SHINee: Il sogno per cui vale la pena lottare.

di anonimaG
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Una band? ***
Capitolo 2: *** Quanti membri per la band? ***
Capitolo 3: *** Una grande responsabilità ***
Capitolo 4: *** Minho ***
Capitolo 5: *** Noona noemu yeppeo~ ***
Capitolo 6: *** SHINee?! ***
Capitolo 7: *** Replay~ ***
Capitolo 8: *** La scommessa di Jonghyun. ***



Capitolo 1
*** Una band? ***


SHINee: Il sogno per cui vale la pena lottare.

 
 
 
 
Una band?
  Il ragazzo dai capelli castano chiaro stava ancora là, seduto su quella sedia, fremeva alla notizia che voleva dare al suo ragazzo e non vedeva l’ora che arrivasse là.
Prima di tutto l’avrebbe stretto tra le sue grandi braccia, gli avrebbe chiesto come stava, come si sentiva, cosa voleva fare, e poi, voleva parlargli di quello che da un po’ di tempo tramava, della sua grande idea.
Non era mai stato un tipo “strano” e tanto meno le sue idee erano troppo avventate. Ma questa idea, gli sembrava molto più che fattibile.
Era il suo sogno, quello che Jinki aveva sempre desiderato, da quando era piccolo.
E forse era anche quello che gli frullava nel cervello, a sua insaputa, già da quando andava a scuola, e per la prima volta incontrò Taemin nella sala di danza.
Conosceva da tanto tempo il suo ragazzo, ormai, e sapeva che avrebbe considerato molto l’idea.
Soprattutto ora che Taemin aveva finito la scuola e non sapeva che fare della sua vita.
   Stava ancora là, si dondolava sulla sedia e osservava l’orologio, ormai nervoso.
Quando finalmente riuscì a intravedere un’ombra avvicinarsi a lui, alzò gli occhi pian piano, sorridendo.
Una volta trovato davanti agli occhi, si alzò automaticamente, abbracciandolo forte.
Non avevano bisogno di un saluto, anche così andava bene.
Tornò poco dopo al posto, come fece anche Taemin, che gli si sedette affianco.
-Taemin-ah, sei tornato biondo?-. Domandò, osservandolo meglio e passandogli una mano tra i suoi setosi capelli.
Il biondino rise, annuendo.
-Yah, come va Jink… Ehm, Onew?
Jinki odiava farsi chiamare per il suo nome, non gli piaceva, era più abiatuato a “Onew”, sin da quando andava a scuola e tutti lo soprannominavano così.
-Mmh-. Ci pensò su per qualche secondo.
Non aveva fatto altro che pensare alla sua idea, che ormai, non si interessava più nemmeno di se stesso.
-Bene-. Rispose poco dopo, sorridendo divertito:-Tu, Tae?
Quest’ultimo sbuffò, se si trattava di questo, stava bene.
Ma ancora non aveva idea di che fare per il suo futuro.
-Bene, dopodomani comincerò a lavorare come cameriere in un ristorante… La paga è buona, direi.
-Io… Volevo parlarti del nostro futuro-. Si fece coraggio subito dopo Onew.
Il biondino era un po’ impaurito, lo guardò, non capendo quale potesse essere l’argomento.
Allungò la mano verso il suo ragazzo, e gliela strinse, vedendolo un po’ teso mentre cercava ancora di dargli quella notizia.
-Dimmi pure, Onew-. Lo guardò negli occhi, per infondergli sicurezza.
-Sai, è solo un’idea avventata, lo so… Ma, vedi, noi abbiamo studiato per poterci esprimere, quello che abbiamo fatto è servito a qualcosa… Danza, canto… Lo sai, n-no?-. Non sapeva da dove cominciare, la sua voce aveva qualcosa di impacciato, e la sicurezza, la ritrovava solo negli occhi del ragazzo.
-Si, lo so. Sarebbe bello potersi dedicare per il resto della vita a questo-. Commento Min.
A quel punto, il ragazzo, si rassicurò del tutto, sapeva che non sarebbe stato preso per pazzo almeno da lui.
Lo prese per la mano, la strinse con dolcezza e si alzò, portandolo con se, per passeggiare un po’.
Ormai aveva la nausea di quel bar.
Camminarono per un po’ fuori, sul marciapiede, e si fermarono in un parco, dove tirava un’aria fresca e non c’era nessuno in giro, avrebbe potuto parlarne meglio, adesso.
-Su, dimmi tutto-. Lo incitò Taemin impaziente.
-Beh, per ora, sono solo, anzi, ho te-. Sorrise, carezzandogli una guancia e avvicinandosi alle sue labbra.
-Si, siamo noi due…-. Ricambio il sorriso, e si lasciò avvicinare, sentendo un brivido attraversargli la schiena.
-Io… Taemin, prendimi sul serio…
Il ragazzò annuì per l’ennesima volta alle sue parole.
-Voglio formare una band…-. Sospirò subito dopo, riuscito a levarsi un peso dallo stomaco.
Un silenzio invase il parco, dove prima gli uccellini cantavano, e il poco vento che arieggiava li faceva stare bene.
Il biondo sospirò subito dopo, strizzando gli occhi e scuotendo la testa.
-Non si può creare una band dal nulla, lo sai…
-Non è dal nulla-. Gli riprese la mano dolcemente e gliela portò sul suo cuore:-Ci siamo noi due…
-Si, ci siamo noi due… Ma dobbiamo trovare altre persone e...-sospirò per la quinta volta- Non lo so, ci devo pensare.
-Va bene, Min, ti darò tutto il tempo che vuoi.
Venne istintivo lasciar scappare una risata, sul momento, un po’ nervosa, da tutte e due le parti.
-Era di questo che volevi parlarmi?-. Rise, Taemin, abbracciandolo.
-Certo, cosa pensavi?!-. Si strinse a lui, Onew.
-Pensavo volessi lasciarmi…-. Si rattristò l’altro.
A quel punto Onew si staccò dall’abbraccio e posandogli una mano sotto il mento, lo avvicinò a se, stampandogli un bacio sulle labbra.
-Non potrei mai lasciarti, se ti amo-. Rispose in tono un po’ arrabbiato.
Gli sembrava che almeno questo fosse ovvio, tra loro.
-Mmh, scusa-. Chinò il capo Taemin.
Gli suonò il cellulare subito dopo e quell’atmosfera un po’ romantica e tranquilla si spezzò.
Il piccolo rispose alla chiamata, era di nuovo sua madre.
-Tuo padre vuole parlarti di cose serie… Sono qua dal parrucchiere, vieni che preferisco parlarti prima io.
Tutto questo gli sembrava strano, ma si limitò ad accettare “l’invito”, così si alzò di fretta dalla panchina e chinò per la seconda volta il capo.
-Scusa Hyung, vorrei rimanere di più ma…
-Tua madre?-. Rise lui, alzandosi.
-Si.
-Vai Min!-. Disse Jinki.
Non se lo fece ripetere due volte e scappò, cominciando a correre.
-E pensa a quello che ti ho detto!-. Gli ricordò il ragazzo.
 
   Arrivò in tempo per vedere sua madre che si stava facendo fare la messa in piega da un ragazzo.
Entrò e si fermo ad osservare il ragazzo che faceva tutto quel lavoro con una tale facilità che quasi lo spaventava.
Taemin si sedette sul divanetto, insieme a tante altre donne che leggevano la rivista, e si fermò ancora ad osservare il ragazzo che stava facendo i capelli a sua madre.
Moro, più basso di lui, con un fisico ben impostato e il solito sorriso stampato sulla faccia.
Notava anche qualche ragazzina seduta affianco a se che lodava il giovane parrucchiere con l’amica.
Era anche piuttosto amato dalle ragazzine.
Tutto sembrava normale nell’insieme, quando ad un certo punto, il moro, iniziò ad intonare qualche canzoncina.
Sembrava essere “Sorry” dei Super Junior, ma non ci faceva molto caso, era preso dalla bellezza della voce.
Era strano che una così bella voce, dovesse ritrovarsi in questa parrucchieria.
Quando il parrucchiere finì il tutto, la madre si alzò, guardandosi soddisfatta allo specchio, accorgendosi del figlio là dietro che la osservava.
-Taemin-ah, vieni qua-. Gli fece cenno con la mano.
Il ragazzo quasi come un cane obbediente si avvicinò, timido, sia a lei che al parrucchiere, che lo salutò con un sorriso.
-Oh, lui è Jonghyun…-. Affermò distratta, cercando il portafoglio nella borsa per poter pagare.
 
 

Anonima G: Allora, com’è? La storia che devo fare è complicata, lo so. E’ tutto un intreccio di amicizia e amore tra i ragazzi, spero di non confondervi, e cercherò di impegnarmi tanto in questa FF! Ve lo assicurò, cercherò di dare il meglio di me stessa!
 

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Capitolo 2
*** Quanti membri per la band? ***



Quanti membri per la band?

