DRAGON QUEST CHRONICLES

di telesette
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dhoulmagus L'Apprendista ***
Capitolo 2: *** La Sfera Magica di Kalderasha ***
Capitolo 3: *** Fratello e Sorella ***



Capitolo 1
*** Dhoulmagus L'Apprendista ***


Nota dell'Autore:

Tutte le vicende e i personaggi di questa raccolta girano attorno a vicende e fatti presenti nel mondo di DRAGON QUEST - "L'Odissea del Re Maledetto"... Per il resto queste sono tutte libere interpretazioni su fatti realmente riportati nel videogioco, a scopo unicamente amatoriale.

BUON DIVERTIMENTO !!!





Era una mattina come tante altre, nella tranquilla cittadina di Farebury, dove tutto era pace e armonia... beh, ovviamente "quasi" tutto!

- Come osi darmi del ciarlatano ?!? Tu, vecchio caprone che non sei altro!
- Questa poi... Chiaroveggente delle mie ciabatte! Se non fosse che mi serve per camminare, ti romperei volentieri questo bastone sulla zucca! Per la Dea, non so chi mi trattenga dal...

L'anziano Mastro Rylus, noto esperto di arti magiche, stava discutendo aspramente con il veggente Kalderasha su alcune sue "predizioni". Secondo quest'ultimo infatti, ombre scure e sinistri presagi di morte avrebbero accompagnato il futuro del giovane discepolo di Rylus, un giovanotto arrogante e presuntuoso di nome Dhoulmagus.

- Dammi retta - ribatté aspramente Mastro Rylus. - Tu e quella boccia per pesci, che ancora ti ostini a chiamare sfera magica... Faresti meglio a lucidare quella tua bolla di sapone e ad ammettere che hai preso una cantonàta coi fiocchi!

Kalderasha, gli occhi che avvampavano di rabbia e le sopracciglie aggrottate, come pure i folti baffi scuri che rendevano ancora più arcigno il suo volto, agitò minacciosamente il pugno sopra la testa.

- Non ti permetto queste considerazioni, Rylus - esclamò. - Se non vuoi credere alle mie predizioni, sei padronissimo di farlo... Ma attento a come parli!
- Bah!

Rylus era tanto anziano quanto ostinato e, nonostante le proteste da parte del veggente, non accennava proprio a ritornare sulle sue parole.

- Conosco quell'incapace di Dhoulmagus da quando mi ha supplicato di prenderlo come allievo... E ti assicuro che NON è nemmeno capace di accendere come si deve un incantesimo Globoflamma! Quello svogliato lazzaròne ha tante probabilità di diventare un assassino, quante ne ho io di diventare giovane e bello!
- Te lo ripeto, Rylus - malgrado la collera, Kalderasha era sinceramente preoccupato. - Non posso essere certo di spiegarti COME ciò avverrà, ma sono sicuro che in futuro quel tuo allievo sarà fonte di gua...

Un boato spaventoso, proveniente dalla casa di Rylus dall'altra parte della città, fece sobbalzare sia il vecchio mago che il suo interlocutore.

- "Una fonte di guai", eh ?!? - esclamò il vecchio con stizza. - Per il futuro non lo so, ma per il presente ti assicuro che NON basterebbe la mia libreria per annotare tutti i guai che è capace di combinarmi quello scriteriàto... Maledetto il giorno che ho deciso di prenderlo come apprendista!

Imprecando tra sé e sé, Rylus troncò dunque la conversazione con Kalderasha per andare a verificare coi propri occhi cosa avesse combinato quel suo allievo sciagurato.

- Dhoulmagus - gridò. - Razza di incapace che non sei altro! Non ti bastava far bruciare le pentole con gli ingredienti... Dovevi anche farmi saltare in aria la casa ?!?

Subito davanti all'abitazione di Mastro Rylus si raccolse una folla di persone incuriosite che, in mezzo a tutto quel fumo, cercava di capire cosa fosse successo. Improvvisamente uscì fuori un individuo piuttosto alto e robusto di corporatura, con i capelli lunghi e i vestiti sporchi di calìgine. Costui, tossendo e sputando, borbottò sottovoce qualcosa contro Rylus e i suoi inutili insegnamenti.

