Can I love you one more time?

di GiuliaJHoran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** New life, new hopes, new dreams. ***
Capitolo 3: *** Who are you? ***
Capitolo 4: *** I wanna be your friend. ***
Capitolo 5: *** Do you remember of me? ***
Capitolo 6: *** Please, don't run away. ***
Capitolo 7: *** See you soon, maybe. ***
Capitolo 8: *** Boys are like shit! ***
Capitolo 9: *** You make my heart race. ***
Capitolo 10: *** You're crazy for me. ***
Capitolo 11: *** Good night darlin' . ***
Capitolo 12: *** Hi! ***
Capitolo 13: *** No new message. ***
Capitolo 14: *** Fuck all. ***
Capitolo 15: *** I'm here for you. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Non ho mai avuto un’esperienza di vita facile.. vivevo sola con mia madre e mia sorella da quando mio padre ci ha abbandonate per correre dalla sua seconda moglie in chissà quale parte del mondo; la mia adolescenza è sempre stata un dramma, mi circondavo di persone sbagliate, persone false e amiche a convenienza.. purtroppo l’unica colpevole di questi errori ero io, diceva mia madre: “Avresti dovuto sceglierteli meglio gli amici, nessuno ti ha obbligata a stare con loro” . Su questo aveva ragione, non potevo darle torto, ma se avessi saputo che tutti loro in realtà indossavano una maschera diversa da quella che sempre mi mostravano, di certo non avrei commesso quegli errori. Gli anni del liceo li ricorderò sempre come una prigione, di certo gli anni del liceo sono l'esperienza di vita piu' significativa, si entra adolescenti e si esce uomini e donne, gli anni del liceo ti insegnano ad amare, a soffrire, a gioire.. si comincia a scoprire il mondo fuori; ma i miei anni del liceo sono sempre stati travagliati dalla solitudine, da pianti trattenuti, da sofferenze indescrivibili.. non avevo una migliore amica o un gruppetto di amici, avevo avuto solo qualche ragazzo ogni tanto che non hanno fatto altro che aggravare le mie frustrazioni visti gli individui con cui sono stata.. di positivo cosa c’è stato? Che tutte queste sofferenze mi hanno resa più forte, mi hanno insegnato a reagire, a fregarmene di tutto e tutti anche se alla fine restavo comunque sola.

Piacere, io sono Sarah e oggi ho 22 anni. Sono una ragazza felice. Cos’è cambiato vi chiederete? Tutta la mia vita! A 17 anni mi hanno proposto di fare la modella per un’agenzia di milano; la mia bravura mi ha portato ad ottenere un contratto di lavoro per un’agenzia Londinese, e li, la mia decisione più importante: Abbandonare mia madre e mia sorella per andare a lavorare a londra ed aiutarle economicamente, o essere egoista restando a roma per finire i miei studi continuando a farmi mantenere da mia madre che a malapena arrivava a fine mese? Scelsi Londra e l’opportunità di lavoro che mi era stata concessa. Da allora tutto cambiò, ebbi una svolta nella mia vita.. mai mi pentirò di questa scelta.

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Capitolo 2
*** New life, new hopes, new dreams. ***


Quella mattina non mi ero svegliata di buon umore, ero felice per la carriera che avrei potuto fare, ma ero distrutta sapendo che da quel momento sarei diventata una donna, avrei vissuto da sola in un altro paese lontano dall’ala protettiva di mia madre.. mi rincuorava il fatto che Londra fosse una città magnifica avevo sempre sognato di andarci a vivere e i miei sogni si realizzarono; mi ero impegnata negli ultimi anni a prendere confidenza con l’inglese proprio per un’eventuale trasferimento in Inghilterra e i miei sforzi erano serviti a qualcosa.

“Mi raccomando tesoro, abbi cura di te, chiamami e fammi sapere se in quell’agenzia di moda ti trattano bene. Ti voglio bene e sono fiera di te, ricordatelo sempre.” ..

Era straziante sentire queste parole dette da mia madre con le lacrime che continuavano ad avvolgerle il volto; non dimenticherò mai la sincerità delle parole che pronunciava, trasparire dai suoi occhi lucidi.

“Ti voglio bene mamma, grazie di tutto. Appena guadagno qualcosa ti pagherò il biglietto per te e Nicole così potrete venirmi a trovare a Londra” dissi mentre l’ansia mi stava mangiando il fegato.

Daniel mi aspettava in giardino con la macchina, si era gentilmente offerto di accompagnarmi in macchina fino all’aeroporto .. chi era Daniel? Daniel era un’amico, se così si può definire.. ho avuto una storia con lui qualche anno fa che è finita male però abbiamo deciso di mantenere i contatti, era una sorta di fratello, anche se fa strano pensare a un ex ragazzo come fratello.

Daniel: “Hai paura?”
Io: “Di cosa dovrei aver paura?”
Daniel: “Di dover ricominciare tutto da capo in un altro paese da sola”
Io: “Non ho paura.. so come cavarmela da sola.. e poi come hai detto tu voglio ricominciare, ho intenzione di farmi la vita che qui non avevo.”
Daniel: “spero che troverai la felicità Sarah, puoi solo che meritartelo.. a presto piccola, fatti sentire”

5 HOURS LATER.
Che caos, non capivo nulla, era la prima volta che prendevo l’aereo da sola e scesa nell’aeroporto a Londra incontrai solo gente che correva e mi veniva addosso; questi sono quei momenti in cui vorresti avere vicino tua madre che ti dice dove devi andare e cosa devi fare. Dopo i vari controlli che fanno normalmente all'aereoporto uscii finalmente da quello spazio chiuso così rumoroso che riusciva a sopprimermi i pensieri.. nella lettera dell’agenzia di moda che avevo ricevuto, c’era scritto l’indirizzo del posto e l’unico modo che avevo di raggiungerlo era prendere un Taxi che mi costò la bellezza di 70 sterline.

Nell’agenzia erano tutti molto cortesi, mi diedero tantissime carte da firmare per legalizzare il contratto di lavoro e infine mi scortarono con una macchina fino all’abitazione che avrei condiviso con le altre modelle dell’agenzia. Condividevo la casa .con 6 ragazze: Clarisse, Ambramaria, Stella, Jennifer, Brandy e Anissa.

Ambramaria: “tu devi essere quella nuova, quanto sei bella! Ti presento le altre, loro sono Stella, Clarisse, Jennifer e Brandy.”
Io: “Molto piacere sembrate tutte così dolci.. ma qui c’è scritto che nella casa siamo in 7, c’è qualcun altro?”
Brandy: “Si, una stronza che sta sempre per fatti suoi, purtroppo dovrai condividere la stanza con lei, ti faccio tanti auguri!”
Ambramaria: “Cerca di darle poca confidenza, si chiama Anissa, è davvero strana! Secondo me ha avuto qualche trauma da piccola!”

Notavo la cattiveria e l’acidità nelle parole di quelle ragazze, ero davvero curiosa di conoscere questa così malfamata Anissa. Senza dare troppo fastidio entrai nella camera che avrei diviso con Anissa, lei era li, seduta sul suo letto girata di spalle che fissava fuori dalla finestra con le cuffie alle orecchie; scontrai con il piede una sedia e lei si girò di colpo.

Anissa: “cosa vuoi? Chi ti ha dato il permesso di entrare?”
Io: “Scusami tanto, io sono Sarah, sono quella nuova, dovremo condividere la stanza”

Era una ragazza davvero particolare, aveva i capelli neri come la pece, portava un taglio lungo con una frangetta che le copriva le sopracciglia, una pelle bianchissima senza imperfezioni, una nasino perfetto e all’insù e degli occhi azzurri che brillavano come due pietre preziose.

Anissa: “prego accomodati, li c’è il tuo letto, questa è la mia parte di stanza.. le regole sono queste, io non do fastidio a te e tu non ne dai a me.”

Volevo partire con il piede giusto con Anissa, dopotutto avrei vissuto con lei nella stessa stanza, non volevo ci fossero problemi tra me e lei, cercai di attaccare discorso chiedendole la prima cosa che mi venne in mente.. guardai la parete nella sua parte di stanza tappezzata di foto di una che apparentemente sembrava una boy band..

Io: “cosa ascolti?”
Anissa: “sono gli one direction.. so che a 18 anni ascoltarli è abbastanza infantile ma..” si interruppe e di colpo mi urlò contro “HO DETTO CHE NON DEVI DARMI FASTIDIO!” corse in bagno e si chiuse dentro.

