Quella luce che rischiara la mia anima

di LadyBlake
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nei miei ricordi ***
Capitolo 2: *** Dalle tenebre più oscure... ***
Capitolo 3: *** ...mi ritrovai in una luce splendente ***
Capitolo 4: *** Un brindisi alla vita ***
Capitolo 5: *** Allora addio...anzi, a presto ***
Capitolo 6: *** Il prezzo da pagare ***
Capitolo 7: *** Lacrime e un dolce sorriso ***
Capitolo 8: *** Cambiamenti ***
Capitolo 9: *** La via da seguire per venire da te ***
Capitolo 10: *** Vorrei tanto rivederti ***
Capitolo 11: *** Prima che sia troppo tardi ***
Capitolo 12: *** Insieme a lei ***
Capitolo 13: *** Attesa nella nebbia ***
Capitolo 14: *** Alla fine del sentiero ***
Capitolo 15: *** Il tempio dei ricordi ***



Capitolo 1
*** Nei miei ricordi ***


SIPARIETTO IDIOTA

 

Un giorno, in una casetta di una landa sperduta, nella terra del Togenkyo…

 

Gojyo: Toh! C’è nessuno??

Goku: Ma non se ne sarà andata?

Sanzo: meglio così. Era solo una pazza.

-TOC TOC-

Hakkai: Signorina Tess…è qui?

Tess: Ragazzi…non lo vedete il cartello che indica LAVORI IN CORSO?!

Gojyo: Ma dove, scusa?

Tess: …ma qui no? Sulla porta del mio ufficio!

Sanzo: Perché, quello adesso è diventato il tuo ufficio?

Tess: Devo lavorare! Non dovete distrarmi!!

Gojyo: Senti, senti…e che cosa stai scrivendo di bello?

Tess: Avverto del sarcasmo nella tua voce….…In ogni caso sappiate che ho deciso di ampliare “L’altra metà del cielo”… …uhm..

..allora, vediamo…innanzitutto devo spiegare cosa è successo in passato, ovvero in quello che corrisponde al Gaiden e poi..

Hakkai: Ma se ci racconta tutto adesso, ci rovina la sorpresa!!

Tess: Oh! Giusto…vi farò leggere i capitoli passo, passo…

Gojyo: E se uno non ha letto “L’altra metà del cielo?”

Tess: Beh…se vuole capirci qualcosa di questa, gli conviene leggere prima l’altra…

Sanzo: Comincerò a leggere solo quando comparirò anche io, il resto non mi interessa.

Tess+ Gojyo: Che megalomane…

Sanzo:

Tess+ Gojyo: Scherzavamo!!!

Tess: Accidenti!!! Non ho ancora pensato ad un titolo!!! Pensateci anche voi!!

Sanzo:…

Goku: …

Hakkai:…

Gojyo: …

Tess: Ah!!Ho già capito!! Ci pensero io!! E voi lasciatemi lavorare!!Intesi???

Goku: ..ma chi prepara la cena??

Tess: Hakkai, pensaci tu!!!

Gojyo: nervosetta, eh?

Tess: …

SBONK!!!

Sanzo: Taci!!!!

Gojyo: …ma Sanzo!!Cosa c’entri tu!!!

Sanzo: …

Gojyo: Va bene, va bene, ho capito, qui, meglio cambiare aria…

Tess: mumble mumble…CI SONO!!! Il titolo sarà…

 

***

 

Quella luce che rischiara la mia anima

 

 

 

Capitolo 1

Nei miei ricordi

 

 

“ Faceva freddo quella notte. Il gelo s’insinuava pungente tra le carni, sempre più giù, fino alle ossa.

Il blu profondo del cielo limpido era rischiarato dalla pallida luce della Luna.

L’astro sovrastava i picchi delle alte montagne che, incuriosite e temerarie avevano osato oltrepassare la barriera delle nuvole.

Ma niente di tutto questo poteva toccarla.

Lei, che aveva visto l’alba dei tempi, era immune all’aria fredda di quella notte.

Allungò una mano fino a sfiorare la superficie della roccia.

E lo sentì nuovamente.

Tu tum. Tu tum.

Il battito della vita.

Chiuse i grandi occhi chiari e si concentrò unicamente su quel suono.

Tu tum.

Avvertiva quella presenza come fosse dentro di lei.

Tu tum.

La Terra si preparava a partorire un figlio.

Tu tum.

Lei aveva udito il suo richiamo ed era giunta per prepararsi ad accoglierlo.

Ed ecco che sotto il suo sguardo in attesa, le pareti della roccia cominciarono a sgretolarsi.

Un solco profondo la passò da parte a parte, fino a che le due metà non si separarono.

Occhi grandi e dorati si aprirono per la prima volta sul mondo, mentre la luce della luna si posava su quell’essere appena nato. Il suo viso manifestava stupore e i lunghi capelli castani erano agitati dal vento freddo della notte.

L’essere si voltò verso di lei, fissandola a lungo negli occhi.

La creatura tese una mano.

Le sue dita si posarono dolcemente su quel viso di bambino.

Una carezza.

Un invito.

-Vieni- gli disse soltanto.

E lui obbedì.”

 

***

 

Dopo 500 anni, i ricordi di quella notte erano più vividi che mai. La creatura fissò nuovamente lo sguardo su quella roccia spezzata a metà, su quel guscio ormai vuoto. L’aria era fredda, come sempre. Ma il gelo che la creatura avvertiva non veniva dall’esterno. Era il suo cuore ad esser stato racchiuso in una morsa di ghiaccio. La luna ricambiava come sempre il suo sguardo dall’alto del cielo.

Immutabile, come le nuvole, come quelle montagne…come lei.

Posò la mano sulla superficie della roccia. Fredda, senza vita.

Era sola, ormai. Per un breve periodo, breve come un battito di ciglia nella sua lunga esistenza, aveva avuto la possibilità d’amare. Di un amore totale. Ed essere ricambiata. Ma quel tempo era passato, spazzato via dal vento del destino.

Cancellato come una scritta sulla sabbia.

Morto, come la sua anima.

Quattro esseri le avevano regalato la felicità, seppur per un esiguo lasso di tempo.

Grazie al sacrificio di tre di loro, ora erano di nuovo insieme. Erano dovuti passare 500 anni, ma alla fine avevano raggiunto il loro scopo.

Tutto per lui, per i suoi occhi dorati, capaci di conquistare anche il cuore più duro.

E, come lei aveva previsto, il suo Sole era tornato a liberarlo.

“Perché hai voluto che fosse Konzen, e non tu, a riportarlo alla luce?” le aveva chiesto Bosatsu.

Ripensò alle quattro figure addormentate nella radura. Non potevano essere separati. Come avrebbero fatto a vivere l’uno senza gli altri?

“…perché hai voluto vivere nell’ombra?”

Vivere nell’ombra…No, non l’ho mai voluto. Ciò che avrei voluto era mantenere la promessa fatta a Konzen, Tempou e Kenren prima di vederli sparire per sempre. Avrei voluto tornare con loro, ancora, come una volta. Noi cinque.

Avrei voluto preservare Goku da ogni dolore.

Avrei dovuto impedirvi di portarmelo via!

Ma… ho dovuto scegliere.

Le tornò alla mente l’attimo in cui, una volta e per sempre, aveva rinunciato a lui.

L’aveva fatto pronunciando una sola parola, che le era costata eterno dolore.

“Lo sapevi già, fin da quando hai fatto la tua scelta”.

Sì, lo sapevo. Sapevo a cosa sarei andata incontro.

Ma per quei quattro avrei fatto qualunque cosa.

Anche…rinunciare a tutti loro.

Ho donato a Goku una nuova vita, insieme alle tre persone che più ha amato.

“…ma tu per lui sei sempre stata come una madre”.

Sì, una madre…e lui è un figlio per me. Lo è stato e lo sarà sempre.

Ora però la sua memoria è stata cancellata.

Il mio Goku non sa più chi sono.

“Lo sapevi già, fin da quando hai fatto la tua scelta”.

La creatura aprì gli occhi.

Un dolce profumo si stava diffondendo nell’aria e le tenebre stavano cedendo il proprio posto alla luce.

Una nuova alba stava nascendo.

“Perché hai voluto che fosse Konzen, e non tu, a riportarlo alla luce?”.

Mille e più raggi dorati si allungarono ad occupare l’immensità del cielo, ed infine, la Luce più grande s’arrampicò su per le montagne e oltre.

“Perché lui era il suo Sole”.

Sì.

Il suo Sole.

La sua luce riscalda anche me.

Con un profondo respiro la creatura fissò i suoi occhi chiari e splendenti come stelle nell’accecante astro diurno, mentre cristalli simili a gocce di rugiada scivolarono lungo le sue guance.

Ho fatto una scelta.

Sì…la scelta giusta.

 

***

 

Ed inoltre…qualche piccola considerazione riguardo questa FF.

 

Chi ha letto la mia FF “L’altra metà del cielo” sa già che ho creato un nuovo personaggio che si riallaccia al passato di Goku&Co. Quindi anticipo che chi ha in mente la trama di Saiyuki Gaiden, potrebbe trovarsi spiazzato e pensare qualcosa tipo: “Ma che cavolo sta scrivendo questa??”. Il fatto è che non voglio cambiare il passato di Goku, però per inserire il mio personaggio nella trama, ho bisogno di fare qualche modifica alla storia originale, di modo che tutto quadri. Volevo già dare qualche indicazione sui cambiamenti che intendo fare, però non sarebbe bello, e , come dice Hakkai, non sarebbe più una sorpresa……

O no?

Bye bye

Tess^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Dalle tenebre più oscure... ***


“ 500 anni fa conobbi  il calore della felicità più pura e sentimenti mai provati prima sgorgarono dal mio cuore.

 

Qualcuno mi donò Amore e, per la seconda volta, venni al mondo.

 

Poi, come il vento impetuoso spezza i ramoscelli più deboli, l’uragano del destino irruppe nelle nostre esistenze, spazzando via ogni cosa sul suo cammino.

 

 

 

500 anni fa conobbi il freddo della disperazione più cupa, quando persi tutto ciò che avevo.

 

In un attimo, così come mi era stata donata, la nuova vita mi fu tolta senza pietà.

 

Il gelo si diffuse nelle mie membra e la linfa vitale che in me scorreva fu sostituita da veleno mortale.

 

Ma qualcosa testimonia che non fu tutto solo un sogno.

 

Ciò che mi fu donato, seppur per brevi attimi, è ancora lì, a sostenermi, dopo tutto questo tempo.

 

Scavando in me lo riscopro, come una catena legata stretta a tenere insieme i pezzi del mio cuore lacerato.

 

E, attraverso il buio che ormai mi pervade, scorgo nel profondo del mio essere una fiamma che arde ancora.

 

Mi riscopro ad osservarla, ed ecco che sento rinascere in me ciò che credevo perduto.

 

La piccola fiammella si muta in un impetuso  incendio e,  come fuoco che brucia,  torna a scorrermi nelle vene, per sorreggermi.

 

Quella luce che rischiara la mia anima è nata 500 anni fa e non si è ancora spenta.

 

Rimarrà lì in eterno a ricordarmi il calore della felicità più pura, il dono dell’amore di quattro angeli.”

 

 

 

 

 

 

 

_ 500 anni prima  _

 

Capitolo 2

Dalle tenebre più oscure…

 

 

Nessuno aveva mai osato varcare i cancelli del mondo celeste senza permesso, ne’ tantomeno aveva mai osato rivolgersi con insolenza all’Imperatore Celeste. Nessuno, fino a quel giorno.

Fino al giorno in cui una creatura dall’esistenza oscura, ormai dimenticata dai più, scoprì che un bambino dagli occhi dorati le era stato portato via. Da tempi ormai remoti quella creatura non si interessava più di quel che accadeva nel mondo. Viveva lontano da tutto e da tutti, sola. A volte rimaneva per anni a dormire nel ventre di un vulcano, o sul fondale di qualche oceano. Alcune leggende volevano che i più fortunati avessero udito in passato la sua voce cantare nel vento o che addirittura l’avessero vista a cavallo di strane creature alate librarsi nel cielo notturno. Si diceva che i suoi occhi fossero stelle e che i capelli che le ricadevano sulla schiena fossero fili intrecciati ai raggi della Luna. Leggende. Nessun essere mortale probabilmente credeva più nella sua esistenza e persino gli abitanti del mondo celeste avevano dimenticato il suo nome.

E così avrebbe continuato ad essere, se non fosse stato per quel bimbo nato da una roccia.

Dopo tanto tempo di solitudine la Terra aveva partorito un’altra vita e aveva chiamato la propria Figlia ad assistere all’evento.

La creatura era accorsa a quel richiamo e aveva preso con se’ quell’ essere eretico in grado di scioglierle il cuore.

Ed ora scopriva che qualcuno gliel’aveva portato via, che lo aveva allontanato da lei.

Il legame che aveva stretto con lui le permise subito di sapere dove era stato condotto: nel mondo celeste. Ed è lì che si recò immediatamente.

L’ira crebbe spaventosa dentro di lei. Per secoli non aveva interferito con gli affari di quel mondo, non si era opposta a tutte le battaglie che avevano condotto, invadendo la propria casa. Ma c’era un limite a tutto. Portarle via quel bambino era un atto che andava punito e questa volta non avrebbe lasciato correre.

Senza soffermarsi a pensare a ciò che stava facendo e senza darsi peso di chi stesse cercando di fermare la sua marcia, con un gesto rabbioso spalancò una ad una tutte le porte fino all’ultima, prima di trovarsi di fronte all’imperatore celeste.

-Vecchio… – disse, suscitando l’indignazione di tutti i presenti, già abbastanza sbalorditi nel trovarsi di fronte quella strana creatura, né demone, né divinità, né donna.

-Vecchio..questo è troppo.

Nel frattempo si era fermata a breve distanza dal suo interlocutore, fissandolo in modo minaccioso. La sua apparente calma era resa ancor più terrificante dalla rabbia che le scorreva in corpo.

Ripresisi dalla sorpresa, immediatamente alcune guardie la circondarono, intimandole di andarsene, chiunque fosse.

-Chi sei? Come osi rivolgerti all’Imperatore Celeste in questo modo?

-Toglietevi di mezzo, inutili residui della stupidità di questo mondo- rispose seccamente lei, senza degnarli di uno sguardo- …se non volete morire.

-Non è permesso usare la violenza qui!!

-FUORI DAI PIEDI!!- ordinò furiosamente la creatura e con un gesto li spazzò via tutti, mandandoli a finire a terra.

Già si stavano ammassando gruppi di persone pronte ad intervenire, quando fu lo stesso Imperatore ad intromettersi.

-Fermi!!

La sua agitazione era palese, poiché sapeva benissimo chi aveva di fronte. Sebbene non avesse avuto notizie di lei da moltissimo tempo, non aveva dimenticato l’esistenza di quella creatura.

L’unica che non dovesse rendere conto a lui, l’unica fuori dal suo controllo.

-Lasciateci soli.

-Ma…

-Questo è un ordine. Lasciateci soli. Uscite, tutti.

Alla creatura sfuggì un sorriso sarcastico, l’Imperatore Celeste, la più alta autorità, abituato ad essere obbedito ad un semplice cenno, non poteva farsi vedere arrendevole nei suoi confronti.

Quando l’ultimo dei presenti ebbe lasciato la sala, seguì un lungo silenzio.

-Questa volta avete sorpassato ogni limite- sentenziò lei con voce che non ammetteva repliche.

-Ti prego di calmarti, ora. Se ti degni di spiegarmi…

-Sai benissimo di cosa sto parlando.

L’Imperatore Celeste si lasciò sfuggire un sospiro.

-Sì, capisco, ma devi cercare di…

-Lui è mio!Non c’è altro da dire! La Terra me lo ha affidato e voi lo avete portato via senza permesso!!

-Ma…la sua stessa esistenza è un’eresia! Non posso permettermi di lasciare libero un pericolo simile.

La creatura fece un passo avanti con rabbia.

-Ma bene! Vedo che con il passare del tempo le vecchie abitudini sono rimaste! Siete sempre i soliti ipocriti che si nascondono dietro il concetto di giustizia per pararsi le spalle.

-Questi non sono affari che ti riguardano…A proposito, come ti devo chiamare ora? Persino i  mortali che ospiti nella tua “casa” si sono dimenticati di te…

La creatura strinse i pugni e i suoi occhi divennero due fessure.

-Giusto, i vostri sporchi affari non mi interessano minimamente…ma lui sì. Ho stretto un legame di sangue con quel bambino…

L’Imperatore celeste ebbe un sussulto per lo sgomento:

-Tu non avrai…sai bene che è proibito!

-Sì? E per quale delle vostre stupide leggi?- esclamò lei beffarda.

-Non puoi aver osato…

-Osato??Dimentichi forse chi hai di fronte? O hai scordato pure ciò di cui sono capace, oltre al mio nome?

-Tu non capisci…Quel bambino non ha coscienza del pericolo che rappresenta; ed è per questo motivo che abbiamo posto sul suo capo un diadema che controlla la sua forza e delle catene ai polsi e alle caviglie..

-VOI COSA?!- urlò la donna in preda ad un attacco d’ira, trattenendosi a stento dallo strozzare quello stupido vecchio.

-Noi ab..

-Ho sentito benissimo ciò che voi idioti avete fatto!!

-Noi dovevamo farlo! Per la sicurezza di tutti!-cercò di giustificarsi quello.

-No…no, voi l’avete fatto unicamente per la vostra, di sicurezza. La verità è che avete paura di lui, come di tutti gli esseri che voi chiamate con disprezzo eretici…perché non sono sotto il vostro controllo, perché non sono dei burattini da manovrare a piacimento.

-Questo è solamente il tuo punto di vista- rispose lui piccato.

-La verità fa male, non è vero? In ogni caso, a me interessa soltanto lui. Era sotto la mia custodia, non avrebbe rappresentato un pericolo proprio per nessuno, e in più era libero.

-Non sapevamo che fosse sotto la tua custodia. E anche qui è libero…

-Immagino- lo interruppe sarcasticamente.

-…e ora è in affidamento ad un tutore.

-Un tutore…è così che ora chiamate i carcerieri??

-Te l’ho detto: non è in prigione. E a quanto ho potuto sentire, è felice dove si trova ora.

-Come se a te importasse.La sua è un’esistenza unica, voi non sapete come gestirla…

La creatura aveva iniziato a camminare avanti ed indietro per la sala, senza più guardare in volto l’imperatore.

-Se proprio vuoi saperlo ha già combinato un sacco di guai da quando è arrivato!

-Vi sta bene!

-Non credere che mi faccia piacere tenere qui quel…

-Allora ridatemelo!- esclamò lei furiosa, bloccandosi davanti a lui.

Dopo un respiro profondo, quello rispose:

-Sono spiacente, ma la mia risposta è no.

Ora che lo avevano riempito di dispositivi di controllo,  non le era possibile portarlo via da lì, senza permesso.

-Potrei distruggervi tutti e riprendermelo con la forza- continuò lei abbassando la voce ad un sibilo. Entrambi sapevano che non stava bleffando.

-A che scopo? Lui non ne capirebbe il motivo e ti odierebbe.

Aveva ragione, ma la donna non riusciva a rassegnarsi.

-Tutto questo vi si ritorcerà contro. Non potete pretendere di contenere sua forza con dei semplici dispositivi di controllo e poi trattarlo come il più infimo degli esseri, senza aspettare ritorsioni….

-Noi non…

-Fammi la cortesia di non trattarmi come uno di tutti quegli idioti dei tuoi subordinati, vecchio. Lo so come trattate quelli come lui, lo so fin troppo bene- lo interruppe.

Poi gli si avvicinò pericolosamente.

-Un giorno vi pentirete di ciò che state facendo… e comunque non sperare che io lasci perdere questa faccenda.

L’imperatore rimase pensieroso per un attimo.

-Beh…dato il tuo interesse per lui, se giuri di non fare sciocchezze, ti do il permesso di venire a trovarlo quando vu…

-Non ho bisogno del tuo permesso, vecchio! -lo interruppe lei.

-Il legame che ho con lui è il lasciapassare per venir qui a mio piacimento… ed inoltre, sappi che non ho intenzione di fare alcun giuramento.

Velocemente come si era avvicinata, si allontanò da lui.

-Dove vai adesso?- proruppe l’Imperatore Celeste, immobilizzato sul suo trono.

-Dove mi pare, vecchio. La tua vista inizia a darmi il voltastomaco e mi hai stancato con le tue chiacchere inutili- rispose la creatura avviandosi verso la porta.

-Ricordati che…

-NO. Ricorda tu le mie parole. Qualunque cosa accada io sarò qui più veloce della luce, e le conseguenze ricadranno su di voi, qualunque esse siano. Sappi che non c’è vendetta più terribile della mia, dovessero passare anche mille anni….Tantopiù che ho tutto il tempo del mondo dalla mia parte.

Così dicendo spalancò la porta della sala, incamminandosi verso l’uscita del palazzo, senza badare minimamente allo scompiglio che causava al suo passaggio.

 

 

-Scimmia, vedi di non entusiasmarti troppo*! Se ti ho portato in giardino è solo perché mi stavi

rendendo il lavoro impossibile!

-Konzen, guarda!!- esclamò esultante il piccolo tirando la veste dell’uomo al suo fianco,  indicando una farfalla che si era posata poco distante da loro.

-Tsk! Mocciosi…

Poi, d’un tratto il bimbo si immobilizzò, facendosi attento.

Spalancò i suoi grandi dorati e rimase in ascolto. Qualcosa di strano stava avvenendo in lui. Percepiva chiaramente una presenza a lui familiare, un profumo…ma quella sensazione così forte, così come era venuta, scomparve, lasciandolo confuso.

-E ora che ti prende? Non volevi andare a raccogliere i fiori?

Alla voce dell’uomo, il bambino si riscosse e, lanciando ancora qualche occhiata perplessa alle spalle, gli si affiancò nuovamente, afferrandogli l’orlo della veste.

 

 

Una creatura dal nome ormai dimenticato fissò le due figure allontanarsi verso i giardini. Il suo arrivo nel mondo celeste aveva creato non poco trambusto, ma lei non se ne dava pensiero. La sua preoccupazione era tutta per il bambino, per il Seiten Taisei dagli occhi dorati.

La sua prima intenzione era stata quella di andare a fare due chiacchere con il famoso “tutore”, giusto per mettere le cose in chiaro,…ma nel momento stesso in cui li aveva trovati, s’era nascosta dietro ad un albero ad osservare.

Per il momento poteva rimandare la sua entrata in scena.

Il piccolo, dopotutto, sembrava in buone mani:non v’era traccia di disprezzo nell’atteggiamento  dell’uomo dai lunghi capelli biondi.

-Tornerò presto…-mormorò.

Magari con un regalo per il suo bimbo.

