Capelli blu e occhi nocciola

di Ginger01
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Special: ~Maybe (Claire) ***
Capitolo 13: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 19: *** Special: ~Double line (Juliette) ***
Capitolo 20: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 22: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Salve a tutti!
Premettendo che è la prima FF che scrivo, e che io scrivo a prescindere di m***a, spero che vi piaccia :3 Ho sempre amato la coppia Victorie/Teddy! Devo ringraziare
MiaStonk, che con la sua magnifica FanFiction You&Me (ovviamente su Vicky e Teddy) mi ha datto l'ispirazione <3 Ho paura che ci sarà qualche analogia, quindi vi prego, non uccidetemi :S se ci sono, sono puramente casuali!
Grazie,
un bacio,
la vostra Luna




~Capelli blu e occhi nocciola

 
»Prologo«

Mi chiamo Victorie Weasley.
Sono per un quarto veela, quindi mi ritrovo con i capelli biondi, lisci, occhi azzurro ghiaccio e sono abbastanza aggraziata. Insomma, non appena qualcuno mi vede, mi associano subito alle veele.

Ma caratterialmente sono proprio una Weasley, e fiera di esserlo.
Sono vivace, solare e per niente timida. Sono si, aggraziata, ma gioco a Quidditch dal mio secondo anno come battitrice. Sono l'orgoglio di mio padre, di mio zio George e la disperazione di mia madre. Molti dicono che somiglio a Luna, un'amica di famiglia. E a me fa piacere, tanto piacere.
Sono una matta. Amo i colori e la natura, cosi capita che nel mondo dei babbani mi scambino per una hippie.
Nonostante il mio aspetto, finora non ho mai avuto un ragazzo.
Durante la mia vita ho ricevuto milioni di lettere d'amore, dichiarazioni e fiori, ma io pensavo sempre e comunque ad una sola persona dagli strambi capelli blu e occhi color nocciola.

 


~Angolo Autrice
Speroseguiate questa storia :)
Si, il prologo è un pò corto...Scusate ^^"

un bacione,
Luna 

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Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Ed eccoci al primo capitolo! 
Spero vi piaccia! 
Un bacio,
Luna
P.S. La cosa delle immagini potrebbe essere presa come analogia con You&Me...Non è cosi! Le ho volute mettere perché mi piace dare un volto ai presonaggi della mia storia! E penso che sia anche più facile per i lettori immedesimarsi nella storia ;)

 


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»Capitolo 1«

-Juliette! Ehi!! Per Morgana, dove stai?!- erano ore che cercavo la mia migliore amica per gli scompartimenti dell'espresso per Hogwarts.
- Juli...Oh, scusa Mary. Mike..- richiusi subito lo scompartimento quando mi ritrovai di fronte Mary McKey e Mike, il cacciatore della mia squadra a pomiciare.
Che imbarazzo!
Continuai la mia ricerca lungo il corridoio, quando lo vidi: alto, i capelli turchesi che spiccavano in mezzo a quelle teste monotone, il sorriso luminoso e quegli occhi nocciola che nascondevano un qualche mistero. Alzai una mano in segno di saluto.
- Victorie! Cerchi Juliette? L'ho vista entrare nell'ultimo scompartimento. - disse Teddy Lupin, dandomi una pacca sulla spalla. Sorrisi – Grazie! - corsi via, prima che la mia carnagione pallida diventasse rosso pomodoro.
Piombai nell'ultimo scompartimento dove Juliette Springs leggeva annoiata l'ultimo numero della Gazzetta Del Profeta. - Mh, se ti interessa c'è una bella intervista al capitano delle Harpes...- mi annunciò, masticando una bacchetta di liquirizia.
Mi girai lentamente verso di lei, prendendo fiato – Teddy. - risposi semplicemente al suo sguardo indagatore.
Juliette sospirò – Ok, quando hai intenzione di dirglielo? -
- Bè...- un turbine biondo mi travolse prima che riuscissi a risponderle.
- Ragazze! Ragazze c'è, non immaginate! - la vocetta squillante di Claire proruppe nel silenzio dello scompartimento.
- Richard. Mi. Ha. Chiesto...-
- Di andare ad Hogsmade? Ma dai! - Juliette tornò ancora più annoiata alla sua rivista, ignorando l'esuberante Claire che cominciò a chiaccherare con me.
- Vicky, tu hai più buon senso: allora...- la zittii con una mano prima che potesse travolgermi con la sua ondata di parole – Claire, senza offesa, ma se l'aspettava tutta Hogwarts. Quel ragazzo è troppo prevedibile. - mi buttai sul divanetto davanti a quello dov'era stesa Juliette.
Claire si sedette vicino a me – Si, ma non siete felici per me? Il ragazzo che mi piace...-
La soffocammo con un abbraccio – Ovvio che siamo contente!- squittii io.
La piccola Claire faceva progressi!

Arrivammo ad Hogwarts che noi tre dovevamo ancora infilare la divisa, cosi uscimmo con la cravatta storta e il mantello da allacciare.
- Weasley, muoviti!- mi incitò il caposcuola Jackson Guilliam. Per tutta risposta gli feci una linguaccia, lasciandolo a ridere da solo. "Quel ragazzo è strano..." pensai, alzando gli occhi al cielo.
Posai le braccia sulle spalle delle mie donzelle, una a destra e l'altra a sinistra. - Ah, non sentite anche voi questo buonissimo odore di umido e bagnato del Lago Nero? Uao, bentornate ad Hogwarts! - dissi sognante. Ho sempre amato il castello, era una sorta di seconda casa per me.
Claire mi diede una gomitata nelle costole – Quest'anno abbiamo i GUFO, dobbiamo metterci sotto!- mi ricordò amaramente.
Sbuffai, togliendo il braccio dalle sue spalle – Oh, Claire, perché mi fai ricordare sempre i lati negativi delle cose? - risero di gusto, trascinandomi fino alle carrozze.
Deglutii guardando quegli strani cavalli scheletrici, i threstal. Ne accarezzai uno, ricordandomi la morte di mia nonna Marie. Juliette mi prese per le spalle e mi infilò nella carrozza – Muoviti pigrona! - mi disse dolcemente, sapendo che in me stavano riaffiorando tristi ricordi.
Il viaggio in carrozza fu breve, accompagnato da risate e chiacchericci con le mie migliori amiche.
Quando uscimmo ero ancora rintronata dalle risate, cosi non mi accorsi di andare addosso ad un torace ampio e caldo. - Per Merlino! E fai attenzione! - sbottai, prendendomela con il mal capitato.
- Scusa, Victorie! - sorrise Teddy. Lo spintonai, ridendo – Mah, vedrò di perdonarti, Teddino! - lo vezzeggiai, come lo chiamava da piccolo nonna Molly.
Teddy mi diede un pugnetto sulla spalla – Non richiamarmi cosi, Victorilla...- mi sussurrò, prima di andarsene. Rabbrividii, un po' per la sua voce calda e sensuale che mi si era insinuata nell'orecchio, un po' per il nomignolo che aveva affibbiato a me nonna Molly.
- Ciao ragazze! - il giovane Richard Pluffer ci salutò, arrossendo non appena incontrò gli occhi color cioccolato di Claire. - Ciao Claire...- sussurrò, passandosi una mano tra i capelli rossi. Ero sempre più sicura che fosse un Weasley: capelli rossi e lentigini: mancavano solo gli abiti di seconda mano!
Si era formato un silenzio imbarazzante tra di noi, cosi lo ruppi dando una sonora pacca sulla schiena dell'amoroso – Su con la vita e smettila di arrossire cosi o comincerai a fare invidia alle rape rosse di Hagrid! - Richard arrossì ancora di più, se fosse possibile raggiungere una tonalità di rosso cosi accesa. Claire cominciò a ridere istericamente e io la fissai di sottecchi, un po' preoccupata per la sua salute mentale. - Ei, tesoro, respira. - dissi cercando di farla respirare.
- Allora? Rick, muoviti! - Teddy era dietro di noi, un po' divertito per il nostro spettacolino e, prendendo l'amico per una manica, lo tirò dentro il castello.
Claire mi diede una spinta – Ma dovevi proprio farlo? - io le sorrisi, furbetta – Eh eh, volevo un po' sdrammatizzare! - Claire cominciò a ridere e, abbracciandomi e tirandosi dietro Juliette, entrammo nel castello dirigendoci verso la sala grande.
Il tavolo dei Grifondoro era come al solito un putiferio, i Tassorosso sembravano cercare di sovrastarci, i Corvonero stavano zitti a parlottare tra loro e i Serpeverde guardavano tutti dall'alto in basso.
La professoressa McGranit, la preside, si alzò – Silenzio, per favore! Diamo inizio allo smistamento! - i bambini del 1 anno entrarono in riga, silenziosi e preoccupati.
- Ow, ti ricordi, Julie, come eravamo noi, al primo anno? - chiesi, nostalgica.
- Ah, si...Bei ricordi Vicky, bei ricordi...- mi rispose lei allo stesso modo.
- Mi sembrate delle vecchiette. - s'intromise Teddy, sedendosi davanti a noi, accompagnato da Richard.
- Ehi, Richie! Ti sei ripreso? - chiesi riferendomi alla scenata di prima.
Lui arrossì, di nuovo, fissando Claire.
Io la guardai per poi tornare su di lui – Merlino! Neanche le avessi chiesto di sposarla! -
Ovviamente suscitai arrossamenti a non finire cosi, imbarazzata, cominciai a ridacchiare nervosamente finchè Teddy non mi diede uno schiaffetto sulla guancia.
-Grazie, Teddino, ne avevo proprio bisogno! - lui alzò gli occhi al cielo, sentendosi chiamare cosi. E io cominciai a fantasticare. A fantasticare su come sarebbe potuto essere un nostro futuro insieme, alle nostre labbra che si sfiorano....
- Vicky...Adesso sei tu quella arrossita!- mi sussurrò Juliette, dandomi un pizzicotto.
- Eh?! - mi svegliai dal mio piccolo sogno. Posai uno sguardo imbarazzato su Teddy: fissava i bambini con sguardo attento e applaudiva ogni volta che questi venivano smistati.
- Finora nessun Grifondoro...- annunciò amaramente. Sbuffai, posando il mento sul palmo della mano – Uffi...Possibile che non ci sia...- Non finii la frase che il Capello Parlante gridò – Grifondoro! - una bambina dai capelli neri legati in due trecce e gli occhi ambrati, si diresse verso il nostro tavolo, con un sorrisetto compiaciuto e le guance rosse.
- E vai! - esultai, alzandomi dalla panca e andandole incontro.
- Morgana, un altro Grifone si è unito al nido! Come ti chiami? - la bambina sembrò spaesata dalle mie domande sparate.
- Mi...Mi chiamo Sophie Laur...-
- Gran bel nome Sophie! Ei ragazzi! Lei è Sophie! - non la lasciai finire e la diressi da Juliette e gli altri.
- Lasciala respirare, Vicky...- disse divertito Teddy.
- Oh, finiscila Teddino e fai amicizia! -
Alzò gli occhi al cielo – Piacere, Teddy Remus Lupin, e questo vortice di vivacità è Victorie Weasley. - aggiunse, indicandomi.
- Già, sono una Weasley e fiera di esserlo! - precisai, orgogliosa, battendomi il petto.
Lei sgranò gli occhi – Caspita! Sei una Weasley! Ne ho sentito tanto parlare! Ronald Weasley era amico del grande Harry Potter, vero? E Ginevra Weasley lo ha sposato, vero? -
- Si, bè, zia Ginny non vuole essere chiamata Ginevra però...- risposi impacciata.
- Oh caspita! Ma quindi tu sei la nipote di Harry Potter?!- E così scoprii che la piccola Grifondoro era una fan di mio zio.
Dopo di lei ci furono altre 2 ragazzine e 3 maschi, tutti accolti da me, ovviamente.
Serpeverde assunse ben 10 ragazzi. Poveretti. Tassorosso solo 3 e Corvonero 5.
Finalmente la McGranit si decise a smuovere la bacchetta, facendo comparire sui nostri tavoli le deliziose pietanze che pregustavo da giorni.
- Merlino! Era ora!- esultai, abbuffandomi su una cotoletta.
- Che fè? - chiesi, con il boccone ancora in bocca, quando vidi gli sguardi dei miei amici posati su di me.
- Ah niente, solo non posso credere che tu sia una vee...- fece per dire Juliette.
- PER UN QUARTO!- precisai, ingoiando tutto d'un colpo. - Sono per un quarto veela, e non ricordarmelo, per favore! - afferrai la caraffa dell'acqua per versarmene un bicchierone.
Juliette alzò le mani in segno di tregua e, sorridendo, cominciò a servirsi delle patate. - Uh, me le passi? - chiese incuriosita, indicandole.
Lei fissò il mio piatto già stracolmo – Ehm, Vicky, la linea?-
Alzai gli occhi al cielo, pensando che quella ragazza aveva milioni di complessi sul suo fisico perfetto – Julie, la fortuna di essere per un quarto veela è che ho un metabolismo coi fiocchi, cosi non ingrasserò mai! - lei sorrise, divertita, passandomi il vassoio.
- Fortunata...- disse, concentrandosi sulla sua cena.
- Oh certo, perché tu sei grassa! - sbottai, irritata.
- Effettivamente...- sospirò lei.
Le lanciai una patata – Ahia! Ma che ho fatto! -
- Non lo dire mai più! -
- Che cosa?! -
- Che sei grassa! -

 



~Angolo autrice
Ok, secondo me non è venuto molto male xD
La cosa del metabolismo non è un'analogia (ok, dovrei finirla con sta cosa ma vorrei evitare fraintendimenti!), penso che le veele ce l'abbiano cosi proprio per poter rimanere belle e secche come modelle...
Ok, basta. Mi immedesimo molto in Juliette, visto che anche io ho dei complessi sul mio fisico che, al contrario del suo, non è perfetto...
E vabbè! Penso che molte ragazze adolescenti abbiano questi pensieri...
Un bacio,
ci vediamo al prossimo capitolo che spero arrivi presto! xD
Luna <3

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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Ok, avevo previsto di pubblicare il secondo capitolo ieri sera (09/11), ma la mia scuola ha occupato, quindi non ho avuto tempo...scusate il ritardo! 
Spero vi piaccia ;) Può sembrare un pò...frettoloso.
Mah, leggetelo e lasciatemi una recensione! :D Ah, pensavo ad ogni capitolo mettere due personaggi principali diversi (al primo ho messo Victorie e Teddy, a questo Juliette e Claire...Al prossimo si vedrà :3 Fatemi sapere!)
Un bacio,
Luna

 


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»Capitolo 2«

 

Era passata una settimana dall'inizio della scuola, e gli allenamenti di Quidditch erano ricominciati più duri che mai.
Era stato nominato capitano Mike Posey, il ragazzo che avevo beccato a pomiciare nell'espresso.
Quindi era palese che mi prendesse di mira.
- Weasley, sei in ritardo! - la prima giornata cominciò al meglio.
- Oh ma andiamo, Mickey! 2 minuti di ritardo! E che sarà mai! -
-I tuoi compagni sono sulle scope da ore, ormai! -
- Merlino, Mickey! E' passato si e no 1 minuto dall'inizio dell'allenamento! -
- Non chiamarmi Mickey!- sottò il mio caro capitano.
- E va bene signor Posey...- cavalcai la mia Firebolt e volai dai miei compagni di squadra.
- Ehi, Vicky, dovresti evitare di farlo arrabbiare...- la piccola Lucy di 12 anni, la nuova entrata come cacciatrice, si avvicinò a me, timida. Quella ragazzina era una specie di sorellina per me, cosi mi ritrovavo a darle consigli, a consolarla quand'era triste e a farla ridere e la proteggevo quando qualche idiota Serpeverde la chiamava “lurida mezzosangue”. Per Morgana, possibile che dopo la II Guerra ci siano ancora queste discriminazioni?!
Afferrai saldamente la mazza da battitrice e cominciai a sparare bolidi ovunque, mentre i cacciatori provavano acrobazie per segnare.
- Weasley, meno forza! - Mike non finiva più di correggermi.
- Oh, Mike! Non ci sono solo io, eh!- sospirai, stanca delle sue lamentele.

Uscii dallo spogliatoio affamata e irritata. Camminai a passo svelto verso la sala grande e il tavolo dei Grifondoro, dove mi buttai con poca grazia sulla panca accanto a Claire che affondava la faccia in un pancake.
- Ei, Vicky! Tutto bene? - mi chiese Juliette, alzando il naso da un noiosissimo libro di Storia della Magia.
- Posey. Lo. Odio. - risposi a denti stretti, concentrandomi sul mio succo di zucca.
- Juliette ti ho portato il libro che mi ave...Ei! Vicky! Sei nera! Tutto bene? - Teddy Lupin aveva la capacità di comparire sempre nelle situazioni peggiori.
Lo guardai storto – Senti Teddino, tu sei amico di Posey, vero? Vai a chiedere a lui perché non sto bene! Per tutti i maghi e folletti, solo perché l'ho beccato con la mano sotto la gonna della McKay, si permette di prendersela con me?! E che cricchio! -
Fulminai Juliette non appena sentii la sua risatina sommessa.
- Non.c'è.nulla.da.ridere.- le dissi, con uno sguardo di fuoco.
Teddy si sedette davanti a me, posò la testa sui palmi delle mani e mi fissò intensamente, facendomi naturalmente arrossire.
- Ehm, che vuoi?- chiesi, volgendo lo sguardo.
- Mh, nulla. Hai dello sporco sul naso, proprio qui. - fece per toccarmi il punto il cui il mio naso era sporco, poi ritrasse la mano, scosse la testa e si alzò, prendendo la borsa di pelle e andando verso Richard che lo aspettava al portone.
Cominciai a bere il mio succo di zucca, sperando che non avesse notato il mio rossore.
- Vicky, se lo trangugi cosi quel succo finirai per strozzarti...- mi fece notare Juliette tranquilla, sfogliando annoiata il libro che Teddy le aveva portato.
Per poco non mi strozzai davvero – Ah, eh, ah, ah, Julie...Si...- affondai la testa tra le braccia, battendo la fronte la legno del tavolo.
- Morgana, come faccio? - sospirai.
Claire mi diede qualche colpetto sulla schiena.
- Weasley, oggi il tuo comportamento in campo non mi è piaciuto per niente.- la vocetta fastidiosa di Posey mi fece drizzare i capelli. Quel ragazzo stava superando il limite. E l'ultima cosa da fare nella vita è alterare una Weasley.
- Posey, se ci tieni ai tuoi arti superiori ed inferiori fammelo sapere. Intanto gira a largo, per favore.- lo liquidai, stringendo i pugni e digrignando la mascella.
- Ti stavo solo cercando di far notare...-
- Posey...- mi alzai dalla panca, cercando di
- Weasley per favore dicevo...-
- Mike, non farla arrabbiare, davvero! - cercò di avvertirlo Claire, seriamente preoccupata per la salute del capitano. Benedetta ragazza, sempre a pensare al bene degli altri.
- Non ti ci mettere anche te, Madisons, allora, Weasley, ti dicevo...-
- MERLINO, POSEY! LASCIAMI.IN.PACE! Ti ho beccato a pomiciare con la tua ragazza. E allora?! Non ti da il diritto di trattarmi di merda in campo e a scuola! E che ranuncoli!- mi buttai letteralmente sulla panca, incrociando le braccia, gli occhi azzurri che lanciavano fiamme.
Tutta la sala grande si era zittita. Gli studenti erano girati verso di noi, un po' spaventati dalla mia reazione. Mike si guardava attorno, imbarazzato. Si passò una mano tra i capelli corvini, sospirò e poi si girò verso di me – Hai ragione, Vicky. Non dovevo comportarmi cosi solo perché mi hai beccato con Mary...Che tra l'altro non è più la mia ragazza – si girò sconsolato verso una ragazza dai capelli biondi e lentiggini che non appena incrociò il suo sguardo si girò, imbarazzata – Ma non l'ho presa molto bene...E mi sono sfogato con te. Mi dispiace, davvero. Pace? - mi porse la mano e per un attimo mi sentii in colpa. Deglutii, poi sorrisi sincera e la strinsi – Ok, pace. Dopotutto io ho reagito male: odio i litigi, non è da me urlare cosi! - Claire alzò gli occhi al cielo e venne subito fulminata da Juliette che tornò su di noi sorridendo dolcemente.
- Ok...Ora vado...Ci si vede al campo! - mi salutò e, prima di andarsene, fissò Juliette arrossendo debolmente. Non mi sfuggì quello scambio di sguardi, cosi, non appena il signorino si allontanò, presi a braccetto la mia amica – Allora? Cos'era quello scambio? - chiesi subito, curiosa.
Juliette abbassò i bellissimi occhi verdi e si scostò una ciocca ramata dal volto – Eh? Che scambio?- disse, cercando di far finta di niente.
Claire ci raggiunse – Oh, ma dai, vi siete fissati intensamente: ammettilo. - sbuffò Claire.
Lei fece spallucce – Può darsi, e quindi? - sorrise, furbetta.
Risi di gusto, abbracciandola – Julie è innamorata! Ehi, gente! Juliette è innamorata! - urlai a dei ragazzini del 2 anno che mi guardarono sbigottiti. Juliette mi sgridò – Sei matta! - riuscì ad urlarmi, tra una risata e l'altra.
-Julie è innamorata, Julie è innamorata, Julie è innamorata! - cominciai a canticchiare felice.
- Chi è innamorata? - una risata familiare e calda mi esplose nelle orecchie.
- Oh cavolo! Teddino, smettila di sbucare cosi! Peggio di un dissennatore! - esplosi, rossa in volto, quando mi ritrovai il suo a due passi dal mio.
- Ahahahah! E' che non ho resistito al suono della tua voce, Victorilla! - gli diedi un buffetto sul petto, imbarazzata. Lui mi posò il pollice sul naso – Ecco, avevi ancora un po' di sporco sul naso...- sussurrò. Sentì il cuore a mille e per un attimo pensai di aver visto del rossore anche sul suo volto.
Si girò di scatto lasciandomi imbambolata e con la faccia rossa come un peperone.
Se ne andò a passo svelto passandosi una mano tra i capelli blu, seguito da quel cagnolino di Richard.
- Tenetemi...Sto per svenire...- un attimo dopo caddi a terra, sorretta a malapena dalle esili braccine di Juliette.
- Ehm, acqua! Ei, tu! Tu, sei Sophie, vero?! Dammi dell'acqua, presto! -
Vidi la ragazzina che avevo accolto il primo giorno venirci incontro con un calice colmo d'acqua cristallina.
- Oh mio Dio, una Weasley a terra! Chi se l'aspettava? -
Juliette mi fece bere un po' d'acqua mentre Claire mi faceva aria con un libro e la piccola Sophie mi fissava apprensiva.
- Ok, gente, sto bene. - riuscii a dire dopo qualche minuto.
- I Weasley non cadono mai! - esultò Sophie. Annuii e le battei il cinque, pensando che c'era una persona in grado di far cadere una Weasley. Questa Weasley in particolare. Ok, solo questa Weasley. Cavolo, la mia vita ormai girava solo intorno a Lupin!
- Merlino, quel ragazzo finirà per uccidermi...- ammisi sconsolata ad una Claire affannata dietro di me.
- Si, ok, lo immaginavamo. Dio, Vicky! Eccolo che ritorna! -
Balzai in piedi provocandomi un leggero capogiro che riuscii a superare solo grazie alla presa ferrea di Claire.
- Vicky: va tutto bene.- mi ripeteva Juliette. Cominciai a ridere istericamente (stava diventando un'abitudine nel nostro gruppetto, ah) – Ma OVVIO che va bene! Va tutto bene! Va sempre tutto bene! -
- Ho dimenticato dei...-
- AH! Va tutto benissimo! - gridai in faccia ad un Teddy del tutto sconvolto.
- Ops...- bene, un altro passo per farmi considerare una matta dal ragazzo che mi piace!
Mi girai, presi la borsa di pelle e corsi nel parco, all'ombra del nostro pioppo.
-Oh cavolo, cavolo, cavolo, cavolo! Cavolissimo! Morgana, perché perché PERCHE'?! - sbattei la testa contro il tronco. Mi lasciai scivolare fino alle radici, abbracciandomi le ginocchia al petto.
- Vicky! Aspetta! - la voce di Juliette mi arrivò lontana, mente piangevo.
- Ei, non devi scappare cosi! - Claire, benedetta ragazza, era sempre accanto a me.
- Allora, allora, allora. Va tutto bene.- mi accarezzò la schiena presa dai singhiozzi – forza, sfogati. -
Mi buttai tra le sue braccia – Oh, Claire, cosa cavolo faccio?! Sono un'idiota! Perché sono così? Perché cavolo sono così?! -
Juliette ci raggiunse, abbracciandoci – Vicky, tu sei bellissima così...-
- No, sono un'idiota...Una perfetta idiota, matta da legare che sbraita contro tutti, impreca e...E basta, sono una matta! - piansi sommessamente affondando la testa nella sua spalla.
- Ma dai, Vicky, non ti sei mai lamentata della tua pazzia, l'hai sempre amata! - mi accarezzò i capelli.
Ero così fortunata ad avere quelle due.

Quelle settimane cercai di evitare in tutti i modi Teddy Lupin. Un'altra figura come quella che avevo fatto ed ero fritta. Ma lui non mi lasciava stare. Quando mi vedeva mi sorrideva, si sedeva sempre accanto a noi durante i pasti e nella Sala Comune.
Così, quando un giorno mi raggiunse nel parco dove stavo stranamente studiato pozioni, mi salutò calorosamente, poi si sistemò davanti a me e mi guardò storto.
- Che ti ho fatto, Victorie? - mi chiese, inarcando un sopracciglio.
Alzai lo sguardo dal libro per poi semplicemente riposarlo sulle pagine ingiallite – Niente – risposi semplicemente – tu niente, io sono il problema. -
Mi si sedette vicino, facendomi sussultare il cuore – Perché sei tu il problema? - mi prese il libro dalle mani, chiudendolo e posandolo vicino a sé.
Sospirai – Non puoi proprio lasciarmi studiare in pace, vero? -
- Tu che studi? Troppo strano. La Victorie che conosco non studia mai cosi tanto.-
Sorrisi scrollando le spalle – Dai, lasciami in pace, sul serio. - cercai di riprendermi il libro ma mi bloccò la mano – Victorie, sei praticamente la mia migliore amica. Davvero, è da qualche settimana che è successo qualcosa tra noi! Allora, me lo vuoi dire? - mi sorrise, sempre quel sorriso che ti faceva svenire. Feci spallucce – Te lo ripeto: nulla. Non è successo nulla. -
- Andiamo Victorie...Victorie...Victorieee! - cominciò a punzecchiarmi il braccio, cercando di farmi parlare.
- Na, così non otterrai niente, Teddino! - lo allontanai, ma lui non si arrese e cominciò a farmi il solletico.
- Andiamo, Victorilla, forza, confessa, o subirai la punizione! -
- Ahahahahah, andiamo, lasciami in pace! -
Caddi sul prato morbido mentre il mio amico d'infanzia mi faceva morir dal ridere.
- Ok, ok, ok, te lo dico! - riuscii a dire tra una risata e l'altra.
Lui mi sorrise, fissando i suoi occhi nocciola, quegli occhi che io tanto amavo, nei miei pallidi occhi azzurri.
- Davvero? - mi sussurrò, avvicinandosi al mio viso.
- Davvero...- non resistetti. Annullai le distanze e lo baciai, gli diedi quel bacio che tanto bramavo.
Solo quando ci staccammo mi accorsi di quello che avevo fatto.
- Oh cavolo...- dissi, a labbra strette. Teddy era rimasto steso sul prato, senza dire una parola, sfiorandosi appena le labbra rosse.
- Victorie...-
- No, davvero, lascia perdere, dimentica tutto! Non è successo nulla! -
Mi scostai una ciocca dal viso, portandola dietro l'orecchio.
- Victorie...- Teddy ripeteva il mio nome in continuazione, rimanendo fermo con gli occhi spalancati e le dita sulle labbra.
Presi la mia borsa che era rimasta lì, vicino a lui. Titubai un po', per paura di quello che mi avrebbe potuto fare.
- Ok, io vado...- presi al volo la borsa dei libri e corsi verso la Sala Comune, salii di corsa la scala a chiocciola del dormitorio femminile e mi fiondai nella nostra stanza, mia, di Claire e di Juliette.
Mi buttai sul letto con una grazia che non mi era degna, affogando il volto nel cuscino.
- Che Merlino ho fatto...- sbuffai.
- Ragazzee! Non immagin...Ei, Vicky, dov'è Julie? Vi devo dire una cosa, ma dev'esserci anche lei! Ei, tutto bene te? - si sedette sul mio letto, scostandomi i capelli sudati che si erano appiccicati alla fronte.
- Morgana, ma oggi è tutto un “come stai, va tutto bene?” No, ma te lo spiegherò quando ci sarà anche Juliette...- mi sedetti accanto a lei.
- Sai dov'è? - chiesi, torcendomi le mani. Alzò le spalle.
- Salve bella gente...- salutò l'interessata, facendo l'ingresso dalla porta di legno scuro.
- Devo dirti una cosa! - urlammo all'unisono io e Claire.
Juliette alzò un sopracciglio – Allora, una per volta...- disse, divertita.
Claire mi fece un segno, cosi lasciai il mio posto a Juliette e mi sedetti sul suo letto che era perfettamente davanti al mio, cosi da poterle guardare in faccia.
- Ho baciato Teddy Lupin.-

 


~Angolo Autrice

Mi sembra più corto del precedente...E ripeto, mi sembra frettoloso! 
Lasciatemi una recensione!
Un bacio (cercherò di metterci meno tempo per il prossimo xD)
Luna <3

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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Ok, ammetto di essere in ritardo...Ma eccolo qua! ^^ Il tanto atteso capitolo tre <3 
Spero sia di vostro gradimento u.u Mi raccomando, una recensione non fa male! :33
Un bacio,
Luna! P.S. Ho voluto mettere le "citazioni" dei personaggi...Alla fine nella mia nota capirete perché ;)


 


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»Capitolo 3«

 

– Tu hai fatto...cosa? - in quel momento le loro espressioni erano identiche ed esilaranti.
Ma l'ultima cosa che volevo fare era ridere.
Sospirai – Ho fatto una cazzata. Lo so...- Claire si alzò, avvicinandomisi.
Pensai ad una strigliata da parte sua o persino ad uno schiaffo. Ma stranamente mi abbracciò.
- Ehm...-
- Era ora, Vicky! Quale miglior modo per dichiararsi che baciare il diretto interessato? Cosi si fa! -
Si staccò da me con il sorriso stampato in faccia. Fissai Juliette, come per avere una risposta a quel comportamento insolito della nostra amica.
Lei sorrise e scosse la testa – Ha ragione, Victorie. Ma ora dicci: come ha reagito Teddy? - si avvicinò a noi, curiosa.
- Niente. -
- Che vuol dire niente? - Claire alzò un sopracciglio.
- Vuol dire che è rimasto seduto con gli occhi sgranati a non fare niente. E io me ne sono andata. -
- Vicky, ti ricordi quando dicevi di essere matta da legare? - Juliette aveva gli occhi chiusi e le braccia incrociate, trasmettendo un'aria di superiorità. Mi faceva un po' paura.
- Ehm, si, e quindi? -
- Sei anche una grande stupida, lo sai? - mi fece notare.
Sorrisi – Sì, lo so. -
- No perché andarsene cosi dopo un bacio che aspettavi da una vita senza sapere la reazione del ragazzo che ami da quando avevi 8 anni è da idioti. -
Feci spallucce – E' stata una reazione spontanea: ero troppo imbarazzata per poterlo guardare negli occhi e spiegargli perché l'ho baciato. - arrossi al solo ricordo.
- Oh Merlino! Come farò a guardarlo in faccia?! - mi coprii il volto con le mani, imbarazzatissima.
- Oh Merlino, Merlino, MERLINO! - mi rigirai nel letto, guardando il legno scuro del baldacchino.
- Ei, Vicky...Tranquilla, dai, in qualche modo supererai la cosa...-
Ho già detto che Claire è la persona migliore che conosca? Sì, probabilmente sono ripetitiva...Ma cavolo, io amo questa ragazza.
- Sì, non perdiamoci d'animo...Forza, ce la posso fare! Io sono una Weasley dopo tutto, no? - cercai di sorridere. Le due annuirono, mi accompagnarono in bagno dove Juliette mi fece un'acconciatura bellissima ma complicatissima che solo lei sa fare senza magia, e andammo nella Sala Grande, giusto per abbuffarci un po'.
- Guarda: budino di cioccolato! Il tuo preferito! Prendilo Vicky! - mi offrì Claire, passandomi un piatto con un delizioso budino al cioccolato guarnito con delle scagliette bianche.
- Cavolo, mi ci abbuffo! - afferrai un cucchiaino e lo mangiai tutto d'un fiato.
- Era da tanto che non lo mangiavo! - esclamai, finendo il mio dolce preferito.
- Uh...- Juliette assunse una brutta espressione.
- Che è? - chiesi, con ancora il cucchiaino in mano.
- Ehm, non ti girare.- mi avvertì Claire, guardando nella stessa direzione di Julie.
Immaginando chi ci fosse, rimasi concentrata sul mio piatto ormai vuoto, chinando la testa su di esso, in modo che non mi potesse vedere.
- Ciao Victorie...- la voce di Teddy Lupin però mi arrivò lo stesso. Era strana, diversa da quella vivace e calda che aveva di solito. Questa come se fosse enormemente imbarazzato.
Rimasi comunque nella mia posizione, fingendo di non averlo sentito.
“Ti prego, vattene...” pensai con tutta me stessa.
- Victorie...- insisteva. Insisteva il ragazzo. Non capiva che non avevo voglia di parlargli?
- Ei, Julie, fatta la nuova relazione di pozioni? - cercai di ignorarlo.
- Victorie! - alzava la voce, ma io ero concentrata sul mio intento – Perché sai, io ho avuto un po' di problemi...- cominciai a tirare fuori dalla borsa la pergamena dov'era scarabocchiata la mia relazione.
– Victorie, cavolo! Ne.dobbiamo.parlare! – il suo tono era davvero alto e irritato.
– Vedi questo punto? Non credo che... – mi prese per le spalle per farmi girare e fissarlo negli occhi che erano inquietantemente neri come la pece, segno che era davvero arrabbiato.
– Smettila di ignorarmi! Cosa è successo là fuori?! – mi stava facendo un po' paura.
– Cosa...Nulla, dai, lasciami in pace! – cercai di scrollarmi da quella presa salda. Ovviamente non ci riuscii – Victorie. Basta, non puoi scapparmi. –
– Teddy, per favore, lasciami! –
– No, finché tu non mi avrai spiegato perché mi hai baciato! –
La Sala Grande si era zittita. Sempre quando ci sono io di mezzo, tutta la scuola lo viene a sapere. Ovvio. Nel giro di qualche giorno tutti sapranno vita mote e miracoli di Victorie Weasley.
– Teddy. Non lo so. Sarà stata la situazione e basta. Ciao. – mi alzai, riuscendo togliere quelle mani ferree dalle mie braccia dove si stavano già formando i lividi, e camminai velocemente verso una direzione ignota. Senza accorgermene le lacrime cominciarono a scendermi lungo le guance.
“Ma che...” mi asciugai la goccia salata che mi stava scendendo dall'occhio di fretta, con la manica del cardigan, sperando che nessuno mi avesse visto “Io non devo piangere.” cercai di convincermi.
Camminai, senza sapere dove, senza sapere cosa mi permettesse di muovere le gambe.
Così mi ritrovai davanti alla stanza delle necessità, quel luogo di cui pochissimi erano a conoscenza, e io l'avevo scoperta grazie a papà.
Senza pensarci riuscii ad entrarvi: mi ritrovai in una stanza strana, dalle pareti colorate e piena di amache rosse. Una vecchia radio era posata su un tavolino e dei tappeti persiani erano sparsi per terra. Mi avvicinai alla scrivania dove trovai un manifesto che ritraeva zio Harry e la taglia che gli era stata imposta.
“Sono nel quartier generale del ES!” compresi, leggendo il manifesto. Mi avevano raccontato delle E.S, Esercito di Silente, creata da zio Harry, zia Herm e zio Ron.
– Forte... – mi buttai su un'amaca, addormentandomi.

Mi risvegliai dopo molte ore.
Uscii dalla stanza delle necessità dirigendomi al dormitorio, la luna piena che splendeva nel cielo scuro.
La signora grassa era un po' addormentata, cosi mi fece entrare tranquillamente, senza neanche chiedermi la parola d'ordine. E se ero un Mangiamorte? Mah, quella signora...
Cominciai a salire le scale per la mia stanza, quando sentii un rumore provenire da quelle del dormitorio maschile.
Mi voltai di scatto quando un botto mi sorprese alle spalle. Dietro il divanetto, una persona era chinata, in preda ad un attacco.
– Ted! – Richard scese le scale di corsa, accorrendo verso l'amico steso a terra.
Mi nascosi dietro la colonna di pietra per non poter essere vista – Non ce la faccio, amico... – sentii rantolare Teddy.
Un grido strozzato partì dalla sua bocca e non ce la feci. Uscii dal mio nascondiglio per fiondarmi su di loro.
– Che cos'ha? – chiesi preoccupata a Richard.
– Vicky, ma cosa... –
– Ti ho fatto una domanda Richard! – urlai, in preda alla preoccupazione.
Voltai Teddy, piegato in due non poteva respirare. E quando la luce del caminetto lo colpì, rimasi paralizzata: i capelli turchesi erano diventati neri, confondendosi con il buio e gli occhi, quegli occhi nocciola che tanto amavo erano rossi, rossi come il sangue.
– Che... – vedevo i miei occhi chiari riflettersi in quei pozzi di sangue.
Teddy sembrò sconsolato e buttò la faccia tra le mani.
– Meglio se te ne vai, Vicky. – Richard mi spinse via, ancora paralizzata da quella visione.
– Rick... – lo chiamai per la prima volta con quel suo soprannome che tutti usavano.
– Guarda fuori dalla finestra, Victorie, e capirai da sola. – mi rispose secco, indicando la vetrata.
Guardai: un disco perfetto e argentato risplendeva tranquillo nel mantello blu scuro che era la notte.
– La luna piena... – sussurrai. Finalmente mi era tutto chiaro.
– Ma...Io credevo che non avesse ripercussioni su di lui! – riferii a Richard.
– Bè, diciamo che quando viene la luna piena non riesce a controllarsi e fa un po' di...casini. – mi rispose distratto, cercando di calmare Teddy che si stava tenendo la testa.
– La situazione peggiora...Vicky, resta un attimo con lui, torno subito! – corse su per le scale, lasciandomi interdetta.
– Ughh..... – Teddy aveva le mani sulla testa, come se gli dovesse esplodere da un momento all'altro.
– Teddy... – mi avvicinai, allungando una mano.
– Non avvicinarti! – me la scacciò in malo modo.
Rimase a contorcersi per un po' senza lasciarmi aiutarlo e facendomi sentire completamente inutile.
– E' colpa tua... – disse infine.
– Cosa? –
– E' anche colpa tua. Di solito riesco a controllarlo. – mi avvicinai e questa volta non mi allontanò.
– Che ti ho fatto? – chiesi, sentendomi in colpa.
– Mi...Hai riempito di dubbi. Di incertezze. –
Deglutii – Su cosa? –
– Su di te. – scoprì il volto rivelando di nuovo quegli occhi inquietati.
– Faccio paura, vero? – sorrise, triste.
Feci spallucce – Sai con chi stai parlando, vero? – gli posai una mano sui capelli neri.
– Con Victorie Weasley. –
– Esatto. E i Weasley non hanno mai paura. – dissi, scompigliandoglieli.
Mi sorrise per un attimo, poi fece una smorfia ed emise un grido strozzato che mi fece accapponare la pelle.
– Richard! – urlai, immemore che gli altri Grifondoro stessero dormendo.
Cominciai a fare i primi gradini della scala a chiocciola quando una testa rossa sbucò dalla curva.
– Finalmente! Sta di nuovo male! – lo informai, fissando la strana boccettina contenente un liquido blu che aveva in mano.
Si diresse da Teddy, di nuovo piegato in due.
– Eccola amico... – la stappò e gliela fece bere. Subito la schiena del ragazzo si calmò e cominciò a respirare normalmente. I capelli corvini cominciarono a mostrare ciocche di quel normale blu che amavo.
– Sta meglio, ora, vero? – chiesi preoccupata.
Richard mi sorrise – Si, ora passerà. Ma stanotte avrà gli incubi. –
Ebbi paura per lui – Che genere? –
– Gli incubi da lupo mannaro. – mi rispose, prendendo Teddy per un braccio e tirandolo su a forza, mentre lui come un pupazzo si faceva trascinare su per le scale del dormitorio maschile.
– Buona notte Vicky. – mi salutò.
– Notte Rick...Ah, Richard? – lo chiamai, prima di vederlo sparire nell'oscurità.
– Si? – sbucò fuori.
– Prenditi cura di lui, per favore. – chiesi, un po' imbarazzata, torcendomi le mani.
Sorrise – Non preoccuparti. – quindi riscomparve nel buio.
Sospirai e feci le scale del dormitorio femminile.
Mi lasciai scivolare lungo la porta di mogano scuro quando entrai nella mia stanza.
– Cavolo... – il cuore mi batteva a mille. Mi diressi a strasciconi verso il mio letto, dove mi buttai con poca grazia, lasciandomi trasportare in un sonno turbato.

La mattina avevo due occhiaie profonde come il Lago Nero.
– Ehm, Vicky, dormito bene? – chiese Claire, afferrando una brioche.
– Secondo te?! – risposi sarcastica, indicando le occhiaie.
Juliette alzò gli occhi al cielo – Ieri notte ti ho sentito rientrare tardissimo: dove sei stata? – Juliette e la sua responsabilità.
– Merlino, Julie, mica sei mia madre... – sbuffai. Delle volte non ero molto educata.
– Va bene, hai la luna storta...Ei tutto bene? – mi chiese, vedendomi sussultare alla parola “luna”.
– Mh, si. Che mi passeresti la cioccolata calda, per favore? – cercai di cambiare discorso.
– Ah, Claire, che dovevi dirci l'altra sera? – la fissai sorridendo.
Lei arrossì – Io e Richard... – cominciò, prendendo un bel respiro e con un sorriso da 32 denti finì – Ci siamo baciati! – la nostra reazione fu più che giustificata: balzammo sul suo lato di tavolo e la soffocammo di abbracci.
– Era ora! Oddio sono cosi felice! – gridai gettandole le braccia al collo.
Lei rise – Lasciatemi respirare però! – le demmo un po' di spazio per respirare, poi la cominciammo a riempire di domande – Come e quando è successo?! – fu la nostra prima domanda.
– Bè, siamo andati ad Hogsmade e... – notò che ci eravamo sporte, a mò di avvoltoio.
– Ehm...Mettete un po' d'ansia. –
– L'ansia te la tieni e finisci di raccontare. – la zittii.
Lei rise, arrossendo – Oook...E quindi niente, siamo andati ai Tre Manici di Scopa e ci siamo presi un cappuccino caldo...Poi abbiamo fatto un giretto e...Bè stavo mangiando un pasticcino glassato quando lui mi dice “Hai un po' di glassa sulle labbra...” si avvicina e mi bacia. E' stato perfetto. – ci raccontò sognante.
– E tu, con Teddy? – ahia. Lo sapevo, prima o poi avremmo toccato quel tasto dolente. Feci spallucce – Niente. Avete assistito anche voi alla scenata nella Sala Grande, no? Bene, è stata l'ultima volta che ci ho parlato. – mentii. Non mi sembrava giusto raccontare il suo “problema”.
– Quindi siete ad un punto morto. – puntualizzò Juliette.
Annuii, bevendo la mia cioccolata.
E poi lo vidi: il bel viso solcato da due profonde occhiaie, le sopracciglia corrucciate e le tempie che pulsavano. Non era nella sua forma più smagliante.
Richard si avvicinò a noi e abbracciò da dietro Claire – 'Giorno donzella... – le sussurrò nell'orecchio e, quando si girò, le diede un bacio passionale.
Juliette tossicchiò e io alzai un sopracciglio – Ragazzi, ho appena mangiato. Per favore. Non voglio vedere come vi scambiate la saliva. – dissi ironica.
Si staccarono, Claire mi sorrise divertita e Richard, dopo avermi anch'egli sorriso, mi fissò intensamente, poi si girò verso Teddy, che stava seduto con la testa tra le mani.
Lo fissai e i nostri occhi si incrociarono: erano tornati color nocciola ma c'erano delle strane pagliuzze rosse attorno alla pupilla. Mi mandò uno sguardo...che mi sembrò d'odio.
Io sono una Weasley, e questo vuol dire che ho coraggio.
Ma quella sola persona con un semplice sguardo riuscì e riesce a cancellarlo del tutto.  

 


~ Angolo Autrice

Ed ecco la fine :3 Vi giuro, per il prossimo cercherò di metterci meno tempo c.c
Bé, intanto che ne pensate di questo? <3 Forse molti di voi criticheranno la cosa della Luna Piena su Ted...Ma penso che a lui non sia del tutto indifferente!
Lasciate una recensione a riguardo <3 
Luna!
P.S. Non so che attore usare per Richard e Mike...Mi mandereste i link delle foto di chi pensiate sia adatto? <3 Grazie ^^"

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Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Ok, questo capitolo è un pò concentrato sulla depressione di Vicky...Ma non solo u.u Quindi non aspettatevi cose strappalacrime, tristi o da emo (?) Mi dispiace di averci messo un pò di tempo per scriverlo xD
Spero vi piaccia <3
Lasciate una recensioncina, per favore *sguardo lacrimoso* 
Un bacio,
Luna≈

 


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»Capitolo 4«


I giorni seguenti furono, come si può immaginare, terribili. Io e Teddy non ci parlavamo da un sacco ed ogni giorno ero più depressa che mai. Mi mancava. Ci scambiavamo sguardi da lontano ma non riuscivo mai a capire il suo: odio? Tristezza? Un miscuglio di sentimenti invisibili ad occhio umano.
– Allora, che fate per le vacanze? – chiesi annoiata alle mie due moschettiere, Juliette e Claire, che stavano sedute sul tappeto della Sala Comune davanti al focolare, a ripassare non so cosa, mentre io ero puntualmente accovacciata sulla poltrona a disegnare sulla pergamena che era destinata ai compiti.
– Ehm, Vicky, ti ricordo che abbiamo i GUFO. Io studierò tutte le vacanze probabilmente. – Claire, inguaribile pazza secchiona. Sempre lei.
– Puf, che noia...Juliette? – mi girai verso l'amica che mi somigliava di più, i lunghi capelli rossi legati in una coda di cavallo che esaltavano il suo collo esile e gli occhi verdi che correvano sulla pagina – Mh, probabilmente anch'io... – mi rispose distrattamente, senza togliere il naso dal libro di Difesa Contro Le Arti Oscure.
– Oddio, non è possibile! Passerete le vacanze a studiare?! – sbottai, incredula.
– E tu ad allenarti, Victorie! – la voce di Mike, il capitano della squadra di Grifondoro, mi arrivò da dietro le spalle.
– Miseriaccia, Mickey! Non sbucare cosi all'improvviso, mi farai venire un infarto! – mi portai una mano al cuore che batteva all'impazzata per lo spavento.
– Scusa Victorie! Ah, e non chiamarmi Mickey! – aggiunse, sorridendo.
Sbuffai – Ah, si, certo...Comunque mi hai spaventato per dirmi questo o per altro? – chiesi spazientita.
Mike arrossì violentemente – Ehm, veramente volevo parlare con Juliette... – si portò una mano dietro la nuca, imabrazzato.
Juliette sembrò più imbarazzata di lui quando si alzò e uscì dalla Sala Comune seguita dal mio capitano.
– Solo a me sembra che quei due tramino qualcosa? – chiesi a Claire, anche lei rimasta sorpresa.
– Direi di no, Vicky...Dai, apri un libro di una qualunque materia e comincia a studiare... – disse, tornando ad un tomo dalla copertina di pelle rossa.
– Cos'è quel coso? – chiesi, indicandolo.
– Uh, un interessantissimo volume sulle Pozioni...Se vuoi te lo presto! – mi spiegò entusiasta.
– Mh, no, grazie, passo... –
Rimanemmo così, lei a leggere e io a giocare con al piuma, le ginocchia al petto.
Buttai un'occhiata alla finestra: la luna stava sorgendo. Luna piena. Senza accorgermene cominciai a pensare a Teddy Lupin, ai suoi capelli meravigliosamente anormali, e i suoi occhi misteriosi ma sinceri...Mi mancava. Mi mancava da morire. Cominciai a legarmi i lunghi capelli chiari in una treccia, pensando solo a lui, sempre a lui. Ormai la mia vita ruotava attorno a quello strano ragazzo.
– Ehi, Claire, io salgo...Ti dispiace? – le domandai, sorridendo malinconica.
Capendo la mia sofferenza Claire mi sorrise a sua volta, e annuì – Tranquilla, e buona notte! –
Trascinai i piedi su per la scala a chiocciola fino al mio letto a baldacchino, mi intrufolai sotto le coperte senza neanche cambiarmi e piombai in un sonno profondo.

– Bella addormentata! Forza, svegliati!! – un cuscino proveniente dall'altra parte della stanza mi arrivò dritto in faccia.
– Mh, cosa? – mi stropicciai gli occhi, ancora assonnata.
– Andiamo! Dai che facciamo tardi! – la Springs mi tirò fuori dal letto a forza.
– Ho capito, HO CAPITO! Arrivo! – sbuffai, infilandomi le calze e gli stivaletti.
– Morgana, Julie, come fai ad essere cosi mattiniera? – chiesi sbadigliando mente mi allacciavo le stringhe.
Lei non mi rispose ma semplicemente sorrise, quel suo sorriso furbetto che voleva dire “Non te lo dico per lasciarti con la suspense”. Ma si da il caso che una Weasley non sappia aspettare.
Quindi la tampinai per tutto il tragitto per la classe di Incantesimi.
– Julie, Julie, oggi ti vedo felice...Ieri con Mike è successo qualcosa, eh? Avanti, avanti, dimmelo! – Lei accelerò il passo dividendosi da me e Claire che la guardavamo storto.
– Juliette, sai che non mi scappi, vero? – l'avvertii, saltandole addosso.
– Oddio, Vicky, ma sei matta? – scoppiò lei, ridendo.
– Te ne sei accorta ora, Julie? – domandai, anch'io tra le risate.
Arrivammo all'aula trascinandoci, ridendo, ma quando entrai il sorriso che avevo sulle labbra scomparve.
Teddy Lupin era davanti alla cattedra a parlare con il professor Vitious (NdA: se l'ho scritto male fatemelo notare, per favore, e vedrò di correggerlo xD) quando entrammo nella classe si zittì di colpo e mi fissò.
– Buongiorno, Weasley... – mi salutò. Fu come ricevere una pugnalata con una lama rovente. Weasley. Non mi aveva mai chiamata per cognome. Di solito mi chiamava Vicky, Victorie, o mentre scherzavamo Victorilla, ma mai, mai Weasley. Questo mi fece capire che il nostro rapporto era radicalmente cambiato.
– Lupin... – risposi, trattenendo le lacrime. Corsi infondo all'aula, buttandomi dietro al mio banco, tirai fuori il libro d'incantesimi e la piuma e cominciai a scrivere come una forsennata sulla pergamena bianca. Il fatto è che non stavo scrivendo.
Mi accorsi che la pagina era piena di scarabocchi, e, notai tristemente, la maggior parte formava distrattamente il nome “Teddy”. Di male in peggio.
Presi un bel respiro, posai la penna nel calamaio e accartocciai la pergamena. Era stato un bello sfogo, però.
Claire mi si sedette accanto, fissandomi preoccupata. Io scossi la testa, facendole capire che era tutto apposto. Se solo tutto fosse stato davvero apposto.
Dire che durante la lezione ero distratta sarebbe poco. Non ero distratta. Ero totalmente assente.

