvero, vorrei conoscere la vostra opinione, soprattutto perché ho finito di mettere giù la scaletta.
La storia sarà composta da una ventina di capitoli, o giù di lì. Conto di finirla per agosto/inizio settembre. Infatti aggiornerò più spesso.
Poi ho in mente due finali: finale che finisce bene, e finale che finisce male. Io sarei più per farlo finire male, perché l’idea mi piace assai…però se volete lo faccio finire bene, o magari faccio il finale alternativo. Devo però saperlo.
Grazie per i 41 preferiti, le 7 ricordate, le 20 seguite.
Grazie solo a chi legge.

Mio Twittah https://twitter.com/SonoJamesBonda
Un bacione, vi adoro! ;)

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Capitolo 9
*** Mentire ***


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capitolo nove

 



 

Demi pov


Mi si bloccò il respiro. Credevo di non essere più capace di respirare, di emettere alcun verso.

Percepivo la bocca asciutta, come se vagassi in un vasto deserto e fossi a corto di acqua, necessaria alla sopravvivenza.

Perché quelle parole mi provocavano un simile effetto?

In fondo non avevo sempre sperato di sentirmele dire? Sono le parole che ogni ragazza sana di mente sogna di ricevere  fin da bambina. Se poi si aggiunge il fatto che a proportele è un ragazzo dolce e bello, la risposta dovrebbe essere chiara.

Ti amo anch’io.

E se la persona in questione non ricambiasse? Beh, allora sarebbe un bel problema, con la P maiuscola.

Chiusi la bocca, che mi accorsi essere spalancata da quando avevo udito la sua dichiarazione.

Abbassai lo sguardo, pensando a come agire.

Non amavo Niall, l’avevo sempre e solo visto come un amico, e nulla di più.

Però stavo bene in sua compagnia, rinascevo ed ero finalmente libera di essere la vera me. La vecchia Demi.

Ma non lo ami, ripeté la mia mente.

Perché non lo amavo? Perché diamine il mio cuore non funzionava a dovere?

Niall era oggettivamente il ragazzo perfetto, ideale per qualsiasi ragazza; ma ovviamente non per me.

Amavo solo gli stronzi -quelli come Zayn- che mi ingannavano e infine abbandonavano sola con le speranze infrante e il cuore colmo di delusione.

Però se rispondevo sinceramente, che ne sarebbe stata della sua promessa di salvarmi?

Io avevo bisogno di lui, e scommettevo che se l’avessi rifiutato mi avrebbe lasciata da sola.

Non potevo essere ancora sola. Non sarei sopravvissuta, me lo sentivo.

Avevo paura del buio, e mi serviva costantemente una luce accesa per dormire tranquillamente e attendere il mattino che sarebbe giunto dopo l’agonizzante notte.

Non potevo lasciarmi sfuggire l’unica persona che mi amava veramente.

A costo di non essere completamente felice, l’avrei tenuto con me. Nell’unico modo possibile.

Afferrai il bavero della camicia, tirandolo  con poca grazia.

Il suo fiato mi solleticava il naso, e nuovamente percepii il suo sapore: arancia, sapone e fresco.

Avvicinai riluttante il mio viso al suo, imponendomi mentalmente di guardarlo negli occhi per infondermi coraggio. Era solo un bacio, no? E allora perché mi sembrava talmente difficile da compiere? Perché mi pareva un’atroce tortura?

Non lo ami.

Io dovevo amarlo.

Appoggiai dapprima delicatamente le labbra sulle sue, per poi aumentare  il ritmo.

In breve tempo mi ritrovai a divorargli la faccia con una voracità che non mi sarei mai lontanamente immaginata di possedere.

Le mie mani corsero a infilarsi tra i suoi capelli per sentirlo più vicino, mentre Niall mi spingeva gentilmente contro il muro.

Non volevo si comportasse da principe azzurro. Effettivamente il bravo ragazzo era quello che pensavo di volere, ma in realtà bramavo ben altro. Esigevo la passione, travolgente e disarmante da lasciarmi senza fiato.

Mi staccai per leccargli le labbra, che sapevano terribilmente di dolce. Lo fissai diritto negli occhi, perdendomi in quel mare azzurro e profondo.