Non era stata la conversazione che speravo...

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Capitolo 3
*** Who are you? ***


Anissa rimase chiusa in quel bagno per delle ore.. avevo fatto in tempo a vuotare la mia valigia, a riempire l’armadio, a sistemare le mie cose nella stanza; chiamai mia madre, le raccontai del viaggio e la tranquillizzai, del resto come qualsiasi madre era preoccupata per la sua bambina. Quella sera non avevo mangiato, le emozioni di quella giornata avevano sovrastato la fame.. fissai invano la porta del bagno aspettando che Anissa uscisse ma ancora non si faceva vedere, tanto che cominciai a preoccuparmi della sua salute.. tentai con un filo di paura, a bussare alla porta sperando in una sua eventuale risposta.. riuscii a sentire solo il silenzio.

Io: “Ei.. tutto bene? Hai fame? Posso portarti qualcosa se vuoi”
Ancora il silenzio.
Io: “ce l’hai con me? Se vuoi posso andare a dormire sul divano e lasciarti la camera solo per te.”

La chiave che girava nella serratura placò la mia ansia.. Anissa uscì dal bagno con un asciugamano che le copriva a malapena il corpo, i capelli bagnati e tutta profumata come se niente fosse.

Anissa: “Avevi paura che mi fossi suicidata? Hahahahaha”
Io: “Non lo nego..”
Anissa: “ascolta, se tu resti in questa camera o te ne vai a dormire sul divano non mi interessa.. ciò che voglio te l’ho già detto, non devi darmi fastidio.”

Non risposi, mi diedi una veloce struccata al viso e mi misi a letto cercando di fare il meno rumore possibile per evitare di scatenare le furie della mia coinquilina. Avevano ragione le altre, era un po’ strana, ma secondo me era solo timida e nella vita come me aveva sofferto molto con l’unica differenza che lei per affrontare gli ostacoli, semplicemente li ignorava. Sembrava una brava persona, dovevo semplicemente trovare qualche punto in comune per poter scambiare qualche parola amichevole con lei.. avremmo potuto diventare amiche, sarebbe stata la mia prima amica qui a Londra.

La mattina mi svegliai di buon umore, era domenica e di domenica l’agenzia è chiusa così avrei potuto girare un po’ per Londra e ambientarmi.. Il tempo non era come quello a cui ero abituata in italia.. faceva fresco anche se eravamo in pieno luglio; non mi era mai capitato di dover indossare una felpa a luglio. I quartieri di Londra avevano tutti un’aria un po’ malinconica come piacciono a me, il cielo grigio faceva contrasto con i giardini verdi e gli alberi in fiore; ho sempre pensato che io e Londra fossimo state separate alla nascita, mi rispecchiavo nelle sue caratteristiche, amavo quell’aria caotica che c’era in centro città e amavo ancora di più quella quiete dei quartieri della periferia. Il pomeriggio le altre ragazze della casa erano andate in centro a bere qualcosa tranne Anissa ovviamente, lei era in camera a leggere riviste..

Io: “Io esco che vado a correre un po’ per scaricare lo stress.. tu vuoi venire?”
Anissa mi guardò imperterrita e subito dopo il suo sguardo sembrò arrabbiato.. già avevo capito cosa pensava.
Io: “Non devo darti fastidio, dimenticavo.. a più tardi allora!”

Se c’era una cosa che amavo fare era fare il jogging e questo tempo fresco invogliava più del solito..
Dopo qualche kilometro mi fermai per prendere un po’ di fiato e notai un cagnolino legato nel giardino di una villa enorme a 3 piani.. io adoravo i cani e non esitai a fermarmi e accarezzarlo.

Xx “Gli piaci!”
Io: “Ehm scusa lo stavo solo accarezzando”

Alzai gli occhi e trovai davanti a me un ragazzo che avrà avuto su per giù la mia età.. Capelli perfettamente acconciati, occhi attraenti e profondi, non troppo alto. vista la casa e come era vestito avevo subito capito che si trattava di uno di quei classici ragazzi viziati pieni di soldi.. ogni capo che indossava era firmato, anche i lacci delle scarpe.. era una di quelle persone da cui ho sempre cercato di tenermi lontana.

Xx “Tranquilla fai pure.. di certo mia sorella non si arrabbierà”
Io: “tanto , devo tornare a casa, ciao!”
Xx “aspetta, come ti chiami?”
Prima che potessi andarmene lui pronunciò quella fatidica frase che avrei voluto evitare..
“Sarah..”
Xx “Sarah eh? si sposa alla perfezione con il mio..”

Stentai un sorriso abbassando a terra gli occhi imbarazzata.. Lui si accorse che ero in imbarazzo e la cosa sembrava piacergli.. smorzai quel silenzio;

Io : “perché? Come ti chiami tu?”
Xx “Come mi chiamo? Davvero non sai chi sono io?”

ECCO IL CLASSICO PALLONE GONFIATO CHE SI CREDE DI ESSERE DIO SCESO IN TERRA CONOSCIUTO DA TUTTI.

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Capitolo 4
*** I wanna be your friend. ***


Mi guardava insistentemente aspettando una risposta da parte mia ma ciò che mi limitavo a fare era guardarlo come se fosse un normale sconosciuto che, del resto, era per me..
*Squilla il telefono*
Non esitai a rispondere, mi dileguai senza pensarci due volte agitando la mano per salutarlo nel modo più freddo possibile.. Non che avessi dei pregiudizi su di lui anche se il suo aspetto... mi aveva dato già una mezza idea sul tipo di persona che era, ma semplicemente non mi andava.. poi non sono una che accetta di dare molta confidenza alle persone che non conosco, per certi aspetti può essere positivo, per altri negativo. Lui sorrise, abbassò lo sguardo e scosse la testa.. pochi passi dopo mi girai e lui era ancora li a guardare nella mia direzione. Non diedi molta importanza all’accaduto.. avevo di meglio a cui pensare, come per esempio il servizio fotografico che avrei dovuto affrontare il giorno dopo per una casa di moda.
La mattina seguente ci svegliammo tutte presto erano le 6, avrei dovuto recarmi in agenzia alcune ore prima prima delle altre per firmare altri documenti.
Io: “Anissa, non voglio disturbarti ma ..”
Anissa : “Ma lo stai già facendo”
Io: “… ci avrei solo tenuto a ricevere qualche dritta da parte tua essendo il mio primo servizio, insomma.. ho visto delle tue foto e sei molto brava e bella..”
Anissa stava improvvisando una danza mente ascoltava l’Ipod e al pronunciare di quelle parole si bloccò di colpo..
Anissa: “Davvero pensi che io sia brava e bella?” disse con gli occhi lucidi.
Io: “si.. stai piangendo?”
Anissa strusciò la manica del cardigan che indossava, sugli occhi e negò. Scosse la testa girandosi per non mostrarmi le sue emozioni e si appoggiò sul naso un paio di occhiali da vista bianchi per confondere le timide lacrime che i suoi occhi di ghiaccio cercavano di trattenere.. mi faceva tenerezza.
Anissa: “ Devi stare tranquilla.. è il tuo primo servizio, i fotografi lo sanno, ti aiuteranno loro.” Pronunciò questa frase e lasciò la stanza.

Quando arrivai sulla porta di casa per uscire trovai Anissa in giardino a cavallo di un motorino con un casco in mano.
Anissa: “a piedi non ce la farai mai.. ti do un passaggio” accennò un sorriso che le illuminò lo sguardo.
Io: “davvero? Grazie è molto gentile da parte tua e io..”
Anissa: “sisi va bene ma ora stai zitta che non vorrei rischiare qualche incidente”
Era un grande traguardo.. avevamo rotto il ghiaccio e anissa aveva anche fatto un bel gesto nei miei confronti , c’era ancora qualche speranza di diventare amiche!