   La madre di Taemin stava ancora frugando nella borsa, quando il figlio si voltò bruscamente verso Jonghyun, senza nemmeno farlo apposta:-Lee Taemin-. Rispose quasi sussurrando, cercando di accennare un sorriso.
-Omma, perché mi volevi parlare?
La madre, impegnata con la sua borsa, non rispose qualcosa che tagliò la conversazione come faceva di solito davanti agli altri, anzi, si affrettò talmente tanto che interruppe la ricerca del portafoglio.
-Ora che hai finito la scuola, cosa vuoi fare?-. Domandò lei, guardandolo.
Tutto questo stava avvenendo davanti la vista del parrucchiere, e Min si accorse subito di aver sbagliato a chiedere tutto su due piedi.
Prese dei soldi dalla tasca dei jeans e glieli porse al giovane, iniziando a camminare verso l’uscita del negozio.
-Non lo so… Credo che farò il cameriere, per ora…
-Il cameriere? Hai studiato danza e canto e adesso vuoi fare il cameriere?!-. La madre diede una pacca dietro la testa del figlio.
A quel punto, il giovane che stava posando i soldi alla cassa, si accorse di non aver dato il resto, e si incamminò verso di loro, cercando di attirare l’attenzione.
“Il resto” ripeteva a bassa voce, temendo un po’ qualche sgridata per aver interrotto la discussione.
Anche se per fare una discussione del genere, questo non era il luogo più adatto.
-Omma, oggi Onew mi ha chiesto di formare una band…-. Cercò alla svelta una soluzione, per provare a scappare dalla discussione, almeno per arrivare fuori dal negozio in silenzio.
Ma questo provocò qualcosa di più grande nei confronti della madre.
-Una band? Così? Da un momento all’altro? Onew il tuo amico? Quello con cui esci sempre? Una band di quanti? Tu, lui e Topolino?-. Iniziò a tempestarlo di domande.
Già, perché Onew, per la madre, era solo un amico di suo figlio, perché nessuno sapeva di ciò che davvero provava Taemin, e nessuno si era mai interessato del perché ancora a questa età non avesse trovato una ragazza al suo fianco.
-No, signora, saremo una band formata da me, Taemin e Onew-. La voce del ragazzo, che ancora li inseguiva per il resto, stavolta si fece più forte, e si sentì per tutto il negozio.
Al ché Taemin e sua madre si voltarono verso di lui, stupefatti dell’affermazione.
-Oh Jong, tu già conosci mio figlio?-. Chiese perplessa ma anche un po’ sollevata.
-S-sì…-. Rispose quest’ultimo un po’ incerto, facendo l’occhiolino al biondo:-So abbastanza di lui per dire c-che… Che quei capelli sono tinti!
La signora non fece caso all’ultima affermazione e si stampò un sorriso in volto:-Oh Taeminnie, potevi dirmelo subito!-. fece un sospiro di sollievo lei:-Con un così bravo e buono ragazzo nella tua band, non potrete mai e poi mai fallire.
Il figlio rimase di stucco, che razza di ragionamento seguiva sua madre? Perché non doveva fidarsi di Onew? Che sia perché provava anche un po’ di gelosia? Che avesse capito il tipo di rapporto che avevano?
Beh, questo poco importava al momento, perché Jonghyun era riuscito a salvarlo anche solo per qualche giorno da tutti quegli interrogatori.
-S-si…Omma… Esci un attimo, torno tra poco.
Quando riuscì a cacciare la madre dal negozio, tornò con lo sguardo su Jonghyun, perplesso.
-Grazie, grazie, grazie-. Ripeté anche più di tre volte, chinandosi per tutti i suoi “grazie”.
-Eh no, questo ha un prezzo-. Il parrucchiere frugò nella sua tasca, visto il superiore che lo guardava un po’ arrabbiato per la sua perdita di tempo con il biondo, e gli lasciò un bigliettino sulla mano con il suo numero di telefono.
-C-che…?
-Stasera chiamami, e ti dirò dove ci dovremo incontrare, e porta anche quel… Onew?-. Sorrise, voltandosi dall’altra parte prima di ricevere risposta.
Il giovane girò i tacchi e uscì dalla parrucchieria, un po’ confuso, seguendo la madre in silenzio, che dopo quel chiarimento, non aveva più nulla da chiedergli.
Quello che lo aspettava, erano le richieste di suo padre.
Min aveva avuto una giornata piuttosto strana, prima la richiesta, così, su due piedi, dal suo ragazzo, di formare una band, poi la richiesta da uno sconosciuto di incontrarsi.
Poteva anche essere un pervertito, chissà, ma qualcosa lo spingeva ad accettare, forse era il destino che lo aveva portato fin là.
Salvò il numero del ragazzo nella rubrica del cellulare e lo ripose nella tasca, continuando a camminare.
 
  -Yaaah! Fermi tutti! Una band? Chi è che vuole formare una band?!-. Accorse un ragazzo dai lineamenti fini e con un portamento tale, che vestiva con una maglia americana e portava una borsa di danza a tracolla.
Erano passati solo pochi minuti da quando aveva dato la notizia nella sala di danza dove faceva qualche lezione ogni tanto, che già un ragazzo aveva accorso.
Jinki si voltò, cercando la persona che aveva parlato e ritrovandosi il ragazzo davanti agli occhi:-Io! Io voglio formare un band.
-Davvero? E posso farne parte io?-. Lo guardò speranzoso il ragazzo.
-Yah, chi sei tu?
-Oh, giusto, giusto… Io sono Kim Kibum, piacere-. Porse la mano il ragazzo dal strano accento:-Vengo da Daegu-. Sorrise subito dopo, notando lo sguardo interrogativo del castano.
-Io Lee Jinki, ma chiamami Onew-. Strinse la mano subito dopo:-Beh, non so, Kibum… Dovrei vedere…
-Ti prego, lasciami provare, solo questa volta, fammi fare un provino, qualcosa. È la mia ultima occasione…-. Kibum si aspettava davvero tanto da questa band, forse ci credeva più lui che Onew.
-Va bene… Ma lasciami fare una chiamata…-. Il ragazzo si affrettò a prendere il telefono dalla tasca e a digitare il numero dell’unica persona a cui avrebbe potuto confidare la sua incertezza, Taemin.
Era già passata l’ora di cena, e se lo conosceva bene, cosa che era certa, adesso era nella sua stanza ad ascoltare musica o a provare qualche passo di qualche band.
Squillò per un po’ il telefono, era strano, perché di solito il suo ragazzo tendeva a rispondere pochi squilli dopo.
-…Pronto?-. La voce del ragazzo sembrava triste e malinconica, non come al solito, e Onew si preoccupò subito.
-C’è qualcosa che non va?
-No, va tutto bene… E-era solo che… Mi ero addormentato-. Rispose a malapena.
Era evidente che Taemin aveva un problema, e la maggior parte delle volte la causa di tutto era suo padre.
Jinki, diede un occhiata a Kibum, che lo aspettava seduto a gambe incrociate sul parquet della sala di danza, e poi tornò a guardarsi allo specchio, mentre parlava.
-Che problema c’è? Puoi dirmelo, lo sai…
-Nessuno…-. Sospirò in fine l’altro, stanco delle insistenze e cambiando argomento:-Ah, ehm… Credo di aver trovato qualcuno da aggiungere alla band…
-Quindi, hai preso in considerazione l’idea?-. esultò quasi Onew, ma si trattenne, visto il tono percosso del ragazzo dall’altra parte.
-Si, cioè… Non ne sono sicuro, ma credo che per ora proverò…
-Proverai?
-Si, vedrò come andrà con questa tua idea…
-Ne fai parte, in poche parole?
-Si, va bene, ne faccio parte-. Sbuffò lui, per chiudere il discorso.
-Anche io ho qualcuno, si chiama Kibum… Non sta a Seul, perciò credo che dovremmo fare subito a scegliere i membri per il gruppo...-. Cercò di non far sembrare le cose andare troppo di fretta.
-Mmh, Onew, sono stanco… Domani ci vediamo al parco di oggi, di mattina, io porto il ragazzo che me l’ha chiesto e tu il tuo-. Chiuse il cellulare in faccia a Onew che rimase ancora più confuso di prima.
“A che ora?!” inviò subito dopo, per poi decidere di non pensare più alla reazione del ragazzo, anche se era impossibile non preoccuparsi.
-Va bene Kibum, ma non so, non ti do nessuna certezza… Ci sono molte persone che vogliono far parte del gruppo…-. Trattenne una risata, su quella falsa affermazione.
-E chi?-. Si voltò il giovane speranzoso, verso tutte le persone che si stavano preparando per tornare a casa.
-Uhm… T-tu magari non le vedi, ma ci sono…-. Si portò una mano davanti la bocca, per non far notare la risata divertita.
-Oh, allora darò il meglio di me! Te lo assicuro!-. Gli diede ragione, il giovane, guardando alla svelta l’orologio e poi alzandosi in piedi e fuggendo via:-Yaah, questo è il mio numero!-. Tirò il foglietto a Onew:-Fammi sapere per domani!
 

Anonima G: Uuhm, eccomi anche con questo capitolo! Spero non sia troppo corto, anche perché cerco di allungare sempre di più xD Beh, siamo ancora all’inizio, quindi non pensate che io stia escludendo delle persone da questa storia (Sono sicura che tutti avete capito che sto parlando dell’unico che ancora non ho nominato) ma presto li farò rientrare tutti! Tranquilli èwé
Adesso vi saluto, alla prossima uwu

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Capitolo 3
*** Una grande responsabilità ***



Un grande responsabilità.