“Non essere delicato, voglio essere travolta dalle mie emozioni.” gli sussurrai con voce roca.

Aggrottò la fronte, pronto per ribattere; ma prima che potesse rovinare tutto tornai a baciarlo, riavvicinandolo  forzatamente a me.

Lentamente le sue mani presero a correre lungo il mio corpo -come gli avevo fatto intendere- e la sua lingua penetrò languidamente la mia bocca, assaporando ogni misero centimetro, fin nei minimi angoli più remoti.

Mi aggrappai con forza alle sue spalle, per avere un contatto ancora più intimo, mentre lui sempre con leggera galanteria mi alzava per le cosce affinché gliele allacciassi attorno al bacino.

Nuovamente mi staccai, sussurrandogli con voce maliziosa all’orecchio: “Smettila. Non ti voglio gentile.”

“Non posso cambiarmi Demi.” rispose ansimando, quando volontariamente mi strusciai contro di lui.

Si allontanò rosso in volto lasciandomi basita. “Forse stiamo correndo troppo. E poi non mi hai ancora risposto.”

Lo osservai parecchio confusa, arricciando le labbra. “A cosa non ho risposto?”

Scosse lentamente la testa. La voce ancora tremava, per la palpabile eccitazione del momento da poco trascorso. “Io ho ammesso di amarti, tu però non hai ammesso di ricambiare.”

Era come se la mia lingua si fosse appiccicata al palato. Questa volta non potevo eludere la domanda…ma potevo pur sempre mentire. E allora perché non riuscivo a rispondergli a mia volta?

Perché non lo ami.

“Voglio fare sesso con te. Non ti basta come risposta?” affermai inarcando un sopracciglio.

Troppo tardi mi accorsi di quello che mi ero lasciata sfuggire. Avevo pronunciato la parola “sesso” e non “amore”. Era il tipo da notare la differenza? Sperai ardentemente di no.

Vidi i suoi occhi incupirsi, e il suo sguardo distogliersi per la prima volta dal mio. “Sesso?”

Cazzo, lo immaginavo. Avevo sbagliato tutto.

No. No. No!

Non potevo perdertelo!

Pregai il mio cervello affinché elaborasse qualcosa per farmi uscire indenne da questo improvviso dibattito verbale.

“Sì, sesso: rapporto fra due o più individui dalla quale può insorgere…”

“So cosa vuol dire.” mi bloccò, la voce stranamente fredda e distante.

Lo raggiunsi, appoggiandogli una mano sul viso.

La mascella era contratta per la rabbia che gli agitava il corpo. Potevo notare un nervo guizzare lungo il collo.

Eppure non ero terrorizzata, sapevo che Niall non mi avrebbe fatto del male. Avevo visto gente rispondere in maniera ben peggiore.

Gli accarezzai la guancia con una delicatezza che non mi caratterizzava. “Niall, non sono mai stata brava a parole.” Enorme bugia.“Però devi credermi quando dico che voglio unirmi a te. Sesso, amore, chiamalo come ti pare. Il mio sentimento nei tuoi confronti non cambia.”

Lentamente alzò lo sguardo, e i suoi occhi parvero nuovamente luminosi da quella rassicurazione.

“Sono tua.” gli ripetei, appoggiando la mia bocca sul suo collo per poi lasciargli un umido bacio.

Con una velocità inaspettata tornò a baciarmi con desiderio, afferrandomi per i fianchi.

Sorrisi sulla sua pelle, mentre finalmente un calore inaspettato mi colmava il cuore.


 
Il sesso non è facile da descrivere a parole. È più facile viverlo. Neanche raccontarlo renderebbe giustizia.

L’intensità, l’incertezza, i rischi, la crescente eccitazione;  sono solo alcune delle emozioni che continuano a perseguitare i protagonisti fino alla fine del rapporto.

Leggeri sfioramenti.

Mani che si cercano.

Parole seducenti sussurrate.

Atti proibiti.

Voglia.

Percezioni alterate.

Sensi offuscati.

Labbra che si rincorrono.

