You've Got A Piece Of Me

di __Sabotage
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Hai un po' di sale? ***
Capitolo 2: *** Hai lasciato Broadway per me? ***
Capitolo 3: *** Hai i biglietti per lo zoo? ***
Capitolo 4: *** Hai cantato una canzone per me? ***
Capitolo 5: *** Hai dello zucchero filato? ***
Capitolo 6: *** Hai la ragazza? ***
Capitolo 7: *** Hai preso il gelato al pistacchio? ***
Capitolo 8: *** Hai baciato il mio miglior amico? ***
Capitolo 9: *** Hai un posto nel mio cuore. ***
Capitolo 10: *** Hai fatto uno sbaglio? ***
Capitolo 11: *** Hai bisogno degli acchiappafantasmi? ***
Capitolo 12: *** Hai cucinato per me? ***
Capitolo 13: *** Hai sposato uno sconosciuto? ***
Capitolo 14: *** Hai conosciuto Brittany? ***
Capitolo 15: *** Hai mai ballato sotto la pioggia? ***
Capitolo 16: *** Hai detto che ti sei innamorato di me? ***
Capitolo 17: *** Hai visto il mio buco nero. ***



Capitolo 1
*** Hai un po' di sale? ***


QUINN.
Uh la la, Quinn Fabray. – esclamò fischiando il ragazzo palestrato facendo sobbalzare la biondina che si trovava di fronte a lui.
– Apri sempre la porta in mutande? – chiese scrutando il particolare abbigliamento del ragazzo, composto da boxer e ciabatte infradito.
– Ehi, è il mio stile! E poi dovresti essere contenta di questo panorama. – fece un sorriso sornione indicandosi con una mano dalla testa ai piedi
– Oh, già visto. Non hai idea di quante volte mi sia appostata allo spioncino della porta per vederti. – Annuii convinta facendo un occhiolino, al che Noah, o meglio Puck come lo chiamavano tutti, rispose come una risata. Sapeva sempre come rimetterlo al suo posto, ormai aveva imparato a conoscerlo. D'altra parte erano due anni che si era trasferita in quel condominio e aveva conosciuto Puck.

Era iniziato tutto in stile Puckerman, lei abitava proprio sopra di lui e se voleva salire in casa doveva passare esattamente di fronte a casa sua. E ogni volta c'era lui ad accoglierla con diversi fischi. A Quinn non dispiaceva, era abituata. Sapeva di essere bella e sapeva gestire i tipi come lui. Ignorare e passare oltre. Però c'era qualcosa in lui di diverso dai tipi viscidi a cui era abituata. Per quello accettò di andare alla festa organizzata nel suo appartamento. Anche perchè non conosceva ancora nessuno in quella città ed era una proposta decisamente più allettante che svuotare scatoloni tutta la sera.
La festa era proprio come se l'aspettava, fusti di birra, ragazzi sbronzi stravaccati sul divano e coppiette senza un minimo di pudore in giro per l'appartamento. L'unica cosa che non si aspettava era Puck che non cercava di rimorchiarla con qualche battuta pessima, bensì volle chiacchierare con lei, conoscerla. Infatti trascorsero tutta la sera in quel modo, tra una birra e qualche chiacchiera, senza che lui le mancasse mai di rispetto.
Poi diventò una consuetudine salutarsi la mattina, e prendere un caffè il pomeriggio, e risalutarsi la sera. Non si sa come, non si sa perchè, Quinn Fabray e Noah Puckerman diventarono amici per la pelle.

– Hai un po' l'aria da maniaca, in effetti. – scherzò, sollevando leggermente il labbro superiore. – Oh, comunque entra pure.. Fammi indovinare, ti manca di nuovo il sale! – esclamò, grattandosi il mento con aria pensierosa.
– Non di nuovo! Sarà stata una volta o due.. – fece con indifferenza, entrando pian piano in casa Puckerman.
Sette.
– Hai contato quante volte ti ho chiesto il sale? – chiese la biondina tra il divertito e lo scioccato
– No, cioè.. sì insomma, era per dire.. – Si impappinò per poi andare a prendere la solita tazzina che riservava a Quinn.
La ragazza fece una risata poi gironzolò un po' per l'appartamento. – Mhm, hai cambiato genere? – chiese ridendo, tenendo con due dita un paio di mutandine rosse col pizzo.
– Certo, cara. – fece il ragazzo imitando la voce e le movenze femminili. – No, una ragazza deve averle dimenticate qui, vanno via così di fretta..
– Chissà perchè! – commentò ridacchiando, ributtando l'indumento dove l'aveva trovato.
– Ehi! Potresti ferire la mia sensibilità. – disse in tono melodrammatico portandosi una mano al cuore. A Puck piaceva apparire come un playboy senza cuore, anche se un cuore ce l'aveva e batteva molto forte.
– Su, smettila e dammi la tazzina.
– Ok dai, ecco a te.
– Caffé dopo? – alzò un sopracciglio appoggiandosi allo stipite della porta.
Come sempre.


SANTANA.
Non sapeva bene spiegare com'era iniziato tra loro. Erano nello stesso gruppo di amici, si vedevano sempre e un giorno era scoccata la scintilla. Un giorno in cui il gruppo era composto soltanto da loro due. Tutti gli altri loro amici erano occupati e quindi si erano ritrovati loro due soli da Starbucks.
All'inizio era stato un po' strano, perchè anche se si vedevano tutti i giorni, sembrava che non avessero niente in comune. Ma alla fine avevano parlato tanto, o meglio Finn aveva parlato, ma Santana non si era annoiata anzi aveva iniziato a scoprire molte cose su di lui e su sé stessa. Aveva scoperto che adorava il suo sorriso e le sue fossette e che i suoi occhi color nocciola si abbinavano benissimo alla carnagione latina della ragazza. Ma Santana Lopez non si innamorava, non faceva parte del piano, cioè fare carriera e poi sposare un attore famoso. Però non era riuscita a resistergli, si erano baciati a lungo e in segreto. I loro amici non sospettavano niente, anzi quando raccontarono loro di aver passato il pomeriggio insieme, scoppiarono a ridere perchè Santana Lopez e Finn Hudson non erano compatibili insieme.

La latina aprii leggermente la porta, spiando all'esterno del suo appartamento. Notò la figura enorme e insicura di Finn e prendendolo per un braccio lo trascinò all'interno della sua abitazione. Ormai il ragazzo era abituato ai modi bruschi di Santana, però emise comunque un piccolo urlo, che la ragazza coprì con le sue labbra.
Si baciarono un po' contro la porta, ovviamente chiusa, poi Finn mise le mani sui fianchi della ragazza e si staccò leggermente. – Mi sento un po' in colpa.
– Fai bene ad esserlo, Finnocence, oggi non sei un granchè come baciatore. – esclamò la ragazza incrociando le braccia.
– No, è che... Dovremmo dirlo ai nostri amici, sono la nostra famiglia, non dovremmo tenergli nascosto niente...
– Dire cosa, esattamente? – Santana puntò gli occhi dritti in quelli di Finn.
– Quello che c'è tra noi...
– E cosa c'è tra noi?
Stiamo insieme. – esclamò deciso, lasciando sorpresa la ragazza.
– Noi NON stiamo insieme. – ribattè, rimarcando la negazione.
– Allora cosa c'è tra noi? Non ne parliamo mai.
– Senti, se sei venuto qui per farmi l'interrogatorio puoi pure andartene, ok? Anzi dovremmo smetterla di vederci..
– Santana...
– Così non avremmo niente da nascondere ai nostri amici e la smetteresti di torturarmi con queste domande..
– Santana...
– Che c'è? – chiese spazientita la ragazza.
– Non voglio smettere di vederti. Uno, perchè sarebbe praticamente impossibile dato che viviamo nello stesso condominio e frequentiamo gli stessi amici, due perchè non voglio ok? Non dopo tutto questo, non così, non voglio.
– Al punto due mi sono persa, ma okay.. Okay. –  E riprese a baciarlo, perchè alla fine anche Santana non voleva perdere Finn.
E lui accettò quel bacio perchè al momento non poteva fare altro con lei, se non accettarla per come era e sperare che le cose potessero cambiare in meglio un giorno.


Alla sera, si ritrovarono tutti, come da tradizione, a casa Puckerman per una birra. Quinn, Finn, Santana, Brittany e Sam. Benché fossero sempre risultati come i più stupidi del gruppo, i due biondini erano l'unica coppia dichiarata all'interno del gruppo. Non c'era molto da dire sulla loro storia, era stato un colpo di fulmine e stavano insieme da ormai un anno e mezzo.
Puck stava aspettando i suoi amici alla porta, stile bodyguard, con un paio di bermuda e una T-shirt.
– Grande salto di qualità, Puckerman. Sei passato dai boxer ai bermuda. – esclamò ridendo Quinn, che era appena arrivata insieme a Brittany e Sam.
Perchè era già pronto a saltarti addosso. – affermò l'altra biondina, stuzzicando l'amica.
– Sì, certo, come no. – ribatté dandole una leggera spinta.
– E' lo stile Puckerman, no? – esclamò Sam battendo il cinque a Puck.
– Ovvio. – rispose strizzando l'occhiolino a Quinn, la quale scosse la testa sorridendo.
Nel frattempo Finn e Santana arrivarono insieme, senza badare a farsi paranoie sul loro 'segreto'.
– Ehi, siete arrivati! – esclamò Britt andando ad abbracciare Santana mentre Finn si scambiò una serie di pacche sulle spalle con Puck e Sam.
– Come potevo perdermi la birra delle nove? – rispose retoricamente la latina facendo segno a Puck di lanciarle una birra, che subito si mise agli ordini.
– Come mai voi due siete insieme? – squittì Quinn curiosa.
– Noi... umm... ci siamo incontrati... in ascensore. – balbettò Finn, non era per niente capace di mentire e Santana roteò gli occhi.
– E cos'è successo in ascensore? – chiese alzando un sopracciglio, facendo partire una risata generale.
– Niente, non mi abbasserei mai a quel livello. – ribattè Santana in tono duro, Finn si limitò a fissare il pavimento e nel gruppo calò un attimo di silenzio, che prontamente Sam ruppe.
– Oggi io e Britt siamo andati allo zoo! – annunciò posando un braccio intorno alle spalle della fidanzata.
– E fammi indovinare, volevano trattenerti nella vasca dei pesci per la tua bocca pesciforme!
– Ha ha, molto divertente, Santana. – La ragazza sollevò le spalle con modestia.
– Scusate, ho una telefonata. – fece Finn alzandosi per poi appoggiare il telefono all'orecchio. – Pronto?
Ciao, Finn. Sono Rachel e sono a Lima, ho bisogno di vederti.
Era Rachel Berry, l'ex storica di Finn. Per un momento la stanza girò e il ragazzo non seppe cosa dire.

 

Angolo autrice. <3
Saaalve! Eccomi, con una nuova fanfiction da proporvi! Chi mi conosce già, sa che sono più il tipo da oneshot, ma avevo questa idea che mi ronzava in testa da un po' e ho dovuto farla uscire, spero di non aver fatto male u.u
Bene, i protagonisti sono i ragazzi del Glee, qualche anno dopo, solo che non si sono conosciuti nel noto liceo di Lima, bensì nel loro condominio perchè fortuna delle fortune, vivono tutti sotto lo stesso tetto! A dire la verità, ci ho messo un po' a scrivere questo capitolo, l'inizio è sempre un po' difficile ma ora sono partita per la tangente e non mi si riacciuffa più XD
Una cosa, chi di voi non vorrebbe bussare alla porta e ritrovarsi un Noah Puckerman/Mark Salling in mutande? CEEEEE <3 Beata la nostra Quinn :')
E chissà se la nostra Santana riuscirà ad abbattere le sue barriere e aprirsi all'amore, chi lo sa u.u
Bando alle ciance, spero che vi sia piaciuto e di non avervi annoiato, posterò il prossimo capitolo tra una settimana.
Un bacio, __Sabotage <3

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Capitolo 2
*** Hai lasciato Broadway per me? ***


Sorpresa, sono in anticipo! Wawawa, miracolo. Bando alle ciance, volevo solo spiegarvi alcune cose. Spesso, troverete delle parti di narrazione che non sono lineari con la storia ma riprendono il capitolo precedente. Ad esempio, nel primo capitolo Puck chiede a Quinn di andare a prendere un caffé solo che quella scena non viene descritta in quel capitolo, bensì in questo. Lo stesso acadrà con l'uscita di Rachel e Finn, descritta nel prossimo capitolo. Magari era una cosa ovvia e mi starete facendo bananaaa davanti allo schermo, però va bene così LOL.

Buona lettura! :)
 


– Scusate, ho una telefonata. – fece Finn alzandosi per poi appoggiare il telefono all'orecchio. – Pronto?
– Ciao, Finn. Sono Rachel e sono a Lima, ho bisogno di vederti.
Era Rachel Berry, l'ex storica di Finn. Per un momento la stanza girò e il ragazzo non seppe cosa dire.


– Rachel? – Finn pronunciò il suo nome titubante, come per accertarsi che fosse tutto vero.
Al sentire il suo nome, tutto il gruppo si voltò ad osservare il ragazzo, specialmente Santana che cercava di non lasciar trasparire emozioni, ma aveva un volto tra il sorpreso e l'arrabbiato.
Rachel e Finn si erano conosciuti al liceo e da lì non si erano più lasciati. Fino a due anni fa, quando la ragazza lo aveva convinto a trasferirsi con lei a New York.
Rachel si trovava perfettamente a suo agio nella Grande Mela, frequentava la scuola dei suoi sogni e stava facendo dei grandi passi con la sua carriera, trascurando però sempre di più il suo fidanzato.
Finn, al contrario, si sentiva come un pesce fuor d'acqua. quell'enorme città lo spaventava e non riusciva a trovare il suo posto, così decise di andarsene, dopo averne parlato con la sua fidanzata, ovviamente.
– Ma... non puoi andartene, non puoi lasciarmi, sei tutto per me, Finn. – lo implorò con le lacrime agli occhi.
– New York è tutto per te, guardati, stai diventando una grande stella! Non c'è posto per me qui, non posso realizzare i miei sogni... Magari tra qualche anno vivremo insieme, in una bella casetta con la staccionata e il giardino e saremo amici dei nostri vicini e magari avremo tanti bambini che gireranno per casa e un cane che ci farà disperare. – Finn sorrise alla sua fantasia. – Se siamo fatti per stare insieme, staremo insieme, ma per ora il nostro destino è questo.
Il ragazzo era tornato a Lima, dove aveva ritrovato tutti i suoi amici ad aspettarlo.

– Sì. Possiamo incontrarci? Avrei bisogno di parlarti. – chiese Rachel all'altro capo del telefono.
– O-ok. Facciamo domani, da Starbucks? – La scelta del luogo provocò una fitta a Santana, non si era dimenticata la prima volta che si erano parlati veramente.
– Perfetto. A domani, Finn. – La ragazzo riagganciò e tutti aspettarono che il ragazzo parlasse.
Rachel è a Lima, vuole parlarmi. – annunciò Finn, monocorde.
– Perchè? Perchè proprio ora? – si domandò Quinn dubbiosa.
Sarà fallita come attrice a Broadway e avrà deciso che Finn non era poi così tanto male. – sentenziò la latina.
– Santana, smettila di fare la stronza! – esplose Sam, lasciando tutti di stucco. – Non vedi come sta Finn? Un po' di delicatezza non guasterebbe.
– Oh, scusami se ti ho offeso, bocca da trota. Tolgo il disturbo, tranquillo. – senza aggiungere altro, la mora si alzò e se ne andò, lasciando un brusìo nel gruppo.

SANTANA
Doveva allontanarsi. Non poteva rimanere nel gruppo a guardare gli altri compatire Finn e consigliargli di dare a Rachel una seconda opportunità. Ma è ovvio che lui ci avrebbe riprovato con lei, la amava e poi era uno che lottava sempre fino all'ultimo. Lo aveva perso, senza neanche averlo mai avuto, la latina stava veramente da schifo. Infatti non si curò minimamente di cosa potessero pensare gli altri e si gettò rannicchiata contro la porta di casa e si sfogò. Pianse, prima in silenzio, poi sempre più forte, cercando ogni volta di asciugarsi le lacrime con la manica della maglia.
Santana Lopez non piangeva, accidenti. E' una corazza dura e vuota, senza sentimenti. O meglio, era quello che aveva creato, che voleva far vedere agli altri.
Poco dopo, Brittany la trovò con la testa appoggiata contro la porta e il mascara che le colava lungo le guance.
– San? – chiese in un sussurro, quasi spaventata dalla vulnerabilità dell'amica.
Quando si accorse di essere osservata, la ragazza cercò di pulirsi in fretta il volto – Oh, ciao Britt. – disse con la voce ancora impastata dal pianto.
La bionda la strinse a sé in un abbraccio, accarezzandole i capelli.
– Che succede, San? Non penso sia per Sam, ma se lo fosse non voleva offenderti, si lascia trascinare da queste cose..
– Non è per Sam. – la interruppe.
– Allora cosa c'è? Sai che puoi dirmi tutto.
– Non è niente. – disse, sciogliendo infine l'abbraccio.
– San. Per favore... – la supplicò l'amica, guardandola con i suoi occhi innocenti.
– E' per Sam, ok? – mentì aprendo la porta di casa, ma Britt la seguì.
– Perchè continui a scappare? Non è così che si risolvono i problemi...
– Perchè è l'unica cosa che so fare, Britt.
– Sappiamo tutti per cosa sei passata e lo accettiamo, ti accettiamo. Accetta anche noi, per favore. Siamo i tuoi amici, non vogliamo farti del male. – Le parole di Brittany erano così vere e pure che a Santana continuarono a scendere le lacrime.
– Okay, vorrei solo dormire un pochino... Domani ci vediamo, tranquilla, ti voglio bene.
Brittany sapeva che con la sua testardaggine era difficile far cambiare idea a Santana e quindi era meglio lasciar perdere e aspettare che fosse lei a volersi confidare.
– Okay... Mi raccomando, non farmi stare in pensiero. Ti voglio bene anche io. – la abbracciò e poi uscì piano dalla sua abitazione, sperando di poter capire cosa fosse successo alla sua migliore amica.

QUINN
Era praticamente da un anno che prendere un caffè nel pomeriggio era diventata la loro piccola tradizione. Era cominciato tutto ai tempi, quando il ragazzo con la cresta ci provava spudoratamente con la biondina e lei rifiutava le sue avances perchè era fidanzata con Mike Chang, uno dei ballerini migliori che avesse mai conosciuto. Poi un po' com'era successo tra Rachel e Finn, la carriera del ragazzo venne al primo posto e i due ruppero la loro relazione.
Ma nel mentre, Quinn non aveva avuto alcuna intenzione di tradire Mike e quindi lei e Puck fecero un patto. Per ogni volta che lui ci avesse provato, le avrebbe dovuto offrire un caffé. In quel periodo Quinn bevve più caffé che in tutta la sua vita. Se le avances questa volta furono fatte di proposito per portare fuori la bella biondina non è dato saperlo, ma i due divennero ancora più amici e decisero di inaugurare la tradizione del caffé del pomeriggio, non più a spese del povero Puckerman, però.
– Allora, hai trovato lavoro finalmente? – chiese la ragazza mettendosi in fila per pagare.
– Macché, penso che pulirò piscine per il resto della mia vita. Tu?
– Penso che farò da babysitter per il resto della mia vita.
– Siamo entrambi messi molto bene, direi. – disse ridendo.
– Oh, puoi dirlo forte! – esclamò la bionda, facendo di nuovo ridere il ragazzo a fianco a lei.
– Doppio cappuccino? – chiese, una volta che erano giunti alla cassa.
Tu sì che mi conosci. – disse con un sorriso.
– Un espresso e un cappuccino doppio. – ordinò alla cassiera per pagare.
– Ehi, aspetta, a cosa devo questo? –  esclamò Quinn, sorpresa.
– Dici sempre che devo essere più gentile e non accetti questo? Come sei controversa, Quinn Fabray.
– Che bella coppia che siete. – si inserì nella conversazione la cassiera, intenerita dalle loro battute.
– Oh, noi non... – Quinn stava per contraddire la signora in questione, ma ricevette una gomitata da Puck che la zittì.
– La ringrazio davvero! Ci siamo appena sposati e questo sarà il nostro ultimo caffé americano prima di trasferirci in Turchia dai parenti di Quinn, sono molto severi con le regole e non hanno mai accettato il nostro rapporto ma siamo riusciti ad arrivare ad un accordo: possiamo stare insieme solo se ci trasferiremo da loro.. in fondo la mia casa è con Quinn, dovunque lei vada.. – Concluse il suo discorso, lasciando a lacrime agli occhi la cassiera che stracciò lo scontrino.
– Questi ve li offre la casa, fate buon viaggio, siete davvero carini. – fece la cassiera passando ai due ragazzi i loro caffé, gratis.
Puck e Quinn uscirono in fretta dal locale e scoppiarono entrambi a ridere simultaneamente .
– Sei un idiota! Come hai potuto inventarti tutto questo in due secondi? – esclamò la bionda dando un leggero colpo sulla spalla del ragazzo.
– No, sono un grande! Ho visto che era una di quelle che si commuovono davanti alle telenovelas, così ho preso la palla al balzo e guarda, caffé gratis! – disse indicando i loro due bicchieri.
– L'hai ingannata! Potrebbero arrestarti per frode o cosa ne so!
– Nah, sono troppo bello per finire in prigione. – esclamò, facendo l'occhiolino.
– E poi arresterebbero anche me per essere stata la tua complice!
Allora dovremmo sposarci per davvero.
– Ma i miei parenti non sono turchi... a proposito, come diavolo ti è venuto in mente quello stato?! – chiese la bionda ridendo.
– Giusto, questo è un problema. Non ne ho idea, tanto ci ha creduto lo stesso!
– Sei un grandissimo idiota. – disse infine ridendo, ripensando alla scena, che in fondo era stata davvero divertente.
– Solo grandissimo, dai. – rispose, poi tirò fuori il cellulare sentendosi vibrare la tasca.
Ho dimenticato le mutandine a casa tua, quando passo? S. xXx

Angolo autrice. <3
Saaalve! Come ho già detto sopra, sono in anticipo, essere a casa a non fare niente servirà pur a qualcosa ù.ù
Comuuunque, vi annuncio che io non patteggio per i Finchel, infatti scrivere di loro è stato un po' difficile ma Rachel è l'unica ragazza che avrebbe potuto dare un po' di sana competizione a Santana e.e chissà cosa succederà nel nostro triangolo amoroso ù.ù
Piccola Santana ç_ç è molto vulnerabile e si è chiusa in sé stessa, non si fida facilmente delle persone e più avanti magari scoprirete perchè ù.ù
Il nostro Puck è sempre molto idiota, ma lo amiamo così <3 E chi sarà mai quella donna misteriosa?
Alla prossima puntata, cioè capitolo LOL. (spoiler solo perchè vi voglio bene, nel prossimo capitolo vedremo i nostri Bram, ovvero Brittany e Sam allo zoo, poveri noi XD)
p.s.: Ci tengo a ringraziare queste meravigliose meraviglie che hanno recensito e apprezzato la storia fin da subito, anche grazie a loro ho deciso di pubblicare in anticipo (:
Spero di coinvolgervi e non annoiarvi e che questo capitolo vi sia piaciuto, alla prossima!
Un bacio, __Sabotage <3

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Capitolo 3
*** Hai i biglietti per lo zoo? ***


FINN.
Finn Hudson si sentiva agitato e confuso. A parte quelle tre parole in croce, Rachel non gli aveva spiegato perchè voleva rivederlo. A turbarlo ulteriormente era stata quella grande uscita di scena di Santana. Era per caso gelosa? Nah, impossibile e se glielo avesse chiesto, gli avrebbe riso in faccia.
– Grazie per l'aiuto, Britt. – sorrise riconoscente all'amica che si era offerta di aggiustargli il look per l'incontro con Rachel.
– Figurati, fare la commessa servirà pur a qualcosa. – sorrise di rimando.
– Non mi fraintendere, sei bravissima come commessa, però non è quello il tuo posto... Sei una ballerina fantastica, Britt.
– Non sai quanto vorrei esserlo a tempo pieno, ma per ora i fondi scarseggiano. – ridacchiò, per allentare la tensione. – A proposito, sai qualcosa di San?
Santana? Io? Perché? – chiese precipitosamente sbiancando.
– Ehi, calmati! No, perchè con me non ha voluto parlare, visto che l'avevi incontrata in ascensore, magari sapevi qualcosa...
– Ah... – I muscoli facciali di Finn si rilassarono e tirò quasi un sospiro di sollievo. – No, non abbiamo parlato molto... Non sta bene?
– Non so, sai com'è Santana... si tiene tutto per sé e non lascia che nessuno le dia una mano. – spiegò la bionda scuotendo la testa.
– Già... – il ragazzo si limitò ad annuire – Beh, speriamo si sistemi tutto.
La bionda annuì e poi diede una pacca sulla spalla al ragazzo. – Ora vai, sennò fai tardi. Poi facci sapere, eh! E fai il bravo. – si raccomandò l'amica.
– Tranquilla e grazie, sei l'amica migliore del mondo. – abbracciò la biondina ed uscì dall'appartamento pronto per incontrarsi con la sua ex.

Rachel era già seduta ad un tavolo ad aspettarlo. Appena Finn la vide, notò che non era cambiata molto e gli tornarono in mente una marea di ricordi.
Decise di spazzarli via e cercare di rimanere il più lucido possibile perchè per lei la carriera era sempre venuta prima di tutto.
Si avvicinò goffamente e agitò una mano per salutarla, Rachel si illuminò e si sporse per dargli quei due baci sulla guancia di cortesia.
– Ti trovo bene, Finn. Per essere passati due anni, sei proprio come ti ricordavo, non sei cambiato molto. Sei sempre un gigante. – Aveva sempre quella sua parlantina caratteristica che ogni tanto mandava in confusione il ragazzo.
– Grazie, anche tu stai bene. Prendiamo qualcosa? – propose indicando il bancone del bar.
– Certo! Allora, com'è Lima? E' sempre la stessa o è cambiato qualcosa?
– Come l'hai lasciata. – rispose semplicemente il ragazzo.
– Sì, beh mi mancava! E gli altri come stanno?
– Stanno bene... Come mai sei a Lima? – Quella domanda lo tormentava da ieri sera e non riusciva più ad aspettare.
Rachel sembrò un attimo presa in contropiede, si aspettava quella domanda certo, ma non così in fretta. – Beh, mi manca casa. Broadway è fantastica, il rumore degli applausi è la musica più bella che abbia mai sentito e l'adrenalina che ti scorre nel corpo poco prima di un'esibizione è la cosa che mi mantiene viva però quando lo spettacolo finisce, quella magia che si era creata si spezza e tutti tornano alla realtà, dalla loro famiglia. Ed io mi sono resa conto di non avere nessuno su cui contare a New York...
– Sai che a New York non mi trovavo bene.. –  La interruppe il ragazzo, sentendosi in parte colpevole di quel malessere della brunetta.
– Non ti sto chiedendo di tornare a New York con me. In questi anni ho ripensato a ciò che mi avevi detto, al fatto di avere una casetta con la staccionata, una bella famiglia e magari un cane. Vorrei queste cose. – annunciò la ragazza.
– Il tuo destino è Broadway, Rachel. Tu sei una stella e sei nata per brillare. – spiegò Finn guardandola negli occhi.
Ho lasciato New York. Sto dai miei papà, fino a che non trovo un appartamento. Voglio ricominciare, Finn. Anche quello che c'era tra noi...non l'ho dimenticato.
Stava succedendo tutto così in fretta. Aveva sempre amato Rachel, però era convinto che il destino della ragazza fosse New York e che lui non sarebbe mai stato al primo posto. In più c'era anche Santana ora e non sapeva veramente cosa fare.
– Io non... – balbettò qualcosa di incomprensibile.
– Ma probabilmente avrai già la ragazza.. – disse abbassando lo sguardo.
– E' complicato... – rispose Finn a mezza voce.
– Non sei mai stato il tipo da cose complicate. – La moretta rialzò lo sguardo su di lui.
– Forse non sono più lo stesso..
In ogni caso, terrò sempre molto a te, Finn.
– Lo stesso vale per me, Rachel.

BRITTANY.
Lei e Sam dovevano andare a vedere un film, in teoria. Avevano già prenotato i biglietti e il ragazzo non vedeva l'ora di strafogarsi di pop corn. Tra l'altro, con la bocca grande che aveva, li avrebbe finiti prima di Britt e quindi avrebbe potuto rubarne un po' alla fidanzata.
Stavano andando a piedi, perchè Britt non voleva che le nuvole prendessero la tosse, quando ad un certo punto la ragazza si fermò di fronte alla porta dello zoo.
– Sammy! E se andassimo allo zoo? – chiese con gli occhi che brillavano.
– Ma abbiamo già preso i biglietti, Brizz.
Che senso ha guardare gli animali su uno schermo se possiamo averli qui in 3D? – Il ragazzo rise alla domanda della biondina, adorava le sue uscite e inoltre non sapeva resistere al suo sguardo da cucciolo.
– E sia! Però questa me la paghi. – rispose ridendo, iniziando a fare il solletico alla ragazza, che per tutta risposta iniziò a ridacchiare e scalciare nello stesso momento.
– Smettila, Sam. Mi vendicherò! – esclamò Brittany tra le risate, mentre si divincolava dalla presa del ragazzo.
– Ah sì? E come? – chiese attirandola a sé e osservandola nei suoi bellissimi occhi azzurri.
La biondina si avvicinò al fidanzato e alle sue giganti labbra, ma invece di stampargli un bacio, ricambiò il solletico, facendo saltare in aria il ragazzo.
– Bel colpo Pierce. – disse il ragazzo sorridendo avvolgendo Brittany in un abbraccio.
La ragazza si accoccolò tra le braccia del suo Trouty Mouth ed iniziarono il giro per lo zoo.
– Com'è fare il bagnino? – Sam aveva cercato disperatamente un lavoro e alla fine lo avevano assunto come bagnino alla piscina di Lima.
– Non male, posso stare all'aperto tutto il giorno, gli altri sono simpatici e inoltre i bagnini cuccano alla grande. – rispose scherzando, strizzando l'occhiolino alla bionda.
– Sono molto gelosa! – Incrociò le braccia al petto mettendo il broncio. Sam la trovava adorabile quando faceva così, a dire il vero la trovava sempre adorabile.
– Ma io dico loro che ho una fantastica super ragazza che mi aspetta a casa e loro come per magia si volatilizzano.
Deve essere merito della mia bacchetta magica.
– Whoa, hai una bacchetta magica? – chiese stupefatto.
– Sì, e fai attenzione perchè potrei trasformarti in un rospo. – affermò seria la bionda.
– Dai, un rospo no! Ho già le labbra da trota! – si lamentò, provocando uno scoppio di risate da parte di Britt, che poi coinvolse anche Sam.
– Oh guarda, i tuoi simili! – esclamò Brittany fermandosi di fronte allo stagno, dove c'erano rane, rospi, raganelle e altri animali acquatici.
– Siamo in vena di scherzi oggi, eh? Va bene... – Immerse la mano nell'acqua dello stagno e schizzò la ragazza.
– Che schifo, è putrida!
– Vieni qui, amore, voglio farti una carezza! – esclamò agitando la mano colpevole.
– Allontanati subito da me! – Sam scosse la testa, inzuppò ancora una volta la mano nello stagno ma questa volta ricevette una sorpresa. Da una rana che gli morsicò la mano.
Il ragazzo ritrasse subito la mano facendo una smorfia di dolore, mentre la fidanzata si rotolava dalle risate.
– Non è divertente! Quella rana mi ha aggredito. Non eri tu contro la violenza? – chiese retoricamente, offeso.
– Sì, ma tu hai invaso il suo habitat naturale e lei si è difesa. – spiegò con calma.
– Ma io sono il tuo ragazzo e dovresti difendere me! – piagnucolò il biondo ferito
– Su, su. Non è successo niente. – disse facendo pat pat sulla schiena di Sam appoggiandogli la testa sulla propria spalla. E il ragazzo pensò che ne era valsa la pena.