   Kibum fremeva dalla voglia di dimostrare ciò che sapeva fare, non riusciva a stare tranquillo nel letto, sapendo di avere un appuntamento per lui importante.
Per questo si era alzato alle sette di mattina impaziente, cantando qualche canzone per quella stanza sciatta e piccola del motel in cui stava.
Il giorno prima aveva deciso di tornare a Daegu e fare ciò che i suoi genitori credevano fosse meglio per lui, perché non avevano mai creduto in lui e di certo, per loro, era troppo tardi continuare a crederci.
Ma lui aveva l’ultima speranza, e se quel giorno non avesse incontrato Jinki nella sala di danza, sarebbe stato l’ultimo per lui a Seul.
Era stato complicato cercare di convincere i suoi anche stavolta, la sera prima, attraverso cellulare, dopo una lunga ed estenuante discussione.
Gli aveva chiesto qualche mese di prova, nel frattempo, avrebbe trovato qualche stanza in affitto là vicino, un lavoro e nel tempo libero, nel caso fosse riuscito a farsi prendere, avrebbe dedicato tutto se stesso alla band.
Quella notte, di certo non aveva dormito molto e di mattina tanto meno lo avrebbe fatto, sapendo che tra poche ore sarebbe stato là, davanti la sua ultima occasione.
Si vestì di fretta, sapeva dov’era il parco dell’incontro, e un po’ di aria fresca gli avrebbe fatto bene.
Il sorriso che aveva stampato in faccia, non sarebbe riuscito a levarglielo nessuno.
Camminò a passo deciso fino alla panchina del parco, dove si sedette e iniziò a picchiettare con il piede a tempo, intonando dentro la sua testa qualche canzoncina allegra, per far passare quei minuti più velocemente.
-Scusi…-. Chiese un ragazzo, ovvero, il ragazzo che sicuramente stava cercando la stessa cosa che cercava l’altro, in quel momento:-Mi hanno detto di andare in una via dove c’era un parco, e in effetti -rise- questo è proprio il parco che mi hanno descritto-. Porse il fogliettino all’altro, che non smetteva di far sparire il sorriso dal suo volto, e lesse in fretta la via.
-Si, è questa la via e questo è il parco.
-Aah, per fortuna, sono arrivato anche in anticipo-. Fece un sospiro di sollievo il moro, che si sedette affianco al ragazzo.
Per un attimo crollò il mondo addosso a Kibum, una sensazione lo pervase.
Che fosse venuto per il gruppo? La band? Che volesse fregargli il posto?
Balzò in piedi senza farselo ripetere due volte e guardò il moro in malo modo.
-Yaah, tu! Come ti chiami? Di dove sei? Perché sei qua? Cosa vuoi?
Un silenzio imbarazzante da parte di Kibum, che si fece piccolo piccolo, colorò le sue guance, dopo aver parlato.
Il moro scoppiò a ridere e si alzò di fronte all’altro.
-Allora, andiamoci con calma, sono Jonghyun e credo che siamo qua per la stessa cosa –intuì- mi avevano accennato un’altra persona per questo incontro…
Kibum alzò di nuovo lo sguardo verso di lui, puntandogli il dito contro:-Perché sei venuto prima? Eh? Non lo sai che è inutile? Tanto loro saranno qua solo tra mezz’ora.
Jonghyun scosse la testa, continuando a ridere:-Dovrei fare la stessa domanda a te…
A quel punto Kibum iniziò a borbottare qualcosa nel dialetto del suo paese, e Jonghyun iniziò a guardarlo perplesso, alzando un sopracciglio e senza capire una sola parola.
Continuò così per qualche minuto, finché il moro non gli afferrò il polso all’improvviso, facendolo sussultare e zittire.
-Mmh, non sono un tuo nemico, non ti sto fregando nulla, calmo, ok?
Il ragazzo vestito di rosa abbassò di nuovo lo sguardo e annuì, facendosi lasciare la presa sul polso e dandogli le spalle.
-Anche perché-continuò Jong- è chiaro che il posto è già mio-. Ridacchiò tra se e se.
-Yah, nano!-. Lo riprese l’altro, voltandosi verso di lui e incenerendolo con lo sguardo.
Il sorriso dal volto gli era sparito, e l’ira lo prese alla sprovvista, provocando lo stesso sul volto di Jong, alle parole “nano”.
-Nano a chi?
-A te!
-Senti ragazzino, non so chi tu sia, ma non si dicono queste cose agli sconosciuti-. Disse in modo brusco, senza nemmeno più pensare.
-Sconosciuti? Sei Jonghyun, giusto?-. Rispose in modo antipatico l’altro.
A quel punto, quando fu spiazzato totalmente da quel ragazzo alto e impertinente, scoppiò:-Stupro! Stupro! Stupro!-. Cominciò ad urlare, mentre un vecchietto che portava a passeggio il cane e passava di lì, tirò un’occhiataccia.
-Smettila-. Lo incitò a bassa voce Kibum che gli portò una mano sulla bocca.
-Cosa succede qua?-. Una voce spezzò tutto quel baccano, Onew, affiancato da Taemin, camminavano verso di loro, senza capire.
I due litiganti si zittirono e si sedettero sulla panchina, manco fosse stato Onew a comandarglielo.
   Taemin invece stava da parte, da ieri non sembrava voler parlare con nessuno.
Ed era chiaro che aveva un problema ancora più grosso; ieri sera suo padre gli aveva parlato della sua indipendenza, ora che era diventato maggiorenne, e voleva che si trovasse una casa dove andare a stare e un lavoro stabile.
Non che Min non c’avesse mai pensato, solo che, quando il problema gli si presentò sul momento, non sapeva più cosa fare o pensare, e tutte le sue idee iniziavano a farsi più banali e inutili del solito.
Onew aveva notato il suo comportamento strano, ma ciò che non riusciva a capire, era ciò che gli passava per la mente, e non riusciva nemmeno a chiederglielo senza che il ragazzo si alterasse troppo.
Ma adesso che erano davanti ai due ragazzi, cercarono di scordare tutto temporaneamente e iniziarono a pensare ad una sola cosa: la band.
Si presentarono tutti tra di loro per i primi minuti, dando tutte le informazioni importanti come l’età, il nome, ciò che avevano studiato e anche qualcosa di superfluo inserito ogni tanto.
-Ragazzi, non vi abbiamo mai sentiti cantare-. Sbottò Onew, vedendo quel silenzio imbarazzante che si era provocato dopo quei minuti passati a parlare.
Kibum e Jonghyun si scambiarono un’occhiataccia.
-Dovremmo cantare qua?-. Domandò il ragazzo più basso.
-Beh…-. Minnie e Jinki si scambiarono uno sguardo interrogativo, senza sapere che fare, e non essendo preparati a tutto questo, per poi acconsentire ad una conversazione mentale tra di loro, e rispondendo agli altri due con un “si” in coro.
-L’aria fresca fa bene, in fondo…-. Affermò il biondo, cercando di sdrammatizzare la situazione in cui il suo ragazzo si dimostrava impreparato.
-Mmh, io non ho problemi-. Scosse la testa Jong, alzandosi in piedi e schiarendosi la voce.
Taemin si sedette nella panchina, stringendo la mano al suo ragazzo, e posando dolcemente la testa sulla sua spalla, socchiudendo gli occhi, immaginando già cosa lo aspettava dopo averlo sentito in quella parrucchieria con la sua voce melodiosa.
Quando il ragazzo cominciò a cantare, tutti e tre, riuscirono a dimenticare anche solo per una attimo tutti i loro problemi e le tensioni tra di loro, riuscendo a rilassarsi del tutto.
Onew accarezzava delicatamente il fianco di Taemin, stringendolo a se, e continuando ad ascoltare la bellissima voce di quel ragazzo che intonava “Baby Baby”.
Una volta finito, Kibum non sapeva più cosa dire, non ce l’aveva neanche più con quel ragazzo, perché alla fine, si sentiva solo scoraggiato dalla bella voce che aveva l’altro.
Jong tornò a sedersi e fu il turno di Key, che si alzò, imprecando nella sua testa di non fare una brutta figura.
Diede un’occhiata a i due ragazzi ancora stretti tra loro, che si bisbigliavano qualcosa nell’orecchio ogni tanto, trovando tutto ciò quasi strano, e cominciò ad intonare “You and I” di Lady Gaga.
 
