Attention please,your dreams can become true.

di Miss Lee Taemin
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Surprise! ***
Capitolo 2: *** Who find a friend,find a treasure. ***
Capitolo 3: *** Flashback and wishes. ***
Capitolo 4: *** I missed you,stupid. ***



Capitolo 1
*** Surprise! ***


Attention please,your dreams can become true.
Surprise!
Ero tranquillamente seduto al posto di lavoro.
-Quale lavoro?-vi chiederete.
Ebbene,sono un giornalista di riviste scandalistiche.In poche parole,un paparazzo.

Ho vent’anni e di certo il mio sogno non è stare seduto davanti ad una scrivania,scrivendo insulsi gossip sulle celebrità.Piuttosto,la mia aspirazione è quella del giornalista.
 
Mentre le mie dita picchiettavano velocemente sulla tastiera,mi soffermai a guardare il mio cellulare accanto alla tazza fumante di caffè;
Fu un attimo.
I messaggi e le foto fatte con quell’oggetto che ora fissavo,fecero riaffiorire i ricordi di una vita che avevo lasciato alle spalle.
Cioè,così credevo.
Notai che avevo ancora,legato al cellulare,un oggetto che penzolava sul bordo  della scrivania.
Appesa.
L’iniziale del mio ex ragazzo mi fece venire una leggera maliconia e mi provocò un brivido che partì dalla colonna vertebrale.
Era lì.Che oscillava per il vento.
Quasi mi sfidava a fissarla.
Mi avvicinai e notai che sul retro avevo scritto,chissà quanti anni fa,qualcosa con il pennarello indelebile.
Presi il ciondolo tra le dita e lo portai vicino ai miei occhi miopi.
(eh si,mi ostino a non portare gli occhiali)
Vidi che c’era scritto “SARANGHAE” .
Sospirai malinconicamente.
Mi mancava davvero tanto la persona che amavo,per questo ero abituato a buttarmi a capofitto nel lavoro.
Non volevo pensarci.
Volevo dimenticarlo.

Guardai l’orologio:segnava le 23:00.
Ultimamente stavo facendo più tardi del solito,ma l’idea di dover tornare in una casa,dove non c’era nessuno ad aspettarmi,non mi attirava mai particolarmente.

Decisi di alzarmi da quella sedia.
Con le gambe quasi immobilizzate,feci fatica a prendere il resto degli oggetti personali.
Gli arti inferiori formicolavano.
Che sensazione fastidiosa.
“La prossima volta mi alzerò più spesso,non mi sento più le gambe” mormorai spazientito,finendo di recuperare il tutto.
 
Passai davanti i distributori automatici per vedere se fosse rimasto qualcuno che faceva il turno serale.
Incontrai solo un ragazzo poco più grande di me.
Feci un inchino,accennando appena un movimento con il capo.
Notai il suo sguardo,e per poco  non gli lanciai la valigetta in testa:mi stava letteralmente facendo una radiografia solo guardandomi.
Dallo specchio potevo benissimo accorgermi che,mentre passavo davanti allo sconosciuto,mi stava guardando il didietro.

Santo cielo,un po’ di contegno,no?!    Insomma,non dico che mi abbia dato fastidio essere ammirato da un’altro ragazzo,ma  c’è un limite a tutto!
Salii sull’automobile e dopo una manciata di minuti mi ritrovai davanti la porta del mio appartamento,
Mi cambiai velocemente e mi “scaraventai” nel letto.
Ero stanco.
Eccome se lo ero.

Sprofondai quasi nel sonno.Ma un trillo mi fece sobbalzare. (il mio cellulare diciamo che non suona così spesso).
Partì una canzone a me familiare.
Si chiamava “The reason” e me la scrisse il mio ragazzo cira un anno fa.
Presi l’oggetto rumoroso e risposi svogliatamente.
-Pronto?-
-Salve signor Lee,la volevo avvisare del fatto che domani mattina,alle sette,dovrà partire per New York!
Deve intervistare un modello. Le diranno i dettagli all’aereoporto alcuni colleghi che devono svolgere altri lavori.-
-Alle sette?-mi uscirono quasi gli occhi fuori dalle orbite.
Non avrei mai fatto in tempo,a meno che non avessi rinunciato ad una dormita.
Ahimè,era l’unica possibilità.
-Si,ci sono problemi?No,perchè in questo modo avrà sicuramente modo di salire di livello a lavoro!-esultò entusiasta.
-Davvero?Beh,allora ci sarò di certo!Non si preoccupi!-
Chiusi la chiamata.Fu davvero una sorpresa ciò che mi stava accadendo!
 