E anche nei giorni seguenti persi quella vitalità che era la mia firma. I miei occhi sempre ridenti e caldi nonostante il colore freddo, erano diventati vitrei e spesso lucidi.
Durante gli allenamenti non ero per niente attiva, spesso mi prendevo un bolide da qualche parte e ciò provocava la consueta visita a Madama Chips. (NdA: anche qui se è scritto male fatemelo notare, grazie <3 P.S. Non ho il libro in questi giorni c.c Una mia amica lenta a leggere me l'ha preso e.e Se non torna intero non risponderò delle mie azioni <3 Magari ci sarà un paziente in più al SanMungo muahhahaha)
– Che ti succede, Victorie? In questi giorni vieni spesso in infermeria. Qualche giorno fa ti sei slogata un polso quando sei inciampata in un gradino. Cosa che non è da te, tra l'altro. E spesso vieni colpita dai bolidi. Sei distratta! – mi rimproverò Madama Chips, fasciandomi il gamba dolorante.
– Non lo faccio apposta, davvero. – sussurrai, cercando di non mostrare il dolore.
– Ok, Vicky, ma intanto ti salti la partita contro Corvonero... – Mike era rimasto accanto a me tutto il tempo, da bravo amico e capitano quale era, da quando ero caduta dalla scopa a quando l'infermiera mi aveva finito la fasciatura.
– Oh, perfetto. Erano mesi che aspettavo quella partita. – dissi sconsolata.
– Dillo a me, ho perso la migliore battitrice che avevo... – sbuffò, incrociando le braccia al petto.
– Già... –
Un silenzio imbarazzante cadde su di noi. “E ora? Di che parlo?” mi morsi un labbro, poi mi venne in mente.
– Ei, Mickey, almeno tu, mi dici che vi siete detti tu e Juliette qualche sera fa? – mi aggrappai alla sua manica scarlatta, implorandolo come una bambina.
Lui sorrise – Ah, no, se Juliette non te l'ha detto non te lo dirò neanche io! – notai che era un po' arrossito. Avevo già detto che ad una Weasley non sfugge niente, no?
– Ah! Ti sei dichiarato! – puntai un dito contro di lui, sorridendo compiaciuta.
– No, cioè io... – rispose impacciato, abbassando la testa, rosso fino alla punta dei capelli scuri.
– Oddio! E lei che ha detto! Merlino, son cosi contenta per voi!! Si! Vi siete messi insieme, quindi?! – feci una sorta di balletto, per quanto la gamba fasciata mi permettesse.
– Smettila, Victorie, ti prego! – mi rimproverò lui, ridendo per la mia reazione.
– Oh, ma andiamo! E' una notizia bellissima! Ma non mi hai ancora risposto: state insieme? –
Lui fece spallucce – Non lo so...Non proprio. Le ho chiesto di uscire insieme e... – alzai la mano verso di lui che la fissò stranamente.
– Avanti, batti il cinque! – lo incitai. Lui mi battè il cinque, un po' imbarazzato.
– Oh, e ci voleva tanto?! Comunque, ben fatto, Mickey, ben fatto! – sorrisi furbetta.
– Ti ho detto di smetterla di chiamarmi Mickey! – mi disse lui, mentre mi salutava, il sorriso sulle labbra.
– Capito, M i c k e y! – scandii il soprannome in modo tale da farlo arrabbiare, ma sentii solo la sua risata propagarsi per i corridoi.
Stare con lui mi aveva fatto dimenticare il dolore. Ma quando Mike se ne andò, la tristezza tornò silenziosa e letale come la tempesta.
– Non la reggo più, questa situazione... – sussurrai, ricacciando le lacrime.
– Vicky? Ciao! – Juliette si sedette ai piedi del mio letto, un mazzo di fiori colorati in mano.
– Come va? – mi chiese, accennando alla gamba gessata.
– Oh, bé, mi si è solo rotta una gamba cadendo dalla scopa. Per il resto tutto di merda. – risposi ironica.
– Umh, perfetto direi... – mi disse, guardando fuori dalla finestra.
– Guarda, comincia a piovere... – mi fece notare, indicando i vetri che cominciavano a riempirsi di goccioline. Poco dopo il rumore incessabile della pioggia sui vetri divenne il sottofondo della sua visita.
– Ho visto Mike uscire di qui: di che ti ha parlato? – mi chiese, guardinga. Io sorrisi – Julie, c'è qualcosa che mi devi dire, vero? –
Lei arrossì – Te l'ha detto, è cosi? –
Annuii – Si. E perchè tu non me ne hai parlato? Insomma, sono la tua migliore amica... –
Lei mi fissò, triste – Non volevo farti soffrire. –
– Farmi soffrire? E perché avrei... –
– Per via di Teddy. –
Al suo nome sbiancai.
– Ah. – dissi, semplicemente, gli occhi nuovamente lucidi.
– Che palle! – esclamai, togliendomi una lacrima dalla guancia frettolosamente con una mano.
– Vicky... –
– Grazie, Juliette. Per avermi spiegato perché non me l'hai voluto dire. – la tranquillizzai, sorridendole tristemente – Non sono arrabbiata. Davvero. Hai agito cosi pensando al mio bene. Sono fortunata ad avere un'amica come te.. – l'abbracciai, cercando di trattenere quelle odiose lacrime che ormai erano all'ordine del giorno.
– Come hai detto tu, sei la mia migliore amica. – mi rispose, accarezzandomi una guancia.
– Ah, e, per evitare di rimanere indietro... – tirò fuori tre volumoni dalla sua borsa – Ecco, ti ho portato dei libri dalla biblioteca! Tanto non penso avrai molto da fare, qui stesa con la gamba ingessata. – sorrise, di nuovo furbetta.
– Tu e il tuo senso di responsabilità... – sorrisi, alzando gli occhi al cielo – Grazie. – lei alzò le spalle – Dovere, milady. – fece un inchino e uscì quasi saltellando, lasciandomi da sola a ridacchiare.
Presi uno dei libri che mi aveva portato, un tomo dalla copertina di pelle verde scura dal titolo in lettere dorate “Uso delle erbe comuni nelle pozioni”.
Lo aprii, un po' riluttante e, con mia sorpresa, vidi un nome scarabocchiato in alto a destra: Teddy R. Lupin.
– Di nuovo. – sussurrai. Accarezzai la scritta con le dita per poi richiudere infastidita il libro.
– Ti devo dimenticare. E allora perché torni sempre? – sussurrai, fissando la pioggia che scendeva lungo le vetrate.

– Ok, allora, poggiati a me e... – Claire mi aveva preso sotto braccio, aiutandomi a salire gli scalini.
– Si, ce la faccio. – l'avvertii, alzando la gamba ancora fasciata.
– Non sforzarti, mi raccomando! – Richard ci seguiva sempre. Da quando si era messo con Claire non ci lasciava un attimo da sole.
– Ah, grazie, Rick. – lo fulminai con lo sguardo. Lui sorrise, capendo che ovviamente non facevo sul serio. Dopo...quella sera, eravamo diventati quasi amici. Anche se ancora non mi capacitavo che la mia Claire, la più piccola del nostro trio, avesse un fidanzato. Di 18 anni tra l'altro.
– Weasley! Come stai? – Mike mi sorprese, chiamandomi per cognome. Ormai ci chiamavamo per nome, ma agli allenamenti soleva chiamarmi Weasley. E ogni tanto facevamo questo giochetto.
– Posey! Ciao! Non vedi? Nel giro di qualche giorno mi rimetto in sella ad una scopa, giusto in tempo per la partita contro Corvonero! – esultai.
– Si, ti piacerebbe. – alzò gli occhi al cielo.
– E dai, Michael! Fammi giocare! – lo pregai.
– 1. Sei ancora convalescente. 2. Non fai un allenamento da settimane. 3. Se ti rifai male ti avrò sulla coscienza, quindi niente. – mi diede una pacca sulla spalla.
– Posey. Ti odio. – dissi a denti stretti.
Lui alzò le mani – Sei stata tu a farti male, cocca! – mi ricordò, ridendo.
– Non è il caso chiamarmi cocca davanti alla tua vera cocca! – sghignazzai ammiccando a Juliette, diventata tutt'un tratto rossa come un peperone.
– Ehm, io vado... – disse allora il mio capitano.
– Si, si, scappa, Posey! – gli urlai dietro.
Lui si girò e mi fece una linguaccia – Tanto non giochi, Weasley! –
– Voi avete la capacità di ricordarmi il lato negativo della vita... – sbuffai, girandomi verso Claire che era un po' la pessimista del gruppo.
Lei alzò le spalle – La vita è dura, Vicky. –
– Si, ma sei tu a farla diventare dura. – puntualizzai. Lei alzò gli occhi al cielo, ridacchiando – Non riuscirò mai a farti cambiare idea, eh Hippie? –
Sorrisi – Eh no, uccello del malaugurio. Direi di no. – mi abbracciò.
– E' per questo che ti voglio un gran bene! – mi quasi gridò in un orecchio.
– EI, ti voglio bene anch'io piccoletta! – le risposi, accarezzandole la schiena piena dei suoi boccoli biondi.
– Vicky, quella è la mia ragazza... –
Richard. Basta. – Senti, signorino, lei è per primo una delle mie migliori amiche, poi è la tua ragazza. Comprendi? – precisai, un po' scocciata.
Claire si mise in mezzo a noi – Dai, smettetela... – io sorrisi e porsi la mano ad un Richard anch'esso sorridente – Si, ma mica stavamo litigando! – aggiunse.
Annuii, mentre mi stringeva la mano, affermando le sue parole.
– Già, già, Claire, dovresti smetterla di farti prendere dal panico! – lei sbuffò, sorridendo, poi mi riprese per le spalle – Dai, andiamo! –
Mi accompagnò fino in biblioteca.
– Ok, sto per varcare quella soglia per la prima volta in vita mia. Tutto ciò va contro i miei principi morali e se... – non mi lasciarono finire il monologo che Juliette mi spinse oltre la porta di quercia.
– Oh, Merlino, ok, sono dentro, va tutto bene, sto benissimo...Bé apparte la gamba, ma per il resto sto... –
– Piantala, Vicky... – sospirò Juliette.
– No, Julie, tu non capisci. Io non sono mai entrata qui dentro. Mai. E ci sono entrata solo perché mi avete costretta. E non ho ancora capito perché Richard sta con noi! Mica ha i GUFO, il fortunato! – sbottai.
Lui alzò gli occhi al cielo – Io ho i MAGO, e sto con voi perché devo studiare anche io... –

– Ah, già... – me lo aveva ripetuto almeno dieci volte.
– Forza, Vicky, dobbiamo ripassare un bel po' prima delle vacanze natalizie! –
Mi sedetti un po' impacciata accanto a Claire, davanti ad un tavolo di legno scuro, una pila di libri accanto ad una lampada che rilasciava una luce chiara e calda.
– Aspetta: tutti questi libri... –
– Si li dobbiamo studiare! – mi rispose esasperata Juliette.
– No, vuol dire che dobbiamo aprirli...Leggerne il contenuto noioso e...Ripeterlo? – chiesi, incredula.
– Si. Ed è una cosa che avresti dovuto fare anche gli altri giorni... – rispose distrattamente Claire.
Richard ridacchiò – Non ami molto studiare, eh, Victorie? –
– Non è che non ami studiare: è che ho una repulsione naturale verso tutto ciò che riguardi le materie scolastiche o aprire un libro e studiarne il contenuto. –

 


~ Angolo Autrice

Che ne pensate?
Ho sempre paura che sia troppo corto...Che ne dite? :/ Ho cercato di seguire il consiglio di Em Potter...Ma non so se è un pò più lungo, bo ç_______ç
Scrivetemi una recensione anche su questo! Cosi cerco un attimo di darmi una regolata D:
Ah, e scrivetemi una frase che direbbero Claire e Juliette...Mi serve per le immagini del prossimo capitolo u.u
E che ne pensate degli attori che ho scelto per Richard e Mike? <3 Personalmente amo Colton Haynes (Mike) :3333 
Un bacio, al prossimo capitolo! <3
La vostra,
Luna≈


 

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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Uaaaah! Sono fierissima di questo capitolo :3 
Mi piace proprio u.u Un pò perché è finalmente più lungo degli altri (almeno a me sembra cosi, poi ditemi voi u.u) e poi...bo mi piace :33
Fatemi sapere <3 
Ci vediamo alla fine
Luna ≈
P.S. Il capitolo...Mh, è di nuovo dedicato a Victorie...Un pò deprimente nella prima parte...però bo. A me piace tanto :') Non so neanche da dove mi è uscito :') Ah e che ne dite delle frasi di Juliette e Claire? :')


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»Capitolo 5«

 

 


Dire che la mia vita andava a rallentatore è poco. Da quando era successo il casino con Teddy tutto procedeva a rilento.
– Non so più che fare. – ero seduta nel divanetto avorio della mia stanza a Villa Conchiglia, le ginocchia al petto, un vecchio maglione sformato di mio padre, i capelli legati in una crocchia disordinata, i calzettoni caldi e colorati che mi aveva fatto nonna Molly, una tazza di cioccolata calda in mano.
E la mia migliore amica seduta davanti a me, a fissarmi preoccupata.
– Vicky... –
– Che devo fare, Julie? – alzai lo sguardo su di lei. Non mi piaceva vedere la mia Juliette con quell'espressione triste e preoccupata. Noi eravamo cosi: se una stava male, stava male anche l'altra.
– Ei...Come sta? – Claire comparve sulla soglia, le tazze calde in mano. Ne porse una a Juliette e l'altra se la portò alla bocca.
Eccole, le uniche che mi sono sempre state accanto. Loro, che mi conoscevano meglio di mia madre. Loro, che erano sempre vicino a me quando ne avevo bisogno, quando necessitavo di un sorriso, di un raggio di sole. Loro ci sono sempre state. E anche per questo le amerò per sempre.
Le mie migliori amiche.
– Ragazze... – sussurrai, le lacrime agli occhi – Grazie. – mi portai una mano alla bocca, per soffocare il singhiozzo.
Loro mi abbracciarono – Noi siamo qui con te, Vicky, e ci saremo sempre. – mi sfogai sulle loro spalle, mentre mi accarezzavano la schiena scossa dai singhiozzi. Quando si staccarono Claire mi asciugò una lacrima, regalandomi uno di quei suoi sorrisi sinceri e bellissimi, perché quando lei sorrideva non apriva solo la bocca scoprendo i denti, ma i suoi occhi luccicavano di felicità ed irradiava calore da tutti i pori.
– Allora, Victorie, che facciamo oggi? – mi chiese Juliette, buttandosi sul mio letto dalla trapunta colorata.
– Fuori nevica. Che vuoi fare? – chiesi scettica. Lei mi sorrise – Possiamo sempre fare una battaglia di palle di neve o costruire un bel pupazzo. Che ne dite? – propose, più eccitata di un bambino a Natale.
Sorrisi alla sua idea – Si...Magari mi aiuta a distrarmi... –
Claire annuì con vigore, cosi mi vestii, indossammo il cappotto, i guanti e le sciarpe, ed uscimmo.
Leggeri, candidi e perfetti fiocchi di neve cadevano dal cielo.
L'aria era fresca e frizzante, “sapeva di neve”.
Contemplai il cielo dall'azzurro acceso e le nuvolette che sembravano provare a fare a gara contro la neve al suolo, quando mi arrivò una pallata dritta in pancia.
– Porc...Claire! – urlai, quando capii chi era la lanciatrice. Sorrisi malefica, presi una bella manciata di neve e la tirai alla mal capitata.
– Ahi! Ahahahahha – Claire si stava contorcendo dalle risate. Juliette ci tirò due palle contemporaneamente.
– Ei, Julie, dovresti entrare nella squadra come cacciatrice! – le gridai, mentre la rincorrevo.
– Prova a prendermi, poltrona! – mi provocava lei.
Riuscii a colpirle la schiena, cosi si girò e mi tirò un'altra palla ma io, da brava battitrice di Grifondoro qual ero, la schivai con eleganza, colpendola di nuovo.
– Ei, non vale! – gridò, mentre Claire spuntò da dietro ad una roccia, tirando pallate a più non posso.
– Eh, no, ha ragione la Springs, un fortino non vale! – indicai la roccia dietro al quale si era rifugiata Claire.
– Scusate se sono più furba di voi! – rispose altezzosa.
– Ma che furba e furba! – le corremmo incontro, facendola cadere nella soffice neve, e le riempimmo la giacca di neve mentre le facevamo il solletico.
– Ahahahahahah, basta, vi prego! – pregava lei, mentre la torturavamo.
– Ah, no, ora pagherai per la tua sfacciataggine! – gridammo all'unisono.
Quando reputammo che era abbastanza, in verità eravamo solo esauste: non era mai abbastanza, ci buttammo a terra, con il fiatone.
– Voi.Siete.Matte. – scandì Claire, ancora ridacchiando.
– E vi adoro per questo! – aggiunse, trasportandoci nella risata.

Rientrammo a casa che era tardo pomeriggio.
Cheriè? – mia madre si affacciò dalla cucina, mentre ci toglievamo gli scarponi bagnati.
– Sì, maman? – risposi quasi gridando, mentre salivo le scale.
– Domani andiamo dai nonni. – mi annunciò. Mi si gelò il sangue nelle vene.
– Chi ci sarà? – chiesi, deglutendo.
– Zio Harrì, Ron, Hermione, Ginevra, George, Angeli...E penso Teddy e Andromac... – elencò, dando a tutti un accento francese – mais Cheriè, porquoi sei impallidita? Non ti senti bene? – mi chiese preoccupata.
– Tutto apposto, maman. – risposi. Ma non stavo affatto bene.
– Ecco. Andava tutto bene. E ora questa notizia. – esplosi, buttandomi sul mio letto quando entrammo nella mia stanza.
– Vicky... – Claire richiamò la mia attenzione imbarazzata.
– Che c'è? – chiesi esasperata, guardandola.
– Ehm, non sapevo avessi quella bella pronuncia in francese... – mi fece notare.
Spalancai gli occhi – Claire, mia madre è francese. Parlo francese da quando ero piccola. Vabbè, ma ora capite: domani non posso andare, non posso rivederlo. Ora che...avevo cominciato a dimenticarlo. –
Juliette si sedette vicino a me – Ma prima o poi lo devi affrontare, no? E direi che questo è una sorta di segno: prima è, meglio è... –
– Spero tu abbia ragione. – dissi semplicemente, guardando fuori dalla finestra dove i fiocchi di neve avevano ricominciato a scendere.
– Juliette, Claire, votre genitori sono ici! – mia madre ruppe il silenzio.
– Allora...ci vediamo, Vicky! – mi salutarono, scoccandomi un bacio sulle guance.
– Mh, certamente! Ci vediamo! – sorrisi mentre uscivano dalla mia camera.
Prima di chiudere la porta Claire si affacciò – Mh, senti...Mi dispiace. Per me e per Richard. So che non ti fa molto piacere averlo intorno...Soprattutto perché è il migliore amico di Teddy...Però...Io sono felice. Mi dispiace, Vicky... – disse e notati i suoi occhi lucidi.
Scossi la testa – Se tu sei felice lo sono anch'io. – risposi commossa.
Lei annuì, mi sorrise ed uscì.
Rimasi nella stessa posizione per non so quanto tempo. Quando decisi di alzarmi fu solo per spostarmi sul divanetto davanti alla finestra, per poter guardare il mare burrascoso.

– Victorie? Tua madre ti sta chiamando da un pezzo! – la voce di mio padre mi arrivò ovattata attraverso la porta di legno bianco.
– Mh? – aprì un occhio. Bill Weasley entrò nella mia stanza.
– Allora? Ti dai una mossa? – mi disse, un po' seccato un po' divertito dalla mia espressione sonnacchiosa.
– Si...Arrivo. – uscii dalle coperte piano, gli occhi ancora chiusi.
– Forza, la colazione è pronta! – mi avvertì, uscendo. Annuii e mi diressi nel mio bagnetto privato, piccolo, ma sempre mio.
Mi sciacquai la faccia, mi lavai e indossai la prima cosa che mi capitò in mano: un maglione di lana viola, un paio di jeans neri e degli stivali marrone scuro con le stringhe. Mi era andata bene. Delle volte quando usavo questo metodo capitava che mi vestissi come una tavolozza.
Indossai il mio ciondolo preferito, un medaglione a forma di simbolo della Pace che si apriva, mostrando una foto di me, Claire e Juliette al 3 anno, e andai in cucina, dove mi aspettava una tazzona di latte, bacon e uova.
– Non ti ingozzare, cheriè, o da nonna Molly non mangerai niente! – mi ricordò mia madre.
– Si, Vicky, evita di fare la maialina. – Dominique, sorellina di 11 anni. Smistata in Corvonero. (NdA: io me la immagino in Corvonero u.u Ditemi voi...xD) La pecora nera della famiglia, o meglio, il corvo nero della famiglia. Il fatto è che lei si vantava di essere nella casa degli intelligenti. Mia madre ne era orgogliosa. Mio padre ci era rimasto un po' male, ma poi aveva accettato la cosa ed era anche lui fiero del genio di famiglia.
– Minnie, smettila, per favore... – la rimproverò il signor Weasley.
– Ma è vero, papà, Vicky si abbuffa sul cibo! – era definita Weasley sono grazie ai suoi capelli rossi e gli occhioni azzurri tipici della famiglia. Per il resto era il mio contrario: anche lei un quarto veela, aveva ereditato il carattere della mamma. E quindi era una veela dai capelli rossi. Insopportabile.
– Ho solo fame, per favore! – dissi, riposando la mia tazza sul tavolo.
– Dai, ragazzi, andiamo. – stroncò il discorso mia madre, aiutando il piccolo Louis di 7 anni ad alzarsi.
Ci dirigemmo verso il camino.
– No, dobbiamo usare la Polvere Volante? – chiese Dominique, sconsolata.
– A me piace la Polvere Volante! – esultò Louis, prendendo per mano papà.
– Evita di lamentarti e muoviti! – le dissi seccata.
Sbuffò ed entrò nel camino.
– Tana! – (NdA: volevo mettere “Casa Weasley”...Ma siccome ci sono molti Weasley...magari si ritrovavano a casa di Charlie in Romania u.u Ditemi se vi suona anche urlare “Tana” LOL)
Dominique scomparve in una nuvoletta verde.
– Vai, Bill. – gli fece cenno Fleur, prendendo la manina di Louis.
Lui prese una manciata di polvere ed entrò nel camino.
Subito dopo di lui toccò a mia madre e a Louis – Mi raccomando, ti voglio subito dopo di noi, d'accord cheriè? – mi avvertì, prima di scomparire.
Con il cuore in gola e il corpo molle entrai anche io nel camino, persi la mia manciata e la buttai tra le ceneri, gridando.
Quando riaprii gli occhi la prima cosa che sentii fu il profumo di pollo al forno e patate arrosto nell'aria. Quando li aprii mi ritrovai nel camino della Tana, con nonna Molly a darmi il benvenuto.
– Piccola mia! Vieni, forza! Sgrullati dalla cenere! – prese una spazzolina e cominciò a spolverarmi la cenere dal maglione.
– Grazie, nonna. – le sorrisi, dolcemente.
Lei mi aiutò ad uscire per condurmi nella sala pranzo, qualche ciocca bianca che usciva dalla crocchia disordinata.
– Ecco, ragazzi, Victorilla è qui! – annunciò, portandomi davanti alla mia famiglia.
– Vicky! – la piccola Lily Luna mi corse incontro, seguita da Albus e da James.
– Ragazzi! – aprii le braccia per abbracciare Lily e Albus. James rimase in piedi aspettando il suo turno.
– Lily non la finiva più di aspettarti! – sbuffò, quando toccò a lui.
– James! Piccola peste! Ti stai allenando per il Quidditch, si? – alzai un sopracciglio. Lui si battè il petto, orgoglioso – Sono il miglior cercatore della mia età! Il prossimo anno quando andrò ad Hogwarts mi dovranno prendere subito! – scossi la testa, pensando che solo al secondo anno si poteva entrare nella squadra.
– Bene, davvero bene...E tu, Al? – chiesi, riferendomi al più timido dei Potter.
– Mh...Anch'io me la cavo da cacciatore... – trovò più interessante le sue vecchie scarpe che i miei occhi.
– E la piccola Lily? – le scompigliai i capelli.
– Sono un'ottima cacciatrice! Accidenti! Riesco a segnare fino a 50 punti di seguito, Vicky! –
Aprii la bocca in una O perfetta – Hai capito la piccoletta! –
Lei rise, felice del complimento.
– Fatemi abbracciare la mia nipotina! – zio George si fece spazio tra i bambini per stritolarmi.
– Zio...Cosi soffoco... – riuscii ad avvertirlo, mentre sentivo una costola rompersi.
– Oh, scusami Victorilla...Allora, come va? – mi chiese, staccandosi.
Ripresi fiato – Oh, tutto bene... – sorrisi. “Andrà tutto bene finché non lo vedrò...” pensai.
– E' il mio turno! Togliti, Georgie! – zia Ginny lo spinse via e mi abbracciò – La mia ragazza...Come sei cresciuta! – mi fissò bene, l'orgoglio negli occhi.
– Eccola qua, la più grande dei Weasley! – zio Harry si avvicinò alla moglie, abbracciandomi, gli occhiali freddi che mi toccavano la guancia.
– Allora, come va? – mi chiesero all'unisono. Alzai le spalle – Non c'è male, grazie! – sorrisi.
Amavo la mia famiglia.
– Dove sono Rose e Hugo? – chiesi, cercando gli altri miei cugini.
Zio Harry fece spallucce, i capelli corvini scompigliati. Ancora. – Non si sono visti...Conoscendo Ron arriveranno in ritardo... – sorrise, fissando un punto della sala, probabilmente in balia di certi ricordi a noi sconosciuti.
Si sentì uno sbuffo e corsi davanti al camino, una nebbiolina verde copriva la persona.
– Rosie! – pensai di salutare, felice come una Pasqua.
Ma quando il fumo si diradò, non uscì la testa rossa e riccia della mia cuginetta.
Ma una testa turchese.
– Ehm, ciao Victorie. – mi salutò imbarazzato Lupin.
Deglutii. Le lacrime che già mi salivano agli occhi. Ah no, dovevo controllarmi.
– Ciao, Lu...Teddy. – lo stavo per richiamare per cognome. Ormai a scuola ci chiamavamo cosi. E solo se ci trovavamo a 2 centimetri di distanza e davanti ad altra gente, che avrebbero reputato strano il fatto che non ci fossimo salutati, ed era meglio evitare altri pettegolezzi.
Negli altri casi non ci salutavamo affatto.
Mi scostai per farlo passare, prima che un'altra nebbia verde rivelasse la nonna Andromeda.
– Oh, ciao, Victorie! – mi salutò dolcemente. Amavo quella vecchietta. Era sempre, dolce e gentile con tutti, nonostante portasse dentro un grande dolore. Ma tutti in quella casa portavano un qualche dolore nel petto.
– Ciao, Andromaca! – rispose educatamente.

Zio Ron, zia Hermione, Rose e Hugo arrivarono giusto in tempo per il tacchino ripieno.
– Il ministero! – sbuffò zio Ron, giustificandosi. Zio Harry alzò gli occhi al cielo e abbracciò il suo migliore amico per poi passare alla sua migliore amica/sorella.
Finito il pranzo uscimmo per giocare a Quidditch. Avevo portato la mia Firebolt, cosi facemmo qualche partita. Vinta dalla squadra mia, di Lily e di Rose.
– Non vale! Vicky gioca nella squadra di Grifondoro da 3 anni! – mi accusò Hugo.
Alzai il mento, posandomi la mazza sulla spalla – Non vuoi accettare al sconfitta, eh, piccoletto? – Lui arrossì violentemente, poi mi fissò con sfida, sorridendo – Ti piacerebbe, cugina! –
Dopo altre 2 partite vinte una dalla squadra dei maschi e una dalla nostra, lasciai la scopa a Roxanne, la figlia di Zio George e Zia Angelina, anche lei battitrice e anche lei sarebbe andata ad Hogwarts l'anno dopo.
Notai che Teddy ci fissava. Anzi, fissava me. Cosi, quando si allontanò dal “campo” per dirigersi dietro il capannone di nonno Arthur, lo seguii.
– Perché mi hai seguito? – mi chiese, di spalle.
Presi il ciondolo che avevo al collo tra le mani, giocandoci. Lo feci scattare, e fissai la foto al suo interno. “Aiutatemi...” mandai un messaggio telepatico alle mie amiche.
Poi presi un bel respiro – Per parlare. Seriamente. –
Lui si girò verso di me, i capelli blu mossi dal vento, gli occhi nocciola che mi scrutavano impazienti, e le labbra rosse che si mordicchiava.
– Di cosa? – mi chiese seccamente.
– Di quel...bacio. – dissi, prendendo fiato.
– Per te... – continuai – è significato qualcosa? –
Lui mi fissò, poi guardò il cielo – Si. – mi disse.
Il mio cuore cominciò a battermi a mille, provocandomi un arrossamento delle guance immediato.
– E a te? – mi chiese, tornandomi a fissare dritto negli occhi.
– Si. – risposi a fior di labbra. Rimanemmo in silenzio per un po', poi presi coraggio – Che cosa ha significato per te...Quel bacio? –
Lui mi fissò. E finalmente lessi cosa quegli occhi misteriosi mi volevano trasmettere: delusione.
Per avermi ferito. Sofferenza. Per avermi dato del dolore.
– Ho capito. – risposi, le lacrime che già cominciavano a scorrere sul viso. Mi girai, respirando a fondo, e togliendomi velocemente le lacrime dalle guance. Non volevo che mi vedesse piangere. Lui mi doveva vedere sempre e solo come la coraggiosa e forte Victorie Weasley.
– Hai capito cosa? – mi chiese, dubbioso.
– Che...Non fa niente. – presi per andare verso l'orto.
– No, ora me lo dici. – mi prese per un polso, la sua stretta ferrea che mi bloccava la circolazione.
– Teddy, lasciami, mi fai male... – lo avvertii, rimanendo sempre voltata, le lacrime che ormai rigavano il mio viso copiose.
– No, Victorie. Ora mi spieghi cosa hai capito. – la sua voce era fredda e mi tagliò il cuore già rotto. Perché voleva continuare a farmi soffrire? Era cosi meschino?
Smettei di divincolarmi, ma rimasi comunque di spalle a lui.
– Tu...Non...hai provato niente, vero? Tu hai solo capito che...Sono la tua migliore amica. Mi hai detto cosi, no? – guardai le nuvole, sperando che non notasse quei fiumi che ormai non riuscivo a domare.
– Victorie, cosa vuoi dire? –
– Niente...Ho detto abbastanza. –
– Non hai finito... – mi riprese per i polsi, impedendomi di andare via. Quella sera mi sarebbero rimasti i segni.
– Io credo di si. –
– Io credo di no! – mi girò di colpo, e abbassai subito la testa.
– Cosa ne puoi sapere tu, di cosa io voglia dire?! In questi giorni non hai fatto altro che farmi soffrire! – gli gridai, fissando la neve sotto i nostri piedi, i miei polsi ancora nella sua stretta.
– Victorie... –
– Sei bravo a scuola, Teddy Remus Lupin, ma sei veramente un'idiota, un emerito idiota! – ormai avevo cominciato a sfogarmi e non mi sarei più fermata. Ma era ora che conoscesse la verità.
– Sei un idiota. Tu guardi, ma non vedi davvero ciò che ti sta attorno. –
– Che cosa... – ovviamente non capiva.
– Tu...Non ti sei mai accorto, in questi ultimi due anni, di come ti guardavo, vero? –
Alzai per la prima volta il viso verso di lui. E non appena vide le mie lacrime assunse un'espressione sbalordita.
– Io non avevo mai pianto per cose cosi. Mai. Tu sei...la prima persona che ci è riuscita. –
Allentò la presa sui miei polsi. – E non ti chiedi neanche perché? Per me quel bacio è significato molto. Tanto. Mi sono lasciata trasportare, si, ma lo desideravo. Perché...Bé...Perché sono innamorata di te. – riuscii a dire, non so neanche io come.
Rimanemmo cosi, io scossa dai singhiozzi, lui a fissarmi, senza sapere cosa dire.
Mi asciugai gli occhi, respirai a fondo per calmarmi e mi ripresi – Ora..Io capisco che...bé, che non provi lo stesso. Diciamocelo: sono una matta da legare, sono imperfetta, sono...Non sono normale. Per te sarebbe meglio una ragazza dolce, bella, brava a scuola...Perfetta. Ma io non lo sono. – affermai, sconsolata.
– Però ora è il mio turno. – disse, inaspettatamente.
Alzai lo sguardo su di lui e d'un tratto mi prese il viso tra le mani, baciandomi con passione.
Fu travolgente: non era un bacio trattenuto, al contrario. Era come se Teddy ci stesse mettendo tutto il sentimento che provava. Ed era grande. Quando ci staccammo rimasi senza parole.
Lui mi abbracciò, stringendomi forte – Non è vero che tu non sei perfetta. Tu sei perfettamente imperfetta. – mi sussurrò in un orecchio. – E io ti amo per questo. –
Penso che il mio cuore in quel momento fosse fuori dal mio corpo. Perché batteva cosi forte, all'unisono con quello di Teddy, che doveva per forza essere scappato. Ma il suo suono era reale, cosi come quello di Teddy, vicino al mio.
Era reale.

 



 

~ Angolo Autrice
Uaaaaaaaah! (oddio con sto uah xD)
Alora? Che ne pensate?? :333 
Ah, sull'età dei cugini...Bo, fatemi sapere se magari ne ho sbalgiata qualcuna xD 
E se mi scrivete una frase che Richard e Mike direbbero...Vi ringrazierei infintamente :') 
Lasciatemi una recensione :33
Un bacione...
La vostra
Luna ≈

 

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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Scusate se ci ho messo tanto...Penso che in questo periodo mi avrete odiato visto che non pubblicavo e che vi avevo lasciato con il fiato sospeso per il bacio dei due piccioncini... <3
Ma eccolo qua, il tanto atteso Capitolo 6! Allora, comincerà con una parte vista da Teddy, davvero corta, poi tornerà dal punto di vista di Victorie...
Spero vi piaccia :) Mi sembra anche più lungo del solito u.ù
Ah, premetto che non parlerà solo e solamente di Teds e Vicky...Quindi non aspettatevi un capitolo interamente su di loro u.u
Magari arriverà...Mmmh... <3
Vi lascio, ci vediamo in fondo!
Un bacione,
Luna! ≈

P.S: si, ok, l'attrice che in questa foto interpreta Victorie non è la stessa delle altre foto...Ma il signorino Chace non ha una foto con Leven...Mannaggia ç.ç E non sono cosi brava con le foto da poter fare un foto montaggio...Però dai, si somigliano, Leven e Blake...no? c.c E poi mi piace tanto questa foto <3 

 


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»Capitolo 6«

POV Teddy
Victorie era rimasta ferma, di ghiaccio, le guance rosso fuoco.
Mi passai una mano tra i capelli, aveva detto che era innamorata di me, ma non aveva specificato se lo era ancora...Oh no. Avevo una paura matta che mi potesse odiare per averla fatta soffrire. Ero stato un verme. Quando mi baciò sotto il pioppo ad Hogwarts ero rimasto di stucco, come lei adesso. Solo che in seguito a quel bacio avevo capito tante cose:
1. Che quel calore, quel sentimento che provavo anche solo se quei suoi meravigliosi occhi azzurro ghiaccio mi lanciavano un'occhiata, era amore.
2. Che se lei era triste io ero triste, che se lei sorrideva, io sorridevo. Era diventata la mia ragione di vita. E questo confermava il punto uno.
3.Il fatto che quando la vedevo stare male per ME, o anche per qualcos'altro, mi facesse crollare, era un altro fattore a favore del punto uno e due.
Quindi ero inconsciamente e poi consciamente innamorato di Victorie Weasley.
Quella Victorie Weasley che in quel momento era ancora sotto shock. Si portò due dita alle labbra, quelle perfette labbra rosee.
– Che cosa... – sussurrò, gli occhi lucidi. Ecco, avevo completamente sbagliato a baciarla.
– Victorie...Io...Scusa non avre... – mi mise una mano sulla bocca, fissando il vuoto, gli occhi ancora lucidi.
– Muto. – mi ordinò.
– Victorie ma... –
– Muto! – mi gridò in faccia, e vidi un sorriso disegnarsele in volto.
– Hai detto davvero quelle cose? O è un sogno? Perché sono sicura che sia un sogno. – mi chiese, fissandomi intensamente.
Io le sorrisi – Se fosse un sogno sto facendo lo stesso tuo sogno. –
Lei mi fissò storto – E quindi...? –
Le presi il viso tra le mani, di nuovo – Ti amo. – le ridissi, sorridendo come un cretino. Quelle parole mi uscivano cosi spontanee davanti a lei, le sentivo uscire dritte dal cuore e solo lei le poteva sentire.
– Cosa vuol dire che mi ami? – aggiunse, alzando un sopracciglio.
– Vuol dire che sei la mia ragione di vita. Che se sono triste, abbattuto, basta che tu entri nella stanza a portare quella tua vitalità che amo che tutto scompare, esisti solo tu. Tu e i tuoi occhi, tu e il tuo sorriso. Victorie, tu sei la ragione per cui io sorrido, per cui la mia vita può andare avanti. – mentre pronunciavo queste frasi mi convincevo sempre di più di ciò che stavo dicendo. Io la amavo, la amavo da morire.
Lei mi sorrise, e sembrò davvero che un raggio di sole mi avesse colpito – Può bastare. – disse, con aria furbetta.
– Come...può bastare? – sbottai divertito.
– Si, mi basta. – alzò le spalle, poi si girò, le mani incrociate dietro la schiena.
– E...Non hai niente da dirmi tu? – le misi una mano sulla spalla.
Lei si girò e mi fece la linguaccia – Mh, non credo. – s'incamminò verso la Tana.
– Vicky! – le urlai dietro, un po' divertito. Si fermò, si girò e corse verso di me.
Mi prese la mano, mi scoccò un bacio veloce sulle labbra – Ti amo, Teddy Remus Lupin. – e corse verso i cugini che stavano ancora giocando a Quidditch.
Senza accorgermene mi spuntò un sorrisetto da ebete sul viso – Mi ama... – mi ritrovai a dire, come una donnicciola di quelle telenovele babbane.

POV Victorie
– Juliette, Juliette! Oh Morgana, Juliette! Juliette! Julieee! Non sai quanto io sia immensamente felice! – l'apparecchio babbano che zia Hermione mi aveva regalato, il “cellulare”, era un oggetto fantastico, e la cosa più fantastica era che Juliette, avendo padre babbano, lo possedeva. Cosi la chiamai subito, quando tornammo a casa.
– Con calma, Vicky, che è successo? – mi chiese la voce che doveva essere della mia amica dall'altoparlante.
– Teddy, oddio, Teds...Ooh! Julie! –
– Se mi raccontassi forse potrei esultare con te! – mi disse sarcastica.
– Oh, si...Uah, è che ripendandoci...Oddio, oddio! Morgana, lo amo! –
– Vicky... –
– Già, si, devo raccontare...Bè non c'è molto da dire: oggi pomeriggio, a casa dei nonni, bè...Insomma..Mi si è dichiarato! Ci credi? E...Mi ha baciata! Oddio! – arrossi, ripensando a ciò che era successo.
– Ma... – dal tono di voce capii che era felicissima – Vicky! Oh! Ma...E' bellissimo! –
– Lo so! – esultai, buttandomi sul letto.
– Oh mio Dio...Hai avvertito Claire?! –
– Ah si...Le ho mandato una lettera visto che lei non ha un cellulare...Glielo dovremmo regalare, sai? E' molto più comodo! Direi che i babbani alla fine sono ingegnosi... –
– Considerando il fatto che io ho tutti Oltre ogni immaginazione e sono mezza babbana, direi che si,sono veramente ingegnosi! – disse con voce altezzosa.
– Mh...Ma...Mike? – le chiesi con la luce negli occhi.
– Niente. – rispose con voce monotona.
– Cosa...Cosa vuol dire niente?! – se quell'idiota del capitano avesse mandato tutto all'aria non gliel'avrei MAI perdonato! E soprattutto se avesse fatto soffrire la mia Julie...Ah, sarebbe morto.
– Niente. Siamo usciti insieme e...Bè ha provato a baciarmi. – mi annunciò, sempre con voce piatta.
– E tu? – chiesi speranzosa.
– E io...bé Vicky...Lì per lì ci sarei stata, ma poi ho pensato “ma lo voglio davvero?” e gli ho dato la guancia. –
– Come gli hai dato la guancia?! – sbottai, incredula. Ok, bisognava fare un bel discorsetto a Juliette.
– Julie? – richiamai la sua attenzione.
– Mh? – mi rispose dall'altra parte della cornetta.
– Sei una cretina. – le feci notare secca.
– Ma Vicky... – cominciò a giustificarsi lei. – Ma, niente ma! A te lui piace, ammettilo! Lo si vede lontano un miglio! Sei l'unica che non se ne rende ancora conto, oppure te ne sei resa conto e non lo vuoi ammettere a te stessa! – Silenzio dall'altra parte. Stava pensando. Me la immaginai sdraiata sul suo letto a baldacchino nella sua casa a Londra, a pancia in giù con le gambe che dondolavano, oppure seduta davanti alla finestra a guardare i passanti o le gocce di pioggia.
– Non lo so. – finalmente la sua voce riemerse.
– Cos...Cosa vuol dire non lo sai?! Julie...Ok, vengo. – non le diedi il tempo di ribattere che chiusi la telefonata, mi vestii alla meglio (felpa rosso amaranto con una bella frase “Laughter is timeless”, calze blu scuro e “Converse”, quelle comodissime scarpe babbane che mi aveva regalato Juliette, bianche. Mh, anche questa volta non mi era andata malissimo!), corsi in salotto, urlai – Vado da Juliette! – entrai nel camino con una manciata di polvere nella mano e mi catapultai nel salottino di casa Springs.
– Tu.sei.matta. – mi accolse calorosamente Juliette.
– Ciao anche a te, Julie! Io tutto bene, sono giusto un po' piena di cenere, ma grazie dell'interessamento! – dissi sarcastica, facendole notare che non mi aveva salutato.
– Ok, vieni fuori, Babbo Natale... – mi canzonò divertita.
– Quando capirò chi sia questo Babbo Natale riderò con te. Spero niente di brutto. – alzai gli occhi al cielo, mentre Julie mi scrollava di dosso la cenere.
– Mah, nessuno, solo un vecchio ciccione con la barba bianca vestito di rosso che la notte di Natale entra nelle case altrui per lasciare regali ai bambini... – mi spiegò, cominciando a salire gli scalini per la sua stanza.
– Tesoro, chi è entrato? – la voce della signora Springs uscì da una stanza lì vicino.
– Sono io, signora Springs! – le risposi. Subito una donna con un grembiule da pasticcere uscì dalla porta. – Oh, Victorie! Quante volte ti ho detto che devi chiamarmi Anne...Vieni qui, è da tanto che non t vedo! – mi abbracciò, avvolgendomi dell'odore dei biscotti che aveva appena sfornato. Adoravo quella donna, sempre a fare biscotti, ed era anche bellissima: capelli biondo cenere, occhi verdi come quelli della figlia, fisico bellissimo nonostante i 40 passati, e sempre un sorriso dolce stampato sul viso senza rughe.
– Allora, qual buon vento ti porta qui? – disse, quando finì l'abbraccio. Alzai le spalle – Così, sa, per passare un pomeriggio tra amiche... – lanciai uno sguardo di fiamma a Juliette che alzò gli occhi al cielo.
– Ah, capito...Va bene, io torno ai miei biscotti...Dopo ve ne porto qualcuno! – e ritornò in cucina.
Julie mi perse la mano e mi portò dritto nella sua stanza dalle pareti azzurrine cosparse di poster di popstar babbane che non si muovevano.
– Allora...Perché ti sei precipitata qui? Non andava bene parlare al telefono? – mi chiese, incrociando le gambe sul letto.
– No, perché delle cose importanti bisogna parlare di persona. – mi buttai sul suo puff (NdA: si, non si scrive cosi...Però spero abbiate capito cosa sia u.ù ) bianco candido che adoravo.
– Bè non è molto importante... – sussurrò lei, abbassando lo sguardo.
La guardai, sbalordita – Non è importante?! Oh, certo, il ragazzo che ti piace cerca di baciarti dopo tra l'altro essertisi dichiarato e tu ti scansi, no, non è importante. Juliette. Sei. Una. Perfetta.Idiota. – scandii le ultime parole per farle capire la gravità della situazione.
– Io non so se posso avere una relazione...Insomma...Non so nemmeno se mi piace! –
– Ok, questa è una scusa. Ora cerca una giustificazione più sensata. –
Lei arrossì – Bé, effettivamente la motivazione potrebbe essere un'altra... – sussurrò, imbarazzata.
– Ovvero? – chiesi, incuriosita.
– Io...Mi vergognavo. – confessò alla fine.
– Ti vergognavi?! Che vuol dire che ti vergognavi?! –
– Bé...Sarebbe....Sarebbe stato il mio...il mio primo bacio... – abbassò lo sguardo, nascondendo il viso tra i capelli ramati boccolosi che tanto le invidiavo.
– Il tuo prim...Ma scusa, e Thomas? – domandai, riferendomi al suo ex.
– Ma si, siamo stati insieme, ma non ci siamo mai baciati! Eravamo due bambini d'altronde! –
– Avevate 14 anni. –
– Già, era due anni fa...Bè, ciò non toglie che...Era un po' presto! – tuffò il volto in un cuscino peloso.
– Vabbé...E questo che centra sul fatto che ti vergognavi? – domandai, senza capire cosa centrasse.
– Che...Mike ha un sacco di esperienza con le ragazze... –
– Bè, ha anche 18 anni... – puntualizzai.
– … E quindi avevo...Paura che rimanesse deluso perché...Bè perchè non so baciare. – continuò, senza notare la mia interruzione.
– Ah, e quindi questo è il problema?! Oh, Julie! Guarda che viene tutto naturalmente! Non ti devi preoccupare! Allora, prima che le vacanze finiscano, quindi hai poco tempo, dovete uscire insieme e devi rimediare! –
– Ma... –
Presi dalla sua scrivania un foglio e una penna – Via, scrivigli una lettera. – la incitai, porgendoglieli.
– E che posso scrivergli? – domandò, rossa in volto.
– Cose tipo “Ciao, ti andrebbe di andare da qualche parte prima che ricominci la scuola? Un bacio, Julie!” –
– Un bacio.. No. –
– Falla finita e scrivi: “Ciao, Mike. Come va? Mi chiedevo se di andasse di uscire con me uno di questi giorni, prima che ricominci la scuola. Rispondimi presto, Juliette.” Cosi ti va bene? – domandai, mentre lei scriveva freneticamente.
– Perfetta. – disse, posando la penna e piegando la lettera.
Prese dalla gabbietta la sua civetta, legò con un nastrino verde il foglio alla zampa dell'animale, aprì la finestre e la mandò via.
– Oh, e ora aspettiamo! – dissi, fiera della mia amica.
– E se non mi rispondesse? – domandò ansiosa Juliette, torcendosi le mani.
– Juliette. E' pazzo di te. Basta avere dubbi! – esclamai, il sorriso sulle labbra.
– Mh, se lo dici tu... – si buttò sul letto, per poi alzarsi di scatto – Ei! Ma tu mi devi raccontare per bene cos'è successo tra te e Teddy! –

Era ormai buio quando ripresi la polvere volante per tornare a Villa Conchiglia. Avevo passato un pomeriggio meraviglioso a chiaccherare con Juliette prima di Teddy e poi del più e del meno.
Uscii dal camino un po' intontita dalle risate, quando mi ritrova mia madre con le mani sui fianchi e un mestolone stretto in mano.
– Dove sei stata, cheriè? – il suo accento francese quando era arrabbiata non aiutava affatto.
– Mamma, da Juliette...L'ho urlato prima di prendere la polvere... – sbuffai, sfilandomi le scarpe e dirigendomi verso la mia stanza.
– In questa maison non si urla, comprì? (NdA: ok, sono 3 anni che non faccio più francese...Come si scriver comprì? ç__ç perdonate ç.ç) –
– Si, mamma, ma era un'emergenza... –
– Devi prima chiedere! –
– Si, ok, ma era un'emergenza! – esclamai, cominciando a fare gli scalini di corsa. Non mi andava di litigare, non quel giorno in cui tutto stava andando bene. Ero felicissima, quella donna non poteva rovinarmi tutto.
– Andiamo, mamma, non tenermi il broncio... –
– Potevi almeno tornare prima del tramonto! – esclamò, alzando le braccia...e la voce.

Odiavo quando cominciava ad urlare.
Maman ti prego, non urlare... – dissi a denti stretti.
– Non sto urlando! C'est incroyable! – ecco che tornava al francese, il che voleva dire che era arrabbiata davvero – C'est incroyable! Tu penses que cette maison est un hotel?! Tu dois respecter les temps! – alzai gli occhi al cielo. Papà irruppe nella stanza, prendendo per le spalle la moglie – Ei, Fleur, che è successo? – chiese con voce dolce.
Ta fillie! E' impossibile! – si diresse in cucina a passo di marcia.
Papà mi fissò, io alzai le braccia in segno di resa – Ah, non chiedere. Non ho fatto nulla. –
– Bé, tornare a quest'ora non mi sembra nulla. – incrociò le braccia al petto. Alzai – di nuovo – gli occhi al cielo.
– Andiamo papà, non è cosi tardi! – sbuffai, cercando di scappare.
– Per stasera passi...Ma sappi che sono le 9 di sera passate... (NdA: le 21 sarebbe stato sbagliato visto che sono inglesi u.u) – disse prima di raggiungere la mamma in cucina. Sorrisi: quanto poteva essere dolce e comprensivo il mio papà? Salii le scale due gradini per volte e, quando aprii la porta della mia stanza, un'ondata di freddo mi travolse.
– Morgana! – esclamai, quando vidi la finestra spalancata. La andai subito a chiudere quando notai un piccolo gufo dalle piume ambrate appollaiato sulla testata del mio letto.
– Oh! – sfilai dal nastrino blu legato alla sua zampa il foglietto di carta arrotolato, portai l'uccello nella gabbia di Jenna, la mia civetta che era a caccia, e srotolai la lettera:

 

“ Ciao, Victorie!
Ti va di vederci prima che ricominci la scuola? Magari ti potrei aiutare con lo studio visto che hai i GUFO: che ne dici?
Fammi sapere,
per sempre tuo,
Teds”

Appena lessi il “per sempre tuo” un sorriso ebete mi si stampò in faccia e non potei fare a meno di buttarmi sul letto con aria sognante e con la lettera stretta al cuore.


– Ok, quindi questa pozione...Si fa cosi, no? – chiesi al mio insegnate privato quattro giorni dopo, seduta tra le sue gambe, la schiena poggiata al suo petto ampio nella mia stanza.
– Mh... – mi rispose lui distratto, affondando il viso nell'incavo del mio collo.
Arrossii – E quindi...Ah, è semplice! – esultai, riuscendo a risolvere una reazione.
– Puoi evitare di muoverti tanto? – mi chiese dolcemente, prendendomi per i fianchi e riportandomi nella posizione di prima, con il suo naso sul mio collo.
– Ehm, Teds, io dovrei studiare... – gli feci notare.
– E che cosa staresti facendo? Sei bravissima... – mi sussurrò.
– Ma se non mi ascolti neanche quando faccio i ragionamenti! – gli ricordai, divertita.
– Si che ti ascolto...Qui, ad esempio hai sbagliato. – e indicò una reazione che pensavo essere giusta.
– Ah, grazie. – risposi concentrata, ascoltando la sua spiegazione.
– Ok, passiamo a Storia della Magia! – esclamai alzandomi per andare a prendere i libri.
Lui mi fissò prendere il tomo dalla mia scrivania con un'espressione divertita.
– Che c'è? – chiesi, alzando un sopracciglio.
– No, solo che...I tuoi vestiti sono un po'...Natalizi. – quel giorno il “prendo la prima cosa che capita” aveva funzionato ma in stile Natalizio : mi erano capitate delle calze a righe bianche e rosse, un maglione extralarge verde bottiglia sempre di mio padre, in più senza accorgermene mi ero legata la treccia con un nastro rosso.
– Uffi..Non è colpa mia, io chiudo gli occhi e prendo quel che mi capita. – sbuffai, afferrando una pergamena pulita e una piuma candida.
– Non fraintendermi, sei davvero carina. – disse sorridendomi dolcemente. Arrossii violentemente e mi sedetti, questa volta alla mia scrivania.
– Perché sei cosi lontana? – mi contraddì lui, facendomi sorridere.
– Mah...Cosi. – risposi, alzando le spalle.
– Non mi piace starti lontano... – si alzò, mi fece alzare dalla sedia e poi farmi sedere in braccio a lui.
Aprii il libro con un sorriso a trentasei denti – Ok, cominciamo con...la rivolta dei Goblin? – suggerii, prendendo la pagina.
– Noiosa. – smorzò lui.
– Si, è noiosa, ma la devo studiare...Allora mi aiuti o intendi rimanere cosi a non fare nulla? – lo punzecchiai, sfiorandogli la punta del naso con la piuma candida.
– Mh, può darsi. – rispose impertinente lui, sfilandomi la piuma dalla mano.
– Ehi! La mia piuma! –
– Quando si ha la prima rivolta dei Goblin? – mi chiese, allontanando la mano che stringeva la piuma bianca.
– Eeeehm...Non lo so! – mi arresi, lasciando cadere le braccia lungo il corpo.
– Ma come non lo sai! Andiamo, è facile! – sbuffò lui, costringendomi ad alzarmi.
– Mmmh...Forse....Dopo Cristo? –
– Mh, ok... (NdA: me la sto poco inventando u.u Se avete notizie lasciatemele in recensione <3) –
– Allora....400? –
– Troppo tardi! –
– 250! – esultai.
– Mmh...Un po' di meno... – si avvicinò pericolosamente a me, sempre tenendo la piuma in alto.
Cercai di prenderla, cosi allungai il braccio per ritrovarmi il suo viso a pochi centimetri dal mio, i suoi penetranti occhi nocciola che mi scrutavano l'anima.
– ...240...? – sussurrai, la distanza che si accorciava.
Sorrise – Esatto. – poi abbandonò le sue labbra sulle mie, baciandomi con estrema dolcezza.
Finalmente abbassò un po' il braccio, permettendomi di prendere la piuma, poi allacciai i polsi dietro il suo collo, rendendo il bacio più intenso.
D'un tratto un botto ci fece scattare.
– Ups...Scusate... – Dominique era entrata in camera mia beccandoci sul più bello.
– Ehm, volevo chiederti se avevi una pergamena in più... – mi chiese ridendo sotto i baffi. Lei era stata la prima a sapere di Teddy ma non ci aveva ancora mai visto insieme.
– Ehm, si, aspetta un attimo... – risposi imbarazzata, andando a cercare tra le cianfrusaglie nella libreria, nei cassetti e sulla scrivania.
“Merlino, erano qui un attimo fa...” più tempo mettevo a trovare quei benedetti fogli, più l'aria si faceva pesante. Finalmente trovai una pergamena pulita, un po' spiegazzata ma utilizzabile.
– Ah, eccola qua! Tieni, Minnie. – le porsi il rotolo e le scoccai un'occhiata che voleva dire “Non dirlo a mamma e papà, ti prego”. Noi riuscivamo a comunicare semplicemente con lo sguardo ed era una cosa che adoravo. Delle volte, il più delle volte, era insopportabile, ma era pur sempre la mia sorellina, ci confidavamo e ci supportavamo a vicenda. Cosi mi rispose, sempre con gli occhi un “ok, tranquilla”. Le sorrisi e richiusi la porta dietro le sue spalle esili.
– Scusa... – dissi imbarazzata, quando sentii scattare la porta.
– Na, ti pare...Tanto lei lo sa, no? – mi rispose alzando le spalle.
Annuii – Si, però ci ha..ehm...beccati...E' stato un po' imbarazzante... – abbassai lo sguardo prima che lui potesse riprendermi per la vita.
– Possiamo sempre riprendere da dove ci ha interrotti... – mi disse malizioso.
Risi prima che premesse le labbra sulle mie – Ti amo. – mi confidò per poi baciarmi con passione.


