Avatar: la leggenda di Aang. Un nuovo inizio.

di _Lea_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Flash. Iroh ***
Capitolo 2: *** Azula e Katara: nella prigione. ***
Capitolo 3: *** Dominatori della terra. ***
Capitolo 4: *** Cato della Tribù dell'Acqua del Nord. ***
Capitolo 5: *** Comprensioni e non ***
Capitolo 6: *** Svago ***
Capitolo 7: *** Ritorno. ***



Capitolo 1
*** Flash. Iroh ***



Ecco a voi” Porsi le due tazze di tè alla giovane coppia davanti a me, e con un sorriso tornai in cucina.
Dopo la guerra, ero tornato a Ba Sing Se e riaperto il mio locale, che puntualmente era diventato il migliore della città. La mia vita non poteva andare meglio. Ero fiero di mio nipote, ora signore del fuoco, e di tutti i ragazzi che avevano combattuto a fianco dell'Avatar Aang per il ripristino dell'ordine.
Ma non ero mai tornato al palazzo, se non per vedere l'incoronazione di Zuko. Racchiudeva ricordi dolorosi, che in quel periodo di pace e serenità non volevo far riaffiorare. Sospirai. Ormai la pace regnava sul mondo, per quale motivo mi sarei dovuto fermare sui ricordi? E poi, era tanto che non vedevo nessuno...
La decisione era presa. Sarei andato nella capitale della nazione, sarebbero stati ancora tutti lì.
Chiuso il locale, preparai una bisaccia e partii.


 

 

 

 

Angolo dell'autrice.

 

 

Buongiorno!

Questa è la prima di una lunga serie di role che riporterò in questa nuova serie creata da un gruppo roleplayer, un GDR di cui anche io faccio parte.

Qui riporterò le nostre role, riadattate in modo da formare una fanfiction. Se qualcuno fosse interessato, questo è il link: http://www.facebook.com/AvatarLaLeggendaDiAanggdrItaliano?fref=ts Spero vi piaccia!

 

 

 

_ Lea _
 

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Capitolo 2
*** Azula e Katara: nella prigione. ***


Era finita. Avevano vinto. Aang ce l'aveva fatta. Zuko ce l'aveva fatta. Ce l'avevano fatta tutti. Eppure Katara non poteva togliersi quel pensiero dalla testa. Lo scontro tra Zuko ed Azula. A quest'ora poteva essere morta (o lo poteva essere Zuko). Non riusciva a capirlo. Perchè Azula era arrivata a tanto? Era diversa durante lo scontro. Non era la solita principessa che cercava di ucciderli. Il suo sguardo era diverso. E adesso era in prigione per mano sua. Sospirò. -Oh, Katara cos'hai per la testa?- non faceva altro che ripeterselo. Era possibile che Azula le facesse... Pena? No, lei era Azula. Non poteva farle pena. Allora perchè si stava dirigendo verso la sua cella? La prigione era un posto orribile. I suoi passi rimbombavano. Era decisamente impazzita. L'idea di tornare indietro cominciava a farsi sempre più forte nella testa della ragazza. Alzò lo sguardo e anche quell'idea era scomparsa per lasciare il silenzio nella sua mente. Azula adesso era difronte a lei, nella sua cella. Katara sapeva che Azula si era accorta di lei, ma non riusciva a parlare. Era paralizzata. Paura? Probabile. Non si sarebbe mai dimenticata della sua potenza.

Azula era dentro la cella. Aveva freddo, troppo. Era frustrata, confusa. Era arrabbiata. Un fuoco le bruciava dentro. Avrebbe dovuto ucciderli! Zuko non si doveva salvare! Katara doveva morire! Non sapeva come abbia fatto una stupida ragazzina a sconfiggerla. L'avrebbe uccisa. Oh, si che lo avrebbe fatto, senza alcuna pietà! Sarebbe bastato averla davanti. Ad un tratto vide un'ombra. Non se ne curò, pensando che fosse una delle guardie... Invece era una ragazza. Non una qualunque però: era Katara! Quando la vide, la guardò con aria minacciosa. La prima cosa che fece, fu cercare di essere di parola: l'avrebbe finita! Le scagliò un fulmine, ma non funzionò. Stupide sbarre! Iniziò a sfogarsi: “che diavolo ci fai qui, eh? Per deridermi? Fallo! Tanto prima o poi uscirò di qui! E quando uscirò...”.
Lei la guardò come se le facesse pena... E la cosa la faceva infuriare ancora di più!
“sono venuta qui perchè volevo cedere come stavi” disse Katara. Cosa le doveva dire, ora? 'no sto malissimo sono pentita! Scusami andiamo a raccogliere i fiori sulla collina dai!'. Ma invece le ringhiò: “non ti interessa, vattene!” Ma lei rimase lì, immobile, a fissarla.

 

Katara si sorprese di non essere indietreggiata all'attacco di Azula. Non poteva usare i suoi poteri. Non sapeva neanche con certezza perché le aveva chiesto come stava. Pensava che fosse una di quelle classiche domande che si fanno in questi casi... Eppure le interessava davvero come stava. Azula era arrabbiata, molto. Se non ci fossero state le sbarre a dividerle, Katara a quest'ora sarebbe morta. La ragazza Sospirò. Non sapeva cosa dire. la fissava, ma le parole di rabbia che aveva fino a quel momento nel cuore per lei erano improvvisamente sparite. Si avvicinò, e azzardò una risposta “E se ti dicessi che mi interessa?”
Era decisa a non andarsene.

 

La mocciosa si avvicinava alle sbarre! Azula scagliava fulmini e palle di fuoco. Era arrabbiata, e lo stava dimostrando. Mai, aveva avuto desiderio più intenso di uccidere quella ragazza come quel momento. Le scivolò addirittura una lacrima! Quella rabbia si era trasformata in una lacrima amara e acida, così acida da sciogliere quasi quelle sbarre! Lei, Azula, piangere? Non era mai successo. Katara ci rimase di stucco vedendola in quelle condizioni. Così fragile... Altro che principessa del regno del fuoco! Cattiva e senza un briciolo di cuore!

se provi a dirlo a qualcuno siete tutti morti... TUTTI!! le disse. Ma la mocciosa quasi non ci fece caso. Mi rispose con aria di affronto: “se ti liberassi?”. “Ti ucciderò comunque, non ho bisogno della tua pietá!!” urlò la dominatrice del fuoco, furiosa.

 

Katara sorrise amaramente. L'aveva vista piangere prima, quando l'aveva incatenata, ma Azula forse era troppo scioccata per ricordarselo e lei,ora, lo era ancora di più. Ma cosa stava dicendo? Perchè la stava compatendo, perché voleva "aiutarla"? Era Azula, stava per uccidere Zuko. E ci sarebbe riuscita se non fosse arrivata in tempo. Aveva colpito anche Aang e aveva portato il gruppo a tante lacrime. Ora però le lacrime sorrevano sui suoi occhi. Acqua. Le lacrime sono acqua. Amare, salate oppure dolci, sono sempre acqua. Ai dominatori del fuoco non piace piangere, è una questione di onore. È vero, non aveva bisogno della sua pietà e Katara non avrebbe dovuto essere lì. Istinto materno, direbbero gli altri. E' sempre stata la "mamma" del gruppo, ma poteva provare lo stesso per Azula? Strinse i denti. La madre di Azula era scomparsa quando era piccola ma lei era cresciuta lo stesso senza problemi, non come Katara o Zuko. E ora la dominatrice dell'acqua si chiedeva, se nel profondo una mamma non le mancasse. “non hai bisogno della mia pietà Azula, sei sempre andata avanti anche senza averla mai ricevuta da nessuno!” disse con una nota dura nella voce, voltando lo sguardo da un'altra parte. Era Azula, non lo avrebbe dimenticato.

 

E allora cosa vuoi?” rispose Azula. Già, cosa voleva? Liberarla? No, non pensava proprio. Perché avrebbe dovuto farlo? Per quale motivo era venuta lì? La guardava con aria impietosita. “Posso sapere cosa vuoi?!” gridò Azula alterandosi sempre di più. Odiava quando non aveva risposte alle sue domande, non lo sopportava proprio! Katara continuava a guardarla in quel modo..
Si sedette in un angolo e ricambiò quell'odioso sguardo con sfida.

Prima o poi le avrebbe risposto. O no?

 

Ti va di parlare, Azula?” le chiese Katara. Era là, ormai. Non aveva una ragione, ma restarla a fissare non sarebbe stato molto utile. Si sedette a sua volta a gambe incrociate, difronte alla sua cella, aspettando una risposta. Era ovvio che non voleva parlare con lei, eppure Katara credeva che ne avesse bisogno. Aveva fatto trenta, poteva fare trentuno, anche con Azula. La guardò. Probabilmente non capiva il perché di quella domanda. In fondo, non la capiva neanche Katara. Voleva sapere cosa le fosse successo per diventare così. Perchè Zuko no, e lei sì?
 

