La mia amica è un'aliena!

di MegJung
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Conoscenze ***
Capitolo 2: *** Tre anni dopo... ***
Capitolo 3: *** Segnali ***
Capitolo 4: *** Nuovi vicini ***
Capitolo 5: *** Sollievi ***
Capitolo 6: *** Il viaggio ***
Capitolo 7: *** Rivelazioni ***
Capitolo 8: *** Partenza ***
Capitolo 9: *** Spirito ***
Capitolo 10: *** Visione ***
Capitolo 11: *** Azzurro ***
Capitolo 12: *** Unione ***
Capitolo 13: *** Conquista ***
Capitolo 14: *** Divisione ***
Capitolo 15: *** Ricerca ***
Capitolo 16: *** Fuga ***
Capitolo 17: *** Alleanza ***
Capitolo 18: *** Battaglia ***
Capitolo 19: *** Rivincita ***



Capitolo 1
*** Conoscenze ***


Quanto mi stavo annoiando? Tanto ed era ancora il primo giorno di scuola!
La Hutton seduta alla cattedra ci stava spiegando cosa avremo dovuto fare per quei cinque anni d’inferno. Non avrei mai pensato che le superiori potessero essere così terribili: un programma enorme tutto da sgobbare con amore e sudore, “con studio matto e disperatissimo” come dice il mio poeta preferito: Giacomo Leopardi.
Vicino a me erano seduti altri ragazzi come me, c’era chi sbuffava scocciato, chi faceva il conto alla rovescia per uscire, chi allisciava la prof e chi come me stava zitto e buono pronto ad esplodere.
Driiin! Finalmente quel dolce suono! Tutti uscirono fuori in cortile a godersi quella luminosa e calda giornata di settembre. Ma mentre stavo per uscire, mi resi conto che non tutti corsero fuori per un po’d’aria fresca.
In classe era rimasta una ragazza, era seduta alla prima fila e teneva lo sguardo basso sul banco mentre si vedeva la sua matita che si muoveva. Forse stava disegnando o scrivendo. Mi avvicinai e lei mi guardò timida, forse anche un po’paurosa con i suoi occhi grandi, celesti ed allungati. Erano gli occhi più belli della classe. Vidi la mia immagine riflessa nei suoi occhiali sottili e blu, le rovinavano il bel viso chiaro e tagliente che aveva. Iniziò a giocare con i suoi capelli dorati attorcigliandoli alle dita.
-         Ciao, vedo che ti piace disegnare, sei davvero brava – dissi allegra, riferendomi al disegno sul suo banco -.
Lei mi guardo imbarazzata, quasi lusingata, sembrava che non avesse mai avuto un complimento in vita sua.
-         Mi piace molto disegnare, ne ho sempre il diario pieno! – affermò ilare.
-         Perché non andiamo fuori? -.
La ragazza non rispose, ma si alzò dalla sedia e mi fece cenno di andare, dopotutto chi tace acconsente.
Era una decina di centimetri più alta di me, cosa non improbabile visto che a malapena arrivavo a un metro e mezzo, ero abituata a guardare dal basso in alto. Andammo fuori nel cortile sotto il grande gelso che dava ombra e iniziammo a parlare.
Era una persona schiva, ma interessante. La trovavo simpatica e non mi sarebbe dispiaciuto passare il tempo con lei.
Improvvisamente mi resi conto che non sapevo di lei una cosa fondamentale: il suo nome.
-         Come ti chiami? – chiesi di punto in bianco – io sono Sophie Nelson, se non te ne sei accorta durante l’appello, tu dovresti essere… -.
-         Esther Morris -.
 
La invitai ad uscire con me e il mio gruppo di amici, si presentò vestita in modo decisamente stravagante. Pareva una punk degli anni Settanta pronta a scatenare una rivoluzione, era quasi irriconoscibile. Indossava un giubbotto di pelle nero, pieno di scritte, dei pantaloni strappati e consunti ed era piena di borchie di metallo.
Era Esther?
-         Ciao Sophie – disse spontanea.
Era lei, come diavolo aveva fatto a diventare così? Lei era la ragazza che non parlava mai, timida e introversa e in quel momento mi trovavo la regina delle borchie: erano la stessa persona! Forse soffriva di una malattia affine alla licantropia.
No, la sua parte timida era solo una maschera che aveva a scuola, in realtà era una chiacchierona troppo divertente!
Non era sola, insieme a lei c’era una ragazza, che pareva normale, era la migliore amica di Esther: Nathalie Gray. Era una ragazza paffuta dai lineamenti dolci e il viso chiaro, incorniciato da capelli color cioccolato e ornato dai suoi occhi dello stesso colore. Lei aveva i miei stessi interessi: la passione per i libri, soprattutto i gialli, la poesia e tante altre cose, era fantastico!
La serata passò magnificamente, non mi ero mai divertita tanto. Mi resi conto che tanti miei sogni si erano finalmente realizzati: avevo trovato le amiche avevo sempre desiderato.
 
 

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Capitolo 2
*** Tre anni dopo... ***


Eravamo arrivata in quarto superiore. Incredibile, ma vero, eravamo riuscite a sopravvivere a tutti quegli anni. Ormai avevamo tutte e tre diciassette anni e ci vedevamo ogni volta che ne avevamo l’occasione. Eravamo migliori amiche, spesso nemmeno ci rendevamo conto che ci isolavamo dagli altri, con conseguente incazzatura di Josh, il ragazzo di Esther. Ebbene si, la biondina ha fatto conquiste! Erano passati almeno due anni da quando si misero insieme, nonostante litigassero in continuazione, si amavano molto.
Ogni sabato prima di vederci con gli altri, ci incontravamo il pomeriggio a casa di Esther e ci mettevamo al computer per navigare su internet.
Un giorno stavamo tutte e tre nel salotto, stavamo parlando del ragazzo che mi piaceva, Aaron. Tuttavia il ragazzo voleva solo sfruttarmi, ma non riuscivo a sfuggire ai suoi desideri pur di compiacerlo.
-         Un idiota, è solo un idiota! Ti rendi conto che ti sta solo usando? – mi disse Esther incavolata.
-         Non ci riesco! Io lo amo! – risposi triste.
-         Potresti sfruttarlo anche tu! Può essere un buon trombamico! – propose Nathalie.
Esther la fulminò con un’occhiataccia.
-         A lui piacciono tanto quelle cose strane sugli alieni … - dissi fra me e me.
-         Bah sicuramente esistono altre forme di vita – affermo Nathalie.
-         Andiamo a vedere sul pc qualcosa? – propose la bionda.
Nathalie ed io acconsentimmo e attorniate al computer per trovare qualcosa. Ci piacevano questi argomenti strani come gli alieni, la magia e altre cose un po’ambigue. Gli altri ragazzi della comitiva ci vedevano sempre come delle persone molto strane nella loro cricca, come se fossimo tre streghe pronte a dare il malocchio.
Entrai in un sito che parlava di creature extraterresti, Esther e Nathalie mi lasciarono sola, erano andate in bagno a truccarsi, perché poco dopo saremmo uscite.
Apparve una grande schermata blu, piena di stelle e di immagini di strane creature. Vi era un lungo elenco in rosso delle varie tipologie di alieni: dagli umanoidi, agli esseri più spettrali a esseri mostruosi.
Vi erano i classici grigi sui quali si parlava in continuazione, ai rettiliani pieni di squame, dalla pupilla verticale.
Scorrendo quella lunga colonna di link colorati, me ne apparve uno che catturò la mia attenzione:
Alieni Nordici
Mi incuriosì il titolo ed cliccai sulla scritta rossa.
Apparve sullo schermo l’immagine di due esseri umani, un uomo e una donna: entrambi avevano lunghi capelli biondi, occhi chiara e la carnagione bianca; indossavano una tuta spaziale blu.
Sotto l’immagine c’era scritto qualcosa.
Gli alieni nordici o detti più comunemente pleiadiani sono lontani parenti degli umani. Essi hanno quasi sempre lunghi capelli biondi (a volte castani),occhi azzurri, verdi o gialli allungati e sono alti all’incirca da 1.75 a 2 metri …
La lettura di quelle righe mi fece creare in mente, come fossero queste creature, ma quando la immaginai mi venne un sussulto. Mi apparve Esther in una di quelle tute supertecnologiche su un’astronave, pronta per esplorare lo spazio.
Ma che diamine stavo pensando? C’erano migliaia di esseri umani così, figurarsi se lei era un’aliena!
I pleiadiani vivono in armonia con gli altri, per questo hanno sviluppato la capacità della telepatia fra loro. Sono amici della terra e sono presenti fra noi, stanno cercando di insegnarci a essere pacifici e sereni.
Ecco avevo finalmente trovato la risposta che smentiva che la mia amica fosse un’extraterrestre. Esther non sapeva leggere nel pensiero e di certo non era una persona molto tranquilla, anche se …
Ricordai che ogni tanto io la chiamavo “strega madrina”. Lei era come quelle fate che esaudiscono i desideri delle loro figlioccie; certo Esther non realizzava i miei desideri a colpi di bacchetta, aveva un particolare modo di rendermi felice. Riusciva a farmi trovare i desideri più reconditi del mio animo e, con molta naturalezza, senza magie e superpoteri lo realizzava.
Dovevo smetterla di farmi queste fisime, se lei era una pleiadiana, me lo avrebbe detto. Se non ne fosse a conoscenza?
-         Ehi noi siamo pronte! – fecero capolino dalla porta Nathalie ed Esther sorridenti.
Guardai per pochi secondi la biondina che mi guardava con aria innocente e poi spostai lo sguardo sull’immagine nello schermo. Non era tanto diversa da loro.
L’occhio andò a finire su una frase sottostante.
Sono di natura saggia e gentile.
Esther probabilmente era saggia, ma sicuramente non era gentile, almeno non sempre. Ella era acida, scontrosa e anche un po’asociale, ma soprattutto lunatica! Guai a beccarla nei momenti no!
-         Nathalie vieni a leggere qui – dissi alla castana.
La ragazza si sedette vicino a me e iniziò a leggere il testo sullo schermo con aria attenta. Dopo aver finito mi guardo un po’stupita.
-         Pensi anche tu quello che penso io? – le chiesi.
Stava guardando a Esther che era rimasta sulla soglia della porta ad aspettarci, che vedendo noi che la stavamo squadrando cominciò a preoccuparsi.
-         Che c’è? Se mi fissate tanto, potete farmi una foto! – affermò la bionda.
-         Oddio! – esclamò stupita Nathalie – è incredibile! -.
-         Esther vieni a vedere! -.
Anche lei lesse la pagina e rimase perplessa.
-         Tu sei una pleiadiana – dicemmo Nathalie ed io all’unisono.
-         Nah starei felice sul mio pianeta, mica qui -.
Prendemmo la cosa scherzando e non ci pensammo su più di tanto.
Prendemmo i cappotti e andammo insieme a vederci con gli altri. Se avessimo detto ciò che avevamo scoperto a quelli, ci avrebbero prese per pazze, perciò la cosa rimase tra noi.
La serata trascorse tranquilla come tutte le altre, ci divertimmo e mangiammo schifezze a volontà fino a scoppiare.
Tornai a casa distrutta e velocemente mi spogliai e misi la mia vestaglia azzurra e bianca e le mia pantofole a forma di gatto. Felice mi stesi sul letto e mi feci prendere dal sonno. Improvvisamente lo schermo del cellulare sul comodino, s’illuminò: era arrivato un messaggio.
Chi è che mi disturbava? Controllai e vidi chi era: Esther.
 
 
 

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Capitolo 3
*** Segnali ***


Stanotte mentre ero sul balcone a vedere le stelle, ho sentito una strana voce… era delicata e dolce. Per un attimo ho pensato ai pleiadiani xD saranno solo i vicini, io non sono una telepatica! Buonanotte :*
Che strano messaggio di buonanotte, di solito Esther non scriveva mai cosa faceva nei messaggi, salutava e basta. Rimasi a fissare lo schermo del cellulare stesa sul letto, avvolta dalle coperte e riscaldata dallo scaldaletto.
Rimasi perplessa per quel messaggio, ma non ci diedi tanto peso e lasciai che la stanchezza mi facesse addormentare.
La domenica mi svegliai con i raggi di sole in faccia, che filtravano dalla serranda della finestra. Un bel risveglio dopo tanti giorni faticosi di scuola. Guardai l’orologio sul comodino, segnava le 10.30 e mia madre non era ancora venuta a svegliarmi.
Mi alzai e andai in cucina per fare colazione. C’era mia madre a cucinare le frittelle, mio padre a leggere il giornale e mio fratello Christofer che stava mangiando biscotti a sbafo.
Facemmo la colazione tutti insieme, non parlammo molto, si sentiva per lo più il tintinnare dei cucchiaini e lo sciabordare del latte versato. Mangiai velocemente e andai in camera mia a recuperare i libri per fare i compiti. Avevo la brutta abitudine il sabato di buttare lo zaino dove mi capitava, poi il giorno dopo non sapevo mai dove stava. Fortunatamente la mia casa era piccola, quindi non mi sono dovuta disperare più di tanto per trovarlo. Guardai il diario: biologia, inglese e storia.
Nel giro di due ore e mezza riuscì a finire tutto e ad essere in perfetto orario con il pranzo. Si sentiva il delizioso odore del pesce fritto provenire dalla cucina, tanto da aprire lo stomaco. A tavola vi era una grossa ciotola di vetro piena di frittelle di merluzzo, inutile dire che Christofer ed io siamo partiti all’assalto. Il pasto trascorse con le chiacchiere dei miei, io rimasi in silenzio a pensare al messaggio che mi aveva inviato Esther.
-         Oggi stai stranamente silenziosa Sophie – mi disse mamma – è successo qualcosa? -.
-         No, niente, sono solo un po’stanca – risposi evasiva.
Di solito a mia madre dicevo tutto, era davvero una buona confidente, ma non potevo dirle che pensavo che una delle mie migliori amiche fosse un’aliena!
Il pomeriggio arrivarono a casa mia Nathalie ed Esther e ci chiudemmo nella mia stanza, come eravamo solite fare.
-         Tu! – sbraitai puntando il dito alla biondina – mi devi dire che cosa è successo ieri sera! -.
La ragazza mi fissò con i suoi grandi occhi chiari con aria perplessa.
-         Niente – rispose candidamente.
-         Ah si? Allora perché mi hai mandato un messaggio dove dicevi di aver sentito strane voci? -.
-         Ma dai! Credi ancora alla storia dei pleiadiani? Pensi davvero che stiano cercando di contattarmi? Certo che a volte mi sorprendi Sophie! -.
-         No, io non ci credo a quella storia, ma… -.
Mi resi conto che ci credevo sul serio, stavo dicendo una marea di cazzate! Come potevo dire alle mie migliori amiche che credevo nell’esistenza di splendide creature, dall’aspetto etereo senza essere presa per pazza?
Date le persone prese in questione, queste lo sapevano a prescindere che non avevo tutte le rotelle a posto.
-         Io credo nei pleiadiani! Sospetto che tu sia uno di loro! – ammisi.
-         Si certo e tu sei un agente intergalattico a cui le è stato affidato il compito di riportarla al suo pianeta – affermò sarcastica Nathalie.
-         Ci pensi però Nathalie? – dissi alla mora – sai che figata sarebbe avere un aliena per amica? -.
-         La usavamo come fenomeno da baraccone e guadagnavamo soldi a palate! -.
Nathalie ed io scoppiammo a ridere.
-         Idiote – bofonchiò Esther.
Decidemmo di andare via da casa mia, andammo alla spiaggia vicina. Un tempo c’era un lido balnerare li, ma fu chiuso qualche anno fa e di esso erano rimaste le varie strutture ormai fatiscenti. Ci andammo a sedere su un muretto, di fronte al mare, ci piaceva l’inverno vedere lo spettacolo del mare infuriato, senza la gente che faceva il bagno e gironzolava in giro. Il vento scompigliava i miei capelli corti, mi piaceva quella sensazione.
-         Secondo voi sono stupida ad andare dietro a una cosa simile? – chiesi rompendo il silenzio.
Le ragazze mi guardarono stranite.
-         Dietro cosa? – chiese Esther.
-         A credere nell’esistenza dei pleiadiani -.
-         Sicuramente ci sono altre forme di vita fuori da questo pianeta – affermo Nathalie risoluta – i pleiadiani potrebbero esistere, ma è alquanto improbabile -.
Per fortuna loro riuscivano sempre a capirmi, cosa non avrei fatto senza di loro!
Per passare il tempo avevo messo nella mia borsa un pacco di biscotti al cioccolato e insieme ce li sgranocchiammo con gusto. Iniziammo a parlare di tutto e di più, fra risate e zuffe di parole fra Esther e Nathalie.
Improvvisamente Esther si alzò e andò ad avvicinarsi verso il mare, di punto in bianco, senza darci una ragione. Nathalie ed io ci guardammo interdette.
-         Esther! Che diavolo stai facendo? – urlò la bruna alla ragazza, che ormai era così vicina al bagnasciuga che stava rischiando di bagnarsi.
-         Voi non sentite qualcuno che ci sta chiedendo aiuto? -.
-         No – disse confusa – non hai bevuto niente prima di vederci? -.
-         Nulla – rispose minacciosa –possibile? C’è qualcuno che sta chiedendo aiuto e in fretta! -.
-         Esther, qui non c’è nessuno e non sentiamo nulla oltre il mare – le dissi cauta.
-         Io sento qualcuno che sta parlando, ma voi non riuscite a sentirlo… sto impazzendo? -.
In lontananza apparve una barca mezza distrutta, in balia delle onde impetuose che la sbattevano da ogni parte. Sulla piccola imbarcazione vi erano due persone, che non si vedevano molto bene da quella distanza.
Quando furono più vicini, riuscì a squadrarli, erano due uomini, entrambi con lunghe chiome chiare. A occhio e croce dovevano essere parecchio alti, o per lo meno più alti di me e Nathalie che superavamo il metro e sessanta a malapena. Indossavano delle strane divise aderenti mai viste prima. Il popolo dei vichinghi era ritornato a conquistare i mari?
I due uomini trascinati dalla corrente lasciarono la barca e cercarono di arrivare faticosamente a nuoto verso la riva, visto che il loro mezzo stava per sfasciarsi del tutto. I flutti li travolsero e le onde li portarono impetuosamente sulla sabbia sotto i piedi della bionda.
-         Che  vi avevo detto? – strepitò la ragazza.
Nathalie ed io rimanemmo immobili a guardare quello che era appena successo, non riuscivamo ancora a credere che quelle richieste d’aiuto fossero vere.
Improvvisamente i due uomini si alzarono esausti e ci guardarono, poi posero l’occhio su Esther e il loro sguardo si fece più intenso.
Erano persone strane, già il modo in cui erano giunti era stravagante: nessun uomo dotato di un minimo di buon senso avrebbe navigato in un mare così agitato e sarebbe naufragato sotto i piedi di una ragazza.
-         Siamo finalmente arrivati – mormorò un uomo all’altro.
-         Cominciamo già bene, siamo appena arrivati su questo pianeta e già ci siamo fatti notare! -.
Questo pianeta? Erano appena giunti su questo pianeta? Dunque loro erano di altro mondo, erano alieni!
-         Beccati! – disse beffarda Nathalie.
I due individui la guardarono male, ma sapeva che ormai noi avevamo capito tutto.
-         D’accordo, ora sapete che non siamo della Terra, ma di una pianeta delle Pleiadi, ma non dovete farne parola con nessuno! – minacciò l’alieno splendido – siamo tra voi da diversi secoli, siamo vostri amici -.
-         Perché siete giunti in questo modo? – chiese Nathalie incuriosita.
-         Abbiamo avuto delle complicazioni e abbiamo lanciato un messaggio telepatico al nostro simile più vicino. Qualcuno qui ci ha risposto -.
Lo sapevo! I pleiadiani esistevano davvero e in quel momento ne avevo le prove tangibili!
-         Qui non c’è nessun vostro simile – dissi a loro – stiamo solo noi tre su questa spiaggia al momento -.
-         Vuol dire che forse una di voi è una di noi – rispose soave uno dei due incantevoli uomini.
Lo sguardo mio e di Nathalie si posò su Esther confusa, ci venne un sussulto per l’inquietudine, era troppo irreale quella situazione. Esther li aveva sentiti, sicuramente lei era ad aver risposto al messaggio, capacità che avevano solo i pleiadiani.
Esther era sempre stata una ragazza un po’particolare, spesso era sempre distratta, era nel suo mondo, magari inconsciamente pensava al suo pianeta d’origine. In quel preciso momento avevo avuto l’assoluta conferma che la mia migliore amica era una di quelle splendide creature.
 