- Quel... quel vecchio e le sue ricette! Appena torna mi sentirà, io lo...
- Dimmi, Dhoulmagus - esclamò Rylus severo, facendosi largo tra la folla. - A cosa devo tutta questa confusione ?

Dhoulmagus fissò il maestro, sgranando gli occhi e spalancando la bocca in preda al panico.

- Ma... Maestro ?!? I... Io non... Io...

Per tutta risposta, Rylus fece roteare abilmente il bastone nella propria mano e lo assestò sulla zucca dell'allievo con un tonfo secco.

- Per tua sfortuna, questo "vecchio" ci sente benissimo!
- Mi... Mi dispiace, maestro! Io non volevo dire... Io...

Subito Rylus scoccò un'occhiata furiosa ai presenti, intimando così loro di allontanarsi.

- Che avete da guardare - strillò. - Non avete mai visto un asino che cammina su due zampe ?!? Filate a casa, prima che io perda davvero la pazienza!

Logicamente nessuno osò contrariare Mastro Rylus e, allontandosi senza fiatare, ognuno tornò alle proprie occupazioni. Dhoulmagus rabbrividì, la botta certo gli faceva un gran male, ma lo sguardo severo del maestro puntato contro faceva ancora più male.

- Povero me - sospirò Rylus. - Che cosa ho fatto di male alla Dea per meritare una simile disgrazia ?
- Ma non è stata colpa mia - rispose Dhoulmagus, cercando di giustificarsi. - E' stato quel liquido disgustoso che mi ha detto di versare nella pozione a provocare tutto questo!

Rylus assestò un'altra bastonata sulla zucca di quell'allievo zuccone e ignorante.

- Quel liquido disgustoso, come lo chiami tu, era "Estratto di Dragocertola"... Se tu fossi stato più attento a ciò che ti avevo detto, ti saresti ricordato di ABBASSARE la fiamma sotto la pentola PRIMA di aggiungere quella roba, deficiente!

Dhoulmagus fu costretto suo malgrado a chinare la testa per la vergogna. Non era la prima volta che commetteva errori ma, ogni volta che Rylus glielo faceva notare, per il suo carattere spocchiòso e arrogante era uno schiaffo insopportabile.

- E' la terza volta che fai saltare le pentole e mandi in fumo i miei ingredienti, disgraziato che non sei altro! Da quando ho avuto la folle idea di prenderti come mio apprendista, ho fatto il più colossale sbaglio di tutta la mia carriera...

L'allievo inghiottì duramente le aspre parole del vecchio, stringendo gli occhi furiosamente.

- Non sei assolutamente capace - proseguì Rylus. - Manchi completamente di impegno e capacità... Per diventare un mago occorrono doti fondamentali: quali l'umiltà, la costanza e la pazienza!

Il vecchio batté nervosamente il bastone sul terreno.

- Quanto a "pazienza", ne ho avuta fin troppa con te, dannato incapace che non sei altro... Ora però ne ho abbastanza!
- Che... Che volete dire, maestro ?
- Esattamente quello che ho detto - fece Rylus irremovibile. - Malgrado le tue ambizioni, non diventerai MAI un mago, rimarrai quello che sei sempre stato: un mediòcre saltimbànco da due soldi... Vattene, sparisci dalla mia vista!

Accecato dall'ira, Rylus scagliò contro il suo ex-allievo la borsa di quest'ultimo, contenente i ferri del mestiere di un giullàre di strada. Dholulmagus fissò l'uomo con rabbia e con disprezzo, mentre raccoglieva le sue cose.

- Alla malòra - borbottò Rylus sottovoce. - Dovrò spendere un mucchio d'oro per porre rimedio ai danni che mi hai combinato... Spero proprio di non rivederti mai più e, se per disgrazia dovessi ricapitare da queste parti, NON disturbarti a salutarmi!

Così dicendo, il vecchio mago rientrò in casa e sbatté furiosamente la porta in faccia a Dhoulmagus, il quale lanciò uno sguardo che non prometteva assolutamente nulla di buono.

- Un giorno - esclamò. - Un giorno, Rylus... Pagherai per questo!

