Harry e Jamie Potter E La Mappa del Malandrino

di eltanin12
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In cui le pantofole di Zio Vernon vengono rovinate ***
Capitolo 2: *** In cui Zia petunia fa amicizia con lo spazzolone ***
Capitolo 3: *** In cui Zia Marge assaggia biscotti pericolosi ***
Capitolo 4: *** In cui Harry e Jamie incontrano il Ministro della Magia ***
Capitolo 5: *** In cui Jamie si perde al Ghirigoro e fa un insolito acquisto ***
Capitolo 6: *** In cui Moccì si scontra con Malfoy e non gradisce le carrozze ***
Capitolo 7: *** In cui Moccì paragona Jamie a un'anatra ***
Capitolo 8: *** In cui Moccì si mimetizza sui calderoni ***
Capitolo 9: *** In cui Jamie mangia dei cupcake gratis ***
Capitolo 10: *** In cui si fanno chiacchiere su Cedric Diggory ***
Capitolo 11: *** In cui Moccì sgrida Jamie ***
Capitolo 12: *** In cui Pansy Parkinson colpisce Malfoy con un calcio sul naso ***
Capitolo 13: *** In cui Jamie inciampa a causa di una torta alla panna ***
Capitolo 14: *** In cui Harry ricorda i suoi soldatini ***
Capitolo 15: *** In cui Moccì mangia una fata ***
Capitolo 16: *** In cui si scopre che le bugie semplici sono le più efficaci Pt. 1 ***
Capitolo 17: *** In cui si scopre che le bugie semplici sono le più efficaci Pt. 2 ***
Capitolo 18: *** In cui qesta torta alla melassa batte quella della Signora Weasley ***
Capitolo 19: *** In cui Yardley Platt non attacca i nostri eroi nell'atrio ***
Capitolo 20: *** In cui Baston va su di giri per la Firebolt ***
Capitolo 21: *** In cui Ron perde Crosta e Harry ha di nuovo la sua Firebolt ***
Capitolo 22: *** In Cui Pucey viene appeso a testa in giù e Pix lo tormenta ***
Capitolo 23: *** In cui Jamie cerca una gelatina al cioccolato ma ne trova una al sapone ***
Capitolo 24: *** In cui si scopre la verità sul fantasma della Stamberga Strillante ***
Capitolo 25: *** In cui Piton subisce una notevole delusione ***



Capitolo 1
*** In cui le pantofole di Zio Vernon vengono rovinate ***



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Ciao a chi si è avventurato qui dentro. Il disegno qui sopra ritrae i due protagonisti : Harry e Jamie.
Questa è la mia prima fan fiction, non avevo intenzione di scriverne una, ma poi l'ispirazione è venuta da sola, grazie al mio inconscio, e non ho potuto farci nulla. 
Ho cercato di rimanere fedele all'universo della Rowling, per questo non ho effettuato tagli nel testo, anche laddove non cambia, e di rendere i personaggi così come lei li ha creati.
Spero di esserci riuscita. Scusate per la presentazione striminzita, ma mi sento un po' in imbarazzo in questa occasione. Spero che lascerete dei commenti, sia positivi che negativi, saranno ben accetti.
Ok, faccio scattare il camomilla time, e la smetto di scrivere. Gli aggiornamenti arriveranno una volta a settimana
Buona lettura.







 I lampioni di un grazioso  quartiere residenziale, erano tutti spenti. A illuminare le ville a schiera c’era solo la tenue luce della luna. Bambini e adulti erano nelle braccia di Morfeo ormai da ore.
Soltanto una luce fioca si poteva intravedere a una finestra, più precisamente, per i curiosi, al numero 4.
Il numero 4 di Privet Drive.
In quella casa non tutti dormivano. In una piccola stanza al secondo piano, un ragazzo, dai capelli corvini e spettinati, stava scrivendo, sdraiato sul letto a pancia in giù, con la sola luce di una torcia.
Aveva la fronte aggrottata, distorcendo la cicatrice a forma di saetta, che da sempre, aveva sulla fronte.
Faceva scivolare piano la penna su un foglio di pergamena, intingendola con cautela nell’inchiostro davanti a lui, se i suoi zii si fossero svegliati sarebbe stata la fine.
«No, se non faccio il tema di Piton, per me è la fine» sussurrò leggendo una pagina del suo libro di pozioni.
A un tratto qualcosa nella camera si mosse, puntò piano la torcia verso l’origine del rumore.
Una ragazza nel letto accanto si rigirava inquieta tra le lenzuola, il ragazzo si sistemò meglio gli occhiali, e si alzò piano per non rovesciare l’inchiostro, dirigendosi con una certa preoccupazione verso di lei.
Si sedette piano al bordo del letto e iniziò a chiamarla, scuotendola perché si svegliasse.
«Jamie» pronunciò il suo nome più volte, finché quella non aprì gli occhi.
«H-Harry» disse lei tremando.
«Hai avuto un incubo. Stai bene ?» le chiese preoccupato
«Sì, è tutto ok....» lo rassicurò, asciugandosi la fronte con la mano «Era...sembrava così reale», premette il viso contro il cuscino, crecando di reprimere il senso di nausea. « Il basilisco che ti uccide» «Non mi ha ucciso» rispose calmo massaggiandole la schiena.
«Ma poteva, ed io non c’ero. Ero bloccata dalle rocce, perché tu hai voluto portare con noi Allock» ribatté lei debolmente con tono di leggero rimprovero.
Harry rimase qualche secondo in silenzio, osservando la massa nera e selvaggia che nascondeva totalmente il viso della ragazza.
«Jamie, non fare così. Non è colpa tua, è finito tutto bene, non ero solo, c’era Fanny con me» disse di nuovo, sorridendo.
«Certo, lo so. Me lo hai già raccontato un sacco di volte».
«E allora?» incitandola a continuare un pensiero lasciato a metà.
«Allora ho solo te Harry e non voglio perderti. Sei l’unica famiglia che ho», disse alzandosi e puntando gli occhi nocciola in quelli verdi del ragazzo.
«Anche tu sei la mia famiglia, sorellina».
Per risposta gli arrivò un pugno sul braccio «Ahia» protestò lui.
«Non usare un tono accondiscendente con me » poi appoggiò la testa sulla sua spalla con un sospiro.
«Oh, un pugno. Ora manca solo una frecciatina e poi saprò che sei tornata normale» pronunciò arruffandole i capelli neri come la pece.
«Troll» sussurrò lei riappoggiandosi sulla sua spalla.
«Grazie»
«No, Troll è il voto che prenderai da Piton, se non finisci quel tema sulle pozioni restringenti».
«Come sai che-»
«E’ da due giorni che ci lavori, se mi avessi dato ascolto lo avresti già finito, invece-».
«Sono affetto da lazzaronaggine acuta» concluse per lei, provocandole una risata sommessa.
Jamie si sdraiò, ora più calma. Harry le diede un buffetto sulla guancia, poi cercando di non fare scricchiolare il parquet, si diresse di nuovo verso il suo letto, e il tema di pozioni ancora incompiuto.
«Jamie, promettimi che smetterai di fare questi brutti sogni» disse sdraiandosi a pancia in giù.
«Andrà meglio quando torneremo a Hogwarts, Harry» lo rassicurò lei.
«Jamie» la ammonì lui.
«Bene, non farò incubi» biascicò lei in uno sbadiglio.
«Hai sonno, cerca di dormire ora» le consigliò lui distratto mentre intingeva la penna nell’inchiostro.
«Non so, non ho granché voglia di dormire ora» dicendolo si voltò verso il fratello.
«Allora conta le pecore» propose senza alzare gli occhi dal libro.
«No, preferisco dei piccoli Dudley grassocci con la coda da maialino» rispose seria.
Harry sollevò lo sguardo dalla pergamena, fissandola per un attimo, poi emise uno sbuffo tentando di reprimere le risa, sua sorella ebbe la medesima reazione, ma molto più rumorosa della sua.
Rise di gusto, non preoccupandosi degli zii, nella stanza alla fine del corridoio.
«Shhh,  Jamie, non dobbiamo svegliarli»
«Ma certo Mr Prefetto» lo stuzzicò lei
«Non sono un Prefetto» ribatté indignato
«Quando fai così sembra proprio di sì»
Per risposta le arrivò un cuscino in piena faccia.
«Non mi sfidare fratellino» minacciò lei, sedendosi dritta con le gambe giù dal letto, rilanciando il cuscino, per poi, senza alcun avviso correre e saltare addosso a Harry rovesciando tutto l’inchiostro.
«Oh Jamie. Zia petunia mi ucciderà»
«Ci ucciderà fratellino» precisò lei«Ma ormai manca poco e ce ne andremo» rispose lei, arrestandosi mentre dei passi veloci e pesanti si dirigevano verso la loro porta.
I due fratelli sobbalzarono, e Jamie guardò Harry con fare colpevole mordendosi il labbro. Questo è peggio del basilisco si disse. Già, le sue zanne, oh no, non di nuovo.
 All’improvviso un’idea, si alzò veloce e corse alla porta aprendola e dopo poco si trovò di fronte zio Vernon furibondo «Potter che diamine fate a quest’ora di notte?!» esclamò paonazzo con la  vena sulla fronte che s’ingrossava.
Jamie, per tutta risposta, assunse l’aria più malconcia che potesse avere e senza troppe cerimonie vomitò sulle pantofole dell’uomo tarchiato davanti a lei.
«Scusa zio, non stavo bene. Ora però va meglio» disse placidamente.
Un urlo di rabbia spropositato per l’una di notte e per quel quartiere, inondò la casa.
Zia Petunia spaventata accorse dal marito, in una buffa camicia da notte a motivi floreali e babbucce rosa.
«Vernon caro, che è successo?» chiese spaventata , tastandosi i bigodini enormi coordinati con le ciabatte.
Dal canto suo Vernon Dursley stava, con furia, tentando di far sgusciare via i suoi piedi grassocci dalle pantofole inondate dal vomito, con evidente divertimento di Jamie e di Harry, che l’aveva raggiunta.
«Petunia, questo dannatissimo mostro mi ha vomitato addosso, di nuovo» biascicò lui, ormai la vena aveva dimensioni inumane.
Sì, perché non era una cosa insolita per quel diavoletto, successe la prima volta a 3 anni e quella pappa aveva un sapore orrendo, ma di certo non si sarebbe mai scordata la reazione buffa (così l’aveva trovata al momento) dello zio che imprecava.
A mali estremi, estremi rimedi si diceva, e lei quel detto lo prendeva spesso in parola.
Non era piacevole, ma ricordandosi il sogno, il senso di nausea era tornato, volendoli poi distrarre da una macchia d’inchiostro, e dai compiti di scuola, era necessario sporcare qualcos’altro.
Le pantofole dello zio furono provvidenziali in quel momento.
«Vernon non agitarti mi sporchi il parquet nuovo» mugolò zia Petunia «Ora prendo un sacchetto in cui metterle e poi le infilo subito in lavatrice» disse lei osservando con evidente repulsione le pantofole.
Così dicendo sparì giù per le scale.
«Allora, adesso pulisci questo pasticcio, Potter» minacciò lui additando Jamie.
«Non è colpa mia, non stavo bene davvero» si giustificò lei, «Scusa zio» aggiunse, anche se il sorrisetto sulle labbra lasciava trapelare tutt’altro.
«Ah sì, e se v’impedissi di tornare in quella maledettissima scuola?» continuò lui tentando di intimorirli.
«Bene, così ci avrai tra i piedi tutto l’anno, anche a Natale» disse Harry gelido.
 «D’altra parte, se a settembre non ci vedranno arrivare, potrebbero anche venire qui a controllare. E’probabile che arrivi il preside in persona, o magari Hagrid.» aggiunse Jamie con un ghigno.
A quel nome zio Vernon si zittì contorcendo la bocca, come se si stesse trattenendo dallo sputare una massa di parole tutte insieme.
Sapevano bene che Hagrid non aveva fatto una buona impressione agli zii. Il mezzo gigante li aveva terrorizzati parecchio, per non dire che era stata lui la causa della coda a maialino di Dudley.
«Immagina, un gruppo di persone come noi» riprese Harry indicando se stesso e la sorella «Che invadono il giardino e bussano alla porta. Cosa penseranno i vicini?»
In quel momento zia Petunia ricomparve dalle scale come un sacchetto di plastica in mano.
«Ecco. Vernon infilale qua dentro» disse aprendo il sacchetto.
«Ma sei matta, io le mani su quelle robe non ce le metto» esclamò guardando in tralice prima la moglie poi le pantofole davanti a lui  «Prendile Potter. Combina qualcosa al contrario dei vostri genitori falliti» le ordinò perfido.
Jamie con noncuranza prese le pantofole e le infilò nel sacchetto tenuto ancora aperto da sua zia, poi d’improvviso inciampò in non si sa cosa e con le mani sporche finì addosso a zio Vernon.
Ovviamente fu un incidente, secondo lei. Vernon Dursley, però, non la prese bene.
Urlò per una buona mezz’ora, con la moglie che lo scortava in bagno.
«Vernon, la pressione alta» ricordò al marito preoccupata.
«COSA VUOI CHE ME NE IMPORTI» lo sentirono urlare dal bagno di rimando, prima di tornare in camera e spostare i loro due bauli vuoti davanti alla porta, nel caso lo zio avesse fatto irruzione.
«Harry guarda alla finestra» indicò col dito tre piccole figure appollaiate sul davanzale.
«Sono dei gufi» disse lui sorpreso.
«Harry» chiamò lei fissando la sveglia sul comodino «Sono le due, è il 31 luglio. Buon compleanno fratellino» disse sorridendo.
Anche lui le sorrise «Buon compleanno sorellina» rispose, poi si diresse ad aprire la finestra per fare entrare quelle povere bestiole che picchiettavano sul vetro, impazienti.
I due gufi più grossi sorreggevano il terzo che sembrava privo di sensi.
Atterrarono poi con un morbido flump sul letto di Harry, e il gufo in mezzo, si rovesciò su un fianco e giacque immobile.
Aveva un voluminoso pacco legato alle zampe.
I fratelli riconobbero subito il gufo: si chiamava Errol, e apparteneva alla famiglia Weasley. Harry balzò subito sul letto, slegò le corde attorno alle zampe di Errol e prese il pacco, mentre Jamie sollevò il gufo tra le braccia e lo portò nella gabbia di Edvige. Il gufo aprì un occhio appannato, fece un debole verso di ringraziamento e tuffò il becco nella vaschetta dell’acqua.
Jamie tornò vicino ad Harry e volsero la loro attenzione verso gli altri due uccelli.
Uno dei due, una civetta candida, era la loro Edvige. Anche lei portava un grosso pacco, e sembrava estremamente soddisfatta di sé. Diede a Jamie un colpetto affettuoso col becco mentre la liberava dal fardello, poi volò attraverso la stanza per raggiungere Errol.
Harry intanto si avvicinò al terzo gufo che non riconobbe, era un bell’animale fulvo, ma capì all’istante da dove veniva perché, oltre a un terzo grosso pacco, portava due lettere col sigillo di Hogwarts.
Quando Harry gli prese il pacco, il gufo arruffò le piume con aria d’importanza, spalancò le ali e spiccò il volo nella notte attraverso la finestra.
Harry e Jamie radunati i pacchi si sedettero sul letto di lui, e per primo decisero di iniziare da quello di Errol.
Jamie strappò l’involucro e scoprì due regali avvolti in carta dorata, insieme al primo biglietto d’auguri della loro vita.
Jamie guardò con complicità il fratello per poi aprire, emozionata, la busta. Ne scivolarono fuori due fogli di carta: una lettera e un ritaglio di giornale.
Il ritaglio  proveniva chiaramente dal quotidiano dei maghi, La Gazzetta del Profeta, perché le foto in bianco e in nero erano animate. Harry lo prese dalle mani della sorella, lo dispiegò e lesse ad alta voce:
DIPENDENTE DEL MINISTERO DELLA MAGIA
VINCE GROSSO PREMIO
Arthur Weasley, Direttore dell’Ufficio per l’Uso Improprio dei Manufatti dei Babbani al Ministero della Magia, ha vinto il primo premio della lotteria annuale Super Galeone d’Oro della Gazzetta del Profeta.
Il signor Weasley soddisfattissimo, ha dichiarato alla Gazzetta del Profeta: « Useremo il premio per una vacanza in Egitto, dove mio figlio maggiore, Bill lavora come Spezzaincantesimi per la Banca dei Maghi Gringott».
La famiglia Weasley trascorrerà un mese in Egitto, ma tornerà in tempo per l’inizio del nuovo anno scolastico a Hogwarts, dove attualmente sono iscritti cinque dei sette ragazzi Weasley.
 
Harry e Jamie guardarono la foto animata, e un grande sorriso si allargò sul volto di entrambi quando videro tutti e nove i Weasley che li salutavano agitando freneticamente un braccio, in piedi davanti a un’alta piramide. La piccola e rotondetta signora Weasley, l’alto signor Weasley, sempre più stempiato, sei figli e una figlia, tutti quanti( anche se dall’immagine non si poteva vedere) forniti  di capelli rosso fiamma. Proprio al centro della foto c’era Ron, altro e dinoccolato con il topo Crosta sulla spalla e il braccio attorno alle spalle della sorellina Ginny.
Per loro nessuno meritava di vincere quel premio più dei Weasley, che erano estremamente simpatici e molto poveri.
Harry prese la lettera di Ron , il loro migliore amico, e l’aprì.
 
Cari Harry e Jamie,
Buon Compleanno!
E’ bellissimo qui in Egitto. Bill ci ha portati a vedere le tombe e non vi immaginate nemmeno tutte le maledizioni che quegli antichi maghi egizi ci hanno ficcato dentro. La mamma non ha voluto che Ginny mettesse piede nell’ultima.
Era piena di scheletri mutanti, di Babbani che erano riusciti a entrare e gli erano cresciute delle teste in più e roba del genere.
Non riesco a credere che papà abbia vinto quel premio, i soldi li abbiamo spesi quasi tutti per questa vacanza, ma mi compreranno una bacchetta nuova per il nuovo anno scolastico.
 
I fratelli ricordavano piuttosto bene la circostanza in cui la vecchia bacchetta di Ron si era spezzata.
Era successo quando l’auto volante con cui stavano andando a Hogwarts si era schiantata contro un albero nel cortile della scuola.
 
Torneremo una settimana prima dell’inizio della scuola e andremo a Londra a  comprare la bacchetta e i libri nuovi.
Ci vediamo là?
A proposito Fred e George dicono che hanno qualcosa da mostrarti Jamie, quando ci vedremo, volevano spedirtelo ma non ha superato i controlli.
Non sono riuscito a scoprire cosa sia, ma aspettati di tutto.
Non fatevi mettere sotto dai Babbani
Cercate di venire a Londra.
PS: Percy è diventato Caposcuola. Ha ricevuto la lettera la settimana scorsa.
 
«Sono curiosa di sapere cosa devono mostrarmi i gemelli» disse Jamie con entusiasmo.
«Conoscendoli sarà qualcosa di pericoloso» rispose l’altro con un ghigno
«Ma estremamente divertente» sorrise lei di rimando «Percy Caposcuola, non avevo dubbi» disse con la foto in mano e fissando il fratello Weasley dai capelli ricci, notando solo ora un distintivo appuntato sulla giacca.
Poi rivolsero l’attenzione ai regali.
Harry scartò il primo. Dentro c’erano quelli che sembravano due trottole di vetro in miniatura.
Sotto c’era una scritta che Harry lesse di nuovo ad alta voce:
 
Ragazzi, questi sono Spioscopi Tascabili. Se nei dintorni c’è qualcuno di cui non fidarsi, dovrebbe accendersi e cominciare a girare. Bill dice che è robaccia per maghi in vacanza e che non ci si può fidare, perché ieri sera uno di questi ha continuato a girare per tutta la cena. Ma non si era accorto che Fred e George gli avevano messo degli scarafaggi nella minestra.
Ciao da Ron
 
 
Jamie prese gli Spioscopi e li mise sul comodino, dove rimasero fermi, in equilibrio sulla punta.
«Questi potrebbe farci davvero comodo» osservò lei fissandoli
«Certo, nel caso che un nuovo serpentone attenti di nuovo alle nostre vite» ironizzò lui« Jamie cerchiamo di avere un anno normale»
«Noi, un anno normale? Sogni troppo Harry» disse scuotendo la testa.
«Pessimista»
«No, realista. Apriamo l’altro? Spero ci sia da mangiare»
«Certo, dopo che uno vomita la scarsa cena. Ovvio che ha fame» la rimproverò lui
«Dai non hanno notato l’inchiostro no? Peccato che lo zio non sia scivolato per terra»
«A sporcarlo» disse Harry scartando il secondo pacco «Ci hai già pensato tu».
Lei rise «Ero inciampata».
Lui lasciò cadere la questione, in fondo non era stato male. No, era stato spassoso.
Finalmente liberò il pacco dalla carta e Jamie prese veloce la lettera, stavolta da parte di Hermione.
«Ehi perché devi leggerla tu» protestò lui
«Tu hai scartato, e poi hai letto tu prima» disse aprendo la busta e facendogli una linguaccia.
Harry sbuffò ma aspettò che cominciasse a leggere.
 
Ciao Jamie,
Ciao Harry,
Sono in vacanza in Francia al momento e non sapevo come fare a spedirvi questo pacco: e se per caso lo aprivano alla frontiera? Ma poi è spuntata Edvige! Credo che volesse essere sicura che voi riceveste qualcosa per il  compleanno, tanto per cambiare. Vi ho comprato questi regali via gufo, c'era la pubblicità sulla Gazzetta del Profeta (me la faccio recapitare qui, è bello tenersi aggiornati sulle novità del mondo della magia). Avete visto la foto di Ron e della sua famiglia una settimana fa? Scommetto che sta imparando un sacco di cose, sono davvero invidiosa: i maghi dell'antico Egitto erano affascinanti. 
Anche qui ci sono tracce di un passato di stregoneria, comunque. Ho ri-scritto tutto il tema di Storia della Magia per inserire alcune delle cose che ho scoperto. Spero che non sia troppo lungo, sono due rotoli di pergamena in più di quello che ha chiesto il professor Rüf. 
Ron dice che sarà a Londra l'ultima settimana di vacanze. Voi ce la farete? Vostra zia vostro zio vi lasceranno venire? Spero proprio di sì. Altrimenti ci vediamo sull'Espresso di Hogwarts il primo settembre! 
Vostra
Hermione 
 
P.S. Ron dice che Percy è diventato Caposcuola. Ci scommetto che ne è felice. Ron invece non sembra troppo contento. 
 
Risero di nuovo e si concentrarono sul pacco, era molto pesante, e conoscendo Hermione potevano essere due tomi giganteschi pieni di incantesimi difficili.
I loro cuori fecero un balzo quando Harry estrasse una custodia in pelle con scritto Kit di manutenzione per manici di scopa.
«Wow...» commentò Harry senza parole.
«Grazie mille, Hermione» sorrise Jamie prima di frugare nella scatola ed estrarne un libro intitolato.
I giocatori di Quidditch dall’undicesimo secolo ad oggi. 
«Uh bene, questo potrebbe darci idee su nuove mosse per quest’anno» disse sfogliandolo con interesse, mentre Harry osservava minuziosamente tutti gli oggetti che il kit conteneva.
I Potter erano appassionati di Quidditch, Harry era entrato a far parte della squadra sin dal primo anno come Cercatore, mentre Jamie soltanto nel secondo anno, dopo che ci fu un posto libero come Cacciatrice in squadra.
Le piaceva cacciare, inoltre in squadra c’erano anche Fred e George, l’avevano presa subito sotto la loro ala.
Jamie prese poi l’ultimo pacco,era di Hagrid, il guardiacaccia di Hogwarts.
Iniziò a togliere i primi strati di carta quando il pacco, o meglio, il contenuto all’interno, ebbe un fremito.
Si ritrassero entrambi istintivamente e si guardarono nervosi.
Hagrid non avrebbe mai mandato loro qualcosa di pericoloso intenzionalmente, ma d’altra parte il mezzo gigante aveva una concezione del pericolo ben diversa dalla media.
Era famoso per aver addomesticato Ragni Giganti, cani famelici a tre teste e aver fatto entrare illegalmente a scuola uova di drago.
Harry tastò piano il pacco, questo si mosse di nuovo.
«Dunque, tu tienilo fermo, io libero qualunque cosa ci sia lì dentro, ok?» propose Jamie fissando incerta la scatola.
«D’accordo» approvò il fratello prendendo saldamente il pacco con due mani.
La ragazza mise dietro le orecchie delle ciocche ribelli, afferrò gli ultimi strati di carta e tirò.
Ne uscì un libro. Ebbero appena il tempo di notare la bella copertina verde con scritto Il libro mostro dei mostri, prima che il volume scattasse in equilibrio sul bordo dandosi alla fuga di traverso sul letto come un granchio imbizzarrito.
«Oh oh» borbottarono all’unisono.
Il libro cadde dal letto con un tonfo sordo e attraversò rapido la stanza. Harry lo seguì guardingo. Il libro si era nascosto nello spazio buio sotto la scrivania.
Pregando che i Dursley fossero di nuovo profondamente addormentati, Harry, seguito a ruota dalla sorella, si mise a quattro zampe e si tese verso il dono.
«Ahia!»
Il libro si chiuse di colpo sulla sua mano e poi corse via sbatacchiando.
Harry avanzò carponi, si slanciò in avanti e cercò di appiattirlo, Edvige e Errol lo osservarono con interesse, mentre lui, stringeva saldamente il libro tra le braccia.
Jamie andò verso un cassettone e ne estrasse una cintura «Harry, leghiamolo con una di queste» disse avvicinandosi al libro e circondandolo con la cinghia, per poi stringerla e fissarla in uno degli ultimi buchi.
«Spero non gli faccia male» osservò con sguardo critico il libro, che continuava a dimenarsi cercando di riaprirsi, ma senza successo.
«Meglio lui che noi» commentò Harry allentando piano la presa, per assicurarsi che la cintura reggesse, poi lo gettò sul letto e prese il biglietto di Hagrid.
 
 
Ciao Harry e Jamie,
Buon compleanno!
Credo che troverete questa cosa interessante per il prossimo anno. Purtroppo ho potuto inviarvene solo uno. Non vi dico altro adesso. Vi dico quando vi vedo.
Spero che i Babbani vi trattano bene.
Statemi bene,
Hagrid
 
A Harry parve alquanto allarmante che Hagrid trovasse utile un libro mordace, ma Jamie ridacchiò prima di dire: «Possiamo sempre fargli rincorrere Dudley no?» e con rinnovato interesse prese a fissare il libro.
Anche Harry rise immaginandosi la scena, poi rivolsero la loro attenzione alle lettere di Hogwarts, erano più voluminose del solito, così aprirono le rispettive buste e ne estrassero un primo foglio, il contenuto era identico:
 
Caro/a Signor/ina  Potter,
Ci preghiamo di informarla che il nuovo anno scolastico comincerà il primo settembre. L’espresso per Hogwarts partirà dalla stazione di King’s Cross, binario nove e tre quarti, alle undici in punto.
Gli studenti del terzo anno hanno il permesso di visitare il villaggio di Hogsmeade in alcuni finesettimana stabiliti.
La preghiamo di restituirci l’autorizzazione allegata, firmata da un genitore o da un tutore.
Allego la lista dei libri di testi per il prossimo anno.
Cordialmente,
Professoressa M. McGranitt
Vicepreside
PS: Il Professor Silente si unisce a me nell’augurarvi un felice compleanno.
 
I Potter estrassero le autorizzazioni  guardandosi senza più l’ombra di un sorriso, sarebbe stato fantastico andare a Hogsmeade con gli altri, era un villaggio abitato solamente da maghi e non vi avevano mai messo piede prima. Ma come avrebbero fatto a convincere gli zii a far loro questo favore e firmare il permesso.
«Ora vorrei non avergli rigurgitato addosso» ammise Jamie sconsolata.
«Già, la prossima volta, per evenienza, non farlo proprio del tutto. Anzi se ti dovesse capitare di pensarci, dimmelo e ti fermo all’istante» disse spingendola scherzosamente «Pazza furiosa».
Lei rise « Sì. La mia sanità mentale non è mai stata molto stabile. Ma non voglio rinunciare a Hogsmeade.»
«Nemmeno io, ma come facciamo?» chiese lui, pensando a quali possibilità avessero di convincere uno zio furioso a renderli felici per la prima volta in tredici anni.
All’improvviso Jamie si alzò e prese la torcia dirigendosi verso la porta, Harry preoccupato la seguì. «Jamie non abbiamo bisogno di altri guai» la rimproverò.
«No, ho trovato la soluzione. Vieni con me, dobbiamo andare a prendere le nostre cartelle», una strana luce balenava nei suoi occhi color nocciola.
«Per fare cosa? I libri che ci servono li abbiamo presi già, no?» disse Harry confuso.
I Dursley non volevano magia in giro per casa, perciò avevano requisito tutte le loro cose mettendole nel ripostiglio. Solo dopo una settimana, però, erano riusciti a sgusciare di sotto e a prendere i libri, inchiostro, penne e pergamene senza farsi scoprire.
«Di fatti non ci servirà un libro, ma una boccetta» enunciò lei enigmatica «Adesso spostiamo i bauli. Aiutami» aggiunse, visto che suo fratello era rimasto immobile a fissarla.
Harry dubbioso prese l’altro lato dell’enorme bagaglio e lo spostarono piano, con estrema delicatezza,posandolo poco più in là.
Successivamente fu il turno del secondo, con la medesima procedura. Liberata la porta, uscirono nel corridoio, controllando più volte che tutti i Dursley fossero profondamente addormentati.
Harry, incerto, camminava dietro di lei a pochi passi di distanza.
Con pesante lentezza scesero le scale, fermandosi ad ogni scricchiolio, e poi più liberamente, una volta al piano di sotto, si diressero al ripostiglio.
Una volta lì, Jamie estrasse una forcina, appuntata all’elastico dei pantaloni della tuta. Dopo pochi minuti la serratura scattò, come un paio di mesi fa, e lei passò la torcia ad Harry «Tienila e puntala in avanti» bisbigliò.
Il fratello eseguì, oramai curioso di sapere cosa avesse in mente.
Jamie frugò, cercando di produrre meno rumore possibile, fino a che non ritornò fuori con un enorme sorriso stampato in faccia.
«Ecco la nostra salvezza» disse mostrando la piccola bottiglietta che teneva in mano.
«Cos’è, veleno?» chiese.
«No, elisir dell’euforia» sussurrò agitandoglielo davanti agli occhi.
«Cioè? »
Le si accigliò «Elisir dell’euforia, Harry» spiegò con impazienza «L’ha nominato Piton durante le ultime lezioni»
«Mi sarà sfuggito, ma come intendi usarlo?» le domandò «E soprattutto come l’hai avuto?»
Lei liquidò la questione con un gesto, richiuse lo sgabuzzino e gli fece cenno di tornare di sopra.
«Una volta in camera ti spiego» disse voltandosi verso di lui sulle scale, poiché la stava fissando con aria corrucciata.
«Nemmeno avessi rubato un micidiale veleno» sibilò a denti stretti la ragazza.
Una volta al sicuro in camera si sedettero sul pavimento e la ragazza iniziò ad illustrargli il suo piano.
«Dunque, mi sono interessata a questa pozione non appena Piton ne ha descritto gli effetti: la persona che la beve entra in uno stato estremo di buonumore; certo ci sono degli effetti collaterali, ma si mitigano con un pizzico di menta piperita» spiegò tenendo la fila tra due dita « Ho pensato potesse servirci con gli zii, perciò ho chiesto a Fred e George se mi aiutavano a sgraffignarne un po’ dalla dispensa nei sotterranei. Naturalmente loro hanno accettato e così me ne sono appropriata»
«Dovrebbe prenderne una dose anche lui allora, così magari diventa meno acido» commentò Harry cominciando a intuire.
«Sì, ad ogni modo, come puoi vedere se la illumini con la torcia, il suo colore è un bel giallo sole. Non avremo difficoltà a spacciarlo per il succo d’ananas che beve sempre zio Vernon la mattina» fissò Harry per capire se gli era tutto chiaro.
«Così si metterà di buon umore e ci firmerà il permesso. Sorellina sei fantastica» disse dandogli un bacio sulla fronte e abbracciandola.
«Ah, allora non combino solo guai» lo punzecchiò.
«Mai detta una cosa simile. Piton non se n’è accorto?»
«No, era uno degli ultimi giorni, inoltre ce n’erano un po’, credo fossero state preparate dagli studenti del sesto anno» poi vide lo sguardo preoccupato di Harry «Ma ho controllato che fosse perfetta, il colore giusto e tutto il resto. E alcune dove eravamo in dubbio le abbiamo provate su dei Serpeverde» si affrettò ad aggiungere.
«Ecco perché Marcus Flitt gridava che gli si stava staccando il naso dal tanto prurito» disse con aria sconcertata.
«Sì, è stato esilarante. Comunque era un-»
«Un incidente» concluse Harry per lei.
Rise imbarazzata «Allora ti piace il piano? Ti assicuro che questa è perfetta».
«Sì, voglio andare a Hogsmeade, e mi fido. Tanto vale tentare»
«Bene, domattina allora la servirò come succo per lo zio. Adesso è tardi, andiamo a dormire ok?» così dicendo si spostò sul suo letto mettendo con cura la boccetta nel cassetto del comodino.
«Jamie, le mie lenzuola» protestò lui ricordandosene solo ora.
«Oh già» esclamò lei tornando in piedi.
Harry tolse le coperte e il lenzuolo, mentre la sorella sollevava un asse di legno nel pavimento, estraendone un fagotto bianco.
Cambiarono le lenzuola in silenzio, e nascosero quelle macchiate nel nascondiglio.
«Finito. ‘Notte Harry» borbottò stanca sdraiandosi a peso morto sul letto.
«’Notte» rispose poggiando gli occhiali dalla montatura tonda sul comodino a fianco. Il tema lo avrebbe finito domani, probabilmente.

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Capitolo 2
*** In cui Zia petunia fa amicizia con lo spazzolone ***


Eccomi qui, dopo nemmeno un'ora.
Essendo l'inizio ho deciso di pubblicare subito due capitoli.

Buona Lettura






La mattina dopo Harry e Jamie scesero a fare colazione, quest’ultima giocherellava con qualcosa nella tasca sinistra dei suoi jeans.
Arrivati in cucina, trovarono i tre Dursley già seduti al tavolo della cucina a guardare la televisione.
L’apparecchio era stato regalato a Dudley per la fine della scuola, che si era sempre lamentato del lungo tragitto tra la cucina e il salotto.
Così fu che, per la gioia dei fratelli, passò l’intera estate sempre in cucina, con gli occhi fissi sullo schermo.
Si sedettero accanto a zio Vernon, nessuno li salutò, né tantomeno parlò con loro. C’erano abituati e si servirono delle fette di pane tostato e marmellata, e guardarono il mezzo busto nello schermo, parlava di un detenuto evaso:
«Black è armato ed estremamente pericoloso. E’ stata attivata una linea telefonica speciale e chiunque lo avvisti è pregato di avvisare la polizia».
«E’ chiaro che è un delinquente» bofonchiò zio Vernon tra i baffi inzaccherati di caffè «Guardate com’è sporco. E i suoi capelli poi!»
Lanciò uno sguardo malevolo verso i Potter, le chiome ribelli dei due ragazzi, lo avevano sempre irritato.
Al signor Dursley, sembrava che non sfiorasse loro nemmeno il pensiero di tenerli in ordine. Soprattutto Jamie, come se godesse nell’infastidirlo, probabilmente era così: coi suoi vestiti trasandati e con quella massa di capelli lunghi, sempre sciolti e disordinati.
Ricomparve il mezzo busto.
«Il Ministero dell’Agricoltura annuncerà oggi che... ».
«Ehi, che razza di modo è questo. Non hanno nemmeno detto da dove è scappato quel maniaco. Potrebbe spuntare fuori da un momento all’altro.» brontolò zio Vernon contro il mezzo busto.
Zia Petunia scattò in piedi e si diresse alla finestra, Jamie si trattenne dal ridere grazie a una gomitata di Harry.
Sapevano bene che la zia sarebbe stata felicissima di chiamare il numero speciale. Era la donna più ficcanaso del vicinato. Quando il consiglio del quartiere decise di non accendere più i lampioni la sera, fu un duro colpo per lei, accettare di non poter sbirciare fuori prima di coricarsi.
«Quando impareranno che l’unico modo di trattare quelli è la pena di morte» sbraitò zio Vernon battendo un pugno sul tavolo.
«Verissimo» concordò la moglie ancora intenta a spiare i rampicanti del vicino.
Jamie si alzò da tavola e raggiunse il frigo «Qualcuno vuole un succo?» chiese con non chalance.
Harry la guardò di sottecchi.
«Preparamene uno, ragazza» ordinò Vernon Dursley.
«Bene» rispose con un apparente tono gelido.
Estrasse senza farsi vedere la boccetta dai jeans e ne versò il contenuto in un bicchiere. Senza dire nulla lo mise sul tavolo davanti a zio Vernon.
«Tu, già che sei in piedi prendine uno anche a me» le disse zia Petunia ritornando a tavola.
Jamie sbuffò e andò nuovamente al frigo, stavolta estrasse davvero il cartone del succo, che però risultò stranamente leggero.
Oh oh...
Prese speranzosa un bicchiere e inclinò il cartone, ciò che ne uscì non ne riempì nemmeno metà.
«Zia mi spiace è finito» disse.
Zio Vernon che al momento aveva appena finito il suo caffè, porse gentilmente alla moglie il suo succo « Tieni Petunia, si è fatto tardi ed io devo andare al lavoro».
Harry quasi si strozzò col pane tostato.
«No, ma come fai senza il tuo succo zio?» chiese Jamie in preda all’ansia.
«Non sono affari tuoi» rispose sgarbato, salutando Dudley con una pacca sulla spalla « A dopo figliolo» poi guardò la moglie «Ci vediamo stasera cara».
«Buona giornata» gli augurò lei, come ogni mattina, poi rivolta a Jamie: «Sparecchia e pulisci».
Lei non si diede nemmeno la pena di ribattere, il suo piano era fallito.
Zia Petunia iniziò a sorseggiare quello che riteneva essere normale succo d’ananas.
«Mamma ne ho voglia anch’io» lagnò Dudley, distraendosi per miracolo dalla tv.
«Ma certo Diddino, bevilo pure tutto»
«No!» urlarono insieme i fratelli.
Mamma e figlio rimasero spiazzati per un attimo. «Sappiate che non lo lascerò certo a uno di voi» si riscosse zia Petunia, squadrandoli torva «Ecco, bevi Diddino caro» porgendo così il bicchiere a Dudley che bevve ingordo.
Jamie era sbigottita.
Harry sconsolato, sperava solo che non ci fossero effetti collaterali.
L’effetto dell’elisir, non tardò ad arrivare.
«Santo cielo, mi sento improvvisamente strana, più leggera» disse zia petunia confusa.
Dudley dal canto suo cominciò a canticchiare, cosa che mai s’era sentita, ed era meglio così visto che un corvo sarebbe stato più intonato. Le sue azioni però non mutarono di molto, ritornò fisso a guardare il televisore, cantando sempre più forte.
Zia Petunia invece si diresse decisa a prendere uno straccio «Oggi è una splendida giornata» osservò allegra come non mai, scostò Jamie e le disse «Perché non uscite, eh? Ci penso io a pulire, in effetti ho proprio voglia di pulire tutta la casa». La ragazza la guardò interdetta, ma Harry la prese veloce per un braccio «Grazie zia. Ehm... torniamo prima di cena».
«Certo, certo» disse distratta iniziando anch’essa a canticchiare.
Harry si fiondò fuori sul retro, trascinando la sorella.
«Non ci posso credere. Diamine, quel succo lo beve tutte le mattine» si lamentò Jamie una volta in strada.
«Già, ma adesso speriamo che passi prima del ritorno dello zio. Quanto dura l’effetto?» le domandò.
«Non lo so. L’intenzione era fargli mantenere il buon umore per tutto il giorno, di modo che avessimo tutto il tempo per convincerlo». Rispose, camminando in equilibrio sul bordo del marciapiede.
«Quindi, se se lo sono divisi, Dudley e zia Petunia resteranno così fino a stasera?».
«Più o meno, l’effetto cesserà nel tardo pomeriggio» precisò, perdendo per un attimo l’equilibrio «Harry, cosa facciamo nel frattempo?».
«Parco?» propose con un alzata di spalle.
«Va bene, ho voglia di un giro sull’altalena» disse entusiasta continuando il gioco d’equilibrismo.
Harry sorrise, a Jamie erano sempre piaciute le altalene da piccola, diceva che sembrava di volare e adorava quel tuffo allo stomaco provocato dal brusco movimento di salita e discesa.
Arrivarono al parco tranquilli, e come ogni volta Jamie corse all’altalena. Harry invece si sdraiò su una panchina al sole estraendo, di nascosto dalla felpa, il tema di pozioni della sorella.
Dopo qualche minuto l’altalena aveva un buon ritmo e lei rideva come una pazza. Quando iniziò a intravedere di sfuggita una macchia nera e confusa avvicinarsi, rallentò puntando i piedi per terra, finché non vide chiaramente un grosso cane nero che trotterellava nella sua direzione. Jamie adorava gli animali, così fermò del tutto l’altalena per non allontanare il cane, questo non sembrava avere cattive intenzioni ma si arrestò guardingo a pochi metri da lei.
La ragazza allora si alzò e si mosse piano verso l’animale «Ehi bello, come stai?»
«Jamie attenta, potrebbe mordere» la mise in guardia il fratello che aveva seguito la scena.
«Harry tranquillo, non è cattivo» disse sicura raggiungendo il cane. S’inginocchio e prese a carezzargli piano la testa, questo non diede alcun segno di fastidio, anzi, si accoccolò meglio contro le sue gambe. Dopo qualche altra coccola, il cane senza alcun avviso si diresse da Harry, poggiando il grosso testone sulla panchina.
Jamie lo seguì ridendo «Pare che gli piaccia anche tu, fratellino» disse spingendo le gambe del fratello, per farsi un po’ di posto.
«E’ vero» assentì lui, mettendosi seduto. Grattò sul lato il grosso cane, che si alzò su due zampe poggiandone una sulla spalla di Harry, che guardò sorpreso l’animale. Il cane si limitò a inclinare leggermente la testa di lato, per poi correre via.
«Che strano cane» commentò Jamie «Ehi cos’è quello?», indicò la pergamena che Harry, all’arrivo del randagio, aveva appoggiato accanto a lui sulla panchina.
«Oh nulla, stavo solo rileggendo...»
«Quella è la mia scrittura» disse afferrando lesta il foglio « È il mio tema di pozioni. Razza di sfaticato che non sei altro» s’indignò, agitando la pergamena davanti al naso di Harry .
«Ehi, buona. Non lo volevo rubare, stavo dando solo un’ occhiata» disse alzando le mani in segno di pace.
«Potevi chiedermelo» continuò lei.
«Non me lo avresti dato, è così ogni volta con pozioni»
«Certo, perché non ascolti. Se seguissi le lezioni-»
«Va bene, hai ragione. Tregua.»la interruppe « Prometto, che da quest’anno cercherò di dare ascolto a quello che spiega Piton»
«Lo dici ogni anno» gli fece notare la sorella.
Lui sbuffò « Io ci provo davvero all’inizio, ma Piton è insopportabile. Lo sai»
«Sì, ma è un bravo pozionista.  Pessima persona, ma ottimo pozionista.» precisò lei alla fine, notando l’espressione incredula dell’altro.
«Va bene, sarà l’ultima volta,vedrò di stare più attento. Non mi costringerai a seguire anche le lezioni di Storia della magia vero?» chiese spaventato.
Jamie scoppiò a ridere «No, storia della magia no. Non riesco nemmeno io ad ascoltare Rüf, per quello ci sono gli appunti di Hermione o i libri»
«Ah, quindi tu da Hermione puoi copia-»
«Una sola materia Harry, non la maggior parte come fate tu e Ron. Cerco sempre di convincerla a non seguire ma sai bene che è irremovibile.»
«Tentavi vani Jamie, Hermione ascolterebbe con attenzione anche la lezione più inutile del mondo»
«Sì, è vero. Harry stavo pensando, perché non lo facciamo firmare prima a zia Petunia il permesso per Hogsmeade?»
«Alla zia?» domandò lui pensieroso.
«Sì, magari se firma lei poi lo zio si convince più facilmente»
«Stiamo parlando di zio Vernon, Jamie. Lui non si lascia mai convincere se si tratta di noi. E poi quando chiederà spiegazioni alla zia, e passato l’effetto dell’elisir cosa gli risponderà lei?» disse Harry alzandosi dalla panchina « Vieni andiamo a fare due passi»
La sorella lo seguì di malavoglia « Non abbiamo alternative fratellino» rispose, dopo un attimo pensandoci su aggiunse « Non abbiamo alternative nei limiti della legalità».
Harry alzò gli occhi al cielo «Va bene, non voglio sapere quali sono le opzioni illegali».
«Quindi proviamo con la zia?»
«Sì, tanto al massimo a scuola possiamo inventarci una scusa, per cui lo zio non abbia potuto firmare in tempo»
Jamie gli mise un braccio intorno alle spalle «Bravo fratellino. Adesso che abbiamo una soluzione mi sento più leggera» disse tirando un sospiro di sollievo.
«Non sarà che hai ancora i problemi allo stomaco di ieri sera?» scherzò allontanandosi leggermente.
«Idiota»  ribatté offesa tirandogli un pugno in pieno petto.
«Harry, lo zio torna per pranzo?» chiese fermandosi di botto.
«Non lo so, perché...oh, l’effetto della pozione» disse sgranando gli occhi «Corriamo a casa».
L’afferrò per un braccio e insieme percorsero le poche vie che li separavano da casa. Arrivati in giardino sentirono della musica provenire dalla casa. Entrarono e quello che videro fu piuttosto allarmante: zia Petunia era in soggiorno e ballava a ritmo di valzer con la scopa, tenendo questa con una mano e grattandosi il naso con l’altra. La superarono per sbirciare in cucina, Dudley era tutt’ora dove l’avevano lasciato, il corpo grassoccio ondeggiava sulla sedia e cantava. Anche lui si grattava freneticamente il naso.
Jamie come un fulmine  si avviò in camera loro, Harry le andò dietro, non ci pensava nemmeno a stare da solo con quei due.
Jamie una volta in stanza afferrò i due permessi sulla scrivania «Muoviti, Harry. Facciamolo prima che lo zio torni», lo superò dandogli una leggera spallata.
Scesero di nuovo «Zia ehm...» cominciò titubante non sapendo bene come interagire con Petunia, che imperterrita continuava le danze, stavolta con lo spazzolone.
«Potresti firmare questi permessi per noi, sono per...per passare le vacanze di Natale a scuola» disse Harry, prendendo in mano la situazione.
«Sì, quest’anno vogliono la lista in anticipo» aggiunse Jamie con poca convinzione.
La zia li guardò distratta, «Oh» emise soltanto, guardandoli comunque con un certo disprezzo.
Quando si voltò ai fratelli venne un colpo, il suo naso era decisamente troppo rosso.
Harry le porse una penna, lei prese i due fogli dalle mani della ragazza e senza leggere alcunché firmò.
Un sorriso vittorioso comparve sui volti dei due Potter.
La zia mollò la penna sul tavolo e si grattò il naso. Al momento molto somigliante a quello di Rudolph la renna. Tornò a ballare con lo spazzolone.
Harry prese veloce i permessi e li nascose all’interno della felpa, chiudendo la cerniera.
«Precauzioni» specificò alla sorella, che sorrise.
Passarono tutto il giorno in camera. Per fortuna lo zio non aveva pranzato a casa, e dato che zia Petunia era in quello stato li lasciava in pace, così Harry poté lavorare al suo tema e Jamie leggeva con interesse il libro regalatole da Hermione.
Le sei arrivarono fin troppo in fretta e più di una volta i  Potter, a turno, erano scesi per controllare lo stato dei due Dursley. Erano migliorati, dopo un po’ Petunia aveva smesso di ballare e Dudley di cantare, gli effetti piano piano, erano scemati, le uniche conseguenze rimaste erano i due nasi rossi.
Zio Vernon al ritorno non avrebbe gradito, ma Jamie aveva affermato che la colpa si poteva tranquillamente ricondurre alle zanzare, o a qualche insetto.
Si udì il rumre di macchina nel vialetto, lo zio era tornato, ma i due badarono bene di non uscire dalla camera, se avesse avuto da ridire sarebbe salito lui.
«POTTER» l’urlo non tardò ad arrivare.
«Cinque minuti» commentò Jamie guardando la sveglia « Cinque minuti, per accorgersi che il naso di moglie e figlio è peggio di un pomodoro. È sempre stato un tipo reattivo» ghignò.
Harry non poté rispondere perché la porta si spalancò, mostrando uno zio Vernon decisamente arrabbiato «Che diavoleria avete fatto a Petunia e Dudley!»  esclamò trafelato
«Non abbiamo fatto nulla, perché?» domandò Harry con aria del tutto innocente.
«Non mentire ragazzino. I loro nasi!» strepitò sputacchiando .
«Ah, beh zio non agitarti. Sarà stato un insetto, una zanzara» disse Jamie tranquillamente
Lo zio rimase interdetto per un attimo, «Non ho prove, ma sappiate che se scopro che c’entrate  qualcosa, vi farò passare la voglia di fare giochetti. E vi rinchiuderò qui dentro per tutta l’estate» minacciò «E per stasera non vi azzardate a scendere. Niente cena per voi» intimò lui.
«Non avevamo intenzione di scendere» disse Harry gelido, mantenendo lo sguardo sullo zio.
Quest’ultimo lanciò un ultima occhiataccia e uscì sbattendo la porta.
Dopo qualche secondo Jamie si alzò dal letto e si diresse verso la gabbia dove c’erano Edvige e Errol.
«Che dici, chiamiamo i rinforzi?» domandò a Harry con un sorrisetto.
«Sì, scriviamo a Hermione, lei sarà già a casa». Il ragazzo andò alla scrivania e su un foglio bianco scrisse due righe all’amica, per spiegare la situazione, legò la piccola lettera alla zampa di Edvige e la fece volare dalla loro amica. Contemporaneamente liberò Errol, ora riposato, per farlo tornare a casa.
Passarono suppergiù un paio d’ore, e le loro pance  cominciavano a brontolare, finalmente la loro civetta riapparve, atterrando leggiadra sul letto di Jamie, come la notte precedente, portava con sé un grosso pacco. Harry prese il biglietto di risposta di Hermione :
 
Ciao ragazzi,
Sono contenta che i miei regali vi siano piaciuti.
È terribile che i vostri zii vi facciano saltare i pasti, mi chiedo come possano essere così crudeli con voi. Cosa avete combinato per farli arrabbiare tanto? Harry non me lo ha voluto scrivere, ma immagino nulla di buono conoscendo Jamie.
In ogni caso, vi ho mandato un po’ di rifornimento..
Buon Appetito,
Hermione
 
Aprirono il pacco, c’erano una scatola di biscotti, qualcosa avvolto nella stagola, del prosciutto e una torta.
«Hermione le cose o le fa bene, o non le fa» disse Jamie sorridendo.
«Grande, mancava solo ci mandasse una cena completa» affermò il fratello, prendendo l’involucro di stagnola «Patatine fritte» disse entusiasta mentre iniziava a mangiare.
«Non tenerle tutte per te», Jamie infilò in bocca una buona manciata di patatine.
Dalla loro fame si salvarono soltanto la scatola di biscotti e qualche fetta di torta, che nascosero nella cavità sotto la solita asse del pavimento. Jamie si era stesa a letto nuovamente rapita dal libro sul Quiddicth, Harry invece, di buon umore com’era, riuscì a finire il tema di Piton, ora gli mancava solo quello di storia della magia. Chissà, forse sarebbe riuscito a dare una sbirciatina a quello di Jamie, Appena si addormenta... disse tra sé, con un impercettibile ghigno.
 «Sorellina, non hai sonno?» le chiese con fare innocente. La vide alzare appena gli occhi dal libro «No, per ora no. Vediamo se riusciamo a uscire dalla finestra? Questa stanza è opprimente» aggiunse d’un tratto.
Harry si maledisse per non essere stato zitto «Jamie, se ci scoprono lo zio rimetterà le inferiate alle nostre finestre»
«Uffa, mi sto decisamente annoiando» abbandonò la testa sul cuscino «Noi non siamo fatti per stare tra quattro mura, Harry»
«Non ho detto che mi diverto. Resisti, meno di un mese e ce ne andremo» cercò di consolarla.
Per risposta ricevette un rumoroso sbuffo, era chiaro che ora avrebbe tentato di farlo sentire in colpa, pensò chiudendo gli occhi.
Jamie si alzò dal letto e andò alla finestra. I lampioni erano come sempre spenti e in strada non si vedeva nulla, aveva però molte più diotrie del fratello e riuscì a intravedere una figura nera, vicino al maricapiede «Harry vieni qui, c’è qualcosa là fuori» gli fece segno senza staccare lo sguardo dalla Cosa in strada.
Immediatamente l’altro le fu accanto e strizzò gli occhi per scorgere qualcosa «Jamie sei sicura?» chiese non individuando nulla.
«Sì, certo che sì!» esclamò stizzita, fissandolo torva. Harry dal canto suo, leggermente perplesso, continuava a cercare di scorgere qualcosa. Jamie senza tante cerimonie afferrò la bacchetta che portava nei jeans e fece per scavalcare la finestra.
Il fratello la afferrò per un braccio «Jamie, che diavolo fai».
«Vado a vedere cos’è. Vuoi venire o rimani qui?» chiese liberandosi dalla sua presa, senza aspettare risposta cominciò a calarsi dalla grondaia.
Harry sibilò qualcosa di poco carino tra i denti, afferrò la torcia e si affrettò a seguire quella sciagurata di sua sorella.
Lei lo stava già aspettando giù, la bacchetta alzata pronta a difendersi. Non fecero in tempo a muoversi che un cane nero si avvicinò trotterellando.
Harry lo illuminò con la torcia, «È lo stesso cane di oggi» disse sorpreso.
Jamie si era già chinata a fargli le coccole «Sì è decisamente lo stesso» affermò compiaciuta.
«Non ti sembra un minimo sospetto?» cercò di farle notare l’altro, scrutando i dintorni con la torcia.
«Capita che i cani randagi seguano qualcuno che gli dia un po’ di confidenza» disse grattando le orecchie all’animale « Sei sempre il solito melodrammatico» lo rimproverò, sorridendo al cane,
Harry sospirò, sua sorella era davvero testarda. Se prendeva in simpatia qualcuno o qualcosa, era difficile farle cambiare idea.
«Bene, come vuoi. Rimani del tuo parere, ma di questo passo non mancherà molto che farai amicizia con qualche serpe randagia» disse apparentemente serio per vedere la reazione di Jamie.
Il cane ringhiò leggermente, e Jamie ricambiò lo sguardo del gemello, «Smettila di dire idiozie, i Serpeverde sono odiosi. Malfoy in primis» rispose convinta, poi gli fece la linguaccia.
Harry rise « Allora vuoi dare un nome al tuo nuovo amico?».
«È tutto nero» disse continuando ad accarezzarlo « Black forse...» il cane scosse la grossa testa.
«Pare che non gli piaccia» notò Jamie divertita, «Allora Tartufo» propose vedendolo annusare il prato.
«Come vuoi»
«Non te lo stavo chiedendo» percisò lei alzando gli occhi su di lui.
«Lo so» rispose sorridendole «Bene, ora che sappiamo cos’era, dovremmo tornare in camera».
«Forse hai ragione»
«Oh, è incredibile, mi dai ragione» la prese in giro il fratello.
La ragazza fece una smorfia poi si allontanò da Tartufo per risalire in camera.
Con tranquillità si arrampicarono sul grosso pannello di legno per i rampicanti, e tornarono  nella loro stanza. Harry si tolse gli occhiali e si lasciò cadere pesantemente sul letto, Jamie, prima di chiudere la finestra, diede un ultimo sguardo in giardino. Il cane era rimasto lì, immobile, come a voler fare la guardia.
Un sorriso dolce illuminò il volto della ragazza, non le dispiaceva che Tartufo rimanesse davanti casa, in un certo senso la faceva sentire protetta, sicura. Qualcun altro, anche se un cane, si preoccupava per loro.
Chiuse la finestra, e saltellò verso il letto del fratello.
«Ehi, che fai?» si lamentò lui, quando Jamie si infilò sotto le coperte del letto sbagliato.
«Dormo con te stanotte» disse con semplicità, sistemandosi meglio.
«Perché?» Harry era incredulo, e inforcò di nuovo gli occhiali.
«Così ti controllo. Non copierai un altro mio tema» dichiarò spegnendo la luce.
Harry la fissò ancora un po’ sconcertato, poi però la sua espressione si addolcì.
«Hai paura di fare altri incubi?» chiese cauto, all’involucro di coperte di fianco a lui.
« No» mugugnò lei avvolgendosi fino a sparire del tutto.
Harry rise, sua sorella era davvero buffa certe volte. In ogni caso non sarebbe riuscito a farla sloggiare da lì, così si mise il cuore in pace e si sdraiò. Jamie era anche più minuta di lui, ma non si sa come, nel sonno, era in grado di occupare da sola anche un letto a due piazze. Sentendolo stendersi, però, si fece piccola piccola, la testa contro il petto del fratello.

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Capitolo 3
*** In cui Zia Marge assaggia biscotti pericolosi ***


Rieccomi qui, con un giorno di anticipo. 
Innanzitutto volevo ringraziare Lupa Malandrina che ha recensito e messo la storia fra le seguite. 
E un grazie anche a :
- Alexia96
-Anne_Potter
-FleurPotter
-Francy Weasley
- kiarettinalove
-laurarom89
- Alcyone_
-erol89
-Red Hornet
- Volpotta
Che hanno messo questa storia nelle seguite, nelle preferite o nelle ricordate.
Grazie anche a chi l'ha soltanto letta e ha speso qualche minuto del suo tempo.
Ok basta coi ringraziamenti. non siamo agli oscar nè a Miss italia.
Buona lettura.
Spero di non deludervi.





Alla mattina, degli schiamazzi provenienti dal giardino, svegliarono i due fratelli.
«Ma che diavolo succede?» mugugnò Jamie, sollevando appena la testa dal cuscino. Harry allungò il braccio verso gli occhiali « Non lo so» disse inforcandoli alla bell’e meglio « E non lo voglio sapere», si rigirò dalla parte opposta.
«Come diavolo è potuto succedere! Thompson mi sentirà alla prossima riunione» sentirono la soave voce dello zio, che si era alzata di qualche ottava.
Con tutta la buona volontà che poteva racimolare alle sette e mezza del mattino, Jamie si trascinò fino alla finestra. Non capiva  cosa avessero da ridire gli zii, già a quell’ora. Aprì e si affacciò «Ehi che succede?» chiese stropicciandosi gli occhi.
«Che succede?» ribatté aspro lo zio «Ah, che succede chiede lei!»brontolò.
«Oh, insomma, non sarà così grave!», si sedette sul davanzale, le cose sarebbero andate per le lunghe.
«Questo non è più il quartiere di una volta, ormai è una periferia. Cosa siamo, in aperta campagna perché circolino bestie e teppisti?» era sbottato lo zio, gesticolando frenetico.
«Vernon, santo cielo, ti rendi conto? Per fortuna il nostro Diddi va in una scuola privata» zia Petunia dava man forte al marito. Jamie, ora seriamente preoccupata per la loro salute mentale, decise di scendere in giardino.
«Allora, cos’è stato a rendere invivibile questo quartiere?» domandò spazientita raggiungendoli di sotto.
«Guarda tu stessa il disastro» esclamò lo zio rientrando in casa«Telefonerò a Thompson. Mi sentirà. Petunia cercami il numero» urlò dall’atrio.
«Vengo caro» si affrettò a raggiungerlo.
Jamie, una volta uscita dallo stato comatoso, vide cosa li aveva fatti infuriare tanto. Le aiuole erano calpestate e mezze distrutte, le siepi rovinate, e un escremento giaceva senza ritegno in mezzo al prato curato, dell’altezza esatta che la rivista Donna Giardinaggio consigliava senza remore.
La visione le provocò una grossa risata. I Dursley, che da sempre amavano l’ordine, si ritrovavano il giardino totalmente rovinato, con anche regalino sorpresa. Poteva ben pensare di chi fosse quel regalino. Tartufo si disse Mi sta sempre più simpatico.
«Potter, sveglia quell’altro sfaticato e pulite il giardino» le ordinò zio Vernon sulla porta. «Petunia hai trovato quel numero?», sparì nell’ombra del corridoio.
Jamie lo seguì all’interno. Ripensandoci ora che doveva ripulire tutto, Tartufo non le stava poi così simpatico.
«Harry, sveglia!», senza troppe cerimonie, tirò via le lenzuola e lo spinse giù dal letto.
«Jamie ma sei matta?»
«Dobbiamo ripulire il giardino. Muoviti» gli rispose uscendo dalla camera.
Passarono la mattina a pulire. Zio Vernon proibì loro di fare colazione, finché il giardino non fosse riportato alla normalità.
I fratelli dovettero estirpare i fiori rovinati dalle aiuole, ripiantarne altri, e tagliare la siepe cercando di sistemarla. Quando si trovarono di fronte al “Regalino”, Harry  sorrise alla sorella «Il cane è amico tuo. Tu togli di mezzo questo affare».
«Chi ti ha detto che è stato lui scusa. Non possiamo esserne certi» lo difese lei.
«Jamie, chi altro vuoi che sia stato?»
Lei non rispose, prese la paletta che zia Petunia aveva lasciato sul portico, e se ne liberò.
Ormai era già ora di pranzo, e zia Petunia si era scordata di preparare anche per loro. Dopo una bella doccia si rifugiarono in camera «Fortuna che sono avanzati i rifornimenti di Hermione» disse Jamie sedendosi per terra, la schiena contro il letto.
«Non abbiamo alternative», Harry sollevò l’asse del pavimento e tirò fuori ciò che era rimasto.
Mangiarono con calma e passarono il pomeriggio nella loro stanza, Jamie rammendava indumenti bucati. I Dursley sprecavano per loro solo i soldi necessari: a Harry venivano passati i vestiti vecchi di Dudley. A volte, li riciclavano perfino a Jamie, nonostante, per lei, certe cose dovessero per forza comprarle. L’unico capo di cui Jamie andava fiera, e faceva invidia al fratello, era una vecchia salopette. Zia Petunia le disse che era appartenuta alla loro madre da bambina, era rimasta in soffitta insieme ad altri vecchi abiti. Per la zia era solo una  salopette, ma per Jamie era come un tesoro, per un periodo si era rifiutata di indossarla, limitandosi a rimirarla appesa nell’armadio.
Ora invece la portava più che poteva, significava avere un pezzetto della madre vicino, e non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo. Quando diventò troppo corta, imparò a cucire tramite un manuale e vi aggiunse della stoffa. Queste nozioni tornarono poi utili anche per gli altri vestiti, spesso gli abiti smessi del cugino non erano in ottime condizioni.
«Ecco fatto. Ho finito, ora sono tutti rimessi a nuovo» disse, osservando il lavoro svolto «O almeno si fa per dire. Andranno bene, comunque».
«Come sempre. Sei bravissima Jamie», Harry aveva appena finito di lucidare le loro scope.
Lo stomaco di Jamie brontolò « Oh, ma che ore sono? Spero non manchi molto alla cena»
«Sono le sei e mezza. Tra una mezz’oretta ci chiameranno per scendere ad apparecchiare»
«Siamo i loro elfi domestici» commentò la ragazza sardonica.
«Non è una novità, sorellina».
 
Scesero in cucina, come ogni sera ad apparecchiare, poi si sedettero a tavola. Zio Vernon brontolava ancora contro il povero Thompson per il giardino distrutto «Siamo invasi dai vandali. Di questo passo il quartiere diventerà un ghetto» esclamò infuriato, battendo il grosso pugno sul tavolo. Zia Petunia rabbrividì a quell’affermazione «Vernon, non davanti a Diddino», comunque troppo intontito dal televisore per ascoltare il discorso.
«Oh, certo. Scusa Petunia» si pulì i baffoni col tovagliolo prima di continuare «Non diciamo niente a Marge dell’accaduto. Potrebbe preoccuparsi»
Jamie mandò l’acqua di traverso, e ad Harry cadde di mano la forchetta « Z-zia Marge viene qui?»
Le sue visite erano ricordate con orrore dai due fratelli. Fortunatamente non veniva spesso, possedeva un allevamento di bulldog e non amava lasciare le sue bestiole.
Con lei portava soltanto Squarta, il suo affezionatissimo cane. Quella dannatissima bestia era un incubo per i fratelli. Una volta li aveva rincorsi per tutto il giorno, e morso Jamie alla caviglia, perché si era coraggiosamente rifiutata di continuare a scappare.
Quello fu uno dei giorni più felici di Dudley, e uno dei peggiori per loro.
«Arriva domani e resterà con noi una settimana» sibilò zio Vernon, «e visto che siamo in argomento, sarà il caso di chiarire qualche cosetta» puntando un grosso dito minaccioso contro i fratelli seduti di fronte.
Dudley distolse lo sguardo dalla tv e fece un sorrisetto. Vedere il padre che tormentava i cugini era il suo divertimento preferito.
«Prima di tutto» ringhiò Vernon «Tenete a freno la lingua quando parlate con Marge»
«Lo faremo» ribatté Harry aspramente « Se lei lo fa con noi».
«Secondo» disse zio Vernon, fingendo di non aver sentito,«Dal momento che Marge non sa nulla della vostra anormalità, non voglio che succedano cose... cose strane mentre è qui. Comportatevi bene, capito?»
«Certo zio» rispose Jamie in un sorriso accondiscendente «Se lo fa lei» aggiunse poi, notando con piacere la vena sulla tempia ingrossarsi.
«Terzo» riprese lo zio come niente fosse, gli occhietti malvagi ridotti a due fessure « Abbiamo detto a Marge che frequentate il Centro di Massima Sicurezza San Bruto per Giovani Criminali Irrecuperabili.
«Che cosa?» esclamarono in coro i due fratelli.
«E sarà meglio che glielo lasciate credere o saranno guai» replicò zio Vernon.
Harry e Jamie rimasero a fissarlo attoniti e furibondi. Zia Marge ospite per una settimana, il peggior regalo di compleanno che gli avessero mai fatto i Dursley.
Come sempre, quando avevano l’onore di cenare con zii e cugino, i Potter lavarono i piatti e pulirono la cucina. Solitamente sapevano come rendere divertente il lavoro, ideavano filastrocche contro Piton, oppure si lanciavano i piatti come pluffe; a volte Jamie ideava scherzi strampalati contro i Serpeverde, come usare impropriamente delle lozioni magiche per capelli, per tingere di rosa lo scalpo di Malfoy. Giurò che una volta tornati a scuola lo avrebbe messo in atto insieme ai gemelli Weasley se Malfoy l’avesse combinata grossa.
Abbattuti tornarono di sopra, e Jamie si affacciò subito alla finestra.
«Cerchi quel cane?»
«Sì. Nonostante abbia messo sottosopra il giardino è un tipetto simpatico» ammise lei.
«Questo lo avevo capito. Io vado a letto, non voglio pensare ai prossimi giorni», iniziò a cambiarsi, per mettersi in pigiama.
«Harry, se ce ne andassimo prima a Diagon Alley?»
«Che intendi dire?»
«Di andarcene da qui e alloggiare al Paiolo Magico. I soldi li abbiamo» disse, ancora seduta sul davanzale.
«Bell’idea Jamie, e come ci arriviamo a Londra?»
«A questo non avevo pensato... Volando con la scopa?»
Harry la guardò accigliato, «Ok, non è una buona idea» disse Jamie «Però, Harry... zia Marge. È terribile. Peggio non potrebbe andare».
Il fratello le scompigliò affettuosamente i capelli, prima di infilarsi sotto le coperte. Jamie restò ancora un po’ a fissare il buio. Di Tartufo nemmeno l’ombra, così se ne andò a letto, leggermente delusa. Domani sarà una lunga e pesante giornata pensò prima di addormentarsi.
I fratelli, il giorno successivo, si svegliarono di malumore, e scesero a fare colazione.
Zia Petunia preparava la colazione di Dudley, che era di nuovo tutto preso a fissare il televisore; mentre zio Vernon beveva del succo di frutta, leggendo il giornale.
«Ah, ora lo beve il succo» bisbigliò acida al fratello. Harry scosse la testa sorridendo, sua sorella detestava che un suo brillante piano fallisse.
«Bene, Petunia» disse zio Vernon guardando l’orologio « Vado a prendere Marge», posò il giornale e si alzò da tavola.
Jamie addentò famelica una fetta di pane tostato, poi si voltò verso il fratello sorridente.
«Perché mi guardi in quel modo?» chiese quasi terrorizzato
«Finisci la colazione, Harry»
«Perché mi hai guardato così?»
«Taci. Non qui» gli ordinò «Potrebbero sentirci. Questa volta il piano non fallirà» disse sicura bevendo il suo caffèlatte.
Harry la guardò confuso «Abbiamo un piano?»
Lei annuì continuando a bere.
«Bene, spero che non ci metta nei guai. Non troppo almeno»
Jamie sghignazzò piano «Andiamo, ho finito», si alzò e gli lanciò un’occhiata eloquente.
Salirono in camera. « È ora della vendetta fratellino, per troppo tempo siamo stati buoni buoni. Se siamo obbligati a restare qui, lo faremo a modo nostro. E ci divertiremo»
Lui la guardava perplesso « Divertirci... qui?».
«Sì» rispose lei con fare teatrale e un ghigno dipinto sul volto «Li faremo impazzire Harry»
«Cos’hai in mente, e quando ci hai pensato soprattutto ?»
«Oh, tra stanotte e stamattina» rispose distratta e andò verso l’armadio. Tirò fuori un baule, diverso da quelli di scuola. «Useremo l’artiglieria pesante»
«Oh no»
«Oh, sì. Se apre bocca contro di noi»
«E lo farà»
Jamie ghignò «Saremo pronti a riceverla. Ormai siamo grandi, non ci faremo mettere sotto da quell’arpia cicciona»
«E va bene sorellina. Non esageriamo però»
«No, di che ti preoccupi. Li ho tutti messi a punto con i gemelli»
«Esploderà casa allora», un ghigno però si era dipinto anche sul suo volto.
«No, sono solo innocui scherzi babbani»
«Modificati da Fred e George» puntualizzò lui, aprendo il baule.
«Solo un pochino».
 
« Sono arrivati» strillò zia Petunia dalle scale « Rendetevi presentabili, e fate qualcosa per quei capelli»
«A che scopo, tanto adora criticarci» disse Harry con una smorfia, prima di precedere sua sorella e scendere nell’ingresso.
Ben presto si senti scricchiolare la ghiaia mentre l'auto di zio Vernon percorreva il vialetto, poi si udirono il rumore delle portiere che si chiudevano e i passi sul sentiero del giardino.
«Vai alla porta!» sibilò zia Petunia a Harry « E tu vai mettere su l’acqua per il tè. Muoviti.» ordinò, invece a Jamie, con un gesto secco della mano.
La ragazza lanciò uno sguardo d’intesa al fratello e si diresse svelta in cucina.
 Harry aprì la porta, lo stomaco ridotto a un nodo.
Sulla soglia c'era zia Marge. Somigliava molto a zio Vernon: larga, bene in carne e paonazza, aveva perfino i baffi, anche se non cespugliosi come quelli dello zio. In una mano reggeva un'enorme valigia, e infilato sotto l'altro braccio c'era un vecchio bulldog dal pessimo carattere.
«Dov'è il mio Dudders?» ruggì zia Marge. «Dov'è il mio nipotino tesorino?»
Dudley caracollò avanti, i capelli biondi incollati piatti sul testone, il cravattino appena visibile sotto molteplici strati di doppio mento. Zia Marge scagliò la valigia nello stomaco di Harry, mozzandogli il respiro, sollevò da terra Dudley, lo strizzò forte con il braccio libero e gli stampò un grosso bacio sulla guancia.
«Petunia!» esclamò zia Marge passando davanti a Harry come se fosse un appendiabiti. Zia Marge e zia Petunia si baciarono, o meglio, zia Marge urtò il mascellone contro lo zigomo ossuto di zia Petunia.
Zio Vernon entrò, sorrise gioviale e chiuse la porta.
«Tè, Marge?» chiese. «E Squarta che cosa prende?»
«Squarta prende il tè dal mio piattino» disse zia Marge mentre entravano tutti in cucina, lasciando Harry solo nell'ingresso con la valigia. Ma lui non si lamentò; ogni scusa era buona per non dover stare con zia Marge. Così prese a trascinare la valigia di sopra, nella stanza degli ospiti, e ci mise più tempo che poteva.
Quando tornò in cucina, Jamie aveva già servito tutti e quattro i Dursley di tè e torta alla frutta. Ora stava rimettendo in ordine e Harry la raggiunse per darle una mano, le diede un colpetto e senza farsi vedere, le indicò in direzione dei Dursley. Jamie si voltò : Squarta, in un angolo, vicino al tavolo, leccava rumorosamente il piattino. Zia Petunia rabbrividiva quasi impercettibilmente, notando le gocce di tè e bava che macchiavano il pavimento pulito. Zia Petunia odiava gli animali.
Questo divertì Jamie solo un poco, anche perché la zia non avrebbe mai osato dire nulla contro il bulldog, a cui ora era stata data un’altra una fetta di torta.
I due fratelli non avevano intenzione di sedersi a tavola, perciò rimasero nei paraggi del lavandino. Meno interagivano con zia Marge meglio era. Gli scherzi li avrebbero conservati per la scuola, nel caso.
«Chi ti cura gli altri cani, Marge?» chiese zio Vernon.
«Oh, c’è il colonnello Fubster che si occupa di loro» esclamò Marge. «Ora è in pensione, ed è contento di avere qualcosa da fare. Ma non ho proprio potuto lasciare a casa il povero vecchio Squarta. Quando è lontano da me piange». Si voltò poi verso i due Potter « Oh, siete ancora qui» disse sprezzante.
«Sì»  le rispose Harry.
«Non dire sì con quel tono ingrato» ringhiò zia Marge «Vernon e Petunia sono incredibilmente buoni a tenervi. Io non l’avrei fatto. Sareste finiti direttamente all’orfanotrofio se vi avessero lasciato sulla porta di casa mia»
Harry strinse con forza lo strofinaccio che aveva in mano,  Jamie gli toccò il braccio « Oh certo che sì, gli siamo davvero grati» rispose garbata « Di lavorare come domestici e non essere pagati».
« Razza di scansafatiche, come ti permetti. Devi solo ringraziare che diano a te e a quell’altro un posto dove dormire.» tuonò zia Marge « Non siete affatto migliorati dall’ultima volta, vedo. Pensavo che la scuola vi avrebbe ficcato in testa un po’ di buone maniere» Prese una lunga sorsata di tè « Dove hai detto che li mandate, Vernon?»
«A San Bruto» rispose prontamente zio Vernon. «È un istituto di prim'ordine per casi senza speranza»
«Ho capito» disse zia Marge. «Usano la frusta a San Bruto, ragazzo?» abbaiò.
«Ehm...»
Zio Vernon fece sì con la testa dietro la schiena di zia Marge.
«Sì» disse Harry « Sempre. Ma con quelli dentro per omicidio usano le spranghe»
«Di ferro» puntualizzò Jamie.
«Ottimo» disse zia Marge. «Io non la capisco, questa mania di non darle alla gente che se lo merita. È da smidollati, da mollaccioni. Una bella battuta è quello che ci vuole in novanta casi su cento. E voi, vi picchiano spesso?»
«Sì, ci hanno picchiato parecchie volte. La frusta lascia segni evidenti sulla pelle. Così educano meglio quelli... ehm diciamo parzialmente recuperabili» mentì di nuovo Harry « Sai, la pelle che viene strappata via. Sensazioni che non si scodano facilmente»
«Il sangue» lo incalzò la sorella, che ci stava prendendo gusto.
«Quanto sangue abbiamo perso eh»
«Tanto, davvero. Le cicatrici poi...»
Zia Petunia quasi dava di stomaco. Detestava si parlasse di certe cose. Figuriamoci a tavola. Impallidì e continuò a sorseggiare tremante il suo tè. Zio Vernon invece era rosso di rabbia, e stringeva con forza il pugno sul tavolo, cercando di contenersi.
«Continua a non piacermi il vostro tono» proferì zia Marge « Se usate quel tono svagato per parlare delle frustate che prendete, è chiaro che non ve ne danno abbastanza. Petunia, fossi in te scriverei al direttore. Per ribadire che approvi l’uso di maniere forti su quei due sfaticati»
«Oh sì, ne abbiamo tanto bisogno zia» rispose Harry
Zio Vernon, temendo forse che quei due avrebbero potuto spifferare qualcosa, cambiò bruscamente discorso.
 «Hai sentito il telegiornale l’altra mattina, Marge? Di quel prigioniero evaso? Che storia...»
Dopo cena zia Marge fu invitata a fare una doccia ristoratrice.
«Voi due. Sistemate il bagno per Marge» ordinò zio Vernon.
Quando zio Vernon andò in salotto, Jamie aprì il frigo e ne estrasse un dado da brodo.
«Quello non viene dal baule» notò Harry divertito.
«Lo so. Ma l’occasione è troppo ghiotta», la ragazza sorrise e si diresse verso il bagno, di sopra.
«Non avrei mai pensato di poterne vedere gli effetti di persona».
Obbedirono agli ordini, Jamie che aveva dato il dado a Harry, stava cambiando gli asciugamani. Il fratello intanto, svitava il cipollotto della doccia e vi inseriva il cubetto vegetale.
Con tranquillità uscirono dal bagno e Jamie tornò di sotto, per annunciare che era tutto pronto.
I fratelli aspettarono in camera, non ci volle molto che zia Marge uscì dalla doccia:
«Vernon» la sentirono brontolare, attaccati alla porta. «che razza di acqua sputa quell’aggeggio? Mi sento sporca e unta»
«Ti assicuro che stamattina funzionava benissimo. Vado a controllare»
 Aspettarono che il rumore dei passi pesanti di zio Vernon nel corridoio svanisse  e aprirono piano la porta, facendo sbucare le loro teste. Zia Marge era in vestaglia, poco distante dalla loro camera e odorava di verdura. Alla luce della lampada viso e capelli erano visibilmente impiastricciati.
Richiusero la porta e scoppiarono a ridere. La settimana non poteva cominciare meglio.
Ovviamente zio Vernon gli urlò addosso, una volta che Marge fu tornata in doccia. Si beccarono una consueta ramanzina, ma non andò così male. Vennero solo rinchiusi a chiave in camera loro. Senza cena.
Prima di andare a letto, zio Vernon si premurò di gridare, aldilà della porta, che la mattina si sarebbero dovuti alzare alle sei e mezza. Per preparare la colazione a Marge e Squarta.
Zia Marge era abituata ad alzarsi presto, per occuparsi dei suoi cani. Era un abitudine alla quale non voleva rinunciare nemmeno in vacanza. La cosa non avrebbe avuto nessuna importanza, se non avessero dovuto preparargliela loro.
Jamie sbuffò risentita «Quella grassa arpia domani ce la pagherà cara» disse andando al baule, ne tirò fuori un piccolo pacchetto, sembravano biscotti.
«Questi che fanno?»
«Domani lo vedrai» disse con un sorriso maligno.
«Speriamo solo sia lei a mangiarli»
Per poco un libro non lo colpì in piena faccia « Permalosa» disse ghignando.
Il mattino dopo alle sei e trenta i Potter scesero a preparare la colazione a Zia Marge.
«Come si fa ad alzarsi prima dell’alba» biascicò sbadigliando Jamie
«Sei troppo addormentata oppure ti ricordi dei biscotti per la zia?» le chiese il fratello mettendo su l’acqua per il tè.
«Oh, m...alee...li...dati» rispose sbadigliando.
«Eh?»
«Meno male li avevo scordati» scandì. «Li ho lasciati di sopra, cavolo»
«No, li ho presi io» disse Harry indicando il pacchettino appoggiato sul tavolo
«Meno male. Bravo fratellino» disse stropicciandosi gli occhi « Li metto in un piatto»
«Sono tutti diversi» osservò Harry
«Sì. Sono biscotti normali ai quali ho applicato piccoli incantesimi»
«Ah...hanno tutti lo stesso effetto?»
«No, non direi»
«Non è che rischiamo di far intervenire il Ministero vero?»
Jamie non fece in tempo a rispondere. Zia Marge a passi pensanti stava scendendo le scale.
I fratelli si affrettarono ad apparecchiare il suo posto e a versare il tè.
La donna arrivò, senza degnarsi di salutare si sedette a tavola, seguita da Squarta.
«Beh, la colazione dov’è?» ringhiò zia Marge
«Arriva zia» disse svogliata Jamie, posando un piattino per terra accanto al bulldog.
«Ragazzina smettila con quel tono . O vi bastono io se al San Bruto sono troppo morbidi»
Jamie stava per rispondere ma Harry la tirò per un braccio e offrì il piatto di biscotti a Marge.
«Cosa sono?» chiese sospettosa
«Biscotti» rispose Harry con tono servizievole « Li ha fatti zia Petunia per te».
«Ah bene, se li ha fatti Petunia saranno ottimi» disse sorridendo «Appoggiali qui» ordinò poi a Harry.
Lui fece come aveva ordinato. Sempre tenendo Jamie per un braccio la portò ai fornelli dove si fece aiutare a preparare per zii e cugino.
«Sta calma. Tanto sta già pagando no?»
Lei annuì impercettibilmente.
Dopo mezz’ora scese anche zio Vernon.
«Marge» salutò lui
«Ah, Vernon» disse addentando un biscotto «Stavo giusto dicendo che dovresti bastonarli tu stesso quei due»
«Ah, tu credi?» rispose lui, voltandosi verso Jamie che intanto gli stava portando il caffè
«Assolutamente, non è certo colpa tua se i loro genitori erano degli scansafatiche . Devi dargli disciplina, è lo stesso coi miei cani...gna...a opi i aone» zia Marge non era riuscita a finire la frase.
«Marge?» la chiamò spaventato zio Vernon guardando in tralice i due fratelli.
«enon» biascicò la zia.
«Vernon, che succede?» anche zia Petunia era scesa in cucina, e guardava preoccupata Marge che diventava sempre più rossa mentre si sforzava di parlare. Sembrava non riuscisse a muovere la lingua. In effetti era così, i biscotti da secchi erano diventato gommosi come un chewing gum  e si erano appiccicati ovunque nella bocca di zia Marge.
Zio Vernon cercava di farle bere del tè e zia petunia da dietro le dava delle pacche sulla schiena.
«Marge, cerca di sputare quella roba» urlò Vernon.
Harry e Jamie li guardavano senza fare niente «Non è che muore strozzata?» sussurrò Harry alla sorella
«No, tra poco si scioglierà da solo» disse con una scrollata di spalle « Ha preso quello meno divertente»
Difatti pochi minuti dopo zia Marge tranquillizzava un’ agitatissima zia Petunia «Tranquilla Petunia. Deve essere stata colpa della mia salivazione»
Zio Vernon lanciò un’occhiata malevola ai fratelli, la vena sulla tempia che pulsava.
«Marge forse è meglio che porti via questi» le disse  prendendo i biscotti
«No, no Vernon. Lasciali qui. Era solo un po’crudo» disse prendendone un altro.
Evidentemente, pensò Harry, uno non le era bastato. Zia Petunia e zio Vernon erano immobili, come colpiti da un Pietrificus totalus.
Ad un tratto zia Marge divenne tutta rossa e fece delle smorfie come se si stesse trattenendo.
«Vi devo chied-» non finì la frase perché un potente getto d’aria uscito dal suo di dietro la sollevò di alcuni centimetri dalla sedia. Zia Petunia quasi svenne. Zio Vernon era allibito « Marge» strillò. Zia Marge, invece si era ribaltata e stava gambe all’aria, cercando di ricomporsi.
«Vernon, dammi una mano» urlava da sotto il tavolo.
I due fratelli si rotolavano dalle risate, mentre zio Vernon tentava di rimettere in piedi Marge.
«Voi due che cosa le avete dato eh!» urlò zio Vernon andando verso di loro.
«Non è colpa nostra se la zia era intasata per quelle vie» rispose Jamie ricomponendosi a stento
«Non me la date a bere voi due» abbaiò
«Ah ah, zio. Sai potremmo sempre farci sfuggire qualcosa» disse Harry, mettendosi davanti alla sorella.
«Vi spezzo le ossa se ci provate» li minacciò lo zio.
Intanto zia Petunia ripresasi dallo shock tentava di aiutare Marge a ritornare presentabile.
«Ciò non ci impedirebbe di dirle la verità no?» rispose logico.
«E va bene, Potter. Un altro scherzo simile e giuro che vi rinchiudo in camera vostra, fino a che non ritornate in quella vostra scuola. Chiaro?»  sibilò maligno.
Harry annuì, lo sguardo pieno d’odio. Zio Vernon tornò al tavolo, e i fratelli decisero che, almeno per quel giorno, era il caso di cambiare aria.
Sparirono per tutta la giornata, girovagando per la città. Harry dovette sorbirsi le lamentele della sorella. Jamie voleva a tutti i costi scappare lontano dai Dursley.
«Dai Harry, ce ne andiamo via?» ripeté, piagnucolando come una bambina.
Il ragazzo la guardò stranito « Stai facendo i capricci? »
«Io non faccio i capricci» disse, mentre guance si coloravano di rosso.
Harry sbuffò, a volte era davvero infantile. « E allora smettila. Io non posso farci niente»
«Ma sì invece, nemmeno mamma e papà avrebbero sopportato di stare qui. Scommetto che papà avrebbe preso la scopa e sarebbe volato via. Se lo volessi...»
«Non sono papà, Jamie» sbottò d’un tratto. La sorella si bloccò appena dietro di lui, torturandosi tra i denti il labbro inferiore.
«È difficile anche per me. Siamo minorenni e non possiamo scegliere dove stare» continuò il ragazzo.
Jamie teneva gli occhi bassi, nonostante il fratello non la stesse guardando « Scusa. Lo so che non ci puoi fare niente, solo... qui siamo soli, Harry»
«È così da sempre no?» , finalmente si voltò verso di lei.
«No, a Hogwarts non è così.» gli disse andandogli vicino. «Qui non abbiamo nessuno»
Harry non rispose. Guardò la gemella, «Senti, aspettami al parco. Io devo fare una cosa»
Lei lo fissò scandalizzata « Sei così arrabbiato da lasciarmi sola?»
«Jamie, per una volta, fa come ti ho chiesto. Fidati» le disse allontanandosi.
Lei imbronciata salì sul marciapiede. Tenne gli occhi incollati sulla figura del fratello, finché non fu troppo lontano.
Harry camminava in giro per i vicoli del quartiere, «Dove diamine s’è cacciato? E dire che sono cercatore, dovrei essere bravo a trovare...» prese a calci una lattina, colpendo un bidone.
«Guarda in che guaio mi sono cacciato. Devo essere idiota...» disse sedendosi su un marciapiede «Non posso setacciare la città » disse scoraggiato. « Non posso tornare da solo. Quella furia mi ammazzerebbe» si grattò la fronte corrucciato. Non posso fermarmi, le ho detto di fidarsi.
Si rialzò e chiamò Tartufo a gran voce, sentendosi uno stupido. Probabilmente non era nemmeno nei paraggi.
Vagò per una buona mezz’ora setacciando i vicoli, senza rendersene conto era tornato vicino a Privet Drive. Notò una piccola stradina buia, e sentì dei latrati. « Tartufo» provò a chiamare. «Tartufo» tentò di nuovo, urlando più forte.
Dalla stradina provenivano ringhi e guaiti, si portò all’imbocco di questa, cauto. Due cani si stavano scontrando ferocemente: quello dal pelo grigio macchiato stava cercando di azzannare la gola dell’altro cane nero, che gli si pesava sul dorso, cercando di morderlo sul collo. Nel cane nero, Harry riconobbe Tartufo. Voleva aiutarlo, ma non sapeva in che modo. La magia era fuori discussione. Gli cadde l’occhio su un cumolo di rifiuti poco più avanti, afferrò veloce una lattina e la lanciò, colpendo il cane grigio. Ne tirò un’altra e un’altra ancora, tentando di distrarlo.
L’animale s’infuriò mollando la presa sulla zampa del rivale e fiondandosi contro Harry.Tartufo però non glielo permise, e prima che raggiungesse il ragazzo, gli balzò sopra atterrandolo.
Si divincolarono a terra fino a che Tartufo non gli azzannò la gola, scaraventandolo a terra.
Il cane grigio scappò a gambe levate, mentre quello nero si avvicinò al ragazzo.
«Eccoti finalmente. Ti ho cercato come un pazzo, sai?» disse, chinandosi ad accarezzarlo « Le farà piacere vederti» Harry gli sfiorò il fianco. Notò che era spelato, come graffiato. « Hai litigato di brutto eh», Tartufo continuò a fissarlo e, come la prima volta, piegò leggermente la grossa testa di lato. Harry esaminò meglio l’animale, anche la zampa davanti era ferita e sanguinava.
«Accidenti, sei ridotto male». Si domandò se il cane lo avrebbe seguito, e se fosse riuscito a camminare. Si limitò a rialzarsi e diede una leggera pacca sul dorso dell’animale per farlo muovere. Tartufo toccò il suo ginocchio col grosso muso, come per dire di aver capito. Harry, allora si incamminò verso il parco, con il cane che gli trotterellava a fianco. Gli occhi gialli puntati sul ragazzo.
Jamie stava seduta sull’altalena, stavolta però non si divertiva. Per niente.
La faceva oscillare appena e fissava il terreno con aria triste e arrabbiata, Come ha osato lasciarmi da sola. Per andare a fare cosa, poi. Maledisse mentalmente il suo gemello. Se pensava che gliel’avrebbe lasciata passare liscia si sbagliava di grosso.
Le mamme richiamarono i bambini che giocavano. Era quasi ora di cena. La ragazza alzò lo sguardo verso di loro. Nessuno era mai venuto a richiamarli per la cena, né li avevano mai portati al parco. Sorrise vedendoli correre verso le rispettive mamme, e raccontare quanto si erano divertiti.
Calciò la ghiaia, sollevando diversa polvere. Solo quattro anni disse una vocina nella sua testa , solo quattro anni e poi staremo dove ci pare.
«Hei, Jamie» la chiamò una voce familiare. Si voltò e vide Harry. Non era solo, c’era anche Tartufo con lui. Seccata e arrabbiata si girò, dandogli le spalle, concentrandosi sulle sue scarpe.
Il sorriso del ragazzo scomparve quando vide la sua reazione. Oh oh, è arrabbiata nera.
Tartufo invece, non si lasciò scoraggiare, fece zoppicando il giro dell’altalena, per poi poggiare il grosso testone sulle sue gambe. Con un gesto meccanico, Jamie prese a grattargli la testa.
Harry si avvicinò e si sedette sull’altra altalena « Dai Jamie,hai capito perché me ne sono andato no?»
Lei continuò ad ignorarlo.
«Jamie», si alzò dall’altalena e le si parò davanti « Sono andato a cercarlo per te. Hai detto che non avevamo nessuno.»
Finalmente gli occhi di Jamie incontrarono quelli di Harry.
«Così...beh», indicò il cane « Capito no?»
Jamie tornò a fissare Tartufo «È ferito...»
«Si è azzuffato con un altro randagio»
«Dovremmo curarlo...»
«Già, ma non so quanto sia sicuro tornare a casa. Lo zio sembrava parecchio arrabbiato»
«Si, ma o prendiamo lì un paio di bende, oppure le rubiamo in una farmacia. Non abbiamo soldi babbani»
«Ok, per quanto ritenga meno pericoloso rubare in una farmacia che dai Dursley... non è il caso di finire arrestati»
Harry la prese per la manica e fece segno a Tartufo, stizzito per l’interruzione delle coccole, di seguirli.
Quando furono nei pressi di casa Dursley,i fratelli fecero fermare Tartufo poco lontano, prima di sparire nell’ingresso.
«Speriamo non ci becchino» sussurrò Jamie. Harry sbirciò dal corridoio: Zio Vernon era nel salotto con zia Marge e il bulldog Squarta. « Se ci muoviamo non ci noteranno» le disse tirandola di nuovo per la manica. Jamie però, non si fidava di Squarta, che avrebbe potuto tradire la loro presenza, così lasciò cadere una piccola caramella scartata. Odorava di carne.
Harry se ne accorse ma non disse nulla, e la tirò con più forza per la manica,su per le scale. Nel bagno presero ciò che poteva servire: Bende, disinfettante, garze; non ne sapevano molto di veterinaria, ma i due pensarono che i rudimenti generali del pronto soccorso, potevano valere anche per i cani.
Si calarono giù dalla finestra della loro camera, era troppo rischioso passare dalla porta. Tartufo li stava aspettando beatamente sdraiato sul fianco buono, e si tirò su emettendo un grugnito quando li vide ritornare. I ragazzi gli si accoccolarono vicino e Harry iniziò a trafficare con le bende « Per la zampa possiamo fasciarla, ma per il fianco dubito che potremo...»
«Ci limiteremo a pulirlo allora» rispose la sorella svitando il tappo del disinfettante.
Alla vista di quello, il cane emise un guaito di disapprovazione, ma a una carezza di Jamie e qualche parola dolce si calmò e permise loro di mettergli il disinfettante e fasciargli la zampa.
«Ehi rimani nei paraggi, vedremo di farti avere qualcosa da mangiare dopo cena» disse Harry e Tartufo gli diede un buffetto col muso.
I gemelli tornarono in casa,e la scena che vi trovarono fu più penosa, o divertente, di quella post elisir dell’euforia. La caramella non l’aveva mangiata Squarta, ma Dudley.
Dudley sbavava per tutta casa mentre zia Petunia che gli correva  dietro con un secchio.
«Mio dio Petunia, non avrà la rabbia?» urlò zio Vernon.
«Vernon chiamiamo un dottore» gridò zia Marge.
«Ora non c’è differenza tra Dudley e Squarta eh» rise Jamie
«No, entrambi mangiano e sbavano» ammise Harry« Quanto durerà ?»
«Solo pochi minuti» gli sussurrò nell’orecchio.
Non fecero in tempo a rendersi conto, che zio Vernon li aveva afferrati e trascinati vicino al sottoscala. Zia Petunia e Marge stavano scortando Dudley in macchina.
«Cosa gli avete dato?» esclamò furibondo, mettendoli al muro.
«Niente. Non so a cosa ti riferisca» rispose Harry deciso.
Lo zio si avvicinò pericolosamente e aprì l’anta del sottoscala « Voi due la pagherete cara. Non vi basta ciò che avete fatto a Marge. Ora ve lo faccio vedere io! Siamo stati troppo buoni con voi» urlò spingendo con forza Jamie nel sottoscala. Harry cercò di frapporsi fra lo zio e la sorella, ma invano. Zio Vernon era grosso e con violenza riuscì a far entrare i due nel ripostiglio e, prima che potessero reagire, chiuse la porta. « E al nostro ritorno ve le darò di santa ragione, stavolta»
 Solo il battito accelerato dei loro cuori riempì il silenzio, che di lì a poco ci fu in casa. Se ne stavano accucciati, dato che il soffitto era bassissimo e l’uno di fianco all’altro. Per un po’ nessuno dei due parlò.
 « Mi dispiace Harry» disse Jamie torturando con le dita una bretella della salopette
«Per cosa?»
«Per questo. Insomma dovevo migliorare la situazione, invece...»
«Ah già, la situazione non è migliorata» rispose Harry atono.
«No, ed è colpa mia. Se fossimo stati ubbidienti...»
« È probabile che saremmo a preparare la cena»
«S-sì» continuò lei incerta « Ecco appunto, quello che volevo dire, è che le mie idee...a volte, non sono così fantastiche» concluse.
Harry sorrise « Sì, a volte non sono fantastiche», le diede ragione il fratello, «Però sono divertenti» aggiunse dopo qualche secondo. «Insomma, da questa situazione ne usciamo, ma quando ci ricapita di vedere Dudley sbavare come un cane»
«Non sei arrabbiato?»
«Non con te» rispose, giocherellando con un vecchio soldatino.
«Dudley avrà smesso di sbavare a quest’ora», Jamie poggiò la testa sulla spalla del fratello
«Lo porteranno ugualmente all’ospedale».
«Harry pensi che...»
«No. Non si sporcherebbe mai le mani con noi. Non più» la rassicurò il fratello « Invece, ci terrà chiusi qui dentro, per giorni»
«Non posso crederci. Qui dentro possiamo muoverci a malapena» e come prova tentò di spostarsi prima e destra poi in avanti « Visto, non posso muovermi.»
Harry guardò la sorella «Hai sgraffignato qualche altra pozione che possa aiutarci?»
«No, purtroppo» ammise « Come facciamo ad uscire?»
«Forcina?»
«Non è una serratura, ma un chiavistello, non posso forzarlo con una forcina. Con un piede di porco si potrebbe fare, ma non con una forcina»
«Oh, allora dovremmo aspettare il ritorno di Dudley, e tagliarli un piede»
«Non ora che è molto più simile a un cane grasso e bavoso»
«Anche i maiali sbavano»
Risero di gusto, nonostante fossero “ ricoperti di caccabombe fino al collo”.
Dopo un’ora i due ragazzi sentivano formicolare le gambe e gli altri muscoli dal torpore, ma finalmente i Dursley tornarono, forse li avrebbero fatti uscire.
«Oh, Diddino adesso la mamma va prepararti il tuo piatto preferito» trillò zia Petunia dal corridoio.
« Brandy, Marge?» sentirono proporre zio Vernon
«Perche no, mi ci vuole proprio»
Sentirono i loro passi dirigersi verso il salotto. Un forte pugno scosse la porta del sottoscala e li fece trasalire. Videro il faccione del loro cugino, o meglio solo gli occhi, affacciarsi con espressione beffarda alla graticola. Harry portò la mano alla bacchetta e la puntò in mezzo agli occhi di Dudley, che spaventato corse via. In mano aveva un nuovo videogioco, un presumibile regalo di consolazione.
Dudley andò a lamentarsi con suo padre, tralasciando il dettaglio della bacchetta, non poteva parlarne con zia Marge lì.
I due ragazzi avvertirono i passi pesanti dello zio farsi sempre più vicini, e Harry strinse nuovamente la bacchetta nascosta nella felpa.
«Voi due» ringhiò zio Vernon battendo furiosamente contro la porta« Non osate più minacciare Dudley con quelle vostre cose strane. Non ve lo permetto»
«Ah sì, e come ce lo impedisci?» ribatté Harry arrabbiato
«Vi terrò chiusi qui dentro ,finché non dovrete tornare in quella vostra scuola. Solo cinque minuti al giorno per uscire e andare in bagno, sorvegliati. E esclusivamente un pasto al giorno.» disse con un sorrisetto malevolo.
«Questa è follia, è troppo stretto qui non-» Jamie tentò di protestare debolmente.
«Ah, zitti voi razza di ingrati. Bravo Vernon. A pane e acqua vanno tenuti questi delinquenti » proruppe zia Marge,aveva raggiunto zio Vernon. Il bicchiere di brandy ancora in mano. « Se fosse stati affidati a me, una bella bastonata non ve la levava nessuno...»
Harry era fin troppo furioso, il petto si alzava e abbassava freneticamente: Jamie tentava di calmarlo, ma non era facile dato che nemmeno lei era tranquilla.
«Harry, non perdere il controllo» gli sussurrò.
Zia Marge intanto continuava « Sai cosa Vernon, non è certo stata colpa tua o di Petunia. Come dicevo queste cose sono solo colpa dei genitori. Cattivo sangue non mente»
Harry strinse ancora con più energia la bacchetta, l’altra mano stretta in un pugno.
«Basta smettila, non sai niente dei nostri genitori» urlò Jamie, era arrabbiata,e temeva che il fratello facesse qualche stupidaggine con la magia.
«TACI» intimò zio Vernon
«Ah, sempre con quel tono arrogante e irriconoscente» abbaiò zia Marge. « Vedi Vernon? È tutta colpa dei geni, specie della madre. Non voglio dire che nella famiglia di Petu... Ah» zia Marge urlò quando il bicchiere nelle sue mani si frantumò.
«Oh santo cielo» zio Vernon la fissò preoccupato
«Non preoccuparti Vernon, sono io che ho una presa solidissima. È successo anche una sera dal colonnello Fubster...»
«Andiamo a tavola, Marge?» propose zio Vernon invitandola a seguirlo e lanciando un occhiata di puro odio verso il sottoscala.
Harry e Jamie vennero lasciati in pace fino a sera tardi, Zio Vernon li fece uscire a turno per il bagno. Jamie tentò di ribellarsi e liberare Harry, ma lo zio gli assestò uno scapaccione e la strattonò fino al sottoscala per poi buttarcela dentro.
I due Potter passarono così tre giorni ripetitivi e monotoni. Harry e Jamie provarono a scappare più volte, ma i muscoli erano troppo indolenziti e Zio Vernon non cedeva alle loro minacce con la bacchetta. Sapeva che non potevano fare magie fuori da scuola, e non potevano entrare in contatto coi loro amici “anormali”.
Tre giorni terribili, oramai i muscoli erano troppo contratti, e quella di uscire per cinque minuti e muoversi sembrava più una tortura che altro, se non per poter rinfrescarsi con l’acqua del rubinetto. Nel sottoscala l’afa e la mancanza di ossigeno e la polvere non aiutavano la respirazione e spesso erano scossi da attacchi di tosse.
Jamie tentava di tenere buono il fratello e non farlo esplodere:
«Ti espelleranno, Harry. Cerca di essere lucido» lo implorò, le lacrime che si raggruppavano agli angoli degli occhi. «Non potremo più tornare a Hogwarts».
«Tu che c’entri?» le domandò sorpreso « Espellerebbero me, non te»
«Io non tornerei ad Hogwarts per lasciarti da solo»
«Silente non te lo permetterebbe» le fece notare
«Allora ti trasfigurerò in un gatto. No... troppo difficile, in un rospo»
«No, ti prego. Allenati col gatto piuttosto» rispose divertito.
«In ogni caso, andrò dove andrai tu» disse risoluta
«Sì, sono tredici anni che lo fai», Harry la guardò sottecchi.
«Beh, non è che abbia potuto scegliere» rispose stizzita.
Harry sorrise « Non ho detto che non ne sono contento».
Battibeccare con lei e punzecchiarla lo scaricavano e alleggerivano lo stato delle cose.
Il quarto giorno nel pomeriggio, i Dursley uscirono. Zia Marge voleva comprare un regalo a Dudley prima di partire, e zio Vernon e zia Petunia, andarono insieme a loro, lasciando a casa Squarta che ringhiava, appostato davanti al sottoscala.
In casa il tempo era scandito dal ticchettio del orologio a pendolo, dai borbotti per la fame dei due, e dai ringhi di Squarta.
Dopo un’ora sentirono dei rumori, in casa. Pensarono a dei ladri, anche Squarta cominciò ad abbaiare, e corse verso la porta, non videro nulla benché tentassero di sporgersi verso la feritoia.
Sentirono un guaito, poi i passi sulle scale, ma entrambi si guardarono dall’urlare o cose simili.
Loro non avevano nulla di valore.
Non avevano ancora sentito uscire l’intruso, quando la macchina scricchiolò sulla ghiaia, e i Dursley percorsero il vialetto, era buio, e non notarono la terra smossa accanto all’aiuola di primule.
Non dovevano esserci segni d’infrazione perché non ci furono crisi isteriche finché:
«Oh il mio povero Squarta» urlò zia Marge quando il cane scese le scale. Non aveva più un pelo addosso, se non sul muso. Il corpo era stato totalmente raso a zero.
Inutile dire che non appena Marge andò di sopra con la sua bestiolina, zio Vernon si lanciò contro i Potter.
«Vi avevo avvertito razza di mostri. Come avete fatto eh?» sibilò senza urlare per non farsi sentire da Marge.
«Non siamo stati noi» ribatté Harry secco.
«Smettile di mentire. Siete stati voi, con le vostre stramberie»
«Ti abbiamo detto di no. È entrato qualcuno in casa...» spiegò Jamie
«Entrato qualcuno eh? Non imbrogliarmi ragazzina. Non ci manca nulla, non può essere stato un ladro. Come punizione  niente cinque minuti di uscita oggi» sbraitò.
Dopo pochi minuti, passati a maledire lo zio, la voce di zia Petunia perforò i loro timpani.
«Vernon, Vernon»  gridò spaventata, la sua figura cavallina scendeva rapida gli ultimi gradini.
«Cosa c’è?» rispose lui dal salotto, sporgendo il grosso faccione dal giornale.
«C’è dello sporco in bagno e sulle porte, gli armadietti sono tutti sottosopra, gli asciugamani sporchi. Qualcuno è entrato qui» disse con voce acuta.
Zio Vernon era scioccato, e tralasciamo lo sproloquio che ne seguì, con tanto di chiamata alla polizia, che però non intervenne:
«Come non avete intenzione di venire» urlò zio Vernon al telefono
«No signore, non interveniamo per casi di cani depilati» rispose tranquillo l’addetto sull’altra linea.
«E chi mi paga il danno per pavimento e bagno sporchi. Voi?»
«Non lo so signore. Sicuramente non lo Stato»
«Cos-»
«Arrivederci» si congedò il poliziotto, chiudendo la telefonata.
«Arrivederci, un corno» urlò di rimando picchiando forte il telefono nel riporlo.
«Voi due ve ne resterete qui» disse fissando il sottoscala, ben conscio che lo stessero ascoltando.
« Fino al giorno in cui dovrete prendere quello schifosissimo treno» urlò assestando un pugno alla porta.
La notte scese silenziosa, e i due ragazzi erano talmente stanchi, che non si interrogarono nemmeno su chi fosse entrato in casa.
Il chiavistello della porta scattò e quella si scostò leggermente, poi si aprì del tutto.
I due, assopiti, se ne resero conto pochi minuti dopo. Sorpresi uscirono piano, con le bacchette alzate.
La porta d’ingresso era spalancata. I due sempre più stupiti salirono di sopra, facendo attenzione a non svegliare nessuno, e tornarono in camera loro, fortunatamente non era chiusa a chiave.
«Fai i bagagli, ce ne andiamo» ordinò Harry in un sussurro.
La sorella non ebbe nulla da obbiettare e iniziò a prendere le sue cose.
Non ci misero molto, e ordinarono ad Edvige di volare da Ron, con un biglietto. Perché si prendesse cura di lei.
Il difficile era scendere le scale coi bauli senza fare rumore e coi muscoli indolenziti era complicato e doloroso.
Arrivata in fondo, Jamie forzò la porta dell’altro ripostiglio e presero le loro cose di scuola.
«POTTER» un urlo e dei passi che scendevano le scale. Zio Vernon.
«Adesso basta» decise Harry, afferrò la bacchetta pronto a puntarla sullo zio.
Quello si bloccò alla vista della minaccia, ma poi si riprese « Ti espelleranno»
«Non m’importa»
«Non uscirete da qui» così dicendo andò alla porta e la chiuse a chiave
«Non ti azzardare» urlò Harry, di colpo la porta si spalancò, come sbattuta dal vento, e zio Vernon indietreggiò, mentre forti colpi d’aria aprivano le altre finestre. « Non ci impedirai di andare via», un'altra folata spinse indietro lo zio, facendolo atterrare in salotto.
«Harry, andiamo via», Jamie era piuttosto preoccupata. Suo fratello aveva di nuovo fatto una magia.
«Harry» lo chiamò di nuovo prendendogli la mano. Lui parve riscuotersi e insieme uscirono in strada, mentre pian piano la sua magia svaniva.

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Capitolo 4
*** In cui Harry e Jamie incontrano il Ministro della Magia ***



Rieccomi con un nuovo capitolo.

Siamo ancora all'inizio, nel prox capitolo entrerà un nuovo personaggio.

Ringrazio chi ha messo la storia nelle seguite, nelle preferite e chi ha recensito. Grazie anche ai lettori silenziosi che dedicano tempo a questa storia.

Buona lettura












Percorsero almeno un isolato, prima di crollare esausti su un marciapiede in Magnolia Crescent. I muscoli pulsavano e per ogni movimento era come avere cento pesi addosso.
«Hai perso il controllo» lo rimproverò lei.
«Senti, era solo... beh non ce l’avremmo fatta altrimenti. Non era una vera e propria magia»
«Credi che il ministero non se ne sia accorto?» domandò scettica.
«Mi avrebbero già mandato una lettera, come l’altra volta»
«Hmpf... magari hai ragione» assentì « Allora che facciamo?»
«Andremo a Londra e staremo al Paiolo magico»
«Harry, come ci arriviamo a Londra?» gli chiese Jamie, massaggiandosi una gamba.
«Non so, voliamo oppure ci andiamo con un autobus Babbano...»
«Ci metteremo una vita» disse afflosciandosi sul baule davanti a lei.
«Al momento non ho idee. Rimaniamo qui per ora, riprendiamoci e poi decidiamo»
«Sì, io credo di poter passare la notte qui. Sono troppo stanca e rotta per viaggiare» si lamentò sdraiandosi con la schiena sul marciapiede.
Harry la guardò, sua sorella era davvero rozza certe volte. Lei sentì i suoi occhi addosso e gli fece la linguaccia « Sono stanca, non giudicarmi».
Passarono dieci minuti, e il loro respiro era tornato normale:
«Jamie non dormire sul marciapiede» disse Harry scuotendola
«Oh no....ok...avevo....sbattevo le palpebre normalmente, quando si sono appiccicate e non ho potuto aprirli» disse velocemente strabuzzando gli occhi « Oh, ma ora ci vedo, splendido»
«Non siamo a scuola e non sono Piton» la prese per le spalle scandendo bene ogni parola.
«Oh» esclamò guardandosi intorno « Siamo per strada» disse poi girando la testa a destra e a sinistra « Me ne ero scordata»
«Sei peggio di Neville»
«Se fossi in forma ti picchierei» mormorò. « Autobus Babbano?» chiese poco convinta
«Sì, possiamo usare il mantello dell’invisibilità, così non avremo problemi per il biglietto»
Erano ancora seduti sul marciapiede, entrambi attanagliati dal senso di panico. Erano sperduti e soli nel mondo Babbano, di notte, e l’unica certezza che avevano era Londra e un debole piano per raggiungerla. I loro pensieri corsero a Ron e Hermione: i loro migliori amici. Avevano mandato Edvige da Ron, ma l’amico era ancora in Egitto e probabilmente non avrebbe potuto aiutarli.
Non avevano soldi per sopravvivere nel mondo Babbano, ecco perché dovevano raggiungere Londra al più presto. Da lì sarebbero facilmente entrati a Diagon Alley.
 Non potevano restare seduti lì per sempre, a meno di non voler spiegare a un poliziotto Babbano cosa ci facessero nel cuore della notte, con due manici di scopa e un mucchio di libri d’incantesimi.
Harry, aprì il baule per cercare il mantello dell’invisibilità, mentre Jamie si stiracchiava.
«Stai comoda, non disturbarti ad aiutarmi» disse dandole un buffetto sulla spalla
«Sono certa riuscirai a trovarlo da solo» rispose lei, senza alcuna intenzione di muoversi.
Harry sbuffò « Pigrona» poi tornò a rovistare. Entrambi sussultarono quando avvertirono dei rumori. Si rizzarono in piedi guardandosi intorno.
«Harry», chiamò il fratello con un sussurro,«Hai sentito? Qualcosa si è mosso,lì davanti», indicò col dito un punto accanto alla casa di fronte e si avvicinò di più a lui.
«Già...» rispose prendendo la bacchetta.
«Non fare magie avventate, per favore» gli ordinò apprensiva, afferrandogli la felpa per trattenerlo. Harry le lanciò un’occhiataccia, « Di certo, non lascerò che ci attacchino» replicò continuando a scrutare nel buio davanti a sé.
«Nemmeno io» disse estraendo con calma la sua bacchetta « Però non essere impulsivo». Rimasero in silenzio da quel momento. Le orecchie tese, pronte a cogliere il minimo rumore. Non si sentiva nulla di strano, eppure ambedue avvertivano uno sguardo puntato addosso. Qualcuno che li osservava, nascosto nello stretto passaggio tra il garage e la staccionata di fronte a loro. Harry cercò di strizzare gli occhi, cercando di vedere meglio. Se la cosa si fosse mossa di nuovo, avrebbero scoperto se si trattava di un gatto o qualcos’altro.
Sentirono il rumore di un auto, passava all’incrocio. La luce dei fari illuminò la strada e per un attimo, riuscirono a intravedere una sagoma nera. Di riflesso alzarono le bacchette, puntando la cosa. Si udì un BANG assordante, e i due fratelli dovettero riparare gli occhi da un improvvisa luce accecante.
Jamie si sentì afferrare per il gomito e strattonare all’indietro, perse l’equilibrio e cadde sopra Harry, sul marciapiede. «Che diavolo...» fece in tempo a dire, prima di vedere un paio di gigantesche ruote sovrastate da due enormi fanali, frenare bruscamente a pochi centimetri da loro. Si scambiarono un’occhiata perplessa e ritornarono a fissare il paio di pneumatici, piegarono indietro la testa e poterono constatare che appartenevano ad un immenso autobus di un viola intenso, sul parabrezza brillava una scritta dorata: Il Nottetempo.
«Lo vedi anche tu vero?» chiese alla sorella, guardandola stranito. Lei ricambiò, però divertita « Sì, certo. Impossibile non vedere un colosso del genere» commentò massaggiandosi il braccio, sul quale era atterrata.
In quel momento le porte si aprirono e un autista in uniforme viola balzò giù dal pullman recitando ad alta voce: «Benvenuti sul Nottetempo, mezzo di trasporto di emergenza per maghi e streghe in difficoltà. Allungate la bacchetta, salite a bordo e vi portiamo dove volete. Mi chiamo Stan Picchetto e sono il vostro bigliettaio per questa notte» si guardò in giro, non vedendo nessuno, poi finalmente si accorse dei due ancora seduti per terra ,«Che ci fate lì per terra?» domandò abbandonando il tono professionale.
Harry si sollevò e aiutò la sorella a rialzarsi. Visto più da vicino, Stan Picchetto non sembrava avere molti anni più di loro: ne dimostrava diciotto o diciannove circa, con grandi orecchie e un sacco di brufoli.
«Siamo caduti» rispose Harry
«Ma davvero?» chiese Stan con una risatina
«Davvero» ribatté  Jamie seccata «Ci avete quasi travolto»
«Voi ci avete chiamato» rispose Stan, poi notando lo sguardo perplesso dei ragazzi aggiunse «Avete messo fuori le bacchetto no?»
I fratelli annuirono in risposta, e gli occhi di Harry cercarono, in un gesto istintivo lo stretto passaggio in cui prima c’era la sagoma nera.
«Che guardi?» domandò Stan
«Ahm...» Harry era piuttosto riluttante a parlare di quello che forse avevano visto. « Nulla, mi pareva d’aver visto un qualcosa lì» ammise alla fine.
Jamie gli tirò leggermente la manica della felpa e Stan lo fissò a bocca aperta. A disagio, Harry vide lo sguardo spostarsi sulla cicatrice, e cercò di appiattirsi alla bell’e meglio i capelli per nasconderla. Quella di Jamie, invece, era ben coperta dal ciuffo.
«Che hai sulla testa?» chiese Stan bruscamente, fissando Harry.
«Senti un po’, hai detto che ci portate dove vogliamo. Bene, allora facci salire, abbiamo fretta» s’intromise Jamie, in modo altrettanto brusco.
«Come vi chiamate?» insistette l’autista.
«Ron e Hermione» replicò di nuovo aspra. Disse i primi nomi che gli vennero in mente.
«Allora, questo autobus...» esordì il fratello, sperando di distrarre Stan « hai detto che va dappertutto?».
«Orpo!» disse Stan tutto fiero. «Dove ti pare, finché c'è strada. Sott'acqua però no che non ci va. Così volete andare da qualche parte?»
«Sì» rispose Harry « Quanto costa andare a Londra?»
«Due biglietti sono un Galeone e cinque Falci » rispose Stan, «ma per un Galeone e nove Falci diamo anche una cioccolata bella fumante, e per due Galeoni una borsa dell'acqua calda e due spazzolini da denti, del colore che volete, eh».
«Oh, si voglio la cioccolata» disse Jamie tutta contenta, e Harry rovistò sul fondo del baule, ne estrasse un sacchettino e porse all’autista una moneta d’oro e alcune d’argento. Poi aiutò Stan a caricare i bauli e la gabbia di Edvige.
Dentro non c’erano sedili, al loro posto c’erano dei letti. Accanto a ciascuno di essi c'era una candela accesa in un candeliere, che illuminava il rivestimento a pannelli di legno della carrozza.
«Tu puoi metterti qui» sussurrò Stan a Harry « E tu là, in fondo, oppu-»
«Ci siederemo sullo stesso letto, grazie» lo interruppe Jamie, e prese la mano del fratello per trascinarlo sul letto dietro al conducente. Stan sbuffò e con un alzata di spalle sistemò i bauli sotto il letto « Questo è il nostro autista, Ernie Urto. Questi sono Ron e Hermione, Ern» disse rivolto al conducente seduto in poltrona al volante.
Ernie urto un anziano mago con gli occhialoni spessi fece un cenno verso i due, e Harry si appiattì nervosamente la frangia e si sedette accanto alla sorella.
«Diamoci una mossa, Ern», disse Stan sedendosi nella poltrona accanto a quella di Ernie.
Si udì un altro terribile BANG e un attimo dopo Harry si trovò lungo disteso sul letto con addosso la sorella « Wow, che velocità», Jamie si tirò su e guardò fuori dal finestrino, « Questa non è la strada di prima. Guarda, Harry».
Il fratello dovette darle ragione, quella strada era del tutto nuova. Stan fissava divertito la loro espressione stupefatta « È qui che eravamo quando ci avete chiamati» spiegò « Dov’è che siamo Ern? In Galles»
«Mmm» disse Ernie
«Mai i Babbani non si accorgono dell’autobus?» chiese Harry
«Figurati!» disse Stan sprezzante « Non ci sentono e non ci vedono. Non si accorgono mai di nulla quelli»
«Meglio che vai a svegliare Madama Palude, Stan» disse Ern. «Tra un minuto saremo ad Abergavenny».
Stan superò il letto di Harry e Jamie e scomparve su per una scaletta di legno. I gemelli guardarono ancora fuori dal finestrino, sempre più nervosi. Pareva che Ernie non avesse idea di come si usa un volante. Il Nottetempo continuava a salire sobbalzando sul marciapiede, ma non urtava nulla: file di lampioni, cassette delle lettere e bidoni si ritraevano al suo passaggio e tornavano al loro posto subito dopo.
Stan scese di nuovo, seguito da una strega verdina avvolta in un mantello da viaggio.
«Eccoci, Madama Palude» disse Stan allegramente, mentre Ern frenava di colpo e i letti scivolavano in avanti. Madama Palude si portò un fazzoletto alla bocca e scese i gradini barcollando. Stan le lanciò la borsa e richiuse la portiera; ci fu un altro BANG assordante, ed eccoli avanzare rombando lungo una stretta stradina di campagna, con gli alberi che si toglievano di torno a balzi.
«Bene, siamo su un mezzo di trasporto mortale», disse Jamie incrociando le gambe sul letto « Ehi Stan, abbiamo pagato per la cioccolata. Ce la porti per favore?»
«Ah, già. Ora arriva» disse Stan in tono annoiato, portò loro due tazze piene di cioccolata.
Ringraziarono, prendendole e cercando di non far fuoriuscire il liquido, che ondeggiava pericolosamente, a causa dei continui sobbalzi. Jamie avvicinò le labbra al bordo per bere, ma si ritrovò il naso inondato dalla cioccolata,per una frenata improvvisa. Harry rise, prima di versarsi buona parte del liquido sui jeans. «Sarebbe meno complicato creare una pozione..» borbottò lei, pulendosi il naso con la mano. «L’hai chiesta tu la cioccolata. Ora non ti lamentare» le rispose Harry.
Lei gli fece una linguaccia. Poi scoppiò a ridere « Harry, ti sei sporcato gli occhiali».
«Sì, me ne sono accorto... ti vedo a macchie».
Quando le tazze furono meno piene, riuscirono a gustarsi la cioccolata senza altri incidenti. Dopo essere stati in quel ripostiglio per giorni, sentire il liquido dolce e caldo scendere nello stomaco, fu una sensazione quasi paragonabile al volo per i Potter.
Stan seduto in poltrona, tirò fuori il giornale, La Gazzetta del Profeta.
Una grossa foto di un uomo con il volto scavato e lunghi capelli arruffati fece l’occhiolino a Harry e Jamie, dalla prima pagina.
Jamie non ci fece molto caso, trovava più interessante sbirciare fuori dal finestrino, tutte quelle macchine contro cui l’autobus sembrava doversi schiantare, ma che Ernie evitava sempre all’ultimo minuto. Harry però, sapeva di averlo già visto, ma non riusciva a ricordare dove. Strizzò gli occhi e vide il nome dell’uomo. Scritto sotto la foto: Sirius Black. Harry riguardò la foto e capì «Quel tizio era al telegiornale dei Babbani»
Jamie si voltò «Chi?», Harry le indicò il giornale, mentre Stan li guardava divertito «Sirius Black»disse, girando il giornale « Ma dove vivete? Certo che era al telegiornale dei Babbani»
Jamie lo fissò perplessa e Harry disse «Dicevano che è un pluriomicida...»
«Orpo, tocca che leggete i giornali Ron», sfilò la prima pagina e gliela porse. Jamie si portò alle spalle del fratello, sulle ginocchia, poggiando il mento sopra la sua testa e lessero l’articolo:
 
BLACK ANCORA LATITANTE
Sirius Black, probabilmente il più efferato criminale mai rinchiuso nella fortezza di Azkaban, è ancora in libertà, come ha confermato oggi il Mini-stero della Magia.
«Stiamo facendo tutto il possibile per riacciuffare Black» ha dichiarato stamane il Ministro della Magia, Cornelius Caramell, «e chiediamo alla comunità magica di mantenere la calma».
Caramell è stato criticato da alcuni membri della Federazione Internazionale dei Maghi per aver informato il Primo Ministro Babbano della fuga di Black.
«Ho dovuto farlo» ha ribattuto Caramell, seccato. «Black è pazzo. È un pericolo per chiunque lo incontri, mago o Babbano. Il Primo Ministro mi ha personalmente garantito che non svelerà a nessuno la vera identità di Black. E poi, diciamocelo, chi gli crederebbe se lo facesse?»
Mentre tra i Babbani è stata diffusa la notizia che Black è armato di pistola (una specie di bacchetta magica di metallo che i Babbani usano per uccidersi a vicenda), la comunità magica vive nel terrore di una strage come quella di dodici anni fa, quando Black uccise tredici persone con un solo incantesimo».
Harry guardò gli occhi tenebrosi di Sirius Black, l'unica parte di quel volto scavato che avesse una parvenza di vita. Harry non aveva mai incontrato un vampiro, ma aveva visto delle figure sui libri al corso di Difesa contro le Arti Oscure, e Black, con la sua pelle di un bianco cereo, lo sembrava proprio.
«Fa paura, eh?» disse Stan, che li aveva osservati.
«Ha ucciso tredici persone?» chiese Harry restituendo la pagina a Stan. «Con un solo incantesimo?»
«Sì» disse Stan, «in mezzo alla folla. In pieno giorno, sì sì. Bel pasticcio, vero, Ern?»
«Mmm» commentò Ern cupo.
Stan fece ruotare la poltrona per guardare meglio i due ragazzi.
«Black stava dalla parte di Tu-Sai-Chi» disse.
«Chi, Voldemort?» chiese Harry senza riflettere. Jamie gli diede una gomitata, Stan impallidì, brufoli compresi; Ern sterzò così bruscamente che un'intera fattoria dovette fare un balzo indietro per evitare l'autobus.
«Ma sei impazzito?» strillò Stan. «Che ti viene in mente di dire quel nome, eh?»
«Mi dispiace» disse Harry in fretta. «Scusate, io... io mi sono dimenticato...»
«Dimenticato!» disse Stan debolmente. «Orpo, ho il cuore che mi scoppia...»
«Beh ora non esageriamo...» sussurrò Jamie, in tono troppo basso perché qualcuno, oltre al fratello, potesse sentire.
«Allora... allora Black era un sostenitore di Tu-Sai-Chi?» esclamò Harry per farsi perdonare. Ignorando gli sbuffi esasperati di Jamie.
«Sì sì» disse Stan senza smettere di massaggiarsi il petto. «Sì, proprio così. Molto vicino a Tu-Sai-Chi, dicono. Ma quando i piccoli Potter hanno dato una bella lezione a Tu-Sai-Chi...»
Harry si appiattì di nuovo la frangia con un gesto nervoso, e Jamie si rabbuiò.
«... hanno beccato tutti quelli che stavano con Tu-Sai-Chi, vero, Ern? Molti hanno capito che era finita, senza più Tu-Sai-Chi, e si sono calmati. Ma Sirius Black no. Dicono che credeva di essere il braccio destro di Tu-Sai-Chi. Comunque, hanno circondato Black in una via piena di Babbani; lui ha tirato fuori la bacchetta e ha fatto saltare tutta la via, e così ci ha rimesso la pelle un mago più una dozzina di Babbani che passavano di lì. Ti rendi conto? E lo sai che cos'ha fatto dopo, Black?» continuò Stan in un sussurro.
«Cosa?»
«Si è messo a ridere» disse Stan. «A ridere, capito? E quando sono arrivati i rinforzi del Ministero della Magia, si è fatto portare via come se niente fosse, piegato in due dalle risate. Perché è matto, vero, Ern? Non è matto?»
«Se non lo era quando è andato ad Azkaban, lo è diventato» disse Ern con la sua voce lenta. «Io mi tirerei un colpo piuttosto che mettere piede là dentro. Gli sta bene, comunque... con quello che ha combinato...»
«Hanno fatto una bella fatica a mettere tutto a tacere, vero?» disse Stan. «La strada per aria, e tutti quei Babbani stecchiti. Com'è che l'hanno chiamata, Ern?»
«Una fuga di gas» grugnì Ernie.
«E adesso è fuori» disse Stan tornando a osservare la foto della faccia scavata di Black sul giornale. «Nessuno era mai scappato da Azkaban, vero Ern? Chissà come ha fatto. Spaventoso, eh? Voglio dire, contro le guardie di Azkaban dev'essere stata una bella fatica, eh, Ern?»
Ernie all'improvviso rabbrividì.
«Parliamo di qualcos'altro, Stan, da bravo. Quelle guardie di Azkaban mi fanno venire il mal di pancia solo a pensarci».
«Perché? Sono così terribili?» domandò Jamie curiosa, stavolta fu Harry a darle una gomitata.
«Ah, ma da dove venite voi due! Certo che sono terribili» disse Stan mettendo via il giornale.
«Sono maghi potenti?» insistette lei
«No, non sono maghi» rispose Stan rabbrividendo un po’ «Ma ora basta,sì. Cambiamo argomento»
Jamie non continuò più, Harry si era appoggiato alla parete, così gli si sdraiò addosso, guardandolo dal basso. «I muscoli a te fanno ancora male?»,  Harry annuì, «Adesso siamo liberi...» gli disse
«Per fortuna. Jamie, come hai controllato la magia?» le chiese ad un tratto.
«Intendi come non ho perso il controllo?»
«No, intendo, come hai fatto ad aprire la porta. Non hai usato la bacchetta no? Quindi forse inconsciamente...»
«Ma che inconscio, Harry. Non sono stata io»
«Io nemmeno», disse con un alzata di spalle. Lei gli lanciò un’occhiata sarcastica «Lo so, è stato qualcun altro. Per forza»
«Già, ma chi? Voglio dire non si è fatto vedere, ed era già uscito di casa quando ci siamo svegliati»
«Evidentemente non voleva farsi scoprire. Solo... non riesco a capirne il motivo»
Harry sospirò, intrecciando le mani dietro la nuca « Ne parleremo a..» e abbassò la voce «Ron e Hermione, quando li vedremo»
«Lei avrà di sicuro delle ipotesi...», non parlarono più, assopiti dalla stanchezza e dalle luci soffuse delle candele. Il movimento del Nottetempo, ora che si erano abituati, risultava meno brusco, e quasi non ci facevano caso.
L’autobus viaggiava nell’oscurità mettendo in fuga parchimetri e cespugli, alberi e cabine del telefono.
Jamie si girò su un fianco, abbracciando il busto del fratello, chiuse gli occhi e li riaprì piano
« Harry...» lo chiamò, tirandogli leggermente la felpa, lui inclinò il viso e poggiò il mento sulla testa di lei, per poterla vedere. «Ho voglia di piangere» disse con un filo di voce appena udibile. Il ragazzo s’irrigidì. Harry non capiva il perché di quella reazione,non era bravo a consolare, così non trovò di meglio da fare che stingerla e nasconderle il viso nel suo petto. In silenzio, mentre il bus si trasferiva bruscamente da Anglesea ad Aberdeen. Uno alla volta, maghi e streghe in vestaglia e ciabatte vennero giù dai piani superiori per scendere dall'autobus. Sembravano tutti molto felici di farlo. Harry e Jamie rimasero gli ultimi passeggeri. Una volta scaricata la tensione si staccò dal petto del fratello, lasciandogli la maglietta umida. Harry chiuse la felpa con la cerniera e le arruffò i capelli, soffermando le dita sulla cicatrice coperta dal ciuffo, come a volerla cancellare.
«Allora... Ron e Hermione» disse Stan, battendo le mani « A Londra dove?»
«Diagon Alley» rispose Harry
««Va bene» disse Stan, «allora tenetevi forte...»
BANG!
Ed eccoli sfrecciare lungo Charing Cross Road. Harry si rizzò a sedere e osservò gli edifici e le panchine che si ritraevano dal percorso del Nottetempo. «Sta quasi albeggiando» osservò distaccata la sorella, guardando il cielo schiarire.
Ern schiacciò il freno e il Nottetempo si arrestò davanti a un piccolo pub dall'aria squallida, il Paiolo magico, dietro il quale c'era l'ingresso segreto a Diagon Alley.
«Grazie» dissero i due fratelli a Ern.
Scesero i gradini e Harry aiutò Stan a scaricare i bauli e la gabbia di Edvige.
«Be'» disse Harry, «allora addio!»
Ma Stan era distratto. In piedi vicino alla portiera, scrutava il buio ingresso del Paiolo magico.
«Eccovi qui. Harry, Jamie» disse una voce «Ci avete fatto stare in pensiero».
Prima ancora di voltarsi sentirono una mano sulle spalle. Nello stesso istante Stan esclamò:
«Orpo! Ern, vieni qui! Vieni qui!»
I due ragazzi si voltarono a guardare il proprietario della voce e si sentirono gelare: era Cornelius Caramell, il Ministro della Magia in persona.
Stan balzò a un passo da loro.
«Come li ha chiamati Ron e Hermione, Ministro?» domandò, eccitato.
Caramell, un ometto corpulento con un lungo mantello gessato, aveva l'aria stanca e infreddolita.
«Ron e...?» ripeté accigliato. «Questi sono Harry e Jamie Potter».
«Lo sapevo!» strillò Stan giulivo. «Ern! Ern! Indovina chi erano, Ern! Sono i Potter, si sì! Hanno la cicatrice!»
«Sì» disse Caramell asciutto, «e sono molto contento che il Nottetempo abbia dato loro un passaggio, ma noi ora dobbiamo entrare al Paiolo magico...»
Caramell premette più forte le spalle dei due ragazzi, pilotandoli dentro il pub. Una sagoma curva che reggeva una lanterna apparve da dietro il bancone. Era Tom, l'avvizzito, sdentato proprietario del locale.
«Li ha trovati, Ministro!» disse Tom. «Qualcosa da bere? Birra? Brandy?»
Alle loro spalle si sentì un rumore di cose trascinate e una serie di sbuffi, e apparvero Ern e Stan con i bauli e la gabbia di Edvige. I due si guardarono intorno eccitati.
«Orpo, perché non ce l' avete detto subito che eravate i Potter?» chiese Stan sorridendo, mentre la faccia gufesca di Ernie spiava curiosa da sopra la sua spalla.
«Un salottino privato, Tom, per favore» disse Caramell con uno sguardo eloquente.
«Addio». Harry salutò Stan ed Ernie, mentre Tom indicava a Caramell il corridoio dietro il bancone, e sua sorella studiava il ministro.
«Addio, Ron!» gridò Stan.
Caramell li guidò lungo lo stretto corridoio, e seguendo la lanterna si ritrovarono in un salottino. Tom schioccò le dita, il fuoco si accese nella stufa, e l'oste usci con un profondo inchino.
«Sedetevi, ragazzi» disse Caramell indicando delle sedie vicino al fuoco.
I gemelli si scambiarono un’occhiata, ma ubbidirono in silenzio, con la pelle d'oca sulle braccia nonostante il calore. Caramell si sfilò il mantello gessato e lo gettò da una parte, poi si tirò su i pantaloni del completo verde bottiglia e si sedette davanti a loro.
«Sono Cornelius Caramell. Il Ministro della Magia».
Harry e Jamie lo sapevano già, naturalmente: avevano visto Caramell una volta, ma siccome in quella circostanza indossavano il Mantello dell'Invisibilità del padre, Caramell non poteva e non doveva saperlo.
Tom ricomparve con un grembiule infilato sulla camicia da notte: portava un vassoio con tè e tartine. Lo posò sul tavolo tra Caramell e i due fratelli e uscì dal salottino, richiudendosi la porta alle spalle.
«Bene, ragazzi» disse Caramell versando il tè, «ci avete fatto prendere un bello spavento, lo ammetto. Scappare così da casa dei vostri zii! Cominciavo a pensare... ma siete sani e salvi, e questa è la cosa importante».
Caramell imburrò una tartina e la spinse verso Jamie « Mangia ragazza mia, sembri un fantasma. Allora...» continuò, imburrandone un’altra e passandola a Harry «Sarete contenti di sapere che vostro zio non ha avuto danni dalla piccola magia involontaria di Harry..»
«Nemmeno un graffio, eh» commentò Jamie, senza cercare di fingersi preoccupata. Caramell  sembrò non badarci « Abbiamo dovuto giustificare l’accaduto con la signora Marge Dursley, ma pareva non accettare i fatti così, onde evitare ulteriori disagi abbiamo provveduto a modificarle la memoria. È finito tutto bene per fortuna».
I gemelli rimasero in silenzio, mentre Caramell sorrideva da sopra l’orlo della tazza di tè, come uno zio che osservi i nipoti preferiti. Non sapevano cosa dire. Il ministero aveva notato la magia di Harry,potevano esserci delle conseguenza gravi e i due fissavano il ministro nervosi. Jamie, pronta a far scappare il fratello, se avessero voluto portarlo via.
«Ah, siete preoccupati per la reazione dei vostri zii?» chiese Caramell «Be', non lo nego, sono molto arrabbiati, ma sono pronti a riprendervi con loro la prossima estate, purché  rimaniate a Hogwarts per le vacanze di Natale e di Pasqua».
«Quindi non ci rispedirete da loro adesso?» disse Jamie, riuscendo finalmente a parlare « Possiamo stare qui, fino alla fine delle vacanze?»
«Sì, credo che la migliore soluzione sia che passiate le ultime tre settimane qui, prenderete una stanza...»
«Non mi spetta nessuna punizione allora?» domandò Harry.
«Punizione?»
«Ho infranto la legge!» disse Harry. «Il Decreto per la Restrizione delle Arti Magiche fra i Minorenni!». Jamie gli lanciò un’occhiataccia e sbuffò.
«Oh, caro ragazzo, non vogliamo certo punirti per una cosetta del genere!» esclamò Caramell, agitando impaziente la tartina. «È stato un incidente!»
Ma ciò non collimava affatto con i precedenti di Harry con il Ministero della Magia.
«L'anno scorso ho ricevuto un'ammonizione ufficiale solo perché un elfo domestico ha spiaccicato una torta in casa di mio zio!» disse a Caramell accigliato. «Il Ministero della Magia ha detto che sarei stato espulso da Hogwarts se avessi praticato un altro incantesimo laggiù!»
A meno che i suoi occhi non lo ingannassero, Harry notò che Caramell assumeva all'improvviso un'aria circospetta, Jamie si fece guardinga, e scrutò il ministro con ben poca discrezione.
«Le circostanze cambiano, Harry... dobbiamo tener conto... nel clima attuale... non vuoi essere espulso, vero?»
«Certo che no» rispose Harry.
«Bene, allora qual è il problema?» disse Caramell sollevato. «Mangia una tartina, Harry, io vado a vedere se Tom ha una camera libera per voi», Caramell uscì dal salottino seguito dallo sguardo stupito di Harry, mentre Jamie si lanciava sulle tartine « Beh fratellino, è andata bene»
«Sì, quando ho visto Caramell pensavo di essere spacciato. Certo è molto strano...» disse pensieroso, più a sé stesso che alla sorella.
Jamie gli offrì una tartina, e al suo rifiuto, lo imboccò a forza, ignorando i colpi di tosse del fratello «Cosa è strano?» chiese, battendo sulla schiena di Harry.
«Che il ministro sia venuto fin qui per noi...non sono stato nemmeno punito»
«In effetti è strano che si sia scomodato lui in persona...» concordò osservando il soffitto «Ma forse è soltanto perché siamo noi, Harry»
«Che vorresti dire?»
«Ci chiamano i bambini sopravvissuti, e parte del mondo magico ci adora. Forse per loro siamo sufficientemente importanti da smuovere il ministro»
«Non credo Jamie...»
«Prova a pensarci, può voler migliorare la sua immagine interessandosi a noi. Il mondo magico non vedrebbe bene la tua espulsione. Ecco perché non ti ha punito»
«Non spiega il suo atteggiamento di poco fa, lo hai notato anche tu».
«Forse non voleva che capissimo le sue intenzioni,in fondo ha aggirato la legge».
«La camera 20 è libera», Caramell rientrò nel salottino, seguito da Tom, e i due gemelli si alzarono. « Vi ho fatto mettere nella stessa camera...Sono certo non ci siano problemi al riguardo, no?»
«Assolutamente, signore» rispose Jamie sorridendo educata.
«Bene, bene...Solo una cosa, sono certo capirete...Non andatevene in giro per la Londra Babbana, chiaro? Restate a Diagon Alley, e tornate qui tutte le sere, prima che faccia buio. Tom vi terrà d’occhio per mio conto»
Jamie spostò nervosa il peso da un piede all’altro, mordendosi il labbro.
«D’accordo» disse invece Harry lentamente «Ma perché?»
«Non vogliamo perdervi di nuovo, ecco...» rispose Caramell ridendo di cuore «No, no...meglio sapere dove vi trovate...voglio dire...» Il ministro si schiarì la voce, e prese il suo mantello gessato. «Beh ora devo andare, ho tante cose da fare»
«Notizie di Black?» chiese Harry
Per poco il mantello non sfuggì dalle mani di Caramell «Oh, avete sentito...beh no non ancora, ma è solo questione di tempo. Non preoccupatevi, non ho mai visto le guardie di Azkaban così arrabbiate...» rabbrividì appena.
Strinse la mano prima a Harry e poi a Jamie, e uscì dalla stanza. Tom si avvicinò con un ampio sorriso « Signori Potter, se volete seguirmi» disse « Ho già portato di sopra i bagagli»
Seguirono Tom su per una bella scala di legno fino a una porta con il numero 20 in cifre d'ottone. Tom l'aprì con la chiave.
Dentro c'erano due letti dall'aria molto comoda, mobili di quercia lucidissimi, un fuoco che scoppiettava allegramente e i loro bagagli sistemati accanto all’armadio.
«Grazie, Tom» gli sorrise Jamie
«Di nulla signorina. Se avete bisogno di qualcosa non esitate a chiedere». Fece un altro inchino e se ne andò.
Jamie si trascinò su uno dei due letti, scalciando via le scarpe. Harry si sdraiò sull’altro letto. Erano  a disagio, dopo essere stati costantemente appiccicati, stare su due letti distanti era strano, come se fosse sbagliato. Si sorrisero, « Harry, abbiamo un coprifuoco» osservò scoppiando a ridere «Certo le sue condizioni non sono terribili, ma chi diavolo è lui per potercelo proibire?»
«Solo il ministro della magia, Jamie»
«Appunto, mica è un nostro parente. Dai, un giro a Londra potremmo anche farlo»
«Ma come, prima morivi dalla voglia di venire a Diagon Alley e adesso vuoi stare tra i Babbani?» disse Harry togliendosi le scarpe.
«Non è che voglio stare tra i Babbani... solo non vedo perché ci è negato»
«Senti, evitiamo altri guai, e poi pensa a Diagon Alley, ai negozi di Quidditch, al Ghirigoro...»
«Va bene, va bene. Hai vinto, ma voglio un cucciolo...»
Harry alzò gli occhi al cielo « Una tarantola?»
«Forse...» disse pensandoci su.

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Capitolo 5
*** In cui Jamie si perde al Ghirigoro e fa un insolito acquisto ***


Salve a tutti!

Ringrazio sempre chi segue questa storia, chi la recensisce, o chi semplicemente la legge in silenzio.

In questo capitolo entrerà in scena un personaggio tutto particolare.

Spero vi piaccia, mi raccomando lasciate un commentino.

Buona lettura





La mattina dopo, i due gemelli dormirono fino all’ora di pranzo. Jamie, non appena aprì gli occhi e scrutò la stanza scoppiò in una fragorosa risata. Harry si alzò piano inforcando gli occhiali e la fissò sconcertato, mentre questa scalciava via le coperte e si dirigeva al bagno.
«Hai sognato qualcosa di esilarante?» chiese aldilà della porta.
«No, niente di che...» borbottò dal bagno
«E perché ridevi? Te lo chiedo giusto per assicurarmi che tu non sia uscita di testa»
Jamie rise scuotendo la testa «Mi sento incredibilmente leggera»
«Ti credevi grassa?»
«Harry!» esclamò sconcertata « Non mi credevo...e soprattutto non sono grassa. Era una risata liberatoria. Se tutti ridessero appena svegli, vivremmo in un mondo migliore»
«O quanto meno divertente» aggiunse Harry.
Scesero a pranzare, si sedettero in un piccolo tavolo da cui si potevano osservare la maggior parte degli ospiti. C’erano maghi e streghe di tutti i tipi:buffe streghette di campagna, in città per un giorno di shopping; maghi dall'aspetto venerabile che discutevano l'ultimo articolo su Trasfigurazione Oggi; stregoni dall'aria selvatica, nani rauchi e perfino una fattucchiera, che ordinò un piatto di fegato crudo parlando attraverso un pesante passamontagna di lana.
Dopo aver pranzato andarono nel cortile sul retro, estrassero la bacchetta, colpirono il terzo mattone da sinistra, sopra il bidone dell'immondizia e fecero un passo indietro mentre nel muro si apriva il passaggio che portava a Diagon Alley.
Lo rifecero tutti i giorni. Jamie aveva abbandonato l’idea della Londra Babbana, troppo affascinata dai negozi magici. Non doveva più fare i compiti sotto le coperte alla luce della torcia;si sedevano alla luce del sole, fuori dalla Gelateria Florian, a finire i compiti, e a volte  dava loro una mano Florian Fortebraccio in persona, che, oltre a sapere un sacco di cose sui roghi di streghe nel Medioevo, serviva loro un gelato gratis ogni mezz'ora.
Dopo aver riempito la borsa di galeoni d'oro, falci d'argento e zellini di bronzo ritirati dalla loro camera blindata alla Gringott, dovettero esercitare un notevole autocontrollo per non spendere tutto in una volta. La cosa che più mise alla prova la fermezza di Harry e Jamie comparve nel loro negozio preferito, Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, una settimana dopo il loro arrivo al Paiolo magico.
Curiosi di scoprire che cosa attirasse la folla nel negozio, riuscirono a sgusciare dentro e si infilarono tra le streghe e i maghi eccitati, finché non scorsero un espositore nuovo di zecca nel quale troneggiava il manico di scopa più bello che avesse mai visto.
«È appena uscito... è un prototipo...» disse un mago dalla mascella volitiva rivolto al suo vicino.
«È la scopa più veloce del mondo, vero, papà?» strillò un ragazzino più piccolo di loro, strattonando il braccio del padre.
«Gli Irish International ne hanno appena ordinate sette!» disse il proprietario del negozio alla folla. «E sono i favoriti alla Coppa del Mondo!»
Una grassa strega davanti a Harry si spostò, e così lui riuscì a leggere il cartello appeso sotto il manico di scopa:
 
 
FIREBOLT
Questa scopa da corsa all'avanguardia è fornita di un raffinato, aerodinamico manico di frassino, trattato con vernice adamantina e numerato amano. I ramoscelli di betulla che formano la coda, selezionati uno per uno, sono stati sfrondati e lavorati fino a raggiungere un perfetto design per offrire alla Firebolt un ineguagliabile equilibrio e una precisione millimetrica. La Firebolt ha un'accelerazione da 0 a 250 km orari in dieci secondi. In dotazione un Incantesimo Frenante indistruttibile. Prezzo su richiesta.
 
Prezzo su richiesta... i due ragazzi preferirono non pensare a quanto potesse costare la Firebolt, e Jamie  era troppo affezionata alla sua Nimbus, per interessarsene davvero. Harry, invece non aveva mai desiderato nulla cosi ardentemente, ma non aveva mai perso una partita a Quidditch sulla sua Nimbus Duemila, e a che cosa serviva svuotare la camera blindata alla Gringott per la Firebolt, quando possedeva già un'ottima scopa?  Non chiese il prezzo, ma tornò a vederla quasi tutti i giorni, con gran disappunto di Jamie, che lo seguiva per tenerlo d’occhio.
Si dedicarono invece ad altri tipi di acquisti, inerenti alla scuola. Dovettero andare in farmacia, per rifornire le scorte d’ingredienti di pozioni, e soprattutto compare i libri per le nuove materie: Divinazione e Cura delle creature magiche, e Aritmanzia per Jamie.
In libreria ebbero una sorpresa. Invece della solita bella mostra di libri di incantesimi grandi come mattonelle con le scritte in oro, in vetrina c'era una grande gabbia di legno che conteneva un centinaio di copie del Libro Mostro dei Mostri. Pagine strappate volavano dappertutto mentre i libri si azzuffavano fra loro, allacciati in furiosi combattimenti di lotta libera, schioccando aggressivi.
I ragazzi estrassero la lista dei libri e la lessero per la prima volta.  Il Libro Mostro dei Mostri era nell'elenco come volume di testo per Cura delle Creature Magiche. Ora capivano perché Hagrid aveva scritto che si sarebbe rivelato utile.
Mentre entravano al Ghirigoro, il proprietario corse loro incontro.
«Hogwarts?»  chiese a bruciapelo. «Siete venuti a comprare i libri nuovi?»
«Sì» rispose Jamie.
«Spostati» disse il libraio impaziente, spingendo Harry di lato, e oltrepassando Jamie. S'infilò un paio di guanti molto spessi, prese un grosso, nodoso bastone da passeggio e avanzò verso la porta della gabbia dei Libri Mostri.
I due fratelli guardarono il libraio lottare con uno del libri, che pareva non avere alcuna intenzione di farsi prendere.
«Vuole una mano?» si offrì la ragazza, osservando l’uomo preoccupata.
«No, la ringrazio signorina», l’uomo, finalmente, riuscì ad arpionarne uno e con un colpo di bacchetta lo intontì. «Ecco a lei signorina...Ora arriva l’altro» disse trafelato il libraio.
«Ehm no, io ne ho già uno grazie» disse in fretta Harry.
«Davvero?» Sul viso del libraio apparve un'espressione di enorme sollievo. «Grazie al cielo. Mi hanno già morsicato cinque volte stamattina...»
Si udì un rumore di pagine strappate: due Libri Mostri ne avevano afferrato un terzo e lo stavano facendo a pezzi.
«Basta! Basta!» gridò il libraio infilando il bastone tra le sbarre e dividendo i libri con un colpo deciso. «Non li terrò mai più, mai più! È un manicomio! Credevo che avessimo toccato il fondo quando abbiamo comprato duecento copie del Libro Invisibile dell'Invisibilità: ci sono costate una fortuna e non le abbiamo mai trovate... be'... vi serve altro?»
«Sì» disse Harry scorrendo la lista. «ci serve Svelare il Futuro di Cassandra Vablatsky».
«Ah, quest'anno cominciate Divinazione, eh?» disse il libraio, sfilandosi i guanti e guidando i due ragazza nel retrobottega, dove c'era un angolo dedicato alla lettura del futuro.
«No, solo lui. Io studierò Aritmanzia» disse Jamie.
Un tavolino era carico di libri come Prevedere l'Imprevedibile: Proteggetevi dai Traumi e Sfere Infrante: Quando le Sorti si rovesciano.
«Ecco qui» disse il libraio, che si era arrampicato su una scaletta per prendere un grosso libro nero. «Svelare il Futuro. Ottima guida a tutti i metodi base di divinazione: la lettura della mano, le sfere di cristallo, le viscere di uccello...»
Il commesso mise il librotra le mani di Harry.
Poi li guidò ancora in un reparto vicino, dove consegnò il libro per Aritmanzia a Jamie.
«Nient'altro, ragazzi?» disse.
«Si» disse Harry «Mmm... abbiamo bisogno di Trasfigurazione Intermedia e del Manuale degli Incantesimi, volume terzo».
Comprato tutto l’occorrente uscirono carichi di libri, tornando al Paiolo Magico.
«Ehi domani torniamo al negozio del Quidditch?» propose Harry.
«Abbiamo preso già quello che ci serviva...», gli rispose Jamie.
Harry, però voleva tornare ad ammira la Firebolt e a vedere altri prodotti, Devo convincerla a fare qualcos’altro nel frattempo.
Il giorno seguente Harry riuscì a liberarsi di sua sorella, avevano già comprato tutti i libri di scuola al Ghirigoro, ma a Jamie piaceva leggere e ogni anno acquistava qualche libro fuori programma. Così la convinse ad andare alla libreria, dicendole che sarebbe andato da Madama McClan: Abiti per tutte le occasioni, a rifarsi la divisa.
Con molta riluttanza Jamie si diresse al Ghirigoro. Harry sapeva come convincerla, aveva adocchiato un libro interessantissimo su un gruppo di streghe nel medioevo. Era un occasione, perché ne erano state create poche copie, e lei voleva assolutamente averne una.
Entrò nella libreria, sorrise al pensiero che solo un anno fa il signor Weasley avesse litigato con Lucius Malfoy, e cercò di rimuovere l’immagine di Gilderoy Allock che firmava autografi. Girovagò un po’ per gli scaffali, aveva sempre avuto un pessimo  senso dell’orientamento e quei corridoi erano tutti uguali, non riusciva a trovare lo scaffale giusto.
«Dovevo portarmi dietro anche lui. Adesso, per colpa sua mi decomporrò qui, o peggio mi fregheranno il libro, mannaggia» lo disse ad alta voce, senza rendersi conto di essere osservata da altre persone, che ora la fissavano stranite. Abbassò lo sguardo, rossa come un pomodoro e si infilò in un corridoio a caso. Finalmente aveva capito dov’era. Camminava sicura verso il suo tanto agognato libro,prima di fermarsi con aria sconvolta e corrucciata a fissare lo scaffale in un punto preciso «E ti pareva che non mi rendevano le cose difficili...» mormorò mogia, senza distogliere lo sguardo da una copertina rossa. Era il libro che cercava, a un passo da lei. Peccato che fosse nella quinta mensola, mentre lei arrivava appena alla quarta. Stava appoggiata con la schiena allo scaffale dietro. Voleva chiedere una mano, ma era troppo orgogliosa per farlo, così se ne stava lì, a squadrare torva, la gente che si avvicinava.
Poco dopo un ragazzo entrò nel corridoio, si guardava in giro, senza fare troppo caso a lei e poi, con orrore di Jamie, puntò proprio quel libro. Stava giusto per prenderlo, quando alla ragazza sfuggì un gemito sconsolato. Il ragazzo allora, col libro ancora sullo scaffale, si voltò e la guardò con il sopracciglio alzato. Jamie si sarebbe volentieri sotterrata se fosse servito. Lui spostò lo sguardo da lei al libro, che poi tirò giù. Non se ne andò, si mise di fronte a lei, «Lo volevi tu?» domandò.
Jamie si decise ad alzare gli occhi, per non incrociare il suo sguardo, li puntò su una ciocca bionda. «Ecco...ahem sì, in effetti lo cercavo».
 Lui non sorrise ma le porse gentilmente il libro «Tieni allora. É evidente che lo avevi visto prima»,commentò senza alcuna malizia, solo come un dato di fatto.
«G-grazie, davvero» rispose prendendo il libro
«Di niente», si allontanò in silenzio senza aggiungere nient’altro, e si spostò più avanti nel corridoio.
Dopo qualche secondo Jamie si decise ad andarsene da Ghirigoro, pagò il libro e uscì in strada. Sapeva dove trovare il fratello, ma voleva approfittare di essere sola e così domandò gentilmente a un vecchio mago dove poteva trovare un negozio di animali. Questo le consigliò il Serraglio Stregato, poco distante da lì. Per trovarlo dovette chiedere ad altre due persone. Alla fine, raggiunse un negozio con l’insegna Serraglio stregato e vi entrò. Dentro era piuttosto piccolo, le pareti erano tutte tappezzate da gabbie, c'era uno strano odore e un gran fracasso perché gli ospiti delle gabbie strillavano, squittivano, borbottavano e sibilavano, tutti insieme.
La ragazza si addentrò facendosi largo tra la folla, non aveva bene in mente quale animale scegliere, come civetta avevano già Edvige e bastava a tutti e due. Un altro gufo era fuori discussione. Magari un gatto pensò, intravedendo delle gabbie sul fondo, piene di gatti di tutti i colori. Peccato che  fosse la parte più frequentata così si mise in coda, dietro un alto signore.
Sbuffava, cercando di intravedere oltre la spalla dell’uomo quando udì una sorta di strillo, si guardò intorno, ma pensò poi provenisse da uno dei gufi.
«Ehi ehi. Guardami, guardami» trillò una voce. Jamie trasalì ma sembrava che il signore davanti a lei non avesse sentito nulla. Certo nel negozio c’era un baccano infernale.
«Allora? Dai comprami, comprami». Jamie ignorò di nuovo la voce e si spostò vicino alla gabbia di un tenero gattino nero, che sonnecchiava tranquillo.
«Siamo tutti sordi eh? Quanto devo urlare ancora per avere un minimo di attenzione, qui dentro?», era la stessa voce di prima, che si stava lamentando «Uno del mio rango ignorato così. Dico io, tonto inglese che mi ha trascinato qui». Jamie non poteva più ignorarla, inoltre era davvero curiosa. «Insomma, c’è qualcuno dotato di buon senso? Come potete lasciarmi qui, mischiato a certi villici».
«Ehi, ti sento, ma dove sei?» chiese Jamie.
«Ah, tutto questo fracasso mi provoca il mal di testa. Ah, tu col parrucchino...».
Jamie notò una teca in basso, proprio di fronte ai gatti, dentro c’era un esserino verde, era lui la fonte di tutte quelle lamentele.
« Ehi, Dai comprami, andremo d’accordissimo.»
«Mi dispiace, io cerco un gatto» rispose lei, un po’ intenerita. Aveva uno strano accento, marcava sempre le S.
«Ahi, ahi Segnor me porti via. Ehi ragazzino, leva quel dito da lì, vuoi accecarmi?» minacciò un bambino che puntellava il vetro.
Jamie rise, e si accucciò davanti alla teca,facendo smettere il bambino. «Non ti può accecare, c’è il vetro» spiegò con calma all’animaletto, che capì essere un camaleonte.
«Ah, non lo giustifica affatto. Sbarbatelli disgustosi, che si infilano le dita nel naso per poi appiccicarle sul mio vetro» rispose diventando di un verde più chiaro.
Jamie si sollevò e accarezzò un gattino grigio che faceva le fusa, spingendosi contro la parete per far passare un mago.
«Dove te ne vai?. Torna indietro. Adoro i tuoi capelli...», urlò  il camaleonte. Jamie sospirò e si chinò di nuovo sulla teca, mentre quello se ne stava attaccato a un rametto, all’incontrario. Facendo scattare la lingua di tanto in tanto.
«Non ti piace stare qui...».
Quello voltò la testa verso di lei e divenne di un verde più intenso «Ah, ma che acume» disse. «Qualcuno mi dia una locusta. Mi ci vuole uno spuntino»
Jamie si chiese dove trovare una locusta, poi un piccolo ragno prese a camminarle sulla scarpa. Lo prese per una zampetta, sollevò il coperchio della teca e ce lo buttò dentro. «I ragni vanno bene uguale?»
«Maldito sea. Che schifo i ragni, troppo molli. Le locuste sono croccanti...» disse ignorando il ragno che zampettava per la gabbia.
«Beh, non ce ne sono qui. Dovrai abituarti ai ragni e fare meno lo schizzinoso» proferì la ragazza rialzandosi, per non bloccare il passaggio troppo a lungo.
«Oh mi scusi..» aveva urtato un’ elegante strega, nell’alzarsi.
«Comprami comprami. Portami via» urlò disperato.
Jamie si accucciò di nuovo sulla teca «Come ti chiami Signor camaleonte?»
Lui la scrutò facendo scattare veloce la lingua «Io? Io sono Moises Chico Lucero de la Fuentes. Nasco da una nobile famiglia di camaleonti importati in America del sud : Venezuela, colonia spagnola» raccontò tutto impettito.
«Bene..Moises eccetera, come sei arrivato in Gran Bretagna?»
«Moises Chico Lucero de la Fuentes» ripeté Moises stizzito, puntando l’occhio sinistro su di lei, mentre l’altro osservava il ragno, ancora nella gabbia. «Un turista inglese mi ha catturato. Io stavo placidamente puntando un’appetitosa locusta quando mi sento afferrare da una mano, también callosa. Mi butta in un retino e quel gamberro mi porta in Inghilterra. Turistas grosero.
«E come ci sei arrivato al negozio?»
«Quando quello è muerto, mi hanno trovato e sono finito qua. Una desgracia nunca viene sola.
«Eh?»
«Le disgrazie non vengono mai da sole»
Jamie rise e spostò il suo interesse su un piccolo ranocchio lì accanto.
«Ehi, com’è che tu sei l’unica a rispondermi?»
«Sei un rettile...» rispose la ragazza con un’alzata di spalle.
Moises emise un urlo isterico, che la fece voltare verso di lui, sconcertata e divertita. «Como te permetti, io sono un camaleonte. Camaleonte, non mi confondere con quelle cose striscianti»
«Sì, ma i camaleonti sono rettili...».
«Mocciosa impudente» borbottò quello, diventando di un verde chiarissimo. «Dopo mesi di monologo...con tutta le gente che passa...»
 La ragazza andò dalla padrona del negozio «Scusi quanto costa il camaleonte, nella teca?»
«Cinque galeoni e dieci falci» rispose la vecchia strega, grattando la testa a un grosso gatto rossiccio.
«Lo prendo» annunciò Jamie sorridente. La strega andò dal camaleonte e lo tirò fuori dalla teca.
«Oh, finalmente qualcuno mi ha comprato» disse Moises sollevato, in mano alla strega che lo portava da Jamie «No, no. Non con quella mocciosa irritante. Che fine hanno fatto quelle persone distinte..» urlò sgambettando con le piccole zampette. Jamie lo prese in mano sorridendogli entusiasta « Starai benissimo con me, Moccì»
«Come mi hai chiamato?» chiese il camaleonte indignato,con un piccolo salto.
«Il tuo nome intero è troppo lungo, perciò Moises più Chico è Moccì. È carino»
«Maldito!.Salir de Málaga y entrar en Malagón» esclamò prima di svenire supino con le zampette in su.
 
«Jamie, perché hai comprato quella bestiaccia?» si lamentò il fratello, all’ennesima lamentela del camaleonte.
Si erano ritrovati davanti alla Gelateria Florian e ora erano seduti sotto un ombrellone.
«Oh, andiamo è carino. Preferivi un serpente?» gli chiese la ragazza, accarezzando il dorso del suo nuovo animaletto.
«No, ma perché non un gatto? Almeno se ne stava zitto», e iniziò a torturare col cucchiaio il suo gelato.
«Ohi ohi, in tutta me vida, mai mi è capitata una disgrazia simile. Adottato da due mocciosi. Nada menos que orfani...», Moccì era caduto in depressione, da quando si era ripreso.
«Perché invece a me piace poterci parlare...una volta piaceva anche a te parlare coi rettili»
«Non sapevamo cosa significasse, ma adesso sì. È colpa di Voldemort se siamo rettilofoni» le sussurrò.
«Mi familia y caìda en disgrazia...povero me»
«Sì, ma essere rettilofoni, di per sé, non è certo una cosa malvagia. Sai come la penso...» ribadì la ragazza, infervorandosi.
Harry non rispose, sua sorella poteva anche aver ragione, ma non amava molto questa loro dote. Specie, dopo quella che era stata la reazione degli altri studenti alla notizia.
«Almeno non è una tarantola...Ron ne sarà contento» commentò soltanto, con un sospiro. Jamie annuì sorridente « Cerca di parlarci, vedrai che ti piacerà, è troppo simpatico»
Il ragazzo sbuffò, ma toccò il fianco del camaleonte schiarendosi la voce «Ehm...ciao io sono Harry», disse con ben poca convinzione, mentre Jamie tutta compiaciuta divorava il suo gelato.
Moccì puntò un occhio sul ragazzo, all’altro lato del tavolino «Moises Chico Lucero De la Fuentes» proferì in tono annoiato
«Un nome lungo...»commentò Harry
Il camaleonte invece, fece un salto «Me puoi capire anche tu?» domandò con voce acuta.
«Sì, come lei...»
Moccì emise uno strillo acuto « Esto es un incubo»
Harry lo osservò perplesso «A me non pare molto contento di stare con noi»
«Deve solo ambientarsi, dagli tempo» lo pregò la ragazza, mentre osservava una mosca gironzolare per il tavolo « Ehi Moccì, perché non mangi quella mosca?»
Il camaleonte rabbrividì a quel soprannome «Porque le mosche sono indigeste e sporche. Non sai mai dove mettono le zampe quelle»
«Sono insetti...non c’è molta differenza tra l’uno e l’altro» disse Jamie, per farlo ragionare.
«Questo lo dici tu. Allora perché non mangi quella roba molliccia che è caduta per terra?» la sfidò il camaleonte facendo saettare la lingua in direzione di una palla di gelato abbandonata sul ciottolato, poco distante da lì.
«Bleah...che schifo» commentò la ragazzina, storcendo il naso
«Stessa cosa per le mosche» proferì fiero Moccì, come se le avesse appena impartito una lezione importante.
«Non ha tutti i torti» disse Harry, osservando accigliato prima il gelato a terra, poi la mosca che si posava sulla pallina ormai quasi sciolta.
«L’avevo detto io che era simpatico» rispose Jamie con un sorriso «Hai ragione Moccì, vedrò di procurarti delle locuste».
Prima che facesse buio i due fratelli salutarono Florian Fortebraccio e ritornarono obbedienti al Paiolo Magico. Moccì dalla spalla di Jamie, scrutava con aria contrariata in giro, e quando apparve Tom il barista, dallo sconcerto si ritirò dietro i capelli della ragazza come se fossero tende, facendo ridere i due fratelli.
I giorni passavano e i due fratelli presero a cercare Ron e Hermione. Molti studenti erano già arrivati a Diagon Alley con l’inizio della scuola ormai vicino.
Harry e Jamie incontrarono Seamus Finnigan e Dean Thomas, due del Grifondoro, da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch, dove anche loro occhieggiavano la Firebolt; e fuori dal Ghirigoro incrociarono Neville Paciock, un ragazzino tondo e distratto. I due ragazzi non si fermarono a chiacchierare: Neville a quanto pareva aveva perso la lista dei libri e sua nonna, una vecchietta terribile, lo stava sgridando.
Si svegliarono l’ultimo giorno delle vacanze pensando che almeno avrebbero incontrato i loro due amici sull’espresso per Hogwarts.
Stavano passeggiando per Diagon Alley, pensando a dove pranzare, quando qualcuno li chiamò, costringendoli a voltarsi.
«HARRY, JAMIE!»
Erano lì tutti e due, seduti a un tavolino della gelateria di Florian Fortebraccio. Ron era incredibilmente lentigginoso, Hermione molto abbronzata, tutti e due li salutavano freneticamente con la mano.
«Finalmente!» disse, Ron sorridendo ai due amici che stavano prendendo posto « Siamo andati al Paiolo Magico, ma ci hanno detto che eravate usciti, così siamo andati al Ghirigoro, da Madama McClan, e...
«Abbiamo preso tutto la settimana scorsa» lo interruppe Jamie, abbracciando Hermione.
«Jamie, che diavolo hai sulla spalla?» chiese Ron perplesso, notando una sagoma verde appollaiata sulla spalla dell’amica.
«Oh, lui è il mio nuovo cucciolo. È un camaleonte, si chiama Moccì»
«Moises Chico Lucero de la Fuentes, prego» la riprese Moccì dalla spalla.
«Sì, in realtà si chiama...ehm... Come hai detto di chiamarti?» chiese al camaleonte.
«Moises Chico Lucero de la Fuentes» la rimbeccò facendo scattare veloce la lingua «Almeno non togliermi la dignità»
«Moises Chico Lucero de la Fuentes» lo presentò, spostando i capelli, sull’altra spalla per mostrarlo meglio agli amici.
«Pronuncia da idiota inglese» commentò il camaleonte atono.
«Ma ci parli anche?» chiese Ron sconcertato
«Naturale Ron, i camaleonti sono rettili» lo informò Hermione «Jamie, sei sicura di poterlo portare a Hogwarts?»
«Digli cos’hai fatto...» la incitò Harry in tono piatto.
«Ho scritto una lettera a Silente» rispose la sorella con un’alzata di spalle «su come ritenevo di dovere esercitarmi nella rettilofonia, e su come ho salvato questo piccolo trovatello da una brutta fine»
«Expòsito, no! Io discendo da una nobile famiglia di camaleonti...»
«Lo so, ma dovevo pur convincerlo in qualche modo» rispose ridendo Jamie, mentre Ron, sgranava gli occhi tentando di intuire quello che dicevano.
«Ehi, guarda che nessuno può dirmi di no. Sarebbe bastato presentarmi a questo signore dal nome ridondante, perché mi accettasse con gioia nel...dove di preciso?
«Un castello. Hogwarts è un castello» lo informò Jamie.
«Splendido, finalmente un posto adatto a un nobile camaleonte come me» fece quello compiacendosi. «E in quanti abiteremo nel castello?»
«Più o meno mille...poi i professori...»
«Mille... Professori?» chiese quello orripilato.
«Professori, sì. È una scuola.»
«Cioè piena di mocciosi como a te. Ahi, ahi, la mia cabeza.» si lamentò, scuotendo la testolina e rintanandosi depresso tra la massa di capelli della padroncina.
«Comunque, alla fine Silente ha accettato»disse la ragazza, tornando a farsi capire dagli amici.
«In fondo è simile a un rospo» disse Ron, finendo il suo gelato
«Sapo, a chi, prego?» s’indignò Moccì.
«Ah, già, mi dimentico che lui ci capisce quando parliamo. Non urtate la sua sensibilità».
«Se tu lo fai continuamente...»  le fece notare Moccì, nascosto da qualche parte, dietro i suoi capelli.
Harry lo sentì, e rise e tradusse per gli altri due.
«Come facevate a sapere che stavamo al Paiolo Magico?» chiese Harry, cambiando argomento.
«Papà» disse Ron semplicemente. Arthur Weasley, che lavorava al ministero doveva aver saputo della loro fuga.
«Siete davvero fuggiti in piena notte?» chiese Hermione preoccupata
«Ci avevano chiuso nel ripostiglio, e non ci facevano uscire» le spiegò Jamie
«Ma è da barbari» s’indignò allora Hermione.
«Sono i Dursley» rispose Harry con un alzata di spalle.
«Come avete fatto a scappare?», domandò invece Ron.
I fratelli gli raccontarono l’intera faccenda, di come erano stati rinchiusi nel sottoscala, e del loro misterioso salvatore.
«Voi chi pensate che sia?» chiese Hermione alla fine.
«Non ne abbiamo idea» ammise Harry.
«Strano che non si sia fatto vedere...» commentò Jamie «Insomma, è ovvio che voleva aiutarci»
«E se fosse lo stesso ladro che è entrato in casa?» suggerì Hermione
«Ah, andiamo perché un ladro avrebbe dovuto liberarli?» chiese Ron.
«Forse per creare un diversivo...», disse Harry
«Se è così è stato piuttosto silenzioso...» ribatté Jamie «Ci siamo svegliati con la porta aperta. Sfortuna che zio Vernon ci ha beccati mentre prendevamo le nostre cose.»
«Harry, hai di nuovo perso il controllo» lo rimproverò Hermione
«Hermione, lascialo in pace. Lo zio li avrebbe imprigionati di nuovo. Non sei contenta che non siano più rinchiusi nello sgabuzzino?»
«Sì, ma questo non lo autorizza a fare magie. È stato fortunato che il Ministro abbia chiuso un occhio»
«Già» proferì Harry «E non capisco proprio il perché»
«Probabilmente perché sei tu, no?» disse Ron scrollando le spalle «Voglio dire, il famoso Harry Potter eccetera eccetera.»
«È quello che gli ho detto anch’io» rispose Jamie «Almeno serve a qualcosa essere i bambini sopravvissuti» continuò sarcastica.
«Tuo padre può sapere qualcosa in più però...» disse Harry guardando Ron
«Sì, puoi chiederglielo stasera, stiamo tutti al Paiolo Magico. Così domattina possiamo andare insieme a King's Cross! E c'è anche Hermione!»
Hermione annuì sorridendo. «I miei mi hanno accompagnata qui stamattina con tutte le mie cose per Hogwarts».
«Ottimo!» disse Harry allegro. «Allora avete già tutti i libri nuovi e il resto?»
«Guardate un po'» disse Ron. Estrasse da una borsa una lunga scatola piatta e l'aprì. «Bacchetta nuova di zecca. Quattordici pollici, legno di salice, con un crine di coda di unicorno incorporato. E abbiamo tutti i libri» disse indicando una grossa borsa sotto la sedia. «Forti, quei Libri Mostri, eh? Il commesso si è quasi messo a piangere quando gli abbiamo detto che ne volevamo due».
«E quelli cosa sono, Hermione?» chiese Jamie indicando non una, ma tre borse stracolme sulla sedia accanto a lei.
«Quest'anno seguirò più corsi di voi» disse Hermione. «Sono i libri per Aritmanzia, Cura delle Creature Magiche. Divinazione, Studio delle Antiche Rune, Babbanologia...»
«Perché anche Babbanologia?» chiese Ron, sgranando gli occhi. «Tu sei di famiglia Babbana! I tuoi genitori sono Babbani! Sai già tutto dei Babbani!»
«Ma sarà affascinante studiarli dal punto di vista dei maghi» disse Hermione entusiasta.
«Magari scopri l’uso della paperella di gomma» esclamò Jamie ridendo.
«Uno dei più grandi interrogativi di papà...» constatò Ron divertito, facendo ridere anche Harry e Hermione.
«Hai intenzione anche di mangiare e dormire ogni tanto, quest'anno, Hermione?» chiese Harry mentre Ron ridacchiava. Hermione fece finta di niente.
«Ho ancora dieci galeoni» disse controllando il portafogli. «Fra poco è il mio compleanno, e mamma e papà mi hanno dato dei soldi perché mi comprassi un regalo in anticipo».
«Un bel libro magari?» chiese Ron con fare innocente, beccandosi una scherzosa sberla da Jamie.
«No, non credo» fece Hermione seria. «Vorrei proprio un gufo... Harry e Jamie hanno Edvige, e tu hai Errol»
«Errol non è mio. È il gufo di casa» precisò Ron « A proposito, Edvige vi aspetta al Paiolo Magico. Sarà contenta di vedervi» disse Ron, rivolto a Harry e Jamie.
«Bene, grazie per averla tenuta. Sarebbe stato complicato portarla con noi» rispose Jamie.
«Non c’è problema. Però a mamma è preso un colpo quando ha letto la vostra lettera. Siete fortunati che è intervenuto Caramell e non lei.»
«Mi dispiace che si sia preoccupata, però non potevamo mandarvi Edvige senza delle spiegazioni» disse a mo’ di scusa. «Comunque, Hermione se vuoi compare un gufo, poco lontano da qui c’è un negozio di animali. Si chiama il Serraglio Stregato.»
«Bene, così posso far dare un’occhiata a Crosta» disse Ron estraendo il suo topo dalla tasca. Jamie rabbrividì appena. Ron se ne accorse e la guardò male « Dai, non te l’ho mica messo vicino. E poi non sta nemmeno bene»
«In effetti non ha una bella cera» commentò Harry. Crosta appariva più magro del solito e i baffi ricadevano flosci.
«Infatti, temo che l’Egitto non gli abbia fatto bene» confermò Ron, sconsolato. A quella vista Jamie si sentì un po’ in colpa.
«Dai Ron, sono certa che al negozio sapranno come rimetterlo in sesto» lo rincuorò Hermione.
«Sì, e poi a Hogwarts c’è sempre Hagrid a cui chiedere» disse Jamie incoraggiante, tenendosi però sempre a distanza di sicurezza. Pagarono e si diressero al Serraglio Stregato.
«Tranquillo Moccì, non ti lascerò là» gli sussurrò Jamie prima di entrare, vedendolo agitato.
«E ci mancherebbe anche. I de la Fuentes non vengono certo abbandonati como scarti»
Jamie seguì Hermione verso i gufi, mentre Ron faceva la coda al bancone, insieme a Harry.
«Guarda, questo è carino» disse Hermione, indicando un gufo bruno dal petto chiaro.
Anche a Jamie non dispiaceva, ma poi sentì Moccì blaterare «Ma chi si crede questo qui. Troppo altezzoso»
«Ti riferisci a quel gufo?» gli domandò Jamie, facendo segno all’amica di prestarle attenzione.
«Certo e a qui se no. Si pavoneggia il signorino...bleah»
«Dice che è altezzoso» tradusse Jamie per Hermione.
«Davvero? Non mi sembrava...» disse Hermione, osservando incerta il gufo.
«Se non volete il mio parere non chiedetelo...» fece offeso il camaleonte, sparendo dietro al collo della padroncina, che rise per il solletico.
«Si è offeso?» domandò Hermione
«È permaloso, ma gli passa subito», Jamie liquidò la questione con un gesto di noncuranza. «Torniamo al tuo futuro gufo...». Le ragazze ripresero a camminare tra le gabbie. Moccì disse in ogni caso la sua. Per poco non scatenò una rissa con un barbagianni, che l’aveva scambiato per una locusta. Le ragazze faticarono a staccare il camaleonte dalla gabbia del volatile. Si era attaccato con le quattro zampette alle sbarre, mentre la lingua era avvolta intorno al becco del barbagianni.
Ad un tratto, sentirono Ron urlare e correre fuori, seguito da Harry. Le ragazze si spostarono verso l’uscita per scoprire cos’era successo. Si fermarono al bancone,  l’anziana strega stava sistemando delle gabbie «Signora mi scusi, ma cos’è successo?» chiese Hermione alla strega.
«Ah, è stato Grattastinchi, non so cosa gli sia preso...» rispose la strega, indicando un grosso gatto rossiccio, dal muso schiacciato.  «Ce l’ho qui da una vita, non si è mai comportato così»
«Non l’ha mai venduto?» domandò Jamie, sporgendosi per osservare il gatto.
«No, non ci sono mai riuscita, poverino»
«Ahi, ahi come lo entendo...» commentò Moccì scuotendo la testolina.
«Moccì, sapevo che nascondevi un animo altruista» disse Jamie, facendosi capire anche da Hermione, che osservava il grosso gatto con uno strano interesse
«Posso accarezzarlo?» chiese educata Hermione.
La strega assentì, con un alzata di spalle, e Grattastinchi si fece grattare amorevolmente la testa rossiccia.
«Non sei affatto male Grattastinchi...quanto costa?» domandò allora Hermione.
«Ho una strana sensazione di già visto» sibilò Jamie, a Moccì.
«Anche io» le rispose sconsolato il camaleonte.
Ron e Harry, avevano seguito Crosta fino a che non si era nascosto sotto un cestino di carta straccia, davanti al negozio di accessori per il Quidditch.
«Ma che cos’era quello?» chiese Ron, accucciandosi per prendere il suo topo.
«O un gatto grosso o una tigre piccola» commentò Harry «Le ragazze dove sono?»
«Saranno ancora al negozio. Hermione starà scegliendo il suo gufo» disse Ron, e si incamminarono per tornare al Serraglio Stregato.
Trovarono le loro amiche appena fuori davanti alla vetrina. Hermione teneva in braccio il grosso gatto rossiccio.
«Hermione, non dirmi che hai comprato quel coso!» esclamò Ron a bocca spalancata, ricacciando il suo topo nella tasca, mentre Grattastinchi soffiava nella sua direzione.
«Perché, cos’ha che non va?» chiese la ragazza, mentre il gatto, le faceva le fusa tutto soddisfatto, ora che Crosta non era in vista.
«Quel coso mi ha quasi tirato via lo scalpo» disse Ron
«Non l’ha fatto apposta, vero, Grattastinchi?»
«E a Crosta non pensi? Ha bisogno di riposo»
«Dai Ron, Grattastinchi starà nel nostro dormitorio, non darà fastidio a Crosta» promise Jamie, per chiudere la discussione.
«Sì, infatti. Dov’è il problema? Povero Grattastinchi, la padrona del negozio ha detto che ce l’aveva in negozio da un secolo e nessuno lo voleva.»
«Chissà perché» commentò Ron sarcastico, e i quattro si diressero al Paiolo Magico.
Il signor Weasley era al bar a leggere la Gazzetta del profeta.
«Harry, Jamie!» disse con un sorriso alzando lo sguardo. «Come state?»
«Bene, bene. Grazie Signor Weasley» ripose Jamie sorridendo, mentre Harry e gli altri  sistemavano i loro acquisti.
Il signor Weasley mise da parte il giornale e Harry vide il viso ormai familiare di Sirius Black che lo guardava.
«Non l'hanno ancora preso, allora?» chiese.
«No» rispose il signor Weasley in tono molto serio. «Al Ministero ci hanno dispensato dagli incarichi ordinari per concentrarci tutti sulle ricerche, ma finora non abbiamo avuto fortuna».
«C'è una ricompensa se lo prendiamo?» chiese Ron. «Non sarebbe male, un po' di soldi...»
«Non essere ridicolo, Ron» disse il signor Weasley, che da vicino appariva molto stanco e teso. «Black non si farà prendere da un mago di tredici anni. Saranno le guardie di Azkaban a riacciuffarlo, vedrete».
In quel momento entrò la signora Weasley, carica di borse e sacchetti, seguita dai gemelli, Fred e George, che stavano per cominciare il quinto anno a Hogwarts, dal neoeletto Caposcuola, Percy, e dalla più piccola della famiglia, l'unica femmina, Ginny.
Ginny, che aveva da sempre una grande passione per Harry, fu ancora più imbarazzata del solito quando lo vide, probabilmente perché lui le aveva salvato la vita l'anno prima a Hogwarts. Diventò tutta rossa e mormorò 'ciao' senza guardarlo. Andò invece ad abbracciare Jamie, che rise e le arruffò i capelli sussurrandole «Abbi pazienza...»
Percy, invece, si pose di fronte a loro con solennità, come se non si conoscessero: «Harry, Jamie, è un piacere rivedervi» disse con un espressione talmente seria che Harry e Jamie per poco non scoppiarono a ridergli in faccia.
«Harry!» esclamò Fred, dando una gomitata a Percy, per farlo togliere di torno. Si esibì in un profondo inchino «è semplicemente magnifico vederti, ragazzo» disse afferrandogli la mano. Poi si voltò verso Jamie « Miss, è semplicemente splendido averla qui» affermò sorridendole.
«Altrettanto, altrettanto.» rispose lei, ridendo al baciamano del ragazzo.
«Magnifico...» aggiunse George, dando una gomitata a Fred.
«Assolutamente splendido» concluse Jamie, e si voltò verso Hermione, appena tornata dal bagno «Sappi che è splendido rivederti, ragazza mia», esclamarono in coro
 Hermione la guardò perplessa, però divertita.
«Ragazzi, ora basta» intimò la signora Weasley.
«Signora Weasley!» cominciò Jamie. «Mamma!» continuarono i due gemelli. Come se l’avessero vista solo in quell’istante
«È davvero un piacere rivederti-la» conclusero tutti e tre insieme.
«Ho detto basta così» disse, posando i pacchetti su una sedia vuota.
«Va bene.» disse Jamie «Ma è davvero un piacere rivederla»
La signora Weasley non trattenne un sorriso materno «Anche per me cara. Buongiorno anche a te Harry, caro» salutò il ragazzo che si era avvicinato alla gemella.
«Buongiorno signora Weasley»
«Avete visto la bella novità, vero?» Indicò il distintivo d’argento nuovo di zecca, appuntato sul petto di Percy «È il secondo in famiglia» disse orgogliosa.
«E anche l’ultimo» mormorò Fred fra i denti.
«Non ne dubito» disse la signora Weasley, improvvisamente accigliata. «Voi due non siete diventati Prefetti, a quanto ne so».
«E perché dovremmo?» chiese George, inorridito alla sola idea. «Toglierebbe tutto il gusto».
Ginny ridacchiò, mentre Jamie si scambiò un cenno d’intesa coi gemelli.
«Dovreste dare il buon esempio a vostra sorella!» esclamò la signora Weasley.
«Ginny ha altri fratelli che possono darle il buon esempio, mamma» disse Percy altezzoso. «Salgo a cambiarmi per la cena...»
Scomparve su per le scale, e George sospirò.
«Abbiamo cercato di chiuderlo in una piramide» disse a Harry e Jamie. «Ma la mamma ci ha scoperti».
«Ah, peccato» fece la ragazza delusa.
 