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Capitolo 4
*** Nuovi vicini ***


Nathalie ed io squadrammo i due extraterresti tanto simili alla nostra specie e poi guardammo Esther che era rimasta interdetta da quello che aveva appena scoperto.
Davanti a noi c’erano due giovani ragazzi, dovevano avere più o meno la nostra età, di una bellezza quasi eterea. Erano alti quasi due metri, con un fisico perfetto e la pelle chiarissima, quasi da sembrare luminosa.
Il più alto aveva il viso più spigoloso, una lunga chioma di capelli lisci biondi e chiarissimi, due occhi grigio pallido e il naso affilato; l’altro aveva i tratti più dolci, più da ragazzino, degli splendidi capelli mossi dorati, color grano come Esther, due enormi occhi acquamarina e il naso a patata.
Ci fissarono intensamente, io e Nat eravamo incantate dai quegli occhi meravigliosi che avremo potuto fissare anche per ore.
-         Giurate di non far parola a nessuno della presenza dei pleiadiani sulla Terra! – affermò l’alieno dal aspetto più giovane.
-         Non ce ne sarà bisogno –lo interruppe il compagno – per essere certi della loro parola, le cancelleremo la memoria -.
Nathalie ed io indietreggiammo intimorite fino ad essere bloccate dal muro a strapiombo che separava la spiaggia dalla città.
-         Vi prego, non diremo nulla a nessuno! – implorai.
-         Cosa ce lo dovrebbe far credere? – disse uno dei due.
Non sapevo come ribattergli, poi Nathalie si fece coraggio.
-         Per il bene della nostra amica, che è una vostra simile -.
Si avvicinò Esther ai suoi simili.
-         Come vostra simile – balbettò – posso garantirvi che manterranno la parola -.
Gli alieni si convinsero che non eravamo una minaccia per la loro copertura e si scusarono per il loro comportamento.
-         Voi siete appena arrivati, dove andrete adesso? – chiesi incuriosita.
-         Non lo sappiamo ancora – disse il pleiadiano dai capelli chiarissimi – penso che al momento vivremo come vagabondi – affermò triste – la nostra astronave si è distrutta durante l’atterraggio e ora ci dobbiamo arrangiare -.
-         Possiamo aiutarvi – dissi.
Gli alieni mi sorrisero riconoscenti.
-         Perché non li tieni nel garage sotto casa, Sophie? – propose Nathalie.
-         Bell’idea! – esclamò Esther – tanto la sotto non ci va mai nessuno! -.
-         Cosa? Degli alieni nel garage di casa mia? Siete matte? -.
Le due ragazze mi guardarono in cagnesco, effettivamente come potevo abbandonare degli esseri così leggiadri, inoltre simili della mia migliore amica? Non avevo scuse per dire di no!
-         Va bene ragazze, ma solo finché non sono autosufficienti! -.
Nathalie ed Esther esultarono felici e i due alieni mostrarono un’espressione di gratitudine.
-         Io sono Sophie Nelson – mi presentai timidamente.
-         Nathalie Grey -.
-         Esther Morris -.
-         Faremo di tutto per aiutarvi – disse Nathalie – ma abbiamo solo diciassette anni e non possiamo fare granché e… -.
Il pleiadi ano dai capelli dorati le fece segno di tacere.
-         Non vi preoccupate -.
-         State già facendo tanto e vi ringraziamo, mi chiamo Sidus, non abbiamo molti anni di differenza da voi. Io ne ho diciannove! -.
-         Sono vostro coetaneo – disse allegro l’altro – comunque io sono Aster -.
Andammo via dalla spiaggia, anche perché l’aria stava diventando talmente fredda che si poteva vedere il vapore dei nostri respiri. Dato che i due alieni erano vestiti in modo alquanto stravagante, decidemmo di imboccare delle strade secondarie dove non passava nessuno. Fortunatamente la domenica nel mio quartiere la maggior parte della gente passava la giornata a poltrire davanti al televisore.
Arrivati sotto casa mia, scendemmo nel grande garage. Trovare l’interruttore fu davvero una sfida, ma alla fine riuscimmo ad illuminara la vecchia stanza tutta impolverata. Dentro vi erano vecchi mobili che non usavamo più e le biciclette mie di Christofer.
Vi erano due materassi, quelli sarebbero stati i loro letti e vi era un minuscolo bagno di servizio: il minimo indispensabile per sopravvivere c’era.
Con po’di fatica e di olio di gomito sistemammo la stanza, in effetti dovevamo farlo da tanto tempo, visto che io, Esther e Nathalie ci andavamo spesso: ora avevamo trovato una buona ragione per tornarci praticamente ogni giorno.
Aster felicissimo per il modesto alloggio si fiondò in bagno e quando ne uscì rimanemmo tutti sbalorditi: aveva trovato un vecchio rasoio di mio padre e si era tagliato i capelli. Era stupendo con i capelli lunghi, pure in quel momento era un Apollo, ma stava meglio prima!
-         Cosa hai fatto? – schiamazzammo Nathalie e io al unisono stupefatte.
-         Mi sono tagliato i capelli- rispose con aria innocente – ho visto che qui sulla Terra i maschi non portano lunghe zazzere e ho voluto avvicinarmi al loro stile! -.
Mettemmo le mani in faccia per la pateticità, ma era solo un povero alieno diciassettenne arrivato poche ore fa sul nostro pianeta, cosa potevamo pretendere da lui?
-         Per me è carino così – proferì Esther.
-         Tu stai zitta! – le sbraitammo tutte e due.
Esther, Sidus ed Aster ci guardarono inquieti, come se fossimo delle creature demoniache.
-         Ok, forse è meglio se la smettiamo – ammisi.
Nathalie calmò i suoi spiriti bollenti e ci andammo a sedere su una cassa di legno e di fronte a noi, Aster e Sidus accomodati su delle sedie di plastica verde bottiglia.
-         Perché siete qui? – chiesi curiosa.
-         Per lo stesso motivo per cui giungono i pleiadiani sulla Terra – affermò Sidus – per far in modo che l’uomo si elevi -.
-         Non era per la minacc… -.
Sidus lanciò un’occhiataccia ad Aster, non lasciandogli la possibilità di finire la frase.
-         Taci! Ricordati che non sono pronti! – minacciò.
Aster abbassò lo sguardo.
-         Siete sicuri che la nostra amica è una di voi? – chiese Nathalie.
-         Sicuri, era l’unica in zona che aveva risposto alla nostra richiesta d’aiuto in zona. Certo, la risposta era molto ingarbugliata, ma era comprensibile -.
-         Sa leggere nel pensiero? -.
-         Certo, ma la vostra amica è poco allenata con la telepatia, dunque non sempre riesce nell’intento – disse categorico il pleiadi ano dai capelli lunghi.
-         Deve essere un bel po’di tempo che non torni al tuo pianeta eh? – chiese Aster alla sua simile.
-         Veramente io prima di oggi non sapevo di essere un extraterreste -.
-         Evidentemente – esordì Sidus – sei stata così tanto su questo pianeta da non ricordarti da dove vieni, dovevi avere allora pochi mesi -.
-         Sarà uno dei tanti nostri spedito sulla terra per quella ragione che sappiamo noi -.
Improvvisamente si sentì una canzone metallara, era il cellulare di Esther che squillava, la stava chiamando Josh. Ultimamente i due stavano litigando in continuazione, perché lui era dell’idea che lei stava sempre con noi e non si filava mai lui e gli altri ragazzi della comitiva. La ragazza accettò la chiamata e Nathalie ed io ci avvicinammo a lei per sentire tutto.
-         Pronto? -.
-         Esther, sono passato a casa tua e non c’eri – il tono del ragazzo era alterato – sai benissimo che oggi usciamo con gli altri -.
-         D’accordo amore, poi vi raggiungo -.
-         No no, ancora fai come l’altra volta che hai preferito stare con le tue amiche! So benissimo che stai a casa di Sophie ed io sto venendo a prenderti -.
La ragazza s’inquietò e sgranò gli occhi.
-         Cosa? Stai venendo a prendemi? – chiese incredula.
-         Esatto sto proprio presso il garage della casa di Sophie, adesso scendo e ce ne andiamo via tutti -.
Josh chiuse la chiamata.
-         Merda! Se Josh ci vede qui con loro siamo nei guai! – esclamò la bionda.
-         Troveremo una scusa – disse Nathalie cercando di far mantenere la calma.
-         Bene – le tuonai – tu sei la regina delle scuse quindi trovane una buona e in fretta! -.
La ragazza iniziò a rimuginare su cosa avrebbe potuto dire.
 Intanto Esther andò sulla soglia del garage ad aspettare il ragazzo, chi l’avrebbe detto che l’avremo dovuto, in un certo senso, “ affrontarlo”?
Una domanda mi balenò in testa: Josh avrebbe mai accettato l’idea che la sua ragazza veniva da un altro pianeta o avrebbe mandato all’aria due anni e mezzo di storia?
Non ci rimaneva che aspettare per scoprirlo.
 

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Capitolo 5
*** Sollievi ***


In lontananza si vedeva la figura scura di Josh che si dirigeva dritto dalla sua ragazza sul entrata del garage. Era più alto di quanto ricordavo, sarà stato all’incirca poco meno di due metri; infatti vi era almeno una differenza di venti centimetri fra lui ed Esther.
-         Bene, adesso andiamo dagli altri – esordì il ragazzo.
Esther protestò:
-         Ma io veramente … -.
Josh le lanciò uno sguardo minaccioso che non ammetteva repliche. Successivamente diede una veduta ai due ragazzi dall’aspetto nordico.
-         Loro chi sono? -.
Ci guardammo tutte e tre con un espressione preoccupata, in quel momento ci dovevamo davvero arrampicare sugli specchi.
-         Loro sono Aster e Sidus e … - incominciai imbarazzata.
-         Lui è il nuovo ragazzo di Nathalie! – mi interruppe Esther.
-         Chi? – chiesi stupita, ma cercai di non farlo vedere.
-         Aster! Sidus è suo fratello e ci ha voluto conoscere! -.
Il ragazzo dai riccioli scuri rimase un po’attonito, non si sarebbe mai aspettato che Nathalie si sarebbe mai fidanzata.
-         Wow – fu quello che riuscì a dire il moro.
Josh l’aveva bevuta e i due alieni fortunatamente non proferirono parola, forse stavano al gioco, o probabilmente Esther telepaticamente gli stava dicendo cosa fare.
-         Adesso andiamo Esther, gli altri ci stanno aspettando -.
Senza che la ragazza avesse potuto rispondergli, Josh la prese per un braccio e se la portò con sé. Nathalie ed io li guardavamo mentre si allontanavano, finché non sparirono all’orizzonte. Quando fummo certe che se ne fossero andati tirammo un bel sospiro di sollievo.
Improvvisamente Nathalie mi tirò con forza per la manica e mi trascinò insieme a lei nel piccolo bagno di servizio.
-         Oddio che culo che abbiamo avuto! – disse la mora – menomale che Esther è riuscita ad allontanarlo! -.
-         Adesso come facciamo con loro due? -.
-         Già, io dovrei pure far finta di stare con Aster! -.
-         È uno gnocco spaventoso! Anzi dato che è un alieno direi che è un figo spaziale! Di cosa ti lamenti? -.
-         Nulla, anzi sarò felicissima di recitare questa parte! Solo che sorge un problema: dobbiamo portarli con noi quando raggiungiamo gli altri? -.
-         Penso che al momento sia ancora troppo presto, Aster e Sidus sono appena arrivati sulla Terra, forse è meglio che prima imparino un po’i nostri costumi -.
Dopo aver dato le ultime cose ai due biondi, lasciammo il garage e andammo di corsa a raggiungere gli altri. Quando giungemmo al posto di ritrovo ci ritrovammo alle prese con la solita storia: Esther e Josh che stavano litigando per l’ennesima volta. Dopo un po’Esther tornò da noi di cattivo umore e insieme ce ne stemmo tutta la serata per i fatti nostri.
-         Uffa che schifo di serata! – imprecò Esther.
Eravamo presso la strada di casa mia, il mio orario di ritirata era il più ristretto delle tre e le altre mi accompagnavano sempre a casa.
-         Hai detto a Josh che sei una pleiadiana? – chiesi.
-         No, non ci crederebbe. Poi sarebbe un buon pretesto per lasciarmi -.
-         Lasciamo perdere, andiamo a dare la buonanotte ai due figoni – tagliò corto Nathalie – ossia al mio ragazzo e a suo fratello, vero Esther? -.
La bionda sorrise:
-         Vedo che questa trovata per imbrogliare Josh ti piace molto – affermò – e l’ho inventata io! Sono un vero genio -.
-         Non montiamoci troppo la testa! -.
-         Intanto a te non era nemmeno saltata fuori quest’idea! -.
Nathalie fece una smorfia simile ad un broncio.
Scendemmo giù al garage per andare a salutare i miei splendidi vicini, quando arrivammo, stavano dicendo qualcosa riguardo i Grigi. Non appena ci videro tacquero immediatamente, non si erano aspettati che saremo ritornate da loro e dalle loro facce si capiva, visto che erano alquanto sorprese. Sembravano parecchio turbati.
-         Che è successo? – chiesi.
-         Nulla, niente di grave – rispose evasivo Sidus.
-         Sicuri? – chiese Nathalie sospettosa.
-         Si, non preoccupatevi – rispose candidamente Aster.
Nathalie ed io non gli chiedemmo più nulla, ma rimanemmo comunque perplesse.
-         Stanno mentendo – una voce da dietro parlò.
Nathalie ed io ci girammo, era Esther che era rimasta sul ciglio della stanza.
-         I pensieri dei pleiadiani si percepiscono molto – esordì – e anche se non ho molta esperienza con la telepatia, qualcosa la riesco a capire -.
I due alieni si guardarono in faccia, forse stavano parlando con la forza del pensiero.
Aster voltò gli occhi sul soffitto, come se non voleva vedere l’espressione del suo compagno.
-         Dille la verità, ormai ci hanno incastrato – affermò Aster a Sidus.
Sidus aggrottò la fronte contrariato, ma sapeva che il suo simile aveva ragione, perciò gli diede retta.
-         Noi non stiamo qui solo per elevare gli umani – iniziò – ma anche perché la Terra è minacciata … -.
-         Dai Grigi? – chiesi dubbiosa.
-         Esatto, vogliono rendervi loro schiavi, anzi renderci, perché tanti pleiadiani sono stato purtroppo catturati da loro -.
Oddio gli alieni avrebbero invaso la Terra?
-         Arriveranno sul pianeta? – chiese Nathalie.
-         Si, vi conquisteranno e controlleranno le vostre menti -.
Che bella notizia sapere che degli alieni senza cuore ci avrebbero resi il loro zerbino!
-         Poco fa Aster ed io ne stavamo parlando. Ci è arrivato un messaggio telepatico dal nostro pianeta madre e ci ha avvisato che manca poco per l’attuazione del piano dei Grigi -.
-         Quanto esattamente? – chiesi preoccupata.
-         Non sappiamo la data, ma sappiamo che accadrà fra circa un anno terreste -.
D’accordo ricapitoliamo: in un giorno ho incontrato due alieni portati dal mare, ho scoperto che la mia amica è un aliena che avrei avuto degli extraterresti sotto casa e che delle creature nanoidi, prive di ogni sentimento stavano per fare a breve un’invasione aliena. Non era stata certamente una tranquilla giornata normale, ma forse frequentando certi posti e certa gente per non ce ne sarebbero mai state!
-         Dobbiamo fermarli! – affermò Nathalie.
-         Come? – chiese Esther, mentre si sistemava un ciuffo di capelli che gli cadeva negli occhi ( i vecchi occhiali del primo anno di liceo erano andati a farsi benedire) – saranno sicuramente più forti di noi! -.
-         Tecnologicamente sono diversi millenni più avanti dei terrestri – affermò Sidus.
-         Bene, questa è la conferma che siamo ancora più nella merda! – affermai.
-         Ci sarà una soluzione! – affermò la bionda.
-         Diciamo che i pleiadiani hanno tecnologia più avanzata della vostra – disse Aster.
-         Di circa diecimila anni – specificò Sidus.
-         Allora potete aiutarci! – esclamò Nat.
-         Certo, per questo siamo qui, ma non sappiamo se riusciremo nel intento. Un sacco di pleiadiani sono stati rapiti dai Grigi e ridotti in schiavitù -.
Eravamo preoccupatissime, eravamo troppo giovani per rovinarci l’esistenza fra un anno! Eravamo ancora nel fiore della giovinezza e sicuramente nessuna delle tre aveva intenzione di diventare la schiavetta di esseri schifosi.
-         Se solo gli umani imparassero ad usare il proprio spirito – disse sognante Aster.
-         Lo spirito? Di qualunque cosa di tratti voglio provare almeno ad imparare – affermò Nat.
-          A me spetterebbe pure di diritto – sbottò Esther – a sto punto mi viene da chiedere se quelli che ho a casa sono i miei veri genitori -.
-         Non credo che lo siano realmente – affermò placido Sidus – evidentemente i tuoi veri genitori ti hanno spedito qui da piccola per non farti cadere nelle mani dei Grigi, quelli che conosci tu saranno solo gli umani a cui ti hanno affidata -.
A Esther scappò un sorriso cinico in volto, aveva un pessimo rapporto con i suoi e non so quante volte ha pensato di scappare di casa (cosa che puntualmente non ha fatto).
Dopo aver fatto questa piccola discussine andammo tutte alle relative case e andammo a dormire beatamente.
Il giorno dopo mi alzai decisamente stordita.
  