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Capitolo 5
*** Do you remember of me? ***


"Guarda verso destra, vieni più avanti con il corpo, piega il braccio, accenna un sorriso.. brava.. ultimo scatto!"
Avevo appena terminato il mio primo servizio qui a Londra, mi ritenevo davvero soddisfatta di me stessa.. Vedere i miei scatti sullo schermo del computer del fotografo mi dava molta autostima..
Fotografo: "Complimenti, ci hai regalato degli scatti favolosi!"
Io: "Grazie, è piacevole ricevere dei complimenti"
Fotografo: "te li meriti, guarda che luce che hai negli occhi in questa foto"
Questo fotografo mi trasmetteva qualcosa di strano.. avevo la pelle d'oca a stargli vicino, come quando rivedi una persona dopo tanto tempo che non avevi più sue notizie.. Era gentile e dolce con me.. aveva una dolcezza quasi familiare.
Fotografo: "Non so se ti hanno già avvertita, sarò il tuo fotografo per tutti i tuoi futuri servizi.. qual'è il tuo nome?"
Io: "Sarah. Sarah Astratto"
Il fotografo rimase come scioccato dopo che gli dissi il mio nome, mi guardava come se avessi detto chissà quale bestemmia. Mi fissava impietrito e non ne capivo il motivo.. deglutì romorosamente e si strofinò gli occhi; Fotografo: " sarah.. io.. chiamami Bob, qui mi chiamano tutti così."
Io: "daccordo allora.. a presto.." gli strinsi la mano mentre lui mi fissava dritto negli occhi senza riuscire a distogliere lo sguardo.

Ore 13.00
Ero appena uscita dallo studio ed ero davvero affamata.. le altre ragazze compresa anissa restarono in studio perchè non avevano ancora scattato le foto, perciò decisi di andare a mangiare qualcosa da sola, intenta a tornare prima che finissero tutte così sarei tornata a casa insieme a loro, se non fosse stato per uno “spiacevole incontro” che mi sorprese all’uscita del palazzo, proprio dietro l’angolo.. Un ragazzo mi venne addosso facendomi cadere dalle mani la borsa, la felpa e tutti i fogli dell’agenzia.
Io: “Attento!!!”
Xx: “Scusami piccola, stai bene?”
Piccola? Odio quando mi si da così tanta confidenza.
Io: “si sto bene. Cavolo tutte le mie cose”
Xx: “ti do una mano”
'è il minimo che puoi fare' borbottai tra me e me evitando di farmi sentire.
Xx:“ci siamo già conosciuti io e te o sbaglio?”
Io: “non mi ricordo”
Mi trovai faccia a faccia con le sue scarpe dai lacci firmati e le riconobbi subito. Ebbene si, era lo stesso ragazzo della villa con i vestiti firmati. Feci finta di niente, finchè non fu lui ad accorgersi che ci eravamo già incontrati il giorno prima.
Xx: “ma tu sei.. aspetta.. sarah!”
Io: “complimenti ti ricordi anche il mio nome”
Xx: "certo, mi ricordo tutto delle persone che mi interessano” - disse con tono serio e convinto.. Ero leggermente intimidita, quello sconosciuto mi stava dando troppa confidenza e da una certa parte mi spaventava quasi. Però sorrisi, non mi sembrava avesse cattive intenzioni.. per un attimo staccai la mente dalla realtà perdendomi in quel suo sorriso pieno di vita e quegli occhi che catturavano l'anima.
Ancora una volta fui io a smorzare il silenzio.
Io: "scusa ma vado abbastanza di fretta"
Xx: "E' la seconda volta che ti incontro e per la seconda volta trovi un pretesto per andartene? Sono così antipatico?"
Mi scappò una risata.. perchè continuavo a ridere e a sorridere? Così facendo sarei sembrata solo un'imbranata, ma che ci potevo fare, sfido qualsiasi ragazza a non perdere la testa davanti a così tanto splendore.
Io: "No figurati, è che.."
Mi tese una mano per aiutare ad alzarmi da terra, raccolse le mie cose ridandomele dolcemente e mi strinse la mano;
Xx:" Molto piacere, sono.."

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Capitolo 6
*** Please, don't run away. ***


“… sono Zayn.”
Sorrisi ripensando alla volta precedente quando mi aveva detto che i nostri nomi si sposavano alla perfezione.. aveva ragione. Mi alzai in piedi strusciando la mano sulle ginocchia per mandare via la polvere in sosta sui miei jeans dopo la caduta approfittandone per nascondere il sorriso che mi aveva fatto scappare, ma quando appoggiai uno dei due piedi a terra, un tacco mi si spezzò.. non feci in tempo a dire nulla, rimasi sospesa da terra grazie a quel ragazzo che mi sorresse al volo.
Zayn: “ora sono proprio curioso di sapere come farai a scappare da me questa volta” disse mentre mi teneva ancora stretta al suo petto caldo.
Io: “ me lo chiedo anche io..”
Zayn: “ ti prego, non rifiutare un passaggio in macchina ora, te lo offro volentieri”
Sospirai rumorosamente per farmi sentire da lui roteando gli occhi verso il cielo che piano piano si era riempito di nuvole cariche di pioggia. Un tuono accompagnò il mio sospiro.
Io: “comincia anche a tuonare.. sarà un segno del destino, anche il cielo vuole che io salga sulla tua macchina.” Uccisi il mio sorriso dopo essermi accorta di quello che avevo detto.. sarà il destino? Ma da dove mi era uscita? Zayn non aggiunse niente, si limitò a sorridermi come non aveva mai smesso di fare da quando l’ho visto la prima volta.. prese un mio braccio e se lo mise intorno al collo aiutandomi a camminare fino alla sua macchina aprendomi lo sportello e aiutandomi a sedermi.. aprì il portabagagli, poi salì in macchina porgendomi un paio di infradito firmate anch’esse, ma ormai non mi stupivo che avesse qualsiasi cosa firmata e costosa.
Zayn: “ tieni, ti staranno un po’ grandi ma almeno non rischi di ammazzarti con quei tacchi”.. mi fu inevitabile sorridergli ancora..
Io: “saranno almeno 5 numeri in più, ma le farò andare bene”
Zayn: “allora.. dove ti devo portare?”
Io: “ Dawnson Street..”
Ero abbastanza imbarazzata, non sapevo cosa dire, Zayn lo notò e interruppe quel silenzio parlando del più e del meno.. si accorse del mio strano accento e non esitò a chiedermi di dov’ero.. adorai il modo in cui disse “I love italian Girl!”. Dopo avergli indicato l’abitazione, parcheggiò l’auto in giardino, slacciammo le cinture di sicurezza e scendemmo. Mi aiutò a portare le mie cose fino davanti alla porta di casa.. mi guardava con quei suoi occhi mozzafiato, portandosi una mano dietro la nuca come se non sapesse cosa dire e successivamente in tasca per nascondere l’imbarazzo.. infilai le chiavi dentro la serratura, appoggiai la mano sopra la maniglia fredda, mi girai e lo guardai negli occhi sorridendo per invitarlo ad entrare..
Io: “vuoi qualcosa da bere o da mangiare?”
Zayn: “No, tranquilla ho già mangiato.. magari un bicchiere d’acqua”
Io: “Tieni, vado a cambiarmi un attimo.. tu siediti pure ”

ZAYN'S MIND:
Non le diedi retta.. non era nel mio DNA dare retta agli altri.. forse ero troppo impegnato a guardare quanto fosse bella per riuscire ad ascoltare le sue parole.. il fatto che non conoscesse i One Direction mi divertiva, volevo vedere come si sarebbe comportata con me una ragazza qualunque che non è a conoscenza della mia “fama”.. tutte le ragazze con cui stavo uscendo contemporaneamente penso fossero solo attirate dal mio successo, mentre lei no.. ha scambiato due parole con me, si è fatta dare un passaggio da me e mi ha invitato ad entrare in casa senza sapere chi io sia.. a volte essere famoso è un male ma perfortuna non mi conoscono proprio tutti.. mi affacciai dalla porta della cucina guardando dalla porta della stanza in cui era entrata.. lei era li seduta sul letto che si stava sfilando i jeans mentre sceglieva dall’armadio cosa mettersi.. aveva un’aria così ingenua eppure nei suoi occhi celesti traspariva la sofferenza di qualcuno che ha dovuto combattere tanto.. si vedeva che era fragile, molto.. non mi ci vorrà molto per conquistarla e poi spezzarle il cuore. Purtroppo io ero così.. ultimamente riuscivo solo a spezzare il cuore delle ragazze come una lo aveva fatto con me.. era il mio modo per sfogarmi e per fare in modo di non lasciare più spazio nel mio cuore e nella mia mente a quella per cui avevo dato l’anima.. giurai che quella sarebbe stata l’ultima volta che una ragazza riuscisse a farmi innamorare.

