Quel giorno in cui nevicava...

di LadySweet
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il primo incontro. ***
Capitolo 2: *** Ricordi del passato - parte I ***
Capitolo 3: *** Ricordi del passato - parte II ***
Capitolo 4: *** L'arrivo al castello. ***
Capitolo 5: *** Il castello e i suoi misteri! ***
Capitolo 6: *** Ricordi del passato - parte III ***
Capitolo 7: *** Un pezzo della verità... ***
Capitolo 8: *** La fine dell'inverno. ***
Capitolo 9: *** L'inverno di André. ***
Capitolo 10: *** Primavera. ***
Capitolo 11: *** Imprevisti lungo il viaggio... ***
Capitolo 12: *** Un aiuto è sempre gradito! ***
Capitolo 13: *** Ritorno al castello! ***
Capitolo 14: *** Dolce amore... Amara verità. ***
Capitolo 15: *** Nuove speranze arrivarono con te. ***
Capitolo 16: *** I primi chiarimenti. ***
Capitolo 17: *** Pace fatta! ***
Capitolo 18: *** Nuovi problemi! ***
Capitolo 19: *** Mete che non vorremmo mai raggiungere... ***
Capitolo 20: *** Lettera, pezzo #1 ***
Capitolo 21: *** Lettera, pezzi #2 e #3 ***
Capitolo 22: *** Fuga dal castello! ***
Capitolo 23: *** Questa non è la fine... è un nuovo inizio. ***



Capitolo 1
*** Il primo incontro. ***


Ciao a tutte! =) Qualche tempo fa, ho ripreso in mano un vecchio libro, e l'inizio mi ha ispirato per questa storia. I protagonisti sono sempre quelli di Versailles no Bara... ma li conosceremo in vesti diverse dalle solite. Siamo in Inghilterra, nel tardo medioevo. Spero vi piaccia! =) Buona lettura! =)

Nevicava da giorni. Avvolta nel mio mantello bianco avanzavo con non poca fatica in quella coltre immensa di neve. I miei capelli erano troppi, e troppo lunghi per tenerli tutti sotto il cappuccio, così qualcuno era rimasto libero, in balia del vento gelido che soffiava, nonostante fosse quasi mezzodì. Mi muovevo piano anche per non lasciare traccia del mio passaggio. Dopotutto stavo scappando e non avevo alcuna intenzione di farmi trovare. Ad un certo punto alzai lo sguardo: quello che vidi intorno a me era una compatta ed uniforme massa di neve, alta almeno 50cm. Da quando avevo memoria, mai era capitata una nevicata così abbondante... Ma era un buon diversivo per avvantaggiarmi. Non sapendo bene dove stessi andando (non che mi importasse più di tanto, l'importante era allontanarsi dal castello), abbassai la testa e decisi di dirigermi verso ovest. Non essendo mai uscita dalle mura del castello non conoscevo quelle zone, ma prima o poi da qualche parte sarei arrivata, e una volta sul posto avrei pensato sul da farsi. Ho sempre avuto una indole piuttosto programmatrice e vivere, come si usa dire “alla giornata” non è il mio forte, ma in quelle condizioni non potei fare altrimenti. Quando le mie gambe iniziarono a cedere, era ormai buio, e la luna era già alta nel cielo. Non sapevo dove mi trovavo, e quanta distanza avevo messo tra me e il castello, ma fui costretta a trovare un albero, farmi un riparo nella neve e passare qualche ora di sonno. Sotto il mantello portavo una sacca abbastanza grande, in cui c'erano un paio di abiti e un mantello di ricambio, una coperta, delle provviste, un sacchetto con abbondante denaro e un pugnale, in caso dovessi difendermi. Tirai fuori del pane e del formaggio e diedi qualche morso. Finito di mangiare presi la coperta, mi ci avvolsi, rimettendo la sacca sotto la gonna del mio abito e chiusi gli occhi.
Le prime luci dell'alba colpirono i miei occhi, svegliandomi. Ci misi qualche istante a capire dove fossi, e perché mi trovassi seduta sotto un albero in buco nella neve. Poi ricordai della fuga che avevo organizzato, e così raccolsi in fretta le mie cose, e mi rimisi in cammino. Continuai a camminare per ore, poi notai che il colore della neve davanti a me cambiava: chiazze scarlatte spuntavano qui e la, sempre più grandi man mano che mi avvicinavo. Poi sentì delle voci in lontananza. Erano uomini. Decisi di avvicinarmi, anche se qualcosa, dentro di me, mi diceva che il pericolo era vicino. Trovai il passaggio nella neve, che molto probabilmente avevano lasciato quelle persone, e lo segui fino a quando non fui troppo visibile, così mi nascosi dietro un cumulo più alto di neve. Mi sporsi e vidi qualcosa che mi lasciò sbigottita: un uomo, avrà avuto circa la mia età, quindi 25 – 26 anni al massimo... vestito solo con una fascia di pelle intorno al bacino per coprire il suo... ehm... si insomma... quella parte del corpo di un uomo, e null'altro. Aveva i polsi legati con un catena ad un palo di legno, non molto alto, ben fissato nel terreno, poiché la neve era stata tolta. Stessa cosa per le caviglie. I suoi lunghi capelli corvini erano sciolti e venivano mossi dal vento che aveva ripreso a soffiare con forza. I suoi occhi verdi come smeraldi erano fissi su un uomo più basso e più tozzo, indossava una armatura, e teneva in mano una frusta. Il soldato parlava e parlava, ma il prigioniero non replicava. Non disse nulla. Non seppi perché ma dentro di me sentivo che dovevo fare qualcosa per quell'uomo. Dovevo aiutarlo, nonostante la vocina della mia coscienza, mi diceva che era una pessima idea. Cercai di studiare la situazione: altri due soldi se ne stavano più in disparte... dovevano essere sotto il comando di quello basso. Mmm non potevo affrontarli entrambi nello stesso momento. Decisi di attirarli verso di me, uno alla volta, avvantaggiata dal fatto che erano distanti abbastanza da non badare l'uno all'altro. Mi avvicinai a quello di destra e cercai di attirare la sua attenzione provando a chiamarlo sottovoce. Finalmente, dopo qualche tentativo si girò.
-Perdonatemi signore, mi sono persa e sono giorni che vago... potreste aiutarmi gentilmente? - chiesi con la vocina da ragazzina in pericolo.
-Ma certo signorina.
E così si avviò nella mia direzione, e appena fu stato vicino abbastanza, sferrai il mio attacco, uccidendo il soldato. Posizionai il corpo in modo che non fosse visibile, e gli gettai sopra della neve pulita, in modo che il sangue non attirasse l'attenzione. Poi feci lo stesso giochetto con il secondo, che adagiai accanto al primo, coprendolo di neve. Quando tornai a vedere com'era la situazione, l'uomo con la frusta e quello legato erano più o meno come li avevo lasciati: il piccolo e grassottello era solo più spazientito di prima, presumo per il silenzio dell'altro. “E adesso?” mi chiesi. Provare a fare il giochetto non avrebbe funzionato. Sferrare un attacco frontale non se ne parlava: il mio abito, per quanto comodo non mi consentiva di affrontare uno come lui, e se avessi tolto il mantello sarei di sicuro morta di freddo, e una mano che brandisci una spada, non può permettersi di tremare. Che fare allora? Continuai a scrutare la piccola piazzola e notai che la neve era stata appiattita solo fino al palo. Dal palo di legno in poi c'era ancora il muro di neve. Avrei approfittato di quello per cercare di slegare l'uomo, in modo che potesse difendersi e scappare. “Già, scappare... così non lo vedrò più... Cosa? Ma che diavolo mi prende??” Scossi la testa per levare quei pensieri dalla mia mente, e pensai ad agire. Con la massima cautela e il massimo silenzio cercai di arrivare dietro le spalle del tipo e senza nemmeno dirgli niente, presi uno dei fermagli che avevo nei capelli e lo infilai al posto delle chiavi. Per fortuna la grossa voce del soldato copriva i rumori del mio lavoro, attutiti già in parte dalla neve. Dopo qualche istante, finalmente, sentì lo scatto delle manette delle caviglie, e le vidi aprirsi. Così passai a quelle dei polsi, che però richiesero qualche attimo in più, ma alla fine riuscì ad aprire anche quelle. Quando il giovane fu libero gli diedi un colpetto sulla schiena e gli sussurrai che le catene erano aperte. Poi, così com'ero apparsa, ripercorsi la strada a retroso e tornai al cumulo di neve, dove assistetti alla scena. In un primo momento non successe nulla, poi quando il grassottello, si girò, il ragazzo si avventò su di lui, sfilandogli la spada e trapassandolo da parte a parte, e subito la neve tornò a colorarsi di rosso. Il giovane si guardò attorno, e poi venne dritto nella mia direzione. “Accidenti, mi ha beccato! Cosa gli dico ora??”
-Voi! - disse con una bellissima voce.
-Io? - chiesi leggermente titubante.
-Siete stata voi ad aprire le catene vero?
-Si... - dissi leggermente più sicura di me.
-Perché lo avete fatto?
-Come? Io... insomma eravate legato ad un palo, siete mezzo nudo, e quell'uomo stava per scorticarvi vivo con la sua frusta!! Credo di meritare un po' di riconoscenza! Dopotutto vi ho salvato la vita, e nemmeno vi conosco!!
-E cosa vi ha spinto a salvarmi?
-Io... non lo so. Ho seguito il mio istinto, credo.
-Beh, addio. - e così dicendo se ne andò raccogliendo la spada del grassottello.
-Cosa? Ma dove andate? Siete praticamente nudo, e qui si gela dal freddo!! - gli gridai mentre cercavo di seguirlo.
-Perché mi state seguendo?
-Beh guardatevi, finirete per morire congelato se non vi coprite e non trovate un posto in cui riscaldarvi davanti ad un fuoco.
-Mi state chiedendo di venire a casa vostra?
-NO! No... anche se volessi farlo, io non ho più una casa.
-Non più? E cos'è successo?
-Sono scappata, e non intendo farvi ritorno... ma queste sono cose personali, delle quali non mi va di parlare. Però con me ho un altro mantello. Non è molto ma almeno potrete coprirvi quando tornerete a casa vostra.- dissi tirando fuori dalla mia sacca il mantello nero, e glielo porsi. Lui mi guardò scettico per un momento, poi però allungò la mano, prese in mantello e lo indossò.
-Grazie. Beh adesso devo andare... buona fortuna mademoiselle.
Mademoiselle? Conosce la lingua dei Franche anche lui?”
Lo vidi incamminarsi verso ovest, la stessa direzione che avevo preso io. Allora lo raggiunsi.
-Perdonatemi, anche io sono diretta in questa direzione... vi recherebbe disturbo se viaggiassi con voi? Forse vi sono di intralcio per una missione importante?
-No. Potete venire con me. Sarete mia ospite al mio palazzo per ringraziarvi di avermi aiutato.
Così felice mi avvicinai a quell'uomo sconosciuto e ci incamminammo in silenzio...
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Allora, come avete potuto notare i nostri eroi sono un tantino diversi. Spero di avervi incuriosite! =) Fatemi sapere! Alla prossima! =) 

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Capitolo 2
*** Ricordi del passato - parte I ***


Ciao a tutte! =) Eccomi con il secondo capitolo! =) Ringrazio chi ha lasciato un commento, e chi ha dato solo una occhiata! =) Bene, vediamo cosa succede ai nostri protagonisti! =) Buona lettura!! =)

Per il primo tratto di strada, il silenzio regnava sovrano sia tra noi che tutt'intorno. Aveva smesso di nevicare, ma il vento gelido soffiava ancora imperterrito. Avanzavo stretta nel mio mantello bianco, cercando di creare più calore possibile per non soffrire ulteriore freddo. Tuttavia iniziavo a sentirmi un tantino in imbarazzo in quel silenzio, al contrario di lui, che camminava qualche passo davanti a me con aria tranquilla e passo deciso. Ogni tanto vedevo che si sistemava meglio il mantello, e dopo un po' mi venne in mente che potevo offrirgli il mio che era più caldo: in questo modo si sarebbe riscaldato d più. Poi però mi diedi della sciocca. Non conoscevo nemmeno il suo nome, e ancora non mi era chiaro il motivo per cui lo avessi salvato. Ripensai a quando qualche ora prima, lo vidi mezzo nudo, nella neve, legato a quel palo: beh sicuramente, il suo fisico ha attirato parecchio la mia attenzione... ma c'era qualcosa in lui che mi ha, come dire... ha creato un contatto tra me e lui. Dovevo fare qualcosa per quel bellissimo sconosciuto, altrimenti me ne sarei pentita. Nonostante il freddo mi ritrovai a sentire le guance infuocate. Così scossi la testa e ricomposi la mia mente, cercando di focalizzarmi su altre cose. In effetti non sapevo dove fossimo diretti, di preciso, ne quanto fosse distante questo suo castello. Una cosa era certa: sarebbe stato di sicuro meglio di casa mia. Ad un tratto, ci fermammo su una altura, dove la neve era decisamente più bassa. L'uomo si sporse per guardare in basso e poi disse felice.
-Arrivano.
-Chi, se posso chiedere? - chiesi curiosa, sporgendomi anche io. Vidi in lontananza due grosse carrozze, e circa una decina di uomini a cavallo avanzare verso di noi. Ci misero decisamente poco ad arrivare, e nell'arco di una decina di minuti erano tutti intorno a noi. Un uomo a cavallo, appena intravisto il mio accompagnatore, gli corse incontro, e scese dall'animale.
-Mio signore!! - disse con un inchino - Eravamo preoccupati per voi! Ma per fortuna state bene!!
-Come vedi Jason non c'è nulla da temere! - rispose tranquillo mettendo un braccio intorno alla spalla del suo compare.
Sembravano amici da tanto.

-E questa adorabile donzella chi sarebbe? - disse Jason al suo... signore? Padrone?, guardando nella mia direzione.
-Beh, diciamo che è spuntata dal nulla ma mi è tornata utile! - disse spavaldo l'altro.
Ma sentilo! Ma se era nei guai fino al collo! Se non fosse stato per me, a quest'ora sarebbe morto!! Bella riconoscenza!!” pensai un po' adirata. I miei pensieri furono interrotti quando le mie orecchie udirono la parola 'accampamento per la notte'. In quel momento mi resi conto che aiutando il bel moretto a liberarsi avevo tolto tempo prezioso alla mia fuga. Ormai mio padre si era sicuramente accorto della mia scomparsa, e aveva già mandato le sue guardie migliori a cercarmi.
-Scusate signore... è proprio necessario accamparsi?
-Temo di si mademoiselle... è in arrivo una forte tormenta di neve, e sarebbe troppo rischioso avanzare. Ma non temete, ripartiremo domani mattina di buon ora. Il mio castello non dista molto!
-Capisco... - dissi delusa.
-C'è qualcosa che vi turba?
-No... nulla. - ma il mio tono non fu convincente. Sentì una stretta al braccio e quando mi voltai, vidi che mi osservava con sguardo indagatore. Gli rivolsi uno sguardo di risposta, chiedendogli silenziosamente di lasciar perdere. Così mi mollò il braccio e sorridendo mi disse:
-Questa sera avrei piacere se cenaste con me, nella mia tenda... sempre che ne abbiate voglia...
-Oh! Sarebbe un piacere! - risposi sorpresa, ma allo stesso tempo contenta di quell'invito che nel profondo speravo arrivasse.
-Bene allora! A più tardi.
A quel punto mi rivolse un sorriso e andò ad aiutare i suoi uomini a montare le tende per la notte. Quell'uomo aveva ragione: appena un'ora e mezzo dopo una terribile tormenta di neve si abbatté sul nostro accampamento. Ma mentre fuori infuriava la tempesta, l'uomo dagli occhi verdi come smeraldi, mi aveva invitata a passare la cena con lui. Quando entrai vidi che tutto era stato sistemato come meglio si poteva: un letto era stato sistemato infondo alla tenda, mentre un piccolo tavolo era posto sul lato sinistro. Due tripodi romani erano stati messi accanto al tavolo e al letto, mentre altri due erano vicino all'entrata. Piccola, ma in un certo qual modo accogliente. Lo trovai seduto al piccolo tavolo, vestito questa volta. Aveva una maglia a con la manica lunga bianca, con un gilet di pelle marrone scuro, lungo quasi fino alle ginocchia, legato in vita da una cintura. I pantaloni erano neri, come gli stivali che indossava. Era intento a leggere dei fogli di cui ignoravo il contenuto. In un altra tenda, adibita a toletta, avevo avuto in precedenza, la possibilità di lavarmi e cambiarmi d'abito. Per fortuna ne avevo portato uno un po' elegante color azzurro chiaro. Avevo lasciato i capelli sciolti sulle spalle poiché ero stufa di portare fermagli in testi che a lungo andare facevano anche male. Quando mi avvicinai a lui e mi schiarì la voce facendogli capire che ero arrivata, non potei fare a meno di notare il suo sguardo appena girò la testa verso di me.
-Oh, mademoiselle, siete... incantevole! - mi guardava con gli stessi occhi dei pretendenti che mio padre invitava a palazzo: cioè ammirato e affascinato. Conoscevo bene quell'espressione. Però la sua non mi innervosiva o disgustava come gli altri. Vedere quell'espressione sul suo volte mi fece piacere.
-Grazie monsieur... - risposi cercando di tenere a freno il autocontrollo. “Maledizione, è uno sconosciuto, non puoi cedere così!! Riprenditi!!!” dissi a me stessa.
-Prego, sedetevi pure – disse indicandomi il letto.
-Grazie. - MI misi a sedere i intrecciai le mani sul grembo, mentre lui sistemava i fogli in modo ordinato su un lato del tavolo, e veniva a prendere posto accanto a me.
-Credo sia arrivato il momento di presentarci: io sono André Grandier, signore e re delle terre a ovest della regione. - Disse prendendomi la mano e posandovi delicatamente le labbra. A quel lieve contatto il mio cuore iniziò ad accelerare. MA appena realizzate le sue parole mi venne un colpo. Mio dio, perché proprio lui? Possibile che avevo salvato la vita al rivale di mio padre? E perché avevo avuto quella reazione al suo tocco? Se mi trovasse con lui, penserebbe che siamo in combutta... oh no in che guaio mi ero cacciata!
-E il vostro nome qual'è? - disse cercando di riportarmi nel discorso. Probabilmente aveva notato che mi era distratta. “Ecco, e adesso che gli dico? Se scoprisse qual'è il mio vero nome potrebbe uccidermi seduta stante! Pensa Oscar pensa...”
-Il mio nome è Diane.
-Che nome bellissimo! E da dove venite Diane?
-Non importa da dove vengo. Sapete il mio nome... tanto basta. - dissi cercando di non sembrare sgarbata.
-Siete un tipo riservato. Avete origini franche?
-No, ma ho imparato bene la lingua.
-Allora come mai il vostro nome è franco?
-Oh beh, mia madre ha sempre avuto una innata passione per la lingua dei Franchi, così, ha deciso di dare al mio nome quell'accento. - Cercai di essere il più naturale possibile, sperando che la mia bugia potesse sembrare la verità. E per mia fortuna ci credette.
-Capisco. Bene, tra poco ci porteranno da mangiare... vogliamo accomodarci intanto? - disse alzandosi in piedi e porgendomi la
mano.

-Ma certo. - dissi mentre appoggiavo la mia mano alla sua. - E voi? Anche il vostro nome ha origini franche... - continuai mentre mi aiutava a sedermi a tavola.
-Si è vero. - disse, mentre spostava i fogli sul letto, e andando a sedersi davanti a me - Io stesso ho origini franche, ma i miei genitori sono morti quando ero molto piccolo, e la famiglia che abitava accanto alla nostra casa, mi prese con se. Dopo qualche mese ci trasferimmo nella regione dell'ovest, poiché i miei genitori adottivi presero servizio presso il castello. Il figlio del padrone, Brian, mi prese in simpatia e diventammo subito amici. Crescendo il padre di Brian perse il suo secondogenito, e visto che si era affezionato a me come ad un figlio, decise di adottarmi come figlioccio, ed entrai a far parte della famiglia reale. Quando il vecchio re morì, Brian divenne il nuovo re dell'area. Eravamo entrambi molto giovani, e il potere ebbe un pessimo effetto su di lui... - il suo tono si era intristito. - Divenne avido di potere e di soldi. Sperperava il denaro per grandi feste e donne... e il popolo stava pian piano iniziando ad odiarlo. Un giorno ci fu un terribile attacco da parte del casato del nord, e Brian rimase ucciso. Finiti i funerali, a cui solo pochissime persone presero parte, come ultimo discendente della famiglia reale, anche se non discendente di sangue, venni nominato re. Accadde quasi tre anni fa. Mi fece male sapere che il in tutte le nostre terre, si festeggiò la morte di Brian... dopo tutto era stato come un fratello per me... Da allora cercai di risanare tutti gli sperperi fatti da mio fratello... - Avevo ascoltato rapita tutta la storia in religioso silenzio, rapita da quel racconto, e a malapena mi accorsi che ci erano state porte le pietanze per la cena. Ad un certo punto però smisi di seguire quella storia, poiché un pensiero invase la mia mente: “Il casato del nord è la mia famiglia... mio padre ha attaccato le loro terre provocando la morte di Brian. Adesso, mantenere segreta la mia identità è ancora più importante”- Poi tornai ad ascoltare, ma mi resi conto che la storia era finita. -Beh io vi ho raccontato la mia storia... adesso tocca a voi dirmi qualcosa del vostro passato. Almeno ditemi perché state scappando.
-É una storia lunga... - cercai di metterla sul vago per sviare l'argomento
-Abbiamo tutta la notte... - mi disse sorridente, mettendosi comodo. Segno che non aveva intenzione di parlare d'altro. Così iniziai a vagliare quali cosa raccontare e cosa no. Alla fine presi un bel respiro e iniziai...
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Bene, abbiamo capito che i nostri protagonisti sono Oscar e André! =) Abbiamo scoperto anche la storia di André per sommi capi... ma ancora non sappiamo perché era stato legato a quel palo in mezzo alla neve. Aesso vediamo cosa dirà la nostra Oscar! =) Recensite, mi raccomando! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 3
*** Ricordi del passato - parte II ***


Ciao a tutte!! =) Grazie davvero per le recensione che state lasciando! =) Mi riempiono di gioia!! =) Grazie anche a tutti coloro che semplicemente leggono i capitoli!! =) Allora, senza altri indugi vi lascio al tanto atteso racconto della nostra Oscar! =) Buona lettura!! =)

Non ero certa che quello che avrei detto sarebbe stato convincente, ma qualcosa avrei dovuto raccontare... altrimenti avrei destato troppi sospetti. Presi un respiro profondo e iniziai:
-Beh, vedete, sto scappando da casa mia perché mio padre vuole farmi sposare con una persona orribile... non si rende conto di quello che fa... pensa soltanto alla discendenza... ai soldi.
-É davvero così terribile questa persona?
-Non so se ne abbiate mai sentito parlare, ma mi sono state raccontate delle storie tremende.
-E quali sono queste storie tremende mademoiselle?
-A quanto mi è stato detto, lui si sposò con una donna molto bella, anni fa, che morì per una “malattia molto grave”. - apostrofai le ultime due parole per rendere bene l'idea che non ero convinta di quella spiegazione. E a giudicare dalla sua espressione con le sopracciglia alzate, dedussi che l'aveva notato.
-E voi non ci credete?
-Certo che no! Sono solo menzogne messe in giro per oscurare la verità!!
-E quale sarebbe la verità secondo voi?
-Lui l'ha uccisa!!
-Questa è una accusa pesante mademoiselle! Siete sicura di quello che dite?
-Credetemi non sono fandonie, è la verità! Dal giorno delle nozze, quella ragazza non è più stata vista in giro, da nessuno. Il medico che fu chiamato per accertarne la morte non disse niente riguardo alla malattia. Disse solo che per lei non c'erano più speranze. Gli chiesero se conosceva quella malattia, se poteva esserci la possibilità di un contagio, ma lui non rivelò nulla. Secondo voi perché un dottore, il cui compito è quello di salvare delle vite, se ci fosse stata una nuova malattia nel regno, non ne avrebbe fatto parola con nessuno? Io penso che quel mostro abbia pagato profumatamente, e addirittura minacciato il dottore per nascondere le reali condizioni della ragazza.
-Avete raccontato a vostro padre quello che state raccontando a me?
-Si, ma lui non crede a queste storie... Purtroppo lui è ricco e mio padre non ha voluto sentire ragioni... vuole che lo sposi a tutti i costi. Ma io non ho intenzione di fare la fine di quella povera donna!!
-E queste storie voi da chi le avete apprese?
-La madre di una mia cara amica conosceva bene uno dei domestici che lavorava presso quella persona.
-E credete che scappando eviterete la situazione?
-Beh la mia idea era cercare qualcosa che potesse dimostrare la colpevolezza di quell'uomo. Ma non so da che parte cominciare. Se mio padre dovesse trovarmi, mi farebbe rinchiudere fino alla data delle nozze, e a quel punto non avrei più scelta...
-Da quanto siete in viaggio?
-Sono scappata ormai due notti fa.
-Ecco perché eravate turbata dal fatto che ci fossimo fermati.
-Ormai mio padre si sarà accorto della mia assenza e avrà già mandato.... qualcuno a cerarmi. - “Accidenti stavo per dire le guardie... devo stare molto attena!!” Lo vidi pensieroso, e poi cambiò d'un tratto espressione. Mi fissava e sorrideva compiaciuto. Perché non mi piaceva quell'espressione?
-Mademoiselle, ho avuto una grande idea per aiutarvi! Ma vi metterò al corrente di tutto quando saremo al castello. Prima devo mettere a punto qualche dettaglio. Ora vogliate scusarmi un momento... - e così dicendo si alzò e uscì fuori dalla tenda. Ero troppo curiosa per rimanere li ad aspettare, così mi alzai anche io senza fare rumore e mi accostai all'uscita della tenda. Sentivo borbottare, ma non capivo, così misi cautamente la testa fuori e i suoni si delinearono meglio:
-... come dite? Mio signore ne siete proprio sicuro?
-Sicurissimo! Tutto sta andando secondo i piani! Adesso tutto quello che dobbiamo fare è... - a quel punto la sua voce divenne più bassa e io non riuscì a sentire altro che bisbigli confusi. Delusa tornai a sedermi e iniziai a riflettere: che cosa significava che stava andando tutto “secondo i piani”? Che la storia di lui legato al palo fosse tutta una messinscena? Mi rifiutavo di crederci! Ad ogni modo cercai di calmarmi poiché avevo sentito i passi nella neve. Dovevo triplicare la mia prudenza e la mia segretezza.
-Ecco fatto! - mi disse rientrando – domani quando arriveremo al castello vi spiegherò ogni cosa.
-Perché lo fate?
-Fare cosa?
-Aiutarmi.
-Beh voi avete fatto lo stesso per me, e senza nemmeno conoscermi. É il minimo che possa fare per ringraziarvi! - quelle parole suonarono così bene alle mie orecchie, che per un momento dimenticai quello che avevo sentito fuori dalla tenda. Rimanemmo così, a guardarci occhi negli occhi. Il suo sguardo era fiero e sicuro di se, e io in quanto ragazza molto orgogliosa, cercai di sostenere quello sguardo senza mostrare debolezza o imbarazzo. Alla fine, sorridemmo entrambi, e in quel momento un mio sbadiglio interruppe quella atmosfera creatasi fra noi.
-Dovete essere molto stanca. É stata una giornata lunga per voi. Forse è meglio se vi accompagni nella vostra tenda perché
riposiate. Domani mattina si parte all'alba.

E così mi porse la mano per aiutarmi ad alzarmi, prese il mio mantello e me lo adagiò delicatamente sulle spalle. Indossò il suo e mi scortò fino alla mia tenda, non lontana dalla sua.
-Allora grazie per la cena.
-Grazie a voi per aver accettato. Dormite bene. - E così dicendo se ne andò.
Rimasta sola nella tenda, mi tolsi distrattamente il mantello che posai su una sedia, e mi misi a sedere sul letto. Ero invasa da mille sensazioni diverse, ma quella che più mi stupì fu l'attrazione che sentivo per lui. Com'era possibile che un uomo mai visto prima, nemico numero uno di mio padre, potesse farmi un effetto così? Fino a quel momento si era dimostrato gentile, premuroso e riconoscente nei miei confronti. Però c'era quella cosa che avevo sentito... Non riuscivo a stare tranquilla...
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Allora.... capitolo corto, e d transizione aggiungerei. Sappiamo perché Oscar sta scappando. Sappiamo che André ha una tresca in corso. Cosa succederà a palazzo l'indomani? Qual'è il piano d André? Fatemi sapere, mi raccomando! =) Alla prossima! =)

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Capitolo 4
*** L'arrivo al castello. ***


Ciao a tutte! Scusate se ho tardato a pubblicare ma sono stata bloccata da consistenti problemi di salute... Adesso che mi sono ripresa, ho ripreso a scrivere, quindi senza troppi indugi, ecco a voi il nuovo capitolo! =) Ringrazio sempre chi ha recensito, e chi ha semplicemente lasciato una visita! =)

Con la testa piena di mille pensieri, mi misi a letto, e faticai non poco ad addormentarmi. Troppi pensieri affollavano la mia mente. E quando mi addormentai, il mio sonno fu popolato da incubi.

...Vagavo per una foresta, con una spada in mano, pesante, rossa si sangue che gocciolava dalla punta. Le mie mani erano dello stesso colore. Piangevo, come una disperata. Lacrime amare. Un dolore insopportabile e straziante. Era tutto scuro, e nessuno poteva vedermi o sentirmi. Continuavo a ripetermi senza riuscire a darmi una risposta...