Parlare di che cosa?” le rispose freddamente la dominatrice del fuoco “Io con te non parlo proprio di niente!!!” aggiunse prima di girarsi dall'altro lato in attesa che se ne andasse via. Passò un bel po' di tempo ma la mocciosa era ancora lì, con lo sguardo fisso verso di lei. Non se ne voleva proprio andare, ma Azula, con lei, non aveva voglia di parlarne.

 

Katara si innervosì. Le stava parlando con tutta la calma, le stava offrendo la spalla che non aveva mai avuto e veniva trattata così. Di certo non aveva pensato che sarebbe stata accolta a braccia aperte. E non poteva credere che stava mettendo da parte tutto quello che Azula aveva fatto loro. Ma non voleva mollare. Voleva sapere cosa non andava. Katara guardò dietro le sbarre in silenzio, sempre con lo sguardo ancora duro per il fatto che Azula stesse rifiutando un aiuto dopo tutto quello che era successo.

 

Azula aveva notato lo sguardo duro di Katara, ma ci voleva parlare. Dopotutto, era la nemica. Doveva raccontarle la sua vita privata? Tra tutti, proprio a lei? No, preferiva stare in silenzio a meditare su come scappare di là.

 

La situazione non cambiava e Katara continuava a chiedersi chi glielo avesse fatto fare. Aveva trattato Zuko molto peggio, ma in confronto ad Azula non aveva fatto niente. Come le era venuto in mente di venire lì? Le era dispiaciuto per lei. Ad Azula però, non dispiaceva affatto.

Non hai niente per cui scusarti? Niente domande? Niente pensieri?” le chiese irritata mentre si alzava.

 

No” rispose Azula “Niente, ho avuto tutte le domande di cui necessitavo. E poi.. Scusarmi? E di che? Ahahahah!” fece una risata acida. Katara se ne andò irritata. Ah! Scusarsi. Ma per piacere. Non aveva alcun rimorso!

 

 

Katara stava per andarsene, ma l'irritazione era tanta. Aveva accumulato troppo per i suoi gusti, e di solito, esplodeva quasi subito “Tuo fratello!” gridò girandosi arrabbiata “Stavi per uccidere tuo fratello!” le puntò l'indice contro indignata. Se non avesse fatto in tempo, Zuko... sarebbe morto.

 

Ormai non me ne importa più niente di lui” ribatté la dominatrice del fuoco . “Ha tradito me, mio padre, tutti! Non merita, il mio rispetto. NON LO MERITA!” aggiunse, furiosa. Non le ne importava niente, niente! Li aveva traditi, e se fosse tornata indietro, l'avrebbe rifatto, di nuovo e di nuovo, senza rimorsi!

 

La dominatrice dell'acqua guardò Azula con odio. Non poteva davvero trattare Zuko in questo modo. Ecco la differenza tra loro. Era tutto diverso. Non pensava che avrebbe mai trattato Sokka in quel modo, o che papà lo avrebbe esiliato. Zuko non se lo meritava. Aveva lottato fino all'ultimo contro il team avatar pur di essere accettato dalla sua famiglia. Katara non riusciva a capire. Non capiva nessuno di loro. Non potevano trattare così un membro della famiglia.
“Sai che ti dico? Te lo meriti! Ti meriti tutto questo! Zuko è degno del suo ruolo, rispetto a te o a tuo padre! Non ci potrebbe essere un signore del fuoco migliore, dopo tutto quello che ha subito per colpa vostra! Non gli avete riconosciuto niente!”
la guardò. Voleva andare via. Era arrabbiata. Azula non poteva parlare davvero così di Zuko!

 

Ok... Vai pure! La tua presenza qui mi infastidisce e basta!” rispose con tono di supremazia Azula. Non gli doveva riconoscere un bel niente! Era stanca di tutti quei 'zuko di qui,Zuko di la, Zuko é migliore'... Cos'era? Un giorno sarebbe stata lei a ridere uno di loro li tradirà! La mocciosa non avrebbe fatto la pacifista moralista come stava facendo con lei. Si scatenerebbe una guerra, e Azula avrebbe il piacere di dirle 'te l'avevo detto!'. Ah, che soddisfazione sarebbe!

 

Bene!” Rispose Katara stizzita. Come si poteva essere così, senza vergogna, compassione, amore... Zuko, anche dopo averla tradita a Ba Sing Se, aveva fatto di tutto per redimersi. Si era guadagnato la fiducia di ognuno poco a poco. Pensava che anche lei avrebbe fatto così. Si sbagliava alla grande! Azula era meschina, egoista e cattiva! Non sarebbe mai cambiata, sopratutto ora che era qui. Avrebbe continuato a vivere nel rancore. Peggio per lei.
“Divertiti nella tua nuova stanza!” le disse voltandosi. Era ironico, ma le uscì con un tono ancora furioso. Non poteva crederci.

 

Si lo farò. Peccato che durerà per poco!” Se non ci fossero state le maledette sbarre, Azula avrebbe trasformato la mocciosa in cenere e avrebbe visto allora, se doveva parlare ancora! “Torna da loro e digli che li saluto con tanto tanto CALOROSO affetto!” Aggiunse con ironia.

 

Senz'altro!” Ribatté Katara arrabbiata mentre si avviava all'uscita. Nonostante tutto non aveva perso la voglia di fare ironia. E intanto, la dominatrice dell'acqua si infuriava sempre di più. Prima fosse andata via, prima avrebbe dimenticato, prima ritornava alla tranquillità. 


Angolo autrice:

Bene, dopo una lunga attesa sono riuscita ad aggiustare questa role. Il testo originale era in prima persona da parte di entrambe le ruolanti, ma come capitolo ho preferito provare in terza.
Recensite e ditemi se preferivate il contrario!

                                                                              _Lea_

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Capitolo 3
*** Dominatori della terra. ***


Una giornata senza nuvole, un sole che colpiva senza pietà gli abitati della nazione del fuoco, occupati a lavorare in città, noncuranti di ciò che accadeva attorno a loro. Annusando l'aria, si potevano sentire diversi aromi, come l'odore delizioso del pane appena sfornato o la puzza repellente degli animali circostanti.
Gli abitati, loro, erano tranquilli, potevano trasformare ogni desiderio in realtà, al contrario di Yan, schiavo della fame e della povertà... Poche erano le persone che si sentivano come lui: aveva la forza per difendersi, ma non poteva utilizzarla. Ciò lo divorava dall'intero. Strappava il suo orgoglio e cibava la sua tremenda sete di vendetta. Perché se c'era qualcosa che Yan potesse desiderare, era proprio il vendicare sua sorella e i suoi genitori.
Il suo carattere,
prima docile, era diventato duro come la roccia, sapeva di non poter dare fiducia agli abitanti di quella nazione. Infatti, non aveva alcuna compagnia e viveva completamente solo, nella parte più remota del villaggio. Con il tempo, si era abituato alla solitudine. E, col tempo, aveva imparato ad essere discreto e a rubare nelle tasche altrui senza che se ne rendano neppure conto. Questa era la sua nuova "abilità". Ed era l'unica a passare inosservata.
Non era mai stato smascherato. E nessuno gli aveva mai parlato. Eppure, viveva lì da ben due anni. E si prometteva ogni giorno che, appena giunta l'occasione, avrebbe portato via il proprio fratello con la forza... ma solo dopo aver creato confusione tra gli uomini della nazione. La sua mentalità aveva marcito e non riusciva più a distinguere il male dal bene, ormai...
Non lo sapeva, non sapeva che quel giorno, tutto avrebbe cambiato. Ma non grazie a lui o alla morte di un nemico. Un semplice sorriso, come quelli che gli venivano offerti da bambino.


 

 

Correndo veloce, Ayaka era intenta ad inseguire il suo animale "domestico" preferito: La rana.
Quando ne vedeva una, lei non si rendeva più conto del tempo, del luogo e dell'ora in cui si trovava. Infatti, con le braccia tese verso il verde animale e ridendo divertita; la ragazza non si era nemmeno resa conto dov'era finita! Ovvero: dentro la Nazione del Fuoco, fortunatamente in un luogo deserto, visto che non vi erano tracce di vita in quell'angolo remoto dove ora lei era finita.
La rana si fermò alla fine di un vicolo cieco, proprio di fronte ad Ayaka che, una volta visto che la rana si era fermata, non ci pensò due volte e gli saltò addosso; con i palmi della mani aperti, pronti ad afferrare il piccolo animale, ma, una volta balzata contro di esso, finì col la faccia in terra, facendosi un gran male al naso, ma la mora non sembrava curarsene, anzi:
"Awwww... La terra..."
Estasiata era la parola corretta per descrivere lo stato emotivo che aveva in quel momento.