    Ormai tutti e due avevano smesso di cantare da un po’, erano stati senza dubbio bravi ed era difficile ritrovarsi delle voci del genere davanti agli occhi, quell’occasione non se la sarebbero fatti scappare di sicuro.
-Tae, dobbiamo prepararci con la band, non ti preoccupare, penserò a tutto io: sala prove, esibizioni, cercherò di trovare tutto ciò che serve, ma adesso voglio un tuo parere, perché siamo in due ad avere cominciato-. Sussurrò all’orecchio del ragazzo che annuì e si alzò in piedi, guardandoli.
La situazione era comica, nessuno di quei quattro riusciva a capire come poteva essere un provino vero e proprio, e di sicuro, quello che c’era stato nel parco, non era degno di essere chiamato provino.
Ma con quei pochi minuti a disposizione, erano riusciti a chiarirsi le idee, e la risposta era già positiva.
-Bene, io e Onew vi faremo sapere-. Concluse Taemin, che in quel momento, era il più nervoso di tutti e non sapeva come trattare l’argomento:-Abbiamo i vostri numeri, entro dopodomani vi chiameremo.
Sembrava tutto troppo semplice, era tutto troppo semplice, almeno fin’ora, e proprio perché Taemin avvertiva la serietà della cosa, iniziò ad avere paura e non appena completò la frase iniziò a camminare verso l’uscita del parco, lasciando tutti e tre i ragazzi là, sulla panchina.
Il suo ragazzo si alzò subito dopo, rincorrendolo, con gli occhi addosso dei due, che non sembravano capirci molto.
Lo afferrò per la mano e lo tirò verso di se.
-Yah, che ti prende, piccolo?-. Chi chiese serio, stringendolo tra le braccia e baciandogli la fronte.
-N-non lo so… mi fa paura la band, è troppo serio, ho paura di non dare abbastanza, ho paura di non poter raggiungere la loro bravura, ho paura di quello che farai. Perché ormai tu sei il leader, no? Ti occuperai tu di tutto, e io ho paura. Non posso starti accanto nel modo giusto, sono troppo immaturo forse, e…
-Devi stare tranquillo-. Disse molto più forte, per riuscire a calmarlo:-Ci sono qua io, ti ho detto che penserò a tutto io, anche a me fa paura… ma è ciò che desideriamo, no? È il nostro sogno-. Sorrise, accarezzandogli la guancia e poi indicandogli Jong e Key:-Credi che loro non siano tesi quanto noi? Qua abbiamo tutti qualcosa in comune, sono i nostri sogni, Taemin. E basta questo e tanto impegno, per essere abbastanza, cosa t’importa dei livelli più alti di te? Cosa t’importa se qualcuno è più bravo? Dai il meglio di te stesso ogni giorno, e questo basta a tutti. E basterà anche a loro. Taemin, ti prego, non mi abbandonare, adesso…
-Onew… Non voglio abbandonarti-. Scoppiò in lacrime:-Scusami, scusami tanto.
-Non fa nulla, resterai con me, vero?-. Continuò a dondolarlo tra le sue braccia.
-C-Certo che resterò…
 

(http://www.youtube.com/watch?v=CRKbyglGmVY&feature=fvwrel Questa è la canzone che canta Jong, se v’interessa.)

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Capitolo 4
*** Minho ***




Minho

    C’è una leggenda giapponese che dice che ognuno di noi nasce con un filo rosso legato al mignolo della mano sinistra. Questo filo ci lega indissolubilmente alla persona cui siamo destinati, il nostro grande amore, la nostra anima gemella. Seguendo questo filo, si potrà trovare la persona che ne porta l'altra estremità ...
Le anime così unite, prima o poi, nel corso della loro vita, sono destinate ad incontrarsi, non importa il tempo che dovrà passare prima che ciò avvenga, le circostanze o le distanze che le separano: il filo non si spezzerà mai, nessun evento o azione potrà impedire loro di ritrovarsi, conoscersi, innamorarsi. Non si può sfuggire al destino...
 
   Taemin si era messo la divisa da lavoro, aveva cominciato da qualche minuto a fare il cameriere che già era confuso.
Si guardava intorno, sentendosi fuori posto, non sapeva nemmeno da dove cominciare e si chiedeva anche perché l’avevano preso.
Ad un certo punto ricevette uno spintone da un ragazzo dai capelli neri, più alto di lui e poco, poco più grande.
Questo gli ricordava molto le scuole superiori, in cui tutti continuavano a dargli fastidio e lui non faceva altro che essere vittima di bullismo.
Di scatto socchiuse gli occhi, e porto un braccio davanti al viso.
-Yaaah, cosa stai facendo?-. Il ragazzo dai capelli scuri lo guardava senza capire, con un foglietto in mano.
Min aprì gli occhi e per qualche secondo si sentì un po’ idiota ad aver pensato che qualcuno lo stesse attaccando.
-Ti hanno rubato la lingua?-. Continuò il ragazzo, scrutandolo da cima a fondo.
Taemin scosse la testa e inghiottì saliva, stando sempre zitto.
A quel punto l’altro sbuffò e il biondo si prese coraggio:-C-ciao?-. Chiese quasi, senza sapere che rispondere.
-Ciao? Ma stai scherzando, vero? Yaaah, stiamo lavorando, tieni!-. Gli tirò la lista delle ordinazioni che l’altro prese al volo:-Portala a Chongmin, lo chef, in cucina!
Non se lo fece ripetere e corse ai suoi ordini, sentendosi almeno un po’ più utile.
Quando tornò indietro decise di fare come il ragazzo dai capelli scuri che prendeva ordinazioni e portava i piatti a tavola.
Però si sentiva un po’… Strano.
Aveva come la sensazione che quel ragazzo lo odiasse, continuava a mandargli occhiatacce tutto il tempo o a ripetere “yaah” senza una motivazione precisa.
Quella giornata era sicuramente pesante, come immaginava anche le altre da ora in poi, e sperava vivamente di avere turni differenti da quelli del cameriere che non faceva altro che guardarlo male.
-Minho!-. Chiamò lo chef dalla cucina, con una tale aggressività che fece sussultare il giovane.
A quanto pare, quel cameriere antipatico, si chiamava Minho.
“Chongmin, Minho….” Si ripeteva il biondo nella sua testa, cercando di memorizzare i nomi.
Quanto avrebbe voluto Onew in quel momento, al suo fianco, a non farlo scoraggiare ulteriormente.
Ma ogni volta che cercava di pensare a Onew, come se potesse leggerlo nel pensiero, Minho passava e con un altro dei suoi “Yah!” lo tirava sull’attenti per farlo continuare a lavorare.
Aah… Lo stava odiando davvero.
    Finito il turno di lavoro, Taemin andò a cambiarsi, cercando di fare in fretta per non incontrare di nuovo Minho.
Una volta fuori dal ristorante, però, si soffermò a leggere un annuncio in cui un ragazzo stava cercando un coinquilino con cui condividere le spese dell’affitto.
Sembrava perfetto, non costava molto, un normale appartamento con due stanze da letto, due bagni e…. No, troppo lontano per lui.
Si voltò, sospirando.
-Cerco un coinquilino-. Urlò quasi Minho, che stava davanti a Taemin.
Il biondò sgranò gli occhi, non sapeva se essere scocciato, sorpreso, ringraziarlo o evitarlo.
Decise quest’ultima, ne aveva abbastanza di quel ragazzo dai capelli scuri, così, senza dire nulla, si voltò dall’altra parte e iniziò a camminare verso casa.
-Mi ignori?-. Rispose il ragazzo che era stato lasciato in asso davanti al ristorante.
Tae fece spallucce, continuando a camminare.
-Ragazzino impertinente, mi stai ignorando!-. Insistette il ragazzo, seguendolo verso la strada di casa.
-Forse.
-Forse? Non esiste un forse, porta rispetto per il tuo hyung!
-Hyung?-. Si voltò verso di lui, inarcando il sopracciglio:-Cosa ti dice che sei più grande di me?
-Il tuo viso, il tuo corpo, le tue mani-. Gli prese la mano e gli fece notare la differenza con la sua.
-M-ma… Cosa c’entra!-. Tae tirò subito indietro la mano, arrossendo:-Lasciami in pace-. E si voltò dalla parte opposta da casa sua, sperando che non continuasse a seguirlo.
Ma così non fu.
Anche Minho si voltò e gli camminò dietro.
-Ma cosa vuoi?!-. Sbottò innervosito Taemin, camminando più veloce:-Sei un pervertito? Cosa sei?!
-Sto cercando un coinquilino.
-Yaah, io sto tanto bene a casa mia-. Sbuffò l’altro.
-Si, anche io, ma non arrivo a pagare tutte le spese dell’affitto.
-Hai mai provato ad appendere qualche annuncio? Cosa ti dice che io sto cercando una casa?
-Perché è così, stavi guardando un annuncio!-. Insistette l’altro:-E’ ancora giorno, la casa è qua vicino, e se te la faccio vedere cambierai sicuramente idea. Ti chiami Taemin, vero?
Il ragazzo voleva voltarsi e mandarlo letteralmente a quel paese, quando inciampò e venne preso alla svelta per l’avambraccio da Minho.
-Si, mi chiamo Taemin…-. Rispose, sentendosi inspiegabilmente più calmo a quella presa.
L’altro gli lasciò l’avambraccio e si strusciò la mano sulla maglia, per poi passarla tra i capelli.
-Perfetto, vieni a vedere la casa e poi mi dici se vuoi condividere le spese dell’affitto-. Sorrise soddisfatto, dirigendosi verso la macchina:-Vieni, ti accompagno io.
Il biondino annuì ed entrò subito in macchina, continuando a fissare Minho in silenzio.
Anche l’altro si sentiva osservato, tant’è vero che con la coda dell’occhio cercava di capire l’espressione del ragazzo, cercando di guidare normalmente.
  
