Just you and I your starless eyes remain (Like a fuckin' rockstar!)

di Black Mariah
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Kill the party with me ***
Capitolo 2: *** Let's say goodbye the hundreth time, and then tomorrow we'll do it again ***
Capitolo 3: *** And I'll take you home with me ***
Capitolo 4: *** If I did we'd be together ***
Capitolo 5: *** I don't love you like I did yesterday ***
Capitolo 6: *** It's something I can't know 'till now ***
Capitolo 7: *** But does anyone notice there's a corpse in this bed? ***
Capitolo 8: *** But would you kill me in my sleep ***
Capitolo 9: *** Can I be another memory? ***
Capitolo 10: *** If you marry me, would you bury me? ***
Capitolo 11: *** Tell the truth and God will save you ***
Capitolo 12: *** Things are better if I stay ***
Capitolo 13: *** Could I lie next to you? ***
Capitolo 14: *** Tell me I am a bad, bad, bad, bad man ***
Capitolo 15: *** Tell me, baby, who do you wanna be? ***
Capitolo 16: *** Now, come on to this tragic affair ***



Capitolo 1
*** Kill the party with me ***


Do you remember when we met

you told me this gets harder,

well it did.

 

Il profumo di shampoo dei capelli corvini vicino la testa di Gerard quasi lo estasiavano. Era davvero un buon profumo, al cocco, e penetrante entrava nelle narici creando quasi una sorta di assuefazione.

La ragazza si accoccolò tra le braccia di Gerard abbracciandolo. Le piacevano gli abbracci del ragazzo, erano delicati ma allo stesso tempo erano rassicuranti.

Si trovavano entrambi in una navetta che gli avrebbe portati all'albergo. Erano stati invitati ad una festa a Miami. A Gerard non andava per nulla di andare, soprattutto perchè era un cosidetto "pool party", una festa in piscina, in cui tutti avrebbero mostrato bikini e costumi sexy mettendo in mostra il fisico palestrato tipico dell'east coast, e a lui di mostrare il suo fisico esile e non muscoloso non andava proprio.

 

-Ci vengo ad una condizione- disse alla sua ragazza.

-E quale sarebbe?- fece lei con tono curioso, come a voler sentire che cosa si sarebbe inventato quella volta.

-Vengo in maglietta e pantaloncini. Levati dalla testa che mi devo mettere in costume...- Sentenziò un po' stizzoso.

-L'importante è che ci andiamo!- rispose lei contenta che il suo ragazzo avesse accettato.

 

L'aveva fatto solo per accontentare la sua ragazza, per nient'altro, e avrebbe dovuto fingersi anche piuttosto entusiasta della cosa se non avesse voluto sorbirsi le paranoie della sua accompagnatrice.

Mentre ripercorreva mentalmente il perchè stesse in un furgoncino Mercedes, un pensiero, quasi un lapsus, gli trafisse il cuore.

Era passato un anno e mezzo da quando era andato a Miami e l'ultima volta c'era andato con qualcun altro.

-A che pensi?- disse la donna tra le sue braccia che aveva alzato il capo e che si era messa a guardare il volto di Gerard.

-A nulla, sono solo un po' stanco- commentò lui. Abbassò lo sguardo incontrando gli occhi della ragazza. Erano due perle nocciola, abbastanza comuni a dir la verità, ma particolari nella loro normalità. Avevano il potere di sorridere, e forse era proprio quella la ragione per cui a Gerard piacevano quegli occhi.

-Appena ci sistemiamo in albergo mi farò un bel bagno caldo...- pensò la ragazza ad alta voce. Avrebbe voluto chiedergli di accompagnarla ma davanti al silenzio del ragazzo non disse nulla.

-Ci sei già stata a Miami?- le chiese Gerard. Gli si stava addormentando il braccio. L'arto si stava atrofizzando per il peso della ragazza e un fastidioso formicolio aveva iniziato a tormentarlo.

-Sì, Jackie mi invitava ogni estate per sdebitarsi della mia ospitalità quando andavamo in Scozia.- commentò.

Gerard annuì con la testa. Era piuttosto spento da qualche tempo a questa parte e la ragazza che aveva al suo fianco non era nemmeno al corrente della motivazione.

Il ventò spostò quei lunghi capelli corvini portando il loro odore alle narici di Gerard, spostò il braccio per evitare si atrofizzasse del tutto e sporgendosi un po' di più verso la ragazza le rubò un bacio sulle labbra.

Odiava dare i baci quando sulle labbra della ragazza c'era del rossetto, ma quella volta si sforzò di farlo, benchè il sapore amaro del trucco porpora quasi lo disgustarono.

-Ora hai le labbra rosse.- commentò innocentemente lei.

Gerard le sorrise penetrandola con lo sguardo. Sentì le dita calde e un po' inumidite dal sudore della ragazza sfiorarli la bocca per cercare di pulire le labbra colorate di rosso. Dolcemente si fece massaggiare da quel tocco delicato seppur freddo.

 

**

 

-Chace, non credo che questo costume mi stia bene! E' minuscolo!- commentò la ragazza da dietro la porta del bagno.

-Tesoro se non esci e non mi fai vedere niente non posso darti ragione!- rispose il ragazzo appoggiato alla porta bianca. Perchè stava così tanto per mettersi un maledetto due pezzi?

-Ma mi vergogno! Non sono mai andata ad una festa in piscina!- si lamentò ancora la ragazza.

-Uffa...- sbuffò il ragazzo.-Se non esci entro cinque secondi da questo maledetto bagno entro io.- disse.

-Ma sono nuda!- aggiunse ancora lei.

-Vuoi uscire?- minacciò lui abbassando la maniglia della porta.

-Ok, ok! Esco!- fece la ragazza di fronte al tono un po' scazzato del fidanzato.

La porta si aprì cigolando e mostrò una ragazza da un corpo tonico e abbronzato.

Gli occhi celesti di Chace si spalancarono di fronte a quella vista. Era semplicemente mozzafiato.

-Allora?- lo esortò la riccia davanti a lui. -Te lo dicevo che sta male. E' striminzito!- aggiunse uscendo dal bagno e andando a posizionarsi davanti allo specchio della camera da letto.

Era un costume troppo piccolo per i suoi gusti. Si era sempre sentita a disagio indossandone uno, ma quello era davvero troppo...La mutandina era a vita bassissima e il pezzo di sopra era praticamente una fascia nera.

Chace arrivò da dietro abbracciandola. -Sei praticamente stupenda- disse concentrandosi a guardare l'immagine della ragazza riflessa nello specchio. Si stava eccitando solo a guardarla.

-Ma è minuscolo...- commentò lei quasi afflitta. -E mi vergogno ad andare girando così...Non mi farò nemmeno il bagno per giunta!- continuò lamentandosi.

-Oh Dio, Annie, quando la smetterai con queste paranoie? Ma ti rendi conto di quello che dici?- Disse Chace. -Sei praticamente...wow!- commentò lui passandosi una mano fra i capelli biondo scuro e strabuzzando gli occhi -...E poi non è minuscolo, sono i tuoi viaggi e inibizioni mentali che te lo fanno pensare. Cioè, se tipo fosse stato minuscolo, nel senso che lasciava ben poco all'immaginazione, di certo non te l'avrei fatto indossare!-

La ragazza continuò a guardarsi poco convinta nello specchio.

-Smettila di pensare- sentenziò lui -E comunque forse non hai mai visto certi costumi che esistono. In confronto a quelli il tuo sembra una vestaglia.- disse.

La ragazza sorrise davanti a quella battuta e si portò i capelli ricci dietro. Il ragazzo che aveva davanti, Chace, era praticamente bellissimo e anche lui era in costume, un pantaloncino blu di Armani. Il suo petto nudo era definito e il suo ventre mostrava addominali abbastanza definiti che la facevano impazzire.

-E comunque ci sarà una buona ragione se ti hanno eletta la frontwoman più sexy dell'anno...- fece lui avvicinandosi e abbracciandola. Il contatto con la sua pelle nuda la fece rabbrividire.

-Pff...- commentò lei -Solo perchè Beyoncè l'hanno eletta l'anno scorso- aggiunse.

Il ragazzo scoppiò a ridere.

-Sei incorregibile! Allora mettiamola così, non mi sarei messo con te se non fossi stata sexy- sussurrò Chace alla ragazza.

Il rumore della sua voce le provocò un leggero formicolio dietro la schiena, aumentato dalle mani di Chace che la sfioravano.

Annie si fece trasportare dal suo profumo che le riempì le narici e si sporse dandogli un bacio. Il ragazzo volenteroso ricambiò, insinuandosi nella sua bocca più prepotentemente. La strinse di più a sè e sentendo le curve della ragazza pressate sul suo petto iniziò ad eccitarsi.

Annie gli diede un altro bacio, più lungo e più passionale del primo. Adorava assaporare quelle labbra e soprattutto adorava quel corpo, muscoloso quanto bastava ma allo stesso tempo morbido e delicato. Gli passò una mano tra i capelli biondo scuro e non appena si staccarono cercò i suoi occhi di ghiaccio. A differenza del loro colore, erano degli occhi che infondevano calore, infondevano il calore ardente della passione.

Le mani del ragazzo scivolarono lungo i fianchi della ragazza e si piazzarono sul bacino.

-Quanto tempo abbiamo?- chiese Annie facendo spostare il ragazzo verso il letto.

-Tutto quello che vogliamo. Steven di certo non baderà alla nostra puntualità- le disse lui baciandole il collo. La ragazza si stese sul letto e portò con sè anche Chace che adagio, si fece spazio tra quel corpo femminile.

 

**

 

-Andiamo Gerard non essere così musone!- disse Linsdey al ragazzo tenendolo per mano. -Jackie non vede l'ora di conoscerti! Gli ho parlato tanto di te, perfavore non farti vedere imbronciato!- supplicò quasi la ragazza a Gerard che le sorrise.

-Sì, scusami è che ultimamente mi rabbuio facilmente...- commentò il ragazzo baciandole le labbra. Per fortuna non aveva il rossetto.

-Ma perchè poi? Se c'è qualcosa che non va non devi fare altro che dirmelo lo sai...- gli disse Linsdey cingendogli i fianchi.

-Certo- sviò lui. Le sue mani sfiorarono la schiena nuda della ragazza. -Stai bene in costume...- commentò guardandola meglio.

Linsdey sorrise. Provava un'assurda sensazione di leggerezza quando Gerard le faceva un complimento.

Il ragazzo si fermò un attimo a scrutare il corpo della ragazza. Aveva tantissimi tatuaggi che le decoravano il busto, le braccia, e ne aveva uno sulla coscia destra che mostrava solo quando portava le minigonne e le calze a rete. A lui i tatuaggi non piacevano, cioè, non se li era fatti piacere perchè aveva paura degli aghi e guardandola pensava che forse erano un po' troppi, però...quella era la sua ragazza al momento, e gli piaceva così.

Linsdey era molto magra sebbene avesse delle belle forme femminili, ed era anche molto slanciata...Era più alta di...Annie.

Annie.

Un dolore lancinante gli trapassò lo stomaco.

Abbandonò quel pensiero. Gli mancava il respiro ogni volta che ci pensava...Chissà dov'era. Aveva rinunciato a informarsi su di lei. Gli faceva troppo male. Il mese prima, mentre era nel letto con Linsdey, in tv passarno una notizia in cui dicevano che era stata eletta su Vanity Fair la frontwoman più sexy degli ultimi dieci anni, e lui solo a vederla, solo a vedere quell'intervista in cui le guance della ragazza diventavano rosse per l'imbarazzo e per il premio ricevuto, iniziò ad andare nel panico, gli veniva quasi da piangere e aveva iniziato a trattare male Linsdey, ingiustamente...lei alla fine non c'entrava nulla.

Era passato più di un anno e lui non aveva ancora superato la batosta. L'aveva solo elisa, accantonata..."rimpiazzata".

-Grazie...- rispose con occhi sorridenti la ragazza. -Anche tu stai bene così- gli disse lei.

Come aveva promesso Gerard non era a petto nudo, portava un costume nero e una maglia abbastanza figa secondo lui, bianca con delle stampe nere.

La voce della ragazza lo distrasse. Abbandonò quei pensieri e ritornò al suo presente. In quel momento il suo presente era la ragazza che aveva davanti, Linsdey, che si era scelto qualche mese dopo la rottura con Annie. Lei gli piaceva davvero, ed era ingiusto farla soffrire perchè lui voleva soffocare la sua di sofferenza...anche se indirettamente lo stava facendo.

Lui la guardò silenzioso. Le sorrise. Lei non lo sapeva ma era un sorriso di compassione...compassione non per lei ma per se stesso...a che cosa si era ridotto...Ma malgrado tutto avrebbe dovuto cominciare ad andare avanti, a lasciarsi dietro il passato e i ricordi. L'aveva già fatto e l'avrebbe fatto anche questa volta. Sorrise di nuovo, questa volta più convinto di sè.

-Andiamo a questa festa và...- disse con un'allegria che si era fatta venire sul momento. Cercò di nuovo le labbra di Linsdey, ad un certo punto gli era venuta voglia di averla, di stare con lei fisicamente. Avrebbe voluto sfogarsi...

Prima di uscire dall'hotel la ragazza si mise un pantaloncino di jeans che era praticamente una coulotte e una maglia super aderente. Gerard la guardò meglio. Era davvero carina e anche sexy. E poi era una musicista e lui lo sapeva bene, le musiciste avevano sempre un qualcosa di carnale che si portavano dietro.

In una decina di minuti arrivarono al lido privato di Jackie. C'erano già tantissime persone e una fila quasi chilometrica fuori la porta. Tutto il posto era vigilato da bodyguard e sicurezza. Quello era il prezzo da pagare per essere famosi...

-Cazzo Lins...- commentò Gerard. -Non mi avevi detto che Jackie era così...-

-Importante da avere tutta 'sta sicurezza? Non lo sapevo neanche io a dire il vero. E pensare che da piccola viveva in una casetta di prefabbricato. Guarda là che casaccia!- indicò la ragazza. Davanti a loro c'era una villa che avrebbe dovuto avere quattro piani, una villa che oltre ad affacciarsi sul mare aveva anche quel genere di piscine sospese con cascate.

-Sarà di Steven....- aggiunse la ragazza.

-Chi è Steven?- chiese Gerard mentre mostrava i documenti alla security con la lista.

-Il suo ragazzo...Sai ha diretto molti film, ultimamente ha iniziato a nuotare con i pesci grandi!- rispose Linsdey mostrando i suoi documenti. Gerard l'aspettò e le cinse i fianchi per avvicinarla.

-Guarda che non mi rapiscono mica...- disse lei sorridendogli.

-Beh, non si sa mai. Stasera poi sei altamente provocante- fece lui guardando le sue gambe.

Linsdey sorrise.

-Io direi di andarci a sedere lì- disse Gerard indicando dei divanetti appena liberati.

-Forse è meglio se andiamo a salutare Jackie, almeno ci facciamo vedere...-

-Ok, come vuoi...Ma perchè poi questo party enorme?-

-Ma boh!- rispose spontaneamente la ragazza. -A me ha detto che dava una festa e basta!-

Si fecero spazio tra le persone che ballavano o che facevano la fila per un cocktail cercando di intercettare Jackie, che tra l'altro Gerard non sapeva nemmeno come fosse fatta e perciò fece guidare Linsdey.

 

**

Annie stava sorseggiando amabilmente il suo Cosmopolitan e stava guardando divertita la gente davanti a lei che ballava e faceva la figa per rimorchiare. Di solito quella cosa la faceva sempre con le sue amiche che in quel momento non c'erano. Per un attimo gli passò per la mente l'immagine di Cher che criticava e sfotteva tutte le paperelle presenti che cercavano di accalappiarsi i ragazzi migliori e le scappò un sorriso.

-Perchè ridi da sola?- le chiese Chace arrivando davanti a lei con un Mojito in mano.

La ragazza scoppiò a ridere per l'imbarazzo, era stata sgamata in pieno...

-Niente!- fece lei sorridendo e facendo accomodare il ragazzo accanto a lei sulla dormosa in vimini. -Stavo pensando a Cher e al fatto che se si fose trovata qui di certo non avrebbe smesso di spettegolare sui presenti...-

-Tipico di Cher, l'adoro!- disse Chace facendo sedere Annie in braccio e baciandola. La ragazza rabbrividì al suo tocco.

-Anche io!- commentò lei dopo essersi staccata dalle sue labbra.

-Tranquilla, massimo dopo domani la rivedi, anzi le rivedi tutte- le sussurrò nell'orecchio.

Annie diede un sorso al suo cocktail e fu seguita a ruota da Chace che si stese sul lettino. La ragazza lo scrutò. Possibile che doveva sempre essere sessualmente attraente in ogni cosa che faceva?. Quel fisico che si ritrovava di certo non l'aiutava a ragionare lucidamente.

-Che c'è?- fece lui vedendo come la ragazza lo stesse guardando...a dire il vero se lo stava mangiando con gli occhi.

Annie sorrise e lasciò il bicchiere sul tavolino. Non le interessava essere davanti a centinaia di persone, tanto non sarebbe importato a nessuno...Si distese sul corpo di Chace e gli cinse il collo con le braccia. Il ragazzo sorrise.

-Stavo semplicemente guardando il mio ragazzo...- gli sussurrò nell'orecchio lei. Chace le cinse i fianchi e spostandosi di lato la fece accomodare al suo fianco. Così l'avrebbe potuta guardare meglio anche lui.

I battiti del cuore di Annie presero a velocizzarsi sotto le carezze che il ragazzo le stava facendo dietro la schiena. Chace avvicinò il viso al suo e la baciò di nuovo, con più forza. Le sue labbra sapevando di zucchero e menta. Erano un'associazione buonissima. Annie attrocigliò le gambe tra quelle del ragazzo. Per fortuna indossava degli shorts neri...

-Non ti è bastato oggi pomeriggio?- le sussurrò lui nell'orecchio, quando la ragazza cercava disperatamente un contatto con il suo petto nudo.

-A te è bastato?- gli rispose Annie guardandolo negli occhi. Gli passò una mano fra i capelli che si scompigliarono un po'.

Chace sorrise, no che non gli era bastato. Annie seguì il contorno delle sue labbra incurvate in un sorriso malizioso e lo baciò di nuovo. Gli morse il labbro inferiore. Il ragazzo fu attraversato da una scossa di libido. Perchè non riusciva mai a controllarsi?

Quasi famelico cercò di nuovo le labbra della ragazza e questa volta si sporse sopra di lei, cercando un contatto con il suo corpo, cinto da una misera fascia di microfibra nera. Aveva un seno morbido ma allo stesso tempo sodo e a lui piaceva da morire.

-Meno male che non ci sono paparazzi a questa festa altrimenti amico, ti avevano messo nel sacco!- commentò Steven in piedi di fronte a loro.

Chace si staccò dalle labbra della ragazza e con un gran sorriso si alzò andando ad abbracciare l'amico. Anche Annie si alzò guardandosi un po' intorno, per fortuna nessuno oltre a Steven aveva badato a cosa stessero facendo...

-Piacere Annie- fece lei sfoggiando il più smagliante dei sorrisi. L'uomo dai capelli ricci e marroni ricambiò con una salda stretta di mano.

-Ah e così state insieme!- fece Steven rivolto a Chace -Mi dovevi aggiornare!- aggiunse.

-Ahah, sai non ho avuto molto tempo- si scusò il ragazzo sorridendo. Annie gli guardò il profilo, aveva dei denti perfetti e bianchissimi che risaltavano ancora di più. E poi non si era rasato, e la parvenza di barba sulla sua mascella era qualcosa di terribilmente attraente.

-Come vanno le riprese di Gossip girl?- fece Steven.

-Ah, benone. Abbiamo finito la terza stagione. Ora con loro sono in pausa e sto girando un altro film a New York.- rispose sorridendo il ragazzo.

-Mi fa piacere!- commentò lui posando lo sguardo su Annie. Era ancora più bella dal vivo. -E a voi come procede? Sta per uscire il nuovo album, no?-

-Già- rispose lei -tra un mese scarso e poi in tour!- e sorrise per il fatto che Steven l'avesse riconosciuta e non le avesse fatto la domanda di rito in quei casi "Ma tu sei la cantante delle Helenas?".

-Ho sentito che sarete al Project revolution quest'estate anche.-

-Sì, a giugno finiamo la prima parte del tour mondiale e poi stiamo in America durante l'estate per ripartire di nuovo a settembre.-

Steven continuò a parlare con i ragazzi salutando spesso un via vai di gente fino a quando non si lanciò nuovamente a capofitto in una conversazione con Chace. Lui non le aveva detto che erano così amici...Annie credeva che Steven fosse solo un conoscente lontano che gli aveva invitati per aumentare i personaggi famosi alla festa.

-Tesoro vado a prendermi qualcosa da bere, vuoi un altro cocktail?- chiese Annie al ragazzo che non la smetteva di cingerle i fianchi.

-Mmm non saprei...Ti dispiace se facciamo a metà?- rispose lui dandole un bacio sulla fronte.

-Certo che no. Che prendo?-

-Sex on the beach?- chiese lui interdetto sorridendo e guardandola. La ragazza colse la malizia negli occhi celesti di Chace.

-Anche dopo...- rispose lei sfacciata. -Vada per il Sex on the beach!- aggiunse ridendo e scomparendo fra la gente.

Intravide il bancone dei cocktail e a suo malgrado per un bicchiere avrebbe dovuto aspettare un po'. C'erano un sacco di persone...

Si avvicino al piccolo gruppo e iniziò a guardarsi intorno in cerca di qualcuno di conosciuto...Macchè.

-E' la seconda volta che aspetto tre ore per avere un po' di vodka...- disse una voce femminile di fianco a lei. Annie si girò a guardarla e le sorrise come a volerle far capire che condivideva ciò che aveva appena sentito.

-Per fortuna che i barman sono molti altrimenti non ce ne saremmo più andate!- disse lei. La ragazza dai capelli neri raccolti in due codini bassi le sorrise attaccando bottone.

-Ciao, io sono Linsdey...- disse porgendole la mano. Annie notò che aveva un braccio interamente tatuato.

-Ah, ciao...Annie- rispose stringendo la mano della ragazza. Ora che ce l'aveva di fronte la scrutò un po' meglio: era magra, portava degli shorts di jeans cortissimi che facevano vedere un tatuaggio sulla coscia destra, il pezzo di sopra del bikini era nero e le sue braccia erano cosparse di tatuaggi e in particolar modo quello sinistro su cui, se non si sbagliava, c'era una specie di gallo...o forse una fenice un po' a caricatura.

La guardò in faccia...Era carina nel complesso.

-Ma tu non sei la cantante delle Helenas?- chiese lei poco dopo. Ecco la domanda di rito che Steven non aveva fatto.

-Ah...- l'aveva riconosciuta. -Mmm...sì- disse timidamente sorridendole.

-Sai, credo che ci siamo incontrate una volta ad un festival...- disse Linsdey -forse un annetto fa...-

-Davvero?- chiese Annie sforzandosi di ricordarsi di lei. Una ragazza così, con tutti quei tatuaggi di certo non se la sarebbe scordata...

-Mmm sì, credo che fossimo in California. Io sono la bassista dei Mindless Self Indulgence- fece Linsdey aiutando la cantante a ricordare.

" Mindless Self Indulgence" pensò...Non era nuovo come nome...Mentre si mangiava la testa per cercare di ricordarsi di loro un lampo le balenò per la testa. Ecco dove l'aveva vista...

-Ah...Quindi sei la bassista del gruppo che ci ha definite le "gallinelle del rock"- disse sorridendo Annie. Lo disse sorridendo perchè credeva che quell'appellativo probabilmente non era stata opera di Linsdey, altrimenti non credeva fosse tanto stupida da presentarsi educatamente a lei dopo che l'aveva insultata.

-Eh...- Linsdey sembrò andare in difficoltà -Certe volte Jimmy e Kittie sono un po' fuori luogo...- disse cercandosi di scusare. Annie distolse lo sguardo da sopra di lei e guardò altrove.

-Tranquilla- fece -Non possiamo mica piacere a tutti...- Il suo tono si era fatto un po' stizzoso.

-Beh, se ti può rincuorare io non lo credo...- fece Linsdey.

-Grazie...- disse Annie educatamente. In fondo non le interessava cosa potevano pensare di lei o del suo gruppo. Gallinelle o principesse che erano, era soddisfatta per come stava andando la loro carriera.

Mentre Annie continuava ancora ad aspettare che la fila davanti al bancone si esaurisse, di lì a breve stava per accadere qualcosa che non si sarebbe mai aspettata. Quando si dice che chi non muore si rivede...

-Arriva questo cocktail?- disse una voce alle spalle della ragazza. Una voce che aveva sentito migliaia di volte. Una voce che aveva imparato a dimenticare...

-Spero di sì- rispose Linsdey.

Linsdey e...non poteva essere. Non poteva essere lui. Rimase immobile. Pietrificata.

Il suo cuore iniziò a martellarle nel petto e per giunta anche il suo stomaco iniziò a farle male. Le si seccò la gola.

"Calmati..." pensava "Non è lui. Non è lui"

Sentì di nuovo quella voce. Per quanto avesse desiderato che non fosse Gerard, ebbe la conferma che invece lo era.

-Ehi, Gerard...- fece Linsdey alle spalle della ragazza. -Guarda chi ho incontrato.-

"Fa che non sia io" penso Annie.

Linsdey la fece girare e la introdusse a Gerard.

-Chi?- disse il ragazzo non preparato alla persona che si sarebbe trovato davanti.

-Lei è Annie, la cantante delle Helenas...L'altra volta ho visto sul tuo Ipod che avevi il loro cd...-

La voce di Linsdey sembrava rimbombare nelle orecchie sia di Gerard che di Annie. Il destino non poteva farli rincontrare di nuovo...in quella maniera.

Annie si girò lentamente. Il respiro le si bloccò nel petto. Era lui. Per davvero.

Gerard si era fermato a "Helenas" e solo sentire il nome della sua ex ragazza l'aveva fatto andare in iperventilazione.

Ci fu qualche secondo di silenzio.

Gerard guardò Annie per un attimo ma sembrò che l'avesse fatto per ore. Era diversa dall'ultima volta che la vide. Era dimagrita tantissimo, era abbronzata e si era fatta anche il piercing all'ombelico.

Incontrare gli occhi di Gerard di nuovo, fu qualcosa di atroce. Annie stava morendo dentro. Avrebbe voluto urlare, avrebbe voluto piangere, ma come sempre rimase impassibile. Avrebbe tanto voluto scappare ma le gambe sembravano essersi inchiodate al pavimento.

Anche lui era cambiato, a partire dai capelli. Ora erano di un rosso fuoco, di un rosso sintetico. Tipico di Gerard cambiare look e colore di capelli, soprattutto in vista di un nuovo album...

Cercò di evitare i suoi occhi. Quegli occhi verdi. E cercò di evitare che il loro sguardo si incrociasse, non l'avrebbe retto, sarebbe di certo scoppiata in lacrime.

Come era possibile morire dentro mentre all'esterno si faceva finta di stare bene?

Dopo essersi soffermata sull'abbigliamento di Gerard, dato che non sapeva dove guardare, capì cosa ci facesse lui là. Gli occhi cangianti della ragazza scivolarono lentamente sul bacino di Linsdey e trovarono le braccia di Gerard. Era la sua ragazza. Quella spece di ragazza tatuata, magra e alta era la sua ragazza.

Magra e alta.

Un'espressione quasi di sfida si stampò sul suo volto. Gerard notò che aveva alzato un sopracciglio e che silenziosa stava scrutando la ragazza.

-Sì, ci conosciamo- disse Annie. Non guardava lui, guardava un po' linsdey e un po' quelli che avevano attorno. Mascherò il tono tremante della sua voce. Non sapeva se Linsdey era al corrente del loro passato, a quanto pareva no, e non aveva intenzione di rovinarsi il week-end a Miami. Era migliorata sotto quel punto di vista. Aveva imparato a dimenticare, a "censurare" psicologicamente tutti gli avvenimenti spiacevoli che le erano accaduti nel corso di quell'anno. Aveva imparato a censurare Gerard. La sua voce. E la sua musica. Ma soprattutto aveva censurato e aveva esorcizzato il suo fantasma.

Gerard continuò a guardarla. Come la prima volta che si erano visti non riusciva a parlare, ma avrebbe dovuto dire per forza qualcosa altrimenti Linsdey si sarebbe insospettita.

Davanti al silenzio del ragazzo e davanti agli sguardi incuriositi della sua nuova fidanzata Annie parlò. Nemmeno lei sapeva da dove le uscisse la voce, non sapeva chi le stesse dando la forza di non scoppiare a piangere davanti a quella coppia. E' così aveva una ragazza...Un'ulteriore teoria a suo favore su quello che era successo un anno prima...

-Complimenti per il nuovo album- commentò lei. -E per i nuovi capelli...- fece.

Gerard lasciò Linsdey e sembrò irrigidirsi.

-Gra...Grazie- balbettò.

Sapeva del nuovo album. Chissà se aveva ascoltato una canzone...

-Beh...vi lascio ai vostri cocktail- fece Annie spostando lo sguardo da loro due. -Magari passo più tardi quando c'è meno gente...Buona serata- commentò un po' rabbuiata.

-Ciao!- rispose Linsdey. Gerard rimase muto. La seguì con lo sguardo fino a quando non la perse di vista...Era dimagrita parecchio, non che prima non stesse bene, ma quando stavano insieme era più formosa. In quel momento le uscivano le ossa delle anche dal bacino...e una strana sensazione gli diceva che la causa di quel dimagrimento fosse stato lui.

 

 

 

ed ecco il seguito promesso! non mi dilungo molto vi dico solo che questa è la mia pagina facebook da dove potete seguire gli aggiornamenti mettendo "mi piace"

https://www.facebook.com/pages/Black-Mariah-Efp/105133312907556

e che questo capitolo è dedicato a Mrs Killjoy e a Theghostofyou mie inseparabili amiche di efp!

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Let's say goodbye the hundreth time, and then tomorrow we'll do it again ***


I've never want to let you down

or have you go,

it's better off this way.


 

Annie scappò in mezzo alla gente. Aveva bisogno di respirare e le sembrava che Gerard si fosse preso tutta l'aria che c'era. Appena si allontanò da loro, le sembrò di essere appena uscita da una lunga apnea durata tutto il tempo della conversazione con lui. Le tremavano le gambe. Il cuore le batteva all'impazzata e sentiva la sua pelle sudare a freddo.

Doveva andarsene. Doveva sparire.

Si avvicinò alla dormosa di vimini su cui prima c'era Chace e quasi isterica iniziò a cercare disperatamente una sigaretta dalla tracolla del ragazzo.

Per fortuna Chace non era lì, altrimenti oltre a evitare di scoppiare in lacrime, avrebbe dovuto trovare anche una scusa decente per giustificare il suo repentino cambio di comportamento.

Perchè doveva sempre riuscire a rovinarle tutto? Perchè doveva sempre scombussolarla in qualche maniera?

Scappò fuori in spiaggia. Sperava che nessuno ci fosse lì a guardarla mentre le emozioni prendevano il sopravvento. Non poteva fare così. Si era sforzata tanto di non stare male per lui e sembrava esserci riuscita...Non poteva cedere solo perchè l'aveva rivisto...

Se ne andò più a largo, dove sulla sabbia non c'era nessuno e dove non c'erano nemmeno i falò ad illuminare i dintorni.

Rimase qualche secondo a guardare il mare nero, che si muoveva lentamente sotto l'influsso del vento. Faceva un po' freddo lì.

Si sentiva vuota, come se non stesse vivendo davvero quello che le avveniva intorno. Si era sentita così di nuovo, un anno e mezzo prima, quando Gerard sparì dalla sua vita così rumorosamente come era entrato.

L'aveva dimenticata anche lui...come lei aveva fatto allo stesso modo. Da quanto tempo non piangeva? Da quanto tempo non piangeva per lui? Allora che ci pensava non l'aveva mai fatto. Non l'aveva mai fatto perchè il dolore era così forte che le lacrime non uscivano. Era come se fossero stagnate nei suoi occhi, come se tutta la sofferenza che provava non poteva essere rappresentata da delle misere lacrime.

Respirò a fondo e chiuse gli occhi. Per un attimo vide Gerard, seduto su una panchina per le strade di New York...poi lo rivide di nuovo mentre era seduto su uno sgabello della sala prove del suo studio di registrazione e, dopo averle cantato Disenchanted, le diceva per la prima volta "ti amo".

Sprofondò sulla sabbia. Avrebbe tanto voluto piangere ma non ci riusciva.

Aprì il pacchetto di sigarette e ne sfilò una. La portò alle labbra e inspirando l'accese.

-Ora ti sei messa a fumare?- disse una voce alle sue spalle.

Annie chiuse gli occhi. La voce le si bloccò in gola. Lei non fumava, e Gerard lo sapeva, ma in quel momento aveva bisogno di calmarsi e quella che aveva tra le labbra era l'unica cosa che le era sembrata adatta.

Rimase in silenzio senza girarsi. Non voleva vederlo. Era già abbastanza doloroso sentire solo la sua voce.

Inspirò di nuovo e il fumo nei polmoni la fece tossire.

-Non dovresti farlo per me- disse Gerard con una voce piatta. Annie sentì che si era seduto anche lui sulla sabbia.

La ragazza gettò la sigaretta. Era inutile ...tanto non si sarebbe mai calmata.

-Perchè sei venuto?- domandò Annie quasi arrabbiata. Non avrebbe dovuto seguirla.

-Per la stessa ragione per cui tu sei scappata- rispose lui.

Gerard le stava guardando la schiena nuda. Un tempo quel corpo gli era così familiare. Avrebbe tanto voluta abbracciarla...

Un'improvvisa morsa allo stomaco lo colpì. Il cuore gli stava esplodendo nel petto. Aveva lasciato Linsdey di punto in bianco e l'aveva seguita. Non ce l'aveva fatta a trattenersi. La voleva rivedere, voleva che le due vite ritornassero ad intrecciarsi.

Annie guardò la luna. In quel momento qualsiasi cosa guardasse le riportava alla mente Gerard...

 

Non andare via...

 

-Dopo quanto tempo ti sei messo con lei?- chiese la ragazza arrabbiata. L'immagine di Linsdey le balenò per la testa. Come poteva piacergli una del genere? Con quei tatuaggi poco aggraziati? Una che mostrava le mutande quando suonava sul palco?

-Anzi no, non dirmelo...Non voglio saperlo- fece lei.

-Perchè, tu non ti sei consolata con nessuno?- le rispose lui altrettanto arrabbiato. Annie tacque.

Ci fu del silenzio. Silenzio interrotto solo dal rumore del vento che sbatteva sulla pelle di Annie. Un'ondata del suo profumo arrivò alle narici di Gerard. Da quanto tempo non lo sentiva?

Un'altra fitta colpì lo stomaco del ragazzo il cui cervello iniziò a pensare all'impazzata. Aveva taciuto davanti alla sua domanda. Anche lei stava con qualcuno...

Era totalmente assurdo come entrambi per tutto quel tempo avessero cercato di rifarsi una vita, di ricostruirsi un'esistenza e in meno di cinque minuti tutto ciò per cui avevano faticato era stato spazzato via.

-Vuoi stare qui ancora per molto?- fece lei.

-Mi stai cacciando?- rispose Gerard sorpreso.

-No, semplicemente voglio capire che cosa ci fai qui- disse.

Gerard tacque per qualche secondo. Non sapeva nemmeno lui perchè era uscito a seguirla abbandonando Linsdey a Jackie. In quel momento avrebbe voluto non averlo fatto ma il legame tra lui e quella ragazza, che si stava sforzando di fare l'incazzata e l'acida, era troppo forte, e lui sapeva benissimo che per quanto fosse arrabbiata con lui se solo si fosse applicato di più, l'avrebbe ritrovata di nuovo.

Si alzò e si posizionò davanti a lei.

-Non lo so nemmeno io- le disse sicero. Annie si spaventò per la forza che Gerard riusciva a trasmetterle. Si erano alzati entrambi ed erano abbastanza vicini l'uno con l'altra.

Annie girò la testa da un'altra parte perchè non avrebbe voluto guardarlo negli occhi per nulla al mondo. Quegli occhi avrebbero potuto essere fonte di felicità quanto di puro dolore.

-So solo che avevo bisogno di parlarti per un'ultima volta- disse lui con voce strozzata.

"Parlarti per un'ultima volta".

Annie deglutì.

Il suo odore le arrivava alle narici.

Avrebbe voluto gettarsi al suo collo e abbracciarlo, non faceva nulla se era stata male per un anno intero. Se per un anno intero aveva rischiato quasi di impazzire credendo che tutto ciò che aveva vissuto con lui fosse stato solo un sogno, che non fosse mai realmente accaduto.

Gli occhi le si riempirono di lacrime, per davvero questa volta. E non avrebbe voluto farsi veder piangere, anche perchè non l'aveva mai fatto da quando si erano lasciati.

Gerard la guardò, e gli venne un groppo in gola quando vide gli occhi marroni e verdi della ragazza brillare sotto la flebile luce della luna.

-Com'è Linsdey?- chiese poi guardando altrove. -Ci stai bene?- aggiunse.

Gerard continuò a guardarla. Sì, ci stava bene...ma non era la stessa cosa. Ogni volta aveva la sensazione che mancasse qualche elemento al loro rapporto.

-Hai sentito il nostro nuovo album?- chiese Gerard invece di rispondere. Era curioso e volenteroso di sentire una risposta.

-Ma ti rendi conto?- disse ad alta voce Annie. Questa volta si girò a guardarlo per il nervosismo.

Lei gli chiedeva come stesse con quella nuova specie di fidanzata che si era trovato, se fosse felice, e lui che faceva? Le chiedeva se avesse sentito il suo nuovo album?

-Rispondi.- disse Gerard guardandola negli occhi. Aveva bisogno di quella risposta. La prese per le braccia. Il contatto gli causò una scossa.

La ragazza scosse la testa. -No che non ho sentito il tuo album del cazzo- urlò quasi. -Non avevo ulteriore intenzione di starmi a deprimere per te!- disse. Non voleva dirglielo in quella maniera ma quella stupida domanda le aveva fatto girare le scatole.

Gerard la strattonò quasi.

-Ah, tu sei quella che si è depressa?- fece lui arrabbiandosi. -Si vede come eri depressa nei backstage dei concerti, o a tutte le feste dove sei andata che te la facevi con uno diverso ogni volta!-

-Mi stai dando della puttana?- fece lei uccidendolo con lo sguardo -E tu e quelle foto? Almeno io l'ho fatto dopo che ci eravamo lasciati!- rispose.

-Oh e sentiamo, l'hai fatto per remprimere la sofferenza?-

Annie lo voleva ammazzare. Sapeva quanto era stata male e benchè non l'avesse visto con i suoi occhi, avrebbe certamente potuto immaginarlo.

-Scusa- mugolò lui dopo aver visto l'espressione della ragazza.

-Niente scusa, è quello che pensi tanto...ed è la stessa cosa che pensavi quando me l'hai detto per telefono l'anno scorso.-

Ecco un ulteriore elemento di sofferenza. Si erano lasciati per telefono. Prima di un concerto.

-Non ho mai detto una cosa del genere.-

-No, ma l'hai creduta, come pensavi che ti tradissi mentre ero in tour perchè credevi che non fossi pronta a "sopportare la vita di coppia nel mondo musicale"- fece lei citando le stesse parole usate da Gerard qualche tempo prima.

-Ho un'altra vita ora- fece Gerard lasciandola andare. Ad Annie si spezzò ulteriormente il cuore.

-Anche io- disse guardando la sabbia. -e non ho intenzione di rovinarmela- aggiunse.

Non era vero, per lui se la sarebbe anche potuta rovinare di nuovo, ma il suo orgoglio era così tanto...che di certo non si sarebbe gettata tra le sue braccia non appena l'avesse rivisto.

-E quindi finisce così?- disse Gerard con voce quasi tremante.

-E' finita un anno fa, Gerard- rispose lei. Quel nome le graffiò la gola...Si stava sforzando di fare l'acida, si stava sforzando di ferirlo per allontanarlo.

Avrebbe tanto voluto riaverlo, ma il solo pensiero che avrebbe potuto star male come era stata l'anno prima la terrorizzava.

Gerard chiuse gli occhi. Si sentiva un peso addosso, ed era lo stesso peso che aveva cercato di togliersi durante tutto quel tempo...

-Ehi Annie...- fece una voce maschile alle sue spalle. Gerard vide la ragazza voltarsi e fare un respiro profondo cambiando totalmente espressione.

-Non ti trovavo più!- fece Chace avvicinandosi a lei. Annie gli andò incontro mostrando le spalle a Gerard.

-Sì, scusami avevo bisogno di prendere un po' d'aria...- mentì spudoratamente Annie. Era assurdo quanto fosse brava a mentire. Gerard stava pensando esattamente quello.

Sentì mancare il proprio respiro quando vide la mano di Annie intrecciarsi tra quella di quel ragazzo...Per un attimo si sentì sprofondare. Era bellissimo. Molto più bello di lui, con un fisico palestrato e strepitoso. Era quel genere di ragazzo che durante il liceo gli faceva notare quanto lui fosse sfigato e quanto fosse meno dotato.

Il ragazzo dai capelli castani lo guardò incuriosito per un attimo, poi guardò Annie interdetto.

-Ah, Chace lui è Gerard...- ebbe il coraggio di dire Annie. Al rosso sembrò quasi di esserselo immaginato.

-Piacere- fece il ragazzo avvicinadosi educatamente e porgendo la mano -Chace- rispose con un sorriso. L'autostima di Gerard si distrusse totalmente.

Avrebbe voluto prenderlo a pugni e sfreggiargli quel viso fottutamente stupendo che si trovava.

Gerard avanzò lentamente, quasi procedendo a tentoni. Gli strinse delicatamente la mano e gli fece un cenno con la testa.

Chace portò un braccio sui fianchi di Annie che si era fatta più vicino a lui...E così nemmeno lei aveva detto niente al ragazzo con cui ora stava insieme...

Gli occhi verdi di Gerard si soffermarono per un secondo sul corpo del ragazzo, sui suoi addominali...

"Gerard, sai che a me non interessa il fisico in una persona" gli aveva detto Annie una volta.

Come no...non gli interessava.

-Ehm...noi andiamo- fece Annie.

Ma che diavolo stava facendo? Niente, semplicemente stava continuando a vivere la vita che si era creata. Una vita in cui Gerard non ci sarebbe più stato.

-Ah, sì...- disse il ragazzo dai capelli rosso fuoco quasi in trance -buona serata...- augurò mentendo alla grande.

-Ciao Gerard, piacere di averti conosciuto...- disse Chace rivolto a lui.

Faceva anche l'educato il bastardo. Non solo scopava con la sua ex ragazza, ma aveva anche il coraggio di fare il principino figo dai modi gentili.

-Sì, anche per me...- disse Gerard scazzato.
No, che non era stato un piacere vederlo. In quel momento avrebbe voluto prendere a parolacce Annie. Si era consolata bene, davvero bene.

Gli occhi suoi e della ragazza si incontrarono forse per la prima volta in quella serata, ed Annie si sentì terribilmente in colpa di quell'incontro ma non avrebbe potuto farci nulla. La forza emotiva che gli occhi verdi di Gerard trasudavano era così forte che la spinsero ad abbassare lo sguardo. Si girò incamminandosi con Chace verso la villa.

Il ragazzo le diede un bacio sulle labbra chiedendole cosa c'era che non andasse. Annie sviò il discorso.

Vedere quel Chace baciare la sua Annie gli fece gelare il sangue nelle vene.

Era incazzato.

Era incazzato con lei perchè si era trovata un fidanzato strafigo che secondo lui lo superava di granlunga. Era incazzato per come lei fosse così brava a fingere che non fosse successo niente quando tre secondi prima gli stava urlando in faccia, ed era incazzato per il fatto che lei si fosse rivolta in quel modo, dopo che lui le aveva chiesto se avesse ascoltato il suo nuovo album.

C'era una ragione ben precisa, mica gliel'aveva detto così, solo per sapere se l'aveva ascoltato o no. C'era una canzone che forse avrebbe dovuto sentire.

Abbandonò la spiaggia prendendo a calci la sabbia e alzando un polverone ogni qualvolta che faceva un passo. Doveva tornare da Linsdey. In fondo Annie non si era fatta scrupoli. Se n'era andata con quello, abbandonandolo.

Linsdey...Quando la vide in mezzo alla gente un'assurda voglia di farci sesso gli salì in corpo. Si sentiva un maniaco. Si sentiva un maniaco perchè non era normale quello che gli stava accadendo fisiologicamente...

-Gerard ma dove te ne sei andato prima?- fece in tempo a chiedere Linsdey. La sua voce squillante gli diede al cazzo ma non gli importava. Aveva voglia di toglierli quei pantaloni di dosso.

-Andiamo- disse lui prendendola per mano e avvicinandosela.

-Ma dove?- chiese lei confusa. Che gli prendeva?

-Gerard dove mi stai portando?- chiese nuovamente qualche secondo dopo. Lui l'aveva portata di nuovo in spiaggia, ma stavano girando intorno alla villa.

-Shh- fece lui prendendole il viso tra le mani e baciandola violentemente.

Erano altre labbra quelle. Non erano morbide abbastanza.

Per un secondo gli balenò in testa l'immagine della ragazza dai lunghi capelli nero corvino e, benchè si sentisse in colpa, iniziò ad eccitarsi.

Sollevò Linsdey mettendola con le spalle al muro e facendola sedere su una sporgenza di un muretto.

La ragazza mora capì quali erano le intenzioni del suo fidanzato.

-E se ci vede qualcuno?- chiese divertita lei mentre Gerard le stava sfilando la maglia.

-E' buio, chi vuoi che ci veda...- rispose Gerard. Non voleva che lei parlasse. La sua voce gli faceva ricordare che quella che stava baciando non era Annie.

Linsdey gli cinse il bacino con le gambe avvicinandoselo di più al suo inguine. Gerard le sfilò gli shorts, facendola rimanere in costume.

La vista di quei tatuaggi lo distraeva. Il corpo di Annie era pulito, liscio e morbido...

Linsdey continuò a farsi spazio nella bocca di Gerard prendendolo per la testa. Ora iniziava a sentire anche lei il desiderio...

Il rosso si slacciò i pantaloni facendoli calare leggermente. Non era abbastanza eccitato...Pensò di nuovo a lei. Penso alle sue espressioni mentre andavano a letto insieme, pensò al rumore dei suoi respiri, all'odore del suo corpo. Mentre pensava di penetrarla, un'orribile visione gli passò per la mente. Chace. Chace che l'allontanava da lui e che faceva eccitare la ragazza spogliandola, entrando in lei, facendola gemere. Una rabbia improvvisa mista a libido si impossessò del suo corpo e abbassando il costume di Linsdey e i suoi boxer, si spinse in lei sempre più velocemente. A mano a mano che il piacere di Linsdey cresceva anche le sue visioni aumentavano. Pensava che lì, in quel angolino, ci fosse Annie con lui.

 

**

 

-Hei, ma sie sicura che non è successo niente? Ti vedo strana...- fece Chace ad Annie una volta essere ritornati nella villa.

-Sì, certo. Anzi, scusami se non ti ho preso il cocktail ma c'era un sacco di gente e ad un certo punto ho avvertito un capogiro.- mentì la ragazza. Certo che inventare le scuse più assurde era il suo forte.

-Stai bene ora?- chiese il ragazzo serio.

-Sì!- rispose Annie.
No che non stava bene. Quella conversazione l'aveva fatta ancora di più innervosire. Avrebbe tanto voluto cancellare quella serata e soprattutto avrebbe tanto voluto cancellare Gerard con la gomma, come quando si fanno i bozzetti.

Non sapeva come si sentiva, le sembrava che quell'incontro non fosse mai accaduto, che non gli avesse mai parlato e non gli avesse mai urlato contro.