La sera, tutti erano accalcati intorno a Finn. Volevano sapere com'era andata con Rachel, però nessuno aveva il coraggio di essere al primo a tirare in ballo l'argomento. Ovviamente tutti, tranne Santana.
– Allora, Finn. Tu e Rachel? – Alla fine fu Puck a rompere il ghiaccio, passandogli una birra.
– Ha lasciato New York per Lima, dice che vuole ricominciare.
Tutti i presenti nella stanza strabuzzarono gli occhi e Santana combatté con il desiderio di mettersi a piangere e urlare nello stesso tempo.
– Rachel Berry ha lasciato Broadway? – esclamò Quinn sconcertata al massimo.
– Questa notizia ha scioccato anche me e mi ha pure detto che vorrebbe riprendere la nostra storia.
"Troppo facile, così. Questa nanerottola se ne andava via per due anni ed ora pensava di ritornare e riprendersi Finn, beh non era più suo!" si ritrovò a pensare Santana mentre la rabbia stava pian piano montando dentro di lei.
– E tu cosa le hai detto? – chiese Brittany.
– E' complicato... Insomma, sono successe molte cose da quando è andata via, non si puo' riprendere così, come se non fosse successo niente. – spiegò all'amica bionda e agli altri in generale.
Il cuore di Santana ebbe un sussulto. Quelle molte cose che erano successe includevano anche lei, giusto?
I ragazzi annuirono ma si trovarono senza un giusto consiglio da dare. Insomma sì, Rachel aveva sempre avuto un posto speciale nel cuore di Finn però non l'avevano mai considerata giusta per lui, anche perchè lo aveva portato lontano da Lima e da loro.
– Vedrai che si sistemerà tutto. – affermò Quinn con un sorriso, incontrando l'assenso dei propri amici.
– Vado a vedere chi c'è alla porta. – affermò Puck, avendo sentito bussare. Prese la sua birra e guardò dallo spioncino. Bella ragazza, castana, occhi marroni. Era la ragazza delle mutandine. Cosa diavolo ci faceva davanti a casa sua senza un minimo preavviso? Fece finta di niente e tornò dai suoi amici. Alla domanda di Quinn – Chi era? –, lui rispose – Nessuno, testimoni di Geova. – E prese un lungo sorso della sua birra, dato che ne aveva bisogno.

Angolo autrice. <3
SSSSalve! Anche il terzo capitolo è stato sfornato! :D A dire la verità, era pronto già da un pezzo ma mi sono ammalata e quindi è slittato tutto D:
Allora, che ne pensate? Rachel che torna a Lima da New York, whoaaa! Ed ora ha tutte le intenzioni di riprendersi Finn! Chi la spunterà?
E ci sono anche i nostri Sam e Brittany allo zoo! Premettiamo che ce lo vedrei molto bene Sam come bagnino, può venire anche nella mia piscina della mia città, non c'è problema ù.ù
Che si è fatto mordere da una rana, che tonto LOL.
Comunque spero che vi piaccia e spero che non dobbiate aspettare molto per il quarto capitolo, dipende dalla mia salute, LOL.
Un bacio, __Sabotage <3

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Capitolo 4
*** Hai cantato una canzone per me? ***


PUCK.
Quella ragazza era una persecuzione. Da quella sera che l'aveva portata a casa non era più riuscito a liberarsene e lui non era il tipo da ragazze appiccicose, doveva essere una semplice storia da una notte.
Invece un mattino se la ritrovò nel soggiorno; aveva accettato di vederla così se la sarebbe levata dai piedi una volta per tutte.
– Perchè non mi hai aperto ieri sera? Ho sentito che eri in casa. – chiese sospettosa appoggiando le braccia ai fianchi
– C'erano i miei amici.. – spiegò brevemente il ragazzo.
– Non sono una tipa gelosa, avremmo potuto invitare anche loro. – asserì la mora facendo una risatina.
– Non sono i tipi... Comunque le tue mutandine sono qua. – disse dirigendosi verso la cassetteria.
– Oh, quanta fretta, non mi offri niente da bere? – chiese mordendosi un labbro e abbassandosi la spallina del vestito.
– Sugar, tu sei una bellissima ragazza, solo che io non sto cercando una relazione seria. – fece il ragazzo con la cresta guardandola negli occhi.
– Non ho mai detto che voglio una relazione seria. – rispose, alzando un sopracciglio.
– Allora mi sa che non hai ben capito in cosa consista una storia da una notte. – rispose Puck aggrottando la fronte.
– Mettiamola così, i tuoi addominali non sono da una notte soltanto. – ammiccò abbassandosi completamente il vestito e avvicinandosi pericolosamente al ragazzo.
– Io veramente... – Veramente al ragazzo piaceva un'altra persona, per quello era titubante, Sugar doveva servire solo da chiodo schiaccia chiodo.
– Shhh. – Lo zittì spingendolo sul divano per poi andarsi a sedere sulle sue gambe. – Non essere timido. – gli sussurrò in un orecchio, visto che non muoveva un muscolo, per poi baciarlo sul collo.
A quel punto il ragazzo cedette e accarezzò la mora, che non vedeva l'ora di strappargli la maglietta di dosso.

Quinn aveva bussato a casa di Puck per confermare il caffé del pomeriggio ma non aveva ottenuto risposta. Aspettò qualche secondo ma niente, eppure sentiva delle voci all'interno dell'appartamento. Probabilmente non l'aveva sentita bussare, inoltre la porta non era chiusa a chiave quindi doveva essere in casa. Così con disinvoltura, abbassò la maniglia. – Hey Puck, scusa ho bussato ma... – Si interruppe quando vide il motivo per cui lui non l'aveva sentita. Un motivo dai capelli castani. – Ed ora capisco perchè non hai sentito, scusate tolgo il disturbo! – esclamò la bionda coprendosi con una mano ed indietreggiando. – Ah, Puck oggi non posso prendere il caffé, ho un altro impegno.
Il ragazzo ebbe un sobbalzo, che quasi fece cadere la sua ragazza-ventosa a terra. – Quinn, non... – Non fece in tempo a completare la frase che la ragazza era già uscita dall'appartamento.
– Cazzo! – imprecò massaggiandosi la fronte. Ma Quinn era la sua migliore amica, perchè doveva preoccuparsi tanto?
– Ah, così è lei il motivo per cui eri così esitante con me.. Carina. – fece alzando le spalle.
– No, lei... è la mia migliore amica.
– Certo. E non sei saltato in aria, come se ti avesse colto in flagrante. – roteò gli occhi.
– No, beh...
– Allora, hai perso l'uso della parola? Ah, sei peggio di come immaginavo, Puckerman! Sei cotto perso! – esclamò disgustata Sugar, sistemandosi il rossetto sbavato ed alzandosi dal divano.
– Non sono cotto perso! – esclamò indignato, ma la ragazza aveva già smesso di ascoltarlo e si stava rivestendo. – Dove vai? – chiese in tono quasi stizzito.
– Dal mio fidanzato, a questo punto è meno noioso di te. – E come una saetta lasciò l'appartamento, lasciando il ragazzo molto confuso.

FINN.
Nonostante Santana cercasse di non mostrare la benché minima emozione nei suoi confronti, gli sembrava giusto parlarne con lei. Più che altro perchè sperava di ottenere qualcosa da lei, di sentirla viva.
Ed era al 100% confuso e voleva trovare un po' di chiarezza.
– Ciao, San.. – disse una volta che ebbe messo piede in casa Lopez.
– Hudson, sei venuto per dirmi addio come nei film sdolcinati o vuoi la mia benedizione con la Berry? – chiese la latina scocciata.
– No veramente, volevo parlare con te di questa cosa.
– Ah, davvero? – disse, andandosi a sedere sul divano e incrociando le gambe. – E di cosa vuoi parlare in particolare? Vuoi che ti supplichi in ginocchio di non lasciarmi perchè la mia vita sarebbe tremendamente vuota e triste? – chiese sogghignando ironica.
– San, io non capisco davvero cosa ti ho fatto! Perchè mi devi sempre trattare di merda? Credevo di aver fatto la cosa giusta! – esclamò infuriato.
– Che cazzo vuoi da me? C'è il tuo grande amore in città, perchè non vai da lei? Perchè sei ancora qui a rompere le palle a me? – urlò indicandogli la porta.
– Romperti le palle? – Finn non sapeva se essere più sconcertato o arrabbiato per le parole della latina. Alzò ancora di più la voce. – Va bene, penso proprio che andrò da lei, sai, almeno ha un cuore! – Alzò le mani in segno di resa e uscì furibondo dall'appartamento.

– Pronto, Rachel? Sono Finn. Possiamo incontrarci? A dopo. – chiuse la telefonata e si diresse verso casa sua per prepararsi.

– Hey, Puck. Sono Finn. Senti, va bene se stasera Rachel si aggiunge a noi? – chiese dopo aver composto il numero di telefono dell'amico.
– Uuh, novità? Comunque certo! – esclamò il ragazzo.
– Scoprirete stasera. Grazie amico, a dopo! – Il gigante riaggiancò lasciando il ragazzo con la cresta un po' di stucco per la misteriosità.

Appena furono arrivati tutti a casa di Puck, Finn annunciò che lui e Rachel avevano una cosa importante da dire, così mise un braccio intorno alle spalle della brunetta e sorrise – Io e Rachel, siamo tornati insieme. – Guardò tutti i suoi amici che erano scioccati e contenti per questa notizia e lanciò anche uno sguardo a Santana, che ricambiò alzando le sopracciglia, come a mostrare il suo disinteresse, finto ovviamente.
Quindi uno alla volta si misero ad abbracciare Finn e a congratularsi con lui.
– Che c'è Santana, non vieni a congratularti con me? – chiese alla latina con un sorrisetto, spalancando le braccia.
La ragazza ricambiò il sorrisetto e abbracciò il neo-fidanzato, o meglio gli stritolò le costole ma il ragazzo fece finta di niente.
Ipocrita. – gli sussurrò Santana in un orecchio, poco prima di lasciar andare la presa.
– Sono così felice di essere di nuovo a Lima, Finn mi aveva tanto parlato di voi! – esclamò Rachel gioiosa.
– Anche noi siamo felici che tu sia qui, non vedevamo l'ora di conoscerti. – rispose gentilmente Quinn.
– Sì, la str...abiliante ragazza che ha preferito la carriera al suo ragazzo. – commentò Santana ironica.
– Ovviamente non succederà più, sono felice più che mai. – rispose Rachel accoccolandosi al suo nuovo/vecchio ragazzo.
– Hey, che ne dite se stasera ci trasferiamo al karaoke? – propose Sam.
– Ci sta! – esclamò Puck entusiasta.
Questo è il mio ragazzo! – esclamò Brittany orgogliosa indicando il biondino, come se avesse scoperto la formula dell'immortalità.

– Così finalmente potremo sentire la tua fantastica voce. – trillò Quinn rivolta a Rachel, una volta giunti al karaoke.
– Oh, ti ringrazio. Sai, mi farebbe piacere un duetto. – rispose la moretta sorridendo, portandosi una mano al petto.
– Sarebbe un onore. – fece la bionda dirigendosi verso il palco con la sua nuova amica.
Dopo il duetto delle due ragazze, Finn si propose per cantare una canzone. Annunciò al DJ il titolo della canzone con la quale intendeva esibirsi, poi prese il microfono in mano e disse – Per tutte le persone che scappano, fermatevi un attimo e godetevi la felicità, non tutti vogliono ferirvi.
E da quel momento non smise di guardare Santana nemmeno per un istante.
And when it rains on this side of town
It touches everything
Just say it again and mean it
We don't miss a thing
You made yourself a bed at the bottom
of the blackest hole
and convinced yourself
that it's not the reason you don't see the sun anymore

and no (oh) how could you do it
(oh I) I never saw it coming
(no oh) I need an ending
So why can't you stay
Just long enough to explain

And when it rains
You always find an escape
Just running away
From all of the ones who love you
From everything
You made yourself a bed at the bottom
Of the blackest hole (blackest hole)
And you'll sleep till May
You'll say that you don't want to see the sun anymore

Take these chances to turn it around
Take these chances we'll make it somehow
And Take these chances and turn it around
Just turn it around.
You can take your time, take my time.


Tutto il gruppo guardò Finn con orgoglio, aveva detto delle cose assolutamente sagge e vere ed inoltre stava cantando in modo divino. Santana rimase ipnotizzata dall'inizio fino alla fine della canzone. Perchè stava cantando per lei se si era fidanzato con Rachel? Perchè era chiaro che quella canzone non parlasse della sua ragazza «sono felice più che mai.»
Quando ebbe finito di cantare, la latina ebbe quasi la certezza che sarebbe giunto da lei ad abbracciarla o fare qualsiasi cosa smielata, come succedeva in quei film che non osava guardare. Ma ovviamente non fu così, Finn tornò dalla sua ragazza, com'era giusto che fosse.
– Perchè Finn ti ha dedicato una canzone? – chiese Brittany avvicinandosi a Santana e scrutando l'amica.
– Finn non mi ha dedicato una canzone! – esclamò stizzita la latina. – Sta con Rachel, non vedi? – le indicò con un dito la coppia.
– Rachel non è una che scappa, tu invece lo sei. – ribatté puntandole il dito contro. – Per favore San, dimmi la verità.
Santana fu talmente colpita dalla perspicacia dell'amica che vuotò il sacco. – Io e Finn abbiamo avuto... una cosa. – Ecco, non sapeva nemmeno descrivere bene cosa ci fosse stato tra loro.
– Che tipo di cosa? – chiese Brittany sospettosa.
– Ti ricordi quella volta che eravate tutti impegnati ed io e Finn ci siamo ritrovati soli da Starbucks? – La biondina annuì.
– Beh, ci siamo baciati e la storia è andata avanti fino a quando Finn non ha voluto qualcosa di serio...
Britt si portò una mano alla bocca per la sorpresa, poi incominciò a fulminare l'amica. – Ti prego, non mi dire che l'hai rifiutato. – La latina annuì lentamente. – San!
– Io non volevo una storia seria, volevo solo divertirmi! – si difese.
– Aspetta un attimo... Il pianto dell'altra sera era per Finn! Ed ecco perché ha iniziato a balbettare quando gli ho parlato di te! E non vi siete trovati in ascensore, eravate assieme! – esclamò Brittany sentendosi molto Sherlock Holmes, dopo aver risolto un mistero.
Calma, Sherlock. – l'apostrofò l'amica. – Non ritornerò da lui strisciante in ginocchio, non ho bisogno di un ragazzo per essere felice, ho bisogno di sveltine e Finn poteva darmele fino a che non ha complicato tutto.
Brittany stava per rispondere ma venne interrotta dall'arrivo del suo fidanzato.
– Hey bellissime, che si dice? – chiese dando un bacio sulla guancia alla bionda e cingendole le spalle.
– Nah, niente... Parlavamo di moda. – Del tempo. – risposero contemporaneamente lasciando Sam un po' confuso.

Angolo autrice. <3
Ssssalve! Quarto capitolo sfornato u.u
Allooora, in questo capitolo finalmente scopriamo chi è la ragazza misteriosa! Tadaan, non ve lo sareste mai immaginato, vero?
Beh, in un universo parallelo (e infatti ù.ù) l'avrei vista bene Sugar come una ragazza facile quindi eccola qui XD Cosa pensate che succederà voi? Chi lo sa u.u
Ah Santana, Santana, quando imparerà mai a fare la brava bambina? Che questa sia stata l'ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso? Però non prendetevela con il mio momentaneamente arrabbiato Finn, gli passerà u.u E chi sarà a consolarlo?
E Brittany che ha scoperto tutto? Quella ragazza sta diventando un genio ù.ù
Ah, la bellissima canzone che Finn canta a Santana è When It Rains dei Paramore.
Grazie daaaavvero taaaaanto a tutti per le vostre recensioni e il vostro affetto che mi scalda il cuoricino.

Al prossimo capitolo e un bacio, __Sabotage

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Capitolo 5
*** Hai dello zucchero filato? ***


QUINN.
Per qualche strano scherzo del destino, l'immagine di Puck insieme alla sua ragazza misteriosa continuava a vorticarle in testa. Non riusciva a spiegarsi il motivo, aveva visto tante volte Puck insieme ad altre ragazze, certo non in quelle circostanze, però non le era mai rimasta impressa la scena in quel modo.
Nel tentativo di svagarsi, Quinn decise di andare a farsi un giro, magari avrebbe fatto un salto in edicola e si sarebbe dedicata al gossip.
Era già il secondo pomeriggio che dava buca al caffé pomeridiano con il ragazzo con la cresta ma si impose di non pensarci.
Una volta giunta in edicola consultò le varie riviste ma il quotidiano locale attirò la sua attenzione. Probabilmente la persona che era lì prima di lei si era dimenticata di rimettere a posto il giornale perché era aperto sulla sezione spettacoli. Ma non fu quello ad attirare principalmente la sua attenzione, piuttosto una foto di Mike Chang che danzava.
Appena sotto c'era una didascalia che promuoveva il suo spettacolo della sera a Lima. Quinn ebbe un sussulto, Mike era a casa.
Comprò il giornale e si mise a sfogliarlo su una panchina per avere più dettagli.
– Zucchero filato, signorina? – Un uomo di mezz'età che spingeva un carrello le si fermò davanti. Questo la riportò indietro di parecchio tempo, quando le era successa la stessa cosa. Insieme a Mike, però.

– Zucchero filato, signorina?
– Per due? – chiese Mike alzando un sopracciglio.
Quinn sorrise e annuì, mentre il suo ragazzo ordinò al tipo uno zucchero filato gigante.
– Come si dovrebbe mangiare uno zucchero filato in due? – chiese la ragazza ridendo, mentre prendeva il bastoncino dall'uomo di fronte a loro.
Mike pagò poi spiegò – Tu da un lato, io dall'altro.
– E se ci scontrassimo? – La biondina sollevò un sopracciglio.
– E' quella la parte divertente! Vai, al mio tre andiamo. – Mike rise e iniziò a contare con le dita.
Entrambi si avvicinarono allo zucchero filato ma Quinn scoppiò a ridere.
– E' imbarazzante mangiarlo in questo modo!
– Non è vero, è divertente! – ribatté l'asiatico.
– Sembra di fare una threesome con lo zucchero filato, io voglio un po' di privacy! – spiegò la bionda facendo scoppiare a ridere il fidanzato.
– Quinn Fabray, non pensavo avessi una mente così perversa!
– Non che io accetti queste cose, eh! – si difese subito.
– No, certo... Allora facciamo così, un morso a testa ok?
– Penso che sia meglio. – rispose sorridendo staccando un pezzo di zucchero filato.
– Ora tocca a me, non te lo mangiare tutto! – Mike punzecchiò la bionda.
– Non lo sto mangiando tutto! – L'asiatico sorrise e diede un bacio alla sua fidanzata.
– E questo per cos'era? – chiese sorridendo.
– Avevi dello zucchero filato. – spiegò facendole l'occhiolino.


– No, grazie. – rispose all'uomo, che ormai se n'era già andato via.


SANTANA.
Santana Lopez era tranquillamente sdraiata sul divano di casa sua a guardare Jersey Shore, Britt era fuori con Sam e così si era concessa un po' di relax.
Quando sentì bussare alla porta si ritrovò davanti la persona che meno avrebbe immaginato: Finn Hudson.
– Hey, Santana. – disse con il suo solito sorriso sbieco.
– Hey, Finn. – ricambiò lei, con il suo solito sorriso da stronzetta sulle labbra.
– Ti va di fare un giro?
Dipende da cosa intendi. – disse la mora sollevando un sopracciglio.
Finn rise – Tra noi non ha funzionato, okay, però vorrei che fossimo amici. Per favore? – provò con uno sguardo innocente.
– La Berry dov'è? – chiese Santana, ignorando praticamente tutte le parole del ragazzo.
– Voleva incontrarsi con un suo amico, Kurt, sai è passato tanto tempo dall'ultima volta che si sono visti.. – spiegò
– Uhm, e non sei geloso? – chiese ridacchiando.
E' gay. – la interruppe subito, prima che potesse farsi strane idee.
– Beh, magari lei gli fa cambiare idea.. – Lo punzecchiò.
– Fino al midollo, fidati. – Santana roteò gli occhi. – Ok, sei al sicuro allora.
– Oh, sì. Allora, hai intenzione di rimanere qui a guardare quei tipi mezzi nudi saltarsi addosso o preferisci fare un giro al parco? Pago io il gelato.
– Pensi di comprarmi con un gelato? – chiese la latina alzando un sopracciglio.
– Penso che tutto sia meglio piuttosto che guardare quella spazzatura. – rispose indicando la tv. – Ho capito, un gelato non basta, ne vuoi due! – esclamò in tono serio, come se avesse appena fatto un'importante scoperta, il che fece ridere e cedere Santana.
– Come hai fatto ad indovinare?! Ok, andiamo. – Prese le chiavi, chiuse il suo appartamento e poi si diressero verso l'uscita dell'edificio.
– Hai mai fatto il gioco delle cinque cose da sapere? – chiese Finn guardando la ragazza al suo fianco.
– Conosco il gioco delle cinque posizioni da fare, dove uno elenca le posizioni più strane e se le hai fatte devi bere... E indovina un po', torno sempre a casa ubriaca. – rispose strizzando l'occhiolino.
Finn rise. – Devo aggiornarmi con i giochi perversi. Quello di cui parlo io funziona così, devi dire cinque cose di te qualsiasi alla persona che è con te e lei deve fare lo stesso, entrambi devono essere sinceri, ovvio.
– Questo gioco te l'hanno insegnato all'asilo?
– E' divertente!
E' un gioco da bambini. – ribatté Santana.
– Ok, inizio io. – rispose ignorando l'ostilità della ragazza. – Il mio colore preferito è il verde perché mi ricorda di quando tagliavo il prato con mamma, inoltre è il colore della speranza ed è sempre l'ultima a morire. Ogni tanto prendo il gelato al pistacchio perchè mi piace pronunciare il nome, ma mi fa abbastanza schifo. – Santana rise, ma lasciò proseguire il ragazzo. – Ho paura del buio, perchè mi ricorda di quando ero piccolo ed un fidanzato di mamma le aveva regalato la testa di un animale imbalsamato catturato da lui stesso. Lei lo aveva appeso solo per compiacerlo, solo che poi si era dimenticato di toglierlo dalla parete e quando la notte mi sono alzato per fare pipì, ho acceso la luce e l'ho visto davanti a me. Ho urlato così tanto che ho svegliato mezzo quartiere. A cinque anni mi sono messo a piangere perchè gli altri bambini mi accusavano di avere la ragazza, siccome giocavo sempre con una bambina che abitava nel mio stesso palazzo. Prima di andare a dormire davo sempre la buonanotte a mamma con una nostra frase in codice e un bacio sulla guancia e devo dire che mi manca quella tradizione. – Concluse Finn guardando Santana che stava sorridendo.
– Tocca a me, giusto? Beh, okay. Al liceo ho perso la verginità con un giocatore di football per poter entrare nelle cheerleaders ed essere popolare. Una volta ho mentito sul mio curriculum per essere presa come commessa. Ho detto che sapevo parlare perfettamente il francese, quando invece non so spiccicare parola pensando che non fosse importante, invece poi ho scoperto che in quel negozio non metteva piedi nemmeno un americano. E' stato estenuante.
Tutte le Barbie che mi regalavano venivano automaticamente trasformate in rockstars con i vestiti strappati e le acconciature punk. Questo spaventò i miei genitori da indurli a non comprarmene altre.
Io e una mia amica una volta per scherzo abbiamo creato un profilo falso su un sito di incontri fingendoci una top model di successo. Un tipo ci credette e disse che aveva appena divorziato da sua moglie per noi. Non abbiamo mai saputo se questa cosa fosse vera o no, fatto sta che il giorno dopo ci siamo cancellate.
Una volta ho dato un pugno all'idraulico pensando fosse un maniaco perchè i miei non mi avevano avvisata che sarebbe dovuto venire proprio quel giorno. E poi aveva davvero la faccia da maniaco.
– Oh oh, mai mettersi contro Santana Lopez! – esclamò Finn ridendo.
– Esattamente. Woo, sei riuscito a tirarmi fuori cinque cose e non ero neanche ubriaca! E lasciamo stare l'ambiguità della frase. – fece Santana ridendo.
– Perchè sono un genio. – rispose Finn, come se fosse una cosa ovvia.
Vai genio, pagami il gelato. – ribattè Santana facendo un sorriso beffardo.


– Ragazzi, dobbiamo andare a vedere uno spettacolo stasera! – esclamò Quinn una volta che ebbe riunito tutti i suoi amici per la serata.
– Non c'è alcuna possibilità che io metta piede in un teatro, mi dispiace. – si tirò subito indietro Puck incrociando le braccia.
C'è Mike. – La biondina sparò la bomba senza preavviso. – Mike ha uno spettacolo qui stasera.
– Beh, allora dobbiamo andare! Anche tu, Puckerman! – esclamò Brittany indicando il ragazzo che ancora teneva il broncio.
– Credi che sia una buona idea, Britt? – chiese guardando l'amica.
– Credo che gli unicorni non dovrebbero essere schiavizzati ma dovrebbero volare liberi nel cielo. Però sì, giusto per sapere come sta.. Una cosa senza impegno. – concluse Brittany.
– Whoa Britt, sei riuscita a passare da un argomento come gli unicorni ad uno decisamente più serio, siamo tutti colpiti! – esclamò Finn ridendo.
La bionda fece spallucce in segno di modestia. – Presto diventerò più intelligente di tutti voi! – esclamò facendo scoppiare una risata generale.

Una volta arrivati al teatro, Brittany e Puck si misero a litigare per i posti a sedere perché la biondina sosteneva che il ragazzo avesse il posto migliore.
Dopo aver sistemato quelle piccole discordie, tutti erano seduti sulle loro poltroncine ad attendere che lo spettacolo iniziasse, mentre il cuore di Quinn batteva all'impazzata. Non conosceva il motivo del suo nervosismo, probabilmente era perché non rivedeva Mike da quella fatidica volta in cui uno spettacolo di danza era diventato più importante della presentazione ai suoi genitori e lei non aveva retto quell'ennesimo colpo basso.
Un grosso riflettore puntato sul palcoscenico interruppe i suoi pensieri e poco dopo comparve Mike che iniziò con qualche semplice passo per poi passare a quelli più difficili. Era davvero spettacolare, quello era palese, e se possibile, era diventato ancora più bravo di come lo aveva lasciato. Si muoveva con una tale leggiadria che sembrava che volasse sul palco e azzerrasse la forza di gravità. Esistevano solo lui e il palcoscenico e Quinn non avrebbe mai potuto competere con una tale sensazione di libertà.
Dopo un po' di volteggiamenti e piroette, entrarono in scena anche gli altri ballerini per chiudere il numero. Quindi Mike era il ballerino principale, wow quanta strada aveva fatto. La ragazza si ritrovò ad essere orgogliosa dell'asiatico, anche se era stata proprio quella sua grande passione a dividerli.
Seguirono altri balletti, quasi tutti guidati da Mike e poi un'ultimo numero di chiusura in cui ballarono tutti dall'inizio alla fine.
Al termine dello spettacolo, Brittany praticamente costrinse l'amica ad alzarsi e salutare l'asiatico, dato che si era immobilizzata sulla sua poltrona. Quando ebbe trovato il coraggio, agitò una mano per farsi riconoscere e si avvicinò a Mike che per poco non ebbe un infarto.
– Ciao, Mike. – lo salutò timida.
– Quinn...

Angolo autrice. <3
SSSSalve! Ecco il quinto capitolo ù.ù
Taaadaan, sorpresa delle sorprese, Mike è a Lima! La nostra Quinn ha un flashback su di lui che la porta a convincere i suoi amici a seguirla a teatro..come andranno a finire le cose? ù.ù
Finn riesce a convincere Santana a fare un giro al parco *w* cosa succederà ora? Riusciranno ad essere amici? ù.ù
Alloooora, ringrazio sempre mooolto calorosamente tutte le meraviglie chehanno lasciato una recensione, hanno messo la storia tra le preferite/seguite/ricordate o che semplicemente leggono la storia, vi amo.
A presto, __Sabotage.

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Capitolo 6
*** Hai la ragazza? ***


Al termine dello spettacolo, Brittany praticamente costrinse l'amica ad alzarsi e salutare l'asiatico, dato che si era immobilizzata sulla sua poltrona. Quando ebbe trovato il coraggio, agitò una mano per farsi riconoscere e si avvicinò a Mike che per poco non aveva avuto un infarto.
– Ciao, Mike. – lo salutò timida.
– Quinn...