Qualcosa mi scrollò spaventandomi. Mi alzai di colpo a sedere gridando con il fiatone. Aprì di scatto gli occhi: André era chinato accanto al mio letto che mi osservava. La sua mano ancora sulla mia spalla.
-Scusate, non volevo spaventarvi. Ero solo venuto a svegliarvi. Tra poco ripartiamo.
-Ohh, no scusatemi voi. Grazie per avermi chiamata. - risposi con la bocca ancora impastata dal sonno.
-Un incubo?
-Si...
-Doveva essere parecchio brutto...
-Si abbastanza. - dissi con una mano ancora sul cuore, cercando di calmare il fiatone.
-Beh qualsiasi cosa fosse, adesso e passata – mi disse con tono rassicurante. Tolse la sua mano dalla mia spalla, e si alzò. Lo guardai dirigersi verso l'uscita. Appena aperto un lembo della tenda si fermò, si girò verso di me, e mi disse:
-Se avete bisogno di sciacquarvi la faccia vi porto dell'acqua e una tinozza.
-Oh, ehm... sareste davvero gentile, grazie.
-Bene, torno subito!
Appena la sua immagine sparì dalla mia vista, sentì una strana sensazione... un insolito calore alle guance. “Sei una sciocca”. Mi rimisi a riassettare il letto in attesa che André arrivasse con l'acqua. Un grosso sbadiglio mi colse all'improvviso, seguito da uno più ridimensionato: iniziavo già a sentire i postumi delle poche ore di sonno tutt'altro che tranquille. Quando l'acqua e la tinozza arrivarono mi sciacquai per bene la faccia e le mani. Tirai fuori dalla mia sacca la mia spazzola e mi feci una acconciatura semplice: feci due grandi trecce le unì in una spirale sulla nuca. Raccolta tutta la mia roba, misi il mantello e le scarpe e uscì dalla tenda. Tutt'intorno a me c'erano uomini che caricavano carri, sellavano cavalli e affilavano armi. Nell'aria sembrava esserci una strana elettricità. Voltai lo sguardo da parte del campo finché i miei occhi non incontrarono la sua figura. Se ne stava da solo, avvolto nel mio mantello, con le braccia incrociate, i capelli corvini mossi dalla leggera brezza fredda, su l punto più alto dell'altura, con lo sguardo perso in lontananza. Chissà in quali strani pensieri era immersa la sua mente. Da questa prospettiva acquistava molti punti in fascino. A passi incerti mi avviai nella sua direzione, e una volta al suo fianco cercai qualcosa da dire per spezzare il silenzio. Non si girò nemmeno quando mi affiancai a lui. Ma aveva sicuramente sentito i miei passi nella neve.
-Allora, quanto dista questo vostro castello?
-Non molto mademoiselle. Solo 4 ore di viaggio. Partiremo tra pochi minuti. Voi viaggerete con me sul mio cavallo. Da quanto mi avete detto ieri, se gli uomini di vostro padre sono sulle vostre tracce, non è prudente che camminiate.
-Viaggerò al vostro fianco, ma su un cavallo da sola...
-Mademoiselle, per dare un cavallo a voi, uno dei miei uomini dovrebbe restare a piedi. Siccome vi sto facendo un favore, abbiate la compiacenza di accettare il mio aiuto. Viaggerete sul mio cavallo insieme a me. IN questo modo desteremo meno sospetti. - Disse andandosene. Uomo cocciuto! Sconsolata diedi un ultima occhiata al panorama sottostante e tornai insieme agli altri.
Nell'arco di 10 minuti tutti erano pronti a partire. Mi fecero salire sul cavallo di André, con entrambe le gambe dalla stessa parte. Quando anche lui fu salito mise le sue braccia sotto le mie, appoggiandole sui miei fianchi, e prese le briglie del cavallo.
-State comoda?
-Si grazie.
-Bene, adesso tiratevi su il cappuccio del mantello e non abbassatelo finché non saremo dentro il mio castello. Non possiamo correre il rischio che qualcuno vi riconosca. - il suo tono era freddo, distaccato. La sua voce era diventata più grave... sembrava un guerriero più che un signore.
Iniziammo a muoverci. Al nostro fianco cavalcava l'inseparabile Jason. I primi minuti del tragitto trascorsero nel silenzio più totale, mentre il vento gelido dell''inverno aveva preso a soffiare più forte, i fiocchi neve cadevano incessanti, e la foresta ci avvolgeva sempre più. André e i suoi tuttavia sembravano essere molto sicuri della direzione presa. Dopo un'ora di cavalcata sentivo le testa pesante e gli occhi che si chiudevano da soli... il sonno reclamava la mia mente ancora piena di pensieri e incerta. Cercai di restare vigile, ma alla fine cedetti, e mi addormentai con il capo poggiato sul suo petto, e le mani incrociate sul mio grembo. Il suo corpo infuse in me un dolce calore, e le sue braccia muscolose che mi avvolgevano mi facevano sentire tranquilla e protetta.
Troppo presto le sue mani mi scollarono una spalla, svegliandomi.
-Mademoiselle, siamo arrivati. - mi informò con una leggera eccitazione nella voce. Mi stropicciai gli occhi e iniziai a guardarmi intorno. Stavamo imboccando il ponte levatoio del castello. Alzai il capo per guardare in alto, o almeno fino a dove il cappuccio del mantello mi consentiva di arrivare, e tutto ciò che vidi era torri: più o meno alte, con delle guardie a pattugliare. Ma una attirò la mia attenzione più di tutte: sul lato est della fortezza, c'era una torre altissima, di cui non vedevo la cime. Non sembrava avere finestre o aperture di nessun genere, lungo tutte le pareti. Magari avrà una stanza in cima. Entrammo nel villaggio, e tutti si erano voltati ad osservare il passaggio del corteo urlando in festa.
-Il signore è tornato!
-Evviva il padrone!!
-Il nostro re è un eroe!!
-Lunga vita al re!
Santo cielo, devono davvero amarlo in tutto il regno per accoglierlo così in festa! Mi domando se sappiano che stava per essere scorticato vivo...” André salutava tutti gentilmente con la mano libera dalle redini, mentre regalava sorrisi. Arrivammo al portone del castello. Quando le grandi e pesanti porte di legno scuro si aprirono vidi un immenso giardino interamente ricoperto di neve, con molti alberi, imbiancati anch'essi. In fondo al lungo viale, c'era un grande castello di pietre grigio chiaro. Vidi le torri che si formavano al di la della nebbia, man mano che ci avvicinavamo. Avevamo rallentato l'andatura. Adesso era come se stessimo passeggiando, il che mi diede la possibilità do godere del panorama. Ero talmente affascinata dalla luce bianca che la neve dava all'intero paesaggio, che mi spaventai quando la mano di André si poggiò sul mio capo e facendo scivolare il cappuccio dai miei capelli.
-Adesso siete al sicuro. Non c'è più bisogno che nascondiate il vostro volto. - Mi disse sorridendomi dolcemente.
Non avevo mai visto un sorriso così su un uomo prima d'ora. Ed ero sicura che a nessun altro starebbe bene come su di lui. “Ci risiamo! Basta fantasticare su di lui! Quest'uomo è un nemico della tua famiglia!!” I miei pensieri ormai avevano una vita propria e si facevano sentire sprezzanti e cattivi ogni volta, portandomi alla realtà. Forse fu solo una mia impressione, ma per qualche istante, mi parve di aver sentito la stretta delle sue braccia più forte intorno ai fianchi. Anche questo piccolo gesto mi fece arrossire. Rimanemmo in silenzio per tutto il tempo della passeggiata, e quando arrivammo davanti all'entrata André scese da cavallo, e poi mi tese le braccia per aiutarmi a scendere. Anche gli altri soldati scesero da cavallo, e tutti insieme entrammo dentro. Il salone principale era grande, e luminoso. Grandi finestre erano sistemate tutt'intorno, e sulla parte alta. Una grande scala dominava la sala, e due lunghi corridoi si stendevano a piano terra. Intorno a noi gente della servitù e gran dame erano accorsi per il ritorno del signore e dei suoi uomini. Alcune donne abbracciavano dei soldati. Probabilmente erano le loro mogli. Fummo accolti in modo grande e festoso, tuttavia per me era come se nessun rumore potesse colpire le mie orecchie. I miei occhi erano concentrati su di lui. Lo studiavano, lo scrutavano con attenzione cercando di carpire chissà che cosa. Più lo guardavo e più sentivo nascere in me una sensazione. Sbagliata forse, poiché appartenevamo a due famiglie diverse. Ma una sensazione meravigliosa, che mi scaldava il cuore, e la carne. Me ne rimasi in disparte ad osservarlo per qualche minuto, che per me sembravano ore, mentre lui salutava tutte le dame che gli andavano incontro con i mariti a braccetto, si scambiavano chiacchiere, qualcuna di loro, in dolce attesa, riceveva qualche carezza sul ventre sporgente, e intanto impartiva ordini precisi e dettagliati alla servitù, che sembrava decisamente diversa da quella che abita in casa mia. Questi sono... come dire... felici, in un qualche modo. Sembra che il proprio lavoro non gli pesi affatto. Sono in armonia tra loro e con il loro signore. Anche le loro condizioni di salute sembravano ottime, rispetto a quei poveretti che lavorano per mio padre. E vedendo queste scene, un sorriso non poté fare a meno si spuntare sulle mie labbra. Le mie riflessioni furono interrotte da André, che avvicinatosi a me mi prese per mano e mi condusse alla mia stanza. Imboccammo le scale e andammo lungo il corridoio. Al bivio svoltammo a destra e entrammo in una sala tutta di marmo bianco e luminoso, con delle belle finestre grandi. In questa sala c'era un camino sulla parte sinistra, con delle poltrone intorno, e un tavolino in mezzo, mentre poco distante, sulla parte destra c'era una bellissima arpa, tre violini, due flauti e un liuto. Davanti a noi invece, c'erano tre porte di legno chiaro, sistemate a semicerchio.
-Questa è l'area delle donne Mademoiselle...
-É molto bella!
-La vostra camera è quella al centro, venite.
Ci avvicinammo alla porta, e lui prese una chiave da un sacchetto in pelle che teneva appeso alla cintura. Inserì la chiave di bronzo nella serratura, la girò e dopo uno scatto, André spinse la porta e si fece da parte per permettermi di entrare. La stanza era molto bella. Non molto grande, ma accogliente. Appoggiato alla parete sinistra, c'era un letto a baldacchino, le cui colonne erano di legno chiaro intagliato a spirale, e i tendaggi erano bianchi ricamate con pizzi a tema floreale, come le lenzuola, che ricoprivano il materasso. Dalla parte opposta del letto un armadio sempre di legno chiaro si ergeva, occupando quasi tutto lo spazio. Alla destra della porta c'era un piccolo scrittoio e una poltroncina. Davanti a me, stava un caminetto acceso, e sopra di esso tre finestre che davano una luce chiara alla stanza.
-É davvero incantevole! - dissi girandomi verso di lui, non potendo nascondere il sorriso che avevo in faccia.
-Sono davvero felice che vi piaccia. Spero che ci starete comoda.
-Ne sono sicura. - dissi mentre due signore della servitù portavano abiti puliti e biancheria. Poggia la mia sacca sullo scrittoio. - Chi sta nelle altre due stanze?
-Alla vostra destra avete mia cugina Katy, e alla vostra sinistra nessuno per ora. É stata occupata fino a due settimane fa dalla giovane moglie di Jason, prima delle nozze.
-Capisco.
-Bene, vi lascio sola. Il pranzo sarà servito a mezzodì. Manderò qualcuno a chiamarvi.
-Grazie signore!
-Chiamatemi André Mademoiselle. Dopo tutto siete mia ospite! Ah, sono sicuro che tra non molto mia cugina verrà a farvi visita. A più tardi!
-Si, a più tardi. Chiusi la porta alle sue spalle, mi tolsi il mantello, mi sedetti sul letto e tirai una gran respiro...
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Ok, è un capitolo moolto descrittivo e con poca azione (spero che non sia troppo noioso), ma ci tenevo a farvi entrare nel contesto. Purtroppo non essendomi ancora rimessa del tutto, la mia fantasia ne risente ancora. Prometto che nel prossimo capitolo ci sarà più azione, più movimento. Per ora vi saluto! A presto! =)

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Capitolo 5
*** Il castello e i suoi misteri! ***


Ciao a tutti! =) Sono felice di vedere che il capitolo non vi ha annoiate... =) Grazie mille per le vostre recensioni e le vostre visite! =) Buona lettura! =)

Rimasi seduta su quel letto morbido per qualche minuto, guardandomi intorno e studiando ogni minimo particolare, dando il tempo alle mie gambe di riprendersi dall'intorpidimento dovuto a tante ore a cavallo. Continuava a tornarmi in mente il tono della sua voce, e il suo sguardo, quando entrati nei giardini del palazzo, mi aveva tirato giù il cappuccio.
Le mie sorelle erano tutte maritate da anni, e ogni volta che mi veniva presentato il futuro cognato, tutti avevano quello stesso suo sguardo negli occhi guardando le mie sorelle. Questo mi avrebbe dovuto indurre a pensare che anche lui potesse nutrire quei sentimenti per me, ma come al solito la parte razionale della mente ha allontanato quella utopica illusione. Eppure io ero sicura che avesse stretto la presa su di me... Venni scossa dai miei pensieri dal bussare alla porta. Mi alzai dal letto, aprì leggermente e mi sporsi per vedere chi fosse.
-Mia cara sono Katy, la cugina di André. Posso entrare?
-Oh... ma certo! - dissi aprendo tutta la porta e facendola entrare in camera.
-Come state? - mi disse prendendomi le mani e allargandomi le braccia per osservarmi. - Avete un aspetto orrendo mia cara. Mio cugino deve avervi fatto morire di freddo su quel cavallo! Aspettate qui un momento, orno subito! - e la vidi sparire dietro la porta. Che fanciulla bizzarra. Così ad occhio e croce doveva avere la mia stessa età. Qualche mese in più. Mi aveva parlato con tanta tenerezza e affetto, come se ci conoscessimo da anni. Quei pochi attimi in sua compagnia, mi avevano già messa di buon umore. La vidi tornare un paio di minuti più tardi, con al seguito 3 cameriere. Portavano dei secchi d'acqua fumante, degli asciugamani puliti, e degli abiti.
-Ho pensato che una bel bagno caldo vi avrebbe giovato, e poi avrete bisogno di vesti nuove e pulite.
-Oh, vi ringrazio molto!
Le cameriere entrarono in camera e aprirono una porticina accanto al letto che non avevo notato. Al di la della porta c'era una piccola stanza ben riscaldata con una vasca da bagno in rame, un tavolo alla parete con una brocca e un catino, e sopra al tavolo attaccato al muro uno specchio. Una serie di prodotti e spazzole facevano bella mostra sul tavolo. Il fuoco scoppiettava nel camino, mentre la finestra soprastante illuminava la stanzetta.
-Se non vi dispiace vorrei essere io ad occuparmi di voi. Vi aiuterò a fare bagno, vi sistemerò bene i capelli e sceglierò per voi l'abito più bello che questo palazzo abbia mai visto!
-Oh no davvero non è necessario...
-Cosa? Perché no?
-Katy, non è che io non gradisca la vostra compagnia, ma non sono abituata a riceve questo genere di cure. In genere io faccio il bagno per conto mio, uso abiti semplici e raccolgo i capelli in maniera poco elaborata.
-Oh mia cara deve essere stato terribile vivere così per tutto questo tempo, ma adesso ci sono io qui, e voglio prendermi cura di voi!! Vi prego lasciate che vi coccoli un po!
La guardai perplessa per un momento: da quel che notai dalla sua espressione era così entusiasta di avere una ragazza della sua età. Questo mi lasciò dedurre che era l'unica femmina in mezzo a molti maschi. Mi fece tenerezza e cercando di immaginare come poteva essere stata la sua vita, decisi di accontentarla. Lei mi regalò un enorme sorriso e prendendomi per mano mi portò nel piccolo bagno. Dopo avermi tolto i vestiti li consegnò alle domestiche perché li lavassero. Mi immersi nella vasca di acqua calda e tutti i miei sensi si rilassarono. Quella sensazione di membra intorpidite e gelate si dissolse, permettendomi di riposare e di riacquistare un po' di forza. Intento Katy si era inginocchiata dietro la mia testa e mi stava delicatamente spazzolando i capelli, poi li immerse nell'acqua e mi bagno fino alla testa. Prese una serie di piccoli flaconi dal tavolo e iniziò a spalmarli sui miei capelli, decantandone le proprietà nutritive per i capelli e i benefici connessi a quel trattamento. Poi mi fece alzare in piedi, e mi insaponò per bene tutto il corpo. Il suo tocco delicato era una piacevole carezza rilassante. All'inizio sentivo un leggero imbarazzo a stare nuda davanti a lei, ma Katy non si scompose nemmeno per un attimo, il che mi aiutò a mettermi a mio agio. Rimasi ancora nell'acqua calda per qualche altro minuto, e poi la mia nuova amica mi avvolse una un asciugamano. Dopo essermi asciugata, Katy mi porse un abito stupendo. Aveva una sottoveste porpora lunga fino ai piedi, e una tunica sopra rosa chiaro. Il tessuto era morbido e non dava fastidio sulla pelle. E poi era della misura giusta. Mentre mi rimiravo nello specchio, Katy era ancora alle prese con i miei capelli, e dopo un'ora abbondante di esperimenti falliti, decise di lasciarli sciolti sulle spalle, raccogliendo solo le ciocche davanti, legandole dietro la testa.
-Ecco, adesso siete davvero bellissima!
-Katy, non so come ringraziarvi, è stato tutto bellissimo! Mi sono davvero rilassata!
-Sono contenta che vi siate trovata a vostro agio! Possiamo farlo ogni volta che volete! Sono così felice di avervi qui! Non smetterò mai di ripetervelo! - La sua voce era raggiante, e quasi commossa. Era come se avesse ritrovato una sorella persa da tempo. Mi sentivo già molto legata a lei. La accolsi in un abbraccio spontaneo, e rimanemmo così per qualche istante. Tre colpi alla porta ci spaventarono, sciogliendo il nostro abbraccio. Andai ad aprire, e una cameriera ci informò che il pranzo era quasi pronta, e ci invitava a scendere. Katy m prese sottobraccio, e insieme ci dirigemmo verso la sala dove si sarebbe consumato il pasto, ma lungo il percorso incontrammo André venire dalla parte opposta. Ci fermammo tutti e tre per qualche istante. Poi sua cugina mi disse di aver dimenticato una cosa nella sua stanza, e si eclisso nel giro di un secondo, lasciandoci soli.
-Mademoiselle, siete... davvero bellissima. - disse con tono leggermente imbarazzato.
-Oh, grazie, ma è merito di vostra cugina. Si è presa cura di me per tutta la mattina.
Mi fece un bel sorriso e poi mi porse la mano, su cui poggiai la mia. Insieme arrivammo in questa enorme sala, al cui centro c'era una lunga serie di tavoli disposti a ferro di cavallo. Erano imbandite con vassoi pieni di cibo. A casa mia i banchetti non erano mai così ricca, nemmeno quando c'erano ospiti importanti. Mio padre non mi teneva molto aggiornata, ma io sapevo che le cose nelle nostre terre non andavano bene. Ritornai con la mente al presente, quando André mi fece accomodare alla sua sinistra. Dopo appena un paio di minuti iniziarono ad arrivare i suoi cavalieri. Scorsi Jason con accanto sua moglie. E man a mano che le persone entravano, André mi informava su nomi e carica. Era un modo per introdurmi nella sua corte. Vidi arrivare Katy, che prese posto accanto a me. E quando tutti fummo seduti, dopo una preghiera di ringraziamento al Signore per tutto quel ben di Dio, iniziammo a banchettare. Il pranzo passò tranquillo, tra le chiacchiere, le risate e i racconti eroici di qualche cavaliere. Erano tutte persone molto gentili, e non persero occasione di parlare con me, farmi domande a cui rispondevo sempre vagamente e nello stesso modo a tutti. Mi coinvolgevano nelle loro conversazioni, e alla fine mi divertì molto. Quel pomeriggio, Katy e io assistemmo ad un concerto nella sala bianca delle donne, e ricamammo insieme alla moglie di Jason, Eveline, che scoprì essere una ragazza deliziosa. Mi raccontò di come lei e il marito si erano conosciuti, di come si erano innamorati, del matrimonio, dei progetti futuri. Erano anni che non trascorrevo un pomeriggio a fare “cose da donne”.
Tutto sembrava perfetto, ma qualcosa interruppe quell'idillio.
Poco prima di cena, un urlo straziate di uomo interruppe le nostre chiacchiere. Io e le altre ci guardammo negli occhi per qualche secondo alzandoci si scatto. Pochi istanti dopo arrivarono André è Jason.
-Jason, prendi tua moglie e Katy e portale al sicuro!
-Si signore! Avanti, venite con me!
-Mademoiselle – disse André rivolgendosi a me – voi venite con me. Ho bisogno del vostro aiuto!
-Che succede?
-Voi sapete medicare una ferita?
-Si...
-Bene allora.
Mi prese per mano e correndo mi condusse in un area del castello che non conoscevo. Aprì una grossa porta di legno, e ci incamminammo su per una lunga scalinata a spirale, che sembrava non finire mai. Il nostro tragitto era illuminato solo da qualche torcia qui e la. Non vi erano finestre. Dopo un bel po' di scale arrivammo davanti a due porte. Entrammo in quella di sinistra, dove su un letto vi era un uomo sporco di sangue all'altezza della clavicola destra. La sua camicia bianca era color scarlatto.
-Dovete fermare il sangue. Io vado a chiamare un dottore. Non ci metterò molto!
Detto questo mi lanciò un ultima occhiata carica di speranza e se ne andò. C'era una tinozza su un mobile con delle pezze. Le presi e lei misi sul letto, e immergendo le pezze nell'acqua, pulì il snague intorno alla ferita, e poi la tamponai. Era un taglio abbastanza profondo, appena sotto la clavicola, lungo quanto essa. Chi mai poteva essere autore di tanta feroce violenza? E per quale motivo poi? Non sapevo perché, ma c'era qualcosa di strano. Ad un certo punto sentì dei passi frettolosi su per le scale. In un primo momento pensai che André fosse tornato con il dottore, ma poi sentì che erano davvero molti passi. Erano più di due persone. Mi scostai dal ferito a cui avevo fasciato ben stretta la ferita. Notai che poggiata accanto alla porta c'era una spada. La presi e mi misi in attesa. Infatti poco dopo, la porta venne sfondata e una schiera di guardie ben armate erano parate davanti all'ingresso della stanza.
-Mylady, non vogliamo farle del male. Voliamo solo quest'uomo. Fatevi da parte.
Era una strana sensazione quella che sentivo dentro di me, ma era più che sicura, ignorandone il motivo, che avrei dovuto proteggere quell'uomo moribondo dalle guardie, anche se su di lui nutrivo dei sospetti.
-Mi dispiace signore, non posso farmi toccare quest'uomo! - e così allungai la mano che impugnava la spada.
-Mylady ve lo ripeto, non vogliamo farvi del male. Non sapete usare quell'arma, scansatevi!
-Ne siete sicuro signore?
Detto questo sferrai un attacco lento che lui scansò. Prese fuori la sua spada e la incrociò con la mia, dando vita ad un duello. Mentre combattevamo mi dava della strega e mi chiedeva che razza di donna fossi, poiché sapevo usare la spada meglio di lui, quando lo disarmai. I suoi uomini non si diedero per vinti e iniziai ad affrontarli uno per uno. Nel mentre dello scontro André tornò e per un attimo incrociai il suo sguardo per un attimo, prima di riprende la battaglia. Ma avevo abbassato per un attimo la guardia, e stavo per ricevere un colpo quando una voce risuonò per tutta la torre...
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Allora, Oscar e Katy hanno fatto amicizia. Abbiamo scoperto che la nostra Oscar anche in quest'epoca sa usare bene le armi nonostante sia una principessa! =) Di chi sarà questa voce?? E quest'uomo ferito chi sarà? Cosa vorrà? I sospetti di Oscar sono fondati?? Fatemi sapere!! =) Alla prossima! =)

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Capitolo 6
*** Ricordi del passato - parte III ***


Ciao a tutte! =) Perdonate il ritardo con cui pubblico questo capitolo! Mi rendo conto di aver fatto passare troppo tempo. Adesso quindi, senza chiacchiere vi lascio al capitolo! =)

Era una voce possente, grave... una risata maledetta.
Lasciò tutti interdetti e per qualche istante il silenzio si impose su di noi. Lo schioccare delle lame e gli urli della battaglia erano cessati. Tutti erano con l'orecchio teso, in attesa di qualcosa. Forse di un altro suono, forse di poter ascoltare ancora quel silenzio, conferma del pericolo scampato. Nessuno di quegli uomini corazzati, dallo sguardo indagatore, con nascosto un filo di paura, si sarebbe aspettato un nostro attacco a sorpresa.
Bastò uno sguardo fra me e André, per capire qual'era stata l'idea comune: colpirne due di soppiatto, in modo che gli altri si arrendessero.
Lui scelse quello più a destra, mentre io mi occupai di quello direttamente alla mia sinistra. Mi spostai furtivamente dietro di lui. André fece un cenno con la testa, e un rumore di armatura ruppe quel silenzio inquietante. Un forte colpo alla testa aveva fatto accasciare due dei soldati a terra, facendogli perdere i sensi. Eravamo stati davvero coordinati. A quel tonfo gli altri tre soldati nella stanza si guardarono intorno, e dopo qualche istante di esitazione, senza proferire parola, corsero giù per le scale. Sentendo tutto quel fuggi fuggi di armature che tintinnavano i due svenuti si ripresero, e seguirono l'esempio degli altri soldati. Rimasti soli, André si sporse dalla porta, e fece cenno a qualcuno di entrare. Il dottore fece capolino nella stanza e fatto un cenno con il capo verso la mia direzione, si diresse al letto del ferito. André mi mise una mano dietro la schiena, spingendomi fuori. Si chiuse la porta alle spalle, e poi estratta un'altra chiave dalla saccoccia, aprì la porta di destra.
Entrammo.
La stanza era vuota. C'era solo un letto infondo alla stanza, accanto ad un camino acceso.
In un primo momento rimanemmo a guardarci dritto negli occhi, come a carpire una qualsiasi emozione, che potesse dare spunto ad uno di noi, per iniziare la conversazione.
Stavo per chiedergli come si sentisse, ma parlò prima di me.
-Come vi sentite?
-Scossa... devo dire.
-Venite, sedetevi qui... - disse prendendo posto sul letto accanto a me.
-Grazie. Non mi aspettavo di dover difendere una persona che nemmeno conosco nel castello di un altro sconosciuto.
-Sconosciuto io? Beh mademoiselle, pensavo che ormai fossimo amici.
-Amici non la definirei esattamente la parola adatta. Ci conosciamo da due giorni... è presto per dirsi amici.
-Avete ragione. Ad ogni modo grazie di aver difeso quell'uomo. Lui non sarebbe mai dovuto venire qui, ma secondo me sarebbe
morto senza di voi.

-Posso sapere chi è?
-Ohh... beh, preferirei non parlarne con nessuno... queste sono faccende molto personali e alquanto delicate.
-Capisco.
-Toglietemi una curiosità, come mai sapete usare così bene una spada?
-So usare bene la spada, e non solo quella...
-Beh, le donne di questo palazzo non riescono nemmeno a sollevarne una, e voi siete in grado di maneggiarla con bravura a dir poco fuori dal normale... dove avete imparato?
-Diciamo solo che mi è stato insegnato a sapermi rapportare in qualsiasi tipo di situazione, soprattutto quelle in cui mi sarei
dovuta difendere, o avrei dovuto difendere qualcun altro...