    Passò poco tempo dentro quella casa, che Taemin trovava un non so ché di accogliente; cucina abbastanza grande che comprende il salone, minicorridoio, due stanze, tra cui quella che avrebbe dovuto occupare, e il bagno.
Una descrizione di ogni appartamento normale, ma che di certo lo convinceva molto sulla sua scelta di andare a vivere in un posto diverso, che non fosse lo stesso tetto che condivideva con i suoi genitori.
Aveva discusso con Minho sull’affitto, certo, basso non era, ma se avrebbero fatto a metà, ce l’avrebbero potuta fare fino la fine del mese.
Minho si sentì quasi in debito con Taemin, per averlo portato fin là, così che lo riportò anche a casa.
-Sei di poche parole-. Commentò in macchina, ridendo:-E sei strano.
-Nh, quello strano sei tu…-. Si lamentò, facendo qualche smorfia, il piccoletto.
-Che vorresti dire?
-Sei antipatico al lavoro, stalkeri la gente e poi cerchi anche di fare il simpatico.
-Beh, almeno io parlo e rispondo, quando mi chiedono qualcosa-. Rispose, tirando fuori la lingua e facendo la pernacchia.
-Non perdo tempo con gli idioti…-. Sospirò, voltandosi a guardare fuori dal finestrino.
-Sono un idiota?-. Frenò di colpo Minho, visto che era arrivato a destinazione.
-Mi vorresti dire che non te lo sei mai chiesto? Mi sorprendi, davvero-. Finse una faccia sorpresa il giovane, uscendo dall’auto.
-Domani te la faccio pagare al lavoro, fidati!-. Sbraito Minho, andandosene senza nemmeno salutare.
Taemin scoppiò a ridere, anche se trovava la situazione tragica.
“Ho a che fare con un idiota, calma, ci vuole calma” pensò, prima di entrare a casa.
 
   Era sera, e Onew aspettava la chiamata dal suo ragazzo, che non sarebbe arrivata, siccome si era addormentato appena toccato il letto, così si guardò intorno, nel locale in cui stava ormai da qualche ora.
Aveva notato che si facevano molte esibizioni di sera, e voleva saperne di più, finché non trovò un foglio vicino al bancone, che prese al volo.
“Sfida tra giovani, la SM sta cercando nuovi talenti”…

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Capitolo 5
*** Noona noemu yeppeo~ ***




Noona noemu yeppeo

   Onew non riusciva a credere a ciò che stava leggendo, aveva l’occasione davanti agli occhi.
Quel foglio significava tanto, la SM voleva dare una gara di talenti in quel locale spazioso, e sarebbe stato tra un mese, non avrebbero nemmeno potuto perdere tempo.
Controllava ogni singola parola, un mese preciso, a partire da oggi.
Un gruppo? Beh, chiaro che lo stava creando.
Un gruppo, quattro talenti.
Lui, Taemin, Kibum e Jonghyun.
Non sapeva se quelle quattro voci, insieme, potevano essere invincibili, ma sapeva che avrebbe fatto di tutto pur di renderlo possibile.
Prese il cellulare, di nuovo, per chiamare Taemin, ma come lo sfilò dalla tasca, cadde a terra.
Si piegò, tentando di riprenderlo, ma delle scarpe col tacco, vicine all’aggeggio elettronico, lo bloccarono.
Salì con lo sguardo, imbambolato da quel corpo che si ritrovava davanti, e quel viso che si rivelò alla fine.
Una ragazza dai tratti occidentali e dai capelli rossi gli sorrideva, un sorriso caloroso.
Ricambiò anche lui il sorriso, contento di averla vista, anche se non aveva nemmeno idea di chi fosse.
Sapeva solo che quella bellezza lo incantava, non riusciva a levare gli occhi dai suoi.
Quella ragazza dagli occhi verdi e i ricci rossi.
-Salve-. Iniziò lei, sfilando il foglio dalla mano a Onew.
-Mmh…-. Il castano si riprese, afferrò il cellulare e tornò ad osservarla.
L’altra gli si sedette accanto.
-Ho visto che ti interessa la sfida della SM-. Sorrise, divertita.
-S-si, volevo iscrivermi ma non sapevo come fare…
-Devi parlare con me-. Rise e gli porse la mano:-Piacere, Victoria.
-On… Ehm, Jinki, ma mi faccio chiamare Onew-. Le strinse la mano, senza sapere più che dire o fare.
La ragazza tirò fuori la penna e un’agenda dalla borsa, si guardò intorno e poi tornò al ragazzo, annotando il suo nome.
-Quindi parteciperai solo tu?
-N-no… Siamo in quattro…
-Ooh, una band, e come vi chiamate?
Onew si bloccò, come se avessero messo la pausa ad un film.
Già, come si chiamavano? Non aveva chiesto il permesso a nessuno per l’iscrizione alla gara, figuriamoci per il nome della band.
Un gioco di parole iniziò a saltargli in mente, che lo perseguitava da un po’, sapeva che era scorretto decidere il nome da solo, ma in quel momento non poteva di certo dirgli “No, scusa Victoria. Non lo so, non so che cosa faremo, cosa porteremo e dove fare le prove per una futura e possibile canzone che ancora non è nemmeno nata. Non sono nemmeno sicuro che ci sarò, ma voglio tenere occupato il posto, chissà.”.
-SHINee, si, ci chiamiamo SHINee-. Buttò su quel gioco di parole da cui lavorara già da tempo e che aveva tenuto segreto a tutti.
-Interessante…-. Sorrise di nuovo la ragazza, e ad ogni suo sorriso, Onew si sentiva andare praticamente in paradiso.
-C-comunque…-. Continuò impacciato il ragazzo:-Ho ventiquattro anni-. Annunciò, quando si assicurò che la ragazza ebbe preso tutti i dati necessari.
-Davvero? Pensavo fossi più piccolo.
-Più piccolo?
-Mmh, si, io ne ho ventisette, piacere, piccolino-. Gli scompigliò i capelli divertita:-Dongsaeng, mmh.
-Noona?
-Va bene, chiamami pure noona!-. I due cominciarono a scherzare, senza fare più caso al tempo che passava.
 
   Era mattina, e Kibum stava girando per Seul, un po’ per esplorazione, continuando a pensare ad un lavoro temporaneo e una casa dove stare.
Non si faceva molto il complesso, anche perché aveva dei soldi da parte che gli sarebbero potuti bastare almeno per il primo mese nella città.
Girava spensierato, osservando i negozietti che passava con molto interesse, memorizzando i particolari, ricordando le vie, gli incroci, insomma, un po’ di tutto.
E poteva essere una mattinata spensierata, finché non si soffermò fuori da quella parrucchieria.
Cosa ci faceva Jonghyun là? Perché proprio là? Perché proprio quella mattina?
Posò le mani sul vetro, avvicinandosi sempre di più col viso, e guardando meglio, incredulo di ciò che i suoi occhi vedevano.
Un’allucinazione? Eppure non ne aveva mai avute.
Sbatté le palpebre ripetutamente, cercando di comprendere.
Quasi come se fosse uno dei problemi più essenziali, anche perché non provava molta simpatia verso il ragazzo.
Improvvisamente Jong si voltò verso di lui, scoppiando a ridere e Kibum fu costretto a dare le spalle alla vetrina, arrossendo imbarazzato.
Passò qualche secondo e sentì l’impulso di voltarsi di nuovo, per gli occhi addosso, ormai rosso come un pomodoro.
Quando si voltò, Jonghyun non era più dentro il negozio.
“M-ma dov’è finito adesso?” pensò, esplorando con lo sguardo tutta la parrucchieria.
-Sai che faccio acconciature solo per donne, vero?-. Il ragazzo era fuori dalla porta del negozio, dietro di lui, che lo aspettava con un cappotto addosso.
-Y-yaah-. Si voltò Kibum, imbarazzato, verso di lui:-Torna a lavorare!-. Rispose sgarbato, facendo per andarsene.
-Come posso tornare a lavorare se mi spii?-. Domandò l’altro, afferrandolo per la mano e sorridendo per tranquillizzarlo da quell’imbarazzo che gli era preso:-Su, andiamo a fare un giro.
-E il lavoro?-. Si voltò verso il negozio, perplesso.
-Ho finito il turno-. Rise e lo trascinò per la mano.
-Yaaah, dove mi stai portando?-. Chiese preoccupato:-Cosa vuoi fare? Dove vuoi andare? Che ore sono? Forse dovrei tornare a casa, e anche tu dovresti…
-Aah, sta zitto ‘Bummie.
-‘Bummie? Quasi nessuno mi chiama così-. Si lasciò scappare irritato.
-Ma non c’è un momento in cui riesci a non parlare? Adesso andiamo a mangiare in un ristorante, è ora di pranzo.
Kibum abbassò lo sguardo e annuì, rimanendo in silenzio.
   Pochi minuti dopo si ritrovarono in un ristorante, tutti e due avevano ordinato del riso e kimichi e si guardavano intorno, nessuno dei due c’era mai stato.
-Sei un tipo curioso, sai?-. Notò Jonghyun, portando i gomiti sul tavolo e una mano sulla sua bocca.
-Curioso?
-Si, hai dei comportamenti strani, almeno con me…
I piatti arrivarono a tavola, e l’altro ignorò l’affermazione del ragazzo, iniziando a mangiare.
-Mmh, non capisco, mi stai solo antipatico-. Fece spallucce, tra un boccone e l’altro.
-Io dico che ti piaccio-. Rise, mangiando il riso con più calma.
-Cosa?-. Iniziò a tossire, per un boccone che gli andò di traverso:-Stai scherzando, vero?-. Poso la ciotola di riso sul tavolo e le mani.
-Kibum-. Gli sfiorò la mano, ridendo:-Non è che ti piacciono i ragazzi?
Il giovane sgranò gli occhi, per poi guardarlo e fare un’espressione incredula.
Qualche secondo di silenzio imbarazzante, bloccò i due ragazzi, finché quest’ultimo non gli tirò uno schiaffo che lo prese dritto dritto nella guancia e gli lasciò un segno rosso.
Jonghyun si toccò la guancia, sbalordito dal gesto del ragazzo, che subito dopo si alzò e gli voltò le spalle, correndo fuori dal ristorante.
Kibum sinceramente non lo sapeva, non aveva mai pensato alle ragazze, ma nemmeno ai ragazzi.
In tutto questo tempo aveva avuto tanti interessi come cucinare, ballare, cantare, nello stile, ma mai e poi mai si era fermato a pensare a queste cose.
E non sapendo che rispondere, si sentiva anche un po’ ferito nell’orgoglio, decise di andarsene.
E ce l’avrebbe fatta, se non fosse arrivato un messaggio a tutti e due i ragazzi nello stesso tempo.
Era da Onew.
“Ritroviamoci di nuovo al parco, vi devo dare due notizie”
Kibum tornò a guardare Jonghyun, alzando un sopracciglio, e Jonghyun fece lo stesso e si alzò per raggiungerlo.
-Secondo te cosa vorrà?
-Ah, non ne ho idea…