La cena fu molto piacevole e divertente.
 Jamie era seduta alla destra di Percy, accanto a Harry. Hermione di fianco al neo Caposcuola e chiese al ragazzo quali fossero i suoi nuovi doveri. Percy, all’inizio ne fu sorpreso, ma poi iniziò spiegare come un fiume in piena.
Moccì dal canto suo, se ne stava appollaiato sulla spalla sinistra della padroncina, era di un verde piuttosto acceso.
I camerieri portarono via i piatti.«Come facciamo ad andare a King's Cross domattina, papà?» chiese Fred mentre attaccava un sontuoso budino al cioccolato.
«Il Ministero ci presta un paio di macchine» disse il signor Weasley.
Tutti lo fissarono.
«Perché?» chiese Percy incuriosito.
«È per te, Perce» disse George serissimo. «E ci saranno tante bandierine sul cofano, con scritto sopra G.Z....»
«...che vuol dire Gran Zuccone» completò Fred.
Tutti ridacchiarono nel budino, tranne Percy e la signora Weasley.
«Perché il Ministero ci dà le macchine, papà?» chiese di nuovo Percy in tono austero.
«Be', siccome noi non ce l'abbiamo più...» spiegò il signor Weasley, «e visto che lavoro per loro, ci fanno questo piacere...»
La sua voce suonava normalissima, ma Harry non poté fare a meno di notare che le orecchie del signor Weasley erano diventate rosse, proprio come succedeva a Ron quando era nervoso.
«E meno male» esclamò seccamente la signora Weasley. «Ma avete visto quanti bagagli avete, tutti quanti? Sareste proprio un bello spettacolo sulla metropolitana Babbana... avete fatto tutte le valigie, vero?»
«Ron non ha ancora preparato il baule» disse Percy in tono di sopportazione. «Ha accatastato tutte le sue cose sul mio letto».
«Sarà meglio che tu vada a fare i bagagli come si deve, Ron, perché domattina non avremo molto tempo» disse la signora Weasley. Ron lanciò un'occhiata torva a Percy, che stava per esibire, per l’ennesima volta il suo distintivo.
«Così, quest’anno avrò molte responsabilità. Ho dei progetti e spero che il preside mi riceva per illustrarglieli» disse serio e solenne. «Io grazie a questo distintivo-»
«Tu e quale distintivo, Perce, cambierete il mondo scolastico?» gli domandò George, allungando il collo oltre Ginny.
Percy si guardò istintivamente il petto, dove prima era appuntato il suo distintivo, ora c’era solo la stoffa nera. Per poco non ebbe una crisi isterica, mentre correva a rivoltare la sua stanza. Jamie e Ginny si trattennero dal ridere, e Fred e George avevano un sorriso a trentadue denti.
Finita la cena, il distintivo di Percy non era ancora stato trovato. Harry e Jamie insieme a Ron e Hermione, si trattennero al bar.
Jamie stava raccontando a un Ron interessato e divertito e ad un Hermione contrariata, gli scherzi attuati ai Dursley e a zia Marge. Percy scese le scale in modo funereo, e vedendolo Hermione gli chiese «Non l’hai ancora ritrovato?». Il ragazzo scosse i riccioli rossi in cenno di diniego.
«Magari è caduto nella zuppiera...» fece Jamie ghignando
«Non può essere caduto lì» rispose quello a denti stretti.
«E perché no?» continuò lei «Per versarti la minestra nel piatto ti sei sporto, in piedi sulla zuppiera, magari non te ne sei accorto e..» non finì la frase, perché Percy si era già fiondato in cucina.
I quattro lo guardarono allontanarsi «Saranno stati Fred e George» commentò Ron ridendo compiaciuto.
«Siamo stati noi a fare cosa, fratellino?» chiese uno dei gemelli sedendosi accanto a Harry.
«A rubare il distintivo di Percy, ovvio» ripeté Ron.
«No, mi dispiace deluderti, ma io e George non c’entriamo» disse grattandosi l’orecchio destro.
«Bugiardo...» lo ammonì Jamie con un sorriso.
«Non sto mentendo, purtroppo non è merito nostro»
Jamie scosse la testa, limitandosi a sbuffare. Prendendo il camaleonte che fino a quel momento era appallottolato sul bancone.
«Stasera è stato silenzioso» notò Harry.
«Ha solo un po’ sonno. Si è abbuffato di ragni prima di cena»
Moccì roteò gli occhi rimanendo comunque fermo in silenzio.
«Secondo me è strano» continuò Harry, guardando Percy sbattuto fuori dalla cucina, ritornare in stanza.
Sul viso di Jamie comparve un ghigno perfido, che fece accigliare Harry. «Cos’hai fatto, Jamie?»
Lei accarezzò il dorso del suo camaleonte.
«George, ha ragione. Non sono stati loro a far sparire il distintivo»
«Come l’hai capito che non ero Fred?» chiese George ammirato.
«Perché si vede quando menti, George. Ti sei grattato l’orecchio,  stavi nascondendo qualcosa. Stavolta è stato troppo facile...»
«Poteva nascondere il furto del distintivo» tentò Hermione
«Io sapevo che non era così. Il ladro è Moccì» disse indicando il camaleonte, che in risposta aprì la bocca e avvolto nella lingua c’era il distintivo da Caposcuola.
Jamie scoppiò a ridere guardando le loro facce perplesse.
«Forte il tuo camaleonte» disse Ron compiaciuto.
«Gliel’hai ordinato tu?» chiese Hermione contrariata.
«No, mi sono accorta che l’ha preso, ma non gliel’ho detto io. È che Moccì non sopporta le persone altezzose. Cioè quelle come lui» spiegò Jamie divertita.
«Aquellos como yo?» ribatté indignato Moccì, mollando il distintivo «Como te permetti. Io non sono altezzoso. Sono solo obbiettivo.»
«Ecco che ritorna a essere logorroico» disse Harry ridendo. Ormai si era abituato a quella piccola presenza ingombrante.
«Be’, ma adesso bisogna ridargli il distintivo» cominciò pedante Hermione «Insomma...vi siete divertiti abbastanza...no?» domandò meno convinta, vedendo le espressioni di Jamie, George e Ron, che tutto lasciavano intendere, fuorché ridare il distintivo a Percy.
«No, direi di continuare ancora un po’» decise George fregandosi le mani entusiasta «Ehi, Jam ti scoccia se prendiamo in mano io e Fred la situazione da adesso?» chiese, spostandosi accanto a lei e passandole affettuoso un braccio intorno alle spalle. Jamie gli sorrise «No, fate pure. Teneteci aggiornati, però» disse dandogli il distintivo. George le schioccò un bacio sulla fronte, «Vado a dirlo a Fred», saltò su dalla sedia per correre in camera, mentre le guance di Jamie s’imporporavano.
«Cambi colore come il tuo camaleonte?» scherzò Harry, puntellando una guancia della gemella.
«Idiota» fece lei imbronciandosi e diventando ancora più rossa.
«Ti piace George?» esclamò Ron sconcertato. Jamie avvampò di nuovo sgranando gli occhi «No, non è vero. Non farti strane idee» farfugliò nervosa «è solo che è...»
«Ron, non sono affari tuoi» intervenne Hermione.
«Stavo solo chiedendo, Hermione. È mio fratello, se le piace dovrei saperlo...»
«Bifolco...» commentò Moccì, verso Ron. «E tu non azzardarti a acoplarte con un simile spiantato» la ammonì il camaleonte, puntando Jamie con entrambi gli occhi.
«Non preoccuparti Ron, non ha la benedizione di Moccì» proferì Harry, mentre la gemella tornava al suo colorito naturale.
Poco dopo, salirono tutti nelle loro stanze, anche Harry e Jamie, dovevano ancora finire i bagagli.
«Finito!» esclamò soddisfatta, Jamie, chiudendo a chiave il baule. «Però che fame dopo tutto questo lavoro...»
«Dopo una cena del genere hai ancora fame?» le chiese stupito, chiudendo la gabbia di Edvige.
«Ho voglia di budino, andiamo di sotto a chiedere se ne è avanzato?».
«D’accordo, se ce n’è abbastanza chiamiamo anche Ron e Hermione» acconsentì Harry.
Erano a metà del corridoio verso il bar, a quell’ora molto buio,quando sentirono altre due voci concitate provenire dal salottino. Un attimo dopo, le riconobbero: erano quelle dei signori Weasley. Esitarono: non volevano che li scoprissero ad ascoltarli mentre litigavano. Ma quando sentirono pronunciare i loro nomi si fermarono e si avvicinarono alla porta.
«...non ha senso non dire loro la verità» stava dicendo il signor Weasley in tono accalorato. «Hanno il diritto di sapere. Ho cercato di spiegarlo a Caramell, ma lui insiste nel trattare Harry e Jamie come  bambini... hanno tredici anni e...»
«Arthur, la verità li spaventerebbe troppo!» disse la signora Weasley con voce acuta. «Vuoi davvero che tornino a scuola con un peso del genere? Per l'amor del cielo, possono essere solo felicidi non saperlo!»
«Non voglio spaventarli, voglio metterli in guardia!» ribatté il signor Weasley. «Lo sai come sono fatti Harry Jamie, e anche Ron, sempre in giro per conto loro: sono entrati due volte nella foresta proibita! Ma  quest'anno non devono farlo assolutamente! Quando penso a cosa sarebbe potuto succedere la notte che sono scappati di casa! Se il Nottetempo non avesse dato loro un passaggio, scommetto che sarebbero stati uccisi prima che il Ministero li ritrovasse».
«Ma non sono morti, stanno benissimo, e allora spiegami perché...»
«Molly, dicono che Sirius Black è pazzo, e forse lo è, ma è stato abbastanza furbo da fuggire da Azkaban, e questo dovrebbe essere impossibile. Sono passate tre settimane e nessuno ne ha visto l'ombra, e non mi importa quello che Caramell continua a ripetere alla Gazzetta del Profeta, non siamo più vicini alla cattura di Black che all'invenzione delle bacchette autoincantanti. La sola cosa che sappiamo per certo è ciò che Black sta cercando...»
«Ma Harry e Jamie saranno assolutamente al sicuro a Hogwarts...»
«Credevamo che Azkaban fosse un posto assolutamente sicuro. Se Black è riuscito a fuggire da Azkaban, può anche penetrare a Hogwarts...»
«Ma nessuno ha la certezza che Black stia cercando quei ragazzi...»
Si udì un tonfo: di certo il signor Weasley aveva battuto il pugno sul tavolo.
«Molly, quante volte te lo devo ripetere? Non era scritto sui giornali perché Caramell ha voluto che non si sapesse, ma Caramell è andato ad Azkaban la notte della fuga di Black. Le guardie gli hanno detto che Black negli ultimi giorni parlava nel sonno. Diceva sempre le stesse cose... ' a Hogwarts...  a Hogwarts...' Black è incontrollabile, Molly, e vuole Harry e Jamie morti. Secondo me, è convinto che l'assassinio di Jamie e di Harry, riporterà al potere Tu-Sai-Chi. Black ha perso tutto la notte in cui loro hanno fermato Tu-Sai-Chi, e ha avuto dodici anni di solitudine ad Azkaban per meditarci sopra...»
Cadde il silenzio. Harry si avvicinò alla porta, ansioso di saperne di più, mentre Jamie si sporgeva oltre la sua spalla, per sentire.
«Be', Arthur, devi fare quello che ritieni giusto. Ma dimentichi Albus Silente. Non credo che possa succedere niente ai ragazzi finché Silente è il Preside. Sa tutto, immagino...»
«Ma certo. Abbiamo dovuto chiedergli il permesso di disporre le guardie di Azkaban attorno alla scuola. Non ne era felice, ma ha accettato».
«Non ne era felice? Perché non dovrebbe esserne felice, se sono lì per catturare Black?»
«A Silente le guardie di Azkaban non piacciono» disse il signor Weasley. «E nemmeno a me, se è per quello... ma quando si ha a che fare con un mago come Black, a volte bisogna allearsi con forze da cui sarebbe meglio tenersi lontano».
«Se servono a salvare Jamie e Harry...»
«...allora non dirò mai più una parola contro di loro» disse il signor Weasley stancamente. «È tardi, Molly, andiamo di sopra...»
Sentirono muoversi le sedie. Jamie afferrò Harry per la manica e corsero lungo il corridoio fino al bar. La porta si aprì e pochi istanti dopo un rumore di passi disse ai due gemelli che i Weasley stavano salendo le scale.
 Attesero finché non sentirono chiudersi la porta della camera dei Weasley, e andarono di sopra.
Fred e George erano nascosti nell'ombra del pianerottolo e si rotolavano dalle risate.
«L'abbiamo migliorato». Sussurrò Fred a Harry e Jamie.
Ora sul distintivo c'era scritto Zuccaposcuola.
Jamie si limitò a sorridere mesta, mentre Harry scoppiò in una risata forzata.
«Ehi, Jamie che c’è? Non lo trovi divertente?» le domandò George, orgoglioso del loro operato.
«È fantastico...sono solo un po’ stanca» rispose lei.
«Sì dicevi così anche del tuo camaleonte. Ci stai nascondendo qualcosa» osservò George.
«Ehi, vieni in camera da noi? Dobbiamo ancora farti vedere la roba che abbiamo preso in Egitto» le disse Fred.
«Non stasera Fred...Sono davvero stanca. Buonanotte», chiuse la conversazione trascinando con sé Harry.
Una volta in camera chiusero la porta e si accovacciarono davanti al camino.
«Sei spaventato?» gli domandò Jamie.
«Non lo so...» ammise lui «Non credo, insomma Hogwarts è il posto più sicuro. Lì c’è Silente e anche Voldemort ne ha paura. Figuriamoci questo Black»
«Sì, ma è la prima volta che qualcuno riesce a scappare da quella prigione»
«Tu, sei spaventata?» le chiese il fratello.
«Sinceramente, sapere che un pazzo squilibrato ci cerca, non mi rende tranquilla» rispose soppesando le parole «Ma Hogwarts è Hogwarts, e come hai detto tu lì c’è Silente. Probabilmente non c’è nulla da temere, giusto?»
«Non riuscirà nemmeno ad avvicinarsi al castello...» la rassicurò Harry.
«Fermi un momento, un pazzo vuole ucciderci?» strillò Moccì dal cuscino sul letto della padroncina
«Sì, ma non preoccuparti non c’è nulla da temere a Hogwarts» rassicurò anche lui, Harry.
«Mi dispiace, Moccì. Ti sei spaventato...» disse Jamie intenerendosi.
«Spaventato? Io non mi spavento de ninguna manera, claro?» s’ inorgoglì quello, «Dovrà passare sul mi cadavere prima de torcermi la coda, quel Black»
«Abbiamo anche un camaleonte da guardia. Visto non c’è da preoccuparsi»
«Sì, domani mattina andrà meglio. Alla luce del sole vedrò la cosa come te. In fondo siamo già scappati tre volte a Voldemort, ce la caviamo davanti a pazzi assassini» disse ritrovando la vena scherzosa.
«Esatto, ora andiamo a dormire. Sono stanco morto» disse alzandosi e andando a letto.
Jamie lo imitò, e si stese accanto a Moccì che scrutava guardingo dal cuscino, sorrise alla vista dell’animaletto verde, e col cuore più leggero si addormentò.





Tana del camaleonte:

Vi lascio una notina su un paio di parole in spagnolo. Io non lo studio e spero siano giuste, se per caso scrivo qualche castroneria

segnalatemelo pure

Exposito : Abbandonato - Trovatello

Sapo : Rospo

 
Al prossimo capitolo !

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Capitolo 6
*** In cui Moccì si scontra con Malfoy e non gradisce le carrozze ***


Ciao a tutti!
Eccoci qua al sesto capitolo, finalmente si arriva a Hogwarts!
Ringrazio Shaigon per la sua recensione e chi segue e legge questa storia.
Buona lettura !





Il giorno dopo, si svegliarono di buon’ora, in silenzio finirono di preparare le ultime cose, quando Ron entrò in camera loro, la felpa infilata solo per metà e un espressione irritata « Prima torniamo a scuola meglio è...» bofonchiò sedendosi sul letto di Harry «Almeno lì riuscirò a stare alla larga da Percy»
«Ancora non gli hanno ridato il distintivo?» chiese Jamie a bassa voce, per non farsi sentire, con un sorriso speranzoso.
«No, e mi sta facendo impazzire» mormorò il rosso. Jamie indossò una camicia a motivo scozzese grigia sopra la maglietta « Vado da Fred e George...ieri sera li ho trattati un po’ male»,  e corse fuori dalla stanza, lasciando soli Ron e Harry.
«Mollato per quel tonto rosso?» commentò Moccì, mentre Edvige sbatté leggermente le ali e bubolò  in risposta.
Jamie bussò alla porta dei gemelli Weasley e senza aspettare risposta aprì, non fece in tempo a entrare che una voce esclamò «Ehi, siamo nudi...»
La ragazza chiuse d’istinto gli occhi e li coprì con le mani «Oh che schifo» gemette, arrossendo.
«Così uccidi il nostro orgoglio maschile»
«Non siamo mica Percy, lì sì che ti devi schifare»
Fred e George scoppiarono a ridere.  « Puoi aprire gli occhi, siamo vestiti» le disse Fred, avvicinandosi e staccandole le mani dagli occhi. Jamie li aprì piano e trasse un sospiro di sollievo. Colpì Fred con un pugno «Perché avete detto una cosa del genere?» chiese arrabbiata, andando a sedersi a gambe incrociate su uno dei due letti.
«Be’ tu ci hai liquidato la notte scorsa. Dovevamo fartela pagare» disse George con un ghigno.
«E poi sei bruttissima quando arrossisci» continuò Fred dandole un buffetto, e correndo via prima di venire colpito da un cuscino.
«Allora cos’eravate così ansiosi di farmi vedere?»
«Prendilo, George» fece Fred risedendosi accanto a Jamie.
«Sì, prima che arrivi mamma» disse l’altro andando a prendere qualcosa dentro l’armadio.
«Sai, è stato difficile portarlo con noi, c’erano un sacco di controlli» le raccontò Fred. George intanto tirava fuori una scatola.
«Allora, che c’è lì dentro?»
«Billywig » disse George orgoglioso
« Billywig? Mi sembra di averlo già sentito...» rispose Jamie pensierosa
«Sì, sul libro “Animali fantastici dove trovarli”. In realtà lo abbiamo scoperto in Egitto» spiegò George.
«Un tizio li commerciava, ma noi  abbiamo sgraffignato qualcosa» continuò Fred « Il veleno dei suoi aculei, ha degli effetti molto particolari. Non potevamo perdercelo»
«Vediamo» si sporse verso la scatola ora aperta da George, all’interno il corpo di un esserino blu zaffiro, e diversi aculei . «Allora che tipo di veleno hanno? Chiese curiosa, prendendo cauta un pungiglione lungo e sottile.
« Vertigini e levitazione. È, a quanto pare, un ingrediente delle Api Frizzole» proferì Fred con disappunto.
«Ma se usata in dose un po’ più massiccia...» disse George
« È perfetto per fare scherzi» concluse Jamie.  « I Serpeverde impareranno a volare, finalmente» disse ghignando.
«La nostra bambina sta crescendo» commentò Fred, in una voce molto simile a quella di Molly Weasley. George gli passò un fazzoletto, e si commosse anche lui «Presto farà scherzi tutta da sola».
«Piantatela, che avete intenzione di fare col distintivo di Percy?» chiese per cambiare argomento.
«Ora ti interessa?» la punzecchiò George.
Jamie sbuffò «Ero solo nervosa, ma ora è passato». Ed era vero, la paura che l’aveva assalita la notte precedente era scomparsa.
«Ah, sei in quel periodo» comprese Fred sorridendo comprensivo.
«Ora è tutto chiaro» aggiunse George «Ginny è entrata da poco in quel tunnel»
«La volete fare finita?» sbottò Jamie.
«D’accordo, non vorrei che ci uccidessi col tuo nervosismo» disse Fred con le mani alzate in segno di resa.
« Glielo andiamo a mettere ora tra le sue cose. Voglio vedere che faccia fa quando vede la nuova scritta» rispose George «Vieni con noi?
«Sì, prima che scenda a fare colazione, altrimenti vostra madre chi la sente» disse Jamie , che uscì dalla stanza seguita dai due gemelli.
Percorsero il corridoio fino ad arrivare alla camera di Percy, tutti e tre trattenevano a stento le risa.
«Ehi, Perce» lo salutò Fred tenendo le mani dietro la schiena
«Che ci fate voi tre qui? Dovreste finire di preparare le vostre cose» li ammonì con fare saccente.
«Già fatto, Perce» rispose George tranquillo. Jamie si era appoggiata allo stipite della porta e Fred vagava per la stanza con apparente interesse per qualunque cianfrusaglia.
«Oh Perce è la tua nuova fidanzata? Carina non me la presenti?» disse George indicando malizioso  una foto sul comodino.
«Fatti gli affari tuoi» borbottò Percy fissandolo torvo. George, si avvicinò ugualmente al comò, e fece cadere la foto, col risultato che la ragazza offesa, si nascose sotto la cornice. «George guarda che hai fatto!» lo sgridò Percy « Scusalo Penny, adesso è tutto a posto» disse sistemando la foto. Fred poggiò qualcosa sulla cassettiera e poi si schiarì la voce «Be’ allora noi andiamo, ci vediamo giù»
«Percy lo hai ritrovato il tuo distintivo?» gli chiese Jamie
«Non ancora, devo trovarlo prima di tornare a scuola» rispose con aria agitata
«Prova di nuovo nella stanza, magari è proprio sotto il tuo naso», così dicendo Jamie uscì, seguita dai due gemelli, che sghignazzavano. Nel corridoio, vicino alle scale incrociarono Ron e Harry.
«Ehi, stavamo venendo a chiamarvi» disse Jamie sorridendo «Scendiamo a fare colazione?»
«Fa pure finta che io sa invisibile, non salutare» trillò una voce acuta, che però solo Jamie e Harry sentirono. Moccì era attaccato al braccio di Harry, e la fissava indignato.
«Scusa Moccì, sono uscita di corsa. Adesso puoi venire sulla mia spalla» e fece per prenderlo.
«No, io ora sto benissimo aquì» rispose il camaleonte attaccandosi meglio al braccio di Harry, che alzò gli occhi al cielo.
Jamie sbuffò risentita «Permaloso che sei!».
«Se vuoi puoi portare me sulla spalla» le fece George con un sorriso,aveva intuito il discorso.
«Non ti azzardare rosso descarado» lo minacciò Moccì, facendo sorridere Jamie.
Scesero nel salone, il signor Weasley leggeva accigliato la prima pagina della Gazzetta del Profeta e la signora Weasley raccontava a Ginny e a Hermione di un Filtro d'Amore che aveva preparato da ragazza. Avevano tutte e tre la ridarella.
«Dobbiamo dirti una cosa» sussurrò Harry a Ron, lanciando un’occhiata d’intesa alla sorella. L’amico li guardò perplesso « Cioè?».
«Te lo diciamo dopo» disse Jamie vedendo entrare Percy.
«Cos’avete fatto al mio distintivo?» soffiò Percy verso Fred e George.
«Ma niente, Perce» disse George con fare innocente.
«Cos’ha che non va?» domandò Fred.
Percy mostrò arrabbiato il distintivo con la scritta Zuccaposcuola.
Ci volle mezz’ora per calmare Percy e riportare il distintivo com’era prima.
Non riuscirono a parlare con Ron né con Hermione nel caos della partenza: furono troppo occupati a trascinare tutti i loro bauli giù per la stretta scala del Paiolo magico e accatastarli vicino alla porta, con Edvige e Hermes, il gufo di Percy, in cima al tutto nelle loro gabbie. Un cestino di vimini vicino al mucchio di bauli sputacchiava rumorosamente.
«Va tutto bene, Grattastinchi» lo blandì Hermione «Ti farò uscire sul treno».
«Nemmeno per idea» scattò Ron. «E il povero Crosta?»
Indicò il davanti della giacca, dove un grosso rigonfiamento segnalava la presenza di Crosta appallottolato nella tasca interna.
Il signor Weasley, che era uscito ad aspettare le auto del Ministero, infilò dentro la testa.
«Sono arrivate» disse.«Jamie, Harry, andiamo». Il signor Weasley li scortò verso la prima delle due auto fuori moda verde scuro, ciascuna delle quali aveva al volante un mago dall'aria furtiva in uniforme di velluto verde smeraldo.
«Salite» disse il signor Weasley guardando a destra e a sinistra nella strada affollata.
Harry e Jamie salirono e ben presto furono seguiti da Hermione, Ron.
Il viaggio fino a King's Cross fu molto tranquillo in confronto alla gita dei Potter sul Nottetempo. Le auto del Ministero della Magia sembravano quasi normali, anche se i gemelli notarono che sgusciavano nel traffico come la macchina nuova della ditta di zio Vernon non sarebbe mai riuscita a fare. Raggiunsero King's Cross con venti minuti di anticipo; gli autisti del Ministero trovarono dei carrelli, scaricarono i bauli, salutarono il signor Weasley sfiorandosi il berretto e ripartirono, riuscendo misteriosamente a scattare intesta a una fila di macchine ferme ai semafori.
Il signor Weasley scortò Jamie e Harry dentro la stazione.
«Bene» disse guardandosi intorno. «Andiamo in gruppetti, visto che siamo in tanti. Io passo per primo con Harry e Jamie. ».
Il signor Weasley puntò verso la barriera che separava i binari nove e dieci, spingendo il carrello di Jamie, apparentemente molto interessato all'Intercity 125 che era appena arrivato al binario nove. Con un'occhiata eloquente ai ragazzi, si appoggiò in maniera casuale alla barriera. Harry e Jamie lo imitarono.
Un attimo dopo l'attraversarono ritrovandosi sul binario nove e tre quarti davanti all'Espresso di Hogwarts, un treno a vapore scarlatto, che sbuffava fumo su un binario affollato di streghe e maghi che salutavano i loro figli.
Percy e Ginny apparvero all'improvviso dietro di loro. Ansimavano, e sembrava che avessero corso.
«Ah, ecco Penelope!» disse Percy, lisciandosi i capelli e diventando tutto rosa. I tre ragazzi si voltarono per nascondere le risate, mentre Percy avanzava verso una ragazza dai lunghi capelli ricci, camminando col petto così in fuori che nessuno avrebbe potuto ignorare il distintivo splendente.
Quando gli altri Weasley e Hermione li ebbero raggiunti, Harry e il signor Weasley aprirono la strada verso la coda del treno, oltre una serie di scompartimenti affollati, fino a una carrozza che sembrava vuota. I ragazzi caricarono i bauli, sistemarono Edvige e Grattastinchi sulla reticella, poi tornarono sulla banchina per salutare i signori Weasley.
La signora Weasley baciò tutti i suoi figli, poi Hermione e alla fine Jamie e Harry, che fu un po' imbarazzato ma anche contento quando la mamma di Ron li strinse in un abbraccio supplementare.
«Farete attenzione, vero?»  disse cercando di ricomporsi, con gli occhi stranamente lucidi. Poi aprì la capace borsetta e disse: «Ho preparato i sandwich per tutti... tieni, Ron... no, non è carne secca... Fred? Dov'è Fred? Eccoti qui, caro...»
«Harry» disse piano il signor Weasley, «vieni qui un momento...»
Scivolò dietro una colonna, e Harry lo seguì, sotto lo sguardo attento di Jamie,e lasciando gli altri attorno alla signora Weasley.
«C'è una cosa che devo dirti prima che tu parta...» esordì il signor Weasley con voce tesa. «Non volevo dirlo anche a Jamie, ma almeno tu devi...»
«Va tutto bene, signor Weasley» disse Harry. «Lo sappiamo già».
«Lo sai? Lo sapete? Come fate a saperlo?».
 «Io... ehm...  vi abbiamo sentiti parlare ieri sera, lei e la signora Weasley. Non abbiamo proprio potuto evitarlo» aggiunse in fretta. «Mi dispiace...»
«Non volevo che lo scopriste così» disse il signor Weasley ansioso.
«No... davvero, va tutto bene. Così lei non ha tradito la parola data a Caramell e noi sappiamo come stanno le cose».
«Harry, sarete molto spaventati...»
«No» disse Harry con sincerità. «Davvero» aggiunse, perché il signor Weasley lo guardava incredulo. «Non sto cercando di fare l'eroe, ma insomma, Sirius Black non può essere peggio di Voldemort, vero?»
Il signor Weasley si ritrasse sentendo pronunciare quel nome, ma non fece i soliti commenti.«E Jamie che ne pensa?»
«All’inizio sembrava preoccupata, ma poi si è convinta anche lei a non aver paura»
«Harry, sapevo che siete di una tempra più forte di quanto non creda Caramell, e naturalmente sono felice che non abbiate paura, ma...»
«Arthur!» gridò la signora Weasley, intenta a far salire gli altri sul treno, «Arthur, che cosa fai? È ora!»
«Arriva, Molly!» disse il signor Weasley, ma poi si voltò di nuovo verso Harry e riprese a parlare con voce più bassa, in fretta, questa volta. «Ascolta, voglio che tu mi dia la tua parola...»
«...che faremo i bravi e rimarremo al castello?» chiese Harry rassegnato.
«Non proprio» disse il signor Weasley, più serio che mai. «Harry, giurami che non andrete a cercare Black».
Harry lo fissò. «Che cosa?»
Si senti un fischio acuto. I controllori camminavano lungo il treno e chiudevano le porte.
«Promettimi, Harry» disse il signor Weasley, parlando ancora più rapidamente, «che qualunque cosa accada...»
«Perché dovremmo andare a cercare qualcuno che vuole ucciderci?» chiese Harry senza capire.
«Giurami che qualunque cosa sentirai...»
«Arthur, sbrigati!» strillò la signora Weasley.
Il vapore schizzava dal treno, che aveva cominciato a muoversi. Harry corse verso la portiera, Ron la spalancò e fece un passo indietro per lasciarlo salire. Poi tutti si sporsero dal finestrino per salutare i Weasley finché il treno non fece una curva e li cancellò dalla loro vista.
«Dobbiamo parlarvi in privato» disse Harry a Ron e Hermione, mentre il treno prendeva velocità.
«No, Harry. Non credo sia il caso» obiettò Jamie.
«Cosa non è il caso di dirci?» domandò Hermione
Jamie lanciò un’occhiataccia a Harry «E va bene, non volevo farvi preoccupare tutto qua» acconsentì alla fine.
«Ginny, vai via» disse Ron.
«Carino da parte tua» sbottò irritata, e se ne andò.
I quattro s’incamminarono lungo il corridoio, alla ricerca di uno scompartimento vuoto, ma erano tutti occupati a parte l’ultimo, in fondo al treno.
Dentro c’era un passeggero, un uomo profondamente addormentato, seduto vicino al finestrino.
Il gruppetto si fermò sulla soglia a guardarlo. L'Espresso di Hogwarts di solito era riservato agli studenti e non avevano mai visto un adulto a bordo, a parte la strega che portava il tè e i sandwich.
Lo sconosciuto indossava un completo da mago molto consunto, rammendato in più punti. Aveva l'aria stanca e malata. Benché fosse piuttosto giovane, i suoi capelli castano chiaro erano striati di grigio.
«Secondo voi chi è?» sibilò Ron mentre si sedevano, chiudevano la porta e occupavano i posti più lontani dal finestrino.
«Il professor R.J. Lupin» sussurrò pronta Hermione.
«Come fai a saperlo?»
«C'è scritto sulla valigia» rispose Hermione, indicando la reticella sopra lo sconosciuto, occupata da una valigetta lisa tenuta insieme da una grande quantità di spago legato con cura. Il nome professor R.J. Lupin era stampato su un angolo a lettere un po' sbucciate.
«Chissà che cosa insegna» disse Ron osservando il pallido profilo di Lupin.
«È ovvio» sussurrò Jamie, «c'è solo una materia possibile, no? Difesa contro le Arti Oscure».
«Be', spero che sia all'altezza» disse Ron in tono dubbioso. «Ha l'aria di uno che basta una bella fattura a sistemarlo, no? Comunque...» e si voltò verso i due gemelli, «che cosa dovevate dirci?»
«Non fatevi prendere dal panico, però» gli bisbigliò Jamie, mentre Moccì andava a attaccarsi alla sporgenza sotto il finestrino «Moccì, non dare fastidio al professore» lo ammonì Jamie. Quello posò un occhio sulla sua padroncina seccato «Tzè, non sono mica un moccioso rumoroso, io».
Jamie gli sorrise rassegnata e fece segno al fratello di cominciare. Harry raccontò della discussione tra il signore e la signora Weasley e degli avvertimenti che il signor Weasley gli aveva appena dato. Quando ebbe finito, Ron era sconvolto, e Hermione si teneva le mani sulla bocca.
«Lo so, siete sconvolti. Nemmeno io capisco perché tuo padre voleva avvertire solo Harry.» disse Jamie con fare melodrammatico «Come se fossi più facile da spaventare»
«No, è terribile...Sirius Black è fuggito per venire a cercare voi» balbettò Hermione «Oh, dovrete stare molti attenti. Non andate in cerca di guai. Specialmente tu, Jamie»
«Ehi, io non cambio la mia vita per un pazzo psicopatico» s’irritò Jamie.
«Dai, Hermione, mica sono così scemi da andare in pasto a Black» commentò Ron scosso.
«Te l’ho detto che l’avrebbero presa male» bisbigliò Jamie a Harry.A quanto pareva, sia Ron che Hermione temevano Sirius Black molto più di loro.
«Non si sa come è riuscito a fuggire da Azkaban» disse Ron, nervoso. «Nessuno c'era mai riuscito prima. Ed era anche un sorvegliato speciale».
«Ma lo prenderanno, vero?» intervenne Hermione in tono vivace. «Voglio dire, ci sono anche tutti quei Babbani che gli danno la caccia...»
«Che cos'è questo rumore?» chiese Ron all'improvviso.
Era un fischio debole e tintinnante... Cercarono dappertutto nello scompartimento. «Viene dal tuo baule, Harry» disse Ron, alzandosi per raggiungere il bagaglio di Harry sulla reticella. Un momento dopo aveva estratto due Spioscopi Tascabili dalle cose di Harry. L'oggetto vorticava sul palmo della mano di Ron, scintillando.
«Quelli sono Spioscopi?» disse Hermione incuriosita, avvicinandosi per vedere meglio.
«Sì... ma da due soldi» disse Ron. «Sono praticamente impazziti quando ho cercato di legarli alla zampa di Errol per spedirli a loro».
«Stavi facendo qualcosa di scorretto?» chiese Hermione pungente.
«No! Be'... non avrei dovuto usare Errol, non è adatto ai viaggi lunghi... ma come facevo altrimenti a mandare il regalo a Harry e Jamie?»
«Rimettili nel baule» disse Harry, mentre gli Spioscopi sibilavano senza pietà, «o lo sveglieremo».
Fece un cenno verso il professor Lupin. Ron infilò gli Spioscopi in un paio di vecchi calzini particolarmente orrendi di zio Vernon, che soffocarono il rumore, poi richiuse il baule.
«Possiamo farli controllare a Hogsmeade» disse Ron, e si sedette di nuovo. «Da Mondomago vendono cose del genere, strumenti magici, cose così, me l'hanno detto Fred e George».
«Che cosa sai di Hogsmeade?» chiese Hermione curiosa. «Ho letto che è l'unico insediamento completamente non-Babbano di tutta la Gran Bretagna...»
«Sì, credo di sì» disse Ron in tono sbrigativo, «ma non è per quello che mi attira. Io voglio assolutamente andare da Mielandia
«Che cos'è?» chiese Jamie.
«È un negozio di dolci» disse Ron con aria sognante, «dove hanno di tutto... Le Piperille, che ti fanno uscire il fumo dalla bocca, e dei Cioccoli giganti ripieni di crema alla fragola e panna, e certe deliziose penne d'aquila di zucchero che puoi succhiare in classe e sembra che tu sia lì a pensare che cosa scrivere...»
«Oh, ho improvvisamente voglia di dolci» gemette Jamie strofinandosi lo stomaco.
«Ma Hogsmeade è un posto molto interessante, vero?» insistette Hermione entusiasta. «In Siti Storici della Stregoneria c'è scritto che la locanda è stata il quartier generale della Rivolta dei Folletti nel 1612, e la Stamberga Strillante dovrebbe essere l'edificio più infestato dai fantasmi di tutto il paese...»
«...ed enormi palline frizzanti che ti alzano da terra mentre le succhi» disse Ron, che evidentemente non aveva ascoltato una parola del discorso di Hermione.
Lei si rivolse a Harry, mentre Jamie aveva orecchie solo per il divagare di Ron.
«Che bello, poter uscire da scuola per un po' e fare un giro a Hogsmeade».
«Sì, spero non ci facciano problemi per venire.» disse Harry.
«Scherzi, vero?» saltò su Jamie «Dopo tutto quello che abbiamo fatto per far firmare il permesso...»
«Questa non ce l’hai raccontata...» la informò Ron curioso, totalmente dimentico di Mielandia.
Jamie rise e gli raccontò.
«Hai rubato una pozione a Piton?» disse Hermione sconcertata «Questo non è corretto, Jamie»
«Non era di Piton, erano pozioni di alcuni del sesto anno» precisò Jamie, come se cambiasse le carte in tavola.
«Poteva essere pericoloso» continuò l’amica imperterrita.
«Gli effetti collaterali sono stati pazzeschi» ripensò Jamie con un ghigno.
«Pazzescamente divertenti» commentò Ron.
«Per l’appunto» borbottò Hermione giocherellando con le cinghie della gabbia di Grattastinchi.
«Non far uscire quella cosa!» disse Ron. Troppo tardi: Grattastinchi balzò fuori dal cestino, si stiracchiò, sbadigliò e balzò sulle ginocchia di Ron. Il rigonfiamento nella tasca di Ron si mise a tremare, mentre il ragazzo spingeva via il gatto con rabbia.
«Via di qui!»
«Ron, lascialo stare!» esclamò Hermione arrabbiata.
Ron stava per risponderle a tono quando il professor Lupin si mosse. Lo guardarono preoccupati, ma non fece altro che voltare la testa e continuare a dormire, con la bocca leggermente aperta.
L'Espresso di Hogwarts puntava dritto a nord e il paesaggio fuori dal finestrino diventava sempre più cupo e selvaggio mentre le nuvole nel cielo s'infittivano. Oltre la porta dello scompartimento i ragazzi si rincorrevano avanti e indietro. Grattastinchi si era sistemato su un sedile vuoto, col muso schiacciato rivolto verso Ron e gli occhi gialli fissi sulla tasca interna della sua giacca.
All'una esatta la grassa strega col carrello del cibo si presentò sulla soglia.
«Credete che dovremmo svegliarlo?» chiese Ron indicando con un cenno il professor Lupin. «Non gli farebbe male mangiare qualcosa, mi sembra».
Hermione si avvicinò cauta al professor Lupin.
«Ehm... professore...» disse. «Mi scusi... professore...»
Il mago non si mosse.
«Non preoccuparti, cara» disse la strega porgendo a Harry un vassoio di Calderotti. «Se quando si sveglia ha fame, mi trova nella vettura davanti con il macchinista».
«Ma dorme?» chiese Ron piano, mentre la strega richiudeva la porta. «Voglio dire, non è morto, vero?»
«No, no, respira» sussurrò Hermione, prendendo il biscotto che Harry le offriva, mentre Jamie faceva giocare Moccì con una ciocco rana. «Ora ti acchiappo...» mormorava concentrato, il colore improvvisamente di un verde chiaro e entrambi gli occhi puntati sulla rana di cioccolato.
Forse il professor Lupin non era un tipo di gran compagnia, ma la sua presenza nello scompartimento si rivelò utile. A metà pomeriggio, proprio mentre la pioggia cominciava a cadere confondendo i profili delle colline che scorrevano oltre il finestrino, risuonarono dei passi nel corridoio, e sulla soglia comparvero le tre persone meno gradite a Harry e Jamie: Draco Malfoy, accompagnato dai suoi scherani, Vincent Tiger e Gregory Goyle.
«Bene bene, ma guarda chi c'è» disse Malfoy con il suo solito tono mellifluo, aprendo la porta dello scompartimento. «Potterini e Lenticchia».
Tiger e Goyle ridacchiarono come due troll.
«Ho sentito dire che finalmente tuo padre ha messo le mani su un po' di soldi, Weasley» disse Malfoy. «Tua madre ci è rimasta secca dalla meraviglia?»
Ron si alzò così in fretta che rovesciò a terra il cestino di Grattastinchi. Il professor Lupin grugnì nel sonno.
«E quello chi è?» disse Malfoy, facendo istintivamente un passo indietro alla vista di Lupin.
«Un nuovo insegnante» disse Harry, che si era alzato a sua volta per trattenere Ron. «Che cosa stavi dicendo, Malfoy?»
Gli occhi pallidi di Malfoy diventarono due fessure: non era così sciocco da attaccare briga sotto gli occhi di un insegnante.
«Andiamo» disse a Tiger e Goyle in tono risentito, e il terzetto spari.
Harry e Ron si risedettero. Ron si massaggiò le nocche.
«Non ho intenzione di farmi insultare da Malfoy quest'anno» disse rabbioso. «Nessuna intenzione. Se fa un'altra battuta sulla mia famiglia, gli prendo la testa e...»
Ron fece un gesto violento a mezz'aria.
«Ron» sibilò Hermione, indicando il professor Lupin, «attento...»
Ma il professor Lupin era ancora profondamente addormentato.
La pioggia s'infittì mentre il treno filava verso nord; i finestrini ora erano di un grigio compatto e luccicante, che s'incupì gradualmente finché le luci non si accesero lungo i corridoi e sopra le reticelle. Il treno sferragliava, la pioggia tamburellava, il vento ululava, ma il professor Lupin continuò a dormire.
«Dovremmo esserci ormai» disse Ron, sporgendosi per guardare, oltre il professor Lupin, il finestrino.
In quel momento il treno prese a rallentare.
«Magnifico» disse Ron alzandosi e scavalcando con cautela l'insegnante addormentato per cercare di vedere fuori. «Ho una fame da lupi. Voglio andare al banchetto...»
«Non è possibile che ci siamo già» disse Hermione guardando l'orologio.
«E allora perché ci fermiamo?»
Il treno perdeva velocità. Mentre il rumore degli stantuffi cessava, il vento e la pioggia urlavano ancora più forte oltre i vetri.
Harry, che era il più vicino alla porta, si alzò e dette un'occhiata in corridoio. In tutto il vagone teste curiose spuntavano dagli scompartimenti.
Il treno si arrestò con uno scossone e una serie di tonfi lontani annunciò loro che i bagagli erano caduti dalle reticelle. Poi, senza alcun preavviso, tutte le luci si spensero e cadde la più completa oscurità.
Jamie prese Moccì, che si sistemò sulla sua testa «Detesto non vedere nulla» si lamentò il camaleonte.
«Che cosa succede?» la voce di Ron, risuonò dalle spalle di Harry, che cercò a tentoni il suo sedile.
«Harry, quella è la mia gamba. Spostati» si lamentò Jamie, poi sentì il fratello sederle affianco.
«Ahi» esclamò Hermione «Ron quello era il mio piede».
«Credete ci sia un guasto?» chiese Jamie
«Non so...»
Si udì un rumore stridente. E Harry e Jamie videro la sagoma scura di Ron pulire un pezzetto di finestrino per riuscire a vedere fuori.
«C’è qualcosa che si muove laggiù» disse Ron «Credo che qualcuno stia salendo».
La porta dello scompartimento si aprì all’improvviso e qualcuno inciampò nelle gambe di Harry.
«Scusa... sapete che cosa succede? Ahia... scusate...»
«Ciao, Neville» disse Harry, tendendo le mani nel buio fino ad afferrare Neville per il mantello.
«Harry? Sei tu? Che cosa succede?»
«Non lo so... siediti...»
«Non qui Neville, ci sono io» gemette Jamie.
Ci fu un sibilo acuto e un gemito di dolore. Neville aveva cercato di sedersi su Grattastinchi.
«Vado a chiedere al macchinista che cosa succede» disse Hermione. Harry la sentì passare, udì la porta aprirsi di nuovo, e poi un tonfo e due strilli.
«Chi è là?»
«Chi sei tu
«Ginny?»
«Hermione?»
«Che cosa fai?»
«Stavo cercando Ron...»
«Entra e siediti...»
«Non qui!» disse Harry in fretta. «Qui ci sono io!»
«Bel tentativo di abbordaggio, Ginny» rise Jamie.
«Taci, Jamie» soffiò la rossa irritata.
«Ginny, siediti con me, non c’è più posto» le disse Hermione.
«Ahia!» gemette Neville.
«Scusa, pensavo fosse il piede di Jamie» disse Ginny.
«Silenzio!» ordinò all’improvviso una voce roca.
A quanto pareva il professor Lupin si era finalmente svegliato. Lo sentirono muoversi nell’angolo, e nessuno parlò.
Si udì un basso crepitio e una luce tremolante riempi lo scompartimento. Il professor Lupin teneva in mano una manciata di fiammelle. Gli illuminavano il viso grigio e stanco, ma gli occhi erano attenti e guardinghi.
«Restate dove siete» disse con la stessa voce roca, e si alzò lentamente.
Ma la porta si aprì piano piano prima che Lupin potesse raggiungerla.
In piedi sulla soglia, illuminata dalle fiammelle danzanti nella mano di Lupin, c'era una figura ammantata che torreggiava fino al soffitto. Aveva il volto completamente nascosto dal cappuccio. Gli occhi di Harry  sfrecciarono in basso, e quello che vide gli diede una stretta allo stomaco. Una mano spuntava dal mantello, ed era scintillante, grigiastra, viscida e rugosa, come una cosa morta rimasta troppo a lungo nell'acqua...
Ma fu visibile solo per un attimo. Come se la creatura sotto il mantello avesse avvertito lo sguardo di Harry, la mano si ritrasse all'improvviso nelle pieghe nere della stoffa.
Jamie agguantò il braccio del fratello, tirandolo istintivamente indietro.
Poi la cosa, quale che fosse, trasse un lungo, lento, incerto sospiro, come se cercasse di respirare qualcosa di più dell'aria.
Un freddo intenso calò su di loro, penetrava fin dentro la pelle e gli mozzava il respiro.
Harry, sentiva Jamie tremare e gli prese la mano, stringendola forte.
Il gelo li risucchiava, Jamie udì una voce in lontananza, qualcuno stava urlando. Urla di terrore e di supplica. Erano sempre più forti.
 Tutto stava diventando sempre più buio. Si aggrappò con la mano libera alla spalla del fratello, poggiò la fronte sulla sua nuca, e inspirò forte.
Harry era inghiottito dal buio, sentiva urlare. Strinse convulsamente la mano della sorella e sentì il respiro caldo di lei sul collo.
L’oscurità che li aveva avvolti e le urla, lentamente si dissolvevano.
Di colpo, tutto il buio venne risucchiato via. Harry e Jamie sentirono il gelo. che era entrato dentro di loro, lasciarli. Il treno era di nuovo illuminato.
Jamie allentò piano il legame tra le loro mani, rimanendo però appoggiata alla schiena del fratello. Harry non si mosse, sentiva che a poco a poco il respiro tornava a farsi regolare, alzò la mano per aggiustarsi gli occhiali e si accorse di aver sudato freddo.
Una figura poi, si avvicinò ai due, posando una mano sulla spalla di Harry «State bene?».
I due ragazzi alzarono lo sguardo, era il professor Lupin, anche gli altri li stavano fissando con aria preoccupata.
Il professore non aspettò risposta e con un rumore secco spezzò una tavoletta che, riconobbero dal profumo, era cioccolato.
«Ecco, mangiate» disse porgendone un pezzetto a Harry, nell’offrirlo a Jamie la sua mano si fermò a mezz’aria «Un animaletto davvero strano il tuo» commentò con un sorriso, indicando Moccì, e tendendole poi il cioccolato.
Jamie tentò di sorridere, e addentò subito il cioccolato.
«Cos’era quello?» chiese Harry a Lupin.
«Un Dissennatore» disse Lupin, distribuendo il cioccolato agli altri. «Uno dei Dissennatori di Azkaban».
Tutti lo guardarono. Il professor Lupin appallottolò la carta del cioccolato e se la mise in tasca.
«Mangiate» ripeté. «Vi farà bene. Devo andare a parlare col macchinista, scusate...».
«State bene?» chiese Hermione apprensiva andando accanto a Jamie, mentre Lupin usciva.
«No...che diamine è successo?» chiese Jamie,«Non vedevo più nulla, era...buio»
«Qualcuno urlava...» disse Harry.
Hermione si scambiò un’occhiata ansiosa con gli altri «Nessuno ha urlato»
«Non è vero» ribatté Jamie «L’ho sentita anch’io»
«No, quando quel coso è entrato, siete diventati tutti rigidi e vi siete stretti l’uno con l’altro» spiegò Ron «Sembrava voleste stritolarvi e tremavate. Credevo vi venisse un colpo»
«Il professor Lupin si è messo davanti a voi e ha puntato la bacchetta contro il Dissennatore.» disse Hermione.«E poi ha detto: “Nessuno qui nasconde Black sotto il mantello. Va’via”Ma il Dissennatore non si è mosso, e così Lupin ha mormorato qualcosa, e dalla sua bacchetta è uscita una cosa d'argento diretta contro quell'essere, e poi è volata via...»
«È stato orribile» esclamò Neville con voce più alta del solito. «Hai sentito che freddo quando è entrato?»
«Io mi sentivo strano» disse Ron stringendosi nelle spalle. «Come se non potessi mai più essere felice...»
Ginny invece era rannicchiata in un angolo anche lei sembrava provata.
«Harry, mangia» gli ordinò Jamie d’un tratto «Ti fa davvero sentire meglio». Harry annuì e morsicò il cioccolato, si sentì invaso da un’ondata di calore, si voltò verso la sorella per guardarla in faccia. Nonostante il cioccolato la sua espressione era triste e pensierosa.
«Che hai?» le chiese Harry preoccupato
«Niente...pensavo» disse sospirando. «Moccì?» chiamò poi di colpo.
«Sono sempre stato aquì. Muchas gracias por la considerazione» proferì quello sbucando dalla testa di lei. «Altro che luce magica, l’ho mandato via io quel lercio»
Jamie rise debolmente «E come avresti fatto?»
«Ehi, yo soy molto minaccioso» disse quello impettito
«È davvero una buffa creatura», il professor Lupin era rientrato nello scompartimento «Si è puntato contro il Dissennatore, srotolava la coda come una frusta»
«Buffo a chi, prego?» sibilò Moccì, puntando gli occhi sulla figura di Lupin.
«Saremo a Hogwarts tra dieci minuti» li informò Lupin «State bene voi due?»
«Sì, grazie» mormorò Harry un po’ imbarazzato
Lupin annuì. « E tu, Jamie?» chiese alla ragazza, chinandosi verso di lei.
Jamie si limitò ad annuire per rassicurarlo, ma la sua espressione era ancora persa, cosa che se possibile mise Hermione ancora più in ansia.
Finalmente il treno si fermò alla stazione di Hogsmeade. Jamie e Harry uscirono dallo scompartimento, sotto l’attento sguardo di Ron e Hermione. «Non è che stiamo per svenire, perciò piantatela di fissarci così» sbottò Harry, voltandosi verso di loro.
«Stiamo bene» disse Jamie stancamente. «Sto bene» aggiunse lanciando una rapida occhiata anche al professor Lupin. Poi si voltò e s’incamminò con Harry nel corridoio.
Ron e Hermione si guardarono. Entrambi poco convinti dalle rassicurazioni dei due amici, ma si limitarono a seguirli.
«Si gela» commentò Jamie una volta scesa sulla stretta banchina.  La pioggia scrosciava ghiacciata.
Si inoltrarono nella folla di studenti. «Quelli del primo anno da questa parte!» urlò una voce familiare. I quattro si voltarono e videro la sagoma enorme di Hagrid radunare i nuovi.
«State bene voi quattro?» gridò Hagrid per farsi sentire. Lo salutarono con la mano ma non riuscirono ad avvicinarsi perché la calca di studenti spingeva lungo il binario. Seguirono gli altri fino a un sentiero fangoso, dove almeno cento carrozze attendevano il resto degli studenti. Ciascuna era trainata, ne dedussero Harry e Jamie, da un cavallo invisibile, perché quando salirono ed ebbero chiuso le portiere, le carrozze partirono da sole, formando una lunga fila traballante e oscillante.
«Odora di paglia» disse Jamie, attirandosi lo sguardo interrogativo degli amici. «La carrozza, dico. Odora di paglia» ripeté.
«Non è certo una carrozza adatta me» si lamentò Moccì, scendendo sulla spalla di Jamie. «Questo Silente dovrebbe potersi permettere carrozze più sontuose».
«Diglielo quando arriviamo» disse Harry con un sorriso.
La carrozza attraversava una maestosa cancellata in ferro battuto, affiancata da colonne in pietra sormontate da cinghiali alati. Harry vide altri due Dissennatori che facevano la guardia all’ingresso.
Sentirono di nuovo quell’ondata di freddo, Jamie si rivolse nervosa al fratello, e d’istinto si presero per mano «Continua a guardarmi» lo pregò in un sussurro. Harry annuì piano inspirando.
Quando furono passati si lasciarono la mano, e Harry tornò a guardare fuori dal finestrino.
Si sentirono ancora più deboli di prima, e Jamie non vedeva l’ora di poter mettere qualcosa sotto i denti.
La carrozza prendeva velocità risalendo il viale che portava al castello. I torrioni si avvicinavano sempre di più. Infine la carrozza si fermò e Ron e Hermione scesero seguiti dai gemelli.
«Ehi, Potter. Paura dei Dissennatori eh?» una voce strascicata ed euforica arrivò dalle loro spalle.«Vi tenevate per mano, ma che carini»
Malfoy diede una gomitata a Hermione per bloccare il passaggio ai due fratelli, sulle gradinate che portavano al portone principale. Aveva una smorfia soddisfatta e gli occhi pallidi brillavano di malizia.
«Levati, Malfoy» disse Jamie squadrandolo con impazienza.
«Oh, Potterina e quello che roba è?» la schernì Draco accennando a Moccì, che lo fissava attento dalla sua posizione abituale «Ti sei comprata un ramarro, Potter» disse con disprezzo, avvicinandosi. Tiger e Goyle risero in modo stupido.
Moccì diventò di un verde estremamente scuro e fece scattare rabbioso la lingua.
«Ah! Il mio occhio» gemette Malfoy, coprendo con la mano l’occhio, in cui il camaleonte lo aveva colpito.«Diventerò cieco...».
Jamie lo scostò brutalmente, seguita da Harry, che sorrise appena, e da Ron e Hermione che erano invece piegati in due dal ridere.
Jamie si voltò dopo un paio di gradini, gli occhi ridotti a due fessure «Bella prova, Malfoy. Messo fuori gioco da un camaleonte» sputò con disprezzo, mentre Moccì lo fissava tutto tronfio.
«Adesso ti faccio vedere io» la minacciò Malfoy infilando una mano sotto il mantello.
«Ci sono problemi?» chiese un voce gentile. Il professor Lupin era appena sceso dalla carrozza.
«E io che speravo in una rissa» brontolò Moccì.
Malfoy scoccò uno sguardo a Lupin, illuminandosi «Professore, mi hanno aggredito. Mi hanno aggredito, volevano accecarmi» si lagnò agitato, indicando, accusatorio, i quattro ancora a metà gradinata. « è stato quel mostro»
«Mostro?» domandò Lupin perplesso
«Sì, quel fetido rospo. È suo» disse rivolgendo a Jamie uno sguardo cattivo, che venne ricambiato.
«Io sono un camaleonte, niño dai capelli bianchi» si difese Moccì.
Jamie rise piano «È un camaleonte, ignorante».
 « E ad aggredirlo è stato solo Moccì» disse Harry, rivolto al professore.
Lupin annuì,«Be’ direi che è ora che entriate, per il banchetto. Sono certo che tu possa dimenticarti dell’accaduto visto che non è nulla di grave, vero?» sorrise rivolgendosi a Draco, che gli lanciò un’occhiata insolente, soffermandosi sulle toppe dei suoi abiti e la valigia consunta « Ma certo...Professore». Fece un cenno d’intesa a Tiger e Goyle e li guidò su per i gradini, dentro il castello.
«Prova a passarmi ancora a fianco e te lo cavo davvero l’occhio» lo minacciò Moccì,sporgendosi dalla spalla della ragazza.
Hermione diede una spinta a Ron per farlo muovere, e si unirono agli altri studenti per entrare al castello, attraversarono il salone d’ingresso, illuminato da torce. La porta della Sala grande era aperta sulla destra, ma non fecero in tempo ad oltrepassarla che si sentirono chiamare: «Potter, Granger! Voglio vedervi subito».
Si voltarono sorpresi. La professoressa McGranitt li stava chiamando da sopra la folla.
Jamie lanciò uno sguardo sconsolato alle tavolate, e con Harry e Hermione si fece largo tra la folla verso la professoressa.
«Appena messo piede qui dentro e sono già in punizione?» chiese Jamie.
«Non essere sciocca, Potter. E non fate quella faccia, ho solo bisogno di parlarvi» spiegò asciutta «Venite con me» ordinò.
Si allontanarono dalla Sala Grande «Il professor Lupin ci ha avvertito riguardo all’accaduto sul treno, ha detto che eravate molto spaventati ed eravate in uno stato catatonico» disse aprendo la porta del suo studio, facendoli entrare.
«Non è successo nulla» si affrettò a dire Jamie
«Stiamo bene» disse Harry, imbarazzato.
«Il professor Lupin non pareva essere del vostro stesso avviso...»
«Noi ci sentiamo bene» replicò la ragazza.
«Non interrompermi, Potter» ribadì la McGranitt «È nostro dovere assicurarci che i Dissennatori non nuociano agli studenti, in alcun modo» proferì fissandoli intensamente.
«Professoressa stiamo bene, davvero» la rassicurò Harry
«Sicuri di non voler farvi vedere da Madama Chips?» chiese la McGranitt, squadrandoli.
«No, è tutto ok» affermò Jamie.
La McGranitt sospirò «Molto bene allora. Per favore aspettate qui fuori, mentre scambio due parole con la signorina Granger sui suoi orari. Sarà questione di pochi minuti, poi andremo insieme al banchetto»
I due Potter uscirono, non appena furono fuori Jamie s’imbronciò. «Che hai?» le chiese Harry con un sopracciglio alzato.
«Hai visto che impiccione?» proruppe la sorella a mezza voce.
«Chi?» domandò ancora Harry, senza capire.
«Quel moccioso dai capelli de viejo...» brontolò Moccì, ancora arrabbiato con Malfoy.
I due ragazzi risero. «Io parlavo di Lupin, veramente» disse Jamie. «Non doveva dirlo alla McGranitt. È imbarazzante e non sono fatti suoi»
«È vero, tutti si agitano troppo» disse appoggiandosi contro il muro «Comunque dobbiamo ringraziare Lupin, ha mandato via il Dissennatore e ci ha anche dato il cioccolato»
«Già, devo ammettere che ci sa fare.» ammise Jamie, arricciando il naso.
La porta dell’ufficio si aprì, e Hermione uscì tutta soddisfatta, seguita dalla McGranitt, che si chiuse la porta alle spalle e li condusse fino alla Sala Grande.
Il professor Vitious stava portando via il cappello parlante e uno sgabello a tre piedi.
« Oh, ci siamo persi lo smistamento» disse piano Hermione.
«Chissà chi è stato smistato da noi» commentò Jamie, alzando gli occhi al soffitto, il cielo era scuro e coperto da nuvole grigie «Che allegria...» commentò indicando con un cenno il soffitto ai due.
La professoressa McGranitt si avviò verso il suo posto, al tavolo degli insegnanti, mentre i tre si dirigevano, cercando di non farsi notare, al tavolo di Grifondoro. Tutti si voltarono a guardarli,mentre strisciavano lungo i muri della sala. Harry e Hermione si sedettero ai lati di Ron, Jamie si mise tra i due gemelli, che le avevano tenuto il posto, davanti a Ron.
«Allora Jam jam, già in punizione?» le chiese George stiracchiandosi.
«No, la McGranitt voleva solo sapere se stavamo bene» rispose Jamie piano «Per quello che è successo in treno» disse liquidando la questione.
«Ah sì, ho sentito qualcosa sul fatto che a voi hanno fatto molto effetto» disse Fred serio, scambiandosi un’occhiata con il gemello.
Poi tacquero, Silente si era alzato.  Jamie lo guardò sorridere agli studenti e si tranquillizzò un poco, anche se mille domande le frullavano nella testa.
«Benvenuti!» disse Silente, con la luce delle candele che gli risplendeva nella barba. «Benvenuti a un altro anno a Hogwarts! Devo dirvi solo poche cose, e siccome sono tutte molto serie, credo che sia meglio toglierci il pensiero prima che finiate frastornati dal nostro ottimo banchetto...»
Silente si schiarì la voce e riprese:
«Come ormai tutti saprete dopo la perquisizione dell'Espresso di Hogwarts, la nostra scuola attualmente ospita alcuni dei Dissennatori di Azkaban, che sono qui in missione per conto del Ministero della Magia».
Jamie, per la prima volta si distrasse a un discorso del preside. Continuava a pensare a quelle urla. Non capiva a chi appartenessero. Fece scorrere lo sguardo sul tavolo degli insegnanti, tutti intenti ad ascoltare Silente. La sua attenzione cadde sul professor Lupin, i suoi modi di fare la rendevano sospettosa e diffidente. Il suo aspetto non mi dispiace, però...pensò con un sorriso, notando la sua aria trasandata rispetto agli altri professori, che indossavano i loro abiti migliori.
 Lupin incrociò gli occhi della ragazza per un attimo, prima che questa spostasse lo sguardo di nuovo su Silente.
«Per passare a un argomento più allegro» riprese il preside, «sono lieto di dare il benvenuto a due nuovi insegnanti. Innanzitutto al professor Lupin, che ha gentilmente accettato la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure».
Jamie applaudì, insieme agli altri che erano nello scompartimento con lui, poi notò lo sguardo di Piton, seduto accanto a Lupin e ghignò. Piton aveva un espressione di puro disgusto dipinta sul volto, la stessa che riservava sempre a lei e a Harry. Si scambiò un occhiata perplessa con il fratello e Ron, anche loro avevano visto l’espressione del professore di pozioni.
«Quanto alla nostra seconda nuova nomina» riprese Silente, mentre l’ applauso per il professor Lupin si spegneva, «sono spiacente di dovervi dire che il professor Kettleburn, il nostro insegnante di Cura delle Creature Magiche, è andato in pensione alla fine dell'anno scorso per godersi gli anni, nonché le membra, che gli restano. Comunque sono lieto di annunciarvi che il suo posto verrà preso nientemeno che da Rubeus Hagrid, che ha accettato di assumere il ruolo di insegnante in aggiunta al suo compito di guardiacaccia».
 Jamie sorrise felice e per poco non saltò su sulla panca, si unì all'applauso, che fu fragoroso soprattutto alla tavola dei Grifondoro. Fred e George fischiarono entusiasti.
 Harry si protese per guardare Hagrid, che era di un rosso paonazzo e si fissava le manone, con un gran sorriso nascosto nel groviglio della barba nera.
«Dovevamo immaginarlo!» ruggì Ron battendo il pugno sul tavolo. «Chi altri poteva dirci di comprare un libro che morde?»
Harry, Jamie, Ron e Hermione furono gli ultimi a smettere di applaudire, e mentre il professor Silente riprendeva a parlare, videro che Hagrid si asciugava gli occhi con la tovaglia.
«Bene, credo di avervi detto tutte le cose importanti» concluse Silente. «Che la festa cominci!»
Sui tavoli comparirono una gran quantità di pietanze, e gli studenti cominciarono a servirsi.
Jamie si era appena servita della zuppa, non vedeva l’ora di qualcosa di caldo, quando vide che i gemelli stavano riempiendo dei piatti con tutto quello che avevano a disposizione. «Ragazzi, vedo che avete fame» disse osservando perplessa tutta la roba che ci stavano mettendo. Loro scossero la testa «È per te» risposero in coro, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.
«Per me?» chiese, sicura di aver capito male.
«Certo, è per te» confermò Fred spingendo il piatto verso di lei.
«Guarda come sei pallida, non va mica bene» disse George.
«No, anche voi due che vi preoccupate, no!» ribadì con forza «Per l’ultima volta, sto bene»
«Jam jam, devi essere in forma per stasera» protestò George.
«Sai che anche noi dobbiamo dare il bentornato» disse Fred con un sorriso.
«D’accordo...» disse lei «Ron, dammi una mano a mangiare tutta questa roba».
Ron, che stava addentando una coscia di pollo, alzò il pollice, annuendo «...uoi...omme..ci»
«Lo prendo per un sì» disse Jamie sorridendo, mentre Moccì emetteva lamenti schifati.
«Ron, potresti ingoiare prima di parlare» disse Hermione
Ron alzò le spalle e continuò a mangiare, mentre l’amica alzava gli occhi al cielo.
Harry incrociò lo sguardo della sorella.
«Tutto ok?» le chiese a bassa voce.
«Sì, solo alcune cose...non mi sono chiare»
«Tipo?» domandò Harry, servendosi dei piselli.
«Te lo dico quando torno in sala comune» disse guardandosi intorno.
«Jamie, dov’è che te ne vai?» domandò Hermione sospettosa. La ragazza guardò l’amica e scoppiò a ridere «Hermione, è così da due anni, no? Lo sai che cosa vado a fare»
«Sì, ma quest’anno è diverso, hai sentito Silente...»
«Possiamo girare per il castello» replicò Harry un po’ arrabbiato «Non mi pare che Black si sia infiltrato a Hogwarts»
«E i Dissennatori non sono all’interno» disse Jamie tranquilla.
«Sì, ma girare da sola per il castello di notte...» obiettò ancora Hermione.
«E noi cosa siamo, scusa?» dissero Fred e George
«E io non conto?» ribadì Moccì, scendendo sul tavolo, puntò gli occhi sui due i gemelli Weasley diventando di un verde scuro.
Hermione sbuffò. «Fate come volete...» disse arrendendosi
«Esatto, amica mia» disse Jamie con un sorriso, ingoiando un grosso pezzo di arrosto.
A fine banchetto i gemelli e Jamie si dileguarono con Moccì, che voleva a tutti i costi essere presentato al preside.
Corsero come forsennati, dovevano tornare all’ufficio prima di Gazza, altrimenti come gli lasciavano il regalino di inizio anno.
«Dai, è un incantesimo facile. E poi questo scherzo è un classico» disse Jamie, incitando i gemelli a decidersi.
«Sì, allora facciamone due» propose Fred, aprendo la porta dell’ufficio del custode.
«Ci sto, in fondo questo è l’anno dei G.U.F.O per noi» accordò George sorridente.
«Sì, e per me è l’anno in cui sono braccata da un pazzo omicida» disse Jamie ironica. «Io direi di fare una cosa combinata, un po’ come ho fatto con i miei zii»
«A proposito ci devi ancora raccontare tutto» disse George allontanando la sedia dalla scrivania.
«Specialmente i dolcetti...» aggiunse Fred sognante, trafficando con uno dei cassetti, assicurandosi di averlo chiuso per bene.
«Ah, cosa darei per una bella locusta» fece il camaleonte, acchiappando un ragno.
Jamie sorrise e sostituì i croccantini di Mrs Purr «Fatto. Adesso filiamocela».
Uscirono dall’ufficio con attenzione, e poi se ne andarono sghignazzando, fino alla torre di Grifondoro.
«Ehm, ragazzi...non abbiamo la parola d’ordine» disse Jamie bloccandosi davanti al ritratto della signora grassa.
«Niente parola d’ordine?» domandò il ritratto.
«Tranquilla l’abbiamo estorta a Percy» disse Fred con un ghigno.
«Fortuna Maior» pronunciò George, dondolandosi un po’ alle spalle di Jamie. Il ritratto si scostò per farli entrare. Il calore della sala comune li avvolse, il fuoco scoppiettava ancora nel camino.
Harry era seduto insieme a Ron e Hermione sulle loro poltrone preferite.
Jamie salutò i gemelli che salirono in dormitorio. «Mi avete davvero aspettato...» disse trascinando un’altra poltrona vicino al fuoco.
«Lo facciamo sempre» le fece notare Hermione, alzando gli occhi dal grosso tomo che stava leggendo.
«Allora, stavolta cosa ci dobbiamo aspettare?» domandò Harry sbadigliando.
«Siamo stati piuttosto discreti, devo dire. Non vi darò nessun’altro indizio, però»
«Oh, niente anteprima», Ron si lasciò scivolare di più sulla poltrona.
«Siete riusciti a parlare con Hagrid?» chiese Jamie. Le era dispiaciuto essere corsa via, senza averlo salutato.
«Solo qualche parola, poi la McGranitt ci ha obbligati a salire» spiegò Harry.
Jamie annuì e si fece pensierosa «Secondo voi come ci ha riconosciuto il professor Lupin? Voglio dire sapeva già i nostri nomi»
«Be’ ma voi siete voi. Tutti sanno chi siete» disse Ron con un’alzata di spalle.
«Sì, ma ci ha riconosciuto all’istante. Non mi convince» continuò Jamie.
«Per una volta sono d’accordo con Ron.», Hermione chiuse il libro « L’anno scorso, le vostre foto con Allock erano sulla Gazzetta del Profeta, vi avrà visto lì»
«Già, non ci avevo pensato» ammise Jamie, giocando con una ciocca di capelli. Ron sbadigliò forte «Io me ne vado a letto...tu vieni?» chiese a Harry. Il ragazzo annuì «Arrivo tra due minuti»
«’Notte» disse salendo le scale del dormitorio.
Anche Hermione si alzò «Jamie, mi raccomando, non fare tardi».
«Sì, ora vengo, giuro».
Quando anche Hermione, dopo aver dato la buonanotte, sparì su per le scale, Jamie si alzò dalla poltrona. «Harry, tu...tu hai capito chi è che urlava?»
Il gemello capì a cosa si riferiva «No, non ci sono riuscito» disse «E tu?»
«Un’idea ce l’ho, ma è piuttosto vaga, assurda e stupida»
«Sarebbe?»
«Non so se è il caso...» rispose Jamie, era in difficoltà, non voleva farlo soffrire.
«Ma se prima volevi parlarne...» ribatté Harry, leggermente arrabbiato.
«Pensavo che anche avessi avuto la mia stessa sensazione»
«Be’...stava supplicando... credo, non lo so ma..volevo solo che smettesse» ricordò Harry, senza capire.
«Per me era...una donna» sputò Jamie
«Come fai a dirlo? Era tutto confuso»
«È una sensazione, te l’ho detto, ma non so chi sia. È il caso di andare a letto, ora».
Harry annuì, non convinto e salì nel dormitorio maschile. Jamie camminò lentamente, aveva un’idea ben precisa di chi fossero quelle urla, ma non poteva dirlo a Harry, non senza esserne certa.
Entrò nella sua stanza circolare con cinque baldacchini. Grattastinchi aprì gli occhi quando la sentì, richiudendoli subito dopo.
  Jamie si mise in pigiama, e poggiò Moccì sul cuscino. «Pensierosa?» le chiese il camaleonte.
«Solo un po’...» ammise sdraiandosi sotto le coperte, accanto al letto di Hermione. «Ma sono contenta di essere a casa» sussurrò.








Tana del Camaleonte:

Descarado : sfacciato

Allora spero che questo capitolo vi sia piaciuto. Le reazioni di Harry e Jamie ai Dissennatori sono state mitigate rispetto al libro, perchè sono in due e ho immaginato che l'effetto dei Dissennatori venisse in qualche modo mitigato. Il gelo non li trascina giù completamente
Nel prossimo capitolo scoprirete che tipo di scherzo hanno giocato a Gazza.

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Capitolo 7
*** In cui Moccì paragona Jamie a un'anatra ***


Ecommi qua con un nuovo capitolo, in anticipo.
Vi faccio questo regalo poichè parto per una settimana e avrei dovuto saltare l'aggiornamento altrimenti.
Ringrazio sempre chi segue questa storia e Shaigon che ha recensito, spero che apprezzerai anche questo capitolo ;)
In questo cap, uscirà un'altra parte di Jamie che non vi piacerà, credo, l'ho trovata insopportabile io scrivendola. 
Buona lettura !






La mattina Hermione e Jamie dovettero sopportare le strilla di Lavanda e Calì su come acconciarsi i capelli per il primo giorno di scuola.
Jamie si stava vestendo, quando Lavanda sbucò dal bagno «Ehi Jamie, vuoi che provi a arricciarti i capelli?»
La ragazza inorridì «No, grazie. Una treccia va benissimo»
«Ma te la fai sempre» borbottò Lavanda, tornando in bagno. Hermione scambiò un’occhiata complice con Jamie, mentre quella intrecciava delle ciocche, tenendo l’elastico tra i denti.
«Ah, un drago» sentirono urlare dal bagno.
Jamie sbuffò e seguita da Hermione, si affacciò in bagno. «Che avete da urlare?» chiese Jamie scocciata.
«Guarda questo essere orribile...» Lavanda indicò una creaturina verde sul lavandino. Era Moccì.
«Yo soy...come?» s’infuriò il camaleonte. «Tu ti sei vista, barboncino?»
Jamie rise «Quello è il mio camaleonte. Fateci l’abitudine» disse tranquillamente, andando a prendere Moccì «Si può sapere che ci facevi qui?» gli chiese facendolo salire sulla mano.
«Me stavo rimirando, ovvio» si gonfiò il camaleonte.
«Ne avrai tutto il tempo, mentre sono a lezione» sibilò tornando in camera.
«Cosa? Non ci penso nemmeno. Io verrò»
«Jamie, i camaleonti non sono sulla lista. Non puoi tenerlo» disse Lavanda, ammonendola con la spazzola.
«Ho già risolto la cosa, Lavanda» soffiò Jamie, stringendo gli occhi a due fessure. «E Moccì, no. Tu resti qui»
«Stai parlando quella lingua» esclamò Calì, portandosi una mano alla bocca.
«Che intuito. Occhio che si trasforma in un basilisco» disse Jamie con un ghigno, infilandosi la cravatta.
«Ma è una cosa malvagia» mormorò Lavanda, mentre Jamie finiva di farsi la treccia, e Moccì si arrampicava su una colonna del baldacchino.
«Essere rettilofono è un interessante abilità, non implica essere malvagi » disse Hermione tagliente «Andiamo a fare colazione?» chiese all’amica.
«Direi di sì», Jamie afferrò la borsa al volo, con la cravatta ancora allentata e scesero in fretta in sala comune, lasciando Lavanda e Calì indispettite.
Ron e Harry le stavano aspettando. «Andiamo, sto morendo di fame» biascicò Ron.
Tutti e quattro attraversarono il ritratto e vennero raggiunti da Fred e George entusiasti, che correvano in direzione opposta, «Dovete venire a vedere» gridò Fred.
George prese Jamie per il polso «Dai Jamie, vieni a vedere che roba». Corsero via trascinandosi dietro la ragazza che rideva come una pazza, seguiti dagli altri tre, che si scambiarono occhiate da: “Ecco che ci risiamo”.
Andarono dietro ai gemelli fino alla Sala Grande.
«Adesso dove sono spariti?» chiese Hermione, non vendendoli più.
«Perché ci hanno fatto correre, stavamo già venendo qui» brontolò Ron.
«Credo sia stato per quello, Ron» disse Harry, indicando Gazza davanti all’entrata. Era coperto di coriandoli colorati, dalla testa ai piedi, a parte gli occhi dai quali trapelava un espressione truce.
In braccio a lui Mrs Purr sputava un getto di coriandoli, a intermittenza.
Ad un tratto  i gemelli e Jamie si pararono davanti a loro «Non è splendido?» sussurrò Jamie tutta eccitata. «L’effetto è riuscito benissimo. Che roba, eh?» saltellò tutta contenta.
«Non poteva venirci meglio» disse George applaudendosi.
 «Dai, andiamo a mangiare» fece Jamie, voltandosi. Hermione la bloccò per un braccio «Aspetta, sei impresentabile» sbuffò, sistemandole la cravatta. Jamie le fece un enorme sorriso «Grazie, Hermione. Mi hai evitato un rimprovero» disse Jamie.
«Lo so» rispose la ragazza, alzando gli occhi al cielo.
«Per ringraziarti ti farò fare un volo sulla mia scopa, che ne dici?» le propose Jamie, mentre i gemelli se ne andavano in Sala Grande.
«No, grazie. Sei troppo spericolata per i miei gusti».
Sorpassarono Gazza, per entrare in Sala Grande. Il bidello li squadrò arrabbiato e Mrs Purr gettò loro addosso un’ondata dei coriandoli. Altri studenti gli passarono accanto ridendo. I quattro si sedettero al tavolo di Grifondoro, vicino ai gemelli. Jamie scoppiò a ridere del loro scherzo e spazzolò via qualche coriandolo dai capelli di Harry.
«Perché non se li toglie i coriandoli?» domandò Ron.
«Perché non può» ghignò Fred.
«Ma è temporaneo, purtroppo» concluse George, servendosi dei biscotti.
«Ah, ecco gli orari del terzo» Hermione passò loro gli orari.
« Divinazione la prima ora, splendido...sarà roba leggera» disse Ron, mentre si serviva di Porridge.
«Noi invece Aritmanzia, Hermione» disse Jamie leggendo il suo orario «L’hai scelta anche tu, no?», sbirciò quello dell’amica, «Come anche Babbanologia, e Divinazione...Hermione ma sono tutti alla stessa ora!» esclamò Jamie, lasciando cadere del Porridge dal cucchiaio. «Come diavolo...», ma venne interrotta da un gomitata di Harry, lei si voltò e vide Piton che stava entrando. Chiamò i gemelli e gli altri, si misero tutti attenti, a vedere. Gazza lo fece fermare,per lamentarsi e Mrs Purr sputò dei coriandoli. Il professore, alzò appena il sopracciglio e con un gesto secco della mano si tolse i coriandoli dalla spalla, prima di avanzare, verso il tavolo degli insegnanti. I ragazzi ritrassero subito lo sguardo fingendosi interessati ai loro orari.
In quel momento Hagrid entrò nella Sala Grande. Indossava il suo lungo cappotto di talpa e in una delle manone teneva una moffetta morta che faceva dondolare distrattamente.
«Tutto bene?» disse allegramente, fermandosi al tavolo dei Grifondoro. «La mia prima lezione! Subito dopo pranzo! Sono in piedi dalle cinque che preparo tutto... spero che va tutto bene... io, insegnante... davvero...»
Fece un gran sorriso ai quattro e si diresse al tavolo dei professori, senza smettere di far dondolare la moffetta.
«Chissà che cos'ha preparato» disse Ron, con una nota d'ansia nella voce.
La sala cominciava a svuotarsi mentre i ragazzi si avviavano alla prima lezione; Ron consultò il suo orario.
«Meglio andare, guardate, Divinazione è in cima alla Torre Nord, ci vogliono dieci minuti per arrivarci...»
«Io sono più fortunata, l’aula di Aritmanzia è solo al secondo piano...ma Hermione, tu come fai?»
«Ve l’ho detto, ho deciso tutto con la McGranitt» ribatté secca. Io vado in bagno» disse alzandosi.
«Hermione non sta bene, ve lo dico io» commentò Ron.
«Non ha nemmeno finito la colazione...» commentò Jamie.
«Ragazzi noi andiamo, abbiamo Storia della Magia» disse Fred
«O per meglio dire, torneo di Gobbiglie» concluse George, dando una pacca sulla spalla al gemello.
«Ehi, vengo anch’io» disse Jamie, pulendosi in fretta con un tovagliolo «Aritmanzia è allo stesso piano»
«Non aspetti Hermione?» chiese Harry
«Be’ non so nemmeno se verrà a questo corso» rispose Jamie, mettendosi la borsa a tracolla« Ha anche Divinazione con voi... »
«È vero, io non ho ancora capito come possa farcela» disse Ron
«Ci vediamo dopo, a Trasfigurazione. Non metterti nei guai senza di me, Harry» lo ammonì, Jamie, scherzosa.
«E tu non far esplodere l’aula...» replicò il gemello, mentre la sorella si allontanava con Fred e George.
«Allora le piace davvero, George...» commentò Ron, sovrappensiero. Harry lo guardò con un sopracciglio alzato «Non credo, a me non ha mai detto nulla...»
«Harry, ha mollato Hermione solo per farsi accompagnare da loro, per me ha una bella cotta. Come Ginny con te» spiegò Ron.
«Ron, tua sorella non parla se ci sono io nella stanza.» ribatté Harry,  «Non mi sembra che Jamie soffra di mutismo»
«Le ragazze sono strane, forse non tutte reagiscono uguale»  suggerì l’amico con un’alzata di spalle.
«Dai, dobbiamo andare a Divinazione» disse Harry alzandosi «Cerchiamo Hermione, ai bagni del primo piano e ...»
«Non c’è bisogno, sono qui» proferì Hermione alle spalle di Harry, che sussultò voltandosi.
«Ma quand’è arrivata?» chiese Ron, sconcertato, spostando lo sguardo prima sull’amica e poi su Harry.
 
«Bene, bambolina. Questa è l’aula di Aritmanzia, ci vediamo a pranzo» la salutò George.
«Non chiamarmi bambolina, sai che non lo sopporto» lo rimproverò Jamie, puntandogli il dito contro.
«Sei così minuta che mi viene spontaneo» si scusò George, tirandole  la treccia.
«Sì, se non fossi scapestrata, disordinata...» cominciò Fred.
«E dotata di poca grazia» continuò George «Saresti una perfetta bambola di porcellana.
«Ma che spiritosi!»  bofonchiò Jamie, stizzita «Non mi fate ridere per niente».
George scoppiò a ridere «Ah, lo sai che ti chiamiamo così perché ti troviamo adorabile» confessò dandole un buffetto. «Ciao, bambolina» la salutò prima di allontanarsi insieme a Fred.
Jamie rossa in viso, restò imbambolata, davanti alla porta. Sorpassata da diversi studenti, che entravano per la lezione. Qualcuno di loro la urtò, anche, ma solo un paio di loro chiese scusa. Una la riconobbe come la Abbott di Tassorosso. L’altro, un ragazzo, ma non ci prestò molta attenzione, perché vide Hermione sbucare dall’angolo, trafelata «Dai, Jamie, entriamo in classe» disse sospingendo l’amica nell’aula. Jamie si guardò intorno, i muri erano tappezzati da tabelle di lettere e numeri e fogli di calcoli. Con sommo disappunto di Hermione i banchi in prima fila  erano già stati occupati, da alcuni Corvonero. Jamie sorrise e scelse un banco in terza fila, seguita da Hermione « La prossima volta dobbiamo essere qui prima...Non possiamo stare sempre in terza fila.
«Oppure fulminare i Corvonero, fino a che non mollano i posti. Tirargli delle caccabombe, magari» suggerì Jamie, guadagnandosi un‘occhiata di rimprovero da Hermione.
«Ero ironica» disse Jamie «E ti assicuro che la tua mano alzata, si vedrà benissimo, anche dalla terza fila».
La Professoressa Vector, entrò in aula. Era una donna alta, longilinea, dai lunghi capelli neri, la veste rossa svolazzava elegante.
Si appoggiò alla cattedra osservando gli studenti «Buongiorno, sono Septima Vector, la vostra insegnante di Aritmanzia.  Presumo che abbiate già letto qualcosa riguardo alla mia materia...» continuò guardando i suoi studenti. «Chi sa dirmi in cosa consiste questa materia?»
La mano di Hermione scattò in aria, spuntando oltre le due fila di banchi.
«Prego, signorina...?»
«Granger, professoressa. Hermione Granger»  si presentò la ragazza.
«Bene signorina Granger, sarebbe così gentile da rispondere?»
«Certo, professoressa. L’Aritmanzia è una pratica divinatoria esercitata attraverso l’interpretazione dei numeri, ebasa le sue predizioni partendo da un'associazione tra le lettere dell'alfabeto latino e alcuni numeri precisi.» recitò Hermione, compiaciuta.
«Bene, signorina Granger. 5 punti a Grifondoro», soddisfatta la professoressa Vector si sedette alla cattedra, iniziando a spiegare. In ciò che diceva, Jamie notò una certa antipatia verso Divinazione.
Si concentrò su quello che la professoressa spiegava e mano a mano, avrebbe voluto strapparsi i capelli. Aritmanzia era interessante, ma per niente semplice, Ma che mi è venuto in mente? Pensò. Sbuffò piano, quando notò qualcosa di verde appiccicato sulla lavagna.  Moccì?.
Jamie lo fissò stralunata, mentre il suo camaleonte era tutto intento a osservare delle tabelle.
Tentò di fargli segno di venire verso di lei.
Moccì puntò un occhio su di lei «Smettela di agitarti como un’anatra sgraziata, non me vedranno»
La ragazza lo avrebbe volentieri soffocato «Anatra sgraziata?» soffiò arrabbiata a mezza voce. «Quanto meno, mimetizzati» gli sibilò, sperando di non venir sentita.
Moccì assunse il colore del bordo della lavagna, e se ne rimase lì, a pendere sopra la testa della professoressa Vector.
Quando la campanella segnò la fine della lezione la professoressa  li congedò. Jamie rimise con calma i libri nella borsa.
«Jamie, non arrivare in ritardo a Trasfigurazione. Mi raccomando» la ammonì l’amica, ritirando in fretta i libri nella borsa.
«Hermione, ma non mi aspetti?» le domandò Jamie stupita.
«No, non posso...devo fare una cosa prima» ribadì, mettendosi la borsa a tracolla.
«Ma-»
«Ci vediamo direttamente là» concluse secca Hermione, e uscì come un fulmine dalla classe, urtando Hanna Abbott. Non si accorse nemmeno di averle fatto cadere i libri. Jamie seguì la scena, perplessa. Afferrò la borsa per andare da Hanna. «Ora me vuoi lasciare aquì?». La ragazza si voltò, osservando con un sorrisino il camaleonte, che sfiancato arrancava verso i suoi piedi.
«Non ti facevo così fiacco» lo derise, abbassandogli la borsa perché ci salisse. Controllò con lo sguardo la  Tassorosso, un suo compagno, però la stava già aiutando a raccogliere i libri.
Moccì si era accomodato sulla borsa e la stava studiando con aria critica «Esta bolsa è proprio brutta»
Jamie sbuffò divertita « Tieniti forte» disse sistemandosi la borsa in spalla.
«Porque ?»
«Si corre» rispose ridendo. La ragazza, una volta in corridoio partì all’impazzata. Ignorando gli strepiti dell’animale.
Evitò per un pelo, un ragazzino del primo anno, ma nel farlo diede una spallata a un altro ragazzo «Scusa!» urlò già lontana, in vista delle scale, però dovette rallentare Com’è che sulle scale si crea sempre la calca? Pensò. «Moccì?» chiamò, abbassando lo sguardo sulla borsa «Tutto bene?»
Il camaleonte stava abbarbicato al lato della borsa, sconvolto «Non azzardarte a farlo...mai più»
Lei rise e se lo portò in spalla «In classe scendi e ti nascondi nella borsa, senza aprire bocca» disse seria.
«Noi camaleonti per parlare non ne abbiamo bisogno. Ignorante» la informò il camaleonte con tono saccente.
«Odioso» commentò. Mentre imboccava il corridoio per Trasfigurazione, vide Harry entrare in classe seguito da Ron. Raggiunse l’aula e vi entrò, suo fratello si era seduto nell’ultima fila
A Hermione non piacerà doversi sedere ancora in fondo rise tra sé la ragazza.
«Ehi, ragazzi...» salutò allegra i due amici prendendo posto accanto a Harry.
«Ciao...» mormorarono i due.
Jamie si accigliò «Tutto bene?», chiese cercando il libro di Trasfigurazione. Hermione si sedette accanto a Ron.
«Lascia perdere» commentò Ron «Tuo fratello è condannato» disse accennando a Harry.
La ragazza guardò incredula prima uno poi l’altro, non capendo. Quando notò che tutti i loro compagni lanciavano rapide occhiate  a Harry.
Si voltò di colpo verso di lui «Non dirmi che c’entrano ancora i Dissennatori» lo pregò spaventata.
Ron e Harry scossero la testa, quando Hermione pestò rumorosamente i libri sul tavolo «A Divinazione la professoressa Cooman ha predetto la morte di Harry» disse acida.
«Tu come fai a saperlo?» chiese confusa all’amica, ma non aspettò risposta. « La professoressa ha fatto...Che cosa?», Jamie orripilata fissava i tre, in cerca di risposte.
«Ha visto il Gramo nella tazza di Harry» spiegò Ron.
«Il Gramo?» domandò Jamie spazientita
«Sì, è un enorme cane nero fantasma e nel nostro mondo è un presagio di morte»
« Quella è tutta svalvolata. Chi si crede di essere,per decidere quando dovrai tirare le cuoia?» esclamò Jamie, indignata come non mai.
Lavanda e Calì si girarono in quel momento verso di loro «Jamie, non parlare così di lei...» le disse Lavanda
«Ha indovinato sulla tazza di Neville» la informò Calì. «Ci dispiace per Harry...»
«Tappatevi la bocca!» s’infuriò Jamie. «Harry non muore proprio per nulla»
«Be’ affari vostri» rispose Calì sdegnata.
«E di grazia, da quand’è che dovrò fare a meno della tua compagnia, fratellino?» , chiese con una calma gelida.
Harry la guardò sorridendo appena «Questo non lo so...»
«Ah, predice la tua morte ma non sa quando» borbottò Jamie «Che predizioni accurate fa...».
«L’ha presa bene...» sussurrò Ron a Harry.
«Sono completamente d’accordo» proferì Hermione «Harry, dovresti smetterla di pensarci»
La McGranitt reclamò silenzio e iniziò la lezione sugli Animagi. Jamie parlottava ancora contro la professoressa Cooman, mentre prendeva appunti, mentre Harry riuscì a stento a seguire una parola della lezione. Non la vide nemmeno trasformarsi davanti a loro in un gatto tigrato con i segni degli occhiali attorno agli occhi.
«Ma insomma, che cos'avete oggi?» domandò la professoressa McGranitt, tornando se stessa con un debole pop e guardandoli tutti quanti uno a uno. «Non che sia importante, ma è la prima volta che la mia trasformazione non viene accolta da un applauso».
Tutti si voltarono di nuovo verso Harry, ma nessuno parlò. Jamie sbuffò alzando gli occhi, e Moccì si arrampicava sul banco, curioso, sputacchiando polvere. Poi Hermione alzò la mano «Ci scusi, professoressa, abbiamo appena avuto la prima ora di Divinazione, e stavamo leggendo le foglie di tè e...»
«Ah, certo» esclamò la professoressa McGranitt accigliata. «Non c'è bisogno di aggiungere altro, signorina Granger. Ditemi, chi di voi morirà quest'anno?»
Tutti la fissarono.
«Io» disse Harry alla fine.
«Capisco» commentò la professoressa McGranitt guardando Harry con i suoi occhi piccoli e lucenti. «Allora è bene che tu sappia, Potter, che Sibilla Cooman ha predetto la morte di uno studente all'anno da quando è arrivata in questa scuola. Nessuno è ancora morto. Vedere presagi di morte dappertutto è il suo modo preferito di dare il benvenuto a una nuova classe. Se non fosse che non ho l'abitudine di parlar male dei miei colleghi...»
La professoressa McGranitt s'interruppe, e tutti notarono che aveva le narici bianche e dilatate. Poi riprese, più tranquilla: «La Divinazione è uno dei settori più imprecisi della magia. Non vi nasconderò che faccio fatica a tollerarla. I veri Veggenti sono molto rari, e la professoressa Cooman...»
Si interruppe di nuovo, e poi disse in tono molto pratico: «A me sembri in perfetta salute, Potter, quindi mi scuserai se non ti dispenso dai compiti oggi. Ti assicuro che se dovessi morire non sei tenuto a consegnarli».
Hermione e Jamie risero. Harry si sentì un po' meglio. Era più difficile aver paura di un mucchietto di foglie di tè lontano dalla debole luce rossa e dal profumo troppo intenso dell'aula della professoressa Cooman. Non tutti erano convinti, comunque. Ron aveva ancora l'aria preoccupata, e Lavanda sussurrò: «Ma allora, la tazza di Neville?». Prendendosi un’ occhiataccia da Jamie e Hermione.
Quando la lezione di Trasfigurazione fu terminata, si unirono tutti alla folla che si dirigeva rumorosamente verso la Sala Grande per il pranzo.
«Allegro, Ron» disse Hermione spingendo verso di lui un piatto di stufato. «Hai sentito che cos'ha detto la professoressa McGranitt».
Ron si servì e prese la forchetta, ma non cominciò a mangiare.
«Harry» chiese con voce bassa e seria, «tu non hai visto un grosso cane nero da nessuna parte, vero?»
«Sì che l’ho visto, quando stavamo dai Dursley...»
Ron mollò la forchetta che cadde in un tintinnio.
«Sarà stato solo un randagio» disse Hermione tranquillamente
Ron guardò Hermione come se fosse impazzita. «Hermione, se Harry ha visto un Gramo, è... è una cosa brutta» disse.
«Guarda che l’ho visto anch’io» gli fece notare Jamie.
«Ancora peggio» esclamò Ron.
«Era un cane normalissimo» lo rassicurò.
«Come fai a dirlo? Con Black in libertà poi-»
 «Appunto. Secondo me la Cooman non ha scelto a caso, ne ha approfittato» disse Jamie.
«Cosa vuoi dire?» le chiese Harry, servendosi dell’arrosto.
«Io e te siamo braccati da un pluriomicida psicotico, corri più rischi tu di altri studenti»
«Praticamente sono il miglior candidato a morire, grazie Jamie»
«Siamo i migliori candidati» lo corresse, puntigliosa. « La Cooman, sperava di azzeccare almeno una predizione quest’anno, e tu sei capitato a fagiolo. Mi dispiace»
«Confortante...» commentò Harry.
«Ma nessuno sa che Black è fuggito per cercare voi, no?» disse Ron.
«Be’, ma...» farfugliò, Jamie. «Non importa, la Cooman, non ha scelto né a caso, né grazie a una predizione.» rispose sicura «Ha letto l’appello e ha visto il tuo nome, Harry. Il bambino sopravvissuto, eccetera»
«Ma avete visto il Gramo»
«Ron, era un cagnone adorabile, ci abbiamo fatto amicizia»
«Quindi non avete visto altri cani oltre a quello, vero?» chiese Ron, speranzoso
«Be’ uno lo abbiamo visto...». Harry si ricordò della cosa che li osservava, prima di chiamare il Nottetempo.
«Anche quello un randagio, o magari solo un gioco di ombre» disse Hermione logica.
«Probabile...» condivise, Jamie
«Voi siete impazzite. Hermione mio zio Bilius è morto dopo che ne ha visto uno...»
Ron e Hermione continuarono a discutere sull’argomento fino al dolce.
Jamie posò la mano sul braccio di Harry, e lo guardò seria «Non ci pensare. Leggere le foglie di tè è come osservare le nuvole, ognuno vede quello che vuole vedere».
Harry rise «Non ti facevo da uscite così sagge»
«Ho i miei momenti...» si pavoneggiò lei.
«Mentirosa....era una frase mia» bofonchiò Moccì, spuntando dalla sua spalla.
Dopo pranzo uscirono dal castello per la loro prima lezione di Cura Delle Creature Magiche. Jamie era eccitatissima all’idea, Ron e Hermione continuavano a discutere, e Harry si limitava a rimanere in silenzio.  «Ti sei ripreso più in fretta dai Dissennatori, Harry», Jamie si era affiancata a lui, e lo osservava, una lieve ruga in mezzo alla fronte. «Parlavo sul serio, prima. Non ci devi dare troppo peso»
«Hai ragione» le rispose solo, sorridendole per rassicurarla. «Oh, no» esclamò, fissando tre schiene fin troppo familiari. La sorella seguì il suo sguardo e sibilò irosa «Malfoy...» gli occhi ridotti a fessure «Sarà meglio che non faccia danni...» proferì, vedendolo parlottare e sghignazzare con i suoi amici.
Moccì fece uscire la testolina dalla borsa «El niñomalaticcio» il tono uguale a quello della padroncina, che col dito gli spinse la testa giù.
Jamie affrettò il passo, cercando di raggiungere Malfoy e i suoi due tirapiedi. Harry alzò gli occhi al cielo e insieme a Ron e Hermione si affrettò a seguirla, non voleva che creasse una rissa alla prima lezione di Hagrid.
Jamie superò Tiger e Goyle, ignorandoli, per poi affiancare Malfoy.Il biondino la scrutò dall’alto in basso con disgusto,«Potter, che vuoi...». Lei lo urtò e gli lanciò e uno sguardo cattivo, d’ammonimento, per poi passare oltre. Malfoy fece per bloccarla, furente per il gesto.
«Provaci e te stacco la mano, cabron» Moccì era sbucato dalla borsa a tracolla facendo saettare la lingua, minaccioso. Jamie si fermò e ghignò, maligna, lasciandosi raggiungere dagli altri tre. Questo parve scoraggiare Draco che  iniziò a borbottare con Tiger e Goyle.
 «Prova a chiamarmi ramarro un’altra volta» lo provocò il camaleonte diventando di una sfumatura di verde intenso, simile a quello dei pini.
«Che diavolo volevi fare?» la rimproverò Hermione
«Solo assicurarmi che Malfoy non rovinasse la lezione ad Hagrid» rispose tranquilla
«Io volevo staccargli la mano» disse invece Moccì, facendo ridere Jamie, che però si bloccò sotto gli sguardi accusatori di Hermione e di Harry.
«Che ho fatto?»
«Così lo provochi e lo inciti ancora di più a farci dispetto e rovinare la lezione a Hagrid» disse Hermione con fare saccente.
«Tu sei d’accordo con lei?» chiese Jamie, rivolta al fratello.
«Malfoy già tramava qualcosa, non invogliarlo a fare peggio» disse semplicemente Harry.
«Bene, e allora scordati che a Pozioni ti dia dei suggerimenti» ribatté impermalita.
« Secondo me hai fatto bene» la rassicurò Ron, comprensivo, mettendole una mano sulla spalla.
«Non fare il ruffiano, Ronald» lo richiamò, Hermione, mentre si avvicinavano alla capanna di Hagrid.
«Guarda che lo pensavo davvero» insistette Ron, guardando prima Hermione, poi Jamie.
Jamie scoppiò a ridere «Ron, tanto ti aiuto lo stesso con i compiti. A differenza di Harry, che prenderà tutte T quest’anno in Pozioni»  disse calcando l’ultima frase e concludendo con una linguaccia.
«Mi aiuterà Hermione, allora»
«Non ti azzardare...» lo minacciò la sorella.
«Io penso che tu dovresti farcela da solo, non è corretto che ti suggerisca cosa fare. E lo stesso vale per Ron » disse Hermione, mettendo fine al battibecco, anche se questo portò solo a far gongolare di più Jamie, con gran disappunto di Harry.
Si radunarono tutti intorno alla capanna, dove li aspettava Hagrid, imbacuccato nel suo cappotto di talpa, con Thor, il suo cane, accanto a sé, e sembrava impaziente d’incominciare.
«Forza, avanti!» disse mentre i ragazzi si avvicinavano. «Oggi ho una cosa specialissima per voi! Una gran lezione! Ci siete tutti? Bene, allora seguite me!»
 «Se è quello che penso che sia....gli faccio mangiare Malfoy» sogghignò Jamie.
«Qualunque cosa sia, spero non si trovi nella foresta» disse Harry.
«No, credo che la stiamo soltanto costeggiando» notò Hermione, allungando il collo oltre gli altri studenti. Ron tirò un sospiro di sollievo.
«Ah, non dirmi che lo ha portato fuori...» disse Jamie, più rivolta a sé stessa che ad altri.
Pochi minuti più tardi si fermarono accanto a un recinto vuoto.
«Tutti attorno alla staccionata, qui!» gridò Hagrid. «Ecco... mettetevi così che vedete bene... adesso per prima cosa aprite i libri...»
«Come?» disse la voce fredda e strascicata di Draco Malfoy.
«Eh?» disse Hagrid.
«Come facciamo ad aprire i libri?» ripeté Malfoy. Prese la sua copia del Libro Mostro dei Mostri, che aveva chiuso con uno spago. Anche gli altri estrassero i loro. Alcuni, come Harry e Jamie, avevano chiuso i libri con una cintura; altri li avevano infilati in borse strettissime o avevano fissato le pagine con un mucchio di graffette.
«Nes... nessuno di voi è riuscito ad aprire il suo libro?» chiese Hagrid disorientato.
Tutti scossero la testa.
«Dovete accarezzarlo» spiegò Hagrid, come se fosse la cosa più ovvia del mondo. «Guardate...»
Prese la copia di Hermione e strappò via il Magiscotch che la teneva chiusa. Il libro cercò di morderlo, ma Hagrid fece scorrere il gigantesco indice lungo il dorso e il libro rabbrividì, poi si aprì e rimase immobile nella sua mano. Riconsegnò il libro a Hermione e si mise ad aiutare anche altri studenti.
«Oh, che sciocchi!» sibilò Malfoy. «Dovevamo accarezzarli! Perché non l'abbiamo capito subito?»
«Perché non ci abbiamo ragionato abbastanza» rispose Jamie a voce alta, in un tono che non ammetteva repliche «Era logico, che andasse accarezzato»
«Ah, ma davvero?» disse Malfoy sprezzante «E cosa ci sarebbe di logico nel socializzare con una cosa come questa?»
Jamie lo fissò con un espressione indecifrabile, ma poco ci mancava gli uscisse fumo dalle orecchie.
Harry temeva nel peggio, poi vide l’espressione di sua sorella farsi cattiva.
«Non mi stupisce che tu non ci sia arrivato. D’altra parte sei talmente pieno di te e snob, che riesci a vedere appena oltre la tua altezzosa appendice nasale» sputò ogni parola come fosse veleno. I Grifondoro ridacchiarono, mentre i Serpeverde mormoravano tra loro, offesi. La ragazza sorrise, e si rivolse ai compagni «Questo libro, è un chiaro messaggio per abbattere i pregiudizi. Una cosa in apparenza mostruosa, non è da ritenere sempre pericolosa» disse sicura Potrei tenere dei discorsi allo stato, di questo passo pensò compiaciuta
«Stavolta sta esagerando. Tutti questi modi non le si addicono per nulla«disse Harry osservando scettico la sorella.
«Pensate che ne abbia per molto? Sta mettendo lei stessa Hagrid in difficoltà» disse Hermione, che la guardava come se fosse ammattita.
«Forse dovremmo darle una botta in testa» rise Ron.
«Forse...» concordò  il ragazzo.
«È anche peggio di Percy» continuò Ron, con una smorfia.
«Adesso non esagerare» lo minacciò Harry «È sempre mia sorella», si guardò intorno e notò che altri come loro la fissavano perplessi, e infastiditi, altri invece sembravano indecisi se darle retta o no.
Si stupì quando sentirono degli studenti applaudire, intorno a loro. Jamie era riuscita a coinvolgerne alcuni in un applauso per Hagrid, che sorrideva imbarazzato. Harry si sarebbe volentieri sotterrato «Adesso la sostengono anche … davvero magnifico» commentò sconsolato.
«Harry, ma sta bene?» chiese Neville
«I Dursley ci traumatizzano...» rispose Harry atono
«Grazie, ma non c’era bisogno di tutto questo discorso...» sussurrò Hagrid imbarazzato, alla ragazza.
«Oh, lo pensavo davvero. Li ho caricati un po’...professore» rispose sorridendo.
«Va bene» riprese Hagrid «allora, avete tutti il libro... e adesso vi servono delle Creature Magiche. Sì. Io vado e le prendo. Voi state qui...» Si allontanò da loro e si addentrò nella foresta.
«Ma che bella scenetta, Potter. Questo non basterà a salvare la lezione del tuo amichetto» disse Malfoy ad alta voce.
Jamie sorrise arrogante «Malfoy, io credo che tu debba seguire questa materia, molto più degli altri. Hai delle carenze evidenti, nonostante le tue somiglianze con diverse specie di animali striscianti. I vermi» la ragazza si allontanò da lui scatenando ancora più consensi di prima, e si diresse a testa alta dai tre amici.
«Visto che roba?» commentò, mentre gli altri tre la fissavano disperati.
«Oooooh!» strillò Lavanda Brown, indicando il lato opposto del recinto.
Almeno una dozzina di creature, le più bizzarre che avessero mai visto, trotterellavano verso di loro. Avevano i corpi, le zampe posteriori e le code da cavallo, le zampe anteriori, le ali e la testa di aquile giganti, becchi feroci di un grigio metallico e grandi occhi di un arancione acceso. Gli artigli sulle zampe davanti erano lunghi più di quindici centimetri e avevano l'aria letale. Ciascuna delle bestie portava uno spesso collare di cuoio attorno al collo, fissato a una lunga catena, e tutte le estremità delle catene erano strette nelle manone di Hagrid, che entrò correndo nel recinto, dietro le creature.
«Fermi qui, adesso!» ruggì, agitando le catene e spingendo le creature verso lo steccato dove i ragazzi erano in attesa. Tutti fecero un passo indietro mentre Hagrid li raggiungeva e legava le creature alla staccionata.
«Ippogrifi!» ruggì allegramente Hagrid agitando una mano. «Belli, eh?»
«Wow» commentò sorpresa e impressionata. «Non è quello che pensavo...» ammise un po’ sconcertata. « Anche meglio di Aragog». Quegli animali, le facevano un po’ paura, ma li trovava davvero bellissimi, i loro mantelli erano lucenti e mutavano gradualmente da piuma a pelo ciascuno di un colore diverso: grigio tempesta, bronzo, fulvo rosato, castagna lucente, nero inchiostro.
«Allora» disse Hagrid sfregandosi le mani e sorridendo, «se volete venire un po' più vicini...»
Nessuno sembrava desideroso di farlo. I quattro comunque si avvicinarono cauti.
«Ora, la prima cosa da sapere degli Ippogrifi è che sono orgogliosi» disse Hagrid. «Facili da offendere, ecco come sono. Mai insultarne uno, perché può essere l'ultima cosa che fate».
Malfoy, Tiger e Goyle non ascoltavano; stavano parlottando. «Ho paura che stiano tramando qualcosa … a causa tua» sussurrò Harry alla sorella.
«No, gli starà semplicemente bruciando per prima» lo tranquillizzò, Jamie.
«Dovete sempre lasciargli fare la prima mossa» continuò Hagrid. «È educato, capito? Camminate verso l'Ippogrifo, fate un inchino, e aspettate. Se anche lui fa un inchino, potete toccarlo. Se non lo fa, via veloci, perché quegli artigli fanno male. Bene, chi va per primo?»
I ragazzi per tutta risposta si ritrassero ancora di più. Anche Harry, Ron e Hermione erano intimoriti, mentre Jamie era rimasta dov’era, e lanciò occhiatacce a quelle dietro di lei. Gli Ippogrifi scuotevano le teste fiere e agitavano le ali poderose; sembrava che non gradissero di restare così legati.
«Nessuno?» disse Hagrid con uno sguardo supplichevole.
«Io» esclamarono in coro Harry e Jamie, per poi lanciarsi sguardi confusi.
«Dai, lascia andare me. Sarà uno spettacolo» bisbigliò al fratello.
«D’accordo venite qua tutti e due. Proverete insieme con Fierobecco» ruggì Hagrid.
 Jamie lasciò Moccì a Hermione e si arrampicarono sulla staccionata.
Hagrid slegò una delle catene, allontanò l'Ippogrifo grigio dai suoi compagni e gli sfilò il collare di cuoio. Dall'altra parte del recinto, i ragazzi trattennero il fiato. Gli occhi di Malfoy si strinsero malvagi.
«Allora cercate di stabilire un contatto visivo con lui » spiegò Hagrid a bassa voce «Non strizzate troppo gli occhi o si innervosisce...Gli Ippogrifi non si fidano se chiudete troppo gli occhi»
I loro occhi presero subito a lacrimare, ma Harry e Jamie fecero come era stato loro detto. Il primo guidato soprattutto dal buonsenso, l’altra dalla determinazione feroce di conquistare l’Ippogrifo.
Fierobecco li fissava con l’altera pupilla arancione.
«Così, bene» disse Hagrid «Ora fate l’inchino...»
Ubbidienti s’inchinarono, alzando subito gli occhi sull’animale.
L’Ippogrifo li fissava altezzoso, sbattendo un paio di volte le ali, e dopo alcuni secondi, piegò all'improvviso le ginocchia, e si abbassò in quello che era un inconfondibile inchino.
«Ben fatto, ragazzi!» esclamò Hagrid estasiato «Davvero ben fatto...adesso potete anche toccarlo.
Accarezzategli il becco»
Jamie non trattenne un sorriso e avanzò piano verso Fierobecco, seguita da Harry. L’ippogrifo si tese verso di loro e si lasciò carezzare il becco e il testone, chiudendo gli occhi, soddisfatto.
La classe applaudì, tutti tranne Malfoy, Tiger e Goyle, che sembravano profondamente irritati.
«Va bene così» disse Hagrid. «Ora vi lascia salire in groppa, guardate».
«Possiamo?» chiese Jamie incredula
«Certo che sì...avanti salite da dietro l’ala» li incitò Hagrid.
«Aspetta, vado prima io» disse Harry, superando la sorella.
«Ricordate di non strapparci nessuna piuma...lui non è contento se lo si fa» disse Hagrid.
Harry si issò sul dorso dell’animale, pesandosi sull’ala. Poco dopo Jamie lo seguì posizionandosi dietro di lui, e la sentì circondargli la vita con le braccia.
«Avanti!» ruggì Hagrid, dando una manata sul fianco dell'Ippogrifo.
Senza preavviso, le ali lunghe più di tre metri si spalancarono; Harry ebbe appena il tempo di afferrare il collo dell'Ippogrifo e già quello si librava nell'aria. Jamie rideva, si divertiva, ma Harry sentiva decisamente nostalgia del suo manico di scopa.
Fierobecco gli fece fare un giro del recinto e poi puntò di nuovo verso terra.
«Oh, oh» gemette Jamie aggrappandosi di più a Harry, che si ritraeva, mentre il collo dell’Ippogrifo si abbassava. Avvertirono un colpo secco quando le quattro zampe toccarono terra, e per poco non caddero dalla groppa dell’animale.
«Bravi, tutti e due» ruggì Hagrid, mentre Jamie accarezzava ancora Fierobecco, ben contento di farsi coccolare. A Harry, l’animale, pareva seriamente bearsi di tanta ammirazione.
I compagni li festeggiarono e incoraggiati dal successo dei due, si arrampicarono cauti sulla staccionata.
Harry trascinò via Jamie, prima che il suo ego esplodesse a causa dei troppi complimenti «Direi che per oggi è abbastanza...» le disse, e lei capì subito, perché con un’alzata di spalle si diresse alla staccionata dove Hermione aveva appoggiato Moccì, che pareva alquanto scocciato.
«Tzè, non posso credere che adorassi quei pennuti  più del sottoscritto...» commentò adirato, quando i due gli furono accanto.
Jamie gli grattò la testa «Non preoccuparti, sei il mio preferito»
«È incredibile come ti piaccia attirare animali egocentrici come te» notò Harry fissandola torvo,.
«Io non sono egocentrica» ribatté lei.
«Hai ragione, non volevi far altro che aiutare Hagrid, vero?»
«Be’ se poi tutto questo mi mette un po’ in luce, ben venga. Veniamo ignorati tutta l’estate»
Harry sbuffò scocciato, si era rassegnato da tempo ai suoi piccoli momenti di egocentrismo, ma era andata oltre. «Jamie, vedi di non rifarlo, ok?»
«Perché? Agli altri è piaciuto, alla fine»
«Jamie, eri inguardabile, cosa pensavi di ottenere?», Harry le sussurrò arrabbiato
«Volevo mettere Malfoy al suo posto» replicò Jamie
«Sì, e anche fare l’idiota»
Lei, punta sul vivo, non rispose, ma Harry decise di continuare « Hai messo in imbarazzo Hagrid, facendo così»
Lei scosse la testa, come a non voler ascoltare.
«Lo so, quanto ti pesa essere ignorata tutta l’estate. Ma non è una giustificazione»
Jamie chiuse le mani a pugno, le braccia tese lungo i fianchi e si concentrò a guardare i compagni, evitando lo sguardo del fratello. Non voleva ammettere di aver esagerato. Era tutta colpa di Malfoy, in fondo, lei gli aveva solo tenuto testa. Eppure dentro di sé, sapeva che Harry non aveva torto, aveva esagerato, ma non lo avrebbe mai detto ad alta voce, nemmeno sotto tortura. Era troppo orgogliosa per farlo. E Malfoy se l’è meritato.
Bofonchiò qualcosa, Harry le interpretò come scuse e lasciò cadere la questione.
 Osservarono i loro compagni fare nervosi inchini «Se sono tesi, non funziona...» disse la ragazza.
«Sei già un’esperta?» la stuzzicò Harry.
«Io non m’inchinerei a qualcuno che m’innervosisce, o che non mi piace» rispose seccata. Ancora le bruciava per prima.
Malfoy, Tiger e Goyle avevano scelto Fierobecco. Si era inchinato a Malfoy, che ora gli accarezzava il becco con aria sprezzante.
«Oh, e dire che mi sembrava un Ippogrifo di sani principi» commentò Jamie con una smorfia.
«È facilissimo» borbottò Malfoy abbastanza forte da farsi sentire da Jamie e Harry. «Lo sapevo, se ce l'hanno fatta i Potter... Scommetto che non sei per niente pericoloso, vero?» disse all'Ippogrifo. «Vero, brutto bestione?»
Fu un attimo, un lampo di artigli d'acciaio. Malfoy cacciò uno strillo acuto. Hagrid infilò di nuovo il collare a Fierobecco e si chinò rapido sul ragazzo, che giaceva rannicchiato sull'erba, col sangue che sgorgava a fiotti inzuppandogli i vestiti.
«Muoio!» strillò Malfoy, mentre tutta la classe seguiva la scena, terrorizzata. «Muoio, guardate! Mi ha ucciso!»
«Non muori!» disse Hagrid pallidissimo. «Se qualcuno mi aiuta... bisogna portarlo via di qua...»
Hermione corse ad aprire il cancello mentre Hagrid sollevava Malfoy senza sforzo. Mentre passavano, Jamie distolse lo sguardo, ma Harry vide che Malfoy aveva una lunga, profonda ferita al braccio: il sangue colava macchiando l'erba. Hagrid corse su per la collina, verso il castello, con il ragazzo fra le braccia.
Molto scossa, la classe di Cura delle Creature Magiche li seguì a distanza. I Serpeverde erano infuriati con Hagrid.
«Dovrebbero licenziarlo» strepitò Pansy Parkinson in lacrime.
«No, dovrebbero espellerlo» replicò Jamie, attirando l’attenzione di Pansy. «Ti stavi riferendo a Malfoy spero... perché è ovvio che è solo colpa sua»
«Stai scherzando, Potter? È Draco che adesso è in fin di vita»
«Temo non sia affatto in fin di vita, e deve incolpare solo se stesso»
«Come osi!» strillò isterica la Parkinson
« Ma è tutta colpa di Malfoy!» ribatté Dean Thomas. Tiger e Goyle mostrarono i pugni con aria minacciosa.
«Oh, ma guarda...siete in grado di agire anche senza il vostro capo?» chiese Jamie, sembrava sinceramente sorpresa «Non vi facevo esseri pensanti» concluse acida. Harry la prese per il braccio e la trascinò con gli altri di Grifondoro, verso la Sala Comune «Jamie, vedi di calmarti, ok?» le impose Harry, guardandola serio «Non esagerare»
«Ah, io esagero, Harry? Non loro e i loro atteggiamenti da idioti?» disse stizzita, ancora per le scale.
«Ehm..Jamie è solo che tendi a perdere la calma con loro» disse cauta Hermione.
«Be’ è alquanto difficile mantenerla, poi guarda cosa ha fatto Malfoy... Dei completi babbuini» sibilò trai denti.
«Guarda che...possibile che non impari la lezione?» disse Harry spazientito
«Cosa? Come puoi dirmi una cosa del genere io...»
«Credete che se la caverà?»s’intromise Hermione nervosa
«Per me può anche amputarglielo, il braccio» sbottò Jamie
«Madama Chips sa curare i tagli in un secondo» la rassicurò Harry, il suo tono era ancora duro.
«È un vero peccato che sia successo alla prima lezione di Hagrid, però, vero?» disse Ron, preoccupato. «Ci scommetto che Malfoy cercherà di metterlo nei guai...»
«Questa, purtroppo è una cosa certa» rispose Jamie «Non li sopporto proprio...sono una vergogna»
I tre alzarono gli occhi al cielo, sapevano bene che idea si era fatta la loro amica, sulle case, e sui Serpeverde, in particolare. Per lei Malfoy e gli altri erano un insulto alla loro casa.
«Non so davvero perché sei così fissata. Sono Serpeverde» commentò Ron, sedendosi su una poltrona «Sono tutti così, no?» disse con una smorfia di disgusto.
«Il Cappello però li ha presentati in maniera diversa» osservò Jamie «Ma nessuno di loro sembra rispecchiarlo, se non in cattiveria»
Si rilassarono per un po’, poi decisero di scendere a cena.
«Speriamo di vedere Hagrid...» disse Hermione. Entrarono in Sala Grande, ma al tavolo degli insegnanti, di Hagrid nemmeno l’ombra.
«Non lo licenzieranno, vero?» chiese Hermione, senza toccare cibo, dando voce ai dubbi anche degli altri tre.
«Sarà meglio di no» disse Ron. Anche lui non riuscì a toccare cibo.
«O Malfoy ce la pagherà cara...» promise Jamie, gli occhi che dardeggiavano al tavolo dei Serpeverde, dove si trovava il gruppetto, solitamente capeggiato da Malfoy. «Ma guardateli...» soffiò con odio.
Harry capì a cosa si riferiva la sorella, stava già tenendo d’occhio il tavolo dei Serpeverde,un bel gruppo che comprendeva Tiger e Goyle era immerso in un fitto conciliabolo.
«Stanno mettendo a punto la loro versione» disse Harry.
«Be', non si può dire che come primo giorno non sia stato interessante» disse Ron con aria cupa.
Salutarono Fred e George, seduti poco più in là. Poi, salirono insieme agli altri in Sala Comune. Cercarono di fare i compiti assegnati dalla McGranitt, ma tutti e quattro continuavano a distrarsi e a guardare fuori dalla finestra, «C’è una luce accesa in casa di Hagrid» disse Harry all’improvviso»
Ron guardò l’orologio «È ancora presto. Se ci sbrighiamo possiamo andare a trovarlo».
«Sì, il coprifuoco non è ancora scattato» disse Jamie, alzandosi dalla sedia.
«Non so...» disse Hermione lentamente.
«Possiamo anche attraversare i prati!» esclamò Harry piccato «Sirius Black non ha ancora superato la sorveglianza dei Dissennatori, no?»
Così riposero i libri e uscirono dal buco del ritratto. Con somma soddisfazione non incontrarono nessuno fino al portone, dal momento che non erano proprio sicuri di poter uscire.
L'erba era ancora umida e sembrava quasi nera alla luce del tramonto. Arrivati alla capanna di Hagrid bussarono, e una voce borbottò: «Entrate».
«Hagrid, come stai?» si preoccupò, Jamie, vedendolo.Hagrid era seduto al rozzo tavolo di legno; il suo cagnone, Thor, gli teneva la testa in grembo. Bastò loro uno sguardo per capire che Hagrid aveva bevuto; davanti a lui c'era una caraffa di peltro grossa come un sécchio, e il loro amico sembrò metterli a fuoco a fatica.
«Mi sa che è un record» farfugliò quando li ebbe riconosciuti. «Credo che non hanno mai avuto un insegnante che è durato un giorno solo».
«Non ti avranno licenziato, Hagrid!» esclamò Hermione.
«Non ancora» disse Hagrid penosamente, trangugiando una gran sorsata del contenuto della caraffa. «Ma è solo questione di tempo, certo, dopo che Malfoy...»
«Oh, andiamo scommetto che Madama Chips glielo ha curato subito»
«Be’ lei lo ha curato come poteva» disse Hagrid triste «Ma lui dice che gli fa ancora male...si lamenta...è tutto bendato»
«Fa finta» disse subito Harry «Madama Chips sa curare qualunque cosa. L'anno scorso mi ha fatto ricrescere metà delle ossa. È solo che Malfoy cerca di sfruttare la situazione come può».
«Il Consiglio della Scuola lo sa, certo» disse Hagrid. «Dice che ho cominciato con una cosa troppo difficile. Dovevo lasciare gli Ippogrifi per dopo... cominciare con i Vermicoli o cose del genere... e io pensavo che era una bella prima lezione... è tutta colpa mia...»
«È tutta colpa di Malfoy, Hagrid» rispose vivacemente Hermione.
«Hagrid, non hai sbagliato. Avevi ragione, gli Ippogrifi sono delle creature stupende, ed è stato bello montarne uno» disse Jamie con forza «Malfoy si è comportato da idiota, voleva contraddirti a tutti i costi. Ma tutti hanno visto cosa è successo davvero»
««Tu hai detto che gli Ippogrifi attaccano se li insulti. È un problema di Malfoy se non ti ha ascoltato. Diremo a Silente che cosa è successo veramente».
«Sì, non pensarci, Hagrid, noi siamo con te» intervenne Ron.
Dagli angoli dei lucidi occhi neri di Hagrid caddero calde lacrime. L'omone afferrò Harry e Ron e li stritolò in un abbraccio da frattura.
«Credo che tu abbia bevuto abbastanza, Hagrid» disse Hermione in tono deciso. Prese la caraffa dal tavolo e uscì a vuotarla.
«Sì, forse lei ha ragione» balbettò Hagrid, lasciando andare Harry e Ron, che barcollarono un po' massaggiandosi le costole. Hagrid si alzò a fatica dalla sedia e seguì Hermione all'aperto con passo malfermo. Si udì un gran sciacquio.
«Che cosa ha fatto?» chiese Harry teso, mentre Hermione rientrava con la caraffa vuota.
«Ha infilato la testa nell'abbeveratoio» rispose Hermione riponendo la caraffa.
Hagrid tornò dentro, i lunghi capelli e la barba grondanti acqua, e si asciugò gli occhi.
«Adesso va meglio» disse, scuotendo la testa come un cane e schizzandoli tutti.«Sentite, è stato bello che siete venuti a trovarmi, davvero...» Hagrid si immobilizzò e fissò Harry e Jamie, rendendosi conto solo in quell’istante, che c’erano anche loro.
«CHE COSA CREDETE DI FARE FARE, EH?» ruggì, così all'improvviso che fecero un salto tutti e quattro. «VOI NON DOVETE ANDARE IN GIRO QUANDO C'È BUIO! E VOI ALTRI DUE CHE LO LASCIATE FARE!»
Si avvicinò a Harry e Jamie, li afferrò per un braccio e li spinse verso la porta.
«Andiamo!» esclamò arrabbiato. «Vi riaccompagno a scuola, e non voglio più vedere voi che uscite e venite a trovare me con il buio, mai più. Non ne vale la pena!»
«Comunque non ti preoccupare Hagrid. Finirà tutto bene» gli disse Jamie sorridendogli prima di scomparire dietro al portone.







Tana del camaleonte:

Allora, Jamie  è più simile a James di carattere e ha ereditato anche il suo egocentrismo e immaturità, ma i suoi amici la rimettono in riga, e l'hanno anche salvata dal rischio Mary Sue, che spero di aver evitato.
Il prossimo capitolo a venerdì o sabato prossimo.
Lasciate un commentino 
Alla prossima!

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Capitolo 8
*** In cui Moccì si mimetizza sui calderoni ***


Ciao ragazzuoli, 
detesto le pause natalizie e così ho deciso di pubblicare ugualmente la vigilia.
Ringrazio sempre chi segue questa storia anche in silenzio, e Shaigon per le sue recensioni.
Le chiacchere a dopo.
Buona lettura









«Hermione …» chiamò Jamie  «Che materie seguiamo oggi?» osservò perplessa la borsa stracolma dell’amica.
« Trasfigurazione e poi Pozioni in mattinata …» rispose vaga, Hermione.
«Ma non ti pare esagerato portare dietro tutti questi libri?»
«È solo il necessario» e chiuse la questione.
«Se c’era anche il superfluo dovevamo regalarti un Elfo Domestico …» osservò Jamie, mentre scendevano dai dormitori, lasciando Moccì e Grattastinchi appollaiati sui letti.
«Un Elfo Domestico? No, non mi piace affatto l’idea …»
Le prime ore di lezione trascorsero tranquille, a parte i vani tentativi di Jamie di lasciare l’aula davanti a dei topi da trasfigurare in bottoni. I poveri topolini, spaventati da tutti quegli incantesimi tendevano a scappare ovunque , e Ron aveva passato la maggior parte della lezione a tenere i topi lontano da Jamie, saldamente ancorata al braccio libero di Harry, con le gambe rannicchiate sulla sedia.
«È stata una lezione davvero faticosa. La McGranitt poteva scegliere qualcos’altro da farci trasfigurare» borbottò Jamie una volta fuori dall’aula.
«Parla per te, io ho fatto il lavoro più duro» disse Ron
«Questi sono i patti» ribatté Jamie, risoluta «Io ti difendo dai ragni e tu mi tieni lontano i topi. Crosta compreso»
«L’anno scorso tu e Harry mi avete trascinato in un covo di Acromantule» si lamentò Ron, che represse un brivido al ricordo.
«Era un consiglio di Hagrid, e poi ci ha aiutati ad arrivare al Basilisco» disse Jamie
«Lo dici solo perché non era un branco di topi assassini» replicò Ron
«Può darsi...»
«Avete visto? Malfoy non è ancora venuto a lezione» disse Hermione.
«Già...quell’idiota la sta mettendo giù dura» disse Ron
«Strano che il nuovo bambino sopravvissuto non sia già qui, però...» commentò Jamie con un ghigno «Pensavo non vedesse l’ora di mostrare la sua ferita a tutti»
«Vorrà saltare qualche giorno di scuola» disse Harry con un’alzata di spalle, mentre scendevano nei sotterranei.
Entrarono nell’aula di pozioni, avrebbero seguito le lezioni coi Serpeverde quella mattina.
Piton li squadrava arcigno, indugiando in particolar modo su Harry e Jamie, ai quali riservò uno sguardo di disgusto più lungo. Jamie lo notò, e, come ogni volta, sostenne lo sguardo, guadagnandosi un'altra occhiata di odio: "Potter, svelta a prendere posto o ti toglierò dei punti".
La ragazza, ubbidì e  prese posto accanto a Hermione. Lanciò un'occhiata dietro di sé, alcuni Serpeverde indugiavano sulla porta mormorando mesti, tra loro.
« Quello che è successo a Malfoy deve averli sconvolti» disse una ragazza bionda di Grifondoro, di cui Jamie non si era mai data pena di imparare il nome.
«Tanto che non sanno più mettere un piede davanti all’altro» sussurrò Jamie
«Perché prima lo sapevano?» rispose Harry con un sorriso.
«A posto, a posto» disse mollemente Piton.
Harry incrociò gli occhi di Jamie, dal tavolo accanto e scosse la testa. Era sicuro che al posto loro avrebbero perso almeno dieci punti.
Si misero a lavorare a una pozione restringente, stavano preparando gli ingredienti, quando Malfoy entrò nell’aula spavaldo, il braccio destro bendato e appeso al collo.
«Ma guardalo!» mormorò Harry «Sembra sia sopravvissuto a un’eroica battaglia»
«Oh, fratellino… avrà una cicatrice più grande della nostra» bisbigliò Jamie con aria affranta «Dovremmo avvertire Voldemort che siamo stati surclassati come nemesi?»
Ron al sussurro di quel nome per poco, non fece schizzare via il suo Grinzafico sulla testa di Lavanda, e Hermione sussultò.
Harry li ignorò, trattenendosi dal ridere. Con la coda dell’occhio osservò Malfoy atteggiarsi con i suoi compagni. «Come va, Draco?» gli chiese Pansy Parkinson, tutta uno zucchero. «Ti fa tanto male?»
«Sì» disse Malfoy inalberando un cipiglio coraggioso. Ma Harry lo vide strizzare l'occhio a Tiger e a Goyle quando Pansy distolse lo sguardo.
«Signor Malfoy, prendi posto. Forza» disse Piton in modo fiacco.
Jamie non trattenne un riso. «Qualcosa ti diverte in modo particolare, Potter?» chiese Piton, avvicinandosi.
La ragazza sorrise «Nulla professore, sono solo molto allegra oggi»
«Potter, non fare la furba con me» sibilò Piton, prima di allontanarsi.
Jamie scosse la testa, e notò, con orrore che Malfoy si stava sedendo allo stesso tavolo di Harry e Ron.
«Signore» disse Malfoy, «signore, ho bisogno che qualcuno mi aiuti a tagliare queste radici di margherita, perché ho il braccio...»
«Weasley, taglia tu le radici a Malfoy» disse Piton senza alzare gli occhi.
Ron diventò paonazzo.
«Il tuo braccio sta benissimo» sibilò a Malfoy.
Malfoy fece una smorfia.
«Weasley, hai sentito che cosa ha detto il professor Piton. Tagliami quelle radici»
Jamie si sporse per farsi vedere da Ron « Dai, Ron dagli una mano. È buona educazione aiutare i compagni in difficoltà, anche se fanno finta», si guadagnò una gomitata da Hermione, e una occhiataccia di Harry, che non era comunque paragonabile a quella di Piton «Cinque punti in meno Potter, ti consiglio di tenere la bocca chiusa, se non vuoi danneggiare ulteriormente la sua casa»
Jamie sorrise, e scrisse qualcosa su una pergamena, alzandolo, per farlo vedere: “Un consiglio ben accetto, grazie.” E fece ridere diversi studenti, mentre Piton assottigliò lo sguardo, che divenne ancora più cattivo, ma non disse nulla.
«Professore, Weasley sta mutilando le mie radici» disse Malfoy. Ron nel frattempo aveva tagliato le radici in pezzi grossolani, diversi l’uno dall’altro.
 Piton  avanzò verso il tavolo, avvicinò il naso adunco alle radici, poi rivolse a Jamie un ghigno sgradevole «Potter, da le tue radici a Malfoy. Tu userai quelle mozzate da Weasley»
La ragazza si accigliò un poco, ma prese, senza dire nulla, le radici rovinate. Le osservò per un minuto buono prima di riprendere il coltello e iniziare a sistemarle.
«Signore, ho bisogno che qualcuno mi sbucci questo Grinzafico» disse Malfoy ridacchiando sotto i baffi.
«Potter, sbuccia il Grinzafico di Malfoy» disse Piton, rivolgendo a Harry uno sguardo d’odio.
Harry prese il Grinzafico di Malfoy mentre Jamie lavorava sulle sue radici. Sbucciò il Grinzafico più veloce che poté e lo lanciò a Malfoy senza dire una parola. Malfoy sfoderò un ghigno ancora più ampio del solito.
«Avete visto il vostro amichetto Hagrid ultimamente?» chiese.
«Non sono affari tuoi» ribatté Ron aspro, senza alzare lo sguardo.
«Temo che non farà l'insegnante ancora a lungo» disse Malfoy sarcastico. «Mio padre non è molto contento della mia ferita...»
«Continua a parlare, Malfoy, e la ferita te la ritroverai davvero» sibilò Ron.
«...ha protestato con il Consiglio della Scuola. E con il Ministero della Magia. Mio padre è un uomo molto influente, sapete. E una ferita permanente come questa...» disse sospirando, «...chissà se il mio braccio tornerà mai come prima?»
«Allora è per quello che lo tieni al collo» disse Harry furioso, decapitando per sbaglio un bruco morto. «Per cercare di far licenziare Hagrid».
«Be'» disse Malfoy abbassando la voce fino a un sussurro, «in parte è così, Potter. Ma ci sono anche degli altri vantaggi. Weasley, affettami il bruco».
Qualche paiolo più in là, Neville era nei guai. Le lezioni di Pozioni gettavano sempre Neville nel panico; era la materia in cui andava peggio, e il terrore che gli incuteva il professor Piton non faceva che peggiorare le cose. La sua pozione, che sarebbe dovuta essere di uno splendente verde acido, era diventata...
«Arancione, Paciock» disse Piton, pescandone un po' con il mestolo e facendola colare di nuovo nel calderone, in modo che tutti vedessero. «Arancione. Dimmi, ragazzo, non ti entra proprio niente in quel testone? Non mi hai sentito quando ho detto che bastava una sola milza di gatto? Non ho detto che bastava una spruzzata di succo di sanguisuga? Che cosa devo fare perché tu capisca, Paciock?»
Smetterla di fare il torturatore sadico aiuterebbe pensò Jamie, seguendo la scena con disappunto.
Neville era rosso e tremava tutto. Sembrava sul punto di piangere.
«La prego, professore» disse Hermione, «per favore, mi permetta di aiutare Neville a sistemare le cose...»
«Non ricordo di averti chiesto di esibirti, signorina Granger» disse Piton gelido, e Hermione diventò rossa come Neville. «Paciock, alla fine della lezione daremo un po' della pozione al tuo rospo e staremo a vedere che cosa succede. Forse così imparerai a fare le cose per bene».
«Bel modo di incoraggiare gli studenti» mormorò Jamie fra i denti.
«Potter, che hai da borbottare? Ti avevo detto di stare zitta»
«Professore, ammiravo solo il suo metodo all’avanguardia per incoraggiare gli studenti» disse Jamie scandendo bene le parole, mentre la classe ammutoliva.
«Dieci punti in meno a Grifondoro, per la tua arroganza, Potter. Non accetto giudizi da te» sibilò Piton rabbioso «Un’altra parola e ti faccio provare la pozione di Paciock », si allontanò, lasciando Neville senza fiato per la paura, e Jamie tremante di rabbia.
«Aiutami!» gemette il ragazzo, rivolto a Hermione.
«Neville, mantieni la calma. Altrimenti fai il suo gioco» gli sussurrò Jamie.
«Ehi, Harry» disse Seamus Finnigan, allungandosi sul tavolo per prendere in prestito la bilancia d'ottone di Harry, «hai sentito? Pare che Sirius Black sia stato avvistato, c'era scritto sulla Gazzetta del Profeta di oggi».
«Dove?» chiesero Harry e Ron in fretta. All'altro capo del tavolo, Malfoy alzò lo sguardo e si mise in ascolto.
«Non lontano da qui» disse Seamus eccitato. «L'ha visto una Babbana. Naturalmente non è che ci abbia capito molto. I Babbani sono convinti che sia un criminale comune, no? Così ha chiamato il numero speciale. Quando sono arrivati quelli del Ministero della Magia, era sparito».
«Non lontano da qui...» ripeté Ron, rivolgendo a Harry  uno sguardo eloquente. Si voltò e vide Malfoy che li guardava fisso. «Che cosa vuoi, Malfoy? Hai bisogno che ti sbucci qualcos'altro?»
Ma gli occhi di Malfoy brillavano di una luce perfida, e andavano da Harry a Jamie. Malfoy si chinò sul tavolo. E Jamie dall’altro li ascoltava, in guardia.
«State pensando di catturare Black da soli, Potter?»
«Sì, proprio così» disse Harry in tono disinvolto.
La bocca di Malfoy si piegò in un sorriso malvagio.
«Naturalmente, se si trattasse di me» disse tranquillamente, «avrei già fatto qualcosa. Non me ne starei qui a scuola come un bravo bambino. Sarei in giro a cercarlo».
«Di che cosa stai parlando, Malfoy?» disse Jamie bruscamente.
«Non lo sapete, Potter?» sibilò Malfoy, socchiudendo gli occhi pallidi.
«Non sappiamo che cosa?» chiese Harry.
Malfoy scoppiò in una bassa risatina.
«Forse è meglio che non rischiate la pelle» disse. «Meglio lasciar fare ai Dissenatori, vero? Ma se si trattasse di me, vorrei vendicarmi. Sarei io a dargli la caccia».»
«Dubito, al primo anno, nella Foresta Proibita sei scappato via come un poppante urlante» replicò Jamie
«Cosa diavolo stai dicendo, Malfoy?» esclamò Harry rabbiosamente. Ma in quel momento Piton disse:
«Ormai dovreste aver finito di mescolare gli ingredienti. Questa pozione ha bisogno di cuocere prima che sia possibile berla. Mettete via tutto mentre bolle e poi proveremo quella di Paciock...»
Tiger e Goyle scoppiarono a ridere alla vista di Neville che sudava mescolando febbrilmente la sua pozione. Hermione gli suggeriva cosa fare a mezza voce, cercando di non farsi vedere né sentire da Piton. Harry, Jamie e Ron riposero gli ingredienti inutilizzati e andarono a lavare mani e mestoli nell'acquaio di pietra, nell'angolo.
«Che cosa voleva dire Malfoy?» mormorò Harry ai due, ficcando le mani sotto il getto ghiacciato che sprizzava da una bocca di gargoyle. «Perché dovremmo vendicarci di Black? Non ci ha fatto niente, non ancora».
«Si sta inventando tutto» disse Ron furibondo. «Sta cercando di farvi fare qualcosa di stupido...»
«Può darsi,ma è strano, anche per Malfoy» disse Jamie «E Black sta davvero puntando a Hogwarts....»
Ormai la lezione era quasi finita. Piton si avvicinò a Neville, rannicchiato accanto al suo paiolo.
«Tutti qui» ordinò Piton, con gli occhi neri che scintillavano, «e guardate che cosa succede al rospo di Paciock. Se è riuscito a preparare una Pozione Restringente, diventerà un girino. Se ha sbagliato, e non ho alcun dubbio in proposito, è probabile che il suo rospo finisca avvelenato».
I Grifondoro osservarono la scena intimoriti. I Serpeverde avevano l'aria eccitata. Piton prese il rospo e lo sistemò nella mano sinistra, immerse un cucchiaino nella pozione di Neville, che ora era verde, e ne fece colare alcune gocce nella gola di Oscar.
Ci fu un attimo di silenzio, e Oscar deglutì. Poi si udì un piccolo pop, e Oscar il girino si contorse nella mano di Piton.
I Grifondoro applaudirono. Piton, irritato, prese una bottiglietta dalla tasca del mantello e versò qualche goccia sul rospo, che ritornò della sua taglia adulta.
«Cinque punti in meno per i Grifondoro» disse Piton, cancellando in un attimo i sorrisi dalle facce dei ragazzi. «Ti avevo detto di non aiutarlo, signorina Granger... ».
«Veramente le ha chiesto di non esibirsi, professore» disse Jamie ad alta voce,  con sguardo di sfida.
«Potter, altri dieci punti in meno a Grifondoro»
«Io ho solo riportato quello che ha detto, professore»
«Potter, in punizione. Stasera nel mio ufficio alle nove» proferì Piton, squadrandola arrabbiato «La lezione è finita»
I gemelli con Ron e Hermione risalirono i gradini che riconducevano alla sala d’ingresso.
«Il secondo giorno già in punizione, ho battuto ogni record» disse Jamie con aria serena. Sembrava non le importasse di avere essersi guadagnata una punizione.
«Congratulazioni» disse Harry, mentre Ron si lamentava di Piton «è pessimo. Ci ha tolto dei punti perché la pozione andava bene! Dovevi mentire  Hermione, dovevi dire che Neville l’aveva preparata da solo».
Hermione non rispose. Ron si guardò intorno. «Dov'è finita?»
Anche Harry e Jamie si voltarono. Erano in cima ai gradini e gli altri li stavano superando, diretti alla Sala Grande per il pranzo.
«Era qui dietro di noi» disse Ron preoccupato. Erano in cima ai gradini e gli altri li stavano superando, diretti in Sala Grande per pranzo.
«Non lo so… non è stata inghiottita dal ripostiglio di Piton, spero» disse Jamie. Harry e Ron si scambiarono un sorriso. Quella storia del ripostiglio, che Jamie aveva inventato sotto sfida dei gemelli, terrorizzava sempre quelli del primo anno.
Malfoy li oltrepassò, scortato da Tiger e Goyle, fece una smorfia a Harry e Jamie, che la ragazza ricambiò, e sparì.
«Eccola là» disse Harry.
Hermione saliva le scale in fretta, ansante; in una mano teneva stretta la borsa, con l'altra sembrava che si stesse infilando qualcosa sotto il vestito.
«Come hai fatto?» chiese Ron.
«Che cosa?» disse Hermione raggiungendoli.
«Un attimo fa eri dietro di noi, e poi eccoti di nuovo in fondo alle scale».
«Cosa?» Hermione sembrava un po' confusa. «Oh... sono tornata indietro a prendere una cosa. Oh, no...»
Una cucitura della sua borsa era saltata.
«Perché ti porti dietro tutta questa roba?» le chiese Ron, sgranando gli occhi davanti alla mezza dozzina di libri, che si erano rovesciati.
«Lo sai quante materie ho scelto» rispose Hermione senza fiato. «Me li puoi tenere?»
«Ma...» Ron guardò le copertine dei libri che lei gli porgeva. «Oggi non ci sono queste lezioni. Nel pomeriggio abbiamo solo Difesa contro le Arti Oscure».
«Gliel’ho detto anch’io» disse Jamie, con un sospiro.
«Oh, si» disse Hermione vaga, rimettendo tutti i libri nella borsa. «Spero che per pranzo ci sia qualcosa di buono: ho una fame...» aggiunse, dirigendosi verso la Sala Grande.
«Non avete la sensazione che Hermione ci stia nascondendo qualcosa?» chiese Ron a Harry e Jamie.
«Decisamente sì» confermò Jamie.
 
Dopo pranzo si diressero al secondo piano, per la prima lezione di Difesa Contro le Arti Oscure.
Quando entrarono nell’aula il professor Lupin non c’era. Presero posto e tirarono fuori i  libri e le pergamene e stavano chiacchierando quando l’insegnante entrò nell’ aula. Lupin sorrise in modo vago e posò la vecchia valigia tarlata sulla cattedra.
«Sembra meglio di quando lo abbiamo visto al banchetto» mormorò Calì a Lavanda.
Jamie notò con piacere il solito aspetto trasandato, che lo distingueva dagli altri insegnanti «Ha l’aria molto più sana, sì» commentò a fil di voce.
«Buon pomeriggio» disse il professor Lupin «Vi prego di rimettere i libri nelle borse. Oggi faremo una lezione pratica. Vi occorrono solo le bacchette»
I ragazzi riposero i libri scambiandosi occhiate curiose. «Non abbiamo mai fatto una lezione pratica» disse Ron eccitato.
«Mi stupisco che tu ti dimentichi dell’anno scorso. Non vorrai dare così poca importanza a folletti di Allock» disse Jamie con un sorriso
«Sì, una lezione davvero utile. Adesso sappiamo difenderci da bestie feroci come i folletti» rise Harry, mentre seguivano il professor Lupin fuori dalla classe.
«Povero professor Allock, era davvero in difficoltà» disse Hermione ridendo.
Il professor Lupin li stava guidando lungo un corridoio deserto e oltre l’angolo, la prima cosa che videro fu Pix che fluttuava a mezz'aria a testa in giù e ficcava una gomma masticata nella toppa più vicina. Pix fece finta di niente finché il professor Lupin non gli fu vicinissimo, poi agitò i piedi dalle dita arricciate e canticchiò: «Pazzo, pazzo Lupin. Pazzo, lupesco Lupin, pazzo, lupesco Lupin...»
Per quanto maleducato, in genere Pix rispettava gli insegnanti, e tutti guardavano il professor Lupin, per vedere come avrebbe risposto. E con loro grande sorpresa stava sorridendo.
«Se fossi in te, Pix, toglierei quella cicca dalla toppa» disse in tono amabile. «O Mastro Gazza non riuscirà a prendere le sue scope».
Pix non prestò attenzione alle parole del professor Lupin e, anzi, fece una fragorosa pernacchia spruzzando saliva dappertutto.
Il professor Lupin sospirò ed estrasse la bacchetta magica.
«Ecco un piccolo, utile incantesimo» disse rivolto alla classe. «Vi prego di osservare attentamente».
Sollevò il braccio, disse «Waddiwasi!» e puntò la bacchetta verso Pix.
Con la forza di un proiettile, la pallottola di gomma da masticare schizzò fuori dalla toppa e s'infilò su per la narice sinistra di Pix, che sobbalzò e filò via imprecando.
«Forte, signore!» disse Dean Thomas stupefatto.
«Grazie, Dean» disse il professor Lupin mettendo via la bacchetta «Procediamo»
«Davvero un ottimo incantesimo, povero Pix» commentò Jamie nell’orecchio di Harry.
Lupin li guidò lungo un secondo corridoio e si fermò davanti alla Sala Professori.
«Entrate, prego» disse Lupin aprendo la porta.
La sala, una stanza lunga, rivestita di legno, piena di vecchie sedie scompagnate, era vuota, tranne che per un insegnante. Il professor Piton era seduto in una poltrona bassa, e alzò lo sguardo mentre la classe entrava. Aveva gli occhi scintillanti e una smorfia antipatica sul viso. Mentre il professor Lupin entrava e chiudeva la porta alle sue spalle, «Lasciala aperta, Lupin. Preferisco non assistere» disse Piton.
Si alzò e si allontanò, con il manto nero che fluttuava alle sue spalle. Giunto sulla soglia, si voltò e disse: «Forse nessuno ti ha avvertito, Lupin, ma in questa classe c'è Neville Paciock. Ti consiglio di non affidargli compiti troppo difficili. A meno che la signorina Granger non gli borbotti suggerimenti nell'orecchio».
Neville si fece paonazzo. Jamie e Harry fissarono Piton: era già abbastanza spiacevole che maltrattasse Neville durante le sue ore, figuriamoci davanti agli altri insegnanti. Il professor Lupin inarcò le sopracciglia.
«Speravo che Neville mi assistesse nella prima fase dell'operazione» osservò, «e sono certo che lo farà egregiamente».
La faccia di Neville diventò se possibile ancora più scarlatta.
Jamie sorrise, contenta della risposta di Lupin,cercando di trattenersi dal ridere.
«Potter» Piton allora, si rivolse a lei «Alle nove nel mio ufficio. Puntuale» sibilò prima di uscire sbattendo la porta.
Il professor Lupin , guardò Jamie, con un espressione curiosa. Lei gli sorrise «Il professor Piton adora la mia compagnia»
Lui annuì con un sorriso. «Allora» disse radunando la classeverso l'altro capo della stanza, occupato solo da un vecchio armadio in cui gli insegnanti tenevano i mantelli di ricambio. Mentre il professor Lupin si avvicinava, l'armadio ondeggiò all'improvviso, sbattendo contro il muro. Alcuni ragazzi balzarono indietro, spaventati.
«Niente paura» commentò il professore con la massima calma. «C'è un Molliccio lì dentro».
Jamie si guardò intorno, «Sembrano terrorizzati, direi», non capendo il problema.
«I Mollicci amano i luoghi chiusi e oscuri» spiegò il professor Lupin. «Gli armadi, gli spazi sotto i letti, le ante sotto i lavandini...Questo si è trasferito lì dentro ieri pomeriggio, e ho chiesto al Preside di lasciarcelo per poter fare un po' di pratica con voi del terzo anno. Allora, la prima domanda che dobbiamo porci è questa: che cos'è un Molliccio?»
Hermione alzò la mano.
«È un Mutaforma» disse. «Può assumere l'aspetto di quello che ritiene ci spaventi di più».
«Non avrei saputo dirlo meglio» approvò il professor Lupin, e Hermione sorrise radiosa. «Quindi il Molliccio che sta lì al buio non ha ancora assunto una forma. Non sa ancora che cosa spaventerà la persona dall'altra parte della porta. Nessuno sa che aspetto ha un Molliccio quando è solo, ma quando lo farò uscire, diventerà immediatamente ciò di cui ciascuno di noi ha più paura. Questo significa» disse il professor Lupin, ben deciso a ignorare il farfugliare terrorizzato di Neville, «che abbiamo un grosso vantaggio sul Molliccio prima di cominciare. Hai capito quale, Harry?»
Cercare di rispondere a una domanda con Hermione al fianco che saltellava da un piede all'altro, la mano per aria, era piuttosto spiazzante, ma Harry ci provò.
«Ehm... forse... siccome siamo in tanti, lui non sa che forma prendere?»
«Precisamente» disse il professor Lupin, e Hermione abbassò il braccio, un po' delusa. «È sempre meglio avere compagnia quando si ha a che fare con un Molliccio. Così lo si confonde. L'incantesimo per respingere un Molliccio» continuò Lupin, «è semplice, ma richiede una grande forza mentale. Sapete, ciò che sconfigge un Molliccio sono le risate. Quello che dovete fare è costringerlo ad assumere una forma che trovate divertente. Ora proveremo l'incantesimo senza le bacchette magiche. Dopo di me, prego... Riddikulus!»
«Riddikulus!» ripeterono tutti in coro.
«Bene» disse il professor Lupin. «Molto bene. Questo però era il meno, temo. Vedete, la parola da sola non basta. Ed è qui che entri in campo tu, Neville».
«Devono essere terribili questi Mollicci. Neville è terrorizzato» sussurrò Jamie « è  davvero una pessima giornata per lui» Harry annuì, anche lui dispiaciuto per il compagno, «Spero che ci riesca... questo gli risolleverebbe il morale».
L'armadio tremò di nuovo, anche se non tanto quanto Neville, che avanzò con l'aria di un condannato a morte.
Jamie sorrise «Il mio fratellino altruista...».
«Bene, Neville» disse il professor Lupin. «Innanzitutto: qual è la cosa che ti fa più paura al mondo?»
Le labbra di Neville si mossero, ma non ne uscì nulla.
«Scusa, Neville, non ho capito» disse il professor Lupin incoraggiante.
Neville si guardò intorno terrorizzato, come per chiedere aiuto, poi mormorò, poco più che in un sussurro:
«Il professor Piton».
Quasi tutti risero. Anche Neville sorrise a mo' di scusa. Il professor Lupin, invece, parve impensierito.
«Il professor Piton... mmm... Neville, tu vivi con la nonna, vero?»
Neville annuì titubante. Lupin sorrise e gli sussurrò qualcosa, che Jamie non riuscì a sentire.
Poi tornò a rivolgersi alla classe «Se Neville ce la fa, è probabile che il Molliccio concentri la sua attenzione su ciascuno di noi, a turno» prosegui il professor Lupin. «Vorrei che tutti voi ora vi soffermaste a pensare qual è la cosa che più vi fa paura, e a immaginare come fare per renderla comica...»
Jamie aggrottò la fronte, non si era mai soffermata a pensare a una cosa del genere. Le venne in mente Voldemort, ma ricacciò indietro quel pensiero all’istante. Sarebbe stato un problema se Voldemort si fosse materializzato nella classe. Era meglio concentrarsi sui topi, non avrebbero seminato il panico, almeno. Jamie, però non stava tenendo conto che il Molliccio non credeva nel libero arbitrio come il Cappello Parlante. Non poteva decidere lei di cosa avere paura.
Fece un respiro profondo Cosa temo davvero?
Perdere Harry, era questo che temeva di più. Di colpo un immagine si formò nella sua mente : una figura coperta da un mantello nero, un lungo respiro spezzato che usciva da una bocca invisibile… il freddo così penetrante che era come annegare, il buio e quell’urlo.
Toccò d’istinto la mano di Harry, che era accanto a lei. Il fratello si voltò verso di lei e incrociò il suo sguardo, sorridendo appena. Jamie capì che anche lui aveva pensato la stessa cosa. Poi presero a guardarsi intorno.Molti dei loro compagni avevano gli occhi chiusi. Ron stava borbottando fra sé «strappagli le zampe». Harry e Jamie erano sicuri di sapere a cosa alludeva. Ciò che Ron temeva di più erano i ragni.
«Siete pronti?» chiese il professor Lupin.
Harry e Jamie si sentirono invadere da un'ondata di paura. Non erano pronti. Come si poteva rendere meno spaventoso un Dissennatore?
«Neville, noi tutti faremo un passo indietro» disse il professor Lupin. «Ti sgombriamo il campo, d'accordo? Sarò io a chiamare il prossimo... ora tutti indietro, così Neville può vedere bene...»
Si ritrassero tutti lungo le pareti, lasciando Neville solo di fronte all'armadio. Era pallido e spaventato, ma si era rimboccato le maniche del mantello e teneva pronta la bacchetta magica.
«Al tre, Neville» disse il professor Lupin, puntando la bacchetta verso la maniglia dell'armadio. «Uno... due... tre... ora
L'armadio si spalancò. Ne uscì il professor Piton, arcigno e minaccioso, gli occhi che lampeggiavano, puntati su Neville.
Neville arretrò, la bacchetta levata, cercando invano di parlare. Piton si stava curvando su di lui, s'insinuava nei suoi abiti.
«R... r... riddikulus!» strillò Neville.
Si udì come uno schiocco di frusta. Piton barcollò; ora indossava un lungo abito orlato di pizzo, in testa aveva un alto cappello con sopra un avvoltoio mangiato dalle tarme, e agitava una grossa borsa scarlatta.
I ragazzi scoppiarono a ridere; il Molliccio si fermò, confuso, e il professor Lupin urlò:
«Calì! Tocca a te!»
Calì avanzò con fare deciso. Piton le girò intorno. Si udì un altro schiocco, e al suo posto comparve una mummia tutta fasciata, grondante sangue.
«Riddikulus!» gridò Calì.
Una benda si dipanò dai piedi della mummia, che inciampò, cadde in avanti e perse la testa, che rotolò via.
«Seamus!» ruggì il professor Lupin.
Seamus prese il posto di Calì.
Crack! Al posto della mummia c'era una donna con i capelli neri lunghi fino a terra e il volto scheletrico e verdastro: una Banshee, la strega delle brughiere. L'essere spalancò la bocca e un suono disumano riempì la stanza...
«Riddikulus!» urlò Seamus.
La Banshee emise un verso rasposo e si afferrò la gola: le era sparita la voce.
Crack! La Banshee si trasformò in un topo, che corse in tondo cercando di prendersi la coda e poi - crack! - diventò un serpente a sonagli, che si contorse prima di diventare - crack! - una pupilla insanguinata.
«È confuso!» gridò Lupin. «Ce la facciamo! Dean!»
Dean avanzò in fretta.
Crack! La pupilla diventò una mano tagliata, che si drizzò sulle dita e cominciò ad arrancare sul pavimento come un granchio.
«Riddikulus!» strillò Dean.
Risuonò un colpo secco, e la mano fini chiusa in una trappola per topi.
«Eccellente! Ron, a te!»
Ron balzò in avanti. Crack!
Qualcuno urlò. Un ragno gigante, alto due metri e coperto di peli, avanzava verso Ron, agitando le tenaglie, minaccioso. Per un attimo, Harry pensò che Ron fosse come paralizzato. E poi...
«Riddikulus!» gridò Ron con rabbia, e le zampe del ragno scomparvero; la bestia prese a rotolare su se stessa; Lavanda Brown strillò balzando all'indietro; il corpo rotolò fino ai piedi di Harry, che levò la bacchetta, pronto, quando...
«Di qua!» esclamò il professor Lupin all'improvviso, correndo in avanti.
Crack!
Il ragno senza zampe era sparito. Per un attimo, tutti si guardarono intorno per capire dov'era finito. Poi videro una sfera di un bianco argenteo galleggiare a mezz'aria davanti a Lupin, che disse «Riddikulus!» quasi pigramente.
Crack!
«Avanti, Neville, finiscilo!» disse Lupin, mentre il Molliccio cadeva a terra sotto forma di scarafaggio. Crack! Ricomparve Piton. Questa volta Neville avanzò con aria decisa.
«Riddikulus!» gridò, e tutti per un brevissimo istante ebbero una seconda visione di Piton vestito di pizzo. Poi Neville scoppiò a ridere. Il Molliccio esplose e si dissolse in mille volute di fumo.
«Eccellente!» tuonò il professor Lupin mentre la classe applaudiva. «Eccellente, Neville. Siete stati tutti bravi... vediamo un po'... cinque punti per ciascuno ai Grifondoro che hanno affrontato il Molliccio, dieci a Neville perché l'ha fatto due volte... e cinque per ciascuno a Hermione e Harry».
«Ma io non ho fatto niente» osservò Harry.
«Tu e Hermione avete risposto correttamente alle mie domande all'inizio della lezione, Harry» disse Lupin in tono allegro. «Molto bene, un'ottima lezione. Per compito, siete pregati di leggere il capitolo sui Mollicci e di farne il riassunto... consegna lunedì. È tutto». Chiacchierando eccitati, i ragazzi uscirono dalla sala professori. Harry, però non si sentiva soddisfatto. Il professor Lupin gli aveva deliberatamente impedito di affrontare il Molliccio. Perché? Era perché aveva visto Harry svenire sul treno, e credeva che non fosse in grado di farcela? Credeva forse che Harry avrebbe perso conoscenza un'altra volta?
Ma nessuno degli altri sembrava aver notato nulla ed erano entusiasti. Solo Jamie lo guardava sott’ecchi.
«Visto come l'ho sfidata, quella banshee?» urlò Seamus.
«E la mano!» disse Dean, agitando la sua.
«E Piton con quel cappello!»
«E la mia mummia!»
«Chissà come mai il professor Lupin ha paura delle sfere di cristallo» si chiese Lavanda.
«Non a tutti piace Divinazione» disse Jamie fra i denti
«E stata la più bella lezione di Difesa contro le Arti Oscure che abbiamo mai seguito, vero?» disse Ron eccitato mentre tornavano in classe a prendere le borse.
«È davvero in gamba. A chi poteva venire in mente di vestire Piton da donna» disse Jamie con un ghigno.
 «Sembra un ottimo insegnante» disse Hermione in tono d'approvazione. «Ma avrei voluto provarci anch'io, con il Molliccio...»
«E per te che cosa sarebbe diventato?» le chiese Ron ridacchiando. «Un compito in cui prendi nove invece dei tuoi soliti dieci?»
Jamie rise e incrociò lo sguardo di Harry, che era rimasto silenzioso. Gli si avvicinò «Che c’è, Harry?» chiese preoccupata «Qualcosa non va?»
«No, non è niente» disse lui rassicurandola. Non voleva esporle i suoi pensieri, non davanti a tutti.
«Andiamo in Guferia ?» le propose Harry. « Prima di cena, magari»
Jamie lo fissò indagatrice «Certo, Edvige sarà contenta»
Ritornarono in Sala Comune. Hermione iniziò subito a riassumere il capitolo sui Mollicci, perché naturalmente, lo aveva già letto.
«Dovreste fare il riassunto anche voi, o vi si accumuleranno troppi compiti»
«Hermione, abbi pietà io sono in punizione stasera» la pregò Jamie, Moccì dalla sua spalla, la stava rimproverando con fare saccente. «Farti mettere in punizione a causa della tua boccaccia, che cosa éstupida»
«Te la sei cercata tu» le disse Hermione implacabile, «Piton non è certo una persona comprensiva, sai che non puoi permetterti troppo con lui»
«Jamie emise uno sbuffo «Sai che mi diverte troppo scontrarmi con lui. E oggi è stato davvero crudele con Neville» disse Jamie, poi scoppiò a ridere «Chissà che faccia farà quando scopre del suo Molliccio. Il povero professor Lupin dovrà guardarsi le spalle»
«Forse, ma quello che potrebbe pagarla di più è proprio Neville» rifletté Harry. «Adiamo?» disse, poi, alzandosi dalla poltrona. Jamie capì, «D’accordo» rispose, alzandosi a sua volta «Facciamo un salto in Guferia. Vi raggiungiamo poi a cena» disse la ragazza. Ron e Hermione li fissarono perplessi, scambiandosi sguardi ansiosi.
«Sirius Black è stato avvistato nelle vicinanze, non dentro il castello» disse Harry atono «Ci vediamo a cena» ribadì, chiudendo la questione.
Attraversarono il ritratto della Signora Grassa e camminarono fino ad arrivare alla Torre ovest. Con loro sommo piacere la trovarono deserta. Harry chiamò Edvige che planò subito sul suo braccio.
«Allora, Harry, di che volevi parlare?» lo spronò Jamie, coccolando Edvige.
«Alla lezione di Difesa oggi, il professor Lupin mi ha impedito di affrontare il Molliccio» iniziò Harry « Insomma, non è che pensa che sono troppo debole per quello che è successo sul treno?»
«Quel tizio non mi piace...è sospetto» disse Moccì.
«Quindi è questo che ti frullava per la testa» disse Jamie con sollievo, ignorando Moccì. Poi si fece pensosa «è possibile che…forse Lupin aveva paura che il Molliccio si trasformasse in Voldemort» azzardò Jamie.
Harry la fissò stupito «Dici?» carezzando il petto di Edvige che bubolava soddisfatta.
Jamie strinse le spalle «Ho pensato subito a Voldemort, e ho avuto paura che vederlo avrebbe scatenato il panico nella classe. Lupin sarà arrivato alla stessa conclusione. A pensarci però sarebbe stato divertente...»
Harry sorrise «Io però pensavo ai Dissennatori, alla fine»
«Anche io, Harry, ma vedi, noi siamo associati a lui in continuazione, e Lupin ha fatto lo stesso. Era nel torto, certo… ma non poteva sapere che i Dissennatori ci terrorizzano di più del grande Mago Oscuro» concluse ironica.
«Non mi sarebbe dispiaciuto affrontare il Molliccio...»
«Bè potremmo sempre fare presente a Lupin che in realtà non tremiamo di paura al pensiero di Voldemort, né siamo scossi da torrenti di lacrime al ricordo di quella notte»
«Non credo che siano pronti a una simile verità» rise Harry, poi si fece pensieroso «Di Voldemort noi non siamo terrorizzati…mi sono sempre chiesto il perché»
«Perché non lo abbiamo visto al pieno dei suoi poteri...»  disse Jamie «Forse, allora ne avremmo molta paura»
«Averlo affrontato più volte ha di sicuro aiutato. Andiamo, se facciamo tardi per la cena, manderanno un plotone a cercarci».
«Sei più tranquillo, ora?» gli chiese, mentre scendevano le scale per arrivare in Sala Grande
«Sì, deve essere come dici tu. La notizia di Black, non ti ha spaventata, vero?» domandò Harry, all’improvviso, per assicurarsi che la paura iniziale per quel Black, fosse scomparsa.
«No, avevi ragione. Hogwarts è sicura e c’è Silente» lo tranquillizzò Jamie sorridendo.
«Quel Silente?!» disse Moccì indignato «Se Black si avvicina è di me che dovrà preocuparse»
Harry e Jamie risero e entrarono in Sala Grande. Ron e Hermione avevano tenuto i posti. Non appena li videro Fred e George vollero tutti i dettagli della lezione del pomeriggio. La storia del Molliccio stava già girando per la scuola. Jamie buttò un occhio al tavolo dei professori. Piton aveva un’espressione più arcigna del solito «Penso di darmi malata. Sembra furioso, la vedo brutta per me, stasera» disse la ragazza ai gemelli.
«Non preoccuparti, nel caso anche lui la sconterà dopo» la rassicurò George con un ghigno.
«Tzè, non farà che aumentare i guai» borbottò Moccì, mentre con sollievo di Ron, catturava un ragno che si arrampicava sulla panca.
Alle nove meno due minuti, Jamie era davanti alla porta dell’ufficio di Piton. Non avrebbe varcato la soglia né un minuto prima, né un minuto dopo. Moccì, nascosto dietro i capelli della ragazza, borbottava che un posto così cupo, non era per lui.
«Un essere brillante como a me deve avere la luce giusta porque il verde della mia carnagione risplenda correttamente»
La ragazza bussò alla porta, e dopo pochi secondi la voce atona del professore le diede il permesso di entrare. Jamie varcò la soglia col migliore dei suoi sorrisi «Buonasera, professore» salutò chiudendosi la porta alle spalle.
Piton la scrutò con espressione indecifrabile «Potter, noto che la tua irritante allegria è immutata. Mi chiedo se rimarrà tale dopo questa punizione»
« Le assicuro che quando uscirò di qui sarò affaticata e triste. E lascerò che lo vedano tutti i miei compagni. La sua fama di terrore non sarà intaccata» disse fintamente seria. Prenderlo in giro, le dava sempre un grande piacere.
Piton non mutò il suo sguardo «Ti assicuro che non avrai nulla da fingere, insolente ragazzina, quando avrai finito»
Lei gli sorrise « Ne sono certa. Lei supera addirittura i miei zii per le punizioni. Allora qual è il mio castigo?»
Piton si alzò senza una parola e uscì dall’ufficio, facendole solo un breve cenno di seguirlo. Percorreva i sotterranei a grandi falcate e la ragazza lo seguiva a breve distanza, senza affrettare il suo passo. La condusse nell’aula di pozioni. Accatastati c’erano diversi calderoni sporchi.
«Sgrasserai e pulirai questi calderoni. Li voglio come nuovi, e il tutto senza aiuto della magia, Potter» disse con un ghigno. A Jamie ricordò come al primo anno quell’espressione la convinse del tutto che il professore fosse il malvagio che voleva la Pietra Filosofale. Diede un’occhiata ai calderoni, alcuni di loro avevano un odore nauseabondo, e da altri usciva addirittura del fumo.
Lo guardò furba «Spero abbia punito i responsabili di questo scempio, professore» disse restando poi, in silenzio per un secondo «Oh, ma forse li ha fatti ridurre così apposta per me, molto gentile, davvero»
Piton s’infuriò «Pulisci, Potter. E vedi di tacere, sfrontata ragazzina, se non vuoi un richiamo e finire dritta dal Preside» disse sedendosi alla cattedra, per tenerla d’occhio.
«Ti pensa una sguattera?» le domandò Moccì «Si stava meglio nella stanza di prima» continuò il camaleonte «Là era caldo e umido, qui è solo umido»
«Perché non c’è il camino acceso» sibilò Jamie, il più piano possibile, inginocchiandosi e afferrando uno straccio. Versò nei calderoni un liquido denso, che usava di solito Gazza per le pulizie.
Prese un bel respiro e iniziò a sfregare con lo straccio l’interno di uno dei calderoni, pregando che quei fumi non fossero tossici. «Speriamo non mi venga un braccio in più o roba del genere» scherzò Jamie in serpentese.  Moccì emise uno sbuffo scettico e disgustato, l’odore acre di quei calderoni non gli piaceva per nulla.
«Oppure una seconda testa» sibilò Jamie, rabbrividendo al ricordo di Raptor con Voldemort che gli sbucava dalla nuca.
«Una seconda testa, cioè...cioè due boca? Che idea abominable» disse Moccì isterico «No, due como a ti a importunarme...no!»
Jamie si concesse un sorriso, lanciò uno sguardo a Piton, per controllare che non potesse sentire «Nemmeno Harry gradirebbe»
«Non ne sono en absoluto asombrado»
Jamie smise per un secondo di pulire osservando il camaleonte, ora attaccato allo scollo del suo maglione.
«Non ti capisco quando parli così»
«Non me sorprende»
«Potter, non  ti ho detto di smettere. Continua, se non  vuoi pulire altri dieci calderoni»
Jamie ricominciò a fregare, con forza.
«Lo spagnolo es un idioma nobile e raffinato, non tutti possono capirlo»
«Naturalmente, a parte gli spagnoli stessi»
«Fregata» disse Moccì, infilandosi sotto il maglione.
«Come?» Jamie si voltò, alle sue spalle c’era il professor Piton che la fissava accigliato.
«Potter, che diavolo stai facendo?»
«Pulisco i calderoni, come mi ha detto», la ragazza si rigirò velocemente e  riprese a pulire
«Cosa stai nascondendo?»
«Lo straccio, professore»
«Smettila di fare l’arrogante, alzati e fammi vedere»
Jamie prese un bel respiro, si alzò. Temeva che il professore si vendicasse su Moccì per quello che era successo a lezione. Teneva le braccia conserte a coprirsi il petto, quando sentì il vuoto, dove prima c’era Moccì. «Oddio, l’ho schiacciato?» disse Jamie muovendo appena le labbra, e guardando il pavimento intorno, con aria smarrita.
«Cerchi qualcosa, Potter?»
«No, signore...nulla»
Piton la squadrò sospettoso «Con chi parlavi prima?»
«Da sola, professore»
«Potter, non mentirmi», fissò furioso la ragazza.
Jamie si mordicchiò il labbro, Dove cavolo è sparito?
«Hai trovato un modo per comunicare con quei balordi dei tuoi amici,vero?» sibilò furioso
«No, ma quando lo troverò sarà il primo a saperlo» replicò Jamie, quasi divertita. A volte Piton li accusava di cose strane e impensabili.
«Svuota le tasche»
Jamie ubbidì, scocciata, e mostrò di non avere nulla.Piton, però sembrava non voler mollare Vuole a tutti i costi una storia...tanto non ci crederà. «Professore, è vero, non parlavo da sola, ma con il mio camaleonte»
Piton parve accigliato ma non mutò espressione.
«L’ho preso quest’estate a Diagon Alley. Non sono sulla lista, ma ho scritto a Silente, l’ho convinto e ha detto che andava bene, così potevo esercitarmi con la rettilofonia. Stasera l’ho portato con me, per avere un po’ di compagnia, tutto qua» spiegò la ragazza con lo sguardo più innocente del suo repertorio.
Piton tirò fuori la bacchetta e lanciò un incantesimo sui calderoni che Jamie aveva pulito. Questi tornarono sporchi e incrostati. La ragazza fissò prima i calderoni poi Piton, con aria quasi comprensiva «Posso tornare a pulire, professore ?»
Piton era ancora più furibondo «Non più una parola, Potter. Al mio ritorno voglio trovare tutto pulito. Manderò Gazza a tenerti d’occhio» , se ne andò sbattendo la porta. Il suono rimbombò in tutta l’aula.
Jamie, non ci fece caso, si mise subito a chiamare il suo camaleonte «Moccì, dove diavolo ti sei nascosto» continuava a esaminare il pavimento.
«Sono aquì, non sbraitare, sempre».
Jamie si guardò intorno confusa «Sì, ma qui dove?»
«Sui calderoni, svelta recuperami prima che la mia pelle ne risenta»
Jamie tornò a grandi passi ai calderoni,  non riusciva a vederlo «Ma ti sei mimetizzato?»
«Ahi, che domanda sciocca! Certo che sì» disse Moccì tornando del consueto colore verde, anziché il grigio scuro dei calderoni.
«Non ti eri mai mimetizzato prima» disse Jamie entusiasta prendendolo tra le mani «Pensavo fossi capace soltanto di cambiare gradazione di verde»
«Perché così sorpresa, ogni camaleonte lo sa fare» borbottò offeso.
 
Alle undici, Jamie aveva finito di pulire tutti i calderoni e venne congedata da Piton.
«Potter, non così in fretta» disse vedendola andare alla porta, come se stesse sulla sua Nimbus.
Lei si bloccò voltandosi piano verso di lui, e il professor Piton riprese «Visti i recenti sviluppi, il preside non gradisce che tu e l’altro arrogante di tuo fratello girovaghiate per i corridoi. Ti scorterò fino alla tua Sala Comune, Potter.», la ragazza fece una smorfia, «Compito  ti assicuro spiacevole per me.» Piton la precedette e a Jamie toccò seguirlo. Camminarono in silenzio fino alla Sala Comune di Grifondoro.
«Cinque punti in meno a Grifondoro» ghignò Piton, prima che lei varcasse il ritratto.
«Perché?» domandò Jamie, con un sospiro.
«Il coprifuoco è scaduto, Potter» disse prima di girarsi e scendere le scale.
Jamie era rimasta senza parole «Non mi stupisce sia Serpeverde...altro che scorta per la mia sicurezza» bofonchiò prima di sparire nel ritratto.



Tana del Camaleonte:

Asombrado: sorpreso

Spero che vi sia piaciuto questo capitolo.
Il prossimo per capodanno
Moccì vi augura : Feliz Navidad

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Capitolo 9
*** In cui Jamie mangia dei cupcake gratis ***



Buon anno a tutti, in aticipo!

Come promesso niente pausa nataliza, nè festiva, e puntuale e diligente vi propongo il nuovo capitolo.

Grazie come sempre a chi legge questa storia, anche in silenzio, e a chi la mette nelle seguite. ho visto che ci sono state delle aggiunte, e sono

le benvenute.

In questo capitolo ci sarà il week-end a Hogsmeade e Jamie farà una nuova conoscenza, anche se del tutto nuova non è.

Mi raccomando fatemi sapere se vi piace e lasciate un commento.












Pochi giorni più tardi la storia del Molliccio era conosciuta da qualunque studente o fantasma del castello, e la lezione di Difesa Contro le Arti Oscure divenne ben presto la più amata. Solo Draco Malfoy e il suo gruppetto sembravano aver qualcosa da ridire su Lupin, e sui suoi vestiti lisi e rattoppati. Jamie avrebbe volentieri risposto a tono, ma il  poco consenso che Draco riceveva, rese inutile qualsiasi intervento. La ragazza d’altra parte, aveva già intuito che Lupin non aveva affatto bisogno di essere difeso.
«I suoi modi sono fin troppo gentili» commentò Jamie appena finita un’interessante lezione sui Berretti Rossi « è tutta una facciata, in realtà è ben capace di fare un tiro mancino»
«Che vuoi dire?» le chiese Harry.
«Che quello del Molliccio è stato un brutto tiro nei confronti di Piton» rispose Hermione per lei
«Ah, andiamo se l’è cercata» replicò Ron «Come fa a dispiacerti per Piton...»
«Non mi dispiace, ma il professor Lupin non è giustificato-»
«Ha fatto benissimo, invece. Solo... poteva venire a me un’idea del genere» la interruppe Jamie.
«Poteva, se avessi saputo dell’esistenza dei Mollicci» le rispose Harry «Ma, in ogni caso, con uno scherzo del genere Piton ti avrebbe ucciso»
«O peggio, espulsa»  ricordò Hermione, a Jamie, con un’occhiata ammonitrice
«Hermione, rivedi le tue priorità» le suggerì Ron
 
Le lezioni di Pozioni non erano altrettanto piacevoli, Piton era ancora più vendicativo del solito, nemmeno Jamie si azzardava a provocarlo, e Neville ne pagava le conseguenze, Piton lo tartassava più che mai.
« Per Neville è ancora peggio» mormorò Hermione
«L’idea di Lupin non sembra un granché da questo punto di vista» disse Harry
«Piton non può fare niente contro Lupin, ma contro Neville sì», disse Hermione, mentre percorrevano i sotterranei.
«Codardo» ribatté Jamie fra i denti.
«Oh, no ora abbiamo Divinazione» bofonchiò Ron.
«La Cooman insiste ancora con il Gramo?» chiese Jamie con un tono inquisitorio.
«Gli occhi le si riempiono di lacrime ogni volta che lo guarda. Penosa» spiegò Ron, per l’amico.
Jamie non poté non scoppiare a ridere «Non preoccuparti, Harry, tra solo una settimana è ottobre, e  sai che significa, vero?»
«Quidditch » esclamò Harry sorridendo
«Quidditch, fratellino»
Pochi giorni dopo infatti, Baston, il capitano della squadra li aveva convocati per una riunione negli spogliatoi.
«Questa è la nostra ultima possibilità, la mia ultima possibilità, di vincere la Coppa del Quidditch» disse camminando avanti e indietro. «Alla fine di quest'anno me ne andrò. Non avrò un'altra occasione.» disse con una quieta disperazione «Il Grifondoro non vince da sette anni. Ok, siamo stati sfortunatissimi: prima gli incidenti, poi l'annullamento del torneo l'anno scorso...» Baston deglutì, come se il ricordo gli facesse venire ancora un groppo in gola. «Ma sappiamo anche che la nostra è la squadra migliore della scuola» disse, battendo col pugno sul palmo della mano, con l'antico bagliore fanatico negli occhi. «Abbiamo tre ottimi Cacciatori». Baston indicò Jamie, Angelina Johnson e Katie Bell.
«Abbiamo due Battitori imbattibili».
«Piantala, Oliver, ci metti in imbarazzo» dissero in coro Fred e George Weasley, fingendo di arrossire.
«E abbiamo un Cercatore che ci ha sempre portato alla vittoria!» ruggì Baston, fissando Harry con una sorta di furioso orgoglio. «E poi ci sono io» disse, come ripensandoci.
«Anche tu sei molto bravo, Oliver» disse George.
«Nessuna Pluffa ti sfugge dalle mani, Oliver» rincarò Jamie.
«Un diavolo di Portiere» commentò Fred.
«Il punto è» continuò Baston, riprendendo a camminare avanti e indietro «che la Coppa del Quidditch avrebbe dovuto essere nostra negli ultimi due anni. Da quando Harry è entrato in squadra, ho pensato che ce l'avessimo in tasca. Ma non abbiamo vinto, e quest'anno è l'ultima possibilità che abbiamo di vedere il nostro nome inciso sul trofeo...»
Baston era così abbattuto che tutti si mostrarono comprensivi, perfino Fred e George.
«Saremo imbattibili quest’anno» proclamò Jamie con entusiasmo
«Oliver, questo è il nostro anno» disse Fred.
«Ce la faremo, Oliver!» esclamò Angelina.
«Ma certo» aggiunse Harry.
Carica di determinazione, la squadra riprese gli allenamenti, tre sere la settimana. Il tempo era sempre più freddo e umido, le notti più buie, ma né fango né vento né pioggia potevano offuscare la meravigliosa visione di Harry che finalmente vinceva la grossa Coppa del Quidditch d'argento. Jamie invece si era già immaginata più di dieci varianti di come avrebbero vinto la Coppa, e aveva  subito messo al corrente Harry di tutte e dieci.
Una sera, dopo gli allenamenti, Harry e Jamie infreddoliti ma soddisfatti, tornarono in Sala Comune seguiti da Fred e George, e la stanza era pervasa da un ronzio eccitato. Raggiunsero Ron e Hermione, seduti su due poltrone davanti al caminetto. Stavano lavorando alle loro mappe stellari «Ciao, che sta succedendo?» chiese Jamie, sedendosi sul bracciolo della poltrona di Ron.
«Il primo fine settimana a Hogsmeade» disse Ron indicando un cartello appeso alla bacheca «è fissato per la fine di ottobre»
«Fantastico» esclamarono Jamie, Harry e i gemelli in coro
«Jam jam ti mostreremo Zonko, faremo scorta di scherzi» proclamò Fred.
«Non vedo l’ora, e Mielandia poi...» , Jamie aveva un luccichio estasiato negli occhi
«Faremo scorta anche di quelli» promise George.
 