– Ciao.. come stai? –  fece Quinn a mezza voce, aveva il fiato corto talmente era agitata.
– Bene.. tu? Ma cosa ci fai qui? Quanto tempo è passato.. – Neppure Mike conosceva le parole giuste da dire.
– Beh, io ci vivo. – rispose accennando un sorriso. – Ho visto l'annuncio sul giornale e ho deciso di venire a vederti.. Sei davvero bravo, Mike.
– Grazie. – L'asiatico ricambiò il sorriso – Starò a Lima ancora qualche giorno, sai per lo spettacolo.. – spiegò.
– Fantastico, così possiamo... – La biondina venne interrotta dall'arrivo di un'altra ragazza, asiatica anche lei, che cinse la vita di Mike e gli diede un bacio.
– Oh che stupido, mi sono dimenticato di presentarti Tina, la mia ragazza.
A Quinn crollò il mondo addosso, era ovvio che avesse trovato un'altra ragazza. Poi lei era una ballerina ed era asiatica, non poteva certo competere con quello.
– Piacere, Quinn. – fece la biondina con un tono di voce quasi impercettibile porgendo la mano alla ragazza di fronte a lei.
– E' stato un piacere rivederti Mike, a presto. – Si voltò e tornò dai suoi amici che avevano assistito da lontano alla scena e volevano conoscere tutti i particolari.
Alla fine constatarono che la scelta migliore era quella di lasciarla nelle mani di Puck.

PUCK.
– Vuoi una tazza di té? – provò il ragazzo con la cresta una volta che la biondina si era accomodata sul suo divano. – Però non lo so fare e non ce l'ho. – aggiunse grattandosi la cresta.
Quinn accennò ad un sorriso poi scosse la testa. – Non so cosa mi sia preso, è passato un anno, che cavolo. – esclamò agitando le mani per dare più enfasi alle sue parole.
– Non è facile dimenticare una persona se per te questa significa tutto. – ribatté Puck, che lo sapeva meglio di chiunque altro, stupendosi per la frase colta che aveva appena pronunciato.
– Già. – convenne Quinn. – E scusa per l'altra volta quando ti ho interrotto con quella ragazza.. E' davvero carina, magari è quella giusta.
Il ragazzo con la cresta scosse subito la testa. – No no, non sono interessato a lei.
– Beh, lei sembrava molto interessata a te...
– Sì, ma è storia chiusa. – concluse il ragazzo. – E dovrebbe esserlo anche tra te e Mike. Non si merita una come te. – guardò la bionda.
– Una come me? – chiese divertita.
– Sì beh, una bella e divertente come te... – rispose un po' impacciato.
La biondina accennò ad una risatina per i complimenti dell'amico e la sua improvvisa goffaggine – Lo so, lo so... E' che rivedere la sua foto sul giornale mi ha riportato alla mente i nostri ricordi e lo so che per lui è finita, dato che ha anche la ragazza però mi ero illusa che potessimo ricominciare, come è successo tra Finn e Rachel. – Quinn si lasciò andare una lacrima che subito catturò con il palmo della mano.
– Ehi ehi.. Vieni qui. – Puck se ne accorse e strinse la bionda in un abbraccio, la quale a poco a poco lasciò cadere le sue difese e si lasciò consolare dalle braccia possenti dell'amico.

BRITTANY.
Anche se non aveva il lavoro dei suoi sogni, Brittany non aveva mai smesso di coltivare la sua passione per la danza, infatti frequentava durante la settimana un corso per aspiranti ballerine.
Quel giorno, le ragazze vennero informate che a tenere la lezione non ci sarebbe stata Holly Holliday, la loro solita insegnante, ma avrebbero avuto un sostituto. Brittany sperò fosse valido perchè la loro istruttrice era davvero in gamba. I suoi dubbi lasciarono spazio alla sorpresa, quando notò che il loro supplente era proprio Mike Chang, l'ex della sua amica Quinn.
I due si guardarono un attimo straniti, poi l'asiatico la riconobbe.
– Brittany, giusto? Che sorpresa vederti qui, non sapevo fossi una ballerina! – esclamò sorpreso.
– Sì, me la cavo. – rispose con modestia.
– Bene, mi fa piacere. Allora iniziamo la lezione. Io sono Mike Chang e sostituirò la signorina Holliday per oggi, cercherò di essere alla sua altezza. – si presentò scherzando un po'.
La lezione trascorse tranquilla e l'asiatico rimase sempre più colpito dalla bravura della biondina, che non se la cavava semplicemente, come lei stessa veva detto, ma era fantastica.
Al termine congedò le altre ma chiamò la bionda ballerina.
– Brittany, credo tu non abbia il senso della misura. Tu non te la cavi. – imitò il segno delle virgolette con le dita – Sei bravissima, sei anche migliore di alcune mie ballerine.
– Ti ringrazio, ballare è il mio sogno, è una passione che coltivo da sempre. – spiegò.
– Il tuo talento è sprecato qui. Ascolta, stiamo cercando una ballerina nella compagnia in cui lavoro e appena ti ho vista ho pensato che fossi tu quella giusta. E' un'occasione incredibile, giriamo un po' tutta l'America, siamo stati a New York e la paga è davvero buona. Siamo un bel gruppo e con te a bordo il nostro livello si alzerebbe di sicuro. E' la tua occasione, Brittany. – concluse Mike con uno scintillio negli occhi.
Non che Brittany non fosse attirata dal discorso di Mike, era il sogno di una vita e lui sembrava davvero felice, ma era pronta a rinunciare alla sua vita?
– Non lo so... Qui ho la mia vita, ho Sam... – spiegò al ballerino.
– Posso chiederti che lavoro fai?
– La commessa... – rispose con una punta d'imbarazzo.
– Sei sprecata come commessa, credimi. Noi staremo a Lima ancora qualche giorno, ti chiedo di pensarci. Se dovessi prendere una decisione, questo è il mio numero. – Mike tirò fuori dal portafoglio un biglietto da visita e lo porse alla bionda.
– Grazie, ci penserò. – sorrise al ragazzo e poi si avviò verso l'uscita, tormentata dai dubbi. Sapeva com'era andata a finire tra Quinn e Mike, però era una grande opportunità per lei. Mentre si poneva mille domande, non si accorse che era già arrivata a casa sua.
Si rese conto che la cosa migliore da fare in quel momento era parlarne con Sam, riusciva sempre a trovare una soluzione ai suoi problemi, persino quella volta che Lord Tubbington era entrato in uno strano circolo di droghe.
Bussò alla sua porta e aspettò che il suo fidanzato venisse ad aprirle.
– Ciao, amore. – Sam le diede un bacio e poi la invitò ad entrare.
– Ciao, dovrei parlarti di una cosa. – Lo sguardo sereno che aveva il biondino poco prima si fece serio.
Dimmi tutto.
– Si tratta di Mike. Oggi ha sostituito la signorina Holliday...
– Oddio, ha detto qualcosa di Quinn? – chiese preoccupato interrompendola.
– No no, ha detto una cosa riguardo alla sua compagnia di ballo. Gli manca una ballerina e vuole che sia io ad aggiungermi. – spiegò, temendo qualsiasi reazione del ragazzo.
– Oh. Beh...sarebbe davvero un'ottima occasione per te. – rispose Sam monocorde.
– Lo so però, io non voglio perderti. Non voglio finire come Quinn e Mike. – disse lasciandosi andare qualche singhiozzo.
Il biondo l'abbracciò e iniziò ad accarezzarle la schiena. – Devi accettare, Britt. Noi siamo speciali, ce la caveremo. Verrò a vedere tutti i tuoi spettacoli, staremo bene. – disse cercando di consolarla.
– Ti amo, Sam. – La bionda guardò il proprio ragazzo negli occhi.
– Ti amo anche io, Britt.

Angolo autrice. <3
SSSSalve! Ed ecco il quinto capitolo ù.ù
Mi scuso se è abbastanza corto, ma è andata così. Il sesto capitolo è decisamente più lungo XD
Povera Quinn con il cuoricino spezzato ç_ç Ora voi tutte Quike mi odierete ma sono troppo Quick in effetti, lol. Ma chi lo sa se la nostra biondina cercherà di riconquistarsi il suo bell'asiatico? Lo scopriremo ù.ù
Sorpresa delle sorprese, Mike sostituisce l'insegnante di Brittany (nel mio universo parallelo è la mia amata Holly Holliday <3) e vuole che la nostra Britt si aggiunga alla sua compagnia. Che fare? Accetterà o rimarrà a Lima? ù.ù
Ah, penso che il prossimo capitolo lo pubblicherò tra una settimana perché nel weekend sono via e non ho modo di scrivere D: aspettatemi, eh ù.ù
Ringrazio come sempre per le recensioni e il vostro affetto.
Un bacio, __Sabotage

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Capitolo 7
*** Hai preso il gelato al pistacchio? ***


RACHEL.
– Ciao Kurt! – riconobbe il ragazzo ben vestito ad un tavolo del Lima Bean e e lo raggiunse con il suo sorriso più smagliante.
– Rachel, ciao! – strinse l'amica in un abbraccio. – La nuova Marc Jacobs è mia! – trillò trionfante mostrando orgoglioso la tracolla.
– Ma è fantastico! – esclamò sorpresa – Congratulazioni!
Il ragazzo gongolò ancora un pochino poi chiese – Allora, come stai? – chiese in tono comprensivo.
– Bene, anche se lasciare Broadway è dura.. ma non torno indietro. – esclamò decisa guardando il suo interlocutore negli occhi.
– Non riesco ancora a credere che hai lasciato tutto solo perchè hai steccato in un pezzo, rimani comunque favolosa. – fece Kurt sconvolto.
– Quella sera avevamo il tutto esaurito, c'erano mille persone in quel teatro. Mille persone che hanno sentito il mio fallimento. Ho solo anticipato l'inevitabile. – fece Rachel guardando il pavimento.
– E' proprio da te fare drammi. – disse scuotendo la testa. – Comunque non sono d'accordo con la tua decisione. Quando riparto, voglio che ritorni con me. – continuò Kurt.
– No, non ora che sto di nuovo con Finn.
– Da quando un ragazzo viene prima della carriera? – chiese il ragazzo alzando un sopracciglio.
– Da quando non ho più una carriera. Finn è l'unica cosa che mi resta. – rispose amaramente la moretta.
– E a Finn va bene essere la tua seconda scelta?
– Lui non lo sa. Non ho avuto il coraggio di dirglielo. – ammise.
– E quando lo scoprirà?
– Non lo scoprirà, ok? Con Broadway ho chiuso. – sbottò spazientita.
– Se lo dici tu. Se dovessi cambiare decisione, sai che mi farebbe davvero piacere se tornassi con me. – asserì serio il ragazzo.
– Lo so, grazie Kurt. – Si sporse per dare un abbraccio all'amico ed entrambi si avviarono verso l'uscita del bar.

FINN.
– A che gusto lo vuoi il gelato? – chiese il ragazzo dirigendosi verso la gelateria del parco insieme alla latina.
– Vaniglia e cioccolato. – rispose Santana con un sorriso.
– Perfetto, per me fiordilatte..
E pistacchio. – lo interruppe la latina, rivolgendosi al gelataio.
Finn si mise a ridere e diede una spinta alla ragazza. – Non puoi usare le cinque cose da sapere contro di me!
– Certo che posso. – ribatté ridendo, prendendosi il suo cono.
– Bene, la prossima volta ti parlerò solo in francese, così rimpiangerai di aver falsificato il tuo curriculum.
– Non lo sai neanche il francese. – rispose saccentemente.
– Beh, è facile. Oui oui, la baguette, la Tour Eiffeil, vive l'amour! – ribatté Finn con un pessimo accento improvvisando lezioni di francese.
Santana scoppiò a ridere così forte che per poco non le cadde il gelato. – Sei davvero pessimo, lo sai? – fece retoricamente.
– Almeno io non falsifico curriculum. – rispose alzando un sopracciglio.
– Almeno io non prendo gusti di gelato che non mi piacciono. – ribatté imitando il ragazzo.
– Almeno io... oh accidenti, ho finito le idee. – voleva continuare quel divertente gioco dell'almeno io, ma avevo esaurito le idee, così si grattò la testa per cercare di farci uscire qualcosa.
– Ecco, direi che ho vinto. – Nell'euforia del momento, Santana non si accorse che davanti a lei c'era un sassolino che la fece inciampare e per poco non finì faccia a terra, se non fosse stato per Finn che l'aveva prontamente presa per un braccio e attirata a sé.
In men che non si dica, si ritrovarono a distanza di bacio, occhi negli occhi e uno spiacevole inconveniente nei pantaloni di Finn.
Dimmi che è colpa del cellulare nella tua tasca. – asserì la latina, senza muoversi né abbassare lo sguardo.
Il ragazzo si diede una rapida controllata al rigonfiamento dei pantaloni, poi si staccò dalla ragazza e si abbassò il più possibile la maglietta per coprire l'incidente.
– E' imbarazzante, queste cose non dovrebbero succedere tra amici. – fece il gigante ridacchiando, diventando rosso come un peperone.
Santana moriva dalla voglia di baciarlo, sentiva la mancanza delle sue labbra però non osava compiere quel gesto, perché sarebbe significato doversi innamorare e Santana Lopez non lo faceva, la sua futura carriera glielo avrebbe impedito.
– Non fa niente... – rispose noncurante, continuando a mangiare il suo gelato.
– San... – Rendendosi conto che era in arrivo un discorso serio, la latina lo interruppe. – Ho un po' freddo, torniamo a casa?

Finn aveva un assoluto bisogno di parlare con qualcuno, non poteva più mantenere il segreto e dato che Brittany poteva essere di parte perché era la migliore amica di Santana si rivolse a Puck.
Bussò, sperando di trovarlo in casa e non in situazioni compromettenti.
Quando gli aprì la porta, si gettò stancamente sul divano e gli chiese una birra.
– Sono uscito con Santana. – affermò dopo aver preso un goccio della sua birra.
– Cosa? Perché? – chiese stupefatto l'amico, tutti era dello stesso parere che Finn e Santana appartenevamo a due universi differenti.
– Perché abbiamo avuto una specie di storia, ma non dire a Santana che te l'ho detto e soprattutto non dirle che l'ho definita così. Non so bene cos'era e lei non voleva mai parlarne così è finita..
– E Rachel? – chiese, sempre più stupito.
– Prima che arrivasse Rachel. Ma oggi siamo usciti come amici, niente di più. – si affrettò a dire.
– Beh, capisco che Santana è sexy, insomma con quelle due bombe che si ritrova.. – disse, imitando il seno prosperoso della latina.
– Puoi arrivare al punto? – chiese il ragazzo scocciato.
– Però, voi due amici? Sul serio? – Puck alzò un sopracciglio.
– Vorrei che fossimo amici, però oggi è successa una cosa, ecco... nelle parti basse.. – spiegò imbarazzato, indicandosi il cavallo dei pantaloni.
Il piccolino si è svegliato? – fece il ragazzo con la cresta ridendo.
– Stava inciampando, allora l'ho presa per un braccio e non so come ci siamo trovati praticamente appiccicati. Sono attratto da lei, amico. – spiegò, grattandosi la testa.
– Ti è mai capitata una cosa del genere con Rachel? – chiese a sua volta, Puck.
– Non...non saprei. Ma non è stata una bella cosa, anzi non abbiamo più parlato mentre tornavamo a casa.
– So che sei un romanticone e se sei attratto da lei vuol dire che non è solo una cosa fisica e da quell'incertezza nella tua voce deduco non ti sia mai successo con Rachel.
– Non lo so, ok? E ripeto, non è una bella cosa. – fece spazientito.
– Il piccolino non si sveglia per niente, amico. E' un segno. – disse, strizzando l'occhiolino.
E smettila di chiamarlo piccolino. – ribatté offeso.
– Vuoi sapere com'è andata? Tu sei cotto di Santana però lei non vuole impegnarsi quindi ti ha rifiutato, poi è arrivata Rachel bella bella e ti ha scongiurato di ritornare con lei, al che tu hai accettato più per scatenare gelosia nella latina che per amore. Oh, qualche parte potrebbe essere diversa ma il concetto è quello.
– E' tutto sbagliato. Non mi sono messo con Rachel per ripicca, voglio che le cose funzionino tra di noi. – ribatté indignato.
Oh certo, dillo al tuo piccolino.
– Non puoi scegliere un altro nome? – chiese Finn, guardandolo torvo.
– Nah. Se posso darti il mio parere, e posso dato che sei sul mio divano e stai bevendo la mia birra, stai sprecando il tuo tempo con Rachel, trova il modo di conquistare Santana. – affermò guardando il ragazzo.
– Poco prima di lasciare New York, avevo detto a Rachel che se eravamo destinati a stare insieme, saremmo stati insieme e guarda, ora lei è qui, quindi evidentemente è così che devono andare le cose. – spiegò il ragazzo.
– Sono anche passati due anni. – osservò Puck.
Finn finì la sua birra poi disse – Non importa, i sentimenti sono quelli. Senti, grazie per la birra e la chiacchierata. – ringraziò l'amico con una pacca sulla spalla.
– Figurati e ricordati quello che ti ho detto. – guardò Finn, poi richiuse la porta e il ragazzo si allontanò.

SAM.
Era ora per Sam di affrontare la realtà. Brittany sarebbe diventata una ballerina di successo, mentre lui sarebbe rimasto a Lima a fare il bagnino a vita. Ma non era quello che lo preoccupava maggiormente, piuttosto come sarebbe diventata la sua vita senza la biondina. Era vero, lei non aveva ancora preso una decisione però l'avrebbe convinta ad accettare perché la sua felicità veniva prima dell'egoismo di Sam di volerla tutta per sé.
Prese il cellulare svogliatamente ed iniziò a scorrere un po' le foto. Si mise involontariamente a sorridere quando notò una foto di lui e Brittany al mare, la ragazza mostrava le mani sporche di sabbia mentre il ragazzo aveva due striscie sul volto, tipo quelle degli indiani, segno che la biondina aveva attaccato la sua faccia.
Una volta scattata la foto e ringraziato il povero signore costretto a riprenderli, Sam ricordò di essersi vendicato e aver buttato Brittany in acqua, raggiungendola poco dopo.
Dio, quanto le sarebbe mancata. Ma decise di lasciare da parte la malinconia, dato che aveva appena bussato alla porta e non aveva intenzione di farsi vedere triste da lei.


La sera, una volta che tutti arrivarono a casa sua, Puck tenne d'occhio Finn e Rachel, lanciando ogni tanto qualche occhiata di disaccordo al ragazzo.
Brittany richiamò l'attenzione su di sé, erano i suoi amici e la sua famiglia e aveva bisogno di un loro consiglio per prendere la decisione migliore.
– Oggi a lezione di danza non c'era la mia solita insegnante ma c'era Mike a sostituirla – Un lampo di sorpresa scorse negli occhi di Quinn. – Mi ha proposto di aggiungermi alla sua compagnia di ballo, dato che hanno bisogno di una ballerina. E' una grande occasione però non voglio lasciarvi...
– No Britt, non ci puoi lasciare pure tu! – esclamò Quinn in un impeto di disperazione. lanciandosi contro l'amica.
– Quinn. – la ammonì Sam.
– Ho già perso Mike, non voglio perdere anche la mia amica, ok? – si rivolse furibonda al biondino.
– Non perderemo Brittany, è solo una grande opportunità per lei. – rispose cingendo le braccia della fidanzata.
– La mia vita farà schifo qui senza di te però per una volta sono d'accordo con il tuo fidanzato dalla bocca pesciforme. Devi andare. – asserì Santana abbracciando l'amica, sentendosi anche un po' gelosa. Aveva le stesse qualità di Brittany, perché lei no?
Quinn nel frattempo stava trattenendo le lacrime. Possibile che dovessero andarsene tutte le persone a cui voleva bene?
– Quinn. – Brittany la abbracciò teneramente – Non ci perderemo, te lo prometto. La sera ci sentiremo tutti su Skype, ok? – chiese guardandola negli occhi fino a che non ottenne un assenso, al che le regalò un sorriso e l'abbracciò di nuovo. – Mi mancherai.
– Mi mancherai anche tu. – strinse la bionda e poi si asciugò le lacrime che erano scese.
Infine Brittany si rivolse a Sam – Credi davvero che sia una buona idea? Perchè dovrei essere entusiasta, invece sono incredibilmente triste... – fece con il suo faccino da cucciolo.
– Hey, guardami. – Il biondo le sollevò il mento con un dito per poterla guardare negli occhi. – Sarai fantastica, ok? All'inizio sarà normale sentire un po' di nostalgia di casa, ma poi starai bene. Alla fine di ogni spettacolo chiamami, ok? Ti amo. – le diede un leggero bacio sulle labbra poi la strinse a sé. Avrebbe voluto congelare quel momento per sempre, stare nelle braccia di Britt era il suo habitat naturale.
– Ok, allora chiamo Mike... – disse, una volta sciolto l'abbraccio. – Mike? Sono Brittany. Ho deciso di partire con voi.

Angolo autrice. <3
SSSSalve! Eccomi qua, con il settimo capitolo ù.ù
E' più lungo del precedente e ci sono tanti personaggi qui, succedono un sacco di cose ù.ù
Innanzitutto Rachel si incontra con Kurt! Sorpresa delle sorprese, qualcosa è andato storto a Broadway! Che dite, si accontenterà di Finn? Lui scoprirà mai la verità? ù.ù
Poi ho scritto la continuazione dell'uscita al parco di Finn e Santana perchè everything is Finntana and nothing hurt ù.ù
Mi sono sentita una spudorata a parlare del piccolino di Finn, ma un po' di comicità ci sta sempre, LOL. Cosa succederà tra quei due? E sarà vero che Santana non vuole innamorarsi per la sua carriera o c'è dell'altro? Lo scoprirete più avanti ù.ù
Scusate per Quinn, non volevo creare l'alter ego di Tina (lol), ma è molto emotiva in questo periodo ù.ù
Brittany ha deciso di accettare l'ingaggio come ballerina..cosa succederà? Riusciranno i due a mantenere il rapporto a distanza? ù.ù
Ora la smetto, sennò scrivo più commento che storia XD
Ringrazio sempre i recensori e i lettori silenziosi che mi seguono (:
Un bacio, __Sabotage

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Capitolo 8
*** Hai baciato il mio miglior amico? ***


SANTANA.
Santana si avvicinò al ragazzo molto lentamente, come un felino che osserva e studia la sua preda. Bastò un attimo e la caccia diede i suoi frutti, Noah Puckerman le si gettò addosso, baciandola.

Rachel Berry rimase un attimo stupefatta, non sapeva che i due fossero fidanzati o altro, Finn le aveva detto che l'unica coppia presente nel gruppo era formata da Sam e Brittany. Forse l'amore era appena sbocciato, chi lo sa. Beh, ovviamente non poteva proporgli in quel frangente la cena tutti insieme.
L'idea le era venuta quando i suoi papà le avevano detto che sarebbero stati fuori per il weekend quindi se voleva invitare i suoi amici a cena, loro avevano fatto la spesa. Il suo fidanzato le aveva detto che era Puck ad organizzare le loro serate e quindi si era recata all'appartamento del ragazzo per quello, ma dopo averlo visto impegnato per colpa della porta leggermente socchiusa, aveva deciso di scegliere un altro momento e così era tornata sui suoi passi.

15 MINUTI PRIMA.
La latina bussò incessantemente alla porta del ragazzo con la cresta.
– Arrivo, arrivo! – esclamò il ragazzo prima di aprire la porta in tutta fretta. – Santana, che sorpresa.
– Già, già. – fece sbrigativa sedendosi sul divano.
– Fai pure come se fossi a casa tua. – disse retoricamente, ridendo.
– Sto già facendo, grazie. Birra? – chiese, più come una richiesta che come un'offerta.
Il ragazzo ne prese due dal suo fedele frigo e poi si sedette accanto alla latina, passandogliene una.
– Come mai sei passata a farmi visita? – chiese ridendo, prendendo un sorso della sua birra.
– Quando ti deciderai a metterti con Quinn? – Non le interessava quello più di tanto, voleva sapere se Finn le aveva raccontato di quello che era successo al parco e conoscendolo le avrebbe chiesto di rimando qualcosa di Finn per cambiare argomento.
– Quando ti deciderai a metterti con Finn? – chiese guardando la latina.
– Oh, quindi tu sai? Grandioso. – fece sarcastica.
– So, soprattutto del suo piccolino. – raccontò facendo una risata.
– Il suo che? – chiese stranita, poi notando i gesti del ragazzo capì – Oh fantastico. Non è capace di trattenersi quel ragazzo?
– Non se è cotto e stracotto di te.
– E' cotto e stracotto della Berry, come tu lo sei di Quinn.
– Io e Quinn siamo migliori amici. – rispose prendendo un goccio di birra.
– Quindi, tu potresti baciarmi senza aver paura della sua reazione. – disse, facendo spallucce.
– Siamo amici Santana, su, vai a scaricare i tuoi ormoni su Finn. – asserì alzando un sopracciglio.
– Hai paura che lei lo scopra e ne rimanga ferita, ammettilo. – Santana si avvicinò al ragazzo molto lentamente, come un felino che osserva e studia la sua preda. Bastò un attimo e la caccia diede i suoi frutti, Noah Puckerman le si gettò addosso, baciandola.
Io non ho paura di niente. – disse, dopo essersi staccato dalla mora.
– Sarà. – fece spallucce.
– Tu vuoi far ingelosire Finn, non è vero? E' per questo che mi stai provocando con la storia di Quinn. – esclamò il ragazzo indicando la mora.
– Non mi interessa niente né di Finn né della sua noiosa ragazza. – disse roteando gli occhi.
– Bugiarda. – disse guardandola negli occhi
– E' per questo motivo che non volevo che nessuno sapesse di noi, non voglio avere pressioni e non voglio avere una storia. Ok? – esclamò esasperata.
Cos'ha fatto Finn per non meritarsi la tua fiducia? – chiese allora il ragazzo.
– Non è lui, io non mi fido... Senti, non ne voglio parlare. Ci vediamo stasera. – Fu così che Santana si alzò dal divano e uscì di fretta e furia dall'appartamento del ragazzo. Tutti che premevano su di lei con questa storia della fiducia, aveva i suoi motivi per non fidarsi della gente e rievocarli faceva male. Ora che li aveva riposti in un lontano cassettino della sua mente, non aveva intenzione di tirarli fuori in modo che potessero ferirla nuovamente.

FINN.
Finn stava aspettando pazientemente che la sua ragazza facesse ritorno al suo appartamento, dopo essere stata da Puck. Sperò che il ragazzo non le abbia detto niente riguardo Santana o lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani.
– Non immaginerai mai cos'ho visto! – esclamò la moretta, appena entrata in casa, tutta entusiasta.
Barbra? – provò, non sapendo cosa immaginarsi.
– Se avessi visto Barbra ora di certo non sarei qui. Forse in ospedale svenuta. – ci pensò su un attimo. – No, è scoppiato l'amore. – disse ridendo facendo il segno del cuore con le dita.
– Tra chi? – chiese dubbioso il ragazzo.
– Puck e Santana! Puck aveva lasciato la porta di casa leggermente aperta, stavo per andare a chiedergli per la cena di stasera ma ho visto loro due che si baciavano. – spiegò concitata.
Il ragazzo strabuzzò gli occhi, aveva davvero sentito quello che aveva appena sentito o le sue orecchie lo stavano prendendo per il culo? – Puck e chi?
– Santana. Perché sei così agitato? Sembrano così carini insieme. – fece Rachel improvvisandosi la Cupido dell'amore.
– Non puo' avermi fatto questo. – Nemmeno si rese conto che l'aveva detto ad alta voce.
– Oh avanti, lascialo vivere la sua vita. Non é che se ora ha la ragazza, non sarà più il tuo miglior amico. – rispose Rachel dolcemente dandogli un bacio per consolarlo.
Finn ricambiò a stento il bacio mentre mille pensieri gli turbivano in testa. E se Rachel avesse visto male? Beh, un bacio era un bacio, impossibile confonderlo con altro. Puck sapeva cosa provava per Santana, come aveva potuto tradirlo in questo modo? Una vocina nella sua testa però gli ricordò che lui era fidanzato con Rachel e non con Santana e quindi Puck aveva tutto il diritto di prendersela.
– Posso fare una doccia? Farla a casa mia da sola mi spaventa, ho guardato troppi film dell'orrore. – disse la moretta ridendo.
– C-certo, tranquilla. – fece un sorriso sghembo, poi una volta che la ragazza si allontanò, si gettò sul divano. Puck e Santana. Le parole di Rachel continuavano a rimbombargli in testa e la rabbia cominciava a montare dentro di lui.
Si alzò di scatto e lasciò un biglietto alla ragazza, dicendole che era uscito e di fare come se fosse a casa propria.
Andò a bussare a casa del ragazzo con la cresta, che gli aprì la porta tutto sorridente.
– Hey Fi_ – venne interrotto dal pugno che Finn gli diede proprio sulla faccia, rischiando di spaccargli un labbro.
– Hey ma che cazz? – Venne colpito un'altra volta e quindi non poté fare a meno di ricambiare e difendersi. Sferrò un colpo sullo zigomo del gigante, facendolo indietreggiare.
– Si può sapere che cazzo ti prende?! – gli urlò contro massaggiandosi il labbro ferito.
– A me?! Che cazzo prende a te! – rispose tra le urla.
– Mi hai spaccato un labbro, idiota. – esclamò, andando in cucina per prendere la borsa del ghiaccio.
– Con tutte le ragazze che ci sono, proprio Santana?! – chiese imbufalito seguendolo.
– Ma che cosa stai dicendo? – si fermò e guardò il ragazzo che si massaggiava l'occhio.
– Rachel era venuta qui a chiederti una cosa e ha visto te e Santana che vi baciavate. Ha detto che è scoppiato l'amore! – disse ridendo amaramente, come se avesse pronunciato la cosa più divertente del mondo.
– Io non ho visto Rachel. – rispose alzando un sopracciglio.
– La porta era leggermente socchiusa e non voleva interrompere l'amore. – disse facendo il segno delle virgolette con le dita.
– Oh merda. Senti, non è quello che pensi ok? Io e Santana non stiamo insieme.
– Oh ma davvero? – chiese retoricamente fingendosi interessato.
– Credo volesse sapere di te. Mi ha chiesto di Quinn, ma in realtà voleva sapere di te.
– E tu le hai spiegato tutto da molto molto vicino, così che capisse meglio. – disse Finn sarcastico.
– Cazzo, ti ho detto di ascoltarmi. Voleva sapere se io sapessi di voi due, poi sai com'è Santana, non parla di un argomento per più di due secondi e quindi ha rigirato tutto su me e Quinn, sul fatto che dovremmo stare insieme e che non avrei mai avuto il coraggio di baciarla per paura che Quinn lo venisse a sapere. E così l'ho fatto per smentirla. Voleva solo farti ingelosire Finn. In qualche modo contorto ci tiene a te, solo che quando le ho chiesto perché non si fida di te se n'é andata via. Non ti mentirei cazzo, sei mio fratello. – concluse appoggiandosi la borsa del ghiaccio sul labbro.
–  Amico mi dispiace, non so cosa mi sia preso. – affermò Finn sedendosi sul divano col volto tra le mani.
–  Cose che capitano. –  disse dandogli una pacca sulla spalla.
–  Com'è il tuo labbro?
– Ha avuto momenti migliori –  disse Puck ridendo. –  Il tuo zigomo?
–  Idem, ci siamo andati giù pesante. –  rispose, facendo una risatina.
–  Yeah! – esclamò dando il cinque all'amico e passandogli la borsa del ghiaccio.