-E che altro tipo di armi sapete usare?
-Oltre la spada, i pugnali, l'arco e le frecce e l'ascia. Ma sono capace di ferire una persona con qualsiasi oggetto a disposizione.
-Accidenti! Secondo me non dovreste avere paura di quell'uomo che vostro padre vuole farvi sposare... Insomma avete affrontato dei soldati da sola. Sapreste difendervi benissimo!
-Si, potrei difendermi, ma per quanto tempo potrei resistere? Inoltre non avrei la minima intenzione di adempiere ai miei “doveri di moglie”, se capite cosa intendo... - lui fece cenno di si con il capo, leggermente rosso in volto – e poi non voglio passare la vita con qualcuno che non amo, e che non mi ama. Forse è sciocco, ma ho sempre pensato che mi sarei sposata per amore, con una persona che mi avesse rapito il cuore. Che avrebbe corrisposto in pieno tale sentimento, a cui donare tutta me stessa... Oh, perdonatemi, sto vaneggiando come una stupida ragazzina... - dissi cercando di eliminare il rossore sulle mie guance e lo luccichio dai miei occhi.
-No, non è ne stupido ne folle... è il sogno di qualsiasi persona amare ed essere riamati. Anche si viviamo in tempi di guerra e di ingiustizie, sognare è qualcosa che ci mantiene vivi. Alimenta in noi il fuoco della speranza. Tutti prima o poi incontrano il vero amore. Ad ognuno di noi sta l'arguzia di saperlo riconoscere e farlo proprio. - Mi rivolse un bellissimo sorriso, dolce e sincero. E io non potei non ricambiare quel sorriso con la stessa dolcezza.
Il dottore bussò alla porta, informandoci che aveva finito la medicazione. André aprì la porta e uscimmo. Lui e il dottore portarono giù per le scale il ferito. E lo misero in una carrozza. Partì insieme al dottore. Dei soldati che avevano invaso il castello non c'era più neanche l'ombra. Andammo nella sala dove avremmo dovuto pranzare, e a poco a poco arrivarono tutti: Jason e sua moglie, Katy, gli altri soldati di André con le mogli e i figli al seguito. Il pranzo fu servito e per tutto il tempo non si parlò d'altro che dell'attacco da poco subito, e si facevano ipotesi sul perché. Nessuno era a conoscenza della visita di quell'uomo, del suo ferimento. Così decisi di non dire nulla nemmeno io. Quando mi fu chiesto dove fossi stata per tutto il tempo, André rispose prontamente al mio posto, dicendo che ero al sicuro nella sua stanza. Ogni cavaliere raccontava di come avesse prodemente difeso una parte del castello, e faceva battute per sdrammatizzare, mentre le relative mogli i compagne li ascoltavano rapite con occhi pieni di orgoglio.
Finito il pranzo iniziai a sentirmi stanca e assonnata, così, io e Katy ce ne tornammo nelle nostre stanze. Mi tolsi le scarpe e mi sdraiai sul letto, sotto le coperte. Venni subito avvolta da un sonno profondo e senza sogni. La stanchezza era talmente tanta che lo scorrere delle ore passò inosservato alla mia testa. Quando mi destai fuori era già buio. Il fuoco era quasi spento. MI alzai dalle calde coperte, e andai a ravvivarlo un poco. Mossi un un bastone di ferro i ceppi nel camino e la fiamma si riprese. Rimasi seduta li accanto al fuoco per qualche minuto ripensando alla conversazione avuto in quella camera.
Avevo il timore di aver rivelato troppo di me. Il saper usare le armi è una mia prerogativa, poiché mio padre, alla nascita della sesta femmina,cioè io, decise di impartirmi una educazione maschile, insieme alle buone maniere da lady. Ecco spiegati i miei due nomi, entrambi di origini francesi: Oscar e Françoise. Io non ero mai uscita dal castello. Nessuno sapeva che aspetto avessi. La mia nascita era stata tenuta segreta agli altri regni. Anche se, ripensando bene alla faccia di André, qualcosa mi è familiare. Non ne era sicura, ma sentivo di averlo già visto da qualche parte. I suoi occhi... quella bellissima tonalità di verde... Si, non mi erano nuovi.
Bussarono alla porta e mi spaventai. Mi ricomposi e andai ad aprire. Era Katy.
-Diane, posso entrare cara o disturbo?
-No, nessun disturbo, venite pure.
-Grazie. Ero passata a vedere come stavate. Non vi siete vista tutto pomeriggio... iniziavo a preoccuparmi...
-Oh Katy, sto bene. Ero solo stanca e mi sono addormentata. Sono sveglia da pochi minuti.
-Bene. Spero che ora voi siate riposata a dovere. Tra poco verrà servita la cena. Vi va se scendiamo di sotto insieme?
-Certamente. Solo un attimo. - dissi andando ad infilarmi le scarpe. Chiusi la porta della stanza, e insieme ci dirigemmo verso la sala. Il tavolo era ancora vuoto, con un enorme vassoio di frutta al centro. Le fiamme nel camino ardevano vive, e scaldavano l'intera stanza. Ci accomodammo sulle due poltrone davanti al camino.
-Sapete, qui dove sono io, sedeva sempre il povero Brian. Che Dio abbia in gloria la sua anima. Non era cattivo... si era solo lasciato prendere dal potere, dai soldi. Non era mai stato forte di spirito... e si lasciava convincere e influenzare facilmente. Mi è dispiaciuto molto quando è morto, nonostante i nostri rapporti si fossero un po'... anzi, decisamente incrinati negli ultimi mesi. Quando suo padre era re, lui e André si sedevano su queste poltrone, mentre il re si sedeva su una poltrona tra loro, io e le mie sorelle ci sedevamo sul tappeto tutt'intorno, e lui ci raccontava delle storie su creature fantastiche, mitiche guerre, ed eroi straordinari. Era diventata una tradizione di ogni sera, riunirci qui dopo la cena. Quando il re è morto, ci aspettavamo che Brian continuasse la tradizione... ma non lo fece. André lo fa quando può... ma ormai siamo rimasti solo lui ed io... e alla fine abbiamo smesso.
-E le tue sorelle dove sono?
-Si sono sposate.
-Sembrava una bella tradizione.
-Si è così! Quanto mi mancano quei tempi...
-Vedrai che un giorno riprenderemo la tradizione! - disse André arrivando di soppiatto alle nostre spalle. - State comoda sulla mia poltrone mademoiselle? - mi chiese.
-Si molto grazie signore. - gli risposi in tono scherzoso, lo stesso con cui lui mi aveva rivolto la domanda.
-Mi fa piacere. Katy, la cuoca ti vuole in cucina.
-Si vado subito. A più tardi cara.
-A dopo.
-Mademoiselle... c'è qualcosa di molto importante che devo dirvi.
-Di cosa si tratta?
-Di voi...
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Bene... capitolo pieno d emozioni e di ricordi. Fatemi sapere che cosa ve ne pare, e ditemi se è troppo noioso!! =) Grazie mille per tutte le recensioni e le visite che lasciate! =) Vi adoro! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 7
*** Un pezzo della verità... ***


Ciao a tutte! =) Eccomi qui, con un nuovo capitolo! =) Quante domande vi state e mi state ponendo! =) MI fa piacere notare che vi sto incuriosendo! =) Bene, allora vi lascio al capitolo! =) Buona lettura! =)

Qualcosa che riguardava me? Che avesse scoperto la verità? Non poteva essere! Insomma...è vero che sono l'unica donna dell'intero paese a saper maneggiare le armi, ma questo non rendeva la mia identità palese a chi non mi conosce! A meno che...
-Mademoiselle... c'è una cosa molto importante di cui devo parlarvi...
-Di cosa si tratta?
-Beh... io sono convinto di avervi già visto da qualche parte... e so anche dove.
-Ah si? - chiesi con voce tremante, cercando di trattenere la tensione.
-MIO SIGNORE!!! - Jason arrivò come una furia interropendo il discorso. Per un omento tirai un sospiro di sollievo. Ma mi ero rilassata troppo presto.
-Che succede Jason?
-Mio signore... c'è un problema... nella torre...
-Quella torre?
-Si signore... è davvero urgente!
-Dian riprenderemo dopo la nostra conversazione. - mi disse. Poi rivolgendosi verso Jason con un cenno corsero via. Rimasi da sola. Spiazzata. Con il cuore che batteva ancora a mille. La testa piena di pensieri. Nemmeno l'arrivo di Katy ed Eveline riuscirono a distrarmi da quelle poche parole che André aveva pronunciato. Il suo tono era serio, sicuro. Era sicuro di quello che stava dicendo. Infondo io avevo pensato la stessa cosa qualche minuto prima... possibile che quella volta a castello... quella persona fosse proprio lui? Mi domandai se e come fosse stato possibile.
-Mia cara vi sentite male? C'è qualcosa che non va?
-Come? - Eveline mi aveva distratta dai miei pensieri e dal mio ritorno al passato.
-Vi vedi distratta. Non avete toccato cibo. Siete sicura di sentirvi bene?
Guardai il mio piatto vuoto e la tavolo ormai imbandita di cibo e piena di persone. Quando erano arrivati? Da quanto? E perché io non me ne era minimamente accorta?
-Oh perdonatemi. Ero solo sopra pensiero...
-Qualcosa vi turba?
-Ohh... ricordi del passato. Nulla di importante. - E così feci un sorriso per tranquillizzarle e cambiai argomento riportandole sulle loro chiacchiere mentre mi riempivo il piatto. Dopotutto mi sentivo affamata. Ne Jason ne André si fecero vedere per tutta la cena. Io e le altre, dopo aver mangiato ci dirigemmo verso il nostro salone. Ma mentre le altre rimasero ancora accanto al fuoco, io mi ritirai nella mia stanza. Dovevo riflettere su quello che aveva detto André.
Pensai e ripensai a quella sera, ad una festa in maschera al mio castello. Era una calda serata di fine giugno. Giravo per il salone, con il mio nuovo abito bianco, e osservavo gli ospiti danzare, mentre gli intrattenitori animavano la festa con musiche e spettacoli. Le risate riecheggiavano da ogni angolo. Tutto era perfetto. Essendo la più giovane delle figlie del signore, a me era stata riservata la maschera più bella, e perciò ero oggetti di molto sguardi, e una lunga lista di rampolli si erano avvicinati per invitarmi a ballare, ma io con la mia grazia e la mia educazione impeccabile avevo gentilmente declinato gli inviti, dicendo che ero molto timida, e che avrei preferito scambiare due parole, passeggiando. Pochi accettarono quella mia richiesta. E alla fine dopo un paio di minuti si rivelarono noiosi, e riuscivo ad allontanarli da me. Ero rassegnata all'idea che avrei passato la festa da sola, quando un giovane colpì la mia attenzione...
Due colpi secchi alla mia porta mi destarono bruscamente dal mio sogno. Per un momento mi sentì spaesata. Diedi una rapida occhiata in giro per riconoscere il luogo in cui mi trovavo. Mi tornò in mente il castello e André, così mi ripresi del tutto. Altri due colpi mi ricordarono che qualcuno attendeva dietro la porta. Così mi alzai dal letto e andai ad aprire. André se ne stava li, sull'uscio, con lo sguardo stanca, l'aria trasandata e l'aria distrutta. Tuttavia gli premeva dirmi qualcosa.
-André... che ci fate qui, a quest'ora?
-Non lo so... io, senza nemmeno pensare mi sono ritrovato qui... perdonatemi.
-Prego, entrate.
Mi feci da parte, e lo feci entrare. Sembrava turbato.
-C'è qualcosa che posso fare per voi?
-A dire il vero non lo so.
-Se avete bisogno di parlare con qualcuno, vi ascolto. Sfogatevi. Vi farà bene.
-In effetti c'è qualcosa che devo dirvi.
-Dite...
-Io vi ho già visto da qualche parte. I vostri occhi... mi sono tremendamente familiari. I vostri capelli... sono color del sole come i suoi... - disse passando le dita tra i miei capelli, e poggiando la mano sul mio collo. Era decisamente troppo vicino. E la stretta che aveva su di me era si bellissima, ma in un certo senso mi spaventava. Era come se io fossi un'ancora di salvezza a cui aggrapparsi. Mi guardava dritto negli occhi con espressione supplichevole, come se si aspettasse che dicessi qualcosa per alleviare la sofferenza che lo uccideva dentro.
-Di chi state parlando signore? - chiesi con il fiatone e un filo di voce. Il suo naso a pochi centimetri dal mio.
-Di una fanciulla. Una fanciulla bellissima. Con gli occhi color del mare, e i capelli color del sole. Ha la pelle così bianca e morbida. La sua voce è una dolce melodia. La sua grazia e la sua bellezza incantano chiunque.
-E dove avete visto questa fanciulla? - chiesi sempre tremando.
-Ad un ballo, in un castello. In estate. Solo che non conosco il suo nome ne da dove venga. Io ho bisogno di ritrovarla...
-E perché è così importante per voi trovarla? - ormai le mie domande erano sussurri al vento.
-Perché la amo! - disse prima di fare pressione sul mio collo, spingendolo verso di se, finché la sua bocca non fu a contro la mia. A quel contatto sentì i nostri cuori accelerare i battiti. Le sue labbra premevano disperate sulle mie. Poi la sua lingua si impose avida nella mia bocca, catturando la mia. Con l'altro braccio mi teneva stretta a se come se potessi scappare via. Tutto il mio corpo era un fremito. Ero rossa in viso. Le braccia lungo i fianchi. Il cuore che andava velocissimo. La mia lingua inesperta che si lasciava trasportare dalla sua in quella strana danza. Fu un bacio lungo, intenso. Ci staccammo per prendere fiato. I nostri sguardi erano incollati l'uno nell'altro. Mi sentivo... strana. Per un momento dovetti staccare gli occhi da lui, e sedermi sul letto. Nemmeno un secondo dopo lui era accanto a me. Quella era la conferma che cercavo. Era lui quell'uomo al ballo.
-Sei tu! - mi disse girando il mio volto verso il suo – Ne sono sicuro. Solo tu puoi essere quella ragazza! - Annui. Non avrebbe avuto senso mentire, dicendo di non essere chi lui cercava. - Tu non sai per quanto tempo ti ho cercata. Non ho mai dimenticato quel bacio. Per mesi ho sognato il momento in cui ti avrei ritrovata, e adesso che finalmente è successo non voglio separarmi da te mai più.
-Che vuoi dire?
-Io ti amo!
-Non mi conosci... - per quanto provassi la stessa cosa per lui, non potevo stare con lui. Adesso che sapevo chi era, il mio sentimento per lui, rendeva ancora più difficile dare quello che stavo per fare.
-Impareremo a conoscerci meglio! Ma questo verrà con calma, poiché l'amore ci ha già uniti.
-No, André! Tutto questo non potrà mai succedere! Non deve succedere! É sbagliato!
-Perché?
-Quella sera hai visto solo una maschera... io non sono in quel modo! - dissi. E così dicendo presi il mio mantello e la mia sacca e corsi fuori dalla porta.
Le lacrime rigavano il mio viso. Il mio cuore sta stava lentamente sgretolando. Aveva finalmente trovato l'uomo che amavo, ma avevo anche scoperto che non saremmo mai potuti stare insieme. La sua famiglia odiava la mia e viceversa. Questo amore era destinato a non sbocciare. Sentivo la sua voce che mi inseguiva lungo le scale e i corridoio, che mi intimava di fermarmi, ma io continuavo veloce. Se mi fossi fermata e avrei visto il suo volto, non avrei mai avuto il coraggio di andarmene. Questa era la mia unica occasione. Proprio mentre ero quasi al portone principale, sentì una stretta al braccio che fermò la mia corsa. Mi giri e vidi il suo volto rigato dalle lacrime come il mio.
-Non te ne andare ti prego! Io ho bisogno di te! Io ti amo!
-Anche io ti amo... ma noi non potremmo mai stare insieme! Dimenticami!!
Con tutta la forza che avevo liberai il braccio dalla presa. Aprì il pesante portone con non poca fatica, e uscì dal palazzo, più veloce che potevo, sperando che il nero mantello della notte, avrebbe presto avvolto le mie tracce, cancellandomi dalla sua vista.
Ecco che appena varcate le mura del castello mi ritrovai nella coltre bianca della neve, rischiarata dalla luna, di nuovo sola...
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Bene, capitolo decisamente movimentato... che sono sicura vi lascerà con altre domande! =) Fatemi sapere il vostro parere! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 8
*** La fine dell'inverno. ***


Eccomi qui! =) Ciao a tutte!! =) Allora... da quel che ho visto dalle vostre recensioni... ci siete rimaste un po' male alla fine dello scorso capitolo... O sbaglio? XD Hihihi ecco perché ho deciso di essere buone e di tagliare al minimo la vostra attesa! =) Quindi, prima che arrivi davvero qualcuna di voi a strozzarmi, vi lascio il capitolo! =) Buona lettura! =)

Sola. Come all'inizio.
Sola e con il cuore a pezzi.
Corsi e camminai per ore e ore, continuando a piangere, non sapendo bene in che direzione stessi andando. Inciampavo ogni 10 passi, poiché la neve era diventata davvero alta, e al di fuori delle mura nessuno si curava di essa. L'aria gelida della notte contro il mio viso, era come se mille lame venivano gettate su di me. A malapena riuscivo a vedere davanti al mio naso, che nel frattempo era diventato gelido e rosso. Le mie mani, quando none erano immerse nella neve, nel tentativo di alzarmi, erano ben nascoste, sotto le ascelle, dove potevano mantenere un minimo di calore.
In alcuni tratti ebbi perfino paura di lupi o briganti. Certo le condizioni del tempo era decisamente pessime, ma la notte può sempre giocare brutti scherzi ai viandanti.
Ad un certo punto caddi stremata. Sprofondai lentamente nella neve che si scioglieva man mano che entrava a contatto con il calore del mio corpo. Toccai il suolo, e cercai di rialzarmi. Ma il mio corpo si rifiutò di eseguire i miei ordini. Così, stanca e senza forze mi addormentai. Non sapevo se sarei sopravvissuta a quella notte che sembrava essere più gelida delle altre, ma se la mia vita fosse finta quella notte... sarei morta in pace, felice di aver avuto tutto per me, almeno per qualche minuto, l'uomo che aveva amato fin dalla prima occhiata, quella calda sera di fine giugno.
Sentivo freddo, avrei voluto rannicchiarmi su me stessa, per tentare di mantenermi un po' più calda, invece rimasi stesa a pancia in giù, con le mani lungo i fianchi, la testa di lato, protetta dal cappuccio del mantello bianco. Era come se fossi diventata un tutt'uno con la neve. Il mio buon senso mi aveva consigliato di mandarlo via dalla camera, chiudere a chiave la porta, farmi una bella dormita e partire all'alba. Ma il mio cuore non avrebbe retto un minuto di più in quel castello. Dovevo andarmene per il bene di entrambi. Certo subito avrebbe fatto male (davvero male, un male infinito e costante che lacerava il petto) ma il tempo guarisce qualsiasi ferita. Non importa quanto tempo ci sarebbe voluto, lui si sarebbe rifatto una vita, e magari avrebbe imparato ad amare un'altra donna che gli avrebbe dato tutto il suo amore, e perché no, una famiglia, dei figli... Io avrei portato solo guai. A lui e al regno. Ad essere sinceri mi pentì di essermene andata, nell'istante in cui aprì il portone del castello. Ma ormai la decisione era stata presa, ed essendo una donna orgogliosa e testarda, non sarei mai tornata indietro. Specie se quella era la cosa giusta da fare. O almeno, così credevo.

Quando i miei sensi si risvegliarono mi resi conto di essere miracolosamente sopravvissuta a quell'inferno di neve e vento. Mi sentivo indolenzita e un po' stordita. Tuttavia non sentivo freddo. Qualcosa di morbido sotto di me. Un odore biscotti appena sfornati. Il tepore di una casa. Che quello fosse invece il paradiso? Aprì gli occhi curiosa, e una volta messo a fuoco notai di essere in una casa. La camera era piccola, ma calda. Il camino acceso davanti al letto, emanava il suo calore fino a me. Voltai la testa a destra e vidi che su quel lato c'era la porta socchiusa, e accanto uno scrittoio. Dalla parte opposta, vi era un armadio e una finestra accanto. Non era la mia stanza, e nessuna di quelle nel mio palazzo, e i sentì subito più sollevata. Tentai di alzarmi sui gomiti e di riprendere il controllo del mio corpo. Dopo qualche istante di equilibrio sui gomiti mi misi a sedere e chiusi gli occhi per qualche istante. Quando li riaprì il giramento di testa era passato. Notai al lato del camino un appendiabiti, con appeso il mio mantello, e sullo scrittoio stava la mia sacca. Mi alzai dal letto e per la prima volta diedi una occhiata al mio corpo. Indossavo una camicia da notte bianca candida con le maniche lunghe, che arrivava fino alle caviglie. Niente fermagli in testa. Mi avvicinai allo scrittoio e vidi che erano poggiati tutti li. Controllai il contenuto della mia sacca e per mia fortuna c'era tutto. Il denaro c'era tutto fino all'ultima moneta. Anche il cibo era ancora li. Sentì delle voci provenire dall'altra stanza, così mi accostai alla porta per sentire. Vidi dallo spiraglio aperto che era una coppia di signori, all'incirca sulla cinquantina d'anni. Parlavano troppo piano perché io potessi carpire la loro conversazione. Così mi decisi, presi coraggio, e aprì del tutto la porta schiarendomi la voce.
In quel momento si girarono tutti e due, rivolgendomi un grande sorriso.
-O cara vi siete svegliata! Bene. Temevamo che non vi sareste più svegliata! Come vi sentite? - chiese la donna avvicinandosi a me con fare premuroso.
-Mi sento un po' spaesata e frastornata. Ma sono lieta di essere viva!
-In effetti se non vi avessimo portata in casa sareste morta congelata.
-Non so come ringraziarvi. Posso chiedervi come avete fatto a trovarmi?
-Oh è semplice. Due mattine fa, quando mio marito è uscito per prendere della legna, ha visto un buco profondo nella neve. Così quando ha notato i tuoi capelli, ti abbiamo portata in casa. Eri un pezzo di ghiaccio. I tuoi vestiti erano bagnati fradici, così come i tuoi capelli. Così ti ho tenuta dentro la vasca piena d'acqua calda per due ore in modo che il tuo corpo riprendesse la giusta temperatura, e poi ti abbiamo messa letto, nella stanza più piccola e calda della casa. Abbiamo riscaldato le coperte e mantenuto il fuoco sempre vivo.
-Siete stati davvero gentili! Ma avete detto due mattine fa?
-Si cara. Ormai è sera.-Quindi sono passati tre giorni da quando me ne sono andata... meglio così!
-Andata via da dove?
-Oh, è una lunga e triste storia, e non ho voglia di parlarne. Preferisco dimenticare. Ma ditemi, c'è qualcosa che posso fare per sdebitarmi con voi?
-Oh no cara, non c'è alcun bisogno di sdebitarsi! Non potevamo di certo lasciarti li a morire congelata. Adesso vieni a tavola, la zuppa è pronta e i biscotti appena sfornati. Un bel pasto ti aiuterà a rimetterti in forze!
John e Mary si presero cura di me nelle due settimane che seguirono, permettendomi di rimettermi del tutto. Dovevo a loro la mia vita, e feci di tutto per rendermi utile e sdebitarmi. Decisi di nascondere anche a loro la mia vera identità. Una sera mi raccontarono che non ebbero mai dei figli loro, e prendersi cura di me era una gioia per loro. Una sera mi chiesi quale fosse la cosa migliore da fare. Avevo recuperato le forze, e una parte di me voleva tornare alla missione originale: trovare le prove che l'uomo che mio padre aveva scelto per me era un assassino. Una seconda parte di me sarebbe voluta rimanere in questa casa per sempre, e condurre una vita semplice. E la terza parte di me, avrebbe voluto tornare in quel castello, infischiandosene delle conseguenze, e vivere la storia d'amore più felice e travolgente che avessi mai potuto vivere, con l'uomo che amavo. Gennaio era terminato, portando via con se il vento freddo. Lasciandoci in un febbraio piovoso e perennemente grigio. Tra una cosa e l'altra, erano trascorse tre settimane, dal mio “arrivo” alla casa di John e Mary. Quella mattina, mentre John lavorava nella piccola fattoria, io ero immersa nei miei pensieri.
-A cosa stai pensando?
-A tante cose...
-Pensieri tristi o lieti?
-Tristi.
-Allora sono pensieri d'amore.
-Perché proprio d'amore?
-Lo si vede dal tuo sguardo triste e spento. Hai l'aria di chi soffre per amore. - mi disse sorridendo. - Ti va di parlarne? Sfogarsi fa bene sai?
-L'ultima volta che ho sentito questa frase, stavo per morire congelata nella neve...
-Parli della volta in cui ti trovammo?
-Si. Ero stanca, allo stremo delle forze. Ricordo che volevo andare il più lontano possibile da lui. Quando caddi nella neve non ebbi più la forza per rialzarmi. Pensai che sarei morta li, se non fosse stato per te e John!
-Perché volevi allontanarti da lui?
-Perché per quanto io lo ami, per noi non c'è futuro. E poi io sono già stata promessa...
-E di questo promesso sposo che mi dici?
-Lui è un assassino. Ma nessuno vuole credermi. Ecco perché sono scappata anche dalla mia casa. Per cercare prove contro di lui e svincolarmi da questo matrimonio combinato.
-Ma sei sicura di quello che dici piccola?
-Si purtroppo. Ecco un'altra cosa a cui stavo pensando. Se e quando riprendere il mio viaggio in cerca di prove.
-Beh, se vuoi evitare di fare la fine dell'ultima volta, ti conviene attendere la primavera. Con temperature più calde e giornate più lunghe ti sarà più facile muoverti. Intanto potrai restare qui quanto vuoi. Sappi che finché io e mio marito avremo vita, questa casa sarà anche la tua!
-Grazie Mary! Sei davvero una seconda madre! - la abbracciai forte! Non mi ero mai sentita tanto amata dai miei genitori, come faceva questa coppia.
Concordai con Mary che avrei aspettato la primavera per partire. E con il passare dei giorni mi rilassai.
Una mattina Mary mi portò con se al villaggio, e li incontrai due giovani. Uno si chiamava Axel era alto e magro, con i capelli lunghi color marrone molto scuro, gli occhi grigi e un carattere mite e gentile. L'altro si chiamava Victor, anche lui era alto ed esile, ma i suoi capelli lunghi erano color nocciola chiaro, e i suoi occhi erano castani. Era un ragazzo romantico e molto educato, aveva la fama di conquistatore di cuori. Entrambi erano di buona famiglia.
Mary doveva conoscerli bene, poiché mi raccontò molto su di loro. Le loro famiglie si erano arricchite commerciando, e così a differenza degli altri ragazzi del villaggio, loro avevano avuto la fortuna di ricevere un'istruzione. Li incontrammo in giro per il mercato, e la mattina dopo, eccoli dietro la porta di casa, a chiedere di me. Venivano ogni giorno a trovarmi, e mi insegnavano dei giochi, oppure chiacchieravamo, ci raccontavamo storie. Spesso si sfidavano a duello con la spada, o improvvisavano tornei di tiro con l'arco. Io ovviamente mi limitavo ad assistere. Non volevo dare troppo nell'occhio. Altre volte approfittavamo della neve per passare ore sfidarci in battaglie di neve. Insomma, in loro compagnia non ci si annoiava mai. Erano diventati i miei migliori amici, per non dire i fratelli che non ho mai avuto. Loro, insieme a John e Mary, avevano avuto il potere di ricomporre il mio povero cuore, pezzo dopo pezzo. Giorno dopo giorno.
Con il passare delle settimane il loro atteggiamento nei miei confronti però iniziò a cambiare. Facevano i dolci e i romantici, si rendevano disponibili per qualsiasi cosa (e in questo modo, potei iniziare a raccogliere informazioni sul mio uomo). Iniziarono a venire in momenti diversi. Mary mi mise in guardia su quello che sarebbe potuto succedere, e che anche io iniziavo a sospettare. Così per evitare malintesi, un pomeriggio li chiamai a casa mia. Arrivarono vestiti eleganti, e tra loro la rivalità ormai era palese. Nutrivo per entrambi un fraterno affetto, ma nulla di più. Inoltre avevo notato che la loro amicizia, che sembrava così fraterna e sincera, si era incrinata per colpa mia. Se fossero arrivati a non rivolgersi più la parola non me lo sarei mai perdonato. Così li feci accomodare. Iniziammo a chiacchierare di cose futili e banali. Dovevo scegliere il momento adatto per iniziare il mio discorso finché erano tranquilli.
-Ragazzi, c'è una cosa di cui volevo parlarvi.
-Se ci hai chiamati insieme, significa che è importante. - disse Axel
-In effetti lo è. E riguarda voi due.
-Noi due? - chiese stupito Victor, guardando l'amico.
-Ho notato una cosa: da qualche tempo a questa parte, voi non siete più amici come prima, o sbaglio?
-In effetti le cose sono un po' cambiate... - concordò Axel.
-E io so il perché. Axel, Victor, io vi voglio bene! Ma come a due fratelli. Non potrò mai ricambiare i sentimenti che voi provate
per me...

-Perché? - chiese Victor notevolmente adirato.
-Il mio cuore appartiene ad un altro uomo.
In quel momento il silenzio calò su di noi. Sapevo che questo li avrebbe feriti, ma li avrebbe anche aiutati a mettere da parte questa situazione imbarazzante. Dopo qualche momento Axel fece un sorriso.
-Si, credo di capirti. Infondo l'amore non si comanda. Sappi che io per te ci sarò sempre, per qualsiasi cosa, e se è amicizia ciò che vorrai da me, allora amicizia avrai. Anche se non sarà facile.

-Ti ringrazio Axel. Victor tu non dici nulla? Il tuo silenzio mi preoccupa...
-E cosa dovrei dire? Sono appena stato rifiutato dalla ragazza che amo!!
-Victor... non fare così. Io ti vorrò sempre bene! Tu per me sarai sempre il mio migliore amico, insieme ad Axel, in egual modo! --É proprio questo il punto Diane! L'amicizia non mi basta più! - e così dicendo si alzò e se ne andò sbattendo la porta dietro di se. Avevo la sensazione di aver perso un caro amico. Ma Axel mi mise una mano sulla spalla, rassicurandomi.
-É il suo modo di reagire alle cose. Terrà il broncio per qualche giorno, poi pian piano riuscirà a superare il trauma e tornerà quello di sempre. Devi solo dargli tempo. Adesso è meglio che vada anche io. Ci vediamo in giro Diane!
-Si, a presto!
Non era stato facile per me affrontare quella situazione. Secondo Mary era andata splendidamente. Avevo avuto un autocontrollo e una forza di spirito formidabili, e dovevo essere fiera di me. Ma io mi sentivo uno straccio. Il dover ferire degli amici mi aveva fatto stare male dentro. Dover dire che il mio cuore apparteneva già ad un altro, mi riportò con la mente a lui. In quelle settimane ero riuscita a non pensarci, anche se il mio cuore continuava a ricordarmi che c'era sempre un grosso pezzo mancante, e che la ferita era sempre aperta. Il pensare a lui fece tornare il dolore. E la ferita riprese a sanguinarmi nel petto. Qualcosa dentro di me mi disse che lo avrei rivisto molto presto...

