A new life, a new Christina

di Lila_88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo I ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo IV ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 24: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Piccola e dovuta premessa: Christina non è mai stata finora uno dei miei personaggi preferiti, pur apprezzandola. Tuttavia, riguardando le prime stagioni di Grey's Anatomy, mi è venuta in mente questa storia, che parte dalla nona stagione, quando Christina lascia Seattle. Per quello che riguarda l'aggiornamento della storia, per adesso pubblico il prologo e il primo capitolo, anche se conto di pubblicarne un altro paio in settimana. Recensioni, sia positive che negative, sono ben accette! =)



A NEW LIFE, A NEW CHRISTINA






PROLOGO



Il cellulare posato da qualche parte sul divano, mezzo sommerso fra vestiti e accessori vari, continuava imperterrito a suonare. Sul display compariva il nome e la foto di suo marito. Ma lei non aveva tempo per rispondere, dato che, altrimenti, avrebbe fatto tardi a lavoro. E tardare proprio il primo giorno di lavoro non era un buon modo per presentarsi. Così lo prese al volo e lo buttò in borsa, affrettandosi verso l’uscita del suo nuovo appartamento. Attraversò veloce il corridoio, per poi uscire in strada. Primo appunto: il Minnesota aveva un altro clima, decisamente più freddo di Seattle, avrebbe dovuto comprarsi una giacca più pesante.


Freddo. Il gelo le era entrato nelle ossa e non si era mai sentita sola come in quel momento. Tutti intorno a lei si erano ormai addormentati. L’unico calore che riusciva a percepire era quello del corpo moribondo e in fin di vita posato contro di lei. La notte ormai era calata da tempo e l’unica cosa che desiderava in quel momento era abbandonarsi completamente al buio e al gelo per non sentire più niente.


 Il telefono cominciò nuovamente a suonare, facendole vibrare la borsa e scuotendola dai suoi pensieri. Prese un profondo respiro e si ripromise di telefonare a suo marito non appena fosse riuscita ad andare in pausa pranzo, anche se, probabilmente, lui non avrebbe avuto il tempo di risponderle. D’altronde, fare il primario di chirurgia non dava la garanzia di poter fare una decente pausa pranzo tutti i giorni. Pazienza, prima o poi si sarebbero sentiti. Adesso Christina voleva concentrarsi unicamente su quello che aveva davanti.


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Capitolo 2
*** Capitolo I ***


CAPITOLO I



A metà mattina, aveva già fatto conoscenza con alcuni dei suoi colleghi, aveva fatto il giro del reparto, le prime visite e, in quel momento, si apprestava ad incontrare il suo nuovo capo, il dottor Evans. Era fuori dal suo ufficio. Era una mattina piuttosto impegnativa, che non le stava lasciando neanche il tempo di pensare e, di questo, Christina era ben felice. La porta davanti a lei si aprì e ne uscì un uomo di mezz’età, forse sulla cinquantina, con un camicie bianco e un sorriso stampato in faccia.

“Lei deve essere la dottoressa Christina Yang, direttamente da Seattle”

“Si, signore. Lei, suppongo, è il dottor Evans”

“Supposizione esatta. Si accomodi pure”

L’uomo si fece da parte per farla entrare nell’ufficio e poi si richiuse la porta alle spalle.

“Allora, dottoressa, cosa ne pensa del nostro ospedale?”

“Beh, penso che qui mi troverò bene.”

Il dottor Evans la scrutò pensieroso per qualche momento, prima di parlare nuovamente. Christina si sentì sotto esame, e forse lo era.

“Dottoressa Yang, posso farle qualche domanda?”

“Certo, signore”

“Come mai ha lasciato Seattle?”

“Beh, dato che la mia specializzazione era terminata, volevo fare nuove esperienze lavorative.”

“Il Seattle Grace / Mercy West è un ottimo ospedale, che vanta i migliori chirurghi della West Coast. E’ all’avanguardia, aperto a nuove sperimentazioni. Mi risulta difficile credere che un medico al termine della specializzazione preferisca proseguire la propria carriera in un posto diverso da quello.”

“Si, è stato un ottimo posto dove lavorare. Tuttavia, ritengo che non sia salutare alla carriera rimanere tutta la vita nello stesso ospedale. Cambiare, confrontarsi con nuovi colleghi, questo si che aiuta a tenersi sempre aggiornati.”

“Dottoressa Yang, lei mi piace. Sono sicuro che non mi pentirò di averla aggiunta al mio staff. So che lei ha sempre prediletto la cardiochirurgia come specializzazione fin dall’inizio.”

“Esattamente”.

“Mi dica, ha già avuto modo di conoscere il nostro primario di cardiochirurgia? E’ il nostro vanto ed è qui da poco. E’ una leggenda, nel suo settore.”

“No, signore, ma spero di incontrarlo presto, da quel che mi dice.”

I due vennero interrotti, quando udirono bussare alla porta. L’uomo le fece un breve sorriso, prima di alzarsi.

“Lei è fortunata, mia cara. Penso che sia proprio il nostro uomo.”

Christina cercò di scacciare la sensazione che la stava invadendo. E’ come se percepisse che qualcosa di strano stesse per accadere. Sentì alle sue spalle il dottor Evans aprire la porta e riuscì a malapena a voltare la testa, udendo una voce che non aveva mai dimenticato.

“Mi aveva fatto chiamare, signore?”

“Si. Volevo presentarti una tua nuova collega, Christina Yang. Dottoressa, lui è il nostro primario di chirurgia cardio-toracica, il dottor...”

“Io e la dottoressa Yang ci conosciamo già, signore. Era la mia specializzanda quando lavoravo a Seattle.”

Christina non riusciva a credere ai propri occhi. Era come paralizzata. Non aveva idea... Era stata talmente presa dalla foga di fuggire da Seattle da non aver neanche pensato che avrebbe potuto imbattersi in lui. Con la bocca socchiusa dalla sorpresa, continuò ad osservare l’uomo che aveva davanti.

Il dottor Evans passò per un attimo lo sguardo fra i due, soffermandosi prima sull’espressione sconvolta dipinta sulla faccia di Christina allo sguardo stupito, ma duro, dell’uomo che aveva davanti, Preston Burke.




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Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


CAPITOLO II



“Accidenti, che mi venisse un colpo! Questa si che è una grande notizia!”

Il dottor Evans sembrava essere l’unico, in quella stanza, entusiasta per quella bizzarra situazione. Christina aveva abbassato lo sguardo, ancora molto scioccata dal trovarsi davanti proprio Burke e proprio in quel momento della sua vita in cui avrebbe voluto cancellare il proprio passato. Burke appariva più controllato, almeno esteriormente.

“Così sarà tutto molto più semplice. Voi avete già lavorato insieme, quindi non sarà difficile per voi andare d’accordo.”

Preston non ebbe modo di rispondere, perché il suo cercapersone si mise a suonare proprio in quel momento.

“Devo andare”

Solo dopo che lui fu uscito, Christina si alzò in piedi.

“Mi scusi, signore, devo andare anche io. Voglio seguire una paziente che ha bisogno di essere monitorata.”

Mentre camminava nel lungo corridoio, Christina si chiese cosa avesse fatto di male. Perché doveva incontrare Burke proprio a quel punto della sua vita, dove voleva lasciarsi tutto il passato alle spalle? Forse avrebbe potuto farsi trasferire in un altro ospedale. O forse avrebbe dovuto comportarsi da persona matura e restare. La cosa che, però, avrebbe voluto poter fare più di altre, era prendere il telefono e chiamare Meredith, la sola persona di cui aveva bisogno. Tuttavia, se avesse fatto quella telefonata, avrebbe dovuto affrontare anche altre questioni di cui, in quel momento, non voleva neanche sentir parlare.


Solitudine. Erano passati almeno due giorni da quando erano dispersi in mezzo al bosco, chissà dove. Affamati, infreddoliti e distrutti. Il cadavere di Lexie stava diventando un’attrazione sempre più succulenta per gli animali della zona. Le speranze che Mark e Arizona non andassero a fare compagnia alla piccola Grey si affievolivano ogni ora di più. Meredith e Derek erano per la maggior parte del tempo incoscienti e lei si sentiva terribilmente sola.


Quando uscì dalla stanza della paziente che stava seguendo, Christina sentì su di sé lo sguardo di Burke. Lo vide in fondo al corridoio, appoggiato al bancone con delle cartelle cliniche davanti a sé. Sapendo che non poteva evitarlo in eterno, sospirò e si avvicinò a lui. Quando gli fu accanto, invece di dire qualcosa, si limitò a puntare lo sguardo su un punto non decifrato del bancone che aveva davanti.

“Cosa ti ha spinto a lasciare Seattle?”

Diretto, come d’altronde era sempre stato Burke.

“Avevo bisogno di cambiare aria.”

Lui annuì, senza aggiungere altro. Lei lo guardò, stupita.

“Tutto qua quello che hai da dirmi? Hai lasciato il tuo posto al Seattle Grace senza dire una parola e sei sparito nel nulla e ora mi chiedi solo perché ho lasciato Seattle anche io?”

“Quello che dovevo dirti, te l’ho detto quel giorno in chiesa. Quello che ho fatto dopo, non ha importanza. Chiariamo subito una cosa: io sono andato avanti. Ho una nuova vita qui e una nuova compagna. Ho chiuso con il passato. E tu?”

“Non sono qui per te, Burke. Su questo puoi contarci. Neanche sapevo che eri qui. E il motivo per cui ho lasciato Seattle non ti riguarda. Non sono la stessa persona che conoscevi, cerca di tenerlo a mente.”

Christina si allontanò a passo svelto. Preston rimase a guardarla per qualche secondo, poi guardò l’ora e si accorse che aveva terminato il turno. Dopo essersi cambiato, prese le sue cose e uscì dall’ospedale. Il tragitto fino a casa fu breve e non gli diede abbastanza tempo per pensare a cosa avrebbe detto alla sua compagna. Stavano insieme da un anno. Quando avevano preso a frequentarsi, lei era all’ultimo anno da specializzanda e lui era arrivato da poco in città. Il legame che ne era nato li aveva sorpreso entrambi, che cercavano nell’altro solo un amico. Dopo essere stato per qualche secondo di troppo in macchina, Burke ne scese e attraversò la strada. Quando entrò in casa sentì un buon profumo di lasagne. Lei era molto brava in cucina, una cosa che l’aveva colpito molto tempo prima.

“Amore, sei tu?”

“Si, sono a casa.”

Mentre lui appendeva la giacca all’attaccapanni nell’ingresso, la sua compagna lo raggiunse, per dargli un bacio.

“Tutto bene a lavoro, oggi?”

“Si, grazie. La tua giornata?”

“Noiosa. Non vedo l’ora di rientrare a lavoro! Allora, è arrivata la nuova strutturata del tuo reparto?”

Nel parlare lei si stava avviando di nuovo in cucina, così lui la seguì, non rispondendo alla domanda. Solo allo sguardo interrogativo che gli fu posto, Burke si schiarì la voce.

“Si, è arrivata. E’ Christina.”

Come aveva immaginato, tutte le attività culinarie di lei si interruppero. Sulla faccia di Izzie si stampò un’espressione di incredulità.



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Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO III



Il giorno dopo, Christina aveva la mattina libera. Avrebbe potuto approfittare di quel tempo per mettere ordine nel nuovo appartamento, invece era da almeno mezz'ora che fissava il telefono con espressione assente. Aveva bisogno di fare quella telefonata, ma non riusciva ad allungare la mano per prendere il cellulare. Alla fine, stufa della sua stessa patetica indecisione, si decise a sbloccarsi. La linea dall'altro capo suonò per qualche momento, poi ci fu finalmente una risposta.

 
"Christina, sei tu?"

"Si, Meredith."

"Ciao. Avevo provato a chiamarti, ma non mi hai mai risposto."

"Lo so. Scusa. "

"Come stai? Com'è il nuovo posto?"

"C'è Burke."

"Che cosa?!"

"Già, Burke è il mio superiore. Di nuovo. Nel momento peggiore della mia vita."

"E com'è stato rivederlo?"

"Scioccante. Insomma, non avrei mai pensato di trovarmelo qui! Non so che cosa fare!"

"E vi siete parlati?"

"Si, e questa è la cosa più incredibile! Credeva che fossi venuta qui per lui! Ti rendi conto? Come se potessi aver pensato a una cosa del genere, negli ultimi mesi! Mi ha detto che adesso ha una nuova vita e una nuova compagna."

"Beh, gli hai detto che anche tu hai un marito, adesso?"

 
Meredith aveva toccato un tasto dolente e se ne accorse nel momento stesso in cui le parole le uscirono di bocca. Il silenzio che udiva dall'altro capo del telefono la fece sospirare.
 

"Christina, scusa, non avrei dovuto…"

"Come sta? Voglio dire… Owen… come sta?"

"Mi chiede ogni giorno di te. Ha detto che non rispondi alle sue chiamate. Il fatto che tu non avessi risposto neanche alle mie l'ha un po’ tranquillizzato, a quanto pare."

"Io… Ho bisogno di tempo."

"Lo so, ma lui ha bisogno di sapere che stai bene, per andare avanti. Il tuo silenzio lo fa solo stare in ansia."

"Proverò a chiamarlo. Volevo farlo ieri, ma… non ce l'ho fatta."

"Che cosa farai adesso? Con Burke, intendo?"

"Non lo so. Presumo che imparerò a convivere col fatto che lui è qui ed è il mio capo."

"Potresti sempre tornare a Seattle."

"Non credo che sarebbe una soluzione ai miei problemi. Adesso devo andare"
 

Tornare a Seattle. No, non poteva. Era scappata via, perché si sentiva soffocare dalle conseguenze dell'incidente aereo. Conseguenze che aveva davanti, ogni giorno in ospedale. Le aveva quando vedeva la rabbia di Arizona e l'impotenza di Callie, dopo l'amputazione della gamba. Le aveva quando vedeva Meredith guardarsi intorno per i corridoi, comprendendo che sentiva la mancanza della sorella. Le aveva quando vedeva la mano fasciata di Derek, non sapendo se sarebbe mai tornato ad operare. Le aveva ogni volta che passava davanti alla camera in cui Mark sopravviveva grazie all'aiuto delle macchine. Le aveva, infine, guardando gli occhi con lui la fissava Owen, sollevato di vederla sana e salva, ma, allo stesso tempo, preoccupato per lei. Era per quello che se n'era andata. Non sarebbe mai riuscita ad andare avanti con la sua vita, altrimenti. Certo, se avesse saputo che avrebbe incontrato sulla sua strada di nuovo Preston Burke, avrebbe scelto un'altra destinazione. Scacciando quei pensieri, guardò l'orologio; la sua mattina libera stava volgendo al termine. Doveva prepararsi per andare in ospedale. Quel giorno avrebbe incontrato una nuova collega, chirurgo pediatrico. Rientrava a lavoro dopo un'assenza per motivi di salute. Insieme avrebbero dovuto lavorare con un bambino che necessitava di un trapianto di cuore a causa di una malattia rara.
 

*****

 
"Era proprio necessario? Non potevi occupartene tu, al suo posto?"
 

Izzie lo stava seguendo da un po’, tartassandolo di domande che lasciavano trapelare in ogni parola il suo nervosismo.
 

"No, non potevo. Sai benissimo che domani devo partire per la conferenza di New York. Comunque dovevi incontrarla, prima o poi."
 
"Si, lo so, ma doveva essere per forza il mio primo giorno qui? Per un caso così importante, poi?"
 
"Izzie, di che ti preoccupi? Christina è diventata un cardiochirurgo di eccellente abilità. Andrà tutto bene."
 
"Non sono preoccupata per il caso, ma per quello che dirà quando vedrà che sono io!"
 
"Che vuoi che ti dica? Eravate amiche, no? Avete fatto i primi anni della specializzazione insieme, non è la prima volta che lavorate insieme. Cerca di stare calma."
 
"Ma allora non capisci! Quanto pensi ci metterà a scoprire che io e te stiamo insieme? Vedrai che, quando succederà, non sarà affatto contenta di vedermi!"
 

Burke sbuffò, entrando in ascensore e aspettando che anche Izzie lo facesse, prima di premere il pulsante del primo piano, dove erano diretti.