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Capitolo 7
*** See you soon, maybe. ***


“Quindi tu qui sei da sola?” mi chiese Zayn .
Mi gelò il sangue nelle vene sentire pronunciare quelle parole. Sola. Esattamente, ero sola.. avevo lottato per 17 anni contro tutto e tutti e ora mi trovavo in una città splendida in cui avrei potuto ricominciare tutto da capo, farmi nuovi amici e un futuro pieno di soddisfazioni nel campo della moda ma non riuscivo a togliermi dalla mente che avevo lasciato mia mamma e mia sorella sole in Italia.. tutto ciò era sconfortante. Non volevo però mostrare il mio sconforto a Zayn quindi la presi sul ridere Io: “Veramente in questo momento sono qui insieme a te.. non mi pare di essere sola.” E nascosi la mia tristezza dietro una risata. Zayn sorrise, ma aveva capito che io ero tutt’altro che allegra..
Zayn: “Non volevo demoralizzarti scusa.. dev’essere difficile stare lontano dalla propria famiglia, ti capisco.. così giovani tutti avremmo ancora bisogno del sostegno di un padre o del conforto di una madre solo che a volte siamo costretti a fare delle scelte. E’ a quel punto che, secondo me si cresce..”
Anche nelle sue parole notavo molto sconforto, sembrava che anche lui si trovasse in una situazione simile alla mia, ma non volevo aggravare la sua tristezza quindi ripresi a parlare di me..
Io: “Io non ho un papà.. o almeno penso che ci sia ancora ma non mi ricordo com’è.. l’ho conosciuto per troppo poco tempo, ho solo dei ricordi sfocati di lui, ero troppo piccola per ricordarmelo e.. oddio scusa non vorrei annoiarti!” Mi interruppi mortificata per paura di sembrargli egocentrica e annoiarlo.
Zayn: “Potrei stare delle ore ad ascoltarti.. ho tutto il tempo che vuoi” Accompagnò queste parole con un sorriso che gli illuminò tutto il viso.. perché ogni sorriso gli riesce così splendidamente bene? Ogni sorriso mi accellerava di un battito il cuore.. erano sensazioni magnifiche. Feci un sospiro e cominciai a raccontargli tutta la mia vita.. Vivevo sola con mia madre e mia sorella da quando mio padre ci aveva abbandonate per correre dalla sua seconda moglie chissà dove.. mia madre ha sempre combattuto per lasciare il meno possibile sole me e nicole ma doveva anche lavorare per permettersi di comprarci da mangiare. Non conobbi mai i miei nonni paterni, credo che mio padre non gli abbia mai parlato di me e mia sorella, e quando persi i miei nonni materni all’età di 8 anni in un incidente stradale, io e lei imparammo a badare a noi stesse.. passavamo molte ore in casa da sole aspettando che nostra madre tornasse dai turni di lavoro che la tenevano separata da noi molto, troppo tempo. Con l’inizio delle scuole medie, la vita non si semplificò.. ero continuamente attaccata dai miei compagni di classe, non riuscivamo a capirci, attualmente mi rendo conto che ero troppo matura rispetto a loro, per questo venivo esclusa.. dicevano che ero brutta, grassa, antipatica, falsa e tutto ciò che ad una ragazzina a quell’età fa male sentirsi dire. Tutti quei pianti che mi facevo quando tornavo da scuola erano un modo per sfogarmi così che il giorno dopo, ogni volta, sarei stata più forte di prima. Gli anni del liceo? Un grande buco nero che spero di riuscire a dimenticarmi per sempre.. i fallimenti, una bocciatura, il licenziamento per mia madre, il mio primo lavoro come lavapiatti in un ristorante squallido, gli amici falsi, le delusioni in amore.. tutta una serie di fattori che resero me, Sarah Astratto quella che sono adesso.. poi ci fu l’offerta di lavoro.. potevo rifiutare un contratto di lavoro con una delle agenzie più importanti di Londra? Assolutamente no. Ne dipendeva il mio futuro e quello di mia madre e mia sorella.. non so dove trovai il coraggio ma scelsi che il trasferimento a Londra.. al momento era l’unica soluzione che potesse migliorare la vita alle uniche due persone che mi erano rimaste al mondo a cui darei l’anima se me lo chiedessero.

Lo accompagnai alla porta tirando fuori dalla mia borsa un ombrello da prestarli visto che fuori aveva cominciato a diluviare. Avevamo passato delle ore seduti a quel tavolo della cucina faccia a faccia senza mai staccarci gli occhi di dosso; in quel momento, insieme a lui, nella mia mente non c’era più spazio per nient’altro che non fosse quella meravigliosa persona che aveva passato il suo pomeriggio insieme a una totale sconosciuta che blaterava sui suoi problemi. A nessuno prima d’ora avevo mai raccontato ogni dettaglio sulla mia vita e lo avevo fatto con lui. Mi appoggiò una mano sulla guancia e mi diede un bacio su quell’altra facendo poi scivolare la mano sulla mia spalla e poi lungo tutto il braccio provocandomi un leggero brivido sulla schiena. Se ne andò senza lasciarmi il numero di telefono o il suo indirizzo mail.. “Ci vediamo presto, sono stato benissimo insieme a te.”.. Mi lasciò solo queste parole che non fecero altro che frullarmi in testa per una settimana intera, perché non ci incontrammo più, non avevamo modo di contattarci e questo mi dispiaceva. Era strano, mi ero fatta infatuare da un ragazzo che conoscevo a malapena, eppure non vederlo più nei giorni successivi mi faceva sentire uno schifo. Quando non dovevo pensare al lavoro, pensavo a lui e a quel ‘ci vediamo presto’ così vago e senza certezze..

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Capitolo 8
*** Boys are like shit! ***


Ci stringevamo forte cercando di soffocare ognuna le lacrime dell’altra, ma era tanta la rabbia che dovevamo tirare fuori.. La sera del primo servizio fotografico che feci a Londra, Anissa tornò a casa furiosa, si fiondò in camera nostra sbattendo la porta e staccando tutti i poster dalla parete accanto al suo letto. Gridò che era tutto una merda, che quelle ragazze non dovevano permettersi di insultare i suoi idoli, che nessuno la capiva, si girò verso di me urlandomi contro che dovevo smetterla di guardarla in quel modo perché nemmeno io potevo capirla; sospirò lasciando fuoriuscire dalla sua bocca l’ultimo filo di voce che le rimaneva dopo aver gridato fino a quel punto e si accasciò sul pavimento coprendosi la faccia con le braccia. Mi inginocchiai davanti a lei prendendole le mani e guardandola negli occhi senza dire niente, accennai solo un sorriso.. lei era intimidita, penso che nessuno le avesse mai dato tante attenzioni, me lo fece capire il modo con cui abbassò lo sguardo cercando di evitare il mio. Senza chiederle nulla cominciò a raccontarmi tutto, tutto ciò che la turbava.. Mi raccontò di suo padre e dei suoi problemi con la droga, di sua madre che morì quando lei aveva sei anni.. visse la maggior parte della sua vita in una casa famiglia accudita dagli assistenti sociali e anche lei come me non aveva amici. Il periodo più buio della sua vita furono i 16 anni quando cominciò a tagliarsi; mi fece vedere alcune cicatrici nelle cosce e nei polpacci. Ritrovò il sorriso e la speranza grazie a quella boy band di cui mi aveva parlato il primo giorno che ero arrivata, gli One Direction.. mi disse che la loro musica le faceva tornare il sorriso, quando metteva una cuffietta con le loro canzoni dentro era come se staccasse la spina dal resto del mondo.

Con un fazzoletto le asciugai il viso e subito dopo scoppiò a ridere, e io con lei.. il fantastico potere di noi donne è che riusciamo a nascondere tutto il nostro dolore dietro una risata, anche se siamo deboli vogliamo e dobbiamo mostrarci forti.
Nei giorni a seguire io e Anissa legammo sempre di più,ci confidavamo.. Le raccontai anche che avevo conosciuto un ragazzo in questi giorni che improvvisamente però era sparito.
“Gli uomini sono dei gran coglioni.. purtroppo noi lo siamo più di loro perché continuiamo a cascare nei loro trucchetti… le parole dolci, gli occhi teneri, quei sorrisi sempre stampati in faccia.. e poi? Quando ti conquistano? Diventano delle merde..” mi disse Anissa facendomi capire che anche lei aveva trovato dei ragazzi buoni solo a farla soffrire..
“L’unico ragazzo che mi ha amata davvero..” continuò lei- “si trasferì dall’altra parte del mondo.. siamo stati insieme solo pochi mesi, ma sono stati i mesi più belli della mia vita.. che ne dici se stasera usciamo un po’? Così ti distrai e magari conosci qualcuno!”
Anissa che mi chiedeva di uscire? Finalmente aveva abbandonato quella maschera con cui si era presentata i primi giorni quando mi rispondeva male e mi sbatteva le porte in faccia e si stava rivelando per ciò che era davvero.. non potevo rifiutare.. Tacchi 12, jeans attillati e top semitrasparenti; passammo davanti alle altre ragazze della casa che ci guardavamo con aria maligna, invidiose che io e Anissa stavamo diventando amiche.