E’ qualcosa di intimo, privato, che solo le persone che lo vivono sono in grado di esprimere tramite le varie emozioni che hanno pervaso il loro corpo.

Eppure quando mi ritrovai ad osservare Niall che dormiva beato al mio fianco, una stretta allo stomaco mi spense il sorriso.

Non lo ami.

Allora dovrai imparare ad amarlo.

 
 

 



quanto cazzo è bella sta foto?




Angolo autrice:
dio mio che parto ahaha. Non riuscivo a completarlo, e per non cadere nel volgare ho deciso di non descrivere la scena di sesso. Capitemi, inoltre non sono buona. Ne sarebbe venuto fuori uno schifo. Già faccio fatica a descrivere i baci lol.
In questo capitolo -nonostante sia scritto da culo- notiamo i sentimenti di Dems.
NON AMA NIALL. PROPRIO COSI’.
Mi dispiace gente, ma non prova niente per il biondino, però per paura di perderlo gli fa credere di amarlo.
Direi che non è nemmeno troppo subdola come cosa, molte persone perché non trovano di meglio si comportano così.
E’ poi la sfida a cui va incontro ognuno quando si dichiara. Non ha mai la certezza che l’altro ricambi.
E Niall alla fine cede. Ma quanto è dolce? Aww.
Diciamo che ho ribaltato le situazioni. Di solito è la ragazza ad essere insicura, e il ragazzo ad essere un bastardo puttaniere che gioca con i sentimenti( di cui lo è Harry Styles  la maggior parte delle volte lol), invece nella mia ff è Dems la stronza.
Ve lo aspettavate? Scommetto che da come si preannunciava la storia non l’avreste immaginato.
Mi piace stupire hehe.
Grazie mille per tutte le recensioni allo scorso capitolo! Provvederò a rispondere.
Vi piace il capitolo? Fatemi sapere le vostre opinioni o supposizioni su eventi futuri.
Grazie ai 50 preferiti, alle 8 ricordate e alle 24 seguite.
Grazie a chi crede in me!
Mio twittah:https://twitter.com/SonoJamesBonda
Un bacione :)
ps: scusate per eventuali errori, ma posto di fretta ewe

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Capitolo 10
*** Spezzarsi ***


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capitolo dieci



 



Osservavo incantata il leggero venticello muovere le fronde delle piante. Mi sentivo esattamente come loro, controllata, soggiogata da qualcuno più potente di me.

Ero talmente debole, fragile.

Avevo paura di crollare per un respiro di troppo, come se il mio corpo non potesse sgarrare ulteriormente.

Questa sensazione stava iniziando a sfumare da quando passavo le mie giornate in compagnia di Niall, ma presto mi resi conto che non potevo fingere ancora per molto.

Era impossibile continuare con la messinscena dei due ragazzi completamente innamorati. Il sentimento era monodirezionale, e non era giusto far soffrire ancora per molto Niall.

Non lo meritava. E io non meritavo lui.

Socchiusi gli occhi, appoggiando la testa sulle braccia. Quella sensazione di vuoto non sarebbe mai completamente scomparsa.

Ero sbagliata, c’era sicuramente qualcosa che non andava bene in me.

Prima di nascere un cromosoma doveva essere impazzito, non trovavo altra soluzione.

Perché dovevo essere sempre così triste? Maledizione, Niall aveva ragione a ricordarmi che avevo tutto dalla vita, eppure ero così cieca da non dargli totalmente ascolto.

Mi ronzava ancora in testa il suo discorso di qualche giorno prima.

 
Eravamo nel parco vicino a casa sua, distesi su un prato .

“Perché mi sembra sempre che qualcosa manchi nella mia vita?” sussurrai, accoccolandomi maggiormente al suo petto.

Niall mi strinse più forte a se, per poi lasciare un dolce bacio tra i miei capelli. ”Perché noi tendiamo a notare le cose che non abbiamo, e a tralasciare ciò che abbiamo.”

Rimuginai sulle sue parole, non trovando risposta intelligente da dargli. Era proprio arguto.

