Vobis

di Robinki
(/viewuser.php?uid=41782)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Non so se qualche autore ha già fatto qualcosa di simile, ma guardando Lost in Google, mi è venuta in mente questa idea perversa... Il prologo ce lo metto io completamente di testa mia, dopodiché la storia si svolgerà seguendo i suggerimenti nei vostri commenti (se ne riceverò abbastanza e la cosa avrà successo)!







LA VOSTRA STORIA





Erano ormai passati diversi anni dalla fine della Guerra Magica, al termine della quale Lord Voldemort aveva trovato la morte per mano di Harry Potter e le cose in Inghilterra scorrevano con tranquillità.

La Restaurazione aveva consentito una ricostruzione rapida ed efficace delle strutture distrutte durante i combattimenti, compresa la prestigiosa Scuola di Magia e di Stregoneria di Hogwarts, e l'aspra discriminazione di Mezzosangue e Natibabbani sembrava essersi sopita sotto un clima di positività e cambiamenti.

Naturalmente molti dei vecchi sostenitori del signore oscuro ancora in circolazione facevano di necessità virtù e tenevano per sé pensieri poco consoni ai tempi in corso di svolgimento.

Accadde un paio d'anni dopo la Battaglia di Hogwarts che un giovane rampollo di una famiglia del Meltshire fosse consegnato alle forze dell'ordine magiche, capeggiate da Harry Potter in persona, per tentato omicidio.

Pareva che un debito di gioco particolarmente pesante, avesse vincolato suo padre a incastrarlo in un matrimonio combinato con la figlia di un nobiluomo. Fin qui nulla di particolarmente preoccupante, se non che l'uomo in questione era a sua volta sposato con una donna Babbana e ciò faceva della figlia promessa in sposa una Mezzosangue in piena regola.

Il giovane ragazzo, Augustus Purple, si era ribellato allo sposalizio, ritenendo che mai e poi avrebbe sposato una donna Mezzosangue, in barba a quanti avevano perduto la vita e combattuto allo strenuo delle forze affiché questo genere di situazioni non si verificassero.

Messe a tacere le sue idee retrograde, il matrimonio ci sarebbe stato eccome! O almeno così ritenevano quanti pensavano di esser davvero riusciti a reprimere Augustus, il quale, piuttosto, tutto fece fuorché accettare la repressione impostagli e tentò di trucidare l'intera famiglia con cui si accingeva a imparentarsi.

Contrastato e affrontato dal padre, fu poi spedito per direttissima ad Azkaban a marcire, accompagnato dallo sdegno della sua famiglia per il disonore che le aveva arrecato.

Questo episodio alzò un polverone ben fitto al Ministero, fra quanti gridavano al “ritorno imminente di Voldemort” e chi invece voleva “Il genocidio di tutti i Purosangue”.

Kingsley Shacklebolt, Ministro della Magia, si ritrovò così ad affrontare il primo scandalo della sua carriera politica.

Ci vollero mesi e mesi per trovare una soluzione al problema, durante i quali masse di manifestanti si accalcavano sotto le finestre del Ministero, barricato su sé stesso.

Ulteriori notevoli problemi e altrettante notevoli forze furono impegnate nel tentativo di salvaguardare lo Statuto di Segretezza e di nascondere le folle inferocite all'attenzione dei Babbani.

Finalmente un giorno le cose parvero prendere la giusta direzione: Gendry Penrose si presentò all'Ufficio Brevetti Magici, millantando di aver trovato la soluzione al gravoso problema.

Fu accolto con non troppa speranza dal Ministro stesso e Il Capo dell'Ufficio Auror, incaricato di ammanettare eventuali ulteriori ciarlatani.

Ma il signor Penrose quel giorno non fu accompagnato alla porta, né tanto meno si ebbero notizie di un suo immediato trasferimento ad Azkaban. Anzi!

Un gran tumulto percosse il Ministero fin nell'Ufficio Misteri e rapidamente si diffuse la notizia di una “Miracolosa Soluzione”.

La storia incredibile di una dimostrazione mirabolante passò di bocca in bocca fino a giungere alle orecchie dei manifestanti: pareva che un estimato inventore (del quale nessuno aveva mai sentito parlare prima) avesse creato un marchingegno con il quale tutti i Purosangue sarebbero diventati Mezzosangue! Anzi, che tutti i Purosangue sarebbero diventati Babbani!

Ma cosa dite? Tutti i Mezzosangue sarebbero diventati Purosangue, assieme a tutti Babbani!

In realtà solo qualche giorno dopo fu chiara a tutti la funzionalità dell'arnese che Gendry Penrose presentò: un Selezionatore in grado d'indagare nell'animo umano e di scegliere la migliore soluzione matrimoniale per chiunque ne avesse richiesto la consulenza.

L'aggeggio prelevava un campione organico dalla persona che desiderava contrarre matrimonio e ne indagava tutte le caratteristiche. Una volta catalogatele tutte, selezionava la controparte che fosse la migliore fra le partner possibili.

Il Selezionatore Penrose, una volta consultato, determinava la stipulazione di un contratto magico che, come tale, non poteva essere infranto, pena la morte. O forse la perdita del Patrimonio di famiglia. O peggio ancora la Libertà. Beh, il comunicato del Ministero non era stato esattamente chiaro rispetto a questa cosa, ma qualcosa di terribile sarebbe accaduto ai contravventori.

Naturalmente, onde risolvere i problemi generati da chi ancora insisteva nella discriminazione, fu stabilito per determinati casi gravati da Pregiudizio l'obbligo della consulta del Selezionatore.

Tutte le famiglie di ex-Mangiamorte furono così costrette a vedere i propri figli assegnati a matrimoni in tutto e per tutto casuali.

In tutti gli altri casi, chiunque desiderasse poteva fare affidamento al Selezionatore quando volesse recandosi presso l'Ufficio di Controllo Demografico e Civile, nato ad hoc.



Fu così che quella mattina di ottobre in casa Malfoy una donna dai lunghi capelli biondi si affaccendava nell'allacciare dietro il collo il vestito che stava indossando. Era un giorno importante quello!

Non riusciva a credere che fosse passato appena un anno dalla nascita del suo Scorpius, che già l'Ufficio di Controllo avesse spedito per direttissima un gufo al Manor per richiedere l'immediato richiamo del suo piccolo nucleo famigliare.

Draco stava raccogliendo i documenti da portare con sé nello studio, mentre Astoria si apprestava a cambiare il pannolino ad un piccolo bimbetto biondo che scalciava allegro sul letto sfatto.

Magari avrai fortuna, chissà...” gli sussurrò ad un orecchio, stringendolo brevemente.

Lei e Draco erano sempre stati terrorizzati all'idea di avere un erede e di doverlo consegnare a quei fanatici, che disponevano della vita altrui con presunzione e pregiudizio.

Era vero, Draco Malfoy era stato un Mangiamorte, ma era solo un ragazzino e aveva subito la pressione della sua condizione più che mai sulla pelle. Aveva dovuto convivere con il peso di tenere le sorti della sua famiglia nelle mani, quando questa era minacciata dal Signore Oscuro senza alcuna remora.

E adesso, gli errori di suo padre si ripercuotevano inevitabilmente sul futuro di suo figlio, del suo Scorpius.

Draco finì di raccogliere i certificati di nascita in una cartellina e raggiunse sua moglie, che lo attendeva già col mantello sulle spalle dinanzi il camino nel salotto.

Vediamo di fare questa cosa più in fretta possibile” mormorò, stringendo la mano di sua moglie fra le dita e spingendola delicatamente nelle fiamme verdi che scoppiettavano tiepide.

Guardò intensamente la sua Astoria scandire con decisione “Ministero della Magia” e sparire l'istante dopo.

Sospirando brevemente girò su sé stesso, lasciando un silenzio tombale nella casa che pian piano si colorava dell'arancione dell'alba.









In quella piccola stanza del Terzo Piano del Ministero della Magia tutto era predisposto per bene. Di li a poco i Malfoy sarebbero sopraggiunti e il Protocollo andava eseguito con esattezza affinchè il contratto fosse stretto dalle parti senza alcun vizio.

Janis Couplewin attendeva paziente, mentre distrattamente puliva i vetrini che avrebbero custodito il campione appartenente a Scorpius Hyperion Malfoy.

Proprio mentre lo riponeva sulla fredda superficie del tavolo in ferro, un lieve bussare le annunciò l'arrivo della famiglia.

Accomodatevi.” scandì chiaramente e un secondo dopo una donna con un piccolo bimbo in braccio, accompagnata da un uomo piuttosto alto e dai lisci capelli biondi le si avvicinarono.

Janis,” strinse brevemente la mano ad entrambi. “Mi occuperò della vostra pratica”

La donna bionda lanciò un rapido sguardo in tralice al marito e balbettò poi rivolta alla ragazza:

No-non ci sono proprio alternative?”

La ragazza occhialuta e dalla stretta treccia nera sollevò un sopracciglio.

La legge è la legge.” la liquidò, prendendole il bambino dalle braccia.

Il piccolo emise un suono quasi di disappunto, ma poi si distrasse ad osservare le spesse lenti della funzionaria del Ministero. Allungò una manina paffuta a toccarle, ma prima di riuscire nel suo intento Janis gli strappò un capello rapidamente.

Il bimbo prese aria, spaventato dall'improvviso dolore, ma prima che incominciasse a piangere, era già stato riconsegnato alle braccia calde della madre.

Janis osservò il liscio capello biondo e pensò che, se anche avesse voluto, quel bambino non sarebbe potuto sfuggire alla genetica.

Lo frappose fra i due vetrini e inserì il tutto nel Selezionatore, che vibrava lateralmente al tavolo.

Una spia, prima rossa, si accese di verde brillante e l'aggeggio iniziò a sbuffare da uno strano tubo apposto alla sua cima.

Draco non vi aveva fatto caso, preso com'era prima ad osservare gli scambi fra Astoria e Janis.

Era un macchinario che assomigliava vagamente ad una locomotiva in piccolo, aveva perfino le ruote lateralmente che però giravano a vuoto, senza toccare il pavimento. Un piccolo schermo nella parte frontale passava una serie di dati che Janis stava consultando attentamente, con gli occhi ridotti a fessure.

Furono minuti molto intensi per i Malfoy, Draco si fece vicino ad Astoria e se l'avvicinò al petto, mentre Scorpius osservava interessato il fumo che usciva dal Selezionatore.

Eccoci qui.” mormorò piano Janis, le mani a premere vari bottoni.

Astoria trattenne il respiro, da una fessura posta in basso fuoriuscì una piccola pergamena.

Parvero passare migliaia di ore, poi Janis raccolse la pergamena e se la portò all'altezza degli occhi.

Oh merda.” sussurrò.

Cosa?” quasi gridò Draco, avvicinandosi al funzionario. Astoria per lo spavento indietreggiò di un passo.

Janis non rispose, ma sollevò la bacchetta e il suo Patronus partì alla vota di chissà quale Ufficio.

Potrebbe dirmi gentilmente cosa c'è che non va?” Draco era sul punto di scoppiare, le mani gli tremavano vagamente.

Credo che dovremmo ripetere l'operazione, ma non posso darle la certezza. Il Selezionatore ha dato un test falsato e dobbiamo verificare in che modo questo potrebbe interferire col Contratto magico.”

Ad Astoria salì la nausea, mentre si poggiava con la schiena al muro della piccola saletta.

Draco rimase a fissare con astio la giovane ragazza che fingeva di non sentire il suo sguardo pesante su di sé e si dedicò ad analizzare il macchinario.

Poco dopo la porta si aprì e nella sala fece il suo ingresso un corpulento uomo. O almeno fu quello che pensò Astoria a primo acchito.

A ben vedere, l'uomo non aveva neppure un filo di barba, ma aveva corti capelli color cenere e scuri occhi scintillanti dalla forma allungata.

Couplewin, problemi?”

Fu una voce di donna a parlare e la cosa destabilizzò momentaneamente i presenti.

Il fisico tarchiato, ma possente e muscoloso, i fianchi stretti e le spalle larghe, il naso tozzo come quello di un pugile, facevano immaginare tutto, fuorché che il nuovo arrivato fosse una donna.

Ovviamente Janis non si scompose, doveva essere ben avvezza alle stranezze della sua Superiore.

Signorina Marple, il Selezionatore ha dato una risposta falsata.” gracchiò Janis, guardando ovunque fuorché i due Malfoy.

Come sarebbe a dire falsata?” trillò scettica la signorina Marple, facendosi vicina alla sua sottoposta ed osservando il Selezionatore.

Janis le porse il pezzetto di pergamena e gli occhi del donnone parvero illuminarsi di comprensione.

Agitò un paio di manopole e il Selezionatore trillò, sputando fuori una nuova pergamena quasi con rilutanza. Una volta appropriatasene strinse brevemente gli occhi, come se avesse ricevuto una conferma.

Beh, credo che il test non si possa ripetere, mi sembra chiaro,” affermò la donna voltandosi verso Draco e Astoria. “Pare che abbiate avuto fortuna.”

Draco seppe che era sul punto di perdere la pazienza quando si sentì rispondere. “La ringrazio della delucidazione, ma non potrebbe essere un tantino più chiara? A me questa situazione sembra tutto, tranne che fortunata!”

La donna li guardò ancora per qualche secondo prima di rispondere.

Abbiamo avuto due risultati, sembra che vostro figlio avrà l'opportunità di scegliere dopotutto...”

Draco non capì se stesse scherzando o fosse seria.

Stava per rispondere quando sentì la voce di sua moglie.

Quindi? Si può sapere quali sarebbero queste possibilità?”

Lo disse col tono scettico che soltanto Astoria sapeva mettere su quando era arrabbiata.

La signorina Marple consegnò allora il foglio a Draco e Astoria si affacciò per leggere.

Entrambi rimasero di sasso dinanzi alle lettere splendenti che formavano i nomi di Lily Luna Potter e Rose Hermione Weasley.





*




Allora, allora! Finito! Che ve ne pare? Prima di lasciarvi carta bianca, volevo avvisarvi che qualora la cosa non avesse il riscontro sperato, continuerò per conto mio la long, per la quale ho già una mezza ideuzza (diciamo anche una completa, va'!).

Ovviamente cambierò anche l'ignobile titolo, anzi, se ne avete, suggerite senza timore!




Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 1 ***


Vi sembrerà strano e bizzarro, ma il motivo per cui ci ho messo tutto questo tempo a pubblicare il secondo capitolo è piuttosto imbarazzante. Allora, ecco... Dato che il primo capitolo è stato scritto di getto (si è scritto da solo, con una naturalezza che non avevo da un po'), ho avuto paura di nono riuscire a rendere stuzzicante e di invitante il mio stile e quindi non mi decidevo a mettere nero su bianco. Ecco qui quello che è fuoriuscito, spero vada bene! Buona giornata!!






Era passata solo qualche ora da quando i Malfoy avevano fatto ritorno dal Ministero e la strana atmosfera silenziosa che era calata sulla famiglia non avrebbe potuto essere diversa dall'euforia rumorosa che regnava in quei giorni a casa Potter.

Un uomo dai capelli rossi si aggirava nervoso nella cucina, aprendo cassetti su cassetti e richiudendoli con aria sempre più afflitta. Sembrava cercare qualcosa di febbrilmente importante e una strana fretta gli rendeva impossibile raggiungere il suo scopo. Si accovacciò sotto il lavello e aprì il mobiletto, trafugando fra flaconi di Solvente di Nonna Acetonella e sturalavandini dall'aria antica. Improvvisamente sentì dei passi farsi vicini e seppe che era tutto finito.

Ron! Si può sapere che diavolo stai combinando?”

Un' Hermione Granger in dolce attesa era appena entrata nella caotica cucina della Tana e aveva trovato suo marito, Ronald Bilius Weasley, apparentemente incastrato sotto il lavello a gattoni.

Ron sospirò e tirò fuori la testa da quel trionfo di detersivi.

Hermione...”

Non dovevi prendere un pannolino?”

Ron abbassò la testa, mortificato e mormorò:

Ma la bambina piangeva e io... io...”

E tu hai pensato bene di venire a cercare in cucina! E come se non bastasse cercando alla Babbana! Merlino!” urlò la donna, lasciando la cucina a braccia sollevate.

Ron si sollevò sulle ginocchia, ma qualcosa sotto il tavolo attirò la sua attenzione. Una scarpetta color panna spuntava dalla tovaglia che qualcuno doveva aver tirato tutta da una parte del tavolo, in modo che numerose pieghe si fossero formate sul pavimento.

Il più piccolo dei figli di Arthur Weasley e Molly Prewett si avvicinò guardingo, riconoscendo la gamba di Rose Weasley, sua primogenita e adorata bambina.

Si guardò attorno e poi disse a voce piuttosto alta:

Chissà cosa staranno facendo di là, meglio che vada a vedere.”

Sentì un sospiro provenire dal tavolo e sorrise.

Con un movimento rapido strinse il piedino e un urlo acuto si diffuse nella cucina.

Ron tirò la gamba e un attimo dopo stringeva fra le braccia una piccola bimba dai capelli castano ramato.

Indossava un vestitino giallino dal quale spuntava una sottanina merlettata e delle calze di una tonalità leggermente più chiara le coprivano le gambe.

Si strinse forte contro il petto del papà e Ron poté vedere che stava piangendo.

Cosa c'è mia piccola Rosie?” chiese preoccupato, sollevandole il viso.

Rose lo abbassò di nuovo, mentre due grossi lacrimoni le scendevano nuovamente lungo le guance.

Albus ti ha fatto qualcosa?”

La bimba scosse la testa

Allora non vuoi dire a papà cosa è successo?”

