An Angel In My Life

di Tilly_moonlight
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Pilot ***
Capitolo 2: *** Of songs and tears ***
Capitolo 3: *** Christmas is near ***
Capitolo 4: *** Strange Feeling P.1 ***



Capitolo 1
*** Pilot ***


SABATO 20/11/12
Secondo il calendario sono passati cinque mesi da quando sono venuta qui, ma per me è come se fosse passata un’infinità di tempo. Tra poco verrà a trovarmi mia madre e questo mi rincuora un po’, anche se l’unica cosa che potrebbe rendermi davvero felice sarebbe tornare a casa mia, dalla mia famiglia e dai miei amici.
Oggi Caroline ha cucinato cibo italiano e sembrava tutto squisito, ma questo non è bastato per farmi venire l’appetito. Quello non mi viene da un po’ di anni ormai. Qui continuano a dirmi che sto prendendo un po’ di colorito in faccia…lo spero, così almeno mi dimettono prima. Kitty, la mia compagna di stanza sta cominciando a mangiare più di me e sono contenta per lei. Oggi poi è davvero fuori di testa perché ci hanno detto che a Natale una delle sue band preferite verrà a suonare qualche canzone. Non vado proprio pazza per loro, ma devo ammettere che passare un giorno diverso è un’alternativa molto allettante.
Oh quasi dimenticavo di scrivere la mia solita frase: oggi non mi sento depressa. Va bene Kitty? Tanto lo so che ficcherai il naso nelle mie cose!!
Ora devo andare perché mi aspetta la solita chiacchierata con mamma e Schizzo, il mio psicologo. Perché lo chiamo Schizzo? Beh, perché e completamente schizzato! XD
STAY STRONG, AMY.
 
Ripongo il quadernino sotto il mio materasso e vado a vestirmi per scendere nel salotto. Prima di uscire mi guardo allo specchio appeso alla parete del bagno e ciò che vedo come sempre non mi piace. I miei capelli, prima sempre perfetti, ora sono un ammasso marrone scuro, il mio viso e scavato e i miei occhi scuri sono vuoti e tristi. Sorrido, non perché mi senta felice, anzi, ma voglio che mia madre non si preoccupi inutilmente per me. Starò meglio, mi ripeto.
In salone mia madre e Schizzo mi aspettano parlottando a bassa voce. -Ciao mamma! – dico a voce alta per farmi sentire. Lei si gira mostrandomi il suo solito sorriso a trentadue denti.
-Amy! Come stai tesoro?- la solita domanda scontata quanto inutile. – Sto okay!- dico incrociando le braccia al petto mentre lei mi stritola in uno dei suoi abbracci togli fiato.
- Ah, senti come mi risponde la mia pulcina! Sei nella tua fase da rapper?- “ No ti prego non metterti a fare la mamma moderna!” – Non sono in nessuna fase ma’, se non quella premestruale- le dico una volta libera dal suo abbraccio. Schizzo, fin’ ora rimasto zitto in un angolo, si schiarisce la voce e mi guarda da dietro i suoi enormi occhiali da vista. – Amy…ciao! Fammi un sorriso!- “Ecco che ricomincia con questa storia del sorriso”. – Salve Schi…Tony- “Ops…per poco non mi facevo sgamare!”.