“Jimmy Vips, eccolo! Non è favoloso?”
“C’è davvero troppa gente.. cerchiamo di non perderci” le urlai nelle orecchie quasi spaventata davanti a tutta quella calca, ma Anissa sembrava non darmi ascoltarmi, e intanto camminava tra la folla facendosi spazio. Come mi aspettavo ci eravamo perse di vista.. mi trovavo in un locale enorme da sola, con il mio Cocktail in mano mentre la musica mi rimbombava nei timpani.. non ci ero abituata, non ero tipa da party rumorosi e discoteche. Nonostante ciò mi adeguai, ballai con alcuni ragazzi che incontravo li nel locale lasciando andare al vento tutti i miei pensieri.
Mi riportò alla realtà un brusco colpo che ricevetti alla spalla da parte di un ragazzo che riuscii a mala pena a intravedere in viso.. si girò per un secondo verso di me e poi sparì tra le persone trascinandosi dietro una ragazza. Per un attimo mi sembrò zayn ma subito dopo pensai che probabilmente era l’effetto di tutto quell’alchool.
Uscii fuori a fumarmi una sigaretta per prendere un po’ d’aria che dentro il locale era diventata irrespirabile.. la terrazza del locale era fantastica, c’era una piscina piena di illuminazioni che incantavano la vista.. a bordo piscina c’erano dei tavolini con delle sedie sul quale mi sedetti per riposare le gambe doloranti per i tacchi.
“Scusa hai da accendere?”
“Si certo”
“Sarah!” un tono pieno di stupore mi travolse.
Questa volta ne ero certa, era Zayn.. era sorpreso, e sembrava proprio felice di vedermi; mi sorrise come solo lui sapeva sorridere e il mio battito rallentò per un’istante.

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Capitolo 9
*** You make my heart race. ***


Che dovevo fare? Sorridere, mostrare che ero al settimo cielo visto che non ci siamo più visti per una settimana o mostrarmi indifferente per non dare a vedere che pendevo dalle sue labbra? Optai per una via di mezzo: un sorrisino leggermente accennato seguito da un “ciao” senza emozione. Lo spiazzai; si aspettava qualcosa di più forse.
“Posso sedermi qui?” chiese intimidito
“certo..”
Non sapevo davvero come comportarmi, ero piuttosto in imbarazzo, insomma gli avevo raccontato tutta la mia vita mi ero sfogata con lui e adesso trovarmici faccia a faccia mi metteva piuttosto in soggezione.
“come mai sei qui da sola?”
“sono venuta con la mia coinquilina ma non la trovo più.. tu invece?”
“io… sono… con alcuni amici ma… mi annoiavo quindi sono uscito..” disse con un tono poco convincente.
Il silenzio.. io non accennavo una parola, guardavo dritta verso il portacenere che poco a poco stavamo riempiendo. Lui era agitato, guardava me e si girava guardando in ogni direzione come se stesse cercando qualcuno..
“cerchi la tua ragazza?”
“cosa? Non ho la ragazza..”
“prima ti ho visto nel locale che tenevi per mano una ragazza”
“quella era solo.. la ragazza.. del mio amico! Harry! Si! Si era persa e non lo trovava più.”
“Ah.. avevo frainteso” Quell’enorme masso che mi stava schiacciando il cuore svanì. Zayn non aveva la ragazza e ora si trovava seduto a questo tavolino insieme a me.. Déjà vù !
“tranquilla.. so che vorresti essere la mia ragazza ma non devi farmelo capire così esplicitamente!”
Mi scappò una fragorosa risata, Zayn non era soddisfatto, pensava che stessi prendendo tutto ironicamente, invece cercavo di nascondere il mio imbarazzo visto che quello che aveva detto, infondo, era vero. Si alzò in piedi e mi prese per una mano, avevo bevuto troppo per avere la forza per respingerlo.. mi trascinò dinuovo in mezzo alla folla di gente che riempiva il locale, poi verso un angolino che nascondeva una porta, dietro la porta delle scale, strette e ripide. Mi spaventavano ma l’effetto dell’alcool mi faceva sentire più invincibile di superman, a momenti non ricordavo nemmeno in che posto mi trovavo.. salimmo queste scale, lui mi teneva sempre la mano senza lasciarla, scale infinite, mi girava la testa un po’ per i cocktail, un po’ per le scale e un po’ per l’emozione. Si fermò all’improvviso e io mi trovai tra le sue braccia, ero confusa, non avevo molto a fuoco la situazione ma ricordo il silenzio; il silenzio che ci circondava e il battito dei nostri cuori che andava a ritmo.. quella melodia cardiaca che avrei ascoltato per ore senza annoiarmi.
“Perché mi hai portata qui?”
“vieni..” mi disse con affanno..
Aprì la porta di sicurezza e ci ritrovammo su un terrazzino pieno di fiori e illuminato da una luce pallida. Da li si vedeva tutta la città di Londra, o almeno gran parte della città.. tutti i palazzi illuminati, le macchine che illuminavano le strade, il big ben.. era uno spettacolo mozzafiato.
“E’ uno dei miei posti preferiti.. ci tenevo a condividerlo con te..” mi disse Zayn senza timore a mettermi una mano attorno alla vita. Mi accarezzava i capelli scostandoli dal viso, si avvicinava sempre più a me, sentivo il suo respiro scivolarmi sul collo. I suoi occhi non si staccarono per un attimo dai miei, erano come legati tra loro. Era il momento perfetto per una scena di un film.. quei momenti in cui il ragazzo e la ragazza, timidi innamorati, si dissolvono dalla folla per stare da soli. Come la mia mente un po’ ubriaca in quel momento però ero felicissima, tutto ciò che volevo era che mi baciasse.
Il rumore di un bicchiere che andava in frantumi e le persone che urlavano ci riportarono alla realtà; mi affacciai al terrazzino cercando di non sporgermi troppo per paura di cadere.
“merda!” mi staccai da Zayn spingendolo leggermente per una spalla e affrettandomi a correre giù per quelle scale buie.

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Capitolo 10
*** You're crazy for me. ***


Inciampai per le scale mentre cercavo di scendere il più velocemente possibile. Zayn mi afferrò per un braccio.
“Dove corri?”
“Hai visto quella ragazza che è caduta quando eravamo sul terrazzino? E’ la mia amica, aiutami ad alzarmi che non ce la faccio.”
Zayn mi tirò su e mi aiutò ad arrivare in fondo alla rampa poi corse fuori.. io lentamente e zoppicando lo raggiunsi. Era corso ad aiutare Anissa che era caduta a terra rovesciando il bicchiere. Cercammo di alzarla da terra ma non riusciva nemmeno a reggersi in piedi..
“Ho voglia di dormire, portami a casa o dormo qua” mi disse Anissa ridendo come se fosse impazzita.
“hai bevuto troppo, vieni a sederti così ti riprendi un po’” la assecondai ..
“E’ TUTTO OK!” dissi ai curiosi che ci stavano circondando che, dopo le mie parole, tornarono nel locale.
“Ani, stai bene?” le chiesi preoccupata
“si sto benissimo, ho solo una gran voglia di vomitare e dormire, ho le allucinazioni infatti mi sembrava di aver visto un cantante dei One Direction prima, buonanotte” farfugliò Anissa, insieme ad altre frasi con poco senso.. era ubriaca marcia.
“cosa fai?? Non puoi addormentarti qui, ascoltami resta sveglia che vado a chiamare un taxi”
Zayn senza chiedermelo prese Anissa in spalla: “Andiamo, vi porto a casa, fai veloce” mi disse preoccupato.. non capivo da cosa derivasse tutta la sua ansia.
Nello stesso tempo si precipitò verso di noi una ragazza bionda bassina che sembrava infuriata.
“Mi dici che fine hai fatto?? Chi sono loro?”
“le sto dando un passaggio a casa, devo andare, non ho tempo per fermarmi e..” Zayn non fece in tempo a finire la frase che quella biondina le mollò uno schiaffo.
“Vai al diavolo.” Disse quella ragazza a Zayn lanciando a me uno sguardo quasi schifato.
“Andiamo.”

