Quella luce che rischiara la mia anima di LadyBlake (/viewuser.php?uid=3927)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Nei miei ricordi ***
Capitolo 2: *** Dalle tenebre più oscure... ***
Capitolo 3: *** ...mi ritrovai in una luce splendente ***
Capitolo 4: *** Un brindisi alla vita ***
Capitolo 5: *** Allora addio...anzi, a presto ***
Capitolo 6: *** Il prezzo da pagare ***
Capitolo 7: *** Lacrime e un dolce sorriso ***
Capitolo 8: *** Cambiamenti ***
Capitolo 9: *** La via da seguire per venire da te ***
Capitolo 10: *** Vorrei tanto rivederti ***
Capitolo 11: *** Prima che sia troppo tardi ***
Capitolo 12: *** Insieme a lei ***
Capitolo 13: *** Attesa nella nebbia ***
Capitolo 14: *** Alla fine del sentiero ***
Capitolo 15: *** Il tempio dei ricordi ***
Capitolo 1 *** Nei miei ricordi ***
SIPARIETTO
IDIOTA
Un giorno, in una casetta di una landa
sperduta, nella terra del Togenkyo…
Gojyo: Toh! C’è nessuno??
Goku: Ma non se ne sarà
andata?
Sanzo: meglio così. Era solo una
pazza.
-TOC TOC-
Hakkai: Signorina Tess…è qui?
Tess: Ragazzi…non lo vedete il
cartello che indica LAVORI IN CORSO?!
Gojyo: Ma dove,
scusa?
Tess: …ma qui no? Sulla porta del mio
ufficio!
Sanzo: Perché, quello adesso è
diventato il tuo ufficio?
Tess: Devo lavorare! Non dovete
distrarmi!!
Gojyo: Senti, senti…e che cosa stai
scrivendo di bello?
Tess: Avverto del sarcasmo nella tua
voce….…In ogni caso sappiate che ho deciso di ampliare “L’altra metà del cielo”…
…uhm..
..allora, vediamo…innanzitutto devo
spiegare cosa è successo in passato, ovvero in quello che corrisponde al Gaiden
e poi..
Hakkai: Ma se ci racconta tutto
adesso, ci rovina la sorpresa!!
Tess: Oh! Giusto…vi farò leggere i
capitoli passo, passo…
Gojyo: E se uno non ha letto “L’altra
metà del cielo?”
Tess: Beh…se vuole capirci qualcosa di
questa, gli conviene leggere prima l’altra…
Sanzo: Comincerò a leggere solo quando
comparirò anche io, il resto non mi interessa.
Tess+ Gojyo: Che
megalomane…
Sanzo:
Tess+ Gojyo:
Scherzavamo!!!
Tess: Accidenti!!! Non ho ancora
pensato ad un titolo!!! Pensateci anche voi!!
Sanzo:…
Goku: …
Hakkai:…
Gojyo: …
Tess: Ah!!Ho già capito!! Ci pensero
io!! E voi lasciatemi lavorare!!Intesi???
Goku: ..ma chi prepara la
cena??
Tess: Hakkai, pensaci
tu!!!
Gojyo: nervosetta,
eh?
Tess: …
SBONK!!!
Sanzo:
Taci!!!!
Gojyo: …ma Sanzo!!Cosa c’entri
tu!!!
Sanzo: …
Gojyo: Va bene, va bene, ho capito,
qui, meglio cambiare aria…
Tess: mumble mumble…CI SONO!!! Il
titolo sarà…
***
Quella
luce che rischiara la mia anima
Capitolo
1
Nei
miei ricordi
“ Faceva freddo quella notte. Il gelo
s’insinuava pungente tra le carni, sempre più giù, fino alle ossa.
Il blu profondo del cielo limpido era
rischiarato dalla pallida luce della Luna.
L’astro sovrastava i picchi delle alte
montagne che, incuriosite e temerarie avevano osato oltrepassare la barriera
delle nuvole.
Ma niente di tutto questo poteva
toccarla.
Lei, che aveva visto l’alba dei tempi,
era immune all’aria fredda di quella notte.
Allungò una mano fino a sfiorare la
superficie della roccia.
E lo sentì nuovamente.
Tu tum.
Tu tum.
Il battito della vita.
Chiuse i grandi occhi chiari e si
concentrò unicamente su quel suono.
Tu tum.
Avvertiva quella presenza come fosse
dentro di lei.
Tu tum.
La
Terra si preparava a
partorire un figlio.
Tu tum.
Lei aveva udito il suo richiamo ed era
giunta per prepararsi ad accoglierlo.
Ed ecco che sotto il suo sguardo in
attesa, le pareti della roccia cominciarono a sgretolarsi.
Un solco profondo la passò da parte a
parte, fino a che le due metà non si separarono.
Occhi grandi e dorati si aprirono per
la prima volta sul mondo, mentre la luce della luna si posava su quell’essere
appena nato. Il suo viso manifestava stupore e i lunghi capelli castani erano
agitati dal vento freddo della notte.
L’essere si voltò verso di lei,
fissandola a lungo negli occhi.
La creatura tese una mano.
Le sue dita si posarono dolcemente su
quel viso di bambino.
Una carezza.
Un
invito.
-Vieni- gli disse soltanto.
E lui
obbedì.”
***
Dopo 500 anni, i ricordi di quella
notte erano più vividi che mai. La creatura fissò nuovamente lo sguardo su
quella roccia spezzata a metà, su quel guscio ormai vuoto. L’aria era fredda,
come sempre. Ma il gelo che la creatura avvertiva non veniva dall’esterno. Era
il suo cuore ad esser stato racchiuso in una morsa di ghiaccio. La luna
ricambiava come sempre il suo sguardo dall’alto del cielo.
Immutabile, come le nuvole, come
quelle montagne…come lei.
Posò la mano sulla superficie della
roccia. Fredda, senza vita.
Era sola, ormai. Per un breve periodo,
breve come un battito di ciglia nella sua lunga esistenza, aveva avuto la
possibilità d’amare. Di un amore totale. Ed essere ricambiata. Ma quel tempo era
passato, spazzato via dal vento del destino.
Cancellato come una scritta sulla
sabbia.
Morto, come la sua
anima.
Quattro esseri le avevano regalato la
felicità, seppur per un esiguo lasso di tempo.
Grazie al sacrificio di tre di loro,
ora erano di nuovo insieme. Erano dovuti passare 500 anni, ma alla fine avevano
raggiunto il loro scopo.
Tutto per lui, per i suoi occhi
dorati, capaci di conquistare anche il cuore più
duro.
E, come lei aveva previsto, il suo
Sole era tornato a liberarlo.
“Perché hai voluto che fosse Konzen, e
non tu, a riportarlo alla luce?” le aveva chiesto
Bosatsu.
Ripensò alle quattro figure
addormentate nella radura. Non potevano essere separati. Come avrebbero fatto a
vivere l’uno senza gli altri?
“…perché hai voluto vivere
nell’ombra?”
Vivere nell’ombra…No, non l’ho mai
voluto. Ciò che avrei voluto era mantenere la promessa fatta a Konzen, Tempou e
Kenren prima di vederli sparire per sempre. Avrei voluto tornare con loro,
ancora, come una volta. Noi cinque.
Avrei voluto preservare Goku da ogni
dolore.
Avrei dovuto impedirvi di portarmelo
via!
Ma… ho dovuto
scegliere.
Le tornò alla mente l’attimo in cui,
una volta e per sempre, aveva rinunciato a lui.
L’aveva fatto pronunciando una sola
parola, che le era costata eterno dolore.
“Lo sapevi già, fin da quando hai
fatto la tua scelta”.
Sì, lo sapevo. Sapevo a cosa sarei
andata incontro.
Ma per quei quattro avrei fatto
qualunque cosa.
Anche…rinunciare a tutti
loro.
Ho donato a Goku una nuova vita,
insieme alle tre persone che più ha amato.
“…ma tu per lui sei sempre stata come
una madre”.
Sì, una madre…e lui è un figlio per
me. Lo è stato e lo sarà sempre.
Ora però la sua memoria è stata
cancellata.
Il mio Goku non sa più chi
sono.
“Lo sapevi già, fin da quando hai
fatto la tua scelta”.
La creatura aprì gli occhi.
Un dolce profumo si stava diffondendo
nell’aria e le tenebre stavano cedendo il proprio posto alla
luce.
Una nuova alba stava nascendo.
“Perché hai voluto che fosse Konzen, e
non tu, a riportarlo alla luce?”.
Mille e più raggi dorati si
allungarono ad occupare l’immensità del cielo, ed infine, la Luce più grande s’arrampicò su
per le montagne e oltre.
“Perché lui era il suo
Sole”.
Sì.
Il suo
Sole.
La sua luce riscalda anche me.
Con un profondo respiro la creatura
fissò i suoi occhi chiari e splendenti come stelle nell’accecante astro diurno,
mentre cristalli simili a gocce di rugiada scivolarono lungo le sue
guance.
Ho fatto una scelta.
Sì…la scelta
giusta.
***
Ed inoltre…qualche piccola
considerazione riguardo questa FF.
Chi ha letto la mia FF “L’altra metà
del cielo” sa già che ho creato un nuovo personaggio che si riallaccia al
passato di Goku&Co. Quindi anticipo che chi ha in mente la trama di Saiyuki
Gaiden, potrebbe trovarsi spiazzato e pensare qualcosa tipo: “Ma che cavolo sta
scrivendo questa??”. Il fatto è che non voglio cambiare il passato di Goku, però
per inserire il mio personaggio nella trama, ho bisogno di fare qualche modifica
alla storia originale, di modo che tutto quadri. Volevo già dare qualche
indicazione sui cambiamenti che intendo fare, però non sarebbe bello, e , come
dice Hakkai, non sarebbe più una sorpresa……
O no?
Bye bye
Tess^^
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Capitolo 2 *** Dalle tenebre più oscure... ***
“ 500 anni fa
conobbi il calore della felicità
più pura e sentimenti mai provati prima sgorgarono dal mio cuore.
Qualcuno mi donò
Amore e, per la seconda volta, venni al mondo.
Poi, come il
vento impetuoso spezza i ramoscelli più deboli, l’uragano del destino irruppe
nelle nostre esistenze, spazzando via ogni cosa sul suo
cammino.
500 anni fa
conobbi il freddo della disperazione più cupa, quando persi tutto ciò che
avevo.
In un attimo,
così come mi era stata donata, la nuova vita mi fu tolta senza
pietà.
Il gelo si
diffuse nelle mie membra e la linfa vitale che in me scorreva fu sostituita da
veleno mortale.
Ma qualcosa
testimonia che non fu tutto solo un sogno.
Ciò che mi fu
donato, seppur per brevi attimi, è ancora lì, a sostenermi, dopo tutto questo
tempo.
Scavando in me
lo riscopro, come una catena legata stretta a tenere insieme i pezzi del mio
cuore lacerato.
E, attraverso il buio che ormai mi pervade, scorgo nel
profondo del mio essere una fiamma che arde
ancora.
Mi riscopro ad osservarla, ed ecco che sento rinascere
in me ciò che credevo perduto.
La piccola
fiammella si muta in un impetuso
incendio e, come fuoco che
brucia, torna a scorrermi nelle
vene, per sorreggermi.
Quella luce che rischiara la mia anima è nata 500 anni
fa e non si è ancora spenta.
Rimarrà lì in
eterno a ricordarmi il calore della felicità più pura, il dono dell’amore di
quattro angeli.”
_ 500 anni
prima
_
Capitolo
2
Dalle
tenebre più oscure…
Nessuno aveva mai osato varcare i
cancelli del mondo celeste senza permesso, ne’ tantomeno aveva mai osato
rivolgersi con insolenza all’Imperatore Celeste. Nessuno, fino a quel
giorno.
Fino al giorno in cui una creatura
dall’esistenza oscura, ormai dimenticata dai più, scoprì che un bambino dagli
occhi dorati le era stato portato via. Da tempi ormai remoti quella creatura non
si interessava più di quel che accadeva nel mondo. Viveva lontano da tutto e da
tutti, sola. A volte rimaneva per anni a dormire nel ventre di un vulcano, o sul
fondale di qualche oceano. Alcune leggende volevano che i più fortunati avessero
udito in passato la sua voce cantare nel vento o che addirittura l’avessero
vista a cavallo di strane creature alate librarsi nel cielo notturno. Si diceva
che i suoi occhi fossero stelle e che i capelli che le ricadevano sulla schiena
fossero fili intrecciati ai raggi della Luna. Leggende. Nessun essere mortale
probabilmente credeva più nella sua esistenza e persino gli abitanti del mondo
celeste avevano dimenticato il suo nome.
E così avrebbe continuato ad essere,
se non fosse stato per quel bimbo nato da una roccia.
Dopo tanto tempo di solitudine
la Terra aveva
partorito un’altra vita e aveva chiamato la propria Figlia ad assistere
all’evento.
La creatura era accorsa a quel
richiamo e aveva preso con se’ quell’ essere eretico in grado di scioglierle il
cuore.
Ed ora scopriva che qualcuno
gliel’aveva portato via, che lo aveva allontanato da lei.
Il legame che aveva stretto con lui le
permise subito di sapere dove era stato condotto: nel mondo celeste. Ed è lì che
si recò immediatamente.
L’ira crebbe spaventosa dentro di lei.
Per secoli non aveva interferito con gli affari di quel mondo, non si era
opposta a tutte le battaglie che avevano condotto, invadendo la propria casa. Ma
c’era un limite a tutto. Portarle via quel bambino era un atto che andava punito
e questa volta non avrebbe lasciato correre.
Senza soffermarsi a pensare a ciò che
stava facendo e senza darsi peso di chi stesse cercando di fermare la sua
marcia, con un gesto rabbioso spalancò una ad una tutte le porte fino
all’ultima, prima di trovarsi di fronte all’imperatore
celeste.
-Vecchio… – disse, suscitando
l’indignazione di tutti i presenti, già abbastanza sbalorditi nel trovarsi di
fronte quella strana creatura, né demone, né divinità, né
donna.
-Vecchio..questo è
troppo.
Nel frattempo si era fermata a breve
distanza dal suo interlocutore, fissandolo in modo minaccioso. La sua apparente
calma era resa ancor più terrificante dalla rabbia che le scorreva in
corpo.
Ripresisi dalla sorpresa,
immediatamente alcune guardie la circondarono, intimandole di andarsene,
chiunque fosse.
-Chi sei? Come osi rivolgerti
all’Imperatore Celeste in questo modo?
-Toglietevi di mezzo, inutili residui
della stupidità di questo mondo- rispose seccamente lei, senza degnarli di uno
sguardo- …se non volete morire.
-Non è permesso usare la violenza
qui!!
-FUORI DAI PIEDI!!- ordinò
furiosamente la creatura e con un gesto li spazzò via tutti, mandandoli a finire
a terra.
Già si stavano ammassando gruppi di
persone pronte ad intervenire, quando fu lo stesso Imperatore ad
intromettersi.
-Fermi!!
La sua agitazione era palese, poiché
sapeva benissimo chi aveva di fronte. Sebbene non avesse avuto notizie di lei da
moltissimo tempo, non aveva dimenticato l’esistenza di quella creatura.
L’unica che non dovesse rendere conto
a lui, l’unica fuori dal suo controllo.
-Lasciateci
soli.
-Ma…
-Questo è un ordine. Lasciateci soli.
Uscite, tutti.
Alla creatura sfuggì un sorriso
sarcastico, l’Imperatore Celeste, la più alta autorità, abituato ad essere
obbedito ad un semplice cenno, non poteva farsi vedere arrendevole nei suoi
confronti.
Quando l’ultimo dei presenti ebbe
lasciato la sala, seguì un lungo silenzio.
-Questa volta avete sorpassato ogni
limite- sentenziò lei con voce che non ammetteva
repliche.
-Ti prego di calmarti, ora. Se ti
degni di spiegarmi…
-Sai benissimo di cosa sto parlando.
L’Imperatore Celeste si lasciò
sfuggire un sospiro.
-Sì, capisco, ma devi cercare
di…
-Lui è mio!Non c’è altro da dire!
La Terra me lo
ha affidato e voi lo avete portato via senza
permesso!!
-Ma…la sua stessa esistenza è
un’eresia! Non posso permettermi di lasciare libero un pericolo
simile.
La creatura fece un passo avanti con
rabbia.
-Ma bene! Vedo che con il passare del
tempo le vecchie abitudini sono rimaste! Siete sempre i soliti ipocriti che si
nascondono dietro il concetto di giustizia per pararsi le
spalle.
-Questi non sono affari che ti
riguardano…A proposito, come ti devo chiamare ora? Persino i mortali che ospiti nella tua “casa” si
sono dimenticati di te…
La creatura strinse i pugni e i suoi
occhi divennero due fessure.
-Giusto, i vostri sporchi affari non
mi interessano minimamente…ma lui sì. Ho stretto un legame di sangue con quel
bambino…
L’Imperatore celeste ebbe un sussulto
per lo sgomento:
-Tu non avrai…sai bene che è
proibito!
-Sì? E per quale delle vostre stupide
leggi?- esclamò lei beffarda.
-Non puoi aver
osato…
-Osato??Dimentichi forse chi hai di
fronte? O hai scordato pure ciò di cui sono capace, oltre al mio
nome?
-Tu non capisci…Quel bambino non ha
coscienza del pericolo che rappresenta; ed è per questo motivo che abbiamo posto
sul suo capo un diadema che controlla la sua forza e delle catene ai polsi e
alle caviglie..
-VOI COSA?!- urlò la donna in preda ad
un attacco d’ira, trattenendosi a stento dallo strozzare quello stupido
vecchio.
-Noi ab..
-Ho sentito benissimo ciò che voi
idioti avete fatto!!
-Noi dovevamo farlo! Per la sicurezza
di tutti!-cercò di giustificarsi quello.
-No…no, voi l’avete fatto unicamente
per la vostra, di sicurezza. La verità è che avete paura di lui, come di tutti
gli esseri che voi chiamate con disprezzo eretici…perché non sono sotto il
vostro controllo, perché non sono dei burattini da manovrare a piacimento.
-Questo è solamente il tuo punto di
vista- rispose lui piccato.
-La verità fa male, non è vero? In
ogni caso, a me interessa soltanto lui. Era sotto la mia custodia, non avrebbe
rappresentato un pericolo proprio per nessuno, e in più era
libero.
-Non sapevamo che fosse sotto la tua
custodia. E anche qui è libero…
-Immagino- lo interruppe
sarcasticamente.
-…e ora è in affidamento ad un
tutore.
-Un tutore…è così che ora chiamate i
carcerieri??
-Te l’ho detto: non è in prigione. E a
quanto ho potuto sentire, è felice dove si trova
ora.
-Come se a te importasse.La sua è
un’esistenza unica, voi non sapete come gestirla…
La creatura aveva iniziato a camminare
avanti ed indietro per la sala, senza più guardare in volto
l’imperatore.
-Se proprio vuoi saperlo ha già
combinato un sacco di guai da quando è arrivato!
-Vi sta
bene!
-Non credere che mi faccia piacere
tenere qui quel…
-Allora ridatemelo!- esclamò lei
furiosa, bloccandosi davanti a lui.
Dopo un respiro profondo, quello
rispose:
-Sono spiacente, ma la mia risposta è
no.
Ora che lo avevano riempito di
dispositivi di controllo, non le
era possibile portarlo via da lì, senza permesso.
-Potrei distruggervi tutti e
riprendermelo con la forza- continuò lei abbassando la voce ad un sibilo.
Entrambi sapevano che non stava bleffando.
-A che scopo? Lui non ne capirebbe il
motivo e ti odierebbe.
Aveva ragione, ma la donna non
riusciva a rassegnarsi.
-Tutto questo vi si ritorcerà contro.
Non potete pretendere di contenere sua forza con dei semplici dispositivi di
controllo e poi trattarlo come il più infimo degli esseri, senza aspettare
ritorsioni….
-Noi non…
-Fammi la cortesia di non trattarmi
come uno di tutti quegli idioti dei tuoi subordinati, vecchio. Lo so come
trattate quelli come lui, lo so fin troppo bene- lo
interruppe.
Poi gli si avvicinò
pericolosamente.
-Un giorno vi pentirete di ciò che
state facendo… e comunque non sperare che io lasci perdere questa
faccenda.
L’imperatore rimase pensieroso per un
attimo.
-Beh…dato il tuo interesse per lui, se
giuri di non fare sciocchezze, ti do il permesso di venire a trovarlo quando
vu…
-Non ho bisogno del tuo permesso,
vecchio! -lo interruppe lei.
-Il legame che ho con lui è il
lasciapassare per venir qui a mio piacimento… ed inoltre, sappi che non ho
intenzione di fare alcun giuramento.
Velocemente come si era avvicinata, si
allontanò da lui.
-Dove vai adesso?- proruppe
l’Imperatore Celeste, immobilizzato sul suo trono.
-Dove mi pare, vecchio. La tua vista
inizia a darmi il voltastomaco e mi hai stancato con le tue chiacchere inutili-
rispose la creatura avviandosi verso la porta.
-Ricordati
che…
-NO. Ricorda tu le mie parole.
Qualunque cosa accada io sarò qui più veloce della luce, e le conseguenze
ricadranno su di voi, qualunque esse siano. Sappi che non c’è vendetta più
terribile della mia, dovessero passare anche mille anni….Tantopiù che ho tutto
il tempo del mondo dalla mia parte.
Così dicendo spalancò la porta della
sala, incamminandosi verso l’uscita del palazzo, senza badare minimamente allo
scompiglio che causava al suo passaggio.
-Scimmia, vedi di non entusiasmarti
troppo*! Se ti ho portato in giardino è solo perché mi
stavi
rendendo il lavoro
impossibile!
-Konzen, guarda!!- esclamò esultante
il piccolo tirando la veste dell’uomo al suo fianco, indicando una farfalla che si era posata
poco distante da loro.
-Tsk!
Mocciosi…
Poi, d’un tratto il bimbo si
immobilizzò, facendosi attento.
Spalancò i suoi grandi dorati e rimase
in ascolto. Qualcosa di strano stava avvenendo in lui. Percepiva chiaramente una
presenza a lui familiare, un profumo…ma quella sensazione così forte, così come
era venuta, scomparve, lasciandolo confuso.
-E ora che ti prende? Non volevi
andare a raccogliere i fiori?
Alla voce dell’uomo, il bambino si
riscosse e, lanciando ancora qualche occhiata perplessa alle spalle, gli si
affiancò nuovamente, afferrandogli l’orlo della
veste.
Una creatura dal nome ormai
dimenticato fissò le due figure allontanarsi verso i giardini. Il suo arrivo nel
mondo celeste aveva creato non poco trambusto, ma lei non se ne dava pensiero.
La sua preoccupazione era tutta per il bambino, per il Seiten Taisei dagli occhi
dorati.
La sua prima intenzione era stata
quella di andare a fare due chiacchere con il famoso “tutore”, giusto per
mettere le cose in chiaro,…ma nel momento stesso in cui li aveva trovati, s’era
nascosta dietro ad un albero ad osservare.
Per il momento poteva rimandare la sua
entrata in scena.
Il piccolo, dopotutto, sembrava in
buone mani:non v’era traccia di disprezzo nell’atteggiamento dell’uomo dai lunghi capelli
biondi.
-Tornerò presto…-mormorò.
Magari con un regalo per il suo bimbo.
E gli abitanti del mondo celeste,
volenti o nolenti, avrebbero dovuto abituarsi alle sue frequenti visite, si
disse, prima di sparire in uno scintillio
argentato.
