Strong feelings never die...

di VilandraThePrincess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Decisioni ***
Capitolo 2: *** Il Ritorno... ***
Capitolo 3: *** Una canzone per te... ***



Capitolo 1
*** Decisioni ***


Ormai la notte era calata sull’afoso deserto di Roswell, e la vecchia ma sempre efficiente Jetta rossa si accostò a una sporgenza della grande roccia, punto d’incontro del gruppo nei momenti più difficili, come lo era stato il giorno precedente, già, il giorno precedente, quello della grande decisione, partire o restare. La decisione sembrava presa, coloro che sarebbero partiti alla volta del nulla sarebbero stati solo coloro che, secondo la visione di Liz, sarebbero stati uccisi da lì a nemmeno due settimane. Qualcuno era contrariato, qualcun altro aveva pianto, qualcun altro aveva preso in silenzio la notizia, rispettando la decisione di coloro che sino ad allora avevano messo in subbuglio la loro vita. Ma durante il diploma le cose cambiarono. Cambiarono inaspettatamente. L’aula era colma di studenti e famiglie, come tutti gli anni durante la consegna dei diplomi. Tutti con un grosso sorriso sulle labbra, senza pensare a ciò che sarebbe accaduto a distanza di due settimane. Dovevano solo pensare a prendere il diploma, e a sembrare sereni, e magari cercare di esserlo davvero in un giorno così importante. L’atmosfera era serena, bastò un attimo, un nome, un annunciazione per far mutare l’espressione del volto ormai terrorizzato del gruppo. Nelle menti dei sei ragazzi un comune pensiero: non ci sarebbero stati quei 14 giorni da vivere pienamente e nei quali escogitare un piano per evitare la morte, no, non ci sarebbero stati. Forse gli rimanevamo 10 minuti da vivere, forse 20, o forse nemmeno 60 secondi. Così il Re prese in mano la situazione. Si voltò verso colei che amava e che sempre avrebbe amato, in qualsiasi vita e luogo, in qualsiasi tempo e dimensione, le sorrise, si alzò e andò a fronteggiare la morte. Un riflettore puntato su di se, l’aula buia, in modo tale da far mettere in salvo i suoi compagni. E un discorso. Un discorso improvvisato, nel quale far capire chi davvero lui e i suoi compagni fossero. Degli Outsiders. Ma molto prima, dei ragazzi. Dei semplici ragazzi, impauriti da tutto ciò che sapevano. Ma lui rimase lì, sarebbe rimasto lì sino a che la mano del suo assassino avrebbe dettato il suo destino. Si sarebbe sacrificato per i suoi compagni. Lui era il Re, era questo il suo compito. Ma all’improvviso le porte dell’aula si aprirono e una luce, ancora più forte di quella del riflettore che per la prima volta nella sua vita lo colpiva in pieno volto, in modo tale da svelare tutte le paure di un ragazzo caricato ingiustamente di troppe responsabilità, e il rumore imponente di una moto ruggì seminando la perplessità tra i presenti. Era Michael. Michael, che era andato a salvare il suo migliore amico. E poi tutti riuniti nel deserto, ancora con la toga da diplomati in dosso. Cercarono di calmarsi, di ragionare, ma era davvero impossibile. Erano tutti troppo impauriti, terrorizzati. Allora Max prese in mano la situazione. Decise che a mezzanotte si sarebbero ritrovati tutti nel deserto, nel solito posto, e da lì sarebbero partiti tutti assieme verso l’ignoto. Rimanevano solo poche ora per salutare le proprie famiglie e prendere lo stretto necessario per l’imminente partenza.

 

Maria e Kyle scesero dalla macchina, si guardarono intorno, vedendo che il luogo era deserto. Nessuna traccia dei loro amici. Kyle guardò l’orologio: le undici e cinquantotto.

-“Probabilmente gli altri si sono fermati un po’ di più a salutare le proprie famiglie”

-“Si, è probabile” Così dicendo, Maria si sedette sulla stretta sporgenza della roccia aspettando il resto del gruppo. Kyle la seguì e le prese la mano, in segno di conforto. Erano entrambi terrorizzati.

Mezzanotte. Un motore di una macchina rompe il silenzio di quella sin troppo calda nottata di Roswell. I due amici scattano in piedi. Un’auto scura si parcheggia a pochi metri dalla Jetta. Jesse Ramirez scende dalla macchina.

-“Hey, ragazzi. Dove sono gli altri??” Domando guardandosi attorno il ragazzo

-“Speravamo potessi dircelo tu!! Isabel non è con te??” Chiese Kyle, iniziandosi a preoccupare

-“No, lei è andata con Max a salutare i signori Evans, mentre io sono passato da casa nostra a prendere la nostra roba.”