L'Espresso per Hogwarts era stranamente in ritardo. Infagottata per il freddo, Dominique procedeva spedita, sembrando però un pinguino.
– Minnie, è inutile che corri... – mi lamentai, i piedi ghiacciati, cercando di tenere il suo passo.
– Laura mi sta aspettando e io odio fare aspettare le persone! – mi avvertì, accelerando.
Lasciai perdere il mio vano tentativo di tenerle testa, e cercai due teste specifiche: una bionda, una rossa. Per prima trovai quella bionda...Attaccata per mia sfortuna ad un altra testa rossa.
– Vicky! – Claire mi saltò al collo, abbracciandomi come suo solito, cercando di strozzarmi. Quella ragazza attentava alla mia vita in modo troppo dolce.
– Clarisse! Ma ciao! – ricambiai l'abbraccio con uno altrettanto stritolatorio.
– Oddio non sai quanto mi sei mancata! Scusa se non ti ho risposto subito, ma ero in Canada dai miei nonni... – Claire e la sua famiglia mezza Canadese. Peggio della mia mezza francese.
– Non ti preoccupare...Non era nulla di urgente! – arrossii, ricordando il contenuto della lettera.
– Nulla di urgente?! No, però era importante! Ci sono stati dei cambiamenti allora... – mi disse con aria furbetta.
– Già...Anche se secondo me il tuo ragazzo lo sa già benissimo, ho ragione? – mandai un'occhiatina a Richard che sorrise – Bé... – Claire lo fissò – Non ho capito, tu sapevi tutto e non mi hai detto niente?! –
– Anche noi maschi ci dobbiamo confidare! – due braccia forti e calde mi avvolsero.
– Ciao Vicky... – mi baciò una guancia, lasciandomi di pietra. Ma una pietra calda, perché ero cosi rossa da cominciare a fumare.
– Teds...per favore ci sono i miei... – sussurrai, lanciando un'occhiata preoccupata al resto della famiglia Weasley.
– Bé, anche se ci vedessero non stiamo facendo niente di male... – mi rispose scocciato.
– No, però non voglio che mia madre cominci a borbottare...Mi da sui nervi. – scossi la testa.
Lui si girò per guardare i miei che si erano allontanati verso i genitori di Laura, la migliore amica di Dominique.
– Ora non ci sono più... – mi punzecchiò lui, avvicinando il viso.
– Oh, andiamo Vicky e bacia il tuo ragazzo! – mi esortò Claire. Lanciai un ultimo sguardo alla mia famiglia, poi presi per il bavero della giacca il mio Teds e lo baciai. Quando mi staccai gli feci un occhiolino – Vedi di fartelo bastare per un po'... – quindi presi Claire per una mano e corremmo verso una ragazza dai capelli rossi che si stava sbracciando.
– Oh, finalmente! Se avete finito di pomiciare, potremmo sceglierci uno scompartimento...Anche perché vi devo parlare. – aggiunse con aria seria.
Entrammo subito in uno scompartimento un po' isolato e tutto nostro, lo stesso che dividevamo da ormai 5 anni.

– Bè? Che è successo? – chiese una Claire del tutto eccitata – Quest'inverno non ho avuto molte vostre notizie...Novità in arrivo? –
– Mh, direi che la novità non è in arrivo...è già in atto. Io...Ho baciato Mike. – ci dichiarò, arrossendo.
Rimanemmo un attimo senza parole, le bocce spalancate e formare una O perfetta.
Fui io la prima a reagire – Oh, Morgana...Era ora! – esultai, stritolandola.
– Ehm, si, Vicky, grazie, ma... –
Claire si aggiunse all'abbraccio prima che Juliette potesse parlare – Ma non stiamo insieme! – aggiunse, esasperata.
– Come non state insieme? – esclamò Claire, inclinando la testa e corrucciando le sopracciglia.
– No, non stiamo insieme. Non mi sento pronta per una relazione. –
– Non ti senti pronta per un...Oh, Juliette, fattelo dire, di nuovo, sei un'idiota. – sbuffai, lasciandomi cadere sulla poltroncina dello scompartimento.
– Victorie, per favore...Non ridirmelo! Senti io...A me lui piace, e immensamente. Ma non credo di essere sicura di volerlo...io...Mi sento inferiore. – confessò infine.
– E' questo il problema? – quasi gridai, alzandomi di scatto, spaventando le mie migliori amiche.
– Julie, tu ti senti inferiore alle sue ex?! – questa volta gridai davvero.
– Io...Oh, andiamo, guarda Mary: ha tutti Eccellente, è bella, bionda, un fisico mozza fiato, simpatica, dolce, popolare...E guarda me: capelli rossi, goffa...Decisamente non magra, e a scuola sanno chi sono solo perché sono la tua migliore amica! – vidi i suoi occhi velarsi – Io...Non potrei mai comparare lei o...o quella Sandra che ora si è diplomata. Ti rendi conto? Sono anche più grandi di me! Forse tornerà da una di loro invece di voler stare con una ragazzina. – sprofondò il viso tra le mani, cercando di trattenere le lacrime, ma noi la conoscevamo bene e sapevamo che nulla le avrebbe soppresse.
Stavo per dire qualcosa quando Claire mi precedette inaspettatamente – Julie, tu sei migliore di tutte quelle baldracche messe insieme. – disse seccamente con un'espressione crucciata – Non devi neanche fare un paragone tra te e quelle, ok? Non te lo permetteremo. Tu sei tu, e sei bellissima. Smettila di farti questi complessi inutili e cerca di accettare la vita cosi com'è: hai i capelli rossi, due occhi incredibili molto più belli di quelle pozzanghere sporche che dovrebbero essere quelli di Mary, un fisico da invidiare visto che tu sei magra ma hai seno e sedere mentre quella è una tavola di legno; sei dolce, intelligente e simpatica. Basta farti problemi, vai là fuori e parla con Mike prima che una di quei manichini ambulanti te lo prendano. – E aprì la porta dello scompartimento.
– Ma io... – fece per ribattere Juliette
– VAI. – le ordinò Claire, lo sguardo deciso che lanciava scintille. Julie si alzò un po' impaurita e s'incamminò verso lo scompartimento di Mike, Teddy e Richard. Ci affacciammo per vedere come andavano le cose e per supportare Juliette che ci lanciò uno sguardo preoccupato e timoroso.
– Non mi sarei aspettata quel discorso da te, Claire. Di solito sei sempre dolce, sensibile e timorosa, e invece ti sei dimostrata decisa e temeraria. – le sussurrai mentre aspettavamo che la nostra pupilla bussasse ai vetri.
Claire annuì e mi sorrise – Era ora che qualcuno glielo dicesse. –
L'abbracciai – Hai completamente ragione...Come al solito d'altronde. –
– Grazie Vic...Dio perché non si muove? – fece un cenno a Juliette che deglutì e bussò.
Per nostra fortuna comparì Mike che, sorpreso di vedere Julie, l'abbracciò tenerosamente, lasciando la nostra amica a bocca aperta.
Quando si staccarono Julie disse qualcosa che non riuscimmo a sentire...Ma doveva essere una cosa bella perché Mike le prese il viso tra le mani, sorridente, e la baciò appassionatamente.
Io e Claire sorridemmo compiaciute e ci demmo il cinque quando vidimo apparire Teds e Richard dalla porta, anche loro sorridenti che annuivano. Ci lanciammo un'occhiata complice, poi i due ragazzi raggiunsero il nostro scompartimento, lasciando i due piccioncini da soli.


– Finalmente siamo arrivate! – mi buttai sul mio letto del dormitorio...Quanto mi era mancato! E pensare che quando l'avevo lasciato ero depressa...Quante lacrime erano cadute su quel cuscino! E ora ero cosi felice!
– Allora, non cominciare a metterti comoda...Ora dobbiamo correre in Sala Grande, c'è la cena e il discorso della McGranitt...Il secondo quadrimestre è ricominciato e ABBIAMO GLI ESAMI! – mi ricordò tristemente Claire.
– Merlino...I GUFO! Me li stavo scordando! – mi diedi uno schiaffo sulla fronte, poi fissai Juliette che, con aria sognante, stava svuotando una sua borsa...Solo che l'aveva svuotata già da una decina di minuti e ora stava soltanto muovendo il braccio avanti e indietro.
– Ok, Julie, mi stai preoccupando... – mi alzai e mi avvicinai alla mia migliore amica, sentendole la fronte.
– No, non mi sembra che scotti...Magari però dovremmo portarla da Madama Chips... – dissi preoccupata a Claire.
– So io cos'ha...Ha Michael Posey, ecco cos'ha... – sorrise e alzò gli occhi al cielo.
– Cos...E' qui?! Oh mio Dio! Dov'è?... – Julie si ridestò al sentire il nome del suo ragazzo.
– Morgana, Juliette, non è qui! Evita di incantarti e magari potresti arrivare a fine giornata intera... – dissi esasperata, ridendo e trascinandola fuori dalla nostra stanza e giù per le scale a chiocciola, dove incontrammo i nostri ragazzi.
– Finalmente! – Teddy mi circondò le spalle con un braccio e mi diede un dolce bacio sulla fronte – ce ne avete messo di tempo! – sorrisi e mi allungai per baciarlo velocemente, quindi ci dirigemmo tutti e sei verso la Sala Grande.


 


~ Angolo Autrice
Ok, eccolo qua! Allora, che ne dite? :D Penso di aver già parlato del fatto che Juliette sia mezzosangue...ora non mi ricordo u.u
Il rapporto tra Dominique e Victorie è un pò strano, si, perché nei capitoli precendti avevo detto che praticamente non si sopportavano...Ma è cosi tra sorelle, no? Parlo anche per esperienza personale...Magari si litiga spesso, però ci si confida sempre...Per me è cosi xD Per voi? <3
Lasciatemi una recensione su questo e ovviamente un commento al capitolo e anche magari un suggerimento per le prossime foto..
un bacinoe, spero ci rivedremo presto xD
la vostra,
Luna 

P.S. Mi son dimenticata...Questo è un capitolo di passaggio (na, non si era notato u.ù xDD) mi fa dispiacere vedere che i soliti che recensiscono non lo hanno fatto :O 
Però hanno anche ragione, perché neanche a me questo capitolo è piaciuto molto u.u Ma ripeto,è di passaggio xD (è anche cortino mh u.u) 
Mi rifarò <3


 

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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Ok, mi dispiace ^^" Ci ho messo ehm, un pò a scrivere...Perdonatemi ^^"
Dunque, questo capitolo è...uhm, diciamo che è attendibile con il raiting Arancione...
Quindi è stato un pò imbarazzante scrivelo c.c 
Un bacione, ci vediamo alla fine del capitolo <3
≈Luna
P.S. Anche qui non ho potuto mettere gli stessi attori...C'è, Claire è la stessa, RIch no c.c Però ci somiglia u.ù (saaaaa) perdonate dunque per la non pertinenza c.c
Spero sia carina lo stesso :3

 


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»Capitolo 7«

 

Marzo. Come passa in fretta il tempo! Solitamente a Marzo sono la persona più felice del mondo..Un po' perché è il mio compleanno, il 25 Marzo, un po' perché inizia la primavera, la mia stagione preferita. Ma quell'anno, marzo fu il mese più brutto della mia vita. E insieme il più bello.

– Vicky, Vicky!! Passami quella pergamena, dai, devo sbrigarmi! – Claire era la più nervosa tra tutte. Ormai passavamo ogni giorno in biblioteca, spesso saltavo persino gli allenamenti...Ma anche Mike era impegnato con gli esami, i MAGO, e quindi mi giustificava.
– Si, tu passami il libro di Storia della Magia, avanti...No, quello lì! – Ci scambiammo libri e pergamene e cominciammo a studiare freneticamente.
La sera cenavamo con i libri aperti, dormivamo poche ore per poi svegliarci presto e tutto ricominciava. La domenica era forse il giorno in cui ci riposavamo di più.
– Non ce la faccio più! – esclamai esausta, buttandomi sul divanetto della Sala Comune.
– Non vedo l'ora che ci siano le vacanze! – esclamò Juliette, seguendomi.
Claire sbuffò – Avanti, non manca molto! Ragazze, positività! E' domenica, la settimana è finita! –
– Cosi possiamo passare la giornata insieme! – Richard abbracciò la sua ragazza da dietro, scoccandole un bacio delicato sulle labbra.
Io e Juliette ci fissammo, scambiandoci un'occhiatina divertita.
– Ooook – cominciò Julie – Io e Victorie vi lasciamo soli... – Claire ci mandò un silenzioso “grazie”, cosi ci alzammo e lasciammo i due piccioncini da soli a sbaciucchiarsi.
– Bene, ora dove andiamo? – mi chiese stiracchiandosi la mia amica.
Mi portai una mano sotto il mento, assumendo un'espressione enigmatica – Mmmh, lasciami pensare... –
Camminammo praticamente per tutta Hogwarts mentre io pensavo ancora a dove andare.
– Mielandia? – proposi, solo per vedere scuotere la testa di Julie.
– Tre manici di scopa? – niente, bocciata.
– Che ne dici di andare al campo di Quidditch? – domandò lei, arrossendo.
– Che ore sono...Toh guarda, CASUALMENTE Mike dovrebbe essere ancora lì ad allenarsi... – le feci notare sorridendo. Lei abbassò lo sguardo – E' tutto il giorno che non lo vedo... – disse intimidita.
– Tranquilla, ti capisco! – risi, mettendole un braccio sulle spalle – anzi, magari mi alleno un po' anche io.. –
Ci dirigemmo verso il campo di Quidditch, lasciai Juliette sugli spalti e corsi nello spogliatoio, indossai la divisa, presi la scopa e corsi nel campo.
– Weasley! Da quanto tempo! – mi salutò Mike quando lo raggiunsi a cavalcioni della scopa. Posai la mazza sulla spalla – Posey, ma ciao! Oggi abbiamo anche uno spettatore d'eccezione... – dissi frubetta, ammiccando a Juliette che timidamente salutò con la mano.
Mike arrossì – Ah, che bella sorpresa... – disse sognante, alzando la mano e salutando.
Sorrisi divertita – Se ti vedessi... – cominciai a ridere e ridere facendo imbarazzare Mike che ad un certo punto mi tirò un bolide che prontamente scansai.
– Ehi! – esclamai, ancora ridendo.
Lui sorrise – Pensa ad allenarti, Weasley! –

Uscii dallo spogliatoio che era ormai il tramonto. Mi stiracchiai: avevo passato un bellissimo pomeriggio ad allenarmi con i miei amici...Poi pensai al giorno dopo, lunedi: libri. E la realtà mi piombò addosso.
– Basta, io me ne vado! – esclamai, esausta, alzando la testa verso il cielo.
– Come te ne vai? E che ne sarà di me? – una voce divertita mi costrinse ad abbassare il mento.
Teddy Lupin mi aspettava fuori dallo spogliatoio, la cravatta storta, il mantello slacciato, la borsa di pelle accasciata ai piedi e i capelli blu scompigliati. E i luminosi occhi nocciola che luccicavano ogni volta che incrociavano il mio sguardo, quei bei occhi nocciola che tanto amavo.
Mi avvicinai imbarazzata – Ok, che ci fai qui? –
Lui alzò le spalle – Semplicemente mi mancavi... – mi sussurrò, accarezzandomi il viso con la punta delle dita. Sorrisi e mi avvicinai per poterlo baciare quando una voce femminile ci fermò – Teds! –
Rabbrividii: solo io lo chiamavo Teds. Chi si permetteva di chiamare cosi il MIO Teds?!
Mi girai per ritrovarmi davanti una ragazza dai capelli scuri, carnagione chiara e occhi dannatamente blu, forse un po' troppo truccati.
La fulminai quando questa andò a prendere il braccio del, precisiamo, mio Teddy.
– Andiamo, mi dovevi aiutare in Storia della Magia...E lei chi è? – chiese, accorgendosi della mia presenza.
Sorrisi – Piacere, Victorie Weasley, la ragazza di Teddy. – lei mi guardò di sottecchi, forse per il mio viso struccato, forse per i miei capelli legati alla ben e meglio in una coda disordinata, forse per il viso arrossato dal vento e dalla fatica, ma sorrise come a dire “uao, e questa sarebbe la sua ragazza?”, cosi alzai il mento con aria di sfida e le porsi la mano che lei strinse – Io sono Roseleen Caterpill, ma chiamami Rosie. – assunse il sorriso più finto che io conosca.
Presi la mano di Teddy e lui intrecciò le sue dita alle mie, lasciandomi un senso di sicurezza.
Roseleen fissò le nostre mani con sguardo scettico, mi rifissò per un nano secondo e poi tornò a concentrarsi su Teddy.
– Allora, Teds – rabbrividii di nuovo sentendola nominare quel nomignolo – mi aiuti o no con Storia della magia? – sbatté le ciglia a mo di cerbiatta faccendoni innervosire ancor di più.
Teddy mi guardò e io gli sorrisi – Tranquillo, non c'è problema, vai pure ad aiutarla. – lui annuì un po' sconsolato e seguì Roseleen che tutta eccitata lo trascinò dentro il castello.
E così rimasi io, da sola, con un manico di scopa in mano, il vento di marzo che mi sferzava in faccia.

Claire era seduta sul suo letto a guardare il cielo scuro fuori dalla finestra.
Quando entrai la trovai cosi, le ginocchi al petto, il naso per aria. Girò la faccia verso di me rivelandomi due occhi gonfi e rossi.
– Che Merlino ti è successo?! – sbottai, vedendola in questo stato.
Lei sorrise tristemente – Nulla... –
Mi avvicinai subito a lei e l'abbracciai facendola sfogare sulla mia spalla. Esaurite le lacrime mi fissò sorridendo – Grazie, Vicky. –
– Che è successo? – chiesi preoccupata.
Lei tirò su con il naso – Richard. –
– Ah, ero sicura che centrasse lui...Che ha fatto quel nargillo? – le accarezzai i capelli biondi.
– Bè...L'ho visto con un'altra. –
Rimasi sbigottita: Richard Thompson, il ragazzo dai capelli rossi pazzo per la mia Claire, con un'altra?! – CI dev'essere un malinteso. – le dissi, sicura di me.
– Dici? Ma...Io li ho visti abbracciati. – sussurrò, le lacrime che cominciavano a vedersi.
Scossi la testa – Anche se fosse non vuol dire che lui sia innamorato di questa tipa. Stai tranquilla, lui ama solo te, ne sono certa. – lei annuì titubante.
– Forse...forse hai ragione...Ma quando gli ho chiesto spiegazioni è arrossito e non ha detto nulla. – gli occhi lucidi erano tornati. Alzai gli occhi al cielo – Oh, andiamo, dov'è finita la ragazza che ha convinto Juliette a dichiararsi?! Forza! E per Morgana! Vai da lui e chiedigli di nuovo spiegazioni! – dovevo essere riuscita a convincerla visto che si alzò annuì convinta con sguardo sicuro e prese la porta. Cosi che rimasi – di nuovo – da sola. Oh ma era diventata una mania.
Mi buttai sul letto, pensando a ciò che era successo. Abbracciai il cuscino, l'espressione torva: Roseleen era troppo felice quando avevo lasciato Teddy con lei...Fin troppo.
E cavolo se era bella. Io, Victorie Weasley, un quarto vela, avevo de complessi sul mio aspetto. Io, che l'estetica era l'ultima cosa di cui mi preoccupavo.
Forse perché consideravo Roseleen una...rivale? Ma di cosa avevo paura...Teddy aveva detto di amarmi. Me lo aveva detto e ripetuto sinceramente gliel'avevo letto negli occhi.
E allora perché mi sentivo irrequieta al pensiero di quei due insieme?
Possibile che fossi gelosa? Si, era un'opzione più che plausibile.
Dovevo avere una certezza, una spiegazione che quelle cose che provavo erano solo fantasie. Il mio Teddy non mi avrebbe mai tradito.
Decisi di alzarmi e di andare a cercare il suo migliore amico: Michael Posey. Il signor Thompson era troppo occupato a riparare dai suoi sbagli, quell'idiota.
Prima di uscire però andai davanti allo specchio, mi pettinai e mi lasciai i capelli lunghi sciolti sulle spalle. Diedi un'occhiata alla mia figura riflessa: ok, ero io. Però...Non mi piacevo. Mi mettevo a confronto con Roseleen...Perché ora era sempre nei miei pensieri? Questa cosa doveva finire.
Presi la porta senza accorgermi della luna piena che risplendeva dietro i vetri della finestra.


– Mike! – trovai il mio amico vicino alla Sala Grande, un braccio attorno alle spalle della mia Juliette. Stavo diventando possessiva.
– Mike! Ti devo chiedere una cosa. – dissi, con il fiato corto per la corsa che avevo fatto per trovarlo.
– Dimmi Vicky! – sorrise cordialmente.
– Si tratta di Teddy. – lo avvertii, fissandolo negli occhi. Lui assunse un'aria sorpresa – Che è successo? Pensavo che tra voi andasse tutto bene... – ammise, fissando Juliette in cerca di risposta, ma lei alzò le spalle, ignara anche lei del problema Roseleen.
– Bè...Si, va tutto più o meno bene..Ma...Tu conosci Roseleen Caterpill? Mora, occhi blu... – gli chiesi, il cuore che batteva a mille.
– Ah, si, fa pozioni con me e Teddy...Mi pare sia in Serpeverde, no? – disse, fissando il vuoto come se stesse ricordando qualcosa – E quindi? Che c'entra lei? –
Alzai un sopracciglio – In questi ultimi tempi sta sempre attaccata a Teddy. Tu..ne sai qualcosa? Nel senso...lui non è che... – deglutii, cercando di non pensarci.
Mike fece spallucce – Non che io sappia...Anche se ora che me lo fai notare li trovo spesso insieme...Ma questo non vuo...Ehi, Vicky! Dove scappi?! – non lo lasciai finire la frase che cominciai a correre, a correre...Quando mi imbattei in Richard e Claire.
Si stringevano la mano, cosa che mi fece intuire che si erano riappacificati.
– Rich! Sai dov'è Teddy? – chiesi, in preda all'ansia.
– Dovrebbe essere ad una festa nella Sala Comune dei Serpeverde...Dovevo andarci anch'io ma ho preferito passare la serata con Claire... – e la guardò con occhi dolci, poi riprese – Non te l'ha detto? L'ha invitato Rosie. –
Il sangue nelle mie vene si raggelò. Di nuovo lei.
– Qual'è la parola d'ordine per la Sala dei Serpeverde? –
Lui ci pensò un attimo – Mi pare Serpe di ghiaccio. –
Lo ringraziai, salutai al volo Claire e mi diressi verso i sotterranei, fino a ritrovarmi davanti il muro della Sala Comune dei Serpeverde.
– Serpe di ghiaccio! – dissi a voce chiara, per vedere la parete davanti a me muoversi e lasciare spazio ad una sala dai divanetti grigi e cuscini verde smeraldo, piena di gente che rideva e parlava.
Ero già stata nella sala dei Serpeverde, grazie ad una mia cara amica, Carol..Che stava venendo verso di me.
– Vicky! Che ci fai qui? – mi chiese abbracciandomi.
– Ciao, Carol! Sto...cercando Teddy Lupin. Hai presente? – chiesi, il cuore a mille.
Lei annuì sorridendo – Si, ho capito! E' il nuovo ragazzo di Rosie, no? Dio, io la odio quella ragazza...Ehi, ma perché sei cosi pallida? – chiese, d'un tratto preoccupata.
Con gli occhi stupiti le risposi – Perché...E' il mio ragazzo da 3 mesi e mezzo... – sussurrai.
Carol mi mise una mano sulla spalla – Tranquilla, è più che probabile che quella baldracca se lo sia inventato..Magari a lei piace lui ma a lui non piace lei. Stai tranquilla. Guarda, dovrebbe essere con
Logan Wolf. – Logan Wolf, il cacciatore della squadra di Serpeverde...Mi aveva chiesto di uscire una volta, ma io avevo rifiutato categoricamente...Ero già innamorata di Teddy.
Deglutii a forza, annuii, e mi lasciai condurre da Carol dove doveva stare Teddy.
Trovammo solo Logan a fare gli occhi dolci ad una ragazza davvero carina che però non se lo filava.
Quando mi vide strabuzzò – Victorie! Ciao! Come stai? – lasciò perdere l'altra e si concentrò su di me.
Lo guardai male – Tutto bene, grazie. Senti, Logan...Volevo chiederti se hai visto Teddy Lupin. –
Lui ci penso un po' su – L'ho visto andare via con Rosie Caterpill...Ah, guarda, eccoli là: si sta dando da fare Roseleen, eh! – disse scherzosamente, ma io non ci vedevo niente di scherzoso.
Quella si stava spalmando su Teddy. Le sue labbra che cercavano quelle di lui..E la cosa che mi lasciò le lacrime sul volto fu che il caro Lupin rispondeva al bacio. Rimasi pietrificata e solo la dolce e apprensiva voce di Carol mi riportò alla realtà.
– Vicky..Dev'esserci una spiegazione. – mi disse, cercando di salvare la faccia di quello che era il mio ragazzo.
– N...Non ci sono spiegazioni, Carol. L'ha fatta grossa. – le lacrime ormai mi solcavano le guance e non riuscii a frenarle. Ma in quel momento non seppi se fossero più di dolore o di rabbia.
– Senti, Victorie...Ti va di andare insieme da qualche parte uno di questi giorni? – mi chiese intanto Logan maliziosamente, ignaro della situazione.
Io ero ancora sbigottita dallo spettacolo che mi si era presentato.
Poi accadde ciò che mai mi sarei aspettata.
Teddy mi fissò. E quando si accorse della mia presenza si staccò subito da una Rosie sconvolta.
Fissò me, poi Roseleen. Poi si toccò le labbra macchiate dal rossetto di lei, si fissò le dita e sgranò gli occhi, come se non fosse stato consapevole di ciò che aveva fatto.
Oh, ma non avrebbe continuato cosi. Dietro di me Logan continuava a ciarlare, cosi, per farlo star zitto e penso per far soffrire Lupin come aveva fatto soffrire me, presi un Logan stupito per la cravatta e lo baciai con foga. Fu a dir poco rivoltante, ritrovarmi la sua lingua ficcata in gola. Ma resistetti per far soffrire Teddy, finché qualcuno non mi prese per un braccio e non mi portò fuori dalla Sala Comune dei Serpeverde, la luna piena che riluceva debole dalle pochissime finestre là fuori.
– Che cavolo ti prende?! – sbraitò Teddy, gli occhi che stavano diventato cremisi.
– Che mi prende a me?! Non ero io a spalmarmi su quella Roseleen! – gli urlai contro, le lacrime che tornavano a scorrere.
Due studenti del secondo anno passarono spaventati, cosi Teddy mi prese per il polso e mi trasscinò per un passaggio segreto.
– Dove stiamo andando?! – chiesi, irata.
– Nella mia stanza. Potremmo parlare tranquillamente lì. – percorremmo uno stretto corridoio scuro finché non arrivammo a quella che sembrava una porta di legno. La spinse, e ci ritrovammo nella stanza di Teddy, Richard e Mike, in cima al caminetto.
Saltammo giù, e io tornai a fissarlo di sbieco – Allora, non hai niente da dirmi? –
Lui inarcò un sopracciglio – Che dovrei dirti?! –
Rimasi stupita – Tu davvero...Bè, magari dovresti spiegarmi perché mi stavi tradendo e chiedermi scusa...Sarebbe un inizio, sai? Non mi ami più? Basta dirlo! – la voce mi si ruppe sulle ultime frasi.
– Io non am...Senti, tu ti stavi baciando con quel Wolf mi pare! – mi urlò contro.
– L'ho fatto solo per...farti soffrire come io ho sofferto nel vederti scambiare la saliva con quella! – dissi allo stesso modo.
Lui rimase quasi offeso, gli occhi ormai totalmente rossi – Io...Non ero in me. –
– Oh, certo, non eri in te! Andiamo, Teddy, si sono inventati scuse migliori! – urlai, in preda alla rabbia...e alla sofferenza. Ormai non sapevo più da quanto tempo le lacrime scendevano copiose dai miei occhi.
– Victorie, smettila! Non ero in me! Credimi! – mi urlò, arrabbiato. Lo guardai con uno sguardo che lanciava scintille.
Poi me ne accorsi: gli occhi erano totalmente cremisi e i capelli...erano neri. D'un tratto ebbi un flashback.
– Perché non mi credi?! Pensavo che tu avessi un minimo di fiducia in me! – sbraitò. Mi stava facendo paura.
– Io avevo fiducia in te! Mi è crollato il mondo addosso quando ti ho visto con Roseleen! E tu ovviamente non mi hai neanche cheisto scusa! Questo dimostra quanto tu non ci tenga a me...Quanto tu non mi ama! – gridai, sperando che nessuno ci sentisse. Non ebbi più la forza di dire o fare altro. Mi accasciai per terra, le mani sugli occhi a soffocare i singhiozzi e le lacrime.
Sentii un movimento, poi le sue mani forti cercarono di togliere le mie.
Mi ribellai, ma ovviamente la sua presa era più forte della mia, cosi mi ritrovai i suoi occhi rossi puntati nei miei.
– Hai paura? – mi chiese, vedendomi rabbrividire.
Scossi la testa ma abbassai lo sguardo.
– Che c'è che non va? – mi disse, con un tono arrabbiato.
– Mi hai presa in giro. – sussurrai. Lui strinse ancora di più i miei polsi. – Non mi ami. – riuscii a dire, la voce rotta.
– Non ti amo? – il suo tono era ironico – Victorie tu non sai niente. –
Alzai per un attimo lo sguardo prima che premesse le sue labbra sulle mie.
Mi staccai a forza – Smettila di prendermi in giro! – gridai, tirandogli un cuscino che lui prontamente evitò. Il mio sguardo cadde sulla finestra dietro le sue spalle: la luna piena era alta nel cielo. Luna piena. Come avevo fatto ad essere cosi cieca? Riportai lo sguardo su di lui: gli occhi rossi mandavano scintille.
– Teds... – dissi, un po' spaventata.
Lui mi riafferrò i polsi – Hai paura di me, vero? – mi chiese, la voce malinconica.
Non seppi rispondere. Poi scossi la testa: lo amavo. Mi baciò di nuovo, più appassionatamente.
– Teds...Non sei in te. – sussurrai, le lacrime agli occhi.
Mi fissò intensamente – Anche se non sembro io, sono sempre io. Io, Teddy Remus Lupin. Mezzo lupo mannaro. E ti amo. – disse, sicuro. Non lo avevo mai visto cosi.
– No, parli cosi perché c'è la luna piena. Tu non mi ami. Ami Roseleen. – affermai.
Lui strinse la presa sui polsi – Stai zitta. – e mi baciò, facendomi cadere per terra.
Cominciò a passare le sue labbra sul mio collo, fino ad arrivare all'incavo della spalla.
– Ti amo, ti amo, ti amo... – mi sussurrava. Portò il suo viso davanti al mio fissandomi negli occhi.
– Ti amo, Victorie Weasley. – mi disse, e vidi nei suoi occhi la sincerità. Affondai le dita nei suoi capelli corvini e avvicinai il suo viso al mio, baciandolo.
Le sue mani correvano sul mio corpo fino al lembo della camicia che mi sfilò velocemente.
Ora sentivo i polpastrelli correre sulla mia pelle nuda, ma non lo fermai, anzi, gli tolsi la cravatta e la camicia, lasciandolo a torso nudo.
Mi prese in braccio, sempre senza staccarci da quel bacio infinito, e mi adagiò sul letto.
Si staccò un attimo per contemplarmi, e un sorriso dolce gli si stampò sul volto, rendendomi la persona più felice della terra. Poi cominciò a mordicchiarmi il lobo per poi scendere lieve sul collo, infine mi slacciò il reggiseno. E allora ebbi paura. Che cosa stavo per fare? Avevo solo 16 anni...Però lo amavo. Era giusto?
Teddy notò che mi ero irrigidita.
– Va...Va tutto bene? – mi chiese, dolcemente. Annuii. Si, andava tutto bene. Lo amavo, lo amavo alla follia. Mi tirai su e gli allacciai le braccia attorno al collo e lo spinsi sopra di me.
Mi sfilò la gonna e io i pantaloni. E diventammo una cosa sola.

Non so di preciso cosa mi prese quella sera. Fatto sta che la mattina dopo era la più felice del mondo. Mi svegliai con il sorriso sulle labbra per ritrovarmi davanti agli occhi il viso perfetto e addormentato di Teddy.
Gli sfiorai i lineamenti delicatamente, cercando di non svegliarlo. I capelli erano tornati del normale blu, gil occhi, seppur ancora chiusi, ero sicura essere tornati del nocciola che amavo.
Notai le labbra leggermente arrossate dai baci e arrossii pensando che quei baci erano miei. Arricciai l'indice attorno ad una sua ciocca morbida e perfettamente blu.
E allora aprì i suoi splendidi occhi. Non appena incontrò i miei sorrise, un sorriso bianco e splendente, un sorriso che mi fece battere il cuore a mille.
– Buon giorno... – mi sussurrò, posandomi una mano sulla guancia e accarezzandomela con il pollice. Sorrisi ancora di più – 'Giorno... – risposi allo stesso modo.
Poi realizai: giorno?! Mi alzai di botto e guardai la finestra: il sole era ormai alto da un bel po'!
– O Morgana, Merlino, Silente e tutti i maghi! Le lezioni! – esclamai alzandomi di botto e cominciando a vestirmi. Vedendo le mie mutandine e il reggiseno a terra arrossi di colpo, ma non pensai al pudore: in quel momento ciò che mi faceva più paura era l'ira di Claire.
– Vic... – disse ridendo Teddy.
– Che c'è? – chiesi ansiosa, infilandomi una calza.
– Sono le 11. – mi fece notare, guardando la sveglia. Mi lasciai cadere a terra.
– Oh. Mia.Morgana. Sono. Morta. – dissi, pensando alla mia cara amica che in quel momento probabilmente mi stava lanciando le peggiori maledizioni.
Teddy si infilò i pantaloni al volo e mi raggiunse a torso nudo, illuminato dal sole, e potei notare quanto fosse bello.
Arrossii lievemente. Lui mi si mise davanti e mi fissò serio – Ti ho fatto male? –
Inclinai la testa – Ovvero? – domandai, cercando di capire.
Lui girò lo sguardo verso il letto: sul lenzuolo candido vidi una piccola e quasi invisibile macchiolina di sangue. Ah.
– Ehm, Teds, so che è imbarazante ma...ehm, è naturale...E no, non mi hai fatto male...O almeno non l'ho sentito non...ci ho pensato. – dissi, rossa come un peperone.
Poi mi abbassò una manica, scoprendo la spalla candida – E qui? – mi sfiorò lievemente la spalla e sentii un piccolo dolore. (NdA: tutto ciò fa molto Twilight, ma vi assicuro che non ho preso spunto da lì c.c Siccome l'hanno fatto che lui era mezzo trasformato ehm, e quindi ...si, un po' ehm violento...)
Guardai e trovai dei graffi, come se un gatto mi avesse graffiato...O un cane.
– Scusami, davvero, ma la pozione non è durata molto... – si passò una mano tra i capelli, sconsolato.
Lo fissai – Ehi, va tutto bene...Non mi hai fatto male, andiamo, è solo un graffio. Mi fa più male Minnie quando litighiamo, figuriamoci...O quando cado dalla scopa, insomma, non l'hai fatto apposta, sto benissimo! – esclamai, felice.
Ero veramente felice. 

 



~Angolo Autrice
Capite il mio imbarazzo...Però doveva succedere u.u 
Spero vi sia piaciuto <3 Lasciatemi una recensionee :333 
Un bacione...Non so quando pubblicherò, ci sono le vacanze di Natale e non so se ci sono o meno :P
Nel caso, Buon Natale :'333

Luna

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Ok...Mh, penso che questo sia uno degli ultimi capitoli...Mh mh...Probabilmente ne farò altri due e basta...Non so, devo vedere u.ù Muahahah vi lascerò con il dubbio <3
Ok, questo capitolo è...un pò strano, lo devo ammettere. Se non capite qualcosa scrivetemelo nella recensione! 
Un bacio, ci vediamo alla fine

≈ Luna
P.S. Ho scritto persino il giorno di Natale e di Santo Stefano, rendiamocene conto quanto vi voglia bene :') Effettivamente non ho mai pubblicato due capitoli in giorni cosi ravvicinati...Altro che fine del Mondo :')

 


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»Capitolo 8«


Il campo da Quidditch non era mai stato cosi pieno. L'ultima partita dell'anno si stava per svolgere, e avrebbe determinato la Coppa...e noi Grifoni eravamo i più determinati a vincerla.
– Allora, avete capito lo schema? – Mike era sicuro di se ed eccitatissimo, non l'avevo mai visto cosi.
– Ragazzi, volevo dirvi una cosa: per molti di voi, tra cui me – e fissò Annabelle Warren e Jonhatan Mommers entrambi del settimo anno – è l'ultima partita e dev'essere la più grande, la migliore che abbiamo mai giocato! Forza! In campo! –
La piccola Lucy, 12 anni e formidabile cacciatrice, mi strinse la mano, emozionata.

Gliela strinsi di rimando – Andrà tutto bene, vedrai. – lei annuì e ma la sentii comunque tremare.
Uscimmo nel campo tra le urla della folla, facemmo un volo di presentazione, seguiti subito dalla squadra di Serpeverde, poi ci fermammo proprio sopra la nuova insegnante di volo, Madame Batteau, occhi gialli come quelli di un gatto che scrutavano l'anima. Lanciò la pluffa in aria e la partita cominciò.

– 50 a 30 per Serpeverde! – era ormai da almeno un'ora che giocavamo e le care Serpi erano in vantaggio. Scrutai il pubblico e notai Claire vestita da Leone che urlava, seguita da Richard con una sciarpa di Grifondoro che sventolava e Juliette, bandierina alla mano.
– Vicky! Copri Lucy! – mi urlò Mike, occhi attenti in cerca del boccino.
Annuii e volai dietro la piccola che, pluffa sotto braccio, si stava dirigendo verso gli anelli avversari, due Serpeverde dietro.
Ed ecco un piccolo bolide che si dirigeva verso la mia amica: gli diedi un colpo con la mazza e andò a colpire la coda di una scopa di quelle due Serpi, costringendoli a fermarsi.
Raggiunsi Lucy – Tranquilla, ti copro le spalle! – le dissi, sorridendole, mentre lei, preoccupata ma decisa, mi annuì, volando velocemente verso i cerchi.
Il portiere Serpeverde, Daniel McMillian, la fissò male, concentrandosi sulla pluffa che la piccola stava per lanciare verso l'anello di destra. Ma d'un tratto cambiò mira e la tirò in quello al centro, prendendolo in pieno.
– 40 a 50 per Grifondoro, ottima finta della piccola Lucy Clarinns! – il boato dei Grifondoro fu immenso.
D'un tratto mi vidi Mike e Logan, il cercatore dei Serpeverde, sfrecciarmi davanti e feci in tempo a tirarmi indietro per evitare di prendere un colpo di scopa in piena faccia. E poi lo vidi: piccolo, luccicante ma soprattutto velocissimo, il boccino d'oro era davanti a me.
Mi scansai subito quando Mike si fiondò su di esso, afferrandolo saldamente e proclamando la fine della partita.
– Michael Posey prende il boccino d'oro, e Grifondoro vince!! –
La vittoria era nostra! Volai fino da Lucy che ancora non aveva realizzato.
– Abbiamo vinto, Lucy! Abbiamo vinto! – la abbracciai, rischiando di farla cadere dalla scopa. Ci raggiunse Annabelle che ci abbracciò – Grazie ragazze! – seguita poi da Pauline, Johnatan, Clark, Serena e tutti gli altri componenti, compreso un Mike euforico. Non respiravo più!
– Ok, ok, ragazzi, Lucy e Victorie sono viola...Andiamoci a cambiare e poi corriamo nella Sala Comune, ci aspetta una bellissima festa! – planammo fino al terreno, dove comunque continuammo a esultare, saltando e cantando.
Ci facemmo una veloce doccia e poi via, tutti fuori, scopa in spalla e corsa verso il castello.
Ma prima di poter seguire i miei compagni una mano mi tirò via.
Mi girai per ritrovarmi di fronte gli occhi neri di Logan Wolf, che sorridendo maliziosamente, mi teneva spalle al muro.
– Ciao, Victorie. – mi salutò, fissandomi dritto negli occhi.
Storsi il naso – Ciao, Logan. –
– Allora, direi che...Siamo una coppia? – sussurrò, avvicinandosi pericolosamente al mio visto. Assunsi una smorfia che sperai imitare il disgusto che stavo provando – Ovvio che no, se non ti ricordi io sono già fidanzata. –
– Ma mi hai baciato alla festa di Rosie! – esclamò, un po' offeso.
– Ero...ubriaca. E poi è successo settimane fa! Non avrai pensato che facessi sul serio? – chiesi sbalordita, cominciando a camminare per raggiungere la mia squadra.
– Io... – non finì di parlare che io l'avevo già salutato e stavo correndo verso Annabelle che mi stava aspettando.
– Perché parlavi con Wolf? – mi domandò, guardando indietro dove Logan era ancora imbambolato.
– Una cavolata, non vale la pena parlarne...Allora, andiamo a divertirci? – esclamai, sorridendo, e tirandomela dietro fino alla Sala Comune.

 

– Eccovi! Dov'eravate finite? – ci accolse calorosamente Mike, abbracciandoci.
– Brave, brave davvero! Avete giocato una partita ESEMPLARE, e ora la Coppa è nostra! – notai il bicchiere di liquore che aveva in mano, glielo presi – Basta con questo, Mickey... – sorrisi e glielo finii. Lui rise – Anche tu non ci vai piano Vicky! – per fortuna reggevo bene l'alcool. Juliette raggiunse il suo ragazzo che l'abbracciò e la baciò appassionatamente.
Sorrisi prima che qualcuno mi mise le mani sugli occhi.
Mi girai un po' spaventata per ritrovarmi davanti gli occhi nocciola di Teddy.
– Ecco la mia campionessa... – mi sussurrò, le sue labbra a un soffio dalla mie. Le sfiorai dandogli un lieve bacio, quindi mi buttai nella mischia dei festeggiamenti, portandomelo dietro, e cominciammo a ballare.

Non so come io e Teddy ci ritrovammo sulle scale del dormitorio, seduti io tra le sue gambe e lui dietro di me, abbracciandomi da dietro e dandomi lievi baci sul collo.
Claire si era tolta la maschera da leone e ora ballava un lento con Richard che la guardava con occhi languidi. Juliette e Mike si stavano baciando ormai da ore e a Teddy scappò una risatina che mi costrinse a girare – Ma guardalo – commentò – fino all'anno scorso era un don Giovanni, e ora è pazzo della tua migliore amica. –
Sorrisi – Sono davvero contenta che Juliette abbia trovato una brava persona come lui... –
Teddy strinse la presa sul mio ventre e risi – Ehi, che hai, sei geloso? –
Lui fece un sorrisetto – No...Stavo pensando che anche io ero come Mike, mi circondavo di ragazze...e non pensavo di stare con una stessa ragazza per più di un mese...E ora guardaci: innamorati matti. – Arrossii lievemente, ma poi mi allungai per baciarlo.
Appena mi staccai lui mi accarezzò una guancia – Ti amo. – mi disse, facendomi sorridere.

Era passata la mezzanotte, ma come solevano fare le feste Girfondoriane, i festeggiamenti erano ancora in atto.
Io e Teddy uscimmo dal ritratto un po' rintronati dalle risate e dal ballo, tenendoci per mano, e ridendo come matti. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò appassionatamente, poi qualcuno tossì e ci costrinse a staccarci.
Logan Wolf, camicia sbottonata e sudicia, pantaloni strasciconi e una bottiglia da minimo un litro di whisky incendiario in una mano, occhi lucidi e stralunati.
Puntò un dito contro di me – Victorie! – gridò, d'un tratto arrabbiato con me.
Sgranai gli occhi – Logan? Ma in che stato sei? –
Lui cominciò ad avvicinarsi a passo di marcia e Teddy accanto a me mi strinse la mano facendomi diventare le dita quasi viola.
Logan ci raggiunse, guardò malissimo Teddy e poi fissò me – Come fai a stare con un perdente come lui e ad avermi lasciato in questo modo? Non te lo permetto! – urlò, senza controllo.
Teddy gli mise una mano sulla spalla – Wolf, sei ubriaco, vattene a letto. – gli ordinò, la voce ferma ma abbastanza irata.
Lui tolse la sua mano con un gesto nervoso e fastidioso – Nessuno ha chiesto il tuo intervento, Lupin! Sto parlando con Victorie! –
Sentii Teddy accanto a me fremere per la rabbia, ma gli strinsi la mano cercando di farlo calmare.
Poi mi rivolsi a Logan – Logan, per favore, cerca di calmarti...E lasciami in pace, ti ho già detto che non è successo niente tra noi! – mi girai per andarmene portandomi dietro Teddy che sentivo esplodere da un momento all'altro, ma il ragazzo non si arrese. Mi afferrò per una spalla costringendomi a girarmi e a lasciare la mano di Teddy.
– Tu devi stare con me! Io ti amo! – mi urlò a pochi centimetri dal mio viso, la puzza d'alcool che mi investì mi diede il voltastomaco.
Lo spinsi via – Logan, te l'ho spiegato! Io sto con Teddy! Quello tra noi è stato un bacio...uno solo ed è stato uno sbaglio! – il mio cuore batteva a mille: in quelle condizioni non potevo sapere cosa avrebbe fatto.
– Ah, quindi lo consideri uno sbaglio...Mi hai illuso, tu, puttana! – quell'ultima parola mi colpì dritto al cuore, ma quello che mi colpì fisicamente fu la spalla di Teddy che mi urtò il braccio.
Realizzai troppo tardi che si era mosso e che stava correndo verso Logan.
– Come l'hai chiamata?! – gli urlò in faccia, dandogli un pugno nello stomaco.
Mi avvinghiai alla sua schiena, cercando di toglierlo da Logan, ma il mio corpo esile non poteva niente.
– Teds! – Mike era appena uscito dal ritratto attratto dalle urla e corse a dividere l'amico.
– Che stai facendo?! – gli gridò in faccia, cercando di calmarlo. Con mio orrore notai i capelli stranamente neri.
– Oh no... – sussurrai, seguita subito dopo da Mike.
– Richard! – chiamò a gran voce l'amico che subito uscì seguito da Claire che raggiunse Juliette.
Entrambe mi guardarono spaventate, fissando prima Logan a terra a vomitare, poi Teddy che, a testa china, era scosso da dei rantoli.
Guardai fuori dalla finestra – Rich! Ma non c'è la luna! –
Richard annuì – Vero, ma spesso quando sopporta emozioni troppo grandi...Rabbia, dolore...Reagisce come se ci fosse la luna. Mike, cercalo di calmarlo, io prendo la pozione! –
Corse dentro la Sala Comune.
– Vicky, che succede a Teddy? – mi chiesero preoccupate le mie amiche.
– Ve lo spiegherò con più calma. – dissi, sorridendo, cercando di rassicurarle.
– Victorie, puoi stare te con Teds? Io devo portare quest'altro – e indicò Logan – in infermeria. Julie, mi vuoi accompagnare? – chiese alla ragazza. Juliette annuì subito e aiutò il fidanzato a portare il ragazzo in infermeria. Io mi catapultai da Teddy che era seduto a terra, la testa fra le mani.
Gli afferrai i polsi – Ehi, ehi, Teds...Teds, sono io, Victorie! – lo chiamai dolcemente.
Lui alzò lo sguardo e vidi le sue iridi cremisi incendiarsi.
– Vic...Vicky. – sussurrò, portando una mano su una mia guancia. Sorrisi e senza accorgermene una lacrima calda mi scese – Si, si, andrà tutto bene, tu devi calmarti, ok? – afferrai la sua mano, stringendola.
– La...la pozione... – mi ricordò sofferente, riportandosi la mano ad una tempia.
– Si, Richard sta arrivando, stai tranquillo, andrà tutto bene... – ma non so perché non stava andando niente bene. Lo vedevo impallidire sempre di più.
– Rich! Rich! Dove sei?! – gridai verso la Sala Comune, in preda all'ansia.
La sua testa rossa irruppe nel corridoio con la boccetta dal liquido chiaro che avevo visto una sera.
– Eccola, ora tienigli la testa. – mi ordinò – Purtroppo ce n'è poca. O cavolo, dobbiamo sbrigarci. – costatò, notando il pallore dell'amico. Annuii e tirai su il mento del mio ragazzo. Socchiuse naturalmente le labbra cosi che Richard potè fargli bere la pozione.
– Ho paura che non ce ne sia abbastanza. – si morse un labbro.
– Che...che cosa succederebbe se non bastasse? – domandai preoccupata.
Richard mi guardò sofferente – Passerebbe una brutta notte. –
Sgranai gli occhi – Che...che vuol dire? –
Richard si concentrò però sull'amico – Cavolo. – sussurrò.
Lo afferrò per un braccio, il respiro di Teddy si fece più veloce e nervoso.
– Che cosa gli succede?! – gli chiesi preoccupatissima. Claire mi prese per un braccio – Vicky... –
– Claire, Claire, io devo seguirlo. – le dissi, le lacrime agli occhi. Lei annuì – Ti accompagno. Penso di sapere dove lo stia portando. –
Al platano picchiatore.
Era lì che si stava dirigendo Richard cercando di far camminare Teddy che, scosso ancora di più da degli spasmi irregolari, sembrava non reagire.
– Lumos – sussurrai, tirando fuori la bacchetta e seguendo Rich. Anche lui tirò fuori la bacchetta e con un incantesimo che non riuscii a sentire bloccò il platano.
Entrò in una cavità sotto le radici, io e Claire subito dopo di lui.
Entrammo in quello che sembrava un corridoio vecchio e polveroso. Sentivo li scricchiolii dei nostri passi sul pavimento ligneo, e seguii quelli di Richard fino a delle scale e infine ad una sorta di salottino.
Era chino in un angolo della stanza sopra a quello che sembrava Teddy. Mi avvicinai e feci scricchiolare delle tavole, Richard si girò di scatto – Che ci fate qui?! – ci gridò, riferendosi più a Claire che a me.
– Rich, non lo posso lasciare solo! – gli risposi, avvicinandomi ancor di più.
– Lui non vorrebbe che tu lo vedessi in questo stato, Vicky. Vattene, davvero, non è un bello spettacolo. –
Lo ignorai categoricamente e raggiunsi Teddy che, raggomitolato, si teneva la testa tra le mani, fissando il pavimento.
– Teds... – lo chiamai, sfiorandolo. Lui alzò la testa di scatto, i suoi occhi scarlatti che mi scrutavano l'anima, delle zanne che gli stavano cominciando a crescere. Il suo respiro era divenuto irregolare e peggiorava minuto dopo minuto.
Mi fissò intensamente e notai un'inquietante scintilla...assassina nei suoi occhi.
– Vicky, togliti da lì! – mi urlò Richard. Ma era troppo tardi. Teddy mi scaraventò dall'altra parte della stanza. Sbattei la schiena contro la parete di legno provando un dolore lancinante non solo alla schiena ma anche all'addome. Mi portai una mano appena sopra lo stomaco e quando me la misi davanti agli occhi notai con orrore che era macchiata di sangue. Del mio sangue.
– Teds... – sussurrai, incredula. Lui era ancora dove l'avevo lasciato, a fissarmi con odio.
Non potevo crederci.
– Vicky! Vicky, stai bene?! – mi chiese preoccupata Claire, raggiungendomi.
Annuii, più scioccata per l'azione di Teddy che per la ferita all'addome.
Ignara del sangue che lasciavo, mi trascinai di nuovo vicino a lui.
Appena gli fui vicino inalò a fondo l'odore del mio sangue e vidi le sue pupille dilatarsi.
– Victorie! Allontanati! – cercò di fermarmi Richard, ma non potevo lasciare da solo il mio Teddy.
– Teds, Teddy, sono io, Victorie! – gli sfiorai una guancia, le lacrime agli occhi un po' per il dolore della ferita, un po' per la sofferenza.
Lui rimase immobile, ma il suo respiro cominciò a regolarsi.
– Teds... – lo abbracciai e soffocai le mie lacrime sulla sua camicia sudicia.
– Torna in te! Ci sono qua io, sarò sempre accanto a te! – lo pregai. Lo sentii tranquillizzarsi.
– Vic...Victorie? – mi chiamò. Mi staccai subito per fissarlo in viso. I suoi occhi stavano tornando del normale color nocciola, cosi come i capelli.
– Si, si, sono qui! – lo abbracciai in preda alla gioia.
– Sono...Sono tornato. – sussurrò, di nuovo padrone di sé. Lacrime di felicità mi scesero dalla guance copiosamente, prima che la vista mi si cominciò ad offuscare.
– Vicky! – sentii gridare il mio nome prima di svenire.

Quando riaprii gli occhi tutto era piuttosto offuscato. Tanti volti erano davanti a me, il primo che vidi fu quello di una ragazza dai lunghi capelli biondi e occhi dolci, color cioccolato.
– Vicky! – mi chiamò Claire, sorridendo dolcemente, le lacrime agli occhi.
Mi misi a sedere tenendomi la testa che girava vorticosamente.
– Quanto...Quanto sono stata svenuta? E cos'è successo? – chiesi, un po' rintronata.
Lei mi prese una mano – Per un giorno e mezzo... – mi rispose, mordendosi un labbro.
– Già, sei svenuta nella Stanberga Strillante. – aggiunse Juliette, abbracciandomi e quasi soffocandomi.
Ricordi inquietanti mi riempirono la mente e furono bloccati da una fitta all'addome.
– Ahi! – esclamai. Mi alzai un po' la maglia per scoprire una fasciatura.
E ricordai: Teddy. Lo cercai con lo sguardo ma non lo trovai.
Fissai Richard – Dov'è Teddy? – chiesi, deglutendo.
Lui chiuse gli occhi, sconsolato – Non ha il coraggio di vederti dopo ciò che ti ha fatto...Lo devi capire. –
Mi cominciarono a tremare le mani – Dov'è, Richard?! – domandai a voce più alta.
Intervenne Mike – Non lo sappiamo. –
Mi cadde il mondo addosso: dovevo trovarlo. Feci per alzarmi prima che Madama Chips mi bloccasse – Eh no, dolcezza, rimani a letto per almeno mezza giornata e poi potrai andare a bighellonare in giro per il castello! – sorrisi a quella donna, cosi appoggiai la testa al guanciale solo per addormentarmi in preda agli incubi.
Riaprii gli occhi sudata e ansimante, il cuore che batteva a mille.
Sospirai “Era solo un sogno...” mi alzai la maglia per vedere come stava la ferita: ora si vedevano solo dei graffi...I graffi che mi aveva fatto Teddy. Scossi la testa e mi guardai intorno.
– Ti...Ti fa male? – domandò una voce che conoscevo fin troppo bene. Mi voltai subito verso la mia destra quando mi vidi davanti il volto di Teddy.
– Non lo sento nemmeno. – risposi, fissandolo negli occhi.
Lui sorrise malinconicamente – Scusami. –
Scossi la testa – Non ti devi scusare di niente, non eri in te. –
Lui si avvicinò e si sedette ai piedi del letto. Mi misi a sedere cosi da raggiungere le sue mani che strinsi – Ehi, sto bene, davvero. – lui annuì sconsolato.
Non era sicuro, cosi mi alzai la maglia, facendogli vedere che la ferita ormai si era rimarginata.
– Vedi? Non si vede più niente. – sorrisi, cercando di rincuorarlo.
Lui storse la bocca – Ciò non toglie che ti ho ferito. – rispose sconsolato.
Corrucciai le sopracciglia – Morgana, smettila! Non eri in te! Andiamo, per me non è successo niente! – cercai di convincerlo, esasperata.
– Io ti ferisco, non lo capisci?! Io sono pericoloso...Tu...Non voglio farti del male di nuovo. –
No, non potevo crederci. Stava arrivando al punto che volevo evitare.
– Che...Che vuol dire? Che non ti posso più stare vicino? – chiesi, arrabbiata.
– Io...Penso sia meglio allontanarci per un po'. –
Presi il cuscino del mio letto e glielo lanciai in piena faccia – Ma sei cretino o cosa?! Solo per una ferita tu mi lasci?! Ma sei impazzito? Che idiozia è questa? – esclamai, senza controllo.
In quel momento probabilmente erano i miei occhi ad essere diventati rossi.
Infatti lui mi guardò un po' spaventato – Victorie, io lo dico per il tuo bene...Non voglio che questo si ripeti! Io...ti amo, e per questo non posso starti vicino. –
Rimasi sconcertata dalle sue parole – Dio mio, Lupin, sei un emerito idiota. Io...Starò attenta, ok? E mi fido di te pienamente, sono sicura che un fatto del genere non riaccadi mai più ora, per favore, smettila di dire cavolate e vattene a letto. – dissi decisa, alzandomi e spingendolo verso la porta dalle spalle, a testa china.
– Vicky... – cercò di fermarmi lui.
– Teddy, io ti amo. Non puoi lasciarmi. – sussurrai, ora in lacrime. Lui si girò, mi misi le mani sugli occhi per impedirgli di vedermi piangere.
– Ma... – mi tolse le mani dal viso, ma rimasi a testa bassa per evitare che mi vedesse. Ma i singhiozzi erano impossibili da evitare.
– No, tu non mi devi vedere piangere. – sussurrai, la voce rotta.
Lui sorrise e mi abbracciò – Scusami. – mi disse in un orecchio, facendomi piangere sulla sua spalla.
– Non farmi mai più discorsi del genere, hai capito? – gli diedi dei pugni sul torace.
Lui rise – Ok...Ti amo. –
Sorrisi e mi staccai da lui, asciugandomi le lacrime. Mi prese il viso tra le mani e mi baciò.
– Mh, sai di lacrima. – mi disse, ribaciandomi e costringendomi a ridere.
Mi adagiò sul lettino, continuandomi a baciare, e chiuse la tendina.