 

 

Invaso dai pensieri, eppure così calmo, Yan si stava fondendo con l'ambiente. "Fondersi" con l'ambiente, così diceva, lui. Non era esatto, ma lo pensava sul serio. Perché, in fondo, riusciva a sentire il vento accarezzarlo con la stessa dolcezza con cui accarezzava i fili d'erba e le foglie degli alberi, che si lasciavano trasportare. Sentiva le zampe degli insetti punzecchiare il suolo con tutta la loro leggerezza... e solo così riusciva a dimenticare quello che gli stava succedendo. Erano cose banali, quotidiane, che riusciva a cogliere intensamente, per cercare di renderle importanti quanto le cose rare e preziose. Ma a cosa serviva il desiderare la felicità, se si immergeva volontariamente nella solitudine più buia di questi mondi? Non lo avrebbe mai saputo. Si sentiva solo, ma sentiva il bisogno di appartarsi, sapeva di non appartenere a quella nazione. E ne detestava ogni singolo abitante, compreso sé stesso...
Strinse gli occhi, prima socchiusi, perché l'equilibrio composto con tanta fatica si stava spezzando per colpa di una presenza estranea. Sentiva la sua voce squillare allegramente, era una ragazza... e gli diede la voglia di aprire gli occhi e di girarsi ad osservarla. In due lunghi anni, non era mai successo.
Guizzò, per non dare le spalle a colei che gli aveva trasmesso la propria allegria...
Ed era proprio come aveva pensato. Quella non faceva parte della nazione del fuoco.
"C-che diavolo fai qui?"
Alzò la voce, scioccato dalla presenza inusuale. Com'era possibile?
"Non puoi restare qua. Vattene!"

 

 

Ayaka alzò lo sguardo, una volta che ebbe assaporato la "morbidezza", come lei la chiamava, della terra; notò che, la rana era scappata saltellando via. La mora mise il broncio per un secondo, corrucciando le sopracciglia e tenendo un'espressione alquanto "seria" e "stupida" davanti a sé, dove l'animale era sparito. Sussultò non appena sentì una voce maschile e si mise subito seduta in ginocchio, roteando gli occhi e inclinando la testa, visto che, si era seduta davanti al ragazzo che aveva urlato. Appunto, cosa aveva tanto da urlare?
"La rana è scappata!" Esclamò, rispondendo alla domanda, anche se non doveva dare proprio quella risposta. Sbatté le palpebre, una, due volte, non capendo il perché doveva andare via; semplicemente non si era resa conto di essere finita dentro la tela del ragno!
Si alzò e si portò l'indice vicino alla bocca, per pensare; e, come se le fosse venuta una grande idea si girò e cominciò a correre, saltellando, manco fosse lei la rana!

 


 "Idiota. Guarda che se resti qui, finiranno per ammazzarti."
Yan la fissò con aria annoiata, un po' stramba, agitata. Non era normale che una figlia della terra venisse ad avventurarsi in un luogo così pericoloso (Parlò lui che ne era uno). Quella schizzò via, seguendo la stessa direzione della rana. Si era sicuramente accorta del pericolo, ma non poteva lasciarla gironzolare così, era troppo pericoloso.

Quindi prese a rincorrerla, il più silenziosamente possibile.
"Aspetta, devi nasconderti!"

 

 

 Continuando la sua corsa, la mora aveva sentito poco e niente di quello che il ragazzo le aveva raccomandato. Lei era preoccupata per la povera ranocchia, rimasta tutta sola... La verità è che il suo amore per le rane era cosi alto che appena ne vedeva una, pensava di conoscerla da una vita; ma non sempre il soggetto era una rana, ma anche: Scarafaggi, coccinelle, farfalle, formiche, da quelle normali e quelle velenose; infischiandosene ingenuamente delle conseguenze... Non poteva farci niente, amava gli insetti e gli animali viscidi!
Della rana niente, l'aveva persa di vista e, non appena si fermò, si rese conto di essere proprio di fronte ad una guardia della nazione del fuoco.
"Hey ragazzina, non sembri di queste parti. SEI UNA SPIA!?"
"Eh...? Io?"
S'indicò Ayaka, inclinando il capo e sbattendo le palpebre come in precedenza.
Ma la guardia non sembrava "tanto amichevole".

 

 

 La fanciulla andò a sbattere contro un uomo immobile e freddo come il ghiaccio. Una delle tante guardie che lavoravano nella nazione del fuoco. Si era proprio cacciata in un grosso guaio, come previsto, del resto.
Il rosso guizzò dalla sua parte, andando ad afferrarle le spalle e a tirarla verso di sé, poi guardò la guardia con aria seria, cattiva, come se provasse un odio infinito nei suoi confronti. Non che lo conoscesse particolarmente... Yan odiava ogni figlio del fuoco senza eccezione, a partire da soldati e guardie.

"No, è con me. Scusatela, è un po' disorientata ultimamente, andiamo, Gianlucilla... È l'ora del tea."
Le afferrò uno dei polsi, tirandola via con la forza. Una volta abbastanza lontani, la guardò con stizza, stringendole il polso con vigore.
"Che diavolo ti è preso? Vuoi morire?"

 

 

 "G-Gianlucilla? veramente io mi chiamo Aya...."
La ragazza non riuscì nemmeno a finire la frase che fu presa per ambi i polsi e portata lontano dalla guardia della nazione del fuoco.
Non ci stava capendo niente, perché quel ragazzo le aveva appellato uno strano nome che non era il suo? Cosa c'era di male nel nome "Ayaka"?
Sbatté le palpebre, curiosa e per niente intimorita dal comportamento brusco dell'altro.
"Perché dovrei morire?"

 

 

 "Non hai capito dove sei? Qui, sei nei territori della nazione del fuoco, idiota! Avresti potuto finire tra le loro grinfie e finire il resto della tua vita tra le sbarre... O essere stata uccisa senza pietà!"
Yan la scosse con violenza, cercandolo di farle capire la gravità della situazione. Forse era confusa o non aveva capito la situazione come dovuto. La trascinò all'interno di un'abitazione, la sua, e sbarrò le porte.
"Resti qui fino a stanotte, poi ti porto fuori da questa città."

 

 

Ayaka rimase per qualche secondo senza parole e non appena si ritrovò dentro l'abitazione del ragazzo, quello che uscì dalla sua bocca fu il nulla. Insomma, non le capitava di certo in continuazione di venir presa e portata in una casa completamente sconosciuta, senza i suoi fratelli o sua madre, anche se ella non la vedeva mai, anche se avrebbe tanto e tanto voluto...
Il ragazzo le aveva affermato che sarebbe rimasta là fino a notte inoltrata, Ayaka allora si mise seduta sul pavimento e cominciò a fissare il ragazzo. Sembrava seria dallo sguardo, poi piano piano il suo viso si fece ebete... sembrava proprio una sclerotica, completamente rincretinita. Non ci aveva capito, evidentemente, niente.

 


 Yan si tirò uno schiaffo sulla fronte, lasciandovi un rossore a causa della violenza con cui si era colpito. Era stupida, molto. E si stava chiedendo cosa l'aveva spinto a salvarla.. Perché non lasciarla per strada? Dopotutto, nessun soldato l'avrebbe considerata una minaccia.

Yan non sapeva nemmeno se fosse in grado di dominare la terra. Di sicuro, con quel QI da pettirosso, non avrebbe mai riuscito a fare grandi cose.
"Stai zitta e ferma. E forse, non ti consegnerò ai soldati del fuoco."
La guardò con disprezzo e serietà, sospirando. Perché si lasciava ingannare ogni volta? E se quella ragazza stesse giocando la commedia e fosse una spia? Si era confuso da solo. E non sapeva più cosa pensare, ormai.

 

 

 Ayaka aggrottò le sopracciglia, fissandolo. Non aveva ben capito bene quello che il ragazzo le aveva appena detto. Solo che, sentendo le parole "Consegnerò" e "Soldati", cominciò ad avere uno strano tremolio alle labbra, con evidenti lacrime che le stavano scorrendo lungo il viso. Si portò i due pugni chiusi delle mani sul volto, muovendo le braccia mentre si strofinava gli occhi e facendo un gran baccano con i suoi urletti da bambina.
"Sei cattivo..!"
Non sembrava volesse smettere di piangere.

 

 

 "Adesso non fare la marmocchia. Se non smetti di piangere sarò costretto a darti un motivo valido per farlo!"
Arrabbiato, Yan sbatté le mani al tavolo, facendo un enorme rumore. Si voltò ed incrociò le braccia. Poco dopo, il tavolo si fessurò e cadde, separato in due parti dall'altro.
"Tsk, guarda tu che faccia tosta."

 

 

 "I-Io non ho la faccia tosta!"
Disse Ayaka singhiozzando, cercando di smettere di piangere ma con scarsi risultati, visto che continuava a farlo, quasi ininterrottamente. Si alzò e sbatté i piedi in terra e, dato che la pavimentazione era di legno massiccio, costruì un altro tavolo, solo un po' più largo e spazioso.
La castana si girò e fece qualche passo verso la porta, poi girò il capo verso il ragazzo e si porto l'indice sotto l'occhio destro, facendogli una buffa linguaccia.
"Antipatico!"
Poi si girò nuovamente verso la porta, la aprì e corse fuori.