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Capitolo 6
*** SHINee?! ***




SHINee?!

   Taemin si stava cambiando, quando ricevette lo stesso messaggio che avevano avuto Jonghyun e Kibum da Onew.
Aveva finito il suo turno e aveva intenzione di tornare a casa, invece no, doveva tornare in quel parco.
Sospirò e si voltò verso Minho, che anche quel giorno aveva avuto il turno col suo, e che lo aveva stressato altamente al lavoro.
-Beh? Che c’è?-. Domandò il ragazzo dai capelli scuri all’altro.
-Nulla, nulla-. Scosse la testa e si voltò dall’altra parte, per poi tornare a guardarlo un’altra volta e mordendosi forte il labbro inferiore, sentendo di potersene pentire:-Mi dai un passaggio..?
 
       -Yaaah! Piccoletto, smettila di muoverti su quel sedile!-. Urlò Minho innervosito dal ragazzo che fremeva dalla voglia di arrivare e sapere cosa voleva dirgli Onew.
-Non puoi andare più veloce?-. Lo incitò Taemin:-Il mio ragazzo mi sta aspettando!
-Il tuo ragazzo?-. Minho sgranò gli occhi, non avendoci mai pensato.
L’altro si tappò subito la bocca, nessuno sapeva della storia tra Onew e lui.
-Ho sbagliato, volevo dire che… Il mio amico mi sta aspettando, si…
Quell’imbarazzo fu interrotto dalla frenata brusca di Minho, che come sempre, faceva sussultare Taemin:-Siamo arrivati.
Il piccolo annuì e scese dalla macchina, convinto, tornando subito dopo qualche minuto indietro, ed a stento avendo il coraggio di chiedergli qualcos’altro:-Non è che… Potresti riportarmi anche a casa, dopo?
-Stai scherzando?-. Sputò acido Min, guardandolo di traverso:-Quando condivideremo l’appartamento, credi che potrai sempre approfittarti di me?
-No, non voglio, davvero… Ma non so se il mio rag…Ehm, il mio amico, potrà accompagnarmi dopo a casa-. Si grattò la nuca impacciato, sentendosi appunto un po’ troppo approfittatore:-Ma se vuoi, puoi venire anche tu con me adesso, tanto qualche occhio in più non darà di certo fastidio a nessuno-. Sorrise.
-Va bene piccolo impertinente, verrò con te, ma se è un uscita solo col tuo ragazzo, ti aspetterò qua-. Scoppiò a ridere Min, vedendo arrossire sempre di più l’altro, e scendendo dalla macchina.
 
   Per tutta la strada fino al parco, Jonghyun e Kibum non si erano più rivolti la parola.
Kibum non aveva intenzione di dirgli niente, dopo quella domanda troppo privata, e Jonghyun non aveva nulla di cui parlare.
Avevano preso l’autobus, e arrivati a destinazione, camminavano verso la panchina, ancora vuota, perché come al solito, erano arrivati in anticipo.
-E anche se fosse?!-. Sbottò Kibum, come se l’argomento “ragazzi” fosse ancora aperto:-Sembra che tra Onew e Taemin ci sia qualcosa, no? E anche se fosse? E se mi piacessero i ragazzi? Cioè, in realtà io… Io non ne ho la più pallida idea, ma…
Jonghyun lo osservò incuriosito, riuscendo, solo pochi secondi dopo, a capire di cosa stava parlando, e rimase un po’ stupito dalla risposta.
-Mmh… Non ne hai la più pallida idea?
-Si, non ne ho la più pallida idea, ok? Io non sono mai stato con qualcuno… E non mi sono mai interessato ai ragazzi e tanto meno alle ragazze…-. Rispose timidamente Kibum, torturandosi le dita.
-Davvero?
-Si, cioè… Mi sono sempre concentrato sui miei hobby e ciò che mi piacerebbe fare, e ho lavorato duramente per arrivare fin qui.
Il moro si sentiva intenerito dalle sue parole, perché gli sembravano vere, dette col cuore, anche se di per se, non avrebbe dovuto lasciarsi intenerire facilmente.
-Ma non mi va di parlare di questo, ora, sono fatti miei-. Concluse Kibum, camminando più avanti e ripensando tristemente alla sua famiglia che non lo appoggiava nel suo sogno.
Jonghyun non disse più nulla, lo seguì fino alla panchina e si sentì anche un po’ in colpa per essersi intromesso nei suoi fatti personali.
 
   Quando finalmente tutti e quattro i ragazzi, più Minho, si ritrovarono, partirono subite gli interrogatori.
-Chi è questo?-. Domandò Kibum, tirando quasi un’occhiataccia.
-Già, chi è?-. Si aggiunse Onew, che teneva Taemin stretto per la mano da quando era arrivato.
-E’ un ragazzo che lavora con me, mi ha dato un passaggio e l’ho fatto rimanere, perché poi mi riporta a casa.
-Ah, giusto… Scusa ‘Minnie…-. Chinò il capo Onew.
-Ma oggi non puoi, di nuovo, eh?
-Già, stavo cercando un posto dove fare le prove per il nostro gruppo, e una ragazza mi ha detto di passare a visitare, quindi tra poco devo andare!
-Quindi ancora stai cercando il posto, capisco… E che notizie ci devi dare?-. Si intromise Jonghyun.
Minho osservava tutto, seduto da una parte, sulla panchina, senza capire niente, l’unica cosa che notava era il rapporto che aveva il biondino con il così detto “Onew”.
Osservava ogni singolo particolare e gesto; le dita intrecciate, la dolcezza con cui Onew lo abbracciava di tanto in tanto, e il sorriso di Taemin che affettuosamente poggiava la testa sulla sua spalla.
Ne era sicuro, quello era davvero il suo ragazzo, e nessuno sapeva della loro relazione.
Mentre gli altri parlavano, lui sorrideva divertito, senza seguire il filo del discorso, guardando i due ragazzi.
-Bene, la prima notizia è che faremo una sfida, un concorso, insomma, ieri ho letto l’avviso della SM, cerca nuovi talenti…-. Non concluse la frase che i tre ragazzi esultarono, facendo un grido di felicità, e Minho fu costretto a risvegliarsi, come se si fosse incantato a guardare solo gli altri due con troppa attenzione.
-Quindi siete una band?-. Chiese di colpo.
-Ben tornato sulla terra…-. Si lasciò scappare Taemin e Minho lo incenerì con lo sguardo.
-Si, ma da poco!-. Sorrise Kibum, scattando subito dopo in piedi e rivolgendosi a Onew:-Leader! -cominciò- E noi parteciperemo, vero?
La parola “leader” provocò qualcosa nello stomaco a Onew, sentirselo dire gli faceva un certo effetto, ma stando ai fatti, lui si comportava davvero da leader, anche se per ora la parola band era quasi un concetto astratto e l’organizzazione era pessima.
Il castano si affrettò ad annuire:-Ma... Dobbiamo prepararci entro un mese…
-Un mese?!-. Scoppiarono tutti e quattro, compreso Minho che non c’entrava nulla.
-Si, un mese, e spero davvero di riuscire a comporre qualcosa di buono per noi…-. Continuò, sentendosi un po’ in colpa.
-Tu componi?-. Lo guardò Jong:-Se vuoi ti posso dare una mano, anche io me la cavo…
-Va bene, ma devo parlarvi anche di un’altra cosa-. Saltò il discorso:-Ieri, mi hanno chiesto su due piedi il nome del gruppo, dovevo fare l’iscrizione, e…
Tutti si fermarono a fissarlo, e accennarono un sorriso che nascondeva tanta curiosità.
-E?-. Fecero il coro tutti.
-SHINee.
La faccia dei ragazzi non lasciava trapelare nessuna emozione.
A Minho, non gliene fregava nulla, del resto, infatti si limitò a guardare le espressioni di tutti, con un sorriso divertito in volto.
Tutti pensarono a lungo, si guardarono cercando consenso e subito dopo si voltarono a guardare il loro leader.
-A me va bene, Hyung-. Sorrise Taemin, infondendogli sicurezza.
-Beh, anche per noi-. Si affrettò Jong.
-Yaah, non rispondere per me!-. gli diede un colpo sulla spalla Kibum:-Comunque si, va bene anche a me.
-Per fortuna-. Fece un sospiro di sollievo il leader, per poi guardare l’ora:-Sono in ritardo-. Strinse forte tra le sue braccia il suo ragazzo, per lasciarlo poco dopo e chinarsi verso tutti:-Scusate, vado a vedere se la sala prove può andare! Ciao a tutti e… Come ti chiami?-. Si rivolse al ragazzo dai capelli scuri.
-Minho…
-Ciao Minho!-. Sorrise radioso e in pochi minuti se ne andò, lasciandoli da soli, tutti e quattro.

