Strong feelings never die... di VilandraThePrincess (/viewuser.php?uid=25672)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Decisioni ***
Capitolo 2: *** Il Ritorno... ***
Capitolo 3: *** Una canzone per te... ***
Capitolo 1 *** Decisioni ***
Ormai la notte era calata sull’afoso deserto di Roswell, e
la vecchia ma sempre efficiente Jetta rossa si accostò a una sporgenza della
grande roccia, punto d’incontro del gruppo nei momenti più difficili, come lo
era stato il giorno precedente, già, il giorno precedente, quello della grande
decisione, partire o restare. La decisione sembrava presa, coloro che sarebbero
partiti alla volta del nulla sarebbero stati solo coloro che, secondo la
visione di Liz, sarebbero stati uccisi da lì a nemmeno due settimane. Qualcuno
era contrariato, qualcun altro aveva pianto, qualcun altro aveva preso in
silenzio la notizia, rispettando la decisione di coloro che sino ad allora
avevano messo in subbuglio la loro vita. Ma durante il diploma le cose
cambiarono. Cambiarono inaspettatamente. L’aula era colma di studenti e
famiglie, come tutti gli anni durante la consegna dei diplomi. Tutti con un
grosso sorriso sulle labbra, senza pensare a ciò che sarebbe accaduto a
distanza di due settimane. Dovevano solo pensare a prendere il diploma, e a
sembrare sereni, e magari cercare di esserlo davvero in un giorno così
importante. L’atmosfera era serena, bastò un attimo, un nome, un annunciazione
per far mutare l’espressione del volto ormai terrorizzato del gruppo. Nelle
menti dei sei ragazzi un comune pensiero: non ci sarebbero stati quei 14 giorni
da vivere pienamente e nei quali escogitare un piano per evitare la morte, no,
non ci sarebbero stati. Forse gli rimanevamo 10 minuti da vivere, forse 20, o
forse nemmeno 60 secondi. Così il Re prese in mano la situazione. Si voltò
verso colei che amava e che sempre avrebbe amato, in qualsiasi vita e luogo, in
qualsiasi tempo e dimensione, le sorrise, si alzò e andò a fronteggiare la
morte. Un riflettore puntato su di se, l’aula buia, in modo tale da far mettere
in salvo i suoi compagni. E un discorso. Un discorso improvvisato, nel quale
far capire chi davvero lui e i suoi compagni fossero. Degli Outsiders. Ma molto
prima, dei ragazzi. Dei semplici ragazzi, impauriti da tutto ciò che sapevano.
Ma lui rimase lì, sarebbe rimasto lì sino a che la mano del suo assassino
avrebbe dettato il suo destino. Si sarebbe sacrificato per i suoi compagni. Lui
era il Re, era questo il suo compito. Ma all’improvviso le porte dell’aula si
aprirono e una luce, ancora più forte di quella del riflettore che per la prima
volta nella sua vita lo colpiva in pieno volto, in modo tale da svelare tutte
le paure di un ragazzo caricato ingiustamente di troppe responsabilità, e il
rumore imponente di una moto ruggì seminando la perplessità tra i presenti. Era
Michael. Michael, che era andato a salvare il suo migliore amico. E poi tutti
riuniti nel deserto, ancora con la toga da diplomati in dosso. Cercarono di
calmarsi, di ragionare, ma era davvero impossibile. Erano tutti troppo
impauriti, terrorizzati. Allora Max prese in mano la situazione. Decise che a
mezzanotte si sarebbero ritrovati tutti nel deserto, nel solito posto, e da lì
sarebbero partiti tutti assieme verso l’ignoto. Rimanevano solo poche ora per
salutare le proprie famiglie e prendere lo stretto necessario per l’imminente
partenza.
Maria e Kyle scesero dalla macchina, si guardarono intorno,
vedendo che il luogo era deserto. Nessuna traccia dei loro amici. Kyle guardò
l’orologio: le undici e cinquantotto.
-“Probabilmente gli altri si sono fermati un po’ di più a
salutare le proprie famiglie”
-“Si, è probabile” Così dicendo, Maria si sedette sulla
stretta sporgenza della roccia aspettando il resto del gruppo. Kyle la seguì e
le prese la mano, in segno di conforto. Erano entrambi terrorizzati.
Mezzanotte. Un motore di una macchina rompe il silenzio di
quella sin troppo calda nottata di Roswell. I due amici scattano in piedi.
Un’auto scura si parcheggia a pochi metri dalla Jetta. Jesse Ramirez scende
dalla macchina.
-“Hey, ragazzi. Dove sono gli altri??” Domando guardandosi
attorno il ragazzo
-“Speravamo potessi dircelo tu!! Isabel non è con te??”
Chiese Kyle, iniziandosi a preoccupare
-“No, lei è andata con Max a salutare i signori Evans,
mentre io sono passato da casa nostra a prendere la nostra roba.”