 

 

 "DOVE DIAVOLO STAI ANDANDO?"
Il ragazzo la guardò, poi scelse di lasciar stare. Di sicuro, avrebbe incontrato nuovamente quella ragazza. E, a quanto pare, era abbastanza in gamba per potersela cavare da sola. Si era sbagliato, ma ammetterlo era molto dura.
"Vedi di lasciare la nazione del fuoco il più presto possibile."


 

Angolo autrice:

Buongiorno fans!
In questo capitolo vi presento due personaggi: Yan Ling e Ayaka. Sono entrambi dominatori della terra. Ayaka ama le rane (Non si notava, eh?) e Yan fa parte dei ladri della nazione del fuoco, che incontreremo più avanti.
Spero vi sia piaciuto, e mi raccomando: RECENSITE!



                                                                                                                                       _Lea_

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Capitolo 4
*** Cato della Tribù dell'Acqua del Nord. ***


Le vene sul capo cominciavano a diventare evidenti, le guance si tingevano di un rosso purpureo.
"Dimmi dove si trova la principessa Azula."
Nessuna risposta.
-Testarde queste guardie- pensò Cato tra sé e sé -rischierebbero di tutto pur di non tradire la loro nazione.-
Strinse la morsa d'acqua attorno al collo della guardia e lo sbatté nuovamente contro la parete della prigione.
"TI HO DETTO DI DIRMI DOVE SI TROVA LA PRINCIPESSA AZULA!"
Ancora niente, il silenzio fu l'unica risposta che ricevette.
"Pf, risposta sbagliata."
Un piccolo movimento del braccio bastò a stringere la morsa di quel poco che bastava per soffocare quell'inutile guardia. Cato poteva vedere i suoi occhi imploranti pieni di un misto di odio e puro terrore. Oh, sì. Terrore. Che dolce sensazione. Pochi secondi dopo quegli stessi occhi erano diventati totalmente inespressivi, segno che la morte aveva avuto la meglio su quel corpo. Liberò il cadavere dalla stretta e fece rientrare l'acqua nella piccola fiaschetta appesa al suo fianco.
“E anche in questa prigione niente.” sbuffò “Quante ancora dovrò girarne prima di trovare la principessa?”
Uscì rapidamente da quella lurida gattabuia, cercando di evitare la scia di cadaveri di guardie che si era lasciato dietro durante l'irruzione. La sua missione si era rivelata più difficile del previsto; a quanto pareva la nazione del fuoco aveva davvero paura di un possibile ritorno di Ozai sul trono, tanto da nascondere lui e la sua amata figlia in chissà quale angolo recondito del globo.
Sbuffò di nuovo e scrollò le spalle mentre, uscito da quella prigione, si dirigeva verso il vicino villaggio per fare rifornimenti prima di partire nuovamente verso chissà quale luogo.
“Ti troverò Azula, l'ho promesso...”

 

 

Il fatto di essere ospite a casa del nuovo signore del fuoco non avrebbe di certo impedito a Katara di continuare con il suo ruolo nel gruppo. Anche se tra breve sarebbe ritornata a casa non avrebbe permesso che tutto il gruppo fosse senza provviste. Certo, i cuochi e i servitori potevano fare quel che volevano ma solo lei sapeva i gusti di ognuno e non potevano impedirle di fare la spesa e cucinare. Sfortunatamente era l'unica del gruppo a pensarla così. L' avevano invogliata a rilassarsi e "a godersi vitto e alloggio gratis". Tipico di Sokka, ma la cosa incominciò ad infastidire la dominatrice dell'acqua quando anche tutti gli altri iniziarono a dare ragione al fratello. Insomma, perchè? Loro avevano tanti gusti particolari e solo lei sapeva come trattarli, quindi non dovevano lamentarsi. Stava facendo un favore a tutti. La sfortuna era che, essendosi alterata parecchio, adesso si ritrovava al villaggio da sola. Come avrebbe fatto a portare tutto a mano? Katara Pagò quei dannati fiocchi di fuoco che piacevano un po' a tutti e iniziò a girovagare. In effetti c'erano molte cose interessanti e il fatto di esserci andata da sola era anche una buona opportunità per guardare un po' in giro. Se fossero venuti gli altri sarebbe dovuta stare sempre sull'attenti per evitare che il gruppo si cacciasse nei guai. La dominatrice si avvicinò ad una bancarella che vendeva della semplice frutta. Era tutta molto invitante e in buono stato, così si fermaò a pensare come poterla servire. Si mosse a destra e per sbaglio urtò un ragazzo.
“Scusami” gli disse un po' imbarazzata per la figura. Ultimamente era troppo distratta, doveva stare più attenta
.

 

 

A quanto pareva giù in città doveva essere giorno di mercato. Già dall'esterno delle mura Cato poteva sentire gli schiamazzi di polli, le urla della gente, il fracasso dei carri pieni di merci che venivano spostati da una parte all'altra.
Uff, odio le folle”.
Malvolentieri varcò l'ingresso della città, ritrovandosi in mezzo ad una folla immensa che si perdeva a vista d'occhio. Dovette farsi largo a gomitate per raggiungere quelle poche bancarelle nelle quali aveva bisogno di comprare alcuni beni di prima necessità. Cibo prima di tutto, un coltello nuovo per sostituire il precedente perso e qualche stoffa per rattoppare i vestiti ormai pieni di buchi. Dopo vari minuti di vera e propria battaglia contro la calca riuscì ad arrivare davanti a una bancarella che vendeva frutta.
"Finalmente!" Sussurrò a denti stretti allungando una mano verso una mela e nascondendola dentro la sacca a tracolla. Stava per afferrare anche qualche banana quando una ragazza gli finì addosso, probabilmente spinta dalla calca, o forse per sua semplice disattenzione.
"Stai più attenta!" le disse rivolgendole uno sguardo gelido e feroce. Poi le diede le spalle e si rituffò nella folla, cercando di arrivare alla bancarella delle stoffe.

 

 

Katara ci rimase davvero male per la risposta del giovane. In fondo gli aveva chiesto scusa educatamente, non c'era bisogno di rivolgerle quello sguardo. Si irritò, anche perchè le diede le spalle. Che maleducato! Era ancora abbastanza vicino, quindi la dominatrice lasciò perdere la frutta e gli disse accigliata, assicurandosi che la sentisse: “Ehi, non c'è bisogno di essere così gelidi, in fondo ti ho chiesto scusa”. Forse era la rabbia che le era scaturita dalla delusione di poco fa con i suoi amici, fatto sta che non riusciva più a tollerare certe cose. Poi la colpirono i suoi lineamenti. Non era del posto. Tribù dell'acqua. L'unica cosa che il cervello di Katara le suggeriva. Doveva essere del Nord, era sicura di non averlo mai visto a casa. Lo raggiunse velocemente.
“Vieni dalla tribù dell'acqua vero?” gli chiese leggermente sorpresa ed euforica. Insomma, la guerra era finita e tutti erano tornati a casa, quindi era felice di vedere qualcuno di "familiare".



La folla continuava a sbalzare Cato a destra e a manca, portandolo dove più le pareva. Fu difficile riuscire a raggiungere un punto di bassa densità dove almeno si poteva scegliere la direzione in cui andare. Si sentì urtare nuovamente il braccio e si voltò: ancora quella ragazza.
"Che cosa vuoi ancora da me?"
Le disse rivolgendole nuovamente uno sguardo gelido.
Ora che la folla non la copriva del tutto riuscì a squadrarla rapidamente dalla testa ai piedi: aveva già visto il suo viso, ma dove?
"C-come fai a sapere da dove vengo?"
Disse, sgranando gli occhi. Ma certo! Lei era Katara, una dei compagni dell'Avatar durante la grande rivoluzione contro re Ozai! Il suo viso era dipinto in moltissimi manifesti appesi in quasi tutte le città, dove veniva annunciata la caduta di Ozai e l'inizio del Nuovo Regno.
"Tu sei Katara, giusto?" le chiese.


Katara annuì.
“Ho capito da dove vieni perchè è difficile trovare un ragazzo del posto con gli occhi azzurri *rispose. E adesso? L'aveva rincorso per via della sua provenienza ma non sapeva bene cosa dire a quel ragazzo. Si ritrovò in una situazione davvero imbarazzante, doveva inventarsi qualcosa, e alla svelta.
“Ehm... piacere!”
Gli porse la mano presentandosi. Era l'unica cosa che le era venuta in mente. Non le andava a questo punto, di urlargli in faccia quanto fosse stato maleducato da parte sua rispondere in quel modo. Era, in un certo senso, di famiglia.


"Vieni con me."

Cato afferrò la ragazza per un polso e la trascinò dietro di se, attraverso la folla, fino alla porta del villaggio. Si guardò rapidamente intorno prima di prendere un vicoletto poco illuminato alla sua destra. Svoltò nuovamente a destra tra due vecchie case, probabilmente disabitate, prima di fermarsi e lasciarle il polso.
"Scusa, ma avevo bisogno di parlarti in privato. Cosa sai sulla principessa Azula?"