Era il primo vero incontro che avevano avuto da quando si erano lasciati e una parte di lei non ne avrebbe più voluto avere mentre un'altra...un'altra parte ne voleva un altro perchè sapeva che era l'unica maniera per stargli vicino.

Cercò di scacciare l'immagine di Gerard che aveva nella testa, sopprimendola con quella di Chace.

Quasi senza rendersene conto si ritrovò nella sua stanza di albergo, sotto di lui, a ricevere passiva i suoi baci e farsi accarezzare e toccare dalle sue mani che avide esploravano il suo corpo. Cercò di mascherare il fatto che con la mente fosse totalmente da un'altra parte.

Rimase tutta la notte sveglia, a sentire i respiri di Chace che silenzioso dormiva al suo fianco. Rimase a guardarlo per qualche minuto. Era così bello e dormiva così beatamente...Non poteva permettere ai suoi fantasmi di distrarla da ciò che si era creata. Voleva bene a Chace, e lui ne gliene voleva a lei, era un bravo ragazzo, la faceva sentire bene...ma non la faceva sentire viva. Quel senso di esistenza l'aveva provato solo con Gerard. Chissà se anche lui si sentiva così, chissà se aveva trovato davvero la felicità con quella ragazza con cui ora stava insieme...

Ripensò a ciò che era successo da Steven...e le mancò di nuovo l'aria. Chiuse gli occhi e ripercorse la serata. La fila al bancone, Linsdey, le braccia di Gerard avvolte al suo bacino, poi la spiaggia e di nuovo Gerard. Lei che gli urlava contro e lui che faceva lo stesso...Come erano arrivati a quel punto? Perchè un anno e mezzo prima si erano lasciati?

La distanza...La scusa più idiota. La verità era che entrambi si amavano troppo per poter stare lontani e purtroppo avrebbero dovuto farlo. Il tour, i festival, i continui viaggi in aereo. Stavano insieme sì e no due tre giorni. Venivano a sapere le cose tramite i forum o i siti scandalistici e via via che il tempo passava la fiducia era iniziata a scarseggiare, la mancanza si faceva sentire sempre di meno ed entrambi sapevano che quando tutti gli altri si divertivano, loro avrebbero dovuto valutare bene in che genere di divertimento si sarebbero dovuti applicare.

La verità era che Annie non sarebbe mai riuscita a tradire Gerard, e lui lo sapeva, ma ciò nonostante il ragazzo aveva messo in dubbio questa cosa e una sera lei aveva visto su un sito di gossip delle foto in una discoteca dove Gerard si atteggiava in maniera alquanto univoca con delle ragazze...Dopo aver visto ciò, perse la pazienza, credeva di essere stata tradita due volte nell'arco di un anno e mandò al diavolo anche Gerard.
Lei e il suo maledetto orgoglio.

La parete bianca del soffitto che aveva davanti ai suoi occhi alimentava i suoi pensieri e faceva riaffiorare i ricordi, sia quelli brutti che quelli belli...Ad un certo punto le sembrò di riuscire a sentire di nuovo il suo odore, di riuscire a sentire il suo tocco delicato e morbido.

Una guancia fu inumidita da una lacrima.

Silenziose le lacrime iniziarono a scendere e a stento la ragazza riusciva a trattenere i singhiozzi. Affondò il viso nel cuscino nella speranza di fermare quelle lacrime, di fermare i pensieri, di cancellare l'immagine di Gerard.

Sperò con tutte le sue forze di non sognarlo quella notte se mai avesse preso sonno.

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Capitolo 3
*** And I'll take you home with me ***


I see you lying next to me
with words I thought I'd never speak
Awake and unafraid
Asleep or dead

La musica nella stanza era sparata a mille e c'era un casino della madonna, tanto che Gerard non si accorse minimamente che Frank era entrato nel suo garage.

-Cazzo Frank puoi almeno avvisare!- urlò Gerard spaventandosi per aver visto all'improvviso la sagoma dell'amico dietro di lui.

-Gerard l'ho fatto...Ma se hai 'sta cazzo di musica così alta avrebbero potuto anche svaligiarti casa e tu non te ne saresti accorto.- rispose il tatuato spegnendo lo stereo e facendo calare un improvviso silenzio tra quelle quattro mura.

-Ma ti sei rincoglionito tutto in una volta?- aggiunse in seguito, quando capì che cosa Gerard stesse facendo: l'amico dai capelli rossi era in pantaloncini, in cannottiera, tutto sudato, con i capelli sparati e con dei...guantoni da boxe?

-Perchè?- chiese Gerard voltandosi con non curanza, quasi come se fosse normale per lui prendere a pugni un sacco appeso...

Frank lo guardò con sospetto. Era successo qualcosa che non gli aveva confidato e probabilmente, data la situazione, era anche abbastanza seria...Gerard in pantaloncini e in cannottiera non l'aveva mai visto...manco al mare!

-Sai com'è, è normale che l'antisport in persona, la persona con meno muscoli che io conosca dopo Mikey, passi il tempo in garage a picchiare un sacco con la musica a mille.- fece Frank scherzando. La sua avrebbe voluto essere una semplice constatazione, non un insulto alla forma fisica di Gerard, ma il rosso non la prese così.

"La persona con meno muscoli che io conosca..."

Quella frase gli rimbombò nella testa.

Già, non era affatto muscoloso, e gli facevano anche male le braccia. Da quanto tempo stava picchiando quel sacco? Forse tre ore. Ed era anche stanco, ma l'aiutava.

La parola "muscoli" inevitabilmente gli ricordava Chace. Chace e il suo sorriso splendente. Chace e i suoi dorsali. Chace e i suoi fottutissimi addominali.

-Almeno io cerco di rimediare. Tu dovresti iniziare a giocare a basket- disse acido e cattivo, sferrando un pugno che fece muovere di molto il saccone.

Frank rimase molto male per quella risposta. Che cazzo di coglione.

-Ehy amico, io non ti ho mica offeso- fece Frank serio e alquanto meravigliato dalla risposta insensata di Gerard. Rimase a guardare la reazione del rosso. C'era decisamente qualcosa che non andava.

Gerard aveva iniziato a prendere a pugni a ripetizione il sacco da boxe e sembrava brontolare frasi disconnesse e senza senso.

-Senza muscoli- diceva fra sè e sè colpendo quell'affare. -Frocio con gli addominali- aggiunse mettendoci ancora più forza. -Bastarda. Te li faccio vedere io i muscoli.-

Frank era seriamente preoccupato.

-Oh, Gerard basta!- fece il chitarrista fermandolo per il busto e allontanandolo da quella minchia di sacco.

Gerard oppose un po' di resistenza ma poi cedette. Era esausto. Le braccia se avessero potuto, si sarebbero staccate.

Frank guardò Gerard negli occhi. Era ovvio che ci fosse qualcosa che non andava e si dimenticò di quello che il cantante gli aveva appena detto. Evidentemente c'era qualche problema serio.

Il ragazzo dai capelli rossi fra le sue braccia sbuffò...

-Chi sarebbe il frocio con gli addominali?- fece Frank volendo iniziare a capirci qualcosa.

Gerard ricambiò lo sguardo penetrante dell'amico...e Frank capì che Gerard stava male, stava male perchè i suoi occhi erano spenti...

Decise di parlare con qualcuno riguardo ciò che lo tormentava, e Frank sicuramente sarebbe stata la persona più adatta.

Gerard pronunciò quel nome con rabbia e quasi con disgusto, non per il ragazzo in sè, ma quasi per se stesso. Disgusto perchè lui, Gerard Way, non era niente in confronto all'altro.

-Chace Crawford- disse togliendosi quei guantoni neri dell'Everlast. Gli erano pure costati duecento fottutissimi dollari.

-E chi minchia è?- disse Frank ancora più confuso.

-Già- fece Gerard. -Chi minchia è?- ripetè arrabbiato. Si lasciò sprofondare su una poltrona lì vicino e appoggiò la testa all'indietro.

-Allora?- lo incitò Frank guardando il ragazzo.

-E' un cazzone strafigo- rispose. Seguì silenzio. Gerard lo stava focalizzando con la mente. Una gelosia che non aveva mai provato prima gli partì dal centro dello stomaco.

-Beh, non è che con questa informazione ho capito chi sia- fece Frank incrociando le braccia al petto.

Gerard emise un verso indefinito. -E' una testa di cazzo che fa l'attore...recita in Gossip Girl- disse pronunciando la frase con un'altra voce, come per far capire quanto fosse speciale quella specie di biondo.

-Gossip Girl?- ripetè Frank ancora più confuso. Perchè mai avrebbe dovuto stargli sul cazzo uno di Gossip Girl? -Ma è un telefilm che si vede Jamia! E che parte ha?-

-Fa Nate Archibald, un coglione come a lui pieno di soldi, bello e con un mucchio di ragazze che si scopa.- Si era informato...

Gerard così sboccato era da ridere a parere di Frank.

-Ok, ti sta sulle palle...E non capisco perchè...E non capisco i guantoni, e non capisco perchè sei così incazzato. E' successo qualcosa con Linsdey? Dov'è?-

Ecco, pronunciando quel nome non aveva reso che più complicate le cose. Linsdey non c'entrava un cazzo in quella storia, ma in qualche modo anche lei contribuiva a far stare male Gerard. Lo faceva perchè di solito lui non trattava così le persone che gli stavano attorno e perchè il rosso era consapevole del fatto che fin dall'inizio la bassista non era stata soltanto che un ripiego, non era stata altro che un modo per colmare un vuoto immenso. In parte ci era riuscita, ma ora che il fantasma del passato era ritornato...difficilmente Gerard riusciva a gestire la cosa.

Si portò la testa fra le mani. Da dove iniziare a parlare?

-Annie...-

Pronunciò lentamente quel nome visualizzando in mente la ragazza. Il suo sorriso, il suo corpo, la sua voce...il suo profumo...

Frank guardò l'amico in silenzio. Continuava a non capire ma decise di tacere e di far fare tutto a Gerard.

-L'ho incontrata...Lui è...lui è il suo ragazzo...- disse quasi disperato affondando la testa nelle mani e passandosele innumerevoli volte tra i capelli. Da quanti giorni non dormiva? Da quando era ritornato da quella fottutissima Miami del cazzo. Se lo sentiva lui che non ci sarebbe dovuto andare.

Gerard stava respirando affannosamente, come se avesse appena finito di correre. Era così che reagiva, ogni volta che pensava a lei. Pensava a cosa avesse potuto fare in quel momento, se fosse insieme a Chace o se invece stesse pensando a lui...già, se lo stesse pensando come lui stava facendo con lei, e se anche lei stesse male di quella maniera ogni volta che pensava a Linsdey.

-Gerard- disse Frank vedendo quanto l'amico fosse in difficoltà. Andò a sedersi al suo fianco, poggiandosi sul guanciale laterale della poltrona. Gli appoggiò una mano sulla schiena per cercare di consolarlo. Non c'era bisogno che il rosso continuasse a parlare. Frank sapeva quanto lui avesse amato Annie, e quanto fosse stato male dopo che si erano lasciati. Gerard continuava a ripetergli che era stato un cretino, che si era comportato male con lei e che l'aveva persa continuando a farsi del male da solo, struggendosi nel suo dolore, fino a quando un giorno non si era presentato con Linsdey ad una cena spiazzando tutti...Avevano anche litigato per quel motivo...Frank lo sapeva che alla fine quella ragazza tatuata era solo un modo per sentire di meno la sofferenza, mentre Gerard non voleva ammetterlo...continuava ad urlargli di no fino ad un minuto prima di entrare in scena, sul palco di un festival.

-Vi siete parlati?- chiese solo il chitarrista, guardando le scapole di Gerard chiudersi.

-Sì- mugolò Gerard. La sua voce era cambiata, sembrava quasi che stesse piangendo. -Ci siamo urlati contro e...per quanto la stessi odiando in quel momento perchè si sforzava di fare l'acida e di ferirmi...avrei voluto solo abbracciarla e dirle che ero felice di rivederla ...Poi è arrivato Chace...Lui è...bellissimo. Io non sono nulla in confronto a lui. Non ho muscoli, non capelli biondi, non ho un sorriso mozzafiato...- disse sull'orlo di piangere. Perchè gli aveva fatto questo? Come se non fosse già tutto abbastanza difficile.

-Sai che non è così- rispose Frank davanti a quelle considerazioni.

-Non è vero. L'ha fatto apposta, sono sicuro. Voleva farmi sentire una merda e ci è riuscita.-

-Gerard, non dire così. Annie l'ultima cosa che vorrebbe e che tu stia male per lei, e sai bene che anche se vi siete lasciati in malo modo, lei non ti farebbe mai una cosa del genere. Questo Chace potrebbe anche essere bello oggettivamente, ma tu sai più di me che ciò che hai dato a quella ragazza, non glielo potrà mai dare nessun altro. Ci hai messo l'anima e anche lei. Ti venerava, fin dal primo momento che vi siete visti ti guaradava con degli occhi diversi...Non devi pensare queste cose solo perchè questo ragazzo ha un fisico più palestrato o ha qualcosa in più di te. Lei potrebbe pensare la stessa cosa di Linsdey. Lo sa che state insieme?-

-Sì, ci ha visti alla festa a Miami...- rispose. No che sicuramente Annie pensava la stessa cosa di Linsdey, per quanto gli potesse piacere, ai suoi occhi Annie avrebbe battuto tutte.

-Ecco...Magari ora è a casa sua che si sta piangendo addosso come te...-

-O magari no- fece Gerard.

-Fidati che se vi ha visto insieme, in questo momento è ridotta peggio di te.- disse Frank conoscendo l'amico e anche la ragazza. -Ma che ti ha detto? Cioè come è successo?- aggiunse.

Gerard iniziò a parlare e a raccontare di quella serata maledetta. Si abbandonò ad un flusso di parole incontrollate, ad immagini, a ricordi, a pensieri. Per un attimo si soffermò di nuovo su di Annie, sul suo corpo in costume da bagno. Sulle ossa delle anche che le uscivano da fuori, sul piercing che si era fatta all'ombelico, su quegli shorts...non aveva mai messo così in mostra il suo fisico prima di allora. Era cambiata.

-Abbiamo iniziato ad urlare e poi è arrivato Chace e se n'è andata. Tu dovevi vederla come cazzo ha cambiato espressione, è...è diventata totalmente un'altra persona quando è arrivato Chace, come se non fosse successo niente, capisci? Mi ha pure presentato a lui! Ti rendi conto? E quel coso mi ha anche sorriso, è pure educato cazzo! Io...io la vorrei ammazzare!- disse arrabbiandosi. Aveva ritirato le lacrime dentro gli occhi. -Lei è...bellissima cazzo! E io sono un coglione con questi capelli rossi!-

A Frank scappò un sorriso -Ma tu sei coglione a prescindere!- disse dandogli un colpetto sulla spalla.

Gerard accennò un'incurvatura delle labbra. Almeno Frank sapeva sdrammatizzare bene.

-Che devo fare?- chiese più a se stesso che all'amico sprofondando nuovamente in un baratro profondo.

-Vuoi sapere cosa penso?- fece Frank. Gerard annuì con il capo. -E' evidente che non l'hai dimenticata, che non vi siete dimenticati, perchè tu puoi pensare ciò che vuoi Gerard, ma neanche lei ha smesso di pensarti, fidati, è così. Quindi in qualche modo, non appena ci puoi parlare fallo. Non lo so, prendi il primo aereo per New York e valla a trovare. Non fa niente che non vi siete sentiti per un anno, falle capire che hai sbagliato a dubitare di lei...-

-E Linsdey in tutto ciò?- fece Gerard pensando all'altra ragazza. Già, dove la metteva?

-Io ho sempre detto che è stato uno sbaglio...- fece Frank guardando da un'altra parte. -Non lo so, almeno per adesso non dirle niente e poi vedi, comunque io credo che sia meglio per entrambi se troncate questa cosa sul nascere. Cioè se capisci che non è cosa, che alla fine continui a volere Annie...è inutile che la prendi in giro.- disse. Per quanto Linsdey non gli fosse mai piaciuta molto, si mise nei panni della ragazza. Nessuno avrebbe meritato una cosa del genere.

 

**

-Annie sono cinque volte che rifacciamo questo pezzo, ma che hai per la testa?- rimproverò Sarah alla ragazza riccia.

-Sì...scusatemi- tagliò corto la ragazza -Oggi non è giornata-

-Lo dici da quando sei tornata a New York che non è giornata- fece acida Cher la quale era un po' stanca della disattenzione della cantante.

Le cinque ragazze erano chiuse in studio dalla mattina ed erano arrivate le sei di pomeriggio. Non avevano combinato molto e ciò era dovuto essenzialmente alla disattenzione di Annie e alla sua continua sbadataggine. Aveva la testa tra le nuvole. La ragazza sapeva di essere in difetto e che per colpa sua le Helenas non avevano praticamente risolto niente quel giorno e come se non bastasse la mattinata era incominciata peggio di tutte le altre.

-Ho bisogno di un caffè- disse Annie, cercando di non farsi rimproverare ulteriormente. -Comunque volendo...- iniziò a proporre -...voi registrate e poi domani vengo in studio da sola a registrare la voce, così non vi faccio perdere tempo.- concluse anche un po' arrabbiata, più con se stessa che con loro. -Se Cole si incazza ditegli che è colpa mia- E uscì dalla stanza.

-Ma che le prende?- fece Liz dopo che Annie si chiuse la porta alle spalle.

-Non ne ho idea- rispose Christie che stava giocherellando con la sua chitarra.

-Forse le dovremmo parlare...- propose Sarah.

-O semplicemente si è alzata con il piede storto- tagliò corto Cher, molto più concreta rispetto alle altre.

-Sì, e si alza con il piede storto da una settimana? Secondo me è successo qualcosa che non ci vuole dire.- controbattè Sarah.

-Mah...vedi cos'ha detto prima...del fatto che sarebbe venuta lei da sola...non l'aveva mai fatta una cosa del genere...- disse Christie pensando alle strane parole della cantante.

-Io vado a parlarle...- si decise Liz alzandosi.

-Liz, se ci avesse voluto parlare l'avrebbe già fatto...- fece Cher.

-Ma da quand'è che sei diventata così stronza?-

-Liz, non è che sono stronza, semplicemente è che Annie è così, un giorno è allegra e l'altro no...capita, non deve per forza essere successo qualcosa-

La bassista fece finta di non ascoltare la ragazza dai capelli arancioni e se ne uscì anche lei dallo studio.

Aprì una porta che dava sulla strada e si ritrovò nel vicolo familiare dove da tre anni a questa parte trascorrevano le loro pause. Annie era appoggiata al muro e sorseggiava un bicchiere di caffè. Aveva uno sguardo perso, come se nel cervello non avesse niente...nemmeno i pensieri.

-Ehi- fece liz appoggiandosi al muro di fianco ad Annie. La riccia tacque e sorseggiò ancora caffè.

-Porca puttana- mugolò scottandosi la lingua. Ci mancava solo il caffè bollente.

-Annie- disse calma Liz -Qual'è il problema?- continuò.

-Nessun problema- rispose -Perchè ci dovrebbe essere un problema?-

-Guardami-

-Quindi?- disse la cantante dopo essersi girata verso la bassista. -Non ho niente Liz, sono solo un po' stanca- mentì.

-Lo ripeti da quando sei ritornata da Miami, Annie, e a sappiamo tutte che non è vero. Cioè che non è la causa del tuo comportamento-

-Quale comportamento? Solo perchè non riesco a prendere delle note? Non mi sembra che abbia mai preso delle lezioni di canto serie...- sviò la ragazza.

-Andiamo, sai che non è per quello. Puoi sbagliare quanto vuoi e a noi non importa quanto tempo stiamo chiuse nello studio. Ci importa solo che tu stia bene. Sono preoccupata, siamo preoccupate...-fece Liz. Gli occhi celesti della ragazza penetrarono quelli cangianti di Annie.

Le avrebbe dovuto dire di Gerard?

-Hai litigato con Chace?- provò ad indovinare la bassista.

Annie scosse la testa. Chace non c'entrava niente e le dispiaceva da morire metterlo in mezzo a quella storia, ecco perchè quando era con lui faceva finta di niente, faceva finta che non fosse accaduto niente prima che si fossero messi insieme. Non pensava a Gerard, non voleva pernsare a Gerard. Per quanto ne sapeva lei era come se non ci fosse mai stato, se fosse stato tutto frutto della sua immaginazione. Era costretta a pensarla così. Non poteva permettere che i ricordi le dilaniassero l'anima come quella sera dopo la festa a Miami. Non poteva...Doveva farlo per Chace che le voleva bene...

-No Chace non c'entra- disse come se in quel momento le stessero riaprendo una ferita.

-E allora? Ma va bene tra voi due? Lui è adorabile e poi si vede che ci tiene...- fece Liz.

-Andava bene fino alla settimana scorsa...Dicevo io che era troppo imporobabile che le cose mi stessero andando per il verso giusto...- fece Annie più a se stessa che alla ragazza. Liz assunse un'espressione pensierosa. Era confusa...

-Alla festa a Miami...- iniziò Annie respirando lentamente. -C'era anche Gerard...-

Si sentì inghiottita da quelle stesse parole da lei pronunciate.

-Oh- fece Liz sorpresa. Era da un po' di tempo che non sentiva Annie pronunciare quel nome. -E cosa è successo?- disse incitando indirettamente la ragazza a parlare.

-Ho iniziato a respirare solo quando se nè andato...- fece. Ed era vero. Le si erano chiusi i polmoni, e lo stomaco...

Liz guardò silenziosa Annie. Non ci voleva proprio una cosa del genere. L'amica sembrava aver superato il fattore "Gerard" e non era mai un bene che si rincontrassero.

-Ma...insomma...vi siete parlati? Tu come l'hai presa?- chiese quasi timidamente.

Annie guardava fisso di fronte a sè, con lo sguardo perso nel vuoto. I suoi occhi grandi non trasudavano nessun tipo di emozione.

-Come l'ho presa...- ripetè amareggiata. -Non l'ho presa. Mi sto comportando come ho fatto fino adesso. Ho ignorato il problema in modo tale da ignorarne la sofferenza. Dal momento in cui ci siamo lasciati fino alla settimana scorsa avevo un vuoto dentro di me che ho colmato solo perchè ho voluto dimenticare di averlo. Evitavo di pensare a lui, evitavo di pensare a noi per non provare dolore...Sto cercando di farlo anche adesso ma non lo so perchè mi risulta più difficile...Mi dispiace per Chace perchè lui non c'entra niente e non deve soffrire a causa mia e mi dispiace per me stessa perchè non capisco il perchè lui debba avere così tanta influenza su di me e sulla mia vita...- disse arrabbiata. Già, non capiva perchè doveva essere schiava di Gerard e del suo ricordo di quella maniera.

-Ma se lui ritornasse? Cioè se lui ti chiedesse di...- iniziò a domandare Liz.

-Non lo so...- fece Annie. Aveva capito cosa le stesse per chiedere l'amica. -Ora sto bene. O almeno stavo bene...Poi...lui ha messo in dubbio i miei sentimenti, la mia fedeltà! Mi ha chiesto se avessi ascoltato il suo nuovo album invece di chiedermi qualcos'altro che riguardasse noi!- disse sottolineando l'assurdità di quelle parole.

-Oddio davvero?- fece Liz un po' sorpresa.

-Sì! E poi anche lui si è fidanzato! Cioè sta con quella dei Mindless Self Indulgence! Quella tutta tatuata che quando suona fa vedere le mutande a tutti!-

-Ma non sono quelli che ci dissero che eravamo delle oche?- fece Liz cercando di focalizzare mentalmente Linsdey.

-Sì...- rispose Annie rabbuiata. -E' piena di tatuaggi cazzo! E pensare che lui era quello che diceva "No le ragazze troppo punkettare non mi piacciono!" Ma vaffanculo...- concluse dando un calcio al muro. -E' pure alta e magra...- mugolò.

-Annie...non stare a fissarti di nuovo su queste cose...- fece Liz conoscendo il passato della ragazza. -Non hai niente da invidiare nè a quella nè a nessun' altra. E poi se non mi sbaglio sei già dimagrita ulteriormente e direi anche che adesso è il caso di finirla.- fece.

-Non è colpa mia se non ho fame.-

-Sì invece-

-Ok- fece Annie in segno di resa. In quel momento stare a parlare del suo voluto deperimento non le andava proprio.

-Ritornando a quel discorso...- riprese Liz -Ti consiglio di continuare a comportarti come hai sempre fatto. Dimentica Gerard, dimentica che siete stati insieme. Ora c'è Chace e devi pensare a lui...Escici, non lo so...fagli vedere che lo vuoi, che lo desideri...Perchè alla fine è così, e anche per lui è così. Anzi sai che ti dico? Organizziamo una bella serata in qualche locale stasera. Andiamo tutte, porta Chace e vengono anche gli altri ragazzi. Così ci svaghiamo un po' ...- fece Liz.

Annie amava alla follia quella ragazza davanti a sè. Era più di una sorella, lei e le altre erano la sua famiglia in quel momento.

-Cercherò di fare come dici tu...- disse quasi convinta e anche quasi entusiasta dell'idea della discoteca.

**

-Linsdey ascolta, devo andare a New York qualche giorno- disse Gerard al telefono.

-E come mai?- fece la donna dall'altro capo. A quanto ne sapeva lei Gerard non doveva avere impegni.

-In pratica un po' di tempo fa inviai dei bozzetti alla Marvel per un progetto e a quanto pare hanno colpito i selezionatori e perciò mi vogliono lì...- inventò Gerard. Questa colossale bugia l'aveva studiata bene bene con Frank qualche ora prima.

-Ok...- disse Linsdey un po' interdetta. Lei si trovava a San Francisco per impegni di lavoro e l'idea di tornare a casa e non trovare Gerard le dispiaceva molto. -Quindi quando torni?- aggiunse.

-Non lo so- fece Gerard -Credo che un due giorni li trascorrerò lì...- Il ragazzo dai capelli rossi iniziò già a pensare quello che l'aspettava...Doveva rivederla e magari riuscire a parlarle.

-Daccordo...- ripetè Linsdey in segno di resa. Che gli poteva dire d'altronde? Che non poteva andare a New York per i suoi fumetti? -...Ma quando torni sei tutto mio, chiaro?- aggiunse dolce.

-...Certo...- rispose Gerard che in quel preciso momento voleva morire per la sua vigliaccheria. Linsdey non meritava quella farsa...Nessuno lo meritava. -Ehi, tesoro ora devo andare a preparare la valigia che l'aereo parte tra qualche ora. Un bacio.- disse cercando di chiudere al più presto quella conversazione.

-Va bene. Un bacio anche a te.- fece Linsdey dall'altro capo del telefono e della California...

Gerard mise il telefono in tasca e si girò verso Frank -E' fatta...- disse.

Non sapeva se essere contento o no per quello che aveva fatto. Sicuramente si sentiva un bastardo per Linsdey ma allo stesso tempo era quasi felice e contento all'idea di andare da Annie. Era vero anche che la sera della festa lei aveva fatto la stronza e la sostenuta, ma a Gerard non interessava. Avrebbe voluto solo scusarsi e...riaverla con sè.

-Beh, allora buona fortuna- augurò Frank al rosso abbracciandolo. -Tienimi aggiornato- e gli diede una pacca sulla spalla.

-Speriamo...- disse con animo Gerard. In fondo ci sperava e sapeva in cuor suo che Annie non l'avrebbe mai rifiutato. -Credo che sia meglio andare- aggiunse. -Ho un aereo da prendere...-

**

-Questo è il bello di essere famosi!- urlava Cher con un bicchiere di Mojito in mano – I privè delle discoteche e tanto, tanto alcool!- continuò già brilla stando in bilico su dei tacchi altissimi e per di più su un tavolino.

-Ok Cher, scendi da qui prima che caschi!- le disse Alex prendendola per i fianchi.

Quella scena divertì molto tutti suscitando risate e schiamazzi.

Le Helenas e i loro rispettivi fidanzati erano usciti per una serata mondana nell'Upper East Side. Avevano trovato un locale che si addiceva ai loro gusti non molto lontano dagli appartamenti in cui vivevano. In quel momento si trovavano nel privè della discoteca. Di solito non frequentavano quelle zone ma quella sera non volevano essere assalite dai fan e perciò avevano optato per un posticino più appartato.

Tutti erano seduti sui divanetti in pelle avana e tutti avevano in mano un immancabile bicchiere di vetro che ospitava i più svariati cocktail. Cher ne aveva già bevuti tre e le altre, benchè ne avessero presi massimo due erano tutte allegre e un po' brille.

-Diciamo che dopo tutto questi venti dollari sono spesi bene!- esclamò Sarah tra le braccia di Mark, il suo fidanzato storico.

-Venti dollari per una Capiroska sono un furto!- le disse da sopra Mark abbracciandola.

-Già, ma come puoi constatare sono molto ben fatti questi cocktail!- fece Liz facendo un gran sorriso e sottolineando con la voce il "molto ben fatti".

I ragazzi per comunicare avevano bisogno inevitabilmente di urlare. La musica era assordante ma stranamente era piacevole. Musica ad alto volume e cocktail con un'alta gradazione alcolica erano un mix perfetto per abbandonarsi alle spalle i vari problemi.

Annie rideva beata tra le braccia di Chace, sorseggiando un vodka redbull e rubandogli talvolta qualche dolce bacio. Aveva deciso di godersi quella nuova vita che si era creata e di lasciarsi tutto alle spalle, ex-fidanzati compresi. Ogni volta che guardava Chace si perdeva nel suo sguardo di ghiaccio e aveva la sensazione di fare per la prima volta nella vita la cosa giusta.

Liz guardava intenerita la coppietta davanti a sè. Per fortuna Annie aveva seguito il suo consiglio.

-Allora quando avremo l'onore di sentire il nuovo album delle Helenas?- domandò Phill alla sua ragazza, Liz, ma rivolgendosi contemporaneamente anche ad Annie che era la più vicina del gruppo.

-Eh, mi sa che ce ne vorrà un po'!- esclamò Liz sedendosi in braccio a lui e cingendogli il collo.

-Ma se siete rinchiuse in quello studio da un mese!- fece Chace facendo accomodare Annie di fianco a lui. Era bellissima quella sera: capelli sciolti, tubino di raso nero e dei plateaux decisamente alti e sexy, per non parlare del trucco nero poi...

-La musica si crea Mr. Archibald! Mica si inventano canzoni a comando!- gli disse Annie. "Mr. Archibald", così lo chiamava lei quando lo voleva stuzzicare...Chace in risposta le cinse i fianchi e la prese per mano. Anche lui era decisamente bello e sexy quella sera. Quell'abito nero gli stava d'incanto.

Dopo aver chiacchierato un po' si alzarono e si affacciarono dal balconcino che dava sulla pista da ballo della discoteca, era enorme ed era gremita di gente.

-Cazzo quante persone!- esclamò Christie -Non le avevo notate!-

-Già, perchè eri troppo impegnata a darti da fare!- le fece Liz. La chitarrista le fece una linguaccia accompagnata da un sorriso.

-Guarda come si scatenano!- fece Annie guardando la folla sotto di sè -E poi questa musica è davvero orribile! Cioè è senza senso!- aggiunse alludendo alla canzone che il dj aveva appena messo.

-Non è vero!- disse Chace alle sue spalle sorridendole. Voleva tanto stuzzicarla. -Non è che una canzone solo perchè non è assordante o non presenta il suono di una chitarra come le canzoni spacca timpani delle Helenas è brutta...- aggiunse, ansioso di vedere la faccia di Annie.

La ragazza si girò e lo guardò con un'espressione indefinita, ma l'attore capì che Annie gli avrebbe retto il gioco.

-Spacca timpani?- fece lei quasi maliziosa -Le nostre canzoni?-

-Sì, e tu non immagini quanto sia assordante la voce della cantante- le sussurrò lui all'orecchio. Adorava quando si arrabbiava. - E ho sentito anche che non si esibirà mai con una crew perchè non sa ballare...-

La ragazza lo guardò in segno di sfida mordendosi le labbra. Chace era riuscito al cento per cento nel suo intento. Avrebbe proprio voluto vedere che cosa avrebbe fatto ora Annie davanti a quell'affermazione.

-Non so ballare...- ripetè la cantante penetrando Chace con lo sguardo.

-Già...- fece lui sorridendole malizioso. Le si avvicinò di più e la ragazza lo respinse.

-E se ti dimostrassi che non è così?- chiese.

-Se non vedo non credo- disse il ragazzo.

-Ah, non credi che lo farei?- fece lei un po' infastidita.

-No, non lo credo...- le rispose Chace ristringendola a sè.


Tonight I will love, love you tonight...
Give me everything tonight

La musica era ripartita e una strana voglia nacque nella ragazza. Non l'aveva mai fatto prima di allora. Non l'aveva mai fatto per nessuno prima di allora...perchè lei non ballava per principio, sia in discoteca che alle feste e per principio non ballava per nessuno. Ma quell'affermazione del suo ragazzo...sembrava tanto un affronto.

-Andiamo...- fece lei prendendo Chace per mano. Il ragazzo sorrise soddisfatto. Annie gli fece scendere le scale a chiocciola e lo trascinò in mezzo alla gente, spingendolo nella calca in modo tale che sia gli altri e sia soprattutto le sue amiche non potessero vedere ciò che avrebbe appena fatto da lì ad un minuto. Quei tacchi poi non l'aiutavano di certo a stare in equilibrio...Dov'erano le sue Converse?

For all we know we might not get tomorrow,
Let's do it tonight

Le sue mani scivolarono sulla giacca di Chace e si avvicinò di più a lui. Con le dita gli accarezzava le labbra che ogni tanto baciava e mordeva. Muovendosi a ritmo di musica esplorava il suo petto, infilando le mani ovunque, e cercando di muoversi il più sensualmente possibile. Non aveva mai ballato per qualcuno, anzi non aveva mai ballato affatto.

Excuse me,
but I might drink a little bit more than I should tonight...

La musica si prestava molto bene al suo giochetto sensuale ed era curiosa di vedere l'espressione assunta da Chace che era rimasto quasi immobile davanti al suo corpo sinuoso. Probabilmente erano anche i cocktail che le avevano permesso di fare ciò, in condizioni normali non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Chace la guardava incredulo, tra il compiaciuto e l'eccitato...Alla fine l'aveva fatto per davvero e lui era riuscito a farglielo fare.

And I might take you home with me if I could tonight...

Le labbra di Annie gli sfiorarono una guancia, sentiva il suo respiro sensuale e profondo nell'orecchio, il suo profumo gli inebriava le narici. Sentire il suo bacino pressato contro quello della ragazza che non faceva altro che muoversi a ritmo di musica, non potè che farlo eccitare. Non credeva fosse tanto brava e non avrebbe mai immaginato che avrebbe potuto essere così sexy. Era un concentrato di bellezza, sensualità e pura carnalità. Quel gioco di dita che passavano tra i suoi capelli, nella sua giacca, nei suoi pantaloni, lo stava facendo impazzire e non aveva mai desiderato la ragazza così tanto.

And baby I'm a make you feel so good tonight
'cause we might not get tomorrow

-Ora ci credi?- sussurrò Annie soddisfatta nell'orecchio di Chace. Le sue mani stringevano il colletto della sua giacca.

Il ragazzo la guardò quasi esterrefatto. Era senza parole. E la musica era ricominciata. E in quel momento avrebbe voluto solo stare con lei, lontano da tutta quella gente.

Annie lo lasciò e si allontanò qualche centimetro da lui. Ora che gli aveva dato prova che era meglio non sfidarla, avrebbe tanto voluto ritornare al suo divanetto a bere un altro cocktail, ma Chace la bloccò per un polso.

-Dove credi di andare?- fece lui prendendola per i fianchi. Il suo sorriso malizioso mandava Annie su di giri. Non le andava di ballare ancora...

-Ora che hai visto che so ballare posso anche tornare a sedermi- fece lei guardandolo. Quelle labbra non erano mai state così invitanti.

-Chi ha detto che voglio ballare?- fece lui baciandola in mezzo alla folla. Annie lo guardò un po' confusa e poi capì. Gli sorrise. L'idea era eccitante...
Chace la prese per mano ed entrambi si diressero verso i bagni. Annie gli avrebbe dato tutto quella notte.


ed ecco il big return dopo un mese di inattività xD prima di parlare del capitolo mi scuso in primis per le recensioni mancate di tutte coloro che mi seguono e delle storie che io seguo, oggi inizierò a mettermi in pari. Allora gli esami sono andati molto bene e con mia grande felicità e speranza credo che ho tutte le carte in regola per uscire con il massimo (lode a parte), vedremo martedì quando finiscono i risultati. (Ci tenevo a dirlo non per vantarmi ma solo per farvi capire perchè manco da un mese dato che ho studiato come una pazza per ottenere un buon punteggio xD) detto ciò andiamo al capitolo. E' un po' sconclusionato, lo so, ma mi è venuto in mente traendo inspirazione da un sogno e benchè sia un po' anonimo come capitolo, mi serviva ai fini della storia, perchè dal prossimo capitolo ne vedremo delle belle. Ora spero di aggiornare al più presto, sia questa che Give you hell e continuo a ringraziare tutti quelli che recensiscono e anche a tutti coloro che visitano e leggono. (P.S. la mia passione per Chace Crawford sta crescendo a dismisura!) Un bacio!
Questa è la mia immancabile pagina Facebook:
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Capitolo 4
*** If I did we'd be together ***


We could be perfect one last night
And die like star-crossed lovers when we fight

 

Chace le stava mordendo le labbra, e continuava a spingerla sul davanzale di marmo del bagno. Perchè si trovava ancora lì? Per quello che sapeva, le era sembrato di ritornare a casa, di essersi spogliata e di essersi messa a letto, seguita dal suo ragazzo.

I respiri di Chace, i suoi gemiti di piacere mischiati ai suoi, non facevano altro che farla contorcere sotto il corpo del ragazzo che sempre più velocemente si muoveva tra le sue gambe, che sempre più velocemente si muoveva dentro di lei. Ogni tanto incontrava quegli occhi di ghiaccio, quegli occhi che la facevano rabbrividire, e dal momento esatto in cui si era rinuchiusa in quel bagno con lui, non aveva smesso nemmeno un attimo di baciarlo, di staccarsi dalle sue labbra. Dopo che il ragazzo sembrò essere soddisfatto, con un movimento molto repentino prese Annie quasi in braccio, e scivolarono a terra, lui seduto, lei sopra di lui. Era assurdo quanto la ragazza avesse bisogno di lui in quel momento, era assurdo di come aveva bisogno del suo profumo. Stretta al suo corpo, Annie inarcava la schiena e stringeva la mano a Chace ogni qual volta che uno spasmo l'attraversava...il suo profumo era troppo buono. Mentre era intenta a muoversi e a lanciare un'occhiata a quegli occhi celesti, si accorse che il profumo era cambiato, non era più quello di Chace, e si accorse che quegli occhi non erano più di ghiaccio, ma di un verde cangiante.

Le mani di Gerard scivolarono nella sua scollatura, e benchè sapesse che quello che stava facendo fosse sbagliato, non voleva fermarlo. Non voleva fermarsi perchè era da troppo tempo che non veniva toccata da quelle mani, era da troppo tempo che non sentiva il profumo di Gerard così vicino, il suo respiro, le sue labbra. Proprio quando lui aprì la bocca per dirle qualcosa, proprio quando lei avrebbe voluto sentire la sua voce mista al culmine di piacere che stava provando in quel momento, fu riportata nel mondo reale, in cui Gerard non c'era più da parecchio tempo.

Aprì gli occhi. La luce del sole la colpì fastidiosamente in faccia. La testa le faceva quasi male e si girò lentamente a vedere se Chace fosse al suo fianco nel letto. Vuoto. Si era già alzato.

Quella sera avevano deciso di stare assieme dopo la discoteca e l'appartamento più vicino era il suo. Un po' confusa si alzò dal letto e andò a chiudere le tende, il sole le aveva decisamente causato una buona dose di scazzatura e sgattaiolò in bagno a rinfrescarsi.

Si guardò un secondo allo specchio: era un disastro e quel sogno aveva contribuito a rendere peggiore il suo risveglio. Adesso se lo sognava anche...

Ritornata nella sua camera notò che sul letto c'era qualcosa, una scatola con un bigliettino. La guardò confusa, e prima di scartare il pacco, lesse il messaggio sul foglio.

"Appena l'ho visto in vetrina ho pensato a quanto ti sarebbe stato bene. Sul tavolo c'è la colazione. Non volevo svegliarti così sono andato a lavoro. Un bacio."

Chace e i suoi regali. Chace e la sua gentilezza. Chace e il suo continuo volersi prendere cura di lei. Era adorabile e lei gli voleva un bene dell'animo, ma che faceva lei per lui? Sognare di fare sesso con un altro ecco che faceva...e si sentiva estremamente in colpa. Abbandonando il pensiero di Gerard, scartò il pacco e ci trovò dentro un vestito carinissimo. Grigio con delle rifiniture nere. Perchè doveva sempre riempirla di regali? Lei non se li meritava...

Dopo essersi data una sistemata se ne andò in cucina e sul tavolo, trovò un vassoio di cornetti, caffè-latte e altre cose.

-Quante diavolo di cose hai comprato?- disse ad alta voce.

Prese il caffè e vi affondò un pezzo di cornetto. Appena morsicò la pasta sfoglia una sorta di disgusto le partì da dentro lo stomaco. L'ennesima mattina in cui il suo stomaco sembrava essere chiuso a qualsiasi cosa che ingeriva. L'ennesima mattina in cui si era alzata nervosa perchè aveva sognato chi non doveva sognare, chi avrebbe dovuto dimenticare.

Lasciò perdere la colazione e si sfilò la maglietta di Chace, indossata appena uscita fuori dal letto. Decise di provarsi quel vestito molto casual.

Quella mattina non aveva niente da fare, anzi il lavoro sarebbe arrivato solo nel pomeriggio, pomeriggio in cui avrebbe dovuto ultimare la canzone che non era riuscita a registrare il giorno prima e in cui avrebbe dovuto rilasciare un'intervista. Perchè l'uscita di un album poteva essere così stressante? Aveva solo voglia di andare in tour e di sfogarsi, di lasciarsi alle spalle tutto quel casino che si era creata. Il Project sarebbe stata la risposta ai suoi problemi, secondo lei.

Si infilò quel vestito. Le dava un'aria da ragazza pura e spensierata, invece dentro aveva il più totale disastro, la più profonda delle angosce. Le risultava sempre difficile fingere a se stessa quando era da sola, quando Chace non era con lei.

Quel vestito la faceva sembrare una ragazzina felice e invece lei non era affatto così. Non era pura e non era perfetta. E quella mattina continuava a sentirsi uno schifo.

**

Gerard aveva passato tutta la mattinata a fare telefonate, a contattare gente, a cercare di chiamare Cole e a trovare qualcuno che gli avesse potuto dare informazioni riguardo Annie, su dove vivesse e sul suo numero di cellulare. Scioccamente non aveva pensato alla cosa più ovvia, che magari la ragazza non avesse nè cambiato numero di cellulare nè si fosse trasferita da qualche parte. In fondo era passato solo un anno e mezzo da quando anche lui andava a casa sua e in quel momento che ci pensava, non vedeva l'utilità di cambiare tutti i recapiti telefonici e gli indirizzi. Essendo uscito dall'albergo in cui alloggiava, prese un taxi e si diresse all'appartamento della ragazza, sperando con tutto se stesso che lei vivesse ancora lì, e che fosse in casa in quel momento. Se non l'avesse trovata era disposto anche ad aspettare fuori la sua porta.

Arrivò davanti al grande portone e suonò il campanello della portineria. Venne ad aprire un ragazzo che lui conosceva bene, era una sorta di custode della hall, e l'impiegato riconobbe subito Gerard. D'altronde aveva passato quasi un anno in quell'appartamento...

-Ciao Gerard!- fece il ragazzo da dietro il bancone. -E' da un po' che non ti vedo da queste parti!-

-Ciao Craig!- salutò Gerard con una strana felicità in corpo. -Ehm...sì, è un po' che non vengo a New York...Senti...sai per caso se...Annie abita ancora qui?- sputò quasi lui, imbarazzato per il fatto che se Annie fosse davvero ancora lì, Craig sarebbe stato a conoscenza della sua relazione con Chace.

-Annie Clay?- domandò il ragazzo biondino lì per lì. -Certo che abita ancora qui!-

Gerard si sentì improvvisamente più leggero. Era ancora lì, e forse era ancora in casa.

-Senti...ma per caso l'hai vista uscire?- disse lui vago, cercando di non essere troppo interessato alla risposta che Craig gli avrebbe dato.

-Mmm...- fece lui scorrendo con il dito sull'agenda i nomi di coloro che erano usciti ed entrati quella mattina -...a dire il vero lei non l'ho vista uscire. Ho visto uscire il fidanzato...ehm...Chace...- fece il portinaio guardando interdetto Gerard.

Al cantante per un attimo gelò il sangue. Chace. Sempre lui. Era normale però, insomma, loro stavano insieme e la cosa positiva era che almeno, se avesse bussato alla sua porta, non se lo sarebbe ritrovato davanti, magari mezzo nudo che aveva appena finito di fare chissà cosa con la sua ragazza. Già, la sua ragazza...Era andato a riprendersela.

-Oh...Ok, grazie- fece Gerard. -Senti io sto andando da lei, non c'è bisogno che l'avvisi, sa che dovevo venirla a trovare.- Inventò il ragazzo.

-Ok- disse Craig. -Allora buona giornata!-

-Grazie, anche a te!-

-Gerard?-

-Sì?-

-Belli, i nuovi capelli!- disse Craig sorridendo.

-Ahah, grazie Craig! Anche la tua nuova divisa è trendy!- rispose, incamminandosi verso l'ascensore.

Pigiò il numero del piano e man mano che guardava illuminarsi i vari tasti dell'ascensore, la sua ansia aumentava. Sicuramente una volta che Annie se lo sarebbe ritrovato davanti alla porta sarebbe rimasta un po' interdetta e anche contrariata, ma dopo avrebbe ceduto.

Gli si seccò quasi la gola quando arrivò di fronte la porta del suo appartamemento. Per un attimo pensò anche di ritirarsi, di ritornare a Los Angeles da Linsdey, di ritornare ad una relazione più che sicura, ma poi si immaginò Annie e il suo sorriso e iniziò a provare un'assurda leggerezza, benchè avesse le farfalle nello stomaco.

Dopo qualche minuto di sosta, spinse il dito sul tasto del campanello. Il tempo che Annie impiegò per andare ad aprire la porta, per passare dalla sua camera da letto al salone, a Gerard sembrò terribilmente lungo. Si tolse dal campo visivo dello spioncino, se Annie l'avesse intravisto, probabilmente non gli avrebbe aperto.

I battiti del suo cuore accellerarono di molto quando sentì le chiavi girare nella serratura e la porta aprirsi.

La ragazza si mostrò a lui in tutto il suo splendore, o meglio gli occhi di Gerard percepirono la ragazza come qualcosa di unico e raro.

Indossava un vestitino, molto leggero, molto semplice, che le dava un'aria da scolaretta, era struccata, con un po' di matita sbavata sotto gli occhi come le capitava spesso, e i suoi capelli corvini erano lasciati liberi e le cadevano sulle spalle, sulle clavicole e sulle braccia.

Quando Annie era andata ad aprire la porta di certo credeva che avrebbe potuto essere chiunque, tranne che Gerard. A quanto ne sapeva lei viveva a Los Angeles e non sapeva il perchè di quella visita e del suo soggiorno a New York.

Come nel suo sogno, quel sogno che l'aveva fatta agitare di molto quella mattina, era splendido, come di suo solito tra l'altro, e i suoi capelli rossi, per quanto bizzarri fossero, erano un connubio perfetto con i suoi occhi verdi e con il suo viso dolce e aggrazziato. Per un attimo le mancò il respiro e per un attimo credette di essere pazza. Non solo se lo sognava, aveva anche le allucinazioni. Fece un respiro più profondo e chiuse gli occhi. Le palpebre le coprirono le iridi per sì e no tre secondi, e quando riaprì gli occhi credeva quasi di non trovarlo più lì, di esseresi immaginata tutto, dal rumore del campanello a lui stesso.