Alla fine Rachel era riuscita ad organizzare la cena e si erano ritrovati tutti da lei. Alle nove avevano appuntamento con Brittany su Skype, dato che era partita la mattina stessa, lasciando pianti e abbracci dietro di sé.
La mora aveva preparato tutto con cura e si era leggermente arrabbiata con Finn perché era uscito senza dirle niente e non le aveva dato una mano.
Ad ogni modo era riuscita a farcela anche da sola e stava aspettando i suoi ospiti.
Quando notò Finn con un occhio nero, per poco non ebbe un mancamento.
– Oh mio dio Finn, che ti è successo? –  chiese preoccupata guardando il ragazzo.
– Sono caduto dalle scale, sai quanto sono maldestro.. Non è niente. –  mentì guardando Rachel con un sorriso.
– Sei andato a farti vedere in ospedale?
– Non ce n'è bisogno Rachel, sto bene...
La mora sentiva che c'era qualcosa che non andava però quello non era il momento giusto per parlarne.
– Puck si è spaccato il labbro, ha detto che puo' mangiare solo cose liquide... –  disse Quinn, rivolta a Rachel.
– Ma io avevo preparato un sacco di cose... Non fa niente, preparo subito una zuppa... – esclamò Rachel dirigendosi verso la cucina.
– Wow, sono io l'unico sano qui?! – chiese Sam ridendo.
Uno che ha la bocca che ricorda quella di una trota, non puo' definirsi sano. – esclamò Santana rivolgendo un sorriso ironico al biondino
– Divertente. – rispose Sam, ricevendo un bacio volante dalla latina. In fondo, erano amici.
– La cena è servita! – trillò Rachel sopraggiungendo dalla cucina con un'enorme fetta di carne, da dividere tra i presenti.
Una volta che tutti furono serviti, la mora augurò buon appetito e il gruppo iniziò a mangiare.
Poco dopo Sam iniziò a riempirsi di macchie rosse sulla pelle – Sam, stai bene? – chiese Quinn preoccupata
– C'è per caso del pomodoro sulla carne? – chiese il biondino, tra un colpo di tosse e l'altro.
– Sì, c'è una salsa... Perchè? – domandò Rachel, altrettanto preoccupata.
– Sono allergico. – asserì Sam, continuando a tossire e sventolandosi con una mano.
– Oh mio dio, mi dispiace! – La mora si portò una mano alla bocca, sinceramente dispiaciuta.
– Non vi preoccupate, porto io Sam in ospedale. Vi faccio sapere. – esclamò Quinn, uscendo dall'appartamento insieme al biondo.

– Oddio, che disastro. Non solo ho intossicato Sam, ma questa cena è finita ancora prima di iniziare. – sospirò la mora portandosi le mani nei capelli.
– No, ehi, tu non lo sapevi. Non è colpa tua. – fece Finn, cercando di consolare la ragazza.
– Stai cercando in qualche modo di farmela pagare? Cioè siccome io a New York ero presa dal mio lavoro, tu devi trascurarmi ora che sono qui? – chiese Rachel alzando il volto per guardare il fidanzato.
– Cosa? No, no assolutamente. – rispose scuotendo la testa più volte.
– Te ne vai senza dirmi niente, non mi aiuti a preparare la cena e te ne torni con un occhio nero. No, tutto regolare. – esclamò sarcastica la mora alzandosi dal tavolo.
– Mi dispiace, Rachel. Ehi. – disse prendendola per un braccio in modo che si girasse – Mi impegnerò, te lo prometto. Ok? – disse guardando la ragazza negli occhi.
La mora annuì e diede un bacio al gigante, che come al solito ricambiò sentendo una strana sensazione, come se qualcosa non era al suo posto. Si convinse che probabilmente era la preoccupazione per Sam e decise di non farci caso.

Angolo autrice. <3
SSSSalve! Nonostante i miei amati recensori (credo) siano in vacanza, io posto per lo stesso per i miei lettori silenziosi e per mandare avanti la baracca. (?)
Comunque ecco l'ottavo capitolo, che inizia proprio con un colpo di scena! :O
No ok, poi si chiarisce tutto.
La Pucktana friendship mi piace, quindi ho dovuto inserirla ù.ù Voi che ne pensate? Potete rispondermi anche con un messaggio telepatico, sono una veggente ù.ù
Poi i miei Fuck che si prendono a pugni, oh god! Non essendo esperta di risse, ho tagliato corto e sono subita arrivata al momento in cui praticamente si uccidono XD però nulla di grave, poi si danno il cinque :D
Povero Sammy intossicato! O povera Rachel, che si sente trascurata?
Beh, se volete sapere come continua (ma anche no, direte voi ù.ù), non vi resta che aspettare il prossimo capitolo. (non l'avrei mai detto ù.ù come sono simpatica quando parlo tra parentesi :D)
La smetto di sproloquiare e ringrazio chi segue con me quest'avventura.
Un bacio, __Sabotage.

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Capitolo 9
*** Hai un posto nel mio cuore. ***


QUINN.
La bionda si era preoccupata di avvisare Puck del cambio di programma e quindi il ragazzo l'aveva raggiunta in ospedale per vedere come stava Sam.
– Ahi, è conciato proprio uno schifo il tuo labbro. Ti fa male? – chiese Quinn, una volta che vide il labbro ferito del ragazzo con la cresta.
– Se gli dai un bacino passa. – fece alzando un sopracciglio, anche se si fosse trovato in fin di vita non avrebbe mai rinunciato al suo stile.
– Stupido. – rispose ridendo dandogli una spinta amichevole.
– Signorina? – Una signora con il camice bianco attirò l'attenzione dei due ragazzi.
– Sì? – fece Quinn voltandosi.
– Siete gli amici del signor Evans?
– Sì, siamo noi. – asserì Puck.
– Avete fatto bene a portarlo qui, anche se ha mangiato solo una salsa al pomodoro era piuttosto concentrata e avrebbe rischiato di peggiorare la situazione. Gli abbiamo fatto una lavanda gastrica ed ora è a letto a riposare. Penso che gli farebbe piacere ricevere delle visite. – sorrise la donna indicando loro la camera dove si trovava Sam.
– Grazie mille dottoressa, arrivederci. – Quinn strinse la mano alla signora, poi si diresse insieme a Puck verso la camera del loro amico.
– Hey amico. – fece il ragazzo con la cresta tutto allegro. – Come te la passi?
– Hey! – esclamò di rimando il biondino facendo per alzarsi ma l'emicrania lo colpì prima, così si mise a massaggiarsi le tempie. – Ah, mi hanno ucciso, mi sento come se non mangiassi da giorni.
– Non ti sforzare, Sam. Vedrai che domani sarai di nuovo in forma. – disse sorridendo Quinn.
– Hey, ma che ore sono? – chiese ancora frastornato.
– Le undici, amico. – gli rispose Puck, dando un'occhiata al cellulare.
– Britt! Alle nove dovevamo sentirci su Skype! – esclamò preoccupato.
– Tranquillo, ho avvisato io Britt, le ho detto che l'avresti richiamata quando saresti stato meglio. – asserì Quinn sorridendo, poggiando una mano sulla spalla dell'amico.
– Ora sto meglio! Dove sono i miei effetti personali? – chiese guardandosi intorno.
– L'infermiera li ha messi in questo cassetto, ecco il cellulare ma solo cinque minuti che la dottoressa ha detto che devi riposare. – fece Quinn apprensiva.
– Va bene, mamma. – rispose Sam scherzosamente, strizzando l'occhiolino.
– Vi lasciamo soli, allora. Quando hai finito, dacci un segno. – esclamò Puck uscendo dalla stanza insieme a Quinn.
– Hey Quinn? Grazie. – disse sinceramente il biondino.
– Figurati. – La bionda sorrise e richiuse la porta dietro di sé.

– Sei stata davvero fantastica ad occuparti di Sam in quel modo. – disse serio il ragazzo con la cresta sedendosi su una sedia della sala d'attesa accanto a Quinn.
– E' un mio amico, chiunque avrebbe fatto la stessa cosa. – rispose Quinn con modestia sollevando le spalle.
– No davvero, sei fantastica. – affermò guardando la ragazza negli occhi.
La bionda sorrise timidamente, poi arrossì leggermente, ricambiando lo sguardo. La tensione era a mille e il cuore di Quinn iniziò a battere sempre più forte mentre il ragazzo accorciò sempre di più le distanze e lei era attirata verso di lui come da una calamita.
– Puck? – Una voce femminile ruppe l'incantesimo ed entrambi si allontanarono leggermente straniti.
– Sì? – Il ragazzo si affrettò a rispondere.
– Sono Sugar, che ci fai qua? – chiese avvicinandosi al duo con una cartella in mano.
– Un nostro amico ha avuto una reazione allergica e così lo abbiamo dovuto portare al pronto soccorso. – spiegò brevemente, ancora leggermente stordito sul perché la ragazza fosse di fronte a lui.
– Ah, capisco. Oh che stupida, non mi sono presentata alla tua amica, piacere Sugar. Oh ma noi ci eravamo già conosciute! Quella volta a casa di Puck! – esclamò ridacchiando un po'.
– Già. – rispose Quinn amareggiata – E così tu...lavori qui? – chiese la bionda notando il camice bianco della ragazza.
– Sì, sono un'infermiera. Scusate devo andare, mi chiamano. – indicò il cercapersone. – Hai ancora il mio numero, vero Puck? Chiamami, eh. E' stato un piacere rivederti, bionda. – mando un bacio volante al ragazzo con la cresta, poi si allontanò.

– Hey Brizz! – esclamò Sam, una volta che sentii la voce familiare aldilà della linea.
– Sammy! Come stai? – chiese tutta preoccupata la biondina.
– Sono un po' stanco, ma per il resto sto bene. Com'è lì? – tranquillizzò subito la fidanzata.
– Siamo arrivati questo pomeriggio presto e abbiamo subito iniziato a fare le prove per il prossimo spettacolo, è un po' stancante ma gli altri riescono a venirmi incontro, quindi direi che mi trovo bene.
– Bene, sono davvero contento per te. E Mike com'è?
– Se non fosse che dovrei odiarlo per solidarietà a Quinn, Mike è davvero simpatico ed è anche un ottimo ballerino.
– Quinn non lo odia e non farlo nemmeno tu, perchè è grazie a lui che hai quest'opportunità. – esclamò saggiamente Sam.
– Hai ragione. Comunque mi mancate davvero tantissimo, non è lo stesso senza di voi.
– Ci manchi anche tu, soprattutto a me, ma vedrai che ce la caveremo.
– Sì, in fondo noi siamo speciali. – esclamò Brittany, riprendendo le parole che il ragazzo le aveva detto prima di partire.
– E' vero. – Sam sorrise nel sentire la voce della fidanzata. – Ora ti lascio altrimenti Quinn e Puck procreano in sala d'attesa. – esclamò ridendo. – Ci sentiamo domani, ok? Ti amo.
– Quei due non ce la contano giusta. – Britt si unì alla risata del ragazzo. – Ti amo anche io, a domani.

FINN.
– Hey, aspetta! – urlò Finn mentre le porte dell'ascensore si stavano chiudendo, riuscendo a salirci indenne.
– Oh Hudson, sei una persecuzione! – esclamò Santana roteando gli occhi.
– A dire la verità, non sapevo ci fossi tu sull'ascensore, solo non avevo voglia di aspettare il prossimo. – rispose Finn guardando la latina.
– Certo. Hey ma, cosa mi sono persa ieri sera? Perché hai un occhio nero? – chiese osservando la figura del ragazzo.
– Sono caduto dalle scale. – usò anche con lei la solita scusa, forse avrebbe dovuto spiegarle ma non voleva farla scappare come al solito.
– Mi sembra più un pugno, in realtà. Ci hai messo del ghiaccio?
– Ieri.
– Devi metterlo anche oggi, fino a che non ti passa altrimenti continuerà a bruciarti. – spiegò Santana.
– Ok, mi hai scoperto. Cos'è, sei un'esperta di pugni? – chiese ironico.
– Più o meno. – rispose amareggiata – Avanti, entra, scommetto che sei così imbranato da non riuscirti a mettere il ghiaccio da solo. – disse, lasciando spazio al ragazzo perché entrasse nel suo appartamento.
– In che senso più o meno? – chiese stranito Finn, sorpreso dalla risposta.
– Ok, te lo dico se mi dici chi hai preso a pugni per avere un occhio nero. – rispose la latina, mentre andava in cucina a prendere il ghiaccio.
– Ok, ok, ho tirato un pugno a Puck perché Rachel mi ha detto che vi aveva visti mentre vi baciavate... – spiegò il gigante, abbassando lo sguardo.
– Quante stronzate hai fatto per me, Finn. – esclamò la ragazza ridendo poggiando il ghiaccio sull'occhio del ragazzo con molta delicatezza. – Poi Puck ti ha spiegato?
– Sì, sì. Tutto a posto. – fece sorridendo, facendo scorrere lo sguardo tra gli occhi e le labbra della latina.
– Ok va bene, tocca a me. Sappi che di questa cosa ne ho parlato solo con Britt, perché mi fido di lei e non so, credo che se tu debba conoscere questa parte di me, o continuerai a torturarmi a vita. – asserì, sorridendo leggermente – Perciò, eccoci qua. – si accomodò meglio sul divano per poter iniziare il suo discorso. – Avevo cinque anni e mio padre era disoccupato. Le sue attività preferite erano bere, fumare, lamentarsi e picchiare sua moglie. – Santana deglutì, mentre Finn la guardava sempre più preoccupato, non si aspettava davvero una rivelazione del genere.
– Su di me non hai mai alzato un dito, a parte una volta che mi sono buttata su mia madre per cercare di salvarla e mi sono beccata un pugno... ma è tornato subito normale, se così si può definire, e ha iniziato a coccolarmi e a fare finta che non fosse stato lui a causarmi, beh quello. – indicò l'occhio nero di Finn. – La picchiava per ogni minima scemenza, ma poi quando tornava in sé, era davvero l'uomo più dolce della Terra, quello di cui mia madre si era innamorata. Per quello ho imparato a prendermi cura dei suoi pugni mentre lei cercava sempre nuove scuse per giustificarlo. Questa cosa é andata avanti due anni, poi l'hanno preso come medico, a Seattle e si é trasferito, ma mia madre ha avuto il buon senso di non seguirlo, di non firmare un'altra condanna a morte. Non si è arrabbiato per quello, credo che sfogasse su di lei il fatto di non avere un lavoro, della famiglia gliene importava ben poco.
Se non puoi fidarti del tuo stesso padre, dimmi, di chi mai dovresti fidarti? – chiese Santana mentre il suo sguardo aveva assunto un'espressione strana.
– Credo che sia del tutto normale non fidarsi di nessuno. – rispose Finn che aveva tanta voglia di abbracciare la latina, ma aveva paura di un rifiuto.
– Per questo sono cresciuta come una stronza, insultando gli altri, ferendo le altre persone in modo che non ferissero me. Per questo ho sempre preferito le storielle da una notte perché non c'é bisogno della fiducia, perché sai che quella persona non farà più parte della tua vita, quindi non le devi niente.
 – Tu non sei una stronza Santana, sei la persona più forte che conosca. – asserì Finn, stringendo la latina in un abbraccio, che non rifiutò anzi si godette, abbandonandosi tra le braccia del ragazzo. – Però non voglio che tu lo dica in giro, non voglio la compassione, gli sguardi inteneriti, i pianti, non potrei reggerli. – disse seria, fissando il ragazzo negli occhi.
– Ma sono i tuoi amici, San, non ti giudicherebbero mai.
– Voglio essere io a raccontarlo, quando sarò pronta, giuro che lo farò. – Il ragazzo annuì, poi tese le braccia, come per offrire un secondo abbraccio.
La latina scosse la testa, ridendo. – Hai già avuto la tua occasione.
Finn non se ne curò e strinse Santana in un abbraccio che prima la sorprese e poi la fece sorridere.
– San, ora posso capire perfettamente e ti assicuro che farò del mio meglio_ – Il gigante era convinto che la latina gli avesse fatto quella confessione per poter ammettere di provare qualcosa per lui, per provargli che si fidava di lui.
– Tu sei innamorato di Rachel? – chiese, prendendo in contropiede il ragazzo.
– Beh, sì non posso negarlo, però...
– Stai con lei, si sentirà trascurata. E poi lei non ti farà mai del male.
– San, tu non sei tuo padre. Ok? – esclamò serio, fissando la latina.
– No, certo che no. Però è tornata da New York per te ed è giusto così.
– E tu ti sei confidata con me e.._
– Perché altrimenti non ti saresti mai messo l'anima in pace. – lo interruppe bruscamente.
– Santana... – Il tono della voce di Finn era dolce, anche se si sentiva morire le parole in gola.
– Finn.. Possiamo rimanere amici?
– Si può essere innamorati di due persone? – chiese allora il ragazzo, rivolgendosi alla latina.
– Dipende da cosa si intende per innamorarsi. – rispose Santana, senza guardare negli occhi il suo interlocutore.
– Quando non riesci a smettere di pensare a quella persona, quando la tua vita ruota a quella persona, quando ogni minima cosa, profumo o sapore te la ricorda, quando non riesci a dormire perché è costantemente e incessantemente nella tua testa, quando anche solo un suo sorriso ti rende felice per tutta la giornata, quando non vorresti far altro che stare con lei, anche senza fare niente. Ecco, quello che intendo per innamorarsi. – asserì Finn, senza distogliere lo sguardo dalla latina, che aveva appositamente evitato di incontrarlo.
– Sono sicura che anche Rachel vuole queste cose, quindi vai da lei, rendila felice. Ci vediamo stasera. – Sentendosi sconfitto e praticamente buttato fuori di casa, il ragazzo si arrese, sapendo benissimo che le parole che aveva appena pronunciato, non le aveva dette pensando a Rachel.

Angolo autrice. <3
SSSSalve! Alloooora, innanzitutto mi scuso per il ritardo ù.ù 
Questo capitolo era già scritto però l'ispirazione mi ha dato qualche problemino con il decimo e quindi ho dovuto slittare tutto u_u
Poi ero alle prese con il mio ultimo sclero, Do you still think I sucked? (sì, mi faccio pubblicità da sola ù.ù)
Beh allora, Sam è giunto in ospedale ed ora pare che sia sano come un pesce, LOOOL. (Capita? Bocca da trota, sano come un pesce, loool. Sono pessima.)
E' la prima sera lontano dalla sua Brizz ç_ç però si sentono al telefono, oh *O*
La sala d'attesa di un ospedale direi che è un posto molto romantico per darsi un quasi primo bacio, no? Peccato che ci sia Sugar (sempre lei u_u) a rovinare quel grazioso quadretto tra Puck e Quinn ù.ù
Infine, Santana rivela il suo segreto a Finn. Volevo dire che ho cercato di riportare i sentimenti che una persona che subisce abusi possa provare, però non sono esperta (beh, menomale.) e non era mia intenzione trattare questo argomento con leggerezza, quindi spero di non aver urtato la sensibilità di nessuno.
Ultima cosa, domani sera parto e probabilmente il prossimo capitolo lo pubblicherò tra due settimane.
In questo lasso di tempo, non smettete di seguirmi per favore ç_ç siete la mia forza.
Al prossimo capitolo, un bacio __Sabotage.

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Capitolo 10
*** Hai fatto uno sbaglio? ***


BRITTANY.
Vivere in un caravan era proprio un altro mondo. Specialmente se dovevi dividerlo con altri sette semisconosciuti. Era così che la compagnia di Mike girava l'America e a Brittany non dispiaceva, era un'esperienza in più che avrebbe potuto contare nella sua vita.
Quella mattina si svegliarono presto perché dovevano fare le prove per lo spettacolo e la biondina era entusiasta perché, sebbene fosse da poco nella compagnia, le avevano assegnato un passo a due con un altro ballerino.
Infatti andò nel cucinotto del caravan, sperando di trovarlo lì.
– Brittany, giusto? Io sono Rory, abbiamo un passo a due da fare. – Un ragazzo irlandese le si avvicinò e le porse la mano per presentarsi.
– Sì, piacere! Sono davvero contenta per il nostro numero, non vedo l'ora di provare! – esclamò elettrizzata la biondina, stringendo la mano del ragazzo.
– Prima facciamo colazione, che dici? Non ho ancora mangiato e il mio stomaco borbotta. – annunciò Rory, massaggiandosi la pancia.
– Oh sì. E' che non so bene come funziona qui... Sai non ho mai vissuto su un caravan, sembra quello dei cantanti o degli attori, tipo e non ci sono abituata. – farfugliò Britt.
– Tranquilla, per la colazione funziona così... Basta che tu urli Mike, la colazioneeee e lui te la prepara. – disse ridendo, attirando l'attenzione dell'asiatico.
– Non è proprio così, però tutti noi abbiamo dei compiti. Io preparo il pranzo, Harmony la cena, Rory apparecchia e sparecchia, Sunshine si occupa della pulizia e così via... Tu potresti rifare i letti! – spiegò Mike alla biondina, dando una pacca sulla spalla all'amico.
– Adoro rifare i letti! – squittì la bionda.
– Fantastico! Almeno alleggeriamo un po' il lavoro di Sunshine! – esclamò l'asiatico.
– Ma no, io adoro pulire i cessi! E scusate la finezza. – rispose la ragazza filippina, sentendosi chiamata in causa.
– Ah, e ogni mese cambiamo mansione, quindi manca poco e Sunshine non romperà più le palle! – asserì Mike, rimarcando l'ultima parte della frase per farsi sentire dalla ragazza in questione.
Brittany ridacchiò un po', divertita per la situazione, poi ringraziò Mike per le informazioni e iniziò a fare colazione, dato che Rory aveva già predisposto tutto.
– Uh, pancakes, li adoro! – esclamò la biondina, prendendo un morso della sua colazione.
– Io sono il mago dei pancakes, non troverai nessuno che farà pancakes più buoni di me. – si vantò l'irlandese.
– Io l'ho trovato! – gridò una ragazza dalla parte inferiore del caravan.
– Zitta Harmony, fammi fare una buona impressione! – urlò di rimando ridacchiando.
– Siete davvero molto affiatati, vedo.. – notò Britt con un sorriso.
– Sì, siamo una vera e propria famiglia, ti ambienterai in fretta. – sorrise addentando un pezzo di pancake.
– Già, lo spero! – esclamò la bionda.
– Allora, dimmi un po' di te, come hai scoperto la tua passione per la danza? – chiese Rory interessato.
– Beh, è una cosa che mi piace fare fin da piccola. Hai presente quella sensazione di appartenenza, di sentirsi a casa? Io la provo quando ballo. – spiegò la bionda.
– E' esattamente la stessa cosa che provo io! – replicò il ragazzo ridendo.
– E tu cosa ci fai qui? Voglio dire... non sei nato in America, giusto?
– No, sono irlandese. Mi sono trasferito a Lima al liceo per uno scambio e da allora non sono più tornato a casa! A parte per le feste e le visite ai miei, ovviamente..
– Lima? Anche io sono di lì! Mike stava sostituendo la mia insegnante di danza, è così che mi ha scoperto. – spiegò ridendo – Sono l'amica di Quinn, la sua ex, non so se ve ne ha mai parlato..
– Scherzi? Mike ci ha fatto talmente una testa tanta con questa ragazza che mi sembra quasi di conoscerla! Quando hanno rotto Mike è stato malissimo, nonostante stia con Tina, credo che non l'abbia ancora dimenticata del tutto, però non ha potuto dire di no alla danza. – Le parole di Rory fecero rabbrividire la bionda, aveva sempre creduto che Quinn e Mike avessero rotto perché lui non era più innamorato, invece a quanto diceva Rory, le cose erano andate diversamente. E se fosse andata così anche per lei e Sam?
– Beh, io ho un ragazzo però non intendo lasciarlo per la danza.. – dichiarò la bionda più per avere una conferma che per informare il ragazzo.
– Beh, l'hai già fatto no? ...Che dici, iniziamo a provare? – concluse l'irlandese con un sorriso, alzandosi per appoggiare il piatto nel piccolo lavandino del caravan.

PUCK.
Puck era appoggiato allo stipite della porta di casa sua, come ai vecchi tempi, quando aspettava che passasse Quinn per poterla salutare con qualche fischio, ma soprattutto per ammirare la sua bellezza.
Dopo la fatica che avevano compiuto per costruire la loro amicizia, non gli sembrava vero dover ricominciare da capo. Era quasi sicuro che la bionda lo stesse evitando, dopo l'episodio in ospedale, per quello cercava in tutti modi di intercettarla.
– Quinn? – Il suo piano era riuscito, la bionda era passata di fronte a casa sua, però sembrava andare di fretta.
Indugiò un attimo, poi mi fermò e si voltò verso il ragazzo. – Ciao, Puck. – Aveva un tono distante, sentiva che non era la solita Quinn.
Perché ci stiamo evitando? – chiese guardando la ragazza, non era lui fare tutti questi sentimentalismi, ma aveva accettato già da tempo che la bionda veniva prima del suo orgoglio.
– Non ti sto evitando, io... non ti avevo visto! – Era una scusa banale, ma era la prima cosa che era saltata in mente alla bionda.
– Che ne dici di entrare? – chiese a sua volta il ragazzo indicando il suo appartamento.
– Io veramente...sono un po' di fretta... – Il suo piano al momento era rimandare il più possibile il discorso su quello che era successo in ospedale perché era strano e perché doveva farsi uscire dalla testa quel ricordo così nitido.
– Per favore... – Quinn non lo aveva mai visto in quelle condizioni, quindi si sentì terribilmente in colpa che riluttante accettò di entrare nel suo familiare appartamento.
– Senti, io.._
– No, lascia parlare me. – la interruppe il ragazzo –  Non voglio perdere la nostra amicizia, non voglio che accada questo, tu che mi eviti, io che ti aspetto sul pianerottolo come un cacciatore in agguato, non so spiegare di preciso cosa sia successo in ospedale in quel moment_
Uno sbaglio. – La bionda pronunciò quelle due parole, quasi senza rendersene conto e senza essere totalmente sicura che fosse quello che pensava.
– Uno sbaglio, sì... – ripeté, leggermente deluso il ragazzo.
– Io non intendevo, cioè... – Si impappinò, cercando di riavvolgere il nastro.
– No, hai ragione. Non potrebbe mai succedere niente tra di noi, siamo amici. – ribatté meccanicamente, come se non fosse lui a dirle quelle cose.
– Siamo ottimi amici, insomma tu ci sei sempre per me...
– E tu ci sei sempre per me, credo che sia così che funziona un'amicizia. – fece il ragazzo con la cresta.
– Ti ricordi quella volta che abbiamo dipinto la parete della signora Wallace? – chiese Quinn ridacchiando.
– E' stata la prova che scassinare un appartamento con una forcina è possibile. O sono io che sono un genio del male. – scherzò, facendo l'occhiolino alla bionda.
– Povera signora Wallace, non deve esserle piaciuto trovarsi un muro multicolore.
– Almeno le ha dato un po' di vita, dato che quell'appartamento è una desolazione e lei veste sempre di nero. – Puck fece spallucce.
E' in lutto.
– Sarei anche io in lutto se avessi la sua faccia. – replicò, imitando la tipica espressione della povera malcapitata signora.
– Idiota! – Quinn rise e tentò di dare un pugno sulla spalla dell'amico ma lui la bloccò con le mani, attirandola a sé per immobilizzarla.
La guardò un attimo negli occhi, poi distolse subito lo sguardo perché loro erano solo amici, lei glielo aveva confermato.
La bionda intercettò il suo sguardo, poi si buttò senza alcuna incertezza sulle labbra del ragazzo, che a poco a poco lasciò andare la presa sulle sue mani.
– E questo? – chiese il ragazzo in un misto di sorpresa, confusione e anche gioia.
– Perché ogni volta che ripenso alla scena dell'ospedale, vorrei che tu mi avessi baciata. – asserì la ragazza osservando gli splendidi occhi marroni del ragazzo con la cresta.
Allora Puck la prese in braccio e la trasportò sul divano, dove poté approfondire il bacio, sentendosi finalmente completo.