 

 

 

Katara rimase sorpresa quando, invece di ricevere una presentazione, venne per il villaggio fino ad un vicoletto. Sfortunatamente non era forte quanto lui e non le andava di usare il dominio. Ovviamente trovò molto maleducato anche quello. In effetti, l'unica arma in possesso della dominatrice furono le lamentele, ma non funzionarono. Strano. Quando il ragazzo le lasciò il polso decise di prendere la parola con una delle domande che nessuno si aspetterebbe mai. Almeno si era scusato “Perchè?” chiese molto più rigida, un po' per la sorpresa, un po' per la domanda in se per se. A questo punto non era neanche molto prudente dare informazioni. Se proprio doveva dire qualcosa, voleva sapere meglio la motivazione.

 

 

"Non ti deve interessare il perchè; ora rispondimi."
Le rivolse un altro dei suoi gelidi sguardi, tentando così di convincerla che forse sarebbe stato meglio se gli avesse risposto. Non poteva rivelarle il suo vero obiettivo, non avrebbe mai risposto e probabilmente avrebbe tentato in tutti i modi di farlo arrestare. L'inganno sembrava essere l'unica soluzione possibile.
"Ho una missione da compiere, il popolo della tribù dell'acqua del Nord non si sentirà sicuro finché non avrà la certezza della morte della principessa Azula. Ora ti prego, non intralciare il mio cammino e dimmi dove si trova."

 

 

Katara lo fissò per un po' ma lo sguardo del giovane non la convinceva molto. Il mondo in cui le aveva detto di farsi gli affari suoi non era stato dei migliori, e poi erano lo stesso informazioni private. Non avrebbe potuto dirgliele in alcun modo.

Beh, non ti intralcerò... Dì pure al popolo della tribù dell'acqua che Azula è strettamente sorvegliata e che tutto è in armonia come dovrebbe essere. Dovresti fidarti di me” rispose la dominatrice seria, guardandolo.

 

 

"O forse tu dovresti fidarti di me, Katara."
Cato le rivolse un sorrisino sotto certi aspetti malizioso. Sarebbe stato difficile persino cercare di ottenere qualsiasi tipo di informazione da lei.
"Non posso tornare al polo riferendo ciò che mi hai appena detto. Devo riportare la testa di Azula; del resto, se è rinchiusa in una prigione, viva o morta non fa differenza. Anzi, non ci sarebbe più alcun rischio di una sua possibile fuga."
La guardò con aria sicura, il suo ragionamento non faceva una piega.
"Ora, per favore, dimmi dove è rinchiusa Azula."

 

 

 

Oh, beh... Penso invece, che possano fidarsi di me, visto che sono stata io stessa a catturarla. Mi crederanno, stai tranquillo” Katara rivolse al giovane lo stesso sorriso. Avrebbe dovuto crederle, visto come erano andati i fatti. La sua insistenza non lo aiutava di certo. Non l'avrebbe fatta parlare ora che si stavo insospettendo. Lo fissò sicura ma non perse il sorriso, quasi fosse una sfida. Ora voleva sapere il motivo della sua insistenza, il vero motivo. Insomma, quel ragazzo le stava facendo venire molti dubbi. Se con lei ci fosse stata Toph, Katara avrebbe saputo come comportarsi. Ma era sola, e prima di accusare le servivano delle prove.

 

 

-Questa non ha intenzione di dirmi niente- pensò Cato tra sé e sé -E' ora di eliminarla-.
Si avvicinò lentamente a lei, rivolgendole un sorrisino affabile.
"Oh Katara, perchè non mi vuoi dire niente?"
Adagiò il suo corpo a quello della ragazza, spingendola piano verso la parete alle sue spalle.
"Non ti conviene giocare con me, dimmi dov'è rinchiusa Azula."
Con un rapido movimento le bloccò la testa spingendo con un braccio sul suo collo. Aumentando la pressione sarebbe riuscito a soffocarla facilmente, ma prima di ucciderla aveva bisogno di uno straccio di informazione. Era stufo di girare di prigione in prigione alla ricerca della principessa scomparsa.

 

 

Il fatto che Katara sarebbe potuta morire bastava come prova? Fortunatamente nel veicolo c'era una pozza ristagnante d'acqua. Presa dal panico la dominò colpendo il ragazzo sulla guancia. Fortunatamente lui allentò la sua presa e la dominatrice scivolò via da lui. Ancora un po' traballante cercò di allontanarsi, ma la paura e la sorpresa ancora facevano il loro lavoro bloccandole le gambe. Per paura di non potercela fare dominò di nuovo l'acqua per poter spingere il giovane più in fondo possibile nel veicolo. Alcuni metri, in quei casi, facevano la differenza. A quel punto, però, un bel dilemma: scappare com'era la sua prima intenzione oppure bloccarlo? Perchè qualcuno uccideva per sapere dov'è Azula? Semplice, non la considerava un nemico! Katara prese ancora qualche metro di distanza e poi si fermò. Sarebbe rimasta. Non l'avrebbe lasciato in libertà! Se avesse trovato Azula sarebbe stato troppo pericoloso per tutti.
 

 

Cato portò la mano alla guancia, passando con le dita lungo il taglio che l'acqua aveva creato sulla pelle.
"Piccola insolente! Questa è la tua fine!"
Rapidamente fece saltare il tappo alla fiaschetta appesa al suo fianco e, con un solo movimento del braccio, fece uscire il suo contenuto. Acqua, che ora fluttuava davanti al mio viso.
"Preparati a morire."
Alzò le braccia al cielo, cominciando a muoverle come se stessero seguendo il ritmo di una melodia. L'acqua si divise in tante piccole parti e prese la forma di minuscoli spilli; strinse i pugni e questi si congelarono. Sorrise alla ragazza un'ultima volta e scagliò la tempesta di aghi ghiacciati contro di lei.

 

 

 

Era un dominatore! Fortunatamente, essendosi allontanata un po', Katara ebbe il tempo si svitare il tappo della sua borsa. In effetti aveva fatto giusto in tempo. Dominò velocemente l'acqua fino a creare una barriera difronte a lei. Poi la congelò e gli aghi ghiacciati dell'avversario andarono in mille pezzi. Sfortunatamente però, l'acqua non poteva creare una grande barriera, così un ago ghiacciato, sfuggito alla sua difesa, le graffiò il braccio. Ovviamente non aveva il tempo per curarsi. In quel momento di adrenalina non ci pensò neanche. il dolore passava in secondo piano. Lo guardò. Era arrabbiata. Sapeva di lui solo la sua nazione “Beh, bel gentil uomo, attacchi una ragazza senza neanche presentarti” ironizzò mantenendo lo sguardo gelido. Dominò l'acqua e la tenne pronta per l'uso di difesa.

 

 

"Ti direi volentieri il mio nome, ma considerando che tra pochi minuti sarai morta sarebbe del tutto inutile."
Cato le sorrise e con un solo movimento del braccio le strappò l'acqua dal suo dominio, facendola poi evaporare.
"Il tuo dominio è troppo debole, non sei in grado di battermi."
Cominciò a camminare lentamente verso di lei, facendo uscire quel poco di acqua che era rimasta nella sua fiaschetta. La modellò facilmente trasformandola in un pugnale di ghiaccio, gelido quasi quanto il suo sguardo.
"Te lo ripeto un'ultima volta: dov'è Azula?"

 

 

Il mio dominio debole? Davvero? Tsk... Ma chi si credeva di essere?
“E io te lo ripeto, Non sono informazioni che ti riguardano!”
Katara lo guardò gelida prima di dominare il suo pugnale, facendolo sciogliere e portarlo velocemente tra le sue mani. A questo punto, lo ricongelò. Non si poteva usare diversamente. Era una piccola quantità d'acqua.
“Perchè hai bisogno di sapere dov'è Azula?” gli chiese scandendo bene le parole, arrabbiata.

 

 

 

"Diciamo che le devo parlare."
Cato rivolse alla ragazza un sorrisino prima di riprendere il controllo dell'acqua e di riportarla tra le proprie mani, facendola evaporare.
"Niente acqua. Come farai ora?"
Inclinò il collo prima a destra e poi a sinistra facendolo scrocchiare leggermente.
"Non credi che sia meglio dirmi quello che sai? Potresti finire male ragazzina."

 

 

Niente acqua... Ed ora? Un sorriso nervoso affiorò sulle labbra di Katara.
“Beh, io sono piccola ed agile e tu sei un ragazzone antipatico e grosso... potrei cavarmela”disse. In verità una soluzione c'era, ma era troppo azzardata. Era pieno giorno e si sarei indebolita troppo.
“E sentiamo, cosa le dovresti dire?” gli chiese curiosa, non perdendo la concentrazione su di lui. Se si fosse messa male, avrebbe dovuto, a malincuore, darsela a gambe.