E gli abitanti del mondo celeste, volenti o nolenti, avrebbero dovuto abituarsi alle sue frequenti visite, si disse, prima di sparire in uno scintillio argentato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** ...mi ritrovai in una luce splendente ***


 

Capitolo 3

…mi ritrovai in una luce splendente

 

Una figura silenziosa camminava lungo i grandi viali alberati, accarezzata dai raggi dorati del sole. Si fermò per bearsi di quel calore, con meraviglia, sebbene ormai sapesse che nel Tenkai ogni cosa avveniva in maniera del tutto diversa rispetto al mondo terreno.

Era passato ormai qualche tempo dalla sua irruzione nel mondo celeste. Tempo che lei aveva trascorso in trepidante attesa di rivedere il bimbo dagli occhi dorati.

Dopo tanta solitudine, avvertiva per la prima volta una strana emozione scuoterle il petto, una particolare sensazione che le faceva fremere il cuore: doversi  prendere cura di un altro essere vivente era un’esperienza nuova ed eccitante.

Era scesa nuovamente tra i mortali, aveva vagato per le loro strade, senza che loro potessero vederla, ma abbastanza vicina da avvertire la sua presenza.

Si era messa a studiare il loro comportamento incuriosita, spiando le madri con i loro bambini, pensando al più bel dono da portare al suo, su nel mondo celeste.

Si era lasciata trasportare dal vento nelle terre più lontane, era giunta negli abissi più remoti degli oceani, cercando qualcosa di veramente speciale.

Poi, una mattina, il nuovo sole le aveva portato consiglio: avrebbe riempito una grande cesta con i frutti più rari e gustosi nati dalla Terra.

Quello sarebbe stato il suo dono: il cibo con cui l’aveva nutrito quando era venuto al mondo.

E così aveva fatto la sua seconda comparsa nel mondo celeste, incurante degli sguardi e dei commenti che seguivano al suo passaggio.

 

Persa com’era nei propri pensieri non si accorse subito di una presenza nel giardino in cui stava passeggiando.

Alzò lo sguardo e scorse qualcuno comodamente sdraiato sul ramo di un albero. Questi le sorrise e le disse, mostrandole il bicchiere che teneva tra le mani:

-Non c’è niente di meglio che assaporare del buon sakè tra le dolci fragranze dei fiori di ciliegio, ma in sua compagnia sarebbe ancora più piacevole. Vuole favorire?

La creatura lo osservò per un attimo, sorpresa per quell’insolito invito.

-Mi dispiace, sarà per un’altra volta….sai dirmi dove posso trovare un certo Konzen Douji?

-L’ufficio di Konzen è l’ultimo sulla destra di quel corridoio- le rispose una voce gentile.

Chi aveva parlato era uno strano ragazzo con indosso un lungo camice bianco, che si trovava ai piedi dello stesso albero.

-Grazie- disse lei allontanandosi in una nuvola di luce.

 

I due, dal canto loro, si lanciarono uno sguardo d’intesa, tornando poi a fissarla.

-Deve essere lei, quella di cui parlano tanto.

-Già…chissà che cosa vorrà mai da Konzen?…Ah, a proposito:…Kenren, ti sembra questo il momento di startene qui beato a bere sakè? Non sai che c’è del lavoro da fare?

-Oh…gran generale Tenpou… è sempre il momento di bere del buon sakè…il lavoro può anche aspettare, no?-rispose quello sorridendo.

Qualcun altro, nel frattempo, aveva notato la nuova arrivata.

-Guarda, guarda, è tornata…sai Jiroushin…credo che la venuta di quel bimbo abbia scatenato una serie di eventi davvero interessanti…- commentò divertita Kanzeon Bosatsu, osservando dalla sua finestra tutta la scena.

 

I suoi passi risuonavano sulle assi di legno lucido dei corridoi, mentre occhi curiosi spiavano il suo passaggio attraverso ante socchiuse. Avvicinandosi all’ufficio che le avevano indicato come quello del cosiddetto “tutore”, si accorse che il silenzio che vigeva nelle altre parti del palazzo, lì era sostituito da una serie di schiamazzi e grida poco decorose.

Bussò alla porta, ma a causa del rumore che proveniva dall’interno, nessuno la sentì.

Invece di bussare una seconda volta, si decise ad aprire la porta.

Il pavimento di quello che sembrava un ufficio era totalmente ricoperto da aeroplanini di carta, mentre uno di quelli dolcemente terminava il breve volo planando ai suoi piedi.

Per il resto la stanza appariva vuota.

All’improvviso una vocetta ruppe il silenzio.

-Fiuuuu…mi sono preso una paura..pensavo fosse già Konzen di ritorno!

La creatura si voltò appena in tempo per vedere una testolina ricoperta da lunghi capelli castani spuntare da sotto una scrivania.

Due enormi occhi dorati risaltavano su quel viso delicato.

L’espressione di sollievo del bimbo venne presto sostituita da un miscuglio di stupore e meraviglia alla vista di chi aveva appena varcato la soglia dell’ufficio di Konzen.

Una strana emozione lo pervase.

Quella donna bellissima gli era in qualche modo familiare e i suoi occhi luminosi sembravano attraversargli l’anima.

Dal canto suo la creatura stava studiando quella buffa figura che ora le si era avvicinata timidamente per osservarla da vicino.

Si fissarono occhi negli occhi in profondo silenzio.

-Si può sapere che cos’hai combinato questa volta, scimmia?!! –li interruppe una voce, mentre l’uomo dai lunghi capelli biondi faceva la sua entrata nella stanza.

Nell’udire quella frase il bimbo si nascose istintivamente dietro la veste della donna e solo in quel momento Konzen Douji realizzò la sua presenza nella stanza.

Per un buon minuto i due si studiarono a vicenda.

Konzen si chiese allibito chi mai potesse essere quella strana creatura e che cosa ci facesse nel suo ufficio.

Lentamente si portò dietro la scrivania e si sedette, senza distogliere gli occhi da lei.

Una lunga veste bianca le avvolgeva il corpo, lasciandole scoperte le spalle e  parte della schiena, inoltre portava appese alla vita varie cinture che mettevano in risalto le sue forme perfette. Le braccia erano ricoperte da diversi bracciali e strani simboli, mentre i polsi erano legati tra loro con alcune catenelle che le passavano dietro la schiena.I calzari che indossava erano abbinati a parti di armatura posizionate nei punti vulnerabili del suo corpo. Infine lunghi capelli argentati legati con vari nastri colorati le incorniciavano un viso levigato su cui spiccavano due immensi occhi chiari, che in quel momento ricambiavano il suo sguardo inquisitore.

-Si può sapere chi sei?- le chiese.

Quella però non rispose, invece si voltò verso il bimbo e inginocchiandosi di fronte a lui domandò con voce limpida:

-E tu, mi riconosci?

Nell’udirla parlare, nel bambino si produsse un effetto straordinario.

Sgranò i suoi occhi dorati e per un momento sembrò sul punto di togliersi il diadema.

Poi però si riscosse e le saltò al collo esultante.

-Certo che mi ricordo!!! Che bello!!! Sei venuta!!!!!!

-Insomma, Goku, mi vuoi spiegare che sta succedendo? – chiese Konzen sempre più stupito.

-Goku? –chiese la donna.

-Sì, è questo il mio nome, sai. L’ho chiesto io a Konzen di darmene uno e lui mi ha chiamato così: Goku.

Per un attimo, il viso della donna sembrò oscurarsi, ma il visetto felice del bimbo e lo sguardo pulito dell’uomo la fecero sorridere e la stanza sembrò illuminarsi di nuovo.

-Goku, eh? Ben, allora ti chiamerò anche io così -disse, prendendolo in braccio e rialzandosi senza alcuna difficoltà.

Questo semplice gesto fece capire a Konzen di avere di fronte qualcuno di molto particolare, visto che riusciva tranquillamente a tenere in braccio Goku con tutto il peso delle sue catene.

-Chi sei tu?- le chiese ancora.

Lei finalmente tornò a fissarlo negli occhi e sorrise.

-Sono…sua madre- rispose.

-Sì, la mia mammina. Che bello!!!- esclamò Goku, mentre per la sorpresa, l’uomo rischiò di cadere dalla sedia.

 

 

-Allora è così che sono andate le cose….- disse pensosamente Konzen, dopo che la donna gli ebbe narrato i fatti accaduti, a partire dalla nascita di Goku-…possibile che io sia sempre l’ultimo a sapere ciò che accade qui?!- aggiunse sbuffando spazientito.

Il bimbo, soddisfatto, stava gustando i frutti che la donna gli aveva portato in dono, e lei non poteva fare altro che guardarlo, felice.

-Però, in tutta questa storia, un particolare mi sfugge ancora: chi o cosa sei tu?- le chiese ancora  sospettoso.

-Questo non ha importanza- disse lei, prendendo in braccio Goku che nel frattempo le si era avvicinato.

-Ma un nome dovrai pur averlo! Come ti dovremmo chiamare noi? Senzanome?- ironizzò.

-Beh…che ne dice il mio Goku? Me lo vuoi trovare tu un nome?- gli domandò teneramente.

-Io? Un nome?

-Sì, come Konzen l’ha dato a te, così tu lo dai a me.Che ne pensi?

Il bimbo ci pensò un attimo per poi correre via esultante.

Poi, poco prima che lei se ne andasse…

-Ho deciso: ti chiamerò Yume- affermò timidamente.

-Yume?-chiesero in coro i due adulti fissandolo.

-Sì…beh…perché..-aggiunse lui arrossendo-…perché secondo me tu sei bella come un sogno…

La creatura allora, si chinò su di lui e lo baciò dolcemente su una guancia.

-E sia, se questo è ciò che hai deciso, d’ora in poi il mio nome sarà Yume.

Poi, mentre si allontanava da lui, Goku le afferrò un lembo della veste e fissandola speranzoso le chiese:

-Tornerai presto, vero?

-Più veloce della luce.

-Promesso?

-Promesso.

E lei manteneva sempre le sue promesse.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Un brindisi alla vita ***


“Un luogo dove non esisteva l’alternarsi delle stagioni,

 

un luogo dove i fiori non appassivano mai.

 

Il loro dolce profumo pervade ancora i miei sensi,

 

come i ricordi di quel periodo:

 

marchiati a fuoco sulle pareti del mio spirito.”

 

 

 

 

Capitolo 4

Un brindisi alla vita

 

 

È strano come a volte basti un odore, un suono, un’immagine, per far riaffiorare alla mente antiche memorie di un passato lontano…

 

Donne, fiori e sakè: Kenren.

Con quella spavalderia che era solita procurargli un’infinità di guai. Con quella schiettezza che lo rendeva così vero ai miei occhi.

Le mie labbra non si erano mai piegate in più di un tiepido sorriso, prima di incontrare lui.

Mi faceva divertire Kenren.

Veste nera in mezzo a tante chiare, in realtà l’animo più trasparente che io abbia mai visto.

E per questo…l’amai. Di un amore al di là dei confini che si è soliti dare a questo sentimento. L’amai come la Terra ama il Cielo, che la circonda con le sue braccia infinite.

 

……………………

-Non hai mai bevuto sakè??!!!- esclamò allibito di fronte alla rivelazione di Yume.

-Non è possibile…- mormorò stupito fissandola come se la vedesse per la prima volta- …dobbiamo rimediare subito!!!!-esclamò infine.

Così dicendo le porse un bicchiere e lo riempì immediatamente con il liquido della bottiglia che teneva sempre legata alla vita.

-Ecco, su, assaggia, non essere timida…- la incoraggiò, vedendola esitante.

Lei lo annusò cautamente, continuando a guardare l’uomo sorridente di fronte a lei. Poi, portò il bicchiere alla bocca e, senza esitare, ne trangugiò il contenuto in un sol sorso.

-No! Aspetta!…non così!!.

Ma ormai era troppo tardi.

Yume iniziò a tossire violentemente, correndo in giro per la stanza in cerca di qualcosa che potesse darle sollievo, inseguita dall’altro che tentava disperatamente di fermarla.

Alla fine, stremati, tornarono a sedersi.

-Ma come fai a bere quella roba??-chiese lei sospettosa.

-Oh, è facile per me, ma probabilmente, è perché sono un uomo…

-E questo che significa??

-Beh, che solo un uomo può apprezzare appieno del buon sakè, così come solo un uomo può apprezzare la compagnia di una bella donna…- spiegò lui.

-Sarà…ma dovranno passare secoli prima che torni a bere qualcosa dalle tue mani…-concluse Yume serissima.

Si fissarono per un momento, poi lui…

…………..

 

Scoppiava a ridere sempre, e io non potevo fare altro che seguire il suo esempio.

L’eco di quelle risate risuona in me ancora, dopo tanto tempo…grazie, Kenren.

 

 

Libri, polvere e confusione: Tempou.

Bizzarro nella sua singolarità. In mezzo a tanti così simili tra loro, lui spiccava tra la folla, con quegli occhi verdi capaci di leggerti dentro.

Mi chiedo ancora come ci riuscisse.

L’acqua calma dietro cui si cela la tempesta: ecco cos’era…

Non avevo mai letto un libro, non sapevo cosa fosse una biblioteca, ma in compenso la mia memoria partiva da epoche remote e copriva molto più tempo di quanto non facessero le pagine scritte.

Mi ascoltava in silenzio, rapito, e, dopo secoli di muta solitudine, mi donò la sua compagnia.

E per questo…l’amai. Di un amore al di là dei confini che si è soliti dare a questo sentimento.

L’amai come la Terra ama le Stelle, pallidi occhi immutabili che ti scrutano attraverso l’oscurità.

 

……………

-Mi chiedo perché ti dia tanta pena per riordinare, se poi sai che tornerà tutto in disordine nel giro di cinque minuti…-commentò Yume, tentando di ammucchiare una pigna di libri nell’ultimo spazio disponibile rimasto.

-Eheh…beh..in un certo senso hai ragione…Ma penso che non ci sia nessun gusto nel fare disordine se poi non si passa del tempo a sistemare le cose…- rispose candidamente lui, seduto sopra un mucchio di carte , cartine e rotoli di pergamena, intento a catalogarli.

E poi aggiunse, sorridendo:

-Ad ogni modo, non fermarti, mi interessa molto il periodo della seconda era…continua pure, io ti ascolto volentieri…

……………

 

E mi ascoltava davvero.

Così la mia voce riprendeva a narrare fatti dimenticati della storia, a volte lieve come un sussurro, a volte impetuosa, come una raffica di vento improvvisa.

Oggi avverto ancora i suoi occhi verdi penetranti puntati su di me, in attesa del mio racconto…grazie, Tempou.

 

 

Noia, litigi e…: Konzen.

Una persona perennemente di cattivo umore, seria, critica nei confronti di tutti, irascibile…in poche parole: insopportabile.

Tanto più luminosa nell’aspetto, quanto più cupa nel carattere…del tutto simile a me.

Per capelli aveva fili d’oro e al posto degli occhi due pietre preziose.

Mi incantava, con quel suo atteggiamento distaccato…e più diventavamo scostanti l’uno con l’altro, più ci avvicinavamo, seppur inconsapevolmente.

Per la prima volta la bellezza di un altro essere colpì e travolse i miei sensi.

L’ amai. Di un amore al di là dei confini che si è soliti dare a questo sentimento.

L’amai come la Terra ama il Sole, e brama il suo ritorno ogni notte, avvolta nelle tenebre.

 

……..………

-È successo perché lo lasci sempre solo!!! Non lo tieni abbastanza sotto controllo!!- esclamò Yume furibonda, con gli occhi che lampeggiavano, mentre si fronteggiavano dai lati opposti della scrivania, in piedi, entrambi con le braccia conserte.

-Io…COSA??!!! Vorrei ricordarti che ho anche un lavoro da portare avanti, io!!Non posso stargli sempre dietro!!

-Ma è solo un BAMBINO!!! Non puoi pretendere che se la cavi sempre da solo!!

-Ah, sì, eh?? E allora che mi dici di te?!! È anche sotto la tua di responsabilità!!!

-Io non vivo qui!! Se fosse con me, io non lo perderei mai di vista!!!

Quel battibecco durava ormai da parecchi minuti, in altre parole da quando Yume aveva scoperto che Goku ne aveva combinata un’altra delle sue.

Ai lati della stanza, il colpevole li guardava stranito. Ad un tratto sentì una mano posarsi dolcemente su una spalla.

-Su, andiamo…lasciamo che mamma e papà se la sbrighino da soli…Non ti devi preoccupare, in realtà si vogliono bene..- gli disse Tempou sorridendo.

Nel frattempo i due litiganti, che l’avevano sentito, si fermarono di botto, fissandolo allibiti.

-Mamma e papà???!!!-chiesero all’unisono.

-Già…dovreste evitare di litigare così davanti al piccolo. In ogni modo ora lo porto via con me, continuate pure…-rispose placido l’altro, prima di chiudersi la porta alle spalle.

…………

 

Non glielo dissi mai,…ma sono convinta che conoscesse i miei sentimenti…così come io conoscevo i suoi…grazie, Konzen.

 

 

Ho un’immagine impressa nella mente: quella di cinque persone sedute sull’erba di un giardino perennemente fiorito, immerse in una nuvola di petali rosa danzanti.

 

………….…

-Che ne dite di fare un brindisi? - chiese Kenren allegro.

-E si può sapere a cosa dovremmo brindare?

-Su, Konzen, questa volta concordo con lui, qualche volta bisogna pur lasciarsi andare, no?- commentò Tempou sorridendo.

-Tzè…-fu la risposta dell’altro.

-Che bello!! Posso bere anche io?

-E da quando in qua i mocciosi bevono sakè? - disse Konzen versandosi infine da bere.

-Io e te berremo soltanto acqua, Goku…

-Ma Yume, sei proprio convinta?

-Kenren, non insistere, te l’ho già detto: io con quella roba ho chiuso…

-Oh…ne sei proprio sicura?

-Kenren…

-D’accordo, d’accordo, non insisto… allora: salute!!

-Ma a cosa stiamo brindando?Io non l’ho ancora capito…- chiese ancora Goku, poco convinto.

Dopo un attimo di silenzio…

-Alla vita?- suggerì Tempou.

Dopo averci pensato un attimo, il bimbo si ritenne soddisfatto della risposta e finalmente alzò anche il suo bicchiere a incontrare quelli degli altri.

Un brindisi alla vita, mentre i fiori di ciliegio inondavano l’aria con il loro dolce profumo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Allora addio...anzi, a presto ***


 

Era una giornata splendida e il mio cuore era sereno. Da qualche tempo ormai le mie paure, le mie ansie, si erano placate. Ti sapevo al sicuro nel Tenkai, insieme a Konzen, Tenpou e Kenren. Quella volta, quando ero tornata da voi, ti avevo trovato molto triste. Nataku ti evitava e tu non ne capivi il motivo, ci tenevi così tanto alla sua amicizia! Così, per consolarti, proposi di andare tutti insieme in giardino, dove passammo il pomeriggio in piacevole compagnia.

Giunse la sera, e anche il momento per me, di lasciarvi. Purtroppo, avevo delle questioni da risolvere sulla Terra, per le quali avrei dovuto assentarmi per un breve periodo.

Il mio animo era in pace mentre facevo le solite raccomandazioni a Konzen…

…mentre scherzavo insieme a  Kenren e Tenpou…

…e mentre mi chinavo a baciarti la guancia promettendoti come sempre che sarei tornata presto da te…

Il mio spirito era tranquillo quando, poco prima di sparire, mi voltai verso di voi, per vedervi lì, tutti insieme.

Vi salutai con un cenno della mano.

 

Se soltanto avessi saputo…

 

 

Capitolo 5

Allora addio…anzi, a presto

 

Avvenne tutto all’improvviso. Yume stava tranquillamente camminando in una radura deserta, in cui i germogli stavano iniziando a spuntare dal terreno e poi…

L’angoscia.

La rabbia…feroce.

Le grida.

L’odore del sangue.

Soprattutto l’odore del sangue…

Cadde a terra, la vista annebbiata, il cuore stretto in una morsa.

La paura.

La paura di perdere tutto.

La disperazione.

Il dolore la stava uccidendo, mentre sentiva un fuoco divorarla dall’interno.

Non riusciva ad alzarsi, con il respiro affannoso infilò le unghie nel terreno, urlando per il tormento.

Infine, chiara come se abbagliata da un fulmine, vide la realtà dei fatti.

La consapevolezza le diede la forza per reagire, e con un ultimo grido disperato corse, più veloce della luce, nel luogo da cui il sangue la stava chiamando.

 

Con uno sforzo immane spalancò la porta davanti a lei e il cuore smise di batterle.

Konzen le urlò qualcosa, ma lei non lo sentì.

Corpi dilaniati, sangue, tanto sangue…e odore di morte, dappertutto, lì, nel Tenkai, per la prima volta.

Nella confusione più totale lo cercò con gli occhi, affannosamente, ed infine lo trovò.

Steso a terra, privo di sensi.

Non Goku, no…l’essere che aveva causato quella carneficina era il Seiten Taisei dagli occhi dorati che lei aveva visto nascere.

Era la forza e la ferocia che quegli stupidi avevano tentato di reprimere con i loro dispositivi di controllo.

Nella nebbia che la avvolgeva sentì che qualcuno la stava trascinando via da lì, fuori, per i lunghi corridoi.

Grida furiose, ovunque.

Si rifugiarono nell’ufficio di Tenpou, al sicuro, per il momento. Kenren dispose Goku sul tavolo, mentre Konzen tentava di barricare la porta.

Lei fissò la creatura stesa di fronte a lei, immobile.

Non aveva mantenuto la sua promessa.

La velocità della luce non era bastata.

Era arrivata tardi.

Tardi…

Tardi…

Quella parola le rimbombava nel cervello mentre si prendeva la testa tra le mani.

-Come ho potuto???!!!!- urlò disperata.

Intorno a lei, gli altri si bloccarono per fissarla.

Konzen la prese per le spalle scuotendola.

-Yume, calmati, dobbiamo trovare una soluzione!!!

Sangue.

Yume fissò le mani di Konzen: sporche di sangue.

Lentamente alzò gli occhi verso Kenren e Tenpou: anche le loro…

-No…-sussurrò in preda al panico.

La verità era troppo dura.

-Avete ucciso…anche voi…avete ucciso…

-Non c’era altra soluzione- rispose calmo Tenpou.

-Ma…ma… LORO NON VE LO PERDONERANNO MAI!!!!- urlò Yume liberandosi con uno strattone dalla stretta di Konzen per fiondarsi addosso al ragazzo che aveva parlato.

-Non c’era altra sol…-tentò di ripetere quello, ma lei non lo fece finire la frase.

Era troppo sconvolta. La sua vita le si stava sgretolando di fronte.

-NO!!!TU NON CAPISCI!!! ORA VI CONDANNERANNO A MORTE!!!!!

-Lo sappiamo.

-Io non permetterò loro di fare una cosa del genere! Verrete via con me…sì, vi nasconderò io! Non avete nulla da temere…io vi…

-No.

Yume non ascoltò quella risposta e continuò a farfugliare cose senza senso camminando avanti ed indietro per la stanza, con l’espressione folle e il cuore in pezzi.

Sembrava avesse perso il senno.

-Yume, non c’è modo di scappare.