«Secondo voi ci faranno storie per venire a Hogsmeade? » chiese Harry, quando Fred e George si allontanarono
«Perché Black è stato avvistato nei paraggi? Devono solo provare a vietarcelo, fratellino»
«Voi avete il permesso firmato, no?» disse Ron «Allora non dite nulla, fate come se niente fosse, vedrete che vi lasciano venire»
«E poi ci sarà sempre la prossima volta, nel caso. Black verrà catturato presto» disse Hermione
«Sì, ma non voglio aspettare la prossima volta» disse Jamie impaziente
Hermione stava per ribattere, ma Grattastinchi le balzò in grembo, sulla groppa aveva Moccì, che strillava come un cowboy «Hiiiahh! Yo soy la legge in città, bandidos»
Grattastinchi masticava con lentezza un grosso ragno, le zampe penzolavano dalla bocca, e fissava Ron con i suoi occhi gialli.
«Hermione, tienilo lontano da me. C’è Crosta nella mia borsa»
Jamie scattò vicino a Harry, lontano dalla poltrona di Ron. Grattastinchi drizzò la grossa coda cespugliosa e senza preavviso balzò sulla borsa di Ron. Jamie prese al volo Moccì, mentre il gatto si aggrappava con le unghie alla borsa e la strappava, con furia.
Ron urlava al gatto e Hermione urlava a Ron. Jamie e Harry seguirono la scena e il litigio, consapevoli che il giorno seguente i loro migliori amici non si sarebbero parlati.
 
Alla lezione di Erbologia Ron, Harry, Jamie e Hermione, erano al tavolo insieme. Ron e Hermione non si rivolgevano la parola e Jamie preferì la politica del silenzio, mentre Moccì si divertiva a mutare gradazione di verde e ha seguire le scene tra Ron e Hermione, come se fosse una telenovela. Ogni tanto, lanciava anche i baccelli con la coda, addosso a Calì, che aveva osato chiamarlo lucertola.
«Come sta, Crosta?» chiese timidamente Hermione mentre spogliavano le piante dei loro grassi baccelli rosa e sgranavano i fagioli luminosi in un secchio.
«Mala Jugada...» commentò Moccì
«È nascosto sotto il letto, e trema di paura» disse Ron arrabbiato, mancando il secchio e spargendo fagioli per tutto il pavimento della serra.
«Tzè litigi amorosi, tra adolescenti»
Subito dopo, avevano Trasfigurazione e nell’aula trovarono Lavanda in lacrime, attorniata da altri compagni. Jamie, indifferente andò a un banco a posare la borsa, e ascoltò soltanto in parte le parole di Lavanda, e quando captò il nome “Cooman” ignorò del tutto il discorso. Perciò non sentì del povero coniglio di Lavanda, mangiato da una volpe , né che la Cooman lo aveva, più o meno, predetto. Capì solo che Ron e Hermione erano più arrabbiati dell’ora prima.
«Moccì tu hai sentito che si sono detti?»
«Hmm una volpe si è cebata di una certa Cooman, credo»
Entrò la McGranitt e così Ron e Hermione smisero di fissarsi in cagnesco e si sedettero lontani.
A fine lezione la professoressa li fermò prima che uscissero «Un momento, prego!» esclamò a voce alta, mentre i ragazzi si preparavano a uscire. «Dal momento che siete tutti della mia Casa, dovete consegnarmi i permessi per andare a Hogsmeade prima di Halloween. Niente permesso, niente gita al villaggio, quindi cercate di ricordarvene!»
Jamie e Harry lasciarono uscire la maggior parte degli studenti e si avvicinarono alla McGranitt, era meglio darglielo subito, prima che Black si facesse avvistare di nuovo, e mandasse tutti nel panico «Professoressa, scusi, ecco i permessi per Hogsmeade. Possiamo già consegnarli?» chiese Jamie tendendo i documenti verso di lei
La McGranitt sgranò gli occhi «Potter, i vostri zii hanno firmato il permesso, vedo» Harry, e Jamie notarono un certo fastidio nella sua voce
«Si, hanno firmato...per cui va bene se andiamo, no?» disse Harry
«Potter, visto i recenti sviluppi, non credo sia il caso che voi...»
«Quali sviluppi?» chiese Jamie con fare ingenuo
«C’è un assassino in circolazione» rispose la McGranitt stupita « E voi siete molto famosi e conosciuti...se vi incontrasse...», poi strinse le labbra sottili, per trattenersi  dal rivelare più di quello che aveva già detto
La McGranitt li scrutò indecisa «I vostri zii sono stati avvertiti?»
«Di cosa?» chiese Harry
«Di Sirius Black, naturalmente. Ne sono al corrente?»
Harry e Jamie si scambiarono un’occhiata sorpresa.
«Ehm, sì...certo» rispose Harry.
 «A loro va bene se andiamo a Hogsmeade lo stesso» mentì Jamie.
«Ne parlerò col preside. Ma visto che i vostri tutori hanno dato il consenso, se non ci saranno avvicinamenti di Black, suppongo possiate andare» concesse «Ma se solo Black muoverà un passo in direzione di questa scuola, voi a Hogsmeade non ci metterete piede. Sono stata chiara?»
«Sì, professoressa» risposero Jamie e Harry in coro, un po’ abbattuti.
«Spero che Black se ne stia alla larga almeno fino a Halloween» borbottò Harry mentre andavano a pranzo, seguiti da Ron e Hermione,che si squadravano in cagnesco.
«Voi due, fate pace per Hogsmeade, d’accordo? Non sarà divertente se siete arrabbiati» proferì Jamie, lasciando i due litiganti perplessi.
Sirius Black non si face vedere, né ci furono nuove segnalazioni, e la professoressa McGranitt, tenne fede alla parola data.
 
La mattina del 31 ottobre, Jamie si stava vestendo, e Moccì si attaccava continuamente ai suoi vestiti, voleva a tutti i costi venire a Hogsmeade anche lui.
«Moccì, fa troppo freddo per te. Prometto che ti farò un bel maglioncino, così  la prossima volta-»
«Sono allergico alla lana»
«Bugiardo. Ci vediamo stasera» disse afferrando il cappotto. Era appartenuto a Zia Petunia, e una volta era di un rosa confetto. Jamie però al secondo anno era riuscita a trovare un incantesimo per tingerlo di rosso e rimpicciolirlo, per adattarlo a lei.
«Non mi troverai aquì»
«Ti porterò delle locuste» urlò lei già fuori dal dormitorio
«Ti scrivo il mio indirizzo»
 
Hermione già l’aspettava in Sala Comune, insieme a Harry e Ron. Scesero per la colazione, in Sala Grande. Fred e George erano già al tavolo, sembrava gli avessero detto che natale cadeva due volte quest’anno. Appena si sedettero, i gemelli investirono Jamie con un fiume di parole.
«Saremo le tue magiche guide a Hogsmeade» disse Fred alzando il bicchiere pieno di succo
«Oggi verrai istruita sui segreti dei gemelli Weasley, Jam», George alzò anche il suo
«Sarà una grande giornata per il futuro degli scherzi» conclusero insieme.
«Mi incontrerò con voi ai Tre Manici di Scopa, tra un’ ora, ok? Tanto Fred e George, poi si vedono con Lee»
«Sicura di arrivarci da sola?» le chiese Harry, mentre uscivano dai cancelli
Jamie lo fissò accigliata «Certo che sì»
«Ok..» disse Harry, per nulla convinto. Sua sorella a cinque anni si era persa nel parco giochi.
All’entrata di Hogsmeade, George circondò le spalle di Jamie e insieme a Fred la trascinò verso dei negozi.
Si riempirono le tasche di scherzi di Zonko, e le mostrarono ogni prodotto, come se fossero dei commessi.
Dopo un po’ vennero raggiunti da Lee che urlava eccitato di una gara a  Mielandia , e lo seguirono, non potevano perdersi lo spettacolo. Anthony Goldstein stava perdendo una scommessa con Justin Fletchey a chi mangiava più Api Frizzole.
«Non sanno cosa c’è dentro, mi sa» commentò Jamie ridendo.
«No, ma credimi presto utilizzeremo il nostro souvenir egiziano» ghignò Fred, passando a Jamie un lecca lecca.
«Possiamo andare alla Stamberga Strillante? Dicono che è infestata» propose Jamie, una volta fuori da Mielandia. Si era intascata una confezione vuota di Api Frizzole, voleva leggere e documentarsi sugli ingredienti.
«Sì, ma non dovevi incontrarti con Harry e gli altri?» le domandò George, ingoiando una manciata di liquirizie.
«Perché, quanto tempo è passato?»
«Un’ora e mezza»
«Oh, spero che Hermione non sia troppo arrabbiata, dice che arrivo sempre in ritardo. Da che parte sono in Tre Manici di Scopa?»
«Vai dritto, poi alla prima via giri a destra, poi alla seconda a sinistra. Continui in quella direzione fino al negozio di piume, lì giri di nuovo a sinistra...»
Jamie perse la metà delle indicazioni quando salutò i gemelli. Tanto mica sarà così complicato, al massimo chiedo indicazioni. I Tre manici di scopa sono famosi pensò Jamie, ficcando le mani arrossate dal freddo nelle tasche del cappotto rosso.
Finalmente arrivò a quello che sembrava un bar, sbirciò da una vetrata: era tutto illuminato e si vedeva un bancone pieno di dolci davvero grandi. Maxi Tortine...Sì, Ron non può essere da nessun’altra parte.
Così entrò, nel bar c’era odore di zucchero e le pareti erano di un color crema con sfumature rosa. Sembrava il salotto di una vecchia zia molto zuccherosa. A Jamie non piaceva per nulla, e cercò Harry e gli altri. Non ci sono,devono essere in ritardo. Decise di cominciare a prendere un tavolo, erano tutti piccoli. Le tortine sono troppo grandi e i tavoli troppo piccoli...pensò Jamie scettica. Per un momento pensò alla storia di Alice nel paese delle meraviglie, dove tutto stava al contrario. Voleva un tavolo vicino alla finestra, ma la sua attenzione fu attirata da un libro su un tavolino poco distante. Aveva la copertina rossa, Jamie si avvicinò e lo osservò. Era lo stesso che  aveva comprato al Ghirigoro in estate. Lo aveva prestato a Hermione, magari lo aveva portato lei. Lanciò un’occhiata al bancone, ma non vide nessuno dei suoi amici in fila. Sbuffò, giocherellando con la copertina del libro. Lo osservò meglio e si accorse che non era uguale al suo, in lettere dorate, sotto al titolo c’era: Scritto di Bathilda Bath. Nel mio non c’è pensò Jamie invidiosa.
Non resistette alla tentazione di sfogliarlo, stava quasi per sedersi e leggerlo, quando qualcuno posò un paio di cupcake sul tavolo e si fermò affianco a lei «Quello è il mio libro». Jamie arrossì per la figuraccia e alzò lo sguardo chiudendo il libro, tenendo però una mano tra le pagine. Un ragazzo, sembrava avere più o meno la sua età, aveva i capelli di un biondo caldo. La stava fissando, impaziente che lasciasse il suo tavolo.
«Scusa, è che...io ho lo stesso libro e l’ho prestato a un’amica. Dovevo trovarmi con lei, pensavo fosse il mio»
«D’accordo, ma ora puoi smettere di sfogliarlo?». Jamie lo aveva riaperto e continuato a sfogliare le ultime pagine, senza nemmeno pensarci
«Oh, scusa...» arrossendo per l’ennesima figuraccia «il mio non ha questo scritto, ero solo curiosa»
«Se vuoi leggerlo» rispose il ragazzo sedendosi al tavolo «Puoi ordinarlo al Ghirigoro, basta specificare l’edizione che vuoi»
Jamie lo fissò stizzita, credeva che le avrebbe lasciato dare un’occhiata. In genere con loro erano tutti abbastanza disponibili, forse non sapeva di trovarsi di fronte Jamie Potter.
«Grazie dell’informazione, è certo che lo farò» rispose altezzosa, andando a sedersi a un tavolo vicino alla finestra.
 Il ragazzo aveva appoggiato un sacchetto sul tavolo, poi aveva preso il libro. Lo aprì tenendolo con una mano, un poco distante da lui, con l’altra invece, prese un dolce, dal tavolo e lo addentò tenendolo quasi di lato, perché non sporcasse il libro.
Jamie lo osservava, cercando di non farsi accorgere, doveva per forza essere uno studente. I capelli tenuti corti quel che bastava per evitare che i ciuffi gli ricadessero sugli occhi. Le sembrava di averlo già visto, Ci saremo incrociati a Hogwarts.
Si stava annoiando ad aspettare Harry e gli altri, e così tirò fuori la confezione di Api Frizzole.
Una donna corpulenta, dai capelli neri, si avvicinò a quel ragazzo, con aria arrabbiata «Ragazzo mio, in tutti questi anni di gestione non ho mai visto un comportamento più riprovevole». Jamie posò la confezione sul tavolo, e sorrise Oh, sembra nei guai. «Cacciare così la tua ragazza»
Jamie e il ragazzo sgranarono gli occhi.
«Una ragazza così carina, poi» continuò la donna, mentre il ragazzo la scrutava scocciato e confuso « Litigare per un libro?»
«Io quella ragazza non la conosco nemmeno» proferì il ragazzo offeso, Jamie si avvicinò al tavolo «È vero, signora. Per errore ho sfogliato il suo libro, pensando fosse mio» spiegò Jamie «Io sto aspettando degli amici»
«Oh, mi spiace tanto per il malinteso. Ma cara, hai detto... amici?»
«Sì, ora torno al mio tavolo, saranno qui tra poco» rispose, mentre faceva per tornare a sedersi.
«Oh...e tu caro con chi sei venuto, allora?» chiese la donna stupita.
«Da solo, spero non sia vietato» rispose ironico
«Cari, ma questa è una sala da tè per coppie»
Jamie si voltò di scatto, inorridita. Si guardò intorno, i tavoli da due, tutti mano nella mano, le maxi tortine per due. Era un bar per coppiette.
Il ragazzo si alzò dalla sedia afferrò il libro e uscì in fretta dal locale quasi travolgendo Jamie.
«Che esagerazione...» commentò lei, tornando al suo tavolo. Doveva trovare i Tre Manici di Scopa. Si stava allacciando il cappotto, quando vide il ragazzo tornare dentro. «Spero non sia un problema se rimango qui lo stesso» disse alla titolare, risedendosi al suo tavolo  «Ho già pagato una cioccolata»
«Ma non si può stare a un tavolo per due da soli. Ci sono delle regole da Madama Piediburro»
Jamie si trattenne dal ridere, ne aveva abbastanza, quel posto era un manicomio, aveva preso la borsa, quando la donna la chiamò «Cara, se magari vi sedereste al tavolo assieme, sarebbe una buona soluzione, no?»
Il ragazzo si era alzato e aveva raggiunto Jamie «Solo finché non ho finito i cupcake, per favore»
« Devo andare, i miei amici non mi aspettano qui» rispose Jamie decisa.
«Aspetta almeno che smetta di piovere, no?» le propose Madama Piediburro
«Piovere?», Jamie guardò fuori, e in effetti i passanti prendevano i loro ombrelli o usavano qualche incantesimo.
«Ti offro cioccolata e cupcake» le propose il ragazzo
«Una maxi tortina, e la cioccolata ed è andata» disse Jamie
«Un’altra cioccolata e una maxi tortina» ordinò allora il ragazzo.
«Bene una da dividere...» segnò Madama Piediburro sul suo taccuino
«Dividere?» chiese Jamie, togliendosi il cappotto «Non posso mangiarla da sola?»
«No, cara sono solo per due»
«Dovevo immaginarlo...»
Il ragazzo sembrava sul punto di volerla uccidere, ma non fece nulla «Da dividere, sì»
Si sedette al tavolo, Jamie era di nuovo intenta a sfogliare il libro «Quello è il mio libro...» le fece notare lui di nuovo,
«Oh, accidenti... è solo che...» Jamie si interruppe «A proposito, io sono Jamie. Jamie Potter»
«Sì, lo so» rispose lui semplicemente, riprendendosi il libro
Restarono in silenzio, mentre attorno a loro provenivano dei suoni umidi. Jamie non ebbe il coraggio di guardarsi in giro e tentò di riaprire la conversazione «Tu, invece come ti chiami?»
«Gabriel Asbury»
«Bel nome...Gabriel. Di che anno sei? Io sono al terzo»
«Ecco qui le cioccolate, cari» disse Madama Piediburro, poggiando le tazze sul tavolo «Ora vi porto il resto»
«Terzo anno» rispose Gabriel prendendo un altro cupcake dal sacchetto.
«Ma quanti ne avevi in quel sacchetto?», chiese Jamie, mentre il ragazzo divorava la prima parte del dolce, senza lasciar cadere nemmeno un pezzo. Gabriel masticò con calma, prima di rispondere «Cinque, ne ho comprato uno per tipo»
«Ti piacciono i cupcake, tanto da voler rimanere in un locale del genere?»
«Ecco la vostra tortina, cari» Madama Piediburro, posò in mezzo a loro un tortina al cioccolato ricoperta di glassa e zuccheri «Desiderate qualcos’altro?»
«No, grazie» rispose Gabriel senza staccare gli occhi dal libro
«Un paraocchi, grazie»
«Come, cara?»
«Lasci stare. Non ci serve niente» rispose Gabriel
Jamie lo fissò contrariata bevendo la cioccolata, quel ragazzo non aveva alcuna intenzione di fare conversazione. La ignorava, e non smetteva di leggere.
«Ti piace il Quidditch, Gabriel?» domandò d’istinto.
«No, direi di no», rispose, mentre si portava la tazza alle labbra, e non smetteva di leggere.
«Davvero? Ma è lo sport più bello che ci sia. Io gioco nel ruolo di Cacciatore» disse Jamie orgogliosa.
«Sì, e tuo fratello è un Cercatore» rispose Gabriel, che voleva chiudere la conversazione
«Il Quidditch è una passione di famiglia. Mio padre giocava, anche lui come Cercatore, era molto bravo»
«Sì, so anche questo»
«Davvero?»
«È di dominio pubblico» disse con leggero disappunto, alzando gli occhi su di lei per un momento.
«Sì, mi hanno detto che era molto ammirato. Harry e io abbiamo ereditato la sua bravura nel volo. Alla prima lezione con Madama Bumb, ci hanno fatto tutti i complimenti. Non era da tutti manovrare così una scopa la prima volta. Peccato che alla squadra servisse solo un Cercatore, altrimenti avrebbero preso anche me dal primo anno»
Gabriel la fissò accigliato «Non mi piace molto parlare di Quidditch»
«Oh, d’accordo»
Dal Quidditch passò a commentare il libro « è una storia davvero interessante, non trovi? Quel gruppo di streghe è stato molto innovativo. Vivevano vicino a dei Babbani e rimanevano loro stesse, usando le pozioni per aiutare i non-magici, e-.» si stoppò di botto, indicandolo.
«Che c’è?» le chiese Gabriel, guardandola.
«Tu sei il ragazzo del Ghirigoro» disse Jamie sorridendo «Mi hai lasciato il libro, sei stato gentile»
Lui rimase in silenzio, sorpreso«Non era l’edizione che cercavo, in ogni caso» rispose Gabriel.
«È stato carino lo stesso» rispose lei.
Gabriel la ignorò e, nemmeno due secondi dopo, Jamie ricominciò a parlare del libro.
«Vuoi leggere con me?» le chiese, dopo mezz’ora di monologo sul quarto capitolo.
«Oh, grazie» disse spostando la sedia affianco a quella del ragazzo «Morivo dalla voglia di leggere lo scritto di Bathilda Bath»
«Non l’avrei mai pensato» disse con un accenno di sorriso.
 I cupcake erano finiti, e il cielo di nuovo sereno.
 
Jamie e Gabriel camminavano in silenzio, lunga la strada principale di Hogsmeade «Perché sei rientrato, prima?» domandò Jamie «Ti eri praticamente lanciato fuori...»
«Per la cioccolata, e poi stava per piovere» rispose lui «E lì avrei potuto leggere in pace,senza incontrare nessuno che conoscevo»
«Leggere non è una vergogna. Da chi scappavi?»
Gabriel sembrò innervosirsi «Sono entrato nel locale perché era l’unico che aveva dolci simili. Non sapevo fosse un bar per coppiette,è stato imbarazzante»
«È vero, non facevano che stare appiccicati gli uni alle facce degli altri»
«Ma almeno sono troppo presi gli uni dagli altri. Non fanno caso a nessun’ altro. È il posto perfetto»
«Non dirmi che ci vuoi tornare» disse Jamie stupita, con una smorfia
« I dolci sono buoni» disse Gabriel, mettendosi le mani in tasca «Sì, credo che ci tornerò»
Jamie annuì «Buona fortuna, dovrai trovarti una ragazza che ti accompagni. Affiggi l’annuncio in bacheca : Offro dolci, in cambio di compagnia»
«Suona in un modo pessimo»
«È vero. Peccato che non abbiamo finito di leggere. Appena arriviamo a scuola, ordino l’edizione al Ghirigoro».
Gabriel, posò gli occhi su di lei, con sguardo incerto.
 «Devo correre da Harry, saranno arrabbiatissimi» disse Jamie. Avevano superato i cancelli di Hogwarts «Ci vediamo a scuola, Gabriel» lo salutò. «Grazie per la maxi tortina», corse lungo il viale che conduceva al portone principale, superando diversi studenti. Gabriel proseguì con calma, seguendola con lo sguardo.
 
Aveva appena superato il portone principale e stava salendo la scalinata per il primo piano.
«Non tanta fretta, Potter», era la voce laconica e glaciale del professor Piton.
Jamie si voltò, «Buonasera professore»,scese fino al terzo scalino, rimanendo così all’altezza del professore. Piton la squadrava arrabbiato.
 «Cosa ho fatto?»
«Dove sono le mie locuste?» borbottò una voce, e Jamie si guardò intorno «Oh, porca miseria»
«Cosa avevi in mente, nascondendo questo rettile, nel mio ufficio, Potter?» le chiese furioso, mostrandole Moccì, che stava pacato sulla sua mano
«Io non ho nascosto, nulla. Non-»
«Questo camaleonte è tuo e era nel mio ufficio»
«Sì, professore, le avevo già detto che ne avevo uno. Ma io non avevo idea...»
«Cinque punti in meno a Grifondoro, Potter. La prossima volta, non te lo restituirò» sibilò, cattivo, mentre Jamie afferrava Moccì, fissando il professore, offesa.
«Non mi sembra sia successo nulla di grave» protestò Jamie «L’ultima volta ha trovato piacevole il suo ufficio» disse con una smorfia «Ci sarà voluto tornare»
«Arrogante e sfacciata esattamente come tuo padre» soffiò Piton
«Jamie, i tuoi amici erano molto preoccupati» disse una voce affabile.
Piton e Jamie, si voltarono, dalle scale li stava raggiungendo il professor Lupin «Dovresti raggiungerli subito in Sala Comune», sorrise gentile «Ormai è quasi ora del banchetto»
«Vado subito», lanciò un’occhiataccia a Piton «Grazie, professore», sorrise a Lupin. E con Moccì sulla testa, si diresse in Sala Comune.
«Moccì, mi spieghi che ci facevi nel suo ufficio?»
«Ti avevo detto, che avrei cambiato indirizzo» le fece notare il camaleonte
«Tu, lì non ci devi tornare, e come ci sei arrivato nei sotterranei?»
«Grazie al mi ingegno» si pavoneggiò Moccì. E Jamie non riuscì a estorcerli altro.
Non appena varcò il buco del ritratto, vide Hermione andarle incontro, sembrava arrabbiata.
«Jamie, ma dove eri sparita? Ti abbiamo aspettato per due ore», Hermione parlava  senza prendere fiato «Pensavamo che ti fosse successo qualcosa, che ti avessero rapito...»
«Mi dispiace» si scusò Jamie, andando da Ron e Harry, che dal divano osservavano la scena «Ho perso la cognizione del tempo»
«Diciamo piuttosto che ti sei persa...» suggerì Harry, con un sorrisetto.
«Non è vero» protestò Jamie, si sedette accanto al gemello togliendosi il cappotto.
«Abbiamo incrociato Fred e George per strada, e credevano stessi con noi» disse Ron « Hermione è andata in panico». Hermione gli tirò una sberla sulla spalla «Miseriaccia, che ho detto?!» protestò Ron.
«Solo leggermente, nel panico» lo corresse Hermione.
«Come no!» bofonchiò Ron
«Ho sbagliato posto. Pensavo fosse i Tre Manici di Scopa, quando mi sono accorta dell’errore pioveva, e così sono rimasta lì» spiegò brevemente Jamie. Non voleva ammettere di essere finita in un posto per coppiette.
I tre sembrarono soddisfatti, così passarono il resto del tempo a raccontarsi di Hogsmeade.
Harry, Ron e Hermione erano stati da Mielandia e da Zonko, come Jamie. In più avevano anche visto da fuori la Stamberga Strillante.
«Dicono che sia infestata, ma da fuori non abbiamo visto nulla di strano» disse Harry stiracchiandosi.
«Dovremmo entrarci per scoprirlo davvero» disse Jamie
«Ma è tutta recintata...non si può»  incominciò Hermione
«Una recinzione si può anche scavalcare» ribatté Jamie, con un sorriso furbo, ma poi Hermione aprì la bocca per ribattere, così cambiò argomento «Invece, indovinate un po’ chi si è intrufolato nell’ufficio di Piton, oggi?» cambiando argomento
«Non tu, spero» disse Hermione.
«No, non ne ho avuto il tempo.» disse ridendo «Incolpa Moccì, piuttosto. Piton me l’ha riconsegnato, mentre rientravo»
«Cosa?» esclamarono gli amici
«E che ti ha detto?»
«Ti ha messa in punizione?»
«Non gli hai risposto come tuo solito, vero?»
Jamie rise «Ha detto le solite cose...» disse vaga, poi scurì la voce, imitando Piton «Non così in fretta, Potter». Dopo un secondo di silenzio, scoppiarono tutti a ridere «Mi ha tolto solo dei punti... per fortuna è arrivato il professor Lupin, altrimenti avremmo discusso di nuovo»
«Bastava che lasciassi hablar me» si lamentò Moccì, «nessuno mi può sfrattare asì»
Jamie e Harry si scambiarono un’occhiata d’intesa, sorridendo.
«Che avete?» domandò Hermione
«Piton, si è fatto un nuovo nemico, mi sa» spiegò Harry.
Lo stomaco di Ron brontolò rumoroso«Miseriaccia che fame, iniziamo a scendere?».
«Io non ho così fame, invece» disse Jamie sovrappensiero
«Sei ancora sazia dai dolci di Mielandia?» chiese Ron stupefatto
«Ron, è il tuo stomaco che è senza fondo» ribatté Hermione
«Bé io ho mangiato anche delle tortine, in quel posto...» disse Jamie «Erano davvero buone»
«Allora potremmo andarci alla prossima uscita, sono curioso» disse Ron
«Non credo che vi piacerebbe» rise Jamie.
 
Scesero per il banchetto. La sala Grande era irriconoscibile. «Altro che casa stregata dell’amico di Dudley» disse Jamie a Harry. Ammirarono tutti le centinaia di zucche piene di candele accese, mentre un nugolo di pipistrelli veri volava sopra le loro teste, facendoli abbassare. «Piton ha invitato amici stasera...» commentò Jamie maligna, facendo sorridere i tre amici. Osservò il soffitto: stelle filanti di un color arancione fiammeggiante guizzavano  lungo il soffitto coperto di nuvole.
Il cibo era delizioso e tutti a quattro si servirono doppia porzione di tutto. Lo sguardo di Jamie vagava per i tavoli Sono certa che non sia di Grifondoro...che stupida non gli ho chiesto di che casa era...
«Chi cerchi?» le domandò Hermione, perplessa.
«Oh, nessuno in particolare» rispose Jamie, continuando a esaminare il tavolo di Corvonero. Non lo vedo, non è Corvonero. Eppure avrei giurato che... Non può essere Tassorosso, non era per nulla un Tassorosso... Per scrupolo, però, scandagliò anche il tavolo dai colori giallo – nero.
Non lo vide neppure lì.
«Smettila di fissare gli sconosciuti» la rimproverò Moccì, dalla sua spalla. « Il tuo rosso è seduto poco più in là» Moccì indicò con la coda George seduto con Fred e Lee.
«Non cercavo lui» sibilò Jamie in un sussurro, impercettibile, anche per un rettilofono, se seduto un paio di sedie più in là. Il suo sguardo cadde anche sul tavolo di Serpeverde, ma distolse lo sguardo quando incrociò la chioma bionda di Draco Malfoy, e il suo gruppo.
Moccì si fece attento « Ah ora ne hai un altro per la testa... spero sia mejor del tonto rosso»
Jamie scosse la testa «Non è come credi...» sibilò piano, mentre rideva a una battuta di Seamus «Io ti racconto se tu mi dici come sei arrivato nei Sotterranei. Ci stai?»
«Bene, ma prima racconta tu. Adoro le storie da Fotoromanzo»
«Jamie lo fissò con aria perplessa e quasi spaventata
«La padrona del negozio li leggeva siempre» si giustificò lui
«Non sperare in nulla di che... » disse Jamie « Comunque quel bar si chiama Madama Piediburro, è una sala da tè per coppie» , storse il naso, tagliando un pezzo di arrosto «Ci siamo dovuti mettere nelle stesso tavolo, e lui voleva restare per la cioccolata e i dolci»
«Como se chiama?» domandò Moccì
«Gabriel... Asbury, penso sia quello il cognome, sì»
«Finalmente un nome altolocato, o che almeno sembra tale»
«Non poteva occupare un tavolo da solo, così mi ha chiesto di rimanere, offrendomi la cioccolata e il dolce, tutto qua»
«E io non ti dico nulla.»
Jamie, non ebbe altra scelta che finire di raccontargli tutto nei dettagli. Moccì era un vero pettegolo, voleva sapere tutto di quello che si erano detti
«Allora, adesso tocca a te»
«Mi sono appiccicato con la lengua e l’ho usata come liana»
«Davvero?»
«Claro!»
Moccì non le disse nient’altro, e Jamie imbronciata, non gli rivolse la parola per tutta la sera. Ma il buonumore le tornò ammirando lo spettacolo tenuto dai fantasmi di Hogwarts.
«Forte la decapitazione di Nick, vero?» commentò Ron, mentre uscivano dalla Sala Grande, e seguivano il resto dei Grifondoro verso la torre.
«Hanno superato loro stessi... Sono molto orgogliosa del nostro fantasma», Jamie  prese un ragno dal muro, e lo fece saltare nella sua mano.
«Jamie, tienilo lontano da me» la ammonì Ron, tagliando la strada a Harry per allontanarsi.
«Non te lo tiro addosso, Ron» lo rassicurò, salendo le scale.
La lingua di Moccì scattò, e tirò il ragno nella sua bocca «Bleah...» commentò il camaleonte.
 Ron tirò un sospiro di sollievo. «Prendere un camaleonte è stata davvero una buona idea»
«Ron, non dirglielo prima che cerchi di adottare qualcos’altro» lo pregò Harry.
Arrivarono al corridoio che portava al ritratto della Signora Grassa. E tutti si stavano, a mano a mano, bloccando lì. Anche i quattro dovettero fermarsi «Ho visto code del genere solo in autostrada» disse Jamie, al fratello.
«Perché non entrano?» chiese Hermione incuriosita. Ron, il più alto tra loro, si mise in punta di piedi cercando di vedere qualcosa oltre alle teste degli studenti «Non riesco a vedere niente» si lamentò «Il ritratto sembra chiuso, però» disse, tornando giù  «Jamie, perché non lanciamo il tuo camaleonte? Così ti dice cosa vede» propose Ron
«Non paragonarmi a uno schifoso ragno molliccio, zotico rosso» si offese il camaleonte, attorcigliando la coda al collo di Jamie.
«Non credo che la tua idea gli vada molto a genio, Ron» disse Harry, divertito
«Fatemi passare, per favore» disse Percy, facendosi largo nella calca con aria d'importanza. «Che cos'è questo ingorgo? Non è possibile che abbiate dimenticato la parola d'ordine tutti quanti... scusate, sono il Caposcuola...»
E poi il silenzio cadde sulla folla, a partire da chi era davanti, così che una corrente gelata parve dilagare per il corridoio. Percy disse, con voce improvvisamente aspra: «Qualcuno vada a chiamare il professor Silente. Subito».
I ragazzi si voltarono; quelli nelle ultime file si alzarono in punta di piedi.
«Che cosa succede?» chiese Ginny, che era appena arrivata.
«Non lo so, ma per chiamare Silente... deve essere qualcosa di serio» le disse Jamie.
Un attimo dopo, ecco il professor Silente avanzare verso il ritratto. I Grifondoro si fecero da parte per lasciarlo passare.
«Avviciniamoci» sussurrò Harry agli altri tre.
Jamie rimase senza parole. «Oh, cielo...» Hermione afferrò Harry per un braccio «Qualcuno ha...»
«Lacerato il ritratto» concluse Harry per lei.
La Signora Grassa era sparita dal ritratto, strisce di tela erano sparsi sul pavimento.
«Lo ha anche strappato via..» disse Jamie, fissando altri grossi pezzi caduti ai piedi del ritratto.
«Deve essere psicolabile...» commentò Moccì, facendo spuntare la testa dalla spalla di Jamie
Silente diede una rapida occhiata al quadro distrutto e si voltò, incupito, mentre i professori McGranitt, Lupin e Piton lo raggiungevano di corsa.
«Dobbiamo trovarla» disse Silente. «Professoressa McGranitt, la prego di andare da Mastro Gazza e di dirgli di cercare la Signora Grassa in tutti i quadri del castello».
I quattro si allontanarono, tornando vicino a Ginny.
«Buona fortuna!» disse una voce ghignante.
Era Pix il Poltergeist, che fluttuava sopra la folla, soddisfattissimo, come sempre, quando qualcosa non andava per il verso giusto.
«Che cosa vuoi dire, Pix?» gli chiese Silente con calma, e il ghigno di Pix si attenuò: non osava farsi beffe di Silente.
«Si vergogna, signor Capo, signore. Non vuole farsi vedere. È un vero disastro. L'ho vista correre dentro il paesaggio al quarto piano, signore, e nascondersi dietro gli alberi. Urlava qualcosa di terribile» disse allegramente. «Poverina» aggiunse, senza peraltro suonare convincente.
«Ha detto chi è stato?» chiese Silente senza battere ciglio.
«Oh, sì, Capodirettore, signore» disse Pix con l'aria di uno che culla una bomba. «Sa, si è arrabbiato moltissimo quando lei non l'ha lasciato entrare». Pix fece una capriola e rivolse un ghigno a Silente di sotto in su, con la testa che spuntava tra le gambe. «Che caratteraccio, quel Sirius Black».
Jamie sgranò gli occhi, e si voltò verso Harry. Ron e Hermione li fissarono preoccupati
«Fortuna che ci sono i Dissennatori» bofonchiò Jamie, mentre scendevano le scale. Il professor Silente li aveva rispediti tutti in Sala Grande. Harry non poté evitare di vedere che tremava leggermente.
«Vedrete che lo prenderanno» disse Hermione fiduciosa «Insomma...sono tutti in giro a cercarlo»
Jamie scosse la testa «Non è più dentro il castello. Non può essere rimasto dentro» prese un respiro «Credo sia uscito, rimanendo nei paraggi» ragionò «Ci sono molti posti dove nascondersi, vedi la Foresta proibita, sarebbe perfetta»
«Ma i Dissennatori...» tentò Hermione
«Gli è già sfuggito una volta....e poi...» fece una pausa, voltandosi verso di loro «Una persona così malvagia...quanto può essere toccato dai Dissennatori?»
I tre rimasero in silenzio, non sapevano cosa rispondere. Quello che diceva era più che logico, anche Hermione lo sapeva, cercava soltanto di rassicurarli. Harry si sentiva in colpa, le aveva assicurato che non sarebbe mai potuto entrare a Hogwarts. Le si mise di fianco, guardandola di tanto in tanto, un po’ apprensivo.
Jamie sorrise e gli diede un colpetto al braccio «Non sentirti in colpa» gli disse in serpentese.
«Deve solo provare a avvicinarme» disse Moccì minaccioso.
Arrivarono in Sala Grande e si diressero tutti d’istinto verso il loro tavolo.
D’un tratto a Harry venne da sorridere, e si mise a ridacchiare piano. Ron e Hermione lo guardarono straniti, ma Jamie lo fissò divertita, anche se sorpresa.
« Le probabilità della nostra morte, si sono alzate del quaranta per cento» disse serio «La Cooman ci andrà a nozze,» disse sorridendo.
«Ma come fai, in un momento simile...» disse Hermione fingendosi sconsolata e esibendo un sorriso.
Jamie sorrise al fratello. Gli era grata per aver sdrammatizzato la situazione «Che altro dovremmo fare... non serve a nulla deprimersi»
Le porte della Sala Grande si aprirono e entrarono gli studenti di Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Erano tutti confusi.
«Io e gli insegnanti dobbiamo perquisire il castello» disse loro Silente mentre i professori McGranitt e Vitious chiudevano tutte le porte della sala. «Temo che per la vostra sicurezza dovrete passare la notte qui. Voglio che i Prefetti facciano la guardia agli ingressi. Affido la responsabilità ai Capiscuola. Ogni anomalia deve essermi riferita immediatamente» aggiunse rivolto a Percy, che sembrava molto compreso nel suo ruolo. «Comunicate via fantasma».
Il professor Silente tacque, fece per andarsene, poi disse:
«Oh, sì, avrete bisogno di...»
Un cenno casuale della mano e i lunghi tavoli si addossarono alle pareti; un altro cenno, e il pavimento si coprì di centinaia di soffici sacchi a pelo violetti.
«Buonanotte» disse il professor Silente chiudendosi la porta alle spalle.
La Sala si riempì in un attimo di mormoni eccitati; i Grifondoro raccontarono l'accaduto al resto della scuola.
«Tutti nei sacchi a pelo!» esclamò Percy. «Forza, basta con le chiacchiere! Fra dieci minuti luci spente!»
Harry, Jamie, Ron e Hermione presero quattro sacchi a pelo e li trascinarono in un angolo
«Silente, pensa che Black sia ancora nel castello» disse Harry, mentre si infilavano nei sacchi a pelo, completamente vestiti.
«Per fortuna ha scelto proprio questa sera» disse Hermione, puntellandosi sui gomiti per poter chiacchierare «L’unica sera che non eravamo nella torre...»
«Avrà perso la nozione del tempo» disse Ron, non si sarà reso conto che era Halloween. Altrimenti sarebbe venuto qui»
Hermione rabbrividì. Jamie aveva alzato il sopracciglio ma non aveva proferito parola.
Tutti intorno i ragazzi si rivolgevano la stessa domanda : Come aveva fatto a entrare?
Alcuni proposero il volo o il travestimento, altri la materializzazione.
Hermione si irritò «Possibile che io sia l’unica che si è presa la briga di leggere Storia di Hogwarts?»
«Probabile» disse Ron «Perché?»
«Perché è impossibile materializzarsi, dentro Hogwarts» spiegò Jamie per lei.
«E poi i cancelli sono sorvegliati dai Dissennatori» disse Hermione «Lo avrebbero almeno avvistato se fosse arrivato volando. E i passaggi segreti sono sorvegliati, penso»
«Si spengono le luci!» gridò Percy. «Tutti nei sacchi a pelo e silenzio assoluto!»
Le candele si spensero tutte in una volta. L'unica luce residua emanava dai fantasmi argentati che fluttuavano parlando in tono serio con i Prefetti, e dal soffitto incantato, che, come il cielo fuori dalle finestre, era trapunto di stelle.
«Sembra di dormire all’aperto» sussurrò Jamie, tenendo Moccì, per la coda, perché voleva uscire a dare una lezione a Black.
I quattro dormirono ben poco, verso le tre del mattino, quando molti ormai si erano addormentati, entrò il professor Silente. Lo videro cercare Percy, che si aggirava tra i sacchi a pelo, sgridando chi ancora chiacchierava. Percy era a poca distanza da loro, e quando sentirono i passi di Silente avvicinarsi, finsero subito di dormire,tranne Moccì che stava sopra il sacco a pelo, fissando il preside.
«Qualche traccia di lui, professore?» chiese Percy in un sussurro.
«No. Qui tutto bene?»
«Tutto sotto controllo, signore».
«Bene. Ora è inutile spostarli. Ho trovato un guardiano temporaneo per il ritratto del Grifondoro. Domani potrai farli trasferire».
«E la Signora Grassa, signore?»
«Si è nascosta in una cartina dell'Argyllshire al secondo piano. A quanto pare si è rifiutata di far entrare Black senza la parola d'ordine, così lui l'ha aggredita. È ancora molto scossa, ma quando si sarà calmata chiederò a Mastro Gazza di restaurarla».
Sentirono la porta della sala aprirsi di nuovo cigolando, e altri passi avvicinarsi.
«Preside?» Era Piton. Harry e Jamie rimasero immobili, con le orecchie tese. «Tutto il terzo piano è stato perquisito. Non è lì. E Gazza ha ispezionato le segrete: anche là sotto niente».
«E la torre di Astronomia? La stanza della professoressa Cooman? La Guferia?»
«Tutto controllato...»
«Molto bene, Severus. Non che mi aspettassi di trovarlo».
«Ha idea di come possa essere entrato, Preside?» chiese Piton.
«Parecchie, Severus, una meno probabile dell'altra».
Harry aprì gli occhi per un istante e li strizzò nella direzione delle voci. Silente gli dava le spalle, ma poteva vedere il volto di Percy, concentratissimo, e il profilo di Piton, che sembrava arrabbiato.
«Si ricorda la nostra conversazione, Preside, appena prima... ah... dell'inizio del trimestre?» disse Piton a labbra strette, come se cercasse di non farsi sentire da Percy.
«Sì, Severus» rispose Silente, con una nota d'avvertimento nella voce.
«Sembra... quasi impossibile... che Black sia potuto entrare nella scuola senza un aiuto dall'interno. Avevo espresso la mia preoccupazione quando lei ha assegnato...»
«Non credo che nel castello ci sia una sola persona che avrebbe aiutato Black a entrare» ribatté Silente, facendo capire che l'argomento era chiuso così chiaramente che Piton non osò replicare. «Devo scendere dai Dissennatori» disse Silente. «Ho detto che li avrei informati alla fine dell'ispezione».
«Non hanno offerto la loro collaborazione, signore?» chiese Percy
Jamie trattenne il respiro.
«Oh, sì» disse Silente gelido. «Ma temo proprio che nessun Dissennatore varcherà la soglia di questo castello finché io sono il Preside».  La ragazza trasse un sospiro di sollievo
Percy parve confuso. Silente uscì dalla sala a passi rapidi e silenziosi. Piton rimase ancora un attimo, guardando il Preside con un'espressione di profondo rancore, poi se ne andò a sua volta.
Jamie rivolse un’occhiata a Harry, Ron e Hermione.  Avevano gli occhi spalancati sul soffitto stellato.
«Ma che sta succedendo?» sussurrò Ron.
«Non ne ho idea, ma credo che Piton parlasse di Lupin» sussurrò Jamie lentamente.







Tana del camaleonte:

Allora, non c'è molto da dire. Il capitolo parla da solo. Vi dico solo che Gabriel sarà molto presente d'ora in poi e anche nei seguiti, e spero di

non essere caduta nel banale con lui, e di averlo fatto un po' diverso dai soliti (se non è così, vado a rintanarmi per la vergogna, e faccio mea

culpa  -__-)

Mi auguro che il loro incontro vi sia piaciuto.

Come sempre alla prossima settimana.

Eltanin

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Capitolo 10
*** In cui si fanno chiacchiere su Cedric Diggory ***


Giuro solennemente di non avere buone intenzioni....

Ciao ragazzi!
Rieccomi qua con un nuovo capitolo.
Come sempre ringrazio chi segue questa storia e appina e midnight589 per le loro recensioni. Sono contenta che la storia vi piaccia!

Buona lettura!




Nei giorni seguenti, a scuola non si parlò d'altro che di Sirius Black. Le teorie su come era riuscito a penetrare nel castello diventarono sempre più improbabili; Hannah Abbott di Tassorosso trascorse gran parte della lezione di Erbologia dicendo a tutti che Black era in grado di trasformarsi in un cespuglio fiorito.
Jamie e Hermione la fissavano accigliate «Hannah, poniamo pure che lo sappia fare...ma come diamine passa inosservato un cespuglio fiorito all’interno del castello» le fece notare Jamie stizzita.
La tela strappata della Signora Grassa era stata staccata dalla parete e sostituita.
Al suo posto, c’era un grande quadro con dipinta una striscia d’erba, un cavaliere di nome Sir Cadogan e un grasso pony grigio.
 Nessuno ne fu felice. Specialmente Moccì, che al primo incontro col cavaliere si era molto offeso.
Sir Cadogan lo aveva chiamato immonda creatura e lo voleva trafiggere con una spada. L’espressione esatta con cui gli si rivolse fu: squarciargli le budella e recidergli la testa per poi impalarla e bruciarla.
Moccì, aveva fatto scattare la lingua e colpito, con violenza, Sir Cadogan, più volte, il risultato fu solo un forte mal di testa per il cavaliere.
 Sir Cadogan, oltre a sfidare la gente a duello, inventava complicate parole d'ordine che cambiava almeno due volte al giorno.
«È completamente pazzo» disse Seamus a Percy. «Non potremmo avere qualcun altro come guardiano?»
«Nessuno degli altri quadri ha accettato il compito» disse Percy. «Hanno paura di quello che è successo alla Signora Grassa. Sir Cadogan è stato l'unico ad avere il coraggio di farsi avanti».
Sir Cadogan, comunque, era l'ultimo dei loro pensieri. Ora erano tenuti sotto strettissima sorveglianza.
Jamie, non si era sentita mai così braccata, gli insegnati trovano ogni scusa per scortarli lungo i corridoi, ma il peggio era senza ombra di dubbio Percy Weasley.
«Ci segue ovunque» si lamentò Jamie, furiosa, mentre erano a lezione di incantesimi. «Non posso fare nulla perché mi ritrovo Percy fra i piedi»
«Se intendi che ti impedisce di partecipare agli scherzi balordi di Fred e George, allora...» cominciò Hermione.
Jamie la guardò agghiacciata, come se stesse dicendo un’eresia, «Ti prego, non continuare»
Qualche giorno dopo, però, Harry notò che Percy non li stava seguendo.
«Cos’hai fatto?» le domandò con un sorrisetto, mentre andavano a Difesa Contro le arti Oscure.
Lei ridacchiò, «È stata un’idea di Fred e George» si giustificò «Lo terrà lontano per qualche giorno»
Percy, a causa di un dolce contraffatto, aveva delle piume sulle braccia e sulle spalle, così era stato portato in infermeria. A fargli compagnia ci finì anche Marcus Flitt, per colpa di una parola di troppo si era ritrovato la testa gonfia come un palloncino e di color blu-viola.
Anche lui aveva mangiato un dolce, un dolce al mirtillo.
Jamie e i gemelli non erano mai stati più soddisfatti.
Un giorno, la professoressa McGranitt, convocò Harry e Jamie nel suo ufficio con un espressione così cupa che li fece pensare al peggio.
«È inutile nascondervelo ancora a lungo» disse in tono molto serio. «So che  sarà uno shock, ma Sirius Black...»
«Sta cercando noi» disse Harry stancamente.
 «Abbiamo sentito i genitori di Ron che ne parlavano. Il signor Weasley lavora per il Ministero della Magia».  Spiegò Jamie.
La professoressa McGranitt parve molto sorpresa. Li fissò per qualche istante, poi disse: «Capisco! Bene, in questo caso comprenderete perché non credo che sia una buona idea che  non prendiate parte agli allenamenti di Quidditch la sera. Fuori nel campo, solo con i compagni, è troppo rischioso...»
Jamie, la fissò come se la professoressa  avesse detto che erano espulsi.
«Ma sabato c'è la prima partita di campionato!» esclamò Harry, sconvolto. «Dobbiamo allenarci, professoressa!»
La McGranitt li fissò intensamente.
«Professoressa, la prego. Non possiamo saltare gli allenamenti.» Jamie la fissava supplichevole «è l’ultimo anno del nostro capitano. Baston ci tiene così tanto a vincere»
«E anche noi» disse Harry, sapeva che ci teneva molto alle sorti della squadra dei Grifondoro; dopotutto, lei era stata la prima a proporlo come Cercatore.
Attesero, trattenendo il respiro.
«Mmm...» La professoressa McGranitt si alzò e guardò fuori dalla finestra, verso il campo da Quidditch, a stento visibile attraverso la pioggia. «Be'... il cielo sa quanto vorrei che finalmente vincessimo la Coppa... ma comunque... sarei più tranquilla se fosse presente un insegnante. Chiederò a Madama Bumb di assistere ai vostri allenamenti».
Jamie le sorrise «Grazie,professoressa»
 
Dopo un’estenuante ora di Trasfigurazione, dove Jamie aveva trasfigurato il suo ragno in un bottone con le zampe, si stava dirigendo ad Aritmanzia, con Hermione.
«Hermione, tu hai capito l’associazione dell’ultima lezione» chiese Jamie, frugando nella sua borsa, per trovare un fazzoletto. Non ottenne risposta, così alzò lo sguardo. Hermione non c’era.
Jamie, si guardò intorno smarrita «Hermione...». Era ferma in mezzo al corridoio. L’aula di Aritmanzia era a pochi passi Forse Hermione è già entrata. Sì, mi deve aver superato ed è entrata.
Corse fino all’aula e ci entrò di botto. Cercò l’amica, ma non c’era. Voleva uscire, ma alcuni Corvonero, poco delicati, la costrinsero a proseguire nell’aula, ridacchiando. L’alternativa era di venire travolta dai due Battitori, che erano il doppio di lei. Vi faccio spedire un bel bolide da Fred e George alla partita, pensò rabbiosa, sbattendo con forza  la borsa sul primo banco che trovò.
Il ragazzo che era seduto al banco, alzò gli occhi su di lei, con uno sbuffo divertito.
Anche lei lo guardò, pronta a litigare, ma non fece nulla di tutto questo. Si aprì in un enorme sorriso «Gabriel» lo salutò, di colpo allegra.
«Jamie...» la salutò lui con voce calma
La ragazza si sedette al banco con lui, erano in ultima fila.  «Non sapevo che seguissi Aritmanzia, non ti avevo mai visto» disse sorpresa
Lui parve sorridere «Di solito passo inosservato»
Lei piegò un po’ la testa di lato «Bé, non importa, ora che ti conosco, ti noterò ogni volta» sorrise, dandogli una pacca sulla spalla, sfiorando il risvolto verde.
Verde?
Lo fissò sgranando gli occhi «Sei un Serpeverde...»
Lui restò in silenzio, come se si aspettasse un esplosione.
«Buongiorno a tutti» salutò la professoressa Vector, mentre percorreva l’aula fino alla cattedra. Dietro di lei, Hermione arrivava ansante. Jamie, la vide e fu sollevata. Hermione, invece mormorò «Scusa» ma le lanciò uno sguardo interrogativo, sedendosi accanto a Hannah Abbott in seconda fila.
Gabriel, si concentrò sulla professoressa e sul libro.
Jamie seguiva la lezione ma spesso lo sguardo le cadeva sul vicino di banco. Gabriel però, non ricambiò nessuno di queste occhiate, stoicamente teneva gli occhi sul libro o sulla lavagna.
A fine lezione, Gabriel fu come un fantasma. Jamie trovò impressionante quanto fosse bravo a dileguarsi, ma nemmeno due secondi dopo lo seguì fuori dall’aula, correndo, con la borsa che le cadeva dalla spalla e urtava chiunque.
«Gabriel!» lo chiamò quasi urlando, con una leggera stizza nel tono della voce, e la coda della cravatta sulla spalla.
Lui si voltò con un sospiro, aspettandola.
«Tu che materia hai adesso?» gli domandò, togliendosi dagli occhi i ciuffi che erano sfuggiti dalla treccia.
Gabriel, sorpreso la osservò per un secondo in silenzio, «Hai travolto mezzo corridoio, per chiedermi che materia ho adesso?» disse con una nota di rimprovero che non sfuggì a Jamie
«Ti sei dileguato subito dopo la campanella» borbottò la ragazza, si sistemò la cravatta dentro il maglione.
Gabriel la fissò accigliato «Ho Storia della Magia», disse spostandosi di lato per non venire urtato.
«Anche io... l’anno scorso la seguivamo coi Tassorosso»  
Gabriel, annuì «Noi coi Corvonero»
«Meglio così» disse Jamie contenta «Andiamoci insieme», la sua non era una domanda. Afferrò il braccio di Gabriel per farsi seguire lungo il corridoio.
« Sei un Serpeverde» disse Jamie, mentre camminavano «Avrei dovuto capirlo. Non potevi essere Grifondoro, ti avrei notato prima. Troppo poco saccente per essere Corvonero.» poi lo guardò divertita «Davvero troppo taciturno, per essere Tassorosso»
«No, troppo intelligente, per essere Tassorosso» la corresse lui, puntiglioso.
«Non ti ho mai visto tra i Serpeverde» disse lei «Non sei amico di Malfoy, vero?» domando preoccupata e speranzosa
«Mi hai mai visto con lui?»
«No, in effetti»
«Allora hai la tua risposta» disse senza guardarla.
Jamie, invece lo osservava, non le era sembrato così alto a Hogsmeade, la sua testa gli arrivava appena sopra la spalla.
«Di chi sei amico a Serpeverde, se non ti piace Malfoy?» gli domandò curiosa
Gabriel, la guardò dall’alto in basso, «Siamo arrivati all’aula» disse e affrettò il passo lasciandola indietro.
«Jamie!». Jamie si voltò, vedendo Hermione, che trafelata le correva incontro
«Hermione! Mi ha fatto morire di paura», anche se si era ricordata di lei, solo in quel momento.
«Scusa, sono dovuta tornare indietro, avevo dimenticato un libro»
«Non fare mai più una cosa del genere. Ho perso dieci anni di vita» disse Jamie mentre entravano nell’aula «Me ne rimangono solo tre, cavoli» presero posto davanti a Harry e Ron.
«Hermione...ma dov-» lei zittì Ron con un gesto della mano
Jamie si voltò, poggiando le braccia sullo schienale della sedia, e cercò Gabriel. Era seduto di nuovo in ultima fila, di fianco ad un altro Serpeverde, che gli stava parlando. Gabriel, sembrava essere indifferente a ogni parola del suo compagno.
«Jamie!» la richiamò Hermione, con un colpetto.
«Che c’è ?» le domandò guardandola interrogativa, facendo dondolare la gamba.
«Non segui la lezione?»
«Non l’ho mai fatto» ghignò Jamie, cominciando a scarabocchiare sulla pergamena di Ron «Ti insegno un gioco babbano?» chiese all’amico, ignorando gli sbuffi di disappunto di Hermione «Vuoi giocare anche tu, Hermione?»
«Sono l’unica qui che si degna di seguire?» domandò Hermione osservando anche gli altri studenti.
«Direi di sì» disse Harry con un sorriso, alzando gli occhi dal tema di Trasfigurazione.
Jamie, giocava a tris, con Ron. Di frequente si ritrovava a osservare Gabriel, ma lui non la vedeva. I suoi occhi, erano catturati dalle pagine di un libro, che teneva aperto sul banco.
«Chi guardi?» le domandò Ron, che si era appassionato al tris.
«Oh, scusa. Ero sovrappensiero...» disse mettendo una croce nel quadrato di destra. Tornò a sedersi composta. Spero fossero sinceri nel proclamare l’unità fra case. Pensò con un sorriso In caso contrario sarà molto divertente smentirli...
Alla fine della lezione, Jamie stava rimettendo i libri nella borsa. Gabriel, era già sparito. «Harry, che lezione abbiamo adesso?»
«Hmm.. Pozioni, non ricordi..»
«No, di nuovo coi Serpeverde...» bofonchiò Ron, sconsolato
Jamie rise «Mai avuta una notizia peggiore»
«Condividiamo con loro la maggior parte delle lezioni, Ron. Sarà meglio che ti abitui» disse Hermione, infilando a forza un libro nella sua borsa, sempre stracolma.
«Sarà meglio che Malfoy non faccia il furbo» commentò Harry a denti stretti.
«Sediamoci lontano da lui! Non mi va di passare la lezione a fargli da servo» disse Ron, mentre scendevano al primo piano. «Hermione, ma come fai a portare in giro quella borsa?» chiese stupito.
«Magari stasera andiamo in biblioteca a cercare qualche incantesimo di estensione» propose Jamie
«Ci stavo pensando anche io, ma ho il compito di Antiche Rune, poi Babbanologia... Ah anche Divinazione...e poi volevo ripassare-»
«Frena..ho capito. Te lo vado a cercare io, mentre tu tenti questa missione impossibile», Jamie chiuse il discorso. Aveva rinunciato a domandare qualcosa all’amica. Hermione, aveva la bocca cucita. Non le piaceva ficcanasare nei segreti dei suoi amici. Sperava però, di convincerla a lasciare Babbanologia e Divinazione. Non le erano di alcuna utilità, e le creavano problemi.
L’aula di Pozioni era già mezza piena quando arrivarono. C’erano pochi tavoli interamente liberi. Ne notò uno mezzo vuoto, proprio accanto a quello di Gabriel. Senza pensarci, prese Harry per una manica «Venite. Occupiamo quel tavolo»
«Ma è in fondo...» si lamentò, Hermione.
«Tanto Piton non ti chiama mai, e nemmeno ti loda» ribatté Jamie, occupando l’estremità destra del tavolo. Gabriel occupava il lato adiacente al suo, ma si comportava come se nulla fosse. Non incrociava il suo sguardo, né dava alcun segno di riconoscerla.
Piton, reclamò il silenzio, e scrisse le istruzioni sulla lavagna per una pozione rigonfiante. Jamie, non prestava attenzione al professore, era troppo assorbita a capire la sua nuova conoscenza e non aveva il tempo di sfidare Piton. L’atteggiamento di Gabriel la infastidiva, lo fissò con stizza, mutilando per sbaglio le sue ortiche.
Le ripassò decisa, col coltello. Non poteva certo rovinare la pozione, e la sua media. Nelle altre materie non le importava più di tanto, ma Pozioni era tutto un altro discorso. Il suo orgoglio ne sarebbe uscito ferito.
 
La sera, prima di cena, Jamie andò in Biblioteca, come promesso. Percy le stava alle calcagna. Era tornato a perseguitarli, una volta entrato nel periodo di muta e perse le piume.
La osservava da uno dei tavoli, mentre era intenta a cercare un libro con l’incantesimo che cercava. Per fortuna arrivò penelope Light, la sua ragazza. E sembrava una furia.
Jamie scoppiò a ridere e si allontanò di qualche scaffale, continuando a guardare la scena. Percy aveva saltato un appuntamento con lei, per tenerla d’occhio, e Penelope ne aveva tratto le conclusioni sbagliate. Io con Percy...non esiste proprio. Non è certo lui il mio preferito. Non voleva noie con Penelope, così si allontanò tra gli scaffali. Sparendo dalla loro vista.
Si fece attirare dal reparto sulle pozioni, prendendo qua e là qualche volume e visionandolo velocemente.
Quando sentì rumori di passi pesanti e veloci avvicinarsi, sbirciò dallo scaffale opposto, togliendo un libro. Era Penelope, e dal suo atteggiamento non sembrava amichevole. Percy, se sta cercando me...ti farò crescere delle squame, la prossima volta...meglio defilarsi...
Scappò veloce, rintanandosi ancora più in fondo tra gli scaffali. Quella zona si avvicinava al reparto proibito, e non era molto frequentata da studenti, a parte uno.
«Gabriel» lo chiamò decisa, sussurrando. Lui si voltò a fissarla, con un espressione scocciata. «Parliamo chiaro, non è che tu mi stia poi tanto simpatico, dopo oggi. Ma ho bisogno di aiuto e sei l’unica creatura umana nei paraggi» gli disse tutto d’un fiato. Lo afferrò per il polso trascinandolo. Gabriel, si fermò, tirandola indietro «Stavo cercando un libro, e vorrei continuare a farlo» non ritrasse il polso, ma tornò indietro, deciso . Il braccio si muoveva normalmente, nonostante Jamie non avesse mollato la presa.
Ritornarono al punto di prima, e Jamie si guardava intorno, nervosa. Lui la ignorava, come se non fosse presente. Non le fece domande. Accettava la sua presenza come si può accettare un mobile inanimato.
Jamie sbuffò. Penelope, forse, strada facendo aveva ritrovato il buon senso.
«Mi sto nascondendo, per la cronaca»
Lui annuì, e si sedette sul pavimento, poggiando la schiena sullo scaffale, e si mise a leggere un grosso tomo sugli antidoti ai veleni.
Jamie, ne fu quasi subito attratta, ma si sedette davanti a lui prendendo un libro sulla trasfigurazione dell’aspetto. Non le interessava molto, ma visto che in Trasfigurazione aveva solo Accettabile come media, forse era il caso di porre rimedio.
Dopo dieci minuti di silenzio. Jamie si sentì osservata e notò che Gabriel la fissava con un debole sorriso ironico. «Cosa vuoi?» gli domandò seccata.
«Alla famosa Jamie Potter, non piace il suo aspetto?» chiese educato, solo gli occhi tradivano il divertimento.
Jamie parve emanare lampi dagli occhi. « Trasfigurazione è una materia di studio. Io mi sto semplicemente informando su un corso che seguo da tre anni» ribatté glaciale. «E il mio aspetto mi soddisfa parecchio»
«Non volevo essere invadente...» si scusò lui «Credevo che volessi provare a mascherare la cicatrice»
Jamie lo studiò qualche secondo prima di rispondere «Nasconderla non la farebbe sparire in ogni caso. Mi illuderei soltanto»
Gabriel incrociò il suo sguardo, Ha gli occhi verdi pensò Jamie, l’aveva notato solo ora. Le piacevano, erano più scuri di quelli di Harry. Le ricordarono per un attimo il colore di Moccì da arrabbiato. Quando glielo dirò stasera, si offenderà di certo, e cambierà colore.
«Non mi piace Trasfigurazione» continuò lei «preferisco Pozioni...»
«Eppure Piton sembra odiarti» le fece notare Gabriel.
Jamie alzò le spalle «Ho detto che mi piace la materia. Non il professore»
«Sono pochi quelli a cui piace Pozioni. Specie tra i Grifondoro»
Jamie annuì « È vero. Ma Pozioni... la adoro perché è una materia fatta di certezze. Sapere che, se mischi due dosi di polvere di pelle di drago e sei zanne di serpente, e le mescoli quattro volte in senso orario ottieni una splendida sfumatura lilla, è consolante»
Gli occhi di Gabriel si puntarono su di lei, e Jamie, che si sentiva sotto esame, tornò a osservare un disegno esplicativo sul suo libro.
Sentì Gabriel alzarsi, così lo guardò. Si mise davanti a lei e le porse il libro che stava leggendo.
«Lo apprezzerai di più tu» glielo posò accanto, e se ne andò. Con la calma che aveva contraddistinto ogni loro incontro.
Sbuffò, picchiando la testa contro lo scaffale, più volte. Si erano parlati tre volte, e avevano parlato del nulla tutte e tre le volte.  Eppure non riusciva a ritenere inutili quelle conversazioni.
 
Il giorno dopo, in sala Comune, Hermione e Jamie, si stavano esercitando in un complicato incantesimo di estensione.
«Insomma, non hai trovato libri più chiari di questo?» borbottò Hermione, era seduta a gambe incrociate e sfogliava il libro poggiato sulle gambe «Non si capiscono molto questi passaggi...»
«Bé tra quelli che ho visto... mi sembrava il più completo. Ti assicuro che ho cercato bene» disse Jamie «Ma se vuoi possiamo sempre tornare a guardare», si sentiva in colpa. Aveva perso tempo, cercando di capire Gabriel. A dire il vero, aveva pensato a lui solo cinque minuti, quel libro di Pozioni era molto interessante.
«Sei stata lì un’ora...se hai detto che non c’era altro, è inutile»
«No, mi sono fermata a chiacchierare ed ero distratta, forse me ne è sfuggito qualcuno»
«Chiacchieravi con Percy? Ho sentito che Penelope era furiosa», Hermione fece un tentativo sulla borsa, che però si allargò, sformandola « Oh, no..» commentò delusa.
Jamie, con un colpo di bacchetta la fece tornare normale « Quell’idiota passa il tempo a pedinare Harry e me al posto di stare con lei», Jamie si fece un poco pensierosa «Comunque non chiacchieravo con lui. Non lo farei mai»
Hermione rise « Sei tremenda, povero Percy. Spero che Penelope lo abbia perdonato», fece di nuovo un tentativo, stavolta il bordo della borsa si era afflosciato
«Io spero che gli abbia fatto promettere di non seguirci più» disse Jamie, mentre Hermione faceva tornare la borsa com’era. «Quando sono uscita dalla Biblioteca lui non c’era, quindi credo sia tutto a posto»
«Basta esercitarsi, sono stanca. Facciamo Trasfigurazione. Tu dopo hai gli allenamenti, no?»
Jamie annuì «Sì, Baston è così agitato, tra poco c’è la prima partita...», afferrò il libro di Trasfigurazione, e occuparono un tavolo.
Iniziarono a leggere il capitolo del quale dovevano scrivere. Hermione sbuffò irritata « è seccante non riuscire a fare quell’incantesimo» disse, allo sguardo interrogativo di Jamie «Si può sapere chi diavolo ti ha distratta?» domandò più a se stessa che a Jamie.
«Ehm... Gabriel» disse Jamie, giocando con la piuma
«Chi?» chiese perplessa Hermione.
Jamie sospirò e le raccontò tutto a grandi linee, in fondo non c’era nulla di male. «Mi dispiace non avertene parlato prima. Ma con Harry e Ron... non volevo mi rompessero le scatole, come fanno per George»
Hermione era stupita, ma non sembrava contrariata «Bé...non è amico di Malfoy e questo è già un punto a suo favore. Se lo trovi simpatico...io non ci vedo nulla di male» disse convinta «Solo è un tipo un po’ strano, no?»
Jamie annuì «Lo è davvero. Ma per il resto...sembra un tipo a posto. Sono contenta di aver trovato un Serpeverde come si deve. Cominciavo a pensare fossimo destinati a tipi come Malfoy...o peggio a babbuini come Tiger e Goyle»
«Fossi in te però, ci andrei piano a dargli un giudizio così positivo. Tu tendi ad affezionarti subito alle persone che ti ispirano simpatia. Se è finito a Serpeverde, un motivo ci sarà»
 
La sera, dopo uno degli ultimi allenamenti di Quidditch, la squadra di Grifondoro era riunita nello spogliatoio, e Baston aveva una spiacevole notizia da comunicare. «Non giochiamo contro Serpeverde!» disse, con aria molto arrabbiata. «Flitt è appena venuto a trovarmi. L'incontro è con i Tassorosso».
«Perché?» chiese in coro il resto della squadra.
«La scusa di Flitt è che il loro Cercatore ha il braccio ancora fuori uso» spiegò Baston, digrignando i denti furioso. «Ma è chiaro il perché. Non vogliono giocare con questo tempo. Credono di avere meno possibilità...»
Aveva piovuto forte e tirato vento tutto il giorno, e mentre Baston parlava, udirono un rombo di tuono in lontananza.
«Quel vigliacco! È incredibile che tutti gli credano» disse Jamie furiosa e incredula
«Il braccio di Malfoy non ha niente che non va!» esclamò Harry rabbioso. «Fa finta!»
«Lo so, ma non possiamo dimostrarlo» disse Baston amaramente. «Abbiamo provato tutte quelle tattiche convinti di incontrare i Serpeverde, e invece sfidiamo i Tassorosso, e il loro stile è totalmente diverso. Hanno un nuovo Capitano e un nuovo Cercatore, Cedric Diggory...»
Angelina, e Kate presero a ridacchiare. Anche a Jamie scappò un sorrisetto.
«Che c'è?» disse Baston, irritato da quel comportamento così superficiale.
«È quello alto e carino, vero?» chiese Angelina.
«Forte e silenzioso» aggiunse Katie, e ripresero a ridere.
«È silenzioso solo perché è troppo tonto per mettere due parole in fila» disse Fred impaziente. «Non so perché ti preoccupi, Oliver, i Tassorosso sono una facile preda. L'ultima volta che abbiamo giocato contro di loro, Harry ha preso il Boccino d'Oro dopo cinque minuti, ti ricordi?»
« Diggory ha solo un bel faccino, nulla di che. Non sarà certo più bravo di Harry. e li abbiamo già battuti molto volte» affermò Jamie
«Ma giocavamo in condizioni completamente diverse!» urlò Baston, gli occhi un po' sporgenti. «Diggory ha messo su una squadra molto forte! È un ottimo Cercatore! Era proprio quello che temevo, che la prendeste così alla leggera! Non dobbiamo rilassarci! Dobbiamo restare concentrati! I Serpeverde stanno cercando di prenderci in contropiede! Dobbiamo vincere!»
«Non vinceremo se ti fai venire una crisi nervosa» osservò Jamie preoccupata
«Oliver, calmati!» disse Fred, un po' allarmato. «Stiamo prendendo Tassorosso molto sul serio. Sul serio».
Dopo lo sfogo di Baston, la squadra rientrava al castello, per nulla abbattuta. Angelina e Katie ridacchiavano ancora su Cedric Diggory «Ammirate il suo faccino finché potete, prima che sabato lo colpisca un bolide» disse Fred spazientito
«Fred, non potresti mai essere così crudele» rise Jamie
«Già, Freddie. È l’unico motivo per cui è tanto ammirato» confermò George
«Veramente dicono abbia ottime qualità...oltre all’aspetto fisico» disse Jamie «Ha buonissimi voti a scuola, se la cava nel Quidditch... ed è anche un Prefetto»
«Finito l’elenco?» domandò George scocciato
«Solo l’essere Prefetto ti dice quanto può essere noioso» proferì Fred
Jamie, alzò le spalle divertita «A quanto pare è il suo unico difetto»
«Oh come può la nostra bambina darci un tale dispiacere» piagnucolò Fred, imitando sua madre
«Jamie, dimmi che non lo apprezzi anche tu come tutte. Non lo reggerei» disse George, in tono melodrammatico
«Tranquilli, non è il mio tipo», i gemelli tirarono un sospiro di sollievo, «Però è carino» continuò correndo su per le scale
I gemelli si portarono le mani sulla bocca «Sarà meglio che ti stia alla larga» le intimò Fred
«Potrebbe portarti sulla buona strada...»
«Dopo tutte le nostre fatiche...» conclusero in coro
 
Il giorno prima della partita, il vento prese a ululare e la pioggia cadde più fitta che mai. Era così buio che nei corridoi e nelle classi furono accese torce e lanterne supplementari. La squadra dei Serpeverde era molto soddisfatta, e Malfoy più di tutti.
«Ah, se solo il mio braccio stesse un po' meglio!» sospirava, mentre la tempesta scuoteva le finestre.
«Fierobecco poteva mozzargli la lingua già che c’era...» commentò Jamie furiosa «Guardali! Sembra che abbiano già la vittoria in pugno» esclamò a Storia Della Magia «Odiosi!», Jamie non aveva mai detestato tanto i Serpeverde come in quei giorni. La partita di Quidditch era ormai un pensiero fisso per lei e Harry.
Oliver Baston continuava a correre da Harry tra una lezione e l'altra per dargli dei suggerimenti.
«Harry, Diggory è più grosso, e con questo tempo è un vantaggio perché ha maggiore stabilità...»
Jamie diede una pacca sulle spalle del fratello, mentre lo lasciava per dirigersi ad Aritmanzia. Hermione era di nuovo sparita, e Jamie sospettava che sarebbe apparsa nell’aula prima della lezione.
«Ehi, questo colore non mi piace!» Moccì era uscito dalla borsa e indossava un maglioncino rosso di lana, a quattro maniche perché coprisse anche metà zampa, e aveva anche un buco per la coda. «Il rosso è il colore di Grifondoro, e poi ti sta bene. Con tutta la fatica che ho fatto per cucirlo»
Moccì arrivò fino alla spalla «Io preferivo un verde»
«Non puoi essere tutto verde» disse Jamie «E non nominare quel colore...non lo sopporto». Appena sibilate queste parole, si accorse di un ragazzo biondo che camminava davanti a lei e entrava nell’aula «Gabriel...» mormorò seccata. È Serpeverde...oggi non sopporto nemmeno lui. Si pentì subito di quel pensiero, era lei che aveva continuato le loro conversazioni e gli aveva fatto capire che non era importante che fosse di Serpeverde, ma tutt’altro.
«Ti sei incantata» le disse Moccì nell’orecchio
Jamie prese un bel respiro e entrò nell’aula, voleva scacciare i pregiudizi su di lui. Magari mi da ragione, se non è amico di Malfoy...sicuramente odia anche lui questi giochetti da codardi.
Ora più convinta e decisa, lo cercò per la classe. Era seduto sempre in ultima fila. Il banco accanto era libero.
«Ciao, Gabriel» lo salutò allegra. Il ragazzo la guardò stranito ma la salutò «Ciao»
«Ho letto quel libro di Pozioni, che mi hai lasciato. L’ho apprezzato molto» disse, mentre Moccì scendeva sul banco e puntava il ragazzo con gli entrambi gli occhi.
«Hai un camaleonte...» constatò lui, osservando Moccì «E porta un maglioncino...»
«Il maglioncino è bellissimo.» ribatté Jamie, difendendo il suo lavoro. «L’ho trovato a
Diagon Alley quest’estate, ed essendo Rettilofona...»
Gabriel annuì «Com’è saper parlare una lingua animale?» chiese curioso
La professoressa non era ancora entrata, così Jamie poté raccontargli... «Non saprei, a me viene naturale capirli e parlare come loro. All’inizio non mi accorgevo di parlare un’altra lingua...ora invece, sono più consapevole e so sibilare anche senza un rettile nei dintorni»
Gabriel, la ascoltava attento, e questo a Jamie faceva piacere «Sei il primo che mi chiede di parlarne...a parte i miei amici e Silente, intendo. Gli altri la trovano una cosa brutta», passò un dito sulla testa di Moccì, che rimaneva in silenzio e fissava sul biondo
«Non è una cosa brutta» affermò Gabriel, incontrando gli occhi di lei.
La professoressa Vector entrò, e così furono costretti a smettere di parlare. Jamie, vide Hermione seduta in prima fila. Non l’ho nemmeno vista entrare...
Al suono della campanella uscirono in corridoio. Lampo e tuono crearono un boato e una luce inquietante. Jamie sbuffò «Non posso credere di dover giocare con questo tempo...» si lamentò
«Ah, è vero» disse Gabriel totalmente disinteressato «Domani inizia il Quidditch»
Jamie, osservò un gruppetto di Serpeverde che se la ridevano soddisfatti « Già, ma a quanto pare i Serpeverde hanno troppa paura dei tuoni per avere il fegato di giocare» disse ad alta voce, perché  il gruppo appena passato la sentisse. La rabbia di prima era rimontata in un secondo.
«Non ti seguo...» disse, mentre s’incamminavano, svoltando l’angolo.
Jamie gli raccontò l’accaduto, non tralasciando nulla della sua indignazione per quello che avevano fatto.
Gabriel sorrise, scuotendo la testa «Hanno fatto bene»
Jamie si bloccò fissandolo a occhi sgranati «Come, scusa?» domandò, ignorando il sospiro scocciato di Moccì. Si appoggiò al muro squadrando Gabriel, impaziente.
«Hanno giocato d’astuzia e usato un pretesto per ribaltare la situazione a loro favore. Sono stati molto furbi» le spiegò con voce calma, mettendosi davanti a lei. La fissava dall’alto in basso, con un sorriso di bonaria derisione.
«Tu li stai ammirando?!» chiese scioccata «Hanno fatto...è stato molto sleale da parte loro»
«Io non ci vedo tutta questa slealtà...Se qui fossero meno fanatici del Quidditch, la partita si sarebbe potuta rinviare per maltempo, ma non avrebbero mai acconsentito. Loro hanno capito il problema e sono stati in grado di tirarsene fuori»
«Sono solo un ammasso di vigliacchi senza spina dorsale» s’infuriò Jamie « Non c’è giustificazione per loro. Non c’è astuzia...solo paura. Non sanno giocare con questo tempo a differenza nostra, perciò si sono tirati indietro»
Gabriel sospirò «Non mi interessa il Quidditch. Ho solo detto quello che penso» disse sicuro «E anche tu prima ti sei lamentata di dover giocare con un tempo simile»
«Sì, ma non ci saremmo mai tirati indietro» replicò orgogliosa, con gli occhi che mandavano lampi.
Gabriel, invece era perfettamente calmo, e divertito dalla rabbia di lei «Siamo Serpeverde, giochiamo d’astuzia e intelligenza»
«Guardando solo i vostri interessi, senza scrupoli» sibilò lei con astio
Gabriel, sembrò perdere la calma per un attimo, e la sua espressione s’indurì «Facciamo ciò che è meglio per noi, senza curarci di persone che non ci interessano. Questa non è una colpa» disse a denti stretti
Jamie, vide Hermione poco distante da loro, che li osservava. Sembrava indecisa se avvicinarsi oppure no. Jamie, lanciò un’occhiata arrabbiata a Gabriel e raggiunse l’amica. La prese per un braccio trascinandola verso le scale, senza parlare.
«Jamie, fermati!» le disse Hermione. Jamie smise di scendere, si spostarono sul pianerottolo del primo piano.
«Che è successo? Perché litigavi con quel ragazzo?», Hermione la fissava preoccupata. Jamie si voltò verso l’amica, sistemandosi alcune ciocche sfuggite dalla treccia, che si erano appiccicate ai lati del viso  arrossato.
Aprì la bocca per parlare ma non ci riuscì.
 Hermione capì «Per il pranzo c’è tempo. Ti va se torniamo in dormitorio? Non dovrebbe esserci nessuno»
Raggiunsero il loro dormitorio, che come sospettava Hermione, era vuoto. Si sedettero sul letto di Jamie, che prese a raccontare come un fiume in piena e in modo dettagliato, dall’incontro a Hogsmeade a quello di pochi minuti fa.
Hermione ascoltava attenta, senza interromperla. «Sicura di volere il mio parere?» le chiese, quando fu certa che avesse finito.
Jamie, sospirò «Certo che sì. Mi fido del tuo giudizio, più di quello di chiunque altro»
«Te l’avevo detto, Jamie. È un Serpeverde ed è ovvio che ci sia un motivo se è stato smistato lì.» cominciò cauta «Ha le caratteristiche dei Serpeverde, ma, allo stesso tempo, non mi sembra della stessa pasta di Malfoy»
«Non è nemmeno amico di Malfoy...così mi ha detto» mormorò Jamie «Ma non ha alcuna importanza...»
«Forse sei stata un po’ impulsiva con lui. Non aveva torto su tutto»
Jamie, sgranò gli occhi e la fissò senza capire.
«Bé, è vero che siete troppo fanatici del Quidditch, tanto da non voler rimandare la prima partita per il maltempo» disse tutto d’un fiato «Però, sul resto non sono d’accordo. Il loro atteggiamento è da vigliacchi. Dovevano giocare come tutti gli altri, e non mettere in difficoltà anche i Tassorosso» affermò decisa. «Non so davvero cosa pensare di lui» ammise infine «i suoi atteggiamenti, come me li hai descritti, non mi fanno pensare a un borioso Serpeverde...»
«Oh, Hermione, mi spiace, ma io so esattamente cosa pensare» disse Jamie decisa «Mi sono sbagliata, è come tutti gli altri»
«Però... Jamie, qualche volta...anche tu agisci per il tuo interesse senza tener conto degli altri»
Jamie la guardò incredula, e Hermione continuò «Anche quell’episodio a Cura Delle Creature Magiche...ti sei voluta mettere in luce, fregandotene di Malfoy»
«Ma era Malfoy!»
«Hai messo in difficoltà anche Hagrid quella volta» le ricordò «E poi...ma erano i Grifondoro...» disse Hermione, mimando delle virgolette con le dita «è lo stesso concetto»
«Ha ragione, sai?» intervenne Moccì
Jamie lo guardò male e si sdraiò sul letto
«Non vieni a mangiare?» le domandò Hermione
«No, passerò dopo dalle cucine»
Hermione la salutò e uscì dal dormitorio.
«Non puoi irritarte perché sono stati più furbi di voi» le disse Moccì
Jamie sbuffò «Come puoi dargli ragione ?»
«Todos in un modo o nell’altro guardiamo ai nostri interessi»
«A discapito di altri no!»
«Ma è ovvio che vada a discapito di qualcun altro! In che razza di mondo vivi ?»
 «Non c’è nulla di buono nei Serpeverde» sibilò «Mi sono sbagliata»
«Tu ci sei quasi finita a Serpeverde, mi hai raccontato»
«Ma ho scelto Grifondoro!», fece notare con orgoglio
«Sì, ma hai anche gongolato quando ti ha detto che eri furba e ambiziosa»
«Oh, ma smettila!»
«Me lo hai detto tu!»
«Meglio distrarmi» disse cominciando a sfogliare un libro.
 
Jamie, raggiunse gli altri dopo pranzo. Vide la testa rossa di Ron, oltre gli studenti, mentre uscivano dalla Sala Grande,  e andò verso di loro. Due braccia, però la tirarono via dalla fila «Ehi Jam Jam !»
«George! Fred!» esclamò lei, mentre veniva tirata in un angolo, lontano dalla folla di studenti.
«Devo andare a lezione» si lamentò, mentre loro non accennavano a mollarla
«Ti piacciono estos inisistenti, però», si irritò Moccì
«Lascia perdere la lezione, dobbiamo dirti una cosa!» disse Fred impaziente.
«Ahi!» esclamò George. Moccì, aveva frustato con la coda la sua mano, che si era posata sulla spalla di Jamie « Tieni le manos a posto, polipo!»
Jamie lo guardò male «Moccì!», poi si rivolse ai gemelli «Ragazzi, facciamo in fretta. Non ho molto tempo adesso»
«Jam, ricordi il Billywig?» le chiese George trepidante
Jamie sorrise «Oh... dite che è il momento giusto?»
«Assolutamente!» confermarono in coro
«D’accordo...ma come facciamo ?»  chiese Jamie « Come glielo facciamo prendere?»
«Non preoccuparti bambolina...abbiamo un piano» ghignò Fred
«Ok...quindi che si fa?»
«Domani,prima di cena, ci troviamo davanti alle cucine... e poi vedrai» le disse Fred
«Ci vediamo a cena» la salutò George, mentre si volatilizzava con Fred, in mezzo alla folla di studenti.
«Non penserai di andarci» le disse Moccì
«Non fare il guastafeste... E i Serpeverde se lo meritano tutto»
«Fossi in te non lo somministrerei al tuo amico» , Moccì si sporse dalla sua testa, mentre salivano le scale per il primo piano.
«Se lo meriterebbe anche lui»
«Una mossa simile e di certo non torneresti più sua amica» disse Moccì serio «Pensaci bene»
 
Quando entrò nell’aula di Trasfigurazione, prese posto accanto a Hermione, davanti a Harry e Ron.
Non le chiesero molte spiegazioni, Hermione aveva detto loro che aveva mal di testa, per cui non si erano preoccupati.
A fine lezione, Harry venne trattenuto di nuovo da Baston. Jamie, gli scoccò uno sguardo comprensivo, mentre si allontanava con Ron e Hermione, per la lezione di Difesa contro le Arti Oscure.
Entrarono in aula e presero posto. Notò una chioma bionda seduta in fondo all’aula, da cui distolse subito lo sguardo. È incredibile...ora lo noto ovunque, porca miseria! 
Decise di ignorarlo e seguì Hermione e Ron nei primi banchi.
«Tengo io il posto per Harry» disse Jamie sedendosi dietro i due amici «Spero che Baston non lo trattenga troppo»
«Tanto c’è Lupin» disse Ron «Se anche ritarda, non dovrebbe essere un problema»
«Silenzio!» tuonò una voce, dalla porta. Tutti si voltarono, per vedere la figura di Piton, avvolta nel mantello nero, incedere verso la cattedra.
«È quello che mi ha sfrattato» disse Moccì, fissandolo dal banco di Jamie.
«Che diavolo ci fa qui?» mormorò Jamie, muovendo appena le labbra, e si scambiò un’occhiata d’intesa con Ron.
Piton si sedette alla cattedra, e Jamie fu certa di intravedere una nota di soddisfazione nei suoi gesti. La cosa la infastidì, e sperò che il professor Lupin non se ne fosse già andato.
«Oggi il professor Lupin non terrà lezione, è... come dire indisposto» spiegò Piton, l’ombra di un ghigno comparì sul volto.
Jamie alzò la mano, ma quando vide Piton fare finta di nulla, parlò ugualmente « Signore, spero non sia nulla di grave» chiese abbassando la mano
«Dipende dai punti di vista. Potter, non parlare se non sei interpellata» la rimproverò «Il professor Lupin mi ha lasciato i suo-» Piton si interruppe alla vista di Harry che entrava in aula «Mi scusi professor Lupin, sono in ritardo...»
Jamie scosse la testa, preparandosi al peggio.
«La lezione è cominciata dieci minuti fa, Potter, quindi suppongo che dovremo togliere dieci punti ai Grifondoro. Siediti»
Harry ubbidì e andò a sedersi accanto a Jamie « Cos’ha Lupin?» le chiese a bassa voce
«Non so...non l’ha detto. Spero torni il prima possibile»
«Guarda com’è soddisfatto...»
Sentirono Piton rimproverare Hermione, Jamie guardò Moccì, per chiedere informazioni
«Saccente come al solito» le rispose breve il camaleonte
«È il miglior insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che abbiamo mai avuto» disse Dean Thomas coraggiosamente, accompagnato dal mormorio di approvazione della classe. Piton parve più minaccioso che mai.
«Vi accontentate di poco. Lupin non vi sta certo caricando di lavoro... Saper affrontare i Berretti Rossi e gli Avvincini è roba da primo anno. Oggi parleremo di...»
«Pipistrelli ?» sibilò Jamie a Harry.
«Sta andando all’ultimo capitolo. Non ci siamo arrivati» rispose Harry allo stesso modo. Non gli piaceva parlare in serpentese, ma se poteva essere utile per parlare in classe, non lo rifiutava di certo.
«...Lupi Mannari» disse Piton.
«Ma signore» saltò su Hermione senza riuscire a trattenersi, «non dovremmo fare i Lupi Mannari, non ancora, dobbiamo cominciare i Marciotti...»
«Signorina Granger» disse Piton con voce mortalmente calma, «ero convinto di dover essere io a tenere questa lezione, non tu. E io vi dico di andare a pagina 394». Si guardò intorno. «Tutti!Adesso
Jamie sbuffò, cercando la pagina del libro « Dovremmo chiedere il rimborso dei libri, visto che più della metà sembra inutilizzabile» constatò, come se stesse osservando il tempo.
«Chi di voi sa dirmi come si fa a distinguere un Lupo Mannaro da un lupo vero?» chiese Piton.
Tutti rimasero seduti zitti e immobili; tutti tranne Hermione, la cui mano, scattò in aria.
«Nessuno?» chiese Piton, ignorando Hermione, col sorriso storto di prima.
Jamie lo fissò pensierosa e poi fece scattare la mano in aria
«Volete dire che il professor Lupin non vi ha insegnato nemmeno la differenza fondamentale tra...»
«Gliel'abbiamo detto» esclamò Calì, «non siamo ancora arrivati ai Lupi Mannari, siamo ai...»
«Silenzio!» sibilò Piton. «Bene bene, non avrei mai pensato di incontrare una classe del terzo anno che non sapesse nemmeno riconoscere un Lupo Mannaro»
«Signore ci sono ben due mani alzate, che sta ignorando» gli fece notare Jamie con un tono amichevole
«Non parlare se non sei interpellata, Potter. Cinque punti in meno a Grifondoro»
«Professore,  Hermione sa sicuramente la risposta. Non è colpa nostra se i suoi Serpeverde non la conoscono»
La classe trattenne il fiato, mentre Piton, si avvicinava a falcate, al banco di Jamie. «Potter, quale concetto di stare zitta non ti entra in quella zucca vuota ? »  sibilò furioso «Dieci punti in meno a Grifondoro. Sei ad un passo dalla punizione» la avvertì con gli occhi ridotti a fessure «Ad ogni modo...» riprese, poi allontanandosi « A quanto pare, dovrò avvertire Silente di quanto siete indietro...»
«Signore» disse Hermione, con la mano ancora a mezz'aria, «il Lupo Mannaro è diverso da un vero lupo per molti dettagli. Il muso del lupo mannaro...»
«È la seconda volta che parli non richiesta, signorina Granger» disse tranquillamente Piton. «Altri cinque punti in meno ai Grifondoro, per essere un'insopportabile so tutto».
Hermione diventò rossissima, abbassò la mano e fissò il pavimento con gli occhi pieni di lacrime.
Jamie alzò il viso di scatto su di lui. Gli occhi lo avrebbero incenerito facilmente, se ne avessero avuto il potere. Stava per aprir bocca e dirgliene quattro, ma Ron parlò prima di lei in difesa di Hermione: «Lei ci ha fatto una domanda e Hermione sa la risposta! Perché lo chiede, se poi non vuole ascoltarla?»
La classe seppe che Ron si era spinto troppo in là.Piton avanzò lentamente verso Ron «Punizione per Weasley» disse Piton con voce soave, avvicinando il volto a quello di Ron. « E se ti sento ancora criticare il mio modo di insegnare, te ne farò pentire»
Jamie lo squadrò con odio Forse, visto che lo critichiamo tutti il suo modo di insegnare dovrebbe farsi qualche domanda.
Quando finalmente suonò la campana, Piton li trattenne.
«Dovete fare un tema su come si riconoscono e si uccidono i Lupi Mannari. Voglio due rotoli di pergamena, e li voglio per lunedì mattina. È ora che qualcuno prenda in pugno questa classe. Weasley, rimani, dobbiamo decidere la tua punizione».
Harry, Jamie e Hermione, uscirono col resto della classe, che quando fu fuori portata esplose in unanime invettiva contro Piton.
«Potevano anche protestare prima...» osservò Jamie irritata, mentre aspettavano Ron, davanti all’aula.
«Non ho mai visto Piton comportarsi così con un altro insegnante. Sembra che odi Lupin» disse Harry «Secondo voi è per la storia del Molliccio?»
«Non so...» disse Hermione pensierosa
«A me pare che lo odiasse già prima. Ricordi al banchetto di inizio anno, Harry?»
Ron uscì in quel momento dall'aula «Sapete che cosa mi fa fare quel...» e utilizzò un epiteto che strappò a Hermione una protesta scandalizzata.
Jamie scoppiò a ridere «Un aggettivo che gli calza a pennello»
«Devo pulire i vasi da notte dell'infermeria. Senza magia!» Respirava forte, e aveva i pugni stretti. «Perché Black non si è nascosto nello studio di Piton, eh? Almeno poteva farlo fuori, una buona volta!»
 
 
La sera, si ritirarono presto in Dormitorio. Il giorno dopo ci sarebbe stata la partita e Jamie voleva essere ben riposata.
«Non ha ancora smesso di piovere» osservò Hermione, guardando fuori «Non credo migliori per domani»
«No, ma non importa. Giocheremo al nostro meglio» disse Jamie risoluta «Li batteremo ugualmente»
«Lo spero, ho scommesso su di voi, contro mia sorella» disse Calì «Sono dieci galeoni, non mi va di perderli»
«Non preoccuparti» la rassicurò Jamie «Dobbiamo far vedere ai Serpeverde che vinciamo, anche senza stupidi trucchi» borbottò irritata
«Ancora arrabbiata per quella storia?» le chiese Hermione, sedendosi sul suo letto. Grattastinchi, balzò su e fece le fusa.
« Certo che sì. Con la squadra di Serpeverde ce l’avrò a morte per un bel po’», Jamie si sdraiò sul letto, tirando per la coda Moccì «Non mi sciupare la coda, mocciosa!» esclamò quello
« Veramente mi riferivo al tuo amico» precisò Hermione abbassando la voce
«Ce l’ho anche con lui» sussurrò Jamie con forza. La rabbia che aveva provato quella mattina verso di lui si era a poco a poco attenuata. «A lui non piace nemmeno il Quidditch...» disse persa nei propri pensieri
«Avete litigato sul nulla, forse?» insinuò comprensiva Hermione, mentre Calì era in bagno, e Lavanda ancora in Sala comune.
«Però, scusa, come ha potuto pensare che fosse giusto quello che hanno fatto»
«Jamie, lui vede le cose in un modo diverso. E tu sei una testarda orgogliosa. Perché non provate a chiarire?» suggerì Hermione «L’ho visto come ci sei rimasta male»
 
Jamie, non dormì bene come aveva sperato. Aveva faticato a prendere sonno: era emozionata per la partita, e desiderava davvero vincere, ma parte dei suoi pensieri erano anche rivolti a Gabriel.
Era combattuta se tornare a parlargli oppure no. Forse lo avrebbe convinto a cambiare idea, e magari aveva frainteso le sue parole.
Quando decise che Gabriel poteva meritare una seconda possibilità, e tutto si poteva aggiustare. Jamie riuscì ad apprezzare il temporale e la partita le sembrava già vinta. Con questi pensieri positivi si addormentò, cullata dalla pioggia e dal vento.
 
Il risveglio, non mutò il suo umore, nettamente in contrasto col tempo. Tutte stavano ancora dormendo. La tempesta, fuori sembrava essere ancora peggiorata, ma Jamie sprizzava allegria e continuava a ripetersi di pensare positivo.
Si stava vestendo quando inciampò in qualcosa «Grattastinchi!» esclamò contrariata.
Guardando bene, però si accorse che erano solo le pantofole di Lavanda. Le spostò con il piede, e si risedette sul letto per allacciare le scarpe. Un tuono, fece tremare le finestre.
Pensa positivo....sarà una splendida partita.
«Che gusto c’è nel farsi ammazzare?» bofonchiò Moccì uscendo da sotto le coperte «Non si vola con questo tiempo. Nemmeno gli uccelli lo fanno»
«Moccì, è il Quidditch»
«Uno sport irragionevole...» sentenziò raggiungendola «Tu amigo aveva ragione»
«Taci!» sibilò «Stai allontanando i miei pensieri positivi» spiegò calma, « Vinceremo la partita...e poi parlerò con Gabriel, contento?»
«Mai senza locuste»
 
Scese in Sala Comune. Era ancora vuota, salvo per Grattastinchi che soffiava, a metà della scala per i dormitori maschili. «Grattastinchi» disse raggiungendolo «Che fai?» lo sollevò prendendolo in braccio «Non dare fastidio a Crosta» lo lasciò cadere sul divano. Afferrò il suo manico di scopa e scese a fare colazione.
Trovò suo fratello, già al tavolo. «Ciao, Harry» lo salutò entusiasta, sedendosi accanto a lui. La Sala Grande era ancora semideserta.
«Ciao...pronta per la partita?» le chiese, per nulla sorpreso dalla sua vivacità
«Assolutamente...vedrai che vinciamo»
«La tattica di pensare positivo, non ci aiuterà contro il temporale»
«Harry, è solo un po’ di pioggia», versò quattro cucchiaiate di zucchero al suo Porridge «Dobbiamo giocare, per forza, no? E allora facciamolo con un po’ di spirito»
Poco dopo, vennero raggiunti dal resto della squadra. «Sarà dura» disse Baston, che non toccò cibo.
«Smettila di essere così preoccupato» disse Jamie con forza «I Tassorosso staranno messi peggio di noi»
Si stavano dirigendo verso il portone principale e Fred e George affiancarono Jamie. George si abbassò su di lei «Ehi, ricordati l’appuntamento di stasera » le sussurrò sorridente
Jamie arrossì, per la vicinanza «Come potrei scordarmelo», poi vide gli sguardi abbattuti degli altri «Ragazzi è solo pioggia»
Non appena aprirono il portone principale, il vento sferzò loro contro, era così forte, che gli studenti correvano verso il campo di Quidditch con le teste chine, per contrastare l’aria, e gli ombrelli volavano via strappati dalle loro mani.
La squadra s'infilò la divisa scarlatta e attesero che Baston facesse il solito discorsetto d'incoraggiamento pre-partita, ma il discorso non venne. Baston cercò più volte di prendere la parola, emise uno strano singulto, poi scosse la testa sfiduciato e fece loro cenno di seguirlo.
«Eh no!» esclamò Jamie facendoli voltare «Con questo atteggiamento non vinciamo di certo. Siamo Grifondoro, coraggiosi e orgogliosi. Se i Serpeverde non sanno affrontare una tempesta, noi sì» fece una pausa d’effetto «Andiamo a insegnare ai Tassorosso come si gioca!»
«Ottimo discorso per smuovere le masse» disse Fred
«Ben detto!» esclamò George
«Ha ragione, Oliver. Non essere agitato» lo consolò Angelina, mentre Baston guardava Jamie con muto orgoglio.
Così uscirono dallo spogliatoio. Harry aspettò la sorella, e le diede una pacca sulla spalla «La preferisco in queste occasioni la tua parlantina»
«Stai insinuando che la uso male?»
«Sì» le disse con un sorriso divertito, prima di precederla
Il vento si fece barcollare quando entrarono in campo, e Jamie si appoggiò per un momento a Harry. Se la folla applaudì, non la sentirono: ogni altro rumore era sovrastato dai tuoni. La pioggia schizzava gli occhiali di Harry. Come accidenti avrebbe fatto a vedere il Boccino d'Oro?
Sua sorella lo prese per una manica «Harry, con gli occhiali non vedrai nulla. Ti faccio un incantesimo» urlò per sovrastare il rumore e estrasse la bacchetta «Impervius»
«Che hai fatto?» le chiese Baston
«Così gli occhiali respingeranno la pioggia. L’ho studiata con Hermione l'anno scorso»
Baston l’avrebbe baciata, ma si limitò a stritolarla in un abbraccio disperato
«Gli verrà una crisi isterica se non vinciamo» commentò Jamie, ma le sue parole, vennero coperte dal tuono.
I Tassorosso avanzavano dall’altra parte del campo, con le loro divise giallo canarino.
I Capitani si diressero uno verso l'altro e si strinsero la mano; Diggory sorrise a Baston, ma Baston sembrava avere la mascella paralizzata e fece appena un cenno.
Madama Bumb, diede l’ordine di salire sulle scope. Jamie estrasse il piede dal fango e montò sulla sua Nimbus. Intravide Madama Bumb portarsi il fischietto alle labbra. Era cominciata
Diede una spinta coi piedi e decollò rapida insieme al resto della squadra. Jamie e Harry si scambiarono un’occhiata, mentre si alzavano.
Subito la Pluffa venne lanciata in aria. Vide Angelina afferrarla, così scatto in avanti, verso gli anelli dei Tassorosso. Teneva la scopa dritta con forza, ma continuava a traballare per via del vento. Non sentiva nemmeno la cronaca di Lee, e tantomeno il pubblico.
Afferrò la Pluffa al volo, che le passò Angelina. Jamie vide all’improvviso una massa nera avvicinarsi, e scartò a destra, evitando per un pelo un Bolide. Mancavano pochi metri agli anelli. Due Cacciatori avversari le stavano addosso. Uno la marcava dietro, l’altro a sinistra. Non appena vide la divisa rossa e riconobbe Katie le lanciò la Pluffa.
Un istante dopo, erano dieci a zero per i Grifondoro. Jamie ruggì d’entusiasmo, e a fatica si scambiò un “cinque” con Katie.
Il portiere di Tassorosso, rilanciò la Pluffa, e un suo compagno la afferrò, volando diretto verso gli anelli avversari.
Jamie volò verso di lui. Faticava e distinguere le altre sagome. Stava per attaccarlo di lato, ma vide un altro bolide schizzare nella sua direzione. Si spostò all’ultimo, rallentando di colpo.
Il bolide prese in pieno il Cacciatore di Tassorosso, e Jamie si buttò a prendere la Pluffa.
Dopo cinque minuti, Jamie si sentiva bagnata da capo a piedi, anche con tutti gli strati che aveva addosso. L’aspetto positivo era che avevano segnato un altro punto.
I Tassorosso, stavano risalendo con la Pluffa, verso Oliver.
Nessuna di loro fece in tempo a raggiungerli, a causa del vento, che le rallentò nel girare le loro scope, per rientrare.
Baston, però riuscì a parare il tiro, e lanciò la Pluffa. Katie la afferrò, e Jamie risalì in attacco, veloce più che poteva, verso gli anelli avversari.
Poco dopo ricevette la Pluffa da Angelina, e tirò appena l’ebbe tra le mani. Vide il portiere gettarsi di lato per prenderla, ma per un pelo la mancò.
Così Grifondoro segnarono i loro trenta punti.
Dopo altri venti minuti avevano segnato altri venti punti, grazie a due tiri di Angelina e Katie.
Ad un tratto Angelina fece segno a Jamie di rallentare e sentirono il fischio di Madama Bumb.
Tutta la squadra atterrò schizzando nel fango.
«Ho chiesto un time out!» ruggì Baston. «Venite qui sotto...»
Si strinsero al bordo del campo sotto un grosso ombrello; «A quanto siamo?» chiese Harry
«Cinquanta a zero per noi» disse Baston «Ma se non prendiamo in fretta il boccino finiremo per giocare al buio»
«Lo so, ma non si vede ancora. Ho cercato ovunque e nemmeno Diggory lo ha ancora avvistato» disse Harry «E poi l’incantesimo ha smesso di funzionare dopo un po’»
«Cavolo...devo lavorare sulla durata» disse Jamie, estraendo la bacchetta «Impervius!»
«Ok, squadra, avanti!»
Il gioco riprese.
Jamie, Angelina e Katie, cercavano di mantenere il ritmo di prima, ma il vento soffiava sempre più forte, e faticavano a mantenere i passaggi.
Katie dovette tenere la Pluffa per tutto il campo e evitare gli avversari, per poter segnare. I passaggi erano troppo rischiosi. La Pluffa veniva deviata dal vento.
Jamie riuscì a intercettare la Pluffa, e vide un giocatore inseguire il Boccino. Sperò che fosse Harry.  Stava risalendo verso gli anelli, quando ad un tratto si sentì gelare il sangue. I suoni le arrivavano ovattati. Lanciò la Pluffa. Il tiro era talmente debole che andò a vuoto.
Si resse con forza alla sua Nimbus, non capendo cosa le succedeva, ma quando rivolse il viso verso il basso, il cuore mancò di un battito. In basso, sul prato cento figure incappucciate che rivolgevano la testa verso l’alto. A Jamie prese il panico, Dissennatori. Sentì il gelo, perforarle lo stomaco. Trattenendo un singhiozzo nervoso e ruggendo, virò la scopa, e la fece filare veloce, combattendo per tenere la stretta salda sul manico. Voleva Harry, doveva trovarlo. Se lo avesse raggiunto il gelo sarebbe scomparso. La sua vista però si annebbiava, sempre di più, e panico e angoscia crescevano.
Harry.
Di colpo un urlo la fece fermare di botto. Era un'altra voce, stavolta. Era un uomo
Lily! Lily è lui!
Prendi i bambini e scappa, io lo trattengo
Lily scappa, porta via i bambini
Una nebbia le offuscava la mente. E non riuscì a fermare la lacrime. Voleva aiutarlo...dirgli di scappare. Perché non faceva nulla.
La stretta sul manico si allentò, e stava precipitando sempre di più nel buio
Una voce agghiacciante, fredda e cattiva rideva.
Jamie avvertì un dolore alla schiena, poi qualcosa di freddo sul braccio....ma il buio e la nebbia erano più forti.


Tana del Camaleonte:

Come avete potuto vedere Gabriel è Serpeverde (ve lo aspettavate eh?) e nonostante tutto difende il comportamento della squadra, e Jamie si è molto arrabbiata.
Secondo voi chi ha ragione tra i due?
Ci vediamo al prossimo capitolo!

Fatto il misfatto!

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Capitolo 11
*** In cui Moccì sgrida Jamie ***


Ciao, rieccomi qua!
Ringrazio sempre chi segue e legge questa storia e a gossip girl, erol89 e virby per le loro recensioni.
Buona lettura!





Non capì quanto tempo era passato, ma quando il gelo svanì si ritrovò sull’erba bagnata e fangosa del campo.  «È lui...» biascicò a mezza voce
«Jamie! Jamie!» Hermione la stava scuotendo con voce angosciata. Aveva gli occhi rossi.
«H-Hermione» disse con voce flebile. Si accorse di essere in piedi e appoggiata a qualcosa. O meglio qualcosa la abbracciava e teneva in piedi.
«Cavolo, ci hai fatto prendere un colpo» disse una voce, sfregandole il braccio con la mano, mentre la trascinava di peso. Le sue gambe andavano da sole.
Riconobbe la voce di Fred...o di George.
«Georgie meno male che l’hai presa» disse Fred, mettendo la mano sulla spalla di Jamie, che cercava di staccarsi, imbarazzata
«Harry...dov’è?» domandò in ansia, reggendosi al braccio di Hermione
«Lo stanno portando in Infermeria. È svenuto ed è caduto»
Jamie fece per correre spaventata, ma Fred la riacciuffò subito « Bambolina, non è il caso che corri. Sei pallida e due secondi fa eri in stato catatonico...»
Jamie prese sottobraccio Hermione e le fece affrettare il passo «Perché io non sono caduta ?» avvertì di colpo un dolore alla schiena.
«Eri lì, ferma. Non ti muovevi. Ti ha preso un Bolide e George, che stava volando per rilanciarlo, quando ha visto che stavi per cadere, ti ha sorretto. Anche Katie lo ha aiutato»
«I Dissennatori....»
«Silente era furioso. Non l’ho mai visto così arrabbiato» disse Hermione.
Arrivati in Infermeria, Madama Chips aveva già fatto stendere Harry sul letto. Sembrava ancora privo di sensi.
Jamie continuava a fissarlo, accorgendosi a malapena di quello che Madama Chips e gli altri dicevano. Venne fatta mettere su un letto, accanto a Harry, mentre Madama Chips, le dava da bere qualcosa contro la botta.
Appena bevuta la pozione si mise sul letto di Harry, puntando i suoi occhi su di lui, escludendo il resto del mondo.
Quando lo vide aprire gli occhi il suo cuore si gonfiò. «Harry!» lo chiamò con voce tremante, prendendogli il braccio, convulsamente. Si accorse solo in quel momento di essere bagnata fradicia. I suoi abiti erano pesanti il doppio e perdevano acqua, avevano inzuppato parte delle lenzuola.
Harry!» disse Fred, pallido sotto lo strato di fango. «Come ti senti? Ci avete fatto prendere un colpo»
«Che cosa è successo?» chiese, rizzandosi a sedere così di colpo che tutti rimasero a bocca aperta.
«Sei caduto» spiegò Fred. «Da... almeno... quindici metri.»
«Ci avete fatto morire di paura tra tutti e due» disse Angelina
«Credevamo che fossi morto» disse Katie tremante
«Ma... la partita?» chiese Harry. «Che cosa è successo? È stata sospesa?»
Nessuno disse nulla. E Jamie e Harry ebbero un brutto presentimento
«Non avremo... perso?» chiese Harry
«Diggory ha preso il Boccino» disse George. «Dopo che sei caduto. Non si è accorto di quello che era successo. Quando si è guardato indietro e ti ha visto per terra, ha cercato di far sospendere la partita. Voleva che rigiocassimo. Ma hanno vinto lealmente... lo ha ammesso anche Baston»
Jamie sbottò biascicando qualcosa come stupido Diggory
«Dov'è Baston?» chiese Harry, notando all'improvviso la sua assenza.
«È alle docce» disse Fred. «Crediamo che stia tentando di annegarsi».
Harry lasciò cadere la testa fra le ginocchia e si mise le mani nei capelli. Jamie gli mise una mano sulla spalla
«Dai, Harry, non avevi mai perso un Boccino», Fred lo prese per la spalla e lo scosse con forza
«Doveva pur succedere prima o poi» lo consolò George.
«Non è ancora finita» disse Fred. «Abbiamo perso per cento punti, giusto? Quindi se Tassorosso perde con Corvonero e noi battiamo Corvonero e Serpeverde...»
Jamie non ascoltò nessun ragionamento, aveva ancora in testa quella voce . Non aveva più dubbi, ormai. «Oh, insomma basta con questi punteggi» sbottò ad un tratto. Tutti si zittirono
Fred e George la guardarono comprensivi, Katie appoggiò alla parete la Nimbus di Jamie e Madama Chips cacciò fuori tutta la squadra.
Rimasero solo Ron e Hermione.
«Silente era arrabbiatissimo» disse Hermione con voce tremula. «Non l'avevo mai visto così. È corso in campo mentre cadevi, Harry. Ha agitato la bacchetta e tu hai rallentato la caduta. Poi ha puntato la bacchetta contro i Dissennatori. Gli ha spedito contro una roba d'argento. Se ne sono andati subito. Ha fatto segno a George di portare giù Jamie e tenerla... era su tutte le furie perché erano entrati, l'abbiamo sentito...»
 «Poi ha fatto apparire una barella e ha fatto salire te, Harry con un incantesimo» disse Ron. «Ed è tornato a scuola con te che ci galleggiavi sopra. Tutti credevano che fossi...»
La sua voce si spense, ma Harry quasi non se ne accorse. Stava pensando a quello che gli avevano fatto i Dissennatori... alla voce che urlava. Guardò Jamie, che non smetteva di fissarlo ed era pallidissima e vide Ron e Hermione che lo guardavano così preoccupati che cercò in fretta qualcosa di concreto da dire.
«Qualcuno ha preso la mia Nimbus?»
Ron e Hermione si scambiarono una rapida occhiata.
«Ehm...»
«Come?» chiese Harry, spostando lo sguardo dall'uno all'altra.
«Be'... quando sei caduto, è stata spazzata via dal vento» disse Hermione esitante.
«E poi?»
«E poi è finita... è finita... oh, Harry, è finita sul Platano Picchiatore».
Harry si sentì torcere dentro. «E poi?» chiese temendo la risposta.
«Be', lo sai com'è il Platano Picchiatore» disse Ron. «A lui... a lui non piace essere colpito».
«Il professor Vitious l'ha riportata indietro poco prima che ti svegliassi» disse Hermione con una vocina piccola piccola.
Lentamente, si chinò per prendere una borsa ai suoi piedi, la rovesciò e fece cadere sul letto dei pezzetti di legno e saggina scheggiati e spezzati, i soli resti del fedele manico di scopa di Harry, definitivamente distrutto.
«Mi dispiace, fratellino»
 
Dopo un paio d’ore, Jamie decise di lasciare l’infermeria. Non era riuscita a parlare da sola con Harry. Madama Chips girava sempre intorno, ma aveva la mezza idea di andare a trovarlo la notte, col mantello dell’invisibilità.
Voleva restare da sola, con una scusa si liberò di Ron e Hermione, e decise di rifugiarsi nel bagno di Mirtilla Malcontenta. Una volta raggiunto il bagno chiuse la porta dietro di sé. Il fantasma,  non si vedeva. Meglio così pensò Jamie.
Si appoggiò a uno dei lavandini. La testa aveva preso a girare. Barcollando si sedette, appoggiata alla parete, con la testa tra le gambe.
Era ancora sconvolta da quello che era successo, specie da quello che era successo a Harry. Alla fine non si era fatto nulla, ma poteva andare molto peggio. Avrebbe potuto ferirsi o addirittura... i pensieri le morirono in un groppo alla gola. Si lasciò cadere, poggiando la schiena agli scaffali. Mise la testa tra le ginocchia.
Tutto perché non hanno annullato la partita...Come hanno potuto lasciare entrare i Dissennatori...
Odiava l’effetto che le facevano e sentire quelle voci disperate, negli attimi prima della loro morte la uccideva.
Restò lì seduta, fino a che la testa non smise di girare e le gambe smisero di tremare, poi con calma decise di tornare in Sala Comune.
Non appena entrata si fiondò nel dormitorio di Harry. Ci trovò Ron, che si cambiava «Miseriaccia, una ragazza!» esclamò, inciampò nel letto e finì dalla parte opposta.
«Ron, scusa. Cercavo il mantello» disse Jamie a occhi chiusi «ma sei nudo?»
«No, aspetta.», Jamie sentì il frusciare della stoffa e il baule chiudersi «Puoi aprire gli occhi» sbuffò Ron
Jamie li aprì e iniziò a frugare nel baule di Harry estraendo il mantello dell'invisibilità.
«Che vuoi farci?» le chiese Ron, mentre si sfregava i capelli bagnati con un asciugamano
«Vado da Harry, stanotte. Gli faccio compagnia»
«Ma non credi sia pericoloso? Sai, Black una volta è già entrato...»
«Ron, devo parlare con lui, per forza. Dì a Hermione di stare tranquilla, dormo lì. Ci vediamo domani» disse
«Ma non mangi?»
«Passo dalla cucine, magari» urlò già sulle scale.
Stava attraversando la Sala Comune quando si scontrò contro il petto di qualcuno e venne bloccata.
«Jam Jam non dovresti correre, dopo oggi» era la voce di uno dei gemelli
«Fred o George, mollami subito. Ho fretta!», la voce soffocata dal maglione del ragazzo.
«Ehi, primo sono George. Secondo la mia voce è molto più bella di quella di Fred»
Lei lo guardò accigliata «Fred, sei un idiota»
«Come diavolo...»
«George odia il blu, e non si vanta in modo così ovvio» disse pizzicando il maglione del ragazzo, che ancora la abbracciava
«Uff...cominci a spaventarmi, bambolina» disse sfregando le nocche contro la sua testa
«E smettila di chiamarmi così!» poi si guardò intorno «Dov’è il mio salvatore ?»
«È fuori con Lee. Rimani qua, che poi andiamo a usare il Billywig. Da Harry ci vai dopo»
Jamie sbuffò «Non sono dell’umore, Freddie»
Fred, parve un po’ deluso «Allora non ne si fa nulla. Non si possono fare scherzi con questo umore» ribatté indignato «Diamine, sembri Baston»
«Oh, spero non sia annegato...»
«No, nelle docce ha capito che non si può fare»
«Se ci ripenso mi deprimo. Bel Faccino Diggory, non doveva prenderlo il boccino» disse ricambiando l’abbraccio del ragazzo che la stringeva come un peluche.
«Pluffetta, però, tu sei stata una vera forza!»
Jamie lo guardò torva «Come mi hai chiamato?»
«Oh, l’ho inventato con George, dopo che siamo usciti dall’Infermeria»
«E non potevate pensare ad altro?»
«Non ti piace?» le chiese innocente
«Ma certo che no!»
«A Ginny ne abbiamo dati di peggiori. E come nostra sorellina adottiva, nonché allieva...»
«Ehi Fred. Ah l’hai bloccata eh?» George era appena sbucato dal ritratto, « Te l’avevo detto che se ne sarebbe scappata in Infermeria»
Fred annuì «Senza preoccuparsi di noi»tirò su col naso più volte
«Dopo tutto quello che abbiamo fatto per lei»
«Ci lascia così»
«Il nostro trio!»
Fred si staccò da Jamie e andò ad abbracciare George, e fecero finta di piangere.
Jamie li guardò un po’ in imbarazzo «La piantate?»
«Sai, che non vuole fare lo scherzo ai Serpeverde?», Fred si rivolse al gemello. George le lanciò un’occhiata interrogativa «Non sei dell’umore adatto?»
Jamie annuì dispiaciuta « E poi devo assolutamente parlare con Harry»
«Non puoi farlo dopo cena?»
«No, devo farlo ora. E  il cibo dell’infermeria non è il massimo. Pensavo di prendere qualcosa dalle cucine e mangiare con lui»
«Ah, ci molla per fare sostegno morale al fratellino» disse George con finto tono melodrammatico
«Che persona altruista»
«La prossima volta ci diamo malati anche noi. Così ci porti da mangiare» ghignò Fred
«Scordatevelo!»
«Bambolina, nonostante le tue rispostacce rimanderemo lo scherzo.» dissero in coro
«Sarà uno spettacolo» disse Fred
«Non puoi mancare» disse George
«Tirerà su di morale anche Harry» concesse Jamie con un sorriso
 
Poco più tardi Jamie, stava salendo le scale per il primo piano. Aveva nella borsa tutte le leccornie che era riuscita a prendere, e l’incantesimo di estensione che aveva perfezionato con Hermione si era rivelato molto utile. Si era dimenticata di indossare il mantello dell’invisibilità, ma era appena ora di cena, e non era un problema se gironzolava per i corridoi.
Non si aspettava, certo di incontrare il Professor Lupin. Camminava dalla parte opposta. Evidentemente stava scendendo per la cena.
Jamie, non poteva certo nascondersi, ormai l’aveva vista e le aveva sorriso, ma non stava trasgredendo nessuna regola, perciò decise di mostrarsi sicura e naturale.
«Buonasera, professore» lo salutò quando fu abbastanza vicino
«Ciao, Jamie. Mi hanno riferito quello che è successo alla partita. State bene tu ed Harry?»
«Oh, sì. Io non mi sono fatta nulla e Harry sta bene, ma è ancora in Infermeria. Madama Chips lo vuole tenere tutto il finesettimana»
Lupin annuì «Sono contento che non si sia fatto nulla» disse visibilmente sollevato «I Dissennatori non avrebbero mai dovuto avvicinarsi...»
«Lei sta meglio, professore?» chiese, volendo cambiare argomento. Non le andava di parlare di quello che era successo...sopratutto di quello che aveva sentito.
Lupin parve rabbuiarsi « Oh sto bene, non preoccuparti. Ero solo un po’ sotto tono» poi sorrise  «La cena inizia tra poco, dove stai andando a quest’ora?» chiese con educata curiosità
«Ehm...In Infermeria. Sa, ho un po’ di mal di testa. Mi farò dare qualcosa»
Lupin sorrise, stavolta c’era un bagliore di malizia, ma a Jamie sembrò di notare anche un lampo di malinconia, nei suoi occhi  «Certo, se hai mal di testa dovresti proprio andare. Spero che tu abbia nascosto anche il dolce in quella borsa. I dolci tirano su il morale»
Jamie, rimase interdetta, « Non so di che parla....comunque, buona serata, professore» disse superandolo
«Rimani a dormire in Infermeria, mi raccomando. Non è sicuro la notte»
«Certo...», Jamie si voltò a guardarlo, poi girò l’angolo. Trovava Lupin sempre più strano e sospetto. Nascose la borsa sotto il mantello dell’invisibilità e entrò in Infermeria.
 Harry era sdraiato e guardava il soffitto. Sul suo comodino c’era già una discreta pila di Cioccorane, Geltine tutti i gusti più uno e zuccotti di zucca e accanto al letto, il sacchetto coi resti della sua scopa.
«Ciao, fratellino», si piazzò sul letto libero accanto, poggiando la borsa accanto a sè
«Ciao, credevo fosse ora di cena»
«Lo è, ma mi farò ricoverare qui stanotte»
«Non stai bene?»
«No, insomma...prima mi girava la testa ma voglio solo farti compagnia»
«E se Madama Chips non se la beve?»
«Uscirò obbediente e rientrerò due secondi dopo sotto il mantello di papà» disse alzandosi «Ora vado a farmi ricoverare.» andò a chiamare Madama Chips nel suo ufficio.
Disse di avere forti giramenti di testa a causa dei Dissennatori e la botta le faceva male. Come previsto Madama Chips ci cascò e la fece sdraiare a letto, somministrandole una pozione color petrolio, che fece rimpiangere a Jamie l’idea.
Non restò molto nel suo letto, perché appena bevuta la pozione, Madama Chips se ne andò e dieci minuti dopo si trovava seduta a gambe incrociate sul letto di Harry, e entrambi stavano mangiando delle patate arrosto. Le lenzuola del letto erano coperte di briciole.
«Non si può fare niente per la tua scopa?» chiese Jamie, sapendo quanto il fratello ci tenesse
«No, non si può riparare... L’ha completamente distrutta»
«Possiamo sempre ordinarne un’altra,magari la Firebolt. Ti piaceva tanto...» disse per tirarlo su di morale
Harry sorrise «Costa troppo, Jamie. Non possiamo spendere tutto per una scopa»
«Basterebbe tirare un po’ la cinghia nel caso...»
«Abbiamo davanti ancora quattro anni. So che lo dici per me, ma un’altra Nimbus andrà bene»
Jamie annuì «D’accordo...», per nulla abbandonando l’idea della Firebolt.
Il discorso cadde e per un po’ si limitarono a mangiare, ognuno perso nei propri pensieri.
«Harry...» Jamie lo chiamò rompendo il silenzio che rimbombava nell’Infermeria «Come stai?»
Harry alzò lo sguardo su di lei «Sto bene»
«Anche per me vale la stessa frase che dici a tutti gli altri?» gli chiese Jamie. Aveva smesso di mangiare e lo scrutava, i suoi occhi nocciola fissi sul gemello.
«Jamie, andiamo, non mi sono schiantato. Silente ha rallentato la caduta e...»
«Non parlavo della caduta, so che non ti sei fatto niente. Non sei rimasto privo di sensi per la caduta»
Harry sospirò innervosito, poggiando la testa alla spalliera del letto «Parli dei Dissennatori...»
Jamie si torturò le labbra coi denti « Sono svenuta anch’io. Quando...quando ho sentito il gelo, ho avuto paura» prese un respiro « Più che paura era panico e volevo soltanto trovarti, ma...ho sentito una voce»
Harry si chinò verso di lei «Sì, anche io l’ho sentita...»
 
«No! I bambini no, ti prego!»
«Spostati, stupida... spostati...»
«Harry e Jamie no! Prendi me piuttosto, uccidi me, ma non i bambini!»
 
«Era la stessa voce del treno. Era la mamma... supplicava Voldemort di non ucciderci, e lui rideva. Era poco prima che...» le parole gli morirono in gola
«No... Io ho...era la voce di papà. Diceva alla mamma di scappare...poi Voldemort lo ha ucciso» Jamie tornò a mangiare, anche se ogni boccone faceva fatica a superare il nodo che aveva in gola.
Harry, invece non aveva più toccato cibo, era pensieroso. «Ho visto il Gramo, credo. Prima dei Dissennatori»
Jamie sorrise «Harry, il gramo non-»
«Era un cane nero, enorme e mi fissava dagli spalti»
Jamie rimase in silenzio per un momento «Forse, era solo un cane o un lupo che si è spinto fuori dalla foresta. Sei caduto per i Dissennatori, non per il Gramo»
«Certo, però l’ho visto»
«Sei preoccupato che sia davvero un presagio di...»
«Non lo so. Non so cos’era, ma quale altra spiegazione ci sarebbe?»
«Io non ci perderei troppo tempo. Può essere stato un gioco di luci, c’era il temporale, magari hai visto male»
«Sarebbe la seconda volta». Era sicuro di non aver sbagliato. Il cane nero era davvero tra gli spalti, ma era vero che il problema dei Dissennatori aveva la priorità. «Dobbiamo affrontarli. Dobbiamo trovare un modo per respingere i Dissennatori»
Jamie alzò lo sguardo su di lui «Lo so. Non voglio sentirli più. Domani mi metterò a fare delle ricerche»
«Lupin conosce il modo...sul treno ha cacciato via il Dissennatore»
«Harry, andrò in Biblioteca a cercare. Lascia stare Lupin»
«Perché? È il miglior insegnante che abbiamo mai avuto»
«Non lo conosciamo nemmeno...»
Harry sospirò «Non capisco perché a volte sei così diffidente... »
 «Non voglio parlargli di quello che sentiamo, né di quello che ci succede. Rivolgiamoci a lui solo come ultima possibilità, ok?»
Harry annuì di malavoglia «Come vuoi...ma voglio un modo per respingerli alla prossima partita. Non possiamo svenire...è ridicolo e umiliante. Non voglio che mi ritengano debole...»
Jamie lo guardò comprensiva «Noi non siamo deboli, Harry. Mi rifiuto di crederlo» disse decisa. Dopo tutto quello che avevano affrontato dai Dursley e a scuola, non poteva credere davvero di essere così cagionevole da svenire. Doveva esserci una spiegazione razionale «Non capisco perché ci succede...», prese due fette di torta dalla borsa «È di zucca...ti tirerà su il morale»
«Non ho molta fame a dire il vero»
«Lupin mi ha raccomandato di darti il dolce...» lo informò con una punta di sarcasmo
«Cosa ?» chiese divertito, spezzando un boccone di torta
«Me lo sono ritrovato davanti. Non mi sembrava necessario usare il mantello, non era ancora il coprifuoco»
«Perché non hai detto che non stavi bene e basta?», Harry ingoiò un grosso pezzo di torta, facendo cadere un sacco di briciole
«L’ho fatto, ma non ci è cascato»
«Signorina Potter! Scendi subito dal letto di tuo fratello e torna immediatamente nel tuo»
 Jamie, sobbalzò per essere stata scoperta, fece in tempo, però, a nascondere la borsa sotto il mantello.
«Scusi, Madama Chips» disse scambiandosi un’occhiata complice con suo fratello e si spostò sul letto accanto
«Bene, sotto le coperte e luci spente. Dovete riposare» ordinò perentoria, prima di tornare nel suo ufficio.
«E così Lupin ti ha beccata eh?» chiese Harry, divertito quando Madama Chips fu fuori tiro.
«Non mi ha beccata, ci siamo solo incrociati» ribatté punta sul vivo « Mi ha solo fatto capire che aveva capito...è irritante, non trovi?»
«No, a me piace Lupin» disse Harry tranquillo. Sorrise tra sé, sapendo che la sorella si sarebbe infastidita
«La borsa era chiusa. Non poteva sapere cosa c’era dentro. È stato strano, non so spiegarlo»
«Credi che abbia a che fare con Black, come Piton?» chiese Harry, girandosi sul fianco, per guardarla
«No, non credo sia una persona malvagia...ma è come se mi sfuggisse qualcosa» Jamie scosse la testa «Probabilmente è solo una sensazione stupida»
Harry annuì «Meglio dormire adesso...»
A Jamie sfuggì un gemito nervoso e si tappò la bocca con la mano
«Che c’è?» le chiese Harry, si alzò facendo peso sui gomiti dietro la schiena
«Dormire mi spaventa un po’» ammise, pensando alla voce di suo padre
«Anche a me», Harry tornò a sdraiarsi, mettendo gli occhiali sul comodino.
Si addormentarono con le voci dei genitori nella testa.
 
La mattina dopo, Jamie venne dimessa e salutò Harry. «Inizierò le ricerche sui Dissennatori, e nel pomeriggio verrò a trovarti di nuovo con Ron e Hermione»
Era domenica, e quasi tutti gli studenti erano ancora a letto. Si era svegliata troppo presto, ma non era più riuscita a prendere sonno. Come Harry, si era svegliata diverse volte quella notte, aveva gli incubi. Sognava i Dissennatori, il gelo e la morte del padre. Il sogno finiva sempre con un urlo disperato, che la ghiacciava, e si svegliava ogni volta sudata e con la pelle d’oca.
Decise di andare in Sala Comune, avrebbe aspettato davanti al fuoco Ron e Hermione, per fare colazione con loro. Hermione mi farà una bella lavata di capo, per non averle detto nulla.
Si lasciò cadere sul divano, sdraiandosi. Chiuse gli occhi e sospirò stiracchiandosi. La luce tenue, rischiarata dalla danza delle fiamme nel camino e la pace della sala la avvolgevano. Si stava rilassando e non sentì i soffici passi di Grattastinchi scendere le scale.
«Ignorato in questa maniera...Imprudente, maleducata e irresponsabile mocciosa!» sbraitò una voce. Jamie sobbalzò, tirandosi a sedere
«Nemmeno gli uccelli volano...ma lei vola con la tempesta su un ridicolo bastone torto» Moccì dal dorso di Grattastinchi la stava sgridando. La sua tonalità era di un verde molto acceso e tendente al rosso « E mi ignora liberamente per tutto il giorno. Nemmeno al negozio....ahi ahi magari fossi ancora nelle mie foreste»
«Moccì, mi stai sgridando» disse Jamie incredula
«Ah, che perspicacia! Como ti è venuto in mente de volare con un tempo simile. Lo dicevo yo che era una pessima idea. Tu svieni e l’otro cade al suolo...» Moccì si era arrampicato sul divano, per raggiungere le gambe di Jamie, che lo fissava trattenendo un sorriso.
«Moccì, ti sei preoccupato. Mi dispiace»
«Yo? Yo non ero preoccupato de ninguna maniera» sbottò, il suo colore stava tornando normale
«Mi dispiace di non averti parlato prima...ma sono successe diverse cose e avevo bisogno di parlare con Harry»
Il camaleonte la fissò con entrambi gli occhi, sembrava la stesse studiando
«Ma non è successo nulla...i Dissennatori sono entrati in campo e ci hanno fatto lo stesso effetto del treno» gli raccontò Jamie «Abbiamo perso i sensi, ma Harry è caduto, invece George era vicino e è riuscito a afferrarmi in tempo»
«Ah,quel rosso sfacciato!» sbraitò Moccì
Jamie alzò gli occhi al cielo «Comunque è finito tutto bene...perché non hai il tuo maglione?»
«Mi pizzicava» disse tirando su il muso come uno snob
«Mio piccolo camaleonte viziato, la lana è molto calda e la stagione molto fredda...vado a prenderti il maglione e te ne farò un altro, così potrai cambiare un po’ se ti annoi» disse alzandosi dal divano
«Non sono una bambola!» strillò quello
«Niente maglione, niente uscite, perché per te fa troppo freddo» lo ammonì salendo su per la scala.
 
« E così Lupin ti ha lasciata andare...forte!» commentò Ron. Erano seduti a fare colazione, e Jamie aveva raccontato tutto ai due amici.
«In fondo era ovvio che stessi andando più per parlare con Harry, che altro» disse Hermione servendosi del succo
«Ha anche intuito cosa avessi nella borsa...» le ricordò Jamie come se fosse di estrema importanza. Moccì dalla sua spalla, fissava il tavolo degli insegnanti continuando a adocchiare Lupin «Guarda te che modo di vestirsi...»
«Jamie, avrà tirato a indovinare. Stavi saltando la cena...» le fece notare Hermione «Non ci darei troppo peso»
«Già, non lamentarti, mica ti ha messo in punizione...Per me ti brucia solo che ti ha sgamato» disse Ron, addentando un dolcetto.
«Non mi brucia affatto!» ribatté irritata. Oh sì, col suo bel fare...non lo sopporto. Certo che mi brucia. Eccome.
Jamie non replicò. I loro ragionamenti non facevano una piega, ma rimaneva quella sensazione di cui non riusciva a venire a capo. Non la capiva nemmeno lei, come poteva spiegarla agli altri. È solo il tuo orgoglio, cara disse una vocina petulante dentro la sua testa.
 Lo sguardo vagò sul tavolo degli insegnanti. Lupin stava conversando gioviale col professor Vitious. Certo chiedere aiuto a Lupin avrebbe semplificato le cose, ma Jamie non voleva cedere. Sin da piccoli, lei e Harry se la dovevano cavare da soli, e Jamie aveva sviluppato un' estrema diffidenza verso gli adulti, non riusciva a fidarsi. Sopratutto coloro che facevano i simpatici come Lupin.
«Oggi mi accompagnate in Biblioteca? Voglio cercare qualcosa sui Dissennatori e se c’è qualcosa per contrastarli»
«Certo. Anche io devo andare in Biblioteca.» disse Hermione «Credete che potrebbero rientrare di nuovo a scuola?» domandò preoccupata
«Non lo so. Silente era furioso, non credo che lo permetterebbe» disse Ron
«Forse, ma in ogni caso, è meglio essere preparati», Jamie morse una fetta di pane tostato, guardandosi in giro. Malfoy stava facendo un imitazione di Harry che cadeva dalla scopa. I suoi occhi si ridussero a fessure, mentre spezzettava con rabbia il pane. Ron e Hermione seguirono il suo sguardo «Malfoy, quell’idiota!» commentò Ron
«Jamie, non farci caso...», Hermione le mise una mano sul braccio, per ammonirla e non farle fare sciocchezze. Jamie, sbuffò infastidita e distolse gli occhi da Malfoy, meditando già su come gliel’avrebbe fatta pagare.  «Cerchi il tuo amigo?» domandò Moccì, arrampicandosi sulla sua testa
«George?»
«No il tonto rosso...quello bueno e elegante»
«Con Gabriel non parlo ancora...mi ero dimenticata di lui...»
Moccì disse qualcosa di poco carino, ma lei non ci fece caso. Si fece pensierosa e il suo sguardo vagò di nuovo sul tavolo Serpeverde.
Hermione aveva notato la strana conversazione e nonostante non avesse capito nulla, quando vide Jamie osservare il tavolo dei Serpeverde con occhi persi, intuì i suoi pensieri.
«Jamie, non hai più parlato con quel ragazzo?» le chiese sottovoce per non farsi sentire da Ron.
Jamie lanciò un’occhiata a Ron, stava parlando con Dean. « No, mi era anche passato di mente con quello che è successo»
«È comprensibile, ma hai intenzione di chiarire o...» lasciò in sospeso la frase
«Non lo so e lui è l’ultimo dei miei pensieri»
«Come?» Moccì si sporse dalla sua testa «Pensavo avessi iniziato a usare la testa» disse dando dei colpetti con la coda sulla testa di Jamie.
Jamie gli puntò un dito contro il muso e lo spinse indietro. Fece di nuovo scorrere gli occhi lungo il tavolo scandagliando il gruppo intorno a Draco Malfoy. Passò Zabini, Nott e la Parkinson e altri studenti di cui non conosceva il nome. Allora è proprio vero che non frequenta Malfoy...Sembra quasi impossibile...
Jamie continuò nella sua ricerca,allontanò la sua attenzione dal gruppo vicino a Malfoy, lo sguardo sulla figura incontrò un paio di occhi verde scuro che la fissavano, sorpresi di incontrare i suoi. Jamie assunse un cipiglio altero, e Gabriel distolse secco lo sguardo, si alzò da tavola e uscì dalla Sala Grande.
Moccì dall’alto della sua posizione aveva seguito la scena, lui aveva individuato Gabriel da tempo «Era ora che lo trovassi...Ti stava mirando...»
«Bé mi sembrava seccato...non credo lo cercherò di nuovo» disse Jamie sostenuta.
 
Dopo colazione, salì con Ron e Hermione in Sala Comune. Jamie era rimasta indietro con il tema di Storia della Magia e il compito di Aritmanzia, per cui in mattinata avrebbe cercato di finire i compiti e nel pomeriggio sarebbe andata in Biblioteca, a fare ricerche sui Dissennatori.
Si fece aiutare da Hermione in Aritmanzia, mentre Ron lavorava al compito di Divinazione.
Quando arrivò l’ora di pranzo Jamie aveva finito solo Aritmanzia e iniziato Storia della Magia.
«Mi ci vorrà un’oretta per finirlo...poi possiamo andare in Biblioteca», Jamie chiuse il libro con il tema all’interno.
«Voi come siete messi?», chiese ai due amici. Ron aveva finito Divinazione in cinque minuti, il tempo di inventare qualche tragedia, e poi Storia Della Magia. Hermione, invece sembrava non fermarsi mai : aveva fatto Aritmanzia, Storia della Magia, e ora stava cominciando Babbanologia.
«Hermione...» la chiamò Jamie, quando la riccia non le rispose «Non credi che dovresti mollare qualche materia?»
«Cosa? Oh no, va benissimo così. Andiamo a pranzo, ho una fame...» disse ritirando i libri in borsa e dirigendosi fuori dal ritratto.
Jamie e Ron si scambiarono un’occhiata perplessa, e la seguirono fuori.
Jamie non mangiò molto a pranzo, spiluccava il suo piatto, pensierosa. Hermione le mise una mano sulla spalla, per richiamare la sua attenzione «Jamie, è tutto a posto?»
«Sì, ma ho lo stomaco chiuso»
«È per i Dissennatori, vero? Vuoi dirci che è successo di preciso» le chiese cauta Hermione
«Già, eri di nuovo in stato catatonico» disse Ron
«Ron!»
Jamie scosse la testa sorridendo « Non è niente. Oggi troverò un modo per respingerli e non ce ne preoccuperemo più»
 
Dopo pranzo, Jamie, finì Storia Della Magia. Ron decise di andare da Harry, e lei e Hermione andarono in Biblioteca, lasciando Moccì sulla groppa di Grattastinchi a sonnecchiare davanti al camino.
«Che libro devi cercare?» chiese Jamie, mentre vagavano per gli scaffali, nel reparto creature oscure.
«Uno sui Lupi Mannari, per il tema»
Jamie si voltò a guardarla sconvolta «Lo vuoi fare sul serio?»
«Certo che sì. È un compito»
«Ma Piton faceva solo una supplenza e ha saltato mezzo programma»
«Ma se alla prossima lezione c’è di nuovo Piton vorrà i temi e se non lo fai...»
«Ho visto Lupin, e tutto sommato sta bene. Vedrai che c’è lui. E se è “forte”, come dicono tutti, annullerà il tema»
«Comunque lo voglio fare. I lupi Mannari saranno un argomento dei G.U.F.O»
«Dei che?»
Hermione sospirò esasperata «Gli esami del quinto anno...si chiamano così» spiegò paziente
«Oh, bene. Ai Lupi Mannari ci penserò allora»
Jamie trovò diversi libri sui Dissennatori, alcuni ne parlavano brevemente, spiegando in modo approssimativo le loro caratteristiche, e questo a Jamie non bastava. Iniziò a cercare documenti con casi di attacchi dei Dissennatori, ma non ce n’ erano molti dato che erano sotto il controllo del Ministero, e  nessun caso di svenimento dopo un contatto di pochi minuti. Jamie lesse delle condanne di molti seguaci di Voldemort, alla fine della prima guerra magica. Alcuni erano stati sottoposti al bacio dei Dissennatori, e ridotti a vegetali per sempre. Il loro bacio ti prendeva l’anima. Jamie rabbrividì, era una condanna terribile, peggiore della pena di morte. Provò pietà per quei poveretti, erano persone malvagie, ma nessuno poteva meritarsi una simile fine.
Su un altro libro trovò un incantesimo per respingerli: l’Expecto Patronum. Era un incantesimo molto difficile, ma il libro ne descriveva solo le caratteristiche. A lei serviva un manuale per impararlo.
«Prova a chiedere a Madama Pince se ha qualcosa» la incoraggiò Hermione «Ci sarà sicuramente, magari nel reparto di magia avanzata», teneva in mano un paio di grossi libri, frutto delle ricerche sui Lupi Mannari.
 
«Potter, abbiamo un solo libro con le informazioni che cerchi,ma è stato preso già da un altro studente»
«Ah, e posso sapere il nome?»
«Non vedo perché io debba dare informazioni riservate di uno studente ,Potter»
«La prego, mi serve quel libro. È davvero urgente...»
«D’accordo, d’accordo. Io voi giovani non vi capisco» brontolò, cercando nel registro «Si chiama Gabriel Asbury, lo ha preso dall’inizio dell’anno, diverse volte»
Jamie sgranò gli occhi. Aveva ascoltato solo il nome Lo uccido...
«Grazie, Madama Pince»
Uscì come una furia seguita da Hermione «Jamie, aspetta!»
«Ma che cavolo ci fa quello con un libro sui Patroni!» sbottò arrabbiata «Non ha alcun diritto di prenderlo. Lui mica sviene quando ci sono loro»
«Jamie, non può averlo fatto di proposito. Non poteva sapere che tu saresti venuta qui a-»
«I Serpeverde sono furbi. Scommetto che ci ha sentito parlare e ha ben pensato di fregarmi il libro»
Hermione seguiva i suoi ragionamenti, confusa «Jamie, ma è impossibile e poi Madama Pince ha detto che-»
«Sai che c’è, non mi serve. Mi basta la formula, imparerò l’incantesimo anche senza quel libro» disse più calma «Sono brava in Incantesimi, no?»
«Sì, quando ti applichi» le precisò Hermione «Fai sempre i compiti all’ultimo e non studi spesso»
«È che qui ho sempre qualcosa di divertente da fare. Mi viene difficile non distrarmi»
Hermione alzò gli occhi al cielo «Vuoi una mano con l’incantesimo?»
«No, grazie. Tu va pure a fare il tema»
«D’accordo, dopo lo leggi? Vorrei un tuo parere prima di consegnarlo»
Jamie sorrise «Certo. Ci vediamo a cena»
Camminò un po’ per il castello, cercava un posto dove esercitarsi senza interruzioni. Non voleva che qualcun altro sapesse quello che stava facendo, per precauzione e nel caso non ci fosse riuscita, non lo avrebbe scoperto nessuno.
Le aule erano fuori questione e nel castello conosceva soltanto un posto dove non andava nessuno. Il bagno di Mirtilla Malcontenta. Andò al secondo piano e entrò nel bagno. Era molto silenzioso, forse Mirtilla stava vagando per qualche tubatura.
Iniziò subito a provare, aveva imparato la formula dell'incantesimo, sapeva che un Patronus corporeo prendeva forma animale, e che doveva ritenersi fortunata se riusciva a produrre anche solo una scia d’argento «Expecto Patronum»
Non successe nulla, dalla bacchetta non uscì nessuno sbuffo di fumo. Come primo tentativo era pessimo.
Passò altre due ore a esercitarsi, finché non si accorse che era arrivata ora di cena. Frustrata uscì dal bagno. Credeva di potercela fare, forse non al primo tentativo, ma magari al secondo o al terzo. Invece non le era uscito nulla. Decise di non passare in Infermeria. Se Harry avesse saputo del suo fiasco, avrebbe voluto chiedere aiuto a Lupin, e Jamie voleva evitarlo, finché possibile.
Andò direttamente in Sala Grande, nonostante passò dal piano dell’Infermeria.
Ron e Hermione le avevano tenuto il posto.
«Ciao, come sono andati gli esercizi?» le chiese Hermione
«Abbastanza bene» mentì Jamie «Come sta, Harry ?» chiese a Ron, decisa a liquidare l’argomento, almeno per la cena
«Bene, ma è giù per la Nimbus»
Jamie annuì «Posso ordinare un nuovo manico di scopa e fargli una sorpresa, magari» disse pensierosa «Gli piaceva tanto la Firebolt, quest’estate la guardava sempre in vetrina, avevo pensato di prendergliela», convinta ancora che coi soldi avrebbero potuto farcela
«La Firebolt, wow!» esclamò Ron «È la scopa migliore in commercio»
«Sì, ma costerà un sacco di soldi» disse Hermione
«Sì, beh lo ha detto anche Harry, ma...»
«Appunto, avete ancora quattro anni prima di poter lavorare» le ricordò Hermione «Prendigli una scopa uguale a quella che aveva prima, no?»
«Già, forse è la cosa migliore. Non gli comprerei mai una Nimbus 2001. Quello che è buono per Malfoy non è buono per noi»
«Ben detto, Pluffetta!» i gemelli avevano fatto sloggiare dei ragazzini del secondo anno e si erano seduti di fronte a loro
«Il grande giorno è domani» le disse Fred
«Cosa volete fare?» domandò Hermione
«Scommetto qualche trovata ai Serpeverde» disse Ron compiaciuto
«Esatto, e sarà un successo» disse Fred
«Stavolta non hai scuse, Jam» disse George
Jamie sorrise «D’accordo, l’effetto è immediato?» sussurrò
«Sì, non ci mette molto...qualche minuto», George, iniziò a servirsi la zuppa
«La durata invece è piuttosto lunga» disse Fred
«Ho letto che nelle Api Frizzole viene allungato con erbe calmanti che ne diminuiscono l’effetto. Questo nelle prima fasi di lavorazione, poi vengono aggiunti gli zuccheri e...»
«E brava Jam Jam, hai fatto i compiti» ghignò Fred
«Qualcuno doveva pur documentarsi» disse Jamie in un tono che ricordava molto Hermione
«No non lo allungheremo» le disse George con un sorriso furbo
«Al contrario, lo mischieremo a un'altra erba, ma non è affatto calmante, anzi dovrebbe aumentare l’effetto del volo»
«Potevate avvertirmi! Che cosa avete usato?»
«Perché non provi a scoprirlo?» le dissero in coro i gemelli
«Cosa? Ma non è corretto...»
«Sì, invece e se ci riesci ti metteremo al corrente di uno dei segreti del nostro successo» le promise Fred
«C’è qualcosa che ancora non so?»
«C’è molto che ancora non sai» risposero in coro
Jamie rimase un po’ delusa, era convinta che i gemelli condividessero tutto con lei. «D’accordo. Lo scoprirò» rispose accogliendo la sfida
I gemelli sorrisero «Domani sera » disse Fred
«Prima di cena»
«Davanti alle cucine»
 
Tornati in Sala Comune si erano appropriati delle loro poltrone preferite davanti al camino. Ron si era spostato poco dopo, per giocare a Gobbiglie con Seamus e Dean, e Jamie stava leggendo il tema di Hermione. Aveva scritto tre rotoli di pergamena e aveva intrecciato diversi documenti e fonti.
«Meglio del nostro libro» disse Jamie passandoglielo «Credo che queste informazioni mi bastino fino al quinto anno. Non mancava nulla. Hai addirittura studiato il ciclo lunare, non mi ero accorta che fosse passata da poco la luna piena»
«Oh, avevo il calendario sottomano», le guance si arrossarono. Jamie sapeva che le facevano sempre piacere i complimenti sul suo lavoro, ed erano sempre meritati.
«Sì, era al culmine proprio... ah, poco prima della partita. Lo avevo segnato...ah si quando Piton ha fatto supplenza» disse Hermione consultando la pergamena
«Non ricordarmi quella supplenza, per favore» disse Jamie con una smorfia di disgusto «Spero che Silente non gli dia mai quel posto»
Hermione annuì« Ti va di farmi vedere il Patronum?» le chiese curiosa
Jamie la guardò interdetta «Ehm...in realtà non è che lo sappia ancora fare del tutto»
Hermione aprì la bocca e la richiuse, e rimase in silenzio a guardarla per qualche istante «Non è andata bene vero?»
«Cosa? No, certo che è andata bene. Ho fatto un sacco di progressi» rispose Jamie, si sporse sul lato della poltrona, d’improvviso trovava interessante la partita di Gobbiglie
«Non ti sei vantata, Jamie. E tu lo fai sempre quando ti riesce qualcosa»
«Non è vero. Non sempre»
Hermione alzò gli occhi al cielo «Certo,come no...» poi la guardò «In ogni caso, non ci sarebbe nulla di male. È un incantesimo molto difficile, e è normale non riuscirci la prima volta»
Jamie sbuffò «Ci ho provato per ore, ma non è uscito un bel  niente. Nemmeno una scintilla.»
«Sei sempre decisa a non chiedere aiuto a Lupin? Domani abbiamo lezione con lui,se c’è»
«Sì, possiamo farcela da soli. Davvero»
«Forse, dovresti chiedere il libro a quel ragazzo. Potrebbe chiarirvi molte cose»
«Non ho alcuna intenzione di farlo. Se lo vuole se lo può anche tenere io ce la faccio benissimo anche senza» replicò piccata e punta nell’orgoglio
Hermione alzò gli occhi al cielo, ma non ne parlò più.
Più tardi salirono in Dormitorio. Jamie era già sotto le coperte e Moccì si era accoccolato accanto a lei appena sotto al cuscino.
«Allora, como è  andato l’esercizio ?»
«Da schifo»
Moccì emise un verso strano e stridulo, che Jamie non aveva mai sentito, e per un momento si chiese se anche le altre lo avrebbero potuto sentire.
«Cos’è questo verso?» chiese curiosa
«È la mia risata, tonta» Moccì aveva smesso di fare quel verso strano e ora il suo tono era molto indispettito
«Scusa...davvero voi ridete così?»
«Davvero tu non sei riuscita a fare quell’encantamiento ?» replicò lui impermalito
Jamie gli fece una linguaccia e gli tirò scherzosamente la coda «Avete una risata pessima»
«E tu sei un incapaz» borbottò lui
Lei sorrise puntellandolo sul dorso col dito «È tutta colpa di Gabriel se non ci sono riuscita»
Moccì puntò gli occhi su di lei, in attesa che continuasse «Ho scoperto che ha preso un libro che poteva servirmi per difendermi dai Dissennatori. Lo ha fatto apposta»
«Bah, tonterìa»
«Perché lo difendi sempre? Dovresti stare dalla mia parte!» esclamò tirandosi su
«Non agitarte sempre...» brontolò il camaleonte con sufficienza «Non concordo con quello che dici. Tutto qua» fece una pausa «Il fatto che poi lui abbia modi perfecti è un detalle»




Tana del camaleonte:
Allora come potete vedere questo era un capitolo di transizione, in cui Jamie inizia le sue richerche sul patronus. 
Con Gabriel ancora non parla, comunque vi assicuro che nel prox capitolo parleranno di nuovo.
Alla prossima
Etanin

 

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Capitolo 12
*** In cui Pansy Parkinson colpisce Malfoy con un calcio sul naso ***




Ciao a tutti! 

Eccomi qui con un nuovo capitolo, ringrazio sempre chi segue e legge questa storia e  virby e midnight589 per le loro recensioni.

Vi lascio la traduzione di qualche parola in spagnolo :

Algo: qualcosa
Otro: altro
Burro: mulo/asino

Spero di non averne dimenticata nessuna.

Buona lettura!










La mattina, Harry, li raggiunse a colazione «Ciao» li salutò, sedendosi accanto a Ron
«Ehi, finalmente libero» gli sorrise Jamie e gli versò del succo di zucca.
«L’otro tonto che vola con la tempesta. Eccolo qua» brontolò Moccì, dalla spalla di Jamie, dando un colpetto con la coda sul collo di Harry «Ciao anche a te Moccì» lo salutò Harry. Dopo quei giorni in Infermeria, era persino contento di rivedere il camaleonte «Stare in Infermeria era deprimente»
«Di che ti lamenti! Almeno ti sei rimpinzato di dolci gratis» disse Ron, dandogli una pacca sulla spalla
«Ron!» esclamò Hermione «Certo Harry era molto giù»
Jamie alzò gli occhi al cielo e non ascoltò la risposta di Ron, ma sorrise a Harry « Tutto ok?»
«Tutto ok. Ieri non sei passata» rispose Harry « Progressi con le ricerche?»
A Jamie scomparve il sorriso «Sì, ho trovato un incantesimo»
«Ottimo. Sei già riuscita a farlo?»
«Beh...è magia avanzata, e ci vorrà del tempo per padroneggiarlo»
«Ok...» Harry scoccò un’occhiata a Lupin, al tavolo degli insegnanti «Pensi che possiamo farcela o ci serve aiuto?»
«No,no. Possiamo fare da soli»
«D’accordo...»
«Stasera, ci sarà una sorpresa» disse Jamie ricordandosi dello scherzo e volendo distrarre il fratello
Harry la guardò sorridendo «Che vuoi combinare?»
«Vedrai...non staccare gli occhi dal tavolo dei Serpeverde»
Si alzarono dal tavolo per uscire dalla Sala Grande e Malfoy non mancò di farsi sentire «Ehi Potter! Gran bella caduta», e fece finta di svenire. Mezzo tavolo di Serpeverde scoppiò a ridere. Harry e Jamie ribollivano di rabbia
«Brutto moccioso dai capelli da veijo», Moccì si sporse dalla spalla, era di un verde scuro.
«Attento Malfoy, o ti faccio perdere di nuovo l’uso del braccio» lo minacciò Ron, tirandosi dietro Harry e Jamie, appena in tempo prima che lei partisse in quarta e lo prendesse a pugni.
«Giuro che se continua così si trova i capelli rosa, quel viscido verme!» Jamie borbottò questo e altri svariati insulti, mentre lei e Hermione si dirigevano a Aritmanzia
«Ah, potevo papparlo como un saltamontes» borbottava Moccì, come la padroncina «Squisite saltamontes. Da quanto non mi mangio una bella locusta»
Jamie ignorò il suo monologo, pensando di regalargli locuste per natale e a Draco Malfoy uno scalpo rosa, possibilmente permanente. Sorrise pensando alla reazione di Draco e a quella del signor Malfoy. Arrivata al secondo piano si rese conto di essere sola. Hermione era sparita di nuovo «Questa cosa ha dell’assurdo. Moccì hai visto dove è andata?»
«Chi?» chiese il camaleonte guardandosi in giro
Jamie alzò gli occhi al cielo «Hermione, è sparita di nuovo»
«Non farci caso. Il suo gatto dice che ha una rotella fuori posto»
«Grattastinchi pensa questo?»
«Sì, o almeno credo. Non compriendo bene l’accento felino, troppi suoni gutturali» Moccì si sporse «Siamo all’aula?»
«Quasi...»
«Ci sarà il biondo tuo amigo, bueno»
«Non ho intenzione di parlargli. E fila dritto nella borsa, non voglio che combini disastri»
«No, lo voglio scegliere io il posto»
«Cosa? No, che diavolo ti frulla in quel cervellino da rettile?». Un paio di studenti le passarono accanto guardandola strano. Jamie non si era resa conto di parlare con Moccì in lingua umana. Ogni tanto se ne scordava visto che lui la capiva. Alzò le spalle indifferente, infilandosi nell’aula. Avvistò due banchi liberi in seconda fila, al centro. Hermione sarà contenta, almeno pensò con un sorriso mentre attraversava l’aula.
«Ehi dove vai. Lo scelgo io il posto» sentì urlare. Jamie si voltò e vide il suo camaleonte su un banco in ultima fila. «Moccì che diavolo ci fai là» sibilò arrabbiata raggiungendolo
«Lo scelgo io il posto» ribadì Moccì cocciuto, sistemandosi meglio sul banco. Jamie guardò il banco vicino. C’era seduto Gabriel e osservava la scena moderatamente divertito, capì perché Moccì si era fissato, ma mai e poi mai ci si sarebbe seduta. «Moccì, ora ce ne andiamo a un altro banco!»
«Se mi prendi ti mordo. Siediti e basta... Cocciuta como un burro» (mulo)
Jamie lo fissò sgranando gli occhi, ma entrò la professoressa Vector e fu obbligata sedersi lì, senza dire nulla. Borbottò solo tra sé e sé un “Ridicolo” mentre con poca grazia apriva il libro sul banco, non facendo nemmeno caso a Moccì. «Ehi, non schiacciarmi. Sappi che mi ringrazierai»
«Oh, ma per favore!» Jamie non degnò Gabriel di uno sguardo. Era ben ferma a seguire la lezione e a ignorarlo.
Moccì, rimaneva in mezzo ai loro gomiti, guardando prima l’uno poi l’altra, bofonchiando quanto gli umani e in particolare gli adolescenti fossero stupidi e orgogliosi.
Jamie, si sentì puntellare il gomito e guardò in basso «Chiedigli il libro, avanti!»
«No, e piantala» replicò Jamie «Non ho affatto bisogno di quel libro»
Moccì sbuffò «E va bien...è evidente che preferisci fare lezioni in più con quel Lupin. Ma mi pareva no ti andasse, no?»
«Non è questo il punto» sibilò Jamie, chinandosi su di lui «E poi, prima o poi dovrà pur riportare quel dannato libro al suo posto, no?»
«Se Harry puede aspettare...»
Jamie sbavò sulla pergamena, stritolando la piuma. Moccì le stava facendo saltare i nervi. Era davvero petulante, quando voleva. «D’accordo mi farò dare quel libro. Ma sappi che gli parlerò solo per quello»
«Fallo ora!» le ordinò Moccì, al suono della campanella. Colpì il braccio di Gabriel con la coda più forte che poté, attirando la sua attenzione, e Jamie si trovò costretta a parlare con lui «Gabriel» lo fermò mentre si alzava. Il suo tono doveva apparire freddo e distaccato, ma in realtà era carico di imbarazzo e irritazione.
Lui si girò verso di lei, in attesa che continuasse. «So che hai preso in prestito un libro dalla Biblioteca».
Lo vide contrarre la mascella «Non credo siano affari tuoi»
«Bé, quel libro sui Patroni mi serve» continuò. L’atteggiamento di lui la indisponeva. Certo che erano affari suoi «Ho intenzione di imparare quell’incantesimo e per farlo mi serve quel libro, perciò...» lasciò la frase in sospeso con una certa arroganza, aspettando che lui capisse da sé che doveva darglielo.
«Quando avrò finito lo riporterò in Biblioteca» disse lui semplicemente e uscì dall’aula.
Jamie gli corse dietro «Lo vedi che non è una persona ragionevole» disse a Moccì, che si era attaccato alla borsa.
«Gabriel!» lo richiamò decisa «Senti, a me quel libro serve proprio e mi serve adesso» si mise davanti a lui «Tu non hai nemmeno idea di quanto sia importante per me»
«Lo è anche per me» replicò lui calmo continuando a camminare e costringendola ad arretrare. Jamie si spostò di lato «Non quanto può esserlo per me. Per te è solo una stupida ricerca, ma per me è importante. Dovresti darmelo... come fai a non capire?»
Gabriel la fulminò «Sempre a pensare che tutto ti sia dovuto vero?»
«Cosa? Che cavolo blateri»
«Perché deve essere più importante per te?» sibilò a denti stretti. Era la prima volta che Jamie lo vedeva perdere la sua solita calma
«Tu non hai la minima idea di quello che i Dissennatori ci fanno» replicò lei con forza, afferrandolo per un braccio «Non puoi capire!». Jamie vide lo sguardo di Gabriel farsi più duro. Si liberò con sgarbo dalla sua presa e affrettò il passo, mischiandosi tra gli altri studenti. Jamie non gli andò dietro, rallentò il passo e prese Moccì dalla borsa «Sei contento ora?»
«Adolescentes...sempre a starsene muti per poi parlare nel modo sbagliato!» bofonchiò, scuotendo la testolina
«Non dare la colpa a me. Lui è davvero egoista!» sbottò irritata
«Bah! E non hanno mica pensato di usare insieme il libro, no...» brontolò Moccì, ma lei non lo ascoltò.
 Jamie si stava dirigendo alla prossima lezione, era molto abbattuta e guardava in basso. Non aveva molta voglia di fare lezione, né di vedere Harry, Ron e Hermione. L’ultimo nome la riscosse. Si guardò indietro, era certa che stavolta Hermione non fosse entrata a lezione, non l’aveva vista.
«Jamie!» si sentì chiamare, e vide Hermione andarle incontro. Sembrava preoccupata
«Hermione, che fine avevi fatto ? Non c’eri ad Aritmanzia»
«Lo so...Oh, che pasticcio. Ho saltato la lezione»
«L’ho visto...che è successo?»
Hermione arrossì « Ehm, no nulla, ma avevo un altro corso e...Oh, dovrò andare dalla professoressa Vector a chiedere scusa e farmi dare gli appunti» disse, mordendosi imbarazzata il labbro «Bé, andiamo a Trasfigurazione. Non voglio arrivare tardi» e si avviò a passo di marcia.
«Quella està loca», Moccì si arrampicò sulla sua spalla
«Tu, zitto. Per oggi hai parlato troppo»
«Bah, bubbole. Siete voi mocciosi che fate sempre tragedie»
Jamie andò dietro a Hermione e si sedette accanto a lei «Mi spieghi che cavolo hai?»
«Ehi, Hermione ma dov’eri sparita ?», Jamie si voltò e vide Ron entrare insieme a Harry «Eri dietro di noi sulle scale»
«Avevo dimenticato una cosa, Ron» rispose con noncuranza Hermione
Jamie si scambiò un’occhiata con Harry e Ron e poi alzò le spalle. Senza volere notò Gabriel nelle ultime file, e stizzita gli diede le spalle. Non gli avrebbe chiesto ancora quel libro, per quanto fosse stato egoista a non darglielo e lei continuasse a pensare che le spettasse di diritto.
L’ora di Pozioni fu un vero incubo. Malfoy imitò la caduta di Harry per tutti i sotterranei, e Ron stufo di sentirlo gli tirò un grosso viscido cuore di coccodrillo che gli si spiaccicò in piena faccia, cosa che fece perdere cinquanta punti a Grifondoro.
Jamie, fu intrattabile per tutto il giorno. A pranzo si sfogò dilaniando il pollo, sotto gli occhi shoccati degli amici, soprattutto di Ron, che odiava gli sprechi di cibo.
Le vittime del suo umore furono i passanti nei corridoi. In particolar modo, Tiger e Goyle, vennero colpiti da un incantesimo Incollante che li fece rimanere bloccati in mezzo al corridoio. Per una volta erano loro a essere presi a spintoni.
«Ma non ti hanno fatto nulla ora» le disse Hermione, mentre passavano accanto ai due tirapiedi di Malfoy.
«E allora? Tanto lo avrebbero fatto prima o poi» rispose Jamie squadrandoli con un ghigno. «La prossima volta li lascio in mutande»
«Oh, si sono già liberati» notò Ron, vedendoli muoversi e spintonare chiunque passasse cercando il colpevole.
«Peccato, Jamie, è durato poco» disse Harry e colpì Tiger e Goyle con un altro incantesimo Incollante. «Mi aveva obbligato lei a impararlo» sorrise, indicando Jamie a Ron e Hermione che lo guardavano basiti. In genere, Harry, non appoggiava mai la sorella in queste gesta. Odiava il bullismo, anche su soggetti che potevano meritarselo, mentre Jamie era solita farlo, specie quando era di cattivo umore. Al secondo anno lanciava Pietrificus Totalus a chiunque si trovasse a sussurrare su lei e Harry, lasciandoli sul serio pietrificati. Stavolta, però, anche Harry non riusciva più a sopportare Malfoy e i suoi degni affiliati. I Dissennatori erano un argomento spinoso per loro e le prese in giro di Malfoy lo rendevano furioso, per questo non aveva alcuna intenzione di impedirle di fare qualche scherzo.
«Magari ne facciamo uno anche a Draco, mentre è al bagno?» chiese Jamie, contenta di avere l’appoggio del fratello, e dimentica della discussione con Gabriel della mattina, che tanto l’aveva innervosita.
Harry rise «Non sarebbe male. Ma stasera non devi fare un altro scherzo ai Serpeverde?»
«Stasera...» ripeté Jamie «Sì, infatti» le era tornato in mente che avrebbe dovuto mostrare a Harry i suoi progressi sull’incantesimo, e così anche il malumore.
«Oh, insomma ma perché non si danno una mossa» brontolò Jamie contro gli altri ragazzi, e ne spintonò uno, superandolo «Che ammasso di vermicoli» soffiò, mentre gli altri le si affiancavano di nuovo. Harry, stavolta la guardava un po’ stranito
«Che avete oggi?» chiese Ron, turbato «Hermione sparisce e salta una lezione. E  Jamie, sembra morsa da una tarantola»
Hermione e Jamie gli lanciarono un’occhiataccia e lasciarono indietro lui e Harry.
«Miseriaccia ma che ho detto? Quelle due lì non sono normali»
«Non farci caso, Ron» disse Harry «È meglio non indagare, mi sa»
A lezione di Difesa Contro Le Arti Oscure, ebbero il piacere di rivedere in cattedra il professor Lupin. Quasi tutti si esibirono in proteste sul tema assegnato da Piton, e come Jamie aveva predetto Lupin non li costrinse a fare il compito e la spiegazione sui Marciotti fu davvero interessante.
Alla fine delle lezioni, Jamie non tornò in Sala Comune con gli altri. Disse di dover andare in Biblioteca, ma andò dritta al secondo piano, nel bagno di Mirtilla Malcontenta e si chiuse la porta alle spalle. Lasciò cadere la borsa per terra «Ehi!» protestò Moccì, sbucando con la testa «Ancora affetta da disagi adolescenziali?»
«Taci un po’» Jamie sorrise mesta e si sedette per terra, con la schiena ai lavandini
«Perché stiamo in un bagno?» chiese Moccì schifato, non osando posare le sue zampe sul pavimento
«Perché qui non ci viene mai nessuno» rispose Jamie alzandosi e estraendo la bacchetta. Chiuse gli occhi e restò ferma in silenzio per un minuto «Expecto Patronum», dalla sua bacchetta non uscì nulla. Moccì, si era fatto più attento, il muso all’aria come se fiutasse qualcosa e solo uno dei suoi occhi era puntato su Jamie «Doveva accadere algo?» domandò, se avesse posseduto delle sopracciglia sarebbero svettate in alto.
«In teoria...» sbuffò Jamie « Expecto Patronum» ripeté di nuovo, e di nuovo non accadde nulla. Jamie, però era determinata a riuscirci, e continuò imperterrita, sotto l’occhio sconfortato di Moccì, che continuava a posare l’altro, ora sul ragno che zampettava sulla parete, ora sul mezzo corridoio dove c’erano i gabinetti, disgustato dai lamenti delle tubature, provocati da Mirtilla.
Passò un’ora, e le restava altrettanto tempo prima di dover scendere per incontrare Fred e George davanti alle cucine. Aveva tentato più volte, ma più provava e non riusciva, più s’infuriava e perdeva la concentrazione. Il pensiero dello scherzo, tuttavia, la consolava un po’. «Expecto Patronum» dalla sua bacchetta uscì un lieve sbuffo che si dissolse a non meno di qualche centimetro dalla punta. Era ben lontana da quello che voleva, ma almeno era qualcosa.
«Expecto Patronum»,ripeté con forza. Non uscì nulla. Quello di prima era stato un caso isolato. «Non respingerebbe nemmeno una mosca» disse sconsolata. Stufa dei lamenti del fantasma, prese la borsa, e con Moccì si diresse in Biblioteca. Lì almeno avrebbe avuto silenzio.
  «Vaghi alla cieca per fare quest’encantamiento senza quel libro» disse Moccì, mentre si inoltravano sempre di più tra gli scaffali, nella zona preferita di Jamie.
«Non tocchiamo l’argomento, per favore» mormorò abbattuta, «Come faccio a dire a Harry che non ci sono riuscita...»
«Non basta chiedere aiuto a quel professore spiantato?», chiese il camaleonte, mentre Jamie si sedeva a terra e lui si accoccolava sulla borsa
«No, e poi no! È una questione di orgoglio, e non... non voglio parlare con qualcuno delle urla di mamma e papà» picchiò un pugno sul pavimento «Voglio solo smettere di sentire le urla e per farlo devo imparare quello stupido incantesimo» nascose la testa tra le gambe «Perché non mi riesce?»
Moccì emise una specie di rantolo, che Jamie interpretò come un sospiro . Rimase in quella posizione per un tempo indefinito, si decise ad alzarsi solo quando le gambe cominciarono a intorpidirsi. Stava uscendo dalle Biblioteca per andare a incontrare i gemelli...  «Potter», Madama Pince le era venuta incontro e teneva in mano uno spesso tomo «Il libro che hai cercato l’altro giorno, lo hanno riportato proprio adesso, se ti interessa ancora»
Jamie rimase sorpresa «Ah, certo che mi interessa. Grazie per avermi avvertito, Madama Pince» disse prendendo il libro
«Bah, che ti credi! Fosse per me lo avrei riposto sullo scaffale al suo posto. Ma quel ragazzo ha tanto insistito perché te lo dessi, non avevo più voglia di sentire il suo borbottare»
Jamie ascoltò quello sfogo in silenzio, Moccì invece sembrava entusiasta «Ah, che donna preziosa» disse arrampicandosi sulla spalla di Jamie «Hai visto che il tuo amigo ha riportato il libro por ti»
Jamie guardò il libro e poi il suo camaleonte, indecisa «Oh madre de dios, vagli dietro e ringrazia no?» cominciò a picchiettare sul collo con la coda «Andale, andale»
«Va bene...mamma mia come sei insistente» lo accontentò lei «Arrivederci, Madama Pince» urlò mentre correva fuori dalla Biblioteca.
«Datti una mossa. Non vorrai che dopo questo caschi pure lui nello scherzo» la incitò Moccì
Jamie lo ascoltò a malapena «Accontentati che gli vado dietro, stavolta. Non so nemmeno da che parte è andato»
«Starà scendendo,no?»
Dovette percorrere un altro corridoio, prima di vedere di spalle la figura di Gabriel, che camminava calma, ma con un pugno serrato
«Chiamalo!» la esortò il camaleonte «Su, forza!»
Jamie alzò gli occhi al cielo «Gabriel!» lo chiamò forte, in modo che la sentisse.
Il ragazzo si voltò non troppo sorpreso di vederla e si fermò, aspettandola in silenzio. Jamie lo raggiunse «Grazie, per il libro», le parole le uscirono a fatica «Avevo capito che ti servisse ancora...ma grazie, era importante per me»
Gabriel annuì e si voltò di nuovo per andarsene. Jamie lo lasciò allontanare di poco «Non mangiare stasera» gli disse, quasi pentendosene
«Cosa?» le domandò lui accigliato
«Le bevande...ecco, non bere nulla, ok?»
Gabriel la scrutò pensieroso «Uno scherzo ai Serpeverde...gliela volete far pagare per la partita, immagino»
«Certo» disse Jamie fiera, incapace di non difendere la sua convinzione «Ci hanno dato una buona ragione. Se lo meritano»
«Perché me lo stai dicendo? Io posso anche andare a informarli, e magari portare la cosa ai professori»
Jamie rimase interdetta per un attimo «Bella prova, Moccì» sibilò al camaleonte che seguiva la scena dalla spalla « Era per ringraziarti del libro.» spiegò convinta «E poi, se Malfoy e gli altri non sono tuoi amici, perché dovresti avvertirli?»
«Senso di appartenenza, magari?»
«Se avessi del senso di appartenenza strisceresti a tifare la tua squadra con le altre serpi e staresti attorno a Malfoy...ma da quello che ho capito sei poco socievole anche con loro»
«E perché dovrei tenere questo segreto per te?»
«Non farlo per me, infatti. Fallo per goderti lo spettacolo, stasera. Sempre che tu non beva» disse Jamie, poi lo superò per raggiungere le scale «Consideralo un segno di pace»
«Abbiamo litigato, per caso?» le chiese quasi annoiato, seguendola
«Discusso, direi...»
«Continuo a pensare quello che ho detto e anche che dovevano annullare la partita»
«Che chico razonable!»commentò Moccì soddisfatto
«Maledetti Dissennatori» mormorò Jamie, stringendo il libro
Gabriel lo notò, le si era appena affiancato «È un buon libro. Capirai come fare...» la superò deciso, segno che voleva chiudere la conversazione
Jamie lo lasciò fare, rallentando un poco «Non bere» gli ricordò soltanto. Gabriel rispose con un gesto della mano, mentre imboccava le scale
«Soddisfatto?» chiese Jamie a Moccì, mentre infilava il libro nella borsa
«Direi...non ci voleva tanto»
«Non so davvero perché ti piaccia tanto»
«Ti faccio una lista ?», Moccì si era nascosto dietro i suoi capelli «Nulla a che vedere con i tonti rossi»
Poco dopo, Jamie raggiunse Fred e George, che la aspettavano al piano terra, poco lontano dalla Sala Grande «Ehi, Jam Jam!» la salutarono in coro e Jamie fu lieta che avessero abbandonato il soprannome “Pluffetta”. «Pronta ? le chiesero in coro. Sembravano due bambini in un negozio di giocattoli. Jamie annuì sorridendo, ignorando i brontolii di Moccì. Si spostarono verso la parte del muro nascosta dalle scale, dove c’era un grosso quadro raffigurante della natura morta. «A te l’onore, Freddie» disse George, invitandolo con un inchino teatrale. Fred solleticò la pera, questa si mosse e il quadro iniziò a spostarsi per lasciar posto a un passaggio, con delle scale che scendevano portando a un piano inferiore. Fred entrò per primo, seguito poi da Jamie e dal gemello. Scesero pochi gradini e si trovarono in una stanza ampia, piena di Elfi Domestici, questi quando si accorsero della loro presenza fecero dei grandi e rispettosi inchini, fino a toccare terra col naso e li trascinarono dove c’erano quattro tavolate in fila, come in Sala Grande.
Gli elfi incominciarono a offrire ogni sorta di cibo, ma a un ordine pacato di Fred smisero, tornando a imbastire le tavole di cibi dal profumo delizioso e bevande.
«Ecco è il momento» disse George tirando fuori da una sacca delle piccole fiale piene di liquido trasparente «Dobbiamo metterla nelle varie brocche. Hai capito cosa c’è dentro, Pluffetta?»
Ecco appunto «No, non ho avuto tempo di pensarci» disse prendendo una fiala. La aprì per sentirne l’odore. Non ne aveva. Li guardò stupita «Come avete fatto?»
Fred scosse la testa, sorridendo sornione «Scoprilo da te, Pluffetta»
«Dai, adesso diamoci una mossa, prima che servano il cibo» disse George, dirigendosi verso il tavolo corrispondente alla posizione di quello di Serpeverde «Dovrebbe essere questo il tavolo, no?» disse guardando il soffitto
Fred chiese a uno degli elfi se fosse il tavolo giusto, e una volta ricevuto la conferma si affrettarono a versare delle gocce in ogni brocca.
Una volta finito, salutarono gli elfi e varcarono di nuovo il ritratto per andare a cena. Erano già in ritardo e nessuno doveva notarli.
Harry e gli altri avevano tenuto loro il posto e Jamie si infilò tra il fratello e Hermione. «State pronti» sussurrò trattenendo a stento un risolino, quando i cibi cominciarono a comparire sulle tavolate. I loro occhi cadevano sul tavolo dei Serpeverde più spesso del solito e Fred, George e Jamie  si sforzavano di mangiare e non attirare l’attenzione «Ehi ma che sta succedendo?» sentirono dire a Dean che si era sporto sulla panca per vedere, insieme a Seamus. Ben presto vennero imitati da diversi studenti, anche di Corvonero e Tassorosso. I gemelli e Jamie si scambiarono un sorriso complice, Jamie si mise in ginocchio sulla panca per vedere lo spettacolo. Moccì dalla spalla, le si arrampicò in testa «Dovevo portarmi uno spuntino»
Diversi studenti dal tavolo di Serpeverde, avevano cominciato a levitare e Jamie doveva ammettere che l’effetto era davvero immediato, si sollevavano molto velocemente. In poco tempo, la Sala Grande era riempita dalle urla terrorizzate dei Serpeverde. I più pesanti, come Tiger e Goyle, o i battitori della squadra non andarono oltre i quattro metri, ma quelli più mingherlini, come Malfoy, continuavano a salire incessantemente.
Harry rise e diede una pacca sulla spalla a Jamie
«Splendido!» commentò Ron, incredulo
«Oh, guardate la Parkinson» rise Hermione, nel vedere Pansy vorticare a testa in giù per aria, strillando a pieni polmoni. Si agitava tanto che mollò un calcio a Malfoy in piena faccia. Lo sentirono urlare al limite dell’isteria, mentre si teneva il naso «Sanguino!»
 I professori intervennero subito. Silente, facendosi largo tra gli studenti, arrivò al tavolo seguito a ruota da tutti gli altri insegnati. Piton era livido di rabbia, e indignato borbottava col preside di trovare subito i responsabili.
«Severus, non potrei essere più d’accordo» rispose il preside con tono leggero e lanciò un incantesimo per bloccare l'ascesa di Malfoy e gli altri. Si lisciò la lunga barba argentea «Ma credo che ora la priorità sia riportare giù gli studenti. Filius ti spiacerebbe farli scendere?»
Il professor Vitious si era già messo al lavoro, e con la professoressa McGranitt, lanciavano incantesimi sugli studenti, ma quelli continuavano imperterriti a restarsene per aria
A Jamie sembrò di veder Piton ringhiare «Ma Certo!» sputò « Ma confido che una volta risolta la situazione i responsabili vengano cercati»
Silente annuì, mentre si portava alla bocca una caramella «Piperille, Severus?»
Piton rifiutò con un gesto secco.
Jamie osservò gli altri professori, Lupin era vicino alla professoressa Sprite. Entrambi, fissavano gli studenti, e parlavano tra loro. Quando la professoressa Sprite si allontanò, vide Lupin continuare a osservare gli studenti. Sfregava la mano sul mento coperto dalla barba ispida, poi lo vide sorridere e avvicinarsi a Silente. Jamie diede un colpetto a Harry e gli fece segno di avvicinarsi con lei al tavolo dei Serpeverde, dove si era creata una piccola folla. Si misero abbastanza vicino da poterli sentir parlare, senza essere notati.
Lupin, però, parlò a voce troppo bassa e né lei né Harry capirono nulla. Avvertirono solo la voce di Piton commentare qualcosa sulle abitudini passate di Lupin, ma nulla di più. Jamie sperò che il professore non fosse risalito in qualche modo a loro. In fondo, nessuno li aveva visti entrare nelle cucine.
Si alzarono in punta di piedi e videro Silente annuire, quasi divertito «Davvero ingegnoso,vero?», poi chiamò Vitious «Filius, gli Incantesimi non servono, è stata somministrata loro una qualche sostanza. Portiamoli in Infermeria. Là, Severus e Madama Chips, troveranno un modo per farli scendere, e annullare quello che hanno ingerito»
Vitious aiutato dalla McGranitt, da Lupin e da Piton, radunò con la bacchetta gli studenti. Erano almeno una ventina e li tennero al centro della Sala. Una volta raggruppati, Vitious lanciò loro un altro incantesimo e tenendo la bacchetta alta, s’incamminò verso l’uscita, accompagnato da Piton. I Serpeverde ancora in balia del veleno del Billywig, gli andarono dietro, fluttuando. Sembravano tanti palloncini legati da un filo invisibile.
«Tutti a posto,» ordinò Silente «Finite pure la cena. Non c’è ragione di lasciarvi affamati. I vostri compagni ritorneranno alla normalità al più presto», detto questo bisbigliò qualcosa a Lupin e uscì dalla Sala Grande.
«Forza, ognuno al proprio tavolo» ordinò la McGranitt.
Gli studenti accompagnati dal chiacchiericcio, eccitato di alcuni e arrabbiato di altri, tornarono ai tavoli, continuando la cena. Il cibo scomparve dal tavolo di Serpeverde e venne sostituito.
«Silente deve aver intuito che era nel cibo» sussurrò Harry a Jamie
La sorella annuì, pensierosa «Spero che non abbia capito nient’altro» lo disse in Serpentese, era molto più sicuro, nessun’altro avrebbe potuto capire. Harry non le rispose subito «No, non può avere delle prove su di voi», le rispose nella stessa qualche attimo dopo
«Chissà che si sono detti con Lupin...» disse Jamie, stavolta parlando in lingua umana.
Harry si strinse le spalle, e continuò a mangiare. Jamie lo imitò, ma lanciò un’altra occhiata al tavolo di Serpeverde. Lasciò vagare lo sguardo fino a quando non trovò la figura di Gabriel seduta composta a mangiare in silenzio, mentre accanto a lui un gruppetto parlottava animatamente. Jamie sorrise d’istinto. L’aveva ascoltata.
 
