autolesionismo, questa � la mia storia

di valentina_D
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** non giudicate prima di provare a capire ***
Capitolo 2: *** salvarsi da soli non è facile ***
Capitolo 3: *** Ero piccola e sola.. ***
Capitolo 4: *** la notte non aiuta. ***
Capitolo 5: *** sono stanca ***
Capitolo 6: *** sopravvivenza. ***
Capitolo 7: *** lettera a me stessa. ***
Capitolo 8: *** free me, please ***
Capitolo 9: *** i mesi scorrono ***
Capitolo 10: *** cosa sono? ***



Capitolo 1
*** non giudicate prima di provare a capire ***


Nessuno sa affrontare questa situazione, nessuno tranne cliniche, psicologi, curiosi che cercano di improvvisarsi possibili aiutanti e che comunque aiutano nel modo sbagliato.
Ciò che vorrei far capire, prima di iniziare la mia, probabilmente noiosa, storia è che questo tipo di problemi non è una cosa da far passare come una semplice esperienza adolescenziale, a volte è un vortice nero che ti porta sempre più giù, e sembrerà strano che ciò che starete per leggere è stato scritto da una quindicenne, ma è la verità.
 
Anche stanotte mi sono svegliata, c'erano il solito silenzio inquietante proveniente da fuori, e i soliti familiari che si rigirano centinaia di volte nei letti provocando rumori che fanno apparire tutto meno inquietante.
Ho aperto il primo cassetto del comodino, la lametta è proprio lì, ancora sporca da ieri sera. Mi siedo sul letto dopo aver costatato di essere effettivamente l'unica persona sveglia in casa; la luce della bajour illumina quanto basta per non farmi sbagliare e quanto basta per non farmi impazzire nel troppo buio. Rimango ancora qualche minuto in silenzio, la sveglia segna le tre e dieci; mi guardo intorno e capisco che la mia camera non mi rappresenta, tutto abbastanza in ordine, i diplomi di karate in mostra, le spade costantemente pulite sotto di essi, le pareti lilla, tutto abbastanza visibile mentre io cerco di rendermi visibile il meno possibile. Lo sguardo si posa sulle mie braccia, la voglia di sentire il dolore ora è insopportabile, non posso aspettare ancora a lungo; la lametta è fredda, le mie braccia sono piene di tagli freschi e cicatrici, le guardo credendo di odiare ciò che faccio ma non passano neanche cinque secondi prima di convincermi che mi merito anche i tagli che sto per fare. No, non sulle braccia, fanno già troppo male, ci sono troppi tagli, non riesco neanche a piegarle che sento subito dolore. Scopro la pancia, anche lì ancora i segni di alcune cicatrici; ci penso su, sulla pancia sarebbe troppo anti-sgamo, so già che stanotte non riuscirò a stare attenta alla giusta profondità, a karate mi basterebbe un calcio in pancia che tocchi il taglio per farmi piegare a terra dal dolore; scopro il polpaccio, anche lì molte cicatrici, credo che la parte davanti del mio corpo sia un campo di battaglia, una lotta contro me stessa. Mi decido, sento il bisogno di sapermi viva, di sentirmi in colpa, di ripetermi che mi odio e che mi merito tutto questo; spingo la lama e la tiro, poi la riappoggio e spingo di nuovo nello stesso punto per andare più a fondo, continuo così e poi mi fermo. Ho fatto una cazzata, il pigiama è pieno di sangue, la coperta anche... anche sta volta non mi sono fermata. Ho preso un altro pigiama e ho nascosto questo insieme alla coperta, li laverò quando nessuno sarà in casa, vado in bagno e fermo il sangue, ogni volta ci impiego sempre di più. Mi risiedo sul letto, ora la sveglia segna le 5, tra poco mia madre si alzerà per prendere una pastiglia non c'è tempo di riflettere o di farmi altre paranoie.