 


La scuola stava finendo: eravamo a Giugno ormai, gli esami si stavano avvicinando!
Al campo gli ultimi allenamenti dell'anno erano leggeri e divertenti. Ma un pensiero mi angosciava: il prossimo anno non sarei stata con Teddy.
– Victorie, allora, come stai? – Lucy mi abbracciò, il sorriso sulle labbra, i capelli biondi legati in una treccina.
Ricambiai il suo abbraccio – Benissimo! Oddio...Se non penso agli esami! – esclamai, sorridendo però. Lei annuisce, poi abbassa lo sguardo, imbarazzata – Ti devo dire una cosa... –
Ci sediamo sul prato del Campo da Quidditch – Che cosa? – chiesi, curiosa.
– Kyle Perry mi si è dichiarato. – disse tutto d'un fiato, rossa come un peperone.
Sorrido – Uao! Ma è fantastico! Non era il ragazzo che ti piaceva da sempre? – esclamai, felice.
Lei annuì, ancora più rossa e contorcendosi le mani – Ma...Ma io gli ho detto che devo pensarci. –
Sorrisi dolcemente, pensando a quanto potesse essere carina in quel momento – Bè, saggia decisinoe, anche perché non sei troppo piccola per un ragazzo? –
Lei mi fissò con gli occhi che luccicavano – Esatto! E' quello che pensavo anche io! Però...Mi piace davvero tanto... –
Le arruffai la testa – Pensaci bene...io vado, Mike mi sta chiamando! – notai il mio amico agitare la mano, cosi lo raggiunsi.
– Mickey, come va? – chiesi, sorridendo. Aveva un'espressione preoccupata e stressata.
– Male! Domani ho il primo esame! Volevo chiederti se potevi allenare te la squadra! – ci pensai un po' su – Ma si, che sarà mai! –
L'avessi mai detto.

Il giorno dopo di buon'ora mi dovetti alzare per poter sistemare il campo e richiedere il permesso alla Preside.
– Vai pure, Weasley, posso contare su di te. – adoravo la McGranitt.
– Grazie professoressa! – esclamai, sorridendo, le occhiaie che mi arrivavano ai piedi.
Tornai in camera dove Claire e Juliette dormivano ancora, sistemai i libri per la lezione e ne approfittai per ripassare: il giorno dopo avrei avuto il primo esame.
La sveglia a forma di ranocchia di Juliette suonò CRACRACRA! Una mano sbucò dalle sue lenzuola e la sveglia si zittì.
– Buon giorno principesse! – le canzonai.
Juliette alzò lo sguardo verso di me, poi passò alla sveglia. – Vicky sono le 7. Perché sei sveglia? – notò il libro aperto sulle mie ginocchia – E PERCHE' STAI STUDIANDO?! – esclamò, sgranando gli occhi, neanche avesse visto un Nargillo.
– Merlino, Julie, sto solo ripassando...Il tuo caro ragazzo oggi mi ha lasciato il potere di capitano e mi son dovuta alzare all'alba per prenotare il campo mannaggiaalui. – dissi a denti stretti, fissandola.
Lei sospirò e si ributtò sotto le coperte. Claire dormiva ancora della grossa.
“Ah si, eh?” pensai divertita, considerando il fatto che loro ogni mattina mi buttavano giù dal letto. Presi il mio vecchio fischietto e con tutto il fiato che avevo in corpo soffiai.
Le feci sobbalzare, provocando le mie risate.
– Ahahahahaha, dovreste vedere le vostre facce! – dissi, tra una risata e l'altra.
– Dio, Vicky! Ma sei pazza! – esclamò Claire, anche lei però divertita. Io ero piegata in due e mi tenevo la pancia, quando una piccola fitta mi prese, proprio dove avevo la cicatrice di Teddy.
Cercai di non pensarci.
– Allora, belle addormentate, muovetevi. Ho fame! – le avvertii e corsi giù nella Sala Comune, i capelli biondi che mi ondeggiavano sulla schiena.
Ma quando arrivai mi aspettò una scena a dir poco inquietante.
Richard, Teddy, Michael, Annabelle e altri ragazzi del settimo anno erano seduti davanti la fuoco, le occhiaie più profonde delle mie, i libri spalancati davanti a loro.
– Morgana, ma che è, un incontro di Mangiamorte?! – esclamai, divertita ma anche stupita.
Teddy mi rivolse un'occhiata dolce ma assassina – Ciao, Vicky, buon giorno anche a te! Oggi abbiamo gli esami. – mi spiegò, sbadigliando.
– Si, il qui presente Michael Posey me lo ha detto.... – annuii, avvicinandomi.
Claire e Juliette scesero subito dopo di me e rimasero anche loro sbalordite – Ook...Andiamo nella Sala Grande e vi portiamo qualcosa, che ne dite? – propose Juliette, avvicinandosi per sbirciare le materie.
– E' per questo che ti amo. – disse Mike, prendendola per un polso e dandole un lieve bacio sulle labbra.
Lei sorrise e insieme andammo nella Sala Grande dove prendemmo un sacco di roba che portammo poi in Sala Comune dove anche noi ci concedemmo un po' di studio.

– Allora, oggi il caro Mickey non sarà con noi, povero sfigato ha gli esami! Ah...E io ce li ho domani...ma non importa! Ha dato il potere a me! Quindi oggi obbedirete a me! Muahahaha, no dai, scherzo, non sarò cattiva. – mi presentai ai miei compagni, che ridendo, annuirono approvando la scelta di Michael come sostituta.
– Ok, direi che...Bo, effettivamente questa è il nostro ultimo allenamento...Bè, ragazzi miei, che ne dite di una partita? Forza, dividiamoci! –
Giocammo per tutto il pomeriggio, finché non arrivò la squadra di Tassorosso per gli allenamenti. Scendemmo dalle scope e corremmo verso gli spogliatoi.
– Ci vediamo ragazzi! – salutai, dirigendomi di tutta fretta verso il castello: dovevo ripassare!
Dire che ci stavo dando dentro sarebbe poco: ci stavo mettendo l'anima in quegli esami.
Cosi, quando la scuola finì, ero la persona più felice del mondo.
– Ragazze! E' finita! – esclamai, sfinita, uscendo dalla Sala Grande dove si era tenuta l'ultima sessione dei GUFO.
Teddy, Richard e Mike ci aspettavano fuori dal portone.
– Bravissima! – mi abbracciò Teddy, baciandomi sulla fronte.
– Ma che bravissima...Devo aver fatto un casino a Pozioni, lascia stare...Le tue ripetizioni non sono servite a molto, anche perché mi distraevi con tutti quei bacetti... – dissi amareggiata, arrossendo.
Lui rise e mi strinse ancora di più a sé. Sorrisi dolcemente assaporando il suo profumo.
Claire era la più stressata tra tutte – Oddio, devo aver sbagliato tutto...Oddio, non voglio prendere Troll! – si stropicciava le mani dal nervosismo.
Le misi un braccio attorno alle spalle – Clarisse mia, tranquilla! Allora, ora direi che non parleremo dei nostri e dei loro – indicai i ragazzi – esami per tutta l'estate, finché non arriveranno i risultati, ok? Ok. – lei sorrise, l'espressione comunque preoccupata.
Juliette ci abbracciò – Ragazzuole mie! E' finita! – ridemmo con lei ed uscimmo dal castello cosi, noi tre a braccetto, le nostre risate che si propagavano per le stanze silenziose dalle pareti di pietra.


 


~Angolo Autrice
Ordunque...Che ne pensate? La trasformazione di Teddy è un pò strana si...Però secondo me lo colpisce anche in quei momenti...Un pò esagerato che è durato di più, vero? :P 
Come ho detto prima, per eventuali domande e quindi chiarimenti scrivetemeli in una recensione <3

Luna
P.S. Ok, si....Non è Juliette l'attrice. Perdonatemi ancora c.c Sempre lo stesso problema delle altre foto c.c Mannaggina c.c 


 

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Ed eccoci qua, di nuovo, con il nono capitolo! 
Vorrei ringraziare
Annie98, una delle poche che mi segue da SEMPRE e che sempre recensisce :') Non sai che piacere mi fai, continua, ti prego :) 
Allooooora...Penso che questo capitolo sia un pò cortino, fatemi sapere :/
Mi raccomando, recensite ç.ç *Sguardo lacrimoso*
Ci vediamo in fondo <3
Un bacione,
≈Luna

 


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»Capitolo 9«


– Victorie, cheriè! Sei sveglia? – mia madre bussò alla porta un bel po' di volte prima che potessi aprire gli occhi. Mi svegliai con un profumo familiare nelle narici. Aprii gli occhi per ritrovarmi il volto di Teddy accanto al mio. Mi alzai di soprassalto e vidi i nostri vestiti a terra.
“Oh Merlino, Morgana, e tutti i maghi!” esclamai.
– Ehm, si maman, dammi un attimo! – risposi a mia madre, infilandomi al volo una T-Shirt che Teddy mi aveva regalato giorni prima e che mi arrivava a metà coscia.
Bon, muoviti! – mi disse, poi sentii i suoi passi sulle scale e tirai un sospiro di sollievo.
Mi buttai sul letto e scossi Teddy – Teds, Teds! Ehi, alzati! – aprì gli occhi e mi sorrise.
– 'Giorno raggio di sole! – disse stiracchiandosi. Arrossi e sorrisi come una cretina – Si, raggio di Sole...Devi andartene! – esclamai, un po' diverita dalla situazione.
– Oh cavolo... – disse, accorgendosi dell'ora.
Si vestì in fretta e furia, io seduta sul letto con le gambe incrociate a fissarlo estasiata: aveva un copro perfetto.
– Ok...Ci vediamo, si? – mi chiese mentre si infilava le scarpe da tennis.
Annuii sorridendo – Ovvio! – Fece per salutarmi quando si fermò – Sei bellissima, lo sai? – mi disse, sorridendomi dolcemente. Arrossii violentemente prima che mi baciasse appassionatamente.
Prese la bacchetta, mi salutò con la mano, e in un attimo sparì.
– Che fortuna avere 17 anni... – dissi, stiracchiandomi. “Ma tra un anno anche io potrò fare avanti e indietro quando mi pare!” pensai, mentre mi infilavo un paio di jeans stretti e aprendo la porta.
Mi diressi al piano inferiore dove trovai la mia famigliola a mangiare allegramente.
– Ah, grazie per avermi aspettato! – dissi, ridendo.
Mia madre alzò un sopracciglio – Cheriè, ti è successo qualcosa? – quasi mi strozzai con il latte a quella sua domanda. Mi pulii nervosamente.
– Ma....Che genere di cosa, maman? Non è successo nulla, niente di niente! – dissi arrossendo.
Mio padre ridacchiò e lo fulminai con lo sguardo.
Finita la colazione mi precipitai in camera mia. Mi buttai sul letto ripensando alla notte passata e mi stiracchiai, felice.

Claire si trovava nella sua stanza a leggere le lettere delle amiche.
“Come mi mancate...” sussurrò, sfiorando il medaglione che portava sempre al collo dove si trovava la foto di noi tre. Sistemò le lettere in un cassetto della scrivania, accanto ad un pacco di posta legato da un nastro rosso. Arrossì, pensando che quelle erano le lettere speditele da Richard, il suo primo e vero ragazzo.
Richiuse il cassetto svogliatamente: erano settimane che il bell'imbusto non si faceva sentire.
Sbuffò e uscì dalla stanza, sbattendo la porta, scocciata.
– Claire, che hai? – chiese il fratello dalla stanza accanto. 18 anni, Alex Madisons era il tipico adolescente mago, capelli biondi sbarazzini e occhi blu notte. Tutti dicevano a Claire di essere fortunata ad avere un fratello cosi bello, gentile e disponibile...Ma spesso si rivelava frustrante essergli sorella.
– Niente, non ho NIENTE! – esclamò, esasperata dalla stessa domanda da giorni.
Alex uscì dalla stanza, un sopracciglio inarcato – Ok, hai qualcosa: ne vuoi parlare. –
Si sedette sul divanetto nel corridoio, facendo cenno alla sorellina di accomodarsi.
Lei si buttò letteralmente sul cuscinetto, le braccia incrociate.
– C'entra Richard? – domandò lui. Claire alzò gli occhi al cielo “Perché capisce sempre tutto?” si domandò.
Annuì sconsolata – Si, non lo sento da settimane e...Bè, vorrei sapere che cavolo vuole fare. –
Alex incrociò le mani, pensando – Gli hai mandato un gufo? – domandò l'ovvietà.

Claire lo guardò malissimo – Ovvio. –
Lui sorrise, divertito dalla reazione della sorellina – Ok, ok...E' mezzosangue, no? – chiese.
La ragazza storse il naso a quella parola – Ha madre babbana, si... –
– Allora magari avrà uno di quegli aggeggi che hanno anche Victorie e Juliette...il coso...Il celqualcosa... –
– Cellulare? – azzardò lei. Alex annuì – Esatto! Chiedi ad una di loro di prestartelo e mandagli un messaggio! –
Claire ci pensò un po' su – Ma si, proviamoci... – disse, sorridendo.
E la persona che scelse per la missione messaggio, fu, ovviamente, me.

– Victorie è questione di vita o di morte. – si presentò a casa mia, T-Shirt e calzoncini.
– Ehm, entra pure. – la invitai, un po' spaesata.
– Si tratta di... – cominciò, ma la fermai subito, sapendo già chi fosse.
– Di Richard, vero? Teddy mi aveva chiesto se avevi sue notizie...Non lo sente da un po'. – la avvertii. Sembrò come caderle il mondo addosso.
– Io...neanch'io lo sento da tantissimo... – sussurrò, la preoccupazione fatta pesona.
Deglutii – Vieni, saliamo in camera mia. –
Lei annuì e mi seguì, passi meccanici ed espressione monotona.
– Io...volevo chiederti se mi potresti prestare il cellulare, cosi da potergli mandare un messaggio... – domandò, a voce appena udibile.
– Oh, ma certo! Ottima idea, Clarisse, io e Teddy non ci avremmo mai pensato! Brava! – esclamai, sorridendo e andando a prendere lo strano strumento babbano.
Glielo porsi ma lei mi guardò con un'espressione interrogativa – Ehm, Vicky, io non so usarlo... – mi ricordò.
– Uh, già...Allora, cosa gli vuoi scrivere? – domandai, preparando il messaggio.
Lei ci pensò su un po' – Bè...Qualcosa tipo “Sono Claire, si può sapere che fine hai fatto?! Mandami un gufo o contatta Victorie o Juliette: vedi di ricomparire.” Che ne dici? –
Annuii – Si, perfetto, dritto al punto, secca e senza rigirii: ottimo. – digitai il testo e lo inviai a Richard.
– E ora aspettiamo... – dissi, sedendomi sul letto vicino a Claire che si torceva le mani, nervosa.
Dopo pochi minuti ecco il mio cellulare vibrare ed illuminarsi.
– Oddio! Ha risposto! – esclamò Claire, portandosi una mano alla bocca e alzandosi.
Sorrisi della sua reazione e presi l'apparecchio per poter leggere.
– “Scusami, hai ragione. Appena posso ti mando un gufo. Baci, Rich.” Uao, si è sprecato. – le dissi.
Claire era rimasta di stucco – Dio mio...E' un'idiota. Poteva sprecarsi un po' di più... – disse a denti stretti, le sopracciglia inarcate.
Mi avvicinai a lei – E dai, tranquilla, avrà le sue ragioni. – perché lo proteggevo sempre? Forse perché era il migliore amico del mio ragazzo? Eppure in quel momento lo stavo maledicendo per aver fatto soffrire la mia Clarisse. Non l'avrebbe passata liscia.
– Si...Si, forse hai ragione. – mi rispose lei, l'espressione persa.
– Si che ho ragione, oh andiamo Claire! Perché mai dovrebbe mentirti? Andava tutto bene tra voi, no? – domandai, un dubbio nella testa.
E infatti lei ci pensò un po' troppo su – Ecco...Nell'ultimo periodo non molto. Lo sentivo...distante. –
Che non fosse più innamorato di Claire?

A Villa Conchiglia l'estate si faceva sentire presto e tanto. A luglio già si moriva dal caldo (NdA: considerate che stanno in Inghilterra e ovviamente il clima è totalmente diverso...Diciamo che il loro caldo equivale tipo a...30 gradi massimo? Correggetemi xD) ed io, Minnie e Louis eravamo già in spiaggia.
Sdraiata su un asciugamano, mi ero addormentata al sole, nella speranza di abbronzarmi un po'.
Finché una pallonata non mi colpì – Ehi! Louis! Fai attenzione! – gridai, svegliandomi di soprassalto e prendendomela con il mio fratellino.
– Scusami, sono stato io. – una voce dolce mi costrinse a mettere un braccio contro il sole e a fissare davanti a me, togliendomi gli occhiali da sole.
Un ragazzo forse più grande di me, capelli castani, occhi neri, mi sorrideva tenendo in mano un pallone di cuoio.
– No...Scusami tu se ti ho aggredito senza ragione. – mi alzai e notai che era davvero alto. Forse quanto Teddy. E aveva anche un bel fisico, mi ritrovai a pensare, squadrandolo e mordendomi un labbro. Ma l'immagine di Teddy a torso nudo mi distolse da quei pensieri, arrossendo.
E forse quel ragazzo interpretò il rossore in un altro modo – Ehi, ti va di venire a giocare con me e i miei amici a palla? – mi propose, rivelandomi un sorriso bianchissimo e seducente.
– Ehm...Io neanche ti conosco...E poi dovrei andare! – dissi sbrigativa, pensando al peggio.
Lui sembrò dispiaciuto, ma, sorridendo, mi porse una mano – Sono Colin comunque. Colin Gelson. – fissai la sua mano come se fosse un alieno, quindi mi decisi a stringerla – Victorie, Victorie Weasley. –
Il suo volto si illuminò e inarcai un sopracciglio – Allora ci si vede, Victorie! – e corse via.
Io rimasi lì, la mano a mezz'aria, a chiedermi chi mai fosse e cosa ci facesse quel ragazzo.
– Bah! – esclamai, risedendomi sul mio asciugamano.
Dominique si avvicinò fissandomi intensamente e con sguardo indagatore – Chi era quello lì? –
Feci spallucce – Un certo Colin Gelson...Non so, non lo conosco. – dissi.
Lei sgranò gli occhi – Gelson? Oh cavolo. Papà?! – chiamò a gran voce, sturandomi le orecchie.
– Papà! Il figlio di Gelson! – lo informò, quando nostro padre spuntò da dietro una collinetta.
– Embé? –
– Embè? Gelson! Gelson non è il tuo capo?! – esclamò.
Papà annuì – E quindi? –
– Bè, se Victorie ci diventa amica...O qualcosa di più potresti ricevere un aumento, no? – propose lei, da brava Corvonero.
Feci una smorfia – Ah no, io sono impegnata, grazie. Provaci tu. – le dissi, fissandola: pur avendo soli 14 anni, la mia sorellina era davvero bella: un fisico mozzafiato seppur non del tutto formato, un viso splendido, come tutti in famiglia grazie ai geni materni, e dei capelli che invidiavo: mossi, con dei boccoli finali, ramati che rilucevano. Splendidi in confronto a quelli spaghetti dorati che mi ritrovavo, nonostante tutti i complimenti che ricevevo. Mah. E i suoi occhioni celesti: bellissimi.
Lei avrebbe di certo avuto successo con i ragazzi.
Mi rispose – Io sono più piccola, non mi considererebbe mai. – disse, un po' sconsolata.
Quel Gelson si ripresentò anche nei giorni seguenti, facendomi prendere un colpo ogni volta.
– Ma racconta, da quanto tempo di tormenta? – mi domandò interessata Juliette, un giorno che lei e Claire mi raggiunsero in spiaggia.
Alzai le spalle – Diciamo...cinque? Non oso immaginare se capitasse quando c'è anche Teddy...lo ucciderebbe. – risposi, pensando alla gelosia spesso esagerata di Teds.
Juliette sorrise, divertita – Ma dai, è carino... – fissò Colin che stava arrivando.
– Merlino, eccolo di nuovo... – dissi a denti stretti, alzando gli occhi al cielo e provocando la risata di Claire. La guardai malissimo facendola ridere ancora di più.
Cosi, quando Colin arrivò, la fissò un po' stranamente.
– Ehm, ciao Victorie. Ah, vedo che hai le tue amiche...Io sono Colin Gelson, piacere. – e porse la mano a Juliette. Lei si alzò, sbatté le lunghe ciglia scure che incorniciavano gli occhi verdi e strinse la mano, sorridendo – Juliette Springs, piacere mio. – rimasi di stucco: da quando faceva gli occhi dolci agli altri ragazzi?
Claire ci mise un po' ad alzarsi e quando lo fece era ancora presa da una ridarella troppo carina – Claire Madisons. – riuscì a presentarsi, stringendo la mano del ragazzo.
– Hai delle amiche davvero carine, Victorie. Che ne dite di unirvi a me e ai miei amici? – propose per la milionesima volta.
Feci per rifiutare ma Juliette mi precedette – Ovvio, con molto piacere. Vieni, Vicky? – mi fece l'occhiolino, mi prese per mano e con Claire mi trascinò dietro ad un Colin eccitato. Ci dirigemmo oltre la nostra spiaggia, nel possedimento di un'altra famiglia che ipotizzai essere quella di un qualche suo amico: non avevo mai visto Colin da quelle parti.
– Ragazzi! Loro sono Victorie, Juliette e Claire! – urlò ad un gruppo di ragazzi intenti a giocare.
Notai che erano tutti abbastanza carini e Juliette mi strinse la mano: Morgana, mi stava spaventando.
– Julie, che vuoi fare? – le sussurrai in un orecchio, seriamente preoccupata delle sue intenzioni.
– Mah, nulla, solo divertirci un po'...Siamo fidanzate, mica suore! – alzai un sopracciglio chiedendomi cosa fossero le suore. Mi ripromisi di chiederlo più tardi a zia Hermione o di cercarlo da qualche parte...Magari anche Nonno Arthur ne sapeva qualcosa.
Intanto eravamo arrivati davanti agli altri ragazzi.
– Loro sono rispettivamente Paul e Simon...Jo se n'è appena andato...E mancano anche Sam e Ludwig, dico bene? – chiese ai suoi amici.
Un ragazzo dai capelli brizzolati e pieno di lentiggini rispose – Se ne sono appena andati, avevano da fare. – e lanciò un'occhiatina interessata a Claire, che guardava il mare persa nei suoi pensieri.
Mi morsi il labbro: sapevo a chi erano riferiti i suoi pensieri. Quell'idiota di Richard la stava perdendo.
– Bé, pochi ma buoni. Allora, giochiamo o volete fare altro? – propose Colin, ammiccandomi.
Sul mio volto comparve una smorfia di disgusto. Ma che intenzioni aveva quello? Ma soprattutto perché ero lì? Feci per andarmene quando Claire mi prese per una mano e mi fissò intensamente: nei suoi occhi lessi una preghiera: non ce la faceva da sola. Annuii e rimasi stretta a lei.
Juliette si avvicinò al ragazzo moro con gli occhi blu che notai somigliare a Mike.
– Che ne dite se passeggiamo per la spiaggia? Parliamo, conosciamoci! – propose entusiasta.
Le lanciai un'occhiataccia, la presi per un polso e la trascinai in disparte – Sei impazzita o cosa?! – la sgridai, a voce bassa però.

Lei alzò le spalle – Perché? –
– Perché sei rispettabilmente fidanzata. – le ricordai, mettendomi le mani sui finachi.
Lei si morse un labbro – Io...Voglio solo divertirmi un po'. Non faccio niente di male, mica mi andrò ad infrattare con quello. – disse, indicando il moretto.
La scrutai attentamente – Julie, Michael è il mio migliore amico e tu la mia migliore amica. Vedi che puoi fare. –
Lei annuì – Vicky, io amo Mike. Non farei mai niente per ferirlo. – mi disse sinceramente.
– Lo so. Però stai attenta, perché quelli fraintendono. – le risposi, riferendomi al gruppetto maschile che ci aspettava.
– Andiamo? – disse Colin, offrendomi un braccio. Lo guardai dall'alto in basso e presi a braccetto Claire che mi sorrise, poi porsi l'altro braccio a Juliette che sorrise anche lei.
I ragazzi ci guardarono stranamente, poi cominciammo a camminare.
– Ma io credevo che...Camminassimo da soli a due a due... – disse deluso il rosso che capii essere Simon, lanciando un'occhiata languida a Claire.
Sgranai gli occhi – Cosa? Vi abbiamo appena conosciuto! E poi noi... –
Juliette mi diede una gomitata e mi sussurrò – Non dirli che siamo fidanzate...divertiamoci. – e mi fece l'occhiolino. Ma si, vediamo a che punto sarebbero arrivati quei torsoli.
Colin si avvicinò a me, sorridendo – Allora, andiamo? – mi porse la mano.
La guardai con riluttanza, pensando sul da farsi: non era forse “tradire” Teddy?

Dovevo averci pensato molto, visto che dopo un po' il tossicchio di Colin mi ridestò.
– Ehm, si, andiamo. – decisi infine, senza prendergli la mano.
Juliette, Simon, Paul e Claire ci seguirono.
– Allora...Tu vai ancora a scuola, vero? – mi domandò, sempre con quel suo sorrisetto sgembo.
Annuii – Si...Devo fare il sesto. Ma...Tu venivi ad Hogwarts? – chiesi, ripensando ai volti che avevo visto...Non ricordavo il suo.
– Si, fino a quest'anno, sai, ho preso i MAGO. – mi disse, gonfiando il petto.
– Ah, anche il mio.... – mi morsi il labbro ripensando alla “promessa” fatta con Juliette.
– Mio....Cugino. Si, un cugino di...secondo grado. – dissi – Ma tu di che casa eri? – chiesi poi, cercando di ricordarmi.
– Tassorosso. – un sorrisetto mi si dipinse sul volto “Ci credo che non me lo ricordo, era un Tasso.”
– Che c'è da ridacchiare? – mi domandò lui, inarcando un sopracciglio.
– Uh, niente, davvero. Allora...Non mi ricordo di te però... –
Lui sorrise – Io si, mi ricordo benissimo di te. Io...Ti fissavo sempre. Sempre. –
Rabbrividii – Ah... –
– Si. Ma nell'ultimo anno no, ero troppo preso dagli esami. –
Sbiancai: questa storia andava avanti da ANNI? Oh per Merlino, Morgana e tutti i maghi e le streghe...Ma che era, uno stalker?!
Notai con orrore che eravamo un po' distanti dagli altri, troppo tardi perché Colin mi prese per un polso e mi portò dietro ad una roccia.
– Victorie...Tu mi piaci. Tanto. – si dichiarò, arrossendo.
Ancora più sconvolta esclamai – EH?! – la mia espressione stupita doveva essere insuperabile.
– Si...Vuoi metterti con me? –
Sgranai gli occhi a quella richiesta. Per tutti i nargilli. No che volevo mettermi con lui.
– No che non voglio mettermi con te! – risposi riluttante.
Lui mi prese per le spalle – Ma con il mio amore potremmo essere felici! Io ti proteggerò da ogni male! Saremo per sempre felici e contenti! –
– Che? Felici e contenti? Ma bevi meno incendiario! Scusami Colin, ma non è possibile. – esclamai, scrollandomelo di dosso.
Ma lui non si arrese – Perché? Victorie, non ti piaccio? Sono brutto?! Dimmelo! –
Merlino, mi stava spaventando. Pensai a Logan: perché tutti a me? Non potevo essere una sedicenne NORMALE e felice? No, a quanto pare no.
– Non c'entra l'essere brutto...Eh...Non mi piaci. Punto. –
– Ma...Non me ne importa. Mi basta che stiamo insieme. –
Ok, ne avevo sentite di pazzie. Ma questa...Stare insieme ad una persona pur non essendo corrisposti?! Matto, matto da legare.
– Ah no, mi sentirei...In colpa. Mi dispiace. – feci per andarmene, lasciandolo lì da solo.
Uscii allo scoperto rintronata, le guance rosse per lo stupore e anche la rabbia per le sue richieste.
Poco dopo sentii i passi di Colin dietro di me.
Avevo lo sguardo basso, volevo solo raggiungere le mie amiche e andarmene a casa, cosi non mi accorsi di andare a sbattere contro un petto ampio. Che forse conoscevo troppo bene. Perché, alzando lo sguardo, mi ritrovai davanti due meravigliosi occhi nocciola che mi guardavano torvi.
– Ciao, Teds. –

Odiavo quando Teddy fraintendeva. Odiavo quando faceva troppo il geloso. Odiavo quando non si fidava di me. Lo odiavo. E odiavo quando si metteva a camminare avanti e indietro davanti a me, a piedi nudi sulla sabbia. Io ero seduta su una roccia, la mia camicetta messa come giacchetto per coprirmi le spalle, il mio costume verde mela ancora addosso.
– Smettila, ti ho già spiegato che lui mi ha trascinato lì dietro senza il mio consenso e...Io non ho potuto fare niente. Ma non è successo niente! Mi si è dichiarato, ma non è successo nulla! Io ovviamente ho detto di no! –
Lui si fermò di colpo e mi fissò intensamente – Sei un'incosciente. –
Alzai gli occhi al cielo – Oh certo, sono io quella che ha sbagliato. –
– Certo! Dovevi andartene subito se ti aveva trascinato lì! –
– Ero sconvolta! Ho appena scoperto che uno mi segue da anni a scuola! –
Sgranò gli occhi: ups, non gliel'avevo detto. Per tutti i nargilli.
Mi alzai di scatto mettendomi davanti a lui – No, no, Teds, tranquillo. – notai i nervi delle tempie in rilievo e i pugni stretti.
– Lui...ti stalkerava? – mi domandò a denti stretti.
– Ma no, no...No, semplicemente mi...guardava ogni giorno. – risposi, mordendomi un labbro.
– Allora ti stalkerava. – concluse, gli occhi che diventavano cremisi.
– No, no... – gli sfiorai una guancia, cercando di calmarlo. Una fitta all'addome mi prese e fissai la cicatrice della ferita. Teddy fece lo stesso e notai che i suoi occhi stavano tornando nocciola, velandosi però di malinconia.
– Io...Scusami Victorie. – mi disse, la voce rotta.
Sorrisi dolcemente, accarezzandoli la guancia e sollevandomi sulle punte per baciarlo. Lui mi attirò a sé rendendo il bacio più intenso.
– Mh, ok, andiamo. – mi disse poi, dopo avermi tenuta stretta a sé per un po'.
Tornammo dove avevo lasciato Colin, spazientito e senza una spiegazione.
– Allora, chi è quel tipo? – mi domandò, alzando un sopracciglio e fissando malamente le nostre mani intrecciate.
Teddy porse quella libera a Colin – Piacere, Teddy Remus Lupin. – si presentò, cordialmente, dal bravo e dolce Teds che conoscevo.
Colin sussultò – Tu...Tu sei Lupin! Oh diamine, sono un...tuo ammiratore! – esclamò, stringendo vigorosamente la mano di Teddy, facendogliela diventare quasi blu.
– Ma...Come conosci Victorie? Ah, sei anche tu Grifondoro, OVVIO, come tuo padre d'altronde. –
Sentii Teddy irrigidirsi e gli strinsi la mano di rimando – Si... –
– Ancora però non mi è chiara la vostra relazione... – sibilò, riportando lo sguardo sulle nostre mani.
Abbassai lo sguardo, arrossendo un momento – Colin lui...Teddy...è...il mio ragazzo. – conclusi.
Sgranò gli occhi, imbarazzato. – Ah. – disse semplicemente.
– Già. – commentò Teddy, con un sorrisetto a mezz'asta. Lo fulminai un attimo, poi lasciai la sua mano e mi diressi da Colin – Scusami, te lo avrei dovuto dire. –
Lui scosse la testa, per poi alzarla fieramente – Na, ti pare. Strano che mi sia sfuggito...Non importa. Allora ci vediamo, Victorie. –
Annuii un po' spiazzata dal suo modo sbrigativo di reagire. Alzai le spalle e lo salutai, quindi tornai da Teddy che mi sorrideva.
– Strano tipo. – lo informai, facendo una smorfia buffa che lo fece ridere.


 


~Angolo Autrice
Allooora: che ne pensate? Fatemi sapere :')
La storia di Richard...eh eh, che si inventerà con Claire? E perchè non si fa più sentire?
Vedrete, vedrete :3
Colin...Non so è un personaggio un pò ambiguo che non scomparirà u.ù
Oook, meglio che vado che vi sto spoilerando u.ù
Un bacione,

Luna

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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Salve a tutti! 
Allora, mi dispiace se ci ho messo tanto a scrivere...Perdonatemi. 
Non mi allungherò molto perché devo andare xD Sono in ritardo...
Comunque, mi sembra più corto del solito...ditemi voi xD
Mi piace tanto questo capitolo <3
un bacione,
Luna
P.S. non sapevo che immagine mettere, cosi ho cercato delle Fan Art...che ne dite? A me piace un sacco <3

 


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»Capitolo 10«

Il sole di mezzogiorno ad Agosto era il mio preferito. Di solito mi arrampicavo dalla mansarda al tetto e mi mettevo sotto il sole per sentire i raggi caldi sulla pelle. E cosi feci quell'anno, una settimana prima che la scuola ricominciasse. Con le gambe incrociate e posata sui gomiti, gli occhi chiusi, assaporavo gli ultimi raggi solari dell'estate.
Mi stiracchiai, quando il piccolo Louis mi chiamò dalla mansarda – Vicky! C'è un tipo per te! –
Storsi il naso: e chi mi voleva a quest'ora? Saltai con agilità e rientrai in casa.
– Chi è? – domandai al piccoletto. Lui alzò le spalle – Bo. La mamma è arrabbiata. – mi avvertì. Oddio e che aveva quella donna, ora? Scesi le scale sbuffando e mi recai in salotto.
Andai alla porta d'ingresso e la aprii per ritrovarmi davanti Richard Thompson. Il ragazzo idiota di Claire. Alzò la mano in segno di saluto – Ciao, Vicky. – sorrise. Che cavolo aveva da sorridere?
– Richard. Che Merlino ci fai qui?! – esclamai, chiudendomi la porta alle spalle. Aveva delle occhiaie tremende, il volto sciupato e gli occhi rossi.
– Ho bisogno di parlarti. – mi disse, serio. Annuii preoccupata, la rabbia scomparsa alla vista del suo stato. Ci dirigemmo in spiaggia, in una zona appartata.
– Io...Si tratta di Claire. – mi disse infine, la tristezza fatta persona.
– La stai facendo soffrire un sacco. – lo informai.
– Lo so. –
– E allora fa qualcosa. – lo raggelai con lo sguardo: ma non capiva che la stava perdendo?
Si passò una mano tra i capelli rosso fuoco – Non so che fare. – disse – La sto perdendo. E mi fa male io...Sono un'idiota, Victorie. –
– Si, l'avevo notato. – continuavo ad essere fredda e rude con lui, ma in quel momento non sapevo come altro trattarlo.
– Cosa posso fare? – mi chiese, gli occhi lucidi.
– Và da lei e chiedile scusa, spiegale perché non ti sei fatto sentire... – si era irrigidito quando pronunciai quella frase.
– Che c'è? –
Era pallido come un cencio – Non glielo posso dire. –
– Cosa? –
– Il motivo per cui non mi sono fatto sentire. Non glielo posso dire. – deglutì.
– Ma di cosa si tratta? – esclamai, preoccupata. Lui scosse la testa e, come un fantasma corse via, senza neanche salutarmi.
Sbuffai, alzai le spalle e rientrai.
Cheriè? Chi era? – la voce irata della mamma era davvero frustrante.
– Un mio amico, mamma... – dissi, scocciata.
– Non mi va bene che vengono ici quando li pare, ok? –
Alzai gli occhi al cielo – Si... –
Bon. – dio com'era stressante. Salii di corsa le scale e mi fiondai in camera, lo sguardo crucciato.
Che aveva in mente Richard? Cominciai a camminare avanti e indietro per la stanza, quando, con la coda dell'occhio, non vidi una testa blu seduta alla mia scrivania. Ma ero troppo presa. Continuai a camminare e a pensare, pensare...Che cavolo aveva combinato? Un orribile pensiero mi attraversò la mente: che...l'avesse tradita? No, no, improbabile. La amava troppo. Un tossicchio mi costrinse a fermarmi – Che c'è? – esclamai, rivolgendomi a Teddy. Teddy. Nella mia stanza.
– Ehi! Che ci fai qui?! – dissi, realizzando solo in quel momento. Teddy sorrise divertito – Ah, grazie per la considerazione. –
Sorrisi anch'io e mi fiondai tra le sue braccia: erano giorni che non lo vedevo. Gli scoccai un bacio a fior di labbra e poi lo fissai dritto negli occhi – Che ci fai qui? –
Lui alzò le spalle – Volevo vederti e Bill mi ha dato il permesso di smaterializzarmi quando mi pare. – Sgranai gli occhi: voleva dire che magari mentre ero in un qualche stato comatoso lui sarebbe potuto entrare in qualunque momento?
– Ah no, devo parlare con mio padre. – feci per alzarmi ma lui mi fermò dai fianchi, costringendomi a sedermi su di lui.
– Perché camminavi avanti e indietro con aria pensosa? – mi chiese, alzando un sopracciglio.
– Richard. E' appena venuto e mi ha parlato. Ha detto che ha fatto una cosa terribile che comprometterà il rapporto con Claire. Ma non mi ha voluto dire cosa. – risposi, la voce rotta. La mia Claire.
– Ah.. – disse semplicemente lui, fissando la finestra. Sapeva qualcosa.
– Teds, sai qualcosa? – lui fece spallucce: si, sapeva qualcosa. Probabilmente tutto.

– Ti conviene dirmelo. – lo avvertii.
Lui mi sorrise, un po' malinconico – Sono certo che Richard farà la cosa più giusta. Le dirà tutto. E tu devi stare muta. – e mi mise un dito sulle labbra. Lo morsi per mostrare il mio pensiero a riguardo.
– Ahi! – disse lui, togliendo il dito divertito. Mi alzai sbuffando e mi sedetti sul letto, gambe incrociate, fissandolo. Indossava una t-shirt bianca, attillata, che metteva in risalto l'abbronzatura dell'estate e i muscoli scolpiti. Mi morsi un labbro: caspita se era bello. Notò che lo fissavo forse da troppo tempo – Che c'è? – chiese, sorridendo malizioso.
Alzai le spalle – Nulla, niente! – mi girai dall'altra parte, arrossendo.
Lui si alzò e si avvicinò a me, sedendosi accanto.
Mi accarezzò una spalla dolcemente, facendomi rabbrividire. Girai il viso verso il suo e vidi che mi fissava con una dolcezza infinita. Non resistetti: gli presi il volto tra le mani e lo baciai con passione. Si poteva amare cosi tanto una persona?

– Spazzola: si. Divisa: si. Libri: ach, si...Scopa: presente! Divisa da Quidditch...Si! – presi una pergamena posta vicino al baule:
“Signorina Victorie Weasley,
La volevo informare che è stata scelta come nuovo capitano per la squadra di Quidditch di Grifondoro per quest'anno scolastico.
Cordiali saluti;
Prof.ssa. McGranitt”

Caspita non riuscivo ancora a crederci! Io, capitano! Uao! Infilai il rotolo nel baule e lo richiusi, sedendomici sopra con poca grazia. Bene. Tra poche ore sarei salita sull'espresso e avrei cominciato il mio sesto e penultimo anno ad Hogwarts. Senza Teddy. Come avrei riempito le mie giornate senza di lui? Senza prenderlo in giro per la scuola chiamandolo “Teddino”? Senza i baci nascosti dietro le collone, senza ritrovarmelo sugli spalti durante le partite a urlare il mio nome...Come avrei fatto? Scossi la testa e mi diedi degli schiaffetti sulle guance: niente rimpianti.
Presi il baule, la gabbietta con la mia civetta, Jenna, e scesi le scale per raggiungere Minnie, pronta da brava Corvonero ad affrontare il suo quarto anno, e il piccolo Louis che piangeva.
– Perché piangi, campione? – gli domandai, come ogni anno, abbassandomi alla sua altezza e passandogli una mano tra i capelli rossi.
– Tu e Minnie ve ne andate... – disse lui tra i singhiozzi.
– Ehi, come ogni anno, e ogni anno sopravvivi. – tirò su con il naso e annuì.
– Voglio venire anch'io ad Hogwarts. – aggiunse. Sorrisi – Tra due anni ci verrai! –
Ci lasciammo Villa Conchiglia alle spalle e ci smaterializzammo in un vicolo buio vicino a King's Cross. Uscimmo dal vialetto e ci dirigemmo alla stazione che, alle 8 e mezza del mattino, era già piena.
– Eccoci arrivati. – disse mio padre, quando arrivammo davanti al muro tra il binario 9 e 10.
– Vai prima tu, cara. – disse alla mamma che, prendendo per mano Louis, corse verso il muro.
– Mins. – Dominque scosse la testa, facendo ricadere un boccolo dietro la schiena e, altezzosa, attraversò il muro. Alzai gli occhi al cielo: tipico.
– Vai, Vicky, io chiuderò la fila. – annuii e precedetti mio padre. Attraversai il muro di mattoni rossi e, quando riaprii gli occhi, mi ritrovai la scritta del Binario 9 e Tre Quarti davanti agli occhi. Sorrisi: stavo tornando ad Hogwarts.
Una piccola pacca sulla spalla mi ridestò – Andiamo, cerchiamo qualcuno che ti aiuti a caricare. –
Mio padre indicò un addetto ai bagagli e subito gli affibbiai la mia valigia e la gabbia.
Mi stiracchiai e cercai intorno le mie amiche: Juliette era insieme ad Ann, sua madre, e il padre, Paul, che sembrava essere un po' a disagio: era un babbano!
– Ehi, Julie! – la salutai, non appena al raggiunsi.
– Ciao, Vicky! – risposero in coro i tre della famiglia Springs. Risi – Hai visto Claire? – lei alzò le spalle – Andiamola a cercare insieme. – lasciò i genitori e andammo a cercare la nostra amica.
Chissà se Richard era riuscito a dirle la verità?

POV narratore esterno

Richard era seduto in uno scompartimento vuoto, solo lui. Non poteva stare lì, non era più uno studente, ma il capostazione aveva acconsentito a lasciarlo stare per qualche minuto: questione di vita o di morte, gli aveva detto il ragazzo per convincerlo. E in effetti lo era. Sfiorò un'incisione nel legno di un bracciolo: Victorie, Juliette, Claire. I loro tre nomi incisi nel legno. Perché quello era il loro scompartimento. Sospirò e si sfregò le mani, nervoso.
Rumore di passi, chiacchiericci, porte che sbattono, risate...I ragazzi erano entrati nel treno. Tra poco tempo anche loro tre sarebbero arrivate nel loro scompartimento. Tre inconfondibili voci, tre risate diverse, una più squillante dell'altra, la voce vivace di Victorie.
Tre ombre che si stagliarono dietro il vetro della porta ed ecco che quest'ultima viene spalancata.
Tre espressioni uguali: stupore, sorpresa.
– Che...Che cosa ci fai qui? – chiese Claire, incredula. Richard si alzò e, respirando a pieni polmoni, si avvicinò alla sua ragazza – Claire, ti devo parlare. –
– E direi. – aggiunse lei, lo sguardo truce.
– Mi dispiace. –
– Di che? Del fatto che non ti sei fatto sentire per tutta l'estate? Che sei praticamente scomparso, lasciandomi sola? Ringrazia Victorie e Juliette che mi hanno evitato l'esaurimento! – la sua dolce e pacata Claire stava gridando.
– Claire... – cercò di calmarla lui. Lei respirò a fondo e si sedette su un divanetto, incrociò le braccia e si mise a fissare il cielo. Richard si sedette davanti a lei e lanciò un occhiata a Victorie. Lei prese per le spalle Juliette e la portò fuori.
Claire le fissò andare via – C'era davvero bisogno? Tanto prima o poi verranno a sapere quello che mi dirai, lo sai bene. –
Lui sorrise malinconico – Si, si lo so. – ci fu un attimo di silenzio in cui Claire fissava le nuvole e Richard fissava i bei occhi cioccolato della ragazza.
– Claire...Mi dispiace, davvero. Non mi sentivo pronto. – lei volse subito la testa verso di lui – Pronto a cosa? –
– A dirti la verità. – deglutì. Ora aveva tutta la sua attenzione – Ho fatto una cosa imperdonabile. –
Claire impallidì, già con un'idea orribile che le balenava nella mente – Cos...Cos'hai fatto? – domandò, a fil di voce.
Lui abbassò lo sguardo e Claire capì. Le sembrò che mondo le cadesse addosso. Richard. Il suo Richard, il ragazzo di cui si fidava immensamente. L'aveva tradita.
– Con chi? – chiese, la voce rotta e le lacrime che cominciavano a scendere.
– Non ha importanza, davve... –
– CON CHI?! – urlò lei, abbracciandosi le braccia, le lacrime che ormai le inondavano il volto.
– Allison...Allison Corner. Lei è...una babbana. – gli occhi di lui avevano cominciato ad essere lucidi. Lei annuì, gli occhi sgranati, le guance rigate: era irriconoscibile.
– Claire, mi dispiace...Non, non ero in me, probabilmente ero ubriaco... – la pregò Richard, le lacrime che stavano scendendo.
– Vattene via. – sussurrò lei, tornando a fissare il cielo.
– Claire... –
– Vattene.Via. – sibilò la ragazza.
La porta si aprì e Victorie e Juliette fecero irruzione. Juliette raggiunse subito Claire e l'abbracciò, lasciandola sfogare, Vicky rimase appoggiata allo stipite – Ti conviene lasciare il treno, Rich. Sta per partire. – lo avvertì, le sopracciglia inarcate con aria di rimprovero, ma aveva un sguardo...di pena.
Richard annuì e, mentre passava davanti a Victorie, la sentì sussurrare – Perché l'hai fatto? – con un tono malinconico. Lui si girò subito verso di lei, ma la porta era già stata chiusa. Fissò i vetri per un po', finché qualcuno non lo distrasse – E' ora di andare. – Teddy lo prese per una mano.
– Che ci fai qua? – domandò Richard, la voce rotta.
– Ho salutato Victorie. E sapevo che ti avrei trovato. Volevo starti vicino. – disse, sorridendogli. Lo tirò giù dall'espresso prima che questo partisse.
– L'ho persa, Teds. – annunciò Richard, le lacrime che rigavano il volto, fissando il treno che correva via – L'ho persa per sempre. –

POV Victorie

Stavo odiando il giovane Richard. Non avrebbe avuto vita facile, non dopo questo. Tradire Claire. Cavolo, il detto babbano “l'abito non fa il monaco” era davvero azzeccato in questo caso.
Eravamo quasi arrivate ad Hogwarts, io e Juliette indossavamo già la divisa di Grifondoro, Claire, con gesti meccanici ed aiutata da noi due, si stava finendo di vestire. Aveva lo sguardo perso e il viso bagnato. Quanto aveva pianto in quelle poche ore di viaggio...
Scendemmo dal treno in silenzio, un silenzio rotto ogni tanto da un singhiozzo di Claire. Accarezzai un Threstal e salimmo sulla carrozza scura, dirette al castello.
Il silenzio aleggiava anche all'interno della carrozza. Claire fissava il vetro scuro, io e Juliette ci guardavamo, indecise sul cosa fare. D'un tratto Claire alzò gli occhi al cielo, guardando le nostre facce preoccupate. Si scosse, sorrise – Ehi, che sono quei musi? –
Sgranai gli occhi – Claire... – lei mi zittì, scuotendo la testa – Va tutto bene, Vicky. Davvero. Io...ormai è accaduto. E se è accaduto doveva esserci un motivo. Magari non mi ama abbastanza. Certo, avrei preferito che me lo dicesse invece di tradirmi, ma prima o poi l'avrei saputo. In un modo o nell'altro. – sorrise con rammarico, cercando di tranquillizzarci.
Juliette annuì preoccupata, e io guardai torva Claire: si vedeva lontano un miglio che non stava affatto bene. Certo, aveva appena ricevuto una bella batosta. In quel momento mi chiesi se mai Teddy mi avesse tradito: c'era stata quella confusione con Roseleen, ma ero sicura che non avessero fatto nulla. Ma se...Se mi avesse tradito con un'altra? Come avrei reagito? Non potevo pensare ad una vita senza Teddy. Non poteva esserci una vita senza Teddy, non ne contemplavo l'esistenza.
Forse neanche Claire immaginava una vita senza Richard, e ora se la ritrovava davanti. L'ignoto. Aveva l'ignoto davanti a sé. Come potrebbe essere definita altrimenti, una vita senza amore?

Quest'anno ad Hogwarts sarebbe stato tutto diverso: i miei cuginetti, James e Rose sarebbero arrivati! E ovviamente sarebbero stati degli ottimi Grifondoro. Anche se avevo dei dubbi su Rose...E se ci avesse traditi come Dominique? Se fosse finita in Corvonero, dato il suo quoziente intellettivo superiore, come zia Herm? Però lei finì in Grifondoro. Mh.
Appena entrarono nella Sala Grande sorrisi: erano elettrizzati, James aveva già fatto amicizia con un biondino e non smettevano mai di chiaccherare, Rose si guardava attorno curiosa.
Appena mi passarono davanti mi salutarono energicamente e io alzai un pollice in segno di incoraggiamento.
– Anch'io voglio dei parenti ad Hogwarts. – sbuffò Claire, fissando le file di undicenni. La scrutai nuovamente: apparte gli occhi rossi sembrava essersi ripresa. Ma dentro di lei ero sicura stesse accadendo il putiferio. Tornai a concentrarmi sui miei cuginetti. Dopo innumerevoli nomi ecco il piccolo dai capelli spettinati e gli occhioni castani.
– Potter James! – ovviamente tutta la Sala Grande si ammutolì. Alzai gli occhi al cielo: era successa la stessa cosa quando chiamarono me. Una Weasley. Ormai le nostre famiglie erano leggenda. La cosa mi dava anche un po' fastidio. La McGranitt posò il cappello parlante sulla testa corvina del mio cuginetto. Non ci mise molto che urlò – Grifondoro! – mi alzai in piedi e cominciai ad applaudire – Vai, Jamie! – lui mi corse incontro e mi abbracciò, quindi lo feci sedere al nostro tavolo.
– Loro sono Juliette e Claire, le mie migliori amiche. – lui porse la mano da bravo gentiluomo – Felice di conoscervi, finalmente! – disse sorridendo, le guance in fiamme per l'emozione di essere un Grifone. Dopo pochi nomi ecco la piccola Rose, nervosissima.
Il cappello venne posato sui suoi ricci capelli rossi e gli occhioni nocciola, quelli di zia Hermione, scrutarono il tavolo dei Grifondoro, cercando nei miei azzurri un qualche segno di conforto. Le sorrisi dolcemente e lei sembrò rassicurarsi. Il cappello ci mise un po', forse troppo. Lo sapevo, aveva un cervello da Corvonero.
Ecco, ora la metteranno in Corvonero. Lanciai un'occhiata al tavolo blu e argento e vidi in Dominique un'aria speranzosa. Bé, sarebbe anche stato giusto, insomma, io Jamie lei Ros.. – Grifondoro! – gridò finalmente il cappello.
– Evvaii! Vieni, Rosiee! – lei sembrò entusiasta e mi corse incontro abbracciandomi. Prima di sedermi feci una linguaccia a Minnie che rise. Rose era elettrizzata, quasi quanto James. Misi un braccio sulle spalle di uno e l'altro sulle spalle dell'altra.
– Lo sapevo! Siete due Grifoni! – dissi felicemente, rischiando di strozzarli. Anche il ragazzino biondo venne smistato in Grifondoro, per la felicità di Jamie. Rose cominciò a chiacchierare con una ragazzina dai capelli scuri e occhi castani, che sembrava molto dolce e gentile.
Ero cosi contenta.

