Back to life

di miss_brightside
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Back home ***
Capitolo 2: *** Drugs, Debits, Tears ***
Capitolo 3: *** Ghosts ***
Capitolo 4: *** September ***
Capitolo 5: *** Rehab ***



Capitolo 1
*** Back home ***


 

Ero seduta in macchina, la testa appoggiata al finestrino, e lo sguardo perso ad osservare quella via tanto familiare. Alla giuda c'era l'avvocato di famiglia, Patrick Streben. Osservando il viale mi chiedevo come fossi finita in quella situazione. Patrick era dovuto venire fino a Londra per tirarmi fuori di galera: arrestata per possesso e consumo di droga. A 18 anni ero una drogata e alcolizzata.

“Che merda.” sussurrai senza rendermene conto.

Patrick mi fissò per un attimo, senza dire nulla, e subito fermò la macchina sul vialetto di una villa vittoriana. Eravamo arrivati.

“Bentornata a casa” disse l'uomo al mio fianco in tono severo, prima di scendere dall'auto.

Si quella era casa mia, o meglio lo era stata fino a tre mesi fa, quando decisi di andarmene. Scesi anche io dal veicolo ed osservai il prato. Era curato come sempre e mentre una folata calda di vento, tipico di settembre, mi scompigliava i capelli notai che erano stati piantati due nuovi alberi vicino all'ingresso. Dopo essermi persa per un istante in quel paesaggio entrai in casa. Era come l'avevo lasciata, nulla era cambiato, sembrava quasi che da giugno nessuno c'avesse più messo piede, anche se di sicuro Edgar, il maggiordomo, era venuto ogni giorno a pulire, con la speranza di vedermi tornare.

Patrick mi aspettava seduto in cucina con le mani incrociate appoggiate al tavolo. Non appena varcai la soglia iniziò a parlare.

“Sono passati tre mesi dalla morte dei tuoi genitori. So quanto hai sofferto, ma adesso basta, hai raggiunto il limite. Arrestata per possesso e CONSUMO di droghe, Nicole?! Ma che cazzo ti è preso?! Ti rendi conto di come ti sei ridotta?”.

Io lo guardavo, senza nessuna espressione in volto. Avevo mandato la mia vita a puttane, era vero.

“Ti ho lasciata fare per questi tre mesi, ma ora basta, è il giunto il momento che tu torni ad essere una ragazza normale. Domani inizia la scuola, e tu ci andrai, ti ho già iscritta. E per quanto riguarda le droghe vedi di smetterla, sei una ragazza intelligente, conosci i rischi. Anche perché se continuerai per questa strada ti dovrò portare in una clinica per disintossicarti, e non sarà piacevole!”.

Io non reagivo, avevo un atteggiamento del tutto passivo. Avrei fatto quello che mi diceva, ormai non vedevo più un senso alla mia vita. La classica fase di ribellione adolescenziale?! No per niente, semplicemente rassegnazione che la mia vita fosse uno schifo!

Patrick mi ricordò che se non avessi fatto ciò che mi diceva non avrei avuto la mia eredità, ora gestita da lui, e poi se ne andò. Ma che cazzo me ne fregava dell'eredità?! Avrei dato tutto per riavere qui i miei genitori, la mia vita di sempre, noiosa, ma felice. Mi distesi sul divano, ripensando al giorno in cui la mia vita era cambiata, per sempre.

I miei erano partiti per le Maldive per festeggiare i 20 anni di matrimonio, così avevo invitato il mio ragazzo, Harry, a casa. Stavamo insieme da più di un anno, ma ci conoscevamo da una vita, noi due e gli altri quattro. Erano i miei migliori amici, i miei punti di riferimento. Io e Harry eravamo distesi sul divano, mezzi nudi, con solo l'intimo addosso, quando sentimmo qualcuno entrare in casa. Ci guardammo spaesati, i miei infatti dovevano già essere in viaggio, e Edgar aveva la giornata libera. Prima ancora che potessimo dire qualcosa Patrick entrò in salone. Afferrai al volo una coperta con la quale mi coprii.

“Ehm, ciao Patrick, che ci fai qui?” chiesi io imbarazzata mentre Harry si infilava i pantaloni.

Lo sguardo dell'avvocato era distrutto, triste, perso nel vuoto.

“Devo parlarti Nicole” disse in tono serio.

“Cos'è successo?”

Patrick guardò Harry, come per dirgli di andarsene, ma intervenni subito dicendo che poteva rimanere.

“Ok..beh c'è stato un incidente con il jet”.

Il mio corpo a quelle parole si fece sempre più debole, le gambe iniziarono a tremare e a non reggermi più, mentre gli occhi si riempivano di lacrime.

“Stanno bene?!” chiesi in un sussurro.

In quell'istante il silenzio invase la casa. L'uomo scosse la testa e disse con lo sguardo rivolto verso il pavimento “mi dispiace Nicole..”.

Quando sentii quelle parole la vista mi si annebbio,il cuore si fermò, le ginocchia cedettero e mi ritrovai a terra con le lacrime che mi rigavano il viso, senza che riuscissi a controllarle. Harry mi prese tra le sue braccia ed iniziò stringermi forte e ad accarezzarmi la testa. Non ho ricordi di cosa sia successo dopo, credo di aver pianto fino allo sfinimento, fino a prendere sonno tra le braccia del ragazzo. I giorni successivi furono pieni di visite e di persone che mi facevano le condoglianze. Io non mi rendevo conto di nulla, mi sembrava di essere un ameba, e forse lo ero sul serio. Harry e i ragazzi passavano tutto il giorno con me, cercando di farmi forza e di distrarmi. Io non ci riuscivo, non riuscivo a capacitarmi del fatto che i miei genitori non ci fossero più, del fatto che se ne fossero andati per sempre.