Proprio in quel momento Ginny Weasley fece il suo ingresso nella cucina, seguita da Hermione.

Ginny reggeva fra le braccia un piccolo fagottino bianco, dal quale spuntavano due manine che si aprivano e chiudevano nel vuoto.

Rosie allora si girò dalla loro parte e puntò il dito verso le due donne.

Cosa c'è Rose?” chiese Hermione materna, tentando di prelevarla dalle braccia di Ron.

La donna però non ci riuscì per due ordini di motivi: il pancione che aveva dinanzi la impacciava non poco e temeva per l'incolumità del piccolo nascituro. Inoltre sua figlia Rose si girò immediatamente contro la spalla di suo marito appena lei tentò di sporgere le braccia.

Con il viso premuto sul collo di Ron, Rose mormorò:

Non mi volete più bene...”

Il viso di Hermione si addolcì, mentre cercava di ottenere attenzioni da Rose, che si rifiutava categoricamente di guardarla e Ron pareva piuttosto divertito dalla popolarità che improvvisamente aveva acquisito con la figlia.

Amore, non devi avercela con la mamma, non è vero che non ti vogliamo più bene! Hai visto che pancione ho? Vuoi sentire il bimbo? Lo sai che tra poco avrai un fratellino tutto per te, così come James ha Albus e ora anche Lily?”

Rose non parve farsi imbambolare dalla questione, anzi si fece ancora più ostinata e allontanò la manina che Hermione le spingeva delicatamente sulla pancia.

Ginny represse una risata, mentre sollevava il lembo del reggiseno e si accingeva ad allattare la minuscola bimba che stringeva fra le braccia.

Lily era nata da una settimana e nessuno aveva avuto molto tempo da dedicare alla piccola Rose.

Ricordava quanto Ron fosse geloso di lei da piccoli e di certo sua nipote non doveva essere immune al gene.

Si concentrò sulla sua prima figlia femmina che si era appiccicata al suo seno, succhiando come una piccola vampira.

La sua testolina, nei primi giorni di vita coperta da una leggera peluria nerastra, adesso era un po' più rada.

Pensò come sarebbe stato se avesse avuto di capelli di Harry. Nah, quella non era più una novità. Desiderò che sua figlia avesse dei lunghi capelli rossi e magari gli occhi di suo padre.

Si, sarebbe stata bellissima la sua Lily. E fu con questo pensiero che le depositò un bacio sulla fronte.








Per la prima volta in vita sua desiderò non essere il Capo del Dipartimento Auror presso il Ministero della Magia.

Sua figlia era nata da una settimana e lui non aveva avuto che pochi minuti per poterla stringere e osservare.

Quando erano nati James e Albus la malavita sembrava essersi presa una vacanza per rispetto, invece questa volta si era accanita contro di lui, quasi a volergli far pagare lo scotto per essersi goduto i suoi figli.

Si sollevò dalla scrivania alla quale era seduto da ore e agitò la bacchetta.

L'ombra di un cervo partì a razzo dalla punta di quest'ultima e sparì oltre la porta.

Con questo avrebbe tenuto Ginny buona per un altro po'.

Si trascinò pesantemente nel loculo accanto al suo e sbirciando dentro chiamò:

Miles!”

Nessuna risposta

Miles! Dove diavolo è Miles?” gridò rivolto ad un ragazzino nuovo che era appena entrato al Ministero.

Questo parve atterrirsi per il tono concitato del suo Capo e scosse il Capo, abbassandolo sul foglio che stava esaminando.

Non c'era più nessuno in quel diavolo d'Ufficio?

Improvvisamente sentì una piccola esplosione provenire dalla scrivania alla quale solitamente lavorava Jenny Corbol.

Allungò il collo e notò l'inconfondibile testa pelata di Larry Miles.

Per Merlino, è mai possibile che non ti trovo mai dove dovresti essere?”

Da sotto la scrivania si sentì un leggero sbuffare e un piccolo ometto con lenti spesse e baffetti a spazzolino vi emerse pochi secondi dopo.

Dica pure, Capo! Stavo cercando di capire come far funzionare questo affare.” e detto ciò sollevò dal pavimento un pesante meccanismo che ricordava un carillon babbano.

Dove lo hai trovato quel coso, Miles?” chiese Harry, avvinandosi.

Questa sembrava più roba da Ufficio per l'uso improprio dei manufatti dei Babbani che una lavoro da Auror.

È stato consegnato questa mattina con pacco anonimo, così ho pensato che dato che era nella nostra cassetta tanto valeva controllare se era maledetto e dargli un'occhiata.”

Harry montò su tutte le furie. Prese Miles per le orecchie e lo spintonò verso la porta, poi prese il manufatto e lo posizionò fra le braccia del suo sottoposto.

Tu adesso prendi questa roba e la spedisci al terzo livello, ci manca solo che quelli degli altri uffici inizino a prenderci per il culo!”

Ma capo, perché l'avrebbero consegnato qu...”

Harry non lo fece finire di parlare, lo trucidò con uno sguardo omicida e poi gli urlò ulteriormente:

Muoviti Miles, se non vuoi che ti spedisca a vigilare sulla parata dei Troll per la Giornata Internazionale delle Creature Magiche socialmente Riconosciute!”

Questo parve spaventare Miles talmente tanto da costringerlo a correre frettolosamente verso il corridoio sulla sinistra, quello dal quale si accedeva ala stanza Collegamenti fra Uffici. Era stata un'idea piuttosto azzeccata quella di creare quel grande sportello in cui spedire gli oggetti tra i vari Uffici, senza costringere le persone a fare via vai fra i livelli.

Harry invece si vide costretto ad accingersi personalmente a presenziare al controllo mattutino dell'Ufficio Demografico.

Si trascinò stancamente verso gli ascensori, seguito da una decina di promemoria che gli rimbalzavano sulla schiena, urtandolo in maniera indicibile.

Si introdusse nell'ascensore che sferragliava, fra una signora con un cappotto di pelliccia di ermellino che spargeva pilucchi un po' ovunque e un omaccione dallo sguardo nervoso e irascibile.

Scese al Livello 2 e si recò con passo pensante verso la massiccia porta d'oro che svettava in fondo al corridoio, un promemoria che ancora gli cozzava addosso.

Bussò brevemente al campanaccio sulla sinistra e attese. La porta si aprì con un clack e contemporaneamente due cose colpirono Harry Potter: la consapevolezza che il promemoria era proprio per lui e la presenza dei Malfoy nella stanza, che si accingevano ad uscire.

Draco Malfoy gli lanciò uno sguardo molto eloquente e Harry seppe che suo figlio doveva essere appena stato assegnato.

Ricambiò educatamente il cenno di un'Astoria quanto mai pallida e prese in mano l'aeroplanino violetto.

Dentro vi erano solo tre parole scritte in modo apparentemente frettoloso “Potter Demografico Adesso”.

Si spaventò un po' per l'urgenza di quelle parole e si affrettò a raggiungere la stanza del responsabile dell'Ufficio, la signorina Marple.

Entrò senza bussare e la trovò intenta a scrivere febbrilmente sul libro dei Contratti.

Signorina Marple.” salutò cordialmente.

Salve Signor Potter, la stavo aspettando, avrei una questione piuttosto urgente da sottoporre alla sua attenzione.”

Harry le si fece in contro titubante e chiese:

C'è forse qualche problema con la procedura? Devo chiamare qualcuno dall'Ufficio Brevetti?”

Niente di simile, signor Potter. In realtà questa mattina si è verificata un'anomalia piuttosto curiosa nel sistema, ma pare che rientri tutto nella procedura standard per casi particolarissimi.”

Harry poggiò le dita sulla scrivania, tamburellandole e dato che la signorina Marple non sembrava intenzionata a continuare incalzò:

Allora? Come mai questo richiamo?”

La facevo più sveglio signor Potter.”

E in quella frazione di secondo Harry capì, ma desiderò con tutte le sue forze che non fosse così mentre la donna inesorabilmente proseguiva

Sua figlia è stata associata, ma temo di doverle dare anche un'altra nuova. Pare sia stata associata anche la figlia di Ronald Bilius Wealsley.”

Harry rimase in silenzio per un secondo, pensando a quanta sfiga ci voleva perchè sua figlia fosse associata ad una settimana dalla nascita. E soprattutto lo stesso giorno di Rose.

Ecco signor Potter, è proprio qui che risiede l'anomalia,”

Harry s'inscurì in viso passando in rassegna tutte le eccezioni previste dal regolamento del Selezionatore, ma la donna fu più rapida di lui.

Sua figlia e sua nipote sono state selezionate per il medesimo aspirante: Scorpius Hyperion Malfoy.”

Harry ebbe appena consapevolezza di ciò che aveva udito e poi più niente.

Poco dopo voci di corridoio parlavano di un rapido trasferimento di Harry Potter in barella verso il San Mungo.




Eccoci qui! In realtà il capitolo sotto il punto di vista della trama è un po' inutile, ma mi andava di descrivere anche la reazione di Harry e questo è il risultato! Dato che non è questa cosa speciale, il nuovo capitolo, che è già quasi finito arriverà dopodomani! Ringrazio tutti coloro che leggeranno e, se vorranno, lasceranno un loro parere o magari un suggerimento per come far svolgere la trama, che ne so, magari anche scrivendomi che nel prossimo capitolo “Harry deve sbucciare una noce e infilarla nel naso di Ron”, dico sul serio, anche situazioni grottesche e ridicole, qualsiasi cosa desideriate!! Un bacio

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 2 ***


Capitolo 3

Quella sera di fine luglio

 

Erano ormai passati un paio d’anni da quella sera in cui Harry Potter aveva fatto ritorno a casa, seguito da Ron Weasley e aveva reso partecipe la sua famiglia della disavventura che li aveva nuovamente colpiti.

Il giorno dopo infatti, due funzionari del Ministero erano giunti a Grimmauld Place assieme alla famiglia Malfoy per sugellare il contratto magico in un piccolo rituale simbolico.

Qui venivano consegnati dei testi che i genitori dei promittenti avrebbero dovuto recitare, il tutto per dare una forma solenne ad un qualcosa che li aveva già stretti tutti in una trappola.

Draco, Ron e Harry si erano scambiati pochi sguardi eloquenti, Ginny e Hermione si erano tenute per mano tutto il tempo, mentre Astoria aveva mantenuto il suo solito silenzioso e solitario contegno.

Il piccolo James nel suo vestitino delle grandi occasioni cercava di dare fuoco con la sua bacchetta giocattolo all’orlo della tunica di uno dei funzionari, mentre Rose se ne stava tutta impettita al fianco della mamma e guardava suo padre e suo zio unire le mani con quel signore arrabbiato dai capelli biondi.

Fu una cerimonia breve e poco movimentata, un volta che i funzionari se ne furono andati Ginny provò a fare la mossa del “restate per un tè”, ma i signori Malfoy sembravano tanto desiderosi di andarsene almeno quanto i padroni di casa lo erano di buttarli fuori dalla loro cucina.

Da quel giorno i Potter/Weasley e i Malfoy non si erano incontrati se non nelle occasioni ufficiali.

Ma ritornando a noi, dicevamo che erano passati pochi anni quando proprio una di queste “occasioni speciali” avevano costretto i nostri eroi a ritrovarsi nuovamente nella stessa stanza: Il Gala annuale in onore delle vittime della guerra magica.

Harry avrebbe tenuto il solito discorso “strizza palline”, come ripeteva il vivacissimo piccolo James Sirius Potter e tutti si sarebbero rimpinzati delle squisitezze proposte dal catering del Ministero.

Harry si accinse ad aprire la porta della limousine dalla quale fece scendere la sua bellissima moglie Ginny, seguita da quelle tre pesti dei suoi figli.

James aveva appena finito di frignare che non voleva venire alla festa perché ci sarebbero state sicuramente le femmine a quel ballo e lui con le femmine non voleva averci nulla a che fare.

Albus aveva appena rotto la stanghetta degli occhiali che adesso gli penzolavano da un orecchio e cercava disperatamente di raggiungere il fratello maggiore che si era avviato di gran carica verso l’ingresso con le mani in tasca, in segno di dissenso.

“Albus! Che cosa hai combinato agli occhiali?” lo rimproverò Ginny, prendendolo brevemente in braccio, per sistemarglieli sul naso, una volta che li ebbe riparati.

Albus fece spallucce e indicò rapidamente alle sue spalle.

Ginny lo lasciò andare per tirare fuori dalla macchina l’ultimo dei suoi figli, la sua unica figlia femmina, Lily.

Questa si era già imbrattata le ginocchia, trascinandosi carponi chissà dove e aveva l’espressione truce di chi aveva appena subito una fortissima ingiustizia.

Ginny la guardò mentre la teneva stretta a se con un braccio e le chiese: “Che cosa è successo agli occhiali di Albus, Lily?”.

La bimba per tutta risposta girò la testa dall’altro lato. Ginny sollevò gli occhi al cielo e si accinse all’ennesima ramanzina.

Harry la guardava con fare disperato, Lily era proprio una piccola terribile strega. Se solo non fosse stata sua figlia, avrebbe potuto benissimo dubitare che fosse realmente una femmina. Si comportava come un maschiaccio e sottometteva i fratelli maggiori, che le dimostravano una reverenza quasi ridicola.

Come se non bastasse, anche la natura sembrava essersi presa gioco di lei, infatti Lily non aveva avuto un solo capello in testa fino ai 13 mesi di età! Adesso che ne aveva 21, qualche ciuffetto scuro aveva preso a ricoprirle lo scalpo, ma ancora non era ben chiaro quale fosse il colore dei suoi capelli.

Ginny aveva provato a farle indossare un cerchietto che quanto meno la rendesse più graziosa, ma doveva essersi perso in chissà quali anfratti della macchina, mangiucchiato voracemente dalla sua dolce bambina.

Ecco, un’altra cosa che nessuno avrebbe mai potuto capire, come facesse Lily a mangiucchiare tutto quello che l’umana mente potesse concepire. Questo perché il ritardo nella crescita dei capelli, doveva essersi contagiata anche a quella dei denti, che non  avevano voluto saperne di spuntare fuori fino ai suoi 14 mesi.

Ma quello che Harry meno di tutto riusciva a spiegarsi era come potesse una bimba tanto piccola possedere una voce tanto altisonante! Nonno Arthur spesso la chiamava “trombone”, soprattutto quando Lily se ne andava in giro per casa con le mani dietro la schiena canticchiando motivi inventati, ricordando un tenore all’opera.

Mentre sua moglie cercava di riportare la disciplina nella sua famiglia, Harry si affrettò a raggiungere Ron e Hermione, che erano appena arrivati: l’uno teneva per mano la bambina più smorfiosa che Harry avesse mai visto (Si rammentò mentalmente di fare ammenda per quel pensiero, dopotutto si trattava di sua nipote), l’altra teneva in braccio il piccolo Hugo, che beveva avidamente da un biberon ripieno di un liquido cioccolatoso.

Non appena lo vide arrivare, Rose lo squadrò da capo a piedi, assumendo un’espressione di sufficienza quasi.

“Ciao. Allora, entriamo? Ho una fame!”, disse Harry nel suo abito verde bottiglia. Sin da quando l’aveva indossato al Ballo del Ceppo, aveva sempre pensato che quel colore, in qualche modo gli portasse fortuna. E comunque gli donava.

“Direi proprio di si, si gela qui fuori!”, esclamò Hermione, mentre Ron si accostava ad Harry per chiedergli “Avete trovato anche voi l’ingorgo a Oxford Street? Giuro che non sono mai stato più felice di più essere un mago”, Harry ridacchiò, per poi rivolgersi a Rose

“Ciao Rosie, sei molto carina questa sera! Te lo ha comprato la mamma quel vestito?”

La bimba lo guardò in tralice e rispose con la sua vocetta acuta

“La mamma non sceglie i miei vestiti, lei li paga soltanto”

Ron e Harry scoppiarono a ridere e Rose girò la testa verso la mamma, facendole una smorfia.

Ginny raggiunse il gruppetto con una Lily in lacrime e uno James che sfuggiva ad un abbraccio di Albus.

“Credete che i Malfoy saranno presenti quest’anno?” chiese Ginny a nessuno in particolare.

“Certo che no, non si sono mai presentati fino ad ora, perché dovrebbero cominciare adesso?” rispose Hermione, mentre cercava di staccare Hugo dal suo biberon, con scarsi risultati.

Ginny fece spallucce, pensava solo che fosse ingiusto che i pregiudizi di cui i Malfoy si sentivano vittime li costringessero a condurre una vita pressoché isolata dal resto del mondo magico.

Appena misero piede nell’ampia sala dove si sarebbe svolta la festa, il gruppo di amici si rese subito conto che quell’anno il Ministero  non aveva badato a spese. Una molteplicità di maghi e streghe giunti da ogni parte d’Europa affollavano i piccoli tavolini che rivolgevano verso un grande palco, sul quale un paio di violinisti, un contrabbassista e due vocalist si preparavano a dar spettacolo.

Una fontana imponente si stagliava al centro della stanza. Dalle bocche a forma di serpente marino che ricoprivano il suo brodo inferiore fuoriuscivano una miriade di getti d’acqua che andavano a comporre sulla superficie degli arcobaleni che rimbalzavano tutt’intorno.

Delle piccole fatine di ghiaccio illuminavano l’ambiente e dal soffitto una riproduzione molto verosimile di Grop cercava di afferrare i passanti che vi si avventuravano sotto.

Lateralmente alla sala era stata costruita una galleria che conteneva tutti i cimeli di guerra che il Ministero era riuscito a racimolare, con la collaborazione dei collezionisti più forniti d’Inghilterra e un’ampia zona era stata predisposta a mostra fotografica.