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Capitolo 3 *** ...mi ritrovai in una luce splendente ***
Capitolo
3
…mi
ritrovai in una luce splendente
Una figura silenziosa camminava lungo
i grandi viali alberati, accarezzata dai raggi dorati del sole. Si fermò per
bearsi di quel calore, con meraviglia, sebbene ormai sapesse che nel Tenkai ogni
cosa avveniva in maniera del tutto diversa rispetto al mondo
terreno.
Era passato ormai qualche tempo dalla
sua irruzione nel mondo celeste. Tempo che lei aveva trascorso in trepidante
attesa di rivedere il bimbo dagli occhi dorati.
Dopo tanta solitudine, avvertiva per
la prima volta una strana emozione scuoterle il petto, una particolare
sensazione che le faceva fremere il cuore: doversi prendere cura di un altro essere vivente
era un’esperienza nuova ed eccitante.
Era scesa nuovamente tra i mortali,
aveva vagato per le loro strade, senza che loro potessero vederla, ma abbastanza
vicina da avvertire la sua presenza.
Si era messa a studiare il loro
comportamento incuriosita, spiando le madri con i loro bambini, pensando al più
bel dono da portare al suo, su nel mondo celeste.
Si era lasciata trasportare dal vento
nelle terre più lontane, era giunta negli abissi più remoti degli oceani,
cercando qualcosa di veramente speciale.
Poi, una mattina, il nuovo sole le
aveva portato consiglio: avrebbe riempito una grande cesta con i frutti più rari
e gustosi nati dalla Terra.
Quello sarebbe stato il suo dono: il
cibo con cui l’aveva nutrito quando era venuto al
mondo.
E così aveva fatto la sua seconda
comparsa nel mondo celeste, incurante degli sguardi e dei commenti che seguivano
al suo passaggio.
Persa com’era nei propri pensieri non
si accorse subito di una presenza nel giardino in cui stava passeggiando.
Alzò lo sguardo e scorse qualcuno
comodamente sdraiato sul ramo di un albero. Questi le sorrise e le disse,
mostrandole il bicchiere che teneva tra le mani:
-Non c’è niente di meglio che
assaporare del buon sakè tra le dolci fragranze dei fiori di ciliegio, ma in sua
compagnia sarebbe ancora più piacevole. Vuole
favorire?
La creatura lo osservò per un attimo,
sorpresa per quell’insolito invito.
-Mi dispiace, sarà per un’altra
volta….sai dirmi dove posso trovare un certo Konzen
Douji?
-L’ufficio di Konzen è l’ultimo sulla
destra di quel corridoio- le rispose una voce gentile.
Chi aveva parlato era uno strano
ragazzo con indosso un lungo camice bianco, che si trovava ai piedi dello stesso
albero.
-Grazie- disse lei allontanandosi in
una nuvola di luce.
I due, dal canto loro, si lanciarono
uno sguardo d’intesa, tornando poi a fissarla.
-Deve essere lei, quella di cui
parlano tanto.
-Già…chissà che cosa vorrà mai da
Konzen?…Ah, a proposito:…Kenren, ti sembra questo il momento di startene qui
beato a bere sakè? Non sai che c’è del lavoro da
fare?
-Oh…gran generale Tenpou… è sempre il
momento di bere del buon sakè…il lavoro può anche aspettare, no?-rispose quello
sorridendo.
Qualcun altro, nel frattempo, aveva
notato la nuova arrivata.
-Guarda, guarda, è tornata…sai
Jiroushin…credo che la venuta di quel bimbo abbia scatenato una serie di eventi
davvero interessanti…- commentò divertita Kanzeon Bosatsu, osservando dalla sua
finestra tutta la scena.
I suoi passi risuonavano sulle assi di
legno lucido dei corridoi, mentre occhi curiosi spiavano il suo passaggio
attraverso ante socchiuse. Avvicinandosi all’ufficio che le avevano indicato
come quello del cosiddetto “tutore”, si accorse che il silenzio che vigeva nelle
altre parti del palazzo, lì era sostituito da una serie di schiamazzi e grida
poco decorose.
Bussò alla porta, ma a causa del
rumore che proveniva dall’interno, nessuno la sentì.
Invece di bussare una seconda volta,
si decise ad aprire la porta.
Il pavimento di quello che sembrava un
ufficio era totalmente ricoperto da aeroplanini di carta, mentre uno di quelli
dolcemente terminava il breve volo planando ai suoi
piedi.
Per il resto la stanza appariva vuota.
All’improvviso una vocetta ruppe il
silenzio.
-Fiuuuu…mi sono preso una
paura..pensavo fosse già Konzen di ritorno!
La creatura si voltò appena in tempo
per vedere una testolina ricoperta da lunghi capelli castani spuntare da sotto
una scrivania.
Due enormi occhi dorati risaltavano su
quel viso delicato.
L’espressione di sollievo del bimbo
venne presto sostituita da un miscuglio di stupore e meraviglia alla vista di
chi aveva appena varcato la soglia dell’ufficio di
Konzen.
Una strana emozione lo pervase.
Quella donna bellissima gli era in
qualche modo familiare e i suoi occhi luminosi sembravano attraversargli
l’anima.
Dal canto suo la creatura stava
studiando quella buffa figura che ora le si era avvicinata timidamente per
osservarla da vicino.
Si fissarono occhi negli occhi in
profondo silenzio.
-Si può sapere che cos’hai combinato
questa volta, scimmia?!! –li interruppe una voce, mentre l’uomo dai lunghi
capelli biondi faceva la sua entrata nella stanza.
Nell’udire quella frase il bimbo si
nascose istintivamente dietro la veste della donna e solo in quel momento Konzen
Douji realizzò la sua presenza nella stanza.
Per un buon minuto i due si studiarono
a vicenda.
Konzen si chiese allibito chi mai
potesse essere quella strana creatura e che cosa ci facesse nel suo
ufficio.
Lentamente si portò dietro la
scrivania e si sedette, senza distogliere gli occhi da
lei.
Una lunga veste bianca le avvolgeva il
corpo, lasciandole scoperte le spalle e
parte della schiena, inoltre portava appese alla vita varie cinture che
mettevano in risalto le sue forme perfette. Le braccia erano ricoperte da
diversi bracciali e strani simboli, mentre i polsi erano legati tra loro con
alcune catenelle che le passavano dietro la schiena.I calzari che indossava
erano abbinati a parti di armatura posizionate nei punti vulnerabili del suo
corpo. Infine lunghi capelli argentati legati con vari nastri colorati le
incorniciavano un viso levigato su cui spiccavano due immensi occhi chiari, che
in quel momento ricambiavano il suo sguardo
inquisitore.
-Si può sapere chi sei?- le
chiese.
Quella però non rispose, invece si
voltò verso il bimbo e inginocchiandosi di fronte a lui domandò con voce
limpida:
-E tu, mi
riconosci?
Nell’udirla parlare, nel bambino si
produsse un effetto straordinario.
Sgranò i suoi occhi dorati e per un
momento sembrò sul punto di togliersi il diadema.
Poi però si riscosse e le saltò al
collo esultante.
-Certo che mi ricordo!!! Che bello!!!
Sei venuta!!!!!!
-Insomma, Goku, mi vuoi spiegare che
sta succedendo? – chiese Konzen sempre più stupito.
-Goku? –chiese la
donna.
-Sì, è questo il mio nome, sai. L’ho
chiesto io a Konzen di darmene uno e lui mi ha chiamato così:
Goku.
Per un attimo, il viso della donna
sembrò oscurarsi, ma il visetto felice del bimbo e lo sguardo pulito dell’uomo
la fecero sorridere e la stanza sembrò illuminarsi di
nuovo.
-Goku, eh? Ben, allora ti chiamerò
anche io così -disse, prendendolo in braccio e rialzandosi senza alcuna
difficoltà.
Questo semplice gesto fece capire a
Konzen di avere di fronte qualcuno di molto particolare, visto che riusciva
tranquillamente a tenere in braccio Goku con tutto il peso delle sue
catene.
-Chi sei tu?- le chiese
ancora.
Lei finalmente tornò a fissarlo negli
occhi e sorrise.
-Sono…sua madre-
rispose.
-Sì, la mia mammina. Che bello!!!-
esclamò Goku, mentre per la sorpresa, l’uomo rischiò di cadere dalla
sedia.
-Allora è così che sono andate le
cose….- disse pensosamente Konzen, dopo che la donna gli ebbe narrato i fatti
accaduti, a partire dalla nascita di Goku-…possibile che io sia sempre l’ultimo
a sapere ciò che accade qui?!- aggiunse sbuffando
spazientito.
Il bimbo, soddisfatto, stava gustando
i frutti che la donna gli aveva portato in dono, e lei non poteva fare altro che
guardarlo, felice.
-Però, in tutta questa storia, un
particolare mi sfugge ancora: chi o cosa sei tu?- le chiese ancora sospettoso.
-Questo non ha importanza- disse lei,
prendendo in braccio Goku che nel frattempo le si era
avvicinato.
-Ma un nome dovrai pur averlo! Come ti
dovremmo chiamare noi? Senzanome?- ironizzò.
-Beh…che ne dice il mio Goku? Me lo
vuoi trovare tu un nome?- gli domandò teneramente.
-Io? Un
nome?
-Sì, come Konzen l’ha dato a te, così
tu lo dai a me.Che ne pensi?
Il bimbo ci pensò un attimo per poi
correre via esultante.
Poi, poco prima che lei se ne
andasse…
-Ho deciso: ti chiamerò Yume- affermò
timidamente.
-Yume?-chiesero in coro i due adulti
fissandolo.
-Sì…beh…perché..-aggiunse lui
arrossendo-…perché secondo me tu sei bella come un
sogno…
La creatura allora, si chinò su di lui
e lo baciò dolcemente su una guancia.
-E sia, se questo è ciò che hai
deciso, d’ora in poi il mio nome sarà Yume.
Poi, mentre si allontanava da lui,
Goku le afferrò un lembo della veste e fissandola speranzoso le
chiese:
-Tornerai presto,
vero?
-Più veloce della
luce.
-Promesso?
-Promesso.
E lei manteneva sempre le sue
promesse.
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Capitolo 4 *** Un brindisi alla vita ***
“Un luogo dove
non esisteva l’alternarsi delle stagioni,
un luogo dove i
fiori non appassivano mai.
Il loro dolce
profumo pervade ancora i miei sensi,
come i ricordi
di quel periodo:
marchiati a
fuoco sulle pareti del mio spirito.”
Capitolo
4
Un
brindisi alla vita
È strano come a volte basti un odore,
un suono, un’immagine, per far riaffiorare alla mente antiche memorie di un
passato lontano…
Donne, fiori e sakè:
Kenren.
Con quella spavalderia che era solita
procurargli un’infinità di guai. Con quella schiettezza che lo rendeva così vero
ai miei occhi.
Le mie labbra non si erano mai piegate
in più di un tiepido sorriso, prima di incontrare
lui.
Mi faceva divertire Kenren.
Veste nera in mezzo a tante chiare, in
realtà l’animo più trasparente che io abbia mai
visto.
E per questo…l’amai. Di un amore al di
là dei confini che si è soliti dare a questo sentimento. L’amai come
la Terra ama
il Cielo, che la circonda con le sue braccia
infinite.
……………………
-Non hai mai bevuto sakè??!!!- esclamò
allibito di fronte alla rivelazione di Yume.
-Non è possibile…- mormorò stupito
fissandola come se la vedesse per la prima volta- …dobbiamo rimediare
subito!!!!-esclamò infine.
Così dicendo le porse un bicchiere e
lo riempì immediatamente con il liquido della bottiglia che teneva sempre legata
alla vita.
-Ecco, su, assaggia, non essere
timida…- la incoraggiò, vedendola esitante.
Lei lo annusò cautamente, continuando
a guardare l’uomo sorridente di fronte a lei. Poi, portò il bicchiere alla bocca
e, senza esitare, ne trangugiò il contenuto in un sol
sorso.
-No! Aspetta!…non così!!.
Ma ormai era troppo
tardi.
Yume iniziò a tossire violentemente,
correndo in giro per la stanza in cerca di qualcosa che potesse darle sollievo,
inseguita dall’altro che tentava disperatamente di
fermarla.
Alla fine, stremati, tornarono a
sedersi.
-Ma come fai a bere quella
roba??-chiese lei sospettosa.
-Oh, è facile per me, ma
probabilmente, è perché sono un uomo…
-E questo che
significa??
-Beh, che solo un uomo può apprezzare
appieno del buon sakè, così come solo un uomo può apprezzare la compagnia di una
bella donna…- spiegò lui.
-Sarà…ma dovranno passare secoli prima
che torni a bere qualcosa dalle tue mani…-concluse Yume
serissima.
Si fissarono per un momento, poi
lui…
…………..
Scoppiava a ridere sempre, e io non
potevo fare altro che seguire il suo esempio.
L’eco di quelle risate risuona in me
ancora, dopo tanto tempo…grazie, Kenren.
Libri, polvere e confusione:
Tempou.
Bizzarro nella sua singolarità. In
mezzo a tanti così simili tra loro, lui spiccava tra la folla, con quegli occhi
verdi capaci di leggerti dentro.
Mi chiedo ancora come ci
riuscisse.
L’acqua calma dietro cui si cela la
tempesta: ecco cos’era…
Non avevo mai letto un libro, non
sapevo cosa fosse una biblioteca, ma in compenso la mia memoria partiva da
epoche remote e copriva molto più tempo di quanto non facessero le pagine
scritte.
Mi ascoltava in silenzio, rapito, e,
dopo secoli di muta solitudine, mi donò la sua
compagnia.
E per questo…l’amai. Di un amore al di
là dei confini che si è soliti dare a questo
sentimento.
L’amai come la Terra ama le Stelle, pallidi occhi
immutabili che ti scrutano attraverso l’oscurità.
……………
-Mi chiedo perché ti dia tanta pena
per riordinare, se poi sai che tornerà tutto in disordine nel giro di cinque
minuti…-commentò Yume, tentando di ammucchiare una pigna di libri nell’ultimo
spazio disponibile rimasto.
-Eheh…beh..in un certo senso hai
ragione…Ma penso che non ci sia nessun gusto nel fare disordine se poi non si
passa del tempo a sistemare le cose…- rispose candidamente lui, seduto sopra un
mucchio di carte , cartine e rotoli di pergamena, intento a
catalogarli.
E poi aggiunse,
sorridendo:
-Ad ogni modo, non fermarti, mi
interessa molto il periodo della seconda era…continua pure, io ti ascolto
volentieri…
……………
E mi ascoltava
davvero.
Così la mia voce riprendeva a narrare
fatti dimenticati della storia, a volte lieve come un sussurro, a volte
impetuosa, come una raffica di vento improvvisa.
Oggi avverto ancora i suoi occhi verdi
penetranti puntati su di me, in attesa del mio racconto…grazie,
Tempou.
Noia, litigi e…:
Konzen.
Una persona perennemente di cattivo
umore, seria, critica nei confronti di tutti, irascibile…in poche parole:
insopportabile.
Tanto più luminosa nell’aspetto,
quanto più cupa nel carattere…del tutto simile a
me.
Per capelli aveva fili d’oro e al
posto degli occhi due pietre preziose.
Mi incantava, con quel suo
atteggiamento distaccato…e più diventavamo scostanti l’uno con l’altro, più ci
avvicinavamo, seppur inconsapevolmente.
Per la prima volta la bellezza di un
altro essere colpì e travolse i miei sensi.
L’ amai. Di un amore al di là dei
confini che si è soliti dare a questo sentimento.
L’amai come la Terra ama il Sole, e brama il suo
ritorno ogni notte, avvolta nelle tenebre.
……..………
-È successo perché lo lasci sempre
solo!!! Non lo tieni abbastanza sotto controllo!!- esclamò Yume furibonda, con
gli occhi che lampeggiavano, mentre si fronteggiavano dai lati opposti della
scrivania, in piedi, entrambi con le braccia
conserte.
-Io…COSA??!!! Vorrei ricordarti che ho
anche un lavoro da portare avanti, io!!Non posso stargli sempre
dietro!!
-Ma è solo un BAMBINO!!! Non puoi
pretendere che se la cavi sempre da solo!!
-Ah, sì, eh?? E allora che mi dici di
te?!! È anche sotto la tua di responsabilità!!!
-Io non vivo qui!! Se fosse con me, io
non lo perderei mai di vista!!!
Quel battibecco durava ormai da
parecchi minuti, in altre parole da quando Yume aveva scoperto che Goku ne aveva
combinata un’altra delle sue.
Ai lati della stanza, il colpevole li
guardava stranito. Ad un tratto sentì una mano posarsi dolcemente su una
spalla.
-Su, andiamo…lasciamo che mamma e papà
se la sbrighino da soli…Non ti devi preoccupare, in realtà si vogliono bene..-
gli disse Tempou sorridendo.
Nel frattempo i due litiganti, che
l’avevano sentito, si fermarono di botto, fissandolo
allibiti.
-Mamma e papà???!!!-chiesero
all’unisono.
-Già…dovreste evitare di litigare così
davanti al piccolo. In ogni modo ora lo porto via con me, continuate
pure…-rispose placido l’altro, prima di chiudersi la porta alle
spalle.
…………
Non glielo dissi mai,…ma sono convinta
che conoscesse i miei sentimenti…così come io conoscevo i suoi…grazie,
Konzen.
Ho un’immagine impressa nella mente:
quella di cinque persone sedute sull’erba di un giardino perennemente fiorito,
immerse in una nuvola di petali rosa danzanti.
………….…
-Che ne dite di fare un brindisi? -
chiese Kenren allegro.
-E si può sapere a cosa dovremmo
brindare?
-Su, Konzen, questa volta concordo con
lui, qualche volta bisogna pur lasciarsi andare, no?- commentò Tempou
sorridendo.
-Tzè…-fu la risposta
dell’altro.
-Che bello!! Posso bere anche
io?
-E da quando in qua i mocciosi bevono
sakè? - disse Konzen versandosi infine da bere.
-Io e te berremo soltanto acqua,
Goku…
-Ma Yume, sei proprio
convinta?
-Kenren, non insistere, te l’ho già
detto: io con quella roba ho chiuso…
-Oh…ne sei proprio
sicura?
-Kenren…
-D’accordo, d’accordo, non insisto…
allora: salute!!
-Ma a cosa stiamo brindando?Io non
l’ho ancora capito…- chiese ancora Goku, poco
convinto.
Dopo un attimo di
silenzio…
-Alla vita?- suggerì
Tempou.
Dopo averci pensato un attimo, il
bimbo si ritenne soddisfatto della risposta e finalmente alzò anche il suo
bicchiere a incontrare quelli degli altri.
Un brindisi alla vita, mentre i fiori
di ciliegio inondavano l’aria con il loro dolce
profumo.
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Capitolo 5 *** Allora addio...anzi, a presto ***
Era una giornata splendida e il mio cuore era sereno. Da qualche tempo
ormai le mie paure, le mie ansie, si erano placate. Ti sapevo al sicuro nel
Tenkai, insieme a Konzen, Tenpou e Kenren. Quella volta, quando ero tornata da
voi, ti avevo trovato molto triste. Nataku ti evitava e tu non ne capivi il
motivo, ci tenevi così tanto alla sua amicizia! Così, per consolarti, proposi di
andare tutti insieme in giardino, dove passammo il pomeriggio in piacevole
compagnia.
Giunse la sera, e anche il momento per me, di lasciarvi. Purtroppo, avevo
delle questioni da risolvere sulla Terra, per le quali avrei dovuto assentarmi
per un breve periodo.
Il mio animo era in pace mentre facevo le solite raccomandazioni a
Konzen…
…mentre scherzavo insieme a
Kenren e Tenpou…
…e mentre mi chinavo a baciarti la guancia promettendoti come sempre che
sarei tornata presto da te…
Il mio spirito era tranquillo quando, poco prima di sparire, mi voltai
verso di voi, per vedervi lì, tutti insieme.
Vi salutai con un cenno della mano.
Se soltanto avessi saputo…
Capitolo
5
Allora
addio…anzi, a presto
Avvenne tutto all’improvviso. Yume
stava tranquillamente camminando in una radura deserta, in cui i germogli
stavano iniziando a spuntare dal terreno e poi…
L’angoscia.
La rabbia…feroce.
Le grida.
L’odore del
sangue.
Soprattutto l’odore del
sangue…
Cadde a terra, la vista annebbiata, il
cuore stretto in una morsa.
La paura.
La paura di perdere
tutto.
La
disperazione.
Il dolore la stava uccidendo, mentre
sentiva un fuoco divorarla dall’interno.
Non riusciva ad alzarsi, con il
respiro affannoso infilò le unghie nel terreno, urlando per il
tormento.
Infine, chiara come se abbagliata da
un fulmine, vide la realtà dei fatti.
La consapevolezza le diede la forza
per reagire, e con un ultimo grido disperato corse, più veloce della luce, nel
luogo da cui il sangue la stava chiamando.
Con uno sforzo immane spalancò la
porta davanti a lei e il cuore smise di batterle.
Konzen le urlò qualcosa, ma lei non lo
sentì.
Corpi dilaniati, sangue, tanto
sangue…e odore di morte, dappertutto, lì, nel Tenkai, per la prima
volta.
Nella confusione più totale lo cercò
con gli occhi, affannosamente, ed infine lo trovò.
Steso a terra, privo di
sensi.
Non Goku, no…l’essere che aveva
causato quella carneficina era il Seiten Taisei dagli occhi dorati che lei aveva
visto nascere.
Era la forza e la ferocia che quegli
stupidi avevano tentato di reprimere con i loro dispositivi di
controllo.
Nella nebbia che la avvolgeva sentì
che qualcuno la stava trascinando via da lì, fuori, per i lunghi
corridoi.
Grida furiose,
ovunque.
Si rifugiarono nell’ufficio di Tenpou,
al sicuro, per il momento. Kenren dispose Goku sul tavolo, mentre Konzen tentava
di barricare la porta.
Lei fissò la creatura stesa di fronte
a lei, immobile.
Non aveva mantenuto la sua
promessa.
La velocità della luce non era
bastata.
Era arrivata
tardi.
Tardi…
Tardi…
Quella parola le rimbombava nel
cervello mentre si prendeva la testa tra le mani.
-Come ho potuto???!!!!- urlò
disperata.
Intorno a lei, gli altri si bloccarono
per fissarla.
Konzen la prese per le spalle
scuotendola.
-Yume, calmati, dobbiamo trovare una
soluzione!!!
Sangue.
Yume fissò le mani di Konzen: sporche
di sangue.
Lentamente alzò gli occhi verso Kenren
e Tenpou: anche le loro…
-No…-sussurrò in preda al
panico.
La verità era troppo
dura.
-Avete ucciso…anche voi…avete
ucciso…
-Non c’era altra soluzione- rispose
calmo Tenpou.
-Ma…ma… LORO NON VE LO PERDONERANNO
MAI!!!!- urlò Yume liberandosi con uno strattone dalla stretta di Konzen per
fiondarsi addosso al ragazzo che aveva parlato.
-Non c’era altra sol…-tentò di
ripetere quello, ma lei non lo fece finire la
frase.
Era troppo sconvolta. La sua vita le
si stava sgretolando di fronte.
-NO!!!TU NON CAPISCI!!! ORA VI
CONDANNERANNO A MORTE!!!!!
-Lo
sappiamo.
-Io non permetterò loro di fare una
cosa del genere! Verrete via con me…sì, vi nasconderò io! Non avete nulla da
temere…io vi…
-No.
Yume non ascoltò quella risposta e
continuò a farfugliare cose senza senso camminando avanti ed indietro per la
stanza, con l’espressione folle e il cuore in pezzi.
Sembrava avesse perso il
senno.
-Yume, non c’è modo di
scappare.