-“E allora dove sono i ragazzi?? Oh mio Dio, magari L’FBI li ha presi, oh mio Dio!” Maria stava davvero iniziando a preoccuparsi

-“Niente panico, Maria. Adesso arriveranno, vedrai!” Tentò di Calmarla Jesse, in qualche modo tentando anche di calmare se stesso.

I tre ragazzi si sedettero nuovamente sulla roccia.

Mezzanotte e dieci.

-“Io non ce la faccio ragazzi!! Io sto morendo di paura! Sono sicura che gli è successo qualcosa!! Dio mio, li hanno presi, li hanno uccisi!” Maria ormai era entrata nel panico più totale. E quando Maria entrava in panico, allora non c’era più modo per farla tranquillizzare.

-“Mi sto preoccupando seriamente anch’io! Sarebbero dovuti essere qua da più di dieci minuti.” Kyle camminava avanti e indietro di fronte ai suoi due amici, teso come probabilmente mai lo era stato prima.

Mezzanotte e venti. Il panico ormai si era avidamente impadronito di tutti e tre i ragazzi.

-“Adesso chiamo mio padre!! Non ce la faccio più ad aspettare!” Kyle si fermo di scatto e estrasse il cellulare dalla tasca dei jeans.

-“Si, si d’accordo” Annuì Jesse. Stava morendo di paura, sua moglie poteva essere nelle mani dell’FBI, o peggio, poteva essere… no, meglio non pensarci.

Maria ormai era appoggiata alla spalla di Jesse, senza emettere alcun suono. Sembra in trance, o qualcosa del genere.

Kyle concluse la telefonata con il padre, che, anch’essi preoccupato, ordinò al figlio di non muoversi da lì, lui sarebbe arrivato a momenti.

Jim uscì più veloce che potè da casa, sentiva che qualcosa era andato storto, i ragazzi non avrebbero dovuto ritardare all’appuntamento. Aprendo la porta d’ingresso e facendo un primo passo oltre la soglia, inciampò su qualcosa. Il buio gli impedì di capire cosa esattamente, così s’inchinò, la raccolse e torno dentro casa. Accese la luce e notò una videocassetta. Velocemente accese il televisore e introdusse la cassetta nel videoregistratore. Appena il video inizio, l’uomo rimase di stucco. Max, Michael, Isabel e Liz stavano seduti su un letto, con facce che facevano trasparire la paura che ormai aveva inondato le anime dei giovani. Jim si sedette e sentì il messaggio che i ragazzi avevano lasciato a lui, Kyle, Maria e Jesse. Subito prese il telefono e chiamò il figlio, dicendogli di raggiungerlo a casa. Dopo non molto i destinatari del messaggio erano tutti seduti davanti al televisore. Partì il video. Max parlò per primo.

-“Mi rendo conto, ci rendiamo conto che questo è il modo peggiore per dire ciò che stiamo per dire. Ma noi abbiamo parlato, dopo la decisione presa dopo la cerimonia dei diplomi, abbiamo parlato e abbiamo preso un ulteriore decisione. Forse ora ci odierete per questa decisione, ma noi l’abbiamo considerata l’unica possibile. Non possiamo permettere che voi, che non siete in pericolo di vita, ci seguiate, e abbiate il nostro stesso destino, che potrebbe essere morte assicurata dopo i primi passi che muoveremo appena usciti da Roswell. Perciò, noi abbiamo deciso di partire senza di voi. Non verremo all’appuntamento, spero vi accorgerete di questa videocassetta prima di recarvi nel deserto.

Noi teniamo a voi, ed è proprio per questo che starete a Roswell. Perché non vogliamo che voi rischiate la vostra vita per noi. Noi non abbiamo scelta, dobbiamo partire nostro malgrado, ma voi potete rimare, potete rincominciare la vostra vita a Roswell. Questa è la cosa migliore. E spero che se non subito, almeno prima o poi ci perdoniate. Non so se ci rivedremo mai più, ma sappiate che i migliori anni della nostra vita sono stati questi ultimi tre che abbiamo passato assieme. Ci sono stati liti, problemi alieni e umani, ma li abbiamo sempre superati assieme, con la forza del nostro gruppo. Perciò, non dimenticheremo mai il vostro sacrificio. Voi avete sacrificato la vostra vita per noi, avendo in cambio solo problemi. E io personalmente, vi ringrazio per questo, e ve ne sarò per sempre riconoscente. Siete tutti e quattro delle persone fantastiche, le migliori che abbia mai conosciuto. Ora noi dobbiamo partire, perciò. Addio, o forse solo arrivederci.”