Vedendo che non accennavo a continuare, riprese. “E’ un difetto umano la continua ricerca della felicità. Spesso una persona è talmente presa dal cercare qualcosa, che non si accorge che potrebbe essere felice con qualcosa che reputa scontato.”

Mi ritrovai in quelle parole. Avrei potuto essere felice con lui, mi avrebbe donato la Luna se ne fosse stato capace. Eppure continuavo a bramare qualcosa di più. Ero insaziabile

“Sei davvero intelligente.” mormorai sorridendogli.

In tutta risposta appoggiò delicatamente le sue labbra sulle mie.

Mi lasciai avvolgere da quella strana sensazione, affondando le mani tra i suoi capelli per stringerlo a me. Volevo sentirlo più vicino.

Era mio.

Mio e mio soltanto.

Un gemito mi sfuggii dalle labbra, mentre una sua mano mi accarezzava delicatamente la guancia.

 
Sorrisi a quel ricordo, stringendomi maggiormente nella felpa. Anche se la primavera si stava avvicinando, la temperatura non sembrava intenzionata a crescere molto presto.

In fondo ero abbastanza appagata da lui. Forse mi stavo addirittura innamorando –forse-.

Non sapevo riconoscere i sintomi dell’amore, ma immaginavo che ridere come un’oca a qualsiasi parola uscisse dalle sue labbra, fosse un segno abbastanza evidente.

Sì, potevo farcela ad essere felice. Mancava davvero poco, e finalmente avrei detto addio una volta per tutte alla vecchia Demi.

Sentii il campanello di casa suonare, e corsi alla porta piacevolmente sorpresa che Niall fosse in anticipo.

Ripensai alla nottata precedente, quando mi aveva ripetuto per la seconda volta di amarmi incondizionatamente, e arrossii come una ragazzina in preda  agli ormoni impazziti.

Stavo ancora ricordando i dettagli, quando spalancai la porta.

Rimasi turbata dal trovare un signore e non il mio ragazzo.

Indossava l’uniforme e una scritta troneggiava sul petto: CSI.

Un terribile presentimento prese possesso della mia mente.

 

Vi consiglio questa canzone http://www.youtube.com/watch?v=TH2tp72T13o&hd=1


“Lei è la signorina Lovato?" domandò cautamente, la voce roca.

“Sì. Lei chi è? Io non capisco…” mormorai aggrottando la fronte.

“La prego, mi faccia entrare. Devo darle una notizia.”

Il resto lo ricordo a pezzi.

A pezzi come me, come mi ruppi non appena sentii quelle parole uscire dalla sua bocca: “Il signor Lovato non è più con noi. Il suo jet privato era stato manomesso, ma troveremo il colpevole ne stia certa…”

Non ricordo le mie risposte, non ricordo le sue parole di conforto.

Non riuscivo a credere che stesse capitando a me.

Mancava talmente poco che raggiungessi la felicità.

Qualcuno -nel cielo- mi voleva terribilmente male per far abbattere una simile sciagura sulla mia testa.

Non ricordo il viso di mia madre –da poco entrata in casa- a quella terribile scoperta.

L’unica cosa a cui riuscivo a pensare era solo una: mio padre è morto.

 
Quando gli agenti finirono di raccontare tutti i particolari a mia madre, e le consigliarono di raggiungerli in centrale, colsi quell’occasione per rimanere sola.

Spensi il cellulare, troppo occupata per poter pensare a Niall, e andai in salotto.

Mi fermai davanti alla foto che ritraeva mio padre ed io al mare. Ero davvero piccolina, avrò avuto sui quattro anni. Sembravo così contenta di stare in sua compagnia, protetta dalle sue braccia. I suoi occhi neri –che avevo ereditato- brillavano di una luce piena di amore.

Nonostante non fosse stato il padre presente che desideravo nella mia vita, gli volevo un mondo di bene…e pensare che qualcuno lo desiderasse morto, mi riempì il cuore di una tale rabbia, che non mi accorsi di aver calciato una sedia.

Iniziai a urlare come un’ossessa dalla disperazione, mentre finalmente le lacrime scendevano liberatorie.

"Perchè te ne sei andato?!" Lanciai un vaso contro al muro, preso dalla credenza.