Il giullare inferocito strinse rabbiosamente il pugno, portandoselo davanti al mento.

- Tu, tutti... Tutti coloro che hanno osato deridermi e insultarmi... Pagherete caro tutto questo... Pagherete con la vostra VITA !!!

L'ultima parola uscì fuori dalle labbra del giullàre come una specie di squittìo. Fu così che Dhoulmagus si allontanò in silenzio da Farebury, senza nemmeno voltarsi indietro. Ancora Rylus non lo sapeva ma, cacciando così in malo modo quel suo arrogante apprendista, aveva commesso un terribile errore... Un errore che, purtroppo, avrebbe pagato a caro prezzo.

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Capitolo 2
*** La Sfera Magica di Kalderasha ***


Nota dell'Autore:

Tutte le vicende e i personaggi di questa raccolta girano attorno a vicende e fatti presenti nel mondo di DRAGON QUEST - "L'Odissea del Re Maledetto"... Per il resto queste sono tutte libere interpretazioni su fatti realmente riportati nel videogioco, a scopo unicamente amatoriale.

BUON DIVERTIMENTO !!!

 

 

 

- Sì... Sììì - esclamò Kalderasha, concentrandosi sull'immagine proiettata nella sua sfera di cristallo. - Le nebbie si diradano, ora vedo chiaramente il futuro che ti attende...

 

L'uomo di fronte al veggente pendeva praticamente dalle sue labbra, con gli occhi fuori dalle orbite. Ogni parola che Kalderasha pronunciava, con la dovuta enfasi, sortiva in lui un effetto quasi "ipnotizzante"... Era come se temesse da un momento all'altro di sentire qualcosa di spiacevole sul suo futuro. Alla fine però, parve soddisfatto di ciò che aveva saputo e, prima di uscire, si preoccupò di lasciare una grossa mancia. Kalderasha osservò quelle monete con indifferenza: NON era l'oro che lo interessava, quanto la gioia e l'eccitazione di poter usare i suoi poteri di preveggenza, e con essi sondare le impenetrabili barriere dello spazio e del tempo. Nessuno oltre lui era in grado di rispondere a milioni di domande diverse, senza sbagliare una sola volta, e ciò lo entusiasmava più di ogni altra cosa... Era lui, il "Grande Kalderasha", il più grande veggente di tutto il mondo!

 

- Signor Kalderasha - domandò timidamente una voce, bussando alla porta. - Possiamo entrare ?

 

Davanti agli occhi del veggente apparve una coppia di persone, marito e moglie, vestiti entrambi modestamente; la donna teneva in braccio un dolcissimo neonato.

 

- Accomodatevi - disse semplicemente il veggente, invitandoli a sedersi.

- Noi... Noi siamo venuti qui per...

- Non occorre che mi diciate il motivo - esclamò il veggente, aggrottando le sopracciglia. - La mia sfera di cristallo mi dirà ciò che volete sapere!

 

Così dicendo, sollevò le mani sopra la superficie lucida del cristallo, la quale subito si illuminò di una tenue luce azzurra.

 

- Vedo... Che siete in partenza per un viaggio...

- Sì, esattamente - confermò l'uomo, con un certo stupore. - Io e la mia famiglia stiamo viaggiando per cercare lavoro in un'altra città...

- Vedo - continuò il veggente. - E siete venuti a chiedermi se incontrerete difficoltà lungo il viaggio!

 

Entrambi i coniugi tacquero sbalorditi, solo il neonato tra le braccia della donna emise un debole vagito.

 

- Vediamo cosa mi dice la sfera, uhm...

 

Lo sguardo del veggente si concentrò sulle ombre che gli danzavano davanti, cercando di mettere a fuoco un immagine nitida della proiezione su ciò che "sarebbe" accaduto...

 

- Sììì - esclamò. - Adesso lo vedo chiaramente, vedo che... Mh ?!?

 

Per un attimo, Kalderasha spalancò gli occhi inorridito, tuttavia si riprese immediatamente.

 

- C'è... qualcosa che non va ?

- Signor Kalderasha...

 

Il veggente chiuse gli occhi tristemente, ma alla fine scosse il capo.

 

- Ho visto... quello che ho potuto vedere - esclamò. - Un viaggio molto breve... Una meta precisa... Non posso dirvi altro!

