L'occasione che aspettavi!

di RoxyDowney
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Good morning! ***
Capitolo 2: *** 2-La città degli angeli ***
Capitolo 3: *** 3- welcome to Downey’s home. ***
Capitolo 4: *** -4 Collins 0 – Downey 1 ***
Capitolo 5: *** La gioia di un sorriso. ***
Capitolo 6: *** -6 Buona notte Allison ***
Capitolo 7: *** -7 Ricordi ***
Capitolo 8: *** -8 Dobbiamo parlare ***
Capitolo 9: *** -9 Macchina da guerra. ***
Capitolo 10: *** -10 Confessioni. ***
Capitolo 11: *** -11 e' forse questo il paradiso? ***
Capitolo 12: *** -12 Stelle, luna e sale. ***
Capitolo 13: *** -13 Sognami. ***
Capitolo 14: *** -14 Shocking return (Rientro scioccante) ***
Capitolo 15: *** -15 Ti voglio bene ***
Capitolo 16: *** -16 Guarda dentro il tuo cuore ***
Capitolo 17: *** -17 Un arrivederci dentro ad un addio. ***
Capitolo 18: *** -18 L’ultima neve. ***
Capitolo 19: *** -19 New text message. ***
Capitolo 20: *** -20 L’Amore in ogni respiro. ***
Capitolo 21: *** -21 Tienimi la mano. ***
Capitolo 22: *** -22 Luci e parole ***
Capitolo 23: *** -23 L’occasione che aspettavi. ***
Capitolo 24: *** -24 Eric Lewis. ***
Capitolo 25: *** 25- La storia nella storia. ***
Capitolo 26: *** -26 Bentornata ***
Capitolo 27: *** -27 Semplicemente Sorprendente ***
Capitolo 28: *** -28 Una vita tutta nuova ***
Capitolo 29: *** -29 La cena ***
Capitolo 30: *** -30 Downey, sei felice? ***



Capitolo 1
*** Good morning! ***


1 - Good morning!
Questa volta non mi faccio fregare da Tomas. Questo fu il suo primo pensiero quella mattina. Troppe volte aveva permesso a quell’uomo di soffiarle da sotto il naso grandi occasioni lavorative, ma questa volta era determinata a non farsi beffare per l’ennesima volta con un “mi dispiace Allison, sarà sicuramente per la prossima intervista”.
A suo sfavore giocava che Tom, oltre ad essere un gran bell’uomo di 50 anni (avrebbe potuto dire di averne 40 senza problemi) era un personaggio carismatico, molto conosciuto nell’ambiente. Molti attori erano stati più volte da lui recensiti ed intervistati, ma lei sperava che le sue motivazioni questa volta, portassero Mr. Trevor a darle una chances.
Caricata da quei pensieri e sicura che seppur giovane del lavoro nonostante i suoi 30 anni, questa volta, l’intervista sarebbe stata sua. Accaparrandosi quel risultato avrebbe ottenuto molteplici vantaggi: rispetto in ufficio, altri incarichi prestigiosi e finalmente una scrivania non condivisa con gli stagisti.
Allison aveva già scritto alcuni pezzi che al suo capo erano anche piaciuti, ma non appena Tom varcava la soglia dell’ufficio del redattore capo all’ultimo piano, sventolando l’intervista del secolo come lui era solito etichettarle, ogni possibilità di vedere il suo articolo in stampa svaniva miseramente.
Immersa in tutti i suoi pensieri venne risvegliata bruscamente
-Ally! Hey! Che fai? Dormi in piedi questa mattina?
Si guardò attorno e si fermò qualche passo più in la voltandosi verso la voce che l’aveva chiamata con uno sguardo serio e carico di tutte le motivazioni che si stava elencando per cui Mr. Trevor doveva darle quell’opportunità e si accingeva ad andare ad elencare subito, prima dell’arrivo di Tom che era solito arrivare in ufficio dopo le 9,00 come tutti i “grandi” di ritorno da qualche intervista fuori città. Ci mise qualche secondo a mettere a fuoco, poi notò una ragazza dai lunghi capelli biondi mossi che al guardava con uno sguardo interrogativo di chi si aspetta non solo di essere riconosciuta e salutata, ma di venir attesa all’entrata. Meredith! Cazzo! Per poco non la lasciava lì fuori ad aspettarla con il caffè per entrambe in mano.
-Tesoro! Perdonami! Oggi non ci sono con la testa! Wow! E’ nuovo questo cappotto? Ti sta una favola!
Non pensava di doversi giocare la carta “complimenti” così presto quella mattina per sviare l’attenzione da una qualche sua cazzata e proprio con la sua amica e compagna di college, nonché collega di lavoro. Meredith le sorrise porgendole il suo bicchiere di caffè, i complimenti con lei avevano sempre l’effetto desiderato. Iniziò a parlarle della serata trascorsa a quella festa a cui avrebbe dovuto partecipare anche lei, ma aveva glissato per concentrarsi sul lavoro. Allison la sentiva solo in sottofondo finché non entrarono in ascensore
-Allora pronta a fargliela sotto il naso?
Meredith le fece l’occhiolino, sapevano bene a chi si stavano riferendo, benché Meredith svolgesse il suo compito in tutt’altro settore della rivista, aveva un’antipatia innata ed irreversibile per Tom. Allison si limitò a sorriderle.
Salutò solo con un cenno Meredith mentre si avviava lentamente alla sua postazione e si instradò a passi decisi e svelti verso l’ufficio di Trevor che la vide arrivare ed iniziò a dondolarsi sulla sua poltrona girevole con uno sguardo che lasciava poco all’immaginazione.
-Allison buongiorno, cosa posso fare per te?
Era sempre molto cortese nonostante la sua posizione poteva portarlo senza dare spiegazioni ad un atteggiamento meno cordiale con i suoi sottoposti. Sin dal primo giorno in cui era arrivata in quell’ufficio a presentarsi come nuova stagista si era sempre trovata bene a lavorare con lui, avrebbe potuto essere suo padre e forse era quel pensiero che l’aveva sempre fatta sentire a suo agio anche nei momenti più duri.
-Trevor…
Vedendola così seria e determinata capì che qualcosa le passava per la testa e lei non ci mise molto ad organizzare il suo monologo
-Voglio quel lavoro!
Esordì. Lui iniziò ad alzare gli occhi al cielo, sapeva bene che Trevor quella frase l’aveva sentita almeno una decina di volte quella settimana, ma prima che lui iniziasse a parlare mettendo un grosso “no” su quella sua richiesta decise di sedersi e continuare.
-Sono brava, lo hai detto anche tu. Questa cosa è alla mia altezza, mi sono documentata ho già una scaletta (gli diede un foglio che lui osservò distrattamente) lo porterò a parlarmi di quello che voglio e tu sai perché?
Lui la guardò sorpreso, non sapendo dove Allison volesse arrivare.
-Perché mio caro, io sono una donna ed a lui piace essere al centro dell’attenzione dell’universo femminile.
Sapeva il fatto suo e sapeva che in quel campo nemmeno il grande Tom poteva batterla, neppure se avesse indossato un vestito con un elegante scollatura e un tacco 12.
Trevor la guardava pensieroso, prese il foglio tra le mani e si voltò verso la sua finestra che dominava su Manhattan, una vista meravigliosa in cui si perse per un istante in attesa che lui parlasse. Era forse un cattivo presagio? Le mani le tremavano e l’unica cosa sensata che le venne in mente di fare per non farsene accorgere fu di tenerle lungo il corpo appoggiate sulle gambe leggermente accavallate in modo da sembrare naturale.
-Ally questa è una grande responsabilità, teniamo molto a questo lavoro per cui se fai una cazzata la tua testa salta lo sai vero?
Lei annui, si aspettava questo genere di discorso e sapeva che se lui glie lo avesse fatto significava che c’era realmente qualche possibilità sebbene remota che le affidasse il lavoro. Deglutì e si rese conto che l’ufficio si stava animando alle sue spalle, da un momento all’altro avrebbe fatto la sua comparsa Tom e lei non aveva ancora ottenuto una risposta. Sobbalzò quasi dalla sedia, quando sentì bussare sullo stipite della porta con le nocche delle dita in modo abbastanza forte per richiamare l’attenzione su di se, era certa che quello fosse Tom, quel modo di tamburellare l’avrebbe riconosciuto tra centinaia. Lui lo faceva sempre in segno di “maschio alfa” sulle scrivanie degli stagisti, quando andava da Trevor per portargli l’ennesimo risultato. Il cuore iniziò a bombardarle la testa, ma non osò voltarsi, guardò Trevor che guardava Tom alla porta e sorrise, poi quando Allison pensò che fosse ormai giunta l’ennesima sconfitta, Trevor alzò la mano con un dito a mezz’aria
-Solo un minuto Tom.
Lui rimase sulla porta, come se non dovesse darle privacy, riusciva ad immaginarlo pronto a fare il finto dispiaciuto.
-Ally…Robert Downey Jr. è tuo. Voglio aggiornamenti settimanali e le foto per l’anteprima entro la settimana. Non voglio sentire scuse e/o ritardi. Parti domani mattina per Los Angeles. Parla con Natan, ti darà tutti i riferimenti ed i dettagli.
Aveva le lacrime agli occhi e si limitò ad annuire ad ogni sua affermazione.
-Ci rivediamo a lavoro finito. Sentenziò Trevor.
Si alzò con calma ed uscì senza degnare Tom di uno sguardo, non ne aveva bisogno, sapere che aveva sentito tutto, per lei era sufficiente.

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Capitolo 2
*** 2-La città degli angeli ***


-2 La città degli angeli
Natan la fissava sorridente
-Complimenti! Ecco qui tutto il necessario.
Disse porgendole una cartelletta che all’interno conteneva il biglietto aereo, una carta di credito, il nominativo ed il numero della persona da contattare a Los Angeles e tutte le indicazioni inviate via e-mail dall’assistente di Mr. Downey che spiegavano nei minimi dettagli come sarebbe avvenuta questa collaborazione tanto voluta da Mr. Downey con la testata giornalistica per cui lavorava. Chiuse la cartelletta, sorrise e si avviò verso l’uscita.
-Ally!
La richiamò Natan, mentre si era alzato dalla sua posizione per raggiungerla.
-Ho appena avvisato Patrick al 25° piano, passa da lui signorina, hai bisogno urgente di conoscere la MODA! Stai per andare a L.A. ragazza! Non puoi presentarti così!
Disse con un tono di voce un po’ più stridulo guardandola da capo a piedi, mentre digitava sul suo telefono aziendale.
Lei sussurrò un grazie e si avviò svelta, doveva ancora fare i bagagli e sarebbe stata fuori casa per parecchio, così passò da Meredith per darle la buona notizia, ma non ci fu bisogno di parole, appena la vide arrivare capì subito come erano andate le cose! Si abbracciarono, ma per non dare troppo nell’occhio non le raccontò i particolari. Le passò la chiave di casa sua e Meredith sussurrò
-Tienimi aggiornata e goditi L.A.!
Prese l’ascensore, aveva una miriade di cose da fare prima di prendere quel volo l’indomani mattina.
Le porte dell’ascensore si aprirono e uscì in fretta, pensava, Patrick. Non conosceva questo Patrick, “ora come lo trovo senza perdere un infinità di tempo?”
Non era mai stata al 25° piano, era tutto pieno di stoffe, vestiti riposti nelle loro custodie griffate, ed una moltitudine di telefoni che squillavano in continuazione.
-Tu sei Ally!
Disse qualcuno alle sue spalle, Natan l’aveva descritta cosi bene da permettere a Patrick di riconoscerla al volo? Allora era messa peggio di quanto lei pensasse.
-Vieni ho proprio quello che fa per te, io sono Patrick il compagno di Natan, anche se immagino che lui non se lo sia lasciato sfuggire...
Quella frase la rassicurò, il suo stile sarebbe migliorato da lì a poco, ma notò quella vena d’amarezza nell’ultima parte della frase e le dispiacque molto, tanto da aumentare il passo mettersi al suo fianco ed aggiungere
-Non è sceso nei particolari, ma dice che tu sei il migliore in molte cose
Sorridendo, “altra carta bruciata” ma questa almeno era stata giocata come forma d’altruismo, contava davvero per il raggiungimento della quota massima di jolly giornalieri? Non ne era tanto sicura.
Entrarono in quello che doveva essere l’ufficio/deposito dove Patrick lavorava, le chiese la taglia e lei senza pensarci troppo glie la disse. Dopo poco lui scomparve lungo quei corridoi per poi riapparire con una valanga di vestiti riposti su un carrello. Una ragazza lo seguiva con un altro carrello con disposte scarpe ed accessori.
-E’ tutto cara. Susan te li ripone nel bagaglio a mano, il resto te lo facciamo consegnare là. Come sei messa a intimo?
La domanda la sconvolse non poco e dalla sua espressione lui intuì che era il caso di agire senza indugio, fece cenno alla sua collaboratrice che si affrettò ad aggiungere anche quello al suo bagaglio.
-Vai a L.A., devi essere al top, ora visto che al bagaglio pensiamo noi, tu vai sulla 5° strada c’è quel salone hai presente? Non posso fare pubblicità! Qualcuno potrebbe sentirmi… Su vai! Li avviso io del tuo arrivo e non opporti a Mick o ti caccia fuori!
Furono quelle le ultime parole che gli senti pronunciare mentre le porte dell’ascensore si chiudevano tra loro.
Ma era davvero necessario tutto questo per un intervista? O mio Dio, sì lui era tra gli uomini più sexy del pianeta, ma doveva intervistarlo, seguirlo nelle sue giornate tipo e poi mettere tutto nero su bianco.
Camminò, aveva bisogno di prendere aria, troppe emozioni tutte insieme e non aveva ancora avuto modo di metabolizzare tutto. Arrivata dove Patrick l’aveva indirizzata una ragazza le fece cenno di entrare “ci risiamo” pensò, ma si lasciò andare a quel pomeriggio tutt’altro che fastidioso in cui le fecero uno scroub al corpo, le tagliarono i capelli, depilazione “estrema” come la definiva lei, unghie, trucco, insomma quando si specchiò non era più sicura di niente, nemmeno di chi fosse quel viso riflesso. L’unica cosa che riconosceva erano i suo capelli corvini cortissimi, che le stavano d’incanto pur essendo un taglio tutt’altro che femminile. Pagò con la sua carta di credito, non era sicura che quelle spese potessero venir addebitate sulla carta aziendale. Per rientrare a casa si fece chiamare un taxi anche se il trasferimento fu breve. Il portiere le venne incontro, era un uomo anziano ma ancora efficiente
-Signorina Allison buonasera, hanno portato per lei una valigia.
-Ciao Nicolas, sì domani parto per un lungo viaggio! Oggi ho avuto la mia grande occasione al lavoro!
Lui si complimentò con lei, la conosceva da quando era nata, proprio in quel palazzo, la vide crescere e doversi rassegnare prima alla morte prematura della madre che mancò in giovane età, e poi alla perdita del padre quando aveva appena compiuto 20 anni. Avevano sempre avuto un buon rapporto, lui la considerava la nipote che non aveva mai avuto, e per lei, bhè per lei, lui era tutto ciò che le restava della sua famiglia. Lo baciò e lo abbracciò con tenerezza e poi salì in ascensore chiedendo di chiamarle un taxi per l’indomani mattina, per le 9 disse più volte sperando che l’anziano amico non se ne dimenticasse.
Entro nel suo appartamento, modesto ma ben arredato. Era al 15° piano non aveva una vista meravigliosa come quella dell’ufficio del suo capo, ma non si poteva proprio lamentare. Quella era la casa in cui era nata, anche se l’aveva fatta ristrutturare dopo il suo 25esimo compleanno, data in cui, si svincolò un piccolo fondo che il padre aveva fatto per lei alla sua nascita, così, con quei soldi si regalò quella ristrutturazione ed aveva da parte ancora qualcosa per continuare a coltivare il suo sogno di scrivere senza doverci rinunciare per la paga misera da neo assunta.
Si fece una tisana e dopo essersi cambiata si mise a sedere sul divano con la tv accesa senza realmente ascoltare, si concesse una sigaretta, stava cercando di smettere e anche un po’ per colpa dello stress al lavoro non ci era ancora riuscita. Prese la cartellina che stava sul tavolino, significava davvero molto per lei, ne carezzò i lembi prima di aprirla come fosse un rito, come per assaporare quella sfida. Nell’aprirla e svuotando il suo contenuto sul posto accanto a lei ebbe una sorpresa, le avevano dato un telefono di ultima generazione aziendale, un tablet, un numero di telefono su un post-it che penso di memorizzare per evitare di perderlo. Era il numero dell’assistente di Mr. Downey, era importante non perderlo.
Si era ripromessa di leggere tutta la corrispondenza tra l’ufficio e l’assistente per non arrivare impreparata all’incontro. Mise in carica il cellulare aziendale e si rilassò finendo di fumare mentre guardava la tv. Si risvegliò al suono della sveglia impostata sul cellulare per andare al lavoro e stropicciandosi gli occhi si rese conto di aver dormito sul divano. Era molto presto, aveva tutto il tempo per farsi una doccia e prepararsi, finì di truccarsi, come sempre in modo leggero e si ricordò del trolley preparato da Patrick. Aprendolo trovò dei post-it sulle custodie degli abiti “viaggio” “colazione di lavoro” “aperitivo” “cena elegante” “passeggiata pomeridiana” o mio Dio, le stava già venendo un forte mal di testa, ma si fece forza e prese “viaggio” lo portò in bagno e lo aprì. C’era una canotta semplice e poco appariscente, sopra una giacca bianca con un doppio contorno uno di un marrone chiaro e quello più esterno bianco come il resto della giacca, la gonna appena sotto il ginocchio era bianca anche quella ed aveva solo tre bottoncini che richiamavano il gioco di colori della giacca. Indossò le scarpe e ringraziò il cielo che non avessero un tacco troppo alto, una pochette conteneva dei bracciali, un orologio, degli orecchini molto piccoli ed una collana non troppo elaborata. Trovò nella busta esterna degli occhiali da sole e una borsa attaccata alla gruccia. Si guardò, sembrava uscita dalla copertina di una rivista di moda, e si compiacque di quell’immagine, infondo, si stava per presentare alla corte “del Re Sole” come lei e Meredith l’avevano soprannominato ridendo mentre parlavano di quell’opportunità. Sorrise a quel pensiero e dopo aver messo il suo profumo preferito in borsa insieme a un piccolo beauty di “emergenza”, mise nell’altra tasca tutta la tecnologia, era una borsa piuttosto capiente, Patrick aveva pensato a tutto.
Chiuse casa e scese trascinando il trolley. Il taxi la stava aspettando e il tassista parlava con Nicolas, salutò entrambi e si mise a sedere sul sedile posteriore, mentre il tassista sistemava il bagaglio.
Ci volle un’ora per raggiungere l’aeroporto e Allison si rallegrò di essere partita con largo anticipo. Pagò il taxi e lasciò il bagaglio al check-in e si diresse al bar per un ultimo caffè prima della partenza. Squillò il cellulare era l’assistente del Sig. Downey, ma prima di rispondere si perse a pensare che ora fosse in California, le sette del mattino. Erano così mattinieri laggiù?
-Miss Collins, sono Andrea.
Come se l’avesse sentito milioni di volte… ma chi era? Salutò cortesemente
-Ho controllato, il suo volo giungerà a L.A. in perfetto orario. Mando un’auto a prenderla.
Ebbe appena il tempo di confermare che la telefonata si chiuse senza convenevoli.
Si avviò verso l’imbarco visto che stavano chiamando il suo volo, controllò il biglietto e fu piacevolmente sorpresa di avere un posto in business class con imbarco prioritario così salì subito sull’aereo senza lunghe code. Le servirono da bere e attese il decollo.
Chiuse gli occhi per rilassarsi e senza accorgersene dormì per gran parte del volo, quando l’hostess si avvicinò per ritirare la tazza del caffè si svegliò, “meglio così” pensò, il viaggio era finito e stavano iniziando la discesa per l’atterraggio.
Agli arrivi trovò tra tutti gli uomini in giacca e cravatta anche quello che teneva un cartello con il suo nome. Collins. Nessuno la chiamava mai così. Lo raggiunse, lui prese il bagaglio e dopo averla accompagnata all’auto partirono. Si accorse subito che non era un’auto a noleggio con conducente che spesso vedeva girare per la città, ed iniziò a prendere appunti sull’accoglienza ricevuta. Si guardò attorno seguendo il paesaggio, ed ogni tanto chiacchierava con l’autista che era molto cordiale e le raccontava in quale zona della città si trovassero e per cosa era famosa. Dopo meno di mezzora l’auto si fermò davanti ad un grande cancello bianco, che lentamente si aprì e li lasciò entrare.

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Capitolo 3
*** 3- welcome to Downey’s home. ***


Per quel giorno era sicura di aver letto che non avrebbe avuto nessun incontro con il Sig. Downey, forse per impegni di lui pensò lei visto che non trovava altra valida ragione per perdere una giornata di lavoro. Ma allora, perché l’auto l’aveva accompagnata in quella grande villa anziché al suo albergo? Forse aveva un meeting con “Andrea” per definire i particolari.
Non chiese spiegazioni e seguì la persona che l’accolse alla porta, una governante immaginò, vista la tenuta. Si tolse gli occhiali da sole e si guardò intorno. Grandi spazi e moltissima luce naturale che entrava dalle grandissime portefinestre. L’accompagnò in salotto, ma non si mise a sedere perché nessuno l’aveva invitata a farlo, inoltre aver dormito per quasi tutto il viaggio, questo giocava a suo favore era molto riposata nonostante i tacchi.
-Ben arrivata sono Andrea, l’assistente personale di Mr. Downey.
Si voltò di scatto sorridendo per circostanza
-Grazie, Allison Collins.
Disse stringendo la mano dell’uomo che l’aveva appena raggiunta, lui ricambiò il sorriso, aveva circa 35/40 anni, snello di bell’aspetto, moro, occhi verdi. La invitò ad accomodarsi e sedettero entrambi, uno di fronte all’altro sui grandi divani del salotto.
-Come abbiamo anticipato Mr. Downey tiene molto a questo progetto ma onde evitare che ci siano fraintendimenti ho preferito realizzare quest’incontro prima che si inizi il lavoro.
Era la prima volta che qualcuno gestiva un’intervista in quel modo, lei era stranita, ma fece finta di essere abituata a situazioni diverse poi penso che era il caso di farsi spiegare bene di cosa si trattava, in modo da non oltrepassare limiti e rovinare tutto il progetto.
-Comprendo. Le chiedo la cortesia di aggiornarmi su tutto visto che fino a ieri ero impegnata con un'altra serie di interviste e non ho potuto seguire tutte le trattative.
Era compiaciuta di se stessa, se la stava tirando un po’, in fondo doveva dimostrare di non essere una novellina.
-Capisco. Nessun problema quest’incontro serve proprio a questo.
Sorrise il suo interlocutore
-Il progetto nasce dal desiderio di Mr. Downey di aprirsi e raccontare “direttamente” la sua vita, le sue esperienze e i suoi pensieri. E’ stanco che vengano a lui attribuite affermazioni e pensieri. Essendo un uomo molto impulsivo abbiamo chiesto che ogni dichiarazione e suo scritto prima di venir pubblicato venga vistato da me. Mr. Downey ha insistito perché questo sia un full immersion proprio perché venga colto ogni particolare del suo essere e non sia l’ennesima intervista costruita a tavolino tra giornalista e ufficio stampa.
Cosa intendeva per full immersion? Iniziava ad essere visibilmente preoccupata, ma non poteva farsi saltare i nervi, non con questo lavoro. Si limitò ad annuire di tanto in tanto, nella speranza che tutto fosse filato liscio come l’olio. Sapeva che Downey era un gran parlatore, che spesso nelle interviste andava fuori tema raccontandosi, ma questo particolare poteva solo favorire la riuscita del lavoro visto che doveva raccontare il vero Downey.
-Come ben saprà Mr. Downey aveva già in progetto una sua biografia, ma in questo momento non è quello che vuole. Sarebbe troppo impegnativa per una rubrica fissa sulla vostra rivista, così ci siamo inventati questa forma di blog che avrà sia la versione online, che la versione cartacea sulla rivista. Quando ne abbiamo illustrato il progetto a Trevor, ne era entusiasta.
-Lo eravamo tutti.
Altro jolly bruciato, ma doveva lusingarlo un po’ o era sicura che le avrebbe messo una marea di paletti da non oltrepassare. Lui sorrise
-In sintesi vogliamo che il pubblico che già ama Mr. Downey impari a conoscerlo per la persona meravigliosa che è nel privato.
Abbassò lo sguardo solo per un secondo ma Allison non poté non notarlo. Era il suo lavoro cogliere le sfumature e i particolari che a volte non venivano rivelati dalle parole.
-Questo è quanto, quando riterremo opportuno la aggiornerò su altri particolari.
C’erano dei particolari che nessuno conosceva e che lei non poteva sapere in anteprima? Guardò il suo interlocutore, era un esperto, non si sarebbe lasciato sfuggire nulla che non fosse stabilito. Così decise di non insistere e chiudere quella conversazione per andarsene in albergo, fumarsi una sigaretta e rilassarsi in vista del lavoro.
-Andrea! Non posso credere che tu non abbia offerto da bere alla signora.
Quella voce la conosceva bene. Lui era appena entrato nella stanza, con gli auricolari di un lettore multimediale nelle orecchie, degli occhiali specchiati, un cappellino con visiera e un sorriso dei suoi da fotografia ma più naturale. Le andò incontro e lei si alzò dal divano per salutarlo, nel frattempo venne accostato da Andrea che si precipitò per fare le presentazioni
-Miss Collins, Mr. Downey.
Allison sorrise, era ovvio che lei sapesse chi fosse lui e Robert ammonì il suo assistente
-Ma ti pare che io non conosca Miss Collins?!?
Risero, mentre lui le baciava la mano, anche se Allison fece finta di non curarsene sentiva quegli occhi che la stavano squadrando da capo a piedi. Lo trovò normale, in fondo lei sarebbe stata custode dei suoi segreti, doveva pur capire se si poteva fidare di lei.
-Mi chiami pure Allison.
Lui sorrise, gli piacevano le persone che non si davano troppe arie, lei doveva essere un pezzo grosso se avevano mandato lei per questo lavoro. La invitò ad accomodarsi e lui si mise a sedere su una poltrona li accanto, chiese ad Andrea di servire da bere, mentre lui stava in silenzio a guardarla con un mezzo sorriso. Si tolse gli occhiali ed accavallò le gambe
-Lei è di New York?
-Sì dalla nascita.
-Ed i suoi genitori?
Lei trovò strana quell’intervista a parti inverse, ma stette al gioco, questo poteva creare solo delle basi per i successivi quesiti in cui sarebbe stata lei a fare domande.
-Mio padre era newyorkese, mentre mia madre era italiana.
-Una mezzosangue come me.
Disse sorridendo, colse subito quel “era”, ma non lo diede a vedere alla donna, sarebbe stato molto scortese da parte sua farle affrontare un argomento tanto intimo e probabilmente doloroso. Lei ricambiò il sorriso annuendo, mentre ringraziava Andrea che portò ad entrambi una spremuta d’arancia.
-Bene, se ora vuole scusarmi
Downey si alzò dalla poltrona con uno scatto e lasciò il suo bicchiere ormai vuoto nel vassoio sul grande tavolo di cristallo. Allison si alzò di rimando, le strinse la mano e mentre glie la teneva ancora tra le sue finì la frase
-Vado a fare una doccia, le hanno già mostrato la casa? E la sua stanza?
Allison aveva intuito che era appena rientrato da una corsa, pensò di recuperare subito la macchina fotografica per fare qualche foto alla casa, già quella era un grande scoop, ma poi rimase un po’ bloccata all’ultima affermazione dell’uomo. Nessuno le aveva detto che avrebbe dovuto alloggiare li. Downey vedendo la sua espressione, intuì che quello non le era stato riferito
-Le ho fatto riservare una camera al piano superiore, con tutti i confort. Vedrà che si troverà bene, così potrà vivere “in diretta” questa lunga intervista e sarà più facile per entrambi. Mi fa compagnia per pranzo?
-Volentieri.
Non riuscì ad aggiungere altro. Andrea le sorrise, mentre lui saliva di corsa le scale.
-Che ne pensa? riuscirà a scrivere di lui? ora la accompagno nella sua camera e se non ha impegni nel pomeriggio le prometto che faremo un giro della casa per le fotografie. Ora purtroppo ho un'altra riunione in centro. Mi dispiace lasciarla cosi.
Annuì, sembrava seriamente dispiaciuto di lasciarla li ad aspettare senza nulla da fare. La precedette per accompagnarla nell’ala della villa dove sarebbero stati i suoi alloggi.
-Non si preoccupi, me la caverò ed inizierò a buttare giù le prime impressioni.
Disse sorridendo, ostentando tanta sicurezza che in realtà sapeva bene di non avere, tanto da aver pensato almeno 50 volte negli ultimi minuti di aver tirato troppo la corda convincendo Trevor che era in grado di gestire tutto questo. Andrea la condusse nell’ala a ovest, ed aprì la doppia porta. Allison spalancò gli occhi, era in quella che sarebbe stata la sua camera per i prossimi mesi. Ma davvero poteva chiamarla camera? Si trovò in un salotto con due chais longue una a fianco all’altra, alla parete di fronte a quelle poltrone che le davano l’idea di essere comodissime, c’era un megaschermo e una serie di ripiani pieni di dvd. Sul lato opposto un camino acceso e una libreria ben fornita. Ruotò su se stessa, vide una penisola con degli sgabelli e una piccola cucina fornita di tutto. Un piccolo disimpegno portava alla camera, mentre nell’angolo c’era una grande finestra che dava su una terrazza dove vide la piscina e l’idromassaggio. Decise di dare un occhiata anche alla camera da letto. Una parete faceva da appoggio al grande letto da un lato e dall’altro formava una cabina armadio dove vide che erano già stati riposti i suoi vestiti e accessori. Le porte finestre della camera da letto davano sulla terrazza da cui si poteva vedere l’oceano. Fuori dalla finestra della camera da letto c’erano dei lettini da solarium mentre in corrispondenza dell’uscita dal salotto c’era un tavolo con delle sedie la vista da li era sulla città. Mancava solo una cosa che Andrea non le aveva ancora mostrato. Lo seguì e scoprì che quel il bagno era almeno tre volte il suo. Jacuzzi, doccia che all’occorrenza poteva essere bagno turco ed uno specchio immenso. Andrea le sorrideva, sapeva che in nessun albergo si sarebbe potuta trovare meglio di li.
-E’ tutto di suo gradimento?
Le chiese Andrea prima di uscire dalle grandi porte iniziando già a socchiuderle
-Assolutamente grazie.
Si congedò e le ricordò che alle 13 Mr. Downey l’avrebbe attesa per il pranzo.
La prima cosa che fece fù buttarsi su letto, chiudere gli occhi per un istante per fare mente locale. Prese la borsa e si accorse che sul bancone della penisola c’era un deck per il lettore mp3, ma si stava ancora domandando dove fossero le casse quando lo agganciò. La sua domanda trovò risposta immediata, la musica iniziò a riprodursi e si rese conto che era filo diffusa. Si rese conto che mancava meno di un’ora al pranzo così si spogliò e si fece una doccia, poi cercò tra i vari completi quello che era sicura di aver visto etichettato come “pranzo di lavoro” fece un sorriso compiaciuto quando lo trovò. Indossò quell’abito nero, lungo fin sotto il ginocchio. Si guardò allo specchio, si sentiva a disagio. Quella non era lei. Fece scorrere i vestiti finché non trovò una camicia bianca ed un paio di jeans. Così poteva andare anche se Patrick sarebbe svenuto per quell’abbinamento. Sorrise pensandoci ma li indossò ugualmente. Si truccò quel poco e scese le scale per raggiungere la sala da pranzo, anche se non sapeva dove fosse. Pensò che una volta in salotto avrebbe potuto chiedere la governante e farsi dare delle dritte da lei, era in leggero anticipo. Ottimo piano.