 
"Izzie, siamo fra adulti. Sono passati anni, ormai io e lei siamo come due estranei. Le ho già detto che sto con una persona e non succederà niente di catastrofico quando saprà che quella persona sarai tu. Fidati, andrà tutto bene."
 

Burke le prese una mano e la portò alla bocca. Izzie sorrise, cercando di calmarsi. l'ascensore li avvisò con un suono ovattato che erano arrivati. Le porte si aprirono e, uscendo, i due andarono quasi a sbattere proprio con Christina.

 
"Oh mio Dio!"
 
"Christina! Ciao!"
 

La voce di Izzie era più stridula di quanto avesse voluto, ma non era riuscita a trattenersi. Christina la guardava a bocca aperta, perplessa. Quante probabilità aveva di cambiare ospedale per allontanarsi dal passato e trovarsi, non uno, ma ben due persone che appartenevano ad esso? Cercò di riprendersi dalla sorpresa e fece un sorriso tirato.
 

"Izzie! Ma che sorpresa! Preston non mi aveva detto che anche tu lavoravi qui"
 
"Ah no? Ero convinto di averlo fatto!"
 

Persino Burke era in imbarazzo, nonostante tutta la sicurezza ostentata fino a poco prima.

 
"Beh, è stato un piacere incontrarti, ma ora devo andare in pediatria, ho un caso da seguire lì."
 
"Si, lo so. Noi lavoreremo insieme, a quanto pare!"
 

Izzie sfoggiò il suo migliore sorriso, cercando di far sembrare quella situazione il più normale possibile. Christina guardò prima lei, poi Burke, chiedendosi come mai lui non avesse specificato che la collega che sarebbe rientrata quel giorno e con la quale avrebbe dovuto lavorare era Izzie. C'era qualcosa di strano sotto, ma non riusciva a capire di cosa potesse trattarsi.
 

"Allora, andiamo. Direi che è inutile perdere tempo qui."
 

Le due donne si allontanarono insieme, lasciando Preston a guardarle scettico. Forse aveva sottovalutato la questione, ma ormai era tardi per pensarci.



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Capitolo 5
*** Capitolo IV ***


CAPITOLO IV



Il giorno dopo, Burke era partito e Izzie e Christina erano ancora a lavoro sul caso che dovevano seguire insieme. Non avevano ancora trovato un cuore nuovo, però il tempo a loro disposizione per salvare il piccolo diventava sempre meno. Christina pensò che il nervosismo perenne ostentato da Izzie dipendesse solo da quello. In fondo, l'attaccarsi troppo ai suoi pazienti era sempre stata una prerogativa della sua collega. Per fortuna, Izzie non aveva ancora fatto domande su Seattle e sul motivo che l'aveva spinta ad andarsene, ma Christina sapeva che si trattava solo di tempo, prima che la bionda iniziasse a chiedere.
Christina passò i primi minuti della sua pausa pranzo a fissare il cellulare, sapendo che era arrivato il momento di fare quella telefonata. Sospirando, si fece coraggio e premette il tasto di chiamata. Pochi squilli ed ebbe subito una risposta.
 

"Christina! Finalmente!"

"Ciao Owen. Come stai?"
 

Perché trovava così difficile affrontare una conversazione con suo marito?

 

"Io… Io sto bene, anche se mi manchi."

 

Christina sentì le parole bloccate in gola, non sapeva cosa dire. Si pentì di averlo chiamato. Lui percepì il suo disagio, evidentemente, perché non attese oltre una sua risposta.

 

"Com'è il Minnesota?"
 
"Freddo, molto più di Seattle."

"Oh, beh, immagino! E l'ospedale com'è? Ti trovi bene con i tuoi nuovi colleghi?"


"Si, certo."


 

Forse sarebbe meglio iniziare con dei messaggi, piuttosto che con una telefonata. Si sentiva proprio a corto di parole, anche se si sforzò di parlare di più. Non trovando altri argomenti, tentò la domanda più rischiosa.
 

"E lì come vanno le cose?"


 

Poté sentire il sospiro di Owen e si preparò mentalmente a sentire qualche brutta notizia.

 

"Come al solito. Arizona è ancora fuori di sé, Derek non ha ancora ripreso la piena funzionalità della sua mano e Mark… E' ancora nelle stesse condizioni. Anche se, sai, il tempo passa… e il mese sta per scadere, perciò…"
 

Sgomento. Si era avvicinata a Mark per gridargli che anche se era sconvolto per la perdita di Lexie doveva fare la sua parte, perché loro erano ancora vivi e dovevano fare il possibile per salvarsi, invece aveva scoperto che aveva un trauma toracico ed era incosciente. Una volta fatto il possibile per lui, Christina rimase a guardarlo, pensando che se non si fosse alzata per inveirgli contro sarebbe morto senza che nessuno di loro se ne fosse reso conto.


Christina non poteva sentire un'altra parola. Sentiva già l'aria mancarle, così lo interruppe. Non si accorse neanche che Izzie si stava avvicinando al suo tavolo.
 

"Owen! Scusami tanto, ma devo andare. Un'emergenza. Ti richiamo quando posso."

 
"Oh… Va bene, allora a presto."

"Già, a presto"


 

Christina cercò di rilassarsi, sobbalzando quando sentì la voce di Izzie e se la trovò davanti.

 

"Ciao, posso sedermi?"
 
"Certo."
 

Un silenzio imbarazzante scese tra le due, entrambe con dei motivi per alimentarlo. Christina aveva paura di dover parlare di Seattle, mentre Izzie aveva che la sua relazione con Burke venisse allo scoperto. Alla fine, stufa di quel silenzio, Izzie si schiarì la voce.

 

"Allora, stavi parlando con Owen, eh?"


"Ehm, si."


"Tu e lui… State ancora insieme?"


 

Christina avrebbe preferito non rispondere. Sapeva che la sua risposta avrebbe innescato una serie di domande effetto domino che l'avrebbe portata esattamente a parlare di quello di cui non voleva e non poteva.
 

"Si, siamo sposati."

 
“Sposati? Perché allora ti sei trasferita in Minnesota?”


Ecco, appunto. Cosa poteva rispondere senza arrivare a parlare dei suoi ultimi mesi di vita e del disastro aereo? Pensando velocemente, decise che aveva una sola via d’uscita, anche se meschina.



“Anche tu hai lasciato Seattle quando eri ancora sposata con Alex, Izzie. Non puoi giudicarmi.”



Izzie abbassò lo sguardo, incassando il colpo. Christina si pentì e cercò di rimediare.



“Senti, non mi va di parlare di me e di Owen. Non ci siamo lasciati, ma… è complicato, ecco.”


"Capisco."

 
"E tu?"
 

Izzie scattò a quella semplice domanda.
 
"Io? Io cosa?"
 

Christina la guardò, perplessa.

 

"Tu hai qualcuno?"

 

Sentendosi sul punto di cedere, non era mai stata brava con i segreti, Izzie fece una risatina imbarazzata.


 

 "Si, ho una relazione. Si, con un uomo. Un dottore, che lavora in questo ospedale."
 
"Bene."
 

Izzie si comportava davvero in modo strano, ma Christina non aveva voglia di indagare. Fu solo contenta di aver deviato la discussione lontano da Owen e Seattle. A salvarle da quei tentativi penosi di mettere su una conversazione normale, arrivò la dottoressa Lewis, una specializzanda al secondo anno, molto amica di Izzie, che fu contenta di vederla, salvo poi pentirsene qualche attimo dopo.



“Izzie, come va? Ti senti sola senza il tuo Preston?”


L’espressione sorridente di Izzie sembrava essersi congelata sulla sua faccia, mentre Christina stava rielaborando le parole appena sentite come se fossero state dette in una lingua incomprensibile. Dopo qualche interminabile secondo, durante il quale la dottoressa Lewis guardava entrambe non capendo cosa non andasse, Christina si voltò a guardare Izzie, che adesso aveva una mano in fronte e l’aria decisamente desolata.


“Oddio, Christina, non avresti mai dovuto venirlo a sapere in questo modo! Il fatto è che non sapevo proprio come dirtelo! Però voglio che tu sappia che…”

“Devo andare.”


Christina si alzò, lasciando la caffetteria il più velocemente possibile.


“Ho detto qualcosa di male?”



Izzie guardò brevemente la povera dottoressa Lewis, totalmente ignara di aver sganciato una bomba di dimensioni cosmiche di cui era imprevedibile sapere gli effetti, poi tornò con lo sguardo alla porta dalla quale era uscita Christina.





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Capitolo 6
*** Capitolo 5 ***


Capitolo 5


Burke e Izzie. Burke e Izzie. Era l’unica cosa che aveva in mente. Mentre tornava in reparto, dopo aver lasciato frettolosamente la caffetteria, quello era l’unico pensiero che affollava la sua testa. Burke e Izzie. Lo ripeteva in continuazione, incapace di dare un senso a quello che aveva sentito. Era una cosa fuori dal mondo, per lei. Aveva lasciato Seattle per ripartire da zero, non per trovarsi intricata in un'altra parte del suo passato dolorosa. Burke era stato un cardine fondamentale nella sua vita personale e di chirurgo. Per lui era cambiata, quasi annullandosi completamente. Accidenti, si era persino fatta togliere le sopracciglia! Ci aveva messo così tanto a ritrovarsi, a rimettere insieme i pezzi. Non solo era tornato nella sua vita, ma adesso stava anche con Izzie. Avrebbe dovuto essere tutto dannatamente semplice: erano passati anni, lei aveva sposato Owen, Izzie aveva divorziato da Alex. Il fatto che Burke e Izzie stessero insieme non avrebbe dovuto turbarla più di tanto. Già, avrebbe dovuto essere semplice, ma non era così. Da quando l’aereo era precipitato, la sua vita sembrava essere entrata in una dimensione parallela. Magari era così, come in Lost, dove i personaggi dopo essere precipitati e aver passato mille disavventure strane scoprivano in realtà di essere morti nello schianto. Burke e Izzie, poi? Chi avrebbe mai pensato di vederli insieme, un giorno?


“Izzie, puoi calmarti un attimo, per favore?”

“Calmarmi? Stai scherzando? Hai capito che cosa ti ho detto, vero, Preston?”

“Perfettamente, ma credo che tu stia esagerando!”

“Ah, davvero?!”

Preston sospirò. Izzie gli aveva telefonato per spiegargli quello che era successo, ma era letteralmente fuori di sé.

“Si. Prima o poi doveva venir fuori.”

“Beh, in questo caso, avrei preferito comunque che non lo venisse a sapere per sbaglio da un’estranea.”

“Su questo ti do ragione. Però ricordati che sono passati anni da quando io e Christina stavamo insieme.”

“Quello è vero. Però noi eravamo amiche e avrei dovuto dirglielo prima. Mi sembra in qualche modo di averla comunque tradita. E’ praticamente fuggita via.”

“Izzie, per favore, dalle solo un po’ di tempo. Conosci Christina, deve metabolizzare la cosa.”

“Certo. Poi, insomma, non credo che tu sia più nei suoi pensieri, dato che è sposata con Owen!”

“Sposata? Chi è Owen?”

“Un dottore che lavora a Seattle. Ero ancora lì quando hanno iniziato a frequentarsi.”

“Ah, capisco. Adesso scusami, devo tornare alla conferenza. Ci vediamo fra qualche giorno.”

“Si, certo. Ti amo.”

“Si, anche io. Ciao.”

Preston mise il tasca il cellulare. Christina era sposata. Questa era veramente una notizia che non si sarebbe mai aspettato. Quando qualche anno prima l’aveva lasciata sull’altare era stato convinto di quello che faceva. Christina non era pronta per il matrimonio, si stava solo sforzando di essere quello che lui voleva che lei fosse. Non era stato facile rinunciare a lei. Aveva lasciato Seattle subito dopo, proprio per evitare ripensamenti, per lasciarla libera di vivere la propria vita come voleva lei. Sapere che alla fine aveva sposato un altro uomo lo stava sconvolgendo. Avrebbe voluto conoscere Owen, per sapere com’era, cosa aveva spinto Christina a sposarlo, ma sapeva che non erano affari suoi. Avrebbe dovuto essere solo contento che lei era riuscita ad andare avanti, come aveva fatto lui con Izzie.


Christina stava controllando un paziente che era stato operato il giorno precedente. Quando uscì dalla sua stanza, si ritrovò, suo malgrado, faccia a faccia con Izzie. L’imbarazzo era evidente da parte di entrambe, ma alla fine Christina sospirò e decise di comportarsi da persona matura e tenere per se le sue perplessità.

“Così… Tu e Burke. Complimenti.”

“Christina, mi dispiace che tu lo abbia scoperto in questo modo.”

“Oh, non preoccuparti!”

“Davvero? Quindi per te non è un problema?”

“No, no. Certo che no!”

“Bene, perché sai, prima sei scappata via…”

“Avevo delle cose da fare. Perché mai dovrebbe essere un problema, poi? Sono passati anni, sembra un’altra vita.”

“Già. Allora va tutto bene, fra di noi? Siamo ancora amiche?”

“Certo, perché no?”

Per fortuna di Christina, che cercava un scappatoia da quella conversazione imbarazzante, il cercapersone di Izzie iniziò a suonare, così dovettero salutarsi. Mentre la guardava allontanarsi, Christina iniziò a meditare se fosse il caso o meno di chiedere un altro trasferimento. Non aveva lasciato Seattle per complicarsi la vita con il suo passato.



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Capitolo 7
*** Capitolo 6 ***


Capitolo 6



Burke era rientrato dalla conferenza già da qualche giorno. Non era ancora riuscito a parlare con Christina. Sembrava che lei lo evitasse come la peste. Izzie gli aveva detto che avevano chiarito e andava tutto bene. Allora perché Christina si rifiutava di stare nella stessa stanza con lui? A lui sarebbe piaciuto parlare, anche perché avrebbe avuto così l’opportunità di affrontare l’argomento Owen. In un primo momento si era detto che il fatto che Christina si fosse sposata non era più un suo affare. Non lo riguardava, erano passati anni e, inoltre, era stato lui a lasciarla sull’altare. Tuttavia col passare dei giorni era diventato un pensiero fisso e sapeva che aveva bisogno di parlarne con la diretta interessata.


Izzie era al bancone delle infermiere a controllare delle cartelle mediche, o almeno era quello che avrebbe dovuto fare. In realtà, se ne stava in piedi a fissare un punto indefinito. Da quando era tornato, Preston era strano. Sembrava sempre preso a pensare ad altro e le aveva fatto tante domande su Christina. Quello soprattutto non capiva. Sembrava aver preso con noncuranza il fatto che la loro relazione fosse venuta fuori, adesso invece era concentrato solo su quello. Sbuffando, Izzie si disse che era meglio concentrarsi sulle cartelle che aveva davanti, se voleva andare a casa presto. Due infermiere si avvicinarono, parlando sottovoce fra loro, con l’aria quasi cospiratoria.

“E’ sopravvissuta ad un incidente aereo, lo sapevi?”
“Certo. Ma non è quella la parte interessante! Si dice che sia stata nei boschi per giorni interi, al freddo e alla mercé degli orsi!”
“Davvero? Secondo te perché è andata via da Seattle? Io ho sentito dire che è pure sposata!”

Izzie aggrottò le sopracciglia. Era chiaro che stavano parlando di Christina, ma cos’era quella storia dell’incidente aereo?


Christina era in una delle stanze che i dottori usavano per riposare. Era al telefono con Meredith.

“Stai scherzando?!”
“Assolutamente no.”
“Burke e Izzie? Sembra incredibile!”
“Non dirlo a me. All’inizio pensavo che mi sarei abituata all’idea, ma adesso sembra tutto così...”
“Strano, senza senso? Hai parlato con lui?”
“No. E non intendo farlo. Sono liberi di fare quello che vogliono. Sono io che devo accettare la cosa.”

Parlare di Izzie e Burke non era l’unico motivo per cui aveva telefonato a Meredith. E, sebbene controvoglia, si decise a cambiare argomento.

“Senti, so che mancano pochi giorni... Per Mark intendo... Quando...?”
“Dopodomani. Verrai?”

Christina sospirò, mentre nella mente riviveva il viaggio per andare in ospedale a Boise, dopo che i soccorsi li avevano trovati.