Un sorriso sforzato concluse quello straziante messaggio. Max aveva le lacrime agli occhi, ma combatteva affinché rimanessero rifuggiate dentro i suoi occhi. Isabel, al suo fianco, piangeva ininterrottamente, senza curarsi della videocamera. Non aveva nemmeno lo sguardo rivolto verso essa, guardava in basso, le gambe incrociate sopra il letto, le mani incrociate, e le lacrime che inondavano i suoi occhi, senza aver intenzione di cessare il proprio corso. Liz, seduta all’altro lato di Max, teneva la mano del suo ragazzo, tentando di infondergli coraggio ma anche tentando di non iniziare un pianto che difficilmente si sarebbe fermato. Michael era seduto accanto a Isabel. Nemmeno lui guardava la videocamera. Immaginava il volto di Maria non appena avesse sentito ciò che avevano da dire, immaginava le sue lacrime, la sua disperazione, il suo panico. Immaginava tutto, lui la conosceva troppo bene, sapeva che reazione avrebbe avuto, e non voleva minimamente guardare quella stupida videocamera, per paura forse di vedere davanti a se la sua Maria. 

Il video cessò, di colpo. Maria aveva avuto esattamente la stessa reazione che Michael immaginò. Il silenzio si impadronì della casa Valenti. Da quel giorno in poi le cose sarebbero cambiate per tutti. Ma, probabilmente, per nessuno in meglio.

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Capitolo 2
*** Il Ritorno... ***


Il rumore della sveglia riempì il silenzio che avvolgeva la stanza. Kyle si allungò e la spense. Poi si voltò e vide Maria ancora addormentata. Quando dormiva, era ancora più  bella. Così, attento a non svegliarla, si alzò dal letto e si preparò per una nuova giornata di lavoro nella sua officina. Già, la sua officina. Non gli sembrava vero che dopo anni di assistente meccanico, fosse riuscito a comprarsi un’officina tutta sua, con l’aiuto di Jim, ovviamente. Finì di prepararsi e uscì di casa, come al solito era in ritardo. Dopo non molto, anche Maria si svegliò, a causa dei pochi raggi di sole che la colpivano in pieno viso, mostrando tutta la sua bellezza. Era già in ritardo, così si preparò velocemente e uscì ancora più velocemente. Grazie al suo lavoro fisso come cantante nel nuovo locale aperto in città, si era potuta comprare una nuova auto. Non ne poteva più della vecchia Jetta, che ormai stava cadendo in pezzi. Anche se, più che altro, per tutti questi anni lei l’aveva tenuta per ricordo. Per ricordo di quegli anni in cui la vecchia “rossa” era stata indispensabile. Indispensabile per il Team Guerin-De Luca. Già. Non sapeva esattamente cosa provava quando pensava a quei tempi. Al gruppo che sembrava così unito, ma che ormai era sparito. A Michael. Probabilmente  provava solo odio, odio per averla lasciata a marcire in questa stupida cittadina, come spesso lei ripeteva. Ma ora non importava più, lei si era costruita una nuova vita, aveva un lavoro che lei amava, che le permetteva di fare quello in cui era più brava, cantare, aveva una nuova macchina che nessuno avrebbe sfasciato durante qualche inseguimento notturno, avevo un ragazzo che l’amava e che non le faceva mancare nulla. Già, chi avrebbe mai pensato che fra Kyle e Maria sarebbe scattata la scintilla?? Probabilmente nessuno. Anzi, sicuramente nessuno. Ma in dieci anni le cose cambiano, quando i tuoi migliori amici partono e ti lasciano con una videocassetta fra le mani, quando il ragazzo che amavi più della tua stessa vita ti lascia senza dire una parola, quando tutto ciò per cui ti eri messa nei casini parte e sai che non tornerà più. E allora rivaluti ciò che hai, rivaluti la vita intera, e pensi che probabilmente chi hai accanto, chi hai sempre avuto accanto negli ultimi anni, possa essere la persona giusta, o semplicemente qualcuno che ti faccia sentire nuovamente importante, dopo tanti anni che ti sentivi solo uno scarto.

Con questi pensieri nella testa, Maria si diresse verso il locale per consegnare gli spartiti delle canzoni che aveva deciso che avrebbe cantato la sera stessa, alla band.

Entrò nel locale e vide che seduto, come tutte le mattine per un drink veloce prima di recarsi a lavoro, vi era Jesse. Così si avvicinò con il miglior sorriso che potesse avere.

-“Hey, Jesse. Pensavo saresti tornato domani da Santa Fè!”

-“Maria, ciao! Si, lo pensavo anch’io, ma ho cambiato idea. Frances ha minacciato di lasciarmi se non fossi tornato subito, perché Adam stasera ha la sua prima partita di baseball, e pretendeva che io ci fossi!”