-…io vi nasconderò, sì, non avranno mai il coraggio di affrontarmi, non oseranno…

-Yume, ascoltami. Non c’è modo per noi di scappare.

-…verrete con me…- la creatura aveva fermato la sua marcia, e la sua voce ormai era un debole sussurro vibrante di rabbia.

-No.

Una semplice sillaba. Una verità immutabile.

-Io non posso permetterlo.

-Tu non puoi imped…

-Zitto…

-…impedirlo. Il nostro destino è..

-Zitto…

-…già stato segnato…

-Zitto…

-Noi morir…

-ZITTO!!!!! ZITTO!!!!!!!ZITTOOO!!!!!

Si voltò verso di loro furente, le mani strette in pugni serrati, gli occhi fiammeggianti d’ira.

Poi, d’un tratto, le forze sembrarono abbandonarla di colpo. La voce le si incrinò.

-Voi non…potete…morire…

Si aggrappò convulsamente prima a Konzen, poi a Tenpou ed infine a Kenren, cercando nei loro sguardi una scintilla di speranza.

Ma ciò che vi trovò fu solo quieta rassegnazione.

“Non può finire così!!!” pensò Yume disperata.

-In verità…- iniziò a dire Tenpou, attirando su di sé l’attenzione degli altri.

-In verità c’è un’altra soluzione. Sapete, non mi sorride affatto l’idea di presentarmi a loro come un colpevole in attesa della sua condanna…

-Di cosa stai parlando?- chiese dubbioso Konzen, mentre Yume lo guardava, ascoltando avidamente ogni sua parola.

-Esiste un oggetto, qui nel Tenkai, che ci permetterebbe di lasciare questo luogo indisturbati…

-Di quale oggetto parli, Tenpou? Non è il momento per giocare agli indovinelli, questo.

-Sto parlando dello specchio trascendentale.

Soltanto Konzen parve capire a cosa si stesse riferendo l’amico.

-Sì…ne ho sentito parlare- aggiunse lentamente.

Lui e Tenpou si lanciarono uno sguardo d’intesa.

-E che cosa ce ne faremmo noi di uno specchio??- chiese sempre più spazientito Kenren.

-Vedi, lo specchio trascendentale non è uno specchio comune. Se noi ci specchieremo in esso, decidendo di abbandonare spontaneamente queste nostre vite, cominceremo il ciclo delle reincarnazioni. I nostri corpi rimarranno qui, nel Tenkai, me le nostre anime continueranno a vivere, sulla Terra. Rinasceremo, moriremo di nuovo, fino a quando riusciremo a tornare di nuovo tutti insieme.

Dopo queste parole, il silenzio cadde tra loro.

-Ma così, morirete comunque…-sussurrò tristemente Yume, che sembrava aver riacquistato il controllo di se stessa.

-Sì, ma ragiona…una volta rinati, noi ci cercheremo, le nostre anime si ritroveranno.

-E in questo modo…per te sarebbe più facile patteggiare perché lascino in vita Goku.

Già, Goku. Steso sul tavolo, immobile, non sembrava più pericoloso di un bimbo qualunque.

Lui non poteva reincarnarsi, in quanto essere eretico.

Una volta morto, non sarebbe più potuto tornare.

-Il mio bimbo…- mormorò Yume accarezzandogli dolcemente i capelli-…cosa ti hanno fatto diventare?…

-Allora è deciso. Ci guarderemo in questo specchio comesichiama e un giorno torneremo di nuovo tutti insieme.

-Bene, vedo che hai capito… Konzen, tu che ne pensi?

L’ interpellato, che si era nel frattempo avvicinato al tavolo dove era disteso Goku, alzò lo sguardo ad incrociare quello della donna che aveva di fronte.

-Tu ci aspetterai?- le chiese tranquillo.

Lei lo fissò nelle profondità di quei due gioielli che erano i suoi occhi.

-Sempre- rispose.

-Promesso?- continuò lui, facendo il verso a Goku.

-Promesso.

Fu Kenren a spezzare il silenzio.

-Ora, la domanda è, dove sarebbe questo specchio?

-In verità, l’avevo preso in prestito io, per alcuni miei studi sulla reincarnazione…-disse Tenpou con un sorriso forzato, indicando qualcosa celato sotto un telo bianco in un angolo della stanza.

Queste parole fecero capire a tutti loro quanto ormai fosse vicina la fine.

-D’accordo, allora, siamo pronti?

-Finalmente un’avventura emozionante…sapete, non mi sono mai reincarnato prima d’ora.

Yume li guardava quasi in uno stato di trance. Si comportavano come se nulla fosse, mentre il suo cuore era attanagliato da un brutto presentimento.

Fu assalita da mille dubbi.

-Un momento! Ma come…e se io…come farò a riconoscervi?

-Basterà che tu ci guardi dritto negli occhi, bellezza.

-Lo saprai, fidati.

-Ma voi, insomma…

Fuori nel corridoio, il trambusto era aumentato, ma nella stanza si era creata un’atmosfera quasi ovattata, irreale.

-Cosa?- si fermarono a chiedere.

Yume sorrise, illuminandoli con il suo sguardo.

-…vedete di rimanere identici a come siete ora, intesi?

Loro le sorrisero di rimando.

Poi, Tenpou tolse il telo bianco che copriva lo specchio.

Una luce abbagliante si diffuse nella stanza.

-Allora addio…-disse Konzen, per poi correggersi-…anzi, a presto.

Yume non smise mai di sorridere, mentre la luce si spegneva, mentre vedeva cadere a terra i loro corpi, ormai senza vita.

Non smise mai di sorridere, mentre sentiva il suo cuore lacerarsi.

Non smise mai di sorridere, mentre fiumi di lacrime cristalline sgorgavano dai suoi occhi splendenti.

Silenzio.

Lentamente si voltò, dirigendosi verso il tavolo.

Ad ogni passo una lama conficcata nel petto.

Ad ogni passo una certezza si faceva largo in lei.

Goku sarebbe rimasto in vita ad ogni costo.

Lo prese in braccio e spalancò la porta dell’ufficio di Tenpou.

Loro avrebbero mantenuto la promessa, e così avrebbe fatto anche lei.

Sarebbero stati un giorno di nuovo tutti insieme, loro cinque.

Si diresse verso la sala dell’imperatore celeste, passando in mezzo ai soldati, sbigottiti e ammutoliti per il suo comportamento.

Un giuramento.

Goku sarebbe rimasto in vita.

Ad ogni costo.

-Ad ogni costo-mormorò entrando nella sala.

 

***

 

 

Note in fondo

Bene, bene, eccoci qui…Volevo solo dire che siccome il manga qui in Italia lo possiamo guardare solo con il binocolo e l’anime lascia in sospeso la fine del Gaiden, ho fatto l’unica cosa che mi è venuta in mente, ovvero spulciare qua e là tra i siti per qualche informazione.

Un po’ tutti dicono che la fine del Gaiden sia un po’ incerta, tra le opzioni che ho trovato, quella che ho scelto per la mia FF è quella dello specchio trascendentale, che quindi non è di mia invenzione, anche se ne ho dovuto immaginare il funzionamento^^. Per quanto riguarda il resto, potete tirar fuori di nuovo i fazzoletti di carta e darvi alla commozione, come me…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 6
*** Il prezzo da pagare ***


Capitolo 6

Il prezzo da pagare

 

Yume entrò nella sala, un solo pensiero nella mente, un solo obiettivo: salvare Goku dalla morte.

Non c’era altro che avesse importanza per lei in quel momento, nemmeno il dolore sordo che sentiva nel petto, nemmeno l’immagine di tre corpi stesi a terra senza più un alito di vita.

“Andrà tutto bene. Torneranno e sarà tutto come prima. Devo solo fare in modo che Goku sia salvo. Loro…” pensò con odio “…non gli faranno del male. Non lo permetterò mai.”

Questi pensieri si riflettevano nella sua andatura decisa, nella sua schiena eretta, nel suo mento alzato con sfida e nel suo sguardo glaciale.

In quel momento, vedendola arrivare, l’imperatore celeste si rese conto che non sarebbero bastate poche parole e vaghe promesse per placare il suo animo ferito. Erano sull’orlo di una crisi devastante, poiché, per quanto antica e saggia, quella creatura era pur sempre nata dalla Terra e quando il fuoco dell’ira le scorreva nelle vene, assumeva un aspetto inquietante e le sue azioni erano tutt’altro che razionali.

Nataku, il dio principe della guerra era ancora semidisteso a terra con espressione dolorante, circondato da alcune guardie che, timorose, si erano ben guardate dall’interferire.

Kanzeon Bosatsu, in piedi appoggiata ad una colonna, guardò con disprezzo quei codardi e si chiese incuriosita come sarebbe andata a finire la faccenda.

Tornò a posare lo sguardo su colei che lentamente, ma in modo deciso, avanzava incontro al proprio destino e non potè fare a meno di ammirare la sua fierezza e la sua bellezza, anche in un momento tanto tragico.

Emanava una forza straordinaria e anche a quella distanza potè avvertire con un brivido la potente rabbia che si celava dietro la calma glaciale che dimostrava.

Giunta di fronte all’imperatore celeste, quella si fermò, posando a terra il corpo che teneva tra le braccia.

Fuori della sala si sentirono i passi e le voci di coloro che stavano accorrendo. L’esercito si stava radunando per riuscire a catturare i traditori.

Senza battere ciglio, Yume fissò negli occhi l’imperatore e, con tono deciso disse:

-Ordina loro di non avvicinarsi.

Quello esitò, preoccupato.

-Non mi farò problemi a sterminare quello che resta del tuo inutile esercito di idioti….e a quel punto cosa farai? Condannerai a morte anche me?- chiese con beffarda crudeltà.

-Chiudete le porte.

-Ma sign…

-Fate come vi ho detto.

Le porte vennero sigillate e coloro rimasti fuori non avrebbero mai saputo niente di quel che avvenne realmente in quella sala.

-Qui..-iniziò il vecchio seduto sul seggio dorato-…qui…vedo solo due persone e uno soltanto di coloro che si sono ribellati.

A quelle parole il viso di Yume si contrasse in una smorfia, ma disse soltanto:

-Uno, l’unico…ancora in vita.

Un silenzio irreale li avvolse tutti.

Kanzeon Bosatsu chiuse per un attimo gli occhi, per poi riaprirli quando l’imperatore prese nuovamente la parola.

-Quello che dici… è la verità?

-Io non mento mai-rispose lei freddamente.

-Non sta mentendo, mio signore-s’intromise un soldato che aveva seguito Yume nella sala.

-Ho visto io stesso i corpi senza vita di quei tre traditori, signore.

In una frazione di secondo, senza che in apparenza ci fosse stato alcun movimento, ecco che quello cadde a terra, morto.

-Ma cosa??-lo fissò allarmato l’imperatore, mentre un mormorio agitato percorse la sala.

-Non ho bisogno che qualcuno confermi ciò che dico. Che ti sia di lezione. Non tollero che qualcuno metta in dubbio le mie parole-commentò acida.

-Dovresti insegnare ai tuoi sudditi a tenere a freno la lingua.

-Non mi sembra che tu sia nella posizione di dare certi consigli….-rispose lui riacquistando la calma.

-Io sono nella posizione di fare ciò che più mi piace, vecchio. Fai attenzione…-lo avvisò-…ti ho già permesso una volta di parlarmi con tale arroganza, sebbene tu non ne possieda il diritto…

Seguì un attimo di silenzio, la tensione era palpabile.

-L’essere eretico che tu ti ostini a proteggere è colpevole di un crimine mostruoso. Nemmeno tu puoi negarlo. Cosa pretendi di fare, venendo qui a parlare con me?

-Hai già tre morti sulla coscienza, non ti bastano?

-Lui è il maggior colpevole e per questo va punito.

-Ha solamente seguito il suo istinto.

-Un motivo in più per considerarlo un pericolo.

-Ti avevo avvertito dello sbaglio che stavi commettendo.

-Lo sbaglio è stato quello di non ucciderlo subito.

-Se mi avessi dato retta, nulla di questo sarebbe successo.

-Se ti avessi dato retta, chissà cos’altro avrebbe potuto fare.

-Mi avevi assicurato che era sotto il vostro controllo.

-Così credevo che fosse.

-Quindi…è colpa vostra.

-Cosa?

-La sua colpa ricade anche su di voi. Io avevo alla fine acconsentito a lasciarlo nelle vostre mani e voi lo avete trattato con un disprezzo tale da liberare la sua parte più pericolosa.

-Non dire sciocchezze!

-Il vostro sistema di controllo non ha funzionato, se lui è riuscito a spezzarlo.

-Andava eliminato per la nostra sicurezza!

-Mi stai dicendo che lo avete attaccato?

-Noi..

-Lui si è soltanto difeso, dunque.

-Ha massacrato centinaia di soldati! Deve essere punito!!

-Esistono altre punizioni oltre la morte.

-Lui deve morire!!

Silenzio, poi Yume sentenziò con voce implacabile.

-Lui non morirà. Io non lo permetterò mai. Che questo sia ben chiaro, vecchio. Lui non morirà.

Non era una questione che si potesse mettere in dubbio, Yume non era mai stata tanto decisa.

-E cosa dovremmo farne, sentiamo? Di certo non lascerò che tu lo porti via indisturbata, dopo quello che ha fatto!!

-Questo lo so bene. Sono qui apposta…per trovare un accordo con te.

Silenzio.

-Dovrai pagare un prezzo, per quello che mi chiedi.

Yume strinse i pugni e fece un respiro profondo.

-Lo so- disse poi.

-Signore..-s’intromise Kanzeon Bosatsu, che fino ad allora era rimasta in disparte a seguire quello scambio di battute.

-Parla.

-Signore, suggerisco di imprigionarlo.

-E secondo te la prigionia può bastare come punizione?

-Una prigionia qualunque no. Ma se fosse rinchiuso in un luogo isolato, senza alcuna possibilità di fuga?

-Ha abbastanza forza per fuggire da qualunque prigione-commentò scetticamente l’imperatore.

-Non con i dispositivi di controllo, mio signore-gli rammentò lei.

Kanzeon Bosatsu non distolse mai gli occhi da Yume, che sembrava soppesare ogni sua parola.

-Quando il diadema gli sarà posto nuovamente sul capo, ricorderà tutto e c’è anche la possibilità che impazzisca. A quel punto potrebbe diventare ancor più pericoloso di quanto non sia ora.

-Nataku potrebbe cancellare i suoi ricordi, mio signore. Senza memoria, non potrà mai conoscere il motivo della sua prigionia, e non ci sarà pericolo che tenti la fuga.

L’imperatore celeste fissò nuovamente la creatura che aveva di fronte.

-Chi mi assicura che lei non correrà subito a liberarlo?

-Il mio giuramento- si decise infine ad intervenire Yume.

Cominciava ad intravedere una soluzione. Stava male al solo pensiero di Goku imprigionato, recluso chissà dove…ma almeno…sarebbe stato vivo.

-Non mi basta-rispose però l’imperatore, dopo aver riflettuto a lungo.

Yume capì improvvisamente che patteggiare per la vita di Goku le sarebbe costato un prezzo molto alto.

Lo guardò, inerme, privo di sensi, ancora steso a terra. Le venne voglia di prenderlo e di portarlo via da lì, senza più perdere altro tempo.

Ma non poteva…ripensò alla promessa che aveva fatto a Konzen e gli altri.

“Torneremo insieme. Ci ritroveremo.”

Non era il momento di pensare solo a se stessa.

Loro avevano rinunciato alla vita, non poteva più tirarsi indietro.

-Dimmi cosa vuoi da me, vecchio. Dimmi qual è il prezzo da pagare.

Lui la fissò in silenzio, soppesando bene le parole.

-La tua libertà-sentenziò infine.

Yume sgranò gli occhi per la sorpresa.

-Ma che stai dicendo, vecchiaccio?–insorse.

La sua pazienza non era mai stata così vicina ad oltrepassare il limite di sopportazione.

-L’ideale sarebbe chiedere la tua vita per la sua-continuò quello senza scomporsi-…ma so bene che questo io non posso ottenerlo….Però è anche vero che tu hai un legame di sangue con questo essere. Anche se non ti dicessi il luogo della sua prigionia, tu lo sapresti comunque.I tuoi sentimenti sono troppo forti perché io mi possa fidare soltanto della tua parola che tu non correrai a liberarlo….

-Mi stai ricattando-sibilò furiosa.

-No, ti sbagli… tu stessa hai detto che c’è un prezzo da pagare per la sua vita.

“Vuole togliermi di mezzo…io rappresento un pericolo per lui. Sta approfittando della situazione per non avermi più tra i piedi…che tu sia dannato, vecchio…”

Iniziò a tremare per la rabbia che la stava invadendo.

-Io devo essere sicuro che questo eretico paghi per ciò che ha fatto…e visto che tu sei l’unico ostacolo che mi impedisce di ucciderlo…decidi: sei disposta a sacrificare la tua libertà per lui?

-Pensi che ci possa essere una prigione adatta a me, vecchio? Io non possiedo dispositivi di controllo che mi possano impedire la fuga.

-Io non sto parlando di una prigione qualunque….

-Allora parla chiaramente, una volta per tutte. Cosa mi stai chiedendo?

Silenzio, poi….

-Io voglio che tu accetti volontariamente di essere rinchiusa in una sfera di energia. Ti chiedo di esservi rinchiusa in uno stato di semi-incoscienza per l’eternità. Non morirai, quindi non ci saranno ripercussioni sul mondo terreno, ma in questo modo io sarò sicuro che tu non interferirai più con il destino di questo essere…e con quello del mondo celeste.

Il tempo sembrò fermarsi, dopo queste parole. Yume si sentì avvolta dalla nebbia, la sua mente era troppo confusa, per pensare lucidamente…

-Questa sfera verrà posta nel luogo più remoto possibile, il cui accesso verrà sigillato per sempre.

-Non ti sembra di chiedermi troppo?-sussurrò la donna.

-No. La sua vita in cambio dell’oblio che ti avvolgerà. Questa è la mia ultima parola.

Kanzeon Bosatsu vide chiaramente l’indecisione della creatura, la sua lotta interna.

Avrebbe potuto benissimo infischiarsene di tutto e tutti. Aveva la forza e l’autorità necessaria per prendere con se’ quel bimbo e portarlo via. Ma non si decideva a farlo...perché? C’era qualcosa che la tratteneva e Kanzeon Bosatsu si chiese cosa mai potesse essere di così importante per poter anche solo pensare di accettare un sacrificio simile.

Dal canto suo, Yume stava cedendo alla disperazione più totale. Cosa doveva fare? Non poteva portare via Goku, per non tradire la promessa fatta agli amici…d’altro canto…se avesse accettato la proposta…

“Goku chiuso in una prigione, io persa in un sonno senza risveglio….come faremo a ritrovarci? Come?”

Posò il suo sguardo sul corpo disteso a terra e improvvisamente avvertì una strana sensazione di pace.

La soluzione, l’unica possibile, stava lì, di fronte ai suoi occhi..come aveva fatto a non capirlo prima?

In realtà, non c’era nessuna decisione da prendere.

L’aveva fatto già tempo prima, nel momento in cui aveva scelto di prendersi cura di quel bambino.

Il suo destino era stato segnato, il suo cammino scritto, quando aveva abbandonato la solitudine della sua vecchia esistenza, in cambio di un breve attimo di felicità.

Kanzeon Bosatsu la vide rilassare i muscoli...la sua espressione era cambiata…le fu chiaro che Yume doveva aver preso una decisione…sì, ma quale?

Alzò lo sguardo verso quel viso senza età e non seppe trattenere un moto si sorpresa.

“I suoi occhi…i suoi occhi…”…non avrebbe mai dimenticato ciò che vide negli occhi di Yume in quel momento….e capì.

“Cosa ti spinge a tanto?”pensò tristemente.

La risposta a questa domanda sarebbe giunta solo molto tempo dopo …almeno 500 anni.

Yume parlò di nuovo, ma con un timbro di voce molto diverso da prima, più calmo.

Parlò senza distogliere mai gli occhi da Goku.

-E…se la sua memoria non venisse cancellata del tutto?-provò a chiedere.

-Che intendi dire? Non posso permettere che ricordi ciò che…

-No…-disse, interrompendo ogni protesta-…io non mi riferisco ai fatti che sono avvenuti…ma alle persone che ha conosciuto.

L’imperatore celeste si chiese dove mai volesse arrivare quella creatura.

-Ma a che scopo?-chiese sospettoso.

-Così...avrà qualcosa a cui pensare…giusto per non morire di noia…dopotutto dovrà passare molto tempo in quella prigione…non vuoi concedergli nemmeno questo?-disse con noncuranza, alzando gli occhi verso il suo interlocutore. Ogni traccia dell’espressione che aveva così tanto colpito Kanzeon Bosatsu era sparita. Nei suoi occhi, solo un’ultima,muta speranza.

-Cosa vuoi che cambi? In fondo ti chiedo solo che ricordi dei nomi, nient’altro.

L’imperatore sembrò soppesare quella richiesta.

-E sia…ma ti concedo solo un nome. Ne ricorderà soltanto uno-annunciò alla fine.

“ Soltanto uno…non pensavo che mi avrebbe concesso solo questo…” riflettè amaramente Yume.

Una piccola vocina dentro di lei le disse a gran voce: “Non essere stupida! Fa’ in modo che ricordi il tuo di nome!”

“Ma io sarò prigioniera dell’oblio…non ho la certezza di potermi liberare. E se vi rimanessi in eterno? Che ne sarà del mio Goku? Continuerà a chiamare qualcuno da cui non giungerà mai risposta…”

“Torneremo di nuovo tutti insieme” aveva detto Kenren.

Loro avrebbero fatto in modo di esserci, l’avrebbero fatto…anche per lei.

In realtà sapeva bene quale nome pronunciare…solo, non sapeva decidersi a farlo.

“Tu ci aspetterai?

Sempre.

Promesso?

Promesso.”

Yume chiuse gli occhi e per un attimo rivide tutti loro, insieme.

Perdonatemi, amici.

“Torneremo di nuovo tutti insieme.”

No…non io.

Goku sarebbe rimasto in vita…e un giorno qualcuno sarebbe giunto a liberarlo.

“Chi?”le chiese la vocina dentro di lei.

Il suo Sole, lui lo libererà.

“Ne sei sicura? In questo modo lui ti dimenticherà. Non saprà più nemmeno il tuo nome.”

Goku sarebbe rimasto in vita, ad ogni costo…

Respirò profondamente.

Non vi dimenticherò mai.

-Ad ogni costo- mormorò.

-Allora? Hai deciso? Quale nome dovrà ricordare?-le chiese l’imperatore.

“Mi raccomando, Goku…chiamalo, chiamalo a gran voce…e un giorno lui verrà.”

Yume riaprì i suoi occhi, mai splendenti come in quel momento e…

“Lo affido a voi…abbiatene cura.Anche per me”

…sorridendo mestamente, decise il suo destino…e quello di altre quattro persone.