Quando sollevò le palpebre però Gerard era ancora lì, che la fissava e che aveva assunto un'espressione strana, tra lo stupefatto, il contento e l'imbarazzato. Potevano tutte queste emozioni convivere in una sola e semplice espressione facciale? Sì. Gerard era proprio così che si sentiva: contento di rivederla, stupefatto dalla sua bellezza e imbarazzato per quella sua visita senza preavviso.

La ragazza tra l'altro non lo stava guardando molto diversamente. Era confusa, era sorpresa da quell'incontro e forse era un po' meno contenta di Gerard di rivederlo.

Il rosso cercò di rompere il ghiaccio e cercò di parlare. Con voce roca le mormorò un "ciao" e temporeggiò un attimo. Aveva quasi paura che la ragazza si mettesse ad urlargli contro.

Davanti al silenzio di Annie continuò.

-So che non te l'aspettavi...- farfugliò guardandola -ma...dovevo...vederti...- disse molto lentamente.

Annie guardò prima a terra e poi alzò il viso per incrociare il suo sguardo. Non sapeva cosa dire e aveva iniziato a respirare veloce, come se si stesse sentendo male.

-Ehm...se...se vuoi che me ne vada...basta dirmelo...- disse Gerard arrendendosi davanti allo shock della ragazza la quale indietreggiò e fece segno al ragazzo di entrare.

Gerard non se l'aspettava e vederla lì, senza parole, che gli faceva segno di entrare nel suo appartamento gli sembrò un buon segno.

-Sei venuto da Los Angeles?- chiese a fatica lei chiudendosi la porta alle spalle. Perchè l'aveva fatto entrare? Perchè non riusciva ad arrabbiarsi? E soprattutto perchè aveva impresse nella mente alcune scene oniriche del sogno fatto durante la notte?

-Sì...- rispose Gerard che rimase al centro del salone indeciso sul da farsi.

-Che...che sei venuto a fare? Perchè sei qui?- domandò lei atona e cercando di non far trapelare nessuna emozione che aveva in corpo.

-Ti dovevo parlare- disse Gerard, questa volta più sicuro di sè. Non si era fatto sei ore di aereo per nulla, non aveva abbandonato a casa una fidanzata premurosa per nulla, e soprattutto non era andato fino a New York per farsi sfanculare un'altra volta, così decise di uscire fuori la sua sicurezza e la sua forza d'animo, ma in particolare la suo voglia di ritornare a stringere Annie fra le braccia.

-Ti avevo detto che era finita- mugolò lei dirigendosi verso la cucina. Non ci credeva. Gerard era nel suo appartamento.

-Lo so ma non voglio...- iniziò Gerard.

Ad Annie venne un tuffo al cuore. Non poteva fare così...non in quel momento.

-Non si può avere tutto dalla vita- pronunciò un po' imbronciata. In quel momento gli stava dando le spalle e stava cercando tra gli scaffali una tazza. Se non altro avrebbe fatto l'educata servendogli la colazione.

-...e nemmeno tu lo vuoi...- terminò il cantante non curandosi di ciò che la ragazza aveva appena detto. -E non dirmi che non è vero perchè non ci credo.-

-Tieni- fece lei porgendogli la colazione -...sarai affamato...-

Quella situazione era alquanto assurda. Nessuno aveva ancora urlato e per di più Annie aveva anche offerto la colazione a Gerard...

Il ragazzo guardò interdetto il vassoio sul tavolo. Gli stava servendo la colazione...Per lo meno non era agguerrita come la festa a Miami...

Gerard sorseggiò il caffè e continuò a parlare. Ora si era seduto sullo sgabello dello snack bar, e fissava la ragazza, appoggiata con le braccia sul piano cottura. Perchè indossava quel vestitino già di prima mattina?

-Stai...stai bene con questo vestito...- disse a bassa voce, quasi a non voler farsi sentire da lei.

-Gerard- fece Annie guardandolo. Ogni secondo che trascorreva in quella stanza con lui era una coltellata nello stomaco...E così erano di nuovo punto e a capo, come un anno prima, con lei che cercava di dimenticarlo e con lui che non glielo permetteva, con lei che cercava di odiarlo e con lui che faceva di tutto per farsi amare, anche se le aveva dato della puttana per telefono e anche se una settimana prima l'aveva rifatto.

-Per favore...dimmi ciò che mi devi dire e...anzi, se sei venuto a dirmi di ritornare insieme, non farlo, perchè sai che la risposta sarebbe negativa.- gli disse sforzandosi di essere il più sincera possibile.

Gerard sapeva che quella era una bugia, una grossa, fottutissima bugia. Si alzò e andò verso di lei, voleva abbracciarla, voleva stringerla, voleva farle dire la verità.

Nel momento esatto in cui Annie vide Gerard alzarsi e andare verso di lei, capì che cercare di cacciarlo fuori dalla sua vita sarebbe stato molto difficile, e sicuramente sarebbe stato impossibile allontanarlo se lui le avesse ridato anche un minimo assaggio di quello che avevano. Le si posizionò davanti, prendendola per le braccia. Non l'avrebbe mai rifiutato se solo lui le avesse dato la certezza che non l'avrebbe mai fatta più soffrire in quella maniera, ma purtroppo Annie sapeva che se ciò fosse successo di nuovo, lei non si sarebbe mai più ripresa.

Il tocco di Gerard la fece rabbrividire, da quanto tempo non sentiva quelle mani lisce e delicate sfiorare il suo corpo? Accarezzarlo e toccarlo?

-Sì, sono venuto a dirti di abbandonare tutto, di lasciarci alle spalle tutto ciò che è successo in questi mesi...e di ritornare ad essere quello che eravamo. Sei l'unica che ho amato così tanto...e lo sai, e so che anche tu non amerai nessun altro come hai amato me...- La sua voce era così vicina...ad Annie sembrava quasi di toccarla, le rimbombava nell'orecchio, e lui era così vicino, era da più di un anno che non lo aveva a quella distanza. La sua voce, il suo odore, ora erano reali, non erano finzione come nel sogno, ora li percepiva davvero.

Annie chiuse gli occhi, come a non voler essere corrotta da quel viso stupendo che si ritrovava di fronte.

-Ti prego...- disse lei -Non chiedermi questo...- glielo stava supplicando, non chiedendo, gli stava supplicando di non farla soffrire di nuovo.

Gerard la guardò, così semplice, così dolce, così pura. Non stava urlando, e non l'aveva nemmeno respinto. Quella era l'Annie che lui conosceva, non quella aggressiva e acida della festa a Miami. Azzardò ad accarezzarle il viso, e nel preciso momento in cui le sfiorò la guancia, lei si sentì morire. Si avvicinò ancora di più a lei e quel profumo tanto ricercato, che non sentiva più da tanto tempo ma che non aveva mai dimenticato, gli inebriò le narici, di nuovo. E si sentì quasi completo, leggero.

-Perchè?- le chiese lui, con occhi quasi brillanti, ma allo stesso tempo scongiuranti. Le sue mani le sfiorarono la fronte e i capelli, come a voler esplorare quel viso, come a voler renderlo di nuovo familiare.

-Io non voglio soffrire di nuovo- mormorò Annie. Non riusciva a guardarlo negli occhi e tutto ciò che si limitava a fare era guardargli il collo, vedere una parvenza di barba, sentire il profumo che emanavano i suoi vestiti.

Gerard le alzò il mento, e la costrinse a guardarlo.

-Non soffrirai, te lo giuro...- le disse come se le stesse facendo una promessa.

Quelle perle verdi furono una specie di sogno, di miraggio, non erano mai stati di quel colore così luminoso i suoi occhi, e lui non era mai stato così delicato nello sfiorarla e nel parlarle. Un bacio, un solo bacio e lei sarebbe ritornata tra le sue braccia.

Con il pollice seguì il contorno delle labbra della ragazza che lo guardava supplicante, come a volergli dire di non spingersi oltre, di fermarsi, perchè se in quel momento voleva essere baciata con tutta se stessa, in seguito quello sarebbe stato lo sbaglio più grande.

Gerard sentiva i suoi respiri affannati sulla pelle, non le era mai sembrata così casta come in quel momento.

Un solo bacio e tutto sarebbe ritornato come prima.

-Gerard, no...- gli disse lei. Non poteva farle questo, di nuovo. Non poteva sopportarlo. Il ragazzo ignorò quelle due parole cariche di finzione, lui sapeva che lei lo voleva, voleva lui e voleva quel bacio, lo aspettava da troppo tempo.

Le alzò il mento e avvicinò la testa al suo viso. Le sfiorò prima il collo con la punta del naso, inspirando il profumo proveniente dai suoi capelli,e poi le diede un bacio tra l'incavo della clavicola.

Era sbagliato e Annie lo sapeva, ma non voleva nè tanto meno poteva fermarlo. Abbreviò quel calvario, accorciò i tempi. Inaspettatamente prese il viso di Gerard tra le mani e quasi famelica lo baciò. Lo baciò come la prima volta che si erano detti di amarsi, lo baciò come quella volta sulla panchina.

Il cuore di Gerard sussultò aumentando pericolosamente i battiti. Era da troppo tempo che desiderava quelle labbra morbide e carnose, era da troppo tempo che non era più soddisfatto di sognarsele solamente. Le prese il viso tra le mani e vorace si insidiò nella sua bocca, cercando di intrecciare la lingua con la sua. Stava cercando di trattenersi, di non fare nulla di affrettato o di avventato, ma a stento riuscì a controllarsi. La sollevò e la fece sedere sul piano della cucina e la strinse a sè, esplorando di nuovo quel corpo che sembrava non essersene mai andato via dalla sua vita. Le baciò il collo, la clavicola, fino a scendere all'incavo del seno. Con la mano libera le abbassò una spallina del vestito e prese a baciarla sulle braccia per poi ritornare a incontrare le sue labbra.

Respirare per Annie sembrava sempre più difficile, anzi respirare qualcos'altro che non fosse il profumo di Gerard le risultava sempre più difficile. Gli cinse i fianchi con le mani e se lo avvicinò di più, gli cinse il bacino con le gambe e si lasciò baciare da lui, si lasciò fare tutto, ma sapeva che era sbagliato, e sapeva che avrebbe dovuto fermare quelle mani, e che avrebbe dovuto staccarsi da quelle labbra, perchè prima o poi Chace sarebbe tornato e non avrebbe mai voluto farsi trovare in quelle condizioni. Non dalla persona che più l'aveva aiutata in quel periodo buio, non proprio da quella persona che aveva investito tutto se stesso in lei.

-No, Gerard, fermati...- gli disse ad un tratto, quando il ragazzo non era stato più in grado di controllare gli ormoni. Sciolse le gambe dal suo bacino e lo allontanò, scendendo dalla cucina.

Gerard la guardò interdetto, confuso. Perchè l'aveva fermato? Era una cosa che volevano entrambi.

Annie fece un respiro, e cercò di abbandonare il subbuglio di emozioni che aveva in corpo.

-Io...noi non possiamo...- gli disse non guardandolo, cercando di aggiustarsi alla meglio il vestito.

Gerard le si avvicinò di nuovo e cercò nuovamente di baciarla, non dandole ascolto.

-No, basta...davvero...Io non voglio...- disse lei allontanando il viso dal suo per non farsi corrompere nuovamente dalle sue labbra.

-Perchè?- disse quasi arrabbiato Gerard. Che le prendeva? Non poteva darsi di nuovo a lui e poi allontanarlo quando voleva lei.

-Perchè sono fidanzata, cazzo.- rispose Annie arrabbiata con se stessa -E non ho intenzione di tradire il mio ragazzo, nè tanto meno di essere la tua amante!- continuò ad alta voce.

Gerard la guardò per un secondo. Si sentiva preso in giro.

-Ah, perchè io non ho una ragazza? O sono io lo stronzo che vuole farti fare l'amante? Ti ricordo che sono venuto da Los Angeles prendendo il primo aereo per New York e lasciando Linsdey solo per te! - fece arrabbiato.

Di sicuro quello sarebbe stato l'inizio di una lunga discussione, una discussione covata per più di un anno.


ta dah! tornata beh, questo è il nuovo capitolo, un po' sentimentale si ma a me piace molto, vi assicuro che però nel prossimo i toni si alzeranno e poi ce ne saranno delle belle a partire dal project revolution in cui entrambe le band saranno in tour insieme!!
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Capitolo 5
*** I don't love you like I did yesterday ***


But where did you run to?

And where did you hide?
Go find another way,

price you pay

 

-Credo sia proprio questo il problema, Gerard- fece Annie, e pronunciò quella frase con un pizzico di gelosia avendo sentito il ragazzo nominare Linsdey.

-Tu ti ripresenti qui, dopo un anno, solo perchè ci siamo rivisti e ti è venuto il piccio di noi due. Non vanno così le cose, io non sono un giocattolo che butti via e riprendi quando ti sei stancato degli altri che hai...- continuò allontanandosi ulteriormente dal cantante e cercando di tenersi occupata, sparecchiando la colazione da sul tavolo.

-Ora io avrei il piccio?- domandò Gerard arrabbiato. Certe volte alcune parole che la ragazza usava lo lasciavano allibito. -E tu saresti un mio giocattolo? Dio, Annie ma ti senti? Venendo qui avrei voluto dimostrarti che mi mancavi, che sarei stato disposto a tutto pur di riprovarci e che sono stato un coglione ad averti trattato in quella maniera!- concluse. Le sue parole erano cariche di rabbia e di sincerità e davvero gli risultava deludente capire come la ragazza avesse totalmente frainteso le sue intenzioni.

Al sentire quelle parole Annie si sentì un po' in colpa, ma di certo non avrebbe potuto dargliela vinta e cedere di nuovo.

-Beh, l'importante è ammetterlo- disse non smentendosi.

Ora era a qualche metro da lui, con le braccia conserte, ed era disposta a scrutare qualsiasi particolare della stanza piuttosto che guardare il ragazzo davanti a lei.

Il rosso la stava quasi odiando, gli dava terribilmente al cazzo il modo in cui faceva la sostenuta, e gli dava al cazzo il fatto che cercasse di essere indifferente a quella faccenda.

-Sei un'orgogliosa del cazzo- mugolò lui guardandola. I suoi occhi verdi erano ridotti quasi a due fessure ormai.

-Non fare la vittima, se siamo a questo punto non è di certo tutta colpa mia.- disse arrabbiata la ragazza, prendendosela un po' per quel commento.

-Scommetto che è tutta colpa mia invece, tu non hai fatto niente...Sono io che ti ho scaricata...così, perchè mi andava!- ribattè stizzoso lui.

Annie partì in quarta. Era vero, se si erano lasciati non era stata solo colpa di Gerard, ma ciò che la faceva arrabbiare di più, era che lui aveva messo in dubbio cose su cui lei non avrebbe mai sospettato.

-Gerard sei stato tu a mettere in discussione la mia fedeltà! I miei sentimenti verso di te! Come diavolo hai potuto?- disse ad alta voce. Iniziò a rinfacciargli tutto ciò che non gli aveva detto in quell'anno. Il ragazzo rimase in silezio ad ascoltarla, consapevole della verità di quelle parole. Non è che lui non si fidasse di lei, è che in quel periodo gli erano successe una miriade di cose diverse ed Annie aveva risentito del suo stress.

-Tu lo sapevi quanto io ti amassi, che cosa provassi nei tuoi riguardi, che non avrei mai potuto nè cambiarti e nè tradirti!- aggiunse.

La rabbia era stata rimpiazzata dall'angoscia, dal dolore e dalla delusione, tanto che si sforzò di non piangere davanti a lui.

-Quindi non puoi ritornare qui, fare come se nulla fosse, e chiedermi di ritornare insieme, di lascarci le nostre vite alle spalle e di buttare tutto ciò per cui ho lottato fin ora.-

Gerard non riusciva a toglierle gli occhi di dosso, aveva ragione ma lui non poteva non provarci ed era ancora fermamente convinto che lei alla fine avrebbe ceduto. Tra l'altro era ancora più bella quando si arrabbiava.

-Lo so- fece lui. -Lo so- ripetè passandosi una mano tra i capelli. -E sono stato un'idiota, me ne rendo conto. Me la sono presa con l'unica persona che non c'entrava niente-

Annie non sapeva se essere rincuorata o arrabbiata per quelle parole. In cuor suo sapeva che da una parte non avrebbe mai scaricato Chace solo perchè Gerard aveva deciso di riprendersela, ma da un'altra parte sapeva anche che il ragazzo l'avrebbe potuta riconquistare facilmente se solo lei avesse voluto.

-E' che...non ci vedevamo mai, stavamo insieme sì e no quattro o cinque giorni al mese e io...sono impazzito! Ho perso la testa!- continuò.

-Si chiamano storie a distanza...- commentò la ragazza un po' scazzata -E comunque hai ragione fino ad un certo punto- aggiunse.

Perchè doveva sempre fare così? Gerard aveva capito come agiva: attaccava per non essere attaccata, rifiutava la sua proposta per non soffrire di nuovo. Forse le aveva fatto davvero del male e lui non se n'era accorto per niente. Forse tutte quelle foto nei backstage con i vari artisti e con altri ragazzi erano solo un modo per reprimere davvero il dolore, o semplicemente per attirare la sua attenzione.

Però...era disposto a non ripetere i suoi errori, era disposto a scusarsi, a redimersi, perfino a lasciare Linsdey per lei.

Perchè era così restìa alla sua proposta?

Un dubbio quindi iniziò ad insediarsi dentro di lui, velocemente cresceva...Eppure credeva che non avrebbe fatto nessuno sforzo per riconquistarla...La guardò, e questa volta anche la ragazza incrociò il suo sguardo ed entrambi furono estasiati e al tempo stesso impauriti dall'emozione che provarono.

Annie aveva paura di abbandonarsi di nuovo a lui e di rimanere inevitabilmente segnata, Gerard invece aveva paura di perderla, e di non ritrovarla più.

Il rosso schiuse leggermente le labbra per parlare ma era intimorito dalle stesse parole che stava pensando. Come se gli avesse letto nel pensiero, Annie capì cosa Gerard le stesse per chiedere e si sentì male.

-Tu...- iniziò il ragazzo con voce tremante, -...tu non vuoi...- continuò abbassando lo sguardo, come se avesse preso consapevolezza della cosa. -Non vuoi lasciare Chace...- ripetè più convinto quelle parole.

Ad Annie sembrò che qualcuno le avesse conficcato un coltello nel cuore.

No, non voleva lasciare Chace. Non voleva lasciarlo per una serie di cose stupide e non, perchè lui la faceva sentire sicura, perchè lui le dava l'impressione che ci tenesse davvero, perchè quando era con lui non pensava che la sua vita fosse priva proprio della cosa di cui aveva bisogno: l'amore.

Non avrebbe voluto ferire ulteriormente Gerard e quindi tacque, lasciandogli intendere la risposta. Forse nemmeno lei aveva il coraggio di pronunciare quelle parole.

Il silenzio di Annie era qualcosa di assordante. Gerard aspettava, aspettava una risposta perchè sicuramente ci sarebbe stata...Quando capì che proprio quel silenzio era la risposta che stava aspettando, gli mancò quasi il respiro...E così non aveva nemmeno il coraggio di dirglielo chiaro e tondo...

-Lo ami?- chiese frustrato e arrabbiato.

Annie chiuse un attimo gli occhi. No, non lo amava. Ma non avrebbe potuto dirglielo, nè a Gerard nè a Chace. Lei gli voleva bene, ci stava bene...ma no, non lo amava.

Gerard sapeva che la ragazza non nutriva per Chace gli stessi sentimenti che aveva provato per lui, anzi ne era più che convinto. La sua avrebbe potuto essere attrazione fisica, ma non amore.

Annie tacque di nuovo. Non poteva rispondere, non poteva farlo perchè altrimenti Gerard avrebbe sofferto ulteriormente e non avrebbe di certo capito la motivazione della sua scelta.

Il ragazzo le si avvicinò, disperato, nell'ultimo tentativo di riprenderla con sè.

-Mi ami ancora?- chiese toccandola.

Le sue dita si strinsero attorno alle braccia della ragazza. Un brivido attraversò Annie.

Non poteva rispondere nemmeno a quella domanda.

Forse sì e forse no. In quel momento non amava nessuno, o forse quella era solo la scusa che riservava a se stessa per mascherare quell'inquietudine che non l'abbandonava mai. Da quando Gerard se n'era andato si era sentita persa, inutile e credeva che non avrebbe mai potuto amare allo stesso modo un'altra persona.

Gerard capì tante cose, benchè fosse inebriato dal suo profumo capì tante cose. Capì che lui l'amava, e capì che anche lei lo amava ancora e che non gliel'avrebbe mai detto, perchè se lei avesse confermato ciò, di certo lui non se ne sarebbe andato.

Si avvicinò di più a lei, come a volerla stringere un'ultima volta, come a volerla salutare per poi lasciarla andare.

Annie non gli avrebbe risposto e lui lo sapeva. Quella risposta gli avrebbe fatto male e bene allo stesso tempo. La presa di coscienza che due persone provano le stesse cose per l'altro, e la consapevolezza che nulla potrà ritornare mai più come prima era qualcosa di atroce per Gerard.

Dopo tanto tempo provò una sensazione dimenticata: un dolore allo stomaco seguito da un groppo in gola. Gli occhi e il naso iniziarono a pizzicargli e le sue perle verdi diventarono lucide, riempiendosi di lacrime che gli solcarono il viso.

Gerard strinse di più le braccia di Annie, appoggiandosi con le labbra alla sua fronte. La ragazza rabbrividì, non tanto per l'umido della sua saliva, quanto per quello delle sue lacrime.

Quando si accorse che Gerard stava piangendo le si mozzò il fiato in gola, e quasi in sincronia, anche i suoi occhi si riempirono di lacrime, ma cercò con tutta se stessa di non farsene accorgere.

-Ricordati che sei l'unica per cui ho pianto- fece il rosso con voce tremante. -Spero che sarai felice, domani.- aggiunse, e veloce le diede un bacio in fronte, per poi lasciarla, per poi scappare, per poi andarsene per sempre dalla sua vita.

Annie iniziò a singhiozzare quando sentì la porta dell'ingresso chiudersi.

Quella era davvero la fine.

Sarebbe stato meglio così, per entrambi, credeva lei.

Così come quando era salito, anche allora Gerard guardava i tasti dell'ascensore illuminarsi.

Confuso, sofferente, con una nuova consapevolezza...

Totalmente ignaro delle conseguenze che il gesto che stava per compiere avrebbe portato, prese il telefono dalla tasca e dopo aver composto un numero, lasciò un messaggio in segreteria alla sua ragazza.

-Linsdey- pronunciò al telefono con voce arrabbiata. -Ti amo-

Era una bugia, ma aveva bisogno di dirlo. Aveva bisogno di pronunciare quelle due misere parole.

Riattaccò il telefono. Sarebbe ritornato a Los Angeles, alla sua vita prima e dopo Annie, avrebbe dimenticato anche lui come aveva fatto lei, avrebbe fatto finta anche lui come continuava a fare tutt'ora lei.

Era totalmente intontito, la vista era offuscata dalle lacrime e ancora stentava a credere a quello che era successo.

Era stato rifiutato di nuovo. La cosa strana era che in quegli anni gli era capitato pochissime volte. Più che altro era stato rifiutato da lei, la persona più impensabile di questo mondo.

Era deluso, era sofferente e stava piangendo, e si ritrovava a farlo in uno stupidissimo ascensore. Non stava pensando a niente, solo a lei e al fatto che l'aveva respinto.

Si sentiva vuoto, senza più speranze, ambizioni o qualsiasi altro genere di cosa. Avrebbe voluto urlare ma tutto ciò che riuscì a fare, fu salutare con voce roca Craig e inforcare gli occhiali da sole per non far notare a nessuno i suoi occhi gonfi e rossi.

I raggi del sole lo colpirono fastidiosamente in faccia...Era ora di ritornare a casa e abbandonarsi tutto alle spalle.

Il tour gli avrebbe dato un po' di sollievo forse, il Project era imminente.

Sveglio e senza paura. Era così che doveva essere.

Al diavolo tutto.

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Capitolo 6
*** It's something I can't know 'till now ***


I'll meet you down at the metro station

'Cause motherfuckers got the motivation

Now I'm gonna show you how much I love you.

Oh, my magazine is full of ugly things

 

Giugno inoltrato.

Tempo di mare. Tempo di sole. Tempo di amore. Tempo di musica. Tempo di Project Revolution: il festival musicale americano annuale organizzato dai Linkin Park, che unisce band rock, metal e hip hop girando il continente da una nazione all'altra.

-Questi sono tutti i vostri pass. Per favore non perdeteli, soprattutto tu, Frank- disse Alicia ai cinque ragazzi che aveva davanti, passando di mano in mano i pass plastificati che gli organizzatori le avevano dato.

Il ragazzo tatuato davanti a lei le sbuffò come un bambino piccolo. Perchè doveva essere sempre lui quello che doveva passare per scemo? In risposta fece una linguaccia alla bella ragazza di fronte a lui, prendendole il pass dalle mani e iniziando a giocarci.

Alicia lo guardò per un secondo e alzò gli occhi al cielo, convinta che Frank non sarebbe mai cambiato, e si diresse verso le braccia del suo ragazzo, Mikey, che aveva guardato divertito la scena.

-E tu le permetti di trattarmi così?- gli disse Frank quando si accorse del gran sorriso bastardo che la coppia aveva assunto.

-Anche peggio!- commentò il ragazzo sorridendogli e appendendo il pass datogli da Alicia al collo.

-Sei uno stronzetto, Mikey. Come tuo fratello!- disse il chitarrista ridendo e indicando il ragazzo dai capelli rosso fuoco di fronte a lui, che si stava cimentando nell'impresa epica di sbrogliare il laccio del pass.

Alicia incredula di quella scena, si allontanò da Mikey e decise di andarsi a fare un giro nei dintorni, nella speranza di trovare e di riconoscere qualcuno che non facesse parte esclusivamente della crew dei My Chemical Romance.

Poco più distanti, Annie e Sarah avevano appena ritirato i loro pass e si erano appena rifornite al piccolo chioschetto che vendeva acqua, caffè e stuzzicherie, e allegre si stavano dirigendo verso il loro tour bus scherzando e ridendo.

-Dio, quest'anno la vedo dura nel bus- stava dicendo Sarah. -Siamo tantissimi!-

-Guarda non me lo dire, già il letto è scomodo, poi lo dovrei anche condividere!- rispose Annie dando un sorso all'acqua fresca.

-Non essere così afflitta, eh!- ironizzò la bionda chitarrista. Annie sorrise. No, non era affatto afflitta, solo rassegnata all'idea di non dormire bene per tre mesi.

-Rimane comunque troppo piccolo.- aggiunse lei cogliendo la punta di malizia nell'affermazione della ragazza. -E poi anche tu ti sei portata Mark, quindi non dire così solo a me!- fece poi.

-Appunto, il mio voleva essere un commento generale!- disse ridendo Sarah. In risposta Annie le portò un braccio sulle spalle, ed entrambe andavano camminando abbracciate per la strada, continuando a ridere e a scherzare cariche di pass e di bottigliette d'acqua.

Ad Alicia parve di sentire una voce conosciuta e di intravedere delle ragazze dalle movenze familiari. Ebbe la conferma di ciò quando quasi si stava scontrando con le due musiciste in questione.

Annie la riconobbe subito e stranamente le salì una gran gioia. Era tantissimo che lei ed Alicia non si vedevano e istintivamente le venne voglia di abbracciarla, e lo fece.

Quando si frequentavano erano molto unite, Alicia, secondo Annie, era quel genere di persona strafiga ma umile che anche se avesse potuto tirarsela non lo avrebbe mai fatto, e poi era una brava ragazza, davvero. Durante la sua rottura con Gerard ci si sarebbe potuto aspettare che prendesse solamente le difese di suo cognato per partito preso, e invece si era preoccupata di chiamare anche lei molte volte per sapere come stesse e per consolarla altrettante volte.

-Oh, tesoro da quanto tempo!- esclamò Alicia, che si gettò letteralmente al collo di Annie dopo averla riconosciuta.

-Lo so!- ribattè contenta la cantante. -Come stai?-

Era ancora più bella dell'ultima volta che l'aveva vista.

-Io divinamente! Guarda qua!- fece la mora mostrando ad Annie l'anulare sinistro.

La ragazza vide un anello brillare assieme ad una sottile fede d'oro.

-Oh mio Dio!- esclamò la cantante per la gioia abbracciandola di nuovo.

-Sì, è fantastico!- fece Alicia. Pensare a Mikey e alle loro nozze le faceva sempre venire gli occhi a cuoricino.

-Auguroni! E quando vi siete sposati?- chiese la riccia sorridendo amabilmente.

-L'anno scorso a Las Vegas!- rispose entusiasta la bassista che salutò anche Sarah.

-Sono felicissima!- continuò a dire sinceramente Annie.

-E tu che mi racconti?- disse poi Alicia rivolta alla cantante scrutandola meglio. Era cambiata. -Cielo Annie, sei dimagrita un sacco, ma che diavolo hai fatto?- chiese notando solo allora il viso un po' scarno della ragazza.

Quella frase riportò Annie nel mondo reale, in cui Alicia non era solo una sua amica ma anche la cognata del suo ex-ragazzo, e quella cosa la fece pensare. Se Alicia era lì, vuol dire che c'erano anche loro, c'era anche lui, e con Gerard non aveva avuto più niente a che fare da quella mattina a New York quando l'era andata a trovare nel suo appartamento.

Per un attimo si sentì mancare, non sapendo se la scusa che si sarebbe inventata avrebbe convinto Alicia.

-Nah, niente di che...- cercò di mentire Annie -L'uscita di un album può essere molto stressante- terminò guardando la donna in una maniera strana. La bassista ricambiò il suo sguardo. La bruna tatuata aveva colto qualcosa di particolare sia nella voce della ragazza sia nel suo sguardo.

Sarah capendo che l'amica si trovava in difficoltà si intromise, cercando di sviare il discorso.

-E tu Alicia, che ci fai qui?-

Per quanto voleva essere un tentativo di aiuto, fu la domanda sbagliata.

La ragazza tentennò un po', incerta su cosa dire, ma poi parlò. -Ehm...sono con i ragazzi, ci sono anche Jamia e Christa...-

La voce di Alicia si fece più bassa, come a voler capire se ciò che stava dicendo avrebbe ferito Annie o no. Omise il nome di Linsdey volontariamente, sia per il fatto che i Mindless Self Indulgence suonassero al Project, sia per il fatto che Linsdey fosse la ragazza di Gerard.

-Non sapevate ci fossero anche loro?- aggiunse poi, vedendo che Annie era rimasta impassibile davanti alla sua precedente frase.

-Mmm...a dire il vero mi sono rifiutata di controllare chi avrebbe partecipato quest'anno al Project- rispose Annie, forse un po' troppo acida, dando un sorso alla sua acqua.

La tormentava, ecco qual'era il punto della situazione. Gerard la tormentava.

Alicia la guardò, penetrandola con lo sguardo, e quando gli occhi cangianti di Annie incontrarono quelli marroni della bassista, la cantante capì che cosa avrebbe detto di lì a poco.

-Annie...- Alicia pronunciò il suo nome lentamente, come fanno le sorelle grandi quando cercano di farti capire qualcosa, come fanno le sorelle grandi o le amiche quando cercano di risolvere assieme a te un problema.

-Alicia, per favore...Non ne voglio parlare...- fece la cantante a bassa voce e abbassando lo sguardo.

Era una cosa archiviata ormai. E il fatto che lui fosse in tour, che si sarebbero visti per i prossimi tre mesi, che avrebbe probabilmente visto Linsdey con lui per tutta l'estate, oltre a darle un leggero senso di rabbia, le dava anche un senso di rassegnazione. Rassegnazione alla sua presenza nella sua vita. In qualche modo ci sarebbe dovuto sempre essere...

-Ok.- disse Alicia capendo lo stato d'animo della ragazza. -Però...insomma...quando vuoi...io ci sono...- fece lei con un po' di imbarazzo.

Annie in risposta l'abbracciò forte.

Durante questo gesto affettuoso, la bassista affacciandosi oltre le spalle della ragazza, notò avvicinarsi due figure, di cui una in quel momento era totalmente inappropriata.

Frank stava avanzando con Gerard verso di loro, e qualsiasi tentativo di Alicia di far segno al chitarrista di andarsene e di non avvicinarsi andò in fumo, anzi, sia Frank che Gerard sembrarono avvicinarsi apposta

-Mmm...vedì un po' chi abbiamo...- fece Frank a Gerard quando riconobbe la ragazza di spalle ad una decina di metri da loro. Il chitarrista si girò a vedere che espressione avesse assunto il ragazzo rosso accanto a lui.

Gerard scrutò la schiena della ragazza e per qualche secondo anche il suo sedere, e riconobbe quella figura femminile come Annie. Quando realizzò che quella che la stava abbracciando fosse Alicia, fu colpito da un leggero mal di stomaco per l'emozione di rivederla e allo stesso modo una voglia immensa di vendicarsi del rifiuto di New York lo assalì. Più che vendicarsi, voleva stuzzicarla, anzi portarla quasi all'esasperazione e farle rimpiangere di averlo cacciato dalla sua vita.

Avanzando velocemente Gerard fece un sorrisino che Frank interpretò come qualcosa di positivo, e capendo il suo amico al volo, decise di stare al gioco, ecco perchè benchè Alicia continuasse a dirgli con gli occhi di andarsene e a far segno con la mano di allontanarsi, i due avanzavano beffardi e soddisfatti.

Prima di iniziare a pensare a cosa dire per ferirla, Gerard guardò come Annie fosse vestita. A quanto pareva lo stile di Marysville e della California, l'avevano colpita in pieno.

Indossava degli shorts di jeans chiaro, cortissimi, le cui tasche spuntavano da sotto il tessuto, un paio di anfibi con stringhe e lacci e poi una maglietta bianca con stampe nere e i capelli raccolti in una coda.

-Salve!- esordì allegro Frank avvicinandosi ad Alicia una volta che quest'ultima si era allontanata da Annie.

Frank salutò Sarah e poi si avvicinò alla riccia. La cantante scrutò per un attimo il piccolo ragazzo tatuato di fronte a lei e rimase immobile, non facendo trapelare nessun tipo di emozione.

-Ciao Annie- disse Frank sorridendole e aspettando una risposta a quel saluto. La ragazza fece un respiro profondo dopo essersi accorta della sagoma di Gerard accanto alla bassita e salutò Frank molto scazzata. Il fatto che si fossero avvicinati entrambi e il fatto che Frank mostrasse quella faccia da ebete con quel sorrisino idiota, non erano un buon segno. Sicuramente Frank sapeva tutto di New York e, conoscendolo, avrebbe difeso Gerard fino alla morte.

-...Frank...- salutò semplicemente Annie, rifiutando qualsiasi contatto con lui e alzando semplicemente un po' la testa.

-Mmm...siamo arrabiate, eh?- domandò sfrontato il chitarrista, decodificando l'espressione e il tono della voce di Annie.

Sarah e Alicia lo fulminarono con lo sguardo, mentre Gerard sembrava quasi godersela, e aspettare il momento opportuno per intervenire. Era anche fottutamente perfetta quella mattina...

Annie fece finta di non sentire e si girò dalla parte di Gerard. Aveva ancora quegli stupidissimi capelli rossi...

I due si scrutarono per qualche secondo, indecisi sul da farsi. Gerard continuava a guardare Annie, cogliendo tutte le cose che potessero essere sessualmente attraenti in lei, che per lui, soprattutto in quel momento, erano molte, ed Annie seppur non volendo faceva lo stesso. La verità era anche che entrambi, orgogliosi com'erano, aspettavano di essere salutati, Gerard non voleva salutarla per prima, anche perchè non sapeva come esordire, ed Annie lo stesso. Il risultato fu uno scambio di sguardi arrabbiati per qualche secondo, sotto gli occhi increduli delle altre due musiciste e con sottofondo la voce rompipalle di Frank che cercava di aiutare l'amico.

-Sapete...- iniziò a dire il tatuato rivolto a Sarah e ad Annie che stava ancora guardando Gerard -Il vostro nuovo album mi piace, l'abbiamo ascoltato l'altra volta io e Gee...- concluse dando una pacca sulla spalla dell'amico.

-Dopo ciò posso morire felice...anzi possiamo, non è vero Sarah?- commentò acida Annie con un sopracciglio alzato. Non le importava assolutamente niente che a Frank Iero piacesse il suo nuovo album.

Sarah incurvò le labbra in un sorriso. Voleva proprio vedere come Gerard e Frank avrebbero tenuto testa a quella cocciuta e orgogliosa della sua cantante.

Frank la guardò sorridendo quasi con gli occhi. Il suo scopo era uno solo: quello di far assistere Annie ad un loro concerto durante il tour.

-Se fossi in voi io cambierei il favore...dovreste ascoltare anche voi il nostro album e farci sapere che cosa ne pensate.- disse Frank. Alicia lo guardò confusa. Dove voleva arrivare?

-Siete diventati così narcisisti?- chiese Annie che questa volta guardava Gerard, ricordandosi di quella sera sulla spiaggia, quando quella domanda del ragazzo sul nuovo album la fece letteralmente andare in bestia.

Che cazzo aveva questo album di tanto speciale?

Gerard decise di parlare. Aveva trovato come esordire per punzecchiarla e soprattutto per lasciarle un malessere dentro.

-Grazie per le parole di "Flames", non avresti dovuto dedicarmi addirittura una canzone...- disse lui, guardando la ragazza in segno di sfida. -Anche se ora che ci penso, non sarebbe la prima volta...- aggiunse riferendosi ad una confessione fattagli dalla ragazza qualche anno prima. -Sai, mi piace soprattutto la parte in cui mi ammazzi- continuò commentando sarcastico.

La canzone in questione era una canzone nata dalla rabbia e dall'odio, che parlava in chiave metaforica della loro passata relazione. Quando Annie sentì quelle parole, il cuore prese a batterle più velocemente nel petto. E così era riuscito a cogliere anche il significato di quel testo.

Annie rimase sorpresa ma non dandolo a vedere e soprattutto non distraendosi dal tenergli testa disse -Non è detto che sia per te. Non credere di essere sempre al centro dei miei pensieri. Scommetto che avete deciso di partecipare al Project solo perchè hai saputo che c'eravamo anche noi...così...giusto per rovinarmi l'estate!- esclamò arrabbiata.

-Ora non credere tu di essere al centro dei miei pensieri. L'abbiamo fatto perchè ci andava e tra l'altro, suona anche la band di Linsdey quindi tra uno show e l'altro non avrò molto tempo libero per pensare a te...- rispose Gerard a quella provocazione. Era risulato alquanto cattivo anche a se stesso dopo quella frase pronunciata con stizza e con rabbia.

Annie lo guardò, lo fulminò con lo sguardo. Che gran testa di cazzo.

-Meglio così, perchè se fossi stata al centro dei tuoi pensieri, ti avrei consigliato di cambiare e pensare ad altro...magari a tutte le persone che vedono le mutande della tua ragazza ogni volta che sale sul palco...il che non è molto carino...-

Gerard rimase immobile. Bastarda. E la cosa che più gli dava al cazzo era che aveva anche ragione. Rimase molto sorpreso però da quella frase, con il tempo aveva imparato anche a fare la stronza.

-Ciao Alicia, ci becchiamo in giro. Chace mi aspetta.- disse Annie subito dopo, scocciata da quella situazione, seguita da Sarah. Si preoccupò di scandire bene quell'ultima frase e di farla arrivare alle orecchie dei due ragazzi.

Sentendo ciò Gerard si indispettì ancora di più. E così se l'era portato anche in tour...L'avrebbe visto per tre mesi.

Lo odiava.

E odiava anche lei.

Annie si girò e se ne andò. Non aveva nessuna intenzione nè di salutare Frank nè di salutare Gerard.

La bassista la salutò con un misto di imbarazzo, di divertimento per quella scena e di rabbia per il fatto che quei due cantanti si trattassero in quel modo.

Non appena le due ragazze si furono allontanate di qualche metro, Sarah mise un braccio intorno ai fianchi di Annie.

-Cazzo, Annie sei stata grande. Alle mutande sono morta- commentò entusiasta della forza psicologica dell'amica, benchè pronunciò queste parole a bassa voce per evitare che si sentisse qualcosa.

-Io sono morta al tempo libero...- commentò Annie con nella testa l'immagine di Linsdey e Gerard.

Sarah stava per pronunciare qualcos'altro quando una voce alle loro spalle, una voce che in quei minuti era risultata molto odiosa ad Annie, parlò di nuovo.

-Se fossi in te io verrei a sentirci oggi...- disse Frank rivolto ad Annie una volta raggiunta. -Non ti costa niente...- aggiunse vedendo come la cantante non battè ciglio e continuò a camminare. Certo che Gerard aveva ragione, era proprio una stronza certe volte. -E poi vediamo se non cambi idea su ciò che è successo.-

A quelle parole Annie si innervosì ancora di più, avrebbe tanto voluto picchiare Frank. Il fatto che lui avesse alluso a ciò che era capitato a New York la infastidiva. Perchè cazzo Gerard aveva bisogno di raccontare sempre tutto? Non sapeva starsi zitto come aveva fatto lei?

-Frank fottetevi, tu e Gerard- disse camminando più velocemente.

-Fai la scontrosa quanto ti pare...- disse a sorpresa Frank questa volta serio. -Ma sono sicuro che prima o poi verrai a sentirci e ti pentirai di ciò che hai fatto...Ci è stato male.- disse con premura nei confronti dell'amico.

-E io non sono stata male?- rispose di getto la ragazza, quasi a volersela prendere con Frank. -Avrebbe dovuto pensarci prima di decidere di lasciarmi.- commentò secca, superando il chitarrista e mostrandogli le spalle.

Non sarebbe andata a sentire proprio nessuno e nè tanto meno si sarebbe avvelenata l'anima per i tre mesi successivi.

-Che gran testa di cazzo- mormorò Frank che si stava dirigendo verso Gerard e Alicia.

 

**

-Oggi mi verrai a vedere?- chiese Linsdey appesa al collo di Gerard, con un tono quasi da bambina, ma accompagnato da due occhi vispi e sorridenti.

Davanti a quelle labbra incurvate il rosso non potè che dare un bacio e cingere la vita della ragazza.

-Starò all'inizio solo, subito dopo ci siamo noi!- le disse facendola sedere su una cassa di un'amplificatore.

Le sue mani sfioravano le cosce di Linsdey, la cui pella era fresca e morbida. Quel giorno aveva deciso di vestirsi come una scolaretta, accantonando le calze a velo e mettendo i calzettoni neri, sotto gli anfibi, indossando una giacca rossa senza maniche piena di spille e borchie, e una minigonna a quadri scozzesi.

Sentire la pelle nuda sotto le mani fece ricordare a Gerard una cosa che non gli piacque molto e di cui ogni volta evitava di parlare.

Linsdey gli attorcigliò le dita tra i capelli rossi e, avvicinandosi al suo viso, prepotente si intromise tra le sue labbra, rubando al suo ragazzo un bacio molto passionale.

Gerard le accarezzò la schiena e per qualche minutò assecondò la giovane.

-Che c'è?- chiese lei quando se l'ebbe avvicinato di più al suo bacino, dischiudendo le gambe malgrado avesse la minigonna.

Il ragazzo la guardò titubante, non sapendo se dirle cosa stava pensando o meno.

-Mmm...niente è che...insomma stavo pensando...se...- disse facendosi coraggio.

-Cosa?- disse Linsdey guardandolo un po' confusa.

Il ragazzo aspettò qualche secondo prima di parlare. Se avesse davvero chiesto a Linsdey quello che stava pensando, avrebbe dato ragione ad Annie e ai suoi tentativi di screditare la sua ragazza. Tecnicamente la cantante aveva ragione e probabilmente il giorno prima non aveva detto nemmeno quella cosa con l'intenzione di screditare Linsdey. Fino ad allora non aveva dato molto peso a quella questione semplicemente perchè non voleva discutere e stare a perdere tempo sulle maniere che Linsdey aveva di stare sul palco.

-Niente...è che...mi chiedevo se potessi evitare di...insomma metterti le minigonne quando sei sul palco...- disse veloce.

Linsdey spalancò gli occhi. Gerard non la stava guardando, stava fissando il tatuaggio che quest'ultima aveva sulla coscia.

-O se almeno...se te la vuoi mettere...che so, mettiti dei pantaloncini da sotto...- terminò.

-Perchè mai dovrei?- chiese lei tra il confuso e l'arrabbiato. Ora lo stava guardando, aspettando una spiegazione plausibile. Lei avrebbe potuto indossare quello che le pareva.

Il rosso si soffermò a guardare Linsdey, era antipatica quando si arrabbiava. Lui le aveva detto ciò con molta calma, non c'era bisogno di prendersela tanto.

Le braccia della ragazza ora erano conserte.

-Allora?- chiese di nuovo, aspettando una scusa plausibile.

-Ehi, se devi fare così tranquilla, eh! Ti ho semplicemente chiesto una cosa, e l'ho fatto anche con molta calma.- rispose Gerard che si allontanò da lei. Linsdey scese dalla custodia dell'amplificatore e tornò a guardare Gerard. Il ragazzo proprio non capiva questo atteggiamento scontroso.

-Gerard, io mi vesto come mi pare!- disse lei piuttosto ad alta voce.

-Non ti sto dicendo di metterti un burka o una vestaglia, e nemmeno come ti devi vestire!- disse in quel momento incazzato lui. -Ti sto semplicemente chiedendo se almeno riesci ad evitare di mostrare a tutte le persone che vengono al Project di guardare le tue mutande!- sbottò poi arrabbiato.

Non avrebbe voluto litigare, nè tanto meno gridare, ma non si sarebbe aspettato nemmeno una reazione tale da lei. In fondo non le aveva chiesto niente di eclatante, semplicemente un po' più di finezza.

-Che cosa staresti insinuando?- chiese Linsdey. Davvero non capiva da dove se ne uscisse Gerard con quel discorso. Per quanto le risultava, lui non si era fatto mai scrupoli a baciare il suo chitarrista sul palco davanti a migliaia di fan urlanti.

-Non sto insinuando niente!- disse Gerard incredulo -Permetti che mi dia fastidio che centinaia di persone vedano la mia ragazza in quella maniera? Non ti sto dicendo mica di non farlo, semplicemente di metterti dei pantaloncini o qualche altra cosa per evitare che tutti vedano cosa hai sotto la gonna!- disse arrabbiato.

Linsdey voleva fulminarlo con gli occhi. Non le andava di continuare quella conversazione. Odiava che gli altri le dicessero cosa fare, persino se quella persona era Gerard.

-Devo andare a prepararmi. Ci vediamo- disse spintonandolo e prendendo la strada per il back stage.

Gerard rimase immobile, stupito da quel gesto e anche da quello che era appena successo tra loro. Non si era mai comportata in quella maniera prima di allora...

Rimase a guardare la sua camminata e quella minigonna a quadri scozzesi decisamente troppo corta. Non si pentiva affatto di quello che le aveva appena chiesto, anzi era sempre più convinto di aver ragione.

Arrabbiato si girò e se ne andò, alla ricerca di una tazza di caffè.

Ci si metteva anche lei in quel momento...Era rimasto alquanto sconvolto da quella cosa. Se faceva così per una schiocchezza del genere figuriamoci quando avrebbero discusso su argomenti seri...

**

-Beh, andiamo a sentire un po' di gruppi prima di suonare?- chiese Cher a gran voce decidendo quale sarebbe stato l'outfit per quell'esibizione.

-Sentirai gli stessi gruppi per tre mesi, non c'è bisogno di andarli a sentire dal primo giorno- rispose scazzata Annie buttata sul suo letto in cima al bus.

Cher la guardò un po' storto. Le dava terribilmente al cazzo quando Annie le rispondeva in quella maniera.

-Qual'è il problema?- fece guardandola mentre fissava il soffitto metallico di fronte a lei.