Chissà,che la fortuna stesse girando finalmente verso la mia parte?

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Capitolo 2
*** Who find a friend,find a treasure. ***


Who find a friend,find a treasure.
Finii di preparare le valigie,frettolosamente.
Mi buttai sotto il getto dell’acqua tiepida della doccia e i miei muscoli si rilassarono a contatto con quelle delicate goccioline rinfrescanti.
Feci un sospiro carico di gioia.
L’idea di poter diventare qualcosa di più rispetto ad un paparazzo,mi elettrizzava non poco.
Dopo qualche minuto pensai che dovevo affrettarmi  ad andare in aereoporto.
Uscii dal box della doccia,mi misi l’accappatoio e cominciai ad asciugarmi i capelli.
Nonostante l’orario faceva veramente troppo caldo.
Mi sembrava quasi che i miei capelli,da bagnati che erano per la doccia,diventassero sudati per via del calore che emetteva il phon.
Finii di asciugarmi e mi vestii come un normalissimo turista:in quanto paparazzo dovevo agire “in incognito”,se si può definire così.
Guidai fino all’aereoporto ed entrai.
Quella mattina era veramente affollato,trovare i miei colleghi sarebbe stato un problema.
O almeno così pensavo.
Mi ricredetti quando vidi il collega incontrato la sera prima,che riprese a fissarmi non appena il mio sguardo incontrò il suo.
Vedendolo con dei vestiti più “normali” mi sembrò ancora più giovane,persino forse,più di me.
Mi avvicinai a lui,cercando di mantenere un’aria dignitosa,nonostante la mia felicità uscisse da tutti i pori per il viaggio inaspettato.

Lo squadrai. Di certo non come fece lui con me,ma lo osservai attentamente.
Era davvero un ragazzo interessante.
L’idea che mi potesse piacere un altro ragazzo mi fece quasi sospirare tristemente,ma fui preceduto da una calda voce.
Proveniva proprio dal ragazzo di fronte a me.

-Buongiorno,lei deve essere il signor Lee-fece un piccolo inchino e sorrise.
Ricambiai prima di sembrare maleducato.
Sembrava davvero un’altra persona da quella incontrata recentemente.
-
Salve,si sono io.
Lei è un mio collega,presumo.
Mi può dare lei le informazioni riguardanti il mio viaggio e chi devo intervistare?-
-Certamente,è tutto scritto qua!-mi porse gentilmente una cartellina blu.
-Grazie,la vedrò sull’aereo.-sorrisi educatamente.
La persona che avevo davanti era completamente diversa da quello che,fisicamente,sembrava essere lui.

Bah,mi sarò sbagliato.” Pensai,mentre andai verso il gate cui dovevamo raggiungere.
Sbuffai.
Adesso sono curioso!

Mi diressi verso il mio collega a passo svelto.
Una volta fatto il check-in cercai di ritrovare lo sconosciuto.
-Mi scusi!-urlai quasi,non essendo molto lontano.
Lui si girò e si avvicinò nuovamente a me.
-Si?- mi guardò con aria confusa.
-Lei è il collega che ho incontrato ieri sera di fronte al distributore automatico?-
Inarcò il sopracciglio.Ancora quell’aria confusa,quasi da stupido.
-Direi di no.Deve aver scambiato me per mio fratello,Minseok.-rise fragorosamente,per poi riprendere il discorso e guardarmi.
Sembrava quasi preoccupato.
-Non le ha dato fastidio,vero? Sa,molta gente è spaventata da lui per il modo in cui guarda-prese una pausa-ehm...I ragazzi.-
Lo guardai,sorpreso da quella rivelazione.
-Oh,no,non mi ha creato nessun disagio!
Comunque,non so il suo nome.-

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Capitolo 3
*** Flashback and wishes. ***


Flashback and wishes.
Il viaggio durò qualche ora,non so di preciso quanto; mi ero “perso nelle chiacchiere con il mio nuovo amico.
Ad un tratto mi fece una domanda piuttosto inaspettata,soprattutto incoerente dato che stavamo parlando di lavoro.
“Tu…Sei fidanzato?” me lo chiese con degli occhioni così dolci che potevano fare a gara con quelli di un piccolo chihuaha.
(paragoni a random,mianhae ;w;)
“Oh,no,non lo sono”  ammisi con un sorriso abbastanza forzato,al quale,fortunatamente,l’altro non aveva fatto molto caso.
Un fidanzato,eh?
Ne avevo uno,si.
Ma per colpa di altre persone fummo costretti a lasciarci.