Un paio di giorni dopo, i Serpeverde “volanti” vennero riportati alla normalità. I professori erano riusciti a recuperare la sostanza dalle brocche, e Piton aveva lavorato senza sosta per trovare un antidoto, il suo umore era peggio del solito. Puniva per un nonnulla chiunque non fosse della sua casa e si aggirava rabbioso per i corridoi come se dovesse schiantare qualcuno. Jamie non riuscì a evitarsi una punizione. Si era messa raccontare l’accaduto in modo molto teatrale, imitando la Parkinson che mollava un bel calcio sul naso a Malfoy. Piton come un falco l’aveva sorpresa alle spalle, dicendole gelido che era in punizione quella sera stessa.
«Certo, che l’ha presa male...» ghignò Jamie, mentre attraversava il chiostro con Harry, Ron e Hermione.
«Quando mai Piton prende bene qualcosa?» chiese Ron
Harry rise « Vedere i suoi intoccabili Serpeverde per aria, forse non gli ha fatto piacere...»
«E allora mi sa che è meglio non fargli sapere che non ha trovato l’antidoto, ma l’effetto è semplicemente sparito» disse Jamie
Tutti e tre si voltarono verso di lei: Harry strinse le labbra, come se si stesse trattenendo, Ron esibì un sorriso tenuto a stento e Hermione aveva un espressione tra lo stupito e lo scocciato.
In un secondo la loro maschera cedette e  Harry e Ron scoppiarono a ridere, seguiti poi da Hermione che non riuscì a rimanere seria «Oh, povero professore» disse tra le risate, a cui si unì anche Jamie. «Mi stai dicendo che ha lavorato per nulla?»
Jamie annuì «Nessuno dei nostri scherzi ha mai durata permanente» disse asciugandosi gli occhi
«Peccato» disse Harry «Questo mi sarebbe piaciuto vederlo durare»
«Non preoccuparti, potrai rivedere le repliche della mia imitazione quando vorrai» disse in tono professionale, prima di scoppiare a ridere di nuovo.
«Ti ricordo che Piton ti ha messo in punizione per la tua messa in scena» le disse Hermione
«Certo, perché è privo di senso dell’umorismo» replicò Jamie «La mia interpretazione era a regola d’arte...»
«Chissà se Colin ha fatto una foto alla scena...», Ron aveva un sorriso sognante al ricordo
«Magari...» disse Jamie speranzosa, « la attaccherei in camera»
«Non sei la sola...» disse Harry
 
«Hermione, non capisco a che ti servono tutti questi libri» borbottò Ron, da dietro una pila di tomi, mentre salivano le scale
«Ron, te l’ho detto che quest’anno-»
«Segui molti corsi...» concluse Harry, anch’egli coperto da cinque libri. «E dire che dovevamo fermarci solo un attimo, in Biblioteca»
«Oh, insomma... Smettetela di lamentarvi. Oh no, ho dimenticato il libro per il compito di Antiche Rune» disse Hermione in panico, fermandosi
«Hermione,  ti prego diamoci una mossa» si lamentò, Ron, ansimando.
«Se vuoi torno indietro a prenderlo. La Biblioteca chiude solo tra mezz’ora» propose Harry, che voleva liberarsi di quei libri
«D’accordo, grazie Harry», Hermione estrasse la bacchetta e la puntò sui libri che Harry reggeva, facendoli levitare a mezz’aria.
«Cosa?» sbottò Ron «Ma perché noi li abbiamo dovuti portare a mano?»
«Ron, potevate portarli così anche voi...credevo non voleste farlo»
«Hermione, ce li hai mollati in mano e i miei muscoli si sono bloccati!»
«Oh, per l’amor del cielo non fare il bambino...» disse Hermione, girandogli le spalle e iniziando a camminare, mentre la pila di libri la seguiva
«Grazie, Hermione» borbottò Ron, mettendosi a seguirla. Harry li vide fare pochi passi, prima che Hermione con un movimento di bacchetta facesse levitare anche i libri dalle mani di Ron. «Hermione, scusami, ti adoro»
Harry, la sentì ridere, prima di voltarsi sorridendo e andare in Biblioteca.
Stava salendo le scale del terzo piano con il libro di Antiche Rune, quando si sentì chiamare. Il professor Lupin era a pochi passi da lui e lo stava raggiungendo.
«Buonasera, professore»
«Ciao, Harry. Come stai? Ho saputo della partita, e tua sorella mi ha detto del tuo manico di scopa. Mi dispiace, non c’è modo di ripararlo?»
«No, il Platano Picchiatore lo ha fatto a pezzi» disse Harry, gli allenamenti non erano ancora ripresi, ma ancora stava male per la sua Nimbus.
Lupin sospirò «Hanno piantato il Platano Picchiatore l'anno che sono arrivato a Hogwarts. Allora facevamo un gioco, bisognava cercare di avvicinarsi e toccare il tronco»
Harry sorrise «Sì, è un gioco che ho già sentito...». Al secondo anno, Jamie, aveva proposto una sfida simile a Malfoy, ma la McGranitt li aveva fermati in tempo.
Lupin lo guardò curioso «Spero non c’entri tua sorella...So che sembra divertente, ma è pericoloso. Alla fine un ragazzo, ha quasi perso un occhio, e ci è stato proibito di avvicinarci. Sarebbe ora di sradicarlo... Ne parlerò con il professor Silente...»
«Le hanno detto anche dei Dissennatori?» chiese Harry a fatica
«Sì. Credo che nessuno abbia mai visto il professor Silente così infuriato. Vieni, ti riaccompagno in Sala Comune» disse, facendo segno a Harry di seguirlo « I Dissennatori sono irrequieti da un po’ di tempo...sono arrabbiati perché non li fa entrare nell’area della scuola. È per quello che sei caduto e Jamie ha perso i sensi, immagino»
«Già...»
 «Non sei debole, Harry. Né tu, né Jamie» disse Lupin, come leggendogli nel pensiero « Lo hai pensato anche quando non ti ho permesso di affrontare il Molliccio?»
Harry lo guardò sorpreso «Sì, per un po’ l’ho pensato...»
Lupin scosse la testa « Ho temuto che il molliccio si trasformasse in Voldemort...»
Harry sospirò «Ci avevamo pensato, io e Jamie, all’inizio...ma poi...i Dissennatori...»
«Sono molto stupito, Harry...ciò significa che quello che vi fa più paura è la paura stessa. È molto saggio...»
«Professore, perché? Perché i Dissennatori ci fanno questo?» chiese, Harry, la domanda gli sorse spontanea dalle labbra
 « I Dissennatori vi tormentano più degli altri, perché nel vostro passato ci sono cose terribili che gli altri non hanno vissuto», Lupin si mise a osservare un quadro con quattro uomini che giocavano a Gobbiglie «Quando si nutrono di qualcuno non rimangono altro che i ricordi delle peggiori esperienze della vita. E le cose peggiori che sono successe a voi, bastano a far precipitare chiunque da un manico di scopa. Non avete nulla di cui vergognarvi»
«Perché sono venuti alla partita?» disse Harry amaramente.
«Cominciano ad aver fame» rispose Lupin tranquillo, «Silente non li lascia entrare a scuola, quindi la loro provvista di prede umane si è esaurita... credo che non abbiano resistito al pensiero della folla attorno al campo da Quidditch. Tutta quell'eccitazione... le emozioni al massimo... per loro è come un banchetto».
«Sono terribili... Azkaban deve essere un posto tremendo» mormorò Harry.
Lupin annuì cupo. «La fortezza si trova su un'isoletta in mezzo al mare, ma non servono mura e acqua per trattenere i prigionieri, non quando sono tutti intrappolati nelle proprie teste, incapaci di formulare un solo pensiero allegro. Quasi tutti impazziscono entro qualche settimana».
«Ma Sirius Black è fuggito» disse Harry lentamente. «Ce l'ha fatta...»
«Sì. Black deve aver trovato il modo di combatterli. Non l'avrei creduto possibile... i Dissennatori sono in grado di prosciugare un mago dei suoi poteri se rimane nelle loro mani troppo a lungo...» disse fermandosi davanti al ritratto di Sir Cadogan.
«Ma leiè riuscito a mandar via quel Dissennatore sul treno» disse Harry
«Ci sono... delle difese a cui si può ricorrere» disse Lupin. «Ma c'era un solo Dissennatore sul treno. Più sono, più è difficile resistergli».
«Vogliamo difenderci dai Dissennatori....può insegnarci?»
«Non ho la pretesa di essere un esperto nella lotta ai Dissennatori, Harry, tutt'altro...»
«Ma se i Dissennatori vengono a un'altra partita di Quidditch... dobbiamo saperli combattere...»
Lupin guardò il volto determinato di Harry, esitò, poi disse: «Be'... d'accordo. Cercherò di aiutarvi. Ma temo che dovremo aspettare il prossimo trimestre. Ho molto da fare prima delle vacanze. Ho scelto un momento molto poco opportuno per ammalarmi»,
Harry annuì «Va bene, grazie professore»
 
Jamie era da due ore nell’ufficio di Piton. Le aveva ordinato di catalogare dei vecchi documenti degli archivi di Gazza, un lavoro davvero noioso. I registri contenevano elenchi delle varie malefatte degli studenti e le conseguenti punizioni.
Le stava andando insieme la vista, e quei plichi erano pesanti da leggere.
Ogni tanto, però buttava un occhio, sperando di leggere qualche scherzo interessante, che la scuotesse dal torpore. Stava cominciando una nuova pila, sotto il ghigno malefico di Piton, quando le passò sotto l’occhio il cognome Black. Incuriosita e d’improvviso sveglia, guardò di sottecchi Piton, per non farsi scoprire, e si mise a leggere... Era stato fermato da Gazza per aver bombardato di caccabombe il suo ufficio, al suo quarto anno, il tutto con la complicità di un certo Peter Minus. Jamie rimase un po’ delusa, si aspettava di scoprire qualcosa di grosso su Black, e invece era solo un innocuo scherzo che lei e i gemelli avevano fatto una decina di volte. Il bersagliamento dell’ufficio di Gazza era stata la sua iniziazione, per guadagnarsi la fiducia e il rispetto di Fred e George. Jamie sorrise al ricordo e non si accorse che Piton la stava fissando «Rimettiti al lavoro» le sibilò freddo.
Alle dieci, aveva varcato il buco del ritratto, decisa ad andare in camera e leggere il libro datole da Gabriel.
Era già piuttosto tardi, ma Harry, Ron e Hermione erano ancora svegli, stavano finendo dei compiti.
«Ciao» li salutò sbadigliando «Ancora in piedi?»
«Ti stavamo aspettando» le rispose Harry, facendole posto sul divano «Com’è andata la punizione?»
« Noiosa...» si limitò a dire «Mi ha fatto mettere a posto dei documenti...»
«Io invece ho una bella notizia» le disse Harry « Ho incontrato Lupin, oggi, per i corridoi. Mi ha chiesto della mia scopa, e poi, non so come, siamo finiti a parlare dei Dissennatori...»
«E...?» gli chiese Jamie assonnata.
«E... ha accettato di farci lezioni dopo natale» concluse Harry «So che non volevi, però mi è venuto spontaneo chiederglielo, e io voglio essere sicuro che possiamo respingerli senza problemi»
Jamie sbuffò «D’accordo, non c’è problema..»
«Non sei obbligata a partecipare anche tu, se non ti va»
«Non ci pensare nemmeno. Non ti lascio da solo con Lupin, è poco prudente...»
«Parla l’esempio della prudenza in persona» disse Hermione con un sorriso tirato
Jamie rise e gli fece la linguaccia « Io vado a letto, sono stanca morta. ‘Notte, ragazzi»
Jamie non aveva opposto resistenza alle lezioni di Lupin,aveva troppo sonno per ribattere e  poi al nuovo trimestre mancava ancora più di un mese, e imparare a padroneggiare il Patronus per quel tempo era una sfida molto stimolante.
Quando entrò in camera, Moccì stava già dormendo sul suo cuscino, mentre Grattastinchi non c’era. Si cambiò veloce infilandosi a letto, e fece scorrere Moccì sul cuscino, per potersi sdraiare. Guardò il libro sul suo comodino, ma decise che ci avrebbe pensato il giorno seguente.





Tana del camaleonte:

Allora, come vedete Jamie e Gabriel hanno messo da parte la loro discussione, grazie all'intervento insistente di Moccì, che desidera migliori amicizie per la sua padroncina, giacchè la deve sopportare ;)
Mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate
Al prossimo capitolo

Eltanin



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Capitolo 13
*** In cui Jamie inciampa a causa di una torta alla panna ***


 

Ciao a tutti!

Mi scuso, per il ritardo, ma sono stata via il week end e tornando ora vi posto all'alba questo capitolo, che spero vi piaccia

Ringrazio sempre chi segue questa storia e soprattuto virby e midnight859 che mi hanno lasciato delle bellissime recensioni.

Buona lettura!

Eltanin




La settimana, scorse velocemente. Jamie, passava tutto il tempo libero a leggere il libro sui Dissennatori e a esercitarsi nell' incanto Patronus. Ora aveva tutte le informazioni che le servivano e aveva fatto progressi. Si ritrovò a parlarne spesso con Gabriel, aveva ricominciato a salutarlo,  a sedere accanto a lui ad Aritmanzia  e a volte si incontravano per caso in Biblioteca. Naturalmente di caso non si può trattare, se un camaleonte confabula con altri animali per sapere gli spostamenti di lui e pilotare quelli della padroncina, con qualche scusa.
«Come va con  il Patronus?» le chiese Gabriel, mentre vagavano  tra gli scaffali della Biblioteca. Lui si soffermava  a leggere titoli di diversi libri, ma passava avanti e solo poche volte ne leggeva anche la trama, per poi riporli nello scaffale.
«Benone! Ho fatto molti progressi in poco tempo, nonostante sia magia avanzata» disse illuminandosi e abbandonando la ricerca dell'ingrediente segreto «Come mi aspettavo. È naturale che prima non ci riuscissi, non avevo nessuna informazione...», era ben contenta di poter parlare dei suoi progressi. Non aveva detto ai suoi amici e nemmeno a Harry, dei suoi allenamenti. Suo fratello, non le aveva più chiesto nulla dalla promessa di Lupin e lei molto egoisticamente non lo coinvolgeva. Voleva essere la prima a farcela col Patronus. « Mi sono concentrata su dei pensieri felici e ora  dalla bacchetta esce una scia argentea. Ci sono riuscita in una settimana, dammi qualche altro giorno e vedrai se non produco un Patronus completo...»
Gabriel la guardò con un sorriso di educato divertimento «Non credo che ci riuscirai in una settimana»
«E tu che ne sai?», Jamie alzò gli occhi dal libro che stava sfogliando e li puntò su di lui, indispettita.
«Io mi esercito da molto prima di te e non è ancora completo. Non puoi farcela in una settimana»
Jamie chiuse il libro e si portò le mani ai fianchi «Ce la posso fare benissimo»
«Non è così facile come credi...», divenne serio e tornò a esaminare i libri.
«Quindi il tuo Patronus non è ancora corporeo...»
«No, infatti. Ma manca poco, devo solo esercitarmi di più»
«Quanto tempo ti eserciti?»
«Tutte le ore libere che ho...ma cerco di non scendere mai dalla media delle otto ore a settimana»
Jamie, sbarrò gli occhi per la sorpresa «Così tante?»
«Perché?» le domandò, assumendo un sorriso di superiorità «Tu quante ore ti eserciti?»
«Bé...tre, massimo quattro ore»
Gabriel sbuffò divertito, senza guardarla «Un po' poche...»
«Ehi, io ho sempre un sacco di impegni. E poi ci sono i compiti. Tu come fai?»
«Ho molto tempo libero, al contrario tuo»
«Certo, tu stai sempre da solo»
«Ci provo, quando tu eviti di starmi intorno...», le disse inarcando un sopracciglio
Jamie gli mollò una sberla sul braccio «Io ero seria...possibile che ti piaccia tanto la solitudine?»
«Lo trovi strano?» domandò Gabriel. Prese un libro e iniziò a sfogliarlo
Jamie alzò le spalle «Per me sì...io odio stare da sola...»
Gabriel sorrise ironico «Per forza. Tu adori stare al centro dell’attenzione, e ogni motivo è buono. Ecco perché non hai detto nulla a tuo fratello dei tuoi esercizi...per saper fare un Patronus prima di lui...o sbaglio?»
 «Più o meno...,» fece una smorfia, « Mi piace mettermi in mostra. Non c’è niente di male...ma non parlavo di quello», la sua risata si spense «Io non so stare da sola...non mi piace...ho paura della solitudine». si inoltrò ancora di più verso il fondo della Biblioteca, seguita da Gabriel.
Lui abbassò lo sguardo su di lei, cosa che succedeva di rado «Perché?»
Jamie sospirò « Io e Harry siamo sempre stati soli, noi due. Non avevamo nessun’altro, prima di Hogwarts, ma qui la maggior parte della gente ci adora e abbiamo un sacco di amici...»
«L’anno scorso in molti vi evitavano...per la storia del Serpentese. Ma non mi sembrava che ti importasse», Gabriel, notò la coda a ricciolo di Moccì sbucarle dalla tasca e sorrise, sfiorandola col dito
«All’inizio ero infuriata e per questo li pietrificavo. Col tempo invece, è diventato divertente spaventarli...e vederli terrorizzati quando passavamo» raccontò con un ghigno «Mi sentivo importante lo stesso, anche se avrei preferito un altro modo»
Gabriel sbuffò «Ma perché ho fatto un commento simile?», era più rivolto a sé stesso che a lei
«Perché non mi conosci ancora bene e non sai quali argomenti evitare con me, per non fare uscire la mia parte peggiore. Col tempo imparerai...» gli rispose sorridendo.
Gabriel spostò lo sguardo su un libro per non farsi vedere e trattenne a fatica una risata, contando sulla chiacchiera irrefrenabile di lei.
« ...E di quegli idioti non mi importava...ma non ero sola. La mia casa non credeva a certe scemenze e avevo i miei amici», poi si bloccò come ricordandosi qualcosa «A proposito di amici...ma se tu non fili Malfoy e il suo gruppetto...chi sono i tuoi amici?»
Gabriel si voltò verso di lei e chiuse un libro che aveva preso a sfogliare «Non ti basta sapere che non frequento Malfoy?» le chiese scocciato.
Jamie rise «Dai, non dirmi che ti fili gente peggiore di Malfoy. Perché credo che con lui Serpeverde tocchi il fondo»
Gabriel sorrise, ma non rispose, così Jamie tornò alla carica «Eddai, ho capito che ti piace la solitudine, ma qualche amico lo avrai anche...sennò come fai a passare il tempo?»
«Ti assicuro che passo il mio tempo con la persona migliore che potrei trovare» disse guardandola
Jamie sorrise, Oh, sta parlando sicuramente di me «Bé, e chi è?» gli chiese tutta compiaciuta
 «Parlavo di me...» rispose con un sorriso di contenuta superiorità.
«Arrogante...» commentò Jamie, incrociando le braccia.
Gabriel alzò le spalle e portò di nuovo la sua attenzione sui libri. Jamie spostò un paio di libri, e allo scaffale dietro intravide una figura poco gradita «Faccia-da-carlino- Parkinson in Biblioteca? Credevo che ai cani fosse vietato l'ingresso » ghignò cattiva,osservando la Serpeverde allo scaffale dietro
Gabriel alzò gli occhi, seguendo lo sguardo di lei «Io ho finito. Devo andare...ci vediamo» disse oltrepassandola
«Ehi, no aspetta...», Jamie, aveva cercato di fermarlo per un braccio,ma Gabriel si era scostato «Ci vediamo», chiuse la conversazione e la lasciò indietro.
«Oh, ciao Asbury...», lo salutò Pansy con voce annoiata, quando lui fu costretto a passare davanti a loro
«Parkinson...» rispose Gabriel atono, senza guardarla. Jamie lo osservò scomparire, teneva le braccia conserte e picchiettava  la punta del piede sul pavimento «E poi tu dici che dovremmo essere amici?» sibilò a Moccì che spuntò dalla tasca arrampicandosi sulla sua spalla.
«Ovvio che sì. È andato via per quella là?», Moccì si sporse per vedere meglio Pansy, «Spero di no, o mi toccherà farli mollare»
«Non dire scemenze...» disse Jamie, sfogliò un libro sulle piante e era tentata di prenderlo, quando inavvertitamente udì la voce della Parkinson: «Oh, davvero non lo sopporto quell'Asbury...», parlava con una ragazza bionda che Jamie non aveva mai visto «Si da tante di quelle arie. Draco, non lo sopporta dal primo anno»
«Sì, ricordo che Asbury aveva messo Malfoy con la schiena a terra», rise l'altra
«Aveva barato!» s'infuriò Pansy «E il povero Draco gli aveva anche offerto la sua amicizia. Certe persone non sanno cos'è la gratitudine»
Jamie si tappò la bocca con la mano per evitare di ridere Questa, Gabriel, me la dovrà spiegare...
«Ho sentito dire che l'hanno visto discutere con la Potter...» sentì dire dalla bionda
«Vedi insieme a che gente si mischia?»
Le labbra di Jamie s'incurvarono in un ghigno «Ehi, Parkinson!» disse, spuntando alle spalle della Serpeverde.
«Potter, che vuoi?» soffiò Parkinson, gli occhi ridotti a fessure
«Mi chiedevo solo, cosa ci facesse una come te a briglia sciolta...sai, in genere i cani si portano al guinzaglio»
«E con questo cosa vorresti insinuare?», Pansy era furente e strinse di più gli occhi.
«Oh, non te lo direi mai. Scoprilo da te...magari la tua amica te lo spiega, se è un tantino più intelligente di te», Jamie diede loro le spalle, e le superò con passo baldanzoso. Sapeva che Pansy non le avrebbe lanciato nessun incantesimo. Ogni fattura scagliata, o duello, venivano puniti ancor più rigidamente in Biblioteca. Madama Pince, aveva insistito su questa regola, dopo che, dieci anni prima, degli studenti di case avverse si erano scontrati, mettendo tutto sotto sopra e distruggendo molti volumi. Camminava altera, un atteggiamento che assumeva ogni volta che usciva vittoriosa da uno scontro.  Sono proprio soddisfatta. Ho potuto insultare gratuitamente la Parkinson e senza il seccante problema di dover duellare con lei. Ci avrebbero beccate e mi sarei presa una punizione, senza contare la ramanzina di una delusa professoressa McGranitt. E quella frase mi è uscita davvero bene.
La giornata non può andare meglio di così... forse sì, se a cena ci sarà come dessert una cremosa torta di panna e fra-
«Oh, mannaggia!», era finita rovinosamente stesa per terra. Persa nei propri pensieri, non si era accorta di una asse del pavimento che sporgeva e ci era inciampata, sotto gli occhi degli altri ragazzi seduti ai tavoli . Ci fu un attimo di atterrito silenzio e poi l'inevitabile scroscio di risa.
«Potter, allora è vero che sei brava a volare... meno nell'atterraggio, però», la voce giubilante e maligna di Pansy la raggiunse, provocandole un gemito sconsolato, mentre sentiva altre risa.
«Gran bella figura» sibilò Moccì, che si era avvinghiato ai suoi capelli per non essere sbalzato via.
Jamie si alzò in fretta, come se nulla fosse successo e mantenendo il suo portamento orgoglioso, si diresse veloce fuori dalla Biblioteca, senza degnare Pansy di uno sguardo.
«Dovevi dire qualcosa, non restare in silenzio» le disse Moccì mentre salivano le scale
«Ho fatto una figuraccia. E la Parkinson mi ha anche visto, non ci voleva!» aveva le guance rosse, come anche la punta del naso, ma solo perché lo aveva picchiato per terra
«Non posso essere caduta così, dopo quella battuta  stratosferica... e quella faccia-da-carlino...quant'è odiosa» aveva gli occhi lucidi per la rabbia «E la sua battuta non era divertente e pungente quanto la mia, vero?»
«Bah! Ne ho sentite di migliori... tra tutte e due»
«Ah, grazie...tu si che mi fai sentire meglio...»
«Mañanasarà dimenticato. Non essere melodrammatica, adoro le sceneggiate, ma solo quando riguardano triàngulo amorosi...»
«No!Pansy non dimenticherà e nemmeno io...» proferì in tono melodrammatico
«Oh, madre de dios»
«Moccì ?»
«Habla...»
«Qui urge vendetta...» disse sfregandosi le mani con un ghigno.
«Bah! Adolescentes...»
 
 
 
A fine novembre, nell'incontro di Quidditch, Corvonero aveva schiacciato Tassorosso e questo rincuorò non poco Harry e Jamie. Grifondoro, dopotutto, non era  fuori gara, anche se non poteva permettersi di perdere nessuna partita. Baston tornò a spronare la squadra, facendola lavorare come sempre, nei turbini di pioggia gelida che continuarono anche in Dicembre.
«Mi chiedevo quando l'energia maniacale di Baston sarebbe tornata» ridacchiò Jamie, osservandolo commentare l'allenamento come suo solito,
«Quasi quasi, lo preferivo depresso...» mormorò Katie mentre si liberavano delle divise fradice e inzuppate di fango
«Non ti lamentare...era insopportabile anche da ameba» disse George
«...Harry, devi procurarti una nuova scopa, non puoi giocare con quella vecchia StellaFreccia», disse Baston «é meglio che ne ordini una alla svelta»
«Sì,d'accordo...»
«Oh, sta ancora piangendo sui resti della sua defunta Nimbus», rise Jamie, dando una pacca sulla spalla al fratello
«È stata una dura perdita, amico» disse George con tono melodrammatico
«Ma è il momento di voltare pagina» aggiunse Fred
 
«Allora, hai già in mente che scopa prendere?» gli chiese Jamie, mentre tornavano al castello. Il cielo si era aperto e per il momento le nubi nere si erano diradate.
«Credo che prenderò un'altra Nimbus 2000» disse Harry, calciando un sasso.
«Sì, forse è la scelta migliore...Ci sei già abituato...sai già come vola»
«Ehi ragazzi, sapete che anche la nazionale Francese ha fatto nuovi acquisti?» disse Fred, estraendo dalla tasca una rivista sul Quidditch
«Nuovi giocatori?» chiese Harry
«No, nuovi manici di scopa...hanno ordinato sette Firebolt»disse George che si era affiancato al gemello «Ormai è considerata la scopa migliore in commercio. Ogni squadra professionista le vuole»
«Sarebbe bello averne una...» disse Fred con aria sognante
Jamie rise «Non è il manico di scopa a fare il giocatore...Se sei una schiappa, non vinci nemmeno con una Firebolt».
«Lasciaci sognare almeno » dissero in coro Fred e George, superandoli.
Harry e Jamie scoppiarono a ridere «Certo che sarebbe forte volare su quella scopa un giorno» disse Harry
«Bé, possiamo sempre andare al negozio di Quidditch e dire al proprietario che i famosi bambini sopravvissuti vorrebbero tanto fare un giro su quella mitica scopa»
«Vuoi davvero usare il nostro triste passato per questo?» le domandò Harry indignato
Jamie sgranò gli occhi, interdetta «Bé...dai...»
«Almeno cerchiamo di farcela regalare...» continuò Harry
Jamie scoppiò a ridere «Giusto...puntiamo in alto», il suo sguardo cadde sulla Capanna di Hagrid, pochi metri lontano «Credi che stia bene?» chiese indicando la capanna con un gesto del capo
«Sì...in fondo non è ancora stato deciso nulla. Forse è un buon segno»
Jamie annuì, continuando a guardare la capanna. Stava pensando di andare a fare una visita ad Hagrid nel finesettimana, quando un ombra nera attirò la sua attenzione. D'istinto, afferrò il braccio di Harry, che si fermò «Che c'è?»
«Guarda, là... vicino a quei cespugli. ho visto un ombra...»
«Io non vedo niente», disse riprendendo a camminare «E sta tranquilla non può essere un Dissennatore, lo avremmo sentito»
Jamie non era ancora convinta, ma si affiancò di nuovo al fratello, dopo pochi passi si voltò verso i cespugli e fu come un lampo improvviso. Dove c'era l'ombra, un paio di occhi gialli la fissavano nel buio. Jamie, sentì un brivido correrle lungo la schiena ma sostenne lo sguardo per un breve istante prima che questi scomparissero.
 
Ai primi di dicembre, la pioggia iniziava a venir sostituita dallo sfarfallio dei fiocchi di neve, e tutti iniziavano a respirare l'aria di fine trimestre, sebbene mancasse ancora un mese e mezzo per le vacanze di natale.
Harry e Ron erano di nuovo indietro coi compiti e anche Jamie, ma avevano ideato un perfetto meccanismo di scambio. Harry faceva Trasfigurazione e Difesa Contro Le Arti Oscure, Ron Incantesimi e Storia Della magia e Jamie Pozioni e Erbologia.
«Ragazzi, è barare...» li rimproverò Hermione da dietro una pila di libri.
«No, si chiama fare gioco di squadra...non ci dicono sempre di collaborare tra noi?» disse Jamie, intenta a leggere il compito di Incantesimi
«Sono certa che su questo la professoressa McGranitt avrebbe da ridire»
«Non glielo andrai mica a dire, vero Hermione? Guarda che non li copiamo, prendiamo solo spunto» disse Ron
«E poi, noi abbiamo anche gli allenamenti di Quidditch. Baston li sta intensificando e abbiamo poco tempo» le fece notare Harry
«Ma Ron non ha il Quidditch!» insistette Hermione, iniziando a consultare un grosso libro sulle Rune Antiche
«Ok, ho capito il problema...non ti abbiamo coinvolta. Scusa», Jamie estrasse una pergamena dalla borsa «Bene, ti puoi occupare di Aritmanzia, e...Astronomia, ti va bene?»
«No, scordatevi  di coinvolgermi!»
«D'accordo, poi gli dai un'occhiata?» tentò Jamie. Hermione, per risposta, li fissò tutti e tre con sguardo assassino «No!»
«Va bene... ma sei sicura di non volere una mano? Segui un sacco di corsi» disse Ron
«Oh, non preoccuparti, non ne ho bisogno» rispose, continuando a scrivere freneticamente
«Sì, come no...» sussurrò Ron a Harry e Jamie. «Prima o poi questa impazzisce»
«Ciao, Harry, ciao Jamie» li salutò un entusiasta Colin Canon, si sedette sul bracciolo del divano, appesa al collo la sua inseparabile macchina fotografica.
«Ciao Colin» lo salutarono Harry e Jamie in coro
«Jamie, ho quello che mi hai chiesto. Le foto dei Serpeverde» disse, estraendo delle polaroid dalla tasca
Lo sguardo di Jamie si illuminò e si sporse verso il ragazzino «Grazie mille, Colin» disse afferrando le foto «Sono perfette...» ghignò «Davvero un ottimo lavoro», le stava facendo passare a una a una
«Grazie, Jamie. Ci vediamo, allora. Ciao, Harry» disse andandosene
«Ciao, Colin» lo salutò Harry, mentre il ragazzino tornava dai suoi amici, soddisfatto dei complimenti.
«Falle vedere anche a noi, dai», Ron afferrò le fotografie, ma Jamie sembrava non voler mollare la presa «Ehi!», tirò di nuovo per prenderle, ma Jamie si era incantata e non le lasciava
«Harry, credo si sia bloccata...»
Harry, alzò gli occhi dalla sua mappa stellare e scrutò la sorella, poi si sporse e prese le foto, togliendogliele dalla mano, sotto lo sguardo stupito di Ron «Legame gemellare, o qualcosa del genere» spiegò Harry passandogli le foto.
«Oh, guardate qua...» rise Ron «Davvero fico...oh il sedere di Goyle è enorme...Ehi!», Jamie aveva afferrato di nuovo le foto, e se le era messe in tasca
«Non le avevo ancora viste tutte» si lamentò Ron
«Non preoccuparti...le vedrai» disse alzandosi e andando verso il Dormitorio.
 
Il giorno dopo, Jamie si era messa alla ricerca dei gemelli, li aveva trovati nei pressi della serra. Aveva un piano fantastico e sapeva che loro l'avrebbero aiutata «Ciao, Fred. Ciao, George»
«Ehi, Jam Jam» la salutarono in coro
«Volete intrufolarvi nella serra, per caso?» domandò, portando le braccia dietro la schiena e dondolandosi
« Nah, già fatto», Fred alzò un sacco marrone, agitandolo
«Avevi bisogno di qualcosa ?» le chiese George
«Sì, infatti-»
«Oppure volevi solo vederci perché siamo irresistibili?», Fred si mise in posa, come se dovesse venire fotografato
Jamie rise «Veramente, ho una proposta da farvi...», estrasse le fotografie dalla tasca.
 
«Davvero, io oggi non ci ho capito niente...» brontolò Jamie, mentre scendevano nell'atrio
«Io mi chiedo perché abbiamo dovuto usare i ragni», Ron aveva un colorito più pallido del solito, ed era sudato
«Jamie, dovresti impegnarti di più in Trasfigurazione» li rimbeccò Hermione «E lo stesso vale anche per voi due» continuò indicando Ron e Harry
«Ma io mi impegno...solo non ci sono proprio portata...»
«Anche noi se è per questo» disse Harry
 «Finché non mi mette i ragni...» disse Ron
«Va bene, se volete ve lo spiegherò stasera...»
«Magari...non posso prendere un altro desolante...è troppo anche per me» disse Jamie, frugando nella borsa «Oh, cavolo!»
«Che c'è?» le chiese Harry
«Ho dimenticato il libro di Trasfigurazione, in aula...torno su a prenderlo»
«Va bene, vengo con te» disse Harry «Teneteci il posto» disse a Ron e Hermione, e fecero marcia indietro, senza aspettare risposta.
 Quando entrarono, l'aula era vuota, la McGranitt doveva già essere scesa per il pranzo. Il libro di Jamie era poggiato sul banco e in meno di due secondi lo avevano recuperato, uscendo di gran carriera, il loro stomaco cominciava a brontolare dalla fame. Camminavano veloci e Jamie tentava di infilare a forza il libro nella borsa, ma nel strattonarla le caddero le fotografie che Colin le aveva dato un paio di giorni fa. Non se ne rese subito conto e le superarono di un paio di passi. Jamie sbuffò spostando via dal viso delle ciocche e stava per raccoglierle, quando si ritrovarono Piton davanti «Potter, non dovreste girare qui a quest’ora. Che state facendo?»  domandò gelido
«Ehm...Aspettiamo l’ora giusta per esserci»  rispose Harry
Piton assottigliò lo sguardo e Harry ricambiò fissandolo con odio «Arrogante e indisciplinato, come quello sciocco di tuo padre»
«Veramente da quello che dicono non era affatto uno sciocco, signore» puntualizzò Jamie, chinandosi a raccogliere le foto
«Cos'hai lì?»
Jamie aprì la borsa e ci guardò dentro «Il libro di trasfigurazione, quello di Incantesimi...Erbologia, inchiostro, penna...una mela...nulla di doppio da scambiare, peccato»
«Potter, dammi immediatamente quelle foto» ordinò scandendo lentamente ogni parola. Jamie si scambiò uno sguardo con Harry. Piton non doveva vedere quelle foto.
«Guardi che non sono le figurine delle Cioccorane» disse Harry
Piton li fissò entrambi con ancora più odio e con un gesto secco tese la mano in avanti, ordine silenzioso di consegnare le foto. Jamie alzò gli occhi al cielo e gli porse le foto, girate «Se le fa piacere vederci all'età di un anno col pannolino...»
«Buongiorno, Severus». Harry e Jamie si voltarono, e videro arrivare il professor Lupin «Harry, Jamie» salutò, fermandosi accanto a loro «Che succede?»
«Lupin...» sibilò Piton, atono «Ho appena requisito queste» disse alzando le foto, che fortunatamente teneva da dietro per cui non aveva ancora visto i soggetti
«Posso vedere?» chiese cortesemente Lupin. Piton gliele passò con estrema riluttanza e Lupin le girò per guardarle, facendole passare una per una, con un’ espressione indecifrabile sul volto «Severus, temo non sia nulla che possa riguardarci» disse infine. Harry e Jamie si scambiarono un sorriso incredulo. « Sono foto private, convieni anche tu che non è stato corretto guardarle», le ridette a Jamie che le infilò subito in borsa.
«Naturalmente» sibilò Piton, il suo tono era glaciale. Scoccò ai due ragazzi un'ultima occhiata, prima di voltarsi, facendo ondeggiare il mantello e andarsene.
«Bene, credo che dovreste andare a pranzo, e anche tenere lontano quelle foto da occhi indiscreti» disse Lupin con un sorriso
«Sì, grazie professore» Jamie tentò un sorriso, ma non le riuscì molto bene
«Lei non viene?» gli chiese Harry
«No, ho delle cose da fare, scenderò più tardi» rispose, facendo cenno loro di andare
«Va bene, arrivederci, professore»
«Ancora continua a non piacerti?» le chiese Harry, mentre scendevano le scale
«Non ho detto che non mi piaceva...solo che...spero che non ritorca questa cosa contro di noi»
«Cioè?» le chiese Harry
«Bé, non ha detto nulla delle foto, perché forse vuole usarle per...ricattarci» il termine detto ad alta voce sembrava ridicolo anche a lei, ma non aveva potuto evitare di pensarlo
Harry rise scuotendo la testa «Stai esagerando, Jamie. Perché un professore dovrebbe volerci ricattare con delle stupide foto, per cui ci beccheremmo solo una punizione? »
«Harry, noi siamo noi, non dei comuni ragazzini» gli fece notare
«Già, dimenticavo dei nostri super poteri, forse ha manomesso le foto» disse Harry, assumendo un tono da investigatore
«Cosa?»
«Sì, controlla, potrebbe averle coperte di Kriptonite così da indebolirci e farci attaccare da un ricco ereditiero pelato. Magari Malfoy, che se si rasa i capelli fa un favore all'umanità»
«Quando fai il sarcastico diventi più maligno di me» notò Jamie ridendo.
 
Era notte fonda. Fred, George e Jamie percorrevano le scale del terzo piano. Fred camminava davanti a loro e teneva in mano una vecchia pergamena dall'aria ingiallita, ogni tanto la apriva, la esaminava per qualche minuto e poi la richiudeva.
«Ma perché Fred tiene quella pergamena?» chiese Jamie a George, che stava accanto a lei. Lui alzò le spalle e le sorrise furbo
«Ah, ho capito...un altro dei vostri segreti che ancora non posso sapere?» domandò  con una nota di stizza nella voce
George rise piano «Indovina l'ingrediente e vedrai che te lo diciamo...E tu perché ti sei portata un libro?»
«Prima o poi te lo dirò...» gli fece il verso, Jamie
«Ehi, ragazzi svelti a scendere le scale...arriva Gazza» sussurrò Fred
Accelerarono il passo fino a che non arrivarono al secondo piano, e si nascosero nel corridoio.
«Dobbiamo stare attenti, e sperare che non ci siano professori in giro» disse Jamie
«Per ora non ce ne sono» disse Fred
«E tu come lo sai?» si accigliò Jamie, sperando di farselo dire
Fred ghignò «Non te lo dico, Bambolina»
Jamie sbuffò «Vi odio...»
«Dai, muoviamoci...» , George le poggiò una mano sulla schiena sospingendola
Dopo mezz'ora, riuscirono ad arrivare all'atrio, davanti alla porta chiusa della Sala Grande.
«Ok, spero che non ci sia qualche stupido incantesimo di difesa», Jamie estrasse la bacchetta «Alohomora», la porta però non si aprì. «No...», borbottò Jamie delusa « Che facciamo?»
«Aspetta...», Fred spinse una delle porte, e si aprì «Non era chiusa»
«Andiamo...»
I loro passi riecheggiavano nella sala vuota «Dove la vuoi appendere?» le chiese George, mentre Fred chiudeva le porte dietro di sé
«Oh, ora la ingrandiamo e la appendiamo dietro al tavolo degli insegnanti»
«Geniale!» esclamò George «Ma se i professori  la tolgono prima che gli altri possono
 vederla ?»
«Ci ho pensato» disse, sedendosi per terra e aprendo il libro
«Vuoi studiare ora?» domandò Fred, che si era seduto sulla sedia di Silente, poggiando i piedi sul tavolo
«Bé tu guardi una vecchia pergamena ingiallita...», Jamie lo sfogliò fino a trovare la pagina che cercava e prese la foto dalla tasca. Lasciò il libro per terra e si alzò «Engorgio», la foto si ingrandì. Ripeté l'incantesimo un paio di volte, fino a che la foto non si trasformò in una gigantografia grande due metri circa. George la fece levitare e aderire alla parete «E ora ?»
Jamie puntò la bacchetta sulla foto e mormorò qualcosa. La foto s'incollò alla parete, e George poté interrompere il suo incantesimo.
«Cos'hai fatto?» domandò Fred , mentre continuava a consultare quella pergamena
«Incantesimo di adesione permanente» rispose semplicemente «Dai, usciamo da qui, così sistemiamo le altre foto»
«No, è meglio aspettare dieci minuti» bisbigliò Fred «Gazza è sceso»
«Come lo sai?» chiese Jamie
I Gemelli scoppiarono a ridere, e decise di lasciar perdere le domande, capendo che non sarebbe mai riuscita a estorcere loro qualcosa «Tanto lo scoprirò da sola» disse facendo la linguaccia.
 
Jamie camminava sotto il mantello dell'invisibilità, lungo i corridoi del quinto piano, in mano teneva un sacco. Doveva trovare la Sala Comune dei Corvonero, ma nonostante le indicazioni di Fred e George, dovette fare tre volte il giro di tutto il piano e ripassare più volte dallo stesso punto prima di trovarsi davanti a delle scale che conducevano all'entrata nella Sala. A Jamie, però non interessava accedervi, indietreggiò fino ad allontanarsi di qualche metro dalle scale, doveva trovare il posto giusto. Fred e George stavano facendo lo stesso con le case di Grifondoro e Tassorosso e si sarebbero occupati anche dell'entrata dei sotterranei, del primo, secondo e terzo piano.
Aveva ancora un paio d'ore, prima dell'appuntamento con i gemelli, perciò studiò bene i dintorni e decise che il corridoio prossimo alle scale era perfetto. Si tolse il mantello, mettendolo sotto braccio e estrasse la bacchetta, mentre con la mano libera prendeva una manciata di foto. Le lanciò «Oppugno»  le foto si scagliarono lungo i muri, dove la bacchetta indicava, e poi lanciò un altro incantesimo incollante. Ripeté per cinque volte l'operazione, fino a che i muri non furono sufficientemente tappezzati quanto i viali dai manifesti politici.
Jamie ghignò, si buttò il mantello sulle spalle e sparì, nemmeno i quadri dovevano vederla ora.
 Era quasi l’alba, e si affrettò a lasciare il quinto piano lanciando qualche altra foto. Dopo essersi occupata anche del quarto e del sesto piano, poté ritenersi soddisfatta e andò a incontrarsi coi gemelli in Sala Comune.
Come da accordi, li trovò per terra davanti al camino, tenevano in mano dei calici e sparse intorno a loro diverse leccornie, come torte e pasticcini «Siete passati dalle cucine» constatò sedendosi anch'essa sul tappeto e appoggiando la schiena al divano.
«Non potevamo non approfittare» sorrise Fred, porgendole un calice colmo di un liquido ambrato «Tieni. È Burrobirra, ti piacerà»
Jamie sorrise e si portò il calice alle labbra, il liquido era caldo e invitante, aveva un sapore dolce e ne bevve una generosa quantità prima di posare il calice e prendere una fetta di torta alla vaniglia
«Sangue di drago»
«Cosa? chiesero all'unisono»
«L'ingrediente segreto, intendo. Sono certa sia quello giusto»
Fred e George si guardarono e poi guardarono lei «No, ci spiace»
«Ma non è possibile....»
George rise «Diciamo che ha a che fare col fatto che non ha odore, né colore»
«Eddai, ditemelo lo stesso questo segreto...»
«No» risposero Fred e George risoluti.
Jamie sbuffò delusa, e bevve un altro sorso di Burrobirra  «È andato tutto secondo i piani?» chiese, sistemandosi più comodamente con la schiena.
«Naturale...» rispose George prima di ingoiare metà fetta di torta «Sarà fantastico...questa non se l'aspettano di certo» sogghignò, mentre le briciole di torta si sparpagliavano agli angoli della bocca
«Oh, sarà un duro colpo» ghignò Jamie «Ma è quello che si meritano» disse alzandosi «Devono imparare a stare al loro posto» aggiunse con una nota di cattiveria nella voce, che per un attimo stupì Fred e George. «Bé, a domani, ragazzi. Buonanotte» disse col consueto sorriso
«'Notte Pluffetta» le sorrisero i gemelli. Jamie sbuffò, fingendosi scocciata, ma sorrise loro di nuovo scuotendo la testa.
 
«Hai passato la notte a fare collage…» commentò Harry, mentre scendevano a fare colazione e percorrevano un corridoio infestato dalle foto che pian piano si scollavano, lasciandosi prendere dagli studenti «Sei sempre stata una persona creativa»
«Geniale...» commentò Ron
«Io dico che hai un pochino esagerato» disse Hermione «Credevo ti fossi già vendicata»
Jamie inclinò la testa prima da un lato poi dall'altro «Oh, beh, in realtà...» raccontò brevemente quello che era successo con Pansy in Biblioteca «Vedi, è logico che dovessi pareggiare i conti»
Harry si fermò per guardarla «Ora sì che capisco il perché della gobba al naso»
«Davvero?», Jamie si coprì il naso con una mano e lo fissò spaventata
«No, il tuo naso sta bene» disse Hermione «Ma in ogni caso non ti saresti dovuta comportare così»
«E quindi avrei dovuto lasciarla vincere?»
«No, semplicemente imparare a non inciampare» disse Harry, facendo ridere Ron «Comunque che importanza ha perché lo ha fatto? È una figata»
«Come fai ad essere così superficiale, Ronald?»
«No, vi prego non litigate di nuovo» li implorò Jamie «Hermione, per quello che vale, so che è un comportamento stupido» disse fissandola intensamente «Ma cavolo, se se lo meritava» disse, riprendendo a camminare «E poi, sgridami quando arriveremo in Sala Grande»
Harry e Ron si guardarono sorridendo e affrettarono il passo, mentre Hermione allargava le braccia esasperata, camminando dietro di loro
Il cicaleccio in Sala Grande era più rumoroso e eccitato del solito e c'era un capannello di studenti fermo all'entrata. «Che succede?» domandò Hermione a un Corvonero davanti a loro
«Pare che ci sia una foto gigante della Parkinson che tira un calcio a Malfoy»
«E perché non si entra?» chiese Jamie stizzita
«I professori stanno tentando di toglierla e non ci fanno entrare»
«Quindi niente colazione?» chiese Ron incredulo.
Nel frattempo si accalcavano sempre più studenti, e dopo mezz'ora, finalmente la massa cominciò a muoversi e riuscirono a varcare il portone. «Spero non l'abbiano tolta...» sussurrò Jamie a Harry, ma non aveva di che preoccuparsi.
Si diressero verso il loro tavolo, senza staccare gli occhi dall'enorme foto appesa dietro al tavolo insegnanti. Jamie lanciò un'occhiata furtiva al tavolo dei Serpeverde. Pansy era rossa dalla rabbia e sbraitava, Malfoy invece era al tavolo degli insegnanti, più pallido del solito e si stava lamentando, in modo imperioso con i professori. Jamie ghignò Ah, che dolce vittoria...
«Rende meglio che dal vivo» commentò Harry
«Sì, perché puoi osservare tutti i particolari e rivederla mille volte» Ron annuì convinto
Silente fece apparire in quel momento un telo enorme e coprì la foto. Mille proteste si levarono dai tavoli ma vennero placate sul nascere da un suo cenno. Nonostante questo, Jamie non poteva essere più compiaciuta e inconsapevolmente aveva un sorriso raggiante stampato in faccia. Cercando di contenersi osservò meglio i professori. Lupin la stava guardando e non aveva la consueta espressione gentile. Era più che altro contrariato, e la cosa la fece infuriare. La infastidiva l'idea che lui potesse giudicarla in qualche modo e che la sapesse colpevole.
 
Jamie stava scendendo per fare una passeggiata nel parco, Moccì sulla sua spalla indossava il maglioncino rosso, e continuava a grattarsi con la coda «Mi prude tutto!»
«Non essere lamentoso» lo rimbeccò Jamie, mentre imboccava un corridoio del secondo piano tappezzato dalle foto che lei e i gemelli avevano messo ore fa. Si fermò a osservarle, la bestia dentro di lei ululava ancora di soddisfazione e difficilmente si sarebbe placata. Non era capace di essere severa con sé stessa, lo trovava controproducente e non mancava mai di lusingare il proprio operato, specie di fronte a una serie di successi così clamorosi.
«Moccì, non è fantastico?»
« A me sembra un mucchio di spazzatura»
«Spazzatura?» esclamò lei indignata «É un capolavoro!»
«Oh,oh il professore spiantato...» commentò Moccì, facendo voltare Jamie. Lupin infatti l'aveva affiancata, guardando anch'esso le foto «Ciao, Jamie»
Lo guardò con tanto d'occhi, non voleva che le rovinasse tutto e dopo un breve momento di riflessione, decise che l'avrebbe trattato ancora più cordialmente del solito,magari si sarebbe ricreduto e non l'avrebbe smascherata. «Buongiorno, professor Lupin» lo salutò con un sorriso allegro.
Lupin la guardò, nascondendo un sorriso «Ci vorrà un po' per togliere tutte queste foto» commentò tornando a guardare la parete «É davvero un bel problema, per mastro Gazza»
«Quell' hombre sudicio. Bleah» commentò Moccì, mentre teneva d'occhio Lupin e non si perdeva un suo movimento
Jamie non trattenne uno sbuffo sarcastico, ma si fermò dal rispondere, l'argomento doveva essere chiuso al più presto.
«Questo scherzo, un tempo, qualcuno lo avrebbe trovato davvero geniale» mormorò Lupin, più a sé stesso che a Jamie
«Veramente, lo trovano divertente anche in questo tempo» si lasciò scappare, Jamie
Lupin la guardò «Tu infatti lo trovi molto divertente, vero?»
L'espressione di Jamie mutò in un istante. Se Lupin voleva giocare a carte scoperte, non si sarebbe tirata indietro e Moccì, fece ondeggiare piano la coda
«Una tazza di tè?» le propose Lupin cordiale «Stavo giusto per farlo»
«Oh, va bene» rispose Jamie alzando il mento come per mostrarsi sicura. Moccì, invece fece scattare di poco la lingua «Ten cuidado, può essere una trappola»
Jamie lo ignorò e seguì Lupin nel suo ufficio. Nell'angolo, c'era un grande acquario pieno.
Una creatura di un verde malsano con piccole corna sulla fronte schiacciava il muso contro il vetro, facendo delle smorfie e piegando le lunghe dita magre. Moccì si sporse verso l'acquario, facendo schioccare la coda come una frusta, a mo' di avvertimento.
«É l'Avvincino che abbiamo studiato a lezione?» domandò Jamie
Lupin si voltò verso l'acquario «Sì, non ho ancora avuto modo di liberarlo, ma sarebbe ora» cercò con lo sguardo il bollitore «Siediti» disse indicandole una sedia. Lupin batté il bollitore con la bacchetta e uno sbuffo di vapore si alzò istantaneamente dall'ugello. «Temo di avere solo del tè in bustine, ma credo che sia tu che Harry ne abbiate abbastanza di foglie di tè, no?» Tolse il coperchio da un barattolo polveroso
«Abbastanza» disse con un'alzata di spalle «Di che mi voleva parlare?» chiese senza mezzi termini
Lupin le porse una tazza sbeccata, e si sedette di fronte a lei «Jamie, sai che so bene che ci sei tu dietro questo scherzo. Come ci sei tu anche dietro alla bravata della pozione ai Serpeverde»
Jamie lo fissò seria «Quindi?»
Lupin sospirò e congiunse le mani «Sai, conoscevo persone...ragazzi della tua età, che si divertivano un mondo con queste cose... ma sei una strega brillante, hai delle ottime doti e un buon ingegno, non dovresti sprecarli»
Jamie non credeva alle proprie orecchie, «Io non le spreco, affatto !»
«Prendersela per questioni di orgoglio e escogitare piccole vendette non porta da nessuna parte. Non è il modo giusto di comportarsi»
Jamie rise beffarda «Tutto qui...Mi rimprovera e basta?»
«Ti aspetti che dica che sei stata tu?» le chiese Lupin, portandosi la tazza alla bocca
«Non ha intenzione di farlo ?»
«Onestamente, non credo ti gioverebbe in alcun modo. Continueresti a ritenerti nel giusto»
Jamie sorrise incredula e sprezzante « Oh, sta semplicemente parlando per il mio bene, senza altro  scopo»
Lupin la guardò interdetto e si sistemò meglio sulla sedia «Sono un professore, è mio interesse il bene degli studenti»
«Un professore che non mette in punizione e preferisce risolvere in privato le malefatte degli studenti» disse aspramente «È così per tutti, o solo per me ed Harry ?», il suo tono era pungente e sospettoso. Moccì, lo aveva studiato e non vedeva in Lupin un pericolo, ma si portò sulla difensiva ugualmente, nel caso quella scriteriata della padroncina avesse necessitato di una fuga improvvisa.
Lupin si accigliò «Jamie, cosa stai dicendo?»
«Non credo che lei sia gentile con noi per niente. Cosa vuole da noi?»
Lupin rimase non poco stupito dai modi e dalle parole di lei, così inadatte a una ragazzina di tredici anni «Jamie, se pensi  che voglia qualcosa da voi ti sbagli» disse Lupin, lentamente «Perché sei così diffidente? Di solito sei aperta e socievole con chiunque»
Jamie sgranò gli occhi «Sono aperta e socievole, coi miei amici e con chi scelgo io» replicò con forza «Ma francamente non riesco proprio a capire cosa voglia lei...non mi piace che faccia l'amico»
«Con gli altri professori non mi sembra che tu abbia problemi di fiducia, mi piacerebbe che tu mi credessi. Non ho secondi fini»
Jamie lo osservò « Si è fatto tardi e io devo andare» disse alzandosi e dirigendosi sicura verso la porta «Se vuole dire che sono stata io, faccia pure...non voglio favori», uscì senza aspettare risposta, lasciando Lupin totalmente incredulo e sconvolto.
 
«Ma che diavolo ti è preso?»le chiese Moccì. Jamie camminava veloce per raggiungere le scale
«Oh, per favore...non vuole denunciarci...mantenere il segreto... si preoccupa per me...Ah!»
«Bah, con questo fare, da vieja ti ritroverai sola, pazza e con cento gatti»
«Taci...devo parlare con Harry»
Trovò il gemello in Sala Comune e non servì che uno sguardo per farlo alzare dal divano e attraversare il ritratto, sotto lo sguardo attonito di Ron e Hermione.
«Che è successo?» chiese Harry, preoccupato. Erano rimasti in silenzio lungo tutto il tragitto fino alla Guferia. Jamie stava coccolando Edvige «Ho parlato con Lupin...» disse atona
« Vuole avvertire gli altri professori?»
Jamie rise amara «No, tutto il contrario, non vuole dire niente, perché ritiene che non imparerei nulla e lui ci tiene che mi comporti bene...un mucchio di sciocchezze», poi incatenò gli occhi a quelli di Harry «Ti prego, lascia perdere le lezioni con Lupin, non farlo...non dovevi chiedergli aiuto, ora si sente autorizzato a...Noi non abbiamo bisogno di lui»
Harry alzò gli occhi al cielo e si sedette sul muretto accanto a lei «So che fai fatica a fidarti, ma Lupin non ha cattive intenzione, non credo proprio»
«Già, nessuno ha mai cattive intenzioni...»
«Pensavo che ti fosse passata...»
Jamie scosse la testa «Ci hanno ignorato tutti, ci hanno lasciato dagli zii, senza preoccuparsi di come venivamo trattati e umiliati!»
Harry sospirò «Silente ce lo ha spiegato il perché...avevo capito che ti fidassi di lui»
«Oh, sì. È il mago più potente del mondo, e tutti lo temono e lo rispettano. Ma ho l'impressione che ci abbia usato...come un asso da tirare fuori al momento giusto»
«Forse ha agito male, ma credeva di farci del bene» disse Harry, mettendole una mano sulla spalla
«Sì, lo so...per questo ci sono passata sopra. E i suoi sensi di colpa ci portano diversi privilegi ogni tanto» disse con un accennato sorriso
Harry rise  «Senti, non pensare più a questa storia... io credo che di Lupin ci si possa fidare. Ti sei fatta un'idea sbagliata di lui, voleva solo aiutarti. E non rinuncerò alle lezioni»
«Finalmente qualcuno dei due usa il cervello» mormorò Moccì, in tono stanco.
Jamie sbuffò «Bene, fai le lezioni...ma io non cambio idea»
«E ti sbagli» rispose Harry
 
«Preside, seriamente, Jamie mi preoccupa» disse Lupin. Era seduto nell’ufficio di Silente davanti alla scrivania.
«Remus, conosco i problemi di Jamie in questo senso e nessuno è più rammaricato di me», Silente appariva stanco e triste, come non si lasciava vedere mai  «So che è in parte colpa mia. Sapevo chi erano i loro zii e come li avrebbero trattati, ma glieli ho affidati ugualmente»
«Ma perché lo ha fatto se sapeva che non sarebbero stati bene ?» sbottò Lupin
«Era necessario. È tuttora necessario, per la loro sicurezza, lì sono protetti da Voldemort, più che in qualsiasi altro luogo» fece una breve pausa «Volevo tenerli lontano dalla fama, fino a che non fossero stati pronti. Con Harry ha funzionato, infatti,ma  su Jamie, ha avuto ripercussioni che non mi sarei mai aspettato» guardò Lupin con i suoi indagatori occhi azzurri «Vedi, Remus, Jamie è molto diversa da Harry, ha un carattere impetuoso e ribelle, poco incline ad ascoltare gli altri. Ti ricorda qualcuno?»
Remus sorrise «In questo senso non potrebbe assomigliare di più a James»
Silente annuì «Già, però c'è un'altra parte del suo carattere, ed è quella che ti ha mostrato oggi. Una parte impudente, calcolatrice e fredda, che ha mostrato con me soltanto al primo anno»
«Non si fidava di lei?» chiese Lupin sorpreso
«Si è sentita abbandonata e soffocata a casa Dursley e mi ha solo manifestato in modo molto chiaro il suo risentimento» spiegò Silente «Ci è voluto del tempo ma alla fine ha capito le mie ragioni e le accettate, perdonandomi» Silente congiunse le mani «Ho pensato ingenuamente che fosse tutto a posto. In seguito, ho notato di nuovo questi atteggiamenti. È una persona buona, ma con quello che hanno passato..ritiene che io li abbia usati...e pensa possano volerlo fare anche altre persone. Non permette a nessun adulto di avvicinarsi come amico e quando tu hai tentato, lei si è messa sulla difensiva, attaccandoti», si lisciò la lunga barba argentea «L'ho vista fidarsi solo dei Weasley, Molly ha un attitudine particolare con i ragazzi, sa farsi voler bene e cosa non da poco sono i genitori dei loro amici, non li avrebbe mai rifiutati e non aveva motivi per non fidarsi»
«Sopratutto perché li ospitano a casa loro in estate...» annuì Remus «E li allontanano dai Dursley»
Silente sorrise «Nemmeno Jamie avrebbe mai resistito a questa tentazione, ma è stato un toccasana per lei, stare tra loro. Sono certo che ora sia davvero affezionata»
«Preside, quella ragazzina va aiutata. Doveva sentirla, mi ha parlato come se fosse un'adulta cinica...ma è solo una bambina!»
Silente sorrise appena «Naturale che vada aiutata... vanno aiutati entrambi. Anche su Harry gravano le stesse sofferenze e le stesse ingiustizie, solo lo dimostra in modo meno...chiassoso e evidente»
Lupin sorrise «Mi ricorda molto Lily nei comportamenti anche se nell’aspetto è uguale a James...» poi ritornò serio «Ma non so come potrei aiutarli se non ce l'ha fatta lei»
«Perché credi che ti abbia dato il posto ?», allo sguardo incredulo di Lupin, riprese a parlare «Non fraintendermi, sei un ottimo insegnante e non avrei potuto scegliere meglio. Ma se ti ho fatto venire qui è anche per loro. Sapevo che gli saresti stato d'aiuto, sopratutto a lei»
«Non si fida di me...»
«Molly e Arthur Weasley ce l'hanno fatta. Non ho dubbi che ci riuscirai, nessuno potrebbe avvicinarsi a loro più di te»
Lupin si voltò verso la finestra, il cerchio infuocato sfiorava le cime degli alberi della foresta. Osservò per qualche minuto il solo tramontare, le parole di Silente gli rimbombavano nella mente.
«So a chi stai pensando...ma non è più quello che conoscevi», Silente interruppe il flusso dei suoi pensieri «Hai un legame con loro più forte di quanto pensi. Chi può meglio di te raccontare di Lily e James» disse sorridendo








Tana del camaleonte:

Due paroline in spagnolo, veloce, veloce...

Manana: domani
Habla: parla
Ten cuidado: stai attenta
viejia: vecchia

Come vedete, fa la sua comparsa in sordina la nostra mappa preferita. Purtroppo Jamie non ha indovinato l'ingrediente e quindi niente premio per ora. Ma dovrete aspettare solo il prossimo capitolo ve lo prometto. Però ho riempito questo capitolo con un altro bello scherzo che Jamie organizza a causa di un suo errore. Però ho ripostato il disegno nel primo capitolo e l'ho un po' modificato.

Spero vi piaccia

Al prossimo capitolo


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Capitolo 14
*** In cui Harry ricorda i suoi soldatini ***


Ciao a tutti!

Eccomi qua, puntuale con un nuovo capitolo.

Grazie come sempre a chi legge questa storia, e a midnight589, virby e erol89.

Adesso basta con queste note di routine.

Buona lettura!




....Giuro solennemente di non avere buone intenzioni






Qualche giorno dopo, Jamie sembrava aver scordato la discussione con Lupin ed era tornata la solita persona allegra e entusiasta di sempre. Lei e Harry Avevano tenuto nascosto il problema con Ron e Hermione, poiché già saltavano come molle ogni volta che sentivano parlare di Sirius Black, non volevano farli preoccupare più del dovuto. La foto di Pansy era ancora appesa dietro al tavolo degli insegnanti e costantemente coperta dal drappo, se non per qualche misteriosa occasione in cui il drappo spariva e i professori dovevano farne apparire un altro. I muri dei corridoi erano invece tornati alla normalità, Gazza si era occupato di staccarli tutti. Fu un lavoro lungo, soprattutto perché Pix le riattaccava prontamente, mandando il custode su tutte le furie. Le foto vennero incenerite, ma non tutte andarono perse, alcuni studenti le avevano prese  come ricordo e le tenevano nascoste nei loro dormitori, o addirittura nelle Sale Comuni. Grifondoro ne aveva appesa una in Sala Comune e Jamie e Harry nelle loro camere. Delle voci, poi, dicevano che Tassorosso avesse appesi un collage sulla parete più grande della Sala Comune. Jamie non poteva essere più compiaciuta, soprattutto perché nonostante non ci fossero prove, nessuno studente dubitava che lei e i gemelli fossero stati artefici dello scherzo, per questo riceveva diverse occhiate ammirate nei corridoi, gonfiando il suo ego, e per quanto riguarda gli sguardi malevoli dei Serpeverde : di Pansy e Draco in primis; lei non gli badava. Era stata una vittoria schiacciante e per ora le bastava.
A minare il suo buonumore, però fu un Serpeverde, in particolare. Non parlava con Gabriel da diversi giorni. Gli si era avvicinata più volte, in Biblioteca o ad Aritmanzia, ma in entrambi casi lui rimaneva in silenzio con un atteggiamento distaccato e si limitava a risposte quasi monosillabiche. Se non l’avesse saputo intelligente lo avrebbe scambiato per un degno compare di Tiger e Goyle, dato il livello di conversazione.
«Ehi, ce l'hai con me per le foto?» domandò Jamie a Gabriel. Lo aveva visto dalle scale del primo piano e lo aveva seguito finché non furono nel parco, a quel punto gli si era affiancata, il suo comportamento la stava stancando.
«Non erano foto mie...non mi interessa. E non sono arrabbiato con te» disse col consueto tono pacato, sedendosi sul prato.
Jamie si sedette sull'erba ghiacciata, accanto a lui «E allora che è successo?»
Gabriel sospirò « Niente. Possiamo continuare a parlare se vuoi, ma è meglio non farci vedere troppo insieme»
Jamie strabuzzò gli occhi, ma poi le tornarono in mente le parole di Pansy, in Biblioteca. «Ho sentito quella faccia-da-carlino parlare di te in Biblioteca e non le stai molto simpatico»
«È reciproco» rispose Gabriel senza guardarla
«Ha detto che hai messo Malfoy a terra , e che qualcuno ci aveva visti parlare»
Gabriel accennò un sorriso « Eravamo al primo anno e Malfoy mi aveva offerto la sua amicizia, per così dire, ma non m’interessava. Si è arrabbiato e ha iniziato a discutere, mentre io lo ignoravo. Non accettava che non la pensassi come lui e non gli dessi retta, non mi hanno insegnato a disprezzare i Nati Babbani e lui non riusciva a capirlo»
«Hai delle idee rivoluzionarie» disse Jamie con un sorriso
«Già, ma per vivere in pace ho dovuto farmi rispettare. Io e Malfoy ci siamo scontrati più volte verbalmente e lui finiva sempre con l’arrabbiarsi perché perdeva e non otteneva niente. Così ha smesso, ha avuto paura di perdere un'altra volta, per cui ci ignoriamo, con molto astio da parte sua e totale indifferenza da parte mia»
«Perciò che ti importa se sanno che siamo amici?»
«Tornerebbe a darmi il tormento e io non voglio problemi, ci ho messo un po’ per poter stare in pace e poter fare come volevo...»
«Ma dovresti combattere e farti valere, non-»
«No, facciamo come ho detto. È più semplice», Jamie ne rimase un po' delusa e lui se ne accorse «Non dirmi che volevi un cavaliere senza macchia e senza paura che difendesse il tuo onore» disse ironico, con un sorriso «Non credo che tu ne abbia bisogno» «Cambiamo argomento. Come va con l'incanto Patronus, è diventato corporeo ?»
«No...» ammise Jamie «Ma sono a buon punto» disse con orgoglio «Sai, col poco tempo che ho avuto, ho fatto progressi enormi. È una magia avanzata, eppure  ancora poco e diventerà completo e...»
Ah...» Gabriel, la interruppe, ignorando il suo vanesio monologo «Quanto forte?»
«Cosa?», Jamie non aveva sentito, ancora persa nell’elogiare se stessa.
«Quanto è potente ?» chiese, mentre con le dita giocherellava con dei fili d'erba, senza strapparli
 «Ti ho detto che è ancora incompleto, comunque senza vantarmi troppo... è molto buono»
«Posso vedere?»
Jamie, colse l’occasione per mettersi subito in luce «Vieni con me», senza aggiungere altro, si voltò, cominciando a camminare. Gabriel, si alzò veloce e la seguì.
 
«Nel bagno delle ragazze?», domandò atono, quando si trovò a guardare fisso la porta del bagno del secondo piano.
«Io mi esercito sempre qui. Non ci viene mai nessuno» disse tranquilla entrando.
Gabriel, scocciato per dover entrare in un bagno delle ragazze, le si accodò malvolentieri «Non era meglio un’aula vuota?»
«No, troppo rischioso...»
«Oh, ma guarda chi abbiamo qui...» trillò una voce, scoppiando in una risatina fastidiosa e acuta.
Gabriel e Jamie la seguirono fino ai gabinetti, dove da uno dei gabbiotti spuntava la testa di Mirtilla Malcontenta «Uh, Jamie Potter....Ti imboschi con un ragazzo» squittì
«No, Mirtilla» rispose tranquillamente Jamie, facendo cenno a Gabriel di ignorarla e tornando nella parte più grande del bagno, dove l’anno prima avevano trovato l’entrata della camera dei segreti.
Mirtilla cominciò a strillare e a lamentarsi piangendo in modo isterico, come era solita fare quando veniva ignorata o trattata male.
«Dai sbrigati...» le disse Gabriel «Questa tizia non mi piace e sono a disagio nel bagno delle femmine»
Jamie sbuffò, ma poi estrasse la bacchetta e chiuse gli occhi. Aveva trovato, dopo diverse prove, un pensiero che la rendeva felice. Il momento in cui  Fred e George l’avevano presa nel loro gruppetto. Si era sentita importante e capace di fare grandi cose. Mentre queste immagini erano vivide nella sua testa alzò la bacchetta «Expecto Patronum», da essa uscì immediatamente una scia d’argento incorporea, che poi si dissolse nell’aria
Gabriel, la guardò con un sorriso di bonaria derisione «Tutto qui?»
Gli occhi di Jamie si incendiarono «Tu sai fare di meglio,naturalmente»
Lui sorrise « Sono molto più avanti di te, lo sai»
«Signor media di otto ore la settimana sa già fare un Patronus completo?»
«Più o meno...devo ancora perfezionarlo»
«Fammi vedere. Adesso è il tuo turno», Jamie incrociò le braccia, in attesa
Gabriel, inarcò un sopracciglio «E va bene» estrasse con lentezza la bacchetta e poi pronunciò l’incantesimo. Una scia d’argento, uscì formando una figura indefinita che volò a mezz'aria e si soffermò tra loro due, per poi scomparire, attraversando la finestra  con agilità.
«Wow!» disse Jamie «Che animale è ?»
«Non lo so...ancora non è completo» disse Gabriel con una smorfia «Lo sarà presto» disse uscendo dal bagno. Jamie lo seguì «E tu dove ti eserciti?»
«In una vecchia aula in disuso del quarto piano. L’ho trovata l’anno scorso. È  semi nascosta, e non la conosce nessuno...»
«Perfetta per nascondersi, e per stare da solo...» commentò Jamie ironica
«Tu ti alleni in un bagno infestato»
«Tutta Hogwarts è infestata» disse Jamie
«Parlando seriamente... Quando hai intenzione di produrre un Patronus decente? E non dirmi in una settimana, perché non ci riuscirai»
Jamie lo fulminò  «Per natale...prima che...beh è un obbiettivo che mi sono posta», Gabriel la prese per il gomito per farle imboccare un corridoio  «Un traguardo comodo...»
«Che cosa vuoi insinuare?»
«Nulla, solo che sei poco ambiziosa» disse scrutandola dall’alto in basso con un’ espressione di superiorità
Jamie sgranò gli occhi incredula «Io sono molto ambiziosa» disse punta su viso
«A me non sembra. Non spicchi nello studio...e  diciamolo non è una prerogativa Grifondoro, no?»
Jamie raccolse aria nelle guancie inspirando rumorosamente «Veramente io sono molto ambiziosa. Lo ha detto anche il cappello parlante allo Smistamento...»
Gabriel l’aveva osservata con un espressione di trattenuto divertimento «Bene, perché non facciamo una sfida allora? Spostiamo il termine a fine trimestre»
«Ah, ma tu lo sai già fare. Non ha senso...»
«Allora alziamo la posta. Per fine trimestre dobbiamo saper fare Patronus perfetti, in grado di scacciare i Dissennatori»
«Mi va bene. Resti sempre in vantaggio tu,ma mi piacciono le sfide difficili», Jamie accettò senza pensare, non si tirava mai indietro quando qualcuno le proponeva una sfida «Però, se riusciamo tutti e due a produrre Patronus corporei, come possiamo giudicare chi ha vinto?» chiese, era una domanda che le premeva, detestava i pareggi, li lasciava a chi si accontentava. Ci doveva essere sempre un vincitore e un vinto e il vincitore voleva essere lei.
Gabriel accennò un sorriso « Hai ragione, una sfida del genere non ha alcun senso. Dimentica quello che ho detto», le mise una mano sulla spalla per sospingerla, educato, in un altro corridoio . In lontananza si vedevano le scale.
Jamie si bloccò «Credevo che avessi una soluzione...»
«Oh, è un'idea che mi è venuta così, non ci sono stato molto a pensare»
«Quindi non se ne fa più nulla?» domandò Jamie, l'idea della sfida l'aveva stuzzicata e lui la stava ritirando velocemente, così come glielo aveva proposto.
«Beh, per fine trimestre un Patronus completo lo saprai fare anche tu, con esercizi costanti. Per cui il confronto finirebbe pari», disse prendendo le scale che portavano al terzo piano.
Jamie sbuffò scontenta, come un bambino a cui viene portato via un gioco prima di averlo provato «E non c'è un modo per metterli alla prova ?»
Gabriel si passò una mano nei capelli, senza scompigliarli e si appoggiò al corrimano  « No, non credo... L'incanto Patronus ha un unico uso ed è quello di combattere i Dissennatori e i Lethifold» la mano si strinse di più al corrimano, in un gesto nervoso, fino a che le nocche non divennero bianche
«Lethifold?»
 «Creature simili ai Dissennatori...» spiegò brevemente lui, tolse la mano dal corrimano e imboccarono un'altra rampa di scale. Gabriel sospirò guardandola «Non c'è altro modo per testarli...»
«Cosa?» domandò lei perplessa «Stai dicendo che...»
«L'unico modo è farli affrontare un Dissennatore, sì»
Jamie boccheggiò per un attimo, sconvolta «Ma...ma è pericoloso e sono tanti...e»
Gabriel la bloccò prima che andasse nel panico «Non ho detto che dobbiamo farlo» le precisò
Jamie si rilassò, ma rimase scontenta e lui lo notò «In ogni caso, non sarebbe impossibile. Il Ministero ce ne ha messi a disposizione una quantità esagerata» disse, mentre attraversarono un corridoio del quarto piano, uno di quelli che Jamie aveva riempito di foto.
«Sì, appunto...sono ovunque e tanti...troppi»
«Certo, non li potremmo affrontare tutti insieme. Forse, isolarne uno o due...»
Jamie lo guardò perplessa, anche se nonostante tutto era interessata «E come facciamo? Si trovano solo agli ingressi»
Gabriel soppesò la domanda e rimase in silenzio qualche minuto «A Hogsmeade, è circondata da boschi e i Dissennatori la pattugliano al tramonto»
«É pericoloso, però. Se qualcosa va storto...»
Gabriel trattenne un sorriso «Non ti facevo così fifona... Grifondoro non era la culla dei coraggiosi?»
Jamie s'infervorò all'istante «Io non sono fifona. Affatto!» poi sbuffò «I Dissennatori mi fanno un effetto che non mi piace ho solo paura di quello, e basta!»
«Scusami» disse Gabriel senza scomporsi «In realtà, a fine trimestre  sarà piena di professori, non sarebbe così pericoloso»
«E come facciamo a isolarne uno solo?» chiese dubbiosa
«Non so, potremmo attirarlo e inviare il Patronus verso gli altri, così da non farli avvicinare»
Jamie ponderò la cosa per qualche minuto. Era terrorizzata dall’idea di avvicinarsi di nuovo a loro, ma  doveva, voleva, mettersi alla prova  e  Lupin non avrebbe mai portato davanti a loro un Dissennatore vero. Si sarebbe limitato a insegnare la formula, e già lo stava facendo da sola.
Una volta imparato alla perfezione, visto che Silente li teneva fuori dalla scuola, sarebbe stato tutto inutile.
Inoltre se avesse affrontato un Dissennatore  tutti lo sarebbero venuti a sapere e allora sarebbe stata sulla bocca di tutti. L’unica tredicenne in grado di produrre un Patronus e sconfiggere i Dissennatori, quello sarebbe stato un altro passo per diventare celebre e grande.
Sei una strega brillante, hai delle ottime doti e un buon ingegno, non dovresti sprecarli". Glielo faccio vedere io se  non uso il mio ingegno come si deve!
«Sei andata in trance?»,Gabriel la riscosse dai suoi pensieri e la guardava perplesso.
«Oh no. Stavo riflettendo sulla tua idea...»
«Idea? No, le mie erano solo ipotesi teoriche» , prendendola per la manica e tirandola con delicatezza in un altro corridoio.
«E non credi che si potrebbero mettere in pratica?» chiese 
«Sei svenuta due volte davanti a loro, forse è troppo per te», percorrevano un corridoio ornato da arazzi
Jamie corrugò la fronte, imbronciata «Non sono mica debole, o roba simile. Con un Patronus non sarei mica svenuta» disse con forza
Gabriel la scrutò, incerto, mentre lei lo fissava di rimando, con gli occhi nocciola pieni di una scintilla ossessiva.
«Hai uno sguardo maniacale che mi sta facendo paura» constatò Gabriel atono, aprendo una porta. «Comunque, possiamo provare a organizzare un piano e vedere se è davvero fattibile»
«Davvero? Bene» gli occhi le scintillavano ancora
Gabriel  sorrise «Questa è l’aula dove mi esercito io. Puoi usarla anche tu, quel bagno è terribile» disse uscendo nel corridoio.
Jamie si appoggiò a un banco, guardandosi intorno. Non si era accorta di essere entrata in un aula.
 
«Harry, possibile che non ci arrivi?» domandò Jamie esasperata. Era in Sala Comune col fratello e lo stava aiutando in Pozioni, materia in cui Harry sembrava  avere lo stesso quoziente intellettivo di Tiger e Goyle e lei non mancava mai di farglielo notare. Per l'ennesima volta gli spiegò la terza legge di Golpalott. «Davvero, Harry. Piton lo ripete ogni volta, coma fa a non esserti entrato in testa» sbottò lei , poggiando sulle ginocchia un grosso tomo dalle pagine rovinate.
«Lo dice ogni volta?» chiese Harry stupito
Jamie alzò gli occhi su di lui e gli lanciò un'occhiata omicida, senza dargli risposta. Harry si passò una mano tra i capelli, scompigliandoli ancora di più «E...nella pozione Restringente ci sono: Grinzafico, radici di margherita, bruchi e crine di unicorno?»
Jamie sgranò gli occhi «No, come ti salta in mente! È milza di ratto, non  crine di unicorno questo è davvero- » si bloccò con la schiena staccata dalla poltrona «Crine di unicorno...»
«Sì, è giusto?» chiese Harry perplesso
«Ma certo...è ovvio che è questo!» si alzò di scatto rovesciando il libro per terra «Dove stanno?», si guardò intorno frenetica, vedendo solo Lee Jordan e non i suoi inseparabili amici. «Ehi, Lee, sai dove sono Fred e George?» urlò al ragazzo con le treccine seduto a uno dei tavoli
Lee in risposta alzò le spalle «Prova nel parco»
Jamie guardò fuori dalla finestra, erano quasi le cinque e stava calando il buio. Il buonsenso le diceva di aspettarli a cena o in Sala Comune, ma il buonsenso lo ascoltava di rado e la sua impazienza prevaricava sempre su ogni cosa, tanto quanto il suo orgoglio. Senza salutare Harry, uscì decisa dal ritratto,  percorrendo veloce i corridoi.
Era arrivata al primo piano quando vide arrivare in direzione opposta una chioma bionda e un ghigno le comparve sul volto. Aspettò che l'altra figura le arrivasse vicino per parlare «Malfoy, non sai che le Serpi strisciano e non frequentano i piani alti» disse malevola. Draco Malfoy e la sua cricca facevano uscire la sua parte peggiore, quella che il cappello aveva ignorato per mandarla a Grifondoro. Malfoy strinse gli occhi a fessure «E tu che scendi a fare Potter?» chiese disinteressato «Ah, già. Adesso strisci con quella nullità di Asbury...»
Jamie inarcò un sopracciglio «Io non ho bisogno di strisciare. Arrivo dove mi pare senza mezzucci e a testa alta»
«Così alta, che non vedi e inciampi nelle assi del pavimento», fu il turno di Malfoy di ghignare. Pansy aveva raccontato a tutti l'accaduto appena tornata in Sala Comune.
«Sì, tu invece ti fai schiantare a terra,vero? »
Malfoy, la fissò, studiandola «Che vuoi dire?»
«Solo che il mio amico nullità, ti ha mandato con le chiappe a terra» disse Jamie tornando serena e glaciale « E deve essere una dote di famiglia la tua...tuo padre, se non sbaglio, l'anno scorso è stato atterrato dal vostro ex elfo domestico»
«Attenta a come parli, Sfregiata» sibilò Malfoy minaccioso « Non ti atteggiare a superiore, sei solo la figlia di una  Mezzosangue e di uno Sguazzafango, traditore del-», Malfoy si zittì. Jamie gli aveva puntato la bacchetta alla gola, così forte da fargli male. «Certo, non avevano molta cura di voi. È per questo che vi hanno-»
In un lampo, Jamie ritirò la bacchetta e gli assestò un calcio negli stinchi « Tuo padre fa affari talmente sporchi che lui nel fango ci sguazza diretto» urlò rabbiosa dandogli uno spintone.
«Potter, che stai facendo!» la voce seria e arrabbiata di Piton alle sue spalle la ghiacciò e non si voltò nemmeno, voleva evitare lo sguardo d'odio che le avrebbe riservato. «Hai aggredito il Signor Malfoy» sibilò Piton, superandola e andando accanto a Draco, che ghignò esultante «Sì, signore, camminavo per i fatti miei quando mi ha attaccato. È una psicopatica».
 Jamie lo fissò sprezzante ma non aprì bocca.
Piton annuì «Bene, bene...aggressione a un altro studente...vedremo se il Preside riuscirà a salvarti, stavolta» sorrise maligno «Ferma qui e aspettami!» ordinò, poi prese Draco per una spalla e si allontanarono di qualche metro. Jamie vide Piton ascoltare Draco e assentire diverse volte. «Signorina Potter andiamo dal Preside» disse il professore tornando da lei pochi minuti dopo.
Jamie fissò di nuovo Malfoy, gli occhi nocciola erano infuocati, in contrasto con l'atteggiamento gelido del resto del corpo.
Senza una parola, seguì Piton. Non era preoccupata, sapeva bene che il Preside non l'avrebbe mai espulsa e se si lasciava scappare qualche sentita lacrima se la sarebbe cavata con poco. Con Piton non aveva speranza, ma Silente avrebbe creduto più a lei che a Malfoy.
Stavano percorrendo il terzo piano, quando incrociarono Lupin. Jamie non poté non alzare gli occhi al cielo, non voleva che si intromettesse, ma in meno di due secondi si erano fermati e stava parlando con Piton. Jamie, contava, per una volta, nel carattere poco socievole del professore di Pozioni, ma Lupin sembrava capace di incoraggiare perfino un Troll a conversare.
«Lupin, non è affatto necessario, me ne occupo io», disse Piton a denti stretti
«Dovrebbe esserci anche il responsabile della casa...ma la McGranitt al momento non è al castello e non può occuparsene» proferì Lupin « Se non ti dispiace posso sostituirla io»
Piton non mutò espressione, ma con un gesto, che poteva interpretarsi d'assenso, riprese a camminare, seguito a ruota da Jamie, che non desiderava affatto avere vicino il professor Lupin e cominciò a pensare che Voldemort stesso era meno fissato con loro.
Silente, li ricevette all'istante e ascoltò il racconto di Piton con aria grave. Jamie non si disturbò a controbattere, tanto Piton non le avrebbe dato retta e trovava divertente il mucchio di sciocchezze che diceva, una versione, ne era sicura, messa a punto con Malfoy. Avvertì un pizzicore alla nuca e sentì lo sguardo di Lupin su di sé, lo osservò con la coda dell'occhio. Sembrava estremamente preoccupato.
Silente disse a Piton e a Lupin di andare, da quel momento se ne sarebbe occupato lui e fece un cenno a Lupin che a Jamie non sfuggì, aspettò che uscissero e allora guardò il preside «Le cose sono andate in modo meno tremendo. Il professor Piton ci mette sempre tanta enfasi, però è molto teatrale»
Silente sorrise «E come sono andate le cose?»
Jamie alzò le spalle «Io e Malfoy ci siamo punzecchiati, come sempre...non è niente di che»
«Lascialo decidere a me questo» disse con dolcezza «Ora, per favore, racconta tutto quello che è accaduto tra te e il signor Malfoy»
«Ci siamo insultati...poi però ha chiamato mia madre...Bé, può immaginarsi che parole usino i tipi come  lui e suo padre» disse Jamie. Usò, di proposito, un tono spossato, perché gli facesse capire quanto l'avesse sconvolta.
Silente la scrutò attraverso gli occhiali a mezzaluna, Jamie distolse lo sguardo, quegli occhi azzurri la infastidivano, sembravano carpire la verità dalla gente. «Sì, so che termini usano e non potrebbero essere più offensivi e ingiusti», un angolo delle labbra di Jamie si mosse all'insù per un istante, «E tu hai per caso detto la tua sul signor Malfoy?» indagò Silente con un sorriso
«Ha insultato i miei genitori. Ha anche chiamato mio padre Sguazzafango, anche se questo termine non l’ho mai sentito, mi sembra molto offensivo»
Silente annuì «è un termine molto vecchio, con i quali si definivano i maghi filo-Babbani e chiunque avesse a che fare con loro», il preside sorrise di nuovo «Ma di questo, se lo desideri, ne riparleremo un’altra volta. Adesso, per favore, torniamo a quello per cui  sei qui a sprecare il resto del tuo pomeriggio. Potresti rispondere alla mia domanda?»
Jamie era a bocca aperta «Che razza di termine!» sbottò, ignorando di proposito le parole del preside. «Dovrebbe essere punito solo per aver detto certe parole...» esclamò indignata.
Silente la osservava dalla sua poltrona, mangiucchiando delle Piperille, con un semi sorriso sul volto.
Jamie, si accorse del suo sguardo e sbottò «Oh, e va bene. Con lei non ci riesco davvero...tanto sa sempre tutto» sbottò guardando il preside come se fosse colpa sua.
Silente rise «Lieto di sapere di essere ancora in gamba dopo tanti anni...un biscotto?» chiese porgendole un vassoio pieno di biscotti al cioccolato. Jamie ne prese uno «Grazie, signore. In ogni caso, Malfoy mi ha punzecchiato, tanto quanto io ho fatto con lui...e ho insultato suo padre dopo che lui lo ha fatto con i miei genitori»
«E chi ha iniziato?»
«Lui, naturalmente» disse Jamie sicura.
Silente la scrutò da sotto le lenti «Quindi, il signor Malfoy, ti ha fermato nel corridoio e ha cominciato a insultarti ?»
Jamie morse il biscotto e lo guardò di rimando «Non proprio, in effetti, ma questo lei lo sa già», il preside le sorrise,«Perché si diverte a fare domande quando sa già le risposte?», lo guardò in tralice «Lo sa bene il mio caratteraccio com'è...ho iniziato io e non so nemmeno perché, ma Malfoy mi urta i nervi»
«E lo hai colpito, come diceva il professor Piton?»
«Non gli ho rotto un femore...era un calcio negli stinchi, niente di che. Non avrà nemmeno un livido»
«Jamie, ti ho chiesto più volte di controllare i tuoi atteggiamenti» disse Silente serio «Sai, che sono sbagliati perché te ne rendi conto da te, altrimenti non mi riveleresti la verità»
«Gliela dico solo perché tanto la capisce da solo ed è inutile»
«No, ti ho dato più di una volta modo di mentire e girare la situazione a tuo favore. Non volevo metterti alla prova, ma avevo bisogno di capire fin dove potevi spingerti»
 « E ha capito che non so dire bene le bugie?» disse ironica
«No, le sapresti dire molto bene» asserì Silente, prendendo un biscotto «Solo, la tua coscienza ti impone di fermarti e non superare il limite »
«Bella fregatura...»
Silente sorrise «Oh, no è la tua salvezza. Una persona senza coscienza arriva a fare cose tremende, ma fortunatamente per noi, non è affatto il tuo caso», il preside la guardò benevolo «Hai un temperamento focoso e impulsivo, ragazza mia. È la tua forza, ma ti indebolirà se non riuscirai a gestirlo»
Jamie distolse lo sguardo, incrociando le braccia. Odiava le critiche, anche se erano vere. Faticava sempre ad accettarle, specie se dette da un'autorità per cui, nonostante tutto, aveva rispetto.
«Adesso parliamo della tua punizione» disse Silente alzandosi e andando alla finestra, si riusciva già a vedere il primo quarto di luna, nel cielo ormai scuro. «Aiuterai il professor Lupin per una settimana»
Jamie sgranò gli occhi «No, la prego...piuttosto Piton»
«Il professor Piton» la corresse Silente «Ho deciso che seguirai il professor Lupin...vedo che non ti piace»
«No,sembra troppo interessato a noi se lo vuole sapere»
Silente sorrise e scosse la testa «Io mi fido del professor Lupin, Jamie. E magari, durante questa settimana, potresti anche fugare i tuoi dubbi su di lui»
Jamie alzò un sopracciglio «Senza offesa, ma lei l'anno scorso ha assunto Allock. Non è che ci fosse da fidarsi»
Silente sospirò, anche se sorrise «Conosco molto bene il professor Lupin. E avrai già avuto modo di notare quanto è in gamba. Ho udito molti pareri entusiastici da parte degli studenti, come non ne sentivo da quando ero insegnante io stesso»
Jamie rise «E i commenti entusiastici erano per lei?»
Silente sorrise con un guizzo divertito negli occhi « Non vorrei peccare di presunzione, ma sento di poter dire che ero molto apprezzato, sì. Bene, è ora che tu vada. Avvertirò il professor Lupin a cena. Dopo passa nel suo ufficio, vi accorderete per gli orari»
Jamie annuì «Va bene, professore, ma non l'ha già avvertito con quel cenno che gli ha fatto?»
Silente parve non ascoltarla perché subito dopo aggiunse «Credo che tu possa portare anche Harry...il professor Lupin sarà d'accordo»
Jamie sorrise incredula «Ah sì?»
Silente annuì, lisciandosi la lunga barba e guardando il soffitto «Sì, magari non sempre... ti sentirai più a tuo agio con la presenza di tuo fratello»
«Non ho bisogno di Harry che mi tenga a freno, so comportarmi bene se voglio» ribatté impermalita
«Ragazza mia, ho forse detto questo?» il preside le sorrise di nuovo, ma a Jamie non sfuggì la vena di furbizia che gli piegava le labbra.
Jamie uscì dall'ufficio, irritata. Parlare con Silente le piaceva, ma era stressante, le faceva sempre fare come voleva. La manipolava e la cosa non le andava per nulla, sopratutto perché a questo gioco non avrebbe mai avuto speranze di vincere e la sconfitta per lei non era un opzione.
 
«Ron, smettila di ridere. Non è divertente». 
« Lo è eccome», disse Ron, trattenendo a stento le risa
«In ogni caso, ben ti sta. Hai attaccato tu Malfoy per prima» disse Hermione, apparendo da dietro il suo libro sulle rune.
«El moccioso dai capelli bianchi. Odioso!» commentò Moccì dal dorso di Grattastinchi che era acciambellato sui piedi di Jamie.
«Hermione, era Malfoy. Se non avessi parlato io lo avrebbe fatto lui» disse Jamie, oltraggiata
«Ma perché devo venirci anche io in punizione?» si lamentò Harry
Jamie alzò le spalle «Me lo ha detto Silente...»
«Fammi capire, tu combini i casini e vengo messo anche io in punizione...non è giusto»
«Harry, io credo che non sia una normale punizione» intervenne Hermione «Insomma, è come se Silente volesse farvi legare con Lupin»
«E perché mai dovrebbero farlo?» domandò Ron scettico
«Beh, questo non lo so. Silente non ti ha detto nient'altro?»
Jamie scosse la testa «No, ma ho avuto la tua stessa impressione. Non capisco perché è così importante che Lupin ci piaccia»
Hermione posò il libro sul tavolino accanto, ormai assorbita dalla conversazione « Se è così è molto strano...Non vi piace nemmeno Piton, ma Silente non insiste perchè andiate d'accordo»
«Sa che è una causa persa» disse Harry
«Comunque non ha alcuna importanza. Harry, non venire. Mi sembra di essere la pedina di un piano e non mi piace»
Harry sbuffò «Sarà una lunga settimana...»
Jamie si sdraiò scomposta sulla poltrona e per una volta desiderava che non arrivasse l'ora di cena «Harry, tu mi accompagni stasera da Lupin, vero?»
Harry fece una smorfia, ma acconsentì con un cenno del capo «Sì, ma ci entri da sola»
«Grazie» gli rispose Jamie con un sorriso
«Ti accompagniamo tutti» disse Hermione, sorprendendo Ron, Jamie e Harry, «Magari riusciamo a origliare qualcosa, è una cosa curiosa, no?»
«Secondo me tu ti fai troppe storie» disse Ron
«Ehi, Pluffetta!» Fred e George avevano appena varcato il buco del ritratto «Abbiamo sentito che hai picchiato Malfoy un paio d'ore fa» disse Fred
«Bel, colpo! Certo potevi anche farci assistere alla scena» aggiunse George
Jamie rise «Non l'ho esattamente picchiato, ma la prossima volta vi avvertirò, promesso»
«Non ci sarà una prossima volta, vero Jamie?» s'intromise Hermione
Jamie soppesò la risposta «Non so, chiedilo a Malfoy»
I gemelli scoppiarono a ridere «Non puoi girare sola che ti cacci nei guai, eh?» le disse Fred
«Veramente cercavo voi...so l'ingrediente segreto» disse con un sorrisino furbo
Fred e George si guardarono «D'accordo, e qual' è?»
«Crine di unicorno, vero?»
Fred e George sorrisero «Indovinato!»
Jamie si alzò di scatto, esultante «Sì, allora adesso dovete dirmi il vostro segreto»
George rise «Va bene, ma dopo cena...quando saranno andati tutti a letto»
«Devo aspettare così tanto?»
«Credici ne varrà la pena» dissero in coro.
 
Dopo cena, Jamie, Harry, Ron e Hermione si erano fermati al secondo piano e anziché continuare a salire si erano diretti all'ufficio di Lupin, tra le mille lamentele di Jamie che non vedeva l'ora di tornare in Sala Comune, nonostante Hermione le avesse fatto ripetutamente notare che Fred e George non le avrebbero dato un bel niente prima delle undici, orario in cui, in genere, la Sala Comune si svuotava.
Di malavoglia, bussò all'ufficio di Lupin e vi entrò «Buonasera professore» salutò con fredda educazione
Lupin, invece le sorrise, indicandole di sedersi «Ciao, Jamie. Silente mi ha detto che dovrò essere io a occuparmi della tua punizione»
«Sì, infatti...» Jamie lasciò in sospeso la frase, non voleva alzare questioni, voleva solo ritornare in Sala Comune il prima possibile.
«Bene, allora perché non vieni qui  sabato pomeriggio alle tre. Potresti aiutarmi per un lavoro che sto rimandando da tempo»
 «Detta così non suona nemmeno una punizione» non riuscì a trattenersi dal farlo notare
Anche Lupin sorrise «Immagino che tu conosca bene la procedura delle punizioni», non era un commento sarcastico o maligno, lo aveva detto con leggerezza, come semplice dato di fatto
«Da anni il professor Piton perde tempo a insegnarmele»
Lupin rise «Ora puoi andare, non voglio trattenerti troppo o i tuoi amici si stancheranno di aspettare»
Jamie lo guardò sospettosa «Come faceva a saperlo?»
Lupin alzò le spalle «Oh, l'ho solo intuito. Ci vediamo domani a lezione»
«Ha un buon intuito, allora» disse con diffidenza « Buonanotte, professore»
«Buonanotte, Jamie»
 
«Ma la gente non dovrebbe essere già a letto a quest'ora?» brontolò, Jamie affondando di più nella poltrona
«Non puoi smetterla di lamentarti?» replicò Hermione «Sto cercando di finire il compito di Incantesimi. E tra parentesi dovresti farlo anche tu»
«Ma no, quello poi lo guardo da Ron» rispose Jamie con tranquillità, incrociando le braccia
Hermione alzò gli occhi al cielo «Tieni, leggi questo libro» disse estraendone uno dalla borsa «é sulla storia di un licantropo: “ Muso Peloso, Cuore umano”»
«Ma tu ti sei fissata coi lupi mannari» rise Jamie
 «È una storia molto commuovente»
Jamie seguì il consiglio di Hermione e cominciò a leggere. Era una bella storia, anche se molto introspettiva,  ma era davvero ben scritta e, presto, la trama la assorbì, tanto che diede a stento la buonanotte a Hermione e presa dal capitolo ventisei, non sentì i gemelli arrivare.
«Bambolina» la chiamò Fred, spuntando davanti a lei
«Ehi, era ora!» esclamò lei stizzita, chiudendo il libro. Lui e George si sedettero sul divano di fronte a lei con aria seria e solenne.
«Percy si è impossessato di voi?» chiese Jamie con un ghigno
«Shhh! Non interrompere il momento» esclamò George «Fred, mostragliela»
Con un gesto teatrale, Fred trasse qualcosa da sotto la felpa e la tenne sospesa davanti a Jamie. Era un foglio di pergamena grande, quadrato, ingiallito, coi bordi rosicati, assolutamente vuoto.
Jamie lo fissò con uno sguardo indecifrabile «Se è un vostro scherzo giuro che me la pagate cara!» li minacciò arrabbiata
«Tsè, uno scherzo, dice lei» s'indignò Fred come se lo avesse offeso a morte
George scosse la testa «Non lo penserà più una volta visto il potenziale» indicò la pergamena «Questo, Jamie, è il segreto del nostro successo»
«Darlo a te è una vera sofferenza...ma oramai lo conosciamo a memoria» disse Fred
«Tra due anni ce ne andremo e dobbiamo lasciare un erede»
«O-ok» disse Jamie «Quindi questa vecchia pergamena...cosa sa fare?»
«Ancora non ci crede Freddie» sbuffò George
«Spiega tu, George»
«Be'... quando eravamo al primo anno, giovani, spensierati e innocenti...»
Jamie sbuffò. Dubitava che Fred e George fossero mai stati innocenti.
«...bé, più innocenti di adesso, abbiamo avuto qualche guaio con Gazza».
«Abbiamo buttato una Caccabomba nel corridoio e questo l'ha fatto arrabbiare, chissà perché...» «Cosi ci ha trascinato nel suo ufficio e ha cominciato a minacciarci con il solito repertorio...»
«...di punizioni...»
«...e squartamenti...»
«...e noi non abbiamo potuto fare a meno di notare un cassetto, in uno dei suoi armadi, con sopra scritto Cose Requisite Pericolo».
«Oh, la storia si fa interessante» disse Jamie ormai presa dal discorso «Quindi voi avete...?»
«Bé tu che avresti fatto ?» chiese Fred
«Ovvio avrei aperto il cassetto. Va' avanti»
«George l'ha distratto lanciando un'altra Caccabomba, io ho aperto il cassetto e ho preso... questa»«Non è una brutta azione come sembra, sai» disse George. «Sospettiamo che Gazza non abbia mai scoperto come usarla. Probabilmente aveva una vaga idea di che cos'era, altrimenti non l'avrebbe requisita».
«E voi sapete come usarla?»
«Ma certo» disse Fred con un ghigno. «Questo tesorino ci ha insegnato più cose di tutti gli insegnanti della scuola messi insieme».
«Ok, ma come funziona? Voglio dire...senza offesa, ma sembra...vecchia e vuota»
«Vecchia e vuota, eh?» disse George. Estrasse la bacchetta, sfiorò il foglio e disse : «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni»
E all'improvviso sottili righe d'inchiostro cominciarono a spuntare come una ragnatela dal punto in cui la bacchetta di George aveva toccato il foglio. Si univano, si incrociavano, si allargavano in tutti gli angoli della pergamena. Parole presero a fiorire in testa alla pagina, grosse parole verdi e aggraziate che proclamavano:
 

I SIGNORI LUNASTORTA, CODALISCIA, FELPATO E RAMOSO
CONSIGLIERI E ALLEATI DEI MAGICI MALFATTORI
SONO FIERI DI PRESENTARVI
LA MAPPA DEL MALANDRINO

 
Era una mappa che mostrava ogni particolare del castello e del parco di Hogwarts. Ma la cosa davvero sorprendente erano le minuscole macchie d'inchiostro che si muovevano sulla carta, ciascuna contrassegnata da un nome scritto molto piccolo su un cartiglio.
Stupefatta, Jamie, si curvò sulla cartina. Una macchiolina con il suo cartiglio nell'angolo superiore sinistro mostrava il professor Silente intento a camminare su e giù per il suo studio; il gatto del custode, Mrs Purr, si aggirava per il secondo piano, e Pix il Poltergeist, al momento, attraversava a balzi la sala dei trofei.
«Oh...è il regalo più bello di sempre» esclamò Jamie entusiasta e incredula, scandendo lentamente le parole.
Con lo sguardo continuava a osservare i corridoio disegnati, quando notò qualcos'altro. Erano passaggi segreti, che non aveva mai esplorato.
«Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso» sospirò George, accarezzando la parte superiore del foglio. «Gli dobbiamo così tanto».
«Nobili signori, che hanno lavorato instancabilmente per aiutare una nuova generazione di fuorilegge» disse Fred solennemente.
«Giusto» aggiunse George in tono vivace, «e non dimenticare di cancellarla dopo che l'hai usata...» «...altrimenti potranno leggerla tutti» disse Fred in tono d'avvertimento.
«Devi solo darle un altro colpetto e dire Fatto il misfatto! E sparirà tutto».
«Sono dei geni» disse Jamie con un tono di inquietante ammirazione «Sapete chi sono?»
«No, erano degli studenti, ma probabilmente stavano qui molto prima di noi» disse Fred
«Se lo avessimo saputo gli avremmo costruito una statua» aggiunse George
«Peccato,dovevano essere dei tipi in gamba» Jamie guardò di nuovo la mappa, poi si gettò di slancio sui gemelli «Grazie, grazie, grazie!» esclamò stritolandoli, per quanto possibile.
Fred e George scoppiarono a ridere «Non c'è niente di meglio che fare un regalo e rendere felici gli altri» disse Fred, imitando sua madre
«Jam Jam, è stato un piacere farti un regalo che ti condurrà...» disse George mettendole le mani sulle spalle
«Ancora di più , se possibile...» aggiunse Fred
«Sulla via dell'illegalità scolastica»
Jamie rise «Non c'è dubbio» disse prendendo la pergamena
«Vedi che valeva la pena aspettare» le disse Fred, facendole l'occhiolino, prima di sparire insieme a George sulle scale dei Dormitori.
Jamie tornò a guardare la pergamena con un enorme sorriso, d’ora in poi niente l’avrebbe più fermata. Con quella mappa e il mantello dell’invisibilità poteva fare ciò che più le aggradava e senza essere vista.  Avrebbe potuto sgattaiolare nell’ufficio di Gazza e piazzargli qualche scherzetto oppure nell’ufficio di Piton, a prendere in prestito qualche ingrediente o pozione. Poteva tenere d’occhio chiunque. Restò lì, per un po’ a osservarla, meditando su cosa fare. Il sonno le era completamente sparito, era troppo entusiasta, per dormire e si stava annoiando. Si alzò dalla poltrona, piegò la pergamena e la infilò nella tasca della felpa che era il triplo di lei e si diresse alle scale dei Dormitori maschili.
 
Harry si sentì scuotere e aprì a malincuore gli occhi, li sbatté un paio di volte prima di distinguere una figura acciambellata sopra di sé, dalle risa che tentava di soffocare capì subito che si trattava di sua sorella «Jamie, che succede?» le chiese inforcando gli occhiali
«Dai, vieni giù. Devo farti vedere una cosa» gli disse con un sorriso entusiastico sul volto
«Non puoi aspettare domani mattina?» chiese, ancora insonnolito
«No, datti una mossa, forza!» esclamò lei tirandolo per il collo del pigiama «E prendi il mantello» Harry fu obbligato ad assecondarla e in meno di due minuti si ritrovava in Sala Comune. Si lasciò cadere sulla poltrona, stropicciandosi gli occhi, mentre Jamie saltellava entusiasta sul divano davanti a lui «Guarda» disse mostrandogli la pergamena
«Wow, bella» commentò Harry atono, poggiando la testa sul palmo della mano
«Giuro solennemente di non avere buone intenzioni» recitò Jamie colpendola con la bacchetta.
Come prima, delle linee nere si diramavano sul foglio, attirando l’attenzione di Harry, insieme ai nomi dei creatori della mappa «Cos-»
Jamie la aprì quasi per intero «Harry, guarda … è una mappa di Hogwarts»
Harry si sporse dalla poltrona, il sonno gli era totalmente passato, e osservava i corridoio tracciati, perfettamente corrispondenti. Vide il cartiglio di Gazza al secondo piano e quello del professor Lupin nel suo ufficio «Accidenti … è fantastica» disse entusiasta, prendendola in mano
«Lo so, ti permette di vedere chiunque nel territorio della scuola »
Harry osservava la mappa rapito «Te l’hanno data Fred e George, come hanno fatto?»
«Non sono stati loro. L’hanno solo trovata al primo anno, nell’ufficio di Gazza. Devono essere stati alcuni studenti degli anni precedenti a crearla … Dai, prendi il mantello e andiamo a farci un giro nelle cucine?» propose Jamie sorridente
Harry non trovò nulla da ribattere e afferrò il mantello, coprendo entrambi. Erano  pervasi dall’eccitazione, e non incontrarono nessuno, fino al secondo piano, dove ancora si aggirava Gazza con la suo odiosa gatta. Mrs Purr sembrava averli fiutati, perché si era messa ad annusare nella loro direzione. «Cosa c’è Tesoruccio? Qualche moccioso è fuori dal letto» gracchiò Gazza
Harry e Jamie affrettarono il passo, ritrovandosi, presto, lontano dalla visuale del custode e scesero le scale. Una volta al piano terra, si tolsero il mantello, Jamie controllò che ci fosse via libera e s’introdussero nelle cucine «Forse gli Elfi stanno dormendo» disse Harry, usando l’incantesimo Lumos, per fare un po’ di luce
«Da quando abbiamo conosciuto Dobby ti fai troppi problemi…  possiamo anche servirci da soli, ma sai bene che non ce lo permettono». Non appena misero piede nella grande stanza, comparvero una ventina di Elfi Domestici che si prostrarono in profondi inchini «Come possiamo servirvi, signorini?»
«Li adoro» sospirò Jamie «A me va un dolce. Tu che dici, Harry?»
«Sono avanzati del budino e della torta al cioccolato?» chiese lui ad un piccolo Elfo davanti a loro
«Sì, signorini, ve li portiamo subito», risposero in coro una decina di Elfi
«Grazie, ora voi potete anche tornare a dormire, non ci serve nient’altro» sorrise loro Jamie, e gli Elfi si congedarono con un altro grande inchino. Si sedettero l’uno di fianco all’altra e spiegarono con cura la mappa, in modo da avere una visuale completa. «Guarda, ci siamo noi» disse Harry indicando due piccoli cartigli coi loro nomi.
«Ti immagini cosa possiamo fare con questa?»
«Cosa ?» chiese Harry, ingoiando un cucchiaio colmo di budino
«Tutto quello che vogliamo» esclamò Jamie sorridendo a trentadue denti e vedendo l’espressione perplessa del fratello continuò «Insomma, la scuola adesso, è nostra, Harry. Ne conosciamo tutti i segreti, ogni porta, ogni stanza, le persone. Ti rendi conto?» disse con una scintilla negli occhi
Harry sospirò di sollievo «Credevo stessi per proporre qualcosa di peggio, sorellina. Comunque giravamo senza problemi anche prima col mantello di papà»
«Sì, ma non è la stessa cosa»
«Che intendi?»
«Bé, sappiamo in anticipo le posizioni nemiche, è più facile così»
«Sir Cadogan si è impossessato di te?»
«Non fare l’idiota. Dai, pensa se dobbiamo intrufolarci da qualche parte o fare uno scherzo a sorpresa a qualcuno»
Harry alzò gli occhi al cielo « Silente si illude se pensa di riuscire a darti una calmata» disse con un sorriso
«Sì e anche Lupin»disse lei pronunciando quel nome con una smorfia
«Senti, cerca di andarci d’accordo» la pregò Harry
«Non ci penso nemmeno. Ci sta davvero troppo appiccicato, sembra un segugio...ogni due per tre appare all’improvviso e senza che nessuno lo abbia chiamato»
«Paragonalo a un cane da tartufi quanto vuoi, ma visto che ci devo venire anche io...»
«Uff, comunque non devi venirci sempre. Soprattutto il primo giorno, lasciami sondare il terreno»
«Sì, generale Custer»
«Tu lo sai, che il generale Custer ha perso, vero?» gli chiese lei scura in volto
«Sì, è una delle poche cose che mi ricordo...»
«E allora perché mi paragoni a lui?» sbottò Jamie stizzita
«Ero sarcastico...lo hai capito, vero?»
«Non ha alcuna importanza, fa esempi migliori....le mie imprese non falliscono mai» replicò intestardita
Harry la guardava fisso, con la fronte aggrottata « Va bene, Winston Churchill. Andiamo» disse prendendo il mantello
«Tu da piccolo hai giocato troppo coi soldatini, fratellino», Jamie piegò con cura la mappa, tenendo visibile la parte che sarebbe servita»
«Non credo ci fosse il soldatino di Churchill»
Jamie sbuffò «Potevi usare personaggi storici del nostro mondo, però»
«Ci ho già messo una vita a memorizzare quelli Babbani, i nostri non li so ancora così bene»
«Perché non ne hanno fatto dei soldatini»
Rientrarono in Sala Comune senza problemi, nonostante avessero incrociato ancora Gazza e Mrs Purr. Il fuoco nella Sala Comune si stava spegnendo, rimanevano solo le braci.
«Fatto il misfatto» mormorò Jamie, prima di piegare la pergamena e infilarla nella felpa «Senti io tengo la mappa e tu il mantello di papà, va bene?»
«Sì, ok» disse Harry sbadigliando «La prossima volta avvertimi e non farmi girare in pigiama. ‘Notte Jamie» disse andando verso i Dormitori.
«’Notte, fratellino»
 
Sabato pomeriggio, Jamie si trovava puntuale nell’ufficio di Lupin, ultimamente frequentava di più quell’ufficio che quello di Piton, il che di per sé era strano. Al primo anno c’era finita così tante volte che pensava sul serio fosse un piano per ucciderla. Il perché si trovasse così spesso nell’ufficio di Lupin, era un mistero che ancora, per lei, non aveva nessuna soluzione. Nessuna soluzione probabile almeno, perché Jamie aveva un sacco di ipotesi, l’una meno possibile dell’altra. Moccì le aveva bocciate tutte, dicendole che col suo comportamento era già tanto non l’avessero espulsa : «Disciplina. Disciplina antes que nada...lo diceva sempre il mi povero padre, lo diceva siempre».
Quando lei l’aveva paragonato a Hermione si era zittito, molto offeso, tanto che non le rivolse la parola per due giorni, continuando però, a borbottare incessantemente.
Bussò alla porta e la voce di Lupin la invitò a entrare «Buongiorno, professore» disse educata e Lupin le sorrise, era in piedi accanto all’acquario. Hermione con un logico monologo l’aveva convinta a provare a comportarsi bene e a essere ben disposta, solo così avrebbe potuto scoprire cosa intendeva Silente.
«Oggi è una bella giornata, pensavo di andare al Lago Nero e liberare l’Avvincino»
Jamie corrugò la fronte «Va bene, professore» disse docile.
Lupin tornò alla sua scrivania e prese un acquario tre volte più piccolo, pieno d’acqua e alghe «Tienilo, per favore» le ordinò gentile. Jamie lo prese tra le mani «Dobbiamo spostarlo qui?»
«Sì, sarebbe impossibile portarlo con l’intero acquario e tenendolo in mano non se ne starebbe tranquillo un secondo» spiegò aprendo l’acquario «Vieni qui vicino. Lo muoverò con la bacchetta e sarà un po’ stordito ma dobbiamo essere veloci»
Jamie fece come le era stato detto e l’Avvincino si ritrovò nel nuovo acquario. Lupin lo coprì con un telo nero «Bene, ora possiamo andare» disse Lupin aprendole la porta dell’ufficio.
«Professore, ma non possiamo trasportarlo con la magia?» domandò Jamie una volta nel corridoio. L’acquario non era troppo pesante, ma la creatura continuava a muoversi e a picchiare contro il vetro e le faceva sentire la presa instabile.
Lupin le sorrise «Dopotutto è sempre una punizione»
Jamie rimase  a bocca aperta, ma fu solo per una frazione di secondo «Ah, ecco. Avevo ragione a non fidarmi, alla fine è una punizione lo stesso» disse sorridendo impertinente. Se farmi portare una piccola teca è una punizione, quando mi dovrà premiare chissà che si inventa.
«Naturalmente, hai pur sempre fatto qualcosa che non dovevi»
«Sì, anche Malfoy» obiettò Jamie «Ma lui la passa sempre liscia, in qualche modo»
«Ricordati che sei rimasta impunita per due malefatte ben più gravi» disse Lupin con tono leggero «E il signor Malfoy è stato vittima di entrambi»
«È talmente viziato che essere un po’ vittima ogni tanto non gli fa male» asserì Jamie «E comunque è stato molto divertente e geniale» disse orgogliosa, difendendo il suo operato, poi si ricordò con chi stava parlando «E questa non è una cosa da dire a un professore» aggiunse poi, con aria colpevole.
Lupin non poté trattenere una risata sommessa «Sei molto simile a tuo padre»
«Sì, dicono tutti che ho gli occhi uguali ai suoi»
«Sì, è vero, ma lo sei anche nei comportamenti»
«Lei lo conosceva?» chiese Jamie fissando Lupin, che sembrava avere l’aria di essersi lasciato sfuggire troppo.
«Sì, eravamo allo stesso anno, qui ad Hogwarts. Eravamo amici, in effetti» disse cauto
Jamie si fermò e s’irrigidì. Fissò seria Lupin negli occhi, come per capire se stesse mentendo. «Va bene»  riprese a camminare «Così le sue attenzioni per me e Harry avrebbero un senso adesso», Lupin le si affiancò «Allora...ha detto che gli assomigliavo...» disse dopo qualche minuto, come per invitarlo a continuare
Lupin sorrise «Hai la sua stessa esuberanza, il carattere ribelle, e tu e Harry avete ereditato il suo talento per cacciarsi nei guai»
Jamie sorrise e cadde il silenzio fino a che non arrivarono sulle rive del Lago Nero. «Temo che dovremmo bagnarci...» disse Lupin pensieroso «Possiamo lasciarlo a un metro dalla riva, lì l’acqua è abbastanza profonda. Si bagnarono fino alle caviglie, poi Jamie scoprì l’acquario e lo aprì immergendolo nell’acqua. L’Avvincino uscì subito, cominciando a guardarsi intorno e loro poterono allontanarsi. Una volta fuori, Lupin estrasse la bacchetta e la puntò prima sulle scarpe di Jamie, poi sulle sue, facendole tornare asciutte. «Grazie, professore»
«Vieni, direi che per oggi è abbastanza. Ti riaccompagno in Sala Comune»
Jamie lo seguì, «Professore, allora conosceva anche mia madre?» gli chiese
«Sì, la conoscevo, eravamo entrambi Caposcuola...Una strega brillante, sempre gentile con tutti, molto dotata. Si vocifera che tu abbia ereditato il suo talento in Pozioni» disse sorridendole
«Davvero?»
«Sì, era una delle migliori in quella materia...Tu e Harry, assomigliate loro più di quanto immagini»
Jamie non vedeva l’ora di parlarne con il fratello «È per questo che Silente voleva che venisse anche Harry ?» chiese, nonostante sapesse già la risposta
«Sì, credo di sì»
«Lui e i suoi giochetti...» commentò Jamie a bassa voce
Nell’atrio incontrarono Piton «Ah, Lupin, ti ho fatto di nuovo quella pozione» disse porgendogli un calice fumante e scoccando a Jamie uno sguardo indecifrabile
«Grazie mille, Severus» gli sorrise amichevole, prendendo il calice «Ho giusto finito ora con Jamie il primo giorno di punizione» disse, come se fossero tornati da una gita rilassante. Così in effetti era, rifletté Jamie, ma non era il caso di farlo notare Piton
Piton la fissò e lei ricambiò lo sguardo, insolente. « Una punizione gradevole a quanto sembra» sibilò
«No, in realtà è stata molto stancante. Ma che ci posso fare se il mio aspetto è sempre perfetto» disse Jamie con tono leggero, come a non dare importanza alla frase.
Piton tornò a rivolgersi a Lupin «Ne ho fatto un paiolo se ne vuoi ancora»
«Probabilmente ne prenderò una domani. Grazie, Severus»
«Di niente» rispose Piton, ma nei suoi occhi balenò un’espressione che Jamie non riuscì a decifrare, non ne ebbe nemmeno il tempo, perché Piton tornò sui suoi passi, nei sotterranei, col mantello nero che oscillava dietro di lui.
«È ancora malato, professore?»
«Mi sento un po’ giù di tono, nulla di preoccupante, ma questa pozione è l’unico rimedio» disse con un sorriso «Sono molto fortunato a lavorare con un collega come Piton; non sono molti i maghi in grado di prepararla» disse annusando il calice, mentre salivano le scale «Peccato che lo zucchero ne annulli gli effetti» ne bevve un sorso con una smorfia «Disgustosa»
Jamie fissava il calice con curiosità «Professore...che pozione è ?»
«Oh, un tonico molto rinvigorente» rispose Lupin indifferente
Jamie annuì, del tutto insoddisfatta, mentre percorrevano il secondo piano «Temo di non poterti accompagnare in Sala Comune» si scusò Lupin
«Non c’è problema, professore»
«Ci vediamo a cena più tardi» la congedò lui.
Jamie si avviò, ancora un po’ pensierosa per quello che aveva appreso. Non si aspettava quelle rivelazioni e poi quella pozione, era davvero strana. La testa era colma di pensieri, doveva parlare con Harry e poi ragionare con Hermione su che pozione sarebbe potuta essere. No, forse quella è meglio tenerla per me. Lupin, non mi ha dato il permesso di parlarne. Meglio fare ricerche per conto mio. Hermione, poi, è sempre sommersa dai compiti...
Avrebbe alternato le ricerche con gli esercizi per il Patronus, aveva rallentato troppo gli allenamenti, era da quattro giorni che non si esercitava per nulla, e si sentiva in colpa, verso sé stessa.
In Sala Comune, trovò Harry, insieme a Ron e Hermione e raccontò tutto quello che era accaduto con Lupin quel pomeriggio.
« Era amico di papà, accidenti...» commentò Harry con un sorriso
«Ora tutto torna, ecco perché era così invogliato a conoscervi» disse Hermione entusiasta
«Già, se penso che l’ho trattato così... dovrò chiedergli scusa»
«Non l’hai ancora fatto?», Hermione era incredula «Jamie, ma è la prima cosa che avresti dovuto fare»
«Sì, bé...è difficile ammettere che ho sbagliato in pieno, anche se avevo tutte le ragioni. Gli farò le mie scuse il prossimo giorno di punizione. Sempre che il vecchio pipistrello non lo avveleni», fece quell’ultimo commento dimenticandosi della presenza degli altri e così dovette raccontare anche quella parte. Ron rimase a bocca aperta
«E Lupin l’ha bevuta?» chiese Harry preoccupato
«Piton non avvelena nessuno» disse Jamie «Credevo avessimo smesso di considerarlo un cattivo»
Harry la guardò scettico «Solo perché non voleva la pietra-»
«Poteva farci fuori quando voleva e aiutare Voldemort...o addirittura Black», Jamie troncò subito la replica del fratello «Anche se non ci piace non vuol dire che sia dalla parte di Voldemort», guardò in tralice Harry. Non era d’accordo col suo punto di vista, non c’era niente da temere da Piton sotto quell’aspetto.
 
Nei giorni seguenti, Jamie tornò nell’ufficio di Lupin, a volte anche in compagnia di Harry, e con sentimenti ben diversi da quelli che l’avevano guidata l’ultima volta. Dopo diverse riflessioni, era arrivata alla conclusione di aver preso un abbaglio fin dall’inizio, travisando la sua gentilezza. Per quanto fosse ancora un po’ distaccata e tenesse le distanze, aveva capito le sue buone intenzioni, sorpresa anche dal fatto che non l’avesse denunciata agli altri professori. Inoltre, le piaceva sentir parlare dei genitori e nonostante Lupin a volte fosse vago, raccontava di loro con dettagli che solo una persona che li aveva conosciuti a fondo poteva sapere.
«Quindi si sono sposati subito dopo il loro ultimo anno qui?» chiese Harry a Lupin che stava raccontando del matrimonio di Lily e James.
«Sì, c’era clima di guerra nell’aria, volevamo tutti combattere Voldemort e avevamo imparato a vivere alla giornata» disse Lupin con un velo di malinconia negli occhi «James glielo ha chiesto l’ultimo giorno di scuola del settimo anno. Prima di farlo era così agitato che aveva messo sottosopra tutta la Sala Comune, quel pomeriggio quasi nessuno ha studiato» disse Remus ridendo
«Dopo un’ora è tornato vittorioso con lei e un’ espressione ebete ma felice...Si è festeggiato fino a tarda notte, tanto che la McGranitt è dovuta intervenire, ma è stata coinvolta nei festeggiamenti suo malgrado»
«La professoressa McGranitt?» chiese Jamie incredula, ridendo.
«Già, anche lei. Ma non ditele che ve l’ho detto o mi farà a pezzi» disse Lupin ridendo «Era un periodo buio, il futuro era incerto, una festa era quello che serviva a tutti...»
 
«Eravamo insieme nello scompartimento, al primo anno» raccontò Lupin, mentre passeggiavano nel parco «Vostro padre già sapeva che sarebbe diventato Grifondoro, non faceva che parlarne, ma anche se lo nascondeva, era molto agitato»
«Davvero?» chiese Harry stupito
Lupin annuì sorridendo « Sono certo che dentro di sé un po’ temesse di non essere smistato a Grifondoro, era la sua unica scelta, non prendeva nemmeno in considerazione le altre case, non finire a Grifondoro sarebbe stato un duro colpo per lui »
 
«James, mi scrisse una lettera, dopo che Lily lo aveva portato a conoscere sua sorella e quello che tutt’oggi è vostro zio»
«Ha conosciuto Zio Vernon....poveretto» commentò Jamie
«Ricordo che James lo aveva trovato divertente, disse che era tipo strano, tutto formale e sembrava terrorizzato dal loro essere maghi...credo lo abbia preso in giro per la maggior parte del tempo. Quando vostro zio gli chiese che macchina guidasse lui gli descrisse la sua scopa da corsa», ricordò, facendo ridere Harry e Jamie. «Però, poi si sentì in colpa, perché i rapporti tra Lily e vostra zia erano peggiorati ancora di più, ma non ebbe mai l’occasione di mettere le cose a posto con loro. I vostri zii non li hanno voluti più frequentare e non sono venuti nemmeno al loro matrimonio»
«Chissà perché non mi sorprende...» commentò Harry a cui quel comportamento sembrava proprio dei Dursley.
 
Alla fine della settimana, Jamie aveva imparato ad apprezzarne la compagnia di Lupin, e le dispiaceva vederlo costretto a bere quella pozione, soprattutto perché significava chiedere un favore a Piton e per quanto non lo avvelenasse, non era una persona che si accontentava dei grazie. Avrebbe potuto ricattarlo o rendergli la vita difficile e Piton sembrava odiare Lupin quanto detestava loro.
«Professore, non crede che sia un po’...ehm...rischioso farsi preparare quella pozione da Piton?» gli chiese mentre sistemava la sua libreria, insieme a Harry. Anche se più che sistemarla la stavano consultando
«Professor Piton, Jamie. Credi che voglia avvelenarmi?» sorrise Lupin. Harry lanciò un’occhiata alla sorella, era ancora dell’idea che Piton fosse in grado di fare una cosa simile.
«No, ma forse...è in debito con lui e non vorrei che gli si ritorcesse contro», espresse il timore che le aveva frullato in testa per giorni.
Lupin sorrise «Ti ringrazio, ma non credo ci siano problemi»
«Se lo dice lei...» disse Jamie alzando le spalle «Ma è certo che la odia tanto quanto odia noi. E mi creda, non è una cosa facile» disse facendo ridere entrambi «Non la sopporta perché era amico di papà?» chiese Jamie
Lupin la guardò «Lui e vostro padre non si potevano vedere. Severus era geloso di James e non sono mai andati d’accordo»
«Silente ci ha detto che una volta papà ha salvato la vita a Piton» disse Harry
«E...e non vi ha raccontato come è successo?» chiese con tono asciutto
«No, non ci ha detto nient’altro. Lei lo sa come è successo?»
«No, io...non ero presente e la notizia non era  di dominio pubblico. Silente aveva proibito di parlarne e né James, né Severus  ne hanno mai fatto parola»
Moccì sbucò dalla tasca di Jamie « Ma come siamo diventati chiacchieroni» commentò ironico «Qualcuno mi dia una locusta» si lagnò arrampicandosi piano per salirle sulla spalla
Jamie sbuffò, passando un dito sulla testa del camaleonte
«Per oggi basta, è quasi ora di cena» disse Lupin congedandoli dal suo ufficio e accompagnandoli alla porta «Cerca di non farti mettere in punizione troppo presto» disse gentile a Jamie.
«Non si preoccupi, professore»
«Arrivederci» lo salutò Harry, mentre uscivano
Jamie si trattenne un secondo di più sulla soglia «Professore, volevo dirle....» cominciò a fatica «Per quello che vale, mi dispiace per come le ho parlato quel giorno»
Lupin sorrise « Non preoccuparti. Avevi le tue convinzioni, ma non ha molta importanza se ora non lo pensi più» con un gesto le fece cenno di raggiungere Harry, che si era fermato ad aspettarla qualche metro più in là. Jamie gli sorrise e raggiunse Harry che scosse la testa sorridendo «Sei un fenomeno. Ci passi insieme tutta la settimana e gli chiedi scusa l’ultimo giorno»
«L’importante è farlo e sai che per me è un passo avanti»
«Sì, un passo avanti enorme»



Fatto il misfatto....




Tana del camaleonte:

Una parolina veloce veloce, in spagnolo:

Antes que nada : inanzitutto
saltamontes : locuste

Il termine Sguazzafango lo usa Silente in un commento delle Fiabe di Beda il Bardo. Anche il libro sul licantropo l'ho preso da lì.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, come vedete Jamie ha cambiato idea su Lupin, almeno un po'.  

Si spiega come mai Gabriel e Malfoy non si prendono per nulla. Povero Draco, dopo il rifiuto di Harry, anche quello di Gabriel xD

Finalmente, Jamie ha trovato l'ingrediente segreto e così entra in scena la Mappa del Malandrino, colei che da il titolo a questa storia.

Spero vi siano piaciuti anche i mini-racconti di Lupin su Lily e James.


Alla prossima

Eltanin

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Capitolo 15
*** In cui Moccì mangia una fata ***


Ciao a tutti!
Scusate l'assenza di queste settimane, ma sono stata inghiottita dal lavoro e non ho proprio potuto scrivere.
Ringrazio chi segue questa ff e anche midnight589 per la sua recensione.
Questo è un capitolo di tansizione nel prossimo ci sarà una svolta.
Spero non vi deluda, vista l'attesa.

Buona lettura



Jamie, riprese con regolarità i suoi esercizi nell’Incanto Patronus, ora che non era più in punizione, come impegno le rimaneva solo il Quidditch e riusciva a gestire meglio il suo tempo. Cominciò ad  allenarsi nell’aula di Gabriel, grazie alla Mappa Del Malandrino poteva arrivarci senza problemi, anche agli orari più disparati, inoltre, Gabriel aveva ragione, quell’aula, era molto meglio del bagno. C’era un buon odore di legno e aveva due grandi vetrate che la rendevano molto luminosa, era solo piena di polvere, evidentemente nemmeno gli Elfi la pulivano spesso.
Esercitandosi lì, sperava anche di parlare con Gabriel, da più di una settimana non lo vedeva e quando si incrociavano, lui troncava ogni inizio di conversazione e la cosa la infastidiva, tanto da renderla di malumore, almeno finché non giocava a Quidditch o veniva coinvolta in qualcosa da Fred e George. Moccì, di certo, non aiutava. Era arrabbiato lui stesso per il comportamento del ragazzo. Si era convinto che il rapporto tra loro due filasse liscio, ma ora ritrovava i suoi sforzi impiegati inutilmente.
Jamie, stranita da quell’improvviso allontanamento, ne parlò con Hermione, in un occasione in cui né Ron né Harry erano a portata d’orecchio. Hermione, era del parere che i suoi compagni gli avessero creato problemi per la loro amicizia e che lui, per amore della quiete, avesse voluto mettere le distanze da lei. Se voleva risolvere con lui doveva metterlo con le spalle al muro e parlargli chiaro e tondo. Non facevano nulla di male e se lui non era disposto ad affrontare loro, continuando a vederla tranquillamente, allora lei non avrebbe dovuto insistere perché non ne sarebbe valsa la pena.
Jamie seguì il consiglio dell’amica e tentò diverse volte di parlargli, ma lui in qualche modo riusciva a evitare di rimanere troppo a lungo, fino a che Jamie decise di usare la mappa per studiare i suoi movimenti e finalmente, un pomeriggio, lo trovò nell’aula del quarto piano. Esattamente come sperava.
Irruppe nell’aula senza troppi complimenti, Gabriel le dava le spalle e guardava fuori dalla finestra. Si voltò non così sorpreso di vederla.
«Ciao, dobbiamo parlare e guai a te se mi eviti di nuovo perché mi stancherò e smetterò di parlarti,chiaro?»
«è una promessa?» le chiese Gabriel sorridendo  «Ti ho evitato, in questi giorni perché volevo stare da solo. Non ce l’avevo con te» continuò, prima che Jamie si arrabbiasse troppo «Ero di malumore e non volevo nessuno intorno. Sono stato maleducato, lo so»
Jamie sbuffò «Sei disarmante...non posso arrabbiarmi con te se fai così. Perché eri arrabbiato?»
Gabriel alzò le spalle «Problemi di famiglia, nulla di grave. È solo venuta a casa mia nonna e quando arriva lei mio padre è sempre nervoso e stressa anche me», poi la guardò «Allora, ti sei picchiata con Malfoy?» le chiese con vago interesse
«Non proprio, ma Piton mi ha visto e mi sono presa una punizione»
«Non doveva essere poi così severa perché Malfoy si è lamentato tutta la settimana in Sala Comune»
Jamie ghignò «Poveretti voi che avete dovuto ascoltarlo, ma sono sicura che Pansy fosse lì a consolarlo»
«Che punizione ti hanno dato? Da come si aggirava arrabbiato di sicuro non se n’è occupato Piton»
«Sono stata in punizione con Lupin»
«Davvero? Non lo credevo un tipo da punizioni...»
Jamie gli parlò in breve di quello che aveva fatto durante la settimana, esagerando un po’ le punizioni, per salvare le apparenze, ma gli disse anche che il professor Lupin si era scoperto era un vecchio amico dei suoi genitori.
«Sai, mi ha raccontato qualcosa di loro...e mi sono resa conto che li conosco davvero poco. Tutti dicono che erano brave persone, ma non sono mai scesi nei particolari e né io né Harry abbiamo mai saputo molto di loro. Adesso mi sembra di conoscerli un po’ di più»prese un gran respiro «E ora, basta. Non posso parlare sempre io»
«Credevo non ti dispiacesse...».
«Non mi dispiace infatti, ma ogni tanto le mie corde vocali devono riposare, non posso rischiare di perdere la voce, sarebbe una tragedia. La mia parlantina mi salva la maggior parte delle volte», Jamie lo guardò furba «In realtà è che mi piacerebbe sapere qualcosa di te...sei troppo riservato...»
Gabriel sospirò «Non c’è molto da dire... »
Jamie, notò che stava picchiettando il tallone sul pavimento, il braccio sinistro, rigido e serrato in un pugno. «Io mi sono appena aperta con te...», lui non reagì e continuò a non guardarla,«Senti, so che sono arrogante ogni tanto...d’accordo, lo sono quasi sempre, ma sappi che so essere davvero una buona amica», Gabriel inclinò la testa di lato, fissandola accigliato «O anche un’ottima conoscente da salutare nei corridoi, mi va bene uguale...» aggiunse lei alzando le mani. A Gabriel scappò un accennato sorriso, e lei si sentì rincuorata «Ma davvero, per quanto sia logorroica, so anche ascoltare e con me i segreti stanno al sicuro», Gabriel la guardò, per la prima volta quel giorno, dritta negli occhi. «Vivo nel Surrey, in una villa in campagna, lontano dalla città. Mio padre lavora al Ministero, fa parte del Wizengamot, per questo voleva stare tranquillo e lontano dalla stampa...»
«Cos'è il Wizengamot ?»
«Oh, è il tribunale dei maghi. Anche Silente ne fa parte, è il Presidente. Papà lo stima molto, dice che avrebbe dovuto essere lui il Ministro, piuttosto che Caramell»
«Davvero?» gli chiese sorpresa, ricordando la  chiacchierata col Ministro al Paiolo Magico « L'ho conosciuto quest'estate, mi ha fatto una buona impressione»
Gabriel le rivolse un pigro sorriso di comprensione «Secondo papà è tutta apparenza...è una persona buona, ma tende ad andare dove tira il vento»
«Con noi è stato molto gentile...» disse Jamie con un'alzata di spalle «Però è vero che da corda a quel viscido di Malfoy...»
Gabriel annuì « Sì, Lucius Malfoy fa molte donazioni per il Ministero. E Caramell non è il tipo da rifiutarle»
Jamie sorrise «Nemmeno a tuo padre piacciono i Malfoy. Tale padre,tale figlio...»
Gabriel la guardò in tralice «Forse...»
«Oh, e tua madre com'è? Che lavoro fa?»»
Gabriel alzò gli occhi al cielo «Ma perché ti interessa tanto?»
Jamie abbassò gli occhi sulla punta dei piedi «Mi piace sentire gli altri quando raccontano delle loro vite....» rialzò lo sguardo su di lui, incontrando i suoi occhi «É che vorrei qualcosa di simile anche per me» sorrise a mo' di scusa «Comunque continua, dimmi di tua madre»
Gabriel fissò fuori dalla finestra«Mia madre...è una diplomatica, in poche parole interagisce con gli altri Ministeri e gestisce affari all’estero»
«Però...che forza!» commentò Jamie «Hanno due gran belle carriere...»
«Già... Bé, è tutto qua...» disse brusco «Come va con il Patronus, è diventato completo come volevi?» le chiese con un sorrisetto
«No, non ho avuto molto tempo questa settimana, ma ora sto riprendendo gli esercizi...e il tuo?»
«Non ero dell’umore giusto, per farlo» disse alzando le spalle «Ma per me non fa differenza, posso renderlo corporeo in poco tempo». Jamie lo squadrò scettica. «Di sicuro prima di te e della nostra sfida. Sempre che tu sia ancora dell’idea di farla, naturalmente»
«Credevi che mi sarei ritirata?» chiese Jamie quasi offesa, in effetti l’idea della sfida era passata in secondo piano e lei, come spesso le accadeva, era stata distratta da tutt’altro, ma ciò non significava che se ne fosse scordata o che volesse ritirarsi.
«Ritirata? Era solo un’idea buttata lì per caso, non sarebbe un disonore», poi fece una pausa «Ma se vuoi ancora farlo per me va bene»
Jamie corrugò la fronte. Per qualche motivo, era meno sicura dell’altra volta, in cui non aveva esitato un attimo ad accettare. Con Lupin le cose erano migliorate e ora non avrebbe avuto alcun problema a prendere lezioni private da lui. Eppure questi pensieri, per quanto logici, la conducevano ad una risposta che non la soddisfaceva. Jamie, non voleva rinunciare alla sfida. Non voleva rinunciare a creare un Patronus completo prima di Harry e a sconfiggere un Dissennatore. Aveva capito che sarebbe stata una cosa straordinaria. Un’altra cosa in cui si sarebbe distinta e avrebbe eccelso. Tutti lo avrebbero saputo e se ne sarebbero ricordati.
Gabriel, appoggiato al muro la fissava paziente, mentre era persa nei suoi pensieri.
«Sai che c’è?» disse Jamie con un sorriso guardandolo «Credo che dovremmo farlo davvero»
«D’accordo» accettò Gabriel con un tono di noncuranza «Ci servirà un piano...Bé, ora devo andare, ma troviamoci qui domani pomeriggio» disse avviandosi verso l’uscita.
«Bene, a domani, allora». Jamie lo seguì con lo sguardo, fino a che non scomparve dietro la porta, e con una nuova scarica di adrenalina in corpo si mise a esercitarsi.
 
Come stabilito, si incontrò con Gabriel, il pomeriggio seguente. Non ci misero molto a mettere a punto un piano generale. Gabriel sembrava avere una soluzione per ogni cosa o dubbio che sorgeva a Jamie. «Sarà fine trimestre. Hogsmeade sarà piena di professori, non è poi così pericoloso. Inoltre, con dei Patronus completi non c’è modo che i Dissennatori resistano»
«Quindi se non riuscissimo a isolarne solo due e anche ce ne fossero tanti...»
«Se anche non li mandassero via, i nostri Patronus li terrebbe a distanza, in modo da darci il tempo di scappare e non farci sentire il loro effetto, sì»
«E come fanno a saperlo tutti che ho affrontato e battuto un Dissennatore?»
Gabriel inarcò un sopracciglio « Vuoi metterlo in pubblica piazza?»
«Naturale...a che serve sconfiggere un Dissennatore se poi nessuno-»
«Se poi nessuno ti acclama...» concluse Gabriel per lei. Aveva un tono scocciato «Se lo vengono a sapere finiremo in punizione»
«Basterà dire che siamo usciti dal centro, ci siamo distratti e i Dissennatori ci hanno attaccato. Noi ci saremmo solamente difesi e la punizione al massimo sarà per non essere rimasti lungo le vie principali»
Gabriel scosse la testa «Non avevo nessuna intenzione di farlo sapere a tutti...e non sono d’accordo. Non ti basta sapere di poterlo fare?»
«Senti, se proprio non vuoi, dopo averlo fatto puoi sempre andare via. Verrò coinvolta solo io, anche se non è giusto, il merito sarebbe anche tuo»
Gabriel sospirò «Perché ti interessa tanto?»
«E perché a te interessano tanto i Dissennatori?» gli domandò a bruciapelo
Gabriel sembrò spiazzato, perché la fissò per un attimo e distolse lo sguardo «Non mi piace come mi fanno sentire...»
«Sì, ma a voi non fanno nulla di particolare. Solo io e Harry...sveniamo»
«Già, ma...non ti fanno stare male solo se svieni. Era una bella sfida imparare un incantesimo così difficile, ecco perché ho iniziato»
Jamie non sembrò trovare la risposta esauriente, perché lo guardò come aspettandosi qualcos’altro.
«Sono mosso più che altro dall’ambizione, anche se la mia non sfocia nella gloria come la tua» aggiunse come leggendole nel pensiero.
«È perché non mi piace fare le cose a metà. Se mi devo mettere in gioco rischiando così tanto, voglio anche un tornaconto»
Gabriel accennò un sorriso «Discorsi da Serpeverde che escono dalla bocca di un Grifondoro, allora è vero che il cappello ti ha quasi smistato nella mia casa»
Jamie rise «Chissà perché all’inizio sono tutti dubbiosi e dopo che mi conoscono non lo sono più. A me la tua Casa non è mai dispiaciuta. Quando ho sentito la canzone del cappello, al primo anno, descrivere Serpeverde, non ci ho trovato nulla di malvagio, anzi, le sue caratteristiche mi intrigavano molto di più di quelle di Grifondoro»
«E perché non sei stata smistata da noi, allora?» le chiese lui interessato «Insomma, parli anche il Serpentese»
«Ho guardato i tavoli, e a quello di Serpeverde c’erano delle facce e un’atmosfera orribili. Grifondoro era più nei miei canoni. E poi, Harry ha scelto Grifondoro e io non sarei andata in nessun’altra Casa, da quel momento. Guai a te se osi trovarlo patetico» lo minacciò alla fine, puntandogli contro il dito
«Non l’ho pensato» disse lui « Ma non avrebbe dovuto condizionare le tue scelte»
«Non lo ha fatto! Probabilmente sarei finita a Grifondoro lo stesso»
«Saresti stata molto diversa se fossi finita a Serpeverde, credo» osservò Gabriel
«No, non penso»
«Io sì. Grifondoro ha fatto prevalere una parte di te, mettendo in ombra l’altra. A Serpeverde sarebbe stato il contrario e avrebbe fatto molti più danni alla tua parte nobile, di quanto Grifondoro stia facendo contro-»
«Contro quella cattiva?» gli chiese Jamie, fissandolo seria
«Non l’avrei detta cattiva, ma possiamo dirla così se vuoi»
«Non so se è cattiva...» disse Jamie, guardando fuori dalla finestra «Però è diversa, non è per nulla da Grifondoro,sai? A volte mi sento un po’ malvagia, rispetto a loro» disse con leggerezza
Gabriel sorrise «Non lo pensi davvero. Sei Grifondoro, eccome. Ti sei arrabbiata a morte quando Serpeverde vi aveva imbrogliati a Quidditch»
«Col senno di poi, credo di aver agito così solo perché era un’ingiustizia nei nostri confronti. Se lo avessero fatto in uno scontro contro Corvonero, non mi sarebbe importato più di tanto. Ne avrei quasi gioito se avesse portato un vantaggio anche alla mia squadra» confessò.
Gabriel la osservò per qualche minuto « Ti ritieni superiore per questo, vero?»
«Cosa?» esclamò lei, ora molto offesa «Hai finito di pensare che mi creda superiore per qualunque cosa?»
Gabriel sospirò «Intendo dire, che ne sei orgogliosa. Sei orgogliosa di essere quasi finita a Serpeverde e sei soddisfatta di ragionare come ragioni. E non ti disturba più di tanto l’affermazione che hai appena fatto» 
Jamie lo guardò scioccata «Sono lusingata che il cappello abbia pensato a Serpeverde, ma da qui   a-»
  «Non ti vergogni di questa tua parte “diversa”. Hai solo paura che i tuoi compagni non la accettino» spiegò Gabriel con calma
«Silente si è impossessato di te, o sei il preside che ha bevuto della pozione Polisucco per spiarmi?» gli domandò lei seria
Gabriel si accigliò «Nessuna delle due, ma Silente non è l’unico a saper trarre delle conclusioni logiche. E io sono un buon osservatore». Jamie rimase in silenzio e dopo una breve pausa Gabriel riprese a parlare «Non essere stupida, vedi da te che non tutti i Grifondoro sono puri di cuore come da canzone»
«Tutti quelli che conosco lo sono»
«No, non posso credere che siate tutti pieni di buoni sentimenti...sempre felici e contenti. È innaturale. Sarebbe inquietante»
«Perché i Serpeverde non sono tutti altezzosi, razzisti e musoni?» gli domandò lei scherzando
«Non quelli con cui parlo io»
«Ah, ma allora qualche amico ce l’hai» esclamò Jamie sorpresa
Gabriel alzò le spalle «Non sono poi tutti da buttare, certo non sono come me, ma io ho avuto un educazione atipica»
Jamie guardò il sole tramontare «Sarà meglio che vada» disse andando verso l’uscita «che soddisfazione!»
«Cosa?» le chiese Gabriel perplesso
«Finalmente sono io che interrompo una nostra conversazione. Era ora» disse sorridendo e scomparve dietro la porta.
 
«Harry?» lo chiamò Jamie, mentre erano seduti sulle loro poltrone preferite in Sala Comune. Hermione era sepolta dai libri, come sempre ormai da qualche settimana e Ron, sonnecchiava con Crosta sulla spalla che tremava.
Harry alzò gli occhi dalla sua mappa stellare e vide che la sorella lo guardava da sotto, sdraiata per traverso e scomposta sulla poltrona «Cosa?»
«Tu pensi che io abbia scelto la Casa giusta?» gli chiese, solleticandosi il naso con la piuma
Harry alzo gli occhi al cielo, non era la prima volta che la sorella gli faceva una simile domanda. L’anno scorso si era dimostrata sicura contro le critiche che venivano mosse, ma Harry sospettava fosse solo una presa di posizione dettata dalle circostanze, perché per quanto Jamie stesse bene lì con loro, aveva sempre avuto una propensione verso Serpeverde, tanto da considerare Malfoy e gli altri un disonore per la loro casa, mentre lui considerava un disonore l’intero manipolo di studenti, appartenenti a Serpeverde. «Davvero hai dubbi?» chiese Harry, guardandola «Avresti sterminato quasi tutti i Serpeverde dopo qualche settimana. Non sei fatta per stare là nei Sotterranei»
«A volte però sento di non comportarmi come un Grifondoro»
«Silente ha detto che contano le scelte che facciamo. E hai visto la loro Sala Comune...hai detto che ti saresti depressa, dopo cinque minuti»
«Che arredamento orribile, vero? E che aria malsana...»
Harry sorrise «Vedi? Piantala con questa storia. Non ha senso. Il Cappello era solo indeciso, ma non avrebbe proposto Grifondoro se non fossi adatta e non conta che tu potessi andare bene anche per Serpeverde, né che tu sia quasi orgogliosa di questo»
«Ma certo, che lo sono! A Serpeverde finiscono i tipi astuti e affatto babbei, che qui raggiungono fini e onori» disse recitando parte della canzone del cappello
«Ah sì. Tiger e Goyle corrispondono in pieno a queste descrizioni» disse Harry, facendo ridere Jamie «Come mai oggi hai tutti questi dubbi?» le chiese, tanto per assicurarsi che non avesse combinato nulla, né che qualcuno dei Serpeverde le avesse dato fastidio
«Mah, chiacchierando qua e là, mi è capitato di pensarci...» rispose lei vaga
Harry la scrutò dall’alto «Non ti sei scontrata con Malfoy, vero?»
«Perché pensi sempre che abbia combinato qualcosa?» gli chiese un po’ offesa, mentre Moccì dalla testa della poltrona le scendeva sui capelli
«No, ma non voglio che Malfoy si vendichi con te e ti insulti. Anche se hai iniziato tu»
Jamie sorrise «Fratellino, non mi faccio certo mettere i piedi in testa, soprattutto da Malfoy»
«In effetti, non so perché mi sono preoccupato. Ma non tiravi fuori questo discorso da un bel po’ e mi era sembrato strano»
« È solo che a volte sento di aver due parti diverse dentro di me. E spesso mi chiedo come fanno a coesistere , dovrei impazzire»
Harry la fissò di nuovo «E poi mi dici che non devo preoccuparmi. Chi ti ha messo questa idea in testa? Non sei pazza!» esclamò, anche se a bassa voce, per non farsi sentire, Jamie notò che si stava arrabbiando sul serio
«Ma nessuno...solo è la verità»
«No, sono un mucchio di idiozie. Te lo ripeto di nuovo, solo perché sei stata una possibile Serpeverde non vuol dire che tu abbia dentro di te qualcosa che non va». Jamie si stupì del fervore con cui Harry parlava. Non era tipo da dare in escandescenze. Avere lei come sorella lo aveva reso più responsabile di quanto avrebbe voluto.
«Harry, va bene. Ma non scaldarti tanto»
«Ci pensano già gli altri ad avere pregiudizi come l’anno scorso. O adesso coi Dissennatori. Non c’è bisogno che ti mostri indifferente con loro, per poi smontarti da sola» le disse.
Jamie lo guardò intenerita « Non ti facevo così maturo e saggio»
Harry sospirò calmandosi, e tornò alla sua mappa stellare «In ogni caso...se vuoi» gli disse con una breve pausa in cui catturò tutta l’attenzione di Jamie «Ti aiuto a farei i bagagli e chiedere il trasferimento a Serpeverde, ma sopporterai di finire in  Dormitorio con Pansy ?»
«Troll!» esclamò Jamie, dandogli le spalle, mentre Harry se la rideva sotto i baffi.
 
 
Nei giorni successivi, Jamie si divise tra i compiti, il Quidditch e gli esercizi col Patronus. La Mappa del Malandrino rendeva tutto più facile, perché le permetteva di sgusciare via la notte e raggiungere l’aula del quarto piano. Il mantello di suo padre, poi, le rendeva possibile passare anche accanto a un professore senza che questo se ne rendesse conto. Una sera, vide Lupin, fare la ronda e lui le passò accanto, senza accorgersi di nulla.
Se possibile, usciva tutte le notti e si ritagliava ore libere durante la giornata, per allenarsi. Tutti questi sforzi però, sembravano essere inutili, dalla sua bacchetta usciva del fumo argenteo,che creava uno schermo, ma non era affatto completo e sembrava intenzionato a non diventarlo. Pensò che il suo pensiero felice non fosse abbastanza forte, e si concentrò per trovarne un altro, ma se la scoperta di essere maghi e andare via dai Dursley non era abbastanza, non sapeva cosa trovare di più potente. Le prese il panico e soprattutto,  l’amara tristezza di non aver mai vissuto un momento di vera felicità in tutta la sua vita. Il che era già terribile di per sé, ma  aggiungendoci anche un’imminente sfida, il terribile iniziò ad assumere sfumature peggiori, che per Jamie rasentavano la tragedia. Fu intrattabile per diversi giorni, in cui Harry, dopo aver ricevuto diverse rispostacce, decise di lasciarla in pace. Ritornò se stessa, quando, dopo diverse ricerche, scoprì che anche un Patronus incompleto, se forte, poteva respingere i Dissennatori. La sfida non doveva essere annullata per forza, anche se la irritava non riuscire a produrre un Patronus corporeo. Se anche avesse scacciato il Dissennatore avrebbe perso metà della sfida e questo non doveva succedere se poteva evitarlo.
Si rintanò in Biblioteca e occupò un tavolo, per pensare in pace e trovare una soluzione.
«Madre de Dios, ma siamo di nuovo, in questo posto sciatto?» domandò Moccì sbucandole dalla tasca
«è la Biblioteca» rispose Jamie un po’ perplessa
«Rimane un puesto sciatto» disse guardandosi in giro e arrampicandosi sul banco «Allora, perché siamo qui?» le chiese con voce annoiata
«Devo trovare una soluzione. Non riesco a fare un Patronus completo, ma devo riuscirci per forza»
«Bien...ti aiuterò, almeno la smetterai di esser peggio di una star affetta da crisi isteriche»
Jamie, ignorò il paragone poco carino del camaleonte, aveva cose ben più importanti a cui pensare «Porque non ti chiedi cosa serve por fare questo encantamiento?» le propose poi Moccì «Encontrerai quello che ti manca per fare giusto» continuò, giusto per renderle chiaro il concetto
Jamie lo guardò sorpresa «Grazie...ma sono ancora offesa per prima » disse, ignorando i seguenti borbottii del camaleonte «Per produrre un Patronus corporeo bisogna concentrarsi su un pensiero felice. E deve essere davvero felice»
«Bien, e allora trova un pensiero feliz»
«Sì, ma non ne ho di abbastanza-» si interruppe e s’illuminò. Sul volto un’espressione vittoriosa, simile a quella di David Whitehorn dopo aver inventato la Nimbus. «Ma certo!» esclamò, così forte da far sobbalzare Moccì. «Se non ho un pensiero felice, mi basterà crearne uno»
Moccì spalancò la bocca, senza far scattare la lingua, cosa rara per un camaleonte, visto che quando lo facevano era esclusivamente per mangiare. L’idea di Jamie lo aveva sconvolto non poco «No, eh! Yo non pensavo a questo»
«Oh, no è l’unica soluzione. Farò esattamente così» Jamie era balzata in piedi, presa dall’euforia
«Ti farò internare, lunàtica » borbottò il camaleonte, mentre veniva afferrato in malo modo da Jamie che se lo portò in spalla «Mi basterà fare qualcosa di veramente divertente e esaltante» disse, mentre si avviava fuori dalla Biblioteca a passo spedito, con Moccì che dalla sua spalla meditava una fuga rocambolesca o di trasferirsi per davvero, in quell’ufficio che una volta gli era tanto piaciuto. Se non altro il proprietario era scorbutico e aveva passato da un pezzo le turbe adolescenziali, non lo avrebbe infastidito con certe scemenze.
 
«Ehi, Pluffetta!» la salutò George, mentre Jamie attraversava la Sala Comune, con Moccì sulla spalla. Era un po’ abbattuta, dopo i primi cinque minuti di euforia si era resa conto di non sapere come fare a creare un ricordo felice. Non aveva idea da che parte cominciare. George era seduto con Fred, insieme a Lee e Angelina e stavano apparentemente studiando Trasfigurazione.
«Ciao, ragazzi» li salutò Jamie, avvicinandosi
«Frena l’entusiasmo, Jam Jam o ci travolgerai» scherzò Fred, vedendo la faccia seria della ragazza
«Ho avuto una brutta giornata» sospirò, sedendosi accanto a George che le aveva fatto posto.
«Sei finita in punizione?» le chiese Angelina, con un po’ di rimprovero.
«No, no. Niente di simile» disse «Almeno per stavolta, non ho combinato nulla» aggiunse un po’ risentita.
«Non esserne così delusa» rise Angelina «Se ne combini troppe, rischiamo che ti buttino fuori dalla squadra»
«Vi immaginate la faccia di Baston se dovesse succedere» ghignò Fred
«Tenterebbe di nuovo l’annegamento» disse George, stiracchiandosi e mettendo un braccio sulle spalle di Jamie «Quindi se non sei finita nei casini, qual’ è il problema?». Moccì lo stava tenendo d’occhio dalla testa della padroncina. Era in posizione di guardia, pronto a controllare che non allungasse troppo le mani.
«è un po’ complicato...»
«Noi siamo specializzati nel risolvere problemi a damigelle in difficoltà» disse Fred. Sporgendosi verso di lei «Allora, che c’è, problemi di cuore? In quello noi non garantiamo la risoluzione»
«Ma ci piace sentire tutta la storia» disse George
«Diciamo piuttosto che volete solo impicciarvi.» commentò Angelina «Se si tratta di quello, Jamie, non dirgli niente» disse rimettendosi a lavorare al compito.
Jamie sorrise, le piaceva Angelina. In certi casi era una ragazza molto pratica e si era spesso chiesta come mai passasse tanto tempo coi gemelli, con cui sembrava non avere nulla in comune.
«Nessun problema di cuore. Mi spiace» disse a Fred e George «E quando ne avrò non ve ne parlerò di certo»
I gemelli parvero indignati «Così ci offendi!»
«Hai così poca considerazione di noi, dopo tutto quello che abbiamo passato» commentò Fred grave, scuotendo la testa.
Jamie, sbuffò sorridendo «Il mio è un problema più interessante di una cotta adolescenziale o simili»
Fred e George, tornarono a prestarle attenzione, girandosi verso di lei «Siamo tutt’orecchi » dissero in coro.
«Mi serve un pensiero felice» disse Jamie sospirando
«Cosa?»
«In che senso?». Erano entrambi perplessi. Tutto si aspettavano meno che quello. Non era un problema che in genere si presentava alle persone. Se serviva un pensiero felice, bastava cercare nella memoria e trovarne uno.
«Bé, è complicato....è che mi serve un ricordo molto, molto felice, per...ehm, per una cosa e senza non mi riesce»
«e hai bisogno che ti aiutiamo a sceglierne uno?» chiese George, perplesso.
«Non mi sembra interessante. Senza offesa, Bambolina» disse Fred
«Ecco, io ho già provato a usare i miei ricordi, però non ne ho trovato nessuno» disse arrossendo un po’
I gemelli restarono ancora più perplessi «Come, non ne hai trovato nessuno?»
«Deve essere un pensiero di pura felicità, e quelli che ho provato non funzionano. Così ho pensato di crearmene uno, ma non so bene da che parte cominciare» confessò
Fred e George, si guardarono confusi, ma dopo un attimo sorrisero «Conta su di noi!» esclamarono in coro
«Ti aiuteremo» disse George
«Faremo un sacco di cose pazzesche e divertenti»
«Una di queste andrà bene, per forza»
«E male che vada ci saremo divertiti»
Jamie sorrise «Sospettavo che mi avreste dato una mano»
«Era mejor se non ti asistivano  de ninguna manera» borbottò Moccì, convinto che fosse una pessima idea e che avrebbe solo portato altri guai
«Lo dici solo perché non ti piacciono» sibilò Jamie con noncuranza
«Rossi, zotici!»
 
«Che regalo pensi di fare a Harry per natale?» le domandò Hermione, mentre andavano ad Aritmanzia.
« Harry ed io avevamo deciso di non farci regali per non spendere troppo i soldi della Gringott»
«è una scelta saggia, ma addirittura non farvi regali...»
«Fino a undici anni non ne abbiamo mai avuti. È come un’abitudine...piuttosto ci sembra strano riceverne» rise Jamie
«è terribile che i vostri zii non vi abbiano mai fatto un regalo» disse seria Hermione «Non so come fai a riderne»
«Bé, da piccola, provavo una forte invidia per Dudley. Lui di regali ne aveva fin troppi, ed era stra-coccolato, però poi si sono manifestati i nostri poteri», sorrise compiaciuta, «Non capivamo esattamente cosa fossero, erano episodi sporadici, ma mi facevano sentire speciale. E allora dei regali di Dudley non mi importava più un bel niente. L’invidia per le coccole è sparita quando ha raggiunto i settanta chili a nove anni»
Hermione scoppiò a ridere «Comunque, credo che dovreste concedervi un regalo. È ridicolo che non vi facciate nulla ora che ne avete la possibilità»
« Hmm, allora credo gli regalerò una scopa. Lui ancora non si è deciso a ordinarne una»
«E se lui ne ordina una nel frattempo?»
«Glielo impedisco e darò direttiva ad Edvige perché non accetti da lui nessuna lettera». Imboccarono il corridoio dell’aula di Aritmanzia.
«Ti daremo una mano io e Ron. Il resto dei regali potremmo prenderli a Hogsmeade. Che dici?»
«Sì, è una buona idea. Hermione, sicura di voler entrare con me?» chiese Jamie visto che erano davanti all’aula
«Perché?» le chiese, Hermione, guardandola stranita
«Non so, magari preferivi scomparire all’improvviso da qualche parte, o entrare  appena in tempo» disse, Jamie
«Non dire scemenze. Dai, entriamo» disse, entrando nell’aula e trascinando Jamie per un braccio.
«Ci sediamo con esta?» domandò Moccì sbucando dalla borsa
Jamie lo ignorò, ma salutò con un cenno della mano, Gabriel che era seduto in ultima fila. Accanto a lui c’era un battitore dei Corvonero.
Hermione la trascinò in una delle prima file, dietro a due Corvonero «Sono troppo alte» brontolò Hermione, risentita. Se ci fossimo sbrigate avremmo potuto sederci in prima fila»
 «Sederti davanti a loro non ti darà nessun vantaggio nell’alzata di mano, sai?» ghignò Jamie
«Quelle due sono abbastanza alte, dietro di loro la mia mano potrebbe non vedersi!»
«Ti procureremo una protesi»
La professoressa Vector entrò in classe e la lezione scorse tranquilla, anche se Jamie cominciava a trovare la materia fin troppo complicata e, per un momento, rimpianse di non essere andata a farsi predire sciagure e Gramo dalla Cooman. Da quello che le aveva raccontato Harry, là potevi anche farti un sonnellino tra una tazza da tè e l’altra. Inoltre, si sarebbe divertita a provocare la Cooman, di sicuro non si sarebbe annoiata. Si mise a scarabocchiare nell’angolo della pergamena, si sarebbe fatta spiegare tutto da Hermione.
A lezione finita, Jamie seguì Hermione verso l’uscita, ma venne fermata da Gabriel, ancora seduto sul suo banco. Le aveva poggiato la mano sul braccio «Credo di avere qualcosa di tuo» le disse con un mezzo sorriso
Jamie fece segno ad Hermione di aspettarla fuori «Cioè?» chiese lei stupita
Gabriel alzò l’altra mano. Tra le dita teneva la coda di Moccì, che si dimenava, borbottando «Esto maledetto vizio di prendermi per la cola»
«Moccì, che diavolo ci facevi lì?» lo sgridò Jamie, prendendolo tra le mani. Il camaleonte fece scattare veloce la lingua in un gesto di stizza e non rispose. «Adesso fa anche l’offeso...» mormorò Jamie, mettendolo sulla borsa «Grazie per averlo recuperato», Jamie si rivolse a Gabriel
«Veramente, me lo sono trovato sul banco. Sembra che io gli piaccia» disse abbastanza soddisfatto
 «Ti ha preso in simpatia. Ritieniti fortunato, non capita spesso. Andiamo, abbiamo lezione insieme adesso»
«No, va’ avanti tu. Io devo parlare con la professoressa Vector», si alzò dal banco, prendendo la sua borsa.
Jamie alzò le spalle «Come vuoi», lo salutò con un sorriso e uscì dall’aula, dove Hermione la stava aspettando.
«Tutto bene?» le chiese, mentre s’incamminavano per Storia Della Magia
«Sì, Moccì aveva solo deciso di scappare» disse, picchiettando con un dito sulla testa del camaleonte
«E ho tutte le ragioni. Tu e le tue ideas malsane. Spero non darai retta ai rossi tonti»
 
«Ehi, Harry, Jam Jam» li salutò allegro Fred. Jamie e Harry si voltarono, in tempo per vederlo saltare l’ultimo gradino della scala d’Ingresso, seguito da George.
«Piove, di nuovo...» brontolò George, mentre Harry apriva il portone «Baston non può scegliere sere migliori per allenarsi ?»
«Piove cinque giorni su sette George» gli fece notare Harry « però oggi sta piovigginando appena. Non è così male»
«Jam, abbiamo avuto qualche idea» le disse Fred a bassa voce, mentre Harry, veniva chiamato da Baston, che era di qualche metro davanti a loro.
«Per farla breve, che ne dici di una gita improvvisata a Milandia?» le propose George, piegando quasi metà schiena per sussurrarle nell’orecchio
Jamie sgranò gli occhi «Cosa? Ma-»
«Non ci dirai che è contro le regole, spero» ridacchiò, Fred.
«No, però rischiamo di venire beccati appena ci mettiamo piede», Fred e George si scambiarono un sorrisetto d’intesa «Oh, l’avete già fatto, non è vero?»
«Naturale, perché credi che quella Mappa ci sia stata tanto utile»
«E dove pensavi le prendessimo tutte quelle scorte di dolci?»
«Carini a non avermi mai portato con voi» brontolò Jamie, mettendo il broncio
«Non potevamo! Avresti scoperto della Mappa»
«Ed eri ancora una novellina» ghignò George
«Per vostra informazione io non sono mai stata una novellina» sottolineò l’ultima parola con una smorfia «Sarei stata in grado di fare un sacco di cose se voi non vi foste tenuti i segreti per voi»
«Non avevi abbastanza tecnica»
«Ora invece organizzi scherzi tremendi tutta da sola. Non ci ringrazi?» le chiese Fred
Jamie puntò i piedi che slittarono un poco sull’erba bagnata e si voltò «Col cavolo!»
«Oh, quindi niente gita?» domandò George, dal tono della voce sembrava un po’ deluso
« Non ho detto questo» disse dopo un istante, riprendendo a camminare.
 
«Com’è possibile che nessuno sappia di questo passaggio?» chiese Jamie, mentre Fred aveva fatto aprire la gobba della strega orba.
George strinse le spalle «è segreto...Non so se nemmeno Silente lo conosca»
«Silente sa sempre tutto. Figuriamoci», Jamie controllò di nuovo la Mappa, ma quella parte del quarto piano era deserta, e né Gazza, né i professori erano nei paraggi.
«Io credo di no. Altrimenti lo avrebbe fatto chiudere» disse Fred, mentre s’infilava nel passaggio «Datevi una mossa»
«Non ti azzardare, ti aviso» la minacciò Moccì, dalla spalla.
«Senti, non c’è nulla di pericoloso. Sta tranquillo» , Jamie, chiuse la mappa e attraversò il passaggio. Era buio, a eccezione della luce che filtrava dal corridoio e le permetteva di distinguere solo la sagoma di Fred a pochi passi da lei. Alzò la mano di lato e toccò subito la parete, era un insieme di mattoni e assi di legno, umide e scheggiate.
«Que posto sudicio» borbottò Moccì, rintanandosi dietro i capelli della padroncina.
  Jamie portò l’altra mano davanti a sé e raggiunse Fred, che era leggermente piegato, altrimenti con la testa avrebbe cozzato contro il soffitto. George scese nel passaggio, facendo scricchiolare dei residui di ghiaia e richiuse il passaggio, «Forza, andiamo. Dobbiamo rientrare prima di cena»
S’incamminarono lungo il passaggio ora del tutto buio. I gemelli avevano percorso quel passaggio molte volte e lo conoscevano a memoria, mentre Jamie camminava incerta, a volte incespicava in qualche sasso nel terreno, faceva scorrere una mano sul muro, per avere un punto di riferimento, nonostante poco dietro di lei camminasse George e Fred era a pochi passi davanti a loro. D’un tratto George le mise una mano sulla spalla e la obbligò ad appiattirsi sulla parete per passare avanti, poi a tentoni le afferrò la mano, riprendendo a camminare. Jamie fu certa che le sue guance fossero arrossate e avvertì un leggero solletico sulla fronte, la aggrottò un paio di volte e una gocciolina le scese lungo il naso. L’asciugò con la mano libera,anch’essa un poco umida e sperò che l’altra fosse in condizioni migliori, anche se ne dubitava, vista la sensazione di calore che aveva tra le dita, e non era solo per la mano di George.
«Avvertilo di staccare quella mano o gliela destaco io!» esclamò Moccì.
«Smettila di fare il cane da guardia»
Finalmente arrivarono alla fine del tunnel e Fred, aprì piano una botola, fece uscire la testa, controllando che non ci fosse nessuno «Via libera» disse con un ghigno
«Ma se i proprietari ci vedono? Insomma non ci sarà tutta la folla dell’altra volta» disse Jamie, una volta nello scantinato, dove George le lasciò la mano.
«Bien, la gita è finita. Todos al castillo» disse Moccì, indicando la botola con la coda.
«Mielandia non fa affari solo con noi studenti» le disse George
«Bene o male è sempre piena di gente. Ma ora il negozio è ancora in pausa e i proprietari sono di sopra, nel loro appartamento» disse Fred, che incominciò a salire delle scale
«E non ci sentiranno ?» disse Jamie
«Lo abbiamo fatto un sacco di volte, Pluffetta. Non c’è problema»
«Ora andiamo a riempirci le tasche di dolci, poi prima che il proprietario scenda, torniamo nel passaggio»
 Jamie cominciò a girare per il locale, aveva la bocca semiaperta e gli occhi che scintillavano, osservava ogni tipo di dolce. Il negozio sembrava più grande rispetto all’ultima volta, forse perché  c’era gente in ogni angolo e a malapena si camminava. Le pareti erano di colori diversi e tutti sulle tinte pastello. Il muro dietro al bancone era azzurro, invece quelli di lato erano verde e giallo, mentre la parete opposta al bancone era rosa, di una tonalità molto diversa da quella dei muri di Madama Piediburro. Afferrò una confezione di Calderotti da una cesta, accanto a un ripiano pieno zeppo di piume di zucchero di tutti i colori,lei ne prese una di un color azzurrino tenue e altre due giallognole. Dallo scaffale inferiore, prese una bacchetta finta, fatta con un bastoncino di liquirizia. Stava per passare avanti, ma tornò indietro, afferrandone altre due. La somiglianza con le bacchette vere era incredibile, avrebbe potuto divertirsi coi Serpeverde più tonti. Con un espressione compiaciuta, cominciò a leccare una piuma di zucchero. Prese delle gomme bolle bollenti, lei non ne andava matta, ma a Ron piacevano, gliele avrebbe regalate. Si sentiva un po’ in colpa per essere lì senza di lui, Harry e Hermione, anche se la sua amica avrebbe avuto molto da ridire riguardo a questa gita.
«Già che sono dovuto venire a derubare un negozio di dolciumi, regalame qualcosa», Moccì picchiettò con la coda il collo di Jamie.
«D’accordo. Ecco prendi, queste ti piaceranno», da un distributore pieno di caramelle ne fece scendere una di un colore giallo verdognolo e dalla consistenza viscida «Una bella lumaca gelatinosa»
Moccì fece scattare la lingua, l’afferrò e se la portò in bocca «Meglio le Saltamontes»
Jamie alzò gli occhi al cielo e prese una manciata di Piperille dal distributore accanto, mettendole in un piccolo sacchetto di carta e le ripose in borsa, insieme al resto.
Continuò il giro, prendendo delle gomme da masticare dal color genziana e fece scorta di zuccotti di zucca,erano i suoi preferiti, riempiendo la borsa che sarebbe stata stracolma senza l’incantesimo di Estensione Irriconoscibile. Sul bancone, c’erano due grossi cilindri trasparenti, ricolmi di lecca lecca di varie dimensioni. Quelli più piccoli avevano forma tonda e spessa, erano di un colore solo, ed erano rossi e viola. Gli altri più grandi, erano bianchi e neri, gialli e viola, verdi e rossi, e avevano forme astratte, come macchie d’inchiostro sulla pergamena. Jamie si avvicinò curiosa, davanti ai due cilindri, c’era un cartello con una scritta: Lecca Lecca piccoli, duri fuori morbidi dentro, da usare a piacere. Lecca Lecca per ogni bocca che sia grande o piccina.
Si alzò sulle punte e affondò la mano a metà del cilindro per afferrare uno dei lecca lecca rossi. Lo rigirò tra le mani, cercando di trovare qualcosa di anomalo, ma le sembrava un comune lecca lecca. Alzò le spalle e lo mise in bocca. Non appena lo fece, questo perse tutta la consistenza solida, emanò un forte sapore di fragola,diventando morbido come una caramella mou, solo non si appiccicava al palato, anzi era molto malleabile. Lo tirò fuori, stanca di quel sapore di fragole e la massa morbida, simile a un blob, non cadde, ma si ricompose subito, tornando alla forma solida originale.
«Pazzesco!» esclamò Jamie «Hai visto Moccì?»
«Bleah!» commentò il camaleonte «Che razza di gusti voi humani»
«Massacra entusiamo...» borbottò Jamie, mentre prendeva qualche altro lecca lecca. Curiosa, ne prese uno di quelli più grossi dalla forma strana. Ne mise in bocca una parte e questa si mosse tra le sue labbra. Jamie stupita la estrasse, per non notare nulla di diverso nella forma del dolce. Se lo portò tra le labbra di nuovo e ricominciò a muoversi. Jamie quasi non lo sentì più e si chiese se non si fosse già sciolto. L’occhio ricadde sulla scritta Per ogni bocca. Sia grande che piccina. Sorrise e provò a prendere tra le labbra tutto il dolce. Non appena allargò la bocca per prenderne quanta più possibile, il dolce si mosse in continuazione, e Jamie si accorse che la sua bocca lo conteneva senza alcuna fatica. Quando finì, il lecca lecca, tornò della sua grandezza, anche se si vedeva che era stato consumato, le punte erano molto più smussate ed era diventato un po’ più sottile.
«Ehi, Bambolina» la chiamò Fred, a bassa voce «Vieni qua»
Jamie, ne prese alcuni anche di quelli, li infilò in borsa, lasciò dei Galeoni sul bancone e li raggiunse dall’altra parte del negozio «Che c’è?».
Moccì, scrutava attento le varie entrate e uscite, coi due occhi che si muovevano veloci in direzioni diverse.
«Se questo non ti rende felice, non sappiamo davvero che fare» disse George con un largo sorriso
«Prova!» Fred le ficcò in bocca, senza preavviso un cucchiaio, stracolmo di una  di crema densa.
Jamie ingoiò tossendo, sapeva di cioccolato e zucca, con un retrogusto di menta. Un mix strano, ma non era disgustoso, aveva un sapore delizioso «La prossima volta non attentare al mio esofago» borbottò  «Buona, cos’è?»
«La nuova specialità di Mielandia. Dà assaggi gratis, è una crema buon umore» disse George.
Jamie notò accanto a loro un barile ricolmo di una crema chiara, appoggiati ai lati del barile c’erano diversi cucchiai. Il cucchiaio che aveva in mano si divincolò, levitando a mezz’aria, poi fece una giravolta veloce e si ripulì, tornando al suo posto e affondando la testa nella crema.
«Cucchiai autopulenti...forte!» esclamò Jamie
«Allora, sei felice?» le chiese Fred
«Ehm, bè si presumo di sì...»
«Hmm, non sembri convinta. Forse serve altra crema» disse George, afferrando un altro cucchiaio colmo e portandolo davanti alla bocca di Jamie, che arrossì, afferrando il cucchiaio «ti prego, non imboccarmi. Voglio conservare la mia dignità» Quella che ho perso dentro al passaggio.
Quando ingoiò la crema, stavolta avvertì una sensazione di calore nel petto e poi nello stomaco. Era piacevole, la scaldava e le dava un senso di benessere e di allegria
«Arriva» mormorò Moccì, puntando gli occhi su una porta dietro al bancone. Anche Fred e George di misero in allarme «Sta scendendo, avanti nascondiamoci»
Tornarono in fretta nello scantinato, si nascosero dietro una pila di casse e si sedettero, poggiando la schiena contro i cartoni. Jamie, fece scorrere un dito sul pavimento, raccogliendo uno strato di polvere.  Sentirono i passi del proprietario che si allontanavano e veniva chiusa una porta.
«Deve essere ritornato di sopra»
«È  meglio andare, tra poco, scenderanno per aprire del tutto il negozio e verranno anche qui per sistemare il resto delle scorte»
 
«Ciao, dove sei stata tutto il pomeriggio?» le domandò Hermione, alzando gli occhi da un libro, quando Jamie tornò in Sala Comune. Lei, Harry e Ron, erano seduti sulle loro poltrone preferite, ma l’unica che stava studiando era Hermione. Harry e Ron erano impegnati in una partita a scacchi magici, e visti i pochi pezzi neri di Harry, Ron stava vincendo di nuovo.
«Sono stata un po’ coi gemelli», si sedette sul divano, accanto al tavolino dove Harry e Ron giocavano «Tieni, Ron, per te», gli lanciò il pacchetto di Gomme Bolle Bollenti
«Grazie, dove le hai prese?»
«Erano nelle mie scorte, ma a me non piacciono. Prendile tu»
«Avevamo queste, tra i dolci restanti?» chiese Harry perplesso «Non avevamo solo gelatine e Zuccotti di Zucca?»
«No ne era rimasto un pacchetto» disse Jamie, chiudendo la questione e strinse istintivamente la borsa a sé.
Dopocena, rimasero di nuovo in Sala Comune, Jamie Seamus e Calì, fecero qualche partita a Gobbiglie, mentre Harry richiedeva a Ron la rivincita a scacchi e Hermione era china come sempre sui suoi libri «Hermione, vieni a fare una partita?» la chiamò Jamie
«No, non posso. Devo finire il tema di Babbanologia sull’elettricità e poi Rune antiche e Erbologia...e a proposito anche tu dovresti metterti a fare i compiti»
«Più tardi, forse» sorrise Jamie, tornando a concentrarsi sul gioco.
«Ma come fa a studiare sempre ?» disse Calì, lanciando la Gobbiglia gialla, accanto a quella rossa di Seamus.
«Ah, non so. Io non potrei mai farlo. Non ha una vita sociale» disse Lavanda, che si era avvicinata per seguire la partita.
Jamie ebbe l’impulso di tirarle la Gobbiglia in piena fronte «No, infatti. Non potresti» sibilò Jamie alzando gli occhi su di loro «Sei troppo stupida per poter seguire tutte quelle materie»
«Scusami?», Lavanda la fissava, indignata con gli occhi spalancati.
«Sei scusata» le rispose Jamie, alzandosi e andandosene
«Ehi, ehi, ma la partita?» chiese Seamus, che non aveva affatto capito cosa fosse successo tra le ragazze. Jamie alzò le spalle, sedendosi sulla poltrona accanto a Hermione.
«Perché ti sei arrabbiata?» le chiese l’amica, senza alzare gli occhi dalla pergamena.
«Quelle oche...le detesto. Detesto Lavanda»
«sei stata carina a difendermi, ma non dovevi mollare la partita per me. Ti stavi divertendo, giusto?»
Jamie sgranò gli occhi «Ti prendevano in giro. Sei la mia migliore amica e non posso lasciarglielo fare»
«Già, però, se ci pensi...era la verità. In fondo è vero che passo tutto il mio tempo sui libri»
«Ma non è vero che non hai una vita sociale, hai noi e poi, noi ci siamo dati da fare per proteggere la scuola. Lavanda e Calì, pensavano a farsi le unghie mentre noi scendevamo da Raptor, o nella camera dei segreti»
Hermione sorrise «Stavi perdendo, vero?»
Jamie sbuffò «Sono una schiappa a Gobbiglie».
 
«Fratellino, rimani ad aiutarmi con Trasfigurazione?»
«E lo chiedi a me?»
«sei sempre più bravo di me...dai»
Harry si lasciò cadere, svogliato su una poltrona, stropicciandosi gli occhi, quando si ritrovò una piuma dal colore giallo tenue, alla luce del camino emetteva brevi scintilli. «Una piuma di zucchero? Non sapevo ne avessimo ancora»
Jamie si strinse nelle spalle «Ho fatto scorte...»
Harry si accigliò, ma prese la piuma di zucchero «Non è uno scherzo di Fred e George vero?»
Jamie scosse la testa indignata «Non vi ho mai sottoposto a nessun esperimento. Le ho comprate» Harry la guardò interdetto, così Jamie si sporse verso di lui con un sorriso «Sono andata a Mielandia coi gemelli» disse a bassa voce
«Ma come avete fatto? Ci sono i Dissennatori ai cancelli»
Il sorriso di Jamie si spense «Oh, santo cielo. Ho usato la mappa, ovvio»
Harry rimase con la bocca semi aperta «Oh, avete usato un passaggio segreto?»
«Naturale. Uno di quelli sbuca proprio nella cantina del negozio. Era chiuso e non abbiamo avuto problemi»
«Hai rubato? Avevi promesso di non farlo più. Adesso abbiamo i soldi per comprare quello che vogliamo»
«No, ho lasciato i soldi sul bancone. E per la cronaca, non mi lasciavano molta scelta. Gli zii non ci davano né la paghetta, né quello che ci serviva. Detestavo i mozziconi di matita e i quaderni rotti. E li prendevo anche per te» soffiò Jamie, irritata
«Non li ho mai voluti nè te li ho mai chiesti.», Harry, strinse la mano sul bracciolo della poltrona «e non rubavi solo lo stretto necessario»
«Cosa più, cosa meno...inoltre, non considero rubare quando il proprietario s’ intenerisce e te li da gratis»
«Belle sceneggiate, facevi...Come fai a non ritenerlo sbagliato?»
«No, è sbagliato...ma è anche giustificato», poi Jamie sorrise, cattiva «Invidioso, solo perché a volte riuscivo a usare e controllare la magia, mentre tu no?», si pentì subito, ma ormai lo aveva detto e le parole non tornavano indietro
Harry, assottigliò lo sguardo «Sai, riguardo alla conversazione dell’altro giorno...sì, quando fai così sei dannatamente Serpeverde»
Jamie, incrociò le braccia e non disse nulla. Non si aspettava che dargli una piuma di zucchero avrebbe portato a una conversazione del genere e a una discussione. Odiava discutere con Harry e averlo contro, le faceva mancare il terreno sotto i piedi, come se fosse più vulnerabile. Nonostante questo non avrebbe certo ceduto, né avrebbe chiesto scusa, non si pentiva di aver rubato perché a quel tempo, era necessario. Erano bambini, non potevano mantenersi da soli e gli zii contribuivano meno dello stretto necessario.
 