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Capitolo 2
*** salvarsi da soli non è facile ***


Ogni volta che ho un allenamento di karate, devo stare attenta quando mi cambio. Ma stamattina, forse per il fatto che fosse domenica o forse perché tutti questi segreti si fanno più pesanti e insopportabili giorno dopo giorno, dopo la lezione tornando in spogliatoio feci attenzione solo finchè la moglie del mio maestro e le ragazze dell’altra palestra non uscirono, poi mi cambia senza problemi ma nel frattempo entrò un’altra donna della mia palestra… vide tutto e nasconderlo, nel modo in cui sono conciate le braccia sarebbe stato ridicolo. Parlammo a lungo, e non mi nascose il fatto che vorrebbe fare in modo che qualcuno scoprisse, mi sentii male… essendo consapevole che ogni persona con questo problema ha un percorso alle spalle particolarmente difficile, ed essendo consapevole che per questo nessuno può capirci perché nessuno ha vissuto le nostre stesse identiche cose mi sentii più sola che mai. L’unica frase a mio favore della conversazione, fu quando Marinella, verso la fine, disse :” io rispetto ciò che fai, perché sentendoti sola stai cercando di salvarti e cavartela come puoi” . già,, almeno qualcuno lo ha capito.. io non ho mai saputo cavarmela da sola, ma non potendo fare altro, o meglio non credendo di poter fare altro, mi sono arrangiata come ho potuto… Questo è il modo peggiore di salvarsi, ne sono consapevole da un po’.. ma ora non è più un modo di andare avanti, ora che ciò si è unito ad altri problemi è un modo per sentirmi in colpa per come sono, per non essere perfetta.

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Capitolo 3
*** Ero piccola e sola.. ***


La mascella e la gola bruciano e i polsi e le gambe fanno male… ho appena vomitato, tutto è ancora offuscato, la mia mente deve ancora riprendersi del tutto, non riesco a degluttire senza sentire il mio corpo spaventato per un possibile secondo incontro col bagno…. Il sangue scende, mi sento uno schifo totale, cosa sto facendo di me stessa? Perché li ho lasciati vincere? È stato così facile entrare in questo vortice, mi sono bastati pochi tagli per ritrovarmi ogni giorno a farlo. Ero piccola… avevo 11 anni ed ero una bimba, non che ora sia tanto più adulta. Ero sempre stata una bambina silenziosa e invisibile, ma non contenta di ciò alle medie decisi di farmi i primi amici, la mia migliore amica dopo qualche mese scappò di casa dopo poco la trovammo e io la dovetti difendere sia a scuola, sia a catechismo. Ma no, avevo sbagliato qualcosa probabilmente, dopo poco mi ritrovai tutti contro, lei e la classe e poi io, sola. Nel frattempo andavo dalla psicologa di scuola per i miei, e lei andò a raccontargli tutto ciò che aveva sentito dire dalla mia migliore amica, tipo che volessi scappare di casa, che mio padre mi picchiava ogni giorno, ammetto di essermi lamentata di certe situazioni ma queste frasi non sono mai uscite dalla mia bocca eppure rimasi ancora più sola. A scuola stavo male, a casa stavo male, avevo deluso tutti senza accorgermene. Ero sola, dovevo sfogarmi, ne avevo bisogno era troppo da sopportare da sola, ma nessuno mi stava tendendo la mano, nessuno era lì a cercare di salvarmi, anche solo cercare di credermi. C’era la moda degli emo in quel periodo, ovunque sentivo ragazzini che scherzavano dicendosi cose tipo “ma vai a tagliarti le vene, depresso”.. ascoltavo le voci, le idee della gente, le bambine ancora troppo piccole per sopportare il dolore di un taglio volontario che fingevano di tagliarsi facendosi magari un semplice graffietto. Un pomeriggio mi chiusi in camera, tolsi la lametta ad un temperino e rimasi ad osservarla. Ricordo che tremavo e piangevo, mi sentivo così inutile e indifesa. Scoprii la pancia, posto dove nessuno guardava e mi feci il primo taglio, poco profondo, il sangue smise subito di uscire, ne feci tre o quattro quel giorno. Non riuscivo a muovermi molto la sera, le ferite erano fresche e facevano male, ma io a confronto mi sentivo quasi meglio. Sapevo fosse sbagliato, lo immaginavo, ma ero piccola e restavo tutti i pomeriggio in camera da sola, mi sedevo davanti alla finestra e guardavo il cielo fuori, era tutto al suo posto, l’unica che a mio parere non c’entrava nulla in quel momento ero io. I tagli si fecero più frequenti. Mi sentivo invisibile e debole, ero sola, ero piccola per soffrire di queste cose. Nella mia testa si insediò il pensiero di essere sbagliata, pensiero che tutt'oggi vive ancora nella mia testa in modo più pesante e grave, pensiero che non consiglierei a nessuna bambina.