-…io vi nasconderò, sì, non avranno
mai il coraggio di affrontarmi, non oseranno…
-Yume, ascoltami. Non c’è modo per noi
di scappare.
-…verrete con me…- la creatura aveva
fermato la sua marcia, e la sua voce ormai era un debole sussurro vibrante di
rabbia.
-No.
Una semplice sillaba. Una verità
immutabile.
-Io non posso
permetterlo.
-Tu non puoi
imped…
-Zitto…
-…impedirlo. Il nostro destino
è..
-Zitto…
-…già stato
segnato…
-Zitto…
-Noi
morir…
-ZITTO!!!!!
ZITTO!!!!!!!ZITTOOO!!!!!
Si voltò verso di loro furente, le
mani strette in pugni serrati, gli occhi fiammeggianti
d’ira.
Poi, d’un tratto, le forze sembrarono
abbandonarla di colpo. La voce le si incrinò.
-Voi
non…potete…morire…
Si aggrappò convulsamente prima a
Konzen, poi a Tenpou ed infine a Kenren, cercando nei loro sguardi una scintilla
di speranza.
Ma ciò che vi trovò fu solo quieta
rassegnazione.
“Non può finire così!!!” pensò Yume
disperata.
-In verità…- iniziò a dire Tenpou,
attirando su di sé l’attenzione degli altri.
-In verità c’è un’altra soluzione.
Sapete, non mi sorride affatto l’idea di presentarmi a loro come un colpevole in
attesa della sua condanna…
-Di cosa stai parlando?- chiese
dubbioso Konzen, mentre Yume lo guardava, ascoltando avidamente ogni sua
parola.
-Esiste un oggetto, qui nel Tenkai,
che ci permetterebbe di lasciare questo luogo
indisturbati…
-Di quale oggetto parli, Tenpou? Non è
il momento per giocare agli indovinelli, questo.
-Sto parlando dello specchio
trascendentale.
Soltanto Konzen parve capire a cosa si
stesse riferendo l’amico.
-Sì…ne ho sentito parlare- aggiunse
lentamente.
Lui e Tenpou si lanciarono uno sguardo
d’intesa.
-E che cosa ce ne faremmo noi di uno
specchio??- chiese sempre più spazientito Kenren.
-Vedi, lo specchio trascendentale non
è uno specchio comune. Se noi ci specchieremo in esso, decidendo di abbandonare
spontaneamente queste nostre vite, cominceremo il ciclo delle reincarnazioni. I
nostri corpi rimarranno qui, nel Tenkai, me le nostre anime continueranno a
vivere, sulla Terra. Rinasceremo, moriremo di nuovo, fino a quando riusciremo a
tornare di nuovo tutti insieme.
Dopo queste parole, il silenzio cadde
tra loro.
-Ma così, morirete comunque…-sussurrò
tristemente Yume, che sembrava aver riacquistato il controllo di se
stessa.
-Sì, ma ragiona…una volta rinati, noi
ci cercheremo, le nostre anime si ritroveranno.
-E in questo modo…per te sarebbe più
facile patteggiare perché lascino in vita Goku.
Già, Goku. Steso sul tavolo, immobile,
non sembrava più pericoloso di un bimbo qualunque.
Lui non poteva reincarnarsi, in quanto
essere eretico.
Una volta morto, non sarebbe più
potuto tornare.
-Il mio bimbo…- mormorò Yume
accarezzandogli dolcemente i capelli-…cosa ti hanno fatto
diventare?…
-Allora è deciso. Ci guarderemo in
questo specchio comesichiama e un giorno torneremo di nuovo tutti
insieme.
-Bene, vedo che hai capito… Konzen, tu
che ne pensi?
L’ interpellato, che si era nel
frattempo avvicinato al tavolo dove era disteso Goku, alzò lo sguardo ad
incrociare quello della donna che aveva di fronte.
-Tu ci aspetterai?- le chiese
tranquillo.
Lei lo fissò nelle profondità di quei
due gioielli che erano i suoi occhi.
-Sempre-
rispose.
-Promesso?- continuò lui, facendo il
verso a Goku.
-Promesso.
Fu Kenren a spezzare il
silenzio.
-Ora, la domanda è, dove sarebbe
questo specchio?
-In verità, l’avevo preso in prestito
io, per alcuni miei studi sulla reincarnazione…-disse Tenpou con un sorriso
forzato, indicando qualcosa celato sotto un telo bianco in un angolo della
stanza.
Queste parole fecero capire a tutti
loro quanto ormai fosse vicina la fine.
-D’accordo, allora, siamo
pronti?
-Finalmente un’avventura
emozionante…sapete, non mi sono mai reincarnato prima
d’ora.
Yume li guardava quasi in uno stato di
trance. Si comportavano come se nulla fosse, mentre il suo cuore era
attanagliato da un brutto presentimento.
Fu assalita da mille
dubbi.
-Un momento! Ma come…e se io…come farò
a riconoscervi?
-Basterà che tu ci guardi dritto negli
occhi, bellezza.
-Lo saprai,
fidati.
-Ma voi,
insomma…
Fuori nel corridoio, il trambusto era
aumentato, ma nella stanza si era creata un’atmosfera quasi ovattata,
irreale.
-Cosa?- si fermarono a
chiedere.
Yume sorrise, illuminandoli con il suo
sguardo.
-…vedete di rimanere identici a come
siete ora, intesi?
Loro le sorrisero di rimando.
Poi, Tenpou tolse il telo bianco che
copriva lo specchio.
Una luce abbagliante si diffuse nella
stanza.
-Allora addio…-disse Konzen, per poi
correggersi-…anzi, a presto.
Yume non smise mai di sorridere,
mentre la luce si spegneva, mentre vedeva cadere a terra i loro corpi, ormai
senza vita.
Non smise mai di sorridere, mentre
sentiva il suo cuore lacerarsi.
Non smise mai di sorridere, mentre
fiumi di lacrime cristalline sgorgavano dai suoi occhi
splendenti.
Silenzio.
Lentamente si voltò, dirigendosi verso
il tavolo.
Ad ogni passo una lama conficcata nel
petto.
Ad ogni passo una certezza si faceva
largo in lei.
Goku sarebbe rimasto in vita ad ogni
costo.
Lo prese in braccio e spalancò la
porta dell’ufficio di Tenpou.
Loro avrebbero mantenuto la promessa,
e così avrebbe fatto anche lei.
Sarebbero stati un giorno di nuovo
tutti insieme, loro cinque.
Si diresse verso la sala
dell’imperatore celeste, passando in mezzo ai soldati, sbigottiti e ammutoliti
per il suo comportamento.
Un
giuramento.
Goku sarebbe rimasto in
vita.
Ad ogni
costo.
-Ad ogni costo-mormorò entrando nella
sala.
***
Note in fondo
Bene, bene, eccoci qui…Volevo solo
dire che siccome il manga qui in Italia lo possiamo guardare solo con il
binocolo e l’anime lascia in sospeso la fine del Gaiden, ho fatto l’unica cosa
che mi è venuta in mente, ovvero spulciare qua e là tra i siti per qualche
informazione.
Un po’ tutti dicono che la fine del
Gaiden sia un po’ incerta, tra le opzioni che ho trovato, quella che ho scelto
per la mia FF è quella dello specchio trascendentale, che quindi non è di mia
invenzione, anche se ne ho dovuto immaginare il funzionamento^^. Per quanto
riguarda il resto, potete tirar fuori di nuovo i fazzoletti di carta e darvi
alla commozione, come me…
|
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Capitolo 6 *** Il prezzo da pagare ***
Capitolo
6
Il
prezzo da pagare
Yume entrò nella sala, un solo
pensiero nella mente, un solo obiettivo: salvare Goku dalla
morte.
Non c’era altro che avesse importanza
per lei in quel momento, nemmeno il dolore sordo che sentiva nel petto, nemmeno
l’immagine di tre corpi stesi a terra senza più un alito di
vita.
“Andrà tutto bene. Torneranno e sarà
tutto come prima. Devo solo fare in modo che Goku sia salvo. Loro…” pensò con
odio “…non gli faranno del male. Non lo permetterò
mai.”
Questi pensieri si riflettevano nella
sua andatura decisa, nella sua schiena eretta, nel suo mento alzato con sfida e
nel suo sguardo glaciale.
In quel momento, vedendola arrivare,
l’imperatore celeste si rese conto che non sarebbero bastate poche parole e
vaghe promesse per placare il suo animo ferito. Erano sull’orlo di una crisi
devastante, poiché, per quanto antica e saggia, quella creatura era pur sempre
nata dalla Terra e quando il fuoco dell’ira le scorreva nelle vene, assumeva un
aspetto inquietante e le sue azioni erano tutt’altro che
razionali.
Nataku, il dio principe della guerra
era ancora semidisteso a terra con espressione dolorante, circondato da alcune
guardie che, timorose, si erano ben guardate
dall’interferire.
Kanzeon Bosatsu, in piedi appoggiata
ad una colonna, guardò con disprezzo quei codardi e si chiese incuriosita come
sarebbe andata a finire la faccenda.
Tornò a posare lo sguardo su colei che
lentamente, ma in modo deciso, avanzava incontro al proprio destino e non potè
fare a meno di ammirare la sua fierezza e la sua bellezza, anche in un momento
tanto tragico.
Emanava una forza straordinaria e
anche a quella distanza potè avvertire con un brivido la potente rabbia che si
celava dietro la calma glaciale che dimostrava.
Giunta di fronte all’imperatore
celeste, quella si fermò, posando a terra il corpo che teneva tra le
braccia.
Fuori della sala si sentirono i passi
e le voci di coloro che stavano accorrendo. L’esercito si stava radunando per
riuscire a catturare i traditori.
Senza battere ciglio, Yume fissò negli
occhi l’imperatore e, con tono deciso disse:
-Ordina loro di non
avvicinarsi.
Quello esitò,
preoccupato.
-Non mi farò problemi a sterminare
quello che resta del tuo inutile esercito di idioti….e a quel punto cosa farai?
Condannerai a morte anche me?- chiese con beffarda
crudeltà.
-Chiudete le
porte.
-Ma sign…
-Fate come vi ho
detto.
Le porte vennero sigillate e coloro
rimasti fuori non avrebbero mai saputo niente di quel che avvenne realmente in
quella sala.
-Qui..-iniziò il vecchio seduto sul
seggio dorato-…qui…vedo solo due persone e uno soltanto di coloro che si sono
ribellati.
A quelle parole il viso di Yume si
contrasse in una smorfia, ma disse soltanto:
-Uno, l’unico…ancora in
vita.
Un silenzio irreale li avvolse
tutti.
Kanzeon Bosatsu chiuse per un attimo
gli occhi, per poi riaprirli quando l’imperatore prese nuovamente la
parola.
-Quello che dici… è la
verità?
-Io non mento mai-rispose lei
freddamente.
-Non sta mentendo, mio
signore-s’intromise un soldato che aveva seguito Yume nella
sala.
-Ho visto io stesso i corpi senza vita
di quei tre traditori, signore.
In una frazione di secondo, senza che
in apparenza ci fosse stato alcun movimento, ecco che quello cadde a terra,
morto.
-Ma cosa??-lo fissò allarmato
l’imperatore, mentre un mormorio agitato percorse la
sala.
-Non ho bisogno che qualcuno confermi
ciò che dico. Che ti sia di lezione. Non tollero che qualcuno metta in dubbio le
mie parole-commentò acida.
-Dovresti insegnare ai tuoi sudditi a
tenere a freno la lingua.
-Non mi sembra che tu sia nella
posizione di dare certi consigli….-rispose lui riacquistando la
calma.
-Io sono nella posizione di fare ciò
che più mi piace, vecchio. Fai attenzione…-lo avvisò-…ti ho già permesso una
volta di parlarmi con tale arroganza, sebbene tu non ne possieda il
diritto…
Seguì un attimo di silenzio, la
tensione era palpabile.
-L’essere eretico che tu ti ostini a
proteggere è colpevole di un crimine mostruoso. Nemmeno tu puoi negarlo. Cosa
pretendi di fare, venendo qui a parlare con me?
-Hai già tre morti sulla coscienza,
non ti bastano?
-Lui è il maggior colpevole e per
questo va punito.
-Ha solamente seguito il suo
istinto.
-Un motivo in più per considerarlo un
pericolo.
-Ti avevo avvertito dello sbaglio che
stavi commettendo.
-Lo sbaglio è stato quello di non
ucciderlo subito.
-Se mi avessi dato retta, nulla di
questo sarebbe successo.
-Se ti avessi dato retta, chissà
cos’altro avrebbe potuto fare.
-Mi avevi assicurato che era sotto il
vostro controllo.
-Così credevo che
fosse.
-Quindi…è colpa
vostra.
-Cosa?
-La sua colpa ricade anche su di voi.
Io avevo alla fine acconsentito a lasciarlo nelle vostre mani e voi lo avete
trattato con un disprezzo tale da liberare la sua parte più
pericolosa.
-Non dire
sciocchezze!
-Il vostro sistema di controllo non ha
funzionato, se lui è riuscito a spezzarlo.
-Andava eliminato per la nostra
sicurezza!
-Mi stai dicendo che lo avete
attaccato?
-Noi..
-Lui si è soltanto difeso,
dunque.
-Ha massacrato centinaia di soldati!
Deve essere punito!!
-Esistono altre punizioni oltre la
morte.
-Lui deve
morire!!
Silenzio, poi Yume sentenziò con voce
implacabile.
-Lui non morirà. Io non lo permetterò
mai. Che questo sia ben chiaro, vecchio. Lui non
morirà.
Non era una questione che si potesse
mettere in dubbio, Yume non era mai stata tanto
decisa.
-E cosa dovremmo farne, sentiamo? Di
certo non lascerò che tu lo porti via indisturbata, dopo quello che ha
fatto!!
-Questo lo so bene. Sono qui
apposta…per trovare un accordo con te.
Silenzio.
-Dovrai pagare un prezzo, per quello
che mi chiedi.
Yume strinse i pugni e fece un respiro
profondo.
-Lo so- disse
poi.
-Signore..-s’intromise Kanzeon
Bosatsu, che fino ad allora era rimasta in disparte a seguire quello scambio di
battute.
-Parla.
-Signore, suggerisco di
imprigionarlo.
-E secondo te la prigionia può bastare
come punizione?
-Una prigionia qualunque no. Ma se
fosse rinchiuso in un luogo isolato, senza alcuna possibilità di
fuga?
-Ha abbastanza forza per fuggire da
qualunque prigione-commentò scetticamente
l’imperatore.
-Non con i dispositivi di controllo,
mio signore-gli rammentò lei.
Kanzeon Bosatsu non distolse mai gli
occhi da Yume, che sembrava soppesare ogni sua
parola.
-Quando il diadema gli sarà posto
nuovamente sul capo, ricorderà tutto e c’è anche la possibilità che impazzisca.
A quel punto potrebbe diventare ancor più pericoloso di quanto non sia
ora.
-Nataku potrebbe cancellare i suoi
ricordi, mio signore. Senza memoria, non potrà mai conoscere il motivo della sua
prigionia, e non ci sarà pericolo che tenti la
fuga.
L’imperatore celeste fissò nuovamente
la creatura che aveva di fronte.
-Chi mi assicura che lei non correrà
subito a liberarlo?
-Il mio giuramento- si decise infine
ad intervenire Yume.
Cominciava ad intravedere una
soluzione. Stava male al solo pensiero di Goku imprigionato, recluso chissà
dove…ma almeno…sarebbe stato vivo.
-Non mi basta-rispose però
l’imperatore, dopo aver riflettuto a lungo.
Yume capì improvvisamente che
patteggiare per la vita di Goku le sarebbe costato un prezzo molto alto.
Lo guardò, inerme, privo di sensi,
ancora steso a terra. Le venne voglia di prenderlo e di portarlo via da lì,
senza più perdere altro tempo.
Ma non poteva…ripensò alla promessa
che aveva fatto a Konzen e gli altri.
“Torneremo insieme. Ci
ritroveremo.”
Non era il momento di pensare solo a
se stessa.
Loro avevano rinunciato alla vita, non
poteva più tirarsi indietro.
-Dimmi cosa vuoi da me, vecchio. Dimmi
qual è il prezzo da pagare.
Lui la fissò in silenzio, soppesando
bene le parole.
-La tua libertà-sentenziò
infine.
Yume sgranò gli occhi per la
sorpresa.
-Ma che stai dicendo,
vecchiaccio?–insorse.
La sua pazienza non era mai stata così
vicina ad oltrepassare il limite di sopportazione.
-L’ideale sarebbe chiedere la tua vita
per la sua-continuò quello senza scomporsi-…ma so bene che questo io non posso
ottenerlo….Però è anche vero che tu hai un legame di sangue con questo essere.
Anche se non ti dicessi il luogo della sua prigionia, tu lo sapresti comunque.I
tuoi sentimenti sono troppo forti perché io mi possa fidare soltanto della tua
parola che tu non correrai a liberarlo….
-Mi stai ricattando-sibilò
furiosa.
-No, ti sbagli… tu stessa hai detto
che c’è un prezzo da pagare per la sua vita.
“Vuole togliermi di mezzo…io
rappresento un pericolo per lui. Sta approfittando della situazione per non
avermi più tra i piedi…che tu sia dannato,
vecchio…”
Iniziò a tremare per la rabbia che la
stava invadendo.
-Io devo essere sicuro che questo
eretico paghi per ciò che ha fatto…e visto che tu sei l’unico ostacolo che mi
impedisce di ucciderlo…decidi: sei disposta a sacrificare la tua libertà per
lui?
-Pensi che ci possa essere una
prigione adatta a me, vecchio? Io non possiedo dispositivi di controllo che mi
possano impedire la fuga.
-Io non sto parlando di una prigione
qualunque….
-Allora parla chiaramente, una volta
per tutte. Cosa mi stai chiedendo?
Silenzio,
poi….
-Io voglio che tu accetti
volontariamente di essere rinchiusa in una sfera di energia. Ti chiedo di
esservi rinchiusa in uno stato di semi-incoscienza per l’eternità. Non morirai,
quindi non ci saranno ripercussioni sul mondo terreno, ma in questo modo io sarò
sicuro che tu non interferirai più con il destino di questo essere…e con quello
del mondo celeste.
Il tempo sembrò fermarsi, dopo queste
parole. Yume si sentì avvolta dalla nebbia, la sua mente era troppo confusa, per
pensare lucidamente…
-Questa sfera verrà posta nel luogo
più remoto possibile, il cui accesso verrà sigillato per sempre.
-Non ti sembra di chiedermi
troppo?-sussurrò la donna.
-No. La sua vita in cambio dell’oblio
che ti avvolgerà. Questa è la mia ultima parola.
Kanzeon Bosatsu vide chiaramente
l’indecisione della creatura, la sua lotta interna.
Avrebbe potuto benissimo
infischiarsene di tutto e tutti. Aveva la forza e l’autorità necessaria per
prendere con se’ quel bimbo e portarlo via. Ma non si decideva a farlo...perché?
C’era qualcosa che la tratteneva e Kanzeon Bosatsu si chiese cosa mai potesse
essere di così importante per poter anche solo pensare di accettare un
sacrificio simile.
Dal canto suo, Yume stava cedendo alla
disperazione più totale. Cosa doveva fare? Non poteva portare via Goku, per non
tradire la promessa fatta agli amici…d’altro canto…se avesse accettato la
proposta…
“Goku chiuso in una prigione, io persa
in un sonno senza risveglio….come faremo a ritrovarci?
Come?”
Posò il suo sguardo sul corpo disteso
a terra e improvvisamente avvertì una strana sensazione di pace.
La soluzione, l’unica possibile, stava
lì, di fronte ai suoi occhi..come aveva fatto a non capirlo
prima?
In realtà, non c’era nessuna decisione
da prendere.
L’aveva fatto già tempo prima, nel
momento in cui aveva scelto di prendersi cura di quel bambino.
Il suo destino era stato segnato, il
suo cammino scritto, quando aveva abbandonato la solitudine della sua vecchia
esistenza, in cambio di un breve attimo di
felicità.
Kanzeon Bosatsu la vide rilassare i
muscoli...la sua espressione era cambiata…le fu chiaro che Yume doveva aver
preso una decisione…sì, ma quale?
Alzò lo sguardo verso quel viso senza
età e non seppe trattenere un moto si sorpresa.
“I suoi occhi…i suoi occhi…”…non
avrebbe mai dimenticato ciò che vide negli occhi di Yume in quel momento….e
capì.
“Cosa ti spinge a tanto?”pensò
tristemente.
La risposta a questa domanda sarebbe
giunta solo molto tempo dopo …almeno 500 anni.
Yume parlò di nuovo, ma con un timbro
di voce molto diverso da prima, più calmo.
Parlò senza distogliere mai gli occhi
da Goku.
-E…se la sua memoria non venisse
cancellata del tutto?-provò a chiedere.
-Che intendi dire? Non posso
permettere che ricordi ciò che…
-No…-disse, interrompendo ogni
protesta-…io non mi riferisco ai fatti che sono avvenuti…ma alle persone che ha
conosciuto.
L’imperatore celeste si chiese dove
mai volesse arrivare quella creatura.
-Ma a che scopo?-chiese
sospettoso.
-Così...avrà qualcosa a cui
pensare…giusto per non morire di noia…dopotutto dovrà passare molto tempo in
quella prigione…non vuoi concedergli nemmeno questo?-disse con noncuranza,
alzando gli occhi verso il suo interlocutore. Ogni traccia dell’espressione che
aveva così tanto colpito Kanzeon Bosatsu era sparita. Nei suoi occhi, solo
un’ultima,muta speranza.
-Cosa vuoi che cambi? In fondo ti
chiedo solo che ricordi dei nomi, nient’altro.
L’imperatore sembrò soppesare quella
richiesta.
-E sia…ma ti concedo solo un nome. Ne
ricorderà soltanto uno-annunciò alla fine.
“ Soltanto uno…non pensavo che mi
avrebbe concesso solo questo…” riflettè amaramente
Yume.
Una piccola vocina dentro di lei le
disse a gran voce: “Non essere stupida! Fa’ in modo che ricordi il tuo di
nome!”
“Ma io sarò prigioniera dell’oblio…non
ho la certezza di potermi liberare. E se vi rimanessi in eterno? Che ne sarà del
mio Goku? Continuerà a chiamare qualcuno da cui non giungerà mai
risposta…”
“Torneremo di nuovo tutti
insieme” aveva detto
Kenren.
Loro avrebbero fatto in modo di
esserci, l’avrebbero fatto…anche per lei.
In realtà sapeva bene quale nome
pronunciare…solo, non sapeva decidersi a farlo.
“Tu ci
aspetterai?
Sempre.
Promesso?
Promesso.”
Yume chiuse gli occhi e per un attimo
rivide tutti loro, insieme.
Perdonatemi,
amici.
“Torneremo di nuovo tutti
insieme.”
No…non
io.
Goku sarebbe rimasto in vita…e un
giorno qualcuno sarebbe giunto a liberarlo.
“Chi?”le chiese la vocina dentro di
lei.
Il suo Sole, lui lo
libererà.
“Ne sei sicura? In questo modo lui ti
dimenticherà. Non saprà più nemmeno il tuo nome.”
Goku sarebbe rimasto in vita, ad ogni
costo…
Respirò
profondamente.
Non vi dimenticherò
mai.
-Ad ogni costo-
mormorò.
-Allora? Hai deciso? Quale nome dovrà
ricordare?-le chiese l’imperatore.
“Mi raccomando, Goku…chiamalo,
chiamalo a gran voce…e un giorno lui verrà.”
Yume riaprì i suoi occhi, mai
splendenti come in quel momento e…
“Lo affido a voi…abbiatene cura.Anche
per me”
…sorridendo mestamente, decise il suo
destino…e quello di altre quattro persone.