-“Oh, bè, giustamente, è un giorno importante per lui! Verremo anche io e Kyle.”

-“Bene, ne sarà molto felice, vi adora!”

Maria sorrise all’amico e si diresse verso la band. Lei pensava che Jesse non sarebbe riuscito a rifarsi una vita, esattamente come lei, ma era molto contenta di essersi sbagliata. Dopo un paio d’anni dalla partenza di Isabel, incontrò una ragazza durante uno dei suoi viaggi di lavoro fuori da Roswell, Frances. E subito se ne innamorò. Ne erano tutti molto sorpresi, pensavano lui si stesse comportando così semplicemente per rimpiazzare sua moglie, invece no. Lui l’amava davvero. Così la ragazza si trasferì a Roswell e dopo non molto ebbero un bambino. Adam. Il desiderio di Jesse e Frances era quello di sposarsi, ma, visto che Jesse era sposato con Isabel e non poteva divorziare dato che lei era chissadove a fare chissachè , decisero semplicemente di convivere. Jesse faceva sempre l’avvocato, ma rinunciò al lavoro di Boston, preferì rimanere a Roswell, continuando a lavorare per il padre di sua moglie.

La mattinata passò veloce, come tutte le altre, così Maria e Kyle, come tutti i giorni, si incontrarono al Crashdown all’ora di pranzo. Il locale non era cambiato, il menù era sempre quello, sembrava che il tempo non fosse passato lì dentro. Forse, era l’unico luogo di Roswell a non esser cambiato. Kyle entrò nel locale già colmo di gente e incontrò subito lo sguardo della sua ragazza. Si sedette al suo tavolo, le diede un fugace bacio e subito fece la sua ordinazione alla cameriera che stava già prendendo l’ordinazione di Maria.

-“Allora tesoro, come sta andando la giornata per ora?” Kyle si rimboccò le maniche della tuta da meccanico.

-“Così, come al solito stressante, quei quattro cretini della band non riescono a imparare una delle canzoni che canterò stanotte al locale, e quindi mi tocca cambiarla. Ma dico, è chiedere troppo avere una band competente?? Me la merito infondo, no?? E’ solo grazie a me che il locale guadagna tutti quei soldi.” Sbuffò la giovane donna.

-“Oh, lo so bene, con la tua voce li amali tutti! Potrei essere geloso, sai?”

-“Ma lo sai bene che io ho occhi solo per te.” Maria si avvicinò lentamente a lui e lo baciò. Le ordinazioni dei due ragazzi arrivarono al tavolo. Dopo pranzo, salutarono il signor Parker e lasciarono il locale. Kyle sarebbe dovuto tornare in officina per qualche altra ora, mentre Maria aveva solo qualche ora di riposo, poi sarebbe dovuta andare a impartire lezioni di chitarra ai ragazzini. In quel modo, incrementava il suo stipendio del locale, in modo tale da poter pagare le rate della macchina nuova. Stavano per arrivare alle rispettive auto, l’uno nella mano dell’altra, quando ciò che si trovarono davanti li lasciò increduli. Gli occhi di Maria si inondarono di lacrime amare, che rimasero però all’interno di questi. Kyle, invece, rimase letteralmente a bocca aperta.

Erano loro? Erano veramente loro? Erano passati dieci anni, dieci lunghi, lunghissimi anni. Non era possibile, loro erano tornati. Ora erano tutti e sei l’uno di fronte all’altro, tutti assieme, come tempo fa. Le lacrime iniziarono a bagnare le rosee guance di Maria, mentre la bocca di Kyle non accennava a serrarsi. Davanti a loro, Max stringeva la mano di Liz, mentre fissava i suoi vecchi amici. Liz a sua volta stringeva la mano di suo marito, e anche i suoi occhi, come quelli della sua vecchia migliore amica, si inondarono di lacrime. Isabel, accanto a Liz, imitava il fratello fissando Maria e Kyle, senza muovere un muscolo. Maria li guardò tutti e tre. Uno per uno. Occhi negli occhi. Aveva paura, aveva paura di guardare il ragazzo, anzi l’uomo accanto a Max. Ma si voltò, e lo vide. Michael. Michael. Lo guardò dritto negli occhi, e vide lo stesso sguardo di 10 anni addietro. Vide gli stessi occhi nei quali tante volte, troppe volte si era persa. Incrociò quello sguardo che era capace di farla sciogliere, incrociò lo sguardo dell’uomo che aveva amato più di sé stessa. E in quel preciso istante, si sentì morire. Una lancia la colpì in pieno petto, non riusciva a respirare. Lui era così vicino per la prima volta dopo dieci anni, era estremamente strano risentire il suo sguardo poggiato su di sé. E,a sua volta, Michael guardò Maria. Non aveva nemmeno per un istante tolto lo sguardo da quella splendida donna, forse non aveva nemmeno notato che era mano nella mano con Kyle. Rimase quasi abbagliato, quanto gli era mancata, gli era mancata più di qualsiasi altra cosa. E ora era lì, di fronte a lui. Il suo sguardo si posò sulle mani intrecciate dei suoi vecchi compagni. In quel preciso istante si sentì mancare, le gambe sembravano essersi stancate di reggere il peso del suo corpo. Così distolse velocemente lo sguardo, ma non lo riposò su Maria. No. Non poteva. Sapeva che le cose sarebbero cambiate. Ma in questo modo. No, era assurdo.