Jamie si trovava nell’aula del quarto piano. La discussione con Harry e le sue conseguenze, erano finite, così come erano iniziate, qualche ora dopo. Si erano guardati per qualche secondo e avevano entrambi abbassato le armi per poi sorridersi. Jamie, riteneva che il suo buon umore avesse superato indenne la moralità di suo fratello, così, aveva deciso subito di esercitarsi nel Patronus, sperando che la gita a Mielandia potesse essere sufficiente.
«Expecto Patronum!», uscì la solita massa argentea. Jamie picchiò un piede per terra dalla rabbia e uscì sbattendo la porta. Percorse i corridoi a passo spedito. Non avrebbe dovuto pensare che sarebbe bastata una piccola gita e un cucchiaio di crema al buon umore, per creare un pensiero felice. Se lo avesse confidato a Gabriel, probabilmente l’avrebbe presa in giro.
L’idea di Hogsmeade, ad ogni modo, non era stata inutile, aveva fatto scorta di dolci e aveva capito una cosa. Doveva puntare più in alto, solo, doveva capire cosa la potesse rendere felice in modo assoluto. La prima immagine che, prepotentemente, le si formò nella mente, fu quella dei suoi genitori, serrò la mascella e la scacciò via, subito. Non doveva pensarci, sapeva fin troppo bene di non poterli riavere e ritornare sempre su di loro, non l’avrebbe aiutata col Patronus. Guardò fuori da una vetrata, per distrarsi e vide un paio di Gufi reali librarsi nel cielo, girando attorno al busto della torre, stavano tornano nella Guferia. Jamie li seguì finché, non scomparvero dietro le mura del castello. Sorrise con rinnovato entusiasmo. Adesso sapeva che cosa doveva fare.
 
Jamie raggiunse Hermione in Biblioteca, per una volta non sembrava sommersa dai libri. Il tavolo era sgombro da fogli di pergamena con appunti e tomi enormi. Hermione, stava leggendo soltanto un piccolo libro, dalla copertina nera e lucida, che non aveva affatto l’aria di appartenere alla scuola.
«Ciao, lettura di piacere?» chiese Jamie, tirando una sedia per sedersi di fronte a lei
«Sì, avevo bisogno di staccare» sospirò Hermione « L’ultima traduzione di Rune era molto difficile, ho dovuto consultare diversi manuali»
«Non so come fai a stare dietro a tutte quelle materie. Io sarei già impazzita» Jamie si sporse per leggere il titolo del libro «Peter Pan...è bello?»
«Non l’hai mai letto?» chiese Hermione
«So solo vagamente chi sia...»
«Non hai visto nemmeno il film?»
«Né io, né Harry...nè nostro cugino. Gli zii proibivano qualsiasi cosa avesse a che fare con la magia»
«Incredibile...» commentò esterrefatta Hermione « Tutti i Babbani sanno chi è Peter Pan»
«Come tutto il mondo magico conosce i Potter?» disse Jamie con un sorriso ironico
«Più o meno, ma lui non è reale. Al nostro mondo possiamo ricondurre solo le figure delle fate e delle sirene»
«E cosa fanno le fate e le sirene?»
Hermione alzò le spalle «Le sirene non sono molto importanti, ma le fate sì. Grazie alla loro polvere si può volare se si pensa a dei pensieri felici»
«Senza scopa?» chiese Jamie, sgranando gli occhi e spalancando la bocca
Hermione scoppiò a ridere «Sì, senza scopa»
«Quindi, cosa fanno, catturano una fata e...?» chiese Jamie con interesse
Alla fine, Hermione finì per raccontargli tutta la storia di Peter Pan, rispondendo a tutte le domande di Jamie
«Quindi, basta prendere una fata e farsi dare la sua polvere dorata e si vola senza problemi?»
Hermione annuì «Lo vuoi leggere, te lo presto?»
«Ah, no grazie. M’interessavano solo le fate» disse Jamie, soddisfatta «Grazie, ci vediamo a cena»
 
Sabato pomeriggio, alla fine dell’allenamento di Quidditch, Jamie impiegò più tempo del solito a cambiarsi, prendendo i vestiti con una lentezza così disarmante, che Harry si scoraggiò nell’intento di aspettarla e andò avanti con gli altri.
Moccì, sbucò sfiatato dalla borsa di lei «Esto, posto puzza di sudor. Non puedo respirare»
«Non fare scenate» lo rimbeccò Jamie, mentre piegava la sua divisa da Quidditch «Comunque adesso andiamo»
«A caccia di Saltamontes?» domandò il camaleonte diventando di un verde brillante
«No, molto meglio»
«Meglio delle Salatamontes ci sono solo Saltamones giganti»
 «Andiamo a cercare le fate nella Foresta» proclamò Jamie gioviale afferrando la borsa e estraendo la mappa
«Ecco, tipica impresa da sciocca fàbula per nini. Manca solo la miga de pane per il sentiero »
Quando raggiunsero i pressi della capanna di Hagrid, Jamie si mise il mantello nero sulle spalle calando il cappuccio, per evitare che il Mezzogigante la riconoscesse e la obbligasse a tornare al castello. Si tolse il cappuccio solo ai margini della foresta, gli alberi erano molto fitti e nonostante fosse pieno pomeriggio era tutto in una scura penombra perché i raggi del sole passavano radi e sottili dove gli alberi lo permettevano.
«Sai, dove stai andando, vero?»
«Dobbiamo cercare una radura con dei fiori, possibilmente» sibilò Jamie
«Una radura con dei fiori, in inverno, como ho potuto non pensarci» borbottò il camaleonte, facendo roteare gli occhi «Almeno, sai come trattare le fate?»
«Oh sì, ho letto qualcosa al riguardo» rispose vaga Jamie
«Maldiciòn,  somos con un pie nella fossa»
 
Dopo una mezz’oretta di cammino, in cui Moccì aveva smesso di saltar via a qualsiasi suono solo dopo essersi addormentato, raggiunsero una radura, che a Jamie sembrava familiare, nei due anni, aveva girato mezza foresta e probabilmente ci era già passata qualche volta. Non voleva addentrarsi troppo nella foresta, era già abbastanza pericoloso, perciò percorse il perimetro della radura, grande la metà di un campo da Quidditch, sperando di veder svolazzare qualche incauta fata, ma nulla. Si sedette per terra, incrociando le gambe e rimase in attesa, sperando di udire qualcosa che accertasse la loro presenza. Non avrebbe potuto addentrarsi oltre, sulla Mappa non venivano segnate le Acromantule, perché parte dei sentieri  non  erano presenti, come nemmeno tutti gli animali. I Malandrini non dovevano aver esplorato molto quella parte di Hogwarts, e Jamie non li biasimava, la foresta le piaceva, ma un incontro con un Voldemort intento a sgozzare unicorni e un altro con una famiglia molto numerosa di Acromantule, le avevano mostrato in pieno la mortalità di quel posto. D’improvviso, si ricordò che forse sarebbe stato meglio avere il mantello dell’invisibilità con sé, ma lo aveva Harry in camera sua e lei se ne era scordata, presa dall’eccitazione e dall’impazienza di trovare una fata.
«Jamie Potter» la chiamò una voce profonda e serafica. Jamie mise mano alla bacchetta e si voltò di scatto, il piede sinistro formicolò, quasi cedette sotto il suo peso, nella foga di alzarsi, e la fece barcollare. Per un breve istante si considerò già morta, ma quando realizzò chi aveva davanti abbassò la bacchetta e sorrise «Fiorenzo!»
Il centauro sorrise pacifico e le si avvicinò, il rumore sordo dello scalpiccio degli zoccoli attutito dal terreno umido. «Non dovresti girare da sola. Questo luogo è bello quanto è mortale...»
«Stavo facendo una ricerca» si giustificò Jamie «Come mai anche tu da queste parti?»
«Sei vicina al territorio dei centauri» le spiegò Fiorenzo «Io mi sono spinto fuori, la notte scorsa ci sono stati strani movimenti, qui»
«Di che genere?»  domandò Jamie preoccupata «Spero non altri unicorni»
«No, ma è stata trovata un’ Acromantula uccisa e non capiamo come possa essere possibile»
«Sì, sono creature così innocue» disse Jamie «avrà puntato una preda più forte di lei»
«Può darsi, ma di solito cacciano in branco. Ora Cassandro e gli altri temono che vogliano uscire dal loro territorio e sconfinare»
«Hagrid non lo permetterebbe»
«Sì, lo so, ma Cassandro non si fida molto. Lascia Hagrid libero di girare nella Foresta, ma lo sopporta a malapena», Fiorenzo intrecciò le mani dietro la schiena «Dunque, giovane Potter, quale ricerca ti porta a vagare sola per la foresta?»
«Hmm, cercavo le fate» disse Jamie
«Una ricerca insolita, considerati i rischi»
«Non sta andando molto bene. Come faccio a trovarle?»
«Vieni con me, forse posso aiutarti. Inoltre è più saggio che mi resti vicino, il Ministero ha lasciato liberi qui i Dissennatori, sono creature pericolose» disse incamminandosi, affiancato da Jamie
«Subite anche voi il loro effetto?», chiese lei, dopo diversi minuti di silenzio
«No, siamo per metà animali, ci sentono di meno, e abbiamo un’emotività più complessa di voi umani, per cui il loro gelo non riesce a penetrarci»
«Fortunati...»
«Corre voce che tu e tuo fratello abbiate subito molto i loro effetti»
«Oh, splendido lo sapete anche voi»
«Mi dispiace, deve essere terribile»
Jamie sorrise «Nulla di irrisolvibile...è lontano questo posto?»
«No, tra poco potrai già scorgerlo», un quarto d’ora dopo infatti, tra gli alberi si intravedeva una radura, erano solo pochi metri, ma  era più soleggiata dell’altra e la neve lì si era quasi sciolta, però anche questa sembrava deserta «Fiorenzo, sicuro che qui ci siano le fate?»
Il centauro rise «Ascolta. Non senti niente?»
Jamie lo guardò perplessa, ma tese l’orecchio in cerca di eventuali rumori. Uno stormo di merli, volò fischiando sopra di loro. Quando lo zufolare degli uccelli fu lontano, Jamie iniziò a sentire dei ronzii, simili a quelli delle mosche. D’istinto agitò una mano davanti a sé come per scacciare un insetto, ma si rese conto che i ronzii provenivano da parti diverse della radura.
«Le fate stanno comunicando tra loro, probabilmente sullo sventato pericolo dei merli»
Jamie seguì uno di quei ronzii. «Ehi, hai encontrato le fate?», Moccì sbucò dalla borsa, arrampicandosi lento sulla spalla di lei.
Jamie annuì con un sorriso e si chinò, accanto a un masso, dove la neve si era sciolta e si scorgevano i fili d’erba sporcati dal fango. Tra di essi, vide un esserino, grande cinque centimetri. Il corpicino aveva sembianze umane e due grandi ali da insetto dalle tonalità blu dietro la schiena. La fata si alzò in volo, portandosi all’altezza del viso di Jamie, il suo ronzio si fece più acuto e insistente
«Yo, odio le fate. Peor delle mosche» brontolò Moccì, diventando di un verde scuro «Un ronzio, che modo estùpido di comunicare»
La fata si lanciò verso Jamie, colpendo con una testata il suo naso, anche se l’unica a farsi male fu la piccola creatura «Non sono molto socievoli» constatò Jamie. Senza troppe cerimonie, afferrò svelta la fata, che si dimenò tra le dita serrate a pugno. L’avvicinò al viso e cercò qualche traccia della polvere, ma nulla. Allora la scosse un po’ ma nessuna traccia di polvere «Oh, mi sa che queste fate non hanno la polvere come quella di Peter Pan»
«Non mi dire...» sibilò Moccì, che scrutava con odio la fata «quindi non ci serve?»
Jamie scosse la testa lasciando andare la fata «No, direi di no»
«Bueno» Moccì, fece scattare la lingua catturando la fata e portandosela in bocca
«Moccì, non inghiottire!» esclamò Jamie arrabbiata «Molla subito quella fata. Non è una locusta»Il camaleonte, in risposta, scosse la testa, testardo «Fallo subito o te la apro io a forza» lo minacciò Jamie.
Moccì, strinse gli occhi, ma aprì la bocca, da cui ne uscì la piccola fata, totalmente sconvolta con le ali tutte spiegazzate, e che emetteva ronzii minacciosi «Scusalo» le disse Jamie. La fata  mostrò i pugni a Moccì e esibì quella che doveva essere una pernacchia, prima di voltarsi in modo teatrale e volare via, ronzando contrariata.
Jamie sospirò, anche quel tentativo era andato a vuoto e doveva abbandonare l’idea di imparare a volare. La fine del trimestre si stava avvicinando e non aveva più molto tempo.
«Hai trovato quello che cercavi?» le domandò Fiorenzo, avvicinandosi
«Sì e no...» disse Jamie, vaga «Sarà meglio che rientri ora»
«Vieni, ti accompagno fino agli ultimi alberi» assentì il centauro.
 
Jamie, rientrò in Sala Comune, era quasi ora di cena e si stupì di trovarla così affollata. Cercò con gli occhi Harry e gli altri, li vide seduti a dei tavolini «Ciao ragazzi» li salutò avvicinandosi
«Ciao, sei sparita dopo l’allenamento» disse Harry un po’ contrariato
«Scusa, mi sono ricordata di dover passare in Biblioteca, doveva fare delle ricerche», Jamie si inventò la prima scusa plausibile «Come mai sono tutti così eccitati?» chiese, per cambiare argomento
«è uscito in bacheca l’avviso per l’ uscita a Hogsmeade» disse Ron allegro «è il prossimo fine settimana» 

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Capitolo 16
*** In cui si scopre che le bugie semplici sono le più efficaci Pt. 1 ***


Ciao a tutti!

Devo scusarmi per questa lunghissima assenza, sono imperdonabile.

Mi ero ripromessa di non trascurare la storia e gli aggiornamenti, ma gli impegni di lavoro mi hanno tenuta occupata più del previsto.

Mi faccio perdonare con questo piccolo capitolo, che ho deciso di dividere in due parti perchè altrimenti sarebbe stato troppo lungo e forse

un po' confusionario

Ma non voglio annoiarvi con le note
 


Vi lascio piuttosto con un disegno di Gabriel, anche se non è venuto del tutto come vorrei, lo trovo pieno di difetti, ma volevo darvi un'idea precisa del nostro amico Serpeverde, spero che vi piaccia


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Buona lettura





Jamie non riusciva a crederci, il finesettimana a Hogsmeade era incredibilmente vicino. Troppo vicino, considerati i suoi inutili tentativi con il Patronus, che era determinato a restare una massa informe. Voleva evitare, per questo, qualsiasi incontro con Gabriel, lui sicuramente ci era già riuscito e detestava l’idea che avesse avuto successo. Naturalmente, non riuscì a tenerlo lontano per molto, Gabriel, voleva finire di mettere a punto il piano e sistemare i dettagli, a ben poco valsero le sue scuse più che plausibili, considerato  il fatto che il ragazzo non accettava i no come risposta.
«Allontanarmi da loro non sarà un problema» disse Jamie, mentre si sedeva su uno dei banchi e ripetevano per l’ennesima volta tutti i passaggi
«Sicura che non faranno storie?» chiese Gabriel mentre chiudeva la porta dell’aula
«No, non è strano che io mi debba vedere con Fred e George»
«E se poi li incontrassero per caso?»
«Saremmo già lontano e una volta tornata posso dire di essermi persa»
«Persa, a Hogsmeade?» chiede Gabriel perplesso «Non ci si può perdere a Hogsmeade»
«Credimi, non ne saranno sorpresi»
Gabriel alzò le spalle «Come vuoi... non mi hai detto di che forma è il tuo Patronus. Posso vederlo?»
Jamie serrò la mascella e scese dal banco «No, non anticipiamoci nulla. Li vedremo sabato, quando li useremo contro i Dissennatori»
«Non sei ansiosa di mostrarmi il tuo Patronus perfetto?» rise Gabriel
«No, preferisco l’effetto sorpresa» rispose Jamie «Fa più scena»
«Ah, mi sembravi fin troppo modesta»
 
Non posso lasciarmi distrarre. È il mio momento e ho lavorato troppo per fallire.
Stasera,non si parlerà d’altro che della mia nuova impresa e, possibilmente, verrà ricordata anche negli anni a venire, sempre che io non faccia qualcosa di più straordinario da metterla in secondo piano. Questo non lo escluderei, ma almeno per quest’anno non dovranno parlare d’altro. Sempre che quella disgraziata della Migden non si trovi un ragazzo. Se dovesse accadere allora non avrei chance, non posso competere con un miracolo.
Sono troppo crudele, non dovrei prenderla in giro, a lei ha già pensato la natura...
«Ehi, Jamie, non mangi niente?» le chiese Hermione, vedendo il suo piatto ancora pieno
Jamie, la guardò senza capire, poi scosse la testa «Non ho molta fame»
Hermione la studiò con aria critica «Sei un po’ arrossata, non è che ti sei presa l’influenza?»
«Se è così, stai lontano da Harry, non vorrei che gliela passassi» intervenne Baston, seduto accanto a Hermione
«Come sei premuroso...» commentò Jamie guardandolo male «Non sono malata, comunque»
Hermione la fissò assottigliando gli occhi e Jamie abbassò lo sguardo e si concentrò sul pane tostato. Poteva facilmente ingannare Harry e Ron, non riconoscevano una mosca sotto il loro naso, ma Hermione era attenta e soprattutto allenata a stanarla ogni volta che voleva cacciarsi nei guai.
Non poteva lasciarsi scoprire,Hermione sarebbe andata su tutte le furie se l’avesse scoperta e ovviamente non l’avrebbe mollata un attimo per Hogsmeade. Doveva dissimulare e fare come nulla fosse. Sorrise allegra «Voglio tenermi lo stomaco libero per tutti i dolci di Mielandia e le specialità dei Tre Manici di Scopa»
«sì, è da un secolo che non mangiamo i dolci di Mielandia» disse Harry, guardandola complice. Jamie gli fece l’occhiolino, non le aveva tenuto il muso per quella piccola gita. Alla fine gliele faceva passare sempre tutte.
«Io non ho bisogno di tenermi lo stomaco libero» disse Ron, prendendo delle salsicce
«Lo sappiamo, Ronald»
 
«Ma è possibile che ci devi mollare ogni volta?»le chiese Hermione, prendendo delle piume di zucchero
«Tanto è una cosa veloce. Ci rivediamo per pranzo» la rassicurò Jamie
«Dai, Hermione. Lo sai che a Fred...e a George, non può proprio dire di no» disse Harry con un sorrisetto sulle labbra. Jamie gli tirò un pugno sulla spalla «E cosa vorresti dire?»
Harry rise, sparendo dietro uno scaffale «Cerca di non perderti» le urlò, sovrastando il chiacchiericcio delle folla.
Jamie osservò Hermione «Giuro solennemente che la prossima volta starò sempre insieme a voi» le promise con un ghigno
L’amica la guardò alzando gli occhi al cielo «Sì, sì. Almeno evita di fare qualcosa di troppo stupido»
Jamie aprì la bocca per fare le solite promesse di rito, ma si rese conto che andare ad affrontare i Dissennatori con mezzo Patronus e un Serpeverde a coprirle le spalle, era incluso nel pacchetto “Cose stupide da non fare” « Bè, tornerò sana e salva» sorrise a Hermione e se ne andò via, sgranocchiando uno zuccotto di zucca. Lo stomaco pieno, rendeva le persone felici.
Avrei dovuto mangiare di più a colazione.
 
Jamie non faticò molto a trovare la Stamberga Strillante, era uno degli edifici più alti fuori dal centro. Da vicino faceva un certo effetto: un tempo doveva essere una residenza splendida, ma ora era cadente e instabile, le finestre sbarrate dalle assi e piante rampicanti le davano quel fascino spettrale per cui era oggetto di  interesse turistico.
Non le sarebbe dispiaciuto dare un’occhiata all’interno, se era davvero infestata le sarebbe interessato conoscere i fantasmi che terrorizzavano la gente solo coi lamenti.  Quando aveva visto Hogwarts con tutti quei fantasmi, credeva che il mondo magico non avesse le medesime paure dei non magici e invece la Stamberga era vista con diffidenza e avevano paura a entrarci. Jamie, era forse fin troppo incosciente per vederne un pericolo, ma era curiosa e se non avesse avuto altro da fare, probabilmente ci sarebbe già entrata.
I fantasmi di Hogwarts erano fin troppo civili ed era curiosa di vedere se altri assomigliavano all’immaginario Babbano riportato nei film.
Si voltò per osservare le sue impronte nella neve, in alcuni punti affondava fino alle caviglie. Avrebbe preferito un terreno più libero e asciutto per un’eventuale fuga, ma d’altra parte se i Patronus non avessero funzionato, scappare sarebbe servito davvero a poco.
Un brivido le percorse la schiena, per quanto tentasse di restare positiva, dentro di sé aveva una paura folle di incontrare di nuovo quelle creature, detestava quelle urla, non voleva più sentirle.
Camminò fino alla recinzione, dove restò ad osservare la Stamberga per qualche minuto, prima di avvertire  il rumore sordo di passi, attutiti dalla neve e si voltò, per incontrare la figura di Gabriel.
«Buongiorno» lo salutò sorridendo, lanciando un’ occhiata al cupcake mezzo consumato che aveva in mano.
Gabriel le sorrise composto «Sei pronta?» le chiese con una certa solennità, che fece scappare un sorriso a Jamie «Puoi ancora tirarti indietro»
«Sai che non lo farò» gli disse, avvicinandosi e infilando le mani nelle tasche del cappotto per riscaldarle
Gabriel alzò le spalle «Non ti stavo stuzzicando. Volevo solo assicurarmi che fossi davvero sicura di farlo»
Lei gli si avvicinò di più, a mo’ di sfida « E tu sicuro di non voler scappare a gambe levate?»
Gabriel abbassò gli occhi su di lei «Tu mi stai provocando, invece» constatò con tono leggero, portandosi alla bocca i resti del dolce, con calma calcolata.
Jamie sperò non fosse così lento anche nei combattimenti, avere battuto Malfoy non faceva testo, lo avrebbe battuto anche un ragazzino del primo anno con poche nozioni.
Quando Gabriel finì di mangiare, le indicò le recinzioni attorno alla Stamberga «Facciamo prima se le scavalchiamo, i primi alberi sono a pochi metri», senza aspettare risposta la oltrepassò e allargò le funi per aprire un varco «Dai, passa prima tu»
«Ah, che gentiluomo» commentò Jamie con un sorriso chinandosi per passare attraverso. Gabriel non raccolse la provocazione e si limitò a superare la recinzione in silenzio, anche se aveva un accenno di sorriso sulle labbra.
Camminavano in silenzio, fianco a fianco, ognuno perso nei propri pensieri e Jamie ringraziò la poca loquacità del ragazzo. Nonostante tutto, l’aveva sempre apprezzata, le permetteva di monologare quanto le piaceva e, in quel momento, le lasciava spazio per sè stessa e potersi concentrare liberamente.
Arrivati ai primi alberi, estrassero le bacchette e si scambiarono uno sguardo, poi Gabriel le sorrise «Cosa spunterà dalla tua bacchetta ?»
«Forse una leonessa»
«Non so, potrei scommettere anche su un bel serpente» disse con garbata ironia
Jamie lo fulminò con gli occhi «Assolutamente no», sperava davvero di non avere un serpente come Patronus, a mostrarlo in pubblico, avrebbe sollevato troppe voci polemiche, e non era quel tipo di attenzione che voleva. Dovevano meravigliarsi, non mettere in dubbio la sua natura o la sua casa d’appartenenza, e a quel proposito una leonessa sarebbe stata molto indicata.
Si inoltravano sempre di più tra gli alberi, senza un percorso preciso, anche se Gabriel sapeva esattamente dov’erano, Jamie aveva ben presto perso qualsiasi riferimento.  
Dei Dissennatori, non avevano ancora avvertito la presenza, e Jamie dopo mezz’ora di cammino si stava annoiando a morte, una gita tra i boschi non era nei suoi programmi. Un corvo, gracchiò volando raso terra. Jamie lo seguì con lo sguardo, quando notò qualcosa di rossiccio accanto a un albero, ma non fece in tempo a rendersene conto che questo sparì dalla sua vista. Restò per qualche secondo a fissare il punto in cui era sparito l’animale, aveva il manto troppo folto per essere una volpe o una donnola.
«Che c’è?» le domandò Gabriel avvicinandosi «Hai visto qualcuno?»
«No, nulla di umano comunque» gli disse incamminandosi, prima di venire afferrata per il cappotto, si voltò per vedere Gabriel osservarla con un sorriso di scherno «Non da quella parte, Potter». Jamie lo fissò un po’ stizzita, per poi incamminarsi impettita dalla parte opposta
«Non hai proprio senso dell’orientamento, vero?» rise riacciuffandola per la coda del cappotto e puntandola sulla strada giusta
«Come si fa a orientarsi in un bosco, è tutto uguale. Sono alberi, cespugli e ancora alberi»
«Ah, ero convinto che avessi una natura più...selvaggia» disse camminandole davanti
«Qualcosa ti ha dato l’idea che io sia vissuta in una capanna in mezzo al bosco?» gli chiese sconcertata
Gabriel rise «Forse solo il tuo essere così...» si soffermò a cercare la parola giusta
«Selvaggia?» lo aiutò Jamie irritata
«Direi anche confusionaria e bé una volta Piton ti ha definito incurante delle regole del vivere civili. È efficace come definizione direi»
«Dopo questa non ti parlerò mai più»
«è la seconda volta che me lo prometti, sai?»
«Non ci sarà una terza, puoi scommetterci» gli puntò il dito contro minacciosa.
Un latrato inquietante sovrastò ogni altro rumore, bloccandoli sul posto. Jamie sentì un brivido correrle lungo la schiena, e strinse di più la mano intorno alla bacchetta. Quel verso la pietrificava mentre riecheggiava ancora tra gli alberi. «Cos’è stato?» domandò in un sussurro
Gabriel scosse la testa, la bacchetta tesa in avanti «Non lo so. Forse un lupo» le prese il polso «Vieni, meglio allontanarci»
Ripresero a camminare, stavano passando accanto a un albero quando la corteccia, cominciò a ghiacciarsi, come ogni altro albero nei paraggi, la neve sotto di loro di fece più fredda e compatta
Jamie sbarrò gli occhi, mentre avvertiva un gelo pungente penetrarle nella pelle, fino al cuore. Si portò una mano al petto, inghiottendo il nome del fratello che premeva insistente sulle sue labbra per venire urlato.
Doveva restare lucida, stavolta gliel’avrebbe fatta pagare cara.
 Sentì Gabriel muoversi inquieto al suo fianco, aveva mosso le labbra, ma i suoni le arrivavano ovattati.
Davanti a loro, una decina di figure nere incappucciate libravano lente verso di loro. Jamie deglutì e sentì una morsa stringerle lo stomaco, mentre una risata malvagia le rimbombava nella testa. Strinse più forte la bacchetta, ignorando l’intorpidimento delle dita, concentrandosi su Hogwarts e sui suoi amici, su tutto quello che le era caro. Dalla bacchetta fuoriuscì una massa argentea che frenò l’avanzata dei Dissennatori. Vide un’altra figura argentea, simile a Edvige, volarle accanto e puntare veloce verso i Dissennatori, il gelo le scivolò via e le voci nella sua testa sparirono. Il gufo argenteo trapassò i Dissennatori facendoli indietreggiare, ma fu solo un istante: il gelo la inchiodò di nuovo, la vista le si offuscò e un urlo disperato le fece scappare un singhiozzo. Davanti a sé, non vedeva altro che le ombre offuscate degli alberi.
Una presa le serrò il braccio, trascinandola di qualche metro. Respirava a fatica, provò di nuovo a produrre l’incantesimo, anche se non sapeva dove puntarlo. Alzò il braccio, cercando di tenere dritta la bacchetta, ma era scosso da forti tremiti e le cadde subito sul fianco .
 
No, non uccidere i bambini ti prego
Prendi me, lascia stare loro!
 
Le ginocchia le cedettero e affondarono nella neve. Urlò arrabbiata, e puntò di nuovo la bacchetta, cercando di distinguere le sagome degli alberi per individuare i Dissennatori. Sgranò gli occhi, rendendosi conto che gli alberi avanzavano verso di lei, non erano altro che quelle orrende creature. Gridò, eseguendo di nuovo l’incantesimo. I suoi occhi vennero accecati dalla luce del Patronus, ma durò solo pochi secondi prima di venire schiacciato dal buio dei Dissennatori.
Il gufo argenteo attaccò di nuovo, prima di scomparire tra i mantelli neri.
Un latrato infranse la barriera di suoni ovattati e le urla tormentate. Ancora un latrato e poi dei ringhi feroci. Un dolore lancinante al braccio. Vide un bagliore rosso, poi le sagome nere la avvolsero, annientando i sensi e sprofondò nel buio. Il gelo le perforava il cuore.
 
Lily, è lui. Prendi i bambini e va via.
James!
Scappa, Lily, proteggi i bambini. Lo trattengo io.
 
Stupido debole uomo
 
Una risata malvagia, un  lampo verde.
 
Poi un’altra voce supplicante, mai sentita prima
 
Harry, ti prego. 
Harry. Aiutami
 
Sentiva la testa pesante, le tempie le pulsavano. Prese un paio di respiri incerti, il petto era scosso da tremori e sentiva il cuore in gola, come se avesse corso.
Era sdraiata su qualcosa di morbido e caldo, non era più nella foresta.
Harry, pensò subito al fratello.
Respirò piano, cercando di calmare i battiti del  cuore e aprì gli occhi, la vista era ancora annebbiata. Li richiuse subito, sbattendo le palpebre per tentare di mettere a fuoco.
Vide il soffitto a botte in pietra, e un quadro di un Medimago che somministrava un’ampolla a un paziente pieno di tagli e sanguinante. Fece un smorfia disgustata, aveva sempre trovato inquietante e deprimente la scelta dei quadri nell’Infermeria.
Deglutì, cercando di allontanare il senso di nausea «Albus, credi che il Ministro ti ascolterà?», la voce della McGranitt era corrotta da una nota di preoccupazione. Mosse piano la testa, avvertendo una fitta al collo. Un separè bianco, le permetteva di scorgere solo le sagome della professoressa e del preside.
«Non credo, Minerva. Cornelius vuole catturare Black, e non allontanerà i Dissennatori. Erano comunque fuori dai confini di Hogwarts»
«Il ministero deve solo ringraziare che nessuno studente abbia riportato seri danni, ma ci sono già stati troppi incidenti per quello che mi riguarda»
«Ritengo che sia meglio avere delle delucidazioni sull’accaduto»
Le figure scomparvero e Jamie sentì i loro passi allontanarsi. Non aveva difficoltà a capire cosa fosse successo. Per fortuna l’avevano soccorsa in tempo.
Il silenzio della stanza era opprimente, alcune lacrime le spuntarono prepotentemente tra le ciglia. Un pensiero le appesantiva il cuore: Harry.
Sentiva il bisogno vitale di averlo accanto,come se le mancasse l’aria. Con una mano fece presa sul piano del comodino, per aiutarsi ad alzarsi. Ignorò le fitte al collo e alla testa, che prese a girarle, costringendola a chinarsi in avanti sulle ginocchia, in attesa che la vertigine passasse.
«Jamie, ti sei svegliata, meno male» Hermione si fiondò su di lei, stritolandola in un abbraccio, che Jamie tentò di ricambiare «Tu! Ci hai fatto prendere un colpo»
«Miseriaccia ti credevamo morta» esclamò Ron, pallido come un ciencio, ma con la punta delle orecchie e del naso rosse
«Ron!» lo riprese Hermione, staccandosi da Jamie quel poco che bastava per guardarlo in faccia «Sii più delicato»
«Almeno io non ho tentato di soffocarla»
«Dov’è Harry?» chiese Jamie affannata, guardandosi freneticamente intorno
Hermione scambiò con Ron uno sguardo preoccupato «Abbiamo scoperto qualcosa a Hogsmeade e...» cominciò Hermione torturandosi le mani.
Jamie guardò prima l’una poi l’altro, senza capire. Era stata portata in Infermeria e Harry doveva essere lì con lei, non aveva alcun senso «Perché Harry non è qui?» ripeté, stavolta con voce più calma e risoluta «Cos’è successo?»
«Jamie, ti sei persa anche stavolta» Harry, comparve in quel momento da dietro al paravento e lei sorrise d’istinto, prima di notare il suo aspetto: era pallido, anche più del solito, sembrava bagnato e il verde dei suoi occhi, contrastava con il rossore che li cerchiava.
Harry scambiò uno sguardo con Hermione, che si alzò, lasciandogli spazio sul letto, mettendosi in disparte accanto a Ron.
Quando lo ebbe vicino, Jamie si aggrappò a lui, lo afferrò per le braccia e si rannicchiò contro  il suo petto, il calore del corpo di Harry sciolse la stretta che sentiva nel cuore. Harry ricambiò l’abbraccio, stringendola forte e accarezzandole i capelli, eppure Jamie sentiva che c’era qualcosa che non andava.
Conosceva Harry come le sue tasche, non poteva nasconderle niente e lo capiva al volo. Non era solo sconvolto per quello che le era capitato, c’era dell’altro. Sembrava arrabbiato.
«Come sono finita in Infermeria?» gli domandò Jamie, mentre lui la allontanava per guardarla in faccia
«I professori vi hanno trovati, Vitous e la McGranitt erano a Hogsmeade» disse Harry atono
«Tu o quel ragazzo dovete aver lanciato un qualche segnale, e poi c’era anche Caramell e ha capito che i Dissennatori erano agitati, così hanno controllato» continuò Hermione per lui «Noi, non...non siamo andati con loro, ma quando li abbiamo visti uscire con te e quel ragazzo su una barella...è stato terribile»
«Stavi messa peggio di Harry quando è caduto sulla scopa, e lui era già uno schifo» disse Ron, per sdrammatizzare, anche se si guadagnò un’occhiataccia da Hermione
«E l’altro ragazzo come sta?»
«Oh, ha insistito per essere dimesso, poi credo sia arrivato suo padre»
«Come hai fatto a finire lì?» le chiese Harry brusco, guardandola fisso
Jamie chiuse gli occhi, doveva trovare una spiegazione plausibile. Dovevano crederla una vittima innocente, magari un po’ ingenua ma senza colpe. La verità del suo fallimento era troppo imbarazzante per dirla a qualcuno, soprattutto a Harry. «Volevo vedere la Stamberga Strillante e ho scavalcato le recinzioni, poi ho visto un...» Cane? No, non ci sono cani qui... «Un serpente e l’ho seguito nei boschi»
Harry mutò espressione a quelle parole, si accigliò «Un serpente?»
«Sì, beh...non era mica grosso. Più che un serpente era una biscia, ma ero curiosa di parlarci. Non ho pensato ai Dissennatori» sentì lo sguardo di Harry addosso. La sua scusa era semplice e forse non era precisa, ma si sa che la gente diffida delle verità ben architettate. Una bugia semplice era sempre la più efficace, però suo fratello, sembrava sospettare delle sue parole e non ne capiva il motivo. Gabriel  non poteva aver ammesso la verità, si sarebbe compromesso.
«Sono stata un incosciente, lo so» disse, cercando di produrre una voce rotta dal pianto «Mi dispiace non ci ho pensato», guardò cauta Harry, che non aveva mutato espressione. Da quando è diventato intuitivo? 
« Harry, noi allora andiamo, vi lasciamo soli. Ci vediamo a cena» disse Hermione, trascinando Ron «Torniamo a trovarti più tardi, Jamie»
Harry aspettò di sentire la porta chiudersi prima di tornare a parlare «Ma come ti è saltato in mente di entrare nei boschi?» la rimproverò duro
«Pensavo che...»
«No, tu non hai pensato. Se lo avessi fatto tu non-» la voce gli si spezzò in gola e Harry prese un grosso respiro «Lasciamo perdere...» disse prendendosi la testa tra le mani.
Jamie lo fissò preoccupata e gli mise una mano sulla spalla «Harry, è successo qualcosa?»
Harry incontrò il suo sguardo e accennò un sorriso «No, non è successo nulla»
 
«Harry, come hai potuto non dirglielo?» gli domandò Hermione in un sussurro, mentre erano in Sala Comune, accanto a fuoco. Per quanto piena di studenti, non c’era il solito caos. Nessuno osava alzare troppo la voce, l’incidente coi Dissennatori aveva scosso tutti, perfino Fred e George erano seduti tranquilli a un tavolino, senza mettere in atto gli abituali festeggiamenti di fine trimestre.
«Ma certo» rispose Madama Rosmerta con una risatina. «Dove c'era uno c'era anche l'altro, vi ricordate? Quante volte sono stati qui... ooh, mi facevano ridere, eccome. Che coppia, Sirius Black e James Potter!»
Si alzò dal divano, cominciando a camminare nervoso « Non ci sono riuscito» disse secco, senza aggiungere altro
«Harry, posso solo immaginare come ti senti» disse Hermione cauta «Ma non credi che anche lei meriti di sapere la verità?»
«Potter si fidava di Black più che di ogni altro suo amico. Quando finirono la scuola, nulla cambiò. Black fece da testimone quando James sposò Lily. Poi lo scelsero come padrino di Harry e Jamie. Loro non lo sanno, naturalmente. Potete immaginare come l'idea li torturerebbe»
Harry fece uno scatto nervoso «Lo so, lo so. Non so come dirglielo» si mise le mani fra i capelli
«Ma James Potter insistette per affidarsi a Black?» 
«Sì» disse Caramell tetro. «E poi, appena una settimana dopo che l'Incanto Fidelius era stato eseguito...» 
«Black li tradì?» mormorò Madama Rosmerta. 
«Proprio così. Black era stanco di fare il doppio gioco, era pronto a di-chiarare apertamente che stava dalla parte di Voi-Sapete-Chi, e pare che avesse progettato di farlo alla morte dei Potter.
Né Hermione, né Ron, proferirono parola. Harry era rimasto sconvolto da quelle rivelazioni e poi quello che era accaduto a Jamie, non aveva fatto che complicare le cose e distruggerlo ancora di più.
Si ritirò nel Dormitorio, che a quell’ora era vuoto. Non sarebbe sceso a cena, non aveva alcuna intenzione di sopportare le voci e le occhiate per l’incidente di Jamie. Era certo che se Malfoy avesse fatto un imitazione della sorella, o anche solo una battuta , lo avrebbe aggredito, e non era proprio il momento di cacciarsi in altri guai.
Si diresse verso il suo comodino e spinse da una parte i libri. Trovò subito quello che cercava: l'album delle fotografie rilegato in cuoio che Hagrid gli aveva regalato due anni prima, pieno di foto animate dei loro genitori. Si sedette sul letto, tirò le tende tutto attorno e cominciò a voltare le pagine, cercando, finché...
Si soffermò su una foto del matrimonio dei genitori. Suo padre lo salutava con la mano, sorridendo, con i capelli neri arruffati come quelli di Harry sparati in tutte le direzioni. Ecco sua madre, splendente di felicità, che lo teneva sottobraccio. E li vicino... doveva essere lui. Il loro testimone,  Harry ci avevano mai pensato prima.
Se non avesse saputo che si trattava della stessa persona, non avrebbe mai indovinato che quello nella foto era Black. Il suo viso non era incavato e cereo, ma bello e ridente. Lavorava già per Voldemort quando quella foto era stata scattata? Progettava già la morte delle due persone a lui più vicine? Sapeva che avrebbe dovuto affrontare dodici anni ad Azkaban, dodici anni che l'avrebbero reso irriconoscibile?
Ma i Dissennatori non gli fanno niente, pensò Harry, fissando la bella faccia radiosa. Lui non sente gridare la mamma se si avvicinano troppo... 
I suoi pensieri tornarono a Jamie, doveva prendere lezioni da Lupin, imparare a respingere i Dissennatori, così non li avrebbero più perseguitati e l’avrebbe difesa. Da quando aveva visto la sorella esangue e priva di sensi con il braccio coperto di sangue, una rabbia si era impossessata di lui. Non si era mai sentito così, ma aveva giurato a sé stesso che sua sorella non si sarebbe mai più trovata in pericolo. Lui non avrebbe permesso a nessuno, né ai Dissennatori e tantomeno a Black, di farle del male.
Nella sua mente la figura di Black aveva assunto nuove forme da quel pomeriggio, prima gli interessava ben poco di quell’assassino, e nemmeno il fatto che desse loro la caccia lo aveva scosso. Ma era un amico dei suoi genitori, li aveva traditi e condannati a morte. Gli aveva negato la possibilità di conoscerli e di avere una vita normale, ed era il loro padrino. Harry era certo che questo ultimo particolare avrebbe ferito Jamie più di tutti gli altri; il suo carattere impulsivo non l’avrebbe affatto aiutata ad affrontare la cosa, e non avrebbe mai accettato di essere imparentata o anche solo legata a un traditore.
La conosceva abbastanza bene da sapere che a quel punto impedirle di cercare Black sarebbe stato impossibile, sarebbe passata sopra tutto e tutti pur di prenderlo.
Harry chiuse l’album e si stropicciò gli occhi, doveva prendere una decisione: doveva dire a Jamie quello che aveva scoperto, oppure tenerglielo nascosto?  Era davvero in grado di decidere per lei?
Non sapeva trovare una risposta, non si era mai trovato nella posizione di dover prendere una decisione per Jamie, non avendo genitori, erano sempre stati in grado di scegliere autonomamente e nessuno dei due si era mai intromesso a tal punto nelle decisioni dell’altro.
Si alzò scostando le tende e si avvicinò alla finestra, oltre al vetro ghiacciato riusciva a scorgere le fronde innevate degli alberi della foresta. Era inutile rimuginarci sopra, alla fine, non le avrebbe taciuto la verità, non col rischio che Jamie lo scoprisse da qualcun altro. Se non poteva proteggerla dalla verità, le avrebbe almeno risparmiato la vergogna di venirlo a scoprire da altri.
Avrebbero portato quel peso insieme, come sempre.








Tana del camaleonte:

Spero che questo aggiornamento non vi abbia deluso, so che non c'è molto, ma non ho potuto non dividerlo.
Nel prossimo capitolo, Jamie dovrà affrontare la verità (o almeno una parte) su Sirius Black e l'ira di Moccì, preoccupato per la salute di tutti i suoi 3 ventricoli cardiaci e della lucentezza delle sue squame. 
Ma, Jamie dovrà sopratutto sfuggire l'occhio indagatore di Silente, che il vecchio preside abbia già intuito la realtà dei fatti?

Bene, basta con le anticipazioni.

Fatemi sapere che ne pensate, lasciate un commento, anche se non me lo merito 

Eltanin

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Capitolo 17
*** In cui si scopre che le bugie semplici sono le più efficaci Pt. 2 ***


Ciao a tutti.

Eccommi qua con un nuovo capitolo, come sempre ringrazio sempre chi segue e legge questa storia.

E Moccì, dopo l'assenza dallo scorso capitolo, farà il suo ingresso.

Buona lettura



Jamie fissava, senza particolare interesse, un quadro di un malato che rinvigoriva grazie a una pozione. Dal suo letto non si vedeva la finestra e nonostante si sentisse meglio, un altro tentativo di alzarsi era fuori discussione. Madama Chips era stata categorica: se si fosse alzata dal letto se non per un naturale bisogno fisiologico, l’avrebbe incollata al materasso. Quella donna qualche volta la spaventava, era più che certa che sarebbe stata capace di farlo e un’altra umiliazione sarebbe stata troppo.
Una sensazione sgradevole le strinse il petto, la conosceva bene. Era una vecchia amica che di quando in quando tornava a trovarla in estate: la vergogna. A Hogwarts non le era più capitato di sentirsi così: lì non doveva sentirsi a disagio perché gli zii li mandavano a scuola senza pranzo o con i vestiti sporchi perché zia Petunia non aveva fatto in tempo a fare il bucato anche per loro.
Questa volta però, era di certo più grave, e non ci sarebbe stato nessuno zio maligno o cugino scimmione a poterle dare una giustificazione. Certo, agli occhi degli altri sarebbe risultata una vittima, forse un po’ incosciente, ma priva di colpe, eppure, sapeva bene che non avrebbe potuto mentire a sé stessa e sfuggire al suo giudizio. Aveva esagerato, si era fatta trascinare dal suo smisurato orgoglio, e aveva rischiato di perdersi per sempre.
Un paio di lacrime le scesero lungo le guancie, distolse lo sguardo dal quadro e decise di arrischiare a mettersi seduta, le piaghe da decubito non avrebbero alleviato il suo senso di colpa.
Si accarezzò l’avambraccio sinistro e alzò la manica del pigiama osservando la fasciatura.
I capelli sparsi sulla neve, la schiena bagnata.
 
Il gelo la faceva tremare
 
Lily scappa, prendi i bambini
 
Spostati sciocca
 
Un latrato spezzò le voci
 
Una fitta al braccio
 
Buio.
 
 Allentò le bende, Madama Chips non glielo aveva sistemato del tutto, i segni prendevano l’avambraccio, sembrava un morso: in alcuni punti i segni erano più profondi e la carne ancora strappata. Jamie sgranò gli occhi, aveva anche rischiato di diventare cibo per lupi.
Si stava sistemando le bende quando una massa fulva la investì in pieno petto, facendola ricadere sul letto. Jamie si ritrovò il muso schiacciato di Grattastinchi a pochi centimetri dalla faccia, mentre si acciambellava su di lei.
«Yo mi chiedo como puoi essere così stupida» lo strillo acuto, precedette la testolina verde brillante del camaleonte, con gli occhi che sembravano più grandi e sporgenti del solito. «Tu finisci in fin di vida e Yo como vengo trattato?!» sbraitò scendendo dal capo di Grattastinchi, che rimase a pesare su Jamie «Nessun riguardo, mollato in camera como un bibelot. Senza alguno che mi portasse àqui, ne que si curasse del mio stato»
Jamie sorrise, nonostante lo stato precario dei suoi timpani e passò un dito sul capo di Moccì per accarezzarlo «Perché qual è il tuo stato?»
Moccì per poco non fece un salto (cosa alquanto bizzarra per un camaleonte, vista la loro poca agilità senza l’appiglio di un ramo) «Yo rischio un triple ataque cardìaco, por colpa tua. Mocciosa ingrata» strillò isterico tremando tutto
«Oh, ti sei preoccupato davvero tanto per me, vero?» Jamie s’intenerì, alla fine le voleva bene davvero, «Mi dispiace di averti fatto stare in ansia, però potresti anche chiedermi come sto e smetterla di attaccarmi. Io-» s’interruppe di botto, vedendo Moccì riversarsi sulla schiena con le zampe all’aria, rigido con gli occhi aperti e immobili.
«Oddio...», toccò Moccì con un dito, ma il camaleonte rimase immobile «M-Moccì» Jamie boccheggiava totalmente nel panico, si tirò su, facendo scivolare Grattastinchi sulle sue gambe e avvicinò il viso al corpicino del camaleonte
 
«Potter, che diamine hai fatto a quell’occhio?» le chiese Madama Chips, mentre passava davanti al letto
«L’ho picchiato sul comodino...» borbottò Jamie, a braccia conserte, con le labbra imbronciate
«Oh, benedetta ragazza, non conosco nessuno con più lividi di te, ma evita di procurarteli almeno quando non voli» sbuffò Madama Chips, «Ti metterò su una bella pomata»
«Grazie, Madama Chips»
Due minuti dopo, Jamie aveva le mani a tappare il naso e un impasto denso e verdognolo sull’occhio «Potevi fartelo venire sul serio un infarto» , guardò storto l’esserino verde, intento a sgranocchiare un grosso ragno
Moccì la fissò di rimando, con gli occhi semichiusi, continuando placidamente a masticare il suo pasto «Te la sei buscada, ma lo siento, istinto animale»
«Ti sei finto morto, per la miseria!»
«Ho siempre avuto  sensibilidad por la recitaciòn» rispose impettito, ingoiando l’ultima delle otto zampe  del ragno
Jamie decise di non insistere, quel camaleonte possedeva tutti i sui difetti quintuplicati, per cui  continuare a discutere non l’avrebbe portata ad avere l’ultima parola.
«Perché Grattastinchi accetta di farti da carrozza?» gli chiese, osservando il gatto, che sembrava molto interessato al suo braccio fasciato. Il suo naso umido contro le bende le provocava un piacevole solletico.
Moccì, tirò in fuori il petto (per quanto è concesso ai camaleonti) e la guardò a testa alta «Yo provengo da una nobile stirpe, è claro che il gato riconosce la mia nobleza. Lo contrario di ti,mia nina huèrfana» disse lanciandole un’ occhiata offesa.
«Sì, dev’essere per la tua aria altolocata che Grattastinchi ha ignorato la catena alimentare» disse grattandogli la testa
«Ehi, dov’è il tuo chico?» le chiese salendo sul comodino
«Chi, Gabriel? Onestamente non lo so»
«Ahi dios mio, lo hai fatto arrabbiare di nuovo?» Moccì puntò un occhio su di lei, gli angoli della bocca tirati.
Jamie si appoggiò allo schienale «Forse mentire sul mio Patronus non è stata una buona idea, ma magari non se n’è accorto e-» si bloccò alla vista dello sguardo di Moccì, l’occhio puntato su di lei era immobile, la palpebra mezza abbassata e la pupilla assottigliata. Se avesse avuto le sopracciglia, sarebbero svettate in alto.
«Non mi guardare così» lo ammonì, mentre il camaleonte con la coda, muoveva la pila di dolci che le era arrivata «Io non mi ricordo quasi niente, magari è lo stesso per lui»
«Siempre la solita...»
«Senti, io davvero, non-»
«Buongiorno, Jamie». Jamie distolse lo sguardo da Moccì e vide il professor Silente, davanti al suo letto che le sorrideva «Salve, professore», tentò di rispondere al sorriso, ma aveva un nodo alla gola. Non era preparata ad affrontare Silente, non in quel momento.
«Noto con piacere che sei sveglia e sembri stare molto meglio. Come ti senti?» continuò il preside col consueto tono gentile, mentre si avvicinava al comodino. Moccì si scostò dai dolci, malvolentieri, arrampicandosi su Jamie «Ten cuidada, esto ha in mente qualcosa»
«Molto meglio, grazie signore»
«Ottimo, ci avete fatto prendere una bella paura, ma credo che lo spavento che avete avuto superi di gran lunga il nostro»
Jamie deglutì, detestava quando cominciava a divagare per cercare di coglierla alla sprovvista. «Sì, è stato orribile, davvero...è l’unica cosa che ricordo» chiuse gli occhi, facendoli diventare lucidi, stavolta non le serviva mentire sul terrore provato, ma la priorità era farlo capire a Silente.
«Naturalmente, è un’esperienza terribile, soprattutto per due ragazzi» disse Silente prendendo una bacchetta di liquirizia «Posso?» domandò a Jamie, alzandola
«Non ti fa un indagatorio?» le chiese Moccì perplesso
«Sì, signore, e purtroppo credo di non poterle dire nulla su quanto è successo»
«Oh, ma fortunatamente non serve» le disse Silente, sembrava sorpreso che non lo sapesse
«Il signor Asbury ha provveduto a raccontare a me e al ministro come si sono svolti i fatti»
Jamie non se ne stupì, Gabriel non era un Tassorosso spaurito e doveva aver congegnato una versione credibile, ma pensava che Silente avrebbe cercato informazioni da lei in ogni caso. Che stesse perdendo colpi, tanto da fidarsi di una bugia ideata da un tredicenne? No, impossibile.
«E come sta, Gabriel?» gli domandò. Se Silente non voleva esporsi, non l’avrebbe fatto nemmeno lei.
«Piuttosto bene, direi. Non c’è da preoccuparsi, ma potrai accertartene tu stessa quando verrà a trovarti» le sorrise Silente
«Non credo che verrà, dopotutto, non siamo così amici»
«Davvero? Non ne sarei così certa, se fossi in te» le disse lanciandole uno sguardo enigmatico «Ora ti lascio riposare, ma vedo che sei in buona compagnia» disse indicando Moccì e Grattastinchi, che era balzato sul letto;  si congedò con la liquirizia tra i denti e canticchiando un motivetto.
«Silente mi spaventa, non so davvero che gli passa per la testa» sibilò Jamie, mentre il gatto le faceva le fusa.
«Sta prendendo tempo» suggerì Moccì «Il nostro chico deve essere un bravo embustero, e a al tizio barbuto serve una vuestra distracciòn per beccarvi»
Jamie seguì la figura di Silente allontanarsi, Moccì aveva ragione. Se avessero scoperto le loro vere intenzioni, avrebbero anche rischiato l’espulsione, per non parlare di quello che si sarebbe detto in giro.
Doveva tenere duro fino a natale, a quel punto nessuno ne avrebbe più parlato, o quanto meno, la sua disavventura sarebbe passata in secondo piano, surclassata da qualche altra novità: se Eloise Migden voleva trovarsi il ragazzo, quello era il momento perfetto per farlo.
 Sperò che Gabriel venisse presto a trovarla, era necessario che fosse a conoscenza di quello che aveva detto per non rischiare di tradirsi, anche se l’idea di rivederlo la portava in uno stato di angoscia: aveva mentito anche a lui.
Jamie si prese la testa tra le mani, tutte quelle bugie cominciavano a non piacerle per nulla, ogni bugia che diceva ne generava altre e lei continuava a mentire, persino a Harry e ai suoi amici. Incredibile come i sensi di colpa spuntino sempre quando si è già ricoperti di Caccabombe fino al collo, forse perché finché va tutto bene, gli interessi degli altri passano in secondo piano. Tutte quelle bugie cominciavano a soffocarla e a starle strette.
Forse, almeno a Gabriel, avrebbe potuto dire la verità...se lo avesse fatto, sarebbe rimasto suo alleato o l’avrebbe messa nei guai? Sarebbe stato capace di far ricadere ogni colpa su di lei?
Jamie afferrò uno zuccotto di zucca dal comodino, il sapore dolce e la consistenza soffice del biscotto la alienarono per pochi secondi dal resto del mondo.
Gettò la carta sul comodino e la fissò per qualche secondo. Non avrebbe detto nulla nemmeno a Gabriel, si sarebbe inventata un’altra mezza verità, lui le avrebbe creduto e nessun’altro sarebbe stato in grado di smentirla.
Si sporse per  guardare l’orologio appeso al muro, erano le cinque del pomeriggio. Presto Harry e gli altri sarebbero venuti a trovarla.
Suo fratello si era comportato in modo strano, le nascondeva qualcosa, poco ma sicuro. Quello che la turbava però, era che Harry sembrava più stravolto di lei. Lasciò che Grattastinchi le si accoccolasse contro la schiena facendo le fusa, mentre Moccì era appeso al contrario sulla spalliera del letto con gli occhi chiusi e sembrava in meditazione.
Sirius Black aveva tentato di attaccarlo? Oppure Voldemort era tornato nei paraggi?
Passò l’indice sulla cicatrice, che ricordasse non le aveva fatto male, non nelle ultime settimane almeno.
Qualunque cosa fosse, non poteva essere nulla di buono, e se Harry le stava nascondendo qualcosa, conoscendolo, era solo per proteggerla. Sorrise amara, lui non architettava strani piani da mandare in fumo e non mentiva a chi voleva bene per i propri scopi.
Sentì uno strano verso alle sue spalle, si voltò appena, per vedere Moccì fare degli strani movimenti con la bocca: o stava soffocando, oppure russava.
Ridacchiò, dandogli un leggero colpetto e rischiò un dito quando Moccì fece per morderla. Per la prossima volta, si appuntò mentalmente di non aiutarlo affatto in caso di soffocamento.
Da cosa voleva proteggerla, Harry? Il viso scarno e incavato di Black le tornò in mente, ma se avesse attaccato suo fratello, Silente l’avrebbe avvertita e Harry sarebbe stato portato in Infermeria per accertamenti. No, se suo fratello fosse stato attaccato lo avrebbe senz’altro saputo, e poi, non lo aveva l’aria di uno appena uscito vivo da uno scontro.
Grattastinchi si strusciò contro la sua schiena e lo sentì accomodarsi meglio.
Beh, almeno non infastidisce Crosta se rimane qui con me. Al momento non reggerei un’altra lite tra Ron e Hermione.
Mise il braccio sano sotto il cuscino e con l’altro sistemò le coperte. I letti dell’Infermeria erano molto comodi.
 
Jamie non dormì a lungo, la luce del sole entrava ancora attraverso le finestre. Si girò sul fianco, la sedia accanto al letto era vuota.
«Madama Chips?» chiamò l’infermiera che stava sistemando delle boccette in un armadietto di fronte «è passato qualcuno a trovarmi?»
 L’infermiera continuò a lavorare «No, non ancora, Potter», poi si voltò verso di lei «Ma sono certa che verranno presto»
Jamie, sbuffò tirandosi a sedere, si guardò intorno: il comodino era pieno di dolci, ma non aveva fame, Moccì era ancora in meditazione e Grattastinchi sembrava sparito.
Non aveva nulla da fare
 Hermione, Ron, Harry, e nemmeno i gemelli, si facevano vedere e lei si stava annoiando a morte:  fissare il soffitto e studiare l’arredamento non erano i suoi passatempi preferiti.
Neanche il tempo le era amico: il cielo era sereno e il sole invernale risplendeva facendo luccicare i cristalli di neve. Non capitavano spesso giornate così, e a lei toccava stare sdraiata in un letto come una moribonda.
Tutta quella solitudine (era passata solo mezza giornata) e inattività la portarono a interessarsi al suo stato fisico, ponendo a Madama Chips, dubbi medici di seria importanza:
«Lei è certa che  restare a letto così tanto mi faccia bene, non rischio le piaghe da decubito?»
«Potter, quel tipo di piaghe vengono dopo mesi. E stare a letto, ti farà senz’altro bene»
Jamie si osservò le braccia, poco convinta, evitando di farle appoggiare sul letto, come se fosse infetto.
 
«Madama Chips»
«Sì, Potter ?»
«Secondo lei non è il caso che io prenda un po’ d’aria? Perché sono pallida quanto un Serpeverde»
Madama Chips, alzò gli occhi al cielo «Il tuo colorito va benone. Sei sempre stata un po’ pallida», girò i tacchi e tornò a catalogare i medicinali.
 
«è sicura che questo tonico debba essere verde? Perché mi sembra di ricordare che il suo colore fosse blu»
«Blu?»
«Una sfumatura tendente al turchese per l’esattezza»
«Potter, quel tonico lo produce il professor Piton»
«A conferma dei miei sospetti»
«Potter, bevilo tutto. Non voglio sentire storie»
«Jamie Potter, la bambina-che-è-sopravvissuta, muore a causa di un professore fintamente daltonico e un’infermiera scettica»
«Come, Potter ?»
 «Finito tutto» disse e posò la boccetta sul comodino
 
La mattina seguente Jamie aveva appena finito la colazione e stava leggendo gli ingredienti delle gomme bolle bollenti quando sentì la porta dell’Infermeria aprirsi. Harry?
«Ah, Asbury. Eccoti qua» Madama Chips oltrepassò a passo veloce il suo letto e il cuore di Jamie ebbe un sussulto «Vieni qui che ti visito», gli mise una mano sulla spalla e lo spinse a sedere sul letto accanto a quello di Jamie «Aspetta qua» si allontanò verso il suo ufficio e i due ragazzi rimasero a fissarsi.
Jamie non riusciva a pensare a nulla di concreto in   quel momento. Fissò la pila di dolci, in cui Moccì si era immerso e si sistemò i capelli dietro le orecchie. Alzò lo sguardo su di lui «Ehi, sei venuto» disse, si morse il labbro e abbassò gli occhi. È una frase così stupida che anche Goyle avrebbe saputo fare di meglio.
«Sì, Sono qui per un controllo», indicò Madama Chips e sorrise vedendo Moccì sbucare da dietro una confezione di Cioccorane « Come stai?»
 Jamie incontrò il suo sguardo «Bene. Potrei già uscire ma Madama Chips vuole tenermi qui ancora. Tu come hai fatto a farti dimettere subito ?»
«Mio padre è riuscita a convincerla, a patto che venga a fare dei controlli tutti i giorni»
«Perché ti sei fatto dimettere?»
«Stavo fisicamente bene, non ne avevo bisogno. Tu invece...»
«Ero solo svenuta, di nuovo». Madama Chips, tornò con in mano una boccetta che porse a Gabriel «Asbury, bevila tutta» gli ordinò
«Tuo padre ti ha fatto storie?»
«No, sa che è stato unincidente», Madama Chips prese la bacchetta e iniziò a farfugliare una serie di incantesimi. «Quel gatto è tuo?»
«No, è di un’amica, non so perché si ostina a restare qui» Jamie si strinse le spalle e guardò la punta delle scarpe di Gabriel
«È piuttosto brutto»
«Sì, ma non dirlo alla mia amica»
«Bene, Asbury. Abbiamo finito» disse e gli diede una pacca sulla spalla «Potter, tra poco vengo da te», si allontanò lasciandoli soli.
Jamie restò in silenzio finché il rumore dei passi non si sentì più «Silente è venuto qui ieri»
«Ti ha fatto domande?»
«No, ma credo sospetti qualcosa. Dobbiamo stare attenti»
 Gabriel annuì «L’importante è non fare passi falsi»
«Cos’hai raccontato?»
Sorrise bonario «Quello che farebbero due ragazzi incoscienti ma innocenti fino a prova contraria»
«E cosa hanno fatto questi due ragazzi?», al contrario di quanto aveva creduto, parlare con lui non era così terribile e sembrava ansioso quanto lei di sistemare la faccenda.
«Si sono incontrati alla Stamberga Strillante e volendo vederla dall’interno hanno scavalcato, hanno sentito dei rumori, non volevano farsi scoprire e si sono nascosti nel bosco»
«Piuttosto vago», Silente ci sarà cascato per davvero?
«I particolari rendono tutto troppo complicato» Gabriel si alzò dal letto «Mi ha interrogato subito dopo, ero, dovevo essere sconvolto. Una versione recitata come un compitino scritto lo avrebbe insospettito. Per questo non ho parlato del cane»
 «Ahi, come è ingenioso», il camaleonte divenne di un verde chiaro e se fosse stato in grado di applaudire lo avrebbe senz’altro fatto.
«Il cane?», Grattastinchi soffiò nervoso, come quando vedeva il povero Crosta. Jamie gli diede un buffetto sul muso «Grattastinchi»
«Non ti ricordi?»
«No, cos’è successo?»
«Un cane nero, molto grosso si è messo a girarci intorno mentre i Dissennatori ci circondavano. Sembrava pazzo, ululava e ringhiava, ti ha azzannato il braccio, e lo tirava» scosse la testa «Ho temuto che te lo staccasse. Poi ti ha mollato ed è corso via»
«Credevo fossero stati dei lupi»
«Non credo. Era un cane sono sicuro. Non so da dove sia spuntato, forse è di Hagrid»
«No, lui ha Thor e quel cane non attaccherebbe nessuno», fece dondolare i piedi,«Ti hanno dato una punizione ?»
«No», rimase in silenzio, «Non ti ricordi davvero nulla?»
Lo guardò negli occhi «Quanto basta per non volermi più avvicinare a loro»
 «Era peggio di come mi aspettassi»
 Jamie strinse i denti  e osservò il gatto annusarle la mano «Il tuo Patronus è un gufo, vero?», riportò lo sguardo su Gabriel
«Sì», Gabriel la osservò per qualche secondo «Non sei riuscita a produrre un Patronus»
Jamie abbassò lo sguardo «Qualcosa è andato storto» le guance le divennero rosse «Erano troppi»
«Non importa, comunque. Non dovevo proporti un’idea simile. Non a te, dopo quello che-»
Jamie alzò gli occhi e li puntò su Gabriel, strinse le lenzuola «Non sono debole», scandì ogni parola, quel concetto doveva essere ben chiaro.
«Non lo direi mai», alzò una mano
Jamie sbuffò e incrociò le braccia « E comunque, il tuo Patronus era completo, ma non ha funzionato granché o sbaglio?»
«La prossima volta andrà meglio»
Jamie sbarrò gli occhi e si alzò dal letto «Vuoi provarci un’altra volta?» gli andò vicino, sentiva un nodo alla gola «Sei impazzito» lo afferrò per il colletto e strinse le dita attorno alla stoffa « Non vedi com’è finita?»
Gabriel le prese la mano e la staccò dal colletto «Sì, appunto per com’è finita, devo riuscirci»
«Esto chico ha tendenze suicide?»
 Jamie spostò lo sguardo su Moccì per un secondo«Probabile» tornò a guardare il ragazzo «Gabriel, lascia perdere. Sai fare un Patronus completo, perché non ti basta?»
«Nemmeno a te sembrava bastare»
«Siamo stati stupidi» gli mise una mano sulla spalla « E dopo quello che è successo vuoi affrontarli ancora» Gabriel la guardò impassibile e restò in silenzio «Non sei una persona impulsiva, tu. Perché ci tieni tanto?»
«Se deciderò di riprovarci, lo dirai a qualcuno?»
«Sin duda» Moccì annuì deciso
«Dammi una buona ragione per non farlo»
«Uno màs tonto dell’altro» disse, tornando nella pila di dolci
«Asbury, cosa ci fai ancora qui?» Madama Chips arrivò alle spalle di Jamie che sussultò
«Le chiedevo solo come stava»
«Sì, ma adesso Potter deve fare i controlli, e non dovrebbe stare alzata» lanciò un’occhiataccia a Jamie «Per cui, fuori» disse indicandogli la porta. Madama Chips condusse Jamie a letto «E non muoverti di qua Potter, oh»
 Gabriel guardò Jamie diversi secondi e alla prima occasione buona si accostò al suo letto «Per ora non dirlo a nessuno ti prego» accennò un sorriso
Jamie annuì e Gabriel si allontanò non appena Madama Chips lo fulminò di nuovo «Non è orario di visita signor Asbury»
 
«Bien, è ovvio che non glielo lascerai fare, no?» le disse Moccì spuntando con la testa dalla pila di dolci
«Non voglio denunciarlo se posso evitarlo»
Il camaleonte puntò una lumaca appiccicata a una confezione di Api Frizzole «Ti gusta ancora il tonto rosso?»
Jamie arrossì e abbassò la testa, il viso sparì nascosto dai capelli «M-ma che dici?»
«Ahi Dios, è un sì. Non puedo arriesgar di perderlo!»
Jamie lo fissò accigliata «Puoi farti adottare da lui, se vuoi»
«Non pretiendo tanto, mi basta che te lo èsposi»
 
 Hermione alzò il viso dal tema di Aritmanzia «Harry, non devi andare a trovare Jamie oggi?»
«Sì, appena finisco il tema di Pozioni», Harry non la guadò nemmeno, interessato a come le fasi lunari influenzavano la distillazione delle pozioni
«Credevo avessi deciso di dirglielo»
 Harry alzò gli occhi per un secondo «Certo, ma devo finire il tema prima»
«Più aspetti, più rischi che lo venga a sapere da qualcun altro»
 Ron sbuffò e gettò la piuma sul tavolo «Hermione, chi vuoi che glielo vada a dire, non dovrebbe saperlo nemmeno lui»
«D’accordo, ma se per caso dovesse sentire qualcuno parlarne?»
«è in Infermeria», allargò le braccia «Chi vuoi che si apposti fuori dalla porta per discutere delle sue parentele?»
«Ron, non è questo il punto»
«Ma è una decisione che spetta a lui. Noi non c’entriamo»
 Hermione si zittì «Stavolta, forse, hai ragione...»
Ron restò a bocca aperta «Incredibile» si sporse verso l’amico « Harry, hai sentito? Mi ha dato ragione»
«Non farci l’abitudine, Ronald» Hermione, afferrò il libro di Aritmanzia e lo appoggiò sul tavolo «A proposito qualcuno ha visto Grattastinchi? È da ieri che non lo vedo»
Ron recuperò la sua piuma «Bene, magari è scappato»
 Hermione lo colpì in testa col libro di Aritmanzia «Ron!»
 «Ho solo detto “magari”», si massaggiò la testa e imprecò a bassa voce, per non farsi sentire da lei.
Hermione sbuffò e si voltò verso Harry, rimasto estraneo alla loro discussione. Era perso nei suoi pensieri, giocherellava con la piuma tra le dita. «Harry. Vai ti prego, Ti darò una mano col tema stasera»
Hermione...»
«Tanto lo vedo che non stai scrivendo nulla e più aspetti più avrai difficoltà a dirglielo»
«Amico, meglio che vai, sennò non la smette più»
«D’accordo», Harry buttò la piuma e chiuse il libro, e si alzò, diretto al Dormitorio.
 Ron si avvicinò all’amica «Hermione, dai una mano anche a me con pozioni, vero?»
«Assolutamente, no»
«Eddai, ti ho aiutato prima con Harry»
«No, primo, tu mi hai dato della rompiscatole e secondo speri che Grattastinchi sia scappato. Perciò arrangiati»
Harry stava tornando verso di loro, sottobraccio teneva il mantello appallottolato «Tanto me lo fa copiare Harry, vero?» gli chiese Ron
«Certo»
Hermione scosse la testa e imbronciò le labbra «Siete senza speranza»
 
 
Harry, era sulle scale del terzo piano, e l’album delle foto avvolto nel mantello dell’invisibilità. Non sapeva ancora come avrebbe detto a Jamie la verità su Sirius Black.
Jamie, ho scoperto una cosa a Hogsmeade: mamma e papà conoscevano Sirius Black e...No, così no. Non c’è un modo per farla entrare nella mia testa?
Jamie, ehm hai presente quello che i Dursley dicono sui nostri parenti? Non hanno tutti i torti perché il nostro padrino è un pluriomicida.
Forse è meglio partire dalle foto, se gliele faccio vedere e-
Harry si grattò la testa, era un disastro con queste cose. Hermione avrebbe fatto meglio a scrivergli anche un discorso oltre che a cacciarlo dalla Sala Comune.
Tanto in qualunque modo glielo dirò, la prenderà male, quindi tanto vale dirglielo come mi viene.
Se magari le portassi un dolce?
«Harry?»
«Professor Lupin», si voltò e vide Lupin raggiungerlo scendendo le scale. Era pallido e il viso segnato da occhiaie profonde.
«Jamie sta bene?»
Harry annuì «Sì, signore. Si è già ripresa in effetti, ma è ancora in Infermeria»
Lupin sorrise pensieroso «Sì, Madama Chips è sempre molto scrupolosa, ma ricordo bene quanto siano noiosi i ricoveri», allo sguardo interrogativo di Harry, si passò a disagio una mano tra i capelli «Da giovane ero più cagionevole»
 Harry indugiò un istante, osservò le occhiaie profonde di Lupin e il viso tirato e pallido «È per questo che prende quella pozione?», Harry continuava a pensare che qualunque cosa gli stesse dando Piton non lo stava curando.
«Sì, diciamo di sì» Lupin lo guardò serio «Harry, sei certo di voler ancora prendere lezioni contro i Dissennatori? Con quello che è successo» disse, lasciando in sospeso la frase
Harry rispose allo sguardo, gli occhi verdi brillavano di determinazione « Ne sono ancora più convinto, professore. Se lei vuole ancora» aggiunse con tono più educato.
Lupin sorrise «Te l’ho promesso», un paio di Tassorosso li superarono scendendo. Uno di loro era Cedric Diggory, che guardò Harry, fermandosi col suo amico sul pianerottolo. Lupin li seguì con lo sguardo «Ma non voglio trattenerti. Jamie ti starà aspettando»
Oppure starà facendo impazzire Madama Chips, sorrise Harry «Arrivederci, professore» disse, scendendo le scale, dove Cedric sembrava aspettarlo.
«Ciao, Harry»
«Cedric» lo salutò perplesso
«Volevo chiederti come sta tua sorella»,nel modo di parlare sembra Percy, solo un po’ meno pomposo. Chissà se tutti  i prefetti parlano così «Ecco, mi sembrava giusto chiedertelo»
Harry si infilò una mano nella tasca «Sta bene. La dimetteranno presto»,
Cedric fece un sorriso a trentadue denti «È una bella notizia. Allora la troveremo in campo alla prossima partita»
«Oh sì, puoi contarci»
 
L’incontro con Diggory l’aveva confuso, Fred e George avevano ragione, era davvero un damerino.
Buono, gentile, disinteressato e di bell’aspetto. Gli ricordava una di quelle bambole Babbane in grado di svolgere qualsiasi professione e con case e auto che le persone normali si sognavano.
Ormai era davanti alla porta dell’Infermeria, prese un respiro profondo e l’aprì.
«Non credevo che gli animali potessero capire così tanto di noi», Jamie spostò di una casella in diagonale una lumaca giallina «Insomma, hai addirittura imparato a giocare a scacchi»
«Yo soy especial», Moccì si voltò di lato e con la coda spinse un Calderotto blu in avanti di due caselle, contro una lumaca rossastra «Hai perso un’altra lumaca»
Jamie sbuffò e tolse dalla scacchiera  la gelatina, ma Moccì l’afferrò con la lingua portandosela in bocca «Moccì, così poi non ne abbiamo più per giocare»
«E yo ti ho detto che una partita e basta. E ne abbiamo già fatte due»
«Sì, perché tu hai voluto la rivincita», Jamie studiò attenta la situazione sulla scacchiera improvvisata, disegnata su una pergamena e spostò la lumaca regina (di color oro) di due caselle a destra
«Avevo menos empe ar», Moccì, mosse un calderotto viola, mangiando un’altra lumaca di colore verdognolo
«Perché te le sei mangiate, piccolo golosone. Ti verrà un indigestione»
«E tu te engorderai con tutti quegli zuccotti che hai devorato»
Harry restò a bocca aperta a fissare la scena: sua sorella intenta a sfidare a scacchi un camaleonte che per giunta sapeva giocare. Che razza di animali vendevano in quel negozio?
«Oh, ecco il sagre del tuo sangre», Moccì schiacciò la regina di Jamie con un calderotto nero «Jaque mate», con la lingua circondò una lumaca azzurra e se la mangiò, ingoiandola soddisfatto
Jamie fece il labbro tremulo «No ho perso», poi sorrise vedendo Harry «Ciao, fratellino»
«Moccì sa giocare a scacchi?» chiese indicando il camaleonte che divorava tutte le altre lumache sopravvissute
«Sì, non è fantastico» , Jamie saltellava sul letto entusiasta
«Ma come fa ?»
«Ahi, siediti. Ti conterò la mia triste historia»
«Una storia che parla di scacchi può essere triste?» chiese Harry. Moccì gli puntò entrambi gli occhi addosso, abbassando per metà le palpebre «La vuoi esccuchar o no?»
Harry alzò le mani e si sedette sul letto «Non me la voglio perdere», si portò vicino all’orecchio di Jamie «Devo prendere i fazzoletti?»
Lei gli diede un buffetto sulla spalla e sorrise, riascoltando di nuovo le vicende di Moccì.
«E così, annoiandomi a muerte lo osservavo giocare a scacchi dalla teca», sospirò «Era un bravo jugador» prese un respiro «Fine» alzò la testa, impettito e restando immobile
Jamie diede una gomitata al fratello «Applaudilo, svelto» e cominciò a battere le mani, seguita controvoglia da Harry, che non capiva come una semplice domanda potesse portare a una storia biblica lunga un’ora.
Moccì quasi si ribaltò nel fare un inchino, l’anatomia dei camaleonti è sfavorevole in certi casi, ma riacquistò subito l’equilibrio «Gracias, gracias»
Si avvicinò a loro fissandoli con gli occhi più sporgenti del solito «Non ve siete emocionadi?»
«Sì, certo. Talmente tanto che le lacrime facevano fatica a uscire» gli disse Jamie, Harry la guardò perplesso per un attimo, poi annuì con forza
«Potter, cosa ci fai tu qui?», Madama Chips arrivò, con in mano diverse bottigliette di tonici
«Sono ricoverata, non ricorda?» le disse Jamie, mentre Moccì le saliva sulla spalla
«Non tu» sbottò Madama Chips «Tuo fratello. Questo non è orario di visita»
Harry sospirò, rigirandosi l’album, avvolto nel mantello, tra le mani «Va bene, me la lasci solo salutare»
«Cinque minuti», Madama Chips, li superò, camminando spedita verso il ripostiglio
Harry, si avvicinò a Jamie e le diede il mantello «Appena hai campo libero stanotte vieni nelle cucine. Ti aspetto lì»
«Un incursione notturna. Ci sto», prese il mantello e Grattastinchi balzò sul letto, facendo le fusa a Harry
«Ah, ecco dove ti eri cacciato» gli accarezzò la testa e il gatto soffiò beato
«Riportalo a Hermione. Di notte scappa non so dove»
Harry fece per sollevarlo, ma Grattastinchi sgusciò via, appiattendosi sul letto e miagolando in segno di protesta «Mi sa che non vuole venire. Ci vediamo stasera»
Jamie annuì «Voglio una torta al cioccolato»
«E yo delle saltamontes»






Tana del camaleonte:

Bibelot: gingillo- soprammobile
Alguno: nessuno
Ataque cardiaco: infarto
Buscada: cercata
Lo siento: mi dispiace
Nobleza: nobiltà
Nina Huerfana : bambina orfana
Ten cuidada: stai attenta- all'erta
Embustero: Bugiardo
Sin duda: senza dubbio
Màs: più
Arriesgar: rischiare
Empe ar: pedine
Engorderai: ingrasserai
Jaque Mate: scacco matto
Escuchar: ascoltare
Saltamontes: locuste

Chiedo scusa per la moltitudine di termini, ma non sapevo quali potessero essere intuibili o no e nel dubbio li ho messi tutti. Come sempre se ho sbagliato qualche parola, vi prego, ditemelo e la correggerò subito.

Bene, spero che vi sia piaciuto questo capitolo, nel prossimo Harry dovrà mettere Jamie al corrente di tutto e non ci saranno imprevisti di sorta a salvarlo.
Gabriel sembra deciso a ritentare coi Dissennatori, nonostante persino Jamie si sia presa un bello spavento. Perchè? La risposta non tarderà molto ad arrivare e presto saprete quasi tutto sul nostro Serpeverde. 
Moccì sa giocare a scacchi, lo ha imparato dal suo vecchio padrone inglese, guardandolo dalla teca, perchè si annoiava. Ron avrà un valido sfidante d'ora in poi.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se un po' corto e più o meno di transizione, fatemi sapere che ne pensate, mi raccomando.

Eltanin

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Capitolo 18
*** In cui qesta torta alla melassa batte quella della Signora Weasley ***


Ciao a tutti!
 
Ringrazio come sempre chi legge e segue questa storia, e midnight589 per aver recensito.
 
Spero che questo capitolo vi piaccia.
 
 
 
Il grande orologio a pendolo aveva suonato dodici rintocchi, prima che Madama Chips smettesse di venirla a controllare ogni mezz’ora. Jamie prese il cuscino e lo infilò sotto le coperte, per una forma umana credibile le adolescenti furbe sanno che ne servono due, ma per la sagoma di Jamie uno bastava e avanzava. Ne rubò un altro da uno dei letti, usandolo come normale cuscino. Grattastinchi non c’era, come al solito se l’era svignata. Jamie, diede un buffetto sul fianco a Moccì, che dormiva appeso sulla spalliera del letto, la pancia più gonfia del solito toccava il ferro freddo e dalla sua bocca uscivano borbottii. I dolci gli piacevano troppo.
Jamie si infilò il paio di jeans che indossava a Hogsmeade: erano macchiati di terra sulle ginocchia ed erano strappati sulla caviglia e vicino alle tasche, ma per quella sera sarebbero andati bene.
Si buttò il mantello sulle spalle e si avvicinò alla spalliera, ma stando attenta a stare fuori portata dalla lingua di Moccì «Sicuro di non voler venire?», il camaleonte continuò a dormire beato, Jamie alzò le spalle e scomparve sotto il mantello.
 
Camminava lungo il primo piano, dalle vecchie tubature, capaci di contenere un Basilisco, provenivano stridii, simili ai lamenti di Mirtilla Malcontenta; i soggetti dei quadri russavano beati, nascosti dal buio, solo da un quadro con delle candele accese proveniva luce: un piccolo gruppo di maghi, riunito in una taverna, giocavano a carte e bevevano. Jamie se lo ricordava bene, una notte le avevano offerto da bere e lei si era soffermata a guardarli giocare, finché non si era ritrovata davanti Mrs Purr ed era stata costretta a correre come una pazza fino alla Sala Comune per non farsi prendere da Gazza, da quel momento aveva imparato a portare sempre con sé il mantello.
Un brivido di freddo le percorse la schiena e sentì alle sue spalle una risatina acuta. Si voltò, ritrovandosi contro un naso adunco appuntito e azzurrognolo e un ghigno malefico «Oh, oh. Potterina, va in giro da sola di notte»
«Pix, pestifero di un Poltergeist» disse tra i denti «Esci dal mio mantello» cercò di scacciarlo spingendolo via con la mano
«Potty-Potterina, mi vuole cacciar via?», lo spettro fece una capriola e i piedi le trapassarono la testa.
Jamie sbuffò e ricominciò a camminare, nonostante la presenza del Poltergiest le ghiacciasse la schiena «Pix, non ho davvero tempo per te. Va’ a dar fastidio a Gazza»
Il Poltergeist ridacchiò «Pix ha già riempito d’olio il secondo piano» scoppiò in una risata acuta «e woahm» con la mano mimò il gesto della scivolata « il vecchio è scivolato col gatto per tutto, tutto il corridoio»
« Bè, allora vai a fare qualcuno dei tuoi danni da un'altra parte»
Pix rise e le afferrò i capelli, li tirò come se fossero redini, «Potty non sa in che guaio si caccia a girare in queste notti.»
Jamie si voltò «Piton è qui in giro?»
«Non è del pipistrello che devi aver paura»
Jamie si fermò «E di chi allora?», se Sirius Black era rientrato nel castello, bisognava chiamare Silente
Il viso di Pix si allungò e si strinse, sulla pelle azzurrognola lucida comparvero dei peli. Pix ululò «Il pazzo lupo, è nel castello, il pazzo lupo è nel castello.»
«Un lupo?»Un altro dei suoi sciocchi giochetti.
Il sorriso del Poltergeist si allargò «Se Pix apre la porta lui esce, quello si è un bello scherzo»
Jamie prese la bacchetta e la puntò contro il naso del Poltergeist «Pix, evapora»
Pix le lasciò i capelli, si coprì la faccia con le mani e le fece una pernacchia, poi attraversò il mantello, sparendo dietro il muro.
Jamie osservò il punto in cui Pix era sparito e gli fece una linguaccia «Stupido Poltergeist»
 
Harry osservava la mappa aperta sul tavolo, il nome di sua sorella si era fermato in un corridoio vicino alle scale del primo piano, accanto al nome di Pix.
«Signorino, vuole un po’ di torta di zucca ?» un elfo si era avvicinato e inchinato fino a toccare terra con la punta del naso
«No, grazie»,
«E un altro dolce?» l’elfo abbassò le orecchie «Una cioccolata calda, forse?»
Harry sorrise «Prepara una fetta di torta al cioccolato, per favore. E magari» si arruffò i capelli «Sì, anche una cioccolata, e» si massaggiò il collo
«Sì. Signorino?»
«Quando mia sorella entra, dopo chiudete le porte»
L’elfo lo guardò perplesso, anche se annuì e Harry tornò a guardare la mappa, la mano chiusa a pugno picchiettava sul tavolo. Il puntino di Pix era sparito, sua sorella aveva ripreso a camminare, era vicina alle scale.
 «Fatto il misfatto», chiuse la mappa e si alzò per infilarla nella tasca posteriore dei jeans. Afferrò l’album che aveva abbandonato sulla sedia a fianco e lo aprì: suo padre gli sorrise mentre faceva volteggiare sua madre nelle loro divise da Grifondoro. Jamie le aveva sistemate tutte in ordine cronologico, anche se quelle fatte con Ron e Hermione le aveva incollate come capitava. Harry voltò qualche pagina, intravide la foto del matrimonio e voltò di nuovo pagina: sua madre rideva, teneva in braccio un gatto nero e suo padre, sporco di fuliggine, indicava euforico la casa alle loro spalle. La casa che Voldemort aveva distrutto.
No.
La casa che Sirius Black aveva distrutto e tradito. Le dita si strinsero contro la copertina rigida dell’album. Picchiò il pugno sul tavolo.
Un elfo che passava lì accanto sussultò, anche se non fece domande e continuò a pulire il pavimento.
La porta delle cucine si aprì, e Harry alzò lo sguardo, ma sentì solo il rumore dei passi, gli elfi domestici si guardavano intorno confusi.
Jamie si tolse il mantello «Ciao, fratellino. Ciao piccoli elfi»
«Buonasera, signorina», uno di loro andò a chiudere la porta e sorrise a Harry, orgoglioso di aver portato a termine il compito
Jamie si sedette sulla sedia a fianco «Sei in vena di nostalgie stasera?», aggrottò le sopracciglia e indicò l’album.
«No, è solo che» sfogliò un’altra pagina «ti volevo parlare di una cosa»
Jamie annuì, «Grazie», due elfi avevano portato un paio di fette di torta e della cioccolata  e lei non aveva occhi che per tutti quegli zuccheri; Madama Chips glieli aveva vietati per non sovreccitarla troppo. Aveva i dolci sul comodino, ma non erano buoni quanto una torta.
«Mangia la torta, poi ti dico»
Jamie rimase con la forchetta a mezz’aria « È la stessa cosa per cui eri sconvolto e bagnato?»
Harry annuì e continuò a girare le pagine dell’album
«Mirtilla Malcontenta ti ha proposto di uscire, tu gli hai detto di no e ti ha fatto esplodere un tubo in faccia. Lei insiste ancora e non sai come tirarti fuori?» disse tutto d’un fiato
Harry si trattenne dal ridere «No, e Mirtilla non ha una cotta per me»
«Ah, secondo me sì. Fossi in te starei attento», lo guardò e sorrise furba «Potrei aver appena fatto una predizione»
«Mangia la torta»
«Hai fatto amicizia con la piovra gigante e adesso vuoi adottarla?» Jamie ingoiò in boccone di torta e un pezzo cadde sul piatto «No sai, te lo dico perché sarebbe dura portarla a casa»
Harry  abbassò la testa e stropicciò gli occhi «Jamie, basta» sospirò «Non ci arriverai, per cui finisci la torta»
Jamie lo guardò per qualche secondo e si morse il labbro «Non mi va più la torta» spinse via il piatto «Dimmi cosa c’è che non va»
«Ma tu volevi quella torta»
« Sì, ma mi stai facendo spaventare. E adesso parli», il fratello rimase in silenzio, «Forza»
 Harry scosse la testa « È difficile, ok?»
«O porca miseria, è Sirius Black. Si tratta di lui, vero?» gli prese il braccio «Ti ha attaccato, minacciato. Cos’ ha fatto?»
«Si tratta di lui, sì. Ma non mi ha attaccato, né fatto niente», Jamie tirò un sospiro di sollievo, «È una cosa che ho scoperto» Harry spostò l’album davanti a lei e tornò indietro fino alla foto del matrimonio.
«È il matrimonio di mamma e papà» disse Jamie «L’ho vista un sacco di volte», Harry le indicò l’uomo dai lunghi capelli neri accanto a James «Lo riconosci?»
Jamie avvicinò il viso, e strizzò gli occhi «Oh, cavolo» guardò la foto per diversi secondi «Ma è Sirius Black, quello?»,
«Proprio lui»
«E cosa ci fa al loro matrimonio, erano così amici?» alzò gli occhi su Harry, in cerca di risposte «Dannazione, cos’è il loro testimone?» fissò di nuovo la foto «Harry?»
«Sì, è il loro testimone, a quanto pare erano molto amici» le disse atono
Jamie restò a bocca aperta «E tu questo come lo sai?»
«A Hogsmeade, ai Tre Manici Di Scopa. Ho origliato, per caso, un discorso tra alcuni professori» fece un respiro, le parole gli uscivano a fatica «Papà e Sirius erano molto legati a scuola, come fratelli»
«Cavolo, non me l’aspettavo» tamburellò con le dita, sul tavolo «Ma poi Black sarà cambiato. Non si saranno più frequentati, no?»
«No, Black lavorava per l’Ordine e sono rimasti amici.»
Jamie aggrottò la fronte «Ma, quindi quando è diventato...»
«Lo è sempre stato, faceva il doppiogioco»
«Che bastardo» prese un altro boccone di torta « Bé, però poi è stato arrestato, non aveva ammazzato tredici Babbani?»
«E un mago: Peter Minus, anche lui era amico di mamma e papà. Lo era andato a cercare dopo che aveva» chiuse gli occhi e scosse la testa
«Cosa?» lo incalzò, Jamie. Non capiva dove volesse andare a parare con quel discorso.
«Dopo che aveva tradito mamma e papà»
«Harry, in che» lasciò cadere la forchetta «Di cosa stai parlando?»
«Silente, sapeva che Voldemort li cercava, così ha detto a mamma e papà di nascondersi e di usare l’incato fidelius, che-»
«So cos’è,» lo interruppe con un gesto secco della mano «Io e Hermione ne abbiamo letto per caso. Chi era il custode?»
 Harry la guardò «Sirius Black»
Jamie boccheggiò, strinse i pugni, non parlò per diversi secondi. «Allora è colpa sua» strinse i denti «Lui ha detto a Voldemort dov’eravamo» le lacrime le scesero lungo le guance
Harry annuì «E c’è anche un’altra cosa», il respirò accelerò
«Tutti quanti lo sapevano» abbassò lo sguardo «Ecco perché ci continuavano a dire di non andarlo a cercare» lo ripeteva come una litania
«Jamie»
«Lo voglio morto», disse guardandolo, le unghie segnavano la carne dei palmi delle mani
«Lui è» si bloccò, incapace di continuare e mise goffamente la sua mano su quella di Jamie «Anche il nostro padrino»
Jamie sbarrò gli occhi e si alzò dalla sedia, «Come hai detto?» le mani le tremavano
Harry le andò vicino «Sirius Black è il nostro padrino»
«Quel pluriomicida assassino traditore ha potere legale su di noi?» alzò il tono di qualche ottava, gli elfi sussultarono e i più scomparirono
«Ah, non credo che voglia adottarci», tentò di sdrammatizzare
Jamie assottigliò gli occhi e lo fissò «Non è questo il punto». Si portò una mano al petto e si piegò su sé stessa «Mi manca il respiro»
Harry la abbracciò «Ok, fa respiri profondi. Va tutto bene» le diede delle piccole pacche sulle spalle.
«No che non va tutto bene» Jamie lo scansò, le lacrime le scendevano lungo le guance e tratteneva i singhiozzi che le scuotevano il petto «Lui» un singhiozzo le salì in gola «Loro si fidavano. Lo hanno» prese un respiro «Li ha traditi, era loro amico. Come ha potuto?»
Harry la prese per un braccio e la tirò a sedere «Non lo so» le mise davanti la tazza di cioccolata ancora fumante «Bevila, dai»
Jamie passò una manica sugli occhi e tentò di calmare i singhiozzi «Adesso offri cioccolato come Lupin?»
«A quanto pare fa sentire meglio» si sedette di fianco a lei e le mise un braccio intorno alle spalle «Stai, ehm, bene?»
«Sai, quando ho letto dei Dissennatori, credevo che nessuno meritasse il loro bacio. Ma Sirius Black» fissò il fumo salire dalla tazza «Lo voglio vedere ridotto così»
Harry la guardò «Bè quando lo prenderanno, finirà così»
Jamie portò la tazza alle labbra «O quello o la morte»
Harry strinse di più la presa sulla sua spalla, anche lui lo aveva giurato a sé stesso quando lo aveva scoperto e, anche se a mente lucida non aveva nessuna intenzione di andarlo a cercare, una parte di lui urlava ancora di vendicarsi «Se ci venisse a cercare, saremo pronti», ed era vero. Se Black si fosse fatto rivedere, allora avrebbe pareggiato i conti.
«Non ti senti tradito, Harry?»
«Da chi?»
«Tutti sapevano e ci hanno mentito. Tutti: Silente, la McGranitt...Sapevano che quel mostro» chiuse gli occhi un istante «Non ce l’hanno detto»
«Credo fosse per proteggerci»
«Una comoda scusa»
«Jamie»,Harry la scrutò preoccupato
«Cosa?» scansò la sua presa «Gli adulti pensano sempre di fare la cosa giusta, ma non la fanno mai»
«Non è questo il punto. È meglio far finta di niente»
«Come sempre»
«Jamie»
«No, taci», serrò la mascella «Quel Black è il nostro padrino, ha fatto uccidere mamma e papà. Lo dovevamo sapere»
«Ma-»
Jamie si alzò dalla sedia «Pensala come vuoi, ma non cambia quello che hanno fatto e quello che sappiamo. Avrei dovuto cercare lui e non i Dissennatori»
Harry alzò lo sguardo su di lei «Come scusa?» le si avvicinò piano «Cos’hai detto?»
Jamie deglutì «Niente»
«Sei andata a cercarli?», alzò la voce, incredulo
Jamie chiuse gli occhi, si torturò il labbro coi denti « Non intendevo quello» le labbra le tremavano.
«Sono andata lì per caso, ho seguito un serpente» le fece il verso «Ma come ho fatto a cascarci, era ovvio che-» si massaggiò le tempie
«Harry, no. Non è-»
«Colpa tua?» la fissò con astio «Stai dicendo che è colpa di quell’altro?» le chiese in tono di sfida
«No, ma-»
«Ma cosa, Jamie?» la incalzò «Cosa? Tu non» diede un calcio alla sedia «Perché non pensi prima di fare le cose. Perché devi sempre essere così idiota» le urlò contro
Jamie strinse le labbra, gli occhi puntati sul fuoco nel camino accanto «M-mi dispiace»
«Sì, a te dispiace sempre dopo, Jamie. Perché devi ferire sempre qualcuno?»
«Ero solo io quella in pericolo, ho rischiato io», le lacrime le rigavano il volto, con le mani si stringeva le braccia
«Pensi solo a te, sei incredibile. Se» prese un respiro «Io potevo non vederti più» la afferrò per un braccio «Potevi morire o peggio, e come sarei stato io, poi?»
Jamie si azzardò a guardarlo «Scusa, mi dispiace. Davvero»
Harry si allontanò « Pensi sempre solo a te»
«No, io» gli andò vicino «Io volevo solo difendermi dai Dissennatori non»
La guardò sprezzante «Oh, certo. È per questo che li hai cercati»
«Era», Basta bugie «Volevo mettermi alla prova»
«Dovevo immaginarlo. Come al solito la tua» allargò le braccia «Cos’è, sete di gloria, cosa?»
Jamie sgranò gli occhi «Harry, pensavo di farcela. Non credevo che fosse-»
«Ho chiesto a Lupin di darci lezioni, Jamie. Perché non ti bastava?», aspettava la sua risposta a braccia conserte, in silenzio
«Non ci avrebbe mai fatto esercitare con un Dissennatore vero» disse flebile
«Ma sei» batté un pugno sul tavolo «No, me vado, non voglio sapere altro»
Jamie gli corse dietro «No, no Harry. Ti prego ascolta, non essere arrabbiato»
Harry la scansò in malo modo e spinse la porta, che restò bloccata «Aprite questa maledetta porta» urlò
Un elfo si materializzò davanti alla serratura e con uno schiocco di dita la porta si aprì
Harry si fiondò fuori, ignorando i richiami di Jamie che gli stava dietro. Si lasciò raggiungere «Lasciami in pace» scandì stringendo i denti. Jamie fece un passo indietro e lo vide salire le scale. Si buttò sulle spalle il mantello e si accasciò contro il muro esterno della Sala Grande.
Avrebbe dato qualsiasi cosa, per non averlo detto. Ora Harry era in collera con lei e non era una discussione come le altre. Il mattino dopo non si sarebbero sorrisi mettendo da parte tutto.
Prese la testa tra le mani e si dondolò piano.
Un miagolio spezzò il silenzio nell’atrio, Jamie scattò in piedi, spaventata. Che fosse Mrs Purr ?
 Il mantello le scivolò, cadendo a terra.
Grattastinchi la fissava con i suoi occhi gialli e il muso schiacciato. Jamie gli sorrise tra le lacrime, accucciandosi davanti a lui «Grattastinchi, ma da dove sei arrivato?» il gatto le si avvicinò e Jamie gli grattò la testa.
Grattastinchi miagolò di nuovo, strusciandosi contro la sua mano e le si arrampicò sulle ginocchia, gli occhi gialli sembravano torce nel buio dell’ingresso «Gatto, ho combinato un casino», Grattastinchi piegò la testa di lato e Jamie lo prese in braccio «Vieni, torniamo in Infermeria»
Jamie tenne il gatto con un braccio, mentre con l’altra mano recuperava il mantello, scomparve sotto di esso e se lo sistemò per impedire anche ai piedi di essere visibili. Grattastinchi si accomodò meglio sul braccio, appoggiò la testa sulla spalla e le leccò la guancia, «Dopo questo prometto che ti difenderò da Ron»
Jamie rientrò in Infermeria, Madama Chips sembrava non essersi accorta di nulla, per fortuna. Si tolse il mantello e Grattastinchi balzò giù e raggiunse il letto
«Ehi, dònde sei stata?», Moccì era sulla spalliera del letto
Jamie si asciugò le lacrime « Nelle cucine, lo sapevi», buttò un cuscino sul letto accanto e s’infilò sotto le coperte
Moccì le scese sulla testa, le camminò sul viso e poi si fermò sul petto, per guardarla in faccia « tu stai llorando?» con la coda passò sulle guancie
«Perspicace», altre lacrime apparivano agli angoli degli occhi
Moccì arricciò le labbra e sbuffò «Què ha pasado ?»
Jamie soffocò un singhiozzo nelle coperte «Harry ha scoperto tutto»
«Ahi, brava tonta» continuò a passare la coda sulla guancia di Jamie «Lo creo che è arrabbiato», Jamie non rispose, continuava a piangere. Moccì si tirò indietro «Ahi Dios, i monsoni non mi mancavano, pero» la colpì sul naso con la coda «Smettila di piangere o morirò annegato»
«Ma-»
«No, ma. Tu ora la smetti, porque tanto tuo hermano è talmente tonto che ti perdona in un paio di giorni»
«Oh, grazie, Moccì»
«Anche se non te lo meriti»
«Non potresti consolarmi come fa Grattastinchi?»
«Yo non ti lecco, sappilo», Jamie alzò gli occhi al cielo «E poi il gatto non è mica disinteressato»
«Cioè?»
«Ahi non so. Non capisco tanto quando habla»
Jamie osservò Grattastinchi che già dormiva «Non credo che un gatto possa organizzare complotti»
«Fino a oggi non credevi nemmeno che sapessi giocare a scacchi»
Jamie guardò di nuovo Grattastinchi «Comunque credo che sia un gatto buono, mi ha consolata»
«Ahi, dios, se ti applaudiva mentre facevi acrobazie su quel bastone torto lo credevi bueno uguale»
«Non è vero»
«Sei troppo facile da lusingare»
«Sta tranquillo, sono al sicuro dal fascino dei gatti»
«Buono a sapersi»
 
Jamie non si sentì rincuorata dallo scambio di battute con Moccì, che per un attimo l’aveva tranquillizzata, facendole pensare alla lite con Harry come a un incomprensione di poco conto.
I malati dei quadri non emettevano flebili lamenti come di giorno, Grattastinchi si stiracchiava ogni tanto nel sonno e Moccì dormiva, immobile come una statua, senza parlottare nel sonno come faceva di solito.
Si sentiva estraniata, come sospesa in un'altra dimensione in cui non aveva contatti con nessuno. Sul muro di fronte, un’ ombra lunga e sottile affiorava da un paravento come se qualcuno fosse nascosto, in attesa di attaccare.
La inquietava.
Sì rigirò sul fianco e si convinse che se ci fosse stato un pericolo, Grattastinchi se ne sarebbe accorto.
Chiuse gli occhi, e l’angoscia per quello che era successo tornò a perforarle l’animo.
Si mise seduta sul letto, un spiffero la fece rabbrividire e tirò le coperte per coprirsi fino al petto. Non sarebbe riuscita ad addormentarsi, non finché non fosse riuscita a elaborare tutto quello che era successo.
Credeva di dover incolpare solo Voldemort per la morte dei genitori, ed era così facile odiarlo. Lui era il cattivo, sempre e comunque. La sua malvagità non destava alcuna sorpresa, solo dolore.
Black, però, era una figura ancora più minacciosa e terribile. Una tremenda ombra che incombeva sulle loro teste. Lui era stato uno di loro, aveva scherzato e riso con loro, erano stati amici. Si era integrato così bene da nascondere la sua vera natura, poi, al momento opportuno, aveva distrutto chi si era fidato di lui.
Come il peggiore dei serpenti.
Era loro amico, e li aveva venduti.
Gli avevano affidato la loro vita e i loro stessi figli.
Artigliò le coperte stringendole al petto, il battito accelerato, lo sguardo immobile sul dorso fulvo del gatto «Che schifo», mosse appena le labbra.
 
Madama Chips, prese il vassoio che un elfo aveva portato dalle cucine, e andò a portarlo alla paziente «Santo cielo, Potter. Hai un aspetto orribile», l’infermiera appoggiò il vassoio sul comodino e posò una mano sulla fronte di Jamie «Non sembri avere febbre. Ma di certo non sei migliorata», osservò il colorito ancora più pallido del solito, le occhiaie scure e gli occhi gonfi «Non puoi esserti presa un influenza» le prese il polso per sentire il battito «Potter, non è che sei uscita stanotte, vero?» la guardò dall’alto in basso e portò una mano sul fianco.
«No, Madama Chips», lo sguardo perso nel vuoto e la testa inclinata di lato. Non aveva chiuso occhio che un’ora fa, e ora si sentiva vuota e debole.
«Forse è influenza, allora» prese il vassoio sul comodino e lo fece levitare all’altezza del petto di Jamie «Fai una bella colazione, Potter, poi ti sentirai meglio»,e uscì dall’Infermeria, diretta alla Sala Grande a fare colazione.
« Che frìo», Moccì zampettò fino alle gambe di Jamie «Ahi dios, tu cara da asco»
«Non ci ho capito nulla, ma non era un complimento mi sa», Jamie prese la tazza calda tra le mani e bevve un sorso di tè
«Bah, detesto gli aspetti malsani»
 
Il vassoio era stato appoggiato sul comodino, la fetta di torta e il porridge non erano stati toccati. Jamie era sdraiata sul letto, Madama Chips le aveva dato un altro tonico e un pezzo di cioccolato, ne aveva un armadietto pieno da quando i Dissennatori erano a scuola.
Jamie aveva finto di sentirsi meglio, non voleva che Madama Chips la tenesse un altro giorno sotto osservazione. Lì dentro non avrebbe mai trovato un modo per fare pace con Harry.
 
«Jamie, vieni giù con noi?» chiese Hermione, mentre stava uscendo dal dormitorio insieme a Calì e Lavanda.
«No, devo portare questa lettera in Guferia», alzò la busta, e prese la borsa dal letto
«Allora se vuoi ti accompagno e salutiamo qui Calì»
Jamie si voltò verso la compagna «Già parti?»
Calì annuì «Sì, i miei sono venuti in anticipo, andiamo in India dai nonni»
«Sì, che fortunata. Noi non andiamo mai da nessuna parte» disse Lavanda abbracciando l’amica «E poi mi molli qui da sola»
 Jamie aggrottò le sopracciglia «Ma domani non c’è il treno per la King’s Cross?»
Lavanda incrociò le braccia «E quindi, non può mancarmi lo stesso?» le lanciò un’occhiataccia «Vieni Calì i tuoi ti staranno aspettando»
«Hai ragione», si voltò verso Hermione e Jamie «Buon natale, ragazze», Lavanda le prese la mano conducendola fuori
«Grazie, anche a te» disse Hermione
«Fai buone vacanze», Jamie la salutò con la mano «Con Lavanda non riesco mai a farne una giusta» ridacchiò, non che le dispiacesse farla arrabbiare.
 
«A chi devi mandare questa lettera?» le chiese Hermione, mentre salivano le scale della Guferia
«Al negozio di scope a Diagon Alley»
«Per la scopa di Harry?»
 Jamie annuì «Per la scopa di Harry», entrarono in Guferia. Edvige planò sul suo braccio e le beccò la guancia con fare affettuoso, Jamie l’accarezzò «Mi spiace ma non posso usare te, Edvige» la civetta si ritrasse racchiudendo le ali e arruffò le piume «Non fare così. Harry non lo deve sapere»
Jamie chiamò un gufo dalle piume scure e gli legò la lettera alla zampa «Fai in fretta, mi raccomando»
Edvige bubulò e batté due volte le ali «Lo so che tu sei più veloce», Jamie tirò fuori dalla tasca uno dei biscotti preferiti dalla civetta. Edvige lo prese nel becco e volò su una trave.
« Jamie, mi spieghi cos’avete tu e Harry?», Hermione si sedette su un muretto
«Che Intendi?»
«Sono due giorni che non vi parlate. Credi che io e Ron non ce ne siamo accorti?»
Jamie sospirò «Abbiamo solo avuto una discussione»
«Jamie, non voglio insistere, ma è strano. Tu e Harry non vi siete mai tenuti il muso per così tanto»
«Già» rimase in silenzio «Ma vedrai che con questo regalo mi perdona subito» le sorrise «Dai, andiamo. È quasi ora di pranzo»
«Oh, Ron si starà già lamentando che siamo in ritardo»
 
Hermione e Jamie scesero fino alla Sala Grande, dove Ron e i gemelli avevano tenuto loro i posti.
Jamie si sedette accanto a George che le arruffò i capelli «Ehi, dov’è Harry?»
George e Fred si guardarono «Non hai saputo?»
«Saputo cosa?» chiese Hermione, guardando Ron
«Harry ha picchiato Malfoy»
«Cosa?» esclamò Hermione
«Ma perché l’ha fatto?» chiese Jamie
«Faceva l’idiota come al solito, credo. Non ho sentito»,Ron alzò le spalle
«E ora dov’è?»
«Da Silente»
Jamie si alzò «Lo raggiungo»
«Sì, corri. Ti tengo io la borsa»
«Ok, grazie» si mise i capelli dietro le orecchie e corse via
Hermione la guardò uscire dalla Sala e diede un pugno sulla spalla a Ron «Miseriaccia» la forchetta gli cadde di mano «Che ho fatto?»
«Perché non ci hai avvertite?»
«E come vi trovavo?» le chiese lui di rimando
Hermione sbuffò e lanciò uno sguardo al tavolo di Serpeverde «Malfoy dov’è?»
«In Infermeria» le disse Ron, ancora imbronciato
«Occhio nero?»
Ron annuì, masticando un grosso pezzo di carne «E naso rotto»
«E Harry?» chiese Fred
«Ah, lui non aveva nulla»
«A me i cinque galeoni, fratellino», George ghignò e tese la mano sotto il naso del gemello
« Avete scommesso?», Hermione era sconcertata
«Sì» dissero in coro «Ma io ho scommesso su Harry» aggiunse George, all’occhiata severa di Hermione
 
Jamie camminava a passo spedito, diretta all’ufficio del preside. Non poteva credere che Harry avesse fatto a botte, lui non era tipo da risse. Malfoy doveva aver detto qualcosa di davvero terribile.
Arrivò davanti  ai Gargoyle dell’ufficio, con un leggero fiatone e si appoggiò al muro. Non aveva alcuna intenzione di entrare nell’ufficio. Harry la evitava da due giorni e temeva che l’avrebbe rifiutata e cacciata fuori.
In quel momento,  gli enormi Gargoyle si spostarono e Harry comparve dalle scale, lo sguardo basso e le mani nelle tasche dei jeans «Ehi» la salutò appena la vide
«Ehi», Jamie gli si avvicinò incerta «Ho saputo che-»
«Ho picchiato Malfoy»
«Già», Jamie sospirò «Me lo ha detto Ron»
«Immaginavo»
«Ti hanno dato una punizione?»
«Sì»
Jamie restò in silenzio, non le piacevano quei monosillabi. Non ha mai fatto così con me. «Perché hai picchiato Malfoy?»
Harry scosse la testa e la superò «Harry, aspetta»
«Lascia perdere»
Jamie gli andò dietro, mentre lui affrettava il passo «No, che non lascio perdere», lo prese per un braccio «Mi dici o no, perché lo hai fatto?»
«L’ho fatto per te» disse lui, esasperato
«Oh»
Harry si stropicciò gli occhi «Ti ha preso in giro e non l’ho sopportato» disse a denti stretti
«Vuol dire che mi hai perdonata?»
Harry la guardò per un secondo, prima di scuotere la testa «No, stavolta non è così semplice»
«Ma dimmi almeno cosa devo fare per rimettere a posto le cose»
«Non lo so», Harry riprese a camminare
Lo trattenne per un braccio «Ci dev’essere qualcosa che posso fare», poggiò la testa sul la sua spalla «Io non posso andare avanti così. E tu?»
«Nemmeno io», si staccò dalla sua presa e se ne andò
Jamie si appoggiò al muro Bè, almeno mi ha rivolto la parola pensò amareggiata. Col piede cominciò a picchiare sul muro e ignorò il rumore dei pezzetti di stucco che si staccavano.
«È un buon mezzo di sfogo?»,  Jamie sobbalzò, non si era accorta della presenza dei preside.
«Oh, io» si staccò dal muro «Mi dispiace»
«Oh, non importa. Da giovane avevo anch’io simili sfoghi», le disse con dolcezza, mosse appena la bacchetta e i pezzi si riattaccarono al muro «Ma va molto meglio così» aggiunse guardandola «E, incredibile, ma vero, dare calci non mi ha mai portato alla soluzione di nulla»
«Sì, lo so»
Silente sorrise  «Spesso la soluzione ai nostri problemi è proprio sotto il nostro naso»
«Spesso non è così semplice»
«Oh, al contrario. A volte è troppo semplice. E, a volte, la soluzione, comporta dover fare qualcosa che non piace»
«E se non si sapesse da che parte cominciare?»
«In genere chiedere scusa è un buon punto di partenza»
«È il passo successivo che è difficile»
Silente rise «Ora va a pranzo. Sei appena stata dimessa e Madama Chips non me lo perdonerebbe»
Jamie sorrise «Arrivederci, professore», corse subito via, voleva raggiungere Harry intanto che era in vena di parlare, forse avrebbe capito cosa poter fare.
Era già al secondo piano ma di Harry, nemmeno l’ombra. Da quando era così veloce?
Nei corridoi non c’era nessuno, ormai erano tutti a pranzo. Lo stomaco emise un brontolio e per un attimo vide nero. Silente aveva ragione, saltare il pranzo era fuori questione.
 
Dall’alba Jamie faceva spola tra la Sala Comune e la Guferia. Aveva ordinato una Nimbus 2000 (dilapidare la fortuna di famiglia per la Firebolt lo avrebbe fatto arrabbiare ancora di più), voleva fargliela trovare sul letto al risveglio, come regalo di natale anticipato. Non avrebbe aspettato altri tre giorni.
Era la decima volta che entrava in Guferia. Edvige, dalla quarta, non scendeva più a salutarla.
Si sedette sul muretto e alzò lo sguardo sui Gufi e lo vide...
Il Gufo dal piumaggio scuro e un po’ in carne che aveva utilizzato «Ehi, ma lo hai fatto il tuo lavoro?» urlò cercando di sovrastare gli schiamazzi dei volatili. Il gufo continuò la pulizia mattutina delle piume «Ah! Cos’è sei andato in sciopero, per caso?», pestò un piede per terra «Dovreste dare la ricevuta, dannazione»
Aveva deciso di uscire a prendere un po’ d’aria e forse sarebbe andata a trovare Hagrid, lui era sempre in piedi all’alba, anche ora che era professore continuava a svolgere i suoi doveri di Guardiacaccia.
Non ci mise molto tempo ad arrivare alla capanna, ma arrancare in trenta centimetri di neve le aveva fatto detestare la neve per un buon quarto d’ora.
Si guardò intorno ma non vedeva Hagrid da nessuna parte, nemmeno nell’orto.
Uno stridio attirò la sua attenzione. Fierobecco era accanto allo steccato , la fissava altero con le iridi arancioni.
«Ciao, bellissimo», Jamie si avvicinò di qualche passo e s’inchinò, senza staccare lo sguardo né sbattere le palpebre. L’Ippogrifo si inchinò, abbassando il grosso testone e Jamie lo raggiunse con un gran sorriso e gli accarezzò il collo «Ti ricordi di me?», l’animale abbassò la testa su di lei e le diede un colpetto col becco «Deduco di sì?»
Fierobecco si accucciò a terra e Jamie gli si sedette accanto, la neve le bagnava i pantaloni ma il calore emanato dall’Ippogrifo la riscaldava «Se avessi mandato te a portare la lettera, il mio pacco sarebbe arrivato entro un’ora»
L’Ippogrifo posò la testa sulle sue gambe, dondolandola di lato mentre Jamie lo accarezzava.
Sembrava comportarsi come un grosso cane affettuoso e le faceva tenerezza «Ma come fanno a ritenerti pericoloso», si chiese a che punto fosse il processo. Avrebbero dovuto stare più vicini ad Hagrid, glielo avevano promesso. «Non permetterò che ti facciano nulla, giuro. Malfoy può anche scordarsi di averla vinta. Lo metteremo al suo posto»
Fierobecco scrollò la testa e si rialzò, «E adesso cos’hai?», l’Ippogrifo raspò la terra con gli artigli
«Jamie, cosa fai qui all’alba?»
Jamie si alzò, mettendosi a fianco dell’Ippogrifo e vide il professor Lupin che veniva verso di loro «Salve, professore», gli andò in contro, mentre Fierobecco si accucciava di nuovo a terra
«Sei mattiniera oggi»
Jamie osservò il pallore del viso, le occhiaie scure sotto gli occhi e il tagli appena cicatrizzato sulla guancia «Aspetto una lettera», il professore non aveva l’aria di star bene.
«Dai tuoi zii?» inarcò le sopracciglia
Jamie alzò le mani «Oh no, per carità»
«Non vi fanno nemmeno gli auguri o un regalo?» chiese Lupin, più per conferma che per altro. Aveva capito fin troppo bene come venivano trattati.
«Loro fingono di non avere nipoti generati dal demonio e noi di non avere parenti capaci di mandare in depressione anche Felix Summerbee», scrollò la neve da una scarpa «Tenere i contatti romperebbe l’ illusione» (Felix Summerbee (1447-1508): inventore degli Incantesimi Rallegranti.)
Lupin rise «Non è una loro lettera allora»
«Ho ordinato un manico di scopa per Harry, volevo farglielo trovare stamattina. Ma le poste stanno sabotando il mio piano»
«Il Quidditch non riprenderà fino al prossimo trimestre, perché non glielo dai il giorno di natale?»
Jamie abbassò lo sguardo e calciò un sasso «Ultimamente io e Harry» si morse il labbro «Abbiamo litigato e non ci parliamo, perciò-»
«Il regalo è per fare pace» concluse Lupin passandosi una mano tra i capelli
Jamie sospirò «L’idea era quella»
«Farete pace, non preoccuparti»
«Stavolta credo di averla fatta grossa», Jamie staccò una delle poche foglie rimaste da un ramo «Professore lei ha mai litigato con un amico?»
Lupin s’infilò le mani in tasca «Sì è successo»
«E come ha fatto a farsi perdonare?»
Il professore si grattò il mento «In realtà era lui che doveva farsi perdonare. Sai, anche lui l’aveva fatta grossa»
«E lo ha perdonato?»
«Sì, alla fine l’ho perdonato. Aveva capito» soppesò le parole « lo sbaglio che aveva fatto e me lo aveva dimostrato»
«Ha chiesto scusa e basta ?», Jamie inarcò le sopracciglia e Lupin si corresse «Non a me, ma a un'altra persona che era coinvolta e che odiava»
«Oh» esclamò Jamie sorpresa
«Sì, è stato un duro colpo per il suo orgoglio, ma mi ha convinto a fare pace»
Jamie annuì «Insomma serve un gesto estremo»
Lupin si bloccò con una nota di sospetto negli occhi «Con estremo cosa...»
«Oh, nulla che comprenda cose pericolose, Piton incluso»
Il professore la fissò per un istante con la bocca leggermente aperta «D’accordo», trattenne una risata «È meglio rientrare. Tra poco è ora di colazione»,scosse la testa e riprese a camminare
«Professore, posso chiederle una cosa?» gli si mise a fianco
«Sì, certo»
«Ecco, mi chiedevo se» lo guardò, ma distolse subito gli occhi « Meglio che corra in Sala comune. A Hermione verrà un colpo se non mi trova nel letto» si mise a correre «Ah, e grazie, professore» disse fermandosi qualche metro più avanti, prima di riprendere a correre verso il castello.
Aveva capito come farsi perdonare da Harry. Non le importava quanto le sarebbe costato.
Salì fino al secondo piano, finché non si trovò davanti agli imponenti Gargoyle che aveva superato molte volte «Pallini Acidi»
I due mostri di pietra si scostarono di lato, aprendo un passaggio illuminato da torce. Jamie salì la scala a chiocciola fino a ritrovarsi davanti alla porta del preside.
Bussò un paio di volte, prima di sentire la familiare voce darle il permesso di entrare «Buongiorno signore»
Silente era accanto alla porta, intento a coccolare Fanny «Buongiorno ragazza mia» la salutò allegro, continuò a accarezzare la Fenice, poi la guardò corrucciato «Ti ha mandato Caramell a cercarmi?»
Jamie scosse la testa «No, signore»
 Si diresse alla scrivania «Oh, bene. Perché in caso contrario non mi trovo qui» prese a canticchiare un motivetto
Non è proprio il momento per le sue stranezze. Pensò Jamie «Sono qui perché vorrei parlarle di una cosa, se ha tempo»
«Tutto il tempo che vuoi finché non è ora di colazione» le sorrise e le fece segno di accomodarsi, mentre lui prendeva posto dietro la scrivania
«Non è stato un incidente»
Silente staccò la schiena dallo schienale e congiunse le mani «Temo di non capire. Spiegati meglio»
«A Hogsmeade, coi Dissennatori», Jamie si torturò la pelle dell’indice con l’unghia del pollice «Li ho cercati apposta. Volevo mettermi alla prova»
Silente annuì serio «è stata una tua idea?»
«Sì, professore»
«E non era coinvolto nessun’altro?»
«No, non ne ho parlato con nessuno»
«E il signor Asbury?» chiese Silente osservandola da sotto gli occhiali a mezza luna
«È rimasto coinvolto per caso» fissava le mani del preside senza azzardarsi a guardarlo negli occhi «Mi ha seguita nel bosco, però io non volevo rinunciare, e» portò una ciocca dietro le orecchie «Il resto lo sa»
Silente annuì con aria grave «Hai davvero esagerato ragazza mia. Non si tratta solo di regole, stavolta. Hai messo a rischio la tua vita e quella di un altro studente» scosse la testa «Credevo che saresti stata ben lontana da loro, visto l’effetto che hanno su te e Harry. Cosa speravi di ottenere, Jamie?»
«Volevo imparare a respingerli e nel modo migliore possibile. Mi sono esercitata nell’Incanto Patronus e quella doveva essere una prova su campo»
«E dimmi, il tuo Patronus è completo?» le chiese senza la minima traccia di curiosità
Jamie incurvò le spalle «No»
Silente sospirò «Sei stata molto fortunata a uscirne tutta intera. Spero che tu questo lo abbia capito» si appoggiò allo schienale «Ma sono contento che tu abbia confessato spontaneamente»
Jamie abbassò la testa «Cosa mi succederà adesso?»
Il preside si lisciò la barba «Sei in punizione fino alla fine dell’anno, questo è poco ma sicuro» si abbandonò sullo schienale «La professoressa McGranitt verrà poi a darti disposizioni precise»
«Sarò in punizione da qui all’ultimo giorno di scuola?»
Silente annuì e sorrise «Temo proprio che sia così», si voltò verso un orologio a cucù appeso alla parete «E abbiamo anche mancato la colazione» fece arrivare sulla scrivania un piatto di biscotti al cioccolato «Ci accontenteremo di questi e di un buon tè» le fece segno di prendere un biscotto, mentre accanto al piatto appariva una teiera.
 
«Ciao, ragazzi» Jamie raggiunse Harry, Ron e Hermione in Sala Comune
«Jamie, ma dov’eri finita?» Hermione alzò gli occhi dal manuale di Babbanologia «Hai saltato anche la colazione»
Harry la guardò un istante, poi distolse lo sguardo e infilò una pergamena nella tasca della felpa.
Scommetto che mi teneva d’occhio con la Mappa del Malandrino
«Sono andata nell’ufficio di Silente» si sedette sul bracciolo della poltrona di Hermione
«E perché?» Ron spostò il suo alfiere nero di tre caselle «Stai per perdere di nuovo, Harry» si sfregò le mani
 Si esaminò le unghie. Doveva smettere di mangiarsele «Sono in punizione fino alla fine della scuola»
Hermione chiuse il libro, Harry lasciò cadere la sua torre bianca sula scacchiera che si mise a ingaggiar battaglia contro uno dei cavalli neri.
«Miseriaccia ma che hai fatto?» le chiese Ron sconvolto «Nemmeno Fred e George sono mai arrivati a tanto»
«Niente di cui essere orgogliosi, Ron», disse incrociando gli occhi verdi di Harry.
Passò una buona mezz’ora a raccontare quello che aveva detto a Silente.
Hermione aveva la mano sulla bocca, le sopracciglia aggrottate formavano una v sulla fronte e scuoteva la testa «Non puoi avere davvero fatto una cosa simile»
Jamie sospirò «E invece sì»
«Miseriaccia, Jamie» Ron era a bocca aperta e le punte delle orecchie erano tinte di rosso «Ma come ti è saltato in testa di andarli a cercare»
«Perché è un idiota» disse Harry. Jamie si voltò verso di lui e il fratello le sorrise. Almeno ne è valsa la pena.
«Andiamo a pranzo?» chiese Jamie guardando prima Hermione e poi Ron
Hermione alzò gli occhi al cielo «Ma com’è possibile che dopo una cosa del genere tu-» lo stomaco di Ron brontolò, eloquente
«Ron, come puoi avere fame?»
«è da stamattina che non mangio, Hermione»
«D’accordo, andiamo», Hermione si alzò dalla poltrona «Tu puoi scendere a pranzo vero?» chiese a Jamie
 «Sì, la punizione non comprende la dieta a pane e acqua» disse scendendo dal bracciolo
Si avviarono verso la Sala Grande, Harry le mise un braccio intorno alle spalle «Non ci credo che hai detto la verità» lo disse in Serpentese, in modo che solo lei potesse sentire
«Era giusto così», alzò le spalle
«Ti potevano espellere»
«No, non l’avrebbero mai fatto. E poi non mi avresti perdonato» gli sorrise contenta.
 Il sorriso contagiò anche Harry «In punizione fino alla fine della scuola. È un nuovo record sai?»
«Finirò sulle Cioccorane per questo?»
«Saresti una figurina assurda»
«Ma molto carina» ghignò Jamie «E unica nel suo genere»
«Sì, per questo ho detto assurda»
«Sarei ancora più assurda con Moccì sulla spalla»
«Fatti prestare anche il cappello-avvoltoio della nonna di Neville» la fece passare per entrare in Sala Grande
«Sai, credo ce l’abbia ancora Piton», scoppiarono a ridere, mentre seguivano Ron e Hermione al tavolo.
«Allora, avete fatto pace?» chiese Ron
«Ronald» esclamò Hermione «Puoi usare un po’ di tatto ogni tanto, sai?»
Ron la guardò perplesso «Non ho mica detto niente di male»
Jamie rise «È tutto a posto, Ron»
«Oh, meno male» Ron trasse un gran respiro «con tutta quella tensione mi si chiudeva anche lo stomaco»
«Nel senso che mangiavi solo una porzione  senza fare il bis?» chiese Hermione conoscendo bene la risposta
«Naturale»
 
Ron si stiracchiò, soddisfatto «Questa è la torta di melassa più buona che abbia mai mangiato»
«Non dirlo a tua madre, Ron», disse Harry prima di ingoiare l’ultimo boccone
«Pare che stiano cominciando ad andarsene tutti» disse Hermione vedendo la maggior parte degli studenti alzarsi e mettere i cappotti «Se ne vanno in tanti quest’anno»
«Festeggiare con i Dissennatori non è il massimo» commentò Jamie osservando la folla che usciva: notò Cedric Diggory e Hannah Abbot e la figura appuntita di Draco Malfoy col solito seguito. Spostò lo sguardo verso il tavolo di Serpeverde e incrociò lo sguardo di Gabriel, prima che si unisse alla folla per uscire.
Jamie aspettò cinque minuti, lasciando disperdere il grosso degli studenti «Vado un attimo in bagno», si alzò senza aspettare risposta e una volta varcata la soglia della Sala Grande affrettò il passo.
Nell’atrio gli studenti si salutavano e alcuni, come Roger Davis e Jane McGregor, in modo più affettuoso di altri. Li sorpassò, badando a tenere gli occhi chiusi, e uscì nel parco. Per fortuna molti erano ancora dentro al castello e Jamie non fece fatica a individuarlo, lui era fermo sul lato del viale.
«Gabriel» lo raggiunse correndo «Hai saputo?»
 «No, cosa?»
«Oh, ho confessato». Gabriel  inarcò un sopracciglio. «Ma non ho coinvolto te, davvero»
«Io giuro che non ti capisco, però»
Jamie sorrise «Sono un mistero per molti non è colpa tua»
Gabriel accennò un sorriso «Deduco che non ti espelleranno»
«Esatto» si dondolò sui piedi «Senti, ricordi quando abbiamo parlato in Infermeria?»
«Sì, e grazie per non aver detto nulla»
«Tu vuoi riprovarci ancora?» si accostò a lui «È una pazzia. Non posso lasciartelo fare»
La guardò dall’alto in basso «Vuoi tornare da Silente e dire che hai mentito di nuovo?»
«Non fare l’arrogante con me» incrociò le braccia «se non ti ho tirato in mezzo è perché non mi sembrava giusto, né utile» fece un passo indietro «Ma se vuoi fare una cosa del genere, io-»
Gabriel la prese per un braccio tirandola contro di lui. Jamie sentì qualcosa puntarle il petto. Era la sua bacchetta «Sono bravo con gli incantesimi di memoria»
Jamie fece per prendere la sua, ma Gabriel le strinse il braccio «Non faresti in tempo» la bacchetta premette con più forza sul petto « Mi dispiace. Non voglio farti nulla» mollò la presa su di lei e si allontanò «Ma fatti gli affari tuoi»
Jamie però gli trattenne in braccio «Non azzardarti a minacciarmi» gli puntò la bacchetta alla gola «Se vuoi giocare a chi colpisce per primo, mi sta bene» abbassò la bacchetta e si allontanò «Ma non credere che lascerò perdere. Non mi spavento facilmente» gli diede le spalle e rientrò al castello senza voltarsi indietro.
 
Jamie aveva convinto Harry, Ron e Hermione a seguirla al campo da Quidditch, non voleva pensare a quello che era successo con Gabriel. Era davvero disposto a tanto?
Volare la distrasse per un po’, dopo un’ora però fu costretta a smettere: il naso e la punta delle dita erano ghiacciate, per non parlare della leggera brina che si era creata sul manico della sua Nimbus.
Era appena uscita dalla doccia quando sentì dei rumori alla finestra, scostò la tenda e vide un grosso Gufo reale dal piumaggio nero e fulvo. Gli aprì e l’animale sbatté le ali e saltò sul davanzale. Le tese una zampa alla quale c’era legata una lettera. Jamie la slegò e la prese «Aspetta un attimo» accarezzò il petto del gufo e si diresse verso il baule. Ne tirò fuori una scatola di biscotti per gufi, se ne fece cadere uno in mano «Non so da dove tu venga, ma fuori fa un freddo cane. Prendi» il gufo prese il biscotto nel becco e si piegò in avanti, poi aprì le ali e si alzò in volo.
Jamie richiuse la finestra e si strofinò le braccia. E dire che ero appena riuscita a scaldarmi.
Si sedette sul letto e si coprì con le coperte appoggiandosi allo schienale. Rigirò la lettera tra le mani, sulla busta c’era scritto il suo nome, ma non riusciva a immaginare chi potesse scriverle.
La aprì e rimase meravigliata di trovarvi due pagine e dalla scrittura molto fitta, con qualche macchia d’inchiostro. Ancora più incuriosita si sistemò meglio i cuscini dietro la schiena e si mise a leggerla.
 
Jamie,
Spero che questa lettera ti arrivi quando sei sola, non voglio correre il rischio che qualcun altro possa leggerla.
Tranquilla, non ti scrivo per rinnovare le minacce di stamattina, ragionando a mente lucida, nel mio scompartimento, ho capito di aver sbagliato nei tuoi confronti e mi scuso.
Non giudicarmi codardo per parlarti tramite lettera, anziché affrontarti faccia a faccia, come forse tu preferiresti. Di persona non riuscirei a gestire un discorso coerente e lucido e i fatti ne risentirebbero.
 Non so quanto tu sia arrabbiata in questo momento, né cosa pensi di me, ma ti prego di leggere questa lettera fino alla fine. Nonostante la tua insistenza rimanga per me fuori luogo, sono stato io per primo a coinvolgerti in questa storia e fin’ora ti sei dimostrata leale nei miei confronti, anche se ammetto di non averti dato molti motivi per farlo. Per questo ho deciso di spiegarti la natura del mio comportamento, una volta fatto, spero che tu riveda, se non il giudizio su di me, almeno la tua intenzione di fermarmi.
Una volta,mi hai accusato di non avere motivi per temere o disprezzare i Dissennatori,ma probabilmente ne ho più di quanto tu possa credere.
Non ti ho mai parlato molto di me o della mia famiglia, e quando l’ho fatto ho dovuto mentirti o almeno in parte: quel giorno, quando ti ho raccontato di mio padre, mi hai chiesto anche qualcosa su mia madre. Quel poco che ti ho detto su di lei, non era del tutto vero, soprattutto perché avrei dovuto parlare al passato.
Entrambi i miei genitori lavoravano al Ministero: mio padre (come già ti ho detto) nel Winzegamot, mia madre invece lavorava per l’ufficio internazionale, era una diplomatica, si occupava anche di sovraintendere i rapporti col primo ministro Babbano.
Ha sempre viaggiato da che ho memoria, anche se mio padre le aveva chiesto di smettere per passare più tempo in famiglia, lei amava troppo il suo lavoro per lasciarlo, nonostante venisse inviata dall’altra parte del mondo.
Quattro anni fa, venne mandata in Keniya insieme ad altri funzionari per chiudere un accordo con gli sciamani del luogo. Come ogni volta, mi aveva preparato la colazione prima di partire e avevamo mangiato insieme, poi ha preso la metro polvere, ed è sparita nel camino. Quello è l’ultimo ricordo che ho di lei. 
Doveva rientrare la notte stessa, ma la faccenda si era complicata per delle stupide questioni burocratiche e passò lì la notte.
Al mattino, dei funzionari del Ministero, bussarono alla nostra porta, informando mio padre che era sparita nel nulla. Non sapevano dove fosse, non aveva avvertito nessuno, né lasciato tracce. Nella sua camera non c’erano segni di lotta se non per il letto sfatto.
All’inizio, pensarono subito a una fuga volontaria, nonostante i suoi bagagli fossero ancora in camera, ma mio padre rifiutò l’idea e andò in Keniya il giorno stesso.
Pochi giorni dopo, con qualche indagine sul luogo si venne a conoscenza di diverse sparizioni notturne nella zona, simili al caso di mia madre.
Non servì molto tempo, per capire che fosse morta, uccisa da un Lethifold, scomparsa sotto il suo mantello nero.
Di lei non era rimasto nulla, come se non fosse mai esistita. Non ci era rimasto nemmeno il suo corpo da piangere.
 Al funerale abbiamo dovuto seppellire una bara vuota.
Inutile dire che non superai la cosa facilmente, tutt’ora ti devo confessare di non essermi del tutto ripreso.
Se lo avessi fatto d’altronde, non mi sentirei montare di rabbia ogni volta che vedo un Dissennatore. Sono così dannatamente simili ai Lethifold. Quando li ho visti sul treno ho solo pensato a vendicare mia madre, e l’unico modo per ferire esseri come loro è l’Incanto Patronum, sono immuni agli altri incantesimi.
Sapevo che comunque non li avrebbe distrutti, ma volevo far loro provare, almeno un po’, del male che ci hanno fatto.
Il piano che abbiamo messo in atto a Hogsmeade, lo avevo già ideato nel primo mese di scuola, dovevo solo aspettare che il mio Patronus fosse corporeo. Non so perché ti abbia coinvolto, forse dopotutto, la solitudine non mi è così congeniale come credevo.
Ora spero tu capisca la mia riservatezza iniziale e la necessità di scrivere anziché parlartene di persona.
Non è stato facile per me raccontare quello che è successo e ti chiedo di non parlarne con nessuno. Nemmeno con tuo fratello.
Se ti ho scritto è anche perché credo che questa lettera possa essere più efficace delle minacce di stamattina. Ora che sai la verità, capisci perché non  riesco a lasciar perdere. Non ti chiedo di capirmi, ma almeno di non ostacolarmi.
 
Gabriel
 
 
 
 
 
 
Tana del camaleonte:
 
dònde: dove
llorando: piangendo
Què ha pasado: che è successo
hermano: fratello
 
Allora, che dire...Spero che questo capitolo vi sia piaciuto. 
Jamie, grazie a Lupin e a Silente (sempre in mezzo) capisce quello che deve fare per mettere le cose a posto (e forse finire sulle figurine delle cioccorane)
Finalmente fa pace con Harry e Ron può tornare alle sue doppie porzioni.
Gabriel arriva al limite e sul treno che lo riporta a casa scrive a Jamie, rivelando le motivazioni per cui è così intestardito verso i Dissennatori. 
Un passato e un dolore terribili.
Spero che la lettera non vi abbia deluso e nemmeno il passato di Gabriel.
Mi piacerebbe spere cosa ne pensate
 
Kiss Kiss
 
Eltanin

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Capitolo 19
*** In cui Yardley Platt non attacca i nostri eroi nell'atrio ***


Ciao a tutti!
Eccomi qui con un nuovo capitolo. Come sempre ringrazio chi legge questa storia e jarmione che si è recuperata diciotto capitoli tutti d'un fiato.

Buona Lettura





Jamie passò la mano su una guancia per asciugare una lacrima sfuggita dagli occhi lucidi. In mano aveva ancora la lettera, un po’ spiegazzata dalla stretta della mano.
L’aveva riletta tre volte, si era dovuta fermare in alcuni punti per assimilarne il contenuto. Non si aspettava le sue scuse, né tantomeno un passato così tremendo.
Lo aveva sempre visto come un ragazzo di buona famiglia, con tutti i soldi del mondo e privo di qualsiasi problema che non fosse scegliere dove andare in vacanza o che tappeto mettere in camera, sebbene Gabriel non si fosse mai comportato da persona superficiale, credeva di aver inquadrato alla perfezione il suo background, ma questa lettera smentiva la maggior parte delle cose con cui aveva etichettato Gabriel.
Non avrebbe mai pensato che qualcuno potesse provare un dolore così simile al suo. Nella sua vanità credeva che nessuno avesse mai patito e sofferto tanto quanto loro. Solo la loro sofferenza era reale il dolore degli altri non poteva essere lontanamente paragonabile.
 
Una volta,mi hai accusato di non avere motivi per temere o disprezzare i Dissennatori,ma probabilmente ne ho più di quanto tu possa credere.
 
Le labbra le tremarono, si sentiva orribile.
Come molte altre volte, il suo ego l’aveva indotta a vedere solo la sua situazione senza ascoltare nessun’altro.
Sì era così intestardita ad avere quel libro, non aveva ascoltato quello che lui aveva, a suo modo, tentato di fargli capire, e nonostante tutto, alla fine, Gabriel glielo aveva fatto avere.
Se fosse stata al suo posto, forse non l’avrebbe fatto.
Lisciò il copriletto rosso con la mano. Quel colore le sembrava così sbagliato accanto a lei, in quel momento.
Si prese la testa tra le mani, lo maledì per averle inviato una lettera e non averle confidato tutto a voce, aveva un gran desiderio di abbracciarlo e scusarsi e sebbene la prima cosa sarebbe stata imbarazzante, non riusciva a reprimere l’insensato desiderio di farlo.
Decise che gli avrebbe risposto, il prima possibile. Non aveva il suo indirizzo ma Edvige sarebbe senz’altro riuscita a trovarlo. Doveva fargli sapere che la lettera l’aveva letta, non sapeva cos’altro ci avrebbe scritto ma aveva bisogno di contattarlo. Dopo una confessione simile non poteva ignorarlo, né aspettare la fine delle vacanze per avere un contatto con lui.
Non appena si fosse calmata un po’ gli avrebbe scritto, al momento forse era ancora sul treno, in scompartimento con altri ragazzi. Non voleva che nessuno vedesse la lettera, così come nessuno avrebbe mai visto quella che lui le aveva scritto. Sarebbe rimasto un segreto tra loro.
Sorrise triste, con gli occhi ancora lucidi, rileggendo le ultime frasi della lettera:
 
Ora che sai la verità, capisci perché non  riesco a lasciar perdere.
Non ti chiedo di capirmi, ma almeno di non ostacolarmi.
 
 
Sirius Black, i capelli corvini ordinati, il sorriso smagliante, il  braccio attorno alle spalle di suo padre. Quest’immagine si formò nella sua mente, per la prima volta, dopo giorni in cui si era imposta di non pensarci.
Chiuse gli occhi e respirò piano.
Lo capiva, più di quanto Gabriel potesse immaginare. Forse non poteva comprendere appieno il vuoto lasciato dalla scomparsa della madre, in fondo lei ed Harry non avevano mai conosciuto James e Lily, ma la vendetta, sì. Quello era un sentimento che le apparteneva, le era sempre appartenuto da quella notte di ottobre. Ora contava solo un bersaglio in più.
Qualcuno molto più raggiungibile di Voldemort.
Scacciò l’idea malsana di andare a cercare Black, servendosi su un piatto d’argento. Harry come minimo l’avrebbe uccisa se si fosse azzardata a mettersi in pericolo, nonostante anche lui non vedesse l’ora di mettergli le mani addosso.
Gabriel le aveva chiesto di non intralciarlo più.
Avrebbe cercato di nuovo i Dissennatori.
Si sarebbe fatto male, non poteva restare impotente a lasciarglielo fare.
Era troppo coinvolto, mille cose potevano andare storte.
Ma al suo posto, lei avrebbe voluto essere fermata?
Non conosceva la risposta, ma voleva aiutarlo.
La presenza dei Dissennatori gli ricordava la morte della madre. La sua mente ancora una volta sostituì l’immagine dei Dissennatori a quella di Black.
Se lo avesse avuto sotto gli occhi tutti i giorni, senza poterlo ferire, sarebbe impazzita.
Era così che si era sentito Gabriel da quando l’anno era iniziato?
Lo aveva nascosto bene, era rimasto sempre composto e indifferente. Non aveva mostrato il suo tormento a causa della sua riservatezza, e lei, che tanto si proclamava buona osservatrice, non lo aveva visto.
Si era fermata alla maschera dietro cui lui si nascondeva, interpretando i suoi comportamenti come più le piaceva o non considerandoli affatto.
Forse lo aveva anche ferito e non se n’era accorta.
Nascose la lettera di Gabriel sotto il cuscino e si sedette alla scrivania, davanti alla finestra, prese una pergamena, la piuma dal calamaio e aprì la boccetta d’inchiostro.
 
Caro Gabriel,
 
Cancellò le parole colorandole di nero e appallottolò la pergamena, sfilandone un’ altra dalla scatola decorata a campanule che Lavanda aveva comprato a Hogsmeade.
Prese un respiro profondo e fece scorrere la punta della piuma sulla carta.
 
Gabriel,
Ho ricevuto e letto la lettera che mi hai scritto. Il tuo gufo è stato molto efficiente, gli ho dato un biscottino per ringraziarlo, spero che tu non sia uno di quelli fissati con le diete per gufi, in caso contrario mi scuso, ma sembrava crudele farlo volare con questo freddo senza qualcosa nello stomaco. Inoltre, dubito che farli stare  dieta migliori le loro prestazioni in volo.
Sto tergiversando, mi dispiace, la verità è che non so cosa dire.
Non mi aspettavo nulla di quello che hai scritto.
Ti ho accusato di non essere coinvolto tanto quanto me e ora che conosco la verità me ne vergogno da morire, credimi. So che avrei dovuto capirlo prima, o quantomeno crederti quando mi ha detto che era importante, ma non l’ho fatto.
Non ti ho prestato attenzione, nonostante insistessi per esserti amica, solo ora me ne rendo conto. Forse ero troppo presa dall’idea di aver trovato un Serpeverde come si deve, il poter infrangere una regola “morale”, anche solo parlando con te... Non so cosa mi spingesse esattamente, ma  l’idea di te mi ha fatto trascurare te come persona, ed è una cosa orribile. Prometto che d’ora in poi avrai tutta la mia attenzione se la vorrai.
Devo ammettere di starmi rivalutando parecchio in questo periodo, tutti i miei difetti sembrano crollarmi addosso, e non riesco a combinare nulla di buono, neanche per me stessa.
E non era necessario che ti scusassi per stamattina, non me l’ero presa poi tanto,ero più che altro confusa, ma naturalmente la lettera ha chiarito ogni cosa.
Di sicuro ha avuto più effetto di una bacchetta puntata addosso. Come hai capito che non mi sarei fermata, prendendola come una sfida?
Mi conosci meglio di quanto credessi allora.
Non so dirti, se riuscirò a lasciarti fare, ma sai, ti capisco meglio di quanto credi. Di recente è venuta fuori una questione che riguarda il mio passato, e la vendetta, o almeno il desiderio di questa, non è un’ estranea per me.
So quanto desideri poter fare qualcosa per non sentirti impotente davanti alla morte, ma ho capito che rischiare il tutto e per tutto, e la propria vita, per la vendetta, farebbe soffrire chi ti è ancora vicino.
E allora non so più se ne vale la pena.
So che non deve essere stato facile per te e ti ringrazio per esserti confidato con me.
Spero che questa lettera ti trovi bene.
Passa un buon natale, Gabriel.
 
Jamie Potter
 
Rilesse la lettera un paio di volte, la piegò e la infilò nella busta. Non era certa di essere stata sincera sull’ultima parte. Quello che aveva scritto, era per il bene di Gabriel.
Era quello che era giusto dirgli, chiunque avrebbe fatto lo stesso.
Si rigirò la busta tra le mani.
La strappò, tirando fuori la lettera e la stracciò.
La riscrisse da capo, non poteva mentirgli, non avrebbe avuto la presunzione degli adulti di sapere quello che è meglio. Lo avrebbe lasciato scegliere, e lo avrebbe aiutato.
 
[...]di recente ho scoperto qualcosa sul mio passato e ti assicuro che la vendetta non è un sentimento estraneo per me.
In teoria dovrei dirti di lasciar perdere, perché vendicarsi è pericoloso e non porta a nulla e che ti farai solo del male.
Forse tutto questo è anche vero, ma io non posso dirtelo. Non riesco a mentirti e ad essere ipocrita, non so cosa sia meglio fare per me e tantomeno per te, per ciò credo che debba essere tu a scegliere cosa fare.
È il tuo dolore, non quello di qualcun altro,nessuno può sapere cosa ti farà stare meglio, sempre che qualcosa possa mai funzionare.
Nonostante ti lasci scegliere però, non ti libererai di me.
Mi spiace se ci hai sperato, ma ho deciso di aiutarti, qualunque cosa tu voglia fare.
 
Dopo aver riscritto i saluti e gli auguri di natale, piegò il foglio e lo infilò in una nuova busta.
Sorrise appena e la sigillò. Prima o poi avrebbe dovuto etichettarsi come amicizia altamente sconsigliabile.
Non era pentita, però, della libertà che gli aveva lasciato, Gabriel poteva scegliere da solo.
Anche lei avrebbe dovuto farlo. Mettere da parte il desiderio di vendetta verso Black, sarebbe stato impossibile. L’avrebbe logorata sempre, fin quando Black fosse rimasto in vita. Doveva solo scegliere se sopportarlo, oppure cercare di porvi fine.
 
Jamie era appena tornata dalla Guferia e stava per varcare il ritratto quando sentì delle voci concitate. La più alta di tutti era quella di Harry. Varcò il ritratto, sperando che Grattastinchi non avesse tentato di nuovo di attaccare Crosta.
«Malfoy lo sa» disse Harry bruscamente. «Vi ricordate che cosa mi ha detto alla lezione? 'Se fossi io, gli darei la caccia personalmente... Vorrei vendicarmi'».
«Hai intenzione di seguire i consigli di Malfoy invece dei nostri?» disse Ron con rabbia.
Jamie si avvicinò al terzetto «Cosa succede?» Non aveva ancora affrontato l’argomento Black con Ron e Hermione, e forse non avrebbe mai voluto.
Harry la guardò per un istante «Niente» si voltò e andò verso la finestra
«Vi si sente da fuori»
«Harry stava solo dicendo una marea di sciocchezze» disse Hermione per chiudere il discorso «Perché non ci portiamo avanti coi compiti?» guardò speranzosa prima Jamie, poi Ron.
Harry guardò Hermione, gli occhi ridotti a fessure «Una marea di sciocchezze?» scandì tra i denti. Si avvicinò di qualche passo «Hermione, ha ucciso i nostri genitori»
Jamie restò a bocca aperta, ma si ricompose subito «Harry, da quando vuoi vendicarti di Black?» incrociò le braccia, confusa «Dopo quello che mi hai detto-»
«Ma se è fissato da quando lo ha scoperto» brontolò Ron, infossato nella poltrona.
Hermione gli scoccò uno sguardo furente, ma Jamie li ignorò. Teneva lo sguardo fisso sul fratello «Mi hai mentito, per caso?»
Harry scosse la testa «No, ma ti eri già messa nei guai» osservò le cime innevate degli alberi fuori dalla finestra «Non volevo incoraggiarti a cercare Black»
Jamie lo guardò sconcertata «E quindi il tuo piano era vendicarti senza di me?»
«Non lo so» sbottò Harry «Non ho un piano. Solo non sopporto che Black sia libero di andarsene in giro dopo quello che ha fatto» incrociò lo sguardo offeso e preoccupato della sorella «Non voglio metterti in pericolo o rischiare che ti faccia del male. Non può portarmi via anche te» pronunciò l’ultima frase in Serpentese e Jamie accennò un sorriso.
«Non cominciate a parlare quella lingua strana, per favore» s’intromise Ron,
«Perché hai nominato Malfoy quando sono entrata?» chiese tornando sull’argomento principale
«Anche Malfoy sa cosa ha fatto Black» disse Harry, che si sentì di nuovo invadere dalla rabbia
«Ah, è vero. Quel piccolo vermiciattolo ne ha parlato una volta» Jamie si lasciò cadere sul divano a fianco di Hermione «Ho un’improvvisa voglia di schiantarlo»
Hermione alzò gli occhi al cielo «Fortuna che è partito»
«Hmm, la conserverò per quando torna» disse giocando coi lacci della felpa
«Quel viscido» Harry scosse la testa «Deve averglielo detto suo padre. Era un amichetto di Voldemort»
Hermione sussultò e Ron fece una smorfia. Jamie si concesse un sorriso a quelle reazioni che trovava spropositate per un nome «Hermione, ma almeno tu che sei cresciuta nel mondo Babbano non puoi evitare di sussultare?» la stuzzicò con un ghigno appena accennato.
«E ovviamente i Malfoy sapevano che Black lavorava per Voldemort» continuò Harry«Ascolta, Harry. Lo sai che cosa hanno dato alla madre di Minus dopo che Black ebbe finito con lui? Me l'ha detto papà» Ron rabbrividì «L'Ordine di Merlino, Prima Classe, e un dito di Minus in una scatola. Il pezzo più grande che sono riusciti a ritrovare. Black è un pazzo, ragazzi, ed è pericoloso»
«Harry, ti prego» disse Hermione, con gli occhi lucidi di lacrime, «ti prego, sii ragionevole. Black ha fatto una cosa terribile, ma n-non devi metterti in pericolo, è proprio quello che vuole... Oh, Harry, se andassi a cercarlo faresti il suo gioco»
Jamie si stupì alla reazione di Hermione. Harry parlava sul serio? Voleva davvero andare a cercare Black?
«Tua madre e tuo padre non vorrebbero che tu ti facessi del male, no? Non vorrebbero mai che tu andassi a cercare Black!»
«Non saprò mai che cosa vogliono o no, perché grazie a Black non ci ho mai parlato» concluse Harry.
Jamie si alzò dal divano «Basta così» si mise di fronte a Harry « Non sei tanto stupido da farlo per davvero, lo sai. Non sei come me» disse accennando un sorriso «Ma se davvero lo volessi» aggiunse parlando serpentese
«Sentite» disse Ron, cercando di cambiare discorso, e evitare di sentirli sibilare «è vacanza! E quasi Natale! Andiamo... andiamo a cercare Hagrid, sono secoli che non andiamo a trovarlo!»
«No!» disse Hermione in fretta. «Harry e Jamie non devono uscire dal castello, Ron...»
«Sì che possiamo» obiettò Jamie indignata
«Sì, andiamo. Ad Hagrid possiamo chiedere perché non ci ha mai detto niente su Black»
«Disse il ragazzo che voleva tenere il segreto» lo canzonò Jamie
«Hagrid non è un professore come gli altri. Non ci punirà, né farà storie» Harry afferrò il suo mantello poggiato sullo schienale del divano «E soprattutto vuoterà il sacco»
«Non so se è il caso che sappiano che noi sappiamo, Harry» la sua voce risuonò nell’atrio deserto.
Harry la guardò perplesso «Bé, forse ci darebbe un vantaggio se volessimo fare qualche domanda, risulterebbe del tutto innocente e disinteressata»
«Non vedo perché dovreste farlo» disse Hermione affiancando Jamie
Jamie alzò le spalle «Così, per sapere», forse avrebbe potuto cominciare indagando su Black, sul suo passato.
 
Si avviarono  giù per il prato, affondando nello strato di neve fino alle ginocchia, le calze e gli orli dei mantelli inzuppati. La foresta proibita sembrava avvolta da un incantesimo, con tutti gli alberi ricoperti dal manto bianco e la capanna di Hagrid sembrava scavata nella neve.
Ron bussò, ma nessuno rispose.
«Non sarà fuori, vero?» disse Hermione, tremando sotto il mantello.
Ron accostò l’orecchio alla porta«Sento un rumore strano. Ascoltate» disse «È Thor?»
Anche Harry, Jamie e Hermione avvicinarono le orecchie alla porta. Dall'interno della capanna veniva una serie di bassi gemiti singhiozzanti.
«E se andassimo a cercare qualcuno?» propose Ron, nervoso.
«Hagrid!» gridò Harry, bussando forte. «Hagrid, ci sei?»
Si udì un suono di passi pesanti, poi la porta si aprì con uno scricchiolio. Hagrid era lì, gli occhi rossi e gonfi, le lacrime che gli colavano sul gilet di cuoio.
«Avete saputo?» gemette, gettandosi al collo di Harry.
Siccome Hagrid era grosso almeno il doppio di un uomo normale, non era una cosa da ridere. Harry, sul punto di crollare sotto il suo peso, fu salvato da Ron e Hermione che afferrarono il guardiacaccia da una parte e dall'altra e con l'aiuto di Harry e Jamie lo spinsero nella capanna. Hagrid si lasciò condurre verso una sedia e si abbandonò sul tavolo, singhiozzando in maniera incontrollabile, il volto rigato di lacrime che gli scivolavano nella barba ingarbugliata.
«Hagrid, che cosa c'è?» chiese Hermione, turbata.
Jamie notò una lettera dall'aria ufficiale aperta sul tavolo «Che cos'è, Hagrid?»
I singhiozzi del guardiacaccia raddoppiarono, ma l'omone spinse la lettera verso Jamie, che la prese e lesse ad alta voce:
Caro signor Hagrid,
in seguito alla nostra inchiesta sull'aggressione di uno studente da parte di un Ippogrifo durante la sua lezione, abbiamo accettato le assicurazioni del professor Silente sul fatto che lei non è responsabile del malaugurato incidente.
«Be', ma allora va tutto bene, Hagrid!» disse Ron, battendogli su una spalla. Ma il guardiacaccia non smise di singhiozzare e agitò una manona invitando Jamie a continuare.
Ciononostante, dobbiamo esprimere la nostra preoccupazione sull'Ippogrifo in questione. Abbiamo deciso di accogliere la protesta ufficiale del signor Lucius Malfoy, e il caso sarà dunque sottoposto al Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose. L'udienza avrà luogo il 20 aprile. Le chiediamo di presentarsi con il suo Ippogrifo nella data suddetta presso gli uffici del Comitato a Londra. Nel frattempo, l'Ippogrifo deve essere tenuto legato e isolato.
In fede...
«Le teste vuote del consiglio» cantilenò Jamie gettando la lettera sul tavolo
«Oh» disse Ron. «Ma dicevi che Fierobecco non è cattivo, Hagrid. Scommetto che ce la farà...»
«Tu non li conosci quei gargoyle del Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose!» esclamò Hagrid con voce soffocata, asciugandosi gli occhi sulla manica. «Loro ce l'hanno con le creature interessanti!»
Un rumore improvviso fece voltare i quattro ragazzi. Fierobecco l'Ippogrifo giaceva in un angolo della capanna, masticando qualcosa che colava sangue sul pavimento.
«Non potevo lasciarlo legato là fuori nella neve!» esclamò Hagrid. «Tutto solo! A Natale!»
«Posso salutarlo, Hagrid?» gli chiese Jamie posandogli una mano sul braccio. Hagrid annuì e Jamie tutta sorridente si avvicinò all’Ippogrifo che, dopo i convenevoli richiesti, si lasciò avvicinare e accarezzare
Harry, Ron e Hermione si scambiarono sguardi eloquenti. Non erano mai stati della stessa opinione di Hagrid su quelle che lui definiva 'creature interessanti' e gli altri chiamavano 'mostri orribili'.  D'altra parte, non sembrava che Fierobecco fosse particolarmente pericoloso. Non ora almeno, mentre si faceva grattare la testa e dava colpi affettuosi col becco sulla testa di Jamie.
 In effetti, rispetto alla media di Hagrid, era piuttosto carino.
«Dovrai costruirti una difesa convincente, Hagrid» disse Hermione, sedendosi e passando una mano sull'enorme avambraccio dell'amico. «Sono certa che puoi dimostrare che Fierobecco è un animale tranquillo». Disse osservandolo accovacciarsi per terra e col becco richiedere ancora le coccole.
«Non cambierà niente!» singhiozzò Hagrid. «Quei diavoli della Soppressione. Lucius Malfoy ce li ha in saccoccia! Hanno paura di lui! E se perdo, Fierobecco...»
Hagrid si passò il dito sulla gola, poi diede in un alto gemito e si gettò in avanti, nascondendo il viso fra le braccia.
«E Silente che cosa dice, Hagrid?» chiese Harry.
«Ha già fatto tante cose per me» gemette Hagrid. «Ha già tanto da fare per tenere quei Dissennatori fuori dal castello, e con Sirius Black nascosto in giro»
Ron e Hermione alzarono lo sguardo verso Harry, aspettandosi che cominciasse a rimproverare Hagrid di non avergli detto la verità su Black. Ma Harry non ci riuscì, non con un Hagrid così depresso e spaventato.
«Ascolta, Hagrid» disse. «Non puoi arrenderti. Hermione ha ragione, hai solo bisogno di una buona difesa. Puoi chiamarci a testimoniare...»
«Sì, ci penso io a mettere a posto il caro Malfoy senior» disse Jamie mentre lisciava le piume sul collo dell’animale.
Hermione le scoccò un’occhiataccia «Non intendevo niente del genere» tornò a rivolgersi ad Hagrid «Sono certa di aver letto di un Ippogrifo che era stato provocato» disse aggrottando la fronte  «e l'Ippogrifo è stato assolto. Andrò a cercarlo, Hagrid, per vedere che cosa è successo esattamente».
Hagrid ululò ancora più forte. Harry e Hermione cercarono con gli occhi l'aiuto di Ron e di Jamie, ma quest’ultima non si mosse dall’Ippogrifo.
«Ehm... se preparassi il tè?» propose Ron.
Harry lo guardò sconcertato e Jamie si trattenne dal ridere
«Mia madre lo fa sempre quando qualcuno è sconvolto» mormorò Ron alzando le spalle.
Alla fine, dopo molte assicurazioni di aiuto, davanti a una tazza di tè fumante, Hagrid si soffiò il naso in un fazzoletto grande come un asciugamano e disse:
«Avete ragione. Non posso permettermi di andare a pezzi. Devo rimettermi in sesto...»
Thor, il grosso cane da caccia di Hagrid, uscì timidamente da sotto il tavolo e posò la testa sul ginocchio del suo padrone.
«Io non sono più io ultimamente» disse Hagrid, accarezzando Thor con una mano e asciugandosi la faccia con l'altra. «Sono preoccupato per Fierobecco, e le mie lezioni non piacciono a nessuno...»
«A noi piacciono!» mentì prontamente Hermione. E Jamie alzò un sopracciglio «Forse dovresti tornare a proporre quello che più ti piace, Hagrid»
«No, sono straordinarie!» disse Ron incrociando le dita sotto il tavolo. «Ehm... come stanno i Vermicoli?»
«Morti» disse Hagrid in tono lugubre. «Troppa lattuga».
«Oh, no!» disse Ron arricciando il labbro.
«E quei Dissennatori mi fanno sentire tutto strano» disse Hagrid, con un brivido improvviso. «Ci devo passare davanti tutte le volte che vado ai Tre Manici di Scopa per un goccetto. È come essere ancora ad Azkaban...»
Tacque e bevve un sorso di tè. Ron e Hermione lo guardarono senza fiato. Non avevano mai sentito Hagrid alludere al suo breve soggiorno ad Azkaban. Dopo una pausa, Hermione chiese timidamente: «È brutto là dentro, Hagrid?» Jamie tornò a concentrarsi su Fierobecco, non voleva sentir parlare di Dissennatori.
«Non avete idea» disse Hagrid piano. «Mai stato in un posto così. Credevo di diventare matto. Continuavo a pensare cose terribili dentro la mia testa... al giorno che mi hanno buttato fuori da Hogwarts... al giorno che il mio papà è morto... al giorno che ho dovuto lasciar andare Norberto...»
Gli occhi gli si riempirono di lacrime «Dopo un po' non ti ricordi più chi sei. E non sai più che senso ha vivere. Mi ricordo che speravo di morire nel sonno... quando mi hanno fatto uscire è stato come nascere un'altra volta, tutto che tornava vivo, la cosa più bella del mondo. Ma i Dissennatori non erano contenti di lasciarmi andare».
«Ma eri innocente!» disse Hermione.
Hagrid sbuffò «Credi che a quelli gli importa? No che non gli importa. Basta che hanno cento o duecento umani chiusi là con loro e gli possono succhiare via tutta la felicità, e non gli importa mica chi ha la colpa e chi non ha la colpa».
Hagrid tacque un istante, fissando il suo tè. Poi disse piano: «Pensavo di liberare Fierobecco. Cercare di farlo volar via... ma come lo spieghi te a un Ippogrifo che deve scappare a nascondersi? E poi... ho paura di infrangere la legge...» Li guardò, con le lacrime che gli inondavano il viso. «Non voglio tornare mai più ad Azkaban».
«E se lo liberassimo noi?» propose Jamie
Harry sorrise e scosse la testa, Ron si strozzò col tè e Hermione la guardò torva «Jamie, questa non è una soluzione»
«Lo è eccome se l’alternativa è mandarlo alla ghigliottina»
Hagrid alzò la mano «No, non vi permetterò di cacciarvi nei guai per colpa mia» sembrava aver ritrovato lo spirito di una volta «Non ve lo lascio mica fare. No,no», aggiunse, prima che le lacrime tornassero a scendere lungo la barba incolta e ispida.
La gita da Hagrid, fu tutt’altro che allegra, ma distrasse Harry e Jamie dalla figura di Sirius Black, avevano preso l’impegno di cercare informazioni per la difesa di Fierobecco e questo li avrebbe tenuti occupati quel tanto che bastava da impedire a Jamie di fare le ricerche che voleva, ma lei stessa non aveva intenzione di muoversi prima del ritorno di tutti gli studenti, così avrebbe dato meno nell’occhio.
Il giorno dopo, tutti e quattro andarono in Biblioteca e tornarono in Sala comune carichi di libri.
Sedettero davanti al camino acceso, con una buona riserva di biscotti allo zenzero e cioccolata.
«Sentite qui» disse Ron, portando il libro sulle ginocchia «c'è stato un caso nel 1722, ma l'Ippogrifo fu condannato, oddio, guardate che cosa gli hanno fatto, è orribile»
«Questo potrebbe servirci: una Manticora ha fatto a pezzi qualcuno nel 1296, e l'hanno lasciata andare» Hermione voltò la pagina «oh no, è stato solo perché avevano tutti troppa paura per avvicinarsi»
«Bene, ho la soluzione» disse Jamie osservando le travi del soffitto. I tre alzarono gli occhi su di lei, aspettando che continuasse «Sì può trasfigurarlo in una Manticora?»
«No» le risposero in coro scocciati
Jamie alzò le spalle «Allora, niente»
 
Nel frattempo, nel resto del castello erano state allestite le solite meravigliose decorazioni natalizie, anche se non era rimasto quasi nessuno a godersele. Fitte ghirlande di vischio e agrifoglio furono appese nei corridoi, luci misteriose brillavano dall'interno delle armature e la Sala Grande ospitava come sempre dodici abeti scintillanti di stelle d'oro. Un robusto, delizioso aroma di cibo pervadeva i corridoi, e per la Vigilia di Natale era diventato così intenso che anche Crosta mise il muso fuori dal suo rifugio nella tasca di Ron per annusare l'aria speranzoso.
La mattina di natale, Harry fu svegliato da un cuscino in faccia e dal peso di sua sorella accovacciata sopra di lui che saltellava sul materasso «Jamie, così mi verrà il mal di mare» brontolò inforcando gli occhiali
«Soffri il mal di mare, Harry?» chiese Hermione seduta sul letto di Ron
«Veramente non lo so. Non sono mai stato al mare»
«Ehi, piantatela di blaterare. Ci sono i regali» esclamò Ron accompagnato dal rumore di carta strappata «Un altro maglione della mamma» disse prendendolo in mano «E di nuovo marrone» se lo infilò sopra la maglia del pigiama «Li avete anche voi?»
Jamie sorrise e mostrò il suo maglione bianco con ricamata sopra una pluffa e una J rossa in mezzo, mentre Hermione già indossava il suo che era di un color prugna con una H gialla «Tu come ce l’hai Harry?» gli chiese Jamie
Harry ancora un po’ assonnato si avvicinò alla sua pila di regali e afferrò un pacchetto ben incartato e molle col biglietto di mamma Weasley e ne estrasse un maglione rosso scarlatto con il leone dei Grifondoro ricamato davanti «Ci ha anche mandato una dozzina di tortini fatti in casa, il tronchetto natalizio e una scatola di croccante alle nocciole» la scatola del croccante era già scartata e aperta sulle sue gambe e Jamie ne stava masticando di gusto un pezzo «Te ne lascio un po’ tranquillo» disse Jamie con una guancia gonfia per via del croccante «Moccì, esci. Fatti vedere»
Moccì spuntò dalla scatola del croccante con indosso un maglione rosso un cappello di lana coordinato e una palla rossa dove avrebbe dovuto esserci il naso «Ahi, Dios. Che vergogna»
«Doveva fare la renna ma non ha voluto» spiegò Jamie con sguardo corrucciato
«Ahi, stavo meglio in un orripiloso circo»
Harry rise e venne investito di nuovo da sua sorella. Ritrovandosi riverso sul letto con un lungo pacco sottile sotto il mento «Apri il mio, adesso»
Harry si rialzò e prese un grosso pacco da sotto il letto, lo porse a Jamie «Apri prima tu» Jamie lanciò una sguardo a Hermione che gongolava compiaciuta «Tu sai cos’è vero?»
«Sì, anche se non ero del tutto d’accordo, ti piacerà di sicuro», Jamie strappò via la carta e aprì lo scatolone bianco lucido, mostrando un set di provette, ampolle e flaconi e un libro dalla rilegatura vecchia e un po’ consunta. Era un libro contente i trattati e le ricette di Dzou Yen, con alcuni scritti di Paracelso. Jamie si buttò su Harry, abbracciandolo «Grazie, è stupendo»
Harry rise «Ora avrai un motivo in più per fregare gli ingredienti a Piton»
«Non proprio» obiettò Hermione «quello che ti ho dato prima non era tutto il mio regalo» le porse un pacchetto piccolo e sottile, Jamie ne estrasse un buono dal farmacista di Diagon Alley «Così per un po’, non ti metterai nei guai» disse sorridendo «Forse»
«Dai, Harry. Apri il tuo» lo incoraggiò Ron
Harry lo scartò e scoprì una Nimbus 2000 tirata a lucido. Guardò sua sorella con un sorriso sorpreso «Non ti decidevi a prenderne una» disse lei alzando le spalle
«Ehi, e quest’altro cos’è?» Ron stava indicando un pacco simile a quello appena scartato da Harry. «è insieme ai tuoi regali, Harry» glielo passò e Harry tolse la carta che lo avvolgeva aiutato da Jamie e trattennero il respiro quando un meraviglioso manico di scopa lucente rotolò sul copriletto. Ron buttò le calze che aveva in mano e saltò sul letto per vedere meglio, seguito da Hermione.
 Era una Firebolt, la gemella della meraviglia che Harry e Jamie erano andati a vedere tutti i giorni a Diagon Alley. Il manico scintillò mentre Harry lo afferrava. Lo sentì vibrare e lasciò la presa: si librò a mezz'aria, da solo, esattamente all'altezza giusta per essere inforcato. Lo sguardo di Harry si spostò dal numero di serie inciso in oro sulla punta del manico, e poi giù, fino agli aerodinamici ramoscelli di betulla perfettamente levigati che formavano la coda.
«Chi te lo manda?» chiese Ron a mezza voce.
«Guarda se c'è un biglietto» disse Harry.
Ron strappò la carta che aveva avvolto la Firebolt, aiutato da Jamie e da Hermione «Non c'è niente! Cavolo, chi spenderebbe così tanto per te?»
«Be'» disse Harry, stordito, «scommetto che non sono i Dursley»
«Su questo ci puoi mettere la mano sul fuoco» disse Jamie, perplessa tanto quanto il fratello
«Io scommetto che è stato Silente» disse Ron, che ora si aggirava attorno alla Firebolt studiandone uno per uno i sontuosi dettagli. «Anche il Mantello dell'Invisibilità te l'aveva mandato anonimo»
«Veramente lo aveva mandato a tutti e due» puntualizzò Jamie «E poi era già nostro di diritto»
Harry annuì «Silente ce l'ha solo consegnato. Non spenderebbe centinaia di galeoni per me. Non può permettersi di regalare cose del genere agli studenti...»
«Ecco perché non vuole dire che è stato lui!» esclamò Ron. «Perché un idiota come Malfoy non possa dire che fa dei favoritismi. Ehi, Harry...» aggiunse scoppiando a ridere, «Malfoy! Aspetta che ti veda con quella! Ci resterà secco! Questa è una scopa mondiale
Jamie scoppiò a ridere « Il verde della sua rabbia sarà in tinta con lo scalpo rosa che gli regalerò»
«Non posso crederci» mormorò Harry, facendo scorrere una mano sulla Firebolt, mentre Ron e Jamie sprofondavano sul suo letto, ridendo come un matti al pensiero di Malfoy, costringendo Hermione a cambiare letto per non essere travolta «Chi...?»
«Io lo so» disse Ron cercando di controllarsi. «Io lo so chi può essere stato: Lupin!»
Jamie lo guardò sconcertata con ancora qualche accenno di risa «Ma va’»
 Harry scoppiò a ridere a sua volta. «Lupin? Ma se avesse tutto quel denaro potrebbe comprarsi dei vestiti nuovi».
«Sì, però voi gli piacete» disse Ron «E sapeva della tua Nimbus, no?»
«Non credo sia stato lui» disse Hermione, in piedi con le braccia incrociate, si mordeva il labbro «Oh, Grattastinchi» il grosso gatto era appena entrato trotterellando con un festone argentato legato al collo
«Non farlo stare qui dentro» disse Ron, estraendo in fretta Crosta dalle profondità del suo letto e ficcandoselo nella tasca del pigiama.
Hermione non gli diede retta e prese in braccio Grattastinchi lasciandolo cadere sul letto di Seamus «Comunque è un po’ strano» disse Hermione fissando la Firebolt «Voglio dire, è una bella scopa, no?»
Jamie si ricompose sedendosi sul letto con la schiena dritta «è la migliore del mondo, sì» e non aveva più l’ombra di un sorriso sul viso, ma ascoltava attenta l’amica
«Quindi dev'essere molto costosa...»
«Probabilmente costa più di tutte le scope dei Serpeverde messe insieme» disse Ron allegramente.
«Be'... chi regalerebbe a Harry una scopa del genere senza nemmeno dirgli che è stato lui?» chiese Hermione.
«Che cosa importa?» disse Ron impaziente. «Senti, Harry, posso farci un giro? Posso?»
«Credo che nessuno dovrebbe cavalcare quella scopa!» esclamò Hermione.
Jamie si morse il labbro e fissò nervosa la Firebolt, Harry e Ron fissarono attoniti Hermione.
«Che cosa pensi che ci farà Harry, spazzarci il pavimento?» chiese Ron.
Ma prima che Hermione potesse rispondere, Grattastinchi balzò dal letto puntando dritto al petto di Ron.
«PORTALO - FUORI - DI - QUI!» ruggi Ron, mentre gli artigli di Grattastinchi gli strappavano il maglione e Crosta tentava una fuga disperata sulla sua spalla.
Jamie balzò tra le braccia di Harry per stare lontana da Crosta «Ron, non ti azzardare mollare il topo», e Moccì mise fuori, berretto rosso e testa, dalla scatola del croccante, gli occhi gialli con mezze palpebre abbassate seguivano la scena impassibili.
 Ron afferrò Crosta per la coda e sferrò al gatto un calcio che invece colpì il baule ai piedi del letto di Harry. Il baule si rovesciò e Ron prese a saltellare, strillando.
Il pelo di Grattastinchi si rizzò all'improvviso. Un acuto fischio metallico riempi la stanza. Lo Spioscopio Tascabile era scivolato fuori dai vecchi calzini di zio Vernon e ora vorticava e riluceva sul pavimento.
«Me l'ero dimenticato» disse Harry, chinandosi per raccoglierlo a fatica, con Jamie avvinghiata alle spalle. «Non mi metto mai quelle calze se posso evitarlo...»
Lo Spioscopio girava e fischiava sulla palma della sua mano. Grattastinchi sibilava e soffiava contro il piccolo strumento.
«È meglio se porti via quel gatto, Hermione» disse Ron furioso. Era seduto sul letto di Harry e si massaggiava l'alluce. «Non puoi spegnere quella roba?» aggiunse rivolto a Harry, mentre Hermione usciva con Grattastinchi che teneva ancora i maligni occhi gialli fissi su Ron.
Harry infilò di nuovo lo Spioscopio dentro i calzini e li gettò nel baule. Ora si sentivano solo i gemiti e le imprecazioni di Ron. Crosta era rannicchiato tra le mani del suo padrone. Harry, che non lo vedeva da parecchio, fu spiacevolmente sorpreso notando che Crosta, una volta così grasso, era diventato molto magro e spelacchiato.
«Non ha l'aria di star bene, vero?» chiese Harry.
«È lo stress!» ribatté Ron. «Starebbe benissimo se quella grossa stupida palla di pelo lo lasciasse in pace!»
Jamie, invece non riusciva a essere troppo dispiaciuta. Quel topo per quanto la riguardava aveva vissuto già abbastanza.
E Harry, che ricordava quanto aveva detto la strega del Serraglio Stregato sul fatto che i topi vivono solo tre anni, non poté fare a meno di pensare che, a meno che Crosta non possedesse poteri che non aveva mai rivelato, la sua fine era vicina. E nonostante Ron si lamentasse spesso di Crosta definendolo un topo noioso e inutile, Harry era certo che Ron sarebbe stato molto triste se Crosta fosse morto.
Lo spirito natalizio era decisamente scarso nella sala comune dei Grifondoro quella mattina. Hermione aveva chiuso Grattastinchi nel dormitorio femminile, ma era arrabbiata con Ron perché aveva cercato di dargli un calcio; Ron era ancora furibondo per il recente tentativo di Grattastinchi di divorare Crosta. Jamie stava dalla parte di Hermione per solidarietà femminile (In realtà, mal sopportazione di Crosta e simpatia per Grattastinchi)  Harry rinunciò a cercare di farli parlare tra loro e si dedicò a un attento esame della Firebolt, che si era portato di sotto. Per qualche motivo, anche questo parve irritare Hermione, che non disse nulla, ma continuò a guardare cupamente la scopa come se anche quella avesse criticato il suo gatto.
All’ora di pranzo scesero in Sala Grande e scoprirono che i tavoli erano stati di nuovo disposti lungo le pareti,  al centro della stanza c'era un solo tavolo, preparato per dodici. I professori Silente, McGranitt, Piton, Sprite e Vitious erano seduti con Gazza, il guardiano, che aveva sostituito il solito cappotto marrone con un frac dall'aria molto vecchia e piuttosto muffita. C'erano solo altri tre studenti, due del primo anno, che sembravano parecchio tesi, e un imbronciato Serpeverde del quinto anno.
«Buon Natale» li salutò Silente coi soliti modi gentili e forse un po’ più euforici del solito « Siccome siamo così pochi ci sembrava sciocco usare i tavoli dei Dormitori» fece loro un cenno verso i posti liberi «Sedete, sedete»
I quattro presero posto vicini all’altro capo del tavolo.
«I cracker!» disse Silente entusiasta, offrendo l'estremità di un involto d'argento a Piton, che lo prese con riluttanza e tirò. Con uno schiocco simile a un colpo di fucile, il cracker si spezzò rivelando un grosso cappello da strega, a punta, sormontato da un avvoltoio impagliato.
Jamie esibì un sorriso trattenuto e Harry e Ron si sorrisero, memori del Molliccio; la bocca di Piton diventò una fessura e l'insegnante spinse il cappello verso Silente, che se lo mise subito al posto del suo «Cominciate!» disse con un sorriso.
Mentre Harry si serviva di patate arrosto, le porte della Sala Grande si aprirono di nuovo. Era la professoressa Cooman, che scivolò verso di loro come se avesse le ruote. Per l'occasione indossava un abito verde coperto di lustrini, che la faceva somigliare più che mai a una scintillante libellula gigante.
Jamie si accostò all’orecchio di Harry «Ah, allora è lei l’allibratrice delle scommesse sulla tua morte»
«Nel suo abito migliore», Harry le sorrise e inforcò un pezzo di bistecca.
«Hmm, a me fa venir fame» commentò Moccì dalla spalla di Jamie
«Sibilla, che sorpresa» disse Silente alzandosi
«Stavo guardando nella sfera, Preside» disse la professoressa Cooman con la sua voce più velata e remota, «e con mio grande stupore mi sono vista abbandonare il mio pranzo solitario e raggiungervi. Chi sono io per rifiutare i suggerimenti del destino? Sono scesa subito in fretta dalla mia torre, e vi prego di perdonare il ritardo...» Jamie la fissava con un sopracciglio alzato, fosse stato per lei avrebbe dovuto rimanere nella torre e chiudersi dentro.
«Certo, certo» disse Silente con gli occhi che brillavano. «Permettimi di prenderti una sedia» con un cenno della bacchetta sollevò a mezz'aria una sedia che roteò su se stessa per qualche secondo prima di cadere con un tonfo tra il professor Piton e la professoressa McGranitt.
Jamie nascose un ghigno dietro il tovagliolo, aveva l’impressione che nessuno dei due insegnanti gradisse la compagnia della Cooman.
La professoressa Cooman comunque non si sedette; i suoi occhi enormi passarono in rassegna il tavolo, e all'improvviso lei emise una specie di strillo soffocato.
«Non oso, professore. Se mi siedo con voi, saremo in tredici. La peggiore delle sfortune! Non dimenticate che quando tredici persone pranzano insieme, la prima ad alzarsi sarà la prima a morire»
Jamie si sporse di nuovo verso Harry «Uhm, allora dovremmo fare la conta per decidere chi. Ambarabà cicci cocò», Moccì teneva il ritmo della cantilena con la coda, il fratello soffocò una risata nel tovagliolo
«Correremo questo rischio, Sibilla» disse la professoressa McGranitt impaziente. «Siediti, il tacchino si raffredda».
La professoressa Cooman esitò, poi prese posto sulla sedia vuota, gli occhi chiusi, la bocca serrata, come in attesa che un fulmine colpisse la tavola.
«Esta es proprio loca» commentò Moccì con tono quasi disgustato
La professoressa McGranitt affondò un grosso cucchiaio nella zuppiera più vicina «Della trippa, Sibilla?»
La professoressa Cooman la ignorò. Aprì gli occhi, si guardò intorno un'altra volta e disse: «Ma dov'è il caro professor Lupin?»
«Temo che il poverino sia di nuovo ammalato» disse Silente, facendo cenno agli altri di servirsi. «Un vero peccato che debba succedere proprio il giorno di Natale».
«Ma naturalmente tu lo sapevi già, vero, Sibilla?» disse la professoressa McGranitt inarcando le sopracciglia.
La professoressa Cooman scoccò alla McGranitt uno sguardo gelido.
Jamie si scambiò un sorriso con Hermione, che come lei sosteneva l’astio della McGranitt nei confronti della Cooman.
«Certo che lo sapevo, Minerva» disse piano. «Ma non si ostenta la propria Onniscienza. Spesso mi comporto come se non possedessi l'Occhio Interiore, per non innervosire gli altri».
«Questo spiega molte cose» ribatté mordace la professoressa McGranitt.
La voce della Cooman si fece all'improvviso molto meno velata.
«Se vuoi proprio saperlo, Minerva, il povero professor Lupin non resterà fra noi molto a lungo. Sembra che sappia benissimo di non avere molto tempo davanti a sé. È fuggito via quando mi sono offerta di guardare il suo futuro dentro la sfera di cristallo»
«Me lo immagino» disse seccamente la professoressa McGranitt.
«Dubito» intervenne Silente con voce allegra ma decisa a porre fine alla conversazione, «che il professor Lupin corra un pericolo immediato. Severus gli hai preparato quella pozione?»
Jamie alzò lo sguardo verso Silente, ma senza guardarlo direttamente, questa storia della Pozione, non gli era mai andata giù e non capiva che malattia potesse avere da continuare a richiedere l’intervento di Piton, piuttosto che di Madama Chips.
«Si, preside» rispose Piton
«Bene» disse Silente. «Quindi dovrebbe riuscire ad alzarsi molto presto» Silente lanciò uno sguardo gentile a Jamie «Derek, hai preso un po' di queste? Sono ottime» Il ragazzo del primo anno arrossì violentemente quando Silente gli rivolse la parola, e prese il piatto di salsicce con mani tremanti.
La professoressa Cooman si comportò quasi normalmente fino alla fine del pranzo di Natale, due ore più tardi.
 Pieni da scoppiare di cibo squisito, indossando ancora i cappelli spuntati dai cracker, Harry tirò Jamie per un braccio e si alzarono, seguiti subito da Ron, furono i primi ad alzarsi da tavola, e l'insegnante cacciò uno strillo «Miei cari! Chi di voi si è alzato per primo? Chi?»
Jamie fece una smorfia alle urla isteriche della donna, troppo assonnata per sopportarle «Giusto, non abbiamo fatto la conta» sbadigliò e poggiò la mano sul fianco, contrariata per il contrattempo che la allontanava dal suo letto caldo.
«Non lo so» disse Ron, guardando incerto verso Harry.
«Io ho un camaleonte sulla spalla. Contiamo anche lui, nel numero di vittime possibili?» chiese Jamie con ostentata educazione
«Oh, cara» la professoressa Cooman puntò i suoi occhi su di lei in modo molto teatrale « un simbolo di morte» disse notando Moccì
«Le ho detto che era meglio un gatto» commentò Harry con un sorrisetto, beccandosi una gomitata da Jamie.
«Como osi, paragonarme a un essere insulso e inferiore. E ascoltare poi quella specie di insetto umanoide» Moccì fissò astioso la Cooman, i due occhi puntati su di lei, immobili. Se fosse stato molto più grosso, l’avrebbe inghiottita pensò Jamie.
«Dubito che nei negozi vendano animali portatori di morte a dei minorenni, Sibilla» disse La Professoressa McGranitt «E non credo faccia molta differenza chi si è alzato per primo» disse gelida la professoressa McGranitt, «a meno che un pazzo armato di ascia non sia appostato dietro la porta pronto a fare a pezzi il primo che attraversa l'ingresso».
Jamie stavolta rise, insieme a Ron e Harry e la professoressa Cooman parve molto offesa.
«Vieni?» chiese Jamie a Hermione, ancora seduta a tavola
«No» mormorò Hermione «devo dire una cosa alla professoressa McGranitt»
Jamie rimase un po’ perplessa, ma non disse nulla e seguì Harry e Ron verso la porta
«Per sicurezza fa passare prima lo zotico rosso» le sibilò Moccì nell’orecchio.
Jamie ridacchiò «Fifone» superando entrambi sulla soglia della porta, guardando sia a destra che a sinistra «Niente Yardley Platt. Via libera» (Serial killer ed uccisore di Goblin)
«Chi?» chiese Harry
«Harry, dovresti studiare di più le figurine» lo rimbeccò Jamie. Harry guardò Ron che alzò le spalle e la seguirono sulle scale.
Quando raggiunsero il ritratto trovarono Sir Cadogan che festeggiava il Natale con un paio di frati, parecchi precedenti direttori di Hogwarts e il suo grasso pony. Sollevò il cimiero e brindò a loro alzando un calice di Idromele. «Buon... hic... Natale! Parola d'ordine?»
«Vile canaglia» disse Ron.
«Altrettanto a voi, messere!» ruggì Sir Cadogan, mentre il dipinto si spostava per lasciarli passare.
spostava per lasciarli passare.
Harry andò dritto nel dormitorio, prese la Firebolt e il Kit di Manutenzione che Hermione gli aveva regalato per il suo compleanno, li portò di sotto e cercò di trovare qualcosa da fare alla Firebolt: ma non c'erano ramoscelli da potare, e il manico splendeva talmente che era inutile lucidarlo. Jamie alzò gli occhi al cielo, ne andava giù che il suo regalo fosse stato oscurato «Ma della Nimbus che ne facciamo?»
Harry alzò le spalle «La restituiamo, no? Non mi servono due scope»
Jamie incrociò le braccia «Quindi preferisci il regalo di uno sconosciuto al mio»
«Oh, miseriaccia. Anche lei è andata fuori di testa» Ron roteò gli occhi «Questa è una Firebolt» scandì le parole come se stesse parlando un’altra lingua.
«A me è perfettamente chiaro cos’è» commentò Jamie «E prima di esultare dovremmo cercare di capire chi, e perché te l’ha mandata»
«E nel frattempo che dovrei fare?» disse Harry perplesso.
Il ritratto si aprì, lasciando entrare Hermione, accompagnata dalla professoressa McGranitt.
Anche se la McGranitt era la responsabile del Grifondoro l'avevano vista solo una volta nella sala comune, ed era stato per dare un annuncio molto serio. Lui e Ron la fissarono, stringendo entrambi la Firebolt e Jamie si morse il labbro. Hermione li superò, si sedette, prese il libro più vicino e vi nascose la faccia.
«Allora è questo, vero?» disse la professoressa McGranitt senza preamboli, avvicinandosi al fuoco e osservando la Firebolt. «La signorina Granger mi ha appena informato che qualcuno ti ha regalato un manico di scopa, Potter».
Harry e Ron guardarono Hermione. Videro la sua fronte diventare rossa oltre il margine del libro, che teneva a rovescio.
«Posso?» disse la professoressa McGranitt, e senza aspettare la risposta prese la Firebolt dalle loro mani. La esaminò con cura dalla punta alla coda. «Mmm. E non c'era nessun biglietto, Potter? Niente? Nessun messaggio di nessun genere?»
«No» disse Harry in tono inespressivo.
«Capisco» disse la professoressa McGranitt. «Be', temo che dovrò portarla via, Potter».
«C... che cosa?» esclamò Harry balzando in piedi. «Perché?»
«Dobbiamo controllare che non abbia il malocchio» disse la professoressa McGranitt. «Io non sono un'esperta, ma credo che Madama Bumb e il professor Vitious la smonteranno»
«La smonteranno?» ripeté Ron, come se la professoressa McGranitt fosse pazza.
«Non ci vorrà più di qualche settimana» disse l'insegnante. «La riavrai quando saremo sicuri che non sia stregata».
«Non ha niente che non va» disse Harry con un tremito nella voce. «Davvero, professoressa»
«Non puoi saperlo, Potter» ribatté la professoressa McGranitt in tono gentile, «non finché non l'hai provata, e comunque, temo che questo sia fuori questione finché non saremo sicuri che non sia stata manomessa. Ti terrò informato».
La professoressa McGranitt girò sui tacchi e portando con sé la Firebolt riattraversò il buco del ritratto, che si chiuse alle sue spalle. Harry rimase a guardare nel vuoto anche quando fu sparita, con il barattolo di Lucido per manici ancora stretto in mano. Ron si voltò come una furia verso Hermione. «Perché sei andata a dirlo alla McGranitt?»
Hermione gettò via il libro. Era ancora tutta rossa in faccia, ma si alzò e guardò Ron con aria di sfida  «Perché pensavo, e la professoressa McGranitt è d'accordo con me, che probabilmente è stato Sirius Black a mandare quella scopa a Harry»
Ron rimase interdetto, ma continuò a guardarla furente, Harry fissava ancora l’entrata della Sala Comune.
«Perché Sirius Black avrebbe dovuto mandare una Firebolt come regalo?» chiese Jamie, la schiena rilassata contro la poltrona
«Evidentemente sa che Harry gioca a Quidditch e che non avrebbe mai resistito dal provarla» rispose Hermione, un po’ meno rossa in viso
«Sì, ma perché non inviare qualcosa che possa colpire entrambi. Non so, un dolce avvelenato o robe simili»
«Giusto!» esclamò Ron «Vedi, è ovvio che ti sei sbagliata. Solo che non vuoi ammetterlo per fare la so-tutto-io»
Hermione alzò gli occhi al cielo «Io vado di sopra. Ci vediamo dopo» disse rivolta a Jamie, che aspettò di sentir l’amica salire le scale  prima di mollare una sberla a Ron «Sei proprio un cretino»
Mezz’ora dopo, anche Jamie abbandonò la Sala Comune: Ron blaterava impropri contro Hermione e Harry era depresso per la Firebolt e poco incline alla conversazione, così preferì salire in Dormitorio, sperando che Hermione non dormisse già. Moccì sonnecchiava beato appollaiato sulla sua spalla.
Hermione stava leggendo con Grattastinchi accoccolato sul suo petto «Credi davvero che sia stato Sirius Black?» le chiese Jamie, poggiando Moccì sul suo cuscino.
Hermione chiuse il libro «Sì, credo di sì», Jamie annuì e si tolse il maglione infilandosi la maglia del pigiama «Tu non sei convinta, però» disse Hermione
Jamie scosse la testa «è un modo un po’ strano di voler far fuori una persona»
«Raptor al primo anno-»
«Black mi sembra più il tipo che vuole ucciderti di persona, non con un manico di scopa manomesso» obiettò Jamie infilandosi sotto le coperte
«Forse è disperato» Hermione si girò sul fianco per guardare meglio Jamie «Non ha modo di avvicinarvi ed è agli sgoccioli. Tutti lo stanno cercando, e ha deciso di muoversi in modo diverso»
«D’accordo, ma come li ha trovati i soldi, o come ha potuto fare un acquisto se è ricercato da tutto il mondo magico?»
«è probabile che avesse un conto alla Gringott»
«E il Ministero non lo ha messo sotto controllo?»
«Questo non lo so, credo di sì» disse pensierosa «Può aver rubato la Firebolt»
«La notizia di un furto sarebbe uscita sulla Gazzetta»
«No se avesse usato sul proprietario un Incantesimo di memoria e fosse stato discreto»
Jamie prese la scatola di croccante sul comodino e prese un pezzo di dolce «Forse è andata davvero così»
«Non sei ancora del tutto convinta» le sorrise Hermione «Credi che abbia fatto male a dirlo alla McGranitt?»
Jamie alzò le spalle «Non mi pare lo stile di uno psicopatico come Black. Tutto qua» prese un altro pezzo di croccante «E forse avresti dovuto parlarne prima con Harry. In fondo la scopa era sua»
«E mi avrebbe dato retta?» le chiese scettica
Jamie rise «No, adora troppo quella scopa, da quando l’ha vista quest’estate», per un po’ calò il silenzio nel dormitorio, interrotto solo dalle fusa di Grattastinchi e dal vento che batteva sulla finestra «Secondo te che malattia ha Lupin?» chiese Jamie
Hermione la guardò «Non l’hai capito?»
«Cosa dovrei capire?»
Hermione si rimise sulla schiena, pensierosa «Controlla in calendario. Quando Lupin è stato male, vedrai che ci arrivi»
«E non puoi dirmelo tu?»
Hermione strinse le spalle «Non credo lui voglia che lo sappia qualcuno. È meglio se lo scopri da sola»
Jamie si alzò «Ma hai parlato con lui?» chiese un po’ seccata che Lupin si fosse confidato con Hermione piuttosto che con lei
«No» rispose Hermione «Buonanotte» le diede le spalle
«Ma buonanotte cosa?» Jamie sbuffò e prese un pezzo di dolce «Adesso mi è passato il sonno, porca miseria»



Tana del Camaleonte:

 Allora, Jamie risponde alla lettera di Gabriel e i suoi pensieri, come anche quelli di Harry, tornano su Sirius Black. 
Finalmente mi sono ricongiunta con il materiale scritto dalla Rowling e siamo arrivati a natale, e Jamie molto vicina alla verità su Lupin...
Prossimamente, ci sarà la reunion con Gabriel e Jamie comincerà le sue indagini su Black.
Con queste note brevi, vi lascio. Ho una connessione pessima e non so quanto possa reggere xd
Al prossimo capitolo
Un bacio e buone vacanze a tutti

Eltanin



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Capitolo 20
*** In cui Baston va su di giri per la Firebolt ***


Ciao a tutti,

Eccomi ritornata alla fine delle vacanze (purtroppo), scusatemi per il ritardo mi autoflagello da sola.