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Capitolo 7
*** Replay~ ***




Replay~

A tutti i ragazzi, quella sera stessa, arrivò il messaggio in cui Onew confermava la sala prove, ma Jonghyun di sicuro non si aspettava la richiesta da parte del leader di incontrarsi.
Guardò l’orario, era piuttosto tardi, e gli sembrava strano tutto questo, ma non poteva di certo dire no a lui.
Così si vestì e in fretta e furia scese di casa, nella via indicata da Jinki, dove ci sarebbe stata la sala prove.
Ci volle un po’ per arrivare a destinazione, ma una volta arrivato, l’altro era già davanti una porta, poggiato di schiena e sovrappensiero.
Gli andò in contro, quasi spaventato.
-Yah, Onew?-. lo riprese Jonghyun, per risvegliarlo come da quello stato.
-Eh?... Mmh, ah, si, Jonghyun!-. Sorrise e chinò la testa in segno di saluto.
-….Allora?
-Allora cosa?-. Domandò subito dopo, perso del tutto.
-La sala prove?
-Oooh, si…-. Onew si staccò con la schiena dalla porta, e cercò le chiavi nella tasca, le tirò fuori, e infilò quella giusta nella serratura.
Aprì la porta e accese subito la luce, entrando dentro e girando un po’ intorno alla stanza, guardandolo, in attesa del verdetto.
Jong continuava a guardarsi intorno estasiato, era un stanza abbastanza grande, da una parte c’erano specchi e tutto ciò che ricreava una sala di danza, e dall’altra, strumenti per comporre e tanti aggeggi simili, in cui avrebbero potuto allenarsi a cantare.
Una domanda però gli venne subito in mente, come poteva Onew permettersi tutto ciò?
-Bella, davvero bella, direi…
-Non ti ho chiamato qua per questo, però...-. Continuò timidamente il leader, sedendosi su una sedia di una scrivania, posta in un angolo della stanza.
-E per cosa, allora?
Il più grande si grattò la testa, impacciato.
-Tu avevi detto che sapevi comporre… Ecco, io… volevo una aiutino…
Il più piccolo sorrise, felice di sentirsi almeno un po’ utile, e si buttò sulla sedia di fianco alla sua, prendendo carta e penna e portandosi tutto ciò che serviva davanti agli occhi, sembrava quasi un esperto.
   Ma il problema arrivò due ore dopo, quando tutti e due rimasero senza idee.
Jonghyun pensava all’amore, le canzoni erano quasi sempre basate su quello, quindi cercava un argomento, qualcosa che lo riuscisse ad ispirare, ma non riusciva proprio a trovare nulla.
Onew? Onew pensava troppo, di tutto e di più, sogni, speranze, Taemin, la vita, la scuola… Finché non si fermò a Victoria, persona che cercava di ignorare dall’inizio, sentendo di provare qualcosa per lei.
Ma quando si soffermò su di lei, fu difficile far sparire i suoi pensieri, il suo viso e tutto ciò che la riguardava, dalla testa.
-Noona noemu yeppeo…-. Pensò in fine ad alta voce, sbattendo la testa contro la scrivania, arrivato ormai all’esasperazione.
Jonghyun ridacchiò, iniziando anche a sentirsi stupido, così tanto per buttarla sul comico, cominciò:-Noona noemu yeppeo…-. Intonò, per poi far seguire un lungo silenzio.
Tutti e due si soffermarono su quello che aveva detto.
-I ragazzi non la lasciano mai da sola
Il suo cuore si agita, ma i suoi veri sentimenti…-. Continuò Jonghyun, pensando a qualcosa che potesse continuare quella frase, e intonando sempre su quella nota iniziale.
Certo, non era perfetto, ma ripassando, avrebbero potuto perfezionare meglio.
Una canzone si stava formando nella sua testa.
-No, no, è meglio se ci metti “Io so i suoi veri sentimenti”…-. Lo corresse Onew, iniziando a scrivere ciò che dicevano.
-Quindi ricapitoliamo: Noona è così carina,
I ragazzi non la lasciano mai da sola
Il suo cuore si agita, io so i suoi veri sentimenti-. Canticchiò, facendo apparire un sorriso divertito sulle sue labbra.
-E poi…. E poi…. “Per lei l’amore è solo un sentimento momentaneo”
Qualunque cosa dicano gli altri su di lei…. Su di lei…-. Si fermò Onew, nel panico.
-No, assolutamente no. Leva il su di lei, rovina il ritmo!
“Per lei l’amore è solo un sentimento momentaneo
Qualunque cosa dicano gli altri” e poi aggiungiamoci un… Un…
-“Lei è everithing della mia vita…”-. Scoppiò a ridere subito dopo, come se avesse detto una cavolata colossale.
-No, mi piace, ci sta, cioè, il ritmo è perfetto.
   Qualche minuto dopo si ritrovarono già con qualche parte fatta, certo, non era tutto in ordine, la disposizione delle frasi era confusa, dovevano riuscire a chiarire più cose, ma poco tempo dopo, già avevano una base musicale, quella su cui si soffermarono di più, e un tema.
Passarono altre due ore, e non si fecero altri passi avanti, se non il sonno che ormai si vedeva sui loro volti, e la prima parte del ritornello già fatto, che era l’unica cosa sicura in tutto ciò.
-Noona è così carina
 Guardandola divento matto
 Ma adesso mi sto stancando
Replay Replay Replay-. Concluse Jonghyun, per poi alzarsi in piedi:-Ho sonno Leader, scusa, non riesco più nemmeno a comporre da quanto mi sento crollare.
Onew annuì, anche lui stanco, e si alzò con lui, prendendo le chiavi per chiudere la sala prove.
-Saranno le quattro di notte… E’ meglio che ci riposiamo, sì. Che poi, tu non hai il lavoro?-. Si voltò verso il moro.
-Si, ma domani lavoro di pomeriggio in parrucchieria.
I due ragazzi, una volta fuori, si salutarono e si diedero appuntamento per la sera del giorno dopo, ma stavolta avevano intenzione di invitare tutti i ragazzi.
 
  Quando gli altri due ricevettero il messaggio dell’incontro, era già pomeriggio.
Taemin aveva appena finito di lavorare, ed era arrivato il grande giorno per lui:
Come aveva stabilito ieri con Minho, e aveva parlato con sua madre ancora più prima, oggi avrebbe iniziato a condividere l’appartamento.
Cominciava ad essere un ragazzo indipendente, e questo da un lato gli piaceva, ma dall’altro lo spaventava.
-Taemin-ah!-. Lo richiamò Minho, uscendo dal bar-ristorante.
Taemin si era portato un borsone dietro, abbastanza pesante e capiente, in cui aveva messo tutto ciò che gli serviva per il momento.
Nessuno, a parte i suoi genitori e Minho, sapeva di questa novità.
E il biondino temeva anche un po’, a dirlo al suo ragazzo, così decise di lasciarlo allo scuro ancora per un po’, confermando l’incontro di stasera con la band.
   -Yaah, sei così debole!-. Lo criticò il ragazzo dai capelli scuri, andando verso l’altro e prendendogli il borsone dalle mani.
-Non è colpa mia-. Gonfiò le guance Taemin, seguendolo a testa bassa e aggrappandosi leggermente al cappotto dell’altro, che era praticamente coperto da tutto quel freddo, al contrario del più piccolo.
   -Allora, per vivere in pace e tranquillità con me, devi fare solo due cose-. Disse, una volta salito in macchina, mettendo in moto.
-Mmh, cosa..?
-Primo, tu non tocchi le mie cose, e io non tocco le tue.
-E mi sembra giusto-. Annuì Taemin, sorridendo un po’ nervosamente.
-Secondo, non ci sono segreti.
L’altro aggrottò la fronte, sentendosi contrario a tutto ciò:-Beh, io ho la mia privacy. E poi perché non dovrei tenerti segreti, scusa?
Minho si voltò verso l’altro, ridendo divertito e poi guardandolo serio:-Perché li verrei a sapere comunque.
-In pratica sei un ficcanaso, eh?
-Esattamente.
 