Kyle si decise a chiudere la bocca e a levarsi dal volto l’espressione da baccalà, e prese la parola

-“Bene, è meglio se andiamo Maria”

-“No, no aspettate, vi prego!” Liz andò incontro ai due ragazzi, che ormai le avevano voltato le spalle.

-“Si? E cosa abbiamo da aspettare?? Forse dobbiamo aspettare un’altra volta come quella notte nel deserto? No grazie, non ne abbiamo alcuna intenzione!” rispose Kyle con un tono che più freddo era impossibile.

-“Fateci spiegare almeno, vi prego! Non è stato facile per noi, ve ne rendete conto?” Liz stava piangendo. Piangeva perché la sua migliore amica non aveva nemmeno il coraggio di guardarla in faccia.

-“Bè, noi non vogliamo sentire! Non vogliamo sentire le vostre stupidate, ormai abbiamo chiuso quel capitolo.” Rispose Kyle voltandosi. Maria fece lo stesso. I suoi occhi stavano scoppiando, le lacrime uscivano copiosamente.

Liz si avvicinò all’amica.

-“Maria! Mi sei mancata da morire. Non puoi nemmeno immaginare quanto. Ti prego, ho tante cose da raccontarti!”

Maria alzò lo sguardo e guardò Liz. Il suo sguardo era esauriente. Era ferita, ferita come non lo era mai stata prima.

-“Cosa mi devi raccontare Liz? Di quanto è stato bello il matrimonio al quale non ho partecipato? Pretendi che sia tutto come prima, Liz? Pretendi questo? Dopo dieci anni tornate e pretendete che non sia successo nulla, che non ci abbiate lasciato qui a marcire mentre voi ve ne andavate?? Pretendete che, dopo averci tirato fuori dai giochi, noi vi accogliamo a braccia aperte?? Se pretendi questo, allora te lo puoi scordare! Non puoi capire quanto ho sofferto, Liz, non puoi capire.”

Ormai stava urlando. Urlava fuori quelle parole, sperando di sentirsi meglio non appena avesse finito, sperando di svegliarsi da quest’incubo.

Max avanzò e si mise accanto a sua moglie.

-“Lo sappiamo, lo sappiamo tutti noi, ma la decisione che abbiamo preso è stata..”

-“E’ stata l’unica possibile e bla bla bla. Lo so, Max, lo so. Conosco quello stramaledettissimo video a memoria, capisci??” Maria lo interruppe bruscamente.

Isabel imitò il fratello e si mise al suo fianco.

-“E pensi che per noi sia stato semplice?? Bè, se pensi questo ti sbagli Maria! Lasciarvi  qui è stato difficile, più di quanto tu possa immaginare. Ma l’abbiamo fatto per voi, è tanto difficile da capire? Sareste morti se foste venuti con noi!”

-“Io so solo una cosa, voi non siete morti! E comunque ce la saremmo cavata. Ma no, voi avete preferito partire da soli. Allora adesso non vi aspettate che noi ci saremo ancora per voi.”

Kyle era infuriato, e sputò fuori quelle parole. L’unico che ancora non si era unito a questa discussione era Michael. Ancora non aveva detto nemmeno una parola. Le voci si alzarono, parole forti e forse inappropriate volavano nell’aria. Così Michael decise di prendere in mano la situazione e di avvicinarsi al gruppo che ormai era immerso in una lite animata.

-“La volete smettere? Cosa risolvete facendo così? Insultandovi e dandovi la colpa l’un l’altro? E poi a voi chi vi dice che noi siamo tornati per voi? Noi siamo tornati perché fortunatamente l’FBI non ci da più la caccia, così siamo tornati a casa. Tutto qua. Adesso smettetela tutti quanti di fare gli idioti e andiamo dove stavamo andando, cioè al Crashdown.”

Detto questo si allontanò dal gruppo ed entrò nel Crashdown. Max, Liz e Isabel rimasero a guardarlo allontanarsi.

-“Noi… noi dobbiamo andare al Crashdown. Perciò…” Max non sapeva bene cosa dire.