Arrivati alla sua macchina, Zayn mi aprì la portiera aiutandomi a salire mentre Anissa era già dietro che dormiva. Ero piena di pensieri che mi affollavano la mente.. Il nostro “quasi” bacio e quella ragazza che aveva dato uno schiaffo a Zayn, tutta l’insicurezza nelle sue parole.. Ero un po’ confusa, non sapevo ne cosa dire ne cosa fare, così mi limitai a guardare davanti a me mentre la pioggia scivolava sul parabrezza. Mi girai a guardare Anissa che nel sonno accennava qualche parola folle, poi posai lo sguardo sul volto di Zayn sul quale la luce dei lampioni attraversando le goccioline di pioggia, disegnavano strani giochi di luce e facevano riflesso nelle sue pupille; sembrava un angelo. Si girò e mi regalò uno sei suoi sorrisi formidabili. A quel punto mi tranquillizzai .
“Perché quella ragazza ti ha dato uno schiaffo?”
Quella domanda lo travolse inaspettatamente, diede un colpo di tosse prima di rispondere .
“E’.. una ragazza con cui uscivo poco tempo fa”
“e quella dentro il locale che tenevi per mano?”
“E’ la ragazza del mio amico, te l’ho detto! Cos’è questo interrogatorio?”
“No curiosità, non che voglio intromettermi nella tua vita, sei libero di fare quello che vuoi.” Risposi seccata. Guardai l’orologio, segnava le 3 del mattino, ero piuttosto stanca, appoggiai la testa al seggiolino della macchina e mi addormentai senza rendermene conto.
Sentii la macchina frenare e mi svegliai di scatto strofinando le mani sopra gli occhi.
“dormito bene?” mi chiese zayn con tono innocente.
Non risposi..
“come immaginavo!”
“cosa?”
“sei gelosa.. dai non riesci a nasconderlo!”
“la smetti di parlarmi con questo tono saccente? Non ti sopporto se fai così.”
“Non mi sopporti ma ti faccio impazzire.”
Abbassai lo sguardo timidamente, aveva colpito dritto nel segno. Gli tirai un pugnetto sul braccio ridendo: “Ricordati che ce l’ho ancora con te per essere sparito una settimana senza darmi più notizie!”
“E se fossi io ad avercela con te per non esserti più fatta sentire? -Pronunciata questa frase mi diede un veloce bacio sulla guancia facendomi arrossire- Guarda come diventi rossa, sei carinissima” .
Feci finta di nulla e aprii la portiera dell’auto: “aiutami a portare dentro anissa, fai piano che c’è gente in casa.”
Salimmo piano le scale, e arrivati in camera Zayn lasciò Anissa sul letto.
“se si dovesse sentire male stanotte, chiamami” disse mentre scriveva il suo numero su un bigliettino.
“certo.. grazie per la tua disponibilità..”
“figurati, non chiamarmi solo se la tua amica stesse male.. chiamami ogni volta che ne avrai voglia.”
Lo accompagnai alla macchina, prima che salisse gli strinsi le mani e lo guardai negli occhi con sicurezza, non riuscirei mai a spiegare a parole cosa provo quando ci guardiamo negli occhi.Mi abbracciò come nessuno aveva mai fatto affondando il viso nel mio collo; improvvisamente si staccò appoggiando le mani sulle mie spalle e spostando lo sguardo a terra. Poi salì in macchina, chiuse la portiera e abbassò il finestrino, prima che potesse dire qualcosa lo ringraziai lasciandogli un bacio sulla guancia e tornai in casa per riparami dalla pioggia. Che serata.

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Capitolo 11
*** Good night darlin' . ***


ZAYN’S MIND:

“Cosa ti succede? Riprenditi coglione, è solo una delle tante. Dovevi baciarla senza farti troppi problemi. Sei proprio un’idiota, fortuna che hai fascino.”
Continuavo a ripetermelo guardandomi nello specchietto retrovisore della mia macchina…

*SQUILLA IL TELEFONO*
#12 Chiamate perse
#1 Messaggio da Abbie : “avevi detto che mi avresti chiamate stasera..”
#1 Messaggio da Avril: “Sparisci sempre..”
#3 messaggi da Emily: “ora mi devi spiegare chi erano quelle due” “non farti più sentire, ti odio!” “rispondimi ti prego..”
#1 messaggio Cristine: “domani hai da fare?”
"Basta, mi sono stancato di tutte, non ho bisogno di nessuna di loro.."

*SQUILLA IL TELEFONO*
#1 Messaggio da Sconosciuto: “Buonanotte e grazie ancora xx :) “
" ..nessuna tranne lei. Ma non devo innamorarmi, non posso, dopo quello che è successo l’ultima volta. Ancora ci penso anche se non dovrei.. ho sofferto abbastanza.. ora devono essere tutte le altre a soffrire, non mi interessa più di nessuna. Mi limiterò a divertirmi. "
Arrivato in casa ero pieno di pensieri in testa.. mi sentivo come se un treno mi fosse passato sopra ripetutamente..
“Grazie per avermi aspettato al locale eh!”
“Niall! Dio mio, sei impazzito? Non spuntarmi fuori così all’improvviso..”
“Hahahaha scusa.. ma si può sapere che fine hai fatto stasera?”
“Anche te che vuoi sapere che fine ho fatto.. prima sarah poi emily e ora te.. posso fare quello che voglio? Ho quasi 20 anni, sono libero di fare quello che voglio.”
“Oi, calmati.. prendi un tè così ti rilassi.. e mangia anche qualcosa che stai dimagrendo di giorno in giorno”
Tirai un calcio al tavolino dalla rabbia facendo cadere dei bicchieri che avevo lasciato li sopra. Non sopportavo quando le persone dicevano che mangiavo poco ultimamente.. sapevano il perché e mi dava fastidio che continuassero a insistere su questa cosa. Scocciato, mi gettai sul divano mentre Niall era rimasto immobile a guardare la scena.
“E’ per lei vero? Stai ancora male per lei? Non puoi non mangiare nulla.. ti sta rovinando.”
“Non è per lei, se ho fame mangio.”
Niall sospirò, e accompagno quel sospiro con una pacca sulla spalla; si infilò la giacca e prese le chiavi della sua macchina che era parcheggiata nel giardino davanti a casa. “Rimettiti” mi disse e uscì di casa.

SARAH’S MIND:
#1 Messaggio da Zayn: “Buonanotte bella xx ♥”
Le farfalle nel mio stomaco facevano troppo rumore per lasciarmi dormire; era passata un’oretta ormai da quando ricevetti il messaggio di Zayn ma ancora non riuscivo a smettere di fissare lo schermo del mio cellulare.. “Buonanotte bella” e continuavo a sorridere leggendo quelle parole.. anche quella sera se non ci fosse stato lui, non so come avrei fatto, sarà segno del destino? Sarà la volta buona? In precedenza mi ero sempre fatta troppo prendere dalle relazioni e non è mai andata a finire bene.. ma questa volta era diverso, dovevo solo restare con i piedi per terra e non farmi prendere troppo dai sentimenti. Già pensavo a quello che avrei dovuto fare la mattina dopo, un messaggio? Una telefonata? Che potrei dirgli? Tutte quelle domande furono un’ottimo modo per stancarmi i pensieri e farmi addormentare.

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Capitolo 12
*** Hi! ***


Fu un dolce risveglio quello tra le mie coperte a fiori, il sole timido si faceva strada tra le tapparelle della finestra e cauto mi illuminava il viso.. mi strofinai gli occhi facendo colare le ultime tracce di trucco che mi restava in faccia per mettere a fuoco sulla sveglia che segnava le 9.00 . Mi girai e il letto di Anissa era già vuoto così mi alzai anche io per darmi una rinfrescata veloce. Infilai la tuta fredda che avevo appena tolto dallo stendi panni; visto il buon tempo che c’era fuori, mi sembrava una mattinata perfetta per uscire a correre. Ero ancora un po’ frastornata dalla sera prima.. tutti quei ricordi confusi, il caos dentro il locale, tutti quei cocktail, poi Zayn e quelle scale infinite, quei pochi istanti in cui eravamo solo io e lui isolati dal resto del mondo; poi il passaggio a casa e quell’abbraccio con lui, eravamo così vicini da sentire i nostri respiri che scivolavano sulla pelle fredda.. ancora mi dava i brividi ripensarci. Abbandonai la mia stanza per raggiungere le altre in cucina.