"Perchè mi hai abbandonata?!" Poi un piatto.

"Mi sento persa!!" Un bicchiere.

Allacciai quei gesti al mio di qualche giorno prima. Ora sì che avevo un valido motivo per sentirmi morire, ora.

Che sciocca ero stata. Questo era il vero dolore, perdere la persona amata, rischiando di perdere se stessi.

Perché era un fardello troppo grande da sopportare. Potevo percepire i muscoli del cuore palpitare ad un ritmo innaturale.

Sarei morta, sarei morta.

Non importava.

Volevo solamente sfogarmi, arrabbiarmi, urlare per una buona volta.

Ero stanca di soffrire.

Stanca della mia vita.

Gattonai fino alla parete, trovando i cocci della ceramica che pochi minuti prima avevo lanciato.

Volevo farla finita.

Era quello che voleva Dio, no? Altrimenti, perché farmi dannare come una povera schiava?

Penetrai con forza la punta  di un coccio nel braccio.

Una volta.

Due volte.

Tre volte.

Quattro volte.

Il sangue scorreva lungo tutto il braccio, sporcandomi i vestiti e imbrattando il pavimento.

Non avevo controllo, ero come impazzita. Un sadico demonio si era impadronito della mia mente.

Le lacrime scendevano in sintonia con il sangue, mentre avevo la vista sempre più appannata.

Caddi a terra con un tonfo, vedendo una luce. E così, era quella la morte? Percepivo una strana pace pervadermi il corpo. Sì, finalmente avrei lasciato quella merda di mondo.

Sentii dei rumori, delle urla, ma giungevano come ovattati.

Qualcuno mi scrollò per le spalle, e per un istante recuperai la vista. Niall mi osservava terrorizzato, non l’avevo mai visto in quello stato.Oh Niall, sapessi quanto stavo bene. Mi sarebbe dispiaciuto non stare più in tua compagnia, ma ti avrei protetto da un mondo migliore. Magari avresti trovato qualcuna degna di amarti come meriti.

“Dems, Dems! Cazzo! No!!”

Perché urlava?

Lo vidi afferrare il telefono e parlare a raffica. Qualche istante dopo, si rimise al mio fianco. “Ti prego Dems, resisti!” gridò, afferrandomi la mano.

La camicia bianca che indossava era completamente sporca di sangue. Lacrime gli scendevano dal viso. Non l’avevo mai visto piangere, e non l’avrei mai più rivisto.

“Non lasciarmi!” urlò più forte di prima, baciandomi le nocche “Ti amo!”

Sorrisi, o meglio, feci una smorfia.

Lottai con tutte le mie forze per rimanere lucida, ma l’oscurità era talmente invitante.

Socchiusi gli occhi, riuscendo però a sussurrare qualcosa che non avrei mai pensato di dire. Ora, la verità mi era chiara. Peccato che fosse tardi, troppo tardi. “Ti amo anch’io.”







 

Angolo autrice:

è un capitolo tristissimo porca merda, quasi piangevo a scriverlo. Scusate per eventuali errori, ma non riesco a rileggerlo ancora.
E’ il risultato dell’aver visto Shakespeare in Love, Io sono leggenda, Elizabeth e Tristano e Isotta…tutti ovviamente che finiscono male. Ho pianto come una fontana, e mi hanno lacerato il cuore. Tristano e Isotta poi! Dio, ve li consiglio, sono stupendi. Poi vabbeh, c’è quel gran figo di James Franco, e merita.
Shakespeare in love sicuramente l’avrete visto tutti, è famosissimo e pluripremiato…un po’ come Titanic.
Vi suggerisco di ascoltare Mirrors, che boh, mi commuove sempre. Justin ha una voce che mi tocca il cuore, non so voi. Se volete gettarvi dalla finestra, ascoltate anche Unfaithful di Rihanna http://www.youtube.com/watch?v=D2ehwi2IeDY&hd=1
Passando al capitolo…non so che dire. E’ stato uno dei più difficili da scrivere. Le frasi sono fatte brevi apposta, non è che non so scrivere. Le ho fatte per far assaporare ogni minima parola.
La frase che dice Niall, è quella che dice sempre mia mamma quando sono triste. E funziona fidatevi, se iniziate a vedere il mondo con una luce diversa, tutte le stronzate vi sembreranno banali.
“E’ un difetto umano la continua ricerca della felicità. Spesso una persona è talmente presa dal cercare qualcosa, che non si accorge che potrebbe essere felice con qualcosa che reputa scontato.”
Grazie mille per i 61 preferiti, le 11 ricordate, le 33  seguite. Mi sono commossa quando ho notato che è diventata la seconda più popolare.
Grazie di cuore, scusatemi se non so che dire ma sono ancora scossa dal capitolo ahaha.
Ah dimenticavo, passo al rating arancione perché ultimamente sto scrivendo scene forti, e non vorrei mai che qualcuno rimanesse turbato.
Un bacione enorme!
Mio twittahhttps://twitter.com/SonoJamesBonda
Se volete passare da una storia e farvi male psicologicamente, ecco la mia nuova ff a rating rosso Fifty shades of hell