– Amy… oggi vorrei procedere con un nuovo metodo. Non ti preoccupare sarà una semplice chiacchierata come tante, solo che starai sdraiata e ti farò chiudere gli occhi, d’accordo?- mi domanda Schizzo una volta nel suo ufficio. – Va…va bene- rispondo poco convinta scambiando un’ occhiata smarrita a mia madre che si limita a scrollare le spalle. Il pazzoide mi fa accomodare sul lettino e comincio a fissare le ragnatele del soffitto. “ Jenny dovrebbe fare un salto qui si tanto in tanto! Santo cielo è lurido questo posto!”
-Gli occhi Amy- mi sussurra mia madre all’orecchio. – devo proprio?- chiedo abbastanza scettica.
- Devi, Amy. Sorridi e rilassati- “ Cazzo tu e sti sorrisi del cazzo! Ma perché dovrei sorridere sempre poi? Non sono un’ idiota come te, brutto scemo!”.
Mio malgrado mi trovo a chiudere gli occhi e a “liberare la mia mente”. Dopo un po’ la voce del pazzo mi giunge all’orecchio stranamente distante.
-Se ti dico la parola “ sole” a cosa pensi Amy?- “eh? Mi prende per il culo?”
-Penso ad una sfera infuocata che non si può guardare- rispondo poco dopo. Lui sospira e muove qualche foglio. – Proviamo con un’ altra parola, ma voglio che stavolta tu non mi dia la definizione ma ciò a cui ti fa pensare la parola stessa, va bene?-
- Va bene!- sta volta sono io a sospirare. – Pensa alla parola “casa”- stringo i pugni. Tra tutte le parole ha scelto quella che meno volevo sentire.
- La parola casa mi fa venire in mente tutto ciò che non ho- dico di getto, diventando rossa. – Spiegati meglio Amy- interviene Schizzo. Mi schiarisco la voce e comincio a pensare sul serio a quella dannata parola. – La parola casa non mi appartiene, perché sento che in questo momento non ho una casa- continuo a parlare cercando di ignorare i singhiozzi sommessi di mia madre. – Non ho una casa perché per me questa parola vuol dire molto di più del semplice luogo dove si vive. Per me la parola casa vuol dire sentirsi al sicuro e protetti, vuol dire essere se stessi e non lasciare che i giudizi degli altri ti distruggano, vuol dire urlare, piangere, ridere, cantare, ballare e fottersene della gente che magari può guardarti come una pazza, perché…beh è casa tua e puoi fare tutto quello che vuoi-. Sento una lacrima solitaria rigare la ma guancia, ma la blocco subito. Io non piango di fronte alla gente.
- Tu non hai un luogo dove puoi fare tutto questo?- mi chiede Schizzo. – No…non ce l’ho mai avuto- è la mia risposta sincera. Mia madre continua a singhiozzare, ma non voglio guardarla. Mi ferirebbe troppo. – Direi che per oggi può bastare così tesoro- “Menomale!”.
Dopo un po’ mia madre mi abbraccia forte e mi dice che se ne deve andare. So che l’ho ferita e questo fa male anche a me, ma prima o poi le cose bisogna buttarle fuori perché con il passare del tempo cominciano ad acquistare peso.
                     *   *   *
All’ora di cena in sala non si fa altro che parlare di questi cinque ragazzini che devono venire a Natale e Kitty è la prima a strillare quanto siano belli, bravi, simpatici, fighi e chi più ne ha più ne metta. In tutto questo io fisso la mia cena schifata e disgustata. – Mangia su! Vuoi che ti imbocchi?- mi chiede Kitty ridendo. – Sta zitta bionda!- la sfotto come sempre con il nomignolo che tanto odia, perché i suoi capelli sono rossi e lei li avrebbe voluti biondi come quelli del padre.
Dopo aver mangiato la mia fettina di carne…(vabbè non l’ho finita, ma sono dettagli) vado a sedermi sul divano con le mie amiche e accendo la tv. Quando finalmente trovo un film decente e di questo secolo, se ne viene Kitty urlando furibonda. – Metti subito su Mtv! Ti ammazzo!- “ma che diavolo…?” –Eh?- è la mia brillante risposta. – Quante volte ti devo dire che ci sono i One Direction? Eh, quante?- dice scuotendomi come un pupazzo. – Scusa ma l’intervista è alle dieci! Ora sono le nove!- dico aggiustandomi la maglia che la mia amica mi ha gentilmente sgualcito. – E allora? Manca pochissimo e io non voglio perdermi nemmeno un millesimo di secondo, okay?-
E così mi trovo a guardare la pubblicità si Mtv e qualche cazzata varia, fino a quando non appaiono quelle cinque sagome e tutte le mie amiche cominciano ad urlare. – Quanto sono arrapanti!- è il commento di Bonnie, un’ altra mia presunta amica. I ragazzi cominciano a ballare sulle note di “Just Dance” e il biondo tinto è così ridicolo che non posso fare a meno di scoppiare a ridere come una pazza. Poi è il turno di quello con le bretelle che cerca di infilarsi una carota nel naso, mentre il ricciolino se la ride e si affoga con i cocktail. Liam, l’ unico di qui ricordo il nome perché si chiama come mio fratello, si mette a testa in giù, mentre il moro con il ciuffo biondo, probabilmente vittima di un avanzo di tinta dell’ altro biondo, comincia a suonare il triangolo. “ Ma siamo sicuri che stiamo guardando Mtv? Non è per caso il circo? Bah!”. Ma il momento clou della serata si raggiunge quando la presentatrice chiede ai ragazzi dove passeranno il Natale. Liam sorride dolcemente e dice : - Lo passeremo al “Green House Center”- ovvero il nostro centro di riabilitazione. Vi lascio immaginare le urla, i pianti e i capelli strappati che avvengono nel salone, tanto da portare le infermiere a correre da noi pensando al peggio. Brutta esperienza, ve lo assicuro. Ma la domanda che mi sorge spontanea è: se ora hanno fatto tutto questo casino a Natale cosa faranno? Si suicideranno?
Andiamo bene!
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Hi everybody girls!
Questa è la mia prima ff e ad essere sincera non sono tanto convinta se continuarla o meno, quindi, per favore, commentate e fatemi sapere se vi incuriosisce! Vabbè così sembra troppo un ordine e io non voglio obbligare nessuno a fare niente u_u”. Se però la storia vi attira e volete esprimere una vostra opinione, o se vi fa cagare e volete dirmi quanto vi fa schifo commentate, non abbiate paura!!!
Detto questo mando un bacione carotoso(?) a tutte le ragazze che passeranno di qui! Xoxoxoxo
Stay Strong,Tilly J
  
 

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Capitolo 2
*** Of songs and tears ***