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Capitolo 6
*** Il viaggio ***


Erano passati circa sei mesi da quando incontrammo i due splendidi alieni, ormai avevano imparato bene i nostri costumi e ogni tanto uscivano con noi. Tra noi comuni mortali ragazzi parevano così imponenti per la loro altezza, l’unico che era alla loro pari era Josh, oltre che il solo a riuscire a vederli in faccia senza alzare il capo. Esther e Josh dopo tutto quel tempo ancora facevano a gara a chi teneva il muso più a lungo, erano entrambi tremendamente testardi. Stava cominciando a passarmi per la testa il malefico pensiero che quello era solo il preambolo per la loro rottura, non poteva assolutamente succedere o almeno non in quel modo. Avevo visto il loro amore crescere così in fretta, ricordo ancora il primo giorno come se si fossero incontrati ieri.
Era un sabato sera di giugno, ci dovevamo incontrare alla piazza principale di Margate e con l ‘altro gruppo giunse un ragazzo nuovo. Egli era alto, abbronzato e con capelli mossi castani. Quando i suoi occhi scuri incontrarono quelli chiari di lei, i loro sguardi sembravano  incrociarsi attraverso una scossa elettrica, ma non per fulminarsi a vicenda, ma perché nacque subito un attrazione irresistibile verso l’altro. Quello fu un colpo di fulmine, che rapì il loro cuori e bruciò i loro cervelli.
-         Non ti preoccupare – mi diceva ottimista Douglas – non credo proprio che Josh ha intenzione di lasciarla, è solo il solito cocciuto -.
Douglas era il migliore amico di Josh: fisico stupendo, culo perfetto e anche di faccia non era niente male, era proprio un gnocco. Peccato che il ragazzo era interessato a ben altre fanciulle non presenti nella comitiva e noi eravamo solo sue amiche.
-         Lo spero – gli risposi – riuscirò fino alla fine a far mettere a quella stupida l’orgoglio da parte! -.
Purtroppo per tutto quel tempo la ragazza non si decise a mettere da parte il suo amor proprio, era ancora convinta che fosse colpa solo di lui se erano entrambi che stavano sbagliando.
La presenza di Aster e Sidus però si rivelò di grande compagnia, Nathalie era felicissima di essere per finta di essere la ragazza del alieno più giovane (anche se le sarebbe piaciuto di più se lo fosse stato davvero).
Era arrivata l’estate e passavamo le giornate a mare e quando calava la sera stavamo con quei bei fustacchi in qualche locale, cercando in ogni modo di snobbare gli altri.
Perché non ci frequentavamo con gli altri? In quel periodo nel gruppo era entrata gente che non ci piaceva e qualcuno stava tessendo trame oscure fra tutti noi per farci litigare per qualunque sciocchezza. Noi tre sapevamo che prima o poi quella situazione sarebbe esplosa in uno scompiglio inimmaginabile, perciò decidemmo di starci fuori il più possibile.
Una sera, dopo aver passato la giornata, scendemmo giù dai nostri bellissimi amici, che stranamente avevano indosso le tute blu di quando ci eravamo incontrati per la prima volta (intanto eravamo riuscite a procurargli dei vestiti meno stravaganti).
-         Cosa fate? – chiesi innocentemente.
-         Torniamo ad Antea, il nostro pianeta – rispose Sidus.
-         Perché? – chiedemmo tutte e tre all’unisono.
Aster ci guardo triste, si era affezionato a noi, specialmente a Nathalie, chissà se provava qualcosa per lei.
-         Dobbiamo portare un po’di rinforzi agli altri pleiadiani su questo pianeta, se vogliamo salvarlo dai Grigi -.
Rimanemmo in silenzio, eravamo tutte e tre rattristate da quella notizia.
-         Voglio venire con voi! – sbottò Nathalie rompendo la quiete.
-         Potresti pure venire ad Antea, ma ne sei sicura? – chiese Sidus.
Ad Aster guizzò un lampo di speranza nei suoi occhi meravigliosi, sognava tanto di stare ancora con una di noi.
-         Con i tuoi genitori cosa pensi di fare? – le chiese Esther con quasi tono di sfida – non puoi certo andare da loro e dire che parti per un viaggio interstellare anni luce da noi! -.
-         Con i miei troverò una soluzione, ma io voglio rimanere con loro – affermò risoluta.
-         Voglio venire anch’io con voi – dissi a bassa voce.
Mi dispiaceva troppo lasciarli, probabilmente sarebbero tornati sulla Terra, ma chissà in quale parte del mondo sarebbero andati! Di certo non sarebbero tornati in una misera città inglese come Margate!
Ben presto trovammo una scusa convincente per i nostri genitori per andar via di casa: dicemmo che dovevamo fare un viaggio in America per tre mesi con la scuola come attività fuori programma. Essendo i nostri dei fissati della scuola acconsentirono subito e il problema fu risolto.
Anche Esther volle venire con noi, anche quella volta il trio non si sarebbe sciolto, anche davanti a un viaggio spaziale! Lei decise di non adottare questa scusa, voleva direttamente scoprire dai suoi tutori chi fosse veramente.
Pochi giorni dopo che i due pleiadiani ci annunciassero la notizia del loro viaggio, noi tre andammo a casa di Esther, la ragazza aveva le piene intenzioni di sapere la verità sul suo conto.
Noi rimanemmo giù al portone ad aspettare, ci sedemmo sulle scale ad aspettare che la ragazza scendesse per raccontarci tutto. Ormai era risaputo tra noi che quelli in quella casa non erano i genitori di Esther. Tuttavia la bionda non gli aveva mai confessato di aver scoperto cosa fosse realmente.
Intanto Nathalie ed io rimanemmo a guardare il mare sulla soglia.
-         Tutto questo è incredibile – mi dissi felice.
-         Cosa? – chiese Nathalie.
-         Tutto questo, ancora non riesco a credere che stiamo per partire per un altro pianeta -.
-         Già è fantastico. Ancora non riesco a credere, ma io credo che sia molto di più che … -.
-         Cosa? -.
-         Aster -.
-         Non è finzione -.
-         No, mi sono resa conto che mi piace davvero. Lui è perfetto, sia dentro che fuori, ma non perché è un impeccabile pleiadi ano, ma perché è Aster -.
-         Così Nathalie la ragazza dal cuore di pietra si è innamorata – le dissi scherzando.
-         Zitta tu! – disse ridendo.
Ad un tratto sentimmo il rumore di una porta che si apriva e poco dopo si chiudeva. Poi uno strepito continuo di passi, Esther era tornata e aveva una faccia alquanto stralunata.
-         Allora cosa che successo? – le chiedemmo a bruciapelo.
La bionda ci fece segno di calmarci.
-         Mettetevi comode ragazze, ho tante cose da raccontarvi, una più incredibile dell’altra -.

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Capitolo 7
*** Rivelazioni ***


( punto di vista di Esther, un quarto d’ora prima che ritornasse dalle amiche).
Arrivai a casa e mi accorsi che stavano sia mia madre che mio padre, la prima in cucina, il secondo a vedere la televisione in salotto.
-         Ciao Esther – sentii dalla cucina.
-         Mamma, papà vi devo parlare – dissi seria.
Mia madre uscì dalla stanza con la faccia preoccupata e mio padre posò lo sguardo su di me stranito.
-         Io so chi sono – iniziai.
I miei genitori si guardarono confusi.
-         E forse il mio luogo di provenienza non è Margate – continuai.
Continuarono a guardarsi, ma stavolta le loro perplessità si stavano trasformando in preoccupazioni.
-         Cosa dici Esther? Tu sei sempre stata qui! – affermò mio padre.
-         Forse avrò passato tutta la mia esistenza a Margate, ma non credo che io sia nata in questa città, anzi in questa nazione, o meglio questo pianeta, giusto? -.
L’avevo preso in castagna e se ne era accorto, rassegnatosi all’idea di continuare a insabbiare le mie origini, non replicò.
-         Mamma, papà, chi sono io? – chiesi dolcemente.
Entrambi abbassarono lo sguardo amareggiati.
-         Adrian credi che lei … -.
-         Si Marion, lei sa tutto – mio padre interruppe la moglie – come l’hai scoperto? – mi chiese.
-         Ho incontrato miei simili – risposi.
-         D’accordo, è ora che tu venga a sapere un po’di cose sul tuo conto, penso che tu abbia già intuito che noi non siamo i tuoi veri genitori -.
-         Esatto -.
-         Ti abbiamo adottata quando avevi appena un mese – un sorriso pieno di amarezza apparve sul suo viso – a quel tempo ero un agente dei servizi segreti della MI5 -.
Rimasi sbalordita da quella confessione, non mi sarebbe mai passato per il cervello che un essere placido e tranquillo come mio padre poteva essere stato un agente segreto.
-         I pleiadiani giungono fra noi dalla notte dei tempi – continuò – mentre ero in servizio una marea di pleiadiani sono venuti qui della Terra per sfuggire alla schiavitù dei Grigi -.
-          Me lo hanno raccontato -.
-         Un giorno ero ancora in servizio alla MI5, una coppia fuggiasca di pleiadiani giunse da noi, dovevano tornare al loro pianeta, ma non erano sicuri di scampare dai Grigi -.
-         Wow -.
-         Avevano con sé il loro piccolo, sapevano che rischiavano e non volevano che finisse nelle mani dei nemici -.
-         Cosa fecero? -.
-         Dovevano assolutamente ritornare ad Antea, ma pur di non rischiare affidarono ai servizi segreti il piccolo, che si rilevò una femmina -.
-         I servizi segreti … -.
-         Nessuno la voleva, dopotutto era pur sempre un’aliena. Alla fine la presi io, quella bambina eri tu -.
Rimasi sconcertata per quello che mi aveva detto, mio padre stava triste a guardarmi e mia madre stava silenziosamente piangendo. L’unico rumore che si sentiva erano i singhiozzi dello strazio di mamma. Entrambi speravano che l’avessi mai scoperto, che avrei vissuto una vita normale come tutti gli altri, ma il destino ha voluto che la verità venisse a galla.
-         I miei genitori che fino hanno fatto? – chiesi triste.
Mio padre mi guardò malinconico.
-         Io credo che non ce l’abbiano fatta -.
-         Voi comunque rimarrete i miei genitori, vi siete presi cura di me come se fossi davvero vostra figlia -.
La discussione terminò con un abbraccio di gruppo. Con loro ci avevo litigato, urlato, insultato e nonostante ciò loro continuavano ancora a volermi bene e io altrettanto.
-         Andrò ad Antea, ho già deciso – affermai risoluta.
-         D’accordo, mi sembra giusto che tu conosca le tue origini – rispose mio padre.
-         Non tornerai più? – chiese mia madre afflitta.
-         No, tornerò, prima o poi -.
-         Abbi cura di te , addio -.
-         Questo non è un addio, ma solo un arrivederci – dissi con una punta di felicità.
Scesi giù, vidi dalle scale del pianerottolo Sophie e Nathalie sedute presso il portone ad aspettarmi. Quando mi feci vedere, mi fecero il quarto grando:
-         Allora cosa è successo? -.
-         I tuoi che hanno detto? -.
-         Come l’hanno presa? -.
-         Ragazze basta, così mi fate mancare il respiro! – gli tuonai.
Le due more risero.
-         Ora vi racconto, ma mettetevi comode perché ho tante cose da dirvi, una più incredibile dell’altra -.
Quando finì di dire l’accaduto Nathalie e Sophie rimasero sbalordite, nessuno si sarebbe aspettato tutto ciò.
-         Non ci posso credere! – esclamò Nathalie.
-         Anche io faccio ancora fatica a crederci – le dissi ridendo.
Dunque dopo questo episodio sconvolgente e shoccante potevamo finalmente andare ad Antea. La stavamo prendendo così alla leggera, come se fosse stata una gita scolastica.
Corremmo subito verso il garage di Sophie, proprio quest’ultima ci bestemmiò che eravamo troppo veloci, era la più bassa e quindi la più lenta. Intanto chiesi cosa avessero fatto durante la mia breve assenza.
-         Abbiamo parlato – disse vaga Nathalie.
-         Si, certo abbiamo parlato di una povera ragazza innamorata – disse beffarda Sophie.
-         Cioè? – chiesi.
-         La nostra Nathalie si è innamorata! -.
Nat arrossì imbarazzata, solitamente non si innamorava di nessuno e una cosa del genere era un colpo basso per lei.
-         Stai zitta! – sbraitò la ragazza a Sophie.
-         Ah ah beccata! – dissi prendendola in giro –Nathalie è innamorata! -.
-         Non è vero! Aster è solo molto carino, simpatico, intelligente … -.
-         Hai finito di sprecare aggettivi? – chiesi.
Sophie scoppiò a ridere fragorosamente.
Arrivammo al garage, i due figoni erano sempre li, trovammo Aster che stava leggendo un libro e Sidus che a prima vista pareva meditare.
-         Missione compiuta! – esultammo allegre in coro.
Aster ci guardò e sul suo incantevole volto apparve un sorriso.
-         Ci siete riuscite? Potete venire con noi? – chiese speranzoso.
-         Esatto, tutte e tre – disse Nat.
Sidus terminò quella specie di meditazione e ci diede la sua attenzione.
-         Perfetto, dunque adesso non avremo problemi – disse felice.
-         Quando partiremo? – chiese Sophie.
-         La navicella dovrebbe arrivare fra tre giorni all’alba e noi dobbiamo stare in aperta campagna, visto che non ci deve vedere nessuno -.
Eravamo felicissime di fare questo viaggio, certo potevamo evitare di partire all’alba!
Quei tre giorni decidemmo di passare più tempo possibile con le persone più care, con i genitori, gli amici e altri. Avrei dovuto fare pace con Josh in quel poco tempo che mi rimaneva, ma non mi sembrava giusto chiedere scusa per un suo torto! Le altre non facevano altro che dirmi che ero solo ostinata a fare così, ma io ero sicura delle mie convinzioni! Mi mancava tanto in realtà, i suoi baci, le carezze, gli abbracci, quanto tempo era passato dall’ultima volta che facemmo l’amore? Mesi, settimane, comunque troppo tempo. Stavo soffrendo tanto, ma come sempre l’orgoglio mi impediva di sistemare tutto! Io lo amavo!
Prima o poi sarei tornata a avrei sistemato tutto, in quel momento dovevo pensare solo al viaggio.

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Capitolo 8
*** Partenza ***


-         Svegliati Sophie dobbiamo andare! – strepitò Nathalie già piena di energie.
Mi girai dall’altra parte del materasso e mi misi il cuscino in faccia per non avere la luce che mi accecava.
-         Non voglio alzarmi! – bofonchiai.
Improvvisamente sentii che il materasso si stava muovendo e caddi a terra rotolando sul pavimento freddo e polveroso. Mi avevano buttato dal letto!
-         Muoviti! Non voglio rinunciare ad Antea per te – sbottò Esther.
-         Dai ragazze – dissi ancora piena di sonno – mica dobbiamo prendere il treno! -.
-         Perdiamo l’astronave così! – sbraitarono in coro.
-         Uffa, va bene! Ora mi alzo! -.
Sembravo un tricheco che a malapena riusciva a muoversi sulla banchina del polo Nord e dopo sforzi immani finalmente riuscii ad alzarmi in piedi. Eravamo andati a dormire tutte insieme nel garage e non so quali forze rendevano le mie amiche così energiche e pimpanti.
-         Andremo ad Antea yeah! – esclamavano in coro come delle bambine impazienti di avere il giocattolo nuovo.
A malincuore mi tolsi il pigiama, ancora pieno del calore della notte e mi misi gli indumenti che parevano così freddi. Presi il bagaglio e con fatica lo trascinai con me.
-         Sempre la solita! – mi rimproverò Nathalie – quanta roba hai messo la dentro? -.
Guardai i bagagli delle mie compagne: Nathalie aveva un borsone arancione da palestra che portava a tracolla e Esther aveva il suo zaino azzurro di scuola, io un enorme trolley verde che stava per esplodere. Avevo la valigia più grossa delle tre, come al solito mi stavo portando dietro mezza casa.
-         Ho messo solo l’indispensabile – dissi cercando di giustificarmi.
Fortunatamente casa mia non era tanto lontana dalla campagna e la fatica durò ben poco, visto che gli altri non mi aiutarono!
Arrivammo in un grande campo di erba bassa, era ancora umido e scivoloso per la rugiada della mattina che luccicava ai raggi del sole. Il cielo sembrava il dipinto di qualche pittore impressionista che gli aveva dato pennellate dei più svariati colori. Alzando la testa si poteva ancora vedere il manto blu scuro della notte, con quei piccoli forellini bianchi che erano le stelle. Andando a vedere verso l’orizzonte si poteva notare la timida sfumatura dell’azzurro mattutino che lentamente avanzava, dietro di lei il colore rosa e poi l’arancione del sole. Era uno spettacolo meraviglioso, chissà dopo quanto tempo l’avrei rivisto, non sapevo se ad Antea vi fossero gli spettacoli della natura terrestre. Avrei avuto nostalgia di quella scena meravigliosa, della natura, del mio pianeta.
Improvvisamente apparve in lontananza nel cielo un piccolo punto argenteo che, avvicinandosi, si stava facendo sempre più grande. I due ragazzi dai capelli chiari la stavano guardando intensamente, intuii che era la nostra astronave. La nave spaziale si posò sulla terra silenziosamente e subito dopo aprì l’entrava e fece uscire una scala in metallo per farci salire. Non era molto grande, aveva la forma di disco rigonfiato nel centro ed era completamente fatta con un materiale metallico.
All’interno non vi era nessuno, andammo a controllare nella sala di pilotaggio, ma non vi era nessuno.
-         Se in questa navicella non c’è nessuno – disse Nathalie – come diavolo ha fatto ad arrivare fin qui? -.
-         Pilota automatico cara – rispose Aster dolcemente – anche voi umani lo utilizzate in quei mezzi volanti che chiamate aerei -.
Internamente la navicella pareva più grande,vi erano tre  sale: per pilotare, una per i passeggeri e soprattutto un bagno! Le altre ed io andammo ad accomodarci nella sala per i passeggeri. Era una grande stanza chiara dalle pareti celesti e il pavimento di moquette grigio chiaro. Vi era una parete completamente in vetro che faceva vedere completamente la volta celeste. Vi erano i “sedili” per accomodarsi, anche se chiamarli così era un eufemismo. Erano dei grandissimi divani bianchi messi in fila con la vista della grande vetrata, poi a un lato vi era un piccolo baretto dove potevamo sgranocchiare qualcosa. I pleiadiani si trattavano decisamente bene!
-         Ragazze stiamo per partire – affermò Aster – mettetevi comode, il viaggio sarà un po’lungo -.
-         Quanto durerà? – chiese Esther.
-         Circa sette ore terrestri – rispose – Sidus starà alla giuda della navicella, se avete bisogno di qualcosa chiamatemi! -.
Ci accomodammo su uno di quei grandi divani di velluto, erano soffici e piacevoli al tatto, sembrava di accarezzare un gatto.
-         Oddio, che hostess sexy che abbiamo! – sussurrò Nathalie a noi due.
Ci scappò un risolino generale, fortunatamente Aster non poteva sentirci perché stava nella sala di pilotaggio con Sidus.
Sotto di noi, improvvisamente, sentimmo il rombo dei motori che si accendevano e pian piano ci sollevammo da terra fino ad uscire fuori dall’atmosfera terrestre. Per la prima volta nella nostra vita vedemmo il misterioso spazio. Apparve davanti a noi il vuoto oscuro con quei piccoli puntini bianchi che illuminavano debolmente. Quando passavamo vicino a qualche stella vedevamo il meraviglioso gioco di luci e colori che il corpo celeste faceva o ammiravamo gli strani disegni delle nebulose e le forme strane delle galassie.
Esther guardava meravigliata quello spettacolo, aveva sempre avuto una grande passione per l’astronomia, forse inconsciamente era alla ricerca del suo pianeta natale. I suoi occhi erano stupendi erano color acquamarina, avevano sottili nervature bianche e le pagliuzze dorate immerse in quel piccolo mare. Magari avessi avuto un poco del suo fisico! Qualche centimetro in più, quei maledetti fari che avrei potuto fissare per ore, quella vita perfetta!
Anche da Nathalie mi sarebbe piaciuto prendere qualcosa, il suo sguardo furbo e sveglio, a volte gelido, ma che nascondeva grande dolcezza oppure la sua furbizia e il rapido intelletto.
A volte mi sentivo una nullità vicino a loro! Esther era una figa pazzesca, bionda, alta con un bel fisico (e lei si considerava brutta!), invece Nathalie che era pur sempre carina era sveglia, ingegnosa e di una simpatia unica (e si considerava asociale!). Io ero bassa, con capelli corti e castani e gli occhi dello stesso colore e non credevo di avere un’intelligenza così spiccata. Ogni tanto pensavo come mi sarebbe piaciuto avere una briciola delle loro qualità, chissà come sarebbe cambiata la mia vita.
Dopo aver goduto un po’della splendida vista dello spazio infinito, mi stesi su uno di quei grossi divani e mi appisolai. Ero distrutta, non mi alzavo mica tutti giorni all’alba per fare un viaggio spaziale!
Non so cosa fecero le altre quando mi addormentai, ma quando le alzai le trovai vicino al bar a bere qualcosa insieme ad Aster che stava dietro al bancone a preparare qualche bibita. Tutti sembravano felici, stavano parlando e ogni tanto sentivo ridacchiare qualcuno. Quando Nathalie incrociava lo sguardo con il ragazzo arrossiva e il ragazzo le sorrideva con un’espressione dolce. Era solo questione di tempo che avrebbero confessato i loro sentimenti.
Quando si accorsero che ero sveglia, tutti mi guardarono e gli scappò un risolino. Stavano facendo tutti un smorfia strana per trattenere le risate. Cosa avevo di tanto divertente?
-         Che avete da guardare? – sbottai infastidita.
Esther e Nathalie scoppiarono a ridere fragorosamente.
-         Ah ah la tua faccia! – mi rispose Nathalie ridendo – dovresti vederla! -.
Mi resi conto di avere sul mio visto qualcosa di freddo e umido, presi col dito un po’di quella strana sostanza, era pastosa e verde, odorava di menta. Un classico che non invecchiava mai.
-         Mi avete messo il dentifricio in faccia! Stronze! – sbraitai.
Quelle due streghette stavano ridendo ancora più forte.
-         Quanto manca all’arrivo? – chiesi.
-         Penso manchi poco meno di due ore -.
Le ore passarono e finalmente in lontananza vedemmo un piccolo pianeta blu, abbastanza simile alla terra, Antea. Avvicinandoci sempre di più riuscii a vedere il mare che aveva un aspetto limpido e cristallino; le terre consistevano in grande continente con le isole che lo attorniavano, era pieno di foreste rigogliose e verdeggianti, le praterie immense, i laghi che parevano specchi e i fiumi che parevano dei sottili luccichii. Era tutto maledettamente perfetto. Scendemmo nella città più grande di Antea: Vergilie. La città era una metropoli organizzata perfettamente, a differenza di quelle terresti non si vedeva in giro nemmeno un filo di smog e tutto era perfettamente pulito. Gli edifici alti e cristallini che facevano trasparire la luce e non facevano vedere l’interno, le navicelle spaziali piccole e leggere utilizzate come mezzi di trasporto, la gente che felice passava la sua vita. Era tutto perfetto, troppo bello per essere reale, per essere umano. Aster mi raccontò che gli umani che imparavano da soli a controllare la loro energia e spirito interiore venivano portati li. Era il sogno di ogni umano, l’estasi di ogni suo senso, le religioni lo citavano metaforicamente, lo chiamavano paradiso, eden o giardino delle delizie. Ma quel posto era vero, nulla di fantasioso, ma non era perfetto per i suoi pregi fisici, per il benessere materiale che poteva dare, ma aveva in sé un’aria che rendeva spiritualmente beati. Quello era il Nirvana?
-         Sophie ti riprendi? – mi disse Esther che mi schioccò le dita il faccia.
Uscii da quello splendido pensiero, era troppo bello, dovevo smetterla di fare la filosofa!
Salimmo su una piccola navicella con alla guida Sidus, non saremo rimasto a Vergilie, la nostra destinazione era Taygete, un piccolo villaggio dove vivevano i nostri amici. Il viaggio durò pochi secondi, nonostante percorremmo kilometri. Taygete era una meravigliosa cittadina in perfetta armonia con la natura, a differenza di Vergilie, gli edifici erano piuttosto bassi, ma fatti dello stesso materiale e vi erano molte meno navicelle.
Arrivammo alla casa dei nostri amici, era una struttura cristallina cubica a due piani attorniata dalle piante floride. All’interno il mobilio era poco, ma era molto tecnologico, tutto ciò che volevamo poteva essere richiesto da chip che erano nelle pareti della casa. Arrivò sera, facemmo cena e chiacchierammo un po’, poi ad un tratto Aster propone a Nathalie di fare un giro nella foresta dietro casa. Lei acconsentì immediatamente ovviamente. Esther ed io ci guardammo negli occhi, avevamo la stessa idea: seguirli di nascosto.
Furtivamente e con passo silenzioso, seguimmo i due piccioncini che si fermarono sotto un grande albero secolare. La bionda ed io osservavamo lo spettacolo dietro a un grosso cespuglio di fiori arancioni.
-         Nathalie sai tu mi piaci molto – esordì il ragazzo.
La ragazza abbassò lo sguardo imbarazzata e arrossì. Aster posò delicatamente la sua mano chiara sul mento di lei e sposto dolcemente il viso di Nathalie verso di lui. Uno scambio di sguardi così intenso da fare scintille.
-         Tu sei perfetto, io non sono nulla a te, ci sono tante pleiadiane meglio di me – sussurrò lei ansimante e senza fiato.
-         No, tu sei Nathalie, l’umana che mi ha fatto innamorare, chi se ne importa delle mie simili? Io voglio te -.
Nathalie si stava sciogliendo come un pasticcino al cioccolato sotto al sole.
-         Io ti amo – disse con voce soave il ragazzo.
Negli occhi di lei si poteva il misto di sorpresa e felicità.
-         Anche io – bibligliò.
Il giovane biondo protrasse il suo viso verso Nathalie e lentamente i suoi occhi si stavano chiudendo. Nathalie portò leggermente avanti le sue labbra sottili e chiuse gli occhi lasciando che i gesti facessero la loro parte. Dolcemente Aster posò le sue labbra perfette su quelle di lei che sicuramente era al settimo cielo.
-         Che scena commovente! – dissi con una lacrima che mi scendeva al viso per la commozione.
Solitamente non ero una romanticona che piangeva ad ogni film strappalacrime, ma quella scena così dolce provata dalla mia amica,che non riuscii a farmi trattenere le lacrime. Un amaro ricordo mi tornò in mente, facendomi provare una punta d’invidia: Aaron. Un giorno forse anche il suo cuore di ghiaccio si sarebbe sciolto.
Mi resi conto che Esther non era più accanto a me. Infatti era dall’altra parte del cespuglio a filmare tutto col cellulare!