La sera, i ragazzi si diedero appuntamento al pub sotto casa. Era giovani e in quel periodo ne avevano passate tante, tra tutti, quindi il richiamo dell'alcool fu troppo forte. La fortuna di vivere vicino ad un pub era che non avevano bisogno di un autista designato, quindi tutti poterono darsi alla pazza gioia. All'appello mancava Rachel, la quale si era presa l'influenza e non poteva raggiungere il resto del gruppo. Aveva pure litigato con Finn perché pretendeva che il ragazzo rimanesse a casa con lei, ma lui non ne voleva sapere. Aveva bisogno anche lui di bere, dopo tutto quello che era successo.
Quinn e Puck erano stati i primi ad arrivare e aspettavano i loro amici al bancone, tenendosi per mano. Erano passati in poco tempo da amici ad amanti, ma era strano come fosse già tutto naturale per loro. Quasi non si rendevano nemmeno conto di comportarsi come se fossero già una vera e propria coppia.
Dopo di loro arrivarono Santana e Sam, strano ma vero, non si erano ancora azzuffati.
– Non fatevi strane idee, Bocca di Trota aveva paura di perdersi lungo il tragitto casa/pub. – specificò la latina, riguardo al fatto di essere giunta al locale in compagnia dell'amico biondino.
– Non credo che ci stiano molto ascoltando.. – asserì Sam, rivolto alla latina, intercettando gli sguardi e i sorrisi che si scambiavano Quinn e Puck.
– Aspetta un attimo, vi tenete per mano, non smettete di guardarvi.. oh mio dio, voi due ve la spassate! – esclamò Santana portandosi una mano alla bocca.
– Non proprio, è successo prima.. – disse Quinn con un sorriso.
– Oddio, l'avete fatto? Dove? – chiese subito Santana, esaltata per la notizia.
Santana! – esclamarono tutti e tre, in coro.
– Non l'abbiamo fatto. – chiarì subito Quinn – Ora possiamo parlare d'altro a parte la nostra vita sessuale? E dov'è Finn? – chiese la bionda, alzando un sopracciglio.
– Eccomi! – Come per magia, Finn comparve da dietro. – Scusate il ritardo, Rachel non stava bene e quindi..
– Perché non sei rimasto con lei? – domandò subito la latina.
– Ha l'influenza, non sta morendo. – specificò il gigante.
Tsk, fidanzato degenere. – sussurrò Santana a bassa voce, rivoltandosi verso il gruppo e dando le spalle al ragazzo.
– Vuoi sapere l'ultima, amico? Quinn e Puck stanno insieme! – esclamò Sam, rivolto a Finn.
– Finalmente! Congratulazioni. – esclamò, dando una pacca sulla spalla al ragazzo con la cresta.
– Beh, prendiamo un tavolo? – chiese Santana, riportando tutti alla realtà.
Il gruppo annuì ed iniziarono a prendere posto ad un tavolo, sfogliando il menu delle ordinazioni.
– Cinque sex on the beach, che ne dite? – domandò Sam in generale, riscontrando voti favorevoli da parte dei ragazzi.
Ma erano giovani e pieni di tentazioni e, come c'era da immaginare, non si fermarono ad un solo giro, bensì a tre o quattro e i risultati si vedevano.
Sam stava lasciando degli interessanti messaggi d'amore sulla segreteria di Britt «Hey amore, lo shai che ti amo tanto? Mi manchi un shacco, cioè non un shacco vero, è un modo di dire – biascicò le parole, ridendo da solo – Vorrei tanto baciarti, anche se Shantana dice che ho le labbra coshì grandi che potrei divorarti, ma io non lo farei mai perché ti amo taaantishimo. Torna a casha preshto.» Dopo aver riagganciato collassò su un divanetto.
Quinn e Puck avevano preso posto su due sgabelli e si divertivano a lanciare noccioline alle persone che passavano davanti, ridendo come se fosse la cosa più divertente del mondo. Agli insulti e alle imprecazioni rispondevano con un ti voglio bene anche io, amico.
Ma la cosa più scioccante di tutte fu la coppia formata da Finn e Santana.
Il ragazzo si trovava su un divanetto e teneva stretta a sé la latina che lo baciava, senza alcuna esitazione. Una volta che i loro amici si furono accorti dell'insolito quadretto, si misero a fischiare e ad applaudire, ma per loro era come se non esistessero.

Angolo autrice. <3
Ed eccoci con il decimo capitolo! Mi dispiace di avervi fatto aspettare a lungo ma ero a prendere un po' di fresco in montagna :D
Allora, vediamo di fare il punto della situazione. Brittany sta iniziando a legare con i suoi nuovi amici della compagnia, in particolare con un irlandese che noi conosciamo bene! Ma niente paura, sono solo amici! O forse no?
Vi ricordate del quasibacio di Puck e Quinn all'ospedale? Beh, non si sono più parlati da quella volta, ma Puck riesce a scovare la biondina e guardate un po' che succede! Ce l'hanno fatta a mettersi insieme u_u
Infine, tutti al pub! Giovani e alcool non sono mai andati d'accordo, infatti si vedono i risultati u_u
Per la scenetta di Puck e Quinn mi sono ispirata al Finn della mia Santana (♥) con il quale ho lanciato noccioline ai passanti da mezza sbronza. (tranquilli, era solo nel gdr u_u anche se probabilmente ne sarei capace XD)
Anche Finn e Santana si danno alla pazza gioia :D ma che succederà una volta passata la sbronza?
Tutto questo lo scoprirete nel prossimo capitolo, che pubblicherò tra una settimana perché parto per il mare :D
Ringrazio come al solito tutti i miei lettori e sostenitori, siete la mia forza e vi voglio bene. ♥
A presto, __Sabotage.

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Capitolo 11
*** Hai bisogno degli acchiappafantasmi? ***


FINN.
Aveva tradito Rachel. Questo era il suo pensiero fisso. Non smetteva di pensare alla sera precedente, aveva ancora il profumo di Santana addosso, nonostante si fosse fatto due docce.
Non gli sembrava giusto mentire a Rachel, dopo che avevano deciso di riprovare con la loro storia. E poi, Finn non sapeva mentire.
Così si asciugò nei jeans le mani sudaticcie e bussò a casa Berry.
Una Rachel tutta indaffarata andò ad aprirgli, leggermente sorpresa.
– Finn... – Cercò di posizionarsi di fronte alla porta in modo da impedirgli la visuale ma ormai il ragazzo aveva già gettato lo sguardo all'interno dell'appartamento.
– Rachel.. Ti è passata l'influenza? Che..sta succedendo? – chiese stranito notando la valigia aperta piena di vestiti e la preoccupazione sul volto della ragazza.
– Sì sì, tutto a posto. Mi ha chiamato un produttore di Broadway, vuole che ritorni nello show. – affermò cercando di contenere l'entusiasmo senza incontrare lo sguardo del ragazzo.
– Credevo che avessi chiuso con Broadway.. – rispose, cercando di mantenere intatta la sua razionalità.
– Ok, credo sia meglio essere sincera. Sono scappata da Broadway perché una terribile sera avevamo il tutto esaurito ed io non so, se per il nervosismo o che altro, ho steccato in un pezzo. Ho creduto che la mia carriera fosse finita così me ne sono andata. Ma ho appena ricevuto questa telefonata e mi rivogliono ed io non posso rifiutare.
– Ricominciare la nostra storia, quindi, non ha significato niente per te? Era il tuo piano B? – chiese Finn ferito.
– No, io volevo davvero che funzionasse. Però hai visto anche tu che non stavamo mai insieme, poi tu ormai hai la tua vita ed io sono riuscita a riprendermi in mano la mia...
– Non siamo più le persone che eravamo due anni fa. – commentò Finn.
– Evidentemente no. – convenne Rachel chiudendo la valigia.
– Vuoi che ti dia una mano a portare giù le valigie? – Finn era fatto così, non la smetteva di essere gentile, nemmeno quando veniva pugnalato alle spalle.
– No grazie, tra poco arrivano i miei. – Rachel accennò ad un sorriso.
Allora, addio. – fece grattandosi la testa, tipico di quando era nervoso.
– Addio, Finn. – gli regalò l'ultimo sorriso, prima che lui se ne andasse dall'appartamento e dalla sua vita.

Finn uscì dal maestoso palazzo e fece ritorno a casa.
Non riusciva ancora a credere che Rachel stesse partendo, cosa che per di più aveva scoperto per caso.
Aveva sempre creduto che fossero destinati a stare insieme, ma forse era una cosa di cui si era convinto, che però non era più vera.
Infatti era a Santana che pensava sempre, al modo in cui convincerla che lui non le avrebbe mai fatto del male come lui e Rachel se ne erano fatti.
Decise di passare da lei prima di tornare al suo appartamento, doveva parlarle.
Bussò, sperando che la ragazza fosse in casa.
Santana andò ad aprirgli, roteando gli occhi come faceva di solito.
– Oh Hudson, se è per ieri sera ero ubriaca e pure tu. Non c'entra niente con la realtà. – specificò subito.
– Non è per ieri sera, puoi ascoltarmi un attimo? – domandò appoggiandosi allo stipite della porta.
– Senti, perchè non vai da Rachel? Facciamo finta che non sia successo niente. – insistì, sbuffando annoiata.
– Rachel se n'è andata. L'ho scoperto per caso, l'ho beccata appena in tempo. – fece Finn spostando lo sguardo dalla latina al pavimento.
– Quindi visto che lei non c'è sei tornato dalla tua seconda scelta, bravo. – rispose Santana sarcastica.
Seconda scelta? – esclamò Finn sconcertato. – Ti ho cantato una canzone, ti ho pregato in tutti i modi e sono sempre stato respinto.
– Oh sì. Molto romantico dirmi che mi sono fatta un letto nel buco più nero. – asserì ridacchiando.
– Il senso era che invece che sfogarti con te stessa, avresti potuto farlo con me, perchè io ci sarei sempre stato per te. Ma invece continuo a trovare porte in faccia. – Si passò una mano sulla fronte,  stanco.
– Allora perché non te ne fai una ragione? – chiese la latina alzando un sopracciglio.
Perché sono innamorato di te. – Per un attimo Santana si immobilizzò e incrociò di sfuggita lo sguardo del ragazzo.
– Sono innamorato dei tuoi modi bruschi, del modo in cui alzi un sopracciglio quando sei in disaccordo con qualcosa, del modo in cui sbatti ripetutamente le ciglia quando ti senti a disagio e del modo in cui scosti una ciocca di capelli quando senti di stare per arrossire. – Finn si avvicinò alla ragazza e le spostò una ciocca dietro l'orecchio sorridendo.
– Sono innamorato dell'effetto che mi fai quando siamo insieme, ecco. – concluse mettendosi le mani in tasca.
Mai nessuno nella vita di Santana le aveva detto simili cose, né mai si era sentita così accettata, capita e soprattutto amata. Lasciò che le lacrime parlarono per lei, facendole scorrere liberamente senza vergognarsene, né cercando di nasconderle.
Finn non disse niente, abbracciò la ragazza e rimasero in quella posizione per alcuni istanti interminabili.
Il ragazzo si ritrovò a pensare che se andare in Paradiso era come stare tra le braccia della latina, avrebbe fatto di tutto per andarci.

MIKE.
Era tutto pronto per il primo spettacolo della compagnia con la new entry Brittany. Si sarebbe esibiti in Michigan e Santana aveva promesso a Britt che sarebbe andata a vederla, insieme al resto del gruppo.
La sala era abbastanza gremita, ogni tanto Mike sbirciava dal sipario mentre attendeva l'inizio dello spettacolo.
Provò una strana gioia quando seppe che gli amici di Brittany, tra cui Quinn, sarebbero andati a vederli.
Brittany e Rory stavano riprovando per l'ennesima volta il loro numero, tra una risata e l'altra. Si erano avvicinati molto e lui le aveva promesso che prima o poi le avrebbe fatto visitare l'Irlanda, che a lui mancava molto.
Lo speaker annunciò l'inizio dello spettacolo e le ragazze fecero il loro ingresso sul palco.
Ballarono una canzone di Ke$ha come primo numero, estasiando già il pubblico.
A seguirle, ci fu un numero tutto al maschile "di risposta" al balletto precedente.
Lo spettacolo durò circa un'ora e il passo a due di Brittany e Rory fu  la penultima esibizione.
Era un passo di danza classica e i movimenti fluidi della bionda combaciavano con le movenze dell'irlandese.
La musica rallentò e a poco a poco le distanze tra i due ballerini si accorciarono, come stabilito.
Ciò che non era stabilito era che le labbra del ragazzo toccassero quelle della ballerina bionda, che anche se stupita, non si scansò per evitare di far fare una brutta figura a Rory, pensando che fosse una tecnica per attirare l'attenzione del pubblico.
In effetti, l'attenzione di qualcuno l'avevano catturata.
Sam Evans aveva gli occhi fuori dalle orbite e Quinn, seduta di fianco a lui, lo tratteneva a stento.
Continuò a ripetersi che era un bacio di scena, ma bruciava comunque. Non prestò attenzione al numero di chiusura perché continuava a porsi mille domande.
Alla fine dello spettacolo tutti i ballerini si radunarono in riga, si strinsero le mani e si inchinarono mentre il pubbico applaudiva.
Dopo un minuto abbondante di applausi, i ragazzi tornarono dietro le quinte mentre a poco a poco il teatro si svuotava.
– Brittany? – Rory chiamò la bionda, una volta raggiunto il backstage.
La biondina si voltò e l'irlandese si scusò per l'imprevisto sul palco. – Per quanto rigurarda il bacio, era puramente scenografico. Sai, sentivo l'attenzione della gente su di noi e volevo catturarla fino all'ultimo e i baci funzionano sempre. Spero di non aver creato problemi con il tuo fidanzato.
– Tranquillo, avevo immaginato che fosse parte della scenografia e il nostro numero è venuto davvero una bomba.
Sam è uno sveglio, capirà. Ora vado dai miei amici, a dopo. – La ballerina si congedò dal resto del gruppo e raggiunse i ragazzi di Lima, pronti ad aspettarla.
– Ciao ragazzi! – salutò tutta allegra la bionda.
– Ehi. – salutarono debolmente gli altri, per solidarietà a Sam.
La ragazza aggrottò le sopracciglia – Che entusiasmo!
– L'entusiasmo ce l'hai messo tu nel baciare quel ragazzo. – affermò Sam scuro in volto.
– Che cosa? – chiese scioccata – Intendi quello sul palco? Era la coreografia!
– Oh, non sapevo che nei balli ci si dovesse anche baciare! Ma io sono un bagnino, che ne so. – Rispuntò anche la vecchia rabbia per aver ottenuto un lavoro mediocre.
– Ok, la situazione sta degenerando. Ragazzi per favore, fate ragionare Sam. – supplicò la bionda rivolta al gruppo.
– Siamo rimasti un po' tutti allibiti quando ti abbiamo visto baciare quel ragazzo...  – intervenne Quinn ad occhi bassi.
– A me è piaciuto. E poi è stata un'ottima coreografia. – Santana si sentì in dovere di difendere l'amica.
– Grazie, San. – sorrise riconoscente – Così ora siete tutti contro di me, bene. – esclamò sarcastica Brittany.
– Andiamo a farci una birra, così vi lasciamo soli. – concluse Puck, in modo da lasciare un po' di spazio ai due biondi.
– Allora, parliamone. – asserì la bionda rivolta a Sam, senza muoversi dal punto in cui si trovava.
– Sono stato io ad incoraggiarti ad entrare nella compagnia, siamo pure venuti a vedere un tuo spettacolo e tu baci un ragazzo, proprio davanti ai miei occhi.
Ah certo, è tutto merito tuo. – ribatté sarcastica. – Era una coreografia, Sam. Non c'era niente di vero, per la miseria! – sbottò infuriata.
– A me sembrava piuttosto vero, invece! E avresti potuto avvisarmi di questo interessante particolare della coreografia. – fece piccato.
– Non l'ho fatto perché non immaginavo che fossi così irragionevole. Non so cosa ti sia successo. – Britt scosse la testa passandosi una mano sulla fronte.
– A me? Non sono io che vado a baciare ragazzi durante gli spettacoli.
Brittany continuò a scuotere la testa, fissando un punto indefinito sul pavimento. – Vedo che non riusciamo ad arrivare ad una conclusione. Io non so che dirti, non ho baciato quel ragazzo per piacere, era scenografico.
– Potevi opporti, sapendo che sarei venuto a vederti, la coreografia sarebbe venuta bene lo stesso.
– Sono nuova, non mi sento nella posizione di giudicare una coreografia. – si giustificò Britt.
– Ho capito. Pochi giorni che sei nella compagnia e già metti la danza al primo posto.
– Non sto mettendo la danza al primo posto, Dio mi fai impazzire quando fai così! – esclamò Brittany, mettendosi le mani nei capelli. – In questo momento non siamo molto lucidi quindi direi di lasciar perdere, ci sentiamo stasera. – asserì la bionda, tornando nel backstage, cercando di trattenere le lacrime.

Nel frattempo Quinn aveva ricevuto un messaggio molto interessante. "Ho bisogno di vederti. In teatro tra cinque minuti, ok? M."
Cosa voleva ancora Mike da lei? La curiosità la spinse ad accettare e si trattenne con una scusa in teatro, mentre i suoi amici erano andati a bere qualcosa.
Una luce illuminò il palco ed eccolo lì. Mike Chang, pronto ad aspettarla. Bello come sempre.
– Ciao. – disse l'asiatico con voce intensa, cercando gli occhi della bionda.
– Ciao. – rispose con qualche esitazione in più, raggiungendolo sul palco.
– Sono contento di vederti. – Qiuinn notò il suo sorriso, dato che si trovava di fronte a lui.
– Perché avevi bisogno di vedermi? E' successo qualcosa? – domandò la bionda, tralasciando inutili convenevoli.
Ho rotto con Tina.
– Mi...mi dispiace. – L'aveva davvero chiamata per dirle questo?
– Non ho finito. Ho rotto con lei perché, una volta sovrappensiero, invece che chiamarla con il suo nome l'ho chiamata con il tuo. Lei ha deciso di passarci sopra, ma da quella volta, ogni volta che la guardo, vedo te. – concluse l'asiatico.
– Credo che dovresti chiamare gli acchiappafantasmi, o qualcosa del genere perché é abbastanza paranormale come cosa. – commentò la bionda.
Non ho bisogno degli acchiappafantasmi. – disse con una risatina. – Ho bisogno di te. So di aver fatto lo sbaglio più grosso del mondo, ti chiedo di perdonarmi.
– E' passato un anno e tu mi hai spezzato il cuore. E poi sono fidanzata. – rispose Quinn monocorde.
– Col ragazzo con la cresta? Non ti dirò che meriti di meglio, io non lo sono stato di certo un anno fa, però potrei darti il meglio di me, ho imparato dai miei errori. – esclamò Mike guardando dolcemente la ragazza.
Quinn aveva aspettato, sperato, addirittura sognato quelle parole ed erano arrivate proprio nel momento in cui aveva finalmente chiuso con l'asiatico.
– Ricominciamo la nostra storia, ti prometto che metterò sempre te al primo posto e potremo andare a trovare i tuoi ogni volta che vorrai. – concluse sorridendo mentre azzerava le distanze tra lui e la bionda con un bacio.
Nel frattempo, i ragazzi di Lima erano andati a bere qualcosa in un bar e siccome Puck era preoccupato per il ritardo di Quinn ("Non riesci a starle un secondo staccato, eh?" gli avevano detto.) era tornato per cercarla.
Sfortunatamente non la trovò da sola e si gustò tutta la scena.
Ancora una volta rimpiazzato da quel Mike, ora basta. – pensò mentre la rabbia e la delusione ribollivano dentro di lui.

Angolo autrice. <3
SSSSalve! Undicesimo capitolo, eccolo qua.
Spero che abbiate passato delle buone vacanze, io sono appena tornata dalla Grecia! :)
Questo capitolo è un po' lunghetto, per farmi perdonare per l'assenza :D
Alloooora, a quanto pare la carriera di Rachel non era finita, sorpresa! Poverino il nostro Finn che si sente tutto abbandonato D:
Ma non tutto il male vien per nuocere, come si suol dire, perché capisce finalmente per chi lottare e tadaaan, i Finntana insieme! Vi piacciono?
Finalmente i nostri ragazzi vanno a vedere la nostra Britt ballare ma siccome io sono cattiva, forse anche autolesionista dato che amo i Bram, succede qualcosa di inconveniente. Come andranno le cose?
E infine, riappare Mike che vuole riprendersi la nostra bionda! Accidenti, proprio ora che stava con Puck! Chi sceglierà tra i due?
Grazie, come sempre, a tutti per il sostegno e l'affetto, al prossimo capitolo!
Un bacio, __Sabotage.

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Capitolo 12
*** Hai cucinato per me? ***


PUCK.
Gli bastò un pugno per far cadere a terra l'asiatico, che  si toccava dolorosamente il naso.
Ora potete vivere felici e contenti. – disse  allontanandosi dal palco, mentre Quinn aveva gli occhi  sbarrati.
– Puck, aspetta! – urlò Quinn, praticamente volando per  raggiungerlo. Il ragazzo imperterrito, continuò silenzioso  per la sua strada.
– Aspetta, per favore. – La bionda riuscì a prenderlo per  un braccio e il ragazzo si fermò ma non si voltò.
Non è come pensi. – le suonò molto patetica la sua  frase, ma era la cosa più vera che le fosse venuta in  mente.
– Penso che mi sono rotto di fare la ruota di scorta,  penso che tu stia con me solo perché non puoi avere lui  e penso che avrei dovuto scparmi Sugar quando ne avevo  la possibilità. – sputò le ultime parole con rabbia, ma  nonostante Quinn sapeva che non le pensava davvero, fu  ferita ugualmente.
– No. Sai che non farei mai una cosa del genere. Io voglio  stare con te, ma puoi concedermi per un attimo il  beneficio del dubbio? – chiese cercando gli occhi del  ragazzo.
– E' da due anni che te lo concedo, non ho intenzione di  dividerti per tutta la vita con Mike. – asserì serio il  ragazzo con la cresta.
– Ho delle difficoltà a chiudere con il passato, lo so, ma il  mio presente e, spero, il mio futuro sei tu.
– Hai sempre voluto un futuro con Mike, ora puoi averlo.
– So che sei arrabbiato però lasciami spiegare. – disse  Quinn in un tono tra il comprensivo e il supplichevole.
– Sono arrabbiato perché non dovrei amarti. Perché io  appartengo a te e tu appartieni a Mike. Certo che sono  arrabbiato. – Lo disse con un tono di voce così calmo e  monocorde, che la bionda scoppiò a piangere, quelle  parole erano state una vera e propria pugnalata.
– Non dire così, per favore. – fece Quinn, quasi in un  sussurro, con la voce rotta dal pianto.
Sto dicendo la verità. – Di nuovo quella voce calma, la  bionda scosse la testa e cercò di asciugarsi le lacrime. –  Torna con gli altri, io prendo un aereo. – annunciò, prima  di correre fuori da quel teatro maledetto.

SANTANA.
«Sono all'aeroporto. Tu dove sei? S.»
« Al terminal delle partenze, ti aspetto qui. Q.»

Dopo aver saputo che Quinn sarebbe tornata in aereo  invece che in macchina con loro, Santana decise di  raggiungerla.
Infatti la trovò seduta in una delle scomode sedie  dell'aeroporto con lo sguardo perso nel vuoto. Sollevò  appena lo sguardo quando notò la figura familiare  dell'amica.
– Quinn. – disse stringendola in un forte abbraccio.
Ha detto che non dovrebbe amarmi. – La bionda  aumentò la stretta dell'abbraccio, scoppiando  nuovamente in lacrime.
– Lasciagli sbollire la rabbia, poi tornerà tutto a posto. –  affermò cercando di consolarla mentre le accarezzava la  testa.
– Ho perso due ragazzi e un'amica per quella stupida  compagnia di ballo. – fece staccandosi dall'amica e  tirando su col naso.
– Britt sarà semrpe con noi. In fondo, siamo l'Unholy  Trinity, no? – asserì la latina sorridendo.
Quinn annuì e accennò ad un piccolo sorriso.
– Ora ti dico io cosa faremo. Andiamo in bagno, ti  risistemo io per bene e poi andiamo a comprare dei  fantastici vestiti nuovi, ho visto un negozietto niente male. – annunciò Santana, trascinandosi dietro l'amica.
Dopo un'oretta buona passata tra trucchi e vestiti,  nessuno avrebbe mai detto che Quinn stava passando un  brutto periodo, anzi sembrava raggiante.
– Dio Quinn, sei meravigliosa. Se fossi un ragazzo vorrei farti in questo bagno! – esclamò ridendo la latina.
La bionda si aggiunse alla risata e si guardò un'ultima  volta allo specchio. Era proprio vero che lo shopping era  un toccasana per l'umore. Se la sentiva anche di  spettegolare un po' con la sua amica.
– Allora, tu e Finn state insieme insieme? – chiese la  bionda, ammicando.
– Credo di sì. Ho cercato di nascondermi all'amore, ma  credo sia una di quelle cose dalle quali non puoi proprio  scappare.
– Già, credo di no. – convenne Quinn, poi la voce  metallica diffusa dagli altoparlanti dell'aeroporto,  annunciò che il volo per Lima era pronto per l'imbarco,  così le due ragazze si affrettarono verso la giusta uscita.
Una volta arrivate a Lima, Santana si congedò dall'amica  perché aveva appuntamento con Finn e la biondina non  voleva certo interferire con questo nuovo e insolito  amore.

Così Santana si diresse verso casa di Finn e bussò,  attendendo che il ragazzo venisse ad aprirle.
– Hey. – salutò appoggiandosi allo stipite della porta.
Hey bellezza. – Finn la prese per un braccio e la portò  all'interno dell'appartamento premendo le proprie labbra  contro quelle della latina. Santana, ad un certo punto,  sorrise nel bel mezzo del bacio perché sì, era felice.
– Allora, cosa mi hai cucinato di buono? – chiese la  ragazza buttandosi sul divano e accendendo la  televisione, proprio come se fosse a casa sua.
– Hamburger e patatine, direttamente dal McDonalds. –  rispose il ragazzo, giungendo dalla cucina e passando il  cibo alla ragazza, prima di buttarsi a sua volta sul divano.
Sei un cuoco eccezionale. – esclamò ridendo  sistemandosi nelle accoglienti braccia del gigante.
– Modestamente. – Finn si unì alla risata e poi fece un  gesto, come quello di togliersi il cappello, in segno di  ringraziamento.
– Posso chiederti una cosa?
– Spara. In senso metaforico, perché so che saresti in  grado di farlo davvero. – precisò, ridacchiando.
Conosci la parola metaforico? Wow, sono davvero  colpita! – esclamò, prendendolo in giro.
– Hey, guarda che sono molto intelligente. – esclamò il  ragazzo portandosi una mano al cuore e fingendosi  offeso.
– Uhuh. – La latina annuì con scarso interesse. –  Comunque, volevo chiederti. Tutte quelle cose che hai  detto su di me, che sbatto continuamente le ciglia  quando mi sento a disagio, ecc... Come hai fatto a  scoprirle? Insomma, non stiamo insieme da molto.
– Ma è da molto che ci conosciamo ed io faccio molta  attenzione ai particolari, perché sono quelle cose che ti  rendono unica e diversa da tutte le altre. Mi sono  scoperto ad adorare tutte quelle piccole cose che ti  rendono te. – concluse il ragazzo.
Finn non era mai stato uno di tante parole, però con  Santana parlava piacevolmente, era determinato a farle  sapere che per lei, ci sarebbe stato sempre, anche se on  sapeva da dove proveniva questa determinazione.
Mi sento al sicuro con te, Finn. – disse Santana,  stringendosi ancora di più nell'abbraccio del ragazzo.
Di tutta risposta, il gigante le diede un leggero bacio  sulla testa, poi osservò la tv. – Ma cos'è sto programma  che stai guardando? No. Non dirmi che è Jersey Shore! –  esclamò, indicando la televisione.
– Sì! E non posso perdermi questa puntata, forse Sammi  e Ronnie si mettono insieme! – fece, tutta eccitata.
– Interessante. – disse ironicamente Finn, iniziando a  mordicchiare un orecchio alla latina.
Mangia il tuo hamburger, non me! – ribatté,  continuando a guardare la televisione.
– Credo che per una volta, l'hamburger non si offenderà.  – continuò il ragazzo, scendendo a darle piccoli baci sul  collo.
Quello era il punto debole di Santana, non poteva  resistere ai baci sul collo, specialmente quelli dolci di  Finn.
In fondo, credo tu abbia ragione. – Spense la  televisione, gettando chissà dove il telecomando e poi si  buttò sul ragazzo, che era desideroso di averla tutta per  sé.

La sera, si ritrovano tutti, come d'abitudine a casa di  Puck, anche se ovviamente non era una sera come tutte  le altre.
Quinn era rimasta a casa perché doveva chiarire alcune  cose con Britt, voleva scusarsi per non averla sostenuta  e poi cercava un po' di supporto morale, dato che anche  per lei gli affari di cuore andavano male.
Puck era buttato sul divano a scolarsi litri di birra,  parlando di questa ragazza che si era fatto tempo fa, di  nome Sugar, cercando di autoconvincersi che era lei  quello che voleva e non Quinn.
– E poi stavamo per farlo sul divano, ma è arrivata Quinn  e.. – si fermò per fare una risatina amara e bere un sorso  di birra – e ci siamo fermati e lei se n'è andata. Ma ci  siamo fermati per volere mio perché pensavo che quello  avrebbe potuto ferire i sentimenti di Quinn. – Altra risata  ed altro sorso di birra.
– Ok, basta bere amico! – Finn gli strappò la bottiglia di  mano, dandogli una pacca sulla spalla.
– Visto che non posso bere, allora chiamo Sugar. – disse  con la voce biascicata, da ubriaco, cercando a tantoni le  tasche.
– No! – esclamò Santana saltando dal divano e  bloccando le mani di Puck. – Tu non chiami proprio  nessuno, te ne stai qui buono. – ordinò la latina.
Ah ho capito, vuoi esserci tu al posto di Sugar. – ribatté  con un sorriso sornione.
– Hey, non ci provare! – fece subito Finn, puntando il dito  contro il suo amico con la cresta.
– Dammi la mia birra, Finn, almeno quella. – lo implorò  quasi, massaggiandosi le tempie.
– Dagli la birra e datene una anche a me! – esclamò  Sam, che era rimasto muto ad osservare la scena.
– Cos'è, la riunione degli alcolisti anonimi? Tu non ti  ridurrai come Puck. – La latina indicò Sam. – E tu, è  meglio che vai a farti una dormita, stai uno straccio. –  Indicò il ragazzo con la cresta, scuotendo la testa.
– Perché? La birra non ci lascerà mai. – disse Sam  piagnucolando.
– Sì Santana, la birra non ci lascerà mai, dai Santana. –  insistette Puck.
– No, niente birra. – provò Finn ma i due continuarono a  blaterare e sembrava che non c'era verso di farli tacere.
– Aaaaah! – Santana lanciò un urlo e finalmente calò il  silenzio. – Madre de Dios, state zitti! Sembrate due  bambini e smettetela di autocommiserarvi. Siete nella  merda con le vostre ragazze, non risolverete niente  stando qui a bere e ad umiliarvi, piuttosto cercate di  risolvere le cose. – disse saggiamente Santana. – Da  sobri! – precisò indicando Puck.
I due ragazzi mormorarono qualcosa, poi si rigirarono sul  divano e chiusero gli occhi.
– Wow, sei stata fantastica. – sussurrò Finn nell'orecchio  di Santana. – Spero che i nostri bambini non saranno  capricciosi come loro. – Ridacchiò.
I nostri bambini? – chiese Santana interrogativa.
– Cioè...i miei! Quando ne avrò...se saranno maschi..se  ne avrò. – si impappinò, facendo ridere Santana.
– E' meglio se andiamo, dato che ora sono calmi e  tranquilli.. – disse la ragazza, guardandosi intorno.
– Già, andiamo. Anche se Sam vorrà farsi una  disinfestazione se saprà di aver dormire da Puck. –  rispose Finn, uscendo dall'abitazione insieme alla latina.
Bene. – fece il ragazzo, accanto all'ascensore.
Bene. – ribatté la latina.
– Allora, buonanotte. – sorrise, dandole un bacio.
– Notte. – ricambiò il bacio e il pliin, il suono tipico che  informa che l'ascensore è arrivato, interruppe i due.
Santana lo salutò un'ultima volta e poi diresse verso il  suo appartamento con un sorriso da ebete stampato sul  volto.
– Sono contento che tu sia così raggiante di vedermi. –  esclamò un ragazzo, appoggiato alla porta del suo  appartamento.
Santana alzò gli occhi dal pavimento e osservò per bene  la figura che aveva di fronte, non le veniva in mente  proprio niente. – Scusa, credo tu abbia sbagliato  persona. Chi sei?
– Come chi sono? Santana, non ti ricordi di tuo marito? –  chiese, facendo un tipico sorriso da strafottente.