-Ho freddo!- entra Kitty urlando nella stanza e aprendo l’armadio. La guardo stranita ma lei sembra non farci caso. – Ma che ti prende bionda? Hai addosso sedici maglie e tredici sciarpe!- la prendo in giro io chiudendo la mia rivista e posandola sul letto sfatto. – Dio Amy! Sai che giorno è oggi o il tuo cervello e completamente andato data la notevole quantità di muffa?- dice girandosi verso di me con in mano almeno venti maglioni di tutti i colori. – Ha-ha! Come sei spiritosa! Oggi è lunedì e ti vengono a trovare i tuoi fratelli. E quindi?- chiedo mentre l’aiuto a ripiegare i maglioni. – Quindi voglio rendermi presentabile e tutte le cose carine che ho sono troppo leggere per questo tempo di merda! Che palle dovrebbero abolire le stagioni fredde!- grida afferrando dalle mie mani un maglioncino orrendo color…vomito, sì, non ci sono altri colori per descriverlo! – Stai delirando…non vorrai mettere quello? Sembra che un opossum ti abbia appena vomitato addosso! Già che ci stai perché non ti metti quell’ orrido pantalone marrone?- dico trattenendo a stento le risate. – E dai! Uffa tu mi prendi sempre in giro, Amy! Vorrà dire che indosserò una delle tue fichissime felpe…tipo quella blu con la bandiera americana! Sì quella ti prego, ti prego, ti prego…- “Dio quando fa così sembra una poppante! Grrr!”.
Dopo mezz’ora di delirio la mia simpatica amica scende nel salotto per aspettare i suoi due fratelli gemelli di ventitré anni. Li ho sempre ritenuti antipatici perché fanno troppo gli intelligentoni e mi danno l’impressione di essere un po’ snob, quindi decido di rimanere in camera mia e ignorare le occhiatacce di Kitty, che invece avrebbe voluto che scendessi.
Prendo dal comodino l’ mp3 della mia compagna e infilo le cuffie nelle orecchie. Dopo cinque secondi sbuffo. Come immaginavo è pieno di canzoni dei One Direction. Mi butto sul letto perché sono stanca, stanotte non ho dormito molto. “Può darsi che queste lagne mi facciano prendere sonno” penso chiudendo gli occhi. Malgrado le mie intenzioni però mi ritrovo ad ascoltare le parole di Moments, canzone ascoltata tremila volte per colpa di Kitty e Bonnie, ma a cui non avevo mai prestato molta attenzione. Sento gli occhi che mi pungono, così li apro e cominciano a lacrimare. “Ma che cazzo mi prende?”. Mi asciugo in fretta quelle poche lacrime che mi hanno inumidito le guance e scoppio a ridere come una cretina. –Ma vaffanculo Kitty!- dico levandomi le cuffiette e spegnendo una volta per tutte quel maledetto mp3, decisa a non toccarlo più nemmeno per sbaglio. Ancora sconvolta per quello che mi è appena successo, busso alla porta dell’ unica persona sana dell’istituto: Sarah. Lei è qui per i miei stessi motivi e anche se non ci parliamo spesso, sappiamo di esserci l’una per l’altra. Mi apre poco dopo con una limetta in mano. Dimenticavo di dire, infatti, che è una maniaca delle unghie. Se le lima ogni due giorni e cambia colore di smalto tutti i giorni, eccetto quando ha la luna storta. –Ciao bambolina!- mi saluta con il nomignolo che mi ha affibbiato dopo avermi vista pettinare i capelli ad una bambola. In mia difesa posso dire che la bambola era della figlia di Caroline, la nostra cuoca. Viene qui ogni lunedì e gioco sempre con lei perché è semplicemente fantastica e nonostante abbia sette anni, sembra capire le persone più di molti adulti. Sarah mi fa accomodare su una sedia e senza nemmeno chiedermi il permesso comincia a levarmi il mio smalto nero, da lei messo appena un giorno fa. –Oggi sei andata a parlare con Schizzo?- mi chiede scartando una gigomma fucsia come le sue unghie e porgendomene una a me. – No, è ad una conferenza su non so cosa fatta da non so chi- dico facendo un palloncino con la gomma. – Ah, più chiara di così si muore!- dice facendo risuonare la sua risata cristallina in tutta la stanza. Mentre mi sta mettendo uno smalto blu chiaro, mi fa una domanda un po’ strana. – Stanotte hai dormito?- penso che lo ha capito dal mio aspetto che ho dormito poco, ma poco dopo, vedendomi perplessa, aggiunge: - Neanche io ho dormito e di solito quando non riesco a dormire neanche tu ci riesci, è strano ma è così-. Sinceramente non ci ho mai fatto caso e infatti mi limito a scrollare le spalle stupita. –Io volevo dormire, ma non puoi capire che mi è successo! Mi sono messa le cuffie alle orecchie ed è partita una canzone dei One Direction-
-Oh signore…Kitty?- mi chiede e io annuisco. – Ma la cosa più assurda è che credo di essermi emozionata nel sentirla. Kitty sta avendo brutte conseguenze su di me…devo parlarne a Schizzo!- scoppiamo a ridere tutt’e due. – Meno male che a Natale non potrò vederli- subito dopo aver pronunciato queste parole spalanca gli occhi e si porta una mano alla bocca, ma ormai la frase l’ho sentita. –In che senso, scusa?- chiedo leggermente allarmata. Lei sospira e mi sorride dolcemente. – Scusa. Non volevo dirtelo così, ma tra due settimane mi dimettono-. È incredibile come la sensazione con cui ti svegli certe mattine, quella che ti fa pensare che sarà una giornata di merda, a volte si trasformi in realtà. Adesso sì che mi viene da piangere e non perché sto ascoltando una stupida canzoncina smielata. Sento i miei occhi inumidirsi. Devo uscire dalla sua stanza perché non voglio piangere davanti a nessuno, tantomeno lei, che ho sempre visto come una sorella maggiore. – Bambolina…mi dispiace!- non la ascolto più. Apro la porta della sua stanza e corro nella mia, quando ormai le lacrime stanno rigando il mio viso. Mi sporco anche con lo smalto che non era ancora asciugato, ma non me ne importa niente. Senza pensarci più di un minuto, riprendo l’mp3 di Kitty e rimetto quelle canzoni perché so che, ahimè, mi saranno d’aiuto. Metto il volume al massimo e poi finalmente mi lascio andare in un pianto liberatorio. Sento di piangere non solo per Sarah, ma anche per i miei problemi: la mia adolescenza orrenda, la mia famiglia, il divorzio dei miei genitori e la mancanza terribile di mio fratello e del suo odore di casa. L’ultima volta che ho pianto è stato quando mia madre mi ha detto che avrei dovuto passare un anno qui e nemmeno allora mi sono sentita così svuotata.
Senza accorgermene scivolo nel più profondo dei sogni, con ancora la voce di quei cinque ragazzi così assurdi.
 