-“E allora dove sono i ragazzi?? Oh mio Dio, magari L’FBI li
ha presi, oh mio Dio!” Maria stava davvero iniziando a preoccuparsi
-“Niente panico, Maria. Adesso arriveranno, vedrai!” Tentò
di Calmarla Jesse, in qualche modo tentando anche di calmare se stesso.
I tre ragazzi si sedettero nuovamente sulla roccia.
Mezzanotte e dieci.
-“Io non ce la faccio ragazzi!! Io sto morendo di paura!
Sono sicura che gli è successo qualcosa!! Dio mio, li hanno presi, li hanno
uccisi!” Maria ormai era entrata nel panico più totale. E quando Maria entrava
in panico, allora non c’era più modo per farla tranquillizzare.
-“Mi sto preoccupando seriamente anch’io! Sarebbero dovuti
essere qua da più di dieci minuti.” Kyle camminava avanti e indietro di fronte
ai suoi due amici, teso come probabilmente mai lo era stato prima.
Mezzanotte e venti. Il panico ormai si era avidamente
impadronito di tutti e tre i ragazzi.
-“Adesso chiamo mio padre!! Non ce la faccio più ad
aspettare!” Kyle si fermo di scatto e estrasse il cellulare dalla tasca dei
jeans.
-“Si, si d’accordo” Annuì Jesse. Stava morendo di paura, sua
moglie poteva essere nelle mani dell’FBI, o peggio, poteva essere… no, meglio
non pensarci.
Maria ormai era appoggiata alla spalla di Jesse, senza
emettere alcun suono. Sembra in trance, o qualcosa del genere.
Kyle concluse la telefonata con il padre, che, anch’essi
preoccupato, ordinò al figlio di non muoversi da lì, lui sarebbe arrivato a
momenti.
Jim uscì più veloce che potè da casa, sentiva che qualcosa
era andato storto, i ragazzi non avrebbero dovuto ritardare all’appuntamento.
Aprendo la porta d’ingresso e facendo un primo passo oltre la soglia, inciampò
su qualcosa. Il buio gli impedì di capire cosa esattamente, così s’inchinò, la raccolse
e torno dentro casa. Accese la luce e notò una videocassetta. Velocemente
accese il televisore e introdusse la cassetta nel videoregistratore. Appena il
video inizio, l’uomo rimase di stucco. Max, Michael, Isabel e Liz stavano
seduti su un letto, con facce che facevano trasparire la paura che ormai aveva
inondato le anime dei giovani. Jim si sedette e sentì il messaggio che i
ragazzi avevano lasciato a lui, Kyle, Maria e Jesse. Subito prese il telefono e
chiamò il figlio, dicendogli di raggiungerlo a casa. Dopo non molto i
destinatari del messaggio erano tutti seduti davanti al televisore. Partì il
video. Max parlò per primo.
-“Mi rendo conto, ci rendiamo conto che questo è il modo
peggiore per dire ciò che stiamo per dire. Ma noi abbiamo parlato, dopo la
decisione presa dopo la cerimonia dei diplomi, abbiamo parlato e abbiamo preso
un ulteriore decisione. Forse ora ci odierete per questa decisione, ma noi
l’abbiamo considerata l’unica possibile. Non possiamo permettere che voi, che
non siete in pericolo di vita, ci seguiate, e abbiate il nostro stesso destino,
che potrebbe essere morte assicurata dopo i primi passi che muoveremo appena
usciti da Roswell. Perciò, noi abbiamo deciso di partire senza di voi. Non
verremo all’appuntamento, spero vi accorgerete di questa videocassetta prima di
recarvi nel deserto.
Noi teniamo a voi, ed è proprio per questo che starete a
Roswell. Perché non vogliamo che voi rischiate la vostra vita per noi. Noi non
abbiamo scelta, dobbiamo partire nostro malgrado, ma voi potete rimare, potete
rincominciare la vostra vita a Roswell. Questa è la cosa migliore. E spero che
se non subito, almeno prima o poi ci perdoniate. Non so se ci rivedremo mai
più, ma sappiate che i migliori anni della nostra vita sono stati questi ultimi
tre che abbiamo passato assieme. Ci sono stati liti, problemi alieni e umani,
ma li abbiamo sempre superati assieme, con la forza del nostro gruppo. Perciò,
non dimenticheremo mai il vostro sacrificio. Voi avete sacrificato la vostra
vita per noi, avendo in cambio solo problemi. E io personalmente, vi ringrazio
per questo, e ve ne sarò per sempre riconoscente. Siete tutti e quattro delle
persone fantastiche, le migliori che abbia mai conosciuto. Ora noi dobbiamo
partire, perciò. Addio, o forse solo arrivederci.”
Un sorriso sforzato concluse quello straziante messaggio.