Ringrazio chi segue e legge questa storia, un grazie anche a Jarmione che l'ha recensita, nonostante una pessima connessione ^-^

Buona lettura





Harry sapeva che Hermione aveva agito con le migliori intenzioni, ma questo non gli impedì di arrabbiarsi con lei. Per poche, brevi ore era stato il proprietario di uno dei migliori manici di scopa del mondo, e ora, grazie alla sua intromissione, non sapeva se l'avrebbe mai più rivisto. Era certo che al momento non ci fosse niente che non andava nella Firebolt, ma in che condizioni sarebbe stata dopo aver subito ogni genere di test anti-malocchio?
Anche Ron era furioso con Hermione. Per quello che lo riguardava, smontare una Firebolt nuova di
zecca era un crimine. Hermione, sempre convinta di aver agito per il meglio, prese a evitare la Sala Comune e Jamie fu costretta a ore interminabili in Biblioteca per solidarietà, non voleva dare torto all’amica, inoltre detestava che la Firebolt avesse messo in ombra il suo regalo e dentro di sé sperava che la McGranitt non la riconsegnasse più.
«Ehi, ma perché ci rintaniamo in Biblioteca?» Jamie prese un libro sugli incantesimi difensivi e uno sulle nozioni di magia basilari e sparì tra gli scaffali.
Hermione non alzò gli occhi dal tema e continuò a scrivere «Harry e Ron non mi parlano, lo sai»
Jamie ritornò al tavolo con due libri diversi in mano «Potremmo cacciare loro dalla Sala Comune» li infilò nello scaffale da cui aveva preso gli altri libri.
Hermione alzò gli occhi dalla pergamena «Jamie, cosa stai facendo?»
«Metto i libri in disordine» prese un grosso tomo dall’aria grigia e consunta «Questo è orrendo, lo vado a mettere nella sezione romanzi che legge sempre Lavanda» ghignò dondolando sulle punte
Hermione si alzò«Ma così chi cerca un libro non lo troverà mai» disse andando da Jamie
«È più o meno questo lo scopo del gioco»
« Non è un gioco» le prese di mano il libro «Non è nemmeno divertente» e lo rimise al suo posto
Jamie si appoggiò con le mani dietro la schiena allo scaffale «Sì, ma mi annoio da morire»
«Fai i compiti allora»
Jamie sbuffò e incurvò le spalle «Perché non fai pace con Ron e Harry?»
Hermione tornò al tavolo «Sai che sono arrabbiati»
«Se tu ti mostrassi pentita, o almeno un pochino dispiaciuta, vi parlereste di nuovo»
«No, non voglio scusarmi. Ho fatto bene a parlare alla McGranitt»
«Certo, ma puoi sempre fare finta di dispiacerti» afferrò il libro orrendo di prima «Fai qualche complimento al topo mezzo morto e aiutali nei compiti, vedrai che tornerà tutto come prima»
Hermione rise «Non lo farò» scrisse un paio di righe sulla pergamena «Perché non continui a indagare su Lupin?»
«Ma non arrivo a niente» Jamie si sedette e incrociò le braccia imbronciata
Hermione scosse la testa, «Prova a riflettere meglio, è semplice»
«Perché non me lo dici e basta?»
Hermione sbuffò e le indicò col dito l’uscita. A nulla valsero le proteste di Jamie, Hermione continuava a indicarle, sempre con maggiore decisione, l’uscita della Biblioteca.
 
Jamie si ritrovò a vagare per il castello ancora deserto, gli altri sarebbero rientrati solo tra qualche giorno, Hogwarts era ancora tutta per loro.
In genere, avere un castello a disposizione, dovrebbe esser considerato una fortuna, ma Jamie non era di quest’idea. Hogwarts era fin troppo tranquilla e silenziosa, i corridoi totalmente deserti le sembravano troppo grandi e odiava il suono dei suoi passi sul pavimento che gli alti soffitti facevano riecheggiare.
Sebbene lo avesse girato spesso durante la notte, saperlo così deserto ventiquattr’ore su ventiquattro, la infastidiva. Oltretutto le uniche compagnie di cui disponeva erano in piena guerra fredda: una era rinchiusa in Biblioteca e Ron e Harry passavano la maggior parte del tempo in Sala Comune, uno arrabbiato e l’altro depresso. Moccì, invece, sembrava entrato in letargo, dormiva quasi sempre, tranne quando aveva fame.
Scosse la testa e si diresse verso le scale, sarebbe andata da Hagrid, almeno lui e Fierobecco sarebbero stati contenti di vederla.
Stava percorrendo il secondo piano, per un istante le passò per la mente l’idea di bussare alla porta di Lupin, per tutte le vacanze non lo aveva mai incrociato e non era mai sceso nemmeno ai pasti, cominciava a temere che si fosse murato vivo.
Stava per bussare quando una voce la richiamò. Jamie si girò per trovarsi faccia a faccia con Piton
«Potter, cosa stai facendo qui?» la fissava con il solito sguardo d’odio e le braccia conserte
«Ero venuta a cercare il professor Lupin»
«Al momento il professore non è disponibile» disse glaciale «Torna nella tua Sala Comune»
Jamie guardò prima la porta poi Piton, trovava il comportamento del professore più strano del solito, perché impedirle di bussare? Se Lupin non fosse stato bene avrebbe potuto dirglielo lui stesso, e poi a Piton cosa poteva importare?
«Potter, sei sorda per caso?» Piton la prese per una spalla allontanandola dalla porta «Cinque punti in meno a Grifondoro per la poca reattività»
«Bè, ma non me lo può dire il professor Lupin se posso parlargli o no?», Jamie rimpianse subito di averlo detto. Piton serrò la stretta sulla sua spalla e i suoi occhi si assottigliarono «Ho detto di tornare in Sala Comune, ora» sibilò, la spinse indietro e lasciò la presa sulla sua spalla.
Jamie indietreggiò ancora «Bene, è stato un piacere, professore» non aspettò una risposta, né restò a guardare la smorfia di disgusto «Ha un futuro come guardia reale» mosse appena le labbra per evitare che Piton la sentisse e pensò di proporre a Neville di conciare così il prossimo Molliccio-Piton.
Si diresse verso le scale, decisa a uscire nel parco. I raggi di sole l’accecarono, la neve ricopriva ancora ogni cosa, dal prato, agli abeti della foresta e avvolgeva tutto in un apparente stato di immobilità. Un luogo perfetto per ragionare senza distrazioni e senza venir interrotta.
Piton, sembrava l’adorabile cane a tre teste di Hagrid davanti alla botola al terzo piano e Lupin spariva per tutte le feste, anche a natale non era sceso. Ricordò che era stato malato così a lungo  anche quando Piton aveva fatto supplenza, ma Silente non sembrava per nulla preoccupato per la salute del neo professore, a cena aveva liquidato la questione mettendosi a parlare di salsicce. Con questo, non lo credeva in fin di vita, anche considerato che una volta ripresosi lo avevano sempre trovato di buon aspetto, quindi poteva benissimo escludere una malattia degenerativa e mortale. Aveva notato dal calendario che il male si presentava con una precisa cadenza, e nessuna malattia che conoscesse si comportava in quel modo.
Prese tra le mani una manciata di neve, forse doveva smettere di considerarla una malattia, forse il professore aveva qualche altro tipo di problema, magari qualcosa di imbarazzante, che non gli permettesse di mostrarsi in pubblico.
Ripensò poi al pessimo aspetto con cui lo avevano visto poco prima o poco dopo la “malattia”, qualsiasi problema avesse doveva anche essere doloroso e causare insonnia.
Però, non aveva ancora nessuna idea di cosa potesse essere, aveva già esaminato tutti gli indizi ed era ben lontana dalla soluzione, con Piton poi che sembrava un Bobby provetto, avvicinarsi all’ufficio di Lupin, anche col mantello, era fuori discussione.
Di colpo le venne in mente che forse Piton continuava a portare la pozione a Lupin. Se così fosse stato, avrebbe potuto aspettare che Piton salisse da Lupin e prelevare un campione di pozione dal suo ufficio, avrebbe poi potuto analizzarla con tutta calma e capire dagli ingredienti a cosa potesse servire.
Sorrise, soddisfatta della soluzione e, convinta di avere la verità a portata di mano trovò inutili ulteriori riflessioni. Di colpo, camminare da sola le risultò noioso e il paesaggio diventato oltremodo monotono aveva perso ogni poesia. Decise così di andare a trovare Hagrid e Fierobecco, come era nei suoi progetti iniziali.
La visita non fu delle migliori: Hagrid, oltre ad essere ancora depresso per l’udienza, l’aveva rimproverata per essere uscita da sola e l’aveva subito riportata al castello, senza nemmeno averle offerto il solito tè e biscotti, anche se avevano fatto una piacevole chiacchierata durante il tragitto, nel quale aveva portato anche Fierobecco, per permettergli di sgranchirsi le zampe. Jamie gli aveva riproposto di inscenare una fuga, ma Hagrid era stato irremovibile al riguardo e le aveva impedito qualsiasi tentativo in quel senso.
Una volta rientrata, aveva sostato nell’atrio, per un’ora buona, sperando di poter cogliere subito l’occasione di prendere la pozione, ma ne rimase delusa e dovette ritornare in Sala Comune, dove evitò sia Harry che Ron, dicendo che sarebbe andata a fare una doccia.
Si buttò sul letto, si tolse le scarpe e s’infilò sotto le coperte, Moccì dormiva in una piccola cesta sul comò accanto.
Guardò fuori, ormai il cielo si era oscurato. Nessun gufo aveva più bussato alla sua finestra, sperava che Gabriel le rispondesse, in fondo avevano affrontato argomenti seri per entrambi, si era aperto con lei e non voleva che fosse stata solo un’eccezione dettata dalle circostanze, ma non poteva, né voleva, mandargli un’altra lettera, sarebbe apparsa come assillante o appiccicosa. Tipo Lavanda, pensò con una smorfia di disgusto. No, non ci doveva più pensare, sapeva che Gabriel non le avrebbe più risposto, eppure, una parte di lei continuava a sperare di ricevere una lettera. Voleva sapere come avesse preso le sue parole e se avesse deciso di accettare il suo aiuto, non le andava giù l’idea di dover aspettare la fine delle vacanze per saperlo.
 
Fortunatamente, scoprire il segreto di Lupin era una buona distrazione. Aveva preso l’abitudine di osservare la mappa del malandrino a quasi tutte le ore, per tenere d’occhio i movimenti di Piton verso l’ufficio di Lupin. Hermione, seduta spesso accanto a lei, era concentrata sui compiti, che invece Jamie trascurava e non faceva domande, anche se aveva intuito cosa stesse architettando.
Dopo due giorni, Jamie aveva potuto constatare l’ora esatta in cui Piton portava il calice a Lupin , il terzo giorno aveva preso con sé il mantello e si era nascosta nell’atrio, aspettando che Piton uscisse.
Una mano sulla spalla la fece trasalire, afferrò la bacchetta e si voltò trovandosi faccia a faccia con Hermione, le mani sui fianchi e un cipiglio alla mamma Weasley «Jamie, cos’hai in mente di fare, stavolta?»
Jamie le sorrise, prese il mantello e coprì entrambe «Jamie» e la costrinse ad accucciarsi a terra con lei «Insomma, cosa stai combinando?»
Jamie le mise una mano sulla bocca «Fai piano, tra un po’ il pipistrello esce», Hermione roteò gli occhi ed emise un mugugno «Dai, non farmi scoprire, voglio solo prendere un piccolo campione della pozione di Lupin» le tolse la mano
«Tu sei matta. Che te ne fai di quella pozione?»
«La esamino e cerco di capire a che serve. Così sfrutto anche il regalo di Harry»
Hermione si coprì la faccia con le mani «Sapevo che quel regalo era una pessima idea» Jamie le rimise la mano sulla bocca, Piton aveva salito le scale dei sotterranei, il calice fumante in mano, il suono dei suoi passi riecheggiò nell’atrio prima che scomparisse sulle scale. Jamie si alzò non appena il suono dei passi scomparve, controllò che Piton si fosse allontanato abbastanza e imboccò le scale dei Sotterranei seguita da Hermione «Jamie, ti prego, ripensaci. Se ti becca-»
«Non lo farà» disse continuando a scendere «Rilassati»
«Ma ragiona, come pensi di riconoscere tutti gli ingredienti. Non è possibile»
«Io invece dico di sì. Mi ci vorrà un po’, però le sfide mi divertono»
Hermione la prese per un braccio «Va bene, te lo dico io cos’è Lupin»
Jamie ghignò e le puntò la bacchetta contro «Silencio»
Hermione incassò l’incantesimo e la guardò arrabbiata, gli occhi ridotti a due fessure. Jamie arretrò verso l’ufficio di Piton «Non ti arrabbiare, ma non voglio saperlo» entrò nell’ufficio e chiuse la porta prima che Hermione la raggiungesse. Vide il calderone dal quale ancora usciva del fumo e prese una provetta dalla tasca della felpa. La porta si aprì e Hermione entrò gesticolando, era rossa in viso e Jamie sciolse l’incantesimo, tanto per farla calmare «Ma sei idiota?» urlò Hermione
«No, ma tu volevi dirmi il segreto di Lupin. E io voglio scoprirlo da sola come mi hai detto tu» si avvicinò al calderone «Non sei orgogliosa di me?»
Hermione fece un gesto con la mano che voleva dire tutto l’opposto «Non era certo quello che intendevo. Io l’ho scoperto senza violare regole e uffici»
Jamie le sorrise «Perché tu sei più sveglia» alla fine, riusciva sempre a evitare le sue ire
Prelevò un campione e chiusa la provetta la nascose nella tasca «Andiamo, prima che torni Piton»
Quando furono nell’atrio, Hermione tirò un sospirò di sollievo «Torniamo in Sala Comune, per favore»
«Almeno ti sei distratta dai compiti per un po’»
Hermione sorrise «Infatti» estrasse la bacchetta e disse: «Languelingua», la lingua di Jamie si attaccò al palato «He-o-e» tentò di parlare indicando la bocca
«Così impari» proclamò, le mani sui fianchi, la testa alta e un sorriso soddisfatto sul viso
«i-e-mi», Jamie si agitava, indicandole la bocca, dopo qualche secondo si fermò e incrociò le braccia, le guancie gonfie per il broncio.
Hermione rise e la liberò dalla fattura Bè, mi sono vendicata»
Anche Jamie rise « Vuoi cominciare una guerra?»
 
Piton stava tornando nel suo ufficio quando venne sorpassato da Jamie e Hermione che si rincorrevano e ridevano andando nella direzione opposta. Il professore non si degnò nemmeno di fermarle, perché tanto erano già lontane «Dieci punti in meno a Grifondoro» disse con fare pigro
 
Jamie passò i successivi giorni nel bagno di Mirtilla, sebbene il loro dormitorio fosse vuoto e molto più sicuro, non riusciva a pensare ad altro luogo che a quel bagno per i suoi test, anche se Hermione le aveva dato della stupida e della romanticona per prenderla in giro. Jamie, oltretutto, l’aveva convinta a fare da palo, cosicché entrambe dovettero soffrire i lamenti di Mirtilla che si sentiva ignorata: Jamie circondata da fiale di varie sostanze, reagenti e libri e Hermione dai suoi compiti.
«Lo sai che tra un paio di giorni le vacanze finiscono, vero?» Hermione alzò gli occhi dal libro di Antiche rune e osservò l’amica versare una goccia della pozione in una fiala con un liquido blu
Jamie si fermò, non poté evitare di pensare a Gabriel, tutte quelle parole scritte per lettera rimaste in sospeso, senza chiarimento, le causavano ansia «Lo so» riprese a trafficare con le provette, tutto ciò le ricordava il gioco del piccolo chimico che una volta avevano regalato a Dudley. Non che ci fosse portato visto che si era fatto esplodere dello zolfo in faccia.
«E allora non credi che dovresti fare i compiti?» Hermione agitò il libro di testo che aveva in mano
«Gli accordi con Ron e Harry sono ancora validi, non preoccuparti» osservò la reazione della sostanza che si comportò come sotto ebollizione. Jamie segnò la reazione su una pergamena accanto alle ginocchia
Hermione sospirò «Sì, ma li trascuri per fare queste analisi, che non sono affatto necessarie»
«Sì, invece. Non conosco altro modo per scoprire il segreto di Lupin»
«Ma non può essere una priorità assoluta» incrociò le braccia «La verità è che ti diverti a giocare con le provette»
Jamie ridacchiò «Ammetto che se non ci fossero di mezzo le pozioni, non ci perderei troppo tempo dietro»
Hermione sorrise «Ti piace proprio pozioni»
Jamie, si alzò e svuotò il liquido blu nel lavandino «Sono dotata e ho un ego gigantesco»
«Non è solo questo. Sei portata anche per incantesimi, ma non perdi tempo con studi extra»
Jamie sgranò gli occhi e la guardò «O mio dio, sto studiando?»
«Parlavo sul serio»
«Anch’io» si inginocchiò davanti al piccolo set che aveva allestito nel bagno
«Volevo dire che ci metti molta passione e si vede. Era un complimento». Jamie alzò gli occhi per guardarla «Bene» prese in mano la provetta con la pozione e con un cucchiaino simile ad un ferro da uncinetto da quant’era stretto, ne prese un campione e ripose la provetta
«Insomma, tu sai per certo cosa ti interessa fare dopo. Non avrai problemi al quinto anno»
Jamie la guardò e ripose il campione nella provetta «E tu invece sì?», Hermione arrossì leggermente e Jamie andò a sedersi affianco a lei.
«è che mi piacciono così tante materie che non so scegliere. Mi viene bene tutto» disse ancora più rossa in viso e con tono appena udibile
Jamie non potè trattenere una risata «Pensa che c’è chi non è bravo in nulla. E poi è un po’ presto per pensarci e farsi paranoie»
«Lo so, è solo che seguo molte materie e mi piacciono tutte» fece una pausa «A parte Divinazione»
«Bene, sai già che non ti unirai a una fiera ambulante cambiandoti nome in Madame Gipsy per leggere la mano dei Babbani»
Hermione rise «Decisamente no. Però vorrei essere appassionata a qualcosa come te»
Jamie le mise una mano sulla spalla «Tutte queste materie ti confondono. Dovresti lasciarne qualcuna»
«Assolutamente no. Appunto perché non so cosa fare devo seguirne il più possibile» Hermione riprese in mano il volume di Antiche Rune, decisa a continuare lo studio
Jamie sorrise e alzò le mani in segno di resa «Come vuoi tu» prese di nuovo un campione di pozione e lo inserì in un altro preparato dal colore rosso, quest’ultimo reagì, diventando viola. Jamie consultò il libro dietro di lei e per dieci minuti non parlò più «Hmm, è Aconito. Non che mi sorprenda, è comune in diverse pozioni» mormorò, più a se stessa che a Hermione «Comunque non ti serviranno  a molto»
«Cosa?»
«Le materie» segnò sulla pergamena la parola Aconito, accanto alla scritta corteccia con  tre punti di domanda «Alla fine farai qualcosa che non interessa né Babbanologia, né Antiche Rune o Artimanzia»
«Non è detto. Io adoro Antiche Rune e Artimanzia»
Jamie sorrise, mentre ripeteva le operazioni di prima usando un reagente in polvere «Forse entrambe finiremo a fare più cose. Intendo che potresti anche tradurre dei testi, ma non ti ci vedrei a farlo per tutta la vita»
Hermione storse il naso «No, non per tutta la vita. Però mi piacerebbe tradurre qualche testo»
Jamie osservò la polvere creare una schiuma bianca che traboccò dalla provetta, bagnando il pavimento. Corse al lavandino e vide la schiuma diventare nera «Ma che sfortuna» buttò tutto il contenuto e estrasse un altro reagente, un liquido di un verde talmente chiaro da essere quasi bianco, lo mischiò al campione e si scurì, diventando quasi nero, consultò il libro e s’incuriosì non poco a leggere il risultato della reazione che segnalava l’Argento.
Lo segnò insieme al resto degli ingredienti che aveva trovato e piegò la pergamena infilandola in tasca. Con un incantesimo fece svanire l’inchiostro e il calamaio, ritirò invece con cura il set di provette, gettando i reagenti nei lavandini e pulendole con un incantesimo. Le ripose in ordine nella loro cassetta che infilò in borsa
«Hai finito?» le chiese Hermione
«Sì, adesso possiamo andare in Biblioteca»
Hermione sorrise «Allora sei vicina alla verità»
«Direi di sì. L’Argento è abbastanza inusuale»
«Bene, così poi potrai concentrarti sui compiti»
Jamie le fece la linguaccia «Che noiosa che sei»
«Non venire a piangere da me se poi ti ritrovi con tutte D»
 
In Biblioteca, Jamie non perse tempo e senza nemmeno posare la borsa raggiunse il reparto pozioni e prese un volume sulle pozioni curative, si sedette sul  pavimento e cominciò a sfogliarlo, passando subito alle pozioni più complicate.
Il sole stava tramontando accendendo la neve di rosso, Hermione aveva ormai terminato i compiti che si era portata dietro ed erano due ore che Jamie non si faceva vedere. Preoccupata, la andò a cercare, entrò nel reparto pozioni, quando inciampò in un libro, alzò lo sguardo e ne vide davanti a sé almeno una ventina, dispersi per terra. Jamie era appoggiata con la schiena sullo scaffale, ricoperta in parte dai libri e la testa appoggiata in avanti su uno di essi, l’ultimo che stava sfogliando.
Hermione alzò gli occhi al cielo, aveva messo sottosopra il reparto, quando bastava un po’ di pazienza e guardare un calendario. La scosse per una spalla «Jamie», quest’ultima aprì gli occhi, e alzò la testa col segno della pagina ruvida stampato su metà faccia. Hermione rise «è ora di cena», con la bacchetta eseguì un incantesimo di pulizia e i libri tornarono al loro posto «Grazie Hermione» disse con la voce impastata dal sonno
«Di niente» la tirò per un braccio aiutandola ad alzarsi «Meglio che ti sciacqui la faccia prima. Trovato quello che cercavi?»
«No» piagnucolò Jamie, «non c’è nessuna pozione che corrisponde»
«Vedrai che devi solo cercare meglio»
Jamie si mordicchiò l’interno della guancia, quella notte avrebbe di certo fatto visita al reparto proibito.
Durante la cena, in cui solo Silente sembrava aver voglia di conversare con la stessa euforia che aveva contagiato tutti la sera di natale, Jamie rimase molto silenziosa, prestava poca attenzione anche al cibo che aveva nei piatti. Lupin ancora non era sceso a mangiare e la sua assenza le piaceva sempre di meno, osservò Piton con la coda dell’occhio, aveva il solito aspetto arcigno e al momento tentava di sfuggire da una conversazione con Vitious, non sembrava essersi accorto dell’intrusione,  altrimenti l’avrebbe già messa in punizione, nonostante dopo le vacanze ci sarebbe rimasta fino alla fine dell’anno, ma poco importava.
Non vedeva l’ora che quella cena finisse per poter sgusciare in Biblioteca, con così pochi individui avrebbe destato sospetti se si fosse alzata prima, così era costretta a sorbirsi i bronci dei suoi amici come se si trovasse tra due fuochi, senza contare che Ron continuava a stuzzicare Hermione sulla Firebolt.  Jamie sarebbe volentieri scomparsa sotto il tavolo insieme a Grattastinchi, che le faceva le fusa per avere qualcosa da mangiare finché Jamie non gli passava qualche pezzo di carne. Le piaceva quel gatto, e pensò di portarlo con lei in Biblioteca visto il letargo del suo camaleonte.
Si sbrigò a finire quello che aveva nel piatto, assomigliando molto a Ron, guadagnandosi uno sguardo disgustato da parte di Hermione e uno di rimprovero dalla McGranitt.
 
La sera, aspettò che Harry e Ron si ritirassero di sopra e tirò fuori il mantello che aveva nascosto sotto il divano, Grattastinchi miagolò contro la sua gamba «Vuoi venire con me, gatto?» lo prese in braccio e si buttò il mantello sulle spalle, scomparve del tutto e uscì dalla Sala Comune.
Fortunatamente non incontrò nessuno a parte il Barone Sanguinario, non lo aveva mai visto fuori dai Sotterranei, ma ringraziò che non l’avesse vista o non le avesse badato, non che le mettesse paura, ma era ben contenta di avere Nick come fantasma.
Arrivò in Biblioteca e percorse i corridoi ormai familiari che la portavano al reparto proibito. Arrivò al cancello chiuso con un lucchetto, lo forzò con una forcina e lo richiuse dietro di sé, mise giù Grattastinchi «Va bene, tu gironzola pure qua intorno, mentre cerco quello che mi serve» il gatto si stirò le zampe e cominciò ad annusare sotto uno scaffale. Jamie prese la bacchetta e mormorò «Lumos», illuminò gli scaffali cercando qualche testo di pozioni avanzate e proibite. Ne prese due e si accucciò sul pavimento a leggerli alla luce della bacchetta.
Il primo testo, riguardava per lo più veleni di livello proibitivo, era interessante, e lo mise nella borsa senza pensarci troppo, al momento non le serviva, ma non si poteva mai sapere. Prese l’altro volume, intitolato Pozioni proibitive :composti illegali, odorava di nuovo, era molto meno consunto e ammuffito di tutti gli altri libri.
Non hanno molta fantasia con i titolipensò, ma sembrava promettere bene e cominciò a sfogliarlo, controllando di tanto in tanto la pergamena con gli ingredienti per confrontarli, dopo una decina di pagine, gli occhi cominciarono a stancarsi a causa della poca luce, ma si illuminarono quando notò la scritta polvere d’argento seguita da corteccia di Carpine, radice di aconito epiume di Augrey. L’aveva trovata, era ovviamente quella giusta, fece un respiro profondo e  alzò la bacchetta per illuminare il nome della pozione.
Il cuore mancò un battito. A stampatello, in inchiostro nero, c’era scritto a grandi caratteri POZIONE ANTILUPO, quel titolo lasciava spazio a una sola interpretazione. Si era aspettata tutto meno che quello, eppure di indizi ne aveva avuti e col senno di poi gli scorrevano nella mente come fotografie: il suo aspetto poco curato sul treno, il molliccio non era una sfera ma una luna, le sue assenze continue; le scappò uno sbuffo a metà tra un sospiro e una risata: il tema di Piton sui lupi mannari, voleva che qualcuno lo scoprisse perché Lupin venisse licenziato.
Sfortuna vuole che i suoi Serpeverde siano ottusi, professoreghignò compiaciuta per il piano fallito di Piton, avrebbe voluto sbandierargli in faccia il suo piano mal riuscito, forse lo avrebbe fatto quando sarebbe capitata l’occasione giusta.
Cambiò posizione per far riposare i piedi che si erano intorpiditi e si mise comoda per leggere con più calma.
 
Ingredienti:
Polvere d’argento                    265gr
Corteccia di Carpine                 20gr
Radice di Aconito                     30gr
Fiore di mughetto                       1nr
Piuma di Augrey                        1nr 
Acqua di sorgente distillata    300ml
 
La pozione Antilupo è stata inventata recentemente, dall’affermato pozionista Damocles Belby, attualmente in pensione. Il suo utilizzo viene considerato illegale e non può essere somministrata o prodotta senza l’approvazione ministeriale, a causa delle leggi restrittive adottate per i licantropi.
Jamie sentì Grattastinchi strusciarsi contro il fianco e mosse una mano per accarezzarlo.
Si inserisce l'acqua nel calderone con la corteccia di carpine e la radice di aconito, per circa 10 ore in infusione.
Dopo aver acceso il fuoco sotto al calderone si gira per altri 7 minuti, e si aggiunge la polvere d'argento e il fiore di mughetto, si gira in senso orario 3 volte e si mette la piuma di Augurey.
Lasciare in infusione per almeno altre 3 ore.
Sbarrò gli occhi, il procedimento, più che complicato era terribilmente lungo, senza contare la fatica di reperire alcuni ingredienti poco usati come la polvere d’argento.
Una volta passate le tre ore, la pozione assume una sfumatura grigia ed emette una gran quantità di fumo. Il sapore è ripugnante ma è impossibile aggiungere qualsivoglia sostanza a base di zuccheri, poiché ne annulla gli effetti.
Seguiva il resoconto di un lupo mannaro su cui Belby aveva testato la pozione aggiungendoci dello zucchero e del miele, in entrambi i mesi, gli effetti erano stati annullati.
Deve essere ingerita durante la settimana che conduce alla luna piena, se assunta correttamente permette al lupo mannaro di mantenere la lucidità, allevia i sintomi e rende la trasformazione meno dolorosa a livello emotivo.
Jamie chiuse il libro e lo infilò in borsa, perché il ministero la proibisse era inconcepibile. La pozione funzionava e li rendeva innocui, avrebbero potuto condurre una vita quasi normale e non sarebbero stati un pericolo per nessuno. Avrebbero anche potuto fare un qualsivoglia lavoro come il professor Lupin, certo sarebbero stati costretti ad assentarsi diversi giorni al mese, ma non lo considerava un buon motivo per non farli lavorare, come era successo al protagonista del libro che aveva letto qualche mese prima.
Spense la bacchetta, «Vieni, gatto» prese Grattastinchi sotto braccio e si coprì col mantello. Uscì dal reparto proibito, chiuse i cancelli col lucchetto come li aveva trovati e si diresse nel corridoio, voleva raggiungere Hermione al più presto.
Arrivati alle scale, Grattastinchi si divincolò dalla presa, il mantello cadde a terra e il gatto corse di sotto «Grattastinchi, accidenti»
Una luce illuminò l’imbocco del corridoio «Vieni, pasticcino. Andiamo a cercare qualche studentello pestifero»
Jamie sbarrò gli occhi «Gazza» raccolse il mantello, se lo buttò addosso e salì le scale, appena in tempo per evitare di avere Gazza in vista.
 
«Hermione» Jamie si era messa il pigiama e aveva tolto i libri dalla borsa, provando a fare più rumore possibile perché l’amica si svegliasse. Non avendo alcun risultato salì sul letto e si mise a scuoterla. Hermione sussultò e aprì gli occhi.
«Oh, sei sveglia» Jamie sorrise all’espressione scocciata di Hermione «Tirati su, ti devo dire una cosa»
«Non puoi aspettare domani mattina» Hermione affondò la faccia nel cuscino, girandosi sulla pancia.
«Ho scoperto il segreto di Lupin. È un lupo mannaro»
Hermione alzò di poco la testa «Congratulazioni e buonanotte»
«Eddai, io ne voglio parlare»
«Va’ a nanna. Ne parliamo domattina, davvero»
«Uffa, volevo leggere il tuo tema sui lupi mannari»
Hermione alzò la testa, senza aprire gli occhi « è nel libro di Difesa Contro le Arti Oscure, lo avevo integrato alla pagina sui licantropi»
«Grazie, buonanotte»
Hermione alzò la mano come gesto per dire “figurati” e Jamie andò ai piedi del letto a frugare nella borsa di Hermione. Tolse ogni libro che le capitava in mano, lasciandolo cadere sul pavimento, ignorando ogni mugolio di protesta di Hermione, finché non trovò quello che cercava. Ridacchiò, ripensando a quella lezione e aprì il libro dove c’era un piccolo rigonfiamento causato dal tema. Pagina trecentonovantaquattro, di certo le sarebbe rimasta in mente per un bel po’. Prese il tema e  s’infilò sotto le coperte, aveva i piedi gelati. Fece luce con la bacchetta e tirò le tende del baldacchino.
Vide le coperte muoversi e alzarsi sul petto, le scostò e ci trovò Moccì con ancora addosso il maglioncino color senape che gli aveva cucito per ultimo. «Ahi, non se puede soñarin pace» era molto irritato, muoveva la coda a sinistra e a destra e la fissava con tutti e due gli occhi «Porque hai fatto tutto quel baccano?»
Jamie sorrise e gli accarezzò la testa «Moccì, che bello vederti»
«Yo soy siempre stato aquì»
«Sì, ma dormivi. Mi sei mancato»
«Questo è ovvio» alzò la testa con fare superbo «Todos me amano»
«Ho scoperto una cosa su Lupin»
«Ah, el profesor sciatto»
Jamie gli picchiettò sulla testa «Non prenderlo in giro, adesso mi ci sono affezionata»
«E ti pareva, hai un pèsimo gusto por le tue amistades»
«Vuoi sentire cosa ho scoperto o no?», Moccì annuì «È un lupo mannaro»
Moccì rimase immobile « E cosa sarebbe?»
Jamie restò a bocca aperta «Davvero non lo sai?»
«Ehi, yo soy un camalèon, non mi curo di faccende umane»
Jamie rise «Sai giocare a scacchi ma non sai cos’è un Licantropo?»
Moccì divenne di un verde scuro, così Jamie si affrettò a spiegargli tutto a grandi linee e alla fine, il camaleonte non era più contento di prima del professor Lupin. Per lui, licantropo o no, non doveva permettersi di andarsene in giro così trascurato con dei vestiti rattoppati. Era comunque imperdonabile e mentre Moccì continuava uno sproloquio su come bisognasse sempre curare il proprio aspetto, Jamie, libera di ignorarlo, poté cominciare leggere in santa pace il tema di Hermione. Aveva bisogno di capire di più, voleva aiutare Lupin e avrebbe imparato tutto quello che poteva sui lupi mannari. Scostò le tende del letto e guardò fuori dalla finestra, il debole bagliore della luna filtrava dalla cortina di nuvole scure che copriva il cielo, ma non aveva dubbi a quale ciclo fosse. Aveva sempre ammirato la luna piena, non aveva mai pensato a quanta sofferenza potesse portare.
 
Gli studenti rientrarono subito dopo il primo dell’anno e Harry, Jamie, Ron e Hermione non furono mai stati così contenti di essere di nuovo circondati dall’allegro caos dei loro compagni Grifondoro, anche Hermione che si era rifugiata in Biblioteca per tutte le vacanze tornò a frequentare la Sala Comune, con sommo sollievo di Jamie.
Harry, però, se ne pentì quasi subito, quando fu raggiunto da Baston la sera prima dell’inizio delle lezioni.
«Hai passato un buon natale ?» chiese, e poi senza aspettare risposta si sedette tra lui e Jamie, che alzò gli occhi al cielo con un sorriso, «Ho riflettuto un po’ durante le vacanze, ragazzi. Dopo l’ultima partita, i Dissennatori sapete. Se voi» si passò una mano sul collo «Voglio dire, non possiamo rischiare che succeda» s’interruppe imbarazzato.
Jamie sbuffò «È tutto ok, Baston», non aveva più provato a produrre un Patronus, ma la massa argentea che riusciva a creare avrebbe potuto bastare per darle il tempo di scappare «E comunque, Silente non permetterà più che entrino»
«Ci stiamo lavorando» intervenne Harry «Il professor Lupin ha detto che ci avrebbe insegnato a tenere lontano i Dissennatori. Dovremmo cominciare questa settimana»
«Ah» esclamò Baston illuminandosi «Bene, in questo caso» guardò prima Jamie e poi Harry «non volevo certo perdere dei giocatori come voi. Soprattutto tu, Harry. Hai già ordinato una scopa nuova?»
«Jamie mi ha regalato una Nimbus 2000 a natale»
«Se è per questo ha anche ricevuto una Firebolt», Ron arrivò in quel momento e si sedette su una poltrona
Baston per poco non saltò su sul divano « Una Firebolt, una Firebolt vera?» per poco non abbracciò Harry «Ma è meraviglioso», Jamie si spostò per non essere travolta dall’euforia del suo capitano.
«Non agitarti, Oliver» disse Harry cupo «Non ce l’ho più, me l’hanno requisita» Jamie maledì Ron per aver tirato fuori l’argomento e Harry raccontò tutto a Baston del controllo anti-malocchio.
«Malocchio? E com'è possibile?»
«Sirius Black» disse Harry stanco di parlare dell’argomento. «Pare che mi dia la caccia. Quindi la McGranitt crede che possa averla mandata lui».
Trascurando il fatto che un celebre assassino desse la caccia al suo Cercatore, Baston disse:
«Ma Black non avrebbe potuto comprare una Firebolt. È un evaso, tutto il paese lo sta cercando. Come avrebbe potuto entrare da Accessori di Prima Qualità per il Quidditch e comprare un manico di scopa?»
«Lo so» disse Harry, «ma la McGranitt ha deciso di farla smontare»
Baston sbiancò
Jamie roteò gli occhi «E abbiamo perso anche lui» afferrò la Gazzetta del profeta sul tavolino accanto e si mise a leggere.
 «Andrò a parlarle, Harry» promise. «La farò ragionare» si alzò in piedi con una scintilla maniacale negli occhi «Una Firebolt. Una vera Firebolt nella nostra squadra, lei vuole quanto noi che Grifondoro vinca» camminava avanti e indietro « Le farò capire, Harry. Una Firebolt» e imboccò il passaggio, ripetendo  in continuazione la parola Firebolt.
«Povera professoressa McGranitt, non vorrei essere nei suoi panni» e così dicendo Jamie tornò a leggere i resoconti della stagione di Quidditch.
Il giorno dopo, ricominciarono le lezioni. L'ultima cosa che si potesse desiderare era passare due ore all'aperto in una gelida mattina di gennaio, ma Hagrid aveva preparato un falò pieno di Salamandre per divertirli, e trascorsero una lezione piacevole raccogliendo legna secca e foglie per alimentare il fuoco, mentre le bestiole scorrazzavano su e giù per i ceppi incandescenti che si sgretolavano.
La prima lezione di Divinazione del nuovo trimestre fu molto meno divertente; la professoressa Cooman era passata alla Lettura della Mano, e informò subito Harry che aveva le linee della vita più brevi che avesse mai visto, ma lui si guardò bene dal dirlo a Jamie, che non gradiva affatto la fissazione della professoressa nel predire disgrazie all’unico membro della sua famiglia.
Sia Harry che Jamie però, non vedevano l’ora di andare a Difesa Contro le Arti Oscure, Jamie era incuriosita e voleva assicurarsi che Lupin stesse bene, Harry invece voleva assolutamente parlare delle lezioni Anti-dissenntatore e cominciarle il prima possibile.
 Jamie, in realtà, non ne sentiva il bisogno, considerato che Lupin non avrebbe certo portato un vero Dissennatore, riteneva pressoché superfluo partecipare, ma non aveva avuto il coraggio di contraddire Harry e passare più tempo con Lupin, ormai non le dispiaceva più.
«Ah, sì» disse Lupin quando Harry gli ricordò la promessa alla fine della lezione. «Fammi un po' vedere» consultò una vecchia agenda dai bordi consunti «Cosa ne dici di giovedì sera alle otto? La classe di Storia della Magia dovrebbe essere grande abbastanza. Dovrò pensare bene a come possiamo fare» passò una mano sulla barba ispida «Non possiamo far entrare nel castello un vero Dissennatore per fare esercizio».
«Sembra ancora malato, vero?» disse Ron mentre percorrevano il corridoio diretti a cena. «Secondo voi che cos'ha?» Jamie puntò lo sguardo su un quadro raffigurante un signorotto in abiti ottocenteschi che beveva da un calice ornato di pietre preziose.
Alle loro spalle si udì un 'mmm' forte e impaziente. Era Hermione, seduta ai piedi di un'armatura, intenta a sistemare la borsa, così gonfia di libri che non si chiudeva.
«Cos'era quel 'mmm'?» chiese Ron seccato.
«Niente» rispose Hermione con voce altera, rimettendosi la borsa in spalla.
«Adesso mi spieghi» ribatté Ron. «Mi stavo chiedendo che cos'ha Lupin, e tu-»
«Be', ma non è ovvio?» disse Hermione con un'aria di insopportabile superiorità.
«Se non vuoi dircelo, non dircelo» esclamò Ron.
«D'accordo» disse Hermione altezzosa, prima di allontanarsi
«Non lo sa» commentò Ron, guardandola. «Sta solo cercando di convincerci a parlarle di nuovo».
«E potreste anche farlo. Dopotutto, Ron, la Firebolt non è stata regalata a te»  sbottò Jamie, in tono acido
«Avanti, se non l’ha detto nemmeno a te cos’ha Lupin» ribatté Ron «Vuol dire che non lo sa ed è tutto un trucco»
Jamie sbuffò, avrebbe voluto dire a Harry cos’aveva scoperto e parlarne anche con Lupin, ma Hermione le aveva consigliato di non farlo: Lupin voleva mantenere il segreto e secondo lei, se qualcuno lo avesse scoperto, avrebbe lasciato la scuola «Ron, a volte sei proprio stupido» accelerò il passo e li lasciò indietro.
«Miseriaccia, queste qua non hanno tutte le rotelle a posto»
 
Alle otto di giovedì sera, Harry e Jamie, uscirono dalla Torre di Grifondoro e si diressero verso l’aula di Storia Della Magia. Era buia e deserta quando arrivarono, ma accesero le lanterne con la magia e dopo cinque minuti apparve il Professor Lupin con una grossa cassa da imballaggio, che posò sulla scrivania del professor Rüf, Jamie per un attimo pensò che avesse davvero portato un Dissennatore. Se si potevano rinchiudere in una scatola, sarebbe stato anche più semplice aiutare Gabriel.
«Che cos’è?» chiese Harry, riscuotendola dai suoi pensieri.
«Un altro Molliccio» rispose Lupin, togliendosi il mantello. «È da martedì che setaccio il castello, e per fortuna l'ho trovato nascosto nello schedario di Mastro Gazza. È la cosa più simile a un Dissennatore che abbiamo. Appena vi vedrà, il Molliccio si trasformerà in un Dissennatore, quindi potremo esercitarci con lui. Quando non lo usiamo posso tenerlo nel mio ufficio, sotto la scrivania c'è un armadietto che gli piacerà».
Jamie sgranò gli occhi e si diede dell’idiota per non averci pensato prima «Geniale, professore» sorrise euforica.
Lupin sorrise «Grazie, Jamie» Lupin, cominciò a spiegare l’Incanto Patronum, Jamie lo ascoltava distratta, a livello teorico aveva una preparazione perfetta ma era impaziente di passare alla pratica.
«Funziona soltanto se ci si concentra  con tutte le forze su un ricordo molto felice», Jamie fece una smorfia. Era questa la fregatura. Si voltò a guardare Harry che a quanto pare stava pensando la stessa cosa.
«L'incantesimo è questo». Lupin si schiarì la voce: «Expecto Patronum. Bene, ora ripetetelo chiaramente un paio di volte. E concentratevi sui vostri ricordi felici.Jamie, tu a che punto sei con l’incantesimo?» le chiese Lupin a braccia conserte.
 A quanto pare tutti i professori erano stati messi a conoscenza del suo piano coi Dissennatori. In effetti si era stupita che Lupin non l’avesse mai rimproverata, evidentemente il suo piccolo problema lo aveva tenuto occupato. Jamie non rispose ma si concentrò sul suo ricordo felice «Expecto Patronum» e osservò la consueta massa argentea fluttuare davanti a lei.
Lupin si sorprese «Bene direi che sei già molto avanti», Jamie avrebbe voluto rispondere di essere bloccata a questo punto da mesi, ma lasciò che Lupin si concentrasse su Harry. In fin dei conti era lui che teneva di più a queste lezioni.
Harry riuscì a produrre un filo di gas argenteo dalla bacchetta e Lupin decise di farli provare con il Molliccio.
All’improvviso, Jamie, non si sentì così entusiasta di rincontrare un Dissennatore, i ricordi di quel giorno nel bosco, gli urli dei genitori...ma non avrebbe più permesso ai Dissennatori di usarli contro di loro.
 
La lezione, era andata meglio di ogni loro previsione, dopo due tentativi Harry era riuscito a produrre una massa argentea simile a quella di Jamie e entrambi erano riusciti a resistere al Dissennatore, anche se per un tempo limitato.
A fine lezione, Harry aveva nominato Sirius Black, ma Lupin aveva chiuso in fretta l’argomento e non erano riusciti a dirgli cosa avevano scoperto a Hogsmeade, si sentivano esausti e svuotati, nemmeno Jamie aveva avuto la forza di insistere.
«Perché il tuo Patronus non è completo se ti sei esercitata così tanto?» le chiese Harry, mentre erano sdraiati sul tappeto, davanti al camino della Sala Comune ormai deserta.
«Non ci riesco, per quanto mi sforzi. C’è qualcosa che non va nel pensiero felice»
«Ho sentito la voce di papà oggi, era la prima volta», Jamie gli prese la mano «Non avevamo mai sentito le loro voci prima»
Jamie lo guardò «Le abbiamo sentite, solo che non ce le ricordiamo»
 Harry si voltò a guardare il soffitto «Non so se voglio smettere di sentirle»
Jamie sospirò e si passò una mano sugli occhi «Neanche io»
 
Jamie sbuffò sistemandosi la tracolla «Ecco, Hermione è sparita di nuovo»
«Ahi dios, tanto lo sai già che è così» Moccì si sistemò meglio sulla spalla
«Sì, ma mi da sui nervi. Mi ha convinto lei a seguire Aritmanzia»
A Moccì sembrarono brillare gli occhi «La clase dove c’è il tuo amigo biondo e educado»
Jamie sospirò, da quando era iniziata la scuola, si era incrociata solo poche volte con Gabriel, lui non le si era mai avvicinato e lei per qualche ragione non riusciva a parlargli. Ci aveva provato, ma ogni volta cambiava idea e direzione all’ultimo.
Doveva vincere l’imbarazzo, ora aveva anche una scusa per avvicinarlo, (il molliccio sarebbe stato un valido sostituto di quelli veri), ma la verità era che non avrebbe sopportato un altro rifiuto, o meglio, il suo orgoglio non lo avrebbe sopportato.
Guardò l’entrata dell’aula, respirò lentamente, di sicuro lui sarebbe stato lì.
Lo vide seduto al solito ultimo banco, quello accanto era ancora vuoto. Chiuse gli occhi, e con uno scatto gli si sedette di fianco, senza guardarlo.
Moccì le colpì il braccio con la coda «Salutare è educacìon», Jamie per tutta risposta gli diede un colpetto col braccio «Piantala» sibilò «Lui non mi ha salutato»
Moccì emise un verso che Jamie interpretò come esasperazione. La professoressa Vector entrò in aula, Jamie alzò lo sguardo sulla cattedra e vide Hermione seduta in prima fila. Ma quand’è arrivata?
Prese il libro e cominciò a seguire la lezione, ogni tanto lo guardava con la coda dell’occhio e Gabriel era sempre concentrato ad ascoltare la Vector. Sbuffò arrabbiata, era tornato a ignorarla e non riusciva proprio a sopportarlo. Prese la piuma e finse di scarabocchiare qualche appunto, fece scivolare il gomito e gli mollò una gomitata al braccio, ritraendolo immediatamente.
Gabriel voltò lo sguardo su di lei, che aveva ricominciato a seguire la lezione come se nulla fosse. Scosse la testa, l’angolo sinistro della bocca piegato di poco all’insù.
Jamie appoggiò la testa alle mani, tutti quei numeri le facevano venire mal di testa e non le importava nulla di decifrare i geroglifici maya tramite i numeri occidentali.
La campanella suonò sempre troppo tardi per lei, che non vedeva l’ora di andare a Trasfigurazione e questo era tutto un dire.
Notò che Gabriel era ancora seduto e si sorprese di non vederlo dileguarsi come suo solito. La osservava, il mento appoggiato alla mano, e una smorfia, simile ad un sorriso appena accennato «Mi hai tirato una gomitata»
Jamie si sentì arrossire, ma sperò che non lo notasse «Mi è solo scivolato il gomito» disse con tutta la convinzione che poteva trovare
Gabriel annuì «Credevo fosse una scusa per parlarmi»
Jamie si sforzò di ridere «Oh, no. Io non faccio questi giochetti stupidi» si grattò l’orecchio, cercando di nascondere l’irritazione «E invece come mai tu» lo indicò col dito «Come mai tu non mi volevi parlare?»
 Un sorriso di educato divertimento gli comparve sulle labbra «Mi divertiva vederti cambiare direzione ogni volta»
Jamie restò con la bocca mezza aperta «Come scusa?» si tese verso di lui come se non avesse sentito.
Gabriel le sorrise «Siamo in ritardo per la prossima lezione» si alzò lasciandola indietro
«Che serpe» abbassò lo sguardo vedendo Moccì che la fissava con un’aria compiaciuta «Tu piantala, rettile»
 
Corvonero giocò contro Serpeverde una settimana dopo l'inizio del trimestre. Vinse Serpeverde, anche se di stretta misura. Secondo Baston, era un bene per Grifondoro, che si sarebbe piazzato secondo se a sua volta avesse battuto Corvonero. Quindi Baston portò il numero degli allenamenti a cinque la settimana. Con le lezioni Anti-dissennatore di Lupin, che da sole erano più faticose di sei allenamenti di Quidditch, Harry e Jamie avevano solo una sera a settimana per fare i compiti, senza contare poi la punizione settimanale di Jamie, ma anche così non sembravano accusare lo sforzo tanto quanto Hermione.
Tutte le sere senza eccezioni, Hermione era in un angolo della sala comune, con parecchi tavoli coperti di libri, schemi di Aritmanzia, dizionari di rune, diagrammi di Babbani che sollevavano oggetti pesanti e quaderni su quaderni di appunti fitti fitti; quasi non parlava con nessuno, e quando veniva interrotta scattava, nervosissima.
«Come fa?» bisbigliò Ron rivolto a Harry una sera, mentre quest'ultimo finiva un tema complicato sui Veleni Irriconoscibili per Piton. Harry alzò gli occhi. Hermione si vedeva a stento dietro una pila di libri in bilico «A far cosa?»
«A star dietro a tutte le lezioni!» disse Ron. «Questa mattina l'ho sentita che parlava con la professoressa Vector, quella di Aritmanzia. Discutevano della lezione di ieri, ma Hermione non può esserci andata, perché era con noi a Cura delle Creature Magiche. Ernie McMillan mi ha detto che non ha mai perso una lezione di Babbanologia, ma metà delle ore coincidono con Divinazione, e non ne ha mai saltata una neanche di quelle!»
«Chi è che non salta niente?» chiese Jamie, appena tornata dalla sua punizione
«Hermione» Ron, indicò la pila di libri, dietro la quale Hermione scriveva frenetica «Segue tutti i corsi, ma è impossibile, gli orari sono tutti sovrapposti»
Jamie si sedette sul bracciolo della poltrona di Harry e mugugnò compiaciuta «Allora ti importa di lei»
«Niente affatto. Solo non capisco come ci riesca. È impossibile»
Jamie guardò in direzione di Hermione, la fronte corrucciata «Si sta ammazzando di fatica, vero?»
«Direi di sì» rispose Harry, ma non riuscì a rispondere altro, perché vennero raggiunti da Baston
«Brutte notizie, Harry. Sono appena stato dalla professoressa McGranitt a parlare della Firebolt. Lei, ehm, si è un po' arrabbiata con me. Mi ha detto che non capivo che cos'è più importante. Ha detto che m'importava di più di vincere la Coppa che della tua vita. Solo perché le ho detto che non era un problema se la scopa ti disarcionava, purché prima tu fossi riuscito a prendere il Boccino» Baston scosse la testa incredulo. «Davvero, dovevi sentire come urlava. Neanche avessi detto una cosa terribile, poi le ho chiesto quanto tempo pensava di tenersela»
Jamie saltò giù dal bracciolo «Basta con questa dannata scopa, Harry può benissimo usare una nuovissima Nimbus 2000 per la prossima partita, quindi piantatela di rompere, neanche vi avessero requisito il tesoro d’Inghilterra» incenerì sia Ron che Baston con lo sguardo e si allontanò per raggiungere Hermione.
Aggirò la pila di libri e le si mise accanto «Hermione» parlò a bassa voce, per evitare di innervosirla
«Cosa c’è? Sono occupata» rispose lei brusca
«È che sei troppo occupata»
«Ce la faccio benissimo» sottolineò con l’inchiostro un paio di righe sulle macchine e la metropolitana.
«Certo» assentì Jamie come se stesse parlando a qualcuno un po’ ammattito «Però non ti farebbe male distrarti un po’»
«Non ho tempo», era leggermente isterica, tanto che Jamie si tirò indietro
«Lo hai voluto tu» le bloccò le mani, Moccì sbucò dalla tasca della felpa e afferrò la piuma con la lingua «Ehi, esto non è azùcar» la sputò facendola finire per terra
«Jamie, cosa stai facendo!» Hermione tentò di ribellarsi, ma Jamie rafforzò la stretta sui polsi «Ti salvo da un attacco isterico. Datti una calmata e respira, ti prego»
Dopo qualche minuto Hermione era molto più accondiscende e Jamie era riuscita a trascinarla a forza fuori dalla Sala Comune per andare nelle cucine a prendere una bella cioccolata calda.
A nulla valsero i tentativi di farle mollare qualche materia e così decise di cambiare argomento per distrarla, parlandole delle lezioni Anti-Dissennatore con Lupin.
Parve funzionare per un’oretta, prima che Hermione tornasse in crisi perché doveva ancora completare i temi di Aritmanzia, Pozioni, e Incantesimi.
«D’accordo, non contare su di me per Aritmanzia perché sono una frana. Ma con Pozioni e Incantesimi ti posso aiutare, ok?»
«Non ho intenzione di copiare» disse Hermione con voce acuta
Jamie le puntò contro il dito «Senti, non costringermi a darti qualche pozione soporifera. Voglio solo darti una mano»
Hermione sospirò «Scusa. Va bene. Torniamo in Sala Comune»
Jamie la bloccò per un braccio «Non è necessario», chiamò due Elfi e gli diede delle indicazioni sottovoce. Qualche minuto dopo, i due ricomparvero con in mano tre libri, pergamene, piume e inchiostro. Hermione guardò Jamie interrogativa «Li facciamo qui, così è più tranquillo, abbiamo da mangiare e magari la smetti di diventare frenetica, perché ho paura che ti esca fumo dal cervello sennò»
Passarono l’intera sera a lavorare su quei tre temi, a mezzanotte, finalmente, avevano finito e Jamie usava la mappa per controllare che la via fosse libera
«Sai credo sia stata una pessima idea, venire qui» disse Hermione che teneva in mano i libri «Non dovremmo girare per il castello a quest’ora»
«Se ti riferisci a Black, sappi che vedrei anche lui» picchiettò sulla mappa «Ma non entrerà più, dobbiamo solo pensare a evitare Gazza», dopo qualche minuto di silenzio «Hermione?»
«Dimmi»
«Sai, avendoti aiutato, sono rimasta indietro. Non è che mi fai dare un’occhiatina piccola piccola, a qualche tema?»
Hermione sospirò «E ti pareva»
Jamie cominciò a saltellarle intorno, supplichevole«Allora? Mi aiuti, vero?»
Hermione alzò gli occhi al cielo «Sì,sì, ma adesso smettila, sennò ci fai scoprire», Jamie sorrise soddisfatta e tornò in silenzio a guardare la mappa, quando vide un nome al quarto piano e si bloccò.
«Che c’è?» chiese Hermione «Non hai visto Black, vero?»
Jamie scosse la testa «No, però» si guardò intorno, incerta «Gazza, lo abbiamo superato, ti mancano solo due piani e sono liberi. Torna da sola, ok?»
«E tu dove vai?»
«Devo vedere una cosa» disse correndo via
 
Era da un bel po’ che non entrava più in quella classe, controllò sulla mappa che il suo nome fosse ancora lì «Fatto il misfatto» la piegò e se la rimise in tasca.
Aprì piano la porta, l’aula era illuminata dalle candele. Era alla finestra e si era girato verso di lei «Cosa ci fai qui?» le diede di nuovo le spalle
Jamie entrò, strisciò le mani sudate contro i jeans «Non ho sonno, facevo un giro» si sedette su un banco «E tu?»
Lo vide stropicciarsi gli occhi con una mano «Pensavo» disse in tono tranquillo e si voltò a guardarla, appoggiando la schiena alla finestra.
Jamie si fissò i piedi «Senti, per quanto riguarda la lettera-»
«Non ti esporrò di nuovo» la interruppe lui «Quindi non pensare nemmeno di aiutarmi»
Jamie si morse il labbro «Veramente, ho trovato un modo, che lasci sia te che me al sicuro»
Gabriel inarcò un sopracciglio «Sarebbe?»
«Un molliccio»
Jamie gli raccontò delle lezioni Anti-dissennatore e dell’idea geniale di Lupin di usare un Molliccio. Gabriel aveva ascoltato attento, ma aveva un espressione imperturbabile e Jamie non avrebbe saputo dire se l’idea gli piacesse o meno.
«Adesso il Molliccio ce l’ha Lupin» disse Gabriel alla fine
«Lo tiene nel suo ufficio, quando non lo usiamo»
Gabriel annuì «Alla prossima lezione, chiedigli se c’è qualche altro molliccio per il castello»
«Quindi accetti il mio aiuto?»
Accennò un sorriso «Se ci tieni tanto»
Jamie mise il broncio «Ci tengo solo che tu non ti faccia ammazzare, o ti avrei sulla coscienza» scese dal banco e uscì, chiudendo la porta dietro di sé, mentre Gabriel scuoteva la testa divertito.


Tana del camaleonte:

Amistades: amicizie

Le altre parole credo si possano facilmente intuire, ad ogni modo se non capite qualcosa ditemelo pure e aggiungo il significato.

Allora, in questo capitolo Jamie finalmente scopre il segreto di Lupin, in un modo molto più complicato di come l'ha scoperto Hermione, ma l'importante è che ci sia arrivata no?
Gli studenti rientrano e anche Gabriel, hanno avuto poche occasioni per parlare, ma nei prossimi sarà più presente e si parlerà ancora del suo passato, lui e Jamie avranno un confronto e ci sarà un po' di spazio anche per Neville.
Commenti, opinioni e critiche sono bene accette, perciò fatemi sapere cosa ne pensate e come sto andando.
Alla Prossima

Eltanin

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Capitolo 21
*** In cui Ron perde Crosta e Harry ha di nuovo la sua Firebolt ***


Hola todos,

Eccomi qua con un nuovo aggiornamento, stavolta sono stata veloce e spero di farmi perdonare per i ritardi dei mesi scorsi con questo capitoli bello lungo.

Ringrazio sempre chi legge e segue questa storia e sopratutto Jarmione e cory per lerecensioni fantastiche.

Come sempre, i commenti li lascio a fine capitolo.

Buona lettura.



Jamie era convinta che la faccenda del Molliccio si potesse risolvere in fretta, ma erano passate tre settimane e non riusciva a trovare un occasione buona per parlare con Lupin, aveva paura che si sarebbe insospettito, inoltre, ogni volta, a fine lezione sentiva la testa come svuotata e non trovava la concentrazione e lo spirito necessari per mentire in modo convincente.
Le ricerche per il castello non avevano dato risultati migliori, per quanto cercasse non c’era traccia di altri Mollicci, tuttavia Gabriel non sembrava impensierirsi, né le metteva fretta. Era deciso a mantenere la maggior discrezione possibile dopo quello che avevano combinato nel bosco, al primo passo falso avrebbero potuto destare i sospetti.
Così Gennaio si trasformò presto in febbraio, senza nessun cambiamento nel tempo ancora freddo e pungente. La partita coi Corvonero si avvicinava e la McGranitt non aveva ancora riconsegnato la Firebolt, con sommo piacere di Jamie che non riusciva ancora a tollerare l’affronto fatto al suo regalo.
Harry ormai, chiedeva alla professoressa notizie della Firebolt dopo ogni lezione di Trasfigurazione, con Ron ritto al suo fianco speranzoso, Jamie in attesa della puntuale risposta negativa e Hermione che li superava guardando dall’altra parte.
«No, Potter, non puoi ancora riaverla» gli disse la professoressa McGranitt la dodicesima volta, prima ancora che aprisse bocca. «Abbiamo controllato quasi tutte le maledizioni principali, ma il professor Vitious ritiene che la scopa potrebbe essere infestata da un Incantesimo di Lancio. Te lo dirò, quando avremo finito di ispezionarla. Ora, ti prego, smettila di tormentarmi».
Le lezioni anti-dissennatore inoltre, non producevano i risultati sperati.
Per parecchie volte di fila riuscivano a produrre un ombra argentata, ma i Patronus erano ancora troppo deboli per scacciare un Dissennatore, si limitavano ad aleggiare tra loro e il molliccio, non facendo altro che prosciugare le loro energie.
Jamie, sempre più frustrata era convinta che non ci sarebbero mai riusciti, non avendo un ricordo abbastanza felice e Harry si sentiva in colpa per il segreto desiderio di risentire le voci dei genitori.
«Pretendete troppo da voi stessi» disse il professor Lupin severo, la quarta settimana di lezioni. «Avete tredici anni, un Patronus confuso è già un grande risultato», Jamie pensò al gufo di Gabriel, lui era riuscito a produrne uno corporeo. «E poi non svenite più, no?», Jamie fece una smorfia. Certo non perdevano più i sensi, ma ormai non le bastava più.
«Credevo che un Patronus schiacciasse i Dissennatori, o roba del genere» disse Harry « Che li facesse sparire»
«Un vero Patronus lo fa» disse Lupin « Ma voi avete fatto grandi progressi. Se si ripresentano alla prossima partita di Quidditch, sarete in grado di tenerli a bada abbastanza a lungo da scendere a terra»
«Ha detto che è più difficile se sono in tanti» disse Harry
«Ho la massima fiducia in voi» sorrise Lupin « Ecco» estrasse tre bottiglie dalla valigia «Vi siete meritati una bibita, arriva dai Tre Manici Di Scopa. L’avrete già assaggiata, credo»
 Jamie prese la bottiglia «Burrobirra, sì. È buona»
«Bè, beviamo alla vittoria di Grifondoro contro Corvonero. Anche se io non dovrei tifare per nessuno, essendo un insegnante» aggiunse in fretta
«Quando ci vedrà volare cambierà idea» disse Jamie, pronta a promuovere le sue capacità in ogni occasione. «Corvonero non avrà scampo, soprattutto con Harry come Cercatore», il fratello alzò gli occhi al cielo. Lupin sorrise, anche se Jamie fu sicura di aver visto della malinconia nei suoi occhi.
«Professore, cosa c’è sotto il cappuccio dei Dissennatori ?» chiese dopo un po’ Harry
Il professor Lupin abbassò la bottiglia, pensieroso  «Hmm, i soli a saperlo non sono in grado di raccontarcelo. Vedete, il Dissennatore abbassa il cappuccio solo per usare la sua arma estrema, la peggiore»
«Il bacio del Dissennatore» disse Jamie, memore di quello che aveva letto sull’argomento
«Esatto» Lupin sorrise obliquo « È quello che fanno i Dissennatori quando vogliono distruggere completamente qualcuno. Immagino che ci siano delle fauci lì sotto, perché le stringono sulla bocca della vittima e le succhiano l'anima».
Harry sputò un po' di Burrobirra «Uccidono...?»
«Oh, no» disse Lupin. «È molto peggio. Puoi esistere anche senza l'anima, sai, purché il cuore e il cervello funzionino ancora. Ma non avrai più nessuna idea di te stesso, nessun ricordo. Nulla» Lupin prese un altro sorso di Burrobirra «Non è possibile guarire. Esisti e basta. Come un guscio vuoto. E la tua anima se n'è andata per sempre. È perduta».
Jamie annuì «è quello che faranno a Sirius Black» sputò quel nome come veleno «Lo hanno scritto sulla Gazzetta del Profeta»
«Se lo merita» disse Harry
«Lo credete davvero?» chiese Lupin quasi casualmente «Credete davvero che qualcuno possa meritare una sorte del genere?»
Harry guardò Jamie « Ha fatto cose troppo orribili per essere perdonato» disse atono
«Sì, le ha fatte» mormorò Lupin con sguardo assorto, poi parve riscuotersi «Uccidere tredici Babbani non è un crimine da poco»
Jamie lo guardò con una smorfia di rabbia «È la sua colpa minore», Harry le diede una gomitata, ma Lupin, ormai li guardava sospettoso.
«Ho sentito a Hogsmeade la McGranitt e altri professori parlare di Black» disse Harry «Sappiamo tutto quello che ha fatto, e» poi aggiunse a fatica, «Che è il nostro Padrino»
Lupin rimase interdetto per qualche secondo «Non dovete andare a cercarlo» disse una volta ripresosi «Promettetemi che non vi metterete a dargli la caccia» li guardò, serio come non l’avevano mai visto.
Harry sospirò «Va bene, professore»
Jamie guardò Lupin con una strana scintilla negli occhi «Bene, ma spero che i Dissennatori lo trovino e spero che prima di togliergli l’anima lo facciano soffrire» lo disse con tanta cattiveria che Lupin per un attimo si stranì. «Quello che ci siamo appena detti può restare fra noi?» gli chiese atona
«D’accordo, ora è meglio che andiate però. Si sta facendo tardi», Harry avrebbe voluto chiedergli di più sul rapporto di Black col loro padre, ma Lupin sembrava deciso a farli lasciare l’aula.
 
«Non dovevamo dirlo a Lupin» disse Jamie «Adesso ci terrà gli occhi addosso, si preoccuperà»
«Allora non dovevi lasciarti scappare quella frase» Harry alzò le spalle «Ormai lo sa»
«Spero solo che non dovremo pentircene»
«Potter!» videro la McGranitt venire verso di loro «Sono appena venuta a cercarti nella sala comune dei Grifondoro» disse rivolgendosi a Harry «Be', allora, abbiamo fatto tutto quello che ci veniva in mente e sembra che non abbia niente che non va. Hai un vero amico da qualche parte, Potter»
Harry rimase a bocca aperta. L'insegnante gli stava porgendo la Firebolt, splendida come sempre.
«Posso riaverla?» chiese Harry debolmente. «Sul serio?»
«Davvero» rispose la professoressa McGranitt con un sorriso. «Direi che hai bisogno di prendere confidenza con lei prima della partita di sabato, o no? E, Potter... cercate di vincere, d'accordo? O saremo fuori gioco per l'ottavo anno di fila, come il professor Piton è stato così carino da ricordarmi non più tardi di ieri sera»
«Non perderemo, professoressa» la rassicurò Jamie, squadrando torva la Firebolt.
Ammutolito, Harry portò la Firebolt di sopra, nella Torre dei Grifondoro. Mentre giravano un angolo, videro Ron che sfrecciava verso di loro con un sorriso da un orecchio all'altro.
«Te l'ha data? Ottimo! Senti, mi fai fare un giro? Domani?»
 Jamie lo squadrò col sopracciglio alzato «Non disturbarti a salutare, Ron», ma venne ignorata dai due.
«Si, certo» disse Harry, con il cuore leggero come una piuma. «Sai, dovremmo fare pace con Hermione. In fondo voleva solo aiutarmi»
«Ma non mi dire» commentò Jamie sarcastica
«Sì, d'accordo» disse Ron. «Adesso è nella sala comune che studia, tanto per cambiare».
Svoltarono nel corridoio che portava alla Torre del Grifondoro e videro Neville Paciock che supplicava Sir Cadogan, il quadro non lo voleva lasciar entrare.
«Le ho scritte!» piagnucolava Neville, «ma il foglietto dev'essermi caduto»
«Bella storia!» ruggì Sir Cadogan. Poi, vedendo Harry, Jamie e Ron: «Buonasera, miei giovani cavalieri e gentile donzella! Mettete in ceppi questo babbeo che sta cercando di forzare l'ingresso alle vostre stanze!»
«Oh, stai zitto» disse Ron, mentre lui, Harry e Jamie si avvicinavano a Neville.
«Ho perso le parole d'ordine» disse loro Neville desolato. «Mi ero fatto dire tutte le parole d'ordine che usava questa settimana, visto che continua a cambiarle, e adesso non so dove sono finite»
«Stiletto!» disse Harry a Sir Cadogan, che fu molto deluso e si spostò malvolentieri per lasciarli entrare nella sala comune. Un improvviso mormorio d'eccitazione si propagò tra i ragazzi, e in un attimo Harry si ritrovò circondato da una piccola folla eccitata.
«Mi fai fare un giro?»
«L'hai già provata, Harry?»
«I Corvonero non avranno scampo, hanno tutti delle Scopalinda Sette!»
«Me la fai tenere, Harry?»
«Che sempliciotti» borbottò Jamie con le braccia conserte
Dopo una decina di minuti, durante i quali la Firebolt passò di mano in mano e fu ammirata da tutte le angolazioni, la folla si disperse e Harry, Jamie e Ron videro Hermione, la sola a non essersi precipitata su di loro, china sui libri, bene attenta a evitare i loro occhi, tranne quelli di Jamie. I tre si avvicinarono al suo tavolo e alla fine lei alzò lo sguardo.
«Me l'hanno ridata» disse Harry con un sorriso, alzando la Firebolt.
«Visto, Hermione? Non aveva niente che non andava!» disse Ron.
«Be', ma poteva anche non essere così!» disse Hermione. «Voglio dire, almeno adesso sai che è sicura»
«Sì, credo di sì» disse Harry. «È meglio se la porto di sopra...»
«La porto io» si offrì Ron entusiasta. «Devo dare a Crosta il suo Sciroppo Ratto».
Prese la Firebolt e reggendola come se fosse fatta di vetro la portò via, verso la scala dei ragazzi.
«Posso sedermi, allora?» Harry chiese a Hermione, mentre Jamie rimaneva appoggiata al tavolo
«Credo di sì» rispose Hermione, spostando su una sedia un mucchio di pergamene.
Harry guardò il tavolo sovraccarico, il lungo tema di Aritmanzia con l'inchiostro ancora umido, il tema ancora più lungo di Babbanologia (Perché i Babbani hanno bisogno dell'elettricità) e la traduzione in rune su cui era china Hermione.
«Come fai a cavartela con tutta questa roba?» le domandò.
«Oh, be'... sai... studio tanto» disse Hermione. Da vicino, Harry notò che aveva l'aria stanca quasi quanto Lupin.
«Perché non lasci perdere un paio di materie?» le chiese mentre lei spostava i libri per cercare il vocabolario runico.
«Non potrei mai!» rispose Hermione scandalizzata.
«Aritmanzia sembra spaventosa» disse Harry, prendendo uno schema numerico dall'aria molto complicata.
«Oh, no, è meravigliosa!» disse Hermione entusiasta, mentre Jamie dietro di lei faceva segno di no con la mano e mimava una decapitazione «È la mia materia preferita! È-»
Ma Harry non scoprì mai che cosa ci fosse di tanto meraviglioso nell'Aritmanzia. In quel preciso istante, un urlo strozzato echeggiò dalla scala dei ragazzi. Tutti i presenti tacquero e fissarono l'ingresso, pietrificati. Poi risuonarono passi frettolosi, sempre più forti e alla fine comparve Ron, trascinando un lenzuolo.
«GUARDA!» urlò, avvicinandosi al tavolo di Hermione. «GUARDATE!» gridò, scuotendo il lenzuolo davanti agli amici.
«Ron, che cosa?»
«CROSTA! GUARDATE! CROSTA!»
Hermione si ritrasse, sconvolta. Harry e Jamie guardarono il lenzuolo. C'era qualcosa di rosso sopra. Qualcosa che assomigliava orribilmente a...
«SANGUE!» urlò Ron nel silenzio attonito. «NON CÈ PIÙ! E SAPETE CHE COSA HO TROVATO PER TERRA?»
«N-no» disse Hermione con voce tremante.
Ron gettò qualcosa sulla traduzione runica di Hermione. Lei, Jamie e Harry si sporsero per vedere. Sulle strane forme spigolose c'erano parecchi lunghi peli rossi di gatto.
 
Quella parve la fine dell'amicizia tra Ron e Hermione. Erano tutti e due così arrabbiati che Harry e Jamie non capivano come avrebbero potuto far pace.
Ron era furioso perché Hermione non aveva mai preso sul serio i tentativi di Grattastinchi di divorare Crosta, non si era preoccupata di tenerlo d'occhio e tentava ancora di farlo passare per innocente, visto che gli suggeriva di cercare il topo sotto i letti dei ragazzi. Hermione, da parte sua, sosteneva che Ron non aveva nessuna prova che Grattastinchi avesse mangiato Crosta, che i peli rossi potevano essere lì da Natale, e che Ron era sempre stato prevenuto nei confronti del gatto, fin da quando Grattastinchi gli era balzato in testa al Serraglio Stregato.
Personalmente, Harry era sicuro che Grattastinchi si fosse mangiato Crosta, e quando cercò di far notare a Hermione che tutte le prove puntavano in quella direzione, lei perse la pazienza anche con lui.
«Ok, stai con Ron, tanto lo sapevo!» disse con voce acuta. «Prima la Firebolt, poi Crosta, è sempre colpa mia, vero? Lasciami stare, Harry, ho un sacco di compiti»
Jamie naturalmente, non soffriva affatto per la morte di Crosta, anzi, lo detestava ancora di più per essere la causa di litigio tra i due amici.
«Jamie, non pensi che incolpare Crosta sia stupido? Lui è morto» le fece notare Harry, un giorno, portandola in disparte per non farsi sentire da Ron.
«Bè, poteva essere più svelto a scappare», Jamie era sostenuta e ben decisa a incolpare il topo per mancanza di riflessi piuttosto che Grattastinchi «E poi aveva già un piede nella fossa, ha già vissuto fin troppo», si sistemò la treccia «Il gatto gli ha solo fatto un favore»
Harry allora, smise di provare a far ragionare sia Jamie che Hermione: la prima era talmente  testarda e orripilata dai topi che non avrebbe mai ceduto, la seconda troppo coinvolta e stressata per poterci parlare senza correre il rischio di essere affatturato.
Inoltre, doveva già occuparsi di Ron, che sembrava aver preso molto male la scomparsa di Crosta.
«Dai, Ron, non facevi che ripetere quanto era noioso Crosta» disse Fred per consolarlo. «Era giù da secoli, se ne stava andando. Probabilmente è stato meglio per lui sparire cosi, in un boccone. Non deve aver sentito niente».
«Fred!» esclamò Ginny indignata.
«è quello che dico anche io, in fondo Grattastinchi andrebbe ringraziato»
«Jamie!»
«Ginny» ribatté Jamie «Bene, i nostri nomi ce li ricordiamo ancora», fece scappare una risata ai gemelli e a Ginny, anche se malvolentieri.
«Non faceva che mangiare e dormire, Ron, lo dicevi tu» disse George.
«Una volta però ha morsicato Goyle!» disse Ron sconsolato. «Ti ricordi, Harry?»
«Sì, è vero» confermò Harry.
«Il suo momento di gloria» disse Fred, incapace di restar serio. «Che la cicatrice sul dito di Goyle sia perenne tributo alla sua memoria. Dài, Ron, vai a Hogsmeade e comprati un topo nuovo. A cosa serve lamentarsi?»
«No, un altro ratto no» si lamentò Jamie, aveva appena avuto il tempo di gioire per la morte di Crosta, non poteva sopportarne un altro. Ron la guardò male «Crosta non era un ratto»
«Certo» disse Jamie, allungando la pronuncia della e, in tono accondiscendente «Era un topo col pedigree», Harry chiuse gli occhi, aspettandosi un esplosione da parte di Ron.
Infatti, scoppiò un nuovo litigio tra Ron e Jamie, più per la precisione era Ron che urlava contro di lei, anche se Jamie certo non restava in silenzio, anzi, gli stava rinfacciando di essere un pessimo amico per Hermione e di essersela presa con lei per nulla. Harry non si curò di intervenire, Jamie stavolta se l’era cercata e poi Ron era talmente fuori di sé che poco sarebbe servito tentare di farlo ragionare.
Così, Jamie prese a passare poco tempo nella Sala Comune o in compagnia di Harry e Ron, al quale proprio non voleva chiedere scusa. Fred e George le avevano detto di fregarsene e restare in Sala Comune e Jamie lo avrebbe anche fatto se non avesse avuto di meglio da fare fuori.
Doveva trovare un Molliccio e aveva ripreso a consultare la Biblioteca, per cercare di trovare una difesa adatta per Fierobecco.
Stava tornando dalla Biblioteca con in mano due grossi tomi sulla psicologia degli Ippogrifi, quando incontrò il professor Lupin, sorrise d’istinto, dopo tanti giorni di reclusione a causa del suo piccolo problema , era contenta di vederlo in giro «Buongiorno, professore»
«Buongiorno, Jamie» la salutò cordiale «Immersa dai compiti, vedo»
«Oh, no. Questi sono per Hagrid e per quel povero Ippogrifo»
«Ah, è vero. Malfoy aveva fatto denuncia»
«Sì, e io sto tentando di evitare che Malfoy senior venga impossessato dalla regina di cuori», quando vide lo sguardo perplesso di Lupin disse: «Alice nel paese delle meraviglie, un libro Babbano. Alla regina piaceva far decapitare le teste»
Lupin sorrise «Harry e gli altri non ti aiutano?»
Jamie si sistemò una ciocca di capelli «Sono occupati» disse, evasiva «Come sta il molliccio?» gli chiese quasi casualmente
«Adora l’armadietto sotto la scrivania»
Jamie si fece pensierosa «E crede ce ne siano altri in giro per il castello?»
Lupin la guardò per un attimo prima di rispondere «Probabilmente sì, i posti come Hogwarts hanno un sacco di angoli bui perfetti per loro. Ad ogni modo, potremmo anche lasciarlo libero. Non avete più bisogno di fare lezione»
Jamie era un po’ dispiaciuta di non avere più lezioni private da Lupin e avrebbe replicato se avere un molliccio a disposizione non fosse una priorità. «Sono d’accordo, ma ci avverta quando lo libera. Mi ci sono affezionata» si morse il labbro «Per quanto ci si può affezionare a un Molliccio» sistemò i libri tra le braccia «Sono sentimentale, Hermione me lo dice sempre»
Lupin parve un po’ stranito, ma sorrise «Bè, possiamo farlo ora se hai tempo»
Jamie sorrise e si trattenne dall’esultare «Assolutamente, professore»
Le dispiaceva usare Lupin, avrebbe voluto lasciarlo fuori, ma era da giorni che setacciava il castello e non trovava Mollicci, ormai era arrivata ai ferri corti e questa era l’unica occasione che aveva per poter rintracciare il Molliccio.
 
Jamie lasciò un vecchio mobile nell’aula del quarto piano e il professor Lupin, molto più che soddisfatta, era abbastanza certa che il molliccio non si sarebbe mosso di lì e Lupin non sembrava avere sospetti di nessun genere. Era stata brava e disinvolta nel proporgli un’aula di cui per caso era a conoscenza e il professore non aveva avuto nulla da ridire.
Ora doveva soltanto avvertire Gabriel, avrebbe voluto andare subito da lui, ma la sera Baston aveva fissato un allenamento, così si diresse in Guferia. Usò un gufo di Hogwarts, Edvige era troppo riconoscibile e mandò un biglietto a Gabriel, dandogli appuntamento due giorni dopo.
 
Harry, per tirare su di morale Ron gli aveva proposto di fare un giro sulla Firebolt alla fine degli allenamenti, anche se Jamie non ne fu entusiasta, si diressero tutti e tre allo stadio.
«Userai la Firebolt alla partita?» gli chiese Jamie occhiando malevola la scopa
«Certo» sorrise Harry «Perché non dovrei?»
«Bè, potrebbero accusarti di essere bravo solo grazie a quella scopa» disse Jamie,anche se lei stessa era poco convinta della sua affermazione.
Harry scosse la testa «La detesti perché non ho calcolato il tuo regalo o perché non l’hanno regalata a te?»
Jamie arrossì e accelerò il passo, Harry però riuscì a starle dietro «La faccio provare anche a te. Scommetto che cambierai idea», Jamie alzò le spalle in risposta e si preparò mentalmente a sopportare altri elogi a quel dannato manico di scopa.
Madama Bumb, che continuava ad assistere agli allenamenti dei Grifondoro per tenere d'occhio Harry e Jamie, fu colpita dalla Firebolt quanto gli altri. Prima del decollo la prese, la studiò da vicino ed espresse il suo giudizio tecnico.
«Che equilibrio! Se la serie Nimbus ha un difetto, è un piccolo solco nella coda: spesso dopo qualche anno comincia a fare attrito. Hanno anche modernizzato il manico, è un po' più sottile delle Scopalinda, mi ricorda le vecchie Frecce d'Argento, peccato che abbiano smesso di produrle, io ci ho imparato a volare, ed era una gran bella vecchia scopa anche quella»
Continuò così per un po', finché Baston disse: «Ehm... Madama Bumb? Le spiace restituire la Firebolt a Harry? Dovremmo proprio allenarci...»
«Oh, certo. Ecco, Potter» disse Madama Bumb. «Vado a sedermi con Weasley...»
Lei e Ron uscirono dal campo e presero posto sulle tribune, mentre la squadra dei Grifondoro si riuniva attorno a Baston per le istruzioni finali prima della partita del giorno dopo.
«Harry, ho appena scoperto chi sarà il Cercatore di Corvonero. Cho Chang. È una del quarto anno, ed è bravina... Speravo che non fosse in forma, ha avuto qualche problema...» Baston espresse il suo disappunto per la completa ripresa di Cho Chang, facendo ridacchiare Jamie, poi disse: «D'altra parte, cavalca una Comet Duecentosessanta, che sarà semplicemente ridicola vicino alla Firebolt».
Dedicò alla scopa di Harry uno sguardo di fervente ammirazione, poi disse: «Ok, andiamo»
E finalmente Harry si mise a cavalcioni della Firebolt e decollò.
Era come sognare. La Firebolt girava al minimo tocco, sembrava obbedire ai suoi pensieri più che alla sua presa; filava per il campo a una tale velocità che lo stadio diventò una macchia verde e grigia; Harry la fece voltare così bruscamente che Katie Bell urlò, poi si tuffò in una picchiata perfettamente controllata, sfiorando il campo erboso con le punte dei piedi prima di innalzarsi di nuovo a dieci, dodici, quindici metri...
«Harry, ora libero il Boccino!» gridò Baston.
Harry si voltò e inseguì un Bolide fino alla porta; lo superò senza sforzo, vide il Boccino sfrecciare da dietro Baston e di lì a dieci secondi lo teneva stretto in mano.
La squadra urlò di gioia, anche Jamie applaudì, composta ma comunque impressionata.
 Harry lasciò andare il Boccino, gli diede un vantaggio di un minuto, poi scattò all'inseguimento, zigzagò fra gli altri; lo vide rotolare vicino al ginocchio di Katie Bell, fece un giro della morte e lo afferrò di nuovo.
Fu l'allenamento più riuscito di tutti; la squadra, contagiata dalla presenza della Firebolt, provò le sue tattiche migliori senza errori, e quando atterrò di nuovo, Baston non ebbe una sola critica da fare, cosa che, come fece notare George Weasley, non era mai successa prima di allora.
«Non so proprio che cosa potrebbe fermarci domani!» disse Baston. «A meno che» guardò i due Potter «Jamie, Harry, avete risolto il vostro problema con i Dissennatori, vero?»
«Sì» rispose Harry, pensando al suo debole Patronus e desiderando che fosse più forte.
«I Dissennatori non torneranno, Oliver, Silente andrebbe su tutte le furie» disse Fred fiducioso.
«Be', speriamo di no» disse Baston. «Comunque... buon lavoro a tutti. Torniamo alla Torre. Dovete  a letto presto...»
«Io resto qui ancora un po', Ron vuole fare un giro sulla Firebolt» disse Harry a Baston «Rimani anche tu?» chiese a Jamie, mentre il resto della squadra si avviava agli spogliatoi.
George ridacchiò «Hmm, cederai ai tuoi virtuosi principi e monterai sulla scopa della corruzione ?»
Jamie gli lanciò un’occhiataccia, poi guardò Harry in modo sostenuto «Perché dovrei?»
«Ti faccio fare un giro» le porse la Firebolt.
Jamie si dondolò un poco sui piedi, picchiettandosi il mento con un dito, pareva soppesare una risposta «D’accordo, ma fai volare prima Ron»
«Oh, bene. Allora non ce l’hai più con lui»
«No, è che così se ne va prima» disse dandogli le spalle per andare verso gli spalti
Harry si passò una mano sul viso, sua sorella quando faceva così lo esasperava, andò verso Ron, che superò con un balzo la barriera e gli venne incontro. Madama Bumb si era addormentata.
Ron, si godette il volo sulla Firebolt e smontò con l’espressione più estatica che i gemelli gli avessero mai visto
«E tanti saluti alla memoria di Crosta» mormorò Jamie con un sorrisetto
«Oh, basta. Sei tremenda» disse Harry dandole una gomitata «Va’ a sfogarti su Piton»
Jamie gli fece la linguaccia e prese la Firebolt che Ron le porgeva. All’iniziò ci salì con indifferenza, come se stesse montando una Comet qualunque, ma non appena la Firebolt si librò da terra e cominciò a volare, Jamie dimenticò tutto l’astio che aveva provato per quel manico di scopa. Portò la velocità al massimo, fino a scendere in picchiata, scoprì che aveva una tenuta migliore della Nimbus che tendeva a perdere stabilità a una certa velocità ,mentre la tenuta della Firebolt era perfetta sotto ogni aspetto. Sterzò il manico e risalì di quota compiendo un giro della morte e una spirale in discesa.
Una volta tornata a terra la treccia si era sfatta, i capelli erano una massa selvaggia e aggrovigliata con qualche foglia secca tra le ciocche e aveva un sorriso a trentadue denti «è stato stupendo» saltellò euforica «Il volo più bello di sempre. È una scopa fantastica»
Harry sorrise e la prese per il polso, mentre Jamie continuava a parlare a macchinetta
«Credi che smetterà?» gli chiese Ron
Harry alzò le spalle «In dormitorio sarà un problema delle ragazze», Ron scoppiò a ridere «Diamole anche del cioccolato o dello zucchero»
Jamie mise a entrambi un braccio intorno alle spalle «Dobbiamo trovare chi te l’ha regalata, Harry»
«Sì, in effetti vorrei ringraziarlo»
«E ne deve regalare una anche a me»
Harry alzò gli occhi al cielo «Ecco appunto»
 
La mattina dopo Harry scese a colazione con gli altri ragazzi del suo dormitorio, tutti convinti che la Firebolt meritasse una sorta di drappello d'onore (persino Jamie ora la guardava con una scintilla d’ammirazione negli occhi). Quando Harry entrò nella Sala Grande, tutti si voltarono a guardare la Firebolt, e si diffuse un mormorio di eccitazione. Harry e Jamie videro con enorme soddisfazione che la squadra dei Serpeverde sembrava colpita da un fulmine.
«Visto che faccia ha fatto?» disse Ron allegramente, fissando Malfoy. «Non ci può credere! Che bello!»
Anche Baston si pavoneggiava nella gloria riflessa della Firebolt.
«Mettila qui, Harry» disse, posando la scopa in mezzo al tavolo e voltandola in modo che il nome fosse ben visibile. Alcuni ragazzi di Corvonero e Tassorosso si avvicinarono per darle un'occhiata, Cedric Diggory andò a complimentarsi con Harry per aver acquistato una sostituta così straordinaria della Nimbus, e la fidanzata di Percy, Penelope Light di Corvonero, chiese se poteva prenderla in mano.
«Su, su, Penny, niente sabotaggi!» disse Percy cordialmente, mentre la ragazza esaminava la Firebolt da vicino. «Io e Penelope abbiamo fatto una scommessa» disse agli altri. «Dieci galeoni sul risultato della partita!»
Penelope rimise la scopa al suo posto, ringraziò Harry e tornò al suo tavolo.
«Harry, fai in modo di vincere» disse Percy con un sussurro frettoloso. «Io non ce li ho, dieci galeoni. Sì, vengo, Penny!» E si affrettò a raggiungerla davanti a una fetta di pane tostato.
«Sei sicuro di riuscire a controllare quella scopa, Potter?» disse una fredda voce strascicata.
Draco Malfoy si era avvicinato per vedere meglio, con Tiger e Goyle alle spalle.
«Sì, credo di sì» rispose Harry in tono indifferente, mentre Jamie uccideva Malfoy con lo sguardo
«Ha un sacco di effetti speciali, vero?» chiese Malfoy, con gli occhi che brillavano maligni, «Peccato che non abbia anche un paracadute, nel caso si avvicini un Dissennatore» Tiger e Goyle ridacchiarono.
«Peccato che non ti possa spuntare un braccio in più, Malfoy» rispose Harry. «Così forse ce la faresti a prendere il Boccino», Jamie gli diede il cinque e la squadra dei Grifondoro scoppiò in una sonora risata. Gli occhi pallidi di Malfoy diventarono due fessure, e il ragazzo si allontanò. Lo guardarono raggiungere il resto della squadra di Serpeverde, che si riunì a confabulare, certo per chiedere a Malfoy se la scopa di Harry fosse davvero una Firebolt.
Alle undici meno un quarto, la squadra di Grifondoro si avviò agli spogliatoi. Il tempo non avrebbe potuto essere più diverso da quello della partita contro Tassorosso. Era una giornata limpida e fresca, con un venticello leggero; questa volta non ci sarebbero stati problemi di visibilità, e Harry e Jamie, seppur nervosi, cominciavano ad avvertire l'eccitazione che solo una partita di Quidditch poteva portare con sé. Udirono il resto della scuola che prendeva posto nello stadio. Harry e Jamie si tolsero la divisa scolastica nera, estrassero le bacchette dalla tasca e la infilarono nelle magliette che avrebbero indossato sotto la divisa da Quidditch.
«Spero non serva» le sussurrò Harry
«Non servirà, ma se così fosse giuro che sfreccio verso di te»
Harry le mise una mano sulla spalla «Verrò io da te» poi ghignò «d’altra parte ora sono molto più veloce» ridacchiò facendo finta di non sentire gli impropri che uscivano dalla bocca di Jamie.
«Secondo te Lupin verrà a vederci?» le chiese Harry
«Ma certo che sì, gliel’ho detto chiaro quanto siamo bravi» Jamie si sistemò la divisa «E sennò peggio per lui, si perderà un gran bello spettacolo»
 
«Sapete che cosa dobbiamo fare» disse Baston mentre si preparavano a uscire dagli spogliatoi. «Se perdiamo questa partita, siamo fuori gara. Voi,comportatevi come all'allenamento di ieri e andrà tutto bene!»
Uscirono in campo, accolti da un tumultuoso applauso. La squadra di Corvonero, vestita di blu, era già schierata a metà campo. Il loro Cercatore, Cho Chang, era l'unica ragazza della squadra. Era più bassa di Harry di almeno tutta la testa, e Harry non poté fare a meno di notare, pur teso com'era, che era molto carina.
Smorfiosapensò Jamie, non l’aveva mai vista, ma quella ragazza a pelle non le piaceva per niente e l’espressione ebete di Harry la infastidiva.
 Cho sorrise a Harry mentre le squadre si fronteggiavano dietro i loro capitani, e lui avvertì una lieve stretta dalle parti dello stomaco, una cosa che non aveva nulla a che fare con i nervi.
«Baston, Davies, stringetevi la mano» disse Madama Bumb spiccia, e Baston tese la mano al capitano di Corvonero.
Jamie aveva gli occhi fissi sulla Pluffa.
«Salite sulle scope... al mio fischio.. tre... due... uno...»
Jamie puntò i piedi per terra e si alzò in volo con una forte spinta, scattò in avanti, verso la Pluffa che era stata lanciata in aria per la contesa.
Sono partiti, e l'attenzione di tutti in questa partita è puntata sulla Firebolt che Harry Potter cavalca per Grifondoro. Secondo la Guida ai Manici di Scopa, la Firebolt sarà la scopa prescelta dalle squadre nazionali alla Coppa del Mondo di quest'anno...»
 Davies l’aveva lanciata in alto per evitare un scontro con Angelina. Si abbassò di più sulla scopa e si puntò a tutta velocità verso la Pluffa. Passò accanto a Davies, facendolo quasi ribaltare e afferrò la sua palla di cuoio rossa.
«Jordan, ti dispiacerebbe dirci che cosa succede in campo?» lo interruppe la voce della professoressa McGranitt.
Rallentò di poco e la lanciò ad Angelina, scartò a destra per evitare un Bolide e inseguì le compagne verso gli anelli.
«Sicuro, professoressa... stavo dando solo qualche informazione in più... la Firebolt, tra parentesi, monta un Incantesimo Autofrenante e...»
«Jordan!»
«Ok, ok, Grifondoro in possesso di palla, Katie Bell di Grifondoro sfreccia verso la porta...»
Katie passò la pluffa a Jamie che la colpì al volo con la coda della scopa infilandola nell’anello laterale, vide Harry passarle accanto e gli diede una spallata amichevole.
Battè il cinque con Katie. 10 a 0 per noi, cornacchietti. Dagli spalti rosso oro si alzarono applausi e urla. Invertì la marcia e fece scattare la Nimbus per risalire il campo.
Sentì un forte spostamento d’aria dietro di sé e senza pensarci scartò di lato, appena in tempo per evitare un dannato bolide.
In meno di un secondo ne vide un altro che sfrecciava di qualche metro davanti a lei e andava a colpire in pieno un battitore avversario.
George le si affiancò «Non si tenta di fare fuori la nostra Pluffetta»
Jamie scosse la testa con un sorriso e le guance forse più rosse di prima e accelerò, mentre Angelina segnava il secondo goal della partita.
Tutto stava andando per il meglio,  erano in netto vantaggio, come aveva detto Baston, dovevano anche accumulare punti.
«Grifondoro è in vantaggio per ottanta a zero, e guardate quella Firebolt come fila! Potter la sta mettendo davvero alla prova, guardate come la fa girare, e la Comet di Chang non è certo all'altezza, la precisione e l'equilibrio della Firebolt sono davvero straordinari in questi lunghi...»
«JORDAN! TI PAGANO PER FARE PUBBLICITÀ ALLE FIREBOLT? VAI AVANTI CON LA CRONACA!»
Corvonero si riscosse; segnò tre reti, lasciando a Grifondoro un vantaggio di soli cinquanta punti, ed
 Harry ancora non aveva preso il boccino.
 Jamie vide la cercatrice avversaria, tallonarlo e tagliargli la strada. Se fosse stata un Battitore, le avrebbe sicuramente spiaccicato un bolide in faccia.
Jamie, Kate e Angelina stavano tentando di tenere il campo quando sentirono Baston urlare come un ossesso «HARRY, NON È IL MOMENTO DI FARE IL GENTILUOMO!» ruggì, mentre Harry deviava per evitare l'urto con Cho. «FALLA CADERE DALLA SCOPA, SE DEVI!»
Vide Harry mandare la scopa a tutta velocità e Cho provare a seguirlo, in un angolo della sua mente si formava l’immagine di lei spiaccicata contro un palo.
Stava volando verso la porta avversaria con la Pluffa in mano quando vide tre figure nere e alte giù nel campo «Oh, no. Non stavolta» lanciò la Pluffa a Katie, e prese la bacchetta ma si rese conto di non stare affatto male. Non seppe perché, ma si fidò del suo istinto e lanciò una precisa fattura orcovolante, che superò una grossa massa argentea.
Fu tutto in un attimo,, le tre figure finirono a terra, Madama Bumb fischiò la fine della partita e Jamie vide Harry stringere tra le mani il boccino e volò verso di lui insieme al resto della squadra
«Ce l’abbiamo fatta» Jamie lo abbracciò
«Non ci hanno fatto niente» riuscì a dire Harry prima che venissero travolti da tutti gli altri.
 In basso echeggiavano le urla dei Grifondoro tra la folla.
«Così si fa!» ripeteva Baston urlando. Angelina e Katie avevano baciato Harry, Fred li teneva così stretti che la testa rischiava di saltargli via. Nel caos più totale, la squadra riuscì a scendere a terra. Harry e Jamie smontarono dalla scopa e videro un branco schiamazzante di tifosi di Grifondoro che correvano in campo, Ron in testa. Prima di rendersene conto, si trovarono circondati da una folla festante.
«Sì!» strillò Ron, alzando il braccio di Harry. «Sì! Sì!»
«Benfatto, ragazzi!» disse Percy entusiasta. «Ho vinto dieci galeoni! Devo andare a cercare Penelope, scusate...»
«Bravo, Harry!» ruggì Seamus Finnigan, poi si voltò verso Jamie «E tu sei stata fantastica» disse lanciandole uno sguardo adorante
«Maledettamente bravi!» esplose Hagrid sulle teste dei Grifondoro che si accalcavano.
«Quello sì che era un Patronus» disse una voce alle loro orecchie
Si voltarono e videro il professor Lupin, insieme scosso e compiaciuto.
«I Dissennatori non ci hanno fatto niente!» disse Harry eccitato. «Non ho sentito niente!»
«Forse perché... ehm... non erano Dissennatori» disse il professor Lupin. «Venite a vedere...»
Guidò Harry e Jamie via dalla folla, finché non giunsero in vista dell'estremità del campo.
«Avete fatto prendere un bello spavento al signor Malfoy» disse Lupin «Un ottima fattura Orcovolante comunque, Jamie»
Harry guardò la scena stupefatto, mentre Jamie aveva un’aria insieme omicida e soddisfatta. Per terra, in un mucchio aggrovigliato, c'erano Malfoy, Tiger, Goyle e Marcus Flitt, il capitano dei Serpeverde, che lottavano per liberarsi dei loro lunghi mantelli neri col cappuccio. A quanto pareva, Malfoy doveva essere salito sulle spalle di Goyle. La professoressa McGranitt, furiosa come non mai, era in piedi di fronte a loro.
«Davvero un tiro spregevole!» urlava. «Un basso, vile tentativo di sabotare il Cercatore e una Cacciatrice dei Grifondoro! Siete tutti puniti, e cinquanta punti in meno per Serpeverde! Ne parlerò con il professor Silente, non dubitate! Ah, eccolo che arriva!»
Fu il miglior suggello alla vittoria dei Grifondoro. Ron, che si era fatto largo tra la folla al fianco di Harry, era piegato in due dalle risate mentre Malfoy cercava di districarsi dal mantello in cui era ancora impigliata la testa di Goyle.
«Andiamo, Jamie!» disse George avvicinandosi, «Venite a festeggiare» le mise il braccio intorno le spalle «Nella sala comune di Grifondoro, subito!»
La squadra di Grifondoro, ancora in divisa scarlatta, guidò la folla fuori dallo stadio e verso il castello.
Era come se avessero già vinto la Coppa del Quidditch; la festa proseguì per tutto il giorno, fino a sera tarda. Fred e George Weasley scomparvero per un paio d'ore e tornarono con bracciate di bottiglie di Burrobirra, Zuccotti di zucca e parecchi sacchetti pieni di dolci di Mielandia.
«Come avete fatto?» strillò Angelina Johnson, mentre George lanciava Rospi alla Menta tra la folla.
«Con un piccolo aiuto di Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso» sussurrò Fred all'orecchio dei gemelli.
Jamie rise «E allora facciamo un brindisi anche a loro».
Solo una persona non si unì ai festeggiamenti. Hermione, incredibile ma vero, rimase seduta in un angolo, cercando di leggere un libro enorme intitolato Vita domestica e abitudini sociali dei Babbani inglesi. Harry si allontanò dal tavolo dove Fred e George avevano cominciato a fare i giocolieri con le bottiglie di Burrobirra e le si avvicinò.
«Sei venuta alla partita?» le chiese.
«Ma certo» rispose Hermione con una strana voce acuta, senza alzare gli occhi. «E sono contenta che abbiamo vinto, e credo che tu sia stato bravissimo, ma devo finire questo libro per lunedì».
«Dài, Hermione, vieni a mangiare qualcosa» disse Harry, cercando Ron con lo sguardo e chiedendosi se l'amico fosse abbastanza di buonumore da seppellire l'ascia di guerra.
«Non posso, Harry, ho ancora quattrocentoventidue pagine da leggere» disse Hermione, in tono lievemente isterico. «Comunque» anche lei guardò dalla parte di Ron, «lui non mi vuole».
Non c'era niente da ribattere, visto che Ron scelse proprio quel momento per dire ad alta voce:
«Se Crosta non fosse stato appena divorato, avrebbe potuto mangiare un po' di queste Mosche al Caramello, gli piacevano tanto...»
Hermione scoppiò in lacrime. Prima che Harry potesse dire o fare qualcosa, si infilò il libro sottobraccio e tra i singhiozzi corse verso la scala che portava al dormitorio delle ragazze.
Jamie aveva seguito la scena e si scagliò contro Ron, dimenticando in un attimo l’euforia della vittoria. Gli si parò davanti, le mani tese sui fianchi chiuse a pugni «Ron, l’hai fatta piangere. Come puoi essere così insensibile, eh?», Ron si ritrasse un poco, intimorito dallo sguardo assassino che Jamie di solito rifilava a Malfoy «Era uno stupido topo, Ron. E non è stata Hermione a mangiarlo, chiaro, ma il suo gatto. Un gatto, razza di imbecille senza cervello e i gatti li mangiano i topi, è la loro natura. E mi dispiace se sei triste per la dipartita di quel povero essere, ma smettila di tormentarla o la prossima volta ti affatturo» detto questo, gli voltò le spalle e salì le scale del dormitorio femminile.
Hermione era seduta alla scrivania, la schiena scossa da alcuni singhiozzi. Jamie chiuse la porta «Hermione»
Nel sentire l’amica si asciugò gli occhi con la manica «S-sto bene. Torna alla festa»
Jamie le si avvicinò e si sedette sulla scrivania «Perché gli permetti di trattarti così?»
«Ron è arrabbiato, sai come fa.» tirò su col naso «E non voglio mettermi a litigare con lui in continuazione»
«Bè, almeno non permettergli di cacciarti ogni volta. Non ne ha alcun diritto»
«Guarda che me ne sono andata io» sollevò di poco il libro «Dovevo studiare»
Jamie sospirò «Ma così ti perdi la festa»
«Non stavo festeggiando lo stesso»
Jamie scese dalla scrivania e incrociò le braccia «Mi spieghi perché ti isoli? Mi fai arrabbiare. D’accordo, Ron non ti vuole, ma io e Harry sì. Dai, scendi e sta un po’ con noi»
Hermione si massaggiò la fronte «Senti, mi piacerebbe, ma devo finire questo per domani e sono indietro»
Jamie allargò le braccia «Fa’ come vuoi» si diresse verso la porta, ma prima di uscire si voltò «Ti verranno delle rughe con tutta quella fatica. A volte un po’ di ignoranza fa bene alla salute».
Jamie tornò alla festa che durò fino all’una di notte, quando la professoressa McGranitt comparve in vestaglia scozzese e retina sui capelli, insistendo perché andassero tutti a dormire.
Jamie esausta, si addormentò subito non appena toccò il cuscino, senza premurarsi nemmeno di tirare le tende del baldacchino. Cadde in un sonno tranquillo, buio e senza sogni.
Venne svegliata da rumori agitati nel dormitorio. Sì stropicciò gli occhi e sentì qualcosa di umido sulla faccia. Moccì le aveva appiccicato la lingua sulla punta del naso per svegliarla e la guardava con in testa un  berretto da notte rosso e dai bordi oro, molto simile a una piccola calza «Che è successo?»
«Non lo so» disse Lavanda mettendosi la vestaglia «Qualcuno ha urlato» e attraversò la porta insieme a Calì.
Jamie afferrò la vestaglia e si liberò dalle coperte e insieme a Hermione, con Moccì sulla spalla, seguirono le loro compagne giù in Sala Comune.
«Per te che è successo?» chiese Jamie
Hermione scosse la testa «Non lo so. Forse i ragazzi facevano ancora chiasso»
Appena scesa dalle scale, vide Harry, che come una furia scendeva da quelle dei ragazzi senza preoccuparsi di travolgere qualche compagno «Jamie» le andò incontrò, sembrava preoccupato e pallido «Stai bene?»
«Certo. Harry che è successo?» chiese agitata
Harry sospirò di sollievo «Per fortuna non è venuto anche da te»
«Chi non è venuto?»
Si sistemò gli occhiali«Sirius Black»
«Cosa?»
«Ron, si è svegliato e ha detto che era sopra di lui. Deve aver sbagliato letto» aggiunse sottovoce.
Jamie lo abbracciò d’istinto «Adesso dov’è andato? È scappato?», Harry annuì, mentre un po’ alla volta tutti i ragazzi comparvero dai Dormitori.
«Sei sicuro che non fosse un sogno, Ron?»
«Ve l’ho detto l’ho visto»
«La professoressa McGranitt ci ha detto di andare a dormire»
«Tornate tutti di sopra!» disse Percy, entrando di corsa nella sala comune e agganciandosi il distintivo di Caposcuola sul pigiama, Jamie alzò gli occhi al cielo.
«Perce, sei in servizio anche a quest’ora?» chiese George ridacchiando
«Perce, Sirius Black!» disse Ron debolmente. «Nel nostro dormitorio! Con un pugnale! Mi ha svegliato!»
Sulla sala comune scese il silenzio.
«Sciocchezze!» esclamò Percy stupefatto. «Hai mangiato troppo, Ron. Hai avuto un incubo...»
«Ti dico che-»
«Insomma, quando è troppo è troppo» era la professoressa McGranitt. Sbatté il ritratto alle sue spalle entrando nella sala comune e si guardò intorno furente «Sono felice che Grifondoro abbia vinto la partita, ma la cosa sta diventando ridicola! Percy, da te mi aspettavo di più!»
«Certo non sono stato io a dar loro il permesso, professoressa!» disse Percy, indignato. «Stavo proprio dicendo loro di tornare a letto! Mio fratello Ron ha avuto un incubo...»
«NON ERA UN INCUBO!» urlò Ron. «PROFESSORESSA, MI SONO SVEGLIATO E SlRIUS BLACK ERA SOPRA DI ME CON UN PUGNALE IN MANO!»
La professoressa McGranitt lo fissò incredula «Non dire sciocchezze, Weasley, come avrebbe fatto a passare attraverso il ritratto?»
«Glielo chieda!» disse Ron, puntando un dito tremante verso il retro del quadro di Sir Cadogan. «Gli chieda se ha visto»
Guardando Ron con sospetto, la professoressa McGranitt riaprì il ritratto e uscì. Tutta la sala comune tese le orecchie, il fiato sospeso.
«Sir Cadogan, avete lasciato entrare un uomo nella Torre di Grifondoro?»
«Ma certo, Madama!» strillò Sir Cadogan.
Un silenzio attonito si diffuse dentro e fuori la sala comune.
«Da- davvero?» disse la professoressa McGranitt. «Ma, la parola d'ordine?»
«Ce le aveva!» rispose Sir Cadogan fiero. «Aveva le parole d'ordine di tutta la settimana, mia signora! Le ha lette su un foglietto di carta»
Jamie lanciò un’ occhiataccia a Neville.
La professoressa McGranitt tornò dall'altra parte del ritratto, dove l'attendeva una folla turbata. Era bianca come gesso.
«Chi mai» disse con voce spezzata, «chi mai è stato di una stupidità così abissale da scrivere le parole d'ordine della settimana e da lasciarle in giro?»
Calò il silenzio totale, rotto solo da una specie di pigolio. Neville Paciock, tremando dalla punta dei capelli ai piedi calzati in soffici pantofole, alzò lentamente la mano.
Quando la McGranitt uscì, Jamie corse di sopra a prendere la mappa «Giuro solennemente di non avere buone intenzioni» la appoggiò sul pavimento e la spiegò totalmente, per avere ogni corridoio e nascondiglio di Hogwarts sotto i suoi occhi. Analizzò la Guferia, le altre torri, compresa la loro per poi scendere di piano in piano, eppure niente. Di Sirius Black non c’era traccia. Non poteva nascondersi alla mappa, ma allora come aveva fatto a uscire dal castello così in fretta?
Analizzò di nuovo tutti i corridoi, quando arrivò al terzo piano, si sorprese non poco nel vedere un piccolo cartiglio col nome di Peter Minus, che percorreva veloce un corridoio per poi svoltare in un altro. «Ma era morto. Com’è possibile?», Jamie restò a guardarlo, Minus faceva lo stesso tragitto in continuazione, andando avanti e indietro. Non sapeva cosa pensare, forse la mappa si sbagliava, ma perché tra i tanti nomi con cui poteva confondersi ne appariva uno che non metteva piede ad Hogwarts da una vita e che soprattutto era morto.
Piegò la mappa, lasciando visibile solo il quadrato che Minus percorreva. Aveva una gran voglia di uscire di corsa e scendere al terzo piano per verificare la sua presenza. Si alzò e prese la mappa, fece per uscire dal dormitorio, quando si bloccò di colpo. I professori sarebbero stati tutti a perlustrare il castello e se l’avessero beccata come minimo l’avrebbero spedita in punizione fino al giorno dei M.A.G.O, senza contare l’infarto che avrebbe causato alla McGranitt.
Ripose la mappa nel baule, non si sarebbe arresa, però. L’avrebbe guardata ogni giorno e se Peter Minus fosse riapparso, l’avrebbe trovato.
Scese in Sala Comune, dove tutti i suoi compagni erano rimasti in attesta di un esito sulle ricerche di Black.
«Perché eri di sopra?» le chiese Harry, che dopo l’accaduto era contrariato se la vedeva allontanarsi da lui anche solo per salire in Dormitorio
Jamie si avvicinò al suo orecchio «Ho controllato la mappa»
«L’hai trovato?»
Jamie scosse il capo « Ho controllato tutto il castello, ma era sparito. Non so come abbia fatto, però ho visto un’altra cosa strana»
«Cioè?»
«Il nome di Peter Minus, al terzo piano»
«Minus? Ma è morto»
«Lo so. Per questo è strano»
Si allontanarono in un angolo per non essere sentiti «Allora la mappa non funziona»
Jamie incrociò le braccia « Impossibile, ha sempre funzionato bene. E a parte quel nome, tutti gli altri erano al loro posto. Io dico che dobbiamo vederci chiaro»
«E come facciamo? Adesso non possiamo uscire»
«Dobbiamo tenere sotto controllo la mappa e se succede di nuovo, pazzo omicida o no andiamo a vederlo»
Harry abbassò la testa « Jamie, non andare in giro da sola»
Jamie sgranò gli occhi «Come?»
«Black è riuscito a entrare di nuovo. Non voglio che arrivi a te, perciò promettimi che con le fughe notturne ti darai una regolata»
Jamie rimase sbigottita «Perché ogni volta che c’è un pericolo ad Hogwarts ti vesti di armatura splendente deciso a rinchiudermi in una torre sorvegliata da un drago?»
Harry le mise una mano sulla spalla «Sono tuo fratello, devo proteggerti. E Black non ti deve avvicinare»
«Bene, allora prima di andare a dormire domani, vuoi controllare l’uomo nero sotto il letto e il mostro dentro l’armadio? Tanto per stare sicuri»
In quel momento la professoressa McGranitt rientrò nella Sala Comune, era ormai sorta l’alba, e fece sapere ai ragazzi che Black era riuscito a fuggire.
 
Il giorno dopo riconobbero ovunque i segni di una sorveglianza più stretta. Il professor Vitious stava insegnando alle porte principali a riconoscere Sirius Black da una grossa foto; Gazza andava su e giù per i corridoi a inchiodare assi dappertutto, dalle minuscole crepe nelle pareti alle tane di topo. Sir Cadogan era stato licenziato. Il suo ritratto era stato riportato su al solitario pianerottolo del settimo piano, e la Signora Grassa era tornata. Era stata restaurata da mani esperte, ma era ancora molto nervosa, e aveva accettato di tornare al lavoro solo con la garanzia di una protezione speciale. Un gruppo di scontrosi troll guardiani era stato reclutato per sorvegliarla. Marciavano per il corridoio in un drappello minaccioso, parlando a grugniti e confrontando la misura delle loro mazze.
In un baleno Ron diventò una celebrità. Per la prima volta, tutti dedicavano più attenzione a lui che a Harry o a Jamie (che aveva deciso di abbassare le armi dopo l’accaduto), ed era chiaro che Ron si stava godendo il momento. Ancora parecchio scosso dagli eventi della notte, era comunque felice di raccontare l'accaduto a chiunque glielo chiedesse, con gran ricchezza di particolari.
«...Stavo dormendo quando ho sentito un rumore, come una cosa che si strappava, e credevo che fosse un sogno, insomma. Ma poi c'era uno spiffero... Mi sono svegliato e una tenda del mio letto non c'era più... Mi sono girato... e l'ho visto in piedi sopra di me... come uno scheletro, con una massa di capelli sporchi... e aveva un coltello lunghissimo, almeno trenta centimetri... e mi ha guardato, e io l'ho guardato, e poi io ho urlato e lui è fuggito».
«Perché, poi?» aggiunse rivolto a Harry e a Jamie, mentre il gruppo di ragazze del secondo anno che avevano ascoltato l'agghiacciante racconto si allontanava. «Perché è fuggito?»
«Forse sapeva che sarebbe stato difficile uscire di nuovo dal castello dopo che tu ti eri messo a gridare e avevi svegliato tutti» disse Harry pensieroso. «Avrebbe dovuto uccidere tutta la Casa per riuscire a ripassare dal buco del ritratto... poi avrebbe incontrato gli insegnanti...»
«Io dico che è strano» disse Jamie «Insomma, una volta visto l’errore poteva farti fuori prima che urlassi. Nessuno se ne sarebbe accorto e con calma avrebbe potuto fare lo stesso con gli altri-»
A Ron venne un brivido lungo la schiena «Va bene, va bene. Smettila di ricordarmi come sarebbero potute andare le cose»
«Ora che ci penso, è stato stupido a entrare in Dormitorio» Jamie si solleticò il mento con una piuma « Lui vuole entrambi e nel mio Dormitorio non potrebbe entrare, ecco»
Ron e Harry la guardarono «Perché no?» le chiese Ron «Credi si faccia scrupoli a entrare in una stanza di ragazze?» la prese in giro
Jamie sbuffò e assunse un’aria di superiorità pari quasi a quella di Hermione «Certo che no, Ron. Ma ai maschi è impossibile salire le scale per i dormitori femminili. Sono protetti da un incantesimo particolare»
«Davvero?» le chiese Harry
Lei annuì «Black è stato ad Hogwarts, avrebbe dovuto saperlo. Quindi perché non attaccare in un momento in cui possa colpire tutti e due?»
«Jamie, quello è pazzo. Non credo che si perda in ragionamenti» disse Ron «Oh, altre ammiratrici» Esibì un sorriso a trentadue denti mentre delle ragazzine del primo anno di Corvonero gli si avvicinavano.
«Più che ammiratrici direi pettegole» Jamie si alzò «Io vado a cercare Hermione. Ci vediamo dopo»
Jamie si allontanò, lasciando Ron al suo momento di gloria e Harry a fargli da spalla.
Benché fosse passato soltanto un giorno, Jamie aveva avuto modo di riflettere su quanto era accaduto, all’inizio era nera di rabbia. L’aveva fatta franca di nuovo, si era permesso di avvicinarsi a suo fratello e di minacciarlo. Poco contava che avesse sbagliato ragazzo. In seguito, però, aveva avuto modo di commentare l’accaduto, in molti si erano chiesti come avesse fatto e perché fosse fuggito e Jamie non aveva fatto eccezione, si era posta mille interrogativi ai quali non sapeva dare risposte logiche, esattamente come il giorno di Halloween.
Non aveva potuto fare a meno di notare come Black agisse in un modo totalmente privo di logica, avrebbe potuto approfittare di qualsiasi occasione, ma entrambe quelle che aveva scelto erano le più sbagliate. Era un pazzo, certo, e sembrava che ogni sua azione fosse mossa a casaccio, spinta dalla disperazione. Ma se era così disperato e fuori di testa, perché fuggire, quando era così vicino a quello che voleva?
Anziché vivere da uomo libero, anche se latitante, aveva scelto di cercare loro per ucciderli, quindi perché arrendersi all’ultimo?
Sirius Black, era decisamente un mistero, compiva magie oltre le conoscenze di Silente entrando e uscendo da Hogwarts come più gli piaceva, senza farsi vedere da nessuno.
Jamie tirò indietro una ciocca che era sfuggita alla treccia. Il reparto proibito della Biblioteca necessitava di un’altra visita. Se Black utilizzava qualche magia oscura, lì, avrebbe capito quale e sarebbe stato il primo passo per spedirlo dritto dritto al bacio del Dissennatore e ad Azkaban.
Era quello il suo posto.
Affrettò il passo, cominciando a camminare a passo di marcia, come se stesse in testa a un reggimento pronto ad andare in battaglia.
Il suo spirito battagliero si dissolse nell’istante in cui andò a sbattere contro il petto di qualcuno. Si sentì trattenere per le spalle e vide il volto sorridente e gentile di Cedric Diggory «Ciao. Tutto a posto?» le chiese « Scusa ma ero distratto e non ti ho visto»
«Oh, no scusami tu. Ero io ad essere distratta»
Diggory annuì «Bene. Allora ci si vede. E complimenti per la vittoria contro Corvonero»
«Grazie» rispose Jamie un po’ confusa, mentre le passava di fianco per andare alla prossima lezione.
«Non ci credo» disse una voce familiare con tono di benevola derisione «Anche Jamie Potter cede al fascino di Diggory. A tal punto dallo scontrarsi con lui per scambiarsi poche parole. Molto poco Grifondoro» Gabriel le si mise davanti, con un ghigno sottile sul volto.
«Tiri le conclusioni e arrivi alla risposta sbagliata. Molto poco Serpeverde» accennò un sorriso «In teoria»
Gabriel accennò una risata «In effetti, è molto più logico che tu ci sia andata a sbattere perché sei sbadata e maldestra»
Jamie corrugò la fronte  «Per il tuo bene, faresti meglio a non provocarmi oggi»
«Giusto. Sono stato insensibile a non chiederti se stai bene, visto quello che è successo. Ma dato che le notizie hanno già fatto il giro completo della scuola e il coltello non era puntato su di te, posso saltare questa parte»
«Molto carino da parte tua» disse Jamie ricominciando a camminare con lui al fianco «Comunque facciamo progressi» disse dopo qualche secondo di silenzio «Mi sei venuto a parlare di tua volontà. La regina delle nevi ti ha tolto la scheggia di vetro che avevi nell’occhio?»
«Tutto grazie a Gerda»
Jamie si voltò verso di lui, la bocca aperta in una “o” «Tu sai di cosa sto parlando?»
Gabriel osservò la sua espressione come se la trovasse buffa e incomprensibile «Ho ricevuto un educazione atipica, te l’avevo detto»
«E sei un purosangue» disse Jamie ancora stupita
Gabriel le sorrise «Ovviamente»
«E tuo padre ti leggeva le favole di Andersen»
Gabriel scosse la testa «No, non mio padre» la sua espressione si rabbuiò «Mia madre aveva dei parenti Babbani. Le piacevano quelle storie»
«Davvero? Credevo che entrambi i tuoi genitori fossero Purosangue»
«Bè, mia madre lo è, ma mia nonna era una mezzosangue»
«Ha avuto genitori Babbani quindi?»
Gabriel annuì «Sì, i miei bisnonni erano Babbani» poi abbassò lo sguardo su di lei «A proposito dov’è che stiamo andando?»
«In Biblioteca, volevo andare da Hermione», svoltarono in un corridoio da cui provenivano grida di esaltazione e risate: il gruppetto di Malfoy, e qualche Serpeverde più grande come Adrian Pucey e Flitt, circondavano un paio di ragazzetti Tassorosso che, impauriti, li supplicavano di lasciarli andare. Un gruppo di Corvonero passò loro accanto e affrettarono il passo senza intervenire.
 I Serpeverde puntavano contro di le bacchette, Flitt mosse la sua verso il ragazzino piccolo e grassottello dai capelli neri schiacciati sulla fronte e i piedi cominciarono a muoversi freneticamente come se stesse ballando il tip tap. Il gruppo di bulli scoppiò a ridere. Malfoy lanciò un Diffindo sulla borsa dell’altro ragazzo e i libri si riversarono sul pavimento, una boccetta di inchiostro si ruppe, chiazzando pergamene e libri.
Jamie osservò la scena con un espressione disgustata sul volto, cercò la bacchetta nella tasca interna della divisa e fece per lanciarsi contro Malfoy e la sua banda, ma Gabriel la afferrò per un polso «Cosa stai facendo?» le chiese serio
«Intervengo, non vedi quello che stanno facendo?»
Gabriel la tirò indietro «Lascia stare, sono in cinque»
Jamie strattonò il braccio e si liberò dalla sua presa «E quei ragazzini sono in due e sono piccoli. È sleale. Dobbiamo intervenire»
Gabriel osservò la scena e scosse la testa «No, sarebbe una partita persa»
Jamie lo guardò con un espressione delusa, si morse il labbro e gli voltò le spalle, bacchetta alla mano camminò spedita verso il gruppo, mentre Gabriel scosse la testa e tornò sui suoi passi, sparendo dietro l’angolo.
«Ehi, branco di imbecilli» urlò e lanciò un incantesimo di disarmo contro Flitt, che preso di sorpresa non riuscì a reagire e la bacchetta roteò in aria, cadendo qualche metro dietro di loro. «Vi divertite a prendervela con due più piccoli vero?»
I Serpeverde ghignarono e Malfoy avanzò verso di lei, baldanzoso «Guarda, guarda. La sfregiata gira da sola, senza i suoi amichetti del cuore. Non hai paura che Black ti catturi?»
Jamie strinse le dita intorno alla bacchetta «Chiudi il becco, Malfoy. Sei sempre più viscido» mosse la bacchetta «Flipendo», Malfoy si ritrovò sbalzato gambe all’aria un paio di metri più indietro «Prendetela» urlò, rotolando sulla pancia «Toglietele la bacchetta, svelti»
«Uh, uh, la Potter vuole giocare» Flitt, aveva ripreso la sua bacchetta «Expelliarmus»
La bacchetta di Jamie venne scagliata indietro, ora tutta l’attenzione del gruppo era incentrata su di lei, tanto che i due ragazzini riuscirono a scappare, seminando pergamene sporche d’inchiostro per il corridoio.
«Adesso sì che ci divertiamo» ghignò Pucey, mentre Tiger e Goyle sogghignavano come babbuini dietro di loro «Locomotor Mortis».
Le gambe di Jamie si legarono insieme, come strette da una corda, perse l’equilibrio e cadde per terra a peso morto, battendo la testa.
Portò una mano nel punto in cui aveva sentito il colpo risuonarle in testa. Si alzò facendo peso sui gomiti. Doveva riprendersi la bacchetta o sarebbe rimasta in balia di Malfoy e degli altri. Si girò sulla schiena per spingersi fino alla bacchetta.
Un altro colpo la sbalzò ancora più indietro, sentì il tessuto delle calze strisciare contro il pavimento.  Cercò di afferrare la bacchetta, ma le sfuggì per poco, anche se ora era solo a un metro dai suoi piedi.
Malfoy, Tiger e Goyle erano piegati in due dalle risate, mentre Flitt e Pucey la guardavano come  un essere inferiore con un ghigno cattivo stampato sul volto «Non dovevi immischiarti, Potter» le disse Malfoy con un sorriso trionfante sul volto «Anche se ti ringrazio perché prendercela con te è decisamente meglio»
Jamie roteò sulla schiena, gettò il braccio all’indietro e prese la bacchetta «Andate al diavolo. Everte Statim», non sapeva chi avesse puntato, ma sentì distintamente il tonfo della caduta. Si tirò seduta e puntò di nuovo la bacchetta contro di loro. Malfoy aveva fatto un passo indietro nascondendosi dietro le moli di Tiger e Goyle «Insomma, Flitt, cosa aspetti ad attaccarla?»
Jamie con un incantesimo si era appena liberata le gambe, ma non fece in tempo a tornare in piedi che dovette schiacciarsi sul pavimento per evitare una fattura orcovolante partita dalla bacchetta di Flitt. Malfoy allora uscì dalla posizione sicura e lanciò un incantesimo che Jamie non riuscì a distinguere, tentò di evitarlo girandosi su un lato, ma riuscì a colpirla sul fianco e la mandò a sbattere contro il muro smorzandole il respiro, per fortuna riuscì a non perdere la bacchetta «Ti arrendi, sfregiata?» le chiese Malfoy gongolando
Jamie deglutì e puntò gli occhi su una panca accanto al gruppo «Deprimo» quella esplose in mille pezzi, i Serpeverde si spaventarono e corsero dall’altro lato del corridoio, dove Jamie fece esplodere anche la panca opposta, facendoli correre al centro come un gregge di pecore guidate dai cani pastori.
«Adesso, mi hai rotto, Potter», Flitt le puntò la bacchetta addosso, mentre Jamie si rimetteva in piedi tenendosi la schiena con una mano.
«Cosa sta succedendo qui?» una voce familiare le arrivò alle spalle e sorrise d’istinto. Il professor Lupin la superò e si fermò al centro, guardando prima Jamie poi il gruppo di Serpeverde «Lo sapete che i duelli senza supervisione di un insegnate sono proibiti?»
«Professore» Malfoy avanzò verso il professore «Non è colpa nostra, noi eravamo qui tranquilli e lei» indicò Jamie con foga « è pazza, ci ha attaccato»
«Ma sei scemo o cosa?» chiese Jamie incredula
Lupin le fece segno di tacere «Mi sempre ben poco credibile che una persona sola ne attacchi cinque senza alcun motivo»
«S-signore» si sentì una vocina timida, venire dalle spalle dei Serpeverde, li aggirò in tutta fretta, appiattendosi contro la parete opposta «Lei ci ha difeso. Loro stavano dando fastidio a me e a un mio amico»
Lupin aggrottò le sopracciglia «Cosa stava dicendo prima, signor Malfoy?» Lupin posò uno sguardo severo su Draco che fece un passo indietro e non osò ribattere. «Bene» continuò Lupin «Quindici punti in meno a ciascuno di voi» disse indicando i Serpeverde «Avete infastidito due ragazzi del primo anno e poi avete attaccato un’altra compagna che ha cercato di difenderli. Di questo bisognerà parlare anche col vostro capo-casa» disse, mentre il ragazzino di Tassorosso, scappava di nuovo via.
«Cosa?» disse Malfoy incredulo «Ma non è giusto. Lei ci ha attaccati»
Lupin si voltò a guardare Jamie come se fino a quel momento si fosse dimenticato della sua presenza «Oh, giusto. Signor Malfoy, grazie per avermelo ricordato» sorrise affabile «Cinque punti in meno a Grifondoro per essere intervenuta quando avrebbe fatto meglio a chiamare un insegnante», Jamie alzò un sopracciglio «E quindici punti in più per aver difeso un compagno con coraggio, anche se era in minoranza»
«Lupin, cosa sta succedendo qui?» la McGranitt arrivò di gran carriera alle spalle di Jamie «Alcuni studenti parlavano di un duello»
«Sì, Minerva. In effetti è così» Lupin le spiegò quello che era successo e alla fine la McGranitt squadrò torva il gruppo di Malfoy «Non vi è bastata la punizione per il tiro mancino alla partita? Non temete, ne parlerò io stessa al professor Piton. Avrete una punizione esemplare stavolta, venite con me. Tutti e cinque» ordinò perentoria facendoli camminare davanti a sé, e Jamie li guardò sparire dietro l’angolo con un piccolo ghigno stampato sul volto.
«Stai bene?» le chiese Lupin avvicinandosi ed esaminandola con occhio critico
«Sì, credo. Non mi hanno fatto niente»
«Meglio se ti fai vedere da Madama Chips, però» con un movimento di bacchetta riparò le due panche che Jamie aveva fatto esplodere
Jamie sbuffò «D’accordo, ci farò un salto»
Lupin sorrise «Hmm, meglio se ti ci accompagno. Tanto per essere sicuri», Jamie alzò gli occhi al cielo ma non disse nulla e lo seguì in Infermeria.
L’esito di Madama Chips era stato positivo, a parte un livido sulla schiena, due ginocchia sbucciate e un bernoccolo in testa, non aveva nient’altro. L’infermiera le diede una pozione e le spalmò una crema densa e vischiosa sul livido e con grande felicità di Jamie, non la trattenne nemmeno in osservazione.
Jamie andò poi direttamente in Biblioteca, Hermione non c’era e così si mise a fare ricerche su incantesimi con cui Sirius Black avrebbe potuto violare la sicurezza di Hogwarts.
Non ebbe molto successo, era troppo arrabbiata e offesa con Gabriel per concentrarsi. Se l’era filata e non aveva alzato un dito per fermare Malfoy. Né per aiutare lei.
Parli del diavolopensò quando lo vide apparire tra la folla e venirle incontro in un corridoio del primo piano, vicino le scale. Tentò di parlarle, ma non appena aprì bocca Jamie si scagliò contro di lui, si alzò sulle punte e gli tirò uno schiaffo prendendolo in pieno sulla guancia.
Alcuni studenti si voltarono a vedere la scena, ma la maggior parte non se n’era accorta a causa della folla e perché troppo impegnati dai loro affari.
Gabriel era ancora davanti a lei e la guardava con un sopracciglio alzato «Sei un idiota» gli sibilò Jamie, poi girò i tacchi e se ne andò. Ringraziò il cielo che Moccì fosse in Dormitorio o si sarebbe dovuta sorbire la sua ramanzina.
 
Jamie aveva raggiunto gli altri in Sala Comune, prima di scendere a pranzo.
«Dove sei stata?» le chiese Harry, non appena la vide, sporgendosi di poco verso di lei
«Rilassati. Sono stata in Biblioteca» Jamie si sedette accanto a lui
«Ma gira voce che hai duellato contro-»
«Sì, tormentavano due ragazzini» disse Jamie con indifferenza «Ma è tutto a posto, poi è arrivato Lupin»
«Senti, ma hai anche mollato un ceffone a uno di Serpeverde?» le chiese Ron curioso
«Come?»
«Sì, Calì ha detto che ti hanno vista mollare un ceffone a un tipo di Serpeverde» le spiegò Ron
Jamie rimase in silenzio per qualche secondo, le voci circolavano alla velocità del suono a Hogwarts. «Oh, era uno sbruffone. Ha detto una parola sbagliata e mi ha mandata in bestia»
«Ben fatto» disse Ron «Peccato non fosse Malfoy»
Dopo pranzo, Jamie ed Harry vennero fermati dalla McGranitt «Potter, alla luce di quanto è successo l’altra notte. Abbiamo deciso di revocarvi il permesso di visitare Hogsmeade»
«Cosa?» protestò Jamie «Ma è ingiusto»
«Professoressa, ma-» tentò di dire Harry, prima di venir bloccato dalla McGranitt che alzò una mano «Ragazzi, mi rincresce. Ma è per il vostro bene. E» aggiunse con un tono che non ammetteva repliche «Non voglio sentire altre proteste sull’argomento» si allontanò, lasciando Harry e Jamie totalmente depressi, ma la loro situazione non era per nulla paragonabile a quella di Neville, che era nella disgrazia più totale.
La professoressa McGranitt era così arrabbiata con lui che gli aveva interdetto qualunque futura gita a Hogsmeade, lo aveva punito e aveva proibito a tutti di dirgli la parola d'ordine per entrare nella Torre. Il povero Neville era costretto ad aspettare tutte le sere fuori dalla sala comune che qualcuno lo facesse entrare, mentre i troll della sorveglianza lo fissavano minacciosi. Nessuna di queste punizioni, comunque, uguagliava quella che sua nonna aveva in serbo per lui. Due giorni dopo l'incursione di Black, spedì a Neville la cosa peggiore che uno studente di Hogwarts potesse ricevere per colazione: una Strillettera.
I gufi della scuola planarono nella Sala Grande portando la posta come al solito, e a Neville andò il boccone di traverso mentre un grosso gufo atterrava davanti a lui con una lettera scarlatta nel becco. Harry e Ron, che erano seduti di fronte, riconobbero subito la lettera: Ron ne aveva ricevuta una così da sua madre l'anno prima.
«Scappa, Neville» gli consigliò Ron.
Non glielo dovette ripetere due volte. Neville afferrò la busta e tenendola davanti a sé come se fosse una bomba corse fuori dalla sala, mentre il tavolo dei Serpeverde scoppiava a ridere. Sentirono la Strillettera che partiva nell'ingresso: la voce della nonna di Neville, prodigiosamente aumentata di volume di almeno cento volte, che strillava ai quattro venti come il nipote aveva coperto di vergogna tutta la famiglia.
«Sua nonna fa davvero paura» mormorò Jamie, afferrando una lettera che Edvige le stava porgendo. Per un attimo pensò che fosse di Gabriel, forse voleva chiarire e scusarsi. Strappò la busta, mentre Edvige beccava i cornflakes di Neville.
Il biglietto diceva:
 
Cari Harry e Ron,
cosa ne dite di venire a prendere il tè da me oggi pomeriggio verso le sei? Vengo a prendervi io         al castello. ASPETTATE ME NELL'INGRESSO, NON DOVETE USCIRE DA SOLI.
Saluti,
Hagrid
 
Jamie passò i biglietto a Harry e Ron «Perché non mi ha invitato»?» chiese un po’ delusa. Harry strinse le spalle.
«Forse vuole che io gli parli di Black disse Ron eccitato.
Così alle sei del pomeriggio, Harry e Ron uscirono dalla Sala Comune, mentre Jamie lavorava ad Aritmanzia insieme a Hermione.
«Quando parte Hagrid?» le chiese Jamie
«Il processo è venerdì» disse Hermione continuando a scrivere «Spero che vada tutto bene»
«Era meglio se portava anche una di noi. Hagrid non ha grandi capacità oratorie e Lucius Malfoy farà di tutto per condannare ‘Becco»
«Gli abbiamo trovato del buon materiale. Se segue quello che gli ho scritto dovrebbe andare bene»
Jamie si rilassò sulla sedia e vide Neville, seduto poco lontano, sembrava ancora provato dalla Strillettera. Jamie si alzò e si sedette sul divano accanto a lui «Neville, come va?»
«Bene, ma spero che mia nonna non mi invii più una Strillettera» disse a voce bassa e timida
Jamie si fece pensierosa e sembrò ponderare qualcosa, quando alla fine disse : «Vieni con me. Neville. Andiamo a farci due risate» lo prese per una manica, decisa nel suo intento.
«M-ma dove?»
«Lo vedrai dopo» disse Jamie, liquidando la cosa con un gesto «Hermione, noi andiamo a farci un giro»
«D’accordo, ma il tema?»
Jamie sorrise «Do un’occhiata dopo al tuo» poi vide lo sguardo truce di Hermione «Lo sai che di Aritmanzia non ci capisco un accidente»
Hermione si arrese, dicendole che l’avrebbe aiutata, ma senza farle copiare il tema. Jamie lo trovò un ottimo compromesso e trascinò fuori Neville, che balbettava confuso.
«Ecco qua» gli disse quando entrarono nell’aula del quarto piano.
«E cosa ci facciamo qui?» chiese Neville, mentre Jamie  sigillava la porta con un incantesimo.
«Vedi quell’armadio?», Jamie accennò al mobile addossato in un angolo della stanza «Lì dentro, c’è un Molliccio»
Neville sbiancò e Jamie si mise le mani sui fianchi « Neville, lo hai già affrontato un Molliccio e anche in modo molto spassoso»
«Sì, ma eravamo con un professore-»
Jamie lo guardò seria «Neville, non cambia niente. E poi pensavo che vedere Piton in vesti più che discutibili ti potesse tirare su di morale» si spostò di lato, verso la finestra «Non dirmi che non ti sei divertito l’altra volta»
Neville ci pensò su un po’ «Finiremo nei guai?»
«No, nessuno lo scoprirà e comunque non facciamo niente di male» Jamie vide che Neville, ancora tentennava «Ho sigillato la porta e quest’aula non la conosce nessuno, dai»
Neville annuì e Jamie gli sorrise «Quando sei pronto...»
Vedere di nuovo il professor Piton con avvoltoio in testa e borsetta rossa era stato fantastico e rinvigorente per l’autostima di Neville, poi Jamie gli aveva mostrato una foto delle guardie reali della regina Babbana e Neville aveva, con molta più volontà di prima, vestito Piton con una perfetta uniforme.
«E il tuo Molliccio qual è?» le chiese Neville. Jamie si portò in avanti e Piton si incartò su sé stesso fino a diventare un Dissennatore «Riddikulus» disse Jamie e il manto nero si colorò di rosa shocking, mentre l’antro buio della faccia, diventava uno smile giallo sorridente. Jamie con la bacchetta lo costrinse a tornare nell’armadio, nel quale, dopotutto, il Molliccio sembrava contento di rinchiudersi.
«Un po’ troppo affollata quest’aula», Gabriel era fermo sulla soglia aveva un espressione imperturbabile e ancora la bacchetta in mano con cui aveva dissolto l’incantesimo di chiusura di Jamie.
«Gabriel» lo salutò Jamie con distacco
Neville guardava prima l’una poi l’altro senza capire «Neville ci lasci soli, per favore?» gli chiese Jamie. Neville la guardò, riluttante a lasciarla sola con uno di Serpeverde, ma fece come gli aveva chiesto.
Nessuno dei due parlò, finché non sentirono la porta chiudersi «Prima mi dai uno schiaffo e poi invadi la mia aula?» disse Gabriel guardandola senza espressione «Doveva restare un segreto»
«Neville, non sarà nemmeno in grado di ritrovarla, domani. E tu dovresti scusarti»
«Tu mi hai tirato uno schiaffo in mezzo a tutto il corridoio. Sai, qualcuno ha anche visto la tua sceneggiata e questo non mi piace»
«Bé e a me non piace quello che hai detto e quello che hai fatto. O meglio quello che non hai fatto» incrociò le braccia «Non ti sei reso conto vero?» disse rassegnata.
«Quei ragazzini, non erano un problema mio. E poi bastava avvertire un professore per fermarli, non-»
«Tu, hai avuto il coraggio di piantarmi lì da sola» sbraitò Jamie «Noi dovremmo essere amici, Gabriel, e gli amici si aiutano e si coprono le spalle a vicenda. Io mi sono esposta per te, ho pensato a come aiutarti. Ho cercato un Molliccio per te, ma a quanto pare non è sufficiente per farti fare qualcosa di altruistico o coraggioso, vero?»
«Tu non sai come può essere per me vivere nella mia Sala Comune» disse Gabriel, i lineamenti del viso ora erano tesi e la guardava con rimprovero « Rifiuto Malfoy e rifiuto certe compagnie, vengo lasciato in pace perché mi faccio gli affari miei e non gli metto i bastoni fra le ruote. È così che funziona e non manderò tutto all’aria per due ragazzetti che nemmeno conosco»
Jamie annuì «Certo, poco importa se qualcuno viene maltrattato davanti ai tuoi occhi. Nemmeno io valgo la pena, vero?»
«Non ti ho mollata come pensi» disse Gabriel, ora aveva ripreso la consueta calma «Il professor Lupin è arrivato perché l’ho avvertito io»
«Ah, certo. Allora questo sì che risolve tutto»
«Ma mi spieghi qual è il problema? Ti ho spiegato perché ho dovuto-»
«Sì, mi hai spiegato perché hai dovuto comportarti da codardo. Non preoccuparti ho capito» incrociò le braccia e appoggiò la schiena al muro
«Ho cercato di portarti via perché non ti facessi male. Ma tu eri testarda» le disse avvicinandosi «Ho capito che non sarei riuscito a farti cambiare idea e non appena me ne sono andato ho cercato un insegnante»
«Molto carino da parte tua» Jamie guardava dritta davanti sé, senza voltare gli occhi su di lui
Gabriel sospirò «Non ti chiederò scusa in ginocchio, per cui non aspettartelo» si diresse verso la porta «Comunque, se tu fossi stata in pericolo dall’inizio sarei intervenuto. Non come hai fatto tu certo, ma ti avrei aiutato»
Jamie distolse lo sguardo da lui, ferma nelle sue idee e non rispose. Si voltò a fissare la porta solo quando la sentì chiudersi.
 
Di ritorno nella sala comune, vide un folto gruppo di ragazzi che si accalcava attorno alla bacheca. Cercò, Harry e lo vide, vicino alla folla in insieme a Ron «Che succede?» chiese raggiungendoli
«Hogsmeade, il prossimo finesettimana!» disse Ron, sporgendosi sopra la folla di teste per leggere il nuovo avviso. «Cosa ne dite?» sussurrò a Harry e a Jamie mentre andavano a sedersi.
«Be', Gazza non ha fatto niente al passaggio per Mielandia...» disse Harry, ancora più piano.
«Harry!» disse una voce nel suo orecchio destro. Harry sobbalzò e cercò con lo sguardo Hermione, che era seduta al tavolo dietro di loro e si apriva un varco nel muro di libri che la nascondeva.
«Ragazzi, se tornate a Hogsmeade,dirò della mappa alla professoressa McGranitt!» dichiarò Hermione.
«Cosa?» saltò su Jamie «Hermione non puoi farlo. Quella mappa è mia e non vedo come possa centrare Sirius Black»
«Hai sentito qualcuno parlare, Harry?» ringhiò Ron, senza guardarla.
«Ron, come puoi permetterli di venire con te? Dopo quello che Sirius Black ha fatto a te! Parlo sul serio, lo dirò-»
«E così adesso stai cercando di far espellere Harry e Jamie!» disse Ron furibondo. «Non hai già fatto abbastanza danni per quest'anno?»
Hermione aprì la bocca per ribattere, ma Grattastinchi le balzò in grembo soffiando dolcemente. Hermione lanciò uno sguardo spaventato a Ron, prese in braccio Grattastinchi e corse via verso il dormitorio delle ragazze.
«Dicevamo?» disse Ron a Harry e a Jamie, come se non fossero stati interrotti. «Dài, l'ultima volta. Non siete nemmeno entrati da Mondomago!»
Harry si guardò intorno per controllare che Hermione non fosse a portata di orecchie.
«Ok» disse. «Ma portiamo il Mantello dell'Invisibilità».
«E poi abbiamo anche la mappa» ghignò Jamie «Sarà una passeggiata»
 
Jamie non sapeva quanto si sbagliasse. Per precauzione, fecero delle prove per camminare in due sotto il mantello e in mezzo alla folla. Purtroppo, non era così semplice come avevano creduto. Facendo delle prove con Ron Fred e George che facevano da ostacoli, i piedi di uno o dell’altro rischiavano di uscire dal mantello a ogni passo. Era complicato, tanto che anche Jamie alla fine si arrese, rifiutando l’idea di Fred di rimpicciolirla come una bambola.
Andare senza mantello era troppo rischioso, tutti sapevano che il permesso era stato revocato e se uno come Malfoy li avesse visti, non avrebbero avuto scampo e la McGranitt li avrebbe strigliati per bene.
Poteva andare uno solo, e Jamie lasciò il passo ad Harry. Per quanto avesse perdonato Ron dopo l’accaduto con Black, non riusciva a non stare dalla parte di Hermione.
«La prossima volta andrai tu allora» disse Harry, restio a lasciarla sola
«Certo, ma è comunque meglio così. Se succede qualcosa hai me come spalla dentro al castello»
 
Sabato mattina, Jamie e Harry scesero a colazione con gli altri, Harry nella borsa aveva infilato mappa e mantello. Hermione continuava a lanciar loro occhiate sospettose ma Harry ne evitò lo sguardo e fece in modo che vedesse lui e Jamie risalire la scalinata mentre tutti gli altri si dirigevano alla porta d’ingresso.
«Ciao, Ron» disse Jamie
«Ci vediamo al tuo ritorno» lo salutò Harry
«Ron sorrise e gli fece l’occhiolino»
«Mi accompagni?» le chiese Harry, Jamie annuì e si diressero al terzo piano, e mentre salivano Harry estrasse la mappa del malandrino. Arrivati alla strega orba, Harry aprì meglio la mappa e videro un puntino che veniva nella loro direzione. Era Neville Paciock.
Jamie estrasse in fretta la bacchetta  e mormorò «Dissendium, vado a distrarre Neville. Ci vediamo dopo Harry»
«A dopo, grazie» Harry gettò la borsa dentro il passaggio e sparì, mentre Jamie andava incontro a Neville.
«Ciao, Jamie» disse Neville «Mi ero dimenticato che anche tu e Harry non andate a Hogsmeade», si guardò in giro «A proposito dov’è Harry?»
«Oh, in Biblioteca, sta finendo il tema sui Vampiri di Lupin» Jamie disse la prima cosa che le venne in mente.
«Ottimo, magari lo raggiungo. Anche io non l’ho ancora fatto»
«Oh, bè. Io l’ho fatto, se vuoi puoi dare un’occhiata al mio» disse, mentre tornavano indietro alla strega Orba
«Magnifico» disse allegramente «Io non ho ben capito la storia dell’aglio, lo devono mangiare o-» Neville s’interruppe all’improvviso, fissando un punto davanti a sé. Jamie alzò lo sguardo e vide Piton venire verso di loro. Neville si nascose rapido dietro di lei che lo guardò stranita. Non capiva come poteva averlo visto conciato con vestiti assurdi e poi averne paura.
«E voi due che cosa fate qui?» chiese Piton, spostando lo sguardo dall'uno all'altra. «Strano posto per darvi appuntamento»
Jamie non si premurò di spiegargli che non era un appuntamento «Stavamo facendo una passeggiata per il castello» disse con un sorriso, come se stesse parlando con Lupin.
«Tu hai l'abitudine di apparire nei posti più inaspettati, Potter, come tuo fratello,  ed è raro che sia senza una buona ragione»
«Se passeggiare è considerata una buona ragione, sono d’accordo» disse Jamie placida
Piton le scoccò un’occhiata di fuoco «Suggerirei che voi due torniate alla Torre dei Grifondoro, è precisamente là che dovete stare».
Jamie e Neville si allontanarono senza ribattere. Mentre giravano l’angolo Jamie si voltò. Piton stava passando una mano sulla testa della strega Orba e la osservava da vicino. Rallentò il passo e si nascose dietro al muro «Jamie, ma Pit-», Jamie gli mise una mano sulla bocca «Voglio solo vedere cosa fa»
Cinque minuti dopo, con gran sollievo di Jamie, il professor Piton si allontanò dalla statua e riprese a camminare, così lei e Neville tornarono in Sala Comune.
Jamie gli diede il tema sui Vampiri e gli disse di studiarlo con calma e con la scusa di dover prendere un libro in Biblioteca uscì, diretta però alla Guferia.
Una volta lì, fece planare Edvige che, contenta, le si appollaiò sul braccio per ricevere le coccole. Jamie la accarezzò sul petto «Ascolta, devi andare a tenere d’occhio Harry a Hogsmeade. So che non lo potrai vedere, ma segui Ron, Harry è con lui» ripetè la frase un’altra volta e Edvige la becchettò sulla guancia per dire che aveva capito «Fai in modo che ti vedano. Se succede qualcosa torna da me, d’accordo?» prese un pezzo di pergamena che le era rimasto in tasca, sul retro c’era l’esito di una partita a tris con Ron, e con del carboncino, scrisse un breve biglietto per Ron. Edvige volò, diretta a Hogsmeade e Jamie tornò in Sala Comune a fare compagnia a Neville.
Un paio d’ore dopo, in cui aveva giocato con Neville a spara schiocco e evitato domande su dove fosse Harry, sentì becchettare alla finestra e vide Edvige. Con uno scatto arrivò alla finestra e la aprì. Edvige aveva un bigliettino nel becco «Brava, ragazza»Jamie le diede un buffetto, aprì il biglietto su cui riconobbe la scrittura frettolosa di Ron:
Malfoy ha visto Harry. Vai al passaggio.
Ron.
«Cavolo» corse fuori sotto lo sguardo attonito di Neville e continuò a correre a perdifiato, trapassando anche Nick, fino ad arrivare al terzo piano. Appena in tempo per vedere Harry sbucare fuori dal passaggio. «Tieni la mappa» le disse lui dandole la pergamena. Jamie la prese e la infilò nella tasca dei jeans «Sei sporco di fango, Harry.»
«Lo so. Spostiamoci» non fecero in tempo a svoltare l’angolo che la voce di Piton li fermò. Li raggiunse con andatura decisa , il manto nero che frusciava e  sì fermò davanti a loro.
«Allora» disse. Aveva un'espressione di trionfo represso. Harry cercò di assumere un'aria innocente, ben sapendo di avere il viso sudato e le mani coperte di fango. Le nascose in fretta nelle tasche.
Piton lanciò uno sguardo anche a Jamie «Venite con me» disse Piton.
Scesero fino ai sotterranei ed entrarono nell’ufficio di Piton.
«Sedetevi» disse Piton.
Harry e Jamie obbedirono, Piton invece rimase in piedi «Il signor Malfoy mi ha appena raccontato una strana storia, Potter» disse Piton.
Harry rimase zitto, e Jamie recuperò il sangue freddo, si rilassò sulla sedia e cominciò ad ascoltare Piton come se stesse raccontando un qualsiasi aneddoto.
«Dice che era vicino alla Stamberga Strillante quando ha incontrato Weasley, apparentemente solo». Harry continuò a tacere. «Il signor Malfoy mi ha detto che stava parlando con Weasley quando una grossa quantità di fango l'ha colpito dietro la testa. Come credi che possa essere successo?»
«Mi scusi, ho capito bene?» chiese Jamie, attirando l’attenzione di Piton «Malfoy, stava parlando con Ron? Parlando? Questo sì che è strano»
Piton le li avvicinò «Non usare giochetti con me Potter. Sta’ in silenzio finché non ti sarà richiesto di parlare» poi si rivolse ad Harry «Allora, come credi che possa essere successo?» gli ripropose la domanda
Harry tentò di apparire vagamente sorpreso. «Non lo so, professore».
Gli occhi di Piton perforavano quelli di Harry. Era esattamente come cercare di fissare un Ippogrifo. Harry cercò disperatamente di non battere ciglio. Jamie gli tirò la manica, intimandogli di non fissarlo negli occhi. Non sapeva come o perché, ma ogni volta che faceva così, Piton si avvicinava in maniera lampante alla verità senza avere la minima prova.
«Il signor Malfoy poi, ha visto una straordinaria apparizione. Riesci a immaginartela, Potter?»
Jamie non osò intervenire e parlare di nuovo dopo essere stata ripresa così chiaramente. Si limitò a ridacchiare piano portando con ostentata educazione una mano a coprire la bocca.
«No» disse Harry, tentando ora di mostrarsi ingenuamente curioso.
«Era la tua testa, Potter. Che galleggiava a mezz'aria».
Cadde un lungo silenzio.
«Forse è meglio se va a trovare Madama Chips» disse Harry. «Se ha delle visioni-»
«Che cosa ci faceva la tua testa a Hogsmeade, Potter?» disse Piton piano.
«Oh, no. Questo è grave» disse Jamie, non poteva stare zitta. Doveva far perdere tempo a Piton e sperare in un miracolo.
«Potter, cosa ti avevo detto a riguardo di parlare senza essere interpellata?»
«Lo so, signore. Ma vede, Malfoy mi sembra un po’ fissato con le teste. Voglio dire, sta tentando di far decapitare un Ippogrifo e ora vede anche la testa di mio fratello, come se fosse Nick quasi senza testa. È un po’ inquietante» disse scuotendo il capo «Suo padre andrebbe avvertito
Piton la guardò in silenzio per un paio di secondi «Proprio come tuo padre, credi che la tua faccia tosta ti possa salvare da qualunque situazione, vero? Potrai abbindolare anche tutti i professori di questa scuola ma non ti aspettare di riuscirci con me» le sibilò
«Ma io ero seri-»
Piton la interruppe con uno sguardo truce e un gesto della mano, poi continuò il suo precedente discorso, guardando Harry  «La tua testa non ha il permesso di andare a Hogsmeade. Nessuna parte del tuo corpo ha il permesso di andare a Hogsmeade».
«Lo so» disse Harry sforzandosi di non sembrare colpevole o spaventato. «Pare che Malfoy abbia le alluci-»
«Malfoy non ha le allucinazioni» sibilò Piton, e si chinò verso Harry posando le mani sui braccioli della sedia, finché il suo viso non fu vicinissimo a quello del ragazzo. «Se la tua testa era a Hogsmeade, vuol dire che c'era anche il resto».
«Ma è ridicolo. Era in Biblioteca» disse Jamie, aveva capito che stavolta Piton non avrebbe mollato, doveva mettergli davanti una prova inconfutabile che garantisse la presenza di Harry al castello. Purtroppo non le aveva. Avrebbe dovuto improvvisare e guadagnare altro tempo. Le serviva la parola di Ron.
«C'è qualcuno che può confermarlo?»
«Naturale, io» rispose Jamie, le braccia leggermente tese sui braccioli.
«Quindi mi stai dicendo che avete passato tutto il tempo in Biblioteca. E fammi indovinare, eravate da soli» disse Piton con un ghigno di derisione.
Jamie sapeva che la Biblioteca a quell’ora, quel giorno, era deserta. Per questo aveva usato quell’alibi per Harry. Nessuno avrebbe potuto smentirla. Sentì la mano di Harry che aveva sfiorato la tasca in cui aveva nascosto la mappa. « No, io ero in Sala Comune, come mi aveva detto. Harry stava facendo dei compiti»
«E c’era qualcuno con te?»
«Neville Paciock è rimasto con me per tutto il tempo»
Una smorfia comparve sul volto di Piton « E Paciock, può confermare anche la presenza di tuo fratello?»
«Certo» disse Jamie
«Ora riformulo la domanda, Potter. Paciock, ha visto tuo fratello o sa che era in Biblioteca perché lo hai informato tu?»
Jamie strinse una mano attorno al bracciolo «No, non l’ha visto. Harry è rimasto in Biblioteca come le ho detto, mentre io e Neville-»
«E cosa ci facevate tu e Paciock al terzo piano, quando vi ho incontrato?»
«Bighellonavamo per il castello»
«E bighellonavi anche quando poco fa ho visto te e tuo fratello nello stesso punto in cui ti ho visto prima con Paciock?»
«No» rispose Jamie deglutendo «Mi ero stufata di stare in Sala Comune e stavo andando a cercarlo in Biblioteca. Ci siamo incontrati a metà strada»
«Ma che combinazione» commentò Piton, poi guardò Harry « è stando in Biblioteca che le tue mani si sono sporcate di fango ed eri sudato?»
Harry non disse nulla. Le labbra sottili di Piton si arricciarono in un sorriso orribile.
«Allora» disse rialzandosi. «Tutti, dal Ministero della Magia in giù, stanno cercando di tenere i celebri Harry e Jamie Potter alla larga da Sirius Black. Ma i celebri Potter dettano legge. Che sia la gente comune a preoccuparsi della loro sicurezza! I celebri bambini sopravvissuti vanno dove vogliono, senza pensare alle conseguenze».
Jamie roteò gli occhi, cercando di non farsi vedere da Piton. Harry rimase zitto. Piton stava cercando di indurlo a dire la verità. E lui non aveva nessuna intenzione di farlo. Il professore non aveva prove. Non ancora.
«Sapessi quanto assomigli a tuo padre, Potter. Quanto gli assomigliate entrambi» disse Piton all'improvviso, con un bagliore negli occhi. «Anche lui era straordinariamente arrogante. Quel suo po' di talento a Quidditch gli dava la certezza di essere superiore agli altri. Come voi. Andava in giro a pavoneggiarsi con i suoi amici e ammiratori, la somiglianza fra voi è straordinaria».
«Mio padre non si pavoneggiava» disse Harry prima di riuscire a trattenersi. «E nemmeno noi».
Jamie si passò una mano sulla fronte. Harry non doveva fare il gioco di Piton. Il professore era agli sgoccioli se giocava la carta “Insultiamo vostro padre”, era quasi fatta, non dovevano fare qualche passo falso.
«Neanche vostro padre dava molto peso alle regole» riprese Piton, approfittando del vantaggio, il volto magro pervaso di malvagità. «Le regole erano fatte per i comuni mortali, non per i campioni di Quidditch. Aveva la testa piena...»
«STIA ZITTO!»
Harry era scattato in piedi prima che Jamie potesse trattenerlo. Un'ira che non provava dalla sua ultima notte a Privet Drive gli saettava in corpo. Non badò al fatto che il volto di Piton si fosse irrigidito e che gli occhi neri lampeggiassero pericolosamente.
«Che cosa hai detto, Potter?»
«Le ho detto di non dire più niente su mio padre!» gridò Harry. «Io so la verità, va bene? Le ha salvato la vita! Me l'ha detto Silente! Lei non sarebbe qui se non fosse per mio padre!», Jamie chiuse gli occhi per un istante.  
Il volto già pallido di Piton diventò del colore del latte inacidito.
«E il Preside vi ha raccontato le circostanze in cui vostro padre mi ha salvato la vita?» sussurrò. «O ha pensato che i dettagli fossero troppo spiacevoli per le vostre orecchie delicate?»
Harry si morse le labbra. Non sapeva che cos'era successo e non voleva ammetterlo, ma sembrava che Piton avesse indovinato la verità.
«Mi dispiacerebbe che voi vi faceste un'idea sbagliata di vostro padre, Potter» disse, mentre un ghigno orribile gli deformava la faccia. «Avete forse immaginato un atto di glorioso eroismo? Allora lascia che vi corregga. Il vostro santissimo padre e i suoi amici hanno fatto uno scherzo davvero spiritoso che si sarebbe concluso con la mia morte se vostro padre all'ultimo momento non avesse avuto paura. Non ci fu niente di coraggioso in quello che fece. Fu solo per salvare la sua pelle quanto la mia. Se lo scherzo fosse riuscito, sarebbe stato espulso da Hogwarts».
I denti giallastri e irregolari di Piton si scoprirono in un ghigno e guardò Harry «Vuota le tasche, Potter» esclamò all’improvviso. Jamie ringraziò il cielo che Harry gli avesse passato la mappa.
Harry non si mosse. Gli pulsavano le orecchie.
«Vuota le tasche, o andiamo dritti dal Preside! Vuotale, Potter!»
Jamie puntò lo sguardo su diverse pergamene, alcune ancora vuote sparse accanto a dei libri. Sperò che Piton non lo chiedesse anche a lei. Cominciò a giocherellare, nervosa, con una trottolina in legno che aveva nella tasca della felpa.
Raggelato dal terrore, Harry estrasse lentamente il sacchetto di scherzi di Zonko e dei dolci di Mielandia.
Piton, prese il sacchetto. «Li ho presi a Hogsmeade l’ultima volta» disse Harry
«Davvero? E tu te li porti in giro da allora? Commovente la tua dedizione a questo ciarpame e questi ?» disse, Piton si voltò quando si sentì un rumore sul pavimento «Scusi mi è caduto» disse Jamie chinandosi a raccogliere la trottola e qualche foglio che era scivolato per terra.
Piton non le badò e tornò a fissare Harry.
«Ero in Biblioteca. Mi sono portato qualcosa da mangiare», il professore non parve per nulla soddisfatto, la sua attenzione si spostò su Jamie «Potter, vuota le tasche anche tu.», Jamie strinse le mani ai braccioli «M-ma professore, le ho detto che Neville può-»
«Non mi importa un accidenti di quello che può dire quel tonto di Paciock. Se anche non sei uscita da questo castello, tuo fratello può averti passato qualcosa di compromettente» Jamie si morse il labbro «Vuota le tasche» ripeté, Piton scandendo le parole.
Jamie sospirò, le mani le tremavano leggermente e le sfregò l’una contro l’altra e posò la piccola trottola sul tavolo insieme a una pergamena spiegazzata.
«Fa’ vedere le tasche, Potter», Jamie rivoltò le tasche dei jeans e della felpa, mostrandole vuote.
Piton fece girare la trottola su tavolo «Questa?»
«Un giochino stupido, me lo ha passato Seamus Finnigan»
«Ma tu guarda» commentò Piton con un ghigno «e te la porti sempre in giro?»
«È rilassante»
Piton prese la pergamena e la esaminò. Jamie strinse i braccioli tanto che le nocche le divennero bianche. Harry, dal canto suo, nemmeno respirava più tanto era teso, non voleva che Piton scoprisse della mappa.
«Questa cos’è?» chiese Piton
«Un foglio di pergamena. Stavo andando in Biblioteca»
«Non c’è scritto nulla» Piton la rigirò tra le mani «Ti spiace se la tengo qui?»
«Se è a corto di pergamene» disse Jamie cercando di essere indifferente, le mani sudate e strette ai braccioli.
Piton la guardò  «Hmm, e se invece la buttassimo via?» tese la mano verso il fuoco. Jamie prese la mano di Harry, e col dito gli scrisse sul dorso la scritta “Calm”
«È ancora buona, non vedo perché sprecarla», Jamie deglutì. Non sarebbe caduta nella sua trappola. Non gli avrebbe dato nessuna soddisfazione.
Piton assottigliò gli occhi e stavolta Jamie non distolse lo sguardo, ne sbatté le ciglia. «Dunque non è altro che una pergamena» Con un gesto Piton la buttò nel fuoco. Jamie restò a bocca aperta a fissare la pergamena bruciare e a Harry si mozzò il respiro. Le fiamme avevano avvolto la carta, accartocciata ormai su se stessa mentre veniva ridotta in cenere.


Tana del camaleonte:

Allora, in questo capitolo succendo un sacco di cose, alcune le conoscevate già ed altre no: Black entra nel dormitorio dei ragazzi, Crosta muore mangiato da Grattastinchi, Jamie si batte come una

Grinfondoro e litiga con Gabriel e Piton, dopo un interrogatorio degno di Perry Mason, brucia la pergamena requisita a Jamie....

Come andrà a finire?

Come nelle migliori sit com.....

lo scopriremo nella prossima puntata ^-^

Lo so, in questo capitolo, Moccì è stato quasi invisibile, ma non preoccupatevi è ancora sotto contratto per cui rimarrà con noi fino a fine stagione xd

Dunque, se siete arrivati fino alla fine, lasciate un commento o un giodizio, sia positivo sia negativo.

Se invece vi siete fermati a metà strada, vuol dire che vi ho uccisi di noia, segnalatemelo pure e togliete pure punti alla mia casa xd

Ora la smetto di annioarvi,

Al prossimo capitolo,

Eltanin




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Capitolo 22
*** In Cui Pucey viene appeso a testa in giù e Pix lo tormenta ***


Ciao a tutti,

Rieccomi qua con un nuovo capitolo e stavolta ho limitato un po' la lunghezza xd

Ringrazio chi segue questa storia e un grazie particolare a Lupa Malandrina, Fleur Potter e jarmione, che hanno recensito,

e mi scuso per non essere riuscita a rispondere ai commenti,

purtroppo ho avuto una settimana infernale.

Adesso la pianto di rompervi le scatole xd

Ci vediamo in fondo....

Buona Lettura ! 








Dopo cinque minuti, furono congedati dall’ufficio. Erano entrambi stravolti, si sentivano come dopo le lezioni anti-dissennatori di Lupin.
«Ha bruciato la mappa» mormorò Harry mentre salivano le scale
Jamie sospirò «No, non l’ha bruciata. Non ancora»
Harry si voltò vero di lei così velocemente che ebbe una fitta al collo «Cosa?»
Lo prese per il polso e lo trascinò in uno spazio appartato del primo piano «Ho sostituito la mappa con un’altra pergamena»
«Ma quando?» chiese Harry confuso
«Quando Piton ti ha chiesto di vuotare le tasche, ho capito che l’avrebbe chiesto anche a me. Mi serviva un diversivo e così, ho fatto cadere la trottola per terra con altre pergamene, e ne ho infilata una qualunque nella tasca»
Harry emise un sospiro di sollievo «Meno male» poi chiese: «La mappa allora dov’è?»
«Nell’ufficio di Piton»
Il gomito di Harry appoggiato al muro perse presa «È ancora lì dentro?» chiese sconcertato
«Non potevo tenerla in tasca, l’avrebbe vista. L’ho nascosta in mezzo alle altre pergamene»
«Jamie, non possiamo lasciarla lì. Dobbiamo riprendercela»
«Non possiamo mica rientrare nel suo ufficio, che dici?» scosse la testa decisa «Piton sospetta già fin troppo»
«Ma così può trovarla, non-» disse Harry
In quel momento sentirono dei passi sulle scale. Cauti, si avvicinarono e videro Ron, affannato, che correva di sopra «Ron» lo chiamarono
«Miseriaccia, Harry» disse andando loro incontro «Com’è andata?» chiese senza fiato
Harry e Jamie gli raccontarono in breve cos’era successo.
«Gli avete lasciato la mappa?» esclamò Ron, mettendosi le mani sul cappello di lana
Jamie alzò gli occhi al cielo e prese a salire le scale «Dove vai?», Harry e Ron le andarono dietro.
«Penso a un modo per riprendercela»
In Sala Comune, trovarono Neville seduto sul divano ancora intento a lavorare al tema sui vampiri «Jamie, che fine avevi fatto? Ciao, Harry. Ciao, Ron»
«Ciao, Neville» lo salutarono in coro i due ragazzi. Jamie lo ignorò e salì decisa le scale del suo dormitorio.
«Moccì» lo sguardo vagava per la stanza in cerca del suo camaleonte «Moccì»
«Yo soy aquì. Smettela di urlare» Moccì era sul davanzale della finestra e fissava con entrambi gli occhi un ragno che tesseva la sua ragnatela tra la finestra e il muro. Spostò l’occhio sinistro su di lei « Paces nerviosa. Que passa?» anche l’occhio sinistro tornò sul ragno.
«Moccì» Jamie trascinò una sedia vicino alla finestra e vi si sedette con un sospiro «La mappa è nell’ufficio di Piton», raccontò brevemente al camaleonte quello che era successo. Non che lui l’ascoltasse del tutto, preso com’era a osservare il piccolo ragno. «E qual è il problema?»
«Devo riprendermela»
«Y alora va’ e non secarme»
Jamie spinse in fuori il labbro inferiore e lo guardò supplichevole «Moccì, mi serve una mano»
«Madre de dios, en absoluto no»
«Sei già entrato nel suo ufficio una volta», Jamie sentì un miagolio e qualcosa di morbido contro la  gamba. Sorrise e prese in braccio Grattastinchi «Ci servirà anche il suo aiuto»
Jamie dovette tranquillizzare Harry più volte sulla fattibilità del piano, poteva funzionare gli disse, e col minimo rischio per loro.
«Quindi Grattastinchi dovrebbe portare via Moccì e ritornare al sicuro vicino alla Sala Comune»
«Non dovresti fidarti di quel gatto» borbottò Ron, schiacciando il purè con la forchetta
«Sciocchezze, Ron»
Harry e Jamie, seguiti da Ron, furono i primi a uscire finita la cena, e videro Grattastinchi sul primo gradino delle scale. Il gatto trotterellò verso Jamie, si alzò su due zampe artigliandosi ai jeans e grattando «Oh, oh. Qualcosa è andato storto»
Harry sospirò «Moccì non riuscirà a trovare la mappa. E ora Piton sta per tornare nel suo ufficio» si passò una mano tra i capelli «Che si fa?»
Jamie prese in braccio il gatto «Ho un’idea»
 
«Professore?» Malfoy entrò nell’ufficio di Piton col tono lamentoso di chi ha subito un ingiustizia, una consuetudine per lui.
«Dimmi, Malfoy»
«Pucey, è stato trovato appeso per i pantaloni a una delle torce del quinto piano. È privo di sensi»
Piton inarcò un sopracciglio « E non lo avete tolto di lì?»
«Signore, ci abbiamo provato, ma i pantaloni sono incollati. E Pix ci sta giocando. Scommetto che è stata la Potter» disse Draco lagnandosi «Dovremmo punirla, professore»
«Portami da lui» disse Piton glaciale
 
Jamie, da sotto il mantello, vide Piton seguire Malfoy su per le scale. Ebbe una curiosa sensazione di dejà vu e si chiese quante altre volte avrebbe dovuto introdursi di nascosto nell’ufficio di Piton. Sorrise, di certo quella non sarebbe stata l’ultima.
Con calma, nascosta dal mantello, scese le scale dei sotterranei e entrò nell’ufficio ormai familiare. Chiuse la porta e si tolse il mantello «Moccì» chiamò dirigendosi verso la cattedra.
«Soy aquì», sbucò da sotto la scrivania «Ahi, ci sono troppe cartacce in esto posto. Pero bel clima»
«Non importa» lo prese in mano «Sei stato bravo, ora la trovo io» lasciò che Moccì si arrampicasse sulla spalla e cominciò a rovistare sulla scrivania. Non ricordava di preciso dove l’avesse nascosta.
Passò dieci minuti a esaminare le pergamene, finché non ne vide una vecchia e consunta «Oh, grazie al cielo» estrasse la bacchetta «Dimmi che sei tu. Giuro solennemente di non avere buone intenzioni» sulla carta cominciò a scorrere l’inchiostro. Jamie sorrise e senza preoccuparsi di dire il contro incantesimo se la mise in tasca e si ributtò sulle spalle il mantello.
Si azzardò a toglierlo solo nel corridoio della Sala Comune, non voleva essere colpita accidentalmente dalla mazza di uno di quei Troll.
Non appena la videro, Harry e Ron le andarono incontro «Allora?»
Jamie sorrise e tirò fuori la mappa «Eccola qua», esultarono tutti e tre a gran voce, attirando gli sguardo confusi e un po’ curiosi di diversi compagni. Tornarono a sedersi sul divano «Piton non ti ha beccato vero?» le chiese Ron
«No, Pucey appeso a testa in giù, tormentato da Pix, è stato un diversivo efficace» disse dando il cinque a Ron
«Ma come facevi a sapere che sarebbe salito per la torre di Corvonero?»
«Perché ha una ragazza del suo stesso anno di Corvonero. Si vede di nascosto con lei tutte le sere, anche oltre il coprifuoco»
Ron e Harry la guardarono stupiti «E tu come lo sapevi?»
«Ho le mie fonti, scelte molto accuratamente» disse con superiorità
«Lavanda e Calì?» chiese Harry
 Incrociò le braccia «Sono molto ferrate in fatto di gossip»
«Bè, meno male che è andata a finire bene» disse Ron «La prossima volta evitiamo di coinvolgere Malfoy»
Si udì un ‘Mmm’ forte alle loro spalle, Hermione era dietro di loro e li guardava con aria di rimprovero.
A Harry bastò guardarla per convincersi che aveva sentito parlare dell'accaduto. Il cuore gli sprofondò in petto, l'aveva denunciato alla professoressa McGranitt?
«Sei venuta a gongolare un po'?» disse Ron brutalmente, mentre Hermione si metteva davanti a loro. «O sei appena andata a fare la spia?»
«No» disse Hermione. Teneva in mano una lettera e le tremavano le labbra. «Ho solo pensato che dovevate saperlo. Hagrid ha perso la causa. Fierobecco sarà giustiziato».
«Cosa?» Jamie saltò su dal divano «Non è vero»
«Sì, purtroppo. Hagrid ha mandato questa» tese a Harry una lettera.
Harry la prese. La pergamena era umida, ed enormi lacrime avevano fatto sbavare l'inchiostro in parecchi punti, tanto che si faceva fatica a leggere.
 