Harry individuò Neville e Hannah intenti a conversare con un mago austero dalla lunga barba blu. Neville strizzò l’occhio a Harry, mentre tentava di spiegare allo straniero perché il Tranello del Diavolo non potesse essere utilizzato come pianta rampicante in un giardino.

Volgendo lo sguardo per la sala, Harry notò un mucchio di persone che conosceva e con le quali certamente avrebbe avuto modo di confrontarsi durante la serata: il Ministro Kingsley, Lee Jordan, Seamus Finnigan, Susan Bones, Alicia Spinnet (che era diventata sua collega all’Ufficio Auror), Justin Finch-Fletchley.

Mentre poggiava il suo mantello su una sedia, occupando un paio di tavoli per la sua famiglia e quella di Ron, vide entrare dalla porta Charlie, Fleur, Molly e Arthur, che erano appena arrivati da Villa Conchiglia con una Passaporta. Arthur di recente soffriva di una rara forma di trombosi da Materializzazione e quindi avevano dovuto provvedere diversamente al loro trasporto. Ovviamente assieme a loro c’erano i biondissimi Victorie e Louis e la dolce Dominique.

Anche loro si unirono alla tavolata dei Weasley, come ogni anno occupavano praticamente una zona tutta loro della Sala.

Charlie non sarebbe potuto essere presente, il suo lavoro in Romania lo impegnava sempre a tempo pieno, ma da un momento all’altro certamente avrebbero visto arrivare Percy Weasley e famiglia. Sua figlia, la piccola Molly, sembrava essere l’unica bambina con cui Lily riusciva ad intrattenersi senza generare urla e strepiti, quindi Harry era impaziente di vederlo comparire.

Harry si ricordò poi che Ron doveva avergli accennato ad un gufo ricevuto da George con cui avvisava della quarantena a cui erano stati sottoposti tutti i membri della sua famiglia a causa della Spruzzolosi contratta da Fred qualche giorno fa.

Non appena si fu seduto al tavolo, vide un membro eminente del Wizengamot, Francis J. Tools, farglisi incontro seguito dal signor Gendry Penrose, l’ormai celebre inventore del Selezionatore.

Harry si ritrovò a pensare che con quell’invenzione l’uomo avesse fatto la sua fortuna, dal momento che non aveva avuto bisogno di brevettare nient’altro per vivere piuttosto agiatamente e non sembrava ansioso di farlo! Malelingue affermavano che prima di allora nulla di suo era stato depositato presso l’Ufficio Brevetti del Ministero.

“Harry, caro! Proprio te cercavo, stavo dicendo al vecchio Gendry di quanto ci mancano i vecchi tempi in cui i guai non si contavano più sulle dita di una mano!”

Harry sorrise, sollevandosi in piedi

“Ah, a me di certo, anche se devo ammettere che non hanno smesso di seguirmi anche in casa!” e così dicendo, indicò con il capo Ginny, facendo ridacchiare il vecchio mago dalla lunga barba grigia. Il signor Penrose come al solito si limitò a stringere le labbra in un risolino sottile.

“Guarda che ti ho sentito!” lo riprese Ginny e Harry sollevò le mani in segno di resa, sorridendo alla moglie.

“Siete proprio una bella coppia, giuro ragazzo mio, davvero una bella coppia, non trovi anche tu Gendry?” celiò Tools all’indirizzo del silenzioso mago alla sua destra.

Quello fissò gli occhi in quelli di Harry e rispose “Una fortuna che il mio Selezionatore fosse ancora in cantina a prendere polvere, nevvero?”

“Oh, Gendry suvvia! Di certo il Selezionatore non avrebbe mai… selezionato Harry Potter, non siamo ridicoli” sogghignò il vecchio.

Ma Harry non ebbe l’opportunità di controbattere, perché il Ministro della Magia in persona aveva appena preso parola sul palco e Tools e Penrose si affrettarono a prendere posto ai loro tavoli.

Harry li seguì con lo sguardo, come sempre gelato dalla freddezza del più giovane dei due, ma poi sentì Kingsley chiamarlo sul palco e i suoi pensieri si rilassarono.

Il resto della serata trascorse in maniera tranquilla, fin quando poco prima dell’annunciato discorso di Gendry Penrose, non fecero il loro ingresso dall’ampio portone principale nientemeno che Draco Malfoy e consorte. Un piccolo bimbo di circa quattro anni si teneva stretto con le manine alla gonna della donna e Harry vide ancora una volta quello che avrebbe potuto essere il marito di sua figlia.

La famiglia si avviò ad un tavolo rimasto vuoto in fondo alla sala, mentre tutti giravano la testa per osservarli come meglio potevano. Molti sporsero il collo, ricordando ad Harry il momento del suo arrivo ad Hogwarts al primo anno, e contemporaneamente un coro di sussurri s’innalzò, rendendo impossibile nell’insieme distinguere una sola delle voci di corridoio che si stavano già spandendo. Da un angolo in basso al palco, un giornalista scattò rapido una decina di fotografie, per poi tornare soddisfatto al suo posto.

Anche Kingsley, attirato dalla disattenzione della sala, parve notare l’ingresso plateale dei Malfoy, ma lo spettacolo doveva continuare e dopo qualche attimo di stupore, riprese la parola e annunciò l’intervento dell’uomo che aveva risollevato le sorti della Gran Bretagna.

Gendry Penrose si issò lentamente dalla sedia e raggiunse il palcoscenico con una flemma esasperante.

Stava proprio puntandosi la bacchetta alla gola, pronunciando l’incanto Sonorus, che un fracasso colossale riempì lo spazio circostante e un tremito come di un terremoto scosse il pavimento.

In un batter d’occhio Harry si era alzato e dopo essersi assicurato che Ginny e i bambini stessero bene, si era avviato correndo verso l’uscita per raggiungere la fonte di quel rumore.

Jimmy Cholse e Zacaria Astelpoor lo aveva raggiunto immediatamente, decisi a soccorrere il loro Capo nella ricognizione. Dopo pochi secondi anche Alicia si unì ai tre uomini.

Una volta giunti fuori la struttura, i quattro, che erano stati i primi a precipitarsi all’esterno, si erano trovati dinanzi allo spettacolo più incredibile che si potesse verificare dinanzi ai loro occhi.

Ad un centinaio di metri da loro, un aeromobile babbano si era schiantato al suolo, provocando un impatto che aveva sbalzato la coda del veicolo a pochi metri dalla sala.

Fiamme rosso vivo animavano lo scenario che gli si parò dinanzi e urla disperate affollarono ulteriormente l’aria.

Il forbito gruppo di maghi che si era accalcato all’esterno esalò un unico respiro di stupore, mentre qualcuno cominciava a chiedere quale fosse il protocollo per questo genere di situazioni.

Non ebbero il tempo di contenere lo stupore, perché qualcosa di ancora più incredibile accadde pochi minuti dopo.

Nell’arancio dell’orizzonte si stagliarono delle figure zoppicanti. Harry spinse protettivo un braccio sullo sterno di Ginny, che si era affiancata a lui e restò a guardare.

Tutti i maghi presenti sapevano che gli incantesimi di protezione avrebbero dovuto salvaguardarli dalla vista dei babbani e fu per questo che gli eventi succedenti li lasciarono di stucco.

“Ehi! Ehi voi, laggiù!”

Una possente voce di uomo squarciò la notte e pietrificò Harry Potter, il bambino che è sopravvissuto, il Salvatore del Mondo Magico, colui che aveva sconfitto Voldemort.

Per la prima volta non seppe come comportarsi mentre tre babbani entravano in quella che in teoria avrebbe dovuto essere un’area a loro interdetta per magia.

L’uomo che presumibilmente aveva gridato poc’anzi aveva un taglio profondo sul cranio e varie escoriazioni sul corpo, ed era accompagnato da una bambina che non avrebbe potuto avere più di dodici anni che si aggrappava alla mano di una ragazzina poco più che diciottenne. A chiudere il gruppo c’era un ragazzo a cui doveva essere appena cresciuta la barba.

La prima a riprendersi, in quella massa di gente ben vestita e basita, fu Ginny Weasley: si fece incontro ai quattro correndo, gridando e disponendo per organizzare un primo soccorso a quelli che dovevano essere alcuni dei sopravvissuti all’incidente.

Si parlò molto a lungo di quella notte in cui la creme de la creme de la società magica inglese si adoperò per fornire aiuto ai superstiti di un atterraggio d’emergenza sfortunato.

 

Il giorno dopo i titoli della Gazzetta del Profeta urlavano allo scandalo: i Babbani sanno come vederci.

Innumerevoli teorie furono fatte su quella notte e su quella strana anomalia che aveva reso inservibili gli incanti di protezione migliori al mondo.

Dopo quella sera, Harry ebbe incubi per molto tempo ed era agitato da una strana inquietudine che non riusciva a spiegarsi. La cosa che non seppe mai era che, nel loro piccolo, tutti i presenti erano turbati dallo stesso inspiegabile nervosismo.

Quasi come se quella notte una consapevolezza terribile li avesse colti, ma che, distratti dagli straordinari eventi cui avevano assistito, non erano riusciti a catalogare quella consapevolezza, che gli era sfuggita dalle dita.

In molti si erano chiesti cosa gli frullasse nel cervello e se solo avessero avuto il coraggio di confrontarsi, avrebbero scoperto che un pensiero comune li univa: il profondo convincimento che ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato nel Selezionatore Penrose,  ma nessuno riusciva a capire esattamente cosa fosse e cosa c’entrasse con l’incidente.

 

 

 

 

 

Spazio Autrice:

Ecco qua, mi ero rotta i cosiddetti di temporeggiare, volevo entrare nel vivo dell’azione e penso di aver fatto qualche passettino avanti con questo capitolo! Nel prossimo ci sarà sicuramente un bel salto temporale, così entreremo nel vivo della storia! Un piccolo appunto su Lily… è me sputata da piccola, eccezion fatta per la capacità di sottomettere la gente, ma giuro che sono io (senza capelli, senza denti e con i vestiti sporchi da maschiaccio… ah, non dimentichiamoci il “trombone”).

Io comunque aspetto come sempre qualche vostro suggerimento o magari anche solo un lancio di pomodori per dirmi di ritirarmi (sia per il ritardo dell’aggiornamento, sua per lo schifo proposto)! Buon Venerdì sera a tutti!

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 3 ***


Capitolo 4

Di pubertà non si muore

 

Erano ore che non si smuovevano da lì sotto e lei iniziava ad avere una fame pazzesca. Ripensò al profumo del pasticcio di carne che sicuramente gli elfi domestici avevano già servito a cena.

Guardò nuovamente verso la sponda del lago nero e vide i quattro ragazzi sollevarsi dal prato, sprimacciarsi i vestiti e avviarsi ridendo verso il castello.

Si alzò allora dal suo nascondiglio dietro un basso cespuglio di more, posto a una decina di metri dal salice piangente sotto il quale Scorpius Malfoy e i suoi amici avevano trascorso tutto il pomeriggio a scherzare e studiare, e si affrettò a raggiungerli mentre si accingevano agli scalini d’ingresso.

“Sco-Scorpius!” ansimò, tenendogli dietro e attirando l’attenzione del gruppetto di Serpeverde.

Non appena riconobbe la voce, Scorpius sollevò gli occhi al cielo. Claus Melotick gli diede di gomito beffardo, indicando con la testa la ragazzina minuta che gli si faceva in contro.

Scorpius si voltò a guardarla: Lily Potter non era quella che si poteva definire una ragazzina particolarmente graziosa, ma se anche fosse stato così Scorpius non l’avrebbe neppure guardata.

“Non me la faccio con le bambine, io!” ripeteva in continuazione a quella banda di coglioni dei suoi amici che insistevano a prenderlo per il culo.

“Ciao Lily! Tutto ehm… bene?” chiese incerto, notando un lungo graffio vermiglio che correva lungo la gamba della ragazzina.

Lei seguì il suo sguardo e subito tento di giustificarsi

“Oh, non è niente, dev’essere stato il gatto di Hugo, sai, mio cugino” e detto questo si aprì in un sorriso tutto denti e… macchinetta.

In molti si erano chiesti per quale motivo sadico e bizzarro una coppia di maghi come Harry Potter e Ginny Weasley non avesse portato la figlia da un Magidentista, piuttosto che sottoporla al supplizio di un apparecchio babbano, ma in pochi sapevano che il tutto era stato fatto per non offendere i signori Granger, i genitori di Hermione. I coniugi, entrambi dentisti, da sempre erano diffidenti sulla possibilità di curare i denti con la magia e avevano più volte offerto il loro aiuto alla situazione alquanto disperata di Lily, tanto che alla fine Harry e Ginny si erano visti costretti ad accettare.

Scorpius ebbe un piccolo brivido lungo la schiena alla vista di quella schiera di denti ricoperta da mattoncini di metallo e si chiese cosa si dovesse provare ad avere la bocca perennemente tagliuzzata da quella roba.

Si costrinse a non pensare alle difficoltà nella pulizia e subito tagliò corto.

“Va beh, noi andiamo a cena, abbiamo piuttosto fame! Ci vediamo, eh?”

Lily provò ad obbiettare, ma non ebbe neppure il tempo di aprire bocca che i ragazzi si erano girati e si erano affrettati al portone.

Rimase per qualche secondo ferma sul posto, poi sospirando si decise a raggiungere la Sala Grande.

Margharet Patcher, sua compagna di dormitorio da un paio di mesi, la aspettava al tavolo dei Grifondoro: le aveva tenuto il posto e, Lily poté costatare felice, una porzione di pasticcio.

“Dove sei stata?” le chiese curiosa, non appena la vide avvicinarsi alla tavola. Lily fece spallucce, non erano ancora abbastanza in confidenza da confessarle della tremenda cotta che si era presa per Scorpius Malfoy sin da quando il 1 settembre scorso lui le aveva sfilato la sciarpa incastrata nella porta dello scompartimento.

“Cercavo di vedere la Piovra Gigante” rispose vaga, alludendo ai vari tentativi che avevano fatto assieme nelle scorse settimane.

Proprio mentre Margharet cercava di controbattere qualcosa, Rose Weasley occupò il posto accanto a Lily che un ragazzo del secondo anno aveva appena lasciato libero.

Sembrava visibilmente nervosa, si servì del pesce con patate e sbatté la pirofila forte sul piano di legno, si versò del succo di zucca che bevve in un unico sorso e poi prese a trangugiare senza ritegno.

Hugo, impegnato a chiacchierare con un compagno qualche posto più in là, la guardò stupito, era raro che sua sorella perdesse la pazienza così apertamente davanti a tutti.

Lily la sbirciò di sottecchi, non voleva rischiare di urtarla ulteriormente, era pur sempre una ragazzina sveglia.

I capelli della cugina le coprivano buona parte del viso ma Lily si ritrovò ugualmente a invidiarla. Ai suoi occhi Rose era bella, popolare e intelligente. Aveva dei lunghi capelli rossi che lisciava ogni mattina con doverosa devozione, occhi azzurri ereditati da suo padre ed era molto alta per i suoi tredici anni.

Esatto, Rose frequentava il suo terzo anno a Hogwarts ed era un vero asso in Pozioni, la materia preferita di Lily. Lily la venerava e peccava spesso di obiettività nel riferirsi alla cugina maggiore.

Rose era una ragazza carina, ma ancora incredibilmente acerba. Il suo corpo era ricoperto di lentiggini fino all’estremo e la sua figura non era esattamente quello che si poteva definire “slanciata”. Era sì la più alta della classe sia fra le ragazze sia i ragazzi, ma l’essere cresciuta così prematuramente non le consentiva di sentirsi a suo agio con il proprio corpo e tendeva ad incurvarsi leggermente. Per questo motivo cercava di sopperire ai disagi della buona vecchia pubertà comportandosi da gran schizzinosa nei confronti degli appartenenti all’altro sesso che sembravano dimostrarle un certo interesse.

Poco dopo il suo ingresso nella Sala, con un gran vociare James Potter e il suo gruppetto di amici si catapultò al tavolo dei Grifondoro, facendo un gran fracasso.

Julian Posh ululava selvaggiamente, aveva le lacrime agli occhi e indicava Rose che stava cercando di ingozzarsi il più velocemente possibile.

“Ehi Rose, perché sei scappata via?” la sbeffeggiò James, sedendosi di fronte la ragazza.

Rose lo ignorò continuando a darci dentro con la forchetta.

“Sì, sei sparita improvvisamente! Ed io che volevo proprio dirti che hai delle gran belle mutande!”

Aveva urlato abbastanza quell’ultima frase, così che buona parte del tavolo di Tassorosso e qualcuno per fino dal tavolo di Corvonero si affacciò incuriosito a origliare.

Rose si sollevò di botto dal tavolo e fissò l’ultimo ragazzo che aveva parlato. Estrasse la bacchetta dalla tasca e gliela puntò sulla fronte. 

Stava tentando disperatamente di non dare peso al fatto che una ventina di persone sembrasse decisamente interessate al piccolo teatrino e lei reagendo così stava solo peggiorando la situazione. Si appuntò mentalmente di uccidere James quanto prima e sibilò come una vipera velenosa:

“Ripeti ancora quelle parole, Julian, e ti assicuro che l’unica cosa di cui dovrai preoccuparti è il contenuto delle tue mutande”.

I ragazzi scoppiarono a ridere e Julian sollevò le mani in alto.

“James, cosa vi danno da mangiare a casa vostra? Io controllerei perché questa ragazzina è un po’ troppo nervosetta”

James fissò sua cugina con sguardo ilare e le disse.