Angolo autrice. <3
SSSalve! Capitolo dodici!
Allora, in questo è compreso anche la fine di quello precedente, dove vediamo graaandi problemi per i nostri Quinn e Puck (ç_ç). Riusciranno a risolvere i loro problemi? O Quinn tornerà da Mike e lui si consolerà con Sugar?
Mi piace molto la Quinntana friendship, non sono tatose? *-* Voi che ne pensate di questi 2/3 dell'Unholy Trinity? <3
Primo appuntamento per i nostri Finn e Santana (<3), allora sono davvero una coppia! Che ne pensate?
E sempre i nostri babies, fanno da babysitters ad altri babies, cioè Puck e Sam, che sono molto heartbroken al momento. Poverini, riusciranno a superare il tutto?
E poi, taaadan, finale a sorpresa! Il marito di Santana? :OOOO
Questo e altro nella prossima puntata, cioè capitolo! XD
Ringrazio come al solito, tutti i lettori, silenziosi e non, vi voglio bene. <3
Un bacio, alla prossima! :)

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Capitolo 13
*** Hai sposato uno sconosciuto? ***


Mio cosa? – chiese Santana con la voce strozzata, non credendo alle sue orecchie. Aveva fatto un sacco di cose stupide nella sua vita, ma di una cosa era certa, non si era mai sposata, questo tipo si stava inventando tutto.
– Se ti dico Las Vegas, estate scorsa, ti viene in mente qualcosa? Eravamo ubriaci, quello sì, ma si sa che ora va di moda anche quello. – spiegò il ragazzo, scrutando la latina che stava a poco a poco passando dall'incredulità alla presa di coscienza. Era andata a Las Vegas l'anno scorso, con Britt e aveva qualche vago ricordo di un ragazzo e di un, sì lo voglio, pronunciato più dalla vodka che da lei.
Sebastian Smythe? – Visto che Santana era impassibile, provò a ricordarle il suo nome. Oh sì, se lo ricordava il suo nome. Ma la vera domanda era: cosa ci faceva davanti a casa sua?
– Ok sì, mi ricordo di te. – rispose sbrigativa. – Ma cosa ci fai davanti a casa mia e come hai fatto a trovarmi? – chiese a raffica.
– Calma Pocahontas, una domanda alla volta. Ho bisogno di un posto dove stare per un po' e non posso rimanere a Los Angeles.
– Non è di certo un problema mio. – rispose alzando un sopracciglio.
– Vuoi ancora sfondare ad Hollywood, non è vero?
– Sì, e allora? – rispose, infastidita dal suo tono compiaciuto.
– Posso aiutarti a realizzare il tuo sogno. Ho dei contatti con il figlio di Peter Jackson, il produttore hollywoodiano. L'ho conosciuto in un casinò, è sempre stata la mia spalla fino a quando non ha esagerato e paparino lo ha portato sotto la sua ala protettrice, mi avrebbe ospitato lui ma non posso rimanere in città, i creditori sono impazziti. – spiegò Sebastian sistemandosi i capelli con una mano.
– E quindi sei venuto a Lima pensando che io ti aiuti in cambio dei tuoi contatti col figlio di Peter Jackson, il quale ti ha completamente ignorato da quando ha esagerato col gioco? E' assurdo. – concluse la latina scuotendo la testa e ridacchiando.
– Il bello della faccenda è che ho parlato a Peter prima di tutti i casini perché stava cercando una ragazza che interpretasse il ruolo di una latina che ogni due per tre sclerava in spagnolo ed io gli ho fatto il tuo nome.
– Perché dovrei crederti? Io non ti conosco neanche. – Santana inarcò un sopracciglio.
– Sono nei guai, non ho più un soldo, una buona parte dei miei amici mi ha voltato le spalle mentre l'altra non può aiutarmi perché vive a Los Angeles. Sei l'unica persona che conosco che vive in un posto dove non mi cercherebbero mai.
– Ti ripeto, non è affar mio. Non osare aggrapparti a quella stupida e inutile cerimonia che c'è stata a Las Vegas, eravamo ubriaci, l'hai detto anche tu. – asserì, incrociando le braccia.
– Non volevo dirtelo ma, il matrimonio è ancora valido perché è stato celebrato all'interno degli Stati Uniti, potrei dimostrare che siamo una coppia felice, credimi sono un bravo attore e portarmi in tribunale per annullarlo ti costerà una fortuna, mentre se mi aiuterai sarà un divorzio consensuale. – spiegò Sebastian.
– Non mi interessa niente di quel matrimonio, io e te non siamo sposati! – esclamò, innervosita.
– Sulla carta sì, e prima o poi ti sposerai no? E cosa dirai al tuo fidanzato? – puntualizzò il ragazzo.
Santana sbuffò, questo ragazzo la stava esasperando.
– Senti, cosa ne so che tu magari sei un pazzo killer assassino e vuoi entrare in casa mia solo per ammazzarmi? – Aveva visto troppi film e tra l'altro era una domanda senza senso perché se fosse stato davvero un killer, non le avrebbe certo detto "Accidenti, mi hai scoperto. Allora me ne vado."
– Sei fortunata, ho dimenticato il kit del perfetto killer a Los Angeles. Puoi controllarmi, però, se vuoi.– disse ironicamente strizzando l'occhiolino.
– No, grazie. Quindi in pratica, mi stai ricattando per poter stare a casa mia? – chiese la latina, accigliata.
– Ti sto chiedendo aiuto e in cambio Peter Jackson potrebbe prenderti in considerazione per quel ruolo. Lasciami giusto il tempo di trovare un lavoro, guadagnare qualcosa e poi ti lascerò in pace, giuro. – affermò il ragazzo, portandosi una mano al petto.
– Ho un ragazzo, se te ne esci con un occhio nero, non sono affari miei. – disse, un po' stranita dalla sua stessa frase, anche se pensare a Finn come il suo ragazzo la faceva sentire bene.
– Va bene, tanto sono abituato ai pugni, anzi credo mi donino un certo fascino.  – ribatté Sebastian, con un ghigno stampato sul volto.
– Posso iniziare a dartene uno io, se vuoi. Dai, entra mi hai esasperata. – disse la latina sbuffando, incenerendo con lo sguardo il ragazzo che si trovava di fronte a lei.
Grazie, mogliettina. – rispose ammiccando Sebastian, facendo per entrare in casa.
– Prima regola, non mi chiamare mai più in quel modo. – Santana mise una mano sul petto del ragazzo per fermarlo e gli lanciò l'ennesima occhiataccia della giornata.
Di tutta risposta, Sebastian le fece l'occhiolino ed entrò nell'appartamento, buttandosi sul divano.
– Trattalo bene, sarà il tuo letto. – affermò Santana, lanciando un'occhiata al ragazzo.
– E così...hai un ragazzo? – chiese Sebastian testando con le mani il divano.
– Senti, questa giornata è stata particolarmente faticosa,  sono stanca morta ed ho uno sconosciuto sul mio divano, quindi rimandiamo a domani i convenevoli del cazzo. Ah, e se hai intenzione di uccidermi, per favore fallo domani. – esclamò esausta Santana, Seb ridacchiò leggermente per la frase senza senso e con una smorfia, la ragazza entrò nella sua camera.
– Ah, tieni. – La latina fece capolino dalla stanza, lanciando una coperta a Sebastian, per poi sbattere la porta con un tonfo.

SAM.

3 anni prima.

Trovare quell'appartamento era stato un vero colpo di fortuna. E anche una scusa per tornare a casa, a Lima. Era sempre stato un vero ragazzo di provincia, era rimasto nella Grande Mela il minimo indispensabile per il college, anche perché quella città lo spaventava. E così, una volta finiti gli studi, aveva deciso di cercarsi un posto tutto per sé, non poteva certo abbandonare New York e tornare dai suoi, sarebbe stato il culmine dell'umiliazione. Abitava in un palazzo, quindi magari avrebbe potuto incontrato dei vicini simpatici, e perché no ci avrebbe fatto amicizia.
Tutto elettrizzato, estrasse le chiavi dalla tasca e iniziò a rigirarsele nervorsamente in mano, mentre cercava l'appartamento corretto. 7C, si ripeteva mentalmente, mentre scorreva una ad una le porte del secondo piano. Finalmente lo trovò e cercò di infilare la chiave nella toppa, ma con scarsi risultati. Si guardò stranito, riprovando in modi diversi, ma niente. Stava quasi per chiamare il padrone di casa, quando alle sue spalle comparve una bionda, più o meno della sua età, carina.
– Hey, cosa ci fai di fronte al mio appartamento? – le chiese. Oh no, era vero? Sam credeva che il tipo scherzasse ma a quanto pare, l'ex proprietaria era davvero fissata col fatto che quella fosse davvero casa sua, che non l'avesse venduta. Che situazione imbarazzante.
– Senti, so che è difficile vendere casa, però il cambiamento è positivo, ti troverai bene nella tua nuova casa. – provò ad addolcirla con un sorriso.
– Io non ho mai venduto niente, questa è casa mia! Da un paio di anni! – esclamò Brittany, stranita. Quel tipo doveva essere un truffatore o qualcosa del genere, se pensava di fregarla si sbagliava di grosso.
– Oddio, ed io che pensavo che scherzasse! Tu sei davvero convinta di non aver venduto casa, ma ormai l'ho comprata io, guarda ho le chiavi! – gliele sventolò sotto il naso.
– Di chi stai parlando? Senti, non mi incanti, non brillerò d'intelligenza però non mi faccio ingannare da un truffatore come te! – disse convinta, facendo no con l'indice.
– Un truffatore? Io? – esclamò esasperato – L'appartamento 7C è mio ora, chiedilo pure al padrone di casa!
– Mi fa piacere, ma questo è il 7B, il 7C si trova al piano di sopra. – asserì la bionda.
Sam si avvicinò di più alla porta e guardò meglio, quella ragazza aveva ragione, cavolo che sbadato! E le era pure andato contro, senza considerare la situazione con calma.
– Oddio, scusami davvero! Sono così mortificato, il padrone di casa mi ha raccontato di questa ragazza che_
Ellie, sì. – Brittany interruppe il ragazzo ridendo. – Ma per tua fortuna se n'è andata qualche giorno fa, quindi non hai più nulla di cui preoccuparti. – Rise. Era ancora più bella quando rideva.
– Oh. Fantastico. Comunque, piacere Sam e sono davvero dispiaciuto per il modo in cui ti ho trattato prima. – fece impacciato, porgendo la mano alla ragazza.
– Brittany, e tranquillo è tutto a posto. – rispose ridacchiando, stringendogli la mano. – Se vuoi ti accompagno, prima che tenterai di scassinare l'appartamento di qualcun'altro. – disse, scherzando.
Il ragazzo ridacchiò e poi annuì, seguendo la ragazza in ascensore. Era sempre più convinto che si sarebbe trovato bene a Lima.

Sam Evans si stropicciò la faccia per cercare di scacciare via quei pensieri dalla tua testa. Non era opportuno pensare al primo momento in cui aveva conosciuto Brittany, al momento in cui aveva deciso che avrebbe dovuto far parte della sua vita, perché ora ne era completamente fuori. Si sa che le cose belle finiscono e la sua storia con la bionda era troppo bella per essere vera. Prese il cellulare e controllò lo schermo, vuoto. D'altra parte, perché avrebbe dovuto chiamarlo? Sarà stata impegnata con le prove e poi, quando lei gli aveva detto di chiamarlo la sera, non l'aveva fatto, non ne aveva le forze.
Però non poteva vivere per sempre nel rimpianto, doveva fare qualcosa, doveva cercarla. In un momento di pazzia digitò frettolosamente – Mi manchi, parliamone. – ma poi poco dopo, cancellò dopo buttando chissà dove il telefono. Una passeggiata era quello che gli serviva per schiarirsi le idee, ecco.

Brittany, da quel giorno non era più riuscita a ballare. Cioè sì, ballava sempre, di fronte ad un occhio inesperto sarebbe sembrata brava quanto lo era prima, però i suoi compagni notarono la mancanza di grinta e di entusiasmo che caratterizzavano il suo volto e i suoi movimenti. Inoltre, quando non aveva lo sguardo assente, era fisso su quel dannato cellulare che non si illuminava mai. Avevano tutti cercato di aiutarla, improvvisando festini e balletti, però non era servito a niente. La bionda indossava costantemente sorrisi finti e pronunciava solo frasi di circostanza, il minimo indispensabile, ecco.
Aveva scritto decine di messaggi mai inviati, destinati ovviamente a Sam, dove gli diceva che sentiva la sua mancanza e che avrebbe voluto sentire la sua voce. Alcune volte si scusava anche, ma cancellava tutto perché lei era sicura di non aver fatto nulla di male, Rory non le piaceva, aveva solo rispettato la coreografia.
L'irlandese, da parte sua, cercava di tirarla su di morale, facendola sorridere e ballare e lei acconsentiva sempre, ma notava che lo faceva solo per dargli il contentino.
Aveva anche valutato l'idea di abbandonare la compagnia e tornare a Lima, ma che senso avrebbe avuto se tanto Sam l'aveva lasciata? Tanto valeva aggrapparsi alla danza.
Ad un certo punto, il telefono emise un bip, che riempì di speranze la ballerina. Lo afferrò al volo e controllò lo sguardo, era Quinn.
Sentì una punta di delusione, ma non troppa perché comunque era una sua grande amica e le faceva piacere sentirla.
"Vieni prima che puoi. Sam ha avuto un incidente, Q."

Angolo autrice. <3
SSSSalve! Scusate come al solito, il mio ritardo, ma i nuovi ritmi scolastici mi stanno già uccidendo D:
Questo è il tredicesimo capitolo, all'inizio doveva essere più lungo, ma dopo aver scritto 2600 parole e passa e non aver ancora finito, ho deciso di dividerlo in due.
Scopriamo chi è questo fantomatico marito di Santana! Sì, Sebastian. Stupida Martina, mi conosce troppo bene. HAHAHAHAH <3
Niente, sono una shippatrice Sebtana, quindi dovevo inserire il mio Seb (<3), che in questo caso ha qualche problemino col gioco d'azzardo e chiede aiuto alla nostra bella latina! Riusciranno a sopravvivere questi due nello stesso appartamento?
Ho inserito un flashback di Sam e Britt, perché sennò mi sarei depressa troppo a scrivere di loro due heartbroken ç_ç
E........... il nostro povero Sam ha avuto un incidente. Non mi accanisco di lui perché sono cattiva (prima l'intossicazione alimentare, poi l'incidente), solo è capitato così XD
Ringrazio tutti come al solito, chi fa sentire la propria voce e il proprio supporto e chi rimane nell'ombra, sappiate che vi amo tutti. <3
Al prossimo capitolo, un bacio __Sabotage

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Capitolo 14
*** Hai conosciuto Brittany? ***


Brittany dovette rileggere l'sms parecchie volte per realizzarne il significato.
A Sam era successo qualcosa di grave, o Quinn non le avrebbe detto di raggiungerla.
In preda al panico, si avvicinò ad Harmony, con la quale aveva legato molto negli ultimi giorni e le annunciò la brutta notizia. La ragazza la abbracciò e si propose per accompagnarla a Lima con l'aereo.

Nel frattempo, in Ohio, i ragazzi avevano invaso la sala d'aspetto dell'ospedale. C'era chi camminava nervosamente lungo i corridoi, chi si massaggiava le tempie e chi appoggiava la testa contro lo schienale e il muro dell'edificio, cercando un po' di relax. Ma la verità era che erano tutti molto nervosi. Non si trattava di una banale intossicazione alimentare come l'altra volta, ma di un vero e proprio incidente stradale. I medici avevano detto che un auto aveva investito Sam e che aveva riportato una grave botta alla testa. Un passante aveva chiamato il 911 e l'ospedale si era preoccupato di avvertire i ragazzi.
Dopo alcune ore che parvero interminabili, la dottoressa chiamò i ragazzi e li avvisò che Sam si era svegliato e che potevano vederlo. Quindi, tutti raggiunsero la stanza e ci entrarono con cautela.
– Hey, bocca di trota... Sei in formissima! – commentò Santana con un pizzico di ironia.
– Scusate, ma chi siete? E provengo dal Sud, è normale che le mie labbra siano di questi dimensioni. – chiese Sam stranito, ripetendo la solita frase di lamentele riguardo alle sue labbra.
– Amico, stai scherzando? Siamo i tuoi amici! – esclamò Puck scioccato, contagiando anche gli altri ragazzi.
– Sono appena arrivato in città, ho appena comprato un appartamento, dottore, mi può dire che sta succedendo? – si rivolse, alquanto impaurito al suo medico.
Il dottore si scambiò una brutta occhiata con l'infermiera,  sospirò e poi chiese al biondo – Non si spaventi, signor Evans, ora le porrò delle domande di routine, lei dovrà solamente rispondermi. Non si stranisca se le sembrano domande elementari, servono solo a scopi medici. Va bene? – Sam annuì e quindi il signore iniziò a domandargli – Mi puoi dire il suo nome?
– Samuel Evans.
– Perfetto. Quando è nato?
– Il 17 febbraio 1989. – Stava andando alla grande, ma dai, quale idiota non si ricorderebbe il giorno del suo compleanno?
– Bene. Sa dirmi in che anno ci troviamo?
– 2009. – In quel momento i ragazzi si scambiarono tra loro occhiate interrogative, mentre il dottore e l'infermiera sussurravano qualcosa che Sam non riuscì a capire.
– Che c'è, ho sbagliato? – chiese il ragazzo, ironicamente.
– Signor Evans, siamo nel 2012, guardi. – L'infermiera gli porse il Lima News che era poggiato sul comodino e Sam osservò l'intestazione del giornale, rapito. Il 2012? Quale scherzo era? Cos'è, lo scontro con quella macchina lo aveva trasportato in un universo parallelo? No, guardava troppi fantasy.
– Signor Evans, non si allarmi, ma abbiamo ragione di credere che lei abbia riscontrato una strana forma di amnesia retrograda. I suoi ricordi degli ultimi tre anni non sono spariti, specialmente sono conservati in una speciale zona del cervello, dove non è in grado di recuperarli. Non si può sapere come o quando le tornerà la memoria, potrebbe essere grazie a delle fotografie, canzoni, legate alla sua vita. Si faccia raccontare dai suoi amici il più possibile e questo sicuramente la aiuterà ad accelerare il processo di recupero della memoria. Lei non è un invalido, può continuare tranquillamente la sua vita senza problemi. Solo dovrà seguire un corso di riabilitazione per il braccio, ok? – A dire il vero, Sam dopo un po' si era perso ma era riuscito a catturare le informazioni principali, così annuì e i medici uscirono dalla stanza per lasciargli un po' di privacy con i suoi amici.
– Allora, Sam, qual è l'ultima cosa che ricordi? – chiese Quinn avvicinandosi al suo letto.
– Per me, ieri era il mio primo giorno a Lima, dopo il college. Ho comprato questo bell'appartamento, solo che ho fatto un casino e mi ha aiutato una ragazza bionda, di nome Brittany... La conoscete per caso? – raccontò Sam, rivolgendosi al gruppo.
– Sì, fa parte del nostro gruppo, solo che adesso fa parte di una compagnia di danza, quindi non è qui con noi. Ma penso sia in aeroporto, dovrebbe arrivare questa sera. – spiegò Quinn e tutti i ragazzi sorrisero, per l'ironia della sorte che ha voluto che l'unica persona di cui si ricordasse Sam, fosse Brittany.
– Ah, ragazzi? – Il dottore fece capolino nella stanza e interruppe le chiacchiere. – Sarebbe meglio se per i primi giorni, voi non steste tutti intorno al signor Evans, ha subito un trauma e anche se è brutto dirlo, per lui, voi siete degli sconosciuti, quindi imparate a conoscervi di nuovo con calma. Per oggi, è meglio se solo uno di voi sta con lui, domani cambierete, così sarà più facile per tutti voi accettare questa nuova situazione, ok?
Resto io con Sam. – si propose Quinn, gli altri annuirono e lasciarono i due da soli.
– Allora... Tu sei...? – domandò Sam guardando la sua interlocutrice.
– Quinn, la tua migliore amica. – rispose sorridendo.
Il biondo metabolizzò la notizia, poi chiese – E... siamo buoni amici? – Si sentiva stupido a fare quelle domande, ma come aveva detto il dottore, doveva imparare più cose possibili sulla sua vita.
– Oh sì. Cioè, in realtà ho anche un altro migliore amico, o meglio avevo.. però siamo molto uniti. – La bionda sorrise. – Facciamo parte della stessa compagnia, cioè i ragazzi che hai visto prima. In realtà, viviamo tutti nello stesso palazzo, è lì che ci siamo conosciuti tutti. – spiegò, ridendo.
– Davvero? Che figo! Puoi raccontarmi qualcosa della nostra amicizia o della compagnia?
– Certo! Lasciami pensare... Beh, abbiamo visto insieme Avatar, il tuo film preferito. Gli altri non c'erano perché ci prendevano in giro, alla fine gliel'abbiamo fatta vedere dato che è diventato un successo mondiale. – disse la bionda, ridendo.
– Wow... Dev'essere proprio grave non ricordarsi il proprio film preferito. – ribatté il biondo, ridacchiando.
– Già, però, se vuoi possiamo rivederlo. Alla fine, potrebbe sempre stimolare la tua memoria! – propose Quinn.
– Certo, sarebbe fantastico! Poi se è il mio film preferito, deve piacermi per forza! – fece, ridendo.
– Direi di sì. Allora, chiedimi quello che vuoi sulla tua vita! – esclamò ridacchiando, Quinn.
– Allora, beh non vorrei sembrarti un disperato però...ho la ragazza? Giusto per sapere sai. – chiese Sam, impacciato.
– Ecco...è un po' complicata come cosa. Tu e Brittany stavate insieme da un anno, ma vi siete presi temporaneamente una pausa... ma sono sicura che risolverete. – fece un sorriso al ragazzo, il quale la guardava stranito perché non aveva la più pallida idea di cosa stesse parlando.
– Io...e Brittany? E abbiamo rotto? Grandioso, la conosco da un giorno e siamo già ai ferri corti. – disse, facendo una risatina sarcastica.
– Parla con lei, dato che è l'unica persona di questi tre anni che ricordi. – fece Quinn sorridendo, mettendogli una mano sulla spalla.

BRITTANY.
La mente di Brittany era vuota. Svuotata dalla malinconia e dalla rabbia nei confronti di Sam. Il suo unico pensiero ora era la sua salute.
Era facile rimanere arrabiati per cose futili, ma quando entrava in gioco la vita stessa, era meglio lasciar perdere perché sarebbe potuto arrivare il momento in cui non sarebbe stato più possibile farlo.
Lei e Harmony erano arrivate all'ospedale di Lima la sera, l'orario delle visite stava terminando, ma una volta spiegata la situazione, l'infermiera concesse alla bionda di poter fare visita a Sam.
Brittany bussò prima di entrare in stanza, poi salutò Quinn con un bacio sulla guancia, la quale li lasciò soli, mentre a Sam riservò un timido cenno con la mano.
– C-che cos'è successo? – chiese la ballerina, fissandolo con i suoi enormi occhioni azzurri.
– Sono stato investito da un auto, non ho subito lesioni gravi, a parte per il braccio, che devo fare la fisioterapia, però ho battuto fortemente la testa e il dottore ha detto che ho una strana forma di amnesia, in pratica per me, gli ultimi tre anni sono un grosso buco nero. – spiegò Sam, sospirando.
– Oh. Quindi, tu non ti ricordi di me? – Sam voleva cancellarla dalla sua vita ed ora l'incidente ci aveva pensato al posto suo. Le veniva da piangere e urlare allo stesso tempo.
– In realtà, mi ricordo di te. – Un barlume di speranza si riaccese in lei. – I miei ricordi terminano al nostro primo incontro, quando cercavo di aprire casa tua con le mie chiavi, scusa ancora. – Era imbarazzante riparlare di quella sua brutta figura, però era l'unica cosa che lo legava al suo passato.
– Mi ricordo di quel giorno, sebbene siano passati tre anni. La sera, abbiamo mangiato tutti assieme, perchè non avevi fatto la spesa e allora io ti ho proposto di unirti alla pizzata. E' finita che siamo tornati a casa tutti sporchi di pizza e sbattuti fuori dal ristorante. – Brittany sorrise a quel ricordo, e Sam ridacchiò, anche se gli sembravano istanti di una coppia qualsiasi, non suoi.
– Non conosco il motivo per cui ci siamo lasciati e mi dispiace se ti ho fatto del male, ma ho davvero bisogno di qualcuno che mi aiuti nella mia vita. Quinn è stata davvero gentile e sicuramente anche i ragazzi sono fantastici, ma tu sei l'unica persona che mi lega al mio passato, puoi far parte di nuovo della mia vita? – chiese il ragazzo, con i suoi occhi da cucciolo.
Brittany non aspettava altro che quelle parole, anche se sperava in un contesto diverso. Era consapevole del fatto che Sam non le stesse chiedendo di tornare insieme, anche perchè lui non si ricordava della loro storia, però non l'avrebbe mai lasciato da sola. Non importava il male che si erano fatti, Brittany ci sarebbe sempre stata per lui.
– Certo. – annuì sorridendo. Un sorriso che secondo Sam, illuminò la stanza.

SANTANA.
La latina stava rientrando a casa, era stata una lunga giornata. La mattina era cominciata già male a causa di Sebastian che aveva passato ore rinchiuso nel bagno e le aveva pure finito i cereali.
L'avrebbe sbattuto fuori, se non fosse stato per il fatto che l'aveva davvero messa in contatto con Peter Jackson, il quale le aveva detto che l'avrebbe informata più avanti. Così, aveva deciso di tenerselo buono.
L'incidente di Sam aveva scosso un po' tutti, per esempio Santana non gli aveva rivolto nessun insulto, stranamente dal solito.
Entrò stanca nel suo appartamento, buttando la borsa a terra, poi la riprese ricordandosi del suo gradito ospite che considerava adeguato dormire indossando solo un paio di boxer.
Si soffermò un momento ad osservare il suo corpo, disteso sul divano. Per essere uno stronzo, aveva un gran bel fisico. Poi negò a sé stessa con tutte le sue forze a sé stessa di averlo pensato.
Hey. – La voce calda e misteriosa di Sebastian la fecero sobbalzare, non si aspettava di trovarlo sveglio.
– Dio, Smythe, mi hai fatto prendere un colpo! – esclamò la latina, portandosi una mano al petto.
– Mi sentivo osservato, sai com'è. – Sebbene fosse buio, la latina notò il suo sorrisetto compiaciuto e un misto di vergogna e rabbia la assalirono.
– Non ti stavo osservando, come sei egocentrico. – ribatté la latina, avviandosi verso la sua camera per poggiare la borsa.
– Sì, come no. – Santana sentì la sua risata sarcastica, persino dalla sua stanza.
– Smettila di andare in giro per casa mezzo nudo, non sei un modello di Abercrombie. – gli intimò, tornando in salotto.
– In realtà, ho fatto per qualche anno il modello. Altrimenti? Hai paura di volermi saltare addosso? – chiese in modo alquanto eloquente, alzando un sopracciglio.
– Nei tuoi sogni più perversi, dei quali io non voglio farne parte, hai capito bene? – gli puntò minacciosamente il dito contro.
– Capito, mogliettina. – la scrutò con i suoi profondi occhi verdi, seguiti sempre da quella sua risatina sarcastica.
– Idiota. – disse semplicemente la latina, prima di andare in bagno per potersi cambiare per la notte.
Il ragazzo ridacchiò e si stropicciò gli occhi, pronto per addormentarsi.
Peccato che sentì bussare alla porta e siccome Santana sembrava dar segno di aver sentito, andò lui stesso ad aprire. Realizzò che fu una mossa alquanto stupida quando si ritrovò davanti un ragazzo alto, molto alto, poco più di lui che lo stava guardando in cagnesco.
– Chi sei e che ci fai a casa della mia ragazza? – Ohoh, Santana lo aveva avvertito che aveva un ragazzo, anche se non l'aveva davvero presa sul serio perché non se la ricordava come una tipa da relazioni. Ma a quanto pare, era vero e lui per di più era in boxer. Sebbene fosse in quello stato, non voleva farsi sentire da Santana o lo avrebbe davvero sbattuto fuori, Peter Jackson o meno.
– Sono un amico di Santana, mi sta ospitando per qualche giorno. Ho fatto un casino a Los Angeles e lei è stata così gentile da ospitarmi, non sapevo a chi altro rivolgermi.. – Che era, più o meno, la verità.
– Perchè sei in mutande? – chiese Finn, alzando un sopracciglio.
– Tu non dormi in mutande?
– Beh, sì. – rispose allegro Finn, quel tipo era simpatico! No, era a casa della sua ragazza e lui non lo sapeva. Doveva scoprire perchè, doveva tartassarlo di domande, come negli interrogatori, lo avrebbe torchiato per ore...
– Sai giocare a SuperMario? – Sebastian interruppe i suoi pensieri. – Perchè ho lasciato la console a casa, ovviamente e sento davvero il bisogno impellente di giocarci. – Sebastian aveva capito che il gigante di fronte a lui non era un tipo sveglio, così stava cercando di distrarlo il più possibile.
– Certo! Beh, se vuoi possiamo fare una partita. – propose Finn.
– Grandioso! Vado a mettermi i pantaloni. – esclamò, per poi rientrare in casa.
Nel frattempo Santana, dopo averci messo venti minuti buoni per struccarsi e lavarsi il viso, era uscita dal bagno e notò Sebastian fare ritorno in casa. – Perchè sei uscito?
– Oh, c'era il tuo ragazzo sul pianerottolo. Ora mi metto i pantaloni e andiamo a giocare a SuperMario. A dopo, mogliettina. – disse vestendosi, per poi strizzare l'occhiolino alla latina ed uscire dall'appartamento.