"Questi non sono fatti tuoi ragazzina. Te lo chiedo un'ultima volta: dov'è tenuta rinchiusa Azula? E ti conviene rispondermi questa volta, non sarò più indulgente con te."
Il ragazzo le rivolse nuovamente uno sguardo gelido ed estrasse il piccolo coltellino dal fodero appeso alla cinta. Cominciò a passare la lama delicatamente sulle dita della mano sinistra, aspettando la risposta della ragazza.
-E questa volta ti conviene rispondermi- pensò - se non vuoi un coltello infilato in un polmone-.

 

 

Katara strinse i denti per la rabbia. Ragazzina, lei? E lui cos'era, un adulto? Odiava questi comportamenti ma, sfortunatamente, era masochista. Poteva correre e andarsene, ma qualcosa la tratteneva.
“Sapere dov'è Azula non sono fatti tuoi 'ragazzino'”.
Sottolineò bene la parola 'ragazzino'. Se voleva trovare Azula, che la fosse trovata da solo! Non sarebbe uscita una parola da lei. La dominatrice inspirò. Cosa c'era nelle case abbandonate a parte la sporcizia? Il muschio! Nel vicoletto non batteva il sole. Per quanto il suo orgoglio stesse combattendo, se la sarei dovuta svignare alla svelta, o almeno andare in un posto con gente dove le guardie potevano in qualche modo, aiutarla. Si posizionò in modo da potersi concentrare e localizzò in fondo nell'angolo, la pianta. Con un rapido movimento estrasse l'acqua e, ghiacciandola, colpì il collo del ragazzo alle sue spalle. Era poca acqua, non faceva molta differenza ma prese a correre via da lui per uscire da quel posto e ritrovarsi sulla strada maestra.

 

"Seriamente, il meglio che riesci a fare è tirarmi un piccolo pezzo di ghiaccio sul collo? Mi chiedo con che coraggio tu ti definisca una dominatrice dell'acqua!"
Cato scoppiò in una fragorosa risata facendo evaporare il piccolo pezzo di ghiaccio che ora giaceva sul suolo. A quanto pareva non avrebbe ottenuto nulla da quella ragazza testarda come un mulo e determinata a tutto pur di non rivelare la posizione della principessa Azula. Prese la rincorsa e spiccò un salto, aggrappandosi alla parete di una di quelle catapecchie e arrampicandosi fino in cima. Sarebbe fuggito passando dai tetti, nessuno l'avrebbe trovato. 






 

Angolo dell'autrice:

Salve!
Dopo un lungo periodo di assenza, ecco un nuovo capitolo!
Ed è con immenso onore che vi presento Cato, un dominatore dell'acqua proveniente dalla Tribù dell'Acqua del Nord!
Questo giovanotto, riuscirà a scoprire dove è rinchiusa Azula? E riuscirà a liberarla?
Aspetto le recensioni, e spero che continui a piacervi questa nuova storia!


                                                                                                                                                               _Lea_

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Capitolo 5
*** Comprensioni e non ***


KATARA

Avevamo appena finito di cenare. I cuochi e i servitori mi avevano letteralmente cacciata dalla cucina. Ho dovuto lottare tutta la sera per fare qualcosa ma niente. Santi spiriti, quei tipi si erano organizzati per bene. Ho dovuto urlare, sbraitare, rimproverare ma niente. La cucina era diventata off limits. Comunque sia, il cibo era buono, nonostante il fatto che non avessi cucinato io. Appena i servitori sparecchiarono notai i loro modi estremamente cauti quando mi passavano accanto. Insomma, non ero così terribile, mi sentivo offesa. Sbuffai irritata e mi alzai con gli altri dal tavolo. Di solito passavamo le serate insieme dopo la cena e quindi ci ritrovammo seduti tutti insieme a parlare. Cioè, io arrivai in ritardo. Ero passata dalla cucina per assicurarmi che andasse tutto bene. Questa volta mi fecero entrare ma penso che mi abbiano dato il permesso solo perchè non urlavo la mia indignazione nel non poter cucinare e tenerli sott'occhio. Raggiunsi i miei amici nel grande salotto. Erano tutti felici e contenti. Certo, ero io quella che si preoccupava che nessuno avvelenasse il cibo qui... Mi trascinai verso il divano dove era seduto mio fratello e mi sedetti a peso morto sbuffando.

 

 

SOKKA

 Non appena finimmo tutti di cenare, persi lo sguardo un attimo, credendo di aver visto qualcosa luccicare sulla parete della stanza, ma quando mi apprestai a controllare mi accorsi che era solamente un'allucinazione; cosa caspita avevano messo in quei bicchieri? Succo di cactus? No, credo di no... se fosse stato quello a quell'ora non sarei andato d'accordo col mio cervello e sarei andato di matto, ma comunque sia doveva sicuramente essere qualcosa che gli somigliava. Scossi il capo e ritornai indietro per poi dirigermi nell'enorme salotto, raggiungendo gli altri. Mancava solo Katara, sparita nel nulla. Mi sedetti sul divano, con nonchalance, alquanto annoiato; poi, con un gesto calmo del braccio mi portai il palmo della mano destra sul mento, pensieroso.
Pensavo a Suki e a Yue che, nonostante fosse ora uno spirito mi mancava terribilmente, lasciandomi un'enorme angoscia addosso. Poi Suki, era la mia ragazza sì, ma sentivo che c'era qualcosa di sbagliato, forse in me, forse da parte sua, o di entrambi.

 A svegliarmi da questi ansiosi pensieri fu Katara, che sedendosi accanto a me mi aveva fatto alzare lo sguardo su di lei, facendomi preoccupare.
"Katara, tutto ok?"
Le domandai, fissandola.

 

 

KATARA

No, non c'è niente che vada bene” Dissi sbuffando di nuovo, irritata. Non sapevo perchè ma ultimamente lo ero molto e qualcosa mi diceva che non era solo colpa di quei scansafatiche che mi chiudevano fuori dalla cucina. Forse non volevo solo ammettere che il problema mi riguardava più di quanto pensassi, però ora andava tutto bene, l'armonia era ritornata, giusto? Fissai mio fratello “Stavi... pensando?” gli chiesi assottigliando gli occhi. Avevo visto la sua espressione diversa dal solito. Probabilmente stava ricordando qualcosa di spiacevole.

 

 

SOKKA

A quella domanda sussultai per un attimo e guardando mia sorella negli occhi per qualche secondo, le mentii:
"Pensavo... potrei costruirmi una nuova spada spaziale!"
Dissi, anche se sapevo che oramai non potevo riavere una fantastica spada come quella, ormai andata perduta.
Poi, ridendo fragorosamente come un emerito ebete, nella mia testa iniziai a darmi dello stupido anche da solo; in fondo... lei era Katara, no? In tutti questi anni, lei aveva preso il posto di nostra madre, comportandosi sempre come tale in qualunque circostanza; mi sentii un mostro a mentirle, ma continuai ugualmente e sospirai, portandomi le braccia dietro la nuca.
"Mi ero scordato che ormai non si può più far nulla... Eh, pazienza!"

 

 

KATARA

 Fissai Sokka seria per un po'. Pensava davvero di potersela cavare così? Se stesse veramente pensando a quello, lo avrebbe detto a tutti appena l'idea gli fosse venuta in mente. Per gli spiriti, ero sua sorella, non poteva mentirmi e cavarsela come se niente fosse
“Avanti, sputa Momo, dimmi la verità!”
Lo guardai riprendendo la giusta postura, sedendomi dritta, per poterlo ascoltare meglio. Così mantenevo la concentrazione. E poi, star seduta goffamente sud divano non era educato.

 

 

SOKKA

 Quello sguardo severo ma preoccupato mi ricordava sempre di più la mamma e, non riuscì a continuare oltre; stavo male, stavo soffrendo, anche se nemmeno io me ne rendevo conto. Lasciai cadere la braccia lungo il corpo e, un altro sospiro, stavolta malinconico, uscì dalle mie labbra.
"Non ce la faccio più, Katara!"
Di scatto, dopo quella frase, chinai il mio busto, permettendomi cosi di poter sorreggere la mia fronte, che quasi stava scoppiando per i troppi pensieri che mi torturavano senza sosta.
"Credo di non essere più innamorato di Suki, anche se provo una forte attrazione per lei... Sono uno stupido, Katara! Stupido! Stupido!"
Iniziai a sbattermi in fronte il palmo della mano destra, quasi come se volessi romperla.

 

 

KATARA

Sgranai gli occhi. Di certo la notizia aveva il suo peso. Ma quello che mi sorprendeva era la sua reazione. Mi faceva male vederlo così. Gli misi una mano sulla spalla.
“Sokka, finiscila! Non per questo sei uno stupido! Dovresti vederli i veri stupidi!”