-“Perciò tanti saluti e tante buone cose.” Kyle si voltò, prese nuovamente la mano di Maria e si diressero verso le proprie auto.

Gli altri seguirono Michael dentro il Crashdown.

Liz era incredibilmente emozionata di tornare a Roswell prima di incontrare Kyle e Maria, che l’avevano ferita ulteriormente con le loro parole. Comunque avrebbe rivisto i genitori. Non le sembrava vero dopo tutti questi anni.

I quattro ragazzi entrarono nel locale, il signor Parker era al bancone.

Jeff alzò lo sguardo e vide la sua bambina. Rimase immobile per qualche secondo, poi corse incontro all’adorata figlia. Erano dieci anni che entrambi aspettavano questo momento. Nel pomeriggio, anche Max e Isabel andarono dai genitori. Finalmente erano di nuovo a casa, l’importante era questo, e che fossero sani e salvi.

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Capitolo 3
*** Una canzone per te... ***


Non ci poteva credere. Tutto ciò che stava succedendo era incredibilmente assurdo. Ormai pensava, anzi era convinta, che non sarebbero tornati. E invece, quando meno se l’aspettava, se li era trovati davanti. Ed era nata una lite. Era inevitabile, avevano molte cose da dirsi, dovevano sfogare la propria rabbia. Maria era persa nei suoi pensieri, seduta nel comodo divano del soggiorno, con lo sguardo perso nel vuoto, quando bussarono alla porta.

Fece un leggero balzo sul divano, poi si trascinò verso l’ingresso. Aprì la porta e rimase immobile.

-“M-maria?? Questa è la casa dello sceriffo! Non pensavo di trovarti qui.” Isabel era piuttosto sorpresa. Aveva deciso di andare a fare visita allo sceriffo, era stato come un padre per lei.

-“Mi dispiace deluderti ma ora ci vivo io qui. Assieme a Kyle. Jim ci ha regalato la casa quando è andato a vivere con Stephany.”

-“Con chi, scusa?”

-“Stephany. Lei e Jim si sono sposati un paio d’anni fa. Se vuoi ti posso dare l’indirizzo della loro abitazione.” Maria era piuttosto nervosa. Ma cercava di mascherarlo il più possibile.

-“Ehm, d’accordo, grazie.” Anche Isabel aveva i nervi tesi. Soprattutto dopo ciò che era successo poche ore prima, dopo essersi ri-incontrati dopo tanti anni. Quella lite era davvero l’ultima cosa che lei, Max, Liz e Michael avrebbe voluto appena tornati a Roswell.

-“Bene, entra” Maria si fece da parte e lasciò entrare Isabel. Poi prese un bigliettino, una penna e scrisse l’indirizzo.

-“Ecco, tieni. A quest’ora non penso Jim sia a casa, però troverai di sicuro Stephany. E’ simpatica.”

-“Grazie” Isabel prese il bigliettino e sorrise alla sua vecchia amica.

-“Pensavo che lo sceriffo e tua madre alla fine si sarebbero sposati.”

-“Già, lo pensavo anch’io, ma non hanno resistito per molto. Sono anche andati a convivere, ma non ha funzionato, perciò le loro strade si sono divise.” Maria era ancora molto tesa, ma voleva cercare di sembrare a suo agio, anche se non lo era minimamente.

-“Capisco. Allora. Ci vediamo”

-“Forse.” Rispose freddamente a Isabel.

-“D’accordo. Ciao” Isabel imitò il tono della ragazza e in quattro e quattrotto uscì dalla casa. Maria si sedette nuovamente sul divano. Aveva avuto una conversazione abbastanza tranquilla con un cecoslovacco dopo tutti quegli anni. Quasi non le sembrava vero. Infondo le erano mancati. Le erano mancati da morire. Scosse la testa per levarsi quel pensiero dalla testa, si alzo e si diresse verso la camera da letto. Prese la sua vecchia chitarra e torno in soggiorno. A dir la verità, era la chitarra di Alex. In qualche modo, suonarla le faceva sentire Alex accanto a sé. Una parte di lui non l’aveva lasciata, in realtà. Attraverso la musica, lui era sempre rimasto accanto a Maria. Quante canzoni aveva scritto negli ultimi anni. Moltissime su Alex, ma molte altre su Michael. Era velato il riferimento a lui, ma ben comprensibile. La porta d’ingresso si spalancò ed entrò Kyle.

-“Hey, tesoro! Sono tornato prima, ti volevo fare una sorpresa.”

Maria si fermò di colpo, e si girò verso il suo ragazzo.

-“Hey. Mi fa piacere” La ragazza si sforzò di fare un sorriso, per mascherare la malinconia che le aveva colmato il cuore.