  *   *   *  
Sono su una spiaggia deserta, quando sento qualcuno chiamarmi in lontananza. “Che cazzo vuoi, sto così bene qui!” . – Si come no! Muoviti che dobbiamo scendere in mensa. Hai già saltato la cena ieri, Caroline non ti farà saltare anche la colazione!-. Questa voce squillante mi fa scattare a sedere. “Cavolo era solo un sogno! Ma questa non può farsi i cazzi suoi ogni tanto?”. – Buongiorno dormigliona! Erano belle le mie canzoni?-. Guardo la mia coperta e come immaginavo sopra c’è ancora il suo mp3. – Mmh…facevano così schifo che mi hanno fatto addormentare!- mento, nascondendo la mia faccia con le mani, con la scusa si stropicciarmi gli occhi. Mi lascio andare ad un sonoro respiro e poi i ricordi tornano a galla, ma per fortuna Kitty non mi da nemmeno il tempo d pensare perché mi trascina fuori dal letto e mi fa praticamente vestire, sciacquare il viso e pettinare contemporaneamente. –Cos’è questa fretta?- le domando con lo spazzolino in bocca. –Oggi dopo la colazione faremo l’albero di Natale e inizieremo ad organizzare i giochi da fare, i tavoli e dei cartelloni per i ragazzi!- dice tutta elettrizzata saltellando e ridendo. – Non avevano detto che la droga era proibita qui dentro?- dico annoiata. – Che?- dice inarcando le sopracciglia e arricciando il naso. – Niente, lascia perdere!-.
 
Mentre scendiamo le scale Bonnie arriva alle nostre spalle e mi afferra un braccio, schioccandomi un bacio sulla guancia. Sarah non c’è ancora, o forse ha già mangiato. Fatto sta che oggi non mi va di vederla.
-Allora?- mi chiede Bonnie mentre siamo a tavola. – Allora che?-
- Hai davvero dormito ascoltando i cinque angeli?- “Dio, volete scriverlo sui giornali?”. –Sì e allora? Non è ‘sta gran cosa! Certo che non vi capisco proprio a voi!- mi lamento afferrando il succo di frutta e versandomelo nel bicchiere. – Scommetto che ti sono piaciute così tanto che ti hanno fatta commuovere!- esclama ridendo. Sbarro gli occhi e il succo mi va di traverso facendomi tossire. “Merda!. Le due pazze ridono ancora di più e si danno il cinque. – Io non piango- mento spudoratamente- e se lo avessi davvero fatto sarebbe stata una reazione di disperazione causata dai lamenti delle cagne in calore che vi ostinate a chiamare “incitazioni per i propri idoli”- dico fiera della mia diplomazia che di fatti lascia a bocca aperta le due ragazze che mi stanno di fronte. Sorrido sotto i baffi e continuo a fare colazione come se niente fosse. Una volta finita la colazione, mi vergogno solo a pensarlo, mi viene voglia di andare a riprendere quel dannatissimo mp3, ma per fortuna l’ho completamente scaricato la sera prima, quindi ho un buon motivo per mettere a tacere la mia mente malata.
-Si fa l’albero!- urlano le ragazze una volta arrivate in salone. – Ole!- è il mio commento sarcastico. Perché ho l’impressione che sarà un’altra giornata di merda? Mah…sarò diventata veggente!
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ZAO A TUTTE!!!
Ci ho messo un’ eternità ad aggiornare, ma ce l’ho fatta!!!!
Dunque…Amy si sta Directionizzando(?)???? Forse, chi può dirlo! Beh, in effetti io potrei dirvelo ma sono dettagli c: . Nel prossimo capitolo spiegherò un po’ meglio la storia di Amy e descriverò il momento in cui addobbano il centro AND nel quarto ci saranno le carote. Gli ortaggi o i ragazzi? Vedremo *risata malefica*. Se vi va lasciate un commentino J. Baci carotosi a chi passa di qui 8).
Xoxo Tilly.

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Capitolo 3
*** Christmas is near ***