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Allora, capitolo abbastanza lungo. E pieno di avvenimenti. Come avrete capito i baldi giovani sono Victor Girodelle e Axel von Fersen (ovviamente non ho messo Hans perché non mi sembrava molto inglese, Axel era ci stava di più). Dopo tanto penare un po' di serenità, almeno per lei. Tranne la piccola diatriba finale. Spero di non essere stata troppo deprimente nella prima parte del capitolo. Se così fosse fatemelo sapere! =) Bene, alla prossima! =)

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Capitolo 9
*** L'inverno di André. ***


Ciao a tutte! =) Eccomi qui con il nuovo capitolo!! =) Questa volta farò qualcosa di un po' diverso! Mi spiego: vi sarete chieste perché André non avesse fatto nulla per fermare Oscar, o perché non l'avesse cercata in tutto quel tempo. Per spiegarvi com'è andata, questo capitolo sarà raccontato dal punto di vista di André. Buona lettura! =)

Dopo una giornata così movimentata, solitamente avrei volentieri mangiato abbondante, fatto un bagno caldo, e sarei andato a letto per un sonno ristoratore. Ma quella sera c'era qualcosa di diverso. C'era lei. Più ci pensavo e più ero convinto che fosse la fanciulla di quella sera. É vero, indossava una maschera, ma quegli occhi... erano difficili da dimenticare, e gli occhi di Diane... Dovevo avere assolutamente la conferma ai miei dubbi. Mi alzai dal mio letto, infilai gli stivali e andai dritto verso la sua stanza. Per tutto il tragitto ripensai a tutto quello che avevo scoperto di lei: sapeva curare una ferita senza farsi impressionare dal sangue; sapeva usare le armi (caratteristica alquanto bizzarra per una donna); credeva nell'amore puro e sincero; stava scappando da un matrimonio combinato con un presunto assassino... mi domandai se si riferisse allo stesso verme schifoso che aveva aggredito Melaine. Arrivato alla stanza rimasi per qualche istante fermo davanti alla porta. Presi coraggio e mi decisi. Bussai due volte. Forse troppo forte. Attesi. Il mio cuore iniziò ad accelerare. Non apriva. In quel momento mi voltai verso la finestra e vidi che fuori era molto buio. Mi resi conto che era notte fonda e molto probabilmente stava dormendo. Riprovai, e dopo qualche istante, finalmente aprì. Aveva i capelli sciolti e un po' disordinati. Indossava ancora l'abito da giorno che si era sgualcito a dormirci sopra. I suoi occhi erano ancora un po' chiusi e assonnati: segno che stava dormendo e l'avevo svegliata. Ci mise un attimo a mettere a fuoco la mia immagina illuminata dalla luna.
-André... che ci fate qui, a quest'ora?
-Non lo so... io, senza nemmeno pensare mi sono ritrovato qui... perdonatemi. - non potevo dirle subito il motivo della mia visita.
-Prego, entrate. - Si spostò e mi fece entrare. Feci qualche passo nella stanza e mi fermai a guardarla mentre richiudeva la porta. -C'è qualcosa che posso fare per voi?
-A dire il vero non lo so.
-Se avete bisogno di parlare con qualcuno, vi ascolto. Sfogatevi. Vi farà bene.
-In effetti c'è qualcosa che devo dirvi.
-Dite...
-Io vi ho già visto da qualche parte. I vostri occhi... mi sono tremendamente familiari. I vostri capelli... sono color del sole come i suoi... - dissi passando le dita tra i suoi capelli per saggiarne la morbidezza e poggiando la mano sul suo collo riconoscendo quella pelle liscia come la seta.
-Di chi state parlando signore? - chiese con un filo di voce. Sembrava incuriosita.
-Di una fanciulla. Una fanciulla bellissima. Con gli occhi color del mare, e i capelli color del sole. La pelle bianca e morbida. La sua voce è una dolce melodia. La sua grazia e la sua bellezza incantano chiunque. 
-E dove avete visto questa fanciulla? - chiese tremando. Sembrava iniziare ad innervosirsi.
-Ad un ballo, in un castello. In estate. Solo che non conosco il suo nome ne da dove venga. Io ho bisogno di ritrovarla...
-E perché è così importante per voi trovarla? - parlava sussurrando. In quel momento era quasi spaventata.
-Perché la amo! - dissi, e la tirai contro di me per baciarla. Le sue labbra erano morbide e carnose come le ricordavo. Con l'altro braccio la strinsi a me finché i nostri corpi non aderirono. Quel bacio era la mia ancora di salvezza contro la pazzia. Si, pazzia. Il non sapere chi fosse, la consapevolezza che avrei anche potuto non rivederla più, mi stava facendo letteralmente impazzire da quella sera al ballo. Ritrovarla qui tra le mi braccia, sentirla rispondere al mio bacio, percepire i battiti del suo cuore che aumentavano di velocità, come i miei... tutto questo aveva ridato pace al mio cuore e alla mia mente. E aveva sciolto i miei dubbi. Quando non ebbi più fiato mi staccai dolcemente da lei. Rimanemmo a lungo occhi negli occhi. Avevamo entrambi il fiatone, e lei dovette andare a sedersi. Era diventata come una calamita per me. Dovevo starle il più vicino possibile, così la seguì immediatamente. Presi posto accanto a lei, e le presi piano il viso tra le dita, costringendola a guardarmi.
-Sei tu! Ne sono sicuro! - La vidi annuire timidamente, abbozzando un leggero sorriso imbarazzato - Solo tu potevi essere quella ragazza! Tu non sai per quanto tempo ti ho cercata. Non ho mai dimenticato il nostro bacio. Per mesi ho sognato il momento in cui ti avrei ritrovata, e adesso che finalmente è successo non voglio separarmi da te mai più.
-Che vuoi dire?
-Io ti amo!
-Non mi conosci... - Le sue parole mi spiazzarono. Erano fredde.
-Impareremo a conoscerci meglio! Ma questo verrà con calma, poiché l'amore ci ha già uniti.
-No, André! Tutto questo non potrà mai succedere! Non deve succedere! É sbagliato!
-Perché? - iniziavo ad aver paura. Paura di perderla di nuovo, adesso che l'avevo appena ritrovata.
-Quella sera hai visto solo una maschera... io non sono in quel modo! - E detto questo, più veloce del vento prese le sue cose e corse fuori dalla stanza. Rimasi per un istante impietrito da quelle parole. Poi mi alzai di scatto e la inseguì. Mio Dio se correva veloce! Quella ragazza riuscì a stupirmi anche in un momento come quello. Cercai di aumentare la velocità, e in un paio di minuti ci ritrovammo davanti al portone principale. Finalmente, prima che potesse aprirlo, la raggiunsi e afferrai il suo braccio, fermando la sua corsa. Si girò di scatto verso di me, e la prima cosa che notai fu il suo bellissimo volto rigato dalle lacrime, gli occhi rossi e gonfi dal pianto. Esattamente come me. Non mi ero nemmeno accorto che anche io stavo piangendo. Rimanemmo così per qualche istante. Cercai di calmare il pianto per riuscire a parlare.
-Non te ne andare ti prego! - le dissi disperato, con le lacrime che ancora cadevano dai miei occhi. - Io ho bisogno di te! Io ti amo! - Era l'ultima supplica che potessi rivolgerle in quel momento. Non avrei mai potuto trattenerla contro la sua volontà, per vederla infelice. Anche se lasciarla andare mi avrebbe spezzato il cuore.
-Anche io ti amo... ma noi non potremmo mai stare insieme! Dimenticami!!
Strattonò forte il braccio liberandosi dalla mia presa. Aprì il portone e corse fuori. Uscì fuori anche io, ma non la inseguì. Osservai quel mantello bianco che si allontanava nell'oscurità dei giardini. Rientrai e corsi fino alla torre sud, quella che dava sul ponte levatoio. Chiamai la guardia e le dissi di abbassare il ponte levatoio e ordinai che nessuna guardia avrebbe dovuto, in nessun modo, ostacolare la fuga della fanciulla bionda con il mantello bianco. Dopo una decina di minuti la vidi oltrepassare il ponte levatoio correndo. Continuai a seguire con lo sguardo la sua figura che si allontanava, facendosi sempre più piccola, avvolta dalle tenebre della notte. Fuori c'era freddo come mai era successo. Pregai con tutto il cuore che non le accadesse nulla. “Dimenticarti? Come puoi chiedermi di dimenticarti? Io non mi di do per vinto! Ti ritroverò, e quando succederà ti prometto che farò qualsiasi cosa per sposarti!”
Quando non la vidi più tornai nella sua stanza. Presi il suo cuscino e lo portai al naso. L'odore dei suoi capelli era ancora li. Segno evidente che lei era davvero stata li, e non era stato tutto un sogno. Mi ritrovai di nuovo a piangere come un bambino, su quel letto., dove fino a mezz'ora prima dormiva beata. Se non fossi andato da lei... se non vessi agito così istintivamente... forse lei sarebbe rimasta li, su quel letto, a dormire tranquilla. Invece se ne era andata. Non sapeva perché. Piansi per non so quanto tempo, su quel letto, abbracciato a quel cuscino, respirando il suo odore, e trovando riposo solo per poche ore.
Alle prime luci dell'alba mi sentivo in uno stato pietoso. Il mio cuore era a pezzi. La mia anima si era persa. La mia mente vuota, continuava a ripetere “Non c'è più. Non c'è più.” , i miei occhi era spenti. Il corpo pesante. L'espressione cupa. Vagai come un fantasma, a passo lento e trascinato, fino alla mia stanza, e la prima cosa che vidi fu il mantello nero che mi prestò due giorni prima, per coprirmi. Non so che fine avrei fatto senza di lei quel giorno. Lo presi. Lo fissai. Sentì le lacrime calde che facevano nuovamente capolino nei miei occhi. Mi sorpresi di avere ancora delle lacrime da versare. E senza fare nulla per trattenerle, piansi ancora. Quella mattina rimasi chiuso in camera tutto il giorno. Non avevo voglia di fare niente e di vedere nessuno. Avevo bisogno di stare con me stesso. Di pensare. All'ora di pranzo, Katy iniziò a bussare alla porta dando colpi forti, senza fermarsi, tant'è che dovetti aprirle per evitare che si facesse male, e per evitare di arrabbiarmi. Mi disse che aveva cercato Diane in lungo e in largo ma non l'aveva trovata da nessuna parte. La rassicurai, promettendole di fare il possibile per trovarla. Dopo pranzo presi il mio cavallo e vagai per tutta la città all'interno delle mura, ma di lei nessuna traccia.
Nei giorni seguenti feci perlustrare casa per casa, villaggio dopo villaggio, fino agli angoli più remoti del mio regno, ma lei sembrava sparita nel nulla, e la mia pazzia stava peggiorando. Aver assaggiato nuovamente il frutto della passione, aveva fatto si che la mia intera vita dipendesse da esso. Ora che quel frutto era andato via, la mia vita era in pericolo. Dovevo ritrovarla a qualsiasi costo!
Mi maledissi per chissà quanto tempo per non averla inseguita, per non averla implorata più a lungo e più forte, per averla lasciata scappare... ma il mio cuore aveva ricevuto un colpo troppo grosso quella notte. Non avevo mai amato qualcuno in quel modo, e il rifiuto, aveva spezzato la mia corazza, rendendomi fragile e vulnerabile.
Passavano i giorni, e con essi anche le settimane. Nel mio regno non c'era. Chissà che direzione aveva preso. Il confine sud era quello più vicino al castello, e decisi di iniziare da li.
Re Stefan, il re del sud, era un mio buon amico. Da quando era morto mio fratello, mi aveva sempre aiutato nei momenti di difficoltà, e io non avevo mai esitato a fare lo stesso per lui. Quando arrivai da lui, gli dissi che una giovane fanciulla era dispersa, e che forse era da qualche parte nel suo regno. Si dimostrò subito disponibile a mettere a mia disposizione alcuni dei suoi uomini migliori per aiutarmi nelle ricerche. Il Regno del sud era più grande del mio di qualche miglio, e ci volle un mese intero per girarlo tutto, entrando di casa in ogni casa di ogni villaggio fino ai confini. Ma alla fine fu un altro fallimento. Ringraziai tanto Re Stefan per la sua gentilezza e tornai a casa con il morale più depresso di prima. Dovetti interrompere le ricerche per un paio di settimane, poiché il castello aveva bisogno della mia direzione. Avevo abbandonato la mia quotidianità e la direzione del regno, dedicando anima e corpo alla ricerca di Diane. E il regno ne aveva subito le conseguenze. Non potevo permettere che le mie questioni personali gravassero sul mio regno. Avevo faticato non poco per crearmi una buona reputazione e per rimettere in piedi il regno. Non volevo mandare tutto in malora. Avrei continuato ad essere un buon re per la mia gente, e non avrei mollato le ricerche della mia amata. Una sera ero a letto che riflettevo. Se nel mio regno non c'era, e non era nemmeno in quello del sud... possibile che fosse riuscita ad arrivare nel regno dell'est? Se fosse andata in quello del nord?
La mattina che feci quella considerazione era finito l'inverno...
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Ecco come sono andate le cose per André. Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento, e che la situazione sia un po' più chiara! =) Dal prossimo capitolo, il POV torna di Oscar, e andremo avanti con la storia! =) Fatemi sapere! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 10
*** Primavera. ***


Ciao a tutte!! =) Sono contenta che abbiate apprezzato il capitolo di André! =) Adesso torniamo da Oscar e andiamo avanti! =) So che siete tutte impazienti di far incontrare i due piccioncini... vediamo se la vostra richiesta sarà soddisfatta... =)

Una mattina mi svegliai. I miei occhi erano stati colpiti da un tiepido raggio di sole. Sbattei le palpebre più volte per mettere a fuoco, e svegliarmi completamente. C'era una strana luce nella stanza, e non sentivo freddo come le altre mattine. Mi alzai, e andai ad aprire la finestra: l'aria era tiepida, sugli alberi spogli, i primi germogli davano un po' di colore. Qualche uccellino temerario già usciva dal suo nido e cinguettava. Era una cosa meravigliosa! Riempiva il cuore si gioia e speranza! Ma significava anche che l'inverno era finito. L'arrivo della primavera mi ricordò che dovevo riprendere la mia missione, il mio viaggio, la mia ricerca.
Erano passate due settimane da quando avevo “rifiutato” le avance dei miei amici, e tutto sommato con Victor le cose stavano tornando alla normalità. Poverino, doveva aver preso una cotta profonda. Ma non potevo provare nulla di più di una grande e sincera amicizia per quei due giocherelloni. Il mio cuore apparteneva a lui, sin da quella calda sera di fine giugno. Avevo pensato a lui qualche volta, chiedendomi se come me avesse sofferto, se si fosse rifatto una vita, se mi avesse dimenticata... Io non ci sarei mai riuscita. Era troppo importante per me. Anche se il destino non aveva un progetto per noi, avrei sempre conservato il suo ricordo nel mio cuore. Il mio primo amore...
Mi ripresi da quei pensieri tristi, e dopo essermi lavata e vestita, scesi in cucina. Trovai John e Mary intenti a fare colazione. Tutto era come sempre. Vederli insieme mi faceva sempre tanta tenerezza. Così tanti anni di matrimonio... insieme praticamente da tutta una vita. Provavo un pochino di invidia a volte. Io e André non avremmo mai avuto quel tipo di futuro. Non ci saremmo più rivisiti. “Brava Oscar, bel modo che hai scelto per dirgli addio”. La mia voce interiore non si risparmiava mai i commenti acidi. Tornai a pensare al mio viaggio... ad un piano, a cosa fare, dove andare. Prima o poi avrei dovuto informarli delle mie intenzioni. So che li avrei fatti soffrire con la mia partenza... ma c'era in gioco la mia vita, il mio futuro e qualsiasi fosse stata, la mia felicità. Dovevo andare e combattere! Sembrava una mattina tranquilla come le altre... era un ottimo momento per parlare con loro. Così feci un respiro profondo, salutai entrando in cucina e Mary mi porse la mia solita colazione. Finito di mangiare, mentre facevamo le solite chiacchiere mattutine, presi coraggio e iniziai il discorso.
-John... Mary... io devo dirvi una cosa importante.
-C'è qualcosa che non va cara? - chiese premurosa come al solito Mary.
-Io vi sono molto riconoscente per quello che avete fatto per me. Mi avete accolta come una figlia, e vi siete presi cura di me, e una parte del mio cuore vorrebbe rimanere qui con voi per sempre... ma ho una faccenda urgente da risolvere, e per farlo devo partire.
-Partire? E per dove? - chiese John allarmato.
-Devo andare nel regno del nord... a cercare una persona.
-Ma siamo già nel regno del nord.
-Davvero? - Per tutto il tempo non mi ero chiesta dove fossi, poiché davo per scontato di essere ancora nel Regno di André. Invece ero arrivata più lontano di ogni mia aspettativa.
-Si, siamo al limite del confine, ma siamo dentro.
-Bene, questo mi risparmierà un bel po' di viaggio.
-Chi evi incontrare?
-Non posso dirvelo. É una persona pericolosa... meno sapete, meglio è. Ignorare certe informazioni vi terrà al sicuro.
-Se è tanto pericolosa, perché ci vai? Resta qui!
-No... devo andare! É troppo importante per me... - per un momento ci guardammo negli occhi. John lesse nei miei qualcosa che lo convinse.
-Viaggerai da sola?
-Si. Non posso permettermi di portare qualcuno con me. E poi so difendermi benissimo!
-Quanto starai via?
-Non lo so... dipende da questa persona e se accetterà o meno la proposta che devo fargli. E poi...
-E poi? - chiese Mary, che fino a quel momento era rimasta in silenzio.
-Io non sono stata dal tutto sincera con voi...
-Diane! Ma che stai dicendo? - scattarono in piedi, come per rassicurarmi... ma io dovevo dire loro la verità, poiché dalla visita a quell'uomo, comunque fosse andata, in questa casa non avrei più fatto ritorno.
-Lasciate che vi spieghi ogni cosa!
Raccontai loro chi ero, come ero vissuta, perché ero scappata da casa, e perché ero li nella neve, la notte che mi trovarono, omettendo la breve sosta al castello di André. Rimasero stupidi delle mie parole, ma non sembravano arrabbiati. Sembravano provare compassione per la mia vita tutt'altro che piacevole. Così, finito il racconto si alzarono dalle sedie, e mi fecero un inchino. Che brutta sensazione. Loro, che erano ormai come due genitori che si inchinavano davanti a me...
-Vi prego alzatevi! Non voglio un inchino da voi... siete la mia seconda famiglia!
-Altezza... perché non ci avete avvertiti subito della vostra identità? - disse John
-Si, avremmo fatto di più! - appoggiò Mary.
-Non sapevo quanto tempo mi fossi fermata, e viaggiare in incognito mi agevola nel viaggio. Avete fatto anche troppo per me, e
non voglio disturbare oltre...

In quel momento sentimmo un tonfo appena sotto la finestra della cucina, che ci fece sobbalzare!
Andammo a controllare: sotto il davanzale della finestra, Axel e Victor erano ammassati uno sopra l'altro, litigando e cercando di scrollarsi l'altro di dosso. Quella scena mi fece sorridere. Ovviamente avevano sentito tutto.
-Santo cielo figlioli, che cosa ci fate qua sotto attorcigliati come un gomitolo? - sbottò Mary.
-Ci dispiace Madonna Mary...
-Aspettate, vengo ad aiutarvi! - dissi ridacchiando avviandomi verso la porta. Una volta fatto il giro ed arrivata accanto a loro, gli diedi una mano a rimettersi in piedi. - Adesso posso sapere cosa ci facevate qui sotto, spioni?
-Ecco noi eravamo venuti a trovarti, e dalla finestra abbiamo visto che eravate allarmati e pensavamo di intervenire, ma poi hai iniziato il tuo racconto... non volevamo origliare di proposito, ma non volevamo nemmeno interrompervi... - disse Axel pacatamente, mentre Victor era rosso in faccia.
-Altezza... - disse poi Victor – vi chiedo di perdonarmi per il mio comportamento di due settimane fa... Io non ero in me... è solo
che... io, io...

-Victor, va tutto bene. Essere rifiutati fa male, lo so. Non ti devi preoccupare. Non sono mai stata arrabbiata con te.
-Oh grazie altezza!
-Adesso basta chiamarmi altezza! Voglio viaggiare in incognito e “altezza” non mi aiuta! Infondo sono sempre me stessa. Ho solo un altro nome, ma la ragazza che avete conosciuto in queste settimane non è cambiata.
-Vogliamo venire con voi! - disse serio Axel.
-Non potete!
-Perché no? Se viaggerete da sola desterete sospetti. Viaggiando con noi sarete più al sicuro. Vi spacceremo per una nostra cugina: o mia o sua. In questa zona le nostre famiglie sono molto prestigiose e nessuno ci darà dei fastidi. Possiamo portarvi fino alla casa di quell'uomo nella metà del tempo e in modo più comodo e sicuro. - Axel sembrava sicuro della sua teoria, e in fondo non aveva tutti i torti. Poteva essere una buona idea. Vedevo nei suoi occhi brillare il desiderio di avventura, e di rendersi utile , e lo stesso negli occhi di Victor. Così accettai.
-E va bene, mi hai convinta. Ad una condizione!
-Sarebbe?
-Appena mi avrete lasciata a casa di quell'uomo ve ne andrete senza voltarvi indietro. Dal momento in cui scenderò dalla carrozza, il mio destino non sarà più affar vostro! Questo è un ordine fatto da una principessa reale! Sono stata chiara?
-Si vostra altezza! - dissero in coro.
-Bene, preparatevi allora, partiremo domani all'alba. - e detto questo li salutai.
Per tutto il giorno io, Mary e John ci adoperammo a preparare tutto quello che sarebbe servito per il viaggio. Per raggiungere Villa Lamia, la casa dell'uomo che mio padre voleva che io sposassi, avremmo impiegato 2 giorni di viaggio. Quello che mi preoccupava non era il tempo, ma il fatto che ero nel mio regno: ero “scomparsa” già da due mesi, e per questo motivo le strade sarebbero state piene di guardie che avrebbero perquisito ogni carrozza, e le guardie mi conoscevano. Dovevo escogitare qualcosa.
Ne parlai con Mary e lei ebbe una idea geniale: apportò al mio abito più elegante alcune modifiche, per renderlo più elegante e sfarzoso di quelli in voga al mio palazzo. In più mi fasciò il collo ed i capelli con della stoffa, e sul capo mi sistemò un velo spesso, color oro, come le rifiniture. In questo modo i miei capelli e il candore della mia pelle non sarebbero stati visibili. Avrei messo un trucco abbondante su occhi labbra e guance, in modo da camuffare un po' il mio viso. E avrei sempre indossato un mantello con un cappuccio grande, in modo che mi coprisse gli occhi, e le mani.
Quella sera ero affacciata alla mia finestra, intenta ad osservare il cielo stellato.
Mille pensieri attraversavano la mia mente. Non avevo garanzie che la mia missione sarebbe andata a buon fine. Avevo sentito dire che le suppliche con quella persona orribile non erano mai servite a nulla. Cosa pensavo di ottenere andando li? Forse avrei potuto ucciderlo... “Si, certo, così poi impiccheranno te!”. Ecco la mia vocina interiore... sprezzante come sempre. Ma aveva ragione. Avrei potuto cambiare del tutto tattica: tornare a casa e minacciare di uccidermi... magari mio padre avrebbe cambiato idea. Oppure, prima di andare da quell'uomo, avrei potuto continuare a raccogliere informazioni su di lui, e andare a ricattarlo, solo quando avessi avuto delle prove schiaccianti. Ma come fare per potermi documentare sulla morte di quella ragazza? Avevo l'impressione che quel viaggio sarebbe stato più lungo del previsto... e quella “missione” sarebbe andata a finire in un autentico disastro...
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Allora, capitolo diciamo di transizione. É arrivata la primavera... è ora di lasciare il nido. Per fortuna Oscar non viaggerà da sola. Ma come andrà il viaggio? Arriveranno a destinazione, o incontreranno degli intoppi? Fatemi sapere! =) Alla prossima! =)

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Capitolo 11
*** Imprevisti lungo il viaggio... ***


Ciao a tutte! Scusate per il ritardo, ma sapete... l'università con orari impossibili, i preparativi per la partenza e altre mille cose hanno richiesto tempo che ho dovuto togliere alla scrittura. Adesso che tutto è pronto, e lo sono anche i nostri eroi, diamo il via al viaggio! 

L'indomani all'alba, Victor e Axel raggiunsero la casa di John e Mary, con un solo piccolo baule a testa, caricati su una carrozza abbastanza anonima. Caricammo anche il mio baule , in cui avevo conservato la mia sacca, più altri abiti che Mary mi aveva fatto. I capelli erano coperti, il viso truccato, l'abito sistemato, e il mantello era già sulle mie spalle. Uscimmo di casa. Guardai John e lo abbracciai forte. Mi sussurrò alle orecchie tutte quelle raccomandazioni che un padre farebbe ad una figlia. Poi ci staccammo. Mi diede un bacio sulla fronte e tornò in casa. Guardai Mary per qualche secondo e poi mi gettai fra le sue braccia con le lacrime agli occhi. La parte di me che non voleva partire ora si faceva sentire più che mai. Lottava con le unghie e con i denti contro l'altra parte di me, per restare qui, e continuare a condurre la vita allegra e spensierata di prima. Non sapevo dovrebbe mi avrebbe condotto quel viaggio, ma sicuramente lontano da qui e da questa vita, ma sopratutto... a nulla di buono! Rimanemmo abbracciate a lungo e poi alla fine mi staccai. Raccolse una lacrima dal mio occhio e mi sorrise.
-Andrà tutto bene! - mi disse sussurrando. - Qualunque cosa succeda, la porta di questa casa sarà sempre aperta per te!
Mi sorrise dolcemente, un altro abbraccio veloce e poi salì sulla carrozza.
Partimmo. Avevamo deciso di percorrere strade di campagna, arrivare in città per vie secondarie, piuttosto che viaggiare sulla strada principale. La nostra carrozza era robusta e spartana, quindi anche se qualche tratto sarebbe stato erboso, non avrebbe subito ingenti danni.
Guardavo fuori dal finestrino la casa che si allontanava. Victor e Axel erano con me, e mi avrebbero aiutata per tutto il viaggio... infatti non era quello che mi preoccupava... ma il dopo.
I ragazzi di davano il cambio per la conduzione della carrozza, permettendo all'altro di riposare. A me non era permesso uscirne, se non per brevi pause. Quindi ero quasi sempre sola, assorta nei miei pensieri, nel fare piani che poi scartavo, nel preparare discorsi, vie di fuga... Da un lato era meglio. Meno avrei detto loro dei miei piani e progetti, meglio era. Specialmente per loro. Di quest'uomo sapevo solo l'indirizzo. Non sapevo nemmeno che aspetto avesse, e la cosa mi preoccupava non poco. Si, sapevo usare bene quasi tutte le armi, e sapevo combattere a mani nude, ma ero pur sempre una ragazza, e il mio cuore di fanciulla temeva questa avventura, e più di tutto ne temeva l'esito. Se non fosse stato per il mio spirito combattivo non sarei mai partita.
La prima giornata di viaggio andò abbastanza bene, a parte un temporale violento ma molto breve, che ci impose di fermarci per almeno mezz'ora. Per la notte, i miei amici si accesero un fuoco poco lontano dalla carrozza, mentre io rimasi a dormire dentro l'abitacolo. Avevamo fatto un buon tratto di strada. Se tutto sarebbe andato bene anche l'indomani, in serata saremmo arrivati in città. Al sorgere del sole Axel si svegliò e preparò il tutto per riprendere il viaggio, mentre Victor, che aveva fatto l'ultimo turno di guardia montò con me in carrozza per riposare. Ogni volta che si alternavano li osservavo dormire. Avevano l'aria stanca, provata. Abituati ad una vita tranquilla, da nobili, tutto questo viaggiare e faticare li aveva segnati già dopo il primo giorno. Poverini. Se avessi saputo che per loro sarebbe stato un sacrificio non gli avrei mai permesso di venire con me.
Era quasi mezzodì. Axel si era fermato, ed era sceso dal cocchio.
-Altez... ehm, volevo dire, Diane. Ci fermiamo per una breve sosta. Se volete scendere per sgranchirvi le gambe... - mi disse sorridendomi, e aprendo lo sportello per farmi scendere. Presi la sua mano e tenendomi il vestito con l'altra scesi dalla carrozza. Alzai poco il cappuccio con la mano per poter vedere meglio. Eravamo in un campo molto esteso, che si stava pian piano colorando di verde. Il sole era caldo. Era un piacere sentire i raggi scaldare il mio viso. Iniziavo ad essere stanca di portare quell'affare in testa. Avrei voluto sciogliere i capelli, e lasciarli splendere al sole... lasciare che il vento li muovesse onde dorate. La mia mano era già pronta a togliere il velo, quando un'altra mano, più grande della mia, bloccò i miei movimenti.
-Diane, cosa fate? Volete farvi riconoscere proprio adesso??
-Scusatemi Axel, ma il sole è così caldo... non son abituata a portare questo genere di cose.
-Lo so, ma adesso è necessario per garantire la vostra incolumità! Non dimenticate che vi stanno cercando in tutto il regno!!
-Avete ragione... va bene, ho bisogno di un momento in privato e poi tonerò in carrozza.
-Non vi allontanate troppo! Io vado a svegliare quel pigrone di Victor!
Il mio corpo reclamava la mia attenzione! Trovai un gruppo di cespugli abbastanza alti a poca distanza da loro e ne approfittai. Così dopo aver dedicato a me stessa del tempo, ritornai alla carrozza. Ma quello che vidi fu sconcertante. La carrozza mezza sottosopra era in fiamme. Victor e Axel spariti. Il mio baule era a pochi centimetri dalla carrozza, e stava per essere bruciato anch'esso, se non fossi corsa a prenderlo. Non riuscivo a capire cosa potesse essere successo: non c'erano tracce di sangue o erba strappata che potesse dirmi che c'era stata una lotta. Provai a guardarmi attorno per vedere se erano state lasciate delle tracce, ma l'erba del capo era troppo corta per notare dei passi. Ero rimasta sola, abbandonata. I miei amici erano stati rapiti da chissà chi; non sapevo dove fossimo; ero a piedi con il mio baule: sarebbe stata una impresa molto più ardua del previsto.
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OK, è decisamente corto per i miei standard. Purtroppo meglio di così non sono riuscita a fare, e in questo momento non credo che potrei fare di più. Ma siccome è un pezzo che non pubblico vi lascio questo capitoletto di passaggio, che introduce l'ennesimo ostacolo per la nostra Oscar. Lo so, non è gran che ma... accettatelo! Alla prossima! 