-Konzen…- disse soltanto.

“Addio allora…anzi, a presto”.

No…

Addio allora.

Addio soltanto.

 

 

 

***

 

 

 

-Dove siete stata Kanzeon Bosatsu? Vi ho cercata dappertutto…

-Dappertutto dici?-chiese lei ironicamente.

Poi, si fermò di fronte ad una porta…che nessuno varcava più ormai da molto tempo.

-Una volta, da questo ufficio, proveniva sempre un tale baccano…ricordi anche tu?-mormorò.

-Vi trovo strana Kanzeon Bosatsu…è forse successo qualcosa?

-Cosa vuoi che sia successo Jiroushin? Niente di interessante, come al solito…

Una folata di vento portò fino a lì una miriade di piccoli petali rosa.

-Però a pensarci bene…qualcosa forse è accaduto…

-Di cosa state parlando, Kanzeon Bosatsu?

-Sai Jiroushin…voglio raccontarti una storia….Devi sapere che giù, nelle profondità della terra, giace una creatura.Ella è avvolta da una strana luce, che la tiene prigioniera e il suo sonno senza sogni dura ormai da cinquecento lunghi anni. Lei stessa ha deciso la sua sorte. Mi sono sempre chiesta perché mai lo avesse fatto…poi, un giorno, sotto i miei occhi è capitato  un catorcio assemblato con pezzi messi insieme a caso…e allora ho compreso. Lei lo ha sempre saputo…ha sempre saputo che quei quattro sarebbero tornati insieme, prima o poi…

Si fermò un attimo, per poi continuare…

-Nonostante questo…qualcosa ha permesso ha quella creatura di non cedere totalmente all’oblio…Sotto l’apparenza lei è ancora cosciente…ed è riuscita in qualche modo a proiettare il suo spirito fuori dal corpo. In questo stato non può fare molto…soltanto vegliare, invisibile, nell’ombra. Vegliare su chi, poi? Nessuno si ricorda di lei, non può nemmeno essere vista….mi fa una gran tristezza, Jiroushin.

-Ma voi come fate a saperlo?

-Perché io riesco a vederla, sciocco. Come il riflesso di un passato ormai dimenticato…Posso vederla perché ho pensato a lei, continuamente, per tutto questo tempo.

-Ma cosa la spinge a tanto, Kanzeon Bosatsu? Voi lo sapete?

-Sai..un tempo anche io mi sono fatta la stessa domanda…Allora non l’avevo capito, ma ora sì…Ciò che la spinge è un sentimento tanto forte da superare qualsiasi barriera e qualsiasi confine…

-Ma…quale sentimento può essere tanto forte?

-Quale, dici? Ma è ovvio, Jiroushin… l’amore di una madre.

-Ora cominciate a spaventarmi veramente Kanzeon Bosatsu, queste riflessioni non vi si addicono proprio…

La divinità scoppiò in una risata, per poi sospirare.

-Davvero?..Beh, non farci caso allora…sarà colpa del tempo…o chissà, forse dei fiori di ciliegio…mi mettono sempre addosso una tale malinconia…

Silenzio.

-Dimentica ciò che ho detto …-disse infine, allontanandosi.

-Però, Kanzeon Bosatsu…permettetemi di dire che era proprio una bella storia…

-Già…proprio una bella storia, Jiroushin…bella come un sogno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Lacrime e un dolce sorriso ***


SIPARIETTO IDIOTA

 

Un giorno, in una casetta di una landa sperduta, nella terra del Togenkyo…

 

Goku:…mmh…non riesco a capire…se Yume è imprigionata in quella sfera di energia, com’è che in “L’altra metà del cielo” si trova vicino a noi e riesce a parlare con Kanzeon Bosatsu?…

Goijo: Certo che sei proprio una scimmia! Non hai sentito cosa dice Kanzeon Bosatsu a Jiroushin alla fine del sesto capitolo?? Stai più attento la prossima volta!!!!!Oppure hai il cervello così piccolo da non riuscire a capire quello che ti si dice??

Goku:Ehi!!!!! Come ti permetti?!!???

Sanzo:FINITELA!!!

Hakkai: te lo spiego io: vedi il corpo di Yume è imprigionato, ma il suo spirito è riuscito ad aprirsi un varco e ad uscire dalla sua prigionia…

Goku: …mmh…sì, quindi noi non la vediamo perché è uno spirito!

Sanzo: …ha scoperto l’acqua calda…

Goijo: Esatto, invece Kanzeon Bosatsu è una divinità parecchio importante e perdipiù si ricorda di lei!

Hakkai: Proprio così! Visto che noi tre non sappiamo niente della sua esistenza, non percepiamo nulla.

Goku: Ho capito! Allora visto che invece io l’ho conosciuta, sebbene non ne abbia ricordo, riesco a percepire qualcosa!!

Sanzo:…complimenti…hai vinto un boero…

Goku: Davvero??? E che cos’è??? Si mangia????

Sanzo: Fermatelo o lo ammazzo…

Goku:….però, come dici che finirà questa storia?…

Hakkai:…beh…credo che questo lo sappia solamente l’autrice, vero signorina Tess?

Tess: Ah!Ah!Ah! Esatto!

Goijo: Mah…e tu da dove spunti??

Tess: Non lo sai?? Io appaio, se invocata!!!

Sanzo: …è arrivato il genio della lampada…

Tess: sbaglio, o oggi sei particolarmente ironico? Di’ la verità:sei in fermento perché mi accingo a scrivere il settimo capitolo!!!

Sanzo:…che fervida immaginazione…

Tess: …

Sanzo:….

Tess: Ah!Ah!Ah!Ah!!!! Ho ragione io!!!!Ho ragione io!!!!

Sanzo:…

Goku:…ehm…allora, me lo date o no il boero che ho vinto??

Sanzo+ Tess+ Goijo:… 

Hakkai:….

 

 

 

 

 

 

-presente-

 

Capitolo 7

Lacrime e un dolce sorriso

 

 

 

“Silenzio attorno a me.

Le tenebre mi avvolgono.

Da quanto tempo ormai mi trovo in questo stato?

Immemorabile…mentre l’oblio mi avvolge ogni giorno di più.

A ogni istante che passa sento una parte della mia anima arrendersi a venir divorata dal torpore.

Le mie membra non rispondono più ai miei comandi e la mia energia si sta affievolendo.

Nei primi periodi la rabbia mi aveva spinto a lottare per mantenermi cosciente, nonostante tutto. Ora, invece, mi sembra quasi di fluttuare in una dimensione sconosciuta.

Nel momento in cui lo spirito abbandona il mio corpo, lo fa quasi di sua iniziativa, come un riflesso involontario, ancora nella speranza di….non so quale sia la mia speranza ormai.

E quando infine, esausto, torna a questa sua dimora, è come se una barriera impenetrabile mi impedisse di ricordare cosa ha visto al di fuori della mia prigione.

Avrà potuto bearsi dei suoni, delle luci, dei colori e degli odori a cui ho rinunciato per sempre? Non rimembro più cosa significhi lasciarsi accarezzare dagli splendenti raggi del Sole…ma avverto che è questo ciò che mi manca di più.

Io sono nata libera, senza catene, senza vincoli…questa condizione è una tortura. Ma ho accettato il mio destino…poiché era l’unica strada possibile…e il cuore ha deciso per me.

Mi sento sempre più debole. Mi sto forse arrendendo? Non lo so…non so più niente. Mi rendo però conto di una cosa…l’Imperatore Celeste ha fatto un errore nei suoi calcoli…chissà a quali conseguenze porterà questa sua imposizione?

Non riesco a percepirlo…i frammenti di passato, presente e futuro si mescolano davanti a me, confusamente.

L’unica costante in questa fitta nebbia sono due grandi occhi dorati, che mi fissano, sempre.

Cosa vogliono da me?

Io ti ho già dato tutto ciò che potevo, Goku.

Non chiedermi altro, poiché il tuo sguardo, ricolmo di aspettativa, è la testimonianza della mia sconfitta.

La mia ferita non si rimarginerà mai, ho fallito, ma ho tentato di rimediare nell’unico modo che mi è stato concesso.

Non cercarmi più, non scrutare nell’oscurità tentando di trovarmi nei recessi della tua memoria…ti procureresti soltanto altro dolore.

La mia presenza è l’unica testimonianza rimasta di un passato da dimenticare…ma non sarà ancora per molto.

Presto, infatti, il filo che lega passato e presente verrà irrimediabilmente reciso.

Nessuno l’aveva previsto, e nemmeno io l’avrei mai creduto possibile…

Le braccia che dolcemente mi chiamano a sé in un abbraccio muto, sono quelle della Nera Signora.

L’oblio sta avendo la meglio su di me, e il gelo mi sta invadendo.

La fiamma che arde nei recessi del mio spirito, quella luce che rischiara la mia anima, si sta inesorabilmente spegnendo, poichè……io sto morendo.”

 

 

 

“…io sto morendo…”

Con un grido disperato, Goku si svegliò di soprassalto, con il respiro affannoso. Sentiva i vestiti appiccicati addosso al corpo per il sudore. Si portò istintivamente una mano al petto, dove avvertiva un peso opprimente schiacciarlo.

-Goku, tutto bene?

Colto di sorpresa, si voltò di scatto verso Hakkai, che, chinato verso di lui, lo scrutava con apprensione.

Per un attimo, quest’ultimo, ebbe paura. Il viso del suo compagno era sfigurato da una smorfia di dolore e le sue pupille erano dilatate all’inverosimile. Di scatto questi gli si avventò addosso e afferrandogli il braccio con una mano, quasi gridò:

-L’hai sentita, Hakkai?? L’hai sentita anche tu?? Quella voce, quella voce…mi sta facendo impazzire!!!

Le sue unghie si stavano stringendo come degli artigli, ma Hakkai non seppe distogliere gli occhi dal viso sconvolto che aveva di fronte.

-Goku…Goku, per favore, calmati…

La dolce voce che tentava di richiamarlo alla realtà, quasi non lo raggiungeva. Tutto il suo essere era squassato dall’eco di quella voce….io sto morendo.

Perché?? Perché a quel suono il suo corpo rispondeva automaticamente?? Iniziò a tremare violentemente, scosso fin nel profondo.Sentiva il sangue ribollirgli nelle vene e il diadema posto sulla sua fronte aveva iniziato a bruciare terribilmente.

Cosa gli stava succedendo?

“…io sto morendo.”

-Ancora quella voce!!!! Cosa vuoi da me??!! Perché non mi lasci in pace??!!!

Iniziò a prendere a pugni il pavimento, che tremò sotto i suoi colpi. Sembrava impazzito.

-Che diavolo succede?!! Si può sapere che cosa gli è preso??!!! Scimmia!! Mi senti??

Svegliati dalle urla di Goku, anche Sanzo e Goijo si erano precipitati a vedere cosa stesse accadendo.

-Cosa è successo?- Sanzo, si rivolse ad Hakkai, ancora a terra, mentre Goijo tentava inutilmente di fermare il piccolo demone, che ormai sembrava fuori controllo.

-Non lo so…non lo so…Aveva iniziato a parlare e ad agitarsi nel sonno…

-Ancora, dunque…

-Sì…si è svegliato di soprassalto e poi…poi vedete anche voi qual è il risultato…

-Bonzo!! Fai qualcosa, o ci farà crollare la casa addosso!!- la preoccupazione trapelava anche dal tono del Kappa, che aveva rinunciato a tentare di fermarlo con la forza.

-Cosa credi che possa fare io?!

-Ma non lo so…qualunque cosa! Di solito quando inizia a fare il matto sei tu ad intervenire!!

-Tsk!Per forza..tu sei sempre a terra privo di sensi!

-Per favore…

Questa volta non fu Hakkai ad intervenire per mettere fine al litigio, ma lo strano silenzio che era calato su di loro, improvvisamente.

Tutti e tre si voltarono verso Goku, che, ansimante e sanguinante si era bloccato a fissare un punto nel vuoto.

-Go..

-Fermo!! Non avvicinarti!-Goijo bloccò Hakkai con un braccio e, al suo sguardo perplesso gli indicò il diadema di Goku.

-Oh, mio Dio, si sta…!!!

Il dispositivo di controllo posto sulla sua fronte, si era arrossato, quasi fosse diventato incandescente.

-NOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

Dalla sua bocca, d’improvviso, scaturì un ultimo grido, straziante, poi cadde a terra, privo di sensi.

 

 

Erano ormai passati parecchi minuti, e Goku non aveva ancora ripreso conoscenza. I suoi compagni l’avevano steso vicino al fuoco che avevano acceso.

-Non so se scotti di più la sua pelle o il diadema che porta sulla fronte…- disse preoccupato Hakkai, bagnandolo con uno straccio imbevuto d’acqua.

-Dici che è la febbre a farlo vaneggiare così? –Goijo, poco distante, si era acceso una sigaretta e scrutava le fiamme di fronte a sé.

-Qualunque ne sia la causa, è chiaro che sta soffrendo molto.

Sanzo, che per tutto il tempo era rimasto in silenzio, immobile, nella semioscurità, non potè fare a meno di pensare al suo sogno ricorrente.

Da qualche tempo, e precisamente da quando la scimmia aveva cominciato a delirare, il suo sonno era sempre accompagnato da uno strano sogno. Il suo ricordo svaniva sempre al risveglio…ma non quella notte. Quando Goku aveva gridato, l’aveva svegliato di colpo, ma questa volta le immagini che la sua mente aveva prodotto durante l’incoscienza, erano rimaste.Possibile che fosse solo una coincidenza? Non aveva mai dato importanza ai sogni…eppure, seppur sconosciuto e in parte annebbiato, il viso di donna che aveva davanti agli occhi lo colpiva nel profondo. Perché, nonostante le lacrime le rigassero il volto, come fiumi di cristallo, quella donna continuava a sorridergli con una dolcezza infinita. E lui sapeva che in qualche modo quella visione gli spezzava il cuore.

La sua voce ruppe il silenzio, accompagnato dallo scoppiettio della legna sul fuoco, e sembrò rimbombare tra le pareti della stanza.

-Qui sta accadendo qualcosa di strano…

-Che intendi dire?-chiese Hakkai, voltandosi. Scrutò nell’oscurità, ma il viso del bonzo era avvolto nelle tenebre.

-Che lo strano malore di Goku, gli strani sogni che accompagnano il mio sonno…e forse anche il vostro…- insinuò con il tono di chi la sapeva lunga-…non possono che avere una causa comune.

-Pensavo di essere l’unico…a fare strani sogni, intendo. Voglio dire…non è da voi sognare delle belle donne, o sbaglio? Quella è una mia prerogativa…

Goijo volse uno sguardo eloquente ad Hakkai.

-Anche voi, dunque…pensate che i nostri sogni e la malattia di Goku abbiano origine comune?

-A quanto pare è sorto un altro ostacolo da superare, prima di riprendere il nostro viaggio.

Tutti e tre si voltarono a guardare il corpo del loro compagno, disteso a terra.

Furono avvolti ancora una volta dal silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.

Davanti ai loro occhi, ancora una volta apparve l’immagine di quel volto di donna che tormentava i loro sonni.

Chi poteva mai essere? Non riuscivano a spiegarselo, ma avevano la netta impressione che quel ricordo, nato dai recessi più remoti del loro spirito, celasse in sé qualcosa di molto importante.

Di certo il suo dolce sorriso, nonostante le lacrime, aveva il potere di scaldare il cuore.

Di certo, quei grandi e misteriosi occhi chiari, emanavano il più puro splendore che avessero mai visto.

 

 

Il dolore che aveva avvertito era stato insopportabile. Poi, all’improvviso, fu come se un fulmine lo avesse colpito, paralizzandolo. Davanti ai suoi occhi, immagini frammentarie avevano cominciato e prendere forma nell’oscurità, come dei flashback. I suoi pensieri avevano iniziato a viaggiare ad una velocità elevatissima.

Buio.

Una donna, di spalle. I suoi lunghi capelli argentei mossi dal vento, la sua mano alzata in segno di saluto.

Fermati! Chi sei?? Dimmelo!! Goku aveva tentato di gridare.

Buio.

Un viso di bambino, fiducioso, il suo: “Tornerai presto, vero?…Promesso?…”.

Chi deve tornare?Chi?? Chi guardavo con quello sguardo pieno d’amore, quasi in adorazione??

Buio.

Ho deciso: ti chiamerò Yume.

…Yu…me..?

Un dolore fisico era partito dal suo cuore, propagandosi in tutto il suo essere: impossibile fermare quel flusso inesorabile di immagini, visioni…ricordi.

Buio.

Una voce era emersa dalle profondità del suo spirito:

Sono…sua madre.

Il battito nel petto era come impazzito, le sue tempie pulsavano furiosamente.

Buio.

Aprii gli occhi, faticosamente. La prima cosa che vidi fu quella grande sfera luminosa, in alto, nel cielo…sembrava quasi la potessi toccare.

Poi mi voltai, e incontrai i suoi occhi, immensi, splendenti, magici.

Catturarono immediatamente tutti i miei pensieri.

Tese la sua mano verso di me e le sue dita si posarono dolcemente sul mio viso.

Una carezza.

Un invito.

-Vieni.-mi disse soltanto.

E io obbedii.

Gli occhi di quella creatura lo avevano folgorato, un baratro si era aperto sotto i suoi piedi. Il dolore era esploso dentro di lui e il bisogno di vederla ancora si era fatto impellente.

Dove sei??!!!Dove??!!!!!!

Buio.

Una lunga e fredda galleria gli si era aperta davanti, nelle profondità della terra.

Alla fine dello stretto tunnel, una luce.

Dove sei??

La sua, una supplica.

Buio.

Un flash improvviso. Una sfera di luce bianca…no..all’interno…all’interno aveva scorto  qualcosa, una figura…una…

Una donna.

Lunghe e pesanti catene legavano qual corpo alla roccia, i suoi abiti erano sporchi di sangue…i lunghi capelli d’argento avevano perso luminosità e…gli splendenti occhi chiari si stavano lentamente spegnendo.

Goku aveva tentato di allungare una mano verso di lei, per toccarla.

Tu sei…tu sei…

Buio.

“…io sto morendo…”

La verità, in tutta la sua crudeltà, lo aveva colpito, interrompendo il flusso di quei pensieri. Non si era reso conto del suo pianto, non si era accorto di gridare con tutto il fiato che aveva in corpo.

D’improvviso, non aveva sentito né visto più nulla ed era caduto a terra, privo di sensi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Cambiamenti ***


Capitolo 8

 

Cambiamenti

 

Piccoli e lenti mutamenti.

In principio, nessuno ci aveva badato, nessuno aveva prestato loro attenzione.

Ma negarlo sarebbe stato impossibile: qualcosa stava cambiando.

Sempre più spesso si udivano strane notizie...dapprima ininfluenti, voci isolate di accadimenti lontani, poi sempre più preoccupanti.

Nevicate in piena estate, fiumiciattoli prosciugati nel giro di una notte, greggi di animali impazziti...interi villaggi risucchiati da voragini aperte da improvvisi terremoti.

Niente era più come prima...e anche i più scettici avevano dovuto ricredersi.

Il panico, strisciante, aveva iniziato a serpeggiare tra le valli, lungo le pianure, diffondendosi ovunque, come il virus di una malattia.

Il terrore si era insinuato negli animi di tutti, uomini e demoni, nessuno escluso.

Quanto prima fu richiesto l'intervento degli esseri più potenti, coloro ai quali, in alcune circostanze, ci si rivolge sempre: le divinità.

Offerte, sacrifici, implorazioni, lamentele, grida piene di furore, pianti disperati: "...perchè ci state facendo questo?!".

Ovunque, nel Tenkai, si udivano gli echi di queste voci, sempre più forti, sempre più numerose, sempre più angosciate...

Il problema era uno soltanto.

Gli abitanti del Mondo Celeste non avevano idea di cosa stesse accadendo, e rimanevano così, impotenti di fronte a quegli sconvolgimenti.

In mezzo a tutto quel fermento, spiccava, quasi come una nota stonata in una melodia, il comportamento di una delle divinità più importanti, la dea della Misericordia, placidamente seduta al suo posto, senza apparentemente preoccuparsi di nulla.

Solitaria e misteriosa, non distoglieva mai gli occhi dal mondo terreno.

-...vi scongiuro, nell'attuale situazione, non è appropriato che voi rimaniate qui, senza far nulla...-la implorò il suo diretto subalterno.

-E perchè no? In fondo...non c'è nulla che io possa fare...

-Ma...

-Ora va',lasciami sola, Jiroushin...e di' a quegli sciocchi di non infastidirmi.

Quello rimase per un attimo a fissarla, incerto sul da farsi, prima di allontanarsi.

Non riusciva a capire...perchè se ne stava lì seduta, a fissare il mondo terreno?...Non si allontanava da suo seggio da parecchio tempo, ormai...sempre con lo sguardo puntato verso il basso, quasi alla ricerca di qualcosa...

 

 

 

Proprio in quel momento, dietro di lui, Kanzeon Bosatsu chiuse gli occhi, appoggiando il capo all'alto schienale.

Respirò profondamente, prima di tornare alla sua occupazione.

-Tu non lo sai, vero? Tu non puoi vedere ciò che sta accadendo...tu hai smesso di lottare...-mormorò tristemente.

...la Terra sta lottando per te...non si vuole rassegnare a perderti......

...la senti, l'energia che ti sta donando?...l'avverti, fluire dentro di te?......

...riesci a udire le sue urla di dolore?...

...ma  tu, avvolta dall'oblio che ti tiene prigioniera, non ti accorgi più di nulla...

 

Poi, improvvisamente, si disegnò un sorriso sulle sue labbra perfette, e uno strano scintillio le riverberò negli occhi.

Il suo sguardo era puntato verso un punto molto distante.

-... forse qualcosa non è cambiato, dopotutto …- sussurrò enigmatica.

Ridendo sommessamente si alzò.

-Ora sarà meglio che vada a scambiare due parole con quegli sciocchi...-disse, riassettandosi la veste.

Avviandosi lungo i corridoi, i suoi occhi si posarono per un attimo sui grandi rami dei ciliegi in fiore...e le sembrò quasi di scorgere delle ombre sotto di essi...

Riprendendo a camminare, si lasciò sfuggire un'altra risata.

Era proprio vero...certe cose non cambiavano mai.

 

 

***

 

 

L'oscurità della notte aveva coperto tutto, morbida e avvolgente, come un manto di velluto.

Il tenue bagliore delle braci che si spegnevano, delineava le sagome di quattro persone, illuminandole lievemente, quasi come una carezza.

Il silenzio regnava sovrano nella radura che avevano scelto come luogo per passare la notte, esausti per il lungo viaggio.

Erano trascorsi ormai tre giorni, durante i quali Goku non aveva fatto altro che delirare febbricitante nell'incoscienza, senza un attimo di tregua.

Solo quel pomeriggio la febbre era calata, permettendogli di scivolare in un sonno senza incubi.

Era da poco passata la mezzanotte, quando una brezza leggera e fresca, s'insinuò sotto le palpebre appesantite dalla febbre del piccolo demone.