Ricordo quella scena come se fosse ieri.

**FLASHBACK**


Mi aveva appena chiesto di sposarlo.
Che dire,avevo l’umore alle stelle!
Ovviamente,accettai subito.
Stavamo insieme da ormai quattro anni.
“Sposarlo…” sospirai “Il mio sogno da quando ho capito di amarlo veramente”.

Solo che per realizzare il nostro desiderio avremmo dovuto avere il consenso dei nostri genitori.
Che dire,sono tradizioni.


Passammo prima da casa del mio ragazzo per chiedere ai genitori che,per fortuna,acconsentirono.

Invece a casa mia…
Un disastro.
Ricordo tutto come se fosse un brutto sogno,che spesso mi ritrovo anche a fare,svegliandomi con le lacrime agli occhi…

**

Scendemmo dall’aereo e ci dirigemmo all’appartamento assegnato a me e Minho.
Entrati nel posto dove avremmo alloggiato per due giorni,lasciammo le valigie nelle nostre camere da letto.

“Davvero un bell’appartamento!” dissi al mio coinquilino che sorrise a quella mia “fantasiosa” affermazione.
“Lo credo anche io! Solo che,hai visto i letti? Sono giganteschi per una sola persona!”
“Beh,ci farai l’abitudine” feci spallucce;
Se quello era un tentativo per portarmi a letto,era fallito.

Passarono un paio d’ore,il tempo in cui mi dedicai a leggere i documenti per sapere qualche informazione sul modello che avrei intervistato.

Mi si gelò il sangue appena lessi il nome.

KIM JONGHYUN.

“Sarà un altro,d’altronde è un nome così diffuso!” dissi tra me e me.

No,il  mio ex no. Non sarebbe stato possibile visto che lui lavora in Corea…Cioè,questo è ciò che ricordo.

Scossi la testa per rimuovere quel pensiero e senso di solitudine che mi tormentavano ogni notte.
Ripensai a Minho,il mio nuovo smivo.
Già,ora non sono più da solo.
…Ma non è come prima….

“Basta Taemin! Sei un uomo adulto, non rifugiarti nel passato!” urlai più di quanto mi aspettassi.
Per fortuna il mio collega era uscito ormai da un’ora .

Decisi di uscire anche io,giusto per visitare la città.
E’ New York,cavolo!
L’intervista l’avrei fatta il giorno seguente,così non mi preoccupai più di tanto.

Mi ritrovai davanti agli occhi un paesaggio davvero spettacolare: il fiume Hudson incontaminato,che rifletteva ogni minimo dettaglio ; dalle numerose forme di nuvole,agli spettacolari grattacieli che si rispecchiavano in quella distesa d’acqua.

Frugai nelle tasche dei jeans,alla ricerca di uno dei milioni di volantini che mi avevano distribuito lungo la strada.
Trovai ciò che cercavo: il pezzo di carta colorato con su scritto tutto ciò di cui necessitavo al momento.

“Un giro in battello sull’Hudson!
Disponibile al tramonto.
Durata: un’ora”

Perfetto!
Potrò finalmente ammirare la Statua della Libertà mentre cala il sole.
Sospirai felicemente al solo pensiero.

Il tramonto era vicino,così mi affrettai a comprare il biglietto.

Potei ritornare al porto dopo circa 30 minuti,entusiasta e pronto con la mia Nikon.

Salii sul battello che mi avrebbe portato a fare un tour di New York.
Ero emozionato? Chissà quanto.
Sembravo un bambino a cui era appena stato regalato un cucciolo.
Mi sedetti sulla fila laterale: avrei potuto fare meglio le foto,vista la ringhiera.

Fui sorpreso dalla voce del comandante,amplificata da quello che doveva essere un microfono (alquanto pacchiano,a mio parere) : mille stelline qua e là,qualche strisciolina bianca,rossa e blu; insomma,in teoria avrebbe dovuto rappresentare la bandiera americana.

Tralasciando questi futili dettagli,la guida stava parlando e io capii circa la metà del discorso; il suo accento tipicamente americano mi confuse le idee.

Ne capii solo una,che attirò la mia attenzione:

“Attenti a ciò che desiderate,potrebbe accadere.
Questa è la città dei sogni!”

Cosa avrà voluto dire?
Come poteva,il desiderare qualcosa,essere pericoloso?

Abbandonai in fretta qul pensiero.
Ero abbastanza scettico circa cose del genere.

Purtroppo,mi ricredetti.