Avevo usato un tono un po' troppo severo, ma non potevo vederlo così “Succede di non provare più niente per qualcuno. E' normale. Non puoi incolparti per questo. Stai tranquillo, non è la fine del mondo”

Addolcii il tono e gli feci un sorriso consolatorio. Potevo capire benissimo come si sentiva. Il dolore, l'indecisione e la confusione. Ma non poteva fare così. Succede, è il mistero dell'amore.

 

 

SOKKA

 Sentì una scossa percorrermi la schiena e scostai in modo brusco la mano di mia sorella, che in fondo voleva solo aiutarmi, poi mi alzai di scatto, iniziando ad urlargli contro.
"Smettila di comportarti come la mamma! Tu non sei lei e non lo sarai mai! Quanto mi irriti quando fai cosi!"
Confessai, ma non era proprio una confessione; a me piaceva il carattere protettivo di Katara; solo che, in quel momento i sentimenti confusi che provavo per Suki si erano trasformati in rabbia, ed ora rivolti contro Katara.
All'ultimo sgranai gli occhi, l'avevo chiaramente offesa e delusa, no, questo non era per niente da me. Perché... l'avevo trattata in quel modo tanto cattivo?
Il mio tono ti fece basso, come anche il capo e lo sguardo; non riuscivo più a guardarla negli occhi.
"... Scusami ..."

 

 

KATARA

 Lo guardai e sentii qualcosa spezzarsi dentro di me. Gli occhi mi pizzicavano. Io non volevo sostituire la mamma. Sapevo di non poterlo fare. Volevo solo proteggere mio fratello, dargli qualcuno con cui confidarsi e a cui chiedere aiuto. Abbassai anche io la testa. Non pensavo di irritarlo così tanto. Strinsi le mani per formare dei pugni. Rabbia. Non nei suoi confronti, rabbia per me stessa. Non ero riuscita nel mio intento.
“No, Scusami tu. Hai ragione. Non...Non pensavo che mi vedessi in questo modo o che ti irritassi.”
Continuai a tenere lo sguardo basso. Mi sentivo terribilmente in colpa, per tutto.

 

 

SOKKA

Mi sentivo terribilmente in colpa per quello che avevo dettoa Katara; ora si che la parola stupido mi si addiceva, e anche molto.
Complimenti Sokka, hai messo un altro ansioso pensiero nella tua testa, presto ti scoppierà, complimenti.
Strinsi i denti come anche i pugni, le braccia lungo il corpo.
Katara si stava scusando e non doveva proprio farlo, la colpa era solamente mia, Io l'avevo trattata male, quando lei mi voleva solo aiutare. Io ero stato incosciente, agendo d'istinto, cosa che non facevo mai.
"Mi dispiace, non volevo dire quelle cose... Sai che non è vero. Tu ci sei sempre stata, tu sei come la mamma e non devi cambiare. Ora si che sono uno stupido..."

 

 

KATARA

 No, Sokka hai ragione, non sono la mamma...”
Sorrisi a mio fratello e stetti in silenzio. Poi ripresi:
“Io lo dico perchè ti voglio bene e perchè ti capisco...”
Abbassai la testa. Era vero. Ciò che provavo era solo confusione, rabbia e tristezza. Mi sentivo incredibilmente stupida e un mostro. Ma non sapevo il perché... No, in realtà lo sapevo, sarebbe stato da ipocriti dire di non saperlo, solo che non lo volevo ammettere.









Angolo dell'autrice:

Salve a tutti! Un po' d'incomprensione tra fratelli è normalissima, a patto che si rimedi. E quale esempio migliore dei nostri Sokka e Katara? Inoltre ci si mette questo piccante argomento: l'amore. Eh, si. Il nostro Sokka è in preda delle classiche crisi amorose che sconvolgono un po' tutti. Ma come andrà a finire? Lo scopriremo presto!

Mi piacerebbe avere la vostra opinione: come trovate la storia? E la trama? 
Vi ricordo che per chi volesse aderire al bellissimo GDR da cui escono queste creazioni Può andare qui:
 
http://www.facebook.com/AvatarLaLeggendaDiAanggdrItaliano?fref=ts


Grazie a tutti quelli che stanno seguendo la storia! 


                                                                                                                  _Lea_

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Capitolo 6
*** Svago ***


KATARA

      
Eravamo ad un giorno dall'incoronazione di Zuko e l'intero palazzo era in fermento. C'era gente che lavorava incessantemente e non si riusciva neanche a dormire fino a tardi. Insomma, io non dormivo mai fino a tardi ma qualche oretta in più potevo concedermela qualche volta. Mi alzai dal letto e mi stiracchiai. Era una di quelle giornate in cui ti alzavi arrabbiata e non sapevi il perchè, ma davo la colpa ai rumori che rimbombavano. Mi lavai e mi vestii. Uscii velocemente dalla mia stanza non sapendo bene dove andare. Una bella boccata d'aria mi avrebbe fatto bene. Mi ritrovai ad aggirarmi per i corridoi del palazzo per dirigermi in giardino. Avrei potuto scaricare un po' di tensione esercitandomi con il mio dominio. Evitai un po' di persone che facevano avanti e dietro e finalmente mi ritrovai fuori. Presi un bel respiro ed espirai profondamente. Mi aiutò parecchio. Mi stiracchiai ancora un po'. In giardino si stava meglio. Meno gente che parlava di festeggiamenti, feste ed altre cose che si facevano con le incoronazioni. A furia di sentirle le avevo imparate a memoria. Cioè, avevo imparato molto anche se non era compito mio. Non lo facevo apposta ma mi ritrovavo sempre qualcuno che ne parlava ed era normale ascoltare. Non era origliare. Insomma, non che fossero grandi cose ma era buona educazione non sentire tutto ciò che quella gente si diceva, non era compito mio. Succedeva. Comunque sia, ora ero in tranquillità. Quel posto era fantastico. Sorrisi e mi sedetti vicino ad un laghetto. Dominai un po' d'acqua e creai qualche spruzzo. Era qualcosa di estremamente semplice ma carino. Sorrisi ed alzai lo sguardo. Zuko. Non si era accorto di me. Ultimamente non lo avevamo visto molto, il che è paradossale, eravamo ospiti in casa sua. Mi faceva piacere il fatto che fosse tornato fra i comuni mortali. Forse aveva finito di organizzare i preparativi. Immaginavo lo stress che aveva accumulato in questi giorni. Una pausa serve a tutti. Mi avvicinai “Ehi...”

 

 

ZUKO

Ero vicino al laghetto a tirare delle pietre in acqua, la guerra mi aveva stressato molto e con Azula in carcere ero ancora più agitato, anche se negli ultimi anni eravamo in conflitto tra di noi, dopotutto, era pur sempre mia sorella. Mi sentii chiamare, quindi mi girai e vidi Katara. La salutai. “Hey, ciao.”
Andai verso di lei e le chiesi cosa ci facesse lì.



KATARA

Mi sedetti.
“Per colpa tua” gli dissi semplicemente. L'organizzazione per la sua incoronazione non faceva dormire nessuno “Avevo bisogno di rilasciare un po' di tensione. C'è un sacco di movimento lì dentro” aggiunsi indicando il palazzo. Ovviamente sapevo che il suo di stress era decisamente maggiore ma non l'avrei mai ammesso.

E tu che ci fai qui invece?” gli chiesi. Fissai l'acqua nel laghetto. Mi rilassava guardare i movimenti che faceva. Sorrisi pensando a casa e tutto il tempo che avevo passato ad allenarmi da sola, non riuscendo comunque a fare molto. Di certo questa esperienza mi aveva fatta crescere.

 

 

ZUKO

Risi e mi sedetti accanto a lei. “Già, è vero. e' un motivo per il quale sono qui fuori anch'io” dissi sorridendo, sdraiandomi con le mani dietro la testa liberando la mente, mentre guardavo il cielo.

L'altro motivo, invece, riguarda la guerra appena terminata. Mi ha stressato molto e questo non è una buona cosa per il NUOVO Signore del Fuoco...”

Aggiunsi facendo spegnere il sorriso che avevo stampato sulle labbra.

 

 

KATARA

Mi girai per poterlo guardare. In effetti doveva essere difficile per lui considerando la nomea che c'era su quel ruolo. Ma, qualunque fosse la nomea, era comunque un lavoro duro. No, non sarebbe più stato come prima. Per di più, lui, si ritrovava una cicatrice in più per colpa mia. Sospirai.
“Mi dispiace...” in effetti lo dissi di più per la cicatrice che per altro “Guarda il lato positivo, farai rinascere la nazione del fuoco. Tutti la vedranno in modo diverso” gli dissi con un sorriso per consolarlo.

 

 

ZUKO

Sorrisi e la guardai negli occhi.
“Speriamo che sia così” dissi prendendole le mani senza staccando lo sguardo.
“Ma accanto a me ci deve essere, oltre un grande Signore del Fuoco, una potente Signora del Fuoco...” E con queste parole abbassai lo sguardo verso il laghetto.

 

 

KATARA

Arrossii leggermente per il gesto. Era improvviso e quando ritornò a guardare il laghetto mi rilassai.