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Capitolo 4
*** la notte non aiuta. ***


Sono sola stanotte. Lo sono tutte le notti, ma questa volta lo sono un po' di più. Stranamente nessuno si rigira nel letto, nessuno al piano di sotto si muove ed è strano perché la nonna di notte è ogni due per tre in piedi. Forse sono io che ho chiuso fuori ogni rumore eccetto il silenzio. stando sveglia di notte ho potuto capire cos'è il silenzio, è un fischio che ti penetra nella testa e in un qualche modo strano aziona la parte del tuo cervello che riguarda ricordi, dubbi, pensieri. Per quanto io odio la gente che continua a parlare ininterrottamente o la musica troppo alta, in questo momento vorrei una delle due cose per non dover pensare e alimentare la catena infinita di ' se ' e di ' ma ' che mi perseguita. Il mio braccio brucia più del solito, non sono solo tagli sta volta....le lame dopo un po' si perdono, si rompono, smettono di tagliare ma un accendino e un qualsiasi pezzo di ferro lo troverai sempre e non farà mai meno male. Scopro a malapena il polso, e sotto i bracciali sento la pelle che brucia ancora; per quanto era caldo ho gridato. Senti bruciare come se quella parte del tuo corpo stia andando davvero a fuoco poi senti un leggero pizzico e una strana sensazione di caldo-freddo. Poi inizia a darti un leggero fastidio ,la tua pelle inizia a prendere un colore violaceo con delle bollicine rosse; ci vuole un po' prima che non senti più nulla...è più semplice e più doloroso, io che fumo ho accendini ovunque e beh pezzi di ferro o metallo si trovano, forbici, taglierini, parti di metallo degli accendini, chiavi..... la scusa più semplice di tutte è : stavo aiutando mia madre a cucinare e mi sono bruciata con la pentola.. la gente è così superficiale da crederci, d'altronde credono anche alla storia del gatto che ti distrugge braccia, gambe e pancia, o alla storia del pallone finito tra le rose. Di scuse ce ne sono tantissime, tutte poco credibili, ma è un po' come quando ti chiedono se va tutto bene e tu rispondi di sì, magari con gli occhi lucidi e la voce tremante , e l'altro ci crede; ci rimani un po' di merda.... ti domandi se sei tu ad essere un ottimo attore o lui ad essere un pessimo osservatore. Un ragazzo mi ha chiesto : " ma se ti togliessi tutte le lamette e cose affiliate presenti in casa tua, che faresti?" io ridendo ho risposto " troverei il modo di farmi del male, a costo di rompere un vetro, a costo di tagliarmi con un pezzo di mobile, a costo di bere anche qualcosa di tossico, per farmi del male farei di tutto, non mi interessa avere tagli ovunque, non è quello lo scopo. Lo scopo è farmi sentire in colpa per ciò che sono e non sono, per ciò che faccio e non faccio, per ricordarmi di essere un mostro e che nessuno può essere incolpato tranne me, e quindi mi sto punendo. È uno sfogo questo, per le stiuazione passate e per ciò che sono, è come quando parli con il tuo migliore amico di cosa non va in te e di cosa ti è successo, tu ti sfoghi con una persona. Io, che non so parlare di cosa c'è sotto alla maschera che indosso quotidianamente, mi sfogo su me stessa. Ultimamente non so perché ma si parla un po' di più di questi problemi in giro, ad esempio su facebook gira molto la frase " nessuno ama una ragazza con delle cicatrici" risponderei che non è vero, c'è molta gente che non le disgusta , c'è chi le vede come una battaglia vinta. Le vere ragazze che saranno ancora meno amate sono quelle che però oltre alle cicatrici hanno tagli "freschi" .. queste ragazze non sono amate, lo sono raramente più che altro, sarà perché nessuno vuole prendersi cura di loro? o perché nessuno riesce a vedere un po' più in là di quei tagli freschi .