Erano tutti sedati, ma semicoscienti. Christina non riusciva a staccare gli occhi da Mark che guardava il sacco nero, con il corpo di Lexie all’interno. I suoi occhi erano pieni di lacrime, gli occhi di un uomo che ha perso il vero amore.

“Non lo so.”
“Christina, sarebbe davvero importante.”
“Prometto che ci penserò.”

Dopo aver riattaccato, Christina si alzò e uscì dalla stanza, trovandosi davanti Burke. Ecco, giorni e giorni a cercare di evitarlo e ora non poteva fare altro che avvicinarsi a lui.

“Ciao.”
“Allora mi saluti ancora?”
“Certo. Perché, c’è una ragione per non farlo?”
“Dimmelo tu. Da quando sono tornato, mi eviti.”
“Non è vero. E’ solo che sono tanto impegnata.”
“Si, a cambiare direzione ogni volta che ci incrociamo.”
“Burke, che cosa vuoi esattamente? Tu e Izzie state insieme. Complimenti. Che altro dovrei dire? Non sono cose che mi riguardano!”

Christina aveva alzato la voce, non era riuscita a controllarsi. L’idea di andare a Seattle per vedere Mark morire l’aveva innervosita e non era il momento giusto per affrontare la questione Izzie/Burke.  La sua reazione colpì molto Burke, che non se l’aspettava. Nessuno dei due aveva visto Izzie, che si era bloccata, stupita anche lei.

“Christina, stai calma. Non pretendo niente da te, solo vorrei sapere se la cosa ti da dei problemi e se questo inciderà sul nostro lavoro.”
“No. Nessun problema. Adesso scusami, ma devo andare.”

Christina si allontanò, più velocemente possibile. Izzie, intanto raggiunse Burke. Era andata alla ricerca di Christina, per capirci qualcosa riguardo all’incidente aereo di cui aveva sentito parlare tramite le infermiere.

“Che succede?”
“Niente. Credo che Christina non l’abbia presa poi così bene.”
“E se non fosse tutto qui?”
“Di che parli?”
“Tu sai niente di lei, del motivo reale che l’ha spinta a trasferirsi qui?”
“No, ma a quanto pare tu si. Vuoi spiegarmi?”
“Prima ho sentito delle infermiere che accennavano a un incidente aereo. Non ti sembra strana, da quando è arrivata? Cioè, Christina ha un carattere tutto suo e si sa, ma sembra sempre sulle sue, quasi sulla difensiva. Io credo che ci stia tenendo delle cose segrete.”
“Beh, tecnicamente non ha il dovere di parlarci di sé, quindi non sta tenendo nessun segreto. Però è vero che sembra che qualcosa la tormenti.”



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Capitolo 8
*** Capitolo 7 ***


Capitolo 7



Due giorni dopo, Christina si trovava nello spogliatoio, cambiata di tutto punto e pronta ad andare all’aeroporto. Ecco, forse, il termine ‘pronta’ non era proprio adatto. L’unica cosa che per cui si sentiva pronta in quel momento era scattare per ogni sciocchezza. Il suo nervosismo negli ultimi giorni era stato un crescendo. Era Mark, non poteva mancare. Non che fossero mai stati legati o altro, ma sentiva che avrebbe dovuto esserci. Mark era il migliore amico di Derek, per cui lui sarebbe stato a pezzi e lei voleva esserci, quantomeno per essere di sostegno a Meredith. Poi c’era Owen. Ormai erano lontani da un po’. Magari rivederlo le avrebbe aperto gli occhi sulla questione del suo matrimonio. Non potevano portare avanti un matrimonio a distanza a lungo. Sull’onda di quei pensieri, il giorno prima aveva prenotato il volo. Ora, che mancavano un paio d’ore al decollo, le sue certezze erano svanite e non era sicura di poter salire nuovamente su un aereo. Cercando di pensare solo a tutte le buone ragioni per andare, uscì finalmente dallo spogliatoio. La prima persona che si trovò davanti fu Izzie, che notò subito il borsone nelle sue mani.

“Ciao! Vai da qualche parte?”
“Si, devo tornare a Seattle, per qualche giorno. Ho una faccenda in sospeso, ecco.”
“Ah, capisco.”

Izzie continuava a squadrarla, mettendola a disagio. Era evidente che voleva chiederle qualcosa. E, in effetti, Izzie, voleva chiederle dell’incidente aereo. Non aveva ancora avuto modo di parlarle a modo. Passato l’imbarazzo per la sua storia con Burke, Izzie avrebbe voluto riallacciare i rapporti con Christina. Tuttavia, il malumore di quest’ultima l’aveva tenuta a debita distanza.

“Ti serve qualcosa?”
“Oh, no! Allora, beh, fai buon viaggio.”
“Si, certo.”

Il movimento concitato delle infermiere e degli specializzandi attirò l’attenzione di entrambe. Izzie bloccò un giovane dottore che si stava dirigendo insieme agli altri verso il pronto soccorso.

“Che sta succedendo?”
“Un incidente d’auto da paura! Un sacco di feriti in arrivo!”

Christina decise che anche fare il suo mestiere era una buona ragione per rimanere. Tornò velocemente allo spogliatoio, buttò il borsone in un angolo e, uscendo di nuovo, si legò i capelli. Izzie la guardò, sorpresa.

“Che stai facendo?”
“Il mio lavoro. Ci sarà bisogno di tutto l’aiuto possibile.”
“Ma tu hai un aereo da prendere!”
“Qui potrò essere più utile. Devo solo... Tu vai, ti raggiungo fra un attimo”

Izzie si allontanò, un po’ confusa. Christina prese il telefono dalla tasca e compose il numero di Meredith. Non ricevette risposta, allora lasciò un messaggio in segreteria.

“Non verrò. Non posso. Io... So che ho detto che avrei fatto il possibile per esserci, ma non ce la faccio. E’ troppo presto. Dì a Owen che mi dispiace e...”

Christina chiuse la telefonata. Si sentiva sollevata, e stava male per questo. Era più forte di lei. Non sarebbe mai riuscita a salire su un altro aereo tanto presto. E non poteva veder morire anche Mark, dopo Lexie. Presa dal suo turbamento, non si era neanche accorta di Burke che la stava osservando da qualche secondo. Si accorse della sua presenza solo quando lui le posò una mano sulla spalla.

“Christina, stai bene?”

Lei sobbalzò a quel gesto, annuendo velocemente.

“Benissimo. Stavo andando in pronto soccorso.”
“Credevo che ti fossi presa un paio di giorni di ferie.”
“Si, ma... Alla fine ho deciso di rimanere.”

Senza aggiungere altro, si allontanò. Burke la osservò. Izzie aveva ragione. Christina nascondeva qualcosa che la faceva stare male.


Qualche ora dopo, Christina e Izzie avevano terminato di operare un ragazzino, vittima dell’incidente. Izzie continuava ad osservare di sottecchi l’amica, pensando che quello potesse essere un buon momento, per parlarle.

“Christina?”
“Si?”
“Posso farti una domanda?”
“Certo.”

Christina era stanca. Quello che avrebbe voluto fare era tornare a casa e buttarsi sul letto, per non alzarsi più fino alla mattina dopo. Si sentiva in colpa per non essere partita. No, non era vero. Si sentiva in colpa per essersi sentita bene all’idea di non partire più. Diede un’occhiata veloce all’orologio e si rese conto che, a quell’ora, dovevano aver già staccato la spina a Mark.

“Io... Ho sentito delle voci per l’ospedale e...”
“Voci? Che genere di voci?”
“Le infermiere, l’altro giorno, hanno parlato di un incidente aereo... E’ vero?”

Christina rimase per qualche secondo come gelata sul posto. Aveva cercato in tutti i modi di evitare che qualcuno venisse a conoscenza della cosa. Evidentemente aveva sottovalutato il potere dei pettegolezzi delle infermiere. Sebbene non avesse voglia di parlarne, sapeva che prima o poi quel momento sarebbe arrivato.

“Si, è vero.”
“Quando è successo?”
“Qualche mese fa. Eravamo in volo per andare a Boise per un intervento complesso quando l’aereo è precipitato in mezzo ai boschi. Tutto qui.”
“Tutto qui? Christina, dici sul serio? Un incidente aereo è una cosa enorme. Non puoi chiudere la questione con due frasi stentate e un ‘tutto qui’!”

Christina perse la pazienza. Era stata una giornata pesante per lei. Non aveva bisogno di concluderla con un resoconto di quell’incubo.

“Che cosa dovrei dire, scusa? Pensi che sia facile per me parlarne? Cosa ne vuoi sapere tu? E’ stato terribile, delle persone sono morte e altre ne sono uscite gravemente ferite! Punto. Non posso parlarne ancora, ho lasciato Seattle per lasciarmi tutto alle spalle, quindi, fammi un favore, non tornare più sull’argomento!”

Izzie era sconvolta. Non si era aspettata che Christina si mettesse ad urlare nel mezzo del corridoio, per poi andarsene via. Christina aveva parlato al plurale, quel particolare non le era sfuggito. Chi c’era con lei? Aveva detto che alcune persone erano morte. Il suo pensiero andò istintivamente ad Alex. Non si erano di certo lasciati nel migliore dei modi, ma non poteva neanche pensare che anche lui fosse sull’aereo e che, magari, non ce l’avesse fatta. Doveva trovare qualcuno con cui parlarne. Aveva bisogno di sapere che cosa era successo davvero.


Ciao! Eccomi di nuovo qua! Fatemi sapere che ne pensate! Nel prossimo capitolo ci sarà un arrivo da Seattle!

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Capitolo 9
*** Capitolo 8 ***


Capitolo 8


Al Seattle Grace /Mercy West si facevano ancora i conti con le conseguenze dell’incidente aereo. Era passata una settimana da quando Richard aveva staccato la macchina che teneva in vita Mark Sloan. La vita continuava, ma era difficile andare avanti, in un clima simile. Arizona era intrattabile, non riusciva a perdonare Callie per aver deciso di amputarle la gamba e, soprattutto, non riusciva a venire a patti con la sua nuova condizione. Callie, dal canto suo, era esausta. Sua moglie a mala pena le parlava, o meglio, le urlava dietro le sole poche volte che decideva di non ignorarla. Il padre di sua figlia era morto. Cercava di concentrare tutte le sue forze per salvare la mano di Derek e permettergli di tornare di nuovo ad operare. In quei giorni era stato fissato l’ultimo intervento, quello che sarebbe stato decisivo e Callie cercava di essere positiva. Doveva pur esserci qualcosa che andava per il verso giusto, dopo quel dannato incidente. Meredith non se la passava meglio. Aveva perso Lexie e Christina era partita. Suo marito, dopo aver visto il suo migliore amico, alla stregua di un fratello, morire, combatteva ancora la sua battaglia per tornare in sala operatoria da chirurgo, e non da paziente. Si sentiva arrabbiata con il mondo e frustrata, perché non poteva cambiare quello che era successo. Così sfogava tutta la sua energia negativa contro i poveri specializzandi, che l’avevano soprannominata Medusa. Lei ed Alex si incontrarono in caffetteria.

“Notizie di Christina?”
“Non si è più fatta sentire da quando mi ha lasciato il messaggio in segreteria con cui diceva che non sarebbe venuta.”

Alex la guardò stupito.

“Tu non l’hai più richiamata?”
“No. In questi giorni sono stata molto occupata. Derek sta passando un periodo difficile e poi ho Zola di cui prendermi cura.”
“Credevo che Christina fosse la tua persona.”
“Lo è, infatti. E’ solo che ho anche una famiglia a cui pensare. Poi avrebbe potuto chiamare anche lei.”
“Sei arrabbiata perché non è venuta? La puoi biasimare perché non è riuscita a salire su un aereo? Tu ce la faresti?”

Meredith lo guardò in cagnesco.

“No, probabilmente no. Però avrei voluto averla vicina. Avrebbe potuto fare una telefonata, invece di lasciare quel messaggio frettoloso e poi sparire per giorni.”

Owen si avvicinò a loro. Senza volerlo aveva ascoltato l’ultima parte della loro conversazione, così non aveva bisogno di chiedere se Christina si fosse fatta sentire. Era la domanda che faceva tutti i giorni a Meredith. Lui aveva provato a chiamarla, in quei giorni, ma Christina non gli aveva mai risposto. Un’idea gli era balenata in testa, ma voleva prima parlarne con Meredith.

“Scusate, Meredith posso chiederti una cosa?”
“Christina non si è fatta viva.”
“Si, l’avevo immaginato. In realtà sono qui perché vorrei andare da lei, ma non so se le farà piacere vedermi. Non risponde neanche alle mie telefonate.”

Alex e Meredith si guardarono per un momento fra loro.

“Sai Owen, in effetti non credo sia una buona idea. Conosci Christina, se non si fa viva è perché vuole stare da sola.”
“Io invece dico che ha ragione.”

Meredith guardò stupita Alex.

“Insomma, nessuno dice che debba essere una passeggiata per lei, ma anche tu sei sopravvissuta all’incidente. Hai perso tua sorella, eppure sei qui! Non sei fuggita via da te stessa! Tutti i giorni hai davanti Derek con la sua mano in quelle condizioni e Arizona senza la sua gamba, ma non hai gettato la spugna! Lei ha fatto i bagagli ed è andata via, lasciandosi dietro te, che sei la sua persona, e suo marito! Credo che sia arrivato il momento che capisca che non può semplicemente cambiare stato e riprendere la sua vita da zero come se niente fosse!”

Owen lo guardava stupefatto, non si era certo aspettato un simile sfogo da parte sua. Meredith invece capiva da cosa venisse quella riflessione. In fondo, qualche anno prima, anche Izzie aveva preso le sue cose ed era sparita nel nulla. Inoltre, non aveva tutti i torti. Christina si era allontanata da tutti, ma non era la sola ad aver vissuto un’esperienza traumatica.

“Ok, mi hai convinto.”

Gli occhi di Owen si fecero speranzosi.

“Quindi pensate che dovrei andare?”
“Si, ma io verrò con te.”
“Ok, va bene.”

Owen stava per allontanarsi, poi ci ripensò e si rivolse ad Alex.

“Perché non vieni con noi?”
“Io?”

Alex aveva gli occhi fuori dalle orbite, mentre Meredith quasi si strozzò con il caffè che stava bevendo.

“Non credo che sia una buona idea!”
“Io invece penso sia un’ottima idea, Meredith. Dai, Karev, è deciso. Non farti pregare. Poi sono il capo, quindi non te lo chiedo, te lo ordino.”

Soddisfatto, Owen se ne andò. Alex era infastidito per essere stato incastrato in quel modo, mentre Meredith non sapeva cosa fare. Forse avrebbe dovuto dire ad Alex di Izzie e Burke. Sarebbe stato un viaggio interessante. Per non parlare della reazione di Christina quando li avrebbe visti.



Ciao, avevo anticipato qualcosa di diverso, ma quando ho iniziato a scrivere questo capitolo, le cose hanno preso una piega diversa. Spero che lo troverete interessante come sviluppo. Al prossimo capitolo per vedere come saranno accolti i tre in Minnesota! xxx

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Capitolo 10
*** Capitolo 9 ***


Capitolo 9



Meredith aveva costretto Owen ed Alex ad affrontare il viaggio per andare in Minnesota in macchina, per non prendere l’aereo. Malgrado i due non fossero entusiasti all’idea di dover stare tutte quelle ore in macchina, l’avevano accontentata. Per fortuna, quella tortura stava per finire. Finalmente erano vicini alla loro meta. L’ultimo tratto di viaggio era toccato ad Alex. Meredith sedeva vicino a lui, mentre Owen, sul sedile posteriore, sembrava totalmente immerso nei suoi pensieri. Meredith osservò Alex e pensò che quello fosse il momento migliore per dirgli di Izzie. Prima di aprire bocca, si voltò a dare un’occhiata ad Owen, che si era ritirato in un silenzio che segnalava quanto fosse nervoso. Avrebbe dovuto dire ad Alex di Izzie senza accennare a Burke? Oppure doveva cogliere l’occasione per informare anche Owen? Quelli i suoi dubbi che l’avevano spinta a tacere fino a quel punto. Aveva rimuginato anche troppo sul da farsi. Tuttavia, quando sembrava in procinto di parlare, cambiò nuovamente idea. Avrebbe lasciato fare al caso. Magari, con un po’ di fortuna, non avrebbero neanche visto Burke e Izzie. Non era il caso di mettere sulle spine Alex e Owen.