Dopo i funerali non riuscivo più a sopportare quella situazione, era diventato tutto troppo doloroso, decisi perciò di fare i bagagli ed andarmene, senza dire nulla a nessuno, senza nemmeno salutare.

 

Il suono del campanello mi risvegliò dai miei pensieri. Mi diressi verso la porta, convinta di trovarci Patrick. Aprii il portone, e rimasi sbalordita nel vedere chi aveva suonato. “Che ci fai tu qui?!” chiesi con voce fredda ma comunque flebile restando paralizzata sull'uscio della porta.

 

 

Ebbene si, ho scritto anche io una storia!

Spero vi piaccia, e anche se non è così non esitate a lasciarmi una recensione, accetto critiche e suggerimenti tanto quanto i complimenti!

Al prossimo capitolo

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Capitolo 2
*** Drugs, Debits, Tears ***


 

“Ma come, non sei felice di vedermi?!” a parlare era un ragazzo alto, molto magro, con il viso emaciato e delle profonde occhiaie sotto gli occhi azzurri. Quest'ultimi avevano perso l'originaria lucentezza, per colpa dell'eccessivo consumo di droghe, ed ora erano spenti e assenti, coperti in parte dai capelli neri che ricadevano sul volto.
“No Marcus, non sono felice di vederti, neanche un po'” dissi tutto d'un fiato cercando di chiudere la porta, ma fu completamente inutile perché il ragazzo la bloccò con un piede e facendo pressione riusci ad aprirla e ad entrare in casa.
“Cosa sei venuto a fare qui?!”
“Beh mi mancavi dolcezza” disse cercando di accarezzarmi il viso, ma con movimento svelto scostai la sua mano.
Non prese bene questa mossa, infatti in un secondo chiuse la porta e, prendendomi per il collo, mi ci scaraventò contro.
“Adesso stammi bene a sentire carina, sono venuto a chiarire un paio di cose. Tu non puoi azzardarti a mollarmi così a Londra. Oggi c'era una consegna da fare, ma visto che hai avuto la brillante idea di andartene senza dirmi nulla e tornare nella tua fottuta villa come una delle tante figlie di papà viziate, è andata a puttane. Adesso spiegami cosa me ne faccio di 5 grammi di coca..”
 

 

Ho già detto che la mia vita è una merda?!! Beh ora forse potete comprendere meglio il perché..

I tre mesi trascorsi a Londra non sono stati proprio rose e fiori, anzi, posso tranquillamente dire che è un periodo della mia vita che vorrei cancellare. Ero partita da casa con solo uno zaino e 50£, senza sapere dove fossi diretta e con che finalità, sapevo solo che volevo andarmene.
A Londra incontrai Marcus che mi trascinò nel mondo delle droghe e dell'alcool. Non ho intenzione di dare la colpa a lui per come mi sono ridotta e per tutti i casini che ho combinato, diciamo però che se non l'avessi incontrato, probabilmente ora non mi troverei in questa situazione.
Dopo un primo periodo di sballo Marcus se ne uscì con il fatto che dovevo ripagarlo di tutta la roba che mi ero fatta, e quale modo migliore se non quello di diventare la sua spacciatrice?!
Non ero niente male in quel campo, per il semplice fatto che la mia chioma di capelli ricci, color del rame, gli occhi verdi e la pelle di porcellana venivano molto apprezzati dai “clienti”. Aggiungeteci dei vestiti succinti e il mio carattere “un po'” da stronza e non dico ci fosse la coda, ma quasi.
Marcus era felice di ciò, avrebbe voluto anche portarmi a letto più di una volta per “ringraziarmi dell'ottimo lavoro svolto”, così diceva lui, ma non ero mai così tanto ubriaca o fatta da farlo, anche perché c'erano sempre impressi nella mia mente due occhi verdi e due meravigliose fossette a ricordarmi che il mio cuore, la mia anima e il mio corpo appartenevano ad un altro ragazzo.
Tutto andava bene, per così dire, finché una sera i poliziotti non mi hanno beccato con delle pasticche e non propriamente lucida. Beh poi la storia è quella che già sapete..Una notte in cella, Patrick che mi viene a prendere e poi mi minaccia di mandarmi in clinica per finire con me attaccata alla porta bloccata per il collo da Marcus.
 

 

“Non ne ho la minima idea, e francamente non me ne fotte un cazzo, credo di aver ripagato più che completamente il mio debito, ora lasciami andare e sparisci dalla mia vita.” Non so dove trovai il coraggio per parlargli così, so solo che le conseguenze furono più dolorose di quanto mi sarei mai potuta immaginare.
Marcus infatti si infuriò e mi scaraventò contro il tavolo di cristallo posizionato affianco alla porta.
Atterrandoci sopra si ruppe in mille pezzi provocandomi dei tagli profondi sulla fronte e sull'avambraccio sinistro.
“Non finisce qui tesoro, mi farò vivo molto presto.” dette queste parole uscì sbattendo la porta.
Mi ritrovai distesa tra i cocci di vetro, sanguinante e dolorante, con una voglia incredibile di piangere. Dal giorno del funerale dei miei genitori però non ne ero più in grado.
Credo che una persona abbia a disposizione un certo numero di lacrime da poter versare nella propria vita, esaurite le quali basta, fine dei piagnistei. Beh io le avevo consumate tutte per i miei genitori.