“Dai Rosie, non è mica colpa nostra se ti sei trovata sulla traiettoria sbagliata! Giuro che non eri tu il bersaglio!”

Rose sbuffò e senza degnarlo di uno sguardo lasciò la Sala Grande.

Hugo allora si fece vicino a Lily per chiedere a James cosa fosse successo, ma James era troppo impegnato a ridacchiare con i suoi compagni per ascoltarlo.

Lily però credeva di sapere cosa dovesse essere successo e raccogliendosi con Margharet e Hugo spiegò.

“Sono sicura che quell’idiota di James deve averle sollevato la gonna, lo sapete no che si divertono a nascondersi e ad infastidire le ragazze?”

Il viso dei due ragazzini s’illuminò di comprensione, era perfettamente coerente con il carattere di Rose prendersela tanto per uno stupido incidente.

Lily dal suo cantò pensò che se fosse stato Scorpius a farlo a lei, si sarebbe sotterrata per l’imbarazzo.

Non appena formulò questo pensiero, si rattristò improvvisamente: tutti quei tentativi fatti per attirare l’attenzione di Scorpius, per diventare almeno sua amica e lui non l’aveva mai neppure degnata di uno sguardo.

Invece Rose aveva ottenuto subito l’attenzione del ragazzo che le piaceva da mesi, nonostante questo fosse di ben due anni più grande: anche se di certo a Julian non interessava, quanto meno la considerava!

Ma ovviamente era scontato che lei non sarebbe riuscita ad ottenere l’attenzione di nessuno. Lily si sentiva brutta e più volte era stata sbeffeggiata durante i suoi cinque anni di scuole elementari presso un istituto di Babbani. I suoi genitori avevano voluto che i loro figli imparassero che la vita è fatta di compromessi e comprendere la cultura dei Babbani era un passo necessario per renderli degli adulti consapevoli del mondo in cui vivevano e delle scelte che avrebbero fatto. In questo modo, li avrebbero messi in condizioni di comprendere che fra Babbani a maghi non c’era proprio alcuna differenza.

Quindi Lily aveva vissuto il suo piccolo inferno personale. Aveva imparato a preferire la compagnia maschile, alla quale la sua indole si adattava così naturalmente, a quella femminile.

Aveva sempre desiderato di poter essere trattata dalla gente come i suoi fratelli e non come una bambolina delicata. A tal proposito sporcava e distruggeva qualsiasi vestito lontanamente grazioso a causa del suo interesse verso le pozzanghere fangose e i giochi di guerra. Non era una ripicca, o almeno non apertamente, dato che provava una sorta di sadica soddisfazione nel vedere la disperazione negli occhi di sua madre, era piuttosto una questione di natura, temperamento, carattere.

 Tutto questo i primi anni di scuola era andato anche bene, le aveva fornito una popolarità senza precedenti fra i suoi compagni.

Tutti i ragazzini la vedevano come un punto di riferimento ed era sempre a capo di tutte le bande, ma crescendo Lily aveva notato che le attenzioni di cui i maschi la ricoprivano erano molto diverse da quelle che provavano verso le altre sue compagne di classe.

E allora erano cominciati i problemi: si guardava allo specchio e vedeva una ragazzina un po’ bassina e smilza, dalle ginocchia dinoccolate sporche, lunghi capelli rossi raccolti in un codino alla base del collo, un paio d’occhiali che le erano stati affibbiati all’età di sei anni e la terribile macchinetta ai denti.

Il tutto era peggiorato dalla sua carnagione chiara e dalle piccole lentiggini che le ricoprivano il naso.

Ma la sua situazione fisica non faceva che creare un circolo vizioso nella sua mente: se prima non le importava di apparire in un modo piuttosto che in un altro, crescendo aveva iniziato a sentirsi in imbarazzo e fuori posto in ogni caso. Se indossava i suoi soliti abiti, si sentiva orribile, se sua madre le proponeva un cambiamento di look per renderla più carina, lei pensava che tutti si sarebbero messi a ridere per il mesto tentativo.

SI, un disastro assoluto, ma una volta sua zia Fleur, che in quanto a schiettezza la sapeva lunga, le aveva detto che è sempre un bene sperare nell’adolescenza e soprattutto nel suo termine.

Così Lily Potter si era tramutata da maschiaccio tutto pepe a quieta e insipida ragazzina, che tentava soltanto di sfuggire all’attenzione altrui.

E ci riusciva fin troppo bene.

 

 

 

Natale era ormai alle porte e Lily stava preparando il suo baule. Quest’anno avrebbero trascorso le vacanze in Romania dallo zio Charlie e Lily aveva intenzione di costringere tutti a fare una capatina in Transilvania. Era sempre stata affascinata dalla terra dei vampiri!

Lucy, sua cugina nonché sua unica vera amica appartenente al genere femminile, le stava raccontando di come la professoressa Sprite l’avesse sgridata poche ore prima alla lezione di Erbologia, soltanto perché aveva voluto dissotterrare le Mandragore che quelli del secondo anno avevano appena finito di piantare.

Insomma, non era così un dramma che metà classe fosse svenuta sul colpo, no?

Si stava giusto lamentando della punizione che avrebbe dovuto scortare al ritorno dalle vacanze, che un gufo planò leggero dalla finestra, andando a depositarsi sulla testiera del letto.

Lily sganciò il nastrino che teneva la missiva ancorata alla zampa del volatile e srotolò la pergamena.

Il gufo emise un verso d’indignazione per il fatto di essere stato ignorato dopo la faticosa ascesa alla torre di Grifondoro. Lucy gli allungò una galletta.

Mentre Lily leggeva, un gemito sfuggì alle sue labbra dischiuse e le guance si colorarono immediatamente di un bel colore rosso porpora: aveva completamente dimenticato quello stupido incontro della Vigilia di Natale!

Lucy la guardò con fare interrogativo e, sporgendosi oltre la spalla della cugina, lesse il contenuto del bigliettino.

Aveva già qualche sospetto su cosa si trattasse e non appena riconobbe la calligrafia ordinata della zia, capì che aveva ragione: zia Ginny stava ricordano a Lily che l’indomani, una volta raggiunta la Tana grazie alla Polvere Volante, si sarebbero dovuti recare a Villa Malfoy.

Lily non si spiegava perché i suoi genitori e perfino gli zii si dovessero ostinare a mantenere i rapporti con Draco Malfoy e sua moglie Astoria quando gli annali di Hogwarts gridavano ai quattro venti il loro odio reciproco.

In una normale circostanza sarebbe stata felice di avere l’opportunità di vedere Scorpius un giorno in più, ma non quel 23 dicembre. Non        quel giorno in cui non appena alzata dal letto aveva percepito che qualcosa stava già andando irrimediabilmente storto.

E quando si era guardata nel luminoso specchio del bagno del suo dormitorio non aveva potuto fare a meno di pensare che forse al suo terzo anno avrebbe dovuto iscriversi a Divinazione.

Due bernoccoletti rossi, bastardamente alla medesima altezza, rilucevano sulla sua fronte. “Cazzo!” aveva pensato, “il mio corpo mi odia!”. Insomma undici anni non avrebbe dovuto essere un’età tanto tragica per i brufoli, e invece no! Per Lily Potter non c’è mai limite al peggio e, anzi, gliene spuntavano anche due orridi e purulenti sulla fronte se necessario.

“Magari il karma vuole che mi uccida”, aveva pensato poco dopo, non riuscendo a togliersi dalla testa l’idea di assomigliare ad un piccolo aiutante di Satana.

Con il morale sotto la suola delle scarpe, Lily accartocciò la lettera di sua madre e tentò di non ricordare l’orrida mattinata passata. Nel tentativo di nascondere i suoi due nuovi amici, aveva pettinato i capelli con una fila in mezzo. Aveva cercato di renderli vaporosi e boccolosi alle estremità, giusto per non assomigliare ad una banshee, ma dato che non era molto brava con gli incantesimi di bellezza, aveva ottenuto l’unico risultato di bruciarsi dieci centimetri sudati di capelli rosso fuoco.

Sull’orlo di una crisi di nervi aveva preso un ciuffo e tagliandolo in malo modo aveva prodotto una sorta di frangetta tutta storta.

Alcune ciocche le ricadevano sula testa, altre portavano i segni della bruciatura, mentre la maggior parte erano arricciate in piccoli boccoletti. Il tutto era coronato dalla linea diagonale segnata dalla frangetta che le ricopriva la fronte.

“Forse se mi vedono in Sala Comune mi uccideranno per oltraggio al pudore” aveva pensato, lasciando il bagno demoralizzata.

Rose l’aveva vista pochi attimi dopo mentre attraversava il corridoio dei dormitori e si era pietrificata.

“Lily…”, l’aveva chiamata piano “Hai…ehm… hai tagliato i capelli?”

Lily l’aveva guardata con sguardo omicida, ma dato che stava pulendo gli occhiali in quel momento, e lei era più orba di una talpa, l’effetto fu sciupato dal fatto che si fosse rivolta ad un’armatura piuttosto che alla cugina.

“Stavo cercando di tagliarmi la gola, ma a quanto pare neppure suicidarmi mi riesce bene” aveva biascicato, prima di infilarsi una berretta di lana color verde pisello in testa.

La mattinata era proseguita anche peggio, perché la Professoressa McGranitt aveva insistito affinché togliesse il cappellino durante le lezioni, facendo appello al fatto che fosse una condotta oltremodo vergognosa che lei lo tenesse in classe.

Lily aveva cercato con tutte le sue forze di tenerlo sul capo mentre con un movimento rapido della bacchetta la professoressa glielo aveva sfilato dal capo. Ovviamente non fu abbastanza veloce, così che le risate iniziarono prima ancora che lei potesse correre fuori dall’aula in lacrime.

Lucy l’aveva trovata nel dormitorio rannicchiata in un angolo e aveva cercato di tirarle su il morale progettando assieme a lei le prossime vacanze.

Lily poteva quasi dire di aver raggiunto un sentimento molto simile alla contentezza, che quel biglietto le aveva rovinato ogni prospettiva rosea.

Sarebbe stata orribile a quello stupido incontro e non poteva farci nulla.

 

 

Qualche anno dopo Lily avrebbe definito quella sera come “Il chiaro segno che un dio deve pur esistere in quest’universo e indubbiamente ce l’ha a morte con me”.

Villa Malfoy era come Lily la ricordava, sontuosa fino al vomito e fredda, fredda da morirci assiderati se anche un solo centimetro di pelle fosse stato esposto.

Si strinse forte la mantellina rossa che aveva sapientemente portato, anche per coprire il fiocco orribile che il suo maglione aveva appuntato sul petto. Sua mamma aveva inscenato una piccola tragedia quando aveva visto lo stato dei suoi capelli, ma poi, armatasi di bacchetta, le aveva quanto meno donato un aspetto ordinario. Lily si spostò la corta frangetta dalla fronte, non ci avrebbe fatto l’abitudine tanto presto, guardando invidiosa Rose nel suo vestitino giallo senape. In quel momento Scorpius scendeva le scale d’ingresso per dargli il benvenuto. Sospirò piano affiancandosi a suo fratello Albus nel tentativo di essere salutata per prima dal padrone di casa, ma quello la superò con naturalezza per deporre un piccolo bacio sulla mano di sua cugina.

Lily e Rose non erano riuscite ad ottenere informazioni decenti sul perché di quella riunione, solo che in qualche modo Draco Malfoy avrebbe dovuto aiutare i loro reciproci padri in un caso delicato.

In verità Harry, Ron, Hermione e Ginny non avevano ancora alcuna intenzione di confessare ai figli che quelle circostanze erano tutte frutto di una situazione che riguardava Lily e Rose molto da vicino.

Potter, Weasley e Malfoy avevano convenuto che l’eventuale scelta di una ragazza piuttosto che l’altra avrebbe dovuto avere luogo nella maniera più controllata possibile e che adesso che i ragazzi frequentavano tutti assieme Hogwarts bisognava fare in modo che si conoscessero e imparassero ad apprezzarsi in un modo qualsiasi. Né Harry, né Ron erano entusiasti all’idea che Scorpius potesse scegliere una delle rispettive figlie, quindi questo si traduceva nel tentativo di deviare l’attenzione dei Malfoy dalle virtù delle due ragazzine.

Ginny preferiva definirle “veri e propri tentativi di sovversione”, descrizione coniata dopo che Harry aveva dipinto Lily come un’instabile e distruttiva adolescente che certamente avrebbe finito col portare in un baratro di disperazione il suo sfortunato marito.

Ron preferiva soffermarsi su particolari più scabrosi, quali la terribile tendenza di Rose a voler spennare personalmente tutte le galline della Tana.

Anche quella sera si ritrovarono tutti attorno alla lunga tavolata, imbandita a buffet con pietanze dall’aspetto minimale. Astoria l’aveva chiamato “finger food” e aveva detto che era l’ultima tendenza Babbana in fatto di cibo.

Lily e Hugo preferivano credere che sotto quell’aria da nobildonna si nascondesse un animo da grandissima taccagna.

Rose li aveva guardati male mentre si serviva una mini-dose di pasticcio di zucchine da un piattino della dimensione di un bottone.

Scorpius sembrava piuttosto a suo agio, parlottava amabilmente con Albus di Quidditch e ogni tanto lanciava sguardi di sottecchi a Rose.

Albus e Scorpius avevano sviluppato una specie di feeling del quale si vergognavano profondamente, dato che entrambi sapevano che una volta tornati a scuola si sarebbero ostinati ad ignorarsi.

James invece riteneva di essere troppo maturo per seguire le loro ciance e quindi sedeva accanto a suo padre, ascoltando i discorsi “da grandi”.

A metà pasto Lily sgusciò via assieme ad Hugo alla ricerca del bagno, che ricordava essere al primo piano.

Hugo l’aveva maledetta perché non aveva voluto chiedere esplicitamente ai signori Malfoy dove si trovasse, millantando di “ricordarsi perfettamente”. Lungo il corridoio costellato di decine di porte, i due si divertirono a immaginare cosa si nascondesse dentro ciascuna stanza, quando si ritrovarono all’ultima porta del corridoio. Senza alcuna reale argomentazione a suo favore, Lily si era impuntata che era proprio quella la stanza in cui era entrata la volta scorsa per lavare le mani e quindi abbassò la maniglia e vi s’introdusse all’interno.

Si ritrovarono dentro una stanza rettangolare bella spaziosa. Un letto a baldacchino dai drappeggi blu cobalto, un paio di poster alle pareti, una scrivania di legno scuro coperta di spezzoni di pergamene troppo corti da poter essere usati e una cabina armadio chiusa dalle stesse tende che attorniavano il letto.

Ai piedi di quest’ultimo c’era un baule aperto.

Quella doveva essere la camera di Scorpius.

Hugo l’aveva seguita dopo pochi secondi e stava analizzando quelle strane mappe affisse alla parete, chiuse in bacheche di vetro.

Lily invece aveva già puntato la porta posta al lato della cabina armadio sulla quale faceva bella mostra di se una placchetta in porcellana con la dicitura W.C.

Vi si diresse di gran carica, iniziando ad aprire la patta dei pantaloni che indossava. Non ce la faceva più, aveva bevuto talmente tanto succo di zucca che se la sarebbe fatta addosso se non avesse svuotato la vescica al più presto.

“Lily!” le sussurrò Hugo, comprendendo le intenzioni della cugina.

“Che c’è? Un bagno vale l’altro no? Non lo saprà nessuno! Non ce la faccio più Hugo”.

E detto questo abbassò la maniglia della porta, mentre già calava i pantaloni.

S’immobilizzò pochi secondi dopo sulla porta, incapace di muoversi di un solo centimetro.

“Che ca…” furono le uniche cose che le uscirono di bocca, quando capì che aveva appena fatto irruzione in un bagno occupato e proprio mentre Scorpius Malfoy si rilassava dopo quello che sembrava uno sforzo enorme.

Lily lo guardò negli occhi, mentre nella mente di entrambi la consapevolezza si faceva spazio. Lily aveva i pantaloni abbassati a metà coscia, le sue mutande con i panda multicolore in bella mostra. Scorpius era seduto sul gabinetto, con il viso rosso e lucido, allucinato per l’improvvisa e inattesa intrusione.

La ragazzina indietreggiò rapida prima che l’altro potesse dire qualcosa e sbatté forte la porta, col fiato mozzo per l’imbarazzo.

“Merda!” pensò Lily, scacciando dalla mente l’infelice imprecazione scelta, questa volta l’aveva fatta grossa… anche se a quanto pareva, non era stata l’unica.

 

 

 

 

Erano passati diversi mesi da quella fatidica volta in cui Lily aveva fatto irruzione nel bagno di Scorpius e da allora, si era rifiutata per ben due volte di presenziare ai ridicoli incontri con i signori Malfoy. In primavera sarebbero venuti loro alla Tana, ma Lily fece in modo di trovarsi a Villa Conchiglia, mentre a metà luglio si fece venire la scarlattinosi, una malattia esantematica piuttosto fastidiosa. Insomma, piuttosto che incontrare apertamente Scorpius aveva preferito ricoprirsi di bolle purulente.

Scorpius non la degnava di uno sguardo ormai neppure per sbaglio. Se prima si limitava a dimostrarsi gentile con lei e a fuggire quando diventava troppo insistente, adesso, se la intravedeva per i corridoi mentre gli si faceva incontro, cambiava precipitosamente strada e si dileguava in un mezzo minuto.

Lily, dal suo canto, non riusciva a sopportare l’imbarazzo nel trovarselo davanti da quando aveva capito che lui non solo non aveva intenzione di ascoltare le sue scuse, ma sembrava voler fingere che nulla fosse successo, anzi che lei non esistesse più.