Preston e Izzie erano nel loro appartamento, pronti ad uscire per andare in ospedale e stavano discutendo, per l’ennesima volta, del medesimo argomento.

“Dovrei chiamare qualcuno. Si, dovrei proprio farlo, per saperne di più. Christina non vuole dirmi altro e si arrabbia ogni volta che provo a chiederle qualcosa.”
“Io invece credo che dovresti lasciar perdere, proprio come ti ha chiesto di fare Christina.”
“Ma come faccio, scusa? A te non interessa sapere cosa è successo veramente? Christina ha parlato al plurale, quindi qualcun altro potrebbe essere rimasto coinvolto!”

Preston la guardò per un momento negli occhi.

“Non credi che se fosse successo qualcosa di grave ad Alex te lo avrebbe detto?”

Quando avevano iniziato a frequentarsi, dopo poco che Izzie era arrivata in città, lei gli aveva raccontato del matrimonio con Alex e del cancro, perciò Preston poteva comprendere la sua preoccupazione.

“Stiamo parlando di Christina, Preston. Diamine! Non ci aveva nemmeno detto che lei aveva avuto un incidente!!”

Su questo non poteva certo fare obiezioni di alcun genere.

“Allora, perché non gli telefoni, per saperlo?”
“No, non è affatto una buona idea. Non credo che sarebbe felice di sentirti. Ammesso che sia sempre vivo.”

Preston alzò gli occhi al cielo. Certe volte era decisamente troppo catastrofista, per i suoi gusti.

“Chiama Meredith, allora! O la Bailey, o Webber!”

Izzie scosse con vigore la testa. A quel punto, esasperato, Preston guardò l’ora e aprì la porta di casa.

“Senti, fai come ti pare. Adesso, però, andiamo. O faremo anche tardi a lavoro!”


Meredith, Owen ed Alex erano già dentro l’ospedale, alla ricerca di Christina. ogni volta che svoltavano un angolo, Meredith aveva l’ansia di trovarsi davanti Burke, o Izzie, o entrambi. L’unica faccia nota che videro, tuttavia, fu proprio quella che stavano cercando. Chrstina era ferma ad un banco, a scrivere su una cartella e dava loro le spalle. Probabilmente si sentì osservata, perché alzò la testa e si guardò intorno. Quando li vide rimase a bocca aperta. Le ci volle qualche secondo per riprendersi, mollare la cartella a cui stava lavorando e andare verso di loro.

“Che cosa ci fate voi qui?”

Owen fu il primo ad avvicinarsi a lei, con un sorriso incerto.

“Beh, ecco, tu non sei venuta, così abbiamo pensato di fare un salto noi.”
“Un salto? Da Seattle? Non è proprio dietro l’angolo! E poi, potevate avvertirmi!”
“Anche noi siamo felici di vederti, Yang!”

Meredith diede un colpo ad Alex, anche se in effetti anche lei era rimasta un po’ sorpresa dalla fredda accoglienza di Christina.

“Non è che non sono felice di vedervi, solo che avrei gradito sapere che venivate!”
“A dire la verità, io ti ho chiamato, ma tu non mi hai mai risposto.”

Touché! Christina annuì, sospirando. Parve riflettere in fretta,

“Ok, sentite. Adesso ho un intervento, però possiamo pranzare insieme.”

Un’infermiera le si avvicinò.

“Dottoressa, la paziente del prossimo intervento è già pronta per essere portata in sala.”

Christina annuì, ma l’infermiera rimase lì impalata, così sbuffò.

“Allora vai e portala in sala. Arrivo subito.”

“Il fatto è che il dottor Burke non è ancora arrivato. Lei ha sue notizie?”

Owen non poteva credere alle sue orecchie.

“Burke? Quel Burke?”

L’infermiera non doveva essere la più intelligente del reparto, perché sorrise a Owen e prese a parlare.

“Il dottor Preston Burke, uno dei migliori Cardiochurghi del...”
“Porta immediatamente la paziente in sala operatoria. Sparisci!”

La giovane ragazza si dileguò. Intanto Owen continuava a fissare Christina in attesa di spiegazioni, mentre Meredith si maledì per non aver preparato Owen. Intanto, Alex sembrava deciso a godersi lo spettacolo.

“Hai capito la Yang!”
“Alex! Stai zitto e vieni con me.”

Meredith si trascinò dietro Alex, allontanandosi da Christina e Owen.

“Allora, vuoi spiegarmi che significa?”

Christina si grattò la testa.

“Significa che Burke lavora qui ed è il capo del mio reparto.”
“Quindi la tua scelta per questo ospedale non è stata un caso!”
“No, a dire la verità, non avevo idea che lui si trovasse qui.”
“Si, certo! Non è molto credibile! Avrei dovuto immaginare che ci fosse qualcosa sotto! Perché mai venire a rifugiarsi in questo posto dimenticato da Dio, quando, con il tuo curriculum, potevi andare nei migliori ospedali del Paese! Per Preston Burke, ovviamente! Il tuo quasi marito!”

Christina sospirò. Non sarebbe stato facile farlo ragionare. Avrebbe voluto fargli capire che, se avesse saputo di trovare Burke, non avrebbe di certo fatto quella scelta.

“Sono passati anni,Owen. Poi non ci siamo neanche sposati! Io ho sposato te!”
“Davvero? Allora mi consideri ancora tuo marito? Perché non rispondi alle mie chiamate e non ti sei neanche degnata di dirmi che non saresti venuta la settimana scorsa!”
“Ho avvertito Meredith. Ho avuto un’emergenza, non potevo perdere tempo al telefono!”
“E questa emergenza è durata una settimana intera? Non hai avuto neanche dieci minuti per fare una stupida telefonata? L’unica cosa che mi consola è che non ti sei fatta viva neanche con Meredith, che, fra l’altro, ha sempre contato più di me!”


Alex e Meredith si erano seduti in una sala d’attesa, abbastanza lontani per non sentire la discussione fra Owen e Christina.

“Tu lo sapevi, di Burke?”

Meredith avrebbe voluto rispondere che non sapeva solo quello, ma si limitò ad annuire.

“Quindi è per questo che Christina è venuta qui? Per lui?”
“No. Credi che Christina volesse rivederlo? Non sapeva che fosse qui, altrimenti avrebbe scelto un altro posto.”

Prima che Meredith potesse rendersi conto di qualcosa, Alex era rimasto atterrito, di fronte alla vista di Burke e Izzie, teneramente abbracciati, che si stavano dirigendo, incuranti, proprio verso di loro. Meredith alzò la testa per vedere la coppia che si scambiava un veloce bacio e si chiese perché doveva essere così sfortunata. Alex, vicino a lei, si alzò e fu a quel punto che Burke e Izzie si accorsero di loro. Come se fosse stata colta in qualcosa di sbagliato, sciolse l’abbraccio con Preston e rimase impietrita ad osservare Alex.

“Alex...”
“Non posso crederci!”

Alex si voltò verso Meredith, incredulo.

“Sapevi anche questo, non è vero?”

Sapendo che era inutile mentire, Meredith annuì. Alex scosse la testa, deluso, e si allontanò.


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Capitolo 11
*** Capitolo 10 ***


Capitolo 10



Dopo che Alex si fu allontanato, Izzie si avvicinò  a Meredith.

“Ciao! E’ bello vederti dopo tanto tempo!”

Meredith sorrise, non sapendo che rispondere. Le due si abbracciarono in modo impacciato, sotto lo sguardo stranito di Burke. La stessa infermiera che era stata spedita via in malo modo da Christina vide Preston e gli ricordò dell’intervento. L’uomo si scusò con le due e si allontanò. Girando l’angolo, andò a scontrarsi contro qualcuno.

“Oh, mi scusi tanto!”

Non sapeva che l’uomo che aveva davanti era Owen. Quest’ultimo, tuttavia, aveva visto una sua foto su una rivista medica, così lo riconobbe.

“Preston Burke.”
“Si, sono io. Mi scusi, ma vado di fretta. Ho un intervento. Ci conosciamo?”
“Sono Owen Hunt, il marito di Christina.”

Burke aggrottò la fronte. Così quello era l’uomo che aveva sposato Christina. Gli tese, esitante, la mano. Non sembrava molto ben disposto nei suoi confronti. Owen, infatti, non gli strinse la mano. Anzi, lo guardò in un modo ancora peggiore, quasi come se si sentisse offeso da quel gesto. Perplesso, Burke si ricordò dell’intervento e si allontanò, raggiungendo Christina che li stava osservando. Owen li guardò allontanarsi insieme, ancora furioso. Quando si voltò, si trovò davanti Meredith e Izzie. Probabilmente si sarebbe scagliato contro Meredith, che immaginava fosse al corrente di tutto, ma la presenza di Izzie lo sorprese molto.

“Stevens?”
“Dottor Hunt! Che piacere vederla!”

Ad Owen Izzie era sempre stata simpatica. Forse era troppo emotiva con i pazienti, ma aveva dimostrato di essere una leonessa, quando aveva combattuto il cancro.

“Grazie Stevens, ma mi sarei volentieri risparmiato il viaggio, se avessi saputo cosa mi aspettava.”

Nel dirlo, Owen guardò Meredith negli occhi, un po’ scocciato. Lasciando da parte per un attimo Izzie, Owen si parò davanti Meredith.

“Se tu mi avessi detto che Christina era venuta qui per ricongiungersi con il grande amore della sua vita, me ne sarei rimasto a Seattle!”

Prima che Meredith potesse dire qualsiasi cosa, Izzie si intromise fra i due.

“Come prego?”
“Mia moglie cambia stato per tornare fra le braccia del suo ex e io devo venirlo a scoprire in questo modo assurdo!”
“No, fermi tutti. Di che stiamo parlando, esattamente?”

Owen guardò Izzie, che continuava ad intromettersi con un’aria quasi isterica. Meredith, intanto, che non aveva ancora avuto l’opportunità di aprire bocca, approfittò di quel momento per parlare.

“Owen, Christina non sapeva che Burke fosse qui, te lo posso assicurare.”
“Beh, tu la difendi. Logico, avrei dovuto aspettarmelo.”
“Meredith ha ragione.”
“Perché ne sei tanto sicura, Stevens?”
“Perché Burke ed io stiamo insieme da più di un anno e ti posso assicurare che l’arrivo di Christina è stato molto sorprendente e inaspettato. E di sicuro lei non si aspettava di vedere né me, né, tantomeno, Preston.”

Quelle parole sembrarono calmare finalmente Owen.

“Ok, allora temo di dovermi scusare con Christina. E, magari, anche con Burke. Non sono stato esattamente un modello di educazione, poco fa.”

Sbollita la rabbia, Owen si guardò intorno, accorgendosi d’un tratto dell’assenza di Alex.

“Dov’è finito Karev?”

Izzie abbassò lo sguardo, ripensando allo sguardo disgustato che le aveva rivolto Alex prima di andar via. Meredith alzò le spalle, dicendo che era arrabbiato e era andato via. Owen prese il telefono e provò a chiamarlo. Alex rispose al terzo squillo.

“Karev, dove sei?”
“All’aeroporto.”
“Che cosa?”
“Si, io riparto, me ne torno a Seattle.”
“Ma perché?”
“Affari miei. Ci vediamo al vostro ritorno.”

Dopo aver riattaccato, Owen guardò confuso Meredith.

“Ha detto che torna a Seattle in aereo.”

Izzie sospirò.

“E’ tutta colpa mia.”
“Ma no, Izzie. Sono io che ho sbagliato. Avrei dovuto dirgli che tu eri qui.”
“Scusatemi, voglio fare una telefonata a Webber per sapere come vanno le cose a Seattle.”

Owen si allontanò, mentre le due dottoresse andarono a sedersi nella stessa sala d’attesa di cui avevano usufruito poco prima Meredith e Alex. Izzie pensò che avrebbe potuto provare a chiedere a Meredith qualcosa riguardo all’incidente aereo.

“Meredith, sai, ho notato dei cambiamenti in Christina, da quando è qui. E’ molto più chiusa in se stessa di come la ricordassi e, inoltre, sembra sempre che porti su di sé un peso troppo grande.”

L’altra donna continuava a tenere lo sguardo basso.

“Forse tu mi puoi spiegare che cosa le è successo? So che  è stata coinvolta in un incidente aereo, ma lei rifiuta di parlarne.”

Izzie guardò il corpo di Meredith tendersi, prima che iniziasse a parlare.

“Siamo stati chiamati dall’ospedale per un intervento, così alcuni di noi sono partiti. Christina, io, Derek, Arizona... Mark e Lexie. L’aereo è precipitato nei boschi e i soccorsi non ci hanno raggiunti per giorni. Derek ha riportato una grave frattura alla mano destra. Non fa che subire un intervento dietro l’altro per recuperare il possibile e tornare ad operare. Arizona ha perso una gamba, mentre Christina ed io siamo quelle che ne siamo uscite con meno traumi. Almeno fisici. Mark e Lexie, invece, non ce l’hanno fatta.”

Izzie aveva ora gli occhi pieni di lacrime. A Meredith non le servì alzare la testa per saperlo, la conosceva.

“Christina non ne vuole parlare perché è difficile farlo. Ha passato tanto tempo senza aprire bocca, sai? Era sotto shock, stavano per ricoverarla in psichiatria. Lei è stata quella che è rimasta cosciente per la maggior parte del tempo.”
“Mi dispiace molto per Lexie. E anche per il dottor Sloan.”

Meredith mise una mano su quella di Izzie, senza dire niente. Anche lei odiava parlare dell’incidente.


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Capitolo 12
*** Capitolo 11 ***


Capitolo 11


L’intervento era quasi terminato, quando Burke alzò lo sguardo su Christina. Voleva dire qualcosa fin dal momento che erano entrati in sala operatoria, ma l’umore di Christina non era dei migliori e avevano davanti un’operazione piuttosto importante. Aveva così aspettato e quello gli sembrava il momento propizio.

“Così tuo marito è qui.”

Christina alzò la testa. Li aveva visti insieme e non le era sfuggito il fatto che Owen non aveva stretto la mano che Burke gli aveva teso.

“Già.”
“Ed è sempre così... Scontroso? Perché, perdona la mia franchezza, ma la mia prima impressione è stata che non sia un tipo particolarmente amichevole.”
“E’ che... E’ complicato da spiegare. Diciamo che ci sono delle piccole incomprensioni fra di noi, al momento. E’ un po’ nervoso, ecco tutto.”

Burke completò l’ultima sutura, poi dichiarò concluso l’intervento. Mentre uscivano dalla sala operatoria, Burke stava ancora fissando Christina. Voleva sapere quali fossero le incomprensioni, ma aveva paura di essere indiscreto. Provò a trattenersi, ma alla fine non ci riuscì.

“A per caso a vedere con l’incidente aereo?”

Christina si voltò di scatto, sorpresa, non tanto che lui sapesse dell’incidente, era ovvio che Izzie gliene avrebbe parlato, ma che fosse in vena di fare tutte quelle domande. Forse Izzie l’aveva convinto a indagare per conto suo.

“E’ una questione più grande. L’incidente aereo non c’entra, o perlomeno non del tutto. E’ solo che, ultimamente, le cose fra noi sono un po’ difficili. Io avevo bisogno di cambiare aria e lui pensa che sia venuta qui per...”

Si interruppe, accigliandosi. Lei non stava avendo quel tipo di conversazione sul proprio matrimonio con l’uomo che aveva quasi sposato in passato. Troppo strano, decisamente. Christina uscì senza aggiungere altro, lasciando Burke attonito.

“Forse è la mancanza di comunicazione il loro problema. Sembrano essere uguali, in questo...”

Togliendosi la cuffietta dalla testa, uscì e, svoltando l’angolo, rimase fermo a guardare la scena che aveva davanti, senza parole. Izzie, Meredith e Owen erano seduti sulle sedie della sala d’attesa. La sua fidanzata e Owen stavano si stavano sorridendo, per caso? Incrociò le braccia, cercando di capirci qualcosa. Quando si accorsero della sua presenza, Owen si schiarì la voce, si alzò e gli andò incontro.