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Capitolo 9
*** Spirito ***


-         Accidenti! Ci hanno scoperto! – disse Esther spaventata.
Non mi diede il tempo di replicare che mi prese per il polso e mi trascinò con sé.
-         Muoviti ci stanno seguendo! – mi puntualizzò la bionda.
Vidi dietro di noi Nathalie furiosa che ci stava inseguendo, pronta per prenderci a pugni, mentre Aster camminava calmo e si vedeva lo spettacolo.
-         Se vi prendo! – ci minacciò Nathalie.
Per sua grande fortuna, Esther era decisamente più veloce di Nathalie, il problema era mio, visto che già ero una frana ad educazione fisica! Per grande gioia, riuscimmo ad entrare nella nostra nuova casa, prima che la mora ci scuoiasse vive.
-         Sidus aiuto! Nathalie vuole farci del male! – dissi all’alieno disperata.
-         Che è successo? – chiese perplesso.
-         L’abbiamo spiata, ti prego ci devi aiutare! -.
-         D’accordo, che non succeda più però! – ci intimò.
Entrò in casa Nathalie furiosa come un cane rabbioso a cui gli è stato tolto l’osso. Ci vide e cercò di fiondarsi addosso a noi. Improvvisamente Sidus si avvicinò a lei e quest’ultima diventò calma e rilassata. Che razza di magia aveva fatto?
-         Cosa… cosa hai fatto? – balbettai.
-         Gli ho rimosso l’energia della rabbia, è un potere che si ha con l’elevazione dello spirito -.
I poteri dei pleiadiani erano una benedizione. Dunque attraverso lo spirito si poteva controllare la propria energia interiore, quindi le emozioni. Ecco perché quegli splendidi alieni non si arrabbiavano mai.
-         Voi pleiadiani siete fantastici – dissi.
-         No – affermò Sidus – tutto quello che abbiamo, sono capacità accessibili anche per voi umani, altrimenti non si spiegherebbe la presenza di alcuni di loro qui -.
-         Noi possiamo impararlo? – chiese Nathalie.
-         Certo – rispose, poi posò lo sguardo su Esther – per te è una capacità innata -.
-         Ci aiuterete in tutto questo? -.
-         Ci proveremo -.
Ormai era calata la notte e dopo un lungo viaggio spaziale eravamo tutti stanchi e puzzolenti. Dopo lunghe file nei due bagni finalmente ci lavammo tutti, messo il pigiama e andati a dormire.
Avevamo una camera da letto per ognuna al secondo piano, la mia aveva le pareti lilla e una grande finestra che dava sul bosco. Il pavimento era soffice, era di moquette beige, era così bella da sentire sotto i piedi nudi. A una parete un grosso armadio lilla e bianco, probabilmente fatto di un materiale simile a quello degli edifici pleiadiani a quattro ante scorrevoli, non avrei avuto di certo problemi con i vestiti. Accanto al grande mobile vi era una scrivania color panna, sopra di essa c’era un congegno che doveva essere un computer super avanzato. Vicino alla finestra vi era un grande letto da una piazza e mezzo, con grandi cuscini bianchi e copriletto viola chiaro, aveva l’aria di essere davvero comodo.
La vista dalla finestra era magnifica, si vedeva il cielo di Antea, che a prima vista pareva quasi uguale a quello terrestre. Chiusi le tende celesti e andai a dormire, la luce intensa di Alcyone, il sole di Antea, avrebbe pensato a svegliarmi.
Il giorno arrivò dolcemente, la luce era piacevole e non accecava, era tanto tempo che non mi svegliavo così dolcemente, mancava solo la colazione a letto e sarebbe stato perfetto. Tuttavia non avevo il principe azzurro pleiadiano che mi avrebbe portato un vassoio pieno di roba da mangiare, al massimo Nathalie avrebbe avuto forse la fortuna di Aster che gli avrebbe dato un dolce buongiorno.
A proposito di loro, dopo quello che era successo la notte precedente, non avrei mollato gli occhi di dosso a Nathalie. Dovevo controllarla, non volevo che le accadessero le stesse cose che mi erano successe. Aster sembrava tanto un bravo ragazzo, ma qualunque maschio, anche terrestre è capace di fare il principe azzurro finché non ottiene quello che vuole. Aaron aveva fatto lo stesso con me, mi aveva sfruttata e nonostante sapessi che era stato uno stronzo, io continuavo ad amarlo.
Scesi al piano terra nella cucina, al centro vi era un grande tavolo basso ovale trasparente e attorno vi erano delle piccole poltroncine dove ci si poteva accomodare. Sulla tavola vi erano diversi vassoi pieni di cibo, tutti dall’aspetto delizioso, l’odore era così invitante. Nathalie ed Esther erano già sedute, la prima stava lanciando occhiati ad Aster che stava dall’altra parte del tavolo, la seconda stava mangiando a sbafo cornetti. Mi accomodai e presi una brioche al cioccolato, era squisita.
-         Ti piace? – mi chiese Nathalie.
-         Si, davvero buona -.
-         Ha cucinato Aster – disse sognante.
Sidus ci avvisò che quel giorno ci avrebbe insegnato qualche cosina sui poteri spirituali dei pleiadiani e che saremo andati in un posto speciale. Finimmo colazione e ci vestimmo velocemente.
Arrivammo in una grande campagna fiorita, vi erano alcune statue di personaggi strani fatte di uno strano materiale blu e lucente. Sotto di esse c’erano dei stravaganti pezzi di quello stesso materiale, parevano delle lapidi e anche se lo fossero quello era il cimitero più bello dell’universo. La mia intuizione non fallì, Sidus poco dopo essere entrati in quel posto incantevole ci informò che quello era il camposanto di Taygete. Il cimitero per i pleiadiani non era il luogo tetro e triste che noi terrestri visitavamo una o due volte l’anno. Ad Antea il camposanto era un luogo dove anche i vivi cercavano la pace, dove lasciavano fluire la loro energia e a contatto con il proprio spirito.
-         Qui cercheremo di elevare il vostro spirito – affermò Sidus.
Devo ammettere che non è stato facile, vi era tutto un procedimento strano, ma alla fine mi è arrivata una sorta di illuminazione, era una bellissima sensazione. Ero tranquilla, rilassata, stesa sul prato a osservare il cielo limpido, mentre sentivo che stavo interiormente bene. Nathalie accanto a me osservava  gli alti alberi con aria serafica, Esther stranamente sembrava non provar nulla.
Fu bellissimo, anche Nathalie riuscì a percepire quella splendida sensazione, Esther, chissà perché non era riuscita ad elevarsi. Ci facemmo un giro del posto, la vegetazione era meravigliosa e altrettanto le statue. Improvvisamente Nathalie si fermò davanti alla statua di un giovane uomo barbuto.
-         Chi è quello? – chiese Esther.
-         Lui è Yoshua – rispose Aster – quello che voi sulla Terra chiamate Gesù -.
-         È esistito davvero? – chiese la bionda sorpresa, non aveva mai avuta una grande fede nei confronti della religione.
-         Si ed era un pleiadiano, come te – rispose Sidus.
-         Gesù era un pleiadiano? – dicemmo stupite Nathalie ed io in coro.
-         Si, è giunto sulla Terra tanti anni fa, ha insegnato tanto a voi terrestri anche se lo avete crocifisso. Noi possiamo sopravvivere a queste cose ecco perché per voi sembra risorto e dopo è ritornato ad Antea, quella che voi chiamate la sua ascesa al cielo – Sidus fu più che esaustivo.
-         Ha vissuto il resto della vita qui, è morto a 700 anni, come tutti noi – aggiunse Aster.
Non potevo credere che il nostro messia fosse stato in realtà un alieno, non mi era mai passato per la mente che lui poteva essere un pleiadiano.
-         In un certo senso gli umani sanno che esistiamo – affermò Sidus – ci hanno dato lo strano nome di “angeli” -.
Dunque era tutto vero? Quello che dicevano le religioni era reale, tuttavia quello che professavano non era così lontano come volevano far credere. A nessun terrestre sarebbe passato per la mente che tutto ciò in cui credeva in realtà era solo in un altro pianeta.
-         È una mia ho impressione o da dietro quel cespuglio è apparsa davvero una figura simile alla Madonna? -.
Aster le sorrise – sono esseri di luce, anche loro ogni tanto appaiono sulla Terra. Quando li vedete credete che avete avuto l’apparizione di una delle vostre entità sacre -.
-         Ma sono buoni? -.
-         Si, loro non fanno del male, vivono pacificamente -.
Nel giro di una giornata ero venuta a conoscenza della verità su tanti fondamenti religiosi. Era incredibile scoprire questi segreti, non mi sarebbe mai passato nella mente di connettere certi argomenti sacri, con gli alieni. La mia amica era un’aliena che corrispondeva agli angeli (anche se il suo caratteraccio non la faceva sembrare affatto).
Passammo un’oretta in quel posto dopodiché ritornammo a casa, Nathalie ed io eravamo felici di essere riuscite ad elevarci. Esther sembrava delusa di non esserci riuscita, dopotutto, tutti quelli della sua specie ci riuscivano per talento innato. Capivo la sua frustrazione, probabilmente si sentiva un’incapace.
Stranamente quando giungemmo all’elevazione, accadde a Nathalie qualcosa di strano. Aveva intorno a sé come un’aura ed era di colore verde, quando lo dissi a Nat rimase un po’stupita. Anche lei aveva notato in me quell’alone colorato, solo che il mio non era verde. Era di colore rosso.

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Capitolo 10
*** Visione ***


(Dal punto di vista di Esther).
Erano passati ormai due mesi e diverse volte eravamo andati nel camposanto di Taygete, ma dell’elevazione del mio spirito neanche l’ombra. Era davvero demoralizzante vedere le proprie amiche umane che ci erano riuscite e io che ero una pleiadiana no. Ero incapace di attuare le mie stesse capacità di cui la mia specie aveva intrinseche. Mi sentivo la peggiore dei pleiadiani, un’autentica schifezza, in quel periodo rimpiangevo di aver scoperto di essere un’aliena. Avrei preferito continuare la mia vita da umana, almeno mi sarei sentita uguale agli altri. Forse no, visto che le mie amiche terrestri erano riuscite a fare una cosa che io sarei dovuta riuscire ad attuare in un batter d’occhio.
Quella mattina mi alzai davvero con la luna storta, ero infastidita da tutto e tutti. Nathalie e Sophie erano abituate al fatto che ero lunatica e avevano capito benissimo che abbattuta e delusa per quello che stava succedendo. Quel periodo davvero non le sopportavo, erano così beate, contente e appagate, parevano così maledettamente contagiose. Non riuscivo a tollerare quella gioia pericolosa che diffondevano per la casa, era così dilagante! Effettivamente in quei mesi ero costantemente di malumore e col passare del tempo peggiorava sempre di più. Stavo lontana da tutto ciò che mi trasmetteva qualcosa di positivo, non sopportavo e non volevo vedere nessuno.
Quando sorse Alcyone chiusi subito la tenda, la luce mi stava dando un fastidio tremendo. Tutto ciò che era buono mi suscitava disgusto, infatti mangiai pochissimo a colazione.
-         Forse dovresti smetterla di comportarti così – mi disse Sidus.
-         Fatti i fatti tuoi – gli risposi stizzita.
-         Finiscila di stare così, non vedi Nathalie e Sophie … -.
-         Chi se ne frega di Nathalie e Sophie! – lo interruppi sbraitando.
-         Secondo me tu sei solo … -.
-         Taci! -.
Odiavo sentire quella parola, ma sapevo che era l’amara verità. Ero invidiosa di loro, per esserci riuscite e io non stavo facendo altro che covare rancore nei loro confronti. Loro non mi avevano fatto niente, però quando mi rodeva che loro ci erano riuscite e io no! Doveva essere una mia qualità innata e invece mi ero fatta superare da loro che erano umane!
Invidia, rabbia e rancore, non sono i sentimenti umani più belli del mondo, ma erano quelli che mi stavano ferocemente governando. Certo da qui si può capire che non sono mai stata una bella persona, visto che provo cose del genere nei confronti delle mie amiche. Ma erano sentimenti e sia umani che pleiadiani provavano, quindi potevano risiedere anche in un essere ignobile come me. In fin dei conti, quando si provavano quei sentimenti, era chiaro segno di sofferenza e io stavo soffrendo. Mi tormentavo per il fatto di essere un’incapace di non essere riuscita nemmeno a fare una cosa che per tutti i miei simili era a dir poco elementare.
Era una giornata soleggiata, decisi di andare al cimitero di Taygete, da sola stavolta. Avevo subito fin troppe umiliazioni ed io odiavo essere avvilita, ero consapevole di essere orgogliosa. Maledetto difetto, dopo avermi quasi portato via l’amore di Josh, in quel momento mi stava togliendo lentamente l’amicizia di Nathalie e Sophie.
Visto in solitudine, in cimitero aveva un’altra atmosfera, era un posto rilassante, tranquillo che calmava i sensi. Era così bello stare in quel luogo così magico senza nessuno che ti ronzava intorno!
Ammirai quelle splendide statue la luce traspariva attraverso quel materiale facendo magnifici giochi di luce. Se solo avessi potuto avere un briciolo del loro spirito! Mi andai a sedere su una tomba, ero di spalle alla statua e non potei vederla, dato che stavo ammirando la natura lussureggiante. Ero così triste, mi sentivo una nullità, non ero buona né come umana né come pleiadiana! Quei pensieri tristi mi fecero scivolare una lacrima sul viso, la bloccai subito. Non mi piaceva piangere, mi faceva sentire debole e idiota, era una cosa che mi dava ai nervi. Perché loro ci erano riuscite? Perché io no? Cosa avevo io che non andava? Cosa avevano loro che non avevo? Cosa avevo in meno a loro?
-         Forse dovresti smetterla di porti domande e cercare le risposte dentro di te – disse una voce dolce e gradevole.
Rimasi interdetta, chi aveva parlato? Nel cimitero non vi era nessuno a parte me e le statue. Mi guardai intorno, non c’era anima viva.
-         Chi è che parla? – chiesi intimorita.
Un senso di inquietudine imperversò il mio corpo, quel posto era davvero splendido e pieno di vita, ma rimaneva pur sempre un cimitero e la sola idea in quel momento mi faceva solo rabbrividire.
-         Sono Yoshua – mi rispose sempre la stessa voce.
-         Tu sei morto! Come fai a parlarmi? -.
-         Il corpo può pure diventare cenere, ma l’energia e uno spirito elevato hanno il dono di essere immortali -.
Mi guardai intorno e alla fine apparve davanti a me una sagoma luminescente e pallida. Aveva più o meno la stessa forma della statua, ma era evanescente e completamente bianco. Si andò a sedere sulla sua tomba, accanto a me.
-         Non ti devi scoraggiare Esther – mi disse sorridente – io sento che tu hai una grande energia dentro, devi solo tirarla fuori e il tuo spirito si alzerà -.
-         Come devo fare? Le mie amiche ci sono riuscite, io ho provato in ogni modo, ma non ci riesco! -.
-         Sei sicura? L’energia è parte dell’universo hai mai provato ad essere in armonia con esso ? -.
-         No -.
Mi aveva dato la chiave per arrivarci, un impulso improvviso mi fece alzare e correre verso la boscaglia del cimitero. Sentivo il contatto con il cosmo che si faceva sempre più vicino a me. Cresceva una sensazione di piacere e di estasi, ogni senso era appagato, forse l’avevo già sentita quella sensazione. Cominciai a sentire un forte calore che imperversava nel mio corpo e il respiro che si faceva intenso. Mentre correvo mi tolsi i vestiti fino a rimanere completamente nuda, essi non erano indispensabili, senza loro ero davvero libera. Non m’importava più nulla del pudore, in fin dei conti in un posto del genere chi mi poteva vedere se non innocui esseri di luce o animali? Ero assolta da ogni vincolo ed era la sensazione più bella che avessi mai provato. Arrivai in una radura, vi era un piccolo specchio d’acqua limpida. La mia corsa finì li, non so perché mi tuffai dentro quelle acque trasparenti e fresche. Fu qualcosa di meraviglioso e mi stetti immersa in quello specchio a godermi quello che stavo provando. Era davvero una liberazione di tutti i sensi, non sapevo se il mio spirito si stava elevando ma non mi ero mai sentita così tanto bene. Appartenevo all’universo in quel momento, ero tutt’una con esso e sentivo il fluire armonioso dell’energia che dilagava nel mio corpo.
Stetti li a rilassarmi, il fondo era sabbioso e morbido e piacevole e poi non avevo mai fatto l’esperienza di fare un bagno in un pozzo nel bel mezzo del bosco. Ad dir la verità non avevo neanche provato a correre nuda per un bosco dove magari degli alieni pervertiti mi hanno guardata. Non mi ero mai considerata una bella ragazza, avevo poco seno, avevo una seconda scarsa e le mie gambe erano due stecchini. Forse lo specchio della mia casa terrestre era deformante, visto che tutte le volte che andavo a farmi la doccia vedevo sempre un essere deforme.
Il cielo di Antea era meraviglioso in quel momento, Alcyone stava per tramontare e si vedeva lo spettacolo di luci che faceva mentre scendeva dietro l’orizzonte. Era una stella blu e si vedevano scie azzurrine luminose che tingevano il cielo che stava diventando sempre più blu.
Avevo sempre avuto un brutto rapporto col mondo, avevo sempre pensato che facesse schifo, ma mi sbagliavo. Era tutt’altro ed è stato proprio il mio approccio sbagliato a impedirmi di provare quelle sensazioni fantastiche.
Mi stavo lasciando andare in quel favoloso bagno, quando sentii una voce alle mie spalle.
-         Esther! – esclamo.
Riconobbi la voce, era quella stupita di Nathalie. Mi guardai alle spalle, c’erano Nathalie, Sophie, Aster e Sidus che mi stavano guardando interdetti.
-         Esther cosa ci fai in una pozza d’acqua completamente nuda? – mi chiese Sophie.
Mi resi conto di essere nuda come un verme davanti a degli uomini, cercai di coprirmi le pudenda con le mani arrossendo come un peperone.
Mi resi conto che potevo finalmente vederle: le auree di Sophie, Nathalie, Aster e Sidus. Intorno a Sophie si vedeva un alone rosso vermiglio; a Nathalie di colore verde, con delle pagliuzze rosse; Aster era giallo, invece Sidus era blu.
Stavano tutti guardando me, mi sentivo in terribile imbarazzo, ma notai che i due ragazzi non stavano cercando di scorgere col loro sguardo quelle ciliegie che avevo per seni. Stavano fissando tutti il mio viso, come se avessi un brufolo gigante sulla fronte.
-         Oddio io non so come sia successo tutto questo! – esclamai.
-         Esther – disse Sophie – la tua aura è … -.
 

