After Batman - Sipario su Gotham

di Mr J
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 - Gods ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 - Laugh ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 - Rain ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 - Gods ***


Chapter One
GODS

Tomorrow comes, sorrow becomes his soul mate     
The damage is done, the prodigal son is too late     
all the door's closed   

[Too late, James Blunt]

Togli tutto a un uomo.
Quello che ama. Quello che odia.      
Quello di cui ha bisogno. Quello che è superfluo.      

Fagli assaggiare la disperazione, la delusione.         
Otterrai lo spettro di colui che una volta era una persona, e che ora cammina sul filo di un rasoio. In bilico fra la malattia, la follia, la criminalità e una tacita condanna a morte.
Perché non ti è concesso continuare a vivere.          
Non a volto scoperto o senza un'arma in mano.       
Senza puntarla contro altri innocenti da privare della loro forza vitale.       
Da privare di tutto.     
Per continuare questo giro marcio e perverso di squallore.

E la maledizione va avanti. Consuma, corrompe.      
Togli tutto a una persona e otterrai il cittadino medio di Gotham.    
Che cammina sì sul filo di un rasoio, procede, va avanti.      
Ma sperando di cadere.         
Non importa da che lato.       
Gli basta tagliarsi.      

Lui non era così.         

Se a un uomo togli la dignità, il rispetto, gli affetti, la speranza... gli rimangono il dolore, la paura, la sofferenza, il timore.
A lui era stato tolto anche questo.    
Togli le emozioni a un uomo. Toglili la capacità di provare qualcosa, di avvertire la paura. Gli toglierai l'umanità. Lo trasformerai in una macchina o una bomba a orologeria.     
In un mostro. 
In qualcosa di incontrollabile o di controllato in ogni dettaglio.        
Lo trasformerai in un dio che cammina fra gli uomini, nascosto solo dalle ombre della città e dallo spesso strato di trucco o maschere improvvisate.       

E potrà essere un dio della distruzione o della giustizia. Un angelo di morte o di salvezza.      
Che raccoglierà le mute preghiere dei dannati di Gotham, salvandoli o condannandoli senza che loro lo chiedano. Lo sappiano.  
Si farà carico delle loro colpe. Si assumerà le loro responsabilità.         
I loro delitti. Le loro perverse aspirazioni. 
Fino ad esserne sopraffatto.
Fino all'ultima lacrima o risata.       
Fino alla morte.         

Uno di questi dei aveva un nome.   
Ma si è perso nelle ceneri di Gotham, fra la polvere e il marciume.        
Alcuni mormorano il suo ricordo.    
Altri di impegnano ad abissarlo.      
Ma ha lasciato la sua firma. 
E il suo mantello è calato su Gotham con la fatalità e la solennità di un sipario.
In fiamme.     
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 - Laugh ***


Chapter Two
LAUGH

I started a joke, which started the whole world crying,
But I didn't see that the joke was on me, oh no.
I started to cry, which started the whole world laughing,
Oh, if I'd only seen that the joke was on me.
[I started a joke, Bee Gees]

 
Odore di umido. È soffocante.
Il ticchettio delle gocce d'acqua che cadono sul pavimento ritma il suo respiro, flebile, simile a un rantolo continuo, minaccioso, disperato.
Lo sguardo perso nel vuoto, le labbra dischiuse come se gli mancasse l'aria.
Si morte quasi a sangue le labbra, gratta con le unghie troppo lunghe il tessuro ruvido che gli costringe le mani. Sgrana gli occhi, li sbarra, scuote la testa per scostare una ciocca di capelli. Trema. Chiude di scatto gli occhi, forte, quasi fino a farsi male.
"No..."
Si sforza, spera. Ma non riesce.
Le lacrime non escono.
Torna a fissare il vuoto.

Lei si avvicina, preoccupata.
Siinginocchia accanto a lui, sfiorandogli con una mano la spalla, con timore reverenziale e una nota di apprensione.
Posa con delicatezza le labbra sul suo collo, asciandovi un segno quasi del tuto ivisibile sul bianco ormai sporco. Lui rabbrividisce ma non si muove. Non reagisce.
Non parla. Da giorni. Da QUEL giorno.
"Cosa ti hanno fatto..." sussurra lei, ormai in lacrime, soffocandole sulla sua camicia di forza. Singhiozza senza ritegno mentre con pochi tocchi leggeri e timidi la slaccia, liberandogli le braccia. Posa la fronte sulla sua spalla, si sente del tutto impotente. Come se la sua presenza non cambiasse nulla. Come se lui non la volesse. Non più. "Io esisto solo per stare al tuo fianco..."
"No."
Lei lo guarda, interrogandosi se lui abbia davvero proferito parola o se si fosse trattato solo della sua immaginazione. Alza lo sguardo e incontra il suo. Freddo. ma vivo.
Profondo.
Pazzo.
Lui appoggia una mano alla sua schiena.
La bacia.
A lungo.
Lei non osa neanche respirare.
"Cosa sono diventato?" La fissa.
Lei sorride tesa, guarda altrove, sposta il peso da un piede all'altro, volta la testa.
"Rispondi" secco, freddo, autoritario. Un ordine.
"Ris-pon-di" scandisce, stringendole il collo fra le dita, costringendola a guardarlo.
Serra la mano, affondandola nella carne morbida di lei.
"I-io non..." sospira, impaurita. "Non lo so..."
"Non lo sai" ripete, guardandola negli occhi. "Non lo sai" e scoppia in una risata tanto forte che pare che il suo corpo non possa reggerla Non più. Non è la sua solita risata. È forzata.
Finta. Artificiosa.
Lui chiude le labbra, sorride.
Non con le labbra.
Con le cicatrici.
La sua bocca è ferma, inespressiva.
"Non riesco più a ridere.".
"Mr. J, io..."
"Non riesco più a ridere." Si siede e si richiude di nuovo nel suo silenzio.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 - Rain ***