-Ah, tranquilla.- fece Sarah appena finì di truccarsi. -E' perchè c'è anche Gerard-

Annie si girò a fulminare con gli occhi la bionda.

-Non è niente perchè c'è anche Gerard.- disse la riccia ancora più nervosa.

-Davvero?- fece Christie infilandosi una maglia. -C'è anche lui?-

Perchè cazzo tutte dovevano mettere il dito nella piaga? Eppure quando loro erano incazzate Annie non le stressava ulteriormente...

-Sì sì- rispose Sarah al posto della cantante -Hanno avuto un battibecco da ex gelosi- commentò ironica.

Annie sbuffò davanti a quel commento accompagnato dalle risa delle sue amiche e scese da quel minuscolo abitacolo. Si chinò per mettersi gli anfibi. Non sarebbe andata a sentire nessuno quel giorno.

-Ancora a quello stai a pensare!- esclamò Cher di fronte allo specchio, cercando di riempire i suoi occhi di ombretto nero. -Cioè, dopo che vai a letto con quello gnoccone di Chace, ti innervosisci ancora per Gerard? Ma dai...-

Certe volte Annie l'avrebbe voluta prendere a pugni. La guardò in silenzio, con un sopracciglio alzato. Non avrebbe detto niente. Non le andava di aprire una discussione in merito a quell'argomento.

-Comunque io non posso venire, fra poco dovrebbe arrivare Chace da Los Angeles.- disse qualche secondo dopo.

-Ma non avevi detto che ti aspettava?- le chiese Sarah che si sedette di fianco a lei stando a guardare Christie, Cher e Liz che cercavano di truccarsi contemporaneamente davanti ad uno specchio minuscolo.

-Tsk...era una scusa...- disse la cantante con un mezzo sorrisino.

-Non vuoi venire per ciò che ti ha detto Frank, vero?- chiese dolce Sarah qualche istante dopo. -Per come la vedo io, un po' più oggettivamente...- iniziò a dire la chitarrista -...dovresti goderti questo periodo, anche con lui fra le scatole. Non puoi non fare le cose solo perchè non vuoi che Gerard possa pensare qualcosa di sbagliato o farsi strani film...Cioè se per esempio noi quattro andiamo a sentire i concerti e loro suonano...e Gerard vede solo noi e non te, penserà che l'hai fatto di proposito, perchè non vuoi dargliela vinta o perchè vederlo sul palco ti fa provare ancora qualcosa...Mentre se ti presenti con noi, lì, con la faccia di cazzo, gli dimostri che te ne sbatti di lui e del suo gruppo...- disse, pronunciando quelle parole con un tono di ovvietà.

Annie non era molto convinta di quelle frasi, non perchè fossero sbagliate o perchè Sarah le avesse consigliato male, ma perchè sapeva in cuor suo che rivedere Gerard sul palco le avrebbe fatto comunque uno strano effetto. Alla fine decise di provare ad ascoltare l'amica. Se la situazione poi si fosse messa male, se ne sarebbe andata.

-Mmm...ok.- Fece cercando di apparire il più convinta e sincera possibile. -Proviamoci-

I Mindless Self Indulgence avevano appena finito di suonare e una sorta di malessere, misto a mal di stomaco e misto a nervosismo avevano invaso Annie e il suo stato d'animo. Non doveva pensare a lui e a lei.

Era fidanzata. Aveva un ragazzo splendido, dolcissimo bellissimo e bravissimo che sarebbe arrivato da un momento all'altro. Non appena sarebbe salita su quel palco avrebbe spaccato tutto, avrebbe gridato al mondo la sua frustazione e si sarebbe scaricata. Per quello adorava quel lavoro, oltre per tutta la filosofia che c'era dietro, anche perchè sul palco se sei arrabbiato o felice non fa nulla, nessuno se ne accorge. Anzi se sei incazzato fai ciò che devi fare anche meglio.

Vedere quella testa rossa che saliva da dietro il back stage e che si posizionava sul palco la fece agitare ancora di più. La riportò con la mente e con il cuore a più di un anno prima, quando andava tutto bene tra di loro e quando Gerard e la sua musica erano ancora qualcosa di magico.

Frank prima di dare un sorso alla sua bottiglietta d'acqua la intravide, in mezzo al resto delle Helenas, e sorrise. Lui e Gerard sapevano che sarebbe venuta alla fine.

-Ehi!- esclamò veloce il chitarrista tatuato a Gerard avvicinandosi a lui.

Già non si riuscivano più a sentire. La folla aveva iniziato a gridare. Benchè fossero dieci anni che facevano quel mestiere, vedere migliaia di persone che aspettano solo te e la tua musica faceva ancora il suo bell'effetto. Gerard sorrise alla gente prima di girarsi un attimo a sentire cosa Frank avesse da dirgli.

-E' qui. Dalla parte di Ray- gli fece il chitarrista quando il rosso declinò un po' la testa dalla sua parte.

Appena sentita la frase, Gerard si girò a guardare Frank, come a voler cercare ulteriori conferme. Quando le ebbe trovate nello sguardo nocciola del ragazzo fece -Ok. Allora diamoci dentro-

Non avevano mai suonato in quella maniera. Gerard non aveva mai cantato in quella maniera. Era infastidito e arrabbiato per Linsdey che chissà dove cazzo era in quel momento, ed era infastidito ed arrabbiato per Annie che era invece lì, a guardarlo suonare con i suoi amici, con la sua famiglia...e lui sapeva che Annie adorava guardarli dal vivo e sapeva anche che lei amava sentire cantare lui, dal vivo. Con quell'esibizione, non avrebbe voluto riconquistarla, ormai aveva smesso di sperare e non voleva nemmeno farlo. Voleva solo farle rendere conto che lei aveva sbagliato ogni cosa e che dopo quella sera sicuramente sarebbe ritornata da lui strisciando e scusandosi e allora lui gliel'avrebbe fatta pagare.

-Marysville!- urlò Gerard al microfono.

Sentire quella voce amplificata di quella maniera fece venire i brividi ad Annie.

La folla era in delirio, e assecondava qualsiasi richiesta o frase di Gerard rispondendo con un boato.

-Questa canzone...è dedicata a tutte le persone che amate...- continuò il cantante al microfono. E' dedicata...- e fece un profondo respiro -a tutte le persone che vi hanno cambiato la vita...questa è...Summertime...- finì di dire al microfono.

Ray iniziò a strimpellare con la chitarra e dall'amplificatore iniziò ad uscire una melodia dolcissima, unica, che ad Annie fece venire il mal di stomaco.

Dedicata alle persone amate...le iniziò a venire un dubbio. La festa sulla spiaggia...quelle domande sull'album nuovo...Forse Gerard avrebbe voluto che lei sentisse una canzone.

Mentre stava ascoltando quella melodia, Gerard prima di iniziare a cantare disse un'altra cosa al microfono che le fece gelare il sangue nelle vene.

-Ora ascoltami. E ricorda.-

Forse non era rivolto a lei, pensò la ragazza. Anche perchè probabilmente Linsdey era da quelle parti e non si sarebbe esposto fino a quel punto. Ma il ragazzo pronunciò quelle parole e si girò, cercandola con lo sguardo sapendo dove lei si trovasse, senza esitazione, come a voler dire "questo è per te e non per Linsdey" e dopo averle mandato un'occhiata veloce tornò ad assecondare la folla e iniziò a cantare.

When the lights go out,

will you take me with you?

And carry all this broken bone...

Ad Annie venne una morsa allo stomaco. Aveva dimenticato quanto Gerard potesse essere dolce, quanto Gerard potesse essere il migliore. Era per quello che si era innamorata di lui, non perchè era bello, non perchè era ricco, non perchè era il suo sogno.

Era attraente anche lì, in quel momento indefinito, in cui romanticismo e bugie, amore ed odio andavano a braccetto. Era attraente anchè lì, in quel momento in cui lei avrebbe dovuto pensare a tutt'altro che a lui, a tutt'altro che alla loro storia. Annie avrebbe dovuto pensare ad altro, provare altro...Non pensare a quei capelli rossissimi, al suo collo sporco di colore fuxia, o al suo giubbotto di pelle nero che erano terribilmente sensuali. Non avrebbe dovuto provare un'inspiegabile leggerezza vedendolo e ascoltandolo, non avrebbe dovuto provare le stesse sensazioni che aveva provato quando si era innamorata di lui.

...Your lip gloss smile, your scraped up knees and

if you stay

would even wait all night?

Ci fu una sorta di flashback nella mente della ragazza al sentire quelle parole.

La riportò indietro di due anni. Su una panchina di New York. Su quella panchina su cui decisero di provarci, di stare insieme. Su quella panchina su cui Gerard abbracciandola le disse qualcosa di unico che però in quel momento le risultò strano.

...in the dark and out of arm

"You can run away with me...anytime you want"

"Puoi venire con me ogni volta che vuoi" le aveva detto stringendola. E quando ebbe sentito quelle parole per la prima volta, pensò che avrebbero potuto essere una frase perfetta per una canzone.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** But does anyone notice there's a corpse in this bed? ***


I miss you, I miss you so far
and the collision of your kiss that made it so hard.
way down,
way down
way down,
way down,
...way down...

Annie non riusciva a staccargli gli occhi di dosso, e non riusciva a smettere di pensare a loro, a quello che erano, e a lui. E non la finiva di pensare che era stata una cogliona a respingerlo in quella maniera, a mandarlo via, a cacciarlo quando lui le chiedeva sempre del nuovo album. Perchè mai nessuno aveva scritto una canzone per lei, perchè mai nessuno aveva scritto una canzone come quella, per lei. E lei non l'aveva capito, l'idea che ci potesse essere una seconda ragione per l'insistenza di Gerard su quell'argomento, non l'aveva mai minimamente sfiorata. Aveva sempre pensato a male.

Gerard era quasi fermo, con il microfono sull'asta stretto tra le mani, e le labbra pressate su di esso. Non voleva girarsi a guardare lei, aveva paura che se ne fosse andata e aveva paura dell'espressione che il suo viso aveva assunto, così preferiva guardare quelle migliaia di persone che aveva davanti, che muovevano le mani a ritmo di musica.

...just to smash then down...

Continuò.

Turn up my headphones real loud

I don't think I need them now

'cause you suck the noise and...

Arrivò il pezzo che sia Annie che Gerard reputarono il più bello. Il cantante ci mise pathos, ci mise l'anima nella sua voce e iniziò a cantare anche lui con il cuore, abbandonando la mente ai ricordi. Non l'aveva mai fatto prima, aveva cantato Summertime centinai di volte fino a quel momento, l'avevano ascoltata migliaia di persone fino a quel momento, tranne lei. Ma allora lei era lì, più vicino di quanto lui avesse mai potuto immaginare, e ciò lo terrorizzava, era una sorta di dichiarazione davanti a tutti. Non voleva farsi sopraffare, non voleva. Si era ripromesso di non cedere più, come aveva fatto lei, di tranciare qualsiasi rapporto, di eliminare ogni ricordo. Ma pronunciare quelle parole al microfono con lei che lo stava ascoltando e guardando, lo riportarono a New York, seduto, sulla panchina a stringerla, quando le chiese di stare assieme.
Mentre uno cantava e l'altra ascoltava, almeno nella memoria, almeno nei ricordi, si rincontrarono e si riabbracciarono.
"Non adare via."

Don't walk away...

La voce di Gerard era assordante in tutta la sua bellezza.

"Non andare via perchè se resti potrei aspettare anche tutta la notte" Quello le disse stringendola, amandola.

'Cause if you stay would even wait all night"

e quello ripetè cantando.

You can run away with me...

Anytime you want.

La melodia della canzone andò scemando, fino a quando non ci fu più nulla da suonare, e la lontana eco di Summertime fu sopraffatta dal boato della folla.

Il concerto riprese. E Gerard tornò ad essere sempre lo stesso, a scatenarsi di nuovo sul palco. Era soddisfatto di quello che aveva appena fatto, e non gli importava delle conseguenze, sia con Linsdey se mai avesse assistito a quell'esibizione sia con Annie se mai avesse capito il senso della canzone e delle sue parole.

Annie si accorse di stare respirando a fatica, di avere il fiatone, ma soprattutto si era accorta che aveva bisogno di parlare con lui, seriamente questa volta. Non sapendo nè quanto il concerto sarebbe potuto durare ancora, nè se le sue amiche se ne fossero accorte, decise di lasciare il retropalco e di aspettare Gerard da qualche parte, e di cercare di parlargli non appena fosse uscito. Già, cercare di parlargli...Senza sapere nemmeno che diavolo gli avrebbe detto.
In quel momento non le importava nulla. Voleva solo lui. Aveva di nuovo bisogno di lui.
Forse gli avrebbe chiesto scusa, o forse l'avrebbe solo guardato e gli avrebbe implorato con gli occhi di perdonarla per la sua cocciutaggine, e per il suo orgoglio schifoso. Non sapeva nemmeno quali sarebbero state le conseguenze di tutto ciò, sapeva solo che in quel momento avrebbe voluto stare con lui.

Scese la piccola scalinata di ferro e si posizionò tra due casse di amplificatori seduta ad aspettare. Non voleva pensare a niente, nemmeno a come avrebbe esordito. Si sarebbe inventata qualcosa al momento. Appoggiò la testa sulle ginocchia e si passò una mano tra i capelli. L'attesa era snervante.

Ripensò a tutte le parole della canzone, e quando iniziò a sentire una grande felicità dentro di sè, iniziò a scrutare con attenzione ogni angolo di quell'impalcatura che aveva di fronte. Non voleva pensare a niente che le facesse passare quell'emozione, quella inaspettata allagria, quella leggerezza che si prova solo quando ci si prende una cotta al liceo.

Il cuore di Annie iniziò a farle male nel petto quando vide Mikey scendere le scale insieme ad un altro uomo, il loro nuovo batterista, seguito da Frank.

La ragazza si alzò di scatto ma in quell'esatto momento che lo fece, si rese conto di aver preso i tre ragazzi alla sprovvista e probabilmente di avere sul viso un'espressione alquanto strana.

-Ciao Annie!- salutò Mikey sorridendole. La ragazza lo guardò per qualche istante.

-Ehm..ciao Mikey, come stai?- gli disse.

-Ah, Micheal lei è Annie. La cantante delle Helenas.- aggiunse Mikey, presentanto la cantante al batterista.

Micheal rispose sorridendole.

Con molto imbarazzo e anche molta goffagine Annie si allontanò dalla coppia e incrociò lo sguardo di Frank che le sorrise.

-Sei venuta, alla fine...- gli disse lui contento per quella cosa.

-Già...- disse Annie abbassando lo sguardo un po' rossa in viso. Sentirsi dire da Frank un "Te l'avevo detto che saresti venuta a calare strisciando" proprio non le serviva.

-Ehm...senti...dov'è...- la ragazza non fece in tempo a finire la frase che Frank l'anticipò.

-Dietro di te...- rispose.

Annie fece un respiro, più per far arrivare ossigeno al cervello e pensare lucidamente che per portare aria nei polmoni.

Frank guardò la ragazza e si accorse della sua espressione, e anche della sua reazione alla presenza di Gerard. Sia lui che l'amico sapevano che il concerto sarebbe stata l'ultima carta da giocare, anche se effettivamente Frank non aveva ancora capito quali fossero realmente le intenzioni di Gerard.

La ragazza si girò e si trovò il rosso davanti, molto vicino.

-Ciao- le disse lui. Non era sorpreso di vederla, lo sapeva, e sapeva anche che lui voleva che lei lo andasse a cercare.

Annie rimase zitta, imbambolata più che altro davanti a lui, un po' sudato, con i capelli sparati che la facevano impazzire e con quegli occhi verdi che la facevano sognare.
Per quanto avessero potuto stare lontani e per quanto Annie non voleva ammetterlo, la bellezza di Gerard le faceva sempre effetto.

-Gerard, poi ci raggiungi.- disse Frank. I due si scambiarono un profondo sguardo d'intesa e di comprensione. -Ci penso io.- concluse.

Annie non capì che cosa Frank avesse voluto dire con quel "Ci penso io" ma in quel momento stare a criptare le frasi in codice del tatuato non le andava affatto.

-Ok- rispose il cantante.

Era più alto? Perchè Annie riusciva a guardargli solo il collo? Si era accorta di essergli più vicino di quanto credeva.

-Gerard...io...- iniziò a dire guardandosi intorno. Forse si sarebbero dovuti appartare. -Mi dispiace...- disse abbassando gli occhi.

Gerard non disse nulla, anzi fece qualcosa di inaspettato. Iniziò a camminare e si diresse verso una specie di corridoio fatto dall' impalcatura del palco e dai camion del service e degli impianti.

Annie rimase un po' interdetta ma lo seguì. Riusciva a sentire il suo odore anche lì. La camminata del ragazzo accese qualcosa in lei, repressa da molto tempo. Guardarlo camminare con la schiena un po' curvata, mentre indossava quegli anfibi e quei pantaloni neri aderenti che gli calzavano a pennello, la convinse ulteriormente a non pensare alle conseguenze di quello che avrebbe fatto.

Il ragazzo, con i suoi capelli rosso sfuoco, se ne andò in quel cunicolo e si fermò, girandosi a guardare la ragazza. Era semplice quel pomeriggio, come la mattina del giorno prima. La matita era leggermente sbavata, tanto da darle quella parvenza di naturalezza e di innocenza che lui adorava perversamente, e poi portava dei jeans cortissimi, ma perlomeno erano degli shorts e non una gonna minuscola a scacchi...

Annie lo guardava, senza dire niente e lui anche. I suoi occhi verdi erano magnetici e alla ragazza sembrò di avere davanti una sorta di Dio greco o roba del genere.

-Ti dispiace?- domandò quasi scettico lui. La sua voce non sembrava triste e nemmeno arrabbiata, aveva un tono provocatorio.

Annie respirò, inebriata dal suo profumo. E le tremarono le gambe quando Gerard le si avvicinò di più e si appoggiò con una mano alla parete metallica dietro di lei, recludendole una via d'uscita, avvicinandosi sempre più a lei. Era una cosa estremamente eccitante. Era intrappolata nella sua morsa, fra le sue braccia, con il viso del ragazzo sempre più vicino.

-Era solo per quello che volevo ascoltassi l'album- disse Gerard, questa volta forse un po' arrabbiato e con un tono che faceva intendere il "te l'avevo detto". -Ti ho sempre avuta nei miei pensieri. Sempre. E scrivere una canzone che parlasse di noi è stata la cosa più brutta ma allo stesso tempo più bella che potessi fare.- aggiunse guardandola fisso negli occhi.

Annie al sentire quelle parole avrebbe voluto scusarsi, pronunciare quella parolina insignificante di cinque lettere, ma optò per una strada meno ripida e di gran lunga più piacevole.Iniziò a mancarle il respiro, iniziarono a tremarle le gambe.
Il viso di Gerard le era pericolosamente vicino, tutto il corpo del ragazzo le era pericolosamente vicino. Sentiva il suo respiro sulla pelle, sentiva il suo calore e sentiva il suo sguardo penetrarla, scrutare il suo viso e il suo corpo.

Per secondi che durarono secoli Gerard le guardò le labbra, guardò il petto della ragazza alzarsi e abbassarsi e poi sentì vicino, vicinissimo, il suo profumo. La punta del naso della ragazza era vicino al suo mento e con un gesto veloce, simultaneo, entrambi esplosero, eccitati per quella situazione.

Iniziarono a baciarsi prepotentemente, con foga, quasi a non voler più respirare. Gerard spinse Annie di più contro il muro e si fece spazio tra di lei, non cercando nemmeno lontanamente di fermarsi, di reprimere quello che aveva dentro.

Il respiro veloce e affannato della ragazza lo fece andare in estasi, stimolandolo ancora di più a continuare.

Le mani di Annie erano veloci, sembravano quasi fameliche, ansiose di esplorare di nuovo quel corpo che era stato lontano da troppo tempo. Tra i capelli, nella maglia, nei pantaloni, si muovevano, repentine ma delicate come solo le sue mani sapevano essere. Gerard non faceva da meno, era intento a baciarle le labbra, il collo, era intento a intrecciare la sua lingua con la sua, e nel frattempo le sue mani, che Annie adorava, andavano dappertutto, anche sotto la maglia, anche sotto il reggiseno rigorosamente di pizzo che la ragazza indossava, anche negli shorts...

Con un gesto molto virile e dettato dalla passione, il rosso si fece più vicino alla cantante e portandole le mani sotto i glutei la sollevò, lasciando che le gambe della ragazza si attorcigliassero alle sue, al suo bacino.

Annie sentiva crescere sempre di più il desiderio, la voglia di sentire Gerard dentro di lei, di diventare una cosa sola con lui. Non le bastava più baciarlo, toccarlo, sentire che era eccitato. Voleva viverselo.

-Non possiamo stare qui- disse ansimante cercando di rimanere lucida benchè Gerard avesse le mani nel suo reggiseno.

Per quell'affermazione Gerard si distrasse un attimo e aprì gli occhi a guardarla.

-Hai paura di essere vista?- chiese quasi sfidandola e riportandola a terra.

Annie lo guardò un attimo. Cazzo era eccitata, e quel suo tono da bastardo e quel suo sguardo eccitato e arrabbiato non facevano altro che stuzzicarla.

-Perchè tu no?- gli rispose lei fissandolo negli occhi, come a volergli far capire che se rimanevano ancora lì le probabilità di essere scoperti erano alte.

Gerard colse la sfida nel suo tono e la accolse. Fece gemere la ragazza sotto di lei, stringendo di più, virilmente, il seno che qualche secondo prima stava accarezzando.

-Allora?- le richiese dopo che iniziò a fare dei giochetti con le dita. Annie appoggiò la testa alla parete dietro di lei, travolta da un onda di libido causata dalle mani di Gerard.

Non poteva aspettare, e non poteva farsi trattare così da lui. Con una forza d'animo che nemmeno lei sapeva da dove le fosse uscita lo spintonò allontanandoselo. Gerard la guardò quasi con odio. Gli avrebbe voluto dire qualcosa, gli stava per dire qualcosa del tipo "Se vuoi fare sesso, non qui", ma non gli riuscì a dire niente. Lo guardò ancora un po' con il fiatone, si girò e iniziò ad incamminarsi verso il suo tour bus.

Gerard da parte sua non si sarebbe aspettato una reazione del genere, ma in fondo sapeva anche lui che sarebbe stato meglio se se ne fossero andati da qualche altra parte, anche perchè l'idea di lasciar perdere non lo sfiorava minimamente, sia perchè non voleva lasciarsi scappare la ragazza e sia perchè aveva tra le gambe un'erezione non indifferente .

Annie sperava con tutta se stessa che Gerard la seguisse e non si voltò fino a quando non arrivò davanti all'entrata del suo bus. Mentre stava girando la chiave per aprire la porta, sentì Gerard abbracciarla da dietro, e spingerla verso il suo bacino portando una mano sulla sua pancia, prima sfiorando il suo ombelico e poi il basso ventre.

-Qui continuano a vederci- commentò in silenzio, con un filo di voce che però raggiunse l'orecchio di Gerard.

-Allora sbrigati ad aprire quella porta- sussurrò lui al suo orecchio. Le avrebbe fatto pentire di averlo fatto eccitare in quella maniera e soprattutto di averlo indotto, anche se involontariamente, a tradire la sua ragazza. Chissà dove cazzo era tra l'altro. Era sparita, anzi prima che lui salisse sul palco, Linsdey non lo aveva degnato nemmeno di uno sguardo.

Veloci entrarono nel bus e si chiusero la porta dietro le spalle. Gerard iniziò ad essere travolto di nuovo da un'ondata di libido che durante il tragitto per arrivare al bus si era solo attenuata. Totalmente su di giri si avvicinò alla ragazza e iniziò di nuovo a baciarla. Si tolse il giubottino di pelle e rimase con una maglia nera aderente. Annie adorava quando i ragazzi si vestivano di nero, e adorava se a farlo era Gerard. Lo spinse verso uno stipetto e iniziò a slegargli la cinta e a sbottonargli i pantaloni, e mentre aveva a che fare con il suo bacino si accorse di quanto eccitato fosse il ragazzo. Con una mano andò sotto la sua maglia, accarezzando prima il suo ventre e poi scendendo giù, fino all'elastico dei boxer.

-Vuoi giocare?- chiese lui quasi sfidandola, dopo aver visto il sorrisino della ragazza. La sua voce era perversamente attraente, e anche quel suo nuovo modo di fare così bastardo era perversamente attraente.

Il ragazzo le porto le mani sui glutei e poi con una mano sulla sua bocca si fece leccare le dita dalla ragazza, che gli stava tenendo quel giochino perverso.

Annie gli portò le mani sul petto, per poi salire sulle spalle e con un movimento deciso si attaccò a lui che per qualche secondo ansimò. Sentire sul bacino ciò che Gerard aveva tra i pantaloni era eccitante. Gerard non resistette e se l'avvicinò di più, stringendo le natiche della ragazza. Aveva decisamente bisogno di un letto...

Mentre stava portando Annie su qualche materasso, le sfilò la maglia, e quella vista gli fece totalmente perdere il controllo della situazione. Il piercing all'ombelico era qualcosa di attraente a livello carnale. Avrebbe voluto strapparle quel fottutissimo reggiseno.

-Non sul letto di Cher- disse Annie quando si accorse dove si stessero per stendere. -Altrimenti mi ammazza- aggiunse sorridendo.

Il sorriso perfetto della ragazza distolse Gerard dai suoi film sessuali per qualche istante.
-Qual'è il tuo?- disse frettoloso, muovendo freneticamente un piede a terra.

Annie lo guardò, Dio, quant'era bello. Gli fece segno indicandoli il letto a castello.

Gerard sorrise all'idea di arrampicarsi su quel letto. -Quanto spazio c'è lì sopra?- chiese malizioso, lasciando intendere ad Annie proprio quello che voleva lui, senza nessuna censura.

Il ragazzo le si avvicinò di nuovo e le sbottonò gli shorts non riuscendo a levare gli occhi di dosso da quel reggiseno di pizzo viola scuro, e pensando a cosa le avrebbe fatto una volta in quel letto.

Le fece scivolare via i pantaloni e una volta rimasta in slip, iniziò a segnarle il profilo dell'intimo che portava con il dito.

Annie avrebbe voluto farlo smettere, perchè le piaceva enormemente che cosa lui le stesse provocando e gli abbassò del tutto i pantaloni.

-Dipende da cosa vuoi fare...- rispose a Gerard guardandolo negli occhi e lui le rispose ulteriormente con un sorriso. Da quando le sue braccia e le sue gambe erano attraenti di quella maniera?

Sotto gli occhi ansiosi della ragazza, il rosso mise un piede sul letto a piano terra e un altro sul secondo, infilandosi nell'abitacolo.

Annie lo seguì e lo trovò steso sul letto, con le braccia dietro la nuca e con dei boxer che lasciavano ben poco all'immaginazione. La ragazza non perse tempo e non si mise al suo fianco, aspettando che lui le salisse sopra, ma si sedette sopra di lui, seduta sulle sue anche, e trattenne a fatica un gemito nel sentire il ragazzo sotto di sè, in preda al desiderio.

Gerard portò le mani sui suoi fianchi e rimase qualche secondo imbambolato a guardare quel ventre piatto e tonico e poi quei due seni sodi ma allo stesso tempo morbidi. Annie notò questa cosa e si sentì quasi bene e anche soddisfatta.

-Allora, ti basta questo spazio?- chiese lei, altrettanto maliziosa come il rosso in precedenza. Gerard non rispose, era troppo impegnato a non gemere mentre la ragazza gli stava sfilando la maglietta dandogli dei baci sul petto e poi nei dintorni dell'ombelico.

Il ragazzo si sporse di più verso di lei e le diede un bacio in bocca e cercò di farla gemere nuovamente prendendo il suo seno tra le mani. Annie lo allontanò e lo fece ritornare giù con la schiena sul letto.

-Non mi sfidare.- disse Gerard con un tono di voce terribilmente sexy incontrando gli occhi della ragazza.

-Forse mi piace sfidarti...-le sussurrò lei nell'orecchio, distendendosi sul suo corpo. A Gerard venne voglia di sbatterla come non aveva mai fatto, nemmeno quando stavano insieme.

-...E comunque sei un cazzone con questi capelli rossi.- gli disse lei compiaciuta. Al sentire quelle parole Gerard si eccitò maggiormente e con un movimento veloce capovolse la situazione. Annie era sotto di lui che sorrideva e ansimava insieme, totalmente su di giri, e lui era sopra di lei eccitato più che mai anche se lei gli stava dicendo quelle cose.

Gerard sorrise a quel commento, deciso di volgerlo a proprio favore. Con molta delicatezza sfilò prima gli slip della ragazza e poi i suoi, e mentre la stava baciando, con un movimento veloce le dischiuse un po' le gambe. Con una spinta si insinuò in lei inaspettatamente. Sotto di lui la ragazza iniziò a contorcersi e ad inarcare la schiena.

-Che cosa sono con questi capelli?- le chiese di nuovo malizioso e un po' arrabbiato allo stesso tempo, aspettando che la ragazza si riprendesse dallo spasmo precedente.

-Hai sentito.- disse lei baciandolo e passandogli una mano tra i capelli.

-No, non ho sentito.- fece lui accompagnando questa frase con un'altra spinta. Annie gemette di nuovo, ma prese un respiro e parlò.

-Sei un cazzone, ecco che sei. Eri più bello quando stavi con me.- replicò lei ansimando, guardandolo negli occhi e trovandovi la malizia e la sfida.

Gerard si mosse di nuovo, questa volta più forte, ed Annie quasi l'abbracciò portandogli un braccio dietro la schiena nuda. Le mancava il respiro, e aprì di più le gambe per fare più spazio a Gerard. Con le labbra cercò quelle del ragazzo e sentire l'umido della sua saliva prima sul suo collo e poi sul suo viso le piacque particolarmente.

-E tu sei fatta troppo magra. Non hai più tette.- disse ansimando il rosso, accorgendosi solo allora che la ragazza indossava ancora il reggiseno.

-Non è vero- rispose Annie quasi arrabbiata. Gerard sorrise, preso totalmente dall'ondata di piacere che lo stava attraversando in quel momento. Quando scese con la testa sul suo collo e poi sul suo petto per baciarla, la riccia lo spintonò, riportandosi nuovamente sopra di lui.

-Sì, invece- fece Gerard estasiato da quella vista. Annie gli bloccò le mani. Stavano salendo nuovamente, probabilmente per stringerle di nuovo il seno. Il rosso sorrise.

Annie iniziò a muoversi sopra di lui e presa dalla foga degli spasmi e dei baci iniziò ad accarezzarlo dolcemente. Le mani di Gerard salirono nuovamente, questa volta dietro la sua schiena e le staccarono finalmente il reggiseno, e anche se lui fece ciò per cui prima lei l'aveva bloccato, Annie non lo fermò.

-Ti odio- gli disse mentre Gerard le baciava il petto e la stringeva tra le sue braccia.

Il ragazzo sorrise.

-E' solo un modo alternativo per dirmi che mi ami- le sussurrò Gerard nell'orecchio, sfiorandole con le labbra la guancia e cercando di nuovo le labbra.

Annie nascose un sorriso che però il ragazzo vide e improvvisamente si sentì felice, felice perchè lei non aveva mai smesso di amarlo anche se si era rifatta una vita, e perchè alla fine l'aveva ammesso, in un modo tutto suo, prima non rispondendogli e poi sorridendogli.


Ed ecco il capitolo tanto atteso da Mrs Killjoy! ahah quanto ti adoro?! comunque, beh vabbè alla fine nessuno dei due ce l'ha fatta e si sono abbandonati al desiderio...Ringrazio tutti quelli che fino a quel momento hanno seguito la storia, che l'hanno mess atra le prefertie e tra le seguite e in particolare The kid from yesterday che ha ricominciato a rileggere le mie storie <3 ti amo tesorina!
comunque bando alle ciance come sapete questa è la mia pagina facebook: Black Mariah efp. Mettendo mi piace potrete seguire aggiornamenti e i miei scoordinati pensieri quotidiani, enjoy it!







 

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Capitolo 8
*** But would you kill me in my sleep ***


Another knife in my hands
A stain that never comes off the sheets
Clean me off.
I'm so dirty babe,
The kind of dirty where the water never cleans off the clothes.
I keep a book of the names and those
Only go so far 'til you bury them
So deep and down we go...

 

Gerard aveva deciso di accantonare almeno per quel momento l'astio con la ragazza. Era passato troppo tempo da quando l'ultima volta erano stati insieme in quel modo e benchè entrambi avessero sofferto reciprocamente, e benchè secondo il ragazzo la cantante si fosse comportata male con lui, la baciava, l'accarezzava e approcciava con lei dolcemente e con tenerezza, come fanno due persone che si amano, che stanno insieme, e che lo fanno non solo per il sesso, ma anche per l'amore. Non aveva mai stretto Annie tra le braccia in quel modo, non era nemmeno mai stato con lei in quel modo.

La ragazza era abbracciata a lui, e respirava a fatica, in preda alle sensazioni che Gerard le stava causando muovendosi sempre più veloce dentro di lei. Aveva caldo, ma il contatto con il suo corpo, lo strofinare con la sua pelle erano qualcosa di unico, e anche se era investita dalle vampate di calore, non voleva per niente al mondo staccarsi da lui. Sapeva che nel momento in cui si fosse allontanata di nuovo, le cose sarebbero ritornate esattamente come prima: ognuno alle sue nuove vite.

Gerard pensava la stessa cosa, ecco perchè anche quando smise di muoversi, anche quando smise di cercare il piacere sia per lui che per Annie, non voleva alzarsi da sopra di lei e rimase a baciarla, ad accarezzarla, a guardarla negli occhi, ad inspirare il suo profumo.

Annie gli accarezzò una guancia, spostandogli una ciocca di capelli rossi da sopra gli occhi. I loro nasi si sfioravano e gli occhi verdi del ragazzo sembravano trapelare qualcosa di magnetico, e infondevano nella ragazza una sensazione che non aveva mai provato, e che non sapeva descrivere.

Gerard le baciò la mano e le portò un braccio dietro il collo, gli piaceva stare lì, ancora dentro di lei ma lucido abbastanza da notare quanto fosse bella.

Annie avrebbe voluto dirgli che le era mancato, che le era piaciuto averlo lì con sè e che stranamente non si era pentita, ma non disse nulla e tacendo continuò a guardarlo negli occhi.

Un suono elettronico, quasi metallico, interruppe quel silenzio, e quell'atmosfera surreale, quasi onirica, che si era creata andò in frantumi, come un calice di cristallo che cade e si schianta al suolo.

Annie sentì il suo cellulare suonare qualche metro sotto di loro. Non le andava di rispondere. Reclinò la testa sul cuscino e sospirò un po'.

Gerard come se l'avessero svegliato da un trance si alzò delicatamente da sopra di lei e facendolo disse a voce bassa -...Forse dovresti rispondere...-

La ragazza si alzò, interpretando quel gesto di Gerard come un non voler stare più con lei e coprendosi con un lenzuolo, scese dal letto, lasciando il ragazzo lì che malediceva mentalmente l'inopportuno tempismo di quella chiamata. Sperava con tutto se stesso che non fosse Chace.

-Pronto, Cher?- rispose Annie non appena ebbe trovato il telefono.

Il rosso fece un respiro di sollievo.

-Annie, ma dove cazzo sei?- urlò dall'altro capo la batterista arrabbiata a morte. -Fra dieci minuti dobbiamo suonare, porca puttana! Muoviti!-

Gerard vide la ragazza girarsi di scatto e cercare qualcosa attaccato a qualche parete.

Non appena vide l'orologio appeso, Annie sbiancò.

-Oh, Cazzo!- urlò chiudendo la chiamata e scaraventando il cellulare da qualche parte. Iniziò a srotolarsi dal lenzuolo e frenetica, se non quasi isterica e spaventata a morte di fare tardi per l'esibizione del primo giorno, cercava i suoi vestiti sparsi per il bus.

Mentre la ragazza imprecava, Gerard scese dal letto e sorridendo l'aiutò a cercare i vestiti. Annie si infilò slip e shorts tutti in una volta e iniziò a bestemiare in tutte le lingue quando non riusciva ad allacciarsi il reggiseno, finito sotto il letto di Christie chissà come.

-Aspetta, ti aiuto io!- le disse Gerard quasi divertito.

-Cazzo, cazzo, cazzo!- continuava a ripetere la ragazza cercando di aggiustarsi i capelli alla meglio.

-Calmati!- le disse Gerard dopo che ebbe agganciato le linguette del reggiseno con molta fatica, dato il movimento della ragazza.

-Dove minchia è ora la maglia?- urlò quasi la cantante guardando sotto i letti.

-Eheh, tieni!- le fece Gerard.

Annie si vestì in fretta e furia e con un saluto molto veloce lasciò Gerard nel tourbus.

-Scusami, Gerard, devo scappare!- gli aveva detto.

-Nah...tranquilla- disse Gerard un po' a malincuore. Gli sembrava che ad Annie non fosse importato nulla di ciò che avevano fatto. Tecnicamente era una situazione un po' assurda e sicuramente avrebbe reagito anche lui così, se in men che non si dica avrebbe dovuto essere su un palco ad esibirsi.

Annie chiuse la porta del tourbus e lasciò Gerard nel mezzo a rivestirsi. Solo allora si guardò davvero intorno: quel bus era un casino, nemmeno il loro era disordinato di quella maniera. C'erano vestiti di pizzo, maglie larghe e scollate, jeans e scarpe ovunque. Ritrovò i suoi pantaloni e i suoi boxer e gli indossò, per poi infilarsi la maglia. Aprì la porticina del bagno e si sciacquò il viso. Aveva ancora un po' il collo sporco di rosa.

Dopo essersi sistemato alla meglio, uscì dal tourbus, intento a dirigersi dietro le quinte del palco, per vedere Annie e le altre ragazze suonare.

-Ma dove cazzo sei finita?!- urlò Sarah che era già con la chitarra in mano quando vide Annie arrivare.

-Oddio scusatemi...- disse la ragazza. -Mi...mi sono addormentata!- inventò lì per lì.

-Fottiti!- le disse Cher e con molta stizza le passò l'auricolare utilizzato per sentire la base musicale. Annie non rispose, avevano ragione ad essere incazzatissime, quindi era pronta a prendersi tutti i "vaffanculo" di questo mondo senza battere ciglio.

Meno di dieci minuti dopo di aver finito di fare sesso con Gerard si ritrovava a domare una folla di migliaia di persone, a saltare e ad urlare sul palco.

Ciò che era giusto quell'avvenimento l'aveva scombussolata, in positivo. Iniziò a cantare e a muoversi con una forza mai vista, era gasatissima sia perchè la folla sotto di lei era uno spasso e cantava le loro canzoni a gran voce, sia perchè probabilmente aveva in circolo ancora una buona dose di ormoni. Dopo aver mandato alla gente sotto le transenne un bacio e dopo aver fatto un grande sorriso a tutti, saltellando sul palco di qua e di là, incrociò Christie che benchè fosse ancora un po' arrabbiata con lei per il ritardo, insieme alla cantante regalò ai fan uno strusciamento un po' lesbo che fece andare tutti in delirio.

Le Helenas continuavano a suonare sul palco come macchine da combattimento, non stando mai ferme, saltando, urlando e buttandosi a terra.

Ad un certo punto Annie salì sulla batteria di Cher e girò un attimo la testa vedendo qualcosa di totalmente assurdo. Stava per perdere l'equilibrio.

Ritornò a terra quasi barcollando, totalmente incredula della visione appena vista. Menò un'altra occhiata all'angolo, sperando di essersi sbagliata. Ma come poteva sbagliarsi? Di certo non passavano inosservati...

Gerard e Chace.

Insieme.

Uno al fianco dell'altro, che guardavano il concerto.

Chace indossava una maglia da football e un berretto e aveva la faccia soddisfatta, sorridente, con le braccia conserte e muoveva la testa a ritmo di musica.

Era arrivato da Los Angeles e lei si era totalmente dimenticata di lui e di andarlo a prendere.

E poi c'era Gerard, con i suoi capelli rossi, vestito come qualche ora prima con indosso un paio di Ray Ban scuri, con le labbra corrucciate e un'espressione indefinita.

La ragazza si girò subito da un'altra parte e ritornò a guardare la folla. Il cuore iniziò a batterle forte più che per l'emozione forse per lo spavento e per l'agitazione. Come si sarebbe comportata? Ma soprattutto perchè Gerard gli stava vicino?

"Oh cazzo" pensò.

Quando Annie si girò dalla sua parte e vide entrambi i ragazzi insieme, a Gerard venne un tuffo al cuore. Era un momento totalmente assurdo e non riusciva a pensare che ad una cosa sola.

Guardò di sfuggita Chace al suo fianco, era lì da quasi dieci minuti e divertito sembrava apprezzare lo spettacolo delle ragazze.

"Se solo sapessi che ho appena finito di scopare con la tua ragazza non saresti così contento" formulò in testa cattivo il cantante.

Erano lì, entrambi per la stessa donna. Non gli era mai capitata una cosa del genere e stentava a crederci. Quel ragazzo che gli stava di fianco era così inopportuno e poi non faceva altro che parlare con un suo amico. Anche il solo sentire la sua voce gli dava terribilmente al cazzo e tra l'altro la sua mente aveva iniziato a rifare brutti scherzi. Aveva iniziato ad ingelosirsi, di nuovo, per l'ennesima volta e il tutto contribuiva a fargli pensare a quello che era appena successo e che no, non era stato uno sbaglio, ma era stato forse troppo istintivo, anche se gli era piaciuto.

Si accese una sigaretta e cercò di carpire qualche parola proveniente dal discorso che Chace stava facendo con il suo amico.

-Te la sei scelta bene, amico. Guarda là che roba- fece il tipo con la barba a Chace.

L'attore sorrise non staccando mai gli occhi dal corpo della sua ragazza che si muoveva a ritmo di musica.

-Puoi dirlo forte- rispose abbastanza soddisfatto, accennando un sorriso. Certo che sapeva che se l'era scelta bene.

A quelle parole Gerard mise ancora più attenzione al loro discorso. Avrebbe proprio voluto sentire che stronzata avrebbe detto Chace di lì ad un minuto, e soprattutto, avrebbe proprio voluto sentire cosa lui pensasse di Annie.

Lo sguardo del cantante era fisso sulla ragazza. Non aveva intenzione di guardarsi attorno, soprattutto di scorgere lo sguardo e il viso di Chace, non aveva tempo per i complessi.

-...Un mio amico mi ha detto che le musiciste lo fanno meglio delle altre...-

Sentì dire Gerard sempre da quell'amico di Chace.

Gli gelò il sangue nelle vene, e aveva una gran voglia di prendere a pugni quell'idiota. Prima di fare scenate aspettò la risposta del biondo di fianco a lui.

Se avesse detto qualche stronzata su Annie, quella sarebbe stata la volta buona che l'avrebbe davvero sfreggiato.

Il rosso reclinò un po' il viso, giusto per vedere l'espressione che il ragazzo avesse assunto. Sorrideva. E stava guardando Annie.

-Non mi posso lamentare...- rispose vago Chace.

Gerard si stava chiedendo a che cazzo stesse pensando mentre guardava la sua ragazza. Sì, la sua ragazza, anche se in teoria non erano niente.

-Andiamo!- disse l'altro dando un colpetto con il gomito all'amico. -Non ti puoi lamentare? Mi aspettavo una risposta migliore!-

Chace rise. -Beh, che ti devo dire?- fece. -...Insomma se la cava...- aggiunse sorridendo maliziosamente. Di certo non avrebbe potuto spiattellare i dettagli intimi della sua ragazza a quel conoscente.

Gerard se avesse potuto l'avrebbe ammazzato. "Se la cava". Continuava a ripetersi nella testa. Ingrato. Non aveva la minima idea della fortuna che aveva ad avere lei. Un'improvvisa onda di gelosia lo attraversò di nuovo. E pensare che quello andava a letto con Annie quando voleva...

Non si trattenne. Non riuscì a trattenersi. Fece un verso strano, uno sbuffo, magari un verso inconscio di disapprovazione. Si accese una sigaretta.

Qualche attimo dopo girò la testa e vide gli occhi di Chace puntati su di lui. Lo stava guardando con un'espressione strana, come a volergli chiedere da dove se ne fosse uscito con quel verso.

Gerard notò tutto ciò ma fece l'indifferente. Chace non era degno nè del suo tempo nè della sua attenzione. Prese il pacchetto di Malboro dalla tasca e se ne accese una.

Chace lo stava ancora scrutando e proprio non capiva che cazzo voleva da lui. Che c'era? Aveva smesso di fare il pagliaccetto davanti al suo amico? O le sue qualità da super dotato avevano smesso di funzionare?

L'attore guardò titubante Gerard, non capendo se quel verso fosse dovuto ad una casualità o al fatto che quel ragazzo accanto a lui stesse ascoltando i loro discorsi. Dopo averlo scrutato qualche secondo, i suoi capelli rossi gli sembrarono familiari e si ricordò dove avesse visto quel tipo la prima volta.

-Tu sei un amico di Annie, giusto?- chiese il ragazzo a colui che gli era di fianco e che continuava a guardare impassibile davanti a sè.

Gerard sentì queste parole e stava pregando il cielo che se le fosse immaginate, ma quando Chace si girò proprio dalla sua parte rivolgendosi a lui non potè non ignorarlo.

-Sì- rispose non degnandolo nemmeno di uno sguardo. Ecco ci mancava solo che gli rivolgesse la parola.

"Amico di Annie" pensò. "Per la precisione sono il suo ex-ragazzo e abbiamo appena fatto sesso alle tue spalle."

-Ci siamo incontrati a Miami, no?- aggiunse il ragazzo ignaro dei pensieri cattivi di Gerard. -Alla festa di Steve. Mi ricordo di te!-

-Mmm...sì, probabile- rispose Gerard. Stava cercando di apparire il più scazzato e il meno disponibile al dialogo possibile.

-Chace, se non sbaglio...- aggiunse il cantante. Per quanto ce l'avesse a morte con lui per svariate ragioni non poteva comportarsi sgorbuticamente, avrebbe potuto insospettirsi.

-Sì, sì. Proprio io!- rispose gentile Chace. -Come stai?-

Un'altra cosa che odiava di quella specie di attore palestrato: la gentilezza. Se fosse stato per lui non se lo sarebbe filato affatto, e invece in quel momento si ritrovava a parlare con "viso scolpito" perchè quest'ultimo doveva fare l'educato del cazzo.

Lo odiava. Sul serio.

-Alla grande- rispose il rosso con aria di sufficienza. -Tu?-

Non gli interessava un cazzo di come stesse.

-Mmm...bene. Sono appena arrivato da Los Angeles e perciò un po' stanco, ma tutto sommato sto benone- disse Chace. Il ragazzo si girò meglio a guardarlo. -Ah, ma sei il cantante dei My Chemical Romance?- chiese poi, con grande sorpresa e contemporaneamente anche con un tono di grande ovvietà.

-Sì, sono io...- rispose Gerard ancora più scazzato.

-Posso complimentarmi? Siete grandi! Ho comprato il vostro ultimo album qualche tempo fa. E' fantastico!- disse entusiasta. Perchè doveva rendere tutto così difficile?

Gerard avrebbe voluto scapparsene. Non solo lo aveva riconosciuto, ma gli aveva detto anche che aveva ascoltato il loro ultimo album.

Cioè, Chace aveva ascoltato Danger Days ed Annie invece no.

Assurdo.

Il suo ragazzo per giunta l'aveva fatto...quello che avrebbe dovuto essere il suo nemico numero uno!

-Grazie- mugolò Gerard gettando la cicca a terra e spegnendola con il piede. Quando cazzo finiva Annie di suonare? Così almeno se lo prendeva. Anzi, no che andava a pensare...Avrebbe dovuto stare lontano da Annie se non voleva essere picchiato a mani nude, ma in quel momento aveva bisogno di una scusa per allontanarsi.