La notizia non era arrivata agli adulti, e di questo gli era riconoscente, ma Lily non poteva sostenere quel comportamento così umiliante da parte del ragazzo che le piaceva e quindi preferiva evitare di incontralo se poteva.

Purtroppo Lily non riuscì a sottrarsi ad un nuovo incontro in occasione delle feste di Natale dell’anno dopo, quando ormai lei frequentava il suo secondo anno ad Hogwarts e Rose il quarto.

Erano tutti alla Tana, dove fervevano i preparativi. Oramai nessuno faceva più domande su quelle occasioni, percependo che evidentemente tra gli adulti era nata questa sorta di reciproco apprezzamento, che faceva si che avessero piacere ad incontrarsi gli uni con gli altri. Ron e Hermione avevano in programma di raccontare a Rose tutta la verità da qualche mese, ma quando ne avevano l’occasione, gli mancavano le parole adatte a spiegare una cosa del genere. Per quanto riguardava Lily, Harry e Ginny avevano deciso che era troppo piccola per poter sostenere il peso di questa rivelazione: volevano far crescere i loro figli nella spensieratezza dei loro piccoli problemi, non di situazioni più grandi perfino dei loro genitori.

Quella sera Ginny aveva costretto James e Albus ad indossare degli orridi maglioncini, roba che vorresti che tuo figlio indossasse per fare colpo sulla figlia della tua collega e robe simili.

James si guardò allo specchio sbuffando, si sentiva un perfetto idiota con quel coso addosso, gli sembrava che gli facesse per fino un po’ di pancia!

“Giuro che questa è l’ultima volta che mamma mi dice cosa mettere!” disse più allo specchio, che a suo fratello, steso sul letto.

Quindici anni, capelli scuri ed occhi azzurri, James Potter era un ragazzino un po’ minuto per la sua età, ma possedeva una grande determinazione, segno che la cocciutaggine di Ginny Weasley aveva lasciato il segno in lui. Albus roteò gli occhi al cielo, spostando lo sguardo sulla copia di “Quidditch attraverso i secoli” sciupata, che teneva fra le mani. Era più piccolo di James, ma l’aveva già raggiunto in altezza. Inoltre la sua struttura ossea lasciava intendere che sarebbe diventato un ragazzo alto, un po’ emaciato se avesse continuato a fare lo schizzinoso in fatto di cibo.

“Adesso mi sente, Al vieni con me?” continuò imperterrito con la tipica cocciutaggine Grifondoro nella sua invettiva.

Albus sollevò le spalle “Per me è lo stesso, sempre meglio di quella roba con le spalline che dobbiamo metterci per andare a Villa Malfoy”

James sbuffò ancora, alzando una mano e sventolandola davanti al suo viso, come a dire che quelle erano inezie.

Lasciò la stanza diretto dalla madre con la vena polemica di una tragica adolescente da telenovela. James stravedeva per sua madre, da buon amante del Quidditch era sempre stato orgoglioso del fatto che lei fosse stata una giocatrice professionista, la stimava e la riteneva una persona da ammirare. Inoltre l’affinità dei loro caratteri rendeva vivaci le loro conversazioni; purtroppo, però, i loro litigi erano altrettanto esplosivi.

Il più grande dei piccoli Potter trovò sua madre intenta ad abbellire il salotto della Tana assieme a Nonna Molly, zia Fleur e zia Hermione. Dominique e Roxanne trasportavano piatti dalla cucina, Lily e Lucy confabulavano in un angolo, piegate su un modellino di un bosco sul quale muovevano delle minuscole figure.

Harry e Percy stavano trasportando delle sedie a mezz’aria, mentre Ron e nonno Arthur spulciavano una lunga serie di dischi da inserire nel grammofono che era stato regalato proprio quell’ultimo Natale all’anziano ex-dipendente del Ministero.

I restanti membri della famiglia si alternavano in un viavai continuo nelle varie stanze, così James si arrese all’idea di dover aspettare per poter fare a sua madre il discorsetto che aveva in mente. Insomma, non era più un bambino!

Alle venti in punto tutto era pronto, si attendevano solo gli ospiti che mai avevano ritardato di un solo minuto. Nonna Molly stava sistemando un segnaposto già impeccabilmente posizionato, quando si udì il trillo del campanello d’ingresso.

Ginny scattò in piedi per andare ad aprire e la serata ebbe inizio.

L’atmosfera era molto più festosa e informale di quella che gravava sulle lunghe serate in casa Malfoy e nel caos della miriade di parenti le chiacchiere accompagnarono l’ottimo pasto ricco di pietanze.

Tutti sembravano piuttosto felici, tranne Lily. Era capitata proprio nel posto di fronte quello di Scorpius, di fianco a Rose. Poteva vedere benissimo da quella posizione come lui ignorasse lei, come di consueto, e occhieggiasse verso Rose in maniera piuttosto insistente.

Sembrava l’unica ad accorgersi di quelle attenzioni, Lucy le aveva detto che era paranoica.

“Vedi sempre cose strane nelle situazioni più impensate!” le ripeteva sempre, tanto che lei aveva finito col convincersi davvero di essersi immaginata tutto.

Eppure quel modo di scherzare leggero e sottile, come sorrideva sotto i baffi quando lei sembrava indignarsi ad una sua battuta…

Rose dal suo canto sembrava confusa tanto quanto sua cugina. Aveva sempre provato una sorta d’indifferenza nei confronti di Scorpius, nonostante avesse pensato più volte che lui potesse essere interessato a lei.

Certo, il Serpeverde non aveva mai palesato nulla, ma c’era qualcosa negli sguardi mesti che le rivolgeva che le faceva pensare che quella testa bionda nascondesse più di quanto volesse mostrare.

Rose stava crescendo, ed era consapevole del fatto che stava iniziando a sviluppare al meglio le sue qualità più attraenti. Il seno che iniziava a gonfiarsi in maniera più soddisfacente, i brufoli che iniziavano a diradarsi, le gambe lunghe che si arrotondavano in curve più gentili.

Cominciava a sentirsi più a suo agio col suo corpo, anche se ci sarebbero voluti ancora diversi anni prima che il processo potesse terminare e donare i risultati più appaganti.

 

Fu nel bel mezzo del pasto, tra il terzo secondo e la nuova carrellata di contorni, che nonno Arthur se ne uscì con una battuta poco felice.

Si stava parlando, nel lato sinistro del tavolo, della vecchia Ford Anglia abbandonata al suo destino nella Foresta Proibita, quando il suo vecchio proprietario affermò di essersi sentito tremendamente in colpa per quell’abbandono, quasi come se avesse dato in sposa sua figlia ad un Malfoy.

Tutti si zittirono imbarazzati dall’assenza di freni inibitori del nonno, che iniziava a perdere qualche colpo.

Un paio di occhi azzurri però, parvero cogliere qualcosa di anomalo e s’insospettirono ulteriormente. A quelle parole, James aveva notato uno strano rossore diffuso sulle guance della madre che, anziché occhieggiare verso suo marito, aveva cercato con lo sguardo un paio di occhi grigi al lato opposto della stanza. Per un secondo Draco Malfoy e Ginny Weasley si guardano in maniera molto intensa, o almeno così percepì James, dall’alto dei suoi quindici anni e della sua (così adorava definirla) proverbiale intuitività.

 

Nel dopocena i presenti si sparpagliarono, concentrandosi in gruppetti disomogenei per la casa. James si ritrovò a parlare con Albus e Scorpius della stagione di Quiddich, quando notò qualcosa che destò un sospetto nella sua mente sveglia. Suo padre stava seduto sulla poltrona del nonno e parlottava con George, Astoria era stata messa spalle al muro da zia Fleur che le stava spiegando per filo e per segno come trattare i capelli con un nuovo prodotto che li rendeva leggeri e spumosi, ma per quanto si sforzasse di cercare lungo la stanza, non riuscì ad individuare sua madre e Draco Malfoy.

 

Si alzò di scatto, sotto lo sguardo interrogativo di suo fratello e si allontanò rapido. Cercando di evitare Louis che stava contando con il viso contro il muro del sottoscala (sapeva che se lo avesse visto, avrebbe voluto che giocasse con lui), salì al primo piano.

Non dovette fare molta strada, dal salottino che era stato la camera dei suoi zii da giovani sentì due voci che parlavano concitate.

Avvicinò l’occhio alla fessura della porta socchiusa e quello che vide lo colse impreparato, nonostante la sicurezza che aveva ostentato nell’indagine.

Sua madre era seduta sul letto e guardava con sguardo ansioso un Draco Malfoy di spalle.

Questo doveva appena averle rivolto una domanda, perché sembrava in posizione di attesa.

Dopo pochi secondi sua madre parlò

“Non possiamo ancora dirglielo Draco, dobbiamo aspettare…”

Si tormentava le mani mentre parlava, le teneva attorcigliate in grembo.

“Cosa? Che lo vengano a scoprire in qualche modo da soli? Non sono così stupidi, prima o poi faranno due più due!”

Draco parlava con un tono di voce che non gli aveva mai sentito, sembrava preoccupato.

James sbarrò gli occhi, di cosa stavano parlando? Il cuore iniziò a battergli all’impazzata quando sua madre pronunciò le parole successive.

“Facciamo almeno trascorrere quest’anno, lo sai che Harry non ha un minuto col lavoro al Ministero…”.

“Non dobbiamo mica per forza farlo assieme! Io non posso più aspettare, Astoria non se lo merita, è…”

Ma James non seppe mai cos’era Astoria, e neppure gli importava, perché stava correndo il più lontano che poteva da quella stanza, le lacrime agli occhi e la consapevolezza che non avrebbe mai più guardato sua madre con gli stessi occhi.

 

 

 

Rose Weasley era una ragazzina all’apparenza piuttosto sicura di sé (anche piena di sé ciarlavano le più pettegole), ma di una cosa non era affatto certa.

Di chi diavolo poteva essere quel bigliettino abbandonato sul suo comodino? Il contenuto lasciava presagire che si trattasse di un qualche omaggio da parte di un ragazzo, anche se di quei tempi nulla poteva darsi per scontato.

Qualcuno aveva scritto con una stretta grafia su di un cartoncino color rosso le parole “Sei una Rosa rara”. Non poteva negare che la cosa non l’avesse compiaciuta, ma quanto meno avrebbe voluto sapere da parte di chi venisse quel complimento.

Insomma, non le sarebbe piaciuto molto se fosse stato quel Wolton di Tassorosso che la settimana scorsa le aveva rivolto un paio di occhiolini. Green invece non sarebbe stato male, ma Julian Posh sarebbe stato davvero il massimo.

 Julian, l’amico di James dai biondi capelli riccioluti che Rose avrebbe tanto voluto affascinare almeno un quarto di quanti lui affascinava lei.

Proprio mentre rimuginava sulla possibilità di trovare qualche incantesimo che rivelasse da chi provenisse, Laura, una delle sue compagne di dormitorio, uscì dal bagno massaggiandosi lo stomaco.

Rose la guardò in tralice

“Tutto bene lì dentro?” le chiese cauta.

Laura non era granchè in salute da qualche mesetto a questa parte, era sempre più pallida e smunta e passava molte ore nel bagno.

Sicuramente insonorizzava la stanza con un incantesimo perché non si sentiva mai alcun rumore provenire da dentro.

Rose si soffermò sulle piccole smagliature che le erano spuntate sulle braccia, a simboleggiare la massiccia perdita di peso avvenuta in poco tempo.

“Devo avere un po’ d’influenza”, la liquidò guardando da un’altra parte.

Rose sollevò un sopracciglio

“Sarebbe la terza volta questo mese, forse dovresti passare da Madama Chips, non credi?”

Laura distolse lo sguardo da lei, mentre si gettava sul letto. Rose non era solita farsi gli affari altrui, ma Laura era passata dall’essere una ragazza piuttosto pienotta ad un pelino troppo magra.

Questa situazione impensieriva i professori già da un po’ di tempo ,ma nonostante i numerosi richiami, i suoi genitori non sembravano intenzionati a fare nulla per indagare.

“Laura…” iniziò pino Rose

“Mi sono fidanzata” la interruppe Laura, prima che potesse finire la frase.

Rose rimase per un secondo attonita, capì che c’era qualcosa che non andava in quella frase, lanciata lì come un baluardo di difesa. Decise di stare al suo gioco, magari se l’avesse fatta parlare del ragazzo si sarebbe aperta un po’. Cercò di ordinare i pensieri e di capire quale fosse la cosa giusta da dire.

“Davvero? Congratulazioni! E lui chi è?” le chiese, nel tono più leggero che riuscì ad imprimere alla sua voce.

Le si fece incontro, sedendosi sul letto della compagna.

Quella si sollevò a sedere e incrociò le gambe, giocando con il coprimaterasso.

“David Pollock, sai il battitore di Serpeverde”

Rose fece mente locale, un tipo un po’ arcigno, silenzioso, con una bella mascella sporgente. Sapeva che doveva avere degli avi francesi e infatti nella sua testa lo aveva ribattezzato “il guascone”.

“E quando è successo? I tuoi lo sanno?”

A questa domanda qualcosa parve sbloccarsi in Laura, le raccontò che lei e David si erano incontrati in vacanza in Scozia e che le loro famiglie si erano dimostrate entusiaste della coincidenza fortunata, e avevano deciso di proseguire il viaggio assieme.

Così Laura e David avevano trascorso molto tempo assieme, cercando di tenere a bada il fratellino di quest’ultimo, che sembrava avere un grande interesse per i luoghi alti.

Al termine di Agosto, Laura era completamente cotta di David e lui sembrava ricambiare abbastanza intensamente i suoi sentimenti. Laura parlò di un tramonto struggente sula torre di un castello molto antico e intriso di magia e di un bacio dato a fior di labbra.

I loro genitori erano inspiegabilmente spuntati proprio in quel momento dalle scalette che li avrebbero condotti dai due ragazzi e vedendoli in un atteggiamento così intimo, si erano detti piuttosto felici della situazione.

Laura se n’era un po’ stupita, ma fu felice della cosa: non avrebbe dovuto mentire o fingere con la sua famiglia.

E così da quel giorno i due stavano felicemente insieme.

“Felicemente mi sembra un’interpretazione poco appropriata” pensò Rose, collegando il dimagrimento della compagna alla pressione provocatale da quella relazione.

Rose si appuntò mentalmente di approfondire l’indagine in momenti meno sospetti e si disse molto felice per l’amica, l’abbracciò e le due passarono il tempo che avevano libero prima della cena a spettegolare di cose stupide, a parlare di ragazzi e a progettare il regalo di compleanno per David.

 

Era orario di cena, lo sapeva benissimo, ma non aveva alcuna voglia di presentarsi in quella Sala asfissiante.

Sapeva già che ci sarebbe stata Lily Potter a guardarlo di nascosto.

Sbuffò a quel pensiero, “di nascosto”, se così si poteva definire il ridicolo tentativo di nascondere uno sguardo fisso per poi distoglierlo impacciatamente non appena lui si sarebbe girato a guardarla.

Si domandò se quella ragazzina avrebbe mai smesso di perseguitarlo. Da quella volta in cui lei aveva fato irruzione nel suo bagno, la mal tollerava talmente tanto da creargli fastidio l’idea di trovarsi nella stessa stanza in cui era c’era lei.

Immaginava i suoi discorsi con le amichette su quanto fosse stato eccitante vederlo quella sera, senza pensare neppure per un secondo che vederlo in quelle condizioni non doveva essere stato esattamente stimolante.

Ma i ragazzini di quattordici anni sono così, egocentrici fino all’estremo, soprattutto se un bel gruzzoletto di ragazze avevano manifestato un certo interesse nei loro confronti.

Scorpius ricordò quella volta in cui Claus, in uno dei suoi pochi momenti seri, gli aveva domandato cosa pensasse di Lily realmente.

Non aveva saputo rispondere, non si era mai soffermato su di lei abbastanza a lungo da essersi fatto un’idea.

Pensò ai suoi denti “di ferro” e rabbrividì come ogni volta, quella era l’aspetto più raccapricciante che potesse immaginare in una ragazza. Se poi si considerava che non l’aveva mai vista senza i suoi occhiali-schermo, dietro i quali palesemente si nascondeva, non poteva aggiungere molte altre considerazioni. Insomma, Lily Potter non era proprio quello che si potrebbe definire “il suo chiodo fisso”, né tanto meno “saltuario”, a dirla tutta.

Sua cugina, Rose, sembrava occupare un gradino più alto nei suoi interessi, era decisamente carina e a detta di tutti i ragazzi che frequentavano Hogwarts dal quarto ano in su, prometteva piuttosto bene per il futuro.

Non che Scorpius ne fosse innamorato, intendiamoci, altrimenti avrebbe dovuto dirsi innamorato di almeno un’altra dozzina di ragazze, ma indubbiamente nutriva un forte interesse per quella Grifondoro che sembrava sempre volergli sfuggire.

Sperò che il suo biglietto pomeridiano le avesse messo la pulce nell’orecchio e che, con le dovute attenzioni, nelle prossime settimane sarebbe riuscito ad avvicinarla a lui.

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 4 ***


Capitolo 5

Di pubertà non si muore?

 

Rose Weasley ci aveva provato, ci aveva provato sul serio, ma non poteva riuscirci. Avrebbe dovuto saperlo sin da quando aveva avuto la malsana idea di sedersi in un posto così visibile del parco, esattamente sulle scale d’ingresso. Lanciò un’occhiata rapida e lo vide ancora fermo all’ultimo gradino della breve scalinata.

<È ancora li, per Merlino!> si disse per l’appunto.