Le ciglia si mossero e i suoi splendidi occhi dorati si spalancarono così, nel buio, facendolo ammutolire di fronte alla fulgida bellezza del cielo sopra di lui.

Il dolore e la consapevolezza si dipinsero sul suo volto.

Ora sapeva.

Non era morto, non era impazzito.

Ci erano voluti tre lunghi giorni di straziante dolore, mentale e fisico...ma ora conosceva la verità: il velo si era strappato e lui aveva capito.

Ora conosceva il motivo per cui aveva lottato contro la fame, la sete e la solitudine per cinquecento lunghi anni...

La sua prigionia...che lui aveva sempre considerato una punizione crudele e insensata...non era stato altro che un dono...sì...un dono.

La vita che conduceva, i compagni che aveva...la libertà che assaporava giorno per giorno...ogni cosa la doveva ad un'unica persona.

 

 

"Il mio tutto.

Colei che io chiamavo madre.

Io...l'ho dimenticata per tutto questo tempo,...mentre da qualche parte, Lei sta ancora pagando per me".

 

 

-I suoi occhi...

Queste parole, anche se solo sussurrate, oltrepassarono le lievi barriere del riposo di coloro che si erano assopiti, vegliando su di lui.

Hakkai, Sanzo e Goijo aprirono gli occhi e rimasero in attesa, fissando il loro compagno, ancora disteso a terra, con le braccia lungo i fianchi e il viso rivolto verso l'alto, perso nella contemplazione di qualcosa che andava al di là del cielo.

-...sì...i suoi occhi erano come stelle...o forse, forse ancora più luminosi.

Fu Hakkai che, con la sua dolcezza, ruppe quel silenzio, spinto dalla preoccupazione lacerante che lo aveva accompagnato durante quei giorni difficili.

-Di chi parli, Goku?-chiese.

Ma quello sembrò non udire nemmeno la domanda, immerso in uno stato di profonda riflessione.

Per un lungo momento, non si udì nulla.

Poi, improvvisamente, spinto da un bisogno impellente, quasi fisico, iniziò a raccontare...

Così, disteso nell'oscurità, con gli occhi rivolti al cielo nella ricerca delle stelle più luminose, Goku narrò alla notte il suo viaggio, i posti che aveva visitato e le persone che aveva incontrato.

E lentamente, come per magia, ecco apparire i volti dimenticati da tempo...ecco le voci perdute tornare a parlare.

Immagini e suoni sopiti nella memoria si levarono, accompagnate dal vento dei ricordi.

E la notte l'ascoltò, senza interrompere quello sfogo, incapace di placare il suo dolore.

E giunse il momento di pronunciarlo... di pronunciare il suo nome.

-Yume.

Fu in quell'attimo che il vento aumentò d'intensità, rubando quella parola e trasportandola ovunque, così che il suo eco scivolò su ogni corso d'acqua, s'inoltrò in ogni anfratto, ripetendosi, cercando, chiamando a gran voce la sua presenza.

Ma non giunse nessuna risposta.

 

 

-Forza, dovrai pur mangiare qualcosa...-insistette Hakkai con un sorriso.

Non era da lui, non era da Goku quel comportamento.

-Te l'ho detto, Hakkai. Non ho fame...-rispose quello mogio.

-Ma guarda che ingrato....Noi svaligiamo un ristorante apposta per lui e lui fa lo schizzinoso!!Tzè!-tentò di provocarlo Goijo.

Lo infastidiva terribilmente il muso con cui andava in giro il moccioso da quando si era ripreso...

Lo guardò di sottecchi, ma le sue parole non avevano sortito l'effetto sperato.

-Scusate-disse Goku, alzandosi e allontanandosi tra gli alberi.

-Non si può andare avanti così...

-Già...bonzo, fai qualcosa!!!!!!!!!

Così dicendo, il kappa si preparò a parare il colpo che sicuramente gli avrebbe sferrato Sanzo...ma quello rimase immobile, con gli occhi fissi nel punto in cui, fino a poco prima, era seduto Goku.

-E cosa dovrei fare, secondo te?

-Ma non lo so! Qualsiasi cosa! Basta che lo risvegli dal letargo!!

-Non è così semplice, Goijo...le sue ferite sono troppo profonde...non riesce a togliersi dalla mente l'immagine di quella donna...Yume, è così che l'ha chiamata, vero?- s'intromise Hakkai, mettendo da parte il cibo che Goku nemmeno aveva sfiorato.

-Già...

Bastò pronunciare quel nome perchè il silenzio calasse di nuovo tra di loro.

-Pazzesco.

-Cosa è pazzesco?

-Noi eravamo delle divinità...-sussurrò sognante Goijo.

-Ti sbagli-lo interruppe Sanzo gravemente.

-Le divinità di cui parla Goku...non siamo noi.Non siamo noi quelli che l'hanno accolto nel mondo celeste. Non siamo noi quelli che hanno sacrificato la vita per lui...Quelle persone appartengono al suo passato...e prima se ne renderà conto, meglio sarà per tutti.

-Però...-prese a dire Hakkai, sistemandosi la lente, col volto rivolto verso terra-...però non si può negare che senza il loro sacrificio, noi non saremmo qui. E' vero, noi non siamo loro, siamo entità distinte, però...il volto di quella donna...

-Ancora quella donna...-lo interruppe Sanzo, accigliandosi leggermente.

-Già, Sanzo. Quella donna...o quella creatura, qualunque cosa sia. Io non riesco a togliermela dalla mente. Io sogno il suo volto, ogni notte. Non so spiegarmene la ragione, va al di là della mia comprensione...ma dopo cinquecento anni, dopo tutto questo tempo, io la vedo: ho sempre davanti a me l'immagine di qualcuno che non ho mai incontrato.

-Lo stesso vale per me, bonzo. Come la mettiamo? Sei tu l'esperto in materia di reincarnazioni e cose simili...

Sanzo fissò prima il volto dell'uno e poi quello dell'altro.

Non avevano tutti i torti.

Maledizione...lo sapeva anche lui che la faccenda non era così semplice...

Anche perchè giù, nel profondo del suo essere...avvertiva risvegliarsi strani sentimenti.

E ormai...al punto in cui erano, non era più possibile ignorarli.

 

Goku, passo dopo passo, aveva assistito impotente alla lotta interna che lo stava divorando da giorni.

Chiuse gli occhi e assaporò la frescura all'ombra degli alberi.

Non poteva riprendere il suo viaggio...non poteva far finta che nulla fosse cambiato.

Nella confusione che albergava in lui, si era sentito perso.

Sanzo, Goijo, Hakkai...e poi Konzen, Tempou, Kenren...voci, immagini sovrapposte...ma ora sapeva ciò che doveva fare.

Arrivò in prossimità della radura e rimase per un attimo a guardare i suoi compagni.

Aveva un compito da assolvere.

Lo doveva a Yume...lo doveva a tutti loro...ma soprattutto...lo doveva a se stesso.

Se avesse ignorato quel richiamo, il suo cuore sarebbe scoppiato di dolore, e il rimpianto l'avrebbe accompagnato fino alla fine dei suoi giorni.

 

 

 

-Ragazzi...-disse.

Tutti e tre si voltarono verso di lui, stupiti di non essersi accorti della sua presenza.

Il dolore lo stava consumando.

Non li guardò nemmeno in faccia, per paura di tirarsi indietro, come un codardo.

-Io...insomma...Sanzo, io...

Accidenti!Non era così che doveva andare! Con un estremo sforzo, alzò il viso e...

SBONK!!!SBONK!!!!SBONK!!!!!!

-Sanzo!!!!Ma che fai??!!!!!!!!!!!-urlò, tentando di ripararsi dai colpi del pericoloso Harisen del bonzo.

-SIEDITI E MANGIA!!!!STUPIDA SCIMMIA!!!!IO NON VOGLIO AL SEGUITO UNO CHE NON RIESCE NEMMENO A STARE IN PIEDI!!!!!!!

Poi si fermò, e infuriato, voltò le spalle a tutti loro, troppo stupiti per dire qualcosa, e si avviò verso gli alberi.

-Sanzo, ascolta...

-La vuoi trovare, oppure no?

-Co..cosa?

Rimasero lì, immobili, Goku con gli occhi spalancati, fissi sulla schiena di Sanzo.

L'uomo per cui avrebbe rinunciato anche alla sua stessa vita.

Colui che l'aveva liberato...

In quel momento, fu come se passato e presente si fondessero in un'unica immagine.

Per un attimo, mentre lo guardava allontanarsi nel bosco...per un attimo soltanto, prima che le lacrime offuscassero tutto, gli parve di vedere il riflesso del sole danzare su lunghi capelli dorati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** La via da seguire per venire da te ***


 

Capitolo 9

La via da seguire per venire da te

 

 

Goku si svegliò di soprassalto.

Dalla finestra della stanza filtrava la luce della luna, rivelando le sagome dei suoi compagni, profondamente addormentati.

Si erano fermati in una locanda per la notte, stanchi e pieni di sconforto.

La verità era che nessuno di loro aveva la minima idea sulla direzione da prendere, e soprattutto non sapevano a cosa stavano andando incontro.

Il suo sguardo cadde nuovamente sui raggi che penetravano dalle ante semichiuse. Non seppe resistere al loro richiamo e silenziosamente, quasi spinto da una forza sconosciuta, uscì dal letto per raggiungere il balcone in punta di piedi, incurante dell’aria gelida e del vento sferzante della notte.

L’astro notturno era alto in cielo, splendido, attorniato da miriadi di stelle.

Ancora una volta spalancò gli occhi di fronte a quella meraviglia. Allungò una mano, quasi a volerla afferrare con le sue mani...la luna d’argento, che ricambiava il suo sguardo sofferente, in silenzio.

La stessa luna che secoli prima aveva assistito alla sua nascita, e che era sempre rimasta lì, ad osservarli dall’alto.

-Tu lo sai dove si trova, vero?-mormorò tristemente.

Continuò a fissarla per un tempo interminabile, immobile.

-Splendida, non trovi?

Una voce ruppe il silenzio della notte.

Goku si voltò di scatto, in allerta, sorpreso.

C’era qualcuno a pochi metri da lui, una figura quasi totalmente immersa nell’oscurità.

“Come ha fatto ad arrivare così vicino a me, senza che io avvertissi nulla?”

Lanciò uno sguardo furtivo all'interno della stanza, ma gli altri sembravano non essersi accorti di nulla.

Tornò a fissare la donna che gli si era avvicinata, per metà ancora nascosta nell’ombra.

-Chi sei?-sibilò minaccioso, senza però riuscire a celare un certo nervosismo.

Una risata sommessa lo sconcertò ancora di più.

Poi, incurante della sua presenza, quella si avvicinò alla ringhiera, con lo sguardo rivolto verso l'alto.

Lentamente alzò una mano come a voler afferrare qualcosa nell'aria.

Goku venne ipnotizzato dai movimenti di quelle dita, mentre sotto quel tocco delicato, la luce della luna subiva uno strano mutamento.

I raggi divennero sempre più sottili e leggeri...soffici...

Goku si stroppicciò gli occhi, che visione era mai quella?

Non riusciva a capire se fosse solo un'illusione...la luce sembrava essersi concentrata tra quelle dita...

Una folata di vento li avrebbe portati via, se la donna non avesse chiuso la mano per trattenerli.

Per trattenere quella ciocca di fili d'argento.

“Che strano...quei fili mi ricordano tanto...sono simili a…”

Incantato, allungò una mano per accarezzarli, ma appena le sue dita arrivarono a sfiorarli, essi si dissolsero.

Sentì gli occhi bruciare per la delusione. Per un istante aveva sperato, per un solo momento aveva creduto che...

La donna fissò attentamente Goku, ormai dimentico della sua presenza, poi tornò anch’ella a immergere lo sguardo nella candida luce del mare di stelle.

-...sai, ho sempre invidiato i suoi capelli...i suoi lunghi e splendidi capelli d'argento...

A quelle parole il piccolo demone alzò immediatamente i suoi occhi dorati verso quel volto senza tempo.

Un ricordo lontano e dimenticato tornò ad affacciarsi nella sua mente.

-Divina Kanzeon Bosatsu...

-Mmh...mi stavo chiedendo quanto ti ci volesse per ricordarti di me...

Goku si voltò di nuovo verso l’interno della stanza.

-No, non si sono accorti di nulla.

-Ma...

-Sono qui per te.

-Per me?- Goku era sempre più sconcertato, la sua mente era in subbuglio.

“Cosa significa che è qui per me?”

Istintivamente si mise sulla difensiva, indietreggiando di qualche passo.

-Perché?

-Sbaglio o la vostra meta era l’ovest?-chiese lei, soppesando le parole.

-Prima c’è una cosa che dobbiamo fare.

Gli occhi della divinità sembrarono perforarlo con la loro intensità.

-Cosa?- incalzò decisa.

Goku si sentì minacciato e avvertì la rabbia esplodergli nel petto.

Non l’avrebbero fermato, non ora che aveva ricordato tutto il suo passato.

-Lo sai!!

-Non usare quel tono con me, moccioso.

Non fece in tempo a finire la frase che Goku sentì una fitta lancinante alla testa, che lo costrinse a cadere a terra.

-AAARGhhhhh!!! SMETTILAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!

Dopo pochi secondi, così come era iniziato, il dolore cessò.

-Vedo che con il tempo non sei migliorato affatto…

Ancora in ginocchio, lui alzò lo sguardo furente.

-Non mi piegherai...

-E’ già successo.

Il ricordo di ciò che era accaduto quel giorno lontano nel Tenkai, si affacciò contemporaneamente alla mente di entrambi.

Sì, lei era riuscito a fermarlo, dopo che aveva perso il controllo...troppo tardi, però, sempre troppo tardi..

Le strazianti urla di dolore echeggiarono nuovamente nei ricordi di Goku.

Con uno scatto le si avventò addosso, ma non riuscì nemmeno a sfiorarla.

Con un colpo, lei lo mandò dritto a terra.

-E’...c..colpa vostra...sì...MALEDETTIII!!!!!!!!!!!!!!

Tutta la sua frustrazione scaturì in quell’unico grido, che sembrò quasi spezzargli i polmoni dal dolore, prima di trasformarsi in un pianto convulso.

-...maledetti...nghh...

-Smettila.

-SIETE STATI VOI A PORTARMELA VIA!!!!!!!!!!!!!!!!!-urlò, voltandosi di scatto, con gli occhi dorati splendenti d’ira.

-Lo so.

Forse fu il tono con cui vennero pronunciate quelle poche parole, o il lampo di tristezza che attraversò gli occhi della divinità, ma Goku sentì i suoi muscoli rilassarsi, e la voglia di combattere lo abbandonò.

-Sta morendo...-sussurrò, quasi si aspettasse di essere smentito.

Per un attimo lei lo fissò in silenzio, rapita dallo stesso sguardo colmo di dolore che l’aveva tanto colpita secoli prima...lo stesso sguardo in un paio di occhi chiari e luminosi.

-Sì, sta morendo.

Quella semplice ammissione riempì di significato il pesante silenzio che calò su di loro.

-La situazione è ben più grave di quanto tu non immagini.

-In che senso?

-La senti, tu, la terra che trema sotto i tuoi piedi? Non oso immaginare cosa accadrebbe se lei dovesse scomparire per sempre.

Gli insetti e gli animali tutt’attorno sembrarono zittirsi improvvisamente.

-Nel Mondo Celeste, perfino l’ultimo degli stupidi ha avvertito la gravità del peso che incombe..., nonostante ciò...

La speranza sembrò ravvivarsi in Goku, come un fuoco che viene alimentato da un alito di vento.

-Sei qui per dirmi dove si trova?

-...nonostante ciò...-continuò lei, come se non fosse stata interrotta-... l’Imperatore Celeste ha deciso di non tornare sui suoi passi.

-Perché?!!??

Kanzeon Bosatsu non si scompose alla reazione di Goku.

-Suppongo perché sarebbe come ammettere di aver sbagliato.

La banalità di quella risposta lo riempì di sdegno e rabbia.

L’Imperatore Celeste non poteva permettersi il lusso di essere orgoglioso al punto di sacrificare tutto il resto pur di non ammettere un errore.

-Ma...ma lui sapeva a cosa sarebbe andato incontro!!!

-No...

-Cosa?!

-Vedi, non era previsto che Yume potesse morire. Credo che nemmeno lei sospettasse una cosa del genere...Anche io ho sempre pensato che lei fosse eterna.

-E’ la prigionia che la sta consumando lentamente!!!!!

-Sì...immagino che sia così...

Goku fissò attentamente la divinità vicino a lui.

-Tu sai dove è nascosta, vero?

Il suo tono non lasciava spazio a dubbi, ne era certo.

-Sì. Conosco il luogo dove è rinchiusa-ammise lei con un sospiro.

-E allora dimmelo!!!!-esclamò lui balzando in piedi.

-Non posso.

“Ma come?? Dopo tutto quello che mi ha detto?? Non posso crederci...”

-Perché???????

-Perché al di là di tutto, è ancora l’Imperatore Celeste che decide.

-Ma...e allora si può sapere perché sei qui???-chiese rabbioso.

Lei ricambiò il suo sguardo, prima di lasciarsi sfuggire una risata.

-Ma per disobbedire, è chiaro!

Goku rimase inebetito, mentre la divinità si chinava su di lui, con aria cospiratrice.

-Ciò che sto per dirti non lo ripeterò più. L’aiuto che ti sto offrendo è il massimo che mi è concesso dall’essere una divinità. Nonostante la mia volontà, ci sono delle leggi a cui non posso trasgredire… ma mi rifiuto di piegarmi di fronte alla cieca ostinazione.

Ora stammi bene a sentire…

 

 

Goku si sentì scuotere dolcemente. Aprì faticosamente gli occhi e si ritrovò a fissare il volto sorridente di Hakkai.

-E’ ora di andare.

Con stupore, si accorse che era già mattino e che il sole era già alto nel cielo.

-Ma…e la colazione???

-Tzè!Mi sembrava troppo bello per essere vero!! Eccolo lì che va cercando ancora cibo!! E sì che io pensavo di potermi rimpinzare anche con la sua parte!!!- disse Goijo, appena entrato, lanciandogli un pacchetto.

-Tieni qua! Lo mangerai durante il viaggio…e adesso sbrigati!Il bonzo corrotto ha già minacciato di lasciarci tutti qui, se non ci diamo una mossa.

-Arrivooo!!!

Goku si lanciò di corsa dalle scale, e saltò in macchina giusto in tempo per prendersi un pugno in testa da Sanzo.

-Ahia!!! E ora si può sapere che ho fatto??

-C’è che hai mugugnato tutta notte!!! Scimmia fastidiosa!!!

-Davvero?Che strano…

-Cosa è strano?

-Sono molto confuso…mi sembra di aver sognato, ma non riesco a ricordare cosa…

-Ma dai? Anche le scimmie sognano??-disse ghignando Goijo, tentando di rubare qualche biscotto dalla colazione di Goku.

-Maledetto pervertito!!!! Vuoi finirla di fregarmi la colazione??

-Allora, siamo tutti pronti?-chiese Hakkai, con un sorriso.

-Si può sapere che hai da sorridere tanto?

-Non c’è niente di meglio che essere tornati alla normalità, non trovi anche tu, Sanzo?

-Tzk!

Non appena fuori dal villaggio, però, calò di nuovo il silenzio, mentre Hakkai fermava la macchina di fronte a una diramazione.

-Da che parte andiamo?

-Propongo di tirare a sorte- fu la trovata di Goijo.

Goku stava già per replicare quando un profumo familiare lo costrinse a voltarsi verso destra.

-Hakkai…

-Che c’è?

-Qui non fioriscono i ciliegi, vero?

-Ma che stupida scimmia…certo che no!!!!!Non lo vedi che a momenti nevica????-s’intromise Goijo, ma si interruppe subito-...ma che acc…

In quel momento, seguendo lo sguardo di Goku, vide una scia di piccoli petali rosa trasportati dal vento.

-Non ci posso credere…-mormorò, seguendo il loro volo verso la strada che voltava alla loro destra-…ma da dove arrivano?

Si chinò a raccoglierne qualcuno.

-Che strani petali…-sussurrò annusandoli-…e che buon profumo…

Goku avertì una strana certezza farsi largo nel suo cuore…anche se non sapeva spiegarsene il motivo.

-E’ quella.

-Cosa?

-La via da seguire.

-Ne sei sicuro,Goku?

-Sanzo, fidati di me.

L’uomo rimase immobile al suo posto, mentre gli altri, in silenzio, attendevano.

-D’accordo.

Goijo tornò a sedersi vicino a Goku e Hakkai rimise in moto l’auto.

-Hai sentito, Hakuryu?

-Kyyyyuuuuuu!

Mentre si rimettevano in marcia, Goku si accoccolò in un angolo, fissando quegli strani petali che danzavano nell’aria, indicando loro la via.

Alzò una mano e ne afferrò qualcuno.

Riconobbe il loro dolce profumo e capì come d’incanto da dove provenivano.

Chiuse gli occhi e sorrise.

-Che hai da ridere, eh, scimmia?

-Mmh? Niente…solo…mi è tornato in mente il sogno di stanotte.

-Sì?? E com’era?

-Non te lo dico.

-Dai…

-Nooo…

-E dai!

-Finitela voi due là dietro!!!!!

Per la prima volta da giorni, Goku sentì rinascere la speranza…sì, l’avrebbero trovata in tempo…

Quei fiori avrebbero segnato la via per condurli da lei.

Ne era certo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Vorrei tanto rivederti ***


Capitolo 10

 

Vorrei tanto rivederti

 

 

"Ammalandosi, in viaggio,

 

i sogni vagano, sospesi

 

in una landa desolata"

 

Basho

 

 

 

Le vette candide di neve avevano lasciato spazio ad una landa desolata e spoglia di vegetazione, ma il freddo non si era placato, anzi, sembrava voler penetrare nella carne fino a ghiacciare l'anima degli sventurati che non avessero trovato riparo.

Nessuno osava, infatti, inoltrarsi in quei territori nel periodo invernale. Anche gli animali più temerari si erano scavati una tana per passare il loro letargo lontano dall'eco furente del vento gelido.

Coltri di nuvole grigiastre avevano stabilito fissa dimora tra la terra e il cielo, impedendo ai raggi del Sole di farsi largo.

Gli occhi di un rapace ritardatario, in volo verso il suo nido sulle montagne, furono attirati da una piccola macchia in movimento sotto di lui, ma un'improvvisa quanto violenta raffica di vento lo costrinse a cambiare direzione, così continuò il suo volo verso la meta, dimenticandosi di ciò che aveva  visto.

 

Centinaia di metri più in basso un'auto solitaria continuava il suo viaggio, imperterrita nel suo proseguire, nonostante il clima implacabile.

I quattro passeggeri a bordo erano in assoluto silenzio.

 

Hakkai era concentratissimo ad evitare le buche e gli ostacoli del terreno, in modo da non rendere ancora più scomodo il cammino, anche se fino a quel momento nessuno si era lamentato per i continui scossoni di Hakuryu.