-Konzen…- disse
soltanto.
“Addio allora…anzi, a presto”.
No…
Addio allora.
Addio
soltanto.
***
-Dove siete stata Kanzeon Bosatsu? Vi
ho cercata dappertutto…
-Dappertutto dici?-chiese lei
ironicamente.
Poi, si fermò di fronte ad una
porta…che nessuno varcava più ormai da molto tempo.
-Una volta, da questo ufficio,
proveniva sempre un tale baccano…ricordi anche
tu?-mormorò.
-Vi trovo strana Kanzeon Bosatsu…è
forse successo qualcosa?
-Cosa vuoi che sia successo Jiroushin?
Niente di interessante, come al solito…
Una folata di vento portò fino a lì
una miriade di piccoli petali rosa.
-Però a pensarci bene…qualcosa forse è
accaduto…
-Di cosa state parlando, Kanzeon
Bosatsu?
-Sai Jiroushin…voglio raccontarti una
storia….Devi sapere che giù, nelle profondità della terra, giace una
creatura.Ella è avvolta da una strana luce, che la tiene prigioniera e il suo
sonno senza sogni dura ormai da cinquecento lunghi anni. Lei stessa ha deciso la
sua sorte. Mi sono sempre chiesta perché mai lo avesse fatto…poi, un giorno,
sotto i miei occhi è capitato un
catorcio assemblato con pezzi messi insieme a caso…e allora ho compreso. Lei lo
ha sempre saputo…ha sempre saputo che quei quattro sarebbero tornati insieme,
prima o poi…
Si fermò un attimo, per poi
continuare…
-Nonostante questo…qualcosa ha
permesso ha quella creatura di non cedere totalmente all’oblio…Sotto l’apparenza
lei è ancora cosciente…ed è riuscita in qualche modo a proiettare il suo spirito
fuori dal corpo. In questo stato non può fare molto…soltanto vegliare,
invisibile, nell’ombra. Vegliare su chi, poi? Nessuno si ricorda di lei, non può
nemmeno essere vista….mi fa una gran tristezza,
Jiroushin.
-Ma voi come fate a
saperlo?
-Perché io riesco a vederla, sciocco.
Come il riflesso di un passato ormai dimenticato…Posso vederla perché ho pensato
a lei, continuamente, per tutto questo tempo.
-Ma cosa la spinge a tanto, Kanzeon
Bosatsu? Voi lo sapete?
-Sai..un tempo anche io mi sono fatta
la stessa domanda…Allora non l’avevo capito, ma ora sì…Ciò che la spinge è un
sentimento tanto forte da superare qualsiasi barriera e qualsiasi
confine…
-Ma…quale sentimento può essere tanto
forte?
-Quale, dici? Ma è ovvio, Jiroushin…
l’amore di una madre.
-Ora cominciate a spaventarmi
veramente Kanzeon Bosatsu, queste riflessioni non vi si addicono
proprio…
La divinità scoppiò in una risata, per
poi sospirare.
-Davvero?..Beh, non farci caso
allora…sarà colpa del tempo…o chissà, forse dei fiori di ciliegio…mi mettono
sempre addosso una tale malinconia…
Silenzio.
-Dimentica ciò che ho detto …-disse
infine, allontanandosi.
-Però, Kanzeon Bosatsu…permettetemi di
dire che era proprio una bella storia…
-Già…proprio una bella storia,
Jiroushin…bella come un sogno.
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Capitolo 7 *** Lacrime e un dolce sorriso ***
SIPARIETTO
IDIOTA
Un giorno, in una casetta di una landa
sperduta, nella terra del Togenkyo…
Goku:…mmh…non riesco a capire…se Yume
è imprigionata in quella sfera di energia, com’è che in “L’altra metà del cielo”
si trova vicino a noi e riesce a parlare con Kanzeon
Bosatsu?…
Goijo: Certo che sei proprio una
scimmia! Non hai sentito cosa dice Kanzeon Bosatsu a Jiroushin alla fine del
sesto capitolo?? Stai più attento la prossima volta!!!!!Oppure hai il cervello
così piccolo da non riuscire a capire quello che ti si
dice??
Goku:Ehi!!!!! Come ti permetti?!!???
Sanzo:FINITELA!!!
Hakkai: te lo spiego io: vedi il corpo
di Yume è imprigionato, ma il suo spirito è riuscito ad aprirsi un varco e ad
uscire dalla sua prigionia…
Goku: …mmh…sì, quindi noi non la
vediamo perché è uno spirito!
Sanzo: …ha scoperto l’acqua
calda…
Goijo: Esatto, invece Kanzeon Bosatsu
è una divinità parecchio importante e perdipiù si ricorda di
lei!
Hakkai: Proprio così! Visto che noi
tre non sappiamo niente della sua esistenza, non percepiamo
nulla.
Goku: Ho capito! Allora visto che
invece io l’ho conosciuta, sebbene non ne abbia ricordo, riesco a percepire
qualcosa!!
Sanzo:…complimenti…hai vinto un
boero…
Goku: Davvero??? E che cos’è??? Si
mangia????
Sanzo: Fermatelo o lo
ammazzo…
Goku:….però, come dici che finirà
questa storia?…
Hakkai:…beh…credo che questo lo sappia
solamente l’autrice, vero signorina Tess?
Tess: Ah!Ah!Ah! Esatto!
Goijo: Mah…e tu da dove
spunti??
Tess: Non lo sai?? Io appaio, se
invocata!!!
Sanzo: …è arrivato il genio della
lampada…
Tess: sbaglio, o oggi sei
particolarmente ironico? Di’ la verità:sei in fermento perché mi accingo a
scrivere il settimo capitolo!!!
Sanzo:…che fervida
immaginazione…
Tess: …
Sanzo:….
Tess: Ah!Ah!Ah!Ah!!!!
Ho ragione io!!!!Ho ragione
io!!!!
Sanzo:…
Goku:…ehm…allora, me lo date o no il
boero che ho vinto??
Sanzo+ Tess+ Goijo:…
Hakkai:….
-presente-
Capitolo
7
Lacrime
e un dolce sorriso
“Silenzio attorno a
me.
Le tenebre mi avvolgono.
Da quanto tempo ormai mi trovo in
questo stato?
Immemorabile…mentre l’oblio mi avvolge
ogni giorno di più.
A ogni istante che passa sento una
parte della mia anima arrendersi a venir divorata dal torpore.
Le mie membra non rispondono più ai
miei comandi e la mia energia si sta affievolendo.
Nei primi periodi la rabbia mi aveva
spinto a lottare per mantenermi cosciente, nonostante tutto. Ora, invece, mi
sembra quasi di fluttuare in una dimensione sconosciuta.
Nel momento in cui lo spirito
abbandona il mio corpo, lo fa quasi di sua iniziativa, come un riflesso
involontario, ancora nella speranza di….non so quale sia la mia speranza ormai.
E quando infine, esausto, torna a
questa sua dimora, è come se una barriera impenetrabile mi impedisse di
ricordare cosa ha visto al di fuori della mia prigione.
Avrà potuto bearsi dei suoni, delle
luci, dei colori e degli odori a cui ho rinunciato per sempre? Non rimembro più
cosa significhi lasciarsi accarezzare dagli splendenti raggi del Sole…ma avverto
che è questo ciò che mi manca di più.
Io sono nata libera, senza catene,
senza vincoli…questa condizione è una tortura. Ma ho accettato il mio
destino…poiché era l’unica strada possibile…e il cuore ha deciso per me.
Mi sento sempre più debole. Mi sto
forse arrendendo? Non lo so…non so più niente. Mi rendo però conto di una
cosa…l’Imperatore Celeste ha fatto un errore nei suoi calcoli…chissà a quali
conseguenze porterà questa sua imposizione?
Non riesco a percepirlo…i frammenti di
passato, presente e futuro si mescolano davanti a me, confusamente.
L’unica costante in questa fitta
nebbia sono due grandi occhi dorati, che mi fissano, sempre.
Cosa vogliono da me?
Io ti ho già dato tutto ciò che
potevo, Goku.
Non chiedermi altro, poiché il tuo
sguardo, ricolmo di aspettativa, è la testimonianza della mia sconfitta.
La mia ferita non si rimarginerà mai,
ho fallito, ma ho tentato di rimediare nell’unico modo che mi è stato concesso.
Non cercarmi più, non scrutare
nell’oscurità tentando di trovarmi nei recessi della tua memoria…ti procureresti
soltanto altro dolore.
La mia presenza è l’unica
testimonianza rimasta di un passato da dimenticare…ma non sarà ancora per
molto.
Presto, infatti, il filo che lega
passato e presente verrà irrimediabilmente reciso.
Nessuno l’aveva previsto, e nemmeno io
l’avrei mai creduto possibile…
Le braccia che dolcemente mi chiamano
a sé in un abbraccio muto, sono quelle della Nera
Signora.
L’oblio sta avendo la meglio su di me,
e il gelo mi sta invadendo.
La fiamma che arde nei recessi del mio
spirito, quella luce che rischiara la mia anima, si sta inesorabilmente
spegnendo, poichè……io sto morendo.”
“…io sto morendo…”
Con un grido disperato, Goku si
svegliò di soprassalto, con il respiro affannoso. Sentiva i vestiti appiccicati
addosso al corpo per il sudore. Si portò istintivamente una mano al petto, dove
avvertiva un peso opprimente schiacciarlo.
-Goku, tutto
bene?
Colto di sorpresa, si voltò di scatto
verso Hakkai, che, chinato verso di lui, lo scrutava con
apprensione.
Per un attimo, quest’ultimo, ebbe
paura. Il viso del suo compagno era sfigurato da una smorfia di dolore e le sue
pupille erano dilatate all’inverosimile. Di scatto questi gli si avventò addosso
e afferrandogli il braccio con una mano, quasi
gridò:
-L’hai sentita, Hakkai?? L’hai sentita
anche tu?? Quella voce, quella voce…mi sta facendo
impazzire!!!
Le sue unghie si stavano stringendo
come degli artigli, ma Hakkai non seppe distogliere gli occhi dal viso sconvolto
che aveva di fronte.
-Goku…Goku, per favore,
calmati…
La dolce voce che tentava di
richiamarlo alla realtà, quasi non lo raggiungeva. Tutto il suo essere era
squassato dall’eco di quella voce….io sto
morendo.
Perché?? Perché a quel suono il suo
corpo rispondeva automaticamente?? Iniziò a tremare violentemente, scosso fin
nel profondo.Sentiva il sangue ribollirgli nelle vene e il diadema posto sulla
sua fronte aveva iniziato a bruciare terribilmente.
Cosa gli stava
succedendo?
“…io sto morendo.”
-Ancora quella voce!!!! Cosa vuoi da
me??!! Perché non mi lasci in pace??!!!
Iniziò a prendere a pugni il
pavimento, che tremò sotto i suoi colpi. Sembrava
impazzito.
-Che diavolo succede?!! Si può sapere
che cosa gli è preso??!!! Scimmia!! Mi senti??
Svegliati dalle urla di Goku, anche
Sanzo e Goijo si erano precipitati a vedere cosa stesse
accadendo.
-Cosa è successo?- Sanzo, si rivolse
ad Hakkai, ancora a terra, mentre Goijo tentava inutilmente di fermare il
piccolo demone, che ormai sembrava fuori controllo.
-Non lo so…non lo so…Aveva iniziato a
parlare e ad agitarsi nel sonno…
-Ancora,
dunque…
-Sì…si è svegliato di soprassalto e
poi…poi vedete anche voi qual è il risultato…
-Bonzo!! Fai qualcosa, o ci farà
crollare la casa addosso!!- la preoccupazione trapelava anche dal tono del
Kappa, che aveva rinunciato a tentare di fermarlo con la
forza.
-Cosa credi che possa fare
io?!
-Ma non lo so…qualunque cosa! Di
solito quando inizia a fare il matto sei tu ad
intervenire!!
-Tsk!Per forza..tu sei sempre a terra
privo di sensi!
-Per
favore…
Questa volta non fu Hakkai ad
intervenire per mettere fine al litigio, ma lo strano silenzio che era calato su
di loro, improvvisamente.
Tutti e tre si voltarono verso Goku,
che, ansimante e sanguinante si era bloccato a fissare un punto nel
vuoto.
-Go..
-Fermo!! Non avvicinarti!-Goijo bloccò
Hakkai con un braccio e, al suo sguardo perplesso gli indicò il diadema di
Goku.
-Oh, mio Dio, si
sta…!!!
Il dispositivo di controllo posto
sulla sua fronte, si era arrossato, quasi fosse diventato
incandescente.
-NOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Dalla sua bocca, d’improvviso, scaturì
un ultimo grido, straziante, poi cadde a terra, privo di
sensi.
Erano ormai passati parecchi minuti, e
Goku non aveva ancora ripreso conoscenza. I suoi compagni l’avevano steso vicino
al fuoco che avevano acceso.
-Non so se scotti di più la sua pelle
o il diadema che porta sulla fronte…- disse preoccupato Hakkai, bagnandolo con
uno straccio imbevuto d’acqua.
-Dici che è la febbre a farlo
vaneggiare così? –Goijo, poco distante, si era acceso una sigaretta e scrutava
le fiamme di fronte a sé.
-Qualunque ne sia la causa, è chiaro
che sta soffrendo molto.
Sanzo, che per tutto il tempo era
rimasto in silenzio, immobile, nella semioscurità, non potè fare a meno di
pensare al suo sogno ricorrente.
Da qualche tempo, e precisamente da
quando la scimmia aveva cominciato a delirare, il suo sonno era sempre
accompagnato da uno strano sogno. Il suo ricordo svaniva sempre al risveglio…ma
non quella notte. Quando Goku aveva gridato, l’aveva svegliato di colpo, ma
questa volta le immagini che la sua mente aveva prodotto durante l’incoscienza,
erano rimaste.Possibile che fosse solo una coincidenza? Non aveva mai dato
importanza ai sogni…eppure, seppur sconosciuto e in parte annebbiato, il viso di
donna che aveva davanti agli occhi lo colpiva nel profondo. Perché, nonostante
le lacrime le rigassero il volto, come fiumi di cristallo, quella donna
continuava a sorridergli con una dolcezza infinita. E lui sapeva che in qualche
modo quella visione gli spezzava il cuore.
La sua voce ruppe il silenzio,
accompagnato dallo scoppiettio della legna sul fuoco, e sembrò rimbombare tra le
pareti della stanza.
-Qui sta accadendo qualcosa di
strano…
-Che intendi dire?-chiese Hakkai,
voltandosi. Scrutò nell’oscurità, ma il viso del bonzo era avvolto nelle
tenebre.
-Che lo strano malore di Goku, gli
strani sogni che accompagnano il mio sonno…e forse anche il vostro…- insinuò con
il tono di chi la sapeva lunga-…non possono che avere una causa
comune.
-Pensavo di essere l’unico…a fare
strani sogni, intendo. Voglio dire…non è da voi sognare delle belle donne, o
sbaglio? Quella è una mia prerogativa…
Goijo volse uno sguardo eloquente ad
Hakkai.
-Anche voi, dunque…pensate che i
nostri sogni e la malattia di Goku abbiano origine
comune?
-A quanto pare è sorto un altro
ostacolo da superare, prima di riprendere il nostro
viaggio.
Tutti e tre si voltarono a guardare il
corpo del loro compagno, disteso a terra.
Furono avvolti ancora una volta dal
silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
Davanti ai loro occhi, ancora una
volta apparve l’immagine di quel volto di donna che tormentava i loro
sonni.
Chi poteva mai essere? Non riuscivano
a spiegarselo, ma avevano la netta impressione che quel ricordo, nato dai
recessi più remoti del loro spirito, celasse in sé qualcosa di molto
importante.
Di certo il suo dolce sorriso,
nonostante le lacrime, aveva il potere di scaldare il
cuore.
Di certo, quei grandi e misteriosi
occhi chiari, emanavano il più puro splendore che avessero mai
visto.
Il dolore che aveva avvertito era
stato insopportabile. Poi, all’improvviso, fu come se un fulmine lo avesse
colpito, paralizzandolo. Davanti ai suoi occhi, immagini frammentarie avevano
cominciato e prendere forma nell’oscurità, come dei flashback. I suoi pensieri
avevano iniziato a viaggiare ad una velocità
elevatissima.
Buio.
Una donna, di spalle. I suoi lunghi
capelli argentei mossi dal vento, la sua mano alzata in segno di
saluto.
Fermati! Chi sei??
Dimmelo!! Goku aveva tentato di
gridare.
Buio.
Un viso di bambino, fiducioso, il suo:
“Tornerai presto, vero?…Promesso?…”.
Chi deve
tornare?Chi?? Chi guardavo con quello sguardo pieno d’amore, quasi in
adorazione??
Buio.
Ho deciso: ti chiamerò
Yume.
…Yu…me..?
Un dolore fisico era partito dal suo
cuore, propagandosi in tutto il suo essere: impossibile fermare quel flusso
inesorabile di immagini, visioni…ricordi.
Buio.
Una voce era emersa dalle profondità
del suo spirito:
Sono…sua
madre.
Il battito nel petto era come
impazzito, le sue tempie pulsavano furiosamente.
Buio.
Aprii gli occhi, faticosamente. La prima cosa che vidi
fu quella grande sfera luminosa, in alto, nel cielo…sembrava quasi la potessi
toccare.
Poi mi voltai, e incontrai i suoi occhi, immensi,
splendenti, magici.
Catturarono immediatamente tutti i miei
pensieri.
Tese la sua mano verso di me e le sue dita si posarono
dolcemente sul mio viso.
Una
carezza.
Un
invito.
-Vieni.-mi disse
soltanto.
E io
obbedii.
Gli occhi di quella creatura lo
avevano folgorato, un baratro si era aperto sotto i suoi piedi. Il dolore era
esploso dentro di lui e il bisogno di vederla ancora si era fatto
impellente.
Dove
sei??!!!Dove??!!!!!!
Buio.
Una lunga e fredda galleria gli si era
aperta davanti, nelle profondità della terra.
Alla fine dello stretto tunnel, una
luce.
Dove
sei??
La sua, una
supplica.
Buio.
Un flash improvviso. Una sfera di luce
bianca…no..all’interno…all’interno aveva scorto qualcosa, una
figura…una…
Una
donna.
Lunghe e pesanti
catene legavano qual corpo alla roccia, i suoi abiti erano sporchi di sangue…i
lunghi capelli d’argento avevano perso luminosità e…gli splendenti occhi chiari
si stavano lentamente spegnendo.
Goku aveva tentato di
allungare una mano verso di lei, per
toccarla.
Tu sei…tu sei…
Buio.
“…io sto morendo…”
La verità, in tutta
la sua crudeltà, lo aveva colpito, interrompendo il flusso di quei pensieri. Non
si era reso conto del suo pianto, non si era accorto di gridare con tutto il
fiato che aveva in corpo.
D’improvviso, non
aveva sentito né visto più nulla ed era caduto a terra, privo di
sensi.
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Capitolo 8 *** Cambiamenti ***
Capitolo 8
Cambiamenti
Piccoli e lenti mutamenti.
In principio, nessuno ci aveva badato, nessuno aveva prestato loro
attenzione.
Ma negarlo sarebbe stato impossibile: qualcosa stava
cambiando.
Sempre più spesso si udivano strane notizie...dapprima ininfluenti, voci
isolate di accadimenti lontani, poi sempre più
preoccupanti.
Nevicate in piena estate, fiumiciattoli prosciugati nel giro di una
notte, greggi di animali impazziti...interi villaggi risucchiati da voragini
aperte da improvvisi terremoti.
Niente era più come prima...e anche i più scettici avevano dovuto
ricredersi.
Il panico, strisciante, aveva iniziato a serpeggiare tra le valli, lungo
le pianure, diffondendosi ovunque, come il virus di una
malattia.
Il terrore si era insinuato negli animi di tutti, uomini e demoni,
nessuno escluso.
Quanto prima fu richiesto l'intervento degli esseri più potenti, coloro
ai quali, in alcune circostanze, ci si rivolge sempre: le
divinità.
Offerte, sacrifici, implorazioni, lamentele, grida piene di furore,
pianti disperati: "...perchè ci state facendo
questo?!".
Ovunque, nel Tenkai, si udivano gli echi di queste voci, sempre più
forti, sempre più numerose, sempre più
angosciate...
Il problema era uno soltanto.
Gli abitanti del Mondo Celeste non avevano idea di cosa stesse accadendo,
e rimanevano così, impotenti di fronte a quegli
sconvolgimenti.
In mezzo a tutto quel fermento, spiccava, quasi come una nota stonata in
una melodia, il comportamento di una delle divinità più importanti, la dea della
Misericordia, placidamente seduta al suo posto, senza apparentemente
preoccuparsi di nulla.
Solitaria e misteriosa, non distoglieva mai gli occhi dal mondo
terreno.
-...vi scongiuro, nell'attuale situazione, non è appropriato che voi
rimaniate qui, senza far nulla...-la implorò il suo diretto
subalterno.
-E perchè no? In fondo...non c'è nulla che io possa
fare...
-Ma...
-Ora va',lasciami sola, Jiroushin...e di' a quegli sciocchi di non
infastidirmi.
Quello rimase per un attimo a fissarla, incerto sul da farsi, prima di
allontanarsi.
Non riusciva a capire...perchè se ne stava lì seduta, a fissare il mondo
terreno?...Non si allontanava da suo seggio da parecchio tempo, ormai...sempre
con lo sguardo puntato verso il basso, quasi alla ricerca di
qualcosa...
Proprio in quel momento, dietro di lui, Kanzeon Bosatsu chiuse gli occhi,
appoggiando il capo all'alto schienale.
Respirò profondamente, prima di tornare alla sua
occupazione.
-Tu non lo sai, vero? Tu non puoi vedere ciò che sta accadendo...tu hai
smesso di lottare...-mormorò tristemente.
...la Terra sta lottando per te...non si
vuole rassegnare a perderti......
...la senti, l'energia che ti sta donando?...l'avverti, fluire dentro di
te?......
...riesci a udire le sue urla di dolore?...
...ma tu, avvolta dall'oblio
che ti tiene prigioniera, non ti accorgi più di
nulla...
Poi, improvvisamente, si disegnò un sorriso sulle sue labbra perfette, e
uno strano scintillio le riverberò negli occhi.
Il suo sguardo era puntato verso un punto molto
distante.
-... forse qualcosa non è cambiato, dopotutto …- sussurrò
enigmatica.
Ridendo sommessamente si alzò.
-Ora sarà meglio che vada a scambiare due parole con quegli
sciocchi...-disse, riassettandosi la veste.
Avviandosi lungo i corridoi, i suoi occhi si posarono per un attimo sui
grandi rami dei ciliegi in fiore...e le sembrò quasi di scorgere delle ombre
sotto di essi...
Riprendendo a camminare, si lasciò sfuggire un'altra
risata.
Era proprio vero...certe cose non cambiavano
mai.
***
L'oscurità della notte aveva coperto tutto, morbida e avvolgente, come un
manto di velluto.
Il tenue bagliore delle braci che si spegnevano, delineava le sagome di
quattro persone, illuminandole lievemente, quasi come una carezza.
Il silenzio regnava sovrano nella radura che avevano scelto come luogo
per passare la notte, esausti per il lungo viaggio.
Erano trascorsi ormai tre giorni, durante i quali Goku non aveva fatto
altro che delirare febbricitante nell'incoscienza, senza un attimo di
tregua.
Solo quel pomeriggio la febbre era calata, permettendogli di scivolare in
un sonno senza incubi.
Era da poco passata la mezzanotte, quando una brezza leggera e fresca,
s'insinuò sotto le palpebre appesantite dalla febbre del piccolo
demone.