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Capitolo 4
*** -4 Collins 0 – Downey 1 ***


-E' puntualissima!
-Mr. Downey...
Disse lei raggiungendolo nel salotto. Lui continuò a fissarla come fosse un alieno. Iniziava a percepire una punta di disagio nel proseguire la sua camminata verso il centro della stanza. La invitò a sedersi, lui si alzò e le preparò un drink mentre attendevano il pranzo. Robert chiaramente provava piacere a metterla a disagio, non usava le parole, ma con i suoi occhi riusciva a farla sentire strana, e dire che, in tutti quegli anni, nel suo settore ne aveva incontrati di uomini che l’avevano fissata ma nessuno era mai riuscito a farla sentire tanto a disagio. Mentre Robert stava di spalle e le preparava il drink, lo osservò, e fu felice di vedere che anche lui indossava jeans e una maglia in cotone a maniche lunghe. Niente di elaborato, quando scese con lo sguardo ed arrivò alle scarpe e vide che indossava un paio di crocks, Allison fece un piccolo sorriso e sì sentì totalmente a suo agio.
Sorseggiò lentamente il suo drink, l’alcool le dava quel benessere che in quel momento le serviva per apparire a suo agio.
Lui ruppe il silenzio perché sentiva di doverle parlare, chiedere, conoscerla meglio.
-E' mai venuta in California?
-Questa è la prima volta per la verità.
-Dovrò farle da cicerone allora.
Disse lui sornione. Quegli occhi azzurri lo scrutavano ma senza essere invasivi, e quei capelli poi, ma quanto le stavano bene? Sembrava un maschiaccio, ma lo era? Era una donna intelligente e raffinata, la sua pelle di porcellana, senza trucco non lasciava trasparire ciò che stava pensando, provando, così come quegli occhi e lui se ne intendeva, era lui l’attore no?
Nemmeno a Allison piaceva il silenzio ma che dire? Non lo conosceva e non voleva passare per quella in cerca di scoop senza ritegno. Una domanda le ronzava per la testa, ma non poteva farsela uscire di bocca cosi, così si morse il labbro e trattenne la curiosità.
-Sarebbe divertente suppongo, ma non so se ne avremo il tempo nei prossimi giorni, sa Andrea ha detto...
Robert la interruppe subito con un cenno della mano.
-Venga, pranziamo in terrazza e non preoccupiamoci di Andrea.
Mentre uscivano fuori lui fu molto galante, l’aiutò ad accomodarsi sistemandole la sedia e servendole del vino bianco.
-Oggi per pranzo c’è l’insalata d’aragosta più buona che lei abbia mai mangiato! Spero che le piaccia l’aragosta o se preferisce, possiamo farle preparare qualcos’altro.
Esordì il suo ospite, mentre entrambi venivano serviti.
-L’aragosta andrà benissimo.
Decretò Allison, pensando che i suoi pranzi a NY spesso erano un hotdog, una porzione d’asporto di qualche piatto cinese o della pizza, ma questo preferì tenerlo per se. “Oh sì” pensava, “L’aragosta andrà più che bene!”
Lui attese un commento dopo il primo assaggio tenendo la sua forchetta a mezz'aria per non perdersi la sua espressione. Allison pensò che quello dovesse essere il cibo degli Dei. Celestiale!
-E' davvero squisito!
Sentenziò tranquilla, mentre lo guardava mangiare assaporando ogni singolo boccone.
-Lei cucina Mr. Downey?
-Mi chiami Rob, o Robert per cortesia, sentirmi chiamare per cognome è snervante e se non ti spiace, diamoci del tu. Dovremo passare un bel po’ di tempo insieme non vorrà che continuiamo a parlarci come fossimo due sconosciuti!
-Se non le da... se non ti da fastidio, per me sarebbe perfetto. Tu cucini Robert?
Lui sorrise soddisfatto di quelle barriere lasciate cadere.
-Sì mi diletto, ma ho sempre troppo poco tempo. tu?
-Sì, qualche cosa, ma non molto, per lavoro spesso pranzo e ceno fuori casa.
Robert annuì, conosceva bene la vita frenetica della grande mela.
Allison lo guardava cibarsi di quel piatto, era davvero elegante nei modi, lo notò perché solitamente gli uomini a tavola perdono sempre qualche punto agli occhi di una donna, ma la classe in quell’uomo era innata evidentemente.
Questa riflessione la portò ad altre considerazioni sul suo ospite, ma il lavoro non era ancora iniziato e non voleva cominciare a tempestarlo di domande, preferiva non essere invadente.
-Pranzi spesso a casa? O anche quando non ne hai necessità preferisci andare in qualche locale?
-No, se posso preferisco sempre stare a casa. Se ora fossimo fuori mi chiederebbero un autografo ogni due minuti o qualche foto e non mi piace essere scortese. Qui posso rilassarmi e come hai potuto constatare Paula è un’ottima cuoca!
-Ti dispiace se ti faccio un’altra una domanda?
-Da nuova amica o da giornalista?
Chiese lui... guardandola stringendo appena gli occhi, Allison non sapeva che rispondere, era finita a fare la giornalista proprio perché era curiosa del mondo ed il porsi sempre domande a cui cercare delle risposte era da sempre il suo marchio di fabbrica.
-Diciamo da giornalista amica che non pubblicherà ne divulgherà niente di ciò che ci diremo oggi.
-Bella risposta, chiedi.
Lui smise di mangiare ed appoggiò la schiena sullo schienale della sedia per mettersi comodo e prestarle tutta la sua attenzione. Infilò la mano nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori un pacchetto di sigarette, ed un accendino e ne accese una aspirando il fumo lentamente. Nel frattempo una donna minuta portò via i loro piatti.
-Ho notato che non porti la fede al dito...
Lui abbassò lo sguardo, e sorrise
-Scusa, ma mi stavo domandando per quanto tempo saresti riuscita a trattenere questa domanda!
Scoppiò a ridere.
-Scusa non volevo essere inopportuna, è che sono fatta così, se ho una curiosità per la testa devo soddisfarla!
Lui la guardò malizioso per un lungo istante
-Anche io!
Allison abbassò gli occhi, era sicura di essere arrossita. Perché quell’uomo stava flirtando spudoratamente con lei? Non credeva di avergli dato modo di pensare che fosse interessata a lui, ma era evidente che era un uomo che non riceveva dei rifiuti, e lei, non riusciva a trovare il modo per uscire da quell’imbarazzo.
Intanto Robert rideva e la guardava lo poteva vedere, anche se non lo stava guardando, facendo finta di contemplare il panorama. Era divertito dalla situazione e probabilmente dal fatto che era riuscito senza fatica a schiacciare una palla a canestro dopo che lei stupidamente aveva fatto un’affermazione che lasciava libertà di interpretazione “e glie l’ho detto dopo avergli chiesto della fede nuziale, che idiota!”
-Hai veramente una casa meravigliosa, svegliarsi e vedere l’oceano deve essere un piacere per l’anima o sbaglio?
-Me lo dirai tu nei prossimi giorni!
Le fece l’occhiolino.
Robert pensava, mentre sorseggiavano del caffè, “ma cos’ha questa ragazza che la rende così attraente?” non la conosceva, avevano scambiato solo qualche convenevole eppure non riusciva a staccarle gli occhi di dosso, ed il fatto poi che si imbarazzasse arrossendo alle sue battute stupide la rendeva ancora più seducente ai suoi occhi. Poi nonostante fossero soli non ci aveva provato con lui, come spesso succedeva, questo lo straniva. “La ragazza è immune al tuo fascino” si ripeteva, ma come poteva essere possibile? iniziava a perdere i colpi? Aveva si e no 30 anni, e lui, era ancora considerato uno dei sex simbol dall’universo femminile o no? “Ho capito. é lesbica. Questa é l’unica spiegazione” e rise tra se pensando che avrebbe dovuto trovare il modo di scoprirlo osservandola, facendo attenzione ai piccoli particolari, facendole delle domande molto vaghe sulla sua vita privata.
-Qualcosa di divertente Robert?
-Sì...no, no, in effetti, no. Allison sei lesbica?
Ma come poteva averle fatto una domanda del genere? Allison era rimasta con la tazzina a mezz'aria e per miracolo non si strozzò con il caffè che aveva in bocca.
-Non credo che questa tua domanda sia determinante per il nostro rapporto di lavoro.
Disse lei per contenere lo sdegno, “quest'uomo é omofobico?” Non era la prima volta che qualcuno fraintendeva la sua sessualità, ma questo non era mai accaduto sul lavoro.
Lui la guardava e le offrì una sigaretta, che Allison non poté non accettare dopo quella domanda.
-Guarda che non ho alcun problema con le persone omosessuali, non li discrimino affatto, guarda Andrea...Ma se non me ne vuoi parlare...
Disse con un sorrisetto appena accennato.
“Perfetto” pensò lei, “quest'uomo è il diavolo! ora pensa che sono gay e che non lo ritengo abbastanza affidabile da condividere quelle informazioni personali.” Non poteva non rispondere, ma non avrebbe voluto rispondere!
Allison aspirò la sigaretta e si rassegnò,
-Non sono omosessuale.
Poi spense la sigaretta, cercando di puntare sul lavoro. Se avessero parlato di quello, forse sarebbe riuscita a dimenticare... forse...
-Che ne dici se mi racconti come si svolgono le tue giornate, quando stai a casa?
-Bhè dovrebbe essere facile rispondere a questa vediamo...
Allison pensò subito, “Facile rispondere a questa” quindi la domanda sulla fede l’aveva messo in difficoltà? L’aveva infastidito? Non ne voleva parlare?
-Mi alzo alle 7,30, bevo un caffè e fino alle 8,30/9.00 mi alleno nei sotterraneo. C’è una palestra li. Se non ho impegni mi concedo una corsa sulla spiaggia, poi rientro, studio qualche copione, passo del tempo con i miei figli, giro per la città senza meta, vedo gente, se lo posso evitare non vado in ufficio in centro, preferisco gestire da qui e delegare, mi concedo qualche viaggio, leggo, ascolto musica, nuoto, insomma faccio tutto quello di cui mi privo nel mesi in cui per esigenze di copione sono fuori città, fuori casa. La tua giornata invece come si svolge Allison?
-Bhè mi alzo corro al lavoro e passo lì tutta la giornata, poi rientro a casa e spesso crollo sul divano prima di arrivare al letto.
Robert rise di quell’immagine, riusciva quasi a vederla.
-No, intendo quando non lavori, quando sei libera.
Prima di ricadere nei giochi di parole decise di soppesare parola per parola, prima si sarebbe sotterrata e non voleva ricapitasse!
-Quindi parliamo dei giorni totalmente liberi... Vediamo, mi sveglio senza sveglia, faccio colazione, guardo la tv, leggo i giornali, libri, guardo qualche film, vado a correre od a fare una passeggiata, gioco a tennis, vagabondo per musei e gallerie d’arte, ascolto musica, vado al cinema, mi vedo con gli amici, faccio yoga, nuoto, e... crollo sul divano prima di arrivare al letto.
Lui l’ascoltò con attenzione poi scoppiò a ridere.
-Sei davvero molto simpatica, che ne dici se mi fai compagnia e viene con me, così continuiamo la nostra conoscenza?
-Perché no.
-Allora ci vediamo qui tra mezz'ora? Devo fare un paio di telefonate e poi possiamo uscire. Mettiti un paio di scarpe comode.
Lui si alzò e Allison dopo aver confermato s'incamminò verso il salotto e mentre si guardava intorno vide che c’erano delle foto di Exton e Indio ma non di lui o di sua moglie le sembrò strano. Forse non era così egocentrico come lo dipingevano in molti.
Con questo pensiero giunse nella sua camera accese il lettore mp3 e frugò nella borsa finché non trovò il pacchetto di sigarette, l’accendino ed il cellulare. Andò ad accomodarsi fuori dalla camera da letto su uno dei lettini, fece un lungo tiro alla sua sigaretta, che mattinata intensa. Guardò il cellulare e vide che Meredith le aveva mandato dei messaggi così pensò di risponderle "ciao tesoro, qui tutto bene, il re sole è solare ma difficile da gestire, ti terrò aggiornata un bacio". Posò il telefono e pensò di godersi un po' il sole californiano e senza rendersene conto si appisolò.
Robert bussò più volte senza ricevere risposta alla porta di Allison. Probabilmente la musica non le permetteva di sentirlo, aprì la porta e prima di entrare provò a chiamarla un paio di volte, ma nessuna risposta. Decise di entrare per accertarsi che tutto andasse bene, la cercò con lo sguardo in salotto ed in camera da letto, in bagno si rifiutò di guardare non voleva passare per maniaco. Spense la musica e notò che la finestra che dava sulla terrazza era aperta, uscì fuori e la vide sdraiata sul lettino, si avvicinò ed osservò che si era addormentata. La esaminò, entrò in camera, prese una coperta leggera in cotone che era poggiata sulla poltrona vicino alla finestra e la ripose su di lei facendo attenzione a non svegliarla. Si sdraiò sul lettino affianco al suo e chiuse gli occhi anche se non aveva intenzione di dormire, ma si rilassò a tal punto da sentirsi in pace con il mondo intero.
Allison aprì gli occhi e saltò sul lettino.
-Che ci fai qui!!!
-Santo cielo Allison! mi hai fatto prendere un colpo! ti ho aspettata per mezz'ora poi sono salito a cercarti e ti ho trovata qui che riposavi, così mi sono sdraiato a godermi il sole e la tua compagnia.
Lui sorrise. Allison si sentiva in imbarazzo, si era addormentata senza rendersene conto e lui invece di svegliarla l'aveva coperta.
-Scusa, non mi capita mai...
-Nessun problema siamo in vacanza!
Disse Robert con l'intento di farla tranquillizzare.
-Tu sei in vacanza, io sarei qui per lavoro...
Lo corresse lei,
-Vero Miss Collins, ma sa io oggi avevo intenzione di restarmene qualche ora qui a prendere il sole, e lei, non può certo obbligarmi a cambiare programma, o sbaglio?
Era sconvolgentemente gentile. Ma lo era con tutti o quella gentilezza era riservata a lei? Pensò che questa sarebbe stata una delle cose che avrebbe cercato di capire.
-Ti ho fatto perdere qualche appuntamento?
Robert si mise a sedere, si stroppicciò gli occhi e passò le mani nei capelli come per risvegliarsi.
-Non ho impegni, se non mostrarti la città e vedere più tardi una persona molto importante. Sei pronta per uscire?
-Sì mi sciacquo il viso e sono pronta.
Lui rimase sul lettino ad aspettarla, quando la vide uscire dal bagno si alzò e la raggiunse all'interno, prese gli occhiali ed il cappello che aveva lasciato sulla penisola e si avviò verso la porta.
Solo allora Allison notò che stava indossando una felpa qualche taglia più grande della sua e dei pantaloni di una tuta, anche quella piuttosto larga, scarpe da ginnastica e con quel cappello e gli occhiali, lei stessa stava facendo davvero fatica a capire che li sotto c'era Robert. Lui si voltò per vedere se lo stava raggiungendo e lei scattò una foto.
-Per la stampa Mr. Downey!
Lui sorrise e scosse la testa
-Andiamo Collins o ti toccherà fartela a piedi.

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Capitolo 5
*** La gioia di un sorriso. ***


Passarono il pomeriggio sfrecciando per la città su una Mercedes SLS AMG nera con i vetri oscurati. I sedili di quell'auto erano in pelle morbidissima e lui alla guida sembra uno dei tanti James Bond, nonostante la velocità trovava il tempo per parlare, sorridere, raccontare aneddoti divertenti. Fu così che Allison vide tutta la città o per lo meno quello che Robert riteneva così bello da non poter essere non visto. Il telefono di Robert vibrava, ma lui non aveva intenzione di farsi rovinare la giornata da Andrea e dalle sue paranoie iperprotettive. Scattarono fotografie un po' dappertutto come fossero stati due turisti, Robert era sempre disponibile a mettersi in pose strane e divertenti. Davanti alla sua stella sulla Walk ok fame, mise su un teatrino con dei turisti francesi che non lo riconobbero vuoi per l'abbigliamento, vuoi perché si camuffò la voce parlando con un accento strano e li convinse a scattargli una fotografia con Allison mentre entrambi mettevano una mano sulla sua impronta e lui continuava a dire
-Mio dio! Potrebbe essere la mia mano, guarda amore! E’ uguale alla mia!
Una volta che si furono allontanati scoppiarono a ridere entrambi. Presero un caffè e si rimisero in auto, Robert la portò sotto la scritta Hollywood sulla collina per farle vedere la città da lì, dopo qualche foto ripartirono. Allison notò subito anche se non conosceva la città, che non stavano ripercorrendo la strada fatta all'andata quindi immaginò che c'era altro da vedere.
-Dove mi stai portando Downey? Che altro c'è da vedere?
Lui la guardò e serio sentenziò
-La persona più bella di Los Angeles dopo me naturalmente!
Le fece un sorriso. Lei si mise a ridere, avevano raggiunto una buona sintonia e confidenza dopo quella giornata, ed ora si permetteva di ridere delle sue battute senza pensarci su due volte. Robert vedendole le labbra allargarsi in un sorriso scoppiava a ridere anche lui. Giunsero ad una tenuta, arrivarono con l'auto fino all'entrata principale dove Robert parcheggiò l'auto senza alcun riguardo, pensò che doveva aver molta confidenza con il padrone di casa, mentre lui stava già scendendo dall'auto Allison passò in rassegna tutti i personaggi famosi con cui Robert aveva recitato, doveva essere la dimora di qualche divo del cinema, ma quale? E poi, più bello di lui, Allison presa da tutte quelle congetture non si accorse nemmeno che Robert le aveva appena aperto lo sportello ed attendeva che scendesse
-Bhè, se non sei curiosa di conoscerlo, puoi restare in auto ad aspettarmi...
Disse con aria seria ma le labbra iniziavano a formare un piccolo sorriso che cercava di nascondere. Allison balzò fuori dall'auto e si sistemò la camicia, si specchiò nei vetri dell'auto mentre Robert bussava alla porta e rideva di lei. Mentre attendevano di venir accolti Robert la guardò
-Sei perfetta non preoccuparti gli piacerai, ma ricordati questo mio ammonimento, non lasciare che rapisca il tuo cuore ok?
Poi si rimise compunto ad attendere che la porta si aprisse, Allison ora sì che era preoccupata, sentì i passi avvicinarsi all'interno. Robert sorrise e lei iniziò a sudare, non le capitava mai, ma stavolta visti i presupposti e gli avvisi di Robert non sapeva proprio che aspettarsi. Sentì la serratura scattare e la porta iniziare ad aprirsi, chiuse un secondo gli occhi e fece un lungo respiro ed attese che la luce esterna illuminasse l'interno.
-Ben arrivati.
La luce entrò e videro una signora di mezza età in divisa
-Margaret, è sempre un piacere vederla, lui dov'è?
-E' sempre un piacere vedere anche lei Mr. Downey. Lo trova in salotto.
Robert non attese che la signora gli facesse strada, questo significava che aveva una grande confidenza con il padrone di casa. Allison non poté far altro che salutare la governante e avviarsi seguendo Robert. Era già seduto su un grande divano quando lei entrò nella stanza. Robert da perfetto gentiluomo si alzò e le andò incontro visto che era rimasta sulla porta per non disturbare troppo, la prese alla vita e la spinse avanti verso il divano iniziando i convenevoli delle presentazioni. Lei non riusciva a vedere l'uomo che doveva essere sdraiato su quel divano, ma oramai era questione di secondi e di qualche passo e l'avrebbe conosciuto.
-Questa è Allison Collins, è venuta da New York per scrivere "solo cose belle" su di me, ma forse, scriverà qualcosa anche su di te. Guardò Allison e sorrise
-Anzi ne sono certo, non resisterà al tuo fascino, come nessuna del resto.
E rise. Dal divano non sentiva giungere nessuna risposta e quando Robert le mise una mano sul fianco e l'accompagnò per oltrepassare il divano per trovarcisi di fronte lo vide. Era davvero la persona più bella che lei avesse mai visto.
-Mr. Downey mi dispiace contraddirla, ma è più bello di lei.
Lui finse di essere contrariato e si mise a sedere sul divano affianco a Exton che si lanciò subito verso di lui facendosi prendere in braccio, mentre Allison si inginocchiò per essere alla loro altezza e rimase li a guardarli. Stavolta Robert glie l'aveva proprio fatta, prese la macchina fotografica e chiese a Robert se poteva fare qualche scatto, lui sorrise ma dettò una sola regola, ne voleva una copia. Mentre lei scattava le foto, Robert mise le labbra vicino all'orecchio di Exton
-Te l'avevo detto che non avrebbe resistito al tuo fascino....
e lo baciò lievemente sulla testa, Allison nonostante stesse sorridendo riuscì ad immortalare l'attimo. Robert lo notò dallo sguardo e dal sorriso che Allison fece nel momento in cui ricontrollava lo scatto, le sorrise. Lei ricambiò.
Mentre si fissavano, Exton pensò bene di riprendere il centro della scena rigurgitando sulla felpa del papà, lui si mise a ridere
-Me lo merito hai ragione!
Allison scoppiò a ridere e Robert sorrise, passandogli Exton. Lei si sentì un po' in difficoltà, non aveva mai tenuto in braccio un bimbo così piccolo, ma il piccolo non sembrò disturbato e pochi secondi dopo anche Allison parve più rilassata. Robert si tolse la felpa restando con una maglia a maniche lunghe, ma prima di riprendere il piccolo prese la macchina fotografica di Allison e scatto qualche foto mentre Exton rideva delle parole che Allison gli diceva scandendole. Il suo piccolo sorriso era colmo di gioia e lei ne poteva percepire l'energia. Infine si scambiarono, Allison riprese la macchina fotografica e Robert il piccolo
-Stavi bene, ci dovresti pensare a farne uno tuo, se poi, ti manca la materia prima...
Fece segno verso se stesso e poi rise. Allison allibita dall'abilità di quell'uomo di dire cose imbarazzanti senza freno e con una serietà disarmante si mise a ridere
-Che c'è? Non ti sembra una garanzia?
Disse mostrando Exton, Allison rise di nuovo, poi pensò che se per tutto il tempo lui fosse stato così quel lavoro poteva diventare davvero meno pesante di quanto si era immaginata. Exton cominciò a sbadigliare ed i suoi occhietti piano piano cedettero al sonno tra le braccia di papà. Lui lo baciò ancora una volta, poi chiamò Margaret perché lo portasse a riposare nel lettino. Allison fece in tempo a fargli un ultima fotografia prima che Robert cedesse il bimbo alle braccia sapienti della signora, prese la felpa se l’appoggio sulla spalla e salutò la governante.
-Allison andiamo? abbiamo ancora una fermata da fare prima di tornare a casa.
Lei annuì e non disse nulla mentre uscivano dalla grande casa e ripartivano in macchina. Sua moglie dov'era? Forse al lavoro? Ma allora perché Exton non stava con lui nell'altra casa? Forse a causa della sua presenza? Con quel progetto da seguire? S’intristì pensando a quel piccolo solo con la governante. Robert aveva un’espressione seria, quasi triste, quindi lei preferì non fare domande in merito, e appena ripresero la strada che aveva riconosciuto come la strada che portava a casa Downey decise di alleggerire un po' i pensieri del suo compagno di viaggio
-Ho sempre sentito parlare dei tramonti californiani, devo ammettere che nonostante anche a NY capiti di vederne di meravigliosi, questi non li batte nessuno. Sorrise, Robert la guardò ancora con il viso serio e teso, poi sospirò
-Ti spiace se rientriamo a casa? Anziché cenare fuori?
-No, assolutamente. Per me va bene.
Si vedeva che non era dell'umore, qualcosa l'aveva scosso. La strada non era molta e giunsero al cancello in fretta. Scesero direttamente in garage dove Robert lasciò la macchina.
-Sali pure, io mi fermo qui un po'
Appese un sacco da boxe e lo vide sfilarsi la maglia ed infilarsi un paio di guantoni mentre saliva i primi gradini delle scale.
Prima di arrivare nell'atrio sentì i colpi al sacco e le venne un nodo in gola. Andrea era ancora lì a lavorare, ma stava riordinando le sue cose nella borsa e ne tirò fuori le chiavi dell'auto
-Buona sera Andrea
-Miss Collins, tutto bene?
-Sì, credo di sì.
-Bene, le ho fatto installare un pc con connessione internet e una stampante nei suoi alloggi, così, se deve stampare qualcosa ha tutto a portata di mano. Sono arrivati i suoi bagagli da NY.
-Grazie, è sempre molto gentile.
-Se non ha bisogno di me io andrei, in caso, ha il mio numero.
Stava per uscire, quando si voltò
-Dimenticavo, stasera la governante non c'è quindi, se non uscite a cena credo abbia preparato qualcosa in cucina.
Annuì, lo salutò e vedendolo uscire, decise di salire in camera sua, almeno da là non avrebbe sentito lo sfogo su quel sacco. Entrò in camera, accese la musica ed aprì il frigorifero. Vide che all'interno c'era ogni tipo di bevanda, prese una birra analcolica e si sedette fuori a sorseggiarla ed a fumare una sigaretta, poi rientrando decise di farsi una doccia e cambiarsi, si mise una tuta blu che a casa usava come pigiama. Il pantalone cadeva morbido fino ai piedi e la maglietta le cadeva di lato lasciando una spalla scoperta. Cercò un paio di calzettoni e si mise al pc a scaricare le fotografie. Decise di stamparle e come promesso le stampò in doppia copia. Prese una busta e mise all’interno una copia di tutte. Con una penna scrisse sulla busta "Mr. Downey" e le portò all'entrata di casa dove c'era un tavolo con la corrispondenza. Poi tornò in camera ed appese il grande foglio di sughero che aveva chiesto a Meredith e ci appese con delle puntine tutte le fotografie sparse che avevano scattato quel pomeriggio. Si appoggiò allo schienale della poltroncina e rimase lì a guardarle. Il suo sguardo si soffermò su quelle fatte con il piccolo Exton, non fu difficile notare che, fino a quel momento Robert era da ottimo umore, mentre usciti da lì tutto era cambiato. Diede una sorsata alla sua birra e pensò che c'era qualcosa che non sapeva, ma che di certo non andava come dovrebbe. Sentì il telefono squillare, lo prese e rispose senza nemmeno guardare chi la stava chiamando.
-Allora stasera te ne vai a cena in qualche ristorante di lusso? il re sole ci ha già provato?
-Mery! Che bello, sai che mi manchi già? No, no ma che dici! Qui è tutto perfetto e lui è un gentiluomo!
Sì mise a ridere. Meredith non credeva a una sola parola di Allison, ma come sempre Ally fu bravissima a cambiare discorso facendosi raccontare tutte le cose che erano successe in ufficio, compresi i commenti delle vipere sulla sua partenza per L.A.. La salutò in fretta quando sentì bussare alla porta.

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Capitolo 6
*** -6 Buona notte Allison ***


-Allison posso entrare?
Robert disse con voce pacata da dietro la porta bussando piano, forse pensava che se ne fosse già andata a letto ed in caso non la voleva disturbare. Allison non rispondeva. Rientrati a casa l’aveva trattata come un fastidio di cui liberarsi e una volta sfogatosi sul sacco, si rese conto del suo comportamento assolutamente inappropriato che aveva tenuto nei confronti della signorina.
Attese ancora un secondo dietro quella porta con la speranza che lei lo invitasse ad entrare. In vita sua non ricordava che gli fosse capitata una situazione tanto assurda, ed ora se ne stava lì con quelle foto nelle mani e quella ragazza che nonostante il suo modo di fare, aveva avuto un pensiero gentile nei suoi confronti e lui sapeva di non meritarlo.
Si girò e iniziò a camminare lungo il corridoio continuando a sfogliare quelle fotografie.
Allison lo sentì camminare, capì che se ne stava andando da dietro la sua porta, si alzò ed aprì di scatto la porta guardando il suo ospite che sembrava tornato da una di quelle battaglie epiche di cui era protagonista nei suoi film. Lui le sorrise e mostrandole che aveva trovato le foto le disse con semplicità
-Grazie.
Poi, sempre guardandola sorrise e ricominciò a camminare lentamente. Non sapeva perché, ma Allison provava una gran pena per quell’uomo. Non aveva chiara la situazione, ma una cosa era certa, stava soffrendo.
-Downey, in frigorifero ho due birre ghiacciate.
Disse cercando di richiamare la sua attenzione ed invitarlo ad unirsi a lei per bere e forse, se n’aveva voglia fare due chiacchiere tra amici.
Robert si fermò un attimo, non era chiaro se avesse l’intenzione di tornare sui suoi passi o meno, ma guardava a terra e sorrideva.
-Mi aspetti, mentre mi faccio una doccia veloce?
Lei annuì lasciando la porta aperta ed andò a sedersi su una chaise longue, mentre lui la guardava, poi lo vide voltarsi e proseguire verso le sue stanze.
Tornò qualche istante più tardi, Allison era assorta nell’ascoltare le notizie che stavano passando in tv, Robert bussò anche se la porta era aperta, indossava dei bermuda e una maglia a maniche corte era a piedi scalzi, Allison lo invitò ad entrare ed accomodarsi sull’altra chaise longue affianco a lei, solo una volta entrato notò che aveva in mano una busta di carta e lui notando la curiosità
-Spero ti piaccia il cibo cinese, stasera non c’è Paula.
Alzò le spalle
-Mi piace! Ceniamo fuori?
Disse alzandosi e andando verso il frigorifero per prendere le birre.
Lui si avviò precedendola andando sulla terrazza. Mise tutti i contenitori take away sul tavolo aprendoli, accese al centro del tavolo una piccola lanterna.
-Bacchette o posate?
Chiese Robert mentre metteva le bacchette per se
Allison uscì con le birre e gli disse che preferiva le bacchette.
Si sedettero e cenarono scambiandosi le scatole per assaggiare un po’ di tutto, entrambi non avevano voglia di parlare di quanto era accaduto, e di certo non sarebbe stata Allison a iniziare quel discorso, era troppo personale. Robert per tutta la cena si limitò ad osservarla ed a parlare in generale del suo lavoro in risposta alle ottime domande poste da Allison, che evidentemente aveva intuito che lui stasera non aveva voglia di parlare dell’accaduto, ma si era imposto di chiarire il prima possibile. Ci sarebbe sicuramente stata un’occasione per scusarsi e spiegare, ma non quella sera.
-Allison mi devi scusare per oggi, non era colpa tua, tu non hai fatto nulla di male, sei stata una splendida compagnia. E’ solo un mio problema che non posso risolvere perché non dipende dalla mia volontà. E' questo che mi attanaglia al punto da perdere vitalità e finisco per chiudermi in me stesso, ma questo già lo sai, l’hai dovuto vivere sulla tua pelle, tuo malgrado. Non so se riuscirò mai a farmi perdonare.
Ma non si era appena detto che non ne voleva parlare? Accidenti alla sua impulsività, ma forse era meglio così, per lo meno si era scusato e sperava che lei capisse che le sue scuse erano sincere.
Allison era dispiaciuta. Dispiaciuta per lui ma soprattutto addolorata per Exton.
-Non devi assolutamente preoccuparti. A chi non capita un momento difficile durante la sua giornata? Stai tranquillo, non dannarti per questo. Piuttosto continua a lottare ed a cercare di trovare al più presto il modo per risolvere.
Lui sorrise e alzò la bottiglia di birra per brindare, finirono di cenare
-Siamo a "casa tua", mi prepari un caffè?
-Certo Downey! Ne ho voglia anche io.
Allison si alzò e entrò in casa con le bottiglie di birra vuote, aprì gli sportelli della cucina e trovò tutto il necessario per preparare il caffè. Era così presa a sistemare la caffettiera che non si rese conto che Robert aveva sparecchiato la tavola e stava portando tutti i contenitori in cucina. Passò dietro di lei, anche se lo spazio era davvero poco per due persone tra la penisola e il bancone della cucina, Lei cercò di stringersi il più possibile contro il bancone per lasciare più spazio a Robert, che non si scompose, si strinse contro la penisola e passò. Ripose tutto ciò che teneva in mano nel secchio e poi ripassò dietro di lei, ma stavolta non riuscì a resistere e non passò facendo schiena contro schiena, la sua curiosità era infinita, voleva sentire il suo profumo e si soffermò un decimo di secondo e forse sfiorò con il naso i suoi capelli cortissimi, ma era sicuro di non essersi fatto notare, aveva un profumo molto buono, ma quando si appoggiò al bancone a guardala vide che Allison aveva fatto cadere un po' di caffè sul bancone e si affrettava a raccoglierlo.
-Sigaretta Collins? In attesa del caffè?
Le disse mentre raggiungeva il tavolino vicino alla porta dove le aveva posate entrando, lei annuì e lui la precedette in terrazza. Allison finì di raccogliere il caffè, aveva la mano sempre così ferma che spesso l’era stato detto che doveva fare il chirurgo e non la giornalista con quella mano tanto precisa, ma mentre riponeva il barattolo del caffè nel pensile si rese conto di quanto il suo cuore aveva accelerato sentendo il respiro tiepido di Robert sul suo collo e solo ripensandoci notò la sua pelle incresparsi per i brividi. Si sfregò con vigore le braccia ed andò in camera a mettersi una felpa per nascondere ciò che il suo corpo stava gridando. Lo raggiunse in terrazza e lo trovò appoggiato al parapetto della terrazza, con la sigaretta ancora spenta tra le labbra, pronto ad accenderla, le sorrise, mentre si avvicinava e si metteva affianco a lui. Lei lo guardò seria notando che il pacchetto di sigarette vuoto era stato accartocciato sul tavolo, quindi, quella sigaretta era l'ultima? Mentre lei rifletteva su questo particolare Robert l'aveva accesa. Allison lo guardò e lo vide aspirare l'ennesima boccata di fumo, poteva rinunciare alla sua ultima sigaretta dopo cena? dopo quella serata? No. Non poteva. Allison allungò il braccio e con la mano sfilò la sigaretta dalle labbra di un Robert intento a spegnere il telefono ed iniziò a fumare. Robert rimase sbigottito, mentre Allison non curante della sua espressione si era già andata a sedere, lo notò solo una volta seduta, e si rese conto di aver fatto forse un gesto inopportuno, ma era abituata con i suoi amici a fare così. Pensò che non aveva motivo di restarsene così impalato, tirò un altra boccata e glie la porse, mentre si alzava per andare a prendere il caffè. Robert si andò a sedere al suo posto a tavola e prese la sigaretta guardando Allison che gli sorrideva e rientrava in casa. Si rimise a fumare e sentì il profumo di lei sulla sigaretta, aspirò e fu invaso da una voglia irrefrenabile di baciarla, di sentire quel profumo, quel sapore direttamente dalle sue labbra, dalla sua pelle. In quel momento Allison tornò in terrazza con un vassoio e le loro tazze di caffè, ne prese una, sorseggiò e sentì il suo calore pervaderla.
-Ci sediamo di là?
Disse indicando i lettini che avevano già utilizzato nel pomeriggio.
-Certo! Sono davvero molto comodi
Disse Robert anche se pensava che ci fossero luoghi ancora più comodi su cui avrebbe voluto sdraiarsi con lei in quel momento, ma si morse il labbro mentre camminava dietro di lei e per la prima volta riuscì a non farsi uscire la verità di bocca.
Allison si sedette mezza sdraiata e Robert fu così gentile da prendere una coperta per lei coprirle le gambe per poi rientrare a prenderne una per se. Era sulla porta della camera dal letto di Allison, rientrò per sparire per qualche istante, si accesero le luci all'interno della piscina, e si spensero le luci di tutta la casa rivelando un cielo pieno di stelle.
-Così è molto meglio no? Guarda che cielo stellato
Disse sedendosi sul suo lettino e coprendosi le gambe con la sua coperta.
-Sei sempre così romantico Downey?
Chiese ridendo Allison, lui la guardò e sorrise.
-So fare anche di meglio...
Lo disse con aria di sfida inclinandosi verso Allison, tanto che lei per un istante non riuscì a capire quali fossero le sue intenzioni. Dopo un instante si sentì buttare addosso qualcosa e Robert tornò ad una posizione normale. Aveva preso un pacchetto di sigarette dalla tasca dei pantaloni.
-Ah ah ah! Questo sì che è romantico! Chissà quante ne hai stese con questa mossa!
Scherzò lei e lui rise
-In effetti ho una buona mira ed un lancio discreto!
Restarono li a guardare le stelle ed a sentire il vento portato dall'oceano. Non era tardi, ma per Allison quella giornata era stata molto lunga e pesante, Robert la vide sbadigliare più volte, e decise di muoversi quando le vide cadere la testa di lato. Quanto era dolce e indifesa mentre dormiva? Prese le tazze, le ripose in cucina. Spense la musica del lettore mp3 ed accese una piccola abat-jour in camera da letto, abbassò il copriletto ed il lenzuolo, poi uscì, si chinò sul lettino dove Allison dormicchiava.
-Allison ti porto a letto?
Come risposta ricevette un mugolio che decise di interpretare come fosse un sì. La sollevò e lei gli mise le braccia intorno al collo, accoccolandosi con il volto nell'incavo del suo collo continuando a dormire. Robert fu molto attento a non sbattere in niente mentre rientrava in casa, e l'adagiò piano sul letto, le tolse i calzettoni e la coprì con il lenzuolo, lei si girò di lato, si rannicchiò e continuò a dormire. Robert chiuse la finestra e sistemò le tende in modo che l'indomani mattina il sole non entrasse in camera, poi si chinò su Allison, sfiorò i suoi capelli con le labbra.
-Buona notte Allison
Spense la luce, socchiuse gli occhi e sospirò uscendo da quella stanza, lui si sentiva stranito ed euforico per quella presenza in casa sua. Avrebbe passato tutta la notte li a guardarla dormire, facendo queste considerazione arrivò in camera sua.
Accese la luce, si mise a sedere su una poltrona e guardò di nuovo le fotografie scattate da Allison, erano davvero molto belle. Si accese una sigaretta ed uscì fuori sulla terrazza. Quella notte non riusciva a prendere sonno, troppi pensieri in testa e nel cuore. Si lasciò cullare da tutti quei pensieri fino alla fine della sigaretta, poi si mise in pigiama, si lavò i denti e s’infilò sotto le lenzuola in cotone egiziano. Il sonno stentò ad arrivare finché non iniziò a pensare a quel pomeriggio, quando si rilassò a tal punto da addormentarsi al fianco di Allison a bordo piscina.