Fisso annoiata le mie amiche montare un enorme albero di Natale e non so davvero da dove cominciare. Non ricordo nemmeno più l’ultima volta che ho fatto un albero di Natale. Probabilmente è stato quando avevo sei anni e la mia famiglia era ancora “normale”, per quanto possa esserlo mai stata. I Natali a casa mia non si sono mai festeggiati sul serio, ci limitavamo a mettere un piccolissimo alberello già fatto davanti all’ ingresso e a fingere di essere felici, ma in verità non lo siamo mai stati. Mio padre e mia madre litigavano ogni giorno e ogni notte per qualsiasi sciocchezza e io e mio fratello ci chiudevamo nella stanzetta che avevamo in comune e fingevamo che le urla che provenivano dal salotto fossero i versi degli animali dello zoo in cui eravamo andati una sola volta nella nostra vita. Che fantasia si ha quando si è bambini! Ricordo che il giorno del mio quinto compleanno mio fratello Liam, che allora aveva undici anni, aveva convinto mia madre a prepararmi una torta e così la sera io e lui apparecchiammo la tavola con il servizio buono, accendemmo le candele profumate e mettemmo perfino una musichetta in sottofondo. Ero così felice che non smettevo di canticchiare e mio fratello mi prendeva in giro per quanto ero stonata. Il pomeriggio passò in fretta e il cielo si illuminò della luce delle stelle che quella sera sembravano ancora più luminose del solito. Non mi importava avere un regalo, mi bastava una bella cena in tranquillità con la mia famiglia, ma evidentemente non avevo tenuto conto di mio padre.
Quando tornò a casa, verso le otto, aveva un viso scuro e puzzava di birra e fumo. Quei pochi dettagli bastarono a farmi capire che non sarebbe andata secondo i miei desideri. –Cosa diavolo avete combinato?- disse furente sbattendo la sua valigetta a terra. – Papà, oggi Amy fa cinque anni. Abbiamo preparato anche una torta!- rispose mio fratello accarezzandomi la testa. –Vostra madre dov’è?- chiese come se non avesse sentito nulla di quello che gli aveva appena detto Liam. – In cucina, sta finendo di cucinare-, mio fratello non finì nemmeno di parlare, che mio padre lo scansò e si diresse in cucina a passo spedito. Chiusi gli occhi e mi tappai le orecchie, perché già sapevo cosa sarebbe successo di lì a poco.
-Ti sembra che ci possiamo permettere di festeggiare eh?- urlò mio padre furibondo, mentre mio fratello mi prendeva la mano e la stringeva nella sua.
-Santo cielo Mark! Amy compie gli anni oggi, lasciala divertire ogni tanto!-
-Divertire? Sono stato licenziato oggi, la mia vita va a puttane sempre di più! Vediamo se questo può farla divertire!-. Calde lacrime cominciarono a bagnarmi il viso e senza pensarci più di tanto andai a spegnere lo stereo. –Non ne posso più! Sembra che la nostra vita giri attorno alla sua felicità!- urlò mio fratello, portandomi in camera e chiudendo la porta a chiave. Non ebbi il mio compleanno, la torta fu mangiata il giorno dopo perché in frigo c’era solo quella, nessuna cena tranquilla, nessun regalo. Solo io e mio fratello che piangevamo abbracciati nel mio letto. Per fortuna quella fu l’ultima volta che passammo una serata del genere, perché dopo pochi giorni i miei decisero di separarsi e mio padre andò a vivere da mia nonna, nella speranza di trovarsi una casa da solo. Quella fu anche l’ultima volta che rivolsi la parola a mio padre, perché con lui non c’ho voluto più avere a che fare e nemmeno Liam. Di tanto in tanto scrive qualche lettera per farci gli auguri, ma non a me. Da quando ha saputo che sono finita qui non mi cerca più e a me sinceramente non interessa minimamente, mi fa solo schifo perché se sono qui è anche per colpa sua.
-Terra chiama Amy! Ci sei?-, dice Bonnie agitandomi una mano davanti alla faccia. –Sì…ehm, io non credo di avere voglia di addobbare il salotto- dico un po’ a disagio. – Cosa? Guarda che mica te lo abbiamo chiesto? Lo devi fare per forza! Tutti lo fanno! Guarda…ora c’è anche Sarah, fatti aiutare a spruzzare la neve finta sulle foglie dell’albero-, dice dandomi una bomboletta in mano. Mi giro e fisso il mio sguardo su quello vitreo della mia amica. Mi sento un po’ in imbarazzo dopo quello che è successo. Lei mi viene incontro sorridente. –Come stai?- mi sussurra. – Come vuoi che stia?- dico voltandomi e dirigendomi vicino all’albero. Lei mi segue e arrivata vicino a me si schiarisce la voce, ma io la ignoro e copro la sua voce con il rumore dello spray. – Non fare la scema dai, bambolina! Godiamoci questi ultimi giorni insieme, no?-
-Non mi sento in vena di chiacchiere scusa. E poi perché cazzo addobbi l’albero pure tu, se non ci sarai?!- urlo esasperata. –Vi prenderete per i capelli? Figo!- esulta Damien, un ragazzo venuto da poco in centro. È davvero un tipo strano e ci sono molti dubbi sulla sua eterosessualità. C’è perfino chi ci scommette su!
-Non ci prenderemo per i capelli Dam, non ti illudere- gli rispondo più acida di quanto volessi esserlo davvero. – Amy io ti voglio bene e tu lo sai! Verrò a trovarti ogni settimana, te lo prometto!- la guardo inespressiva e sbuffo.- Come vuoi- dico poco convinta. Non ho mai creduto a questo tipo di promesse. Anche mio fratello me ne aveva fatta una del genere, ma non lo vedo da quasi un mese. – Vieni subito qui e abbracciami idiota! O giuro che ti spruzzo i capelli con lo spray!- dice minacciandomi con la bomboletta.- Tu non oseresti- dici trattenendo a stento un sorriso. –Qui si mette bene!- è il commento di Damien. – Ah no?- dice avvicinandosi pericolosamente a me. – Sta ferma Sarah! Non si spreca la neve!- dico sperando di convincerla ad abbassare la bomboletta, ma ormai lei ha preso la sua decisione. Preme il dito sullo spruzzo e mi disegna una linea bianca sui capelli. – Sarah!- urlo sconvolta. – Ehi, ho detto di dipingere l’albero non i vostri capelli!- si lamenta Bonnie, ma io sono decisa a vendicarmi cosi spruzzo quella roba puzzolente sulla sua maglia e da lì parte una vera e propria guerra che coinvolge tutti quanti. Ci fermiamo solo quando arriva Sonia, una delle infermiere del centro. –Cosa diavolo avete combinato? Sembra che abbia davvero nevicato qui dentro! Ora pulirete tutto e comincerete a fare tutto daccapo, perché deve essere tutto perfetto, tutto chiaro?!- urla ma io sono troppo concentrata a contare le volte in cui ha detto “tutto”. Una volta in una frase di dieci parole l’ha usata cinque volte!
 