O almeno così credevo..

 

Ecco il secondo capitolo..spero vi piaccia!

Ringrazio infinitamente YouAreNotAlone per aver recensito e messo la storia tra le preferite <3

non abbiate paura di lasciarmi una recensione, non mordo:)

ahahahahah

al prossimo capitolo.

B.

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Capitolo 3
*** Ghosts ***


La mattina seguente la sveglia suonò alle 7:30. Avrei potuto anche evitare di impostarla visto che avevo passato la nottata insonne con una forte emicrania. Mi alzai dal letto e andai in bagno a farmi una doccia calda e a cambiarmi le fasciature.
Per le otto mi ero già preparata ed ero pronta ad uscire di casa. Appena aprii la porta mi trovai davanti Patrick.
“Ah bene, sei già pronta, andiamo.” mi disse dirigendosi verso l'auto.
“Non ti fidavi a lasciarmi andare da sola a scuola” gli chiedo sarcastica.
“Onestamente no. Non so più cosa pensare Nicole. É inutile negare che il tuo comportamento mi ha stupito e deluso, non me lo sarei mai aspettato da te.
”Non replicai, sapevo che aveva ragione, ma le sue parole mi ferirono ugualmente. Mi chiusi in un silenzio tombale finché non arrivammo a scuola.
Stavo per uscire dall'auto quando Patrick si voltò verso di me e mi fissò esterrefatto per un momento.
“Cosa ti è successo alla fronte?”
Cazzo, mi ero quasi dimenticata del cerotto sul mio viso. E adesso come gli spiegavo che il mio spacciatore si era presentato a casa mia minacciandomi di farmela pagare per essermene andata da Londra e che mi aveva scaraventata contro il tavolo di cristallo?!!
“Nulla, mi sono bruciata con la piastra.” così dicendo uscii dall'auto prima che avesse modo di replicare, o rendersi conto che i miei capelli erano ricci.
Quando mi ritrovai davanti l'entrata mi resi conto di essere terrorizzata.
Stavo per affrontare tutti i fantasmi che avevo cercato di dimenticare negli ultimi tre mesi: stavo tornando alla mia vecchia vita.
Vita fatta di persone che mi si avvicinano chiedendomi come sto, dicendomi che sono dispiaciuti della morte dei miei genitori, che mi sono vicini,che mi capiscono, bla bla bla..
Come possono capirmi?! Seriamente, come cazzo possono?!!
Ma non era quella parte della mia vecchia vita che mi spaventava. Ciò che mi provocava crampi allo stomaco e giramenti di testa era il pensiero di rivedere Harry e i ragazzi. Mi ero comportata da stronza, me ne ero andata senza dire nulla, avevo buttato il cellulare ed ero partita.
Che razza di fidanzata o amica si comporta in questo modo!? Come avrei mai potuto pensare che, varcata la soglia dell'entrata, loro mi sarebbero corsi incontro come se nulla fosse successo, che Harry mi avrebbe baciata com'era solito fare, che Zayn mi avrebbe fatto l'occhiolino per fare ingelosire Harry, che Louis avrebbe iniziato a scherzare sul fatto che i miei capelli erano un disastro, che Niall mi avrebbe abbracciata così forte da farmi male e che Liam avrebbe aspettato che gli altri avessero finito finito per darmi un bacio sulla guancia e sussurrarmi che mi voleva bene. Come?! Come?!
Avevo mandato tutto a puttane, e ora, se volevo riconquistare l'unica cosa che avrebbe potuto aiutarmi a tornare a vivere, avrei dovuto lottare, con le unghie e con i denti.
Mi feci forza ed entrai. I corridoi erano ancora semi-deserti, il che mi rese meno difficile raggiungere la segreteria per farmi assegnare un armadietto, l'orario delle lezione e i libri.
Grazie al cielo la segretaria era nuova, quindi non conosceva la mia storia e non iniziò a chiedermi come stavo e dov'ero stata tutta l'estate. Purtroppo però era talmente inesperta ed imbranata che ci impiegò la bellezza di mezz'ora per darmi tutto ciò che mi serviva.
Si erano fatte le 8:45, ciò significava che in 5 minuti le classi si sarebbero riempite e sarebbe iniziata la solita routine. Tornata nel corridoio principale, ora pieno di studenti, mi diressi a testa bassa, cosicché nessuno potesse vedermi verso il mio armadietto: numero 23.
Ancora non lo sapevo, ma quel numero sarebbe diventato la mia fortuna e la mia disgrazia.
Arrivata all'armadietto lo aprii, stranamente senza troppe difficoltà, e iniziai a sistemarci dentro le cose, finché non sentii una voce roca e profonda, che ogni volta mi faceva venire i brividi..la sua voce. Il primo istinto fu quello di sporgermi dall'armadietto per vederlo, ma lo repressi subito, e feci bene, perché subito dopo sentii una voce femminile rispondergli:
“Si tesoro, ho sentito Cat e viene anche lei domani”