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Capitolo 7
*** -7 Ricordi ***


-7 Ricordi
Aprì gli occhi e si guardò intorno, si allungò stirandosi non dormiva tanto bene da non si ricordava quando, pensò Allison. Poi si mise a sedere, "certo dormire in un letto anziché su un divano dà benefici" “come sono arrivata a letto?” sorrise, Robert. Vide le tende totalmente chiuse e pensò che dal salotto giungesse molta luce, stava facendo tardi al suo primo giorno di lavoro "perfetto, dopo essermi addormentata ieri, manca solo che arrivi in ritardo oggi". Saltò fuori dal letto ed andò alla ricerca del cellulare per vedere che ora fosse, il sole illuminava la stanza con i riflessi luccicanti della piscina. Trovò il telefono e poi cadde sulla sedia, "sono le 5,45 cazzo!" non era tardi in quella parte del paese. Il suo cervello ancora non lo aveva capito per lui erano già le 8,45. Che poteva fare a quell'ora? Robert sicuramente dormiva ancora. Uscì in terrazza, guardò la piscina e ne sfiorò l'acqua con il piede, era calda. Poteva nuotare un po', così andò in bagno si lavò il viso ed i denti, indossò un bikini ed uscì con un telo di spugna. All'angolo della terrazza c'era una doccia esterna che fino a quel mattino non aveva notato. Si fece la doccia e s’immerse nella piscina, iniziò a nuotare di fronte alle sue stanze, anche se, la piscina proseguiva sul lato lungo della terrazza, fu tentata di proseguire, ma vide che c'erano delle porte finestre che si affacciavano su quel lato e non voleva disturbare nessuno. Proseguì a nuotare per una buona mezz'ora e ringraziò Patrick per averle messo nel bagaglio tutto il necessario per la piscina, tappi orecchie, occhialini così da poter nuotare senza alcun fastidio. Patrick non poteva, però prevedere che Allison nuotasse dalla fine della piscina verso l'angolo e che, da li a poche bracciate si sarebbe scontrata contro Robert che nuotava anche lui ma nella direzione opposta.
Robert quel mattino si svegliò prima che la sveglia iniziasse a suonare, così decise di nuotare un po’. L’avrebbe fatto sentire meglio, magari un po’ meno teso. S’infilò il costume fece la doccia e s’introdusse in acqua iniziando a nuotare a stile libero, pensò che visto che Allison dormiva non avrebbe nuotato su quel lato, ma all’angolo sarebbe tornato indietro, sapeva esattamente quante bracciate mancavano a quel punto perché nuotava quasi tutte le mattine e il contare spesso gli aveva tenuto compagnia in quelle ore d’allenamento. 3 bracciate 2 bracciate boom. Allison andò a sbattere contro la spalla di Robert, che senza volerlo la spinse contro il bordo della piscina, Robert corse in soccorso di Allison che per fortuna non sembrava si fosse fatta molto male, ma entrambi si presero un enorme spavento.
-Scusa non ti ho visto arrivare!
Disse subito Allison
-Dimmi piuttosto come ti senti, ti sei fatta male?
Allison stava appoggiata al bordo della piscina con la schiena e con una mano si toccava la testa.
-No, sto bene. Non preoccuparti, però magari esco dall’acqua.
-Sì credo anche io sia il caso, meglio dare un occhiata.
Disse Robert mentre le camminava affianco per assicurarsi davvero che il colpo in testa non fosse niente. Giunta quasi alle sue finestre Allison smise di camminare e si sostenne al bordo della piscina faticando a reggersi. Robert l’aiutò, l’acqua non era alta, qualcosa non andava.
-Allison che c’è? Dove ti fa male?
-Il polpaccio, ho un crampo.
Si piegò in due. Robert la prese in braccio e le disse d’appoggiare il piede contro il bordo della piscina e spingere il tallone più possibile così che il dolore sarebbe passato più in fretta. Allison ascoltò i suoi consigli con attenzione perché non riusciva a reggersi dal male, così facendo dopo pochi minuti iniziò a sentirsi meglio.
-Grazie, ora va meglio.
Disse Allison pensando che tranquillizzando Robert, l’avrebbe allentato la presa e l’avrebbe fatta scendere dalle sue braccia. Così fu, ciò nonostante continuò a tenerla stretta a se anche se ora si reggeva in piedi, erano appoggiati uno all’altra tanto da sentire il calore dei loro corpi, ma nessuno dei due sentiva imbarazzo per quel contatto. Si sorrisero, Allison sentiva le mani di Robert che le cingevano i fianchi e Robert aveva le sue braccia attorno al collo Allison gli carezzava i capelli e la nuca, Robert non sapeva che dire e continuava a fissarla. Allison irrazionalmente voleva che quell’istante non finisse. Sentire le mani di quell’uomo accarezzarle i fianchi e stringerla la rendeva piacevolmente nervosa. Lui non aveva intenzione di lasciare la presa e lei non ne era per niente dispiaciuta, tanto da avvicinarsi lentamente alle labbra di lui e baciarlo. A quel tocco le braccia di Robert avvolsero Allison in un abbraccio che lasciava trasparire tutto il desiderio che provava per quella donna che ancora non conosceva, nonostante cercasse di tenerlo a freno. Fu un bacio dolcissimo, tuttavia appena le loro labbra si schiusero, Allison sciolse le sue mani dal collo di Robert e scivolò dal suo abbraccio per risalire gli scalini che la portarono fuori dall’acqua, al contrario Robert restò un istante immobile cercando di capire perché di quel distacco frettoloso, quasi una fuga pensò. Uscì dall’acqua e le andò dietro, voleva parlarle. La vide prendere il telo di spugna avvolgerlo intorno al suo corpo. Restava voltata di spalle. Lo stava evitando?
-Allison...
Lei si voltò solo un attimo verso di lui, lo guardò di sfuggita, poi abbassò lo sguardo e rispose senza incontrare i suoi occhi.
-Vado a farmi la doccia o... farò tardi.
Robert non poté far altro che guardarla entrare e chiudersi alle spalle la portafinestra. Cosa diavolo era successo? Ripercorse quell’attimo col pensiero, non era stato lui ad approfittarsi della situazione, sì forse, l’aveva trattenuta, ma lei non ne era stata infastidita o sbagliava? No, non sbagliava, era stata lei ad avvicinarsi ed iniziare quel bacio che al solo pensiero faceva riprendere il suo cuore ad accelerare. Davvero, nonostante si stesse sforzando non riusciva a capire cosa fosse successo. Si passò le mani nei capelli. Non rientrò in piscina, recuperò il telo ed entrò in casa per prepararsi. Voleva parlare con Allison e capire.
Era rimasta seduta imbambolata a terra con le spalle appoggiate a quella finestra, mille pensieri le vagavano nella mente “cos’ho fatto!” uno su tutti. Nonostante continuasse ad asciugarsi gli occhi, le lacrime continuavano a gocciolarle dagli occhi finendo sulle sue gambe.
Era la prima volta che baciava delle labbra che non fossero quelle di John. Il suo John. L’aveva baciato 15 mesi prima, ricordava come fosse stato ieri. Si strinsero forte quel giorno all’aeroporto, prima che fosse canzonato dai colleghi che lo attendevano poco più in là. Era un viaggio di routine 2 settimane per il passaggio di consegne alle nuove truppe e dopo sarebbe stato solo suo. Per sempre. L’ultimo viaggio prima del congedo definitivo dalle truppe di assalto dell’esercito, e venir assegnato al “campo formazione”. L’ultimo viaggio prima del loro matrimonio. Ricordò quella telefonata, quella sera prima di uscire dal lavoro, Natalie la madre di John che singhiozzando le annunciava che la loro jeep non era arrivata al comando, e che pensavano fossero stati presi in ostaggio visto che non avevano potuto dirle nient’altro. La verità giunse qualche ora dopo, quella sera stessa, quando appena giunta a casa dei genitori di John degli uomini in divisa bussarono alla loro porta per spiegare cosa era accaduto. Nessuno degli otto militari era sopravvissuto all’esplosione. Degli ultimi 4 anni di vita, dei sogni, dei progetti, di tutto le restava un anello e uno scatolone pieno di fotografie.
Non aveva concesso più a nessuno di avvicinarsi, di corteggiarla, di dimostrarle qualcosa che fosse più che semplice amicizia. Ed ora che le era preso? Aveva baciato Robert. L’aveva baciato! Aveva desiderato farlo. “Sei una stupida! Una stupida poco di buono!”. Sì alzò e si mise sotto la doccia, si vestì con uno dei completi di Patrick e scese con il tablet e la macchina fotografica a cercare Andrea.

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Capitolo 8
*** -8 Dobbiamo parlare ***


-Buongiorno Andrea
-Salve Miss Collins, è mattiniera! Ha già fatto colazione?
-Prendo solo una tazza di caffè
-Si serva pure
Le disse Andrea e Allison non se lo fece ripetere due volte. Prese una tazza e si versò il caffè lo sorseggiò in fretta voleva mettersi al lavoro il prima possibile.
-Cosa prevede l'agenda di oggi?
Chiese per tenere la mente occupata, Andrea diede un occhio veloce al tablet
-Io e lei dovremo accompagnare Mr. Downey prima alla sede della Team Downey, lì ha un paio di incontri, poi due studi fotografici per delle copertine di prossima uscita uno in mattinata e l’altro nel primo pomeriggio. A pranzo saremo in centro, e nel pomeriggio dovrebbe incontrare Miss Paltrow nella sede della TD, dopodiché dovremmo poter rientrare.
Perfetto pensò Allison, tanti impegni per lei significavano il lavoro mentale di cui aveva bisogno, e se Andrea fosse stato con lei, Robert non avrebbe potuto chiederle spiegazioni. Sperava solamente che lui non avesse visto che stava piangendo mentre rientrava in camera sua.
-Nel frattempo che attendiamo Mr. Downey che ne dice se mi mostra la casa e facciamo quelle foto?
Lui annui, si affrettò a riporre la tazza del caffè ed a preparare la sua borsa così da essere pronto al momento giusto.
-Andiamo Miss Collins.
Allison lo fermò solo un secondo toccandogli l'avambraccio.
-Se non é un problema preferirei che mi chiamasse Allison.
-Nessun problema anzi! Diamoci del tu, avremo una giornata particolarmente intensa, meglio se facciamo squadra!
Fu davvero felice di sentirsi più libera con Andrea.
Trascorsero la mezz'ora successiva a fotografare il giardino, la libreria, vecchie foto che ritraevano Robert infante, la palestra dove si allenava giornalmente, la cuoca in cucina intenta a preparargli la colazione, la stanza del cinema dove erano riposti i vari premi, ed alcune vecchie pellicole nelle custodie metalliche, film storici che Robert adorava, dvd, un divano enorme ed un proiettore alle sue spalle. Lo studio con la scrivania di Robert con qualche copione da leggere.
Robert scese le scale di corsa, gli era parso di sentire delle voci in soggiorno, prima di uscire voleva avere l’occasione di parlare con Allison, forse una buona colazione l’avrebbe aiutato. La stanza era vuota, c’erano le borse, sia quella di Andrea che quella di Allison, ma di loro nessuna traccia.
-Paula, dove sono andati?
-Fanno fotografie alla casa, le porto la colazione?
-Già, la colazione… Sì portala pure, grazie Paula
Fece colazione lentamente sperando che ritornassero e potesse bere un caffè con lei prima di uscire, ma fu deluso. “Cosa le ho fatto? E perché mi sta evitando?”
Mandò giù il caffè che mai come quel mattino parve tanto amaro, poi scrisse ad Andrea.
Il cercapersone di Andrea vibrò, lui guardò subito il messaggio, la prese sotto braccio e aggiunse solo
-Andiamo, Lo show deve iniziare.
Allison capì che Robert era pronto, lo raggiunsero in soggiorno, era molto elegante, con un completo Blu, la camicia azzurro chiaro, cravatta tono su tono con la camicia e la giacca, occhiali da sole. Robert li guardò entrare ma Allison sapeva che guardava lei, era serio.
-Buongiorno
Disse Andrea quasi in coretto con Allison,
Robert fece un sorriso tirato di chi non ha voglia di sorridere. Allison lo notò subito. Lei si mise a sedere sul divano dove aveva lasciato la borsa mise la macchina fotografica all'interno della sua custodia, poi tirò fuori il tablet ed iniziò a scrivere velocemente sulla tastiera. Vedeva Robert guardarla ed ascoltare distrattamente Andrea. Allison di tanto in tanto alzava lo sguardo sui due uomini che si aggiornavano sugli impegni della giornata. Infine Robert si alzò ed Andrea avvisò l'autista che erano pronti per uscire e li precedette di qualche passo. Allison sì alzò in fretta per seguirlo, ma senti la mano di Robert posarsi sul suo braccio, la guardò dritto negli occhi azzurri
-Dobbiamo parlare.
Non le lasciò il tempo di rispondere, e la precedette fino alla porta d'ingresso per poi cederle il passo alla porta da vero gentiluomo e farla uscire. Andrea era già alla portiera dell'auto, la teneva aperta e la invitò ad entrare ed accomodarsi sul sedile dietro, Robert salì anche lui e si sedette accanto a lei. Andrea prese posto nel sedile anteriore affianco all'autista e partirono in direzione del centro. Robert la guardava, lei abbassava lo sguardo. Allison era tesa per la situazione, qualcosa l'aveva davvero scossa e Robert sperava solo di non esserne la causa, semplicemente non voleva. Quella ragazza era speciale e lui continuava a domandarsi quando si sarebbe decisa a regalargli uno dei suoi sorrisi che nascono piano per poi aprirsi e che ieri più di una volta l'avevano rapito forse perché, mentre sorrideva intorno ai suoi occhi si formavano delle piccole rughe di espressione tipiche delle persone solari che sorridono con gli occhi e lui trovava quel particolare molto affascinante. Guardarla mentre non riusciva a rivolgergli nemmeno uno sguardo era davvero insopportabile, i suoi occhi poi, anche se sfuggenti non aveva potuto non notare che erano arrossati, e quell’arrossamento lui lo conosceva bene. Non era dovuto alla piscina. Si sporse in avanti e premette un bottone che fece sollevare un vetro nero tra loro ed i sedili anteriori. Allison si sentì quasi in gabbia e il suo cuore prese ad accelerare. Non voleva parlare, non ora, certo si era resa conto che le cose non potevano essere lasciate così a metà, ma non si sentiva pronta per raccontare quella parte della sua vita, non mentre andavano al lavoro. Oltre a Meredith ed ai genitori di John nessun altro della sua vita presente era a conoscenza di quel passato.
-Allison vorrei parlare con te.
-Sono qui Robert, dimmi tutto.
Disse lei come se stesse parlando con una persona qualunque, fingendo che non fosse successo nulla.
-Hey... io ero lì stamattina, cosa è successo?
-Scusa non avrei mai dovuto approfittarmi della situazione
Disse lei, ma Robert la riprese
-Non è del “bacio”, “per altro meraviglioso” che sto parlando. Voglio capire cosa è successo dopo.
Disse l'ultima parte della frase con un filo di voce posando la sua mano su quella di Allison, lei non la ritrasse ma si irrigidì e questo Robert lo notò, decise di spostare la sua mano. Le stava facendo del male senza rendersene conto?
-Allison ti prego...
Allison alzò lo sguardo e lo fissò, vide i suoi occhi splendidi sconsolati, pensierosi, preoccupati guardarla in attesa di una risposta.
L'auto si fermò giusto un secondo prima che Allison scoppiasse a piangere scusandosi per l'accaduto ed iniziare quel monologo che cercava di ritardare.
-Robert non è il luogo né il momento adatto.
Disse con la voce messa a dura prova dalle emozioni.
-Vero, questo significa che me ne parlerai più tardi?
Lei chinò lievemente il capo in segno di risposta, Robert si piegò verso di lei e le diede un piccolo bacio sulla guancia poi aprì lo sportello e scese, nello stesso istante l'autista aprì lo sportello di Allison e lei lo raggiunse a passi veloci restando sempre un paio di passi dietro di lui con Andrea, come ci si aspetta faccia lo staff.
La mattinata passò in fretta presso la sede della TD, Robert incontrò alcuni suoi collaboratori stretti e presto si annoiò e iniziò a delegare ad Andrea.
Ogni tanto fissava lo sguardo su Allison che stava seduta in un angolo della stanza e lo osservava lavorare, optò per una pausa caffè e tutti uscirono dalla stanza e Andrea li accompagnò fuori. Allison vedendo Robert con il cellulare in mano decise di alzarsi e uscire dalla stanza, doveva essere la sua ombra per raccontarlo alle fans, ma questo non significava che quell’uomo non dovesse avere un attimo di privacy. Robert la vide alzarsi ed incamminarsi verso la porta, era semplicemente incantevole.
-Allison fammi compagnia, beviamo un caffè insieme.
Si alzò dalla sedia dietro la scrivania per sedersi su una poltrona in pelle affianco al divano dove fino a poco fa lei sedeva.
Allison non cerco di fuggire da quella situazione. Versò il caffè in due tazze e si mise a sedere sul divano, portava una gonna nera che arrivava appena sotto il ginocchio, e una camicia bianca con un collo particolare aperto che si chiudeva al centro con uno scollo a scalini. Robert mentre era solo con lei parve più rilassato.
-Perdonami, ti sto facendo annoiare.
-E’ il tuo lavoro...
-Il mio lavoro? Il mio lavoro è recitare, non questo. Ad essere sinceri quando “lavoro” mi diverto moltissimo. Oggi, bhè oggi per un istante è stata una giornata meravigliosa, ma poi... su andiamo avanti voglio solo finire e uscire da qui.
Allison sorrise, sapeva di cosa stava parlando ed era grata per non aver detto altro.
Robert chiamò Andrea e dopo meno di 15 minuti uscirono dall’edificio. Allison che finì di scrivere un paio d’appunti sul tablet mentre camminavano lungo i corridoi, si ritrovò in coda con Andrea, mentre Robert salutava i suoi collaboratori Allison non poté fare a meno di porre una domanda diretta ad Andrea sottovoce
-La Signora Downey non lavora qui?
Andrea la guardò, poi si guardò attorno assicurandosi di non avere orecchie indiscrete attorno e rispose sussurrando.
-La Signora Levin non lavora più qui.
Poi le strizzò l’occhio come cenno d’intesa.
Andrea si affretto a raggiungere Robert ed a chiamare l’ascensore era ora di andare.
Allison pensò per tutto il tempo che passarono in ascensore all’affermazione di Andrea mentre loro parlavano di lavoro. “La Signora Levin...” non la chiamavano più così dai tempi in cui erano fidanzati, poi una volta sposati lei acquisì il cognome del marito e ora? Significava che era una cosa definitiva? Si erano separati? E per questo motivo Robert stava male?
-Collins vieni con noi o resti li a fare su e giù?
A Allison parve che a Robert fosse tornato il buon umore e accennò un sorriso mentre scendeva di corsa dall’ascensore per raggiungerli.
Nel tempo in cui l’auto si muoveva nel traffico Robert beveva a piccoli sorsi da una bottiglietta d’acqua e si informava da Andrea per quale rivista dovesse posare, con immenso stupore Allison scoprì che quelle foto erano per il loro progetto (se avesse letto gli appunti nella cartelletta lo avrebbe saputo che erano in programma), mentre quelle del pomeriggio erano per una rivista europea. Allo studio fotografico il fotografo e lo staff lo attendevano da una ventina di minuti, lo truccarono e lo pettinarono e fu pronto per i primi scatti. Robert era molto bravo, sapeva come posare e lo faceva con disinvoltura. Allison guardava gli scatti che apparivano sullo schermo di un pc. Erano molto belle quelle foto. Alzò lo sguardo quando sentì Robert ridere con il fotografo che gli diceva che non aveva mai improvvisato così, ma secondo lui si poteva anche fare, lo vide cercare con lo sguardo, si mosse nello studio ed infine trovò il suo bersaglio. Lei.
-Vieni, devi fare una cosa con me.
-Cosa? Robert di che parli?
-Dai, sarà divertente!
-Ma di cosa stai parlando?
La trascinò letteralmente sul set, appena Allison capì cosa stava per succedere iniziò a protestare.
-No.no.no.no! Non mi farò fotografare con te, in questo stato poi!
Andrea si avvicinò con una truccatrice,
-Andrea digli qualcosa!
-Tesoro, quando Mr. Downey si mette in testa una cosa niente lo fa tornare sui suoi passi, sei bellissima, sorridi e tra 20 minuti saremo a pranzo.
Mentre lui parlava la truccatrice le tamponava leggermente il viso, e diceva che non aveva bisogno di molto trucco, e si allontanò
-Robert non so che fare...
Disse sottovoce
-Ricordi ieri? Ridevi e scherzavi. Sii naturale, cerca di divertirti e vedrai che sarà una passeggiata.
Lo ascoltò e lo prese come un gioco, ne vennero fuori degli scatti molto simpatici, all’inizio l’imbarazzo di Allison veniva impresso negli scatti ma il fotografo ne era compiaciuto, ma poi l’alchimia fece la sua parte e ne venne fuori proprio una serie di scatti adatti al blog e di li a poco “il lavoro” finì. Si era divertita. Il suo viso apparve molto più rilassato e sereno, era tornata l’Allison di sempre? Robert lo sperava.
Salirono nuovamente in macchina ed il viaggio stavolta fu brevissimo il locale dove Robert avrebbe pranzato era proprio a pochi isolati dallo studio. Robert entrò per primo e accompagnato dal direttore di sala raggiunse il suo ospite che lo attendeva seduto al tavolo, mentre Allison ed Andrea pranzarono ad un altro tavolo. Allison pensava che quella potesse essere una buona occasione per conoscersi meglio e magari scoprire qualche particolare in più sulla vicenda Levin.
Mentre Andrea era al telefono Allison fece mente locale, mancava un servizio fotografico e l’incontro con la Paltrow in studio poi quella giornata sarebbe finalmente finita e sarebbero tornati a casa a riposare, poi si ricordò della frase di Robert “Vero, questo significa che me ne parlerai più tardi?” e le venne un mezzo attacco di panico. Riuscì a contenersi bevendo il drink che avevano ordinato intanto che attendevano il pranzo.
Allison prese il cellulare e lo guardò, aveva lasciato quello dell’ufficio a casa, non era abituata ad averne due, il suo display lampeggiava indicando 1 msg txt - Meredith, “Che fine hai fatto? Torni a NY per il fine settimana? Ti ho mandato il link del blog, aspetto i tuoi resoconti per inserirli, ma quelli piccanti lasciali solo per me ok?” Rise. La solita pazza!
-Era il tuo fidanzato?
Chiese Andrea,
-No, è Meredith la mia collega che seguirà da NY il nostro blog.
-Dovremmo iniziare, magari postando le tue prime impressioni, mettendo qualche foto, per poi iniziare a raccontare le sue giornate e qualcosa che non si sa.
-Sì avevo pensato che potremmo anche coinvolgere le fans, lasciamo che siano loro a darci spunto con delle domande, alle migliori facciamo rispondere direttamente da Robert, a volte a penna, altre in video…
-Tesoro tu sei un vulcano!!!
Prese il cellulare e scrisse veloce
-L’ho detto a Robert. Vediamo che ne pensa! Gli piacerà questa idea… è nel suo stile.
Il suo cellulare vibrò, e lui si affrettò a leggere, sorrise, poi le passò il cellulare, “Lei è un fottuto genio!” non poté non sorridere di quella affermazione.
-Dobbiamo festeggiare questa brillante idea! Ma dove sono i camerieri quando ne hai bisogno? Ah, eccone uno che arriva…
Il cameriere si fermò al loro tavolo e fece saltare il tappo di una bottiglia di bollicine, Allison e Andrea si guardarono tra loro straniti, poi si voltarono verso il tavolo di Robert e lo videro con un calice in mano.
-Lui è sempre così?
chiese Allison
-Oh a dire il vero sì, è una persona speciale. Ma ora torniamo a noi.
Parlami di te, della tua vita a NY
-Oh non c’è molto da dire, lavoro, lavoro, lavoro e se mi va bene qualche volta riesco anche a dormire…
Sorrise, e sorrise anche Andrea,
-Sembra la storia della mia vita!
-E’ duro essere l’assistente di un personaggio famoso come Robert?
-Sì e no, molte ore di lavoro ma questo “status” dà molti benefit. Robert poi mi fa lavorare in piena autonomia quindi non sento mai la pressione che viene dall’alto, capisci che intendo?
Lei annuì, mentre lui parlava aveva finito il suo pranzo,ed ora mentre beveva il caffè era pronta a passare alla fase due
-I particolari di cui parlavi ieri, comprendono anche Miss Levin?
Lui sorrise con gli occhi mentre assaporava il caffè.
-I pettegolezzi non sono ammessi, ma faremo un’eccezione visto che hai avuto un’idea geniale poco fa.
Iniziò così a raccontare di come Robert, rientrando da alcune riprese che erano durate più di un paio di mesi, non trovò la moglie a casa con il figlio come ci si aspetterebbe vista l’ora tarda (erano passate le 3,00 del mattino, il volo di Robert aveva avuto un forte ritardo per cattivo tempo). Quella notte lei non rientrò. Al suo rientro trovò Robert in salotto seduto sulla sua poltrona, sveglio alle 6.15. Lui chiese spiegazioni.
Allison era rimasta a bocca aperta, non se lo sarebbe mai aspettata e Andrea farciva quel racconto come il peggior giornalista scandalistico, attese che finisse di bere il caffè
-Quale spiegazione diede?
-Nessuna tesoro. Nessuna… La peggior ammissione di colpa della storia. Prese le sue cose quel mattino stesso ed il piccolo Exton ed andò a vivere in quella villa dove siete stati ieri. Ho visto le foto che hai fatto, incantevoli!
-Ricapitolando, lei lo ha tradito? Ma com’è possibile? Lei? Cioè “lei” ha tradito Robert?!? E con chi di grazia???
Andrea fece spallucce. Non ne aveva idea… Disse che Paula confermò a Robert che un uomo, un produttore era venuto più volte a casa a prenderla ma lei non sapeva chi fosse, ed a Robert poco importava.
-Wow
-Eh già!
-Di che parlate?
Una voce alle spalle di Allison li fece sobbalzare mentre lui candidamente prese una sedia e si mise a sedere con loro.
Allison fu pronta a rispondere
-Di quando siete stati a Roma per la premiere del tuo film ed Andrea ha avuto l’occasione di vedere dei posti meravigliosi.
Aver visitato la valanga di siti che le aveva inviato Meredith per prepararsi all’incontro con Trevor le stavano tornando utili.
-Basta chiacchiere, andiamo voglio che questa giornata finisca!
Sentenziò Robert mentre si alzava. Lo seguirono, salirono in auto ed andarono in tutt’altra zona della città, Robert giocherellava con il cellulare in mano
-Andrea, senti Gwyneth, vedi se ci possiamo vedere allo studio fotografico anziché alla TD. Non mi va di tornare lì di nuovo.
Andrea annuì, prese il telefono e parlò con l’assistente, si accordarono. Lei lo avrebbe raggiunto allo studio.
Robert chiuse gli occhi e passò così interi quartieri, Allison lo guardava per capire se si fosse addormentato, Andrea, la capì al volo e mimò che riposava gli occhi per le foto.
Approfittò del silenzio e sì mise all’opera, non bastava avere una buona idea, bisognava anche strutturarla e mostrarne il risultato. Così scrisse a Meredith spiegandole cosa volevano e lei rispose con un nuovo link lo aprì dal tablet, e quello che vide la piacque tanto da doverlo condividere subito. Lo passò ad Andrea che sorrise.
Erano pronti.