                                                                  *      *      *
-Sono stanca morta e questa è tutta colpa di Amy!-dice Kitty accasciandosi sul divano dove siamo già sedute io, Sarah e Bonnie. – Ha cominciato Sarah!- mi difendo io. – Ma sentitela! Quanto hai dieci anni?- mi prende in giro Damien che è sdraiato sul tappeto in una posizione assurda. Gli tiro un calcio sulla gamba e lui si lamenta guardandomi in cagnesco. – E adesso chi è che ha la forza di ricominciare ad addobbare tutto?- dice Sarah esasperata. –Su, su! Faremo tutto daccapo, tutti insieme e torneràtutto come prima! Tutto chiaro?- dico imitando Sonia e facendo scoppiare a ridere tutti quanti, me compresa.
 
                                                                 *      *      *
Non mi divertivo così tanto da anni ormai. Non credevo che fare l’albero o disegnare delle assurde scritte con i brillantini fosse così divertente!
Ora però ci vuole un aiuto divino per levare tutta questa roba dai capelli e le urla che provengono da Kitty, chiusa in bagno con Sarah da circa mezz’ora, dimostrano che ho ragione. Prevedendo una lunga attesa per il mio turno mi siedo a terra, per non sporcare il mio letto e mi metto a fissare le mie unghie. “Dio, che schifo!”, penso guardando lo smalto tutto sbavato che ieri pomeriggio mi ero rovinata nel mio momento di sfogo. Questo pensiero mi fa venire in mente un altro ricordo: l’mp3 di Kitty. Lo fisso come un’ alunna fisserebbe l’insegante che più le sta sul cazzo, con la differenza che io sento la tentazione di andare a riprenderlo. “Forse ci ha messo una specie di calamita attira-Amy…maledetta!”. –Uffa!- urlo a nessuno di preciso e chiudo gli occhi per non avercelo nel mio campo visivo, ma la mia testa continua a dirmi di prenderlo e alla fine ha la meglio. Lo afferro incazzata e lo accendo, con la speranza che sia ancora scarico. Il display si illumina e mostra il simbolo della batteria pieno. “Maledetta!”.
La canzone che parte è More Than This e alle prime note la mia testa comincia a pendolare a ritmo della canzone. A metà canzone mi ritrovo a canticchiarla e appena mi accorgo di ciò che sto facendo mi schiaffeggio la bocca, ma ormai è troppo tardi. Kitty e Sarah mi fissano davanti alla porta del bagno. La prima con un sorriso stupefatto dipinto sulle labbra e la seconda con le sopracciglia inarcate e la bocca piegata in una smorfia schifata. – Non è come pensate!- dico buttando via le cuffiette. – E invece si! Lo vado subito a dire alle altre! Oh, quanto ti voglio bene babe!- dice Kitty come se avesse scoperto che le ho regalato un viaggio sulla luna. “Ci andasse davvero e non tornasse più!” . Sarah mi afferra per il braccio e mi conduce in bagno. – Avevo intenzione di farti meno male di quanto ne ho fatto a Kitty, ma dopo quello che ho visto ho cambiato idea!- annuncia aprendo il rubinetto. – No! Ti abbraccio se vuoi!- provo a persuaderla.- Io non abbraccio le traditrici!-
 “Oh no aiuto! Giuro che quel cazzo di mp3 lo brucio!”  
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Ciau!!! Eccomi con un aggiornamento lampo…E chi si aspettava di riuscire ad aggiornare tanto in fretta? Non io! Cooooomunque: l’mp3 colpisce ancora muahahahah. Quanto lo stimo quell’aggeggino? Di certo quanto Amy lo odia XD.
Ora, non voglio obbligarvi a commentare, però cavolo almeno un commentino piccolo piccolo non lo potete fare? Almeno per farmi capire se devo continuare questa storia o no :c daiiiii! No ok così sembro una sclerata XD. Ora vi lascio u.u  tanti kiss a chi comunque leggerà questa ff c:
xoxo, Tilly

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Capitolo 4
*** Strange Feeling P.1 ***


Se ne andata.
Sono due giorni che Sarah è tornata a casa e tutto quello che posso pensare, tutto quello che io posso sperare è che davvero non si dimentichi mai di me e che un giorno ci rivedremo. Me lo ha promesso, ma io non credo mai alle promesse. In questo momento è inevitabile piangere e mentre vedo la neve che cade penso che anche io vorrei essere uno di quei tanti fiocchi di neve. Sarei bianca, candida e perfetta. Scenderei dal cielo per fermarmi su suolo e mi scioglierei, per poi diventare acqua e infine vapore. Sarebbe tutto più semplice, sarebbe tutto più normale per me, perché seguirei il mio percorso senza proteste. La vita, invece, è troppo complicata, perché tutti credono di avere un proprio percorso, ma in realtà nessuno ce l’ha. Nessuno sa se si fermerà sull’asfalto o se verrà trasportato dal vento. Io mi sento completamente vuota e, anche se provo a sorridere e scherzare, dentro sto morendo. Ogni giorno devo lottare contro me stessa per non prendere quelle dannate forbicine, con cui ogni ragazza ci si taglia le unghie, ma le mie intenzioni sono diverse, le mie intenzioni sono il motivo per qui mi trovo qui, oggi, il giorno di Natale e, se tutti sono felici ed emozionati...io che sento? Non sento niente, se non una sensazione di freddo all’altezza del cuore.