-Come vi conoscete?- chiese Chace sempre rivolto a Gerard qualche secondo più tardi.

Il cantante chiuse un attimo gli occhi maledicendo tutti e tutto. Che cazzo gli doveva dire?

-Bazzichiamo gli stessi ambienti musicali...- disse semplicemente. Gli sembrava la cosa più vaga e allo stesso tempo più semplice da dire per non compromettere nulla.

-Voi avete già suonato?- aggiunse Chace menando un'occhiata verso le ragazze.

-Sì...tre gruppi fa- rispose Gerard. Perchè non la finiva più di fare domande?

Qualche minuto dopo, lo show delle Helenas era concluso. L'esibizione si era conclusa con un boato della folla e con il finale della batteria improvvisato da Cher.

Le cinque ragazze fuorono come risucchiate dal back stage.

Tutti coloro che si trovavano sul palco, si spostarono dietro le quinte, Gerard e Chace compresi. Il rosso si sentiva seguito e aveva ragione perchè il ragazzo era dietro di lui. Frettolosamente scese le scale metalliche e poi si ritrovò assieme a tutta la crew delle ragazze nello stesso spazio in cui qualche ora prima lui ed Annie si erano incontrati.

Lui la intravide da qualche parte. Le avevano appena reso un asciugamano. Si girò verso di lei e vide qualcosa che lo turbò particolarmente.

Chace naturalmente si stava dirigendo verso di lei, e questo se l'aspettava, ma la cosa che più l'aveva segnato erano stati gli occhi di Annie che si posavano su di lui, su di Gerard, e che lo guardavano con aria quasi dispiaciuta e quest'impressione del cantante era vera. Annie non voleva che Chace andasse da lei proprio in quel momento, non voleva che Gerard li vedesse. Sapeva quanto facesse male una cosa del genere.

Chace si avvicinò a lei e le schioccò un bacio. Tutt'ad un tratto Annie si sentì in colpa, si sentì sporca per aver tradito una persona che si fidava di lei. Menò un'altra occhiata a Gerard. Era ancora lì, immobile come il marmo, forse arrabbiato, forse addolorato o forse semplicemente menifreghista di tutti e di tutto.

Abbassò lo sguardo e si abbandonò alle braccia di Chace, avrebbe dovuto comportarsi come se non fosse accaduto niente. Il suo ragazzo non avrebbe dovuto assolutamente insospettirsi.

-Scusami se non sono venuta a prenderti dalla stazione...- gli fece Annie dopo che il ragazzo ebbe smesso di abbracciarla.

-No, tranquilla...Immaginavo avessi qualche impedimento...- Chace pronunciò queste parole con un sorriso, felice finalmente di aver rivisto la sua ragazza dopo tanto tempo. Non ci pensò due volte. L'abbracciò di nuovo e la baciò e poi guardandola negli occhi, con quelle sue iridi blu, le sorrise.

Annie aveva una voglia immensa di scappare. Incurvò le labbra cercando di far sembrare quel sorriso il più vero possibile e si tuffò tra le braccia di Chace solo per non incontrare il suo sguardo sincero e felice. Mentre cercava di evitare il viso del ragazzo, incontrò lo sguardo di Gerard e improvvisamente fu attraversata dal gelo. Mentre la stava guardando quasi con odio, il rosso si accese una sigaretta e buttando il pacchetto per terra si girò e se ne andò.

 

 

Scusate enormemente per il ritardo! Sono pessima lo so ma in questo periodo non dico che ho avuto da fare...ma mi sono appassionata a scrivere un'altra storia che vi consiglio, si chiama "Love to dance in the dark" e naturalmente ha come protagonista Gerard ^.^

Ritornando al capitolo ringrazio tutti quelli che leggono, le sette persone che hanno messo la storia tra i preferiti e tutte le ragazze che recensiscono <3 Vi adoro!

Questo aggiornamento in particolare va a Mrs Killjoy che ho fatto aspettare un sacco!

Vi ricordo la mia pagina facebook a questo link:

https://www.facebook.com/pages/Black-Mariah-Efp/105133312907556

a presto!!

 

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Capitolo 9
*** Can I be another memory? ***


If what you are
Is just what you own
What have you become
When they take from you
Almost everything?

 

Gerard camminava veloce, prendendo a calci il terriccio sotto le sue scarpe. Era arrabbiato, era frustrato, era geloso. Non riusciva a calmarsi, respirava veloce, quasi ansimava. Gli occhi gli bruciavano, ma non voleva piangere, non poteva piangere. Avrebbe voluto solo gridare, solo prendere a pugni qualcosa, solo sfogarsi. Sul suo cammino incontrò un bidone. Non ci pensò due volte a dargli un calcio e a farlo volare in aria. Il sollievo durò solo qualche secondo, poi fu cancellato dal dolore alla gamba, e in meno di dieci secondi si ritrovava a zoppicare e a maledire ogni singolo momento di quel dannatissimo giorno. Non sapeva cosa pensare, anche perché era una situazione assurda. Si era cacciato in qualcosa più grande di lui.

Aveva ancora stampato nella mente il momento in cui Annie era finita fra le braccia di Chace e la sua gola era arsa da quel momento. Non si era ancora ripreso. Non aveva perso di certo tempo lei…ad andare da lui, come se non avrebbe potuto abbracciarlo o baciarlo in un altro momento…Invece no, l’aveva fatto proprio quando lui, Gerard, gli stava davanti.

Puttana” aveva pensato anche nella foga del momento, però se se ne era pentito subito dopo. Secondo lui Annie l’aveva fatto apposta, solo per farlo ingelosire. Non credeva che si sarebbe spinta fino a quel punto.

Era stato uno sbaglio, un fottutissimo e dannatissimo sbaglio. Lei non avrebbe mai lasciato quell’attore da quattro soldi e lui allo stesso tempo non avrebbe mai avuto le palle di lasciare Linsdey o per lo meno di raccontarle ciò che era successo.

Linsdey non sapeva nulla, né della sua storia passata con Annie né della sua…cosa? Scappatella? Del suo tradimento? Non sapeva nemmeno lui cos’era stato e non voleva nemmeno definire quello che avevano fatto. Il punto era che lui l’aveva amata, sia in quel momento, sia sino ad allora, e quello era il ringraziamento di Annie.

Continuava a vagare senza meta, camminando per i tour bus delle band, fra gli stand del cibo e fra tutte le stronzate che popolavano quel parco. Di lì a cinque ore avrebbero smontato tutto e si sarebbero messi in viaggio per una nuova tappa.

-Gerard?- Sentì una voce dietro le spalle.

-Gerard? Dove stai andando?- ripetè più squillante di prima. Si stava avvicinando.

Il ragazzo chiuse gli occhi per un attimo. Perché proprio allora? In quel momento avrebbe dovuto fingere come non aveva mai fatto.

-Linsdey…- disse lui con voce bassa, girandosi dalla parte della sua ragazza.

-Ti ho visto da lontano…- fece lei -E’ successo qualcosa?- gli chiese anche . Lo vedeva turbato, agitato. Era ancora arrabbiato con lei?

-No…- rispose secco Gerard. Aveva ripreso a camminare. Avrebbe dovuto darsi una calmata, altrimenti la ragazza tatuata l’avrebbe scoperto. Decise di fermarsi e di darle un po’ più di corda. In quel momento lei era l’ultima delle persone che avrebbe voluto vedere.

-Scusami…- mugolò dopo essersi girato dalla sua parte. Incontrò gli occhi nocciola della ragazza. Per fortuna si era data una sistemata. Indossava i pantaloni…

Linsdey si accorse dello sguardo di Gerard soffermarsi sulle sue gambe coperte dai jeans e fece un sorriso. –No, scusami tu.- disse avvicinandosi al viso del ragazzo. –E’ stata una reazione esagerata e non voglio litigare per le stronzate…- aggiunse.

Gerard le sorrise, in quel momento non gli importava assolutamente nulla se lei si era coperta e aveva deciso di preservare le sue mutande al mondo.

-Mmm…ok- disse solo e rispose scazzato al bacio che la ragazza gli aveva dato.

Si guardò intorno alla ricerca di qualcuno. La sua intenzione era quella di scorgere Annie da qualche parte e di ripagarla con la stessa moneta, ma purtroppo attorno a loro non c’era praticamente nessuno.

-Stasera i ragazzi vanno a mangiare in un ristorante dentro Marysville…- iniziò a dirgli Linsdey che camminava al fianco di Gerard. Lei intrecciò le sue dita tra quelle del rosso e prese a guardarlo.

Hanno detto che è un posticino carino e…mi chiedevo se volessi venire anche tu…- concluse quasi timida la ragazza.

Non capiva perché Gerard fosse rabbuiato di quella maniera, sospettava che fosse successo qualcosa ma non credeva che la causa di quell’umore fosse lei. Si era cambiata, aveva messo dei jeans proprio perché non voleva farlo arrabbiare, poteva almeno mostrarsi riconoscente.

-Se è una cosa di band io non c’entro niente- commentò il cantante qualche secondo dopo. Non gli andava di andarci, soprattutto non gli andava di andarci con quel gruppo di tossici con cui la sua ragazza suonava. La sua non era discriminazione, affatto, anche lui aveva abusato di sostanze stupefacenti un tempo, ma non lo faceva per sballarsi o solo per entrare nella parte della rockstar.

-Ma no che non è una cosa dei Mindless!- esclamò Linsdey colpita da quel commento. –Se vuoi puoi dirlo anche a Mikey o a Frank…possono venire anche loro!- rettificò la ragazza. Ci teneva che Gerard andasse con lei. Voleva sfatare il mito che li voleva una coppia monotona, mito tra l’altro a cui credevano solo Jimmy o Kitty.

-Ok- rispose quasi rassegnato il rosso. Non sapeva nemmeno lui perché aveva accettato, magari credeva che comportarsi da fidanzato serio non gli avrebbe permesso di pensare ad Annie, o semplicemente perché non voleva più sentire Linsdey.

-Ah, fantastico!- esultò entusiasta la ragazza. Certe volte gli faceva tenerezza, non meritava di soffrire se mai il rapporto che li legava andasse oltre il sesso e l’opportunismo. Linsdey si posizionò davanti a Gerard, non permettendogli di continuare a camminare e gettandosi tra le sue braccia, si aggrappò al suo collo e gli rubò un bacio. Gerard gli portò le mani sul fondo schiena per non farla cadere e rispose a quel bacio.

Niente.

Non provava assolutamente niente.

Quando si accorse che dentro di lui nemmeno un ormone si era mosso, decise di allontanarsi da lei con una scusa e di rinviare alla cena il loro prossimo incontro. La fece scendere, e una volta che la ragazza ebbe messo i piedi a terra, le disse –Ora devo andare. E’ meglio se mi vada a cambiare altrimenti se aspetto che finiscano gli altri arriveremmo in ritardo. Inviami un sms con l’orario, ok?-

-Certo- disse la tatuata senza ribattere ulteriormente. Gli allungò nuovamente un bacio sulla guancia ed entrambi presero strade diverse.

Gerard continuò a camminare, dirigendosi verso il suo tour bus, voleva evitare di arrivare e di essere sommerso dalle domande degli altri membri della band. Non gli andava di parlare con nessuno.

Per sua sorpresa, quando aprì la porta del bus non vi trovò nessuno e si prese tutto il tempo che volle. Si fece una doccia, si asciugò i capelli e si vestì. Di Ray, di Mikey o di Frank nemmeno l’ombra. Chissà dove cazzo erano finiti, non l’avevano nemmeno chiamato. Non che volesse parlare con loro…però ogni tanto potevano pure farsi sentire.

Se ne uscì da quel piccolo abitacolo e riprese il suo cammino solitario, in attesa del messaggio di Linsdey. Sì e no erano passati trenta minuti da quando avevano accordato il da farsi per la sera. Non gli era passato nemmeno un po’ lo scazzo, l’arrabbiatura, la frustrazione o quello che era. Come diavolo si faceva ad essere così dipendente da una persona? E pensare che un tempo si trovava lui dall’altra parte. Era Annie che rincorreva lui e non il contrario. Non credeva sarebbe stato male di quella maniera, allora che ci pensava il suo non era uno star male, non sapeva nemmeno ben definirlo. Si sentiva vuoto ma pesante allo stesso tempo, era come se camminasse con un macigno addosso, come se avesse un groppo in gola e non voleva nemmeno pensare, aveva paura a farlo. Si sedette su un muretto.

 

Quella sera aveva cercato di contattarla in tutti i modi, le aveva mandato un’e-mail dicendole che avrebbe dovuto chiamarlo, l’aveva cercata sulla chat di Facebook o su quella di Skipe, ma niente. Lei era quasi irreperibile. Non avrebbe voluto farlo per telefono, anzi non voleva farlo e basta ma era quasi costretto. Anzi, non era costretto, era solo una sua fissazione mentale. Sapeva che non doveva farlo, ma era ostinato, si sentiva tradito, si sentiva preso in giro dalla persona a cui teneva di più al mondo anche se sapeva che non era stato affatto tradito. La verità era che semplicemente aveva bisogno di dare la colpa a qualcuno, aveva bisogno di sfogarsi, di liberarsi di un peso inutile che non riusciva ad eliminare. Ci aveva pensato milioni di volte, e ne aveva anche parlato con suo fratello, con la ragazza di suo fratello e con tutti gli altri che lo circondavano, e tutti gli avevano detto la stessa cosa “ Gerard, non fare cazzate”.

Ma lui era fatto per le cazzate e quella che avrebbe fatto di lì a cinque minuti gli avrebbe cambiato la vita.

Aveva deciso di lasciare Annie perché secondo lui, la ragione per cui la sua vita in un anno era radicalmente cambiata era lei. Se gliel’avesse cambiata in male o in bene non voleva saperlo. Se ne sarebbe accorto solo dopo che la ragazza gli era essenziale. Solo quando si sarebbe alzato nel bel mezzo della notte, sudato, spaventato e tristemente solo.

Gerard compose il numero della ragazza lentamente, sapeva di commettere un errore.

Il telefono iniziò a squillare lentamente, o forse non lo faceva davvero, era lui che percepiva quei brevi suoni elettronici in maniera diversa. Stava pregando con tutto se stesso che la ragazza non andasse a rispondere.

-Ehi amore!- aveva esclamato Annie dall’altro capo del telefono. Era ritornata in America. Altre quattro tappe e si sarebbero rivisti. Era allegra, forse perché in corpo aveva l’adrenalina pre concerto, o semplicemente era contenta di risentire la sua voce.

-Ehi…ciao- le rispose lui con voce bassa.

-Gerard è successo qualcosa?- Era un libro aperto per lei. Come gliel’avrebbe detto? Così tutto di getto?

-Ehm…veramente volevo parlarti, lo so che fra un po’ devi andare in scena…- aveva iniziato a dire il ragazzo.

-Sì, infatti. Non vorrei chiudere subito ma fra poco devo andare, è qualcosa di importante?-

Più il tempo passava e più si sentiva un vigliacco.

-Sì, e non posso rimandare…Volevo dirti che…che ci ho riflettuto, e…non ce la possiamo fare. Io non ce la posso fare. Non ti vedo, non so con chi sei e che cosa fai. Non sopporto che tu possa essere con qualcun altro mentre io sono qui. Mi dispiace. Non credo di poter sopportare tutto questo. Secondo me è meglio lasciarci. Siamo troppo distanti.- Aveva pronunciato tutto con molto garbo, senza trasmettere la minima emozione.

Non poteva immaginare di averlo fatto. Era stato facile...dopotutto.

Non sentiva una risposta dall’altro lato del telefono.

-Mi stai prendendo in giro?- la voce di Annie era piatta come l’oceano in quiete. Non poteva vederla ma Gerard sapeva che espressione avrebbe potuto assumere.

-No Annie. Mi dispiace. Sul serio. Questa suppongo che sia l’ultima volta che ci sentiamo.- le disse anche, e risultò molto cinico anche a se stesso. La ragazza taceva.

-Non è vero…è…è uno scherzo di Frank…dimmi che è uno scherzo, Gerard.- Aveva aggiunto qualche secondo dopo Annie. Forse stava piangendo.

-Io, io ti ho amata davvero e voglio che rimania…-

-Non ti azzardare a dirlo- aveva detto la riccia con voce secca. Era ferita, lui l’aveva ferita per giunta e se ne vergognava quasi, e lei aveva capito che non era uno scherzo, che Gerard non le mentiva. Come diavolo aveva potuto... Dopo tutto quello che lei gli aveva dato…

-Ok- aveva risposto comprensivo lui, si aspettava una reazione del genere. –Io ti auguro il meglio…- le aveva detto anche, come se di lì ad un anno lo avrebbe avuto veramente.

-Fottiti- gli disse la ragazza e lui si sentì gelare. –Non hai avuto nemmeno il coraggio di aspettare e dirmelo in faccia, hai usato il telefono, sei un codardo.-

Quelle furono le ultime parole che la ragazza pronunciò rivolte a lui, poi riattaccò.

Rimase solo, questa volta davvero, ad ascoltare nuovamente il rumore del telefono. Si gettò sul letto, senza muoversi, continuando a guardare il soffitto. Non si muoveva, non parlava, respirava solo e fissava la parete biance di fronte a lui. Rimase lì per ore, fino a quando non fu colpito dai raggi del sole, fino a quando Frank non andò a bussare alla sua porta e fino a quando Mikey non lo chiamò trenta volte al telefono. Era passata una notte intera e lui non e se ne era nemmeno accorto, era passata una notte intera e lui aveva pensato solo ad una cosa.

Perché l’aveva fatto?

 

L’Iphone tra le sue mani vibrò, portò annoiato gli occhi sullo schermo: un messaggio. Probabilmente Linsdey. Lo aprì, l’appuntamento era alle otto e trenta, aveva ancora del tempo a disposizione.

Continuando a stare seduto su quel muretto si abbandonò ad un flusso di pensieri, non solo caratterizzato da ricordi, ma anche da strane tesi riguardo la sua persona.

Secondo Gerard il problema era l’orgoglio di Annie, e lui era davvero al limite. Non ce la faceva più a sopportare le frecciatine della ragazza quando lui si sforzava al massimo di rimettere al posto le cose, in fondo stava cercando di recuperare i suoi errori, era andato a New York e aveva tradito anche quella specie di fidanzata che aveva...fidanzata con cui tra l’altro sarebbe dovuto uscire quella sera. Anche con lei avrebbe dovuto mettere le cose in chiaro. La verità era che non avrebbe voluto lasciarla se non fosse stato certo che Annie l’avrebbe raccolto. Era vero. Era un codardo. Non voleva lasciare Linsdey ed era disposto anche a farle del male solo perché lui aveva paura di rimanere solo. Naturalmente lo era già, solo che così, almeno all’apparenza non lo sarebbe stato.

Passati altri minuti si alzò e decise di vagare ancora in attesa dell’uscita serale. Molti stavano già smantellando tutto. Le band che avevano suonato nella mattinata già stavano partendo alla volta della nuova tappa: San Bernardino.

Decise di fare una cosa.

Si girò e prese un’altra strada. Alla fine ci ricascava sempre. Quello sterrato l’aveva percorso già due volte in quel giorno…portava al bus delle Helenas. Non voleva parlare con Annie, né con Chace, avrebbe soltanto voluto vedere se fossero già partiti o se come loro l’avrebbero fatto nella notte. Camminando veloce arrivò di fronte al mezzo e fece molta attenzione a non farsi vedere. Si sentiva quasi come un ladro: si andava nascondendo dietro gli altri furgoni, caso mai qualcuna delle ragazze lo vedesse. Bene, era arrivato di fronte il bus e quindi che avrebbe fatto? All’interno le luci erano accese e aveva quasi paura ad immaginare chi ci fosse dentro.

Se ne scappò, letteralmente, e si ritrovò a vagare di nuovo, questa volta alla ricerca del bus della band di Linsdey. Dopo alcuni minuti lo trovò e bussato alla porta, fu accolto da quelli che erano “gli amici” della sua ragazza.

In quel bus c’era la rivoluzione. Non si capiva niente, era un porcile. Come cazzo facevano a vivere là dentro? Soprattutto premettendo il fatto che erano partiti in tour da nemmeno due giorni…

-Ciao Jimmy- fece Gerard una volta entrato nell’abitacolo.

-Ehilà- gli rispose l’uomo con la barbetta e i capelli sparati al cielo. Stava sorseggiando una birra, per lo più steso sul letto, in mutande.

-Dov’è Linsdey?- aveva chiesto lui, guardandosi intorno. Già gli aveva dato al cazzo il fatto che lui stesse così in quella maniera. Era vero che lui e Linsdey si conoscevano da anni, ma non era nemmeno modo di stare soprattutto in presenza di donne.

-Se non sbaglio è dall’altra parte con Kitty, staranno fumando- rispose Jimmy dando un sorso alla sua birra.

-Ok- mugolò solo Gerard. –Venite anche voi a cena fuori?-

-Steve viene e forse anche Kitty, a me non va-

Il rosso lasciò il leader dei Mindless nel bus e uscì alla ricerca delle due ragazze. Sentì un improvviso schiamazzo provenire dal retro del bus e si diresse verso quella direzione. Come aveva ben immaginato le due musiciste erano lì, a fumare e a scherzare amabilmente.

-Ehi!- esclamò Linsdey una volta che lo ebbe visto. Si gettò tra le sue braccia e gli diede nuovamente un bacio. Il rosso non rispose, fece solo un grande sorriso dopo aver risposto a quel bacio. Per fortuna non aveva il rossetto.

-Ciao Gerard- disse Kitty. In quel periodo la ragazza aveva i capelli fucsia.

-Ciao- fece lui molto spento. Quella batterista gli stava sulle scatole praticamente da sempre.

Linsdey gli portò una mano dietro la schiena e prendendolo per il bacino si incastrò tra il suo collo e il suo fianco. Doveva mentire, Gerard, doveva mentire che tutto quello che stesse vivendo gli piacesse.

Il giovane si accese una sigaretta e silenzioso ascoltava i discorsi delle due ragazze. Li trovava insensati, era vero, ma almeno ammazzava il tempo.

La serata passò quasi subito, anche la cena non fu delle peggiori, si era sforzato di fare il dolce, di mentire, di mascherare tutto, era sempre stato appiccicato a Linsdey per giunta. Durante il ritorno gli era persino sorto uno stimolo, non gli interessava se già durante il giorno aveva soddisfatto gli ormoni, voleva provare, voleva provare a darsi a lei, magari qualcosa sarebbe cambiato, magari se avesse preso tutto un po’ meno seriamente, se non avesse pensato ad Annie per almeno tre ore, le cose sarebbero andate diversamente.

-Se…se il bus è libero, ti va di venire da me?- aveva chiesto alla sua ragazza quasi sussurrandolo. Da quand’è che non le chiedeva di andare a letto con lui?

-Davvero?- aveva chiesto lei, quasi sorpresa, con la felicità che le riempiva il petto.

-Sì- fece lui quasi intenerito dalla sorpresa e dalla contentezza della ragazza che gli aveva stretto la mano più forte.

In meno di venti minuti si ritrovò a spogliarla, a baciarle il seno, a sfiorarle le gambe, a farla distendere sul letto. Stava andando tutto bene, lui voleva stare con lei in quel momento, non con Annie, non stava pensando alla riccia, ma stava pensando solo ad insinuarsi dentro la tatuata, a farla gemere, a farla contorcere sotto di lui. Era arrabbiato e il suo stato d’animo governava i suoi movimenti. Era una persona diversa da quella del pomeriggio, lo stava facendo come se fosse una persona diversa, e a lui e anche a Linsdey non interessava chi fosse, ma solo cosa facesse.

Era preso dagli spasmi, e veloce si muoveva sul corpo della ragazza. Ad un certo punto la sua mente finì di essere sgombra, ricominciò ad essere affollata dai pensieri, quasi come una presa in giro, quasi come se fosse una sua inibizione psicologica. La vedeva di nuovo. Non come quella volta sulla spiaggia di Miami, quando immaginava che sotto di lui ci fosse Annie, questa volta la vedeva, come se lei fosse lì, a guardarlo e quasi a schifarsi. Si fermò un attimo, respirando quasi a fatica.

-Perché ti sei fermato?- gli aveva detto tra un ansimo e un sospiro Linsdey. Era sudata, era accaldata e le sue guance erano rosse.

Gerard deglutì. –No, niente- rispose e aveva ripreso a muoversi. Quella visione l’aveva turbato…Linsdey aveva gli occhi chiusi e a momenti alterni cercava le sue labbra per baciarlo. Lui la osservava ma non la stava guardando veramente. Non ci riusciva…

Annie…di nuovo lei. Era ovunque. La sua voce, il suo profumo, i suoi occhi, lo ossessionavano. Spinse di più, come se il gemere per il piacere potesse allontanare la sua immagine dalla mente.

Non poteva. Non voleva.

Si fermò un attimo prima del culmine. Non sapeva nemmeno lui chi gli avesse dato la forza. Di scatto si fermò e se ne andò, lasciando la ragazza a giacere nel letto, nuda, privata di qualsiasi cosa, anche del rispetto.

-Io…io non ce la faccio.- le aveva detto mentre si alzava da sopra di lei e si ricominciava a vestire. Cazzo, che stava facendo? L’aveva lasciata lì, nel letto, come se non gli importasse nulla, come se lei fosse soltanto un oggetto. Era uno stronzo, un codardo come gli aveva detto Annie…e da quel momento avrebbe dovuto pensare ad una scusa bella e buona per rimediare a quell’uscita di scena trionfale. L’aveva lasciata lì…nel bel mezzo del sesso…che schifo di uomo era? In men che non si dica era vestito, fuori la porta del suo bus, che camminava veloce senza una meta. Aveva un grande bisogno di nicotina.

Era quasi convinto che Linsdey non l’avrebbe seguito. Non ne avrebbe avuto il coraggio. Era finita tra loro? Beh, dopo quella sua chicca di certo lei avrebbe cambiato idea sulla loro relazione.

Ancora stentava a crederci…L’aveva fatto davvero. Si passò una mano tra i capelli… “Sei un coglione, Gerard, un coglione” continuava a ripetersi. Dove stava andando? In teoria avrebbe dovuto avvicinarsi al suo tour bus, ma…ma c’era Linsdey…Che situazione di merda. Aveva incasinato tutto. E l’aveva fatto per colpa sua. Era sempre colpa sua.

Odiava Annie e ciò che lei gli provocava. Odiava il suo fottutissimo orgoglio, odiava il suo saper mentire e mascherare tutto così facilmente, odiava la vita che si era creata e odiava il fatto che lei lo respingesse e lo facesse stare male.

La odiava, perché gli faceva provare qualcosa.

La odiava perché lo faceva sentire vivo.

La odiava perché allo stesso tempo lo stava uccidendo lentamente.

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Capitolo 10
*** If you marry me, would you bury me? ***


And in mine into your icy blues
And then I’d say to you we could take to the highway
With this trunk of ammunition too
I’d end my days with you in hail of bullets…
 
La notte fu lunga ed Annie non dormì molto bene, sia perché condividere il letto con Chace era alquanto scomodo e sia perché i pensieri che la tormentavano erano molteplici.
Il bus aveva viaggiato per tutta la notte alla volta di San Bernardino e il loro era stato uno dei primi pullman ad arrivare sullo sterrato adibito al concerto.
Il profumo del ragazzo addormentato al suo fianco era penetrante e le inebriava le narici. La sua testa era sul petto di Chace e si alzava e si abbassava lentamente, in sincronia con il suo respiro.
Rimase a guardare forse per più di un’ora il lato lungo del letto…Che cosa aveva fatto?
Era una sensazione strana. Si sentiva in colpa per aver tradito il suo fidanzato, ma allo stesso tempo non se ne pentiva e proprio per questo motivo si sentiva ancora più in colpa, o meglio non si pentiva di essere stata con Gerard, e la motivazione era semplice: in quel momento lei voleva soltanto lui, pensava soltanto a lui.
Se ripensava ai momenti trascorsi le veniva il mal di stomaco, il cuore le batteva forte e le mani le tremavano, ma non per il terrore o qualcosa del genere, semplicemente si emozionava di nuovo a ripensare a quegli attimi.
Summertime…sorrise debolmente. Solo lui era capace di farle provare quelle cose, sia nel bene che nel male…
Si alzò delicatamente da sopra il petto di Chace e scese silenziosamente dal letto a castello. Tutti dormivano. Erano solo le nove di mattina, ma loro erano arrivati lì da qualche ora ed Annie decise di andare a fare colazione da qualche parte, sempre se da quelle parti ci fosse stato un bar…
Si sciacquò, si vestì e uscì dal bus.
Non c’erano molti tour bus, probabilmente sarebbero arrivati nel primissimo pomeriggio. Iniziò a camminare, andando alla ricerca di un caffè con il latte.
Era dal pomeriggio prima che ci pensava, forse avrebbe dovuto dirlo a Chace, non voleva ferirlo, né tanto meno aveva mai avuto intenzione di tradirlo benché il giorno prima l’avesse fatto. Lui era sempre così dolce, così bravo e apprensivo con lei…non si meritava una tale mancanza di rispetto.
Ragionò un attimo per assurdo…e se confessasse davvero al ragazzo l’accaduto?
Magari lui si sarebbe arrabbiato, l’avrebbe anche lasciata, ma per lo meno lei sarebbe stata sincera e almeno in minuscola parte sarebbe stata leale.
Era tutta colpa di Gerard. Era sempre colpa sua. Erano quasi tre anni che tutta la sua esistenza era subordinata a lui, anzi non solo tre anni, era da quando aveva conosciuto i My Chemical Romance per la prima volta che Gerard la ossessionava.
Se non l’avesse mai incontrato, se non l’avesse trovato in quel locale di Los Angeles, se lui non avesse fatto l’orgoglioso del cazzo trattandola male, non sarebbe successo mai niente.
Se lui non le avesse dato buca o non avesse perso il suo numero di telefono, non si sarebbero mai baciati davanti a Starbucks, non sarebbero mai andati al Comic Con, non avrebbero mai cantato in macchina insieme e non sarebbero mai andati a letto la sera del Galà di beneficenza a New York. E se tutto ciò non fosse mai successo loro non si sarebbero messi mai insieme su quella dannatissima panchina, lei non avrebbe passato il periodo più bello della sua vita e lui non l’avrebbe mai lasciata un anno dopo. Gerard non avrebbe mai scritto Summertime, non sarebbe mai venuto a New York a pregarle di ritornare insieme, non si sarebbero incontrati al Project, non avrebbero fatto sesso mentre entrambi erano fidanzati con persone diverse e di conseguenza lei non si sarebbe mai trovata in quella situazione, non avrebbe camminato per strada pensando a lui e ad una soluzione e tutti sarebbero stati più felici.
Girare a zonzo per lo sterrato e guardare i tecnici mentre montavano il palco non fu molto inspirante, però la fecero giungere ad una conclusione. Non sapeva se quella era la cosa giusta da fare ma al momento le sembrava l’unica cosa sensata: parlare…con Gerard.
Capire lui come si sentiva, che cosa voleva fare, se anche lui ne volesse parlare con Linsdey…e magari aiutarsi a vicenda, in fondo l’errore, se così lo si voleva chiamare, l’avevano fatto entrambi.
Si era data questa motivazione, probabilmente era solo una scusa per mascherare a se stessa il desiderio di volerlo rivedere, ma era anche un modo per mettere fine a quella storia, non poteva continuare a stare con due piedi in due scarpe.
Mentre stava per avvicinarsi nuovamente al suo tour bus vide la porta aprirsi. Chace era appena uscito. Vedendolo le salì un po’ l’ansia e di nuovo il cuore prese a battere più velocemente, da ieri si sentiva molto in soggezione quando gli era vicino.
Il ragazzo la vide da lontano e le si avvicinò, mostrando il suo splendido sorriso. I suoi occhi quella mattina erano più celesti del solito.
-Ehi, ti sei già alzato?- gli chiese Annie.
-Sì, mi sono accorto che non c’eri…Ma dove te ne sei andata?- fece lui. Chace la raggiunse e le diede un bacio sulla fronte.
-Ah, scusami se ti ho svegliato…- rispose la riccia –Mi sono svegliata e non riuscivo più ad addormentarmi così sono uscita per trovare qualche bar, ma da qui non c’è niente!- riassunse la ragazza cingendo il bacino del giovane.
-Mmm…ti va di andarne a trovare uno?- le domandò Chace. Era bello colpito dai raggi del sole.
-Certo.- rispose Annie con un sorriso. Quando si dimenticava per un attimo di averlo tradito con un altro, stargli vicino era più facile del previsto.
L’attore intrecciò le dita tra quelle della ragazza e insieme si diressero alla ricerca di qualche bar.
-Allora dormito bene nel bus?- domandò Annie a Chace mentre si guardavano attorno.
Il ragazzo sorrise. –Mmm…devo abituarmi al nuovo materasso- rispose scherzando.
-Eh…non credo ci farai mai l’abitudine, io sono tre anni che me lo ripeto…-
Chace stava guardando la sua ragazza, secondo lui c’era qualcosa che non andava. Era come se le stesse nascondendo qualcosa, come se lo stesse evitando almeno con lo sguardo…
Magari era semplicemente scombussolata per i viaggi o per le tappe del tour, doveva essere abbastanza stressante fare una vita del genere.
-Che facciamo oggi?- le chiese. Voleva stare un po’ da solo con lei, parlare un po’ o anche visitare San Bernardino, non ci era mai stato.
-In che senso?-
Avevano preso una strada che sembrava portare ad un chioschetto.
-Mmm…nel senso che ti sto chiedendo di andare da qualche parte- le rispose Chace sorridendo. Annie gli sembrava un po’ svampita.
-Ah- aveva risposto semplicemente lei. Si stava guardando le scarpe. –Certo. Dove vuoi andare?-
-Non lo so. Non c’è nulla da queste parti? O non ti va? Magari dopo il concerto sei stanca…- Le fece apprensivo lui.
La sua dolcezza era come tanti pugni nello stomaco.
-No, non ti preoccupare- gli disse Annie lasciandogli la mano. –Vediamo che c’è in città, ok?-
-Va bene. Senti posso farti una domanda…-
Annie guardò Chace per qualche secondo. Le tremarono le gambe e il cuore iniziò a batterle veloce nel petto.
-Dimmi- fece lei con molta calma, cercando di fingere al meglio. Sperava che non si fosse accorto di nulla.
-Ti vedo strana da ieri…E’ successo qualcosa?-
Quelle parole le rimbombarono nella testa. Doveva fingere ancora, e doveva farlo meglio. Non poteva farsi scoprire, ma soprattutto, come aveva fatto ad accorgersene Chace? A lei sembrava di aver finto bene.
-Mmm no, perché?-
-Boh, ti vedo un po’ strana…pensierosa…o è una mia impressione?- domandò il ragazzo.
-Ah, no…che dici…- cercò di rimediare Annie. La sua voce si fece un po’ più stridula. -E’ che mi devo un po’ riabituare alla vita in tour bus…-
Sembrò una scusa alquanto stupida anche a lei.
Chace non sembrava molto convinto ma non volle indagare ulteriormente, magari era così o era semplicemente una sua impressione.
-Ok- disse. –Però promettimi che se c’è qualcosa che non va me lo dici, ok?- le disse lui dandole un bacio sulla fronte.
-Certo- gli disse Annie sorridendogli. Le venne il mal di stomaco. Era una stronza ecco che era. E lui non meritava niente di tutto ciò.
 
**
-Dio Gerard ma come cazzo ti è venuto in mente di fare una cosa del genere?- gli domandò Frank dopo aver sentito cosa era successo la sera prima con Linsdey.
-Non lo so, non lo so…- continuava a ripetere Gerard mettendosi le mani tra i capelli. Il caffè bollente davanti a lui aveva assunto un’aria strana…avrebbe voluto affogarsi.
-Ma vi siete lasciati? L’hai sentita? Che ha detto?-
-Che cazzo ne so…- rispose il cantante scazzato. –No, non l’ho sentita…Cioè…non mi sembra di aver fatto una cosa tanto grave…insomma mi sono semplicemente alzato da sopra di lei!- Aveva cercato di giustificarsi il ragazzo con un tono quasi di innocenza. Ma come non aveva fatto niente di grave!?
Frank aveva assunto un’espressione tra lo schifato e il comprensivo.
-Mentre facevate sesso!- aveva sussurrato avvicinandosi a Gerard e chinandosi sul tavolo.
-Quello è un dettaglio…- disse Gerard guardando da un’altra parte.
-Ma quale dettaglio!- aveva urlato il chitarrista.
-Sì, lo so. Mi sento uno schifo.- commentò il rosso con voce questa volta rassegnata. -Cioè solo a pensarci mi sento in colpa e mi dispiace per lei! Ma è stato più forte di me! Non ce l’ho fatta!- Esclamò Gerard sorseggiando l’allora freddo caffè nero.
Frank scosse la testa. Non poteva continuare così…Diviso tra due ragazze…se mai lo fosse stato veramente.
-E’ stato per Annie non è vero?- gli aveva chiesto. Sapeva anche che probabilmente l’amico non gli avrebbe risposto sinceramente.
-Probabilmente- disse solo il cantante. La sua testa era appoggiata sulla mano stretta a pugno.
-Com’è andata ieri pomeriggio?- chiese Frank. I due non avevano ancora avuto modo di parlare del giorno prima e di quello che lui e la cantante avevano passato.
A Gerard venne il dolore allo stomaco. Com’era andata? Bella domanda.
Gli stava per rispondere “E’ stata la scopata più bella della mia vita” ma definirla in quella maniera gli sembrava molto squallido. Si limitò a mentire. Ormai faceva solo quello.
-Abbiamo parlato-
-Sì, come no…in quale lingua?- rispose l’amico di fronte.
-No sul serio- cercò di mentire il giovane.
-Quindi non hai tradito Linsdey? Lei non ha detto nulla sulla canzone?- domandò il chitarrista.
Gerard tacque per qualche secondo. –Mmm…già-
Frank stentava a crederci.
-Quando sarai pronto e quando la finirai di mentire anche a te stesso fammelo sapere…- gli disse sorseggiando una lattina di Pepsi.
Il rosso sospirò. Frank aveva ragione e quel suo tono quasi paterno, a metà tra il rimprovero e la comprensione, gli dava terribilmente fastidio.
-E’ solo che…io non so che fare. Anzi io lo so che fare…è…è lei che…non lo so…- iniziò a dire.
-Tranquillo- fece Frank. Aveva capito che il ragazzo davanti a sé avrebbe voluto sfogarsi o confidarsi perciò gli diede del tempo per parlare.
-Io…lascerei Linsdey anche ora, se solo avessi la conferma che Annie si rimetterebbe con me-
Finalmente l’aveva detto a qualcuno. Si era liberato. Lui era con Annie che voleva stare ecco perché quella reazione la sera prima, lo sapeva. L’aveva capito durante la notte insonne. Il corpo di Linsdey non gli apparteneva, non più almeno.
-Perché aspettare Annie? Gerard, non puoi stare con una persona solo perché non sai se quell’altra è ancora disposta a rimettersi con te. E’ una mancanza di rispetto e una presa in giro. Per Linsdey in primis, ma soprattutto una presa in giro per te. L’hai visto tu stesso. Non puoi stare con una persona se per lei non provi nulla.-
-Lo so…ma lei non vuole lasciare Chace, ieri…l’ha baciato davanti a me. Poteva evitare…- replicò il rosso. Dopotutto Frank aveva ragione e lui sapeva di stare sbagliando.
-Senti, io non so bene cosa è successo tra voi ieri, e anche se tu mi dici di no, sicuramente ci sarà stato qualcosa…di fisico e non…ma perché non ci parli chiaro una volta per tutte? Dille che la rivuoi e basta, che la ami, io…non lo so cosa provi per lei. So solo che tutta questa storia ti sta stressando e non hai bisogno di altro stress, e capisco anche che inizialmente ti sei messo con Linsdey perché ti piaceva sì, ma anche perché ti sentivi solo vedendo tutti noi sposati e fidanzati, ma se con lei non sei felice, e Gee diciamocelo, non lo sei anche se è una brava persona, è inutile continuare…- 
Non aveva mai detto queste cose in maniera franca a Gerard, aveva sempre avuto paura di ferirlo in qualche modo ma allora era arrivato ad un punto di non ritorno. Lo guardava negli occhi e lo vedeva malinconico e depresso, e non era da Gerard, soprattutto nell’ultimo periodo, inteso come negli ultimi due anni.
Le parole del tatuato colpirono il rosso. Aveva centrato l’obbiettivo. Si era messo con lei solo perché si sentiva a disagio a stare insieme a tutti i suoi amici felicemente accasati. Sì, Linsdey gli piaceva, ma fino ad un certo punto.
Stava per rispondere a Frank quando improvvisamente l’amico cambiò espressione.
-Non ti girare- gli disse il chitarrista.
-Che c’è?- fece lui agitandosi. –Perch…-
-Non girarti- ripetè Frank guardando da un’altra parte.
Gerard non lo ascoltò e si girò guardando il punto in cui qualche secondo prima gli occhi di Frank erano posati.
Gli venne una fitta allo stomaco.
Si rigirò di scatto e si immobilizzò. Le mani iniziarono a tremargli.
-Te l’avevo detto di non girarti- gli fece Frank.
-Cazzo- esclamò Gerard. Aveva il cuore in gola. Sembrava un sedicenne alle prese con il suo amore platonico.
-Calmati,  non devi per forza parlarle ora. Anche perché non credo sarebbe il caso…- commentò Frank guardando la coppia che si era appena seduta.
-E’ con Chace?- domandò il cantante a bassa voce.
-Sì-
Un’improvvisa voglia di scappare si impossessò del suo corpo.
-Ci ha visto?- aggiunse nervoso.
-Mmm non credo. Si è seduta di spalle. Anche se non è che passi inosservato con questi capelli rossi, eh- cercò di sdrammatizzare Frank. Quella ragazza gli faceva un effetto assurdo. Cioè Gerard era davanti a lui, rosso in volto e tremante come una foglia. Quando mai aveva reagito così? Sicuramente il giorno prima non avevano solo parlato…
-Cazzo, lo so.- mugolò portandosi una mano tra i capelli. –Me l’ha detto anche ieri-
-Cosa ti ha detto ieri?- chiese Frank curioso.
-Che sembro un coglione con questi capelli, è vero?- gli fece Gerard insicuro e spaventato.
-Ahah, ma no Gee, te l’avrà detto per scherzo, è da te cambiare colore di capelli!-
Il rosso sbuffò.
-No, non me l’ha detto per scherzo. Mi ha detto che ero più bello quando stavo con lei…- fece Gerard ripetendo le parole usate dalla ragazza.
Frank sorrise.
-Ahah, e perché te l’avrebbe detto? Da dove se né uscita?-
-Noi…noi stavamo…beh…sai…- iniziò a balbettare Gerard.
Frank capì ed emise una specie di verso simile ad un “oh” sospirato.
-Mi ci giocavo la Gibson che non avevate solo parlato…- fece Frank sorridendo. Era impossibile che Annie non avesse fatto né detto niente per la canzone.
-Che fanno?- chiese il cantante.
-Non lo so- disse Frank sporgendosi un po’ per vedere meglio.
-Si baciano? Ti prego dimmi di no, dimmi che non si baciano, che non stanno mano nella mano e che non sono appiccicati…-
Frank sorrise. –No, non stanno facendo  nulla di tutto ciò che hai detto-
Sentì l’amico sospirare. Era una situazione tra il ridicolo e il dispiacevole.
-Stanno ordinando- aggiunse vedendo la cameriera prendere appunti sul taccuino.
-Sicuramente starà prendendo un caffè con il latte. Lei prende sempre il caffè con il latte…- Ok, stava decisamente esagerando secondo Frank. Continuava a mordicchiarsi le unghie.
-Basta Gerard o ti sentirai male- gli fece Frank.
-Non ce la faccio. Cazzo, hai visto quant’è bello? Io non posso competere.-
-Ma finiscila- gli intimò Frank Queste paranoie da adolescente proprio non le sopportava.
-Se n’è andata la cameriera?- chiese Gerard. Era ancora molto nervoso.
-Mmm…sì. Si sta alzando.-
-Chi?- urlò quasi l’amico.
-Annie. Sta andando in bagno.- rispose Frank molto calmo, seguendo la ragazza con gli occhi fino alla porta di servizio. –Dove cazzo stai andando?- aggiunse dopo con voce più alta e spaventata, vedendo Gerard alzarsi dalla sedia.
-Io…la devo vedere- rispose il rosso non curante delle imprecazioni del chitarrista.
-Gerard…Gerard!- disse a voce un po’ più alta. L’amico era arrivato già al centro della sala.
-Cazzo- mugolò tra sé e sé. Menò un’occhiata al tavolo di Chace. Stava leggendo qualcosa. Per fortuna non l’aveva visto.
Gerard sentiva crescere l’eccitazione mista all’emozione e alla paura di rivederla e di rincontrarla. Non aveva la più pallida idea di quello che stava facendo, di quello che le avrebbe detto, e delle conseguenze.
Abbassò la maniglia della porta ed entrò nella piccola hall del bagno.
Il suo cuore sobbalzò. Era lì davanti a lui, di spalle, con i capelli sciolti che le ricoprivano la schiena. Avrebbe voluto semplicemente abbracciarla da dietro e baciarla, ma non lo fece.
-Annie- disse piano.
La ragazza si girò di scatto. Non era una voce che si aspettava.
Rimase immobile, quasi non respirava. Incontrò i suoi occhi verdi e fu come essere colpita da due fari accecanti, da due smeraldi.
Che ci faceva lì? Chace era fuori. Perché era venuto?
Deglutì piano, la gola le si stava iniziando a seccare di nuovo.
-Che…che fai qui?- domandò piano. La sua voce era ridotta ad un sussurro.
-Non lo so- rispose sincero Gerard. Perché si sentiva così? Perché era totalmente preso da lei?
Fece un passo in avanti e si avvicinò di più.
-Come mi hai trovato?- chiese Annie ancora a bassa voce. Non sapeva che fare. Aveva paura che Chace venisse da un momento all’altro per chissà quale ragione.
-E’ stato un caso…- rispose Gerard. Non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
–Senti…io…forse dovremmo parlare-
-Lo so. Ma non ora…- disse la ragazza.
-Perché?- domandò il rosso.
-Non..non…- iniziò a balbettare lei.
-Per Chace?- chiese Gerard con un pizzico di insofferenza. Sempre lui…
Annie non rispose. Abbassò semplicemente lo sguardo.
-Senti ieri…io volevo dirti che…- iniziò a dire lei. Che cosa voleva dirgli? Che era stato uno dei momenti più belli dell’ultimo anno? Che gli dispiaceva per quello che era successo dopo con Chace? -…mi è dispiaciuto per ieri…quando mi sono abbracciata con…- disse a stento. Non riusciva nemmeno a pronunciare il suo nome. Lui era anche nella sala affianco, cazzo.
A Gerard venne la pelle d’oca. Allora non era così stronza come aveva pensato. Se n’era accorta.
-Oh- disse solo lui sospirando. Non gli sembrava di respirare, gli stava mancando l’ossigeno. –Non…non fa niente-
Annie fece per andarsene. Non poteva più stare lì, con lui. Come fece per avviarsi però le dita di Gerard le strinsero il polso e la fermarono, e fu come sentire le fiamme sulla pelle, fu come sentire il sangue ribollire nelle vene, ancora una volta.
-Cosa hai intenzione di fare, ora?- le chiese Gerard. Non la stava guardando. Guardava un punto fisso di fronte a loro, non voleva incontrare i suoi occhi cangianti, l’avrebbero ferito.
-Per cosa?- gli fece Annie.
-Per…ieri…- rispose lui con tono soffocato. Aveva un voglia incredibile di raccontarle che cosa era successo con Linsdey…solo per farle capire che non era più la stessa cosa ora…
-Tu che cosa vuoi fare?- gli chiese Annie vedendo lo sguardo perso nel vuoto del ragazzo. Gerard non rispondeva. A secondi alterni la guardava imbambolato e dischiudeva la bocca come se volesse dire qualcosa, ma non emetteva suono.
Annie non riuscì ad interpretare quel silenzio e si decise a parlare, a dirgli la verità.
-Io avevo pensato anche di dirglielo a Chace…-
Quelle parole fecero sgranare gli occhi del ragazzo. Come voleva dirlo a Chace? Era impazzita.
-…Io non voglio mentirgli…né tanto meno ferirlo…- concluse la ragazza.
Il cervello di Gerard iniziò a fumare. Erano troppi i pensieri che lo affollavano. Aveva ragione, non aveva intenzione di lasciarlo…Era perfino disposta a confessargli il tradimento…Assurdo a suo parere. Iniziò ad innervosirsi. Era come se quello tradito ora fosse lui. Era vero, non si aspettava niente da lei, ma allora era svanita anche l’ultima possibilità.
La guardò. Aveva gli occhi bassi. Voleva riuscire ad odiarla.
Annie stava per aggiungere qualcos’altro, qualcosa di molto importante ma che non fece in tempo a dire. Avrebbe voluto dirgli che però se lui aveva un’altra soluzione, se lui le avesse dato quello che solo lui sapeva darle, le cose sarebbero andate diversamente, ma non lo disse.
-Bene- mugolò questa volta arrabbiato il ragazzo dai capelli rosso fuoco. –Bene- ripetè scuotendo la testa. –Diglielo- intimò più convinto. Voleva solamente ferirla, e questa volta l’avrebbe fatto bene. –Magari raccontagli anche tutto ciò che abbiamo fatto fino ad ora, dato che non sa nemmeno che io sono il tuo ex ragazzo.- Il suo tono era acido e cattivo. Annie si sentì quasi aggredita da quelle parole pronunciate con un nuovo sentimento. Aggrottò la fronte e alzò lo sguardo: il ragazzo era rosso in viso e respirava veloce.
Rimase spiazzata da quelle parole, ma soprattutto dall’istintività di Gerard. Non aveva mai reagito con quella rabbia.
-Anzi no. Non mettermi in mezzo. Ho…ho…una reputazione da salvare…- disse in fine. Stava commettendo l’errore più grande della sua vita, lo sapeva, si sentiva come due anni prima, quando la chiamò. Ma questa volta non gli importava, avrebbe dovuto soffrire anche lei se mai gliene fosse importato qualcosa…
-Cosa?- domandò quasi allibita Annie. Che diavolo stava blaterando? Perché si era agitato così tanto? Se solo le dava il tempo di parlare lei gli avrebbe spiegato…
-Sì…vuoi dirglielo…dillo. Vuoi salvare la tua storia con il figo di Hollywood di turno? Fallo. Ma lasciami fuori. Devo pensare ad un matrimonio- sputò queste parole come veleno, soprattutto l’ultima frase. Finta naturalmente.
Annie sbiancò. Il suo respiro cessò. Forse non aveva sentito bene…
-Matrimonio?- ripetè piano, sull’orlo di una crisi, guardando l’espressione arrabbiata di Gerard.
“Che cazzo stai facendo” pensava il ragazzo tra sé e sé, ma ormai c’era dentro, quando si inizia a ricorrere alle bugie, non si esce facilmente.
Cercò di pronunciare quella frase con il maggior tono di superiorità possibile. Voleva farla sentire una nullità, come si sentiva lui ogni volta quando la vedeva con Chace.
-Sì. Mi sposo con Linsdey- e scandì bene le parole in modo tale che arrivassero all’orecchie di Annie appuntite come lame.
La ragazza voleva morire. L’uomo della sua vita…tradita ancora una volta…
Iniziò a respirare veloce, il fuoco cresceva dentro di lei. Era un falò di odio e dolore. Matrimonio…Lui e quella…sposati…il vestito bianco…le fedi…Le venne il volta stomaco. Cacciò dentro a fatica le lacrime, ma poi gli occhi verdi di Gerard le fecero perdere letteralmente la testa. Non riuscì più a controllarsi. Iniziò ad urlare.
-E quand’è che avevi intenzione di dirmelo, sentiamo?- sbraitò quasi.
Gerard non si aspettò una reazione così forte e fece un passo indietro.
-Allora?- continuò la ragazza. Era stata presa in giro, ecco cosa…la canzone, l’amore, il sesso…tutte stronzate. Era un coglione, un approfittatore.
–O te lo sei dimenticato perchè eri troppo impegnato a fottermi nel frattempo?- disse più che arrabbiata, ferita come un cane bastonato. Spinse Gerard verso la porta e il ragazzo cercò di non indietreggiare. Cazzo, incavolata era riduttivo.
-Mi fai schifo- aggiunse. Era totalmente fuori di sé e stava quasi urlando.
Gerard non disse nulla, stava studiando la sua reazione. Se si arrabbiava così tanto vuol dire che aveva fatto centro, ma l’aveva fatto in una maniera del tutto sbagliata, e lo sapeva, come ogni volta che sbagliava con lei.
Quelle parole lo ferirono, sì, ma mai quanto quelle che la cantante pronunciò dopo.
-E sai una cosa…quasi mi dispiace per Linsdey- disse. Pronunciare quel nome le faceva sempre male. -…tradita prima del matrimonio- commentò mettendo enfasi sull’ultima parola. –Ma non ti vergogni? Non ti…non ti rendi conto di come sei diventato?-
Il ragazzo continuava ancora a guardare a terra. Aveva ragione…avrebbe dovuto vergognarsi…
Nella sala affianco il vociferare dei clienti del bar era cessato. Delle voci strane provenivano dal bagno. Erano tutti in silenzio, cercavano tutti di capire cosa stesse succedendo.
Chace era quasi shockato. Era la voce di Annie quella, per forza. Era da molto tempo in quel bagno…stava respirando piano. Non poteva essere lei…
Di fronte a lui Frank aveva capito ogni cosa. Aveva visto lo sguardo perso del ragazzo e aveva capito che forse aveva intuito che qualcosa non andava. Avevano sentito tutti, lui compreso. Un dolore allo stomaco gli venne quando vide il ragazzo dagli occhi blu alzarsi dal suo posto e dirigersi verso la porta del bagno.
-Porca puttana- mugolò il chitarrista alzandosi per seguirlo. Doveva fare qualcosa, doveva fermarlo...
-Chace! Chace!- esclamò a gran voce. –Ehm…mi fai un autografo? E’ per la mia ragazza!- disse quando gli fu vicino. “Dio, fa che funzioni” pensava.
L’attore si girò lentamente, quasi in trance e guardò Frank. Un autografo…
-Ehm…ora non posso- disse con compostezza, con quell’educazione e quella calma che solo lui sapeva avere. Si girò e si diresse nel bagno.
Annie…era lì, con un ragazzo. Aveva sentito bene. “Eri troppo impegnato a…” A…quello.
La sua Annie…
Frank gli andò dietro cercando di fermarlo ma inutilmente.
-Sai che ho visto la nuova serie del telefilm? Ehm…sei bravo!- Oddio, che cazzo gli stava blaterando? Tanto ormai la porta l’aveva quasi aperta.
-…Era un altro il ragazzo di cui mi ero innamorata – concluse Annie, questa volta con tono normale, quasi rassegnato e frustrato.
A Gerard mancò il pavimento da sotto i piedi. Era delusa, i suoi occhi erano delusi.
Dietro di loro Annie sentì e vide la maniglia della porta abbassarsi. Iniziò a tremare.
“Fa che non sia lui” continuava a ripetersi.
 Prima che la maniglia si abbassasse e la porta si aprisse del tutto chiuse gli occhi.
-Annie, che…che sta succedendo?-
Una fitta allo stomaco.
Era lui.