Il sangue mi si gelò nelle vene e i miei pensieri svanirono in un secondo. Ero come paralizzata. Non riuscivo a muovermi, ma sentivo tutto, ed ogni singola parola era come una pugnalata al cuore.
“Ottimo, sai Niall è pazzo di Cat, me ne parla sempre, inizio a non sopportarlo più” replicò Harry ridendo.
Oh quella risata, come mi era mancata..
“Beh immagino che anche loro non ti sopportassero più quando gli parlavi di me, non è così?!” chiese lei sospettosa ma con voce estremamente dolce e civettuola.
Lui non rispose subito, ma dopo un po' disse: “Certo piccola.”
A quel punto non riuscii più a resistere, dovevo vederlo, dovevo perdermi per un attimo nei suoi occhi, e dovevo vedere anche lei, dovevo avere la prova che mi aveva dimenticata, rimpiazzata. Mi sporsi quel poco che bastò per vedere il riccio prendere una ragazza dai capelli castani e gli occhi celesti per i fianchi e baciarla appassionatamente. Ciò che successe dopo fu così inaspettato per gli altri quanto lo fu per me.
Chiusi l'armadietto silenziosamente, scivolai a terra e portandomi le gambe alle ginocchia iniziai a piangere. Non so cosa fu a scatenare quelle lacrime, forse sentire la sua voce, forse vederlo con un altra, o molto più probabilmente capire che avevo perso l'amore della mia vita, il mio migliore amico, la mia anima gemella, la mia persona.
Tutti i ragazzi nelle vicinanze iniziarono a fissarmi ad avvicinarsi per capire cosa mi stesse succedendo, ma io non parlavo, piangevo rumorosamente e mi ripetevo mentalmente che non mi avrebbe più amato. Le lacrime mi impedivano di vedere chi mi stesse circondando, semplicemente speravo che Harry non mi vedesse. La campanella suonò e un po' di ragazzi iniziarono ad andarsene, quando ad un certo punto sentii due braccia raccogliermi da terra e portarmi via dal corridoio. Aprii gli occhi e riconobbi Liam. Appoggiai il mio viso al suo petto e mi tranquillizzai un po'.
Entrò in infermeria e mi appoggiò sul lettino. Non disse nulla, semplicemente mi scostò i capelli dal viso, mi asciugò le lacrime e mi baciò la fronte. Nel mentre entrarono anche Louis, Zayn e Niall. Nessuno parlava, loro mi fissavano e io facevo lo stesso. Non so quanto tempo passammo in questo modo, ma dopo un po' iniziai a parlare:
“Scusatemi, scusatemi vi prego! Sono stata una stronza, ho mandato tutto a puttane, me ne sono andata, vi ho lasciati quando voi mi siete stati così vicini. Sono andata via senza dirvi nulla, senza nemmeno salutarvi, senza nemmeno ringraziarvi! Non ho scusanti, ma vi prego, vi prego perdonatemi, siete l'unica cosa che mi è rimasta..” non riuscii a finire il discorso perché le lacrime ripresero a scendere copiose sul mio viso.
Zayn si avvicinò a me, e fece una cosa che non faceva quasi mai: mi abbraccio e iniziò a dirmi di non piangere, che tutto si sarebbe risolto.
“Nicole, tu sei la nostra migliore amica, sei come una sorella per noi, non serve implorare il nostro perdono, appena ti abbiamo visto ti abbiamo perdonato. Sì eravamo incazzati quando te ne sei andata, ma più di tutto eravamo preoccupati, poi Patrick ci ha detto che eri andata a Liverpool da alcuni parenti per l'estate e che volevi cambiare aria per un po'. Siamo venuti lì a cercarti, ma non ti abbiamo mai trovata..”Disse Niall abbassando lo sguardo come se stesse ricordando la tristezza provata quell'estate nel non sapere che fine avessi fatto.
“Non ero a Liverpool, ero a Londra, a mandare a puttane la mia vita..” dissi in un sussurro, ma prima che qualcun altro potesse parlare aggiunsi: “L'ho visto, stava baciando un'altra ragazza, l'ho perso..so che è da stupidi credere che mi avrebbe aspettata, ma io lo amo, e lui mi ha dimenticata.”
“Non dire cazzate Nicole! Non ti ha dimenticata, non ha smesso di pensare a te per tutta l'estate, ogni singola ora di ogni fottuto giorno pensava a te. Ha girato tutta Liverpool sperando di trovarti. Non ti ha dimenticata, sta semplicemente cercando di andare avanti, di soffrire meno, di evitare di star male ogni giorno come se gli avessero asportato una arto.” Louis disse queste parole con il fuoco negli occhi.
Potevo capirlo, adorava Harry, avevano sempre avuto un legame particolare loro due, perciò lo faceva star male vederlo soffrire, per questo motivo si era scaldato tanto, non voleva che Harry passasse per il cattivo.“Louis..” Liam sussurrò il suo nome come per rimproverarlo.
“No, ha ragione, sono io la cat
tiva, la stronza, Harry sta semplicemente cercando di andare avanti, e fa bene, devo farmene una ragione..l'ho perso, ed è colpa mia.” dissi abbassando lo sguardo.
Louis si avvicinò a me e abbracciandomi disse “Non l'hai perso.”