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Capitolo 9
*** -9 Macchina da guerra. ***


Robert aprì gli occhi appena l'auto sì fermò, guardò fuori e notò che l’auto di Gwyneth era già lì. Con quella donna aveva un rapporto speciale, magico. Lui non poteva fare a meno di lei. Lei non poteva fare a meno di lui. Da quando si conobbero anni prima non si erano più persi più di vista. Questo a Susan aveva sempre dato un fastidio incredibile. A ragione o torto in ogni caso, Robert non cedette mai alle richieste della moglie e lasciò che l’amicizia tra loro continuasse e crescesse facendoli diventare quasi inseparabili. Ora non vedeva l’ora di abbracciarla, di parlare un po’ con lei. Da quando erano rientrati entrambi nelle loro case, dalle loro famiglie dopo aver girato insieme l’ultimo film, non avevano avuto occasione di rivedersi. Robert per via della rottura con Susan aveva molti più impegni da gestire alla TD, e Gwyneth aveva seguito il marito in tournèe ed era stata in Inghilterra per lavoro. Non appena rientrata a Los Angeles, aveva subito scritto a Robert per organizzarsi e vedersi.
Allison scese dall’auto, vide Robert precederli e raggiungere l’auto di Gwyneth, aprì la portiera e Lei scese. Bellissima, per quanto possibile, Allison pensò fosse ancora più bella che nei film in cui l’aveva vista recitare. Portava dei pantaloncini di jeans corti e dei tacchi vertiginosi con un’eleganza sbalorditiva ed una camicia legata in vita. Robert l’aiutò a scendere dall’auto e si abbracciarono in un abbraccio senza fine. Si baciarono sulla guancia e camminarono insieme tenendosi per mano fino all’interno del palazzo.
Allison li vide entrare ed aspettò Andrea, aiutandolo a portare dei vestiti che servivano per quel servizio. Le venne spontaneo chiedersi e chiedere sottovoce.
-Ma quei due hanno una relazione?
Andrea scoppiò a ridere, poi si ricompose
-Se lei non fosse sposata e fedele probabilmente potrebbe succedere. C’è una forte affinità tra loro.
Entrarono anche loro nel palazzo, e salirono all’ultimo piano dove era allestito lo studio fotografico. Robert era seduto su una poltroncina davanti ad uno specchio ed una ragazza lo stava preparando per il servizio, capelli e trucco. Gwyneth sedeva lì vicino e lui parlava senza sosta. Allison immaginò che avesse molto da raccontare della situazione con Susan e Exton. Andrea lo aiutò a cambiarsi d’abito, mentre Allison rimase più in disparte del solito. Si appostò vicino agli schermi dei pc per godersi le immagini che da lì a poco avrebbero cominciato a scattare. Gwyneth era seduta poco dietro al fotografo e rideva delle pose assurde che Robert inventava sul momento. Lo consigliava mimando come mettersi e lui come un burattino eseguiva alla perfezione, era una “macchina da guerra” così lo sentì soprannominare dai responsabili del servizio. “Con lui davanti all’obbiettivo il risultato è garantito”, non servivano mille scatti. Dopo un’ora e 4 cambi d’abito Robert aveva terminato, Sì cambiò mettendosi una tuta sportiva e si rilassò sorseggiando da una bottiglia d’acqua, seduto su un divano poco distante. Allison stava con Andrea per commentare le foto, quando d’un tratto si sentì osservata. Robert parlava con Gwyneth, ogni tanto lui abbassava lo sguardo, ma entrambi la stavano guardando. Si sentì tremendamente in imbarazzo, cercò di non darlo a vedere e sperò con tutta se stessa che Robert non stesse parlando di lei e di cosa era successo quella mattina. Cercò di concentrarsi sulle foto e non guardarli, ma con la coda dell’occhio li vedeva parlare, Rob ogni tanto gesticolava e Gwyneth faceva altre domande.
Non pregava dalle elementari, ma in quel momento si ritrovò a pregare che le stesse parlando del lavoro che dovevano fare insieme, magari anche della sua idea brillante avuta ad ora di pranzo. Le loro espressioni erano serie, lei annuiva e gli teneva la mano per confortarlo, Allison non sapeva come gestire la cosa, non avrebbe voluto parlare con quella bellissima donna sapendo che lei era informata del casino che aveva fatto quella mattina, così disse ad Andrea che usciva a chiamare Meredith e che li avrebbe aspettati giù, tanto avevano terminato il lavoro. Lui annuì e Allison scese al piano terra, appena fu fuori dall’edificio si sentì molto meglio, l'aria fresca l'aiutò a calmarsi ed invece di chiamare Meredith si concesse una sigaretta. Si mise a sedere appena fuori dal palazzo su di una panchina rivolta sulla strada e si perse nel guardare le auto che passavano,aspirando il fumo e trattenendolo dentro di se. Fumare aveva sempre avuto su di lei un potere calmante, forse anche per questo motivo non era mai riuscita a smettere.
-Me ne offri una?
Allison fece un balzo sulla panchina, poi si voltò e la vide avvicinarsi a lei e sedersi al suo fianco, era Gwyneth. Bellissima e sorridente.
-Certo, mi scusi, ma non l’avevo vista arrivare.
-Scusami tu. Non sarei dovuta sbucare così alle tue spalle, io al tuo posto avrei urlato per lo spavento...
Sorrise gentile, le offrì il pacchetto di sigarette e lei se lo girò tra le mani, poi la guardò e sorrise di nuovo
-Io in realtà non fumo. Volevo solo parlarti prima che Robert scendesse per dirti che è un bravo ragazzo nonostante quello che qualcuno dice di lui, ed è una persona sensibile.
Abbassò lo sguardo come se si sentisse vagamente in imbarazzo...
Allison se avesse potuto avrebbe preso una vanga e si sarebbe scavata la fossa per poi sotterrarsi viva. Gwyneth doveva aver intuito lo stato d’animo di Allison dal suo viso.
-Ti chiedo scusa se mi sono permessa di venire qui e parlarti di una faccenda personale, ma qualsiasi cosa sia successa, qualsiasi sia il tuo stato d’animo parlane con Robert ok?
Allison annuì e sentiva le lacrime agli occhi, quella donna amava così tanto Robert da intercedere con lei e cercare di risolvere qualcosa che lo stava affliggendo. Era una persona meravigliosa. Robert poteva considerarsi davvero molto fortunato ad averla come amica.
-Tieni, questo è il mio numero, per qualsiasi cosa chiama capito? inoltre Robert, mi ha detto che stai facendo un ottimo lavoro con lui e l’idea del Blog, magari potresti darmi qualche suggerimento per un progetto che ho in testa.
-Certo volentieri.
Disse mettendo il biglietto in tasca appena in tempo prima che uscissero tutti.
-Hey non starai cercando di convertire anche lei vero “Pepper”?
Il tono di Robert era molto dolce e scherzoso mentre parlava con Gwyneth, lei non ci pensò due volte e rispose a tono:
-E’ una battaglia vinta in partenza Mr. Stark, io ottengo sempre quello che voglio!
Si alzò trionfante con il pacchetto di sigarette in mano, mostrandolo come fosse un cimelio!
-Allison non ti sarai lasciata imbambolare dalla sua bella parlantina? è...è...è un’attrice!!! convince tutti a smettere di fumare per dei motivi futili come l’inquinamento, danni cardiaci, vascolari, problemi erettili...no, aspetta, questa non l’avrà usata con te!
Scoppiarono a ridere, si abbracciarono e si salutarono, Gwyneth salutò tutti e se ne andò mentre Allison e Robert attendevano che Andrea si congedasse dai clienti.
Robert la invitò a salire in macchina, mentre l’autista li attendeva con lo sportello aperto.
-Pepper è una forza!
Allison sorrise, e annuì, lo era davvero. Una donna davvero speciale.
-Come va la testa?
Chiese Robert, Allison automaticamente posò una mano dove aveva sbattuto chiudendo gli occhi per il dolore appena sfiorò il punto “giusto”.
-Uhmmm, bene direi....
Fece una faccia buffa rispondendosi da solo...
Allison scoppiò a ridere, lui sorrise era davvero molto soddisfatto di averla fatta ridere.

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Capitolo 10
*** -10 Confessioni. ***


Rientrarono a casa. Era tutti stanchi, fu una giornata intensa ed Andrea fu il primo a congedarsi per tornare a casa. Robert parlò con Paula, le disse di preparare la cena ma non il dolce, Paula chiese se doveva preparare lo stesso anche per Allison, lui si voltò verso di lei, le sorrise e poi rispose
-Sì, stasera usciamo a prendere un gelato
La cuoca si congedò in fretta e Robert raggiunse Allison
-Sempre che ti vada di fare quattro passi e prendere un gelato.
-Sì certo.
-Bene! allora ci vediamo qui tra un’ora per la cena.
Robert salì le scale di corsa, Allison recuperò la sua borsa posata sul divano e salì anche lei per rinfrescarsi e rilassarsi un po’. Era stata una lunga giornata, le sembrava di non aver lavorato (per come lo vedeva lei il lavoro), ma aveva raccolto molto materiale da organizzare e si ripromise di sistemarlo prima di andare a letto. Robert stava ascoltando della musica, abbastanza alta da consentirle di distinguere nitidamente le parole mentre saliva le scale.
Chiuse la porta della sua camera, cercò nella borsa una sigaretta senza fortuna “maledizione Gwyneth!” si ricordò del suo pacchetto nelle mani della simpatica amica di Robert, non glie le aveva più rese. Niente fumo. Si voleva rilassare, sapeva che quella sera avrebbe dovuto affrontare quell’argomento. Robert meritava di capire che non aveva nessuna colpa. Optò per un bagno caldo, accese le candele, chiuse le tende alle finestre, impostò il lettore mp3 e fece partire la riproduzione di 30 minuti. Entrò nella vasca chiuse gli occhi e sì lasciò cullare dalla musica.
Quando la play list terminò, non si sentiva rilassata come avrebbe voluto, forse anche perché per gran parte del tempo cercò di costruire delle frasi che avessero un filo logico, per riuscire a spiegare a Robert il perché della sua reazione, ma l’unica cosa giusta da fare era essere totalmente sincera.
Sarebbero andati a prendere un gelato quindi pensò che per la serata poteva mettersi comoda, visto come era costretto a vestirsi lui per “mimetizzarsi”, pensò che dei jeans ed una maglietta stampata sarebbero stati l’abbigliamento perfetto.
Era in anticipo di una ventina di minuti, ma non aveva una sigaretta così decise di scendere ed aspettare la cena. Robert canticchiava sotto la doccia, era stranamente allegro, vedere Gwyneth, parlare con lei dei suoi problemi l’aveva caricato. Gwyneth aveva perfettamente ragione nell’affermare che Susan aveva sbagliato. Avrebbero potuto parlarne, cercare di risolvere la cosa e se la sua scelta fu quella di andarsene, poteva significare solo una cosa. Non l’amava. Ed aveva ragione anche quando gli diceva che doveva trovare un accordo per tenere Exton quando era in città.
Infine Allison. Aveva promesso di spiegargli cosa era successo. Probabilmente aveva un fidanzato a NY e forse pensava che quel bacio avrebbe potuto crearle dei problemi. Poteva anche darsi che non ci fosse nessun fidanzato e semplicemente non voleva mischiare lavoro e rapporti personali. Già questa versione dei fatti gli piaceva molto di più. Sorrise compiaciuto. Si asciugò in fretta, si vestì e scese a controllare se era tutto pronto per la cena. Uscì dalla cucina mordendo un bastoncino di carota e si trovò Allison seduta sul divano ad attenderlo, affrettò il passo e fu subito vicino a lei
-Posso omaggiarla di… un bastoncino di carota?
Porgendole una ciotola dove erano riposti, Allison sorrise e ne accettò uno, mentre lui passò veloce dietro al bancone del bar e preparò due aperitivi con tanto di olive infilzate.
-Collins questo è per lei, con gli omaggi della casa.
-Grazie Downey. Lei è sempre un ospite gentile.
Si sorrisero e brindarono.
-Quando potrò leggere quello che hai scritto oggi?
-Andrea mi ha detto che è lui che deve supervisionare…e nulla andrà sul blog prima di quel momento.
Robert la guardò un po’ accigliato,
-Sei sicura?
Le prese il telefono, si mise a sedere affianco a lei, alzò il telefono davanti a loro
(registrazione on) e iniziò a parlare
-Ciao Io e Allison, sì lei è Allison, saluta Ally! (Lei fece ciao con la mano) Siamo qui a casa mia, è quasi ora di cena, Paula la cuoca sta preparando non so cosa, ma il profumo vi assicuro è squisito. Stiamo lavorando, ed anche se non sembra, ve l’assicuro! Ma il punto è un altro, (avvicinò il telefono in modo da avere un suo primo piano e la sua voce si fece sensuale) cosa vorreste sapere di me? Scrivete, (poi inquadrò entrambi) Allison mi costringerà a rispondere a tutte le vostre domande! Vero che mi costringerai? (Allison annuì complice) Buona serata (e mimò un bacio inviato con la mano)
(Registrazione off)
-Ecco. Mandalo al blog, vediamo di “accendere gli animi”.
Le fece l’occhiolino.
Arrivò la cena, filetto agli aromi e patate, accompagnato da del vino rosso. Si misero a sedere e iniziarono a mangiare, nessuno dei due era intenzionato a iniziare a parlare di quel mattino. Non mentre cenavano.
La cena era squisita, Robert la guardava e le sorrideva, Allison stasera sembrava più tranquilla, ne era felice, pensava che forse così avrebbero potuto parlare e chissà forse avrebbe potuto baciare ancora quelle labbra.
-Pronta per il gelato?
-Assolutamente!
Allison fu colta alla sprovvista, quando nel seguirlo fuori di casa sentì le dita di Robert intrecciarsi con le sue, lui le sorrise e la trascinò per strada. In quel momento non voleva chiederle niente di più della sua mano, del suo sorriso e della sua compagnia. Allison sì lasciò cullare dalla dolcezza di quell'uomo. Giunsero sul retro della gelateria in poco tempo, Robert le lasciò la mano, Allison pensò che non era il caso per lui di farsi vedere mano nella mano con una donna che non fosse sua moglie.
-Che si deve fare per un gelato!
Sbuffò, poi lo vide bussare con energia ad una porta, prendere 10 dollari dalla tasca ed attendere, sbucò poco dopo un ragazzo, Robert gli porse la banconota e restò lì appoggiato al muro, poco più tardi ricomparve il ragazzo con un sacchetto di carta.
-Non hai mai visto una gelateria personale?
Allison continuò a ridere per gran parte della strada che fecero prima di entrare in un parco giochi deserto, a metà strada tra casa e quella "gelateria". Robert continuò a tenerle la mano e la invitò a sedersi con lui su una panchina, aprì il sacchetto e ne uscì il gelato più buono che Allison avesse mai mangiato.
-Ne è valsa la pena?
-E’ davvero delizioso, ma perché lo prendi in questo modo?
-Collins ti sei dimenticata con chi stai gustando questo ottimo gelato? Tempo fa entravo come tutti, ma tra foto e autografi il gelato mi si riduceva una poltiglia, ora...
-Certo, scusa hai ragione, ogni tanto mi dimentico che sei un divo di Hollywood!
Disse Allison con fare scherzoso
-Come quando mi hai baciato?
Robert sapeva che quella domanda avrebbe portato conseguenze, ma non gli piaceva lasciare le cose a metà. Allison tenne il cucchiaino in mano per qualche secondo prima di posarlo nella ciotola con il gelato che era rimasto.
-Da dove inizio?
Disse con voce bassa, Allison mentre metteva insieme i pensieri...
-Dall'inizio.
Propose Robert che si appoggiò con la schiena alla panchina pronto a tutto ciò che ne sarebbe venuto.
Allison sospirò e cercò di raccontare la storia nel migliore dei modi, nel più breve tempo possibile. Meno tempo ci avrebbe messo, più possibilità aveva di riuscire a non piangere.
-15 mesi fa, ho perso la persona che amavo, John. Era un militare delle truppe d’assalto pronto al congedo, in un trasferimento ci fu un’imboscata e tutti persero la vita. In quell’istante ho perso 4 anni di vita passati con lui, la mia famiglia, i progetti, insomma tutto...
Allison fece una pausa respirando forte per trattenere le lacrime. Robert non avrebbe mai immaginato una cosa del genere e capiva che stava soffrendo ancora immensamente per quella perdita.
-Da allora, non ho più avuto nessun tipo di relazione sentimental-sessuale. Per scelta e per mancanza d’interesse nell’argomento. Fino a stamattina quando... ti ho baciato... non so cosa mi sia preso e ti chiedo scusa per come ho reagito, ma sono scoppiata a piangere e non volevo farlo davanti a te. Non avrei voluto aprire questo cassetto, perché il dolore è davvero tanto. Pensa che nessuno a NY delle persone che frequento, esclusi i genitori di John e Meredith, conosce questa parte della mia vita.
Robert abbozzò sottovoce
-Mi dispiace...
Non riuscì ad aggiungere altro.
-Non so cosa mi sia saltato in mente stamattina e non fraintendermi, tu sei una persona splendida ma...
-Ma non sono il tuo John. Lo capisco...
Robert prese Allison e l’abbracciò forte, mentre lei affondando il viso nel suo petto scoppiò in un pianto liberatorio.
-Perdonami non dovrei...
Allison sollevò la testa e cercò di asciugarsi e darsi un tono ma Robert le mise un dito sulle labbra per farla smettere
-Piangi tutto il tempo che vuoi, non preoccuparti di nulla ci sono io qui con te. Non sei sciocca se piangi, è giusto, non lo hai fatto liberamente per tutto questo tempo ed ora è giusto che tu lo pianga.
Sentendosi dire quelle parole le lacrime ripresero a scendere come se Robert avesse aperto un rubinetto...
Era davvero dispiaciuto per quel che la vita le aveva riservato. Era una ragazza così dolce che si sarebbe meritata di vivere felice tutta la vita con il suo John.
Allison continuò a piangere tanto che gli occhi cominciarono a farle male. Poi sussurrò
-Robert mi porti a casa?
Erano abbastanza vicini da arrivare a casa in 15 minuti o forse meno, ma non sapeva se Allison era in grado di camminare, quel pianto l’aveva distrutta. Prese il cellulare dalla tasca e disse all’autista di andare in quel luogo a prenderli. Poco dopo era al cancello del parco ad attenderli, Robert aiutò Allison a salire in macchina e rientrarono a casa.
Robert accompagnò Allison in camera sua, la fece sedere sulla chaise longue ed aprì il frigorifero alla ricerca di qualcosa, poi passò ai pensili della cucina infine uscì dalla stanza, per rientrare con una bottiglia di whisky e due bicchieri con del ghiaccio. Ne versò in entrambi i bicchieri, ma non molto
-Brindiamo a John, perché... perché ti amava, perché lo amavi, perchè non meritava di concludere la sua vita in quel modo e perché lui ti vorrebbe vedere felice.
Allison sì stupì per le belle parole che Robert disse, mentre le asciugava le lacrime che le avevano rigato il viso, bevve dal suo bicchiere e ne avrebbe bevuto ancora se non fosse che Robert glie lo vietò
-Non ti ubriacherai stanotte signorina!
Le fece lavare il viso, mettersi il pigiama e sdraiarsi nel suo letto, sotto le coperte, voleva che dormisse e riposasse.
-Non te ne andare finché non mi addormento
-Resterò qui anche tutta la notte dovesse servire.
Le accarezzava la mano seduto sul letto e finì per sdraiarsi affianco a lei sopra le coperte e tenerla stretta tutta la notte.
Robert si svegliò che era appena l’alba si tirò su facendo molta attenzione per non svegliarla. Fece il giro delle camere e chiuse tutte le finestre con le tende per la notte e le stanze tornarono al buio.
Spense tutti i cellulari di Allison e si mise a sedere su una poltroncina che stava in un angolo della camera, mandò indicazioni a Andrea. Cambiò tutti i programmi della giornata. Avevano bisogno di riposare entrambi.

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Capitolo 11
*** -11 e' forse questo il paradiso? ***


Allison aprì gli occhi che erano le 9 passate le sembrò di aver dormito per una settimana intera. Fece mente locale sulla serata precedente, sì stiracchiò e vide Robert raggiungerla
-Buongiorno, hai riposato? Ti senti meglio oggi?
Annuì, mentre lui le diede un piccolo bacio sulla fronte. Robert sentiva il cuore accelerare ogni volta che si avvicinava a lei.
-E’ tardi?
Chiese vedendo che era vestito in modo diverso rispetto alla sera prima e quindi pronto per iniziare la nuova giornata.
-Siamo in perfetto orario. Ora alzati, fatti la doccia, io ti aspetto in cucina.
Allison si chiuse in bagno e Robert accese il suo lettore mp3 fece avanzare la play list finché trovò una canzone che gli piaceva e alzò il volume. Allison conosceva bene quella canzone -Prince “the most beautiful girl in the world”-. La canto mentre faceva la doccia, cercò di essere più veloce possibile, saperlo in camera sua, ad aspettarla, la metteva a disagio. Uscì dal bagno avvolta nel telo di spugna maledicendosi per non essersi portata i vestiti in bagno. Zampettò a piedi scalzi cercando di far meno rumore e danno possibile arrivando alla cabina armadio
-Ti ho posato i vestiti sul letto
Disse candidamente Robert, come se quella fosse la cosa più naturale del mondo.
-Che succede? Che stai facendo?
Chiese preoccupata vedendolo infilare qualche sua maglietta dentro ad un bagaglio molto piccolo in cui vedeva già riposti ordinati dei vestiti che dovevano essere di Robert.
-Ti risponderò solo dopo che ti sarai vestita... Almeno che tu non voglia mettermi in difficoltà!
Disse guardandola, puntando lo sguardo sull’asciugamano che copriva a malapena l’indispensabile.
Allison imbarazzata non poté far altro che nascondersi dietro la parete e raggiungere i vestiti sul letto.
-Ora puoi rispondere, non mi vedi.
Disse Allison sorridendo.
(Ma ti immagino…) pensò Robert, ma cerco di schiarirsi la voce allontanare quei pensieri troppo piacevoli e tenersi quel commento per se...
-E’ semplice, andiamo qualche giorno in barca. Ci aspettano le Antille francesi.
-E quando l’abbiamo deciso?
Domandò lei con fare divertito
-Occhio e croce stamattina, tra le 4,35 e le 5,15. Sei pronta?
-Sì arrivo.
Sì mise gli infradito e completò così la scelta di Robert, una canottiera a costine sottili bianca e un paio di pantaloncini di jeans, cercò di non pensare al fatto che le avesse fatto trovare (ovviamente) anche la biancheria intima e che quindi lui sapesse esattamente cosa stava indossando. Arrossì lievemente mentre vide lo sguardo di Robert.
-Andiamo oramai è tardi per la colazione, Avviso che mangeremo in aereo. Senza che riuscisse a rendersene conto avevano già raggiunto con la macchina una pista da cui partivano i jet privati. Robert le chiese il passaporto e lì passò all’autista che si preoccupò di effettuare tutte le pratiche doganali insieme a quello che a suo giudizio doveva essere il pilota dell’aereo. Quando la portiera dell’auto si aprì Robert invitò Allison a salire sull’aereo, mentre lui s’intrattenne un secondo in più a terra ad autografare un paio di fogli ed a fare qualche foto con gli addetti ai controlli. Un hostess le indicò dove poteva sedere, l’aereo era confortevole, sembrava più un salotto che un aereo. Non aveva mai volato su un jet privato, guardò Robert dare indicazioni al personale e si mise a sedere affianco a lei.
-Tutto ok?
Chiese Robert mentre le prendeva la mano e glie la carezzava
-Sì, sì tutto bene. Andrea a che ora arriva?
Fino a quel momento Allison pensava che si dovesse recare in quel luogo per lavoro, per qualche incontro... Robert le sorrise e chiarì
-Siamo in vacanza, Andrea preferisce passare i suoi giorni di vacanza con Fred piuttosto che con me... ah l’amore!!! che cosa strana... ancora non mi spiego come possa preferire lui a me!
Disse con fare effeminato sia nel tono della voce che nelle movenze...
Si misero a ridere.
-Sei geloso eh! Com’è non essere al centro del mondo per uno come te che è abituato a esserlo?
-Davvero difficile... Siamo, sono così abituato ad avere attorno gente che mi ama pur non conoscendomi, che farebbe qualsiasi cosa io desideri, che, quando accade di trovarsi affianco a qualcuno che non “ti considera” come vorresti, inizi a stare male.
Allison annuiva, pensando che effettivamente doveva essere una sensazione difficile da domare per chi come lui viveva al centro dell’attenzione di chiunque.
Robert si morse la lingua. Aveva smesso di parlare di Andrea almeno mezzora prima... e si stava augurando che Allison non avesse capito che stava parlando di lei...
-Tra poco decolliamo, poi finalmente arriverà la colazione, non so tu ma io ho davvero fame.
Robert cercava di distogliere lo sguardo da lei senza riuscirci. L’unica cosa che non faceva notare la cosa era che Allison era seduta vicino al finestrino e guardava fuori e lui poteva osservarla. Aveva gli occhiali da sole, ma dalla sua posizione poteva scorgere gli occhi ancora un po’ gonfi per il pianto della scorsa notte. Era fiero di se, era riuscito ad organizzare tutto in così poco tempo. Avrebbe fatto di tutto per renderla felice e lei nemmeno lo sospettava. Non aveva mai fatto pazzie per amore, non ne aveva mai sentito il bisogno, forse anche perché le donne che aveva conosciuto e frequentato non aspettavano altro che esser sedotte o sedurre. Questa volta era stranito, la situazione era totalmente diversa, ma non era un capriccio il suo, si era invaghito di lei dal primo istante, risvegliando in lui istinti assopiti ormai da tempo.
Allison lo guardò era totalmente assorto nei suoi pensieri tanto da non accorgersi che lo stava guardando, giocherellava con il cellulare facendolo rimbalzare sulla sua gamba. In quei pochi giorni poteva dire di aver scoperto un Robert Downey Jr. diverso dalle varie versioni cinematografiche.
-Sì dice che un attore porti dentro di se in parte i personaggi che interpreta e che questi, diventino un tutt’uno con lui. Tu che mi dici? È vero?
Robert la guardò e pensò un attimo, prima di risponderle
-Sono diretto con un jet privato alle Antille francesi, alloggeremo su una barca meravigliosa, sono accompagnato da una bellissima ragazza, mi manca l’armatura, ma… Sì mi sento molto Tony Stark.
-Bella risposta, quindi sei anche un donnaiolo impenitente?
-Non devi aver visto le ultime evoluzioni della storia di Iron man! Lui è fedele alla sua Pepper ora.
-Quindi, tra te e Pepper il confine tra recitazione e realtà non è molto definito...
Disse lei lasciando intuire chiaramente a cosa si stava riferendo
Robert rimase a bocca aperta sentendo con quanta sfacciataggine gli stava chiedendo se andava a letto con Pepper anche fuori dal set.
-Miss Collins, lo sa che non è qui per lavorare vero? Tenga queste domande per quando saremo tornati, ma se trova domande migliori da farmi, forse potrei decidere di risponderle
Si infilò gli occhiali da sole perché lei non potesse vedere i suoi occhi e capire se diceva seriamente o la stava prendendo in giro.
Allison non era soddisfatta della risposta sbuffò e Robert non riuscì a trattenersi e scoppiò a ridere. La giornalista che era in lei non riusciva a sopportare di non sapere fino al ritorno a L.A.. Per non pensare si concentrò sulla colazione che servirono. Le ore di volo passarono in fretta, forse perché continuavano a punzecchiarsi ed a ridere seduti sul divano, tanto che rimasero sorpresi quando l’hostess li avvertì che iniziavano le manovre di discesa. Si rimisero seduti composti sulle poltrone e guardarono il panorama dal finestrino. Robert si sporse verso di lei per mostrarle su quale isola erano diretti e venne inebriato dal profumo della sua pelle. "E' forse questo il paradiso?" Pensò, chiuse gli occhi per un istante, quel profumo scatenava in lui fantasie che non si poteva permettere di pensare in quel momento, si allontanò da lei e volse il suo sguardo altrove cercano di "distrarsi".
All’aeroporto una Jeep li attendeva sulla pista, Robert si infilò un giubbotto da pescatore con mille tasche ed un cappello. Mise la borsa a spalle e scese dall’aereo, le fece indossare un cappello simile al suo, e passarono il paese senza fare nessuna sosta, Allison guardava il paesaggio e Robert teneva d’occhio i vari paparazzi che erano oramai residenti su quell’isola e fu compiaciuto che il suo travestimento funzionasse, effettivamente anche Allison pensò che così conciato poteva solo sembrare un pescatore d’altura più che un Attore Hollywoodiano in vacanza. Notò che sul retro della jeep erano state impilate delle grosse canne da pesca, e dei bauli di attrezzature sportive. Forse anche per quello che al porto nessuno dei paparazzi appostati al parcheggio li degnò di un occhiata. Robert dal canto suo, appena sceso diede a lei la borsa con i vestiti e lui si caricò quelle canne a spalle e si avviò verso una banchina in fondo al molo seguendo il ragazzo che li era venuti a prendere.
Quando furono abbastanza lontani prese le canne e le adagiò sul pontile affianco ad una barca da pesca d’altura, il ragazzo dopo aver lasciato i bauletti affianco alle canne, ed aver ringraziato il pescatore seduto sulla sua barca, prese la borsa tenuta da Allison. Robert la prese per mano e le indicò una barca ormeggiata poco più avanti.

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Capitolo 12
*** -12 Stelle, luna e sale. ***


Salirono in barca, era quasi il tramonto
-Oh mio dio, è bellissima, ma non è un po' troppo grande?
-Mi sono dovuto accontentare più grande non la facevano...
-Downey, lo sai che si dice degli uomini che hanno una barca grande?
-Ehm no, e non sono sicuro di volertelo sentir dire. E comunque non è come dicono! Sono quasi sicuro di poterlo dimostrare!
Allison scoppiò a ridere il "quasi sicuro" le fece venire le lacrime agli occhi.
-Quasi?
Insistette guardandolo perplessa
-Collins è la vodka prima di cena che ti fa straparlare o l'aria salmastra che ti da alla testa?
Allison continuava a ridere, ma Robert era quasi sicuro che non fosse ubriaca, avevano bevuto solo un paio di bicchierini a testa, o forse erano 3? Che c'era di male? Si stavano divertendo. Una volta tanto parlavano, ridevano senza essere "frenati"
Lo skipper li avvisò che stavano per fermarsi avrebbe ancorato la barca in una baia protetta dal vento. Robert sapeva che avrebbero ormeggiato la barca lui ed il suo staff. La cena era pronta e loro li avrebbero lasciati soli per rientrare in barca l'indomani mattina. Rientrò poco dopo per accendere tutta l'elettronica della barca perché loro potessero avere ogni confort a disposizione, infine si congedò. Erano soli.
Robert prese la bottiglia di vodka e la mise da parte, non aveva intenzione di farle perdere la testa. Prese il caffè che avevano preparato per loro e ne versò due grandi tazze, ne passò una ad Allison che mise il broncio come una bambina piccola, ma iniziò a berlo senza protestare
-In ogni caso non mi hai risposto
Lo punzecchiò Allison,
-A quale proposito? Non ricordo... Vieni andiamo a prendere una boccata d'aria fresca fuori... ne hai bisogno...
Allison lasciò la tazza vuota del caffè e lo seguì fuori.
Era il tramonto, Allison restò a bocca aperta, il cielo aveva dei colori meravigliosi che contrastavano con quelli dell’oceano, il cielo rosso, arancione e giallo ed il sole nascosto dietro l'orizzonte. C'era una leggera brezza calda, Allison si tolse la maglia a maniche lunghe di Robert che aveva messo durante la navigazione nel pomeriggio.
-Collins che intenzioni hai?
Disse malizioso, Robert stava in piedi appoggiato a lato dell'entrata da cui erano usciti, se ne stava li a godersi il panorama fumando una sigaretta. Allison senza parlare gli si avvicinò, tanto che lui poteva sentire il suo respiro sulla guancia e il suo profumo inebriante, gli prese la sigaretta che aveva in bocca ed aspirò una boccata di fumo, poi glie la rimise in bocca, si girò e senza parlare si tolse prima la canottiera e poi i pantaloncini, restando con quel completino non troppo sexy che lui aveva scelto per lei quella mattina, ma indossato non gli parve più poco sexy. Lasciò Robert sconvolto nel suo angolo, sempre senza voltarsi a guardarlo raggiunse la poppa della barca, dove c'era una specie di terrazza quasi a filo d'acqua rimase li a guardare il mare per qualche istante poi ruotò solo la testa, tanto le bastava per vedere Robert fissarla
-Downey stai sbavando...
Rise
-Io faccio il bagno, tu che intenzioni hai?
Non attese una risposta, si tuffò in quelle acque calde e tranquille, riemerse poco più in là sempre voltata verso il tramonto.
Robert ci mise qualche minuto per riprendersi, era riuscita a sconvolgerlo, pensò, mentre spegneva la sigaretta nel posacenere. "Tu che intenzioni hai?" Quella frase la poteva considerare un invito? Non ci pensò troppo, si tolse la maglietta con una velocità tale che poteva sembrare che se la stesse strappando di dosso, si sfilò i pantaloncini e con dei boxer attillati neri si tuffo in acqua e la raggiunse.
-Collins a te la vodka fa male o forse dovrei dire che ti fa bene... Lo vedi? Riesci a confondermi...
Solo in quel momento si rese conto che avevano nuotato in direzione dell'isola e che lì si toccava.
-Downey ho un crampo!
Disse Allison e si fece prendere in braccio, lui sorrise e la accolse tra le sue braccia
-Questa l'ho già sentita Collins... Devi quanto meno cambiare il finale...
Allison sorrise, si sentiva leggera senza pensieri, ma non era ubriaca, sapeva bene quello che stava facendo, quell'uomo aveva negli occhi qualcosa che la rapiva. Lo desiderava ne era certa, ma era forse più la sua mente a desiderarlo, anche se, anche il suo corpo lo reclamava.
-Lei mi piace Downey
-Non deve adularmi Collins la lascerò dormire comunque sulla mia barca...
-Allora è proprio vero quello che dicono degli uomini con la barca grande...
Disse Allison fingendosi delusa
-Non tirare troppo la corda Collins o ti annego!
Robert sentiva tutto il suo corpo desiderarla e avrebbe potuto dimostrarglielo in un solo secondo, ma fece un lungo respiro e cerco di calmarsi. Lei non era una bambola usa e getta del primo Tony Stark, non voleva fosse uno "sfogo" la loro prima volta (sì perché era certo che non sarebbe stata l'unica volta) e voleva che fosse memorabile, un ricordo incancellabile.
Mentre camminava nell'acqua calma tenendo Allison in braccio sentì le labbra di Allison appoggiarsi sul suo collo e baciarlo mentre se ne stava lì accoccolata con fare innocente
-Sai di buono e di sale
Sussurrò e per quanto fosse possibile riuscì ad accendere ancor di più i suoi sensi, Robert fece finta di rovesciarla e farla cadere in acqua, Allison gridò per paura che lo facesse davvero, aveva le lenti a contatto e se fosse finita sott'acqua era certa le avrebbe perse.
Erano illuminati solo dalle luci della costa, Allison si mise in piedi attaccata al corpo di Robert, ora ne era certa, anche lui la desiderava non poteva più mentirle, e sorrise maliziosamente. Robert la fissava, occhi negli occhi, si avvicinò e baciò le sue labbra. La sua lingua si insinuò dolcemente tra le labbra di Allison e lei ricambiò un bacio dolcissimo. Allison appoggiò una mano sul suo petto e lo allontanò leggermente
-Robert sento freddo, torniamo in barca
Sì staccò da lui incamminandosi verso la barca ma questa volta Robert fu pronto, la prese per il braccio e la strinse forte a se
-Questa volta no!