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Capitolo 12
*** Un aiuto è sempre gradito! ***


Ciao! =) Ebbene si, sono tornata! Mi dispiace di essere stata lontana per tanto tempo, ma problemi di svariata natura si sono accavallati, subito dopo le vacanze natalizie. Ma adesso che la situazione si sta rimettendo, eccomi qui, con un nuovo capitolo! =) Buona lettura! =)

Ero li, seduta sul mio baule, a rimuginare su quello che era appena successo e su come sistemare la situazione. Mi sentivo sospesa a metà. Ero troppo lontana dalla casa di John e Mary, ma non ero nemmeno a due passi dalla città. Non sapevo che direzione prendere perché non avevamo seguito le vie principali. Non so quante volte mi maledissi per non essere mai uscita prima alla scoperta del mio regno. Con i gomiti poggiati sulle cosce, e il mento poggiato sulle mani, me ne stavo immobile, a guardare bruciare i resti della carrozza. Non riuscivo a spiegarmi chi poteva aver architettato quel agguato. La motivazione però era abbastanza plausibile: IO! Forse ci avevano seguiti. Magari erano uomini di mio padre che si erano insospettiti. Forse erano uomini di quel verme schifoso che mi stava cercando. Oppure... Un'altra idea mi saltò in mente:che fossero uomini di André? No, decisamente improbabile! Non sapeva che direzione avessi preso, o dove avessi soggiornato in questi mesi. Un'idea assolutamente da scartare. Perché continuava a venirmi in mente? Perché non riuscivo a cacciarmelo dalla testa? Perché non riuscivo a farmene una ragione? L'avevo allontanato, consapevole che quella scelta aveva spezzato i nostri cuori. Mi ero imposta di non illudermi su un futuro insieme, e adesso mi mettevo a fantasticare che lui avrebbe mandato degli uomini a cercarmi perché mi rivuole indietro?? Assurdo! Quando la carrozza fu incenerita completamente, decisi di spegnere quel fuoco, prima di incendiare l'intero bosco. A quel punto dovevo prendere una decisione: non era la prima volta che mi trovavo a viaggiare da sola, non sapendo dove andare. E per fortuna nel mio baule avevo tutto quello mi serviva. Già, ma con quel peso dietro ci avrei messo il doppio del tempo. Mi guardai intorno: eravamo venuti da destra, così con forza e coraggio presi il mio baule e me lo strascinai lungo il sentiero. Da qualche parte avrebbe portato. Trascinarsi quell'affare dietro fu più scomodo e irritante del previsto, per non parlare della quantità spropositata di polvere che si lasciava dietro, e del rumore. Mi dovetti fermare più volte per riposarmi. Continuando con quel passo, non avrei mai raggiunto un ipotetico villaggio entro la sera. Mentre facevo queste considerazioni, sconsolata, e ancora preoccupata per la sorte ignota dei miei amici, sentì un rumore di ruote. Mi alzai e affacciandomi sul sentiero, vidi da lontano arrivare un carro. Una volta che fu abbastanza vicino, vidi che alla guida del carro c'era un vecchio signore che trasportava un grosso mucchio di paglia. Mi misi in mezzo alla via per costringerlo a fermarsi, e così fece.
-Ma siete impazzita?? Mettervi in mezzo al sentiero??
-Vi prego signore ho un disperato bisogno di aiuto! Ho subito un agguato! La mia carrozza è stata bruciata e il mio accompagnatore rapito!
-Santo cielo Milady! Siete ferita?
-No sto bene, ma devo raggiungere un posto il prima possibile. Vorreste aiutarmi?
-Dove dovete andare?
-A villa Lamia! Voi sapete dove si trova?
-Ma certo! Posso portarvici io!
-Non sapete che enorme gioia mi date! Ho solo il mio baule con me...
-Venite, lo caricheremo sul carretto. Potrete viaggiare seduta accanto a me, e quando vorrete riposare, questa paglia è delicata come piume!
-Vi ringrazio infinitamente!! Quanto tempo ci vorrà secondo voi ad arrivare? - chiesi mentre l'anziano signore caricava il mio baule.
-Se procediamo a passo spedito, domani mattina saremo li! - Salì per primo, e poi mi diede una mano a salire, e ripartimmo. Dopo qualche minuti di silenzio chiese: - posso sapere come vi chiamate?
-Diane.
-Permettete, cosa andare a fare in quella casa Diane? Voi conoscete la reputazione del padrone di quel posto?
-Si, la conosco, e credetemi, se non fosse una questione molto importante e delicata, non avrei mai intrapreso questo viaggio.
-MI avete detto che avete subito un agguato... ma da chi?
-Ecco io non lo so... Ci eravamo fermati per una brevissima sosta, e io ero andata al laghetto poco distante per sciacquarmi il viso, e quando sono tornata ho trovato la carrozza in fiamme e il mio povero cugino sparito!
-Dev'essere stato terribile!!
-Infatti. Ma ditemi, voi dove eravate diretto, prima che io vi facessi allungare il vostro viaggio?
-Oh, non vi date pensiero Milady, non dovevo andare molto distante da dove siete diretta voi. Ho allungato solo di un ora.
Rimanemmo in silenzio per non so quanto tempo. Mi guardavo intorno e cercavo di memorizzare tutti i dettagli che vedevo. Nel caso fossi dovuta fuggire da quella casa, almeno non mi sarei persa del tutto. La mia mente era lontana. Pensava a cosa poteva essere successo; al perché lei non si era accorta di nulla. A chi poteva aver organizzato tutto quanto; che fine avessero fatto Axel e Victor. Pregai con tutta me stessa che fossero ancora vivi. Pensai a cosa dire o fare una volta arrivata alla villa. E inevitabilmente il mio pensiero finì a lui: chissà cosa stava facendo o provando in quel momento. Se sentiva la mia mancanza, o se mi aveva già dimenticata. Venni distratta dai miei pensieri quando sentì il carretto fermarsi.
-Milady, questa è casa mia. Per stanotte sarete mia ospite. Entrò in casa e una giovane donna, forse della mia stessa età accolse l'uomo.
-Padre, ben tornato a casa! Oh, ma chi è questa giovane?
-Mi chiamo Diane. Ho subito un agguato in mezzo al bosco e vostro padre si è gentilmente offerto di accompagnarmi fino alla mia destinazione, non lontana dalla sua.
-Oh, povera cara, venite dentro! Dev'essere stata un'esperienza tremenda per voi! Non temete, qui adesso siete al sicuro!
La ragazza, che scoprì chiamarsi Aschley, fu subito premurosa con me. Ci sedemmo a tavola, e mangi un ottima zuppa di cereali. Poi, mi prestò una delle sue due camice da notte, e condivise il letto con il padre, cedendo a me la sua stanza. Data la buona notte, rimasi sola con i miei pensieri. Iniziai a valutare logicamente tutte le possibili ipotesi riguardo a quanto accaduto quel mattino.
Dunque... al castello nessuno sapeva che ero scappata, e in questi mesi di assenza non sono mai riusciti ad arrivare a me: quindi gli uomini di mio padre non possono essere. Quell'essere immondo non credo che possa essere stato, insomma, ci siamo visti si e no una volta, a casa mia per giunta; i suoi uomini non sanno nemmeno come mi chiamo! Gli uomini di André non sarebbero mai stati così brutali e maleducati... e conoscendoli avrebbero fatto decisamente più rumore. L'unica ipotesi rimasta è l'attacco di briganti. Magari pensavano di trovare del denaro o dei gioielli... ma ahimè non hanno trovato nulla e per dispetto hanno bruciato la carrozza. Ma perché rapire Axel e Victor? Per ricattare le famiglie forse? O forse per ricattare me?”
La testa mi scoppiava, tanto che alla fine mi addormentai.
Il mattino seguente, Aschley mi svegliò. Era l'alba. Suo padre stava già facendo colazione. La ragazza mi chiese se avessi riposato bene, e li nella sua stanza, mi aiutò a lavarmi. Dopo aver mangiato qualcosa, la ringrazia tanto e, rimontata sul carretto, io e il padre, ripartimmo.
-Milady, siete sicura di aver riposato bene questa notte? Il vostro volto stanco dice il contrario.
-In effetti questa è stata una notte piena di pensieri impegnativi e poco piacevoli...
-Avete problemi di cuore?
-No. Purtroppo in questo periodo non ho tempo di pensare all'amore. Ho cose più importanti per cui lottare adesso.
-Ma mia cara, cosa c'è più impostante dell'amore?
-Il mio futuro, la mia felicità...
-E questo l'amore non ve lo può dare? Riflettete: quando una persona è innamorata, e ha la persona giusta accanto, si pensa inevitabilmente al futuro, si è felici. Con l'amore si vive una vita piena!!
Sorrisi e guardandomi intorno ripensai a quelle parole, che dentro di me avevano avuto il potere di rimettere tutto in discussione...
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Bene, spero non vi siate dimenticate di me, e della mia storia! =) Ad ogni modo, risolti tutti i problemi una volta per tutte (finalmente) avrete degli aggiornamenti più rapidi, promesso! =) Alla prossima!1 =)

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Capitolo 13
*** Ritorno al castello! ***


Ciao a tutte! =) Avevo sperato in un aggiornamento più rapido, ma gli esami all'università continuano a non lasciarmi tregua! Per fortuna che ne è rimasto solo uno, e poi potrò dedicarmi con assiduità alla scrittura di questa storia! =) Bene, senza altre chiacchiere vi lascio al capitolo, che spero varrà l'attesa. =)

Quelle parole arrivarono come un fulmine a ciel sereno nei miei pensieri e nel mio cuore. Nella mia testa i pensieri si susseguivano come un uragano. Adesso sapevo quello che dovevo fare. Quel buon vecchio aveva ragione: l'amore è tutto nella vita. Realizzato questo pensiero, e fatto mio, tutto fu più chiaro. André era l'unico uomo che io avessi mai amato nella mia vita, e poco importava se non avessi mai avuto altra esperienza, dentro di me, sentivo che lui era l'unico che volevo. Ero stata solo molto fortunata ad averlo incontrato subito, senza dover prima soffrire a causa di altri. Ma ero stata anche altrettanto stupida da scappare via, ferendo lui e me stessa per una rivalità che con noi non aveva nulla a che fare. Il regno di mio padre e quello di André erano rivali molto tempo prima che noi nascessimo. Perché allora ci eravamo lasciati trasportare da questa assurda situazione? Ero convinta che andare a villa Lamia a discutere con quell'uomo fosse l'unico modo per riprendermi il mio futuro e la mia felicitò, ma da sola avrei avuto ben poche speranze di uscire vittoriosa, e senza rendermene davvero conto mi ero lanciata in una missione suicida. Invece non me ne sarei mai dovuta andare dal castello di André: quella notte, avrei dovuto lasciarmi andare tra le sue braccia, far trasparire tutti i miei sentimenti, infischiandomene delle conseguenze, e delle famiglia a cui apparteniamo. Sarebbe stato semplice, come respirare. Sarebbe stato giusto. Ma l'orgoglio e il senso del dovere sono sempre state delle caratteristiche molto forti del mio carattere, a volte quasi autonome, che prendevano le decisioni al posto della testa e soprattutto del cuore. Adesso però era proprio il cuore a dirmi cosa fare, e a darmi il coraggio necessario per fare quello che andava fatto.
-Buon uomo, ho riflettuto bene sulle vostre parole, e mi rincresce dirvi che non è più necessario che mi conduciate a villa Lamia. Quella era la destinazione sbagliata. Adesso, grazie a voi, ho capito qual'è la mia vera meta!
-Beh, sono contento di esservi stato utile. Posso chiedervi dove siete diretta ora?
-Al castello del re dell'Ovest!
-Ah, parlate di re André!
-Lo conoscete? - chiesi più stupita che mai, con il cuore colmo di speranza.
-Ho avuto l'onore di incontrarlo al confine con il nostro regno, ma non so cosa stesse facendo.
-E quando lo avete visto?
-Oh... non molto tempo fa cara... all'incirca... vediamo... si forse un mese fa, o poco di più.
Poco più di un mese fa... Io sono rimasta a casa di John e Mary all'incirca due mesi... forse mi stava cercando!!” pensai presa dall'entusiasmo.
-Oh buon uomo, lo so che vi chiedo molto ma sareste così gentile da accompagnarmi al confine ovest del regno! Si tratta di una giornata di viaggio dal luogo in cui mi avete trovata ieri.
-Io credo di avere un'idea migliore. Questa sera rientra mio figlio da un villaggio vicino. Lui conosce i regni molto meglio di me, e credo che possa condurvi direttamente al castello.
-Dite davvero?? Che bella notizia!!
E così, siccome eravamo arrivati nel luogo in cui quell'uomo doveva consegnare il suo carico di paglia, attesi con pazienza che lui finisse le sue faccende, e con una gioia che non provavo da tanto, tornammo a casa sua. Quando arrivammo il figlio, Evan, era da poco rientrato. Disse di aver finito in anticipo le sue commissioni, e che aveva avuto la possibilità di tornare a casa molto prima del previsto. Guardandolo bene assomigliava molto alla sorella. Aveva gli stessi occhi marroni, e lo stesso sorriso dolce. Ed avevano un bellissimo rapporto. Lui era il fratello maggiore, e da quando il padre era invecchiato, si era preso la responsabilità di mandare avanti gli affari della famiglia, andando lui a fare le consegne nei villaggi più lontani. Nonostante mio padre avesse messo il divieto di commerciare con il regno dell'ovest, Evan confessò che lui non aveva mai smesso di recarvisi clandestinamente, una volta al mese, per commerciare delle grosse quantità di paglia con un villaggio dell'altro regno. L'atmosfera in casa quella sera era più tranquilla, e tutti eravamo felici, anche se per motivi diversi. All'ora di cena, feci la mia offerta, che Evan accettò con molto piacere. Conosceva molti sentieri nascosti, tra i boschi, che nessuno controllava, e che in massimo 3 giorni, portavano direttamente alla piccola foresta dietro il castello. Mi chiese come mai ero diretta proprio li, ma rimasi vaga. Dissi solo che avevo delle questioni urgenti da sbrigare al castello, che non potevano più essere rimandate. Quella notte, Aschley tornò a dormire nella sua stanza, insieme a me, mentre Evan divise il letto con suo padre. La ragazza mi raccontò che facevano sempre così quando il fratello era a casa. I viaggi che compiva erano sempre molto lunghi, o per la distanza o per gli affari che doveva trattare, e quindi Evan decise di sacrificare lo spazio della sua stanza, per adibirlo a spazio per le provviste.
-Voi avete mai visto il re André? - mi chiese Aschley ad un certo punto.
-Si, una volta... perché?
-Io mai... mi piacerebbe vederlo. Dicono che sia un uomo affascinante, ma con il cuore spezzato.
-Ah si?
-Beh, in giro si racconta che una fanciulla bellissima gli abbia rapito il cuore, ma che questa fanciulla sia sparita nel nulla dopo quell'unico incontro, e che da allora egli la stia cercando per tutti i regni, nella speranza di ritrovarla e di riuscire a sposarla. É una storia molto romantica, non trovate?
-Si, molto romantica. Ma questa fanciulla esiste, o è solo una leggenda?
-A quanto ho sentito, questa ragazza esiste davvero, e pare sia una delle figlie del nostro re!!
-Ma davvero? - “come viaggiano veloci le notizie in questo regno!!”
-Si. Però nessuno sa quale delle sei. Anche se non le ho mai viste, dicono che l'ultima sia di una bellezza fuori dal normale, e non sapete come la invidio!
-Ma voi siete una ragazza bellissima, e non avete nulla da invidiare, a nessuna!
-Siete troppo buona, ma io non mi vedo così bella. Dopotutto sono solo una semplice ragazza di campagna, con i capelli rossi, e la pelle scurita dal sole. Invece mi piacerebbe essere come le dame che vivono a palazzo, con i capelli color del sole, e la pelle bianca come la neve... oh scusatemi, sto divagando con le mie assurde fantasie, e vi sto trattenendo quando voi dovreste riposare!
-Non vi scusate, anzi, mi fa piacere chiacchierare con voi! Mi rincresce molto privarvi di vostro fratello un'altra volta, adesso che è appena tornato.
-Oh, non datevi pena. Lui è fatto così. Va e viene come vuole. Ama viaggiare, vedere cose nuove e vivere avventure! Accompagnarvi per lui è uno stimolo! E poi questa volta sarà per pochi giorni.
Lei mi sorrise, e io feci lo stesso per darle ragione. Quella chiacchierata mi tranquillizzò. Ci demmo la buona notte, e mi addormentai felice e carica di speranza.
La mattina dopo, i primi raggi del sole ci svegliarono, e mi preparai ad affrontare quella nuova giornata. Aschley, premurosa e gentile come sempre ci preparò le provviste, e tutto l'occorrente per il viaggio che caricammo sul piccolo carro. Partimmo di buon ora. Evan era un ragazzo che parlava molto. Per ingannare il tempo del viaggio mi raccontò tutte le sue avventure, ricche di particolari (secondo me alcuni erano inventati per vantarsi), e io gli raccontai qualcosa di me, che non potesse far dedurre la mia vera identità. Il fatto di non essere mai uscita dal castello,mi rese più facile viaggiare in incognito.
Avevamo imboccato dei sentieri in mezzo al bosco che per me erano tutti uguali, ma che (per fortuna) Evan sapeva distinguere molto bene. La sera lasciavamo il sentiero “principale”, per trovare un piccolo riparo nelle piccole grotte cui e la. Accendevamo un fuoco e dormivamo fino al mattino successivo. Grazie a quelle foreste, nel primo pomeriggio del secondo giorni di viaggio, varcammo il confine. Nonostante fossimo al sicuro dagli uomini di mio padre, Evan preferì restare nei sentieri nascosti. Circa alle 5 del pomeriggio eravamo dentro le mura del castello.
-Se mi addentro ancora un po' qualcuno poterebbe riconoscermi.
-Non vi preoccupate, da qui so arrivare al castello da sola. Evan, io non so come ringraziarvi per avermi portata fino a qui! Un giorni mi sdebiterò con voi e con la vostra famiglia per la cortesia e la vostra gentilezza nei miei confronti. Spero facciate un buon viaggio di ritorno, e che Dio vi accompagni!
-Grazie Diane! Che Dio accompagni anche voi nella vostra missione! Abbiate cura di voi!
Detto questo scesi dal carro, con la sacca sulle spalle, e il cappuccio in testa mi addentrai nei giardini. Non avevo fatto caso a quanto fossero estesi i giardini, posteriormente al castello. Mi ci volle quasi un ora per avvicinarmi al castello. Il sole aveva iniziato il suo lento declino, e nel giro di un ora sarebbe sparito dietro l'orizzonte. Dovevo sbrigarmi ad entrare. Mentre nascosta dietro ad un grande cespuglio attesi che le guardie passassero, riconobbi Lady Eveline che passeggiava, le mani congiunte sul ventre. Forse era una follia ma... decisi di avvicinarmi a lei. Mi tolsi il cappuccio, e il copricapo, liberando i miei capelli. Bagnai il fazzoletto con un po' d'acqua e mi tolsi il trucco dal viso, in modo da rendermi riconoscibile. Tornai a controllare la sua posizione: si stava dirigendo dalla mia parte. Quando fu abbastanza vicina, la chiamai sottovoce per non farmi sentire dalle guardie. Lei si girò un attimo spaesata, voltando la testa in qua e in la, alla ricerca di chi avesse pronunciato il suo nome. Le feci cenno, e lei riconoscendomi si avvicinò.
-Ohhh Diane!! Mia cara, mia cara!! - Disse abbracciandomi forte, e commuovendosi. Ricambiai l'abbraccio con lo stesso entusiasmo. Finalmente una faccia amica.
-Ohh Eveline, mi siete mancata!!
-Anche voi ci siete mancata! Ma come state? Dove siete stata? Come mai vi nascondete?
-Calma calma amica mia, una cosa per volta! Mi nascondo perché non sapevo se ero ancora la benvenuta o meno in questo castello, dopo il modo in cui me ne sono andata...
-Oh mia cara non dite sciocchezze!! Il povero André sono mesi che vi cerca, e ha promesso una grossa ricompensa a chi vi avrebbe scorata fino a palazzo!
-Dite davvero?
-Ma certo! Ma adesso venite, andiamo dentro e mettiamoci comode, avete l'aria sciupata e sembrate essere stanca! - mi disse prendendomi sotto braccio e conducendomi dentro - Faremo una bella sorpresa al re questa sera per cena! Anche Katy non vede l'ora di rivedervi! Siamo stati tutti così in pena! Ma adesso è tutto finito! Finalmente siete tornata!!
Quando Katy aprì la porta della sua camera e mi vide, mi saltò letteralmente addosso abbracciandomi forte! Fu una gioia anche per me ritrovare le mie care amiche! Non persero tempo, e mi condussero in quella che per una notte sola era stata la mia stanza. Tutto era rimasto come l'avevo lasciata: c'erano ancora le pieghe sulle coperte, di quando avevo dormito li, e i fiori erano gli stessi (appassiti) che avevo trovato quel giorno. Era come se il tempo si fosse fermato a quella famosa notte, in quella stanza.
-André non ha voluto toccare niente, e non l'ha permesso a nessun altro. Negli ultimi tempi ha passato molto tempo qui dentro, da solo... io credo che piangesse. Per la vostra mancanza. É partito a cercarvi per tutto il regno, in quello del sud e quello dell'est. Ma di voi non c'era traccia. Quando ha realizzato che potevate essere arrivata nel regno del nord si è dovuto arrendere. Sapete come sono i rapporti tra i due regni. Ma non ha mai smesso di chiedere alle guardie che stanno sul confine novità su chi entra o chi esce. Ha sempre avuto il presentimento, o forse la sola speranza che un giorno sareste tornata! - Katy mi mise una mano sulla spalla e io mi voltai a sorriderle. Mi offrì volontaria per una seduta di bellezza come quella del primo giorno, e ero sicura che non stavano spettando altro!
Fu davvero bello farmi coccolare dalle mani esperte delle due ragazze. E l'abito che avevano scelto per me era davvero bellissimo. I capelli puliti avevano riacquistato lucentezza, e per la prima volta, da quando ero scappata da casa mia, sentivo che le cose sarebbero andate per il meglio. Naturalmente non mi ero dimenticata di Axel e Victor nelle mani di chissà chi e chissà dove, ma ero sicura che André mi avrebbe aiutata a ritrovarli. Mentre attendevamo l'ora di cena, raccontai alle mie amiche, dove ero stata per tutto l'inverno e della vita semplice e serena che avevo condotto li. Poi finalmente, lo squillo delle trombe annunciò che la cena era stata servita. Secondo il piano di Katy ed Eveline, saremmo dovute arrivare per ultime, io nascosta dietro di loro, per creare il massimo effetto sorpresa, ed io acconsentì. Così attendemmo ancora in po', e poi, con tutta calma, scendemmo. Eravamo davanti alla porta della sala in cui si sarebbe svolta la cena e il mio cuore batteva talmente forte che stava per scoppiare...
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Bene, questo è il capitolo! =) La nostra Oscar ha deciso di seguire finalmente il suo cuore e di combattere per quello in cui crede e per il suo futuro. Ha realizzato che quello che vuole davvero è André, stare con lui e vivere il loro amore. Il momento dell'incontro, ovviamente, nella prossima puntata! =) Spero davvero che vi sia piaciuto e che sia valsa la pena attendere! =) La prossima settimana per fortuna ho l'ultimo esame e poi sarò finalmente libera di postare più spesso i capitoli! =) Adesso lascio a voi la parola! =) A presto!! =)

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Capitolo 14
*** Dolce amore... Amara verità. ***


Ciao a tutte!! =) Eccomi tornata!! =) So bene quanto avete dovuto attendere per avere questo momento, ed essendo oggi S.Valentino... ho pensato di postare il capitolo come regalino per tutte!! =) Quindi godetevi il tanto atteso incontro! =)

Ero decisamente nervosa... sentivo ogni muscolo in tensione. Le ginocchia tremavano, e i miei passi erano incerti e instabili. Un secondo prima che la porta si aprisse Katy ed Eveline si girarono verso di me e mi sorrisero; era come se mi stessero dicendo “Andrà tutto bene”. Dentro di me non sapevo come avrei reagito nel vederlo. Ma soprattutto mi spaventava la SUA reazione.
La porta si aprì e noi entrammo a passo lento. Le due ragazze si scusarono per il ritardo e mettendosi al centro della sala, davanti all'intera tavolata, dopo aver annunciato l'inaspettato arrivo di un ospite, si divisero raggiungendo i loro posti senza dire una parola, mostrandomi ai commensali. Quando alzai lo sguardo vidi i suoi occhi stupiti puntati su di me. Per un momento sostenni il suo sguardo, mentre sentivo il cuore battere a mille, come impazzito. Questo battere a ritmo frenetico mi faceva tremare le mani e le gambe. Lui si alzò lentamente in piedi senza staccare gli occhi dai miei. Fece velocemente il giro della tavola e in pochi secondi era davanti a me, in tutta la sua bellezza. Il suo volto era provato. Grosse occhiaie viola solcavano il suo viso. L'espressione seria e stanca non traspariva alcuna emozione. Il che mi confuse. Non sapevo cosa fare. Avevo paura che ogni gesto e ogni parola fossero inadeguate in quel momento. Fu il dolce tocco della sua mano sul mio viso che mi risvegliò dai miei pensieri. Quel tocco, così leggero, così delicato, ma pieno d'amore. Alzai lo sguardo per guardarlo dritto negli occhi, e vidi le sue labbra che si avvicinavano alle mie. E in quel momento fu il paradiso. Non esistevano più tutte quelle persone sedute al tavolo che ci guardavano: eravamo solo lui ed io nel nostro amore! Quante notti avevo sognato questo momento? Quante volte avevo immaginato le sue labbra che mi cercavano avide, le sue braccia che mi avvolgevano strette? In quel bacio caldo e pieno di promesse e di scuse ci eravamo ritrovati. Quando ci staccammo lui mi sorrise e mi abbracciò forte, mentre tutta la sala applaudiva commossa. Quell'applauso ci ricordò che non eravamo soli, così André si staccò da me e disse a tutti:
-Amici miei! Questa sera si festeggia!! Questa sera ho finalmente ritrovato la mia sposa!!
Un altro applauso seguì quelle poche parole dette con il cuore in mano, e la serata esplose subito di allegria. Katy ed Eveline si erano commosse e furono le prime a venire ad abbracciarmi! La cena passò così velocemente che quando tornai a guardare la tavola, era già tutto sparecchiato, e alcuni commensali avevano già lasciato la sala. Mi voltai in cerca di André, che casualmente aveva fatto la stessa cosa nello stesso momento. I nostri sguardi si incontrarono e capì che anche lui stanca aspettando di poter rimanere da soli, così dicendo che mi sentivo stanca, e che volevo riposare, mi recai in camera mia.
Entrai in camera e mi sedetti sul letto. Trassi un bel respiro e notai che la testa mi girava. Non mi sembrava vero: essere li, averlo riabbracciato... Era come un sogno, un bellissimo sogno ad occhi aperti! Ero talmente presa da questi pensieri che quando sentì bussare alla porta, non sapevo nemmeno dopo quanto tempo, mi spaventai. Andai a aprire e dietro la porta c'era lui. Entrò svelto nella stanza e si richiuse la porta alle spalle, mentre con un braccio mi aveva già stretta a se. Mi guardò negli occhi ancora per qualche secondo prima di baciarmi ancora con passione e desiderio. I suoi occhi parlavano chiaro, come i miei. Lui mi voleva, mi desiderava come io desideravo lui. Potevo sentirlo dal suo tocco, saldo e stretto. Mi aggrappai al suo collo e lo bacia con tutto l'ardore che sentivo in me, e che lui ricambiava con facilità. Fummo travolti da un turbine di fuoco e di passione, che ci liberò in fretta dai nostri abiti. Quando fummo pelle a pelle interrompemmo il fiume di baci. Lui si mise a cavalcioni sopra di me e scorse con lo sguardo tutto il mio corpo.
-Sei bellissima... - disse in un sussurro, prima di tornare a catturare la mia bocca. Poi, entrò in me sorprendendomi. Fu una sensazione piena e meravigliosa. In quel momento sentì di essere completa e felice. Ogni suo movimento di quella danza solo nostra, era puro piacere per i nostri corpi, per i nostri cuore e per le nostre anime. Quando finalmente raggiungemmo l'apice di quel piacere fummo in pace.
Rimanemmo abbracciati ad assaporare quel momento per lunghi minuti... o forse per ore. Poco importava. L'unica cosa importante era che eravamo insieme, e questa volta ero intenzionata a restare... per sempre! Ma in un angolino della mia testa sapevo che avrei dovuto parlargli: spiegargli perché ero scappata così mesi fa, chi ero davvero... e chiedergli aiuto per trovare i miei amici. Così, anche se a malincuore, mi staccai leggermente e lo guardai.
-André... io devo parlarti... - provai ad iniziare, ma le sue labbra furono subito sulle mie e non riuscì a finire la frase.
-Lo so... ma non ora. Adesso voglio solo stare così con te. - Disse con un meraviglioso sorriso. Per un attimo ero tentata di rimandare tutto all'indomani... ma sentivo quel macigno sullo stomaco e dovevo liberarmene. Quello era il momento adatto: a mente lucida, sgombra dall'urgenza di averci. Così ripresi il controllo di me stessa.
-No ti prego, è importante per me... per favore...
-Va bene allora, se è importante! Di cosa volevi parlarmi? - disse sempre sorridente, mettendosi seduto accanto a me.
-Io volevo chiederti scusa. Per tutto: per essere scappata, per averti ferito... e per averti mentito.
-Mentito?
-Si... io non sono stata del tutto sincera con te... sin dal giorno in cui ci siamo conosciuti. - mi ero girata di spalle perché non riuscivo a guardarlo in faccia... mi vergognavo. E non volevo vedere il suo volto rattristarsi.
-Che vuoi dire Diane? - il suo tono si era fatto serio. Poggiò una mano sulla mia spalla.
-Ecco... io non so come dirtelo ma... io non mi chiamo Diane...
-Come sarebbe a dire che non ti chiami Diane?- Adesso era davvero preoccupato... e forse stava iniziando ad arrabbiarsi...
-Il mio nome è Oscar. Sono la sesta figlia del re del Nord. La principessa che non è mai uscita dal castello, che ha ricevuto una educazione anche maschile. Promessa sposa a uno dei vassalli più fedeli di mio padre: Edward Smith.
Silenzio. Quello e null'altro ci fu nella stanza per un lungo periodo che per me poteva anche essere durato anni. Ebbi il coraggio di girarmi solo quando sentì il letto muoversi. André era in piedi, che si rivestiva alla veloce, senza dire nulla. Senza guardarmi. Quando fu pronto uscì dalla mia stanza sbattendo la porta. I miei occhi erano pieni di lacrime. Me lo sarei dovuto aspettare. Ma il mio cuore sperava che dopo quello che avevamo appena vissuto lui mi avrebbe capita. In effetti non gli avevo detto perché gli avessi nascosto la mia identità... ma in quel momento non ci riuscì. Pensavo che sarebbe stato lui a chiedere, a fare domande, a volerne sapere di più... invece si limitò ad andarsene, con il cuore spezzato. Ma questa volta non me ne sarei andata. Questa volta avrei lottato. Una parte di me mi diceva di alzarmi e andare da lui... ma le lacrime mi annebbiavano la vista. Il mio corpo si rifiutava di scendere da quel letto... così mi stesi, mi coprì e piansi tutte le lacrime che aveva accumulato dentro di me, e mi addormentai esausta...
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Ok, non odiatemi. Lo so che si sono appena ritrovati e già litigano... però... abbiate un pochino di pazienza!! Prometto che faranno pace presto!! Oscar ha deciso di essere combattiva. Non vuole rinunciare a lui!! Nel prossimo capitolo ci sarà una sorpresina per voi... =) Fatemi sapere (non siate troppo cattive xD) Alla prossima! =)

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Capitolo 15
*** Nuove speranze arrivarono con te. ***


Ciao a tutte! =) Eccomi tornata! Allora, la sorpresa che vi avevo promesso, è un altro capitolo con il POV di André! =) Molto di voi hanno giudicato la reazione di André esagerata... è giusto che vi racconti cosa è successo in realtà ad André! =) Quindi, senza altre chiacchiere vi auguro buona lettura! =)