“Avete visto Anissa?”
“Certo, è andata in agenzia stamattina, avevate un servizio insieme, te lo sei dimenticata?”
“servizio?? CAZZO!!!”

Mi fiondai alla porta di casa sbattendola con violenza, mi ero dimenticata che stamattina mi aspettava un servizio. Fuori pioveva, come sempre, c’era la nebbia e non si vedeva nulla. Non avevo un ombrello, correvo da sola come un’idiota sotto la pioggia. Non sapevo se essere arrabbiata con Anissa per non avermi svegliata o essere arrabbiata con me stessa per non aver messo la sveglia stamattina.
Uscita dalla periferia trovai una stazione della metro per fortuna, così potei sperare di arrivare in agenzia non troppo tardi.
“Finalmente. Sei in ritardo.” Mi rimproverò il fotografo.
“Scusa, ho avuto un imprevisto”
“Niente scuse, vai a cambiarti così cominciamo subito”
In sala trucco c’era Anissa, evidentemente anche lei era arrivata in ritardo.
“Potevi svegliarmi , è questo il riconoscimento per ieri sera?”
“Ieri sera? Non so nemmeno come ho fatto ad arrivare qui, secondo te mi ricordo cosa è successo ieri sera?”
“Per venire ad aiutarti sono scappata via dal ragazzo che mi piace durante un momento.. molto importante.. Ti ha presa in spalla e ci ha riaccompagnate a casa in macchina.”
“Ricordati di presentarmelo, così potrò ringraziare lui per avermi aiutata.”
“Sei proprio una stronza.” Le dissi spingendola da dietro.

Cominciò il servizio fotografico che a quanto intuivo dallo sguardo del fotografo, non andò molto bene.. ero stanca, infuriata, mortificata e ancora un po’ brilla dalla sera prima. Mi veniva voglia di prendere a schiaffi Anissa.. Lei, come se nulla fosse affrontò il suo servizio senza nemmeno rivolgermi uno sguardo per farmi intuire che le dispiaceva di non avermi svegliata.

“Sarah, puoi smetterla di guardare altrove? Ti vorrei più concentrata.”
“Scusa..”
“Per oggi abbiamo finito.. dopo possiamo parlare?”
“parlare? Possiamo parlare adesso.. che succede?"
Bob, il mio fotografo sembrava intimidito.. mi guardava ogni volta come la prima.. voce tremante e sguardo fisso verso di me. Mi disse che la sera prima mi aveva vista nel locale e mi consigliò di non uscire la sera fino a tardi quando il giorno dopo dovevo lavorare..
“.. poi ti ho vista con un ragazzo quindi non mi sono avvicinato.. chi era?”
“Ma chi sei? Mio padre? Quasi non ci conosciamo, non sono tenuta a dirti con chi ero. Ma guarda te questo.” Non aspettai nemmeno di sentire la sua risposta.. alzai i tacchi e uscii dall’agenzia.

Ero alla stazione della metro con Anissa. Io seduta su una panchina, lei in piedi lontana da me. Sulla metro idem, io su un seggiolino accanto a un finestrino lei in piedi davanti alle porte d’uscita.
Fuori pioveva, appoggiai la fronte al vetro per riposare le spalle.. L’aria che usciva dalla mia bocca incontrava l’umidità presente nell’aria e faceva appannare il vetro. Accanto a me c’era una bambina che avrà avuto su per giù 6 anni, mi ricordava mia sorella, aveva dei lunghi boccoli biondissimi, quasi bianchi e due occhioni neri intensi. Mi si avvicinò sorridendo e cominciò a far correre le dita sul vetro. “Hi!” scrisse..
“Hi! Come ti chiami?”
“Abbie, tu?”
“Sarah”
Mi prese la mano sorridendomi quando vide che ricambiai il gesto. Mi scese una lacrima pensando a quanto mi mancavano mia sorella e mia madre. Purtroppo è faticoso abituarsi alla loro assenza.

“Sarah muoviti, dobbiamo scendere qui.” Anissa sa ancora cosa significa la parola gentilezza allora..

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Capitolo 13
*** No new message. ***


“ma dove corri? – urlai ad Anissa – vuoi fermarti un attimo? – ripetei alla stessa aspettando una risposta- cosa ti prende oggi?? Perché sei così scontrosa con me??” la fermai tirandola per una spalla.
“vedi? Sei arrivata in agenzia urlandomi contro e mi stai urlando contro pure adesso. Perché dovrei essere gentile con te?” mi disse con occhi lucidi.
“non.. me ne sono accorta.. ti chiedo scusa..” le risposi mortificata.
“vi sentite tutti liberi di incolparmi e darmi contro solo perché non reagisco!” a quel punto scoppiò a piangere.. le presi le mani con le quali si era coperta gli occhi per nascondere le lacrime; iniziò a tirarmi leggeri pugni sulle spalle fermandosi solo quando la placai avvicinandola a me racchiudendola tra le mie braccia come fosse mia figlia. Non ero molto brava con le scuse, ne a consolare le persone.. un abbraccio era tutto quello che potevo fare per scusarmi ..

“ ti voglio bene..” sentii sussurrare
“cosa?” chiesi scioccata
“grazie.. sei una vera amica.. la mia prima vera amica” mi disse Anissa mentre con un gesto si asciugò le lacrime. Rimasi impietrita davanti a quelle confessioni.
“non starai per metterti a piangere vero?” aggiunse lei insieme ad una risata.
“no è che.. sono felice”
Anissa mi sorrise, fece uno di quei sorrisi sinceri che si vede lontano un miglio essere usciti dal cuore “andiamo dai.. sto morendo di fame”

Si erano fatte le sei del pomeriggio, ero sdraiata sul mio letto da un paio d’ore ormai.. ancora una volta tirai su il braccio nel quale tenevo il telefono. “no new message” .. sospirai mandando giù il nodo che mi cresceva in gola. Zayn non si faceva sentire.. chissà cosa stava facendo mentre io passavo il tempo a consumarmi gli occhi davanti a quello schermo privo di vita. “Forse aspetterà che sia io a cercarlo? Non capisco perché debba farsi desiderare così tanto.. forse non gli piaccio abbastanza.” Mi tormentavo la mente di pensieri, illusioni e speranze. Avrei potuto chiamarlo o mandargli un messaggio ma qualcosa me lo impediva.. forse l’orgoglio, non riuscivo ad ammettere che mi piacesse, eppure, dentro di me sentivo esplodere un fuoco ogni volta che pensavo a lui.

Mi alzai da letto.. tutto quel tempo passato sdraiata mi aveva fatto venire mal di testa. Mi guardai allo specchio del bagno; piano piano, il trucco di stamattina aveva fatto fall out su tutto il viso e i capelli arruffati a causa della pioggia mi facevano sembrare una scappata di casa, così riempii la vasca da bagno e vi scivolai dentro per rilassarmi un po’ dopo lo stress degli ultimi giorni. Misi gli auricolari alle orecchie socchiudendo gli occhi e poggiando la testa al bordo. Lentamente mi addormentai sotto le note di una canzone di James Blunt:
“You're beautiful. You're beautiful.
You're beautiful, it's true.
I saw your face in a crowded place,
And I don't know what to do,
'Cause I'll never be with you.

[..]

Fui svegliata da dei colpi alla porta..
“Sarah!!! Ti sta squillando il telefono!! Esci da li dentro!”
Ci misi pochi secondi per rendermi conto della situazione, svegliata bruscamente e con la musica nelle orecchie che ancora scorreva non capivo cosa stesse succedendo. Sfilai gli auricolari e sentii Anissa che urlava “ti squilla il telefono”. Impulsivamente mi alzai per uscire sperando che fosse Zayn al telefono, misi un piede fuori dalla vasca da bagno scivolando sul pavimento umido.
“cazzo.”
“sarah?”
Gattonai fino alla maniglia della porta aprendola furiosamente.
#1 chiamata : Mamma.
“Ma vaff.. PRONTO….” Risposi senza entusiasmo al telefono poggiando la schiena al muro evitando di fare pressione sul punto dove avevo preso una botta cadendo sul pavimento.
“Sento che sei felice di sentirmi tesoro… Come va?”
“Alla grande… davvero alla grande mamma..”