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Capitolo 13
*** -13 Sognami. ***


Robert la baciò lasciando che tutta la passione che stava provando nei confronti di quella donna gli scorresse nelle vene, facendogli battere il cuore all’impazzata. Si staccò solo un istante dalle sue labbra per guardarla e assicurarsi che fosse tutto vero, lei gli sorrise
-Vuoi restare qui tutta la notte?
Chiese Allison con un filo di voce quasi tremando, iniziava a sentir freddo.
-No, non voglio che ti ammali, vieni torniamo in barca.
La strinse a se e le baciò una spalla mentre camminando raggiunsero il punto in cui l’acqua iniziava ad alzarsi e dovettero nuotare. Allison salì agevolmente grazie alla scaletta, mentre Robert fece forza sulle braccia fino ad issarsi direttamente reggendosi con le mani sul pavimento della terrazza. Da un contenitore Robert tirò fuori la doccia da esterno e fece sciacquare Allison per prima e subito dopo toccò a lui. L'acqua calda della doccia li ritemprò. Prese poi dallo stesso vano degli asciugamani, rimasero lì all’esterno qualche istante mentre si asciugavano un po’ prima di entrare. Robert la strinse a se e le baciò la fronte, Allison rabbrividì.
-Entriamo, stai tremando...
Allison raccolse gli abiti che avevano lasciato a terra ed entrò, Robert la seguì.
Allison andò in cabina a mettersi qualcosa di asciutto Robert accese il lettore mp3 e si infilò lentamente la maglia che poco prima si era tolto alla velocità della luce e sorrise di se, ripensando a quel momento. Aprì il forno e prese la cena, non aveva fame in quel momento, "non hai fame di cibo" si corresse mentalmente, ma mise il cibo in tavola, aprì una bottiglia di vino infine bussò alla porta della cabina
-La cena è servita miss.
Sentì ridere dall'altra parte della porta mentre si apriva, Allison aveva indosso una maglia in cotone a maniche lunghe che lui aveva scelto come abbigliamento notturno per lei, le cadeva morbida sui fianchi coprendola fino a qualche centimetro sopra il ginocchio. Lei lo baciò sulle labbra, un piccolo bacio leggero, poi passò tra lui e la porta per raggiungere la panca, si mise a sedere mettendo un piede sotto il fondoschiena.
-Su Downey, cambiati in fretta e non fare la star di Hollywood.
Non avrebbe potuto farlo nemmeno se avesse voluto, il suo bagaglio era fornito solo di qualche maglia e un solo paio di pantaloni lunghi, due pantaloncini e un costume. Sparì dalla vista di Allison per al massimo un paio di minuti, il tempo di infilarsi dell’intimo asciutto ed i pantaloncini che aveva tolto prima.
Sì ripresentò alla sua vista mimando un entrata trionfale, e si mise a sedere vicino a lei, la guardò, lei gli sorrideva, pensò di essere l'uomo più felice del mondo, l'aveva baciata ed abbracciata e lei non era triste, non era scappata, era li e sorrideva con gli occhi facendo formare quelle dolci rughe attorno ai suoi occhi. Allison lo riportò "con i piedi per terra" schioccandogli un bacio sulla guancia
-Mangiamo?
Robert annuì, mangiarono e continuarono a sorridersi, ridere di piccole sciocchezze poi Allison si alzò e prese i piatti per riporli in cucina, Robert la guardò stregato dalla semplicità dei suoi movimenti nonostante non si trovasse in un ambiente conosciuto.
-Robert porta i bicchieri!
-Sì mamma!
Ridacchiò mentre si avvicinava e consegnava i bicchieri
-Bravo bambino!
Disse Allison mentre gli scompigliava i capelli con la mano, rideva, lui la strinse a se mettendole un dito sulle labbra
-Senti? La nostra canzone...
-Abbiamo una canzone? Da quando?
Lui la trascinò in mezzo al salotto e iniziò a muoversi lentamente con lei
-Sì, da ora.
Le baciò dolcemente la mano che stringeva nella sua. Lei sorrise e lo lasciò fare, appoggiò la testa sulla sua spalla, e gioì per quel momento dolcissimo. Dopo tanto tempo si sentiva felice, pensò a John, era stato il suo amore, l'unica persona importante della sua vita e non avrebbe mai pensato di potersi innamorare di un'altro uomo, eppure era li tra le braccia di Robert, non sapeva se fosse amore, ma pensò che era lì e si sentiva felice dopo tanto, tanto tempo.
Robert sentiva le mani tremare, era emozionato come un ragazzino adolescente al primo appuntamento, sorrise di se, era felice di aver osato, di aver preso delle decisioni per il bene di qualcuno. Ripensò al suo passato e si rese conto che solitamente, erano sempre stati gli altri a prendere delle decisioni per il suo bene, era lui che era stato aiutato. Si sentì bene, questa volta era lui a rendere al mondo una parte del bene che aveva ricevuto. Aprì gli occhi, si accorse che continuavano a dondolare nonostante la musica fosse già finita.
-Ti va un caffè?
Allison alzò lo sguardo e incontrò gli occhi di Robert, annuì.
-Avanti allora, sali su, ed aspettami.
Gli sorrise, ma prima di salire lo seguì mentre si avvicinava allo sportello con le tazze, lo abbracciò da dietro, gli diede un bacio sulla schiena attraverso la maglia e lenta scese con le mani sul suo ventre fino a scorrere le dita attorno al contorno dei pantaloncini di Robert, infilò le mani nelle sue tasche, sfiorando le sue cosce. Robert era rimasto immobile, quasi paralizzato da quei suoi gesti e sentì il suo respiro affannarsi leggermente. Allison rise piano, e tirò fuori le mani dalle tasche allontanandosi con le sigarette in una mano e l'accendino nell'altra tutta soddisfatta.
Robert sorrise scuotendo la testa
-Collins sai che si dice delle donne che fumano?
Lei rise mentre saliva le scale
-Sì Downey, ed è tutto vero!
Si accese una sigaretta e si mise a sedere con la schiena appoggiata e la testa all'insù, le stelle che si vedevano quella sera Allison era sicura, di non averle mai viste. Robert la raggiunse quasi istantaneamente con le due tazze in un vassoio, la fece spostare e si mise a sedere al posto di Allison con la schiena poggiata e Allison si appoggiò al suo petto. Prese la coperta che aveva portato fuori e la coprì, le prese la sigaretta, se la infilò in bocca e le porse una delle tazze fumanti. Robert alzò lo sguardo mentre fumava e guardò quel cielo costellato di stelle, era una serata stupenda, ed Allison era con lui.
-E’ così che conquisti le tue “prede” Downey?
Le baciò i capelli
-Direi di no Collins. Questa barca l’ho comprata per capriccio dopo aver saputo che Susan mi tradiva andandosene il mattino seguente a vivere in quella casa con Exton. Questa è la prima uscita, è rimasta ferma al porto dal giorno della consegna... quindi, direi di no.
Allison si sentì un po’ in colpa per averlo riportato con il pensiero a quel momento triste.
-Ma sono felice che sia andata così, era tempo che quella storia si stava trascinando, nessuno dei due aveva la voglia e il coraggio di mettere la parola fine, e poi, non saresti arrivata tu...
Allison si strinse a lui in un abbraccio
-Allora direi che non c’è male come crociera inaugurale...
Si allungò e gli diede un bacio sulle labbra che Robert apprezzò, non riusciva più a dominare il suo corpo, era un libro aperto per Allison, ma Robert non se ne preoccupò. Finì il suo caffè
-Vieni, voglio mostrarti una cosa
Le disse Robert, mentre si alzava dalla seduta.
-Uhmmm non vorrai dirmi che hai portato la collezione di farfalle...
Risero insieme.
La prese per mano le si avvicinò e quando fu a qualche millimetro da lei la guardò serio e malizioso
-No niente farfalle, voglio portarti in camera da letto!
-Ma è presto io non ho sonno
Disse lei sorridendo
-Mai parlato di dormire
Disse con fare furbastro Robert prendendola per mano e avviandosi verso la cabina di prua dove c’era la cabina principale.
Robert si chiuse in bagno forse voleva cambiarsi pensò Allison, che rimase stupefatta per come quella camera fosse perfetta in ogni dettaglio, la luce era spenta si sdraiò sul letto e vide che proprio sopra il letto c’era un grande oblò leggermente aperto, e in quella posizione si potevano ammirare le stelle comodamente sdraiati, Robert aprì la porta del bagno e uscì solo con la testa mentre si lavava i denti poi rientrò e ne uscì poco dopo con solo l’intimo e una canottiera bianca che faceva risaltare il colore della sua pelle abbronzata, si sdraiò accanto ad Allison.
-Vedo che hai già scoperto la cosa più bella del dormire in questa cabina...
-Già, davvero notevole dovrei scrivere un pezzo su questa cabina, ma prima andrò in bagno a lavarmi i denti
Robert s’impadronì dei telecomandi accese la tv, e continuò a cambiare canale, ma non c’erano che una decina di canali due dei quali con interferenze psichedeliche, ci dovevano essere dei dvd in valigia ma li lasciò li.
-Che faranno in questo posto la sera visto che la tv è inguardabile? Collins che fai tu la sera a NY quando non guardi la tv?
Allison uscì in quel momento dal bagno, e ascoltò la domanda di Robert. Salì sul letto, prese il telecomando dalle mani di Robert e spense la tv lasciandoli illuminati dalla poca luce che arrivava dal soggiorno. Si mise a sedere sopra le gambe di Robert e lo baciò prima le labbra, poi passo al collo.
-Allison, è questo che fai a NY la sera invece di guardare la tv?
Lei sospirò, ma non rispose.
-Ho capito, hai usato la vodka al posto dell’acqua per sciacquarti i denti...
-Downey non dovevi dimostrarmi che non è vero quel che si dice degli uomini con la barca grande?
Robert non vedeva l’ora di farla sua, ma temeva che se ne pentisse per via di John. I buoni propositi di Robert s’infransero sulla scogliera quando Allison sempre seduta sulle sue gambe si sfilò la camicia da notte. In quel momento Robert capì che non avrebbe avuto scampo, volevano la stessa cosa e lei non aveva intenzione di cambiare idea. Le accarezzò le braccia che erano appoggiate sul suo petto risalendo fino alle spalle per poi scendere lungo la schiena fino ad arrivare alle ginocchia. La strinse a se e la baciò appassionatamente, sì avvinghiarono uno all’altra, intanto che Allison non voleva indumenti tra la sua pelle e quella di quell’uomo che le stava rapendo il cuore.
Si accarezzarono e baciarono lasciandosi senza fiato, il desiderio di unirsi in un solo corpo era oramai incontenibile, Robert si sdraiò sopra di lei, che non aspettava altro che sentirlo, ma Robert si fermò e la guardò serio.
-E’ davvero ciò che vuoi?
-Non c’è cosa che potrei desiderare di più al mondo di questa.
Robert fu felice che la domanda non avesse scatenato in lei qualche ripensamento. La baciò dolcemente e lentamente la fece sua.
Quella notte Allison e Robert di donarono piaceri reciproci per molte ore, fino a ritrovarsi esausti e soddisfatti uno tra le braccia dell’altra a parlare, farsi piccole carezze e donarsi teneri baci
-Downey sei l’eccezione di quel che si dice degli uomini con la barca grande.
-Questo è sicuramente un complimento... grazie.
-Ho una domanda da farti, E’ stato come lo avevi desiderato?
-Uhmmm vediamo, vuoi sapere se è come lo desideravo quando ti ho conosciuta al rientro dalla corsa appena sei arrivata a casa mia? O come l’ho desiderato in piscina? Ah no, forse intendi oggi mentre ti insegnavo a timonare la barca standoti dietro? Oh no ci sono, intendi mentre eravamo in mare prima di cena vero?
-ok ok ho capito, ritiro la domanda...
-Tesoro ma che razza di domande fai? è stato meraviglioso, e se ne avessi la forza te lo dimostrerei ancora quanto lo è stato, ma ho un certa età e sai che non si deve
Allison non lo lasciò finire la frase e prese a prenderlo a cuscinate.
-Ma quanto sei scemo!!!
Robert rideva di gusto mentre cercava di parare i colpi chiedendo perdono.
La fece appoggiare al suo petto mentre le baciava la fronte e le carezzava la schiena
-Lo senti? il mio cuore intendo...
e rise di nuovo
Allison annuì dandogli una pacca sulla spalla e restò in ascolto.
-Non lo sentivo battere così forte per qualcuno da molto, molto tempo.
-Downey...
-Dimmi Collins
-Sognami.
Sì scambiarono un bacio e non aggiunsero altro.

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Capitolo 14
*** -14 Shocking return (Rientro scioccante) ***


Allison sdraiata di lato, aprì gli occhi e trovò gli occhi di Robert che la guardavano, si sorrisero, lui le accarezzò il viso
-Buongiorno, ben svegliata. Hai riposato?
-Ciao...
Disse piano Allison mentre annuiva e si stirava allungandosi.
Robert l’abbracciò e la baciò, prese ad accarezzarle la schiena nuda.
Avevano trascorso gli ultimi dieci giorni ad amarsi, ad innamorarsi del paesaggio e di loro stessi. Fecero delle escursioni, lavorarono al blog, lunghe passeggiate sulla spiaggia, immersioni, ma soprattutto avevano parlato, riso, scherzato come se quella vacanza non avesse mai avuto fine. Purtroppo il giorno della partenza era arrivato. Lo skipper li stava riportando al porto. “Purtroppo” continuava a ripetere dentro di se.
-Mi racconti della tua famiglia? Non mi hai parlato della tua famiglia.
Disse Robert mentre sollevava un po’ la testa per guardarle il viso. Allison si era abituata alle sue domande, per quanto potesse essere possibile, sembrava che Robert fosse più curioso di lei.
-Non c’è molto da dire... Ti ho già raccontato i miei pochi ricordi di mia madre e di papà per quel poco che lo vedevo, era spesso fuori città per lavoro.
-Ed il resto della tua famiglia? nonni? zii?
Allison si stropicciò gli occhi facendo mente locale. Ripensandoci, la sua famiglia era considerabile una famiglia? Non aveva un parente prossimo vicino. Iniziava a pensare di essere sola al mondo, più di quanto avesse mai pensato.
-I nonni non li ho conosciuti, mio padre era figlio unico, mentre mamma aveva una sorella che vive in Italia, vicino a Roma sul mare, l’ho vista un paio di volte, e non erano occasioni allegre. So che ha dei figli, ma loro non sono mai venuti in America.
Robert rimase in silenzio, pensò che la vita l’aveva messa alla prova in maniera seria e nonostante tutto Allison continuava a sorridere alla vita. Era una bellissima persona.
-Potremmo andarla a trovare insieme. Io adoro l’Italia.
-Sei gentile ma non ce né bisogno. Grazie comunque. Sei un tesoro.
-Su alzati così facciamo colazione prima di scendere.
Allison si tirò su e baciò il suo “re sole”. Sorrise pensando a tutte le cose che avrebbe dovuto raccontare a Meredith e si infilò in bagno per farsi una doccia. Robert le preparò i vestiti da mettersi, chiuse il bagaglio e lo portò in salotto. Prese il caffè e lo mise in tavola, poi uscì fuori a prendere una boccata d’aria era una splendida giornata, una leggera brezza li stava riportando in porto ma, nonostante il vento fresco, Robert si sentiva mancare l’aria. L’idea di rientrare a Los Angeles e riprendere con gli impegni proprio lo soffocava.
Fu felice di vedere Allison che gli andava incontro pronta per la colazione così avrebbe smesso per un po’ di pensare a cosa lo aspettava a L.A..
L’abbracciò forte
-Che succede?
-Voglio restare qui...
Mugugnò Robert con il viso schiacciato tra la spalla e il collo di Allison.
-Chi non lo vorrebbe? Ma se non torni, arriverà Andrea con l’FBI a cercarti!
Riuscì a farlo sorridere, le diede un piccolo bacio e la tenne per mano durante tutto il tempo che passarono sulla barca. Il volo passò in fretta, forse perché entrambi avrebbero voluto che durasse un eternità, invece l’annuncio del pilota arrivò troppo in fretta.
Robert aveva avvisato Andrea del loro rientro e lui, fece arrivare l’auto a prenderli in perfetto orario. Erano entrambi felici per i giorni trascorsi insieme e per quel sentimento nuovo che si era affacciato nelle loro vite.
Entrarono con l’auto dall’ingresso laterale che portava all’autorimessa, scesero dall’auto e vennero preceduti dall’autista che si affrettò a portare i bagagli al piano superiore. Robert approfittò di quell’ultimo attimo di pace prima di venir investito dalla valanga d’impegni preparati da Andrea per baciare Allison sulla porta che portava al piano superiore.
-Bentornata a casa!
Allison accettò il bacio e lo ricambiò abbracciandolo.
-Grazie questo “benvenuta” a casa Downey è decisamente il mio preferito rispetto al primo
Robert la prese per mano e salirono le scale, Andrea li raggiunse nell’atrio, aveva un espressione strana, forse preoccupato ma ne Allison ne Robert poterono decifrare la sua espressione ne chiedere spiegazioni.
-Ciao Robert.
Robert rimase immobile qualche secondo, nell’udire quella voce provenire dalle sue spalle.
Allison non capiva perché Robert si fosse bloccato e non sorridesse più, le lasciò la mano nell’istante esatto in cui sentì quella voce. Allison si voltò verso la porta della cucina, e vide Susan avvicinarsi lentamente.
-Susan
Robert non aggiunse altro. Era più che sorpreso di vederla in quella casa. Susan passò senza degnare nessuno ne di uno sguardo, ne di un saluto. Si limitò a rivolgersi a Robert, mentre si dirigeva verso il salotto.
-Downey dobbiamo parlare.

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Capitolo 15
*** -15 Ti voglio bene ***


L’arrivo di Susan non faceva presagire nulla di buono, il viso di Robert era tirato e nervoso, nonostante cercasse di non darlo troppo a vedere. Robert firmò un paio di documenti ad Andrea e poi si avviò verso il salotto senza dire una parola. Allison non sapeva cosa sarebbe successo ora, ma vedere quella donna le aveva procurato un forte dolore alla bocca dello stomaco.
Robert pensò a quanto fosse inaspettata quella visita e visti i modi ed i toni non faceva presagire nulla di buono. Era infastidito e non sapeva cosa aspettarsi da quella visita. Dal suo rientro a casa dopo le riprese dell’ultimo film era stata lei ad andarsene, a scegliere il silenzio a non voler dare spiegazioni. Ed ora, si era presentata in casa sua, con un tono tutt’altro che colpevole.
-Allison… seguimi.
Disse Andrea, intanto che si avviava verso lo studio. Allison lo seguì, ma con la coda dell’occhio vide Robert chiudere la grande porta scorrevole. Fece fatica a deglutire.
Andrea si mise a sedere sul divano in pelle nera, e fece segno ad Allison di sedersi accanto a lui. Le versò una tazza di caffè, lei si accomodò
-Avanti, spara. Cosa è successo tra voi?
Allison lo guadò stranita, non sapeva se confidarsi o meno con lui.
-Tesoro, ho visto come ti guardava Robert e ti teneva per mano!
Sorrise, lui aveva già capito molto, forse troppo.
-E’ stato una bellissima vacanza, siamo stati molto bene.
Gli occhi di Allison brillarono del pronunciare quelle frasi ed a Andrea quel particolare non sfuggì.
-Avete fatto sesso!
Disse quasi esultando, non ebbe bisogno di risposte perché Allison divenne paonazza per qualche istante.
-Andrea! Ti prego!!!
-Tranquilla, io sono dalla tua parte, sono felice che vi siate divertiti e “siete stati molto bene insieme”. Ma mi dovrai raccontare tutto!
Scoppiarono a ridere per il modo in cui sottolineò “tutto” ma le loro risa vennero bloccate dalle voci che giunsero dalla stanza accanto. Stavano discutendo piuttosto animatamente. Cosa che anche Andrea non doveva esser stato abituato a sentire vista la sua reazione sorpresa.
-Perché è venuta qui?
Chiese Allison. Andrea la guardò e sospirò, quella ragazza meritava tutta la sua sincerità visto che lei si era aperta raccontandogli una parte della sua vita molto personale.
-Ha visto sul blog il video che avete fatto tu e Robert. E’ bello e simpatico, ma lei è andata su tutte le furie, mi ha chiamato perché il cellulare di Robert era sempre spento “e ora capisco il motivo” voleva sapere dove era lui. Non le ho detto nulla su dove era, ne con chi, anche se lei sa bene che io so sempre dove si trova. Poi ha chiesto dove eri tu e non ci ha messo molto a capire che eravate insieme da qualche parte. Ha saputo dalla TD che oggi nel pomeriggio abbiamo una riunione importante lì e che Robert avrebbe partecipato. Stamattina quando sono arrivato Paula mi ha detto che Susan aveva chiamato per sapere se Robert era rientrato e poi si è precipitata qui senza nessun preavviso. Se l’avessi saputo avrei fatto in modo di farvelo sapere.
-Non sarebbe cambiato nulla, lei vuole spiegazioni da Robert ed è evidente che non era intenzionata a lasciarlo visto l’interesse per la sua vita personale.
Disse Allison con un filo di voce mentre un altro pugno le arrivava alla bocca dello stomaco.
-Non so che dire Ally, è passato molto tempo e sinceramente non credevo si facesse più vedere. Per Robert è stato un vero massacro quel periodo. Ma ora è molto forte e sono sicuro che non ha intenzione di riaprire quel capitolo della sua vita.
Allison più li sentiva urlare e più si sentiva morire. Andrea sbagliava. Robert amava Exton alla follia e gli mancava davvero molto, forse per lui avrebbe riaperto quel capitolo.
-Andrea, se non ti spiace io uscirei un po’ ho bisogno d’aria.
-Vuoi che ti accompagni? Ti serve una macchina?
-No vado a piedi. Tu resta pure qui, se...
Si fermò con la frase “se Robert mi cerca”. Il suo cuore si fermò per un secondo. Inconsciamente era sicura che non lo avrebbe fatto.
-Se?
Chiese Andrea,
-Se Paula ti chiede se torno per pranzo dille di non preoccuparsi e di non cucinare per me.
Andrea annuì, e si rimise al lavoro.
Allison prese dalla borsa dei contanti se li infilò in tasca ed uscì.
Si mise a camminare con passo svelto, aveva nelle orecchie ancora quelle urla e voleva solo allontanarsi da quella casa. Si fermò a comprare delle sigarette, se ne accese subito una poi si lasciò trascinare dall’onda di gente che passeggiava davanti alle vetrine dei negozi ma poco dopo scavalcò il muretto e si mise a camminare sulla spiaggia perdendo la cognizione del tempo ma continuava a camminare ascoltando le onde dell’oceano e la loro musica. Troppi pensieri.
Come aveva fatto ad infilarsi in quella situazione assurda? E come ne sarebbe uscita? Una cosa era più che certa, la realtà li aveva inseguiti, e oggi li aveva raggiunti
Vide una cabina telefonica ed il suo primo pensiero fu di chiamare Meredith. Aveva bisogno di una voce amica.
-Meredith sono io. Allison
-Tesorooo!!! Ma che fine hai fatto? Ti ho mandato mille messaggi… Il video ha fatto decollare il blog, un paio d’ore dopo averlo postato siamo saliti ai primi posti tra i blog della rivista. E non ne siamo ancora scesi!
-Ero fuori L.A.. Mery ho fatto una cazzata…
-Allison di cosa stai parlando? Stai bene? Mi stai facendo preoccupare.
-Va tutto bene… no non va bene…per niente, chi voglio prendere in giro? Mi sono innamorata di quell’uomo, abbiamo passato dieci giorni meravigliosi, ho ignorato i miei paletti ed ora che dopo una vita mi sentivo felice, siamo rientrati a Los Angeles abbiamo trovato l’ex moglie che ci aspettava a casa e adesso stanno litigando.
Meredith rimase senza parole, non sentiva Allison piangere così da quando John se n’era andato.
-Ally tesoro dove sei ora?
-Sono sulla spiaggia a passeggiare, non ce la facevo più a stare in quella casa ed a sentirli urlare per colpa mia.
-Allison! Ma che dici! Quelli sono stati sposati per anni, se si erano lasciati prima del tuo arrivo non è certo per colpa tua. Cerca di stare tranquilla, le cose si sistemeranno.
-Non so che fare… voglio…voglio tornare a casa.
-Allison Collins! Ora basta! Hai lottato per quel lavoro e non permetterò che butti all’aria l’occasione di una vita per niente e per nessuno. Dammi qualche ora. Fammi riflettere e vediamo se riusciamo a gestire il blog a distanza. Ti chiamo appena esco da qui. Ok? Nel frattempo non fare nulla. Hai capito?
-Sì. Meredith?
-Dimmi, che c’è?
-Ti voglio bene.
-Anche io te ne voglio e tanto. Stai tranquilla vedrai che sistemiamo tutto.

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Capitolo 16
*** -16 Guarda dentro il tuo cuore ***


Robert odiava quel modo di fare di Susan. Non sopportava quel fare altezzoso, lo irritava, ma fece buon viso a cattivo gioco e la seguì silenziosamente in salotto. Voleva parlare? Ora? Dopo mesi di silenzio in cui si faceva negare al telefono perché lui voleva chiedere spiegazioni? Bene. Fece una smorfia con le labbra, che nemmeno da lontano poteva sembrare un sorriso e si mise a sedere attendendo quella conversazione nel modo più distaccato possibile.
Susan era piuttosto alterata, anche se non voleva darlo a vedere, ma Robert in quegli anni aveva imparato a conoscerla ed a capirla.
-Quella chi è?
Esordì Susan. Robert rimase spiazzato dalla domanda, avevano buttato all’aria il loro matrimonio per sua scelta e ora era lì davanti a lui a chiedergli “quella chi è?” non riusciva a crederci.
-Ma che importanza ha?
-Voglio saperlo.
-Non credo siano affari tuoi!
-Ci sei andato a letto vero?
-Perché non lo chiediamo al tuo amico canadese che si intratteneva con te in casa nostra o in qualche squallido hotel mentre io ero al lavoro.
-Robert non usare questo tono con me! Non ti permetto di dire queste cose.
-Io fossi stato in te, non mi sarei permessa di farle certe cose.
I toni si erano alzati troppo facilmente. La rabbia era troppa e mai sfogata, Robert cercò di tornare calmo, urlare stava peggiorando le cose e c’era un unico pensiero che gli premeva. Exton. Non voleva rischiare di doverselo litigare in un aula di tribunale. Lo amava troppo per permettere che succedesse una cosa del genere. Si alzò e si versò un bicchiere di succo d’arancia, niente alcolici, non voleva sentirsi dire che era presto per bere, anche se, in quel momento avrebbe bevuto.
Mentre era girato di spalle e beveva il primo sorso si rese conto di come aveva lasciato Allison poco prima, ma in quel momento non avrebbe potuto andare da lei e spiegarle la situazione. Cercò invece un modo per far giungere quella discussione fuori luogo alla sua fine nel più breve tempo possibile.
-Susan cosa vuoi?
Lei lo guardò mentre se ne stava appoggiato al bancone del bar con il suo bicchiere in mano fissandola serio.
-Abbiamo un figlio Robert, ed è nostra responsabilità dargli il meglio.
Robert pensò che concordava con quell’affermazione. La prima cosa giusta di quella conversazione, forse poteva ancora sperare di ottenere di vedere il piccolo più spesso. Robert le fece cenno di proseguire con il suo ragionamento, era disposto ad ascoltare quello che aveva da dire in proposito.
-Siamo la sua famiglia e dobbiamo stargli vicino, aiutarlo a crescere… Robert voglio tornare qui. Dobbiamo riprovarci. Per lui e per noi.
Robert sentì un tuffo al cuore. L’idea di quella proposta non gli era passata nemmeno lontanamente per l’anticamera del cervello. Lei aveva affrettato la sua uscita da quella casa, lei aveva pressato perché si firmassero le carte del divorzio il prima possibile senza che la stampa ne sapesse nulla, ed ora, a distanza di mesi, voleva tornare a casa.
-Non credo sia una buona idea Susan. Non è così semplice come credi.
-E’ per quella giornalista Rob? È per lei che sei confuso?
Era davvero così? Susan aveva ragione? Era confuso per ciò che c’era stato tra lui e Allison? Si sentì un po’ in difficoltà per quella domanda, non sapeva rispondere e forse non voleva rispondere.
-Non ho dimenticato il tuo rientro a casa “quella mattina”.
Susan non si scompose.
-Tutti facciamo degli errori, chi meglio di te dovrebbe saperlo Robert?
Lo stava ferendo con un punteruolo affilato al fianco con quella frase ed era anche incandescente pensò Robert. Il dolore fu forte, ma cercò di mascherarlo.
-Direi che la conversazione finisce qui Susan.
Lei si alzò, sicura di aver pizzicato le corde giuste e che lui sarebbe stato di nuovo suo. Sapeva bene quanto lui l’avesse amata, rispettata per ciò che lei aveva fatto per lui e quanto bisogno aveva di averla vicina. Si avvicinò a Robert e gli diede un bacio sulla guancia.
-Guarda dentro al tuo cuore, sono sicura che ci troverai di nuovo me e Exton. Torneremo ad essere una famiglia felice.
Uscì dalla porta lasciandola aperta.
Robert si mise a sedere su una poltrona con lo sguardo perso nel vuoto. Cosa c’era dentro al suo cuore?