Care Hermione e Jamie,
Abbiamo perso.
Mi hanno dato il permesso di riportarlo a Hogwarts.
La data dell'esecuzione deve essere ancora fissata.
A Becco Londra è piaciuta.
Non dimenticherò l'aiuto che ci avete dato.
Hagrid.
 
«Non ci credo. Dopo tutto il materiale che abbiamo trovato» disse Jamie lasciandosi cadere sul divano, alcune lacrime cominciarono ad accumularsi agli angoli degli occhi «Non posso credere che gli taglieranno la testa» abbracciò un cuscino per consolarsi
«Non possono farlo» disse Harry. «Non possono. Fierobecco non è pericoloso».
«Il padre di Malfoy ha terrorizzato quelli del Comitato finché non si sono decisi» disse Hermione asciugandosi gli occhi. «Lo sapete che tipo è. Quelli sono un branco di vecchi rammolliti tremebondi, e hanno avuto paura. Ci sarà l'appello, comunque, c'è sempre. Ma non vedo speranze, non cambierà niente».
«Sì, invece» disse Ron deciso. «Questa volta non dovrete fare tutto da sole, Hermione. Ti darò una mano».
«Oh, Ron» Hermione gettò le braccia al collo di Ron e scoppiò a piangere senza ritegno. Ron, terrorizzato, l'accarezzò sulla testa, in imbarazzo. Alla fine Hermione si staccò da lui.
«Ron, mi dispiace tanto per Crosta» singhiozzò.
«Oh be', era vecchio» disse Ron, decisamente sollevato che l'avesse lasciato andare. «Ed era proprio inutile. Non si sa mai, magari adesso i miei mi compreranno un gufo».
 
Subito dopo quella conversazione, si erano gettati di nuovo sui libri per organizzare una nuova, e più efficace, difesa per Fierobecco, anche se Jamie lo riteneva inutile. Aveva capito che qualunque difesa avessero trovato, Lucius Malfoy sarebbe stato in grado di mettere in ridicolo Hagrid col minimo sforzo, e avrebbero fatto meglio a elaborare un piano per liberare l’Ippogrifo senza coinvolgere Hagrid, ma nessuno dei tre le dava retta, soprattutto Ron, che dopo aver fatto pace con Hermione sembrava più che intenzionato ad aiutarla e a seguire le sue indicazioni.
Così, cominciò a girare per la Biblioteca alla ricerca di qualche libro interessante, quando si accorse di Gabriel, seduto ad un tavolo vicino alla sezione di Trasfigurazione. Teneva davanti a sé una pergamena, leggeva e sottolineava qualche parola con la piuma di tanto in tanto . Lo fissò, impalata in mezzo al reparto. Dopo la loro discussione, Jamie aveva fatto in modo di non dargli occasioni per parlarle, non che Gabriel le complicasse le cose, lui stesso non le si avvicinava e aveva perso le distanze.
Scosse la testa e girò in un altro corridoio, si diresse verso la sezione di Difesa Contro le Arti Oscure, grazie al cielo sapeva orientarsi almeno nella Biblioteca della scuola.
Non era ancora riuscita a trovare alcun incantesimo che permettesse a Black di infiltrarsi nella scuola e sparire in un attimo, a quel punto cominciava a pensare che fosse riuscito a inventare qualche formula sconosciuta al mondo.
 Prese un volume di magia avanzata e cominciò a sfogliarlo. Stava leggendo una descrizione interessante sugli incantesimi di violazione quando si accorse di una presenza al suo fianco «Niente libri sulle pozioni», disse con una leggera inflessione di domanda a fine frase. Jamie si voltò e vide Gabriel fissarla curioso «Ciao» lo salutò con diffidenza.
«Puoi venire con me?»
Jamie lo squadrò da capo a piedi «No»
Gabriel inclinò la testa di lato e alzò le spalle «D’accordo», le diede le spalle e se ne andò. Jamie lo seguì con lo sguardo, poi guardò il libro che aveva in mano. Sbuffò, lo rimise nello scaffale e si affrettò a raggiungere il ragazzo.
Ci mise poco, Gabriel passeggiava come se possedesse tutto il tempo del mondo, le mani in tasca e gli occhi che si posavano distratti prima su un libro, poi su un altro.
«E dove dovrei venire?» gli chiese scettica, fermandosi qualche passo dietro di lui
Lui si voltò appena «Nel solito posto» e ricominciò a camminare.
Jamie si morse l’interno della guancia e tornò da Harry, Ron e Hermione, disse di avere mal di testa e che sarebbe tornata in Sala Comune a riposare un po’ prima di cena. Harry non era entusiasta di saperla sola per i corridoi, ma a quell’orario non erano del tutto deserti e non trovò validi motivi per obbligarla a restare in loro compagnia.
Jamie ormai conosceva la strada per quel’aula come le sue tasche. Entrò nella stanza illuminata dalle candele. Gabriel la stava aspettando, appoggiato ad un banco, di fronte al muro dove era appoggiato l’armadio. «Allora, cosa vuoi?» gli chiese senza giri di parole
«Sta indietro» le disse, facendole segno di mettersi dietro di lui, Jamie obbedì, anche se molto riluttante e non si premurò affatto di nasconderlo. Gabriel accennò un sorriso, divertito dal suo atteggiamento. Estrasse la bacchetta, la puntò contro l’armadio che si aprì, rivelando un enorme velo nero lungo circa tre metri. Levitava all’altezza delle loro gambe e dopo qualche secondo prese a scivolare verso di loro, alcuni lembi sfioravano appena il pavimento come per darsi spinta. Jamie vide le spalle di Gabriel irrigidirsi e i muscoli tendersi, dalla bacchetta uscì un grosso gufo argenteo che si scagliò contro il velo nero, questi indietreggiò emettendo uno stridio acuto. Gabriel fece qualche passo indietro e Jamie gli si mise di fianco, lo guardò: era sbiancato, gli occhi erano pieni di paura e la bocca piegata in una smorfia di ribrezzo. Jamie osservò il velo nero, analogo al manto dei Dissennatori «Quello è un-»
Gabriel deglutì «È un Lethifold, sì»
Jamie osservò la bestia nera, gli occhi colmi di tristezza per come Gabriel dovesse sentirsi. Quell’essere gli aveva tolto sua madre e aveva cambiato la sua esistenza per sempre. Lo sentiva di nuovo così simile a lei in quel momento  «È così» strinse gli occhi per evitare di piangere «è terribile»
«Rinchiudi il Molliccio» le disse Gabriel voltando le spalle al velo, camminò fino ai banchi ai quali si appoggiò dando la schiena a Jamie e al molliccio.
Jamie fece trasformare il velo nero in un Dissennatore e con il consueto incantesimo lo rimandò dentro l’armadio.
Raggiunse Gabriel, alzò una mano per posarla sulla sua spalla, ma si fermò, indecisa. Non sapeva se lo avrebbe gradito o meno.
«Non riesco a renderlo divertente» mormorò Gabriel, muovendo appena il viso per guardarla
Jamie sentì il magone salirle al petto «Perché non lo è. Non lo è affatto» gli disse dolce. Una dolcezza che, fino a quel momento, aveva manifestato soltanto con Harry nei momenti più intimi e difficili.
«Te lo immagini come dev’essere, venire soffocati dal buio più totale ?», Jamie scosse la testa, «detesto il buio»
«I miei zii ci rinchiudevano in due ripostigli da piccoli. Erano le nostre stanze» si appoggiò con la schiena al bordo del banco «Il mio era senza luce e senza feritoie. Mi sono dovuta abituare in fretta al buio»
Gabriel la guardò, la sorpresa ravvivò i suoi occhi tristi «In uno stanzino» disse incredulo
«Finché non hanno scoperto che eravamo maghi, sì. Ora dormiamo nella seconda stanza di nostro cugino»
«Non sopporterei di stare in un ripostiglio, chiuso al buio» sospirò rassegnato «Credo di avere paura che una di quelle bestie» la bocca di contrasse in una smorfia di rabbia «Ho paura che sbuchino da qualche angolo» guardò Jamie negli occhi «è irrazionale, lo so che qui non possono esserci. Ma anche nella mia stessa casa, se c’è troppo buio, mi sento come soffocare. Lo vedo staccarsi da una parete o scivolare fuori da un angolo e piombare su di me. Non dovevo fare ricerche su quelle cose, forse non sapere nulla su di loro mi avrebbe reso le cose più facili»
Jamie fissò un punto del banco sotto di sé «Ti fa sentire meno impotente. Credi di far qualcosa di utile» rise amara «In realtà non cambia niente»
Gabriel abbassò lo sguardo si di lei, poi lo alzò sulla pietra del muro davanti a lui «Nella lettera che mi hai scritto, dicevi di aver scoperto qualcosa sul tuo passato»
Jamie abbassò la testa «Sirius Black ha consegnato i miei genitori a Voldemort. Era loro amico, li ha traditi. Ci ha tolto tutto, ha distrutto la mia famiglia. E come se non bastasse è anche il nostro padrino»
Gabriel non mutò espressione, era imperturbabile «E vuoi ucciderlo?»
Jamie lo guardò «Voglio catturarlo. Voglio consegnarlo ai Dissennatori, e voglio che gli diano un bel bacio, dopo averlo fatto soffrire. Voglio che provi anche solo la metà del dolore che ha causato»
«Tu mi hai aiutato» disse Gabriel «Non è un Dissennatore o un Lethifold vero, ma posso affrontarlo quando voglio. Ti devo un favore» si spostò facendo attaccare il suo braccio con la spalla di Jamie «Posso darti una mano, se vuoi»
Jamie incontrò i suoi occhi, ora limpidi e privi del dolore che prima li aveva invasi, lo osservò per qualche secondo, poi annuì piano «Se avrò bisogno allora te ne parlerò»
«Bene»
«Bene»
 
Le misure di sicurezza imposte agli studenti dopo la seconda incursione di Black impedivano a Harry, Jamie, Ron e Hermione di andare a trovare Hagrid la sera. L'unica occasione per parlare con lui era la lezione di Cura delle Creature Magiche.
L'omone sembrava stordito dallo shock del verdetto.
«È tutta colpa mia. Non ho saputo cosa dire. Erano tutti li seduti con i loro vestiti neri e continuavano a cadermi gli appunti e mi sono dimenticato tutte le date che mi avevi cercato con Jamie, Hermione. E poi Lucius Malfoy si è alzato in piedi e ha fatto il suo discorso, e il Comitato ha fatto quello che diceva lui»
«C'è ancora l'appello!» esclamò Ron. «Non devi arrenderti, ci daremo da fare»
Stavano tornando al castello con il resto della classe. Davanti videro Malfoy, con Tiger e Goyle, che continuava a voltarsi e a ridere sprezzante.
«Non va bene, Ron» disse Hagrid tristemente mentre raggiungevano i gradini del castello. «Lucius Malfoy il Comitato ce l'ha in pugno. Posso solo fare una cosa, che quello che resta a Becco da vivere sia più felice che mai. Glielo devo»
Hagrid si voltò e tornò di corsa alla capanna, il viso sepolto nel fazzoletto.
«Guarda come frigna» Malfoy, Tiger e Goyle si erano fermati appena dentro il castello ad ascoltare.
«Taci, Malfoy. O al posto di una panca faccio scoppiare te in mille pezzi» ringhiò Jamie, fissandoli torva.
«Avete mai visto una cosa cosi patetica?» continuò Malfoy. «E dovrebbe essere il nostro insegnante!»
Furibondi, Harry e Ron scattarono verso Malfoy, ma Hermione fu più rapida e lo schiaffeggiò con tutte le sue forze. Malfoy barcollò. Harry, Ron, Jamie, Tiger e Goyle rimasero impietriti mentre Hermione rialzava la mano.
«Non osare mai più dire che Hagrid è patetico, tu, mostro. Tu, razza di brutto»
«Hermione» disse Ron debolmente, cercando di trattenerle la mano.
«Vai via, Ron» Hermione estrasse la bacchetta magica. Malfoy fece un passo indietro. Tiger e Goyle lo guardarono in attesa di ordini, assolutamente sconvolti.
«Andiamo» borbottò Malfoy, e un attimo dopo i tre scomparvero nel corridoio che portava ai sotterranei.
Jamie non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere «Sei stata grande»
«Hermione!» disse di nuovo Ron, turbato e ammirato insieme.
«Harry, sarà meglio che tu lo batta alla finale di Quidditch!» disse Hermione con voce acuta. «Sarà meglio, perché se Serpeverde vince non riuscirò a sopportarlo!»
«Dobbiamo andare a Incantesimi» disse Ron continuando a fissare Hermione con gli occhi sgranati. «Meglio muoversi».
Corsero su per la scalinata di marmo, verso la classe del professor Vitious.
«Siete in ritardo, ragazzi!» disse loro l'insegnante in tono severo, mentre Harry apriva la porta. «Entrate, presto. Fuori le bacchette, oggi proviamo gli Incantesimi Rallegranti, ci siamo già disposti a coppie»
Harry, Ron e Jamie corsero fino alla fila dietro e aprirono le borse. Jamie si guardò alle spalle «Ma dov’è andata Hermione?»
Anche Harry e Ron si voltarono a guardare; Hermione non era entrata in classe, eppure sapevano che era accanto a loro quando avevano aperto la porta.
«È strano» disse guardando Ron. «Forse, forse è andata in bagno?»
Ma Hermione non comparve per il resto della lezione.
«Un Incantesimo Rallegrante avrebbe fatto bene anche a lei» disse Ron mentre tutti andavano a pranzo con un gran sorriso stampato in faccia. L'Incantesimo Rallegrante aveva lasciato in loro una sensazione di grande appagamento.
Hermione non si fece vedere nemmeno a pranzo. Quando ebbero finito la torta di mele, gli ultimi strascichi dell'Incantesimo Rallegrante si dileguarono, e Harry e Ron cominciarono a essere un po' preoccupati.
«Credete che Malfoy le abbia fatto qualcosa?» chiese Ron ansioso
Jamie scosse la testa «Non è la prima volta che scompare all’improvviso»
«Davvero?» chiese Harry
«Sì, una volta non si è presentata ad Aritmanzia» Jamie bevve un sorso di succo di zucca «Divinazione non l’ha mai saltata?»
«No, anche se non va molto d’accordo con la Cooman è sempre venuta a lezione»
Jamie inclinò la testa di lato e si morse il labbro «Vedrete che sarà da qualche parte», nonostante la sua sicurezza, Harry e Ron non erano affatto tranquilli. Non era mai capitato che Hermione mancasse una lezione e poi era con loro fino a un secondo prima di parlare con Vitious.
Si alzarono da tavola e si diressero in Sala Comune, superarono i troll della sorveglianza, dissero la parola d'ordine alla Signora Grassa (Spettegolone) e attraversarono il buco del ritratto per entrare nella sala comune.
Hermione era seduta al tavolo, profondamente addormentata, con la testa su un libro aperto di Aritmanzia. Le si sedettero accanto. Harry le diede uno scrollone.
Hermione si svegliò di colpo«Che- che cosa?» si guardò intorno «È ora di andare? Che, che lezione abbiamo adesso?»
«Divinazione» disse Harry
«Aritmanzia» disse Jamie
«Guarda che noi abbiamo Divinazione adesso» le fece notare Ron
«Sì, e noi» indicò sé stessa e Hermione «Abbiamo Aritmanzia»
Ron stava per ribattere, ma Harry lo interruppe «Hermione, perché non sei venuta a Incantesimi?»
«Cosa? Oh, no!» gemette Hermione. «Ho dimenticato Incantesimi»
«Ma come hai fatto?» le chiese Harry. «Eri con noi fino alla porta della classe»
«Non posso crederci» disse Hermione in un lamento. «Il professor Vitious era arrabbiato? Oh, è colpa di Malfoy, stavo pensando a lui e mi sono distratta»
«La sai una cosa, Hermione?» disse Ron guardando l'enorme libro di Aritmanzia che Hermione aveva usato come cuscino. «Credo che ti stiano saltando i nervi. Stai cercando di fare troppe cose insieme».
Hermione si scostò i capelli dagli occhi «No!» e si guardò in giro desolata alla ricerca della sua borsa. «Ho solo commesso un errore, tutto qui. È meglio che vada dal professor Vitious a chiedere scusa. Ci vediamo a Divinazione»
«Quindi non vieni ad Aritmanzia?» le chiese Jamie
Hermione si voltò verso di lei «Oh, no. Certo che vengo», uscì di corsa dalla Sala Comune prima che Jamie o gli altri potessero ribattere.
Jamie si scambiò uno sguardo con Harry e Ron «Ma come diavolo può farcela?» esclamò Ron
Jamie alzò le spalle «Non lo so. Comincio a credere che non stia per niente bene»
 
Jamie si avviò da sola all’aula di Aritmanzia, Hermione non era ricomparsa e dubitava riuscisse a venire se voleva frequentare anche Divinazione.
Moccì tirò fuori la testa dalla sua borsa «Ehi, siamo alla mi lezione preferida»
Jamie sussultò «Moccì, ti sei infilato nella borsa»
«Es una comoda manera por muoversi. C’è anche il nostro amigo guapo?»
«Gabriel, dici? Sì, certo che ci sarà»
«Y como vanno le cose?»
Jamie gli sorrise «Se non continuassi a dormire dieci ore al giorno lo sapresti»
«Ahi, se non avessimo esto clima frìo non dovrei acostarme ogni volta. E non mutar argumento»
«Vanno bene»
«E?»
«E, niente» disse stringendosi nelle spalle
«Como, nada? Cosa vuol dire, vanno bene?»
Jamie sbuffò «Che andiamo d’accordo»
«Y che altro c’è?»
«Ti ho detto niente. Che ci dovrebbe essere?»
«Ni un beso?»
Jamie si bloccò in mezzo al corridoio «No che non ci siamo baciati», Moccì fece scattare gli occhi verso un punto oltre la spalla della padroncina e si ritirò veloce nella borsa.
«Chi è che non hai baciato?» chiese una voce alle sue spalle
Jamie si voltò, le guancie si erano chiazzate di rosso «Nessuno», si schiarì la voce, mentre Gabriel le sorrideva con un espressione di contenuto divertimento «Hmm, allora il signor nessuno l’ha scampata bella», la superò e si diresse verso l’aula
Jamie gli andò dietro, il rossore per l’imbarazzo ora era provocato dall’indignazione «Farò finta di non aver sentito. Una provocazione molto banale, devo dire che da te-»
«Hai intenzione di riprovarci?» le chiese, come se non l’avesse sentita o interrotta.
«A fare cosa?»
«A baciare questo nessuno. Cos’è andato storto?» le chiese con una smorfia divertita.
«Ha una moglie che tesse e sfila una tela per lui a Itaca sfuggendo mille pretendenti impazienti»
Gabriel sorrise «Se non ha ceduto alle sirene non cederà a te. Le è fedele»
«Non è tanto per la moglie, è che frequenta cattive compagnie»
Entrarono nell’aula e presero posto in ultima fila «La tua amica non si offende?» le chiese Gabriel con indifferenza
«Non credo. In ogni caso, non so se viene»
Jamie dovette rimangiarsi le parole dieci minuti dopo, quando vide Hermione entrare, anche se sarebbe più corretto “dire” irrompere, come se avesse partecipato a una maratona. Era accaldata, i capelli appiccicavano alle guancie accese per un qualche sforzo. Sbatté i libri su un banco in prima fila e con gesti decisi si sedette e cominciò a preparare i libri.
Jamie la osservava divertita, qualcuno doveva averla fatta arrabbiare parecchio, di nuovo.
Si chiese se Malfoy non le avesse dato noia. In una situazione simile, Hermione non avrebbe mai avuto una reazione come quella di prima, ma era stressata e gli aveva mollato un bel ceffone. Jamie non si sarebbe sorpresa se si fossero scontrati ancora, e le andava bene, purché Malfoy non le avesse fatto qualcosa. Se l’avesse chiamata ancora Sangue sporco, lo avrebbe appeso per le mutande al pennone della torre più alta di Hogwarts.
 
A fine lezione, Jamie venne raggiunta da Hermione che, dopo uno striminzito “Ciao”, cominciò un’accanita difesa sull’accuratezza e la serietà di una materia come Aritmanzia, contro l’inutilità e inattendibilità di una materia insulsa come Divinazione.
Jamie non osava aprir bocca neanche per mostrarsi d’accordo e Gabriel si era volatilizzato non appena l’aveva vista avvicinarsi.
Per tutto il tragitto da lì alla torre, Hermione fu intrattabile, continuava perentoria un mantra contro la professoressa Cooman, mentre Jamie ripassava mentalmente le sue conoscenze magiche nel tentativo di trovare un incantesimo che rendesse sordi. Moccì, si era invece raggomitolato sul fondo della borsa per recuperare un po’ di pace e cominciare un po’ di letargo.
Ringraziò qualunque divinità conoscesse quando ritrovarono Harry e Ron in Sala Comune.
«Ehi, Hermione, sei stata grande. Hai detto alla Cooman il fatto suo» disse Ron esaltato
«Ma scusa, allora sei andata a Divinazione?» chiese Jamie sedendosi al tavolino
Hermione sbuffò «Io non frequenterò più quella materia insulsa» poi sospirò come se si sentisse più leggera «Vado a mettermi in pari con gli Incantesimi Rallegranti»
Jamie si appoggiò alla spalla di Harry «Lo senti?», il fratello la guardò perplesso «Il silenzio. È stupendo»
«C’è già Hermione fuori di testa, non cominciare anche tu» le disse Harry, dandole un pizzicotto sul braccio
«Molto carino, Harry» disse sciogliendo la treccia per rifarla, l’elastico teso attorno alla mano «Ma cos’è successo a Divinazione?»
Harry e Ron le raccontarono della performance di Hermione che si era insultata con la Cooman e aveva deciso in modo molto poco diplomatico di lasciare Divinazione.
Harry evitò di dirle che la Cooman voleva nominare di nuovo il Gramo, stava provando con tutte le sue forze a non dargli troppo peso e parlarne non avrebbe fatto altro che impensierirlo di più. Inoltre, Jamie, non aveva bisogno di altri motivi per detestare la Cooman, ed era più che certo che non avrebbe perso l’occasione di andare a dirgliene quattro.
«Quindi è stata con voi per quasi tutta la lezione?»
Ron annuì e Jamie guardò Hermione, che poco più in là lavorava su Incantesimi «Ma è arrivata in orario a Aritmanzia ed era già fuori di sé. Credevo avesse litigato con Malfoy»
«Non può averlo incontrato, è venuta con noi a Divinazione» , Ron appoggiò le braccia e la testa sulle ginocchia.
Jamie tornò a guardare Hermione, era ormai palese che seguisse due corsi in contemporanea, frequentando tutte le lezioni. Doveva usare un qualche incantesimo di duplicazione, ma da quanto sapeva, funzionavano soltanto sugli oggetti.
Sorrise e accarezzò la testa di Moccì, che si era arrampicato sulla sua spalla. Qualunque cosa fosse, di sicuro non era illegale. Hermione era fissata con lo studio, ma anche con le regole, e non avrebbe mai violato la legge. Qualunque cosa utilizzasse, doveva essere legale e approvata dai professori. Loro sapevano per certo cosa Hermione le nascondeva dall’inizio dell’anno.
Picchiettò il mento con l’indice, per un momento le mancò Gilderoy Allock, lui sarebbe stato così facile da raggirare.
Sospirò, era il problema di avere professori in gamba, non si potevano corrompere. Avrebbe potuto chiedere ad Hagrid, ma era un momentaccio per lui e non se la sentiva di imbrogliarlo per sapere quello che voleva. D’altro canto aveva fin troppo da fare con le ricerche su Black, i compiti e il Quidditch. La sua media si era abbassata, in Trasfigurazione e in Erbologia, aveva preso qualche D, mentre fino a quel momento era sempre riuscita a  strappare degli Accettabile. Per fortuna Hermione era occupata o si sarebbe presa una lunga ramanzina.
La verità era che aveva troppo cose da fare e poca voglia di studiare materie che le risultavano difficili. Dopotutto l’aiuto di Gabriel poteva fare al caso suo.
 
Jamie era sdraiata a letto, la mappa aperta sulle coperte. Da quando avevano lasciato il mantello dentro la Strega Orba, non poteva più gironzolare per la scuola, ma il nome di Peter Minus era comparso altre due volte, in posti diversi: una volta al quinto piano e un’altra al terzo, e aveva lasciato correre perché non voleva dare modo a Piton di avvicinarsi di nuovo alla mappa.
Ora però, il puntino di Minus era in un corridoio del secondo piano, immobile. Cercò il nome di Piton, lo trovò, anch’esso immobile, nel suo ufficio, probabilmente già dormiva.
Jamie sorrise, scostò le coperte, si sfilò i pantaloni del pigiama e mise dei jeans, infilò le scarpe senza allacciare le stringhe, afferrò la mappa e uscì dal dormitorio in punta di piedi.
Al buco del ritratto si ritrovò davanti i due Troll che le davano le spalle, si era dimenticata della loro ingombrante presenza, ma l’esperienza del primo anno le aveva insegnato qualcosa. Estrasse la bacchetta e mormorò un Wingardium Leviosa contro le mazze dei Troll, queste si sollevarono e Jamie le fece cozzare contro le loro teste. I Troll caddero a terra con un tonfo, Jamie scavalcò il braccio di uno di loro e controllò la posizione di Minus che non era cambiata. Corse, fermandosi di tanto in tanto per assicurarsi di avere via libera, evitò Gazza di poco, al quarto piano.
Rallentò solo quando scese le scale e mise piede sul pianerottolo del secondo piano. Estrasse la bacchetta e cominciò a camminare, la mappa piegata davanti agli occhi, incollati sul puntino di Minus.
Arrivò all’angolo del corridoio, la schiena premuta contro il muro, sporse la testa per sbirciare. In quel corridoio le torce si erano spente. Era buio, ma non vide comunque nessun’ombra o sagoma che richiamasse un uomo, guardò la mappa, il puntino di Minus era ancora lì. Fece un respiro profondo, puntò la bacchetta davanti a sè «Lumos», balzò nel corridoio, pensando di cogliere sul fatto Minus, ma non c’era nessuno. Con la bacchetta illuminò varie parti del corridoio, ma era deserto, non c’era nessuno a parte lei. Guardò di nuovo la mappa, Minus si stava muovendo, si allontanava, aveva già lasciato quel corridoio. Jamie gli corse dietro senza pensarci, si accorse di correre molto più veloce di lui. Sulla mappa, il suo puntino era ormai ad un passo da quello di Minus, ma davanti a lei c’era solo il resto del corridoio.
Spense la luce della bacchetta e lanciò un incantesimo dove avrebbe dovuto trovarsi Minus, osservò il bagliore azzurro perdersi nel vuoto, se anche fosse stato invisibile, l’incantesimo lo avrebbe colpito e avrebbe avvertito la caduta.
Sbuffò, e riaccese la bacchetta, sentì uno squittio, qualcosa le passò sui piedi. Sobbalzò e scattò contro il muro. Non aveva mai sentito tanto la mancanza di Grattastinchi.
Poi avvertì dei passi avvicinarsi «Fatto il misfatto», fece appena in tempo a ritirare la mappa e a spegnere la bacchetta che si ritrovò una luce negli occhi. Quando la luce si puntò più in basso poté vedere Piton davanti a sé che la squadrava torvo.
«Potter, mi sembra superfluo chiederti perché sei fuori dalla tua Sala Comune in piena notte, ma suppongo che tu abbia una buona ragione, naturalmente»
Jamie si morse il labbro e affondò le mani nella tasche dei jeans « Sì, ne avrei una, ma suppongo sia superfluo dirglielo perché non farà differenza e mi punirà lo stesso»
Piton si chinò su di lei «Ragazzina arrogante, è ovvio che verrai punita. Ma prima mi dirai cosa stavi facendo qui. Cosa stavi architettando?»
Si strinse nelle spalle « Passeggiavo»
«O ma davvero? A quest’ora di notte» Piton strinse gli occhi a due fessure «Io credo che tu stessi architettando qualcosa. Vuota le tasche»
«Ancora?» esclamò Jamie
«Ora, Potter» le ordinò glaciale
Jamie lo guardò, stavolta non aveva altra scelta, non c’erano pergamene da usare e nessuno sarebbe venuto a distrarre Piton da lei. Sospirò ed estrasse la mappa, gliela diede in mano e Piton inarcò un sopracciglio «Un’altra pergamena. Guarda, guarda»
«Lei ha bruciato quella che usavo di riserva e ne ho preso un’altra»
«E dovrei credere che è tutto qui» Piton la rigirò tra le mani «Vediamo un po’. Cos’è, una lettera scritta con inchiostro invisibile? Istruzioni per un altro dei tuoi giochetti, Potter?»
«è-è solo una pergamena»
Piton prese la bacchetta «Lo vedremo. Nel mio ufficio, Potter»
 
Jamie si ritrovò per l’ennesima volta in quell’ufficio, Piton accese il camino e i candelabri per fare luce «Siediti» le disse brusco e Jamie obbedì.
Piton, aprì la mappa sulla scrivania e sfiorò la carta con la punta della bacchetta «Rivela i tuoi segreti», non successe nulla, la mappa restò nascosta «Mostrati», batté forte sulla mappa.
Il foglio rimase di nuovo vuoto.
Jamie trasse un profondo respiro, chi l’aveva creata era davvero un genio. «Severus Piton, professore di questa scuola, ti ordina di rivelare le informazioni che nascondi» disse Piton, e colpì di nuovo la mappa con la bacchetta.
Come se una mano invisibile vi scrivesse, alcune parole apparvero sulla liscia superficie della pergamena: «Il signor Lunastorta porge i suoi ossequi al professor Piton e lo prega di tenere il suo naso mostruosamente lungo lontano dagli affari altrui».
Piton s’irrigidì e Jamie osservò il messaggio con gli occhi sgranati, non aveva mai provato a violare la mappa e  non si aspettava una cosa del genere. Si morse le labbra per non scoppiare a ridere.
Sotto la scritta ne comparve un’altra:«Il signor Ramoso è d'accordo con il signor Lunastorta, e ci tiene ad aggiungere che il professor Piton è un brutto idiota».
Sarebbe stato molto divertente se la situazione non fosse stata cosi seria. E c'era dell'altro.
«Il signor Felpato vorrebbe sottolineare il suo stupore per il fatto che un tale imbecille sia diventato professore».
Jamie chiuse gli occhi e scosse la testa, quei tizi erano geniali ma le stavano raddoppiando i guai. Sorrise senza volere, si ricordò di Tartufo che non aveva fatto altro che causarle guai con la sua performance nel giardino dei Dursley.
«Il signor Codaliscia augura buona giornata al professor Piton, e gli dà un consiglio: lavati i capelli, sporcaccione».
Jamie inorridì, quella frase era un suicidio.
«Allora» disse piano Piton. «La vedremo»
Si avvicinò al fuoco, afferrò una manciata di polvere scintillante da un barattolo sopra il camino e la lanciò tra le fiamme «Lupin» gridò Piton nel fuoco. «Devo parlarti»
Una grossa forma vorticante apparve tra le fiamme. Un attimo dopo, il professor Lupin usciva dal camino, scuotendosi via la cenere dagli abiti lisi.
«Severus, come mai a quest’ora ?» disse dolcemente.
«Ho appena scoperto Potter a gironzolare per i corridoi» replicò Piton, il volto contorto per la rabbia, mentre tornava alla scrivania. «Le ho appena chiesto di vuotarsi le tasche. Ho trovato questo».
Piton indicò il foglio di pergamena sul quale le parole dei signori Lunastorta, Ramoso, Felpato e Codaliscia rilucevano ancora. Una strana espressione indecifrabile apparve sul volto di Lupin.
«Allora?» chiese Piton.
Lupin continuò a fissare la mappa. Jamie ebbe come l’impressione che stesse riflettendo rapidamente. Non capiva perché Piton lo avesse chiamato, Lupin non c’entrava nulla.
«Allora?» ripeté Piton. «Questa pergamena è chiaramente piena di Magia Oscura» Jamie lo guardò come se fosse matto. Non c’era nulla di oscuro, era solo geniale e utile. «Dovrebbe essere la tua specialità, Lupin. Dove credi che Potter abbia trovato una cosa del genere?»
Lupin alzò gli occhi e con un solo sguardo intimò a Jamie di non interromperlo, ma per quanto la sua occhiata l’avesse intimorita, non sarebbe stata zitta. Se Lupin avesse deciso di allearsi con Piton avrebbe contestato entrambi all’infinito pur di salvare la mappa.
«Piena di Magia Oscura?» ripeté tranquillo. «Lo pensi davvero, Severus? A me sembra solo un foglio di pergamena che insulta chiunque lo legga. Infantile, ma certo non pericoloso. Immagino che Jamie l'abbia trovato in un negozio di scherzi». Jamie annuì, forse Lupin l’avrebbe aiutata a risolvere il guaio in cui si era cacciata.
«Davvero?» disse Piton. La sua mascella si era irrigidita dalla rabbia. «Credi che un negozio di scherzi potrebbe vendergli una cosa del genere? Non credi che sia più probabile che l'abbia avuta direttamente da chi l'ha fatta
Jamie chiuse gli occhi per un secondo, lo detestava quando c’entrava il punto della situazione, certo non l’aveva avuta dai Malandrini originali, ma poteva considerare Fred e George degli ottimi discendenti.
«Vuoi dire dal signor Codaliscia o da un altro di questi signori?» chiese Lupin. «Jamie, conosci qualcuna di queste persone?»
«No, sono nomignoli inesistenti. Non si potevano inserire dei nomi veri. Sarebbe diventato troppo» strinse gli occhi per cercare la parola giusta «Personale e avrebbe creato equivoci spiacevoli»
«Visto, Severus?» disse Lupin voltandosi verso Piton. «A me sembra un tipico articolo di Zonko»
Jamie colse la palla al balzo «Sì, lei l’altro giorno ha già bruciato una di queste. Per fortuna ne avevo un’altra»
Lupin batté le mani allegramente, guardandosi intorno «Bene, direi che abbiamo chiarito la situazione. Severus, la tengo io d’accordo?» disse, quando Piton tentò di prenderla «Dopotutto un esame più approfondito non guasterà e come hai detto tu, è materia mia»,
 Piton non poté fare altro che annuire seccato «Se credi»
«Jamie, vieni. Ti riaccompagno in Sala Comune» disse Lupin facendole cenno di alzarsi
«No, Potter deve essere punita-»
«Sono totalmente d’accordo» disse Lupin accomodante «Ora però è tardi e deve tornare nel suo Dormitorio. Domattina potrai punirla come meglio credi» rispose Lupin «Se permetti, Severus»
Jamie non osò guardare Piton mentre uscivano dallo studio e seguì Lupin, nessuno dei due parlò finché non furono al primo piano.
Jamie aveva capito che era successo qualcosa tra Piton e Lupin in quella stanza, qualcosa di cui erano entrambi a conoscenza e probabilmente riguardava la mappa.
«Professore, io-»
«Non voglio sentire spiegazioni» rispose Lupin secco «So che questa mappa è stata requisita da Mastro Gazza molti anni fa. Sì , so che è una Mappa» aggiunse allo sguardo stupito di Jamie, la sua mente ora lavorava frenetica ripensando alla conversazione tra Piton e Lupin.
«Non voglio sapere come ne sei entrata in possesso. Comunque sono esterrefatto che tu non l'abbia consegnata. Soprattutto dopo quello che è successo l'ultima volta che uno studente ha lasciato in giro delle informazioni sul castello. E non posso restituirtela, Jamie».
Jamie incrociò le braccia, una volta lontani da Piton aveva sperato di convincere Lupin a ridarle quell’innocua pergamena con cui il professore di Pozioni si era fissato per sbaglio «Nessuno potrebbe usarla», non voleva lasciargliela, non si era ancora arresa sulla faccenda di Minus, perché dopotutto la mappa non si era mai sbagliata e se Minus era lì, doveva esserci una spiegazione. «Come vede Piton non è riuscito a farla funzionare. Non ci riuscirebbe nemmeno Black»
Lupin la guardò negli occhi, aprì la bocca per dire qualcosa e poi scosse la testa «Non c’è nulla di cui discutere, Jamie. Usi questa mappa per girare per il castello da sola, di notte. Dopo quello che è successo al tuo amico. I tuoi genitori hanno dato la loro vita per la tua e quella di Harry. Bel modo di ricambiarli, barattare il loro sacrificio per un giro nelle cucine o per qualche scherzo»
Jamie aveva un groppo in gola e non guardava più Lupin negli occhi, indignata, umiliata e imbarazzata per quello che aveva detto. Non l’aveva più rimproverata da quelle foto dei Serpeverde appese ai muri. «Non ero fuori per andare nelle cucine, né per fare qualche scherzo» sospirò «Ho visto un nome sulla mappa e volevo controllare»
«Ah, davvero? E chi avresti visto?» chiese Lupin, con ancora una nota di severità nella voce
Jamie stava per dire : Peter Minus, ma qualcosa la bloccò. Non riusciva ad accettare quello che Lupin le aveva appena rimproverato e il suo orgoglio le impedì di confidarsi del tutto «Un nome di qualcuno che so che è morto» d’altra parte anche lui le aveva taciuto diverse cose a quanto pareva.
Lupin non disse nulla, guardò Jamie per qualche secondo, poi ricominciò a camminare e lei lo seguì.
Ormai Jamie aveva capito che le speranze di riavere la mappa erano inesistenti, tanto valeva cercare di scoprire più informazioni possibili su questi Malandrini, che Piton credeva, Lupin potesse conoscere. «Professore, perché Piton era convinto che l’avessi avuta da chi l’ha fatta?»
«Perché» Lupin esitò, «perché questi cartografi volevano attirarti fuori dalla scuola. L'avrebbero trovato estremamente divertente».
Jamie strinse la braccia attorno al petto per proteggersi dagli spifferi, quella frase era come un dejà vu «Gli stessi che avrebbero trovato divertente il mio scherzo con le foto?», non si era scordata nulla di quella conversazione con Lupin, ai tempi era diffidente e aveva immagazzinato ogni informazione o frase che le era risultata strana.
Lupin la guardò sorpreso e sembrò rabbuiarsi «Sì, esattamente gli stessi»
«Quindi lei conosce i Malandrini?» non era troppo sorpresa da quella rivelazione, lo sospettava già da qualche minuto.
«Li ho visti una volta» rispose laconico Lupin, mentre salivano le scale del terzo piano.
«E le hanno parlato della mappa?» disse cercando di scorgere gli occhi di Lupin che guardava dritto davanti a sé. Notò che il braccio che teneva la bacchetta a illuminare i corridoi si era irrigidito «Me ne hanno accennato»
Jamie annuì, nonostante credesse ben poco a quello che Lupin diceva «Forse dovrei farle vedere come funziona» disse in modo innocente e con voce un po’ timorosa «Non crede che possa essere usata per catturare Black?» aggiunse allo sguardo un po’ severo e perplesso del professore.
«Vedremo» ribatté Lupin secco, intenzionato a chiudere l’argomento.
Jamie sbuffò dalle narici, doveva fare in modo che Lupin controllasse la mappa, se anche lui avesse visto il nome di Minus, sarebbe potuto andare a controllare. Lui era un professore e non aveva limiti di orario per girare nel castello.
Ad ogni modo lasciò cadere l’argomento, finché non si ritrovarono nel corridoio della Sala Comune «Ora va’ a dormire» le disse Lupin «E non sperare che ti copra un’altra volta, Jamie»
Jamie annuì, anche se non era del tutto certa di capire come Lupin l’avesse coperta: in punizione ci sarebbe finita comunque e la mappa l’aveva confiscata. «Professore, è possibile che la mappa sbagli?»
«Che intendi?» chiese Lupin, poco felice che Jamie tornasse a parlare della mappa
«Il nome di cui le parlavo, se la mappa non mentisse allora» tirò una ciocca di capelli «questo metterebbe in discussione tutto»
«Tutto cosa?»
«Tutto quello che Sirius Black ha fatto» Jamie sospirò «Buonanotte, professore»
«Buona notte, Jamie» disse Lupin prima di vederla sparire oltre il ritratto.
 
«Ma si può sapere a che pensavi?», Jamie aveva informato Harry di quello che era successo e il fratello non l’aveva presa molto bene, più che aver perso la mappa, le rimproverava di essere uscita da sola, con Black che poteva essere nascosto per il castello «Jamie, se Sirius Black era dentro la scuola» Harry non continuò la frase e si sistemò gli occhiali «E poi cosa ci facevi al secondo piano?»
«Ho visto di nuovo il nome di Peter Minus sulla mappa, volevo controllare»
Harry sembrò dimenticare per un istante quali tragedie sarebbero potute accaderle « E lo hai trovato?»
«Sono andata in quel corridoio e secondo la mappa lui era ancora lì, ma non c’era nessuno» si sedette sul letto di Harry «Ho anche lanciato un incantesimo per capire se fosse invisibile, ma è andato a vuoto»
Harry sospirò «E allora non potevi andartene ? Perché ti sei fatta beccare da Piton? Non è da te»
«Il suo dannato puntino si era mosso e ho l’ho inseguito. Poi ho sentito uno squittio, mi sono spaventata e mi ha distratto. Era troppo tardi per poter scappare»
«Lupin si è arrabbiato?»
«Direi di sì, ma non è questo il punto» disse Jamie, ancora non si era tolta dalla mente che Lupin oltre ad essere un Lupo Mannaro nascondesse qualcos’altro.
«Sì, il punto è che abbiamo perso la mappa»
«No, il punto è che Lupin sapeva cos’era la mappa e Piton sembrava sapere qualcosa sui nomi dei Malandrini», Jamie gli spiegò per filo e per segno com’erano andate le cose e quali erano le sue impressioni
«Quindi vuoi dire che Lupin ci nasconde qualcosa?»
«Questo è ovvio, Harry. E non sto parlando della sua malattia» disse accarezzando la testa di Moccì che dormiva placido attaccato a delle ciocche di capelli come fossero liane
«E cosa vorresti fare?»
«Sostituire la vera mappa con una finta»
Harry la guardò come se fosse impazzita «Noi non ruberemo nell’ufficio di Lupin»
«Harry, non sarebbe rubare-»
«No, non ho intenzione di mettermi contro Lupin. Mi dispiace di non avere più la mappa, ma aveva ragione. Avremmo dovuto consegnarla, era la cosa giusta da fare dopo quello che è successo»
«Harry, ma così potremmo capire se Lupin sa come usarla oppure no»
«E se anche fosse?» chiese Harry che ormai stava perdendo la pazienza
«Bè, allora sarebbe chiaro che ci sta nascondendo qualcosa, non credi? E poi potremmo controllare Minus se-»
«Smettila di fissarti su un nome, Jamie»
«Ma Harry, se Minus fosse vivo-»
«Jamie, è solo un errore della mappa. È vecchia e forse perde qualche colpo. Se qualcuno fosse entrato nel castello, oltre a Black, se ne sarebbero accorti»
Jamie sbuffò e imbronciata incrociò le braccia «La mappa non ha mai sbagliato e Minus si è visto più volte»
«Solo sulla mappa, però. L’hai detto anche tu che non c’era nessuno. Quella mappa è vecchia e forse gli incantesimi che l’hanno creata funzionano sempre di meno»
«A Fred e George non è mai capitato» ribatté testarda, voleva che almeno Harry le credesse «La mappa non ha niente che non va»
Harry si sedette di fianco lei «Jamie, Minus è morto, forse quello che gira per la scuola è il suo fantasma»
«Ma avrei dovuto vederlo come vedo Nick, il frate grasso e gli altri»
«D’accordo, allora non è un fantasma, e non è nient’altro. È morto, lascialo in pace e smettila di pensarci» disse Harry deciso «E soprattutto non rubare niente a Lupin. L’ultima volta che non ti fidavi di lui l’hai trattato male e hai sbagliato in pieno» si alzò dal letto e andò verso la porta «Non costringermi a dirlo ad Hermione» le disse con un sorriso
Jamie rise «Oh no, non la smetterebbe più» lo raggiunse e insieme scesero in Sala Comune dove Ron e Hermione li aspettavano per fare colazione.
Jamie non era del tutto certa di voler lasciar perdere, ma per una volta, avrebbe ascoltato Harry. Non si sentiva a suo agio all’idea di entrare di nascosto nell’ufficio di Lupin e prenderlo in giro. Le stava troppo simpatico, e come per Hagrid, non avrebbe mai potuto ingannarli come si divertiva a fare con Piton o come non avrebbe avuto problemi a farlo con gli altri professori.
Avrebbe lasciato da parte i Malandrini e si sarebbe concentrata su Sirius Black, quello che Lupin nascondeva poteva aspettare ancora un po’.
Seduta al tavolo della colazione, sentì un paio di occhi addosso, rinunciò ad aggiungere la sesta cucchiaiata di zucchero nel suo Porridge e guardò al tavolo dei professori dove incrociò gli occhi di Lupin. Non sembrava arrabbiato per la sera prima, ma non era neanche gioviale come suo solito, aveva lo sguardo triste, un po’ malinconico, eppure alla luna piena mancava ancora molto. Jamie si rifiutò di pensare che fosse triste a causa sua.
Qualche secondo dopo, Lupin distolse lo sguardo e Jamie tornò a curarsi della sua colazione anche se di tanto in tanto gli lanciava occhiate curiose, tanto che Fred, seduto di fronte a lei, ironizzò che si fosse presa una cotta per il professore, ritrovandosi colpito in piena faccia da una cucchiaiata di Porridge molto zuccheroso.
 
«Ti rendi conto che per la prima volta stiamo andando insieme ad Aritmanzia?» disse Jamie mentre la prendeva sotto braccio
«Por nuestra desgracia» commentò Moccì, che dalla spalla di Jamie fissava Hermione con astio
«Sì, ho più tempo ora che ho mollato Divinazione. Che materia insulsa»
Jamie ridacchiò «Hmm e la tua gemella cattiva che fa, ha l’ora libera?»
«Non c’è nessuna gemella cattiva. Ero solo molto organizzata»
«Certo. Allora, parla chiaro. Quanti cloni hai?»
Hermione scoppiò a ridere «Hai guardato un po’ troppi film di fantascienza babbani»
«Non li hai. Meglio così» disse Jamie «Queste cose non finiscono mai bene. La tua gemella sarebbe il tuo opposto e finirebbe ad appartarsi in un angolo con Malfoy»
 Hermione piegò la bocca in una smorfia disgustata, come se avesse bevuto una cattiva medicina «Ti assicuro che non c’è nessun’altra me in giro»
«E allora come fai?» le chiese Jamie, mentre salivano le scale del secondo piano, seguendo il flusso di studenti
«Te l’ho detto, ho organizzato tutto con la McGranitt»
«Non è una risposta»
«Sì, perché vuol dire che è legale e-»
«Che devo farmi gli affari miei?»
Hermione sorrise «Esatto»
Jamie sbuffò «Posso fare un ultimo tentativo per indovinare?» si fermò e si accostò al muro del corridoio «Se non ci riesco, giuro che non ti chiedo più niente»
Hermione incrociò le braccia e sorrise sicura «Sentiamo»
«Non hai una gemella cattiva, non hai cloni» elencò Jamie «Cosa fai, viaggi nel tempo?»
Il sorriso di Hermione vacillò per un attimo, poi scoppiò a ridere «Questa è anche più bella della storia dei cloni» poi la prese per il polso «Dai, facciamo tardi a lezione. E non voglio saltarne più neanche una»
Jamie la seguì con un leggero sorriso sul volto.
«Ti siederai cerca de esta?» le chiese Moccì stizzito
Jamie gli prese le labbra tra due dita «Sei insopportabile, ti preferivo in letargo»
Nonostante le proteste di Moccì, Jamie non si sedette accanto a Gabriel a lezione. Doveva mettersi in pari con Aritmanzia, e avere Hermione come vicina aiutava parecchio.
Moccì teneva lo sguardo fisso su Gabriel che era seduto accanto a una ragazza di Corvonero. Cosa, che se possibile, irritava  ancora di più il camaleonte «Te lo soffierà da sotto il naso», Jamie lanciò uno sguardo annoiato verso quella Corvonero «Non mi pare che si piacciono, Moccì», ed era vero. Non si rivolgevano la parola: lei teneva la testa bassa e china sul foglio e Gabriel dal canto suo, sembrava non essersi nemmeno accorto che qualcuno gli stava sedendo di fianco.
 
L’ora di Pozioni, passò tranquilla. Piton li infastidiva come al solito e non risparmiò battute su come Jamie, l’altra notte, aveva violato di nuovo le regole. Sembrava risentito per essersi fatto scappare quella pergamena sotto il naso e Jamie ringraziò che ce l’avesse Lupin. Piton non sarebbe riuscito ad usarla e l’avrebbe distrutta, invece era più che convinta che Lupin avrebbe conservato al meglio la mappa, così  avrebbe avuto tutto il tempo per trovare l’occasione giusta e riappropriarsi di quel capolavoro. L’eredità dei Malandrini non sarebbe andata sprecata nelle mani di un professore.
A fine lezione, Jamie fu trattenuta da Piton «Non aspettatemi, ci vediamo a pranzo» disse ad Harry e agli altri sentendo lo stomaco di Ron borbottare.
«Potter, vediamo» il professore tornò alla cattedra «Quale può essere la punizione più adatta alla tua sfacciataggine e incuranza delle regole?»
Jamie alzò gli occhi al cielo, tutta quella sceneggiata era fuori luogo, Piton sapeva già che punizione darle, ma si stava dilungando per farle fare tardi a pranzo, oppure soltanto perché godersi il momento. « I calderoni li hai già puliti una volta, e a pulire la sala trofei ti perderesti a ammirare l’unico premio di quell’arrogante di tuo padre» Piton prese una piuma tra le dita «Forse potrei farti pulire i vasi da notte come al signor Weasley» disse con un ghigno malevolo all’espressione schifata di Jamie «Presentati nel mio ufficio alle nove in punto», poi prese ad esaminare le pozioni che avevano consegnato e Jamie seppe di essere congedata.
Aperta la porta, vide Gabriel appoggiato al muro, alzò lo sguardo su di lei.
 Jamie, sorpresa, chiuse la porta dietro di sé «Devi parlare con Piton?»
«No», Jamie se possibile si sorprese ancora di più, mentre Moccì faceva ciondolare la testa soddisfatto «Che punizione ti ha dato?»
«Non lo so, devo venire qui stasera alle nove»
«Non ha ancora deciso cosa farti fare?»
Gli sorrise «Sì, ma sa che adoro le sorprese»
«Cos’hai combinato per finire in punizione, stavolta?»
Jamie gli raccontò quello che era successo, compreso il nome di Minus. Cercò di non entrare nei dettagli per quello che riguardava la mappa e Gabriel non insistette sull’argomento «Mio padre mi ha parlato di questo Minus quando Black è evaso»
«So poche cose su di lui. Ha provato a fermare Black, ma è stato ucciso»
Gabriel annuì «Mio padre non è molto dispiaciuto della sua morte. Mi ha detto che era un buono a nulla, irritante e fin troppo servile»
«Era amico di mio padre. Almeno lui non li ha traditi» disse Jamie in difesa di un uomo che non conosceva se non per il suo sacrificio
«Dici di aver visto il suo nome. Vuol dire che non è morto?», si staccò dal muro e si diressero verso l’uscita dei Sotterranei.
«Non lo so nemmeno io quello che ho visto. Ora Lupin penserà che sono una bugiarda cronica o una pazza nel peggiore dei casi»
«E tu allora dimostragli che si sbaglia», all’occhiata perplessa di Jamie, Gabriel continuò « Se rivuoi quella pergamena devi dimostrargli di aver ragione»
«E cosa dovrei fare, cercare Minus?»
«Sì, sempre che non fosse un errore»
«E come faccio? Avrei dovuto vederlo, ma non c’era nessuno»
«Ci sono molti modi per nascondersi, Jamie. E non pensi di esserti sbagliata altrimenti avresti già lasciato perdere»
Jamie lo prese per un braccio e lo fece fermare, in cima alle scale dei sotterranei «Tu mi credi?»
Gabriel sorrise «Non proprio, ti sto solo consigliando di toglierti ogni dubbio. Non ha senso rimuginare e non fare nulla»
«Sei il primo che mi dice una cosa simile»
«Seguo solo la logica. Tu hai visto il suo nome, e questo è un dato di fatto. Non l’hai visto di persona e per questo ti sembra impossibile che Minus sia vivo o esista in qualche modo. Ma stai sbagliando. Non puoi fare finta che non sia successo. Se quella pergamena è affidabile, allora ci deve essere un motivo per cui il corridoio sembrava deserto»
Jamie lo fissava con una luce di ammirazione negli occhi «Sei un piccolo Sherlock Holmes»
Le sorrise «Dobbiamo proprio andare a pranzo, adesso» la superò, entrando nell’ingresso «Ci sei andata vicina, però»
Jamie gli andò dietro «Sei parente di Conan Doyle? »
Gabriel non si voltò, ma scosse la testa e rise piano «Mio padre adora Edgar Allan Poe»
Gabriel venne inghiottito dal vociare della Sala Grande e Jamie lo vide dirigersi al suo tavolo con la consueta calma, prima di vedere Ron che si sbracciava per farle segno di raggiungerli.
«Y alors, non ho ragione a dire che è inteligente?» Moccì sbucò dalla sua schiena e si arrampicò sulla spalla
«Non ho mai detto il contrario» Jamie si servì della zuppa di funghi «Tu che ne pensi di questa storia?» disse in serpentese
«Di esto Minus? Il nome non mi è nuevo»
«Ci credo, è quello che è stato ucciso da Black»
Moccì si grattò la testa con la coda «Ahi, non so. Mi dice qualche cosa ma non recuerdo bien»
«Pensi che sbagli a fissarmi su di lui?»
«Fa como ha detto il chico inteligiente. Se ci ragioni un po’ su, non dañeggi nessuno»
«In ogni caso, oggi non potrò farci nulla. Ho lezione e poi punizione con Piton»
«Esto porchè sei stata tonta»
«Avrei dovuto prendere un gatto»
«Desagradecida»
 
La sera, Jamie si presentò da Piton puntuale, lui l’aspettava seduto alla scrivania. Nel suo ufficio regnava più caos del normale, i recipienti con gli ingredienti, al posto di essere sugli scaffali, erano sparsi ai piedi del mobile e i libri erano impilati sul pavimento.
«Potter, ho deciso che per punizione catalogherai sia gli ingredienti sia i miei libri. Naturalmente non farai tutto stasera, verrai qui anche domani»
«Ma professore, domani ho gli allenamenti»
«Piton ghignò «Vorrà dire che Grifondoro farà a meno della sua cacciatrice domani»
Jamie stortò gli occhi, ma non disse nulla. Se avesse replicato, Piton sarebbe stato capace di impedirle di partecipare anche ad altri allenamenti «Da dove comincio?»
«Inizia dagli ingredienti» disse Piton, mentre con un movimento di bacchetta portava davanti a sé un contenitore pieno di provette a cui mettere un voto. «Pergamena e piuma sono lì» disse indicandole l’angolo destro della scrivania
Jamie le prese «E se non conosco qualche ingrediente?»
Piton alzò gli occhi da una provetta dal contenuto color senape «Ormai ogni ingrediente dovrebbe essere entrato nelle vostre zucche vuote, ma questa è naturalmente una vana speranza» disse Piton glaciale «Consulta i libri»
Jamie gli diede le spalle per cominciare il lavoro e gli fece il verso, senza farsi vedere. In genere avrebbe adorato mettere le mani sugli ingredienti di Piton, ma cercare il nome di un erba o un organo che non conosceva tra una cinquantina di libri, le sarebbe costato il doppio del tempo.
Non ebbe difficoltà a riconoscere gli ingredienti della pozione antilupo, ed anche altre erbe più comuni come l’Aconito, l’Asfodelo, il Grinzafico e la Lavanda.
Più complesso era riconoscere milze, fegato e occhi; doveva estrarli e usare il tatto per valutare le caratteristiche e catalogarle in modo corretto. Più di una volta meditò di lanciare qualche organo in faccia a Piton.
Dopo due ore, aveva le mani viscide e si sentiva addosso odore di carne cruda e salamoia. Un odore peggiore di quando era uscita dalla Camera dei Segreti.
Uscì dall’ufficio col solo desiderio di farsi una doccia e con il pensiero positivo che l’indomani avrebbe dovuto sistemare dei semplici libri e le copertine non erano rivestite da sostanze vischiose o odori discutibili.
Jamie stava salendo le scale dei sotterranei, quando incrociò Gabriel che andava nella direzione opposta «Ehi, mi aspettavi anche stavolta?»
Gabriel le sorrise «Ero in Biblioteca» scese due gradini per trovarsi sullo stesso piano di Jamie «Hai un odore strano» disse con un smorfia
«Piton mi ha fatto mettere in ordine gli ingredienti e ho dovuto toccare milze e fegati»,
Gabriel risalì un gradino « Sì, si sente»
Jamie fece una smorfia «Grazie»
«È la verità» e esibì un sorriso sornione
«Allora sarà meglio che vada a farmi una doccia»
«Buonanotte» , Gabriel prese a scendere le scale
Jamie lo osservò allontanarsi «A proposito, grazie per oggi», Gabriel la guardò interrogativo «Per il consiglio. Era un buon consiglio»
Gabriel le sorrise «Dopotutto ti devo ancora un favore»
Jamie annuì «Giusto. È, per caso, ancora valido l’aiuto per Sirius Black?»
Gabriel la fissò per qualche secondo e poi annuì lentamente «Cercami se hai bisogno»
«Bene, lo farò allora»
Gabriel accennò un sorriso e riprese a scendere le scale, mentre Jamie scompariva nell’ingresso.
 
«Allora, di cosa hai bisogno esattamente?» Gabriel prese un libro sulle costellazioni dallo scaffale e tornò al tavolo dove era seduta.
Jamie alzò gli occhi dal libro sugli incantesimi di magia avanzata « In realtà, non ne ho idea» disse mentre Gabriel si sedeva composto davanti a lei «È che non so da che parte cominciare»
Le passò una pergamena vuota «Puoi scrivere un elenco di tutte le cose che Black ha fatto. Comincia dall’inizio»
Jamie sospirò «Dai tempi della scuola, intendi?»
«Era amico di tuo padre, scrivilo. Adesso non lo sai, ma può sempre servire»
Spostò da parte il libro di incantesimi «Sì, così non mi dimentico di prenderlo a calci», cominciò a scrivere «Questo come mi aiuta a capire che incantesimi ha usato?»
Gabriel alzò le spalle «Non lo so, ma di sicuro ti aiuta a capire meglio Black» prese un sacchetto dalla borsa e tirò fuori un cupcake al cioccolato guarnito con crema rossa.
«Sei tornato davvero da Madama Piediburro?»
«Sì, ma ho potuto solo comprare» si sporse per vedere quello che Jamie scriveva «Hmm, non intendevo scrivere quanto vorresti vederlo morto. Molto poetico, però» disse con tono di apprezzamento «Scrivi solo i fatti, d’accordo?»
Jamie annuì e cancellò la scritta con una riga «Non hai trovato nessuna ragazza abbandonata?»
«No, e quelle senza orientamento e ficcanaso erano finite»
Jamie gli fece la linguaccia e tornò a scrivere «Non è che ne hai uno anche per me?» disse fermandosi
Gabriel voltò la testa di lato a osservare due ragazzini di Corvonero che studiavano con delle mappe stellari srotolate sul tavolo «Ne ho solo uno, mi spiace»
Jamie alzò le spalle e tornò alla sua lista : “ è entrato nel dormitorio dei ragazzi. È salito sul letto di Ron e gli ha puntato contro un coltello” «Così è abbastanza oggettivo, professore?» gli chiese mettendogli il foglio sotto il naso
«L’hai voluto tu il mio aiuto» Gabriel diede un’occhiata veloce ai punti «Sì, così, sì»
Jamie li rilesse «Non hanno risolto un bel niente. Tutte queste informazioni le aveva già»
Gabriel appoggiò il mento a una mano «D’accordo, allora» prese la pergamena «Dobbiamo ragionare su cosa può aver usato per entrare tutte e tre le volte»
«Tre volte?»
«Sì, Black deve essere entrato tre volte. Quell’imbranato di Paciock ha perso le parole d’ordine, e Black deve essere entrato nel castello per prenderle prima di attaccare»
«E non potrebbe aver trovato il foglietto mentre veniva in Sala Comune?»
Gabriel scosse le testa «Sarebbe stato stupido non trovi? Già una volta aveva provato a forzare il ritratto e gli è andata male. Perché ripetere l’errore?»
«Ma come poteva sapere cosa cercare? Nessuno sapeva del foglio di Neville»
Gabriel si appoggiò con la schiena alla sedia «E se avesse una spia?»
Jamie aprì la bocca per rispondere, ma poi la richiuse. Gabriel alzò un sopracciglio «Hai in mente qualcuno?»
«Il professor Lupin era amico di Black, come mio padre» scosse la testa «Ma non può essere»
Gabriel sospirò «è molto più logico che qualcuno da dentro al castello sia riuscito a passare le informazioni a Black che il contrario. Non voglio accusare Lupin, non sembra una cattiva persona, però qualcuno è stato»
Jamie si prese la testa tra le mani «No, non può essere stato Lupin. Se Black avesse avvicinato e incantato qualche studente? Oppure potrebbe aver cambiato aspetto e usato la pozione polisucco»
Gabriel annuì «Potrebbe, sì » si abbassò sulla sua borsa e ne tirò fuori un cupcake guarnito di zuccherini gialli e glielo porse «Tieni»
Jamie corrugò la fronte «Avevi detto di averne solo uno»
Gabriel sorrise «Non volevo dividerli, ci vuole troppo tempo per il prossimo finesettimana a Hogsmeade. Ma sembri essere giù di morale, è mio dovere dartene uno»
«Oh, grazie» disse Jamie prendendo il dolcetto «Ma perché ?»
«È buona educazione»
«No, buona educazione era dividerli con me dall’inizio»
«Mia madre diceva sempre che una ragazza va consolata se è triste. Tu non eri proprio triste ma mi sembravi un po’ agitata»
«Non stavo per scoppiare a piangere» si difese Jamie, con la bocca piena di tortina
«Lo so, te l’ho dato ora prima che arrivassi a quel punto»
Jamie lo guardò perplessa « Sei strano» disse più a se stessa che a lui «Quindi se passi per i corridoi e vedi una ragazza in lacrime, vai a consolarla come ogni buon Cedric Diggory di questo mondo?»
«Assolutamente no»
«Ma tua madre non dicev-»
«Lei ha detto queste parole riferite ad un episodio particolare. Avevo sei anni e eravamo al parco, una bambina con cui giocavo era caduta e piangeva» le spiegò Gabriel «Noi non stiamo giocando, ma mi è venuto in mente comunque, e così» disse indicandole il cupcake
Jamie sorrise «Lo terrò presente quando nella sabbiera distruggerai il mio castello»
Gabriel sorrise «Allora ti dovrò un dolce», Jamie lo fissava sorridente e lui le lanciò un’occhiata truce «Stai pensando che sono adorabile?», Jamie annuì col sorriso di chi ha davanti un cucciolo «Perfetto, smettila subito»
Jamie scoppiò a ridere per qualche secondo, poi la risata si spense e lo guardò seria «Allora credi davvero che Lupin» disse lasciando la frase in sospeso
«Non lo so. È solo un ipotesi. Tu hai passato molto tempo con lui»
Jamie si sdraiò sul banco incrociando le braccia «Nasconde qualcosa, questo lo avevo capito dall’inizio, ma non posso credere che anche lui» non riuscì a finire la frase
«Vuoi che smettiamo?» le chiese Gabriel, mentre le passava un altro dolce
Jamie si tirò su e si sistemò il maglione «No, ma lasciamo da parte il punto della spia»
«D’accordo, ma fingiamo per un attimo che esista. Grazie al foglio che gli ha passato, Black riesce a entrare nella vostra Sala Comune»
«Cosa che ad Halloween non gli era riuscita»
«Esatto, ma rimane il problema di come ha fatto a passare inosservato per sette piani»
«Bella domanda. Non abbiamo niente. Ho già controllato diversi incantesimi, ma Hogwarts è protetta bene»
«Forse non ha forzato le difese di Hogwarts, ma ha fatto in modo di rendersi innocuo»
«Questo può spiegare la Pozione Polisucco»
«Può aver cambiato forma anche in altri modi però»
«Trasfigurazione?»
«Se è potente come dicono può essersi trasformato in qualunque cosa»
Jamie si solleticò il naso con una piuma «Una volta Hanna Abbott aveva proposto un cespuglio fiorito»
«Molto inquietante» sorrise Gabriel «E nessuno noterebbe un cespuglio in mezzo al corridoio»
«Siamo sulla strada giusta» rise Jamie, poi guardò l’orologio appeso alla parete «Ora devo andare, mi sa»
«Io rimango ancora un po’. Devo finire Astronomia»
Jamie annuì «Gabriel, possiamo incontrarci qui, ancora?»
Gabriel la guardò per qualche secondo «Meglio nell’aula al quarto piano»
«Ok, a domani»
«A domani»
Jamie, tornata in Sala Comune non si trattenne con gli altri e si ritirò direttamente in Dormitorio, voleva del tempo per stare da sola e riflettere. Estrasse la pergamena dalla tasca, salì sul letto e una volta in pigiama, tirò le tende del baldacchino. Con un movimento di bacchetta appese la lista al muro dietro la testiera del letto e si sedette sul materasso a gambe incrociate. Sentì grattare le tende e le scostò, Grattastinchi balzò sul letto e si strusciò contro le sue braccia facendo le fusa «Ciao gatto» lo prese tra le braccia facendolo accoccolare tra le gambe e posò il mento sul testone soffice di Grattastinchi. Morse un cupcake e alcune briciole finirono tra i peli rossi del gatto che scrollò la testa con un miagolio di protesta.
Tornò a guardare la sua scrittura obliqua sulla pergamena. Anche ora che aveva i punti ben chiari davanti a sé, continuava ad essere confusa.
Lupin poteva davvero essere una spia, essere dalla parte di Black?
Silente si fidava di lui, non che questo le bastasse, ma aveva avuto così tante occasioni per far loro del male...
Non poteva essere una persona malvagia. Non poteva anche lui aver tradito i suoi genitori.



Tana del camaleonte:

Paces nerviosa: Sembri Nervosa
Que passa : Cosa succede
Frìo: freddo
Desagradecida: Ingrata

Bene, eccoci qua.
Come vedete la mappa è salva, Jamie è stata prudente e ha fregato Piton, e ha visto di nuovo il nome di Minus sulla mappa.
Lupin le ha confiscato la mappa e lei comincia le sue ricerche su Sirius Black con l'aiuto di Gabriel.Il rapporto con lui, come vedete, ha fatto dei passi avanti, dopo lo stallo dovuto al duello contro i cinque Serpeverde si sono nuovamente avvicinati.
Per chi non lo sapesse, una curiosità: il discorso che Gabriel  fa, quando Jamie lo paragona a Sherlock Holmes, è preso dai Delitti della Rue Morgue di Edgarl Alla Poe.
Spero che vi sia piaciuto, commentate e fatemi sapere cosa ne pensate, sono molto curiosa.

Nel prossimo capitolo avremo la finale di Quidditch, altre indagini e una discussione tra Jamie e Lupin.

Alla Prossima

Nox

Eltanin

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Capitolo 23
*** In cui Jamie cerca una gelatina al cioccolato ma ne trova una al sapone ***


Ciao a tutti gente,

Eccomi qua con un nuovo capitolo, ancora una volta è un po' lungo, ma spero che non vi dispiaccia :)

Ringrazio sempre chi segue e legge questa storia e Jarmione per aver recensito.


Buona lettura, ci vediamo in fondo.




Nei giorni seguenti, Jamie e Gabriel si incontrarono spesso nell’aula del quarto piano, ma fecero ben pochi progressi nelle indagini su Sirius Black. Avevano solo ipotesi, alcune più probabili di altre, ma nessuna che calzasse a pennello e facesse incastrare ogni pezzo del puzzle.
«Forse dovremmo cambiare tattica» propose Gabriel, mentre osservava Jamie lanciare una mini-Pluffa contro il muro facendola rimbalzare.
Jamie si arrotolò le maniche della camicia. Erano quasi a marzo e le temperature si erano sensibilmente alzate. «Non abbiamo abbastanza indizi. È inutile», lanciò la Pluffa contro il muro.
Gabriel notò un segno lucido sul braccio «Come te lo sei fatto?»
Jamie riprese la Pluffa in miniatura e si guardò il braccio «Nella foresta, durante il nostro brillante piano. Hai detto che un cane mi aveva morso»
«È vero, lo avevo dimenticato. Ti ha lasciato la cicatrice»
Jamie alzò le spalle e sorrise «Pazienza, sono abiutata», lanciò la palla in alto «Che cane hai detto che era?» la afferrò e la lanciò contro il muro
«Grosso e nero, penso»
Jamie scoppiò a ridere « Allora era il Gramo»
Gabriel alzò un sopracciglio « Ti diverte un presagio di morte?»
Jamie rise di nuovo e gli raccontò della fissazione di Sibilla Cooman nel predire disgrazie a suo fratello tramite la figura del Gramo.
Gabriel fece una smorfia e morsicò una barretta di cioccolato «Ecco perché non ho scelto Divinazione. Odio le perdite di tempo»
Jamie provò a immaginare Gabriel tormentato dalla Cooman e ghignò «Ti avrebbe fatto perdere tutto il tuo autocontrollo»
Gabriel bloccò a metà un morso a un quadrato di cioccolato «Dubito. Parlami di questo Minus» disse poi, poggiando la schiena contro il muro.
«Ti ho già detto tutto quello che so. E a quanto pare tuo padre lo conosceva meglio»
«Hmm, per quale motivo il suo nome era su quella strana pergamena?» le chiese atono. Erano domande mirate al ragionamento e non per curiosità o altro.
Jamie alzò le spalle «Perché in teoria si trovava dentro Hogwarts»
«Si vedono anche i fantasmi su quella cosa?»
«Sì, persino Pix»
«Allora Minus potrebbe essere un fantasma»
«E perché non si è mai fatto vedere?»
Gabriel accartocciò la carta della stecca di cioccolato « Non tutti i fantasmi sono socievoli come il Frate Grasso. A volte sono depressi e sfuggono, come la Dama Grigia»
«Il fantasma di Corvonero?»
Gabriel annuì, «Forse Minus ha qualche problema ad accettare la sua situazione o si vergogna per qualcosa»
«Se è così va aiutato» disse Jamie decisa «Ma non posso più cercarlo ora»
Gabriel sorrise ironico «Potresti sempre dirlo a Lupin»
Gli occhi di Jamie si illuminarono e si alzò in piedi «Ma certo. Lui lo conosceva e ha la mappa. Può darmi una mano»
«E tanti saluti all’idea della spia», Gabriel la guardò imperturbabile «Hmm, allora è una mappa. Come pensavo»
Jamie lo fissò impietrita «Uffa, non dovevi saperlo»
Gabriel sospirò «Lo avevo già capito»
«Davvero?»
«Era ovvio»
«Credevo di averlo nascosto meglio»
«No, sei stata brava» Gabriel accennò un sorriso «Se fossi stato un Tassorosso non l’avrei capito»
Jamie si mise le mani sui fianchi «Ma voi Serpeverde vi rendete conto di avere Tiger e Goyle?»
«Non li considero, sono un caso a parte. I Tassorosso tendono a essere monotoni invece» disse con un sorriso rilassato.
Jamie irrigidì la mascella «E sentiamo, i Grifondoro come li vedi?»
Gabriel la guardò in silenzio per un attimo «Se fossi finita a Tassorosso saresti contenta?»
Jamie arrossì «Io non sarei mai potuta finire a Tassorosso. Sono troppo-» si mise una mano sulla bocca.
Gabriel sorrise divertito «Sei troppo, cosa?»
«Io devo andare» borbottò Jamie «Ho un allenamento e voglio fermarmi a parlare con Lupin», afferrò la sua Nimbus che aveva appoggiato su dei banchi e uscì dall’aula con aria altezzosa.
Gabriel la osservò uscire e quando la porta si chiuse puntò la bacchetta contro l’armadio.
 
Jamie scese fino al secondo piano, anziché continuare a scendere le scale svoltò in un corridoio e camminò fino all’ufficio di Lupin. Non si sentiva molto a suo agio a parlare con lui dopo il loro diverbio, ma sembrava avere a che fare con i Malandrini e conosceva anche Peter Minus. Da lui avrebbe potuto  scoprire qualcosa di utile e capire, una volta per tutte, in che modo fosse coinvolto con la mappa.
Aveva dei vaghi sospetti e Piton, doveva ammettere, in quel caso le era stato utile nonostante tutto.
Bussò alla porta e un secondo dopo la voce gentile del professor Lupin le diede il permesso di entrare. Era seduto alla scrivania, due pile di temi erano accatastate ai lati e Lupin ne stava giusto correggendo uno. Alzò gli occhi, sorpreso di vederla «Jamie, cosa ci fai qui?», la voce non sembrava infastidita e questo, pensò, era un buon segno.
«La disturbo, professore?»
Lupin sorrise «No, non preoccuparti. Una pausa da questi temi mi farà bene. Siediti pure»
Jamie chiuse la porta dietro di sé e andò a sedersi davanti alla scrivania «Bene, potrebbe essere una cosa lunga»,appoggiò la Nimbus allo schienale della sedia.
Lupin annuì «Vuoi una cioccolata? Ne ho un thermos pieno»
Jamie sorrise, non poteva pensare che fosse una spia. Non voleva pensarlo «Certo, grazie»
Lupin si alzò e prese una tazza azzurra sbeccata, aprì un thermos grigio un po’ scrostato e ne versò il contenuto «Ecco qua» disse passandola a Jamie «Allora, posso aiutarti in qualcosa?» versò anche per lui un po’ di cioccolata, si sedette e si appoggiò allo schienale «Tra poco ci saranno gli esami e ricordo bene quanto fossero stressanti»
Jamie appoggiò la tazza sulla scrivania «Veramente, ho una confessione da farle», si torturò le mani in grembo «E non riguarda gli esami»
L’espressione di Lupin diventò seria e si scostò dallo schienale sporgendosi verso di lei «Ti ascolto» congiunse le mani sul tavolo.
«Quella sera, quando Piton mi ha beccata in giro per i corridoi, le ho detto che ero lì perché avevo visto il nome di qualcuno sulla mappa», Lupin annuì, «Non le ho detto chi era, di proposito. E non l’ho fatto perché» si morse il labbro «Bè, un po’ per ripicca. E poi, non ne ero ancora molto sicura» Lupin sorrise appena a quella frase, ma non disse nulla «Ma ci ho pensato bene. Non credo che la mappa possa sbagliarsi e non era la prima volta che vedevo quel nome»
«Chi hai visto sulla mappa, Jamie?» le chiese Lupin, gentile anche se non sorrideva più.
Jamie prese un respiro «Peter Minus»
 Lupin aprì la bocca e boccheggiò per un istante «Questo è impossibile»
«Lo so, perché tutti dicono che è morto. Ma se fosse un fantasma? La mappa fa vedere i fantasmi»
Lupin poggiò la testa sulle mani ancora congiunte sulla scrivania e poi la rialzò,«Jamie, io non credo che Peter Minus sia un fantasma» con un gesto della mano bloccò la replica di lei «E non credo che sia vivo»
«E allora cosa ho visto?» Jamie cominciò a picchiettare il piede a terra
«Forse era solo uno» Lupin sembrò cercare le parole più corrette «Uno strascico di memoria della mappa»
Jamie si morse le labbra, Lupin aveva eretto di nuovo un muro impenetrabile. Avrebbe dovuto farsi furba «E perché la mappa avrebbe dovuto ricordarsi proprio di Peter Minus?» chiese dopo pochi secondi di silenzio.
Lupin lasciò andare la schiena contro la sedia e si passò una mano sulla fronte «Perché Minus era a Hogwarts negli anni in cui la mappa è stata creata», i sospetti che Lupin sapesse sulla mappa più di quanto volesse farle credere, erano fondati. Anche Minus sembrava collegato, forse quanto Lupin.
Passò in fretta in rassegna i soprannomi dei Malandrini: Ramoso, Felpato, Lunastorta e Codaliscia.
Jamie sgranò appena gli occhi e morse l’unghia del pollice. «E allora dovrei vedere anche il nome di mio padre, giusto? Però non è successo», non avrebbe mollato adesso. «So che Peter Minus e mio padre erano amici» disse piano «Era anche amico suo?»
Lupin annuì «Sì, eravamo abbastanza amici»
«Anche Sirius Black?»
Lupin prese un sorso di cioccolata, fece indugiare le labbra sul bordo della tazza «Sì, era anche lui nostro amico» si mosse appena sulla sedia.
Jamie nascose un sorriso dietro un sorso di cioccolata, non poteva essere una coincidenza. Erano in quattro. La mano che teneva la tazza tremò leggermente. Si schiarì la voce «Lei ha detto di conoscere i Malandrini e la mappa»
«Sì, l’ho detto»
«Crede davvero che possa sbagliare?»
Lupin sospirò, sembrava molto stanco «Jamie, credo che tu debba lasciar perdere questa storia-»
Jamie strinse un pugno «Perché?» chiese a denti stretti e guardò Lupin negli occhi, doveva assicurarsi che non fosse una spia.
Lupin sembrava cercare le parole giuste da usare «Tutto questo non è sano per te. Cosa speri di trovare?»
«Solo la verità»
«Jamie, so che Sirius Black è il vostro padrino. E forse tu per questa cosa-»
Jamie rise aspra «Oh, no. Non sono così disperata». Restò in silenzio per qualche secondo. Passò il dito sul bordo della tazza «Perché le è così difficile pensare che può esserci stato un errore?» non diede modo a Lupin di rispondere «Non dovrebbe dubitare della mappa» si trattenne dall’aggiungere altro e puntò gli occhi in quelli di Lupin «Io so quello che ho visto e non sono ingenua», si alzò dalla sedia «Devo andare agli allenamenti» disse con voce controllata «Mi faccia solo il favore di guardare quella dannata mappa. Vedrà se non ho ragione» prese il suo manico di scopa e si alzò per andare alla porta «E comunque, arriverò lo stesso in fondo a questa storia» lo disse con tono di sfida e di minaccia insieme. Incrociò gli occhi di Lupin che la guardava in silenzio e uscì.
Si appoggiò alla porta chiusa e portò una mano sul petto. Aveva trovato Lunastorta, e anche gli altri tre Malandrini. Era impossibile che non fossero loro, ma non se lo sarebbe mai aspettato.
James Potter era uno dei Malandrini.
Suo padre aveva creato la mappa.
Sorrise e si chiese quale dei tre potesse mai essere.
Era soddisfatta di aver scoperto l’identità dei Malandrini, ma avrebbe preferito che Lupin le desse ascolto, o che almeno le avesse promesso di tenere d’occhio la mappa.
Come poteva dubitare di un oggetto che lui stesso aveva contribuito a creare?
 
Con quello stato d’animo, gli allenamenti per Jamie non andarono affatto bene. Era troppo confusa e frustrata per giocare come sapeva, mancò un paio di prese e la maggior parte dei tiri andarono a vuoto.
Tutto ciò, costò a Baston una crisi isterica «Jamie, che modo è di giocare? Non sei concentrata e stai tirando malissimo. Siamo vicini alla finale» la strigliò a fine allenamento «Non possiamo permetterci errori. Che diavolo ti è preso?»
«Baston è solo un allenamento. Dacci un taglio» lo seccò Jamie in malo modo «Non sono in forma oggi, al prossimo allenamento sarò perfetta»
«Non mi interessa se non eri in forma. I Serpeverde non aspetteranno di sapere se sei in forma oppure no. Vedi di sorprendermi al prossimo allenamento» le disse severo scomparendo negli spogliatoi.
«Stai bene?» le chiese Harry con Fred e George alle spalle
«Non ho intenzione di parlarne con te» Jamie, a passo di marcia, si diresse verso gli spogliatoi e sbatté la porta sul naso di Harry che aveva provato a seguirla
«Non farci caso, amico» disse Fred mettendogli una mano sulla spalla, mentre Harry si massaggiava il naso «Sarà in quel periodo»
«Fred ha ragione» gli fece eco George «Una volta Angelina in allenamento ha tirato la Pluffa in testa a Baston perché la assillava»
« Le ragazze non sono trattabili in questi casi» disse Fred «Vedrai che le passa»
«Farà faville al prossimo allenamento»
 
Nei giorni successivi, Jamie non perse il rancore che aveva accumulato per Lupin, continuava a prendere voti alti, ma in classe partecipava lo stretto necessario e non si dimostrava mai entusiasta alle scelte didattiche del professore come solo un mese fa avrebbe fatto. Harry, Ron e Hermione lo avevano notato, ma l’ultima non aveva fatto domande, mentre Ron e Harry non si erano trattenuti dalla curiosità, suscitando la stizza di Jamie che rispose loro per le rime, senza spiegare la situazione.
Harry si era già dimostrato scettico quando gli aveva parlato di Minus e Jamie non aveva alcuna intenzione di ascoltare un’altra predica simile. Non gli disse nulla nemmeno dei Malandrini, perché a suo parere non lo meritava. Gli avrebbe detto tutto solo con delle prove concrete, per cui Harry avrebbe dovuto crederle per forza e allora, lo avrebbe fatto sentire in colpa per non averle dato subito retta.
Avrebbe voluto che Lupin fosse meno riluttante, rifiutava l’idea che Minus fosse vivo e aveva cercato di dissuaderla. Il fatto che fosse la spia di Black, avrebbe spiegato tutta la sua reticenza, ma qualcosa le impediva di considerare quest’ipotesi reale e concreta. Continuava a cercare appigli e contraddizioni per smontare questa tesi, perché per quanto al momento detestasse Lupin, si rese conto di non poterlo considerare un traditore. Già una volta non gli aveva dato fiducia, non voleva commettere lo stesso errore.
Appena avesse avuto un po’ di tempo, sarebbe andata in Biblioteca a cercare informazioni sulla loro vita da studenti, forse l’avrebbero aiutata a chiarirsi le idee.
 
Le vacanze di Pasqua non furono proprio distensive. Quelli del terzo anno non avevano mai avuto tanti compiti. Neville Paciock sembrava sull'orlo di una crisi di nervi, e non era il solo.
«E le chiamano vacanze» ruggì Seamus Finnigan un pomeriggio, rivolto ai compagni in sala comune. «Manca un secolo agli esami, a che gioco stanno giocando?»
Ma nessuno aveva tanto da fare quanto Hermione. Anche senza Divinazione, seguiva più materie di chiunque altro. Di solito era l'ultima a lasciare la sala comune di sera, la prima a scendere in biblioteca la mattina dopo; aveva le occhiaie come Lupin e sembrava sempre sul punto di scoppiare in lacrime.
Ron si era assunto la responsabilità dell'appello di Fierobecco. Quando non faceva i compiti, era chino su enormi volumi con titoli come Manuale di Psicologia dell'Ippogrifo e Feroce o Ferace? Studi sulla Brutalità dell'Ippogrifo. Era così concentrato che dimenticava perfino di trattar male Grattastinchi.
Harry e Jamie, nel frattempo dovevano convivere con i compiti, le lezioni e gli allenamenti quotidiani di Quidditch, per non parlare delle interminabili discussioni di tattica di Baston.
La partita Grifondoro-Serpeverde si sarebbe tenuta il primo sabato dopo le vacanze di Pasqua. Serpeverde era in testa di duecento punti esatti. Il che voleva dire (come Baston ricordava co-stantemente alla sua squadra) che dovevano vincere la partita con un vantaggio maggiore per conquistare la Coppa. Voleva dire anche che la responsabilità della vittoria pesava soprattutto su Harry, perché la cattura del Boccino valeva da sola centocinquanta punti.
«Quindi devi prenderlo solo se siamo in vantaggio di più di cinquanta punti» ripeteva Baston a Harry. «Solo se siamo sopra di più di cinquanta punti, Harry, altrimenti vinciamo la partita ma perdiamo la coppa. Hai capito, vero? Devi prendere il Boccino solo se-»
«LO SO, OLIVER!» urlò Harry.
Tutta la Casa di Grifondoro era ossessionata dall'imminente incontro. Grifondoro non vinceva il trofeo da quando il leggendario Charlie Weasley (il secondo fratello di Ron in ordine di età) era Cercatore. Ma Harry dubitava che tutti loro, Baston compreso, volessero vincere quanto lui. La rivalità tra Harry e Malfoy era giunta al culmine. A Malfoy bruciava ancora l'incidente col fango a Hogsmeade, ed era ancora più arrabbiato perché Harry in qualche modo era riuscito a evitare la punizione.
Harry, da parte sua, non aveva dimenticato il tentativo di Malfoy di far cadere sia lui che Jamie nella partita con Corvonero, e ancora di più lo odiava perché Malfoy sembrava volersi vendicare di Jamie a causa del duello a cui Lupin aveva messo fine: aveva provato a sabotare le sue Pozioni, e a farla spingere nei corridoi. Harry era deciso a soffiargli il boccino sotto il naso davanti all’intera scuola.
Mai, a memoria di nessuno, l'attesa di una partita era trascorsa in un'atmosfera così elettrica. Alla fine delle vacanze, la tensione tra le due squadre e le loro Case era arrivata al punto di rottura. Nei corridoi esplosero piccole risse, che culminarono in un brutto scontro in cui un quarto anno di Grifondoro e un sesto anno di Serpeverde finirono in infermeria con dei porri che gli spuntavano dalle orecchie. Jamie, che sentiva ancora la frustrazione riguardo alla faccenda di Minus, trovava molto liberatori questi scoppi di tensione. Non a caso, spesso e volentieri, era coinvolta lei stessa in questi duelli, che la divertivano come non mai.
Per Harry, invece, fu un gran brutto periodo. Non poteva andare a lezione senza che qualche Serpeverde non cercasse di fargli lo sgambetto; Tiger e Goyle sbucavano da tutte le parti, e strisciavano via delusi quando lo vedevano circondato da altri ragazzi, oppure quando Jamie lanciava fatture di avvertimento. Baston aveva dato istruzioni perché Harry venisse scortato ovunque, nel caso che i Serpeverde tentassero di metterlo fuori gioco. Tutta la Casa di Grifondoro raccolse la sfida con entusiasmo, cosicché per Harry (e così anche per Jamie se gli era accanto) era impossibile arrivare alle lezioni in orario perché era sempre circondato da un'enorme folla rumorosa. Era più preoccupato per la sicurezza della sua Firebolt che per la propria. Quando non la cavalcava, la chiudeva al sicuro nel suo baule (nonostante le prese in giro di Jamie) e spesso durante gli intervalli sfrecciava su nella Torre di Grifondoro a controllare che ci fosse ancora.
La sera prima della partita, tutte le attività abituali furono abbandonate nella sala comune di Grifondoro. Anche Hermione mise da parte i libri.
«Non posso studiare, non riesco a concentrarmi» disse nervosamente.
C'era un gran frastuono. Fred e George Weasley affrontavano la tensione comportandosi in modo più chiassoso e scatenato che mai. Oliver Baston era chino sul modellino di un campo da Quidditch sul quale faceva avanzare minuscole figurine con la bacchetta magica, borbottando fra sé. Angelina, Jamie e Katie ridevano agli scherzi di George e Fred. Harry era seduto con Ron e Hermione, in disparte, e cercava di non pensare al giorno dopo, perché tutte le volte che ci pensava aveva l'orribile sensazione che qualcosa di molto grosso lottasse per uscire dal suo stomaco.
«Andrà tutto bene» gli disse Hermione, anche se sembrava decisamente terrorizzata.
«Hai una Firebolt!» disse Ron.
«Sì...» disse Harry, lo stomaco contratto.
Fu un sollievo quando Baston all'improvviso si alzò e disse: «Squadra! A letto!»
Jamie lo raggiunse e gli saltò sulle spalle, circondandogli il collo con le braccia «Non ci pensare troppo» si staccò da lui e si appoggiò alla parete
Harry sorrise e le diede un colpetto sulla cicatrice «Nemmeno tu»
«Domani mattina cioccolata pre-partita?»
 
Jamie non riusciva ad addormentarsi. L’agitazione e l’adrenalina per la partita non le permettevano di rilassarsi, così si sdraiò sulla pancia, con Moccì che le poltriva sulla testa e rimuginò su tutto quello di cui aveva discusso con Gabriel. Di tanto intanto, gli occhi si alzavano sulle pergamene appese al muro: accanto a quella su Sirius Black, ne aveva aggiunta un’altra solo per Peter Minus.
Quella notte prese sonno e si svegliò innumerevoli volte. Quando vide un bagliore filtrare dalle tende del baldacchino, pensò fosse sorta l’alba, così, scostò le coperte e adagiò Moccì sul cuscino. In punta di piedi, col minor numero di passi possibile, prese il paio di jeans e il maglione che aveva preparato la sera prima, risalì sul letto e si cambiò.
Mezz’ora dopo, stava uscendo dalla Sala Comune, era troppo presto per svegliare Harry e decise di uscire a prendere un po’ d’aria. Durante tutto il tragitto incontrò solo Nick-quasi-senza-testa, e non ebbe problemi ad arrivare nell’ingresso e varcare il portone di ingresso.
I prati erano avvolti da una nebbiolina leggera, il cielo era sereno con poche nubi; si strinse nel mantello per proteggersi dall’aria frizzante del mattino. Si prospettava un ottima giornata, perfetta per giocare a Quidditch.
Passeggiò intorno al castello fino ad arrivare in prossimità della torre dei Grifondoro, e scorse una sagoma bassa che si stagliava nella nebbia. Estrasse la bacchetta e si nascose dietro il muro, quando la figura fu più vicina riconobbe il muso schiacciato di Grattastinchi. Jamie sorrise, uscì dal nascondiglio e abbassò la bacchetta, ma prima di poter chiamare Grattastinchi, una figura scura, molto più grossa, comparve dietro al gatto. Aveva un andatura incerta e quando fu più vicino, riuscì a distinguere un cane nero e peloso che si muoveva furtivo. Jamie sgranò gli occhi e mosse dei passi verso di loro. Grattastinchi si accorse di lei, miagolò e trotterellò nella sua direzione.
Jamie si avvicinò ancora, gli occhi fissi sul cane, che aveva inarcato la schiena e piegato le zampe anteriori ringhiando appena «Tartufo?», il cane ringhiò più forte contro di lei avvicinandosi. Jamie non indietreggiò di un passo «Cosa ci fai qui?», il cane fece scattare il muso in avanti e con una zampa artigliò il terreno.
Grattastinchi si alzò su due zampe e le grattò una gamba.
L’orologio della torre segnò le sei, i rintocchi profondi riecheggiarono nel parco.
Jamie alzò gli occhi verso la torre, poi tornò a guardare il cane. Indietreggiò, il cane smise di ringhiare. Jamie allora si voltò e rientrò nel castello, passò per le cucine e si fece preparare dagli elfi due cioccolate.
Attraversò il buco del ritratto e trovò Harry ad aspettarla su una delle poltrone «Jamie, ma cos’è successo lì fuori?» le chiese afferrando la tazza che lei gli porgeva
«Hai visto?», Jamie si sedette sul bracciolo della poltrona
«Sì, non poteva essere il Gramo, vero?»
Jamie alzò gli occhi al cielo «Smettila con questa storia. Era un cane in carne ed ossa. Era Tartufo»
Harry la guardò dal basso, una ruga in mezzo alla fronte «Il cane che stava a Privet Drive?»
«Proprio quello» Jamie bevve un sorso di cioccolata
Harry le pizzicò il fianco «Non può essere lui, sarà stato un altro»
«No, ti dico che era lui»
«E cosa ci faceva con Grattastinchi?»
Jamie poggiò la testa allo schienale della poltrona «Non ne ho idea» sorrise «Quel gatto è strano, però gli piaccio» disse come se questo garantisse le buone intenzioni di Grattastinchi in qualunque caso.
 
Harry e Jamie scesero in Sala Grande con il resto della squadra di Grifondoro e furono tutti accolti con un fragoroso applauso. Jamie notò compiaciuta che anche i tavoli di Corvonero e Tassorosso li applaudivano e strizzò l’occhio a un paio di primini Tassorosso.
Al loro passaggio, dal tavolo di Serpeverde si alzò un fischio acuto.
«Malfoy è ancora più pallido del solito» le sussurrò Harry all’orecchio
Baston passò tutta la colazione esortando la sua squadra a mangiare, ma lui non toccò cibo. Poi si affrettò a farli correre in campo prima che gli altri finissero, per farsi un'idea delle condizioni in cui avrebbero giocato. Mentre uscivano dalla Sala Grande, tutti applaudirono di nuovo.
«Buona fortuna, Harry!» gridò Cho Chang.
Harry arrossì e Jamie gli diede un pugno sulla spalla «Buona fortuna, Harry» disse in tono vezzoso e acuto, facendo il verso alla cercatrice di Corvonero.
«Ok» Baston alzò un dito «niente vento»Guardò in alto e riparò gli occhi dalla luce con una mano «è fin troppo sereno, il sole potrebbe abbagliarvi, state attenti» battè il piede sull’erba e schiacciò con la punta «il terreno è duro. Bene, il decollo sarà veloce»
Baston percorse il campo guardandosi in giro, con la squadra al seguito. Alla fine videro le porte del castello aprirsi in lontananza, e il resto della scuola disperdersi nel prato.
«Agli spogliatoi» disse Baston asciutto.
Nessuno parlò mentre indossavano le divise scarlatte.
Jamie guardò Harry «Ehi, anche a te la cioccolata fa uno strano effetto nello stomaco?» chiese mentre si sistemava la divisa
«Sì, lo sento anche io»
Jamie gli scompigliò i capelli e sorrise «Vedi di prenderlo in fretta quel dannato boccino»
«Sarà fatto» le sorrise di rimando «Ma tu segna punti più in fretta che puoi»
«Sarà fatto, fratellino»
Dopo quello che parve un attimo, Baston disse: «Ok, è ora. Andiamo»
Uscirono in campo, accolti da un'ondata di fragoroso entusiasmo. I tre quarti della folla portavano coccarde rosse, agitavano bandiere scarlatte con il leone di Grifondoro disegnato sopra o brandivano striscioni con slogan come 'VAI GRIFONDORO!' e 'LA COPPA AI LEONI'. Dietro la porta di Serpeverde, comunque, erano schierate almeno duecento persone in verde; il serpente argentato di Serpeverde scintillava sulle loro bandiere, e il professor Piton era seduto in prima fila, vestito di verde come tutti gli altri, con in faccia un sorriso sgradevole.
«Ed ecco i Grifondoro» urlò Lee Jordan, che come al solito faceva la cronaca. «Potter, Bell, Johnson, Potter, Weasley, Weasley e Baston. Ampiamente accreditata come la squadra migliore che Hogwarts abbia avuto da parecchi anni» Il commento di Lee fu seppellito da una marea di 'buuu' dal fronte di Serpeverde. «Ed ecco la squadra di Serpeverde, guidata dal capitano Flitt. Il capitano ha apportato alcune modifiche nello schieramento, e si direbbe che abbia privilegiato la taglia più che l'abilità»
Altri 'buuu' dalla folla di Serpeverde. Jamie ridacchiò, in effetti Malfoy sembrava insignificante accanto ai suoi compagni dalle stazze gorillesche. «Sono come grossi Babbuini a cavallo di asini» disse Katie che era accanto a lei.
«I capitani si diano la mano» disse Madama Bumb.
Flitt e Baston si avvicinarono e si strinsero forte la mano; era come se ciascuno stesse cercando di spezzare le dita dell'altro.
«In sella alle scope» disse Madama Bumb.
Il fischio d'inizio andò perso nell'urlo della folla mentre quattordici scope si libravano a mezz'aria.
Jamie schizzò verso la Puffa e riuscì per un pelo a sottrarla a Pucey. Si chinò di più sulla Nimbus e la fece accelerare, attraversò il campo e puntò agli anelli.
Tirò, ma Warrington intercettò la Pluffa e caricò verso la porta di Grifondoro.
Jamie lo stava tallonando, un bolide prese in pieno Warrington interrompendo la sua avanzata. Angelina, davanti a lui, afferrò la Pluffa. Jamie e Katie la seguirono, Angelina dribblò Montague.
Jamie si abbassò a schivare un bolide che Angelina aveva appena evitato e si rialzò appena in tempo per vedere la Pluffa entrare nell’anello laterale.
Lee Jordan saltò in piedi «E segna. Dieci a zero per Grifondoro»
Angelina alzò il pugno mentre filava a bordo campo; il mare scarlatto sotto di lei urlava di gioia.
Marcus Flitt puntò contro di lei e la urtò con tutto il suo peso, per fortuna non riuscì a disarcionarla.
«Scusa non ti avevo visto» rise Flitt
 Jamie aveva visto la scena e mentre Katie filava con la Pluffa verso la porta avversaria, invertì la direzione e puntò contro Flitt, alzò il manico della Nimbus e passò sopra al Serpeverde a tutta velocità sfiorandogli quasi la testa col manico. Flitt per poco non si ritrovò a testa in giù. «Ops, non ti avevo visto» lo scimmiottò con un ghigno beffardo.
 La tifoseria Grifondoro rise e un attimo dopo Fred colpì Flitt sulla testa con la sua mazza da battitore e il naso del Serpeverde finì spiaccicato contro il manico della sua scopa e prese a sanguinare.
«Basta così» strillò Madama Bumb sfrecciando fra di loro. «Rigore a Grifondoro, per attacco immotivato al suo Cacciatore! Rigore a Serpeverde, per deliberata aggressione al suo Cacciatore!»
«Ma insomma, Madama!» ululò Fred, ma Madama Bumb soffiò il fischietto e Jamie scattò in avanti per battere il rigore.
«Forza, Jam!» strillò Lee nel silenzio che era sceso sulla folla.
Jamie ghignò verso il portiere di Serpeverde facendo saltellare la Pluffa sulla mano. Dopo altri due salti, con un movimento deciso del polso le fece andare più in alto.
«Oh,» fischiò Jordan «Sembra che tirerà con la coda della scopa».
Jamie girò su se stessa verso sinistra, il Portiere si portò a destra, pronto a parare, ma lei mancò la Pluffa che era ancora troppo in alto. Ignorò i mormorii della folla, girò fino a vedere gli spalti di destra. Il portiere si spostò a sinistra.
Jamie sterzò, strattonando il manico con forza. Invertì il giro e quando sentì attrito sulla coda, diede una spinta maggiore e girò. «Incredibile, ha fatto una falsa finta» urlò Jordan «Il portiere si era già tuffato a sinistra, credeva avrebbe tirato lì» Jordan si alzò in piedi «Ed è dentro. Venti a zero per i Grifondoro. Signori, la Pluffa è entrata nell’anello di destra. Wow, che mossa»
Jamie sorrise al portiere mentre dava delle leggere pacche al manico della Nimbus e si chinò  «Lo vedi perché non posso sostituirti?» disse muovendo appena le labbra.
Passò lo sguardo sul campo e vide Harry poco distante che si era fermato a osservare il rigore, alzò il braccio verso di lui e gli sorrise, anche Harry fece lo stesso e volò verso di lui. I Grifondoro avevano voltato le scope in direzione della loro porta, dove un Flitt ancora sanguinante avanzava per battere il rigore a favore di Serpeverde «Speriamo che il sangue gli annebbi la vista» disse Jamie.
Baston era accovacciato davanti alla porta con le mascelle serrate.
«Naturalmente Baston è un ottimo Portiere!» disse Lee Jordan alla folla, mentre Flitt aspettava il fischio di Madama Bumb. «Superbo! Molto difficile da prendere. Davvero molto difficile. Sì. Non ci credo. L'ha parata.»
Una folata d’aria spostò la Nimbus avanti di qualche centimetro, Harry aveva ripreso l’inseguimento del boccino.
La partita riprese. Katie prese  la Pluffa, la passò a Jamie ma venne intercettata da Flitt.
George, tirò un bolide verso il cacciatore colpendo il manico di scopa, Angelina prese la Pluffa e la passò a Katie, evitando per un soffio un bolide. Katie volò verso la porta avversaria, Montague scartò davanti a lei e le afferrò la testa, così che Katie lasciasse la Pluffa. Jamie che era dietro di loro, pronta a fregare Montague, rallentò «Ehi, Babbuino. Non distingui una testa da una noce di cocco, sei davvero così stupido?», Jamie si pesò sulla punta del manico, fece inclinare la scopa e recuperò la Pluffa, ma si fermò quando vide Madama Bumb sfrecciare verso Montague «Agli animali non era mica vietato di  giocare?»
«Me ne occupo io, Potter» disse Madama Bum fissando Montague adirata. Jamie sfrecciò verso la porta avversaria.
Un minuto dopo, Katie aveva segnato un’altra rete. Alla faccia di quel bestione di Montague, pensò Jamie.
«Trenta a zero. Vi sta bene, brutti imbroglioni-»
«Jordan, se non riesci a commentare in modo imparziale-»
«Dico le cose come stanno, professoressa!»
Ancora due tiri e Harry avrebbe potuto predendere il boccino.
Dopo diversi passaggi in cui la Pluffa passò dall’una all’altra squadra, Angelina riuscì ad entrarne in possesso. Jamie che era rimasta vicino alla metà campo sentì Lee urlare :«Flitt la segue. Colpiscilo nell'occhio, Angelina. Scherzavo, professoressa, scherzavo. Oh, no, Flitt in possesso»
Jamie fece scattare la scopa in direzione di Flitt, volarono dritti l’uno contro l’altra, rallentarono e Jamie provò a ostacolarlo, ma Flitt riuscì a dribblarla e volò verso Baston.
«Flitt vola verso le reti di Grifondoro. Dai Baston, prendila»
Ma Flitt aveva segnato; ci fu uno scoppio di applausi dall'ala di Serpeverde e Lee disse una parolaccia così grossa che la McGranitt cercò di strappargli il megafono magico.
«Mi perdoni, professoressa, mi perdoni. Non succederà più. Allora, Grifondoro è in vantaggio trenta a dieci, ed è in possesso...»
Era diventata la partita più sporca a cui Jamie avesse mai preso parte. Furiosi che Grifondoro fosse passato in vantaggio così in fretta, i Serpeverde ricorrevano ormai a ogni mezzo per prendere la Pluffa. Tutto ciò la infastidiva, toglieva continuità al gioco, ma si adeguò presto a rispondere ad ogni colpo.
Bole la colpì con la mazza e si giustificò dicendo che l'aveva scambiata per un Bolide. Jamie gli piantò la punta del manico a tutta velocità in un fianco e Bole non finì disarcionato solo grazie alla sua stazza da Troll.
Madama Bumb assegnò altri rigori a entrambe le squadre, Angelina segnò e Baston fece un altro salvataggio spettacolare.
Il punteggio era quaranta a dieci per Grifondoro.
Bole e Derrick lanciarono entrambi i bolidi contro Baston, lo colpirono allo stomaco uno dietro l’altro e Baston rotolò nell'aria, stretto alla scopa, col fiato mozzo.
Madama Bumb era fuori di sé. «Non si attacca il Portiere se la Pluffa non è nell'area di rigore» strillò contro Bole e Derrick. «Rigore per Grifondoro»
E Jamie segnò. Sessanta a dieci. Un attimo dopo, Fred Weasley sparò un Bolide contro Warrington, facendogli perdere la Pluffa; Katie la prese e la spedì nella porta di Serpeverde. Settanta a dieci.
La folla di Grifondoro si sgolava: ora la squadra aveva sessanta punti di vantaggio, e se Harry avesse preso il boccino, avrebbero vinto la Coppa.
Jamie, Angelina e Katie dovevano solo tenere il punteggio, facevano passaggi sicuri e corti, senza lasciare spazio ai Serpeverde, come Baston si era premurato di urlar loro fino a sgolarsi con ancora il respiro pesante per i colpi allo stomaco.
Sentirono il fischio di Madama Bumb, Angelina si fermò con la Pluffa sotto braccio e videro Malfoy che teneva la coda della Firebolt di Harry.
Jamie guardò Malfoy con gli occhi iniettati di rabbia e Madama Bumb volò verso i cercatori «Rigore. Rigore per Grifondoro. Non ho mai visto un comportamento simile» strillò Madama Bumb sfrecciando in su, mentre Malfoy scivolava a cavalcioni della sua Nimbus Duemilauno.
«TU, CANAGLIA, IMBROGLIONE!» ululava Jordan nel megafono, saltellando fuori dalla portata della professoressa McGranitt, «TU, SUDICIO IMPOSTORE BAST...»
La McGranitt non pensò nemmeno a zittirlo. Stava agitando la mano in direzione di Malfoy, aveva perso il cappello e urlava furibonda anche lei.
Jamie batté il rigore per Grifondoro, ma era così arrabbiata che mancò la porta di diversi metri. La squadra di Grifondoro stava perdendo la concentrazione e i Serpeverde, eccitati dal fallo di Malfoy su Harry, cavalcavano a spron battuto, sempre più in alto.
«Serpeverde in possesso, Serpeverde avanza verso la porta. Montague segna» gemette Lee. «Settanta a venti per Grifondoro...»
Katie, Angelina e Jamie tentarono di riprendere possesso della palla dopo diversi minuti di possesso Serpeverde, George colpì Pucey con un bolide e Angelina riuscì a impossessarsi della Pluffa e volò veloce verso le reti di Serpeverde. Jamie e Katie erano subito dietro di lei.
Jamie vide tutti i giocatori di Serpeverde, portiere compreso, volare verso di loro. Volevano bloccarle a tutti i costi. Fece accelerare la Nimbus, superò Angelina e schizzò tra le fila di Serpeverde, esibendosi in piroette e giri della morte intorno alle loro scope per farli disperdere. Con la coda nell’occhio, vide volare in direzione opposta, veloce come un missile, un’altra divisa rossa oro «Harry» urlò sorpresa, anche lui si era voltato a guardarla ma non aveva arrestato la sua corsa, aveva puntato verso Malfoy. Jamie continuò a zigzagare tra i Serpeverde e impedì loro di ricompattarsi. Angelina aveva via libera.
«HA SEGNATO! HA SEGNATO! Il Grifondoro è in testa ottanta a venti»
Ora tutti i giocatori erano concentrati sui due Cercatori.
Malfoy inseguiva il boccino e molte miglia più indietro Harry scendeva in picchiata libera per raggiungere il boccino.
Bole gli lanciò contro un bolide. Harry lo schivò e si lanciò in avanti. Tutta la squadra di Grifondoro trattenne il respiro. Baston stritolava il palo dell’anello.
Harry interruppe la picchiata, il boccino stretto nella mano alzata e lo stadio esplose.
Jamie volò verso di lui, preceduta solo da Baston in lacrime che saltò al collo di Harry e scoppiò in un pianto irrefrenabile sulla sua spalla. Jamie arrivò al fianco di Harry, e gli cinse le spalle con un braccio. Baston la afferrò e la strinse per la vita facendo cozzare i loro manici di scopa. Un istante dopo, vennero raggiunti dalla squadra al completo che si unì in un enorme abbraccio collettivo tra urla e risate, e scesero lentamente a terra.
Ondate di tifosi scarlatti si riversarono in campo scavalcando le barriere. Mani festanti battevano sulle schiene dei giocatori. Jamie si ritrovò abbracciata e stretta da un tumulto di corpi, nel rumore e nell’euforia generale. Si sentì prendere da sotto le ginocchia e in un secondo sovrastò tutte le teste della folla ritrovandosi sulle spalle di due Grifondoro del settimo anno. Alzò le braccia in segno di vittoria «Abbiamo vinto» urlò, circondata dal resto della squadra, innalzata come lei dalla folla. Tese la mano verso quella di Katie che l’afferrò e Angelina le abbracciò da dietro ridendo e piangendo insieme.
Hagrid si faceva largo tappezzato da coccarde scarlatte, Jamie così era quasi alla sua altezza «Avete vinto. Li avete battuti. Aspetta che lo dico a Fierobecco»
Jamie scoppiò a ridere quando vide Percy che, dimenticata ogni dignità, saltava su e giù come un pazzo. La professoressa McGranitt singhiozzava più forte di Baston, asciugandosi gli occhi in un'enorme bandiera di Grifondoro.
La folla cominciò a farla scorrere indietro e si ritrovò di fianco a Harry. Sorrisero, si sbilanciarono e si stritolarono in un abbraccio euforico. Jamie si asciugò le guance inumidite dalle lacrime. La folla li trascinò verso le tribune dove Silente li aspettava con la maestosa coppa del Quidditch tra le mani.
Avevano vinto la coppa del Quidditch.
In Sala Comune venne subito organizzata una grande festa.
 Fred e George  avevano procurato i rifornimenti e si inventavano numeri con dei fuochi d’artificio rossi e oro.
Jamie, Angelina e Katie si complimentavano a vicenda per l’ottimo gioco, Baston, ancora frastornato, era semi sdraiato sul divano con un in mano un boccale di Burrobirra e sembrava essersi tolto di dosso un enorme peso. Harry era fermato da tutti in continuazione, chi gli dava pacche sulle spalle, chi lodava le sue gesta, mentre lui sorrideva impacciato. Fu sollevato quando riuscì a raggiungere Ron e Hermione vicino alle finestre.
Questa volta, la Professoressa McGranitt non irruppe in Sala Comune a rovinar loro la festa, Fred e George l’avevano convinta a restare per qualche brindisi di Burrobirra. Si ritirò verso le undici, aveva recuperato la solita compostezza anche se gli occhi erano ancora lucidi e le guancie più colorite del normale «Vi pregherei di non esagerare con i festeggiamenti come la volta scorsa» li ammonì davanti al buco del ritratto «ad ogni modo, stasera sono molto stanca e credo avrò il sonno pesante» disse con un sorrisetto prima di uscire.
Quando il ritratto si chiuse dietro di lei, scoppiarono tutti in una fragorosa risata «A saperlo prima che diventava così accomodante» disse Seamus Finnigan che aveva in testa un copricapo fatto a leone con tanto di criniera.
La festa durò fino alle due di notte, finché tutti stanchi ma felici, si ritirarono pian piano nei dormitori.
 In sala Comune, rilassati sul divano, rimasero solo Harry e Jamie che dopo tutte le emozioni della partita non avevano affatto sonno e volevano godersi un po’ di pace.
 «È stata una partita orrenda» disse Jamie con un sorriso «Per i Serpeverde»
Harry rise «Mi chiedo come l’abbia presa Piton»
Jamie pescò dal sacchetto che teneva in mano e prese una gelatina rossa «Lunedì, sei spacciato»
«Sei tu quella che ha rotto una costola al suo battitore»
Jamie masticò la gelatina con un espressione pensosa «Ha un sapore» fece girare in contenuto nella bocca «Ferroso, credo. In ogni caso, può fare quello che vuole. Tanto abbiamo dato ai Serpeverde una lezione esemplare davanti all’intera scuola» agitò il sacchetto per mischiare le gelatine «Non devo neanche infierire per sentirmi soddisfatta»
Harry bevve un sorso di Burrobirra dalla bottiglia «Quindi tu e Fred e George non avete in mente niente?»
«No, abbiamo festeggiato» lo guardò con un sorriso malandrino «Perché, tu sì?»
Harry sorrise e scosse la testa «Non farti strane idee, chiedevo e basta»
Rimasero in silenzio per un po’, tanto che Harry credette che Jamie si fosse addormentata e cadde in un stato di torpore cullato dalla danza delle fiamme.
«Secondo te cosa ci fa qui Tartufo?» gli chiese Jamie risvegliandolo dal torpore
Harry alzò le spalle «Non so neanche come ci sia potuto arrivare»
«Ci ha seguiti?» Jamie prese un’altra gelatina dal colore azzurrino «Questa promette male»
«Siamo scappati da Privet Drive su un autobus magico e da Londra abbiamo preso un treno. Non può averci trovati»
«Magari è come Lessie o Rin tin tin» Jamie mise in bocca la caramella «Sempre meglio del Gramo»
«Quello è certo. Ma è strano» si portò la bottiglia alle labbra
«Sì, è strano» Jamie storse la bocca e chiuse gli occhi «è orribile» prese un tovagliolo da terra e sputò la caramella «Era sapone»
Harry rise «Dovresti arrenderti, come Silente»
Jamie si pulì la bocca e prese la bottiglia di Harry«Prima o poi ne troverò una che sa di cioccolato» bevve un  sorso generoso di Burrobirra.
«Sì, ma l’ultima volta che pensavi di averla trovata era-»
«Harry, taci e non ricordarmelo»
«Se sceglievi Divinazione la Cooman poteva predirlo»
Jamie scoppiò a ridere «Tra un cane nero e altre disgrazie»
 
L’euforia per aver vinto la coppa del Quidditch durò tutta la settimana, anche il tempo sembrava festeggiare: le giornate diventavano più lunghe e soleggiate e gli studenti cominciavano a passare sempre più tempo nel parco a organizzare tornei di Gobbiglie, partite a Sparaschiocco o semplicemente a passeggiare. Gli esami però si avvicinavano e ben presto anche Hermione tornò alla frenesia di sempre. Una sera, mentre Jamie si stava cambiando, Hermione irruppe nel dormitorio dicendo di non trovare più il tema sui Lupi Mannari. A nulla servirono le rassicurazioni di Jamie sul fatto che non avrebbe potuto essere materia di esame, Hermione doveva assolutamente trovarlo. Setacciarono bauli e borse ma non c’era traccia del tema. Alla fine, Jamie lo trovò, per caso, sotto il letto, dove si era nascosto anche Grattastinchi che la fissò con i suoi grandi occhi gialli, il tema tra le zampe. Con qualche graffio sulla mano, riuscì a salvare il tema dalle grinfie del gatto «Cattivo, Grattastinchi. Non sono letture per te» lo diede a Hermione che diede un sospiro di sollievo.
«Comunque quella lezione era un errore, Lupin non ce la chiederà e per un ottima ragione»
«Lo so, non credo che voglia attirare attenzione sul suo segreto, ma non si sa mai», Jamie alzò gli occhi al cielo davanti allo zelo dell’amica, «Dovresti rileggerlo, anche la parte sugli Animagi è interessante»
Jamie la guardò senza dire nulla per qualche secondo, poi abbassò lo sguardo sul tema «Hmm, potrei dargli un’altra occhiata in effetti»
Hermione le tese il tema «Se vuoi te lo lascio ora. Devo lavorare a una traduzione»
Jamie lo prese, se poteva leggerlo subito avrebbe evitato di rimuginarci troppo sopra « E perché lo cercavi come una pazza?»
«Stavo studiando Difesa, ma in effetti era solo una pausa per rilassarmi, prima di iniziare Antiche Rune»
«Tu studi per rilassarti?» la guardò come se avesse detto di voler essere smistata a Serpeverde
«Gli esami sono vicini» si difese Hermione «Ho diviso i tempi così da non stancarmi di studiare nessuna materia»
«Hai considerato pasti e sonno vero?»
«I pasti sono obbligati, ma mangerò in fretta e quando crollerò dal sonno dormirò» disse uscendo dal dormitorio
«Questo sì che è prendersi cura di sé stessi» le urlò Jamie. Scosse la testa e si sdraiò sul letto a leggere il tema, saltò la parte sui Lupi Mannari e arrivò all’ultimo trafiletto che parlava degli Animagus:
 
[...]Solo stregoni molto potenti e qualificati sono in grado di diventare Animagi. Il processo è lungo, arduo e non privo di rischi, infatti, la trasformazione può fallire o peggio ritorcersi contro lo sventurato neofita, con terribili conseguenze. Tuttavia, una volta che la formazione è completata, un Animagus può cambiare a piacimento in qualsiasi momento, con o senza bacchetta
A causa della complessità della magia richiesta per diventare Animagus, maghi e streghe con questa abilità sono davvero rari, inoltre, non è escluso che per sviluppare questa abilità sia necessaria anche una naturale predisposizione.

Un Animagus può trasformarsi in un solo animale e questo non viene scelto dal mago ma è determinato dalla sua personalità e dai suoi tratti innati. Inoltre, ogni Animagus, quando assume la forma animale, è contraddistinto da un “marchio di identificazione” che è causato da un tratto caratteristico del suo corpo umano. Questa può essere una peculiarità fisica, come la struttura dentale, oppure un tratto acquisito.
Ogni Animagus è tenuto a registrarsi presso il Ministero della Magia all’Ufficio Uso Improprio della Magia. Nella richiesta di iscrizione al registro il mago o la strega dovrà chiaramente indicare qual è la propria forma animale, specificando anche il tratto distintivo caratterizzante.
Il registro è disponibile al pubblico. 
La ragione principale per cui il Ministero ha istituito questo registro è di garantire che gli Animagi non abusino della loro abilità grazie ad un rigoroso controllo ministeriale.

La differenza tra la Trasfigurazione e la capacità di un Animagus è che lo stregone che ha appreso questa difficile arte può trasformarsi in un animale, quando vuole, senza l'ausilio di una bacchetta o un incantesimo. Inoltre, un individuo trasfigurato sarà in tutto e per tutto una bestia, ossia perderà ogni caratteristica umana, invece un Animagus continuerà a pensare ed agire come un uomo anche nella sua forma animale [...]
 
Seguivano poi esempi di Animagi anche nella letteratura, ma questo a Jamie non importava. Quando Piton aveva tenuto quella supplenza aveva spiegato loro a grandi linee cos’era un Animago, e la McGranitt era stata una perfetta dimostrazione sin dal primo anno (anche se allora non sapeva che si definisse “Animago”), lo scritto di Hermione era invece approfondito da ricerche, svolte sicuramente da lei stessa , che permettevano a Jamie di avere tutte le informazioni necessarie sugli Animagi, una di seguito all’altra.
Sospirò e si stropicciò un occhio, lei e Gabriel non avevano poi fatto dei ragionamenti così sbagliati. Prese un lume dal comodino e chiuse le tende del baldacchino, posò il lume sul copriletto e alzò lo sguardo sulle pergamene appese al muro. Ai piedi del letto prese una boccetta di inchiostro e la piuma che aveva accatastato insieme ai libri di Trasfigurazione e Incantesimi. Intinse la penna nell’inchiostro, picchiettò la punta sul bordo della boccetta per togliere l’eccesso e la appoggiò sulla pergamena. Accanto al nome di Sirius Black, scrisse più in grande la parola : “Animagus”.
Fiorenzo le aveva detto che gli animali subiscono meno gli influssi dei Dissennatori,  da trasformato, Black poteva fare avanti e indietro dai cancelli di Hogwarts e quelle bestie non lo avrebbero mai notato. Era anche certa che non fosse iscritto nell’elenco del Ministero, altrimenti gli Auror avrebbero preso delle precauzioni e forse non sarebbe riuscito a evadere.
Non aveva usato trucchi di magia oscura come tutti pensavano, non aveva neanche avuto bisogno di una bacchetta, si era semplicemente trasformato; si chiese come avesse trovato la forza, ma era irrilevante. Aveva scoperto come Sirius Black riuscisse a muoversi e a nascondersi.
Il grande mistero era risolto, eppure Jamie non era per nulla soddisfatta, sapeva che avrebbe dovuto correre da Silente o dalla McGranitt per informarli, forse l’avrebbero ascoltata. Fissò tutti i punti scritti, non si sentiva come un lettore di Sherlock Holmes alla risoluzione del caso. Aveva creduto che si sarebbe sentita appagata e compiaciuta, ma qualcosa non tornava. Se fosse andata da Silente e lui le avesse chiesto in quale animale Black era in grado di trasformarsi,  lei avrebbe saputo cosa rispondere, ma non era certa che ci sarebbe riuscita. Perché per qualche strana ragione, non poteva associare l’assassino, all’animale che aveva conosciuto.
Sirius Black, il vile che aveva tradito e distrutto la sua famiglia non poteva essere il cane schivo ma dolce che aveva fatto loro compagnia a Privet Drive.
Non poteva essere Tartufo.
D’altra parte, non c’era nessun’altra possibilità. Quel cane, di fatto, era Sirius Black.
A Privet Drive non aveva tentato né di far loro del male né di rapirli; anche l’altro giorno aveva avuto una buona occasione: il prato era deserto, ma si era limitato a ringhiare senza attaccarla, finché non se n’era andata.
Cambiò posizione alle gambe sedendosi di lato e continuò a fissare la pergamena. Le staccò entrambe dal muro, con un gesto secco. Per il momento nessuno ne sarebbe venuto a conoscenza e avrebbe continuato ad indagare.
Le piegò e le infilò nella borsa, avrebbe usato lo stesso incantesimo con cui i Malandrini avevano reso inaccessibile la mappa, anche se più semplificato.
Le sarebbe servito l’aiuto di Gabriel.
 
«Perché non mi dici qual è il problema?» le chiese Gabriel. Jamie lo aveva trascinato da dieci minuti nell’aula del quarto piano e non si era ancora decisa a dirgli cosa voleva.
«Ho scoperto come fa Black a resistere ai Dissennatori e a nascondersi»
Gabriel aggrottò la fronte «Quindi non esiste un problema»
«Ehm, uno c’è, invece»
Gabriel strinse la radice del naso tra l’indice e il pollice «Se vuoi andare a catturare Black-»
«Non ho intenzione di prenderlo, ma devo continuare a indagare su di lui»
Gabriel annuì e passò una mano sul mento « Sarebbe meglio dire quello che sai a Silente o al ministro» bloccò Jamie prima che potesse replicare «Ma ti ho promesso il mio aiuto. E se Black resterà ancora alla larga, non dirò niente»
«E se si rifacesse vivo?»
Gabriel si mise le mani in tasca « Se riesci a sopravvivere dovresti dire la verità»
Jamie sorrise «E se mi uccide?»
«Spero di no. Toccherebbe a me confessare ed è una situazione ipotetica che non mi piace per niente»
Jamie si avvicinò a lui «Senti, per il momento mi serve solo una mano per rendere illeggibili queste pergamene, ok?» le tirò fuori dalla borsa ancora piegate «Non ti dirò cos’ho scoperto così non ti sarai troppo coinvolto»
Gabriel incrociò le braccia e si morse appena il labbro «Andiamo in Biblioteca, allora» prese la borsa, appoggiata sul pavimento e s’incamminò per uscire dall’aula. Jamie sorrise, lo seguì e infilò le pergamene nella borsa.
«Devo ammettere di essere un po’ curioso, però» Gabriel stava consultando un libro sugli incantesimi di evocazione
Jamie sorrise e alzò gli occhi dai registri degli studenti «Ci eravamo quasi arrivati»
Gabriel sorrise compiaciuto «Bene. Vuoi un» girò una pagina per trovare quello che gli interessava «Riconoscimento tattile?»
«Compare solo se?» Jamie si sporse verso il libro
Gabriel glielo avvicinò «Solo al tocco di chi ha praticato l’incantesimo», girò il libro verso di sé «è complicato, però. Ci metteremmo di meno con una parola d’ordine che evoca e fa svanire il contenuto del foglio»
«Lascia stare, ho bisogno di averlo subito. Una parola d’ordine andrà bene»
Gabriel voltò pagina e si portò di fianco a lei «Questo è il procedimento» fece scorrere il dito lungo le scritte « Devi pronunciare questo incantesimo» indicò la formula «Con la parola d’ordine che hai scelto» girò la pagina e cercò il punto con il dito «E usi lo stesso procedimento per far scomparire le parole, sempre con una parola d’ordine»
Jamie annuì «E poi basterà pronunciare solo la parola d’ordine»
Gabriel si sedette di fronte a lei, mentre Jamie estraeva la bacchetta e spiegava sul tavolo i due fogli. Toccò il primo foglio con la punta della bacchetta e mormorò la formula scritta nel libro, poi disse: «Il Gramo», Gabriel inarcò un sopracciglio a quella parola, ma restò in silenzio. Jamie ripetè lo stesso procedimento anche col secondo foglio. Fecero un paio di prove per assicurarsi che funzionasse e Jamie le ripiegò e le mise in borsa «Grazie, non avrei potuto rivolgermi a nessun altro»
«Davvero?» chiese con un tono di leggera ironia «Con tutti gli amici che hai?». Si incamminarono fuori dalla Biblioteca. Era quasi ora di cena.
Jamie scosse la testa e abbassò la voce «Ho scoperto cos’è Black e dovrei denunciarlo, ma lo sto tenendo per me» si guardò in giro per assicurarsi che altri non potessero sentire «Nessuno di loro capirebbe», Gabriel la guardò ma non disse niente «Comincerebbero a fare mille domande e» sospirò «Hermione spiffererebbe tutto alla McGranitt, Ron darebbe di matto e litigherebbe con lei e Harry andrebbe senza dubbio a cercare Black»
«E tu non lo vuoi cercare per vendicarti?»
Jamie si morse l’interno della guancia. A lui, forse, poteva confidarlo. «Ho conosciuto Black, mentre era nell’altra forma»
Gabriel si fermò e la guardò serio «Ne sei certa?», Jamie annuì decisa «E non ha cercato di farti del male?»
«No, non ci ha fatto nulla. L’ho incontrato quest’estate a Privet Drive, dagli zii e poi qui a Hogwarts. Ha avuto modo di ucciderci e non l’ha fatto. È stato» esitò un istante, poi trovò il coraggio di dirlo: «Mi sono affezionata all’altra forma»
Gabriel sorrise come se avesse capito tutto « Certo, quindi non riesci a pensare a lui come a un assassino» la guardò con un espressione di ironica sufficienza «Non tieni conto che può anche averti ingannato?»
«Ah, davvero?» disse Jamie sulla difensiva «E a quale scopo?»
Gabriel la fissò in silenzio, come se stesse valutando qualcosa «Non insisterò» disse ricominciando a camminare.
Jamie lo seguì, un po’ stizzita «Si preoccupava per me e Harry»
«Va bene» le disse indifferente
«E non sembrava uno squilibrato, ci ha fatto compagnia e-»
Gabriel sospirò esasperato . Si fermò e si girò verso di lei «Ho detto che va bene» le disse tranquillo «Non c’è bisogno che continui»
«Ma non eri convinto» gli fece notare
«No, infatti. Ma tu la pensi così e avrai le tue ragioni, anche se io non le capisco. E per essere una Grifondoro sai ragionare abbastanza bene»
Jamie gli assestò un pugno sulla spalla «Che serpe»
 Gabriel incassò il colpo e rimase impassibile «Non tirarmi pugni» le disse con tono annoiato
«Fatto male?» lo schernì Jamie
«No, ma è fastidioso», ripresero a camminare e per un po’ stettero in silenzio
«Quindi non tenterai di convincermi?» gli chiese Jamie ancora perplessa
«No, te l’ho detto» disse mentre scendevano le scale
«è strano» disse Jamie «Perché, no?»
Gabriel accennò una risata incredula «Ah, primo, non sono affari miei. Secondo, ti considero» umettò le labbra «moderatamente intelligente e non ho intenzione di dirti cosa pensare o cosa no» la guardò con la coda dell’occhio e un sorriso obliquo «Non tutti sono testardi e ficcanaso come te»
Jamie lo guardò male, accelerò il passo e tirò in su il naso «Grazie per l’aiuto» lo superò e  lo lasciò indietro, svoltando nel corridoio.
Tornò indietro dopo due passi con una smorfia disgustata e Gabriel la guardò perplesso «Percy dovrebbe amoreggiare da qualche altra parte»
Lui accennò una risata «Quindi, cosa vuoi fare?»
Jamie si appoggiò al muro, si guardò in giro, indecisa, poi si voltò verso Gabriel «Chiacchieriamo ancora un po’, ti va?», uno squittio acuto interruppe ogni inizio di conversazione. Jamie fece un salto in avanti finendo addosso a Gabriel e si nascose dietro di lui.
«Hai paura dei topi?» le chiese tranquillo
«No, ma mi fanno schifo» disse in modo appena isterico « Lo fai andare via, per favore?» gli chiese con voce supplichevole.
Gabriel cercò con lo sguardo il topo e poi si chinò e lo raccolse tenendolo per la coda. Jamie fece un paio di passi indietro «è orrendo»
Gabriel osservò il topolino nero che si agitava «Lo vado a mettere nel corridoio dove quel tipo amoreggiava?» gli chiese con sopracciglio alzato
Jamie aveva una mano sul petto «Idea fantastica, portalo via subito»
 
Jamie e Hermione, quella sera, si ritirarono in Dormitorio molto tardi, gli esami si avvicinavano e anche Jamie si fece prendere dalla frenesia; adottò il metodo di Hermione, cambiando argomento di studio quando si sentiva stanca.
Salì sul letto e gattonò fino al cuscino, sentì della carta sotto la mano e la sollevò: erano due fogli bianchi. Incrociò le ginocchia e si allungò sul comodino per prendere la bacchetta. Controllò le compagne: Lavanda e Calì dormivano già da qualche ora e Hermione si era addormentata appena toccato il cuscino, «Il Gramo» pronunciò sui due fogli, e questi si cosparsero di scritte.
Con la bacchetta li tenne sospesi davanti a sé e guardò quello in cui compariva il nome di Minus a grandi lettere. Si morsicò l’unghia del pollice e la tenne tra i denti, poi spostò lo sguardo su quella di Black. Lui e Tartufo erano la stessa persona e per quanto fosse ovvio, ancora faticava a crederci. Aveva guardato Tartufo negli occhi e non c’era malvagità, non era nemmeno lontanamente lo sguardo di un assassino e di conseguenza neanche Sirius Black doveva esserlo.
Eppure lo avevano visto fare saltare la strada e uccidere Minus...
Jamie rise piano scuotendo la testa. Aveva letto che non c’era stato processo per Black, quindi nessuno aveva avuto modo di interrogarlo o confutare prove e testimonianze , il dito di Minus era stata una prova sufficiente della morte di quest’ultimo e della colpevolezza di Black.
Era solo un dito, però. Jamie sfregò una mano sulle gambe. Tutto il resto è esploso, tranne un dito che è stato trovato intero.
Il resoconto del Ministero le era sempre parso incongruente, anche se ai tempi non gli aveva dato la giusta attenzione e lo aveva letto solo per puro masochismo.
Black, però, rimaneva il custode segreto dei suoi genitori e questo lo condannava senza bisogno di ulteriori riflessioni, ma non c’erano prove.
Nulla che potesse confermarlo.
 Qualche giorno dopo la partita di Quidditch, aveva confessato a Silente quello che lei ed Harry avevano scoperto e il preside non era parso molto sorpreso, anche se dispiaciuto:
 
«Mi rincresce molto che lo abbiate scoperto in questo modo» Silente la fissava con i suoi occhi indagatori, al momento velati dal senso di colpa «Ma sono orgoglioso di come avete agito e mantenuto la calma»
Jamie accennò un sorriso educato da brava studentessa «Sono qui perché avrei una domanda da farle, se possibile»
«Sarò lieto di aiutarti come posso» le sorrise Silente
«Lei ha visto che su Sirius Black veniva posto l’incanto Fidelus o i miei genitori gli hanno solo comunicato la scelta?»
«Non ho visto i tuoi genitori eseguire l’incantesimo, no. Nessuno li ha visti, credo. Ma sia loro che Black lo hanno confermato»
«Ma non li ha visti di persona»
Silente scosse la testa, tranquillo «No»
Jamie annuì piano  e si morse l’unghia del pollice « Peter Minus, anche lui combatteva Voldemort insieme a voi?»
«Sì,certo»
«Era molto amico dei miei genitori?»
«Sì, erano molto legati sin dai tempi della scuola»
Jamie annuì  e poi sorrise «Signore, posso farle un indovinello? Non riesco a risolverlo e mi tormenta da un paio di giorni»
Silente allargò le mani con un sorriso «Sono a tua disposizione»
«Jack ha due amici: il primo è forte, intelligente e in gamba tanto quanto Jack. Il secondo è più debole, poco intelligente e segue ovunque Jack, che lo aiuta e lo difende. Tra i due amici, di chi Jack dovrebbe fidarsi di più? Chi non lo tradirebbe mai?»
Silente la guardò in silenzio «Tu hai la risposta giusta, Jamie?»
«No, gliel’ho detto. Lei ci è riuscito?»
«Credo che la questione sia molto più complessa di quanto non sembri»
«Non lo sa risolvere?» una nota di stizza nella voce
«Vedi, questo indovinello è incompleto, Jamie. Può prestarsi a molte interpretazioni e tutte plausibili»
Jamie restò in silenzio e abbassò il capo. «Posso chiedere se queste domande hanno uno scopo?» le chiese allora Silente
Jamie si alzò dalla sedia «Era solo per sapere. Grazie del suo tempo, professore» gli sorrise «è meglio che vada»
«Sono felice di averti aiutato»
 
Da quando aveva messo mano ai registri era riuscita a farsi un’idea più precisa sia di Black che di Minus. I professori avevano ragione: suo padre e Sirius Black erano praticamente fratelli. Al sesto anno, il domicilio di Black era cambiato e uno dei due indirizzi disponibili era la casa dei suoi nonni paterni.
Peter Minus, era senza ombra di dubbio uno studente mediocre, nessuna dote particolare, nessun talento degno di nota. Senza dubbio, con la mappa il suo contributo doveva essere stato ben poca cosa, forse ci aveva messo solo il nome.
Non capiva come suo padre, uno studente così in gamba, potesse essere stato amico di una simile nullità. Certo, a Minus doveva far molto comodo avere amici come suo padre e Lupin che impedivano venisse preso di mira.
Aveva idea che Minus fosse la tipica persona invisibile di cui nessuno si ricorderà mai e che non farà mai nulla di rilevante nella vita.
Jamie sbuffò, a quanto pareva l’unico suo atto eroico gli era costato la morte. O almeno così sembrava.
I testimoni erano Babbani e avrebbero potuto essere facilmente ingannati. D’altra parte se era davvero vivo, mentire e ingannare erano cose che gli riuscivano bene.
Non c’erano prove, inoltre, che Black fosse il custode segreto, se non per la parola dei suoi genitori e dello stesso Black, per cui avrebbero potuto mentire per nascondere a tutti il vero custode segreto.
Con un incantesimo di auto scrittura, incantò una piuma perché scrivesse tutto quello che dettava sotto voce.
Se Black non era il vero custode segreto, allora...
Era Peter Minus.
Se i suoi ragionamenti avevano un qualche fondamento, Minus era vivo e si nascondeva da dodici anni, ed era lui la spia, lui che aveva tradito e venduto i suoi genitori.
Prese la foto dei genitori che teneva sul comodino: Lily e James le sorridevano fianco a fianco, con lei e Harry in braccio.
I suoi genitori avevano scelto Sirius Black come padrino, un tempo, questa notizia le provocava conati di vomito, adesso si chiedeva se i suoi genitori avrebbero mai potuto affidarli a qualcuno di cui si fidassero meno che di loro stessi.
Black poteva anche essere un bravo attore, ma Jamie oltre che dei fatti si fidava dell’istinto e se i suoi genitori lo avevano scelto, se sua madre lo aveva permesso, con la guerra che incombeva, dovevano aver avuto dei motivi più che eccellenti per affidargli lei e Harry.
Prima di pensare di ritenerlo innocente, però, avrebbe dovuto appurare il ruolo di Minus nella vicenda e come si fosse nascosto per tutti quegli anni.  
Con quel piccolo indovinello sperò di aver fatto nascere qualche sospetto in Silente, era certa che avesse capito chi fossero Jack e i due amici, era stata anche fin troppo chiara.
Si era anche fatta l’illusione che il preside potesse darle una risposta, ma Silente si era nascosto dietro le sue solite frasi sibilline e non le era stato di grande aiuto.
 
Jamie non ebbe più tempo di perdersi in ragionamenti su Minus e Black, mancava una settimana agli esami e non poteva permettersi distrazioni se non voleva combinare un disastro.
 La sera, aveva la testa così piena di informazioni che non aveva voglia di concentrarsi su nient’altro e prendeva sonno appena si infilava sotto le coperte.
Come lei, neanche gli altri potevano concedersi un po’ di libertà. Persino Fred e George Weasley furono visti studiare: dovevano ottenere il G.U.F.O. (Giudizio Unico per i Fattucchieri Ordinari). Percy invece si preparava per il M.A.G.O. (Magia Avanzata Grado Ottimale), il diploma più alto che si potesse prendere a Hogwarts. Dal momento che sperava di entrare al Ministero della Magia, doveva ottenere il massimo dei voti. Diventava sempre più irritabile, e assegnava punizioni molto severe a chiunque disturbasse la pace serale della sala comune. In effetti, l'unica persona più tesa di lui era Hermione.
Jamie non ci faceva caso, presa dai suoi pensieri e Harry e Ron avevano rinunciato a chiederle come facesse a seguire più corsi contemporaneamente, ma non riuscirono a trattenersi quando videro l'orario degli esami che si era preparata. Nella prima colonna c'era scritto:
 
LUNEDÌ
ore 9, Aritmanzia
ore 9, Trasfigurazione
Pranzo
ore 13, Incantesimi
ore 13, Antiche Rune
 
«Hermione» disse Ron cautamente, visto che in quel periodo l'amica tendeva a esplodere quando qualcuno la disturbava. «Ehm, sei sicura di aver copiato gli orari giusti?»
«Cosa?» sbottò Hermione, afferrando l'orario e osservandolo. «Ma certo».
«Serve a qualcosa chiederti come farai a sostenere due esami insieme?» chiese Harry.
«No» rispose Hermione asciutta. «Qualcuno ha visto la mia copia di Numerologia e Grammatica
«Oh, sì, l'ho presa io per leggere qualcosa prima di dormire» disse Ron, molto piano. Hermione prese a sparpagliare fogli di pergamena sul tavolo, in cerca del libro. In quel momento alla finestra si udì un fruscio ed Edvige entrò volando, con un biglietto stretto nel becco.
«È di Hagrid» disse Harry aprendo la busta. «L'appello di Fierobecco è il sei».
«L'ultimo giorno degli esami» disse Hermione senza smettere di cercare il suo libro di Aritmanzia.
«E si terrà qui» disse Harry, continuando a leggere. «Verrà qualcuno del Ministero della Magia e... e un boia».
Jamie si riscosse dai suoi pensieri e guardò la lettera come se fosse un manufatto alieno
Hermione alzò gli occhi stupita. «Portano il boia all'appello Ma è come se avessero già deciso»
«Sì» disse Harry.
«Non possono» ululò Ron. «Ho passato secoli a leggere per Hagrid, non possono far finta di niente»
«Chi se ne frega della tua fatica, Ron. Fierobecco verrà ucciso» sbottò Jamie acida.
 Aveva l'orribile sensazione che fosse stato il signor Malfoy a decidere per il Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose. Draco, che dal trionfo di Grifondoro nella finale di Quidditch era stato insolitamente tranquillo, negli ultimi giorni aveva riacquistato un po' della vecchia spavalderia. A giudicare da qualche sprezzante osservazione colta per caso, Malfoy era certo che Fierobecco sarebbe stato giustiziato, e sembrava assolutamente soddisfatto di sé per essere riuscito a ottenere quel risultato.
Harry era riuscito a stento a trattenersi dall'imitare Hermione prendendo a schiaffi Malfoy, in quelle occasioni e furono tutti stupiti che Jamie non ebbe nessuna reazione.
La cosa peggiore era che non avevano né il tempo né la possibilità di andare a trovare Hagrid, perché le nuove, severe misure di sicurezza non erano state allentate, e nè Harry né Jamie osavano recuperare il Mantello dell'Invisibilità dall'interno della strega orba.
La settimana degli esami cominciò e una quiete innaturale scese sul castello. Il lunedì i ragazzi del terzo anno uscirono da Trasfigurazione all'ora di pranzo, mogi e pallidi, confrontando i risultati e lamentandosi per la difficoltà delle prove, compresa la trasformazione di una teiera in una testuggine. Hermione riuscì a irritare tutti brontolando sul fatto che la sua testuggine sembrava più una tartaruga, cosa che era l'ultima preoccupazione di tutti gli altri, compresa Jamie la cui testuggine aveva mantenuto il colore e la fantasia della teiera.
«La mia aveva ancora il beccuccio al posto della coda, che incubo...»
«Le testuggini sbuffano vapore?»
«Aveva il guscio decorato a foglioline, credi che mi abbasseranno il voto?»
Poi, dopo un rapido pasto, tutti di nuovo di sopra per l'esame di Incantesimi. Hermione aveva ragione; in effetti il professor Vitious chiese loro gli Incantesimi Rallegranti.
Sia Jamie che Hermione che erano in coppia insieme, non ebbero alcun problema e li eseguirono sicure e senza problemi, finendo prima di tutti gli altri.
Dopo cena, gli studenti tornarono in fretta nelle sale comuni, non per rilassarsi, ma per ripassare Cura delle Creature Magiche, Pozioni e Astronomia.
La mattina dopo, Hagrid assistette all'esame di Cura delle Creature Magiche con aria davvero molto preoccupata; sembrava che pensasse ad altro. Aveva preparato una grossa vasca di Vermicoli per la classe, e disse loro che per passare la prova il loro Vermicolo doveva essere ancora vivo di lì a un'ora. Dal momento che i Vermicoli prosperavano se lasciati a se stessi, fu l'esame più facile che avessero mai sostenuto, e in più diede a Harry, Jamie, Ron e Hermione la possibilità di parlare con Hagrid.
«Becco è un po' giù» disse Hagrid, chinandosi con la scusa di controllare che il Vermicolo di Harry fosse ancora vivo. «È stato rinchiuso per troppo tempo. Comunque sapremo dopodomani. In un modo o nell'altro...»
Quel pomeriggio ci fu l'esame di Pozioni e Jamie non si era mai sentita più rilassata, altri erano attanagliati dal panico, come Neville, per lei non fu nulla di più che una semplice prova.
Non era la prima volta che lavorava a un Intruglio Confondente e i passaggi li conosceva quasi a memoria.
Nell’ultimo passaggio la pozione si addensò perfettamente. Piton si avvicinò al suo calderone e guardò la pozione con aria contrariata, scoccandole uno sguardo cattivo. Si fermò da lei soltanto per un secondo e Jamie capì di aver strappato un eccezionale e aver inflitto un colpo all’orgoglio di Piton.
Poi a mezzanotte fu la volta di Astronomia, sulla torre più alta; il mercoledì mattina toccò a Storia della Magia, e Harry e Jamie nei loro temi scrissero tutto quello che Florian Fortebraccio aveva raccontato loro sulla caccia alle streghe nel Medioevo, desiderando ardentemente uno dei gelati alla ciocconocciola di Fortebraccio, visto il caldo soffocante.
Il mercoledì pomeriggio ci fu Erbologia, alle serre, sotto un sole cocente; poi tutti di nuovo in sala comune, col collo e la schiena scottati, a desiderare che fosse già il giorno dopo alla stessa ora, quando sarebbe stato tutto finito.
Il penultimo esame, il giovedì mattina, fu Difesa contro le Arti Oscure. Il professor Lupin aveva architettato la prova più insolita che avessero mai affrontato: una sorta di corsa a ostacoli all'aperto, in cui dovevano attraversare una piccola vasca che conteneva un Avvincino, superare una serie di buche piene di Berretti Rossi, farsi strada lungo un sentiero nella palude ignorando i consigli maliziosi di un Marciotto e infine arrampicarsi dentro un vecchio tronco e combattere contro un Molliccio.
«Ottimo, Jamie», mormorò Lupin, avvicinandosi al tronco, mentre lei usciva «Punteggio pieno»,
Jamie non rispose, alzò gli occhi al cielo e si allontanò. Raggiunse Harry che aveva già completato la prova e l’aveva superata egregiamente e rimasero nei paraggi per vedere come se la cavavano Ron e Hermione.
Ron andò molto bene finché non arrivò al Marciotto, che riuscì a confonderlo e a farlo sprofondare fino alla vita nell'acquitrino. Hermione fece tutto alla perfezione finché non fu arrivata al tronco con il Molliccio dentro. Dopo un minuto, sbucò fuori urlando.
«Hermione» disse il professor Lupin, allarmato. «Che cosa succede?»
«La p- p- professoressa McGranitt» esclamò Hermione senza fiato, indicando il tronco. «Di- dice che sono stata bocciata in tutte le materie»
Ci volle un po' per calmare sia Hermione che Jamie: la prima in preda allo shock e la seconda scossa da un attacco di risa incontrollate come se fosse sotto l’effetto di un forte incantesimo Rallegrante. Quando alla fine ebbero ripreso il controllo di sé stesse, loro, Harry e Ron tornarono al castello. Ron e Jamie avevano ancora una certa voglia di ridere del Molliccio di Hermione, ma la lite fu sviata alla vista di ciò che li attendeva in cima alle scale.
Cornelius Caramell, lievemente accaldato nel suo mantello gessato, era lì in piedi che guardava verso il parco. Alla vista di Harry e Jamie esclamò: «Buongiorno ragazzi. Avete appena sostenuto un esame, suppongo. Avete quasi finito?»
«Sì» rispose Harry. Jamie osservò il Ministro, preoccupata. Avevano forse delle novità su Sirius Black?
 Hermione e Ron, che non avevano mai rivolto la parola al Ministro della Magia, indugiarono imbarazzati alle loro spalle.
«Bella giornata» disse Caramell, gettando un'occhiata al lago. «Che peccato, che peccato». Sospirò profondamente e guardò di nuovo Harry e Jamie. «Sono qui per una missione sgradevole. Il Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose ha richiesto un testimone per l'esecuzione di un Ippogrifo rabbioso. E siccome dovevo già venire a Hogwarts per verificare come vanno le cose con Black, hanno mandato me».
«Vuol dire che c'è già stato l'appello?» lo interruppe Ron facendo un passo avanti.
«No, no, è fissato per oggi pomeriggio» disse Caramell guardando Ron con curiosità.
«Allora può darsi che lei non debba assistere a nessuna esecuzione» disse Ron ostinato. «L'Ippogrifo potrebbe anche cavarsela»
Prima che Caramell potesse rispondere, due maghi uscirono dal castello e lo raggiunsero. Uno era così vecchio che sembrava avvizzire davanti a loro; l'altro era alto e robusto, con sottili baffi neri.
Il primo mago strizzò gli occhi verso la capanna di Hagrid e disse con voce acuta: «Cielo, sono troppo vecchio per queste cose. È  alle due, vero, Caramell?»
Il mago coi baffi neri stava sfiorando qualcosa che gli pendeva dalla cintura; Jamie guardò meglio e vide che faceva scorrere il grosso pollice sulla lama di un'ascia lucente, lo squadrò in malo modo. Non le piaceva per niente.
Ron aprì la bocca per dire qualcosa, ma Hermione gli diede una gomitata e fece un cenno verso la Sala d'Ingresso, trascinando anche Jamie, il cui sguardo indugiava dal boia alla capanna di Hagrid
«Perché mi hai interrotto?» disse Ron furioso mentre entravano nella Sala Grande per il pranzo. «Li hai visti? Hanno già l'ascia pronta. Questa non è giustizia»
«Ron, tuo padre lavora per il Ministero, non puoi rivolgerti con quel tono al suo capo» disse Hermione, ma anche lei era sconvolta. «Se questa volta Hagrid si controlla e discute il caso come si deve, non possono giustiziare Fierobecco»
Harry incrociò lo sguardo di Jamie e scosse la testa, sapevano entrambi che Hermione non credeva veramente a quello che diceva.
Tutto attorno a loro, i ragazzi parlavano animatamente, aspettando allegramente la fine degli esami quel pomeriggio; ma Harry, Jamie, Ron e Hermione, preoccupati per Hagrid e Fierobecco, non li imitarono.
Jamie aveva già concluso gli esami, mentre Harry e Ron avevano Divinazione e Hermione Babbanologia.
Jamie non li accompagnò e nemmeno salì in Sala Comune. L’appello di Fierobecco sarebbe cominciato a momenti e non voleva perderselo.
Corse giù per le scale, fino alla capanna di Hagrid, Fierobecco, legato nell’orto delle zucche, raspò il terreno e allungò la testa verso di lei emettendo un verso acuto, simile a quello dell’aquila.
Jamie gli fece segno di tacere e sbirciò dentro la finestra, Hagrid era seduto al tavolo e di fronte a lui c’erano Caramell e il vecchio signore che avevano incontrato prima. Si allontanò dalla finestra, non voleva certo essere beccata a spiare dal ministro della magia in persona.
Si abbassò per non essere vista e cominciò a tornare verso Fierobecco, camminando rasente al muro della capanna. I cardini arrugginiti della porta posteriore cigolarono due volte e qualche secondo dopo l’uomo dai baffi neri e l’ascia si diresse verso l’orto di zucche.
Jamie puntò un piede indignata e di gran passo raggiunse Fierobecco che era ben contento di ricevere attenzioni e si lasciò coccolare, docile. Jamie poi si voltò verso il boia che si era fermato a metà strada quando l’aveva vista e ora la stava osservando con un espressione di leggera soprpresa negli occhi.
«Cosa ci fai qui ragazzina?», aveva una voce bassa e rude.
Jamie fece un passo verso di lui, mettendosi davanti a Fierobecco «Lei cosa fa qui, piuttosto. L’appello non è ancora finito»
Il boia ghignò e si lisciò un baffo. Guardò i primi alberi della foresta proibita «è solo una formalità» lo disse a bassa voce, ma Jamie lo sentì ugualmente. Strinse i pugni e scoccò un’ occhiata furente verso quell’uomo «Non è una formalità. E questo Ippogrifo non è ancora condannato»
Fierobecco tirò la catena e si sporse sopra di lei, schioccò minaccioso il becco, raspò il terreno con gli artigli e emise un verso perforante di minaccia. Il boia rise e ritornò sui suoi passi. La porta della capanna cigolò di nuovo.
 
Dopo l’appello, Jamie tornò in Sala Comune. Era frustrata, doveva parlare con gli altri.
Dovevano trovare una soluzione.
Quando vide le facce di Harry, Ron e Hermione, seppe che il biglietto di Hagrid era arrivato.
«Lo avete saputo?»
I tre annuirono «Dobbiamo andare» disse subito Harry. «Non può stare là seduto da solo ad aspettare il boia»
«Al tramonto, però» disse Ron, che guardava nel vuoto fuori dalla finestra. «Non ci daranno mai il permesso, specialmente a voi due» disse a Harry e Jamie
Harry si prese la testa tra le mani, riflettendo «Se solo avessimo il Mantello dell'Invisibilità»
«Dov'è?» chiese Hermione.
Harry le disse di averlo lasciato nel passaggio sotto la strega orba «Se Piton ci trova un'altra volta da quelle parti, finiamo nei guai, e sul serio» concluse.
«È vero» disse Hermione alzandosi. «Se vede voi, come si fa ad aprire la gobba della strega?»
«Devi darle un colpo di bacchetta e dire Dissendium» rispose Harry. «Ma-»
Hermione non attese il resto della frase; attraversò la stanza, aprì con una spinta il ritratto della Signora Grassa e sparì dalla loro vista.
«Non sarà andata a prenderlo» disse Ron attonito.
Jamie alzò le spalle e sorrise, sentì un colpetto sulla spalla e vide Harry andare alla finestra. Si alzò dal divano e andò da lui.
Harry si girò verso di lei «La Cooman, all’esame, mi ha detto che Voldemort sarebbe tornato»
Jamie lo guardò scettica «Harry, quella donna non-»
«Stavolta era diverso, era tipo in trance e non se lo ricordava dopo»
Jamie lo guardò per qualche istante «Cosa ti ha detto esattamente?»
«“Il servo dopo dodici anni di catene scapperà stanotte e si riunirà al padrone. Il signore oscuro risorgerà con l’aiuto del servo”. Qualcosa del genere. Credo si riferisse a Sirius Black»
Jamie abbassò la testa e poi guardò verso il suo dormitorio «Va bene, domani possiamo andare a informare Silente se credi che-»
«Ma ha detto che Sirius Black-»
«Non sappiamo se è ancora a Hogwarts, Harry. E dobbiamo risolvere il problema di Hagrid. Ha bisogno di noi»
«Non voglio che Black la faccia franca»
«Io neanche, ma non possiamo fare niente al momento. Vado un attimo nel Dormitorio»
Jamie salì le scale e chiuse la porta dietro di sé. Il miagolio di Grattastinchi la accolse, il gatto era accoccolato sul letto di Hermione e la fissava. Moccì invece, era arrampicato sulla colonna del baldacchino, vicino a Grattastinchi e dormiva beato.
La cosa non dispiacque molto a Jamie, non aveva tempo per parlare e il camaleonte era alquanto logorroico a volte. Andò al suo letto e ci salì, gattonò fino al cuscino, lo alzò e tirò fuori le due pergamene bianche.
Fece apparire le scritte e le guardò, Grattastinchi si intrufolò sotto al suo braccio, gli occhi gialli puntati sui foglio. Jamie sorrise «Che c’è, sai leggere, gatto?»
Jamie osservò il nome di Minus. Se era davvero lui il servo, doveva assolutamente trovarlo prima di mezzanotte, ma ancora non sapeva come si nascondeva.
La porta del dormitorio si aprì e Jamie fece sparire le scritte «Jamie, scendiamo a cena? Dobbiamo fare in fretta. Ho recuperato il mantello»
Jamie annuì e la seguì di sotto, Grattastinchi sgattaiolò fuori, insinuandosi tra le sue gambe prima che chiudesse la porta.
«Hermione, non so che cosa ti prende ultimamente» disse Ron sbalordito. «Prima picchi Malfoy, poi pianti la lezione della Cooman»
Hermione parve piuttosto lusingata.
 
Scesero a cena con tutti gli altri, ma alla fine non tornarono alla Torre di Grifondoro. Harry aveva nascosto il Mantello sotto i vestiti; doveva tenere le braccia incrociate per nascondere il rigonfio. S'infilarono in una stanza vuota accanto alla Sala d'Ingresso, in ascolto, finché non furono certi che fosse deserta. Sentirono ancora qualcuno attraversare l'ingresso di corsa, e una porta che sbatteva. Hermione fece capolino dalla porta.
«Ok» sussurrò, «non c'è nessuno. Il Mantello, presto»
Camminando molto vicini in modo che nessuno li vedesse e con i piedi che ogni tanto spuntavano fuori, attraversarono l'ingresso in punta di piedi, coperti dal Mantello, poi scesero i gradini di pietra fino al prato. Il sole già calava dietro la foresta proibita, spruzzando d'oro le cime degli alberi.
Raggiunsero la capanna di Hagrid e bussarono. Il guardiacaccia ci mise un po' a rispondere, e quando lo fece, si guardò intorno in cerca del visitatore, pallido e tremante.
«Siamo noi» sibilò Harry. «Abbiamo addosso il Mantello dell'Invisibilità. Facci entrare, così possiamo levarcelo».
«Non dovevate venire» mormorò Hagrid, ma fece un passo indietro e i quattro entrarono. Hagrid chiuse in fretta la porta e Harry sfilò il Mantello.
Hagrid non piangeva né si gettò al collo di nessuno. Sembrava che non sapesse dove si trovava o che cosa doveva fare. Una disperazione, la sua, che era peggio delle lacrime.
«Volete del tè?» disse. Le sue manone tremarono afferrando il bollitore.
«Dov'è Fierobecco, Hagrid?» chiese Hermione esitante.
«Io... l'ho portato fuori» rispose Hagrid, versando un po' di latte sul tavolo mentre riempiva il bricco. «È legato nell'orto delle zucche. Ho pensato che doveva vedere gli alberi e... e respirare l'aria buona... prima di...»
La mano di Hagrid tremava cosi forte che il bricco del latte gli scivolò tra le dita e finì in mille pezzi.
«Ci penso io, Hagrid» disse rapida Hermione, affrettandosi a ripulire.
«Ce n'è un altro nella credenza» disse Hagrid sedendosi e asciugandosi la fronte sulla manica. Harry guardò Ron, che gli restituì lo sguardo, desolato. Jamie posò entrambe le mani sul braccio del Guardiacaccia
«Non c'è niente che si possa fare, Hagrid?» chiese Harry risoluto, prendendo posto accanto a lui. «Silente»
«Ci ha provato» disse Hagrid. «Non ha il potere, lui, di annullare quello che decide il Comitato. L'ha detto, a loro, che Fierobecco è a posto, ma hanno paura. Lo sapete com'è Lucius Malfoy,li ha minacciati, credo io. E il boia, Macnair, è un vecchio amico di Malfoy, ma farà in fretta. E io gli starò vicino»
«Ah, ecco perché era così viscido» sbottò Jamie stringendo di più per quanto poteva il braccio di Hagrid «Non posso credere che alla fine lo facciano davvero. È» strinse le labbra e delle lacrime presero a scendere lungo le guancie. Passò la mano con un gesto deciso e le asciugò.
Hagrid deglutì. I suoi occhi sfrecciavano da una parte all'altra della capanna, in cerca di un briciolo di speranza e di conforto. «Silente verrà quando... quando succede. Mi ha scritto questa mattina. Dice che vuole...vuole stare con me. Grand'uomo, Silente. E tu sei andata a salutarlo a Fierobecco» disse a Jamie, «Gli avrà fatto piacere» lei annuì e tirò su col naso.
Hermione stava cercando nella credenza di Hagrid e si lasciò sfuggire un piccolo singhiozzo soffocato. Si alzò con l'altro bricco in mano, lottando per trattenere le lacrime. «Anche noi resteremo con te, Hagrid» esclamò, ma Hagrid scosse il testone arruffato.
«Voi dovete tornare al castello. Ve l'avevo detto, non voglio che voi vedete. E non dovevate essere qui comunque. Se Caramell e Silente vi trovano fuori senza permesso, a voi due poi, sono guai grossi».
Lacrime silenziose solcavano ora il viso di Hermione, che cercò di non farsi vedere da Hagrid dandosi da fare per preparare il tè. Poi, mentre prendeva la bottiglia del latte per versarne un po' nel bricco, si lasciò sfuggire uno strillo. «Ron. Io... non posso crederci... è Crosta»
Ron la guardò a bocca aperta «Ma che cosa stai dicendo?», Jamie per poco non cadde dalla sedia.
Hermione posò il bricco sul tavolo e lo rovesciò. Con uno squittio disperato, agitando freneticamente le zampe nel tentativo di tornare dentro, il topo Crosta scivolò sul tavolo. Jamie si allontanò dal tavolo con uno scatto e andò a sbattere contro un mobile «Ma è vivo, allora» la sua espressione era attonita e fissava il topo, la bocca aperta, sconcertata.
«Crosta» esclamò Ron esterrefatto. «Crosta, che cosa ci fai qui?» Afferrò il topo che si contorceva tutto e lo sollevò. Crosta aveva un aspetto orribile. Era più magro che mai, grosse chiazze di pelo erano cadute lasciando ampie macchie rosate, e si contorceva tra le mani di Ron, cercando disperatamente di liberarsi.
Jamie si portò una mano alla bocca e scosse la testa «Ma non posso crederci» sbottò risentita
«Va tutto bene, Crosta» disse Ron. «Niente gatti. Nessuno ti farà del male»
Jamie indurì lo sguardo e si spostò alle spalle di Harry che la guardò perplesso «Ti fa così effetto?» le chiese.
Jamie abbassò lo sguardo su di lui, non si era accorta di avere la bocca piegata in una smorfia disgustata. Annuì e deglutì poggiando le mani sullo schienale della sedia di Harry. Gli occhi fissi su Crosta che ancora si divincolava dalle mani di Ron «Si nascondeva» borbottò a bassa voce, come se il topo le avesse recato un offesa.
Hagrid si alzò di scatto, gli occhi puntati alla finestra. Il suo viso di solito rubicondo era diventato color pergamena «Arrivano»
Harry, Jamie, Ron e Hermione si voltarono di scatto. Un gruppo di uomini scendeva i gradini del castello. Davanti c'era Albus Silente, la barba d'argento che scintillava nel sole morente. Vicino a lui trotterellava Cornelius Caramell. Li seguivano il vecchio, fragile membro del Comitato e il boia, Macnair.
«Dovete andare» disse Hagrid. Tremava tutto. «Non devono trovarvi qui... andate, adesso...»
Ron s'infilò Crosta in tasca e Hermione prese il Mantello.
«Vi faccio uscire dalla porta dietro» disse Hagrid.
Lo seguirono fino all'ingresso sul retro.
Jamie scura in volto, li seguì e sussultò quando rivide Fierobecco legato nell’orto delle zucche. L’Ippogrifo sembrava aver capito che stava per succedere qualcosa. Voltò la testa affilata da una parte e dall'altra e raspò il terreno nervosamente. Jamie fece per avvicinarsi a lui, ma poi si voltò e incontrò lo sguardo di Ron, che ricambiò, rattristato.
«Va tutto bene, Becco» disse Hagrid dolcemente. «Tutto bene» Si voltò verso Harry e gli altri. «Andate» disse. «Andate».
Ma i quattro non si mossero.
«Hagrid, non possiamo...»
«Diremo loro che cosa è successo veramente...»
«Non possono ucciderlo...»
Jamie rimase in silenzio, le braccia strette al petto, guardava Fierobecco, le lacrime avevano ripreso a scendere.
«Andate» esclamò Hagrid deciso. «È già abbastanza brutto senza che finite tutti nei guai»
Non avevano scelta. Mentre Hermione gettava il Mantello sopra Harry, Jamie e Ron, sentirono delle voci davanti alla capanna. Hagrid guardò il punto in cui erano appena spariti «Andate, svelti» disse con voce roca. «Non dovete sentire» E tornò dentro la capanna mentre qualcuno bussava alla porta davanti.
Lentamente, in una sorta di orribile trance, Harry, Jamie, Ron e Hermione fecero in silenzio il giro della casa di Hagrid. Quando giunsero dall'altra parte, la porta davanti si chiuse con un colpo secco.
«Vi prego, muoviamoci» sussurrò Hermione. «Non lo sopporto, non ce la faccio»
Presero a risalire il prato verso il castello.
Ora il sole calava rapido; il cielo era diventato di un grigio chiaro striato di viola, ma verso ovest c'era un bagliore rosso rubino.
Ron si fermò di colpo.
«Oh, ti prego, Ron» esordì Hermione.
«È Crosta. Non vuole» acchiappò il topo per la collottola «Stare tranquillo...»
«Non farlo scappare» disse Jamie piano, da sotto il braccio di Harry.
Ron si chinò, cercando di trattenere Crosta dentro la tasca, ma il topo era fuori di sé; squittiva come un pazzo, si agitava e si divincolava, cercando di affondare i denti nella mano di Ron. «Crosta, sono io, stupido. Sono Ron» sibilò.
Sentirono una porta aprirsi alle loro spalle e il suono di alcune voci maschili.
«Oh, Ron, muoviamoci, ti prego, stanno per farlo» sussurrò Hermione.
«Ok. Crosta, stai buono»
Proseguirono; Jamie, come Hermione, cercò di non prestare orecchio alle voci alle loro spalle. Ron si fermò di nuovo «Non riesco a tenerlo fermo. Crosta, stai zitto o ci sentiranno»
Il topo squittiva selvaggiamente, ma non abbastanza forte da coprire i rumori che arrivavano dal giardino di Hagrid. Si udì un intreccio indistinto di voci maschili, poi venne il silenzio e poi, senza preavviso, l'inconfondibile sibilo di un'ascia, seguito da un tonfo. Jamie strinse la maglia di Harry e soffocò un singhiozzo.
Hermione barcollò «L'hanno fatto» sussurrò «Io non ci posso credere. L'hanno fatto»



Tana del Camaleonte:

Non la dovrei chiamare così, visto che Moccì, non è apparso in questo capitolo, ma vi prometto che si rifarà.
Allora, come vedete, Jamie (tanto per cambiare) si è scontrata con Lupin, ma in compenso ha scoperto l'identità dei Malandrini, con il piccolo contributo di Piton. Si è anche avvicinata alla verità su Sirius Black e ancora una volta ha richiesto l'aiuto di Gabriel.
Come vedete, presto saranno alla resa dei conti.
Non perdetevela, e nel frattempo se passate lasciate un commentino ;)

E per oggi è tu- è tu- è tutto gente! 


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Capitolo 24
*** In cui si scopre la verità sul fantasma della Stamberga Strillante ***


Buon Halloween a tutti,

pronti per la notte delle streghe? :)

Ringrazio come sempre chi segue e legge questa storia e un grazie speciale a vale1991, jarmione, millyray e glee_  per le loro stupenderrime recensioni.

Ecco qui come promesso il nuovo capitolo.

Finalmente la resa dei conti....

Buona lettura.