 - Tutto qui ? Ma...

- Vi ho detto che non so altro - ribatté il veggente con fare brusco. - E ora andatevene, sono stanco per oggi!

- Ce... Certo, mi scusi - rispose l'uomo, avviandosi sulla soglia assieme alla moglie. - Se... Se posso pagarla per il suo onorario, io...

- Non voglio niente - gridò Kalderasha, infuriato questa volta. - Niente, fuori di qui adesso !!!

 

I due coniugi uscirono sconvolti dalla capanna. Non appena si furono allontanati, Kalderasha si passò una mano sul volto, singhiozzando rumorosamente.

 

- Perché - sussurrò. - Perché deve succedere questo ?!?

 

Due sottili rivoli luccicanti scesero dalle palpebre socchiuse del veggente. Una reazione più che comprensibile, dal momento che ciò che aveva visto nella sfera altro non era che la tragica morte di quella coppia di ignari, aggrediti da briganti senza scrupoli e precipitati in un burrone...

 

- Perché - urlò Kalderasha disperato. - Perché, pur vedendo le disgrazie PRIMA che accadano, non posso impedirle... Perché il destino di quelle persone DEVE essere quello ?!? 

 

Kalderasha pianse amaramente. Purtroppo il "dono" della preveggenza poteva rappresentare in certi casi una grave "condanna": se il destino di una persona era quello di morire entro breve tempo, non era sufficiente svelarle la propria sorte; perché il destino avrebbe ugualmente ottenuto il suo scopo, agendo in maniera differente da quella mostrata agli occhi del veggente. Questa purtroppo era una delle regole più tristi della sua condizione, "vedere" senza poter "mutare" il corso degli eventi, per questo non aveva detto niente a quelle persone... Comunque avesse agito, la loro sorte era ormai segnata.

 

- Perché non posso fare nulla per impedirlo... Perché ?!?

 

Pianse Kalderasha. Altre volte aveva visto morire persone, più o meno meritevoli di tale sorte, ma quei due... Quei due erano persone innocenti, e avevano anche un figlio...

 

- Il bambino - esclamò d'un tratto Kalderasha. - Ma certo, c'è ancora qualcosa che posso fare, forse... Devo andare!

 

Senza perdere neanche un istante, Kalderasha uscì fuori di casa, correndo come un disperato. La guardia all'ingresso tentò di sbarrargli la strada, ma ottenne solo di ritrovarsi stesa a terra da un violento pugno del veggente paonazzo di rabbia. Una volta sul sentiero che conduceva lontano da Farebury, Kalderasha continuò a correre e correre, con il timore che anche per il bambino potesse essere troppo tardi ormai... Quando riconobbe gli alberi e la zona della sua visione, tutto era silenzio e un carro giaceva rovesciato ai margini di un burrone. Kalderasha si avvicinò sul bordo, ma non riuscì a distinguere nulla a eccezione delle onde che si frangevano sugli scogli.

 

- E' stato tutto - esclamò d'un tratto, volgendo lo sguardo al cielo. - Tutto inutile...

 

D'improvviso però udì un pianto disperato provenire dal carro alle sue spalle. Il neonato era lì, avvolto nelle fasce, che urlava e agitava i pugnetti. Kalderasha si avvicinò cautamente per prenderlo in braccio.

 

- Su su - fece il veggente, cercando di calmarlo. - Non piangere adesso, i bambini bravi non...

 

Tacque. Una volta sollevata la fascia sotto l'ombelico si accorse di un particolare.

 

- Una bambina - sorrise. - Non piangere piccolina, mi occuperò io di te ora, non come la tua vera famiglia ma... farò del mio meglio, te lo prometto!

 

***

 

Il giorno dopo aver preso con se la bambina ( a cui in seguito avrebbe dato il nome di Valentina ), Kalderasha si avviò da solo in cima alla montagna che dava su una pericolosa cascata, recando sottobraccio la sua preziosa sfera di cristallo.

 

- Col mio "dono" non sono in grado di impedire che accadano disgrazie come queste - mormorò disperato. - Non voglio più "vedere" una cosa del genere senza poter fare nulla per evitarlo... Mai più !!!