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Capitolo 17
*** -17 Un arrivederci dentro ad un addio. ***


Allison si rese conto di non aver ancora mangiato nulla ed era già primo pomeriggio, si ripromise di entrare nella gelateria che vedeva in lontananza, dove era stata con Robert e prendere un gelato da lì a poco, prima di rientrare a casa. Era seduta sulla spiaggia a poca distanza dalle onde che s’infrangevano, non sapeva che fare, non sapeva se tornare a casa di Robert, e se loro (Robert e Susan) fossero stati ancora lì a discutere? Quel pensiero le diede ancora quella sensazione allo stomaco. Era gelosa e Robert le mancava terribilmente. Si sdraiò chiudendo gli occhi, pensando che così sarebbe riuscita a trattenere le lacrime.
-Finalmente ti ho trovata...
Allison aprì immediatamente gli occhi e si mise seduta, aveva il sole negli occhi e vedeva poco e niente, ma sapeva a chi apparteneva quella voce.
-Robert, che ci fai qui? Non avevi una riunione importante oggi?
-Sì, ci ho mandato Andrea.
Si mise seduto accanto a lei
-Io volevo trovare te.
-Avevo bisogno di prendere un po’ d’aria.
Robert si sforzò di sorridere, non riusciva nemmeno ad immaginare come potesse essersi sentita.
-Allison mi dispiace...Io...
-No Robert, non dispiacerti, non è colpa tua. E’ tutto a posto ora?
Allison si morse l’interno del labbro dopo aver pronunciato quella domanda. Sapeva che la risposta poteva non piacerle, ma non voleva ignorare ciò che era successo quella mattina.
Robert abbassò lo sguardo sulla sabbia che gli sfuggiva dai pugni che cercavano invano di trattenerla, poi guardò Allison cercando i suoi occhi.
-No non è tutto a posto. Voglio essere sincero, Susan mi ha messo in difficoltà ed ora non so come gestire questa cosa.
Robert non sapeva che parole usare, e dire che le parole non gli erano mai mancate, ma ora la guardava e sentiva che Allison aveva alzato di nuovo quei muri invisibili a difenderla. Questa volta si stava difendendo da lui. L’aveva fatta soffrire stamattina lasciandola lì così come fosse stata un’estranea. Aveva sentito le loro parole? Qualcosa l’aveva turbata al punto da doversi proteggere.
Allison sentì di nuovo quel crampo forte allo stomaco, e le lacrime che iniziavano ad affacciarsi negli occhi, voleva rientrare a casa, chiamare Meredith e sperare che avesse trovato una soluzione.
-A cosa stai pensando?
Allison pensò qualche minuto prima di rispondergli, non voleva dargli altri pensieri.
-Penso che non ti ho ancora ringraziato per la “vacanza” è stata davvero un sogno e che… la realtà ci aspettava al varco…
-Allison io vorrei raccontarti cosa ci siamo detti con Susan prima... Voglio che tu sappia. Non ci devono essere segreti tra noi.
-No, scusami, sono uscita da casa tua proprio perché non volevo sentire.
-Sì capisco, ma noi... ne dobbiamo parlare.
-Parlare di cosa Robert? Nella vita ci sono delle priorità e delle scelte. E il piccolo Exton viene prima di qualsiasi altra cosa.
Robert capì che Allison qualcosa aveva sentito. Detto questo Allison si alzò e dopo essersi spolverata dalla sabbia si incamminò verso la strada. Robert la seguì a ruota e camminò al suo fianco. Allison vedeva quella mano a qualche centimetro dalla sua mentre camminavano, tra sé e sé pregava perché Robert le prendesse la mano, ma non lo fece. Erano a Los Angeles ora, non su una spiaggia deserta.
Rientrarono a casa e Allison disse che si sentiva stanca e che andava a farsi una doccia calda, mentre Robert veniva braccato da Andrea appena rientrato dalla riunione.
Lei salì le scale velocemente, una volta in camera si chiuse la porta dietro le spalle, prese il telefono e chiamò Meredith.
-Dimmi che si può fare.
-Ciao, ho parlato con Trevor, gli ho spiegato che se tu fossi qui potremmo gestire meglio il blog. Ormai ti conoscono, e possiamo gestire lo scambio di informazioni via e-mail e prima della fine del lavoro, torneresti a Los Angeles per chiudere l’articolo.
-Lui che ha detto?
-Che se Andrea conferma che per loro va bene così, per quel che lo riguarda puoi anche tornare stasera. Ti ho bloccato un posto sull’ultimo volo di stasera.
Allison sapeva che Andrea da li a poco sarebbe andato a casa, doveva parlarci prima che uscisse.
-Mery devo correre giù e parlare con Andrea. Ti chiamo dopo.
Lanciò il telefono sul letto e corse giù dalle scale. Robert e Andrea erano ancora dove li aveva lasciati e la guardavano scendere di corsa dalle scale. Appena se ne rese conto rallentò, fino a fermarsi.
-Scusa Andrea, appena hai finito dovrei mostrarti quegli scritti prima di inviarli a New York.
Andrea annuì complice, aveva capito che voleva parlare con lui, e che era urgente.
-Salgo subito. Robert, ho lasciato dei documenti che dovresti firmare in studio, li devo faxare subito in TD.
Rimase li a guardare Robert che si avviava verso lo studio per firmare i documenti, poi salì in fretta le scale.
-Andiamo, non abbiamo molto tempo prima che salga anche lui, già voleva salire mentre eri in camera. Ma che gli hai detto?
-Io niente. Non ancora…
Andrea si fermò di colpo, la guardò e chiuse la porta alle loro spalle.
-Dimmi tutto.
-Ho bisogno di tornare a New York. Non posso restare qui, dopo ciò che è successo tra noi, sono stata una stupida ad innamorarmi di lui, ed ora non me la sento di stare qui…con Susan… Ma ti assicuro che porterò a termine il mio lavoro in modo impeccabile, ci scriveremo e-mail tutti i giorni. Il mio capo è d’accordo, se tu sei d’accordo… Andrea ti prego, mi devi aiutare.
Allison pronunciò l’ultima frase con un filo di voce e le lacrime che le rigavano le guance. Andrea non sapeva che fare. Doveva riuscire a gestire quella cosa, ma in che modo?
-Ally lo sai, Robert dirà di no.
-Se Robert perdesse Exton per colpa mia, io non potrei perdonarmelo. Susan s’è infuriata e non sapeva nulla, se ci fotografassero mentre ci teniamo per mano? O mentre ci baciamo? Lo sai che succederebbe? Non glie lo farebbe più vedere. Io questo non posso permetterlo.
Andrea annuì,
-Dobbiamo trovare un valido motivo per giustificare la tua partenza. Cerchiamo di rendere soft questa cosa o non riuscirò a gestirla.
Allison fu sollevata nell’avere in Andrea un supporto, sapeva che se Robert le si fosse parato davanti chiedendole di non andarsene lei non sarebbe mai partita.
Bussarono alla porta.
-Allison posso entrare?
Allison si asciugò le lacrime dalle guance, guardò preoccupata Andrea che annuì e le sussurrò piano
-Ora scendo e vi lascio soli per qualche minuto, poi torno e gli do la notizia. Lascia parlare me.
Si diresse alla porta e l’aprì mentre Allison rimase davanti al pc ed alle foto che si stavano stampando. Robert entrò nella stanza ed Andrea chiuse la porta uscendo.
-Mi offri una sigaretta?
Allison gli passò il pacchetto e lo seguì mentre usciva in terrazza. Se Robert era li, significava che voleva parlarle, e conoscendolo non avrebbe ceduto, quindi si rassegnò, si mise seduta sul lettino pronta ad ascoltarlo. Robert aveva deciso che doveva mettere in chiaro tutto con Allison, non la voleva perdere per fraintendimenti.
-Non so cosa tu abbia sentito della discussione di questa mattina, ma voglio chiederti comunque scusa perché Susan è andata sopra le righe ed io ho alzato la voce. Voleva sapere di noi e non ritengo che l’argomento la riguardi. Abbiamo parlato di Exton e Susan vorrebbe tornare in questa casa per crescerlo insieme, io non le ho risposto, non ho saputo rispondere.
Allison sapeva, Exton era tutto per lui. L’occasione di essere il padre perfetto che per Indio non era potuto essere, non fino infondo almeno.
-Robert non c’è bisogno che tu aggiunga altro. So quali sono i tuoi sentimenti.
Robert le prese le mani e le tenne nelle sue, si avvicinò e posò le sue labbra su quelle di Allison che trattenne a stento le lacrime, amava quell’uomo ma non avrebbe mai messo a repentaglio la felicità di quel piccolino che le aveva rapito il cuore come aveva detto Robert ridendo quel giorno. Fu un bacio tenero e dolcissimo, le loro labbra si lasciarono solo nel momento in cui sentirono la voce di Andrea che chiedeva il permesso di entrare.
-Siamo in terrazza.
Disse Robert, tenendole ancora le mani.
Andrea li raggiunse, aveva un compito ingrato quel pomeriggio, spegnere il sorriso di quell’uomo a cui lui voleva un bene dell’anima, e l’ultima cosa che avrebbe voluto era vederlo soffrire, ma sapeva che se era Amore, come quello che nei film lo facevano sognare e a volte piangere venendo deriso dal suo compagno, questi due mezzi cuori si sarebbero ritrovati. Con quell’immagine mentale che trasformava quell’addio in un arrivederci uscì in terrazza recitando la sua piccola parte.

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Capitolo 18
*** -18 L’ultima neve. ***


Allison si svegliò presto quella mattina nonostante la sveglia non fosse stata puntata la sera precedente. Guardò fuori dalla sua finestra e restò sdraiata a letto a guardare i fiocchi di neve scendere lenti e leggeri dal cielo. Forse sarebbe stata l’ultima neve della stagione, se lo augurava, il freddo non le era mai piaciuto nonostante avesse vissuto in quella città dalla nascita. Pensò istintivamente al caldo sole della California che aveva lasciato da mesi, ed a Robert, al suo ultimo ricordo di lui. Quel giorno Robert si strinse forte a lei all’aeroporto, incurante degli sguardi indiscreti. Le aveva chiesto di restare, di tornare il prima possibile, di lasciarsi accompagnare da lui in aereo per poi tornare insieme al Los Angeles. Poi le sue labbra, il dolce calore del suo bacio, le sue mani che l’abbracciavano e le sue dita che le sfioravano la schiena. Non avrebbe mai potuto dimenticare quell’uomo, lo sapeva era parte di lei e avrebbe continuato ad amarlo per sempre. Ripensò al loro viaggio in barca a vela, e si ritrovò a ridere delle loro sciocche battute. Tutto le lasciava un velo di malinconia. Le mancava.
-Ancora a letto? Non cambierai mai! Alzati dormigliona!
-Mery buongiorno anche a te!
Da quando era rientrata a New York lavorava da casa con Meredith, anche perché a volte per via del fuso orario e degli impegni di Andrea riuscivano a parlarsi solo ad orari impossibili.
-Ti ho portato una ciambella ed il cappuccino, se non ti alzi subito la mangio io...
Meredith sapeva come convincerla. Si alzò, infilò una felpa, sentiva sempre freddo in quei giorni, e si mise a sedere a tavola con Mery.
-Ho ricevuto il video delle nuove risposte di Robert, e poi, come sempre ce n’è uno per te.
-Che dice?
-Non l’ho guardato, ora lo lancio.
-“Collins lo sai che si dice delle donne che non rispondo ai messaggi? (Robert sorrise con un sorriso amaro, abbassando gli occhi per un secondo, poi riprese a guardare nella webcam) Allison amore perché non mi rispondi? Voglio parlare con te, sentire la tua voce, mi manchi così tanto... A breve partirò per delle nuove riprese a Baltimora, potrei raggiungerti se solo tu volessi... Vorrei capire perché sei sparita. Io ti aspettavo... ti sto aspettando anche adesso, ti prego chiama... “
-Dovresti chiamarlo.
-Dimentichi che ha una ex-moglie gelosa e un figlio a cui pensare?
-Non dimentico nulla, ma mi pare proprio che sia lui che non voglia dimenticarti e forse dovresti dargli una possibilità... Ally è passato molto tempo, direi troppo. Avresti dovuto parlarci tempo fa. Per quanto tempo credi di poter andare avanti così? Con Andrea hai parlato?
-Ci parlo tutte le sere, quando torna a casa mi chiama.
-Sai bene cosa intendo dire. Inoltre non hai ancora disfatto nemmeno le valigie da quando sei tornata, non è normale. Non è da te.
Allison si alzò dalla sedia ed andò a sedersi sul divano sbuffando. Non sopportava quando Mery faceva così. Sapeva che lo faceva a fin di bene, ma proprio non riusciva a sopportarlo.
-Ok ho capito, discorso chiuso. Pensiamo al lavoro, tu finisci la colazione io carico i video.
(Il giorno prima a casa Downey)
-Andrea, è arrivata la mail dal blog? Hai sentito Allison? Mi ha scritto?
Ogni giorno la stessa storia pensava Andrea mentre arrivava a casa Downey.
-No, solo un’e-mail da Meredith.
Robert non riusciva proprio a capire, se n’era tornata a New York perché doveva partecipare ad una riunione urgente della rivista e poi, invece di tornare aveva iniziato a lavorare da là mandando e-mail, prima la motivazione fu che aveva altri blog da seguire, poi delle interviste da fare, infine motivi di salute. Aveva cercato di rintracciarla telefonicamente più volte senza che lei rispondesse, le mandava e-mail e video messaggi ma niente. Non riusciva a credere che si fosse dimenticata di quello che c’era stato e che non avesse davvero capito quanto lui l’amasse. Aveva anche pensato di andare a New York per parlarle di persona, ma poi Andrea lo aveva sempre convinto che non era una buona mossa, che probabilmente aveva bisogno del suo tempo perché si sentisse pronta per vivere quella loro relazione. Fino ad ora, la scusa di darle tempo aveva sempre funzionato, ma Andrea si accorse che ora non funzionava più. Andrea lo vedeva soffrire.
Mentre cancellava le e-mail Andrea sentì trillare l’avviso di nuova e-mail, l’aprì subito era di Meredith, ma da un indirizzo personale, non quello del blog.
“Ciao, dobbiamo trovare il modo di far incontrare questi due, Allison vegeta a casa e non troverà mai il coraggio di prendere in mano il telefono e parlare con Robert. Manca poco, non può finire così”
Andrea concordava, ma cosa potevano fare? Se avesse detto a Robert di quell’e-mail sicuramente avrebbe preso il primo volo per NY senza pensarci due volte mettendo così in difficoltà Meredith. No, gli venne un’idea migliore.
“Stò muovendo le mie pedine, a breve ci saranno novità promesso!”
-Ha chiamato Gwyneth ieri sera, ti cercava.
-Non ho voglia di parlare con nessuno e lo sai.
-E’… a New York.
Fece presente Andrea. Gli occhi di Robert s’illuminarono, sapeva che Gwyneth aveva lasciato il suo numero a Allison, glie lo raccontò mesi prima quando girarono insieme un intervista. Poteva con una scusa chiedere di vederla, poteva parlarle, capire perché non voleva parlare con lui. Di lei si fidava, sapeva che poteva contare su di lei per qualsiasi cosa.
-Dille di chiamarmi quando è libera, ho una cosa importante da chiederle.
Andrea sorrise.
Quella sera stessa il telefono di Robert suonò, raccontò tutto l’accaduto a Gwyneth, che aveva bisogno di un grosso favore
-Robert consideralo già fatto. Domani mattina passo da lei, poi ti chiamo.
Robert chiuse la chiamata non prima di avvisarla che l’indomani mattina sarebbe partito per Baltimora per girare li uno spot, ma che avrebbe lasciato il telefono acceso appena poteva, in caso avesse avuto notizie per lui.
 
Allison continuava a sentire delle fitte alla schiena, fitte che partivano dal fianco fino ad arrivare alla coscia, le toglievano quasi il fiato facendola irrigidire, ma non gli diede peso e cercò di non farlo notare a Meredith che aveva terminato il suo lavoro e si apprestava a rientrare in ufficio. Aveva altre rubriche da seguire e preferiva farlo dall’ufficio, così lei avrebbe riposato. Meredith non aveva bisogno di essere accompagnata alla porta, così quando le disse che se ne andava, Allison, si limitò a sorriderle sapendo che sarebbe ripassata prima di cena, prima di rientrare a casa. Allison restò lì seduta a contemplare la neve che scendeva fuori dalle finestre
-Allison? ci sei? Sono Gwyneth mi ha fatta entrare Meredith.
Allison fu presa dalla tachicardia, e non poté fare altro che invitarla ad entrare restando seduta sul divano coperta dal plaid.
-Hey, aspettavo una tua telefonata!
-Mio dio, scusami, hai ragione, ma ho avuto mille cose a cui pensare e me ne sono proprio dimenticata. Come stai? Che fai a NY?
-Io bene, devo fare delle riprese, poi torno a Londra. Tu, piuttosto che stai combinando?
Il tono di Gwyneth non era di rimprovero, ma non ci mancava molto perché lo diventasse.
-Lavoro.
-Sai a cosa mi riferisco, o meglio a “chi” mi riferisco. L’ho visto mesi fa e mi ha detto che eri rientrata a NY, quello che è successo mentre eravate soli (sorrise sorniona) e cosa ha combinato Susan, ma soprattutto che gli mancavi, ora mi dice che non riesce a parlare con te e prova dolore per questo... e tu, cara mia non mi sembri stare meglio di lui... quindi la domanda è perché?
Allison non trovava le parole per dire, spiegare, ma infine, pensò che un modo c’era.
-Gwyneth io lo amo, ma non volevo che rischiasse di perdere Exton quindi come vedi...
Si alzò in piedi lasciando la coperta sul divano.
-C’è più di un motivo...
-Vado un secondo in bagno, poi ti racconto tutto promesso.
Gwyneth annuì e frugò nella borsa alla ricerca di una gomma da masticare. Appena Allison chiuse la porta del bagno, prese il telefono e chiamò Robert. Era spento. Era ancora in volo? O era a fare quelle riprese? Sentì che Allison si stava lavando le mani, non aveva tempo per lasciare un messaggio in segreteria, così scrisse un sms: “Vieni appena puoi”.

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Capitolo 19
*** -19 New text message. ***


Robert finì di girare quello spot e la prima cosa che fece fu farsi dare il cellulare da Andrea, pensando subito a Gwyneth.
Vedendo lampeggiare il led del suo blackberry sapeva che c’era un messaggio. Chiuse un secondo gli occhi e fece un lungo respiro prima di dare il comando “leggi”, sperò con tutto se stesso che ci fossero buone notizie.
“vieni appena puoi”
-Che significa?
Robert lesse il messaggio ad Andrea,
-Vieni appena puoi.
-Vieni appena puoi…
Il suo cuore iniziò a battere forte, le era successo qualcosa? Iniziava a preoccuparsi in modo serio.
-Chiama voglio partire, subito.
Robert chiamò Gwyneth, (dai rispondi!) continuava a pensare mentre saliva in macchina seguito da Andrea al telefono con un suo contatto per trovare il modo di lasciare Baltimora il prima possibile.
Il telefono di Gwyneth lampeggiava, lei lo vedeva ma non poteva rispondere, Allison era lì, a pochi passi da lei e le stava preparando un caffè. Si limitò a socchiudere la borsa ed attenderla con un sorriso leggermente accennato sul viso. Sapeva che Robert aveva letto il suo messaggio ed in un modo o nell’altro sarebbe arrivato a New York più in fretta possibile.
Sentì un leggero trillo dal telefono che non passò inosservato da Allison, Gwyneth prese il telefono e lesse il messaggio, non farlo sarebbe stato strano.
“cosa è successo? Rispondimi!”
digitò in fretta
“Non posso parlare, sono con lei. Stai venendo qui?”
“Sì stiamo salendo in aereo. Cosa succede? Mi stai facendo preoccupare!”
“Tu sbrigati ad arrivare chiamami quando sei qui sotto che scendo.”
Un’ora. Solo un’ora e Robert sarebbe stato lì. Gwyneth era libera fino ad ora di pranzo, se tutto andava per il verso giusto sarebbe riuscita a combinare la cosa.
-Tutto bene?
Le chiese Allison porgendole la tazza di caffè.
-Sì, scusa, mi hanno posticipato l’incontro nel primo pomeriggio, ho dovuto confermare.
-Bene allora resti a pranzo con me.
Gwyneth sorrise, ora era certa che Allison non avesse impegni.
-Certo, perché no! Ma ora vestiti così usciamo a fare due passi nel parco.
Allison sorrise, le piaceva passeggiare nel parco, anche quando il tempo era brutto, le dava un grande senso di pace, sperava solo che i dolori al fianco si attenuassero camminando un po’. Allison lasciò la tazza del caffè ed andò in camera, prese dei vestiti e si spostò in bagno per lavarsi e vestirsi.
Robert era teso, non sapeva cosa fare seduto in quell’aereo, cercava di trovare una motivazione logica del messaggio di Gwyneth, Andrea cercava di tranquillizzarlo dicendo che se fosse stato qualcosa di grave non avrebbe mandato un sms. Robert cercò di convincersi dell’idea che si era fatto Andrea in merito a quel messaggio ma dentro di se si sentiva comunque impaurito. Cercò rifugio in un suo vecchio modo di fare per non pensare, contare il tempo 59…58…57…56…55…54…53…
Gwyneth si sentiva agitatissima, così iniziò a passeggiare nella stanza di Allison e vide appese su un pannello di sughero molto grande tante fotografie che la ritraevano, ma quelle che la colpirono di più erano degli scatti in cui si vedeva Robert e Allison, la baciava, rideva e lei cercava di fare lo scatto, i loro giorni in barca, ed infine le più belle, delle fotografie di Robert con Exton in braccio. Ne vide tante altre che non erano state appese, le sfogliò per ingannare l’attesa, erano tutte bellissime, ritraevano Robert e Allison insieme sulla spiaggia, mentre timonavano la barca, in aereo. Gwyneth non poté non notare i loro sorrisi ed i loro sguardi, soprattutto negli scatti fatti mentre si guardavano. C’era una forte magia tra loro e lei lo poteva percepire anche solo guardando quegli scatti. Allison uscì dal bagno, indossò un cappotto e una cuffia in lana, la vide guardarla
-Sono davvero bellissime
-Sì lo penso anche io
Disse Allison convinta. Poi abbassò lo sguardo su se stessa sistemandosi con la mano la maglia tirandola dal fondo per farla cadere bene.
Gwyneth abbracciò Allison, l’accarezzò sulla schiena, notando una piccola valigia pronta sulla sedia accanto al letto.
-Andiamo, così torniamo in tempo per pranzare insieme…
Allison era felice di trascorrere un po’ di tempo con Gwyneth, era una persona molto dolce e parlare con lei la faceva stare bene. Nell’ultimo quarto d’ora Gwyneth aveva preso a guardare con insistenza l’orologio, un po’ innervosita tanto che decise di chiederle se andava tutto bene. Avevano parlato tanto, ma solo di lei e di Robert ed ora le era venuto il dubbio che Gwyneth avesse bisogno di parlare di se.
-Tutto bene?
-Oh sì scusa, è che aspettavo una chiamata per quel lavoro e sta tardando… spero che non posticipino di nuovo o perderò il volo per Londra. Mi aspettano i miei bambini, stasera è la nostra sera, non voglio deluderli.
-Andrà tutto bene, ne sono sicura, torniamo a casa cosi pranzando ti distrai un po’ e non ci pensi.
Gwyneth concordò subito, Robert doveva essere lì a momenti traffico permettendo.
Salirono in casa, si riscaldarono davanti al camino, avevano deciso di farsi consegnare il pranzo dal ristorante che stava a pochi passi da casa di Allison, a breve avrebbero consegnato il loro ordine.
-Non ti togli il cappotto? Senti freddo?
-No, semplicemente ho pensato che tu puoi stare qui al calduccio, e scendo io a ritirare il pranzo.
-Sei gentile, grazie!
Gwyneth prese il telefono lo guardò, ancora niente… se lo rimise nella tasca del cappotto, così da essere pronta a scendere una volta arrivato il pranzo. Pensò tra se e se, se non era il caso di dire la verità a Allison sull’arrivo di Robert, poi decise che non era il caso, si sarebbe agitata prima del tempo, ormai tanto valeva lasciarla tranquilla.
Venne risvegliata dai suoi pensieri dal citofono che suonava con insistenza. Allison andò a chiedere chi fosse, Gwyneth temeva fosse Robert, ma si tranquillizzò quando Allison tornò in salotto
-Il pranzo è arrivato
-Scendo subito!
Le porte dell’ascensore si aprirono, Gwyneth vide il fattorino che attendeva con il suo contenitore termico, ma notò una cosa che la preoccupò molto di più, Robert era di fronte al portiere che alzava il telefono, si avvicinò quasi correndo, fece in tempo a sentire.
-Avviso Miss Collins che è qui
-Non c’è né bisogno, lo stavamo aspettando!
Il portiere vedendo la donna sorridergli tranquilla posò il telefono e si rilassò appena loro si avviarono verso l’ascensore, non era abituato a vedere nel suo palazzo tutte quelle celebrità.
-Non dovevi chiamarmi?
-L’ho fatto ma tu non rispondi.
Gwyneth controllò il telefono, aveva ragione,aveva tolto la suoneria appena inviato l’sms e si era dimenticata di rimetterla. Salirono in ascensore
-Ora mi vuoi dire cosa sta succedendo?
-Robert calmati. Va tutto bene. Lo sai che puoi fidarti di me no?
Disse con voce calma poggiandogli una mano sul petto, quel gesto ebbe l’effetto desiderato, Robert fece un grosso respiro e cercò di calmarsi.
-Bene, ora ascoltami. Le cose si sono… evolute, ma sono certa che andrà tutto bene. Lascia entrare me prima ok? Così l’avverto che sei qui.
Robert annuì. Si aprì l’ascensore, erano arrivati.
Gwyneth s’incamminò ed aprì la porta di Allison, entrò lasciando la porta semi aperta, portando il contenitore termico con due mani, Allison vide la porta semi aperta ma pensò che con quel contenitore in mano Gwyneth non riuscisse a chiuderla
-Che profumo meraviglioso!
Disse Allison, le andò incontro per prendere il contenitore ed aiutarla, Robert sentendo finalmente la sua voce sentì il suo cuore esplodergli nel petto per la gioia e non riuscì ad attenersi al piano. Entrò in quella casa. Voleva vederla con i suoi occhi, assicurarsi che stessa veramente bene.
-Allison ti devo dire una cosa, giù all’ingresso…
Gwyneth smise di parlare di colpo, Allison aveva lasciato cadere il contenitore davanti ai suoi piedi

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Capitolo 20
*** -20 L’Amore in ogni respiro. ***


Allison vide entrare Robert dalla sua porta, smise di respirare. L’emozione fu molto forte, si sentì svenire e barcollò. Gwyneth fece appena in tempo a prenderla e sorreggerla meglio che poteva, poi le braccia forti di Robert si unirono alle sue e riuscirono a farla sdraiare sul divano.
Aveva avuto una visione? Era la fame che le stava dando alla testa? Sentiva la voce di Gwyneth giungere attutita e poi un profumo famigliare, un odore in cui si era tuffata più volte, era il profumo di Robert, aprì gli occhi e quegli occhi bellissimi la stavano guardando preoccupati.
-Bevi un po’ d’acqua
Disse Gwyneth mentre l’aiutava a tirarsi un po’ su per bere. Poi la vide sparire in cucina. Riguardò Robert che ancora la fissava, voleva dire tante cose, ma non riuscì a dire niente di sensato. Troppe emozioni
-Cosa si dice delle donne che non rispondono ai messaggi?
-Che custodiscono dolci segreti…
Robert le sorrise, non aveva perso la sua voglia di giocare, stava bene. Ma aveva molte cose da spiegargli.
-Piccola pazza!
Le carezzò i suoi capelli cortissimi e scendendo con la mano si soffermò sulla sua guancia. Allison si accoccolò con il viso dentro la mano. Sembrava un piccolo gatto in cerca di coccole.
Le si avvicinò fino a far toccare le loro fronti, Robert stava con gli occhi chiusi godendosi quel momento, poteva respirare il suo profumo, le posò una mano sulla pancia e sussurrò
-Non ti… non vi lascerò scappare di nuovo.
Allison gli sorrise ed accettò l’abbraccio che Robert le stava dando.
Era un momento meraviglioso, dolcissimo era felice, davvero felice che lui fosse arrivato. Il suo sorriso si spense un istante dopo, quando sentì un dolore forte al fianco, tanto forte da farla irrigidire a tal punto che Robert si staccò da quell’abbraccio per guardarla in viso. Qualcosa non andava. Allison stava sudando.
-Allison che c’è? Non ti senti bene?
-Aiutami voglio alzarmi, ho bisogno di alzarmi.
Robert l’aiutò, era agitata, appena fu in piedi Allison sollevò un po’ la maglia che le arrivava a metà cosce cercando di toccarsi i leggins che portava. Gwyneth fu la prima a capire cosa stava succedendo, andò in camera a prendere la borsa che aveva visto pronta sulla sedia vicino al letto e si avvicinò ad Andrea, gli disse di chiamare l’auto, in fretta, poi si avvicinò a Allison e Robert.
-Tesoro ci siamo.
-No, no Gwyneth, non è ora! è presto!!!
-Allison, è ora. Andiamo.
Robert l’abbracciò cercando di tranquillizzarla
-Allison amore, facciamo come dice Gwyneth vieni, ci sono io con te, stai tranquilla, non avere paura…andrà tutto bene.
-Devo chiamare Meredith…
-Ci pensa Andrea a chiamarla mentre andiamo in ospedale, ci raggiungerà lì.
Disse Robert mentre uscivano di casa.
Robert e Gwyneth attendevano fuori dalla sala visite, il personale ospedaliero li aveva fatti accomodare in quella sala d’attesa per evitare che la loro presenza creasse scompiglio.
Gwyneth vide Robert preoccupato per tutto il tempo che ci stavano mettendo, voleva sapere. Gli prese la mano e gli sorrise
-Andrà tutto bene.
-Non ho avuto nemmeno il tempo di parlarle di chiedere perché…
-A questo servo io! …All’inizio aveva paura che per causa sua tu potessi avere problemi con Susan, che non ti lasciasse vedere Exton, vista la reazione a cui lei ha involontariamente assistito non riesco a darle torto. Poi, una volta a casa ha scoperto di aspettare un bambino “il dono prezioso” ha detto… ed ha deciso di tenerlo e di non metterti in difficoltà. Non ha mai smesso di amarti, aveva solo paura di scontrarsi con “Hollywood”.
Robert tenne lo sguardo basso dopo aver ascoltato tutto quello che Gwyneth sapeva. Le diede un bacio e l’abbracciò forte
-Grazie Pepper cosa farei senza di te?
Gwyneth ricambio il bacio e l’abbraccio
-lo sai, per te io ci sarò sempre.
L’attesa inizio a tormentare entrambi.
Allison ascoltava i battiti del cuore del piccolo dono del suo amore, erano veloci come il suo cuore quando Robert le stava vicino, pensò che era un segno. Anche il piccolo si era emozionato a sentire la mano del suo papà accarezzarlo attraverso il pancione. Si accarezzò la pancia (non temere piccolo mio, andrà tutto bene. Ti amo... andrà tutto bene)
Fece fatica a mettere in pratica i consigli dell’infermiera, ma aveva ragione, doveva sforzarsi di respirare perché in ogni respiro c’era l’amore che provava per quel bambino, anche se era difficile, anche se faceva male, lo doveva fare. lo doveva a quel bambino.
-Siete i famigliari di Miss Collins?
Robert scatto in piedi pronto a seguire quella donna per raggiungere Allison.
-La possiamo vedere?
-Sì, certo, seguitemi.
-Come sta?
-Il Dr. Fisher risponderà alle sue domande.
Percorsero quel corridoio fino a raggiungere la sala parto. Robert era preoccupato, voleva essere certo che tutto andasse per il meglio. Allison aveva detto che non era ancora ora, quanto mancava? il piccolo avrebbe avuto problemi per quell’anticipo? gli tremavano le mani. Gwyneth glie ne prese una mentre camminavano lungo il corridoio
-Andrà bene.
Robert le fece un sorriso tirato ma lei lo accettò sapeva come si sentiva.