Ma cosa diavolo voleva? Stava tentando disperatamente di metter su qualcosa per il tema di Aritmanzia, ma se Scorpius Malfoy non avesse accennato a sparire dalla circolazione, lo avrebbe affatturato. La distraeva terribilmente, non aveva alcuna intenzione di prendere un’altra T. Si sarebbe accontentata di un misero Desolante.

<Ah, mamma mi ucciderà!> pensò tristemente.

“Scorpius, puoi, gentilmente, dirmi per quale arcano motivo sei ancora qui?” domandò cercando di risultare il meno scontrosa possibile, ma era difficile quando avrebbe potuto soffiare fuoco dalle narici.

“Sto aspettando una risposta, mi pare evidente” rispose quello, le mani dietro la schiena e un sorriso largo ad ornargli il volto.

Rose lo scrutò per qualche secondo, cercando di capire se davvero la stava prendendo per i fondelli come sospettava.

“Ti ho chiesto di aspettare, ci devo pensare su. Cosa c’è di difficile in questa frase?”

<Forse è semplicemente stupido come tutti i ragazzi della sua età> pensò.

Per tutta risposta, il sorrisino di Scorpius si fece furbo.

“Appunto, sto aspettando, nulla mi vieta di attendere la risposta qui mente ci pensi su, no?”

No, non era stupido, era solo fastidioso come poche cose al mondo. Rose perse la pazienza, si sollevò da terra, sprimacciandosi la gonna, e infilò tutto alla rinfusa nella borsa.

Si avvicinò a Scorpius puntandogli un dito al petto.

“E va bene, Scorpius, va bene. Ci vengo, contento?” gli sputacchiò addosso quasi fosse una minaccia.

Gli occhi del ragazzo si allargarono di sorpresa e per un momento parve perdere quel suo aspetto indifferente.

“Davvero? Davvero ci vieni?” le chiese, forse esagerando con l’entusiasmo.

Troppo entusiasmo un cavolo, era tutta l’estate che ci provava disperatamente con Rose Weasley e sembrava che finalmente avesse deciso di cedere un po’ di terreno. Le aveva chiesto di uscire così tante volte e aveva ricevuto così tanti rifiuti che alla fine si era convinto che lei ci avesse preso gusto e probabilmente avrebbe fatto meglio a cambiare strategia. O probabilmente ragazza.

Quel pomeriggio si era detto che se non avesse funzionato quell’ultima volta, sarebbe  stata l’ultima davvero. E invece aveva funzionato, proprio all’ultimo disperato tentativo Rose aveva accettato di andare alla festa della squadra di Serpeverde con lui.

“Si, ci vengo, ma non montarti la testa. Voglio solo dare uno sguardo a quella sottospecie di Sala Comune che vi ritrovate” gli rispose lei, suo malgrado però non riuscì a trattenere un sorriso notando l’entusiasmo del suo tormento.

<Cazzo, devo dirlo a qualcuno!> pensò subito Scorpius.

Claus lo prendeva in giro da settimane, gli avrebbe sbattuto in faccia il suo successo, ma non era l’ideale per delle confidenze troppo sdolcinate.

<Forse Chad?>

Magari lui avrebbe capito, dopotutto con Clementine aveva auto un trascorso molto simile.

Ma Chad aveva sempre quel suo fare un po’ da Dio sceso in terra, lo avrebbe fatto sentire stupido per aver reagito a quel modo davanti a Rose.

Non gli rimaneva che Pluto.

Pluto ovviamente non era il suo vero nome, ma erano anni che lo avevano soprannominato così. Il suo vero nome era Richard ed era figlio di un ricchissimo banchiere babbano di origini italiane. E da questa situazione la maggior parte delle persone (soprattutto le ragazze) credeva che derivasse il suo nomignolo, da Pluto Dio della ricchezza greco.

In realtà solo pochi amici sapevano che quello era il nome affibbiatogli dalla sorellina da piccolo perché aveva un pigiama di un personaggio di fantasia babbano con lo stesso nome. Da allora sua madre aveva perseverato nell’acquistargli quei dannati pigiami con il cane arancione stampato sopra.

Scorpius non capiva cosa avesse di bello, non si muoveva neanche. Sapeva solo che Richard era sempre stato Pluto.

“Ok, ora è meglio che vada che se arrivo anche in ritardo a lezione la professoressa Vector potrebbe decidere di passare alle misure corporali e sono sicura che mia madre non disdegnerebbe affatto! Ciao Scorpius” lo salutò con la mano, allontanandosi verso il castello.

Scorpius sospirò.

Doveva darsi una regolata, doveva imparare a tenere a freno quella schifosissima vocetta che gli veniva fuori quando era contento. Cazzo, Rose Weasley se ne sarebbe approfittata fino all’ultima goccia e tutto sarebbe finito sempre allo stesso modo. Ma non poteva farci nulla, non sapeva perché Rose avesse un ascendente tanto forte su di lui.

Certo  la conosceva da quando erano molto piccoli e aveva sempre subito il suo fascino, ma negli ultimi tempi la cosa stava degenerando un po’ troppo.

<Sì, davvero un po’ troppo…> pensava, mentre si allontanava verso la sua Sala Comune alla ricerca dei Pluto.

Ebbene si, Rose stava continuando la sua fioritura, seguitava ad essere molto alta e di recente aveva perso qualche chilo grazie ad una dieta miracolosa di sua zia Fleur.

Sua cugina Lily le aveva guardate disgustate discuterne, si trattava di un vero e proprio digiuno! Eccezion fatta per dei disgustosi intrugli color verde-cacca-di-mucca che contenevano tutto ciò di cui una persona avrebbe strettamente bisogno per vivere.

Inutile dire che la più piccola di casa Potter si era rifiutata di seguirla, tutti sapevano del suo proverbiale appetito, così come invidiavano il fatto che, per quanto ingollasse qualsiasi cosa si trovasse a meno di un metro dalla sua bocca, non mettesse su neppure un etto.

Rose si affannò verso la classe di Aritmanzia. Fu una mattinata molto noiosa, non capiva perché avesse scelto quella materia se poi le faceva tanto schifo. Avrebbe dovuto seguire il consiglio di suo padre e proseguire con Cura delle Creature Magiche. Invece no, si diceva, doveva sempre dimostrare a tutti che, seppur aveva qualche limite, lo avrebbe superato senza troppi sforzi.

Peccato che la sua unica “macchiolina” scolastica fosse proprio la materia in questione da ben due anni e che non fosse affatto decisa ad arrendersi come invece aveva fatto sua madre con Divinazione.

Sbuffò enormemente sul foglio del compito che la professoressa Vector aveva appena consegnato loro. Con un semplice sguardo seppe che non avrebbe saputo svolgere la metà delle domande almeno.

Con rabbia notò che molte di queste, riguardavano i metodi per leggere il futuro con i numeri.

<Ma è una persecuzione!> s’infiammò, lanciando uno sguardo truce verso la docente.

Si fece una piccola croce, giurandosi che avrebbe studiato tutto il fine settimana per recuperare il voto sicuramente obbrobrioso che avrebbe preso a quella prova e abbassò la testa sul foglio.

In un'altra classe, ad un piano più su, Lily Potter era invece alle prese con la sua prima lezione di Antiche Rune. Lei e sua cugina Lucy guardavano sfiduciate l’immenso mattone che si erano dovute caricare in spalla quella mattina. Un tomo di circa millecinquecento pagine svettava sul banco di ciascuno studente del terzo anno di Grifondoro e Corvonero.

Lily era leggermente preoccupata dalla cosa, soprattutto perché tendeva ad avere una soglia dell’attenzione molto bassa ed era certa che se avesse perso anche solo una parola di quello che la professoressa Babbling stava trascrivendo alla lavagna, non sarebbe riuscita a trovare niente in quella Bibbia illeggibile.

Chissà cosa stava facendo Hugo a quell’ora? Scavò nella memoria per tentare di ricordare cosa suo cugino le avesse detto, prima di lasciare lei, Molly e Lucy fuori l’aula di Incantesimi, ma proprio mentre si salutavano Scorpius Malfoy era passato li vicino e Lily si era persa qualsiasi cosa Hugo stesse dicendo.

“Ah si? Molto bene! Allora ci vediamo a pranzo!” aveva farfugliato scompostamente.

Molly le aveva lanciato uno sguardo disperato: nonostante i suoi tentativi di nascondere la cosa, Lily diventava un’ameba deficiente quando si trattava di Malfoy.

Certo Lily era stata piuttosto discreta e si era guardata bene dal rivelare ai quattro venti la sua passione per il Serpeverde e questo si riversava  nella conseguenza che gli unici a sapere della sua cotta fossero Molly, Lucy e Hugo. Lily aveva in programma di introdurre anche Margharet, una delle sue compagne di Dormitorio all’interno della “cerchia degli eletti”, come li aveva definiti Hugo, ma non trovava mai il modo per farlo.

Si riscosse da quei pensieri e giusto per passare il tempo, nel frattempo che la professoressa finiva di trascrivere un soliloquio alla lavagna, staccò un pezzettino di pergamena, sul quale scrisse a lettere microscopiche

Ti ricordi quale cavolo di lezione doveva seguire Hugo?

Poi porse il foglio a sua cugina che stava lanciando sguardi furtivi in direzione della lavagna, per controllare che la professoressa fosse ancora girata.

Lucy si affrettò a scrivere qualcosa e poi ripassò il foglio a Lily. Su questo a chiare lettere e in stampatello c’era scritto:

PERCHè TU NON LO RICORDI? EPPURE AVREI GIURATO CHE FOSSI STATA MOLTO ATTENTA ALLE SUE PAROLE STAMATTINA

Lily arrossì violentemente e le ripassò il foglio, non prima di averci scritto sopra

Non so proprio di cosa tu stia parlando

C’eravamo di nuovo, Lucy alzò gli occhi al cielo. Era da luglio che Lily fingeva di essere indifferente nei confronti di Scorpius e nonostante i numerosi tentativi di farla uscire allo scoperto, nessuno dei suoi cugini preferiti era riuscito a cavarle un’ammissione.

Certo, come no! Io invece credo proprio di si, sto parlando di un ragazzo biondo il cui nome inizia per S e finisce per corpius. Ho la sensazione che tu ne sappia qualcosa

Le orecchie di Lily fumavano, perché dovevano renderle così difficile il suo intento? Voleva solo cercare di ignorare i suoi sentimenti, cosa c’era di tanto difficile?

Vaneggi.

Ormai era diventato un botta e risposta talmente rapido che le due ragazzine non spostavano neppure più il foglio dalla posizione al centro fra i due banchi.

E ti dirò di più, mi sa proprio che stamattina era tanto distratta perché il sopracitato biondino ha pensato bene di sfilare davanti ai tuoi occhi…

< Adesso basta!>

Pensò Lily, poi si avvicinò leggermente la pergamena e strapazzando la piuma più che mai scrisse a grandi lettere e in maniera inequivocabilmente leggibile le parole

FOTTITI LUCY!

“POTTER! WEASLEY!”

Le due ragazzine fecero giusto in tempo a girarsi verso la fonte di quel mostruoso rumore che si ritrovarono il volto rapace della professoressa Babbling a pochi centimetri dalle guance, alle loro spalle.

A giudicare dal respiro corto e dallo sguardo leggermente instabile, doveva essersi soffermata già da un po’ in quella posizione, ma le due Grifondoro, prese com’erano dalla loro conversazione non si erano rese conto di nulla.

Con sommo orrore delle due, la professoressa raccolse il foglio dal banco e lo portò agli occhi, scostando le spesse lenti da presbite.

Parve quasi sconvolta quando i suoi occhi raggiunsero l’ultima riga della conversazione.

Boccheggiò qualche secondo, mentre Lily e Lucy la osservavano preoccupate: Lily più per il terrore che potesse comunicare il contenuto della pergamena ad alta voce, Lucy che potesse prenderle un colpo apoplettico sul suo banco.

“Che…che…CHE COS’è QUESTO, POTTER?” e sbraitando come una pazza, indicò qualcosa sul foglio. Lily restò spiazzata per un momento, perché la Professoressa se la prendeva tanto che a lei piacesse Malfoy? Dominic Polooshow si affacciò dalla fila davanti e Lily inorridì, sul volto una smorfia di terrore.

Ma gli occhi di Dominic parvero concentrarsi solo sull’ultima parola, sulla quale la Professoressa Babbling poggiava un dito tremante.

Scoppiò in uno sbuffo, nel tentativo di non ridere ad alta voce e iniziò a diffondere la notizia a bassa voce fra tutti i compagni. Fu solo quando sentì bisbigliare Clove Everett “Fottiti, ha scritto fottiti!” che Lily capì.

Il suo segreto era salvo.

 

 

Poco dopo, a pranzo, Lily non poteva dire di aver trascorso delle piacevoli ore durante la lezione di Antiche Rune, se si contava che aveva già ricevuto una punizione la prima settimana di scuola.

L’unica cosa che la rincuorava era che anche Lucy fosse stata, suo malgrado, coinvolta, seppur per due settimane in meno rispetto alla cugina. A quanto pareva la Professoressa Babbling era alquanto rigida quando si trattava di parolacce.

Un po’ a malincuore, anche se molto sollevate dall’epilogo della vicenda, Lily e Lucy si avviarono verso la Sala Grande per il pranzo. Qui vi trovarono Albus intento a tormentare una Rose piuttosto seccata.

Quando trovarono posto di fronte a loro ne capirono il motivo: Albus stava cercando di convincere, come da quattro anni a questa parte, Rose a partecipare ai provini per la squadra di Quidditch. Nessuno sapeva come mai avesse questo pallino, ma era ossessionato dall’idea che almeno i due terzi dei Cacciatori dei Grifondoro dovessero essere femmine.

“Te lo ripeto per l’ultima volta Albus, no! Non sono più salita su una scopa dopo quell’ignobile giorno al Primo anno, dove credo di essere sopravvissuta per miracolo, e non ho alcuna intenzione di testare la mia fortuna una seconda volta, va bene?”

Albus, che in un primo momento le si era avvicinato con fare confidenziale, indietreggiò di qualche centimetro, spostando la schiena all’indietro per non beccarsi pezzetti di uova e carne che minacciavano di volare dalle fauci della cugina, dimentica della sua dieta di mantenimento.

“Dai Rose, non dici sempre che sei capace di superare i tuoi limiti?”

Data la non felice mattinata appena trascorsa alle prese con il compito di Aritmanzia, Rose valutò che Albus aveva toccato il peggior tasto che potesse trovare per convincerla, specie in quel momento. Sembrava pronta a sbranarlo e sicuramente l’avrebbe fatto se Hugo non fosse intervenuto a salvarlo.

“Albus… forse è meglio se cambi aria, mi sa”

Albus giudicò il consiglio del cugino molto valido e, volgendo lo sguardo alla sala speranzoso, iniziò a cercare un nuovo soggetto. Proprio in quel momento a Lily cadde la forchetta di mano e con uno scatto repentino l’afferrò al volo pochi centimetri più in basso.

Gli occhi di Albus si allargarono fino a divenire due Pluffe, mentre iniziava a vedere sua sorella sotto una luce completamente diversa. Molly percepì il tutto al volo, ma decise di volersi godere lo spettacolo. Sicuramente ci sarebbe stato da divertirsi.

“Lily tu…”

Lily non capì che qualcosa non andava, fino a quando sollevando lo sguardo dal piatto, notò suo fratello al suo fianco, con un cipiglio che voleva sembrare convincente e un mezzo sorriso sbilenco.

“No!” gridò la ragazzina prima che il fratello potesse cominciare a torturarla, cercando di fuggire lanciandosi oltre la panca su cui era seduta.

Ma Albus aveva previsto un tentativo di fuga e la trattenne per la divisa, facendola rovina per terra.

Tutta la Sala si girò a quel rumore frastornante, ma per la prima volta Lily non vi fece caso.

Non aveva alcuna intenzione di fare i provini < Mai e poi mai, Nisba, Nulla, Niet!>. Non era mai salita su una scopa perché il giorno della lezione di Volo aveva preso appuntamento con Poppy Chips: vale a dire che Pix le aveva provocato un riversamento nell’occhio sinistro, lanciandola contro una boccetta d’inchiostro simpatico vuota.

“Cara sorellina, dove credevi di andare?” le domandò sornione Al, sollevandola dal pavimento con un braccio (Lily era sempre piuttosto minuta).

“Lontano da te, Al! Non ho alcuna intenzione di cedere, non farò mai quei provini!” gli sputò contro, con più vemenza di quanto volesse.

Su,su Lily, non è così male come sembra! Ma cosa dico, è fantastico! Te lo giuro, volare ti piacerà, dovrà piacerti per forza”

Lily sbuffò semi-divertita. Era sempre determinata a “declinare gentilmente” l’offerta, ma capiva bene che in quanto figlia di Ginevra Weasley era ridicolo che non avesse mai cavalcato neppure una scopa giocattolo! Evidentemente Al credeva che fosse una sorta di promessa nascosta del QUidditch.

Guardò suo fratello con sguardo avvilito, ben sapendo che quello sarebbe stato solo il primo di una lunghissima serie di tentativi, se solo lei non avesse utilizzato un pizzico d’astuzia.

“Facciamo così Albus, se riuscirai a farmi  prendere una O in Pozioni entro il prossimo mese, proverò a salire su quel dannato aggeggio del cavolo, contento?”

Il viso di Albus si aprì in un sorriso entusiasta, mentre stritolava Lily fra le sue braccia.

< Perfetto, adesso si che mi sento in colpa> pensò Lily.

“Ma che sei impazzita?” la guardò Molly con un tanto d’occhi alludendo alla sua promessa, mentre Albus si allontanava soddisfatto.