Un'altra giornata era passata, e di lei nessuna traccia. Dopo due mesi, non ero ancora riuscito a trovarla, e ormai ero quasi sicuro che fosse arrivata nel regno del Nord. La primavera era iniziata, e io avevo uno strano presentimento dentro di me da qualche giorno. Sentivo che stava per succedere qualcosa di importante. All'inizio temevo potesse essere qualcosa di brutto, ma dopo averne parlato con Katy e con Jason decisi di non dare molta importanza a quella sensazione.
Quella giornata era passata come le altre. Avevo dovuto riprendere in mano la situazione del mio regno, dopo la lunga ricerca, e gestire tutti i problemi del mio popolo occupava tutto il mio tempo. Anche quella sera tornato al castello, andai a farmi un bagno caldo per rilassarmi. Mi asciugai e misi il completo per la sera. Presi il suo mantello nero, appeso accanto al mio letto, e lo strinsi forte a me. Mi abbandonai a quei fugaci ricordi di lei... di noi. Lo squillo delle trombe che annunciava la cena mi ridestò bruscamente dai miei pensieri. Scesi in sala e rimasi sorpreso di non trovare ne Katy ne Eveline, già sedute, a confabulare tra loro come facevano sempre. Eppure Jason era al suo posto. Mi accomodai, e poi gli chiesi.
-Jason, ma tua moglie e mia cugina dove sono?
-Non lo so mio signore. Eveline, dice che lei e Katy dovevano sbrigare una faccenda molto importante prima di venire a cena.
-Capisco... beh direi di iniziare la cena senza di loro.
Diedi ordine di iniziare e tutti i commensali si servirono. Dopo qualche minuti le porte della sala si aprirono e tutti ci fermammo. Katy ed Eveline camminavano vicinissime, fianco a fianco, seguiti da una figura che non avevo riconosciuto. Mi guardarono negli occhi con uno strano sorriso, e poi si divisero per raggiungere i loro posti senza dire una parola. Osservai la figura che era rimasta da sola, in mezzo alla sala, e il mio cuore perse un battito. Non potevo crederci. Non poteva essere davvero lei! Stavo sognando? I suoi occhi erano puntati suoi miei. Rimasi a guardarla incredulo per qualche secondo, poi mi alzai e la raggiunsi. Quando mi trovai difronte a lei la fissai senza mostrare quello che dentro provavo. I suoi occhi mi dicevano che lei era confusa. Così le accarezzai piano il viso, e quando tornò a guardarmi avvicinai lei mie labbra alle sue. In quel momento era tutto perfetto. Era come se il dolore provato in quei mesi, tutta l'angoscia fossero sparite. Lei era li, sana e salva, tra le mie braccia, e questa volta non l'avrei lasciata andare via. Quando ci staccammo la guardai sorridente e la abbracciai forte, mentre i miei commensali applaudivano felici. Poi la misi di fianco a me, annunciando a tutti:
-Amici miei! Questa sera si festeggia!! Questa sera ho finalmente ritrovato la mia sposa!!
Ci fu un altro applauso, e mia cugina, seguita da Eveline, furono le prima a venirci in contro, seguite da Jason. Durante tutta la cena non facemmo altro che bere, ridere e mangiare. Il mio cuore traboccava di una gioia immensa. La osservai, e mi parse più bella che mai: i suoi capelli erano più lunghi, il suo viso radioso, e il suo corpo fasciato da quel bellissimo abito, era da togliere il fiato. Finita la cena, piano piano la sala iniziò a svuotarsi, mentre noi eravamo davanti al camino ancora intenti a parlare. Quando voltai lo sguardo verso di lei, Diane aveva fatto lo stesso. I suoi occhi mi parlarono: anche lei voleva restare da sola con me. La sentì congedarsi dagli altri e la vidi lasciare la sala. MI voltai verso Katy per chiederle una cosa ma lei mi anticipò.
-L'abbiamo risistemata nella sua vecchia camera... se è questo che vuoi sapere!
-Come facevate a sapere che sarebbe tornata?
-Non lo sapevamo. -disse Eveline – questo pomeriggio, sul tardi, facevo la mia solita passeggiata nei giardini, quando la vidi rannicchiata dietro un cespuglio. Così ho chiamato Katy e ci siamo prese cura di lei fino all'ora di cena. Quella parte si che era organizzata.
-Volevamo farti una sorpresa! - aggiunse mia cugina.
-Beh, devo dire che ci siete riuscite in pieno!
-Mio signore... credo che la vostra futura sposa stia attendendo voi...v- disse Jason con aria maliziosa.
-Si, credo che tu abbia ragione! Miei cari, a tutti voi auguro una buona notte!
E sotto le risatine dei miei amici lasciai la sala e raggiunsi correndo la stanza di Diane. Rimasi un minuto dietro la porta per prendere fiato, e poi bussai. Venne ad aprirmi ed entrai velocemente chiudendo la porta dietro di me, mentre con un braccio l'avevo già stretta a me. Il suo sguardo era pieno di desiderio come il mio. Lei mi buttò le braccia la collo e mi baciò con passione, e non fu difficile per me ricambiare. Fummo travolti dal desiderio e dal bisogno di averci, e in pochi attimi eravamo nudi, stesi su quel letto con le bocche ancora unite. In quel momento mi misi sopra di lei e accarezzai ogni centimetro di quel corpo meraviglioso con lo sguardo.
-Sei bellissima... - le dissi in un sussurro. Poi la sua bocca tornò a reclamare la mia, così tornai a baciarla, ed entrai in lei. E durante tutto il tempo di quella danza amorosa sentivo il mio cuore leggero, il mio corpo completo. Fu tutto meraviglioso, e quando il massimo piacere ci raggiunse, fummo in pace.
Rimanemmo abbracciati a lungo ad assaporare quel momento. E mentre accarezzavo la sua pelle madida di sudore, giurai a me stesso che avrei lottato per lei contro chiunque avesse cercato di portarmela via!
Dopo un po' Diane ruppe il silenzio.
-André... io devo parlarti... - provò ad iniziare, ma le mie labbra furono subito sulle sue e non riuscì a finire la frase.
-Lo so... ma non ora. Adesso voglio solo stare così con te. - Dissi sorridendole. 
-No ti prego, è importante per me... per favore...
-Va bene allora, se è importante! Di cosa volevi parlarmi? - dissi sempre sorridente, mettendomi seduto accanto a lei.
-Io volevo chiederti scusa. Per tutto: per essere scappata, per averti ferito... e per averti mentito.
-Mentito? - sembra piuttosto seria... non sapevo se prenderla sul serio o se mi stesse facendo uno scherzo.
-Si... io non sono stata del tutto sincera con te... sin dal giorno in cui ci siamo conosciuti. - si era girata di spalle.
-Che vuoi dire Diane? - il mio tono adesso era serio. Poggiai una mano sulla sua spalla per farle coraggio, ma dentro di me temevo quello che avrebbe detto.
-Ecco... io non so come dirtelo ma... io non mi chiamo Diane...
-Come sarebbe a dire che non ti chiami Diane? - un colpo al cuore. Iniziavo ad essere spaventato. Cosa stava succedendo?
-Il mio nome è Oscar. Sono la sesta figlia del re del Nord. La principessa che non è mai uscita dal castello, che ha ricevuto una educazione anche maschile. Promessa sposa a uno dei vassalli più fedeli di mio padre: Edward Smith.
Colpito ed affondato. “Non posso crederci... come puoi essere tu la fanciulla che sto cercando di salvare da mesi? La stessa che mi ha rubato il cuore?” Non ebbi il coraggio di dire nulla. Ero confuso. Dovevo rimettere in ordine tutti i pensieri che mi passavano per la testa. Era come se fossi davanti ad un enorme rompicapo: avevo tutti i pezzi, o quasi, per risolverlo. L'unica cosa che dovevo fare era trovare il nesso logico che li univa. Un po' mi sentivo ferito dal comportamento di lei... ma poi la capì. Io e suo padre siamo nemici, e se avessi scoperto la sua identità quel giorno in cui nevicava, temeva che avrei potuto ucciderla. “Come avrei potuto ucciderti amore mio?”. Mi rivestì in fretta. La vidi girarsi verso di me e guardarmi: stava cercando di capre come avessi reagito, ma io ero troppo concentrato a ricordarmi tutte quelle informazioni,così senza dire niente, me ne andai. Sapevo che lei aveva frainteso i miei gesti ma non potevo rivelarle nulla. Vidi che fuori era molto buio. Ma io dovevo avvertire Jason delle scoperte appena fatte. Prima di andarmene rimasi un attimo con l'orecchio teso verso la porta... piangeva. Quelle lacrime erano come fiumi di lava incandescente sul mio cuore: facevano male anche a me. Se solo avessi potuto dirle la verità... ma c'erano troppe cose che dovevo fare prima. Essere un re a volte significa pensare prima di tutto al bene del regno e del proprio popolo. Così corsi fino alla stanza di Jason e iniziai a bussare. Dopo qualche istante il mio secondo venne ad aprire con la faccia assonnata.
-Mio signore? É accaduto qualcosa?
-Ho fatto delle scoperte importanti su... quella persona... - dissi per farmi capire solo da lui.
Jason sembrava più sveglio. Si vestì velocemente e scendemmo nella saletta delle riunioni...
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Bene... questo è quello che è realmente accaduto ad André quella sera. Spero che adesso la sua reazione non vi sembri troppo esagerata come prima! =) Nel prossimo capitolo ritorniamo da Oscar! =) Fatemi sapere! =) Alla prossima! =)

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Capitolo 16
*** I primi chiarimenti. ***


Ciao a tutte! Perdonatemi per il ritardo ma il PC ha avuto qualche problema e i tempi per la manutenzione si sono dimostrati più lunghi del previsto! Ma ora eccomi di ritorno con il nuovo capitolo! =) Quindi senza trattenervi oltre vi lascio alla lettura!! =)P.S. Il pov è tornato quello di Oscar.

Mi svegliai la mattina seguente più stanca della sera precedente. Provai a mettermi seduta, e la testa iniziò a girarmi vorticosamente. Poi ricordi della notte appena passata mi balzarono nella mente come lampi. Rimessi insieme i pezzi, ricordai cosa era accaduto: avevo detto la verità ad André, e lui si era arrabbiato, abbandonandomi. Osservai il mio corpo ancora nudo e ripensai a quello che avevamo condiviso prima che io rovinassi tutto con la mia confessione. Il ricordo del suo tocco sul mio corpo fece rinascere in me quella sensazione nel basso ventre. Ma non era quello il momento di lasciarsi andare a quei pensieri. Mi chiesi piuttosto se fosse il caso o meno di scendere per la colazione. Se lo avessi incontrato come mi sarei dovuta comportare? Scesi dal letto e con passo lento andai a infilarmi la camicia da notte, e poi aprii gli scuri. Fuori il sole splendeva, l'aria era tiepida e il cielo era limpido.
Qualcuno bussò alla porta. E se fosse stato lui? Rimasi un attimo titubante davanti alla porta.
-Diane, mia cara, sono Eveline. Posso entrare?
-Buon giorno Eveline. -dissi aprendo la porta, e invitandola ad entrare.
-Buon giorno. Ma siete ancora in abiti da notte? Non scendete per colazione?- poi si fermò per un istante e mi osservò. - Diane è forse successo qualcosa? Avete l'aria distrutta e il volto sconvolto.
-É stata una notte difficile...
-Avete litigato con il re?
-Si purtroppo... e temo di dover fare lo stesso discorso anche con voi, con vostro marito, con Katy... con tutti insomma.
-Oh cielo... mia cara così mi spaventate. Venite con me a fare colazione, Katy ci sta aspettando. Mangiate qualcosa e rimettetevi in forze, dopo ci racconterete tutto. - Lesse nel mio sguardo quella domanda che tanto mi vergognavo a fare. -Tranquilla, il re e mio marito sono usciti presto questa mattina.
-Davvero?
-Si. Questa notte il re è venuto in camera nostra a chiamare mio marito. Sono stati in riunione per qualche ora, e poi Jason è venuto a dirmi che lui e il re stavano andando a fare una commissione importante. E da li non li ho più visti.
-Capisco...
-Venite, vi aiuto a prepararvi.
 

* * *

 

Dopo colazione, le mie amiche mi condussero nei giardini a fare una passeggiata. Nessuno ci avrebbe disturbate o interrotte. Non sapevo bene da dove cominciare, ma sentivo dentro di me, che loro sarebbero state più comprensive.
Decisi di iniziare dal principio, dicendo loro chi fossi in realtà, come avevo vissuto la mia vita. La decisione di scappare dal castello, come conobbi André quella sera al ballo, e come ci ritrovammo quel giorno in cui nevicava, il motivo della mia fuga dal castello, come avevo trascorso quei mesi, la decisione di tornare, l'agguato subito, i miei amici scomparsi, e la notte appena passata.
Loro, in un primo momento, mi fecero un piccolo inchino, e poi mi ascoltarono in silenzio interessate al mio racconto. Alla fine, senza dire nulla, con gli occhi pieni di lacrime, mi avvolsero in un affettuoso abbraccio.
-Non siete arrabbiate?
-E perché dovremmo? In fondo avete agito nell'interesse di tutti, nascondendo la vostra vera identità. Ciò che la vita vi ha riservato è assolutamente crudele. E quindi comprendiamo in pieno le ragioni che vi hanno spinta a questo gesto. Ma non dovete preoccuparvi: qui con noi siete al sicuro! - disse comprensiva Eveline. E lo sguardo di Katy confermava ogni parola.
Avevo trovato due amiche preziose, che mi avrebbero aiutata e sostenuta in ogni occasione. Ma proprio in quel momento, Eveline accusò un forte capogiro e perse i sensi. Mandai Katy a chiamare qualcuno mentre io feci sdraiare la ragazza, tenendole la testa sollevata. Una guardia la prese e la portò nella sua camera, e fu mandato a chiamare il dottore. Quest'ultimo la visitò scrupolosamente, alla fine uscì dalla sua stanza.
-Allora dottore? Come sta?
-Signore, non avete nulla da temere. Il capogiro di Lady Eveline, è nella norme viste le sue condizioni.
-Che condizioni?
-Sono lieto di annunciare che Lady Eveline aspetta un figlio!
L'emozione che nacque nei nostri cuori, nell'udire quelle parole fu indescrivibile. Prese dall'euforia entrammo di corse nella stanza della nostra amica per congratularci con lei. Passammo tutto il resto della giornata a parlarne, a fare progetti... E l'ora di cena arrivò come niente. Pensare che l'avrei sicuramente rivisto seduto a quel tavolo mi innervosiva... ma dovevo affrontare la realtà e creare l'occasione giusta per riuscire a spiegargli tutto. Quando scendemmo nella sala, c'erano solo André e Jason davanti al camino che parlavano fitto fitto. Katy interruppe quel confabulare attirando la loro attenzione su di noi. I nostri sguardi si incrociarono: il suo era indecifrabile. Il mio era sicuramente confuso. Il nostro studiarci a vicenda venne interrotto da Eveline che colse l'occasione per annunciare al marito e al re della sua gravidanza. Infondo noi 5 eravamo diventati molto intimi tra noi. Infatti nessuno si diede pensiero quando Jason colto dalla felicità della notizia prese la sua sposa e la baciò. Le trombe annunciavano la cena, e l'imminente arrivo degli altri ospiti,così andammo a sederci ai nostri posti, mentre la sala andava via via riempiendosi di persone e di chiacchiere. Quando tutto furono presenti, Jason alzò il suo calice annunciando la bella notizia e tutti brindammo alla salute della madre e del nascituro.
Tutto il tempo della cena, per noi due fu un gioco di sguardi. Quando era girato rimanevo a fissarlo, per poi distogliere lo sguardo non appena lui si girava dalla mia parte, e la stessa cosa faceva lui. Ma nei piccoli rapporti che eravamo costretti ad avere io cercavo di essere neutrale, non volevo tradire le mie emozioni. A costo di risultare quasi fredda ed indifferente alla sua presenza, anche se quel comportamento mi faceva soffrire. Quella sera, la cena sembrò più lunga del solito. Era come se il tempo non volesse passare mai. Ma alla fine, il tempo di congedarsi arrivò. La prima di noi ad andarsene fu Eveline, seguita a ruota da suo marito, e capivamo benissimo il perché. Poi fu Katy a lasciare la sala, dicendo di sentirsi molto assonnata. Riuscì a restare in quella stanza senza le mie amiche a darmi man forte, ancora un minuto, poi sentì che stavo per esplodere, quindi dando la buona notte mi avviai velocemente verso l'uscita quando qualcosa mi trattenne. Mi voltai di scatto e vidi che la sua mano era attorno al mio polso. Per qualche secondo rimanemmo a guardarci, cercando di studiare i nostri sguardi. Se solo avessi potuto avrei voluto annullare la distanza tra i nostri corpi e avrei cercato quelle labbra, per farle mie. Fu lui a parlare.
-Avete un momento? Vorrei parlarvi.
-Certo.
-Venite con me. - disse. Così si avviò verso la sua stanza. Io lo seguì, due passi indietro per evitare che vedesse il mio sguardo nervoso, e per nascondere il mio cuore agitato. Arrivati davanti alla porta, lui la aprì, e facendosi da parte mi fece cenno di entrare.
Una volta dentro mi voltai verso di lui.
-Vi ascolto. - dissi con il tono più normale che riuscì a tirare fuori. Magari era l'occasione che stavo cercando per chiarire quella situazione.
-Perché mi date del voi? Perché siete stata così fredda con me?
Lo guardai interdetta. La sua domanda mi colse di sorpresa. Dopo tutto quello che era successo la notte prima, lui si chiedeva perché avevo mantenuto un comportamento neutro nei suoi confronti? Era forse successo qualcosa di cui non era a conoscenza?
-Temo di non capire...
-Cos'è cambiato da ieri notte? - disse con voce sottile, e quasi triste, mentre copriva con pochi passi la distanza che ci divideva.
-Voi ponete questa domanda a me? Dopo le rivelazioni che vi ho fatto, voi ponete questa domanda a me?
-Diane... ehm, volevo dire... Oscar, ciò che mi avete raccontato la scorsa notte è stato illuminante! Mi è stato di grande aiuto! So che il mio comportamento di ieri vi ha lasciata sconvolta, e che è stato facilmente frainteso. Credetemi le vostre lacrime mi hanno spezzato il cuore, ma le informazioni che mi avete dato erano troppo importanti per rimandare all'indomani il da farsi...
Non riuscì più a seguirlo. Mi ero persa nei suoi ragionamenti senza più capire. Ciò che gli avevo detto gli era stato d'aiuto per che cosa? Non si era arrabbiato con me? E di cosa stava parlando? Ero sempre più confusa, e il mio sguardo doveva aver reso chiaramente questo concetto perché si fermò di colpo e mi guardò negli occhi, prendendomi per le spalle.
-Io non sono mai stato arrabbiato con te Oscar. Certo quello che mi hai detto mi ha sorpreso e non poco, ma quelle informazioni erano i pezzi mancanti di un complicato rompicapo. Tu mi hai fornito la soluzione ai miei problemi, e in un certo senso hai salvato anche te stessa.
Continuavo a non capire. E mi sentivo sempre più confusa. Se non avesse iniziato a dare dei soggetti alle frasi giuro che il mio cervello sarebbe esploso.
-Aspetta un attimo, non ci capisco più niente. Spiegati meglio, dall'inizio, non tralasciare il minimo dettaglio e dammi un soggetto, altrimenti non riuscirò a seguirti.
-Va bene, sediamoci e ti racconterò tutto!
Ci sedemmo sul letto, e lui iniziò il suo racconto.
-Allora... ti ricordi quel giorno che abbiamo combattuto insieme, qui a palazzo, quando hai sentito quella risata spaventosa?
-Certo.
-Bene, quella risata proveniva da quella strana torre che ti aveva incuriosita al nostro arrivo. Li dentro c'è una ragazza. La sorella di Katy. Ha due anni in meno di lei, ed era stata promessa sposa ad un uomo terribile: Edward Smith.
-Cosa??
-Lasciami raccontare e capirai ogni cosa. Dicevo, quando Rachel aveva 13 anni venne promessa sposa a quest'uomo. Durante una delle cene in cui lui era ospite qui, accadde una cosa orribile. Lui usò violenza su di lei. Rachel non si riprese mai da quella brutta esperienza, e pian piano la sua mente vacillò, fino a farla diventare pazza e pericolosa. Lei non si rende conto, ma più di una volta a rischiato di ferire qualcuno gravemente. Così alla fine abbiamo deciso di trasferirla nella torre.
-Ma i suoi genitori?
-Suo padre si tolse la vita per il disonore subito qualche giorno dopo l'aggressione. La madre morì di dolore, quando la figlia arrivò ad un livello di pazzia ormai irrecuperabile. Vive in quella torre dalla morte della madre. C'è sempre qualcuno con lei, notte e giorno. Le vengono riservate le cure più amorevoli e noi tutti andiamo a farle visita almeno 3 volte alla settimana. Consuma regolarmente 3 pasti al giorno, viene lavata e accudita. E le due domestiche che stanno con lei fanno sempre in modo che si diverta a modo suo, in tutta sicurezza. In questo puoi stare tranquilla. É pur sempre parte della famiglia. Ma il punto non è lei. Il punto è che dopo questa aggressione, decidemmo che avremmo fatto pagare a quell'uomo l'abominio che aveva commesso. Purtroppo però venimmo a sapere che si era sposato, e per qualche anno lasciammo perdere. Poi scoprii che sua moglie era morta per una strana malattia. Questa cosa però ci sembrava molto strana, così tornammo ad indagare su di lui. E feci quella scoperta proprio quella sera d'estate, a quel ballo al tuo castello. Quando, qualche tempo dopo, venni a sapere che l'ultima figlia del re del nord sarebbe stata la sua prossima vittima, decisi che non l'avrei permesso. Sarebbe stata l'occasione buona di sbattere in prigione quell'uomo malvagio, e salvare la vita di una giovane donna. Quel giorno in cui nevicava, quando mi trovasti legato a quel palo ero venuto a salvarti. Anche se non sapevo bene che aspetto avesse la principessa che dovevo salvare.
-Salvarmi? Ma se sono stata io a salvare te!
-In effetti il mio piano era fallito. Ero stato riconosciuto, e al capo delle guardie del tuo castello, era stato dato l'ordine di finirmi come meglio riteneva opportuno. In passato ero sempre riuscito a cavarmela in un modo o nell'altro, ma quella volta me la sarei davvero vista brutta se non fosse stato per te.
-E qual'era questo piano?
-Beh mi sarei intrufolato nel palazzo, e avrei chiesto a chiunque di te. Poi ti avrei convinta a venire via con me. Lo so non era un gran piano, contavo molto sul fatto che non avresti fatto resistenza. Ma mentre girovagavo per il palazzo sono stato riconosciuto e... beh il resto lo sai.
-Posso farti una domanda?
-Certamente.
-Quella sera, fuori dalla tua tenda, ti ho sentito parlare con qualcuno...
-Mi hai spiato? Cos'hai sentito?
-Quasi niente, solo tu che dicevi che stava andando tutto secondo i piani. Vorresti spiegarmi?
-A questo punto sono obbligato a dirti tutto...
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Bene... siamo in fase di chiarimento. Spero che qualche mistero dell'inizio si stia chiarendo...Il resto del racconto nella prossima puntata! =) Fatemi sapere! Alla prossima!! =) Ciao!! =)

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Capitolo 17
*** Pace fatta! ***


Ciao a tutte! =) Scusate per il ritardo. Contavo di aggiornare qualche giorno fa, ma alla fine non ci sono riuscita. Bene, finalmente i pezzi del puzzle stanno andando pian piano al loro posto, e la nebbia si sta diradando. Continuiamo quindi a seguire le confessioni di André! =) Buona lettura! =)

-Beh, tu eri comunque un'abitante del regno del nord. Se fossimo riusciti a convincerti ad unirti alla nostra causa saresti stata
un buon asso nella manica per noi. Ti avremmo mandata nel castello alla ricerca della principessa. Quello della spia all'interno del campo nemico era il nostro piano di riserva se il mio piano avesse fallito, come poi è successo. Ecco spiegata quella affermazione.

-Direi che vi ho risparmiato la fatica.
-Si, direi di si.
-Beh, adesso che hai la principessa, cosa intendi fare?
-Credo che tu voglia vedere quell'uomo in prigione almeno quanto me, quindi direi di pensare ad un piano.
-Prima di questo però vorrei raccontarti qualcos'altro, che l'altra sera non ho avuto l'opportunità di dirti.
-Di me puoi fidarti! Raccontami tutto!
-Beh, dopo essere scappata dal tuo castello sono rientrata nel mio regno, appena dietro la linea del confine. Una coppia molto generosa e affettuosa mi ha preso con se, fino all'arrivo della primavera. In quei mesi passati con loro, ho conosciuto due ragazzi molto simpatici che sono diventati in poco tempo i miei migliori amici. Quando decisi di partire per andare ad affrontare quell'uomo, era il primo giorno di primavera, Axel e Victor si offrirono di accompagnarmi e farmi da scorta. Alla fine tutti stanno ancora cercando la principessa scomparsa. Durante il 3 giorno di viaggio, ci fermammo per una breve pausa. Io mi ero allontanata per qualche minuto, e quando sono ritornata alla carrozza, questa era in fiamme, e i miei amici scomparsi nel nulla. Nessun messaggio, nessun segno... niente! Io sono davvero preoccupata per loro, e inizio a sospettare che siano stati rapiti dagli uomini di quell'uomo orribile!!
-Potresti aver ragione sai? Stai tranquilla, li troveremo! - E così dicendo mi abbracciò forte.
Adesso che sapevo la verità, ero più rilassata. Sentivo che li avremmo trovati davvero e che presto questa brutta storia sarebbe finita. Ma improvvisamente un dubbio enorme mi saltò in mente: cosa ne sarebbe stato di noi? Non ebbi il coraggio di chiederglielo, ma quando ci staccammo dall'abbraccio, lui mi guardò dritto negli occhi e lesse la domanda.
-Non preoccuparti, adesso che siamo insieme, niente e nessuno potrà mai separarci! Supereremo questa situazione, e poi affronterò tuo padre! Non gli permetterò di ostacolarci! Io ti amo, e voglio sposarti! Costi quel che cosi noi saremo felici!
Le sue parole ebbero l'effetto di caricarmi di energia, di rassicurarmi. Riuscì a convincermi che tutto sarebbe andato per il meglio, che avremmo davvero avuto un futuro insieme. In quel istante mi sentivo invincibile! Le mie labbra si fecero audaci, tanto da catturare le sue in un bacio appassionato, una sensazione di bisogno di possederlo per suggellare quella promessa. Ma poi, l'audacia si impossessò anche delle mie mani, e delle mie braccia, e delle gambe. Feci in modo di ritrovarmi seduta sopra di lui, a cavalcioni. Le mie braccia erano tese accanto alle sue orecchie. I miei capelli scendevano ai lati, formando come delle tende per nascondere i nostri volti. I miei occhi puntati nei suoi. Abbassai il capo e tornai a baciarlo, ma le sue mani, questa volta, accarezzavano la mia schiena, e mi stringevano. E dopo svariati minuti, con un colpo di bacino mi ribaltò, posizionandosi sopra di me. Era un ritrovarsi per noi, era come se ci fossi smarriti, e ora stessimo facendo pace. I nostri corpi rispondevano al tocco dell'altro, e l'eccitazione stava aumentando di livello, fino a portarci a spogliarci ed averci. Senti che scivolò dentro di me, e mi sentì piena. Completa. Assecondai senza difficoltà i suoi movimenti, e dopo aver danzato insieme, questa danza dell'amore trovammo il nostro appagamento.
Restammo uno nelle braccia dell'altra per un tempo indefinito. Poi, bastò uno sguardo per capire che da quel momento in poi, non importava cosa sarebbe successo, chi o cosa avessimo dovuto affrontare: niente ci avrebbe più separati!
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Ok, è davvero cortissimo. Forse il più corto che abbia mai scritto, ma la seconda parte è più complicata e ci tengo a scriverla bene. Quindi, dato che sono in ritardo, ho deciso di darvi questo “micro lieto fine” e tenere l'azione per il prossimo capitolo! Spero che comunque vi sia piaciuto! Alla prossima! =)

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Capitolo 18
*** Nuovi problemi! ***


Ciao a tutte! Prima che diciate qualcosa non sono una fantasma, e no, non avete le allucinazioni, sono davvero tornata! Ho un ritardo spaventoso... 4 mesi. Che vergogna! Avete ragione, ma ho attraversato un periodo di blocco e non riuscivo più ad andare avanti. Sono consapevole del fatto che questo capitolo dovrà essere fenomenale, che dovrà valere l'attesa. Spero di esserci riuscita! =) Quindi buona lettura!

L'indomani quando aprì gli occhi vidi il suo volto ancora addormentato, e non potei trattenere un sorriso. Adesso finalmente
sapevamo la verità sull'altro, ci eravamo promessi amore, e avremmo trovato una soluzione a tutti i problemi.