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Capitolo 21
*** -21 Tienimi la mano. ***


Il Dottore li raggiunse fuori. Gwyneth fece un cenno a Robert, sarebbe entrata a far compagnia a Allison mentre lui parlava con il medico.
-Dr. Fisher va tutto bene?
-Allison sta bene e anche il bambino. Tra qualche ora nascerà, il travaglio sta proseguendo bene, ed Allison è una donna forte. Tornerò tra un po’ a controllare il monitoraggio.
Robert si congedò dal medico e raggiunse Allison che stava soffrendo molto, ma che manteneva un certo contegno. Gwyneth le diceva come respirare, lui si mise a sedere vicino a lei.
-Allison andrà tutto bene, ora c’è Robert qui vicino a te, io esco un attimo, devo fare un paio di telefonate, non ti lascio, resto con te.
Allison annuì e le lasciò la mano.
-Riuscirai mai a perdonarmi?
Disse Allison guardando Robert che le teneva la mano
-Non c’è nulla di cui io debba perdonarti, se non che non mi hai mai risposto quando ti chiamavo. Ora devi stare tranquilla, Gwyneth mi ha raccontato, concentriamoci su questo momento, sii serena, io sono con te.
Allison sorrise per un istante prima di venir raggiunta dall’ennesima ondata di dolore. Robert si sentiva impotente di fronte a quel dolore, continuò a tenerle la mano, era l’unica cosa che poteva fare per starle vicino.
-Grazie...
-Per cosa? sei tu che stai facendo tutto...
-Per essere qui a tenermi la mano.
-Grazie a te tesoro di avermi concesso di essere qui, e vivere questo momento unico con te. Sai che non ho mai vissuto così da vicino questo atto di estremo amore? Entrambe le volte sono stato lasciato fuori dalla porta... come se quella cosa non mi riguardasse.
Il tono della voce di Robert era carico di tristezza, e nonostante le contrazioni che le toglievano il fiato Allison non voleva assolutamente che Robert si allontanasse da lei. Entrò il dottore per visitarla e controllare come procedeva il travaglio. L’infermiera invitò tutti ad uscire, Robert si alzò dalla sedia, ma la mano di Allison lo trattenne e mimava un no con la testa, voleva che rimanesse li con lei.
Il Dr. Fisher che assistette a tutta la scena sorrise
-Rimanga pure, in fondo è lei che ha messo li quel bambino
disse ridendo,
-se le fa piacere e Allison la vuole vicino non c’è alcuna controindicazione perché questo non avvenga.
Robert tenne stretta la mano di Allison e si chinò su di lei per darle un piccolo bacio mentre il medico controllava il tracciato con i battiti del bambino.
-Grazie...
Allison sorrise, lui la ringraziava. Quell’uomo era matto!
-Allison va tutto bene, e direi che quasi ci siamo, hai deciso il nome?
Allison guardò Robert che attendeva di sapere.
-Non so se è un maschio o una femmina... e non ho ancora deciso
Pensò che il nome debba rispecchiare il piccolo, come posso decidere il suo nome senza aver visto il suo viso?
Robert le strinse forte la mano... e le sorrise.
Il dottore si congedò dicendo che entro un paio d’ore sarebbe nato.
I dolori si fecero molto più intensi, Robert le prese da bere nel distributore automatico in corridoio.
-Robert tienimi la mano.
-Certo tutto quello che vuoi.
Gwyneth le teneva l’altra mano, le aveva promesso di non lasciarla e mantenne la sua parola anche se dovette spostare i suoi impegni.
Meredith era emozionata quanto Allison, per lei era una sorella. Prese la telecamera e li riprese mentre Allison si riprendeva dal dolore e Robert teneva la testa sul cuscino vicino alla sua accarezzandole piano il viso, nonostante il dolore sul viso di Allison, Meredith vedeva l’amore, quello forte, quello che va oltre tutto. L’emozione fu così forte da farle scendere una lacrima sul viso per la felicità di vedere quei due mezzi cuori come il chiamava Andrea, finalmente insieme, vicini, pronti ad accogliere quella piccola anima frutto del loro amore.
L’infermiera chiamò il Dr. Fisher quando vide che Allison cominciava a spingere, significava che il bambino era nella posizione giusta, pronto a fare il suo ingresso in quel nuovo mondo.
Robert non lasciò Allison nemmeno un secondo, l’aiutava a spingere sorreggendola, aiutandola a prendere la forza per dare alla luce quell’angelo. Il dottore, invitò Robert a guardare la testa del piccolo comparire, per Robert fu un momento molto emozionante, era sudato quasi quanto Allison, le stava vicino senza perdere un’immagine di quel momento in cui suo figlio o sua figlia veniva al mondo. L’ultima spinta e Allison si sentì sollevata da ogni dolore nel sentirlo uscire ed udire il dolce pianto di quella creatura, solo allora si rese conto che Robert era rimasto paralizzato e fissava quel fagottino con le lacrime agli occhi. Gwyneth le baciava la fronte dicendole che era stata bravissima.
-Robert glie lo dica lei...
Allison lo guardò, il Dr. Fisher sorrideva quindi non c’era niente di cui preoccuparsi.
Robert si asciugò gli occhi e si avvicinò al viso di Allison.
-E’... una bellissima bambina.
L’avvolsero in un telo e l’appoggiarono su di lei, la piccola smise subito di piangere nell’istante esatto in cui venne appoggiata sul suo petto, era davvero bellissima per quel poco che riusciva a vedere dagli occhi pieni di lacrime. Robert la baciò, e baciò la piccola. Gwyneth fece una piccola carezza alla piccola, poi decise che era venuto il momento per lei di lasciarli soli.
-Tesoro, ora devo andare, ma prima, vi farò una fotografia perché siete bellissimi e così mostrerò i miei bambini la nuova arrivata.
Fece l’occhiolino, abbracciò forte Robert e lui la ringraziò, si avvicinò ad Allison ed alla piccola e assicurò entrambe che sarebbe tornata presto a trovarle. Uscì di corsa, seguita da Meredith che voleva dare la buona notizia ad Andrea che era rimasto per tutto il tempo fuori nella sala d’attesa lasciandoli così un po’ soli. Rimasero solo loro tre. Robert carezzava quelle piccole mani e la piccola stringeva il suo dito tenendolo stretto.
-Le mie donne, siete bellissime.
Le baciò di nuovo entrambe.
Poi appoggiò la testa vicino a quella di Allison sul cuscino e restò li ad ammirarle.
-Hope.
-Cosa?
Chiese Robert.
-Hope è il nome a cui pensavo per lei, “speranza” un po’ quello che mi ha dato lei. La speranza ed il coraggio per andare avanti. E’ lei che mi ha trascinata fin qui.
-Hope
Disse Robert
-Benvenuta Hope... Downey.

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Capitolo 22
*** -22 Luci e parole ***


Robert passò quella notte nel dormiveglia, vicino alla piccola Hope e ad Allison.
Il giorno seguente sarebbero potuti tornare a casa.
Già casa... ma dov’era la loro casa? vivevano lui ad un capo e Allison all’altro del continente. Robert pensò che a volte è difficile vedersi già se si vive in due zone diverse di New York. Non voleva lasciarle, ma aveva forti legami anche a Los Angeles, e il lavoro. Quei pensieri lo tennero sveglio per un bel po’ quella notte, ma era in buona compagnia, la piccola Hope gradì molto le coccole che il papà le riservò quella notte tutta per loro. Robert parlò con lei, le raccontò le sue avventure, le mostrò le luci della città e la piccola presto prese sonno tra le sue braccia e lui restò così a guardarla respirare, era bellissima. Guardò Allison, dormiva beata, se lo meritava, dopo tutto quel dolore era il minimo sindacale una notte di sonno.
Era quasi l’alba quando la piccola reclamò a gran voce la pappa Robert la cullò dolcemente, mentre l’avvicinava a Allison che aveva espresso il desiderio di allattare la piccola e non nutrirla artificialmente.
-Amore, qualcuno vuole la mamma.
Allison sorrise vedendolo cullare quel fagottino e sì mise a sedere sul letto appoggiando un po’ la schiena, porse il suo seno alla piccola che con un forte istinto naturale si attaccò al suo capezzolo calmandosi.
Robert si mise a sedere accanto ad Allison e lei si appoggiò con la testa sul suo petto, lui le mise un braccio intorno alle spalle e la baciò
-Collins tu mi hai cambiato la vita.
-E’ una cosa positiva o negativa?
Robert rise,
-Domani mattina quando usciamo da qui tutti sapranno della nostra felicità, riuscirai a sopportarlo?
-Dipende, con tutti intendi anche le ex mogli che fanno scenate di gelosia?
La baciò sulla fronte,
-Vedi, se mi avessi risposto qualche volta al telefono ti avrei aggiornata sull’evoluzione delle cose. Ho ottenuto di tenere Exton con me quando sono a Los Angeles e Susan non si è opposta più di tanto. Quindi che dire, anche se domani nel notiziario del mattino diranno di noi, per me non sarà certo un problema. Verrà a trovarci anche Indio, lui vive a New York alcuni mesi l’anno, prima gli ho mandato un messaggio per avvisarlo ed è felice per noi, anche se dice che il prossimo Downey lo deve fare lui.
Allison sorrise dell’umorismo del primogenito di Robert, aveva sicuramente un bel carattere nonostante tutto ciò che aveva vissuto, non si era fatto fregare dalle dipendenze, era un bravo ragazzo. Poi pensò alle parole di Robert, “tutti sapranno di noi” e le sue paure si ripresentarono all’appello al completo.
-Hey, che c’è? a cosa stai pensando?
Robert notò subito la risata di Allison smorzarsi prematuramente
-Questa cosa del “tutti sapranno di noi” mi mette un po’ in difficoltà. E’ proprio necessario?
Robert capiva le paure di Allison, ma come avrebbero potuto mantenere un segreto così grande? e poi, perché? forse lui era oramai assuefatto dall’essere un personaggio pubblico e non riusciva più a mettere a fuoco tutte le sfumature di quella difficoltà ma cercò di trovare una soluzione, per amore di Allison, e per la piccola Hope.
-Collins pensi di potermi ospitare per un po’?
-Come? Che intendi fare?
-Nessuno sa che sono qui, nessuno sa che abbiamo una bambina, nessuno sa che ci amiamo. Se stiamo a casa tua sicuramente riusciremo a stare tranquilli per un po’ di tempo, e potremo decidere cosa e come fare. che ne pensi?
Ad Allison quella soluzione sembrava meravigliosa! avrebbero avuto modo di decidere insieme il da farsi, senza doversi buttare subito “nella mischia”
-Downey, sei maledettamente geniale!
La piccola Hope si addormentò ancora attaccata al seno, Allison la staccò con delicatezza e Robert l’adagiò piano nella culla.
Il cielo iniziava a schiarirsi, e Robert si sdraiò al fianco di Allison abbracciandola e baciandole la fronte
-Riposa ancora un po’
E si addormentò con lei.

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Capitolo 23
*** -23 L’occasione che aspettavi. ***


Nella sua vita Allison aveva vissuto situazioni molto difficili, non avrebbe mai immaginato che la vita potesse riservarle delle emozioni così forti, così belle.
Erano trascorsi circa 4 mesi dal giorno in cui Robert era arrivato da Baltimora. Erano riusciti a tenere Hope lontana dal gossip fino a quel giorno. Robert aveva continuato a portare avanti il progetto del blog con lei. Allison continuava a lavorare con Meredith da casa, con lei riuscì a completare l’intervista ed a preparare gli interventi di Robert per finire il progetto e presentare il tutto a Trevor. Era tesa, per la prima volta tornava in ufficio e portava il suo lavoro sapendo quello che avrebbe significato. Robert l’attendeva in salotto con la piccola Hope, già vestita e pronta per l’uscita. Robert aveva insistito perché lei si concentrasse solo su se stessa mentre lui avrebbe pensato a preparare la piccola. Allison uscì dalla camera da letto, indossando un vestito corto leggero, con una giacca leggera ed un paio di sandali con il tacco ma non troppo alto. Guardandosi allo specchio aveva pensato che quello non era il vestito adatto per il lavoro, ma era in maternità, poteva permettersi un abbigliamento fuori dai canoni.
Robert restò a bocca aperta vedendola, la trovava perfetta. Lui quel giorno sarebbe uscito con loro per la prima volta. Si era vestito casual con un paio di jeans scuri, scarpe da ginnastica e una maglietta con la stampa “I love NY”, nessun travestimento. Allison cercò con lo sguardo la piccola Hope, ma non poté trattenere lo stupore quando la vide dentro al passeggino. Era vestita esattamente come lui, stesse scarpe, stessi jeans e maglietta, le aveva messo anche un cappello con la stessa fantasia di quello che stava portando lui.
-Ma....
Disse Allison senza parole indicandola con la mano.
Robert compiaciuto sorrideva, mentre l’ammirava.
-E’ stata lei a copiarmi!
Scoppiando in una risata appena Allison lo guardò perplessa.
-Sei pronta? usciamo?
-Sono un po’ tesa, non sai da quanto tempo aspettavo questo momento... ed ora lo temo.
-Dimentichi che noi saremo con te... Il lavoro che hai svolto è davvero fantastico e non lo dico perché sono coinvolto. Non sarò io a doverti ricordare tutti i miei colleghi che ti hanno chiesto di seguire le loro pagine ufficiali vero?
Allison abbassò lo sguardo sorridendo appena, Robert la sciolse dall’abbraccio con cui le cingeva la vita.
-Andiamo. Non vorrai fare tardi... Sai che ho sentito dire che ci sarà anche il divo più sexy di Hollywood a confermare il lavoro che hai svolto?
Gli diede una pacca sul braccio e si avviarono. In realtà Allison aveva chiesto a Robert di non influenzare l’opinione di Trevor con la sua presenza. Così, mentre Allison avrebbe consegnato il lavoro con Meredith, Robert e Hope l’avrebbero attesa al bar dell’ultimo piano.
Allison giunse da Meredith alla sua postazione ed insieme raggiunsero l’ufficio di Trevor che le stava attendendo.
-Allison, come è andata?
-Tutto bene.
-Vediamo.
Trevor girò la sua sedia voltandosi verso lo schermo del portatile che Meredith aveva posato sul suo tavolo. Allison restò seduta e si rese conto che le mani le stavano tremando come il mattino che andò a proporgli di assegnarle quel lavoro. Cercò di concentrarsi sull’espressione del viso di Trevor, per capire se era soddisfatto del lavoro che avevano svolto.
Tra video, fotografie e scritti ci vollero un paio d’ore perché Trevor visionasse tutto, infine chiuse lo schermo del pc e si girò con la sedia mettendosi perfettamente faccia a faccia con Allison.
-Lo devo ammettere Collins, hai svolto un ottimo lavoro. Finita la maternità potresti occuparti a tempo pieno del taglio celebrità e gestire quella sezione, che ne pensi? Mi sembra un ottima offerta...
Allison non riusciva quasi a respirare... Trevor le stava offrendo su un vassoio d’argento di dirigere una sezione molto importante della rivista. Un’offerta molto al di sopra delle sue aspettative.
-Trevor è veramente una grande occasione quella che mi stai proponendo ma...
Fece una pausa, come poteva dirgli che la sua vita privata aveva preso una piega inaspettata?
-Niente chiacchiere Collins, non ho intenzione di farmi soffiare la migliore scoperta del giornalismo dell’anno dalla concorrenza. Se è una questione di soldi troveremo un accordo. Ora goditi tua figlia, ma quando tornerai al lavoro, è questo il tuo posto.
Allison si sentì molto onorata per le parole di Trevor, dopo averlo salutato uscì dalla stanza, si fermò qualche minuto a parlare con Meredith mentre attendeva l’ascensore
-Hai svolto un ottimo lavoro! Hai sentito Trevor cosa ha detto? Cosa pensi di fare?
-Non ne ho idea, Robert dovrà tornare a Los Angeles e io non credo riuscirei a stare senza di lui, ma non riuscirei nemmeno a stare senza il mio lavoro... Mio dio che confusione!
-Ora goditi questo successo e trascorri questi mesi con la tua famiglia, poi ci penserai!
Allison annuì, abbracciò Meredith ed entrò nell’ascensore, pigiò il tasto che l’avrebbe portata all’ultimo piano del palazzo. Si perse nella frase di Mery “goditi la tua famiglia”. La sua famiglia... quelle parole avevano un suono così dolce.
Robert era seduto in uno di quei tavoli vicino alle grandi finestre su Central Park, voltato di schiena con la piccola Hope seduta sulla sua gamba ed intenta a succhiarsi una manina intera.
-Oh mio Diooo guardateee! quello è Robert Downey Jr!!!
Disse Allison con una vocina in falsetto con un tono quasi isterico, fece sobbalzare Robert che si voltò immediatamente per trovare Allison che rideva a pochi passi da loro e la sala alle sue spalle quasi totalmente vuota.
-Mi hai fatto venire un infarto!
Si mise a sedere accanto a loro, prese dalla borsa la macchina fotografica e scattò una foto.
-Allora? com’è andata?
Le chiese Robert anche se, conosceva già la risposta. Il lavoro era perfetto, non poteva essere andato male.
-Mi ha offerto la sezione celebrità.
-E’ un’offerta fantastica, complimenti!!!
Robert era entusiasta della notizia, mentre Allison aveva paura di poterlo perdere. Se lui avesse vissuto a casa sua a Los Angeles e lei a New York per il lavoro si sarebbero lasciati, lei ne era certa.
-A che pensi?
-Non so cosa rispondere.
-Quindi non hai dato una risposta a Trevor? Ma sei pazza? devi dirgli subito che accetti! E’ l’occasione che aspettavi! Non devi perdere questa possibilità!
Allison ascoltò Robert, e fu felice delle sue parole, significava che lui teneva a lei e sapeva quanto impegno aveva investito nel lavoro in tutti quegli anni, non era un uomo egoista che chiede alla sua compagna di annullarsi per seguirlo, questo era molto bello, ma Allison pensava alla distanza tra le loro vite lavorative e non riusciva ad essere felice al cento per cento per quella proposta.
-Trevor mi ha dato del tempo per decidere, quando finirò la maternità dovrò dargli una risposta, anche se lui pensa che la causa della mia indecisione sia per altre offerte, in realtà è perché non voglio vivere lontana da te.
Robert abbassò lo sguardo e cercò invano di trattenere un sorriso
-Ti fa ridere quello che ho detto?
Allison sembrava contrariata, ma Robert continuò a sorridere, inforcò gli occhiali e si alzò. Mise la piccola Hope nel passeggino, prese una banconota dalla tasca e la lasciò sul tavolo.
-Andiamo?
Allison lo seguì anche se era rimasta un po’ contrariata per la mancata risposta di Robert. Entrarono in ascensore e scesero
-Downey non mi hai risposto!
Robert la baciò sulla guancia, e le sussurrò all’orecchio
-La soluzione è più semplice di quanto tu immagini.

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Capitolo 24
*** -24 Eric Lewis. ***


Robert chiamò un taxi al volo e salirono
-Union Square per favore
-Dove andiamo?
-A presentare Hope al mondo.
Sorrise sereno. Lui ed Allison avevano parlato spesso di quell’evento, ed erano concordi. Dopo la consegna del lavoro avrebbero potuto rendere pubblica la loro relazione. Robert le baciava la mano era felice di smettere di nascondersi. Allison lo guardava e vedeva i suoi occhi meravigliosi luccicare come quelli di un bambino che la mattina di natale ha scartato il regalo più bello.
-E perché stiamo andando a Union Square?
-Eric Lewis...
-Dovrebbe dirmi qualcosa questo nome?
Robert sorrise. Ne aveva parlato con Andrea qualche giorno prima, ma Allison era presa dalle ultime modifiche all’articolo ed evidentemente non aveva ascoltato cosa aveva organizzato con Andrea.
-Eric è un fotografo. Ha uno studio lì. Ce ne ha parlato Andrea.
Allison non chiese altro. Sapeva che Andrea aveva organizzato sicuramente una cosa soft e sobria, una comunicazione degna di una notizia così delicata.
Arrivarono nei pressi di Union Square e Robert si sporse verso il taxista per dargli le ultime indicazioni. Arrivarono così in una via laterale dove Andrea li stava aspettando.
Andrea prese il braccio la piccola Hope, mentre Robert recuperò il passeggino dal bagagliaio dell’auto. Allison pagò il taxi, prese la borsa e si avviarono verso l’entrata dello studio.
Eric era al lavoro, stava facendo delle fotografie ad alcune modelle per la pubblicità di un profumo molto famoso. Attesero qualche minuto, mentre finiva quel servizio seduti su un divanetto bevendo un caffè. Li raggiunse una truccatrice, parlarono con lei, non volevano un effetto cinematografico. La ragazza optò per un trucco leggero molto naturale. Allison fu felice per quella scelta. Quelle foto dovevano immortalare la loro vita reale.
Attesero che le modelle uscissero dallo studio ed Eric li fece accomodare subito. Allison venne fatta sedere dove avrebbero fatto le fotografie, a Robert fecero mettere una camicia con le maniche arrotolate. Robert prima di raggiungere Allison si fermò a parlare con Eric ed Andrea, Allison non sentiva cosa stavano dicendo ma vedeva Eric annuire. Hope era in braccio ad Andrea. Robert raggiunse Allison e si mise in piedi affianco a lei e le sorrise
-Inizio a fare degli scatti di prova per controllare le luci.
Li avvisò Eric, Robert guardava Allison sorridendo
-Come va?
-Bene.
-Ti ricordi quando abbiamo fatto le fotografie per l’articolo e non volevi?
-Come potrei dimenticarlo? Ero agitatissima e tu mi hai costretto!
-Oggi sono io quello agitato.
-Perché dovresti? Sei abituato a questo genere di cose.
Robert avvicinò Allison a sé, la baciò e la strinse in un abbraccio.
-Sono abituato ma non a questo.
Robert pensò a quante volte aveva posato con altre donne per delle foto e si rese conto che troppo spesso quei sorrisi, quei baci erano di scena. La finzione e la realtà erano diventati un tutt’uno e si amareggiò di quelle considerazioni, anche se, altre volte era giunto a quelle conclusioni. Ricordava che in parecchi articoli aveva letto che la sua rinascita era dovuta alla comparsa di Susan nella sua vita. Era vero, ma solo in parte. In quegli articoli, i giornalisti dimenticavano troppo facilmente le sue dichiarazioni sul suo avvicinamento alle arti marziali che lo aiutarono molto a meditare e a prendere coscienza sulla via da seguire. Certo era molto più romantica la versione di Susan che lo salvava dalla perdizione, ma le cose non erano andate esattamente come avevano scritto. Susan era stata importante in quel momento della sua vita perché aveva creduto in lui cosa che in pochi in quel periodo avrebbero fatto, non lo aveva trattato da emarginato e questo per lui contò molto. Era amore? Ne era sempre stato convinto tanto da decidere di sposarsi, di accettare la sua richiesta di fare un figlio, di iniziare a fingere amore anche quando non ne aveva voglia solo per necessità di apparire in un certo modo. Ora era certo di poter dire che l’amore è un'altra cosa. Robert era assorto in quei pensieri
-Robert tutto bene?
-Si scusa, stavo pensando.
-Quando vuoi Robert, io ho già iniziato
Disse Eric da dietro l’obbiettivo, Allison guardò Robert e lui annuì al fotografo
Robert si inginocchiò affianco ad Allison prese una piccola scatola di Tiffany e l’aprì guardandola emozionato, Allison fu più che sorpresa, non si sarebbe mai aspettata una cosa del genere,
-So che non è usuale come proposta, ma, già lo sai che non sono uno normale... quindi, Allison Collins vuoi sposarmi?
Allison venne immortalata in molti scatti mentre teneva una mano davanti alle labbra in preda ad una grande emozione. Non avrebbe mai immaginato di trovarsi in una situazione del genere, anche quando, Gwyneth qualche settimana prima le aveva detto che Robert era pazzo di lei e che le avrebbe certamente fatto la proposta l’aveva derisa dicendole che tra lei e Robert c’era un bel rapporto, ma che nessuno dei due aveva mai pensato al matrimonio. Che non avevano bisogno di palesare il loro sentimento. Ma ora ricordava che Gwyneth le aveva sorriso in un modo particolare quel pomeriggio in cui era stata con Hope e Robert al parco mentre lei finiva l’articolo. Probabilmente lei la stava avvisando di qualcosa che già sapeva, forse era stato da Tiffany con lei a scegliere quell’anello meraviglioso?
-Sì, certo che lo voglio!
Robert si alzò aiutò Allison a mettere l’anello e si baciarono dimenticando totalmente Eric e le fotografie, ma fu lui a ricordargli dov’erano.
-Andrea, facciamo le foto con la bambina ora.
Andrea andò incontro a Robert che prese in braccio Hope e la tenne tra lui e Allison, in quelle settimane Hope aveva iniziato a sorridere e nemmeno quella situazione a lei estranea le tolse la voglia di sorridere a tutti, regalando degli scatti di loro meravigliosi. Chiesero ad Allison di fare alcuni scatti della sua mano con l’anello in primo piano, mentre teneva la mano di Robert, le sembrò una cosa esagerata, ma si ricordò subito di varie foto di gossip in cui veniva data molta importanza a quel genere di particolari nei servizi.
Finirono in fretta di scattare le fotografie, Allison si fermò dietro gli schermi per dare un occhiata agli scatti e chiese ad Andrea di farsi mandare una copia di tutte le foto, lui la guardò sorridendo,
-Già fatto!
Andrea era sempre un passo avanti a tutto, Allison lo adorava, era una delle poche persone a cui affidava Hope senza fargli mille raccomandazioni.
Andrea salutò Robert ed Allison e si avviò verso il parco con il passeggino e la piccola Hope. Appena aveva un attimo di tempo libero portava sempre Hope in giro per la città. Lasciò Robert e Allison soli. Camminarono a lungo abbracciati, Robert la stringeva a se. Era felice. Si fermarono davanti ad una vetrina di abitini per bambini e Robert si mise dietro a Allison abbracciandola ma più che gli abiti guardava loro due riflessi nella vetrina, le sussurrò
-Ho voglia di lei signora Downey.
Allison sorrise e si voltò verso di lui, lo baciò dolcemente per poi sciogliersi dall’abbraccio e fermare un taxi
-Downey io vado a casa, tu che fai? Resti lì a guardare la vetrina?
Robert sorrise e raggiunse il taxi velocemente.
Allison si lasciò trasportare dalla passione di Robert, salì sul taxi e venne raggiunta immediatamente da lui. Diedero indicazioni all'autista e attesero in silenzio di giungere a destinazione. Robert le teneva la mano e la intrecciava con la sua, Allison lo guardava e sorrideva. Non appena il taxi si fermò fuori dal loro palazzo Robert diede una banconota da 50 dollari all'autista e trascinò fuori Allison correndo dentro al palazzo. Salirono in ascensore si baciarono e Robert la strinse forte a sé. L'avrebbe fatta sua anche lì, in quel momento, ma trovò la forza per resisterle ed entrare in casa.
Allison ebbe solo il tempo di lasciar cadere a terra la borsa mentre Robert chiudeva la porta e lasciava occhiali e cappello su un tavolino all'ingresso. Prese a baciare le sue labbra mentre l'aiutava a sfilarsi la giacca, la sollevò e la portò in camera da letto, si staccò da quelle labbra solo il tempo di permettere ad Allison di togliergli la maglietta
-Ti desidero Collins
-Downey, sei ancora troppo vestito
Robert rise mentre Allison lasciava cadere il suo vestito sdraiandosi poi sul letto con solo il suo completino intimo a coprirla con le sue trasparenze, facendogli cenno di raggiungerla. Se prima la desiderava ora la voleva a tutti i costi, la frenesia della passione l'aveva rapito. Si liberò in fretta di tutto ciò che gli impediva di unirsi a lei e salì con le ginocchia dal fondo del letto
Allison lo guardava sorridendo, poteva ammirarlo in tutta la sua bellezza.
-Chi è ancora vestita paga pegno
Disse Robert avvicinandosi ad Allison, iniziando così a baciarle i piedi, le caviglie e bacio dopo bacio salì su lungo le gambe lisce e leggermente abbronzate. Allison rideva con Robert l'amore era sempre un gioco nuovo e questa volta era determinata a dominare il gioco se solo fosse riuscita a liberarsi dalla presa di Robert che imperterrito proseguiva la sua scalata. Le sfilò gli slip non curante dei tentativi di Allison di rovesciare la situazione.
Allison smise di combattere contro quella morsa e di ridere, lo lasciò giocare e si sentì avvampare le guance, il cuore le batteva forte in gola, si portò le mani sul viso, socchiuse gli occhi e mordendosi l'indice emise un mugolio che non sfuggì a Robert che riprese la sua scalata verso le labbra di Allison
-Tutto bene?
Chiese con aria innocente e falsamente preoccupato
-Questo era tuo modo di farmi pagare pegno?
Chiese Allison un po' affannata
Robert non rispose, sorrise sornione mentre le baciava il viso e si abbandonava alla sensazione di piacere che le dita di Allison gli stavano regalando scendendo dalle spalle lungo i fianchi facendogli pregustare altre tenere carezze, ma Allison cogliendo quell'attimo di distrazione lo volse a suo favore, rovesciando Robert sul materasso cercando in qualche modo di tenere ferme le sue mani. Robert rideva, glie l'aveva fatta. Era riuscita cogliere un suo attimo di debolezza ed ora lo stava baciando sul collo e sul petto ed i suoi piccoli morsi lo stavano facendo impazzire.
Liberò le sue mani facilmente, troppo facilmente si mise a sedere con Allison sopra di lui. Lo guardava e sorrideva, Robert le baciò i seni, mentre le sue mani scesero lungo i fianchi fino a raggiungere la vita di Allison. Sì baciarono con tutta la passione che avevano dentro, Allison si lasciò guidare dalle mani di Robert e furono un tutt'uno.
Si amarono lentamente godendosi ogni istante di quel dolce pomeriggio, finché Robert non riprese il controllo della situazione e portò entrambi ad appagare il loro desiderio.

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Capitolo 25
*** 25- La storia nella storia. ***