-“Allora, che stavi suonando??” Le chiese Kyle mentre si toglieva la tuta da meccanico.

-“Nulla di che, sto scrivendo una nuova canzone.”

-“Ah si? La posso sentire?” Il ragazzo si sedette accanto a Maria.

-“D’accordo. S’intitola ‘I’ve missed you every day and every night’” Maria iniziò a suonare e cantare la canzone. Era davvero bellissima. Era evidente parlasse di Michael e di quanto le fosse mancato in questi dieci anni.

-“Bella! Molto bella. Complimenti.” Kyle si avvicino a lei e la baciò. –“E’ riferita a qualcuno in particolare?” chiese il ragazzo, anche se era già a conoscenza della risposta. Sapeva che Maria avrebbe negato, anche se in realtà sapeva che era riferita a Michael.

-“N-no, non è riferita a nessuno. Poco fa mi è venuta in testa questa melodia e ho semplicemente buttato giù il testo.” Maria non era brava a mentire, ma comunque Kyle fece finta di crederci.

-“Ok. Comunque è davvero molto bella. Ora vado a farmi una bella doccia, puzzo! Così poi andiamo alla partita di Adam, ok?”

-“Certo.” Gli sorrise e lo baciò. Poi riprese a suonare quella canzone, probabilmente era la più bella che avesse scritto negli ultimi anni. Mentre suonava e cantava, una lacrima silenziosa percorse la sua guancia, per poi morire sul mento. Non voleva rincominciare, rincominciare a piangere per Michael. Non ne valeva la pena infondo. O forse si. Valeva la pena piangere tutte le lacrime di questo mondo per lui, perché lei non lo aveva dimenticato. Non lo avrebbe mai potuto dimenticare. Mai.

Qualche ora dopo, Kyle e Maria si recarono nel campo sportivo di Roswell, dove Adam avrebbe disputato la sua prima partita a baseball, e dove i due ragazzi avevano deciso di dire a Jesse del ritorno degli alieni a Roswell.

Una volta arrivati sul posto, cercarono con lo sguardo Jesse e Frances e dopo non molto li videro. Si avvicinarono con passo incerto, non si erano preparati un discorso per dire all’amico cosa stava succedendo, e quindi non avevano la minima idea di cosa dire.

“Hey, siete arrivati finalmente!! Vi stavamo aspettando!” Frances andò in contro a Maria e Kyle.

“Bè, ora siamo qui! Scusate il ritardo, ma Kyle sembra si addormenti quando fa la doccia!” I quattro ragazzi scoppiarono in una sonora risata.

“Ehm. Jesse, Kyle deve parlarti.” Maria guardò l’amico, e poi il suo ragazzo.

“D’accordo. Nulla di grave spero” Rispose Jesse.

Kyle lanciò un’occhiata a Maria, quasi a volerla fulminare con lo sguardo. Di tutta risposta, lei gli sorrise ironica, poi prese a braccetto Frances e si allontanarono dai rispettivi uomini.

Jesse guardò le due ragazze allontanarsi, poi si voltò verso l’amico e gli sorrise “Allora Kyle, dimmi tutto.”

“Ehm. D’accordo. Allora. Ehm. Volevo dirti, si insomma, io e Maria volevamo dirti…” Kyle non riusciva a trovare le parole per spiegare a Jesse cosa stesse accadendo.

“Si?? C’è qualcosa che non va? Che volevate dirmi?”

“Ecco, beh. Oh guarda, la partita sta iniziando, rimandiamo la discussione, ok??” chiese Kyle tentando di sfuggire alla spiacevole situazione.

“Uhm. D’accordo, ne riparliamo in seguito.” Parecchio confuso, Jesse si avviò verso il campo, seguito da Kyle, che tirò un sospiro di sollievo e ringraziò il cielo dell’inizio della partita.

 

 

 

Non sapeva dove andare, questa era la verità, non aveva la più pallida idea di dove andare. Erano passati dieci anni, e sicuramente l’appartamento nel quale viveva prima, non sarebbe stato più disponibile. Dove sarebbe andato a vivere?? Questo era il problema più grande. Ma forse non il più grande. D'altronde lui era Michael, e il problema più grande di Michael era Maria.

Già, la sua Maria, mano nella mano con un altro, ma non un altro qualsiasi, uno sconosciuto. No. Kyle Valenti. Tutta questa situazione gli faceva rodere il fegato e qualunque altro organo che si trovava nei pressi. Lui l’amava ancora. Lui non aveva mai smesso di amarla. No, mai. D’altronde, come lui stesso le aveva detto, lui l’avrebbe amata per sempre. E in questi dieci anni, aveva avuto la conferma che era la verità, la pura verità.