*** 
ecco chi non muore si rivede D: si lo so scusatemi ho tipo aggiornato dopo un secolo! ma spero di essermi fatta perdonare! non mi dilungo, sapete che la mia pagina facebook è questa! Un bacio, Mariah.

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Capitolo 11
*** Tell the truth and God will save you ***


Sometimes I think I'll die alone
Live and breathe and die alone
Sometimes I think I'll die alone
Sometimes I think I'll die alone
Sometimes I think I'll die alone
I think I'd love to die alone

 
Ad Annie sembrò fermarsi il cuore.
Era una sensazione strana, non l’aveva mai provata. Era senso di colpa unito a paura. Non sapeva da quando Chace stesse ascoltando e non sapeva cosa avesse ascoltato di quella conversazione.
Lo guardò negli occhi, e quelle perle celesti quasi le fecero mancare l’aria. Il viso del ragazzo sembrava triste, le sue labbra erano leggermente inclinate all’ingiù, la fronte corrucciata in segno di incomprensione.
Annie pensò un attimo a Gerard. Che testa di cazzo incredibile…era ancora dietro di lei, e probabilmente era anche immobile. Con lo sguardo superò per un attimo Chace e intravide Frank. Fantastico…si era portato anche l’amichetto per essere aiutato…
-Annie…- disse piano il ragazzo biondo scuro davanti a lei. La sua voce era bassa.
La riccia ritornò a guardare quello che sarebbe dovuto essere il suo ragazzo e si accorse che non stava guardando lei, ma il rosso dietro le sue spalle.
Aveva capito tutto, o meglio, aveva capito abbastanza. In quel momento si sentiva tradito sì, ma voleva anche parlare a quattr’occhi con la persona che aveva creato tutto quello: Gerard.
Quando Annie vide la situazione iniziò ad avere seriamente paura, aveva paura che Chace facesse qualcosa di insensato…e per insensato intendeva Chace che iniziava a picchiare  Gerard, e in quel momento non le sarebbe affatto dispiaciuto.
-Chace…ehm…io- iniziò a dire la ragazza, preoccupata, ansiosa e…colpevole.
-Non dire niente- fece lui e quelle parole le fecero più male del previsto. Aveva ragione se la trattava così.
Gerard guadava Chace. Aveva combinato un bel casino. Era rimasto in silenzio per tutto il tempo a non pensare e a non fare niente per cercare di migliorare la situazione. Si stava comportando da codardo.
-Quando è successo?- chiese Chace. La sua voce ora era calma, ma dentro stava morendo dalla voglia di andare da quel cretino con i capelli rossi e gonfiarlo di botte.
Stava fissando Annie…era così bella, era così speciale per lui…pensarla tra le braccia di Gerard, gli diede quasi allo stomaco…Ma come aveva potuto fargli questo…
-Non è successo nien…- iniziò a dire Gerard, prendendo coraggio.
-Non dire stronzate-
Chace rispose acido. Annie non l’aveva mai sentito con quel tono di voce. Il dolore allo stomaco divenne più forte.
-Allora? Quando è successo? Quante volte è successo?- la sua voce iniziò a farsi più alta. Ora stava davvero perdendo il controllo.
Annie si avvicinò per cercare di calmarlo, per dirgli di non fare sceneggiate in quel posto, di andare da un’altra parte, ma non fece in tempo.
-Annie? Vuoi rispondermi?- disse strattonando la ragazza che gli si era avvicinata.
Gerard vide Chace stringere il polso della ragazza e sbottò.
-Ehi!- iniziò a dire ad alta voce –Che cazzo fai?- si avvicinò al ragazzo, anzi gli era di fronte. Annie era tra di loro.
Chace al solo sentire la sua voce iniziò a sbraitare come non aveva mai fatto. Fino a quel momento era stato abbastanza calmo, ma di certo quella testa di cazzo non avrebbe dovuto dirgli come comportarsi con la sua ragazza, soprattutto quando l’aveva tradito con lui.
-“Che cazzo fai” a me?- esclamò diventando tutto rosso. –Tu dici “che cazzo fai a me”? –
-Chace calmati- iniziò a dire Annie. Gli mise le mani al petto per cercare di fermarlo e allontanarlo.
-Sei andato a letto con la mia ragazza, figlio di puttana!- disse spintonando Annie e arrivando a Gerard. Avrebbe voluto dargli un pugno.
Gerard fece finta di non sentire quell’ultima frase e continuò –Azzardati ancora a toccarla in quel modo…-
-E tu cosa? Sentiamo.- disse Chace –Mi picchi? Non dirmi come devo comportarmi con la mia ragazza! Come…come ti sei permesso a metterti in mezzo a due persone? E ho anche parlato con te ieri! Per questo eri nel backstage! Da quanto va avanti questa storia?! Da quanto va avanti?- ripetè più adirato che mai questa volta rivolgendosi alla ragazza.
-Non ti interessa.- rispose Gerard sferzante. Non aveva mai sfidato in quel modo una persona, ma in quel momento la faccenda era personale. Stava avendo la sua rivincita su quel belloccio che non aveva mai sopportato.
-Non mi interessa?- ripetè Chace fulminandolo con gli occhi.
-Oh, finiscila Gerard- disse Annie allontanandolo dal ragazzo con una spinta. Quel suo tono di superiorità e di disprezzo nei confronti di Chace le dava ai nervi. Era la persona meno indicata in quel momento che avrebbe dovuto parlare con il suo ragazzo.
Gerard fece un passo indietro, mantenendo lo sguardo di sfida nei confronti del ragazzo.
L’aveva fatto solo per Annie altrimenti l’avrebbe picchiato.
-Annie, rispondimi-  disse poi il ragazzo più calmo prendendo Annie dalle braccia.
-Non va avanti un bel niente, Chace- fece la riccia con tono pacato e colpevole distogliendo lo sguardo di disprezzo dal viso di Gerard.
-Non mi mentire…Come…come hai potuto?- chiese il ragazzo quasi disperato guardando gli occhi di Annie.
-Mi…mi dispiace…- disse la ragazza mortificata. Stava per piangere, stava per piangere perché si sentiva male per aver ferito una persona straordinaria che l’aveva aiutata…e in quel momento avrebbe tanto voluto farsi abbracciare da lui. Voleva sentire i suoi pettorali sotto le mani, voleva sentire il suo profumo, il suo corpo…ma rimase lì, immobile a sentire il vento freddo che entrava dalla porta e che le sbatteva sulle gambe.
-Ti, ti giuro…è…è successo una volta sola, e mai più…-
-Quando?-
-Chace…- fece Annie chiudendo gli occhi. Non voleva rispondere a quelle domande.
-Ho detto quando…- disse lui ancora più arrabbiato.
-Ieri-
Ad Annie venne il torciglione allo stomaco. Era una puttana, ecco cos’era.
-Ieri?-
Chace iniziò a respirare a fatica.
Ieri… e quando sarebbe successo se erano stati sempre insieme? Durante la mattina forse…quando lui era ancora a Los Angeles o forse…
-E’ per questo che non sei venuta a prendermi dalla stazione.- concluse con voce roca e bassa. Adesso non aveva nemmeno la forza di guardarla. Il solo pensiero della sua fidanzata, nuda, con un altro…con Gerard…lo feriva troppo.
Annie non rispose. Che avrebbe dovuto dirgli? Che era vero? Che si era dimenticata di lui perché era troppo presa dall’andare a letto con Gerard?
Gerard vide l’espressione della ragazza. Era quell’espressione che lui non sopportava, quell’espressione di dolore, di sensi di colpa. Stava per piangere…lo sapeva, e avrebbe voluto stringerla, abbracciarla, consolarla, ma non avrebbe potuto farlo, perché Chace era lì, perché lei non avrebbe mai voluto, e perché se ora stavano vivendo quella cosa era tutta colpa sua.
Gli occhi di Chace erano quasi inquisitori, non stava pensando di giudicare la ragazza davanti a lui, in quel momento non stava pensando affatto, ma non riusciva a levarsi l’immagine di quel tradimento dalla sua testa.
-Chace…è colpa mia. E’ tutta colpa mia- gli disse Gerard avvicinandosi. –Non prendertela con lei.- Era la prima cosa da uomo che faceva da dopo tanto tempo. –Sfogati su di me. Sono io che…-
-Sei tu…cosa, Gerard? Sei tu che l’hai convinta? Queste cose si fanno in due, quindi non è solo colpa tua.- rispose più calmo, forse deluso.
Annie si sentì mortificata, quelle parole erano ancora più affilate di spade.
“Queste cose si fanno in due”
La sua voce gli rimbombò nella testa.
-Senti…possiamo andare da un’altra parte, per favore?- sussurrò quasi Annie, rivolta a Chace.
-Voglio delle spiegazioni…vere questa volta- rispose il ragazzo tenendo gli occhi bassi. Quegli occhi celesti erano più spenti che mai.
Annie annuì con la testa e commentò con voce tremante –Ok. Ma solo…andiamo via di qui…-
Chace si girò e iniziò ad incamminarsi verso l’uscita superando Frank che era rimasto immobile a guardare la scena. Il chitarrista fece un cenno con la testa che Chace ignorò e poi ritornò a guardare la coppia di fronte a lui.
Annie fece un passo per stare dietro l’attore ma improvvisamente sentì le dita di Gerard attorno il suo polso. Quel contatto le fece battere il cuore forte nel petto ma le provocò anche una sensazione di disgusto.
-Annie…io non volevo…scusami- disse Gerard con un tono dispiaciuto e soffocato.
-Lasciami stare- disse lei non girandosi nemmeno a guardarlo e ritirando subito la mano.
Si incamminò e fece finta di non vedere Frank. Gerard rimase immobile a guardare la sua schiena e le sue gambe che si allontanavano e che secondo lui diventavano sempre più piccole e più distanti.
La ragazza mentre percorreva il corridoio e infine la grande stanza della tavola calda si sentì molto in imbarazzo, le sembrava di avere tutti gli occhi puntati addosso. Stava camminando con la testa china cercando di non perdere di vista Chace che era già uscito.
Dopo qualche attimo lei lo raggiunse. Era una situazione estremamente imbarazzante. Di solito era lei quella che veniva tradita e non quella che invece tradiva, e sapere cosa Chace stesse provando in quel momento, per colpa sua per giunta, la faceva stare ancora più male.
Inizialmente nessuno dei due parlò. Chace era ancora girato e dava le spalle alla ragazza. Erano così tanti i pensieri e le immagini che aveva per la testa che non riusciva a parlare. Si era accorto che Annie l’aveva raggiunto e sentiva persino il vento sibilare. Si trovavano dietro la tavola calda. In una parte un po’ più appartata.
-Che cosa ho sbagliato?- disse a sorpresa il ragazzo girandosi. –E’…è stata colpa mia? Che cosa ho fatto che non ti è piaciuto? Perché l’hai fatto? Io…io…Annie non capisco. Ti ho dato tutto quello che potevo darti…ti ho trattato come mai nessuno avevo trattato prima…-
Chace aveva iniziato a parlare a raffica, e più che arrabbiato sembrava disperato.
Annie stava ascoltando tutto e contemporaneamente scuoteva la testa. Non era per lui che l’aveva fatto. Lui non centrava nulla…Lui…lui era perfetto…
-Allora? Perché ci sei andata a letto?  E’…è perché canta in un gruppo? E’ perché è…una rockstar? Lo trovi più eccitante? Che cosa ha lui più di me?- concluse alla fine quasi mortificato.
-Ma no Chace…che dici…- disse Annie sull’orlo di una crisi di pianto. –Lui non ha niente più di te. Tu sei…sei perfetto…- disse in maniera soffocata.
-E allora perché l’hai fatto?!- chiese un’altra volta in maniera ancora più dispiaciuta. Le sue mani si avvolsero attorno le braccia della ragazza e l’avvicinarono di più.
Gli occhi lucidi di Chace colpirono Annie dritto al petto. Era ora di raccontargli la verità…
-Io…mi sono comportato male? Non ti ho dato abbastanza attenzioni?-
-No, Chace…tu…tu sei stato la persona che mi ha trattato meglio in tutta la mia vita…ma…tu…sei troppo perfetto per me…- disse abbassando lo sguardo.
-Cosa? In che senso? Avresti voluto che ti trattassi male? Che fossi assente e che avessi bisogno di te solo per il sesso?- domandò lui confuso e arrabbiato.
-La maggior parte dei ragazzi con cui sono stata mi ha trattato così…- commentò la riccia.
 –Ma no…non volevo che tu mi trattassi così. Sei stato…Sei un fidanzato perfetto, davvero.-
-Io…non capisco- disse Chace lasciando Annie e passandosi una mano tra i capelli. –Io ho cercato di farti sentire al centro delle mie attenzioni, ho cercato di essere il tuo migliore amico oltre che il tuo ragazzo, ma tu mi hai sempre tenuto nascosto qualcosa…Credi che…credi che non mi sono mai accorto che piangevi durante la notte? O che ti svegliavi di soprassalto? Che non mangiavi o che vomitavi ogni cosa? O che certe volete eri perennemente triste o perennemente con la testa tra le nuvole? E’ cambiato tutto dalla festa a Miami…ci ho pensato giorno e notte…e tu eludevi sempre l’argomento…è lì che l’hai incontrato di nuovo non è vero? Quando ti ho trovato sulla spiaggia…e da allora che va avanti? Dimmi la verità Annie.-
Quelle parole sorpresero la ragazza più che mai…Si era accorto di tutto, di ogni cosa, e lei che continuava ad escluderlo dalla sua vita…Se magari gli avesse detto tutto dall’inizio…da quando si erano messi insieme…forse ora le cose sarebbero state diverse.
-No Chace. Ti ho detto che io e Gerard non siamo mai stati…amanti…mentre stavo con te.- disse davanti all’evidenza. Gli avrebbe detto tutto, ogni cosa.
Chace corrucciò le sopracciglia. Era confuso.
-Sì…io e lui…stavamo insieme. Prima che ti conoscessi. Prima che ci fidanzassimo. Gerard ed io siamo stati insieme per un anno e mezzo…-
Chace si sentì morire.
-Ma quando stavo con te…giuro che non ho mai pensato di nuovo a lui…fino alla festa a Miami. L’ho rivisto dopo non so quanto tempo. Lui stava con un’altra ragazza e voleva parlarmi…per questo era venuto in spiaggia…qualche giorno dopo…la mattina in cui mi hai fatto trovare il vestito grigio…si è presentato a casa a chiedermi di ritornare da lui…era disposto a  lasciare la sua ragazza…Io, io l’ho baciato…ma mi sono fermata…perché stavo con te e volevo te. Perché con te stavo bene…E se ne è andato. Non lo più rivisto…fino a ieri…e oggi mi ha detto che si sposa- concluse la ragazza.
Chace rimase in silenzio, cercava di metabolizzare quelle parole e immaginarsi tutto…Si erano visti già un’altra volta…e lei gliel’aveva tenuto nascosto…era vero, si era fermata…ma non l’aveva fatto il giorno prima…
-Per favore…dimmi qualcosa…- pregò la cantante.
-Cosa dovrei dirti?- disse lui. –Dovrei dirti quello che provo in questo momento? Che vorrei ammazzare di botte quella testa di cazzo? Che non riesco a levarmi l’immagine dalla mente di te nuda che fai sesso con quello? E’ questo che dovrei dirti?-
Annie si stava per sentire male…come biasimare quel ragazzo…
-E’ per questo che non mi hai mai detto “ti amo” guardandomi negli occhi. Era perché amavi ancora lui, non è vero?-
-Non lo so…- rispose Annie. –Chace io con te sto bene. Tu mi piaci, sei bello, sei bravo, sei gentile e premuroso ma…-
-…ma non è abbastanza- concluse lui arrivando al dunque della questione. -…Per quanto io sia giusto per te non ti senti come ti faceva sentire lui, vero? Ma sai una cosa…tu non ci hai nemmeno provato a stare bene…non dicendomi nulla ti sei chiusa a riccio, e non mi hai mai fatto avvicinare a te come avrei voluto io o…come hai fatto fare a lui…suppongo-
-Già…e tu non immagini dove mi ha portato far avvicinare a me così tanto una persona. Se non ti ho permesso di farlo, è stato perché avevo paura di soffrire di nuovo come mi aveva fatto soffrire lui e perché questa volta volevo davvero che funzionasse…ma ho sbagliato. Ho tradito la persona migliore che avessi potuto conoscere e mi dispiace…e sono pronta a prendermi le mie responsabilità…accetterò qualsiasi tua scelta.- concluse un po’ più decisa.
-Forse non hai mai pensato per un attimo che io sono diverso da lui…Non so quello che avete fatto, non so perché vi siete lasciati e non voglio nemmeno saperlo, ma non parlandomene…non accennandomi nemmeno della sua esistenza…hai sbagliato. Hai fatto in modo di non riuscire a costruire niente di nuovo. Il problema è che anche se fossi davvero pentita e io ti perdonassi…non smetteresti di provare quello che provi…per lui- concluse Chace.
Annie non disse nulla. Aveva centrato in pieno. Ci aveva visto giusto...su ogni cosa.
- Io…credo di aver sentito abbastanza…Ho…ho bisogno di stare un po’ solo…- aggiunse il ragazzo guardando la cantante.
-Chace…- fece prendendo fra le sue mani quelle del ragazzo . -Mi dispiace- disse e qualche lacrima gli rigò il viso. Non voleva farlo stare male. Era l’ultima cosa che avrebbe voluto…
-Anche a me…- rispose lui. I suoi occhi azzurri si riempirono di lacrime e per probabilmente l’ultima volta le sue labbra si poggiarono sulla fronte di Annie.
-Vado a prendere le mie cose dal tour bus…- disse con voce smorzata.
Annie chiuse gli occhi…era una stupida…le scappò un singhiozzo.
-Non andare via…- sussurrò debolemente lei, il necessario per farsi sentire.
-Non vorrei farlo…- disse allontanandosi.
Anche in quella situazione, anche quando la vittima era lui, aveva dimostrato di saper essere calmo, gentile e rispettoso. Era questo che Annie amava di lui, ciò che Gerard non aveva saputo darle. E ora se ne stava andando…se ne stava andando perché lei si era fatta prendere dall’istinto e perché non aveva pensato alle conseguenze…era rimasta senza niente…senza nessuno. Nel giro di un’ora aveva perso l’autostima, il suo ragazzo e un amante cretino che si sarebbe sposato. Non voleva nemmeno pensarci.
Rimase immobile a guardare Chace allontanarsi.
La sensazione di scappare e di sparire era più forte che mai in quel momento pari alla voglia di rincorrerlo e di abbracciarlo e magari dargli un altro bacio per l’ultima volta.



***
Evvai ce l'ho fatta! dopo non so quanto tempo! cioè saranno quattro mesi che non l'aggiorno! perdonatemi D: ma ho avuto da fare e pensare alle fanfiction proprio non era cosa! un bacione a tutte!!

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Capitolo 12
*** Things are better if I stay ***


Ever…
Get the feeling that you're never…
All alone and I remember now
at the top of my lungs in my arms she dies,
She dies…

 
Il ragazzo stava camminando a passi svelti in direzione del tour bus. Aveva deciso di andarsi a riprendere tutta la sua roba e di tornare da dove era venuto. Ancora non ci credeva…gli sembrava semplicemente un incubo, un incubo da cui non riusciva più a risvegliarsi. 
Prendeva a calci la polvere sotto i suoi piedi e in quel momento avrebbe tanto voluto prendere a pedate qualche bidone, ma davanti a sé aveva solo un immenso sterrato con decine di camion e bus parcheggiati.
Come aveva fatto a non accorgersene prima? Semplice, lei gliel’aveva nascosto bene…
Mentre stava pensando a quanto tradito nell’orgoglio si sentisse, una voce alle sue spalle catturò la sua attenzione. Il solo sentire quel timbro vocale lo fece andare su tutte le furie e non si fermò per girarsi, né tanto meno fece qualche cenno.
-Chace, Chace aspetta…- disse Gerard dietro di lui. Aveva combinato un bel casino e rimediare sembrava una cosa molto difficile…
Il ragazzo davanti a lui continuava a camminare, senza mai girarsi. Gerard non meritava né il suo tempo, né tanto meno la sua attenzione. Più che altro non meritava niente, nemmeno di parlare con lui. 
-Ti prego…non prendertela con lei…- disse nel disperato tentativo di farlo girare. –E’ con me che ti devi arrabbiare…Annie ha bisogno di te…- aggiunse con tono smorzato. Pronunciare quelle parole  gli causò un forte dolore allo stomaco. Invece di battersi per riprendersela, stava cercando di giustificarla e di far ragionare il suo ragazzo…
Gli mise una mano sulla spalla per farlo girare ma fu una mossa alquanto sbagliata.
La mano di Gerard sulla spalla di Chace,  innescò qualcosa di animalesco. Il biondo si girò di scatto, senza controllarsi, come se l’avessero colpito piuttosto che toccato.
Il tonfo che si sentì fu di grande effetto. 
Le nocche di Chace si ritrovarono sulla guancia di Gerard, che non aspettandosi per nulla al mondo quella reazione, rimase immobile e pietrificato.
Il dolore che provò alla mascella fu penetrante e arrivò dritto al cervello. Era da qualche anno ormai che non riceveva un pugno in faccia, anzi molto di più di qualche anno, forse era un decennio, dai tempi del liceo…
-Sta’ lontano da me…- gli disse solo l’attore che era ritornato sui suoi passi.
Gerard rimase come una statua fermo e muto. Non ricambiò né fisicamente a quel pugno, né verbalmente. Non ne valeva la pena…
Sentì dell’umido vicino le labbra e con poca sorpresa, cercandosi di massaggiare, notò che gli stava uscendo del sangue dal lato del labbro inferiore. 
Vide Chace allontanarsi e poi sparire tra i bus.
 
**
 
-Annie, perché non ce l’hai detto prima?- le stava dicendo Liz dal basso del bus. La riccia era stesa sul suo letto. Lo stesso letto su cui era accaduto il misfatto, e finalmente aveva avuto le palle di raccontare alle sue amiche che cosa era successo il giorno prima.
-Avevo paura di quello che potevate pensare di me…- rispose sincera la ragazza, ancora traumatizzata del nuovo vuoto sentimentale che avrebbe dovuto colmare di lì ai giorni successivi.
Non sapeva nemmeno lei come si sentiva, anzi lo sapeva, ma non avrebbe saputo descrivere nemmeno una delle decine di emozioni che stava provando.
-Ma che dici…- le disse Sarah con voce comprensiva, portandosi la folta chioma bionda all’indietro. –E poi queste cose possono capitare, soprattutto quando non si è riusciti a superare del tutto una relazione…-
-Sì, ma a me non capitano. Sono io quella sfigata che viene tradita, capite? Non quella stronza che invece tradisce il suo fidanzato…- fece Annie quasi lamentandosi. Non aveva nemmeno più lacrime per piangere. Il vuoto era così insostenibile da non poter essere rinchiuso in una misera lacrima. Diede un pugno sul soffitto del bus e ciò destò l’animo di Cher. La batterista era la più ostica riguardo quella situazione.
-Per favore, non demolire il bus…l’ho pagato anche io- aveva detto ad Annie con tono super acido. 
Le quattro ragazze non risposero ma la guardarono in maniera strana come a voler simulare un rimprovero con gli occhi.
-Che c’è?- domandò Cher sentendosi osservata –E’ la verità!- aggiunse, davanti a quelle occhiatacce.
Annie scosse il capo in segno di resa, certe volte la trovava fuori luogo.
-Comunque, lui ultimamente non lo capisco…- disse Christie esponendo le sue idee. –Cioè, non me lo ricordo così testa di cazzo, o sbaglio?- aggiunse rivolta ad Annie.
-Lo so. Nemmeno io so che gli prende…Cioè è totalmente un’altra persona! Vi rendete conto? La sposa! La sposa!- continuava a ripetersi. Era sull’orlo di una crisi nervosa. Come diavolo aveva potuto…
La faccia di Linsdey le era impressa nella mente e non riusciva a togliersela dal cervello. Contento lui…
-Beh, effettivamente non è normale uno che ti porta a letto e poi ti dice che sta per convolare  a nozze…cioè è assurdo…- commentò Liz molto sorpresa da quella faccenda. Non era nel carattere di Gerard comportarsi in quel modo, soprattutto con Annie. Anche se le cose tra loro erano cambiate, non avrebbe mai creduto che il cantate fosse capace di qualcosa del genere.
Annie si stropicciò gli occhi. Aveva le palpebre pesanti ma l’idea di dormire non la sfiorava nemmeno. Sicuramente se l’avesse fatto, avrebbe fatto un incubo dopo l’altro.
Il silenzio nel piccolo abitacolo del bus era calato e fu quasi un tuono quando qualcuno bussò forte alla porta del veicolo.
-Saranno Alex e Mark con la cena…- aveva detto Sarah alzandosi dal suo posto e andando ad aprire.
-Vado io!- disse Cher precedendola. Quando aprì la porta la sua espressione cambiò radicalmente. Una sorta di disgusto misto a un’immensa voglia di insulti si impossessò del suo corpo.
-Che diavolo ci fai qui?- disse con voce acida e scazzata a un Gerard irriconoscibile di fronte a lei.
-C’è…c’è Annie?- chiese il cantante con voce roca. Che diavolo gli era successo?
-No, non c’è. Devi sparire Gerard, sparire.- continuò Cher arrabbiata. Ma perché si stava comportando in quel modo? Vedere la faccia di quel ragazzo le aveva fatto irritare il sistema nervoso.
-Ti prego…- le supplicò Gerard. Non gli interessava nulla se quella ragazza che aveva di fronte era tanto acida e cattiva. Aveva bisogno di Annie…solo di lei.
La batterista fece per chiudere la porta ma prontamente Gerard la bloccò con una mano. 
Il ragazzo cercò di non arrabbiarsi più di tanto e di evitare di prendere ad insulti la donna. 
-Mi chiami Annie, per favore…lo so che è qui…- disse non intenzionato a ripeterlo un’altra volta.
-E che cosa vorresti da lei? Te la vuoi scopare di nuovo e magari dopo dirle che la tua ragazza è incinta?- urlò quasi Cher. Il suo senso di protezione nei confronti di Annie era quasi morboso, ce l’aveva sempre avuto.
-Che diavolo succede qui?- disse Sarah, sbucando da dietro le spalle di Cher. Quando la bionda vide Gerard emise un “Oh”.
Lo trovò parecchio giù di morale, aveva un’aria strana, più sciupata e stressata del solito…
Notando la ragazza Gerard si rivolse a lei. Sperava che almeno lei gli desse ascolto.
Riformulò la sua richiesta e Sarah, benché titubante, si girò per andare a chiamare Annie, ma la ragazza a sorpresa era già lì.
Come poteva non sentire quelle urla meschine di Cher? Ma soprattutto come poteva non sentire la voce roca di Gerard? Che voleva ancora da lei? Non gli era ancora bastato quello che le aveva fatto la mattina?
Annie si affacciò sull’uscio della porta mandando via le sue compagne. Cher le mandò un’occhiata omicida ma lei la ignorò.
Non disse niente. Si accorse solo di una cosa. Gerard non stava bene. Aveva pianto, ne era certa. Le sue iridi verdi erano circondate da una cornea arrossata, da palpebre gonfie e rosse e da occhiaie da stress, probabilmente.
Inchiodando i suoi occhi in quelli del ragazzo, perse ogni singola briciola di razionalità. Adesso era palese. Aveva pianto.
Gerard era pallido, e aveva il labbro arrossato e spaccato e in quel momento non riusciva a far smettere le sue mani di tremare.
-Che è successo?- chiese solo Annie vedendo lo stato del ragazzo.
-Annie…io…ho, ho bisogno di te…- disse inizialmente il rosso.
La riccia interpretò quella richiesta come la solita scusa che Gerard usava ultimamente…
-Oggi non ti è bastato?- chiese un po’ acida, ma  si pentì subito di quel tono.
-Annie…- disse disperato Gerard –Non…per favore…- aggiunse con parole smorzate. La sua mano era attorno al suo polso. 
In quel momento la ragazza si accorse che c’era qualcosa che non andava. Gerard era strano e aveva bisogno d’aiuto e lei…lei era pronta a darglielo, come sempre.
La riccia non disse nulla al ragazzo, ma girandosi verso le altre pronunciò un soffocato “Torno subito” e se le lasciò alle spalle, immerse in un brusio generale.
Camminarono per qualche minuto, Gerard era avanti ad Annie e camminava quasi come uno zombie, stava cercando di raccogliere le idee…
-Ho ricevuto una chiamata da mia madre…- iniziò a dire con voce roca e un po’ commossa. Non ci credeva ancora…
-Mi ha chiamato dall’ospedale di Los Angeles…mio…mio padre si è sentito male…Lei mi ha detto che non è niente, ma non è vero. Stava piangendo…non vuole dirmelo perché sa che non posso lasciare il tour…e io ho la sensazione che sia grave…- concluse con i singhiozzi che gli si fermavano in gola. 
Sentire Gerard piangere in quel modo fu una sorta di strazio per Annie, non sopportava quando lo faceva, non riusciva a reggerlo.
Lui era ancora girato di spalle, con la schiena un po’ curva. Si stava tenendo il viso tra le mani, probabilmente per non far vedere le lacrime scendere. In quel momento avrebbe desiderato solamente un abbraccio da lei e quasi si sentì male quando sentì le sue mani dietro la schiena. Annie accantonò l’astio, l’odio, il dolore e tutto quello che Gerard le provocava. Ormai ci era quasi abituata. Si protese verso di lui per dargli supporto, sapeva quanto Gerard fosse legato al suo papà, ma soprattutto sapeva come si sentiva lui in quel momento, ci era già passata.
Gli portò una mano sulla schiena e tentò di abbracciarlo in qualche modo ma il ragazzo reagì in maniera totalmente inaspettata. 
Le sue ginocchia quasi tremarono e cedettero sotto il peso del suo corpo. Si inginocchiò sotto Annie, appoggiando la testa sulle sue cosce, e scoppiò in lacrime. Erano lacrime di dolore, di sensi di colpa, di voglia di andare a stringere tra le braccia suo padre…
La ragazza ascoltava in silenzio quei gemiti di dolore, quei singhiozzi. Non l’aveva mai visto in quel modo…
-Io mi merito tutto ciò…- disse il ragazzo -…ma non devono pagare gli altri al posto mio…- aggiunse –Mi sembra come se tutti i comportamenti sbagliati che ho assunto fino ad ora si stiano ritorcendo contro di me…Io me lo merito- continuava a ripetersi.
Annie sgranò gli occhi. Era impossibile che quello sotto di lui fosse Gerard…Non sapeva che fare, né che dirgli, sapeva solo che sentirlo piangere le faceva male, molto male. 
Gli accarezzò i capelli con le mani e poi lentamente si chinò su di lui, cercando di inginocchiarsi anche lei.
-Gerard. Gerard- gli ripeteva –Non è vero…tu…tu non ti meriti nulla di tutto ciò…- disse in maniera soffocata –Può capitare…Scommetto che tuo padre di qui a qualche giorno starà benone…Ehi, Gerard…- gli disse alzandogli il viso con le mani –Solo smettila di piangere, ok? Sai che non riesco a sopportarlo…altrimenti poi lo faccio anche io…- terminò con gli occhi lucidi. Guardare quelle perle verdi in quello stato era qualcosa di insopportabile.
Gerard si fermò un attimo a guardarla intravedendo una lacrima che scendeva dal viso della ragazza.
-Perdonami- disse in maniera quasi disperata rimettendosi il viso tra le mani.
Annie fece un lungo respiro. Sapeva che quel “perdonami” era riferito a tutto ciò che le aveva fatto passare, e quasi le bastò. Andava bene così. Una sola parola e cancellò tutto il male e il dolore che Gerard le aveva provocato.
-Ehi, sai che facciamo? Ci mettiamo in macchina e andiamo a Los Angeles a trovare tuo padre…Domani mattina quando ci accerteremo che sarà tutto apposto ritorneremo qui, ok? Ci andiamo insieme.- fece la ragazza con fare quasi materno. In quel momento Gerard le sembrava quasi un cucciolo da proteggere.
-Io, io non ho la macchina…- disse Gerard tirando su con il naso.
-Non ti preoccupare, Alex ce l’ha- fece Annie. In quel momento voleva solo che lui si tranquillizzasse e che provasse a stare calmo.
Al sentire quelle parole, al sentire Annie vicino a lui in quel modo, quasi si stava per rimettere a piangere. 
Non aveva esitato nemmeno un attimo, lo stava aiutando malgrado tutto quello che lui le aveva fatto…
Gli uscì un altro singhiozzio.
-Basta, Gerard…- fece comprensiva la cantante cercando di asciugare alla meglio gli occhi arrossati del ragazzo. Il contatto con la sua pelle bagnata era uno strazio ma allo stesso tempo quasi un’estasi. Lui rispose con uno “scusami” soffocato, e poi le prese le mani dicendole umilmente grazie. 
Entrambi si alzarono e si incamminarono verso il tour bus delle Helenas.
-Mikey lo sa?- chiese Annie cercando di essere il più discreta possibile.
-Sì- rispose Gerard asciugandosi ancora gli occhi. –Credo sia con Alicia ora…non lo so bene…- 
Annie si risparmiò di chiedere di Linsdey e di dove diavolo fosse in quel momento, non voleva saperne di lei, sapeva solo che doveva stare con Gerard quella sera.
Bussò alla porta e la aprì Cher. La cantante ebbe la netta impressione che la ragazza si trovasse già dietro la porta, ma sorvolò su quel dettaglio.
-Cher, dov’è Alex?- chiese non appena entrò.
-Sono qui!- rispose il ragazzo della batterista avvicinandosi all’uscio. –Cosa succede? Oh, ciao Gerard…- aggiunse notando la presenza anche del cantante.
Il rosso lo salutò con la mano e poi tornò a guardare da un’altra parte. Non voleva farsi scoprire con gli occhi rossi e per di più si sentiva gli occhi di Cher addosso. Perché ce l’aveva così tanto con lui?
-Mi devi fare un favore…ho bisogno della macchina, devo andare a Los Angeles…- fece Annie.
-Certo…- disse l’uomo. –Ti vado a prendere le chiavi…- Alex non fece domande e andò a frugare nelle tasche del suo giubbotto.
-Grazie…- fece Annie.
-Los Angeles?- ripetè Cher una volta che Alex si era tolto.
-Sì. Torno domani mattina.- rispose la riccia con un tono un po’ stizzoso.
-Ma sei matta? Domani dobbiamo partire! Abbiamo un concerto da fare…- fece Cher acida.
-Vorrà dire che vi raggiungerò lì-
-Ci vai con lui?- chiese ancora la ragazza con i capelli arancioni.
-Cher, qual è il problema stasera?- domandò Annie, stufa del comportamento dell’amica.
-Io non ho nessun problema. Sei tu piuttosto…Non venire a piagnucolare poi…- disse fulminando Gerard con gli occhi.
-Cosa?- domandò incredula Annie. Piagnucolare? Ma quando?
-Hai sentito. Sono stufa dei tuoi cambiamenti di umore, delle tue seghe sentimentali e di tutto il resto. Stai male per Gerard e poi te ne vai con lui a Los Angeles solo perché te lo viene a supplicare? Sei senza palle. Sappilo.-
Annie si sentì ferita nell’orgoglio. Quelle parole erano come tante spade affilate.
-Cher che cazzo vuoi?- disse lei arrabbiata sul serio a voce alta. Proprio non capiva.
-Io che cazzo voglio? Non voglio un bel niente. Domani pomeriggio abbiamo un concerto e non mi interessa che cosa succede. Mi sono stufata di starti dietro! Sei una cogliona, ecco che sei se continui ancora a dargli retta!- urlò la batterista.
-Cher!- urlò Liz da dietro per fermare l’amica.
-Dio, quanto sei stronza.- commentò delusa Annie dalle parole e dal tono usati dalla giovane.
Prese le chiavi da Alex e si chiuse la porta del tour bus alle spalle. 
Gerard era rimasto molto sorpreso da quella conversazione. Ok, poteva capire l’arrabbiatura di Cher nei suoi confronti, ma nei confronti di Annie no.
La cantante si accinse ad aprire la portiera dell’auto ed entrò dentro, accendendo il motore e aspettando che Gerard entrasse. 
-Per fortuna c’è il navigatore…- commentò vedendo l’aggeggio sul cruscotto della macchina.
-Mi dispiace averti fatto litigare con Cher…- disse Gerard a voce bassa quando ormai erano in autostrada. Erano stati in silenzio per tutta la prima mezz’ora di viaggio…
-No, non ti preoccupare- disse guardando la strada buia. –Credo che fosse solo questione di tempo…desiderava dirmi quelle cose da una vita…- aggiunse con tono piatto. 
-Perché lo stai facendo?- chiese solo Gerard qualche secondo più tardi. Non c’era nemmeno bisogno di specificare cosa. Annie lo sapeva. La sua voce era triste e malinconica, eppure non credeva ancora che lei lo stesse aiutando.
-L’importante è che lo sto facendo, no?- rispose solamente la ragazza. Non aveva una vera motivazione. Semplicemente si sentiva di farlo.
-Beh…solo…grazie- disse Gerard guardando fuori dal finestrino. La voglia di piangere era ritornata e non voleva farsi vedere con gli occhi lucidi. 
-Figurati- disse a bassa voce la ragazza, come a non volersi far sentire. Ma il silenzio in quella macchina era talmente tanto, che si poteva percepire ogni cosa. 
Gerard stava pensando solo che voleva sapere come stesse suo padre, e voleva chiamare sua madre. Se l’avesse fatto probabilmente si sarebbe arrabbiata, quindi decise semplicemente di aspettare e di incontrarla in ospedale, quando ormai non sarebbe più potuto ritornare indietro.
Mentre era assorto tra i suoi pensieri Annie parlò. 
-Posso farti una domanda?- chiese con un tono strano, tra il dolce e il frustrato.
-Sì…- disse Gerard girandosi a guardarla mentre guidava. 
-Perché…perché sei venuto da me?- chiese facendosi coraggio. Il suo sguardo era fisso sulla carreggiata. Non voleva guardare il viso del rosso.
Gerard si aspettava una domanda del genere, ed era pronto a dargli una risposta. Vera questa volta.
-Io…ho cercato di dirglielo…- iniziò ricordando gli attimi passati con Linsdey durante la breve serata. –Ma lei era infuriata con me per una cosa successa il giorno prima…- Disse. 
-Era così concentrata a darmi addosso che non si è nemmeno accorta che avevo gli occhi rossi per il pianto…e…me ne sono andato.-
Annie ascoltò in silenzio quelle parole…che avrebbe dovuto rispondergli? Che Linsdey era un’idiota? Tacque.
-Sai…era arrabbiata perché…l’ho abbandonata…nel letto mentre stavamo…- la sua voce si fermò, non aveva nemmeno la forza di continuare. Si vergognava di quel gesto ma allo stesso tempo voleva che Annie sapesse di essere ancora l’unica.
La ragazza al pensiero di quell parole deglutì. Perché glielo stava dicendo? Non doveva dirglielo…erano cose sue e non le interessava di certo sapere cosa facevano a letto insieme.
-Io non ci riuscivo a stare con lei…ero…pensavo solo a te…- continuò il ragazzo. Non era né un tentativo di riconquistarla né niente. Voleva solo dirglielo. –Quello che stai facendo significa molto…Sei sicuramente migliore della persona che sono divantato.- 
-Stai avevendo un momento di sbandamento…tutto qua…- rispose solo la ragazza. Non voleva né rimproverarlo né dirgli niente. In quel moemento non doveva né giustificarsi né pensare a loro. Doveva solo sperare per suo padre.
Gerard sentì quelle parole e quasi fu rassicurato. Avrebbe voluto solamente amarla più di prima.
Dopo quattro ore di strada finalmente arrivarono all’ospedale in cui era ricoverato Donald Way e Gerard si precipitò all’entrata del nosocomio. 
-Vai tu, io parcheggio- gli aveva detto Annie e lui era sceso dalla macchina, correndo per fare più veloce e arrivando affaticato alla reception. Chiese informazioni e gli dissero di andare nella terapia intensiva. 
Dopo qualche decina di minuti si sentì Annie al proprio fianco. La ragazza senza nemmeno pensarci gli allungò una mano e attorcigliò le sue dita tra quelle del rosso. 
Gerard la guardò quasi terrorizzato, come se non credesse ai suoi occhi. Annie accennò solo un sorriso e poi tornò a guardare l’infermiera alla reception.
-Lei chi è?- domandò al giovane l'infermiera.
-Sono il figlio.- disse preoccupato. Aveva il cuore in gola. 
-State insieme?- aggiunse la donna guardando Annie da dietro gli occhiali. 
-Sì- rispose Gerard. –Dov’è mio padre? Posso sapere come sta?-
-Senta signor Way, i medici a quest’ora non ci sono. Posso dirle solamente che adesso è stabile e che la prognosi è riservata. Dovete aspettare il primario…- concluse rivolgendosi ad entrambi.
Gerard si sentì parecchio frustrato. Come faceva ad aspettare fino all’indomani mattina? 
-Ok, ma posso sapere almeno cos’è successo? Mia madre è ancora qui?- 
-No, sua madre è andata via poco fa. Credo che abbia preso una stanza in un ostello qui vicino…era con sua sorella. Comunque da quanto ho letto sulla cartella clinica del signor Donald, credo che abbia avuto un accenno di infarto dovuto ad un’arteria ostruita, ma come le ho detto, ora è stabile.-
-E non posso vederlo?- chiese Gerard. Non aveva capito assolutamente niente di quello che l’infermiera gli aveva detto. Era vero, aveva usato parole semplici ma lui era quasi sotto shock. Gli ospedali non gli erano mai piaciuti.
-Gerard, credo che sarà meglio aspettare- disse Annie con più razionalità. –Andiamo…- disse esortandolo a lasciare quel luogo. Aveva notato gli occhi persi nel vuoto del ragazzo.
Si girò e guardò il viso di Annie. Si sentì un po’ meno solo. 
-Ok- disse solamente. –Posso sapere almeno che stanza è? Aspettiamo fuori…- aggiunse rivolto alla donna.
-La 09- rispose lei scorrendo con gli occhi sulla cartella clinica di Donald.
I due ragazzi la lasciarono dietro il bancone e si diressero verso il lungo corridoio. Quando trovarono la stanza, si sedettero sul divanetto di fronte. Erano le quattro e mezza di mattina…
Gerard si fece scivolare lentamente sul divano ed Annie si sedette accanto a lui. Sentire il calore del suo corpo lo faceva stare bene. Cercò di resistere il più possibile ma dopo qualche minuto il sonno prese il sopravvento e lentamente chiuse gli occhi. La sua mano era ancora intrecciata a quella della ragazza…
Annie lo vide addormentarsi e per farlo stare comodo gli offrì una spalla. Gerard appoggiò la testa tra l’incavo del suo collo e inspirando il suo profumo si assopì. 
La cantante rimase sveglia ancora per qualche minuto, stava accarezzando la guancia del rosso con le dita e aveva il mento appoggiato sulla sua testa. Stava inspirando anche lei il profumo dei suoi capelli e poi, esausta, si abbandonò al sonno sperando nella buona notizia della mattina dopo. 