Capitano Victorie Weasley, capitano della squadra più grande di Hogwarts. Mh, suonava bene.
Le audizioni per la squadra stavano per cominciare. Io e Lucy ci portavamo dietro il baule con le palle e lo piazzammo immezzo al campo dove almeno una dozzina di ragazzi ci aspettava.
– Molto bene. Io sono Victorie Weasley, capitano della squadra. Benvenuti! Allora, ci divideremo in squadre e giocherete nel ruolo che vorreste occupare. – Vidi spuntare da dietro un emergumeno del settimo la piccola Sophie Lawrie, secondo anno, la ragazzina che avevo accolto l'anno prima.
– Toh, Sophie! Non sapevo giocassi a Quidditch! – lei alzò le spalle, sorridendo intimidita – Si, gioco come cacciatrice... – sussurrò. Annuii felicemente – Bene, la piccola Lucy, qui, è una cacciatrice e avete un solo anno di differenza, penso vi troverete bene. – le due si diedero la mano e si sorrisero: stava per nascere una bellissima amicizia.
Saltammo a cavalcioni sulla scopa e cominciammo a giocare. Notai con felicità che molti del secondo anno se la cavavano egregiamente. Forse avevo scelto un portiere, una ragazza del quarto, una certa Katy, mi pare, Katy Pollins. Scarseggiavano i cercatori, ma forse ne trovai uno decente, certo non al pari di Mike. Come sarebbe stata la squadra di Grifondoro senza di lui? Guardai sugli spalti e vidi Juliette guardare la squadra con malinconia: anche a lei mancava Mike. Un bolide proveniente dal prato mi sfiorò una guancia: abbassai lo sguardo e vidi la squadra di Serpeverde aspettare impaziente.
– Ehi, ragazzi! Negli spogliatoi! – gridai, planando verso il terreno.
Quando tornammo nella Sala Comune era ora di nominare i giocatori.
– Ok, bé...vi ho valutato attentamente, e siete tutti davvero molto bravi, perciò...Comincerò con i cacciatori. –
– Lucinda Williams. – sorrisi alla piccola Lucy che, eccitata, si mise dietro di me. – Sophie Lawrie. – Sophie si avvicinò a Lucy, altrettanto entusiasta – e Gerard Fettie. Gerard...Scusami figliolo ma non mi piace il tuo nome. – lui sorrise e alzò le mani – Neanche a me... – era un ragazzo del quarto anno con dei simpaticissimi capelli ricciolini e un viso pieno di lentiggini.
– Ok, battitori: Victorie Weasley – e mi toccai il petto – e Diana Clarks. – una ragazza del terzo con gli occhi blu notte mi si avvicinò titubante e io le porsi il cinque. Sembrò rincuorarsi e lo battè sorridendomi.
– Cercatore... – Juliette si irrigidì. – Fredrique Renns. – nella schiera dei ragazzi si aggiunse il nuovo cercatore, un biondino che purtroppo mi sembrava arrogante. Mandai un'occhiatina a Juliette che sospirò e mi sorrise. Continuai – Per ultimo il portiere...Katy Pollins. – dissi sorridendo, quando la ragazza che mi aveva colpito ci raggiunse.
– Bene questa è la squadra. Grazie a tutti per aver partecipato, comunque! – esclamai, sorridendo ai rimanenti.
– Si, e abbiate pazienza con il nuovo capitano! – mi girai di scatto nel sentire quella voce.
Sgranai gli occhi, i miei nuovi compagni si girarono verso lo strano individuo che era comparso dietro il ritratto, chi lo conosceva, sorrise, chi non l'aveva mai visto rimase un po' interdetto.
Lo strano individuo aveva i capelli stranamente blu e due occhi nocciola. E rispondeva al nome di Teddy Remus Lupin.

 


~Angolo Autrice
Si, è più corto del solito. Allora, che ne dite? Si, non penso ci si aspettasse da Richard un comportamente del genere...Bé, lasciatemi una recensione <3
Un bacione,
Luna

 


 

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Capitolo 12
*** Special: ~Maybe (Claire) ***


Ok, so che non pubblico da un sacco, e che probabilmente mi starete mandando immezzo al Tranello del Diavolo vedendo la brevità di questo Special...Il fatto è che proprio per evitare di farvi dimenticare di questa FF volevo scrivere un piccolo episodio fuori programma....Sappiate che sto lavorando al prossimo capitolo <3
Un bacione;
Luna



»Special«
Maybe

[Claire]

Il lago nero non era mai sembrato cosi bello.
Claire passeggiava lungo la riva del Lago. Era sera, il coprifuoco era passato da un pezzo, ma non le importava. La luna si rifletteva sulle acque scure cosi meravigliosamente che tutte le cose brutte le passavano di mente. O almeno la maggior parte.
Erano passati mesi, da quando Richard le aveva rivelato il tradimento. Era arrabbiata con lui, si sentiva cosi umiliata. 
Eppure ora sapeva di averlo perdoanto, di essere riuscita ad andare avanti, seppure il tempo passato fosse stato cosi poco.
E forse, se lui le avesse chiesto (che assurdità) di tornare insieme...Allora forse gli avrebbe persino risposto di si. E chissà, magari avrebbe dimenticato quel suo errore. Dopo tutto, Allison era da definire così, no? Un errore. Ma chissà perché, lei si sentiva inferiore, totalmente inferiore ad Allison, una babbana. Non che avesse nulla contro i babbani.
Chissà, magari Richard in quel momento era intento a sbaciucchiarsela, la babbana. O forse no?
Si strinse nelle spalle e fissò il cielo che stava ormai diventando rosa. Sorrise "Cavolo, già l'alba..." 
Affondò il volto nella sciarpa calda e morbida e sospirò. Scoccò un'ultima occhiata alle acque tranquille e se ne andò, lasciando spazio solo al silenzio del Lago e al suo ultimo pensiero "Forse, sarò di nuovo felice." 



~Angolo Autrice
Bene. Che ne pensate? E' tanto male? Sappiate che sto cercando di fare lungo il prossimo capitolo quindi...Verrete ricompensati (?) :')
Spero vi sia piaciuto <3 Lasciate una piccola recensioncina anche un solo "ciao" o "Fa schifo. Vergognati." a me fa piacere lo stesso :'D 
Ok, ora vado a sotterrarmi (Y)
Vi mando comunque un bacione;
Luna

 

 

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Capitolo 13
*** Capitolo 11 ***


Buon salve!
Dunque dunque dunque...Si, ci ho messo tanto a scrivere, è vero, chiedo venia. Però mi piace tanto questo capitolo :3
Tanto tanto c: 
Non vi dico niente u.ù Vi dico solo di andare fino in fondo al capitolo, per pietà c':
E di lasciare una piccolaiccola recensioncina <3 
Lot of love;
Luna

 


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»Capitolo 11«

– Che Nargilli ci fai qui?! – esclami, sorpresa e felice di vederlo. Lui sorrise, un sorriso da malandrino che spesso spuntava anche su James – La McGranitt mi ha chiesto di venire come aiutante per il nuovo prof di difesa contro le arti oscure, che non è molto pratico. –
Sorrisi: cavolo, ero davvero fortunata! Gli corsi incontro e gli buttai le braccia al collo, incurante degli sguardi di tutti. Quasi lo feci cadere, ma Teddy si tenne prontamente al muro.
– Ehi, vacci piano... – mi sussurrò divertito. Io lo strinsi ancora di più – Mi sei mancato tantissimo. – gli rivelai, soffocando il volto nell'incavo della sua spalla e respirando il suo odore.
Lui rispose al mio abbraccio, stringendomi a sé e facendomi girare, provocandomi una risata.
Poi mi prese e mi baciò a lungo e dolcemente, come se volesse recuperare tutti quei giorni passati senza vederci.
– Anche tu mi sei mancata... – mi disse, quando si staccò e mi strinse di nuovo a sé.
Solo un tossicchio ci costrinse a scioglierci – Ehm, vorremmo salutarlo anche noi! – mi avvertì Claire, divertita. Teddy la fissò a lungo, con sguardo triste – Io...Mi dispiace, Claire. –
La vidi irrigidirsi, ma fece finta di niente – E di che? – domandò.
– Per Richard. In quanto suo migliore amico avrei dovuto spronarlo a dirtelo prima, o ad evitare che..accadesse. – disse, abbassando lo sguardo, vergognandosi di se stesso.
Lei lo abbracciò in silenzio, ma sentii dei leggeri singhiozzi. Si staccò quasi subito e si passò velocemente una mano sotto gli occhi, cercando di non farsi vedere dagli altri.
Sfoderò un sorriso tranquillo – Va tutto bene. – e se ne andò, correndo verso il nostro dormitorio.
Juliette la fissò andare via, poi si dedicò a Teddy – Ciao, Teds! – lo abbracciò.
– Ciao, Julie... – rispose lui, ancora un po' in colpa per la cosa di Claire.
Juliette si morse il labbro e mi fissò. Io annuii e lei andò di filata verso la nostra stanza, lasciandomi sola con un Teddy preso dai rimorsi.
– Ehi, Teds, non è colpa tua. Insomma, non potevi fare molto. E' stata una sua scelta. –
– No, è colpa mia, Vic. – mi disse, sedendosi. Non capivo.
Mi sedetti accanto a lui sul divano bordeux davanti al caminetto scoppiettante.
– Che...Che vuol dire che è colpa tua? – domandai, deglutendo. Gli presi le mani tra le mie.
Lui sospirò – Ero con lui, quando è stato con Allison. – confessò.
– Che intendi dire? –
Lui prese coraggio e mi raccontò tutto – Eravamo andati a questa festa di alcuni amici di Richard. C'era anche Mike. Siamo stati un po' insieme, abbiamo conosciuto alcuni babbani davvero simpatici. Ad un certo punto si è avvicinata questa Allison, la vicina di Richard, e gli ha sussurrato qualcosa all'orecchio. E' anche vero che era il quinto bicchierino di vodka che si scolava, quindi non era in sé. Ma avrei dovuto fermarlo. – mi fissò, cercando qualche segno di rabbia da parte mia. Ma nulla. Continuò – Mike gli chiese dove stesse andando, ma Richard se lo scrollò da dosso e gli rispose che andava solo in bagno, da solo. Ma quando tornò aveva la camicia abbottonata male e fu seguito subito dopo da Allison. Avrei dovuto fermarlo, Victorie. –
Gli strinsi una mano, in segno di conforto – Ehi, tranquillo. Non ne potevi sapere nulla, no? Non ti devi crucciare cosi tanto... – lui mi sorrise malinconicamente e premette le labbra sulla mia fronte.
– Hai ragione tu. Ora vado...Mi hanno riservato una stanza da professore, ci credi? – mi fece l'occhiolino. Io arrossii e lo fissai andare via, senza distogliere gli occhi dalla sua schiena.
Mi stiracchiai e cominciai a salire i gradini della scala a chiocciola, con la certezza che con Teddy quell'anno sarebbe stato tranquillo e meraviglioso.
Quanto mi sbagliavo.

Tutto mi sarei aspettata, tutto. Tranne quel ragazzo dagli occhi scuri e i capelli corvini che si trovava davanti alla cattedra, occhialini tondi sulla punta del naso.
– Buon giorno a tutti. Sono Colin Gelson, e sarò il vostro insegnate di pozioni per quest'anno. –

– Victorie! Ehi, Victorie! – non mi lasciava respiro.
– Mi dica, professor Gelson. – rispondevo sempre io, facendo finta di non conoscerlo.
– Mica devi avere questo tono con me, eh. Avanti, chiamami Colin, come quest'estate. – e mi diede una pacca sulla spalla. Rabbrividii pensando che ora avrebbe ricominciato a stalkerarmi. Tra l'altro era un mio professore ora, non potevo mancargli di rispetto.
– Mi scusi, professore, ma devo andare. – lo liquidai girando la schiena velocemente e sperando che i miei capelli gli arrivassero in piena faccia.
– Non mi piace che sia qui. – mi informò Juliette, quando raggiunsi lei e un'infreddolita Claire. Eravamo ad Ottobre e si gelava dal freddo.
– Neanche a me – sentenziai – Mi mette...ansia. –
Claire annuì, infilando il volto sotto la sciarpa rosso e oro. Le misi un braccio attorno alle spalle e sorrisi – Pensiamo a sorridere e a goderci la vita! – gridai, facendole ridere.
Proprio la reazione da me sperata.

– Secondo me dovresti cambiare corso. Insomma, non vorresti fare l'Auror? – mi chiese Teddy, camminando su e giù per la Sala Comune, facendomi girare la testa.
– Si...Ti stai un attimo fermo? Comunque si, vorrei fare l'Auror...Tu non staresti facendo il corso? – alzai un sopracciglio.
– Si, si infatti, e sono anche piuttosto bravo. Harry dice che in poco tempo potrei anche essere promosso subito. – mi informò orgoglioso.
Sorrisi – Bé, ce l hai nel sangue... – sussurrai, rendendomi conto che forse gli avrei causato dei pensieri tristi.
Infatti si rabbuiò un attimo. Mi morsi il labbro e abbassai lo sguardo: perché ero stupida?
– Scusami, Teds, non avrei... – lui si girò e mi abbracciò forte.
– Non importa, davvero. – mi sussurrò in un orecchio.
Annuii e gli accarezzai la schiena. Lui mi strinse ancora di più e mi sembrò quasi di sentire delle lacrime bagnarmi una spalla.
– Teds... –
– Sai, Vic, da piccolo odiavo i miei genitori. Sapevano che io ero a casa ad aspettarli, e si sono fatti uccidere. Li odiavo per avermi abbandonato. Ma poi Harry mi ha spiegato tutto, una volta grande abbastanza. Loro si sono battuti per me, per donarmi un futuro migliore, un mondo di pace in cui avrei vissuto tranquillo e senza pericoli, con o senza di loro. Pensavo che mi avessero dimenticato, che fossero morti solo per la gloria, invece sono morti per me. – respirò profondamente – Spero che siano fieri di me, ovunque siano. Spero che guardandomi da lassù sorridano e pensino “Ecco, quello è nostro figlio.” Spero...spero che mi amino ancora. – la voce gli si ruppe sull'ultima frase.
Mi staccai da lui per notare un piccolo luccichio sulla sua guancia. Gli passai una mano sopra di essa, asciugandogliela.
– Sono sicura che loro ti amino, Teds...Non devi avere questo dubbio. Loro ti amano e ti ameranno per sempre, capito? E sono fierissimi di te, Teddy, lo saranno sempre e comunque. – sorrisi e posai la fronte sulla sua.
– Avrei voluto tanto conoscerli, Teds, davvero. Soprattutto tua madre. Sai, mio padre dice spesso che le somiglio...Caratterialmente, intendo. Me l'ha sempre descritta come una donna coraggiosa, solare e...bè, un po' matta. Io vorrei tanto essere come lei, Teddy. Non vorrei prendere il suo posto, ovvio, ma solo...somigliarle. Però in una cosa sono sicura che siamo uguali: se mai capitasse una battaglia, o una situazione pericolosa...Combatterei e mi farei uccidere, per te. – si staccò un attimo da me, e io non ebbi il coraggio di alzare lo sguardo. Forse si era sentito offeso per essermi comparata a sua madre.
– Vic... – alzai gli occhi prima che lui mi prendesse il mento tra le dita e mi baciasse con passione travolgente, stringendomi a sé fortemente. Fu un bacio quasi infinto, ma quando si staccò mi abbracciò. Rimanemmo cosi, finché non lo sentii sussurrare – Ti amo. –
Sorrisi come un'idiota, dietro la sua spalla. E non ci potei fare niente, una lacrima di gioia mi scese dalla guancia.

– Victorie, Victorie! – il professor Gelson mi chiamò, dietro di me. Mi fermai e sospirai esasperata.
Mi girai verso di lui che, trafelato, mi raggiunse, sorridendo.
– Si, professore? – chiesi, fredda come un ghiacciolino e guardandolo storto.
– Ti ho detto mille volte di chiamarmi Colin...Andiamo, Victorie... – mi sfiorò un braccio facendomi rabbrividire.
– Professore, penso che mi debba lasciar andare... – dissi a denti stretti, cercando di andarmene, ma lui mi bloccò per un polso.
– Victorie, dai, chiamami Colin! – cercai di strattonarmi ma niente, non ci riuscii.
Finché una presa forte mi afferrò dalle spalle staccandomi da quell'uomo inquietante.
– Ha detto di lasciarla stare. Ci senti, Gelson? – la voce tagliente di Teddy mi sorprese.
– Oh, scusa, Lupin. – lo freddò Colin – Ma penso che Victorie possa difendersi da sola. – e mi fissò.
Io lo squadrai – Bene, allora a mia difesa lascerò il corso di Pozioni. Piuttosto faccio Erbologia. – sibilai. Sembrò esserci rimasto davvero male e, dopo un'occhiataccia di Teds, girò i tacchi e se ne andò.
– Mi sento un po' in colpa... – dissi, mordendomi un labbro.
Teddy strinse la sua presa sulle mie spalle – Non lo fare. Quello è...pericoloso. –
Annuii: magari non era molto pericoloso, ma solo...Solo? Però mi faceva un po' paura.
Come prima cosa andai di filata dalla McGranitt che mi spostò con entusiasmo a Trasfigurazione Avanzata, materia complicatissima ma affascinante. Teddy era più felice di me, e cosi mia madre che finalmente vedeva in me un po' di interesse nello studio. Se avesse saputo che storia c'era dietro e le mie vere motivazioni...Per fortuna anche Claire, tra tutti i suoi numerosissimi corsi, frequentava Trasfigurazione.
– Come mai questa scelta? – mi sussurrò, alla mia prima lezione.
– Colin. – dissi a denti stretti, cercando di non farmi sentire dalla professoressa.
– Ah. – rispose lei, allo stesso modo. Rimanemmo un po' in silenzio a cercare di seguire la lezione. Claire prendeva appunti freneticamente, in cinque minuti aveva già riempito due pagine di pergamena, io due righe. E scrivevo grande.
– Ma che nargilli... – sbuffai, le mani tra i capelli, quando la professoressa finì la lezione. Avevo un mal di testa assurdo.
– Bé,io ho capito tutto. Quasi quasi mi farò interrogare. – disse soddisfatta Claire. Io la fulminai – Hai capito tutto?! Io un cavolo. UN CAVOLO! Oddio dio... –
Lei mi posò una mano sulla spalla e mi sorrise – Dai, ti aiuto io. Devi solo prenderci la mano e ti ritroverai benissimo, vedrai. – annuii sconsolata e mi trascinai verso l'aula di Difesa contro le Arti Oscure. E appena entrai mi ritrovai in un'aula piena di ragazze.
– Ma che nargillii..... – esclamai, ritrovandomi davanti tutte quelle fanciulle.
Mi avvicinai ad una ragazza di Tassorosso – Ehm, scusa, come mai siamo praticamente solo ragazze? – lei, con occhi sognanti, mi rispose – Ma come, non lo sai? Il nuovo tirocinante del prof....E' un tale figo! – Alzai un sopracciglio. Claire mi sorrise e cercammo di raggiungere un banco vuoto.
– Bene, per favore, seduti. – il professor McAbbie, un mago sulla sessantina, un po' cicciotto, con capelli bianchissimi e occhiali a mezzaluna sul naso tondo, pose la sua cartellina sulla cattedra.
Subito dietro di lui comparve Teddy: capelli blu scompigliati, occhi luminosi, vestito stranamente in giacca e cravatta, piuttosto nervoso. Scrutò la classe e, non appena mi vide, sorrise dolcemente, provocando un sospiro alle mie compagne. Assunsi un'espressione sconvolta alla reazione delle altre, che fece ridacchiare Teds. Lo fulminai con lo sguardo e cercai di concentrarmi sulla lezione.
Il professore era un exAuror, non aveva combattuto spesso, anzi, aveva passato la maggior parte della sua carriera a lavorare in ufficio. Cosi Teddy, che era fin da piccolo stato allenato da zio Harry e zio Ron, e che era riuscito a passare al primo colpo il test per Auror subito dopo il diploma, doveva aiutarlo a dire qualcosa di sensato e giusto. Ogni volta che parlava qualcuna ridacchiava, arrossiva, sospirava. Anche Claire rideva, ma più per le mie espressioni che per altro. Ad un certo punto la vidi sparire dietro il banco, piegata in due, la mano sulla bocca per soffocare le risate. Le diedi qualche pacca sulla schiena, sperando che nessuno la vedesse. Sorrisi debolmente: aveva ricominciato a ridere, almeno. Presi appunti freneticamente, distraendomi dalle considerazioni che sentivo arrivare dai banchi vicini. “Per Morgana” pensai “Potrebbero anche evitare di fare certi pensieri...” McAbbie era abbastanza a disagio, nessuno lo considerava, eccetto me e ogni tanto Claire che spesso tornava a ridere. Quindi il Professore faceva praticamente lezione solo a me.
– Clarisse, potresti smetterla di ridacchiare? – le dissi a denti stretti, stanca della sua risatina nelle orecchie.
– Scusa, Vic, ma questa situazione è troppo esilarante! – sussurrò lei, soffocando le risate.
Alzai gli occhi al cielo e li posai su Teddy che, seduto accanto alla scrivania del professore, faceva viaggiare i suoi dal libro al professore e poi su di me. Quando incrociò i miei sussultai e sorrisi debolmente, arrossendo. Lui rispose al sorriso in modo dolce e in poco tempo mi ritrovai gli sguardi assassini delle mie compagne addosso.
– Va bene, per la prossima volta portatemi un rotolo di pergamena come riassunto della lezione. – disse il professore. Tutte li lanciarono un'occhiata sbalordita. Sorrisi: ero la sola ad aver preso appunti. Le ragazze lasciarono l'aula discutendo su come il professore fosse stato cosi ingiusto nel lasciare come compito una cosa tanto difficile. Si, difficile se passi tutta l'ora a fissare un ragazzo.
E il ragazzo in questione si stava dirigendo verso di me.
– Bé, presi appunti? – mi chiese malizioso. Raccolsi i miei fogli sparsi sul banco e li sbattei sul ripiano per sistemarli in un pacco regolare.
– Si, effettivamente si, Auror Lupin. – lo canzonai, scoccandogli un'occhiatina divertita.
Lui mi si avvicinò e mi diede un lieve bacio sulla punta del naso.
– Bé, Signorina Weasley, non ha Storia Della Magia ora? –
Mi morsi un labbro – Per tutti i Nargilli, vero! – mi alzai di scatto, presi la mia borsa e corsi alla porta. Prima di varcarla mi girai e sorrisi al ragazzo dai capelli blu – Ci vediamo! –

Si dice che se senti freddo devi stare vicino alla persona che ami, allora il calore del vostro amore di riscalderà. Non so, dovevo averlo letto da qualche parte. Ma a quanto pare non era un detto molto valido. Claire aveva freddo. Ma lei non poteva riscaldarsi. Natale era alle porte, e cosi il primo anniversario mio e di Teddy. Non potevo credere che era già passato un anno. Un anno splendido. Natale era alle porte e si sentiva che gli studenti erano elettrizzati all'idea di tornare dalle famiglie.
Natale era alle porte e io avevo paura. Paura di un certo giovane professore di pozioni.
– Mi sta seguendo, vero? – sussurrai a Juliette, che si stava beatamente mangiando un bastoncino di zucchero.
Lanciò un'occhiata dietro le mie spalle – Mh...Si... – mi avvertì, tornando al suo bastoncino a righe rosse e bianche. Deglutii: cavolo, doveva finirla però. Decisi di fermarmi e di affrontarlo – di nuovo – e di farla finita con quella storia inquietante dello stalking.
Mi fermai di colpo immezzo al corridoio e mi girai: eccolo là, che faceva il vago fissando i bastioni del castello.
Mi avvicinai – Le serve qualcosa, professor Gelson? – chiesi freddamente.
Lui mi squadrò da capo a piedi poi scosse la testa ma si avvicinò al mio orecchio.
– Soltanto, buon Natale, Victorie. – mi sibilò, sorridendo maliziosamente, quindi si incamminò dalla parte opposta a me, lasciandomi in piedi tra gli studenti che affollavano il corridoio, lasciandomi con un orribile sensazione addosso. Non so come, ma cominciai a muovere i piedi in una direzione sensata e, senza accorgermene, mi ritrovai in riva al lago nero. Qui mi accovacciai, abbracciandomi le ginocchia, fissando il lago che si andava congelando. Il vento gelido invernale mi scompigliava i capelli, pizzicandomi il viso. Mi strinsi tra le spalle e mi sistemai il mantello, in modo da non sentire tanto freddo. Ma niente. Mi morsi un labbro, ripensando a Colin: perché non mi lasciava in pace? Perché dopo tutte le volte che io e Teddy lo abbiamo cercato di convincere a lasciarmi stare lui continuava? Non riuscivo più a sopportare quella situazione. Non ci riuscivo. Sbuffai, esasperata da quella situazione. Non ce la facevo più. Mi avvicinai alla riva del lago, cosi vicina da avere la punta della scarpe nell'acqua. Presi qualche pietra e me la infilai nelle tasche. Attraversai il ponticello di legno e mi ritrovai più o meno al centro del lago. Stavo per lasciarmi cadere nelle acqua gelide, non volevo più vivere con quel supplizio, quando qualcuno mi bloccò.
– Ehi, ma dico, sei matta o cosa? – i sassi mi caddero dalle tasche per andare a finire in acqua.
Sbuffai e mi girai verso la mia salvatrice o salvatore.
Mi si presentò davanti Carol, la mia amica Serpeverde, i capelli ricci e rossi che incorniciavano il volto pallido e gli occhi verde acceso, e accentuavano le lentiggini che le ricoprivano il nasino all'insù. I selvaggi capelli rossi erano legati in una coda alta ma lasciavano fuggire un piccolo ricciolo sulla fronte. Lo sguardo era sconcertato e mi fissava sbalordita.
– Che cavolo pensavi di fare? – mi gridò in faccia, facendomi sussultare. Mi morsi un labbro e alzai le spalle – Non ce la faccio più. – sussurrai, abbassando lo sguardo.
Lei mi guardò torva – In che senso? – mi chiese, d'un tratto apprensiva.
– Hai presente il Gelson? –
– Il prof di pozioni? Oddio, non sai quanto mi inquieta quell'uomo...Uomo, ha solo due anni più di noi...Come avrà fatto a diventare professore? – domandò rabbuiandosi.
Alzai le spalle – Pare che suo padre sia un personaggio piuttosto influente e, avendo il figlio avuto ottimi voti in pozioni ha pensato bene di mettercelo come prof. Il fatto è che...Mi stalkera. – conlcusi.
Lei rimase spiazzata, ma neanche quanto mi aspettavo – Ah. – disse semplicemente.
Alzai un sopracciglio – Carol, non mi sembri granché sorpresa. – lei si morse un labbro – E' già successo. – mi rispose.
Mi sedetti incrociando le gambe sul ponte ligneo – Dimmi tutto. –
Lei mi si sedette davanti, lo sguardo basso – Fino a...due anni fa? Gelson seguiva un'altra ragazza... – disse, alzando gli occhi su di me – Me. – concluse. Il vento ci scompigliò i capelli.
– Quindi...Non è vero che mi segue da sempre... – lei socsse la testa.
– L'anno sorso ha smesso. Per fortuna. Stavo per andarlo a denunciare. Penso ti abbia cominciato a notare quando hai battuto i Tassorosso nella prima partita dell'anno scorso. Era la prima a cui anche lui aveva partecipato come portiere. –
Ricordai quella partita, e il portiere giallo-nero: era davvero una schiappa.
– Ok...Ma cosa hai fatto tu in quei due anni? –
– Cercavo di evitarlo, delle volte l'ho affrontato ma lui non demordeva. E sembra non lo faccia neanche con te. – aggiunse, alzando le spalle.
Annuii. Lei mi fissò intensamente – Non sei l'unica, sai? In questi ultimi tempi sta cominciando a seguire una mia compagna, Natasha Zalinski, suo padre è russo. –
Alzai un sopracciglio – Quindi mentiva anche dicendo che era innamorato di me. –
Lei annuì – Quest'estate ha anche cominciato a stalkerare una Corvonero, Linda Berry. Madre spagnola... – disse, lasciando in sospeso l'ultima frase e fissandomi con ovvietà.
– E quindi? – chiesi, non capendo cosa mi volesse dire.
Lei alzò gli occhi al cielo – Victorie! Segue ragazze dal sangue “misto”! –
Tutto mi si cominciò a fare più chiaro – Già! – esclamai.
– Insomma, io sono irlandese, tua madre è francese, il padre di Natasha è russo, la madre di Linda è spagnola...Ho paura per quella tua amica, Claire, non ha parenti canadesi? Questo è un fissato. E so anche di un'altra ragazza, penso proprio sua compagna, indiana. –
Mi si raggelò il sangue nelle vene: che cosa orribile.
– Che...Che viscidume! – esclamai, non riuscendo a trovare un aggettivo migliore.
– Già...Dobbiamo fare qualcosa. – concluse, mordendosi un labbro.
Annuii – Si, vero...Ma cosa? E' persino intervenuto Teddy una delle ultime volte in cui l'ho affrontato...
Carol alzò il viso verso il cielo sbuffando e producendo quindi delle nuvolette – Serve un piano. – disse infine, tornando di scatto a fissarmi, con una lucina negli occhi e un sorrisetto ambizioso, proprio da Serpeverde, che mi incuriosì talmente, da farmi sorridere quasi allo stesso modo.

– Che cosa avete intenzione di fare? – Natasha Zalinski, occhi azzurro ghiaccio, quasi come i miei e lunghi capelli rosso fiamma, labbra carnose, fisico da modella e un delizioso neo appena sopra il labbro superiore. Ci credo che Gelson le andava dietro.
– Ancora non lo sappiamo con certezza, ma quel maniaco del sangue misto la semetterà. – ghignammo io e Carol, scambiandoci un'occhiatina complice.
– Ci sto. – disse infine Natasha, scostandosi i capelli con un colpo di spalla e sorridendo.
– Perfetto. Sai dove troviamo Linda Berry? –
– Corvonero, giusto? Anche lei una vittima? Di sicuro in biblioteca, ha già la fifa per i MAGO. –
Ci scambiammo un'occhiata d'intesa – Ok, io vado in biblioteca. – disse Carol, conoscendo il mio esteso amore per i libri – Tu non so...Avverti la tua amica Claire, quella mezza canadese...Oppure va dal tuo Teds. – disse ammiccando e facendomi arrossire.
Annuii e la guardai andare via, verso la biblioteca. Mi stiracchiai allungando le braccia sopra la testa e scrocchiando per bene la schiena. “Ok, prossima mossa: mh...Sala Comune.” pensai, indecisa sul dove andare. Poi considerai il fatto che la squadra di Grifondoro non si era ancora allenata. E ciò non andava bene. Cosi mi diressi verso lo studio della Preside, la professoressa McGranitt.
Mi incamminai verso il Grifone dorato ma, arrivata lì davanti, non seppi la parola d'ordine.
– Morgana. – sbuffai, esasperata. Il Grifone scricchiolò, facendomi sobbalzare, e cominciò a girare, rivelando una scala a chiocciola. Esterrefatta, cominciai a salire gli scalini, fino a raggiungere una grande porta di quercia.
Bussai – Ehm, scusi, professoressa? Sono Victorie Weasley. Si può? – domandai, titubante.
– Vieni pure, signorina Weasley. – disse la voce dalla stanza. Aprii la grande porta ed entrai nell'ufficio della preside. Non vi ero mai stata, quando chiedevo per gli allenamenti la trovavo sempre nelle aule o in Sala Grande a discutere con qualche altro professore.
Era seduta davanti ad un'ampia scrivania affollata di carte, penne e calamai, libroni polverosi e pergamene scarabocchiate. Sulle pareti milioni di quadri, raffiguranti i vari presidi di Hogwarts.
– Oh, e così questa è la figlia di William Weasley e Fleur DeLacour (Nda: si, l'ho scritto male, vero? c.c) Ma bene, somigli molto a tua madre, sai? – commentò il ritratto di un uomo anziano, lunghi capelli argentei e occhialini a mezza luna sulla punta del naso. Lo riconobbi: Albus Silente, il famoso preside di Hogwarts di cui mio padre parla sempre.
– Ho avuto l'onore di conoscere anche tuo cugino, James Potter. Ah, quel ragazzo, tutto suo padre e suo nonno. –
– Jamie è già finito in punizione? – esclamai d'un tratto, dimenticandomi di dove mi trovassi.
– Ah si, è davvero un Potter. – aggiunse la McGranitt alzando lo sguardo su di me.
– Ehm, scusi, professoressa. Le volevo chiedere se potevo avere il permesso per il campo di Quidditch per domani mattina, prima delle lezioni. –
Lei mi sorrise cordialmente – Si, te lo faccio subito. Dammi un attimino, signorina Weasley. –
Mi guardai incuriosita attorno, soffermandomi soprattutto su Silente, che mi sorrideva dolcemente.
– Allora, Victorie, giusto? – annuii: com'era strano parlare direttamente ad un ritratto.
– Di carattere mi sembri proprio una Weasley, dico bene? – disse, guardandomi da sotto gli occhiali.
Annuii calorosamente – Si signore, e fiera di esserlo. – aggiunsi, gli occhi che luccicavano.
– Quindi tu hai la sfortuna di essere la nipote di Harry Potter. – disse un'altra voce alle mie spalle. Mi girai ed eccomi di fronte ad un uomo dai capelli neri, unticci, naso adunco e sguardo arcigno.

Eppure mi dava l'impressione di un uomo sensibile che forse aveva sofferto tanto.
– Si...Signore. – lessi la targhetta dorata al di sotto del ritratto: Severus Piton.
– Severus! – esclamai, facendo sobbalzare il personaggio all'interno della cornice.
– Ehi, non ti hanno insegnato a non urlare e a dare del voi alle persone più grandi? – mi rimproverò.
Abbassai lo sguardo, imbarazzata – Io...Mi scuso, professore. E' che mio cugino Albus, di secondo nome fa Severus. Lui è Albus Severus Potter. – lo informai, imbarazzata.
Piton sembrò spiazzato da quella notizia e fissò Silente, che invece gli rivolse un'occhiata dolce e sorrise.
– E...Ed è contento di portare questo nome? – mi domandò, la voce ridotta ad un sussurro.
– Bé, non gliel'ho mai sentito dire apertamente ma si, professore. Da piccolo era un po' triste perché gli altri bambini lo trattavano male...Comunque sono nomi strani, senza offesa... – aggiunsi, riabbassando lo sguardo – Ma zio Harry gli ha sempre detto che i nomi dei personaggi che porta sono importanti. Sono i nomi dell'uomo più saggio – e fissai Silente – e dell'uomo più coraggioso che abbia mai conosciuto. Cosi dice sempre. – conclusi, guardando Piton che mi sembrò d'un tratto commosso.
– Io... – era senza parole. Silente scosse la testa, anche lui commosso, un sorriso così dolce sul volto – Che caro ragazzo... – sussurrò. Rimasi un po' sorpresa dalla reazione dei due presidi, finché la McGranitt non mi diede una pacca sulla spalla, distogliendomi dal fare avanti e indietro con la testa per guardare i due quadri.
– Ecco qua, signorina Weasley. Il suo permesso. – disse, porgendomi una pergamena. Anche lei aveva gli occhi lucidi. Annuii un po' stranita, mi congedai dalla professoressa e dai due presidi che mi salutarono cordialmente.
Lasciai lo studio della Preside con una strana sensazione addosso.

– Jamie. – dissi, appena entrata nella Sala Comune e trovandolo seduto davanti al camino con Rose, Stavano giocando agli scacchi dei maghi, con i pezzi di Rose, ereditati da zio Ron.
– Victorie! Sto stravincendo, alla faccia del cervellone di famiglia! – disse tutto soddisfatto, ricevendo una smorfia da Rosie.
Mi sedetti davanti a loro e, con sguardo serio, lo fissai dritto negli occhi castani – James Sirius Potter. E' vero che sei finito in punizione dopo due sole settimane di scuola? –
Diventò pallido come un cencio, il mio povero cuginetto.
– Ehm, io, bè...Ehm, forse... – sudava freddo, e a stento mi trattenni le risate.
Mi alzai e lo abbracciai, scompigliandoli i capelli – Bravo cuginetto! –
Lui non poteva crederci – Ma, ma io pensavo che tu fossi...arrabbiata con me! –
Sorrisi – Ma che arrabbiata, caso mai fiera! Mi hai battuto: io sono stata messa in punizione un mese dopo! Batti il cinque! – incredulo, ma felice, James mi battè il cinque e cominciammo a ridere sotto gli occhi esterrefatti di Rose.
– Non ci vedo molto di positivo nell'essere messi in punizione una settimana dopo la scuola. – puntualizzò lei, cominciando a mettere in ordine i pezzi degli scacchi.
Io e James ci fissammo, scambiandoci un'occhiatina d'intesa. Afferrammo i cuscini bordeux sul divano e, mentre nostra cugina ci dava le spalle, la attaccammo.
– Ah, ben di sta, sotuttoio! – gridò Jamie, mentre io ridevo.
– Ehiehiehi! Che è questa confusione? – gridò Juliette, scendendo le scale del dormitorio. Non appena vide la scena assunse un'espressione impagabile, un misto tra la risata e lo stupore.
Le lanciai un cuscino e, visto il suo spirito competitivo, non esitò ad afferrarne un altro e a tirarmelo in piena faccia.
– Weasley! Non ci provare mai più! – gridò, facendo distrarre Rose che venne buttata a terra da James.
Qualcuno oltrepassò il ritratto – Ehm... – un tossicchio ci fece interrompere la lotta.
– Salve. – disse Teddy Lupin, un bicchiere di latte caldo in mano, dei libri sotto braccio e un'espressione divertita.
– Ciao, Teds! – lo salutò euforico James, con delle piume candide tra i capelli corvini e scompigliati.
– Ciao, Jamie...Che state facendo? – chiese, trattenendo le risate, riferendosi più a me e a Juliette, che dovevamo essere le più mature, che agli altri due.
– Noi? Oh niente, insegnavo a questi due una tecnica di Quidditch... – risposi vaga, togliendomi qualche piuma finita anche tra i miei capelli.
Lui alzò gli occhi al cielo, sorridendo – Va bene... – disse, incamminandosi verso la scala del dormitorio. La McGrannit gli aveva concesso di dividere al sua vecchia camera con due ragazzi del settimo anno che però conosceva bene. Era come se non se ne fosse mai andato, ma era palese che sentisse la mancanza di Mike e Richard. Mi morsi un labbro fino a farlo diventare bianco: volevo fare qualcosa. Cosi, senza pensarci, presi il cuscino che tenevo in mano e che stavo per tirare in faccia a Rose e lo lancia contro Teddy, colpendolo in pieno petto, da brava battitrice.
Lui rimase scioccato dalla mia azione e, con un sorrisetto divertito, mi fissò, mentre io facevo la vaga fischiettando e guardando il soffitto.
– Ah, la metti cosi, eh? – sussurrò, stringendo tra le dita il lembo di cuscino.
In pochi secondi me lo ritrovai addosso, a colpirmi con lieve violenza.
– Ehi! – gridavo io, mentre lui mi riempiva di cuscinate.
– Non puoi uccidere mia cugina! – esclamò James, fiondandosi sulla schiena di Teddy e rimanendoci appeso a mò di koala.
– Bravo, Jamie, forza! Combatti per me! – lo incitai io, mentre il piccolo marsupiale non demordeva, appeso alle spalle di Teddy che rideva e cercava di toglierselo di dosso.
– Ehi, piccolo koala, togliti un po'! – esclamò, ridacchiando.
Riuscì a staccarselo, lasciandolo cadere sul divanetto. James rideva come un matto, ma ad un certo punto emise un gemito di dolore.
– Ehi, Jamie, tutto bene? – chiesi, sfiorandolo. Era bollente. Teddy accorse subito ai piedi del divano.
– Cavolo...Victorie, va tutto bene...Tranquillo, James. – cercò di calmarlo, dandogli dei grattini sulla schiena.
– Teds...Fa male. – sussurrò James.
– Lo so, lo so, piccolo. Sono le prime volte. Andiamo. – lo prese in braccio sotto i miei occhi esterrefatti.
– Vicky, metti a letto Rose. Dopo ti spiego tutto. – accompagnai Rosie nel suo dormitorio, anche lei sconvolta dal comportamento di James.
– Vicky, sta bene, vero? – mi chiese, ansiosa.
Io alzai le spalle – Non so di preciso cosa abbia, Rosie, ma so che nelle mani di Teddy starà meravigliosamente. Tranquilla. Domani sapremo tutto. – sorrisi, cercandola di calmare. Lei si infilò sotto le coperte, annuendo.
– Notte, Vicky. – mi salutò, mentre lasciavo la stanza che divideva con altre due compagne, profondamente addormentate.
– Notte, Rosie. – le risposi, dirigendomi verso la mia camera. Juliette era già seduta, la schiena posata sul muro, respirava a fondo.
– Tutto bene? – le domandai, posandole una mano sulla coscia.
Lei mi sorrise – Si, si, tutto apposto. E' stata...l'emozione? Tuo cugino sta bene, vero? – mi chiese, ansiosa.
Sorrisi di rimando – C'è Teddy con lui, dovrebbe star bene. Tra poco vado a vedere che fine hanno fatto. –
Juliette annuì vigorosamente e solo allora notai una lettera tra le sue mani.
– E' di Michael? – chiesi, conoscendo già la risposta.
– Si, mi sta raccontando di come stanno andando i suoi studi per diventare Guaritore... –
Inclinai la testa, fissandola intensamente – Michael. Michael Poesy. Guaritore. Stiamo parlando dello stesso Michael Posey? –
Lei sorrise – Si, lo so, è strano...Ho sempre pensato volesse fare carriera nel Quidditch, ma a quanto pare quest'estate ha avuto una specie di attrazione verso la Medicina Magica, e ora sta cercando di entrare in una buona scuola. Sai io credo che ce la possa fare. –
– Io...Non metto in dubbio questo, lo sai. Semplicemente...Ero convinta volesse coltivare il suo sogno di entrare nella serie A di Quidditch... –
Lei alzò le spalle – A me basta che sia felice. – rispose, sorridendomi.
Annuii – Si, infatti, è questo quello che conta. – Claire, nel suo letto, emise un mugugno.
– Senti, Julie, io vado a vedere come sta James. Tu...Non aspettarmi alzata. – le dissi, scoccandole un bacio su una guancia e andando verso la porta.
– Notte! – le dissi, facendole l'occhiolino e prendendo le scale a chiocciola.
Non avevo idea di dove trovare Teddy e James. Non conoscevo incantesimi tali da poter trovare le persone. Non conoscevo metodi o altro...Non avevo assolutamente idea di come trovare quei due.
Poi, un lampo a ciel sereno mi passò in testa: la Mappa Del Malandrino.
Sapevo che Teddy l'aveva ricevuta da Harry quando era neanche al quarto anno, ricordo che delle volte andavamo di nascosto a Mielandia attraverso il passaggio segreto.
Ora il problema sarebbe stato intrufolarsi nella sua stanza. Prima i suoi compagni erano Mike e Richard, insomma, non era un problema. Mi morsi un labbro e mi feci coraggio, sperando vivamente che quei due non fossero in mutande. Salii le scale che conducevano al dormitorio maschile, dirigendomi verso la porta della exstanza di Mike, Richard e Teddy.
Che strana sensazione, sapere che i due ragazzi non erano più i compagni di stanza di Teddy. Loro tre erano inseparabili.
Feci più piano possibile, ma la porta non era ben oliata, non lo era mai stata, ed entrai di soppiatto.

“Ach” pensai “Forse avrei dovuto bussare...” vedendo i due Grifondoro seduti a terra a giocare a carte, imbarazzati e in pigiama.
– Ehm, scusate, scusate scusate...Sono la ragazza di Teddy e ehm devo prendere una sua cosa che mi ha chiesto... – mi giustificai, rossa in volto come un peperone, dirigendomi velocemente verso il baule di Teddy e rovistando. Chissà perché la mappa non voleva venire fuori, forse lo faceva apposta. Voleva farmi sentire ancor di più in imbarazzo? Mi sentivo gli occhi dei due ragazzi sulla schiena, ed era una sensazione a dir poco sgradevole.
Finalmente la mappa venne fuori e, trionfante, mi girai di scatto per andarmene.
Prima di varcare la soglia però, mi girai e, con il sorriso più cordiale che potevo fare, chiesi scusa – Scusate, ragazzi, e buona notte! – dissi, scendendo le scale.
Arrivai nella Sala Comune, dove tirai fuori la Mappa del Malandrino.
– Giuro solennemente di non avere buone intenzioni. – sussurrai, bacchetta alla mano.
Subito apparvero le famose parole della presentazione “LunaStorta,Codaliscia,Felpato e Ramoso, sono lieti di presentare la Mappa del Malandrino.” Sorrisi: quei quattro erano dei veri geni. Anche se il secondo, Codaliscia, era a dir poco un vigliacco. Pensai che in teoria ero imparentata con Ramoso. E, arrossi al solo pensiero, con Lunastorta, il padre di Teddy. Avrei tanto voluto conoscerlo. Scossi la testa e mi concentrai, cercando le due etichette che tanto ambivo a trovare.
Dopo minuti di ricerca, eccole: Teddy R. Lupin e James Potter, vicino al platano picchiatore.
Che ci facevano là? Infilai di fretta la mappa nella tasca e corsi fuori dall'edificio, sperando che né Gazza né Pix mi vedesse. Andai verso il Platano picchiatore, solo per vedere il riflesso blu dei capelli di Teddy scivolare dentro l'albero. Mi feci coraggio e mi fiondai nella fessura tra i rami contorti. Fu proprio un ramo a scaraventarmi a gambe all'aria sul prato morbido. Sbuffai, facendo volare una ciocca davanti agli occhi. Ero decisa ad entrare lì dentro e a seguire Teddy e James.
Con attenzione e ballando tra i rami vorticosi, riuscii a scivolare in quella fossa scura. Mi ritrovai in un ambiente polveroso, abbastanza da mettere in mostra le impronte che Teddy e James avevano lasciato. Le seguii ed entrai nella Stanberga Strillante, dove quasi un anno prima Teddy mi aveva ferito. Continuai a fissare le impronte, e notai con stupore che ad un certo punto le impronte umane erano solo due.
– Victorie! – mi chiamò Teddy, vedendomi arrivare. Era chino su qualcuno, o qualcosa, aveva la fronte imperlata di sudore e mi sorrideva.
– Che...succede? James sta bene? – chiesi, preoccupata.
Lui annuì – Si, è solo un po' spaventato. E' una cosa nuova, dopotutto. – cominciò, tornando di schiena rispetto a me.
– In che senso? – chiesi avvicinandomi.
Teddy si fece d'un tratto serio – Vedi, Victorie, il gene di James, del vecchio James, il nonno di James Sirius, ha saltato una generazione. –
Inclinai la testa, cercando di capirlo, ma non ci riuscivo – Ehm...In parole povere? Che vuol dire il gene di James? – domandai, fissandolo come se fosse un alieno.
Lui mi sorrise – Intendo il gene di Animagus. James è un animagus. – mi annunciò, spostandosi e rivelando, in quell'angolino buio, un piccolo cervo dalle corna accennate che mi fissava, con quei suoi occhioni scuri che riconobbi subito, con sguardo impaurito.

 


~Angolo Autrice
Da da da daaaan.......Ebbene si, James Sirius ha ereditato il gene di animagus di James! 
Giàgià u.u Ho sempre pensato che James Sirius dovesse somigliare al vecchio James, e anche in quelle poche righe dell'Epilogo in cui la Rowling lo ha descritto un pò e lo ha fatto parlare, era come se il vecchio James si fosse reincarnato nel nipote...E quindi <3
Io amo i Malandrini <3
Bé, che ne pensate in generale di questo capitolo? Rileggendolo mi sono un pò inquietata sul fatto di Colin...Maniaco del sangue misto D:
Ebbene...Spero lasciate una recensione <3
Un bacione;
Luna


 

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Capitolo 14
*** Capitolo 12 ***


Comincio subito con il chiedervi perdono ^^"
Sono mesi che non pubblico D: Chiedo venia c.c
Sono stata molto impegnata con lo studio e altre faccende...Ma eccomi qua, non vi ho dimenticato :D
Ok, questo capitolo mi sembra piuttosto corto...Ditemi voi :/
Mi piace molto...Anche se ad un certo punto succede una cosa un pò strana..
Ma non dico niente!
Lasciatemi una recensioncina!
Ci vediamo alla fine;
Luna

 



»Capitolo 12«

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Il piccolo cervo mi fissava, sguardo impaurito che viaggiava da me a Teddy. Quest'ultimo era seduto accanto a lui e gli accarezzava un orecchio, per calmarlo un po'.
– James, è Victorie, tranquillo. – gli sussurrò. Mi avvicinai cautamente.
– E'....Jamie? – domandai a Teddy. Lui mi annuì: non potevo crederci.
– Per...Perché? – chiesi, avvicinandomi sempre di più a mio cugino. Il cervo per tutta risposta indietreggiò ancora di più.
– Jamie... – Teddy si avvicinò al piccolo cervo che lo cercò con il naso. Gli accarezzò la testa delicatamente e sembrò calmarsi.
– James...Sono Victorie. – dissi, avvicinandomi sempre di più. Ero a pochi metri ormai, quando il cervo si alzò e mi raggiunsi trottando. Non era molto grande, ma era di sicuro più alto di me. Non aveva ancora le lunghe e contorte corna, ma solo un piccolo accenno.
Avvicinai una mano al suo muso, per poterlo accarezzare, e James spinse il naso sotto il mio palmo.
Era umido, ma appena sopra, sul pelo, era morbido e vellutato.
– Jamie! – esclamai, abbracciandogli il collo. Poi mi rivolsi a Teddy – Sa...Sa tornare normale? – domandai, un po' preoccupata. Teddy annuì – Si, ma gli ci vuole un po'. –
Fissai James nei suoi occhi cioccolato, cosi simili a quelli di zia Ginny.
– Che ne dici, Jamie, perché non torni normale? – il cervo sembrò inarcare le sopracciglia, notai qualche ruga al centro della fronte.
– Dai, James, ce la puoi fare, concentrati. – gli sussurrava Teds, vicino al suo orecchio.
James chiuse gli occhi e in un attimo mi ritrovai davanti il mio cuginetto, la fronte corrucciata, tutto concentrato.
– Ce l'hai fatta, Jamie! – esultai, abbracciandolo. Lui aprì prima un occhio, poi l'altro – Ce...Ce l'ho fatta, Teds? – chiese, stupito.
– Si, te l'ho detto, devi solo concentrarti e riuscirai a domarti e a trasformarti a tuo piacimento. –
Mi staccai dall'abbraccio e fissai Teddy: sapevo che lui conosceva questi metodi perché gli applicava le notti di luna piena, per riuscire a calmarsi. Mi chiesi cosa avrebbe fatto ora, senza pozione e senza Richard. L'avrei sostituito io, si, avrei trovato quella pozione e l'avrei aiutato io.
James mi si avvicinò – Scusa, Vicky, se non te l'ho mai detto...Ma papà mi aveva detto di stare zitto finché non mi sarei stabilizzato... –
Sorrisi e gli scompigliai i capelli già scompigliati naturalmente – Tranquillo, campione...Son contenta che tu abbia ereditato questo tratto da malandrino di tuo nonno... – spostai lo sguardo su Teddy che mi sorrise malinconicamente.
– Ora è meglio tornare al castello, la McGranitt sa di questo tuo lato, quindi non si arrabbierebbe se le spieghiamo il perché di questo ritardo, però non voglio approfittarne. Andiamo? –
James tirò su con il naso e annuì. Precedette Teddy per l'uscita, un po' zoppicante.
Teddy mi fissò a lungo – Mi dispiace. – mi disse.
Scossi la testa – E di che? –
– Per non avertelo detto. Sono sicuro che stessi morendo di preoccupazione. –
Mi avvicinai a lui e lo cinsi con le braccia – Si, è vero, stavo letteralmente morendo. Ma non è colpa tua, tranquillo. Non sono arrabbiata o dispiaciuta o delusa...Niente. Sono felice che Jamie stia bene. –
Teds annuì con vigore – Ok, dopo di te... – sorrise divertito quando lo sorpassai altezzosa, naso all'insù, ma un sorriso stampato in faccia.
Teddy mi seguì subito dopo, alzando gli occhi al cielo e ridacchiando sereno.

Carol era seduta davanti alla Sala Comune di Grifondoro, quando arrivai di ritorno dalla, strano ma vera, biblioteca, accompagnata da Claire.
I ricci capelli rossi erano sparsi lungo la schiena e gli occhioni smeraldini, in tinta con la cravatta verde-argento, sembravano lasciare scintille – Dobbiamo parlare. – mi disse, con aria astuta.
Non l'avevo mai vista cosi.
– Oo..Ok... – risposi un po' titubante.
Fece un cenno a Claire – Tu sei quella mezza canadese, vero? – domandò e la biondina annuì intimidita. Carol sorrise – Piacere, Carol. Entrerai a far parte del nostro piano anti-Gelson, ci stai? –
Ovviamente la risposta poteva essere una sola, e affermativa, questo l'aveva capito la mia intelligente amica.
Così annuì. – Perfetto. – disse Carol, prendendoci per una manica e tirandoci dietro una colonna.
– Hai un piano? – le domandai: erano giorni che non ci sentivamo, e Gelson aveva smesso di seguirmi...
– Si, ho un piano perfetto... – disse, sorridendo furbescamente.
In quel momento, ebbi paura per Colin. La luce negli occhi di Carol, una luce totalmente da Serpeverde, il cappello parlante ci aveva proprio azzeccato, era delle più inquietanti che avessi mai visto. Mi limitai a sorridere, appuntandomi per il futuro di non contraddire mai e di non mettermi mai contro la mia amica verde-argento. Meglio per la mia salute fisica e mentale.