Max aveva le lacrime agli occhi, ma combatteva affinché rimanessero rifuggiate
dentro i suoi occhi. Isabel, al suo fianco, piangeva ininterrottamente, senza
curarsi della videocamera. Non aveva nemmeno lo sguardo rivolto verso essa,
guardava in basso, le gambe incrociate sopra il letto, le mani incrociate, e le
lacrime che inondavano i suoi occhi, senza aver intenzione di cessare il
proprio corso. Liz, seduta all’altro lato di Max, teneva la mano del suo
ragazzo, tentando di infondergli coraggio ma anche tentando di non iniziare un
pianto che difficilmente si sarebbe fermato. Michael era seduto accanto a
Isabel. Nemmeno lui guardava la videocamera. Immaginava il volto di Maria non
appena avesse sentito ciò che avevano da dire, immaginava le sue lacrime, la
sua disperazione, il suo panico. Immaginava tutto, lui la conosceva troppo
bene, sapeva che reazione avrebbe avuto, e non voleva minimamente guardare
quella stupida videocamera, per paura forse di vedere davanti a se la sua
Maria.
Il video cessò, di colpo. Maria aveva avuto esattamente la
stessa reazione che Michael immaginò. Il silenzio si impadronì della casa
Valenti. Da quel giorno in poi le cose sarebbero cambiate per tutti. Ma,
probabilmente, per nessuno in meglio.
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Capitolo 2 *** Il Ritorno... ***
Il rumore della sveglia riempì il
silenzio che avvolgeva la stanza. Kyle si allungò e la spense. Poi si voltò e
vide Maria ancora addormentata. Quando dormiva, era ancora più bella. Così, attento a non svegliarla,
si alzò dal letto e si preparò per una nuova giornata di lavoro nella sua
officina. Già, la sua officina. Non gli sembrava vero che dopo anni di
assistente meccanico, fosse riuscito a comprarsi un’officina tutta sua, con
l’aiuto di Jim, ovviamente. Finì di prepararsi e uscì di casa, come al solito
era in ritardo. Dopo non molto, anche Maria si svegliò, a causa dei pochi raggi
di sole che la colpivano in pieno viso, mostrando tutta la sua bellezza. Era già
in ritardo, così si preparò velocemente e uscì ancora più velocemente. Grazie al
suo lavoro fisso come cantante nel nuovo locale aperto in città, si era potuta
comprare una nuova auto. Non ne poteva più della vecchia Jetta, che ormai stava
cadendo in pezzi. Anche se, più che altro, per tutti questi anni lei l’aveva
tenuta per ricordo. Per ricordo di quegli anni in cui la vecchia “rossa” era
stata indispensabile. Indispensabile per il Team Guerin-De Luca. Già. Non sapeva
esattamente cosa provava quando pensava a quei tempi. Al gruppo che sembrava
così unito, ma che ormai era sparito. A Michael. Probabilmente provava solo odio, odio per averla
lasciata a marcire in questa stupida cittadina, come spesso lei ripeteva. Ma ora
non importava più, lei si era costruita una nuova vita, aveva un lavoro che lei
amava, che le permetteva di fare quello in cui era più brava, cantare, aveva una
nuova macchina che nessuno avrebbe sfasciato durante qualche inseguimento
notturno, avevo un ragazzo che l’amava e che non le faceva mancare nulla. Già,
chi avrebbe mai pensato che fra Kyle e Maria sarebbe scattata la scintilla??
Probabilmente nessuno. Anzi, sicuramente nessuno. Ma in dieci anni le cose
cambiano, quando i tuoi migliori amici partono e ti lasciano con una
videocassetta fra le mani, quando il ragazzo che amavi più della tua stessa vita
ti lascia senza dire una parola, quando tutto ciò per cui ti eri messa nei
casini parte e sai che non tornerà più. E allora rivaluti ciò che hai, rivaluti
la vita intera, e pensi che probabilmente chi hai accanto, chi hai sempre avuto
accanto negli ultimi anni, possa essere la persona giusta, o semplicemente
qualcuno che ti faccia sentire nuovamente importante, dopo tanti anni che ti
sentivi solo uno scarto.
Con questi pensieri nella testa,
Maria si diresse verso il locale per consegnare gli spartiti delle canzoni che
aveva deciso che avrebbe cantato la sera stessa, alla band.
Entrò nel locale e vide che
seduto, come tutte le mattine per un drink veloce prima di recarsi a lavoro, vi
era Jesse. Così si avvicinò con il miglior sorriso che potesse avere.
-“Hey, Jesse. Pensavo saresti
tornato domani da Santa Fè!”
-“Maria, ciao! Si, lo pensavo
anch’io, ma ho cambiato idea. Frances ha minacciato di lasciarmi se non fossi
tornato subito, perché Adam stasera ha la sua prima partita di baseball, e
pretendeva che io ci fossi!”