I suoi pensieri erano tutt'altro che sereni: si stavano, infatti, avvicinando al confine segnato sulla mappa in loro possesso, ancora qualche chilometro e tutto ciò che avrebbero avuto per orientarsi sarebbero stati gli strani petali che, straordinariamente controvento, continuavano a volteggiare nell'aria, indicando loro la via.

Non aveva la minima idea di ciò che avrebbero trovato o di chi avrebbero potuto incontrare di là della linea dell'orizzonte e questo pensiero era tutt'altro che confortante.

 

Accanto a lui, con gli occhi viola chiusi per ripararli dall'aria fredda, tentava di riposare Sanzo.

Teneva le braccia conserte, appoggiate al petto, con le mani infilate nelle maniche, profondamente assorto....

Non riusciva a ragionare lucidamente riguardo tutta quella faccenda.

I dubbi erano molteplici...a cosa stavano andando incontro? Per che cosa si erano allontanati dal loro obiettivo primario? Che cosa li spingeva all'inseguimento di un'illusione?

Erano tutti impazziti forse? Probabile.

Si erano lanciati in quell'impresa per che cosa? Per rischiare la vita in chissà quale situazione assurda...

No, non ne valeva la pena...non per la ricerca insensata di una fragile chimera del passato...un semplice ricordo.

Era già abbastanza che gli avessero affidato la missione di quel lungo viaggio verso Ovest...cosa che tra l'altro aveva accettato unicamente per recuperare il Sutra del Cielo Sacro appartenuto al suo maestro...

Oltre a ciò era stato costretto dalla sorte a viaggiare su quell'improbabile trabiccolo in compagnia di un'ancor più improbabile gruppetto di sciagurati...

Aprì gli occhi e si accinse ad ordinare ad Hakkai di fare marcia indietro....ma ancor prima di aver avuto la possibilità di dire qualcosa, i suoi occhi si posarono sullo specchietto retrovisore.

Di colpo si dimenticò di tutti quei pensieri.

Maledicendo la strada che scorreva sotto di loro, tornò a chiudere gli occhi, dandosi dello stupido, cosa che accadeva assai di rado.

 

Goku, la stupida scimmia, il "primate" ingordo di cibo, il cui unico obiettivo sembrava quello di creare dei problemi al mondo intero, se ne stava seduto buono e tranquillo, con il viso rivolto al cielo che incombeva plumbeo su di loro.

Nessuno poteva sapere a cosa stesse pensando, ma né il freddo né il vento parevano scalfirlo minimamente.

Dal suo sguardo dorato sgorgava la fonte della speranza.

 

L'ennesimo sobbalzo dell'auto sulla strada sterrata costrinse Goijo ad aprire gli occhi, ormai definitivamente sveglio.

Dal grugnito che udì provenire dal sedile di fronte, intuì che anche il bonzo era stato obbligato ad abbandonare il mondo dei sogni. Hakkai era, come sempre, concentrato alla guida e, viste le condizioni disastrate delle strade che percorrevano ormai da un paio di giorni, aveva già fatto miracoli...la scimmia al suo fianco pareva in trance.

Si voltò e rivide in lontananza il valico tra le montagne che avevano attraversato e agognò il letto caldo della locanda che avevano lasciato quattro giorni prima.

La sua sopportazione stava giungendo al limite.

Cosa diavolo ci facevano lì? Sanzo sembrava aver accettato di buon grado l'illuminazione improvvisa della scimmia... Hakkai...beh...figurarsi se Hakkai poteva mai ribellarsi, piuttosto si sarebbe cucito le labbra.

Così lui era costretto a continuare per quella via...intendiamoci, se si trattava di salvare una bella donna, era il primo a farsi avanti...ma la situazione non gli sembrava poi così semplice...

Non riusciva a trovare un buon motivo per continuare quell'avventura.

 

Trovarono una roccia sotto cui accamparsi, un minimo rifugio per proteggersi dal vento impetuoso della notte.

In un silenzio irreale riuscirono ad accendere un fuoco, giusto per scaldarsi le ossa.

-Qualcuno di voi riesce a spiegarmi che diavolo ci facciamo qui??

La voce di Goijo, quando ruppe il silenzio, non aveva il solito taglio sarcastico.

Le fiamme ebbero un guizzo improvviso.

Hakkai, intento ad accarezzare Hakuryu, bloccò la mano a mezz'aria, rimanendo immobile: si avvicinava aria di tempesta.

Era da un paio di giorni che aveva notato l'umore dell'amico farsi sempre più cupo, aveva previsto quello sfogo, sperava solo che la tensione non giocasse loro brutti scherzi.

Non era il momento di perdere il controllo.

Sanzo posò lo sguardo penetrante sul mezzo demone che aveva di fronte. Il riverbero delle fiamme accentuava i riflessi rosso sangue tra i capelli di Goijo.

Si fissarono in silenzio per qualche istante.

-Conosci benissimo il motivo per cui siamo qui.

L'eco dell'amara risata di Goijo si perse nell'oscurità.

Le spalle di Goku, rimasto in silenzio fino a quel momento, sussultarono, sebbene il suo viso rimanesse avvolto nella penombra.

-NO CHE NON LO SO!!!!!!-gridò Goijo irosamente.

-Goijo...-tentò di intromettersi Hakkai, ma l'amico non sembrò nemmeno udirlo.

-SPIEGAMELO TU, BONZO MALEDETTO!!!!! PERCHÈ DIAVOLO SIAMO FINITI IN QUEST'INFERNO????!!!! SENZA UNA MAPPA, SENZA UNA META, SENZA QUASI PIÙ CIBO, MEZZI ASSIDERATI!!!!!!!

Hakkai rimase impietrito di fronte a tanta rabbia, sperò solo che non si spingesse oltre, nessuno poteva prevedere le reazioni di Goku, che nel frattempo si era come immobilizzato in ascolto.

-Vedi di darti una calmata.

-UNA CALMATA?????? MA PER CHI MI HAI PRESO????IO NON SONO LA SCIMMIA CHE TI PORTI APPRESSO COME UN CAGNOLINO!!!!PER CHI STO RISCHIANDO LA MIA PELLE?????

-Dobbiamo salvare Yume.

La voce di Goku fu quasi irriconoscibile.

Per un attimo anche Goijo, in piedi, furente come non mai, si bloccò e smorzò il tono di voce.

-...Yume, Yume...ma chi è questa?...e chi l'ha deciso che dobbiamo salvarla??!!!Tu, forse, stupida scimmia maledetta????

-Dobbiamo salvare Yume.

-MA MI SENTI????EHI SCIMMIA, DICO A TE!!!! SEI SORDO FORSE??????NON ME NE IMPORTA NULLA DI QUESTA YUME!!!!!PER ME NON SIGNIFICA NIENTE!!!!!!MI HAI SENTITO??NIE..

In quell'attimo le fiamme illuminarono il viso di Goku. Anche se solo per pochi secondi, Goijo poté vedere i denti affilati e gli occhi feroci che avevano perso ogni tratto umano.

Sorpreso, indietreggiò di qualche passo e la voce gli morì in gola.

In quel momento aveva avuto paura... aveva visto la sua morte negli occhi dell'amico.

Le fiamme illuminarono ancora l'angolo in cui era seduto il piccolo demone, ma il suo viso era tornato quello di sempre, seppur adirato.

-Beh,...voi fate quello che volete, ma io me ne vado!!!-esclamò voltandosi.

Proprio in quel momento, però, intravide un guizzo alla sua destra e l'istinto lo portò a scansarsi.

Mentre veniva buttato a terra, avvertì una fitta lancinante al petto.

-GOIJO!!!!

-Ma che diav...!!!

-Maledizione!

Presi com’erano nella discussione, non si erano resi conto che un paio di creature, a metà tra demoni e bestie, si erano avvicinati a loro, attirati dal bagliore del fuoco.

Una volta che l'effetto sorpresa era però svanito, ci volle poco a Goku per eliminarli.

-Mi hanno..fregato...come...un pivello....-ansimò Goijo ancora a terra.

La mano con cui si teneva il petto era lorda di sangue.

-Goijo!!!Hakkai, presto!!

Hakkai tentò di guarire la ferita con la sua energia spirituale, ma quella, una volta richiusa, tornava ad aprirsi nuovamente, tra le sofferenze di Goijo.

-Maledizione...deve essere avvelenata...

Lo portarono vicino al fuoco e lo medicarono, mentre Goijo si sentiva sempre più debole.

-Acc...lo sapevo io...che sarebbe finita male, questa cosa...-sussurrò, senza però più rancore nella voce.

Lo sfogo era passato...

Nonostante questo Goku evitava il suo sguardo, volgendogli le spalle, e non rispondeva alle sue provocazioni.

Lo sguardo del ragazzo si velò di tristezza.

-Mi sa..che ho combinato un bel guaio....

-Dagli un po' di tempo...

-Dici che...basterà?

-Dormi adesso, devi riposarti...

-Sì, certo...tu hai...sempre ragione...Hakkai.

Goijo si sentì scivolare nel sonno, e cadde, cadde sempre più a fondo nell'oscurità.

 

Quando si svegliò, fu costretto a portare una mano a coprirsi gli occhi.

-Acc...che luce...

La stanza in cui si trovava era completamente inondata dalla luce del sole, che si rifrangeva su alcuni specchietti colorati, creando sul soffitto un gioco d’arcobaleni.

"Un momento...soffitto??!!!E da quando una grotta ha un soffitto come questo??"

Immediatamente sveglio, tentò di mettersi a sedere, ma fu costretto a fermarsi per due motivi:

il primo fu una fitta lancinante al petto all'altezza della ferita...e la seconda fu un "peso", qualcosa o qualcuno, che gli si buttò addosso, immobilizzandolo immediatamente.

-Ahi!!!!Che dolore!!!! Ma si può sapere che cosa sta succedendo??!!-esclamò.

Aprendo gli occhi si trovò a pochi centimetri da un altro paio d’occhi, grandi e dorati.

Portandosi una mano alla testa, si rassegnò a tornare sdraiato.

-Mmh...sei tu, Goku...e chi altrimenti?!

-Il fatto è che il piccolo Ten mi ha detto che non devi assolutamente muoverti da qui...

-Sì, sì...il piccolo chi??

-...anche Konzen mi ha detto che potevo stare qui, ma non posso girare nelle altre zone del palazzo....

-...Konzen? Palazzo?

-...e poi, adesso che Nataku non mi parla più, non ho neanche...

Goku continuava a parlare e parlare, mentre il mal di testa di Goijo aumentava a dismisura.

-Ma si può sapere di che stai par...

Costretto dall'esasperazione, alzò leggermente la testa e rimase paralizzato dallo stupore.

Il Goku che aveva di fronte era sì...beh, certo, era Goku, non vi erano dubbi, però...

Però.

Rimase senza fiato ad osservare i capelli castani, straordinariamente lunghi, l'aspetto mingherlino...e quelle catene ai polsi e alle caviglie.

Gli posò una mano sulla testa per misurargli l'altezza...eh sì, era di una buona tacca più basso...

Con il movimento del braccio si accorse che qualcosa gli era scivolato via di dosso.

Raccolse l'oggetto:un piccolo aeroplanino di carta.

-E questo?Da dove arriva?

-L'ho fatto io!Vedi? Ci ho scritto sopra i miei auguri di guarigione! Mi ha spiegato il piccolo Ten come fare!!- e sorrise.

Goijo spostò varie volte lo sguardo dall'aeroplanino, sul quale s’intravedeva la scrittura di un bambino, al volto felice del bambino che gli stava di fronte.

Goku.

Quello era Goku.

-Forse sono morto.

-Eh?? No, non sei morto!!! Ti hanno portato qui subito dopo la battaglia!Il piccolo Ten si è preso cura di te! Ha cacciato via tutti quei medici che ti stavano attorno e ti ha fasciato la ferita. Dopo che ti sei addormentato mi ha lasciato qui a farti da guardia, mentre andava a fare non so che insieme a Konzen. In ogni caso non ti devi preoccupare!! Presto arriverà mamma Yume!!Lei saprà sicuramente come fare a guarirti quella brutta ferita...oh, guarda!!!Una farfalla!!!E' entrata una farfalla!!!!

Così dicendo, il bimbo si allontanò saltellando dal letto, rincorrendo una piccola farfalla gialla, entrata svolazzando dalla finestra.

Goijo rimase sbalordito a fissare quella specie di creatura angelica che saltellava qua e là, cercando di mettere a fuoco le parole che aveva appena udito.

"Piccolo Ten...Konzen...mamma Yume..."

-...mamma Yume...-sussurrò.

Mamma.

"L'ha chiamata mamma".

Lo sguardo gli cadde su un mazzolino di fiori posati ai piedi del letto.

-E quei fiori?

-Fiori? Oh, sì!Quelli li ho colti io sai? Ma non sono per te!No, no!! Quelli sono per mamma Yume!

"Raccogliere i fiori per la propria madre...sì...anche io l'ho fatto...però..."

-Senti, ma non è che il piccolo Ten...

-Piccolo Ten!!!!!!Ciao piccolo Ten!!!Hai visto che bravo??Non l'ho fatto mai alzare!!!

-Sì, certo, sei stato molto bravo, Goku!

"Piccolo Ten???"

Goijo rimase esterrefatto a guardare il piccolo Ten che accarezzava sorridendo la testolina di Goku.

-E sentiamo, il nostro infermo, come sta?

"Quegli occhi verdi...non possono essere che quelli di Hakkai...ma quei capelli? Quel camice?"

-Sono morto vero? Però non riesco a capire se questo è il Paradiso o l'Inferno...

-Mmh..vediamo: no, tu non sei morto e...no, non sei né nell'uno né nell'altro posto che hai citato. Questo è il Mondo Celeste.

-Secondo me ha anche battuto la testa, viste le idiozie che va blaterando.

A quella voce Goijo si apprestò a rispondere a tono...almeno il bonzo non era cambiato!

Ma quello che stava sulla porta non era Sanzo.

A Goijo morirono le parole sul nascere.

Il broncio era meno accentuato, gli occhi erano diversi...azzurri..e quei lunghi capelli biondi...

"Un momento...lunghi capelli biondi??!!"

Non seppe trattenersi e scoppiò a ridere e ridere...non la finiva più di ridere. Gli vennero anche le lacrime agli occhi.

-Uh, uh vedo che qui vi state divertendo...

Una voce di donna.

Una splendida voce di donna.

Le risate s’interruppero all'istante, mentre gli occhi di Goijo si posavano sulla più meravigliosa creatura che avesse mai visto.

I lunghi capelli d'argento mossi dalla brezza, gli occhi splendenti...la guardò avvicinarsi al letto e sedervisi sul bordo.

-MAMMA YUME!!!!!!!

Con un balzo il piccolo Goku si tuffò tra le sue braccia, mentre quelle si stringevano attorno al suo corpicino.

-Guarda, guarda!!!-disse poi allungando un braccio a prendere i fiori ai piedi del letto. Ormai avevano perso tutta la loro lucentezza, ma Goku li porse nonostante tutto alla donna.

Goijo ebbe un sussulto. Rivisse una scena della sua infanzia, una scena di anni, secoli prima...

Ma ancora prima di riuscire a dire una parola, la mano di Yume aveva già preso i fiori dalle mani del piccolo.

Li guardò e li annusò...come se fossero i più bei fiori del mondo.

E poi...poi sorrise. Sorrise e si chinò a scompigliare i capelli di Goku...

Lo fece...lo fece come fa qualsiasi madre.

Una madre con il proprio figlio.

Poi si voltò verso di lui e lo guardò, fisso negli occhi.

-Allora, Kenren, mi hanno detto che questa volta hai rischiato un po' troppo, o sbaglio?

"Kenren? Io sarei Kenren?"

-Sai che ho fatto la guardia io al fratellino Ken?

-Allora hai fatto il bravo oggi!

-Tsk! Il bravo...parola grossa per quella scimmia...

Yume si alzò e andò a pararsi di fronte a Konzen, con le mani sui fianchi.

-Non chiamarlo scimmia!

-E perchè no? E' la verità!

"Non ci credo..."

-Prendi.

-Cos??

Goijo riuscì a prendere al volo una boccetta che Yume gli aveva lanciato.

-Una medicina?-chiese Konzen.

-No...è sake....-mormorò Goijo, dopo aver tolto il tappo e averlo annusato.

-Ma guarda un po’? Cosa mi tocca vedere! Sake!!!! Sarà meglio che vada, prima di vederne di peggio!!

-Vengo anch'io!Vengo anch'io!!!

-No, stai qui!Ho da lavorare io!!

-Ma sentitelo...neanche fosse lui a tenere in piedi il Mondo Celeste con le sue scartoffie...

Konzen fece finta di non sentire il commento di Yume e fece per uscire dalla stanza.

-E vedi di rimetterti tu! Altrimenti chi la sente più la scimmia!

-Certo, come no?!-rispose Goijo sarcastico...quella gli era venuta spontanea.

-Va bene, allora vado anche io...Goku, vieni anche tu?

-Dove vai?-chiese Goku, che sembrò soppesare la proposta.

-In giardino a leggere.

-In giardino? Sì!!!! Che bello!!!!Mamma Yume?

-Vai pure, poi ti raggiungo!

-Kenren..-disse il piccolo Ten con un cenno del capo a mo' di saluto.

-Ciao ciao fratellino Ken!!!!

Goijo rimase da solo nella stanza con Yume, e improvvisamente fu intimorito da quella situazione.

Vedendo però che lei non gli prestava attenzione, si tranquillizzò, e improvvisamente si sentì afferrato dalla sonnolenza.

 

Si accorse di essersi addormentato solo quando riaprì gli occhi. Dalla finestra aperta entrava ora la luce arancio del tramonto.

Per un attimo vide la propria immagine riflessa in uno degli specchietti appesi sopra di lui e  registrò vagamente che i suoi capelli erano corti e neri.

Nel torpore in cui si trovava si accorse che Yume era in piedi di fianco a lui e gli stava medicando la ferita.

Le bende sporche di sangue e il dolore che avvertiva gli fecero intuire che doveva essere ancora grave.

"Forse ho anche la febbre...magari sto morendo..."pensava intanto senza lucidità.

Non riusciva più a capire nulla, chi era lui, dove si trovava?

Yume.

Non riusciva a staccare gli occhi da lei.

Improvvisamente vide che posava una mano sulla sua ferita, all'altezza del cuore.

Percepì un grande calore, mentre gli occhi della donna si chiudevano per una maggior concentrazione.

Quando riaprì gli occhi, qualche attimo dopo, il dolore era svanito.

Aspirò a pieni polmoni il dolce profumo di fiori che entrava dalla finestra vicino al letto.

"Fiori di ciliegio..."

Si voltò verso Yume che lo stava guardando.

-Tu mi hai salvato.

Lei rise sommessamente e la sua voce cristallina si perse nella brezza della sera.

-Io...-tentò di dire lui, ma gli mancò la voce.

-Ssh...è l'ora del riposo, questa -disse dolcemente lei.

"Vorrei dirti tante cose" pensò lui guardandola avviarsi verso la porta.

-Ci sarà tempo per questo...quando ci rivedremo.

Solo in quel momento Goijo si rese conto di non aver espresso quel pensiero ad alta voce, ma stanco com'era non riuscì nemmeno a sbalordirsi.

Rimase a fissarla, così, semplicemente.

Dopo un ultimo sguardo,lei se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle e portandosi via la sua aura di splendore .

Rimase solo a fissare il soffitto.

L'ennesima folata di vento portò sul lenzuolo qualche petalo rosa, ma gli occhi di Goijo stavano già chiudendosi.

-...vorrei tanto rivederti...-mormorò, prima di scivolare nel sonno.

 

Si svegliò nel cuore della notte, avvolto in una coltre di coperte, accanto al fuoco acceso.

Non fu per nulla sorpreso di vedere i suoi tre compagni addormentati vicino a lui...e nemmeno dei capelli di Sanzo, tornati alla normalità, come tutto il resto.

Si lasciò sfuggire una risata sommessa, già pronto a contorcersi dal dolore per la ferita, ma non successe nulla.

Si toccò il petto con una mano, ma non avvertì nessun male.

"E' impossibile...è..è stato solo un sogno..."

Mentre uno strano presentimento si faceva largo in lui, si alzò a sedere e iniziò a strapparsi le bende.

Attirato da quei movimenti, Hakkai si svegliò.

-Goijo! No!Che stai facendo?!-esclamò allarmato, tentando di fermarlo.

Ma entrambi si bloccarono di colpo,  scioccati.

-Che sta succedendo??-biascicò Goku, stropicciandosi gli occhi impastati dal sonno.

Sul petto di Goijo, dove fino a ventiquattrore prima c'era uno squarcio sanguinante, non solo non c'era più nessuna ferita, ma nemmeno una lieve cicatrice.

Un silenzio irreale li avvolse.

 

Era ora di riprendere il viaggio.

Goijo stava lentamente riavvolgendo le coperte tra le quali aveva dormito durante la notte appena trascorsa.

La sua mente non riusciva a registrare nulla di ciò che stava facendo.

-Ehi Goijo...-lo richiamò Hakkai.

-Che c'è?

-Ti è caduto questo.

Goijo lasciò cadere le coperte che aveva piegato con tanta cura.

Lentamente avvicinò la mano a quella di Hakkai, e con il gesto più delicato che poté, prese l'oggetto che gli stava porgendo.

Sentiva su di sé gli sguardi degli altri...ma come poteva spiegare?

Spinto da uno strano presentimento, si voltò a incontrare gli occhi di Goku.

Era scioccato quanto lui.

Entrambi tornarono a guardare le mani di Goijo.

L'aeroplanino di carta stava immobile sul palmo aperto

Sopra di esso, si intravedeva la scrittura infantile di un bimbo.

"GUARISCI PRESTO"

 

Goijo saltò in macchina e vide che tutti lo guardavano in attesa.

-Beh?? Che stiamo aspettando?? Vogliamo star qui tutta la giornata??

Hakkai mise in moto l'auto, con una risata.

-Di' un po', bonzo...non è che hai intenzione di farti crescere i capelli?

-Di' un po'...vuoi tornare moribondo?

-Senti Goijo...-era la prima volta che Goku gli rivolgeva la parola, dopo il litigio.

-Che vuoi?

-Com'è che hai cambiato idea?

-Ehi, c'è una fanciulla da salvare o sbaglio?

-Ma l'altra sera hai detto...

-L'altra sera non ero io.

-E adesso?

Goijo si mise a ridere.

-E poi devo scambiare due chiacchiere con una certa persona...

-Con chi?

-Ma con Yume, no? E'ovvio, testa di rapa!!

-E cosa le devi dire?- chiese Goku, spalancando gli occhi per la curiosità.

Goijo lo guardò attentamente.

Goku.

Sì, era proprio lo stesso Goku.

Posò lo sguardo sull'aeroplanino di carta, rigirandolo tra le mani.