Lacrime incontrollate corrono sul mio viso e provo a fermarle, senza nessun risultato. Sono le undici e sono tutti di sotto con le proprie famiglie, mentre io sono nella mia stanza a sfogarmi su uno stupido pezzo di carta. Mamma non è potuta venire: aveva da fare, ha detto stamattina a telefono. Il suo “da fare” consiste nel passare il Natale con Tom, il suo nuovo compagno. Ci saranno i suoi figli, ci sarà anche Liam forse, ma io sono qui da sola e tra poco il centro sarà invaso da telecamere, urla e musica.
Qualcuno bussa alla mia porta e fa irruzione senza il mio consenso. Velocemente afferro il foglio e lo nascondo sotto il mio cuscino e provo ad asciugarmi le lacrime.
La mia amica Kitty mi guarda con occhi allucinati. –Amy…stai p-piangendo?-, mi chiede avvicinandosi lentamente a me. –No è l’allergia- dico sapendo di non convincerla. Mi lancia un’occhiata tra il rimprovero e la preoccupazione e viene a sedersi vicino a me.
–So che avresti voluto la tua famiglia qui e so che noi non possiamo sostituirla, però prova a respirare e a dire:” Hey! Io sono Amy e nessuno può buttarmi giù!-, dice spalancando gli occhi e gesticolando in modo teatrale. Mi scappa un sorriso a vederla così felice. –So che stai così anche per Sarah e qui posso provvedere!- esclama alzando dal letto e dirigendosi verso la porta, sotto il mio sguardo confuso. Apre la porta e tutti i ragazzi del centro corrono all’interno della stanza urlando:” Amy ci siamo noi!”, per poi buttarsi addosso a me. Scoppio a ridere, mentre vengo travolta da decine di paia di braccia che mi stritolano. –Voi siete pazzi!- dico in lacrime…lacrime di gioia stavolta. –Coraggio, vieni con noi! Di sotto è tutto fantastico!-, dice una ragazza di cui a stento so il nome, ma che in questo momento voglio un bene infinito.

                                                                                                        *   *   *

-Sono qui! Sono arrivati! Eccoli! Li vedo! Muoio!- dice tutto d’un fiato Kitty abbracciandosi con Bonnie e cominciando a commuoversi. La guardo divertita, per poi girare anche io lo sguardo nella direzione di un furgoncino nero, seguito da altre due macchine. Siamo tutti nel piazzale a morire dii freddo perché dobbiamo “dare il benvenuto ai ragazzi”, come ha detto Bonnie.
L’auto si ferma, uno sportello dal lato del guidatore si apre e ne esce una montagna dalle sembianze umane che ci sorride per poi voltarsi e andare ad aprire gli sportelli dei passeggeri. “Pff! Che ingresso teatrale!”.
Nello stesso istante in cui si apre lo sportello succedono diverse cose: I fotografi cominciano a scattare foto a raffica, le mie amiche lanciano un urlo che farebbe sgretolare i ghiacciai, gli adulti del centro applaudono e cinque sagome escono dal furgoncino.
Mi sento un pesce fuor d’acqua e non so che fare. Li guardo sorriderci e un sorriso involontariamente si dipinge anche sul mio volto. Sono davvero belli visti dal vivo e questo pensiero mi fa sentire pazza come le mie amiche. Si avvicinano a noi e cominciano a salutarci, chi si fa abbracciare, chi si limita a stringere la mano, mentre io me ne sto imbarazzata dietro Caroline, la cuoca.
-Ehi, hai paura di noi?- mi chiede…Zayn? –N-no…io…io sono Amy!- “Dio pure a balbettare no, cazzo!”. Il ragazzo mi sorride e mi porge una mano. –Zayn…ma credo che tu lo sappia già-, dice divertito dalla mia espressione. Devo sembrare un pulcino smarrito, maledizione!
–Io sono Harry!-, interviene il riccio. Tendo una mano anche a lui, ma quest’ultimo la ignora e mi abbraccia schioccandomi un bacio sulla guancia, lasciandomi interdetta. Ma chi glie la da tutta questa confidenza?
–Louis, ma chiamami Superman!- mi stritola la mano facendomi scoppiare a ridere. “Questo è fumato!”.
-Amy, io sono Liam…se questi pazzi ti daranno fastidio ci penserò io- dice il ragazzo sorridendomi dolcemente. Mi ricorda molto mio fratello e questo fa sorridere anche me. –Grazie- sussurro, per poi voltarmi verso l’ultimo rimasto. Mi fissa in modo strano e quando Louis gli da uno scappellotto lui sembra riprendersi, mi sorride e mi tende una mano. –Niall-, dice diventando tutto rosso. –Amy-, rispondo io guardandolo perplessa.
-Coraggio possiamo entrare ora, o ci ammaleremo tutti!- esclama la direttrice.
 