Le ciglia si mossero e i suoi splendidi occhi dorati si spalancarono
così, nel buio, facendolo ammutolire di fronte alla fulgida bellezza del cielo
sopra di lui.
Il dolore e la consapevolezza si dipinsero sul suo volto.
Ora sapeva.
Non era morto, non era impazzito.
Ci erano voluti tre lunghi giorni di straziante dolore, mentale e
fisico...ma ora conosceva la verità: il velo si era strappato e lui aveva
capito.
Ora conosceva il motivo per cui aveva lottato contro la fame, la sete e
la solitudine per cinquecento lunghi anni...
La sua prigionia...che lui aveva sempre considerato una punizione crudele
e insensata...non era stato altro che un dono...sì...un dono.
La vita che conduceva, i compagni che aveva...la libertà che assaporava
giorno per giorno...ogni cosa la doveva ad un'unica
persona.
"Il mio tutto.
Colei che io chiamavo madre.
Io...l'ho dimenticata per tutto questo tempo,...mentre da qualche parte,
Lei sta ancora pagando per me".
-I suoi occhi...
Queste parole, anche se solo sussurrate, oltrepassarono le lievi barriere
del riposo di coloro che si erano assopiti, vegliando su di
lui.
Hakkai, Sanzo e Goijo aprirono gli occhi e rimasero in attesa, fissando
il loro compagno, ancora disteso a terra, con le braccia lungo i fianchi e il
viso rivolto verso l'alto, perso nella contemplazione di qualcosa che andava al
di là del cielo.
-...sì...i suoi occhi erano come stelle...o forse, forse ancora più
luminosi.
Fu Hakkai che, con la sua dolcezza, ruppe quel silenzio, spinto dalla
preoccupazione lacerante che lo aveva accompagnato durante quei giorni
difficili.
-Di chi parli, Goku?-chiese.
Ma quello sembrò non udire nemmeno la domanda, immerso in uno stato di
profonda riflessione.
Per un lungo momento, non si udì nulla.
Poi, improvvisamente, spinto da un bisogno impellente, quasi fisico,
iniziò a raccontare...
Così, disteso nell'oscurità, con gli occhi rivolti al cielo nella ricerca
delle stelle più luminose, Goku narrò alla notte il suo viaggio, i posti che
aveva visitato e le persone che aveva incontrato.
E
lentamente, come per magia, ecco apparire i volti dimenticati da tempo...ecco le
voci perdute tornare a parlare.
Immagini e suoni sopiti nella memoria si levarono, accompagnate dal vento
dei ricordi.
E
la notte l'ascoltò, senza interrompere quello sfogo, incapace di placare il suo
dolore.
E
giunse il momento di pronunciarlo... di pronunciare il suo
nome.
-Yume.
Fu in quell'attimo che il vento aumentò d'intensità, rubando quella
parola e trasportandola ovunque, così che il suo eco scivolò su ogni corso
d'acqua, s'inoltrò in ogni anfratto, ripetendosi, cercando, chiamando a gran
voce la sua presenza.
Ma non giunse nessuna risposta.
-Forza, dovrai pur mangiare qualcosa...-insistette Hakkai con un sorriso.
Non era da lui, non era da Goku quel comportamento.
-Te l'ho detto, Hakkai. Non ho fame...-rispose quello
mogio.
-Ma guarda che ingrato....Noi svaligiamo un ristorante apposta per lui e
lui fa lo schizzinoso!!Tzè!-tentò di provocarlo Goijo.
Lo infastidiva terribilmente il muso con cui andava in giro il moccioso
da quando si era ripreso...
Lo guardò di sottecchi, ma le sue parole non avevano sortito l'effetto
sperato.
-Scusate-disse Goku, alzandosi e allontanandosi tra gli
alberi.
-Non si può andare avanti così...
-Già...bonzo, fai qualcosa!!!!!!!!!
Così dicendo, il kappa si preparò a parare il colpo che sicuramente gli
avrebbe sferrato Sanzo...ma quello rimase immobile, con gli occhi fissi nel
punto in cui, fino a poco prima, era seduto Goku.
-E cosa dovrei fare, secondo te?
-Ma non lo so! Qualsiasi cosa! Basta che lo risvegli dal
letargo!!
-Non è così semplice, Goijo...le sue ferite sono troppo profonde...non
riesce a togliersi dalla mente l'immagine di quella donna...Yume, è così che
l'ha chiamata, vero?- s'intromise Hakkai, mettendo da parte il cibo che Goku
nemmeno aveva sfiorato.
-Già...
Bastò pronunciare quel nome perchè il silenzio calasse di nuovo tra di
loro.
-Pazzesco.
-Cosa è pazzesco?
-Noi eravamo delle divinità...-sussurrò sognante
Goijo.
-Ti sbagli-lo interruppe Sanzo gravemente.
-Le divinità di cui parla Goku...non siamo noi.Non siamo noi quelli che
l'hanno accolto nel mondo celeste. Non siamo noi quelli che hanno sacrificato la
vita per lui...Quelle persone appartengono al suo passato...e prima se ne
renderà conto, meglio sarà per tutti.
-Però...-prese a dire Hakkai, sistemandosi la lente, col volto rivolto
verso terra-...però non si può negare che senza il loro sacrificio, noi non
saremmo qui. E' vero, noi non siamo loro, siamo entità distinte, però...il volto
di quella donna...
-Ancora quella donna...-lo interruppe Sanzo, accigliandosi
leggermente.
-Già, Sanzo. Quella donna...o quella creatura, qualunque cosa sia. Io non
riesco a togliermela dalla mente. Io sogno il suo volto, ogni notte. Non so
spiegarmene la ragione, va al di là della mia comprensione...ma dopo cinquecento
anni, dopo tutto questo tempo, io la vedo: ho sempre davanti a me l'immagine di
qualcuno che non ho mai incontrato.
-Lo stesso vale per me, bonzo. Come la mettiamo? Sei tu l'esperto in
materia di reincarnazioni e cose simili...
Sanzo fissò prima il volto dell'uno e poi quello dell'altro.
Non avevano tutti i torti.
Maledizione...lo sapeva anche lui che la faccenda non era così
semplice...
Anche perchè giù, nel profondo del suo essere...avvertiva risvegliarsi
strani sentimenti.
E
ormai...al punto in cui erano, non era più possibile
ignorarli.
Goku, passo dopo passo, aveva assistito impotente alla lotta interna che
lo stava divorando da giorni.
Chiuse gli occhi e assaporò la frescura all'ombra degli
alberi.
Non poteva riprendere il suo viaggio...non poteva far finta che nulla
fosse cambiato.
Nella confusione che albergava in lui, si era sentito perso.
Sanzo, Goijo, Hakkai...e poi Konzen, Tempou, Kenren...voci, immagini
sovrapposte...ma ora sapeva ciò che doveva fare.
Arrivò in prossimità della radura e rimase per un attimo a guardare i
suoi compagni.
Aveva un compito da assolvere.
Lo doveva a Yume...lo doveva a tutti loro...ma soprattutto...lo doveva a
se stesso.
Se avesse ignorato quel richiamo, il suo cuore sarebbe scoppiato di
dolore, e il rimpianto l'avrebbe accompagnato fino alla fine dei suoi
giorni.
-Ragazzi...-disse.
Tutti e tre si voltarono verso di lui, stupiti di non essersi accorti
della sua presenza.
Il dolore lo stava consumando.
Non li guardò nemmeno in faccia, per paura di tirarsi indietro, come un
codardo.
-Io...insomma...Sanzo, io...
Accidenti!Non era così che doveva andare! Con un estremo sforzo, alzò il
viso e...
SBONK!!!SBONK!!!!SBONK!!!!!!
-Sanzo!!!!Ma che fai??!!!!!!!!!!!-urlò, tentando di ripararsi dai colpi
del pericoloso Harisen del bonzo.
-SIEDITI E MANGIA!!!!STUPIDA SCIMMIA!!!!IO NON VOGLIO AL SEGUITO UNO CHE
NON RIESCE NEMMENO A STARE IN PIEDI!!!!!!!
Poi si fermò, e infuriato, voltò le spalle a tutti loro, troppo stupiti
per dire qualcosa, e si avviò verso gli alberi.
-Sanzo, ascolta...
-La vuoi trovare, oppure no?
-Co..cosa?
Rimasero lì, immobili, Goku con gli occhi spalancati, fissi sulla schiena
di Sanzo.
L'uomo per cui avrebbe rinunciato anche alla sua stessa vita.
Colui che l'aveva liberato...
In quel momento, fu come se passato e presente si fondessero in un'unica
immagine.
Per un attimo, mentre lo guardava allontanarsi nel bosco...per un attimo
soltanto, prima che le lacrime offuscassero tutto, gli parve di vedere il
riflesso del sole danzare su lunghi capelli dorati.
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Capitolo 9 *** La via da seguire per venire da te ***
Capitolo
9
La
via da seguire per venire da te
Goku si svegliò di soprassalto.
Dalla finestra della stanza filtrava
la luce della luna, rivelando le sagome dei suoi compagni, profondamente
addormentati.
Si erano fermati in una locanda per la
notte, stanchi e pieni di sconforto.
La verità era che nessuno di loro
aveva la minima idea sulla direzione da prendere, e soprattutto non sapevano a
cosa stavano andando incontro.
Il suo sguardo cadde nuovamente sui
raggi che penetravano dalle ante semichiuse. Non seppe resistere al loro
richiamo e silenziosamente, quasi spinto da una forza sconosciuta, uscì dal
letto per raggiungere il balcone in punta di piedi, incurante dell’aria gelida e
del vento sferzante della notte.
L’astro notturno era alto in cielo,
splendido, attorniato da miriadi di stelle.
Ancora una volta spalancò gli occhi di
fronte a quella meraviglia. Allungò una mano, quasi a volerla afferrare con le
sue mani...la luna d’argento, che ricambiava il suo sguardo sofferente, in
silenzio.
La stessa luna che secoli prima aveva
assistito alla sua nascita, e che era sempre rimasta lì, ad osservarli
dall’alto.
-Tu lo sai dove si trova,
vero?-mormorò tristemente.
Continuò a fissarla per un tempo
interminabile, immobile.
-Splendida, non
trovi?
Una voce ruppe il silenzio della
notte.
Goku si voltò di scatto, in allerta,
sorpreso.
C’era qualcuno a pochi metri da lui,
una figura quasi totalmente immersa nell’oscurità.
“Come ha fatto ad arrivare così vicino
a me, senza che io avvertissi nulla?”
Lanciò uno sguardo furtivo all'interno
della stanza, ma gli altri sembravano non essersi accorti di
nulla.
Tornò a fissare la donna che gli si
era avvicinata, per metà ancora nascosta
nell’ombra.
-Chi sei?-sibilò minaccioso, senza
però riuscire a celare un certo nervosismo.
Una risata sommessa lo sconcertò
ancora di più.
Poi, incurante della sua presenza,
quella si avvicinò alla ringhiera, con lo sguardo rivolto verso
l'alto.
Lentamente alzò una mano come a voler
afferrare qualcosa nell'aria.
Goku venne ipnotizzato dai movimenti
di quelle dita, mentre sotto quel tocco delicato, la luce della luna subiva uno
strano mutamento.
I raggi divennero sempre più sottili e
leggeri...soffici...
Goku si stroppicciò gli occhi, che
visione era mai quella?
Non riusciva a capire se fosse solo
un'illusione...la luce sembrava essersi concentrata tra quelle dita...
Una folata di vento li avrebbe portati
via, se la donna non avesse chiuso la mano per
trattenerli.
Per trattenere quella ciocca di fili
d'argento.
“Che strano...quei fili mi ricordano
tanto...sono simili a…”
Incantato, allungò una mano per
accarezzarli, ma appena le sue dita arrivarono a sfiorarli, essi si
dissolsero.
Sentì gli occhi bruciare per la
delusione. Per un istante aveva sperato, per un solo momento aveva creduto
che...
La donna fissò attentamente Goku,
ormai dimentico della sua presenza, poi tornò anch’ella a immergere lo sguardo
nella candida luce del mare di stelle.
-...sai, ho sempre invidiato i suoi
capelli...i suoi lunghi e splendidi capelli
d'argento...
A quelle parole il piccolo demone alzò
immediatamente i suoi occhi dorati verso quel volto senza
tempo.
Un ricordo lontano e dimenticato tornò
ad affacciarsi nella sua mente.
-Divina Kanzeon
Bosatsu...
-Mmh...mi stavo chiedendo quanto ti ci
volesse per ricordarti di me...
Goku si voltò di nuovo verso l’interno
della stanza.
-No, non si sono accorti di
nulla.
-Ma...
-Sono qui per
te.
-Per me?- Goku era sempre più
sconcertato, la sua mente era in subbuglio.
“Cosa significa che è qui per me?”
Istintivamente si mise sulla
difensiva, indietreggiando di qualche passo.
-Perché?
-Sbaglio o la vostra meta era
l’ovest?-chiese lei, soppesando le parole.
-Prima c’è una cosa che dobbiamo
fare.
Gli occhi della divinità sembrarono
perforarlo con la loro intensità.
-Cosa?- incalzò
decisa.
Goku si sentì minacciato e avvertì la
rabbia esplodergli nel petto.
Non l’avrebbero fermato, non ora che
aveva ricordato tutto il suo passato.
-Lo sai!!
-Non usare quel tono con me,
moccioso.
Non fece in tempo a finire la frase
che Goku sentì una fitta lancinante alla testa, che lo costrinse a cadere a
terra.
-AAARGhhhhh!!!
SMETTILAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!
Dopo pochi secondi, così come era
iniziato, il dolore cessò.
-Vedo che con il tempo non sei
migliorato affatto…
Ancora in ginocchio, lui alzò lo sguardo
furente.
-Non mi piegherai...
-E’ già successo.
Il ricordo di ciò che era accaduto quel giorno lontano nel Tenkai, si
affacciò contemporaneamente alla mente di entrambi.
Sì, lei era riuscito a fermarlo, dopo che aveva perso il
controllo...troppo tardi, però, sempre troppo
tardi..
Le strazianti urla di dolore echeggiarono nuovamente nei ricordi di
Goku.
Con uno scatto le si avventò addosso, ma non riuscì nemmeno a sfiorarla.
Con un colpo, lei lo mandò dritto a terra.
-E’...c..colpa
vostra...sì...MALEDETTIII!!!!!!!!!!!!!!
Tutta la sua frustrazione scaturì in quell’unico grido, che sembrò quasi
spezzargli i polmoni dal dolore, prima di trasformarsi in un pianto
convulso.
-...maledetti...nghh...
-Smettila.
-SIETE STATI VOI A PORTARMELA VIA!!!!!!!!!!!!!!!!!-urlò, voltandosi di
scatto, con gli occhi dorati splendenti d’ira.
-Lo so.
Forse fu il tono con cui vennero pronunciate quelle poche parole, o il
lampo di tristezza che attraversò gli occhi della divinità, ma Goku sentì i suoi
muscoli rilassarsi, e la voglia di combattere lo
abbandonò.
-Sta morendo...-sussurrò, quasi si aspettasse di essere
smentito.
Per un attimo lei lo fissò in silenzio, rapita dallo stesso sguardo colmo
di dolore che l’aveva tanto colpita secoli prima...lo stesso sguardo in un paio
di occhi chiari e luminosi.
-Sì, sta morendo.
Quella semplice ammissione riempì di significato il pesante silenzio che
calò su di loro.
-La situazione è ben più grave di quanto tu non immagini.
-In che senso?
-La senti, tu, la terra che trema sotto i tuoi piedi? Non oso immaginare
cosa accadrebbe se lei dovesse scomparire per
sempre.
Gli insetti e gli animali tutt’attorno sembrarono zittirsi
improvvisamente.
-Nel Mondo Celeste, perfino l’ultimo degli stupidi ha avvertito la
gravità del peso che incombe..., nonostante ciò...
La speranza sembrò ravvivarsi in Goku, come un fuoco che viene alimentato
da un alito di vento.
-Sei qui per dirmi dove si trova?
-...nonostante ciò...-continuò lei, come se non fosse stata
interrotta-... l’Imperatore Celeste ha deciso di non tornare sui suoi
passi.
-Perché?!!??
Kanzeon Bosatsu non si scompose alla reazione di
Goku.
-Suppongo perché sarebbe come ammettere di aver
sbagliato.
La banalità di quella risposta lo riempì di sdegno e
rabbia.
L’Imperatore Celeste non poteva permettersi il lusso di essere orgoglioso
al punto di sacrificare tutto il resto pur di non ammettere un
errore.
-Ma...ma lui sapeva a cosa sarebbe andato
incontro!!!
-No...
-Cosa?!
-Vedi, non era previsto che Yume potesse morire. Credo che nemmeno lei
sospettasse una cosa del genere...Anche io ho sempre pensato che lei fosse
eterna.
-E’ la prigionia che la sta consumando
lentamente!!!!!
-Sì...immagino che sia così...
Goku fissò attentamente la divinità vicino a lui.
-Tu sai dove è nascosta, vero?
Il suo tono non lasciava spazio a dubbi, ne era
certo.
-Sì. Conosco il luogo dove è rinchiusa-ammise lei con un
sospiro.
-E allora dimmelo!!!!-esclamò lui balzando in
piedi.
-Non posso.
“Ma come?? Dopo tutto quello che mi ha detto?? Non posso
crederci...”
-Perché???????
-Perché al di là di tutto, è ancora l’Imperatore Celeste che
decide.
-Ma...e allora si può sapere perché sei qui???-chiese
rabbioso.
Lei ricambiò il suo sguardo, prima di lasciarsi sfuggire una
risata.
-Ma per disobbedire, è chiaro!
Goku rimase inebetito, mentre la divinità si chinava su di lui, con aria
cospiratrice.
-Ciò che sto per dirti non lo ripeterò più. L’aiuto che ti sto offrendo è
il massimo che mi è concesso dall’essere una divinità. Nonostante la mia
volontà, ci sono delle leggi a cui non posso trasgredire… ma mi rifiuto di
piegarmi di fronte alla cieca ostinazione.
Ora stammi bene a sentire…
…
Goku si sentì scuotere dolcemente. Aprì faticosamente gli occhi e si
ritrovò a fissare il volto sorridente di Hakkai.
-E’ ora di andare.
Con stupore, si accorse che era già mattino e che il sole era già alto
nel cielo.
-Ma…e la colazione???
-Tzè!Mi sembrava troppo bello per essere vero!! Eccolo lì che va cercando
ancora cibo!! E sì che io pensavo di potermi rimpinzare anche con la sua
parte!!!- disse Goijo, appena entrato, lanciandogli un
pacchetto.
-Tieni qua! Lo mangerai durante il viaggio…e adesso sbrigati!Il bonzo
corrotto ha già minacciato di lasciarci tutti qui, se non ci diamo una
mossa.
-Arrivooo!!!
Goku si lanciò di corsa dalle scale, e saltò in macchina giusto in tempo
per prendersi un pugno in testa da Sanzo.
-Ahia!!! E ora si può sapere che ho fatto??
-C’è che hai mugugnato tutta notte!!! Scimmia
fastidiosa!!!
-Davvero?Che strano…
-Cosa è strano?
-Sono molto confuso…mi sembra di aver sognato, ma non riesco a ricordare
cosa…
-Ma dai? Anche le scimmie sognano??-disse ghignando Goijo, tentando di
rubare qualche biscotto dalla colazione di Goku.
-Maledetto pervertito!!!! Vuoi finirla di fregarmi la
colazione??
-Allora, siamo tutti pronti?-chiese Hakkai, con un sorriso.
-Si può sapere che hai da sorridere tanto?
-Non c’è niente di meglio che essere tornati alla normalità, non trovi
anche tu, Sanzo?
-Tzk!
Non appena fuori dal villaggio, però, calò di nuovo il silenzio, mentre
Hakkai fermava la macchina di fronte a una
diramazione.
-Da che parte andiamo?
-Propongo di tirare a sorte- fu la trovata di
Goijo.
Goku stava già per replicare quando un profumo familiare lo costrinse a
voltarsi verso destra.
-Hakkai…
-Che c’è?
-Qui non fioriscono i ciliegi, vero?
-Ma che stupida scimmia…certo che no!!!!!Non lo vedi che a momenti
nevica????-s’intromise Goijo, ma si interruppe subito-...ma che
acc…
In quel momento, seguendo lo sguardo di Goku, vide una scia di piccoli
petali rosa trasportati dal vento.
-Non ci posso credere…-mormorò, seguendo il loro volo verso la strada che
voltava alla loro destra-…ma da dove arrivano?
Si chinò a raccoglierne qualcuno.
-Che strani petali…-sussurrò annusandoli-…e che buon
profumo…
Goku avertì una strana certezza farsi largo nel suo cuore…anche se non
sapeva spiegarsene il motivo.
-E’ quella.
-Cosa?
-La via da seguire.
-Ne sei sicuro,Goku?
-Sanzo, fidati di me.
L’uomo rimase immobile al suo posto, mentre gli altri, in silenzio,
attendevano.
-D’accordo.
Goijo tornò a sedersi vicino a Goku e Hakkai rimise in moto
l’auto.
-Hai sentito, Hakuryu?
-Kyyyyuuuuuu!
Mentre si rimettevano in marcia, Goku si accoccolò in un angolo, fissando
quegli strani petali che danzavano nell’aria, indicando loro la
via.
Alzò una mano e ne afferrò qualcuno.
Riconobbe il loro dolce profumo e capì come d’incanto da dove
provenivano.
Chiuse gli occhi e sorrise.
-Che hai da ridere, eh, scimmia?
-Mmh? Niente…solo…mi è tornato in mente il sogno di
stanotte.
-Sì?? E com’era?
-Non te lo dico.
-Dai…
-Nooo…
-E dai!
-Finitela voi due là dietro!!!!!
Per la prima volta da giorni, Goku sentì rinascere la speranza…sì,
l’avrebbero trovata in tempo…
Quei fiori avrebbero segnato la via per condurli da lei.
Ne era certo.
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Capitolo 10 *** Vorrei tanto rivederti ***
Capitolo 10
Vorrei
tanto rivederti
"Ammalandosi, in viaggio,
i
sogni vagano, sospesi
in una landa desolata"
Basho
Le vette candide di neve avevano lasciato spazio ad una landa desolata e
spoglia di vegetazione, ma il freddo non si era placato, anzi, sembrava voler
penetrare nella carne fino a ghiacciare l'anima degli sventurati che non
avessero trovato riparo.
Nessuno osava, infatti, inoltrarsi in quei territori nel periodo
invernale. Anche gli animali più temerari si erano scavati una tana per passare
il loro letargo lontano dall'eco furente del vento
gelido.
Coltri di nuvole grigiastre avevano stabilito fissa dimora tra la terra e
il cielo, impedendo ai raggi del Sole di farsi largo.
Gli occhi di un rapace ritardatario, in volo verso il suo nido sulle
montagne, furono attirati da una piccola macchia in movimento sotto di lui, ma
un'improvvisa quanto violenta raffica di vento lo costrinse a cambiare
direzione, così continuò il suo volo verso la meta, dimenticandosi di ciò che
aveva
visto.
Centinaia di metri più in basso un'auto solitaria continuava il suo
viaggio, imperterrita nel suo proseguire, nonostante il clima
implacabile.
I
quattro passeggeri a bordo erano in assoluto
silenzio.
Hakkai era concentratissimo ad evitare le buche e gli ostacoli del
terreno, in modo da non rendere ancora più scomodo il cammino, anche se fino a
quel momento nessuno si era lamentato per i continui scossoni di Hakuryu.