Ripensai a quello che mi aveva rivelato la sera prima: chi lo avrebbe mai detto che lui stava cercando di salvarmi ancora prima di conoscermi?
In quel momento lo sentì muoversi e lo vidi aprire i suoi bellissimi occhi verdi. Mi sorrise dolcemente mentre io mi allungavo per poggiare le labbra sulle sue.
-Buon giorno. - mi disse ancora mezzo assonnato.
-Buon giorno altezza. - gli risposi ridacchiando.
Senza dire niente ridacchio anche lui e mi abbracciò ancora più forte. Rimanemmo abbracciati per altri minuti, finché il suo valletto personale non bussò alla porta.
A quel punto ci guardammo e scoppiammo a ridere. Mi rimisi solo la tunica dell'abito e le scarpe portando a mano tutto il resto e tornai nella mia stanza lasciando entrare il valletto.
Ero quasi giunta davanti alla porta della mia camera quando fui fermata da Katy.
-Buon giorno principessa!
-Buon giorno Katy. Entra, svelta. - le dissi aprendo la porta della camera.
Una volta dentro lei mi osservò con uno strano strano sorrisino.
-Allora... dormito bene?
-A meraviglia. Adesso, senza fare altre domande, mi aiuteresti a prepararmi?
-Naturalmente. Ad ogni modo sono contenta che tu e André abbiate risolto le vostre divergenze.
-Sono felice anche io!
Così dopo un breve bagno mi cambiai d'abito optando, su consiglio di Katy, per una sottoveste color oro e sopra una tunica gialla. A suo parere si intonavano con i miei capelli e risaltava i miei occhi. Mi legò solo le ciocche davanti dietro la nuca, lasciando il resto dei capelli sciolti.
-Sei bellissima! Ma adesso è meglio scendere per la colazione.
Così ci avviammo verso la sala grande. Eveline e suo marito erano già a tavola. Prendemmo posto accanto a loro concentrandoci sulla nostra amica che aspettava un bambino. Nel frattempo arrivarono anche tutti gli altri commensali. E per ultimo arrivò André. Prese posto accanto a me dandomi un bacio sulla testa. Dopo colazione André radunò i suoi uomini nella sala riunioni. Così noi donne tornammo nella nostra saletta per le solite chiacchiere. Ovviamente entrambe erano curiose di sapere cosa era successo la notte scorsa. E io le accontentai omettendo i dettagli più personali.
Ma mentre parlavamo uno dai soldati mi disse che ero richiesta in sala riunioni. Così lo seguì.
Arrivammo in una stanza sotterranea, non molto grande, dove era stato disposto un tavolo circolare, e in mezzo c'era una cartina del regno.
-Oh Oscar eccoti. Abbiamo bisogno del tuoi aiuto.
-Certo. - dissi avvicinandomi a lui.
-Osserva bene la cartina davanti a te. Riesci a riconoscere l luogo in cui vi hanno attaccati?
Feci come mi era stato chiesto ma non essendo mai uscita dal castello prima di quel momento non conoscevo bene il mio regno figuriamoci gli altri.
-Non saprei dirvi altezza... non conosco bene i loghi. - poi notai sul confine del mio regno il nome del villaggio di John e Mary e lo indicai. - posso dirvi però che siamo partiti da questo villaggio e abbiamo proseguito verso la città passando per i sentieri secondari – dissi facendo scorrere il mio dito sulla carta dal villaggio alla città. - Solo che in città non siamo mai arrivati. Mancava all'incirca una giornata di cammino.
-Capisco. Quindi potevate essere all'incirca.... da queste parti – disse André cerchiando con le dita una piccola zona. - vedrete che ritroveremo i vostri amici sani e salvi. - mi disse.
-Altezza, vorrei venire con voi se andate a cercarli. Sono miei amici, e poi posso riconoscere il luogo in cui ci hanno attaccato. Per favore permettetemi di venire!
-No principessa, è troppo pericoloso, non posso rischiare che vi accada qualcosa adesso che vi ho appena ritrovata. É meglio per voi restare qui al sicuro.
Ero pronta a replicare, ma il suo sguardo non me lo permise. Decisi così di chinare il capo e ritirarmi. Questo non significava la mia resa. Appena saremmo stati soli sarei tornata all'attacco. Quella non era solo la sua guerra. Avevo anche io i miei motivi di farla pagare a quell'uomo e non avrei rinunciato.
Tornata al piano di sopra venni fermata da una guardia.
-Perdonatemi Mylady, hanno recapitato questa lettera per voi. - disse porgendomi la busta bianca.
-Ah si? E non ti ha detto chi l'ha mandata?
-No signora.
-Va bene, ti ringrazio.
-Prego Mylady.
E così dicendo se ne andò. Osservai la busta. Sul retro vi era scritto “Alla donna di re André
Senza dire niente a nessuno andai in camera mia e aprì la lettera. Avevo una strana sensazione.
Cara principessa,
se vi state chiedendo come facevo a sapere dove vi trovate, la risposta è molto semplice: io ho occhi e orecchie in tutti i regni. Sono sempre stato al corrente dei vostri spostamenti, e se vessi volto, sareste già qui a palazzo con me. Se siete ancora libera è perché io ho voluto così. Sapete una volta che saremo sposati non avrete più la libertà di muovervi dal palazzo, quindi come regalo di nozze vi concedo di godervi la vostra libertà. Sono perfettamente consapevole del fatto che detestate l'idea di convogliare a nozze con me, ma ho qualcosa che credo vi farà cambiare idea: posso fare uccidere quella simpatica coppietta che vi ha accudita durante l'inverno, e le vostre più care amiche, ho i vostri due amici in ostaggio a casa mia, ma soprattutto posso provarvi del vostro amato re. Si, so tutto anche della vostra patetica storia d'amore. Siccome so quanto la sorte di tutte queste persone vi sta a cuore, sono sicuro che vorrete farmi la gentilezza di partire stasera stessa per raggiungermi. Dopo tutto mancano solo due settimane alla data delle nostre nozze. Vi avverto principessa, se parlerete a qualcuno di questa lettera io lo verrò a sapere e farò in modo che chiunque venga messo a tacere per sempre. Per tanto vi invito a non sfidarmi. Fate semplicemente quello che vi è stato chiesto e a nessuno vi sarà fatto del male. Partirete quando tutti saranno andati a dormire. Prenderete solo un cavallo e delle provviste per il viaggio. Vi avverto: se entro una settimana non sarete qui a palazzo, tutti coloro a cui tenete moriranno!
Edward Smith.
Terminata la lettera, le mani mi tremavano. Come poteva abbassarsi ad un simile ricatto. Eppure sapeva di John e Mary, aveva catturato Victor e Axel... Eveline aspettava un figlio. Non potevo mettere a repentaglio la loro vita per permettermi di essere egoista.
Ero pur sempre una principessa, e in quanto tale avrei fatto il mio dovere per proteggere le persone che amavo, anche se questo avesse comportato la mia infelicità. Certo rinunciare all'amore proprio adesso che l'avevo ritrovato faceva male, e parecchio. Ma se avesse garantito la sua sicurezza, sarei partita con il cuore leggero, anche se a pezzi. Decisi però che questa volta tutti avrebbero dovuto sapere perché ero scappata, ma non subito. Misi nella sacca in necessario, passai dalle cucine per prendere delle provviste e rimasi in camera mia. Dovevo trovare il modo di arrivare a palazzo in tempo e avvertire André.
Mi affacciai alla finestra e pensai. Mi guardai attorno confusa e un po' depressa. Poi mi venne l'ispirazione. Avrei mandato ad André un pezzo della lettera ogni due giorni. Questo mi avrebbe dato il tempo di arrivare a palazzo nei tempi stabiliti, e avrebbe fatto sapere a lui dov'ero. In questo modo nessuno sarebbe morto ( se quel verme avrebbe mantenuto la parola), André sarebbe venuto a salvarmi e avremmo messo fine a quest'incubo una volta per tutte!
Ma avrei dovuto metterlo al corrente del mio piano. Così scrissi una lettera a mia volta:
Mio amato André,
è successa una cosa tremenda che mi porta nuovamente lontano da te, Questa volta però non scapperò come una vigliacca. Non posso dirti adesso che cosa mi spinge a lasciare il palazzo, ma lo saprai presto. Ogni due giorni riceverai un pezzo di una lettera. Quando li avrai tutti saprai dove venire a cercarmi. Se te lo dicessi adesso metterei in pericolo molte vite, la tua compresa, e non posso correre questo rischio. Ti chiedo solo di aver fiducia in me e nel mio piano. Ricorda sempre che ti amo e che ho piena fiducia in te.
Con amore, Oscar.
Per il resto della giornata mi comportai come se nulla fosse accaduto. Dopo cena accusando un forte mal di testa andai nella mia camera. Ero sicura che dopo un po' André sarebbe passato a controllare le mie condizioni. Infatti dopo 5 minuti bussarono alla porta, e io mi preparai a quella piccola recita.
-Oscar, cara come stai?
-Ho un forte mal di testa...
-Oh tesoro mi dispiace molto. Resterò con te tutta la notte.
-No. Tutto quello che mi serve è un buon sonno ristoratore, e vedrai che domani sarò come nuova. Me lo diceva sempre anche il dottore quando era più ragazzina. Ne ho sempre sofferto, ormai so come funziona. - cerci di rassicurarlo. E usando la scusa che era un ordine del dottore, ero sicura che avrebbe ceduto lasciandomi sola.
-Va bene, se lo ha detto il dottore ti lascio al tuo sonno. Mi mancherai stanotte.
-Vedrai che non ti accorgerai nemmeno della mia assenza.
Ma prima di congedarlo mi concessi un ultimo bacio che approfondì per tutto il tempo a me concesso. Con un ultimo sorriso André lasciò la stanza richiudendosi la porta alle spalle.
Due calde lacrime solitarie solcarono il mio viso. Per lui era sembrato una dimostrazione d'amore... ma per me, quel bacio era un temporaneo addio. L'ennesimo.
Attesi che la notte più scura calasse, e come un fantasma mi muovetti silenziosa. Feci attraversare la mia lettera sotto la porta di André. Poi andai nelle scuderie. Il cavallo che avevo chiesto era pronto. Così legai la sacca, montai a cavallo e fuggì accompagnata dal nero mantello di quella notte senza stelle.
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Bene, spero che il capitolo vi sia piaciuto, e che sia valsa almeno un po' la lunghissima attesa! =) Come vedete i problemi sono tutt'altro che finiti. Riuscirà Oscar ad attuare il suo piano? =) A voi la parola! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 19
*** Mete che non vorremmo mai raggiungere... ***


Ciao a tutte! =) Sono tornata presto questa volta, visto? =) Vi voglio ringraziare tutte di cuore per non esservi dimenticate di me e della mia storia, e di avermi riaccolta così calorosamente! Grazie davvero!
Ho notato che state odiando Smith, lo capisco bene, ma abbiate fiducia nell'amore! =) Buona lettura! =)

Cavalcai finché non fu l'alba. Da sola, nel più completo silenzio... all'esterno. Perché nel mio cuore e nella mia testa tutto gridava! Il mio cuore piangeva per quello che ero stata costretta a fare e per le ingiustizie fino a questo momento subite. La mia testa gridava con forza la sua ragione, la viltà e la cattiveria di quell'uomo, l'insensibilità di mio padre... Possibile che il mondo fosse così subdolo e crudele? La risposta ovviamente era si. E io ne ero una delle prove: principessa di un regno governato da un padre tiranno, che solo per i soldi mi aveva promessa in sposa ad un assassino ricattatore, innamorata del più acerrimo nemico di mio padre. “Figliola fareste meglio a farvi monaca, o a togliervi la vita!” mi hanno detto più volte. Ma io non avevo nessuna intenzione di rinunciare alla mia felicità senza lottare fino all'ultimo tentativo. Così mi ero fatta coraggio e avevo sopportato stringendo i denti, tutte le sofferenze e i problemi che questa vita maledetta aveva messo sul mio cammino. Quei pochi e intensi attimi di felicità me li ero creati con le mie mani, e non con poca fatica. E adesso eccomi qui, in sella ad un cavallo, a cavalcare da sola nella notte, con il cuore a pezzi verso la mia disperazione, ad affrontare l'ennesima sfida.
Alle prime luci dell'alba il mio cuore iniziò ad accelerare i suoi battiti.
Sicuramente André, da li a poco si sarebbe svegliato, e avrebbe d sicuro trovato la lettera.
Chissà come avrebbe reagito.
Male sicuramente. Forse avrebbe gridato e pianto e lanciato tutte le sue cose per aria. O magari avrebbe tenuto segreto il suo dolore. In quel momento mi resi conto che sapevo davvero poco di lui. Non sapevo quale fosse la sua pietanza preferita, il colore che adorava, l'arma con cui era più bravo, se avesse provato affetto per altre donne, come si chiamasse il suo cavallo... Insomma io non ero certo una esperta in relazioni di coppia, anche perché di questi tempi raramente ci si sposa per amore, ma si usano i matrimoni combinati per convenienza, in cui gli sposi nemmeno si conoscono, e non è necessario che uno conosca i gusti dell'altro, basta solo il nome. Ma noi saremmo state una di quelle poche coppia a sposarsi perché c'era un sentimento a legarci, perciò avremmo dovuto passare del tempo a conoscerci meglio. Se mai fossimo riusciti a ricongiungerci.
Quel giorno mi fermai solo un paio di volte per mangiare qualcosa e concedermi un paio d'ore di sonno. E così feci anche il secondo giorno. Dovevo guadagnare più tempo che potevo.
Alle prime luci del terzo giorno incappai nell'ultimo villaggio prima del confine con il mio regno. Mi fermai in una locanda, mi sedetti ad un tavolo, e estrassi la lettera. La rilessi una volta e poi la osservai. Decisi di inviare ad André la prima parte:
Cara principessa,
se vi state chiedendo come facevo a sapere dove vi trovate, la risposta è molto semplice: io ho occhi e orecchie in tutti i regni. Sono sempre stato al corrente dei vostri spostamenti, e se vessi volto, sareste già qui a palazzo con me. Se siete ancora libera è perché io ho voluto così. Sapete una volta che saremo sposati non avrete più la libertà di muovervi dal palazzo, quindi come regalo di nozze vi concedo di godervi la vostra libertà. Sono perfettamente consapevole del fatto che detestate l'idea di convogliare a nozze con me, ma ho qualcosa che credo vi farà cambiare idea.”
Ero sicura che già dalle prime righe avrebbe intuito di chi si trattasse. Chiesi al locandiere se sapeva dirmi a chi potevo rivolgermi per spedire una lettera. Lui mi indirizzò da un uomo, un paio di case più in la che si occupava di questo. Diedi la lettera all'uomo e chiesi di tagliare la lettera fino al punto scelto, di imbustarla adesso e di farla avere al re il prima possibile. Come mittente feci mettere solo “Diane”. Lui avrebbe capito subito che ero io. Poi diedi disposizione che le due parti rimaste sarebbero dovute arrivare a palazzo a due giorni di distanza l'una dall'altra. Le feci tagliare e imbustare all'istante così da assicurarmi che nessuno ne leggesse il contenuto, pagai forse un po' più del dovuto, ma era un buon modo per assicurarmi che le mie richieste fossero esaudite nel modo corretto. Poi mi rimisi in marcia.
Fu un viaggio davvero lungo ed estenuante. La mia mente venne attraversata da mille pensieri diversi: alcuni era i bei ricordi dei momenti passati al castello, ma la maggior parte erano pensieri orrendi, possibili ipotesi del futuro che mi attendeva, di quello che poteva succedere, dei modi peggiori in cui poteva finire quest'incubo.
M finalmente, dopo 6 giorni di viaggio arrivai davanti a Villa Lamia.
Era un castello parecchio imponente, molto scuro. Il buio della sera poi lo rendeva ancora più spaventoso. Entrata nei giardini il mio cavallo venne preso in custodia dallo stalliere.
Sempre con la paura nel cuore arrivai al portone e bussai.
Si aprì una finestrella e mi venne chiesto chi fossi. Mi annunciai. La finestrella si richiuse e dopo due secondi il portone si aprì. Mi venne fatto cenno di entrare, e così feci, a passo lento ed incerto.
L'ambiente interno era tetro e scuro. Pochi candelabri illuminavano il corridoio che portava alla stretta scalinata. Mi fecero accomodare nel piccolo salottino sulla destra. Era ammobiliato con l'essenziale: un camino acceso, due poltrone davanti, un tavolo in mezzo, delle pesanti tende alla finestra e un enorme quadro sul camino. La fioca luce delle fiamme però non permetteva di distinguere bene le figure. Iniziai a passeggiare avanti e indietro per la stanza. Il solo pensiero che stavo per incontrare quell'uomo viscido mi dava la nausea. Un paio di minuti più tardi sentì dei passi avvicinarsi, così mi voltai verso la porta giusto in tempo per veder apparire dietro di essa Edward Smith.
Era più o meno come me lo ero immaginato. Statura media, capelli neri lunghi fino alla nuca, corporatura tarchiata, sguardo inquietante, da verme. Mi squadrò da capo a piedi senza dire nulla per qualche istante, poi parlò.
-Benvenuta mia cara. - disse avvicinandosi a me. Io feci qualche passo indietro. - spero che il vostro viaggio sia stato piacevole... - Non risposi. - suvvia mia cara non è educato non rispondere.
-Il mio silenzio è certamente più educato degli appellativi che meritereste. - dissi orgogliosa.
-Vostro padre mi ha parlato del vostro carattere orgoglioso e fiero. Anche nelle situazioni peggiori mantenete un comportamento degno di una principessa. E poi siete ancora più bella di quello che ricordavo.
-Non ho bisogno dei vostri elogi. Voglio sapere se manterrete la promessa fatta nella lettera.
-Ma certamente, io sono un uomo di parola. E poi troppe morti innocenti sulla coscienza non fanno bene.
Sarete certamente stanca dal lungo viaggio. Venite, vi mostro la vostra camera.
Così nel silenzio lo seguì a qualche passo di distanza fino alla mia camera, molto essenziale anch'essa. Non mi lamentai.
-Avete fame, vi faccio portare qualcosa?
-No grazie, sto bene così. - e detto ciò, senza aspettare risposta chiusi la porta.
Avevo passato con lui si e no 5 minuti in totale e avevo già il voltastomaco. Mi affacciai alla finestra. IL cielo era pieno di stelle, la luna piena dava un tocco di luce. Il panorama era anche gradevole, ma non sarebbe stato sufficiente a tirare su il mio umore, che in quel momento era sotto terra.
Mi chiesi se anche lui stava guardando le stelle, se avesse ricevuto i primi due pezzi di lettera... Sentivo enormemente la sua mancanza e non potevo nemmeno fargli sapere che ero arrivata sana e salva, che stavo bene...
Uno sbadiglio mi riportò alla realtà, ricordandomi che il mio corpo aveva bisogno di riposo. Così presi fuori dalla mia sacca la camicia da notte. La indossai, riponendo accuratamente l'abito sulla sedia.
Mi misi a letto e senza accorgermene, stavo già dormendo...
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Allora, capitolo decisamente più corto dell'altro ma è un capitolo di transizione. Era solo per raccontarvi il viaggio di Oscar verso il castello di Smith. Il prossimo sarà più lungo. Vi informo già da ora che i prossimi capitoli vi introdurranno nella fase conclusiva della storia. Spero che vi sia piaciuto! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 20
*** Lettera, pezzo #1 ***


Ciao a tutte! =) Eccomi qui con il nuovo capitolo. Avrei voluto aggiornare prima, ma stanno facendo dei lavori nella mia camera e devo seguirli, arrivando alla sera che non ho voglia di fare niente. Per fortuna hanno finito, e quindi posso riprendere e a scrivere in tutta tranquillità. Parlando del capitolo, visti gli ultimi avvenimenti, vi starete chiedendo se i pezzi di lettera che Oscar ha spedito siano arrivati o meno a destinazione... per rispondervi c'è un solo modo: spostare il POV ad André. Quindi in questo capitolo sarà lui a raccontare. Spero che vi piaccia!! =) Buona lettura!! =)

Lasciai la sua camera preoccupato. Era normale essere preoccupati quando la persona che si ama non sta bene. Decisi che l'avrei lasciata riposare tutta la notte e che alle prime luci dell'alba sarei andato ad assicurarmi che stesse bene.
Così mi misi a letto e cercai di addormentarmi, ma prendere sono quella notte sembrava impossibile.
Non facevo altro che rigirarmi nel letto. Sentivo una strana sensazione nello stomaco che non mi faceva stare tranquillo... avevo come l'impressione che presto sarebbe successa una cosa brutta. Possibile che un semplice mal di testa avesse quest'effetto? No, non era quello a darmi il tormento. Era qualcos'altro, qualcosa di più grande. Tra un tormento e l'altro, alla fine cedetti al sonno sfinito.
I primi raggi del sole che colpirono i miei occhi ebbero si l'effetto di destarmi, ma anche quello di farmi imprecare. Avevo dormito poco e male, quella orrenda sensazione non mi lasciava in pace ed ero preoccupato per Oscar. Risultato: ero di umore terribile.
Mi alzai svogliatamente dal letto per andare a controllare che almeno lei avesse dormito tranquilla. Se il mal di testa le fosse passato, mi sarei lasciato coccolare da lei per un po, per calmare il mio animo inquieto.
Vidi davanti alla porta una lettera. Che strano, perché farla passare sotto la porta e non svegliarmi per consegnarmela di persona come facevano sempre?
Mah. Mi chinai e la raccolsi. Non c'era scritto niente. Incuriosito la aprì e quello che lessi mi fece sbiancare.*
Corsi più veloce che potevo in camera sua e spalancai con forza la porta. La stanza era vuota. Maledettamente vuota... di nuovo! 
Possibile che non potevamo stare in pace per due giorni consecutivi senza che qualcuno rovini la nostra felicità e che tenti di ucciderci??
Perché il destino era tanto crudele con noi? Che cosa avevamo fatto di male per meritarci tanta cattiveria?
Rilessi la lettera nuovamente con più attenzione. Diceva che avrei ricevuto dei pezzi di qualcosa ogni due giorni... chissà cosa aveva in mente.
Non è che non mi fidassi di lei, ma l'ultima volta che se ne è andata sono passati mesi prima di rivederla. Se questa volta dovesse passare di più? Adesso che ci siamo ritrovati, che sappiamo la verità, che siamo consapevoli dei sentimenti che ci legano...
-MALEDIZIONEEE!! - gridai sbattendo i pugni contro la porta.
Pochi istanti dopo, Katy sbucò fuori dalla sua stanza, spaventata.
-Santo cielo che succede?
Senza risponderle le passi la lettera, continuando a tenere lo sguardo rivolto a terra e i pugni poggiati sulla porta.
Lei lesse velocemente quelle poche righe.
-Ma è terribile! Cosa possiamo fare?
-Aspettare... possiamo solo aspettare...
Trovammo una scusa plausibile per la sua ennesima scomparsa. Nessuno doveva sapere la verità o si sarebbe scatenato il panico. Ci comportammo normalmente, anche se la parte più difficile fu mentire a Jason e Eveline. Loro ci conoscevano bene, e sapevano che c'era qualcosa che non andava... ma per rispetto non dissero nulla.
Non so come, ma finalmente quei due giorni passarono, e a metà mattina una guardia venne a consegnarmi una busta.
La presi e andai in camera mia. Chiusi la porta alle mie spalle e mi ci appoggiai.
Con mani tremanti aprì l busta.
Dentro c'era un rettangolo di carta con poche righe scritte sopra. La calligrafia non era la sua, era una che non riconoscevo...
Cara principessa,
se vi state chiedendo come facevo a sapere dove vi trovate, la risposta è molto semplice: io ho occhi e orecchie in tutti i regni. Sono sempre stato al corrente dei vostri spostamenti, e se vessi volto, sareste già qui a palazzo con me. Se siete ancora libera è perché io ho voluto così. Sapete una volta che saremo sposati non avrete più la libertà di muovervi dal palazzo, quindi come regalo di nozze vi concedo di godervi la vostra libertà. Sono perfettamente consapevole del fatto che detestate l'idea di convogliare a nozze con me, ma ho qualcosa che credo vi farà cambiare idea...
Quelle parole mi fecero pensare.
Ripensai ad Oscar, alla sua storia, a quello che mi aveva raccontato: lei era stata promessa sposa a quello schifoso di Smith. Possibile che fosse proprio lui l'autore di quella lettera?
Gli diedi un'altra rapida occhiata. Si, era lui di sicuro.
Ecco dov'era andata. Ecco perché era scappata.
Ma la lettera non era completa. Mancavano ancora dei pezzi.
Con cosa la stava ricattando?
Con quale schifoso giochetto l'aveva costretta a partire?
Per andare dove poi?
A fare cosa?
Mille domande e zero risposte.
Poi la mia parte da re venne a galla e pensai che lei sarebbe stata l'esca perfetta per catturare quel verme viscido una volta per tutte!
Ma se questo avesse messo in pericolo la sua vita?
Sarei stato pronto a sacrificare una vita, specialmente la sua, per salvare il regno dalla minaccia di quell'assassino?
Non lo sapevo. A volte essere re comporta fare delle scelte difficili per il cuore a necessarie per il bene dell'intero regno.
Scossi la testa e cacciai quei pensieri. Perché preoccuparsi? Insomma non era detto che lei dovesse per forza morire no? E poi sapeva cavarsela egregiamente con le armi, era in grado di difendersi! Saremmo fuggiti via insieme.
Tutta via un altro pensiero mi occupò la mente: avrei dovuto affrontare suo padre.
Già, suo padre, mio acerrimo nemico. Anni di odio e di guerre, e alla fine mi tocca anche ringraziarlo per aver messo al mondo la fanciulla più bella dei quattro regni! Com'è strana la vita. Quello si che sarebbe stato un bel problema da risolvere! Con che coraggio mi presentavo da lui a chiedergli la mano della figlia? E se dicesse di no? Sicuramente dirà di no!!
Ahhh che disgrazia questa vita!!! Non c'è una cosa che vada nel verso giusto!!!
Ripresi il controllo di me stesso, feci un lungo respiro e mi calami.
Andai da Katy. La trovai davanti al fuoco a sferruzzare. Era sola.
-Katy, dov'è Eveline?
-Oh, è andata a riposare un po'. Che succede?
-É arrivata. - le dissi soltanto, e lei capì.
Ci guardammo per un secondo e poi le porsi la busta. Lei lesse il contenuto e spalancò gli occhi.
-Tu credi... credi che sia...
-Si. Sicuramente è lui.
-Che cosa può averle detto per darla partire così?
-Non lo so Katy, ma ti giuro che lo scoprirò e la riporterò qui sana e salva!
-Adesso dobbiamo aspettare altri due giorni per sapere cose le ha detto...
-Già. Dobbiamo aspettare ancora...
Fecero un sospiro all'unisono e volsero lo sguardo verso il pavimento. Sconsolati.
Non si erano accorti però che qualcuno aveva sentito la loro conversazione...
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*La lettera è quella che Oscar gli ha lasciato. Se non ve la ricordate la trovate nel capitolo 18 – Nuovi problemi! =)

Bene, ecco qui il nuovo capitolo. Come vedete il primo pezzo della lettera è arrivato. André sta dando di matto, poverino! E questo qualcuno che li ha spiati chi è?? Mistero!!! =)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto!! =) Commentate!!! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 21
*** Lettera, pezzi #2 e #3 ***


Salveeeeeeeee!! OK OK lo so, sono imperdonabile... sono passati un sacco di mesi. Non starò qui a raccontarvi di tutti i problemi che ho avuto. Spero solo che possiate perdonarmi per il mostruoso ritardo!! Mi auguro che il capitolo valga l'attesa. Prometto che mi farò perdonare, cercando di postare i prossimi capitoli in tempi brevi! =) Buona lettura! =)
P.S. Il POV in questo capitolo continua ad essere di André!

Mi ero sempre ritenuto un uomo paziente, ma quelle attese stavano intaccando la mia pazienza in maniera morbosa e snervante. Cercavo di tenermi impegnato in mille modi, ma sembrava che il tempo volesse prendersi gioco di me, rallentando il suo trascorrere. Katy mi dava man forte come poteva. Sapevo che nei miei occhi si leggeva lo sconforto e l'impazienza, ma ormai non riuscivo più a trattenermi. Quando ieri arrivò il secondo pezzo della lettera se non ci fosse stata mia cugina con me, avrei distrutto l'intero palazzo!!
...posso fare uccidere quella simpatica coppietta che vi ha accudita durante l'inverno, e le vostre più care amiche, tengo i vostri due amici in ostaggio a casa mia, ma soprattutto posso privarvi del vostro amato re. Si, so tutto anche della vostra patetica storia d'amore. Siccome so quanto la sorte di tutte queste persone vi sta a cuore, sono sicuro che vorrete farmi la gentilezza di partire stasera stessa per raggiungermi. Dopo tutto mancano solo due settimane alla data delle nostre nozze...
Quel verme schifoso aveva minacciato la vita di tutti noi per costringerla a partire. Ha approfittato della sua gentilezza e della sua bontà d'animo per sottometterla ai suoi giochetti. Quando arriverà anche l'ultima parte della lettera potrò finalmente partire per andare a salvarla. Spero solo che lei sia arrivata sana e salva e che stia bene. So che è una ragazza forte, coraggiosa e molto orgogliosa, e che non si farà mettere i piedi in testa facilmente, ma so altrettanto bene che non ci si più minimamente fidare di quel... quel... Ohh al diavolo!!
Mi mancava.
Mi mancava molto.
Sentivo un enorme vuoto nel cuore.
Una costante angoscia attanagliava la mia mente.
Ogni notte, quando tutti andavano a dormire, io uscivo dalla mia stanza, e andavo nella sua.
Era diventato il mio rifugio contro la pazzia.
Era l'unico aggancio con lei che mi era rimasto.
Quante notti mi sono dato dello stolto per averla lasciata sola.
Sarei dovuto rimanere con lei tutta la notte.
Tenerla stretta a me.
Impedirle di andarsene.
Prendevo sempre sonno la sera tardi e mi svegliavo prima dell'alba con l'umore sempre peggiore del giorno prima. Era
passata quasi una settimana e non potevo andare avanti così, ma non riuscivo a rilassarmi nemmeno un attimo. Il pensiero costante di lei, da sola, in compagnia di quel balordo, non mi abbandonava mai, mostrandomi la realizzazione dei miei incubi peggiori.

Se quel maledetto pezzo di lettera non fosse arrivato nel minor tempo possibile avrei preso a pugni la prima cosa che avevo a tiro!
Jason, vedendomi in quello stato, quella sera corse il rischio e mi chiese cosa stesse succedendo.
-Mio signore... sono giorni che non siete più lo stesso. In effetti è da quando Lady Oscar è partita che siete così... - non gli risposi. Volevo vedere dove sarebbe andato a parare. Lui riprese. - Vi conosco da troppo tempo per credere alla storiella che voi e vostra cugina avete raccontato in giro. C'è qualcosa che di importante che non mi state dicendo... Io posso esservi d'aiuto... André, - disse mettendomi una mano sulla spalla. - confidati con me. Siamo amici. Lo sai che di me ti puoi fidare! Soffro a vederti così amico mio. Se c'è qualunque cosa che posso fare per aiutarti non esitare a chiedere!
A quel punto cedetti alla sua richiesta. Dopo tutto eravamo legati da tanto tempo.
-Hai ragione Jason. Qualcosa c'è...
Gli raccontai quello che era successo, della lettera e del piano di Oscar.
-Stando a quanto avete detto domani dovrebbe arrivare un altro frammento della lettera.
-L'ultimo.
-Come fate a dirlo?
-Intuito. Senti, appena saprò dove si trova partirò per andare a salvarla...
-Da solo?
-Si. Conosco quello sguardo... a cosa stai pensando Jason?
-Signore, e se fosse una trappola?
-Una trappola dici?
-Si. Per allontanare voi dal palazzo.
-E perché mai Smith dovrebbe volere il mio palazzo?
-E se fosse un alleato del re del Nord?
-Pensi che si siano alleati per annientarci, usando Oscar come esca?
-Non è da escludere mio signore.
-Che razza di padre è questo?? Ad ogni modo se le cose stanno così è un grosso problema.... cosa possiamo fare?
-Io un'idea l'avrei...
-Di che si tratta?

* * *
 

Il mattino seguente, mentre scendevo nel salone per la colazione, venni fermato da una guardia che mi consegnò una busta. Sul retro c'era scritto solo “Diane”.
Rientrai in camera mia e lessi l'ultima parte della lettera.
...Vi avverto principessa, se parlerete a qualcuno di questa lettera io lo verrò a sapere e farò in modo che chiunque venga messo a tacere per sempre. Per tanto vi invito a non sfidarmi. Fate semplicemente quello che vi è stato chiesto e a nessuno sarà fatto del male. Partirete quando tutti saranno andati a dormire. Prenderete solo un cavallo e delle provviste per il viaggio. Vi avverto: se entro una settimana non sarete qui a palazzo, tutti coloro a cui tenete moriranno!
Edward Smith.
Quel cane rognoso aveva avuto il coraggio di ricattarla e minacciarla!!
Mi tremavano le mani dalla smania di prenderlo a pugni!!
Avrei voluto farlo a pezzi con tutta la rabbia che sentivo crescere dentro di me. 
Ma dovevo attenermi al piano di Jason. 