Chapter Three
RAIN

How I wish I could surrender my soul;
shed the clothes that become my skin,
see the liar that burns within my needing.
How I wish I'd chosen darkness from cold.
How I wish I had screamed out loud,
instead I've found no meaning.
I guess it's time I run far, far away, find comfort in pain.
Tears and rain.
[Tears and Rain, James Blunt]

È notte.
Le lacrime si mescolano alla pioggia.
Morti. Tutti. Uno dopo l'altro.
Rimane solo lui.
Si spegne la sigaretta sulla mano. Non prova dolore.
Non più.
Stanotte è morto qualcuno, a Gotham.
E non si trattava di Bruce.
Si stringe nella giacca ormai del tutto bagnata. Cammina lentamente, con la suola degli anfibi che slitta appena sulle pozzanghere che vanno via via formandosi.
Deve fare qualcosa. Proteggere il segreto.
Controllare se ci sono superstiti.
Deve decidere da che parte schierarsi.
O, meglio, l'ha già fatto.
Deve gioire, per la sua morte.
Essere felice.

Sorridi.
                             Avanti, sorridi.
                                                                          Sorridi.

Sente la sua voce stridula nella testa. Rimbomba fino a fargli sentire il sapore del sangue in bocca. Senza accorgersene ha iniziato a mordersi il labbro inferiore. Sangue, saliva e pioggia si mescolano, colando sul suo mento già umido per le lacrime.
La sua risata si insinua prepotente e minacciosa nei suoi ricordi, tingendoli di rosso. Rosso sangue.
Rosso come la maschera che porta e che ora stringe rabbiosamente in mano, artigliandola con le unghie, con la testa rovesciata all'indietro, tacita preghiera e bestemmia, rivolta al cielo di Gotham, ottenebrato dal suono assordante del silenzio che ha avvolto ogni cosa.
Su Gotham è calato un silenzio riverente, la pioggia ne ha suggellato la condanna, le nubi gli faranno da sudario. I grattacieli sono stati eletti come lapidi. Questa città era stata la sua culla. La sua cella. Le sue strade corrotte gli faranno da tomba.
Col piede calpesta la maschera che ha fatto cadere. È di nuovo nell'incubo. Di nuovo.
Qualsiasi cosa succeda, anche ora lui non può salvarlo.

Pensa a lui.

Adesso non rimane più nulla.
Si Gotham è ricaduto il peso della sua condanna. I suoi occhi chiusi sono la maledizione che ha ripreso a infierire sulle anime marce dei cittadini.
Stavolta non si salverà nessuno.
Dalle strade giungono voci.
Da Arkham non si levano nè grida nè risate.
O forse è la pioggia a cancellarle.
Ma non basterà a lavare via le nostre colpe. Anzi, impregnerà le nostre vesti con le nostre lacrime e le nostre carni con la sua disperazione, lasiandoci annegare nell'oblio che noi stessi abbiamo lentamente costruito. Finchè lui non ha tentato di salvarci.
Guarda in basso. La nebbia avvolge ogni cosa. Laggiù i basso. Fra i mrotali. Era lui a guardarci dall'alto. Ad avvolgerci nel suo mantello con la calda freddezza di chi ti è superiore ma vuole solo aiutarti e guidarti.

Deve vendicarlo. Deve ricordarlo. Forse deve prendere il suo posto. Deve uccidere chi l'ha ucciso.
Chi l'ha ucciso.
Abbraccia lentamente Gotham con lo sguardo, malinconico, nostalgico, ormai spento.
O forse no.

Forse è troppo tardi.

Sorridi.
Sorridi, Gotham. La strada per l'Inferno è ben illuminata.
Si sforza di ricordarlo. Ricordare i momenti passti con lui.
Recuperare il suo ricordo migliore.
Per qualche motivo non ci riesce.

Chiude gli occhi.
Solo.
Sorridi.
Sorridi, Jason.
E si lascia cadere
                                    nel vuoto.
Sipario.

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