Il piano era piuttosto semplice ma prevedeva un risultato assicurato. Nessuno sospettava di niente, qualcuno magari si domandava il perché delle occhiatine complici che io, Carol e Claire ci scambiavamo in classe, quando capitavamo insieme, spesso per Trasfigurazione Avanzata.
Il giorno x eravamo tutte eccitate. Natasha e Linda, le altre due ragazze perseguitate, erano a conoscenza di ogni più piccolo particolare, ma non avrebbero fatto molto, al limite avrebbero solo testimoniato nella parte finale.
Tutto sarebbe avvenuto appena prima di pranzo. La parte principale sarebbe stata recitata da Claire, eccitata e nervosissima.
– E se sbaglio? – mi domandò, scorticandosi le mani.
Alzai le spalle – Non sbaglierai, insomma, Claire, non devi fare chissà che... –
Comparve Juliette che, tutta sorridente si avvicinò e mi sussurrò – Tutto pronto. – anche lei si era offerta di aiutarci, e avrebbe funto da “comparsa”.
– Tutto chiaro? – ripetè Carol, da dietro una colonna. Il suo sguardo era sempre quello da Serpeverde, l'aveva avuto per tutto il giorno.
– Ok, Gelson sta per passare. Mi raccomando. – disse, tirandosi dietro un orecchio una ciocca sfuggita alla disordinata treccia che si era fatta.
Claire annuì e si incamminò. Juliette era nascosta dietro un'altra colonna nel corridoio, pronta ad entrare in azione. Io e Carol eravamo dietro al muro d'angolo, intente a cercare di regolare un nuovo prototipo di Orecchio - oblungo di mio zio George, ora non era solo in grado di trasmettere, ma anche di registrare le conversazioni. Era stato un colpo di genio.
Ed ora eravamo lì, con l'orecchio in mano, l'altro estremo che spuntava dalla tasca di Claire.
Quest'ultima, con un groppo in gola, oltrepassò la colonna dietro la quale era nascosta Juliette che uscì allo scoperto, proprio quando Gelson passò e regalò loro un'occhiatina interessata.
– Claire! – gridò Julie, facendoci tappare le orecchie.
– Julie...come va? – rispose Claire, un po' impacciata e nervosa al pensiero di ingannare un professore.
– Clarisse...Tutto bene, te? Come sono andate le vacanze? – la cosa delle vacanze era un po' strana, ma non era quello il punto. Claire alzò il mento e la voce quando rispose, scoccando un'occhiatina a Gelson che ora stava rallentando, cercando di ascoltare la loro conversazione.
– Che ti devo dire, Julie...Siamo andati in Canada dai miei nonni...Sai che mia madre è Canadese e quindi... – il pesce aveva abboccato.
Non appena Gelson sentì della madre Canadese di Claire gli si illuminarono gli occhi e si avvicinò a loro, spaventandole – Madisons! – gridò il cognome di Claire.
Lei sussultò – Professore...? – era un'attrice un po' impacciata, ma se la stava cavando meravigliosamente, e quell'allocco si stava comportando proprio come avevamo previsto.
– Madisons, ti andrebbe di venire con me nel mio ufficio? – la sua occhiatina maliziosa non mi piacque affatto, e neanche a Carol e Juliette che prese la mano di Claire per infonderle coraggio e per proteggerla da qualche gesto insensato del professore.
– Per...cosa? – domandò Claire, come da copione.
Lui ci pensò un po' su – Per discutere del tuo ultimo compito...Andiamo... – si avvicinò pericolosamente a lei, scoccandole un'occhiata ammiccante con gli occhi scuri.
Volevo uscire allo scoperto e riempirlo di pugni, ma Carol mi trattenne – Lo so, Victorie, è odioso. Ma dobbiamo attenerci al piano, se vogliamo giustizia. – disse a denti stretti, stringendomi la mano destra chiusa a pugno.
Claire mi scoccò un'occhiata preoccupata e io annuii, preoccupatissima per lei.
Cosi, deglutendo, Claire disse – Si, ok. Ma per favore, mettiamoci poco che ho lezione... – disse, un po' vaga.
Lui sorrise, trionfante – Tranquilla, sarà questione di minuti... – il suo tono non mi piacque affatto.
Claire annuì titubante e mi rivolse un'occhiatina impaurita. Il professore la invitò a seguirlo, e noi seguimmo lei, nascondendoci dietro le colonne e i muri, neanche fossimo dei ninja.
Arrivarono davanti alla porta dell'ufficio del professore di Pozioni. Colin prese una vecchia chiave dalla tasca, si guardò intorno sospettoso ed aprì la porta, facendo cenno a Claire di entrare. Lei sudava freddo da tutti i pori, mi fissò e precedette il professore nell'ufficio. Questi si guardò intorno ancora una volta, poi con un sorrisetto beffardo dipinto in faccia si chiuse la porta alle spalle. Sentimmo la serratura schioccare e corremmo davanti alla porta. Per fortuna il filo dell'orecchio oblungo passava da sotto la porta di legno vecchio, e riuscimmo a sentire tutto.
– Ehm, e il mio compito? – disse Claire, dall'altra parte.
– Quale compito? – domandò Gelson, con un tono da finto tonto.
– Il compito per il quale mi ha fatto venire qui, professore. – rispose lei, la voce che tremava. Questa per Claire era una prova davvero dura.
– Ah si...Bé, era una scusa, Madisons...O, posso chiamarti Claire? – si sentirono dei passi incerti e poi una schiena colpì la scrivania che battè contro il muro. Mi morsi un labbro.
– Non mi sembra il caso, professore. Per favore, mi lasci andare. – la voce di Clarisse si era fatta un po' più ferma, ma era ancora spaventata a morte, come sarebbe stato chiunque nella sua situazione.
Un breve silenzio e poi una risatina smorzata – Lasciarti andare? Ma io voglio divertirmi...Hai detto di avere madre Canadese, vero? Mai provata un intercontinentale... C'era quella Serpeverde, Natasha, russa, mi pare...Ma non ha mai abboccato... –
Immaginai Claire sbiancare e tremare come una fogliolina.
– Cosa ha provato a fare a quella ragazza? – domandò lei, con voce appena udibile.
– Oh, niente, l'ho adulata....Ma a quanto pare aveva già un ragazzo...Peccato, era un bel bocconcino...E quella tua amica, Victorie...Cavolo, un quarto veela...Avrei voluto assaggiarla...Ma quel suo ragazzo, quel maledetto Lupin...Sempre in mezzo. E' sempre stato il più venerato dalle ragazze. Che cosa odiosa. –
Sentii dei movimenti, probabilmente la mia amica cercò di fuggire, perché Gelson disse – Eh no, no, tu non scappi. – e una risatina inquietante.
Claire gridò, si sentirono dei passi dal corridoio ed ecco la professoressa McGranitt, tutta trafelata, seguita da Juliette.
– Che succede qui, Weasley, MacPaul! – ci alzammo subito dal pavimento.
– Professoressa, finalmente! Il professor Gelson lì dentro...deve intervenire subito. – spiegò Carol in poche parole.
Lei la guardò per un po', poi tirò fuori la bacchetta dalla manica dell'abito sussurrò un “Alohomora” e la porta scattò.
La scena che ci si presentò era orribile: Claire era con le spalle al muro, le lacrime agli occhi e Gelson le stava infilando una mano sotto la gonna, l'altra sulla sua bocca, per farla stare zitta.
Lei sembrò sollevata nel vederci. Corsi verso di lei, ignara di Colin.
– Allontanati da lei, verme! – gridai, spingendolo via e abbracciando Claire.
– Ce l'ho fatta, Vicky... – mi sussurrò – L'abbiamo preso. – la strinsi ancora di più – Scusami, Claire, per averti fatto sopportare questa cosa...Non l'avrei mai dovuto fare. – dissi, rendendomi conto dell'azione che le avevo fatto compiere.
Lei scosse la testa – Non mi ha fatto niente, tranquilla. –
Intanto Gelson cercava di spiegare in tutti i modi la situazione alla preside – Signora, non è come pensa... – disse, impacciato.
Lei gli puntò la bacchetta la petto – No? Lei con la mano sotto la gonna di una studentessa? Mi spieghi un po' lei come è andata allora. –
Lui sembrò pensarci su per un po', poi si decise – Aveva un dolore alla coscia, e cercavo di sentire se avesse qualche cista, oppure di beccare un livido... – disse, mangiandosi le parole.
– Professoressa, abbiamo registrato tutto. – passammo l'orecchio-oblungo nelle mani della McGranitt davanti ad un Colin stupefatto.
– Cosa? – disse, totalmente impanicato.
– E' inutile che provi a inventarsi delle scuse, signor Gelson. Qui c'è una prova. Se la vedrà davanti al Ministero. Ora mi segua. – disse, fredda e micidiale la professoressa.
Mentre il viscido la seguiva fuori dalla porta, mi scoccò un'occhiataccia. Rabbrividii, ma lo salutai con una mano, con uno sguardo vittorioso.
Io e Carol ci abbracciammo – Ce l'abbiamo fatta! Non dovremmo più sopportarlo! –
Claire si unì a noi – Finalmente! – disse, sorridendo mestamente.
La abbracciai più stretta, e si unì anche Carol che le chiese scusa per averla costretta a fare quelle cose.
Lei alzò le spalle – Non mi ha fatto nulla e...Almeno cosi le altre ragazze non subiranno le sue angherie. –
Ogni giorno quella ragazza mi stupiva sempre di più.

Poco prima delle vacanze di Natale, la preside ci rivelò un'entusiasmante sorpresa – Quest'anno, si terrà il famoso Ballo Del Ceppo, in onore dell'anniversario dell'ultima Coppa Tre Maghi tenutasi in questa scuola! – tutti applaudirono, ricordando il famoso torneo Tre Maghi.
Tutti lo ricordavano come un torneo emozionante e coinvolgente, ma nessuno si svegliava la notte a causa degli urli della madre che sognava dei mostri marini che la rapivano e la stritolavano, rischiando di soffocarla. Il Ministero decise di cancellare il Torneo Tre Maghi, a causa della pericolosità, visto che nell'ultimo era rinato il Signore Oscuro.
Rabbrividii quando la professoressa nominò il ballo e il torneo. Un po' per i ricordi di mia madre, un po' perché in un ballo si balla. E io non so ballare.
– Andiamo, ci divertiremo un mondo! – esclamò Juliette, mentre spiluccavo a malapena il mio piatto di polpettone.
– Come mai non mangia? – domandò Claire, alzando gli occhi dal suo volume di Storia Della Magia. Come al solito troppo impegnata a studiare per vedere cosa le succedeva attorno.
– Non hai appena sentito l'annuncio della McGranitt? – chiesi scoppiando.
Lei alzò le spalle – E allora? Il ballo della scuola...Lo sognano tutte le ragazzine, no? – e tornò al suo studio.
Alzai gli occhi al cielo – Ma io non posso andarci! Vi rendete conto che imbarazzo? Non so ballare! –
Le altre due mi imitarono – Dio, sai che tragedia. Ti insegneremo noi, oppure...Un certo ragazzo che di sicuro ti inviterà. – dissero furbette in coro, Claire chiudendo il libro, Juliette prendendo una bella porzione di un'insalata triste condita solo con olio e sale.
– Attenta che ingrassi eh. – le dissi, ammiccando al suo piatto misero.
– Mh, da oggi siamo tutte a dieta, dobbiamo comprare dei vestiti mozzafiato! – esclamò, gli occhi che le brillavano.
La mamma di Juliette, Anne, era una stilista nel mondo dei babbani, cosi lei era sempre vissuta in mezzo a tessuti, schizzi e colori. Era da sempre appassionata di moda, e sperava che un giorno avrebbe potuto aprire una boutique a Diagon Alley, oppure dirigere una rivista di moda.
Io e Claire ci scambiammo un'occhiata divertita prima che Juliette ci togliesse gli abbondanti piatti da sotto il naso e li sostituisse con dei poveri pasti.
– Forza, ci vuole volontà! Saremo belle come come... –
– Come veele? – disse Claire, fissandomi sorridendo sotto i baffi.
Le tirai una polpetta che purtroppo evitò e andò a colpire la schiena di una Tassorosso che si girò scandalizzata. Mi accucciai dietro Claire che rise.
– Non. Dire. Mai. Più. la. Parola. Veela. – sibilai, cercando di nascondermi dall'ira di quella ragazza che mi cercava con aria minacciosa.

Nei giorni che precedevano il ballo Juliette disegnò chilometri di pergamena, con tutti bellissimi, originali e diversissimi abiti.
– Che ne dici di questo? – disse, mordicchiandosi il pastello turchese mentre mi passava un pezzo di pergamena sulla quale avrebbe dovuto prendere gli appunti di Incantesimi.
Alzai gli occhi al cielo e mi abbassai dietro la testa riccioluta di un Corvonero davanti a me, per poter commentare – Ma devi disegnare anche a lezione? – le sussurrai, un po' stanca di questa situazione.
Lei non sembrò ascoltarmi e aggiunse qualche tocco di colore all'abito, meraviglioso lo dovevo ammettere – Si, manca poco al ballo e non abbiamo ancora trovato gli abiti giusti. Manderò gli schizzi a mia madre che ce li confezionerà e spedirà. Quindi mi devo sbrigare visto che lei farà tutto senza magia. –
Alzai gli occhi al cielo – Comunque è bellissimo. – dissi sorridendo e riponendo la mia attenzione sul professore.
– Grazie, l'ho pensato proprio per te. – rispose lei, sorridendomi e prendendo, finalmente, una nuova pergamena sulla quale cominciò a scribacchiare le parole del professore.
Arrossii pensando al bellissimo abito che Julie aveva disegnato pensando a me.
L'ora volò, proprio mentre la mia amica cominciava un nuovo vestito rosso.
– Questo penso sia perfetto per la pelle candida di Claire. – sbirciai l'abito: era lungo, a sirena, rosso amaranto, il corpetto decorato con delle perline e la parte inferiore che si apriva in un morbido tulle.
– Ti piace? – guardai la silhouette perfetta di Claire impressa nel foglio. Strabiliante quanto Juliette potesse essere brava a disegnare.
– E' splendido. – risposi, senza fiato.
Lei sorrise, piuttosto soddisfatta – Mh, si... –
– E per il tuo, a cosa hai pensato? – le chiesi rubandole i fogli. Lei tentò di riprenderseli ma non ci riuscì.
Sfogliai le pergamene, ma tutti gli abiti erano intestati a me o a Claire.
– E i tuoi? –
Lei abbassò lo sguardo, mangiucchiandosi le pellicine delle dita, nervosa.
– Non...non sono riuscita a disegnarlo. – rispose.
Sapevo perché.
Sospirai e mi sistemai più vicina a lei – Il tuo corpo è bellissimo, qualunque modello si adatta ad esso. E ti sta benissimo. – le diedi una spintarella affettuosa con la spalla.
Lei mi sorrise malinconicamente e tirò su con il naso – Non è vero... –
– Oh si che è vero. Chiedilo ai ragazzi della scuola, o alle ragazze che ti invidiano. Ad avercelo un corpo come il tuo... – sperai di essere riuscita a tirarle su il morale.
– Grazie, Vicky. – mi disse, abbracciandomi.
Rimanemmo un po' in silenzio, cosi, abbracciate.
– Sai cosa mi renderebbe ancora più felice? – mi sussurrò.
Sorrisi: sapevo bene la risposta. Nome di persona. Quattro lettere. Cominciava con la M e finiva per E. 

 


~Angolo Autrice
Che ne dite? E' stato molto strano descrivere la parte in cui Claire viene quasi...vioentata. Ebbene, la storia con Colin è finita...Si spera :3
Spero vi sia piaciuto! <3 Mi piace molto l'idea del Ballo del Ceppo, e a voi? Vedrete, vedrete...
So che questo capitolo non è molto incentrato su Teddy e Victorie...Mi dispiace ^^"
ma rimedierò con il prossimo :3
Un bacione;
Luna

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Capitolo 15
*** Capitolo 13 ***


Oddio non so proprio come scusarmi...Lo so, non aggiorno da un sacco di tempo e mi dispiace D: Oltretutto mi pare che questo capitolo sia un pò cortino...Bah. 
Allora, vi porgo umilmente le mie scuse c.c Ora che c'è il ponte proverò a scrivere di più <3 
Dunque, a fine capitolo troverete delle immagini che chiariranno un pò delle descrizioni di abiti, soprattutto... eh eh :3
Ok, spero finerete di leggere questo capitolo, sappiate che vi adoro <3 
Lasciate una recensioncina! 
Un bacio, ci vediamo alla fine..
Luna
P.S: Si, la fan art che ho messo non è molto inerente hai personaggi della mia storia...Però mi piaceva :3 



 


 


»Capitolo 13«
 

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In quei giorni non parlavo spesso con Teddy. Lui era molto impegnato con il professore di Difesa contro le Arti Oscure e con il corso per auror.
Ma si fece perdonare.
La squadra di Quidditch di Grifondoro era prima in classifica. Anche quest'anno probabilmente avremmo vinto ad occhi chiusi. Le piccole Lucy e Sophie erano il mio orgoglio. Cacciatrici d'eccezione, facevano un baffo a quelli del settimo anno.
Ero molto contenta della squadra che avevo formato, tutti i componenti erano gente in gamba.
Arrivammo all'ultima partita della stagione invernale, contro Corvonero, squadra tosta.
Eravamo tutti elettrizzati, feci il discorso d'incoraggiamento che veniva tramando da capitano a capitano ed uscimmo in campo.
La folla era euforica, e questo non fece altro che aumentare la mia adrenalina.
Sorrisi ai miei compagni, facemmo un giretto per il campo e aspettammo che la coach tirasse in aria le palle.
La partita cominciò. Le divise blu-argento mi sfrecciavano davanti ad una velocità assurda: Corvonero era tosta proprio per la velocità. Ma noi sapevamo il fatto nostro.
Lucy sfrecciava veloce e invisibile quasi quanto il boccino. La coprii da un paio di bolidi impazziti, che vennero diretti poi verso la piccola Sophie che aspettava di ricevere la pluffa dalla sua amica.
La ricevette in poco tempo – Vai, Sophie! – la incitò Lucy, prima che la secondina tirasse la pluffa e centrasse l'anello di mezzo. Il portiere sembrò imprecare prima che un bolide, non inviato da me, siamo chiari, lo colpisse ad un braccio, quasi disarcionandolo.
Fissai l'altra battitrice che alzò le mani in segno di scusa. Sorrisi divertita: questa nuova squadra mi piaceva sempre di più. Tranne per il cercatore, Fredrique. Lo fissai scrutare attento il campo, alla ricerca del boccino. Non appena lo video spuntò un sorrisetto strafottente sul suo volto che mi fece davvero innervosire.
– Ehi, Rinns! – gridai al cercatore – Ricordati che siamo una squadra! –
Lui alzò un sopracciglio e agitò la mano in mia direzione, mentre sfrecciava tra i giocatori.
Allungò il braccio, riuscii a vedere il fremito e il luccichio di ali invisibili e... – Grifondoro prende il boccino! Grifondoro vince! Ehi, ehi tu, che fai ma... –
L'attimo di felicità fu sostituita velocemente dalla curiosità riguardo a ciò che stava accadendo in tribuna. Mi girai verso il cronista, un ragazzino occhialuto del quarto anno, che lottava per il microfono con un ragazzo alto, dai luminosi capelli blu. Mi battei una mano sulla fronte: e ora che intendeva fare Teddy?
Prese il microfono con aria trionfante, mentre il ragazzino si lamentava borbottando in un angolo.
– Congratulazioni ai grandi Grifoni! Sono fiero di voi! – boato da parte dei miei compagni e dalle tribune, soprattutto urletti dalle ragazze – Volevo fare una richiesta al vostro capitano, Victorie Weasley... – disse, portando i penetranti occhi nocciola su di me che, imbarazzavo, avevo lo sguardo di tutti puntato contro. Lucy si avvicinò ridacchiando – Uhuh, chissà che vuole... – non la buttai giù dalla scopa perché era piccola.
– Victorie, vuoi farmi l'onore di venire al Ballo del Ceppo con me? – domandò, provocando esclamazioni e applausi da tutti. Io rimasi attonita: che razza di richiesta era?! Così, appena dopo una partita importantissima, stremata, vincente e felice ma comunque stanchissima, mi chiedeva di andare al ballo con lui?! Lucy mi diede una gomitata – Dovresti rispondergli... – mi sussurrò.
Scrutai le tribune: tutti mi fissavano, in attesa di una mia qualche reazione. Alcune ragazze che riconobbi frequentare la mia classe di Difesa contro le arti oscure si mordicchiavano le unghie, nervose. Probabilmente alcune volevano chiedere a Teddy di accompagnarle, oppure speravano che lui lo chiedesse a loro...Sospirai “Questa me la paga...” pensai, mentre, a cavalcioni della mia fidata scopa, mi avvicinavo al mio ragazzo. Mazza sulla spalla, lo guardai torvo – Sei matto o cosa? – gli dissi a denti stretti, scostandomi una ciocca sudata dalla fronte. Lui sembrò minacciato dalla mazza e deglutì – E' un si o un no? –
Alzai gli occhi al cielo e sorrisi divertita. Mi avvicinai e mi sporsi dalla scopa, in una posizione che avrebbe invidiato un artista circense. Gli diedi un lieve bacio a stampo – E' un si... – rimontai sulla scopa e volai via, verso il basso, in linea retta, mentre con la mano libera lo salutavo, fissando divertita e trionfante l'espressione da ebete del mio ragazzo.
Quando scesi sul prato, Lucy, Sophie e tutte le ragazze della squadra mi circondarono – Uao, strauao! Gli hai detto di si, vero?! – risi della loro reazione – Ovvio! – esclamai, mentre, esultanti, mi trascinarono negli spogliatoi.

Quando rientrai nella Sala Comune fui sommersa da applausi e congratulazioni.
– Bravissimi! – urlavano i Grifoni, sparando coriandoli oro e rosso. Molti mi stringevano la mano, mi davano pacche sulla spalla – Mai vista un capitano femmina cosi in gamba! – sentii, e questo non fece altro che aumentare il mio orgoglio.
Alcuni però parlavano anche dell'invito di Teddy – Che invidia! – sentii dire da una ragazza dai capelli mori – Anche io vorrei tanto un ragazzo che mi trattasse cosi, che facesse questi gesti teatrali e romantici! – diceva sussurrando ad una sua amica. Abbassai lo sguardo, imbarazzata. Teddy si fece largo tra la folla e mi abbracciò – Ciao! – mi salutò, radioso. Juliette e Claire comparvero ai miei fianchi – Ehi, Teds, ricordati che noi veniamo prima di te! Faccela spupazzare un po'... – dissero, rapendomi. Lanciai uno sguardo di scuse al mio ragazzo che era rimasto con in mano due bicchieri di succo di zucca e un sorriso divertito stampato in faccia.
Le mie due migliori amiche mi portarono lungo la torretta, un sorrisino beffardo che incorniciava i loro bellissimi volti – Bé? – mi chiesero in coro, facendomi anche ridere.
– Bè che? – domandai, con sguardo vago.
Juliette mi diede un'affettuosa spinta – Parla! –
Risi – Che volete sapere? –
– Gli hai risposto di si? – i loro occhi luccicarono.
Le guardai storto, sorridendo – Ovviamente. – dissi, mentre mi soffocavano – Sii! Brava! Se gli avessi detto di no ti avremmo uccisa! –
Ridemmo di gusto, mentre riuscii a tornare nella Sala Comune.
Con in mano un bicchiere di burro-birra, cercai con lo sguardo il cercatore, Fredrique Rinns.
Volevo dirgliene quattro.
– Fred, scusa, posso? – chiesi, avvicinandolo e vedendo che stava parlando con degli amici.
Loro mi sorrisero e si allontanarono.
– Qualche problema, capitano? –
– Un problemino c'è, effettivamente. Non mi piace la tua arroganza. – dissi, dritta al punto.
Lui alzò un sopracciglio –Arroganza? –
– Ho notato come ti muovevi nel campo. Non mi piace il tuo atteggiamento. –
Lui sorrise, un sorrisetto un po' malefico – Ho capito, non vuoi che io sia più popolare di te. Non ti basta essere la nipote del Salvatore del mondo Magico, la figlia di due importanti personaggi dell'Ordine della Fenice, il capitano della Squadra di Grifondoro, mezza veela, con il ragazzo più fico e adorato della scuola. –
Lo guardai sbalordita – Che?! Prima di tutto sono purtroppo per un quarto veela, e non c'entra nulla la mia famiglia! Semplicemente penso che il tuo comportamento non faccia bene alla squadra! Attento, Rinns, o ti sbatto fuori! –
Lui si avvicino e, con un sorrisetto se possibile ancora più malvagio, sibilò – Provaci. –
E se ne andò. Il sangue mi ribolliva nelle vene. Che astio! Come si permetteva quel quel...verme!
Girai i tacchi infuriata, bevendo la burrobirra tutta d'un fiato. Mi aveva rovinato la serata.

– Pensavo, e se aggiungessi dei ritocchini alla gonna? – Juliette aveva ripreso i suoi fogli e ora stava riempiendo un'elegante cartellina sformata.
– Julie...Hai fatto il tuo vestito? – le domandai, distratta, sdraiata sul divanetto bordeux della Sala Comune mentre lei, a gambe incrociate sul tappeto davanti al caminetto, riordinava gli accurati disegni ,una matita che teneva in su i capelli rossi e un'altra che veniva freneticamente mordicchiata.
– Si. – mi rispose, frugando tra i milioni di schizzi. – Ecco. Che ne pensi? –
L'abito che aveva disegnato era semplice, verde muschio, in perfetto accostamento ai suoi occhi.
Era lungo, con un taglio imperiale, la gonna era di tulle e partiva da sotto il seno. La stoffa nella parte superiore era di raso, aveva appuntato, e staccava con la gonna con una fila di perline.
– E' bellissimo! – esclamai.
Lei arrossì – L'ho fatto piuttosto liscio, cosi non metterà in mostra le curve... – sussurrò.
Alzai gli occhi al cielo – E' perfetto per te. – le dissi, riconsegnandole il foglio e sorridendole dolcemente. Lei arrossì, riabbassando lo sguardo.
– Uffa, ho fame. Chi mi accompagna dagli elfi per rimediare un po' di budino avanzato? – Claire era sbucata dal dormitorio con i capelli acconciati in una treccia, la cravatta rosso e oro un po' allentata. Doveva essersi appisolata. – Se vuoi vengo io, in effetti sento un po' di languorino... – dissi, stiracchiandomi e alzandomi dal divano.
– Julie? – domanda Claire, inclinando la testa per vedere cosa stesse facendo la nostra amica.
Juliette stava mordicchiando la matita, ormai ridotta ad un mozzicone – No, andate voi, io devo dare gli ultimi tocchi e decidere i vestiti, mia madre deve farli entro un mese massimo...E non le sto rendendo il lavoro facile! Sicure che scelgo io per voi? –
Alzammo gli occhi al cielo – Per tutti i Nargilli! – esclamai, esasperata – Quante volte te lo dobbiamo dire? Si, Morgana, si! – e alzai le braccia, quando un polso non andò a sbattere contro il naso di un malcapitato.
– Oh cavolo! – esclamò questo. Mi girai, imbarazzatissima – Scusa... – sussurrai.
– Oh, Teddino! – dissi, vedendo i capelli blu acceso.
– Victorilla...Si può sapere perché finisci sempre per farmi male? – aggiunse, massaggiandosi il naso.
– Scusa, Teddino, ma la qui presente Juliette Springs mi sta esasperando... –
– Non è vero! – si lamentò Julie.
– Oh si che è vero! – commentai, tornando a Teddy – E quindi ti dicevo che per l'esasperazione avevo alzato le braccia al cielo, ma come al solito tu e il tuo naso capitate sempre in mezzo... –
– E così è colpa mia e del mio naso? – disse Teddy, divertito.
– Esatto! Vedo che non hai perso la tua perspicacia, Teddino... –
– Ok, Victorilla, ora smettila con questo nomignolo... – aggiunse, stringendomi a sé.
Mi morsi un labbro – Mh, devo ringraziare nonna Molly, ha una fantasia davvero fervida, la devo davvero ringraziare... – lui si avvicinò pericolosamente al mio volto – Ah si, Victorilla, la dovrei ringraziare anche io... – mi sussurrò, sorridendo maliziosamente.
Ridacchiai mentre mi baciava, poi lo scansai ricordandomi delle mie amiche che, imbarazzate, si scambiavano sorrisetti complici.
Mi girai verso di loro e alzai le spalle – Ok, Teddino, ora devo andare. – dissi, tirandolo per la cravatta e dandogli un ultimo bacio a stampo – Ci si vede in giro! – gli gridai, prima di scomparire dietro il ritratto della Signora Grassa.
– Certo lo tratti davvero male... – sussurrò Juliette, ridacchiando sotto i baffi.
Arrossii e le diedi una gomitata nelle costole – Ah.Ah. Carina. Piuttosto...Hai sentito Mike? –
Abbassò lo sguardo, rabbuiandosi – Si, si l'ho sentito...Mi sembra strano. –
– Bé, è difficile dirlo attraverso le lettere... – sussurrai a denti stretti. Lei rialzò la testa, sorridendo – Si, hai ragione. Probabilmente ha solo difficoltà nello studio... –
Claire tossicchiò – Già che siamo in argomento...Vorrei rendervi partecipi della mia felicità! Mi sono fidanzata! –
Ci fermammo in mezzo alle scale – Cheeee?! – esclamammo io e Juliette in coro.
Lei ridacchiò – Si, esatto. Si chiama Brandon Launs, Corvonero. –
Non so cosa si aspettasse, ma rimase delusa dalla nostra reazione.
– Bè? Che sono quei musi lunghi?! –
Mi morsi un labbro e fissai Juliette, che mi rivolse la stessa occhiata. Prese un grosso respiro – Pensavamo che...Tu e Richard...Ci volevate riprovare... –
Claire si irrigidì al nome di Richard – Non si è più fatto sentire. Per ora mi vedo con Bran, basta. Ora andiamo a prendere il budino, per piacere. –
Annuimmo in silenzio – Ok...Vi dispiace se passiamo un attimo alla Guferia? – domandò Juliette – Devo mandare i disegni degli abiti a mia madre...finalmente li ho scelti. – gli occhi verde smeraldo le si illuminarono.
Le diedi una pacca sulla spalla – Oh, finalmente! Che bello! Allora, quale hai scelto per noi? – domandai curiosa, riuscendo a strappare anche un sorrisetto di curiosità a Claire, che ci teneva il broncio.
Raggiungemmo le cucine – Voglio farvi una sorpresa. Sappiate che sono perfetti per voi! – esultò.
Alzai un sopracciglio – Il mio non è rosa, vero? – domandai, preoccupata.
Lei rise – Tranquilla! So benissimo che odi il rosa e tutte le sue tonalità! –
Sorrisi compiaciuta – Oh, questa è una bella notizia. Molto bene. –
Entrammo nelle cucine, e subito ci raggiunse un'elfetta dall'aria giovanile – Salve! Serve qualcosa? – Juliette si chinò fino alla sua altezza – Ciao, Kup. Volevamo chiederti se c'era un po' di budino al cioccolato avanzato. Nel caso potreste darcene un pochino, per favore? – le domandò dolcemente.
Kup si illuminò alla parola “per favore” e sorrise – Oh mi pare di si! Ora vado a vedere! – trotterellò allegramente verso dei compagni elfi che le indicarono un grosso barile d'ottone.
Non riuscimmo a vedere bene cosa stesse facendo, ma poco dopo tornò con tre piattini pieni di budino dall'aspetto delizioso – Ecco qua. Buon appetito! – esclamò, felice di poterci aiutare.
Le sorridemmo sinceramente – Grazie. – le disse Juliette, rialzandosi – Grazie davvero! Buon lavoro! – disse. Io e Claire la ringraziammo e seguimmo Juliette, salutando tutti gli elfi che sorrisero al nostro saluto.
– Oh, finalmente. Molto bene. Ora torniamo alla Sala Comune e mangiamoci questo budino! – esclamai, affondando il cucchiaino nel budino e portandomelo alla bocca.

– Poosta! – la domenica era il mio giorno preferito. Sui tavoli delle case milioni di gufi portavano pacchi, pacchetti e pacchettini, era un tripudio di piume candide e odore di carta.
Quel giorno, ben tre gufi maestosi portavano tre grandi pacchi a tre ragazze Grifondoro.
– Eeeehi! E che è tutta questa roba? – esclamai, trovandomi davanti l'enorme pacco.
Juliette era sovreccitata – Fantastico! – prese un bigliettino dal suo pacco – “Ho fatto del mio meglio, spero vi vadano bene! Sarete bellissime, un bacio, Anne Springs” Di sicuro saranno bellissimi! Grazie mamma! – disse Juliette, afferrando il pacco – Su, apriamoli su! Non voglio che gli altri li vedano prima del ballo! – esclamò, gli occhi che le luccicavano.
Io e Claire ci scambiammo un'occhiata divertita, ma eravamo super curiose di scoprire che abiti ci aveva disegnato Juliette.
– Ok, muoviamoci, sono troppo curiosa! – esultai, prendendo il mio pacco e seguendo la chioma rosso rubino della mia amica. In poco tempo ci ritrovammo nella nostra stanza.
– Pronte? – chiese Juliette, prendendo le forbici per tagliare i nastri.
– Al tre... – sussurrò Claire, scambiandoci un'occhiata.
– Uno... – disse Juliette.
– Due... – Claire preparò le mani sulla carta.
– Tre! – conclusi io, e il rumore delle carte che si strappavano risuonò per tutta la camera.
Non appena vidi il tessuto rosso amaranto rimasi sbalordita. Era tutto di tulle,senza spalline, una parte di tessuto fasciava il seno, un'altra seguiva la silouette fino alla gonna, che era liscia e morbida. Lo tirai fuori, ammirandolo – E'...E' bellissimo! – esclamai, stupita dalla bravura della mia amica e della madre che l'aveva fabbricato.
Juliette sorrise – Grazie! – osservai l'abito che teneva tra le mani: era di un verde pallido, perfetto per la sua carnagione, senza spalline, scollatura a cuore, la gonna partiva da sotto il seno ed era tutta drappeggiata. Lo immagini indosso alla mia amica: perfetto.
Poi puntai gli occhi su Claire che, impietrita dallo stupore, fissava il vestito con gli occhi lucidi – E'...E' perfetto. – disse, sussurrando. L'abito era turchese, il colore preferito di Claire, anche questo senza spalline, aveva una cintura di strass sotto il seno a forma di foglie. Le sarebbe stato benissimo.
Posammo gli abiti sui letto e saltammo al collo di Juliette – Sono meravigliosi! – le urlammo nelle orecchie, mentre lei ridacchiava – Grazie, grazie! Sapevo che vi sarebbero piaciuti! –

– Dimmi solo di che colore è! – Teddy non mi dava pace da giorni. Ormai mancavano due giorni al Ballo, e io non gli avevo ancora detto il colore dell'abito.
– Mh...Ma perché lo vuoi sapere? Voglio che sia una sorpresa! – gli dissi dirigendomi verso l'aula di Pozioni. Gelson era stato mandato via, e ora l'aveva sostituito un dolce vecchietto che assomigliava a Babbo Natale, quel vecchio babbano barbuto che vestito di rosso con le guance come ciliegie che Juliette mi aveva fatto vedere in un immagine. Non avevo mai capito perché entrasse nelle case e perché ancora nessuno non lo avesse fermato: insomma, non è effrazione? A quella domanda Juliette si era messa a ridere.
– Perché cosi posso mettere la cravatta coordinata e prenderti un boquet che non faccia schifo! –
Alzai gli occhi al cielo, superandolo. Lui accelerò il passo e mi raggiunse – Allora? –
Mi fermai in mezzo al corridoio – Allora...Mh, non voglio che siamo tutti coordinati, non è meglio essere tutti colorati? Saremmo più vivaci! –
– Si, vivaci come un pugno in un occhio... –
– Merlino, mi sembri Claire, siete due perfetti uccelli del malaugurio... – sussurrai, stringendo i denti.
– Un indizio... – insistette lui, avvicinandosi.
– Ok...Il colore. Inizia per R... – sorrisi furbetta.
– R? – domandò lui, inarcando il sopracciglio.
– Si, R! Ora vado che sono in ritardo! – mi alzai sulla punta dei piedi e gli diedi un lieve bacio a fior di labbra.
Dopo le vacanze di Natale non lo avrei più rivisto. Il suo tirocinio sarebbe finito, e avrebbe frequentato un normale corso da Auror. Chissà, magari con il nuovo lavoro non lo avrei più rivisto... Mi diedi degli schiaffetti sulle guance, per distogliere quel pensiero dalla mente. Mi allontanai da Teddy, praticamente correndo verso i sotterranei.
– Allora, come va con Brandon? – domandai sottovoce a Claire, mentre il professor Whitelight, nel suo panciotto rosso, girava per i banchi controllando i calderoni. Aggiunsi un po' di aghi di porcospino nel mio e girai tre volte in senso antiorario, come scritto nel libro. Claire fece lo stesso, controllò il professore e si rivolse a me – Boh. –
– Che vuol dire boh? – esclamai, sempre sottovoce, frenando il mio tono.
– Boh, nel senso di non lo so. Penso che dopo il ballo lo lascerò...Io...Penso ancora a Richard. Mi manca, Vicky... – disse, stringendosi nelle spalle.
Annuii: si, lo sapevo. Lo immaginavo, delle volte io e Juliette ci svegliavamo per i suoi singhiozzi, e ci accorgevamo che stava leggendo le vecchie lettere di Richard.
Le sorrisi, cercando di tenerle su il morale – Che ne sai che non vi rivediate e... –
– Non ci voglio pensare. Chissà, magari ora è di nuovo da Allison. – mi liquidò, girando la testa verso il libro e concentrandosi sulla pozione.
Mi morsi un labbro “Forse era meglio stare zitta...” pensai, controllando il calderone fumante.
Rimanemmo cosi, in silenzio, mentre il professor BabboNatale passava – Signorina Madisons! Ottimo lavoro! Signorina Weasley...Mh, girerei ancora un po' con quel mestolo... – disse, sorridendomi. Annuii distrattamente, portando i miei occhi su Claire, che fissava nervosa il suo calderone.
L'ora finì e noi studenti uscimmo come velocemente dall'aula, Claire sembrava star facendo una maratona.
– Claire! Claire, aspettami! – cercai di fermarla, ma la mia amica era troppo veloce e gli altri studenti mi bloccavano.
Finalmente riuscii ad uscire dalla folla e corsi, raggiungendola. Stava varcando il portone principale e si stava dirigendo velocemente verso il nostro Olmo.
– Claire! – la chiamai, e si fermò. Con un'ultima piccola corsetta arrivai al suo fianco e fu allora che la vidi piangere.
– Maledizione! – gridò, la voce rotta. Si buttò letteralmente sul prato, abbracciandosi le ginocchia e cercando di soffocare le lacrime che ormai scendevano copiose dalle guance di porcellana.
– Maledizione, Vicky! Odio quando hai ragione! – mi accovacciai accanto a lei, posandole una mano sulla schiena, scossa dai singhiozzi, ma la scacciò – No, non voglio la tua compassione. –
– Claire... –
– Vicky, io lo amo ancora. – concluse, tirando su con il naso.
Ci fu un lungo silenzio, rotto solo dal fruscio dei rami.
– Lo amo ancora. E non posso farci niente. E odio questa situazione, la odio con tutta me stessa. –
– Ma...Brandon? –
– Brandon è un rimpiazzo. Per cercare di dimenticarlo. –
Mi morsi un labbro mentre lei alzava la testa, fissando il Lago Nero.
– Va bene, basta. – si alzò, asciugandosi le guance con il dorso della mano.
La imitai e, una volta in piedi, le afferrai la mano che lei ristrinse.
– Grazie, Vicky, e scusa se sono cosi rude. –
Scossi la testa sorridendo – Non preoccuparti. Ti conosco ormai da sei anni. Ci ho fatto l'abitudine, Cervellona! – lei si girò divertita al pronunciare di quel nomignolo che io e Juliette usavamo i primi anni ad Hogwarts.
Mi fece una linguaccia, rise, mi prese sottobraccio e insieme ci dirigemmo verso il castello, il cielo che cominciava ad imbrunire.

– Alla fine con chi ci vai, tu? – Il grande giorno era arrivato. Il Ballo del Ceppo si sarebbe tenuto quella sera e tutte le ragazze erano in preda al'euforia. Molti ragazzi, i più timidi , i ritardatari, si decidevano infine a chiedere alle ragazze di accompagnarli.
Io, Juliette e Claire sedevamo sotto un portico quando un coraggioso Tassorosso si fece avanti con una Corvonero che, sorridendo, lo liquidò.
– E' stata un po' crudele, non trovate? – domandai, osservando il ragazzo che, con sguardo rassegnato e malinconico, fissava la donzella andare verso il suo gruppetto di amiche.
Un altro gruppo di ragazzi, di case diverse, stava inseguendo un'altra Corvonero dai lunghi capelli rosso fiamma e un portamento altero.
– Minnie! – la salutai, riconoscendo la ragazza come mai sorella.
– Oh, delle facce amiche! – esclamò lei, dirigendosi velocemente verso di noi.
– Non puoi capire quanto io sia contenta di vederti, sorellona. – sbuffò, sedendosi accanto a me e posando la borsa dei libri.
Le sorrisi divertita – Hai cosi tanti spasimanti? –
Lei mi guardò torva – Come se tu non li avessi... – purtroppo la mia saggia sorellina aveva ragione: folle di ragazzi mi avevano assalita, pregandomi di andare con loro invece che con Teddy. Ovviamente avevo risposto di no.
– Delle volte è davvero frustrante essere una veela... – sbuffò, scostandosi un boccolo ramato dalla spalla.
– Per un quarto! Siamo per un quarto veela! – precisai, facendole alzare gli occhi al cielo.
– Già, scusami, grazie per avermelo ridetto... – sussurrò sarcastica.
– Prego. – le risposi, arruffandole i capelli.
– Dominique! – la chiamò una voce maschile.
– Oddio...e mo chi è? – domandò, chiaramente esasperata. Un Serpeverde dai capelli biondi e il volto ricoperto da lentiggini ci raggiunse – Dominique! Non so se ti ricordi di me. Mi chiamo Thomas e facciamo insieme Incantesimi... –
Lei annuì annoiata – Sisi...Va al punto. –
– Io...Mi chiedevo se ti andasse di venire al ballo con me, stasera. So che è azzardato, all'ultimo minuto, ma a me farebbe davvero piacere se... –
– Perdonami ma vado già con un mio compagno. Grazie comunque. Mi dispiace. – rispose fredda lei, girando i tacchi e tornando da me.
– Uao, sei davvero un ghiacciolo, Minnie. – la informai, fissando il povero ragazzo che tornava sconsolato all'interno del castello.
– Victorie! –
– Morgana! – esclamai io questa volta. Mi girai, trovandomi di fronte un Teddy tutto trafelato – Teddino! Che caspita fai?! – gli domandai, un po' divertita, un po' preoccupata.
– Vicky...Tu mi farai diventar matto. Ho comprato tutti i bouquet di ogni colore che inizi per R..Rosa, Ramarro, Rapa, Ravanello, Rubino, Rosso corallo, Rosso Amaranto... – fece sbucare da dietro la schiena una scatola che aprì, rivelando un tripudio di fiori colorati.
– Oh, che bello! – esclamai, vedendo tutti quei colori insieme.
– Si, vero, però ora rispondimi: che colore? –
Gli sorrisi maliziosa, alzando la mano sulla scatola e facendola volare sui bouquet.
Poi la mano si fermò sopra un piccolo bouquet rosso amaranto che afferrai e portai al viso – Questo mi piace. – dissi, ammiccando. Lui sorrise, sollevato – Ottimo. – si avvicinò a me finché i nostri nasi non si sfiorarono. Puntava alle mie labbra, ma il piccolo bouquet bloccava il passaggio – Questo lo usiamo dopo, che dici? – mi sussurrò, portando una mano sul mio polso e spostandolo.
Risi – Mh, è una buona idea... – sussurrai, prima che lui mi zittisse con un dolce bacio.
– Ehmehm! – ci staccammo e rivolsi un'occhiataccia alla mia non tanto cara sorellina.
– Andate a scambiarvi la saliva da un'altra parte, per favore! – disse, con una vocetta angelica.
Alzai gli occhi al cielo e le rifilai una linguaccia, poi tornai al mio ragazzo, baciandolo con più dolcezza.
Sentii le mie amiche ridacchiare e Minnie sospirare, cosi mi staccai da Teddy – Ci vediamo, Teddino. – lo salutai, facendogli la linguaccia. Lui mi accarezzò la guancia e sorrise – Contaci, Victorilla. – e se ne andò.
– Teddino, Victorilla...Mi fate venire il voltastomaco! – disse Dominique, sospirando.
La guardai furbescamente – Ah si, Domminnina di nonnina? – le dissi, ridendo sotto i baffi e rinfacciandole l'orribile nomignolo di nonna Molly.
E infatti Dominique divenne rossa di rabbia, le orecchie le divennero scarlatte come succedeva a zio Ron – Non.Osare.Pronunciare.Quel.Nome. – sibilò, guardandomi sinistramente.
Scoppiai a ridere, incapace di resistere davanti al suo faccino arrossato.
– Merlino, Minnie, sei insostituibile! – riuscii a dire, tra una risata e l'altra. Lei sorrise – Ah ecco, volevo ben dire. – commentò, alzando il mento con fare altezzoso, e questo provocò un'altra ondata di risatine, questa volta anche da parte delle mie amiche.
– Uh, ecco Mary! – esclamò la Corvonero della famiglia, notando una sua compagna di Casa, una delle sue più care amiche – Io vado, ci si vede! – mi salutò –stranamente- con un bacio sulla guancia, e fuggì via, verso la sua amica, la sciarpa blu e bronzo che volava.
– Ah, la famiglia! – sospirai – Meno male che le amiche le si scelgono! – dissi, prendendole sotto braccio.
– Bah, sei incorreggibile! -- esclamò Juliette, prima che le nostre risate si disperdessero nel castello.

Penso che se si entri nella camera di un adolescente, sia naturale trovare il disordine. Se poi le adolescenti sono due, la cosa è peggiore. Consideriamone tre, allora la cosa è davvero preoccupante.
Ma se almeno una di loro ama l'ordine – nel nostro caso la cara Claire – allora si può contenere.
Ma la camera di tre adolescenti che tentano di prepararsi per un ballo, state certi che sarà il regno della confusione e sperate di non entrarci mai.
Ed in quel momento, la nostra stanza, già normalmente resa un disastro da me e Juliette, era un tripudio di oggetti sparsi ovunque, spazzole, asciugamani, cuscini, libri, pergamene, calamai...Una grossa macchia di inchiostro scuro era apparsa sul tappeto rosso, ma ero certa che ci fosse sempre stata.
Le uniche cose in ordine erano gli abiti per il ballo, riposti con cura nell'armadio. Spaparanzata sul davanzale, con in testa un asciugamano, aspettavo che Claire liberasse il bagno per potermi acconciare i capelli, o meglio, per fare in modo che Juliette me li acconciasse.
Dopo pochi minuti, ecco la mia amica uscire dal bagno, tutta trafelata e con un impiastro verde spalmato in faccia – Cheeee..Ma che è, il mostro della palude? – esclamai, vedendomela apparire davanti. Indossava un accappatoio di spugna rosa e anche lei aveva un asciugamano in testa – Poche chiacchiere – disse, nervosa – Piuttosto hai visto per caso i miei tacchi? Santa miseria, non li troverò mai... – sbuffò, grattandosi una mano.
Alzai gli occhi al cielo – Claire, devo forse ricordarti che sei una strega? – lei rimase sbigottita – Oddio, perché non ci ho pensato prima? – sbuffò, andando alla ricerca della sua bacchetta.
Sorrisi divertita, e tornai a fissare il cielo che imbruniva, quando, come un tornando, non uscì dal bagno la nostra parrucchiera, Juliette, che si era già acconciata i capelli ramati: li aveva portati tutti sul lato destro e, per fermarli, aveva usato dei fermagli sormontati da dei delicati fiorellini verde chiaro, come l'abito, poi aveva fatto dei capelli dei bellissimi boccoli ramati. Era bellissima.
– Vicky! Forza, abbiamo poco tempo. Vieni, muoviti! – mi incitò, mentre Claire si infilava le scarpe e provava a camminare lungo il corridoio.
Nel bagno, il disordine era, se possibile, peggio della camera. Nel lavandino erano state buttate mollette, fermagli, spazzole, pettini, asciugamani bagnati e altre cose. Posate sulla tavoletta del water, il ferro per i boccoli si stava riscaldando, e la piastra per i lisci era chiusa nella custodia, posata sopra un mobiletto che Juliette aveva montato l'anno precedente, portandosi da casa una confezione di una certa casa babbana di mobili, IKEA.
– Allora, che facciamo? – mi domandò, togliendomi l'asciugamano. Fissai i miei capelli nello specchio. – Sinceramente? Non ne ho la più pallida idea. Che caspita facciamo? – mi morsi un labbro.
Juliette sembrò pensarci su parecchio – Ok, niente panico. Allora... Considerando il tuo abito... – mi tirò su i capelli e fece qualche prova – Si, ci sono. – concluse, con una certa luce negli occhi smeraldini.
– Ovvero? – domandai, un po' preoccupata per i miei capelli.
Lei sorrise – Aspetta e vedrai . – sinceramente non sapevo che aspettarmi. Conoscevo le abilità di Juliette, ma quella luce negli occhi mi preoccupava un po'.
Con un colpo di bacchetta mi asciugò i capelli, li pettinò a lungo e cominciò ad acconciarli mentre io, in silenzio, leggevo l'ultimo numero de “Il Cavillo” con un interessantissimo articolo sui Nargilli: dove trovarli.
– Finito! – esclamò Juliette. Alzai lo sguardo e rimasi a bocca aperta: mi aveva legato i capelli in una morbida crocchia bassa* lasciando alcune ciocche a coprire le orecchie. Mi portai una mano alla bocca – Come caspita hai fatto? – domandai, girando la testa per vedere tutte le angolazioni dell'acconciatura.
– Aspetta, il tocco finale... – prese un baulettino candido, di raso, e lo aprì, rivelandone un portagioie. Prese dei fermagli sormontati da alcune roselline di cristallo rosse, che infilò nella parte superiore dello chignon – Perfetta. – disse, ammirando il suo operato. Sorrisi e la abbracciai, facendo attenzione a non rovinare i suoi e i miei capelli – Sei fantastica! Grazie! – esclamai, scoccandole un bel bacio sulla guancia.
Lei ridacchiò – Ahaha, meno male non abbiamo ancora il trucco... – Claire bussò – Ehi, tocca a me ora! – gridò da dietro al porta. Aprii – La parrucchiera è libera. – dissi, con un inchino.
Claire mi scrutò – Ehi, bell'acconciatura! –
Sorrisi – Già! – si richiuse la porta alle spalle, mentre io mi diressi di nuovo alla mia finestra. Con un colpo di bacchetta tramutai un pezzo di vetro in un perfetto specchio, in modo da potermi truccare.
Appellai i miei trucchi – impossibili da ritrovare in quel casino – e cercai di truccarmi alla meglio: non ero molto esperta al riguardo. Alla fine il risultato mi piacque: avevo messo giusto un filo di eyeliner nero che mi allungava l'occhio e ne metteva in risalto il colore, e giusto un po' di mascara. Claire mi convinse a mettere un filo di fard sulle guance e un rossetto rosso che riprendeva la tonalità dell'abito e delle roselline tra i capelli. Dopo un po' la porta del bagno si aprì, e Claire, insieme a Juliette, uscì, acconciata e truccata a dovere. A differenza di me e Julie, lei si era lasciata i capelli sciolti che, solitamente già mossi di loro, erano stati aggiustati in morbidi boccoli biondi.
Un piccolo fermaglio dalle gemme turchesi le teneva una ciocca dietro la nuca, ed emetteva una luce a dir poco splendida. Si era messa un filo di ombretto azzurrino, eyeliner nero che finiva con una “codina” e una punta di rossetto nude. Anche Juliette si era truccata, e aveva optato per un po' di ombretto verde chiaro, come l'abito, del mascara e un rossetto rosa carne, lucido.
Sorrisi – Siete bellissime.. – dissi, vedendole.
Juliette abbassò lo sguardo e Claire le cinse le spalle con un braccio – Tutto merito suo! – esclamò.
Annuii – Si, Julie, hai fatto davvero un ottimo lavoro! – Lei sembrò ancora più imbarazzata – SI, ma ora non parliamo di me...Indossiamo gli abiti! – disse, cercando di distogliere gil sguardi da lei.
Sorridemmo e ci avvicinammo all'armadio, aprimmo le ante e tirammo fuori i fantastici abiti disegnati dalla nostra amica – Bene – dissi, cominciando ad infilarlo – Siamo pronte. –

Quando raggiungemmo le porte della Sala Grande non c'era molta gente. Durante il tragitto per raggiungere le scale, Claire incrociò Brandon che, estasiato alla sua vista, le diede un bouquet azzurrino e blu, con degli swarosky incastonati qua e là. Sinceramente? Orribile. Di un kitch. Stavo per scoppiare a ridere in faccia al ragazzo, alla vista della faccia della mia amica, ma mi trattenni. Juliette era sottobraccio a Paul, un suo caro amico Grifondoro, che penso sia tra l'altro il suo vicino di casa. E poi c'ero io, sola, che scrutavo la folla. Non lo trovavo. Cominciai a fare i gradini e finalmente eccolo: nervoso, si continuava ad aggiustare la cravatta grigio perla, i capelli blu scompigliati. D'un tratto si girò e mi vide: i suoi occhi si sgranarono, e un sorriso ebete gli spuntò sulla faccia. Notai che anche altri ragazzi ebbero la stessa reazione, e la cosa mi mise un po' a disagio. Gli sorrisi e, quando mi porse il braccio, lo presi un po' esitante.
– Sei bellissima. – mi sussurrò, prima di portarmi in Sala.