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Capitolo 11
*** Epilogo ***


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Epilogo
 



 
Buio.

Oscurità.

Pace.

Silenzio.

Ero intrappolata in un limbo senza via di fuga.

Ma volevo veramente tornare in superficie? Dopotutto si stava così bene in quel…luogo.

Per una volta non sentivo dolore.

Era davvero bello.

Poi all’improvviso percepivo singhiozzi, mia madre che urlava di tornare da lei, che dopo mio padre non poteva permettersi di perdermi.

Pianti disperati da parte di ragazze, probabilmente Miley e Selena.

E poi una presenza che si limitava a stringermi forte la mano per tutta la durata della sua visita.

Non mi lasciava nemmeno quando le infermiere lo pregavano di andarsene poiché l’orario delle visite era concluso.

Si stava tanto bene.

Ero consapevole che prima o poi avrei dovuto combattere con la realtà.

Era tempo di agire.

Di cambiare, una volta per tutte.

Così, compiendo uno sforzo inumano, spalancai gli occhi.

Mi ci volle qualche istante per capire dove mi trovavo, realizzando che ero in un ospedale. Le pareti bianche, così come il lenzuolo che mi ricopriva, trasmettevano una certa austerità.

Non mi pentivo del gesto che avevo compiuto, era servito ad aprirmi gli occhi.

Tutto serve a qualcosa.

Nessun atto è inutile.

“Tesoro! Sei sveglia!” mia madre si getto sul mio fragile corpo, stritolandomi in una morsa dolorosa. Quello però era dolore piacevole, e lo accettai con un sorriso.

“Mi dispiace.” dissi soltanto, guardandola negli occhi.

Scosse la testa, le lacrime non smettevano di scenderle e di bagnarmi il viso. “Eri sconvolta, come tutti.”

Un problema era risolto.

Ora mancava il più difficile.


 
“Sei stato qui tutti i giorni?” domandai a Niall, non appena varcò la soglia della porta.

Il volto era visibilmente provato, e due aloni violacei sotto gli occhi dimostravano il sonno perso. “Sì.” rispose semplicemente, la voce roca“Per due settimane sei rimasta in coma, avevi perso molto sangue. Per fortuna che sono arrivato quasi subito, non oso immaginare che piega avrebbero preso gli eventi se ti avessi trovato un minuto più tardi.” era trasandato, le mani tremavano.

Dio, che gli avevo fatto?

“Mi dispiace.” affermai, ripetendo le stesse parole dette in presenza di mia madre.

Distolsi lo sguardo dal suo viso, puntandolo sul braccio sinistro che sentivo bruciarmi.

Era completamente fasciato, e una scia di flebo era collegata ad uno schermo.

Tornai a guardare Niall, non riuscendo a sopportare la scena.

Mi faceva ribrezzo. Mi facevo ribrezzo.

Il ragazzo afferrò una sedia, avvicinandosi. “I dottori hanno chiarito che eri già debole perché ti tagliavi.” fece una pausa, respirando profondamente “Perché non me l’hai detto?”