“Io volevo scusarmi per come mi sono comportato prima. Avevo frainteso la situazione.”

Owen gli porse la mano e Burke la guardò per un po’ indeciso se accettare o meno l’offerta di pace. Alla fine, sospirando, gliela strinse.


Quando Christina, qualche minuto dopo, li raggiunse, li trovò a parlare amichevolmente. Evidentemente Owen aveva sfogato tutta la rabbia su di lei, perché pensava fosse tornata dal suo ex fidanzato, ma, allo stesso tempo, fraternizzava con il “nemico”. Non fece nemmeno caso all’assenza di Alex. Meredith si alzò e la raggiunse.

“Ehi, praticamente non ci siamo ancora salutate!”

Christina annuì, poi le indicò il siparietto che aveva davanti.

“Che significa?”
“Sembra che stiano facendo amicizia.”
“Stai scherzando?”

Quando Meredith alzò le spalle, senza sapere cosa dire, Christina si parò davanti ai due uomini.

“Qualcuno mi vuole spiegare, per favore?”

Owen parve accorgersi solo in quel momento di averla davanti.

“Oh, Christina! Possiamo parlare un attimo?”

Lei lo guardò, scettica.

“Non se hai intenzione di tornare ad urlarmi dietro!”
“No, no. Tranquilla. Una conversazione civile fra moglie e marito.”

Owen si alzò e i due si allontanarono. Izzie, però, richiamò per un attimo la loro attenzione.

“Ah, ho avuto un’idea bellissima! Stasera sarete tutti ospiti miei e di Preston! Vero, amore?”

Tutti furono molto sorpresi, e anche un po’ perplessi, di quella proposta. Burke si schiarì la voce, imbarazzato.

“Certo. Ci fa molto piacere.”

 Christina e Owen si allontanarono, mentre Meredith si grattava un sopracciglio.

“Ok, penso che andrò a fare una telefonata... Ci vediamo più tardi.”


“Mi dispiace di aver fatto quella sfuriata, prima.”
“Ti rendi conto che non mi hai lasciato neanche il tempo di parlare, vero?”
“Si, so che ho sbagliato, ma cerca di metterti nei miei panni! Tu non ti fai mai sentire e, nelle rare occasioni che ciò è successo, non hai mai accennato a lui. Cosa avresti pensato al mio posto?”

Christina lo squadrava, poco convinta.

“E, tanto per sapere, com’è che hai cambiato totalmente opinione e umore?”
“Izzie... La Stevens mi ha detto come stanno le cose fra lei e Burke. Ho capito che mi ero fatto delle strane idee e che fra voi non c’è niente.”
“Bene, almeno a qualcuno dai ascolto.”
“Christina, anche se su questo punto ho sbagliato, vorrei che tu capissi che a me la nostra situazione inizia a pesare un po’...”

Il cercapersone della dottoressa prese a suonare. Lei ci diede un’occhiata e sospirò quando si rese conto che si trattava di un codice rosso. Fece uno sguardo di scuse a Owen.

“Non prenderlo come un rifiuto di ascoltarti. So che dobbiamo parlare, ma adesso devo scappare.”

Owen annuì. Non era contento di quell’interruzione, ma capiva che non poteva opporsi.

“Allora, ci vediamo dopo?”
“Certo. Ti chiamo appena mi libero. E poi, stasera siamo a cena da Izzie e Preston, no?”

Il tono della sua voce si era fatto quasi stridulo, in un tentativo di imitare Izzie e questo strappò un sorriso a Owen, che lei ricambiò, dopo qualche secondo di esitazione.


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Capitolo 13
*** Capitolo 12 ***


/***/ Luuunga premessa! Eccomi qua! Allora, per prima cosa, chiedo scusa per il ritardo accumulato! E' stato un periodo in cui ho avuto poco tempo per fare qualsiasi cosa e sono stata costretta ad allungare i tempo di pubblicazione. Bene, detto questo, so che l'aspettativa per questo capitolo era la cena imbarazzante a casa di Izzie e, anche di questo, chiedo scusa! Perché, di fatto, la cena è posticipata al prossimo capitolo! Il fatto è che ho preferito lasciare spazio ad un primo chiarimento fra Owen e Christina. Avevo pensato di scrivere direttamente della cena e di proporre il chiarimento con un flashback, magari. Alla fine, tuttavia, ho preferito essere più lineare per non creare confusione e andare in ordine cronologico. Spero che non me ne vorrete! A presto!! /***/



Capitolo 12



Quella giornata sembrava essere volata per molti di loro. Burke aveva sperato che la serata arrivasse il più tardi possibile. L’idea avuta da Izzie continuava a sembrargli quanto meno fuori luogo. Un conto era incontrare il marito di Christina e parlare con lui civilmente in ospedale. Un altro era averlo intorno, con Christina, per casa la sera stessa che l’aveva conosciuto. Forse doveva iniziare a preoccuparsi di fronte al suo astio nei confronti di quell’uomo. Avrebbe dovuto prendere come un campanello d’allarme i segnali che stava ricevendo nella sua testa dal momento che Christina era rientrata nella sua vita. All’inizio non gli era sembrata una gran cosa. Era convinto di riuscire a gestire la faccenda. Il suo rapporto con Izzie era stabile, basato su un amore che era maturato lentamente, col tempo, diversamente da quello passionale e istintivo che aveva condiviso con Christina. Pian piano, però, stare a contatto con lei aveva riportato alla luce la loro complicità sul lavoro. Fin lì, nessun problema. Eppure, da quando Christina era venuta a conoscenza della sua relazione con Izzie, e lui aveva scoperto che era sposata, le cose erano cambiate. Lui aveva cercato di tranquillizzare la sua compagna, ma non aveva potuto fare a meno di sentire del senso di colpa nei confronti di Christina, come se stare con Izzie non fosse giusto. Questo avrebbe dovuto dirla lunga, ma lui aveva scacciato quei pensieri. Tuttavia, incontrare Owen, dare un volto al marito di Christina gli aveva aperto gli occhi. non sapeva cosa provava, amava Izzie e non era più innamorato di Christina. Anche se non poteva dirsi del tutto indifferente a lei.


Meredith allontanò il cellulare dall’orecchio. Ok, chiamare Alex non era stata una buona idea. Avrebbe fatto meglio ad aspettare che lui sbollisse la rabbia, ma ormai era troppo tardi.

“Dimmi, Meredith, ti sarebbe costato tanto dirmi che Izzie sarebbe stata là?”
“Mi dispiace. A dire la verità, speravo di non incrociarla.”
“Che cosa? Quindi era questo il tuo geniale piano? Andare nell’ospedale dove lei e Burke lavorano e sperare di non incrociarla?!”
“Alex, cerca di calmarti, per favore! Lo so, ho sbagliato. Avrei dovuto parlartene, come avrei dovuto dire a Owen di Burke, però ormai le cose sono andate così, che posso farci?”
“Vuoi davvero che risponda alla tua domanda? Perché dubito che sarei diplomatico, credimi!”
“Va bene, senti, ho capito. Comunque Owen è stato più ragionevole di te. Alla fine lui e Burke hanno anche parlato.”
“Ah, scusami se non riesco a ragionare, davanti alla mia ex moglie malata di cancro che un giorno ha preso ed è sparita senza dare notizie per mesi!”

Con quell’ultima battuta, Alex chiuse la telefonata. Bene, il ritorno a Seattle prefigurava già un’altra lite.


Christina e Owen erano seduti su una panchina di un parchetto vicino all’ospedale. Entrambi sapevano che avevano bisogno di avere quella discussione. Eppure erano seduti su quella panchina da un po’ e nessuno dei due accennava a parlare. Alla fine, fu Owen il primo ad aprir bocca.

“Perché non mi hai mai detto che il tuo ex lavorava qui?”
“Oh, andiamo! Con tutte le cose di cui dobbiamo parlare, proprio da qui vuoi iniziare?”
“Beh, in fin dei conti, credo che sia la parte più facile, quindi perché no...”

Come dargli torto, pensò Christina.

“Credo di non averne mai sentito la necessità. Non l’ho mai considerata come una cosa importante di cui parlare. Fra noi ci sono così tante cose in sospeso, che Burke non era nella lista delle cose che avrei voluto dirti quelle poche volte che ci siamo sentiti. Ogni volta, finivamo a parlare dell’incidente e allora tutto il resto sembrava superfluo.”
“Già e ogni volta che il discorso cadeva sull’incidente, tu trovavi il modo di troncare la conversazione e di riagganciare.”
“Si, esatto. Perché sono andata via da Seattle per lasciarmi l’incidente alle spalle! Non riuscivo a camminare per i corridoi dell’ospedale perché ad ogni angolo rivivevo sempre quei dannati giorni nel bosco! E’ per questo che sono venuta qui!”
“In questo modo però ti sei lasciata alle spalle anche me. Noi siamo sposati e, per quanto sia difficile per te venire a patti con le conseguenze dell’incidente aereo, non puoi semplicemente abbandonare tutto. Vuoi davvero dirmi che, da quando sei qui, i tuoi ricordi non ti hanno mai perseguitato? E’ davvero servito tutto questo per guarire le tue ferite?”

Per Christina stava già diventando difficile mantenere la calma. Owen aveva perfettamente ragione. Quel trasferimento non aveva cambiato niente. L’incidente e le sue conseguenze erano impressi dentro di lei e non sarebbe mai potuta andare tanto lontano da dimenticare. Owen le mise una mano sulle sue, poggiate sulle ginocchia.

“Christina, sei mia moglie e ti ho quasi persa. Hai idea quanto sia difficile per me saperti così lontana? E non parlo solo della lontananza fisica. Tu sei così distante che, a volte, mi sembra di non conoscerti neanche più. A volte mi sembra che questo matrimonio non abbia più senso. Eppure non posso rassegnarmi a rinunciare a te, perché ti amo. Io ti amo, ma a volte mi chiedo se la donna che ho sposato esiste ancora e semmai tornerà da me.”

Christina teneva lo sguardo basso. Si rendeva conto che andarsene da Seattle era stata una decisione egoistica. Non aveva tenuto conto di Owen, che, subito dopo l’incidente, le era stato molto vicino, prendendosi cura di lei. Aveva voluto allontanarsi e si era lasciata alle spalle, con noncuranza, anche il suo matrimonio. Anche se i suoi sentimenti erano stati contrastanti nell’ultimo periodo, con Burke che era rientrato inaspettatamente nella sua vita, amava ancora Owen. Owen era stato la sua cura, dopo Burke e anche dopo il disastro aereo. E lei come lo aveva ripagato? Lasciandoselo alle spalle come se non fosse importante.

“Non so se potrò essere mai la donna di prima. Qualcosa dentro di me si è spezzato e non sono sicura di riuscire ad aggiustarlo. Hai ragione, venire qui non è servito a molto. Mi porterò dentro per sempre le conseguenze dell’incidente e sto imparando a conviverci. Mi dispiace per averti lasciato indietro, ma non potevo rimanere in quello stallo. So di averti ferito e so anche di non poter pretendere che tu stia ad aspettarmi.”
“Christina, dove vuoi andare a parare? Mi stai forse lasciando?”
“Ti sto lasciando libero di scegliere. Ti sto dicendo che non ho idea di quanto tempo mi servirà per venire fuori da questo casino che ho dentro. Ti sto dicendo che capisco quanto sia ingiusto costringerti a sopportare i miei problemi. Non posso prometterti niente, in questo momento della mia vita. Non posso prometterti che, d’ora in poi, andrà meglio, perciò non posso fare altro che lasciare la piena scelta a te.”

Christina si alzò e si allontanò, lasciando Owen a riflettere.


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Capitolo 14
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13


Quando arrivò all’esterno dell’ospedale, Christina si trovò Meredith davanti. Non aveva nessuna voglia di parlare di Owen e della discussione che avevano appena avuto, così iniziò la conversazione con altri argomenti.

“Non c’era anche Alex con voi, questa mattina?”
“Si, ma è andato via dopo essersi trovato faccia a faccia con Izzie. Diciamo che non se lo aspettava proprio!”
“Non gliel’avevi detto, eh?”
“No, ma speravo che non avrebbe reagito così male!”
“Tu come avresti reagito?”

Meredith non sapeva cosa dire, così glissò la domanda.

“Sei pronta per la cena a casa dei piccioncini?”

Christina alzò gli occhi al cielo. Aveva quasi dimenticato cosa l’aspettava!

“Ti prego, non me lo ricordare.”
“Faremo meglio ad andare, invece. Sennò faremo tardi. Poi chi la sente Izzie! Dov’è Owen?”

Christina la guardò lievemente imbarazzata, ma fu stupita quando l’uomo le raggiunse a passo svelto.

“Eccomi. Andiamo?”

Meredith annuì e fece cenno loro di seguirli fino all’auto. Christina lanciò uno sguardo intimorito a Owen, ma lui la ignorò.


Izzie era sempre stata molto ospitale e, anche in quell’occasione cercò di dare il meglio di sé. Preston non era di grande aiuto. Aveva salutato i loro ospiti e li aveva guidati fino al salotto, ma andava avanti a monosillabi e non sembrava avere molta intenzione di portare avanti una conversazione decente, mentre lei terminava le ultime cose. Una volta che si furono accomodati a tavola, Izzie cercò di intavolare una discussione su alcune novità che erano venute fuori in campo chirurgico, certa che almeno quello avrebbe destato l’interesse di tutti. L’unico che le dava un po’ di spago era Owen, almeno finché non intervenne anche Christina e l’uomo si zittì, quasi infastidito. Meredith, allora, parlò a Izzie di Zola e di tutto quello che lei e Derek avevano dovuto passare prima di ottenere la custodia. Quando venne fuori il nome di Alex, però, fu Izzie a rimanerne turbata. Il modo sprezzante con cui lui l’aveva guardata quella mattina era difficile da dimenticare. Preston continuava a buttare qualche risposta breve qua e là, sembrando piuttosto assente. La cena sembrò prendere un’altra piega quando Owen, con qualche bicchiere di troppo sullo stomaco, proruppe in una sonora risata. Quella si che attirò l’attenzione di tutti.

“Che cosa ti diverte tanto, Owen?”
“Credo che sia la cena peggiore alla quale ho preso parte negli ultimi dieci anni della mia vita! Ma guardatevi, anzi, guardiamoci! Nessuno di noi vuole stare seduto a questo tavolo, tranne, forse la padrona di casa! Tutto questo è veramente ridicolo!”

Christina si schiarì la voce e cercò di frenare la lingua del marito.

“Owen, puoi smetterla, per favore?”
“Oh, eccola qua, la mia mogliettina! Quindi è questo che devo fare, per riaverti indietro? Ubriacarmi quando siamo a cena dal tuo ex, il tuo quasi marito Burke?”
“Owen, per favore!”
“Niente ‘Owen, per favore’, mi hai veramente stancato! Sai una cosa, forse non ti rivoglio indietro! Resta pure qui a fare la tua nuova e perfetta vita!”

Owen si alzò bruscamente, facendo cadere la sedia sulla quale era seduto. Ignorando Christina che continuava a guardarlo allibita, si rivolse a Preston ed Izzie.

“Vi ringrazio per l’invito, ma adesso è meglio che me ne vada! Stevens, sei un’ottima cuoca, ad ogni modo!”

Christina non poteva crederci. Intendeva davvero andarsene così? Decisa a chiarire la loro situazione, si scusò con Izzie e Burke e lo seguì fuori dal salotto e anche fuori di casa. Preston cercò lo sguardo della sua fidanzata. Prima che potesse aprir bocca, tuttavia, fu preceduto da lei.

“Non dire niente, ti prego!”
“Non dire niente? Starai scherzando! Lo sapevo che era una pessima idea!”

Burke, irritato, buttò sul tavolo il tovagliolo che stava stringendo in mano e si alzò, ritirandosi in cucina. Izzie sospirò, poi fece un cenno di scuse a Meredith e seguì il suo compagno.

“Preston, aspetta!”

Meredith rimase seduta al tavolo, da sola. Era rimasta suo malgrado zitta a guardare come il precario equilibrio di quella cena fosse andato a farsi benedire nel giro di pochi minuti. In quel momento, il suo cellulare suonò e, tirandolo fuori dalla tasca, rispose.