Avrebbe voluto parlarle, parlarle ancora una volta, avrebbe voluto avvicinarla a sé e abbracciarla, poter sentire il suo piccolo corpo stretto tra le sue braccia, e le sottili braccia di lei avvinghiate alle sue spalle. Poi avrebbe voluto baciarla, baciarla come mai l’aveva baciata prima, facendole capire cosa lei significasse in realtà per lui. Facendole capire che lei era l’universo intero per lui.

Avrebbe voluto dirle ancora una volta quelle due parole, Ti Amo, quelle due splendide parole che, messe insieme, erano capaci di far nascere un sorriso anche nel dolore e nella disperazione più totale.

Ma lei ormai aveva Valenti, e lui certamente non si sarebbe mostrato debole ai suoi occhi, non sarebbe andato da lei a dirle ciò che provava, no, non l’avrebbe fatto. Aveva paura. Una grande e insopportabile paura. Paura di essere rifiutato. Già. Aveva paura che Maria gli dicesse semplicemente che lei l’aveva dimenticato e che ora amava Kyle. Che lui non era più il suo Spaceboy, ma che Kyle era il suo… beh, il suo Earthboy.

Con questi pensieri per la testa, senza nemmeno farlo apposta, arrivò a casa De Luca. Casa De Luca. Quante volte ci sarà stato! Ma ora era diverso. Sentiva quasi di essere a casa, dopo tanto, tanto tempo. Non sapeva cosa fare. Se bussare, se andarsene. Il buio dominava nella sua mente. Così semplicemente rimase di fronte alla porta, aspettando forse che qualcuno uscisse, che la sua Maria uscisse. La porta si spalancò e Michael rimase immobile. Dalla casa però non uscì Maria, bensì Amy. Rimase anche lei per qualche secondo immobile di fronte al ragazzo, poi gli corse incontro e lo abbraccio.

“Oh, Michael quanto tempo è passato!! Non ci posso credere!” La donna aveva quasi le lacrime agli occhi.

“S-signora De Luca.” Riuscì solo a sussurrare queste parole. Infondo tutto questo le ricordava maledettamente Maria. Dopo poco l’abbraccio si sciolse.

“Oh mio Dio, Michael! Come stai?? Stai bene, si?? Ma guarda, sono passati quanto, dieci anni?? Oh mio Dio, non riesco a crederci. Hai già incontrato Maria??”

Ecco. E ora che rispondere? Oh, si, l’ho incontrata, ma c’è stata una lite generale e poi stavo per morire quando mi sono resoconto che sta con Kyle! No.

“S-si, diciamo che ci siamo incontrati stamattina. Ma eravamo entrambi di fretta, quindi non ci siamo trattenuti.” Bravo Michael. Cerca di mantenere il controllo.

“Ah, capisco. Allora una di queste sere sarai mio ospite a cena, e naturalmente inviterò anche mia figlia!” Amy era davvero entusiasta.

“La inviterà? Lei non vive più qui?” Non aveva nemmeno il coraggio di pronunciare il nome di Maria ad alta voce.

“No, ormai sono un paio d’anni che si è trasferita a casa di Kyle”

Michael si ghiacciò. Addirittura convivevano? No, no, questo è davvero troppo.

“Ah, capisco.” Michael era rimasto di sasso. Era come se l’intero mondo glie fosse crollato addosso.

“Già. Beh, visto che hai detto che quando vi siete incontrati non vi siete trattenuti a parlare, ne potresti approfittare stasera. Sai, canta in un locale che hanno aperto di recente. Se hai intenzione di andarci, si trova non lontano dal Crashdown. Lo spettacolo inizierà alle nove!” Amy era davvero orgogliosa di sua figlia.

“Ehm. Forse ci farò un salto, se farò in tempo. Beh. Io devo andare ora. Ci vediamo, signora De Luca, è stato un piacere rivederla.”

“Oh, d’accordo. Ci vediamo presto Michael, il piacere è stato mio!”

Fantastico, ora anche l’ultima speranza era svanita. Anche se forse non c’era mai stata una speranza di ritornare con lei, non nelle ultime ventiquattro ore, non da quando l’aveva vista con Kyle.

Ora si sentiva davvero vuoto, come se anche l’ultimo brandello di cuore fosse stata risucchiato da una forza superiore che aveva il pieno controllo su di lui.

Ma lei stasera si sarebbe esibita. Già. Doveva andare a sentirla cantare oppure no? Lui amava la sua voce, amava sentirla cantare. Gli era mancato anche questo di lei negli ultimi anni. Doveva prendere questa dura decisione. Qualunque cosa avesse fatto, prima o poi se ne sarebbe pentito, questo si ripeteva nella testa mentre si allontanava da casa De Luca.

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