-Grazie. Semplicemente grazie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 11
*** Prima che sia troppo tardi ***


 

 

Capitolo 11

 

"...Alcune leggende volevano che i più fortunati avessero udito in passato la sua voce cantare nel vento, o che addirittura l'avessero vista a cavallo di strane creature alate librarsi nel cielo notturno. Si diceva che i suoi occhi fossero stelle e che i capelli che le ricadevano sulla schiena fossero fili intrecciati ai raggi della Luna...".

(Quella luce che rischiara la mia anima, capitolo 2)

 

 

Prima che sia troppo tardi

 

 

"ad una ad una

si affacciano nel freddo

le stelle"

Tan Taigi

 

 

La pioggia battente e l'ululato del vento sembravano giungere da molto lontano, lì, in quella grotta scavata tra le rocce. L'unica luce era data da un misero fuocherello acceso, proprio al centro dell'angusto e umido spazio tra le pareti.

Tre figure imponenti, nascoste da lunghi mantelli spessi e scuri, sedevano intorno alle fiamme guizzanti, mentre le ombre venivano proiettate alle loro spalle, deformate e ingigantite.

-Il tempo a nostra disposizione sta scadendo. Non possiamo permetterci alcun indugio - esordì uno dei tre, con una voce bassa e soffocata.

-Ravil ha ragione. Non ci siamo mai curati di nessuno che fosse tanto stupido da entrare in queste terre. Perchè dovremmo farlo ora?- continuò una seconda voce sicuramente femminile, dal tono irritato, metallico e sibilante. Il suo atteggiamento tradiva una certa impazienza.

Il silenzio che seguì fu riempito unicamente dal profondo respiro della terza figura, perfettamente immobile, con la testa china e le braccia conserte.

Questa infine aprì gli occhi, due fessure che nulla avevano di umano o di demoniaco.

Nulla che si fosse mai visto.

Occhi gialli e lucenti nell'oscurità del cappuccio.

Occhi felini, da predatore.

-E' l'odore.

La sua voce assomigliava ad un ringhio sommesso e la pausa che seguì si colmò di un significato particolare.

-Il "suo"odore. 

Il tono con cui venne accentuata quella parola, "suo", trasmise una strana eccitazione agli altri due.

-Il suo odore...- mormorò ansiosamente la donna con la voce metallica.

-Kahl...ne sei sicuro?

L'aria si caricò di tensione. Il calore e la luce del fuoco si fecero più intensi, rendendo più visibile il viso di Kahl: il contorno e i tratti erano sicuramente umani, ma la pelle era ricoperta da pelo bianco, a parte alcune striature nere che tagliavano trasversalmente le guance.

-Sì.

Un monosillabo.

Una speranza per tutti loro.

-Quasi svanito, ma è lì, che aleggia su uno di loro, impregnato nei suoi abiti, nei suoi capelli, sulla sua pelle. E' stato un attimo, il tempo di un respiro. Tutto ciò che ho cercato disperatamente in tutti questi anni: una traccia, una insignificante, flebile, straziante traccia.

La sua voce si caricò di emozione mentre si alzava di scatto, fronteggiando gli altri due o chissà, forse solo i fantasmi del passato. La sua mano emerse da sotto il mantello: cinque dita, ricoperte dalla stessa pelliccia bianca del volto, che si strinsero in un pugno serrato.

-E invece nulla. Nulla, nulla, nulla per cinquecento anni di ricerche! Ho fiutato e fiutato, in cerca di quell'unica inconfondibile fragranza.

-Vuoi dire che...? Stai forse dicendo che lei...?- Ravil si sporse in avanti.

-No,no... lei non si trova "qui" - Kahl fu perentorio, agitando la mano nell'aria, come a scacciare una mosca fastidiosa -...non facciamoci inutili illusioni. Ormai abbiamo capito dove si trova. Lei non è "qui" e in nessuno dei posti in cui abbiamo cercato...Ma se addosso a uno di loro c'è il "suo" odore, allora io devo scoprire perchè.

-Qual è la prossima mossa, dunque?

-Li condurremo qui. Tutti e quattro - rispose Kahl.

-E se non ci dovessero essere utili...?

-...li lasceremo andare Seitha. Inutile sporcarsi le mani.

-Questa terra non ha pietà per nessuno: non ne usciranno vivi in ogni caso.

Le tre figure si fissarono l'un l'altro per qualche secondo con la consapevolezza che il loro destino stava giungendo a una svolta.

La pioggia battente e l'ululato del vento continuavano a giungere come da molto lontano, lì, nella grotta.

L'unica luce era data dal misero fuocherello acceso.

Le ombre sulle pareti erano scomparse.

 

***

In un'altra grotta, non molto lontano da lì...

-Quando terminerà questa dannata pioggia? E ho anche finito le sigarette...dannazione!

Goijo strisciò verso l'uscita di quel rifugio, trovato tempestivamente poco prima del diluvio, che continuava ormai da ore.

-Sanzo...

-No.

-Ma sei o non sei un bonzo?? Accidenti!!Un po' di pietà!!

Il ragazzo si appoggiò alla parete rocciosa, fissando il cielo con aria truce.

-Aah..beh, non credo che da queste parti riuscirò a trovare un negozio che le venda, vero?

-Ehm, temo proprio di no...-rispose Hakkai, intento a mantenere vivo il fuoco.

-Beh, prima o poi dovevo decidermi a smettere...- biascicò tristemente Goijo, lasciandosi scivolare di nuovo a terra, tentando di impietosire Sanzo per l'ennesima volta.

Ma quello non lo degnò di uno sguardo.

-Che crudeltà!!!...mmh?- d'improvviso il ragazzo voltò il viso verso l'esterno, attratto da un lieve movimento tra gli arbusti.

-Che c'è?

-No...niente, solo mi era sembrato...bah! Sarà l'astinenza che comincia a farmi brutti scherzi!!!

-Sarà...-commentò  preoccupato Hakkai-...però ci conviene stare all'erta. Non possiamo permetterci distrazioni. L'ultima volta abbiamo rischiato grosso - concluse con uno sguardo eloquente.

"Già", pensò Goijo, tornando a fissare il cielo. "Ho rischiato di rimetterci la pelle e tutto il resto...e invece sono ancora qui, tutto intero".

Si passò distrattamente una mano sul petto, dove avrebbe dovuto esserci una cicatrice, se non uno squarcio sanguinante.

"Non riesco a capire...non so come sia potuto accadere.. E' stato tutto un sogno, un'allucinazione forse? Non lo so...e non credo che lo saprò mai...ma quella sensazione di calore, quella voce, quelle mani sul mio petto...io le ho avvertite come avverto ora il rumore della pioggia e l'odore del terreno bagnato. Yume,...lei"

-...ha detto "... quando ci rivedremo".

-Come? -Hakkai venne a sedersi accanto all'amico.

-Yume -continuò Goijo, attirando su di sè anche l'attenzione degli altri due.

-Nel sogno o nella visione, o in beh...in quell'accidenti che era, quando ho pensato che avrei voluto ringraziarla per avermi salvato, lei mi ha detto: "quando ci rivedremo". Mi ha letto nel pensiero, e già questo è sorprendente...ma c'è dell'altro...è come se, insomma, ho avuto la netta impressione che stesse parlando a me, me Goijo, e non a Kenren, nonostante io avessi il suo aspetto. Non chiedetemi perchè, ma so che è così. I suoi occhi erano...ah, non so come spiegarvi...parevano..

-Parevano trafiggerti l'anima...i suoi occhi chiari e splendenti:la luce di stelle racchiusa in due gemme di cristallo... -concluse per lui Goku, seduto vicino al fuoco, con le ginocchia strette a sè e lo sguardo fisso alle fiamme.

Improvvisamente rialzò la testa, sorpreso dal silenzio che si era creato attorno alle sue parole. Sembrò molto imbarazzato, quando tentò di giustificarsi.

-Ehm...ecco, è stato Konzen a dirlo una volta...non so perchè, ma da allora, quando ripenso agli occhi di Yume, mi tornano alla mente queste parole...

-Ah, ecco...mi sembrava un concetto troppo poetico per una scimmia...

Lo sguardo di Goku, però, era tornato a perdersi tra le fiamme.

-Sembra impossibile...-mormorò Hakkai.

-Già...ma non più del fatto che dopo un sogno del genere Goijo si sia risvegliato sano come un pesce - commentò Sanzo con voce profonda, appoggiato alla parete dietro di lui.

-Che cosa sta succedendo? - sussurrò Hakkai, rivolto più a se stesso che agli altri, con lo sguardo perso nel vuoto.

-I petali che ci guidavano si sono fermati qui e sono caduti a terra, prima di svanire. Che significa questo?

-Beh...io sono l'ultima persona che può dare una spiegazione a tutto ciò. Quello che so per certo è che in qualche modo, da qualche parte, lei è là ad aspettare. Inconsapevole di quello che le accade, forse padrona di sè solo di qualche attimo di lucidità...incapace di decidere del suo futuro. Se è qui che i petali ci hanno portato, significa che è qui che dobbiamo rimanere, per ora...aspettando che accada qualcosa - disse Goku.

-Già -replicò Sanzo, con un tono che non ammetteva repliche. Voleva chiudere quel discorso, temendo che la pioggia, la frustrazione di ognuno di loro, potessero causare altre liti inutili.

-Il suo destino è una moneta gettata in aria, le cui due facce sono morte e salvezza- continuò Goijo, con il viso semicoperto dai lunghi capelli rossi, nascondendo a tutti i suoi occhi colmi di tristezza - Quale delle due uscirà? Chi può dirlo? Ma lei esiste, ora lo so, è là ed aspetta, me o Kenren, noi o loro...che importanza ha ormai? Non sono un dio, non so nulla del passato e non so prevedere il futuro...riesco a malapena a sopravvivere nel presente! Però una cosa la so: io non deludo mai una bella donna che mi da un appuntamento. Lei ha detto " ci rivedremo", e io non mancherò, fosse anche l'ultima cosa che faccio. Dove, quando...bah, dettagli! ... l'importante è che al momento giusto, qualunque cosa debba accadere, io ci sarò.

Non ci fu bisogno di dire altro.

Ognuno di loro sapeva, in cuor suo, che avrebbe fatto di tutto per non mancare a quell'appuntamento.

Altre parole, quelle che Goijo non aveva avuto il coraggio di dire ad alta voce, aleggiavano nell'aria, come un'eco dei loro pensieri inespressi: "prima che sia troppo tardi".

Improvvisamente,senza alcun motivo apparente, Sanzo, Goku, Goijo e Hakkai chiusero gli occhi, scivolando in un sonno profondo, senza sogni.

 

***

Due occhi gialli e feroci, simili a quelli di una tigre, fissavano l'entrata della grotta, nascosti tra gli arbusti.

-Ora capisco che vuoi dire, Kahl- disse Ravil, in piedi, pochi passi dietro di lui. Da sotto il mantello scuro si intravedeva unicamente il braccio destro, ricoperto da scaglie lucenti, verdi e gialle. Le dita della mano erano quattro,e le unghie erano lunghe e ricurve come artigli. Sulla schiena, sotto il manto nero, pareva ci fossero delle protuberanze, dalla forma si sarebbe detto  fossero ali ripiegate.

-Io non ho il fiuto come il tuo, non è dell'odore che parlo. Ma l'aspetto del ragazzino ha qualcosa di familiare...

-I tuoi occhi sono di certo migliori dei miei.

-Sì, forse di giorno...ma di notte nessuno è in grado di vedere meglio di te Kahl...Nessuno ti ha mai battuto in una caccia notturna.

Kahl si allontanò lentamente dal compagno, e la sua voce s'incupì.

-Nessuno, tranne "lei".

Ravil fissò la schiena dell'amico che si allontanava.

-Già...tranne "lei"..- rispose.

-Io torno alla base. Pensateci voi a portarli là - ordinò, cominciando a correre, incurante della pioggia.

-D'accordo - rispose Ravil, accingendosi a raggiungere Seitha, che si era già introdotta nella grotta, senza che gli occupanti se fossero accorti di nulla -..e, Kahl?

-Che c'è? - chiese quello, ormai lontano.

Ravil non sentì la sua voce, ma sapeva che l'amico poteva udire la sua risposta.

-Troveremo il modo di salvarla. Prima che sia troppo tardi, noi la salveremo.

Poi, senza rimandare oltre, Ravil uscì dal suo nascondiglio.

Quando giunse in prossimità dell'entrata, si udì un fruscio di stoffa nell'aria, e Seitha comparve dal nulla al suo fianco. La sua figura era più bassa e più esile di quella di Ravil, ed era totalmente ricoperta dal mantello nero. La sua voce giunse sibilante alle orecchie del compagno.

-E' stato facile. Sono crollati in un sonno profondo senza accorgersi di nulla.

In effetti tutti e quattro gli occupanti della grotta erano completamente incoscienti di ciò che accadeva loro intorno, grazie alle capacità ipnotiche della voce di Seitha.

Ravil notò un movimento vicino a uno di loro: un piccolo draghetto bianco sbucò tra le braccia dell'uomo disteso a terra.

-Kyuuu..

Ravil allungò il braccio e lo accarezzò. Subito dopo questo si andò a posare sulla spalla possente della figura ammantata.

-Questi quattro hanno qualcosa di strano - disse Seitha.

-Sì. Tu cos’ hai notato? Kahl il "suo" odore, io l'aspetto familiare del ragazzino...tu, tu che vivi e senti in maniera diversa da noi, cos’ hai notato in loro?

-L'aura che li circonda. In apparenza umani e demoni, certo, ma la loro storia..oh, sì,...la storia che ognuno di loro porta scritta sull'anima...quella è tutta un'altra cosa. Senza contare quel filo rosso che li unisce...-la voce di Seitha, sempre così piatta, tradì una nota di emozione -...questi quattro...oh, davvero non li riconosci, Ravil? Davvero non sai chi sono?

Ravil fissò a lungo la creatura di fianco a lui, sapendo benissimo che sotto il mantello, alla luce del giorno, non si sarebbe scorto altro che il nulla. Solo al buio della notte il corpo di Seitha diventava più visibile.

Ciò che lei disse e il modo in cui lo disse, però, fecero rinascere la speranza nel suo cuore inaridito dal tempo.

Senza più una parola, ognuno di loro prese con sè due delle persone addormentate.

Con quel peso sulla schiena, mentre udiva il vento ululare negli anfratti rocciosi e la pioggia sferzare il suo corpo, Ravil si rese conto che anche lui, come Kahl, aveva bisogno più di ogni altra cosa di aggrapparsi alle sue stesse parole: "Prima che sia troppo tardi, noi la salveremo".

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 12
*** Insieme a lei ***


 

Capitolo 13

Insieme a lei

 

 

Plic

Plic

Plic

Goku aprì gli occhi, appesantiti dal sonno innaturale che si era impadronito di lui.

Plic

Plic

Cos'era quel rumore insistente?

Plic

Plic

Gocce d'acqua che cadevano regolari dal soffitto, formando una scia fredda che era giunta fino a bagnargli il viso. Cercò di muovere le membra intorpidite e toccò qualcosa di fianco a lui. Udì un mugugno e un fruscìo di vesti, mentre qualcuno si avvicinava a lui e lo scuoteva, stringendogli la spalla. Il mugugno divenne via via sempre più chiaro e articolato.

-...o..u...oku...Goku...Goku!

Qualcuno lo stava chiamando, ma chi...quella voce...certo...Hakkai...

Lentamente si voltò, mettendosi a sedere. L'amico era di fianco a lui...sì...e c'erano anche Sanzo e Goijo...ma...c'era anche  qualcun altro, chi? Non riusciva a vedere nessuno, sebbene la grotta in cui si trovavano fosse illuminata da una torcia.

-Ragazzi, non so voi, ma io ne ho abbastanza di addormentarmi e di risvegliarmi chissà dove...-biscicò Goijo, ancora visibilmente assonnato, sebbene cercasse di scrollarsi di dosso quello strano intorpidimento.

-Goku, che hai?- chiese Hakkai, che nel frattempo non aveva perso di vista nemmeno per un attimo il ragazzino, stranamente silenzioso e circospetto.

-Sshh...sto cercando...

-Stai cercando cosa?

-Non 'cosa', 'chi'.

-Ma..non vedi che ci siamo solo noi, faccia da scimmia?

Goku non raccolse la provocazione, poichè, proprio in quel momento gli parve di vedere l'aria farsi più densa in un punto alla sua destra. Si stropicciò gli occhi, ma l'impressione scomparve. Si dipinse la delusione sul suo volto…quando udì una risata sommessa.

-..fuochino...

Improvvisamente si misero tutti sull'attenti. Goijo sentì un rivolo di sudore corrergli lungo la schiena. Non aveva mai udito una voce del genere. Metallica. Non umana di certo.

-Cosa diavolo era? -sussurrò -mi ha fatto accapponare la pelle.

-'Chi', non 'cosa'...-udì mormorare proprio al suo fianco.

Con uno slancio si buttò di lato, allontanandosi il più possibile, ma di fianco a lui non c'era proprio nulla.

Goku era fermo in mezzo a quella stanza scavata nelle pareti rocciose di una montagna. Il suo sguardo era perso nel vuoto. Un campanello suonava nella sua mente, come a dire, con la stessa voce metallica che sibilava attorno a lui: 'Gookuuu...forza, tu lo sai di chi è quella voce...non dirmi che la tua memoria ha intenzione di tradirti proprio ora...'. Cercò di concentrarsi il più possibile, quando dai meandri più oscuri della sua memoria si levò una voce del passato, dolce, ma con un tono di rimprovero.

"Ora basta, Seitha. Se vuoi giocare col piccolo, portalo fuori, così che sotto i raggi della luna possa vederti, altrimenti lascialo dormire in pace...".

-Seitha...così non vale -mormorò quasi inconsciamente.

Le fiamme della torcia ebbero un guizzo improvviso.

Goku parve riscuotersi dallo stato di trance in cui cadeva quando i ricordi del passato tornavano ad affollargli la mente.

Dal profondo buio, nella parte opposta della caverna, una voce parlò.

Una voce bassa e profonda, quasi un ruggito.

Una voce che fece vibrare le corde del cuore al piccolo ‘cucciolo’ dagli occhi dorati.

-Seiten Taisei.

Sanzo, Goijo e Hakkai si strinsero attorno al giovane amico.

-Chi sei? Fatti vedere! – ordinò Sanzo, senza lasciar trapelare il brivido che gli aveva procurato il suono di quel ruggito.

-Eravamo insieme a lei quella notte.

Goku si alzò di scatto, ma non si mosse.

-Eravamo insieme a lei quando ti raccolse per farti da madre.

Plic.

-Quando ti curò, ti nutrì e ti diede una casa

Plic.

-Eravamo con lei quando decise di legare il suo destino al vostro.

Plic.

Una strana litania iniziò a risuonare tra le pareti rocciose.

Una dolce litania, malinconica, nostalgica.

Piena di dolore.

-Eravamo insieme a lei quando avvertì il pericolo e corse da voi.

La montagna attorno a loro sembrò svanire piano piano, lasciando posto al nero pece del cielo.

Erano all’aperto ora.

-Siamo sempre stati con lei, dall’alba dei tempi.

La luna fece capolino da dietro le nuvole, che viaggiavano veloci, sospinte dalla brezza.

-Sempre.

La litania si interruppe improvvisamente.

La luce della luna rivelò tre sagome, a pochi metri da loro.

-Sempre…

Hakkai, Goijo e Sanzo ebbero un tuffo al cuore.

Mai, mai, nella vita si sarebbero sognati di poterli vedere.

Quelle erano creature erano leggendarie, mitologiche.  

Le gambe di Goku cedettero e lui cadde in ginocchio.

-Tranne il giorno in cui sparì.

Cadde il silenzio.

Kahl si alzò, lentamente. Si incamminò, maestoso, verso le quattro persone che lo fissavano, sorpresi, impauriti.

Si inginocchiò di fronte a Goku e gli posò una mano sul capo, accarezzandolo.

-E saremo con lei…

La luna splendeva alta.

-…nella vita o nella morte…

Le stelle brillavano in cielo.

 -…quando la ritroveremo.

Una certezza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 13
*** Attesa nella nebbia ***


Eccomi qua di ritorno. Il ‘cammino’ tra un capitolo e l’altro è davvero lungo e me ne rendo conto, ma il tempo che posso passare davanti al pc è sempre meno, date le mille e mila incombenze….

Quello che posso promettere è che la ff non si interromperà (nessuna delle mie), ma purtroppo non riesco a darmi delle scadenze fisse per l’aggiornamento.

Parecchie volte mi sono trovata ad iniziare un capitolo ma, pur sapendo cosa avrei dovuto scrivere, le parole non ‘venivano’.

E così, correggi e ricorreggi, cancella, riscrivi, sono arrivata a decidere: scrivo quando l’ispirazione è quella giusta. Anche a costo di pubblicare un capitolo breve.

Confidando nella vostra pazienza e clemenza, vi affido quest’altro ‘pezzetto’ del viaggio dei nostri eroi.

Bacioni

Tess

 

Capitolo 13

Attesa nella nebbia

 

La foschia era scesa a coprire ogni cosa.

Nonostante tutto, però, si riuscivano ad intravedere alcune sagome, rannicchiate intorno a un fuoco scoppiettante.

Un piccolo falò troppo esile per riuscire a scaldarsi veramente.

-Dannazione, mi si gela il sangue nelle vene…e anche qualcos’altro….

Gojyo tentò di sistemarsi ancora meglio sotto l’unica coperta che aveva a disposizione, e lanciò delle occhiate furtive e sospettose tutt’attorno.

Non si riusciva a vedere nulla, la spessa coltre di nebbia si diradava solo nel punto più vicino alle fiamme, per poi diventare via via più spessa, rendendo tutto quasi irreale.

-Mi spiace che dobbiate patire tutto questo freddo.

-Già, dici bene tu, che hai quel manto di pelliccia…così folto e morbido…accidenti…mi fa un' invidia….

Il sarcasmo del ragazzo si spense immediatamente quando i suoi occhi incontrarono quelli gialli e inumani della ‘belva’ che stava dall’altra parte del fuoco.

Kahl parve non notare il brivido che scosse il mezzo demone dai capelli rossi.

-Tu non sei cambiato affatto – si intromise Ravil, con una nota d’indulgenza nella voce.

-A quanto pare….

-Seitha è qua intorno? Non sono mai tran-

-Sì. – il monosillabo pronunciato a pochi centimetri dal suo orecchio, fece sobbalzare Gojyo.

-Ehi!!Appunto. Non sono mai tranquillo quando non ti ho sott’occhio. Perché non ti metti un mantello così che possa sapere dove ti trovi?

-Perché non ci sarebbe alcun divertimento.

-Già. Come no.

-La vuoi smettere di lamentarti? Mi fai solo perdere il filo del discorso – il tono calmo di Sanzo bloccò l’ennesima battutaccia di Gojyo proprio sul nascere.

-Eccolo. Mi mancavano le tue frecciatine.

-Sei inutile. E fastidioso.