Convocai lui e Katy da me e gli feci leggere il pezzo di lettera.
-Avete visto mio signore? Smith non accenna affatto ai famigliari della vostra Oscar.
-Hai ragione. Potrebbero essere davvero in combutta tra loro per arrivare a noi. E stanno usando lei come burattino. Che vigliacchi!!
-Vedrai che riuscirai a salvarla... - mi disse Katy, poggiando una mano sul mio braccio e guardandomi con il suo dolce sguardo. Riusciva sempre ad infondermi un po' di ottimismo.
-Ne sono sicuro anche io signore. Riporteremo la sua futuro sposa al castello sana e salva, e avremo daremo giustizia al torto subito da Lady Rachel! - rincarò Jason.
-Avete ragione. Ce la faremo! Katy, adesso ho bisogno che tu faccia una cosa per me.
-Tutto quello che vuoi!
-Devi radunare le donne, i bambini e la servitù, e dovete trasferivi tutti nell'altro palazzo! Partirete domani mattina all'alba. Non è rimasto molto tempo!
-Ma... perché?
-Non c'è tempo per le spiegazioni! Qui non siete al sicuro! Sarai tu a dover guidare il gruppo verso l'altra residenza, mettendo tutti in salvo! Portate solo il necessario, così viaggerete veloci! Adesso va!!
-Va bene!
E così dicendo si tirò su la gonna dell'abito e corse via.
-Allora è deciso Jason, faremo come dici tu! Ora vai a prepararti!
-Si mio signore.
-Buona fortuna amico mio!
-Anche a voi mio signore!
A quel punto rimasi in camera mia ancora per un po' a dire le ultime preghiere. Stavo affidando la mia anima e la sorte della giornata successiva nelle mani di Dio. Poi andai a prepararmi anche io, anche se avevo una strana sensazione... era come se mi sentissi perennemente osservato. Ma forse era solo lo stess...

Intanto, in un altro castello, un ometto basso e grasso, con un mantello marrone, bussava a tutta forza contro il grande portone di legno. Quando finalmente gli aprirono, senza dare spiegazioni alla guardia, corse dentro, fino alla sala del trono. Doveva assolutamente parlare con il re.
-Mio signore, perdonate l'interruzione. - disse l'ometto, facendo un inchino, e avvicinandosi al trono, facendosi largo tra le persone presenti.
-Oh, mio fedele amico, quali notizie mi porti?
-Ottime notizie mio signore: tutto sta procedendo come previsto. Lui partirà entro domani. Stanno evacuando il -castello. Lei è arrivata.
-Bene, ora che mia figlia è con il suo futuro sposo, possiamo finalmente dichiarare guerra al regno dell'ovest!!
Disse il re, scoppiando in una fragorosa risata intrisa di cattiveria e subdola soddisfazione....
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Allora, prima di tutto voglio chiedere ancora scusa per la lunghissima assenza!
L'ultimo pezzetto, scritto con un carattere diverso, è come se fosse una voce narrante fuori campo. =)
Come vedete stiamo arrivando alle ultime puntate di questa storia. Ancora qualche attimo di mistero e poi tutto verrà finalmente svelato. Spero davvero che questo capitolo possa in minima parte ripagare l'attesa, e che vi sia piaciuto! =) A prestissimo (promesso!!!) =)

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Capitolo 22
*** Fuga dal castello! ***


Ciao a tutte! =) Scusate l'attesa, ma tra il capodanno e la partenza ho perso la cognizione del tempo! =) Vi auguro un buon 2014 e una buona festa dell'epifania!! =) E ora senza indugio vi lascio al capitolo! =) Il punto di vista è di Oscar questa volta! =) Buona lettura! =)

Quando aprì gli occhi era mattina.
Sbattei le ciglia un paio di volte per abituarmi alla luce che entrava prepotente dalla finestra.
Una volta messo a fuoco mi guardai intorno, leggermente spaesata: non era la mia camera a palazzo, il che era già buono... ma non era nemmeno la stanza del castello di André, pessimo segno.
Poi mi ricordai.
Ero nel castello di quell'orribile persona. Ripensai alla lettera, al viaggio, al mio piano e al ricatto subito. Lui diceva che avrebbe mantenuto la parola data... ma con un tipo come lui, chi mi assicurava che stesse dicendo il vero?
Mi alzai e mi avvicinai alla finestra. L'aprì e feci entrare un po' del calore del sole, misera consolazione al freddo che provavo fuori e dentro il mio corpo.
Il mio pensiero andò subito ad André.
Chissà come stava.
Chissà come aveva preso il mio piano...
Chissà se sarebbe partito subito per venire a cercarmi...
Chissà quanto tempo ci sarebbe voluto.
E se non fosse arrivato in tempo?
Come avrei fatto a prendere tempo?
Mille domande e nessuna risposta.  “avresti dovuto far leggere la lettera ad André nel momento in cui è arrivata, a quest'ora non ti troveresti in questa situazione!!” disse la mia mente sempre più sprezzante.
Ma da un lato aveva ragione. Se ne avessi parlato con lui avremmo di sicuro organizzato un piano per salvare sia me che i miei amici... Già, Axel e Victor. Mi chiesi dove potessero essere, se stavano bene...

-MALEDIZIONE!!!! - urlai battendo i pugni sul davanzale della finestra.
Sentì subito una sensazione di intorpidimento, e poi un dolore acuto alle mani.
Ma ciò che faceva davvero male era quella situazione assurda nel suo complesso!
Dopo pochi istanti sentì bussare alla porta.
-Chi è?
-Sono io mia cara. - la sua voce fece nascere una sensazione disgustosa dentro il mio stomaco. Aprì la porta ma non mi voltai. - Avete riposato bene?
-Ho dormito.
-Volete la colazione?
A mio malincuore dovetti accettare. Dopo tutto avevo lo stomaco vuoto dal giorno precedente.
-Si grazie.
-Molto bene. - Si girò e batté le mani due volte. Dopo nemmeno un secondo due domestiche arrivarono con due vassoi pieni di cibo che poggiarono sul letto.
-Queste sono le vostre serve personali mia cara, si prenderanno cura di voi. Mi auguro che la colazione sia di vostro gradimento. Ci rivedremo nella sala grande per l'ora di pranzo. - e così dicendo richiuse la porta alle sue spalle, andandosene.
Diedi una occhiata alle due signore che stavano ferme immobili accanto alla porta.
Avevano la tipica aria spenta, triste e rassegnata di chi sa che la pena da scontare è ancora molto lunga.
Mi sedetti sul letto e notando la quantità enorme di roba, constati che da sola non lo avrei mai finito. Così feci cenno alle due di avvicinarsi.
-Sentite, da sola non riuscirò mai a finire tutte queste cose, perché non mi aiutate?
Le due sgranarono gli occhi e poi si guardarono a vicenda.
-Non possiamo Mylady... - disse la prima.
-Oh, avanti, non lo saprà nessuno, e voi avete molto più bisogno di me di mangiare. A voi servono energie per lavorare qui dentro tutta la giornata!! Avanti, servitevi e non fare complimenti!! - dissi loro sorridendo e facendo l'occhiolino. A quel punto sorrisero anche loro e sedendosi sul letto con me, consumammo insieme quell'abbondante colazione. Basto a riempire tutte e tre.
Dopo aver mangiato chiesi loro dell'acqua per fare un bagno e fui accontentata.
Si presero cura di me, e i miei nervi per un po' si rilassarono.
Optai per una comoda treccia e un abito semplice nero.
Quando fu mezzodì e le campana fecero i loro inquietanti rintocchi, le due simpatiche signore annunciarono che il padrone mi attendeva di sotto per il pranzo.
Decisi che sarei stata fredda e impassibile. Avrei consumato in fretta il mio pasto e mi sarei ritirata nella mia stanza.
Così raccolsi il coraggio e l'orgoglio e scesi al piano di sotto dove la tavola era già imbandita e lui era già seduto. Vedendomi arrivare si alzò e mi venne incontro.
-Siete incantevole mia cara – disse con quel suo ghigno maledetto stampato sul viso, mentre cercava di prendermi la mano, ma io fui più veloce. La ritrassi prima che potesse avvicinasi, lo scansai e andai a sedermi dalla parte opposta della tavola.
Lui rimase fermo qualche secondo, poi tornò ad occupare il suo posto.
-Prego, servitevi pure quanto volete! Dopo tutto questa sarà la vostra casa tra qualche giorno...
Aveva lanciato una frecciatina. Tipico. Ma io non dissi nulla. Non lo degnai nemmeno di uno sguardo, facendo finta di non aver udito le sue parole. Da che mondo è mondo l'indifferenza è sempre stata un'arma molto tagliente.
Mangiai il minimo indispensabile, anche perché l'abbondante colazione riempiva ancora metà del mio stomaco. Una volta finito mi alzai dal tavolo e mi avviai a passo svelto verso la mia stanza, stando ben attenta a girare il più lontano possibile da lui.
Appena mi chiusi la porta alle spalle, diedi un giro di chiave per stare sul sicuro. Avevo già dato disposizione alle due donne di non disturbarmi a meno che non fossi stata io a chiamare.
A quel punto sciolsi i capelli e iniziai a pettinarli con la mia spazzola.
Finito ciò mi avviai verso la finestra e qualcosa attirò la mia attenzione.
Scorsi una figura incappucciata muoversi furtiva nel giardino.
In quel momento una strana sensazione fece capolino nel mio cuore.
Che sia lui?
Un fremito di frenesia mi percosse.
Forse c'era speranza!
Quando tornai a guardare dalla finestra però la figura era sparita. Diedi qualche altre occhiata, ma niente... era scomparso. Speri con tutto il cuore che non fosse stato preso dalle guardie di pattuglia. Corsi alla porta, tolsi il giro di chiave, l'aprì e tesi l'orecchio. Rimasi in ascolto, ma non c'erano rumori strani che potessero darmi indizi se stava effettivamente succedendo qualcosa. Cosi un po' delusa richiusi piano la porta e andai a sedermi sulla sedia a dondolo accanto alla finestra...
Uno strano battito alla mia porta mi destò di soprassalto. Aprì gli occhi e vidi che fuori il sole stava tramontando: quand'è che mi ero addormentata??
Un altro colpo alla porta mi riportò con la mente alla realtà.
Mi alzai e andai ad aprire la porta: era la figura incappucciata!
Entrò e chiuse subito la porta con tre mandate di chiave.
Poi mi guardò e si tolse il mantello rivelando la sua identità senza dire una sola parola.
Jason?!?!?!?!
Che diavolo ci faceva lui li???
C'era qualcosa che non andava....
-Mia signora sono lieto di vedere che state bene. - disse accennando un sorriso.
-Jason? Che ci fate voi qui?
-Mi manda André. Sarebbe venuto lui a salvarvi ma siamo tutti vittime di un complotto e abbiamo dovuto agire di nascosto... è una storia lunga che avrò tempo di raccontarvi strada facendo mentre torniamo a palazzo, ma ora dobbiamo muoverci. Devo portarvi via da qui!
-Grazie Jason!
-Aspettate a ringraziarmi finché non saremo al sicuro al castello! -
Detto questo mi diede un mantello nero e grande come il suo, in cui mi avvolsi, dopo aver preso la mia sacca. Passammo per le vie della servitù silenziosi come gatti, e poi arrivati nel giardino corremmo più veloci del vento fino ad un uscita nascosta tra le siepi che contornavano il palazzo.
Dopo qualche altro minuto di cammino svelto dentro la foresta, finalmente vidi due cavalli.
Ormai ero senza fiato, e le non sentivo più le gambe.
Dovetti farmi aiutare da Jason per salire a cavallo, ma alla fine partimmo.
Mentre ci allontanavamo a tutta velocità da quel posto maledetto sentimmo dei boati provenire dal castello.
Immaginai che fossero dovuti alla collera di Smith che aveva scoperto la mia fuga!
E se si fosse rimangiato la parola e avesse fatto del male alle persone a cui tenevo??
Rivolsi il mio dubbio al mio accompagnatore.
-State tranquilla mia signora, André ha già provveduto a mettere tutti in salvo, compresa la simpatica coppia che vi ha
accudita durante l'inverno.

-E che mi dite dei miei amici scomparsi?
-Un gruppo dei nostri migliori uomini è partito questa mattina per salvarli. Non preoccupatevi!
-Dove stiamo andando esattamente?
-Nella dimora secondaria del padrone, con le donne, i bambini e gli anziani. Ho l'ordine di portarvi al sicuro! - A quelle parole fermai il cavallo. - Che succede?
-Succede che o mi porti da André, o torno indietro!!
-Ma, Mylady... mi è stato ordinato di tenervi al sicuro!
-Non mi interessa! Questa faccenda riguarda me quanto lui, ho tutto il diritto di combattere!!
-Ma... ma... cosa dirà...
-Non preoccuparti! Ci penserò io a spiegargli ogni cosa, tu portami da lui!
-Va bene, ma c'è una cosa che dovete sapere...
-Di che si tratta?
-Abbiamo buone ragioni di credere che Smith e vostro padre siano alleati e che in questo momento stiano dichiarando guerra al regno di André per distruggerlo. Pensavano che sapendovi al palazzo con lui André sarebbe partito per salvarvi lasciando il castello incustodito. Ecco perché sono venuto io. Per permettere al re di restare al castello e guidare le sue truppe in difesa del regno! Per cui quando arriveremo troveremo sicuramente una battaglia in corso. Siete ancora sicura di voler andare da lui?
-Lo sono, ora più che mai!
-Bene allora, andiamo!
E detto questo spronammo i cavalli e partimmo alla volta del castello.
Non sapevo quello che avrei trovato.
La mia unica preoccupazione era arrivare in tempo per combattere al fianco dell'uomo che amavo per la nostra libertà e il nostro amore!
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Bene, come avete capito, stiamo arrivando alle battute finali. =) Capitolo abbastanza tranquillo, una fuga facile facile... anche perché il peggio deve ancora arrivare, ma non vi svelo nulla! =) Spero comunque che vi sia piaciuto! =) Alla prossima!! =)

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Capitolo 23
*** Questa non è la fine... è un nuovo inizio. ***


NdA: Ciao a tutti! Sono passati decisamente un sacco di anni da quando avevo pubblicato questa storia, e da allora sono cambiate tantissime cose. Poi un giorno mi sono trovata una richiesta di dare un finale a questa storia, e ammetto che la cosa mi ha stupita parecchio, pensando che fosse finita nel dimenticatoio. Mi sono detta che forse a distanza di così tanto tempo sarei riuscita a trovare un finale quantomeno decente. Così eccomi qui! Spero che il capitolo sia di vostro gradimento!

Cavalcammo per giorni nella speranza di arrivare in tempo, e in quelle poche soste che ci concedevamo studiavamo insieme una strategia per ogni possibile scenario si fosse presentato al nostro arrivo.
A questo punto, visto lo stato delle cose dimostrare la colpevolezza di Smith era passato in secondo piano: l'attacco e l'invasione sarebbero stati sufficienti a condannarlo una volta per tutte.
Dopo tutti quei giorni di viaggio finalmente scorgemmo all'orizzonte il palazzo di Andrè da cui si alzavano alte colonne di fumo: brutto segno!
Scambia uno sguardo preoccupato con Jason e partimmo al galoppo all'istante sperando che non fosse troppo tardi.
Il ponte levatoio del castello era abbassato e bucato in più punti, alcune delle mura presentavano grandi aperture, e una delle torri di guardia era crollata nel villaggio abbattendo alcune case.
Corpi di soldati dei due regni giacevano a terra qua e la, segno che lo scontro si era esteso per tutta la cittadella. Ma il mio unico pensiero era trovare Andrè, sincerarmi che stesse bene e aiutarlo a mettere fine a questa follia una volta per tutte!
Jason ed io ci coprimmo le spalle a vicenda man a mano che avanzavamo nel giardino verso il portone del castello, incontrando qualche soldato nemico.
Andammo dritti verso la sala trono, luogo che ritenevamo più plausibile per lo scontro fra Andrè e il suo avversario.
Le porte della sala erano spalancate, il tappeto e alcuni tendaggi erano in fiamme, il trono mezzo distrutto e al centro della sala c'era il mio adorato Andrè in ginocchio mentre cercava di tenere testa a mio padre in persona, e un suo gruppo di soldati.
A quella scena smisi di ragionare: dovevo salvarlo, a costo di uccidere mio padre con la mia stessa spada! Così corsi in mezzo allo scontro e prima che mio padre potesse scagliare il fendente fatale sull'uomo che amavo, mi contrapposi a lui bloccando la sua spada con la mia.
< Figlia! Tu qui? >
< Sorpreso padre? >
< Dovresti essere con il tuo futuro marito ad organizzare le tue nozze! > disse cercando di nascondere la sua preoccupazione
< Quante volte ve lo devo dire: non sposerò mai quel mostro! Ed ora che so che eravate in combutta con lui e mi avete usata come un burattino sono ancora più decisa a fermarvi entrambi! > dissi puntando ancora più minacciosamente la mia spada contro di lui
< Oscar, non farlo... > cercò di fermarmi Andrè dietro le mie gambe. La sua voce diceva molto sulle sue condizioni di salute, cosa che mi spinse a prendere una decisione.
< Jason, prendete il re e portatelo al sicuro. Assicuratevi che riceva tutte le cure possibili. >
< Ma... > dissero i due uomini in coro.
< NIENTE MA! FALLO E BASTA! > ordinai perentoria.
Così Jason prese Andrè e lo aiutò ad uscire dalla stanza, e stranamente nessuno dei soldati di mio padre prestò attenzione a loro, perché tutti i loro sguardi erano rivolti verso di me.
< Questa è una questione fra me e voi padre: il vostro scontro è con me > dissi decisa mettendomi in posizione d'attacco.
< Io sono il re, e sono tuo padre! Tu mi obbedirai! >
< Scordatevelo padre, non sono più una bambina, da questo momento in poi deciderò da sola per me stessa, e io ho deciso di sposare Andrè. E badate che non sto chiedendo il vostro permesso! > e così attaccai sentendo la rabbia montare dentro di me.
Mio padre aveva sempre avuto la fama di abile guerriero, ma io avevo appreso molto bene le sue strategie d'attacco, avendo avuto proprio lui come insegnante.
Sapevo esattamente dove avrebbe colpito per primo e in che modo parare e contrattaccare, perché il mio stile di combattimento era molto più creativo, al contrario del suo che era rigido ed impostato.
Mentre lui cercava di ricreare gli stessi schemi ad ogni scontro, io avevo imparato a studiare la situazione e cercare dei modi sempre nuovi e poco prevedibili per attaccare i miei avversari: così avevo sempre vinto tutti i miei duelli.
Affondo e parata, colpo dopo colpo ero riuscita a mettere mio padre con le spalle al muro, e con un ultimo colpo ben assestato lo disarmai, facendo cadere la sua spada qualche metro più in la. Ci guardammo negli occhi per qualche secondo e riuscì a leggere la sua incredulità.
Ma sapevo che non si sarebbe mai arreso così facilmente, così con la mano cercò di estrarre un pugnale dalla sua cintura, gesto che però non era sfuggito alla mia vista
< Non ci pensate nemmeno padre... avete perso! >
< Ed ora cosa intendi fare? Vorresti uccidere tuo padre? >
< Stavate per fare la stessa cosa con vostra figlia mi pare. Ma per quanto l'idea mi tenti, non spetta a me questa decisione. Sarete imprigionato e attenderete la sentenza che re André riterrà più opportuna >
< Sai benissimo che mi farà giustiziare >
< Lo sapevate anche voi, ma avete deciso di complottare contro di lui e attaccarlo ugualmente > e così dicendo chiamai due soldati e lo feci arrestare. < Siete stato artefice del vostro stesso destino, e mi aspetto che accettiate altrettanto consapevolmente la vostra sorte padre. Sappiate che da parte mia non avrete nessun favore >
< Quindi è così che finisce fra noi? >
< Se foste stato un padre degno di questo nome tutto questo non sarebbe mai successo. Ma avete sacrificato l'affetto e l'amore per la vostra famiglia per una cosa futile come il denaro ed il potere, che come avete visto è più mutevole del vento. Perciò si padre, questo è un addio. Ma non temete, saprò prendermi cura del nostro popolo come avreste dovuto fare voi. >
E detto questo feci cenno alle guardie di portalo via, mentre mi accasciavo al suolo in ginocchio, stanca e provata da tutta la situazione.
Non era stato semplice affrontare mio padre, ma era la cosa giusta. Tutto questo era successo a causa sua, per il suo assurdo odio e la sua insaziabile sete di potere. Povero stolto, avrebbe potuto avere tutto dalla vita e invece ha scelto di perdere ogni cosa con le sue stesse mani.
Non mi rammaricai troppo del suo destino, consapevole della fine che avrebbe fatto. Avrebbe dovuto dispiacermi in fin dei conti era pur sempre mio padre... ma come si fa a provare dispiacere per una persona che non ti ha mai amata?
Scrollai questi pensieri dalla mia testa, quello non era ne il luogo ne il momento per lasciarsi andare a certe elucubrazioni complicate: primo perché il fuoco ed il fumo stavano aumentando così come la mia tosse. Secondo perché ora la cosa più importante era andare a controllare Andrè!
Così cercai di uscire il più velocemente possibile da quel castello che continuava a crollare su stesso pezzo dopo pezzo, finché non mi ritrovai nei giardini.
Guardandomi intorno notai che poco distante c'erano due tende e diversi soldati, così mi avvicinai a loro
< Perdonatemi, sapete dove sia il re? > chiesi al gruppo.
Ma prima che qualcuno potesse rispondermi, Jason attirò la mia attenzione verso la seconda tenda.
< Altezza, il re è qui dentro. Ha riportato alcune ferite, ma niente di grave per fortuna. La sua armatura e la sua abilità lo hanno salvato. Lo stanno medicando al momento, fra poco potrete vederlo. >
< Oh, sia lodato il signore! Jason, ho affidato mio padre a due guardie, ma dev'essere imprigionato il prima possibile... >
< Temete una fuga? >
< Si... quell'uomo sarebbe capace di tutto, e non voglio correre rischi. >
< Capisco altezza, me ne occupo subito. >
< Grazie Jason, di tutto! >
< Dovere > rispose solamente il soldato prima di incamminarsi.
Una voce femminile richiamò la mia attenzione:
< Milady, il re chiede di voi >
E facendole solo un cenno con il capo la congedai entrando nella tenda.
André era steso su un giaciglio di fortuna, con una coperta poggiata a coprire dal bacino in giù. Il suo petto era nudo, con alcuni bendaggi all'altezza dei fianchi. Il suo volto era pesto e livido in più punti e i lunghi capelli corvini ricadevano scompigliati sulle spalle. Ma in tutto questo, quando mi vide ebbe la forza di sorridermi.
< Hei > mi disse solamente per non sforzare troppo
< Hei... come ti senti? >
< Sono stato meglio >
< Mi dispiace così tanto... > gli dissi incapace di trattenere le lacrime
< Non è colpa tua, ma sono grato che tu sia tornata >
< Non potevo sopportare l'idea che ti accadesse qualcosa >
< Prometti che questa volta non te ne andrai? >
< Lo prometto. D'ora in poi niente mi porterà via da te e da questo posto! >
E segna lasciargli il tempo di rispondere mi sporsi e poggia un delicato bacio sulle sue labbra.
Fu lui a voler approfondire leggermente quel contatto, che mi era mancato come l'aria.
Presa dal viaggio, dall'ansia e dallo scontro non avevo avuto tempo e modo di soffermarmi troppo a pensare a quanto avessi effettivamente sentito la sua mancanza, ma bastò quel semplice bacio a ricordarmi che non avrei potuto più vivere senza.
< Appena sarò in grado di alzarmi da questo letto ho intenzione di sposarti > annunciò appena staccatosi dalle mie labbra
< Andrè, non c'è niente al mondo che desideri di più che essere tua moglie, ma al momento in quanto sovrano la tua priorità dovrà essere il tuo popolo. Le loro case sono state distrutte, hanno perso gran parte di quello che avevano... e poi c'è mio padre che dovrà essere processato, il castello ricostruito. E io dovrò fare un breve ritorno a casa mia per qualche tempo >
< Perché? > mi chiese allarmato
< Beh, il mio regno è scoperto: mia madre non c'è più da molto tempo, le mie sorelle sono tutte sposate con famiglia, e con l'assenza di mio padre io sono l'unica erede al trono del mio regno. Come tu dovrai pensare al tuo popolo io dovrò occuparmi del mio... > cercai di spiegargli seria e preoccupata della situazione che non avevo idea di come affrontare, dopotutto non ero stata addestrata per diventare una regina. Ma Andrè continuava a guardarmi senza smettere di sorridere.
< Sai perché ti ho detto che voglio sposarti al più presto? Perché con il nostro matrimonio uniremo i nostri due regni e potremmo prenderci cura del nostro popolo insieme, da un confine all'altro. >
Soppesai le sue parole per qualche momento e mi resi conto che la cosa aveva senso! Quante volte nei libri di storia avevo letto di matrimonio combinati per alleanze politiche e convenienze territoriali: la nostra sarebbe stata la prima unione che avrebbe combinato l'amore e la convenienza portando prosperità ai nostri territori, in più ero sicura che tutta la popolazione avrebbe tratto giovamento da questa novità.
< Bene altezza, se intendete portare avanti la vostra causa dovrete farlo come si conviene ad un re > gli dissi sorridendo maliziosamente. < Ma questo non toglie che dovrò comunque fare ritorno al mio palazzo per dare disposizioni, sistemare gli ultimi affari di mio padre e cose simili. >
< Ed io che speravo di averti convinta a non andare... >
< Non vi preoccupate vostra grazie, questa volta sarà solo temporanea la distanza. Non vi libererete più di me, ve lo posso assicurare > dissi scherzosamente prima di impossessarmi nuovamente delle sue labbra.
Ci concedettero qualche altro minuto, ma poi mi dissero che il re aveva bisogno di riposare quindi uscì dalla tenda, dove Jason mi stava aspettando.
Mi disse che aveva già dato l'ordine di portare il prigioniero al secondo palazzo, in cui ci saremmo trasferiti tutti in attesa che questo venisse ricostruito.
La carrozza del re fu allestita il giorno successivo con tutto quello che era necessario affinché potesse affrontare il viaggio alla seconda dimora, e naturalmente io rimasi al suo fianco per tutto il viaggio. Fortunatamente era distante solo due giorni.
Al nostro arrivo Eveline e Katy si gettarono fra le mie braccia in lacrime, convinte che fossi ancora fra le grinfie di quel mostro, e quando dissi che se ero libera era grazie a Jason, la moglie gli gettò le braccia al collo baciandolo con ardore, come se fossero soli, ma quella visione non diede fastidio a nessuno dei presenti. Perché guardandoci intorno, vedemmo tantissimi soldati stretti fra le braccia delle loro spose e dei loro figli, che festeggiavano la riuscita della guerra, ma soprattutto che i loro cari fossero tornati a casa sani e salvi.
Mi concessi una settimana di riposo anche per prendermi cura di Andrè ed assicurarmi che si fosse ripreso del tutto. Ma il pensiero dei miei doveri a palazzo, specialmente con l'imminente inizio del processo a mio padre (a cui decisi che non avrei presenziato) occupava una buona parte dei miei pensieri.
Andrè mi diede una piccola scorta con cui viaggiare, considerando che quel mostro di Smith era ancora libero, nascosto chissà dove, e non ci fu modo di fargli cambiare
idea.
L'unica cosa che riuscì ad ottenere fu lasciare a casa Jason affinché potesse stare un po' tranquillo con sua moglie, dopotutto aspettavano il primo figlio.
Tornare a casa fu decisamente strano. Erano passati mesi da quando ero uscita da quel portone decisa a non farvi più ritorno... e invece c'ero tornata eccome, e da regina per di più.
Al contrario di quello che mi ero immaginata, il mio ritorno fu accolto con esultanza e giubilo da parte di tutte le persone del castello e della cittadella. Furono organizzate grandi feste in mio onore che durarono diversi giorni, a cui parteciparono ancora tutte le mie sorelle con le loro famiglie.
Terminati i festeggiamenti ovviamente dovetti spiegare dov'ero stata in tutto quel tempo, cosa era successo e se avevo notizie di nostro padre.
Fu un racconto duro da affrontare, e nonostante la rabbia che ancora covavo nei suoi confronti c'era una piccola parte di me che era dispiaciuta per com'erano andate le cose.
Ovviamente le mie sorelle non erano minimamente a conoscenza delle intenzioni di mio padre per il mio futuro, e per quanto secondo loro il mio modo di agire non si addiceva ad una lady del mio rango, erano contente che avessi trovato il mio vero amore.
Mettere mano a tutti gli affari di mio padre fu la cosa più complicata che avessi mai fatto: non solo c'erano conti che non tornavano, documenti strani e firme di persone sconosciute, ma alcuni erano talmente loschi con gente talmente poco raccomandabile... ma daltrocanto perché stupirsi?
Nessuno aveva mai saputo la vera provenienza di tutte le ricchezze della mia famiglia, e di certo nessuno aveva mai fatto domande a riguardo, ed un motivo c'era. Ma io non ero disposta a continuare certe trattative, e così con l'aiuto del mio esercito cercai di chiudere più affari possibile, stipulandone di nuovi in maniera onesta, con gente fidata e leale.
Per mettere una parvenza d'ordine in tutto quel macello e lasciare il mio castello con delle direttive decenti mi ci vollero due mesi interi!
In tutto questo periodo mantenni una fitta corrispondenza con il mio Andrè che si interessò molto di come stavano andando le cose in quella che sarebbe diventata la metà del nostro nuovo regno. Ma soprattutto mi scriveva di quanto gli mancassi e quanto non vedeva l'ora che tornassi da lui, e lo stesso valeva per me.
Il giorno della partenza per il suo castello, il mio cuore scoppiava talmente tanto di gioia che avrei voluto cavalcare senza sosta per arrivare il prima possibile. Ci volle una settimana per arrivare a destinazione, e ogni giorno che passava eravamo sempre più vicini.
Quando finalmente il ponte levatoio del castello si abbassò, vidi subito che lui era li, in piedi ad attendermi, così entrai nella cittadella, scesi con un balzo dal cavallo e mi gettai nelle sue braccia che stavano aspettando solo me.
Rimanemmo chiusi in quell'abbraccio per diversi minuti, che per me potevano essere anche una vita intera, senza che ci accorgessimo di quello che accadeva attorno a noi.
Quando ci staccammo ci scambiammo un lungo sguardo e poi, senza attendere oltre mi baciò a lungo ed a fondo. Era la sensazione più bella del mondo e sapevo che da quel giorno in poi sarebbe stata la mia quotidianità per sempre.
Entrammo abbracciati a palazzo, scambiandoci semplici chiacchiere sul viaggio e altre facezie, consapevoli del fatto che niente ci avrebbe più separati e il futuro si apriva radioso davanti a noi.

FINE!

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