I
suoi pensieri erano tutt'altro che sereni: si stavano, infatti, avvicinando al
confine segnato sulla mappa in loro possesso, ancora qualche chilometro e tutto
ciò che avrebbero avuto per orientarsi sarebbero stati gli strani petali che,
straordinariamente controvento, continuavano a volteggiare nell'aria, indicando
loro la via.
Non aveva la minima idea di ciò che avrebbero trovato o di chi avrebbero
potuto incontrare di là della linea dell'orizzonte e questo pensiero era
tutt'altro che confortante.
Accanto a lui, con gli occhi viola chiusi per ripararli dall'aria fredda,
tentava di riposare Sanzo.
Teneva le braccia conserte, appoggiate al petto, con le mani infilate
nelle maniche, profondamente assorto....
Non riusciva a ragionare lucidamente riguardo tutta quella faccenda.
I
dubbi erano molteplici...a cosa stavano andando incontro? Per che cosa si erano
allontanati dal loro obiettivo primario? Che cosa li spingeva all'inseguimento
di un'illusione?
Erano tutti impazziti forse? Probabile.
Si erano lanciati in quell'impresa per che cosa? Per rischiare la vita in
chissà quale situazione assurda...
No, non ne valeva la pena...non per la ricerca insensata di una fragile
chimera del passato...un semplice ricordo.
Era già abbastanza che gli avessero affidato la missione di quel lungo
viaggio verso Ovest...cosa che tra l'altro aveva accettato unicamente per
recuperare il Sutra del Cielo Sacro appartenuto al suo
maestro...
Oltre a ciò era stato costretto dalla sorte a viaggiare su
quell'improbabile trabiccolo in compagnia di un'ancor più improbabile gruppetto
di sciagurati...
Aprì gli occhi e si accinse ad ordinare ad Hakkai di fare marcia
indietro....ma ancor prima di aver avuto la possibilità di dire qualcosa, i suoi
occhi si posarono sullo specchietto retrovisore.
Di colpo si dimenticò di tutti quei pensieri.
Maledicendo la strada che scorreva sotto di loro, tornò a chiudere gli
occhi, dandosi dello stupido, cosa che accadeva assai di
rado.
Goku, la stupida scimmia, il "primate" ingordo di cibo, il cui unico
obiettivo sembrava quello di creare dei problemi al mondo intero, se ne stava
seduto buono e tranquillo, con il viso rivolto al cielo che incombeva plumbeo su
di loro.
Nessuno poteva sapere a cosa stesse pensando, ma né il freddo né il vento
parevano scalfirlo minimamente.
Dal suo sguardo dorato sgorgava la fonte della
speranza.
L'ennesimo sobbalzo dell'auto sulla strada sterrata costrinse Goijo ad
aprire gli occhi, ormai definitivamente sveglio.
Dal grugnito che udì provenire dal sedile di fronte, intuì che anche il
bonzo era stato obbligato ad abbandonare il mondo dei sogni. Hakkai era, come
sempre, concentrato alla guida e, viste le condizioni disastrate delle strade
che percorrevano ormai da un paio di giorni, aveva già fatto miracoli...la
scimmia al suo fianco pareva in trance.
Si voltò e rivide in lontananza il valico tra le montagne che avevano
attraversato e agognò il letto caldo della locanda che avevano lasciato quattro
giorni prima.
La sua sopportazione stava giungendo al limite.
Cosa diavolo ci facevano lì? Sanzo sembrava aver accettato di buon grado
l'illuminazione improvvisa della scimmia... Hakkai...beh...figurarsi se Hakkai
poteva mai ribellarsi, piuttosto si sarebbe cucito le
labbra.
Così lui era costretto a continuare per quella via...intendiamoci, se si
trattava di salvare una bella donna, era il primo a farsi avanti...ma la
situazione non gli sembrava poi così semplice...
Non riusciva a trovare un buon motivo per continuare
quell'avventura.
Trovarono una roccia sotto cui accamparsi, un minimo rifugio per
proteggersi dal vento impetuoso della notte.
In un silenzio irreale riuscirono ad accendere un fuoco, giusto per
scaldarsi le ossa.
-Qualcuno di voi riesce a spiegarmi che diavolo ci facciamo
qui??
La voce di Goijo, quando ruppe il silenzio, non aveva il solito taglio
sarcastico.
Le fiamme ebbero un guizzo improvviso.
Hakkai, intento ad accarezzare Hakuryu, bloccò la mano a mezz'aria,
rimanendo immobile: si avvicinava aria di tempesta.
Era da un paio di giorni che aveva notato l'umore dell'amico farsi sempre
più cupo, aveva previsto quello sfogo, sperava solo che la tensione non giocasse
loro brutti scherzi.
Non era il momento di perdere il controllo.
Sanzo posò lo sguardo penetrante sul mezzo demone che aveva di fronte. Il
riverbero delle fiamme accentuava i riflessi rosso sangue tra i capelli di
Goijo.
Si fissarono in silenzio per qualche
istante.
-Conosci benissimo il motivo per cui siamo
qui.
L'eco dell'amara risata di Goijo si perse
nell'oscurità.
Le spalle di Goku, rimasto in silenzio fino a quel momento, sussultarono,
sebbene il suo viso rimanesse avvolto nella
penombra.
-NO CHE NON LO SO!!!!!!-gridò Goijo
irosamente.
-Goijo...-tentò di intromettersi Hakkai, ma l'amico non sembrò nemmeno
udirlo.
-SPIEGAMELO TU, BONZO MALEDETTO!!!!! PERCHÈ DIAVOLO SIAMO FINITI IN
QUEST'INFERNO????!!!! SENZA UNA MAPPA, SENZA UNA META, SENZA QUASI PIÙ CIBO,
MEZZI ASSIDERATI!!!!!!!
Hakkai rimase impietrito di fronte a tanta rabbia, sperò solo che non si
spingesse oltre, nessuno poteva prevedere le reazioni di Goku, che nel frattempo
si era come immobilizzato in ascolto.
-Vedi di darti una calmata.
-UNA CALMATA?????? MA PER CHI MI HAI PRESO????IO NON SONO LA SCIMMIA CHE TI PORTI
APPRESSO COME UN CAGNOLINO!!!!PER CHI STO RISCHIANDO LA MIA PELLE?????
-Dobbiamo salvare Yume.
La voce di Goku fu quasi irriconoscibile.
Per un attimo anche Goijo, in piedi, furente come non mai, si bloccò e
smorzò il tono di voce.
-...Yume, Yume...ma chi è questa?...e chi l'ha deciso che dobbiamo
salvarla??!!!Tu, forse, stupida scimmia
maledetta????
-Dobbiamo salvare Yume.
-MA MI SENTI????EHI SCIMMIA, DICO A TE!!!! SEI SORDO FORSE??????NON ME NE
IMPORTA NULLA DI QUESTA YUME!!!!!PER ME NON SIGNIFICA NIENTE!!!!!!MI HAI
SENTITO??NIE..
In quell'attimo le fiamme illuminarono il viso di Goku. Anche se solo per
pochi secondi, Goijo poté vedere i denti affilati e gli occhi feroci che avevano
perso ogni tratto umano.
Sorpreso, indietreggiò di qualche passo e la voce gli morì in gola.
In quel momento aveva avuto paura... aveva visto la sua morte negli occhi
dell'amico.
Le fiamme illuminarono ancora l'angolo in cui era seduto il piccolo
demone, ma il suo viso era tornato quello di sempre, seppur
adirato.
-Beh,...voi fate quello che volete, ma io me ne vado!!!-esclamò
voltandosi.
Proprio in quel momento, però, intravide un guizzo alla sua destra e
l'istinto lo portò a scansarsi.
Mentre veniva buttato a terra, avvertì una fitta lancinante al petto.
-GOIJO!!!!
-Ma che diav...!!!
-Maledizione!
Presi com’erano nella discussione, non si erano resi conto che un paio di
creature, a metà tra demoni e bestie, si erano avvicinati a loro, attirati dal
bagliore del fuoco.
Una volta che l'effetto sorpresa era però svanito, ci volle poco a Goku
per eliminarli.
-Mi hanno..fregato...come...un pivello....-ansimò Goijo ancora a
terra.
La mano con cui si teneva il petto era lorda di
sangue.
-Goijo!!!Hakkai, presto!!
Hakkai tentò di guarire la ferita con la sua energia spirituale, ma
quella, una volta richiusa, tornava ad aprirsi nuovamente, tra le sofferenze di
Goijo.
-Maledizione...deve essere avvelenata...
Lo portarono vicino al fuoco e lo medicarono, mentre Goijo si sentiva
sempre più debole.
-Acc...lo sapevo io...che sarebbe finita male, questa cosa...-sussurrò,
senza però più rancore nella voce.
Lo sfogo era passato...
Nonostante questo Goku evitava il suo sguardo, volgendogli le spalle, e
non rispondeva alle sue provocazioni.
Lo sguardo del ragazzo si velò di tristezza.
-Mi sa..che ho combinato un bel guaio....
-Dagli un po' di tempo...
-Dici che...basterà?
-Dormi adesso, devi riposarti...
-Sì, certo...tu hai...sempre
ragione...Hakkai.
Goijo si sentì scivolare nel sonno, e cadde, cadde sempre più a fondo
nell'oscurità.
Quando si svegliò, fu costretto a portare una mano a coprirsi gli
occhi.
-Acc...che luce...
La stanza in cui si trovava era completamente inondata dalla luce del
sole, che si rifrangeva su alcuni specchietti colorati, creando sul soffitto un
gioco d’arcobaleni.
"Un momento...soffitto??!!!E da quando una grotta ha un soffitto come
questo??"
Immediatamente sveglio, tentò di mettersi a sedere, ma fu costretto a
fermarsi per due motivi:
il primo fu una fitta lancinante al petto all'altezza della ferita...e la
seconda fu un "peso", qualcosa o qualcuno, che gli si buttò addosso,
immobilizzandolo immediatamente.
-Ahi!!!!Che dolore!!!! Ma si può sapere che cosa sta
succedendo??!!-esclamò.
Aprendo gli occhi si trovò a pochi centimetri da un altro paio d’occhi,
grandi e dorati.
Portandosi una mano alla testa, si rassegnò a tornare
sdraiato.
-Mmh...sei tu, Goku...e chi altrimenti?!
-Il fatto è che il piccolo Ten mi ha detto che non devi assolutamente
muoverti da qui...
-Sì, sì...il piccolo chi??
-...anche Konzen mi ha detto che potevo stare qui, ma non posso girare
nelle altre zone del palazzo....
-...Konzen? Palazzo?
-...e poi, adesso che Nataku non mi parla più, non ho
neanche...
Goku continuava a parlare e parlare, mentre il mal di testa di Goijo
aumentava a dismisura.
-Ma si può sapere di che stai par...
Costretto dall'esasperazione, alzò leggermente la testa e rimase
paralizzato dallo stupore.
Il Goku che aveva di fronte era sì...beh, certo, era Goku, non vi erano
dubbi, però...
Però.
Rimase senza fiato ad osservare i capelli castani, straordinariamente
lunghi, l'aspetto mingherlino...e quelle catene ai polsi e alle
caviglie.
Gli posò una mano sulla testa per misurargli l'altezza...eh sì, era di
una buona tacca più basso...
Con il movimento del braccio si accorse che qualcosa gli era scivolato
via di dosso.
Raccolse l'oggetto:un piccolo aeroplanino di
carta.
-E questo?Da dove arriva?
-L'ho fatto io!Vedi? Ci ho scritto sopra i miei auguri di guarigione! Mi
ha spiegato il piccolo Ten come fare!!- e sorrise.
Goijo spostò varie volte lo sguardo dall'aeroplanino, sul quale
s’intravedeva la scrittura di un bambino, al volto felice del bambino che gli
stava di fronte.
Goku.
Quello era Goku.
-Forse sono morto.
-Eh?? No, non sei morto!!! Ti hanno portato qui subito dopo la
battaglia!Il piccolo Ten si è preso cura di te! Ha cacciato via tutti quei
medici che ti stavano attorno e ti ha fasciato la ferita. Dopo che ti sei
addormentato mi ha lasciato qui a farti da guardia, mentre andava a fare non so
che insieme a Konzen. In ogni caso non ti devi preoccupare!! Presto arriverà
mamma Yume!!Lei saprà sicuramente come fare a guarirti quella brutta
ferita...oh, guarda!!!Una farfalla!!!E' entrata una
farfalla!!!!
Così dicendo, il bimbo si allontanò saltellando dal letto, rincorrendo
una piccola farfalla gialla, entrata svolazzando dalla
finestra.
Goijo rimase sbalordito a fissare quella specie di creatura angelica che
saltellava qua e là, cercando di mettere a fuoco le parole che aveva appena
udito.
"Piccolo Ten...Konzen...mamma Yume..."
-...mamma Yume...-sussurrò.
Mamma.
"L'ha chiamata mamma".
Lo sguardo gli cadde su un mazzolino di fiori posati ai piedi del
letto.
-E quei fiori?
-Fiori? Oh, sì!Quelli li ho colti io sai? Ma non sono per te!No, no!!
Quelli sono per mamma Yume!
"Raccogliere i fiori per la propria madre...sì...anche io l'ho
fatto...però..."
-Senti, ma non è che il piccolo Ten...
-Piccolo Ten!!!!!!Ciao piccolo Ten!!!Hai visto che bravo??Non l'ho fatto
mai alzare!!!
-Sì, certo, sei stato molto bravo, Goku!
"Piccolo Ten???"
Goijo rimase esterrefatto a guardare il piccolo Ten che accarezzava
sorridendo la testolina di Goku.
-E sentiamo, il nostro infermo, come sta?
"Quegli occhi verdi...non possono essere che quelli di Hakkai...ma quei
capelli? Quel camice?"
-Sono morto vero? Però non riesco a capire se questo è il Paradiso o
l'Inferno...
-Mmh..vediamo: no, tu non sei morto e...no, non sei né nell'uno né
nell'altro posto che hai citato. Questo è il Mondo
Celeste.
-Secondo me ha anche battuto la testa, viste le idiozie che va
blaterando.
A
quella voce Goijo si apprestò a rispondere a tono...almeno il bonzo non era
cambiato!
Ma quello che stava sulla porta non era
Sanzo.
A
Goijo morirono le parole sul nascere.
Il broncio era meno accentuato, gli occhi erano diversi...azzurri..e quei
lunghi capelli biondi...
"Un momento...lunghi capelli biondi??!!"
Non seppe trattenersi e scoppiò a ridere e ridere...non la finiva più di
ridere. Gli vennero anche le lacrime agli occhi.
-Uh, uh vedo che qui vi state divertendo...
Una voce di donna.
Una splendida voce di donna.
Le risate s’interruppero all'istante, mentre gli occhi di Goijo si
posavano sulla più meravigliosa creatura che avesse mai
visto.
I
lunghi capelli d'argento mossi dalla brezza, gli occhi splendenti...la guardò
avvicinarsi al letto e sedervisi sul bordo.
-MAMMA YUME!!!!!!!
Con un balzo il piccolo Goku si tuffò tra le sue braccia, mentre quelle
si stringevano attorno al suo corpicino.
-Guarda, guarda!!!-disse poi allungando un braccio a prendere i fiori ai
piedi del letto. Ormai avevano perso tutta la loro lucentezza, ma Goku li porse
nonostante tutto alla donna.
Goijo ebbe un sussulto. Rivisse una scena della sua infanzia, una scena
di anni, secoli prima...
Ma ancora prima di riuscire a dire una parola, la mano di Yume aveva già
preso i fiori dalle mani del piccolo.
Li guardò e li annusò...come se fossero i più bei fiori del
mondo.
E
poi...poi sorrise. Sorrise e si chinò a scompigliare i capelli di
Goku...
Lo fece...lo fece come fa qualsiasi madre.
Una madre con il proprio figlio.
Poi si voltò verso di lui e lo guardò, fisso negli
occhi.
-Allora, Kenren, mi hanno detto che questa volta hai rischiato un po'
troppo, o sbaglio?
"Kenren? Io sarei Kenren?"
-Sai che ho fatto la guardia io al fratellino
Ken?
-Allora hai fatto il bravo oggi!
-Tsk! Il bravo...parola grossa per quella
scimmia...
Yume si alzò e andò a pararsi di fronte a Konzen, con le mani sui
fianchi.
-Non chiamarlo scimmia!
-E perchè no? E' la verità!
"Non ci credo..."
-Prendi.
-Cos??
Goijo riuscì a prendere al volo una boccetta che Yume gli aveva
lanciato.
-Una medicina?-chiese Konzen.
-No...è sake....-mormorò Goijo, dopo aver tolto il tappo e averlo
annusato.
-Ma guarda un po’? Cosa mi tocca vedere! Sake!!!! Sarà meglio che vada,
prima di vederne di peggio!!
-Vengo anch'io!Vengo anch'io!!!
-No, stai qui!Ho da lavorare io!!
-Ma sentitelo...neanche fosse lui a tenere in piedi il Mondo Celeste con
le sue scartoffie...
Konzen fece finta di non sentire il commento di Yume e fece per uscire
dalla stanza.
-E vedi di rimetterti tu! Altrimenti chi la sente più la
scimmia!
-Certo, come no?!-rispose Goijo sarcastico...quella gli era venuta
spontanea.
-Va bene, allora vado anche io...Goku, vieni anche
tu?
-Dove vai?-chiese Goku, che sembrò soppesare la
proposta.
-In giardino a leggere.
-In giardino? Sì!!!! Che bello!!!!Mamma
Yume?
-Vai pure, poi ti raggiungo!
-Kenren..-disse il piccolo Ten con un cenno del capo a mo' di
saluto.
-Ciao ciao fratellino Ken!!!!
Goijo rimase da solo nella stanza con Yume, e improvvisamente fu
intimorito da quella situazione.
Vedendo però che lei non gli prestava attenzione, si tranquillizzò, e
improvvisamente si sentì afferrato dalla
sonnolenza.
Si accorse di essersi addormentato solo quando riaprì gli occhi. Dalla
finestra aperta entrava ora la luce arancio del tramonto.
Per un attimo vide la propria immagine riflessa in uno degli specchietti
appesi sopra di lui e registrò
vagamente che i suoi capelli erano corti e neri.
Nel torpore in cui si trovava si accorse che Yume era in piedi di fianco
a lui e gli stava medicando la ferita.
Le bende sporche di sangue e il dolore che avvertiva gli fecero intuire
che doveva essere ancora grave.
"Forse ho anche la febbre...magari sto morendo..."pensava intanto senza
lucidità.
Non riusciva più a capire nulla, chi era lui, dove si
trovava?
Yume.
Non riusciva a staccare gli occhi da lei.
Improvvisamente vide che posava una mano sulla sua ferita, all'altezza
del cuore.
Percepì un grande calore, mentre gli occhi della donna si chiudevano per
una maggior concentrazione.
Quando riaprì gli occhi, qualche attimo dopo, il dolore era svanito.
Aspirò a pieni polmoni il dolce profumo di fiori che entrava dalla
finestra vicino al letto.
"Fiori di ciliegio..."
Si voltò verso Yume che lo stava guardando.
-Tu mi hai salvato.
Lei rise sommessamente e la sua voce cristallina si perse nella brezza
della sera.
-Io...-tentò di dire lui, ma gli mancò la
voce.
-Ssh...è l'ora del riposo, questa -disse dolcemente
lei.
"Vorrei dirti tante cose" pensò lui guardandola avviarsi verso la
porta.
-Ci sarà tempo per questo...quando ci
rivedremo.
Solo in quel momento Goijo si rese conto di non aver espresso quel
pensiero ad alta voce, ma stanco com'era non riuscì nemmeno a
sbalordirsi.
Rimase a fissarla, così, semplicemente.
Dopo un ultimo sguardo,lei se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle e
portandosi via la sua aura di splendore .
Rimase solo a fissare il soffitto.
L'ennesima folata di vento portò sul lenzuolo qualche petalo rosa, ma gli
occhi di Goijo stavano già chiudendosi.
-...vorrei tanto rivederti...-mormorò, prima di scivolare nel
sonno.
Si svegliò nel cuore della notte, avvolto in una coltre di coperte,
accanto al fuoco acceso.
Non fu per nulla sorpreso di vedere i suoi tre compagni addormentati
vicino a lui...e nemmeno dei capelli di Sanzo, tornati alla normalità, come
tutto il resto.
Si lasciò sfuggire una risata sommessa, già pronto a contorcersi dal
dolore per la ferita, ma non successe nulla.
Si toccò il petto con una mano, ma non avvertì nessun
male.
"E' impossibile...è..è stato solo un
sogno..."
Mentre uno strano presentimento si faceva largo in lui, si alzò a sedere
e iniziò a strapparsi le bende.
Attirato da quei movimenti, Hakkai si
svegliò.
-Goijo! No!Che stai facendo?!-esclamò allarmato, tentando di
fermarlo.
Ma entrambi si bloccarono di colpo,
scioccati.
-Che sta succedendo??-biascicò Goku, stropicciandosi gli occhi impastati
dal sonno.
Sul petto di Goijo, dove fino a ventiquattrore prima c'era uno squarcio
sanguinante, non solo non c'era più nessuna ferita, ma nemmeno una lieve
cicatrice.
Un silenzio irreale li avvolse.
Era ora di riprendere il viaggio.
Goijo stava lentamente riavvolgendo le coperte tra le quali aveva dormito
durante la notte appena trascorsa.
La sua mente non riusciva a registrare nulla di ciò che stava
facendo.
-Ehi Goijo...-lo richiamò Hakkai.
-Che c'è?
-Ti è caduto questo.
Goijo lasciò cadere le coperte che aveva piegato con tanta cura.
Lentamente avvicinò la mano a quella di Hakkai, e con il gesto più
delicato che poté, prese l'oggetto che gli stava
porgendo.
Sentiva su di sé gli sguardi degli altri...ma come poteva
spiegare?
Spinto da uno strano presentimento, si voltò a incontrare gli occhi di
Goku.
Era scioccato quanto lui.
Entrambi tornarono a guardare le mani di
Goijo.
L'aeroplanino di carta stava immobile sul palmo
aperto
Sopra di esso, si intravedeva la scrittura infantile di un
bimbo.
"GUARISCI PRESTO"
Goijo saltò in macchina e vide che tutti lo guardavano in
attesa.
-Beh?? Che stiamo aspettando?? Vogliamo star qui tutta la
giornata??
Hakkai mise in moto l'auto, con una risata.
-Di' un po', bonzo...non è che hai intenzione di farti crescere i
capelli?
-Di' un po'...vuoi tornare moribondo?
-Senti Goijo...-era la prima volta che Goku gli rivolgeva la parola, dopo
il litigio.
-Che vuoi?
-Com'è che hai cambiato idea?
-Ehi, c'è una fanciulla da salvare o
sbaglio?
-Ma l'altra sera hai detto...
-L'altra sera non ero io.
-E adesso?
Goijo si mise a ridere.
-E poi devo scambiare due chiacchiere con una certa
persona...
-Con chi?
-Ma con Yume, no? E'ovvio, testa di rapa!!
-E cosa le devi dire?- chiese Goku, spalancando gli occhi per la
curiosità.
Goijo lo guardò attentamente.
Goku.
Sì, era proprio lo stesso Goku.
Posò lo sguardo sull'aeroplanino di carta, rigirandolo tra le
mani.
-Grazie. Semplicemente grazie.
|
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Capitolo 11 *** Prima che sia troppo tardi ***
Capitolo 11
"...Alcune leggende
volevano che i più fortunati avessero udito in passato la sua voce cantare nel
vento, o che addirittura l'avessero vista a cavallo di strane creature alate
librarsi nel cielo notturno. Si diceva che i suoi occhi fossero stelle e che i
capelli che le ricadevano sulla schiena fossero fili intrecciati ai raggi della
Luna...".