Angolo autrice. <3
SSSSalve! E anche il quattordicesimo capitolo è arrivato. In realtà, doveva far parte del precedente, ma siccome veniva troppo lungo l'ho tagliato e alla fine ne sono usciti due capitoli separati XD
Allora, vediamo un po', i ragazzi vanno a trovare Sam in ospedale! Che poverino, non si ricorda più niente degli ultimi tre anni! D: (p.s. tutto quello che so sull'amnesia retrograda lo devo al libro "Ti ricordi di me?" di Sophie Kinsella, è bellissimo, leggetelo! )
O meglio, il caso vuole che si ricordi del suo primo incontro con Britt! E diciamocelo, in tre anni è sempre rimasto idiota uguale XD
. Cosa succederà tra questi due? Sam riuscirà a recuperare la memoria?
Santana inizia ad avere qualche controversia con il suo nuovo coinquilino, Sebastian. Anche se lui l'ha messa in contatto con uno dei produttori più famosi di Hollywood, quindi non tutto il male vien per nuocere! (e diciamocelo, Sebastian è davvero un male? u.u btw, se Santana non lo vuole, può venire sul mio divano a dormire in boxer, no? u.u)
Mi sono divertita molto a scrivere di queste poche battute tra Finn e Seb, il nostro gigante tontolone mi piace un sacco
. Cosa succederà in questo triangolo?
Ah, volevo informarvi che ho dato un nome a tutti i capitoli, quindi magari ditemi che ne pensate **
Ringrazio come al solito, i miei lettori sia i recensori (
) che i silenziosi, avete un pezzetto di me. :')
Alla prossima, un bacio, __Sabotage.

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Capitolo 15
*** Hai mai ballato sotto la pioggia? ***


QUINN.
Dal fatidico giorno al teatro, Quinn e Puck avevano deciso di ignorarsi. Nessuno dei due aveva mai trovato il coraggio di esporsi all’altro, anche perché, in amore come in guerra, chi mostrava le proprie debolezze al nemico, era finito. E così, era finita anche la loro tradizione del caffè del pomeriggio. Quinn però, per quel giorno non voleva rinunciarci, così si preparò e si diresse al solito Starbucks, vicino a casa.
Sembrava quasi che si fossero letti nel pensiero perché, seduto ad un tavolo a sorseggiare in solitudine il suo caffè, c’era il ragazzo con la cresta. I loro sguardi si incrociarono, e scatenarono una tempesta nel cuore di entrambi. Titubante, la bionda si avvicinò. Non poteva scappare, non poteva fare finta di niente, non dopo che gli sguardi che in apparenza non significavano niente, le avevano scatenato un uragano nel petto.
– Ehi. – disse la bionda, con un tono di voce quasi impercettibile.
– Ehi Q. – Era imbarazzante per Puckerman sentirsi così. Sentirsi innamorato, legato, incatenato ad un’altra persona.
– Posso sedermi? – Era assurda, quella formalità che c’era tra loro, ma era, al momento, l’unico modo che conoscevano per non sbranarsi.
– Certo. – annuì monocorde, cercando di evitare il contatto visivo con quegli occhi, color dell’oceano, che lo turbavano tanto.
– E’… assurdo. Ci comportiamo come se fossimo due estranei. – Dopo qualche secondo di silenzio imbarazzante, Quinn sbottò e non riuscì a trattenere le sue impressioni sui loro rispettivi comportamenti.
– E’ assurdo come il proprio benessere possa dipendere da un’altra persona. – Puck si ritrovò a pensare ad alta voce, si sentiva scoppiare dentro una serie di sentimenti contrastanti ed era davvero difficile scegliere che via prendere.
– Non voglio che finisca così tra noi, ti prego. – Quinn sollevò lo sguardo verso l’alto perché si sentiva le lacrime agli occhi e sussurrò la sua frase, come se fosse davvero una preghiera.
Possiamo riprovare ad essere amici. – tentò Puck, anche se sapeva che in quel modo, probabilmente sarebbe stato peggio.
– Non credo sarebbe una cosa sincera. Io… – Non riusciva ancora a dirlo, dannazione.
– Non siamo mai stati davvero sinceri. E non abbiamo più molto da dirci. – convenne il ragazzo, anche se si sentiva come in un’esperienza extracorporea. Come se fosse qualcun altro a dire quelle parole.
Ti amo. Non riesco ad andare avanti con la mia vita, senza te. Mi mancano tutte le nostre piccole tradizioni, le prese in giro, i sorrisi. Mi sento come se mi avessero strappato il cuore.” Pensò Quinn, eccome se ne aveva di cose da dire a Puck, però non si sa per quale ragione, le morirono in gola.
– Sono spaventata come te, Puck. – Spaventata da quel sentimento che, la stava divorando.
– Non sono spaventato, sto solo cercando di accettare la realtà. Tu e Mike. – Si portò il caffè alla bocca, nonostante l’avesse finito, come distrazione da quella situazione surreale.
– Credi che se volessi stare con Mike starei qui con lo stomaco in subbuglio? – chiese la bionda, con una punta di esasperazione nella sua voce.
– La verità è che, non lo dimenticherai mai. – annunciò il ragazzo, osservando i diversi colori delle piastrelle che costituivano il pavimento di Starbucks.
Hai davvero poca fiducia in me. Non è colpa mia se per due anni hai sofferto, tenendo nascosti i tuoi sentimenti. Io non lo immaginavo proprio che per te fosse più di un’amicizia! – esclamò Quinn, sbarrando gli occhi.
– Proprio perché non volevo rovinarla l’amicizia, come abbiamo fatto adesso! – ribatté, sbattendo il bicchiere del caffè sul tavolo. – Non volevo rischiare di sentirmi una merda, se tu mi avessi rifiutato, ma è ironico perché è proprio come mi sento adesso. – Il ragazzo fece una risatina amara.
– Oddio, sei tu che mi stai respingendo in tutti i modi possibili! Ti stai logorando con questa storia di me e Mike, quando in realtà non c’è nessuna storia, è stato lui a fare tutto, su quel palco. – Quinn era esasperata, non sapeva davvero più cosa dire per convincere Puck.
– Amici, ok? – ripeté il ragazzo, guardando Quinn, come se non avesse ascoltato una parola di quello che aveva appena detto. Puck era sempre stato il classico duro, il bullo della situazione, quello che non aveva paura di niente. Ed era davvero buffo che ora era terrorizzato della sofferenza che avrebbe comportato innamorarsi di Quinn. Meglio fingere che non era vero, meglio nascondere i problemi sotto al cuscino, era più facile.
Alla domanda di Puck, la bionda rimase molto delusa. Non voleva un’amicizia, non voleva far finta di volergli bene come ad un fratello, voleva imparare ad amarlo. Però quasi mai la vita le forniva quello che voleva, così accettò il compromesso, anche perché meglio riempire quel vuoto con una finta amicizia che con una vera assenza.
Amici. – annuì, sforzando un sorriso, prontamente ricambiato dal ragazzo con la cresta.
 
SAM.
Dopo alcuni giorni i medici avevano dimesso Sam e così era tornato a casa, con il braccio ingessato. Alcuni movimenti gli erano difficili da compiere con un braccio solo, quindi i ragazzi avevano deciso di mangiare tutti insieme, in modo da permettere a Sam di riprendere confidenza con loro. Due settimane dopo, tolse il gesso, ma continuarono a pranzare insieme. Pian piano si abituò alle prese in giro di Santana e riprese a riderci sopra, alla fine il dottore aveva detto che dovevano comportarsi normalmente per favorire il riacquisto della memoria.
Si abituò ad avere costantemente Brittany intorno, anche se non fu poi un grande sforzo. Si abituò a chiamare casa il proprio appartamento e a considerare amici il gruppo dei ragazzi. Il problema era che anche Brittany si stava abituando a considerare di nuovo Sam come il suo fidanzato. Non era più tornata dai suoi compagni di ballo, non voleva lasciare Sam, ma si era ripromessa che sarebbe ritornata ai suoi doveri quando il ragazzo sarebbe stato meglio.
 
– Ti dispiace accompagnarmi un attimo a casa? Devo prendere la borsa e poi possiamo andare! – chiese la bionda, sorridendo al suo vicino di tavolo. Avevano deciso di andare a farsi un giro al parco, data la bella giornata. A Brittany mancava molto l’aria di Lima e lo stesso valeva per Sam, anche per lui era come un grande ritorno nella sua città.
– Certo! – Si alzò dal tavolo, salutò i suoi amici e poi si affiancò alla ragazza durante il tragitto in corridoio. – Mi piace l’aria di ottobre, perché ti sorprende. Spesso il cielo è grigio, ma quando ci sono quei vari momenti di sole, ti rendi conto di quanto sia bello avere una giornata perfetta. – Britt si aprì in un sorriso radioso a sentire le parole di Sam, perché la riportarono indietro all’anno scorso, quando le aveva confidato una cosa simile.
– Lo so, me l’hai detto l’anno scorso. – Si scostò una ciocca, ridacchiando.
– Oh. – Sam rimase un attimo interdetto, non era una cosa che si era ricordato, solo gli era venuto spontaneo dirlo. – Io…non me la ricordo. Ma credo sia un buon segno, no?
Già il fatto che sei vivo, è un buon segno. – Britt sorrise ed estrasse le chiavi dalla borsa, per poi entrare nell’appartamento.
– Già. – Sam ridacchiò e si grattò la nuca, cercando di catturare tutti i particolari possibili di casa Pierce. – E così tu vivi qui… – Si maledisse subito dopo per la frase stupida appena pronunciata.
– Già, sai com’è, io non vado ad aprire appartamenti a caso. – rispose la bionda ridacchiando, prendendolo in giro.
– Allora, continuerai in eterno a prendermi in giro?! – domandò in maniera retorica, fingendosi offeso.
– Come sei perspicace! – lo punzecchiò un’ultima volta. – Torno subito! – esclamò, prima di scomparire nella sua stanza.
Il biondo si aggirò per il salotto e si fermò ad osservare una pila di cd impilati su un comodino. Ne prese in mano uno dei “The Maine”, adorava quel gruppo e si divertiva spesso a cantare le loro canzoni.
Brittany fece capolino dal corridoio e si affiancò a lui, sorridendo. – Me l’hai regalato tu, per il mio compleanno.
Sam fece un balzo indietro, era talmente immerso nei suoi pensieri che nemmeno si era accorto di essere stato raggiunto dalla bionda. – Scusa, non volevo spaventarti. – disse ridendo.
– Oh no, non mi hai spaventato! – ribatté, con finto tono da sbruffone. – Davvero, te l’ho regalato io? Quindi ti piacciono i “The Maine”? Io li adoro! – esclamò entusiasta, bombardando la ragazza di domande.
– Lo so, a furia di sentirtene parlare, li hai fatti apprezzare anche a me! Avevamo pianificato di andare ad un loro concerto, però poi… – Brittany lasciò cadere la frase, perché davvero, non voleva rovinare quel momento che si era creato.
– Andremo ad un loro concerto, parola di lupetto. – affermò Sam, alzando le due dita per imitare il simbolo.
– Andiamo, lupetto. – fece Brittany ridendo, dirigendosi verso l’uscio.
 
– Mi sono mancate le crepes di Lima! Sono davvero ottime, mai mangiato nulla di più buono! O forse sì, ma al momento non mi viene in mente niente. – esclamò la bionda, mentre mangiava soddisfatta la sua crepe. Avevano trovato un bel chioschetto al parco ed ora stavano camminando, praticamente in tondo.
– Oh, lo vedo. – ribatté ridacchiando, osservando le labbra ciccolatose della ragazza.
– Perché… Oddio, mi sono sporcata? – Britt inizialmente non capiva, poi si ricordò che non era molto “civile” quando mangiava qualcosa che le piaceva, soprattutto se era al cioccolato.
Nooo. – esclamò sarcastico, dando un morso alla sua crepe.
– Non è vero! Dammi un fazzoletto! – Rise, cercando di pulirsi con le dita.
– Ecco. – Gliene porse uno, ancora ridacchiando. – Sai che stiamo girando in tondo?
– E’ divertente! – esclamò la bionda, iniziando a saltellare in giro per il parco. Sam iniziò a ridere, non perché si prendeva gioco di lei, ma per il suo spirito libero ed allegro. Cambiò espressione quando sentì una goccia sul viso, poi due, tre, e dopo perse il conto.
– Ok, credo che qualcuno sia contrario al tuo divertimento. – esclamò ridendo, indicando il cielo e tirandosi su il cappuccio della felpa, dato che aveva iniziato a piovere per bene.
– Hai mai ballato sotto la pioggia? – chiese Brittany, incappucciandosi anch’essa.
– No, non è mai stato nella lista delle mie priorità. – Disse ridendo. – Vuoi ballare sotto la pioggia?
– Non è nelle tue priorità, e ci prenderemmo una bell’influenza. – esclamò, fissando Sam negli occhi.
– Non ho detto che non lo farei però, balla con me, Britt. – Le porse la mano.
– Non devi assecondarmi Sam, conosco le condizioni della tua memoria. – Affermò seria, senza prendere la mano del ragazzo.
– Non ti sto assecondando, vorrei ballare sotto la pioggia, ma stare qui a fare niente, credo davvero che sia controproducente.
Tu non mi conosci, Sam. – Faceva male dire quelle cose, ma Brittany voleva mantenere il più possibile i piedi per terra.
– Tu conosci me però, non mi piace fare le cose tanto per fare, per assecondare la gente. Lo sai che penso con la mia testa, o sono forse cambiato in questi tre anni? – chiese, mentre la pioggia scrosciava furiosamente sulle loro teste.
– N-no, non sei cambiato. – Mormorò esitante, così tanto che si domandò se Sam avesse sentito.
Allora balla con me. – Asserì serio, per poi stringere la delicata e soprattutto ghiacciata mano della ragazza. Appoggiò l’altra mano sul fianco della ragazza per poi improvvisare qualche passo incerto, seguendo il ritmo formato dal rumore incessante della pioggia e dei loro battiti accelerati. Si specchiavano, per quanto possibile, negli occhi dell’altro, senza dire niente. Ed era il silenzio meno imbarazzante che avessero mai avuto nella loro vita.
 
–––
 
Era ormai routine che Finn andasse a bussare alla porta della latina, per poi poter raggiungere gli altri ragazzi insieme.
– Hey bellezza. – Le diede un bacio sulle labbra quando Santana gli andò ad aprire.
– Cos’è quel bacio da verginello, Finn? Fate pure come se non ci fossi! – esclamò Sebastian, mentre era intento a guardare la partita dal divano.
La latina si voltò, parecchio infastidita, intenta a fulminare il suo ospite. – Guardati un porno, Sebastian. – esclamò acida.
Il ragazzo si fece una risatina, poi salutò il gigante – Hey amico. – Gli diede il cinque, che prontamente Finn ricambiò, sotto lo sguardo scioccato di Santana.
– No, un attimo… Cosa c’è tra voi? – Le sembrava davvero tutto surreale, Sebastian a casa sua, Finn che non le aveva detto niente, anzi ci socializzava con tranquillità. Alzò un sopracciglio, parecchio scossa dalla situazione.
Siamo amici, non siamo mica sposati! – affermò Sebastian ridacchiando, lanciando uno sguardo eloquente alla latina, la quale per tutta risposta, gli lanciò un’altra fulminata.
– Sì, Seb è divertente! – esclamò gioioso Finn, mentre il suo ospite se la rideva di nascosto. Ora lo chiamava Seb? Era più grave del previsto. – Probabilmente avrai già altri impegni, però noi ogni sera ci ritroviamo a casa di Puck, se vuoi farti una birra con noi! – propose il gigante, mentre la latina scuoteva ripetutamente la testa.
Sebastian è sempre pieno di impegni. – esclamò di getto la latina, non dando tempo al ragazzo di rispondere.
– In realtà, una birra tra amici, me la farei. – ribatté, guardando la latina in modo ammiccante, che ricambiò lo sguardo, schifata.
– Bene, allora andiamo! – fece pimpante, precedendo i due e aspettandoli in corridoio.
– Hai visto mogliettina, Seb è divertente. – Il ragazzo col ciuffo ribelle si avvicinò pericolosamente al suo orecchio per sussurrarle quelle parole, poi si allontanò con una risatina, raggiungendo il suo nuovo amico.
 
Lo strano trio giunse da Puck e quando Brittany notò il californiano che faceva da terzo incomodo strattonò Santana per un braccio e la prese da parte.
– Mi puoi spiegare che diavolo ci fa Sebastian qui? – le chiese a bassa voce, fissandola con i suoi occhi blu enormi. Brittany conosceva tutta la storia, anzi l’aveva anche vissuta, dato che c’era anche lei a quella vacanza, quello che non riusciva a spiegarsi era perché l’aveva portato alla loro serata, insieme a Finn.
– E’ stato Finn ad invitarlo, non so per quale scherzo divino siano diventati amici! – sibilò esasperata, osservando di sottecchi i due che si scambiavano battutine e Sebastian che si presentava agli altri ragazzi.
Che cosa?! – domandò la bionda sconcertata, alzando il tono di voce, anche se nessuno ne fece caso. – Per quanto ancora deve rimanere da te?
– Fino a quando non avrà soldi sufficienti per trovarsi un posto dove stare, ma te l’ho detto, devo tenermelo buono per via dei contatti con Peter Jackson. – spiegò Santana, passandosi una mano sulla fronte.
Ce la faresti anche senza di lui. – asserì seria, sorridendo alla latina. – Comunque tienilo d’occhio, prima che ti faccia qualche brutto scherzo. – la ammonì, per poi ritornare dagli altri.
 
– Allora, Sebastian, come vi siete conosciuti tu e Santana? – I suoi amici avevano deciso che era la sera “tortura di domande il ragazzo di cui non dovreste sapere niente” e Santana voleva morire. Aveva paura che Sebastian raccontasse del loro matrimonio lampo, o di qualche aneddoto strano. In pratica, le tremavano le ginocchia ogni volta che il ragazzo apriva bocca e non in senso buono.
– Las Vegas, eravamo in vacanza. Non smetterò mai di ringraziarla per essermi ancora amica e avermi aiutato , mentre altri “amici” che vedevo tutti i giorni, non mi hanno degnato di uno sguardo. – affermò, regalando alla latina uno sguardo riconoscente. Mentiva, Santana lo sapeva. Stava facendo il lecchino con i suoi amici, Sebastian non era un tipo gentile. La serata trascorse così, con il ragazzo dal ciuffo ribelle che raccontava i suoi aneddoti di quando viveva in California e di come Santana fosse l’unica vera amica su cui potesse contare. Tutti ridevano e si scioglievano al tempo stesso, mentre la latina era schifata. E confusa. Perché ogni volta che Sebastian le rivolgeva un complimento, Finn invece di ingelosirsi o fare qualche scenata che si era immaginata nella sua mente, le carezzava il braccio e le dava un bacino sulla tempia. Come se fosse orgoglioso di lei. Come se fosse orgoglioso del fatto che aveva fatto entrare Sebastian nella sua vita, senza un motivo preciso. Ma Finn non sapeva tutta la verità, si ricordò, anche se forse non avrebbe fatto più differenza.
Ritornò a casa, stravolta. Stanca per tutti i pensieri che avevano percorso più volte la sua mente. Gettò la borsa sul letto e fece una tappa in cucina per prendersi un bicchier d’acqua, cercando di calmare per un momento quel mal di testa lancinante che la stava torturando.
– Simpatici i tuoi amici. – commentò Sebastian seduto sul divano, intento a togliersi le scarpe. Per sfortuna della latina, il cucinino era compreso nel salotto, quindi dovette sopportare Sebastian ancora per un po’.
– A che gioco stai giocando, Sebastian? Perché fai il gentile con i miei amici, con il mio ragazzo? Dio, sei diventato il migliore amico del mio ragazzo! – esclamò, facendo una risatina ironica, senza riuscire a trattenere lo stupore.
– Credi davvero che sia amico di quel bambolotto alto due metri? – domandò retoricamente, ridacchiando e sollevando un sopracciglio nel contempo.
– Finn è una brava persona, non si merita i tuoi giochetti da egoista. – affermò Santana, fissando il ragazzo negli occhi.
– Da quando ti piacciono le brave persone, San? – domandò, assumendo un’espressione pensierosa.
– Da quando le cattive persone si riducono a non aver un tetto sopra la testa, come te.  – sentenziò acida, piegando la testa.
Touché. Però siamo più simili di quando pensi, ti stancherai delle brave persone, sono noiose. E in men che non si dica, ti ritroverai ad avere un fidanzato che ti annoierà e a doverlo tradire ogni notte, per riempire quella noia che ti si accumulerà dentro. – Non lo sapeva Sebastian, perché si preoccupava per lei. Non era cattiveria, era solo che non la vedeva per niente bene insieme a quel gigante e sentiva il bisogno di parlarne con lei.
Vaffanculo, Sebastian. – Santana si sentì davvero colpita nel profondo da quelle parole e sputò la sua imprecazione con pura rabbia, tanto che il ragazzo la sentì sulla propria pelle e cambiò espressione.
– Ehi, stavo scherzando… – Il ragazzo tentò di giustificarsi, smorzando il tono della voce.
– Fanculo. – Gli lanciò un’ultima occhiata gelida, per poi allontanarsi e dirigersi in camera.
– Buona notte! – Cercò di sdrammatizzare, ma la latina se n’era già andata.
Fottiti. – Disse Santana, prima di sbattere violentemente la porta, dietro di lei. Si buttò sul letto e affondò la testa nel cuscino, cercando di far uscire il più possibile le parole di Sebastian dalla sua mente.

Angolo autrice. <3
Alloooora, è passato tipo un millennio dal capitolo scorso, ma tra la scuola e tutto non ho avuto modo di scrivere prima D: e poi questo capitolo era interminabile, sono esattamente 3.002 parole! Ho raggiunto il mio record, siate fieri di me :')
Bando alle ciance, finalmente rivediamo i nostri Quick vjdfkdkf e mi è pianto il cuore a vederli tutti heartbroken ç_ç Dite che ce la faranno ad essere amici?
Niente, io con i Bram mi sciolgo sempre e Bram+pioggia= OTP, quindi niente, me lo dico da sola, ma comunque! Cosa ne pensate? Riusciranno a ricostruire il loro rapporto, nonostante la memoria vacillante di Sam?
Last but not least, una conclusione di capitolo tutta dedicata allo strano trio Finn+Santana+Sebastian! Santana riuscirà mai a liberarsi di lui? O ad andarci d'accordo? E perché quei due gnocconi sono diventati amici?
Tutto questo lo scoprirete nella prossima puntata..ehm capitolo!
Ringrazio la mia bollicina bellissima, damnhudson, per essere diventata la mia beta, così rischio di fare meno errori. Ringrazio come al solito tutti i miei lettori, avete un pezzetto di me.
Un bacio, __Sabotage.

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Capitolo 16
*** Hai detto che ti sei innamorato di me? ***


SEBASTIAN.
Sebastian non aveva dormito granché quella notte. Dava la colpa allo scomodo divano su cui riposava, o almeno ci provava, da almeno due settimane. Era incredibile il fatto che Santana lo avesse sopportato così a lungo, si aspettava di essere buttato fuori a calci da un momento all’altro, ma evidentemente ci teneva molto al patto che le aveva offerto. Non a lui, ovviamente. Sapeva che la latina lo odiava con tutta sé stessa, soprattutto dopo l’altra sera. Non riusciva a togliersi dalla mente l’immagine dei suoi occhi infuocati, sentiva ancora la tensione che faceva vibrare la stanza e dovette espirare a lungo per scaricare tutta l’agitazione che quel ricordo gli aveva provocato. Sebastian era abituato alle occhiatacce, alle fulminate e all’odio in generale, ma in quell’istante, faceva particolarmente male perché Santana era davvero l’unica amica che gli era rimasta. Si rigirò un’ultima volta sul divano, stropicciandosi la faccia, come a voler cancellare quei pensieri dalla sua mente, quando udì dei passi leggeri avvicinarsi al cucinino che era poco dietro di lui.
Si infilò i pantaloni, a differenza del solito, e si avvicinò alla latina, con l’intenzione di parlarle.
– Ben svegliata. – disse con un sorriso, per la prima volta sincero.
– Mhm. – Santana mugugnò qualcosa e si versò i cereali nella tazza, mentre attendeva che il latte si scaldasse.
– Posso? – chiese, puntando il dito verso la scatola di cereali. Santana lo guardò aggrottando le sopracciglia, poi scrollò le spalle e gli passò la scatola.
– Grazie. – rispose versandoseli nella tazza, per poi andare a controllare il latte.
Per ironia della sorte, i due ebbero la stessa idea, tanto che si scontrarono e Sebastian per mantenere Santana in equilibrio, la prese per i fianchi, incontrando i suoi occhi color cioccolato.
– Dio Smythe, come sei imbranato! – furono le prime parole che la latina gli rivolse, allontanandosi bruscamente.
– Era pronto il latte. – si giustificò, cercando di far tornare il battito del suo cuore ad un ritmo regolare. Sebastian sapeva di non essere maldestro, era tutta colpa della Lopez.
Santana sbuffò e si avviò verso la porta, era già vestita e truccata, quindi non aveva nessun motivo per rimanere lì.
– Dove vai? – si interessò prontamente Sebastian, notando gli spostamenti della ragazza.
– A fare colazione da un’altra parte, non sei contento? Doppia dose per te. – esclamò annoiata, aprendo la porta di casa.
– No! – esclamò il ragazzo, quasi in un urlo, mentre si precipitava a chiudere la porta con una mano, per poi piazzarsi di fronte a lei. – Dobbiamo parlare.
– Togliti immediatamente dalla mia porta, se non vuoi avere le palle in gola. – ribatté acida, incenerendo il ragazzo con uno sguardo.
– Ho sempre pensato che le scuse siano per i perdenti e i deboli, quindi non ho la minima idea di come si facciano. – Precisò, prima di fare un bel respiro. – Non volevo fare lo stronzo ieri sera, cioè sì lo sono, ma non con te, non avevo idea che le mie parole potessero ferirti, a tal punto.
Santana fece una risatina sarcastica, molto simile a quelle del ragazzo. – Non pensare che possano bastare due parole in croce a ferirmi. – Replicò.
– Dev’essere che quelle parole hanno significato qualcosa per te. – constatò Sebastian, trovandosi ancora incollato alla porta.
– Hai rovinato la privacy di casa mia, la felicità di passare una serata con i miei amici ed ora vuoi rovinare pure la storia con il mio ragazzo. Non sei capace di fare altro, a parte rovinare tutto? – domandò retoricamente, con il solito fuoco negli occhi. Santana sapeva di essere cattiva, ma doveva sfogarsi da quell’inquietudine che Sebastian le aveva trasmesso e lo stava facendo nell’unico modo che conosceva: ferire per non essere ferita.
– Ho rovinato il rapporto con la mia famiglia, i miei amici, il mio conto in banca e il mio futuro. Ed ora ho rovinato anche quello che c'era tra noi. – Sebastian si sentì un po' strano a pronunciare quella frase, anche perché non sapeva spiegare cosa c'era tra di loro. – E sì, non so possedere qualcosa senza doverla danneggiare, per questo volevo sapere il motivo per cui le mie parole ti avevano ferito, per poterti aiutare. Come tu hai fatto con me, perché sei stata l'unica che l'ha fatto. – asserì il ragazzo, col fiato un po' corto per tutto quel parlare al quale non era abituato.
Santana lo guardò stranita, quando pronunciò la fatidica frase “quello che c’era tra noi.” Non sapeva descriverlo, lo odiava, quello era certo. Però gli ricordava tanto la vecchia lei, la liceale che andava alle feste e si ubriacava insieme al capitano della squadra di football, quell’incasinata che si incasinava ancora di più, cercando di trovare un po’ di tranquillità.
– Vuoi saperlo davvero? Bene. Non mi hanno fatto ferire le tue parole perché sono state dette da te, ma perché sono state parte dei miei pensieri e delle mie paure per la mia prima vera relazione stabile. Perché ho paura di non poter essere abbastanza, di far soffrire un ragazzo così dolce come Finn, perché è davvero quello che ho sempre desiderato. – Si lasciò andare alla fine, confidò le sue paure più nascoste alla persona di cui si fidava di meno.
– Spesso i desideri si rivelano sbagliati. – Santana alzò un sopracciglio per l’affermazione di Sebastian e lui si affrettò ad aggiungere – Voglio dire, è che non ti vedo per niente bene con lui! E’ più forte di me, io non riesco a vederti con lui. – Aveva paura Sebastian, non come quando giocava e sentiva scorrere l’adrenalina in corpo per il timore di poter perdere tutto, o come quando aveva saputo che i creditori gli stavano alle calcagna e quindi sarebbe dovuto scappare. Terrore puro, di aver detto qualcosa di sbagliato, o semplicemente di troppo.
– Perché, perché non posso stare con Finn, secondo te? Io non sono più come te! – domandò confusa, cercando, con lo sguardo, di risolvere quel complicato enigma che era Sebastian.
– Io… non lo so! Non… – esclamò esitante, senza riuscire a pronunciare una frase di senso compiuto.
– Dev’esserci un motivo! Finn ti ha fatto qualcosa? Ti diverti a complicare la vita degli altri? Io ti ho fatto qualcosa? – Santana lo tempestò di domande, sempre più confusa, sempre più desiderosa di conoscere.
– N-no, no! – balbettò nuovamente il ragazzo. E Sebastian Smythe non balbettava.
La latina era sul colmo della rabbia, gli avrebbe fatto passare la voglia di giocare a fare il sibillino. Si avvicinò pericolosamente a lui, puntandogli minacciosamente contro il dito. – Ora mi spieghi esattamente che cazzo hai, altrimenti ti riduco a -
– Perché credo di essermi innamorato di te! Ed io non mi innamoro. – esclamò stremato Sebastian, aveva detto quella frase senza pensare, in preda all’esasperazione ed ora se ne stava pentendo veramente, soprattutto visto la reazione della latina, che aveva iniziato ad indietreggiare e a guardarlo come se avesse una qualche malattia contagiosa.
- Tu… stai scherzando vero? – chiese Santana turbata, conoscendo già la risposta. Dire che era incredula sarebbe stato l’eufemismo del secolo.
– Sì, sto scherzando. – rispose Sebastian allontanandosi dalla porta, con una velata ironia che faceva intendere che non stava scherzando affatto.
– Non mi mentire! – esclamò arrabbiata avvicinandosi a lui intimidatoria, osservando i suoi occhi verdi come uno smeraldo.
– Che cazzo dovrei fare allora? – domandò rabbioso, facendo un passo avanti verso la latina.
– Troverai qualcuno, Sebastian. – asserì sicura, sentendo la vicinanza del ragazzo.
– Non voglio qualcuno, però. Voglio te. – sottolineò, prima di tuffarsi su quelle labbra che erano una tentazione troppo forte. Santana si ritrovò a ricambiare, quasi per abitudine, come se fosse tornata ai tempi in cui un ragazzo diverso ogni sera era routine. Sebastian indietreggiò lentamente verso il divano, trascinando la latina con sé, senza mai smettere di gustarsi il sapore della ragazza. Quando si adagiarono sul sofà, il bacio si fece più intenso e il moro ne approfittò per sentire la pelle della latina. Cercò di liberarsi della maglietta della ragazza, che gli era solo d’impedimento e litigò per un po’ con il gancetto del reggiseno. Fu quel semplice gesto a far capire a Santana che era una stupida, che probabilmente Sebastian voleva semplicemente portandosela a letto di nuovo e che Finn non meritava tutto questo. Si meritava qualcuna migliore di lei, lo aveva sempre pensato. Per quello aveva lasciato che si mettesse con Rachel, perché lei sembrava una brava ragazza, invece l’aveva fatto soffrire e così aveva pensato di essere migliore di quella nanerottola, di potergli offrire qualcosa di meglio, invece si sbagliava. Era esattamente come lei, o forse peggio. Prese la mano di Sebastian e se la tolse bruscamente di dosso, cercando di alzarsi come meglio poteva, dal divano.
– No, no, tutto questo è sbagliato. Tu non vuoi me, vuoi il mio corpo e non puoi avere nessuno dei due. Devo andare. – scosse la testa molto confusa, uscendo di casa, per davvero.
Sebastian rimase immobile, mentre cercava di ordinare i pensieri che gli turbinavano nella mente. Santana non gli credeva, perché avrebbe dovuto? Non aveva nessun motivo per farlo, eppure era sincero, purtroppo. Non desiderava il suo corpo, cioè sì, ma voleva anche poterla stringere e considerarla sua. Beh era meglio cominciare a disilludersi.