 

Così dicendo, gettò via la sfera la quale scomparve nelle acque ribollenti della cascata. Purtroppo, se il veggente avesse "visto" dove la sfera era andata finire, probabilmente si sarebbe guardato bene dal gettarla via proprio lì... Il mostruoso Geyzer, il guardiano della cascata, tutto si sarebbe aspettato meno che ricevere una sfera di cristallo sulla testa.

 

- Brrrlllrrr - ruggì l'animale, di dolore e di rabbia. - Dannati umani maleducati... E' VIETATO GETTARE RIFIUTI NELLA CASCATAAA !!! Bluaaarrrghhh!

 

NOTA:

XD dedico questo capitolo al mio amico Gennaro ( e alle nostre piacevoli chiacchierate sul videogioco di DRAGON QUEST )...

^__^ Ciao Gennà, ti voglio bene!

 

DADO

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Capitolo 3
*** Fratello e Sorella ***


Nota dell'Autore:

Tutte le vicende e i personaggi di questa raccolta girano attorno a vicende e fatti presenti nel mondo di DRAGON QUEST - "L'Odissea del Re Maledetto"... Per il resto queste sono tutte libere interpretazioni su fatti realmente riportati nel videogioco, a scopo unicamente amatoriale.

BUON DIVERTIMENTO !!!

 

 

 

- Hanno ucciso Mastro Alistair! Mastro Alistair è morto... Presto, correte !!!

La notizia riguardante il giovane rampollo della casa degli Albert lasciò tutti di stucco.
Tutti ad Alexandria conoscevano Alistair, il prode Alistair, coraggioso e generoso difensore del suo villaggio. La sua abilità con la spada era nota a tutti, così come era noto il suo talento negli incantesimi da battaglia, e tutti al villaggio lo ammiravano e lo rispettavano enormemente.
Nessuno riusciva a credere ad una simile tragedia.
La nobile Rosalind Albert, madre di Alistair, rimase letteralmente pietrificata. Già non molto tempo addietro, quando rimase vedova del suo adorato marito, i suoi due figli Alistair e Jessica erano le uniche gioie a lei rimaste. Se la notizia era di per sé sconvolgente per il villaggio intero, per lei era senza dubbio come una spada affilata nel bel mezzo del cuore.
Al grido della sentinella che aveva urlato ciò che aveva scoperto, tutti gli abitanti di Alexandria si precipitarono nella piccola piazza centrale. La povera signora Albert, raggiungendo la folla a fatica, dovette sostenersi al braccio della cameriera per non svenire. Il soldato raccontò dunque del suo giro di controllo alla Torre di Alexandria, e di come si era così imbattuto nel cadavere del suo capitano.
Prima però che potesse descrivere a tutti i dettagli, facendosi largo tra gli altri come una furia, la giovane sorella di Alistair si precipitò ad afferrarlo per il bavero dell'uniforme.

- Che cosa è successo a mio fratello ?!? - urlò la ragazza, chiaramente in preda ad un'incontenibile crisi isterica. - Chi è stato? Parla!
- N... No... Non lo so - balbettò l'uomo in risposta, lasciando quasi cadere di mano la propria lancia. - Quando sono salito in cima alla torre, Mastro Alistair era a terra in una pozza di sangue; ho provato a chinarmi su di lui, nel tentativo di rianimarlo, ma era stato colpito in pieno petto e trapassato da parte a parte... era già morto, prima ancora che arrivassi io!

Jessica sbarrò gli occhi.
Alistair, il suo caro e dolce fratello maggiore, colui che le era sempre stato accanto fin da quando era bambina. Alistair era tutto per lei: un fratello, una guida, un'ispirazione, un modello di coraggio e generosità... Non riusciva neanche ad immaginare la sua vita senza di lui.
Purtroppo invece era vero.
Alistair era scomparso e non sarebbe mai più tornato da lei... mai più!
Mai più Jessica avrebbe rivisto il suo sorriso.
Mai più Alistair l'avrebbe accarezzata mentre dormiva.
Mai più le dita del fratello le avrebbero asciugato le lacrime dagli occhi, come quando era piccola.