Lily si guardò attorno per controllare che Albus fosse abbastanza distante e poi si rivolse alla cugina con uno sguardo furbo.

“Certo che no, pensi davvero che rischierei la noce del collo per una stupida O in Pozioni?”

Molly la squadrava come fosse pazza, senza capire, allora Lily sollevò gli occhi al cielo e le spiegò.

“I provini si tengono a fine Ottobre, giusto?”

Molly annuì.

“E Al deve aiutarmi a prendere O entro il mese prossimo, giusto?

Molly annuì ancora.

“Semplicemente non ho alcuna intenzione di prendere quella benedetta O in Pozioni. Diciamocela tutta, è del tutto impossibile che io ci riesca da sola e se mi ostinerò a non ascoltare Al sono a cavallo! Così farò i compiti con Al e non sarò costretta a copiarli da Margharet. Dai Molly, ammettilo che è una buona idea, sono un totale disastro in Pozioni!”

Molly la guardò poco convinta.

“Al potrebbe capire tutto, lo sai vero?”

Ma Lily aveva una risposta anche a questo.

“Ed è per questo che sarò io a ricordargli delle lezioni con la sua piccola sorellina. Mi dimostrerò totalmente disponibile quanto incapace, vedrai, desisterà per primo"

Molly non poté fare a meno di pensare che la timida Lily, dinanzi ad un pericolo imminente, divenisse un mostro machiavellico dalle mille risorse.

 

Le settimane passavano e la fine di Ottobre si avvicinava senza che Lily Potter fosse riuscita a strappare più di una A in Pozioni e senza che lei dovesse impegnarsi più di tanto. Era evidente che aveva abbandonato a metà primo anno il suo sogno di diventare Pozionista, non era mica Rose.

“Perché tu non mi stai a sentire! Cosa ti ho detto che dovevi fare dopo aver tagliato le radici?” le sbraitò contro Albus.

Lily lo guardò realmente confusa, quella parte l’aveva fatta bene!

“Girare tre volte in senso orario e due in senso antiorario,” rispose lei sicura “Ed è quello che ho fatto, te lo giuro Al!”

Albus vacillò un momento, tornò a controllare il suo libro e poi guardò dubbioso la sostanza verde acido che si stava raggrumando nel calderone.

“Forse non hai tagliato correttamente le radici di Platano” suggerì Albus.

“Di platano? Ma non erano di Betulla?” chiese Lily prima ancora di rendersi conto del suo errore fatale.

Albus sguainò piano la bacchetta e Lily indietreggiò fino ad urtare con il sedere contro il banco che aveva alle spalle.

Proprio in quel momento però, qualcuno aprì la porta della classe in cui si stavano esercitando con un calcio.

Dopo pochi secondi un gruppo di quattro Serpeverde si riversò nella stanza.

Lily trattenne il respiro riconoscendo Scorpius Malfoy e i suoi amici più stretti e si affrettò ad avvicinarsi al calderone, assumendo un atteggiamento noncurante.

Albus parve sorpreso, ma appena riconobbe i ragazzi si rilassò. Non era sicuro che un professore sarebbe stato contento di trovarli li dentro a trafficare con le pozioni.

“Ciao Albus” lo saluto Scorpius, “e ciao Potter” fece un cenno a Lily.

Quest’ultima si domandò perché mai dovesse rivolgersi a lei con il cognome.

Il volto di Albus si aprì in un sorriso.

“Ciao Scorpius, ciao ragazzi” alzò una mano per salutare e gli altri gli risposero sollevando le proprie.

Scorpius e Albus continuavano ad avere questa sorta di timidezza nel rapprocciarsi a scuola che era paradossale rispetto alla disinvoltura che mostravano durante le riunioni Potter/Weasley-Malfoy.

“Cosa state facendo qui dentro?” chiese il ragazzo biondo, sollevando un sopracciglio nel notare l’intruglio discutibile che Lily stava girando.

“Do ripetizioni di Pozioni alla mia cara sorellina, qui”

Lily si sentì radiografata dallo sguardo di quattro adolescenti maschi piuttosto inclini allo sfottò.

“Ah, mi sa che non procedono troppo bene, o sbaglio?” chiese Claus, affacciandosi sul calderone e prendendo il mestolo dalle mani tremanti di Lily.

Poi lo immerse nella pozione e lo sollevò, mostrando a tutti la sostanza poltigliosa che conteneva.

Scoppiarono tutti in una leggera risata, mentre Claus rivolgeva un occhiolino a Lily.

Scorpius guardò la ragazzina, erano mesi che non lo tormentava come adorava fare da mocciosetta. Forse il suo modo di fare, così freddo ed indifferente dopo l’incidente del bagno, l’aveva inibita del tutto dal manifestare qualsiasi sentimento. Che fosse quello oppure no, si sentì sollevato nel constatarlo.

Insomma, Lily cresceva ma manteneva un aspetto piuttosto ordinario

< Per non dire un pelino sotto la media> pensò lui osservandola.

La solita macchinetta le “ornava” le labbra, ma ormai tutti ci avevano fatto il callo e nessuno si poneva più il problema. Erano piuttosto quei capelli perennemente legati in un codino e gli occhiali dietro i quali palesemente si nascondeva a guastarle l’aspetto.

Se uno non avesse voluto considerare le calzamaglie spesse e la gonna un po’ più lunga del normale che indossava. Di sicuro le serviva una buona dose di autostima si ritrovò a pensare Scorpius.

“Va bene, comunque noi avevamo quasi finito, quindi mi sa che è meglio se ce ne andiamo, vero Lily?” parlò Albus, interrompendo i pensieri di Scorpius e facendo evanescere il prodotto di due ore di ripetizioni con un colpo di bacchetta.

Scorpius scrollò le spalle.

“Se volete, potete anche rimanere. Noi dobbiamo solo ripassare un paio d’incantesimi per la lezione di domani”

Albus sollevò un braccio, ripetendo che era ora di andare, avrebbe avuto gli allenamenti di lì a poco.

Poi, caricatosi il libro in borsa si avviò alla porta, tenendola aperta per lasciare uscire Lily che salutò i Serpeverde quasi balbettando.

Albus lasciò Lily fuori il ritratto della Signora Grassa, altrimenti avrebbe fatto tardi agli allenamenti e le consegnò il libro di Pozioni, chiedendole di metterlo nel Dormitorio dei maschi.

Lily si avviò stanca su per le scale e dopo aver compiuto il suo dovere si gettò sul letto a baldacchino sfinita.

Decise di aspettare così l’orario di cena, pensando a Scorpius che la guardava come fosse un insetto orribilmente gigante.

Avrebbe preferito essere invisibile.

 

Quella sera Albus era incazzato nero. Aveva litigato con James perché anziché fare allenamento si era messo a bordo campo a fare il cretino con Julie Sloven, dimostrandole quanto rapido era a recuperare il boccino con le dita delle mani.

L’altra Cacciatrice, sua “collega”, America Type, non voleva saperne di centrare una goal e il Portiere, Bejamin Shown, si era talmente intirizzito fra i pali da non riuscire ad acciuffare neppure quelle poche Pluffe che arrivavano nella sua direzione. Il risultato era stato un via vai continuo per cercare di portare i suoi unici tre compagni di squadra all’ordine. Era vero che gli mancava un Cacciatore ed erano completamente sprovvisti di Battitori, ma non per questo dovevano perdere tempo anziché riprendere ad esercitarsi. Le selezioni per la squadra si sarebbero svolte di li a poco e poi avrebbero cominciato i veri allenamenti, non potevano trovarsi a Novembre senza un minimo di forma fisica.

Albus smontò dalla scopa. Aveva mandato tutti negli spogliatoi senza troppi complimenti, solo qualche impropero. Stava riposizionando le palle quando qualcuno gli passò il Boccino che stava tentando di riacciuffare.

Riconobbe il volto di Scorpius Malfoy da sotto la pesante sciarpa verdeargento che gli ingombrava il viso.

“Ehi! Cosa ci fai qui?” gli chiese sorpreso, mentre accettava la piccola palletta dorata.

“Facevo un giro” sollevò le spalle l’altro.

“Hai visto l’allenamento?” chiese un po’ imbarazzato Albus.

Scorpius scoppiò in una risata.

“Diciamo che quello che ho visto è stato un evento piuttosto strano” sbuffò divertito.

Albus si coprì il viso con una mano, mentre recuperava la cassa con gli attrezzi per il Quidditch dal pavimento, poi assieme si avviarono verso lo spogliatoio per depositarla.

“E per l’appunto, io lo avrei affatturato tuo fratello”

Albus guardò Scorpius brevemente e poi entrambi scoppiarono a ridere.

“Se è per questo, avrei fatto prima a chiudere baracca e burattini e andarmene a cena. James non è un tipo molto recettivo quando c’è di mezzo qualche biondina dagli occhi azzurri” si lamentò il Grifondoro.

“Beh, allora è sempre meglio che avere me in squadra, sai sono piuttosto sensibile anche alle brune e alle rosse” lo prese in giro il Serpeverde.

Albus gli diede un piccolo pugno sulla spalla.

“Ti va un giro? Non ho molta voglia di chiudermi in Sala Comune stasera” gli chiese Scorpius a sorpresa.

Albus si bloccò per qualche istante, era una richiesta piuttosto insolita, ma considerando che Scorpius era un Prefetto non sarebbe stato granchè pericoloso fare quattro passi con lui.

“Si, buona idea. Anche perché se vedo quella faccia di merda di mio fratello potrei anche spaccargliela in due”

E così i due ragazzi diedero inizio a quella che sembrava ad entrambi la più strana e insolita delle amicizie.

 

 

Qualche giorno dopo quella sera, un sabato mattina Lily si trovava in Sala Comune con Lucy, Molly, Margharet e Hugo. Stavano facendo alcuni compiti, o per meglio dire, la seconda stava bellamente copiando il tema d’Incantesimi della prima, mentre gli ultimi due si stavano scervellando sul libro di Pozioni. Molly era impegnata in un tema di Difesa particolarmente ostico e studiava da sola, poiché l’unica di loro che frequentasse già il Quarto anno. Lily era un asso in Incantesimi e Difesa contro le Arti Oscure, ma non se la cavava male neppure in Trasfigurazione. Infatti proprio in quel momento si accingeva ad esercitarsi per la lezione dell’indomani scolastico, quando sua cugina Rose fece irruzione dal dormitorio, seguita dalla sua compagna Penelope.

Quest’ultima le stava esprimendo tutto il suo stupore per un qualcosa d’incredibile che Rose aveva taciuto per parecchio tempo, a quanto pareva.

Peccato che lo stesse facendo in una maniera particolarmente rumorosa e alquanto fastidiosa.

Lily sentì Molly bisbigliare qualcosa di molto simile a Oche, ma non aveva ancora finito di sghignazzare che Penelope aveva continuato a voce ancora più alta.

“Insomma, Scorpius Malfoy t’invita ad una festa della squadra di Serpeverde e tu te ne vai in giro come se nulla fosse!”

Lily restò impietrita a quella frase, il suo collo era innaturalmente rigido se visto da dietro. Nel tentativo di non boccheggiare, trattenne il respiro, mentre sua cugina rispondeva.

Molly interruppe il suo tema e guardò la sua migliore amica contrarre il viso. Lucy parve improvvisamente molto interessata a trovare una pagina nel suo libro di Pozioni e Hugo la seguì a ruota, millantando l’importanza essenziale di quell’argomento.

“Ma dai Penelope, non c’è proprio nulla di speciale”

Penelope sollevò le sopracciglia fino all’inverosimile.

“Non ci sarebbe stato se tu non avessi accettato!”

Rose si guardò attorno furtiva, non voleva che la notizia divenisse di dominio pubblico, ma vide solo le sue cugine, suo fratello e Margharet intenti a studiare.

“Ciao ragazzi!” li salutò, notando che Molly la stava guardando in modo strano.

Quest’ultima e Hugo ricambiarono mentre Lily si limitò a rivolgerle un sorriso debole. Margharet era rimasta un po’ troppo allibita dalla  reazione sin troppo guardinga del suo piccolo gruppo di studio per rispondere. Rose pensò che fossero concentrati sui compiti e non si pose troppe domande sul loro comportamento.

Prese Penelope per mano e la trascinò fuori dalla Sala Comune: quella mattina sarebbero andate ad Hogsmeade a cercare un vestito adatto all’occasione.

I quattro Grifondoro del terzo anno invece rimasero nella Sala Comune fino a pranzo, avendo troppi compiti da recuperare. Non appena ebbero qualche minuto di riposo, Margharet colse la palla al balzo per dissipare i suoi dubbi.

“Mi spiegate cosa vi è preso prima con Rose?” chiese a bruciapelo.

Molly si bloccò nell’atto di stiracchiarsi e Lily imprecò mentalmente.

Merlino! Aveva sperato che non si fosse resa conto di nulla.

“In che senso?” chiese prontamente Molly, mettendo su una credibilissima espressione curiosa. Forse anche troppo.

“Lo sapete benissimo in che senso, quando Penelope Puddleshore ha detto che Rose sarebbe andata alla festa di Malfoy!” s’insospettì ulteriormente la bionda Grifondoro.

“Siamo solo rimasti molto sorpresi dalla cosa, ecco tutto! Dopotutto che Malfoy avesse un debole per mia sorella se ne sono accorti anche i nostri genitori, ma lei non aveva mai dato segno di ricambiare” aveva spiegato allora Hugo, rapidamente.

“Sarà, ma mi sembravate proprio raggelati” li provocò ulteriormente.

“Ma cosa dici Margi? Cosa mai potrebbe importarcene?” s’inserì Lily in un tentativo di essere leggera.

Margharet allora scoppiò improvvisamente a ridere, lasciandoli tutti di stucco. Una volta che si fu ripresa li guardò uno ad uno con aria furbetta.

“Ma credete davvero che dopo due anni passati al fianco di Lily io non mi sia ancora accorta della sua cotta per Malfoy?”

Tutti rimasero bloccati, Lily si sentì morire.

Com’era possibile? Lei era stata così attenta a non far capire mai nulla a nessuno!

Nel silenzio di sbigottimento generale esordì con vocina sottile.

“Ma… ma perché davvero di nota così tanto?”

Ci fu un ulteriore attimo di silenzio durante il quale Lily fissò il suo sguardo in ciascuno dei suoi amici, poi quando incrociò quello di Molly scoppiò a ridere, coinvolgendo ben presto tutti in una fragorosa sghignazzata di gruppo.

 

Altre due settimane erano passate senza alcun progresso da parte di Lily in Pozione e Albus cominciava a perdere le speranze. Si sentiva così avvilito per la totale mancanza di talento da pozionista in sua sorella che decise di sfogarsi con Scorpius della cosa. I due avevano preso l’abitudine di fare una passeggiata ogni sera nel dopocena, sfruttando il fatto che Scorpius avesse il turno per la ronda. Pian piano avevano poi iniziato a frequentarsi sempre più spesso e a incontrarsi perfino in biblioteca per studiare assieme. Albus si stava integrando nel gruppetto di Serpeverde e pareva che anche Gareth e Olby, suoi compagni Grifondoro, stessero cominciando ad apprezzare quella compagnia.

Dopo l’ennesima sera d’insuccessi, Albus spiegò a Scorpius del patto stretto con Lily per riuscire ad ottenere da lei che montasse su una scopa. Scorpius restò shockato alla notizia che Lily non avesse mai cavalcato una scopa ed era d’accordo con Albus sulla necessità di farla provare. Insomma, James e Al erano due assi con la scopa, se Lily fosse risultata un campionessa a sua volta, questo si sarebbe visto solo facendola provare. Era inaccettabile che la figlia di Ginevra Weasley non volesse volare!

Ma col passare dei giorni, Scorpius si fece più attento e iniziò a presenziare ad alcune lezioni tra Lily e Albus con la scusa di dover ripassare prima per quella e poi per quell’altra prova.

La presenza di Scorpius aveva reso il lavoro di Lily ancora più facile, dato che la distraeva il triplo di quanto non facesse prima da sola.

Scorpius notò qualcosa di sospetto nel modo di fare della piccola Potter, sembrava quasi che non si applicasse per nulla e che, anzi, cercasse di raddoppiare gli effetti negativi delle sue azioni maldestre.

Col passare del tempo non poté che rafforzare la sua idea e pian piano che la sua amicizia con Albus maturava, crebbe in lui la voglia di dare una mano all’amico. Se Lily Potter credeva di evitare con l’astuzia la lezione di Volo, lui l’avrebbe contraccambiata con la stessa moneta. Così mise a punto il suo piano di contrattacco.

 

 

 

Nel frattempo erano arrivati al giorno della fatidica festa della squadra di Serpeverde, tradizione che la Casa aveva intavolato da diversi anni come rituale di buon auspicio. Inizialmente questa era riservata ai soli appartenenti a questa Casa, ma col tempo avevano ampliato gli orizzonti, aprendo le porte della loro Sala Comune anche agli appartenenti a  Grifondoro, Corvonero e Tassorosso che avessero ricevuto un invito esplicito.

Così Rose Weasley si ritrovò davanti allo specchio nel suo dormitorio con un vestitino nero con un’unica spallina larga e un nastrino in raso che si stringeva sotto il seno. Aveva lasciato i capelli sciolti e con una lozione della sua amica Penelope era riuscita a ordinarli in dei boccoli definiti. Con un po’ di mascara e un lucido sarebbe stata perfetta!

Ok, forse non proprio perfetta, ma di certo non avrebbe sfigurato troppo.