Se avete seguito e commentato fin qui la mia miserrima storia  ne sono infinitamente grata. Ringrazio Frida Rush, Ferao 15 e RossyBieberHoran che mi sostengono sempre con le loro recensioni e tutti quelli che commenteranno, seguiranno, e metteranno la storia fra le seguite, ricordate e preferite!

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Capitolo 11
*** Azzurro ***


Trovare Esther immersa in quella pozza fu davvero incredibile, la trovammo li per caso. Stava calando sera e la bionda non si era fatta vedere per niente, cominciammo a pensare che le fosse successo qualcosa e andammo a controllare nel posto che frequentavamo di più: il cimitero. Trovammo sul prato la sua giacca e iniziammo a preoccuparci che le fosse accaduto qualcosa di grave. Seguimmo la scia di vestiti e ci ritrovammo la ragazza nuda nell’acqua cristallina. Uno spettacolo fantastico, avevo visto raramente Esther senza vestiti, ma quelle poche volte che la vidi era fantastica. Aveva un fisico perfetto, in quel momento ero quasi tentata di copularci, anche se ero una ragazza. L’attrazione sessuale se ne importa ben poco di che sesso è l’oggetto desiderato. Tuttavia contenni i miei spiriti bollenti, non potevo rovinare l’amicizia che c’era tra noi per le mie pulsioni.
Finalmente toccò anche a lei, era riuscita ad elevarsi e si vedeva la sfumatura intensa della sua aura: era azzurra. Mi avevano detto che quei colori avevano dei significati e che rappresentavano la natura di ogni creatura.
La ragazza si rivestì e ritornammo tutti insieme a casa, la biondina sembrava stranamente felice. Tuttavia c’era ancora un’ultima cosa che chiedeva: cercare i suoi veri genitori. Venimmo a sapere che Esther proveniva da un minuscolo villaggio sul mare chiamato Merope. Eravamo andati in quel posto, la bionda sperava che i suoi genitori fossero riusciti a sfuggire dalle grinfie dei Grigi, purtroppo scoprì che non fu così. Trovò la sua vecchia casa e da li si prese una foto di famiglia che nascose in una tasca segreta del suo zaino.
Tre mesi terrestri erano passati e noi dovevamo assolutamente tornare sulla Terra. Avevamo detto ai nostri genitori che saremo state fuori per tre mesi, non potevamo rimanere di più su Antea o avrebbero pensato davvero che gli alieni ci avevano rapito. Tornammo a Vergilie e prendemmo una nave spaziale, nel giro di sette ore, come all’andata eravamo arrivati. Mi ero quasi dimenticata com’era la Terra, quando entrammo nel sistema solare vidi in lontananza quella piccola sfera blu sfumata di verde.
Atterrammo nella stessa campagna, nello stesso preciso punto dove eravamo partiti. Quando scendemmo dalla navicella notai che a Margate stava sorgendo l’alba e si vedevano le diverse sfumature che faceva il sole. Mi resi conto che eravamo atterrati alla stessa ora in cui eravamo partiti, erano passati esattamente tre mesi. In fatto di precisione gli svizzeri facevano un baffo ai pleiadiani.
Tornammo tutte alle nostre relative case, Aster e Sidus tornarono nel loro nascondiglio terrestre, ovvero il garage di casa mia. Quando salì a casa, Christofer si accorse che ero tornata e venne correndo ad abbracciarmi.
-         Mamma, papà! Sophie è tornata! – esultò.
Entrai in cucina i miei stavano preparando la colazione, mia madre aveva preparato le cialde calde. Mangiammo tutti insieme, mi chiesero com’era l’America (loro pensavano che ero andata li) e io cercai di dare risposte evasive, mentendo spudoratamente. Fortunatamente non mi chiesero di non portar alcun souvenir!
Dopo pranzo su facebook chattai con Nathalie ed Esther e decidemmo di vederci in una piccola piazza nel pomeriggio. Era settembre ed erano le ultime due settimane di vacanze, dopodiché sarebbe iniziata la scuola e non ci saremo più viste. Esther veniva nella mia classe, ma a causa dei compiti non ci vedevamo mai. Ossia, io facevo i compiti e studiavo, Esther sfogliava i libri e faceva giusto gli esercizi scritti e nonostante ciò prendeva voti migliori dei miei! Nathalie quando sarebbe iniziata la scuola si sarebbe eclissata dalla faccia della Terra, si rinchiudeva in casa e sgobbava le ore, ci teneva tantissimo a prendere il massimo.
Arrivarono le cinque e andai nel luogo di incontro, trovai Esther seduta alla panchina con espressione mogia, doveva sicuramente esserle successo qualcosa: o aveva litigato con i suoi oppure un battibecco con Josh. Mi sedetti accanto a lei e cercai di comprendere cosa la rattristava.
-         Cosa è successo? – le chiesi.
-         Niente – sbottò evasiva.
-         Si certo e allora perché sembri appena uscita un funerale? -.
-         Josh, credo che mi voglia lasciare – rispose.
Mi venne un colpo, Esther e Josh non si erano mai lasciati, avevano litigato tante volte, ma non al punto di lasciarsi. Si amavano troppo per farlo. Non potevo lasciare che una storia così bella andasse in frantumi.
-         Cosa te lo fa pensare? – chiesi.
Esther non rispose, ma prese dalla borsa il cellulare e mi fece vedere i messaggi che si erano mandati lei e Josh poche ore fa. Avevano litigato, Josh le rispondeva che era stufo di stare con una ragazza che quasi non esisteva e che quando lo vedeva lo trattava male. Mi colpirono un paio di messaggi.
Esther: “Ma noi stiamo ancora insieme?”
Josh: ”Non lo so”.
Rimasi sconcertata da quella risposta, davvero Josh dubitava di stare ancora con Esther? Davvero non l’avrebbe più voluta rivedere? Ero sicura che in Josh c’era ancora una briciola d’amore per quella ragazza.
-         Io credo che voglia vedermi solo per una ragione – affermò triste la bionda.
-         Quale? – chiesi, Esther voleva che facessi quella domanda.
-         Penso che voglia vedermi solo per dirmi in faccia che mi lascerà -.
-         Non pensare mai più una cosa del genere! Josh ti ama e non permetterò che quel idiota mandi all’aria questa storia! -.
Esther mi sorrise ma non disse e non fece nient’altro. S’intravedeva in lontananza nella strada Nathalie che stava arrivando. Stava tutta sorridente, lei stava benissimo col suo Aster.
-         Ciao ragazze – ci salutò – e i pleiadiani dove sono? -.
-         Sono rimasti al garage, non gli ho chiesto di venire con me – risposi – pensavo che volevano rimanere per i fatti loro -.
-         Andiamo da loro? – chiese la castana, era impaziente di stare col suo ragazzo.
-         Non c’è bisogno – affermò Esther – saranno loro a venire da noi -.
-         Come? – dicemmo Nathalie ed io all’unisono.
-         Li chiamerò telepaticamente – rispose placidamente – sono una pleiadiana e ho questo potere, perché non usarlo? -.
Strano, Esther non ricorreva molto spesso ai suoi poteri di pleiadiana, nonostante potesse comunicare telepaticamente, portava con sé comunque il suo fido cellulare, come se non si fidasse mai abbastanza dei suoi poteri.
Si rilassò sulla panchina e stette immobile con lo sguardo che fissava il vuoto. Dopo dieci minuti arrivarono Sidus e Aster vestiti perfettamente da terrestri.
Nathalie corse verso l’amore suo che l’abbracciò affettuosamente. Esther di nascosto la stava guardando male, come le sarebbe piaciuto che le fosse successo lo stesso con Josh! Purtroppo la sua storia stava andando in bilico e dipendeva solo da lei in che modo sarebbe finita: se sarebbe cambiata, allora sarebbe stato di nuovo amore, altrimenti avrebbe rovinato tutto.
La bionda fissava la ragazza dai riccioli castani in cagnesco, se avesse avuto il potere della vista laser l’avrebbe probabilmente già incenerita, ma essendo una sua amica cercò di contenersi.
Decidemmo di andare a prendere un gelato ad un bar e di chiacchierare un po’, magari era la volta buona che Esther si distraeva dai suoi problemi sentimentali. Tuttavia la vista di Aster e Nathalie che si scambiavano effusioni, non faceva che girarle il coltello nella piaga.
In un certo senso anch’io provavo una certa invidia nei loro confronti, anch’io avrei voluto Aaron al mio fianco. Esther non era poi da biasimare così tanto in fin dei conti. Quanto mi mancava quel ragazzo, quanto tempo era passato dall’ultima volta che l’avevo visto! Fu circa un anno fa, lui era il figlio di amici dei miei genitori ed eravamo ospiti e stavamo a casa sua per qualche giorno. Era mattina,non c’era nessuno nella casa, io mi stavo togliendo il pigiama e stavo scegliendo cosa mettermi quel giorno. Improvvisamente sentii la porta aprirsi alle mie spalle, era lui. Mi prese un colpo e lui mi sorrise, amavo il suo sorriso sensuale e si sedette sul letto. Andai a sedermi accanto a lui, avevo addosso solo la biancheria intima. Iniziò a sfiorarmi i seni, purtroppo prosperosi e ingombranti. Non so perché ma io stetti al gioco e cominciai a stuzzicargli l’interno coscia, facendolo eccitare. Quello fu l’inizio di una serie di sollecitazioni fra le lenzuola bianche, che ci faceva godere fino alle stelle. Quando stavamo per arrivare al punto decisivo, qualcosa mi fermò e mi bloccai, come se una forza oscura mi stava controllando. Lui mi guardò male e se ne andò via insoddisfatto. Era il mio buon senso ad avermi fermato, ne avevo ben poco, ma comunque era riuscito a farmi rovinare tutto. Esther diceva che lui era solo uno sfruttatore e che non avrei dovuto continuato ad andargli dietro, ma io l’amavo! L’amore che provavo per lui bruciava il mio animo, amavo il suo viso, le sue morbide labbra da baciare, il suo corpo da toccare. Forse un giorno si sarebbe accorto dei sentimenti che provavo per lui. Esther aveva ragione: a chi volevo prendere in giro? Lui non mi amava, gli interessava solo divertirsi e anche se avesse mai scoperto ciò che provavo per lui, non gliene sarebbe fregato assolutamente nulla. Ma perché ero così stupida? Provavo amore sempre per le persone sbagliate. Ecco perché stavo attenta a Nathalie, non volevo che lei facesse la mia stessa fine, volevo solo che fosse felice.
Mentre stavo facendo le mie deprimenti riflessioni mi resi conto che qualcosa intorno a me non andava. Ero seduta a un tavolo al bar, di fronte a me c’era Esther che si stava consolando con un frappé al cioccolato, accanto a lei c’era Sidus che stava mangiando un bombolone alla crema. Mi accorsi che mancava qualcuno e chiesi a Esther:
-         Che fine hanno fatto Aster e Nathalie? -.

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Capitolo 12
*** Unione ***


(Dal punto di vista di Nathalie)
Furtivamente ci eravamo allontanati da Esther e Sophie, non so perché ma avevano una faccia da funerale. Provai a intuire: Esther forse era triste per Josh e Sophie per Aaron. Prima che conoscessi Aster loro erano così felici sentimentalmente e mi sembrava giusto che finalmente arrivasse anche a me il mio momento.
Lasciai un messaggio sul cellulare di Sophie per dirle che dovevo fare un servizio e che Aster mi stava accompagnando. In realtà stavamo andando a casa mia, ce ne saremo stati li da soli senza che nessuno ci desse fastidio.
I miei non avevano conosciuto Aster e probabilmente non l’avrebbero mai conosciuto visto che avevo un padre estremamente geloso. La mia famiglia era partita per Londra e si erano portati via pure quel rompiballe del mio fratellino Chester. Avevamo la casa tutta per noi e potevamo fare tutto quello che volevamo. Certo dare fuoco alla casa sarebbe stato decisamente da evitare.
Mia madre aveva lasciato una torta al cioccolato in frigo e quando aprii quest’ultimo, mi accorsi con grande sorpresa che il dolce non era stato toccato dalle manacce di Chester. Mangiammo il dolce con gusto, eravamo così affamati che rimasero un paio di sottili striscette che dovevano essere delle fette. Ben presto avremo consumato tutto quel cioccolato. Effettivamente non avrei dovuto mangiare così tante schifezze, non avevo un fisico invidiabile, anzi ero decisamente cicciottella. Tutti giorni mi promettevo di contenermi con quelle porcherie e tutte le sante volte non ci riuscivo! Come si può dire di no a una bella barretta di cioccolato?
Rimanemmo in cucina a parlare, come mi piaceva ascoltare quel ragazzo e ancora non riuscivo a credere che lui fosse il mio moroso. Quelli furono i mesi più belli della mia vita, non era da tutti fidanzarsi con un alieno su un pianeta anni luce dalla Terra.
Arrivò la sera e noi eravamo ancora a casa mia, andai in camera a mettermi in pigiama. Considerando che era estate il mio pigiama consisteva in una misera vestaglia, Aster era in mutande con una maglietta azzurra addosso. Era terribilmente sexy. Tuttavia contenni i miei spiriti bollenti, ero pur sempre una fragile fanciulla illibata! In quel momento quanto invidiavo Esther che l’aveva già fatto e poteva fare tutto quello che voleva senza farsi male e provocare spargimenti di sangue! Ma come diceva lei “c’è una prima volta per tutto, anche per quello”, quindi mi dissi “forza e coraggio Nathalie, ci puoi riuscire anche tu!”. Dopotutto la bionda aveva detto che non le aveva fatto male per niente, perché io dovevo la sfigata che doveva urlare come un’aquila? Cominciai a dubitare delle dotazioni maschili di Josh.
Misi la camicia da notte più bella che avevo, era di raso verde chiaro picchiettata di pallini rossi, somigliava un poco alla mia aura. Non la mettevo mai, era troppo lunga, mi arrivava fino alle caviglie e poi la scollatura lasciava vedere il mio enorme davanzale. Quando mi vidi allo specchio pensai solo a una cosa:
“Sembro una balena arenata”.
-         Ma cosa vai pensando? – mi disse candidamente Aster.
Notai dal riflesso dello specchio che Aster era alle mie spalle, solitamente era un ragazzo discreto e non leggeva mai i miei pensieri. Arrossii come un pomodoro, sia per l’imbarazzo, sia perché mi aveva detto una cosa così carina. Quella era solo una misera domanda, ma era così dolce.
-         Sei così carina con questa vestaglia -.
Oddio, non volevo sapere di che colore stava diventando la mia faccia, forse si avvicinava alla tonalità delle prugne. Nessun ragazzo terrestre mi aveva fatto un complimento quando mi vestivo per bene, figurarsi in vestaglia da notte!
-         Oh grazie, Aster sei così gentile! – le risposi impacciata.
-         Figurati, tu sei sempre bella – disse dolce – ora dobbiamo rimanere qui in camera tua? -.
Pensandoci un po’su in pieno settembre trascorrere la notte nella mia stanza era da suicidio, visto che era il vano più caldo della casa.
-         Secondo me è meglio stare nel giardino al retro -.
Aster annuì e andammo al aperto. Ci andammo a sedere sul enorme puffo dove io e la mia famiglia solevamo stenderci per poltrire beatamente. La staccionata era abbastanza alta affinché nessuno sguardo indiscreto potesse vedere quello che stavamo facendo. Il ragazzo si accomodò e si stese, lo spettacolo di Aster che risposava là sopra non aveva prezzo. Aveva le mani dietro la nuca, gamba piegata e soprattutto la maglietta troppo corta che lasciava vedere gli addominali perfetti. Quante fantasie che mi scatenava!
Andai a sdraiarmi accanto a lui.
Iniziammo a baciarci teneramente finché le nostre lingue non s’incrociarono l’una nella bocca dell’altro. Da quando ci mettemmo insieme ad Antea, ci limitavamo a darci raramente dei discreti baci a stampo. Era la prima volta che baciavo così appassionatamente, anzi era la prima volta che avevo un ragazzo serio che non mi apprezzava solo per i miei seni enormi. Probabilmente stavo baciando disastrosamente, tuttavia cercai di fare del mio meglio e lasciare che la cosa fosse il più spontaneo possibile.
“Penserà che sono un fiasco totale, non ho mai baciato nessuno” pensai.
Lui smise di baciarmi e allontanò il suo viso dal mio sorridendomi. Accidenti, facevo davvero così schifo?
-         Anche per me è la prima volta – disse dolcemente.
Cosa? Aster non aveva baciato altre ragazze prima di me? Come diavolo poteva essere possibile? Lui si poteva permettere una caterva di donne e pleiadiane ai suoi piedi.
-         Davvero? – chiesi stupita.
-         Già. Non avuto altre ragazze all’infuori di te -.
Com’era tenero. Era il ragazzo più bello e affettuoso che avessi mai conosciuto, non potevano esistere terrestri come lui.
Lentamente mi andai a posare sul suo corpo e ci abbracciammo fortemente da sentire il respiro l’uno dell’altro. Mentre ci baciammo appassionatamente, non so quale impulso mi fece far sfilare la maglietta ad Aster. La sua pelle era così liscia e bella al tatto.
Lui stette al gioco e iniziò a togliermi pian piano la vestaglia e fra strusciamenti vari, rimanemmo lui in mutande ed io in slip e reggiseno. Iniziammo a sfiorarci e a stuzzicarci finché non rimanemmo completamente nudi. Fu un gioco di mani lascive e provocanti, lasciando che queste facessero godere entrambi.
Dopo che giocammo un po’con i nostri corpi arrivò il momento clou di quella splendida notte. Rotolando fra abbracci e carezze, lui si ritrovò sopra di me ed io sotto di lui, mi sentivo piccola piccola.
Era davvero arrivato quel momento per me? Oddio, io ero ancora vergine, non avevo mai avuto a che fare con quel genere di cose. Un turbinio di emozioni dilagò nel mio animo, gioia e felicità, ma anche ansia e soprattutto paura. Avevo una paura matta, credevo che mi avrebbe fatto male, Esther, che aveva già vissuto quell’esperienza, mi aveva sempre detto che non è dolorosissima. Tuttavia in quel istante non sapevo se credere o no alle parole della bionda.
Aster si era accorto che avevo paura e mi sorrise, dicendomi:
-         Non ti preoccupare, farò piano. È la prima volta anche per me -.
La sua voce soave mi calmò e facemmo l’amore in giardino, si sentivo i nostri leggeri sospiri di piacere. Nessuno poteva né guardarci né sentirci, nel pieno di quella notte fonda e limpida, solo le stelle vegliavano su di noi.
La mattina successiva ci alzammo con i primi raggi dell’alba e stesi osservammo quel incantevole spettacolo del cielo, fra baci e affetto.