***
Sto migliorando,eh? due settimane dall'ultimo aggiornamento che decisamente battono i tre mesi di inattività su questa fanfiction! Non mi dilungo molto voglio solo ringraziare tutte le persone che continuano a seguire questa storia benchè l'abbia trascurata. Per me è molto importante <3
Questo capitolo l'ho adorato e spero che lo facciate anche voi! 
questa è come sapete la mia pagina Facebook! Enjoy it!

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Capitolo 13
*** Could I lie next to you? ***


And now the red ones make me fly
And the blue ones help me fall
And I think I'll blow my brains against the ceiling
And as the fragments of my skull begin to fall
Fall on your tongue like pixie dust just think happy thoughts

 
 
A Gerard sembrava di aver chiuso gli occhi solo per qualche minuto ed invece erano passate quasi quattro ore. Era stato svegliato dal rumore dei carrelli che le infermiere spingevano da una parte all’altra del corridoio e dal brusio generale che allora permeava nel reparto.
Si mosse lentamente mentre era ancora in stato confusionale, e piano cercò di sollevare la testa.
Annie aveva il mento poggiato sul capo del ragazzo e sentendo muoversi qualcosa sotto di lei, aprì di scatto gli occhi. Inizialmente non si rese subito conto di essere in ospedale, ma dopo qualche attimo di confusione, ritornò in sé.
Il rosso sentì la ragazza svegliarsi e quasi come a voler prolungare quella situazione, rimase ancora immobile accanto a lei. Aprì gli occhi e la prima cosa che vide furono le loro dita intrecciate. Si erano tenuti per mano tutta la notte.
-Non volevo farti svegliare…- disse Annie a bassa voce quando vide Gerard alzare la testa.
-No, non sei stata tu- fece il ragazzo con voce un po’ rauca. –Questi divanetti sono uno strazio…- commentò allungandosi la schiena. Aveva dolore ovunque.
-Dici che potrai entrare stamattina?- domandò lei seguendo con gli occhi un dottore che era appena passato con delle cartelle.
-Lo spero tanto…- rispose Gerard triste. Non aveva di certo dimenticato la ragione per cui si trovavano lì, e sapere di non poter fare nulla lo faceva stare ancora peggio.
Il cantante si aggiustò del tutto mettendosi a sedere per bene. Si passò una mano sulla fronte e poi tra i folti capelli rossi.
-Sei un po’ più tranquillo?- chiese dolce la ragazza al suo fianco, che senza nemmeno pensarci gli fece una carezza in viso. –Stanotte non facevi altro che muoverti e sospirare…- aggiunse accennando un sorriso.
-Non lo so…- rispose sincero il ragazzo –Mi sento un po’ frastornato…-
-Passerà- ribattè lei continuandolo a guardare con fare comprensivo. Non riusciva a smettere di non tenergli il viso tra le mani e accarezzarlo con il pollice.
Gerard non disse nulla, accennò solo un sorriso e poi le lasciò un bacio impresso sulla tempia.
-Ti vado a prendere un po’ di caffè, lo vuoi?- le chiese lei, un po’ imbarazzata per quel casto bacio sulla sua fronte.
Sembrava che quell’anno non fosse mai passato. Sembrava che lei non avesse mai smesso di amarlo. Sembrava ritornata all’inizio della loro relazione, quando entrambi erano dolci ed innamoratissimi uno dell’altra. E pensare che solo la mattina prima si trovava con lui in un bagno a urlare. Non volle nemmeno pensare alle cose che le aveva detto. In quel momento andava bene così.
-Vengo con te…-fece lui alzandosi. Il ragazzo porse la mano alla cantante per aiutarla ad alzarsi.
-Comunque…per quello che vale detto adesso…ieri mattina ti ho detto una bugia.- disse lui. Aveva un ulteriore peso da eliminare. Doveva dirle che non era vera la storia del matrimonio.
-Che cosa?- chiese Annie un po’ confusa. Sinceramente in quel momento aveva rimosso ciò che era successo il giorno prima, e quasi odiò Gerard per averglielo ricordato.
-Ehm…- iniziò lui imbarazzato –Non è vero che sposo Linsdey. Non mi è mai passato nemmeno per la testa. L’ho detto solo per ferirti…Lo so, sono un idota.- concluse lui.
Guardò per qualche secondo la ragazza che rimase un po’ perplessa davanti quell’affermazione.
-Ah- disse solo.
Quella che stava provando era una sensazione strana. Si sentiva leggera ma arrabbiata allo stesso tempo. Era tipico di Gerard comportarsi in quella maniera. Avrebbe dovuto ricordarselo.
-Dai…ne parliamo in un altro momento- aggiunse una volta che ebbe interiorizzato l’informazione.
Gerard la guardò comprensivo e sorpreso anche per la calma apparente della giovane. Lo staa sorprendendo sempre di più.
 Proprio quando si stavano per incamminare verso la macchinetta, una voce che Annie non sentiva da parecchio tempo ormai li chiamò.
-Gerard!- esclamò inizialmente.
Il rosso si girò riconoscendo immediatamente la voce della madre che  gli stava letteralmente correndo incontro.
Donna Way andò ad abbracciare il figlio maggiore che non vedeva da quasi qualche mese e fu seguita a ruota da sua sorella Marie.
La signora lo abbracciò, baciandolo ripetutamente come se avesse ancora dieci anni, scompigliandoli i capelli e stritolandolo quasi.
-Ti avevo detto di non venire- disse quasi commossa alla vista del figlio. Era quasi certa che l’avrebbe trovato in ospedale quella mattina, ma pensarlo era una cosa, vederlo davvero invece, era un’altra.
-Come facevo a non venire? Mamma per favore dimmi cosa è successo…- disse Gerard preoccupato, una volta lasciato dalla morsa della signora Way. Il ragazzo allungò un braccio e saluto anche sua zia.
Donna stava quasi per piangere, ripensare alla brutta giornata del giorno prima le faceva rivivere un incubo.
-Eravamo a tavola, a guardare la partita di football, mi sono girata a prendere una cosa dalla cucina e quando sono tornata l’ho trovato a terra…Dio, è stato orrendo…- disse facendosi scendere qualche lacrima dagli occhi.
Gerard l’abbracciò di nuovo e si fece spiegare con più calma da sua zia cosa il medico avesse detto il giorno prima.
Annie era stata in silenzio ad osservare tutta la scena, non voleva interrompere quel momento di riconciliazione familiare, così semplicemente aspettò.
La mamma di Gerard la vide dopo non molto e sorpresa, pronunciò il suo nome.
Fece un passo avanti e abbracciò la ragazza che ricambiò comprensiva il suo affetto.
La signora tacque qualche secondo, sorpresa quanto confusa di trovare la ragazza lì…
-Cosa…cosa ci fai qui?- disse dandole un bacio sulla guancia. –Dio, da quanto tempo che non ti vedo…- aggiunse.
-Lo so signora, è da un sacco…- rispose educatamente Annie.
Gerard era al fianco della ragazza e quasi morboso volle ritrovare il contatto con le sue mani. Annie non oppose resistenza e si fece prendere la mano da quella calda e liscia del giovane.
-Ti dissi un po’ di tempo fa che non devi chiamarmi signora!- fece Donna sorridendo, alludendo alle innumerevoli volte in cui aveva ripetuto alla cantante di chiamarla direttamente per nome. Anche in quella situazione sapeva essere forte e soprattutto sapeva sorridere.
Annie incurvò le labbra e si raccomandò di non farlo più, come sempre.
Qualche minuto dopo per il corridoio si sentirono vari rumori e improvvisamente apparsero quasi dal nulla tre sagome che si facevano largo tra le infermiere.
-Mamma!- urlò Mikey scappando incontro a sua madre. A Donna quasi venne un infarto a vedere entrambi i suoi figli.
Mentre i due si abbracciavano uscirono da dietro le sue spalle due donne, conosciute entrambe molto bene.
Alicia si diresse verso suo marito e sua suocera, anche lei sembrava alquanto sconvolta. Aveva delle leggere occhiaie sotto gli occhi, ed era completamente struccata, il che amplificava la percezione della sua stanchezza.
Quasi come un fantasma Linsdey sbucò da dietro Alicia e si diresse verso Gerard.
Vedendo la tatuata dirigersi verso di loro, Annie lasciò di scatto la mano del ragazzo e cercò di fare nel miglior modo possibile l’indifferente.
Fortunatamente nessuno in quegli istanti aveva notato la loro confidenzialità.
-Dio, Gerard scusami- fece Linsdey correndo ad abbracciarlo. –Ieri sera, quando sei venuto da me…io non immaginavo una cosa del genere.-
Gerard si fece abbracciare e rispose con una tenue pacca sulla spalla della bassista. Non gli andava di uscire di nuovo l’argomento della sera prima, sinceramente non gli andava proprio di stare a discutere con lei e né tanto meno di giustificarsi.
Le avrebbe voluto rispondere che avrebbe dovuto accorgersi della gravità della situazione, dato il suo viso sconvolto. Le avrebbe voluto dire che  invece di stare ad aggredirlo per averla lasciata nel letto qualche sera prima, avrebbe dovuto notare il suo comportamento. In sostanza invece di pensare solo a sé stessa, avrebbe dovuto pensare anche a lui.
Tutto quello che riuscì a dire fu solo una sorta di verso, un mugolo di consenso.
Linsdey non si accorse minimante di Annie, anche perché subito dopo andò a salutare Donna. Alicia però non appena ebbe salutato sua suocera e la sua zia acquisita, si diresse da Gerard e inevitabilmente vide anche Annie.
La donna rimase molto sorpresa. Non si aspettava di trovare la cantante lì, anche perché Linsdey aveva raccontato che dopo la visita nel suo bus, Gerard sembrava essersi dileguato.
Non pose alla ragazza le domande che aveva in mente, ma intuendo la situazione l’abbracciò semplicemente ed Annie le rispose sorridendola.
-Annie- fece Mikey una volta notata la sua presenza.
Fino a quel momento la cantante non aveva né detto, né fatto niente. Sapeva che la sua presenza lì era alquanto strana, dato che con quella famiglia non aveva più niente a che fare da un anno a questa parte, così aveva deciso di rimanere in disparte, dietro Gerard.
-Ciao Mikey…- salutò lei il bassista aspettandosi la domanda che tutti si stavano ponendo.
Linsdey sentì quel saluto e solo allora si girò a guardare con altri occhi la situazione.
Che ci faceva lì? Ma soprattutto chi era quella ragazza?
Inizialmente non si ricordò di lei. La cantante era struccata, era stanca e aveva delle occhiaie intorno agli occhi e quindi non era molto riconoscibile rispetto all’ultima volta che l’aveva vista, ma guardandola un po’ meglio Linsdey si ricordò di lei. Era la stessa ragazza incontrata a Miami, non che la cantante di una band al femminile.
Mikey non fece nessuna domanda a riguardo, chiese solo da quanto tempo fossero lì ad aspettare.
-Siamo arrivati stanotte verso le tre o le quattro…- rispose Gerard al fratello. Inizialmente non pensò che la presenza di Annie potesse in qualche modo disturbare e far insospettire Linsdey.
-Noi siamo partiti stamattina verso quell’ora, invece…- continuò Mikey. –Ma dove diavolo eri finito? Ti ho cercato per tutto il camping, e ti ho chiamato per tutta la notte…-
-Si, avevo il telefono scarico- mentì il fratello grande. Non era vero, aveva semplicemente spento il telefono. Non voleva sentire nessuno e l’unica cosa che si sentiva di fare l’aveva fatta.
-Come sei arrivato?-
Questa volta non fu Mikey a parlare, ma Linsdey che aveva concentrato le sue attenzioni, piuttosto che sul fidanzato, sulla sua inaspettata accompagnatrice.
-Il ragazzo di una mia amica ci ha prestato la macchina…- rispose questa volta Annie facendosi coraggio.
Cercò di coprire Gerard in qualche modo e di far sembrare quella situazione il più naturale e meno univoca possibile. -…E siccome doveva guidare per tutta la notte, mi sono offerta di accompagnarlo, così ci potevamo anche alternare nella guida.- buttò giù Annie. Cosa falsissima. Per tutto il tragitto aveva guidato solo lei, non se la sentiva di far guidare a Gerard, soprattutto nelle condizioni in cui si trovava, ma lì per lì le sembrò la scusa meno idiota da poter dire.
-Oh, siete due capoccioni!- esclamò la signora Way, rivolta inizialmente ai suoi due figli e poi a tutte le persone che erano accorse quella mattina in ospedale. –Vi avevo detto che non c’era bisogno di venire. Come farete per il concerto di stasera?- disse facendosi scendere ancora qualche lacrima.
-Mamma- disse Mikey serio –certamente la famiglia viene prima di qualsiasi cosa, quindi era impensabile non venire. E non ce ne andremo fino a quando non sapremo se papà sta bene- continuò autoritario. Gerard diede ragione al suo fratellino e poi teneramente, andò ad abbracciare sia lui che sua madre.
-Noi stavamo andando a prendere dei caffè…- fece poi Gerard. –Voi ne volete?-
Il “noi” era rivolto a lui e ad Annie e non si curava affatto di dirlo davanti alla sua pseudo ragazza. Per quanto ne sapeva lui, o torto o ragione che avesse avuto lei ad arrabbiarsi, avrebbe dovuto aiutarlo.
L’unico esempio di comportamento decente e ammirevole che gli veniva in mente era quello di Annie.
La ragazza aveva molte altre ragioni in più rispetto a Linsdey di arrabbiarsi con lui, anzi proprio di odiarlo a morte, eppure aveva capito che qualcosa non andava, gli aveva offerto il suo aiuto senza esitazioni. E questo a Gerard bastava.
-Li vado a prendere io…rimani qui con la tua famiglia…- disse Annie, iniziandosi già ad incamminare verso il bar dell’ospedale. Non le andava di rimanere lì, non le andava di stare sotto lo sguardo inquisitorio di Linsdey. Si sentiva un po’ fuori posto. La magia della notte era finita non appena tutta la famiglia Way e consorti si erano riuniti e lei era stata ricapultata nella triste realtà.
Gerard stava per obbiettare ma Annie si girò e se ne andò, senza nemmeno chiedere come dovesse prendere i caffè.
Era stanca e frustrata, ma questa non era una novità da qualche mese a questa parte, ed era anche un po’ dispiaciuta che quei momenti così speciali con Gerard fossero già finiti. Ma lei non si aspettava nulla di più, sapeva che una volta passata la notte sarebbe tornato tutto come prima.
-Ehi…aspetta.- fece una voce alle sue spalle.
Annie si fermò, riconoscendo quel timbro vocale.
Linsdey le si avvicinò con un finto sorriso stampato sulla faccia. –Ti volevo ringraziare- disse. –E’ stato molto gentile da parte tua offrirti da accompagnatrice- concluse.
Il suo tono sembrava sincero, ma in realtà Annie aveva il sospetto che quella fosse solo una frase di rito.
-Ah- rispose inizialmente la riccia. –Non ti preoccupare, abbiamo trovato la macchina di un mio amico e siamo venuti qui.- aggiunse sincera.
In fondo le cose erano andate più o meno così tra di loro quella sera.
Linsdey aspettava proprio quella risposta. Era intenta a conoscere altri particolari di quella strana situazione. Tra tutte le persone che avrebbero potuto offrirsi di aiutare Gerard, lei era la meno probabile.
-E perché qui ci sei tu e non il tuo amico?- chiese Linsdey come se stesse cadendo dalle nuvole, non voleva farsi sentire troppo sospettosa.
Annie fece un respiro. Non sapeva bene perché, ma allora che aveva scoperto che la storia del matrimonio era una bufola si sentiva in diritto di trattarla male.
-Alex è il ragazzo della mia batterista e ci ha dato la macchina, lui non poteva venire perché gli Atreyu suonavano oggi pomeriggio presto e perciò sono venuta io. Gerard non poteva guidare in quelle condizioni ieri sera dal momento che era sconvolto, perciò mi sono offerta di accompagnarlo-
Quest’ultima frase suonò quasi come una sfida e come un rimprovero. Se ne sarebbe accorto anche un cieco che il ragazzo la sera prima non era in sé.
Linsdey tacque. Quella frase non lasciava all’immaginazione nulla di più quello che era veramente successo.
Davanti al silenzio della tatuata Annie si girò e si incamminò verso il bar intenta ad andare a prendere i caffè.
Linsdey la seguì e iniziò a tartassarla di domande.
-Perché Gerard è venuto proprio da te? Cioè…non è che siete così tanto amici…e anche voi suonate presto oggi…-
-Linsdey, per favore. E’andata così come ti ho detto. Aveva bisogno della macchina e io ce l’avevo. Niente di più niente di meno. Mi sono sentita di aiutarlo e l’ho fatto. Mio padre è morto otto anni fa e sapevo cosa stesse provando Gerard e l’ho aiutato. Fine della storia.- rispose scocciata Annie. Non voleva spiattellare a Linsdey le sue cose personali ma il suo tono inquisitorio e interrogatorio le dava ai nervi. Senza nemmeno aspettare la risposta si girò e ordinò i caffè e non appena ebbe finito ritornò nel corridoio dove l’aspettava la famiglia Way.
Gerard vide arrivare insieme le due ragazze e inizialmente gli venne una leggera ansia nel vederle insieme però poi si tranquillizzò vedendo Annie sorridente porgere i bicchieri di caffè a Mikey, Donna e alla zia Marie.
-Beh, io vado- fece lei dopo qualche minuto avvicinandosi al rosso.
-No, rimani qui.- le chiese Gerard prendendole il polso. Annie si ritrasse, non voleva farsi vedere da Linsdey che sicuramente stava guardando.
Gerard intuì la situazione e non insistette più di tanto.
-Ok…allora ci vediamo stasera…- fece solo.
-Certo- fece Annie sorridendogli.
-Grazie…- mormorò lui. I suoi occhi sembravano due stelle.
Annie gli sorrise un po’ imbarazzata, lo sguardo perso del ragazzo la metteva a disagio anche perché non voleva far sorgere sospetti nei presenti.
-Sei sicura che vuoi andare? Hai guidato per tutta la notte, sarai esausta!- le disse Mikey abbracciandola quando Annie salutò tutti.
-Nah, tranquillo. Sono sveglissima…e poi se salto il sound check, le altre mi linciano, quindi meglio non rischiare.- rispose la riccia sorridendo per sdrammatizzare. Tutti la stavano guardando e non voleva avere l’attenzione di ogni presente concentrata su di lei.
-Ci vediamo a Mountain View…- le fece Alicia stringendola e dandole un bacio sulla guancia.
Dopo aver salutato anche la ragazza, Annie andò da Donna Way che la stava aspettando a braccia aperte, e amorevolmente come solo lei sapeva fare, l’abbracciò riempiendola di affetto.
-Grazie tesoro.- disse –Solo che la prossima volta per rivederti non voglio aspettare un altro avvenimento del genere…- aggiunse la signora.
A quella frase Linsdey rizzò le orecchie. Che cosa significava quel “Per rivederti?” Si conoscevano già? Da quanto?
Annie le sorrise e sentì le guance fare rosse.
-Ok…- commentò imbarazzata e quasi si ricordò di quando Gerard la presentò ai suoi genitori, di come lei fosse morta per l’imbarazzo e di come lui invece ridesse sotto i baffi al suo fianco.
In quel momento Gerard era proprio affianco a sua madre e stava sorridendo come quella volta…
Se solo non ci fosse stata Linsdey…
-Salutatemi Donald da parte mia, quando gli parlerete…- disse in fine molto dolce.
Quelle furono le sue ultime parole e poi si girò incamminandosi per il lungo corridoio. Aveva decisamente bisogno di aria fresca. Quella situazione era quasi insostenibile oltre che imbarazzante.
Linsdey vide la ragazza allontanarsi. Tutta quella situazione era troppo strana. Come diavolo faceva quella ragazza a conoscere tutti i famigliari Gerard? Come faceva ad avere quella confidenza con sua madre e tutta questa affettuosità con Alicia?
Si girò lentamente e vide Gerard guardare verso il corridoio fino a quando la sagoma di Annie non sparì.
Era decisamente una situazione strana e lei ci avrebbe visto chiaro. Mise una mano nella borsa e prese il cellulare. Scorse la rubrica e scrisse un messaggio alla sua amica Kittie, la batterista del suo gruppo.
“Kittie, abbiamo un problema. Appeno arrivo a New Mountain ti devo parlare”.
Qualche minuto più tardi il primario del reparto chiamò la famiglia Way dicendole che poteva entrare nella stanza del paziente per potergli fare visita.
-Gerard- disse Linsdey prima che il ragazzo entrasse nella stanza.
Fino a quel momento il cantante non aveva badato minimante a lei e non se ne era nemmeno preoccupato.
-Che c’è?- le rispose ancora arrabbiato.
-Dobbiamo parlare riguardo ieri sera…- fece lei. Il suo tono non era arrabbiato come quello di Gerard, ma non era nemmeno dolce.
-Non credo sia il momento opportuno- rispose solo il ragazzo entrando –E non credo di volerne parlare nemmeno dopo- aggiunse.



***
Lo so! E' orribile ma voi non potete immaginare che calvario è stato scriverlo. Ho scritto ovunque, nel bagno, nel treno, in università, ovunque! Eppure è uscita questa merda...vabbè. Non linciatemi! Questo aggiornamento va alla mia adorata Terexina che ha cominciato a leggere anche lei le avventure di Annie e di Gerard. Grazie! 
Per il resto...vi amo, lo sapete e perdonatemi per questa oscenità. Il 14° capitolo sarà più entusiasmante ache perchè Linsdey inizierà a non farsi i cacchi suoi :P
detto ciò...Addio! 

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Capitolo 14
*** Tell me I am a bad, bad, bad, bad man ***


This alone, you're in time for the show
You're the one that I need
I'm the one that you loathe
You can watch me corrode like a beast in repose
'Cause I love all the poison
Away with the boys in the band.

 
-Ehi, allora com’è andata?- disse Ray sbucando dal tour bus e andando a salutare Gerard e Mikey. Frank lo seguì a ruota.
-Eh, insomma…- rispose Mikey poggiando le sue cose su un tavolino –Per fortuna adesso è stabile e si riprenderà-
-Mi fa tanto piacere…- commentò Ray pensando a Donald. Lo conosceva da quasi quindici anni, e non poteva immaginare la vita dei due fratelli senza il loro papà.
-Siete stanchi, eh?- fece Frank notando le occhiaie di Gerard. –Il viaggio è stato lungo?- aggiunse dando una pacca sulla spalla dell’amico. Non ci voleva proprio questa cosa, dopo quello che era successo in mattinata.
-Sì- rispose Mikey al posto di Gerard –Se solo penso che dobbiamo ancora suonare, mi viene la febbre.- disse preparandosi una gran tazza di caffè lungo.
-Vostra madre come sta? L’ha presa bene?- domandò ancora Ray.
-Ha reagito bene- commentò solo Gerard. In quel momento desiderava solo dormire.
-Beh, lo so che non c’entra un cazzo, ma può essere piacevole come notizia…- fece poi Frank, cercando di rompere la tensione creatasi nel piccolo stanzino del bus. -…Ma almeno stasera ceniamo tutti, e intendo tutte le band, in un ristorante…Possiamo dire addio almeno per una sera alla pizza surgelata!- esclamò poco convinto, guardando un po’ tutti i presenti. Diciamo che la risposta che si aspettava era un po’ diversa da quella che in realtà ebbe. Mikey lo guardò accennando un sorriso e Gerard invece si buttò sul suo letto.
Il concerto non fu dei migliori, tutti ci misero il massimo, ma la brutta nottata si fece sentire negli animi dei due fratelli. Erano spenti, sia per la stanchezza, sia per lo spavento e anche per i vari problemi personali di ognuno.
Mentre Gerard stava cantando, gli parve di scorgere una sagoma familiare e quando vide il volto stanco di Annie, quasi si diede carica da solo. Le sorrise debolmente, giusto per farle capire che l’aveva vista e poi si girò verso la folla, che sembrava non aver curato o non curarsi affatto del malumore di Mikey e del suo.
La ragazza era seduta su un porta amplificatore e aveva il viso appoggiato ai palmi delle mani.
Era venuta a controllare solo se stesse bene, nulla di più. Non aveva secondi fini né malizia in quello che faceva, semplicemente voleva stargli vicino.
Quando lo spettacolo finì, uno strano malessere si impossessò di Gerard, che giratosi a controllare se la ragazza si trovasse ancora lì, notò con dispiacere che non ve ne era traccia.
Inizialmente ci rimase un po’ male ma poi pensò che forse era meglio così, non voleva crearle altri casini soprattutto con Linsdey che ultimamente si era rivelata una stronza.
Il solo pensare alla tatuata lo fece rattristare, ma non per la persona in sé, quanto per la situazione. Forse doveva finire di portare avanti questa messa in scena e doveva dire una volta per tutte a Linsdey che tra loro era finita e che lui amava un’altra.
Si sentiva quasi un vile per come stava trattando la donna. Per quanto fosse testarda e magari anche un po’ menefreghista, non meritava comunque qualcosa del genere.
Appena scese dal palco, si passò un asciugamani tra i capelli per cacciare via il bagnato, e veloce si diresse verso il suo tour bus a cambiarsi gli abiti zeppi di sudore.
**
 
-Di che cos’è che mi volevi parlare?- fece Kittie all’amica, guardandola con le braccia conserte mentre l’altra stava uscendo dal suo armadio mezzo guardaroba.
-Ho una strana sensazione- fece Linsdey arrabbiata, cercando di scegliere qualcosa di adatto alla serata. –Cioè ti ho raccontato del sesso-fuggi-e-via dell’altra sera? Io non lo so perché diavolo si sta comportando in questo modo!- urlò quasi gettando per aria una minigonna. Possibile che non aveva un pantalone decente?!
-Sì, Lin. Almeno venti volte da avantieri- rispose annoiata l’amica. Ormai sapeva tutti i particolari di quell’episodio. –Allora cos’è questa strana sensazione?- domandò poi stappandosi una birra.
Linsdey le riassunse tutto l’accaduto della sera prima, le disse di Gerard che era andato da lei perché stava male, e di lei che l’aveva preso a parolacce perché l’aveva lasciata senza dignità nel letto. Le raccontò di come arrivata in ospedale avesse trovato quella ragazza, vista con Gerard sì e no una volta sola, e di come lei avesse confidenza con tutti i familiari Way, Donna compresa.
-Semplice no?!- fece Kittie, prendendo il suo Iphone da sul mobiletto –Controlliamo subito chi è questa sgualdrinella!- aggiunse compiaciuta. Le piaceva da morire sparlare della gente, e soprattutto conoscere i loro segreti per poi poterli spiattellare a chiunque.
Linsdey non disse nulla. Era intenta a seguire l’amica, anzi voleva farsi aiutare proprio perché voleva vederci chiaro in quella faccenda.
-Che cosa stai facendo?- domandò la ragazza guardando Kittie smanettare sul suo telefono.
-Sto controllando su Google!- rispose come se fosse ovvio. Aveva intenzione di trovare quella ragazza e sapere di più su di lei.
-Come si chiama?-domandò subito dopo.
-Mmm, Annie, ma il cognome non lo so. Cercala come cantante delle Helenas…oppure leggi qualche biografia, così conosciamo come si chiama per intero- fece ricordandosi.
-Le Helenas?- chiese stupita Kittie. Erano proprio le ragazze che lei amava di più prendere in giro e di cui adorava spettegolare, oltre alla band del ragazzo della sua amica, ovvio.
-Sì, e pensa che Gerard ha tutti i loro album sull’Ipod…- aggiunse alzando gli occhi al cielo.
Ok, era decisamente gelosa. Gerard era pur sempre il suo ragazzo, e anche se Annie tecnicamente non le aveva fatto nulla, lei non voleva che si avvicinasse a Gerard, soprattutto in quel momento.
-Mmm…allora. Che cosa stiamo cercando esattamente?- chiese Kittie scorgendo sul piccolo schermo i titoli dei vari siti.
-Non lo so! Tu mi hai detto di cercare. Trova qualsiasi cosa! Scandali, ex fidanzati, foto hot, che ne so!- esclamò la mora.
-Dunque…Credo che sul loro sito ufficiale non ci sia nulla di quello che stiamo cercando….- iniziò a dire scorrendo la pagina. -…Trovato!- disse poi vittoriosa la batterista, navigando su un altro sito. –Allora attualmente è fidanzata con Chace Crawford.- disse vedendo gli articoli. –Però si tratta bene…- commentò anche, vedendo un’immagine in cui Annie e Chace erano ad un evento mondano. Proprio un bel figo quel tipo.
-Ah!- esclamò gelosa la ragazza –Dunque ha un fidanzato anche lei! E perde tempo con il mio Gerard…- affermò gelosa.
Kittie chiuse la pagina e poi andò alle immagini Google. Scorse con la barra del telefono le varie pagine, e poi vide una foto che non avrebbe fatto per niente piacere alla sua amica.
Si sbagliava o quello era…Gerard?
-Che c’è? Che hai trovato?- fece Linsdey vedendo la faccia corrucciata di Kittie. Fece un passo avanti e si avvicinò all’amica.
-Ehm…- iniziò a dire Kittie aprendo l’immagine e ingrandendola -…credo che i tuoi sospetti siano fondati…- aggiunse. L’amica si sedette accanto a lei e insieme iniziarono a vedere le foto.
Nella prima immagine ingrandita c’era Annie sorridente con al suo fianco Gerard. I due erano molto vicini e Gerard aveva il suo braccio attorno la vita della ragazza.
Linsdey deglutì, sentendo crescere la gelosia dentro di sé.
Tecnicamente quella foto non voleva dire nulla, magari erano amici e si stavano solo abbracciando.
-Va’ avanti- disse solo, esortando l’amica ad aprire altre fotografie.
Quella che aprirono non fu di certo rassicurante. Probabilmente ritraeva un post concerto, ma il dettaglio più importante era che i due ragazzi nella foto si tenevano per mano, affiancati da Ray, il manager dei ragazzi e qualche altro membro della crew. Gerard aveva ancora i capelli nero corvino.
Linsdey chiuse gli occhi fino a farli diventare due fessure. Come poteva, lei, non sapere nulla di tutta quella storia?  Intimò alla batterista di cercare sotto “Gerard Way e Annie Clay”, e le fotografie che apparsero erano delle più eloquenti. La prima che Linsdey vide, fu una foto probabilmente scattata dai paparazzi in cui la coppia appena scoperta, si scambiava un tenero bacio. Probabilmente era qualche festival, dato che lo scenario era molto simile a quello che stavano vedendo ogni giorno. Per fortuna i soggetti erano in lontananza, altrimenti vedere nel dettaglio quel bacio, le avrebbe fatto saltare i nervi ancora di più.
-Lo sapevo, vaffanculo!- esclamò alzandosi e iniziando a prendere a calci qualsiasi cosa le si trovasse davanti. Se quella sera l’avesse incontrata, le avrebbe detto una volta per tutte di non provarci minimamente con il suo ragazzo, e una volta incontrato anche lui, l’avrebbe caricato di parole e non avrebbe voluto sentire scuse.
 
**
 
Il grande vociferare nella sala ristoro gli stava dando quasi alla testa. Paradossalmente non aveva nemmeno fame. Voleva solo stendersi nel letto e dormire, non prima di aver chiamato sua madre e di averle chiesto di suo padre. Desiderava anche incontrare Annie e magari darle un bacio sulla guancia, magari abbracciarla e parlarle e gli sembrava sciocco, ma in quel momento, avrebbe giurato che le farfalle allo stomaco erano dovute alla ragazza.
L’avrebbe incontrata di certo quella sera…almeno sperava. C’erano tutte le band lì, perché mai le Helenas non avrebbero dovuto esserci?
Sperò in cuor suo che fosse così e tornò a giocherellare con la forchetta e con il coltello, che il cameriere gli aveva posto davanti qualche secondo prima.
Il tavolo dei My Chemiical Romance quella sera era occupato quasi a doppio. Ogni membro aveva la sua consorte al suo fianco: Frank stava con Jamia, Mikey con sua moglie, e Ray con Christa . Lui, Pedicone e Bryan erano seduti uno affianco all’altro da soli.
Linsdey si sarebbe seduta con la sua band, com’era giusto che fosse, e forse sembrava anche cattivo, ma a Gerard andava bene così. Non aveva voglia di parlarle, per lo meno non quella sera quando era stanco morto, e tutto ciò che faceva era elemosinare un letto.
Ogni tanto distrattamente si intrometteva nei discorsi dei loro amici. Lanciava qualche occhiata a Frank e poi a Ray, e dopo, senza farsene accorgere, si guardava intorno cercando di non farsi vedere.
Sembrava un deja vù. Non era di certo una novità che lui cercava disperatamente Annie. Insomma, era un’abitudine che per qualche tempo aveva perso, ma a quanto pareva ultimamente era riaffiorata.
Solo dopo qualche minuto si accorse che il tavolo delle Helenas non era così distante dal suo. In linea d’aria dovevano essere, sì e no, venti metri.
-Chi guardi?- gli fece Bryan, che si era accorto dello sguardo perso nella stanza di Gerard.
-Mmm…no controllavo se c’era una persona…- rispose il rosso vago.
-Linsdey è di là, comunque- disse il manager, non conoscendo la realtà dei fatti.
Gerard si girò nella direzione in cui l’uomo aveva indicato e scorse la sua ragazza, se così la si voleva chiamare, guardarlo. Per non dare troppo nell’occhio, lui le fece un gesto con la mano in segno di saluto. Non voleva che Bryan si impicciasse in quella storia.
Linsdey lo guardò con odio, e girò antipatica la testa da un’altra parte. Appena gli sarebbe stata più vicino, gliene avrebbe detto quattro.
Gerard alzò gli occhi al cielo, non facendo caso al gesto e alla stizza della donna, e ritornò a guardare il tavolo delle cinque ragazze.
A quanto pareva anche il loro era molto pieno, e ciò era dovuto al fatto che ogni membro del gruppo aveva al suo fianco il proprio fidanzato.
Quando il ragazzo scorse Annie da sola seduta, senza nessuno a cui stringersi o fare moine, quasi gli venne un dolore al petto.
Era sola, ed era solo colpa sua e del casino che aveva provocato la mattina precedente.
Rimase a guardarla quasi imbambolato, notando come anche la ragazza trapelasse sintomi di stanchezza. Le occhiaie sotto gli occhi non mentivano, e il look trasandato e per nulla abbinato che sfoggiava, sicuramente non aiutava.
Il suo sguardo era triste e sembrava non curarsi dei discorsi delle persone che la circondavano. Si guardava attorno distrattamente e con aria annoiata. Era insofferente, e Gerard lo sapeva. Probabilmente si stava sentendo anche a disagio del fatto di trovarsi lì da sola.
Per più di un attimo desiderò trovarsi a quel tavolo, come i vecchi tempi, quando lui e la ragazza erano in una sintonia che andava al di là del pensiero umano, e tenerla affianco a sé, magari prestandole una spalla su cui appoggiare la testa.
-Guarda, che diavolo!- esclamò Linsdey rivolta a Kittie, cercando di non farsi sentire da Jimmy e Steve. –Sono dieci minuti che sta fissando il tavolo di quella puttanella!- commentò acida.
-Linsdey, calmati. Non credo sia il momento migliore per fare scenate…- fece Kittie comprensiva –…E poi a quanto pare, sta facendo tutto il tuo uomo, perché lei si fa i fatti suoi al suo tavolo.- concluse guardando il tavolo delle Helenas.
Effettivamente Annie non si era nemmeno accorta che ci fosse anche Gerard, e soprattutto che lui la stesse guardando e fissando.
Linsdey guardò la sua rivale poco sicura.
-E’ anche da sola…Dov’è il suo palestrato con la faccia d’oro?-
-Magari non poteva venire…- rispose Kittie razionalmente.
-O magari si sono lasciati per Gerard.- ipotizzò la tatuata.
-Lin non fare la paranoica. Indagheremo su questa storia, e tu sai che a me piace fare la stronza e sputtanare le persone. A parte quelle foto che testimoniano una storia passata, almeno da parte di quella, non c’è nessun segnale che Gerard ti tradisca.- concluse la batterista con un po’ di stizza.
Linsdey non seppe che rispondere per dare una giustificazione al suo comportamento, disse solo –Staremo a vedere-
 
Annie stava guardando Cher annoiata, e non stava per niente sentendo le stronzate che sparava l’amica. Dopo il suo rientro, non avevano ancora chiarito, e per allora andava bene così. Cher era l’ultimo dei suoi problemi. Nel suo tavolo tutti ridevano e scherzavano, e l’unica asociale sembrava essere proprio lei.
Tutte avevano il loro ragazzo, persino Cole, il loro manager, si era portato sua moglie in tour con loro.
Chace era via da due giorni, e non sapeva nemmeno lei come sentirsi. Era una stronza, quello lo pensava di certo.
Non l’aveva nemmeno chiamato per cercare di rimediare, ma la cosa più scandalosa era che non le andava nemmeno di chiamarlo. Non è che stesse bene, ma era come se per la prima volta dopo tanto tempo, le cose erano andate come dovevano andare.
Era sola, non aveva più da pensare a qualcuno, non doveva più preoccuparsi di fingere di amare o di sforzarsi di amare, e forse, dopo tutto, era meglio così.
Senza nemmeno avvisare gli altri, si alzò dal tavolo e si diresse fuori, stava quasi per sentirsi male in tutto quel caos.
Uscì dall’ingresso del ristorante e intravide in lontananza delle panchine, vicino un piccolo parco giochi per bambini. Decise di andare a sedersi lì e magari di calmarsi un po’, o semplicemente di starsene seduta e non pensare a niente.
Il profumo dell’erba le penetrò nelle narici e c’era un silenzio così profondo, che si sentivano le cicale e i grilli notturni cantare.
Era davvero un bel posticino quello. C’erano scivoli ed altalene, fosse con la sabbia e girelli.
Si guardò attorno e notando che era dannatamente sola, decise di sedersi su un’altalena e dondolare leggermente.
Per un attimo pensò a quando era bambina e all’altalena che lei e suo fratello, con l’aiuto di loro padre, appesero al ramo di una quercia vicino la loro casa in Connecticat.
Sospirò, pensando che tutto ciò che desiderava in quel momento fosse un po’ di serenità, e improvvisamente sentì qualcuno prendere le corde dell’altalena e iniziare  a farle dondolare.
La ragazza si spaventò, non aspettandosi quella cosa, ma riconobbe quasi subito l’ombra proiettata a terra del ragazzo. Sorrise debolmente. Forse la sua serenità era lui, solo che dovevano aggiustare un po’ di cose.
-Perché sei qui?- le domandò dolce Gerard continuando a muovere delicatamente l’altalena.
Annie si stava guardando le scarpe.
-Non mi andava di stare dentro…avevo caldo- rispose la ragazza, e a Gerard sembrò quasi una bugia.
-Come sta tuo padre?- chiese subito la riccia, e il rosso fece un sorriso.
-Non aveva un bell’aspetto, ma i medici ci hanno detto che si riprenderà. Per questo siamo tornati oggi stesso…- fece Gerard.
-Sono contenta…- commentò Annie.
-Mi spiace…- disse poi il rosso. –Per il fatto che sei sola…ho visto che tutte le altre sono in compagnia- aggiunse con voce tremante. Non voleva aprire qualche discorso che potesse far arrabbiare la ragazza. Voleva solo parlare con lei.
Annie non rispose, che gli avrebbe dovuto dire?
Si appoggiò con la testa su una corda.
-Poi oggi te ne sei andata…- aggiunse lui, ricordandole dell’episodio del pomeriggio.
-Sì…- rispose la ragazza. –Volevo controllare se steste bene, tu e Mikey…-
-Sei…sei stata molto gentile- disse in maniera soffocata il rosso.
Annie chiuse gli occhi. Non poteva andare avanti per sempre in quella maniera, non poteva farle questo ogni volta. Ogni momento come quello, faceva aumentare la voglia di averlo con sé, di rivivere la loro precedente storia, di ritornare ad amarlo. Lei non voleva dirglielo, non era il momento di dare al ragazzo un’altra grana. Si sarebbe tenuta tutto dentro, come sempre. Le erano bastate le sue lacrime, la sua richiesta di perdono, e lei si era sciolta di nuovo.
-Che dobbiamo fare, Annie?- chiese Gerard guardando a terra. Sperando solo che quella volta sarebbe stata quella giusta.
-Riguardo cosa?- chiese debolmente lei, cercando di non farsi prendere dalle troppe emozioni.
-Riguardo a tutto…- rispose Gerard –Credevo di saper gestire la situazione, ma invece ho fallito. Ho mentito a tutti, anche a me stesso, e non mi va di continuare a farlo…- continuò più rivolto a sé stesso che alla ragazza. –Questa situazione ha fatto uscire il lato più schifoso di me stesso…io non sono così.- disse con l’amaro in bocca. –Io non prendo in giro le persone, né tanto meno le faccio del male…-
Annie ascoltò in silenzio e poi parlò.
-E chi avresti preso in giro?- domandò, quasi terrorizzata dalla risposta.
-Linsdey- rispose subito il ragazzo -…e te…soprattutto te. La storia del matrimonio è una bugia. L’ho detto solo perché ero troppo geloso di te, di Chace…Io non posso competere con lui, e vederti lì in quel bar…Vederti che lo abbracciavi dopo che noi…- disse fermandosi. –Io non lo so che mi è preso e ti ho fatto finire in un casino. E’ colpa mia se tu sei da sola, stasera…-
Annie sorrise debolmente. Non sapeva se arrabbiarsi o essere per lo meno contenta.
Gerard girò e si inginocchiò davanti a lei, almeno la poteva guardare negli occhi.
-Sarai mai in grado di perdonarmi?- le chiese prendendole il viso tra le mani.
Annie sentì le farfalle allo stomaco quando incontrò gli occhi di Gerard…era sempre la stessa storia…
-Credi che se non l’avessi fatto, saremmo qui ora?- rispose solo lei accennando un sorriso e poi abbassando lo sguardo.
Gerard improvvisamente si sentì leggero, spensierato e forse anche contento. Fece un gran sorriso, di quelli che facevano sciogliere Annie da sempre.
La ragazza si sentì quasi mancare, era da tanto che non provava quella sensazione di totale dedizione nei confronti di una persona. Eppure c’era ancora un problema.
Scacciando via dalla mente quel pensiero, ritornò sui suoi passi, pensando che comunque il suo attuale destino era quello di rimanere sola. Non fece notare a Gerard che forse c’era ancora Linsdey di mezzo a quella faccenda, e non volle ricordarglielo. Andava bene così. Le bastava che lui fosse sereno e non che lei lo fosse.
-Ti prometto che risolverò ogni cosa…- disse poi Gerard sporgendosi verso di lei. Le avrebbe voluto dare un bacio sulle labbra ma non lo fece, lo avrebbe fatto appena davvero ogni cosa si sarebbe sistemata.
Annie lo guardò negli occhi e non capì il significato di quella frase, o per lo meno non volle capirlo. Non voleva darsi false speranze.
Gerard si alzò e le diede un bacio sulla guancia, abbracciandola.
Quando lui se ne andò, Annie rimase immobile, sentendosi la guancia in fiamme. Sarebbe stato meglio se le avesse dato un bacio sulle labbra. Per lo meno non si sarebbe sentita totalmente assuefatta da lui.
 
Gerard si incamminò deciso nelle sue idee, sparì tra la piccola siepe e veloce si diresse verso l’entrata del ristorante.
-Dove credi di andare?- fece una voce femminile alle sue spalle.
Il ragazzo si girò di scatto non aspettandosi Linsdey alle sue spalle e con lo sguardo corrucciato e confuso, aspettò che la ragazza dicesse qualcosa.
-Credi che sia una stupida? O che non mi sia accorta di niente?- continuò la donna arrabbiata. –Che hai fatto dietro quel cespuglio con quella? Anzi no, perché non mi hai mai detto che eravate stati insieme?- domandò a raffica.
-Uno, dietro quel cespuglio non ho fatto proprio un bel niente- commentò acido Gerard ancora confuso –Due. Non so di cosa tu stia parlando-continuò mentendo.
-Oh, non sai di cosa sto parlando?- fece lei. –Quindi se vado a controllare non trovo nessuno, vero?-
Il ragazzo non rispose per mancanza di tempo, Linsdey stava già camminando a passi giganti verso il piccolo parco giochi.
Quando entrambi arrivarono, Gerard tirò un sospiro di sollievo. Non c’era davvero nessuno.
-Allora?- fece lui mettendosi le mani ai fianchi. –Che cosa vuoi?- chiese con aria di sfida. Era sicuramente ancora arrabbiato con lei.
-Io cosa voglio? Gerard, credi che sia una stupida? Sei strano da qualche tempo a questa parte. Veniamo in tour, sparisci per tutto il giorno e ti ripresenti la sera. Mi tratti come se fossi una pezza mentre siamo a letto, ma che pensi che servo solo a farti scopare?- chiese ad alta voce e paonazza in volto la donna.
-Magari è così- rispose Gerard cattivo. –Sei un’egoista Linsdey e non me ne fotte un cazzo di quello che pensi, ma io mi sono scocciato dei tuoi comportamenti- fece sicuro di sé. Non era nemmeno arrabbiato, era semplicemente scazzato. E sì, magari lei aveva ragione, ma a lui non interessava nulla. Si girò e si diresse verso il ristorante.
-Aspetta!- fece Linsdey andandogli dietro. –Ti sembra un comportamento normale, questo?- gli fece notare.
-Probabilmente no, ma non voglio rovinarmi la serata- disse tranquillamente entrando.
Davvero quella sera non aveva voglia di fare nulla, soprattutto stare a litigare con lei.
-Sei un coglione!- gli urlò Linsdey da dietro seguendolo a grandi passi.