-“Oh, bè, giustamente, è un
giorno importante per lui! Verremo anche io e Kyle.”
-“Bene, ne sarà molto felice, vi
adora!”
Maria sorrise all’amico e si
diresse verso la band. Lei pensava che Jesse non sarebbe riuscito a rifarsi una
vita, esattamente come lei, ma era molto contenta di essersi sbagliata. Dopo un
paio d’anni dalla partenza di Isabel, incontrò una ragazza durante uno dei suoi
viaggi di lavoro fuori da Roswell, Frances. E subito se ne innamorò. Ne erano
tutti molto sorpresi, pensavano lui si stesse comportando così semplicemente per
rimpiazzare sua moglie, invece no. Lui l’amava davvero. Così la ragazza si
trasferì a Roswell e dopo non molto ebbero un bambino. Adam. Il desiderio di
Jesse e Frances era quello di sposarsi, ma, visto che Jesse era sposato con
Isabel e non poteva divorziare dato che lei era chissadove a fare chissachè ,
decisero semplicemente di convivere. Jesse faceva sempre l’avvocato, ma rinunciò
al lavoro di Boston, preferì rimanere a Roswell, continuando a lavorare per il
padre di sua moglie.
La mattinata passò veloce, come
tutte le altre, così Maria e Kyle, come tutti i giorni, si incontrarono al
Crashdown all’ora di pranzo. Il locale non era cambiato, il menù era sempre
quello, sembrava che il tempo non fosse passato lì dentro. Forse, era l’unico
luogo di Roswell a non esser cambiato. Kyle entrò nel locale già colmo di gente
e incontrò subito lo sguardo della sua ragazza. Si sedette al suo tavolo, le
diede un fugace bacio e subito fece la sua ordinazione alla cameriera che stava
già prendendo l’ordinazione di Maria.
-“Allora tesoro, come sta andando
la giornata per ora?” Kyle si rimboccò le maniche della tuta da meccanico.
-“Così, come al solito
stressante, quei quattro cretini della band non riescono a imparare una delle
canzoni che canterò stanotte al locale, e quindi mi tocca cambiarla. Ma dico, è
chiedere troppo avere una band competente?? Me la merito infondo, no?? E’ solo
grazie a me che il locale guadagna tutti quei soldi.” Sbuffò la giovane
donna.
-“Oh, lo so bene, con la tua voce
li amali tutti! Potrei essere geloso, sai?”
-“Ma lo sai bene che io ho occhi
solo per te.” Maria si avvicinò lentamente a lui e lo baciò. Le ordinazioni dei
due ragazzi arrivarono al tavolo. Dopo pranzo, salutarono il signor Parker e
lasciarono il locale. Kyle sarebbe dovuto tornare in officina per qualche altra
ora, mentre Maria aveva solo qualche ora di riposo, poi sarebbe dovuta andare a
impartire lezioni di chitarra ai ragazzini. In quel modo, incrementava il suo
stipendio del locale, in modo tale da poter pagare le rate della macchina nuova.
Stavano per arrivare alle rispettive auto, l’uno nella mano dell’altra, quando
ciò che si trovarono davanti li lasciò increduli. Gli occhi di Maria si
inondarono di lacrime amare, che rimasero però all’interno di questi. Kyle,
invece, rimase letteralmente a bocca aperta.
Erano loro? Erano veramente loro?
Erano passati dieci anni, dieci lunghi, lunghissimi anni. Non era possibile,
loro erano tornati. Ora erano tutti e sei l’uno di fronte all’altro, tutti
assieme, come tempo fa. Le lacrime iniziarono a bagnare le rosee guance di
Maria, mentre la bocca di Kyle non accennava a serrarsi. Davanti a loro, Max
stringeva la mano di Liz, mentre fissava i suoi vecchi amici. Liz a sua volta
stringeva la mano di suo marito, e anche i suoi occhi, come quelli della sua
vecchia migliore amica, si inondarono di lacrime. Isabel, accanto a Liz, imitava
il fratello fissando Maria e Kyle, senza muovere un muscolo. Maria li guardò
tutti e tre. Uno per uno. Occhi negli occhi. Aveva paura, aveva paura di
guardare il ragazzo, anzi l’uomo accanto a Max. Ma si voltò, e lo vide. Michael.
Michael. Lo guardò dritto negli occhi, e vide lo stesso sguardo di 10 anni
addietro. Vide gli stessi occhi nei quali tante volte, troppe volte si era
persa. Incrociò quello sguardo che era capace di farla sciogliere, incrociò lo
sguardo dell’uomo che aveva amato più di sé stessa. E in quel preciso istante,
si sentì morire. Una lancia la colpì in pieno petto, non riusciva a respirare.
Lui era così vicino per la prima volta dopo dieci anni, era estremamente strano
risentire il suo sguardo poggiato su di sé. E,a sua volta, Michael guardò Maria.