 
 
Anonima G: Perdonatemi se ci metto molto a pubblicare, ma la scuola mi blocca! Spero che questo capitolo vi sia piaciuto! Bye! Alla prossima, sperando di riuscire a scrivere presto! :)

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Capitolo 8
*** La scommessa di Jonghyun. ***




La scommessa di Jonghyun.

   Kibum aveva ricevuto il messaggio di Onew, e quella sera sarebbe dovuto andare nella sala prove, per lui un posto nuovo.
E quel pomeriggio, quando ricevette il messaggio, era, per la seconda volta, in giro nello stesso quartiere di Seul.
Stava cercando anche oggi, con la sua calma, un lavoro e un posto dove stare.
Si guardava intorno, finché non passò di nuovo davanti la parrucchieria, e ‘sta volta avrebbe fatto finta di nulla, sì.
Jonghyun per lui era un tipo strano, o meglio, qualcosa dentro di lui, lo spingeva ad ignorarlo, sembrava provare antipatia per lui, e non aveva intenzione di ammetterlo, anche perché sarebbe dovuto essere il membro della sua stessa band.
Così, diede un’occhiata veloce alla vetrina del negozio, e subito dopo averlo adocchiato, cominciò a ignorarlo, guardandosi attorno e notando qualche annuncio appeso anche vicino la porta del negozio.
   In quello stesso momento, delle parrucchiere del negozio, cominciarono a parlottare e a guardare il bel Kibum, in piedi davanti alla porta, che si torturava le labbra e aggrottava la fronte, impegnato nella lettura di ogni singolo annuncio.
 E quando il ragazzo moro, si ritrovò l’unico distratto, alla cassa, si accorse che qualcosa non andava, così, alzando lo sguardo dal foglio degli appuntamenti del giorno del negozio, notò le due giovani parrucchiere assorte nella visione di qualcosa.
Camminando fino a loro, si fece spazio e sgranò gli occhi alla vista del tipo dal cappoto e la sciarpa pesanti, che sapeva di conoscere bene.
-Guarda che carino…-. Commentò una delle due ragazze, bisbigliando, anche se Jonghyun riusciva a sentire tutto.
-Davvero, chissà cosa starà leggendo-. Si domandò perplessa l’altra.
-Ha davvero un bel fisico-. Notò, sempre la prima.
Non riuscì a finire di sentire tutti i loro commenti, che anche lui si era perso totalmente nelle sue domande.
Cosa ci faceva Kibum là?
Perché si era fermato a leggere annunci?
Cosa trovavano di bello, le sue due amiche, in lui?
Perché continuavano a parlarne?
-Gli piacciono i ragazzi-. Sbottò Jonghyun, parlando senza pensare, e voltandosi verso i posti vuoti, dove avrebbero dovuto esserci clienti che quel giorno mancavano.
-Cosa?-. Chiesero subito dopo, tutte e due le tipe.
-Non può essere, cioè, che peccato… Mi sarebbe piaciuto conoscerlo.
-Stai parlando di una persona che nemmeno conosci, però-. Fece spallucce il ragazzo, non degnando di uno sguardo l’altro che là fuori continuava a studiare ogni annuncio.
-Quindi tu lo conosci?-. Buttò sull’assurdo una.
-Si, lo conosco, l’altro giorno, quando ho finito il turno, sono uscito con lui.
-Quindi Jonghyun, a te piacciono i…-. Scoppiarono a ridere.
Il moro si sentiva molto violato nella sua privacy, insomma, tutte quelle domande sul suo “amico”, su di lui, sui suoi gusti.
-No, ma cosa dici? Stai parlando con il tipo che è stato fidanzato con una bellissima modella-. Ridacchiò lui, sentendosi un po’ nervoso a quella domanda:-E poi non ha un così bel fisico, non m’ispira nulla-. Negò.
Da una parte aveva ragione, non si era mai soffermato a guardare meglio Kibum, fino ad adesso lo conosceva solo così, superficialmente.
-Ma l’hai visto?!
-Aigoo, non m’interessa, da ora in poi ci passerò la maggior parte del mio tempo, quindi se vi dico che ho ragione, ho ragione. A lui piacciono i ragazzi, sì.
-E cosa te lo fa pensare?
Già, cosa gli dava tutta questa convinzione?
-Beh? Io sono un ragazzo, no?
-Gli piaci?
-Gli piacerei.
-Ti rendi conto che..
-Qualcosa mi dice che gli piacciono i ragazzi, boh-. Disse in fine, non dando più retta a nessuna della due.
Le altre continuarono a parlargli, ma lui aveva ben altro da fare, trascriversi i turni, gli appuntamenti di ogni cliente e… Alzò lo lo sguardo verso la porta.
Kibum stava per andarsene, era arrivato agli ultimi annunci.
Si soffermò a guardarlo, a guardare la sua espressione, che trovava abbastanza buffa e dolce, e socchiuse gli occhi, interrompendo ogni pensiero.
-E va bene, facciamo una scommessa-. Sbatté una mano sul bancone, una delle due ragazze.
-Minhyon...-. Alzò lo sguardo verso la collega, mentre l’altra si era proprio estraniata dalla conversazione.
Inarcò un sopracciglio, cercando di comprendere:-Che genere di scommessa?
-Voglio una foto in cui vi baciate.
-CI BACIAMO?!-. Sgranò gli occhi Jong, guardandola di traverso.
-Si, un bacio, per te non significa niente, ma a me farebbe credere che tu hai ragione.
-E cosa ci vinco?
-Faccio tutti i tuoi turni. Tutti, per una settimana.
Il ragazzo non si sentiva per niente convinto, finché non ricevette quella proposta.
-E se perdo?-. Si avvicinò al volto della ragazza, che arrossì un po’ e indietreggiò.
-Se perdi… Li farai tu, i miei turni.
-Perfetto!-. Urlò quasi Jonghyun, guardando l’orologio e prendendo la giacca:-Il mio turno è finito-. Gli allungò la mano il moro, per farsela stringere:-Vincerò di sicuro, a partire da ora.
-Hai due settimane di tempo, Jong-. Strillò Minhyon, prima che se ne uscisse.
 
   -Kiiiibum!-. Gridò Jonghyun, una volta fuori, non trovandolo più.
“Ma era qua un attimo fa, stava leggendo gli annunci…” Pensò infastidito, guardandosi intorno.
Guardò più avanti e si accorse che stava correndo, fino ad un angolo, per poi girare.
Corse anche lui verso la sua direzione, girando l’angolo e fermandolo di colpo per il polso, prendendolo alla sprovvista.
-Yaaah!-. Si voltò l’altro, tirando uno schiaffo, per poi calmarsi subito dopo averlo riconosciuto.
-E sono due..-. Strinse i denti Jonghyun, tenendo conto di tutte le sberle ricevute.
-Che fai? Mi stalkeri adesso? Non hai proprio nulla da fare in quella parrucchieria?
Invece di ascoltarlo, Jonghyun pensò subito al da farsi.
Si fermò ad osservarlo, ad osservare le sue labbra, che si muovevano in continuazione.
Le sue labbra a cuore, delicate e… Morbide all’apparenza.
Infondo non sarebbe stato male baciarlo, pensò, sorridendo divertito.
-E MI ASCOLTI?!-. Urlò Kibum, cercando di liberarsi dalla presa dell’altro.
-Si, si, certo. Mmh…-. Si voltò a guardare la strada e i passanti, per poi tornare con gli occhi su di lui:-Che fai?
-T-ti senti bene? No, perché, mi sembri un maniaco-. Lo fissò male, continuando a muovere il braccio:-S-scusa, potresti lasciarmi?
-Che?-. Abbassò lo sguardo verso il polso del ragazzo, mollandolo e tornando a guardare le sue labbra, quasi incantato.
-Aah, ma sei idiota o cosa?
-Yaah!-. Si riprese subito dopo, riuscendo a ricollegare tutto:-Ma sono venuto qua perché stasera dovremo andare alla sala prove! Tu sai dove si trova? Eh, no, bello mio, per questo Kim Jonghyun è qua. Per indirizzarti sulla retta via…
-La retta via?-. Scoppiò a ridere, quasi soffocando nella sciarpa, Kibum.
-Si, certo, ho una moto da qualche parte, io-. Lo prese per mano, stringendogliela d’impulso e trascinandolo per la strada:-E là affianco c’è anche un bar, se sua maestà lo permette, prima ci fermeremo là, ad aspettare tutti quanti-. Rise divertito.
Il ragazzo più piccolo, non capendo più che fare e sentendosi trascinare via, ormai a metà strada, annuì, abbassando lo sguardo verso le loro mani.
Una scossa lo assalì a quel tocco, e alla strana dolcezza che per la prima volta il ragazzo gli stava dimostrando, così arrossì, senza neanche accorgersene.
“Kibum, che ti prende? Non hai mai sentito questa sensazione tutte le volte che facevi qualcosa che ti piaceva, e non hai mai sentito questa sensazione anche quando facevi qualcosa che non ti piaceva. E questo, ti piace o no, eh?” Si ripeté da solo, confondendosi ogni secondo di più.

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