 



~Angolo Autrice
Papapapaaan
Ecco la fine del capitolo :3 Dunque dunque...L'ho smorzato cosi perché volevo dedicare almeno l'inizio di un capitolo per il Ballo, visto che ci saranno dei colpi di scena...Comunque, ecco gli abiti delle ragazze:
Victorie: 
http://i38.tinypic.com/xfuw7c.jpg
Juliette: http://i33.tinypic.com/o9fjgo.jpg
Claire: http://i37.tinypic.com/ac35hu.jpg
Ok, per l'acconciatura di Victorie mi sono ispirata a quella che ha Jennifer Lawrence ( <3 ) per gli Oscar, e sinceramente mi paice tanto <3 Che ne dite, in generale del capitolo? <3 Il gesto plateale di Teddy mi piace tanto :')
Lasciatemi una recensione <3
Un bacione; alla prossima (che spero sarà presto :P)
 
Luna

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Capitolo 16
*** Capitolo 14 ***


Salve bella gente :3
Come avete visto, sono stata di parola: ho pubblicato in tre giorni circa. Yeeeeeeee!
Son proprio contenta, e questo capitolo mi piace molto. L'unica cosa è che mi sembra più corto, ma stavo pensando di farli più corti, cosi che ci metto meno tempo a scrivere e quindi a pubblicare...Che ne dite? 
Ci devo un attimo pensare mhmh...
Bé, intanto vi lascio al capitolo tanto atteso c:
Un bacione, ci vediamo in fondo!
Gryfferine

 



»Capitolo 14«


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POV Teddy

Quella ragazza mi avrebbe fatto ammattire. Avevo passato ore a trovare il bouquet perfetto, e poi, il giorno stesso del ballo, si era decisa a dirmi che era rosso. Rosso. Mi passai una mano tra i capelli blu, passeggiando avanti e indietro davanti al portone della Sala Grande, aspettandola.
Passarono i minuti, e già me la immaginai a correre giù per le scale della torre, converse ai piedi, Le sua amate scarpe da ginnastica. Mi girai sbuffando, osservando i ragazzi che entravano a fiumi nella Sala. Mi immaginai con Victorie, là, come loro, a volteggiare tra le colonne. Se non si fosse sbrigata sarebbe stata solo un'immaginazione.
Accanto a me, un ragazzo Corvonero lasciò cadere il bicchiere di burro birra – Che mi venga un colpo! – esclamò, fissando qualcosa dietro le mie spalle. Mi girai, preoccupato di vedermi spuntare un dissennatore o che so io, quando vidi una bellissima ragazza dai capelli biondi, occhi azzurro ghiaccio e un fisico da modella, sbucare da dietro il muro, intimidita, alla ricerca di qualcuno. Aveva i capelli raccolti dietro la nuca e due morbide ciocche le incorniciavano il viso perfetto.
Mi vide, sorrise – mi sciolsi al suo sorriso - e cominciò a scendere la gradinata, tirando un po' su l'orlo del magnifico abito rosso amaranto. Mi raggiunse, sorridendo dolcemente – Ciao. – mi disse, e il bianco dei suoi denti accentuò il rosso del rossetto che portava. – Sei bellissima. – le sussurrai, sorridendole dolcemente. Le porsi il braccio che lei prese con gentilezza. Si lisciò la gonna dell'abito rosso, poi riportò lo sguardo su di me, gli occhi dal colore freddo che mi trasmettevano dolcezza.
Rosso. Il mio nuovo colore preferito.

POV Victorie

Il ballo non poteva essere più perfetto. Mi stavo divertendo un mondo, non solo perché il mio ragazzo era perfetto, ma anche perché le mie amiche, dopo tutto ciò che avevano passato, erano più felici che mai, e ciò non poteva che rendermi ancora più allegra.
Dominique aveva uno splendido abito argentato, simile a quello che vidi in una vecchia foto di mia madre, a sirena, senza spalline, con la scollatura a cuore. Si era portata due boccoli ramati dietro la nuca e aveva lasciato la sua chioma sulle spalle. Era splendida, e il ragazzo che la accompagnava sembrava davvero carino, e , da come lo guardava, sembrava anche che le avesse rubato il cuore.
Probabilmente non mi accorsi del mio sorriso ebete finché Teddy non me lo fece notare – Ehi, come mai quel sorrisetto? – mi chiese cingendomi la vita da dietro. Gli accarezzai una guancia, continuando a fissare Minnie che arrossì quando il suo ragazzo le chiese di ballare.
– Perché sono la persona più felice del mondo. – sussurrai, girandomi e baciandolo con estrema dolcezza. Conoscete il detto “Ci si accorge delle cose belle che si hanno solo quando le si è perse”? Penso che era un po' da rivisitare. Visto che, fortunatamente, me ne ero accorta prima di averle perdute. Eccole là, le mie cose belle: il mio ragazzo, le mie migliori amiche e la mia sorellina.
Teddy mi accarezzò una guancia, sorridendomi, e mi beai di quei suoi magnifici occhi nocciola.
Poi, accadde.
Sinceramente non ne sapevo niente, come invece poteva trasparire. Cominciò tutto con un rumore di passi veloci, che si fermarono dietro Juliette. Claire assunse un'espressione attonita e cercò di dire qualcosa, ma fu preceduta da una voce. Una voce nota – Ehi. – sussurrò lo sconosciuto nell'orecchio di Juliette. Quella voce. Quella voce colpì Juliette come una freccia al cuore e, già traballante sui tacchi alti, sembrò stare per cadere. Si girò lentamente e gli occhioni smeraldo cominciarono a luccicare – Tu.. – sussurrò, portandosi le mani alla bocca. Mi girai anch'io, preoccupata, ma mi trovai davanti Michael Poesy. Sorrisi compiaciuta “Ecco una bella entrata, e bravo Mickey!”. Elegante, e con un piccolo bouquet in mano, il mio migliore amico sorrideva e e fissava dolcemente con i suoi occhi grigi la mia amica. Si avvicinò un po' di più a Juliette, ancora senza parole, e le sfilò dal polso il bouquet che il povero Paul le aveva rimediato.
– Solo io posso accompagnarti ad un ballo.. – sussurrò, accarezzandole i boccoli ramati che le ricadevano su una spalla. Notai che anche gli occhi di Mike si erano inumiditi e sorrisi dolcemente quando si abbracciarono stretti.
– Non puoi immaginare quanto tu mi sia mancata... – le sussurrò.
Mi girai verso Claire che però guardava in giro, cercando qualcuno – Hai perso Brandon? – le domandai, avvicinandomi.
– No, io pensavo che... – le parole le si smorzarono in gola.
– Pensavi che con me fosse venuto anche Rich, vero? – domandò Mike, staccandosi da Julie, un po' a malincuore. Claire abbassò lo sguardo, deglutendo e annuì mestamente. Notai due rivolini luccicanti scenderle dalle guance.
– Sono davvero così prevedibile? –
Una testa rossa spuntò da dietro una colonna e per un attimo pensai che fosse zio Ron, o persino Hugo. Ma gli occhi verdi mi assicurarono il contrario. Richard Thompson era tornato dalla sua bella.
– Richard, che ci fai qui? – domandò Claire, asciugandosi le lacrime e fissandolo torva. Per un attimo pensai che lo stesse per prendere a schiaffi.
– So di averti fatta soffrire, Claire, ma io ti amo ancora, nonostante tu non lo faccia..Sono venuto anche solo per sperare nel tuo perdono..E basta. –
Claire non lo lasciò finire perché gli saltò al collo e lo baciò con passione.
Proprio in quel momento si sentì un rumore di vetri infranti. Mi girai e trovai Brandon con le mani ancora per aria, le scarpe sporche di whisky incendiario e vetri rotti.
Mi avvicinai – Mi dispiace, ma penso che vi siate lasciati. – gli sussurrai, alzando un sopracciglio e provando pena per lui.
Annuì – Lo sapevo, era sempre stata strana. – si allontanò sconsolato.
Tornai da Teddy, posandogli un braccio su una spalla. Con i tacchi ero arrivata finalmente alla sua altezza e ,almeno per quella sera, non mi avrebbe presa in giro per la mia bassezza.
Osservammo i nostri amici baciarsi con passione. Ero felice per Juliette e Claire.
– Bè, finalmente, eh? – mi disse Teddy, infilandosi le mani nelle tasche dei pantaloni. – Già...Certo che spettacolo. – commentai, mentre Claire si avvinghiava ancor di più al suo ragazzo.
– Si ma...Non manca una coppia? –
Sorrisi – Mh, intendi quella con il tipo strambo dai capelli blu e la matta? –
Lui sorrise di rimando, attirandomi a sé – Si, proprio quella. – allacciai le mani dietro il suo collo – Mh, non i pare di ricordarli... – dissi, sorridendo maliziosamente.
– Lascia che ti rinfreschi la memoria.. – mi sussurrò lui, a fior di labbra, prima di baciarmi con passione.
Un tossicchio ci fece staccare. Imbarazzata, incrociai gli occhi della McGranitt – Ehm, mi dispiace interrompervi ma è vietato pomiciare nei corridoi... – disse, scrutandoci uno per uno con fare severo. Abbassai lo sguardo, prendendo per la mano Teddy che ridacchiava sotto i baffi e trascinandomelo nella Sala Grande dove ormai le danze si erano aperte.
Sapevo che anche le mie amiche avevano fatto lo stesso, perché sentii i loro tacchi sul pavimento di pietra.
Appena entrati Teddy cominciò a ridere di cuore, sicuro che la musica non lo avrebbe tradito.
Gli diedi un pugno sul petto, rimproverandolo – E' tutta colpa tua! – gli dissi, con un mezzo sorriso.
Lui soffocò la risatina – Mh, certo, mi sono baciato da solo... – rispose, e gli feci la linguaccia.
Questo lo fece ridere ancora di più, provocandomi un sorriso: amavo la sua risata.
Con la coda dell'occhio vidi Claire e Richard danzare, le mani di lei allacciate dietro il collo di lui

, i nasi che si sfioravano. Ogni tanto si dicevano qualcosa, ed ero sicura che stessero discutendo della loro relazione. Meglio non interferire. Juliette e Mike invece erano ai lati della Sala, seduti, lei in braccio a lui e, con le mani strette, parlavano. Ogni tanto ,con la mano libera, Juliette scompigliava i capelli corvini del ragazzo che sorrideva dolcemente.
– Ehi, che hai? – mi domandò Teddy, vedendo che mi guardavo in giro.
Mi girai verso di lui, i nostri visi a pochi centimetri, i suoi penetranti occhi nocciola che scrutavano i miei. Gli accarezzai le guance – Nulla, va tutto benissimo. – gli risposi, sussurrando. Quindi posai la testa sulla sua spalla, e ballammo cosi, stretti l'uno all'altro.

Non ricordo granché del resto della serata, un po' per la sbornia da risate...e poi forse troppo whisky incendiario. Ma diamine se quella bevanda è buona!
Comunque, ricordo bene che dopo essere usciti dalla Sala, Teddy dovette portarmi in braccio perché, non molto abituata a portare i tacchi e leggermente ubriaca, non riuscivo a tenermi in piedi. Ma fu un tragitto piuttosto bello. Con le mani al suo collo, lo fissavo fare gli scalini sorridendo, senza staccare gli occhi da lui.
– Che c'è? – mi chiese, sorridendo un po' imbarazzato.
Feci spallucce – Mmh...Sai che sei bellissimo Teddino? Eh si...Ehi, quello è il figlio di Pix o cosa? – domandai, osservando uno del primo anno accovacciato davanti ad una finestra. Cosi accucciato sembrava ancora più piccolo e minuto di quanto non lo fosse già, cosi lo scambiai per un poltergheize (NdA: scritto male, ma insomma, sappiamo tutti chi sia Pix u.u).
Teddy rise – Sei senza speranze, Victorilla... –
Buttai la testa nell'incavo della sua spalla – Non chiamarmi Victorilla... – brontolai, prima di addormentarmi tra le sue calde e forti braccia.


Sentii un botto, e aprii gli occhi. Ero stesa su un letto nel dormitorio e sperai fosse il mio. Mi alzai sui gomiti, strizzando gli occhi. Il riflesso blu dei capelli di Teddy risplendette alla luce della luna.
Il baule di Juliette era stato spostato e, a giudicare dall'espressione e dalla gamba alzata di Teds, capii che vi aveva intruppato. Mi stropicciai un occhio – Ehi... – sussurrai, mezza addormentata.
Riuscii ad alzarmi e a raggiungerlo. Nel mentre, capitai orribilmente davanti ad uno specchio, quello stesso che avevo appeso per potermi truccare. – OH PER TUTTE LE STREGHE! – gridai, vedendo il mio viso nel riflesso. Avevo tutto l'eyeliner e mascara colato, il rossetto sbavato e la bellissima acconciatura di Juliette rovinata. Cercai la mia bacchetta nella pochette rossa di raso che avevo portato al Ballo. Con un semplice colpetto riuscii a struccarmi e a farmi una coda.
Sentii un risolino nel fondo della stanza. E mi ricordai di Teddy – Oh, Teddino! – intruppai nei miei stessi piedi, ma Teddy fu tanto veloce da riuscire a prendermi prima che potessi cadere – Ehi, mi sa che non ti è ancora passata la sbornia... – mi sussurrò, fissandomi con estrema dolcezza.
Mi morsi un labbro, sorridendo appena – Già... – gli risposi, a fior di labbra.
Mica si può resistere a una cosi piccola distanza. Cosi mi buttai – letteralmente perché alla fine caddi – su di lui, baciandolo con passione.
Mi adagiò sul letto a baldacchino rosso, accarezzandomi la schiena nuda, fino a toccare il tessuto dell'abito. Trovò la cerniera e, con un po' di difficoltà che mi fece sorridere, riuscì ad aprirla, sfilandomi il vestito. Per tutta risposta io gli cominciai a sbottonare la camicia – giacca e papillon se li era tolti alla festa - , finché non fu totalmente a torso nudo. Gli accarezzai gli addominali fino a raggiungere le sua guance che accarezzai. Calò di nuovo su di me, baciandomi. I suoi pantaloni volarono sul pavimento, senza che me accorgessi.
E, prima che diventassimo un tutt'uno, riuscì a dirgli – Ti amo. – lui sorrise, baciandomi la punta del naso – Ti amo anch'io. –


La mattina dopo mi svegliai dal CRACRA della sveglia a rana di Juliette che aveva impostato lo stesso anche se in vista del ballo. Mi stiracchiai, allungando le mani come facevo ogni mattina.
Solo che tastai un qualcosa di caldo che si alzava come se stesse respirando. Aprii gli occhi di scatto, mettendomi seduta. Accanto a me, ancora addormentato come un bambino, i capelli blu sparsi sul mio cuscino. Il mio cuscino. Realizzai troppo tardi.
– Morgana, Merlino, e per tutti i maghi e le streghe! – ero fermamente convinta che Juliette e Claire fossero...Entrate in camera nel, ehm, momento clou.
Ma, per fortuna, la stanza era vuota. Una civetta, la mia Jenna, era appollaiata sulla testiera del letto di Claire, gli occhietti chiusi, tra le zampe un pezzo di pergamena scarabocchiato.
Lo afferrai, e cercai di decifrarne la scrittura, che infine riconobbi come quella di Juliette “Cara Vicky, sono nella stanza delle necessità con Mike...Claire ha seguito Richard penso nella loro vecchia camera, tanto i nuovi coinquilini di Teddy non ci sono...Sono cosi felice! Un bacione, ti voglio bene, tua Julie.” sorrisi dolcemente: ow, la mia Julie! Due braccia calde mi sorpresero, abbracciandomi da dietro – Mh...Che succede? – mi domandò nelle orecchie un Teddy piuttosto assonnato. Cominciò a baciarmi l'incavo del collo, scostandomi i capelli biondi che erano sparsi lungo la mia schiena, facendomi ridere.
Mi portò sul letto, dove lui si sedette, e io mi sedetti sulle sue gambe – Un biglietto di Juliette. – spiegai, ripiegando il foglio e posandolo sul mio comodino. – Stanotte si sono date da fare... – commentai, sorridendo maliziosamente a Teddy che rise.
– Anche loro hanno il diritto di essere felici, no? – mi rispose Teddy, tra una risata e l'altra.
Non potevo amare una persona cosi tanto. Insomma, era normale, alla mia età? Era possibile? Mi facevo queste domande ormai da mesi, forse da quando ci eravamo messi insieme.
Forse solo in quel momento capii la risposta, mentre lui mi faceva il solletico alla pancia mi baciava numerose volte sul collo e sul naso.
Si, era possibile. E noi ne eravamo la prova vivente.


 

Le vacanze Natalizie mi erano sempre piaciute. Quell'anno erano, se possibile le mie preferite. Certo, facevano a gara con quelle passate, durante le quali mi erano messa con Teddy.
Ma quell'anno avremmo fatto il nostro primo anniversario. E lui mi aveva chiesto una cosa un po'...improbabile.
– E secondo te i miei me lo permetterebbero? Sono minorenne, Teds! – esclamai, rossa d'imbarazzo.
Il mio ragazzo era seduto accanto a me su una panchina di ferro battuto di Hogsmade. Era il primo giorno delle vacanze, ed eravamo usciti per una passeggiata e magari una cioccolata calda.
Lui si passò una mano tra i capelli blu – Non ci avevo pensato ma... – abbassò lo sguardo, arrossendo.
Alzai il naso al cielo limpido, soffiando. Mi piaceva tanto vedere le nuvolette che venivano soffiando quando faceva freddo.
– Ok, faremo cosi. – cominciai, esponendogli il mio piano – Dirò che starò da Juliette. Insomma, non sanno neanche dove abiti, quindi non sospetteranno di nulla... –
– No, aspetta non voglio che tu menta... – mi fermò subito Teddy, prendendomi le mani.
Risi – Ma hai paura di mio padre, Teddy? – gli domandai, sorridendo divertita.
Lui invece assunse un sorriso dolce – Al contrario, lo stimo molto, sai, per ciò che gli è successo. – abbassò la voce sulle ultime parole.
Mi rabbuiai, pensando al destino crudele che Greyback aveva destinato a mio padre. Ma per fortuna l'avevano salvato in tempo. Anche Teddy aveva subito, indirettamente, parte della crudeltà di quel lupo mannaro. Le notti di luna piena ne erano la prova dolorosa. Delle volte anche mio padre si svegliava durante quelle notti, scosso da tremiti alla spina dorsale e sudando freddo, o spesso solo con una forte emicrania.
Strinsi le mani di Teddy – Bè, però vuoi passare la settimana dell'anniversario insieme...No? – domandai, cambiando discorso.
Teddy mi aveva proposto di stare una settimana, o anche solo quattro giorni mi aveva detto, a casa sua, nel suo nuovo appartamento a Londra. Tra quei quattro giorni c'era quello del nostro anniversario, il 24 dicembre. Certo sarebbe stato difficile passarlo solo noi, ma in qualche modo ce l'avremmo fatta.
Solo che non sapevo ancora cosa rispondere.

– Rispondigli di si! C'è anche da chiederlo?! – Claire mi tirò una cuscinata, riempiendomi la bocca di piume rosa. Eravamo nella sua camera, io, lei e Juliette, e stavo raccontando della richiesta di Teddy.
– Sai, quando ci hai detto “Teddy mi ha proposto una cosa...” abbassando lo sguardo, arrossendo e coprendoti le mani, pensavo che ti avesse chiesto di sposarlo. – commentò Juliette, affondando la mano nel vassoio di gelatine tutti i gusti più uno.
Arrossii ancora di più, pensando a quello che aveva detto la mia amica – Ma no, ma che vai a pensare... – borbottai, abbassando lo sguardo.
Ricevetti un'altra cuscinata, poi scoppiammo tutte e tre a ridere.
– Insomma, che faccio? – riuscii a domandare di nuovo, tra una risata e l'altra.
Tornarono serie. Considerando il significato di serie per noi, riuscirono a stento a trattenere la risata.

– Io sono d'accordo con Claire, dovresti dirgli di si. –
– Ma come farei con i miei genitori? – domandai, mordendomi un labbro.
– Fai come avevi pensato, dì che stai da me. Ti coprirò. – mi rispose pronta Julie, dandomi una pacca sulla spalla.
Sorrisi – Ok, mi fido del vostro giudizio. – conclusi, sorridendo.
Questa volta furono due cuscini piumati a colpirmi in faccia.
– E vorrei vedere! – dissero in coro le mie migliori amiche.

Ero più che nervosa. Dovevo mentire, per la prima volta, ai miei genitori. Ok, non era la prima volta. Ma era la prima grossa bugia, ovvero dire che ero da una parte invece che in un'altra. Soprattutto visto che da quella parte sarei stata con il mio ragazzo.
Mi stropicciai le mani non so quante volte, aspettando che mia madre rientrasse nel salone dove io e mio padre eravamo seduti in silenzio.
– Allora, cheriè, che è successo? – domandò la donna di casa, sedendosi vicino a papà e posandogli un braccio su una spalla. Lui la fissò con dolcezza, accarezzandole la mano. Lei gli sorrise, poi tornò a me.
– Ehm, volevo solo chiedervi il permesso di... – presi un bel respiro, scrutandoli. Diamine, in quel momento desiderai di ritrovarmi cosi dopo vent'anni, seduta nel salotto di casa mia, con mio marito, e nostra figlia che voleva chiederci qualcosa. E mia figlia aveva dolcissimi occhi nocciola.
– Di stare da Juliette Springs, la mia migliore amica, per quattro giorni, fino alla vigilia. – dissi, tutto d'un fiato.
Inizialmente non dissero nulla. Si fissarono a lungo, come se stessero parlando telepaticamente.
Poi mio padre mi fissò – Quindi dal 20 al 24? – domandò, inarcando un sopracciglio.
– Si, esatto. Verrei direttamente a casa dei nonni se fanno qualcosa la vigilia. – risposi, deglutendo.
Mio padre tornò sugli occhi di mia madre, cosi uguali ai miei. Storse la bocca, e mia madre fece spallucce.
Poi fu lei a rivolgermi la parola – Vais bien. Mais dovrai essere puntuale per la vigilia, compries? –
Li abbracciai stretti: erano i migliori genitori del mondo, e mi sentivo male per ciò che li stavo facendo, mentirli.
Ma sorrisi: si, era un anno fantastico.

 


~Angolo Autrice
Alloooora? Che ne pensate? :3 Spero vi sia piaciuto <3
A me paice molto la scena del ballo...La richiesta di Teddy verso la fine del capitolo, all'inzio sembrava tipo di matrimonio, eh? :') L'ho fatto apposta LOL Ehehehe...c'erano anche certi indizi, tipo la fantasia di Victorie su un suo possibile futuro...
Ok, ah, poi volevo approfittarne per augurare alla nostra cara protagonista buon compleanno, visto che ieri ha compiuto ben 15 anni (è un anno più piccola di me o.O) ed era tra l'altro il compleanno della mia migliore amica, Giulia <3
Ok, ora non sofrerò :')
Spero recensiate presto!
Un bacione;
Gryfferine



 

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Capitolo 17
*** Capitolo 15 ***


Shalve!
Eh si. Mi starete odiando. Scusate. Ma in questo periodo non ho davvero trovato tempo per scrivere, oltre allo studio sono dovuta andare a SanMarino per delle gare..Chiedo perdono! c.c
Spero che con questo capitolo riesca ad ottenere il vostro perdono <3 
So che non è molto lungo ma a me piace tanto :3 
Un bacione, ci vediamo alla fine!
- Gryfferine
P.S. E' stato davvero difficile trovare queste fan art di Teddy e Victorie c.c Ditemi voi quale vi piace di più, oppure se ne avete qualcuna di carina e mandatemela (per creare l'URL andate su tinypic.com) oppure ditemi se volete che metta una delle prime foto dei capitoli :3 


 



 »Capitolo 15«

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Non so a voi, ma a me le porte non hanno mai fatto paura. Sin da piccola non riuscivo mai a stare ferma e volevo aprire tutto ciò che si poteva aprire. Amavo quelle scatoline dalle chiusure particolari e magari in bronzo, se eravamo in un negozio di antiquariato, state certi che avrei aperto qualunque cosa. Ma quella porta, quella benedettissima porta di Queensway, davanti ad Hide Park, mi faceva maledettamente paura. Una paura folle.
Deglutii e strinsi di nuovo la presa sul mio trolley nero coperto di adesivi da tutte le parti del mondo. Presi un bel respiro, e feci quei pochi gradini che mi avrebbero condotto alla porta rossa.
Respirai “Sei veramente stupida, Victorie” pensai “E' una porta. Uno stupido pezzo di legno, per tutti i nargilli.” presi coraggio e pigiai quel piccolo pulsante dorato che suonava sopra il quale stava scritto, con una grafia elegante “T.R.Lupin”. Non ci volle molto perché io mi immaginassi un altro nome sotto di esso, un nome femminile. E magari sotto un altro ancora, un nome non ancora pensato, di una persona di cui non sapevamo ancora il sesso.
Scossi la testa “Ah, da quando sei diventata cosi romantica, Vicky?!” pensai, dandomi una botta sulla fronte. Nello stesso momento, Teddy aprì la porta, sorridendomi divertito – Ehi, Vicky! Ciao! Se evitassi di picchiarti davanti alla mia porta eviterei di fare una figuraccia con i vicini, sai... – disse, sorridendomi. Indossava una maglietta grigia, attillata e con lo scollo a v e una camicia a scacchi rossa, nera e grigia. Portava dei normali blue jeans e delle Dr.Martins.
Era semplicemente bellissimo in tenuta babbana.
Balbettai qualcosa tipo – Ah, si, c'è, scusami, davvero... – prima che lui mi prendesse la valigia.
Entrammo nel piccolo ingresso dove erano appesi vari quadri e dove stava un piccolo porta ombrelli pieno nel quale – ovviamente – intruppai.
– Scusami... – dissi mortificata, diventando rossa come un peperone e sistemando gli ombrelli colorati. Lui scoppiò a ridere, passandosi una mano tra i capelli.
– Tranquilla, vieni dai! – mi prese per mano, conducendomi su per le scale, portandosi dietro la mia valigia che, in mano sua, pareva leggerissima.
Raggiungemmo l'ultimo piano, io trafelata per aver fatto le scale di corsa, lui ridendo per la mia faccia sconvolta e arrossata. Mi legai i capelli in una treccia morbida e lui ne approfittò per baciarmi la fronte – Sei bellissima. – mi sussurrò, prima di aprire la porta e farmi entrare in casa.
Rimasi imbambolata sulla soglia, gli occhi sgranati e le guance rosse. Cominciai a stropicciarmi l'orlo del maglione sformato verde, calpestandomi più volte le mie Vans nere(regalo di Juliette, amavo quelle scarpe!) a cui avevo aggiunto dei bellissimi lacci colorful.
Teddy ricomparve sulla porta – Bè, che fai, non entri? – mi domandò, sorridendomi.
Alzai lo sguardo e, non appena incrociai i suoi occhi nocciola, un'ondata di coraggio mi avvolse.
“Sei una Weasley, per la miseria.” pensai, annuendo.
Mi avvicinai a lui che, prendendomi per mano, mi portò all'interno della casa.
L'appartamento era composto da un salotto con angolo cottura, un bagno e due camere, una molto grande in cui vi era anche un piccolo bagno, l'altra piuttosto piccola, per gli ospiti. Supposi che quella sarebbe stata la mia.
– Ok, sistemati...Dove vuoi. – disse, abbassando lo sguardo. Sapevo a cosa stava alludendo. Avevo intravisto il letto matrimoniale nella sua stanza, ma forse non me la sentivo davvero. Sbirciai nella camera degli ospiti: un lettino che sembrava una branda, una mensola, un misero comò, e un appendi abiti.
Mi girai verso di lui – Ehm, ma qui l'armadio? – domandai, indicando la camera.
– E' il brutto di quella stanza: non c'è spazio. – mi rispose. Annuii, dirigendomi nella stanza di Teddy che notai essere molto più spaziosa: un letto matrimoniale, due comodini a lato, un armadio a parete, e una scrivania davanti al letto. Per non parlare della splendida finestra che dava sul famoso parco. Tornai in salotto dove Teddy mi aspettava con la mia valigia. Afferrai quest ultima e tornai nella sua camera. – Lo faccio solo per l'armadio! – esclamai, girandomi verso di lui.
Ovviamente sapeva che non era solo per l'armadio.
Quando ebbi finito di sistemare i miei abiti nell'armadio di Teddy, già abbastanza pieno notai, mi guardai bene attorno: le pareti, tinteggiate di un delicato color crema, erano tappezzate di foto di città in bianco e nero: riconobbi al Torre Eiffel, il BigBan, l'Empire State Building...Poi foto che si muovevano: lui con Richard e Mike, e poi una che mi fece arrossire: sul suo comodino, incorinciata, una foto di me e lui di quest'estate, durante quella giornata in cui erano venuti a casa mia e Juliette ci aveva fotografati mentre eravamo seduti sulla spiaggia, io tra le sua gambe, lui che mi abbracciava da dietro. Julie aveva centrato quel momento in cui io avevo alzato la testa verso di lui cosi che i nostri nasi si sfioravano. Nella foto osservai come ridevamo felici, mentre lui mi stringeva a sé più forte e mi scoccava un bacio dolce sulla fronte, io che sorridevo socchiudendo gli occhi. Afferrai la cornice, girandomi verso di lui che, appoggiato allo stipite della porta, mi osservava sorridendo – Questa è la mia preferita. – gli annunciai, riposandola sul comodino e accarezzando la cornice. – Anche la mia. – annuì lui, raggiungendomi e abbracciandomi da dietro come nella foto. Portai le mani sui suoi avambracci, continuando a far viaggiare gli occhi da una parete all'altra della camera: lo stemma di Hogwarts, di Grifondoro, alcune bandierine del Quidditch...
– Questa – disse, indicandone una – è la bandierina che avevo all'ultima partita dell'anno scorso, l'ultima a cui pensavo di assistere, quella in cui avete vinto la Coppa... – mi sussurrò in un orecchio.
– E questa... – continuò, indicandone un'altra – è quella che invece avevo quando ti chiesi di accompagnarmi al ballo... – mi diede un bacio su un orecchio. Arrossi, ripensando a quel giorno e a quanto mi avesse imbarazzato.
Mi avvicinai alla finestra, aperta, che respirai l'aria.
“Eccomi qua” pensai, osservando Hide Park “A casa del mio ragazzo a Londra. Da soli. Dormirò nella sua stessa stanza. Staremo sotto lo stesso tetto.”
– Vuoi fare un giro? – mi domandò, distogliendomi dai miei pensieri.
Annuii – Si, dai. –

Considerando gli originali ma naturali capelli di Teddy, ero convinta che lo avrebbero squadrato dall'alto in basso, deridendolo. Al contrario, la gente lo ignorava, come se fosse normale vedere ragazzi dai capelli colorati. Ed effettivamente, incontrai una ragazza bionda, con le punte viola, un ragazzo con una cresta verde fluo e una ragazza con le ciocche di tutti i colori. Rimasi stupita da quest'ultima.
– Teds, fatti i capelli come lei. – lo informai, quando questa ci passò davanti.
Lui rise – Bé, non è proprio il mio stile però...Magari ci farò un pensierino, ok? –
Annuii distrattamente, mentre, con il naso all'insù, osservavo i palazzi in stile vittoriano.
Avevo già girato con Juliette per Londra, ma non avevo mai fatto davvero caso ai bellissimi palazzi. E poi, ora ero con il mio ragazzo. La situazione era un po' diversa.
– Ti va di fare una cosa un po'...matta, per i babbani? – mi sussurrò.
Alzai un sopracciglio curiosa e divertita – Ok, dai! –
Mi portò di corsa verso un sottopassaggio troneggiato da un grande cartellone circolare con la scritta “UnderGround”.
– Ehm... –
– E' la metro. Non fermarti che desterai sospetti! – mi intimò Teddy, trascinandomi dietro di lui.
Ci fermammo alla biglietteria, comprò dei piccoli bigliettini rosa chiaro con la data stampata sopra, poi mi condusse a delle strane porte.
Lo vidi infilare il biglietto in una fessura, poi le porte si aprirono e lui ci passò velocemente in mezzo.
Alzai un sopracciglio, osservando a lungo la fessura – Signorina? Può sbrigarsi per favore? Non trova il biglietto, forse? – mi domandò un signore con un cappello grigio dietro di me.
– Ehm, no, ecco, ora faccio, scusi... – borbottai, nervosa. Infilai quel cartoncino nella fessura e le porte si aprirono. Affascinata le attraversai, quindi mi ritrovai su una banchina dove Teddy mi aspettava divertito, battendo il piede.
– Sai, ora capisco perché nonno Arthur è affascinato dai babbani. Andiamo, senza magia riescono a fare queste cose! Davvero notevole. – dissi, a un tono di voce normale.
– Ok, ma quando parli di magia è sempre meglio abbassare la voce... – mi sussurrò di nuovo Teddy.
– Uffi, quanto sei noioso. – gli risposi io, con una linguaccia.
Lui mi abbracciò ridendo, e io posai la testa nell'incavo del suo collo, beandomi del suono dolce della sua risata e del suo profumo.
Rimanemmo cosi per un po', finchè il fastidioso fischio di qualcosa che sembrava un treno non ci costrinse a staccarci.
Osservai il treno senza locomotiva fermarsi davanti a noi.
– Vicky? Hai intenzione di salire? – mi domandò inarcando un sopracciglio divertito.
Annuii in silenzio, facendomi portare dentro il vagone da Teddy che cercava di non scoppiare a ridere. Ci fu un fischio e le porte si chiusero da sole.
Alzai un sopracciglio, osservando la stazione allontanarsi lentamente. Teddy mi teneva per le spalle visto che io non mi reggevo a niente, troppo impegnata a sgranare gli occhi ad ogni cambio di paesaggio fuori dai finestrini.
Poi, dopo innumerevoli fermate, le porte si riaprirono e Teddy mi trascinò fuori.
– Ehi, dove siamo? – domandai, ritrovandomi in una piazza affollata, piena di cartelloni pubblicitari.
– Vien. – mi disse lui, sorridendo. Mi condusse in mezzo alla piazza dove troneggiava un cupido dorato. Dall'altra parte della strada, un giovane suonava una chitarra elettrica, accompagnato dalla voce di quella che reputai la sua ragazza. Erano tremendamente bravi e là, in mezzo a quella che doveva essere Piccadilly Circus, con Teddy, in mezzo a quelle luci e con quella musica di sottofondo, non potei fare a meno di alzarmi sulla punta dei piedi, tirarlo per il bavero della camicia e baciarlo.
Fu un bacio lungo e lo sentii sorridere mentre mi stringeva a sé. Il suono degli applausi ci costringe a staccarci e io arrossii fino alle orecchie, ancora avvinghiata alla camicia rossa quanto me di Teddy.
Lui, intanto, se la rideva, ma notai che aveva le guance lievemente arrossate.
Gli diedi un pugno sulla spalla e girai lo sguardo, imbarazzata. Con mia sorpresa lui mi abbracciò da dietro, riattirandomi verso di sé.
Sorrisi debolmente mentre affondava il volto tra i miei capelli scompigliati.
– Come mai tutta questa dolcezza? – mi domandò, sorridendo. Mi rigirai verso di lui, alzando le spalle – Cosi, è l'atmosfera che mi ispira...Bé, comuqnue non siamo venuti qua per dirci quanto sono dolce, ma per vedere la città! Quindi via, mi faccia da guida turistica signor Teddy Remus Lupin! – esclamai, alzando il mento con aria altezzosa e facendolo, come sempre, ridere.

Quando tornammo a Queensway, era ormai buio e avevo le braccia piene di pacchi e sacchetti. Non sono una che ama fare shopping, ma se capitate ad Oxford Street di sicuro non tornerete a casa a mani vuote.
Salimmo le scale, Teddy aprì la porta e, con mia sorpresa, mi prese in braccio e mi portò oltre la soglia, come fanno gli sposi novelli. Mi condusse fino in camera e, tra le mi risate, mi adagiò sul letto. Qui si stese accanto a me, accarezzandomi le guance e studiando il mio viso attentamente.
Sorrisi – Che c'è? – lui portò gli occhi sui miei, sorridendomi di rimando.
Gli passai una mano tra i capelli blu, scompigliandoglieli, gesto che amavo fare – Vorrei solo che questo momento durasse per sempre. – mi rispose infine, sorridendomi ancora di più, gli occhi – quegli occhi che amavo – che luccicavano. Mi aprii in un sorriso più ampio, sperando di trasmettergli la mia felicità – Ti amo. – gli dissi, il cuore a mille.
I suoi occhi luccicarono e mi accarezzò una guancia con il pollice – Ti amo. – mi rispose, prima di baciarmi con estrema dolcezza. Allacciai le mani dietro il suo collo, approfondendo il bacio e sorridendo, felice.

La luce del sole mi svegliò con un buon odore di uova al bacon e il rumore di alcune macchine che passavano sotto la finestra.
Aprii un occhio, stiracchiandomi, poi lo richiusi, infastidita dal raggio di luce che mi aveva colpito. Mi girai dall'altra parte, cercando il calore di Teddy, ma il suo lato del letto era vuoto.
Sospirai, decisa ad alzarmi. Mi misi a sedere sul letto, la schiena poggiata alla testiera, e solo allora notai di essere coperta solo da un leggero lenzuolo bianco. Osservai il pavimento, cosparso dei miei leggins, il mio maglione e, arrossii, il mio reggiseno e le mie mutandine.
Ovviamente Teddy aveva riposto i suoi indumenti nell'armadio, lui che era altamente ordinato.
Mi morsi un labbro, imbarazzata, e mi diressi verso la mia valigia che aprii, alla ricerca di un intimo pulito. Optai per un paio di mutande ispirate al modello maschile azzurre e bianche, indossai il reggiseno e mi infilai velocemente una canottiera celeste: era inverno si, ma in casa di moriva di caldo. Feci per prendere un nuovo paio di leggins neri quando arrivò Teddy.
– Ehi! – mi salutò, dandomi un bacio su una guancia – Sei in piedi! Vieni, la colazione è pronta! – non mi diede il tempo di infilare i pantaloni e mi trascinò nell'angolo cucina, rossa come un peperone. Cominciò a lavorare con la padella, fischiettando, mentre io mi sedevo al tavolo osservandolo attentamente: si era infilato una T-shirt grigio chiaro sopra un paio di jeans scuri che...ehm, andiamo avanti.
Afferrò la padella e , con attenzione, mi riversò nel piatto l'uovo e il bacon – Ecco qua! Spero ti piacerà! – aveva sistemato il cibo in modo tale che venisse fuori un sorriso, i due tuorli rossi gli occhi, il bacon la bocca.
– Mi prendi in giro? – domandai, con un sorrisetto divertito, alzando un sopracciglio.
Lui alzò le spalle – Perché? –
Girai il piatto, in modo tale che potesse vedere la faccina.
Lui scoppiò a ridere – E quindi? Non è carina? – mi domandò, sforzandosi di non ridermi in faccia.
– Ah si, ma sai com'è, non ho più 5 anni... – borbottai, cominciando a mangiare le uova.
Lui si avvicinò, posò i gomiti sul tavolo e mi fissò intensamente, i visi a pochi centimetri l'uno dall'altro – E questo ti impedisce di mangiare? Non mi pare. –
Sbuffai, gli feci una linguaccia, e mi riempii la bocca di uova e bacon, cosi che le mie guance si ritrovarono a somigliare a quelle di un criceto.
Lui non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere mentre io lo fissavo con sguardo di sfida.
Mi posò una mano sui capelli biondi, scompigliandomeli – Ahahaha, sei davvero unica... – disse, tra una risata e l'altra. E, con la bocca piena, sorrisi.

Chiusi la valigia: bene. I quattro giorni da Teddy erano terminati, ed erano stati i più belli e intensi della mia vita. Sorrisi davanti allo specchio, e il riflesso della mia immagine mi sorrise di rimando.
Teddy diceva che in quei giorni ero ancora più bella. Non capivo il perché. Forse le mie labbra erano più rosse, a causa dei suoi innumerevoli baci che prendeva con ogni pretesto, forse erano i miei occhi che luccicavano per l'immensa felicità...E forse la mia pelle era un po' più rosea, visto che mi faceva mangiare più di quanto io non mangiassi già, per paura che fossi troppo magra.
In quei giorni avevamo girato tutta Londra, mi aveva mostrato i luoghi più strani e poco conosciuti che mi erano piaciuti tantissimo. Tornati a casa ci mettevamo comodi sul divano, davanti a quella strana cosa, la TV. Era davvero divertente guardare delle persone impersonare personaggi in quelli che chiamavano “film”.
Presi la valigia e la portai all'ingresso, dove Teddy mi aspettava per accompagnarmi a casa.
– Pronta? – mi domandò, sorridendomi.
Gli sorrisi di rimando, triste che quei giorni bellissimi fossero già finiti.
Scendemmo le scale, lui con la mia valigia in mano, io che saltavo i gradini come una bambina.
Arrivammo al portone che aprii, uscendo, seguita da Teddy.
– Dove hai detto che abita Juliette? – mi domandò, alzando un sopracciglio.
Storsi la bocca, pensosa – Mi pare in...Rose Street? – storsi la bocca, guardandomi intorno.
– Non so bene dove sia...Ma forse conosco un modo per andarci. – mi rispose, sorridendo malandrino.
Alzai un sopracciglio – Ossia? –
Lui si sedette sul marciapiede e mi fece segno di accomodarsi accanto a lui – Basta aspettare. – mi rispose enigmatico.
Dopo quelle che mi sembrarono ore, una scia violetta mi sfrecciò davanti. Mi coprii gli occhi con un braccio e, quando li riaprii, mi ritrovai davanti un autobus alto, forse quattro piani, di un color prugna molto vivace.
Le porte si aprirono e scese un ragazzo brufoloso, capelli biondi appiccicati alla fronte, che indossava una divisa da capo treno usata.
– Benvenuti sul NotteTempo, io sono Jack Becchins, al vostro servizio. – disse con voce annoiata.
Teddy mi sorrise e prese la valigia – Grazie, Jack. Dovremmo andare a Rose Street, qui a Londra. –
Il ragazzo tese la mano che Teddy riempì con due galeoni d'oro. Jack osservò i due pezzi, li morse per vedere se erano veri, quindi annuì e manovrò la macchinetta che portava appesa al collo.
Da una fessura di quel marchingegno uscirono due bigliettini sudici che ci porse – Ecco, non perdeteli. – quindi salì sull'autobus. Teddy mi sorrise incoraggiante, mentre io muovevo pochi passi dietro quello strano omino.
Non appena anche Teddy fu entrato, le porte si chiusero e l'autobus partì di colpo, facendomi quasi cadere. Mi aggrappai alla spalliera di un letto, uno dei tanti che occupava il primo piano.
Dopo un po', Jack ricomparve – Bè, che fate? Seguitemi. – disse, masticando uno stuzzicadenti.
Alzai un sopracciglio e lo seguii fino ad un paio di letti traballanti – Ecco, potete mettervi qui. – disse, buttandosi su un materasso vuoto e tirando fuori l'ultimo numero della Gazzetta del Profeta. Mi sedetti sulle lenzuola porpora del mio letto, studiando l'ambiente che mi circondava. Appeso all'alto muro, un lampadario di cristallo minacciava di cadere da un momento all'altro sulle teste dei passeggeri stravaganti, alcuni dei quali dormivano sonoramente sotto le coperte, altri leggevano, altri ancora giocavano a poker o agli scacchi magici.
– Non dirmi che non sei mai salita sul Nottetempo. – mi disse Teddy, notando il mio sguardo sorpreso.
Scossi la testa – No, mai. Di solito viaggio con la polvere volante, oppure mi faccio accompagnare con la smaterializzazione da qualche maggiorenne. Effettivamente non potevamo smaterializzarci? – domandai, incrociando le gambe sul materasso.
Lui si sedette davanti a me – No, non so bene dove sia la casa di Juliette, e poi cosa credi avrebbero pensato i babbani, vedendo sparire tutt'un tratto due ragazzi? –
– Perché, vedendo un autobus a quattro piani viola? – domandai ironica.
Sorrise – Il Nottetempo è invisibile ai babbani. –
– Come avete detto di chiamarvi? – domandò Jack d'un tratto, senza staccare gli occhi dal giornale.
Mi morsi un labbro – Non l'abbiamo detto. – risposi.
Lui alzò un sopracciglio da dietro la pagina – Che maleducata. Volevo solo fare amicizia. –
Sorrisi, quindi mi girai dall'altra parte, fissando la mia figura nel riflesso del vetro.
Dopo pochi minuti, l'autista gridò – Rose Street! – Jack abbassò il giornale e ci fece un cenno con la testa – E' la vostra fermata. – disse, prima che l'autobus si fermasse di botto, rischiando di mettere sotto una vecchietta che parve non accorgersi di nulla.
Traballante, mi alzai dal letto, afferrando la valigia. Scesi dall'autobus, contenta che quel viaggio fosse finito.
– Bé, ci vediamo. – ci salutò Jack, tornando a masticare il pezzetto di legno. Quando Teddy posò il piede sul marciapiede, le porte si richiusero e il Nottetempo ripartì come un razzo.
Il vento che aveva alzato mi aveva scompigliato i capelli e, se prima ero un minimo presentabile, ora sembravo uscita da una gabbia di scimmie.
Sospirai, pensando che sarei stata in casa di Juliette solo per qualche minuto.
– Bè...Ci vediamo. – mi disse Teddy.
Feci il broncio – Non vieni con me? – domandai, sbattendo le ciglie.
Lui ridacchiò – No, ho promesso alla nonna di passare da lei prima di andare alla Tana. – ammise, abbracciandomi.
Allacciai le braccia dietro il suo collo – Ho capito...Allora ci vediamo dopo, Lupin. – dissi, sorridendo e avvicinandomi al suo viso.
Lui sorrise – A dopo, Weasley... – le ultime lettere gli morirono in bocca prima che premessi le mie labbra sulle sue, salutandolo con un dolce bacio. Quindi si staccò, mi accarezzò la guancia e si smaterializzò in un secondo.
E così rimasi io, in piedi davanti a casa Springs, una valigia in mano, e il sapore di un bacio veloce ancora sulle labbra.

Casa Springs mi era sempre piaciuta. Forse per i fiori che erano cresciuti sui muri della casa, forse per il profumo di rose e torta fatta in casa, quella per me era una sorta di terza casa, preceduta da Villa Conchiglia e Hogwarts.

Mi avvicinai alla porta d'ingresso e premetti il campanello in ottone che provocò il classico “Din Don”. Sentii dei passi frettolosi e poi manovrare con la serratura “La solita aggraziata” pensai, sentendola imprecare perché le chiavi le erano cadute.
Dopo un po' la porta si spalancò e mi ritrovai davanti una Juliette dai capelli rossi più scompigliati che mai, indossante una camicia bianca più grande di lei che le arrivava fino alle ginocchia, sorridente e con le guance rosse, gli occhi smeraldini che luccicavano.
Alzai un sopracciglio, scrutandola dall'alto in basso.
– Vicky! Ehi! Ehm, non mi aspettavo di vederti oggi e a quest'ora si... –
Sorrisi – Ma come, Julie, ti avevo scritto nella mia lettera che sarei venuta proprio oggi... –
Sapeva di non potermi ingannare ulteriormente.
– Posso entrare? – domandai, sbattendo le ciglia. Lei arrossì e si fece da parte, facendomi entrare in casa. Proprio in quel momento passò Mike, i capelli neri scompigliati, un asciugamano blu a coprirgli le parti basse.
– Ehi, Mickey! – salutai, mentre lui beveva un sorso di latte. Si girò verso di me con gli occhi grigi sgranati. Abbassò il cartone del latte e spruzzò sul parquet, poi si portò una mano al lembo dell'asciugamano tirandolo un po' più su. – Ehm, ciao Vicky. Qual buon vento ti porta qui? –
Avevo già visto Mike a petto nudo, al mare, dopo le partite...Essendo stata una delle poche ragazze nella squadra di Quidditch, ero abituata a vedere dei pettorali, ma a quanto pare lui non parve ricordarsene.
– Sai, dovrei usare la metro polvere di Juliette...Non gliel'hai detto, Julie? – mi girai verso la mia migliore amica, rossa dall'imbarazzo, e abbassò lo sguardo.
Mike era sconcertato – Ok, io intanto vado a mettermi qualcosa addosso... – disse, dirigendosi verso le scale.

– Ottima idea! – gli gridai dietro, prima di scoppiare a ridere.
– Julie! Potevi dirmelo che c'era Mike! – dissi, tra una risata e l'altra. Lei sorrise debolmente – E' che non pensavo arrivassi a quest'ora...I miei non ci sono fino a domani, cosi ne ho approfittato e...Mike ha passato qui la notte e... – non la lasciai finire e alzai una mano – Per favore, risparmiati i dettagli. Sono contenta che passiate del...tempo insieme. – dissi, dandole una pacca sulla spalla.
Lanciai un'occhiata all'orologio a pendolo del salone – Ok, ora io devo andare. E' stato un piacere, e salutami il tuo ragazzo. – dissi, facendole l'occhiolino.
Lei mi abbracciò – Ci vediamo, Vicky! –
Le scoccai un bacio su una guancia – Ci vediamo, Julie! –
Mi infilai nel camino, Juliette mi porse un vasetto di porcellana bianca all'interno del quale stava una polverina verde. Ne afferrai una manciata e, mentre la gettavo ai miei piedi, urlai – Tana Weasley! –
Una nuvola verde mi avvolse, e per un attimo mi sentii soffocare dalla cenere, gli occhi mi lacrimarono, ma mi trattenni, sapendo che era normale.
Quando atterrai nel caminetto che sperai essere giusto, quell'orribile sensazione sparì, lasciandomi respirare a pieni polmoni l'odore di tacchino arrosto e torta di mele di nonna Weasley.
E seppi di essere nel posto giusto.  

 



~Angolo Autrice
Ebbene, che ne pensate? Spero vi sia piaciuto! 
La descrizione di Londra è andata un pò a memoria, lo ammetto, quindi se c'è qualcosa di sbagliato...Scrivetemelo in una recensione!
Scrivere la scena finale, quella di Mike e Juliette mi ha divertito tanto :')
Spero continuiate a recensire e a seguirmi, nonostante non aggiorni tanto spesso :P Ora che ci sono le vacanze tenterò di recuperare :3 
Un bacione, al prossimo capitolo!
Gryfferine

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Capitolo 18
*** Capitolo 16 ***


Saalve genteeee!
Eccomi con il 16esimo capitolo...Chiedo venia per tutto il tempo che ci ho impiegato cwc
Spero vi piaccia <3
Un bacione; ci vediamo alla fine! :3
Gryfferine

 



 »Capitolo 16«


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Seppi di essere nel posto giusto solo grazie al mio olfatto, che tra l'altro non è molto sviluppato. O almeno non quanto quello di Teddy. Non riuscii a vedere niente, un po' per la cenere del camino, un po' perché il mio campo visivo era appena stato offuscato da una camicetta rossa a fiorellini cucita a mano.
– Benvenuta, piccola mia! – la voce dolce di nonna Weasley mi fece sorridere e la abbracciai stretta stretta.
– Ciao, nonna! – mi scoccò un sonoro bacio sulla guancia e mi aiutò ad uscire dal camino, scrollandomi la cenere dal maglione verde.
– Avanti, vieni piccola, vieni a salutare gli altri: mancavi solo tu! – esclamò raggiante, accompagnandomi nel salone. – E' arrivato anche Teddy? – domandai, arrossendo.
– Oh sì, giusto un po' prima di te: strano che non vi siate scontrati nel caminetto! – commentò, ridacchiando.
Sorrisi ed entrai, intimidita nel salotto dove zio Ron parlava allegramente con zio Harry così come zia Herm e zia Ginny, insieme con mia madre e zia Angie. Tutta la famiglia al completo.
– Vicky, Vicky! – un batuffolo dai capelli rossi mi travolse, allacciando le braccia dietro il mio collo.
– Lily! – strinsi la mia cuginetta in un abbraccio stritola-costole.
– Come va, piccola? – le domandai, arruffandole i capelli.
Le guance rosse, il sorriso che andava da un orecchio all'altro, Lily mi raccontò le sue giornate insieme ai fratelli – ...E ho battuto James a Quidditch! Non vedo l'ora di venire ad Hogwarts, cosi almeno entrerò nella squadra della mia Casa! – era raggiante. Le sorrisi dolcemente – Bravissima, Lils! Diventerai anche capitano, ne sono sicura! Che ruolo giochi? – le domandai.
Gli occhi della piccola si illuminarono – Da cacciatrice, come la mamma. James invece è un ottimo cacciatore, come papà e il nonno! – vidi zio Harry sorridere malinconico, oltre la piccola spalla della bambina.
Lily fissò un punto oltre la mia spalla – E tu? Che ruolo giochi a Quidditch? – domandò a chi mi stava alle spalle. Mi girai lentamente e mi trovai davanti Teddy. Il mio cuore ebbe un sussulto: che strano effetto vederlo in camicia bianca, dopo tutti quei giorni che l'avevo visto indossare abiti casual in giro per Londra...Mi morsi un labbro, arrossendo, e mi tirai su – Ciao, Teddy. – lo salutai, passandomi una mano tra i capelli biondi, tentando di renderli in qualche modo presentabili visto che Lily me li aveva scompigliati tutti.
– Ciao, Victorilla. – disse, facendomi l'occhiolino.
Il suono del mio nomignolo mi fece arrabbiare – Viaggiato bene, Teddino? – sibilai, guardandolo storto. Teddy riuscì a malapena a trattenersi dal ridere. Mi si avvicinò con quel suo sorrisetto malizioso – Io si, e tu? – mi domandò, a un soffio dalle mie labbra. Non poteva fare cosi, non poteva mettere a dura prova il mio autocontrollo. Non potevamo mica fare i piccioncini in un luogo dove c'era tutta la famiglia Weasley, insomma...
Pensando questo avevo distolto lo sguardo dagli occhi nocciola penetranti di Teddy che, sentitosi messo da parte, eliminò le distanze tra noi, dandomi un lieve bacio a stampo.
– Fattelo bastare per ora – mi sussurrò, prima di raggiungere gli altri parenti. Io rimasi imbambolata dov'ero, a fissare il vuoto, sulle labbra ancora il sapore di quel bacio rubato.