Non aveva nemmeno per un istante tolto lo sguardo da quella splendida donna,
forse non aveva nemmeno notato che era mano nella mano con Kyle. Rimase quasi
abbagliato, quanto gli era mancata, gli era mancata più di qualsiasi altra cosa.
E ora era lì, di fronte a lui. Il suo sguardo si posò sulle mani intrecciate dei
suoi vecchi compagni. In quel preciso istante si sentì mancare, le gambe
sembravano essersi stancate di reggere il peso del suo corpo. Così distolse
velocemente lo sguardo, ma non lo riposò su Maria. No. Non poteva. Sapeva che le
cose sarebbero cambiate. Ma in questo modo. No, era assurdo.
Kyle si decise a chiudere la
bocca e a levarsi dal volto l’espressione da baccalà, e prese la parola
-“Bene, è meglio se andiamo
Maria”
-“No, no aspettate, vi prego!”
Liz andò incontro ai due ragazzi, che ormai le avevano voltato le spalle.
-“Si? E cosa abbiamo da
aspettare?? Forse dobbiamo aspettare un’altra volta come quella notte nel
deserto? No grazie, non ne abbiamo alcuna intenzione!” rispose Kyle con un tono
che più freddo era impossibile.
-“Fateci spiegare almeno, vi
prego! Non è stato facile per noi, ve ne rendete conto?” Liz stava piangendo.
Piangeva perché la sua migliore amica non aveva nemmeno il coraggio di guardarla
in faccia.
-“Bè, noi non vogliamo sentire!
Non vogliamo sentire le vostre stupidate, ormai abbiamo chiuso quel capitolo.”
Rispose Kyle voltandosi. Maria fece lo stesso. I suoi occhi stavano scoppiando,
le lacrime uscivano copiosamente.
Liz si avvicinò all’amica.
-“Maria! Mi sei mancata da
morire. Non puoi nemmeno immaginare quanto. Ti prego, ho tante cose da
raccontarti!”
Maria alzò lo sguardo e guardò
Liz. Il suo sguardo era esauriente. Era ferita, ferita come non lo era mai stata
prima.
-“Cosa mi devi raccontare Liz? Di
quanto è stato bello il matrimonio al quale non ho partecipato? Pretendi che sia
tutto come prima, Liz? Pretendi questo? Dopo dieci anni tornate e pretendete che
non sia successo nulla, che non ci abbiate lasciato qui a marcire mentre voi ve
ne andavate?? Pretendete che, dopo averci tirato fuori dai giochi, noi vi
accogliamo a braccia aperte?? Se pretendi questo, allora te lo puoi scordare!
Non puoi capire quanto ho sofferto, Liz, non puoi capire.”
Ormai stava urlando. Urlava fuori
quelle parole, sperando di sentirsi meglio non appena avesse finito, sperando di
svegliarsi da quest’incubo.
Max avanzò e si mise accanto a
sua moglie.
-“Lo sappiamo, lo sappiamo tutti
noi, ma la decisione che abbiamo preso è stata..”
-“E’ stata l’unica possibile e
bla bla bla. Lo so, Max, lo so. Conosco quello stramaledettissimo video a
memoria, capisci??” Maria lo interruppe bruscamente.
Isabel imitò il fratello e si
mise al suo fianco.
-“E pensi che per noi sia stato
semplice?? Bè, se pensi questo ti sbagli Maria! Lasciarvi qui è stato difficile, più di quanto tu
possa immaginare. Ma l’abbiamo fatto per voi, è tanto difficile da capire?
Sareste morti se foste venuti con noi!”
-“Io so solo una cosa, voi non
siete morti! E comunque ce la saremmo cavata. Ma no, voi avete preferito partire
da soli. Allora adesso non vi aspettate che noi ci saremo ancora per voi.”
Kyle era infuriato, e sputò fuori
quelle parole. L’unico che ancora non si era unito a questa discussione era
Michael. Ancora non aveva detto nemmeno una parola. Le voci si alzarono, parole
forti e forse inappropriate volavano nell’aria. Così Michael decise di prendere
in mano la situazione e di avvicinarsi al gruppo che ormai era immerso in una
lite animata.
-“La volete smettere? Cosa
risolvete facendo così? Insultandovi e dandovi la colpa l’un l’altro? E poi a
voi chi vi dice che noi siamo tornati per voi? Noi siamo tornati perché
fortunatamente l’FBI non ci da più la caccia, così siamo tornati a casa. Tutto
qua. Adesso smettetela tutti quanti di fare gli idioti e andiamo dove stavamo
andando, cioè al Crashdown.”
Detto questo si allontanò dal
gruppo ed entrò nel Crashdown. Max, Liz e Isabel rimasero a guardarlo
allontanarsi.
-“Noi… noi dobbiamo andare al
Crashdown. Perciò…” Max non sapeva bene cosa dire.