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Capitolo 5
*** sono stanca ***


no... oggi non è stata una buona giornata, non è successo nulla di brutto o di bello, semplicemente non ero felice. Non avevo voglia di alzarmi stamattina dopo la notte insonne, non avevo voglia di uscire di casa se non per farla finita. Sono questi i periodi peggiori, quando non hai più voglia. Non ho voglia di farmi del male se non per finirla del tutto, nn ho semplicemente voglia di andare avanti. Tutto è così buio.... nessuno mi vuole dare aiuto e io sono qui, in mano a me stessa a cercare modi su modi per far finire tutto il dolore senza far capire troppo. Sto male... vorrei gridarlo al mondo e poi invece lo dico sottovoce nella mia stanza. Ho bisogno di aiuto? Sono troppi 4 anni? Si, forse, però nessuno è disposto ad aiutarmi e anch'io sono stanca di farlo per di più da sola e in modo sbagliato.

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Capitolo 6
*** sopravvivenza. ***


ecco arrivare un'altro natale... non so quanto lo riuscirò a sopportare, i parenti che ti chiedono come stai, che controlleranno quanto mangi e faranno domande su domande ignari di ciò che sei. Amo sentire i parenti lontani, amo sapere che stanno bene. Ma odio quando la loro attenzione ricade su di me. Si sto bene, la scuola va bene, la mia vita è perfetta. non è cattiveria la mia è insopportazione dell'atto di essere al centro dell'attenzione. La mia professoressa mi ha dato queste settimane per pensare a quale aiuto potrebbe servirmi, lei ha scoperto tutto è vuole aiutarmi. Ma io pensavo in realtà di voler finire il 2012 e non iniziare un'altro anno di merda. Ogni notte me ne convinco di più, ma non mi fa paura l'idea di morire quanto me ne fa l'idea dei parenti increduli che cercheranno di capire tirando fuori ipotesi cazzute e insensate.Giusto ieria a scuola parlavamo dei nostri propositi per il 2013... io ho un solo proposito : Sopravvivere.

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Capitolo 7
*** lettera a me stessa. ***


te lo ricordi il progetto di qualche anno fa. È ? Te lo ricordi? Ricordi cosa ti ripetevi ogni volta che ti tagliavi? Dicevi sempre che da lì a breve avresti smesso e che non avresti più avuto bisogno di quello. Dicevi di avere il controllo sulla tua vita. Di poterne uscire da sola. Ma hai visto dove ti hanno portato quelle parole? guarda ora, quanto di quelle promesse è ancora nella tua mente? guarda le tue braccia, non parliamo di qualche mese fa ma bensì di anni e ancora sono rovinate, guarda la tua pancia tutti i segni che ci sono ti sembrano belli? e le gambe? Non ti vergogni di non essere riuscita a salvarti, tu che te lo eri tanto promessa, guarda quanto stai dimagrimento e quanto le tue dita sono rovinate a furia di mettertele in gola; trovi così bello che ti si veda piano piano la spina dorsale e tutte le ossa? trovi bello non avere le forze di stare in piedi e sentire il tuo corpo che si odia. Ti ricordi quando nessuno lo sapeva quanto stavi meglio? riuscivi a mentire persino a te stessa vero? E ora invece? ora che la cosa è venuta allo scoperto soffre è ? la gente ti guarda in modo diverso vero? ti senti meno al sicuro è ? quanto credi di andare avanti così. Sai che rischi la morte vero? Sai quante belle cose ti sei presa se ti fossi salvata in tempo...

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Capitolo 8
*** free me, please ***


passano i mesi e io sono ancora qua. strano ma vero, io ancora ci sono. I miei sanno tutto e a scuola va di merda ma sono viva. Il mio corpo sta peggiorando. Dimogrisco sempre più ma il mio specchio non sembra notarlo. Ho bisogno di un sogno, ho bisogno di crederci ancora che questo possa andar via, ho bisogno di credere che le cicatrici svaniscano e io non debba più sentire il dovere di vomitare. Ovunque vada la gente osserva, sono sempre stata ina ragazza diversa. si nota da lontano, amo farmi odiare per non dover spiegare ma poi la gente si avvicina e io li amo sentir parlare dei problemi tanto che poi divento pure simpatica e loro fanno domande a cui non vorrei rispondere. Ora c'è un lui, due anni piu grande, ci conosciamo da poco e siamo usciti giusto qualche volta. Sa di cosa mi succede, o almeno in parte lo sa; sa piu che altro che io da sti probleni ne sono uscita ma credo che gaurdandomi negli occhi abbia capito che forse uscita non ne sono. non voglio che sia l'ennesimo ragazzo che perdo solo perche non so cavarmela da sola, solo perche piu che una ragazza sembro una bambina da accudire. Non trovo piu la forza di lottare, guardando chi sta peggio ma in questo vortice non c'è mai entrato. È un problema più grande di me e ora non so più uscirne davvero. VORREI ESSERE LIBERA!