“Pronto?”
“Come procede la cena?”
“Derek! Ti dico solo che sono la sola rimata seduta al tavolo.”
“Un intero banchetto solo per te, allora! Va così male?”
“Malissimo. Owen e Christina hanno litigato e se ne sono andati. Idem per Izzie e Burke. Ti prego, non riattaccare, almeno ho qualcuno con cui poter parlare civilmente!”

La risata di Derek la fece sentire meglio. Le cose in Minnesota sembravano andare di peggio in peggio. Meredith iniziava a sentire la mancanza di Derek e Zola. Il giorno dopo sarebbe ripartita, con o senza Owen.


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Capitolo 15
*** Capitolo 14 ***


Capitolo 14

Il giorno dopo la terribile cena, Owen si recò all’appartamento di Christina. La sera prima era riuscito ad allontanarsi prima che lei lo costringesse a discutere e ne era contento. Aveva avuto modo di riprendersi e riflettere. Bussò, sentendo la sicurezza con la quale aveva deciso cosa dire a Christina svanire. Eppure sapeva che erano arrivati ad un punto di non ritorno. Qualcuno doveva prendere una qualche decisione e, stavolta, toccava a lui. Christina aprì e le sue occhiaie fecero capire che anche lei aveva avuto difficoltà a dormire.

“Ciao.”
“Prima che ti faccia entrare, sei sobrio?”
“Si, sono perfettamente sobrio, ma non voglio entrare. Sono venuto solo per dirti che ho scelto. Tu mi hai lasciato piena libertà sulle scelte da fare riguardo al nostro matrimonio, ed io ho preso la mia decisione.”

Christina lo guardò, in attesa.

“Voglio il divorzio. Appena arrivo a Seattle, ciò oggi stesso, Meredith permettendo, contatto un avvocato e ti farò avere i documenti a breve.”

Christina avrebbe voluto avere qualcosa da dire, ma, in quel momento, aveva la mente vuota. Owen interpretò quel silenzio come un tacito assenso e annuì.

“Bene, penso che non abbiamo altro da dirci. Addio.”

Owen le lanciò un ultimo sguardo, poi si voltò e si allontanò a passo svelto. Scioccata, Christina non poté fare a meno di chiedersi se sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbe visto.


Meredith era ancora nella sua camera d’albergo ed era al telefono con Derek.

“Spero di riuscire a partire oggi. Devo ancora parlare con Owen, sempre ammesso che si sia ripreso dalla sbronza. O che non sia partito con il primo aereo che ha trovato, come ha fatto Alex.”
“E Christina l’hai sentita?”
“Si, l’ho chiamata dopo aver lasciato la casa di Burke. Ha detto che non è riuscita a parlarci e alla fine è andata a casa.”
“Comunque non è un comportamento da Owen, quello di ubriacarsi e fare quelle scenate.”
“Christina ha detto che hanno avuto una discussione e probabilmente era un po’ turbato da quella.”
“Pensi che risolveranno i loro problemi?”
“Non ne ho idea. Vado a cercare Owen, poi vorrei fare due chiacchiere con Christina, prima di partire.”
“Fammi sapere quando rientri di preciso.”
“Certo.”

Meredith chiuse la conversazione e sentì bussare alla porta. Come aveva immaginato, era Owen. Sembrava molto teso, ma sobrio.

“Buongiorno.”
“Non lo definirei esattamente un buon giorno. Sono passato per dirti che io vorrei ripartire per Seattle. In giornata, se per te va bene.”
“Certo, anche io avevo la stessa idea. Prima di andare, volevo solo salutare Christina, se per te va bene.”
“Va bene, io ti aspetto in albergo. Quando sarai pronta per partire, mi troverai nella mia stanza.”

Il tono freddo di Owen la frenò dal fare qualsiasi tipo di domanda.


Quando Meredith raggiunse casa della Yang, Christina stava giusto uscendo per andare in ospedale. Vedendo l’amica scendere dall’auto, sospirò.

“Mi sento onorata. Non ho mai ricevuto tante visite, da quando sono qui.”
“Owen è stato qui?”

Christina annuì, abbassando gli occhi.

“Come stai?”
“Non lo so. Credo che fra noi sia finita, ma non so come sentirmi, al riguardo. Non ho ancora realizzato quello che sta succedendo.”
“Mi dispiace.”
“Com’è finita da Burke e Izzie? Se la sono presa per come è finita la serata?”
“Diciamo che erano troppo occupati a discutere fra di loro per parlare del resto. Alla fine, con una scusa, me ne sono andata anch’io appena ho potuto.”
“Che casino, accidenti! La cena è stata veramente una pessima idea!”

Meredith non poté far altro che annuire, essendo pienamente d’accordo con lei. Christina scosse la testa, come se volesse allontanare i pensieri negativi, poi fece un cenno a Meredith.

“Partirai con Owen?”
“Si, siamo venuti in auto. L’aereo... Nemmeno io l’ho ancora superata. Inoltre, fra due giorni Derek ha l’ultimo intervento alla mano, quindi devo andare.”
“Ma certo! Mi ha fatto piacere vederti.”
“Anche a me.”

Le due dottoresse si abbracciarono. Meredith, dopo, si avviò verso la sua auto, voltandosi un’ultima volta.

“Christina?”
“Si?”
“Ricordati che, qualunque cosa succeda, tu rimarrai sempre la mia persona.”
“Anche tu, Meredith. Anche tu.”




Bene! E con questo capitolo, si conclude la parte di Meredith e Owen in Minnesota. Dal prossimo, torneremo ad una certa normalità! =) L.

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Capitolo 16
*** Capitolo 15 ***


Capitolo 15


Burke era appena uscito dalla sala operatoria, quando la vide. Christina era a pochi passi da lui, intenta a parlare con uno specializzando. Quando il giovane si allontanò, Burke le fece un cenno di saluto. Christina sospirò, poi si avvicinò a lui. Erano passati due giorni da quando Owen e Meredith erano tornati a Seattle. Da allora non aveva più visto Burke e Izzie, che avevano turni diversi dai suoi.

“Ciao.”
“Ciao. Senti, io volevo scusarmi per come si è comportato Owen a casa vostra.”
“Oh, non preoccuparti. Izzie sa essere veramente testarda. Sapevo che non doveva portare avanti l’idea della cena.”

Preston e Izzie avevano continuato a litigare a tale proposito per il resto della serata, mentre riordinavano casa. Dovevano ancora chiarirsi, a dire la verità, ma non intendeva parlarne con Christina.

“E come sta adesso Owen?”
“E’ tornato a Seattle.”

Burke annuì. Esitò un attimo, prima di parlare.

“E fra voi come vanno le cose?”

Christina aprì la bocca, poi la richiuse senza dire niente. Non riusciva ancora a credere che Owen avesse parlato di divorzio. Certo, lei gli aveva detto che aveva tutto il diritto di volersi sentire libero da lei, tuttavia era stata colta impreparata nel momento in cui Owen le aveva comunicato che voleva il divorzio. La cosa l’aveva confusa, e non poco.

“Non ne ho idea. Penso che sia finita, ma non so come prenderla. Forse è quello che pensavo che ci servisse, ma adesso non ne sono così sicura.”

Fu lei la prima a sorprendersi per avergli fatto una confessione simile. Non pensava che sarebbe riuscita a parlare di certe cose con Burke. Lui cercò di scacciare via l’improvviso disagio che provava a sentirla parlare del suo matrimonio e si schiarì la voce.

“Come sei messa? E’ quasi ora di pranzo, se sei libera, possiamo mangiare qualcosa insieme.”

Christina annuì, un po’ stupita da quella proposta, ma per la prima volta da mesi abbastanza a suo agio con qualcuno da potersi sentire libera di parlare liberamente. I due si allontanarono insieme e Izzie fece appena in tempo a nascondersi dietro un angolo per non farsi sorprendere a sbirciare la loro conversazione. Non voleva affrontare Preston, con il quale le cose non stavano  andando nel migliore dei modi, dopo la cena.

/***/

Meredith alzò gli occhi al cielo, quando Alex le passò davanti ignorandola completamente. Stufa di tale atteggiamento, decise di seguirlo.

“Per quanto tempo ancora hai intenzione di tenermi il muso?”
“Non ti tengo il muso, non ti prendo minimamente in considerazione.”
“Ah, grazie tante, questo mi fa sentire meglio!”

Alex si fermò, voltandosi di scatto per fronteggiarla.

“Che cosa ti aspetti da me, Meredith? Tu sai quanto ho sofferto dopo che Izzie è sparita in quel modo! Avresti potuto almeno accennare alla sua presenza!”
“Ti ho già detto che mi dispiace, quante volte dovrò ripetertelo?”
“Puoi anche smettere di farlo, perché ormai non ha più importanza!”
“Vuol dire che mi perdoni?”
“Vuol dire che non voglio più parlarne! Stammi alla larga per un po’, ok?”

Alex si allontanò, mentre Meredith sbuffò.

/***/

Seduta sul comodo divanetto della saletta riservata ai medici, Izzie era immersa nei suoi pensieri. Poco prima aveva notato una strana intesa fra il suo fidanzato e Christina, che avrebbe potuto preoccuparla se non avesse avuto la testa altrove. Negli ultimi giorni, continuava a tornarle in mente lo sguardo che Alex le aveva lanciato prima di andarsene. Era uno sguardo arrabbiato, ferito e profondamente deluso. Lei non si era aspettata che rivederlo le avrebbe fatto un tale effetto, ma doveva ammettere che non riusciva a pensare ad altro. Sapeva che aveva bisogno di aggiustare le cose con Burke, prima che fosse troppo tardi, prima cioè che il distacco che si stava creando fra di loro diventasse un problema insormontabile. Eppure, riusciva solo a pensare ad Alex. Doveva trovare un modo per toglierselo dalla testa, ma non era facile. Prima di mettersi con Burke, aveva spesso pensato di chiamarlo. Non andava fiera di come le cose erano finite e sentiva che avrebbe dovuto regalare alla loro storia una fine più pacifica e matura. Qualcosa nello sguardo di Alex, però, le aveva fatto capire che non sarebbe stato possibile.

/***/

Owen continuava a girare fra le dita il biglietto dal visita dell’avvocato divorzista che si era procurato tramite un’infermiera. Appena rientrato dalla trasferta nel Minnesota era la prima cosa a cui aveva pensato, avviare le pratiche per il divorzio. Poi ci aveva dormito su e, dopo, le sue sicurezze avevano iniziato a vacillare. Forse non avrebbe più riavuto indietro la donna che aveva sposato, ma si era reso conto che non sarebbe stato facile separarsi da Christina. Forse avrebbe dovuto assecondare l’impulso della rabbia e chiamare subito l’avvocato, ma ormai quella era svanita e lui si sentiva in un limbo. Esattamente come si sentiva prima di rivedere Christina in Minnesota. La sua parte razionale sapeva che il divorzio era la scelta più logica, in quel momento. Gli avrebbe permesso di mettere un punto a tutta quella storia e ripartire da capo. Eppure, nonostante tutto, sapeva che il suo amore per lei era ancora tanto forte. Owen lasciò cadere il bigliettino sul tavolo e si prese la testa fra le mani. Cosa poteva fare?

/***/

I venti minuti che avevano trascorso pranzando erano stati i più tranquilli degli ultimi giorni per entrambi. Avevano parlato del più e del meno, rilassandosi come non capitava loro da un bel po’. Christina era riuscita a staccare la spina da tutti quei pensieri che riguardavano Owen  e la loro situazione, mentre Burke sembrava aver ritrovato un po’ di serenità. La sua relazione con Izzie era sempre stata spontanea e facile al dialogo, ma ultimamente stava diventando sempre più chiusa e tendente a continui fraintendimenti. Fu quando il pensiero di essere tornata a qualche anno indietro, quando era solo una specializzanda e viveva i suoi momenti felici con Burke, attraversò la mente di Christina, che la donna si riscosse e parve rendersi conto di quanto veramente paradossale fosse quella situazione. Il suo sguardo si accigliò e lei iniziò a raccogliere le proprie cose dal tavolo.

“Che succede?”
“Scusami, mi sono appena ricordata che devo dare un’occhiata ad alcune cartelle, per gli interventi dei prossimi giorni.”

A Burke non era sfuggito il repentino cambio di umore della dottoressa.

“Sei sicura che va tutto bene?”
“Certo. Adesso devo andare.”

Burke la guardò allontanarsi a passo svelto senza capire quale fosse il motivo di tanta fretta. Sembrava proprio che lei volesse allontanarsi da lui il prima possibile.


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Capitolo 17
*** Capitolo 16 ***


Capitolo 16



Era la mattina del suo primo giorno libero da settimane e Christina si stava oziando nel letto. Era sveglia da un po’, ma non aveva voglia di alzarsi. La giovane dottoressa si chiese cosa stava combinando. Negli ultimi giorni aveva passato molto tempo con Burke e si era sentita sempre più a suo agio. Capiva che non era una situazione normale. Avrebbe dovuto riflettere sulle sorti del suo matrimonio, non dilungarsi in chiacchiere con il suo ex fidanzato. Eppure, per la prima volta dall’incidente, si sentiva serena, capace di affrontare la giornata senza rivivere continuamente quei terribili giorni passati nel bosco ad attendere i soccorsi. Con uno sbuffo, si rigirò sotto le lenzuola.


/***/


Preston entrò in cucina e fece un sorriso tirato ad Izzie, seduta al tavolo davanti al portatile, in segno di saluto. Ormai le cose fra loro si stavano riducendo a contatti minimi e nessuno dei due sembrava aver voglia di affrontare la situazione. Preston era troppo occupato a passare molto del suo tempo insieme a Christina, mentre Izzie continuava ad essere ossessionata dal pensiero di Alex. Mentre stava bevendo il caffè, Preston notò che Izzie era ancora in pigiama.

“Oggi non vieni in ospedale?”
“Ho la mattina libera. Pensavo di sbrigare alcune faccende a casa e andare a fare un po’ di spesa. Sarò in ospedale per le due.”
“Capisco. Allora a più tardi.”

Preston posò la tazza vuota nel lavapiatti, poi si avvicinò a Izzie e, dopo un veloce bacio sulla guancia, si diresse verso l’ingresso per prendere la giacca. Izzie attese pazientemente di sentire il rumore dell’auto che si allontanava, prima di prendere il telefono e comporre il numero di Meredith. Dopo qualche squillo, rispose una voce maschile a lei nota.

“Dottor Shepherd?”
“Si, chi parla?”
“Sono Izzie Stevens.”
“Izzie! Quanto tempo! Meredith ha dimenticato il cellulare a casa. Posso esserti utile, oppure preferisci lasciare un messaggio?”
“Io... A dire la verità l’ho chiamata per sapere come andavano le cose con Alex.”
“Diciamo che Meredith gli sta lasciando un po’ di spazio.”
“E’ tutta colpa mia.”
“Ma no! Tu, in fondo, non sapevi neanche che sarebbe venuto in Minnesota!”
“Si, in effetti, è stato un vero colpo trovarmelo davanti! Soprattutto non pensavo che per lui sarebbe stato così terribile, rivedermi...”

Izzie era cosciente che parlare così apertamente con un uomo che un tempo era stato il suo capo e con il quale non aveva mai avuto una gran confidenza, non era probabilmente un’ottima idea, tuttavia non aveva nessuno con cui parlare di quella faccenda che la stava tormentando da settimane.

“Sai, Izzie, devi capire che, dopo che te ne sei andata, Alex era distrutto e ci ha messo un sacco di tempo per rimettersi. Inoltre, negli ultimi mesi ha subito tutto lo stress derivato dall’incidente aereo e, credimi, non è roba da poco.”
“Credevo che Alex non fosse sull’aereo...”
“Infatti non c’era, anche se avrebbe dovuto. La dottoressa Robbins e lui hanno avuto una lite poco prima della partenza e alla fine lei ha preso il suo posto sull’aereo. Credo che Alex si senta tremendamente in colpa per quello che è successo. Arizona ha perso una gamba e non avrebbe neanche dovuto essere sull’aereo.”