(Quella luce che
rischiara la mia anima, capitolo 2)
Prima che sia troppo
tardi
"ad una ad
una
si affacciano nel
freddo
le
stelle"
Tan
Taigi
La pioggia battente e l'ululato del
vento sembravano giungere da molto lontano, lì, in quella grotta scavata tra le
rocce. L'unica luce era data da un misero fuocherello acceso, proprio al centro
dell'angusto e umido spazio tra le pareti.
Tre figure imponenti, nascoste da
lunghi mantelli spessi e scuri, sedevano intorno alle fiamme guizzanti, mentre
le ombre venivano proiettate alle loro spalle, deformate e
ingigantite.
-Il tempo a nostra disposizione sta
scadendo. Non possiamo permetterci alcun indugio - esordì uno dei tre, con una
voce bassa e soffocata.
-Ravil ha ragione. Non ci siamo mai
curati di nessuno che fosse tanto stupido da entrare in queste terre. Perchè
dovremmo farlo ora?- continuò una seconda voce sicuramente femminile, dal tono
irritato, metallico e sibilante. Il suo atteggiamento tradiva una certa
impazienza.
Il silenzio che seguì fu riempito
unicamente dal profondo respiro della terza figura, perfettamente immobile, con
la testa china e le braccia conserte.
Questa infine aprì gli occhi, due
fessure che nulla avevano di umano o di demoniaco.
Nulla che si fosse mai
visto.
Occhi gialli e lucenti nell'oscurità
del cappuccio.
Occhi felini, da
predatore.
-E'
l'odore.
La sua voce assomigliava ad un ringhio
sommesso e la pausa che seguì si colmò di un significato
particolare.
-Il "suo"odore.
Il tono con cui venne accentuata
quella parola, "suo", trasmise una strana eccitazione agli altri
due.
-Il suo odore...- mormorò ansiosamente
la donna con la voce metallica.
-Kahl...ne sei
sicuro?
L'aria si caricò di tensione. Il
calore e la luce del fuoco si fecero più intensi, rendendo più visibile il viso
di Kahl: il contorno e i tratti erano sicuramente umani, ma la pelle era
ricoperta da pelo bianco, a parte alcune striature nere che tagliavano
trasversalmente le guance.
-Sì.
Un monosillabo.
Una speranza per tutti
loro.
-Quasi svanito, ma è lì, che aleggia
su uno di loro, impregnato nei suoi abiti, nei suoi capelli, sulla sua pelle. E'
stato un attimo, il tempo di un respiro. Tutto ciò che ho cercato disperatamente
in tutti questi anni: una traccia, una insignificante, flebile, straziante
traccia.
La sua voce si caricò di emozione
mentre si alzava di scatto, fronteggiando gli altri due o chissà, forse solo i
fantasmi del passato. La sua mano emerse da sotto il mantello: cinque dita,
ricoperte dalla stessa pelliccia bianca del volto, che si strinsero in un pugno
serrato.
-E invece nulla. Nulla, nulla, nulla
per cinquecento anni di ricerche! Ho fiutato e fiutato, in cerca di quell'unica
inconfondibile fragranza.
-Vuoi dire che...? Stai forse dicendo
che lei...?- Ravil si sporse in avanti.
-No,no... lei non si trova "qui" -
Kahl fu perentorio, agitando la mano nell'aria, come a scacciare una mosca
fastidiosa -...non facciamoci inutili illusioni. Ormai abbiamo capito dove si
trova. Lei non è "qui" e in nessuno dei posti in cui abbiamo cercato...Ma se
addosso a uno di loro c'è il "suo" odore, allora io devo scoprire
perchè.
-Qual è la prossima mossa, dunque?
-Li condurremo qui. Tutti e quattro -
rispose Kahl.
-E se non ci dovessero essere
utili...?
-...li lasceremo andare Seitha.
Inutile sporcarsi le mani.
-Questa terra non ha pietà per
nessuno: non ne usciranno vivi in ogni caso.
Le tre figure si fissarono l'un
l'altro per qualche secondo con la consapevolezza che il loro destino stava
giungendo a una svolta.
La pioggia battente e l'ululato del
vento continuavano a giungere come da molto lontano, lì, nella grotta.
L'unica luce era data dal misero
fuocherello acceso.
Le ombre sulle pareti erano
scomparse.
***
In un'altra grotta, non molto lontano
da lì...
-Quando terminerà questa dannata
pioggia? E ho anche finito le
sigarette...dannazione!
Goijo strisciò verso l'uscita di quel
rifugio, trovato tempestivamente poco prima del diluvio, che continuava ormai da
ore.
-Sanzo...
-No.
-Ma sei o non sei un bonzo??
Accidenti!!Un po' di pietà!!
Il ragazzo si appoggiò alla parete
rocciosa, fissando il cielo con aria truce.
-Aah..beh, non credo che da queste
parti riuscirò a trovare un negozio che le venda,
vero?
-Ehm, temo proprio di no...-rispose
Hakkai, intento a mantenere vivo il fuoco.
-Beh, prima o poi dovevo decidermi a
smettere...- biascicò tristemente Goijo, lasciandosi scivolare di nuovo a terra,
tentando di impietosire Sanzo per l'ennesima volta.
Ma quello non lo degnò di uno
sguardo.
-Che crudeltà!!!...mmh?- d'improvviso
il ragazzo voltò il viso verso l'esterno, attratto da un lieve movimento tra gli
arbusti.
-Che c'è?
-No...niente, solo mi era
sembrato...bah! Sarà l'astinenza che comincia a farmi brutti
scherzi!!!
-Sarà...-commentò preoccupato Hakkai-...però ci conviene
stare all'erta. Non possiamo permetterci distrazioni. L'ultima volta abbiamo
rischiato grosso - concluse con uno sguardo
eloquente.
"Già", pensò Goijo, tornando a fissare
il cielo. "Ho rischiato di rimetterci la pelle e tutto il resto...e invece sono
ancora qui, tutto intero".
Si passò distrattamente una mano sul
petto, dove avrebbe dovuto esserci una cicatrice, se non uno squarcio
sanguinante.
"Non riesco a capire...non so come sia
potuto accadere.. E' stato tutto un sogno, un'allucinazione forse? Non lo so...e
non credo che lo saprò mai...ma quella sensazione di calore, quella voce, quelle
mani sul mio petto...io le ho avvertite come avverto ora il rumore della pioggia
e l'odore del terreno bagnato. Yume,...lei"
-...ha detto "... quando ci
rivedremo".
-Come? -Hakkai venne a sedersi accanto
all'amico.
-Yume -continuò Goijo, attirando su di
sè anche l'attenzione degli altri due.
-Nel sogno o nella visione, o in
beh...in quell'accidenti che era, quando ho pensato che avrei voluto
ringraziarla per avermi salvato, lei mi ha detto: "quando ci rivedremo". Mi ha
letto nel pensiero, e già questo è sorprendente...ma c'è dell'altro...è come se,
insomma, ho avuto la netta impressione che stesse parlando a me, me Goijo, e non
a Kenren, nonostante io avessi il suo aspetto. Non chiedetemi perchè, ma so che
è così. I suoi occhi erano...ah, non so come
spiegarvi...parevano..
-Parevano trafiggerti l'anima...i suoi
occhi chiari e splendenti:la luce di stelle racchiusa in due gemme di
cristallo... -concluse per lui Goku, seduto vicino al fuoco, con le ginocchia
strette a sè e lo sguardo fisso alle fiamme.
Improvvisamente rialzò la testa,
sorpreso dal silenzio che si era creato attorno alle sue parole. Sembrò molto
imbarazzato, quando tentò di giustificarsi.
-Ehm...ecco, è stato Konzen a dirlo
una volta...non so perchè, ma da allora, quando ripenso agli occhi di Yume, mi
tornano alla mente queste parole...
-Ah, ecco...mi sembrava un concetto
troppo poetico per una scimmia...
Lo sguardo di Goku, però, era tornato
a perdersi tra le fiamme.
-Sembra impossibile...-mormorò
Hakkai.
-Già...ma non più del fatto che dopo
un sogno del genere Goijo si sia risvegliato sano come un pesce - commentò Sanzo
con voce profonda, appoggiato alla parete dietro di
lui.
-Che cosa sta succedendo? - sussurrò
Hakkai, rivolto più a se stesso che agli altri, con lo sguardo perso nel
vuoto.
-I petali che ci guidavano si sono
fermati qui e sono caduti a terra, prima di svanire. Che significa questo?
-Beh...io sono l'ultima persona che
può dare una spiegazione a tutto ciò. Quello che so per certo è che in qualche
modo, da qualche parte, lei è là ad aspettare. Inconsapevole di quello che le
accade, forse padrona di sè solo di qualche attimo di lucidità...incapace di
decidere del suo futuro. Se è qui che i petali ci hanno portato, significa che è
qui che dobbiamo rimanere, per ora...aspettando che accada qualcosa - disse
Goku.
-Già -replicò Sanzo, con un tono che
non ammetteva repliche. Voleva chiudere quel discorso, temendo che la pioggia,
la frustrazione di ognuno di loro, potessero causare altre liti inutili.
-Il suo destino è una moneta gettata
in aria, le cui due facce sono morte e salvezza- continuò Goijo, con il viso
semicoperto dai lunghi capelli rossi, nascondendo a tutti i suoi occhi colmi di
tristezza - Quale delle due uscirà? Chi può dirlo? Ma lei esiste, ora lo so, è
là ed aspetta, me o Kenren, noi o loro...che importanza ha ormai? Non sono un
dio, non so nulla del passato e non so prevedere il futuro...riesco a malapena a
sopravvivere nel presente! Però una cosa la so: io non deludo mai una bella
donna che mi da un appuntamento. Lei ha detto " ci rivedremo", e io non
mancherò, fosse anche l'ultima cosa che faccio. Dove, quando...bah, dettagli!
... l'importante è che al momento giusto, qualunque cosa debba accadere, io ci
sarò.
Non ci fu bisogno di dire altro.
Ognuno di loro sapeva, in cuor suo,
che avrebbe fatto di tutto per non mancare a quell'appuntamento.
Altre parole, quelle che Goijo non
aveva avuto il coraggio di dire ad alta voce, aleggiavano nell'aria, come un'eco
dei loro pensieri inespressi: "prima che sia troppo
tardi".
Improvvisamente,senza alcun motivo
apparente, Sanzo, Goku, Goijo e Hakkai chiusero gli occhi, scivolando in un
sonno profondo, senza sogni.
***
Due occhi gialli e feroci, simili a
quelli di una tigre, fissavano l'entrata della grotta, nascosti tra gli
arbusti.
-Ora capisco che vuoi dire, Kahl-
disse Ravil, in piedi, pochi passi dietro di lui. Da sotto il mantello scuro si
intravedeva unicamente il braccio destro, ricoperto da scaglie lucenti, verdi e
gialle. Le dita della mano erano quattro,e le unghie erano lunghe e ricurve come
artigli. Sulla schiena, sotto il manto nero, pareva ci fossero delle
protuberanze, dalla forma si sarebbe detto
fossero ali ripiegate.
-Io non ho il fiuto come il tuo, non è
dell'odore che parlo. Ma l'aspetto del ragazzino ha qualcosa di
familiare...
-I tuoi occhi sono di certo migliori
dei miei.
-Sì, forse di giorno...ma di notte
nessuno è in grado di vedere meglio di te Kahl...Nessuno ti ha mai battuto in
una caccia notturna.
Kahl si allontanò lentamente dal
compagno, e la sua voce s'incupì.
-Nessuno, tranne
"lei".
Ravil fissò la schiena dell'amico che
si allontanava.
-Già...tranne "lei"..- rispose.
-Io torno alla base. Pensateci voi a
portarli là - ordinò, cominciando a correre, incurante della
pioggia.
-D'accordo - rispose Ravil,
accingendosi a raggiungere Seitha, che si era già introdotta nella grotta, senza
che gli occupanti se fossero accorti di nulla -..e,
Kahl?
-Che c'è? - chiese quello, ormai
lontano.
Ravil non sentì la sua voce, ma sapeva
che l'amico poteva udire la sua risposta.
-Troveremo il modo di salvarla. Prima
che sia troppo tardi, noi la salveremo.
Poi, senza rimandare oltre, Ravil uscì
dal suo nascondiglio.
Quando giunse in prossimità
dell'entrata, si udì un fruscio di stoffa nell'aria, e Seitha comparve dal nulla
al suo fianco. La sua figura era più bassa e più esile di quella di Ravil, ed
era totalmente ricoperta dal mantello nero. La sua voce giunse sibilante alle
orecchie del compagno.
-E' stato facile. Sono crollati in un
sonno profondo senza accorgersi di nulla.
In effetti tutti e quattro gli
occupanti della grotta erano completamente incoscienti di ciò che accadeva loro
intorno, grazie alle capacità ipnotiche della voce di
Seitha.
Ravil notò un movimento vicino a uno
di loro: un piccolo draghetto bianco sbucò tra le braccia dell'uomo disteso a
terra.
-Kyuuu..
Ravil allungò il braccio e lo
accarezzò. Subito dopo questo si andò a posare sulla spalla possente della
figura ammantata.
-Questi quattro hanno qualcosa di
strano - disse Seitha.
-Sì. Tu cos’ hai notato? Kahl il "suo"
odore, io l'aspetto familiare del ragazzino...tu, tu che vivi e senti in maniera
diversa da noi, cos’ hai notato in loro?
-L'aura che li circonda. In apparenza
umani e demoni, certo, ma la loro storia..oh, sì,...la storia che ognuno di loro
porta scritta sull'anima...quella è tutta un'altra cosa. Senza contare quel filo
rosso che li unisce...-la voce di Seitha, sempre così piatta, tradì una nota di
emozione -...questi quattro...oh, davvero non li riconosci, Ravil? Davvero non
sai chi sono?
Ravil fissò a lungo la creatura di
fianco a lui, sapendo benissimo che sotto il mantello, alla luce del giorno, non
si sarebbe scorto altro che il nulla. Solo al buio della notte il corpo di
Seitha diventava più visibile.
Ciò che lei disse e il modo in cui lo
disse, però, fecero rinascere la speranza nel suo cuore inaridito dal
tempo.
Senza più una parola, ognuno di loro
prese con sè due delle persone addormentate.
Con quel peso sulla schiena, mentre
udiva il vento ululare negli anfratti rocciosi e la pioggia sferzare il suo
corpo, Ravil si rese conto che anche lui, come Kahl, aveva bisogno più di ogni
altra cosa di aggrapparsi alle sue stesse parole: "Prima che sia troppo tardi,
noi la salveremo".
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Capitolo 12 *** Insieme a lei ***
Capitolo
13
Insieme
a lei
Plic
Plic
Plic
Goku aprì gli occhi,
appesantiti dal sonno innaturale che si era impadronito di
lui.
Plic
Plic
Cos'era quel rumore
insistente?
Plic
Plic
Gocce d'acqua che cadevano
regolari dal soffitto, formando una scia fredda che era giunta fino a bagnargli
il viso. Cercò di muovere le membra intorpidite e toccò qualcosa di fianco a
lui. Udì un mugugno e un fruscìo di vesti, mentre qualcuno si avvicinava a lui e
lo scuoteva, stringendogli la spalla. Il mugugno divenne via via sempre più
chiaro e articolato.
-...o..u...oku...Goku...Goku!
Qualcuno lo stava
chiamando, ma chi...quella
voce...certo...Hakkai...
Lentamente si voltò,
mettendosi a sedere. L'amico era di fianco a lui...sì...e c'erano anche Sanzo e
Goijo...ma...c'era anche qualcun
altro, chi? Non riusciva a vedere nessuno, sebbene la grotta in cui si trovavano
fosse illuminata da una torcia.
-Ragazzi, non so voi, ma io
ne ho abbastanza di addormentarmi e di risvegliarmi chissà dove...-biscicò
Goijo, ancora visibilmente assonnato, sebbene cercasse di scrollarsi di dosso
quello strano intorpidimento.
-Goku, che hai?- chiese
Hakkai, che nel frattempo non aveva perso di vista nemmeno per un attimo il
ragazzino, stranamente silenzioso e
circospetto.
-Sshh...sto
cercando...
-Stai cercando
cosa?
-Non 'cosa',
'chi'.
-Ma..non vedi che ci siamo
solo noi, faccia da scimmia?
Goku non raccolse la
provocazione, poichè, proprio in quel momento gli parve di vedere l'aria farsi
più densa in un punto alla sua destra. Si stropicciò gli occhi, ma l'impressione
scomparve. Si dipinse la delusione sul suo volto…quando udì una risata
sommessa.
-..fuochino...
Improvvisamente si misero
tutti sull'attenti. Goijo sentì un rivolo di sudore corrergli lungo la schiena.
Non aveva mai udito una voce del genere. Metallica. Non umana di
certo.
-Cosa diavolo era?
-sussurrò -mi ha fatto accapponare la pelle.
-'Chi', non 'cosa'...-udì
mormorare proprio al suo fianco.
Con uno slancio si buttò di
lato, allontanandosi il più possibile, ma di fianco a lui non c'era proprio
nulla.
Goku era fermo in mezzo a
quella stanza scavata nelle pareti rocciose di una montagna. Il suo sguardo era
perso nel vuoto. Un campanello suonava nella sua mente, come a dire, con la
stessa voce metallica che sibilava attorno a lui: 'Gookuuu...forza, tu lo sai di
chi è quella voce...non dirmi che la tua memoria ha intenzione di tradirti
proprio ora...'. Cercò di concentrarsi il più possibile, quando dai meandri più
oscuri della sua memoria si levò una voce del passato, dolce, ma con un tono di
rimprovero.
"Ora basta, Seitha. Se vuoi
giocare col piccolo, portalo fuori, così che sotto i raggi della luna possa
vederti, altrimenti lascialo dormire in
pace...".
-Seitha...così non vale
-mormorò quasi inconsciamente.
Le fiamme della torcia
ebbero un guizzo improvviso.
Goku parve riscuotersi
dallo stato di trance in cui cadeva quando i ricordi del passato tornavano ad
affollargli la mente.
Dal profondo buio, nella
parte opposta della caverna, una voce parlò.
Una voce bassa e profonda,
quasi un ruggito.
Una voce che fece vibrare
le corde del cuore al piccolo ‘cucciolo’ dagli occhi
dorati.
-Seiten
Taisei.
Sanzo, Goijo e Hakkai si
strinsero attorno al giovane amico.
-Chi sei? Fatti vedere! –
ordinò Sanzo, senza lasciar trapelare il brivido che gli aveva procurato il
suono di quel ruggito.
-Eravamo insieme a lei
quella notte.
Goku si alzò di scatto, ma
non si mosse.
-Eravamo insieme a lei
quando ti raccolse per farti da madre.
Plic.
-Quando ti curò, ti nutrì e
ti diede una casa
Plic.
-Eravamo con lei quando
decise di legare il suo destino al vostro.
Plic.
Una strana litania iniziò a
risuonare tra le pareti rocciose.
Una dolce litania,
malinconica, nostalgica.
Piena di
dolore.
-Eravamo insieme a lei
quando avvertì il pericolo e corse da voi.
La montagna attorno a loro
sembrò svanire piano piano, lasciando posto al nero pece del
cielo.
Erano all’aperto
ora.
-Siamo sempre stati con
lei, dall’alba dei tempi.
La luna fece capolino da
dietro le nuvole, che viaggiavano veloci, sospinte dalla
brezza.
-Sempre.
La litania si interruppe
improvvisamente.
La luce della luna rivelò
tre sagome, a pochi metri da loro.
-Sempre…
Hakkai, Goijo e Sanzo
ebbero un tuffo al cuore.
Mai, mai, nella vita si
sarebbero sognati di poterli vedere.
Quelle erano creature erano
leggendarie, mitologiche.
Le gambe di Goku cedettero
e lui cadde in ginocchio.
-Tranne il giorno in cui
sparì.
Cadde il silenzio.
Kahl si alzò, lentamente.
Si incamminò, maestoso, verso le quattro persone che lo fissavano, sorpresi,
impauriti.
Si inginocchiò di fronte a
Goku e gli posò una mano sul capo,
accarezzandolo.
-E saremo con
lei…
La luna splendeva
alta.
-…nella vita o nella
morte…
Le stelle brillavano in
cielo.
-…quando la
ritroveremo.
Una certezza.
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Capitolo 13 *** Attesa nella nebbia ***
Eccomi qua di
ritorno. Il ‘cammino’ tra un capitolo e l’altro è davvero lungo e me ne rendo
conto, ma il tempo che posso passare davanti al pc è sempre meno, date le mille
e mila incombenze….
Quello che
posso promettere è che la ff non si interromperà (nessuna delle mie), ma
purtroppo non riesco a darmi delle scadenze fisse per l’aggiornamento.
Parecchie volte
mi sono trovata ad iniziare un capitolo ma, pur sapendo cosa avrei dovuto
scrivere, le parole non ‘venivano’.
E così,
correggi e ricorreggi, cancella, riscrivi, sono arrivata a decidere: scrivo
quando l’ispirazione è quella giusta. Anche a costo di pubblicare un capitolo
breve.
Confidando
nella vostra pazienza e clemenza, vi affido quest’altro ‘pezzetto’ del viaggio
dei nostri eroi.
Bacioni
Tess
Capitolo
13
Attesa
nella nebbia
La foschia era
scesa a coprire ogni cosa.
Nonostante
tutto, però, si riuscivano ad intravedere alcune sagome, rannicchiate intorno a
un fuoco scoppiettante.
Un piccolo falò
troppo esile per riuscire a scaldarsi veramente.
-Dannazione, mi
si gela il sangue nelle vene…e anche qualcos’altro….
Gojyo tentò di
sistemarsi ancora meglio sotto l’unica coperta che aveva a disposizione, e
lanciò delle occhiate furtive e sospettose tutt’attorno.
Non si riusciva
a vedere nulla, la spessa coltre di nebbia si diradava solo nel punto più vicino
alle fiamme, per poi diventare via via più spessa, rendendo tutto quasi
irreale.
-Mi spiace che
dobbiate patire tutto questo freddo.
-Già, dici bene
tu, che hai quel manto di pelliccia…così folto e morbido…accidenti…mi fa un'
invidia….
Il sarcasmo del
ragazzo si spense immediatamente quando i suoi occhi incontrarono quelli gialli
e inumani della ‘belva’ che stava dall’altra parte del
fuoco.
Kahl parve non
notare il brivido che scosse il mezzo demone dai capelli
rossi.
-Tu non sei
cambiato affatto – si intromise Ravil, con una nota d’indulgenza nella
voce.
-A quanto
pare….
-Seitha è qua
intorno? Non sono mai tran-
-Sì. – il
monosillabo pronunciato a pochi centimetri dal suo orecchio, fece sobbalzare
Gojyo.
-Ehi!!Appunto.
Non sono mai tranquillo quando non ti ho sott’occhio. Perché non ti metti un
mantello così che possa sapere dove ti trovi?
-Perché non ci
sarebbe alcun divertimento.
-Già. Come
no.
-La vuoi
smettere di lamentarti? Mi fai solo perdere il filo del discorso – il tono calmo
di Sanzo bloccò l’ennesima battutaccia di Gojyo proprio sul
nascere.
-Eccolo. Mi
mancavano le tue frecciatine.
-Sei inutile. E
fastidioso.
-Ma davvero?? E
tu lo sai cosa sei, eh?? Tu non sei altro ch-
-Ora basta.
Tutti e due. Per favore, vediamo ci calmarci e di stare a sentire cosa hanno da
raccontarci questi signori – si intromise bonariamente Hakkai, l’unico che non
aveva ancora dato segni di nervosismo.