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Capitolo 4
*** I missed you,stupid. ***


Salve a tutti! Scusate se non aggiorno da mesi ma la scuola mi porta via troppo tempo. Soooo,appena potrò scriverò anche il prossimo capitolo.
Mianhae iuhgiuguyf
Vi lascio leggere e spero che vi piaccia!


I missed you,stupid.
Il tramonto era davvero fantastico,l’acqua del fiume era rossiccia e ormai potevo ritenermi soddisfatto di aver fatto delle belle foto alla Statua della Libertà e al ponte di Brooklyn.

Pochi attimi prima che il tour giungesse al termine mi soffermai ad osservare il sole che calava.
Che vista romantica.
Mi piacerebbe davvero tanto che ci fose lui con me per ammirare questo spettacolo.

Quel mio pensiero fu interrotto dalla voce della guida,che disse una frase,miracolosamente,comprensibile.

Attenti a ciò che desiderate,potrebbe accadere.
Questa è la città dei sogni. “

Cosa avrà voluto dire quella frase?
Come poteva,il desiderare qualcosa,essere pericoloso?

Il sole non era ancora tramontato del tutto: ci metteva veramente tanto,in fondo è estate,è giusto così.

Scesi dal battello e rimasi al porto per contemplare lo spettacolo di prima,immortalandolo con diverse foto.
Venni interrotto dal mio cellulare che suonava ancora quella canzone. La nostra canzone.
Sarebbe ora di cambiare suoneria.

Il nome che apparse sullo schermo mi fece sorridere:
Kibum.
Il mio migliore amico.
Risposi senza pensarci troppo.
-Pronto?
-Piccolo! Da quanto tempo! Sei a New York,vero?
-Si,come fai a saperlo?
-Ho le mie fonti- rise appena. Una piccola risata che mi metteva tanta allegria.
-Va bene,non indagherò! Allora,come mai questa domanda?
-Yah,come sei smemorato! Ti avevo detto che aevo un servizio fotografico proprio a New York.
Ti volevo dire se volevi fare un po’ di compagnia alla tua ummina(ovviamente lui). Daaaaai,dimmi che ti va! – terminò la frase con una vocina pucciosa che mi fece ridere.
-E’ ovvio che voglio,pabo che non sei altro!
-Bene,io sto facendo alcuni scatti al porto,sai dov’è?
-Ci sono già! – mi guardai intorno e vidi quelli che,in lontananza,sembravano essere modelli- Ok,ora ti raggiungo!
Terminai la chiamata e mi diressi verso una specie di set fotografico,dove vidi il mio migliore amico che mi stava correndo incontro.
Si vede che non è abituato a fare sport o almeno muoversi un po’: sentivo il suo respiro afannato da un chilometro di distanza.
Un Kibum (o Key,come si fa chiamare lui) saltellante mi si appese al collo.

Lo accolsi tra le braccia e girai intorno,mentre ridevamo come due scemi.

Quello scemo mi era mancato tanto.

-Hey Key! Come stai?
-Benissimo,finalmente rivedo il mio bambino!- mi baciò il capo e sorrise.

Riusciva sempre a rallegrarmi.

-Allora,adesso che ci siamo rivisti ti va di andare a bere un caffè?
-Ovviamente. Seguimi.

Ci dirigemmo da Starbucks per prendere un frappuccino da dividere ( è di dimensioni assurde!) e un pezzo di torta al cioccolato.

Parlammo per tutto il tempo di ciò che ci era successo nei mesi in cui non siamo riusciti a sentirci a causa del lavoro.
Divenì sera prima di quanto potessi immaginare.
Si sa,quando ci si diverte il tempo “vola” .
Mi disse che chi l’aveva avvisato della mia partenza per New York fu Minho,a quanto pare si sono conosciuti molto tempo fa per non so quale motivo.

Così lo invitai nel mio appartamento per poter continuare a chiacchierare e fermarsi per cena insieme a me ed il mio nuovo amico.
Cenammo e ci divertimmo,stando tutti insieme.
Tra una chiacchierata e l’altra si fece tardi,così Key rimase a dormire nel lettone matrimoniale insieme a me,visto che era infastidito dal fatto che Minho girasse in boxer per casa.

Diceva frasi tipo:”
Minho! Svergognato che non sei altro,non tentare di violentarmi stanotte!”
Il solito Kibum.
Il mio stupido migliore amico.
Colui che è riuscito a reprimere la mia depressione qualche anno fa per la rottura con il mio ex,cioè,visti i risultati ci ha almeno provato.

Andammo a dormire tutti e io passai la nottata,come al solito,facendo quell’incubo ricorrente.
L’incubo che mi tormentava tutte le notti e rovinava le mie mattinate.

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