- Non è vero - mormorò lei con appena un filo di voce. - Non può essere vero, no... è una bugia, è solo una sporca bugia!
- Signorina Jessica, io...

Prima che il soldato potesse dire qualcosa, altre quattro guardie comparvero improvvisamente davanti all'ingresso del villaggio.
Costoro si erano attardate perché appesantite dal fardello di colui che trasportavano e, sotto lo sguardo attonito e sbigottito dei presenti, si fecero dunque avanti trasportando degnamente le spoglie mortali del capitano Alistair Albert.
Come lo vide coi propri occhi, a Jessica le si spezzò il cuore.
Fino a un attimo fa, la fanciulla sperava ancora di vederlo tornare da solo, attraverso quel grosso arco di legno istoriato di rune che segnava l'ingresso del villaggio di Alexandria. Immaginava di vederlo tornare, stanco e probabilmente ferito, ma vivo... Ma non appena si trovò di fronte la salma, rispettosamente sorretta dai quattro ufficiali che lo sorreggevano con la spada posata sul petto, in quel momento Jessica sentì esplodere dentro di sé un dolore atroce.

- Alistair - gemette.
- Miss Jessica, la prego, non si avvicini a...

Malgrado le proteste apprensive del soldato, Jessica lo oltrepassò senza nemmeno ascoltarlo.
Non era in grado di vedere niente e nessuno, all'infuori di Alistair. E quando le sue dita si strinsero attorno alle mani fredde e gelate del fratello morto, e le lacrime scesero lungo le guance come cera bollente, il dolore era troppo grande per riuscire a trattenerlo.

- Alistair, perché... Perché proprio tu? Perché, Alistair... NOOO !!!

L'urlo disperato e incontenibile riecheggiò forte nell'aria del tramonto.
Incapaci di proferire parola, tutti si strinsero nelle spalle e chinarono il capo in segno di rispetto.
Jessica pianse a lungo sul corpo di suo fratello, stringendolo e accarezzandone il volto, come in un estremo quanto inutile tentativo di riportarlo a sé.
Anche Rosalind Albert soffriva, malgrado il suo dolore fosse più contenuto rispetto a quello della figlia, e neppure lei riusciva a capacitarsi del perché la Dea avesse precipitato su di loro una simile disgrazia.
La morte di Alistair era un durissimo colpo, anche perché lui era l'ultimo erede maschio della famiglia, e senza di lui purtroppo la dinastia degli Albert era destinata a "spezzarsi"...

 

***

 

- Jessica... Jessica... Perché piangi, sorellina?

La piccola Jessica alzò lentamente lo sguardo, abbassando appena i pugnetti coi quali si stava sfregando gli occhioni arrossati.
Alistair si chinò ad accarezzarle la fronte, sorridendole come sempre, e lei si buttò ad abbracciarlo disperata.

- Oh, fratellone - esclamò tra i singhiozzi. - Mi fa tanto male, tanto!

Alistair sorrise.
La piccola Jess, nonostante avesse già quattro anni compiuti, sovente tendeva ad ingigantire un po' tutto.
Birbante e indisciplinata, come la maggior parte delle bambine della sua età, era più facile che si cacciasse nei guai piuttosto che desse retta a qualcuno più grande di lei. Tuttavia Alistair aveva sempre avuto un grande ascendente su di lei, al punto da essere l'unico in grado di riprenderla e consolarla.
Jessica si strinse tra le braccia accoglienti del fratello, piangendo sulla sua spalla, e solo un momento dopo Alistair notò il segno rosso sul suo ginocchio. Cadendo mentre correva, come spesso succedeva, la piccola si era sbucciata dolorosamente il ginocchio e il taglio le bruciava. Subito Alistair le massaggiò il cespo rosso di capelli, che lei portava legati dietro la nuca con due piccoli codini ai lati, e le asciugò una lacrima con l'indice dell'altra mano.

- Su, su - esclamò lui sottovoce. - Andiamo, non è nulla!
- Ma fa tanto male... brucia!
- Aspetta, ora ci penso io!

Ciò detto, Alistair si concentrò e indirizzò una piccola dose di energia magica per indirizzare un incantesimo "Minicura" sulla sbucciatura. Il taglio si illuminò per un momento di una lieve luce verdognola, dopodiché smise di sanguinare e si rimarginò completamente.