-Ma davvero?? E tu lo sai cosa sei, eh?? Tu non sei altro ch-

-Ora basta. Tutti e due. Per favore, vediamo ci calmarci e di stare a sentire cosa hanno da raccontarci questi signori – si intromise bonariamente Hakkai, l’unico che non aveva ancora dato segni di nervosismo.

Almeno, non palesemente.

Goku se ne stava seduto in mezzo a loro, incurante dell’umidità e del gelo, gli occhi attenti e fissi sui tre strani personaggi seduti dinanzi a lui.

I riflessi delle fiamme guizzavano e danzavano nelle sue iridi dorate.

La nebbia attorno a quel piccolo bivacco rendeva ancor più forte la sensazione di straniamento causata dalla comparsa di Ravil, Kahl e Seitha, attori di un passato lontano, figure oniriche a metà tra il sogno e la realtà.

-Quindi…sapete dove si trova? – una nota di speranza.

-Non possiamo andarci subito? Almeno non staremo qui a morire di freddo.

Sanzo fulminò Gojyo con un’occhiata, ma si astenne dal fare alcun commento.

Si limitò ad accendersi una sigaretta, ignorando l’avida richiesta negli occhi del kappa, anzi, godendosi in modo perverso quella muta rivincita.

Era il caso di andarci comunque cauti: anche la sua scorta era agli sgoccioli.

E terminare le sigarette avrebbe implicato anche una crisi di nervi non indifferente.

-Non è così semplice, vero? – Hakkai si sistemò gli occhiali con un gesto della mano, appoggiandosi al tronco dietro di lui.

Sapeva che l’ultima parte del racconto di Kahl sarebbe stata la più chiarificatrice, ma anche la più difficile da affrontare.

Dopo l’incontro con le tre Emanazioni, perché di loro si trattava in effetti, si erano tutti diretti  verso nord e infine giunti in quella strana foresta.

Un luogo dove la vita era scomparsa da tempo.

Non un alito di vento scuoteva i rami spogli.

Non un fruscio, non un rumore.

Nulla.

E lì, in quel luogo fuori dal tempo, era iniziato il racconto.

La voce bassa e roca di Kahl si era mescolata alla profonda di Ravil e a quella metallica e sibilante di Seitha per fare luce sulla confusa situazione.

 ‘Yume’, così ribattezzata da Goku, era una creatura che sin dai tempi più antichi aveva cercato di combattere il proprio demone interiore, la solitudine.

Chi erano loro?

Emanazioni.

Nate dal potere di Yume, indipendentemente dalla sua volontà.

O forse, come conforto alla muta richiesta del suo cuore.

Chissà.

Un mistero troppo grande per spiegarlo in così poco tempo.

Ravil, l’Aria.

Seitha, l’Acqua.

Kahl, la Terra.

Figure potenti, certo.

Ma non abbastanza, non abbastanza ora che erano divise da lei.

Non abbastanza, ora che lei stava morendo.

Non abbastanza forti da poterla salvare.

“Il nostro tempo sta finendo”, così aveva detto Kahl.

Così come il suo, aveva pensato Hakkai.

L’avevano cercata dal giorno della sua scomparsa.

Avevano esplorato ogni antro, ogni anfratto, ogni luogo possibile e impossibile per riuscire a trovare una traccia di Lei, della sola che potesse significare Salvezza.

Per tutti loro.

Mentre le loro anime, la sua, quella di Gojyo e quella di Sanzo avevano vagato nell’oblio, di epoca in epoca, di corpo in corpo, alternandosi, cercandosi e infine tornando a riunirsi, quelle tre creature avevano speso tutte le loro energie in una ricerca minuziosa e disperata.

Hakkai non poteva fare a meno di chiedersi se ci fosse realmente una speranza.

Che aiuto avrebbero potuto fornire loro quattro? La loro forza non era da sottovalutare, se l’erano cavata in mille e più occasioni, certo, ma una situazione del genere….era più grande di tutte quelle mai affrontate.

Pur indeboliti, Kahl, Seitha e Ravil avevano una potenza tale da poter sbaragliare in un soffio qualsiasi nemico.

E se nemmeno loro potevano salvare Yume….

-Non è così – la voce di Seitha interruppe il filo dei suoi pensieri.

Hakkai non riuscì a nascondere la sorpresa.

Goku si voltò a guardarlo.

-Che c’è, Hakkai?

Doveva essere sincero?

Confessare a Goku il suo pessimismo?

Poteva veramente distruggere la speranza che leggeva negli occhi dell’amico?

No.

Non questa volta.

-Nulla. Non preoccuparti. Riflettevo.

Riflettevo.

Kahl lo fissò in modo enigmatico.

-Sei sempre stato attento a ogni minimo dettaglio. Minuzioso nell’architettare una strategia d’attacco. Non hai mai lasciato nulla al caso.

Hakkai gli restituì un sorriso forzato.

Era strano.

Strano davvero.

In cuor suo lui sapeva che le parole di Kahl erano vere, ma non riusciva a credere di aver vissuto un’altra vita.

Una vita in cui era una divinità.

Le piccole volute di fumo che si alzavano dalla sigaretta di Sanzo si andavano a mescolare alla nebbia.

Kahl emise un sospiro.

E li fissò, uno a uno.

Non c’era alternativa.

Se le loro strade si erano incrociate di nuovo c’era un motivo.

Hakkai lo guardava, nei suoi occhi verdi scorgeva l’incertezza.

Gojyo nascondeva la paura dietro a una maschera di strafottenza e sarcasmo.

Sanzo...l’imperscrutabile Sanzo. Era lì e lo scrutava, quasi non fosse passato mezzo millennio dall’ultima volta che si erano visti.

E Goku, il piccolo Seiten Taisei. Il tesoro di Yume, che lo implorava con i suoi grandi occhi dorati di rassicurarlo.

-Si trova in una grotta sotterranea.

-Una grotta?

-Sì.

-Quindi è sulla terra.

-Sì…e no. Sì, altrimenti i problemi che si stanno verificando sarebbero accaduti molto tempo fa. No…perché in caso contrario l’avremmo già trovata.

-Non ci capisco niente.

-La grotta in cui si trova non è raggiungibile da uomini o demoni.

-Non esiste un luogo del genere – Gojyo cominciava a chiedersi se quei tre, a lungo andare non si fossero bevuti il cervello.

Si sentì dare un pizzicotto sul braccio.

Seitha, ovviamente.

Quella creatura aveva la pessima abitudine di leggere il pensiero della gente.

-Dimmi, hai mai sentito parlare del Giardino Imperiale?

-Il Giardino Celeste, intendi?

-Hakkai, hai mai sentito parlare di questo luogo?

-Beh…io ho soltanto letto da qualche parte che l’Imperatore Celeste, per svagare la sua corte, in era molto antica, decise di ritagliare per sé una piccola parte del regno terreno, per godere delle sue ricchezze, ma rendendolo inaccessibile per chiunque.

-Ma è solo una leggenda per i poveri sciocchi che-

-Ti sbagli. E se tu avessi ricordi della tua vita passata, Konzen, sapresti che questo luogo esiste, eccome.

-Vuoi forse dire che…?

-Non può essere altrimenti.

-La grotta di cui parli è…?

-Sì, da qualche parte, nel Giardino Celeste.

-Ma scusami…e da che parte si entrerebbe in questo orto celeste?

-Giardino, non orto, imbecille!

-Beh, fa lo stesso.

-L’unico accesso al Giardino Celeste è situato in un’area tra l’ala Est e l’ala Sud del Palazzo Imperiale.

Hakkai spalancò gli occhi per la sorpresa.

-No.

-Sì.

-Mi stai forse dicendo che..

-Sì.

-Il Palazzo Imperiale è nel Mondo Celeste. È riservato alle divinità, nessun altro può accedervi!

-Esatto.

Kahl li guardò uno a uno.

-Forse voi potreste? – si azzardò a chiedere Gojyo.

-Noi non possiamo entrare- rispose gravemente - …ma voi sì.

-Ma…nessun mortale può pensare di avvicinarsi ai cancelli del Mondo Celeste!! – esclamò Hakkai, scattando in piedi.

-Ne sei certo? – mormorò melliflua la voce metallica di Seitha, a un passo da lui.

In quel preciso istante, alla loro destra, la nebbia iniziò a diradarsi, mostrando sentiero, immerso nell’oscurità.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Alla fine del sentiero ***


E così, ci avviamo verso la conclusione…

 

Capitolo 14

Alla fine del sentiero

 

Il tempo pareva essersi fermato e la fievole luce che emetteva la torcia di Kahl, primo della fila, bastava a malapena per rischiarare loro il cammino.

Un passo oltre e il buio li avrebbe inghiottiti sena speranza: con le sue gelide dita incorporee tentava di ghermire anche le calde fiamme.

Tutto attorno a loro era tenebra e silenzio.

Nulla si muoveva.

Nulla respirava.

Gli unici rumori che si udivano erano quelli prodotti dai loro passi, ovattati dal tappeto morto e putrido di foglie, cadute a terra chissà quanto tempo prima.

Goku, appena dietro all’imponente figura di Ravil, poteva sentire i battiti del suo cuore aumentare di ritmo a ogni passo.

Tu-tum.

Tu-tum.

Tu-tum.

Gojyo camminava lentamente, chiudendo la fila.

Apparentemente tranquillo, teneva le mani in tasca e lo sguardo fisso di fronte a sé, dritto sulla nuca di Sanzo. Tutti i suoi sensi erano all’erta e nelle vene cominciava a scorrergli, insieme al sangue, anche quel senso di antizipazione che precedeva ogni battaglia.

Faceva parecchio freddo e non c’era un alito di vento.

Per proteggersi dal gelo che minacciava di congelarlo, Hakkai teneva in braccio Hakuryu, accarezzandolo per tranquillizzarlo. Voltando il capo a destra e a sinistra, cercò di sforzare i propri occhi per penetrare l’oscurità che li circondava, ma a nulla valevano i suoi sforzi.

Chissà quanto tempo era passato dall’ultima volta in cui qualcuno aveva passeggiato per quei sentieri…e come doveva essere stato diverso il paesaggio, allora…

Un baluginìo a lato della stradina che serpeggiava tra le piante, attirò la sua attenzione.

Si concentrò su quel puntolino luminoso che galleggiava a mezz’aria, impossibile da definire. Attratto da mani invisibili, fece un passo in quella direzione.

-Lascia perdere.

La voce metallica di Seitha, a pochi centimetri da lui, lo riportò alla realtà.

-Non badate a ciò che ci circonda. Non ascoltate le voci, non seguite le luci, non badate ad altro che alla persona che vi precede e al terreno su cui posate i piedi – disse poi, alzando il tono di voce.

L’eco che si produsse attorno a loro fece accapponare la pelle a Gojyo.

In che diamine di posto siamo finiti?

-Cosa intendi per voci e luci? Io non vedo e sento nulla.- disse Sanzo, seccato da tutta quella faccenda.

Quel posto non gli piaceva per niente e ancor meno gradiva il persistente senso di deja-vù che lo perseguitava.

-Questa foresta non è morta come può apparire – spiegò la voce profonda di Ravil. – Dietro a quella cortina di tenebra si muovono creature che nemmeno avete mai osato immaginare, creature abbandonate al loro destino, fuori controllo da quando colei che ha creato questo passaggio non è più tornata.

Quelle parole, intrise di malinconia, calamitarono l’attenzione di quattro persone, che si fermarono di colpo.

-Mi stai dicendo che…

-Sì.

-Yume ha creato questo…questo…insomma, tutto questo? – esclamò stupito Gojyo, abbracciando in un gesto della mano il paesaggio nascosto che li circondava.

-A quel tempo, non era così.

-E perché?

-Bè, se vogliamo dirla tutta, era il suo passaggio di servizio per il Palazzo.

-Lei passava di qui…

-Per venire a trovarvi, sì.

-Non le piaceva attirare troppo l’attenzione e, passando dall’entrata principale, ogni suo movimento era costantemente tenuto sotto controllo.

Dopo qualche attimo di silenzio, fu il ruggito di Kahl a richiamarli all’ordine.

-Andiamo. Non è ancora giunto il momento di fermarsi.

Il gruppo si rimise in marcia.

-Passeggiava spesso qui?

-Inizialmente c’era solo un sentiero.

-Quello che stiamo percorrendo?

-Sì. Quello che stiamo percorrendo. Poi, con l’andare del tempo è diventato ciò che avete visto allora e che avrete modo di rivedere ancora, quando l’avremo liberata.

La sicurezza nella voce di quella strana creatura che li stava guidando nella Notte, parve scaldare, seppur di poco, l’aria che li circondava.

-Cosa troveremo alla fine di tutto ciò?

-Un cancello.

-Oltre al quale…

-Oltre al quale si avrà accesso al Mondo Celeste.

-Ci scopriranno subito.

-Non se sarete coperti da un diversivo.

-Saremo? – Gojyo s’intromise nella conversazione. –Ehi, là davanti! Che significa ‘saremo’? Voi non verrete con noi??

-Noi saremo ‘il diversivo’, Gojyo. Non possiamo entrare da qui. – spiegò Ravil.

-Voi cosa?? E allora come farete a-

-Ma siete deboli! Non ce la farete mai a tener testa a-

-Andiamo a parlamentare, Goku. Nessuno spargimento di sangue. Paleseremo la nostra presenza e chiederemo ufficialmente udienza. Non ce la rifiuteranno. Ma voi dovrete nascondervi. Non vi farebbero mai entrare, altrimenti.

-Ma voi…

-Noi non corriamo rischi, Gojyo. Ma saremo tenuti costantemente sotto controllo. È per questo che da soli, noi non possiamo fare assolutamente nulla. Noi dovremo fingere, alla luce del Sole. Voi, invece, dovrete agire nell’Ombra.

-Vuoi farmi credere che nel Mondo Celeste non si accorgerebbero che demoni e umani si sono infiltrati nel loro territorio? – buttò lì Sanzo, scettico come non mai.

-Demoni e umani?

Le tenebre iniziarono a diradarsi, mentre attorno a loro si apriva una radura.

-Bè, è quello che siamo, no? Umani e demo-

Gojyo si interruppe di colpo. Di fronte a loro, talmente imponente da non riuscire a scorgerne la parte più alta, si stagliava un cancello.

-Nonono…fermi tutti…mi state dicendo che dobbiamo scavalcare quella specie di saracinesca da giganti?

Hakkai, nel frattempo, si era avvicinato al cancello, allungando una mano.

-Non toccarlo! – lo riprese Seitha, appena in tempo.

-Perché?

-Quel cancello è vivo, Hakkai. È stato creato da Yume, non farti ingannare dalle apparenze. Dall’altra parte è una normale parete. Ti inghiottirebbe non appena tu lo toccassi.

-Che cosa?? Mi stai dicendo che ci mangerà??

-Zitto scimmia!

-Stai zitto tu!

-Silenzio tutti e due!!- si impose Sanzo.

-Una volta oltrepassato, sarete nel Mondo Celeste. Lì, ci sarà qualcuno ad attendervi.

-Chi?

-Non ha importanza. Quella persona vi farà bere un siero molto particolare.

-Un siero?

-Quel siero vi trasformerà, temporaneamente.

-In che cosa?

Kahl li fissò attentamente uno a uno.

A Sanzo parve di vedere delle fiammelle danzare in quegli occhi felini.

-Oh, lo scoprirete molto presto. L’hai detto tu stesso, siete umani e demoni: in queste condizioni, vi scoprirebbero in men che non si dica.

-Ma-

-Basta così. Dovete fidarvi di me. È l’unica possibilità che abbiamo di salvare Yume. Avvicinatevi.

Tutti e sette formarono un circolo.

-Ora statemi bene a sentire: ecco come procederemo. Voi non dovete fare altro che oltrepassare quel cancello e seguire le istruzioni che vi saranno date al di là. Sappiate che non sarete soli.

-Quando avete organizzato tutto questo? – chiese Hakkai, sempre più sorpreso.

Ravil fece una piccola smorfia, un sorriso, forse.

-Dopo una piccola chiaccherata con qualcuno.

-Chi?

-Qualcuno che vi protegge, dall’alto.

-Qualcuno che se ne infischia, delle regole.

Sanzo si sentì improvvisamente più leggero.

-Chissà perché, ho un certo presentimento riguardo a questa persona.

-E voi? – chiese Goku, che di quello scambio di battute non si era perso nemmeno una virgola.

-Noi non possiamo entrare da qui.

-Dobbiamo presentarci all’entrata principale, chiedendo di essere ammessi.

-E poi?

Si guardarono tutti un’ultima volta.

Quindi, senza che nessun’altra parola fosse spesa inutilmente, Goku, Sanzo, Hakkai e Gojyo si avvicinarono all’enorme cancello.

-Ho una paura fottuta.

-Bene, allora siamo in due.

-Metteteci dentro anche me.

-Mi unisco alla combriccola.

-E quindi? – mormorò Gojyo.

-Quindi andiamo.

Fecero un passo in avanti, scomparendo alla vista di Kahl, Seitha e Ravil.

I tre, dopo un ultimo sguardo al cancello, si voltarono e, in un battito di ciglia, scomparvero anche loro.

 

 

Altrove.

-Si è mossa?

-Impossibile.

-Ma io ho visto-

-L’immaginazione ti gioca brutti scherzi. Andiamocene da qui. Questo posto mi va venire i brividi.

Dopo un’ultima occhiata, entrambi i soldati se ne andarono, senza notare che, dove prima stava la mano aperta di Yume, ora c’era un pugno chiuso.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** Il tempio dei ricordi ***


Eccomi qui di nuovo. Come promesso non sono sparita.

Come si dice: a volte ritornano.

O no?

Buona lettura!

 

Capitolo 15

Il tempio dei ricordi

“Ancora, vorrei vedere

tra i fiori dell’alba, vagare

il volto del dio.”

Basho

 

Ta.

Caleidoscopio di immagini sfocate.

Ricordi.

Sogni.

Speranze.

Illusioni.

Ta.

 

Mi fermo solo per un istante a guardare il cielo sopra di me, col naso all’insù.

 

È blu, questo cielo.

Ed è immenso.

I miei occhi si beano di tale magnificenza.

Non se ne stancano mai.

Ne sono affamati: divorano ogni dettaglio di ciò che mi circonda.

 

Respiro a pieni polmoni l’aria che, giocherellona, mi scompiglia i capelli e mi schiaffeggia il viso.

Il vento è da sempre mio amico: mi sospinge e mi sostiene ovunque io voglia andare.

Ruggisce insieme a me nella tempesta.

Sussurra dolci parole alle mie orecchie.

Dolci come il miele dorato dei suoi occhi.

Parole rubate chissà dove, chissà quando, chissà a chi.

 

Respiro, ancora e ancora, sempre più a fondo, mentre l’erba verde di questa immensa prateria scorre sotto i miei passi leggeri.

Gli steli sono ancora bagnati di rugiada.

 

Il sole, invece, qui non c’è mai.

E mi manca.

Si nasconde sempre dietro alle cime di quei monti laggiù.

Irrangiungibile.

 

Non mi preoccupo, però.

Non mi faccio sopraffare dall’ansia.

So che c’è, anche se non è qui a scaldarmi con i suoi raggi.

Sono sicura della sua esistenza, così come della mia.

Il Sole che io amo è là, anche se ora non posso vederlo.

 

Una sagoma si staglia all’orizzonte.

Un’ombra familiare.

Capelli scuri, mossi dalla brezza.

Un sorriso che incanta.

Faccio un cenno con la mano e lui risponde al mio saluto.

Mi sta chiamando ora.

Sento la sua voce.

Sussurro il suo nome.

-Tenpou.

 

Ta.

Memorie del tempo che fu.

Fiammelle che danzano dietro alle palpebre sigillate.

Al ritmo dei battiti che il cuore, stanco, ancora mi concede.

Goccia a goccia.

Respiro dopo respiro.

Attimo che segue attimo.

Ta.

 

Ci sediamo sull’erba, ai piedi di una grossa quercia.

Le sue foglie si muovono e il vento canta solo per noi una canzone che conosco, ma che non riesco a ricordare bene.

Siamo qui.

Uno di fianco all’altra.

È questo ciò che conta.

Le nostre gambe si sfiorano.

Le nostre mani si sfiorano.

Ma non si toccano mai.

-Speravo di trovarti qui. – gli confesso.

Enigmatico, mi sorride, sistemandosi gli occhiali sul naso.

Un gesto semplice, automatico.

Che mi stringe il cuore.

-Mi troverai sempre qui, Yume.

-Davvero?

-Sì. E lo sai.

Una farfalla gialla svolazza davanti a noi.

-Dove siamo? Che posto è, questo? – gli domando, così, a bruciapelo.

Per l’ennesima volta.

Lui mi guarda.

Assorto.

I suoi occhi verdi mi tacciono molte cose, lo so.

Non è acqua trasparente quella che vedo.

Ma di Tenpou io mi fido.

-Questo è un luogo creato da te, Yume. È dentro di te che cerchi rifugio. Per trovare tutto ciò che ti hanno strappato.

La calma con cui mi risponde, tranquillizza anche il mio animo, turbato da ciò che sento, ma che non vorrei sentire.

Almeno per una volta.

Almeno per questa volta.

Rimane in silenzio, in attesa di una mia reazione.

 

Ta.

In questo luogo.

Nel nulla che mi accompagna.

Sei tu, ora, che mi tieni compagnia, caro, dolce, indimenticabile Tenpou.

Questo è il tuo compito.

Ta.

 

Piano piano accarezzo una radice.

Sento la vita in lei.

La linfa che le scorre dentro.

Ma so che è un’illusione.

-Sei un ricordo, Tenpou?

-Forse.

-Per questo motivo non posso toccarti.

-Lo so.

-Svaniresti.

-Lo so, Yume. Ma non è un problema, davvero. – mi rassicura.

Anche ora.

Anche se non posso toccarlo.

Anche se non è qui davvero a guardare con me il cielo che si tinge di rosa.

Io sospiro di nostalgia.

 

Lui si guarda intorno.

-Questa scena non è mai accaduta realmente. Io non sono mai stato seduto sotto a questa quercia insieme a te.

-Già.

-Infatti prediligo la pioggia dei fiori di ciliegio, lo sai. Le ghiande non sono il mio forte.

Rido.

-Anche io prediligo i petali bianchi. Il loro profumo mi inebria. – aggiungo.

-Qui non ne vedo, però.

-Perché mi farebbe troppo male.

-Capisco.

Passano attimi di silenzio.

-Davvero capisci, Tenpou? Davvero sai cosa significa tutto questo? – gli chiedo.

-Sì. –risponde.

Sa sempre tutto.

Non si smentisce mai.

Ci guardiamo negli occhi, intensamente.

-Significa che non vedrò mai più i ciliegi in fiore. – mormora, infine.

 

È il tramonto.

Il vento mi scompiglia i capelli, mentre l’eco delle sue parole si diffonde nell’aria.

 

Ta.

E la voce che mi cullava allora, oggi, qui, in questo tempio del dolore, mi distrugge.

Ta tah.

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