Almeno, non
palesemente.
Goku se ne
stava seduto in mezzo a loro, incurante dell’umidità e del gelo, gli occhi
attenti e fissi sui tre strani personaggi seduti dinanzi a lui.
I riflessi
delle fiamme guizzavano e danzavano nelle sue iridi dorate.
La nebbia
attorno a quel piccolo bivacco rendeva ancor più forte la sensazione di
straniamento causata dalla comparsa di Ravil, Kahl e Seitha, attori di un
passato lontano, figure oniriche a metà tra il sogno e la
realtà.
-Quindi…sapete
dove si trova? – una nota di speranza.
-Non possiamo
andarci subito? Almeno non staremo qui a morire di freddo.
Sanzo fulminò
Gojyo con un’occhiata, ma si astenne dal fare alcun commento.
Si limitò ad
accendersi una sigaretta, ignorando l’avida richiesta negli occhi del kappa,
anzi, godendosi in modo perverso quella muta rivincita.
Era il caso di
andarci comunque cauti: anche la sua scorta era agli sgoccioli.
E terminare le
sigarette avrebbe implicato anche una crisi di nervi non
indifferente.
-Non è così
semplice, vero? – Hakkai si sistemò gli occhiali con un gesto della mano,
appoggiandosi al tronco dietro di lui.
Sapeva che
l’ultima parte del racconto di Kahl sarebbe stata la più chiarificatrice, ma
anche la più difficile da affrontare.
Dopo l’incontro
con le tre Emanazioni, perché di loro si trattava in effetti, si erano tutti
diretti verso nord e infine giunti
in quella strana foresta.
Un luogo dove
la vita era scomparsa da tempo.
Non un alito di
vento scuoteva i rami spogli.
Non un fruscio,
non un rumore.
Nulla.
E lì, in quel
luogo fuori dal tempo, era iniziato il racconto.
La voce bassa e
roca di Kahl si era mescolata alla profonda di Ravil e a quella metallica e
sibilante di Seitha per fare luce sulla confusa
situazione.
‘Yume’, così ribattezzata da Goku, era
una creatura che sin dai tempi più antichi aveva cercato di combattere il
proprio demone interiore, la solitudine.
Chi erano
loro?
Emanazioni.
Nate dal potere
di Yume, indipendentemente dalla sua volontà.
O forse, come
conforto alla muta richiesta del suo cuore.
Chissà.
Un mistero
troppo grande per spiegarlo in così poco tempo.
Ravil,
l’Aria.
Seitha,
l’Acqua.
Kahl,
la
Terra.
Figure potenti,
certo.
Ma non
abbastanza, non abbastanza ora che erano divise da lei.
Non abbastanza,
ora che lei stava morendo.
Non abbastanza
forti da poterla salvare.
“Il nostro
tempo sta finendo”, così aveva detto Kahl.
Così come il
suo, aveva pensato
Hakkai.
L’avevano
cercata dal giorno della sua scomparsa.
Avevano
esplorato ogni antro, ogni anfratto, ogni luogo possibile e impossibile per
riuscire a trovare una traccia di Lei, della sola che potesse significare
Salvezza.
Per tutti
loro.
Mentre le loro
anime, la sua, quella di Gojyo e quella di Sanzo avevano vagato nell’oblio, di
epoca in epoca, di corpo in corpo, alternandosi, cercandosi e infine tornando a
riunirsi, quelle tre creature avevano speso tutte le loro energie in una ricerca
minuziosa e disperata.
Hakkai non
poteva fare a meno di chiedersi se ci fosse realmente una speranza.
Che aiuto
avrebbero potuto fornire loro quattro? La loro forza non era da sottovalutare,
se l’erano cavata in mille e più occasioni, certo, ma una situazione del
genere….era più grande di tutte quelle mai affrontate.
Pur indeboliti,
Kahl, Seitha e Ravil avevano una potenza tale da poter sbaragliare in un soffio
qualsiasi nemico.
E se nemmeno
loro potevano salvare Yume….
-Non è così –
la voce di Seitha interruppe il filo dei suoi pensieri.
Hakkai non
riuscì a nascondere la sorpresa.
Goku si voltò a
guardarlo.
-Che c’è,
Hakkai?
Doveva essere
sincero?
Confessare a
Goku il suo pessimismo?
Poteva
veramente distruggere la speranza che leggeva negli occhi
dell’amico?
…
No.
Non questa
volta.
-Nulla. Non
preoccuparti. Riflettevo.
Riflettevo.
Kahl lo fissò
in modo enigmatico.
-Sei sempre
stato attento a ogni minimo dettaglio. Minuzioso nell’architettare una strategia
d’attacco. Non hai mai lasciato nulla al caso.
Hakkai gli
restituì un sorriso forzato.
Era strano.
Strano
davvero.
In cuor suo lui
sapeva che le parole di Kahl erano
vere, ma non riusciva a credere di aver vissuto un’altra vita.
Una vita in cui
era una divinità.
Le piccole
volute di fumo che si alzavano dalla sigaretta di Sanzo si andavano a mescolare
alla nebbia.
Kahl emise un
sospiro.
E li fissò, uno
a uno.
Non c’era
alternativa.
Se le loro
strade si erano incrociate di nuovo c’era un motivo.
Hakkai lo
guardava, nei suoi occhi verdi scorgeva l’incertezza.
Gojyo
nascondeva la paura dietro a una maschera di strafottenza e
sarcasmo.
Sanzo...l’imperscrutabile
Sanzo. Era lì e lo scrutava, quasi non fosse passato mezzo millennio dall’ultima
volta che si erano visti.
E Goku, il
piccolo Seiten Taisei. Il tesoro di Yume, che lo implorava con i suoi grandi
occhi dorati di rassicurarlo.
-Si trova in
una grotta sotterranea.
-Una
grotta?
-Sì.
-Quindi è sulla
terra.
-Sì…e no. Sì,
altrimenti i problemi che si stanno verificando sarebbero accaduti molto tempo
fa. No…perché in caso contrario l’avremmo già trovata.
-Non ci capisco
niente.
-La grotta in
cui si trova non è raggiungibile da uomini o demoni.
-Non esiste un
luogo del genere – Gojyo cominciava a chiedersi se quei tre, a lungo andare non
si fossero bevuti il cervello.
Si sentì dare
un pizzicotto sul braccio.
Seitha,
ovviamente.
Quella creatura
aveva la pessima abitudine di leggere il pensiero della
gente.
-Dimmi, hai mai
sentito parlare del Giardino Imperiale?
-Il Giardino
Celeste, intendi?
-Hakkai, hai
mai sentito parlare di questo luogo?
-Beh…io ho
soltanto letto da qualche parte che l’Imperatore Celeste, per svagare la sua
corte, in era molto antica, decise di ritagliare per sé una piccola parte del
regno terreno, per godere delle sue ricchezze, ma rendendolo inaccessibile per
chiunque.
-Ma è solo una
leggenda per i poveri sciocchi che-
-Ti sbagli. E
se tu avessi ricordi della tua vita passata, Konzen, sapresti che questo luogo
esiste, eccome.
-Vuoi forse
dire che…?
-Non può essere
altrimenti.
-La grotta di
cui parli è…?
-Sì, da qualche
parte, nel Giardino Celeste.
-Ma scusami…e
da che parte si entrerebbe in questo orto celeste?
-Giardino, non
orto, imbecille!
-Beh, fa lo
stesso.
-L’unico
accesso al Giardino Celeste è situato in un’area tra l’ala Est e l’ala Sud del
Palazzo Imperiale.
Hakkai spalancò
gli occhi per la sorpresa.
-No.
-Sì.
-Mi stai forse
dicendo che..
-Sì.
-Il Palazzo
Imperiale è nel Mondo Celeste. È riservato alle divinità, nessun altro può
accedervi!
-Esatto.
Kahl li guardò
uno a uno.
-Forse voi
potreste? – si azzardò a chiedere Gojyo.
-Noi non
possiamo entrare- rispose gravemente - …ma voi sì.
-Ma…nessun
mortale può pensare di avvicinarsi ai cancelli del Mondo Celeste!! – esclamò
Hakkai, scattando in piedi.
-Ne sei certo?
– mormorò melliflua la voce metallica di Seitha, a un passo da
lui.
In quel preciso
istante, alla loro destra, la nebbia iniziò a diradarsi, mostrando sentiero,
immerso nell’oscurità.
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Capitolo 14 *** Alla fine del sentiero ***
E così, ci
avviamo verso la conclusione…
Capitolo
14
Alla
fine del sentiero
Il tempo pareva
essersi fermato e la fievole luce che emetteva la torcia di Kahl, primo della
fila, bastava a malapena per rischiarare loro il cammino.
Un passo oltre
e il buio li avrebbe inghiottiti sena speranza: con le sue gelide dita
incorporee tentava di ghermire anche le calde fiamme.
Tutto attorno a
loro era tenebra e silenzio.
Nulla si
muoveva.
Nulla
respirava.
Gli unici
rumori che si udivano erano quelli prodotti dai loro passi, ovattati dal tappeto
morto e putrido di foglie, cadute a terra chissà quanto tempo
prima.
Goku, appena
dietro all’imponente figura di Ravil, poteva sentire i battiti del suo cuore
aumentare di ritmo a ogni passo.
Tu-tum.
Tu-tum.
Tu-tum.
Gojyo camminava
lentamente, chiudendo la fila.
Apparentemente
tranquillo, teneva le mani in tasca e lo sguardo fisso di fronte a sé, dritto
sulla nuca di Sanzo. Tutti i suoi sensi erano all’erta e nelle vene cominciava a
scorrergli, insieme al sangue, anche quel senso di antizipazione che precedeva
ogni battaglia.
Faceva
parecchio freddo e non c’era un alito di vento.
Per proteggersi
dal gelo che minacciava di congelarlo, Hakkai teneva in braccio Hakuryu,
accarezzandolo per tranquillizzarlo. Voltando il capo a destra e a sinistra,
cercò di sforzare i propri occhi per penetrare l’oscurità che li circondava, ma
a nulla valevano i suoi sforzi.
Chissà quanto
tempo era passato dall’ultima volta in cui qualcuno aveva passeggiato per quei
sentieri…e come doveva essere stato diverso il paesaggio,
allora…
Un baluginìo a
lato della stradina che serpeggiava tra le piante, attirò la sua attenzione.
Si concentrò su
quel puntolino luminoso che galleggiava a mezz’aria, impossibile da definire.
Attratto da mani invisibili, fece un passo in quella
direzione.
-Lascia
perdere.
La voce
metallica di Seitha, a pochi centimetri da lui, lo riportò alla
realtà.
-Non badate a
ciò che ci circonda. Non ascoltate le voci, non seguite le luci, non badate ad
altro che alla persona che vi precede e al terreno su cui posate i piedi – disse
poi, alzando il tono di voce.
L’eco che si
produsse attorno a loro fece accapponare la pelle a Gojyo.
In che diamine
di posto siamo finiti?
-Cosa intendi
per voci e luci? Io non vedo e sento nulla.- disse Sanzo, seccato da tutta
quella faccenda.
Quel posto non
gli piaceva per niente e ancor meno gradiva il persistente senso di deja-vù che
lo perseguitava.
-Questa foresta
non è morta come può apparire – spiegò la voce profonda di Ravil. – Dietro a
quella cortina di tenebra si muovono creature che nemmeno avete mai osato
immaginare, creature abbandonate al loro destino, fuori controllo da quando
colei che ha creato questo passaggio non è più tornata.
Quelle parole,
intrise di malinconia, calamitarono l’attenzione di quattro persone, che si
fermarono di colpo.
-Mi stai
dicendo che…
-Sì.
-Yume ha creato
questo…questo…insomma, tutto questo? – esclamò stupito Gojyo, abbracciando in un
gesto della mano il paesaggio nascosto che li circondava.
-A quel tempo,
non era così.
-E
perché?
-Bè, se
vogliamo dirla tutta, era il suo passaggio di servizio per il
Palazzo.
-Lei passava di
qui…
-Per venire a
trovarvi, sì.
-Non le piaceva
attirare troppo l’attenzione e, passando dall’entrata principale, ogni suo
movimento era costantemente tenuto sotto controllo.
Dopo qualche
attimo di silenzio, fu il ruggito di Kahl a richiamarli
all’ordine.
-Andiamo. Non è
ancora giunto il momento di fermarsi.
Il gruppo si
rimise in marcia.
-Passeggiava
spesso qui?
-Inizialmente
c’era solo un sentiero.
-Quello che
stiamo percorrendo?
-Sì. Quello che
stiamo percorrendo. Poi, con l’andare del tempo è diventato ciò che avete visto
allora e che avrete modo di rivedere ancora, quando l’avremo
liberata.
La sicurezza
nella voce di quella strana creatura che li stava guidando nella Notte, parve
scaldare, seppur di poco, l’aria che li circondava.
-Cosa troveremo
alla fine di tutto ciò?
-Un
cancello.
-Oltre al
quale…
-Oltre al quale
si avrà accesso al Mondo Celeste.
-Ci scopriranno
subito.
…
-Non se sarete
coperti da un diversivo.
-Saremo? –
Gojyo s’intromise nella conversazione. –Ehi, là davanti! Che significa ‘saremo’?
Voi non verrete con noi??
-Noi saremo ‘il diversivo’, Gojyo. Non
possiamo entrare da qui. – spiegò Ravil.
-Voi cosa?? E allora come farete
a-
-Ma siete
deboli! Non ce la farete mai a tener testa a-
-Andiamo a
parlamentare, Goku. Nessuno spargimento di sangue. Paleseremo la nostra presenza
e chiederemo ufficialmente udienza. Non ce la rifiuteranno. Ma voi dovrete
nascondervi. Non vi farebbero mai entrare, altrimenti.
-Ma
voi…
-Noi non
corriamo rischi, Gojyo. Ma saremo tenuti costantemente sotto controllo. È per
questo che da soli, noi non possiamo fare assolutamente nulla. Noi dovremo
fingere, alla luce del Sole. Voi, invece, dovrete agire
nell’Ombra.
-Vuoi farmi
credere che nel Mondo Celeste non si accorgerebbero che demoni e umani si sono
infiltrati nel loro territorio? – buttò lì Sanzo, scettico come non
mai.
-Demoni e
umani?
Le tenebre
iniziarono a diradarsi, mentre attorno a loro si apriva una
radura.
-Bè, è quello
che siamo, no? Umani e demo-
Gojyo si
interruppe di colpo. Di fronte a loro, talmente imponente da non riuscire a scorgerne
la parte più alta, si stagliava un cancello.
-Nonono…fermi
tutti…mi state dicendo che dobbiamo scavalcare quella specie di saracinesca da
giganti?
Hakkai, nel
frattempo, si era avvicinato al cancello, allungando una
mano.
-Non toccarlo!
– lo riprese Seitha, appena in tempo.
-Perché?
-Quel cancello
è vivo, Hakkai. È stato creato da Yume, non farti ingannare dalle apparenze.
Dall’altra parte è una normale parete. Ti inghiottirebbe non appena tu lo
toccassi.
-Che cosa?? Mi
stai dicendo che ci mangerà??
-Zitto
scimmia!
-Stai zitto
tu!
-Silenzio tutti
e due!!- si impose Sanzo.
-Una volta
oltrepassato, sarete nel Mondo Celeste. Lì, ci sarà qualcuno ad
attendervi.
-Chi?
-Non ha
importanza. Quella persona vi farà bere un siero molto
particolare.
-Un
siero?
-Quel siero vi
trasformerà, temporaneamente.
-In che
cosa?
Kahl li fissò
attentamente uno a uno.
A Sanzo parve
di vedere delle fiammelle danzare in quegli occhi felini.
-Oh, lo
scoprirete molto presto. L’hai detto tu stesso, siete umani e demoni: in queste
condizioni, vi scoprirebbero in men che non si dica.
-Ma-
-Basta così.
Dovete fidarvi di me. È l’unica possibilità che abbiamo di salvare Yume.
Avvicinatevi.
Tutti e sette
formarono un circolo.
-Ora statemi
bene a sentire: ecco come procederemo. Voi non dovete fare altro che
oltrepassare quel cancello e seguire le istruzioni che vi saranno date al di là.
Sappiate che non sarete soli.
-Quando avete
organizzato tutto questo? – chiese Hakkai, sempre più
sorpreso.
Ravil fece una
piccola smorfia, un sorriso, forse.
-Dopo una
piccola chiaccherata con qualcuno.
-Chi?
-Qualcuno che
vi protegge, dall’alto.
-Qualcuno che
se ne infischia, delle regole.
Sanzo si sentì
improvvisamente più leggero.
-Chissà perché,
ho un certo presentimento riguardo a questa persona.
-E voi? –
chiese Goku, che di quello scambio di battute non si era perso nemmeno una
virgola.
-Noi non
possiamo entrare da qui.
-Dobbiamo
presentarci all’entrata principale, chiedendo di essere
ammessi.
…
-E
poi?
…
Si guardarono
tutti un’ultima volta.
Quindi, senza
che nessun’altra parola fosse spesa inutilmente, Goku, Sanzo, Hakkai e Gojyo si
avvicinarono all’enorme cancello.
…
-Ho una paura
fottuta.
-Bene, allora
siamo in due.
-Metteteci
dentro anche me.
-Mi unisco alla
combriccola.
…
-E quindi? –
mormorò Gojyo.
-Quindi
andiamo.
Fecero un passo
in avanti, scomparendo alla vista di Kahl, Seitha e Ravil.
I tre, dopo un
ultimo sguardo al cancello, si voltarono e, in un battito di ciglia,
scomparvero anche loro.
Altrove.
-Si è
mossa?
-Impossibile.
-Ma io ho
visto-
-L’immaginazione
ti gioca brutti scherzi. Andiamocene da qui. Questo posto mi va venire i
brividi.
Dopo un’ultima
occhiata, entrambi i soldati se ne andarono, senza notare che, dove prima stava
la mano aperta di Yume, ora c’era un pugno chiuso.
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Capitolo 15 *** Il tempio dei ricordi ***
Eccomi qui di
nuovo. Come promesso non sono sparita.
Come si dice: a
volte ritornano.
O
no?
Buona
lettura!
Capitolo
15
Il
tempio dei ricordi
“Ancora, vorrei
vedere
tra i fiori
dell’alba, vagare
il volto del
dio.”
Basho
Ta.
Caleidoscopio
di immagini sfocate.
Ricordi.
Sogni.
Speranze.
Illusioni.
Ta.
Mi fermo solo
per un istante a guardare il cielo sopra di me, col naso all’insù.
È blu, questo
cielo.
Ed è immenso.
I miei occhi si
beano di tale magnificenza.
Non se ne
stancano mai.
Ne sono
affamati: divorano ogni dettaglio di ciò che mi circonda.
Respiro a pieni
polmoni l’aria che, giocherellona, mi scompiglia i capelli e mi schiaffeggia il
viso.
Il vento è da
sempre mio amico: mi sospinge e mi sostiene ovunque io voglia
andare.
Ruggisce
insieme a me nella tempesta.
Sussurra dolci
parole alle mie orecchie.
Dolci come il
miele dorato dei suoi
occhi.
Parole rubate
chissà dove, chissà quando, chissà a chi.
Respiro, ancora
e ancora, sempre più a fondo, mentre l’erba verde di questa immensa prateria
scorre sotto i miei passi leggeri.
Gli steli sono
ancora bagnati di rugiada.
Il sole,
invece, qui non c’è mai.
E mi
manca.
Si nasconde
sempre dietro alle cime di quei monti laggiù.
Irrangiungibile.
Non mi
preoccupo, però.
Non mi faccio
sopraffare dall’ansia.
So che c’è,
anche se non è qui a scaldarmi con i suoi raggi.
Sono sicura
della sua esistenza, così come della mia.
Il Sole che io
amo è là, anche se ora non posso vederlo.
Una sagoma si
staglia all’orizzonte.
Un’ombra
familiare.
Capelli scuri,
mossi dalla brezza.
Un sorriso che
incanta.
Faccio un cenno
con la mano e lui risponde al mio saluto.
Mi sta
chiamando ora.
Sento la sua
voce.
Sussurro il suo
nome.
-Tenpou.
Ta.
Memorie del
tempo che fu.
Fiammelle che
danzano dietro alle palpebre sigillate.
Al ritmo dei
battiti che il cuore, stanco, ancora mi concede.
Goccia a
goccia.
Respiro dopo
respiro.
Attimo che
segue attimo.
Ta.
Ci sediamo
sull’erba, ai piedi di una grossa quercia.
Le sue foglie
si muovono e il vento canta solo per noi una canzone che conosco, ma che non
riesco a ricordare bene.
Siamo
qui.
Uno di fianco
all’altra.
È questo ciò
che conta.
Le nostre gambe
si sfiorano.
Le nostre mani
si sfiorano.
Ma non si
toccano mai.
-Speravo di
trovarti qui. – gli confesso.
Enigmatico, mi
sorride, sistemandosi gli occhiali sul naso.
Un gesto
semplice, automatico.
Che mi stringe
il cuore.
-Mi troverai
sempre qui, Yume.
-Davvero?
-Sì. E lo
sai.
Una farfalla
gialla svolazza davanti a noi.
-Dove siamo?
Che posto è, questo? – gli domando, così, a bruciapelo.
Per l’ennesima
volta.
Lui mi guarda.
Assorto.
I suoi occhi
verdi mi tacciono molte cose, lo so.
Non è acqua
trasparente quella che vedo.
Ma di Tenpou io
mi fido.
-Questo è un
luogo creato da te, Yume. È dentro di te che cerchi rifugio. Per trovare tutto
ciò che ti hanno strappato.
La calma con
cui mi risponde, tranquillizza anche il mio animo, turbato da ciò che sento, ma
che non vorrei sentire.
Almeno per una
volta.
Almeno per questa volta.
Rimane in
silenzio, in attesa di una mia reazione.
Ta.
In questo
luogo.
Nel nulla che
mi accompagna.
Sei tu, ora,
che mi tieni compagnia, caro, dolce, indimenticabile
Tenpou.
Questo è il tuo
compito.
Ta.
Piano piano
accarezzo una radice.
Sento la vita
in lei.
La linfa che le
scorre dentro.
Ma so che è
un’illusione.
-Sei un
ricordo, Tenpou?
-Forse.
-Per questo
motivo non posso toccarti.
-Lo
so.
-Svaniresti.
-Lo so, Yume.
Ma non è un problema, davvero. – mi rassicura.
Anche
ora.
Anche se non
posso toccarlo.
Anche se non è
qui davvero a guardare con me il cielo che si tinge di
rosa.
Io sospiro di
nostalgia.
Lui si guarda
intorno.
-Questa scena
non è mai accaduta realmente. Io non sono mai stato seduto sotto a questa
quercia insieme a te.
-Già.
-Infatti
prediligo la pioggia dei fiori di ciliegio, lo sai. Le ghiande non sono il mio
forte.
Rido.
-Anche io
prediligo i petali bianchi. Il loro profumo mi inebria. –
aggiungo.
-Qui non ne
vedo, però.
-Perché mi
farebbe troppo male.
-Capisco.
Passano attimi
di silenzio.
-Davvero
capisci, Tenpou? Davvero sai cosa significa tutto questo? – gli
chiedo.
-Sì.
–risponde.
Sa sempre
tutto.
Non si
smentisce mai.
Ci guardiamo
negli occhi, intensamente.
-Significa che
non vedrò mai più i ciliegi in fiore. – mormora, infine.
È il
tramonto.
Il vento mi
scompiglia i capelli, mentre l’eco delle sue parole si diffonde
nell’aria.
Ta.
E la voce che
mi cullava allora, oggi, qui, in questo tempio del dolore, mi
distrugge.
Ta
tah.
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