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Capitolo 13
*** Conquista ***


Esther era rimasta a dormire da me, il giorno prima eravamo rimaste a deprimerci nel bar con Sidus che provava a consolarci. Tornammo a casa presto, Esther decise di stare per la notte e passammo la serata stese ognuna nei relativi letti, a parlare di quanto facessero schifo gli uomini.
Ci alzammo alle 11, ma solo perché era partita la suoneria metallara del cellulare di Esther e ci aveva svegliato di soprassalto. La bionda controllò il cellulare.
-         Josh! – esclamò – mi ha chiamato! -.
Cosa voleva Josh dalla sua quasi ex ragazza? Credevo che ormai volesse solo dimenticarla o forse c’era ancora qualche speranza per loro?
La bionda tuttavia non richiamò il ragazzo.
Erano gli ultimi giorni di vacanze e entrambe decidemmo di andare a vedere Nathalie che fine avesse fatto. Andammo a casa sua, dopo dieci minuti che avevamo suonato il campanello, ci apre la porta la ragazza ancora in vestaglia, con i capelli che rammentavano la Medusa.
-         A giudicare dalle occhiaie, direi che hai fatto le ore piccole – disse Esther a Nathalie.
-         Già, sono stata tutto il tempo a giocare ad Assassin’s Creed all’xbox tutta la notte. Quando inizio non riesco mai a smettere! -.
Non eravamo scesi in garage, ancora non sapevamo dove fosse finito Aster. Mi sembrò lecito chiederlo alla sua ragazza.
-         Sai che fine ha fatto Aster? – chiesi innocentemente.
La mora arrossì e deviò lo sguardo da me.
-         No, non ho la più pallida idea di dove possa essere -.
-         Ciao ragazze! – Aster fece capolino dall’ingresso della casa salutandoci.
Sia Esther che io fulminammo con lo sguardo Nathalie che stava arrossendo per la menzogna appena venuta a galla.
-         Ehm…  lui ha dormito da me -.
Esther, la più maliziosa, aveva una faccia che era tutto un programma, ero più che certa che stava immaginando le cose più perverse.
-         Uhm …- la bionda era sospettosa – sicura che abbiate solo “dormito”? -.
Nathalie indietreggiò e arrossì ancora di più.
-         Certo! – affermò convinta – cosa non ti fa pensare il contrario? -.
Esther le stava sorridendo in modo maligno, il preambolo di una risposta devastante.
-         Il semplice fatto che tu stia da sola a casa con il tuo ragazzo – rispose, aveva deciso di andarci piano.
-         Senti, io non sono come te, sono una ragazza seria! – affermò determinata Nathalie.
-         Così seria che la tua vestaglia è macchiata di sperma e si sente l’orribile odore. Non credo che sugli indumenti di una ragazza per bene ci siano macchie del genere -.
L’aveva incastrata, Nathalie era dello stesso colore di un pomodoro.
-         Dai Nathalie! – dissi – È inutile che fai finta di essere una ragazza seria, lo abbiamo capito, ammettilo! -.
La mora ci guardò male e rassegnata.
-         D’accordo vi dirò la verità – disse – l’ho fatto -.
-         Lo sapevo! – urlammo in coro Esther ed io.
-         Benvenuta nel club! – le disse allegra la bionda.
-         Ci fai entrare, si muore di caldo! – affermai.
-         Ehm va bene – rispose imbarazzata Nathalie – però non badate al casino che sta dentro -.
Entrammo in casa Gray, sembrava tutto a posto, di che disordine si stava riferendo Nathalie?
Quando intravidi la camera della ragazza mi accorsi del putiferio che usciva da suo armadio, l’avevano fatto la dentro?
Ci sedemmo in cucina attorno al tavolo, Nathalie ci offrì dei muffin con le gocce di cioccolato.
-         Ora ci devi raccontare tutto – affermò Esther squillante -.
-         Infatti – continuai e a bruciapelo – quando? Dove? In che posizione? Quanto è durato? -.
-         Ehy calme! – disse Nathalie mettendo le mani davanti – adesso vi racconto tutto -.
Ascoltammo la mora come se ci stesse preannunciando una profezia di vitale importanza per il corso dell’umanità. Ci piacevano un sacco quel tipo di discorsi. Aster non sembrava affatto imbarazzato per la cosa, ma considerando che era un ragazzo era solo una faccenda di cui andare fiero.
Ad Antea i pleiadiani non mi sembravano degli alieni angelici bigotti che facevano finta di non sapere come arrivassero i bambini. Loro si riproducevano come noi umani e sembravano più aperti sull’argomento.
-         Hai usato il preservativo? – chiese Esther.
Sul volto di Nathalie un espressione di stupore e di spavento.
-         No – rispose terrorizzata.
S’incavolo come una iena.
-         Hai idea di quello che ti può succedere? – sbraitò
La cosa fini presto e non parlammo più di quell’argomento.
Andammo, nel pomeriggio, a prendere Sidus dal garage e a farci un giro, averei tanto desiderato che giorni del genere non finissero mai.
Notammo nel cielo una strana e piccola luce che somigliava ad una stella molto luminosa, un apparizione molto strana visto che erano le 5 del pomeriggio. Ben presto tutti ci accorgemmo che quella cosa era una gigantesca navicella spaziale.
Si dipinse sul volto dei due ragazzi alieni un espressione di terrore.
-         Dobbiamo nasconderci – affermò Sidus con un tono che non ammetteva repliche – subito -.
Noi ragazze eravamo confuse e prima che potessimo chiedere che cosa stesse succedendo, i due ragazzi ci tirarono per i polsi e ci trascinarono via da quel posto.
Cosa stava succedendo? Perché e da cosa stavamo scappando?
Ci portarono in una casa abbandonata e andammo a rintanarci nella cantina sotto di essa.
-         Cosa succede? Perché siamo qui? – chiedemmo tutte e tre agitate.
-         I Grigi – disse serio Sidus – stanno arrivando -.
-         Dobbiamo andare nel covo che abbiamo costruito – continuò Aster.
Attraverso  un passaggio segreto, aperto sotto una trave del pavimento rovinata, arrivammo nel nascondiglio dei due pleiadiani. Davanti a noi apparve una grande stanza bianca, attrezzata con gli strumenti più tecnologici che Antea potesse possedere. Vi erano altre stanze: due stanze per dormire e due bagni (per fortuna!).
Quando potemmo stare più tranquilli, cercammo di comprendere cosa stesse esattamente succedendo.
-         Ci dovete delle spiegazioni – disse Esther, con braccia conserte e lo sguardo cupo, non l’avevo mai vista così seria.
-         I Grigi sono arrivati, come ho detto – spiegò Sidus – presto conquisteranno la terra e gli sforzi di voi terrestri per combatterli saranno inutili. Vi abbiamo portato qui per salvarvi, se ci troveranno ci ridurranno tutti a loro schiavi -.
-         Dovremo stare qui per sempre? – chiesi preoccupata.
-         Noi e i nostri simili sulla Terra stiamo mandando messaggi telepatici ad Antea affinché ci diano i rinforzi necessari per battere i Grigi. Finché non sarà finita voi resterete qui, il mondo esterno è diventato troppo pericoloso e mettereste in repentaglio la vostra vita -.
Stavamo tutte ascoltando il ragazzo attentamene, rimanemmo sconcertati dalle sue parole. Aster e Nathalie stavano abbracciati a consolarsi, Esther stava triste e pensierosa, io stavo pensando a che fine avessero fatto tutti.
Dov’erano in quel momento i miei? Christofer? I miei amici? Josh? Aaron? Tutti quei nomi mi tormentavano terribilmente.
Si udivano boati dal soffitto, chissà cosa stavano combinato quei miserabili bastardi. Un giorno gli avrei fatto il culo, per aver preso il pianeta e tutti i miei cari, schiavizzandoli. Avrei combattuto accanto ai pleiadiani, fosse stata l’ultima cosa che avrei fatto.
 

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Capitolo 14
*** Divisione ***


Era passato un mese da quando eravamo nascosti sotto quel covo super tecnologico e già non ce la facevo più a stare la dentro. I miei rapporti si erano decisamente incrinati, non parlavo molto, ero troppo nervosa e tesa per approcciarmi con gli altri. Nathalie da quando eravamo nascosti sotto terra era davvero insopportabile, da quando eravamo sotto terra non faceva altro che stare appiccicata al suo Aster; invece Esther era in costante depressione perché non sapeva che fine avesse fatto quel ragazzo ingrato che era Josh.
L’unico con cui parlavo ogni tanto era Sidus che cercava di mantenere il controllo della situazione. Lui era l’unico che ogni tanto usciva dal nascondiglio e spesso tornava con grandi casse di metallo contenenti armi e altri strumenti per combattere i Grigi.
Erano giorni che stavano cercando di mettersi in contatto con altre specie, alleate dei pleiadiani, come gli arturiani o siriani, tutti esseri dall’aspetto angelico. Non vedevo l’ora che sarebbero arrivati, così finalmente sarei potuta uscire fuori da quel covo di lacrime.
Andai a controllare nel magazzino, era pieno di casse d’acciaio e desiderosa di sapere, iniziai a curiosare all’interno di quei contenitori e vi trovai le armi più strambe che avessi mai visto, tute spaziali dalle più svariate forme e tanti altri oggetti che non riuscivo ad identificare.
Pensai alla situazione in cui stavo vivendo, era troppo deprimente stare rinchiusa in quel quella gabbia. Mi balenò un idea: andare nel mondo esterno.
Presi uno stravagante fucile e una tuta blu, più o meno la stessa che avevano addosso Aster e Sidus quando ci incontrammo per la prima volta alla spiaggia.
Apparentemente la tuta sembrava troppo piccola per me, ma appena ci infilai un piede, l’indumento si modellò completamente sul mio corpo. La tecnologia pleiadiana era una figata pazzesca.
Aster e Nathalie probabilmente stavano in camera a copulare o a sbaciucchiarsi; Esther stava nell’altra stanza a giocare col cellulare e Sidus temporaneamente sparito. Era il momento propizio per uscire dal quel luogo così deprimente, così andai ad aprire all’uscita. Salii per quel lungo canale che si innalzava verso l’alto e arrivai nel mondo esterno.
Uno spettacolo straordinario apparve davanti ai miei occhi scuri. L’aspetto di Margate era completamente cambiato.
Non vi era più cielo azzurro, esso era stato coperto da un enorme copertura bianca che si estendeva per chissà quanti chilometri. Tutto era diventato una gigantesca fabbrica e gli esseri umani circolavano tutti con indosso una tuta bianca. Chiunque aveva lo sguardo vitreo, perso nel vuoto e roboticamente facevano degli strani lavori.
Ovunque vi erano marchingegni super tecnologici che gli umani stavano utilizzando. Erano stati tutti ipnotizzati, nessuno era cosciente di quello che stava accadendo intorno a loro.
Iniziai a vagare per i lunghi corridoi, tante persone circolavano ed erano impegnate nelle mansioni che i Grigi gli impartivano con il controllo della mente. Era un panorama triste, tuttavia ne trassi una buona conclusione, la gente che conoscevo molto probabilmente era viva.
Stavo sempre attenta che non ci fossero delle minacce in giro, camminavo furtivamente e il più silenziosamente possibile, tenendo stretta quella strana arma pleidiana.
Intravidi in lontananza delle figure familiari, lentamente mi avvicinai ad esse e ebbi davanti a me una visione scabrosa. C’era la mia famiglia che stava assemblando degli strani aggeggi di metallo che passavano su un nastro trasportatore. Fu una fortissima fitta al cuore quella scena, quasi non riconoscevo più quelle persone. Erano davvero i miei genitori? Mio fratello Christofer? La famiglia Nelson?
Fisicamente erano sempre gli stessi, ma all’intendo erano vuoti e senza la loro vera natura. Erano senza anima.
Non riuscii a star ferma davanti a ciò che stava accadendo, mi avvicinai a mio fratello e lo allontanai dal macchinario, aveva stampata in faccia sempre la stessa espressione spenta.
-         Chris ti prego svegliati! – gli dissi piangendo.
Lui mi rispose e non mosse un muscolo del viso.
All’improvviso scattò un allarme e una strana voce parlò al microfono.
Li vidi finalmente quei maledetti. Erano per la prima volta davanti a me i miei più famigerati nemici, i Grigi. Rimasi paralizzata alla loro vista per qualche secondo, ma appena riuscii di nuovo a coordinare il cervello al corpo, filai via.
Durante la corsa quegli esseri mi lanciarono una pioggia di proiettili al plasma e io provai a difendermi provando a sparare con quella strana arma che emanava raggi fosforescenti.
La fuga purtroppo durò poco, i Grigi riuscirono a circondarmi e mi catturarono inesorabilmente.
Mi teletrasportarono in una specie di tribunale futuristico, in fondo vi era il giudice e la giuria. La stanza circolare era piena di alieni bastardi che mi fissavano inespressivi.
-         Hai provato a combattere la grande forza dei Grigi – esordì il giudice con voce piatta – meriteresti la morte per questo oltraggio, ma si è presa un’altra decisione – finirai in prigione, con i peggiore dei ribelli della tua specie -.
Batté il martelletto sul banco e due Grigi mi misero ai polsi delle manette che coprivano e paralizzavano completamente le mani, tenendole unite.
Ero triste per aver fallito, ma almeno avevo provato a risistemare le cose.
Mi fecero entrare in una piccola navicella e appena questa si chiuse, partì in automatico per la sua meta. Si fermò alla prigione, due alieni mi stavano aspettando e mi accompagnarono.
-         Non la passerai bene nella cella dove ti hanno assegnata – mi disse uno – il tuo compagno di stanza ti renderà la vita impossibile -.
Ripensai alle parole del giudice: chi era questo ribelle? Cosa aveva di così terrificante. Aveva detto che era stato un ribelle alla loro autorità, quindi ciò stava a significare che gli esseri umani non erano rimasti solo a guardare il disastro. Ma se la gente era sotto il loro controllo mentale, come faceva ad esserci ancora qualcuno che riusciva a pensare di testa propria?
Tutti quegli interrogativi e incertezze in un certo senso mi dettero sollievo, ero felice che ci fosse ancora qualche barlume di speranza per la Terra.
Mi marchiarono a fuoco sul braccio una sequenza di numeri, il numero della mia futura cella: 3110.
La stanza 3110 era decisamente lontana da dove ero arrivata, si trovava in fondo al lunghissimo corridoio pullulante di celle piene di gente infelice. Non avevano sbarre, avevano una porta blindata trasparente scorrevole super resistente.
Attraverso il riconoscimento delle impronte digitali, aprirono il vano e lentamente la porta fece un varco.
Mi buttarono la dentro, non ebbi il tempo di girarmi che la cella era stata già chiusa e le guardie sparite.
Finalmente potei vedere il “peggiore dei ribelli” con cui probabilmente ci avrei condiviso il resto dell’esistenza.
Era seduto sul letto, intento a leggere un libro, non riuscivo a vedere il suo volto, ma a prima vista dal fisico doveva essere un ragazzo.
Si accorse che i Grigi gli avevano portato qualcosa di nuovo e incuriosito lasciò il libro sul giaciglio permettendomi di vedere il suo volto.
Apparve davanti a me una persona che non mi sarei mai aspettata. Aveva ventidue anni, un bel ragazzo con i capelli così scuri da sembrare quasi neri, i suoi occhi verdi erano così ipnotici.
-         Aaron -.