Chiusi gli occhi, pensando a come rispondere, e dopo qualche istante li riaprii. Ora sapevo come comportarmi. “Perché mi sentivo uno schifo e avevo paura che mi abbandonassi.”

Niall scosse la testa alzando gli occhi al cielo, come se quello che stesse per dire fosse scontato e risaputo. “Non avrei mai potuto abbandonarti, soprattutto nel momento del bisogno. Ti sarei stato accanto.”

Gli sorrisi, grata di quella risposta. “Perché sei sempre così gentile con me?” era davvero curiosa di conoscere cosa nascondeva il suo cuore.

“Dalla prima volta che ti ho vista ho capito che saresti in qualche modo stata legata a me. Non so come spiegartelo, è stata una sensazione. Non appena ti ho trovata in quell’aula vuota mentre piangevi, ho desiderato averti al mio fianco per sempre.” concluse con voce flebile, osservandomi intensamente. Gli occhi erano traboccanti di sentimento, liquidi, che ti scioglievano l’anima.

“Io non ti merito.” sussurrai, tentando di trattenere le lacrime. Dovevo essere forte da quell’episodio, l’avevo giurato a me stessa.

Sospirò, passandosi una mano tra i folti capelli e scompigliandoli ancora più di prima. “Non mi ami, vero?” domandò, riferendosi a quella frase che gli avevo mormorato prima di cadere nell’incoscienza.

Come rispondere per non ferirlo? Non lo amavo, io non amavo neppure me stessa, come poteva pretendere che amassi qualcun altro?“Prima di poterti amare, devo imparare a volermi bene.”

Sorrise, un sorriso tirato ma allo stesso tempo dolce. “Sono una persona paziente.”

Di nuovo i miei occhi si fecero lucidi. Era un angelo, non poteva essere altrimenti. “Forse abbiamo fatto tutto troppo in fretta. Ti va di ricominciare daccapo?” domandai, alzandomi leggermente facendo perno sui gomiti.

Trattenni un gemito per le fitte che mi trapassarono il corpo, scostando la sua mano quando si avvicinò per aiutarmi.

Aggrottò la fronte. “Che intendi?”

Gli porsi la mano, esibendo il mio miglior sorriso. “Piacere, sono Demi Lovato!”

Ridacchiò, afferrandola delicatamente. “Niall Horan. Sa che è un vero onore fare la sua conoscenza?”

Sì, questa volta l’avrei amato per davvero.
 
 

 
**********

 
 
 

8 anni dopo…
 

 
“Ciao amore, sono appena atterrata a Milano per la settimana della moda. Ho un incontro con Robby. Spero di tornare a casa presto, mi manchi.” Lasciai il messaggio nella segreteria di Niall, dirigendomi verso l’enorme edificio che avrebbe ospitato la prossima sfilata dello stilista Cavalli.

Alla fine era andato tutto bene, gli anni bui erano stati accantonati nel cassetto dei ricordi spiacevoli, e da quel momento la mia vita era stata a dir poco perfetta.

Avevo preso il posto di mio padre come aiutante di Armani, e non potevo desiderare lavoro migliore. Da sempre amavo la moda, e potermi sbizzarrire in nuove collezioni era il coronamento di un sogno.

Inoltre da tre anni ero sposata con Niall, e lo amavo alla follia.

Rimisi il mio Samsung S4 nella pochette, tentando di non cadere sui tacchi traballanti.

Mi fermai soltanto quando incontrai una persona che ben conoscevo. “Zayn?” domandai, guardando l’uomo che oramai non aveva niente in comune con il mio ex. La barba di qualche giorno e i vestiti stropicciati gli conferivano un’aria trasandata che per niente si addiceva alla persona che avevo amato.

Sollevò lo sguardo da un pacchetto di sigarette che teneva in mano, spalancando gli occhi. “Demi? Demi Lovato?”

Sorrisi, andandogli in contro per abbracciarlo. “Esatto. Ti va di fare un salto al bar? Offro io.”
 
 


Giocai con il cucchiaio, rigirandolo pigramente nella tazza fumante di the. “Allora, di che ti occupi adesso?”

Zayn sospirò, avvicinandosi al mio viso. “Non è una bella cosa da dire ma…spaccio droga.”