QUINN.
– Uh la la, Quinn Fabray. – esclamò Noah Puckerman, osservando chi aveva bussato alla sua porta.
– Questa frase mi è familiare. – ridacchiò la bionda, per poi entrare nell’ormai conosciuto appartamento.
– Anche quello che stai per chiedermi, mi risulta familiare. – Il ragazzo la scrutò, per poi fare una risatina.
– Non sai quello che sto per chiederti. – affermò seria.
– Beh, le mie tariffe sono 50 euro all’ora, poi gli extra sono esclusi e dipende dal luogo… – La bionda lo interruppe, dandogli uno schiaffo sul braccio – Idiota! – rise, seguita dal ragazzo. – E’ una storia divertente. Allora... – La ragazza si riprese dalle risate e cercò di spiegare a Puck il motivo per cui era lì, ma lui sembrava aver già capito. – Il sale. Oh Quinn Fabray, non cambierai mai. – affermò ridacchiando.
– Non è il sale! – esclamò indignata incrociando le braccia, mentre il ragazzo sollevava eloquentemente un sopracciglio. – Ok, sì, è il sale. – sbuffò, cedendo allo sguardo inquisitore del ragazzo con la cresta.
– Perché non ti fermi a mangiare qui? – chiese con un sorriso sincero, svuotato dalla solita malizia e ironia, un sorriso a cui Quinn non poteva resistere.
La normalità tranquillizzava la bionda, erano tornati ad essere amici per la pelle, come lo erano stati nei mesi precedenti, evitando volontariamente di ricordare il periodo in cui erano stati assieme, perché non erano pronti. Puck non era ancora in grado di gestire tutti quei sentimenti che erano affiorati così forti in lui e Quinn non era decisa a chiudere definitivamente col passato, ad affidare di nuovo il suo cuore ad una persona sola. Così, cercavano di andare avanti con la loro vita, semplicemente ignorando la parte più importante della loro amicizia.

– Non immaginavo fossi bravo a cucinare, quella pasta era fantastica! – esclamò la biondina, accomodandosi sul divano.
– Ho tante doti nascoste. – E non solo quelle, anche molti sentimenti che provvedeva a tenere celati.
– Allora non sei solo un playboy senza scrupoli. – Quinn si morse la lingua per la frase appena detta, come aveva potuto dire qualcosa di così stupido? Era ovvio che lui non lo era e lei lo sapeva bene, perché lo conosceva davvero.
– Ricorderai sempre la parte peggiore di me, eh? – Volse il suo sguardo dagli occhi della bionda al pavimento, uno sguardo vuoto, deluso, aggiunto ad una risatina per nascondere tutto ciò.
– No scusami, io… ho detto una sciocchezza, lo so che sei più di quello, perché ti conosco ed è per quello che mi sono inn- che siamo amici! – Lo sapeva benissimo cosa stava per dire, la biondina, ma il cervello aveva controllato un’altra volta il suo cuore e l’aveva fermata in tempo.
Anche Puck se n’era accorto dell’errore della ragazza, però fece un sorriso ed annuì.
– Immagino di sì. Tv? – chiese puntando il telecomando allo schermo.
– Uhuh. – annuì la bionda incrociando le gambe per mettersi comoda – Cosa c’è di bello?
– Mhm, filmetti romantici, Fast and Furi -
– Metti su Fast and Furios! – esclamò Quinn, interrompendo il ragazzo. Puck sogghignò e pensò che Quinn Fabray era davvero la ragazza giusta per lui.
– Sai, non avevo mai pensato che fossi una fan di Fast and Furious. – asserì il ragazzo, cercando gli occhi della bionda.
– Anche io ho le mie doti nascoste. – rispose alzando un sopracciglio, prima di sentire un fastidioso ronzio nelle orecchie. Si voltò lentamente e notò di trovarsi di fronte ad un’ape particolarmente gigante. D’istinto, si gettò nelle braccia forti del ragazzo, il quale la strinse a sé, come a proteggerla dal pericolo che l’aveva turbata.
– Oddio, scusami, quell’ape era enorme! – Quinn tentò di giustificarsi per essersi praticamente fiondata su di lui, senza alcun preavviso.
– Perché dovresti scusarti? Quell’ape era una mia alleata. – affermò, scherzando.
– Ah, ecco, sono finita direttamente nella tana del lupo. – Rise – Ora puoi lasciarmi però. – Tentò di liberarsi dalla presa del ragazzo, con scarsi risultati.
– No. – La risposta giunse chiara e concisa, Puck aveva trovato il suo paradiso tra le braccia di Quinn e non aveva intenzione di lasciarla andare.
– Dai Puck, lasciami. – esclamò ridacchiando, cercando in tutti i modi di divincolarsi da quelle braccia che la teneva stretta.
– Dovrai pregarmi.
– Mai. – ribatté decisa, la bionda.
– Ti sei messa in un bel pasticcio, Quinn Fabray. – constatò il moicano, senza mai lasciare la presa.
– Lo so. – affermò sorridendo, esplorando con lo sguardo quegli occhi marroni che la tentavano così tanto.
E non erano una tentazione solo per la bella bionda, ma anche per il ragazzo con la cresta, che era particolarmente combattuto in quel momento. – Devo fare pipì. – Sciolse la presa intorno alla bionda e si alzò dal divano, lasciando Quinn in uno stato molto confusionario.
A farla tornare alla realtà, fu un biiip emesso dal telefono di Puck, che si trovava esattamente all’altro lato del sofà. Non aveva nessun diritto di spiare nella sua vita privata, si sarebbe sentita in colpa per sempre, però la curiosità la stava divorando.
Con un movimento furtivo, afferrò il telefono e sbloccò la tastiera. Ma quello che lesse la lasciò senza forze e senza parole.
“Ieri sera è stato da urlo, letteralmente. S.” Era un messaggio di Sugar, ma non era un caso isolato. Senza pensarci due volte, Quinn era scesa a leggere l’intera conversazione e aveva scoperto che i due avevano messaggiato molto negli ultimi giorni. Ed erano messaggi per niente casti.
Sentendo un rumore di passi avvicinarsi, Quinn lanciò il telefono all’altro capo del divano, stampandosi in faccia uno sguardo vacuo, che non era sfuggito al ragazzo.
- Che succede? Ti sono mancato troppo? - chiese ironicamente, sedendosi nuovamente a fianco della bionda, inconsapevole delle cose che lei aveva scoperto mentre lui era al bagno.
- In realtà ho ricevuto una brutta notizia, dovrei andare. Ci vediamo domani. - Non poteva ovviamente dirgli che aveva spiato nel suo telefono, anche perché loro non stavano più insieme e non aveva nessun diritto di invadere la sua privacy, però non poteva far finta che non fosse successo nulla, semplicemente non ci riusciva, così inventò una bugia. O meglio, una mezza verità.
- O-ok, allora a domani. - Il ragazzo sembrò essere preso alla sprovvista, ma si alzò e accompagnò l’amica alla porta, la quale lo salutò e poi si diresse scoraggiata al suo appartamento. Puck poteva frequentare chi voleva, non era affare suo, allora perché si sentiva come se qualcuno le avesse dato un pugno?

Angolo autrice. <3
SSSalve! Beh, lo so benissimo di essere in ritardissimo, solo che la scuola e la mancanza d’ispirazione non mi hanno aiutata. Non dovrete sopportare questi tempi lunghi ancora per molto, ancora un paio di capitoli e magari riuscirò a concludere questa FF :’)
Ma ne parleremo più avanti u.u dedichiamoci a questo capitolo piuttosto, tutto dedicata alla Sebtana e alla Quick! Sorpresa delle sorprese, no forse era abbastanza prevedibile che Seb e San finissero insieme, ma che ci volete fare con il mio cuore shipposo <3 Non dimentichiamoci però di Finn, con il quale la nostra bella latina parlerà nel prossimo capitolo, curiosi? :D
Per quanto riguarda i Quick, ogni tanto faccio riapparire Sugar come i funghi (gnam u.u), sono maligna XD sì beh, quello ormai si era capito. Ovviamente nessuno può vivere in pace perché c’è sempre qualche problema :D sono un po’ sadica, come Murphy. No, non esageriamo.
Detto questo, ringrazio come sempre tutti i miei pezzettini di lettori, luv y’all! :’)
Al prossimo capitolo, __Sabotage.

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Capitolo 17
*** Hai visto il mio buco nero. ***


SANTANA.
Santana si sentiva davvero scossa e disorientata. Tutte le sue incertezze erano diventate realtà. Era colpa sua, aveva lasciato che lo diventassero. Eppure ci credeva davvero, nella sua storia con Finn, e le sembrava una vera e propria tragedia doverla chiudere.
– Hey bell_ – Il tono gioioso e il sorriso a trentadue denti scomparvero subito dalla faccia di Finn, quando aprì la porta e notò l’espressione triste della ragazza. – Che succede? – chiese preoccupato, indagando negli occhi lucidi della latina. Si era ripromessa di rimanere razionale, di porsi dei limiti ma non ce l’aveva fatta, era scoppiata in lacrime.
– Vieni qui. – Finn fece per circondarla con le sue grandi braccia ma la ragazza rifiutò e si allontanò. – No Finn, non mi dare la tua compassione per favore. – esclamò, con la voce rotta dal pianto.
– Siediti, ti porto un bicchier d’acqua. – annunciò il ragazzo, facendo accomodare la sua ragazza sul divano, mentre lui scomparve in cucina. Era davvero turbato, sapeva che Santana non era di molte parole quando era triste, esattamente come lui, quindi si sedette al suo fianco, le porse il bicchiere d’acqua e aspettò che fosse lei a parlare per prima.
Dopo aver bevuto un lungo sorso e aver poggiato il bicchiere sul tavolino, Santana fece un lungo respiro e cercò in qualche modo di spiegarsi. – Quello che abbiamo noi è fantastico, è quello che ho sempre desiderato.
– Lo so, io sono davvero contento… – ribatté Finn, non capendo bene dove la ragazza volesse andare a parare.
– Non ho finito, Finn. – lo interruppe – E’ meraviglioso, però non mi appartiene. Io non so fare la fidanzata, questo è stato come il più bello dei sogni, ma ora mi sono svegliata. – spiegò, cercando continuamente di asciugarsi le lacrime che imperterrite le scendevano lungo le guance.
– San, no. – Il ragazzo scosse la testa ripetutamente, cercando di scacciare via le lacrime che strabordavano dai suoi occhi. – Perché ti stai facendo di nuovo questo?
– Perché ho baciato Sebastian. Lui ha baciato me ed io ho ricambiato, quindi non fa alcuna differenza. Perché il mio piano era di non farti mai soffrire, invece l’ho fatto. Perché non mi piace nemmeno Sebastian, ma ho dato retta al mio istinto. Perché non riesco ancora a dire cosa provo per te e perché non lo so, ci sono troppe cose che.. – La mascella di Finn aveva quasi raggiunto terra e si sentiva così debole ed inerme, era sicuro di aver sentito qualcosa rompersi dentro di lui, mentre ascoltava il suono ininterrotto dei singhiozzi della ragazza che sembrava non trovare pace.
– T-tu, tu e Sebastian…tu hai preferito baciare un altro piuttosto che parlarmi dei tuoi problemi, sai che avrei fatto di tutto per aiutarti, io ho fatto di tutto! – esclamò, portandosi una mano al petto. –Mi credi davvero così stupido da diventare amico di quel Sebastian? Io l’ho fatto perché mi fidavo di te e non volevo sollevare discussioni inutili su un mio sospetto, io… Tu, tu mi stai lasciando per lui, e dici che non ti piace nemmeno. – balbettò, incapace di rendersi conto di cosa stesse succedendo.
– Io… non voglio che tu soffra più per causa mia. – spiegò, con un tono di voce quasi impercettibile. Santana si sentiva un fiume di parole dentro di sé, però tutto quello che riusciva a pronunciare era inutili e patetiche scuse.
– Beh, sai cosa? Sto soffrendo. – esclamò, pieno di frustrazione e delusione. – Tu ti sei tenuta per tutto questo tempo le tue paure, avrei potuto darti una mano…
– No! – esclamò di botto la latina. – Non sai cosa vuol dire essere me, avevo paura di perderti e mi sono tenuta tutto per me, perché è quello che faccio sempre. Perché non è facile essere me, non è facile non potersi fidare di nessuno.
– Di me ti potevi fidare! – esclamò esasperato il ragazzo.
– Lo so! – ribatté, alzando il tono di voce. – A parole lo so, so che mi avresti sempre protetta, ma non sono abituata ad avere qualcuno che si prende cura di me, io per prima, non so prendermi cura di me stessa! – esclamò la latina, massaggiandosi la fronte.
– Lo sai cosa mi fa ancora più male del fatto che tu abbia baciato un altro? E’ che credevo davvero di essere riuscito a darti la fiducia e la stabilità che meriti, io ero convinto che la nostra relazione ti avesse salvata dal buco nero in cui stavi sprofondando, invece ti ci ho solo accompagnata, un po’ più in fondo, in un posto più scuro.  – Lo sguardo di Finn era diventato assente, gli sembrava un’esperienza extracorporea, non poteva credere che stesse succedendo a lui, in fondo era una brava persona, non aveva mai fatto niente di male per meritarsi tutto ciò. Ed era davvero convinto che Santana fosse quella giusta, e nonostante tutto, lo pensava ancora.
– E’ difficile, Finn, uscire da un buco nero, però ti assicuro che avere te è stato come intravedere un raggio di sole…però io non voglio portarti nel buio, ti meriti tutto il sole del mondo. Grazie, per tutto. – Si sporse a dargli un bacio leggero, pieno di rimpianti e di scuse mai pronunciate, e poi uscì dall’appartamento, facendo scorrere liberamente le lacrime, lasciando il ragazzo con mille domande e un cuore decisamente spezzato.
Non poteva rimanere altro tempo in quella casa che le rievocava così tanti ricordi, inoltre incontrare lo sguardo ferito di Finn la distruggeva come mai aveva fatto, in vita sua. Forse era davvero simile a Sebastian, forse nemmeno lei era capace di avere qualcosa, senza poterla distruggere. Era quello che aveva fatto con Finn, aveva rovinato il loro splendido rapporto. Ed era colpa sua, ovviamente.
 
SAM.
Sam stava andando a trovare Brittany, il pretesto era fare un giro per la città, la realtà era che voleva vederla. Non sapeva ancora molte cose sulla loro precedente relazione però volevo ricostruirla, non voleva che la sua amnesia fosse un ostacolo alla sua felicità. E Brittany lo rendeva davvero felice.
Con quei pensieri in testa, non si accorse nemmeno di essersi scontrato con un’altra ragazza.
– Oh scusami, non ti avevo… – pronunciò automaticamente, per poi rendersi conto di chi si trovava davanti. – Santana? Che succede? – La conosceva da poco, però la bionda gli aveva parlato molto di lei e Sam aveva capito che alla latina piaceva fare la tosta e che non era assolutamente il tipo che piangeva in pubblico.
– Senti bocca di trota, non è il momento. – Lo liquidò, allontanandosi.
– Brittany mi ha raccontato che non siamo molto amici e in teoria, io ti conosco da poco, però hey, non ho dimenticato cosa vuol dire star male, se non vuoi parlare non farlo, solo che piangere da soli è deprimente il doppio. – affermò rivolto alla latina che era ancora girata di schiena, però per fortuna si era fermata.
– Però almeno, quando piangi da solo, non hai nessuno che ti possa giudicare per le cose stupide che hai fatto. – disse la latina, voltandosi finalmente.
– Oh, ne ho fatte di cose stupide! – esclamò il biondo, ridendo leggermente. – Ti va se te le racconto davanti ad una tazza di the? – propose, vedendo la latina annuire leggermente.
Avere a che fare con Santana Lopez non era facile, Brittany gliel’aveva ripetuto molte volte, ma quando quella ragazza ti donava l’anima, tutti gli sforzi erano ripagati. Ammirava davvero l’amicizia che c’era tra le due ragazze, era chiaro che la latina era l’amica ideale per Britt. E in qualche modo, Sam aveva visto l’anima di Santana, vedendola piangere in corridoio. Doveva essere successo qualcosa di davvero brutto, ma il biondo non riusciva a spiegarsi cosa.
– Vuoi davvero sentire le mie storie stupide? – chiese il ragazzo, notando il silenzio della latina accanto a lui. – Non puoi essere così disperata. – accennò ad una risatina.
– Ok. Ho baciato Sebastian perché ecco lui, ci ha provato con me però a me non piace perché sai che io e Finn stavamo insieme e così ora abbiamo rotto, cioè io ho rotto con lui perché ecco, preferisco fare del male a me piuttosto che a lui, anche se, genio, gliene ho già fatto fin troppo. – spiegò Santana, spesso incespicandosi, cosa che non era affatto da lei.
Sam era senza parole, da quello che gli avevano detto gli altri, Finn e Santana erano la coppia perfetta. Erano una di quelle coppie che a prima vista sembravano davvero male assortite, ma poi conoscendoli per bene, si scopriva che erano assolutamente compatibili.
– Hai fatto un errore Santana, è uman_
– Ho ferito una delle persone più importanti della mia vita, non è umano! E’ terribile! – sbraitò la latina, interrompendo il biondo.
– Sì, è proprio così! Le persone sono terribili! Facciamo un sacco di puttanate e sai qual è la cosa divertente? Che le facciamo sempre alle persone che se lo meritano di meno. La cosa bella è che ad ogni problema c’è sempre una soluzione, me lo diceva sempre la mia professoressa di matematica per incoraggiarmi a migliorare nella sua materia. – concluse il biondo, ridacchiando leggermente.
– Sai Sam, stavo proprio per dire che avevi detto una frase intelligente, ma poi ti sei rovinato. – affermò, tirando fuori per la prima volta nella giornata un timido sorriso.
– Accidenti, succede sempre così! – Rise, contento di essere riuscito a far sorridere la sua amica. – Punirti non servirà a nulla, se non a rendere sia te stessa che Finn ancora più infelici. Combatti per lui, non è finita. O per te stessa, l’importante è che tu non combatta contro te stessa, okay?
– Ho sempre pensato che solo tu fossi fortunato ad avere Brittany, perché lei è fantastica, ma mi sbagliavo, Brittany è fortunata ad averti, con tutto quello che ti è successo sei riuscito a starle accanto e.. anche a me, quindi grazie. – concluse la latina, sorridendo.
– Aww, direi che mi merito proprio un abbraccio. – esclamò il biondo, spalancando le braccia.
– Eh, adesso non esageria­­_- Non fece in tempo a terminare la frase, che fu stritolata dal ragazzo con le labbra enormi, ricambiando infine l’abbraccio. – Ti posso chiedere un ultimo favore? – chiese, slegando l’abbraccio.
– Dimmi tutto.
– Puoi controllare se Sebastian è a casa mia? Non ho voglia di vederlo.  Se c’è puoi…trovare il modo di mandarlo via? Non mi interessa più di Peter Jackson, voglio solo starmene in pace a casa mia. – esclamò la latina, lasciando alquanto perplesso il ragazzo. – Va.. va bene, vado subito. Fai pure come se fossi a casa tua. – Sam sorrise, per poi prendere al volo le chiavi dell’appartamento che Santana gli aveva lanciato.
Quella ragazza era sempre più un enigma, cosa c’entrava il famoso produttore hollywoodiano con Sebastian? L’unica cosa che riusciva a capire era il motivo per cui voleva liberarsi del ragazzo.
Giunto di fronte alla porta della latina provò ad aprirla, ma era chiusa, quindi doveva essere fuori casa. “Beh magari, ha lasciato un biglietto” pensò il biondo, inserendo la chiave nella toppa.
Quello che scoprì lo lasciò spiazzato. Non c’era alcuna traccia di Sebastian, non c’era una borsa, né vestiti, niente che lasciasse presupporre una presenza maschile in quella casa. Decisamente stranito, tornò nel suo appartamento e decise di informare la ragazza.
– Allora, gli hai parlato? – chiese Santana, guardandolo speranzoso.
– No, non c’era. Non c’era proprio niente di suo, credo che se ne sia andato. – asserì, lasciando sgomenta la latina.
– Ok… Credo che andrò a casa, grazie ancora. – Sorrise, prima di avvicinarsi alla porta.
– Figurati e ricordati quello che ti ho detto! – Le raccomandò, seguendola all’uscio.
– Okay capo. – Rise – Ciao Sam! – Lo salutò, prima di uscire dall’appartamento ed avviarsi verso casa sua.
Il biondino sorrise per un po’, poi accese la tv ripensando alla situazione di Santana, a come le cose fossero incasinate tra lei e Finn. Non voleva lo stesso per Brittany, voleva recuperare quello che avevano, così spense la tv e decise di andare a trovarla.
Fece per aprire la porta e come in un’apparizione, gli comparve davanti la biondina.
– Oh… Stavo giusto per bussare, stai andando da qualche parte? – chiese la ballerina, ridacchiando.
– Sì, veramente stavo venendo a bussare a casa tua. – Sam rispose, aggiungendosi alla risata.
– Tempismo perfetto, Evans.
– Direi proprio di sì. – Sorrise per poi farsi da parte e lasciar entrare Brittany nell’appartamento. – Volevo dirti una cosa. – Annunciò il ragazzo, sedendosi sul divano a fianco della bionda.
– Anche io, posso? – Sam annuì e lei continuò – Da quando hai avuto l’incidente nessuno ti ha parlato chiaro riguardo alla nostra storia perché avevano paura di una tua reazione, ma non mi piacciono le bugie e non voglio che la nostra relazione rimanga un buco nero nella tua mente.
– Britt… – Sam cercò di interromperla ma la biondina gli fece segno di lasciarla continuare – Sai che facevo parte di una compagnia di ballo che gira un po’ tutti gli Stati Uniti, noi abbiamo rotto perché tu e gli altri siete venuti a vedere un mio spettacolo e la coreografia è terminata con un bacio tra me e un altro ballerino ed io non mi sono opposta perché era il mio primo spettacolo e non volevo fare brutta figura…
– Brittany, io ricordo. – asserì il biondo, guardando la ragazza negli occhi.
– Ti è tornata la memoria? – domandò entusiasta.
– No, ho avuto dei flashback e mi ricordo di quello spettacolo. Mi ricordo di quanto volessi vederti e quanto volessi che quella giornata fosse perfetta. Volevo baciarti, dato che le tue labbra meritavano di essere baciate ogni minuto di ogni giornata, diciamo che ero fuori di me. Desideravo così intensamente riaverti che nient’altro ha più significato e così ho perso la testa. Ma ora sono più lucido, ho un’amnesia e ho le idee più chiare di prima, paradossale no? – Si domandò ridacchiando. – Volevo farti sapere che non mi interessa quello che è successo su quel palco, che sono uno stupido e che vorrei che le cose tornassero com’erano prima.
Gli occhi cristallini di Brittany si illuminarono mentre le sue labbra si aprirono in un grande sorriso, pronte per parlare ma Sam la interruppe. – E siccome con le parole faccio un po’ schifo, preferisco utilizzare la musica, se hai voglia di ascoltarmi.
La bionda annuì sorridendo – Sam Evans, non cambierai mai.
Lui ricambiò il sorriso e una volta presa la chitarra, iniziò a suonare qualche nota.
 
There was a new girl in town
She had it all figured out

Well I'll state something rash
She had the most amazing... smile.
I bet you didn't expect that
She made me change my ways
With eyes like a sunset, baby
And legs that went on for days
I'm falling in love
But it's falling apart
I need to find my way back to the start
When we were in love
Things were better than they are

Let me back into...
Into your arms.
She made her way to the bar
I tried to talk to her
But she seemed so far (she seemed so far)
Out of my league
I had to find a way to get her next to me.

 
­– Per favore? – Chiese con la sua faccia da cucciolo, una volta appoggiata la chitarra al divano.
– Oh, ma vieni qui! – esclamò ridendo abbracciandolo stretto, facendogli così perdere l’equilibrio. Si ritrovano sdraiati sul divano, a pochi centimetri di distanza, a mangiarsi con gli occhi. – Voglio stare con te Sam, lo voglio più di qualunque cosa. Più di una stupida compagnia di ballo, troveremo un’altra situazione. – asserì la bionda.
– Non voglio essere da ostacolo ai tuoi sogni, voglio solo il meglio per te. – affermò il ragazzo, facendo scorrere lo sguardo sulle invitanti labbra della bionda.
– Tu sei il meglio per me. – Concluse prima di baciare dolcemente il ragazzo dalla bocca di trota, il quale ricambiò a lungo, per poi interrompersi.
– Credo tu debba andare da Santana, ha appena rotto con Finn e credo le serva l’aiuto della sua migliore amica. – annunciò, tirandosi su a sedere.
– Che cosa? – esclamò Brittany sconcertata. – Aspetta, come fai a saperlo?
– L’ho trovata in corridoio che piangeva e così ho cercato di tirarla su di morale, lo so che non siamo molto amici, però è la tua migliore amica e mi sembrava giusto aiutarla.
– Sam Evans, tu sei incredibile. – esclamò sorridendo, lasciando un altro breve bacio sulle labbra del ragazzo.
– Mi fa piacere sentirmelo dire, ora vai! – Ridacchiò, accompagnando la bionda all’uscio. – Cenetta da me stasera? – Domandò sorridendo.
– Non me la perderei per nulla al mondo. – Disse la bionda ricambiando il sorriso, prima di chiudersi la porta alle spalle, assumendo un’espressione da ebete.

Angolo autrice. <3
SSSalve! Ok, so benissimo di essere in ritardo di un mese e un giorno (esattamente u.u), probabilmente vi siete tutti dimenticati di questa ff (spero di no ç__ç) ma io no, non ho intenzione di abbandonarla proprio ora che siamo quasi giunti al capolinea XD
Credo che delle scuse non ve ne facciate niente, ma comunque tra scuola, stanchezza ed ispirazione non ce l'ho proprio fatta a pubblicare prima! Chiedo scusa per eventuali errori, anche se ho controllato due volte XD
Ricapitolando la storia: Santana ha ceduto alle avances di Sebastian ed è andata a parlare con Finn (ed io sono sempre autolesionista, i miei babies ç___ç)
La bellissima canzone cantata da Sam è Into your Arms dei The Maine :')
Poi ci sono i Bram..... che mi hanno risollevato il morale dopo essermi depressa con i Finntana (sì, faccio tutto da sola XD)
E niente, ci sarà ancora un ultimo capitolo e poi il prologo, quindi non abbandonatemi ç_ç
Spero che questo capitolo vi soddisfi come i precedenti e ringrazio comunque chi mi ha seguito fino a questo punto. <3
Keep rocking! __Sabotage

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