Mai sarà degna di questo compito, non preoccuparti” dissi guardando il laghetto a mia volta. Ritornai a concentrarmi sul muoversi fluido dell'acqua. Dominai come prima un po' d'acqua e la feci fluttuare leggera nell'aria. Semplice ma bello. Sorrisi guardandolo fluttuare. Il dominio, era una grande cosa. Spesso non ci si faceva caso, ma era qualcosa di fantastico, liberatorio.

 

 

ZUKO

Staccai le mani da Katara e poi bisbigliai guardando a terra vicino me “Non sono sicuro, Katara. Non credo sia all'altezza di questo compito, ma per proteggerla vorrei che restasse nel palazzo per gestire le cose quotidiane. Come dicevo, tocca a me affrontare le eventuali guerre e conflitti, ma...” deglutii e continuai guardando volteggiare l'acqua nell'aria “Ho bisogno di una ragazza forte e abile con il dominio. Proprio come te..”
La riguardai negli occhi.

 

 

KATARA

Lo fissai. Forse era davvero così stressato come pensavo! Mi distrassi e non controllai l'acqua, con la conclusione che gliela feci cadere addosso.
“Scusa!” dissi dispiaciuta. Come avevo potuto perdere la concentrazione sul dominio? Ovviamente era tutta colpa sua, come al solito, quindi se lo meritava. Non dovevo neanche scusarmi a questo punto. Però ormai l'avevo fatto. Quindi non usai il dominio per farlo tornare asciutto.



ZUKO
Rimasi scioccato ma poi capii che ciò che avevo detto non le era piaciuto. “Non ti preoccupare” dissi alzandomi “Vado a cambiarmi e a vedere come procedono i lavori.”
Mi incamminai verso il palazzo e poi mi girai verso Katara dicendole: “Pensaci ...

 

 

KATARA
A cosa? Perchè se ne stava andando? Era stato un incidente ed era anche colpa sua. Per sbaglio gli avevo chiesto anche scusa! Non se ne poteva andare per una cosa del genere. Dominai l'acqua e lo bagnai di nuovo incrociando le braccia attuando la mia miglior faccia offesa anche se mi scappava un sorriso divertito.

 

 

ZUKO

Mi girai come se mi avessero dato un input per iniziare la guerra, mi guardai i vestiti fradici con un sopracciglio innalzato e creai un cerchio di fuoco intorno a lei, con aria di sfida, ma anche divertita.

 

 

KATARA

Ero letteralmente circondata dal fuoco ma non mi spaventai. Anzi, la presi come una partecipazione alla sfida che io stessa avevo lanciato. Non mi sarei tirata indietro. Dominai l'acqua e spensi il cerchio di fuoco rilasciando un sacco di vapore. Ne avrei approfittato. Prima di perdere del tutto la visuale dominai l'acqua e gli congelai i piedi. Così adesso era un bel ghiacciolo attaccato alla terra. non poteva muoversi. Lo fissai come per chiedergli se ne volesse ancora.


MAI

Girovagavo nel castello prima di iniziare a fare i doveri che mi aspettavano come 'signora del fuoco'.
Non sapevo che aspettarmi, e nemmeno a chi ispirarmi per adempire quel compito. Mi ritrovai in giardino, senza sapere come ci ero arrivata, e la scena che mi si presentava davanti non era molto...invitante.
“Ragazzi, che succede?” Chiesi preoccupata, sperando che tutto finisse presto.

 

 

 

ZUKO

Guardai i miei piedi congelati e cercai di farli sciogliere, ma non era abbastanza così chiesi aiuto a Mai che capì subito e mi aiutò a scongelare i piedi. Una volta scongelati dissi a Mai di distrarre Katara e così fu. Girai attorno ad un arbusto e feci bruciacchiare l'erba appena sotto i piedi di Katara, che saltellava come se seste ballando.

 

 

 

KATARA

Vendetta. L'unica cosa che avevo in mente. Vedendo Mai arrivare mi ero distratta e quel tipo ambiguo ne aveva approfittato facendomi fare una figuraccia. Beh, peggio per lui. Quell'erba bruciata era l'erba del suo giardino! Fortunatamente non mi ero bruciata i piedi. Cercai di individuarlo e lo guardai irritata, arrabbiata e divertita allo stesso tempo. Una bella finta. Lanciai un bel colpo nella sua direzione, assicurandomi che lo vedesse. Allo stesso tempo dominai dell'altra acqua per colpirlo da dietro. Conclusione, il nuovo signore del fuoco era bagnato fradicio.

Mai, non ti dispiace vero?” le dissi ridendo.

 

 

 

MAI

Guardai la scena, ancora sconcertata.

Volete dirmi che state combinando qui? Spero che vi siate allenati per divertimento, la battaglia è finita come le altre occasioni per lottare.”

Guardai male prima Zuko, e poi Katara. Per tutte le fiamme, erano quasi adulti, o per lo meno....avrebbero dovuto esserlo.
Serrai le mani in due pugni, e continuai a guardare male entrambi.

 

 

 

 

ZUKO

Feci l'occhiolino a Katara sperando che avesse capito ciò che volevo: bagnare Mai, anche per far calmare i nervi e le tensioni che si erano accumulate durante la guerra. Andai verso Mai e la guardai sorridendo, sperando che Katara si decidesse a bagnarla.

 

 

 

 

KATARA

Quello che Zuko aveva in mente era abbastanza chiaro, solo che non ero convinta che farlo sarebbe stata una bella idea. Insomma, bastava vedere come ci aveva guardati male un attimo fa. Non era una tipa che prendeva bene gli scherzi e non volevo ritrovarmi infilzata da qualche coltello apparso all'improvviso. Tentennai ancora un pó, avrei visto come la situazione si evolveva.

 

 

 

 

MAI

Mi portai una mano alla testa, come se fossi esasperata, e forse lo ero veramente perché non capivo come stava andando la situazione.
Perché quel dominio proprio ora e nella mia futura casa?

 

 

ZUKO

Vidi che Katara non fece niente e che Mai era rimasta quasi sconcertata da ciò che stava accadendo, così asciugai i miei vestiti con il mio dominio e salutai Katara, tornando nel palazzo spiegando a Mai cosa fosse successo. Guardai la faccia di Mai ancora incredula, scoppiai a ridere ripensando a ciò che stavamo combinando qualche minuto prima, guardando alle spalle Katara con un sorriso sulle labbra.

 

 

 

KATARA

Mai era esasperata e capii che avevo fatto bene a non esercitare il mio dominio su di lei. Zuko, capendo la situazione le si avvicinò e la portò dentro spiegandole quello che era successo. Ora, era ovvio che non le avrebbe detto tutto tutto. Cosí rimasi lì impalata, senza sapere bene che fare. In effetti, quella piccola battaglia mi era servita. Avevo scaricato molta tensione e, in più, mi ero anche divertita. Li stavo ancora fissando mentre se ne andavano e notai che Zuko mi sorrise. Gli sorrisi di rimando e poi mi girai lasciando quei due alle spiegazioni e riprendendo a far volteggiare l'acqua per aria.

 

 

 

MAI

Ascoltai le parole di Zuko. Forse mi ero preoccupata per niente. Solo che non mi sembravano in rapporti 'amichevoli' quando avevo visto la scena per la prima volta.
Mi ero preoccupata per niente, ancora.




 

Angolo dell'autrice:

Eccomi di nuovo qui, come in ogni capitolo, a riepilogare la situazione.
ma cosa gli è preso a Zuko? Ha forse bevuto un po' troppo succo di cactus? E Katara? Cosa ne penserà lei? Quante domande e quante poche risposte...
Come sempre mi auguro che vi sia piaciuto e vi chiedo di recensire in tanti!


Ricordate, siamo solo all'inizio.

                                                               

                                                                                                                                                                          _Lea_

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Capitolo 7
*** Ritorno. ***


 

Il palazzo era esattamente come lo avevo lasciato, se non per quella silenziosa pace che vi regnava intorno. Forse avevo fatto bene a venire...
C'è nessuuuuunoooo?”
Silenzio. Strano... Dov'erano tutti? Anche le guardie sembravano sparite.
Iniziai a girovagare per il castello: guardai nella sala delle riunioni, in quella del trono, e nelle camere. Nessuno. Mi avviai in giardino. Forse erano tutti a rilassarsi un po'... In fondo era una bella giornata.
Zuuuuuuukooooooo???” non era molto educato gridare, ma non c'era nessuno...
Invece erano tutti lì: Katara, Toph, Sokka, Suki, Mai... Era la scena più bella che quel giardino abbia mai visto. In riva al lago, tutti insieme, in armonia.
Ecco dov'eravate! Il castello è deserto!




 

Angolo dell'autrice:

Eccoci qua, un frammento del nostro zio e la sua impressione del nuovo ordine. Non c'è molto da dire su questo capitolo, in quanto molto corto, ma vi invito comunque a recensire in tanti!


                                                                                                                                             _Lea_

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