- Grazie, fratellone - fece Jessica, abbracciandolo riconoscente. - Sei il migliore!
- Oh via, via - tagliò corto l'altro. - Cerca piuttosto di stare attenta quando corri, va bene?
- Promesso - rispose la bambina, intrecciando astutamente le dita dietro la schiena.
- Che bugiarda - fece Alistair, indovinando lo stratagemma dall'espressione fin troppo soddisfatta della sorellina.

Era sempre così.
Dei due, era lui quello più saggio, generoso e responsabile.
Alistair aveva cominciato fin dalla più tenera età ad apprendere i rudimenti dell'arte magica, assieme alle varie tecniche di scherma, per poter difendere il suo villaggio una volta cresciuto. Jessica invece era sì una piccola e incorreggibile monella, ma aveva anche lei un cuore grande e sensibile e adorava suo fratello più di qualunque altra cosa. Entrambi erano inseparabili, come il cielo e le nuvole o come la notte e le stelle, e non potevano neanche pensare di stare lontani uno dall'altra.

- Ti voglio bene, fratellone - disse Jessica, stringendo Alistair ancor più teneramente del suo orsacchiotto.
- Anch'io te ne voglio, Jess!

 

***

 

- Oh, Alistair - sussurrò Jessica, in piedi davanti alla bara che racchiudeva il corpo rigido e immobile di suo fratello.

Per anni Jessica aveva visto in Alistair la figura del fratello maggiore, assieme a quella del padre che non aveva mai conosciuto, e si era sempre sforzata di crescere e di assomigliargli almeno in parte.
Non potendo eccellere come lui nelle tecniche di spada, e non avendo ancora sviluppato una gran forza fisica, la fanciulla aveva deciso di apprendere l'uso della magia e con buoni risultati. Ovviamente non intendeva competere né tantomeno rivaleggiare con il fratello, che semplicemente riteneva "insuperabile", ma lo stesso Alistair era il primo a riconoscere il suo talento e la sua bravura.
Da sempre la leggenda sullo storico antenato degli Albert, del quale la famiglia stessa purtroppo non conosceva esattamente tutta la storia, parlava di un "prescelto"... un discendente che, nato in seno alla famiglia Albert, avrebbe avuto in sé il potere di fare cose eccezionali.
Jessica ovviamente era convinta che Alistair fosse il degno erede del loro illustre antenato: era un maestro con la spada, ed era anche eccezionale nell'uso degli incantesimi...
Tuttavia Alistair non era né un arrogante, né orgoglioso al punto da equivocare sulla sua forza, e nel tempo anzi si era convinto di non essere lui quello dotato di grandi poteri. La sua spada era pressoché inutile contro la magia, e un vero mago avrebbe certo paragonato i suoi poteri ai giochetti di un bambino. Più il giovane rifletteva, specie osservando la velocità con la quale la sorella apprendeva l'uso di magie al di sopra della sua portata, più si convinceva del fatto che Jessica aveva molte più possibilità di lui di essere la vera erede.
Quale che fosse la verità però, oramai per lei non aveva più alcuna importanza.
Alistair era morto, e nessuna magia lo avrebbe più riportato in vita.
Tutti al villaggio piangevano la sua scomparsa, anche se non quanto lei, eppure nessuno sembrava voler chiarire il perché della sua morte.
Nessuno al villaggio era in grado di combattere, ad eccezione del piccolo drappello di guardie, e gli stessi militari dubitavano di poter sconfiggere colui che aveva ucciso il migliore tra tutti loro.
Tuttavia Jessica non aveva alcuna intenzione di dimenticare.
Non poteva dimenticare!
Alistair era la persona più buona, più cara e più generosa che avesse mai avuto accanto. Non poteva permettere al suo assassino di rimanere impunito, anche a costo di affrontarlo lei stessa.

- Ti vendicherò, Alistair - giurò lei in silenzio, serrando le dita nel pugno e levando alta la sua promessa finanche alle orecchie della Dea Onnipotente. - Non so come, non so quando e non so neppure in che modo... Ma giuro che ti vendicherò, a qualunque costo!

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