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Capitolo 15
*** Tell me, baby, who do you wanna be? ***


 ...And you can't sleep in a coffin
but the past ain't through with you...



-Hai intenzione di tenermi ancora il muso? Sono passate due settimane…- fece Cher rivolta ad Annie, la quale sfogliava annoiata una rivista di musica.
La riccia fece finta di non sentire. Non aveva nessuna voglia di risponderle. Dopo la sua ultima uscita, doveva ammettere che l’amica l’aveva davvero ferita e lei non perdonava facilmente quelle cose.  
-Molto maturo non rispondere…- aggiunse la batterista, posizionandosi davanti a lei e portando le mani ai fianchi.
Annie alzò leggermente lo sguardo e la scrutò, penetrandola con le sue iridi sfumate.
La ragazza la guardò e poi parlò con quel tono insolente che solo lei aveva
–Allora? Ti ostini? Non ti sembra che la stia facendo un po’ troppo lunga?- Si portò le braccia al petto e iniziò a battere il piede per terra, come se stesse aspettando qualcosa.
-Cher, non rompere il cazzo- sbottò nervosa Annie, continuando a sfogliare la rivista. –Vattene da Liz, magari lei ti sopporta-
Certi atteggiamenti le davano davvero fastidio. Non solo Cher l’aveva ferita e delusa, ma continuava a uscire fuori quella storia passando per vittima.
Cher ridusse le palpebre a due fessure. Quando era incazzata, la riccia poteva essere molto velenosa.
-Sai una cosa, secondo me sei troppo frustata dal fatto che Chace ti ha lasciato, che adesso sei sola e dal fatto che quell’idiota del ragazzo che ami non ha mosso un dito per te…Così, per sfogarti, ti piace pensare che io sia la stronza-
Dopo questo discorso Annie alzò un sopracciglio: avrebbe tanto voluto prenderla a schiaffi fino a farla sanguinare.
Senza dire nulla si alzò dal divanetto su cui era seduta e se ne andò. Non aveva nessuna intenzione di stare a litigare nuovamente con lei. Quello che più odiava di Cher era che molte volte non sapeva quando era il momento di smetterla.
-Sai che ti dico…- fece Annie, uscendo dalla porta e dirigendosi il più lontano possibile da lei.
La batterista alzò lo sguardo in attesa di ascoltare quello che la ragazza aveva da dirle.
-Vai a farti una scopata con Alex invece di pensare agli affari personali degli altri-
Il tono di Annie risultò troppo secco e rabbioso anche a se stessa, ma non se ne curò troppo.
Cher non aggiunse una parola e seguì solamente l’amica con gli occhi, fino a quando non sbatté la porta e se ne andò.
Annie iniziò a procedere a grandi passi per quel lungo corridoio, cercando di sbollire la rabbia. Dopo aver passato le prime tre settimane di tour in bus, gli organizzatori dell’evento avevano avuto il buon senso di far fermare tutte le band in un albergo per qualche giorno.
Annie non sapeva se essere rincuorata dalla situazione o se essere infastidita: rimanere in un albergo per tre giorni assieme a tutti, significava incontrare inevitabilmente Gerard.
In quelle due settimane non si erano scambiati molte parole, i loro incontri erano stati alquanto saltuari e puntuali e lei non riusciva a capire perché, ma d’altronde sapeva anche che il ragazzo in questione era Gerard, e che quest’ultimo aveva un modo tutto suo di vedere la realtà e di reagire alle situazioni, perciò aveva cercato di non pensarci e di continuare a ripetersi di non aspettarsi nulla da lui. Non era nemmeno delusa, una parte di lei sapeva che non avrebbe avuto il coraggio di parlare a quattr’occhi con Linsdey e a quanto pareva non l’aveva ancora fatto.
Scese due scalinate e poi si ritrovò nella hall dell’albergo. Non sapeva precisamente cosa volesse fare, più che altro se n’era uscita per non stare nella stessa stanza con Cher.
Si sedette su una poltroncina e iniziò a guardarsi intorno: era praticamente deserta, ma d’altronde non c’era nulla d’aspettarsi da un hotel in periferia. Prese un quotidiano e tornò a sfogliare annoiata quella rivista, non leggeva nemmeno cosa ci fosse scritto, leggeva a stento i titoli.
Improvvisamente sentì qualcuno posizionarsi davanti a lei, per un attimo credette che Cher l’avesse seguita per non sapeva quale ragione, ma poi alzò lo sguardo e si trovò davanti qualcuno di inaspettato.
-Mikey?!- fece lei sorpresa, guardando il ragazzo che sfoggiava un ciuffo biondo tirato all’indietro.
-Ehi- rispose lui accennando un sorriso.
Senza dire nulla si mise seduto accanto a lei, prendendo anche lui una rivista dal tavolino di fronte.
Annie non disse nulla, anzi non faceva altro che guardarsi intorno.
-Non c’è. Tranquilla- disse il ragazzo, intuendo chi Annie stesse cercando con lo sguardo.
La riccia accennò il sorriso. Mikey sembrava sempre mezzo addormentato, però era sicuramente il più intuitivo dei due fratelli Way.
Incurvò leggermente le labbra, facendo un sorriso a stento percettibile e poi parlò -…Magari non stavo cercando lui…- disse per scagionarsi.
-Se c’è una cosa che non sai fare…è mentire…- fece Mikey, abbassando la rivista e rivolgendo il suo sguardo verso quello della ragazza.
-Già…e vedi dove mi ha portato questa cosa…- rispose Annie, alludendo a tutta quella situazione che probabilmente Mikey conosceva.
Il bassista rimase in silenzio, aspettando che la ragazza aggiunse qualcosa.
-Sono stata lasciata dal mio ragazzo perché l’ho tradito, ho litigato con una delle mie migliori amiche e aspetto che magari quell’idiota di tuo fratello si decida a dirmi cosa vuole davvero…Comunque…- disse poi facendo un sospiro e dopo aver lanciato quella frecciatina –Come sta tuo padre? L’hanno dimesso?-
Mikey la guardò un attimo, e notò la sua pelle abbronzata e i capelli nerissimi che le ricadevano sul petto.
-Sì, ora sta meglio. Grazie per averlo chiesto- fece il giovane.
-Ah, dimenticavo…- disse poi Annie guardando la fede al dito di Mikey. –Auguri. Me lo disse Alicia qualche settimana fa e mi congratulai solo con lei…- concluse sorridendo.
-Oh- esclamò Mikey sorpreso –Ti ringrazio!-
-Di nulla- commentò la ragazza.
Perché parlare con Mikey era sempre così facile? Lui la tranquillizzava, non le metteva ansia come Frank, Frank quasi la infastidiva, mentre il ragazzo accanto a lei sapeva stare al suo posto in ogni occasione, senza strafare.
-Che fate stasera?- chiese Mikey, accantonando il giornale sul posto vuoto del divano.
-Io credo nulla…Probabilmente le altre usciranno a farsi un giro. A me non va…- rispose sincera. Passare l’intera serata con le sue amiche l’avrebbe fatta deprimere ancora di più.
-Perché? Ma dai non puoi stare barricata in questo albergo!- fece Mikey. Insomma, era estate, erano in tour, non poteva fare la monaca di clausura in una stanza.
Annie sorrise. Mikey sapeva essere davvero dolce certe volte. Era spontaneo e quella forse era una delle sue principali doti: introverso, ma spontaneo.
-Vuoi sapere perché non voglio uscire?- esordì allora la ragazza. Aveva bisogno decisamente di parlare con qualcuno riguardo quella storia e magari Mikey era la persona meno adatta, ma almeno sapeva che l’avrebbe ascoltata. In fondo loro due facevano sempre così, si ascoltavano a vicenda. Anche in passato, quando Mikey aveva qualche problema con Alicia andava sempre da lei a confidarsi e a chiedere consigli, e la ragazza non si tirava mai indietro.
-Sai quanto è deprimente essere circondata da persone che si baciano in continuazione, mentre tu, per ingannare il tempo, giochi al cellulare?- aggiunse.
Mikey sorrise.
-Ne ho un’idea-
-Questa è una ragione. Per non considerare il fatto che vorrei uccidere Cher ogni volta che apre bocca. Dunque, onde evitare dissidi, me ne sto tranquilla nella mia stanza a mangiare la mia classica insalatina di cetrioli scondita- concluse, quasi ridendo di se stessa per la depressione che le aveva fatto venire quella frase.
Mikey rise di cuore. –Oddio, le mangi ancora? Ahah, Annie, ma quando la finirai?- fece il ragazzo. A quanto ne sapeva mangiava insalate da quando si erano conosciuti.
-Me lo chiedo anche io- commentò la mora abbassando lo sguardo. L’accoppiata insalata, stanza d’albergo e solitudine era una cosa che aveva già vissuto.
-Posso dirti una cosa?- fece Mikey, ritornando serio.
-Certo- rispose a bassa voce la ragazza. Una parte di lei sperava che le dicesse qualcosa riguardo Gerard, che magari le raccontasse cosa volesse davvero, mentre un’altra parte non voleva sentir parlare di lui: stava così bene quando non c’era Gerard di mezzo.
-Io non so cosa passa nella testa di mio fratello…- iniziò a dire.
Alla ragazza iniziò a venire il batticuore.
-Ma ultimamente è davvero intrattabile…- continuò –Ho cercato anche di parlargli io e di scoprire cosa avesse ma a quanto pare si è chiuso nei meandri della sua mente…tipico di Gerard. L’unica cosa che ti chiedo è di avere pazienza. Io non so cosa sia successo precisamente tra voi due e con Lin, né ora né prima, non ne ha mai parlato, ma dagli un po’ di tempo, non si è mai trovato in una situazione del genere…-
Annie alzò un sopracciglio. Avrebbe dovuto trattarlo anche con le pinze…Grandioso. Non aggiunse nulla a quelle parole, non voleva risultare né lamentosa, né vittima.
 
-Dai, non fare la suora!- le stava dicendo Liz muovendola tutta.
-Liz, ti ho detto che non voglio venire…per favore…- fece Annie annoiata, ancora buttata sul letto.
-Ma perché devi stare qui? Non c’è nemmeno la tv via cavo!- esclamò l’amica facendole il solletico sotto i piedi.
Annie si ritrasse mettendosi all’angolo del letto.
-Lo sai perché, è meglio che non vengo…- disse a bassa voce.
-Ancora per la storia con Cher? Ma tu sai quanto è testa di cazzo, perché prendi sul serio le cose che ti dice- esclamò l’amica.
-Testa di cazzo o no, non mi va di venire, davvero. Le altre sere sono uscita quando me l’avevate chiesto… Stasera non mi va proprio- fece Annie con voce un po’ rassegnata.
-Ma se ti ritiri sempre prima di noi…- commentò Liz, questa volta seria. Non aveva parlato apertamente con lei, ma aveva intuito la situazione. Con le sue iridi celesti, penetrò quelle cangianti della cantate e si rassegnò all’idea di lasciare da sola Annie in albergo.
-Ok- disse, persuasa alla fine. –Un giorno io e te parleremo a quattr’occhi e mi dirai cos’è che ti fa stare così…- concluse.
Liz era sempre troppo dolce con Annie, tutto l’opposto di Cher.
Annie le sorrise e annuì, sapendo però che Liz non avrebbe mai saputo la verità.
In pochi minuti la ragazza rimase sola nella stanza, e un fastidioso silenzio calò dentro di essa.
Aprì il cassetto e si mise qualcosa addosso. Faceva abbastanza freddo. Vide tra tutte una maglia in particolare e a malincuore la prese, infilandosela: odorava ancora di Chace.
Si diresse verso lo snack bar e uscì dal frigorifero la sua adorata insalata, la preparò mettendola in un contenitore di plastica, e poi mettendosi sul letto accese il computer, inserì un cd, e si distese con il cuscino dietro la testa.
Proprio quando il film stava per iniziare un rumore la distrasse: qualcuno stava bussando alla sua porta.
Si alzò lentamente, pensando che qualcuna delle ragazze si fosse dimenticata qualcosa e andò ad aprire cercando di non risultare più scazzata più del dovuto.
Spalancò la porta, già pronta a dire “Vi siete dimenticate le chiavi?”, ma la figura che si ritrovò davanti la lasciò senza parole.
-Che ci fai qui?- chiese a bassa voce, quando Gerard alzò lo sguardo.
Il ragazzo era appoggiato alla porta con un braccio e aveva la testa poggiata lungo il telaio della porta.
Annie lo guardò per qualche secondo. Le gambe le stavano letteralmente tremando. Le sue guance probabilmente si colorarono di rosso, perché iniziò a sentire uno strano calore sul petto e poi sul viso.
Gerard deglutì, era stato molto più facile pensare a tutta quella scena e non realizzarla davvero.
-Ho…ho parlato con Mikey…- iniziò a dire.
Al sentire quella voce alla ragazza vennero i brividi.
-E mi ha detto che saresti stata sola stasera…perché non ti andava di uscire…- aggiunse.
–Perciò ho pensato di…di venirti a fare compagnia-
Alla fine di quella frase respirò quasi a fatica. Il suo cuore stava scoppiando nel petto.
Annie lo guardò confusa, ma non volle indagare ulteriormente, così chiese –Come sapevi che questa era la mia stanza?-
Il rosso accennò un sorriso e rispose.
-L’ho chiesto alla reception…Non sarebbe la prima volta…-
Annie alzò gli occhi al cielo nascondendo un sorriso. Doveva smetterla di sciogliersi davanti a lui.
-Posso entrare?- chiese ancora il ragazzo.
-Di certo non puoi farmi compagnia dal corridoio…- mugolò Annie, aprendo di più la porta e permettendo al cantante di entrare.
-Allora Mikey ti ha detto che ero sola? E pensare che credevo che non fosse come Frank…- fece la ragazza, sarcastica.
Gerard rise entrando nella stanza, preoccupandosi di chiudere la porta. Si guardò un po’ attorno e vide il computer sul letto e una scodellina di plastica.
-Oddio, stavi mangiando davvero l’insalata?- chiese stupito.
-Ma perché tutti mi fate la stessa domanda?! E’ un’insalata, diamine, mica chissà cosa!- sbottò la riccia.
Gerard scoppiò a ridere. –Ok, scusami. Non te lo dirò più.- fece, sfoderando uno di quesi sorrisi mozzafiato. –Che guardi?-
-Batman Begins- rispose Annie, quasi certa che avrebbe rimandato la serata con Christian Bale ad un’altra volta.
Il ragazzo soffocò una risata.
-Che c’è?- chiese lei di fronte a quella risatina.
-Nulla…E’ che non cambi mai…- disse sincero guardandola, era da quando si erano conosciuti che era in fissa con i film di Nolan.
Stava indossando una maglia decisamente troppo grande, le andava quasi a vestito.
-E’ perché Bruce Wayne rimane sempre figo…- rispose vaga lei.
Quella era sicuramente una delle uscite di Gerard per farla calare ai suoi piedi, e lei cercò di non badarci molto.
Il rosso si appoggiò sull’unico mobiletto presente nella camera e rimase per qualche secondo a guardare la ragazza.
Annie si sentì il suo sguardo addosso e cercò di fare altro, provando a non farsi prendere dall’ansia.
 -Bella la maglia…- commentò all’improvviso lui, guardando la maglia nera dei Pink Floyd che Annie indossava.
La ragazza lo guardò negli occhi, perdendosi per un attimo in quelle iridi verdi e poi aggiunse, quasi sotto voce –E’ di Chace…Un giorno gliela ridarò…-
Gerard rimase immobile, respirava piano. Il solo udire quel nome lo fece irrigidire. Continuò a guardare Annie, quasi ferito e lei improvvisamente si girò.
-Come…come stai?- chiese lui sottovoce.
-Non fare finta che ti importi- rispose secca la ragazza.
-Sai che mi importa- fece lui serio.
-Allora non fingerti dispiaciuto-
Gerard rimase qualche secondo in silenzio: sapere che Annie era di nuovo sola, e non stava più con quell’adone era sicuramente una grande soddisfazione.
-Che sei venuto a fare?- chiese lei, seria questa volta.
-Te l’ho detto volevo farti…-
-Sul serio, Gerard- lo interruppe Annie.
Il ragazzo fece un sospiro. Tanto valeva dirle la verità.
-Volevo stare con te. Da solo. Senza nessuno che ci disturbasse.- disse deciso.
Annie deglutì. Dopo qualche secondo le venne un brivido dietro la schiena e improvvisamente sentì le mani di Gerard stringerle i fianchi.
Lui appoggiò la testa sulla sua spalla e le sussurrò nell’orecchio –Ti va una cena decente? Ci facciamo due passi da queste parti, e poi torniamo…-
Annie ci pensò su. No, la cena decente non le andava, ma farsi una camminata non le dispiaceva.
-Tanto la mia serata con Christian Bale è saltata…- disse sorridendo.
-Con chi?!- fece Gerard lasciandola, girandola e guardandola negli occhi.
Annie scoppiò a ridere. –Con l’attore che fa Batman! Cos’è hai dimenticato la cultura che avevi sui super eroi?-
Gerard la guardò di sguincio. –Non sia mai…- commentò. –Puoi farmi due favori?- aggiunse qualche secondo dopo guardandola.
-Spara- fece lei in attesa, con le mani ai fianchi.
-Puoi cambiarti la maglia? Mi ingelosisce…- disse arricciando un po’ le labbra.
Annie lo guardò. Le stavano quasi cadendo le braccia. Ridusse gli occhi a due fessure.
Lui scoppiò a ridere. –Ok, adesso ammazzami pure…- fece un po’imbarazzato, ma davvero non riusciva a vederla con quella maglia, magari datale anche dopo una notte d’amore…
Annie lo stava fulminando con gli occhi.
Davvero si ingelosiva?
Non rispose perchè altrimenti avrebbe sollevato un polverone. Avrebbe voluto dirlgi che anche lei era gelosa di Linsdey e di tutto il resto, ma che non gli chiedeva di lasciarla, anzi, si era messa in un angolino ad aspettare con la coda tra le gambe così decise di giocare sporco. Fece scorrere le mani lungo il bacino e poi prese l’orlo inferiore della maglia iniziando a sollevarlo. Si preoccupò di sfilarsi anche la cannottiera che aveva sotto.
Lasciò a terra i due indumenti e poi disse a bassa voce –Così ti ingelosisci ancora?-
Gerard la guardò, guardò il suo busto, il suo addome piatto con il piercing all'obelico, il reggiseno nero, e il suo petto alzarsi e abbassarsi per i respiri.  Deglutì, e un lungo brivido gli attraversò la schiena. Non rispose. Rimase solo a guardarla, immobile. Era decisamente una provocazione molto allettante.
-Quale sarebbe l’altro favore?- fece poi Annie, portandosi le mani ai fianchi. Lui aveva deciso di complicarle la vita? Bene, l’avrebbe fatto anche lei.
-Non credo tu lo voglia sapere…- mugolò, quando la ragazza si avvicinò pericolosamente a lui.
-Spero non ti facciano ingelosire anche i jeans regalatimi da Christie- commentò lei sarcastica.
Gerard incurvò le labbra. Sentiva l’ansia salirli sempre di più.
-Vorrei un bacio…- fece a bassa voce. Alzò gli occhi, cercando di scorgere l’espressione della ragazza, e con grande sorpresa notò che lei non sembrava infastidita.
Annie si avvicinò a lui, sfiorandogli il corpo con il suo.
Sentire la pelle di Annie, causò una strana sensazione al centro dell'addome del ragazzo, sensazione che poi si espanse in tutto il corpo.
Sfiorò con le labbra quelle carnose della ragazza, ma proprio quando le disciuse un po', pronto ad assaporarle, Annie piegò un po’ il collo, sporgendosi e dandogli un bacio sulla guancia.
Sentì Gerard deglutire e abbozzò un sorriso.
Il rosso la guardò con gli occhi sgranati, senza fiato.
-Non chiedermi più favori, altrimenti saresti costretto a ricambiarli- disse Annie, allontanandosi a mettersi qualcosa addosso.


***
Ok, per prima cosa vi chiedo PERDONO per tipo i tre mesi che sono passati dall'ultimo aggiornamento u.u, ma davvero per questa ff ho avuto il blocco dello scrittore e mi dispiace se vi ho fatto aspettare così tanto u.u 
<3 chiedo venia. 
Comunque ufficialmente con quuesto capitolo ci avviciniamo alla fine della storia. 
Ok, dovrebbero mancare un tipo tre o quattro capitoli ma vabbè...
Per la cronaca è anche la storia più lunga che io abbia mai scritto XD   di solito non mi dilungo molto!
Spero che questo capitolo sia stato almeno interessante, è un po' un capitolo di passaggio perchè adesso Annie e Gerard più che amanti diventano amici (?), anche se è difficile da credere. 
Ok. la smetto. Vi adoro tutte! soprattutto le nuove ragazze che si sono aggiunte a seguire la storia, ovvero The kid from yesterday, mia vecchia conoscenza :D, e looneylovengood, mia nuova e simpaticissima conoscenza! 
Un bacio a tutte! 
Vi ricordo la mia pagina fb!

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Capitolo 16
*** Now, come on to this tragic affair ***


Imaginary wedding gown
That you can't wear in front of me
A kiss goodbye, your twisted shell
As rice grains and roses fall at your feet

 
Le ultime note della canzone risuonarono nell’aria e lasciarono il pubblico con le braccia protese verso il palco e ancora un po’ frastornato per il baccano degli strumenti, in attesa dell’uscita di scena del gruppo femminile.
Annie, Liz, Christie, Cher e Sarah salutarono portandosi avanti sul palco e facendo un grande inchino alla folla, mandando baci e saluti a tutti.
Quella era la loro ultima tappa del Project. Avevano deciso così, per il quieto vivere di tutti, ma soprattutto per l’integrità del gruppo.  
Vari episodi nelle settimane precedenti avevano minato alla serenità della band, e tutte insieme, per evitare comportamenti spiacevoli, avevano deciso di dare un taglio a quell’estate di concerti e di riposarsi un po’ prima di iniziare il tour mondiale.
L’immagine di quella immensa folla si stampò indelebile nella mente di Annie. Ogni volta era come se fosse la prima. Era assurdo riuscire a dimenticare delle emozioni del genere, soprattutto quando dall’altra parte del palco c’erano migliaia di persone che urlavano il tuo nome.
Ritornarono in fila nel back stage, pronte a prendersi gli ultimi complimenti dallo staff tecnico e poi a ripartire per New York.
Cher con un cenno porse un asciugamano ad Annie, la quale ricambiò accennando un sorriso. Tra loro la situazione non si era del tutto spianata, ma stavano cercando di andare avanti.
La cantante si sentiva alquanto spossata, ma soprattutto sudata ed umidiccia. Cercò di asciugarsi alla meglio con il panno e poi si sfilò la maglietta extra large che portava. Aveva solo bisogno di dormire un po’.
Cher, assieme a Liz e a Christie, si accese una sigaretta, e tutte e tre le ragazze si rilassarono mettendosi sedute su delle sedie. Nel frattempo dei tecnici del suono facevano avanti e indietro con i loro strumenti musicali e con dei pezzi di batteria di Cher, che era stata completamente smontata per essere trasportata meglio.
Sarah porse un termos con del caffè ad Annie ed entrambe iniziarono a sorseggiare lentamente la bevanda, in attesa che le vivacizzasse un po’.
-Inizio ad avviarmi- disse qualche secondo dopo la cantante. –Non vorrei fare la fila per la doccia!- esclamò scherzando, prendendo le sue cose e incamminandosi verso il tour bus.
Le altre ragazze rimasero un po’ interdette, però acconsentirono. Erano consapevoli del fatto che in quell’ultimo periodo l’amica non era più la stessa, ma sorvolarono, sperando che prima o poi si riprendesse.
Quella situazione con Gerard la stava logorando. Gerard  stesso la stava logorando. Era stanca, era debole mentalmente e tutto quello che chiedeva era solo un po’ di tranquillità e serenità.
Era passata dall’essere paziente e dall’aspettare qualche sua reazione, al cercare di dimenticare tutta quella storia.
Il fatto che Gerard non avesse parlato ancora con Linsdey, malgrado fossero passate più di tre settimane da tutta quella faccenda, non aveva fatto altro che irritarla e scoraggiarla maggiormente.
A grandi passi la ragazza procedeva verso il tour bus delle Helenas, consapevole del fatto che finalmente, per la seconda volta, si sarebbe lasciata tutto alle spalle.
Era quasi arrivata davanti la piccola porta metallica, ma un rumore la distrasse e girandosi, scorse una figura inaspettata, a cui in quel momento non avrebbe voluto tener testa.
Linsdey era di fronte a lei, con un’espressione indispettita sul viso. La stava guardando letteralmente in cagnesco.
Annie capì quale fosse la probabile ragione di quell’espressione: non aveva potuto scegliere momento peggiore.
Sperò che tutto quello che stava per succedere da lì a dieci secondi, si consumasse prima dell’arrivo del resto della sua band.
-Ciao…- mormorò la cantante, cercando di apparire sorpresa. Probabilmente Linsdey gliene avrebbe dette di tutti i colori.
La donna era di fronte a lei, mostrando la solita cera aggressiva che la classificava, vestita da scolaretta e con due labbra rossissime. Probabilmente avrebbe suonato anche lei di lì a poco.
-Evita i convenevoli- commentò Linsdey furibonda.
In quel momento avrebbe voluto solo prenderla a parolacce, insultarla, metterle perfino le mani addosso.
Annie la guardò con un minimo di razionalità e quasi non volendo, sorrise amaramente. Era arrivata la resa dei conti.
-Cos’è, il tuo uomo ha parlato?- domandò la riccia, cercando di mantenere calmi i toni di quella conversazione.
A quella domanda Linsdey sembrò indispettirsi ancora di più ed Annie lo notò.
La cantante non la odiava, non l’aveva mai fatto, anzi, la capiva anche. Capiva il suo nervosismo, capiva i suoi sentimenti feriti. Lei non la conosceva e non voleva nemmeno farlo, non avrebbe voluto entrare nello specifico della loro relazione. Sapeva solo come ci si sentiva ad essere traditi, e il fatto che lei era l’artefice di quel tradimento la faceva stare male.
Linsdey la guardò attentamente. Gerard le aveva raccontato tutto: dalla prima all’ultima parola. Non solo le aveva raccontato del tradimento, ma anche di come quella che le era di fronte fosse stata l’amore mancato della sua vita.
-Avresti voluto che non lo facesse? Così magari avreste potuto continuare imperterriti la vostra farsa- commentò la mora acida e sprezzante.
Annie arricciò le labbra e cercò di sorvolare sul suo tono arrabbiato e minaccioso. In fondo aveva ragione a stare così.
-No, invece, avrei voluto che lo facesse dal primo giorno che è successo, così come ho fatto io con il mio ragazzo. Non avevo intenzione di continuare nessuna farsa, credimi quando te lo dico- rispose la ragazza. –E’ capitato solo una volta, e probabilmente è stata tutta colpa mia- concluse.
Linsdey rimase sorpresa dalla calma e dalla razionalità che la ragazza di fronte a lei stava mostrando. Differentemente da come aveva pensato, non stava cercando scuse varie, né di giustificare il misfatto. Sembrava essere davvero stanca e rassegnata.
La bassista prese aria, cercando di capire come comportarsi, ma soprattutto come porsi. Non aveva intenzione di fare nessuna scenata.
-So che queste parole probabilmente non significheranno nulla per te- disse Annie all’improvviso anticipandola. Improvvisamente aveva mollato la presa, sventolato bandiera bianca. Era fin troppo anche per lei che aveva passato e sopportato di tutto. -…ma davvero, mi dispiace. Non volevo ferirti, anche se probabilmente eri l’ultima persona che avrei voluto vedere.-
-Tu non puoi nemmeno immaginare come mi ha trattata, come mi ha fatto sentire meno di zero- iniziò a dire Linsdey con rabbia, cercando di comprendere fino in fondo le parole che la ragazza le stava dicendo.
-No, non lo so. Ma so invece come ha trattato me e come mi ha fatto sentire. So che cosa ho perso per lui e quanto sono stata male, per più di un anno, nel cercare di dimenticarlo. Quindi ti do’ carta bianca. Io sto per sparire per sempre.- disse la cantante con una vena di desolazione nella voce.
Annie abbassò gli occhi, non aveva nemmeno il coraggio di guardarla. Gerard avrebbe potuto fare quello che voleva d’ora in poi, ma aveva finito di giocare con i suoi sentimenti.
-Non credo che lui ti lascerà mai andare- commentò Linsdey ferita, con la coda tra le gambe, ma matura abbastanza da riconoscere l’evidenza.
Annie allora, la guardò. Era sorprendente. Da lei non se lo sarebbe mai aspettato. Tacque di fronte a quell’affermazione. Non sapeva davvero che dire, così pronunciò la prima cosa stupida che le venne in mente.
-Sei libera di insultarmi quanto vuoi…me lo merito- disse, accennando quasi un sorriso. La stessa Linsdey fece lo stesso.
-Fino a dieci minuti fa l’avrei fatto…- fece -…e probabilmente avrei incolpato anche te di tutta questa situazione, ma la verità è che sarebbe andata male in qualsiasi caso. L’ho sempre sentito…distante- disse rassegnata, apparendo titubante riguardo le parole da scegliere.
Annie la guardò meglio soffermandosi sugli sprazzi di colore sulla pelle della ragazza. Quante volte gli aveva giudicati inappropriati?
Tutta quella situazione, in quel preciso momento le stava sembrando pesante, non riusciva a tollerare lo sguardo da cane bastonato di Linsdey, né il fatto che lei non le avesse dato addosso. Sarebbe stato meglio se avesse iniziato ad urlare e a darle della puttana. In quel modo stava rendendo tutto più difficile.
Improvvisamente si ricordò delle parole che Chace le aveva detto. Anche lei era stata “distante”. Forse era meglio così. Se non riusciva a legarsi a nessuno in maniera profonda tranne che non fosse Gerard, allora faceva bene a chiudersi in se stessa.
-L’unica cosa che mi chiedo…- aggiunse Linsdey qualche secondo più tardi –E’ perché ci ha messo tanto…Ha avuto tante occasioni per dirmi che era finita, ma non lo faceva, la cosa è andata evolvendosi da sé…Ho dovuto aspettare una settimana di silenzio da parte sua per capirlo…- concluse ripensando agli ultimi giorni, alla litigata nel parco dell’hotel, e all’umiliante episodio del sesso-fuggi-e-via.
Come aveva fatto a non capirlo prima? Come aveva potuto essere così cieca? I suoi sospetti erano nati da quella mattina in ospedale, quando aveva trovato entrambi, apparentemente insieme senza un motivo.
Ci fu qualche secondo di silenzio.
Entrambe erano consapevoli del fatto che stavano parlando di Gerard, ma nessuna delle due pronunciava il suo nome, come se davano per scontato che l’argomento di quella discussione fosse lui, o come se pronunciare quello stesso nome, avrebbe reso ancora più difficile il tutto.
-Me lo chiedo anche io- rispose sincera Annie, pensando a quelle parole. –Evidentemente voleva capire se ne valeva davvero la pena- aggiunse, conoscendo quanto Gerard fosse terrorizzato dall’idea di rimanere da solo.
Alzò leggermente la testa e vide in lontananza delle sagome. Riconobbe le sue ragazze e cercò di terminare quella conversazione il più presto possibile.
-Comunque- disse sospirando. –Non devi più preoccuparti di me, sto per uscire di scena definitivamente- concluse girandosi e aprendo la porticella del bus.
-Per quello che vale…- aggiunse con tono pacato –Ti auguro buone cose…-
Linsdey la guardò. Quella conversazione aveva preso una piega inaspettata. Annie si era rivelata diversa da come se l’era immaginata e l’aveva anche spiazzata.
Anche Linsdey stessa sarebbe uscita di scena, consapevole del fatto che niente di tutto quello che era successo era stato come lei l’aveva vissuto. Sembrava essersi svegliata da un sonno lungo otto mesi.
-Anche io ti auguro buone cose…- rispose a bassa voce, incamminandosi tra lo sterrato.
 
**
Gerard si portò la sigaretta alle labbra e iniziò ad inspirare l’aria mista a tabacco.
Realizzò di essere davvero solo.
Aveva parlato con Linsdey, e secondo lui quello sarebbe bastato a farlo stare meglio, ma non sentiva la tipica sensazione di leggerezza che subentra dopo le chiarificazioni. Sentiva ancora delle emozioni indefinite, come se avesse ancora qualcosa in sospeso.
Si guardò i piedi, cercando di scorgere ogni minimo dettaglio dei suoi anfibi di pelle tutti consumati in punta.
Ripensò agli ultimi due anni, ripensò a quello che era successo, a quello che aveva guadagnato e a quello che aveva perso.
L’amore aveva uscito fuori il lato peggiore di sé, gli aveva fatto perdere la retta via e inizialmente non se ne era reso conto.
Solo quando non era riuscito più a gestire tutta quella situazione, aveva iniziato a capire che qualcosa era andato storto: dalla sua relazione con Linsdey fino al suo tradimento.
Non l’aveva mai fatto prima, non aveva mai tradito nessuno, eppure anche lui era caduto nel baratro della passione.
Teneva a Linsdey, non avrebbe mai voluto farle del male, ma involontariamente l’aveva fatto, e contemporaneamente oltre a ferire lei, aveva ferito anche Annie.
Sorrise debolmente. Era arrivato il momento di dirle quello che davvero pensava. Avrebbe voluto solo confidarsi con lei, abbracciarla, magari anche baciarla e poi le avrebbe dato l’opportunità di decidere cosa farne della loro storia d’amore.
Guardò sbadatamente l’orologio sul telefono: erano le tre di pomeriggio. Loro si sarebbero esibiti verso le sei, dopo i Mindless che di lì a breve sarebbero saliti sul palco.
Si diresse verso il suo bus a prendere una cosa, era da qualche giorno che ci pensava. All’inizio gli era apparso un po’ avventato fare una cosa del genere, ma poi ci aveva ripensato, decidendo di buttarsi a capofitto in quella scelta.
Entrò nel bus e frugò nella sua valigia. Nelle tasche laterali trovò un ciondolino, con una forma molto bizzarra rispetto al suo valore. Era un ciondolo che gli avevano dato da Starbucks qualche giorno prima: raffigurava in una scala piccolissima il consueto bicchiere di plastica con il simbolo della multinazionale, con tanto di bacchetta al cioccolato e panna.
Era una cosa totalmente inutile da un punto di vista economico, gliel’avevano data in omaggio, ma non appena Gerard la ebbe fra le mani, si ricordò di un episodio molto importante per lui, per loro.
Si girò il piccolo bicchiere di plastica tra le mani e poi lo mise nella tasca dei jeans.
Si incamminò verso il bus delle Helenas, con la speranza di trovarvi Annie.
Procedette per un centinaio di metri, poi si guardò attorno. Non gli sembrava di aver sbagliato strada.
Scrutò il paesaggio attorno a sé, e avrebbe giurato che quello era il posto giusto: c’era il bus dei Paramore, quello degli Avenged e c’era anche la rete metallica che delimitava il campo.
Dove diavolo era il bus delle ragazze?
Notò uno stewart lì vicino che stava spazzando con un rastrello, e si avvicinò.
-Se ne sono appena andate- disse il signore che indossava un giubbotto catarifrangente.
-Come appena andate?- chiese Gerard sgranando gli occhi. Inziava a sentire le pulsazioni alle tempie.
-Sì, si sono ritirate. Al loro posto verranno gli All American Rejects…- fece il tizio.
Il cantante stava perdendo aria, aveva bisogno di respirare davvero. Perché si erano ritirate?
-Sa…sa dove sono andate?- chiese ingenuamente, sperando che quel signore potesse dargli qualche informazione.
Sentiva le gambe deboli.
-No, ma credo che siano dirette all’aeroporto di Los Angeles…Non so dove andranno-
Immediatamente Gerard si girò, dirigendosi veloce verso il suo di bus. Come diavolo avrebbe fatto a raggiungere l’aeroporto di Los Angeles?
Nella fretta, dimenticò di salutare l’inserviente, ma ci fece poca attenzione.
La macchina di Alicia. Avrebbe preso quella.
Erano le uniche cose a cui riuscì a pensare.
Iniziò a correre verso i suoi amici, verso suo fratello, non erano nel bus, gli aveva lasciati davanti uno stand di bevande.
Il cuore gli stava quasi scoppiando nel petto. Avrebbe dovuto smettere di fumare una volta per tutte.
Vedere Ray e Frank fu quasi un miraggio e per qualche secondo pensò davvero di potercela fare.
Senza perdere tempo e senza perdersi in chiacchiere con i due, Gerard riuscì a farsi dare le chiavi della macchina da sua cognata e nuovamente, si precipitò nella corsa contro il tempo.
Non sapeva da quanto si erano avviate, per quanto ne poteva sapere, potevano già essere a Los Angeles.
-Gerard, ma alle sei suoniamo!- gli ricordò Ray, mentre lui aveva già preso la strada verso la macchina.
-E’ per una giusta causa!- urlò lui da dietro. Probabilmente lo show di quella sera sarebbe andato a farsi fottere, ma poco importava. C’era di mezzo il suo futuro.
Superò il limite di velocità prima ancora di prendere l’autostrada, il Suv di Alicia era fantastico da quel punto di vista.
Sfrecciò tra le varie strade extraurbane, fino a quando non si immise nella statale e poi nell’autostrada.
Mancava circa mezz’ora di strada a Los Angeles.
-Perché diavolo te ne sei andata?- chiese ad alta voce, come se lei potesse sentirlo. Non avrebbe potuto scegliere momento peggiore. Era sempre stato convinto che il tempismo di Annie  non era un gran che, ma dopo quell’episodio ne aveva avuto praticamente la conferma.
Dopo essersi imbottigliato nel traffico per più di quarantacinque minuti, arrivò con un bel po’ di ritardo  all’aeroporto. Non aveva previsto così tante macchine.
Parcheggiò la macchina praticamente sul marciapiede, non preoccupandosi né dello stridio delle gomme contro l’asfalto, né del parcheggiatore che continuava a fischiargli dietro le spalle.
Avrebbe sicuramente preso una multa.
Le porte scorrevoli dell’aeroporto si aprirono, e Gerard fu quasi risucchiato dall’enormità di quello stabile. C’era stato già altre volte, ma in quel momento tutta quella calca di persone gli sembrava solo un ostacolo tra lui ed Annie.
Si guardò attorno cercando di capire quale fosse il gate per New York e vedere il tabellone luminoso sulla parete indicarglielo, fu quasi un miraggio.
Senza pensarci due volte iniziò a correre all’impazzata, cercando di non inciampare tra le varie valige dei viaggiatori.
 
Annie mise il borsone sul nastro e attraversò i metal detector. Camminò piano e poi entrò nel grande atrio di imbarco. Avrebbe aspettato solo qualche decina di minuti e poi sarebbe ritornata alla sua solita vita a New York.
Le altre erano andate a fumare nella piccola saletta alla punta del gate, e lei era rimasta lì, ad aspettare senza far niente.
Di fronte a lei c’era una coppietta che si sbaciucchiava, e la cosa le diede così ai nervi, che si allontanò.
Si fece più vicina alle grandi vetrate che davano sulla pista di atterraggio, ammirando il paesaggio urbano attorno a quell’isola di asfalto.
Gerard stava continuando a correre, era quasi arrivato. Si palpò una tasca per vedere se aveva ancora con sé il ciondolino, e sentendolo sotto i jeans continuò a procedere.
Lo scontro con il carrello delle valige fu inevitabile e soprattutto doloroso.
Si ritrovò a terra proprio all’ultimo, proprio quando aveva letto sul tabellone elettronico “New York”.
Maledicendo qualsiasi cosa e non curandosi degli inservienti che gli dicevano di fermarsi, si rialzò dolorante e continuò a correre, fino a quando non arrivò davanti il posto giusto.
Senza pensarci si sporse tra i metal detector per entrare, ma fu bloccato dai guardiani, o meglio dalle guardie giurate che garantivano l’ordine nell’aeroporto.
-Signore, dove crede di andare?- gli chiese un poliziotto bloccandolo con tutta la forza che aveva.
-Io…io devo entrare un attimo. C’è una persona che devo vedere!- esclamò Gerard che quasi stava svenendo dall’affanno. Non potevano fermarlo proprio ora.
-Si calmi, ha il biglietto?- fece l’altro.
-No, non ce l’ho. Vi chiedo solo di farmi entrare un attimo-
-Signore, si calmi altrimenti saremo costretti a prenderla in custodia- disse sicura la guardia.
Gerard avrebbe quasi voluto piangere. Non aveva così tanto tempo. L’aereo sarebbe partito a breve.
-Ma io…- iniziò a dire sconsolato.
-Ma lei niente. Si calmi.-
Si sentì quasi morire. Il cuore gli stava scoppiando nel petto. Si alzò sulla punta dei piedi e quasi fu illuminato da una luce divina.
Vide una ragazza di spalle fare la fila assieme agli altri passeggeri. Doveva essere per forza lei. E stava partendo. Per sempre se non l’avesse fermata.
-Ok, l’avete voluto voi- fece Gerard, raccogliendo le ultime forze.
Annie sentì riecheggiare più volte il suo nome. Confusa e sbalordita si girò, non capendo chi stesse facendo tutto quel baccano.
L’immagine che si presentò davanti ai suoi occhi era al limite dell’assurdo: c’erano due guardie giurate che trattenevano un ragazzo urlante, e di quel ragazzo lei riusciva a vedere solo i capelli rossi.
-Oh mio Dio- esclamò quando riconobbe Gerard.
Le sue amiche la guardarono scandalizzate.
-E’ diventato matto tutt’una volta?- fece Liz sporgendosi. –Così si fa arrestare!-
Ad Annie venne quasi un colpo al cuore.
Che diavolo ci faceva lì? E perché continuava ad urlare?
-La smetta di urlare!- gli stava dicendo un poliziotto, quando Annie si avvicinò al gruppetto.
Praticamente mezzo aeroporto si era girato a guardare.
-Annie, Dio, Annie aspetta! Non devi partire!- le disse, non appena si rese conto che la ragazza era di fronte a lui.
-Che diavolo ti è saltato in mente?- le domandò lei guardandosi attorno.
-Signorina…è un soggetto pericoloso…- le iniziò a dire l’uomo in divisa.
-Ma quale pericoloso…- commentò lei completamente spiazzata.
-Le devo chiedere di lasciare l’aeroporto- fece allora l’uomo rivolto a Gerard.
-Lo farò…ho bisogno solo di parlare con lei!- esclamò il ragazzo.
Ok, ce l’aveva quasi fatta.
Annie si girò dalla parte delle sue amiche. Doveva andare o altrimenti avrebbe perso l’aereo.
Improvvisamente i due poliziotti lasciarono Gerard, che non curante di tutti coloro che li stessero guardando, attraversò la sala.
Prese Annie tra le braccia e iniziò a parlare a raffica.
-Ascolta, mi dispiace. Mi dispiace di tutto quello che ti ho fatto. Ho parlato con Linsdey e mi sono reso conto…-
Il ragazzo iniziò a parlare a raffica che quasi Annie stentava a seguirlo. Anche il suo cuore stava battendo forte, anzi le stava quasi per uscire fuori dal petto.
Gerard era sudato e aveva i capelli disordinati, ma non era mai stato più bello. I suoi occhi verdi erano due smeraldi.
-Non possiamo più aspettare!- urlò Sarah. –L’aereo sta per partire!- fece la chitarrista.
Gerard notò lo sguardo insicuro ed incerto di Annie.
Quello era l’unico momento per fare quello che andava fatto. Insomma non se l’era mai immaginato così, ma ultimamente sbagliava sempre su tutto.
Prese Annie e le mise in mano il ciondolino di Starbucks. La ragazza strabuzzò gli occhi, inizialmente confusa, poi quando vide Gerard inginocchiarsi, si sentì morire.
Con la gamba ancora dolorante Gerard si inginocchiò di fronte a lei, tenendola per mano e mostrandole il piccolo ciondolino.
-Sono un coglione.- disse col fiatone –Anzi, sono un gran coglione, il più grande che tu abbia mai incontrato…Ma sono anche l’unico che ti abbia mai amato più di se stesso…-
Annie lo stava ancora guardando con gli occhi spalancati. Non era vero.
Guardò con le mani tremanti il piccolo ciondolo. Era un bicchierino di plastica, un regalino omaggio di Starbucks.
-Io…Annie, io ti amo- fece Gerard –E all’inizio mi sembrava una buona idea regalarti questo ciondolino, ma ora che me ne rendo conto è…-
-E’ perché la prima volta che ci siamo baciati, eravamo di fronte Starbucks, non è vero?- chiese Annie interrompendolo, mentre i suoi occhi si stavano riempiendo di lacrime.
Aveva ricominciato a respirare, a vivere.
Gerard sorrise e sentì anche lui gli occhi inumidirsi.
-Sì- disse deglutendo e rimettendosi in piedi. –Sì- ripetè sorridendo e appoggiando la sua fronte su quella della ragazza.
Anche Annie lo amava e le sembrava una situazione ai limiti dell’assurdo. Aveva deciso di uscire per sempre dalla sua vita, di uscire una volta per tutte di scena, e invece lui era lì, a dirle quanto l’aveva amata.
-Ti amo- ripetè lui a bassa voce, baciandole la fronte e riprendendole le mani.
-Ti…ti amo anche io…-fece Annie, e quelle poche parole a Gerard bastarono, gli sarebbero bastate per tutta la vita.
Si rimise in ginocchio di fronte a lei, senza mai lasciarle le mani. La gente attorno a loro emise un rumoroso “Oh” d’intesa, e Gerard sorrise.
-Non c’è bisogno che tu mi risponda ora- iniziò a dire il ragazzo, togliendosi i capelli davanti agli occhi. –Posso aspettare…- fece prendendo fiato.
Annie iniziò a respirare veloce, si sentiva la testa girare. Non era possibile.
-Vuoi…vuoi…passare il resto della tua vita con me?- chiese tutto d’un fiato lui, sentendo le vene pulsargli nelle tempie.
Alla ragazza mancò il fiato.
Gerard.
Gerard per una vita intera.
-So che dobbiamo chiarire alcune cose…- aggiunse il ragazzo.
Annie gli portò una mano sulle labbra, fermando la sua parlantina. Improvvisamente si sentì leggera, forse perché aveva appena rimosso tutto quello che era capitato in passato.
Gerard rimase immobile, sentendo solo il sapore delle sue mani sulle labbra.
Anche la ragazza si inginocchiò, in modo tale da poterlo guardare negli occhi.
Era di nuovo tutto quello lei desiderava.
Avvicinò il suo viso a quello del ragazzo, sfiorandogli il naso.
Gerard guardò qualche secondo i suoi occhi, poi chiuse i suoi, sentendo le labbra di Annie sulle sue.
-Sì- 

"E rimaniamo io, tu e i tuoi occhi senza stelle"

Fine

***
Ebbene, anche il viaggio di Annie e Gerard si è concluso. 
Con Starless che si chiude per sempre, termina un lungo periodo per me e vi dirò, scrivere le ultime frasi è stato molto difficile, ho trattenuto anche le lacrime!
So che non l'aggiornavo quasi mai nell'ultimo periodo, ma probabilmente questa è la storia a cui tengo di più, perchè vi ho riposto tutti i miei pensieri e le mie emozioni, a partire da Like a fuckin rockstar e a terminare con questa. 
Se ho potuto affrontare questo viaggio, è stato anche grazie a voi che mi avete sempre seguito e supportata, e i miei principali ringraziamenti vanno a voi lettori e recensori. 
GRAZIE
<3
Mariah

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