-“Perciò tanti saluti e tante
buone cose.” Kyle si voltò, prese nuovamente la mano di Maria e si diressero
verso le proprie auto.
Gli altri seguirono Michael
dentro il Crashdown.
Liz era incredibilmente
emozionata di tornare a Roswell prima di incontrare Kyle e Maria, che l’avevano
ferita ulteriormente con le loro parole. Comunque avrebbe rivisto i genitori.
Non le sembrava vero dopo tutti questi anni.
I quattro ragazzi entrarono nel
locale, il signor Parker era al bancone.
Jeff alzò lo sguardo e vide la sua
bambina. Rimase immobile per qualche secondo, poi corse incontro all’adorata
figlia. Erano dieci anni che entrambi aspettavano questo momento. Nel
pomeriggio, anche Max e Isabel andarono dai genitori. Finalmente erano di nuovo
a casa, l’importante era questo, e che fossero sani e salvi. |
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Capitolo 3 *** Una canzone per te... ***
Non ci poteva credere. Tutto ciò
che stava succedendo era incredibilmente assurdo. Ormai pensava, anzi era
convinta, che non sarebbero tornati. E invece, quando meno se l’aspettava, se li
era trovati davanti. Ed era nata una lite. Era inevitabile, avevano molte cose
da dirsi, dovevano sfogare la propria rabbia. Maria era persa nei suoi pensieri,
seduta nel comodo divano del soggiorno, con lo sguardo perso nel vuoto, quando
bussarono alla porta.
Fece un leggero balzo sul divano,
poi si trascinò verso l’ingresso. Aprì la porta e rimase immobile.
-“M-maria?? Questa è la casa
dello sceriffo! Non pensavo di trovarti qui.” Isabel era piuttosto sorpresa.
Aveva deciso di andare a fare visita allo sceriffo, era stato come un padre per
lei.
-“Mi dispiace deluderti ma ora ci
vivo io qui. Assieme a Kyle. Jim ci ha regalato la casa quando è andato a vivere
con Stephany.”
-“Con chi, scusa?”
-“Stephany. Lei e Jim si sono
sposati un paio d’anni fa. Se vuoi ti posso dare l’indirizzo della loro
abitazione.” Maria era piuttosto nervosa. Ma cercava di mascherarlo il più
possibile.
-“Ehm, d’accordo, grazie.” Anche
Isabel aveva i nervi tesi. Soprattutto dopo ciò che era successo poche ore
prima, dopo essersi ri-incontrati dopo tanti anni. Quella lite era davvero
l’ultima cosa che lei, Max, Liz e Michael avrebbe voluto appena tornati a
Roswell.
-“Bene, entra” Maria si fece da
parte e lasciò entrare Isabel. Poi prese un bigliettino, una penna e scrisse
l’indirizzo.
-“Ecco, tieni. A quest’ora non
penso Jim sia a casa, però troverai di sicuro Stephany. E’ simpatica.”
-“Grazie” Isabel prese il
bigliettino e sorrise alla sua vecchia amica.
-“Pensavo che lo sceriffo e tua
madre alla fine si sarebbero sposati.”
-“Già, lo pensavo anch’io, ma non
hanno resistito per molto. Sono anche andati a convivere, ma non ha funzionato,
perciò le loro strade si sono divise.” Maria era ancora molto tesa, ma voleva
cercare di sembrare a suo agio, anche se non lo era minimamente.
-“Capisco. Allora. Ci
vediamo”
-“Forse.” Rispose freddamente a
Isabel.
-“D’accordo. Ciao” Isabel imitò
il tono della ragazza e in quattro e quattrotto uscì dalla casa. Maria si
sedette nuovamente sul divano. Aveva avuto una conversazione abbastanza
tranquilla con un cecoslovacco dopo tutti quegli anni. Quasi non le sembrava
vero. Infondo le erano mancati. Le erano mancati da morire. Scosse la testa per
levarsi quel pensiero dalla testa, si alzo e si diresse verso la camera da
letto. Prese la sua vecchia chitarra e torno in soggiorno. A dir la verità, era
la chitarra di Alex. In qualche modo, suonarla le faceva sentire Alex accanto a
sé. Una parte di lui non l’aveva lasciata, in realtà. Attraverso la musica, lui
era sempre rimasto accanto a Maria. Quante canzoni aveva scritto negli ultimi
anni. Moltissime su Alex, ma molte altre su Michael. Era velato il riferimento a
lui, ma ben comprensibile. La porta d’ingresso si spalancò ed entrò Kyle.
-“Hey, tesoro! Sono tornato
prima, ti volevo fare una sorpresa.”
Maria si fermò di colpo, e si
girò verso il suo ragazzo.
-“Hey. Mi fa piacere” La ragazza
si sforzò di fare un sorriso, per mascherare la malinconia che le aveva colmato
il cuore.