In quell'istante sentii la porta aprirsi una nuova volta, mi volta e lo vidi. Il riccio che mi aveva rubato il cuore, e a cui io l'avevo spezzato si trovava in piedi alle mie spalle con un espressione sconvolta, quasi avesse visto un fantasma. Io ero quel fantasma, ma non uno piacevole, bensì uno di quegli spettri che non augureresti a nessuno d'incontrare poiché portano solo dolore e sofferenza nella tua vita.



Eccomi qui con un sacco di ritardo! Questo è il mio capitolo preferito fin ora! Spero piaccia anche a voi.
Ringrazio tutti coloro che leggono, recensiscono e mettono nelle preferite/ricordate/seguite la mia storia! Grazie di cuore! B.

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Capitolo 4
*** September ***


Eccolo, lì, di fronte a me, bello come sempre, perfetto nei suoi jeans sbiaditi e camicia di lino bianca, i capelli scompigliati e la fronte corrucciata! Una cosa però era diversa dall'ultima volta che ci eravamo ritrovati così vicini, gli occhi..prima erano occhi pieni d'amore, occhi che emanavano gioia e felicità, ora invece ci potevo leggere lo stupore, la rabbia la tristezza ma più di tutti il dolore! Ed era colpa mia!
Ci fissammo per diversi minuti, senza pronunciare parola, come chiusi in una nostra bolla: i ragazzi erano scomparsi, non ci trovavamo più nell'infermeria della scuola, bensì in un limbo, pieno di parole mai dette e di sentimenti inespressi. Verde su verde!
Avrei voluto dirgli mille cose, ma nessuna parola riusciva ad uscire dalla mia bocca, perciò cercai di trasmettergli tutto il mio rimpianto, il mio dolete, tutti i "mi dispiace" che avrei voluto dirgli, tutta la mia sofferenza con lo sguardo.
Non so se funzionò, ma lui stava per dire qualcosa quando la porta si aprì, e una voce melodiosa ruppe la nostra bolla e dal limbo ricademmo nel mondo reale, dove io ero la stronza che gli aveva spezzato il cuore e che era tornata a rovinargli la vita!
"Ehi Harry, il professor Jopel ti sta cerc.." Non finì la frase perché si rese conto della mia presenza
"Oh povera, ti sei fatta male?"
Non dissi nulla, ma evidentemente lei capí dalla mia espressione e dalle fasciature che non stavo benissimo.
"Ehi, non ti ho mai vista da queste parti, sei nuova?"
"Per cosi dire." risposi in un sussurro, un po' shoccata dal fatto che la ragazza che avevo appena visto baciare il mio ex ragazzo mi stesse parlando.
"Sai anche io sono arrivata da poco, 2 mesi e mezzo..Oh, hai già conosciuto i ragazzi, sono fantastici, vedrai!" Disse con un sorriso a 32 denti.
Avrei voluto dirle che lo sapevo, che loro erano la mia famiglia, la mia forza la mia vita, ma accennai un semplice sorriso!
Mi sarebbe piaciuto riuscire ad odiarla, ma era così carina e gentile che l'unico odio che riuscii a provare era per me stessa, per essermene andata, per aver lasciato Harry, i ragazzi, e per aver permesso che lei prendesse il mio posto.
Harry e gli altri rimasero zitti, quando ad un certo punto il riccio si voltò ed uscì sbattendo la porta.
"Ma che gli è preso?!!" Chiese retoricamente la giovane.
"Oh vabbe, è un po' strano..comunque io sono Cara, la ragazza di Harry." Disse con la mano a mezz'aria, tesa verso di me.
Nel sentire quella parola mi sentii morire dentro perché in un secondo tutto divenne ancora più reale, più difficile da concepire e accettare.
Vidi con la cosa dell'occhio Niall e Liam irrigidirsi, Zayn sposatesi verso Cara e Louis avvicinarsi a me, come se fossero spaventati di un mio improvviso scatto d'ira. Mi stupii di me stessa quando allungai il braccio e strinsi la mano della giovane, replicando con un semplice "Io sono Nicole".
Cara strinse la mia mano, e con un sorriso disse "E' stato un piacere, ma ora è meglio che torni in classe..ci vediamoa pranzo."
Quando anche lei uscì io scesi dal lettino dove ero seduta e feci per andarmene, quando Zayn mi afferrò per il braccio facendomi voltare. Mi sottrassi velocemente alla sua pressa perché premeva sui tagli freschi facendo una smorfia di dolore che i ragazzi notarono.
"Che ti è successo?" Chiese Liam autoritario.
"Che intendi?" Risposi io facendo finta di nulla.
"Non preserci in giro Niky." disse Louis con faccia seria.
Cosa avrei dovuto fare? Mentirgli? Dire la verità, che il mio spacciatore era venuto a cercarmi e a minacciarmi?!
"Mi sono messa un po' nei casini quest'estate, ma risolverò tutto, voi non preoccupatevi"
"Non preoccupatevi?!! Come facciamo a non preoccuparci?! Sei scomparsa per 3 mesi, non avevamo tue notizie ed ora torni a casa all'improvviso con lividi e fasciature dicendoci che ti sei "messa nei guai", é ovvio che ci preoccupiamo, sei la nostra migliore amica, la nostra famiglia..fatti aiutare, dicci cosa ti è successo.." disse Niall guardandomi speranzoso con i suoi meravigliosi occhi azzurri.
Aveva ragione, dovevo smetterla di scappare da loro, dalle uniche persone che realmente tenevano a me e che potevano salvarmi dal baratro di autodistruzione in cui ero caduta.
"Non ora, non qui..venite da me questa sera." dissi io avviandomi verso la porta. Prima di uscire mi voltai e dissi loro sorridendo, per la prima volta da diversi mesi "Sono felice di essere a casa."