Izzie sentiva le lacrime pungerle gli occhi. Più sentiva parlare di quel dannato incidente, più stava male. Non aveva idea che Alex avrebbe dovuto essere a bordo e il pensiero di quello che gli poteva succedere le stringeva il cuore. Malgrado si sentisse confusa, sapeva che doveva fare qualcosa.

“Io... Grazie per la chiacchierata, ma adesso devo proprio andare.”
“Va bene, dirò a Meredith che l’hai chiamata.”
“Si, grazie mille.”


/***/


Per l’ennesima volta, Christina e Burke avevano deciso di pranzare insieme. Le infermiere avevano già iniziato a sussurrare riguardo al molto tempo che il capo di Cardiochirurgia passava con la nuova collega arrivata da Seattle e Christina, a riguardo, aveva scherzato con Preston, sostenendo che il gossip ospedaliero era lo stesso di Seattle. Il telefono di Burke prese a squillare e la loro conversazione venne interrotta.

“Izzie, sei tu?”
“Si, ciao. Volevo dirti che non verrò a lavoro. Ho già parlato con il capo e ho preso un paio di giorni. Mi ha chiamato mia madre e ha un problema... Così devo partire all’improvviso.”
“Ok, ma cosa è successo?”
“E’... è una storia lunga, te ne parlerò meglio quando tornerò, va bene? Mi dispiace ma non faccio in tempo a passare in ospedale, quindi ci vediamo al mio rientro.”
“Va bene. Allora fai buon viaggio.”

Una volta terminato la chiamata, Burke era accigliato e pensieroso. Qualcosa non gli tornava, ma avrebbe cercato di capire meglio al ritorno di Izzie. Christina, intanto, lo stava osservando.

“Tutto bene?”
“Si, penso di si. Il fatto è che... Fra me e Izzie non c’è molto dialogo, ultimamente. La mia pausa pranzo è terminata, ho un intervento tra poco. Ci vediamo più tardi, ok?”


/***/


Izzie ripose il cellulare nella borsa, poi allungò il passo sentendo chiamare il volo per Seattle. Sperò solo che quella decisione di andare a parlare con Alex presa su due piedi non si rivelasse un tremendo errore.




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Capitolo 18
*** Capitolo 17 ***


Capitolo 17


Izzie era ferma davanti all’ingresso del Seattle Grace. Erano passati quasi due anni dall’ultima volta che ci aveva messo piede, per aiutare un suo vecchio professore. Sapeva che non sarebbe stato facile affrontare Alex, ma se non avesse risolto quella situazione, anche il suo rapporto con Preston rischiava di naufragare. Per lei le cose con Alex erano in sospeso e questo non le permetteva di andare avanti con la sua vita. Prendendo coraggio, la giovane dottoressa entrò in ospedale e si diresse a passo sicuro verso gli ascensori. Salì all’interno con due giovani specializzande e questo la riportò per un attimo indietro negli anni, a quando era lei a portare il camice azzurro chiaro parlottando con George e gli altri. Il pensiero di George O’Malley le provocava sempre una fitta al cuore, così cercò di concentrarsi su altro. Osservava le due ragazze e non poté fare a meno di ascoltare la loro conversazione.

“Karev sa essere veramente uno stronzo!”
“Non più di Medusa, credimi!”
“No, la dottoressa Grey non è così cattiva. Karev negli ultimi giorni non fa altro che abbaiare ordini a destra e sinistra e infuriarsi per tutto. Credo che andrò dal capo a chiedergli se posso essere assegnata ad un altro strutturato.”
“E con chi vorresti stare? Non è che ci sia una grande scelta, sono tutti ancora nervosi dopo l’incidente!”
“Beh, il dottor Avery sembra essere il più ragionevole.”

Il cercapersone della ragazza castana prese a suonare e la specializzanda imprecò riconoscendo il numero.
“Accidenti! E’ Karev, dannato ascensore, ma quanto ci metti? Sarà sicuramente arrabbiato perché sono in ritardo!”
“Stai calma, Jo. Pensa che fa quattro ore abbiamo finito il turno!”

L’ascensore arrivò al piano di chirurgia, dove Izzie scese insieme alle due specializzande. Si guardò intorno cercando qualche faccia conosciuta. La prima che vide fu April, che le corse incontro non appena la vide.

“Izzie Stevens!”
“Ciao April! Come stai?”
“Bene, e tu?”
“Tutto bene. Senti, sai dove posso trovare Alex?”
“Alex? No, mi dispiace. Scusa, devo tornare in pronto soccorso.”

La seconda persona che Izzie vide fu Owen Hunt.

“Dottoressa Stevens, che ci fai a Seattle?”
“Devo parlare con Alex. Sai dove posso trovarlo?”
“Si, dovrebbe essere in fondo al corridoio, nell’ultima stanza. Solo... Vorrei evitare scenate nel mio ospedale, quindi che ne dici di accomodarti nel mio ufficio? Te lo vado a chiamare io.”
“Va bene, grazie.”

/***/

Owen entrò nella camera dove Alex stava visitando una paziente insieme a Jo e si schiarì la voce.

“Dottor Karev, puoi seguirmi un attimo?”

Alex lo guardò per un attimo, poi si rivolse a Jo.

“Falle intanto tutti gli esami preoperatori e chiamami quando hai i risultati.”

Alex lasciò la stanza insieme a Owen.

“Che cosa c’è?”
“Cerca di stare calmo e fammi parlare fino alla fine, ok? C’è la Stevens. E’ qui per vedere te. So che sei arrabbiato e hai le tue ragioni, ma credo che dovresti parlarle. Da quando sei tornato dal Minnesota sei intrattabile. Ho sentito infermiere e specializzandi lamentarsi e questa cosa non mi piace. E’ evidente che il tuo malumore dipende dall’aver rivisto Izzie, quindi ti chiedo di andare da lei e parlarci da persona adulta e civile. Risolvi il tuo problema, altrimenti sarò costretto a riprenderti per il comportamento che tieni con i tuoi colleghi.”

Alex avrebbe voluto protestare, ma di fronte all’aria determinata di Owen, decise di lasciar perdere.

“Dov’è?”
“Nel mio ufficio.”

Senza dire altro, Alex si allontanò.

/***/

I minuti di attesa stavano logorando Izzie e le sue unghie, sulle quali stava sfogando il proprio nervosismo. Quando la porta dell’ufficio si aprì in modo deciso lei sobbalzò. Alzando lo sguardo incontrò gli occhi duri di Alex che non disse niente fino a che non ebbe richiuso la porta dietro di sé.

“Che cosa ci fai qui?”
“Sono venuta per parlare.”
“Di cosa? Noi non abbiamo niente da dirci.”
“Alex, ti prego...”
“Senti, facciamo breve, d’accordo? Non sarei venuto in Minnesota se avessi saputo che tu eri lì! Per me eri, anzi sei, un capitolo chiuso! Ho voltato pagina, sono andato avanti. In fondo, è quello che hai fatto anche tu, no? Adesso stai con Preston Burke a quello che ho visto, quindi non capisco perché sei qui!”
“Sono qui perché sento che fra noi c’è ancora qualcosa di in sospeso. Sono qui perché ho capito l’enorme sbaglio che ho fatto quando me ne sono andata in quel modo.”
“Fermati. Hai sentito quello che ti ho detto? Con te ho chiuso, per sempre! Quindi non pensare di venire qui a sciorinarmi le tue scuse o i tuoi rimpianti, perché non ho tempo da perdere dietro a queste sciocchezze!”
“Non sono sciocchezze, Alex! Io sto malissimo, da quando ti ho rivisto! E non sono qui per cercare di riaverti indietro, perché anche io sono andata avanti. Amo la mia vita, amo Preston, ma non posso dimenticare che ti ho ferito. So che arrivo tardi, che è passato del tempo, ma ho bisogno che tu mi perdoni. Ho bisogno di sapere che non stai più male per come mi sono comportata. Tu mi sei stato vicino durante la malattia, hai addirittura impedito che Webber e la Bailey seguissero le mie istruzioni di non essere rianimata. Senza di te sarei morta. E tutto quello che hai fatto dopo, lo hai fatto per proteggermi. Allora non lo capivo, ma adesso sì. Non avrei dovuto andarmene in quel modo.”

Alex non replicò e per qualche istante fra di loro regnò il silenzio. Izzie si sentiva più leggera, adesso che aveva potuto parlare a cuore aperto di quello che provava.

“No, non avresti dovuto andartene in quel modo e lasciarmi mesi senza notizie, tranne la richiesta di divorzio. Non sapevo se continuavi a curarti, né dove fossi. Sono stato male, ho dovuto imparare a convivere con la tua assenza e a rimettere insieme me stesso. Da quando te ne sei andata, sono sopravvissuto a una sparatoria e ho scampato il pericolo del disastro aereo. Ho terminato la specializzazione e sono diventato chirurgo pediatrico. Tutto questo mi ha cambiato, mi ha reso una persona diversa. E’ vero che rivederti è stato uno shock, ma ti ripeto che io sono andato avanti. Per me è tutto passato, anche se non puoi aspettarti che io ti accolga a braccia aperte. Buon rientro in Minnesota.”

Terminato quello che aveva da dire, Alex uscì dalla porta, lasciandola da sola a riflettere sulle sue parole.


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Capitolo 19
*** Capitolo 18 ***


Capitolo 18


Burke chiuse la conversazione con Izzie ed entrò in ospedale. Il tono di Izzie gli era sembrato un po' strano, ma lei aveva cercato di rassicurarlo. Forse era scocciata di dover rimanere fuori un giorno in più del previsto. Preston ignorava totalmente che, in realtà, Izzie aveva bisogno di restare un po' da sola dopo aver parlato con Alex e aveva preferito non tornare immediatamente a casa. Burke raggiunse Christina nella saletta degli strutturati.

“Buongiorno.”
“Buongiorno.”

Dall’espressione che aveva Christina, Burke intuì che era rimasta impigliata in una conversazione estremamente noiosa con una loro collega. Probabilmente stava cercando una scusa per portare a termine quella spiacevole chiacchierata, ma, per fortuna, ci pensò un infermiere appena entrato nella stanza.

“Dottoressa Taggart, può venire un attimo?”
“Certo, scusami tanto Christina. Comunque fammi sapere se sei interessata, possiamo organizzare.”
“Ma certo. A presto.”

L’infermiere e la dottoressa uscirono e Christina tirò un sospiro di sollievo.

“Dio non se ne andava più!”
“Lo so, è una che quando prendere a chiacchierare non si scrolla più. Di cosa parlavate?”
“Sembra che solo per questa settimana sia aperta in città una mostra di Chagall e voleva convincermi a andarci con lei.”
“Chagall è un artista eccezionale.”
“Non lo metto in dubbio, ma penso che se il prezzo è sorbirsi la dottoressa Taggart, beh, allora rinuncio volentieri.”    
“Potremmo andarci noi due.”

Nel momento stesso che le parole lasciarono la sua bocca, Preston si pentì. Come gli era venuta in mente un’idea simile? Anche Christina sembrò presa in contropiede da quella richiesta e, a sua volta, non riuscì a trattenersi.

“E Izzie?”
“Izzie è ancora fuori città. Sai una cosa, forse ho sbagliato a proportelo. Il fatto è che a me interesserebbe andarci, mentre a Izzie non piacciono questo genere di cose, così ho pensato che se volevi andarci senza la Taggart, potevamo andare insieme. Da amici, ovviamente.”
“Ovviamente. Beh, perché no? In fondo è solo una mostra.”
“Ok, allora... Andiamo?”
“Sembra di sì, a meno che tu non voglia cambiare idea.”
“No, figurati. Allora ci rivediamo qui alla fine del turno, ok?”
“Va bene.”

Entrambi non vedevano l’ora di lasciare la stanza. Era stato tutto molto imbarazzante. Christina si ripeté che non stava facendo nulla di male. Avrebbe visitato una mostra. Il fatto che fosse Burke ad accompagnarla non voleva dire niente.

/***/

All’insaputa di tutti, Izzie era rimasta a Seattle. Stava passando l’intera giornata chiusa all’interno della camera dell’Archifield che aveva prenotato non appena aveva deciso che non poteva fare immediato ritorno da Preston. Era così confusa. Era evidente che Alex, malgrado la rabbia, non riteneva di aver conti in sospeso con lei. Era stato molto chiaro sul fatto di essere riuscito a farsi una vita senza di lei. Anche Izzie pensava di esserci riuscita. Pensava che il rapporto che aveva con Preston fosse solido e stabile, però si era resa conto che mancava della passione che aveva condiviso con Alex. Forse significava questo maturare, diventare adulti. Vivere tutto in modo diverso, perfino l’amore. L’unica cosa di cui era certa, era che non voleva tornare a casa prima di aver capito quello che voleva veramente. Amava Burke, quello lo sentiva, eppure non si sentiva pienamente soddisfatta della sua vita accanto a lui.




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Capitolo 20
*** Capitolo 19 ***


Capitolo 19

Preston entrò nell’ascensore, trovandosi faccia a faccia con Christina. Non proprio il modo migliore per iniziare quella giornata. Almeno non dopo quello che era successo il giorno precedente. Mentre le porte si chiudevano, si schiarì la voce, cercando di sconfiggere l’imbarazzo.

“Buongiorno.”
“Buongiorno Burke.”

Entrambi non poterono fare a meno di pensare al giorno precedente.

Dalla mostra all’aperitivo era stato un passaggio molto breve. Era già buio fuori quando si ritrovarono a vagare per le vie della città a braccetto e un po' brilli. Sembrava che il tempo si fosse fermato e li avesse catapultati in un’altra dimensione, nella quale non esisteva niente e nessuno all’infuori di loro due. Non c’erano Owen e il divorzio imminente, non c’erano Izzie e la sua ossessione per Karev. Si fermarono solo quando arrivarono davanti casa di Christina. Solo in quel momento la donna sembrò rendersi conto di aver passato tutto quel tempo a braccetto di Burke. Si staccò da lui e sorrise un po' impacciata.

“Io sono arrivata.”
“Oh, ok. E’ stata una bella serata... Intendo, la mostra era veramente bella.”
“Si, veramente.”

Burke alzò la mano per scostarle una ciocca di capelli dal viso, ma sembrò rendersi conto del gesto, fermando la mano a mezz’aria. Per un attimo sembrò intenzionato a ritirare la mano, poi i loro occhi si incontrarono. In quel preciso istante, nulla sembrò essere sbagliato o inopportuno. Preston smise di tirarsi indietro e, al contrario, le prese il viso fra le mani e la baciò. Gli anni passati lontani, le loro vite, i loro nuovi compagni... Sparì tutto. Christina rispose al suo bacio come se fossero ancora loro, ancora una coppia felice. Tuttavia, nel bel mezzo del bacio, la realtà li colpì entrambi all’improvviso. Si separarono come se si fossero appena scottati, guardandosi attoniti e senza parole. Fu Christina a trovare per prima la voce.

“Devo andare.”

 Senza dargli il tempo di replicare, Christina girò sui tacchi e si diresse a passo deciso verso il portone di casa. Burke attese ancora incredulo che entrasse e si chiudesse la porta dietro per allontanarsi lentamente.
Con sollievo da parte di entrambi, l’ascensore arrivò a destinazione. Dopo un primo tentativo di voler uscire nello stesso momento, Preston fece un passo indietro e le fece cenno di precederlo. Christina fece un sorriso tirato e poi si dileguò. Preston, dal canto suo, scelse la via opposta.