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Capitolo 14
*** Fuck all. ***


Lanciai il telefono sul mio letto rimanendo accasciata a terra vicino alla porta del bagno, felice per aver sentito mia madre, delusa perché speravo fosse qualcun altro. Mia madre mi disse che stava accumulando soldi per poter venire a trovarmi a Londra, quella notizia mi sollevò parecchio il morale.

“Copriti, non mi interessa vedere cosa nascondi sotto i vestiti” mi disse Anissa lanciandomi un asciugamano in faccia..

Il giorno dopo io e le ragazze andammo in agenzia per scegliere le foto da inserire nella prossima rivista. Stringevo tra le mani il mio cellulare.. non aveva ancora squillato dalla sera precedente, ci speravo così tanto, nella rubrica continuavo a scorrere sul suo nome sperando che da un momento all’altro mi risultasse un messaggio da parte sua. Il fotografo, i truccatori e i costumisti dell’agenzia ci spiegavano come apparire al meglio nelle foto, di come dovevamo alzare il mento, il profilo, di come mettere in evidenza il trucco e di come mostrare i vestiti che indossavamo visto che tutte noi lavoravamo li da poco.

“… girare la testa verso sinistra e non abbassare troppo gli occhi.. capito sarah?”
Bob, il mio fotografo stava parlando con me mostrandomi le foto fatte il giorno precedente ma nella mia mente c’era spazio solo per altri pensieri in quel momento: “chiamami ogni volta che ne avrai voglia.” Sentivo ancora la voce di zayn risuonarmi nella testa mentre pronunciava queste parole.. chiamami, chiamami, chiamami.. forse dovrei farlo? “Ogni volta che ne avrai voglia.. chiamami ogni volta che ne avrai voglia.. chiamami.” Eppure sembrava così difficile schiacciare il tasto di chiamata nel mio cellulare.

“Sarah mi stai ascoltando?” ribattè Bob.
“Oh scusa, certo ho capito tutto”
Bob sospirò.
“Come va?”
“bene.. dipende da quello a cui ti riferisci..” non mi era chiaro il perché di quella domanda.
“tua madre?”
“mia madre.. ? mi chiedi come sta mia madre se neanche la conosci? Sei strano.”
“intendevo dire.. se è felice che sei qui a Londra..”
“si è molto orgogliosa di dove sono adesso, ho fatto molta strada e molti sacrifici per essere qui. Anche quello stronzo di mio padre sarebbe orgoglioso di sapere dove sono arrivata.” “perché stronzo?”
“Perché ha abbandonato me, mia madre e mia sorella .. ma non devo stare qui a parlarne con uno sconosciuto.”
Anche questa volta gli risposi male andandomene via prima ancora che potesse rispondere. Uscii sulla terrazza a prendere aria. Controllai ancora il telefono sperano in un eventuale messaggio.. ancora nulla. Ero veramente provata.
“Ancora con quel cellulare in mano?” mi chiese Anissa dopo avermi seguita in terrazza.
“si… aspetto una chiamata da una persona”
“che aspetti? Chiamalo tu.”
“E’ il ragazzo di cui ti avevo accennato l’altro giorno.. non si è più fatto sentire dalla sera del locale”
“Stronzo.. come tutti del resto.. Ma quando lo hai conosciuto? E come soprattutto.”
“Casualmente mentre ero a fare jogging un giorno passando davanti a casa sua.. poi l’ho rincontrato il giorno dopo e mi ha dato un passaggio a casa, l’ho fatto entrare, abbiamo un po’ parlato e poi l’ho ribeccato al locale..
Jogging.. come ho fatto a non pensarci prima??Anissa devo correre via, dillo tu agli altri!”
E mi dileguai, senza dare spiegazioni.. avevo un'idea brillante in testa.

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Capitolo 15
*** I'm here for you. ***


Correvo per i quartieri cercando di ricordare le vie e i numeri civici. L’aria gelida che tirava mi entrava dal naso congelandomi i polmoni e affaticandomi il respiro, dopo pochi kilometri ero già stanca, ciò che mi spinse a continuare la corsa era il pensiero che poche case più in la ci fosse la casa di Zayn. Solo a immaginarmi il suo viso mi si accelerava il battito cardiaco e mi si scatenava una guerra nello stomaco. Mi feci forza sulle gambe per arrivare fino la davanti e quando mi trovai davanti a casa, la macchina che era parcheggiata nel vialetto partì, proprio mentre mi trovavo dietro ad essa e frenò di colpo quando si accorse della mia presenza. Indietreggiai per la paura e appoggiai le mani sulle ginocchia per riprendere fiato quando la portiera della macchina si aprì. Un ragazzo si piazzò davanti a me piegandosi sulle ginocchia per essere alla mia altezza e riuscire a guardarmi negli occhi, alzai lo sguardo e…

“scusami, tutto bene?” Fui travolta da degli splendidi occhi verdi, un sorriso incantevole e due fossette adorabili.
“si stai tranquillo, mi sono solo spaventata”
“stavo facendo retromarcia e non mi ero accorto che stavi entrando nel vialetto, ti serve qualcosa?”
“s.. stavo solo… io cercavo Zayn”
“Sei per caso una fan?”
“Fan? Di cosa?”
Venimmo interrotti dall’arrivo di un altro ragazzo. Alto, occhi celesti, capelli scompigliati, un sorriso contagioso.. Possibile che ogni volta che passavo di li, incontravo solo ragazzi bellissimi? Assurdo..
“Harry andiamo?”
“si Lou.. bella, dobbiamo andare.. scusa ancora!”

Salirono in macchina e andarono via lasciandomi li sola come un’idiota. Zayn non era in casa, provai più volte a suonare il campanello di casa senza ricevere risposta.. cosa mi restava da fare? Tornare a casa era l’unica opzione… “bella idea venire qui a casa di Zayn.. complimenti sarah!” continuavo a ripetermi e così feci per tutto il pomeriggio. Verso le 7 di sera mi chiamò Anissa dicendomi che avrebbe passato la sera e la notte fuori casa, da quello che avevo capito, era insieme a un ragazzo. Le altre coinquiline sarebbero andate in un locale a festeggiare il compleanno di una di loro non preoccupandosi nemmeno di invitarmi o di avvertirmi. Intuivo che sarebbe stata una serata alquanto noiosa in casa da sola senza nulla da fare.. in queste situazioni cosa c’è di meglio di un film strappalacrime? Passai tutta la serata sul divano avvolta nelle coperte a piangere davanti al televisore guardando le disgrazie amorose di attori incompetenti. Affondai tutte le mie frustrazioni dentro un pacco infinito di popcorn tenendo sempre d’occhio il telefono. I rintocchi della campana di una chiesa vicina segnava mezzanotte; la luce dei lampioni lungo la strada filtrava dalle tapparelle illuminando timidamente la stanza; i rami degli alberi accompagnati dalla forza del vento, sbattevano sui vetri delle finestre impedendomi di dormire. Mi alzai dal divano trascinando fino al piano di sopra in camera mia le coperte, non ero abituata a tutto quel freddo. Mi infilai il pigiama, mi legai i capelli in una cipolla instabile e mi diressi al bagno per struccarmi.

*SQUILLA IL TELEFONO*
1 Chiamata: Zayn.
“Zayn.. Zayn.. ZAYN!?!?!?!? ZAAAAAAYYYYN!!!!!!!” Iniziai a saltellare per tutto il bagno mentre le mani mi tremavano, senza aspettare altro tempo schiacciai il tasto per rispondere.

“P.. pronto?” risposi timidamente..
“Ei piccola.. come va?”
“Bene.. tu?” improvvisamente tutto ciò che avrei voluto dirgli mi passò di mente, tutte le mie emozioni svanirono, risposi fermandomi a ‘bene’ dimenticandomi di dire ‘bene ora che ti sento ‘
“bene anche io.. ti avevo detto di chiamarmi ogni volta che ne avresti avuto voglia e invece.. sono stato 2 giorni ad aspettare a vuoto una tua chiamata.” Mi si bloccò il respiro sentire pronunciare queste parole.
“Veramente.. anche io aspettavo che fossi tu a chiamarmi.”
“e non era più semplice chiamarmi al telefono invece che venire fino a casa mia?” esclamò con un tono di dolce ironia.. mi scappò una sottile risata
“forse..”
“sei di poche parole stasera.. ti consiglio di chiudere le tende, sai da qui si vede tutto.”

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