– Allora, Vicky, come va il tuo ruolo da capitano? – mi domandò zio Ron, con una coscia di pollo in mano. Ingoiai le patate, quindi risposi – Oh, benissimo zio Ron, veramente bene. A parte il cercatore un po' presuntuoso mi trovo davvero bene con la squadra. –
Lui ridacchiò – Ah si, i cercatori sono sempre dei presuntuosi... – disse, ammiccando a zio Harry che gli diede una gomitata. Lui lo guardò storto e gli scompigliò i capelli rossi, simili a quelli di Dominique – Mai quanto i portieri, sta attenta a quegli impiastri, Vicky! – esclamò, facendomi l'occhiolino. Annuii da dietro il mio bicchiere di succo di zucca, sorridendo.
Il dolce di Natale di nonna Molly fu fantastico, come sempre, e notai di aver messo su un po' di pancetta.
Dopo il dolce venne il momento del caffè. Diventata grande era concesso anche a me di stare con gli adulti a parlare di cose importanti e di bere quel nettare divino. E poi arrivò quella domanda da parte dei miei genitori che avrei tanto voluto evitare – Com'è andata da Juliette, tesoro? – chiese mio padre, mangiandosi il biscotto che aveva intinto nel caffè.
Per poco non mi strozzai con il caffè bollente. Lanciai un'occhiata a Teddy, davanti a me, che mi incoraggiò con lo sguardo.
– Ehm, benissimo, papa. – dissi, ricorrendo a un po' di francese che sapevo lo addolciva.
Infatti sorrise – Oh, molto bene...E che avete fatto? – domandò, sorseggiando il caffè.
Strinsi la presa sulla tazzina – Les courants habituels, sai, i discorsi tra ragazze, shopping... – borbottai.
Lui annuì – Molto bene, sono contento che ti sia divertita. Magari li prossimo anno potrebbe venire lei da no, che ne dici? – propose, continuando a sorridere, ignaro.
Mi sentii ancora più in colpa per avergli mentito – Si, mi sembra una splendida idea. –
Teddy si meritò un calcio negli stinchi visto che si era messo a ridacchiare. Quanto mi irritava. Mentre io capitolavo nelle mie bugie, lui se ne stava tutto bello seduto a ridacchiare, osservando la scena divertito.
Lo fulminai con lo sguardo, e questo non fece che aumentare la sua ilarità. Mi alzai di colpo – Vado a giocare a Quidditch con Lily, James e Rose. Ci vediamo dopo. – mi congedai, dirigendomi a grandi passi verso l'esterno.
Raggiunsi i miei cuginetti che tentavano di portare sulla scopa Rosie che, con il collo circondato dalla sua sciarpa rosso-oro che si era messa anche in vacanza, si rifiutava di salire sul manico di scopa e giocare a Quidditch – No, non mi va. E poi mi fa sempre un po' paura.... – disse con riluttanza. Hugo le diede una spinta – Suvvia, Rosie! Sei davvero noiosa! Dai, gioco io con voi, Jamie...Farò il portiere! – esclamò, salendo sulla scopa. Il piccolo Hugo era davvero un ottimo portiere, nonostante gli otto anni. Li raggiunsi – Ehi, vi avanza una scopa e una mazza da battitore? – domandai, portandomi le mani ai fianchi e assumendo un sorrisetto strafottente.
Gli occhioni cioccolato di Lily si illuminarono. Annuì con vigore, raggiungendomi saltellando e portandosi dietro un'imponente mazza – Tieni, ho trovato questa nel capanno. – disse, porgendomi la mazza con un po' di difficoltà. Abituata al peso delle mazze, la afferrai tranquillamente e la sollevai sopra gli occhi – Fred Weasley... – lessi l'incisione sul manico rosso. Mi morsi un labbro, sfiorando la superficie rovinata della mazza: non me la sentivo di usare la mazza che era stata di zio Fred. No, non mi sembrava giusto.
– Ehi, piccola, hai visto mica qualche altra mazza lì dentro? Questa è troppo usata. – dissi, sorridendole. Lei annuì di nuovo, scuotendo le codine – Sisi, era pieno. –
Le arruffai la testolina e mi diressi nel capanno dove nonno Arthur giocava con le diavolerie babbane. Dentro, regnava il disordine: oggetti di ogni tipo ricoprivano le pareti e il pavimento. Arrancando, trovai una parete con numerose mazze da battitore, una più vecchia dell'altra.
Ne trovai una con un'etichetta elegante “Molly Prewett” – Ah, e così nonna Molly giocava da battitrice, eh...Interessante... – dissi, alzando un sopracciglio divertita. L'ultima mazza che trovai fu quella di zio George che, essendo ancora...in vita, mi sembrò più giusto prendere. Chissà, magari la prossima mossa ad essere aggiunta là sarebbe stata la mia...Afferrai la mazza senza troppi pensieri e tornai nel campo da Quidditch improvvisato, giusto il tempo di vedere Lily litigare con Hugo per un tiro andato a segno che lui non considerava tale.
Sorrisi divertita: adoravo i miei cuginetti.

Il tramonto mi aveva sempre affascinata, forse perché proprio quella sfumatura di arancione è il mio colore preferito*. Non l'arancione zucca, no, troppo acceso. Quella tonalità calda, rassicurante in un certo senso, che assume il cielo durante il tramonto, ecco, quello è il mio colore preferito.
– Bè, ti sei addormentata? – una voce mi colse alle spalle, costringendomi a girarmi.
– Oh, ciao Teddino. – lo salutai, ignara del fatto che le sue labbra fossero a un soffio dalle mie.
Fissò i suoi occhi nocciola nei miei ghiaccio. Cercai di rimanere rigida e di non lasciarmi incantare dal suo sguardo – Hai bisogno di qualcosa? – domandai, con indifferenza. Ero sul tetto della Tana con le gambe penzoloni e una tazza di cioccolata calda in mano.
– Volevo stare un po' con la mia ragazza. – rispose, sorridendo malizioso. Alzai le spalle, sorseggiando la mia cioccolata.
– Mh, ma guarda, non credevo che mi considerassi tale, visto che per tutto il giorno mi hai palesemente ignorato e... – non riuscii a finire la mia ribattuta che mi baciò. Questa volta non fu un lieve bacio a fior di labbra, al contrario. Ci mise tutta la passione che aveva, come per recuperare tutti i baci che durante la giornata non mi aveva regalato. Allacciai le mani dietro il suo collo, approfondendo il contatto.
– Ti amo, Victorilla. – mi sussurrò, in un momento di pausa. Si impossessò subito delle mie labbra, non lasciandomi tempo di rispondere.
Ma penso che la mia risposta fu abbastanza esauriente.

– Ehi, Vicky e Teddy si stanno baciando sul tetto! – maledetta Rose e la sua mente acuta.
Mi staccai subito da Teddy, giusto il tempo di vedere la famiglia Weasley riunita sotto di noi, i nasi verso il cielo.
– UH, non guardare, tesoro. – disse nonna Weasley, coprendo gli occhietti di Lily e Hugo.
– Vicky, cherie, devi dirci qualcosa? – eccola, la voce di mia madre.
Mi morsi un labbro, guardando nella sua direzione. Fleur ora fissava mio padre con fare accusatorio, mentre lui alzava le mani – Ah, io pensavo te ne avesse parlato.... –
– Quindi tu lo sapevi, Bill? – gridò, le mani sui fianchi.
Afferrai la scopa con la quale ero salita sul tetto e planai fino al terreno – Gli avevo chiesto di non dirti niente, maman, visto che lo volevo fare io. –
Et comment cela at-il duré? – esclamò, ricorrendo al suo francese.
Alzai gli occhi al cielo – Da più o meno un anno...Ma, maman, sapevo che avresti reagito così, quindi volevo aspettare a parlartene... –
Et vous avez dû attendre un an pour le faire? –
Oui, parce que je savais que tu réagirais mal, comme pense que je suis toujours ta petite fille! – le -quasi- gridai in faccia, in francese. Quando litigavamo anche io usavo il francese, come per escludere gli altri dalla nostra discussione. Teddy mi stava infatti fissando allibito, forse perché non mi aveva mai sentito parlare così. Solo Dominique capiva ciò di cui stavamo parlando. Fece infatti per intervenire, ma con un cenno la feci desistere dal suo intendo.
Je suis dix-sept ans, maman, et je suis en amour avec lui ... l'accepter. – continuai, abbassando il tono della voce. Lei alzò un sopracciglio, sospirando – Vous avez raison, mais vous ne voyez pas que nous grandissions ... Tu seras toujours mon bébé, tu sais? – disse, passandosi una mano tra i capelli biondi -i miei stessi capelli- gli occhi chiari velati. Senza dire altro la abbracciai d'istinto. Lei mi accarezzò la testa, come quando ero piccola e affondò il viso sulla mia spalla.
Je t'aime, maman. – le sussurrai. Lei mi strinse ancora di più – Je t'aime aussi, chérie – le sorrisi e, prima di staccarci, le diedi un lieve bacio sulla guancia morbida.
– Bene, ora che vi siete riappacificate parliamo seriamente di questa faccenda. – esordì mio padre, sorridendo imbarazzato. Non aveva capito niente di ciò che ci eravamo dette, e questo mi fece sorridere. Quando ero piccola con mia madre spesso lo prendevamo in giro, amorevolmente, in francese, ed era davvero divertente vedere la sua faccia.
Mia madre si fece d'un tratto seria, posando una mano sulla mia spalla – Mettiamo una cosa in chiaro, Teddì. – disse, francesizzando il nome di Teds – Se farai soffrire ma fille, te la vedrai con me. E non per niente ho partecipato al Torneo Tre Maghi. – disse, e una luce le si accese negli occhi azzurri. Teddy inciampò nel suo stesso discorso – Ehm, si, signora, madame, ehm, stia tranquilla. – si mise dritto e aprì le spalle, sembrando ancora più affascinante – Non ho intenzione alcuna di farla soffrire, visto che je l'aime. – la sua dichiarazione mi sorprese un po' perché l'aveva detta in francese, un po' perché l'aveva detta davanti a tutta la famiglia.
Rose si mise una mano sulla bocca, arrossendo e cominciando a ridacchiare, Lily sorrise, Minnie alzò un sopracciglio e la sentii borbottare – Principiante... – mentre tutti i maschietti della famiglia, James, Albus e Hugo, fecero smorfie – Bleah, che romantico... –
Ridacchiai mentre Harry, il padrino di Teddy, dava numerose pacche sulla spalla al figlioccio – Forza figliolo, è andata. – notai che a malapena si tratteneva dal ridere.

– E' stata la cosa più imbarazzante del mondo. – seduto alla mia scrivania, Teddy mi osservava mentre mi pettinavo, seduta a gambe incrociate sul letto. Sorrisi – Non dovevi dirlo per forza, sai...Anche se mi hai sorpreso, non sapevo parlassi il francese. – dissi, posando la spazzola sul comodino bianco.
– Oh, non lo parlo, quella è l'unica piccola frase che conosco. – ribattè, sfogliando un quaderno di disegno.
Parfait, donc je peux toujours utiliser le français contre vous... – gli dissi, sorridendo maliziosa.
– Ehi, che hai detto? – disse, alzando un sopracciglio. Alzai le mani – Niente, solo che sei il ragazzo più doolce del mondo. – risposi, sbattendo le ciglia.
– Ah, ci credo poco... – esclamò lui, raggiungendomi e sedendosi davanti a me.
– Che c'è, non mi credi? – domandai io, con finta innocenza.
– Per niente, e conosci bene la punizione per chi mente, no? – rispose, malizioso.
– Non credo di ricordarmela... – dissi, alzando gli occhi al cielo.
– Ottimo, lasciami rispolverare la tua memoria. –
E così cominciò a farmi il solletico.

Le vacanze passarono troppo velocemente e, in men che non si dica, mi ritrovai sull'Espresso per Hogwarts.
– E allora io gli ho detto “Se non mi fai uscire, donna, non tornerò più a casa!” E così ho fatto. Sono stata da Richard per due giorni, poi mia madre mi è venuta a prendere, disperata e chiedendomi scusa. – alzai un sopracciglio: sembrava che del gruppo ognuna di noi avesse litigato con la madre, durante le vacanze.
– Bè, mia madre ha scoperto di Teddy. – borbottai, guardando oltre il finestrino.
Le mie migliori amiche mi guardarono con tanto d'occhi – Cheee? E che ha detto? O mio dio, non l'ha presa male, vero? –
Scossi la testa – Ovvio che l'ha presa male. E' Fleur Weasley, per Morgana. – alzai le spalle.
– Comunque ci abbiamo parlato, sia io che Teddy, e ora ha accettato la cosa. – tornai a guardare oltre al finestrino.
– Comunque ci pensate che questo è il nostro ultimo semestre? Cioè, poi cominceremo l'ultimo anno ad Hogwarts e... –
– E avremo i MAGO, si, Claire, lo sappiamo. – esclamammo io e Juliette in coro, stanche della solita solfa.
– OH, scusate eh. – borbottò lei, incrociando le braccia e mettendo su il broncio.
Ridacchiai – Susu, non ricordarcelo, Claire. –
Sorrise, continuando a fissare un punto indefinito dello scompartimento.
D'un tratto assunse un'espressione triste – Mi promettete una cosa? –
Alzai un sopracciglio e Julie mi fissò interrogativa.
– Promettetemi che dopo il diploma rimarremmo migliori amiche. E che non ci perderemo mai di vista. – la voce era rotta dalla commozione.
– Ehi ma sei stupida o cosa? – esclamò Juliette, sorprendendomi – Ovvio che rimarremmo migliori amiche! Ehi, voi dovrete fare da madrine alle mie figlie eh! –
– Che ne sai che saranno femmine? – sorrisi maliziosa.
– Bé; anche se saranno maschi voi sarete le madrine. – rispose, fulminandomi con i suoi occhi smeraldini.
Alzai le mani, ridacchiando – Si, e lo stesso vale per me. Sappaite che, se mai avrò dei figli, dovrete viziarli come non mai, perché voi sarete zia Juliette e zia Claire, capito? –


 



~Angolo Autrice
Ehilà! Allooora...Che ne pensate?
  Intanto sappiate che intendo saltare il settimo anno, o almeno parlare solo dei MAGo, visto che comunque Teddy non sarà ad Hogwarts visto che ha finito il tirocinio e quindi sarà piuttosto noioso...Dopo di chè uno o due capitolo sulle vite da diplomate di Vicky, Juliette e Claire e poi chissà, magari l'Epilogo :3
Tra poco si chiude il sipario! cwc
Un bacione, spero recensiate! 
-Gryfferine
 

 

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Capitolo 19
*** Special: ~Double line (Juliette) ***


Salve gente! 
magari vi aspettavate il nuovo capitolo ma...Bè, vi ho messo uno Special, questa volta di Juliette :3
ANche perché vorrei chiedervi un consiglio...
Bé, intanto leggetevi questo piccolo capitolo dedicato alla più matura del nostro trio :3
Un bacione, ci vediamo alla fine;
Gryfferine

 



 »Special«
Double line
[Juliette]

 

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Juliette Springs, era sempre stata una ragazza educata, obbediente, con la testa sulle spalle e matura. Aveva finito da due anni Hogwarts e si era diplomata con un bel "Olte le Aspettative".
Eppure, a diciannove anni, si ritrovava in una situazione che andava oltre le sue capacità.
– Ehi, Julie, tutto bene? – la voce del suo ragazzo, Mike, la colse di sorpresa, facendola sussultare.
Deglutì – Si, si, tutto a posto io...Dammi solo un attimo. –
Borbottò la ragazza, posando le mani sul bordo del lavandino di ceramica.
“Ok, e ora che faccio?” Le lacrime cominciarono a scendere senza che lei potesse far niente, mentre gli occhi le caddero su quel maledetto bastoncino babbano che le aveva appena rovinato la vita.
Due righe. Due maledettissime righe, erano loro ad averle rovinato la vita.
Scosse la testa “No, no, vedrai che è un altro errore.” pensò, aprendo il cassetto della sua toletta dove però erano custoditi, sotto degli asciugamani puliti, in una scatola bordeux, altri quattro bastoncini, tutti con due righe. Aggiunse il quinto e richiuse il cassetto infastidita. Cercò di darsi un contegno, spazzolandosi i capelli ramati e sistemandosi alla meglio la camicia di Mike che amava sempre mettersi dopo essere stati insieme.
Uscì dal bagno dirigendosi verso la sua camera dove il suo ragazzo la aspettava, seduto alla finestra, soltanto con addosso i suoi jeans neri.
Non appena la vide gli si illuminò il volto – Ehi! Ce l'hai fatta, finalmente! – esclamò, gli occhi grigi lucidi dalla gioia.
La ragazza arrossì fino alle orecchie, in tinta con i propri capelli. Abbassò lo sguardo: ogni volta che la fissava aveva quella espressione felice e dolce che le faceva sempre sussultare il cuore.
Le si avvicinò – Senti, mi dovresti ridare la camicia, sai, devo andare a lavoro... – le sussurrò, dandole un lieve bacio sulla fronte.
Lei annuì, poi alzò gli occhi smeraldini su di lui. Si mise in punta di piedi e, allacciando le mani dietro la sua testa, lo baciò delicatamente – Senti, devo dirti una cosa. Però siediti. –
Il volto sereno del ragazzo si rabbuiò, preoccupato. Si sedette sul divanetto davanti alla finestra, guardandola negli occhi – Ti ascolto. – le disse, mordendosi il labbro inferiore.
Adorava quando faceva così. Juliette si sedette accanto a lui, prendendogli le mani.
Prese un bel respiro, poi puntò i suoi occhi verdi in quelli grigi di lui:
– Sono incinta. –  


 


~Angolo Autrice
Tadaaa! Che ve ne pare? Ebbene si, la nostra perfettina è incinta...Volevo fare questa cosa soprattutto perché appunto, ho sempre disegnato Juliette come quella che si imbarazzava a dichiararsi, la più saggia, la più dolce e comprensiva...E invece si ritrova incinta!
Che ne pensate? Scrivetemelo in una recensione!
Ah e volevo sapere, come continuo con il resto della storia? Nel senso volete un dopo-diploma o direttamente la vita da adulti di Vicky e Teddy? <3
Io vorrei fare almeno un capitolo di dopo-diploma...Ditemi voi! 
Un bacione; 
Gryfferine!
P.S: Lasciate una recensioneeee <3

 

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Capitolo 20
*** Capitolo 17 ***


Eccomi qua, finalmente, con il nuovo capitolo!

Lo aspettavate tutti con ansia, mi dispiace avervi fatto attendere...
Sappiate che sto già cominciando il 18, quindi tranquilli :') 
Perfetto, vi lascio con questo capitolo che, lo ametto, non è niente di speciale ma mi è piaciuto scriverlo.
Ci vediamo in fondo!
Un bacio;

Gryfferine
 



 »Capitolo 17«

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L'ultimo semestre del sesto anno ad Hogwarts passò veramente velocemente. Quasi non ci accorgemmo di averlo frequentato.
Il settimo anno passò ancora più velocemente, e, in men che non si dica, ci ritrovammo alla sera prima dei MAGO.
– COSA MERLINO SIGNIFICA QUESTA RUNA?! – esclamai, afferrando il libro di Antiche Rune e minacciando di gettarlo nel caminetto della Sala Comune. Claire si alzò, calma e tranquilla, e prese il mio libro dalle mie mani, come se fosse un'azione di routine (cosa effettivamente vera, visto che negli ultimi tempi quella scena si ripeteva spesso.) e mi accompagnò, prendendomi la mano, a sedere sui cuscini che avevamo disposti per terra, carezzandomi una spalla.
– Stai tranquilla, Vicky, guarda, ti aiuto io... – mi disse, socchiudendo gli occhi e mordendosi un labbro, cercando di riconoscere la runa in questione E infine ci riuscì.
– Eccola qua, la furbetta! – esclamò, puntando un dito sulla medesima runa del libro.
Mi avvicinai alla pagina, sbirciando.
– Cavolo, l'avevo pure evidenziata e sottolineata tremila volte. – borbottai, abbandonando quindi Antiche Rune e fiondandomi su Storia Della Magia, il mio punto debole.
Per un attimo sospirai: era la materia preferita di Teddy.
Teddy.
Non ci vedevamo da Natale, e mi mancava da matti. Avevamo deciso di prenderci una pausa, visto che non ci saremmo potuti vedere per un anno intero, e per me andava bene.
Non riuscivamo a stare insieme soltanto con le lettere e non voleva disturbare Aberforth, nel pieno della sua vecchiaia, con il passaggio segreto per la Stanza delle Necessità. Lo capivo.
Questa pausa forse ci faceva bene ma Merlino quanto mi mancava. Mi mancava essere stretta tra le sue braccia, mi mancava essere baciata da quelle sue labbra.
Maledette labbra.
Scossi la testa “Ah no, Victoire, devi studiare. Che gli racconti sennò al prof?”
Dopo attimi intenti a cercare di capire cosa ci fosse scritto, mi buttai a terra, sprofondando nei cuscini che avevamo sistemato strategicamente, posando un braccio sugli occhi – Cavolo, verrò bocciata! –

Strano ma vero, non venni bocciata. Anzi, uscii da Hogwarts con un “Quasi Eccellente”, e ciò mi rese assolutamente fiera di me, così come mio padre e mia madre che quasi si mise a piangere, visto che era l'unico voto del genere che avevo mai preso in tutta la mia carriera scolastica. Juliette uscì con un “Oltre le Aspettative” cosa che ci aspettavamo tutti, mentre Claire con un “Eccellente” e ne era contentissima.
Erano passati due anni da quando ci eravamo diplomate.
In due anni le cose non erano molto cambiate: Claire e Richard erano più innamorati che mai anche se lei ricordava sempre il suo tradimento; Juliette e Mike si sostenevano a vicenda sul trovare la loro strada e poi c'eravamo io e Teddy.
Dopo essere stati separati un anno avevo paura che avesse dimenticato ciò che provava per me.
Ma la prima volta che ci vedemmo, dopo quell'anno, capii che non era affatto cosi: mi fissò con quei suoi spettacolari occhi nocciola, e mi sorrise. Semplicemente, mi sorrise. Un sorriso dolce, di quelli che rivolgeva solo a me: era il mio sorriso. Li gettai le braccia al collo, senza pensarci due volte. Eravamo di nuovo Vicky e Teds, insieme fino alla fine.

Sussultai al quarto conato di vomito che sentii dal mio bagno. Cominciai a torturarmi le mani, ansiosa – Julie, tutto bene? - domandai, ricevendo come risposta il suono dello scarico. Dopo un po' apparve Juliette, verde come un calzino sporco, tenendosi la mano sulla pancia – Perché le chiamano nausee mattutine se invece ti colgono a tutte le ore del giorno? – sbuffò, buttandosi sul mio letto.
La osservai apprensiva: solo due giorni prima era venuta da me, come stabilito ormai da mesi, per passare un po' di giorni insieme. Mike aveva abbandonato gli studi e si era messo sotto con gli allenamenti ed era entrato a far parte dei Cannoni di Chudley, mentre Juliette aveva cominciato a studiare per diventare medimago.
Quanto a me, bè, zia Ginny mi disse che sarei stata perfetta come giornalista o scrittrice, così stavo studiando Lettere Magiche, materia che amo.
Claire intedeva diventare Ministro della Magia, così stava studiando scienze magico-politiche. Ce la vedevo come prima Ministra della Magia.
E ora, a 19 anni compiuti, nel pieno dei suoi studi, la mia migliore amica era incinta.
– Senti, sai già che fare? – le chiesi apprensiva, giocherellando con la mia piuma d'oca preferita, regalatami da Teddy al nostro secondo anniversario. Aveva la particolarità di correggere gli errori e in più era di un meraviglioso colore: sfumava verso la punta in un luminoso dorato e, ogni volta che la prendevo, luccicava, come se fosse contenta di essere intinta nell'inchiostro ed essere utilizzata.
– No, non ne ho idea. – mi rispose, portandosi una mano al ventre.
– Mickey lo sa? – domandai.
– Certo che lo sa. – disse, con un tono quasi nervoso. Afferrò il mio cuscino turchese e lo abbracciò, affondando la faccia nel tessuto morbido e, per un attimo, intravidi un riflesso verdognolo sul suo viso.
POP!
Il suono di una smaterializzazione peggiorò la situazione.
– Ehilà! – salutò Teddy, prima che Juliette corresse nuovamente in bagno ,sotto il mio sguardo apprensivo, a vomitare.
Teddy rimase con la mano a mezz'aria – Bel saluto. – borbottò, al suono del terzo conato.
Scossi la testa, raggiungendolo – Dai, è una situazione difficile. – gli dissi, allacciando le mani dietro al suo collo. Lui mi sorrise mestamente, posando le mani sui miei fianchi – Si, lo so. – sbuffò, baciandomi delicatamente. Mi avvinghiai a lui, approfondendo il bacio.
– Ehm, ehm. – il tossicchio di Juliette ci fece staccare di colpo.
– Julie! Tutto bene? – domandò Teddy, le mani ancora sui miei fianchi.
Lo guardò storto – Bé, diciamo di si. – rispose, sedendosi e sfiorandosi la pancia.
Abbandonai il mio ragazzo e corsi dalla mia migliore amica che, seduta sul mio letto, aveva un 'espressione serena sul volto – Julie, che hai? – non avevo idea di come fare per aiutarla.
– Vic, sai che l'ho sognato? –
– Cosa? – domandai, colta alla sprovvista dalla sua domanda.
– Il bambino. – mi rispose, dando dei piccoli colpetti alla pancia. – Aveva un anno e c'era anche Mike. Gli stava insegnando a volare, a volare su una scopa. E mi stava venendo da piangere, per la felicità, sai. Poi hanno alzato entrambi lo sguardo e li ho visti: i loro occhi, Vic. Hanno gli stessi occhi grigi e lo stesso sorriso dolce. – calde lacrime avevano cominciato a scendere lungo le sue guance arrossate.
Non so se era a causa della gravidanza o altro ma la mia amica stava piangendo: la abbracciai forte, facendola sfogare sulla mia spalla.
Quando si fu calmata mi staccai da lei, sorridendole dolcemente e asciugandole i residui di lacrime.
– Ehi, che ne sai che non è una femmina? Sei solo al secondo mese! – esclamai, assumendo un'aria imbronciata e facendola ridacchiare.

La ragazza dai capelli biondi respirò “Eccoci qua” pensò, accarezzando il tetto della casa sul mare con i suoi grandi occhi castani “Chi mai si sarebbe immaginato che saremmo arrivate a questo punto così presto?” Prese un altro grande respiro e agitò la bacchetta, facendo innalzare la grossa valigia che ora le seguiva come se fosse legata alla padrona da un filo invisibile.
Arrivata alla porta di legno scuro bussò tre volte prima che la sentissi e andassi ad aprire.
– Claire! Giusto in tempo! – esclamai, accogliendo la mia amica e abbracciandola forte.
– Andiamo, è in camera mia. – dissi, capendo già quale sarebbe stata la sua domanda.
Claire annuì e rispose al mio abbraccio, quindi salì le scale e adagiò la valigia sul letto nella camera degli ospiti, accanto ad una già aperta da ormai qualche giorno. Quindi mi precedette nella mia stanza dove una ragazza dai capelli ramati stava seduta a gambe incrociate sul mio letto a leggere una strana rivista babbana.
– Claire! – esclamò alla vista dell'amica. Scese di corsa dal letto e gettò le braccia al collo della bionda – Mi sei mancata, sai? – disse, stringendola forte.
Claire rispose al suo abbraccio, sorridendo – Anche tu, anche tu...Ehi, cosi non mi fai respirare! – esclamò, ridacchiando.
Juliette si staccò, gli occhi lucidi – Cavolo sto per rimettermi a piangere... – borbottò, guardando il soffitto.
Claire storse la bocca – Gli ormoni? – mi domandò, abbassando la voce.
Annuii sconsolata – E' tutto il giorno che scoppia a piangere senza motivo. E' incontrollabile. – le risposi, attenta che non ci sentisse.
Dopo che la nostra amica finì il giro della mia stanza ci raggiunse, un sorriso a trentadue denti stampato in faccia – Ok, vi va di uscire? Ho bisogno di distrarmi. –
– Eh no! – esclamò Claire, cogliendomi di sorpresa – No, perché c'è ehm...una sorpresa! – continuò,fissandomi in cerca di aiuto.
Juliette mi lanciò un'occhiataccia – Ti giuro che io non ne so niente. – mi giustificai, alzando le mani.
Lei alzò un sopracciglio – E dov'è questa sorpresa? – domandò a Claire, incrociando le braccia.
Sul volto della biondina spuntò un sorriso amichevole – Vedrai, è sulla spiaggia! Andiamo! – ci prese per i polsi e ci trascinò giù per le scale – Salve signora Weasley! – gridò alla cucina dove mia madre stava tentando di rifare i macarons.

La spiaggia era battuta dalle onde che lasciavano una scia spumosa sul bagnasciuga.
Juliette aveva un muso lungo quanto la mia mazza da battitrice, così Claire cominciò a giocare con l'acqua – Ehi, e fa un sorriso! – le gridò, prima di cominciare a bagnarla.
Julie rimase sbigottita dall'azione di Claire ma sorrise e cominciò a vendicarsi, facendo ritrovare la nostra amica totalmente zuppa.
– Insomma, questa sorpresa? – domandò, in preda alle risate.
Sorrisi dolcemente: ero felice di vedere la mia Julie finalmente ridere spensierata.
– Qua dietro. – le dissi, prendendola per mano e aiutandola a salire una duna di sabbia per raggiungere un piccolo capanno costruito anni prima da mio padre.
– Che c'è? – domandò Juliette, guardandomi interrogativa.
Alzai le spalle assumendo un'espressione del tipo “Non so niente, sono innocente” prima che lei potesse allungare il collo oltre il muro.
Fu colta totalmente di sorpresa. Due braccia muscolose la afferrarono, facendola sbattere su un petto ampio.
– Ciao. – disse il proprietario, stringendo Julie a sé.
La ragazza si staccò, riconoscendo la voce, e si ritrovò a fissare due grandi occhi grigi.
– Mike? – domandò a fil di voce.
Lui le sorrise – Proprio io! Chi ti aspettavi? –
Juliette scosse la testa, allontanandosi un po' – Ma...Non eri partito per l'Irlanda per...una partita? – domandò, deglutendo.
Lui si rabbuiò – No io...Io dovevo pensare a...a noi. –
Juliette sembrò crollare – Ovvero? Non sei pronto, vero? Non sei pronto per essere padre, ti ho sconvolto l'esistenza lo so ma... –
Le prese il volto tra le mani ridendo – Ehi ehi, ferma un po'. Tu mi hai sconvolto? Perché, un bambino in quanti lo si concepisce? Sono andato in Irlanda si, per schiarirmi le idee, – cominciò scrutando il volto di Julie – E ho capito che non posso lasciarvi. – concluse, sorridendole.
Lei alzò un sopracciglio – Lasciarci? – domandò, il fiato sospeso.
Poso la fronte contro quella della ragazza – Tu e mio figlio. – sussurrò, sorridendole dolcemente, prima che Juliette potesse gettargli le braccia al collo, ridendo felice.

 


~Angolo Autrice
Ta daaaaa! 
Che ne pensate? 
Juliette alla fine tiene il bambino a quanto pare :') 
E' scritto male, lo so. Ho riassunto un pò ciò che accade nei due anni e le strade che i nostri personaggi decidono di prendere...
Tra poco la nostra storia finirà, ma non temete, ho una sorpresa per voi poi :3 
Ok, ci vediamo presto con il 18esimo capitolo <3
Un bacione;

Gryfferine

 


 

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Capitolo 21
*** Capitolo 18 ***


Eccomi qui con  il nuovo capitolo!
Nuovo e ultimo capitolo di questa storia...
Mi dispiace tantissimo porre la parola fine alla storia di Vic e Teddy, ma ogni cosa a un inizio e una fine, e qui siamo giunti alla fine.
Mi è piaciuto davvero molto scrivere questa fanfiction ed è la mia prima long e ne sono veramente felice. 
Ci vediamo alla fine! 
Gryfferine

P.S. Vi avverto, scrivere questo capitolo mi ha fatto commuovere... 




»Capitolo 18«
 

                                                            Image and video hosting by TinyPic
 




La porta al piano di sotto sbattè violentemente facendomi sussultare. Sbadigliai, scollandomi dalla guancia il foglio di pergamena che stavo scribacchiando.
– Ma che Morgana... – borbottai, scollandomi il foglio scribacchiato dalla guancia. Mi stiracchiai, quindi uscii nel corridoio. Feci appena in tempo a vedere una chioma ramata infilarsi nella stanza accanto alla mia che la porta di quest'ultima sbatté nuovamente.
Mi grattai la testa, gli occhi ancora insonnoliti. “Ci risiamo” pensai, dirigendomi verso la camera della mia sorellina.
Bussai – Minns, mi apri? Tutto bene? – domandai con discrezione.
Sentii una qualche maledizione, quindi dei passi e, in pochi minuti, la mia sorellina mi aprì la porta, ancora fasciata dalla sciarpa di Corvonero della scuola.
– Che vuoi, Vic? – domandò, tirando su con il naso.
– Vedere come sta la mia sorellina. – dissi, sorridendole. Lei alzò un sopracciglio – Da quando ti interessi a me? Sono anni che non parliamo. – borbottò, tornando nella camera. La seguii, facendo attenzione alle cose per terra. Negli ultimi tempi avevo avuto modo di conoscere più a fondo la mia sorellina Corva, prima Weasley non Corvonero, e avevo scoperto che era più simile a me di quanto pensassi. Tutti quegli anni a considerarla la perfettina della famiglia erano stati davvero sprecati ed avevo intenzione di recuperarli. Così mi sedetti sul suo letto dal quale, posto sotto la grande finestra, si poteva vedere il mare che batteva la spiaggia.
– Allora, chi è questa volta? Patrick? Liam? Ma non stavi con quel tipo..Aspetta, aveva un nome strano...Damon? – ci avevo azzeccato, perché la mia sorellina si irrigidì di colpo. Cominciò a intrecciarsi i capelli, lo faceva sempre quando era nervosa – L'ho lasciato. – disse di colpo, lasciandomi interdetta.
– Ma non ne eri innamorata? –
Alzò il busto e il mento, per un attimo rividi nostra madre, eccetto per i capelli rossi e gli occhi turchesi, cosi diversi da quelli color ghiaccio miei e di Fleur – Pensavo, ma a quanto pare non lo ero. E' un altro idiota, ormai ci sono abituata. – alzò le spalle, buttandosi quindi sul letto di schiena.
– Anche a te facevano cosi, Vic? – domandò, guardandomi.
Posai una mano sul suo ginocchio, cercando di infonderle sicurezza – No, Minns, perché io non li davo retta, avevo già trovato l' amore, tu lo devi ancora trovare. –
Sbuffò – E come lo trovo? –
Risi, buttandomi sul letto accanto a lei – Arriverà, e non potrai mai sapere chi sarà, capito, corvetta= – le dissi, ridendo.
Mi guardò – Sicura? –
Mi avvicinai a lei, dandole un buffetto sul naso – Si, te lo assicuro. Ah senti una cosa: non provare a portare un Serpeverde magari figlio di Mangiamorte in questa casa, eh! – dissi, scherzando.
Lei rise – Tranquilla, non accadrà. – mi abbracciò.
Il suo cellulare babbano vibrò – E ora, chi è? – domandai, dandole una gomitata.
Prese il telefono e guardò il messaggio – Rosie, chiede se voglio andare con lei e Lily a Camden Town... – disse, sorridendo e iniziando a rispondere.
– Ci vediamo dopo, sorellona! – esclamò, prima di alzarsi di scatto, afferrare il suo skate blu elettrico e correre fuori dalla porta.

I negozi babbani mi avevano sempre affascinati, ma non ero mai entrata in un negozio per bambini babbani.
– Cosa ne dice di questo,signorina? – domandò una donna dai capelli neri a Juliette che, girovagando per gli scaffali, aveva già tra le mani un po' di tutine.
Fissai Claire che, con lo stesso sguardo, stava osservando la scena. Mi lanciò un' occhiata – Andiamocene velocemente. – sussurrò in modo tale che la potessi sentire solo io. Ridacchiai e mi avvicinai a Juliette, dandole un pizzicotto sul gomito – Julie, scusa, posso rubarti un attimo? – le dissi, sorridendo alla commessa. Lei cercò di sorridere e tornò dalla sua collega.
– Che c'è, Vic? – domandò la mia migliore amica che però trovava più interessante una tutina a forma di panda che me.
– Julie non vorrei essere cattiva ma siamo qui da due ore e mezza e io e Claire vorremmo andarcene... – borbottai, osservandola.
Lei annuì – Si, anche io voglio andarmene, quelle due commesse stanno facendo commenti poco piacevoli . – mi confessò, ammiccando alle due babbane. Stavano chaiccherando tra di loro e riuscii a sentire parole come “incinta” “Giovane” “Poco di buono”. Li lanciai un'occhiataccia che volevo accompagnare da uno stupeficium, ma sapevo che poi Juliette mi avrebbe picchiato.

E avevo più paura di lei che del Ministero. Strinsi i pugni e la mia amica sorrise – Effettivamente – cominciò – Quel negozio a Carnaby mi sembrava più fornito, non credi Vic? – mi domandò, sbattendo le lunghe ciglia nere.
Ridacchiai – Si, assolutamente. Claire? Che ne pensi? – la nostra amica ci aveva raggiunte e aveva intenzione di reggere il gioco – Si, mi sembrava anche più carino e il personale era più... gentile. – aggiunse, lanciando una frecciatina alle due commesse che ci fissavano sbigottite.
Mi stampai un sorriso falsissimo sul viso – Allora noi andiamo, grazie di tutto! – esclamai, prima di uscire dal negozio, trascinandomi dietro Juliette e Claire.
Sospirai non appena lasciammo l'edificio e ci dirigemmo a grandi passi lontani da quell'antro del pettegolezzo.
– Merlino, sono odiosi i babbani quando fanno cosi. – borbottai, dirigendomi a grandi passi verso la metro.
Juliette sorrise debolmente – Non solo i babbani fanno commenti, tranquilla... Non ti dico a Diagon Alley cosa ho sentito... – disse, stringendo i pugni. Le presi le mani – Ehi, fregatene, ok? Hai vent'anni per tutti i nargilli! E Mike lavora già, va tutto bene. – la rassicurai, sorridendole.
Alzò un sopracciglio – Si, lo so, ma è dura sentirsi chiamare p... –
– Ok! Dai che sta passando la metro! – esclamò Claire cambiando discorso e cercando di distrarre la nostra amica. – Andiamo, sbrighiamoci, ho voglia di una di quelle ciambelle colorate... –
– Le donuts? – provò Juliette.
– Si esatto, quelle ricoperte di glassa colorata. Sono buonissime. – aggiunse la bionda, fissando il soffitto con aria sognante.
– Ehi, la voglio anche io! – esclamai intromettendomi.
Juliette rise – Va bene, va bene, allora passiamo da Starbucks, che ne dite? – propose, osservandoci.
Mi scambiai un'occhiata con Claire – Starbucks? E che cos'è? Una squadra di Quidditch? –

Un rumore improvviso mi fece alzare di scatto la testa, rischiando di far cadere la pila di fogli posta accanto a me. Mi stiracchiai prima che una voce mi cogliesse alle spalle – Ehi, Weasley, di nuovo a dormire? – mi girai di scatto per ritrovarmi di fronte due occhi smeraldini.
– Diovig. La smetti di fare così? – borbottai, sbadigliando.
– Cosi come? – domandò lui, ammiccando. Posai gli occhi sulla mano che teneva sulla mia spalla e poi li ripuntai suoi suoi. Lui ridacchiò e si allontanò, passandosi una mano tra i capelli castani.
Alexander Diovig, mezzo russo da parte di padre, era diventato il mio flagello. Avevo da poco cominciato il tirocinio alla redazione della Gazzetta e, dietro la mia scrivania, c'era la postazione del Signori Diovig, quattro anni più grande di me, ex Tassorosso. Il che la diceva lunga.
Alzai gli occhi al cielo quando se ne uscì con la usa solita frase – Per essere una Weasley sai davvero come conquistare gli uomini. – e me ne tornai sul mio articolo sui Cannoni di Chudley.
Lanciai uno sguardo all'orologio e sobbalzai: dovevo staccare.
Impilai i fogli dei miei appunti, li infilai in una cartellina colorata che misi di fretta nella borsa e mi alzai.
– Weasley, già vai? – chiese Alexander sconsolato. Rabbrvidii – Si, Diovig, vado a prendere il mio ragazzo a lavoro. – sibilai come una Serpe. Girai i tacchi e mi diressi verso l'ascensore, lanciando un saluto a zia Ginny, capo redattrice.
Premetti il piano sulla tastiera d'Ottonne e subito l'ascensore partì. In poco tempo mi ritrovai al piano dell'Ufficio Auror.
– Victoire! Cerchi Teddy, vero? - una ragazza dai ricci capelli biondi e guance fitte di lentiggini mi accolse – Annabelle! – salutai la mia ex compagna di squadra, coetanea di Teddy – Si, cercavo lui. E' già andato via? – domandai, inarcando un sopracciglio: non era da lui andarsene in anticipo.
– Si, è da poco uscito con il signor Potter. – mi disse, scrutandomi con i suoi grandi occhi blu.
– Mi ha detto di farti trovare a Grimmuld Place... – aggiunse, alzando le spalle.
Mi illuminai – Ok, grazie. Buon lavoro, Annabelle, mi ha fatto piacere rivederti! – esclamai, salutandola e dirigendomi nuovamente verso l'ascensore.

POV Teddy

Un brivido mi percorse la schiena e mi strinsi ancora di più nella giacca. Soffiai, producendo una nuvoletta di vapore caldo e alzai lo sguardo verso le nuvole che stavano rilasciando piccoli fiocchi.
– Nevica... – sussurrai, raccogliendone uno che si posò sul guanto, sciogliendosi. – A te piaceva tanto la neve, eh, nonna? – sussurrai, sorridendo dolcemente e guardando la lapide di marmo bianco davanti a me “ Taddheus Tonks - Andromeda Tonks nata Black”. Sfoderai la bacchetta e, con un movimento leggero, creai una coroncina di Stelle di Natale rosse amaranto, i suoi fiori preferiti.
– Buon Natale, nonna, anche se un po' in anticipo. – sussurrai, – Augurami buona fortuna. – aggiunsi, sorridendo, prima che la voce del mio padrino mi facesse girare – Andiamo, Teddy? – mi chiese, scrutandomi oltre le lenti tonde.
Deglutii – Non credo di farcela, Harry. – dissi con un fil di voce. Per poco non scoppiò a ridere – Oh andiamo! La ami? – mi domandò.
– Certo che si! – esclamai.
Sorrise – E allora pensa solo a quello e vedrai che le parole usciranno da sole. Con me ha funzionato. – aggiunse. Alzai un sopracciglio – Ah si? – chiesi.
Lui ridacchiò – Ti fidi di me? –
– No. – risposi sorridendo.
Harry mi sorrise di rimando – Bravo perché neanch'io lo farei. – mi porse il braccio per smaterializzarci – Tuo padre sarebbe fiero di te. – sussurrò, prima che la smaterializzazione ci travolgesse, strappandoci dal terreno gelato.

POV esterno

Teddy Remus Lupin passeggiava furiosamente per il salottino di Grimmuld Place, davanti ad un Harry Potter, suo padrino, del tutto tranquillo, intento a sorseggiare un bicchierino di Whiskey incendiario e a leggere l'ultimo articolo della Gazzetta del Profeta riguardante l'ultima partita di Quidditch dei Paddlemore, vinta ovviamente da questi ultimi.
– La smetti di essere così nervoso? – disse Harry al ragazzo, anche se ormai uomo, senza distogliere gli occhi dal giornale.
Teddy si fermò in mezzo alla stanza – E se... – cominciò a farfugliare.
– No. – lo troncò il padrino. Gli lanciò un'occhiata veloce e non potè fare a meno di pensare che ventiquattro anni prima, seduto a quel tavolo, aveva visto per la prima volta il volto del suo figlioccio, nella foto portata da Remus. Gli occhi gli cominciarono a pungere e scosse la testa, sorridendo.
Si sentì il rumore della porta d'ingresso aprirsi, pochi passi e un tonfo seguito da un – Morgana! – che provocò le risate dei due e l'aumento dei battiti del più giovane.
Comparve la testa bionda di Victoire che, sorridendo vivace salutò – Salve! – disse – Ehm, il portaombrelli – troll è ehm caduto... – aggiunse, arrossendo, rivolgendosi al Salvatore del Mondo Magico. Harry si alzò, ridacchiando, e si diresse in corridoio – Nessun problema, nipotina... – disse, scompigliandole i capelli.
– Grazie zio! – rispose lei, illuminandosi.
Lui scoccò un'occhiata complice a Teddy il quale arrossì. Vicky li osservò cercando di capire quello scambio, quindi alzò le spalle e si avvicinò al suo ragazzo, si allungò e gli diede un piccolo bacio a fior di labbra.
– Scusa il ritardo – disse – ma al Ministero c'era un sacco di lavoro da sbrigare.. – sbuffò, togliendosi sciarpa e giacca. – Sono passata all'Ufficio e Annabelle mi ha detto che te n'eri andato e che dovevo farmi trovare qui. Tutto bene? – domandò.
Teddy stava sorridendo come un ebete, osservando la ragazza. Scosse la testa – Si scusami, mi sono distratto. – Le si avvicinò, prendendole le mani e la fece alzare.
– Vieni con me. – le disse, rassicurandola.
La condusse su per le vecchie scale fino ad una vecchia soffitta. Il soffitto era stato dipinto di blu e vi erano state rappresentate tutte le stelle. Victoire si guardò attorno, sorpresa – Teds, è bellissimo. – esclamò, sorridendo.
– Pochi conoscono questo posto, in vita solo io ed Harry...E ora tu. – rispose, sorridendole dolcemente. Vicky annuì e continuò a guardarsi attorno, riconoscendo molte costellazioni.
Teddy la osservò a lungo, poi si avvicinò, deciso a parlare.
– Sai, le ultime persone ad aver messo piede qui furono i miei genitori... – sussurrò. Victoire spostò lo sguardo su di lui, mordendosi un labbro.
– Anche per mia madre era la prima volta qui su. Mio padre le voleva dire una cosa importante. – Vicky assunse un'espressione preoccupata e Teds le strinse le mani, rassicurandola.
– E anche io sono qui per chiederti, come fece lui, una cosa importante... – fissò gli occhi in quelli color ghiaccio di Victoire, un colore cosi freddo, eppure esprimevano cosi tante emozioni e calore che lo fecero commuovere. In pochi secondi si ritrovò in ginocchio, infilando una mano in tasca, senza distogliere lo sguardo dagli occhi di lei che ora luccicavano.
– Victoire Apolline Weasley... – Teddy tirò fuori una scatolina blu notte che aprì, rivelando un semplice anellino argenteo con un diamante luminoso incastonato – Vuoi sposarmi? – chiese, la voce rotta dall'emozione, un sorriso dolce che esprimeva tutto il suo amore sul viso.
Lei si portò una mano alla bocca, commossa.
– Si, si, si! – esclamò, gettandogli le braccia al collo e stringendolo forte.
– Si, lo voglio. – sussurrò, fissandolo in quegli occhi nocciola che aveva sempre amato e che sempre avrebbe amato. 

 


~Angolo Autrice
Non posso credere di averla finita davvero.
E invece eccoci qui. 
Che ve ne pare della proposta di Teds? :3 E di Dominique? alla fine non era proprio la signorina perfettina che Vic credeva.. Ma approfindiremo in seguito :3
Questa non è l'ultimo Angolo Autrice, ci sarà anche l'epilogo <3 
Per cui ci saluteremo davvero all'epilogo!
Un bacione; ringrazio tutti quelli che ci sono stati fin dall'inzio, quelli che hanno sempre recensito e quelli che hanno messo la storia tra le preferite/seguite.
Gryfferine 
P.S. Cambierò nome dell account in "Minns" per vari motivi anche legati al personaggio di Dominique/Minnie <3 




 

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Capitolo 22
*** Epilogo ***


Non posso credere di esserci arrivata.
Eccoci qui, con l'Epilogo di questa storia. 
Per tutti in nargilli, non avrei mai pensato di arrivarci, sinceramente. 
Ringrazio tutti coloro che mi hanno sempre seguita e che hanno letto la storia di Vic <3
Un bacione, ci vediamo alla fine con l'ultimo Angolo Autrice :(
Gryfferine~

 
 

[ And after all this time, I'm still into you ] ~ 


»Epilogo«
 

La bambina con il vestito rosso saltella per la stradina davanti a Regent's Park, sporcandosi le scarpette nere con il fango.
-Emily! Per tutti i nargilli, rischi di sporcarti il vestitino di zia Minnie! E vuoi davvero che Dave ti veda cosi? - esclamo, raggiungendo mia figlia e prendendola per mano - E che me ne importa? Io voglio divertirmi! - ribatte lei. Alzo gli occhi al cielo - Ok, divertiti ma non sporcarti. - sbuffo, lasciandole la manina. Lei si apre in un sorriso dolcissimo e luminoso - Va bene mamma! - grida, saltellando e tornando a giocare con il fango, raggiungendo una porticina dipinta di un blu vivace. 
- Non assillarla troppo. - dice mio marito ridacchiando. Mi giro, alzando un sopracciglio - E tu evita di viziarla, Teddino. - rispondo. Mi scompiglia i capelli  - Andiamo, Victorilla, i nostri amici ci aspettano! - risponde ridendo. Sorrido e intreccio le dita con le sue. 
- Avanti! Muovetevi! - girda Emily, sulla soglia.
- Eccoci, eccoci. Hai suonato, lupacchiotta? -chiede Teddy, facendomi alzare gli occhi al cielo.
-No, ora lo faccio. - rispnde lei, allargando gli occhioni. Si alza sulle punte e, aiutata da Teddy, suona il campanello.
- Arrivo! - grida la voce di un bambino. Si sentono dei passetti veloci e la porta si apre - Em! Zia Vicky, zio Teddy! - ci saluta il piccolo David. Emily sorride, porgendo al bambino un pacchetto verde - Per te, buon compleanno. - mugugna arrossendo.
-Grazie! Ehi, stai bene con il rosso! - risponde lui, scrutandola con i grandi occhi grigi e prendendola per una mano. 
Emily arrossisce e i suoi capelli si tingono di rosso, come i capelli di David, come il suo visino. 
Sorrido - Vicky! - due braccia esili mi assalgono, facendomi quasi cadere - Oh, ehi Julie! - esclamo, riconoscendo la chioma ramata e stringendo la mia migliore amica. 
- Ci avete messo un pò, eh? Ma stiamo ancora aspettando Claire e Rick, quindi non siete gli ultimi, tranquilli. Mike è di là a combattere con la glassa della torta. - dice velocemente, ridacchiando. - Mamma! - Emily mi corre incontro - David ha una scopa! Perché lui ha una scopa e io no? - domanda, mettendo il broncio. -Perché lui ha sei anni mentre tu ne hai tre. - rispondo con tranquillità.
- Ne ho tre e mezzo. E poi devo allenarmi, io! Devo diventare una grande battitrice come te! - dice. Le scompiglio i capelli - Te la regaleremo una scopa, ma tra un pò di anni, va bene? - le dico, chinandomi alla sua altezza. 
Il campanello suona e David corre subito  alla porta - Vieni, Ems, devono essere Liv e Ed! - dice alla bambina che, come un cagnolino, lo segue subito. Il piccolo apre la porta e subito viene investito da due testoline bionde - Auguri! -gridano i due bambini - Liv, Ed! Ciao! Grazie! - risponde David, abbracciando i due gemelli. Liv gli porge un pacchetto celeste - Per te. - aggiunge, sorridendo. 
- Emily! - dice poi, vedendo la sua migliore amica. - Ciao, Liv! - saluta mia figlia, abbracciandola. 
Il piccolo Edward saluta tutti educatamente, quindi si nasconde dietro le ginocchia del padre - Scusate il ritardo. - esclama quest'ultimo, passandosi una mano tra i capelli rossi. - Si, ok, ora togliti però, devo salutare le mie migliori amiche. - boffonchia la moglie, comparendo dietro la sua schiena e fissando me e Juliette. 
-Clarisse!- esclamo io, raggiungendola e abbracciandola. - Come va? - le domando.
Lei sorride - Benissimo, a parte il lavoro. Il Ministero non è mai stato cosi impegnato. - boffonchia, rispondendo al mio abbraccio.
- E il mio figlioccio? Dov'è? - Mike compare dalla cucina con un grambiule sporco di glassa blu. - Zio Mike! - grida Edward, comparendo da dietro le gambe di Richard e andando incontro al padrino. - Eccolo, il mio campione di Quidditch. - dice lui, abbracciandola.
Ed mette il broncio - Ma a me non piace il Quidditch... - borbotta - Preferisco leggere. - Mike scoppia a ridere - Sei come tua madre. - aggiunge, scuotendo la testa.
- Sono io quella appassionata, zio! - esclama la mia figlioccia, Olive, la gemella di Edward. Le scompiglio i capelli biondi - Esatto, tutta la sua madrina. - dico, facendo una linguaccia al mio migliore amico. 
- Certo che siete proprio opposti voi due, eh.. - ridacchia lui.

La torta finì subito e il bel vestitino rosso di Emily si ritrovò sgualcito e sporco di cioccolata.
Sospiro - E' una piccola selvaggia... - borbotto, guardandola cambiare il colore dei capelli e degli occhi per far ridere Liv. - Blu erano bellissimi! - esclamò, e la piccola metamorfomaga tramutò i suoi bei capelli biondi nella chioma blu che Liv adorava. 
Juliette passa con dei calici di champagne - Facciamo un brindisi? - dice, porgendomene uno. 
- Oh no, io non posso bere. - le sussurro, sorridendo. Si illumina - Cosa...Vic... - posa il vassoio e mi fissa. 
Mi alzo - Julie, mettiti seduta. - le dico, dandole delle pacche sul pancione - Sei al sesto mese, non stancarti. - aggiungo sorridendo.
- Devo farvi un annuncio. - dico, richiedendo l'attenzione di tutti, davanti a Teddy che, fissandomi sorpreso, cercava di capire cosa avevo in mente. Respirai a fondo - Aspettiamo un bambino. - rivelo, riferendomi più a lui che agli altri. Si alza di scatto e mi stringe a sè - Merlino, davvero, Vic? Un bambino? - esclama felice. -Si, ne sono sicura. - gli dico, posandogli una mano sulla guancia. Mi bacia, sorridendo sulle labbra. 
Mike, Richard e Claire mi fanno le congratulazioni, quindi mi rivolgo a Juliette - Julie, maschio o femmina che sia tu sarai la madrina. - dico, sorridendole - Oh, Vic! E...I nostri bambini nasceranno nello stesso anno! - aggiunge radiosa. Mi abbraccia - Si, saranno coetanei, più o meno. - dico da dietro la sua spalla. 
- Mamma, è vero? - la voce di Emily mi coglie alle spalle. Mi giro e ma la ritrovo davanti al viso, in braccio a Teddy - Avrò una sorellina? - dice, felice. Le dò un buffetto su una guancia - Bè, potrebbe anche essere un fratellino, no? - Scuote la testolina bionda - No, sorellina. - ridacchio prima che Teddy ci dia un bacio sulla fronte - Merlino quanto vi amo. - sussurra. 
Sorrido, osservando la piccola Emily e Teddy che ora le sta facendo il solletico. Hanno lo stesso sorriso, lo stesso naso e i medesimi, bellissimi occhi nocciola. 

 


~Angolo Autrice

Ta da!
Ora è Capelli blu e Occhi Nocciola è ufficialmente finito, non posso crederci. E' durata più di un anno e mi è davvero piaciuto scriverlo.
Maaaaaaa
Vi dovevo dire una certa cosa, ed eccola qua: vi sarà un sequel! (ebbene si, dovrete sopportarmi)
Un sequel chiamato Capelli rossi e toga di seconda mano (la fantasia) e parlerà di Dominique, la sorellina di Vic.
Sarà ispirato ad un GDR su facebook chiamato 
Fidelius - Harry Potter's New Generation GDR ϟ​  (che tra l'altro è ancora attivo, per cui se volete unirvi siete ancora in tempo, vi lascio il link in fondo) E niente, adoro il personaggio di Minnie e vorrei appronfondirlo u.u
Quindi vi saluto e spero di ritrovarvi nel Prologo che a breve pubblicherò di questo Sequel :3
Un bacione;

Gryfferine
(Minnie) 


 

 

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