Christina sapeva cosa doveva fare. Il bacio con Burke era stato come una brusca sveglia, come uno schiaffo in piena faccia. Era come se gli ultimi anni della sua vita le fossero passati davanti in pochi istanti. La sua mente era ritornata a quel giorno in chiesa quando Preston l’aveva piantata poco prima del matrimonio. Appena si era ritrovata sola nel proprio appartamento, non aveva potuto fare a meno di pensare a quanto si era sentita vuota e persa dopo l’abbandono e a quanto tempo ci era voluto perché tornasse ad essere se stessa. Fu a quel punto, che rammentò quanto Owen fosse stato fondamentale per lei. Aveva deciso di sposarlo perché lui era stato la sua cura, la sua ancora di salvezza. Lei si era rialzata e si era ritrovata e Owen era sempre stato al suo fianco, cercando di capirla e supportarla, invece di plasmarla per come l’avrebbe voluta lui, come aveva fatto Burke. Christina comprese che non poteva rimanere in Minnesota. Prima o poi sarebbe tornata fra le braccia di Burke, perché fra loro c’era un’attrazione alla quale non sarebbero riusciti a resistere a lungo, per quanto avrebbero voluto farlo. Se rimanere in Minnesota non era più un’opzione, poteva solo tornare a Seattle. L’idea di chiedere un trasferimento in un altro posto sconosciuto non l’attirava. Si rese conto che aveva chiuso con il voler mettere distanza fra il suo passato e se stessa. L’incidente aereo aveva avuto come conseguenza la sua voglia di scappare, ma lei non era una che mollava, non senza aver lottato come una leonessa. Forse con Owen aveva tirato troppo la corda e al suo ritorno avrebbe trovato solo i documenti del divorzio da firmare, eppure valeva la pena tornare indietro. Da Owen e da Meredith. Avrebbe affrontato finalmente le conseguenze di quello che le era successo. Avrebbe valutato i danni e sarebbe ripartita da quello che le era rimasto. Sapeva cosa doveva fare. Quella mattina era uscita di casa piena di determinazione e finalmente sentendo di avere un obiettivo. Sentendosi viva dopo tanto tempo. Era tempo di tornare a casa.

Preston scese di macchina, sgranchendosi il collo. Aveva dovuto eseguire un intervento che lo aveva tenuto occupato per quasi tutto il giorno. Il lato positivo, oltre al buon esito dell’intervento ovviamente, era che non aveva avuto tanto tempo per rimuginare su quello che era accaduto con Christina. Anzi, a fine giornata il fatto nella sua testa si era ridimensionato. Era stato solo un bacio, niente di irreparabile. Si stupì non poco quando, entrando in casa, trovò le luci accese e uno squisito odore di lasagne appena sfornate provenire dalla cucina. Aria di casa, di famiglia, quello che aveva sempre desiderato, soprattutto quello che non aveva mai avuto con Christina. Ad accoglierlo in cucina trovò Izzie, che gli sorrise.

“Ehi, sei a casa. Non mi hai chiamato per dirmi che tornavi oggi.”
“Volevo farti una sorpresa. Spero gradita.”
“Certo.”

Burke sorrise e il pensiero di Christina sparì dalla sua mente. In un attimo si ricordò dei motivi che lo avevano fatto innamorare di Izzie. Era tutto quello che voleva, quello di cui aveva bisogno. Izzie si avvicinò a lui, cambiando espressione.

“Sai, credo che dovremmo parlare di noi.”



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Capitolo 21
*** Capitolo 20 ***


Capitolo 20

Preston si accigliò, ma rimase calmo, sapendo che non potevano andare avanti continuando a rimandare i loro problemi.

“Vorrei che tu mi lasciassi parlare senza interrompermi. Ho pensato a queste parole durante il viaggio di ritorno e dopo che te le avrò dette, ascolterò quello che avrai da dire, ok?”

L’uomo si limitò ad annuire, facendole segno di andare avanti.

“Non sono andata da mia madre. Ero a Seattle. Sono andata a cercare Alex. Vedi, pensavo di aver chiuso le cose con lui quando ho firmato le carte del divorzio, ma quando me lo sono trovato davanti è stato come rendermi conto che forse avevo chiuso quella mia pagina del passato troppo in fretta e in modo sbagliato. Non fraintendermi, non sto dicendo che provo ancora qualcosa per lui, perché amo te, però sono scappata da Seattle, mi sono messa tutto alle spalle senza dare al mio matrimonio una possibilità. Volevo parlare con Alex, volevo sapere che lui stava bene, perché il non saperlo, ad un tratto, mi è sembrato orribile. Mi è sembrato orribile essermi costruita una vita insieme a te, essere stata felice senza mai essermi chiesta come lui poteva essere andato avanti.”

A quel punto Izzie fece una pausa. Preston si schiarì la voce, incerto se lei avesse finito o meno. Quando vide che lei continuava a rimanere in silenzio, azzardò una domanda.

“E lo ha fatto? Glielo hai chiesto?”

Izzie lo guardò, leggermente stupita che glielo chiedesse.

“Eccome se lo ha fatto. Mi ha elencato tutto quello che gli è successo dopo che me ne sono andata, ha detto che è cambiato. E’ andato avanti, si è rifatto una vita, anche se ha chiarito molto esplicitamente che di me non vuole più saperne niente. All’inizio ero ferita dalle sue parole. Poi però mi sono sentita sollevata, perché, sebbene io sappia di avergli fatto del male, so che lui è sopravvissuto. Non solo è sopravvissuto, ma sta bene senza di me e, dopo avermi rivista, ne è ancora più convinto. Ho capito che tutte le mie paure riguardavano il mio senso di colpa nei suoi confronti. Mi dispiace averti mentito, dicendo che andavo da mia madre, però avevo bisogno di fare questa cosa per andare avanti con la mia vita.”

Izzie sospirò, sentendosi più leggera, ora che aveva detto tutto. Burke intuì che il suo discorso era finito e decise che, a quel punto, era il caso di mettere tutte le carte in tavola.

“Ho baciato Christina, mentre tu non c’eri. Siamo andati ad una mostra insieme, senza secondi fini. Doveva essere solo una cosa tra colleghi o amici... Comunque niente di che. Però è successo. L’ho riaccompagnata a casa e ci siamo baciati. So che ti avevo detto che l’arrivo di Christina non avrebbe cambiato niente, anzi, ti assicuro che ne ero davvero convinto all’inizio. Col passare del tempo, però, averla di nuovo nella mia vita mi ha confuso le idee. Anch’io, come te, pensavo che quella parte della mia vita fosse finita per sempre. Credo ancora che sia così, perché non è Christina che voglio al mio fianco. Stasera tornare a casa e trovarti qui mi ha chiarito le idee una volta per tutte. So di aver sbagliato, ma io ti amo e quel bacio non ha significato nulla. Ero confuso e solo. Tu eri lontana, e non solo fisicamente. Noi ci siamo allontanati Izzie e credo che questo sia normale, dal momento che siamo stati travolti dal nostro passato in modo così improvviso, però non possiamo lasciare che le nostre precedenti relazioni condizionino il nostro presente e il nostro futuro. Stavamo costruendo qualcosa di bello insieme, vorrei ripartissimo da lì.”

Izzie gli mise le braccia intorno al collo e lo baciò appassionatamente.


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Capitolo 22
*** Capitolo 21 ***


Capitolo 21

Appena uscito dall’ascensore, Preston fu subito intercettato da un’infermiera che gli corse incontro.

“Buongiorno dottor Burke, il dottor Evans vuole vederla immediatamente.”
“Buongiorno, vado subito, grazie.”

Chissà cosa voleva di prima mattina il suo capo. L’ultima volta che era stato convocato in quel modo si era trovato inaspettatamente davanti Christina. Bussò alla porta dell’ufficio, sperando di sbrigarsi in fretta. Non aveva interventi importanti programmati per la giornata, ma aveva alcuni pazienti che aveva bisogno di controllare. Quando aprì la porta e vide Christina seduta alla scrivania in compagnia del dottor Evans non riuscì a trattenersi.

“Perché mi sembra di avere un déjà-vu?”
“Dottor Burke, accomodati. Ti ho voluto qui per farti sapere che la nostra dottoressa Yang ha deciso di lasciarci e, a quanto pare, non c’è modo di farle cambiare idea.”

Preston non nascose la sorpresa, ignorando il tono scocciato del capo.

“Hai deciso di andare via? Perché?”
“La dottoressa Yang ha deciso di fare ritorno a Seattle, nell’ospedale in cui lavorava prima.”

Christina si schiarì la voce, non aveva bisogno che qualcuno parlasse per lei.

“Ci tengo a precisare che non è una scelta a livello professionale, perché questo è un ottimo ospedale.”
“Beh, ma lei sta andando via prima di aver avuto il tempo per sperimentare le potenzialità del nostro ospedale. Preston, non dici niente? Speravo che tu potessi fare qualcosa per convincere la dottoressa a trattenersi ancora un po'.”
“Sono sicuro, conoscendo da tempo la dottoressa Yang, che se ha preso questa decisione, ci ha riflettuto a lungo e abbia valutato con attenzione quello che è meglio per lei, capo. Insistere non servirà.”

Quando il dottor Evans si arrese all’evidenza che non ci sarebbe stato alcun ripensamento, li lasciò liberi di andare.

“Così... Torni a Seattle.”
“Già, come hai detto tu, ci ho riflettuto a lungo e ho deciso che è la cosa migliore che io possa fare.”
“C’entra qualcosa quello che è successo fra di noi?”
“Non sarebbe dovuto succedere, lo sappiamo entrambi. Come sappiamo, del resto, che se io rimanessi qui, potrebbe accadere di nuovo, anche se non è quello di cui abbiamo bisogno. Per me, è stato come tornare coi piedi per terra. Ho capito che scappare da Seattle è stato uno sbaglio e, se voglio andare avanti con la mia vita, devo tornare a casa e affrontare quello da cui ho tentato di evadere.”
“Quindi questo è un addio?”
“Presumo di sì, ma chi può dirlo? Magari in futuro le nostre strade si incroceranno di nuovo”

I due rimasero a fissarsi in silenzio, non accorgendosi che Izzie si stava avvicinando a loro. La ragazza cercò di mascherare la sua apprensione nel trovarli insieme dopo quello che aveva raccontato Preston.

“Christina! Ciao.”
“Izzie, sei tornata giusto in tempo per i saluti.”
“Saluti?”
“Si, torno a Seattle.”
“Bene! Owen ne sarà felice.”
“O forse no, ma vale la pena tentare. Scusatemi, ma vado a impacchettare le mie cose. Conto di partire domani mattina presto.”

Izzie ebbe un attimo di esitazione, poi la abbracciò, pur sapendo che Christina certo non gradiva quel genere di cose. Appena fu libera, infatti, mormorò ancora qualche saluto e poi si allontanò in fretta. Preston guardò Izzie, piuttosto stranito.

“Certo questo non me lo sarei mai aspettato.”
“Che cosa?”
“Io ti dico che ho baciato un’altra donna e tu il giorno dopo la abbracci calorosamente.”
“Beh, non si sta parlando di un’altra donna, tesoro. Lei è Christina, il fatto che fra voi ci sia stato solo un bacio mi può andar bene.”

Con un sorrisetto enigmatico, Izzie lo baciò sulla guancia e si allontanò.

“Grazie per la fiducia!”

In risposta, Preston rimase ad udire la risata della sua compagna.


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Capitolo 23
*** Capitolo 22 ***


Capitolo 22

Owen si allentò il nodo alla cravatta, camminando a passo spedito verso il suo ufficio. Annuì distrattamente quando un’infermiera lo avvisò che nel suo ufficio lo attendeva una visita. Aveva scoperto che essere il capo aveva più lati negativi di quelli positivi. Soprattutto dopo il disastro aereo. L’uomo prese un respiro profondo e aprì la porta, non sapendo chi aspettarsi. Rimase molto stupito vedendo Christina seduta sulla sedia davanti alla sua scrivania. La dottoressa si schiarì la voce, accennando a un timido sorriso.

“Ciao.”
“Christina...”

L’uomo, accigliato, non sapeva che pensare. La settimana prima aveva fatto un passo avanti e si era finalmente deciso a chiamare l’avvocato divorzista. Tuttavia, all’ultimo aveva annullato l’appuntamento a causa di un intervento non programmato. Un intervento che, a dirla tutta, avrebbe potuto fare anche qualcun altro. Aveva intenzione di fissare un altro appuntamento, ma aveva tergiversato dando la precedenza a tutto quello che si trovava davanti. Non sapeva cosa lo spingesse a rimanere in quel limbo, ma certamente non avrebbe mai immaginato in un ritorno di Christina, sempre che lei fosse lì per restare, o perlomeno per lui.

“Che ci fai qui?”
“Sono tornata.”

Owen scosse la testa, sempre più confuso.

“Sei... Tu sei tornata.”
“Si, Owen, sono tornata. Avevi ragione. Il Minnesota non ha risolto i miei problemi. Andando là non ho dimenticato l’incidente aereo. Sono tornata per ricominciare. A questo proposito... So che il fatto di non aver ancora ricevuto i documenti del divorzio non vuol dire che tu abbia cambiato idea, anche perché mi rendo conto che il mio atteggiamento nei tuoi confronti non ha scusanti, però, ecco, se sei disposto a dare al nostro matrimonio un’altra possibilità... Io sono qui per questo.”
“Christina, non so veramente cosa dire. Non mi aspettavo di vederti qui e in questo momento penso di essere troppo confuso per sapere cosa voglio davvero. Riguardo i documenti del divorzio, da quando sono tornato sono stato molto impegnato e non sono ancora riuscito a vedere l’avvocato con il quale mi sono messo in contatto. Io... Vorrei che tu mi dessi del tempo. Nel frattempo, quello che posso fare è ridarti il tuo posto di lavoro. Come capo, mi fa molto piacere riaverti nel nostro staff.”

Christina sapeva che non sarebbe stato facile e di certo non si aspettava di essere accolta a braccia aperte. Tuttavia sapere che Owen si era messo in contatto con un avvocato la faceva stare male. Sospirò, facendosi coraggio. Non avevano ancora firmato niente, erano sposati e potevano farcela. Lei avrebbe lottato fino alla fine, questa volta. Alzandosi dalla sedia, si avvicinò a lui.

“Ti ringrazio per avermi permesso di tornare in ospedale. Per quanto riguarda noi, so che io sono quella che ha creato questo casino, ma sono determinata a sistemare le cose. Non pretendo che sia facile e che tu mi perdoni su due piedi, ti chiedo solo di darmi l’opportunità di dimostrarti che ti amo ancora ed è te quello che voglio più di ogni altra cosa.”

Detto questo, Christina si sporse per dargli un bacio sulla guancia, decisamente un gesto inconsueto per lei. Owen la guardò stranito e la osservò lasciare il suo ufficio.


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Capitolo 24
*** Epilogo ***


Epilogo

Un anno dopo

Minnesota.

A Preston Burke era sempre piaciuto l’ordine. Una casa ordinata e silenziosa era quello a cui aveva sempre aspirato. Tuttavia, da un po' di tempo a quella parte si era dovuto ricredere: c’era qualcosa di molto meglio di una casa silenziosa e ordinata. C’erano pannolini e giocattoli, c’erano gli urletti festosi e i pianti per la fame, c’era la sua primogenita: Lily Burke. Izzie aveva scoperto di essere incinta poco dopo la partenza di Christina e entrambi erano molto felici della novità. Adesso che erano una famiglia felice le cose tra di loro erano decisamente migliori.

Seattle

Owen si girò nel letto, trovandosi faccia a faccia con i capelli della sua donna. Nell’ultimo anno aveva lentamente scoperto come lei fosse la donna giusta per lui. Non sempre i cambiamenti portavano a qualcosa di negativo. Di certo non a lui. Aveva firmato le carte del divorzio dieci mesi prima e, a pensarci adesso, era la scelta migliore che lui e Christina avrebbero potuto fare. Aveva avuto così l’opportunità di ricominciare veramente da capo e adesso era felice. Non si sentiva più costretto dentro a un matrimonio infelice, dove doveva lottare per ogni momento di felicità. Adesso era libero di vivere un amore felice, libero da obblighi e convenzioni. Era certo che fosse così anche per la sua dolce metà, i cui capelli corvini si stavano agitando. Si stava svegliando e lui era pronto a darle un buongiorno da ricordare. Avevano preso a frequentarsi come amici dopo il divorzio. Pensavano fosse la cosa migliore. Nessuno dei due era pronto per una nuova relazione, ma ben presto si erano trovati a rotolarsi nello stesso letto. La linea da seguire era stata comune: andare avanti e dare tempo al tempo per vedere dove li avrebbe portati. Nessuna intenzione di etichettare la loro come una vera e propria relazione o, peggio ancora, un fidanzamento ufficiale. Stavano bene così, vivendo liberamente la loro felicità insieme. Quando la donna si voltò verso di lui, gli sorrise con gli occhi ancora assonnati.

“Buongiorno.”
“Buongiorno a te.”

Owen si sporse per baciarla e Christina rispose al suo bacio con passione, finalmente felice e appagata della sua vita.


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