 
Ci sono tre telecamere e due macchine fotografiche nel salone. Naturalmente io mi sono messa nell’angolo dove esse non inquadrano. Tutti sono presi a fare domande ai ragazzi che non esitano a rispondere. Sono davvero divertenti, lo ammetto, ma ciò non toglie che sarebbe stato meglio senza le telecamere.
-Ansia da palcoscenico?- una voce roca e profonda mi fa sobbalzare. Mi volto d scatto e mi trovo due occhi smeraldini a fissarmi. –Scusa, non volevo spaventarti-, dice Harry sorridendo e mettendo in risalto le sue fossette. –Non vuoi venire di la? Che fai qui tutta sola?-, mi chiede dondolando sui talloni. –Ehm… io, diciamo che non amo le telecamere, ecco-, dico distogliendo lo sguardo da quello ipnotico di lui. –Oh e per questo vuoi stare tutto il giorno qui? Andiamo vieni con me- dice, porgendomi una mano. Lo guardo allibita. Si comporta come se fossimo vecchi amici e questo mi mette a disagio. Fisso la sua mano, che non sembra intenzionato a ritirare e così dopo un po’ la afferro titubante. Mi rivolge l’ennesimo sorriso mozzafiato e mi porta in mezzo a la gente, ovvero davanti alle telecamere. –Dopo un po’ ci fai l’abitudine e le trovi perfino divertenti, non ti preoccupare-, mi sussurra, facendomi l’occhiolino. Poi qualcosa lo distrae e lascia la mia mano, come se scottasse. –Vado a prendermi da bere…tu stai apposto?-. Lo fisso confusa e annuisco debolmente. Ma che gli è preso? È scappato via come se gli avessi dato una scossa.
-Non sono meravigliosi?- dice Kitty, comparendo al mio fianco, con sguardo sognante. –Già- dico poco convinta.
-Dopo mangiato ci canteranno qualche loro nuova canzone! Ma non è fantastico?- esclama, saltellando come suo solito. –Kitty non fare figuracce su!- le dico bloccandola per le spalle, ma il suo sguardo è perso altrove. Sicuramente starà fissando uno dei ragazzi e, quando mi volto, ne ho la prova. Zayn sta chiacchierando con una ragazzina dai capelli biondi e le sorride dolcemente. –Ah, è così dolce!- sussurra Kitty alle mie spalle. Sospiro e la guardo di sottecchi. –Ho capito che li adori, non c’è bisogno che me lo ripeti ogni volta che fanno qualcosa di carino!- le dico sorridendole.
-Chi è carino?-. Io e la mia amica ci voltiamo verso Liam che sta aspettando una risposta, mentre addenta un biscotto. –Tu sei carino, anzi no! Bellissimo!- urla la mia amica, facendo scoppiare a ridere il ragazzo. –Grazie- le risponde cortese. Quanta sfacciataggine in un metro e sessanta di ragazza!
-Ehi avete assaggiato queste frittelle di carote? Sono squisite!- ci raggiunge Louis con tre frittelle in mano e una in bocca. È buffissimo, anche se il suo sguardo sa catturare proprio come quello di Harry, poco prima. –Stai mangiando più di Niall…che ti prende?- gli chiede Liam divertito. Louis lo guarda contrariato, poi scoppia a ridere e scuote le spalle. L’ho già detto che è pazzo questo ragazzo?
-Direi piuttosto cosa prende a lui! Oggi è taciturno, sembra a disagio!- dice con la bocca piena. Liam lo guarda schifato per poi sorriderci e dirci: -Vado a vedere che combina il biondo!-.
 
Niall’s pov.

Non mi aspettavo di trovare così tanta gente in un centro di riabilitazione. Sembrano tutti felici però e questo mi stupisce. Tutti tranne lei. Quando l’ho vista ho fatto la figura dell’idiota, perché il suo sguardo in  quel momento mi ha completamente sconvolto. Lei soffre, l’ho capito subito e non ne capisco nemmeno il motivo. In questo momento sta parlando con una sua amica e sorride, ma lo sguardo che mi ha rivolto stamattina non era felice. Mi sento strano, non ho nemmeno fame. Cazzo, ce ne vuole per farmi passare l’appetito!
-Perché stai così?- mi chiede Harry, raggiungendomi, con in mano un bicchiere. –Così come?-, chiedo, più per sapere come appaio da fuori che per reale dubbio. So di sentirmi strano. –Sembri in un altro mondo, prima mi fissavi in un modo strano, quindi sono venuto a vedere che avevi-. Già, credo si riferisca a quando l’ho visto mano nella mano con lei. Non sono geloso, non la conosco nemmeno! Ma in quel momento ho sentito una strana sensazione allo stomaco, come se quello che stavo vedendo non fosse giusto. –Non lo so nemmeno io che mi prende! Qui è tutto così strano-, rimango sul vago, fissandomi le mani. Harry mi da una pacca sulla spalla prima di dirmi: - Te lo dico io che ti prende. Tu ti sei incastrato, Nialler!-. Lo fisso confuso. “Che diavolo dici testa di cespuglio!?”. – Ma che…?- lui mi fa cenno di tacere con una mano e scuote la testa ridendo. –Quando sarà tempo capirai-. Gli scoppio a ridere in faccia. –Che cazzo ti sei fumato? Parli come Louis quando è ubriaco!-. Lui rimane serio, per poi voltarmi le spalle e andarsene da una tizia che ha in mano un nostro CD e un pennarello per farselo autografare.
I miei occhi si fissano di nuovo su di lei e stavolta i nostri sguardi si incrociano. Percepisco di nuovo quella sensazione allo stomaco e aggrotto le sopracciglia. “Ma che diavolo mi prende?”. Lei mi guarda per qualche secondo e accenna un sorriso ma, forse notando la mia espressione, distoglie subito lo sguardo per fissarlo a terra.
 
 
“Ma alcune volte la realtà supera addirittura le aspettative, a volte quello che ci aspettiamo al confronto con quello che quello che non ci aspettiamo impallidisce. Dovremo chiederci perché ci attacchiamo alle nostre aspettative, perché quello che ci aspettiamo ci fa restare fermi in attesa... quello che ci aspettiamo è solo l'inizio. Quello che non ci aspettiamo invece è quello che cambia la nostra vita.”

 

BUONCIAO!
So di essere in un ritardo assurdo con questa storia, ma
non ho avuto per niente ispirazione u.u. Poi vedo che non
sono molte le persone che la leggono e questo mi dispiace tanto :(
Comunque ringrazio chi la legge, anche se silenziosamente e vi mando un grosso bacio a tutte quante! Ma sì, proprio tutte! XD
Come sempre vi chiedo di farmi sapere che ne pensate :). Alla prossima,
Tilly ;)
P.S la frase evidenziata è tratta sa Grey's Anatomy :3
P.P.S lei è Amy asdfghjk

 

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