 

Andai verso l'aula di lettere, dove si stava tenendo la prima ora di lezione.
Quando entrai il professore interruppe la spiegazione e disse "Oh ecco il ritardatario del primo giorno che decide di degnarci della sua presenza." Finito di parlare si voltò verso la porta con aria severa, ma non appena mi vide l'espressione sul suo viso mutò in una di compassione, la classica faccia che tutti erano soliti fare nel vedermi dopo che i miei genitori erano morti.
"Oh, è lei signorina Moore, si accomodi. Ma che non accada più."
-Evidentemente ha deciso di mantenere un po' di dignità- pensai tra me e me mentre mi guardavo intorno per trovare un banco libero. Notai che in fondo alla classe ce n'era uno a fianco ad Harry. Quello era stato il mio posto per tutti gli anni precedenti: io è lui, sempre vicini, sempre insieme, ma non ora, non quest'anno. Optai perciò per un posto in seconda fila vicino ad uno dei nuotatori della scuola.
Cercai di seguire la lezione, ma era terribilmente difficile sapendo che lui era alle mie spalle a scarabocchiare chissà cosa sul suo libro, com'era solito fare durante le ore del professor Jopel.

~"Quando ti deciderai a seguire una lezione?!!"
"Mai! Ci sei tu che mi passi gli appunti." replicò schioccandomi un bacio veloce sulle labbra senza che il prof ci vedesse.
"Non durerà per molto, sappilo." dissi io facendogli la linguaccia e tornando ai miei appunti.
"Ma guarda che capolavoro che ho fatto." disse indicando il suo banco
Questa volta non si era limitato a disegnare sul libro, aveva deciso di incidere "forever and always" sul banco.
Era la frase che ci dicevamo sempre, una speranza, una promessa.
Lo guardai con uno sguardo pieno d'amore e sorridendogli dissi "Come sei smielato a volte Styles."
Entrambi scoppiammo a ridere e a quel punto il professore ci richiamò minacciandoci di buttaci fuori dalla classe.~


Il suono della Campanella e il rumore dei ragazzi che si alzavano mi riportò alla realtà. Uscii dall'aula il più in fretta possibile evitando lo sguardo del professore che di sicuro voleva fermarmi e farmi le solite domande di rito.
Ritrovatami nel corridoio mi sentii terribilmente spaesata, tutti quei ragazzi che si muovevamo sicuri, senza preoccupazioni, ridendo e scherzando mi riportavamo alla mente tutti i momenti passati con i miei migliori amici nei corridoi di quella scuola. Non volevo scoppiare a piangere di nuovo perciò mi diressi di corsa su per le scale, verso il tetto. Il sole risplendeva in cielo, mente un leggero venticello mi scompigliava i capelli; adoro il mese di settembre, l'ho sempre visto come un nuovo inizio, in cui il vento scaccia via i brutti momenti dell'estate e ti dá la possibilità di rimettere nuova fondamenta. Quel settembre era la mia possibilità di re-iniziare daccapo.
Iniziai a rollarmi una sigaretta, quando la porta alle mie spalle si aprì. Con totale noncuranza del fatto che stessi infrangendo le regole essendo sul tetto mi voltai espirando il fumo. Per poco non mi strozzai quando vidi Harry davanti a me. Ci guardammo intensamente per quello che mi parve un secolo poi lui si girò, per andarsene come aveva già fatto in infermeria.
"Non andartene." dissi cercando si fermarlo.
"Perchè non dovrei, tu l'hai fatto."
E così dicendo se ne andò, di nuovo...

 

 

Ebbene si, sono ancora viva! Chiedo vivamente scusa a tutte/i coloro che stavano aspettando da secoli questo capitolo, ma alla fine ce l'ho fatta!
Ringrazio di cuore tutte/i coloro che hanno messo questa storia tra le preferite/ricordate/seguite e anche chi semplicemente l'ha letta! Mi fa davvero tanto tanto tanto piacere, non sapete quanto significa per me! Un ringraziamento speciale a _Utopia_ <3
Spero di aver scritto un capitolo decente e attendo un vostro parere, di qualsiasi genere!
Un bacio:)
B.

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Capitolo 5
*** Rehab ***


Bam, colpita e affondata!
Eh no, col cazzo! Pensai tra me e me, e buttando la sigaretta a terra lo rincorsi giù per le scale.
"Ti sei mai chiesto perchè me ne sia andata? Perchè non abbia detto nulla? Ti sei chiesto perchè sia tornata? Ti sei mai chiesto cosa mi sia passato per la testa?" urlai queste parole con tutto il fiato che avevo in gola, ma ormai Harry era stato inghiottito dalla folla che si muoveva goffamente nei corridoi.
La giornata proseguì in modo abbastanza tranquillo, eccezion fatta per l'ora di pranzo.
Non me la sentivo di raggiungere gli altri, sedermi al loro tavolo, sapendo che ci sarebbero stati anche i due "fidanzatini". Ok lo ammetto, la gelosia mi stava uccidendo!
Per questo motivo decisi di andare in cortile e sedermi all'ombra della grande quercia a leggere.
Dopo una mezz'ora sentii qualcuno sedersi al mio fianco. Mi volti e riconobbi Zayn.
"Ehi! Che ci fai qui tutta sola?"
"Non me la sento di affrontare l'ora di pranzo in mensa con tutti voi, con lei insieme a lui. È troppo presto"
Zayn non disse nulla, semplicemente chinò il capo e fece un sorriso sghembo.
"Hai mangiato qualcosa?" mi chiese con tono paterno dopo un po'.
"No, non ho appetito"
"Niky.."
"No Zayn, non iniziare. Lo so, devo mangiare non posso lasciarmi andare in questo modo, ma ti giuro che il cibo al momento è l'ultimo dei miei problemi. "
"Posso capire, ma ti stai rovinando. Non so cosa sia successo negli ultimi 3 mesi, ma devi rimetterti in carreggiata, devi tornare a vivere come si deve."
"E se non ce la facessi?"
"Certo che ce la farai, ti aiuterò, anche i ragazzi ti staranno vicini, ma tu devi fare il primo passo. Devi dare un colpo di reni, devi fare quel primo passo dopo il quale tutto ti sembrerà più semplice.."
"E qual'è questo primo passo?"
"Ah, non posso dirtelo io, anche perchè non lo so, ma penso che tu sappia cosa devi fare per iniziare a dare una svolta alla tua vita".
È vero, lui non poteva darmi tutte le risposte, anche perchè in fondo sapevo cosa dovevo fare per iniziare la mia "riabilitazione", ma non volevo ammetterlo, faceva troppa paura.