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Capitolo 15
*** Ricerca ***


(Dal punto di vista di Esther)
Erano appena passati due giorni dalla scomparsa di Sophie, ancora non riuscivo a credere che fosse sparita così di punto in bianco. L’ultima volta che la vidi stava scendendo nel grande sgabuzzino dove Sidus metteva gli strani marchingegni che arrivavano da Antea. Sophie quel periodo andava spesso a rifugiarsi là, per rinchiudersi nel suo misterioso mondo mentale. Non ci fu buon sangue fra noi tre da quando i Grigi arrivarono sulla Terra: Sophie era costantemente imbronciata e Nathalie era attaccata ad Aster peggio di una cozza allo scoglio.
Non facevo che pensare ad una persona, forse questa non meritava tutte quelle mie preoccupazioni, ma non potevo far a meno di struggermi: Josh. Probabilmente lui aveva le piene intenzioni di mollarmi, ma la sorte aveva voluto che forze di ordine maggiore lo impedissero. Era così tanto tempo che non lo vedevo, mi mancava così tanto, non sapevo nemmeno che fine avesse fatto. Era diventato uno schiavo dei Grigi? Si era ribellato? Quei bastardi lo avevano ucciso? Domande del genere assillavano in continuazione la mia mente, non trovando puntualmente una risposta ad esse. Soffrivo perché non potevo sapere.
Se durante la strage dei Grigi fossi stata vicino a Josh, avrei voluto morire con lui.
Questo non sopportava Sophie, il fatto che mi affliggevo per quel maledetto ragazzo e non volevo mettermi l’anima in pace. Ero sempre così triste, ero stanca di soffrire.
Sophie doveva essere assolutamente salvata, avevo molto probabilmente perso per sempre il mio ragazzo, non potevo perdere anche una mia amica. Sarebbe stato un dolore troppo grande anche la sua mancanza.
Per quanto riguardava Nathalie, provavo un odio allergico nei suoi confronti, vederla con Aster mi faceva salire la bile alla bocca. Ero invidiosa, ma l’orgoglio mi impediva di trapelarlo fuori. Non poteva capire cosa potesse significare avere amato una persona che non avrebbe potuto rivedere mai più. Spesso avevo atteggiamenti scorbutici nei suoi riguardi, ma quelle reazioni erano più forti di me, sapevo che non era colpa sua. Per tale ragione tenevo sempre le distanze da Nat, per il bene di entrambe, se non volevamo finire per fare una rissa all’ultimo sangue.
Finalmente arrivò il giorno in cui avremo fatto la ricerca, il giorno in cui insomma avrei visto di nuovo il mondo esterno. Mi ero quasi dimenticata di quale aspetto avesse.
Ci diedero delle strane tute spaziali, erano blu, con strani inserti metallici e un cinturone con fondina per infilarci qualche stravagante arma.
Arrivò il grande momento quello in cui finalmente avremo rivisto dopo così tanto tempo la luce del sole. Ritornammo sulla superficie, nel mondo conosciuto, ma l’unica cosa che brillava era il riflesso dei macchinari di metallo. Era una realtà triste e grigia, come i suoi padroni. Camminare per quella immensa fabbrica suscitava un senso di desolazione a chiunque.
Camminavamo cauti e vicini, con i fucili al plasma sempre pronti, ci avevano insegnato qualche giorno prima come utilizzarli. Le armi pleiadiane erano una figata, tuttavia esse venivano utilizzate solo in casi estremi.
Non eravamo certi di dove poteva essere finita Sophie, ma fra le varie ipotesi, c’era quella di infiltrarci nella prigione e controllare là. Dovevamo stare attenti a non far scattare nessun allarme, fortunatamente il nostro aspetto ci faceva confondere con gli altri umani schiavizzati. Vedevo i corpi di amici, parenti, conoscenti senza anima, che lavoravano interrottamente, privi di qualunque facoltà mentale. Josh non era fra loro. E se era morto? Almeno lo aveva fatto con una buona causa e soprattutto senza lasciarsi rubare la dignità.
Riuscimmo a prendere una navetta e arrivare nelle vicinanze dell’immenso carcere dei Grigi, distava decine di chilometri dal nostro rifugio, ci avremo messo giorni ad arrivarci a piedi. La prigione era super sorvegliata, non ci saremo entrati facilmente, gli unici umani ed essere là dentro erano i ribelli nelle loro relative celle.
Non so come Sidus riuscì a trovare un passaggio sotterraneo non visibile dai sofisticati radar dei nemici. Era una lunghissima galleria, probabilmente una vecchia cava abbandonata ai tempi della Terra dominata dagli umani. Era un passaggio buio e tortuoso, ma non potevamo prendere altre strade. Stavamo sempre tutti all’erta, con il costante timore che un Grigio ci avesse attaccato alle spalle. Per grandissima fortuna andò tutto bene, arrivammo in una stanza circolare, illuminata da strani neon blu. I colori delle luci nelle prigioni dei Grigi indicavano che genere di galeotti vi fossero: conoscevo il verde per i criminali minori, come i ladri, l’arancione per i truffatori, ma il blu non avevo la più pallida idea a che cosa corrispondesse.
-         Siamo nella zona più controllata della prigione – disse Sidus.
Quando lessi i suoi pensieri capii bene il perché. Il colore blu era attribuito ai peggiori essere che potessero esistere nel universo, eravamo nell’area dei ribelli. Le nostre strane tute ci rendevano invisibili ai super tecnologici sensori presenti nella prigione.
Le celle erano blindate con strani materiali, non si riusciva nemmeno a vedere chi ci fosse dietro. Era un lunghissimo corridoio deprimente, costellato di innumerevoli innocenti, invisibili per il resto del mondo.
Notai una corsia nascosta, era spoglia, senza celle, in fondo vi era una grande porta con una scritta in una lingua sconosciuta.
-         Vado a controllare la – dissi – voi vedete se la trovate in altri corridoi -.
Acconsentirono, sapevano che potevo difendermi e mandare un messaggio telepatico di soccorso se ne avessi avuto bisogno.
La grande porta era chiusa, bisognava digitare un codice per avere l’accesso. Guardai il tastierino vicino con strani simboli, non avevo la più pallida idea di quale poteva essere. Chiusi un attimo gli occhi, l'aura azzurra era quella degli idealisti, di persone dotate di una grande volontà, capaci di vedere oltre il reale. Quando rividi il tastierino alcuni simboli diventarono luminosi e iniziarono a fluttuare nel aria, quasi come a Beautiful Mind, era quella la password? Tentare non poteva nuocere. Velocemente digitai quel codice.
Accesso Acconsentito
Mi stupii del grande potenziale che aveva la mia aura. Davanti a me si aprii una stanza di passaggio, c’era un'altra porta semi trasparente che faceva intravedere una sala ampia e chiara. Tuttavia sentivo che la dentro c’era qualcosa di brutto. Tenni stretto il fucile e andai avanti.
C’era una scritta il blu luminosa sul muro: Sala Esecuzione.
Stavo per entrare nel area destinata ai condannati a morte.
La porta traslucida si aprì automaticamente al mio avvicinamento. Apparve davanti a me un immagine troppo scabrosa per essere vera.
La sala era pullulante dei più macabri strumenti di tortura e piena di cadaveri emaciati e squartati in letti da ospedale. A un lato c’era la prossima vittima, aveva gambe e braccia paralizzate da strani congegni di metallo, pareva quasi crocifissa. Ma il vero sconcerto arrivò quando vidi quella persona in faccia. Trasalii, come avrei potuto non riconoscere quel volto abbronzato, i suoi capelli mossi e lunghi, i suoi occhi color cioccolato o quelle labbra?
Aveva il capo chino e stava fissando malinconico il pavimento grigio, aspettando la condanna. Ero giunta in quella stanza così silenziosamente da non essersi accorto della mia presenza. Lentamente mi avvicinai a lui.
-         Josh – lo chiamai a bassa voce dolcemente.
Lui alzò lo sguardo smarrito.
-         Esther? -.
Lo accarezzai, i guanti mi impedivano di sentire la sua pelle morbida.
-         Non alzare la voce – lo ammonii – perché ti hanno condannato? -.
-         Sono un ribelle – spiegò – sono riuscito a sfuggire al controllo mentale dei Grigi. Altri ed io stavamo aspettando che alieni buoni come i pleiadiani ci aiutassero, purtroppo mi hanno catturato e dopo diversi mesi dopo non essere riusciti a farmi il lavaggio del cervello, hanno deciso di giustiziarmi -.
Quando disse la parola pleiadiani c’era una certa amarezza.
-         Non sono mai arrivati – affermò triste – pensavo che non ti avrei mai più rivista -.
Mi guardò dispiaciuto.
-         Non volevo realmente lasciarti, mi dispiace -.
Gli sorrisi.
-         Tranquillo, ne parleremo in un altro momento – dissi rassicurante – però prima ti devo dire una cosa: i pleiadiani sono davvero fra noi -.
Mi fisso male.
-         Non si sono mai fatti vedere, non ci hanno mai aiutato -.
-         Ti stanno aiutando – dissi a tono.
Non vedo l’ombra di quegli alieni.
Mi guardò meglio dalla testa ai piedi e rimase stupito dal mio strano aspetto e dalla tuta spaziale di Antea. Aveva capito, avevo sentito i tuoi pensieri.
-         So che ora non mi vorrai vedere mai più – affermai amaramente – ma, si, è come hai pensato: sono una pleiadiana -.
Non vidi nemmeno la sua espressione, spedita, con testa china, andai a liberare i ragazzo da quelle manette all' avanguardia. Era libero, vivo e stava bene ed era quello che volevo.
Mogia andai verso la porta che dava nella corsia segreta, quando sentii alle mie spalle delle braccia che stringevano la mia vita. Percepivo sulla schiena il calore di un corpo umano, la mia testa posava sul petto, sentivo il suo battito cardiaco.
-         Chiariremo dopo certe cose – disse lui – ma Esther, sappi una cosa: non m’importa di quello che sei, voglio te. Amo Esther la mia ragazza, non la pleiadiana o l’umana -.
Palpitai, rimasi attonita dalle sue parole e non ebbi il tempo di voltarmi per guardarlo negli occhi che lui mi baciò. Dopodiché ci fissammo per una manciata di secondi, proprio come quando ci siamo dati il primo bacio.
Prese una strana arma a me sconosciuta e la caricò.
-         Adesso andiamo – disse serio – la Terra deve essere salvata -.
 
 
 

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Capitolo 16
*** Fuga ***


Passavo le giornate a deprimermi chiusa in quella cella dall’aria così soffocante. La presenza di Aaron era quasi insignificante, anche se mi aveva riconosciuto faceva finta che fosse ancora solo. Stava spesso steso sul letto a leggere qualche libro, vecchie lettere oppure a sentire la musica con un vecchio mp3 che i Grigi gli consentirono di tenere. Spesso rimanevo rintanata in un angolo a pensare, che avevo sbagliato tutto che sarebbe stato meglio se fossi rimasta alla base. Mi pentii amaramente di essere fuggita, ero stata una stupida, sarei dovuta rimanere con gli altri. Spesso disegnavo, quando ero sola amavo tracciare sottili linee argentate con la matita per dare poi alla fine vita a qualcosa.
Erano passate quarantotto ore da quando ero rinchiusa in quella cella insieme al ragazzo che mi faceva logorare tanto il cuore. In tutto quel tempo non avevamo spiaccicato parola, sapevo che lui mi aveva riconosciuto, ma gli ero indifferente. Non potevo continuare a fissare come un’idiota Aaron che non mi degnava neanche di uno sguardo. Decisi di farmi avanti io, non potevamo continuare a stare chiusi in quel mutismo che mi faceva soffrire.
Mi avvicinai a lui, era steso sul letto a leggere un fumetto, era così bello.
-         Come ci sei finito qui? -.
Staccò gli occhi dalla rivista e mi guardò con un’espressione indecifrabile, non sapevo se era irritato con me perché l’avevo disturbato o se era solamente un po’attonito.
-         Sono un ribelle – affermò – anzi ero il capo dei ribelli e i Grigi ci stanno dando la caccia -.
-         Non capisco questa faccenda dei ribelli -.
-         Dopo che i Grigi hanno conquistato la Terra alcuni umani sono finiti subito sotto il loro controllo mentale, altri sono riusciti a fuggire. I fuggiaschi si riunivano in squadre con un capo eletto da loro, il loro obiettivo è ancora adesso liberare il pianeta da quei bastardi. Ammesso che ci siano ancora ribelli liberi … -.
Un espressione di amarezza gli si dipinse sul volto. Gli sorrisi e cercando di essere ottimista:
-         Sono sicura che ci sono altri ribelli. Si sistemerà tutto vedrai -.
-         No Sophie, ero il capo di quei pochi ragazzi inglesi che erano sfuggiti dalle grinfie dell’invasore. Ogni giorno sento che un mio compagno viene catturato. Oggi dovrebbero fare l’esecuzione a Josh Sullivan, il ragazzo della tua amica, è stato molto coraggioso a non volersi sottoporre al lavaggio del cervello -.
Mi sentii male a sentire che Josh stava per morire, ero comunque affezionata a lui e soprattutto mi dispiaceva tanto per Esther.
Avevo davanti a me un Aaron che non riconoscevo più: remissivo, abbattuto e rassegnato. Mi saliva la rabbia a sentire che la gente a cui volevo bene era stata condannata a destini crudeli: la mia famiglia era alla mercé degli intrusi, le mie migliori amiche costrette a nascondersi come ratti e alcuni che avevano e stavano lasciando la Terra per miglior vita. Era il momento di dire BASTA.
-         Cosa pensi che dovremo fare? – chiesi.
-         Nulla, dobbiamo sottostare a loro e pregare che non si prendano le nostre menti -.
Mi salì il sangue alle tempie, stavo per esplodere.
-         Non puoi lasciare che continui così – dissi ad alta voce – così fai vincere loro ed è questo che vuoi? L’Aaron che conoscevo non si sarebbe mai arreso e avrebbe combattuto fino alla fine! -.
Aaron mi fissò stupito con i suoi splendidi occhi verdi, come se avessi detto la profezia del secolo.
-         Lo so, hai ragione – rispose – ma siamo troppo deboli per combattere. Abbiamo sperato che ci fossero esseri come i pleiadiani ad aiutarci, ma è stato tutto inutile -.
-         Ho una buona notizia da darti: i pleiadiani sono fra noi, vogliono aiutarci e lo faranno. Li ho visti e hanno buone intenzioni -.
Lo sguardo di Aaron si illuminò.
-         Finalmente – disse speranzoso – possiamo avere qualche possibilità di salvarci -.
Si alzò in piedi e mi guardò negli occhi, fissandomi dall’alto al basso.
-         Sophie hai finalmente dato qualche speranza alla razza umana di liberarsi dagli invasori -.
Mi abbracciò e iniziò a baciarmi il collo, sentire le sue labbra accarezzare la mia pelle era una sensazione meravigliosa.
-         Sei così così carina – mi sussurrò all’orecchio – tu mi piaci Sophie, mi piaci tanto -.
Iniziò a toccarmi i seni spudoratamente ed io stetti al gioco e iniziammo a strusciarci l’uno contro l’altro. La cosa andò avanti fra un solletico piacevole e uno stuzzico malizioso. Quando qualcosa mi fermò.
-         No, non possiamo continuare – gli dissi – quelle parole che mi hai detto … io so che mi stai prendendo solo in giro! -.
-         Cosa dici mia cara Sophie? Rilassati e stenditi vicino a me -.
-         No! Tu vuoi solo usarmi! -.
-         Ma io ti amo -.
Rimasi pietrificata da quella affermazione, ma non mi lasciai comunque abbindolare dal quello che aveva detto.
-         Mi hai sempre mostrato di provare solo interesse fisico verso di me. Se mi ami davvero, dimostramelo -.
Si alzò e mi sbatté contro il muro, non aveva buone intenzioni. Cercavo di dimenarmi, ma lui mi teneva le mani ferme. La mia verginità se ne stava andando via così brutalmente, con uno stupro.
Chiusi gli occhi al momento decisivo, quando sentii un esplosione dall’altra parte della stanza. Aaron lasciò i miei polsi e vidi una coltre di fumo che faceva intravedere delle figure umane. Pochi secondi dopo li riconobbi e non potevo essere più che felice in quel momento.
-         Nat! Aster! Sidus! – esclamai con gioia.
Mi avevano salvato, due volte: sia dall’eterna prigionia dei Grigi che da quel pervertito di Aaron. Mi fiondai su di loro per abbracciarli tutti, fino a quasi non farli respirare. Notai che la biondina mancava.
-         Esther dov’è? – chiesi innocentemente.
-         Si è separata da noi, dovrebbe arrivare fra un poco rispose Aster -.
L’alieno aveva ragione, infatti poco dopo giunse correndo, dall’orrizzonte di quel corridoio infinito Esther. Per grande sorpresa era mano nella mano con chi non mi sarei mai aspettata. Era così felice col suo ragazzo, non avevo mai visto due adolescenti così innamorati. Il loro era un legame indissolubile.
Felice e sorridente andai ad abbracciare pure loro due fino lo stritolamento e poi iniziai, come solita, a fare il quarto grado:
-         Dove siete stati? Che avete fatto? Come avete fatto sopravvivere? -.
-         Ero entrata nella sala esecuzione per caso – disse la pleiadiana – e sono riuscita salvare Josh prima che lo uccidessero -.
-         Ma voi due non eravate a lite? -.
-         Si, ma potrei chiuderci un occhio se lui diventasse meno rompiscatole -.
-         Forse si tu fossi meno antipatica … - ribattè Josh.
I due iniziarono a lanciarsi insulti a presso, proprio come quando litigavano prima dell’arrivo dei Grigi.
-         Basta! – sbraitai – Joshua Jacob Sullivan, Esther Elizabeth Morris se non la finite ci penserò io – dissi, strappando dalle mani di Sidus il fucile al plasma.
Entrambi sapevano che quando chiamavo per esteso una persona, voleva dire che ero furiosa con lei.
-         Mettete da parte le vostre divergenze – dissi poi con calma – prima liberiamoci di questi parassiti -.
I due annuirono.
All’improvviso scattò l’allarme che si diffuse rumorosamente per tutta la prigione. Scappammo tutti quanti e ci andammo a nascondere.
Finalmente le alleanze pleiadiane e di ribelli umani, potevano unirsi per combattere il nemico comune.

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Capitolo 17
*** Alleanza ***