Jamie si premette la mano sulla bocca per evitare di urlare. Tutti e tre rimasero lì, paralizzati dall'orrore, sotto il Mantello dell'Invisibilità. I raggi del sole che tramontava gettavano una luce insanguinata sui prati coperti di lunghe ombre. Poi udirono alle loro spalle un ululato selvaggio. «Hagrid» mormorò Harry. Senza riflettere, fece per voltarsi, ma Ron lo afferrò per le braccia.
«Non possiamo» disse Ron, bianco come un cencio. «Finirà in un altro guaio se scoprono che siamo andati a trovarlo...»
Il respiro di Hermione era breve e irregolare «Come hanno potuto?» disse con voce soffocata. «Come hanno potuto
«Mostri» mormorò Jamie, gli occhi pieni di lacrime.
«Andiamo» disse Ron battendo i denti. Jamie gli lanciò un’occhiata e annuì.
Ripartirono alla volta del castello, avanzando piano per rimanere nascosti sotto il Mantello. Il sole non era ancora tramontato, ma la luce calava in fretta.
«Crosta, stai fermo» sibilò Ron, premendosi la mano sul petto. Il topo si divincolava come un pazzo.
«Ron, seriamente. Tienilo» sibilò Jamie a denti stretti
 Ron si fermò di colpo e cercò di infilare Crosta più a fondo dentro la tasca. «Si può sapere che cos'hai, stupido topo?»
«Stai fermo. Ahia! Mi ha morso»
«Ron, stai zitto!» sussurrò in fretta Hermione. «Caramell sarà qui tra un minuto».
«Non vuole stare tranquillo»
Jamie estrasse la bacchetta «Lo immobilizzo?»
Crosta era chiaramente terrorizzato. Si agitava con tutte le forze, cercando di liberarsi dalla stretta di Ron. «Che cos'ha?»
Harry aveva appena visto Grattastinchi che scivolava verso di loro, il corpo appiattito, i grandi occhi gialli che scintillavano inquietanti nell'oscurità. Non seppe dire se li vedesse o se stesse seguendo gli squittii di Crosta. Jamie sgranò gli occhi alla vista del gatto.
«Grattastinchi» gemette Hermione. «No, vai via, Grattastinchi. Vai via.»
Ma il gatto si avvicinava
«Crosta» Ron tentò di portare Crosta dentro la tasca «No»
Troppo tardi. Il topo scivolò tra le dita di Ron che cercava di trattenerlo, cadde a terra e fuggì. In un balzo, Grattastinchi scattò alle sue calcagna, e prima che Harry, Jamie o Hermione potessero impedirglielo, Ron si tolse il Mantello dell'Invisibilità e sparì nell'oscurità.
Jamie scivolò sotto il braccio di Harry e corse dietro a Ron.
«Ron» gemette Hermione «Jamie»
Lei e Harry si scambiarono un'occhiata. Era impossibile correre sotto il Mantello, così uscirono allo scoperto e si gettarono all'inseguimento di Ron e Jamie: sentivano i passi risuonare davanti a loro, e le grida di Ron contro Grattastinchi. «Vai via... vai via... Crosta, vieni qui...»
Si udì un colpo secco.
«Preso! Vattene via, gattaccio puzzolente...»
Harry e Hermione quasi inciamparono addosso a Jamie che, ferma dietro a Ron, lo guardava rimettere Crosta al sicuro. Ron, era per terra, lungo disteso e teneva le mani strette sul rigonfiamento tremante.
«Ron, dài... torna sotto il Mantello» ansimò Hermione. «Silente, il Ministro... usciranno tra un attimo»
Ma prima che riuscissero a ricoprirsi, prima ancora che potessero riprendere fiato, sentirono i tonfi soffocati di zampe giganti. Qualcosa avanzava a balzi verso di loro: un enorme cane nero come la pece, con gli occhi chiari. Jamie si scostò di lato «Tartufo» mormorò, la mano nella tasca dove teneva la bacchetta.
Il cane fece un enorme balzo e posò le zampe sul petto di Harry che cadde all’indietro.
Jamie corse verso Harry per aiutarlo. Il cane che era rotolato poco più in là, si era rialzato e ringhiava, pronto per un nuovo attacco. Ron era in piedi, pronto.
Harry si attaccò al braccio di Jamie e la spinse via quando vide il cane correre verso di loro. Jamie cadde a terra «Harry».
Il cane urtò Harry col fianco e lo scansò, le mascelle si chiusero sul braccio teso di Ron.
Jamie sgranò gli occhi e abbassò la testa «Di nuovo», sentì una forte presa al braccio. Hermione l’aveva afferrata con tutte e due le mani. L’aiutò ad alzarsi e la trascinò diversi passi indietro «Siamo vicino al Platano Picchiatore»
Videro un ramo colpire Harry sulla fronte. Poco dopo, Jamie avvertì un forte dolore alla schiena e si ritrovò con la faccia sul prato insieme a Hermione.
Sputò alcuni fili d’erba e riprese fiato, provò ad alzarsi, sentì una fitta al fianco destro e alla schiena. Ron urlava.
Portò una mano vicino al rene destro, sentì la pelle nuda e qualcosa di bagnato. Era sangue.
Prese la mano di Hermione e si alzarono. «Ron», Hermione strinse la mano di Jamie.
Jamie guardò nel vuoto «Il cane lo ha preso» disse con tono assente.
Un suono secco spezzò l’aria, le urla di Ron cessarono.
 Si avvicinarono ad Harry. Dovevano seguire quel cane.
«Harry,dobbiamo andare a chiedere aiuto» ansimò Hermione; sanguinava anche lei: il Platano le aveva ferito la spalla.
«No! Quella cosa è grande abbastanza da divorarlo, non abbiamo tempo» la  luce proveniente dalla bacchetta illuminava l’albero.
Hermione illuminò i dintorni con la bacchetta «Non ce la faremo mai se qualcuno non ci aiuta»
Un altro ramo scattò contro di loro, i ramoscelli contratti come nocche.
«Harry ha ragione. Dobbiamo seguirlo» disse Jamie, una scintilla di determinazione negli occhi. «Lumos» la punta della bacchetta si illuminò come una torcia.
«Se può entrare quel cane, possiamo anche noi» disse Harry col fiato grosso, correndo di qua e di là nel tentativo di aprirsi la strada fra i perfidi rami sibilanti, ma non era possibile avvicinarsi alle radici senza finire a tiro dell'albero.
Jamie lasciò la mano di Hermione e si guardò intorno «Gatto», lo vide accucciato dietro di loro, gli occhi gialli la fissavano.
Grattastinchi balzò in avanti. Strisciò come un serpente tra i rami agitati e appoggiò le zampe anteriori sopra un nodo nel tronco.
All'improvviso l'albero cessò di muoversi, come se fosse stato trasformato in marmo. Non si mosse più una foglia.
«Grattastinchi» sussurrò Hermione incerta. Poi strinse forte il braccio di Harry, tanto da fargli male. «Come faceva a sapere?»
«È amico di quel cane» disse Harry incupito. «Li ho visti insieme. Venite. E tenete pronta la bacchetta»
In un attimo raggiunsero il tronco, ma prima di arrivare alla fessura nelle radici, Grattastinchi li precedette scivolando all'interno con un guizzo della coda cespugliosa.
«Andiamo» Harry lo seguì ed entrò per primo nel passaggio. Jamie gli andò dietro, avanzò a quattro zampe e scivolò giù per una china di terra fino al fondo di un tunnel molto basso. La schiena di Harry gli copriva la visuale, ma era certa che il gatto fosse davanti a loro ad aspettarli.
Un attimo dopo, Hermione strisciò al suo fianco. «Dov'è Ron?» sussurrò con voce terrorizzata.
«Da questa parte» disse Harry, avanzando dietro Grattastinchi, con la schiena curva.
«Dove finisce questo tunnel?» chiese Hermione senza fiato, seguendoli.
«Non lo so. È segnato sulla Mappa del Malandrino ma Fred e George dicono che non l'ha mai usato nessuno. Finisce fuori dai confini della mappa, ma sembrava che portasse a Hogsmeade» disse Jamie. Ecco come Black, faceva ad entrare e uscire da Hogwarts senza mai farsi notare. Il Tunnel doveva sbucare da qualche parte nel villaggio.
Avanzavano più velocemente possibile, quasi piegati in due; davanti a loro, la coda di Grattastinchi spariva e riappariva. La galleria proseguiva, sembrava lunga almeno come quella per Mielandia.
Jamie tentò di calmare il respiro, non era più molto certa di quello che avrebbe fatto. Sentì la mano di Harry cercarla, la afferrò e la strinse forte.
Il cane aveva preso Ron, non Harry.
Doveva solo calmarsi.
Sarebbe andato tutto bene.
Il tunnel prese a salire; poco dopo curvò, e Grattastinchi sparì.
Harry vide una macchia di luce fioca che penetrava da una piccola apertura e fece segno a Jamie e a Hermione. Si fermarono, ripresero fiato e si sporsero a guardare. Alzarono la bacchetta per vedere che cosa li attendeva.
Era una stanza, una stanza molto polverosa e disordinata. La carta da parati si scollava dai muri; il pavimento era tutto macchiato; ogni mobile era rotto come se qualcuno lo avesse preso a randellate. Le finestre erano chiuse da tavole inchiodate. Harry si voltò verso Jamie e a voce appena udibile disse: «Vado avanti io, chiaro?», dal tono, più che una domanda era un ordine. Le mise una mano sulla spalla e la guardò negli occhi, serio come non mai.
 «Ti copro le spalle» acconsentì Jamie, ben sapendo che non si sarebbero mossi di lì, se Harry non l’avesse saputa al sicuro (nonostante la situazione) dietro di lui. Harry guardò Hermione, che aveva l’aria molto spaventata, e anche lei annuì piano.
Harry si spinse fuori dall'apertura e si guardò attorno. La stanza era deserta, ma c'era una porta aperta alla loro destra, che conduceva in un'anticamera buia. Harry prese il braccio di Jamie e Hermione afferrò quello di Harry, guardando le finestre sbarrate con occhi sgranati «Ragazzi» sussurrò «Credo che siamo nella Stamberga Strillante»
Jamie annuì e Harry indicò una sedia, che era stata distrutta: grossi pezzi erano saltati via e una gamba era stata strappata «Non sono stati i fantasmi» disse lentamente
In quel momento sentirono uno scricchiolio sopra le loro teste. Qualcosa si era mosso al piano di sopra. Fissarono il soffitto «Sono di sopra» Jamie mosse appena le labbra.
Più silenziosamente possibile, avanzarono nell'anticamera e presero a salire la scala che andava in pezzi. Tutto era ricoperto da uno spesso strato di polvere tranne il pavimento, dove una larga striscia lucida indicava che qualcosa era stato trascinato di sopra.
Raggiunsero il pianerottolo buio.
«Nox» sussurrarono insieme, e le luci sulla punta delle bacchette si spensero. C'era solo una porta non sigillata, era appena accostata. Mentre la raggiungevano furtivi, avvertirono dei movimenti dall'altra parte; un sordo gemito, e poi un intenso ronzio di fusa.
Harry incrociò gli occhi di Jamie e con la mano fece cenno a lei e a Hermione di stare indietro.
Con la bacchetta ben stretta in mano e tesa davanti a sé, Harry sferrò un calcio alla porta e la spalancò.
Su uno splendido letto a baldacchino con le cortine polverose era disteso Grattastinchi. Alla loro vista le fusa si fecero più intense. Sul pavimento c'era Ron, che si teneva la gamba, piegata con una strana angolatura.
Jamie superò Harry e corse da Ron, subito seguita da lui e Hermione.
«Ron, stai bene?» Hermione osservava la gamba con sguardo ansioso.
Jamie mise la mano sulla spalla di Ron «Crosta è con te?»
Harry la guardò stranito, poi si rivolse a Ron «Dov’è il cane?»
«Non è un cane» gemette Ron, digrignando i denti per il dolore. «Harry, è una trappola»
«Che cosa-»
«È lui il cane, è un Animagus» Ron guardò un punto oltre la spalla di Harry.
Jamie alzò lo sguardo da Ron e Harry si voltò. Con un tonfo, l'uomo nell'ombra chiuse la porta.
Una massa di sudici capelli aggrovigliati gli scendeva fino alle spalle. Se non avesse avuto quegli occhi brillanti dentro le orbite cupe e infossate, avrebbe potuto essere un cadavere. La pelle cerea era così tirata sulle ossa del viso che questo sembrava un teschio. I denti gialli erano scoperti in un ghigno. Era Sirius Black.
Jamie soffocò un gemito e fece un piccolo passo indietro scontrandosi col legno del letto.
«Expelliarmus!» gracchiò Black, puntando contro di loro la bacchetta di Ron.
Le bacchette di Harry, Jamie e Hermione balzarono via dalle mani, in alto, e Black le afferrò. Poi si avvicinò di un passo. Gli occhi andavano da Harry a Jamie.
«Ero sicuro che sareste venuti ad aiutare il vostro amico» disse rauco. La sua voce aveva l’aria di non essere usata da un pezzo. «Vostro padre avrebbe fatto lo stesso per me. Siete stati coraggiosi a non andare a chiamare un insegnante. Ve ne sono grato, questo renderà le cose molto più semplici»
Jamie rabbrividì senza volere, vide Harry avanzare verso Black. Sgranò gli occhi, passandoli per un istante su Black e afferrò Harry da dietro per la maglia «Fermo, Harry. Fermo»
 Ron e Hermione lo avevano preso per le braccia. «No, Harry!» ansimò Hermione con un sussurro agghiacciato; Ron invece, che si era rialzato a fatica, si spostò davanti a Jamie e si rivolse a Black.
«Se vuoi uccidere Harry e Jamie dovrai uccidere anche noi» disse con fierezza, benché lo sforzo di reggersi in piedi lo rendesse sempre più pallido, e oscillando leggermente. Jamie si portò di fianco a lui e gli fece mettere un braccio intorno alle spalle, anche se stava scostata col corpo.
Qualcosa lampeggiò negli occhi cupi di Black «Stenditi» disse piano a Ron. «Hai la gamba rotta».
«Mi hai sentito?» disse Ron debolmente, aggrappandosi a fatica anche a Harry per non cadere. «Dovrai ucciderci tutti e tre»
«Qui morirà una sola persona questa notte» disse Black, e il suo ghigno si allargò.
Harry mollò Ron e fece un altro passo avanti, trascinandosi dietro Hermione che ancora gli teneva il braccio «Perché?» esplose, cercando di liberarsi dalla presa di Hermione. «L'ultima volta non ci hai badato, vero? Non ti è importato niente di uccidere tutti quei Babbani per arrivare a Minus. Che cosa succede, Azkaban ti ha rammollito?»
«Harry» protestò Hermione. «Stai zitto»
«Ha ucciso mia madre e mio padre» urlò «Non farà lo stesso con Jamie»
«Harry» lo chiamò Jamie supplichevole, ancora stava sostenendo Ron.
Harry si liberò dalla presa di Hermione e balzò su Sirius Black che non alzò le bacchette in tempo.
Una delle mani di Harry si strinse attorno al suo polso ossuto, deviando le bacchette; l'altra colpì la testa di Black e caddero tutti e due all'indietro, verso il muro.
Hermione e Jamie strillarono; Ron urlò; ci fu un lampo accecante mentre le bacchette nella mano di Black sparavano in aria un getto di scintille che mancò per un soffio il viso di Harry, che con l'altra mano colpiva tutte le parti di Black che gli capitavano a tiro, ma la mano libera di Black afferrò Harry per la gola «No» ringhiò. «Ho aspettato troppo» Le dita si strinsero, gli occhiali di Harry di traverso.
Jamie si liberò dal braccio di Ron e più forte che poteva colpì Black con un calcio. Hermione fece lo stesso. Sirius Black lasciò andare Harry con un grugnito di dolore. Ron si gettò sulla mano armata di bacchette.
Jamie le vide rotolare a terra e  afferrò la sua. Si alzò e vide Grattastinchi attaccato al braccio di Harry, gli impediva di raggiungere la bacchetta.
Harry sbalzò via Grattastinchi con un calcio e prese la bacchetta. «Toglietevi di mezzo» gridò a Ron e Hermione, «Jamie, anche tu».
Jamie si scostò appena di lato, ma rimase a un metro da Black, la bacchetta in mano. Hermione, cercando di riprendere fiato, il labbro sanguinante, scattò di lato, recuperando la sua bacchetta e quella di Ron. Ron strisciò fino al letto a baldacchino, e vi si lasciò cadere, ansante, la faccia pallida ora quasi verdastra, le mani che stringevano la gamba rotta.
Jamie seguì Harry con lo sguardo «Harry, no» la voce supplichevole, ma lui non l’ascoltò e continuava ad avanzare verso l’Animagus.
Black giaceva scompostamente vicino al muro. Il suo petto si alzava e si abbassava in fretta mentre osservava Harry avvicinarsi lentamente, la bacchetta puntata dritta al suo cuore. «Vuoi uccidermi, Harry?» sussurrò.
Harry si fermò sopra Black, la bacchetta ancora contro il suo petto.
Jamie gli andò a fianco «Harry, ascolta, tu-»
 Harry protese un braccio, lo sguardo fisso su Black, e la tenne dietro di sè.
Jamie guardò Black : un livido scuro gli si stava allargando sotto l'occhio sinistro e perdeva sangue dal naso.
«Hai ucciso i nostri genitori» disse Harry con voce appena tremante, ma la mano che reggeva la bacchetta rimase immobile.
Black li guardò di sotto in su con i suoi occhi infossati. «Non lo nego» disse molto piano. «Ma se sapeste com'è andata-»
«Com'è andata?» ripeté Harry, con le orecchie che gli pulsavano furiosamente. «Tu li hai venduti a Voldemort, è tutto quello che dobbiamo sapere»
«Dovete ascoltarmi» disse Black, con una nota di urgenza nella voce. «Altrimenti lo rimpiangerete... non capite»
Jamie aveva lo sguardo fisso su Black «Harry» tirò la manica della camicia
«Capisco molte più cose di quello che credi tu» esclamò Harry, con voce più tremante che mai. «Non l'hai mai sentita, vero? Nostra madre, che cerca di impedire a Voldemort di ucciderci... e sei stato tu» lo fissò furioso «Sei stato tu»
Prima che uno dei tre potesse aggiungere altro, qualcosa di rosso sfrecciò davanti a Harry e Jamie; un attimo dopo, Grattastinchi balzò su Black e si sistemò sul suo petto. Black batté le palpebre e guardò il gatto.
«Gatto» disse Jamie un po’ sorpresa.
«Scendi» mormorò l’Animagus, cercando di spingerlo via.
Ma Grattastinchi affondò gli artigli negli abiti di Black e non si mosse. «Ma allora, tu» Jamie lasciò in sospeso la frase. Il gatto voltò il brutto muso schiacciato verso Harry e lo guardò con gli occhioni gialli. Alla loro destra, Hermione ruppe in un singhiozzo.
«Harry, vieni via» lo tirò Jamie «Ti prego» la voce rotta dal magone
Harry scrollò il braccio «Jamie, smettila di proteggere uno stupido gatto»,guardò Black e Grattastinchi, la presa sempre più salda sulla bacchetta.
«No, Harry. Aspetta» lo implorò Jamie
Harry era fermo immobile con la bacchetta alzata. Jamie si accostò all’orecchio di Harry «Ascoltami, per favore. Devi allontanarti, Harry» gli strinse il braccio « C’è qualcosa che non va in questa storia», Harry aveva lo sguardo fisso su Black. «Se lo lasci parlare forse-»
Passi attutiti echeggiarono attraverso il pavimento,qualcuno camminava al piano di sotto.
«Siamo quassù» urlò Hermione all'improvviso. «Siamo quassù. C'è Sirius Black, presto»
Jamie si voltò di scatto verso Hermione poi spostò lo sguardo sulla porta.
Black fece un gesto di sorpresa che riuscì quasi a far sloggiare Grattastinchi; Harry strinse convulsamente la bacchetta.
La porta della stanza si spalancò in una pioggia di scintille rosse e Harry si voltò mentre il professor Lupin si precipitava dentro, il viso esangue, la bacchetta levata e pronta. I suoi occhi guizzarono da Ron disteso sul letto a Hermione rannicchiata vicino alla porta a Harry, che torreggiava su Black con la bacchetta alzata, a Jamie al suo fianco attaccata al suo braccio e infine a Black, rannicchiato e sanguinante ai piedi di Harry. Jamie guardò Lupin, la fronte corrugata. Aveva guardato la mappa, non era lì perché sapeva di Black. Non era una spia. Lei non poteva essere in errore, non questa volta.
«Expelliarmus» gridò Lupin, le bacchette di Harry e di Jamie volarono via ancora una volta; così fecero le due che aveva Hermione. Lupin le afferrò tutte al volo, poi avanzò guardando Black, con Grattastinchi sul petto a difenderlo.
Lupin parlò con voce molto alterata, una voce che vibrava di un'emozione repressa. «Dov'è, Sirius?»
Jamie trasse un sospiro tremolante e tirò di nuovo Harry, «Vieni via», che stavolta la assecondò e lo fece indietreggiare fino ad arrivare accanto al letto e poi guardò Lupin e Black.
Quest’ultimo era privo di espressione. Per qualche secondo non si mosse. Poi, molto lentamente, alzò la mano e indicò Ron.
Jamie guardò Ron che aveva la faccia inebetita e poi abbassò gli occhi sulla sua tasca.
 «Ma allora» mormorò Lupin, guardando Black così intensamente che sembrava volesse leggergli nella mente «perché non si è mai rivelato finora? A meno che» Gli occhi di Lupin si allargarono all'improvviso, come se vedesse qualcosa al di là di Black, qualcosa che nessun altro poteva vedere «A meno che non fosse lui. A meno che non vi siate scambiati senza dirmelo?»
Molto lentamente, senza levare quegli occhi infossati dal viso di Lupin, Black annuì. Anche Jamie lo fece, in modo appena percettibile e sperò di aver interpretato in modo corretto quello che si erano detti.
«Professore» intervenne Harry ad alta voce, «che cosa?» ma non finì mai la domanda, perché quello che vide gli spense la voce in gola.
Lupin stava abbassando la bacchetta. Un momento dopo era al fianco di Black, gli afferrava la mano, lo aiutava a rialzarsi facendo cadere a terra Grattastinchi e lo abbracciava come un fratello.
Jamie strinse il braccio di Harry «Resta fermo» gli sussurrò «Dammi retta»
 Harry la fissò, sempre più confuso «Cosa vuoi fare?» le chiese, ma Jamie non riuscì a rispondergli.
«Non ci credo» gridò Hermione.
Lupin lasciò andare Black e si voltò verso di lei. Si era alzata da terra e indicava Lupin, lo sguardo febbrile. «Lei, lei»
«Hermione» Jamie si scostò da Harry e andò verso di lei «Hermione, no» la prese per le spalle da dietro. Non avrebbe comunque dato la schiena a Lupin e a Black.
«Lei e lui»
«Hermione, calmati-» le disse Lupin
«Non l'abbiamo detto a nessuno» strillò Hermione. «Le abbiamo parato le spalle» Jamie faticava a trattenerla
«Hermione, ascoltami, ti prego» gridò Lupin. «Posso spiegare-»
«Io le credevo» Harry urlò a Lupin, con la voce che tremava incontrollata, «e lei è sempre stato suo amico»
Jamie si voltò verso di lui e scosse la testa «Harry, non-»
«Ti sbagli» disse Lupin. «Per dodici anni non sono stato amico di Sirius, ma ora lo sono. Lascia che ti spieghi-»
«No» gridò Hermione. «Harry, non credergli. Ha aiutato Black a entrare nel castello, anche lui vi vuole morti, è un Lupo Mannaro»
Scese un silenzio carico di tensione. Gli occhi di tutti erano fissi su Lupin, che sembrava straordinariamente calmo, anche se era piuttosto pallido.
«Non dovevi dirlo» mormorò Jamie lasciando andare a Hermione «Non è stato lui»
«Questa volta non sei all'altezza di te stessa, Hermione» disse. «Ne hai azzeccata una su tre, temo. Non ho aiutato Sirius a entrare nel castello e di sicuro non voglio vedere Harry o Jamie morti» Uno strano tremito gli attraversò il viso. «Ma non negherò che sono un Lupo Mannaro».
Ron fece un eroico sforzo per rialzarsi, ma ricadde con un gemito di dolore. Lupin gli si avvicinò preoccupato, ma Ron disse, respirando affannosamente: «Lontano da me, Lupo Mannaro», Lupin si fermò di colpo.
«Ron» Jamie lo guardò indispettita «Non dire certe cose»
Il professore con evidente fatica si voltò verso Jamie e Hermione «Da quanto lo sapete?»
«Io da un secolo» sussurrò Hermione. «Da quando ho fatto il tema per il professor Piton»
«Ne sarà felice» disse Lupin freddamente. «Ha assegnato quel tema nella speranza che qualcuno capisse che cosa significavano i miei sintomi. Hai controllato il calendario lunare e hai capito che ero sempre ammalato quando c'era la luna piena? O hai capito che il Molliccio si trasformava nella luna quando mi vedeva?»
«Tutt'e due le cose» disse Hermione piano.
Lupin scoppiò in una risata forzata poi guardò Jamie negli occhi «Tu davvero lo sapevi?», Jamie annuì «Da quanto?» le chiese curioso
«Dalle vacanze di natale»
«Lo hai scoperto come Hermione?» le chiese Lupin
Jamie si morse il labbro con espressione colpevole «Se è ancora un mio professore mi sa che è meglio se non lo dico come ho fatto»
Lupin rise, stavolta più spontaneamente «Forse è meglio, sì» si rivolse a entrambe «Siete le streghe più brillanti che abbia mai conosciuto», Jamie alzò un sopracciglio e lo guardò appena sorpresa.
«No» sussurrò Hermione. «Se fossi stata un po' più sveglia, avrei detto a tutti che cosa è lei»
«Hermione» sbottò Jamie spazientita.
«Ma lo sanno già» disse Lupin. «Almeno, i miei colleghi lo sanno».
«Silente l'ha assunta anche se sapeva che era un Lupo Mannaro?» esclamò Ron sbalordito. «Ma è matto?»
«Ron» lo rimproverò di nuovo Jamie, le sembrava che non afferrassero il punto della questione.
«Alcuni colleghi erano di questo avviso» disse Lupin. «Ha dovuto faticare parecchio per convincere certi insegnanti che sono affidabile-»
«E SI SBAGLIAVA! LEI LO HA SEMPRE AIUTATO!» urlò Harry indicando Black, che all'improvviso andò verso il letto e vi sprofondò, il volto nascosto da una mano tremante. Grattastinchi gli balzò accanto e gli si piazzò in grembo, facendo le fusa. Ron si ritrasse da entrambi, trascinando la gamba.
«Nonho aiutato Sirius» disse Lupin. «Se me ne date la possibilità, vi spiegherò. Guardate»
Prese le bacchette di Harry, Jamie, Ron e Hermione una alla volta e le lanciò ai loro proprietari; Jamie la afferrò e guardò Ron fare lo stesso con la propria.
«Allora» disse Lupin, infilando di nuovo la sua nella cintura. «Voi siete armati, noi no. Ora volete ascoltare?»
«Se non l'ha aiutato» disse Harry, lanciando a Black uno sguardo furioso, «come faceva a sapere che era qui?»
«La mappa» disse Lupin. «La Mappa del Malandrino» guardò Jamie e le sorrise « Ero nel mio studio a guardarla»
Jamie tirò appena l’angolo della bocca e annuì «Lunastorta si è deciso» mormorò a bassa voce. Lupin si bloccò a guardarla sorpreso e Jamie ricambiò lo sguardo.
«Sa come farla funzionare?» chiese Harry sospettoso.
Lupin lo guardò «Ma certo che so come farla funzionare. Ho dato una mano a disegnarla» spostò gli occhi su Jamie «E a quanto pare, Jamie ha scoperto anche questo»
Harry si voltò a guardarla, sorpreso «Te lo avrei detto, non ho trovato l’occasione» si difese Jamie
«Come hai fatto a capirlo?» le chiese Lupin curioso
«Me lo ha detto lei»
Lupin alzò le sopracciglia «Davvero?» sembrava sinceramente divertito
«Quando sono venuta nel suo ufficio, l’ultima volta. Sospettavo già che mi nascondesse qualcosa sulla mappa quando me l’ha requisita» disse con leggero risentimento «Poi le ho fatto quelle domande e lei mi ha praticamente elencato tutti i Malandrini. Il suo stato di Lupo mannaro mi ha facilitato col soprannome. Lunastorta, no?»
Lupin sorrise e allargò appena le braccia «I miei amici mi chiavano così a scuola. Molto brava, davvero» il tono tornò serio: «Ma la cosa importante è che stasera la stavo guardando attentamente, perché sospettavo che voi due» indicò Jamie e Harry «Insieme a Ron e Hermione avreste cercato di sgattaiolare fuori dal castello per andare da Hagrid prima dell'esecuzione del suo Ippogrifo. E avevo ragione, vero?» Aveva cominciato a camminare avanti e indietro, guardandoli. Nuvolette di polvere si alzavano ai suoi piedi. «Era probabile che avreste usato il vecchio Mantello di vostro padre»
«Come fa a sapere del Mantello?» chiese Harry, ancora sospettoso.
«Non sai quante volte ho visto James sparire lì sotto» disse Lupin agitando di nuovo la mano, impaziente. «Il fatto è che sulla Mappa del Malandrino ti si vede anche se indossi un Mantello dell'Invisibilità. Vi ho visto attraversare il parco ed entrare nella capanna di Hagrid. Venti minuti dopo, vi siete congedati da Hagrid e siete tornati al castello. Ma con voi c'era qualcun altro».
Jamie si appoggiò con la schiena alla colonna del baldacchino e strinse gli occhi «Ah, avevo ragione allora» mormorò, aveva il respiro irregolare, guardò Ron.
«Cosa?» esclamò Harry. «No, non è vero»
«Non riuscivo a credere ai miei occhi» disse Lupin senza smettere di camminare avanti e indietro, ignorando l'interruzione. «Credevo che la mappa fosse difettosa. Come poteva trovarsi con voi?» poi guardò di nuovo Jamie e si avvicinò di un passo «Ma avrei dovuto crederti quando sei venuta da me»
Harry incendiò Lupin con lo sguardo «La lasci stare. Non c’era nessuno con noi»
Lupin scosse la testa e andò avanti «E poi ho visto un altro puntino che si spostava in fretta verso di voi, e sotto c'era scritto Sirius Black. L'ho visto scontrarsi con voi, ho visto che trascinava due di voi dentro il Platano Picchiatore»
«Uno di noi» disse Ron rabbioso.
«No, Ron» disse Lupin. «Due».
Si era fermato, gli occhi puntati su Ron, anche Jamie guardò nuovamente Ron e poi abbassò gli occhi sulla tasca «è ancora lì vero?» disse a denti stretti e il fiato corto, alzò leggermente la bacchetta.
«Crosta?» gli chiese Ron senza capire
«Credi che potrei dare un'occhiata al tuo topo?» disse Lupin in tono pacato.
«Cosa?» disse Ron. «Che cosa c'entra Crosta?»
«Tutto» disse Lupin. «Posso vederlo, per favore?»
Ron esitò, poi s'infilò una mano sotto gli abiti. Ne emerse Crosta, che si divincolava disperatamente; Ron dovette afferrarlo per la lunga coda pelata per impedirgli di fuggire. Grattastinchi alzò la testa e soffiò.
Lupin si avvicinò a Ron. Parve trattenere il respiro mentre studiava Crosta con grande attenzione.
Jamie seguì l’esempio di Lupin e si accucciò accanto a Ron «Tienilo fermo» sibilò glaciale. Ron lo prese per il corpo e Crosta non poté più muoversi anche se continuò a divincolarsi.
Jamie squadrò Crosta per un istante, chiuse gli occhi «Mordimi e ti uccido sul posto», minacciò il topo,  e con la mano che tremava fermò la zampa destra del topo, esaminò anche l’altra. I suoi occhi si incendiarono. Si morse convulsamente le labbra e tornò vicino a Harry e Hermione, dando le spalle a Ron, Lupin e Black. Gridò di rabbia e con un pugno colpì la colonna del baldacchino più forte che poteva.
Crosta squittì più forte, Ron lo tenne più vicino, Hermione sussultò, Lupin si allontanò da Crosta e guardò Jamie passandosi una mano sulla barba ispida, Black mosse appena la faccia nella sua direzione, nei suoi occhi vuoti passò un barlume di sorpresa. Harry le andò vicino preoccupato e la circondò con un braccio, quello con la bacchetta, libero e pronto ad attaccare se fosse stato necessario «Cos’hai?»
Jamie si appoggiò sulla spalla di Harry per un istante poi si scansò e andò dall’altra parte della stanza camminando inquieta.
«Cosa?» ripeté Ron, tenendosi vicino Crosta, con aria spaventata. «Che cosa c'entra il mio topo con tutto il resto?»
«Quello non è un topo» sbottò Sirius Black all'improvviso.
«Che cosa vuol dire? Ma certo che è un topo»
«No che non lo è» disse Lupin piano. «È un mago».
«Un Animagus» disse Black, «che si chiama Peter Minus».
«Siete pazzi, tutti e due» disse Ron
«È ridicolo» disse Hermione debolmente, guardò Jamie che ancora camminava inquieta massaggiandosi la mano che era diventata rossa e lanciava occhiate impazienti verso Ron. «No, Hermione. Non lo è per niente»
«Peter Minus è morto» disse Ron. «L'ha ucciso lui dodici anni fa» Indicò Black, il cui viso si contorse in una smorfia.
«Avrei voluto» borbottò scoprendo i denti, «ma il piccolo Peter se l'è cavata... non questa volta, però» e Grattastinchi finì sul pavimento mentre Black si scagliava contro Crosta. Ron urlò di dolore quando Black finì con tutto il suo peso sulla gamba rotta. Jamie fece due passi in avanti.
«Sirius, no» gridò Lupin, scattando in avanti e allontanando di nuovo Black da Ron. «Aspetta! Non puoi farlo così. Devono capire, dobbiamo spiegare»
«Possiamo spiegarglielo dopo» ringhiò Black, cercando di liberarsi da Lupin, una mano che ghermiva l'aria cercando di afferrare Crosta, che strillava come un porcellino e graffiava il viso e il collo di Ron nel tentativo di fuggire.
«Ron, non lasciarlo andare» urlò Jamie
«Hanno il diritto di sapere tutto» ansimò Lupin, trattenendo Black. «Era l'animaletto di Ron. Ci sono dettagli che non capisco nemmeno io. E Harry e Jamie, a loro devi la verità, Sirius»
Black cessò di lottare, anche se i suoi occhi infossati rimasero puntati su Crosta, che era ben stretto tra le mani morsicate, graffiate e sanguinanti di Ron.
«Allora d'accordo» disse Black, senza distogliere lo sguardo dal topo. «Digli quello che vuoi. Ma fai in fretta, Remus. Voglio commettere l'assassinio per il quale sono stato condannato»
«Siete pazzi, tutti e due» ripeté Ron tremante, cercando con lo sguardo il sostegno di Harry e Hermione. «Ne ho abbastanza. Me ne vado», cercò di puntellarsi sulla gamba sana. Jamie si avvicinò e con tutte e due le mani lo prese per le spalle «No che non te ne vai» lo spinse sul letto in malo modo. «Non insieme a quel topo»
«Jamie, allontanati, per favore» Lupin estrasse di nuovo la bacchetta e la puntò verso Crosta. «Ora mi ascolterai fino alla fine, Ron» disse tranquillamente. «Ricordati solo di tenere stretto Peter mentre parlo».
«Non è Peter, è Crosta» urlò Ron rialzandosi, cercò di ricacciare il topo nella tasca davanti, ma Crosta si agitava troppo; Ron barcollò e perse l'equilibrio, e Harry lo afferrò e lo risospinse sul letto. Poi, ignorando Black, Harry si voltò verso Lupin e Jamie «C'erano dei testimoni che hanno visto Minus morire» disse. «Una strada intera»
«Non hanno visto quello che credevano di vedere» esclamò Black con violenza, continuando a fissare Crosta che si divincolava tra le mani di Ron.
«Tutti hanno creduto che Sirius avesse ucciso Peter» spiegò Lupin. «Io stesso ne ero convinto finché stasera non ho visto la mappa. Perché la Mappa del Malandrino non mente mai. Peter è vivo. Ce l'ha in mano Ron, Harry».
Poi Hermione parlò, cercando di controllare la voce tremula, come per tentare di convincere Lupin a essere ragionevole. «Ma professor Lupin, Crosta non può essere Minus. Non può essere vero, lo sa che non è possibile»
«Perché non può essere vero?» chiese Lupin tranquillamente, come se fossero in classe e Hermione avesse semplicemente incontrato una difficoltà in un esperimento con gli Avvincini.
«Perché... perché lo saprebbero tutti se Peter Minus fosse stato un Animagus. Abbiamo studiato gli Animagi al corso della professoressa McGranitt. E sono andata a fare una ricerca in biblioteca quando ho dovuto fare i compiti. Il Ministero tiene sotto sorveglianza i maghi e le streghe che sanno trasformarsi in animali; c'è un registro in cui c'è scritto che animale diventano, e i loro segni particolari. Sono andata a cercare la professoressa McGranitt sul registro, e ho scoperto che esistono solo sette Animagi in questo secolo, e Minus non era sulla lista»
Jamie non trattenne la frustrazione «Perché sei sempre convinta che tutti agiscano secondo le regole?» sbottò «Se è per questo nemmeno Black è registrato, scommetto. Il ministero non lo sa cos’è»
Lupin scoppiò ridere «Non te la prendere, Jamie. Hermione ha ragione un'altra volta» disse. «Ma il Ministero non ha mai saputo che esistevano tre Animagi non classificati che si aggiravano a Hogwarts».
«Tre?» chiese Jamie sorpresa «A scuola?», era convinta che Black fosse divenuto Animagus molto più tardi, e fino a quando non aveva visto Crosta vivo e vegeto non pensava che anche Minus ne fosse capace.
«Se hai intenzione di raccontargli tutta la storia, stringi, Remus» ringhiò Black, che continuava a studiare tutte le mosse disperate di Crosta. «Ho aspettato dodici anni e non ho intenzione di aspettare ancora a lungo».
«Va bene, ma dovrai darmi una mano, Sirius» disse Lupin. «Io so solo com'è cominciata» Lupin s'interruppe. Alle sue spalle si udì un forte cigolio. La porta si aprì da sola. Tutti e sei la fissarono.
Poi Lupin andò a guardare fuori, sul pianerottolo «Non c'è nessuno qui»
«Questo posto è stregato» disse Ron.
«No» disse Lupin, guardando la porta con aria perplessa. «La Stamberga Strillante non è mai stata stregata, le urla e gli ululati che sentivano gli abitanti del villaggio erano opera mia».
Si scostò dagli occhi i capelli ingrigiti, rifletté un attimo e poi disse: «Comincia tutto da qui, da quando sono diventato un Lupo Mannaro. Niente di tutto questo sarebbe successo se non fossi stato morso e se non fossi stato così sconsiderato» Aveva l'aria seria e stanca.
 Ron stava per interromperlo, ma Hermione disse «Sst!» e guardò Lupin intensamente.
«Ero un bambino quando fui morso. I miei genitori le provarono tutte, ma a quei tempi non c'erano cure. La pozione che mi prepara il professor Piton è un ritrovato molto recente. Mi rende innocuo, sapete. Se la prendo la settimana prima della luna piena, riesco a mantenere il controllo quando mi trasformo mi rannicchio nel mio studio, come un normalissimo lupo, e aspetto che la luna tramonti. Prima che la Pozione Antilupo venisse scoperta, comunque, una volta al mese diventavo un mostro a tutti gli effetti. Sembrava impossibile che riuscissi a frequentare Hogwarts. Gli altri genitori non avrebbero voluto che i loro figli entrassero in contatto con me. Ma poi Silente diventò Preside, e trovò la soluzione. Disse che se prendevamo alcune precauzioni non c'era motivo per cui io non potessi venire a scuola» Lupin sospirò e guardò apertamente Harry e Jamie. «Qualche mese fa vi ho detto che il Platano Picchiatore fu piantato l'anno che sono arrivato a Hogwarts. La verità è che fu piantato perché sono arrivato a Hogwarts. Questa casa» e Lupin si guardò intorno desolato, «e il tunnel che porta qui furono costruiti per me. Una volta al mese mi facevano uscire di nascosto dal castello e venivo qui a trasformarmi. L'albero fu messo all'entrata del tunnel per impedire a chiunque di incrociarmi quando ero pericoloso». L'unico rumore, oltre alla voce di Lupin, era lo squittio spaventato di Crosta. «Le mie trasformazioni in quei giorni erano terribili. È molto doloroso trasformarsi in un Lupo Mannaro. Non avevo intorno degli umani da mordere, cosi mordevo e graffiavo me stesso. Gli abitanti del villaggio udivano il rumore e le urla e credettero che si trattasse di spiriti particolarmente violenti. Silente incoraggiò le dicerie. Anche adesso che la casa è silenziosa da anni, gli abitanti di qui non osano avvicinarsi. Ma trasformazioni a parte, ero più felice di quanto non fossi mai stato. Per la prima volta avevo degli amici, tre grandi amici. Sirius Black, Peter Minus e naturalmente vostro padre, James Potter. Ora, i miei tre amici non poterono fare a meno di notare che una volta al mese sparivo. Inventai ogni genere di storie. Dissi loro che mia madre era ammalata e che dovevo andare a casa a trovarla. Temevo che mi abbandonassero, una volta scoperto chi ero. Ma naturalmente loro scoprirono la verità, come voi due» disse passando lo sguardo da Jamie a Hermione «E non mi abbandonarono affatto. Anzi, fecero per me una cosa che non solo rese le mie trasformazioni sopportabili, ma le mutò nei momenti più belli della mia vita. Diventarono Animagi».
Jamie sgranò gli occhi, sorpresa «Cosa?»
«Anche nostro padre?» chiese Harry, stupefatto.
«Sì, certo» rispose Lupin poi guardò Jamie «Questo non lo avevi capito?»
Jamie scosse la testa e incrociò le braccia «No, sapevo solo che era uno dei Malandrini»
«E i soprannomi non ti hanno detto qualcosa, visto che sapevi di Sirius e Peter?»
«Non credevo che Minus fosse un Animagus, prima di oggi. Insomma, ho letto su di lui nel registro degli studenti ed era uno studente scarso» disse a mo’ di spiegazione «Molto scarso»
Lupin soffocò una piccola risata « Vostro padre e Sirius erano gli studenti più brillanti della scuola, e per fortuna, perché la trasformazione in Animagus può finire molto male: ecco perché il Ministero tiene sotto stretta sorveglianza chi cerca di compierla. Peter ebbe bisogno di tutto l'aiuto di James e Sirius per farcela. Alla fine, il quinto anno di scuola, ci riuscirono. Furono in grado di trasformarsi ciascuno in un animale diverso, a loro piacimento».
«Ma come facevano ad aiutarla?» chiese Hermione perplessa.
«Non potevano farmi compagnia da umani, e così mi facevano compagnia da animali» disse Lupin. «Un Lupo Mannaro è un pericolo solo per le persone. Ogni mese sgattaiolavano fuori dal castello sotto il Mantello dell'Invisibilità di James. Si trasformavano: Peter, che era il più piccolo, riusciva a scivolare sotto i rami aggressivi del Platano e premeva il nodo che lo blocca. Poi si calavano nel tunnel e mi raggiungevano. Sotto il loro influsso, diventai meno pericoloso. Il mio corpo era ancora lupesco, ma la mia mente lo era molto meno quando stavo con loro».
«Sbrigati, Remus» ringhiò Black, che continuava a fissare Crosta con orribile avidità.
«Ci sto arrivando, Sirius, ci sto arrivando. Be', ora che potevamo trasformarci tutti e quattro ci si aprirono davanti parecchie eccitanti opportunità. Ben presto di notte prendemmo ad abbandonare la Stamberga Strillante e a vagare per i prati del castello e per il villaggio. Sirius e James si trasformavano in animali così grossi che erano più che in grado di tener testa a un Lupo Mannaro. Dubito che qualche altro studente di Hogwarts abbia mai scoperto più cose sul parco e su Hogsmeade. E fu così che finimmo per disegnare la Mappa del Malandrino e firmarla con i nostri soprannomi. Sirius è Felpato. Peter è Codaliscia. James era Ramoso».
«Che genere di animale-» esordì Harry, ma Hermione la interruppe.
«Ma era sempre molto pericoloso. Andare in giro nella notte con un Lupo Mannaro. E se non fosse rimasto con gli altri e avesse morso qualcuno?», Jamie alzò gli occhi al cielo.
«Un pensiero che mi perseguita ancora» disse Lupin gravemente. «E ci andammo vicino, molto spesso. Dopo, ne ridevamo. Eravamo giovani, spensierati, ci facevamo trascinare dalla nostra abilità. «A volte mi sento in colpa per aver tradito la fiducia di Silente, è chiaro. Mi aveva ammesso a Hogwarts quando nessun altro Preside avrebbe fatto una cosa del genere, e non aveva idea che io infrangessi le regole che aveva stabilito per la mia sicurezza e quella degli altri. Non seppe mai che avevo indotto tre compagni a diventare Animagi illegalmente. Ma riuscivo sempre a dimenticare i miei sensi di colpa quando sedevamo insieme, noi quattro, a progettare l'avventura del prossimo mese.»
«Ha mentito» disse Jamie «Mi ha mentito» disse con un po’ più di risentimento «Ha continuato a nascondere questa cosa, e se non avessi visto Minus sulla mappa più volte, l’avrei accusata sul serio di essere la spia di Black»
Il volto di Lupin si era indurito, e nella sua voce c'era scarsa stima di sé. «Per tutto quest'anno ho combattuto con me stesso, chiedendomi se dovevo dire a Silente che Sirius era un Animagus. Ma non l'ho fatto. Perché? Perché ero troppo vigliacco. Avrebbe significato ammettere che avevo tradito la sua fiducia quando ero qui a scuola, ammettere che avevo coinvolto altre persone. E la fiducia di Silente ha significato tutto per me. Mi ha fatto entrare a Hogwarts da ragazzo, e mi ha dato un lavoro, quando tutti mi hanno sempre sfuggito in tutta la mia vita di adulto, e non sono mai riuscito a trovare un lavoro vero a causa di quello che sono. E così mi convinsi che Sirius cercasse di entrare a scuola servendosi di arti oscure apprese da Voldemort, che il fatto di essere un Animagus non c'entrava nulla... quindi, in un certo senso, Piton ha sempre avuto ragione sul mio conto».
«Piton?» disse Black con voce rauca, distogliendo lo sguardo da Crosta per la prima volta dopo parecchio tempo e fissando Lupin. «Che cosa c'entra Piton?»
«È qui, Sirius» disse Lupin gravemente. «Anche lui insegna qui». Guardò Harry, Jamie, Ron e Hermione. «Il professor Piton era a scuola con noi. Si è battuto molto perché non mi venisse affidata la cattedra di Difesa contro le Arti Oscure. È tutto l'anno che ripete a Silente che non bisogna fidarsi di me. Ha le sue ragioni,vedete, Sirius gli fece uno scherzo che quasi lo uccise, uno scherzo che coinvolse me».
Black se ne uscì con una risatina di scherno «Se l'era meritato» disse in tono beffardo. «Sempre in giro a ficcare il naso dappertutto, a cercare di scoprire che cosa facevamo, sperando di riuscire a farci espellere»
«Severus era molto curioso di sapere dove andavo tutti i mesi» spiegò Lupin a Ron, Harry, Jamie e Hermione. «Eravamo nello stesso anno, sapete, e non, ehm, non ci amavamo molto. Quello che gli piaceva meno di tutti era James. Era geloso, credo, del talento di James sul campo di Quidditch. Comunque, Piton mi aveva visto attraversare il parco con Madama Chips una sera mentre mi accompagnava al Platano Picchiatore per trasformarmi. Sirius pensò che sarebbe stato divertente dire a Piton che bastava premere il nodo sul tronco con un lungo bastone e avrebbe potuto seguirmi. Be', naturalmente Piton lo fece... se fosse riuscito ad arrivare fin qui, avrebbe incontrato un Lupo Mannaro completamente sviluppato... ma tuo padre, che aveva scoperto cosa aveva fatto Sirius, seguì Piton e lo fece tornare indietro, mettendo a repentaglio la propria vita... Piton però riuscì a vedermi, alla fine del tunnel. Silente gli proibì di raccontare agli altri che cosa aveva visto, ma da allora seppe che cos'ero»
«Allora è per questo che lei non piace a Piton» disse Harry lentamente, «perché credeva che lei fosse complice dello scherzo?»
«Proprio così» disse una voce fredda alle spalle di Lupin.
Severus Piton si stava sfilando il Mantello dell'Invisibilità, la bacchetta puntata verso Lupin.
Jamie fece due passi indietro, Hermione urlò, Black balzò in piedi e Harry trasalì come se fosse stato colpito da una forte scarica elettrica.
«L'ho trovato alle radici del Platano Picchiatore» disse Piton gettando di lato il Mantello, bene attento a tenere la bacchetta puntata dritto al petto di Lupin. «Molto utile, Potter, vi ringrazio»
Piton era un po' ansante, ma la sua espressione traboccava di trionfo represso. «Forse vi state chiedendo come facevo a sapere che eravate qui?» disse, gli occhi luccicanti. «Sono appena stato nel tuo studio, Lupin. Questa notte hai dimenticato di prendere la tua pozione, così te ne avevo portato un boccale intero. E meno male... meno male per me, voglio dire. Sulla tua scrivania c'era una certa mappa. Mi è bastata un'occhiata per sapere tutto quello che volevo. Vi ho visti sparire in questo passaggio».
«Ha lasciato la mappa aperta?» chiese Jamie incredula
«Severus» cominciò Lupin, ma Piton non lo lasciò continuare.
«Ho detto e ridetto al Preside che stavi aiutando il tuo vecchio amico Black a entrare nel castello, Lupin, ed ecco qui la prova. Nemmeno io mi sarei sognato che avresti avuto il coraggio di usare questa vecchia baracca come nascondiglio»
«Severus, stai commettendo un errore» disse Lupin incalzante. «Non hai sentito tutta la storia... ti posso spiegare... Sirius non è qui per uccidere Harry e Jamie»
«Altri due criminali pronti per Azkaban questa notte» disse Piton con gli occhi febbrili. «Sono curioso di vedere come la prenderà Silente, era convinto che tu fossi innocuo, sai, Lupin... un Lupo Mannaro addomesticato»
«Stupido» disse piano Lupin. «Vale la pena di rinchiudere un innocente ad Azkaban per una lite tra ragazzi?»
Sottili funi serpentine uscirono dalla punta della bacchetta di Piton e si avvolsero attorno alla bocca, ai polsi e alle caviglie di Lupin, che perse l'equilibrio e cadde a terra, immobilizzato. Black avanzò verso Piton, che gli puntò la bacchetta tra gli occhi.
«Dammi solo una scusa» sussurrò. «Dammi solo una scusa per farlo, e giuro che lo farò».
Jamie avanzò «Professore, no. Lo lasci andare»
«Potter, resta indietro» disse Piton senza togliere gli occhi da Black
«No» urlò Jamie «Lei mi deve ascoltare. Non è come sembra»
Anche Hermione si fece avanti con passo incerto «Professor Piton,no-non le pare il caso di ascoltare quello che hanno da dire, o-o no?»
«Signorina Granger, sei già praticamente sospesa» sbottò Piton. «Tu, Potter, Potter e Weasley siete fuori dai confini della scuola, in compagnia di un uomo condannato per assassinio e di un Lupo Mannaro. Per una volta nella vita, chiudi la bocca».
«Ma se-se ci fosse stato un errore»
«Stai zitta, stupida ragazzina» urlò Piton, perdendo il controllo all'improvviso. «Non parlare di cose che non capisci»
Qualche scintilla sprizzò dalla punta della sua bacchetta, che era ancora puntata verso il volto di Black. Hermione tacque e trascinò indietro Jamie.
«La vendetta è dolcissima» sibilò Piton a Black. «Quanto ho sperato di essere io a catturarti»
«Rischi di nuovo di passare per stupido, Severus» sibilò Black. «Se questo ragazzo porta il suo topo al castello» e fece un cenno verso Ron, «ti seguirò senza far storie»
«Al castello?» disse Piton suadente. «Non credo che dovremo andare cosi in là. Non devo far altro che chiamare i Dissennatori, una volta usciti dal Platano. Saranno felicissimi di vederti, Black, così felici che ti daranno un bacetto, credo»
Quel poco di colore rimasto sul viso di Black svanì. «Tu... tu devi ascoltarmi» disse con voce roca. «Il topo, guarda il topo...»
«Lo lasci stare» urlò di nuovo Jamie, il petto che si alzava e abbassava frenetico «Lei non c’entra niente. Non è lei che deve decidere, non ne ha il diritto» puntò la bacchetta contro Piton «Non lo porta da nessuna parte.»
Piton si voltò per la prima volta verso di lei «Osi minacciarmi, Potter?», continuò a puntare la bacchetta su Black «Ti avverto ragazzina, sei già abbastanza nei guai»
Harry senza perdere tempo attraversò la stanza in tre passi e bloccò la porta «Tu» sibilò Piton «Levati di torno. Se non fossi venuto a salvarvi-»
«Non ne avevamo bisogno» gridò Jamie tenendolo sempre sotto tiro «Black ci aveva già trovati quest’estate, avrebbe potuto farci quello che voleva»
«E il professor Lupin avrebbe potuto ucciderci cento volte quest'anno» disse Harry. «Siamo rimasti soli con lui per ore, a prendere lezioni di difesa contro i Dissennatori. Se davvero stava aiutando Black, perché non ci ha finito allora?»
«Non chiedetemi di immaginare come funziona la mente di un Lupo Mannaro e quella di un assassino» sibilò Piton. «Togliti, Potter».
«Lei è patetico» gridò Harry. «solo perché a scuola la prendevano in giro non ha nemmeno intenzione di ascoltare-»
«Silenzio! Non permetto che mi si parli con questo tono!» strillò Piton, più folle che mai. «Tale padre tale figli, Potter.Vi ho appena salvato la vita, dovreste ringraziarmi in ginocchio. Vi sarebbe stato proprio bene se vi avesse ucciso. Sareste morti come vostro padre»
Jamie digrignò i denti  «Non si permetta»
Piton non la ascoltò «Siete troppo arroganti per credere che potreste esservi sbagliati sul conto di Black. Ora fuori dai piedi, o ti ci spedirò io» disse furioso guardando Harry«Fuori dai piedi, Potter!»
Jamie non ci pensò due volte «Lei, piuttosto. Expelliarmus» ma la sua voce non fu la sola ad urlare. Si udì un tuono che fece tremare la porta sui cardini; Piton fu sollevato da terra e sbatté contro il muro, poi scivolò a terra, con un rivolo di sangue che gli scorreva tra i capelli. Era svenuto.
Jamie si guardò intorno. Harry aveva la bacchetta alzata e anche Ron e Hermione, avevano tutti cercato di disarmarlo nello stesso istante.
La bacchetta di Piton disegnò un alto arco a mezz'aria e atterrò sul letto, vicino a Grattastinchi.
«Lo abbiamo colpito in quattro?» chiese Jamie sorpresa e si avvicinò a Piton, chinandosi su di lui, per sincerarsi che fosse fuori combattimento «Spero che perda la memoria»
«Non dovevate farlo» disse Black, guardando Harry. «Dovevate lasciarlo a me»
Harry evitò lo sguardo di Black. Anche in quel momento non era sicuro di aver fatto la cosa giusta.
«Abbiamo aggredito un insegnante, abbiamo aggredito un insegnante» piagnucolò Hermione, fissando l'inanimato Piton con occhi pieni di terrore. «Oh, passeremo un grosso guaio»
Jamie le andò vicino e le mise una mano sulla spalla e indicò Piton «Quello è la mia preoccupazione minore al momento» disse sforzandosi di tenere la voce calma
Lupin lottava per liberarsi dalle funi. Black si chinò in fretta e lo slegò. Lupin si rialzò e si strofinò le braccia, dove le corde avevano lasciato il segno. «Grazie, Harry. Grazie Jamie» disse.
«Non ho ancora detto che le credo» ribatté Harry.
«Allora è giunto il momento di darti qualche prova» disse Black. «Tu, ragazzo, dammi Crosta. Adesso».
Ron strinse Crosta più forte al petto «Andiamo» disse debolmente, «sta cercando di dire che è fuggito da Azkaban solo per mettere le mani su Crosta? Insomma» Guardò Harry e Hermione, in cerca di sostegno e Jamie gli lanciò un’occhiata furente. «D'accordo, diciamo che Minus sapeva trasformarsi in un topo, ci sono milioni di topi al mondo. Come fa a sapere qual è quello che cercava se è rimasto chiuso ad Azkaban?»
Lupin bloccò sul nascere ogni protesta impaziente di Jamie «Sai, Sirius, è una domanda intelligente» disse Lupin rivolto a Black, un po' accigliato. «Come hai fatto a scoprire dov'era?»
Black infilò una delle mani simili ad artigli sotto il vestito ed estrasse un foglio di carta stropicciato, che distese e mostrò agli altri.
Era la fotografia di Ron e della sua famiglia che era apparsa sulla Gazzetta del Profeta l'estate prima, e lì, sulla spalla di Ron, c'era Crosta.
«Come l'hai avuta?» chiese Lupin a Black, interdetto.
«Da Caramell» disse Black. «Quando è venuto per l'ispezione ad Azkaban l'anno scorso, mi ha dato il suo giornale. E in prima pagina c'era Peter, sulla spalla del ragazzo. L'ho riconosciuto subito, quante volte l'ho visto trasformarsi? E la didascalia diceva che il ragazzo sarebbe tornato a Hogwarts, dove c'erano Harry e Jamie»
«Mio Dio» disse piano Lupin, fissando prima Crosta, poi il giornale, poi di nuovo Crosta. «La zampa»
«Che cos'ha che non va?» chiese Ron in tono di sfida.  Jamie emise un verso di esasperazione.
«Gli manca un dito» disse Black.
«Guarda caso» commentò sarcastica
«Ma certo» sussurrò Lupin, «è così semplice, così astuto... se l'è tagliato da solo?»
«Appena prima di trasformarsi» disse Black. «Quando l'ho stanato, ha urlato che avevo tradito Lily e James, per farsi sentire da tutta la strada. Poi, prima che potessi scagliargli una maledizione, ha fatto saltare la strada tenendo la bacchetta dietro la schiena, ha ucciso tutti nel raggio di sei metri ed è filato via nelle fogne insieme agli altri topi»
«Il pezzo più grande che è stato trovato era un dito, Ron» sbottò Jamie «è così che ho avuto la conferma prima, quando l’ho guardato»
Lupin si rivolse a Jamie «Notevole, e sei partita solo dal suo nome sulla mappa?»
Jamie annuì «Ho cominciato a sospettare che qualcosa non andasse. Ma, come ho già detto, non pensavo che fosse un Animagus. Prima ho dovuto scoprire che Sirius Black era lo stesso cane che ho incontrato quest’estate» guardò Black negli occhi per la prima volta «Mi piacevi come Tartufo. Sei stato buono con noi», non notò lo sguardo interdetto di Sirius, né il lieve colore che ravvivò il viso cereo, perché continuò a parlare: «Da lì, ho iniziato a indagare. Ho letto i rapporti dell’incidente, i registri degli studenti e ho fatto una lista»
«Tu?» chiese Hermione sorpresa, senza riuscire a trattenersi
Jamie la guardò male «Sì, con tutto quello che sapevo su Sirius Black, incursioni a Hogwarts comprese. E ho» strinse le labbra. Non era il caso di parlare anche di Gabriel. «tratto delle conclusioni. Se sono giuste mi sa che è solo per pura fortuna. Fino ad oggi comunque non sapevo cosa fosse Minus», guardò Ron «Ma quando lo abbiamo ritrovato da Hagrid, vivo e vegeto, allora ho capito. Comunque era ovvio, potevo arrivarci prima.» disse in fretta, non voleva perdere altro tempo « Il topo nel corridoio, quando cercavo Minus e Piton mi ha beccata, era lui. E con Minus come colpevole, tutto quello che Black aveva fatto aveva molto più senso»
Ron si tirò indietro «No, lui voleva arrivare a voi, non-»
«No. E non aveva sbagliato letto, Ron. Solo che non voleva te, cercava quell’essere» disse alzando la voce e indicò Crosta con un moto di stizza «Daglielo, muoviti»
«Questo topo sta da dodici anni nella tua famiglia» disse Lupin. «Non ti sei mai chiesto come mai è vissuto così a lungo?»
«Noi... noi lo trattiamo bene!» disse Ron.
«Però al momento non ha l'aria molto sana, vero?» disse Lupin. «Scommetto che sta perdendo peso da quando ha sentito dire che Sirius era tornato in libertà»
«Ha paura di quel gatto pazzo» disse Ron, accennando a Grattastinchi che continuava a fare le fusa sul letto.
«Questo gatto non è pazzo» disse Black con voce rauca. Tese una mano ossuta ad accarezzare la testa soffice di Grattastinchi. «È l'esemplare più intelligente della sua specie che io abbia mai incontrato. Ha riconosciuto subito Peter per quello che era. E quando ha incontrato me, ha capito che non ero un cane. Ci ha messo un po' a fidarsi, alla fine, sono riuscito a spiegargli chi stavo cercando, e mi ha aiutato»
«Che cosa intende dire?» mormorò Hermione.
«Che scommetto che era Grattastinchi la sua spia. Il tuo gatto ha rubato le parole d’ordine» disse Jamie
Sirus Black annuì ««Ha cercato di portarmi Peter, ma non ce l'ha fatta. Così ha rubato per me le parole d'ordine per la Torre di Grifondoro. Per quello che ho capito, le ha prese dal comodino di un ragazzo. Ma Peter ha intuito che cosa stava succedendo ed è scappato. Questo gatto, come lo avete chiamato, Grattastinchi? Mi ha detto che Peter aveva lasciato del sangue sulle lenzuola, immagino che si sia morsicato-»
«Si è finto morto di nuovo, appunto. Perché credi che abbia iniziato a sospettare di lui da Hagrid?» disse Jamie a Ron «Era una coincidenza troppo strana»
«Ma era lui il custode segreto» Harry indicò Black «L’ha detto prima. Ha detto che ha ucciso i nostri genitori. Questo come lo spieghi?»
Gli occhi infossati di Sirius Black divennero lucidi «Harry, è come se li avessi uccisi» mormorò, rauco. «Io ho convinto Lily e James a scegliere Peter al mio posto all'ultimo momento, li ho convinti a scegliere lui come Custode Segreto invece di me. È colpa mia, lo so. La notte in cui morirono, avevo deciso di andare da Peter, per assicurarmi che stesse bene, ma quando sono arrivato al suo nascondiglio, non c'era più. Eppure non c'erano segni di lotta. Qualcosa non andava. Mi sono spaventato. Ho deciso di andare subito dai vostri genitori. E quando ho visto la loro casa distrutta e i loro corpi» si passò una mano sugli occhi «Ho capito quello che doveva aver fatto Peter. Quello che io avevo fatto». La voce gli si spezzò. Black si voltò.         
«Basta così» intervenne Lupin, con una nota di durezza nella voce che Jamie non aveva mai sentito prima. «C'è un modo sicuro per provare quello che è veramente successo. Ron, dammi quel topo».
«Che cosa gli farà se glielo do?» chiese Ron, tesissimo.
Jamie batteva ritmicamente il piede a terra, impaziente.
«Lo costringerò a mostrarsi» disse Lupin. «Se è davvero un topo, non gli succederà niente».
Ron esitò, ma alla fine tese Crosta e Lupin lo prese. Crosta cominciò a squittire ininterrottamente, agitandosi e contorcendosi, gli occhietti neri sporgenti.
«Sei pronto, Sirius?» chiese Lupin.
Black aveva già preso la bacchetta di Piton dal letto. Si avvicinò a Lupin e all'agitatissimo topo, e i suoi occhi umidi all'improvviso parvero bruciare.
«Insieme?» chiese piano.
«Direi di si» rispose Lupin, tenendo Crosta ben stretto in una mano e la bacchetta nell'altra. «Al tre. Uno... due... TRE!»
Un lampo di luce blu e bianca sprizzò da tutte e due le bacchette; per un attimo, Crosta rimase paralizzato a mezz'aria, una piccola sagoma nera che si contorceva follemente. Ron urlò. Il topo cadde per terra; ci fu un altro lampo di luce accecante e poi...
Fu come vedere la ripresa accelerata di un albero che cresce. Dal suolo si levò una testa; spuntarono braccia e gambe; un attimo dopo, nel punto in cui era caduto Crosta comparve un uomo che cercava di farsi piccolo piccolo e si torceva le mani. Grattastinchi soffiò e sibilò sul letto, col pelo ritto sulla schiena, balzò davanti a Jamie e Hermione.
«Be', ciao, Peter» disse Lupin in tono affabile, come se gli capitasse spesso di vedere un topo trasformarsi in un vecchio compagno di scuola. «È tanto che non ci si vede».
«S-Sirius, R-Remus» Anche la voce di Minus era uno squittio da topo. I suoi occhi dardeggiarono  verso la porta. «I miei amici. I miei vecchi amici»
Jamie alzò la bacchetta mormorò l’incantesimo e la porta si chiuse senza sbattere, sentirono lo scatto della serratura. «Non guardare la porta» intimò a Minus trattenendo la rabbia «Non vai da nessuna parte»
Black ghignò e la mano armata di bacchetta si alzò, ma Lupin lo trattenne per il polso, gli scoccò uno sguardo di avvertimento e si rivolse di nuovo a Minus in tono leggero e disinvolto «Stavamo facendo una chiacchierata, Peter, su ciò che accadde la notte in cui Lily e James morirono. Può darsi che tu ti sia perso i momenti più interessanti mentre eri lì che squittivi sul letto»
«Remus» ansimò Minus, «non credergli, ti prego. Ha cercato di uccidermi, Remus»
«Lo abbiamo sentito dire» esclamò Lupin, più freddamente. «Vorrei chiarire una o due questioni con te, Peter, se sei così gentile da-»
«È venuto a cercare di uccidermi un'altra volta» squittì Minus all'improvviso, indicando Black, usò il dito medio, perché non aveva più l'indice. «Ha ucciso Lily e James e ora ucciderà anche me. Devi aiutarmi, Remus»
Il viso di Black era più che mai simile a un teschio mentre fissava Minus con quegli occhi impenetrabili.
«Nessuno cercherà di ucciderti finché non avremo chiarito un po' di cose» disse Lupin.
«Chiarire?» gemette Minus guardandosi freneticamente intorno un'altra volta e studiando le finestre sbarrate e, ancora una volta, l'unica porta. «Sapevo che sarebbe venuto a cercarmi. Sapevo che sarebbe tornato per me. Sono dodici anni che aspetto»
«Sapevi che Sirius sarebbe fuggito da Azkaban?» chiese Lupin, la fronte aggrottata. «Quando nessuno c'era mai riuscito?»
«Possiede poteri oscuri che tutti noi possiamo solo sognarci» strillò Minus con voce penetrante. «Come ha fatto altrimenti a uscire di là? Immagino che Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato gli abbia insegnato qualche trucchetto!»
Black scoppiò a ridere, un'orribile risata senza gioia che riempì l'intera stanza «Voldemort insegnarmi dei trucchetti?» disse. Minus si ritrasse come se Black avesse brandito una frusta contro di lui. «Cos'è, hai paura di sentire il nome del tuo vecchio padrone?» disse Black. «Non ti biasimo, Peter. I suoi seguaci non sono molto soddisfatti di te, vero?»
«Non so cosa intendi dire, Sirius» balbettò Minus, il respiro più affannoso che mai. Ora aveva tutto il volto luccicante di sudore.
«Non sono dodici anni che ti nascondi da me» disse Black. «Tu ti nascondi dagli antichi sostenitori di Voldemort. Ho sentito delle voci ad Azkaban, Peter. Credono tutti che tu sia morto, perché altrimenti dovresti spiegare molte cose. Li ho sentiti gridare nel sonno. Sembrano convinti che il doppiogiochista abbia fatto il doppio gioco anche con loro. Voldemort è arrivato ai Potter seguendo le tue informazioni,e Voldemort là è caduto. E non tutti i suoi sostenitori sono finiti ad Azkaban, vero? Ce ne sono ancora molti liberi, che aspettano la loro occasione, fingendo di aver capito l'errore commesso. Se mai venissero a sapere che sei ancora vivo, Peter»
«Non so di che cosa parli» disse di nuovo Minus, con voce più stridula che mai. Si asciugò il viso sulla manica e guardò Lupin. «Tu non puoi credere a questa - a questa follia, Remus»
«Devo ammettere, Peter, che ho qualche difficoltà a capire perché un uomo innocente voglia passare dodici anni da topo» disse Lupin tranquillamente.
«Innocente, ma spaventato!» squittì Minus. «Se i seguaci di Voldemort mi davano la caccia, era perché ho fatto rinchiudere ad Azkaban uno dei loro uomini migliori: la spia, Sirius Black»
Il volto di Black si contorse. «Come osi?» ringhiò, improvvisamente simile all'enorme cane che era stato. «Io, la spia di Voldemort? Quando mai ho strisciato attorno a persone più forti e potenti di me? Ma tu, Peter... non capirò mai come ho fatto a non vedere che la spia fin dall'inizio eri tu. Ti è sempre piaciuto avere dei grandi amici che ti proteggessero, vero? Eravamo noi, io e Remus... e James»
Minus si asciugò di nuovo il viso; ormai quasi boccheggiava «Io, una spia... devi essere impazzito... mai... non so come fai a dire una cosa...»
«Lily e James ti hanno scelto come Custode Segreto solo perché gliel'ho detto io» ringhiò Black in tono così velenoso che Minus fece un passo indietro. «Credevo che fosse un piano perfetto... un inganno... Voldemort avrebbe di certo dato la caccia a me, non avrebbe mai immaginato che avessero scelto una creatura debole e ottusa come te... dev'essere stato il momento più bello della tua misera vita, dire a Voldemort che potevi consegnargli i Potter».
Minus borbottava distrattamente; Jamie colse alcune parole, come 'incredibile' e 'follia', ma quello che notò fu il colore cinereo del suo volto e il modo in cui i suoi occhi continuavano a saettare verso le finestre e la porta «La porta l’ho chiusa, Minus» Jamie sputò quella frase con lo stesso veleno col quale un tempo parlava di Sirius Black. Un veleno che fece sussultare Minus che si schiacciò di più sul pavimento come se potesse inghiottirlo.
«Professor Lupin» intervenne Hermione timidamente. «Posso- posso dire una cosa?»
«Certo, Hermione» disse Lupin gentile.
«Be', Crosta... voglio dire, questo... quest'uomo... sono tre anni che vive nel dormitorio di Harry. Se lavora per Lei-Sa-Chi, perché non ha mai cercato di fare del male a Harry prima d'ora?»
«Ecco» disse Minus con voce acuta, indicando Hermione con la mano mutilata. «Grazie! Vedi, Remus? Non ho mai torto un capello a Harry e né a Jamie. Perché dovrei?»
Jamie assottigliò gli occhi «E perché non ti conveniva, invece, restare topo e vivere comodo alle spalle di qualcun altro? Non te la passavi mica male» emise quasi un ringhio a fine frase.
Minus squittì «No, ero spaventato. No»
«Non hai mai fatto niente per nessuno se non hai il tuo tornaconto» disse Black «Voldemort si nasconde da quindici anni, dicono che sia mezzo morto. Non avevi intenzione di commettere un assassinio proprio sotto il naso di Albus Silente per un mago in rovina, uno che ha perso tutto il suo potere, vero? Volevi essere sicuro che fosse il più forte di tutti prima di tornare da lui, vero? Altrimenti perché ti saresti trovato una famiglia di maghi? Per tenere le orecchie bene aperte, vero, Peter? Così, se il tuo vecchio protettore riconquistava la sua forza ed era possibile riunirsi a lui»
Minus aprì e richiuse la bocca parecchie volte. Sembrava aver perso la parola.
«Ehm, Signor Black... Sirius?» disse Hermione timidamente.
Black sussultò e guardò Hermione come se sentirsi chiamare 'signore' fosse una cosa da tempo dimenticata. «Mi scusi se glielo chiedo, ma come, come ha fatto a uscire da Azkaban, se non ha usato la magia nera?»
«Grazie» ansimò Minus, annuendo freneticamente. «Proprio così! Proprio quello che-»
«I Dissennatori non sentono gli animali, Hermione», Jamie fulminò Minus con uno sguardo carico d’odio.
Black guardò Jamie «Infatti» poi spostò lo sguardo su Hermione appena rabbuiato, ma non come se fosse arrabbiato con lei. Sembrava piuttosto soppesare la risposta. «Ma non so come ho fatto» disse lentamente. «Immagino che l'unico motivo per cui non sono impazzito è che sapevo di essere innocente. Non era un bel pensiero, quindi i Dissennatori non sono riusciti a portarmelo via... ma mi ha conservato il senno, e non ho perso me stesso. Mi ha aiutato a mantenere i miei poteri, così quando tutto è diventato... troppo... sono riuscito a trasformarmi nella mia cella, sono diventato un cane. I Dissennatori, sapete, non ci vedono» Deglutì. «Vanno a tentoni verso le persone captando le loro emozioni. Capivano che le mie emozioni erano meno... meno umane, meno complesse quando ero un cane, ma naturalmente hanno pensato che stessi perdendo la testa come tutti gli altri là dentro, e non si sono preoccupati. Ma ero debole, molto debole, e non avevo alcuna speranza di allontanarli da me senza una bacchetta magica. Ma poi ho visto Peter in quella foto. Ho capito che era a Hogwarts con Harry e Jamie, nelle condizioni ideali per agire, se gli fosse giunta voce che il Lato Oscuro stava riprendendo potere», Minus scuoteva la testa e muoveva le labbra senza dire niente, ma fissava Black come se fosse ipnotizzato. «Pronto a colpire nel momento in cui fosse stato sicuro di avere degli alleati. Pronto a consegnare loro gli ultimi Potter. Se avesse dato loro Harry e Jamie, chi avrebbe osato dire che aveva tradito Voldemort? Sarebbe stato riaccolto con grandi onori. Quindi, vedete, dovevo fare qualcosa. Ero l'unico a sapere che Peter era ancora vivo»
A Harry venne in mente quello che il signor Weasley aveva detto alla signora Weasley: Le guardie dicono che parla nel sonno... sempre le stesse parole... 'Sono a Hogwarts'.
«Era come se qualcuno mi avesse acceso un fuoco nella testa, e i Dissennatori non potevano spegnerlo. Non era una sensazione piacevole, era un'ossessione, ma mi diede forza, mi snebbiò la mente. Così, una sera, quando aprirono la porta della mia cella per portarmi il cibo, scivolai alle loro spalle in forma di cane. È molto più difficile per loro avvertire le emozioni di un animale, è difficile tanto da confonderli, io ero magro, abbastanza magro da passare attraverso le sbarre, da cane nuotai fino alla terraferma. Sono venuto a Privet Drive, mi ricordavo che Lily aveva una sorella che viveva lì. Non volevo entrare in contatto con voi, ma ero curioso. Poi tu mi hai visto» disse Black guardando Jamie «Non sono riuscito a starvi lontano» e Jamie sorrise «Per qualche giorno è stato bello, mi sono sentito più vivo» lo sguardo s’indurì «Poi sono venuto qui a Hogwarts e da allora ho vissuto nella foresta... tranne quando sono venuto a vedere la partita di Quidditch, naturalmente. Volate bene come vostro padre. Tu sei bravo quanto lo era lui» guardò Harry, che stavolta non distolse lo sguardo.
«Credimi» disse Black guardandolo «Credimi, Harry. Sarei morto piuttosto che tradire James e Lily».
E infine Harry gli credette, scambiò uno sguardo con Jamie che appoggiò la fronte sulla sua spalla. Un nodo alla gola gli impediva di parlare. Così annuì.
«No!» Minus era caduto in ginocchio, come se il cenno di Harry avesse decretato la sua condanna a morte. Strisciò sulle ginocchia, prostrato, le mani giunte. Jamie alzò il viso dalla spalla di Harry e lo guardò con disgusto.
«Sirius, sono io, sono Peter. Il tuo amico, tu non.»
Black gli sferrò un calcio e Minus si ritrasse «I miei vestiti sono già abbastanza sporchi senza che li tocchi tu» disse Black.
«Remus!» squittì Minus, voltandosi verso Lupin, contorcendosi supplichevole davanti a lui. «Tu non ci credi. Sirius non ti avrebbe detto che avevano cambiato programma?»
Jamie spostò lo sguardo da Minus a Lupin, aspettando una sua risposta «Non se avesse pensato che fossi io la spia, Peter» disse Lupin. «Suppongo che tu non me l'abbia detto per questo, vero, Sirius?» disse in tono noncurante guardando al di sopra di Minus.
«Perdonami, Remus» disse Black.
«Di nulla, Felpato, vecchio mio» disse Lupin rimboccandosi le maniche. «E tu, in cambio, perdonerai me per aver creduto che tu fossi la spia?»
«Ma certo» disse Black, e il fantasma di un sorriso balenò sul suo volto scavato. Anche lui prese a rimboccarsi le maniche. «Lo uccidiamo insieme?»
«Sì, direi di sì» disse Lupin cupo.
Jamie aprì la bocca per dire qualcosa, ma Minus la distrasse «Voi non... voi...» esalò Minus, strisciando verso Ron «Ron, non sono stato un buon amico. Un bravo animaletto? Non lascerai che mi uccidano, Ron, vero. Stai dalla mia parte, vero?»
«Ti ho lasciato dormire nel mio letto!» disse.
«Bravo ragazzo, bravo padrone» Minus avanzò verso Ron a quattro zampe, «non glielo permetterai. Ero il tuo topo, ero un bravo animaletto»
«Se sei stato migliore da topo che da umano, non c'è molto di cui andar fieri, Peter» disse Black in tono asciutto.
Jamie, indignata camminò verso Ron, sempre più pallido per il dolore alla gamba. Minus alzò lo gli occhi su di lei « Jamie, Jamie....non lascerai che-» ,Sirius emise un ringhio basso e minaccioso.
Jamie trafisse Minus con lo sguardo «Tu ci hai tolto tutto. Avrai quello che meriti» l’odio traboccava da quelle parole e Peter si ritrasse piagnucolando. Jamie sostenne Ron per le braccia, aiutandolo a trascinare la gamba fuori la portata di Minus «Mi dispiace» disse Ron
Jamie gli diede un colpetto affettuoso sulla testa «Non è colpa tua»
Minus si voltò sulle ginocchia, inciampò in avanti e afferrò l'orlo della gonna di Hermione «Dolce ragazzina, brava ragazzina. Tu non lascerai che... aiutami»
Hermione strappò l'abito dalla presa di Minus e arretrò contro il muro con aria orripilata.
Minus si chinò, tremando in maniera incontrollabile, e voltò lentamente il capo verso Harry. 
«Harry, Harry. Assomigli tanto a tuo padre, sei come lui...»
«Come osi rivolgerti a Harry?» ruggì Black. «Non devi parlare con lui o Jamie. Come osi guardarli? Come osi parlare di James davanti a loro?»
«Harry» sussurrò Minus, avanzando verso di lui con le mani tese, «Harry, James non mi avrebbe voluto morto... James avrebbe capito, Harry... avrebbe avuto pietà di me...»
Black e Lupin fecero un passo avanti, afferrarono Minus per le spalle e lo ributtarono a terra. Rimase lì seduto, contorcendosi dal terrore, a guardarli.
«Tu hai venduto Lily e James a Voldemort» disse Black, che a sua volta tremava tutto. «Lo neghi?»
Minus scoppiò a piangere. Era orribile a vedersi, un enorme bambino calvo rannicchiato per terra.
«Sirius, Sirius, che cosa potevo fare? Il Signore Oscuro... non avete idea... possiede armi che non immaginate... ero spaventato, Sirius, non sono mai stato coraggioso come te e Remus e James. Non volevo che succedesse... Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato mi ha costretto...»
«NON MENTIRE» urlò Black. «GLI PASSAVI INFORMAZIONI DA UN ANNO QUANDO LILY E JAMES SONO MORTI! ERI LA SUA SPIA»
«Lui... lui stava conquistando tutto» disse Minus ansante. «Che... che cosa c'era da guadagnare a dirgli di no?», Jamie deglutì, un’ondata di nausea le salì alla gola. Quell’uomo la disgustava come mai le era capitato.
«Che cosa c'era da guadagnare a combattere il mago più malvagio che sia mai esistito?» chiese Black, un'ira terribile stampata in viso. «Solo vite innocenti, Peter»
«Tu non capisci» piagnucolò Minus. «Mi avrebbe ucciso, Sirius»
«E ALLORA AVRESTI DOVUTO MORIRE» ruggì Black. «MEGLIO MORIRE CHE TRADIRE I TUOI AMICI. NOI PER TE LO AVREMMO FATTO»
Black e Lupin si disposero fianco a fianco, le bacchette levate.
«Avresti dovuto capirlo» disse Lupin piano. «Se Voldemort non ti avesse ucciso, l'avremmo fatto noi. Addio, Peter».
Hermione si coprì il viso con le mani e si voltò verso il muro.
«No» urlò Harry. Corse davanti a Minus, di fronte alle bacchette. «Non potete ucciderlo» disse col fiato mozzo. «Non potete».
Black e Lupin erano stupefatti.
«Harry, questa feccia è il motivo per cui siete orfani» esclamò Black irato. «Questo viscido sudicio essere vi avrebbe guardato morire senza battere ciglio. L'hai sentito. La sua pelle schifosa per lui contava più di tutta la tua famiglia».
«Lo so» disse Harry ansimando. «Lo porteremo al castello. Lo consegneremo ai Dissennatori. Può andare ad Azkaban, ma non uccidetelo».
«Harry» esclamò Minus, abbracciandogli le ginocchia. «Tu, grazie. È più di quello che merito, grazie»
«Stammi lontano» disse Harry sprezzante, allontanando da sé le mani di Minus con una smorfia di disgusto. «Non lo faccio per te. Lo faccio perché non credo che mio padre avrebbe voluto che loro diventassero assassini solo per colpa tua».
Nessuno si mosse né fece un rumore tranne Minus, che aveva il respiro affannoso e le mani che annaspavano sul petto. Black e Lupin si guardarono. Poi, con un solo gesto, abbassarono le bacchette magiche.
«Tu e Jamie siete i soli ad avere il diritto di decidere, Harry» disse Black. «Ma pensa, pensa a quello che ha fatto»
«Va bene, ma levati di lì, Harry» Jamie si staccò del muro e avanzò verso di loro «In effetti morire è un po’ troppo facile» disse guardando Minus, che abbassò la testa e si contorse di più contro il tono velenoso di lei «Sono più che convinta che la cella lasciata libera da Sirius vada più che bene per te. Coi dovuti accorgimenti ovvio, i Dissennatori e gli Auror verranno informati di cosa sei. Ma non preoccuparti non soffrirai per molto. Riceverai un bel bacio dai Dissennatori» un piccolo ghigno cattivo piegò la bocca «E allora non esisterai più. Non ti unirai a Voldemort, è chiaro?». Minus ansimava e piagnucolava. Le parole di Jamie dovevano averlo convinto che morire, in fondo, era l’opzione migliore.
«Molto bene» disse Lupin. «Spostatevi» disse a Harry e Jamie.
Jamie  si spostò dietro di loro. Harry esitò.
«Voglio legarlo» disse Lupin. «Tutto qui, lo giuro».
Harry si tolse di mezzo. Funi sottili scattarono questa volta dalla bacchetta di Lupin, e un attimo dopo Minus si contorceva per terra, legato e imbavagliato.
«Ma se ti trasformi, Peter» ringhiò Black, anche lui con la bacchetta puntata verso Minus, «allora ti uccideremo. D'accordo?» disse guardando Harry e Jamie
«Mi sta bene» disse lei guardando Minus sprezzante
Harry guardò la misera figura sul pavimento e annuì in modo che Minus potesse vederlo.
«Bene» disse Lupin assumendo all'improvviso un'aria efficiente. «Ron, io non so aggiustare le ossa bene come Madama Chips, quindi è meglio se per adesso ci limitiamo a immobilizzarti la gamba finché non potremo accompagnarti in infermeria».
Si avvicinò a Ron, si chinò, batté la gamba rotta con la bacchetta e mormorò Ferula. Delle bende si avvolsero attorno alla gamba di Ron, legandola stretta a una stecca. Lupin lo aiutò ad alzarsi; Ron spostò cautamente il peso sulla gamba, senza una smorfia.
«Va meglio» disse, «grazie».
Jamie gli si avvicinò e estrasse una piccola fiala dalla tasca contente del liquido denso e dorato «Fa passare il dolore per un po’» allo sguardo di Lupin si giustificò «Me la porto sempre dietro. Non ci crederà ma finiamo sempre nei guai»
«Miseriaccia» si lamentò Ron «non potevi darmela prima?»
«No, prima ce l’avevo con te» disse Jamie come se fosse la cosa più naturale del mondo
Harry la guardò preoccupato «Sei sicura che-» disse indicando la fiala
«Certo, l’ha fatta Piton comunque»
«A proposito, il professor Piton?» chiese Hermione con una vocina sottile, guardando Piton lungo disteso per terra. Si dimenticò persino di rimproverare Jamie.
«Non ha niente di grave» disse Lupin curvandosi su di lui e tastandogli il polso. «Siete stati solo un po' troppo entusiasti. È ancora privo di sensi. Ehm, forse è meglio non rianimarlo finché non siamo al sicuro nel castello. Possiamo portarlo così » mormorò Mobilicorpus. Come se una serie di fili invisibili fossero stati legati ai suoi polsi, al collo e alle ginocchia, Piton si rizzò in piedi, la testa ciondolante simile a quella di una grottesca marionetta. Rimase sospeso a pochi centimetri da terra, con i piedi che pendevano flosci. Lupin raccolse il Mantello dell'Invisibilità e se lo infilò al sicuro in tasca.
«E due di noi dovrebbero incatenarsi a questo qui» disse Black, dando un colpetto a Minus con la punta del piede. «Per sicurezza».
«Ci penso io» disse Lupin.
«Anch'io» disse Ron rabbioso, zoppicando in avanti.
Black fece apparire dal nulla delle pesanti manette; presto Minus fu di nuovo in piedi, il braccio sinistro incatenato al destro di Lupin, il destro al sinistro di Ron. Ron aveva un'espressione risoluta. Sembrava aver preso la vera identità di Crosta come un insulto personale.
Grattastinchi balzò giù dal letto con leggerezza e precedette gli altri fuori dalla stanza, la coda cespugliosa ben diritta.




Tana del camaleonte :

Bene, finalmente ogni pezzo del puzzles torna al suo posto e Harry e Jamie incontrano di persona Sirius Black.....e Jamie finalmente può confutare le sue teorie.

So che è un capitolo a mologhi e molto statico, ma vi prometto che il prossimo è molto più attivo e avremo una visione un po' diversa del viaggio indietro nel tempo.

Attendo come sempre un vostro parere.

Alla Prossima

Buon Halloween a tutti ;)

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Capitolo 25
*** In cui Piton subisce una notevole delusione ***


Ciao a tutti gente,

Passato un buon Halloween ? (a chi è stato indigesto il cibo alla festa di complemorte di Nick-quasi-senza-testa? xd)
Eccomi qua come promesso col nuovo capitolo e il viaggio nel tempo

Buona lettura.... 






Tornare nel tunnel fu complicato. Lupin, Minus e Ron dovettero mettersi di lato per riuscirci; Lupin aveva sempre Minus a tiro di bacchetta e avanzavano goffamente nel tunnel uno a uno. Grattastinchi era ancora il primo della fila. Harry, Jamie e Hermione entrarono subito dopo Black, che faceva galleggiare Piton davanti a loro; il professore continuava a picchiare la testa ciondolante contro il soffitto basso e Jamie lo osservava con un espressione divertita, aveva l'impressione che Black non facesse nessuno sforzo per evitarlo.
«Sapete che cosa significa?» chiese improvvisamente Black a Harry e Jamie, mentre procedevano lentamente lungo il tunnel. «Consegnare Minus?»
«Che tu sei libero» disse Harry.
«Sì» disse Black. «Ma io sono anche» sembrava a disagio «Non so se nessuno ve l'ha mai detto, io sono il vostro padrino».
«Sì, lo sappiamo» sorrise Jamie
«Be', Lily e James mi hanno nominato vostro tutore» disse Black seccamente. «Se fosse successo qualcosa a loro»
Jamie nascose un sorriso più ampio e si scambiò uno sguardo con Harry che stava trattenendo il respiro. Black intendeva dire quello che anche loro pensavano?
«Lo capisco, naturalmente, se volete restare con i vostri zii» disse Black. «Ma... be', rifletteteci. Una volta che avranno riconosciuto la mia innocenza, se voleste una... una casa diversa, senza rispostigli»
Jamie ridacchiò per la battuta appena abbozzata, un istante dopo però, si rese conto del significato delle parole di Black e il suo cuore sussultò, qualcosa sembrò esplodere nel suo stomaco e incespicò in una buca sbattendo contro la schiena di Harry.
«Cosa?», Harry guardò Jamie, incredulo, «Venire a vivere con te?» chiese battendo la testa contro una roccia che sporgeva dal soffitto.
Jamie guardava Sirius a bocca aperta «Cioè, lasciare i Dursley. Davvero ?» la voce di un tono più alto del normale.
«Certo, lo sapevo che non avreste voluto» disse Black in fretta mentre Jamie annuiva ancora scossa «Capisco, credevo solo che-»
«Cosa, no sei matto?» lo interruppe Jamie.
«Certo che vogliamo lasciare i Dursley» disse Harry, la voce di colpo roca come quella di Black.
«Hai una casa? Quando possiamo venire?» chiese Jamie trattenendo a stento l’euforia. Non si mise a saltellare solo perché avrebbe rischiato di sbattere la testa contro le rocce.
Black, si voltò a guardarli, la testa di Piton strisciava contro il soffitto, ma non ci fece caso. «Lo desiderate davvero?» chiese «Sul serio?»
«Sì, sul serio» disse Harry e Jamie annuì sorridendo.
Il volto tormentato di Black si aprì nel primo vero sorriso che vi avessero scorto finora. La differenza era sorprendente, come se una persona più giovane di dieci anni brillasse attraverso la maschera incavata; per un attimo, riapparve l'uomo che aveva riso al matrimonio dei loro genitori . Non parlarono più fino alla fine del tunnel. Grattastinchi balzò fuori per primo; evidentemente aveva premuto la zampa sul nodo del tronco, perché Lupin, Minus e Ron si arrampicarono fuori senza che si udisse alcun sibilo di rami infuriati.
Black fece passare Piton attraverso il buco, poi si ritrasse e lasciò uscire Harry, Jamie e Hermione. Finalmente furono tutti fuori.
I prati ora erano immersi nell'oscurità. L'unica luce proveniva dalle lontane finestre del castello. Si avviarono senza dire una parola. Minus continuava ad ansimare e ogni tanto piagnucolava.
Jamie e Harry si sorrisero «Ti immagini quando i Dursley scopriranno che andremo a vivere con l’assassino comparso in televisione?» disse Harry mettendole un braccio intorno alle spalle.
«Portiamoci una macchina fotografica» gli disse all’orecchio.
«Una sola mossa falsa, Peter» disse Lupin minaccioso. Aveva ancora la bacchetta puntata sul petto di Minus.
Risalirono i prati in silenzio, mentre le luci del castello si facevano sempre più grandi. Piton continuava a galleggiare in maniera bizzarra davanti a Black, con il mento che gli sobbalzava sul petto.
Una nuvola passò. All'improvviso sul suolo si allungarono tenui ombre. Il gruppo fu bagnato dalla luce della luna.
Piton urtò contro Lupin, Minus e Ron, che si erano fermati di colpo.
Black rimase immobile. Tese un braccio per bloccare Harry, Jamie e Hermione. Videro la sagoma di Lupin che si irrigidiva. Poi braccia e gambe presero a tremare.
«Oh, cielo» esclamò Hermione col fiato mozzo. «Questa sera non ha preso la pozione. Non è innocuo»
«Correte» sussurrò Black. «Correte. Ora!»
Ma Jamie non riuscì a correre. Minus era incatenato a Lupin. Harry balzò in avanti ma Black lo trattenne e lo risospinse indietro.
«Lasciate fare a me. Correte»
Si udì un terribile ringhio. La testa di Lupin si stava allungando. Anche il corpo. Le spalle gli si incurvarono. I peli spuntarono a vista d'occhio sul suo viso e sulle mani, che si trasformarono in zampe artigliate. Il pelo di Grattastinchi era di nuovo ritto e il gatto indietreggiò.
Mentre il Lupo Mannaro alzava la testa e faceva scattare le lunghe zanne, Black scomparve dal fianco di Harry. Si era trasformato. L'enorme cane simile a un orso fece un balzo in avanti. Mentre il Lupo Mannaro si liberava delle manette che lo tenevano legato, il cane lo prese per la collottola e lo spinse indietro, lontano da Ron e da Minus. Erano avvinti, mascella contro mascella, gli artigli che sferravano colpi laceranti.
Minus si era tuffato in avanti per afferrare la bacchetta magica caduta a Lupin. Ron, in precario equilibrio sulla gamba bendata, cadde. Ci fu uno schiocco, un lampo di luce, e Ron giacque a terra immobile. Un altro schiocco, Grattastinchi volò per aria e ricadde a terra.
«Expelliarmus!» gridò Harry, puntando la propria bacchetta contro Minus; la bacchetta di Lupin volò per aria e sparì. «Resta dove sei» urlò Harry, correndo in avanti.
Jamie alzò la bacchetta contro Minus «Immobilus» urlò. Troppo tardi.Minus si era trasformato. La sua coda pelata scattò attraverso la manetta sul braccio teso di Ron, e si udì uno zampettare tra l'erba. Jamie corse nella direzione in cui era sparito.
Risuonarono un ululato e un ringhio tonante. Jamie rallentò il passo e alzò lo sguardo su Lupin, il Lupo Mannaro stava fuggendo di gran carriera nella foresta, ma quell’attimo tanto bastò per perdere di vista Minus. Si inginocchiò e avanzò a carponi nel tentativo di individuare la piccola sagoma del topo «No, non ci credo» gridò frustrata. Due mani la presero per le spalle  «Sirius, Minus è scappato, si è trasformato!» urlò Harry mentre la aiutava ad alzarsi.
Black perdeva sangue; era ferito sul muso e sulla schiena, ma alle parole di Harry si rialzò, e dopo un attimo il rumore delle sue zampe svanì nel silenzio mentre si allontanava di corsa attraverso il prato.
Harry prese Jamie per il polso e corsero da Ron, Hermione era già china su di lui. «Cosa gli ha fatto?» chiese Jamie preoccupata. Gli occhi di Ron erano semichiusi; la bocca spalancata. Era senz'altro vivo, sentivano il suo respiro, ma lui non dava segno di riconoscerli.
«Non lo so» disse Hermione «Ron» provò a scuoterlo presa dall’angoscia.
Harry si guardò intorno, disperato. Black e Lupin spariti tutti e due, a far loro compagnia c'era solo Piton, ancora sospeso a mezz'aria, privo di sensi.
Jamie guardò verso la foresta «Dobbiamo andare a cercare Minus»
«Non possiamo lasciarli qui» disse Harry, scostando i capelli dagli occhi e cercando di riflettere «Sarà meglio che li portiamo al castello e avvertiamo qualcuno»
«Ma ci vorrà un’eternità per spiegare tutto» protestò Jamie. La risposta di Harry fu smorzata da un uggiolio: un cane che soffriva.
Jamie sussultò e fece un passo in avanti verso quel lamento.
«Sirius», sussurrò Harry fissando l’oscurità.
Jamie strinse con forza le dita intorno alla bacchetta e partì di corsa, Harry la imitò «Hermione, resta con Ron»
L'uggiolio sembrava provenire dal prato vicino alla riva del lago. Scattarono in quella direzione, Jamie correva più che poteva. Il gelo si stava insinuando attraverso la pelle.
L'uggiolio cessò bruscamente e mentre raggiungevano la riva del lago capirono perché: Sirius era nuovamente umano. Era in ginocchio, le mani sopra la testa.
«No» gemette. «No. per favore»
Dissennatori, almeno un centinaio, che scivolavano in una massa nera attorno al lago, verso di loro.
«No» Jamie urlò e corse da Sirius senza pensarci due volte. Non glielo avrebbero portato via, non un’altra volta.
Afferrò la spalla di Black e puntò la bacchetta contro i Dissennatori. Doveva farcela. I contorni dei mantelli neri perdevano nitidezza, si confondevano con le sagome scure degli alberi. Strizzò gli occhi e scosse la testa per cercare di restare lucida.
Sarebbero andati a vivere con Sirius.
La spalla di Black tremò sotto la sua mano, Jamie perse la presa. Sirius cadde su un fianco e giacque immobile a terra, mortalmente pallido.
Era il loro padrino. Sarebbe guarito.
«Expecto Patronum» una nebbia grossa e argentea uscì dalla bacchetta, un paio di Dissennatori indietreggiarono.
Sarebbero stati felici.
Una mano calda si strinse nella sua, si voltò appena per vedere Harry. Le dava le spalle e puntava la bacchetta contro i Dissennatori dietro di lei. Li stavano accerchiando.
Strinse di più la mano di Harry.
Il suo Patronus si stava affievolendo, inghiottito dai mantelli neri «No» gemette Jamie «No, non ve lo lasceremo prendere», le lacrime presero a scorrerle lungo le guancie e le sfuggì un singhiozzo disperato.
La schiena contro quella di Harry le infuse per un attimo un leggero calore. Non bastò però a infondere forza al suo Patronus, che diventava sempre più debole, come lei.
La mano stretta in quella di Harry.
La presa si stava allentando «Harry», non era certa di aver urlato davvero il suo nome o se fosse accaduto solo nella sua testa.
Alla debole luce del suo informe Patronus, vide un Dissennatore arrestarsi, molto vicino. Non riuscì ad attraversare la nuvola di nebbiolina argentea che Jamie aveva evocato.
Una viscida mano morta scivolò fuori da sotto il mantello. Fece un gesto come per spingere da parte il Patronus.
«Vattene» mormorò Jamie.
Il Dissennatore più vicino parve studiarla. Poi alzò entrambe le mani, e abbassò il cappuccio.
Dove avrebbero dovuto esserci gli occhi c'era solo pelle sottile, grigia, butterata, tesa su orbite vuote. Ma c'era la bocca: un buco informe che si spalancava e risucchiava l'aria in un rantolo.
Jamie cadde sulle ginocchia, con movimenti convulsi cercò Harry, afferrò il suo braccio.
Due mani robuste e appiccicose si strinsero intorno al collo di Jamie.
Perse la presa sul braccio di Harry.
Suo padre urlava nella sua testa.
L’alito putrido dell’essere le soffiò in faccia.
E poi, attraverso la nebbia che la stava per sommergere, credette di vedere una luce argentea che diventava sempre più intensa.
Cadde in avanti sull'erba, a faccia in giù, troppo debole per muoversi, scossa dalla nausea e dai brividi, Jamie aprì gli occhi. La luce accecante illuminava l'erba attorno a lei. L'urlo si era arrestato, il freddo arretrava.
Qualcosa stava respingendo i Dissennatori, girava attorno a lei, a Sirius e a Harry.
I rantoli e i risucchi dei Dissennatori svanirono. Se ne stavano andando, l'aria era di nuovo tiepida.
Jamie alzò appena la testa e vide due animali nella luce che correvano in direzioni diverse attraverso il lago. Erano enormi.
Deglutì e cercò a tentoni la mano di Harry. Le forze la stavano abbandonando.
La mano cadde vuota sul prato, e Jamie batté la testa a terra, svenuta.
 
«Una faccenda spaventosa, spaventosa. È un miracolo se non è morto nessuno. Mai sentito niente di simile, per tutti i fulmini, meno male che c'era lei, Piton»
«Grazie, Ministro».
«Ordine di Merlino, Seconda Classe, direi. Anche Prima Classe, se solo ci riesco»
«Grazie infinite, Ministro».
«Brutta ferita, opera di Black, suppongo»
«In effetti, è opera dei Potter e di Weasley e Granger, Ministro»
«No»
«Black li aveva stregati, l'ho capito subito. Un Incantesimo Confundus, a giudicare dal loro comportamento. Sembravano convinti che potesse essere innocente. Non erano responsabili delle loro azioni. D'altra parte, il loro intervento avrebbe potuto consentire a Black di fuggire. Credo che fossero convinti di poterlo catturare da soli. L'hanno passata liscia in un sacco di occasioni prima d'ora, e temo che si siano fatti un'alta opinione di se stessi. E naturalmente il Preside ha sempre concesso ai Potter un'eccessiva libertà»
«Ah, be', Piton... Harry e Jamie Potter, sa, abbiamo tutti un debole per loro».
«Si, ma è un bene concedergli un trattamento così speciale? Personalmente cerco di trattarli come tutti gli altri studenti. E qualunque altro studente verrebbe sospeso, come minimo, per aver messo a repentaglio le vite dei suoi amici come hanno fatto loro. Ci pensi, Ministro: contro tutte le regole della scuola, dopo tutte le precauzioni prese per proteggerli, uscire di notte, farsi complici di un Lupo Mannaro e di un assassino e ho anche ragione di credere che uno dei due abbia fatto visita illegalmente a Hogsmeade con la complicità dell’altro»
«Be', be', vedremo, Piton, vedremo. I ragazzi si sono comportati come sciocchi, certo...»
Jamie aprì a fatica gli occhi. Piton stava mentendo. E Sirius dov’era?
Richiuse gli occhi. Si sentiva confusa, le parole che udiva sembravano viaggiare molto lentamente dalle orecchie al cervello, le capiva a stento.
Provò a muoversi, doveva avvertire Caramell. Contrasse i muscoli per sforzarsi, ma sentiva le membra pesanti come piombo. Non riuscì ad alzarsi e rilassò i muscoli.
«Quello che mi stupisce di più è il comportamento dei Dissennatori, davvero non ha idea di cosa li ha costretti a ritirarsi, Piton?»
«No, Ministro. Quando sono arrivato stavano già tornando alle loro postazioni vicino agli ingressi»
«Straordinario. E Black, e Harry e Jamie...»
«Quando li ho raggiunti erano tutti svenuti. Ho legato e imbavagliato Black, naturalmente, ho fatto apparire delle barelle e li ho riportati subito al castello».
Aprì gli occhi, nonostante le palpebre pesanti. Sirius era stato catturato. Boccheggiò per un istante. Doveva fare qualcosa, doveva salvarlo.
Si accorse solo in quel momento di essere in Infermeria, era ancora tutto buio, non doveva essere passato molto tempo. Girò la testa sul cuscino e vide Hermione che la osservava, sdraiata immobile sul letto. Quando Jamie incontrò il suo sguardo, Hermione si premette un dito sulle labbra, poi indicò la porta. Era socchiusa, e dal corridoio arrivavano le voci di Cornelius Caramell e di Piton. Madama Chips percorse a rapidi passi la corsia buia fino al letto di Jamie, che si voltò a guardarla. Portava il più grosso pezzo di cioccolato che avesse mai visto. Sembrava un piccolo macigno.
«Ah, sei sveglia» disse sbrigativa. Posò il cioccolato sul comodino di Jamie e prese a farlo a pezzi con un martelletto. Jamie alzò la testa e vide Harry sul letto accanto a Hermione, anche lui era sveglio.
«Come sta Ron?» chiese Hermione.
«Ce la farà» disse Madama Chips cupa. «Quanto a voi due» disse indicando Harry e Jamie «Resterete qui finché non avrò deciso che... Potter, che cosa credete di fare?»
Jamie si era alzata, anche se barcollante e Harry si era seduto, si era rimesso gli occhiali e aveva afferrato la bacchetta. «Devo vedere il Preside» disse Harry
«Potter» disse Madama Chips in tono suadente, «Va tutto bene. Hanno preso Black. È rinchiuso di sopra. I Dissennatori eseguiranno il Bacio da un momento all'altro-»
Jamie si portò le mani alla bocca, gli occhi sbarrati «No, non possono farlo»
«Che cosa?» Harry balzò fuori dal letto. Jamie e Hermione lo seguirono. Ma le loro grida erano echeggiate nel corridoio; un attimo dopo, entrarono Cornelius Caramell e Piton.
«Harry, Jamie, che cosa c'è?» disse Caramell agitato. «Dovreste essere a letto. Hanno preso del cioccolato?» chiese con ansia a Madama Chips.
«Ministro, mi ascolti» esclamò Harry. «Sirius Black è innocente. Peter Minus ha solo fatto finta di morire. L'abbiamo visto stanotte. Non può permettere che i Dissennatori facciano quella cosa a Sirius, lui è-»
Ma Caramell scosse la testa con un piccolo sorriso. «Harry, Harry, sei molto confuso, hai vissuto un'esperienza terribile, ora sdraiati di nuovo, è tutto sotto controllo-»
«No!» urlò Jamie. «Avete preso l'uomo sbagliato»
«Ministro, ci ascolti, la prego» disse Hermione fissando Caramell con aria supplichevole. «L'ho visto anch'io, era il topo di Ron, è un Animagus, Minus, voglio dire, e-»
«Cosa le dicevo, Ministro?» intervenne Piton. «Sono Confusi, tutti e tre. Black ha fatto proprio un bel lavoro»
Jamie guardò con disgusto Piton «Non eravamo confusi, questo lo sa bene» disse a denti stretti
«Ministro, Professore» disse arrabbiata Madama Chips. «Devo insistere perché ve ne andiate. I Potter sono miei pazienti, e non deve essere disturbati»
«Macché disturbati, stiamo cercando di spiegargli che cosa è successo» ribatté Harry furibondo. «Se solo ci ascoltassero» Ma Madama Chips gli ficcò a tradimento un grosso pezzo di cioccolato in bocca. Harry quasi soffocò, e lei ne approfittò per costringerlo a tornare a letto, trattenendo Jamie, che lottava per liberarsi, con l’altro braccio «Vi sto dicendo che è innocente. Dovete credermi» urlò fuori di sè
«Ora, la prego, Ministro, questi ragazzi hanno bisogno di cure. Per favore, andate via»
La porta si aprì di nuovo. Era Silente. Harry inghiottì a fatica il boccone di cioccolato e si alzò di nuovo. Jamie smise di ribellarsi e lo guardò con un moto di speranza.
«Professor Silente, Sirius Black...» disse Harry
«Per l'amor del cielo!» esclamò Madama Chips in tono isterico. «Questa è un'infermeria o che cosa? Preside, devo insistere»
«Le mie scuse, Chips, ma ho bisogno di scambiare due parole con i signori Potter e la signorina Granger» disse Silente con calma. «Ho appena parlato con Sirius Black»
«Suppongo che le abbia raccontato la stessa favola che ha ficcato in testa a Potter» sibilò Piton. «Qualcosa a proposito di un topo, e di Minus che sarebbe vivo»
«Non è una favola» urlò Jamie, si trattenne, non seppe come, dall’aggiungere “idiota” a fine frase.
«In effetti, è proprio questa la versione di Black» disse Silente, osservando attentamente Piton attraverso gli occhialetti a mezzaluna e ignorando Jamie.
«E la mia testimonianza non conta niente?» ringhiò Piton. «Peter Minus non era nella Stamberga Strillante, e non c'era traccia di lui nel parco».
«Perché lei era privo di sensi, professore» intervenne Hermione. «Non è arrivato in tempo per sentire»
«Signorina Granger, frena quella lingua»
«Avanti, Piton» disse Caramell, turbato, «la signorina è sconvolta, dobbiamo essere pazienti»
«Vorrei parlare con Harry, Jamie e Hermione da solo» ripeté Silente in tono brusco. «Cornelius, Severus, Chips, per favore, lasciateci soli».
«Preside» farfugliò Madama Chips. «Hanno bisogno di cure e di riposo»
«Non possiamo aspettare» disse Silente. «Devo insistere».
Madama Chips, imbronciata, si diresse verso il suo ufficio all'altro capo della corsia e sbatté la porta.
 Caramell consultò il grosso orologio d'oro appeso al panciotto «I Dissennatori dovrebbero essere arrivati» disse. «Andrò loro incontro. Silente, ci vediamo di sopra».
Raggiunse la porta e la tenne aperta per Piton, ma Piton non si mosse «Spero che non creda a una parola della storia di Black, vero?» sussurrò, gli occhi fissi sul volto di Silente.
«Vorrei parlare con Harry, Jamie e Hermione da solo» ripeté Silente per la terza volta.
Piton fece un passo verso di lui «Sirius Black ha dimostrato di essere capace di uccidere a sedici anni» borbottò. «Non se l'è dimenticato, Preside, vero? Non ha dimenticato che una volta ha tentato di uccidere me
«Non ha tentato di ucciderla» replicò secca Jamie, squadrando Piton, torva
Silente la ignorò «La mia memoria è buona come sempre, Severus» disse con calma.
Piton girò sui tacchi e oltrepassò la porta che Caramell teneva ancora aperta per lui e che si chiuse alle loro spalle. Silente si voltò verso Harry, Jamie e Hermione. Tutti e tre presero a parlare nello stesso momento.
«Professore, Black dice la verità, abbiamo visto Minus»
«...è fuggito quando il professor Lupin si è trasformato in un Lupo Mannaro»
«...è un topo»
«...la zampa davanti, voglio dire, il dito, se l'è tagliato via»
«...Minus ha aggredito Ron, non è stato Sirius»
Ma Silente alzò la mano per bloccare la raffica di spiegazioni «Ora tocca a voi ascoltare, e vi prego di non interrompermi, perché abbiamo pochissimo tempo» disse con calma. «Non c'è una straccio di prova a sostegno della storia di Black, eccetto la vostra parola. E la parola di tre maghi di tredici anni non convincerà nessuno. Tantissimi testimoni, una strada intera, hanno giurato di aver visto Sirius uccidere Minus. Io stesso ho fornito al Ministero la prova che Sirius era il Custode Segreto dei Potter».
«Il professor Lupin può dirle-» esclamò Harry, senza riuscire a trattenersi.
«Il professor Lupin al momento è nel cuore della foresta e non può dire niente a nessuno. Quando sarà tornato umano, sarà troppo tardi, Sirius sarà peggio che morto. Devo aggiungere che i Lupi Mannari godono di una così scarsa fiducia presso gran parte di noi che il suo sostegno conterà po-chissimo. E il fatto che lui e Sirius siano vecchi amici...»
«Ma, non si ricorda quello che le ho detto nel suo ufficio, non ha capito cos-»
«Ascoltami, Jamie. È troppo tardi, mi capisci? Dovete ammettere che la versione del professor Piton è molto più convincente della vostra».
«Lui odia Sirius» intervenne Hermione, disperata. «E tutto per qualche stupido scherzo che Sirius gli ha fatto»
«Sirius non si è comportato come una persona innocente. Ha aggredito la Signora Grassa, è entrato nella Torre di Grifondoro armato di pugnale, senza Minus, vivo o morto, non abbiamo alcuna possibilità di modificare la sorte di Sirius».
«Ma lei crede a noi?» chiese Jamie
«Sì» disse Silente piano. «Ma non ho il potere di costringere gli altri a vedere la verità, o di scavalcare il Ministero della Magia»
Jamie fissò il volto grave del mago e si sentì il terreno mancare sotto i piedi. Era sempre stata convinta che Silente sapesse trovare una soluzione per tutto. Era influente, aveva grandi doti oratorie e manipolatorie, poteva rigirarsi chiunque come voleva. Silente era la loro ultima possibilità, ma se nemmeno lui riusciva a trovare una via d’uscita, allora erano senza speranza.
Jamie serrò i pugni «Non mi importa cosa pensa il Ministro. Lo faremo evadere», Harry annuì deciso.
«Ma certo» disse Silente con calma, con un piccolo sorriso «Quello che ci occorre» lo sguardo azzurro che si spostava da Harry, Jamie a Hermione, «è più tempo».
«Ma» esordì Hermione. E poi sgranò gli occhi. «Oh»
«Ora, attenzione» disse Silente, parlando molto piano e scandendo bene le parole. «Sirius è chiuso nell'ufficio del professor Vitious al settimo piano. La tredicesima finestra a destra della Torre Ovest. Se tutto va bene, riuscirete a salvare più di una vita innocente stanotte. Ma ricordate tutti e tre che non dovete farvi vedere. Signorina Granger, tu conosci la legge, sai qual è la posta in gioco. Non dovete farvi vedere».
Jamie non aveva idea di che cosa stesse succedendo. Silente si voltò e guardò verso di loro mentre si avviava verso la porta. «Vi chiuderò dentro. Ora» e consultò l'orologio, «È mezzanotte meno cinque. Signorina Granger, tre giri dovrebbero bastare. Buona fortuna».
«Buona fortuna?» ripeté Harry, mentre la porta si chiudeva dietro Silente. «Tre giri? Di che cosa sta parlando? Che cosa dovremmo fare?»
Jamie guardò Hermione «Non dirmi che avevo ragione» le disse incredula
Hermione trafficava con il colletto della camicia «Avevi ragione» estrasse una catena d’oro molto lunga e sottile.
La bocca di Jamie si aprì formando una “o” «Cosa? E come fai? Insomma hai una macchina del tempo, o-»
«Non c’è tempo, venite qui» disse Hermione brusca. Prese Jamie per un polso e l’attirò verso di sé e le mise senza troppi preamboli la catena d’oro al collo «Harry muoviti»
Harry avanzò verso di lei, perplesso. Hermione teneva la catena tesa davanti a sé. Harry vide penzolare una piccola clessidra scintillante.
«Vieni qui» Hermione passò la catena anche attorno al collo di Harry. «Siete pronti?» disse in soffio.
«Che cosa succede?» chiese Harry, completamente smarrito.
Hermione fece girare la clessidra tre volte.
Il buio si dissolse. Jamie ebbe la sensazione di volare all'indietro, a grandissima velocità. Un turbine velocissimo di colori e forme gli sfrecciò accanto, le orecchie gli pulsavano, cercò di gridare ma non riuscì a sentire la propria voce.
Avvertì di nuovo il terreno sotto i piedi, e tutto tornò a fuoco. Era in piedi vicino a Hermione e a Harry nella Sala d'Ingresso deserta e una cascata di luce d'oro inondava il pavimento di pietra attraversando le porte spalancate.
«Preferivo una macchina» si lamentò Jamie sturandosi un orecchio.
«Di qua» Hermione li afferrò per le maniche e li trascinò verso la porta di un armadio per le scope, lo aprì, spinse dentro Harry e Jamie tra secchi e stracci, poi chiuse bruscamente la porta alle loro spalle.
«Cosa... come... Hermione, che cosa è successo?» chiese Harry.
«Siamo tornati indietro nel tempo» sussurrò Hermione, sfilando la catena dal collo di Harry e di Jamie. «Di tre ore»
Jamie incrociò le braccia «Ma perché di-», Hermione le tappò la bocca con una mano «Sst. Arriva qualcuno. Credo che potremmo essere noi» Hermione teneva l’orecchio appoggiato all’armadio «Dei passi nell’ingresso. Siamo noi che stiamo andando da Hagrid»
«Mi stai dicendo» sussurrò Harry, «che siamo qui dentro in questo armadio e siamo anche fuori?»
«Sì» disse Hermione, con l'orecchio ancora incollato alla porta.
Jamie si liberò dalla mano di Hermione «Perché lui può parlare e io no?»
Hermione le fece segno di tacere «Sono sicura che siamo noi, non sembra che siano più di quattro persone e camminiamo piano perché siamo sotto il Mantello dell'Invisibilità» Tacque, restando in ascolto. «Siamo scesi per i gradini» Hermione si sedette su un secchio rovesciato. Aveva l'aria molto preoccupata, ma Harry e Jamie volevano ancora qualche risposta.
«Dove hai presoquella clessidra?» le chiese Harry
«È una GiraTempo» sussurrò Hermione, «e me l'ha data la professoressa McGranitt il primo giorno di scuola quest'anno. E da allora che la uso per riuscire a frequentare tutte le lezioni. La professoressa McGranitt mi ha fatto giurare di non dirlo a nessuno. Ha dovuto scrivere un sacco di lettere al Ministero della Magia per farmene avere una. Ha dovuto spiegare che sono una studentessa modello, e che non l'avrei mai usata assolutamente per altro se non per lo studio. La giro e ho delle ore in più, è così che riesco a seguire tante lezioni contemporaneamente, capito? Ma, non capisco che cosa Silente vuole che facciamoPerché ci ha detto di tornare indietro di tre ore? Come possiamo aiutare Sirius?»
«Appunto, dovevamo tornare indietro di più» disse Jamie «Saremmo potuti andare da Hagrid e prendere Minus»
«Non è detto che fosse già lì. E poi, non possiamo interagire con nessuno» disse Hermione perentoria
«Ma se-»
«Jamie, concentriamoci su quello che ha detto Silente» disse Hermione scandendo le parole
Jamie alzò gli occhi e sbuffò, ma annuì.
«Più o meno a quest'ora dev'essere successo qualcosa che vuole che cambiamo» disse Harry lentamente. «Che cosa è successo? Tre ore fa stavamo andando da Hagrid»
«Adessosono tre ore fa, e noi stiamoandando da Hagrid» disse Hermione. «Ci siamo appena sentiti passare»
Harry aggrottò la fronte. Era come se si stesse strizzando il cervello «Silente ha detto solo... ha detto solo che potevamo salvare più di una vita innocente» E poi capì. «Dobbiamo salvare Fierobecco»
Jamie lo guardò per un secondo, poi sorrise appena «Sirius può scappare con lui. Ecco perché Silente ci ha detto qual’era la finestra»
«Esatto, possiamo salvare tutti e due» disse Harry, battendo un pugno sul palmo aperto della mano.
Hermione sembrava terrorizzata «Se ci riusciamo senza farci vedere sarà un miracolo»
«Ehi, voi due» disse Jamie indicando Harry Hermione «Cominciate ad andare a prendere Fierobecco»
«E tu dove vai?» chiese Hermione leggermente isterica «Jamie, non devi-»
«Serve un manico di scopa» la interruppe Jamie calma «Fierobecco non può portare noi tre e poi anche Sirius»
«Ma non ne abbiamo una qui» il tono di Hermione era quasi piagnucolante.
«Lo so. Vado a prendere la mia Nimbus»
«Ce la fai senza farti vedere?» le domandò Harry
Jamie annuì «Noi siamo usciti e nessuno lo sa. Prendo la scopa e poi scendo in volo»
Hermione si mise le mani tra i capelli «È rischioso. Troppo rischioso»
Jamie sorrise «Giuro che faccio la brava» alzò lo sguardo su Harry «Ci vediamo ai primi alberi della foresta. Vicino alla capanna, ok?»
«D’accordo»
Jamie sorrise, mentre correva su per la torre di Grifondoro. Nessuno lo sapeva, ma era abituata a non farsi scoprire, anche senza mantello o mappa. Se Hermione avesse saputo tutto quello che aveva fatto con Fred e George, l’avrebbe rimproverata all’infinito.
Non incontrò quasi nessuno, se non qualche studente che festeggiava ancora la fine degli esami, ma non le badarono.
Si accodò a un gruppo di ragazzi del sesto anno per entrare in Sala Comune, così da passare inosservata. Camminò con indifferenza di fianco a uno di loro particolarmente alto, e poi sgusciò sulle scale del dormitorio.
Chiuse la porta dietro di sé e si assicurò che non ci fosse nessuno. Si chinò sul baule, per prendere la sua Nimbus quando qualcosa le colpì la testa con se fosse un proiettile «Ahi, como te sei permessa de lasciarme aquì todo el giorno» Moccì si era attaccato ai suoi capelli
«Moccì, mi hai fatto male» si massaggiò la testa «Da dove sbuchi?»
«Ho appiccicato la lengua alla tua treccia» e le camminò impettito sulla testa, fino a sporgersi in giù.
Jamie vide il muso di Moccì e il rigonfiamento degli occhi. Soffiò con la bocca contro il camaleonte «Non ho tempo. Dobbiamo muoverci, Moccì»
«Ahi, in che otro guaio te sei cacciata?», il camaleonte risalì indietro sulla sua testa e sparì dalla vista di Jamie.
«Siamo tornati indietro nel tempo e dobbiamo salvare il nostro padrino»
Moccì roteò gli occhi «Esto è davvero ridicolo»
Jamie lo sentì scendere sulla treccia e poi salire sulla spalla sinistra. Si voltò a guardarlo «Vieni a fare un volo con me?»
Moccì aprì appena di più l’occhio destro, e alzò la coda in modo da formare un grosso punto di domanda.
«O vieni o resti qui»
Moccì buttò in fuori il petto «Bueno, noi De La Fuentes non ci siamo mai-». Strillò, indignato. Jamie si era alzata di colpo e in mano teneva saldamente il manico di scopa. Aprì la finestra e posizionò fuori la scopa, tenendola in orizzontale «Tieniti» disse a Moccì, e il camaleonte si spostò sul grembo di Jamie, aggrappandosi alla camicia.
Jamie mise un piede fuori dalla finestra e si mise a cavalcioni sul davanzale, sempre tenendo la scopa con una mano. Puntò l’altro piede sul davanzale e tenendosi con la mano libera alla finestra portò il piede che pendeva nel vuoto oltre il manico di scopa. La Nimbus ondeggiò appena, come se si fosse risvegliata. Jamie si sporse con busto e si sedette sul manico, posizionò anche l’altro piede e staccò la mano dalla finestra. La scopa ondeggiò e precipitò per un paio di metri. Un istante dopo Jamie sorvolava i tetti di Hogwarts, mentre Moccì, mormorava quella che sembrava una preghiera in spagnolo. Jamie si piegò sul manico e cominciò a planare quando si trovò vicino alla Foresta Proibita. Si abbassò piano e si allontanò dalla capanni di Hagrid. Fierobecco era ancora nell’orto. Harry e Hermione dovevano essere nascosti vicino alla capanna.
Atterrò tra i primi alberi della foresta, si mise la scopa in spalla, Moccì si era spostato su quella libera e non aveva più detto una parola «Stai bene?»
«Stt», Moccì le colpì il collo con la coda «Me sto assicurando che non ci siano pericoli»
Jamie sorrise e gli accarezzò la testa con un dito «Bravo, Moccì»
Un quarto d’ora dopo, riuscì a trovare Harry e Hermione. Erano nascosti, dietro una grossa quercia.
«Ti ha visto qualcuno?» le sussurrò Hermione
«Hermione, rilassati» le disse Harry con un lieve sorriso
«Siamo ancora dentro?» chiese Jamie, scrutando la capanna
«No, Caramell e gli altri, sono appena entrati» disse Hermione «Ma c’è Macnair alla finestra»
Poi udirono la voce di Caramell : «Noi, ehm, dobbiamo leggerti l'avviso di esecuzione, Hagrid. Farò in fretta. E poi tu e Macnair dovrete firmarlo. Macnair, anche lei deve ascoltare, è la procedura»
Il volto di Macnair sparì dalla finestra. Ora o mai più. «Vado io» disse Jamie «’Becco mi conosce meglio»
Moccì, le fece il verso, ma Jamie lo ignorò. Scattò da dietro l’albero e passò sotto la staccionata e si avvicinò a Fierobecco, che alzò il viso facendo schioccare il becco, come per chiamarla. Jamie lo guardò negli occhi e si inchinò. L’ippogrifo cadde sulle ginocchia squamose e si rialzò.
«È stato stabilito dal Comitato per la Soppressione delle Creature Pericolose che l'esecuzione dell'ippogrifo Fierobecco, d'ora in poi definito il condannato, abbia luogo il sei giugno al calar del sole...»
Jamie gli accarezzò il collo piumato e cominciò a trafficare con la corda che lo legava alla staccionata.
«...condannato a morte per decapitazione. La sentenza verrà eseguita dal boia nominato dal Comitato stesso. Walden Macnair...»
«Andiamo, bellissimo» Jamie tirò la corda, Fierobecco puntò le zampe davanti «No, ‘Becco, devi venire con me. Vogliamo aiutarti»
Moccì, saltò sulla testa di Fierobecco «Ahi, dios. Mouvete, non ho intenzione di finire arrestato»
«...davanti ai testimoniHagrid, firma qui...»
Jamie prese il becco dell’Ippogrifo, gli fece abbassare il muso e appoggiò la fronte contro quella di Fierobecco «Bello, guardami. Devi venire via»
«Be', facciamola finita» disse la voce acuta del membro del Comitato dall'interno della capanna. «Hagrid, forse sarebbe meglio se restassi qui»
«No, io...io voglio stare con lui. Non voglio che da solo...»
Moccì fece scattare la coda, nervoso.
Un suono di passi echeggiò dentro la capanna.
Jamie guardò la capanna, e poi tornò a fissare Fierobecco «Hagrid vorrebbe che ti salvassi e noi ti aiuteremo, ma dobbiamo andarcene. Ora», tirò leggermente la corda e l’Ippogrifo cominciò a seguirla, anche se molto riluttante. Erano ancora a tre metri dalla foresta, in piena vista dalla porta sul retro.
«Un momento, prego, Macnair» esclamò Silente. «Deve firmare anche lei». I passi si arrestarono. Jamie tirò la corda. Fierobecco fece schioccare il becco e avanzò un po' più in fretta.
Il volto pallido di Hermione spuntò da dietro un albero «Jamie, muoviti» mormorò.
Jamie sentì la voce di Silente, che continuava a parlare dentro la capanna. Harry scattò da dietro l’albero e afferrò a sua volta la corda, diede uno strattone. Fierobecco ruppe in un trotto riottoso. Ormai erano vicino agli alberi.
«Presto, presto» gemette Hermione, afferrando a sua volta la corda e tirando per costringere Fierobecco a muoversi più in fretta. Harry guardò indietro: ora era impossibile vederli da casa di Hagrid; il giardino del guardiacaccia non si vedeva più.
«Fermatevi» mormorò Harry. «Potrebbero sentirci»
La porta sul retro si era aperta con un tonfo. Harry, Jamie, Hermione e Fierobecco rimasero immobili; anche l'Ippogrifo sembrava in ascolto.
«Dov'è?» esclamò la voce squillante del membro del Comitato. «Dov'è la bestia?»
«Era legata laggiù» disse il boia furibondo. «L'ho vista. Era lì»
«Che cosa straordinaria» disse Silente, con una nota divertita nella voce.
«Becco!» borbottò Hagrid.
Si udì un sibilo e il colpo di un'ascia. A quanto pareva, il boia l'aveva scagliata con rabbia contro la staccionata. E poi venne l'ululato, e questa volta sentirono le parole di Hagrid tra i singhiozzi.
«È scappato! È scappato! Benedetto il suo beccuccio, è scappato! Deve essersi liberato! Becco, bravo ragazzo!»
Fierobecco cominciò a tirare la corda, deciso a tornare da Hagrid. Harry e Jamie rafforzarono la presa puntando i piedi per terra per cercare di trattenerlo.
«Qualcuno l'ha slegato» ringhiò il boia. «Dobbiamo frugare il parco, la foresta»
«Macnair, se Fierobecco è stato davvero portato via da qualcuno, crede che il ladro sia partito a piedi?» disse Silente, ancora più divertito. «Semmai frughi i cieli, se vuole... Hagrid, mi andrebbe una tazza di tè. O un bel bicchiere di brandy».
«Na- naturale, professore
Harry, Jamie e Hermione ascoltarono attentamente. Sentirono dei passi, le imprecazioni del boia, lo scattare della porta, e poi di nuovo silenzio.
«E adesso?» sussurrò Harry guardandosi attorno.
«Dobbiamo restare qui nascosti» disse Hermione, molto turbata. «Dobbiamo aspettare finché non tornano al castello. Poi aspettiamo il momento giusto per far volare Fierobecco fino alla finestra di Sirius. Mancano almeno un paio d'ore. Oh, sarà difficile» Gettò uno sguardo nervoso oltre la propria spalla, verso il cuore della foresta. Il sole stava tramontando.
«Dovremo spostarci» disse Jamie. «Dobbiamo riuscire a vedere il Platano, altrimenti non sapremo che cosa succede».
«D'accordo» convenne Hermione, stringendo la presa sulla corda di Fierobecco. «Ma dobbiamo fare in modo che non ci vedano, ricordatevi»
«Vieni, Becco» Jamie gli accarezzò il testone e l’Ippogrifo li seguì
Avanzarono lungo il limitare della foresta, mentre l'oscurità s'infittiva attorno a loro, finché non furono nascosti da un ciuffo di alberi attraverso i quali si distingueva chiaramente il Platano.
«Ecco Jamie e Ron» disse Harry all'improvviso.
Due sagome scure sfrecciarono attraverso il prato e le grida echeggiarono nell'aria immobile della sera.
«Ron, prendilo»
«Vai via... vai via... Crosta, vieni qui...»
E poi videro altre due figure materializzarsi dal nulla. Harry guardò se stesso e Hermione rincorrere Ron. Poi vide Ron tuffarsi.
«Preso! Vattene via, gattaccio puzzolente...»
«Esto es meglio dei fotoromanzi»
«Ecco Sirius» disse Jamie. La grossa sagoma del cane era spuntata dalle radici del Platano. Lo videro far cadere Harry, poi afferrare Ron.
«Visto da qui sembra ancora peggio, vero?» disse Harry osservando il cane che spingeva Ron tra le radici. «Ahia, guarda, l'albero mi ha appena colpito. E anche a voi, è strano»
«Ahi chica, che colpo»
Il Platano scricchiolava e assestava frustate con i rami più bassi; si videro sfrecciare da tutte le parti, nel tentativo di raggiungere il tronco. E poi l'albero si immobilizzò.
«Quello era Grattastinchi che ha premuto il nodo» disse Hermione.
«Ed eccoci» mormorò Harry. «Siamo dentro».
Nell'istante in cui scomparvero, l'albero riprese ad agitarsi. Qualche attimo dopo, sentirono dei passi vicini. Silente, Macnair, Caramell e il vecchio membro del Comitato risalivano verso il castello.
«Appena dopo che siamo scesi nel passaggio» disse Hermione. «Se solo Silente fosse venuto con noi»
«Sarebbero venuti anche Macnair e Caramell» disse Harry in tono amaro. «Scommetto qualunque cosa che Caramell avrebbe ordinato a Macnair di uccidere Sirius immediatamente»
«Avremmo dovuto fargli fare la stessa fine di Piton» disse Jamie e non sembrava molto dispiaciuta all’idea di dare a Macnair ciò che si meritava.
Guardarono i quattro uomini salire le scale del castello e sparire. Per qualche minuto la scena rimase deserta. Poi...
«Ecco Lupin» disse Harry, mentre un'altra sagoma sfrecciava giù e correva verso il Platano. Harry guardò il cielo. Le nuvole oscuravano completamente la luna.
«Se solo avesse preso la pozione» disse Jamie raccogliendo le gambe «Minus non sarebbe riuscito a scappare»
Osservarono Lupin che raccoglieva un ramo spezzato e premeva il nodo sul tronco. L'albero cessò di lottare, e anche Lupin scomparve nella fessura tra le radici.
«Se solo avesse preso il Mantello» disse Harry. «È lì per terra» Si voltò verso Hermione e Jamie. «Se corressi a prenderlo adesso, Piton non potrebbe mai impadronirsene e»
«Ma non è Piton il problema» disse Jamie «Anche se non mi piace che abbia usato il mantello di papà»
«Harry, non dobbiamo farci vedere!»
«Come fai a sopportarlo?» chiese Harry aspramente. «Come fai a star lì a guardare e basta?» Esitò. «Vado a prendere il Mantello»
«Vai» lo incitò Jamie
«Harry, no
Hermione riuscì a trattenere Harry per i vestiti appena in tempo. Proprio in quel momento sentirono una canzone. Era Hagrid che saliva al castello, cantando a squarciagola e barcollando un po'. Aveva con sé una grossa bottiglia.
«Visto?» sussurrò Hermione. «Visto che cosa sarebbe successo? Dobbiamo stare nascosti! No, Fierobecco!» Hermione afferrò la corda.
L'Ippogrifo stava cercando disperatamente di raggiungere Hagrid. Jamie abbracciò il collo piumato cercando di calmarlo. Anche Harry afferrò la corda, sforzandosi di trattenere Fierobecco. Seguirono con lo sguardo Hagrid che zigzagava verso il castello, un po' brillo. Fierobecco cessò di agitarsi e chinò il testone, malinconico.
«Su, su Becco. Hagrid sta bene, lo rivedrai» disse Jamie dando piccole pacche sul dorso dell’animale.
Pochi minuti dopo, le porte del castello si riaprirono e Piton uscì di corsa, diretto al Platano.
Harry strinse i pugni mentre Piton si fermava vicino all'albero e gettava un'occhiata intorno. Poi Piton afferrò il Mantello e lo sollevò.
«Giù quelle sudice mani» sibilò Harry sottovoce.
«Sst!»
Piton afferrò il ramo che Lupin aveva usato per immobilizzare l'albero, premette il nodo e sparì indossando il Mantello.
«Ecco fatto» disse Hermione piano. «Siamo tutti là sotto, e adesso dobbiamo solo aspettare di uscire» Afferrò il capo della corda che legava Fierobecco e lo annodò con cura attorno all'albero più vicino, poi si sedette sul terreno asciutto e si abbracciò le gambe.«Ragazzi, c'è una cosa che non capisco, perché i Dissennatori non hanno preso Sirius? Ce ne erano tanti, così ha detto Piton»
Anche Harry sedette e guardò Jamie, insieme raccontarono di come due sagome d’argento erano arrivate attraverso il lago e avevano costretto i Dissennatori alla fuga.
Hermione rimase a bocca aperta. «Ma che cos'erano?»
«Potevano essere solo una cosa, per riuscire a mettere in fuga i Dissennatori» disse Harry. «Veri Patronus. Ed erano potenti».
«Ma chi li ha evocati?»
Jamie alzò le spalle «Sono svenuta, non ho fatto in tempo a vedere nessuno»
Hermione si rivolse a Harry «Non hai visto com'erano?» insistette Hermione. «Erano dei nostri insegnanti?»
«Ne ho visto solo uno» rispose Harry. «Ma non era un insegnante».
«Ma doveva essere un mago molto potente per far fuggire tutti quei Dissennatori. Se il Patronus brillava tanto, non era illuminato anche in faccia? Non hai visto?»
 Jamie distolse lo sguardo dal Platano e guardò Harry «Sì, l'ho visto» disse Harry lentamente. «Ma... forse me lo sono immaginato... ero confuso... sono svenuto subito dopo...»
«Chi credevi che fosse?»
«Credo...» Harry deglutì, ben sapendo come sarebbe suonato strano quello che stava per dire. «Credo che fosse mio padre». Guardò Jamie, si era staccata dall’albero e lo fissava con un espressione strana, poi si voltò verso Hermione e vide che lei lo guardava a bocca aperta con un misto di ansia e compassione. «Harry, vostro padre è... be' è morto» disse piano.
«Lo so» ribatté in fretta Harry.
«Credi di aver visto il suo fantasma?»
«Non lo so... no... sembrava vero...»
«Ma allora-»
«Forse era solo una visione» disse Harry. «Ma da quello che ho visto sembrava proprio lui, abbiamo delle foto di lui...»,Hermione continuava a fissarlo come se fosse preoccupata per la sua salute mentale, «Lo so che sembra una follia» disse Harry in tono inespressivo. Si voltò a guardare Fierobecco che affondava il becco nel terreno, apparentemente in cerca di vermi. Ma il suo sguardo era assente.
Jamie continuò a fissare il Platano. James Potter era morto, lui non era un codardo e non si sarebbe nascosto per dodici anni abbandonando i suoi figli. Inoltre se fosse stato vivo, avrebbe salvato Sirius, non avrebbe permesso la sua cattura. Guardò Harry per un istante, avrebbe voluto che quello che aveva visto corrispondesse al vero. Si allontanò dai primi alberi e andò ad accarezzare Fierobecco.
Le foglie sopra le loro teste frusciarono appena nella brezza. La luna spariva e riappariva dietro le nuvole di passaggio. E poi, alla fine, dopo più di un'ora...
«Eccoci» sussurrò Hermione.
Lei e Harry si alzarono. Fierobecco levò il capo. Videro Lupin, Ron e Minus che uscivano barcollando dalla fessura tra le radici. Poi fu la volta di Hermione, poi di Piton, privo di sensi, che fluttuava stranamente. Poi arrivarono Harry, Jamie e Black. Si misero tutti in cammino verso il castello.
Il cuore di Harry prese a battere molto forte. Guardò il cielo. Da un momento all'altro quella nuvola si sarebbe spostata rivelando la luna...
«Harry» mormorò Hermione, come se sapesse esattamente che cosa passava per la testa dell'amico, «dobbiamo stare tranquilli. Non dobbiamo farci vedere. Non possiamo fare niente»
«D’accordo»
Hermione si voltò «Jamie sei pronta?» sgranò gli occhi «Jamie»
Harry si voltò, Fierobecco raspava il terreno, tranquillo, di Jamie non c’era traccia. Sbiancò «Qualcuno l’ha-»
Hermione scosse la testa e sospirò «No, se ne è solo andata»
«Cosa?»
Hermione si torturava le mani «Harry, credo che voglia catturare Minus. Penso che, abbia aggirato il Platano per poter rincorrere Minus da quando l’ha perso»
«E noi cosa facciamo?»
Hermione si morse le labbra «Non possiamo fare niente. È già abbastanza rischioso con lei in giro, meglio seguire il piano.»
 
Jamie era acquattata dietro dei cespugli bassi, vedeva se stessa di spalle, vicino a Harry e a Sirius. Lui aveva appena chiesto loro di andare a vivere insieme.
Moccì era sulla sua spalla e osservava la scena, attento, gli occhi che si muovevano in direzioni diverse «Porquè devi siempre cacciarte nei guai»
«Zitto, Moccì»
Stando attenta a non fare rumore, si spostò rapidamente, aggirò sé stessa e avanzò tra gli alberi, in un punto da cui avrebbe potuto inseguire Minus senza dover superare o incrociare l’altra sé stessa. Il profilo di Lupin le copriva la visuale.
Estrasse la bacchetta, le ombre sul terreno si dilatarono. Lupin cominciò a trasformarsi.
Jamie si alzò appena, per facilitarsi con lo scatto. Sirius prese le sembianze del grosso cane e attaccò il lupo, Ron venne sbalzato a terra insieme a Minus.
Jamie vide sé stessa e Harry puntare la bacchetta contro Minus, il suo incantesimo andato a vuoto e Minus trasformarsi in un topo.
Inarcò la schiena, Minus stava scappando «Lumos» accese la bacchetta e corse rasente gli alberi, si vide fermarsi di colpo. Era quello il momento.
Illuminò il terreno, e lo vide. Era a pochi metri davanti a lei e correva squittendo tra gli alberi, Jamie scattò e gli lanciò contro un incantesimo «Pietrificus Totalus», lo mancò, il muso del topo si voltò per un secondo verso di lei. Adesso che l’aveva vista sarebbe stato più difficile prenderlo.
Lo inseguì, sentiva i suoi squittii e tentava di illuminarlo con la bacchetta. Lanciò un altro incantesimo, Minus si riparò dietro a una roccia. Era maledettamente difficile colpire un bersaglio così piccolo in movimento. Jamie corse più veloce, si tuffò a terra, le mani aperte per catturarlo. Sentì la presa stringersi contro il corpo piccolo di Minus. ce l’aveva fatta. Il topo si dimenava e squittiva «Non mi scappi questa volta», chiuse gli occhi «Ahi»
Minus aveva cominciato a morderle le mani e le dita e Jamie serrò la presa, senza preoccuparsi di fargli male «Non mi costringere a farti morire soffocato»
Moccì lo frustò con la lingua «Zotico de un ratto. Non me è mai piaciuto»
Un ululato troncò gli squittii di Minus. Jamie si paralizzò, distesa a terra. Portò Minus al petto e si tirò su. Un altro ululato, sembrava più vicino.
«Dobbiamo andare via da àqui» disse Moccì, il muso puntato in aria come se cercasse di capire qualcosa.
Jamie si schiacciò contro un albero e scrutò, ansiosa tra gli alberi «Professore non è il momento» sussurrò appena, stringendo di più Minus, che aveva ripreso ad dimenarsi e a mordere senza pietà le sue mani. Jamie strinse i denti, non lo avrebbe lasciato nemmeno se le avesse staccato un dito.
Un ululato, uno stormo di uccelli, gracchiò, volando via dai rami.
«Questo era vicino» Jamie si guardò intorno, corse veloce. Doveva uscire dalla foresta,.
Gli alberi cominciarono a farsi più radi, sentiva il rumore dell’acqua. Era vicina al lago. Si fermò di colpo, le scarpe scivolarono sul terreno umido. I Dissennatori, potevano essere vicini.
Un ringhio, un rumore di rami spezzati. Il lupo mannaro balzò dalla sua sinistra, tranciando buona parte del tronco con una zampata. Jamie lo guardò con occhi sbarrati «Professore, no. Per favore» indietreggiò di un paio di passi.
Moccì si sporse dalla spalla e fece schioccare la lingua.
Il Lupo mannaro li fissava con due grandi occhi arancioni, la fila di zanne in mostra ricoperta dalla bava che gocciolava lungo la le fauci aperte. Minus squittì più forte, e affondò i denti sul dorso della mano sinistra di Jamie, che sussultò e mollò la presa «No»
Il topo cadde a terra e corse via, squittendo tra le zampe del lupo mannaro che lo ignorò, continuando a ringhiare e a fissare lei.
Jamie indietreggiò ancora, disperata «Professore, cerchi di-», il Lupo mannaro le si avvicinò piano.
«Professore», indietreggiò ancora. La schiena urtò il tronco di un albero «Professor Lupin» il lupo mannaro ringhiò più forte «Lunastorta», il lupo si alzò sulle zampe anteriori.
Un altro latrato, più basso e arrabbiato squarciò la foresta. Il Licantropo annusò l’aria, poi ringhiò. Una figura nera, sbucò dagli alberi e si fiondò sul lupo mannaro con un enorme balzo, ruzzolarono entrambi a terra «Sirius» Jamie guardò la scena a occhi sgranati.
Il lupo e il cane si rialzarono e cominciarono a fronteggiarsi, gli occhi gialli di Sirius saettarono per una frazione di secondo su di lei e le ringhiò contro, poi si lanciò sul lupo e lo afferrò per la gola. Il licantropo lo morse sul collo.
Moccì picchiettò con la coda sulla sua testa «Ehi, esta es una buona occasione. Andiamocene»
Jamie si allontanò di un paio di metri, poi vide un albero coi rami bassi. Non poteva lasciare Sirius da solo. Afferrò un ramo con le mani e puntò il piede su quello più basso, cominciò a salire, finché non fu ad un altezza ragionevole e che potesse impedire al lupo mannaro di arrivare a lei. Si mise a cavalcioni sul ramo e estrasse la bacchetta, sotto di lei, il lupo aveva afferrato Sirius con una zampa e lo aveva scagliato contro un tronco. Jamie si premette una mano sulla bocca per non urlare. Puntò la bacchetta su un albero vicino al lupo «Deprimo», il tronco esplose contro il licantropo, che guaì proteggendosi con le zampe «Diffindo» colpì un altro albero che cadde tra il lupo e il cane. Il licantropo ringhiò, ruotò il busto e si voltò poggiandosi sulle zampe anteriori, e riprese a correre, allontanandosi da loro.
Jamie vide Sirius alzarsi, il corpo premuto contro il tronco dell’albero per aiutarsi, zoppicava, e aveva il dorso graffiato, lo vide dirigersi fuori dalla foresta, verso il lago.
Sentì urlare sé stessa e Harry in lontananza.
Guardò sotto di sé, il terreno cominciò a ghiacciarsi, scese veloce dall’albero e saltò giù quando mancarono un paio di metri.
La bacchetta puntata davanti a sé, Harry diceva di aver visto il loro padre, doveva andare a controllare, doveva solo aggirare la sponda del lago.
«Ahora, vogliamo agire da gente con un po’ di sale in zucca?» le chiese Moccì, per nulla intenzionato a trovarsi di nuovo faccia a faccia con il lupo mannaro.
Jamie, fece finta di non sentirlo, corse più che poteva, il gelo che le penetrava le ossa, ancora non riusciva a vederli, ma li sentiva. Erano intorno a lei.
Un’ondata gelida le mozzò il fiato, due figure alte e nere si stagliarono tra gli alberi di fronte. Non l’avrebbero fermata, non questa volta.
Avrebbe salvato Sirius prima che Piton fosse arrivato. Se ci fosse riuscita, forse avrebbero avuto l’opportunità di spiegare.
Sarebbero andati a vivere con lui. Sarebbero stati felici.
Alzò la bacchetta «Expecto Patronum» urlò con tutto il fiato che aveva. Un’enorme figura argentea saltò fuori dalla bacchetta, era un cane.
Era identico a Felpato.
Jamie sorrise appena, il cane prese a correre contro i Dissennatori davanti a lei, li investì e questi indietreggiarono fino a sparire tra gi alberi. Jamie mosse la bacchetta e il cane tornò indietro correndo, lo diresse verso il lago, dove la sua sé stessa, Sirius e Harry erano svenuti circondati dai Dissennatori. Guidata dalla luce del Patronus, si avvicinò al lago. Il cane puntò contro i Dissennatori, correndo a grandi falcate.
Un’ altra figura, illuminò il lago e galoppò verso i Dissennatori, era un cervo. Jamie lo osservò un po’ sorpresa. Erano quelle le due figure che lei e Harry avevano visto.
I Dissennatori, sconfitti dai due Patronus si ritirarono e Jamie richiamò il cane. Corse verso l’altra riva del lago, e vide una figura in piedi, vicino all’acqua. Strizzò gli occhi e lo illuminò con la bacchetta «Harry», suo fratello trasalì e si coprì gli occhi con una mano. «Nox»
«Jamie, ma dove ti eri cacciata?» era leggermente arrabbiato.
«Ho inseguito Minus» disse andando da lui.
«E lo hai preso?»
Jamie annuì «Sì, ma poi ho incontrato Lupin»
«Cosa?» Harry la prese per le spalle «Stai bene?»
«Sirius mi ha salvata appena in tempo, ma Minus è scappato», si guardò le mani, erano sanguinanti e piene di graffi e morsi, soprattutto la sinistra, dove Minus aveva affondato i denti prima di scappare, il sangue usciva copioso, e Jamie non se ne era nemmeno accorta. Harry prese un fazzoletto dalla tasca e lo premette sul morso.
«Gracias, anche io sto bene» disse ironico Moccì
Con un tuffo al cuore sentirono un rumore alle loro spalle. Si voltarono di scatto e videro Hermione che correva verso di loro con Fierobecco e la Nimbus di Jamie.«Che cos'hai fatto?» disse furiosa, poi si accorse della presenza di Jamie «E tu dove ti eri cacciata?»
Jamie alzò le mani «Scusa, ho inseguito Minus. Credevo fosse una buona idea» si scusò con un sorrisetto pentito «Ma mi ha visto solo Sirius, va tutto bene», Hermione le scoccò un’occhiata truce e poi guardò Harry, in attesa di spiegazioni.
«Ci siamo appena salvati la vita» disse Harry. «Mettiti lì, dietro quel cespuglio, adesso ti spieghiamo».
Hermione ascoltò il racconto di Harry ancora una volta a bocca aperta. «Vi ha visto qualcuno?»
«Sì, non mi hai sentito? Io mi sono visto. Va tutto bene.»
«Non ci posso credere, avete evocato dei Patronus che hanno cacciato via tutti quei Dissennatori. Questa è magia molto, moltoavanzata»
«Le lezioni di Lupin hanno dato buoni frutti» disse Jamie
«Questa volta sapevo che potevo farcela» disse Harry, «perché l'avevo già fatto. Ha senso tutto questo?»
«Non so, Harry. Guardate Piton»
Insieme spiarono oltre il cespuglio, verso l'altra riva. Piton era tornato in sé. Aveva fatto apparire delle barelle e vi sistemava i corpi inanimati di Harry, Jamie e Black. Una quarta barella, senza dubbio quella di Ron, fluttuava già al suo fianco. Poi, con la bacchetta tesa davanti a sé, le fece partire a mezz'aria in direzione del castello.
«Va bene, è quasi ora» disse Hermione tesa, guardando l'orologio. «Ci restano circa quarantacinque minuti prima che Silente chiuda la porta dell'infermeria. Dobbiamo salvare Sirius e rientrare prima che qualcuno si accorga che non ci siamo»
Attesero, osservando le nuvole in viaggio riflesse nel lago, mentre il cespuglio accanto a loro sussurrava al vento. Fierobecco, annoiato, aveva ripreso a cercare vermi.
«Credi che sia già lassù?» chiese Harry, controllando l'ora. Guardò verso il castello e prese a contare le finestre sulla destra della Torre Ovest.
«Guardate» mormorò Hermione. «Chi è quello? Qualcuno sta tornando indietro»
Jamie fissò lo sguardo nell'oscurità. L'uomo correva sul prato, verso uno degli ingressi. Qualcosa di lucente brillava alla sua cintura.
«Macnair» esclamò Harry. «Il boia. Sta andando a chiamare i Dissennatori. Forza!»
Jamie prese la Nimbus da Hermione e montò, Moccì si rintanò di nuovo nel suo grembo «Ahi, dios. Che giornata impegnata»
Jamie aspettò che montassero entrambi su Fierobecco e si librò in aria. Volò davanti a loro, verso i piani alti del castello e contò le finestre che scorrevano davanti a lei. Alla tredicesima, fermò la scopa bruscamente. Uno spostamento d’aria la fece ondeggiare, Fierobecco le si era affiancato «Direi che è questa» disse a Harry e a Hermione. Si sporse verso la finestra per vedere all’interno e riconobbe Sirius «Eccolo», bussò forte alla finestra.
Black alzò gli occhi e rimase sbalordito. Balzò dalla sedia, corse alla finestra e cercò di aprirla, ma era bloccata.
«Stai indietro» urlò Jamie, estrasse la bacchetta, reggendosi al manico di scopa con una sola mano «Alohomora» la finestra si spalancò, Jamie avanzò, lasciando spazio all’Ippogrifo.
«Come... come...?» disse Black debolmente, guardando l'Ippogrifo.
«Sali, non abbiamo molto tempo» disse Harry afferrando il collo sottile di Fierobecco per farlo star fermo. «Devi andartene di qui. Stanno arrivando i Dissennatori. Macnair è andato a chiamarli».
Black si puntellò con le mani ai lati della finestra e si spinse fuori. Era una fortuna che fosse tanto magro. In un attimo riuscì a lanciare una gamba oltre il dorso di Fierobecco e a salire sull'Ippogrifo, dietro Hermione.
«Vai, Fierobecco, su» disse Harry agitando la corda. «Su alla torre... dài!»
Jamie volò davanti a loro e in un attimo atterrò sui bastioni. Fierobecco atterrò subito dopo di lei con uno scalpiccio.
Jamie si mise la Nimbus in spalla e si avvicinò agli altri. Harry e Hermione erano scesi dall’Ippogrifo e Sirius aveva preso le redini.
«Sirius, è meglio se vai, presto» disse Harry ansimando. «Saranno nello studio di Vitious da un momento all'altro e scopriranno la tua fuga».
Fierobecco raspò le pietre con la zampa, agitando la testa.
«Che cosa è successo all'altro ragazzo, Ron?» chiese Sirius concitato.
«Si rimetterà presto, è ancora privo di sensi, ma Madama Chips dice che lo farà star meglio. Presto... vai!»
Ma Black continuava a guardare Harry e Jamie. «Non potrò mai ringraziarvi» Black fece voltare Fierobecco verso il cielo aperto «Ci rivedremo» disse «Siete davvero i figli di vostro padre», colpì i fianchi di Fierobecco con il tallone. Harry, Hermione e Jamie dovettero fare un balzò indietro mentre le enormi ali si dispiegavano di nuovo. L’ippogrifo prese il volo.
Lui e il suo cavaliere diventavano sempre più piccoli, poi una nuvola passò davanti alla luna e sparirono alla loro vista.
«Harry, Jamie» Hermione li tirò per le maniche «Dobbiamo correre.Abbiamo esattamente dieci minuti per tornare nell'infermeria senza che nessuno ci veda... prima che Silente chiuda a chiave la porta»
Jamie sospirò «Va bene. Andiamo»
Scivolarono attraverso la porta alle loro spalle e discesero una stretta scala a chiocciola. Giunti in fondo, udirono delle voci. Si appiattirono contro il muro, in ascolto. Sembravano Caramell e Piton. Avanzavano rapidi nel corridoio ai piedi della scala. «...sperare solo che Silente non faccia difficoltà» stava dicendo Piton. «Il Bacio verrà eseguito immediatamente?»
«Non appena Macnair toma con i Dissennatori. Tutta questa faccenda di Black è stata molto imbarazzante. Non vedo l'ora di informare La Gazzetta del Profeta che finalmente l'abbiamo preso. Credo che vorranno intervistarla, Piton... e una volta che i ragazzi Potter saranno tornati in sé, mi aspetto che raccontino alla Gazzetta come lei li ha salvati, con tutti i particolari...»
Jamie si rabbuiò «Saprò di certo come ringraziarlo» disse muovendo appena le labbra
Harry strinse i denti «Guarda come sorride compiaciuto», Piton, al fianco di Caramell, passò accanto al loro nascondiglio.
Il suono dei loro passi si spense. Harry, Jamie e Hermione attesero qualche istante per essere certi che i due si fossero davvero allontanati, poi presero a correre nella direzione opposta; giù per una scala, poi un'altra, lungo un nuovo corridoio... poi sentirono una risatina davanti a loro.
«Pix!» borbottò Harry, afferrando Hermione per il polso e spingendo Jamie . «Qui dentro»
Si precipitarono in una classe deserta alla loro sinistra. Appena in tempo. Pix procedeva a balzi nel corridoio, ridendo come un pazzo, e sembrava di ottimo umore.
«Oh, è orribile» sussurrò Hermione, l'orecchio appoggiato alla porta. «Scommetto che è tutto eccitato perché i Dissennatori vogliono finire Sirius» Controllò l'orologio. «Tre minuti»
Aspettarono finché la voce maligna di Pix non si spense in lontananza, poi scivolarono di nuovo fuori dalla porta e ripresero a correre.
«Hermione, che cosa succederà se non torniamo dentro prima che Silente chiuda la porta?» disse Harry ansante.
«Sì, rischiamo di alterare il futuro, Doc?» chiese Jamie ironica
«Non voglio pensarci!» mugolò Hermione, ricontrollando l'orologio. «Un minuto»
Erano alla fine del corridoio dell'infermeria. «Ok, sento la voce di Silente» disse Hermione, tesa. «Dài, muoviamoci»
Avanzarono furtivi lungo il corridoio. La porta si aprì. Comparve la schiena di Silente. «Vi chiuderò dentro» lo sentirono dire. «Ora è mezzanotte meno cinque. Signorina Granger, tre giri dovrebbero bastare. Buona fortuna».
Silente uscì dalla stanza ed estrasse la bacchetta per chiudere a chiave la porta. Presi dal panico, Harry, Jamie e Hermione scattarono. Silente li guardò e un gran sorriso comparve sotto i lunghi baffi d'argento. «Allora?» disse piano
«Ce l'abbiamo fatta» disse Harry senza fiato. «Sirius è fuggito con Fierobecco»
Silente rivolse loro un gran sorriso. «Ben fatto. Credo» Tese l'orecchio per ascoltare i rumori provenienti dall'infermeria. «Sì, credo che anche voi siate fuggiti. Entrate, vi chiuderò dentro»
Harry, Jamie e Hermione entrarono. L'infermeria era vuota a parte Ron, che giaceva ancora immobile nell'ultimo letto. Mentre la serratura scattava alle loro spalle, andarono in punta di piedi verso i loro letti. Hermione si infilò di nuovo la GiraTempo sotto i vestiti e Jamie nascose la Nimbus sotto il letto, mentre Moccì si accomodava sul cuscino. Un attimo dopo, Madama Chips usciva a grandi passi dal suo ufficio. «È uscito il Preside? Ora posso occuparmi dei miei pazienti?»
Era di pessimo umore. Harry e Jamie pensarono bene di prendere il loro cioccolato senza opporsi. Madama Chips li sorvegliò per assicurarsi che lo mangiassero. Jamie, Harry e Hermione aspettarono, le orecchie tese, i nervi a fior di pelle... E poi, mentre  prendevano il quarto pezzo di cioccolato, sentirono un lontano ruggito di rabbia echeggiare da un punto sopra di loro
«Che cos'era?» chiese Madama Chips allarmata.
Risuonarono scoppi di voci irate, sempre più forti. Madama Chips fissò la porta.
«Ma insomma, sveglieranno tutti. Che cosa credono di fare?»
Jamie sogghignò e cercò di sentire che cosa dicevano. Si stavano avvicinando.
«Dev'essersi Smaterializzato, Severus, avremmo dovuto lasciare qualcuno di guardia nella stanza... quando si saprà...»
«NON SI È SMATERIALIZZATO» ruggì Piton, ora molto vicino. «NON CI SI PUÒ MATERIALIZZARE SMATERIALIZZARE IN QUESTO CASTELLO! SONO SICURO CHE C'ENTRANO I POTTER!» Jamie guardò Harry con un ghigno sul volto
«Severus, sii ragionevole... Harry e Jamie erano sotto chiave...»
La porta dell'infermeria si aprì di colpo.
Jamie si affrettò a nascondere il ghigno, mordendo un grosso pezzo di cioccolato.
Caramell, Piton e Silente entrarono nella corsia. Solo Silente sembrava tranquillo. Anzi, sembrava che si stesse divertendo. Caramell pareva arrabbiato. Ma Piton era fuori di sé.
«SPUTATE IL ROSPO, POTTER!» gridò furibondo. «CHE COSA AVETE FATTO?»
«Professor Piton» strillò Madama Chips. «Si controlli»
«Andiamo, Piton, sia ragionevole» disse Caramell, «questa porta era chiusa a chiave, abbiamo appena visto...»
«L'HANNO AIUTATO A FUGGIRE, LO SO» ululò Piton, indicando Harry, Jamie e Hermione. Aveva la faccia deformata dalla rabbia e sputacchiava saliva dappertutto.
«Si calmi, amico» abbaiò Caramell. «Sta dicendo delle sciocchezze»
«LEI NON CONOSCE I POTTER» strillò Piton. «SONO STATI LORO. LO SO CHE SONO STATI LORO...»
«Basta così, Severus» disse Silente tranquillo. «Pensa a quello che dici. Questa porta è chiusa da quando sono uscito dall'infermeria, dieci minuti fa. Madama Chips, questi ragazzi si sono allontanati dai loro letti?»
«Ma certo che no» esclamò Madama Chips incollerita. «Sono rimasta con loro da quando lei se n'è andato»
«Visto, Severus?» disse Silente con calma. «A meno che tu non stia insinuando che Harry, Jamie e Hermione possono trovarsi in due luoghi diversi nello stesso momento, temo che sia assolutamente inutile turbarli più di cosi».
Piton rimase lì, furibondo, lo sguardo che correva da Caramell, profondamente turbato dal suo comportamento, a Silente, i cui occhi scintillavano dietro gli occhiali. Piton si voltò di scatto, con il mantello che frusciava alle sue spalle, e uscì rapido dall'infermeria.
«Il ragazzo sembra piuttosto instabile» disse Caramell guardando nella sua direzione. «Se fossi in lei, Silente, ci starei attento».
«Oh, non è instabile» disse Silente con calma. «Ha solo subito una notevole delusione».
«Non è il solo» sbuffò Caramell. «La Gazzetta del Profeta avrà di che sbizzarrirsi. Avevamo Black sotto chiave e ci è scivolato fra le dita un'altra volta. Ora ci manca solo che trapeli la storia della fuga di quell'Ippogrifo e sarò lo zimbello di tutti. Be', meglio che vada a informare il Ministero»
«E i Dissennatori?» chiese Silente. «Saranno allontanati dalla scuola, mi auguro»
«Oh, sì, dovranno andarsene» rispose Caramell passandosi distrattamente le dita fra i capelli. «Non avrei mai immaginato che avrebbero cercato di somministrare il Bacio a dei ragazzi innocenti, del tutto incontrollabili... no, li farò rispedire ad Azkaban questa notte stessa. Forse dovremmo pensare a qualche drago per l'ingresso della scuola»
«Hagrid lo apprezzerebbe di sicuro» commentò Silente sorridendo a Harry, Jamie e Hermione. Mentre lui e Caramell uscivano dall'infermeria, Madama Chips corse alla porta e la chiuse di nuovo a chiave. Borbottando furiosa fra sé, tornò nel suo ufficio.
Dall'altro capo della corsia si levò un debole gemito. Ron si era svegliato. Lo videro alzarsi a sedere, massaggiarsi la testa e guardarsi intorno.
«Cosa... cosa è successo?» gemette. «Harry... perché siamo qui? Dov'è Black? Che cosa succede?»
Jamie si sdraiò sul letto «è complicato, Ron»
Harry e Hermione si scambiarono un'occhiata. «Spiega tu» disse Harry, prendendo un altro po' di cioccolato.
Quando Harry, Jamie, Ron e Hermione uscirono dall'infermeria la mattina dopo a mezzogiorno, trovarono il castello semideserto. Grazie alla calura opprimente e alla fine degli esami tutti si stavano godendo un'altra visita a Hogsmeade. Né Ron né Hermione avevano voglia di andarci, comunque, così vagarono per i prati assieme a Harry e Jamie, discutendo ancora gli eventi straordinari della notte passata e chiedendosi dove fossero Sirius e Fierobecco in quel momento. Seduto vicino al lago, dove la piovra gigante muoveva pigramente i tentacoli sull'acqua.
Un'ombra cadde su di loro. Alzarono lo sguardo e videro un Hagrid con gli occhi cisposi che si asciugava la faccia sudata con uno dei suoi fazzoletti formato tovaglia e sorrideva. «Lo so che non devo essere felice dopo tutto quello che è successo ieri notte» disse. «Voglio dire, Black che è fuggito di nuovo e tutto il resto... ma la sapete una cosa?»
«Cosa?» chiesero i ragazzi, fingendosi incuriositi.
«Becco è scappato, è libero Ho festeggiato tutta la notte»
«È meraviglioso» esclamò Hermione lanciando a Ron un'occhiata di rimprovero, visto che pareva lì lì per scoppiare a ridere.
«Sì, forse non l'avevo legato bene» disse Hagrid, guardando i prati con aria felice. «Ero in pensiero stamattina, però. Pensavo che magari incontrava il professor Lupin nel parco, ma Lupin ieri notte ha detto che non ha mai mangiato niente»
«Per fortuna» disse Jamie memore del faccia a faccia col Lupo Mannaro
«Cosa?» disse Harry in fretta.
«Non avete sentito?» disse Hagrid col sorriso un po' meno largo. Abbassò la voce, anche se non c'era nessun altro in vista. «Ehm, Piton l'ha detto a tutti i Serpeverde stamattina. Ormai lo sanno tutti... il professor Lupin è un Lupo Mannaro, ecco. E ieri notte era libero nel parco, adesso sta fa-cendo le valigie, naturale».
«Come?» Jamie era saltata in piedi
«Sta facendo le valigie!» esclamò Harry allarmato. «Perché?»
«Va via, no?» disse Hagrid, sorpreso per la domanda. «Ha dato le dimissioni stamattina presto. Dice che non deve succedere un'altra volta».
Jamie guardò Harry che balzò in piedi. «Andiamo da lui» disse a Ron e a Hermione.
«Ma se ha dato le dimissioni...»
«...direi che non c'è niente che possiamo fare...»
«Le dimissioni si possono ritirare» disse Jamie decisa
«Ci troviamo qui» disse Harry prima che se ne andassero
La porta dello studio di Lupin era aperta. L'insegnante aveva già messo via quasi tutte le sue cose. L'acquario vuoto dell'Avvincino era vicino alla sua vecchia valigia consunta, che era aperta e quasi colma. Lupin era chino su qualcosa sopra la scrivania, e alzò lo sguardo solo quando Harry e Jamie bussarono alla porta.
«Vi ho visto arrivare» disse Lupin sorridendo. Indicò la pergamena davanti a lui. Era la Mappa del Malandrino.
«Abbiamo appena parlato con Hagrid» disse Harry. «Dice che lei ha dato le dimissioni. Non è vero, eh?»
«Temo di sì» rispose Lupin. Cominciò ad aprire i cassetti della scrivania e a estrarne il contenuto.
«Perché?» chiese Harry. «Il Ministero della Magia non crederà che lei abbia aiutato Sirius, vero?»
Lupin andò verso la porta e la chiuse. «No. Il professor Silente è riuscito a convincere Caramell che stavo cercando di salvarvi la vita». Sospirò. «Per Severus è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Credo che la perdita dell'Ordine di Merlino sia stata un duro colpo per lui. E così questa mattina a colazione lui si è fatto sfuggire... ehm... per caso che sono un Lupo Mannaro».
«Non se ne andrà solo per questo!» disse Jamie.
Lupin fece una smorfia. «Domani a quest'ora, cominceranno ad arrivare i gufi spediti dai genitori... non vorranno che un Lupo Mannaro sia l'insegnante dei loro figli. E dopo ieri notte, li capisco. Avrei potuto sbranare uno di voi...con te ci sono andato vicino» disse rivolto a Jamie. Non deve succedere più».
«I genitori brontoleranno solo un po’, ma io e Harry possiamo convincerli...e anche Caramell se serve»
«Lei è il miglior insegnante di Difesa contro le Arti Oscure che abbiamo mai avuto!» esclamò Harry. «Non se ne vada!»
Lupin scosse la testa senza parlare. Continuò a vuotare i cassetti. Poi, mentre Harry e Jamie cercavano di pensare a una buona ragione per indurlo a rimanere, Lupin disse: «Da quello che mi ha detto il Preside questa mattina, ieri notte avete salvato un sacco di persone. Se c'è una cosa di cui sono fiero, è quanto avete imparato. Raccontatemi dei vostri Patronus».
«Come fa a saperlo?» chiese Harry, confuso.
«Che cos'altro avrebbe potuto respingere i Dissennatori?»
Spiegarono a Lupin quello che era successo.
Quando ebbero concluso, Lupin sorrise di nuovo «Avevate solo bisogno della giusta motivazione. Il desiderio di salvare Sirius è stato più forte e intenso di qualsiasi altra cosa. E avete indovinato, vostro padre si trasformava sempre in un cervo. Per quello lo chiamavate Ramoso»
Lupin gettò gli ultimi libri nella valigia, chiuse i cassetti e si voltò verso di loro.«Ecco, l'ho portato via dalla Stamberga Strillante ieri notte» disse, passando a Harry il Mantello dell'Invisibilità. «E» esitò, poi tese a Jamie la Mappa del Malandrino. «Non sono più un vostro insegnante, quindi non mi sento in colpa a restituirvi anche questa. A me non serve, e credo che voi, Ron e Hermione troverete il modo di usarla» poi sorrise Jamie «Anche perché credo che prima o poi avresti trovato il modo di riprenderla comunque» le sorrise Lupin
«Sì, ma la sua partenza improvvisa mi avrebbe scombinato i piani» disse Jamie con un sorriso «Mi ha detto che Lunastorta, Codaliscia, Felpato e Ramoso avrebbero voluto attirarmi fuori dalla scuola, ha detto che l'avrebbero trovato divertente».
«Ed è quello che avremmo fatto» disse Lupin, chinandosi per chiudere la valigia. «Non ho alcun dubbio: James sarebbe stato molto deluso se i suoi figli non avessero mai scoperto nessuno dei passaggi segreti che portano fuori dal castello».
Qualcuno bussò alla porta. Rapidi, Jamie e Harry s'infilarono in tasca la Mappa del Malandrino e il Mantello dell'Invisibilità.
Era il professor Silente. Non parve sorpreso di vedere Harry e Jamie.
«La tua carrozza è al cancello, Remus» disse.
«Grazie, Preside». Lupin prese la sua vecchia valigia e l'acquario vuoto dell'Avvincino.
«Be'... addio» disse sorridendo a Harry e Jamie. «Farvi da insegnante è stato un vero piacere. Sento che ci incontreremo di nuovo prima o poi. Preside, non c'è bisogno che mi accompagni al cancello, ce la faccio...»
Jamie lo guardò un po’ triste. Piton l’avrebbe pagata per quella sua boccaccia. Harry ebbe l'impressione che Lupin volesse partire il più in fretta possibile.
«Allora addio, Remus» disse Silente laconico. Lupin spostò appena l'acquario dell'Avvinano per poter stringere la mano a Silente. Poi, con un ultimo cenno a Harry e a Jamie e un breve sorriso, uscì dallo studio.
Jamie si sedette sulla cattedra, il mento appoggiato alle mani e prese a guardare la porta, come se Lupin potesse cambiare idea da un momento all’altro. Harry prese posto nella sedia rimasta vuota e fissò il pavimento con aria tetra.
La porta si chiuse. Silente era ancora lì.
«Perché siete così tristi?» disse piano. «Dovreste essere molto fieri di voi dopo la scorsa notte».
«Non è servito a niente» disse Jamie amareggiata. «Minus è fuggito, per bene due volte».
«Non è servito a niente?» ripeté Silente con calma. «È servito a tutto, Jamie. Avete dato una mano a scoprire la verità. Avete salvato un uomo innocente da un destino orribile».
Orribile. Qualcosa si mosse nella memoria di Harry. Più grande e più orribile che mai... La profezia della professoressa Cooman. «Professor Silente... ieri, all'esame di Divinazione, la professoressa Cooman è diventata molto... molto strana».
«Davvero?» commentò Silente. «Ehm,vuoi dire più strana del solito?»
«Sì, le è venuta una voce profonda e le roteavano gli occhi e ha detto... ha detto che il servo di Voldemort aveva intenzione di tornare da lui prima di mezzanotte... ha detto che il servo lo avrebbe aiutato a riprendere il potere». Harry fissò Silente di sotto in su. «E poi è tornata normale, e non si ricordava niente di quello che aveva detto. Era... stava facendo una profezia vera?»
Silente parve vagamente colpito. «Lo sai, Harry, che credo proprio di sì?» disse pensieroso. «Chi l'avrebbe mai detto? E con questa le sue vere profezie salgono a due. Dovrei offrirle un aumento di stipendio»
«Due?» chiese Jamie
«Ma» Harry lo guardò sbalordito. Come faceva Silente a prenderla con tanta flemma? «Ma, io ho impedito a Sirius e al professor Lupin di uccidere Minus. Allora è colpa mia se Voldemort ritorna»
«Non è così» disse Silente tranquillo. «L’ esperienza con la GiraTempo non ti ha insegnato niente, Harry? Le conseguenze delle nostre azioni sono sempre così complicate, così mutevoli, che predire il futuro è davvero molto difficile... La professoressa Cooman, che Dio la benedica, ne è la prova vivente. Avete compiuto un gesto molto nobile risparmiando la vita di Minus».
«Veramente credevo solo che Azkaban e il bacio dei Dissennatori fossero una fine peggiore» disse Jamie con tranquillità, ma con anche un po’ di amarezza per la mancata punizione.
Silente sorrise «Senz’altro una giusta punizione, quella che gli spettava in fondo»
«Ma se lui aiuterà Voldemort a tornare al potere...» disse Harry
«Minus vi deve la vita. Soprattutto a te, Harry. Hai mandato a Voldemort un aiutante che è in debito con te... quando un mago salva la vita a un altro mago, questo crea un certo legame fra i due e dubito molto che Voldemort voglia un servitore indebitato con Harry Potter».
«Non voglio nessun legame con Minus» esclamò Harry. «Ha tradito i nostri genitori»
«Questa è magia della più profonda e impenetrabile, Harry. Ma credetemi... forse verrà un giorno in cui sarete molto felici di questo».
Né Harry, né Jamie  riuscivano a immaginare quando sarebbe potuto accadere. Silente parve capire che cosa stavano pensando. «Conoscevo molto bene vostro padre, sia a Hogwarts che dopo» disse con gentilezza. «Anche lui avrebbe risparmiato Minus, ne sono certo».
Harry lo guardò. Silente non avrebbe riso... A lui poteva dirlo...
«Credevo che fosse stato mio padre a far apparire il mio Patronus. Voglio dire, quando mi sono visto dall'altra parte del lago... ho pensato che fosse lui quello che vedevo».
«Un errore comprensibile» disse Silente con dolcezza. «Credo che tu sia stufo di sentirtelo dire, ma somigli a James in maniera straordinaria. A parte gli occhi... hai gli occhi di tua madre».
Harry scosse la testa. «È stato stupido, pensare che fosse lui» mormorò. «Voglio dire, lo sapevo che è morto». Jamie gli mise una mano sul braccio con fare comprensivo.
«Credete che le persone scomparse che abbiamo amato ci lascino mai del tutto? Non credete che le ricordiamo più chiaramente che mai nei momenti di grande difficoltà? Le persone che amate vivono in voi. E si mostrano soprattutto quando avete bisogno di loro. Altrimenti come avreste fatto a evocare proprio quei Patronus? Ramoso e Felpato sono tornati a correre la notte scorsa».
Jamie portò una mano alla tasca dove aveva nascosto la mappa «Lei sa?» chiese incredula
«La notte scorsa Sirius mi ha raccontato tutto di come sono diventati Animagi» disse Silente sorridendo. «Un risultato eccezionale e sono anche riusciti a farlo a mia insaputa. Senza dubbio, l’altra sera, avete trovato due dei Malandrini dentro di voi»
E Silente uscì dallo studio, lasciando Harry e Jamie soli con i loro pensieri.
 
Jamie era appoggiata con la schiena ad un albero, osservava gli studenti rientrare da Hogsmeade, le zazzere rosse di Fred e George le saltarono subito all’occhio, le loro braccia erano cariche di pacchetti, probabilmente venivano tutti da Mielandia e Zonko, avrebbe dovuto organizzare lo scherzo di fine anno con loro in effetti, ma il suo interesse al momento era un altro.
Si alzò dall’albero e si diresse a passi decisi vero il sentiero, affiancando un ragazzo biondo «Sei diventato il cliente affezionato di Madama Piediburro?»
Gabriel le sorrise «Ho dovuto corromperla, non ho trovato altre petulanti ficcanaso»
«Potrei presentarti Lavanda Brown»
«Un po’ troppo» Gabriel sembrò non trovare l’aggettivo adatto, o forse ne aveva troppi a disposizione e l’imbarazzo della scelta «Non sopporterei la sua compagnia senza pietrificarla»
«Dovremmo cercare un Basilisco»
Gabriel si voltò verso di lei «Non dovresti essere coi tuoi amici?»
Jamie sorrise appena e sorvolò la sua domanda «Sono qui per raccontarti di quello che è successo l’altra sera»
«Questo non me lo aspettavo» disse con sincerità
«è anche grazie a te se sono arrivata alla verità. E poi sono abbastanza sicura che non dirai niente di niente a nessuno»
«Su questo hai ragione» Gabriel la guardò
«E il tuo aiuto è stato fondamentale, sai? E per questo ti ringrazio davvero tanto. Adesso, almeno noi, sappiamo che il nostro padrino era innocente»
«Lo immaginavo» disse Gabriel « E Minus?»
«Era il traditore» disse Jamie amara «Se penso che avremmo potuto vivere con Sirius... Invece ci toccherà tornare dai Dursley»
«Perché non passate le vacanze a casa dei Weasley o della tua amica, la Granger?»
Jamie alzò le spalle «Disposizioni di Silente, credo. In realtà i Weasley ci invitano spesso, fosse per loro staremmo lì tutta l’estate»
Gabriel tornò a guardare davanti a sé «Io non sopporterei di essere trattato così, essere tagliato fuori dal mondo» scosse la testa «è ridicolo»
«Sono i Durlsey» sospirò Jamie
«Sono dei Babbani di davvero basso livello»
Jamie guardò verso il parco, dove accanto a un faggio vide le figure di Harry, Ron e Hermione «Ora devo andare»
Gabriel alzò un sopracciglio « Non mi dovevi raccontare tutta la storia?»
Jamie sgranò gli occhi « è vero...peccato però, ora non ho tempo» si fece pensierosa e poi esibì un sorriso malandrino « Scrivimi quest’estate»
«Cosa?»
«Sì, così posso scriverti quello che è successo»
«Ma-»
«Non puoi pretendere che sia io a scriverti per prima. E poi sei tu quello che vuole sapere, non dirmi che non vuoi scoprire come Sirius riusciva a entrare a scuola»
Gabriel aprì bocca per replicare ma Jamie non gliene diede modo : «Bene, Little Whinging Privet Drive numero quattro» disse Jamie sorridente « è l’indirizzo dei miei zii. Meglio se fai arrivare il gufo di notte» gli diede le spalle e si allontanò con calma
«Senti, non penso sia il caso-» provò di nuovo lui
Lei si voltò a guardarlo, un sorriso birichino e le mani intrecciate dietro la schiena «Ma certo che sì. Ricorda, Little Whinging, Privet Drive, quattro. Ti racconterò tutto», si voltò ma riuscì lo stesso a sentire il sospirò di Gabriel, sorrise appena e si allontanò.
 
Nessuno a Hogwarts seppe la verità su ciò che accadde la notte in cui Sirius, Fierobecco e Minus scomparvero, a parte Harry, Jamie, Ron, Hermione, e il professor Silente. Mentre si avvicinava la fine del trimestre, Harry e Jamie sentirono molte teorie diverse su ciò che era successo veramente, ma nessuna di esse si avvicinava alla verità.
Malfoy era furibondo per la faccenda di Fierobecco. Era convinto che Hagrid avesse trovato il modo di far sparire l'Ippogrifo e metterlo al sicuro, e sembrava offeso per il fatto che lui e suo padre fossero stati messi nel sacco da un guardiacaccia. Percy Weasley, nel frattempo, aveva da dire la sua sulla fuga di Sirius.
«Se riuscirò a entrare al Ministero, avrò un sacco di proposte da fare per l'Applicazione della Legge sulla Magia!» disse all'unica persona che lo stava a sentire, la sua fidanzata Penelope.
Benché il tempo fosse perfetto, benché l'atmosfera fosse così allegra, benché sapesse che avevano fatto l'impossibile per aiutare Sirius a restare libero, Harry e Jamie non avevano mai affrontato la fine della scuola con il morale così basso.
Di certo non erano gli unici a rammaricarsi per la partenza del professor Lupin. Tutta la classe di Difesa contro le Arti Oscure si rattristò alla notizia delle sue dimissioni.
«Chissà chi ci toccherà il prossimo anno» disse Seamus Finnigan in tono tetro.
«Forse un Vampiro» suggerì Dean Thomas speranzoso.
Non era solo la partenza del professor Lupin a opprimerli. Non riuscivano a fare a meno di pensare alla profezia della professoressa Cooman. Continuavano a chiedersi dove fosse Minus, se avesse già trovato rifugio da Voldemort. Ma la cosa che li abbatteva di più era la prospettiva di tornare dai Dursley. Per forse mezz'ora, una gloriosa mezz'ora, avevano creduto che sarebbero andati a vivere con Sirius, il migliore amico dei loro genitori. Sarebbe stata la cosa più bella del mondo, a parte riaverli. E se nessuna nuova voleva decisamente dire buona nuova, perché significava che Sirius era riuscito a nascondersi, Harry e Jamie non potevano non sentirsi depressi quando pensavano alla casa che avrebbe potuto avere, un desiderio ormai impossibile da realizzare.
I risultati degli esami furono annunciati l'ultimo giorno del trimestre. Harry, Jamie Ron e Hermione erano stati promossi in tutte le materie. Harry fu stupito di essersela cavata in Pozioni, persino Jamie, che aveva tenuto un esame perfetto non si aspettava un Eccezionale. Avevano il fondato sospetto che Silente fosse intervenuto per impedire a Piton di bocciarli. Il comportamento di Piton verso Harry e Jamie durante l'ultima settimana era stato piuttosto preoccupante: Non ritenevano possibile che l'avversione dell'insegnante nei loro confronti potesse aumentare, ma di sicuro era così. Un muscolo si contraeva in maniera sgradevole a un angolo della bocca sottile di Piton tutte le volte che guardava Harry o Jamie, e l'insegnante fletteva di continuo le dita, come se morisse dalla voglia di stringerle attorno al loro collo.
Percy aveva ottenuto il suo M.A.G.O. a pieni voti; Fred e George erano riusciti a strappare una manciata di G.U.F.O. per ciascuno. La Casa di Grifondoro, intanto, grazie soprattutto alla sua spettacolare prestazione nella Coppa del Quidditch, aveva vinto la Coppa delle Case per il terzo anno di fila. E così il banchetto di fine trimestre fu celebrato in un trionfo di decorazioni scarlatte e dorate, e il tavolo dei Grifondoro fu il più rumoroso di tutti, perché tutti festeggiavano. Perfino Harry e Jamie riuscirono a dimenticare per un po' il ritorno dai Dursley che li attendeva l'indomani, mangiando, bevendo, chiacchierando e ridendo assieme agli altri.
 
La mattina dopo, mentre l'Espresso di Hogwarts si allontanava dalla stazione, Hermione comunicò a Harry e Ron alcune sorprendenti novità (Jamie già le conosceva)
«Sono andata a trovare la professoressa McGranitt questa mattina prima di colazione. Ho deciso di lasciar perdere Babbanologia».
«Ma hai passato l'esame con il massimo dei voti e anche di più!»
«Lo so» sospirò Hermione, «ma non posso reggere un altro anno come questo. Quella GiraTempo mi stava facendo impazzire. L'ho restituita. Senza Babbanologia e Divinazione, riuscirò a riavere un orario normale».
«Non riesco ancora a credereche tu non ce l'abbia detto» disse Ron imbronciato. «Dovremmo essere tuoi amici».
«Mi hai addirittura mentito quando ti ho chiesto se viaggiavi nel tempo» la punzecchiò Jamie
«Avevo promesso di non dirlo a nessuno» disse Hermione in tono severo. Cercò lo sguardo di Harry, che guardava Hogwarts sparire dalla vista al di là di una montagna. Due mesi interi prima di rivederla.
«Oh, su con la vita, Harry» esclamò Hermione malinconica.
«Sto bene» disse Harry in fretta. «Stavo solo pensando alle vacanze».
«Ti prego non ne parliamo» disse Jamie che fino a quel momento aveva tenuto quel pensiero lontano più che poteva.
«Si, ci stavo pensando anch'io» intervenne Ron. «Dovete venire da noi. Sistemo le cose con mamma e papà e poi vi chiamo. Adesso lo so come si usa un feletono...»
«Telefono, Ron» lo corresse Hermione. «Davvero, tu dovresti andare a lezione di Babbanologia il prossimo anno»
Ron la ignorò. «Quest'estate c'è la Coppa del Mondo di Quidditch. Cosa ne dite? Venite da noi, e andremo a vederla! Di solito a papà danno i biglietti in ufficio».
La proposta ebbe l'effetto di rallegrare molto sia Harry che Jamie.
«Sì, scommetto che i Dursley sarebbero felici di lasciarci venire, specialmente dopo quello che abbiamo fatto l’estate scorsa»
«E soprattutto dopo che gli presenterò Moccì» ridacchiò Jamie
Decisamente rinfrancati, Harry e Jamie giocarono alcune partite a Spara-Schiocco con Ron e Hermione, e quando arrivarono la strega col carrello del tè, fecero un bel pranzetto, Jamie si prese anche un bel dolce al cioccolato, in onore a Lupin.
Ma fu solo nel tardo pomeriggio che accadde la cosa che li rese davvero felici
«Harry» disse Hermione all'improvviso, lanciando un'occhiata al di sopra della sua spalla. «Che cos'è quella cosa lì fuori dal finestrino?»
Harry si voltò e guardò fuori. Qualcosa di grigio e molto piccolo appariva e spariva oltre il vetro. Si alzò per vedere meglio e si accorse che era un piccolo gufo che trasportava una lettera decisamente troppo grande per lui. Il gufo, in effetti, era così piccolo che continuava a rovesciarsi a mezz'aria, sbatacchiato di qua e di là dalla corrente del treno. Harry aprì rapido il finestrino, tese il braccio e lo afferrò. Sotto le dita sembrava un Boccino molto soffice. Lo tirò dentro cautamente. Il gufo lasciò cadere la lettera sul sedile di Harry e prese a svolazzare nello scompartimento, evidentemente molto soddisfatto di aver portato a termine la sua missione. Edvige fece schioccare il becco in tono di dignitosa disapprovazione. Grattastinchi si mise seduto e prese a seguire il volo del gufo con i suoi grandi occhi gialli, Moccì sonnecchiava sulla testa soffice del gatto. Ron, che se n'era accorto, afferrò il gufo e lo mise al sicuro, fuori dalla portata del gatto.
Harry prese la lettera. Era indirizzata a lui e a Jamie. Strappò la busta ed esclamò: «È di Sirius»
Jamie sorrise e gli saltò di fianco.
«Cosa?» esclamarono Ron e Hermione eccitati. «Leggila ad alta voce»
Cari Harry e Jamie,
Spero che questa lettera vi venga recapitata prima che arriviate dai vostri zii. Non credo che siano abituati alla posta via gufo.
Io e Fierobecco siamo in clandestinità. Non vi dirò dove, nel caso che questo messaggio finisca nelle mani sbagliate. Ho qualche dubbio sull'affidabilità del gufo, ma è il migliore che ho trovato, e sembrava impaziente di affrontare la missione. Credo che i Dissennatori mi stiano ancora cercando, ma non hanno alcuna speranza di trovarmi qui dove sono. Sto progettando di farmi vedere al più presto da alcuni Babbani, molto lontano da Hogwarts, di modo che venga tolta la sorveglianza al castello. 
C'è una cosa che non sono riuscito a dirvi nel nostro unico breve incontro. Sono stato io a mandarti la Firebolt, Harry.
«Ah!» esclamò Hermione trionfante. «Visto? Te l'avevo detto che era lui»
«Sì, ma non le aveva fatto un malocchio, vero?» disse Ron. «Ahia» Il gufetto, che ora tubava allegramente nella sua mano, gli aveva beccato un dito in quello che a suo parere era un gesto di affetto.
Grattastinchi ha portato l'ordine all'Ufficio Gufi per conto mio. Ho usato il tuo nome, Harry, ma ho dato disposizione di prelevare il denaro dal sotterraneo numero 711 della Gringott, il mio. Ti prego di accettarla come dono del tuo padrino per il tuo tredicesimo compleanno. 
Grattastinchi mi ha anche detto che non avevi gradito, Jamie. Mi hai ricordato molto tua madre in quel momento, ma mi farò perdonare al prossimo compleanno.
Voglio anche scusarmi  per lo spavento che temo di avervi fatto prendere quella notte che siete fuggiti da casa dei vostri zii, volevo solo assicurarmi che steste bene, prima di riprendere il mio viaggio verso nord. Quando vi ho aperto la porta del ripostiglio non ho potuto assicurarmi della vostra salute o mi avreste scoperto, così vi ho seguito di nascosto da quando siete usciti a quando avete preso il Nottetempo.
Accludo un'altra cosa per voi, una cosa che credo renderà più piacevole il vostro prossimo anno a Hogwarts. 
Se avete bisogno di me, mandate un messaggio. Il vostro gufo mi troverà. 
Vi scriverò presto. 
Sirius 
 
Harry e Jamie guardarono con ansia dentro la busta. C'era un altro foglio di pergamena. Lo lessero in fretta :
 
Io, Sirius Black, padrino e tutore di Harry e Jamie Potter, con la presente concedo loro il permesso di visitare Hogsmeade nei finesettimana. 
«A Silente basterà» disse Harry allegramente. Guardò di nuovo la lettera di Sirius. «Aspettate, c'è un poscritto»
Ho pensato che il vostro amico Ron potrebbe essere felice di tenersi questo gufo, visto che per colpa mia non ha più un topo. 
Ron sgranò gli occhi. Il minuscolo gufo continuava a tubare eccitato. «Tenerlo?» disse in tono incerto. Per un attimo guardò il gufo da vicino, poi, con grande sorpresa di tutti, lo tese a Grattastinchi perché lo annusasse. «Cosa ne dici?» chiese Ron al gatto. «Siamo sicuri che è un gufo?»
Grattastinchi fece le fusa.
«Per me va bene» esclamò Ron, soddisfatto. «È mio».
Harry e Jamie lessero e rilessero a turno la lettera di Sirius per tutto il viaggio fino alla Stazione di King's Cross. Jamie la teneva ancora stretta in mano quando insieme a Harry Ron e Hermione riattraversò la barriera del binario nove e tre quarti.
Videro subito zio Vernon. Era a una certa distanza dai signori Weasley e li squadrava sospettoso: quando la signora Weasley abbracciò Harry e Jamie per salutarli, i suoi peggiori sospetti su di lei furono confermati.
«Vi chiamo per la Coppa del Mondo» gridò Ron a Harry e a Jamie, che salutarono lui e Hermione e poi diressero i carrelli con i bauli e la gabbia di Edvige verso zio Vernon, che li accolse nel solito modo.
«Che cos'è quella roba?» ringhiò fissando la busta che Jamie aveva ancora in mano. «Se è un altro modulo da firmare, non se ne-»
«No» rispose Harry allegro. «È una lettera del nostro padrino».
«Padrino?» farfugliò zio Vernon. «Voi non avete un padrino»
«Si che lo abbiamo» disse Jamie felice. «Era il migliore amico di mamma e papà. È stato condannato per omicidio, ma è fuggito dalla prigione dei maghi e ora è latitante. Comunque vuole tenersi in contatto con noi... per sapere cosa ci succede ed essere sicuro che siamo felici»
«Oh, ed era sempre lui che ha rasato Squarta ed è entrato in casa. Si è fatto un’idea di come stavamo» aggiunse Harry con un sorriso a trentadue denti.
Zio Vernon si lasciò superare, ancora stava assimilando quelle nuove inquietanti informazioni su un vegeto parente dei Potter quando vide Moccì, appollaiato sulla spalla di Jamie che lo fissava con entrambi gli occhi. «E quello che diavolo è?» sbraitò, diventando rosso
«Il mio camaleonte, si chiama Moccì»
«Moises Chico Lucero De la Fuentes, por ti, grassone» pronunciò tutto impettito
«Non ti permetterò di-»
«Il nostro padrino, vuole molto bene anche a lui. Avrà voglia di rivederlo quando ci verrà a trovare» ghignò Jamie
E sorridendo all'espressione di terrore apparsa sulla faccia di zio Vernon, Harry e Jamie puntarono all'uscita della stazione,verso quella che prometteva essere un'estate molto migliore delle
precedenti. 



Tana Del Camaleonte:

Ed ecco che arriva la parola fine, le avventure del terzo anno di Jamie&co. si sono concluse, ma non preoccupatevi, questo non è un addio, perchè ho intenzione di continuare a parlare delle loro avventure.
Ho le trame dei prossimi "libri" già definite, e penso di postare il seguito dopo capodanno, così da farvi un regalo per il nuovo anno, che spero apprezzerete :)
Ora, voglio inanzitutto ringraziare tutti voi, che avete seguito letto o anche solo sbirciato la mia storia, e grazie naturalmente anche a chi l'ha recensita, mi avete dato una gioia e una soddisfazione enorme, davvero.
Che dire, spero che abbiate gradito la mia intromissione nella storia della Rowling e che abbiate apprezzato i miei OC ( Gabriel, Jamie, Moccì) e come ho reso i personaggi già presenti nel libro.

Al 2013

Eltanin ;)


Posto qui il capitolo avviso perchè colpa della mia ignoranza non sapevo che fosse vietato, quindi mi scuso e rimedio:

 
Non sapevo come avvertire tutti e ho deciso di aggiungere un avviso.
Annuncio ufficialmente che ho pubblicato il sequel di questa fan fiction che si intitola Harry e Jamie Potter e L'inquisitore Supremo :)
Gazie a tutti,

Eltanin ;)

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