-“Allora, che stavi suonando??”
Le chiese Kyle mentre si toglieva la tuta da meccanico.
-“Nulla di che, sto scrivendo una
nuova canzone.”
-“Ah si? La posso sentire?” Il
ragazzo si sedette accanto a Maria.
-“D’accordo. S’intitola ‘I’ve
missed you every day and every night’” Maria iniziò a suonare e cantare la
canzone. Era davvero bellissima. Era evidente parlasse di Michael e di quanto le
fosse mancato in questi dieci anni.
-“Bella! Molto bella.
Complimenti.” Kyle si avvicino a lei e la baciò. –“E’ riferita a qualcuno in
particolare?” chiese il ragazzo, anche se era già a conoscenza della risposta.
Sapeva che Maria avrebbe negato, anche se in realtà sapeva che era riferita a
Michael.
-“N-no, non è riferita a nessuno.
Poco fa mi è venuta in testa questa melodia e ho semplicemente buttato giù il
testo.” Maria non era brava a mentire, ma comunque Kyle fece finta di
crederci.
-“Ok. Comunque è davvero molto
bella. Ora vado a farmi una bella doccia, puzzo! Così poi andiamo alla partita
di Adam, ok?”
-“Certo.” Gli sorrise e lo baciò.
Poi riprese a suonare quella canzone, probabilmente era la più bella che avesse
scritto negli ultimi anni. Mentre suonava e cantava, una lacrima silenziosa
percorse la sua guancia, per poi morire sul mento. Non voleva rincominciare,
rincominciare a piangere per Michael. Non ne valeva la pena infondo. O forse si.
Valeva la pena piangere tutte le lacrime di questo mondo per lui, perché lei non
lo aveva dimenticato. Non lo avrebbe mai potuto dimenticare. Mai.
Qualche ora dopo, Kyle e Maria si
recarono nel campo sportivo di Roswell, dove Adam avrebbe disputato la sua prima
partita a baseball, e dove i due ragazzi avevano deciso di dire a Jesse del
ritorno degli alieni a Roswell.
Una volta arrivati sul posto,
cercarono con lo sguardo Jesse e Frances e dopo non molto li videro. Si
avvicinarono con passo incerto, non si erano preparati un discorso per dire
all’amico cosa stava succedendo, e quindi non avevano la minima idea di cosa
dire.
“Hey, siete arrivati finalmente!!
Vi stavamo aspettando!” Frances andò in contro a Maria e Kyle.
“Bè, ora siamo qui! Scusate il
ritardo, ma Kyle sembra si addormenti quando fa la doccia!” I quattro ragazzi
scoppiarono in una sonora risata.
“Ehm. Jesse, Kyle deve parlarti.”
Maria guardò l’amico, e poi il suo ragazzo.
“D’accordo. Nulla di grave spero”
Rispose Jesse.
Kyle lanciò un’occhiata a Maria,
quasi a volerla fulminare con lo sguardo. Di tutta risposta, lei gli sorrise
ironica, poi prese a braccetto Frances e si allontanarono dai rispettivi
uomini.
Jesse guardò le due ragazze
allontanarsi, poi si voltò verso l’amico e gli sorrise “Allora Kyle, dimmi
tutto.”
“Ehm. D’accordo. Allora. Ehm.
Volevo dirti, si insomma, io e Maria volevamo dirti…” Kyle non riusciva a
trovare le parole per spiegare a Jesse cosa stesse accadendo.
“Si?? C’è qualcosa che non va?
Che volevate dirmi?”
“Ecco, beh. Oh guarda, la partita
sta iniziando, rimandiamo la discussione, ok??” chiese Kyle tentando di sfuggire
alla spiacevole situazione.
“Uhm. D’accordo, ne riparliamo in
seguito.” Parecchio confuso, Jesse si avviò verso il campo, seguito da Kyle, che
tirò un sospiro di sollievo e ringraziò il cielo dell’inizio della partita.
Non sapeva dove andare, questa
era la verità, non aveva la più pallida idea di dove andare. Erano passati dieci
anni, e sicuramente l’appartamento nel quale viveva prima, non sarebbe stato più
disponibile. Dove sarebbe andato a vivere?? Questo era il problema più grande.
Ma forse non il più grande. D'altronde lui era Michael, e il problema più grande
di Michael era Maria.
Già, la sua Maria, mano nella
mano con un altro, ma non un altro qualsiasi, uno sconosciuto. No. Kyle Valenti.
Tutta questa situazione gli faceva rodere il fegato e qualunque altro organo che
si trovava nei pressi. Lui l’amava ancora. Lui non aveva mai smesso di amarla.
No, mai. D’altronde, come lui stesso le aveva detto, lui l’avrebbe amata per
sempre. E in questi dieci anni, aveva avuto la conferma che era la verità, la
pura verità.