 

Nel pomeriggio presi il mio skate ed uscii di casa. Il tempo era radicalmente cambiato rispetto la mattina: pioveva a dirotto, senza dare segno di voler smettere. Avrei voluto restarmene a casa, sul divano, sotto il piumone a bere un the caldo, ma avevo una cosa importante da fare. Dovevo fare il primo passo verso la mia "guarigione".
Uscita dal viale di casa girai a sinistra e iniziai a percorrere la discesa a tutta velocità. Era su quella strada che Liam mi aveva insegnato ad andare sullo skateboard. A ripensarci mi viene ancora da ridere. Infatti la prima volta che avevo provato a salirci ero caduta così goffamente che mi ero aperta il ginocchio. Per questo motivo Louis aveva dovuto prendere la macchina di mia madre e portarmi a tutta velocità all'ospedale vista la quantità esagerata di sangue che usciva dalla mia gamba. Arrivati al pronto soccorso mi ero beccata 5 punti e una ramanzina sul fatto che essendo una ragazza avrei dovuto dedicarmi ad attiviutà più femminile e smetterla di comportarmi come un "maschiaccio". A quel punto Louis era scoppiato a ridere e aveva detto "Ok Doc, adesso la porto in un convento dove le insegneranno a lavorare a maglia".
Giunta alla fine della discesa proseguii a destra per un kilometro almeno, finchè non arrivai davanti ad una casa con i mattoni a facciavista ed un cancello color rosso ciclamino.
Prima che me ne andassi tendevo a passare tutti i miei pomeriggi nella camera al secondo piano di quella casa. Harry viveva lì, ed io e i ragazzi adoravamo quella stanza perchè era così grande e confortevole da poter benissimo starci tutti e sei comodamente, ed in più c'era Anne che ogni giorno ci portava uno spuntino diverso, sempre delizioso.
Suonai il campanello almeno un decina di volta, ma non c'era nessuno in casa ad aprirmi.
"Fanculo fanculo fanculo." ripetei ad alta voce mentre mi sedevo sul marciapiede, aspettando il rientro di qualcuno.
Non so quanto tempo passò prima che una mano si poggiasse sulla mia spalla facendomi alzare di scatto.
"Nicole, sei veramente tu.." la voce di Anne era piena di sorpresa e stupore.
"Ciao Anne" dissi mentre il mio cuore mancava un battito.
Lei senza alcun preavviso mi abbracciò priprio come avrebbe fatto una madre che non vede il proprio figlio da diversi mesi. Quell'abbraccio mi riempì il cuore di gioia. Mi era mancato questo tipo di contatto fisico, mi era mancato sentirmi avvolgere dall'amore materno. Alcune lacrime iniziarono a scendermi pensando al fatto che non avrei mai più potuto abbracciare mia madre e dirle che le volevo bene. Sossi la testa e mi staccai da Anne. Non volevo piangere per loro, non di nuovo.
Anne mi guardò per un attimo e il suo volto da felice si tramutò in preoccupato. Prima di dire qualsiasi cosa però mi fece entrare dentro casa. Ci direigemmo verso la cucina e dopo avermi fatta sedere mise su dell'acqua per il the.
"Tesoro, che ti è successo?"
Sapevo che non si riferiva solo alle escoriazioni sul mio volto.
"Dovevo andarmene Anne, stare qui mi stava uccidendo." non dissi altro, perchè prima volevo parlare con Harry, era lui il primo che meritava delle risposte.
"Cosa ti è successo al volto? Chi è stato?!"
Mi sono sempre chiesta come facciano le madri ad avere questo sesto senso. O è semplicemente perchè pensano sempre al peggio?!
"Sono caduta con lo skate un paio di giorni fa." Scusa abbastanza credibile visti i miei precedenti.
Dopo qualche minuto di silenzio mi feci forza e le chiesi "Mi odi?!"
"Oh tesoro, no, non potrei mai odiarti. Ero arrabbiata con te, perchè avevi devastato Harry, e io sono sua madre, e vedere un figlio soffrire è una della cose più brutte al mondo, ma no, non potrei mai odiarti. Sono felice che tu sia tornata, non so cosa ti abbia spinto di preciso ad andartene, ma finalmente sei a casa."
"Lui mi odia?" chiesi in un sussurro abbassando lo sguardo sulla tazza di the.
Anne mi guaedò attentamente, soffermandosi su ogni mia singola espressione, e poi disse: "No, non credo sia odio quello che prova in questo momento, ma non posso rispondere al suo posto. È stata dura per lui, non lo dico per farti sentire in colpa, ma era diventata un'altra persona, non usciva più di casa ed evitava tutti, inclusi i ragazzi. Poi ha conosciuto questa Cara, ed è tornato com'era prima, o almeno in parte.."
"La ama?"
"Tesoro, non sono domande a che dovresti rivolgere a me, domande a cui non posso rispondere."
Aveva ragione, dovevo parlare con Harry di queste cose.
"Io ora devo uscire, ma Harry dovrebbe tornare tra poco, che ne dici se mentre lo aspetti vai a metterti qualcosa di asciutto?!"
"Si, forse è meglio" risposi io sorridendole.