-         So dove possiamo nasconderci – disse Aaron – ma non come uscire da qui -.
-         La galleria sotterranea! – esclamai.
Tutto il gruppo si mise a correre verso la stanza circolare che portava alla cava abbandonata. L’allarme continuava a frastornarci le orecchie col suo rumore ripetitivo e martellante.
Un piccolo gruppo di Grigi in divisa da guardiani, iniziarono a darci la caccia. Correvano dietro di noi, erano molto più lenti di noi, ma ci attaccavano con i raggi laser delle loro armi. Noi rispondevamo i fasci al plasma dei nostri strabilianti fucili di Antea.
Miracolosamente riuscimmo ad arrivare alla galleria. Una volta fuori, seguimmo Aaron che ci portò nel nascondiglio dei ribelli. Ci portò in una casa di legno che un tempo doveva stare nell’aperta campagna. Apparentemente sembrava una misera casuccia, ma sotto di essa si celava ben di più. Come il nascondiglio che avevamo prima di trovare i due ribelli, quell’appartamento aveva sotto di esso, metri e metri sotto terra, c’era il quartier generale.
Non era moderno come quello dove stavamo, però c’erano diversi congegni della tecnologia pleiadiana. Erano presenti altre persone, quei pochi eletti che erano riusciti a sfuggire al controllo mentale dei Grigi. Non conoscevo quasi nessuno a parte Douglas, il migliore amico di Josh. I ribelli se ne stavano per i fatti loro, non curanti della nostra presenza, sparpagliati qua e la nel quartiere generale.
-         Ribelli – chiamò a voce alta Aaron.
Al suono della voce del loro capo, sugli altri apparve un espressione stupita, non avrebbero mai pensato che Aaron sarebbe sopravvissuto. Tutti pendevano sulle labbra del ragazzo dagli occhi verdi.
-         Abbiamo trovato aiuto – continuò – le richieste di aiuto inviate ai pleiadiani non sono state vane. Sono qui, fra noi -.
I ribelli immobili ai loro posti, posarono lo sguardo sui tre biondi, in tuta spaziale. Li fissavano in modo così intenso che Esther si sentiva quasi in soggezione.
-         Ora potremo sconfiggere il capo dei Grigi. Con il nostro grande numero di persone e con la tecnologia e il supporto dei pleiadiani, spazzeremo via il nemico -.
I ribelli esultarono come un popolo acclama festoso il suo nuovo re. Il nostro arrivo era una grande speranza. Ero così felice che una specie di sorriso ebete si stampò sulla faccia per l’emozione. Non vedevo l’ora di poter combattere faccia a faccia con i Grigi.
Ci furono i festeggiamenti per questa lieta notizia, un gruppo di ragazzi portarono Aaron sulle spalle, urlando quanto fosse grande il loro capo.
Notai che Esther stava vicino a Josh, non ero proprio convinta che si fosse rappacificati, ma sapevo già come sarebbe andata a finire fra quei due: con un amplesso colossale.
Ben presto i pleiadiani si diedero da fare e portarono i diversi congegni che avevamo nella vecchia base.
Non fu difficile, per i ribelli imparare i meccanismi della tecnologia pleiadiana , dopo tutto prima avrebbero preso dimestichezza con quelle raffinatezze aliene, prima avrebbero potuto attaccare i Grigi. In fin dei conti non era stato nemmeno difficile per me apprendere come si destreggiassero i fucili al plasma. Certo, non miravo precisa come un cecchino, ma me la cavavo abbastanza per potermi difendere.
Mi accorsi che i tre pleiadiani, erano andati in disparte dai festeggiamenti, avevano in visto un’espressione stranamente turbata. Mi avvicinai a loro e cercai di capire che cosa avessero.
-         Cosa succede? – chiesi.
-         Credo che i Grigi abbiano qualche sospetto – mi rispose Aster – Sidus è entrato nei pensieri di alcuni nemici, stavano parlando dei prigionieri scappati -.
-         Riuscite a leggere i pensieri anche di esseri così lontani? -.
-         Solo chi ha auree particolari, solitamente chi è blu o viola, raramente chi è azzurro. La tua amica anche se ha una delle auree più elevate non è ancora capace di arrivare a tanto -.
-         Tu non puoi? -.
-         No, sono solo un giallo, un livello di aura basso. Sai, le auree hanno poteri particolari e sono disposte in una gerarchia -.
Quante cose non sapevo ancora su queste affascinanti creature!
Il mio coetaneo pleiadiano mi spiegò i significati di quei colori che emanavamo tutti noi. Il rosso era il colore delle persone più semplici e passionali, concentrandosi su un oggetto possono farlo esplodere. La mia aura era rossa, non avrei mai pensato di avere quella facoltà, ne ero stata capace di utilizzarla. Aster emanava una bellissima aura giallo oro, come le aureole dei santi dipinti nelle cattedrali delle chiese cattoliche. Era il colore persone energiche e allegre, con capacità di auto guarigione e di trasmettere la loro energia agli altri. Nathalie era verde, il colore delle persone calme e generose, con il potere di guarire le persone con il loro tocco. L’azzurro di Esther era intenso e brillante, come un cielo sereno che non si vedeva da tanto tempo. Il colore delle persone intuitive che permetteva di vedere i significati nascosti della realtà. Il blu di Sidus era intenso. Aveva il secondo colore più elevato, gli consentiva di avere un secondo corpo, incorporeo e spirituale, con poteri che le altre auree non potevano conoscere.
Se Sidus era riuscito a percepire le intenzioni dei nemici, difficilmente si sbagliava su queste cose. Un’aura sublime come la sua non poteva essere compresa da noi.
-         Ho chiamato telepaticamente il supporto militare di Antea – disse il pleiadiano dall’aspetto elfico – arriveranno qui fra sei-sette ore all’incirca -.
Sidus era sempre stato in un certo senso il nostro leader, era sempre lui che trovava le soluzioni per tutti i guai che succedevano e che combinavamo. Era un ragazzo così saggio.
Dopo un po’di tempo la baraonda generale si attenuò, i ribelli erano troppo curiosi di capire come funzionasse l’artiglieria di Antea e se ne stavano in silenzio maneggiandoci sopra. Nonostante fossi in un luogo chiuso, finalmente riuscivo a respirare aria fresca di speranza.
La stanchezza mi fece rendere conto che doveva essere molto tardi, andai a stendermi su un divano e lasciai che il sonno mi trasportasse nel mondo dei sogni. Ebbi il risveglio peggiore della mia vita. Un boato mi fece alzare di soprassalto, notai che c’era un enorme squarcio sul soffitto. I Grigi ci avevano scoperti e con le loro armi lanciavano raggi laser arancioni a destra e a manca.
Nonostante la baraonda generale, notai che i ribelli non si erano andati a nascodere ancora. Avevano addosso le tute blu di Antea e si difendevano con armi al plasma.
Nathalie mi diede un fucile e mi tirò per il polso. Era spaventatissima e non so con quale forza mi stava trascinando. Andammo fuori a combattere contro quegli esseri immondo. Dovevamo andare a combattere nel nucleo, dove risiedevano i Grigi più potenti, ma prima che arrivassero le milizie pleiadiane, eravamo inchiodati li per difenderci.

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Capitolo 18
*** Battaglia ***


Stavano tutti combattendo valorosamente contro il nemico, in quella fabbrica metallica a dimensioni planetarie un gioco di luci laser e sangue si stava diffondendo violentemente. Terrestri e pleiadiani furiosi si scagliavano senza paura contro i Grigi che attaccavano. Un mare di alleati persero la vita strenuamente, versando il loro nobile sangue per salvare il loro caro pianeta.
Dovevamo vincere, dovevamo riprenderci ciò che era nostro, quegli usurpatori dovevano morire!
Cercavo di rimanere calma, stavo nascosta fra grossi cumuli di macerie e al momento giusto saltavo fuori e sparavo a destra e a manca a quegli esseri schifosi.
Il nucleo era lontano da noi, ma ci saremo arrivati lo stesso, a costo di lottare giorno e notte, aprendoci un varco, calpestando cadaveri di Grigi.
Sidus riuscì a trovare, attraverso uno dei suoi strani viaggi astrali, a trovare le coordinate esatte della centrale dei Grigi. In quel nucleo maledetto c’era il centro di controllo di quella enorme struttura che copriva la Terra e i capi dei Grigi che governavano il tutto.
Si trovava vicino Ashford, una città lontana circa 35 miglia rispetto a Margate. A piedi, facendoci largo con la forza fra i Grigi ci avremo messo giorni e saremo stati vinti prima o poi dalla stanchezza o dal nemico. Avevamo bisogno per forza di un altro mezzo di trasporto per arrivare fino al nucleo.
Purtroppo avevamo bisogno delle milizie pleiadiane per andare avanti.
- Quanto manca ancora? Quando arriveranno le truppe? – chiesi schivando plasma luminoso, sentendomi come Neo di Matrix.
- Sono vicini – rispose Aster – fra un’oretta dovrebbero essere qui -.
Quelli sarebbero stati i 60 minuti più lunghi della mia vita. Intanto non potevo rimanere immobile, aspettando e lasciando che tanti miei compagni perdessero la vita. In quel momento desideravo tanto poter utilizzare il potere della mia aura rossa per far esplodere tutto, ma non avevo la più pallida idea di come attivarlo.
Fu una lotta dura, ma continuammo a combattere imperterriti con quei pochi marchingegni che proveniva da Antea. Purtroppo arrivò per me il fatidico momento in cui il plasma del mio fucile era esaurito e la tuta blu aliena non poteva proteggermi da qualunque cosa.
Esaurire le munizioni in un gioco suscitava bestemmie, ma perderle durante un conflitto reale faceva incombere addosso, come un macigno la disperazione.
Cercai di nascondermi come un ratto fra i cumuli di rottami che si stavano generando nello scontro, fortunatamente i Grigi erano troppo occupati con i ribelli umani per pensare a una ragazzina  di 18 anni innocua e senza poteri. Esher e  Nathalie erano già più pericolose, la prima faceva parte della specie nemica giurata dei Grigi, la seconda era capace di far guarire i nostri compagni, quasi facendoli resuscitare in certe situazioni.
Mi spostavo furtivamente, fra un ammasso al altro, osservando la scena della battaglia. Improvvisamente mentre mi stavo muovendo con passo silenzioso, fui colpita alla schiena da un raggio facendomi cadere a terra.
Mi girai, davanti a me apparve un disgustoso Grigio, armato fino ai denti pronto a dare il colpo di grazia. Chiusi gli occhi ed esalai quello che doveva essere il mio ultimo respiro, aspettando la mia miserabile fine.
Passò un secondo.
Un lampo improvviso squarciò il buio nei miei occhi chiusi. Ero forse morta?
Due secondi.
Tre secondi.
Quattro secondi.
Respiravo ancora, ma non avevo il coraggio di aprire gli occhi e vedere quello che stava accadendo. Tuttavia presi forza e ritornai a vedere.
Quel Grigio orrendo stava combattendo contro una creatura celestiale. Era un pleiadiano pallido, quasi luminoso, indossava un armatura supertecnologica metallizzata che lo copriva, lasciando scoperto il viso e la lunga chioma di capelli dorati.
Stava combattendo con una strana arma affilata e luminosa che rammentava una spada laser, mentre il Grigio rispondeva con raggi laser. Alla fine il mio carnefice fu ridotto a un pantano grigio misto con i suoi umori.
- Stai bene? – chiese con tono gentile.
Annuii con la testa senza spiaccicare parola, ero troppo occupata a contemplare quel cavaliere futuristico dall’aspetto così regale e divino.
Mi tirò su con delicatezza, mentre lo fissavo imbambolata come un’ebete, facendo la figura dell’idiota.
- Tieni – mi disse dandomi un fucile – ti servirà -.
- Grazie – dissi sognante.
Subito ritornai con i piedi per terra, non era il momento per ammirare gli angeli dello spazio e ritornai subito all’azione. Tuttavia i miei pensieri caddero ancora una volta sul mio salvatore. Egli non aveva la solita tuta blu, ma una specie di armatura e l’arma che mi aveva dato era diversa da quelle che Sidus ed Aster ci avevano fatto vedere. Capii perché era diverso dagli altri, era un soldato di Antea, finalmente le milizie pleiadiane erano arrivate.
“Raggiungici, siamo vicini ai carri!” sentii nella testa.
Riconobbi la voce, era quella di Esther, mi aveva inviato un messaggio telepatico. Purtroppo essendo umana non potevo risponderle.
Mi affacciai appena dal cumulo dove mi ero nascosta, davanti a me c’era ancora un teatro di guerra e dall’altra parte c’era una fila di strani carri armati che sparavano. Notai che la vicino c’erano gli altri.
Con passo felpato, degno di una spia del M16 giunsi dagli altri che ansiosi mi stavano aspettando.
- Presto – ammonì Sidus – entriamo tutti nel carro ora! -.
Obbedimmo ed entrammo tutti nel mezzo, alla guida del bestione si mise Aster, Sidus stava occupato con l’artiglieria ed Esther smanettava su strane tastiere strane sequenze di simboli. Il potere delle auree azzurre e verdi era straordinario. Il mio stupido alone invece non si decideva a svegliarsi!
Avanzammo per non so quanti chilometri, fatto sta che dopo una manciata di minuti eravamo già vicino Ashford.
Quando ci arrivammo in quella città ci fermammo e uscimmo dal carro. Fuori era deserto e tranquillo.
Davanti a noi apparve il nucleo, era un altissima struttura cilindrica in metallo che si innalzava al cielo, pareva una fortezza impenetrabile.
Sidus si avvicinò al pass vicino alla porta e ci posò sopra le mani scatenando delle scosse elettriche che invadevano l’edificio. Stava combattendo contro qualcosa che noi non potevamo vedere. Quella specie di guerra psichica continuò finché Sidus diventò un evanescente ombra blu con gli occhi che emettevano luce bianca, era il suo secondo corpo.
Dopo aver visto per pochi secondi l’altro aspetto di Sidus, fra l’alieno e il marchingegno ci fu un esplosione che non fece vedere più nulla.
La porta del nucleo si aprì e spuntarono i sommi Grigi che governavano più di tutti la Terra. Lo spirito cobalto dell’alieno si scagliò contro i nemici. Gli altri ed io non rimanemmo con le mani in mano e andammo ad aiutarlo. Purtroppo i Grigi governanti erano molti più potenti di quelli che avevamo affrontato e i nostri attacchi a malapena gli facevano il solletico.
All’improvviso si sollevò un vapore che non fece vedere più nulla.
Quando quella nebbia sparì, i Grigi governanti era spariti come in trucco da illusionista, ma la cosa più grave era il corpo di Sidus.
Era presso la soglia dell’edificio, steso a terra, con un pugnale al plasma conficcato nel petto.
- Sidus! – esclamò disperata Nat.
Mi misi in ginocchio e posai la testa dell’alieno fra le mie braccia.
- Sidus – lo chiamai con voce tremante – ti prego rispondimi! -.
L’alieno aprì leggermente i suoi occhi color ghiaccio e mi fisso con sguardo sereno.
- È finita per me cara Sophie – mi rispose con voce affaticata – ho cercato di batterli, ma loro sono più forti di me. Per me è finita -.
- No – rantolai – non è finita, devi vivere ancora! -.
- Mi dispiace cari compagni, ma non c’è più nulla da fare per. Però dovete promettermi una cosa -.
- Dicci tutto -.
- Dovete liberare la Terra dai Grigi o il mio sacrificio per aprire il nucleo diventerebbe vano. Ho voluto bene a tutti voi, terrestri e pleiadiani. Addio -.
Chiuse gli occhi ed esalò il suo ultimo respiro.
- Sidus, Sidus – lo chiamai strattonandolo, ma lui non rispondeva.
- No – urlai addolorata.
Mi resi conto che lacrime calde scivolavano sul viso. Erano le lacrime più dolorose che avessi mai pianto. Mi voltai verso gli altri, avevano osservato la scena in religioso silenzio. I visi di Nat ed Esther erano rigati dal luccichio delle lacrime e loro non piangevano mai.
Mi accucciai in me stessa e esplosi a piangere.
- Perché? Perché? – chiedevo inutilmente disperata.
Aaron si avvicinò al cadavere dell’alieno e tirò fuori dal suo petto quel pugnale assassino fissandolo.
- Per questo sangue così nobile e puro, io prometto sulla mia vita di combattere contro i Grigi fino alla morte – poi si voltò verso tutti noi – chi è con me? -.
Posammo tutti la mano su quel funesto pugnale e tutti demmo la nostra parola che avremo liberato la Terra non solo per ritornare a vivere, ma soprattutto per vendicare Sidus.

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Capitolo 19
*** Rivincita ***


Avevo ancora gli occhi che bruciavano per le lacrime, quando ci addentrammo dentro al nucleo dei Grigi. Nat non poté salvare Sidus, era troppo tardi anche per i suoi poteri.
Ero determinata a salvare la Terra, tutti lo eravamo.
Salimmo le innumerevoli scale di quella torre supertecnologica. Stranamente non ci fu nessuno che osteggiò il nostro cammino, ma qualcosa mi diceva che ci stavano aspettando.
Fu una lunga corsa di scale in salita, ma alla fine arrivammo in cima, dove stavano i pilastri dei Grigi. L’ultimo piano era bloccato e c’era bisogno di un codice d’accesso. Quello era un lavoro per Esther. Vidi la sua aura azzurra diventare più intensa, nei suoi occhi quasi scintillava la combinazione segreta della porta. In poco tempo ci aprì il varco.
Mi sentivo così inutile rispetto agli altri. Sapevano tutti usare i loro poteri: Aster infondeva energia tutti, Nat guariva ed Esther decodificava. Riuscivo a vedere anche a vedere uno sbiadito alone attorno ai due ragazzi umani: Josh era rosso, come me, Aaron giallo.
La porta si spalancò e ci trovammo davanti al grande nucleo che reggeva la terrificante società dei Grigi. Tuttavia non eravamo soli.
Un piccolo gruppo di Grigi supremi, uguali agli assassini di Sidus erano a pochi metri da noi e ci scrutavano intensamente.
- Voi non distruggerete il nostro impero! – affermò uno.
- Invece si! – disse Josh, come al solito impulsivo – e distruggeremo pure voi! -.
Sfoderò il suo fucile e iniziò a sparargli a raffica. I nemici risposero a tono, fortunatamente Josh riuscì a nascondersi dietro a un pilastro in tempo e iniziò ad attaccare come un soldato in trincea.
Il resto della combriccola iniziò a sparare a e a nascondersi, tuttavia i Grigi si rivelarono piuttosto tenaci e non riuscivamo ad avvicinarci neanche di una millimetro al nucleo.
Come mi sarebbe piaciuto poter usare il potere della mia aura e far esplodere tutto!
Stava per andare tutto per il peggio. I Grigi si coalizzarono tutti contro di noi impedendoci di avanzare. Stavano quasi per darci il colpo di grazia quando accadde qualcosa di miracoloso.
Una luce abbagliò tutti e quando tornammo a vedere nitidamente i Grigi supremi erano stesi a terra storditi. Tuttavia la cosa più straordinaria non fu vedere finalmente il nemico in difficoltà, ma un corpo spirituale blu fluttuante che si batteva contro i Grigi. Era Sidus, il suo spirito non era svanito.
Non rimanemmo con le mani in mano e andammo ad aiutare l’anima del nostro compagno scomparso poco tempo prima. Io insieme ai miei amici andammo a sparare tutto il plasma che c’era nei caricatori dei nostri fucili mentre Aster cercava di contattare le milizie pleiadiane telepaticamente e Aaron l’orda dei ribelli attraverso un pc all’avanguardia del posto.
Alcuni Grigi non resistettero molto al colpo e cedettero quasi immediatamente, ma alcuni si stavano dimostrando parecchio resistenti.
I due ribelli provarono a sabotare il nucleo, ma furono catturati da un Grigio.
- Lasciate stare il nucleo! – ci minacciò – o i vostri amici faranno una brutta fine! Ora il vostro amico evanescente non può più aiutarvi -.
- No, distruggetelo! Non badate a noi! – ribatterono.
Notai accanto a me che aveva già lasciato le armi a terra. Non poteva far uccidere Josh.
Alla fine tutti fecero altrettanto.
Poi la bionda andò verso la porta d’ingresso chiusa e guardò il gruppo di alieni nemici con un sorriso beffardo.
- Io ho lasciato stare il nucleo, ma non so se gli altri saranno d’accordo -.
- Gli altri chi? – chiese confuso un Grigio. Ormai erano convinti di avere la vittoria in pugno.
La ragazza fulminea digitò il codice per aprire la porta e apparvero davanti ai Grigi i loro peggiori nemici: le milizie pleiadiane e i ribelli al completo.
Fu un teatro di guerra spaventoso, ma non feci come prima, non mi andai a nascondere. Unita con i miei alleati, mi sentivo finalmente forte e affrontai strenuamente i nemici.
Non ebbi pietà per loro, sentivo la furia fluire nelle vene per poi scaricarsi in ogni colpo e ogni schizzo di sangue. Era rabbia e per la prima volta sentii anche la sete di vendetta. La morte di Sidus non doveva rimanere impunita.
Avevano ridotto il pleiadiano dall’aspetto elfico in spirito evanescente, in fumo inafferrabile. Era sempre parte del animo che viveva brillando ancora, ma uno spirito non si può abbracciare, né si può provare affetto nei suoi confronti.
Pensando a Sidus mi ritornavano le lacrime e fissai il nucleo maledicendolo con le parole peggiori.
All’improvviso ci fu un esplosione che fece spazzare via tutti dal circondario.
Il nucleo era esploso eppure nessuno vi aveva piazzato esplosivi sotto e nessuno lo stava considerando. A parte me, ma lo avevo solo fissato intensamente.
Avevo usato davvero il mio potere?
Aster e Nat avevano protetto gli alleati attraverso dei campi di forza energetici e curativi, i nemici erano diventati una massa informe grigia mescolata al loro sangue.
Avevo fatto tutto quello io?
Stentavo a crederci, ma per lo meno i miei poteri si erano attivati nel momento perfetto.
Era finita, davvero. La Terra era libera e finalmente gli umani potevano ripopolarla con cervelli pensanti.
Andai a piangere da Nat per la commozione inzuppandogli la tuta delle mie lacrime e notai che Aster ed Esther stavano parlando con una coppia di pleiadiani, un uomo e una donna dalle chiome dorate.
Nat ed io ci avvicinammo a loro, ci accorgemmo che erano i genitori di Aster che erano finalmente riusciti a sfuggire dai Grigi. L’alieno ci aveva sempre raccontato che i suoi genitori erano stati rapiti dai Grigi quando lui era piccolissimo.
Quella coppia di alieni aveva qualcosa di familiare, li avevo già visti da qualche parte. Presi dalla tasca dei pantaloni di Esther la foto dei genitori biologici trovata ad Antea. Portava quel pezzo di carta sempre con sé.
Nella foto c’era una coppia di pleiadiani e due bambini dai capelli biondi, potevano avere un anno di differenza.
Erano i genitori di Esther, ma se quei due pleiadiani che mi ritrovavo di fronte erano anche i genitori di Aster questo voleva dire che …

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