Avrebbe voluto parlarle, parlarle
ancora una volta, avrebbe voluto avvicinarla a sé e abbracciarla, poter sentire
il suo piccolo corpo stretto tra le sue braccia, e le sottili braccia di lei
avvinghiate alle sue spalle. Poi avrebbe voluto baciarla, baciarla come mai
l’aveva baciata prima, facendole capire cosa lei significasse in realtà per lui.
Facendole capire che lei era l’universo intero per lui.
Avrebbe voluto dirle ancora una
volta quelle due parole, Ti Amo, quelle due splendide parole che, messe insieme,
erano capaci di far nascere un sorriso anche nel dolore e nella disperazione più
totale.
Ma lei
ormai aveva Valenti, e lui certamente non si sarebbe mostrato debole ai suoi
occhi, non sarebbe andato da lei a dirle ciò che provava, no, non l’avrebbe
fatto. Aveva paura. Una grande e insopportabile paura. Paura di essere
rifiutato. Già. Aveva paura che Maria gli dicesse semplicemente che lei l’aveva
dimenticato e che ora amava Kyle. Che lui non era più il suo Spaceboy, ma che
Kyle era il suo… beh, il suo Earthboy.
Con
questi pensieri per la testa, senza nemmeno farlo apposta, arrivò a casa De
Luca. Casa De Luca. Quante volte ci sarà stato! Ma ora era diverso. Sentiva
quasi di essere a casa, dopo tanto, tanto tempo. Non sapeva cosa fare. Se
bussare, se andarsene. Il buio dominava nella sua mente. Così semplicemente
rimase di fronte alla porta, aspettando forse che qualcuno uscisse, che la sua
Maria uscisse. La porta si spalancò e Michael rimase immobile. Dalla casa però
non uscì Maria, bensì Amy. Rimase anche lei per qualche secondo immobile di
fronte al ragazzo, poi gli corse incontro e lo abbraccio.
“Oh,
Michael quanto tempo è passato!! Non ci posso credere!” La donna aveva quasi le
lacrime agli occhi.
“S-signora De Luca.” Riuscì solo a sussurrare queste
parole. Infondo tutto questo le ricordava maledettamente Maria. Dopo poco
l’abbraccio si sciolse.
“Oh
mio Dio, Michael! Come stai?? Stai bene, si?? Ma guarda, sono passati quanto,
dieci anni?? Oh mio Dio, non riesco a crederci. Hai già incontrato
Maria??”
Ecco.
E ora che rispondere? Oh, si, l’ho incontrata, ma c’è stata una lite generale e
poi stavo per morire quando mi sono resoconto che sta con Kyle!
No.
“S-si,
diciamo che ci siamo incontrati stamattina. Ma eravamo entrambi di fretta,
quindi non ci siamo trattenuti.” Bravo Michael. Cerca di mantenere il
controllo.
“Ah,
capisco. Allora una di queste sere sarai mio ospite a cena, e naturalmente
inviterò anche mia figlia!” Amy era davvero entusiasta.
“La
inviterà? Lei non vive più qui?” Non aveva nemmeno il coraggio di pronunciare il
nome di Maria ad alta voce.
“No,
ormai sono un paio d’anni che si è trasferita a casa di
Kyle”
Michael si ghiacciò. Addirittura convivevano? No, no,
questo è davvero troppo.
“Ah,
capisco.” Michael era rimasto di sasso. Era come se l’intero mondo glie fosse
crollato addosso.
“Già.
Beh, visto che hai detto che quando vi siete incontrati non vi siete trattenuti
a parlare, ne potresti approfittare stasera. Sai, canta in un locale che hanno
aperto di recente. Se hai intenzione di andarci, si trova non lontano dal
Crashdown. Lo spettacolo inizierà alle nove!” Amy era davvero orgogliosa di sua
figlia.
“Ehm.
Forse ci farò un salto, se farò in tempo. Beh. Io devo andare ora. Ci vediamo,
signora De Luca, è stato un piacere rivederla.”
“Oh,
d’accordo. Ci vediamo presto Michael, il piacere è stato
mio!”
Fantastico, ora anche l’ultima speranza era svanita. Anche
se forse non c’era mai stata una speranza di ritornare con lei, non nelle ultime
ventiquattro ore, non da quando l’aveva vista con Kyle.
Ora si
sentiva davvero vuoto, come se anche l’ultimo brandello di cuore fosse stata
risucchiato da una forza superiore che aveva il pieno controllo su di lui.
Ma lei
stasera si sarebbe esibita. Già. Doveva andare a sentirla cantare oppure no? Lui
amava la sua voce, amava sentirla cantare. Gli era mancato anche questo di lei
negli ultimi anni. Doveva prendere questa dura decisione. Qualunque cosa avesse
fatto, prima o poi se ne sarebbe pentito, questo si ripeteva nella testa mentre
si allontanava da casa De Luca.
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