Nei sotterranei del castello, Scorpius Malfoy si allacciava dei pantaloni neri semplici, che ricadevano giusto sulle sue scarpe lucide. Prese la camicia dalla testiera del letto e se la infilò, lasciando aperti gli ultimi due bottoni. Si passò una mano fra i capelli, cercando di dargli un po’ di volume. Odiava che fossero così lisci!

Diede uno sguardo all’orologio che aveva affisso al muro Julian, uno dei suoi compagni di dormitorio e notò che entro venti minuti sarebbe dovuto andare a recuperare Rose fuori la sua Sala Comune. Lei non lo sapeva comunque, era una sorpresa.

Valutò se fosse il caso d’indossare la pochette, ma poi si disse che avrebbe avuto un aspetto troppo obsoleto. Gli restavano da lavare i denti e poi sarebbe stato pronto.

Venti minuti più tardi, Scorpius Malfoy se ne stava fuori la Sala Comune dei Grifondoro, ma non si sentiva solo. Un paio di altri compagni avevano accompagnatrici di quella Casa e stavano attendendo sotto lo sguardo un po’ severo della Signora Grassa.

Si domandò come mai i Grifondoro fossero divenuti tanto volenterosi di sputtanare la posizione del loro dormitorio a destra e manca.

Ringraziò mentalmente Albus per avergli rivelato dove si trovava, altrimenti avrebbe dovuto aspettare stupidamente Rose nella Sala d’ingresso, con il rischio di suscitare l’attenzione di Gazza.

Un paio di ragazze fuoriuscirono dal dormitorio e dopo un quarto d’ora fuori il Buco del ritratto non restavano che Scorpius e Mirk Tyler. Fortunatamente avevano trovato di che parlare: entrambi si erano scoperti appassionati di Palazzi Magici antichi e stavano intrattenendo una conversazione sull’architettura della Sala d’Ingresso del San Mungo.

Quando ormai le loro accompagnatrici vantavano un ritardo di circa venticinque minuti, il quadro della Signora Grassa si spostò, rivelando una ragazza in leggera apprensione. Scorpius lanciò un’occhiata speranzoso. Non era Rose. Sospirò dicendo a Mirk che si sarebbero visti di lì a poco. O almeno ci sperava ardentemente.

Scorpius iniziò ad andare su e giù per il corridoio, maledicendo Rose. Ma quanto ci metteva? Se non si fosse data una mossa sarebbero finite tutte le tartine! Lui adorava le tartine!

Mentre rimuginava rabbiosamente, sentì il rumore di qualcosa che si scostava da una parete.

Si girò rapido, pronto a sorprendere la ragazza.

Stava proprio cercando una frase ad effetto nel suo repertorio, ma le parole gli morirono in gola, notando che la persona che era appena uscita dalla Sala Comune di Grifondoro non era Rose.

Era una ragazza piuttosto minuta, con dei lunghi capelli rossi che ricadevano in larghi boccoli sulle sue braccia.

Restò un secondo shockato nel costatare che Lily Potter aveva un aspetto del tutto desueto in quel momento.

Era evidente che era pronta per andare a letto, visto che indossava quello che sembrava un pigiama in pile azzurro e bianco a pallini e delle strane scarpe molto gonfie. Davano l’idea di essere morbide.

La ragazza sembrava piuttosto confusa. Teneva in mano un paio di occhiali, ad occhio e croce dovevano essere i suoi, ma Scorpius notò che una delle stanghette era staccata.

Lily fissò il suo sguardo in quello di Scorpius e quest’ultimo pensò che senza occhiali era proprio strana e potè vedere per la prima volta il suo limpido sguardo di un verde molto brillante.

La sua espressione aveva un che di rimbambito, quasi come se la ragazzina si fosse appena svegliato da un sonno molto profondo, infatti non riusciva a tenere gli occhi completamente aperti.

Lily strabuzzò gli occhi riconoscendolo e per un momento sembrò soppesare l’idea di indossare gli occhiali rotti, ma poi scosse la testa, quasi come a scacciare via il pensiero.

“Potter, ehi! Che ci fai qui e, ehm… vestita così?” le chiese, nel tono più naturale che riuscì a trovare.

Albus gli aveva parlato centinaia di volte della sorella, e anche senza di lui aveva capito perfettamente che era una ragazzina piuttosto fragile.

“Oh!” disse solo quella, poi riprese. “Ecco, stavo cercando Rose! Sai,  è entrata nel mio dormitorio prima di venirti in contro per andare alla festa e senza volere deve aver scambiato le nostre bacchette. Me ne sono accorta perché ho rotto i miei occhiali per sbaglio e stavo cercando la mia bacchetta per ripararli, ma non l’ho trovata e al contrario ho trovato quella di Rose! Quindi ho provato ad usare la sua, ma il Reparo non mi riesce, dev’esserci un’incompatibilità di fondo fra me e questa bacchetta, così mi sono detta che doveva cercare di fermare Rose prima che raggiungesse la Sala Comune dei Serpeverde, anche se penso sia tardi perché dovevate incontrarvi già da un po’ e…” si bloccò un momento, come colpita da un pensiero.

“Ma tu che cavolo ci fai qui, Malfoy?” gli domandò a bruciapelo.

Scorpius era rimasto completamente spiazzato dal cambiamento di tono e discorso. Si stava perdendo in quell’epopea.

Poi si rese conto di quello che Lily gli stava dicendo.

“Mi stai dicendo che Rose si è avviata all’Ingresso della Scuola?” le domandò spaesato.

Lily annuì piano.

“Ma è impossibile, io sono qui da mezz’ora, l’avrei vista!”

Lily scosse ancora la testa.

“Se è andata via quando ha lasciato il mio dormitorio, non credo che tu fossi già arrivato”

Scorpius la guardò imbambolato, poi capì che probabilmente la sua accompagnatrice per quella sera, lo stava aspettando SOLA sette piani più sotto. E Scorpius era pronto a scommettere che non era entusiasta della cosa.

Si precipitò verso le scale, correndo più che poteva, Lily alle calcagna.

Imprecò a bassa voce: non poteva lasciar andare la sorellina di Albus in giro per il castello conciata così e a quell’ora soprattutto.

“Potter, la porto io la bacchetta Rose, non preoccuparti” fece, tendendole la mano per farsi consegnare la bacchetta.

Lily lo guardò male.

“E la mia bacchetta? No, vengo con te!” insistette quella.

“Ma è tardi, c’è il Coprifuoco!” cercò di convincerla il ragazzo, ma aveva l’impressione che Lily non si sarebbe lasciata persuadere.

Diede uno sguardo alla Sala dei Trofei alla sua sinistra e seppe di trovarsi al Terzo piano. Sperò ardentemente che Rose fosse una tipa paziente. Al Secondo piano sentì il respiro affannoso della piccola Potter e fu sorpreso nel notare che gli teneva dietro alla grande, era veloce.

Arrivato al Primo piano, dovette bloccarsi di colpo. Dalla prima aula sulla destra sembrava provenire un fracasso assordante.

Pix…” sussurrò piano.

Proprio in quel momento, Lily gli si affiancò. Scorpius ebbe appena modo di rendersi conto che sembrava molto affaticata che la ragazzina svenne, rovinando sul pavimento.

Scorpius s’inginocchiò al suo fianco, stralunato ed anche un po’ preoccupato. Le diede uno sguardo e notò delle occhiaie piuttosto scure sotto gli occhi. Si maledisse per non averla fermata prima, in fin dei conti Lily Potter non era un tipa atletica e di certo non avrebbe potuto avere la forma fisica di un giocatore di Quidditch.

Non sapeva che fare, aveva paura che Pix o Gazza potessero essere attratti dal rumore. Non avrebbe mai saputo spiegare quello che era successo. Così quando sentì dei passi provenire dalla rampa di Scale del Pian Terreno s’immobilizzò.

Una testa rossa spuntò dal fondo delle scale, era Rose.

Scorpius tirò un sospiro di sollievo ed ebbe appena modo di constatare che era davvero molto carina con quel vestito nero che lei notò la bizzarra situazione.

La sua espressione passò da corrucciata ad apprensiva.

“Lily” gridò.

Scorpius avrebbe tanto voluto tapparle la bocca.

< Cazzo, Pix ci sentirà!>

Ma il poltergeist sembrava troppo impegnato a distruggere qualcosa di molto frastornante per accorgersi di alcunché.

Scorpius le ingiunse comunque di abbassare il tono, indicandole l’aula.

Rose decise di ascoltarlo parzialmente, gracchiando con voce roca.

“Che cos’ha mia cugina?”

Il ragazzo pensò che la sua fosse una reazione esagerata. Insomma, Lily respirava, no?

Scorpius sollevò la ragazzina dal pavimento, prendendola in braccio e Rose le accarezzò la fronte apprensiva.

“Cos’è successo?” chiese ancora, mentre controllava che non ci fosse nulla di rotto. Scorpius rischiò di scoppiare a ridere quando vide Rose passare un dito sotto il naso della cugina come per assicurarsi che davvero stesse respirando, per un momento dimentica che il ragazzo con cui stava parlando era quello che apparentemente le aveva dato buca per gironzolare per il Castello con la sua cuginetta.

“È svenuta” rispose semplicemente Scorpius.

Rose aggrottò la fronte, la preoccupazione che saliva alle stelle.

“Sta bene. Credo” aggiunse Scorpius.

Rose era ancora più in apprensione.

“Mi spieghi cosa diavolo è successo e cosa ci facevate tutti e due qui?”

“Non è successo nulla di grave, è solo svenuta per la stanchezza!”

Rose s’inalberò. Come si permetteva di minimizzare tutto così quando sua cugina era priva di sensi? E poi, dove diavolo era finito, piuttosto che venire all’appuntamento con lei?

“Senti, magari la portiamo in Infermeria e ti spiego con calma?” le propose.

Rose annuì rapida e i due si avviarono guardinghi in quella direzione, sperando che Madama Chips non l’avrebbe tirata troppo per le lunghe con ramanzine di sorta.

Fu così che l’Infermiera volle sapere per filo e per segno cosa fosse successo a Lily, e Scorpius, a mo’ discusa anche nei confronti di Rose, spiegò tutto l’accaduto: lui si trovava fuori la Sala Comune di Grifondoro perché doveva consegnare un libro molto importante a Rose, che però era di ronda, in quanto Prefetto.

Così aveva trovato Lily fuori il dormitorio, che voleva consegnare la bacchetta alla cugina e assieme erano corsi a cercarla.

Poi, dopo sei piani di corsa frenetica, Lily era svenuta per lo sforzo evidentemente.

Madama Chips indugiò per un momento sull’abbigliamento abbastanza fuori dai canoni di Scorpius e Rose, ma valutò evidentemente che la situazione di Lily Potter avesse la priorità.

La rabbia di Rose si dissipò, quindi non le aveva tirato un bidone e soprattutto non per stare con sua cugina. Si, era evidente che Lily e Scorpius due non avessero molto a che fare, ma la situazione che le si era parata davanti era alquanto bizzarra e le apparenze spesso ingannano.

Madama Chips consentì a entrambi di restare mentre Lily, anche perché Rose non sembrava intenzionata in alcun modo ad andarsene da li. Scorpius decise di farle compagnia, nonostante una piccola parte del suo cuore stesse sognando le tartine che sicuramente ci sarebbero state alla festa.

Lily aveva solo una piccola contusione alla testa, che Madama Chips guarì con una pozione color violetto chiaro. Per quanto riguardava le motivazioni del suo svenimento, dichiarò che la piccola Potter aveva un leggero calo di vitamine e ferro e avrebbe dovuto ingerire degli integratori magici per qualche giorno.

Disse che l’avrebbe tenuta lì in osservazione fino al mattino seguente, quando l’avrebbe lasciata andare a lezione.

Quando oramai si era fatto un po’ troppo tardi per la festa, Rose e Scorpius lasciarono l’Infermeria per tornare nei rispettivi dormitori.

Scorpius, da vero gentiluomo, accompagnò Rose fino al Settimo piano, dove rimasero a chiacchierare per qualche minuto.

“Beh, allora io vado ok? Ci vediamo domani a lezione, mi sa” le disse Scorpius, un po’ a malincuore.

Fece per girarsi, ma Rose lo trattenne e salendo sulle punte gli lasciò un bacio a fior di labbra.

“Grazie per quello che hai fatto per Lily questa sera” gli sussurrò piano.

Lui arrossì leggermente sulle gote, ma cercò di far finta di nulla.

< Che figura di merda Scorpius, datti un contegno!> si sgridò fra sé e sé.

“Figurati, nessun disturbo” e detto questo si lanciò nuovamente a sfiorarle le labbra piano, mentre le poggiava le mani sui fianchi per avvicinarla a sé.

Rose parve riscuotersi e con piccolo balzo si allontanò da lui.

Lui parve capire che ci sarebbe dovuto andare piano e scuotendo la testa, le augurò una Buonanotte.

Rose lo guardò docile mentre si allontanava camminando, ogni tanto lanciandole occhiate di complicità.

Forse quella sera qualcosa di buono era successo, dopotutto.

 

 

La mattina del 15 ottobre, Lily Potter si svegliò di buon umore e anche in piene forze.

Le pozioni che Madama Chips le stava somministrando da una settimana a quella parte la facevano sentire bene.

“Sei così mingherlina, proprio come tuo padre” le ripeteva ogni volta che si recava in Infermeria per le sue dosi di vitamine.

Ma c’era un altro motivo per cui Lily Potter si era alzata col piede giusto quella mattina di metà autunno.

Quel giorno sarebbe scaduto il mese di validità del suo patto con Albus e i suoi voti in Pozioni erano una costellazione rassicurante di A.

Si alzò di buon ora e si lavò lentamente, godendosi il tiepido sole che le accarezzava il viso e decise che quella mattina avrebbe potuto lasciare i suoi capelli sciolti. Si sentiva proprio in forma.

Aveva anche iniziato a notare che gli occhiali le davano un leggero fastidio, avrebbe dovuto dire a mamma che forse era ora di cambiare le lenti, a Natale.

Riempì la borsa coi libri e indossò la divisa. Mentre usciva dal dormitorio notò sul comodino il compito di Pozioni che aveva svolto con Al la sera prima e che aveva aggiustato strategicamente una volta sola per renderlo leggermente meno preciso. Lo infilò in borsa e aprì la porta, proprio mentre Lucy si svegliava e le chiedeva dove diavolo fosse diretta a quell’ora malsana.

“Voglio fare colazione sul prato” le disse, chiudendosi la porta alle spalle.

Così anche in maniera leggermente spavalda, Lily Potter si avviava per i corridoi di Hogwarts.

Salutò un paio di compagne di corso di Tassorosso e imboccò il portone d’ingresso.

Trascorse piacevolmente, con l’unica compagnia della sua persona, un’ora di pace sulla riva del Lago Nero, poi, borsa in spalla, si avviò alla lezione di Trasfigurazione.

Mentre svoltava l’angolo che l’avrebbe condotta alla sua classe, incespicò in qualcuno che veniva dalla direzione opposta.

Si aggrappò alle spalle dello sfortunato avventore per non rovinare in terra e, per la prima volta dopo quella sera, vide Scorpius Malfoy ad una distanza di meno di dieci metri.

Si sentiva molto imbarazzata al ricordo di quello che era successo in quell’occasione e non era mai riuscita a racimolare il coraggio per ringraziare il ragazzo.

Nell’impatto le loro borse erano finite per terra. Lily raccolse le proprie cose e quando Scorpius le porse una pergamena finita un po’ più in là, lei si sentì in obbligo di ringraziarlo.

“Grazie mille, Malfoy. Sai, per l’altra volta. Rose mi ha detto che mi hai dovuto portare in braccio…” già alla prima frase Lily era diventata un sottospecie di pomodoro ipermaturo.

Scorpius le sorrise poi le mise una mano sulla testa in segno d’affetto.

“No pro, Potter. Peserai si e no trenta kili” e se ne andò augurandole una Buona giornata.

Lily restò ferma per qualche secondo.

Le. Aveva. Messo. Una. Mano. In. Testa.

Esisteva qualcosa di più umiliante da subire da parte del ragazzo che ti piaceva? Lily non credeva proprio.

Col morale improvvisamente sotto i piedi e sentendosi una sorta di cagnolino difettoso, si avviò alla lezione.

< Lo sapevo io che non poteva durare> pensò sconsolata, ricordando il suo buonumore trapassato.

< Che giornata di merda!> fu il suo ultimo pensiero, prima di sedersi al suo posto al secondo banco.

 

 

Note Autrice:

 

Salve a tutti! Mi sono resa conto che sono una fucina d’idee in questo periodo e quale occasione migliore per continuare a scrivere questa storia? Spero proprio di divenire una persona coscienziosa e di tornare ad aggiornare con una certa regolarità! Insomma, sto mettendo un po’ le mani avanti per chiedere perdono a chiunque stia seguendo questa storia o si sia trovato sulla sua strada anche così, per caso! In questi capitoli mi sto soffermando un po’ di più sul rapporto dei ragazzi ad Hogwarts e sto svolgendo una sorta di excursus, più o meno rapido. Cosa ne pensate? C’è qualcosa in particolare che vi piacerebbe accadesse? Quanti sono ancora quelli a favore di una Lily/Scorpius e quanti di una Rose/Scorpius? Chiedo così a titolo informativo, per curiosità!

Mi piacerebbe molto ricevere le vostre opinioni in merito, accetto anche e soprattutto delle critiche che mi possano aiutare a migliorare lo stile, la trama o magari l’approfondimento di certe situazioni. Quindi se vi va di darmi una mano e di farmi avere una vostra opinione, io sono qui e vi aspetto! Buona Giornata!

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=1376592