Dopo avermi abbracciata e avermi detto che mi voleva bene Anne uscì di casa, chiuidendosi la porta alle spalle.
Io mi diressi al secondo piano in camera di Harry.
Prima di immergermi nei ricordi presi dall'armadio del ragazzo una vecchia maglietta dei Pink Floyd e un paio di pantaloncini della tuta. Dopo essermi cambiata velocemente tornai in camera del ragazzo dirigendomi verso la scrivania. Accanto al computer c'era una cornice con una nostra foto; risaliva ad un paio di anni fa, ritraeve me sulle spalle di Harry, entrambi con i volti dipindi come degli indiani d'america e con delle piume sui capelli. Nel prenderla in mano un sorriso spontaneo spuntò sul mio viso. All'epoca era poco più di due mesi che stavamo insime, ma erano anni che ci comportavamo come fidanzati.
Mentre la mia mente ripercorreva vecchi ricordi la porta alle mie spalle si aprì. Mi voltai di scatto, con la cornice ancora stretta al petto.
Harry era di fronte a me, con uno sguardo stanco e triste. Chiuse la porta alle sue spalle e buttando lo zaino a terra disse "Perchè?!".
Sapevo perfettamente che non si riferiva alla mia presenza in casa sua, ma alla mia scomparsa.
"Dovevo andarmene Harry. Lo stare qui mi stava uccidendo, non ero più la stessa persona. Passavo le mie giornate a piangere o a fissare il soffitto in uno stato catatonico. Stavo rovinando anche te e i ragazzi, e non potevo permetterlo, non mi sarei mai perdonata.."
"Non farlo! Non dire che te ne sei andata per me o per i ragazzi. Sai che noi ti saremmo rimasti accanto qualsiasi cosa avresti detto o fatto. Non osare scaricare la responsabilità delle tue azioni su di noi." disse con tono pacato ma pieno di rabbia.
"Sareste stati al mio fianco per quanto ancora?! Credi che non vedessi i vostri sguardi. Eravate esausti e disperati, non riuscivate più a sorridere, ed io ero la causa. Non potevo permettere che le persone a cui più tenevo vivessero in quel modo. Avevo due possibilità, o farla finita o andarmene. C'ho provato..ho provato a tagliarmi le vene.."
Appena dissi quelle parole Harry alzò il viso e mi guardò terrorizzato
"..ma non ci sono riuscita, Edgar mi ha fermata. Quindi ho capito che l'unica soluzione per impedire a voi di morire dentro, com'era successo a me, e per me di uscire da quella casa che ormai era diventata una prigione era andarmene.."
"E perchè non dirci nulla eh?! Credi che sia stato meno doloroso scoprire da un giorno all'altro che te ne eri andata senza pensare a noi?!"
"Se vi avessi detto qualcosa non mi avreste lasciata andare.."
"È vero cazzo!! E sai perchè?! Perchè volevamo proteggerti, io volevo starti vicino e aiutarti a tornare a vivere come prima.." Harry disse queste parole tutte d'un fiato con una lacrima che gli solcava il volto.
"Mi dispaice Harry, non vol.."
Il ragazzo non mi lasciò finire la frase e, tornato serio disse, senza quardarmi negli occhi "Se Patrick non ti avesse riportata a casa, saresti mai tornata?!"
Quella domanda mi spiazzò, la percepii come un pugno nello stomaco. Dopo alcuni secondi, presi un bel respiro e facendomi forza dissi "Sarei voluta tornare il giorno dopo essermene andata, negli ultimi tre mesi non ho fatto altro che pensare a tornare tra le tue braccia.."
"E perchè non l'hai fatto?!" mi chiese con uno sguardo glaciale
"Avevo paura..Paura che se fossi tornata non mi avreste più voluta, paura che non mi avreste perdonata, paura che vi foste resi conto che senza di me stavate meglio, paura che il mio ritorno fosse nocivo per voi, per la vostra vita. Paura diessere un peso, di essere una mela marcia."
"Su una cosa avevi ragione, non riesco a perdonarti, non ora. Mi hai spezzato il cuore, mi hai distrutto. Non credevo avessi tutto quel potere su di me, ma mi sono reso conto che la mia vita girava intorno a te. Ho sofferto, ma ho anche imparato che non devo permettere a nessuno di avere così tanto potere su di me, come ne avevi tu. Ora sto un po' meglio, ma non sono pronto a perdonarti." disse queste parole con calma, senza rabbia ne cattiveria, e forse fu per questo motivo che mi fecero più male. Avrei preferito sentirlo urlare, ma non era più arrabbiato, semplicemente ferito e deluso.

Poggia la cornice sulla scrivania e me ne andai.

 

Okay, eccomi qui! Sono profondamente e terribilmente mortificata per essere stata assente per tutto questo tempo! Non ho scusanti!
Maaaa eccomi qui con un nuovo capitolo! È stata dura scriverlo, però sono abbastanza soddisfatta di com'è venuto!
Mi farebbe molto piacere avere una vostra opinione, sia essa positiva o negativa!:)
Lots of love

B.

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