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Capitolo 9
*** i mesi scorrono ***


passano i mesi e ancora una volta mi stupisco di essere viva. Che stupido scriverlo a 15. Leggendo ciò che scrivo non voglio crederci, mi fanno male le mie parole, non so se succede anche a voi che leggete. Come ci sono finita così? vorrei tornare indietro, tornare a quel giorno in cui ero seriamente convinta che sarebbe stata una cosa momentanea e che i tagli mi avrebbero aiutato; prenderei la me di quel giorno e la riempirei di schiaffi, non salvano ste cose, non salvano per un cazzo. Alla fine mi sono ritrovata ad avere il triplo dei problemi e zero forza in corpo. E come posso essere così falsa da dire alla gente che bisogna essere forti, quando io non lo sono, quando io non crollo di giorno solo per evitare le domande. Ma la gente dopo se ne accorge che non ce la sto facendo, dicono che me lo si legge in faccia che sto male, dicono che si vede che cammino a fatica, che mi vesto largo per nascondere qualcosa; ma loro cosa ne voglio sapere di me. Pensano di poter scoprire il vero motivo pe cui sono ridotta cosi, ma non lo sapranno, sinceramente vorrei nin saperlo neanche io.... vorrei poter credere che non sia mai successo nulla, ma ancora non ci riesco, ancora sono qua che vivo a stento. Quando una cosa ce l'hai in testa nn la togli. io non so guardarmi allo specchio, non so cambiarmi i vestiti senza pensare di non voler essere nel mio corpo. le mie braccia peggiorano giorno i n giorno, la mia bocca fa sempre più male; ma io non ce la faccio a fregarmene, io ci sto male e mi dispiace farlo vedere e scoppiare a piangere di botto peche mi sembra di affidare le mie insicurezze e i miei problemi a chi è li intorno. Io non voglio aiuto da nessuno, non perche ce la faccia da sola, non ce la faccio e ne sono consapevole; ma perche chiedere aiuto vorrebbe dire dover parlare di cio che è accaduto, di cosa è andato storto e io non sono forte abbastanza. DITEMI CHE COME C'È UN TAGLIO CHE TI FA ENTRARE IN TUTTO CIÒ C'È ANCHE IL TAGLIO CHE TI FA USCIRE...vi prego.

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Capitolo 10
*** cosa sono? ***


passano sempre più velocemente i mesi e forse anche per questo motivo capisco sempre meno chi sono. A volte arrivo a pensare che hanno ragione gli altri, mi soffermo davanti allo specchio e rifletto... e se avessero davvero ragione? cosa sono io? uno strano essere umano di giovane età, con una masvhera di trucco in viso quasi ad essere una specie di pagliaccio truccato diversamente dal solito, vestiti enormi per nascondere i chili di troppo e I tagli, scarpe alla moda e telefono costoso, bracciali anelli e collane che molti vorrebbero. cosa sono? forse sono un qualcosa di falso e di surreale, nascondo me stessa, il mio corpo ed il mio volto a chiunque eppure credevo di aver iniziato ad accettarmi. Ho un carattere di merda, non so far ridere, so solo ascoltare ma cristodio questo lo sanno fare tutti solo che magari non vogliono. Ho costantemente momenti no che mi rovinano tutto e nulla va mai per il verso giusto. inizio a stancarmi di me pure io figuriamoci gli altri cosa potrebbero fare . Continuo a conoscere persone nuove ma appena scoprono uno dei miei tanti difetti se ne vanno ma io non voglio essere un peso, vorrei finire tutto o ricominciare da capo, tornare a quando successe tutto e ribellarmi, tornare a quando mio padre picchiava e fermarlo, tornare da quei ragazzi e fargli capire che chiamare grassa una ragazza forse non è la cosa giusta... ma non posso farlo. E vorrei cambiarmi ma non so farlo, ma guardandomi intorno ci sono tante persone a chiedermi come sto e perché allora io mi sento sola? perché allora gli specchi si stanno impossessando della mia mente?... forse volevo essere salvata e ora che capisco che nessuno ci ha neanche mai provato mi butto giù da sola.

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