Spalancai la bocca, per poi richiuderla. “E’ uno scherzo?” domandai, totalmente incapace di aggiungere altro.

L’uomo sbuffò, guardandomi con occhi imploranti. “Magari lo fosse.” poi si avvicinò ancora di più “Per caso ne vuoi un po’? Ho roba…buona.” sussurrò, gli occhi rossi per l’uso probabilmente eccessivo che faceva di quelle sostanze.

“No. Sono uscita da quel giro.” mormorai, guardando fuori dalla finestra del locale.
 

 

 

**********

 
 

Qualche giorno dopo…

 

“Amore, sono tornata!” urlai, spalancando la porta.

Trovai Niall intento a cucinare, alle prese col pollo fritto che tanto mi piaceva. “Finalmente, non riuscivo più a stare in tua assenza!”

Gli gettai le braccia al collo, stampandogli un casto bacio sulle labbra. “Ti ho preso un pensierino da Milano.” gli sussurrai maliziosa all’orecchio, prima di allontanarmi ridacchiando.

Mio marito scosse la testa. Non cambi mai, Dems.”

Appesi la giacca all’attaccapanni, dirigendomi verso il bagno. “Faccio una doccia veloce, ti raggiungo subito.” gridai dal corridoio, iniziando a slacciarmi la camicetta.

“Demi…” mi richiamò Niall.

Aveva una voce preoccupata.

“Che c’è?” domandai, restando in reggiseno e pantaloni.

“Vieni qui un attimo.”

Sbuffai. “Faccio la doccia poi arrivo.”

“Demi, per piacere…” la voce tremava.

Che stava succedendo?

Feci la strada a ritroso. “Amore ma che…” mi si bloccarono le parole in gola.

Deglutii, vedendo un sacchetto trasparente contenente una polvere bianca.

Doveva essermi scivolata dalla giacca.

Droga.

Non cambi mai, Dems.
 
 



 
Angolo Autrice:

ebbene sì, questo era l’epilogo.
Ormai è passato quasi un anno da quando ho iniziato a scriverla, e ho deciso di saltare i capitoli intermedi per arrivare alla fine.
Probabilmente non era il finale che vi aspettavate, ma io amo stupire le persone.
Era troppo scontato che Dems e Niall dimenticassero il passato e vivessero felici e contenti.
Penso che si commenti da se, è abbastanza chiaro.
Demi non ha mai scordato il passato, soprattutto nel mondo della moda o dello spettacolo torna più prepotente di prima. E’ scientificamente provato.
Spero che vi faccia riflettere, perché a volte la buona volontà non basta.
Grazie mille per tutti quelli che mi hanno sempre seguito.
Ho notato che il mio stile rispetto i primi capitoli è totalmente cambiato, in certi punti mi fa schifo. Penso che tra un po’ lo revisionerò per controllare che sia abbastanza scorrevole.
Un grazie a chi ha aggiunto la storia tra le preferite/seguite/ricordate.

 

Grazie in particolare a Niall, principe azzurro che ha dato la sua vita nel tentare di cambiare una persona…e nonostante tutto non c’è riuscito.


Grazie a Demi, una ragazza debole che credeva di diventare forte. Ha lottato con gli artigli e i denti per sconfiggere i suoi demoni. E in parte c’è riuscita…ma non del tutto. Magari in futuro riuscirà a disintossicarsi completamente.


Grazie a Selena e Miley, che a modo loro sono sempre state vicine alla nostra protagonista, e che nel futuro faranno altrettanto.


Grazie a Zayn, che è stato il fulcro di questa storia. Lui ha avuto un passato privo di complicazioni, ma ha deciso di intraprendere la strada sbagliata. A volte per degli errori di calcolo ci si può giocare la vita.

 

Grazie a chi ha letto questo schifo.
Un bacione grande grande.
Ecco le altre storie che ho in corso e a cui tengo tanto:


 

Fifty shades of hell

10 things I hate about you

Poi ora ne inizierò una su Austin Mahone:
 

Come dice il nome tratta di vampiri.


Bacioni :D

Mio twittah: https://twitter.com/SonoJamesBonda

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