Allison rimase a letto, intanto che Robert si alzò a prepararle una merenda sostanziosa. Non era ancora riuscita ad abituarsi all’idea di mangiare frequentemente per allattare Hope, ma Robert l’aiutava come poteva “tu nutri Hope. Io nutro te” le aveva detto e lei trovava questo suo partecipare veramente meraviglioso. Robert arrivò in camera con un vassoio dove portava dei tramezzini, succo d’arancia, dello yogurt. Allison pensò che aveva esagerato ma lo riteneva enormemente carino che si preoccupasse per lei.
Trillò il telefono di Allison, Robert lo recuperò dalla borsa semi rovesciata all’ingresso e la raggiunse. Allison lesse il messaggio in fretta poi accese la tv su uno di quei canali dove il gossip era all’ordine del giorno. Meredith le aveva scritto che la notizia stava già circolando. Questo la mise in agitazione, sapeva che era questione di ore, ma sperava che la notizia passasse tra altre più interessanti senza fare troppo scalpore. Questa volta si era sbagliata, la tv titolava “La storia nella storia?” vedere una foto di loro, mentre passeggiavano a Union Square, abbracciati e un’altra del momento in cui scendevano dal taxi mano nella mano sotto casa le faceva male, non era abituata a quel genere di notizie. Robert vedendo la sua espressione rabbuiarsi tolse il volume alla tv, pensò che meno cattiverie sentiva e meglio sarebbe stata.
-Ehy, non devi lasciarti toccare da quello che dicono e da quello che scriveranno nei prossimi mesi. Devi dargli il tempo di accettare la novità, di capire chi sei, ma questo non cambierà la nostra vita te lo prometto.
-Robert, non fare promesse che non puoi mantenere... lo sai che non sarà più come prima.
-Tesoro lo so, hai ragione, ci seguiranno, cercheranno scoop, si inventeranno di tutto, ma noi siamo più forti di questo...
-Forse tu...
Disse Allison guardando gli altri titoli che scorrevano senza sentire l’audio, stavano ripercorrendo i legami sentimentali di Robert.
-Presto finiranno queste chiacchiere te lo prometto, Andrea ha fissato una mia apparizione in tv, qui al “NY-Show” nella diretta del pomeriggio per raccontare di noi e della nostra storia dove porterò le fotografie che abbiamo fatto oggi... vedrai, quando avranno avuto ciò che vogliono ci lasceranno in pace.
L’abbracciò e lei si lasciò coccolare e rincuorare da quelle parole. Lo sperava con tutta se stessa. Forse aveva ragione Robert, in fondo lui ci viveva in quel mondo, se quello era l’iter lo avrebbe sopportato, a patto che non diventasse troppo invasivo.
-Ti sei già pentita?
Le chiese Robert guardandola serio, abbozzando un piccolo sorriso Allison lo abbracciò forte e lo baciò.
-Ti amo Downey, riuscirò a sopportarlo ma... dovrai pagare pegno per questo!
Robert lasciò affacciare sul suo viso un grande sorriso compiaciuto, l’unica cosa che temeva era che Allison si lasciasse ferire dalle cattiverie che quei paparazzi senza scrupoli avrebbero scritto su di loro.
-Che ne dici se andiamo a Los Angeles qualche giorno? Ora sanno dove abitiamo e non possiamo impedirgli di stare qui fuori a fare la posta.
Allison si infilò la maglia di robert e si alzò per guardare giù dalla finestra, vide dei paparazzi appostati con dei teleobbiettivi stavano anche sul marciapiede di fronte, pensò che con quell’angolazione avrebbero potuto fotografare le loro finestre senza problemi. Chiuse le tende. Prese il telefono e chiamò Meredith, le chiese di raggiungerli a casa con Hope ed Andrea. Avrebbero ingannato i paparazzi arrivando tutti e tre insieme come fosse una normale famiglia che vive nel palazzo. Robert sorrise, Ally stava reagendo nel modo giusto.
-Sì andiamo a L.A..
Allison si fece una doccia veloce e si rivestì, guardò di nuovo dalla finestra e vide arrivare un taxi, scese Andrea e prese il passeggino dal bagagliaio poi scese Meredith con la piccola Hope, fu compiaciuta nel vedere che non vennero degnati di uno sguardo dai paparazzi.
-Sono arrivati Andrea, Meredith e Hope.
Robert si chiuse in bagno per farsi una doccia e prepararsi ad uscire.
-Andrea resta qui con te è meglio, ok?
Allison accettò volentieri, sapere che Andrea sarebbe stato con lei e Hope la faceva sentire più tranquilla.
-Vi lascio un secondo e voi che mi combinate?
Disse Andrea sorridendo, cercava di stemperare il disagio che sapeva quell’evento avrebbe scatenato in Allison, che in tutta risposta gli diede una piccola spinta sorridendo. Allison addentò un tramezzino preparato da Robert e si mise a sedere sul divano insieme a Meredith ed alla piccola che si sbracciava cercando di raggiungere la mamma.
-Ora che fate?
Chiese Meredith cercando di capire come si sentiva Allison
-Robert va ad uno show tra poco. Andrea ce la facciamo a prendere l’ultimo volo per Los Angeles stasera? vorremmo partire il prima possibile.
-Robert finirà verso le 18 di registrare la puntata, quindi direi di sì, chiamo e prenoto.
Robert uscì dalla camera da letto si stava abbottonando la camicia
-Andrea chiamami un taxi e digli di fermarsi di fronte all’ingresso, che sia qui tra 10 minuti.
Andrea annuì mentre era al telefono con la compagnia aerea per farsi confermare la prenotazione del volo.
Allison guardò Robert intanto che finiva di prepararsi prima di uscire, era serio e come sempre bellissimo. Aveva indossato un paio di jeans, la camicia bianca e un giubbotto di pelle nera. Scelse un cappellino con visiera e gli occhiali da sole. Sì fermò un secondo a guardare Allison continuando a masticare l’inseparabile gomma alla menta. Lo stava fissando, quando Allison si accorse che Robert la guardava sorridendo, arrossì e distolse lo sguardo. Robert si infilò un paio di scarpe e prese le chiavi e il telefono, era pronto per uscire. Baciò sulla testolina la piccola Hope che stava facendo i suoi primi esperimenti con la frutta aiutata da Meredith poi si avvicinò alla finestra, guardò fuori e vide il taxi fermarsi di fronte all’ingresso. Si mise vicino ad Allison le diede un bacio e sussurrò al suo orecchio “poi mi racconti a cosa stavi pensando poco fa”. Allison ricambiò il sorriso ed il bacio e lo guardò allontanarsi, non si sarebbe mai abituata a vederlo girare per casa. Robert parlò con Andrea, quando il citofono suonò, Andrea rispose, era il taxi. Robert apri la porta e scese. All’uscita il povero portiere sempre più in difficoltà per la presenza dei paparazzi si affrettò ad aprire la porta a Robert che lo ringraziò ed uscì a passi veloci. Raggiunse il taxi, ma non ebbe fretta di entrarvi. I paparazzi scattarono delle fotografie, qualcuno chiese dove stava andando, altri gridavano il suo nome per invitarlo a girarsi verso di loro. Robert fu cordiale con tutti, salutò, fece sorrisi e cenni con le mani. Non aveva certo intenzione di farsi fotografare serio, arrabbiato o nervoso dando un’immagine di se e della situazione totalmente sbagliata, la verità era che nessuno più di lui era felice di mostrare al mondo quella realtà. Si accomodò in taxi e si fece portare allo studio dove veniva girato quello show. All’entrata c’era altra gente che attendeva di vedere dei vip entrare negli studios. Robert sorrise e fece qualche autografo, poi, aiutato dalla sicurezza entrò passando tra la folla.
Allison preparò con Meredith i loro bagagli.
Andrea guardava la tv distrattamente in attesa che iniziasse lo show in cui Robert sarebbe stato ospite.
Allison ripose attentamente i vestiti nel bagaglio, prese Hope in braccio che subito andò con le manine e la bocca alla ricerca del seno materno, si mise a sedere sul letto e lasciò che la piccola saziasse la sua fame mentre lei sperava che Robert tornasse in fretta. Per la prima volta, si sentiva prigioniera in casa sua, la sensazione che stava provando la faceva stare male e si chiese se quella sensazione la vivessero quotidianamente tutte le persone famose. Era terribile.
Rinvenne da quei pensieri quando sentì presentare Robert dal presentatore in tv, Andrea doveva essersi sintonizzato su quel canale per sentire. Allison fece lo stesso, prese il telecomando e si sintonizzò sul canale, lasciando il volume al minimo per non disturbare Hope, ma riusciva a sentire. Meredith si mise a sedere affianco a lei e le fece un sorriso d’incoraggiamento. Robert fece la sua entrata in grande stile, come suo solito, sorridendo e salutando il pubblico raggiungendo a grandi passi il presentatore che lo attendeva affianco ad un divano dove si sarebbe accomodato a fare due chiacchiere con gli altri ospiti già presenti.
-Quindi che ci dici Robert, si dice tu abbia un nuovo amore nella tua vita.
-Sì, un grande amore, una donna meravigliosa Allison Collins.
-L'hai portata con te? Allison è tra il pubblico?
-No, no magari la prossima volta che vengo a trovarti, se riesco a convincerla, è una persona piuttosto riservata
-Parlaci di lei, leggo che è una giornalista? Di che si occupa?
-Bhè sì è una giornalista, ed ultimamente ha lavorato con me ad un progetto che sta riscuotendo molto successo
-Come l'hai conosciuta? Vi siete incontrati qui a NY?
-No, eravamo a Los Angeles, era li per lavoro.
-Giocavi in casa quindi!
Robert non rispose ma fece un grande sorriso, una smorfia divertente e fece l'occhiolino al pubblico
Sembrava totalmente rilassato in quella situazione, Allison fu felice di non averlo accompagnato.
-So che ci hai portato alcune vostre foto
-E' esatto Ted.
Sullo schermo iniziarono a scorrere le fotografie che Allison riconobbe subito. Quelle che avevano scattato alle Antille Francesi, Robert le aveva prese dal pannello, solo ora lo notò.
I Commenti degli altri ospiti erano tutti positivi, Robert raccontò alcuni aneddoti di quei giorni tra le isole, poi, arrivò la foto di Robert con Exton in braccio che lei gli aveva scattato mentre il piccolo aveva rigurgitato sulla sua felpa, scoppiarono tutti a ridere e lui con loro. Allison rimase un po' stranita quando vide passare la foto di lei con Exton in braccio, Robert la commentò dicendo che era una tra le sue preferite. Allison deglutì, sapeva che ora sarebbero arrivate quelle fatte quel mattino. Loro due abbracciati.
L'immagine tornò in studio. Robert si alzò e s’inchinò al pubblico che non smetteva di applaudire.
-E' una bella storia d'amore, ma perché ce l'hai tenuta nascosta?
-E' molto di più Ted, ma abbiamo deciso di condividere solo ora questa cosa, abbiamo preferito vivere la nostra storia in modo riservato, almeno fino ad oggi.
-Più di una storia d'amore? Davvero Robert? Cosa ci stai nascondendo?
Disse il presentatore con un sorriso sornione.
-Questa mattina mi sono dichiarato.
-Oh mio dio! Dici sul serio?
-Ho portato le prove...
Ed iniziarono a scorrere sul video le foto di quel mattino mentre Robert stava in ginocchio porgendole l'anello, la foto del momento in cui Robert l'aiutava a mettere l'anello al dito, il bacio, il primo piano di entrambi mentre si guardavano con gli occhi lucidi.
L'inquadratura tornò su Robert che rideva, smorzando l’emozione ma dai suoi occhi si vedeva che era davvero commosso e intenerito, Allison sentì affacciare una lacrima nei suoi occhi, davvero stava rendendo quell'uomo così felice nel concedergli di dire a tutti di loro?
-Sei davvero un uomo fortunato Downey
-Puoi dirlo Ted. Nonostante il mio passato ho conosciuto gente splendida che mi ha voluto bene e mi è stata accanto. Sono sicuramente un uomo fortunato.
-Se non sbagliano in regia, mi dicono che hai ancora un piccola sorpresa per noi.
-Già ma non è poi tanto piccola.
-Ci hai portato l'anteprima del tuo nuovo film?
-Assolutamente no Ted, oggi sono qui come uomo non come attore. L'ultima foto è.... Nostra figlia: Hope Downey Collins.
Mostrarono la fotografia più bella, Hope tenuta da Robert mentre sorrideva. Avevano tagliato la foto, si vedevano solo i loro primi piani, Robert e Allison ridevano del super sorriso di Hope. Zoommarono sulla piccola, facendole un primissimo piano. I suoi capelli castani scuri come quelli di Robert e gli occhi blu della mamma riscossero un grande successo.
Quando l'immagine tornò in studio si videro gli ospiti congratularsi con Robert e il pubblico applaudire
Robert era molto emozionato, sorrideva ma si vedeva che faticava a trattenere la felicità, guardava però fisso in camera regalando un bellissimo primo piano sorridente.
-So che ora ci devi lasciare, sei in partenza per il set di un nuovo film giusto?
-Sì, è stato un piacere essere qui, e condividere tutto questo con voi, grazie!
Robert salutò il pubblico, gli ospiti ed il conduttore poi guadagnò l'uscita. Restò qualche minuto nel backstage, lo aiutarono a togliersi il microfono e gli resero le fotografie.
Prese il telefono dalla tasca dei jeans e lo accese,
-Amore mi hai visto? come è andata?
-Downey, sei maledettamente fotogenico! E non verrò mai in tv con te!
Rise, si aspettava quel no ma era sicuro che con il tempo sarebbe riuscito a convincerla.
-Come ti è sembrato?
-Tutto molto naturale, direi che sei davvero una "macchina da guerra", quando fai qualcosa ti viene sempre bene.
-Non darmi tutti i meriti. Siete pronti?
-Sì più o meno.
-Fai chiamare la Limousine, basta taxi.
Rise lui, mentre si immaginava Allison alzare gli occhi al cielo!
-Collins, mi stavo dimenticando....
-Dimmi...
-A che pensavi mentre mi fissavi?
-Pensavo che stasera torneremo a “casa” dove tutto ha avuto inizio...
-Pensavi a stasera quindi... Ma dormi con me nella mio letto o vuoi dormire nella tua vecchia camera?
-Chi ha mai parlato di dormire?
Chiese Allison lasciando Robert senza parole! Rideva come un ragazzino e le disse solo un "ti amo" prima di chiudere la chiamata.
Allison lasciò la piccola Hope alle braccia di Meredith e finì di preparare i bagagli.

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Capitolo 26
*** -26 Bentornata ***


Robert rientrò da lì a poco s’informò con Andrea sull'orario del volo, dopo aver baciato la piccola Hope che dormiva nella culla andò in camera alla ricerca di Allison che in quel momento stava chiudendo l'ultima borsa. Si appoggiò allo stipite della porta e restò li a guardarla. Ogni volta che aveva occasione di osservarla restava incantato, qualsiasi cosa dovesse fare era elegante nei movimenti, e questo lo affascinava molto.
-Ehy da quanto sei lì? non ti ho sentito arrivare.
Disse Allison togliendosi gli auricolari del lettore mp3
-Da un po'
-Perché non mi hai detto nulla?
-Mi piace guardarti mentre sei indaffarata
-A me invece piace sapere che sei tornato.
Si avvicinò e lo baciò dolcemente, Robert non poté che ricambiare tanta dolcezza.
-Pronta ad andare? La limousine sarà qui a momenti.
Le disse rimarcando che lei non aveva avvisato Andrea di chiamare l'auto, ma fece finta di non cogliere l'appunto e sorrise.
-Pronta.
Disse sorridente
-Da dove nasce tutto questo buon umore? è l’idea di uscire in mezzo ai paparazzi?
-Ti ho studiato Downey. Mostrarsi sorridenti e felici rende meno interessanti, le storie torbide hanno sempre fatto vendere molti più giornali, quindi...
-Quindi fingi d’essere felice di mostrarti come la mia fidanzata???
Disse seguendo una logica quasi inappellabile impersonando il perfetto investigatore giunto alla verità.
Allison rise
-Ebbene, mi hai scoperta. Ho detto sì solo per poter avere il mio momento di gloria e finire su tutte le riviste dello stato. Ma che dico stato, del continente.
Disse l’ultima parte della frase con una vena di sconforto vero abbassando lo sguardo.
-Vorrai dire mondiali.
La corresse Robert alzandole il viso con un dito sotto il mento, baciandole la fronte ed abbracciandola stretta a se.
-Ah... ora sì che mi sento sollevata...
-Va tutto bene. Stasera ti mostrerò la mia collezione di farfalle e ti dimenticherai dei paparazzi. Ora andiamo, il pubblico ci attende.
Robert portò un paio di valigie in salotto per essere pronti all’arrivo dell’auto mentre Allison per la prima volta si trovò davanti all’armadio immobile senza sapere cosa mettersi per uscire.
-Non ti prepari?
Le chiese Meredith tornata in camera a prendere i bagagli
-Sì ma non so cosa mettermi, quelli sono lì fuori pronti a giudicare.
Meredith le sorrise,
-Lo sai che mi mancherai un sacco?
Allison la guardò e vide i suoi occhi pieni di lacrime, l’abbracciò.
-Tu sei la mia famiglia, lo sai vero? Ti voglio bene, non sai quanto vorrei che tu venissi con me.
-Guarda che non ti basterà andare a Los Angeles per liberarti di me mia cara!
Allison sorrise per le sue parole, non voleva che il loro fosse un triste addio. Pensò che non doveva esserlo, era un arrivederci anche se, non avevano ancora deciso con Robert come conciliare il suo lavoro con la vita a Los Angeles. Era immersa nei suoi pensieri ma venne risvegliata da Meredith che le mise in mano un paio di jeans scuri, degli stivali in pelle marroni, una maglia bianca con una stampa ed una giacca corta.
-Ed ora spicciati.
Allison annuì scacciando la malinconia ed andò in bagno a prepararsi.
L’autista salì e portò tutti i bagagli all’auto accompagnato da Andrea. Allison prese la borsa e la piccola Hope, Robert le infilò un paio di occhiali da sole ed uscirono. Robert uscì per primo seguito da Allison con la bambina, tra il palazzo e l’auto c’erano solo pochi passi, ma Allison pensò che era lontanissima. Tutti quei flash, fu molto felice quando raggiunse Robert che l’attendeva fuori dall’auto in piedi, come sempre sorridendo. Allison aveva pensato di infilarsi subito in auto, passò la piccola Hope a Meredith che era già seduta in auto. Robert le mise un braccio attorno alla vita, le si avvicinò all’orecchio baciandola
-Sei bellissima, lasciamo che lo notino anche loro.
Allison che continuava a sorridere, salutò con un cenno della mano, e sì appoggiò a Robert abbracciandolo ed a sua volta sussurrò
-Se non vuoi mostrare la tua collezione di farfalle a loro ti conviene muoverti
Disse pizzicandogli il sedere mentre si scioglieva da quell’abbraccio ed entrava in auto.
Robert rise di tanta disinvoltura e fece cenno ai paparazzi che era ora di andare, salutò ed entrò.
L’auto partì, Robert prese Allison tenendole una mano dietro la nuca e la baciò, Allison non si sarebbe mai aspettata un bacio tanto passionale, ma ne fu felicemente sorpresa, appena la lasciò lei sorrise.
-A cosa devo tutta questa passione?
Robert le sorrise ma non le diede una risposta, le tenne stretta la mano.
Giunsero all’aeroporto ed Andrea si occupò di tutta la trafila burocratica mentre Allison e Robert salutavano Meredith. Robert le disse che la voleva a Los Angeles, di organizzarsi con il lavoro e di raggiungerli al più presto, poi l’abbracciò e raggiunse Andrea spingendo il passeggino. Allison si sentì più tranquilla perché Robert si era fatto promettere da Meredith che li avrebbe raggiunti quindi sapeva per certo che l’avrebbe rivista nel giro di qualche settimana. Sì salutarono ed in fretta Meredith risalì sulla limousine che l’avrebbe accompagnata a casa.
Mentre salivano in aereo Allison sentiva un nodo in gola, era felice di tornare a Los Angeles con Robert ed Hope ma allo stesso tempo pensava al suo lavoro, ed a cosa avrebbe fatto trascorsi quei pochi mesi.
Il volo fu tranquillo, durante il quale Robert parlò con Andrea dell’organizzazione di alcuni incontri che avevano rimandato durante il suo soggiorno a New York. Allison si appoggiò alla spalla di Robert e si appisolò. La piccola Hope trascorse gran parte del volo a sorridere alle hostess.
Robert diede un bacio leggero ad Allison sulla fronte
-Siamo arrivati. Dobbiamo scendere.
Aveva lasciato scendere dall’aereo gran parte dei passeggeri prima di svegliare Allison.
Andrea anticipò Robert e Allison spingendo il passeggino ed uscendo con un gruppo di passeggeri. Si assicurò che l’auto fosse già arrivata e fece un cenno a Robert, un addetto alla sicurezza li fece passare da una porta laterale riservata al personale dell’aeroporto per sviare così l’attenzione di alcuni paparazzi che attendevano all’uscita. Saliti in auto con Hope l’autista e Andrea tornarono all’interno per recuperare i bagagli, grazie all’addetto alla sicurezza che poco prima si era fatto fotografare con Robert, erano tutti perfettamente riposti su un carrello e riuscirono a caricarli in fretta ed a partire.
Giunti nel cortile con l’auto Robert disse all’autista di fermarsi di fronte alla porta di casa. Paula aprì subito la porta fermandosi appena fuori per accoglierli. Robert l’abbracciò, lei era davvero felice che avesse fatto ritorno. Quando Allison scese con la piccola Hope e li raggiunse Paula fece un piccolo inchino.
-Signora Downey ben tornata.
-Oh mio dio no! Mi chiami Allison. Per favore. Solo Allison. E diamoci del tu.
Paula stranita ma allo stesso tempo felice di leggere in quegli occhi tanta umiltà annuì e chiese il permesso di prendere la piccola Hope, cosa che le fu subito accordata. Paula sparì in casa con la piccola. Robert spiegò ad Allison che Paula aveva sofferto molto quando nacque Exton. Susan non consentiva a nessuno di toccare il bambino se non la tata che lei aveva assunto.
-Paula mi conosce da quando... ero un ragazzino, prima lavorava per mia madre, poi, per restare vicina ai figli era rimasta senza lavoro.
Allison guardava quell’uomo dal cuore d’oro, perso nei suoi ricordi di un passato così lontano. Trovava meraviglioso che nonostante la ricchezza, Robert fosse riuscito a mantenere la sua bontà d’animo intatta.
Lei s’incamminò verso l’entrata di casa per raggiungere la piccola, ma inaspettatamente fu presa in braccio da Robert.
-Ehy che fai!
-Sono quasi certo che ti sta per venire un crampo.... oramai sono un esperto...
Sorrideva trattenendo una risata a malo modo.
-Mettimi giù! io sto...
Non le fece finire la frase, la baciò con la stessa passione di qualche ora prima.
-Bentornata a casa.
-Pensavi a questo, quando mi hai baciata in limousine?
Chiese Allison
-A questo e ad altro.
Disse piano Robert entrando in casa stringendola ancora tra le sue braccia salendo le scale diretto in camera da letto.

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Capitolo 27
*** -27 Semplicemente Sorprendente ***


-Svegliati dormiglione!
-Uhmm... ma che ore sono? Buongiorno.
-E’ ora di alzarsi
-No, non è vero! vieni qui.
Allison sorrise ma non si lasciò incantare da quegli occhi ammaliatori, aveva trascorso una notte d’amore indimenticabile e oggi si era svegliata prestissimo nonostante le poche ore di sonno. Aveva allattato Hope, mentre Paula preparava la colazione ed ora la piccola e la sua nuova amica erano uscite con il passeggino per andare a respirare l’aria dell’oceano. Da lì a poco sarebbe arrivato Andrea, e Robert si sarebbe dovuto mettere al lavoro.
-Intanto che guardava il panorama dalla terrazza di fronte alla camera da letto di Robert, si sentì stringere in un abbraccio era Robert, tutto stropicciato e spettinato, che nel frattempo che la stringeva le baciava la spalla ed il collo.
-Buongiorno
-Ma è l’alba!
-Volevo fare colazione con te prima che Andrea ti rapisca.
-Grazie Amore. E’ un pensiero davvero dolce.
Robert guardò il tavolo in camera, vide che era imbandito come piaceva a lui
-Mi faccio una doccia veloce e sono tutto tuo.
Allison restò fuori a godersi l’aria profumata del mattino. Robert prese un biscotto dalla tavola e si avviò verso il bagno, sentì l’acqua scorrere e Rob cantare, le sfuggi un sorriso sentendolo. Restava dell’opinione che avesse sbagliato ad accantonare la sua passione per la musica e per il canto. Oggi avrebbe iniziato ad organizzarsi per capire come avrebbe dovuto gestire quella sua nuova vita. Non voleva arrivare agli ultimi giorni a cercare una soluzione. Robert fu di parola e si presentò dopo poco, lo vide rientrare in camera e guardandolo con quel piccolo asciugamano avvolto in vita lo trovò tremendamente sexy. Si sarebbe mai abituata a lui? Continuava, nonostante il tempo trascorso, a chiedersi quell’essere meraviglioso cosa avesse potuto vedere in lei. Era circondato per amicizia e lavoro da donne bellissime mentre lui pareva non accorgersene, quel fatto proprio non riusciva a spiegarselo. Lei era una qualunque, si trovò ad augurarsi che Robert continuasse a non accorgersene e rise a quel pensiero.
Rientrò in casa, lo baciò e si misero a fare colazione sedendo vicini, imboccandosi a vicenda, ridendo come due adolescenti.
-Robert, stavo pensando che vorrei organizzarmi per non arrivare l’ultimo giorno a decidere che fare con il lavoro. Poi tu partirai per le riprese del nuovo film, e sarà difficile trovare il tempo per parlare e prendere decisioni.
Robert l’ascoltò in silenzio mentre sorseggiava il caffè, aveva ragione. Sapeva che per Allison quel pensiero era un masso pesante da trasportare sulle spalle, lui quelle sensazioni le conosceva bene. Aveva intenzione di aiutarla a togliersi quel peso e vivere serena la loro vita insieme.
-Che ne dici se ne parliamo più tardi con Andrea? Durante il volo abbiamo buttato giù qualche idea su come potremmo organizzarci, ma voglio che ci confrontiamo e mi dici che ne pensi tu.
-Certo. Grazie, sapere che mi capisci mi aiuta molto, riesci sempre a farmi tornare il sorriso.
-Voglio solo che questa cosa funzioni. E non voglio che tu debba rinunciare a ciò che ami, il tuo lavoro... Un uomo meraviglioso come me... Insomma ci sono cose a cui “proprio” non si può rinunciare!
Le sorrise
Ally si rese conto che per quel sorriso avrebbe rinunciato volentieri alla sua felicità.
Finirono di bere il caffè, Robert si vestì e scesero in soggiorno e lì trovarono Andrea intento a programmare la giornata.
Andrea –Buongiorno
Allison -Ciao, hai visto se Paula è già rientrata con Hope?
Andrea -Credo siano ancora fuori.
Robert -Qual è il programma di oggi?
Andrea –Devi essere presente alla riunione con gli attori e il regista. Dovresti passare alla Team Downey per quella produzione che volevi seguire. Lo sceneggiatore ha già consegnato la prima bozza, vuole un tuo parere. Prima di pranzo ho prenotato la palestra per l’allenamento wing chun. Pomeriggio hai la prova trucco e poi siamo liberi.
Robert –Vieni con me vero?
Chiese ad Allison che già stava pensando che quella giornata non sarebbe passata mai restando sola a casa.
Allison –Non so se è il caso. Non vorrei essere d’intralcio.
Robert sorrise,
-Ma no, così ti presento un po’ di amici.
Aveva appena superato o così credeva, la fobia dei paparazzi ed ora le proponeva di passare la mattinata tra attori di fama mondiale per fare quattro chiacchiere intanto che discutevano di lavoro? Non era sicura di poter gestire tutte quelle novità, ma se quella era la quotidianità dell’uomo che amava, non avrebbe gettato la spugna così senza nemmeno provarci. Se quello rendeva felice Robert, avrebbe provato.
-Ok. Mi servono nuovi amici in questa parte del paese... magari li invitiamo a cena una di queste sere e poi vorrei imparare anche quell’arte marziale, potrebbe tornarmi utile.
Disse facendo l’occhiolino ad Andrea che scoppiò a ridere
Robert restò a bocca aperta. Quella donna continuava a sorprenderlo. Era semplicemente affascinante.
-Vado a preparare la borsa per la palestra. Rob, sei sicuro che Hope non darà troppo disturbo a Paula?
-Quando le diremo di prendersi cura di Hope, mentre noi siamo fuori sarà la donna più felice del mondo, forse la farai anche piangere.
Disse Robert ridendo.
-Dovremo comprarle qualcosa per ringraziarla di tutto ciò che fa e per la sua disponibilità.
Disse Allison uscendo dalla stanza, Robert e Andrea si guadarono e si sorrisero. Allison stava rendendo più positiva quella casa e la vita di quelli che le stavano vicini senza rendersene conto.
Scelse un abbigliamento comodo per la palestra, una canotta sportiva che usava in palestra a NY ed un paio di pantaloni sportivi attillati che arrivavano al polpaccio, le sue inseparabili scarpe da ginnastica. Infilò nella sacca anche un piccolo asciugamano in microfibra, compagno di mille fatiche newyorkesi ed il necessario per la doccia.
Quando scese Robert e Andrea erano quasi pronti per uscire, vide il passeggino nell'atrio, Robert la capì al volo senza che dicesse una parola, le fece cenno indicando la porta della cucina. Allison restò per un istante sulla porta a guardare Paula prendersi cura di Hope, le parlava e la piccola rideva di gusto rispondendole con tutto il suo repertorio di versetti, si avvicinò e la piccola le fece capire subito che voleva essere presa in braccio.
-Non le dispiace se mi sono permessa di ordinare alcuni oggetti per Hope?
Disse Paula indicando un ragazzo che nel giardino del retro stava montando un seggiolone e aveva altri pacchi non ancora aperti.
-Assolutamente no, ma mi dispiace un po' che tu continui a non darmi del tu.
-Ha ragione, ma sa non sono abituata. Con Robert sì, lo conosco da quando era bambino, ma la signora non voleva nessun tipo di confidenza.
Non le lasciò terminare la frase
-Io sono Allison non la signora. Quindi d'ora in poi ti chiedo la cortesia di essere più flessibile ed evitare tutte queste cerimonie. Volevo anche chiederti, se non è un problema, se puoi badare a Hope oggi... Sempre che non ti intralci con i tuoi impegni.
-Ma quali impegni! Sono felice di passare il mio tempo con lei è un angelo! Stamattina siamo state al mercato e abbiamo comprato della buona frutta e verdura vero piccolo tesoro di Paula?
Allison guardò Hope che si sbracciava per raggiungere Paula che le si era rivolta per avere una sua conferma, Paula allungò le braccia e la piccola le si lanciò in braccio senza timore. Paula la baciò e la piccola le mangiò mezza guancia tenendole una mano tra i capelli e l'altra appoggiata al naso. Allison rise e riuscì a scattare una foto col cellulare.
-Stavo pensando anche di organizzare una cena con gli amici di Robert una di queste sere, una cosa semplice, magari ti aiuto a cucinare. Che ne dici?
-Certo nessun problema, deve... devi solo dirmi cosa vuoi cucinare così faccio portare la spesa.
Allison annuì, baciò la piccola Hope ed uscì dalla cucina guardando quella foto buffa al cellulare, sembrava volesse mangiarla! Robert allungò le braccia e prese Allison che camminava assorta
-Che c'è di tanto interessante in quel telefono da non accorgerti che ti sto venendo incontro?
Allison sorrise, non rispose e gli mostrò la foto.
-Abbiamo una figlia cannibale?
Si affacciò in cucina
-E’ ancora viva...
E scomparve dietro la porta, prese la piccola in braccio, la baciò sugli occhi, la piccola con le sue manine paffute cercava di "placcarlo" forse stava pensando di riservargli lo stesso trattamento fatto a Paula, ma Robert le disse che avrebbero giocato a quel gioco al suo ritorno. Passò la piccola a Paula ed uscì dalla cucina con un biscotto appena sfornato in mano.
-Andrea, Allison andiamo? E’ dall'alba che vi aspetto!
Disse serio ed iniziò a ridere solo mentre stava scendendo le scale
Allison ed Andrea si guardarono, Andrea alzò gli occhi al cielo, e poi lo seguì, Allison rise, prese la sacca e la borsa e pensò che quella giornata stava iniziando bene. Si affrettò a raggiungerli, passò la sacca per la palestra all'autista e salì dallo sportello aperto che l'attendeva.
Robert stava mandando messaggi dal suo telefono, Allison stamattina si sentiva frizzante, era in vacanza a Los Angeles e voleva godersi ogni istante, Si accoccolò sulla spalla di Robert che finì di mandare il messaggio per poi lasciar cadere il telefono sul sedile ed abbracciarla.
-Sei pronta per la tua prima apparizione nel mondo del cinema come mia fidanzata?
-Ci saranno altri paparazzi vero?
-Mentirei se dicessi di no. Anche quando non ci sono, c'è la gente normale che s’improvvisa reporter e scatta fotografie, quindi...
-Mi devo abituare a questa cosa, ma a dire la verità mi preoccupa di più incontrare i tuoi colleghi di lavoro.
-Resteranno affascinati ne sono certo, a tal proposito ti vieto di sederti vicino a Tom. ...a Mark... a Jeremy... a Evans... ed... cazzo! ...Hemsworth. Sono tutti bellocci, giovani...e supereroi. Mi ricordi per quale motivo non ti ho chiesto di restare a casa oggi?
Allison rise della finta insicurezza di quell'uomo e restò al gioco.
-Ah potevi dirmelo che c'erano "questi" colleghi.
Robert la guardò lasciando scendere gli occhiali da sole fin quasi sulla punta del naso, non riusciva a sorridere, si stava sforzando ma più che un sorriso quello era una smorfia, era geloso. Forse per la prima volta in vita sua temeva che qualcuno potesse portargli via la felicità.
Allison stava sorridendo poi vedendolo così serio cercò di capire cosa gli passava per la testa.
-Che c'è?
Robert si tirò su gli occhiali e si diede un contegno.
-Sono geloso Collins.
Allison lo guardò stranita, geloso? Non era possibile. Le aveva raccontato la sua vita per filo e per segno negli ultimi mesi, parlando di qualsiasi relazione e solitamente erano le donne che frequentava che gli facevano scenate di gelosia per i suoi modi di fare e non ricordava che fosse mai successo il contrario.
-Ma tu non sei geloso!
-Da oggi sì...io...
Robert si sforzò di tenere le labbra serrate. Allison scoppiò a ridere di nuovo. Era dolcissimo mentre cercava di trattenere i suoi pensieri. Allison si tolse gli occhiali, prese il suo viso tra le mani, gli sfilò gli occhiali da sole e lo guardò dritto negli occhi.
-Hey, ma ti pare che mi possa interessare a loro, quando ho te al mio fianco? Non a tutti per lo meno!
e scoppiò a ridere di nuovo.
-Mi fa piacere che tu ti diverta.
Bofonchiò Robert
-Devo ricordarti chi tra noi due ha un lavoro che lo porta a baciare e abbracciare attrici bellissime, a girare scene di sesso e che hai una marea di fans che pagherebbe per passare del tempo con te? E poi, tu fai il geloso con me? Io? Ma dai! Ma chi vuoi che mi guardi!
-Quella è tutta finzione... e poi... "Io ti ho guardata"!
-Va bene, concesso... mettiamola così allora... "Io Ti Amo" e questo per me, comune donna mortale, vale più di qualsiasi altra cosa.
Lo baciò senza dargli il tempo di controbattere.
Robert si sciolse in quel bacio e sentì il fuoco bruciargli dentro, la gelosia venne smembrata e sì sentì sollevato.
Arrivarono, Robert scese dall'auto e le porse la mano per aiutarla a scendere.
-Comunque ti siedi vicino a me!
Disse sorridendo, mentre lei stava uscendo dall'auto facendole stampare un sorriso sulle labbra che venne immortalato da un paio di fotografi. Robert si fermò davanti ad un gruppetto di ragazzine che lo chiamavano a gran voce e fece loro degli autografi. Si fece poi fotografare da Allison intanto che stava in posa vicino a loro. Poi le prese la mano e guadagnarono l'entrata.
Allison non era mai entrata in un hotel che fosse così lussuoso, si guardò intorno, solo la hall era immensa, non riusciva a vedere dove finiva. Robert le mise il braccio intorno alla vita e le indicò un gruppetto in un angolo, li raggiunsero, Robert salutò tutti mentre Allison rimase un passo indietro, sempre sorridente, forse paralizzata sentendosi addosso gli occhi di tutti quelli che Robert aveva appena salutato.
Tom -Lei non ce la presenti?
Tutti si voltarono verso Allison
Mark -Già Rob perché non fai le presentazioni come si deve?
Robert –No! Non ve la presento! State alla larga!
Disse ridendo
Gwyneth -Lei è Allison!
Disse mentre le metteva un braccio attorno alla spalla, era stata alla reception a farsi dire quale sala era stata riservata per il loro meeting.
Allison -Ciao! non sapevo ci fossi anche tu!
Gwyneth -Eh già, anche stavolta Robert ha vinto!
Le ece l'occhiolino
Hemsworth -Ehy perché tu la conosci?
Gwyneth -Perché... perché io so sempre tutto, io sono Pepper!
Robert e tutti si misero a ridere, e le si avvicinarono per presentarsi e salutarla anche se, lei sapeva bene chi fossero.
Allison guardava Robert e gli altri, sembravano dei ragazzini, gli davano pacche sulle spalle, domandavano dove l'aveva tenuta nascosta.
Gwyneth -Andiamo, li conosco, tra poco daranno il peggio di loro! Meglio non ascoltarli, vieni prendiamo posto nella sala, tanto poi ci raggiungeranno. Come sta Hope?
Allison -Bene! ha già fatto amicizia con Paula. Passi a trovarci? In questi giorni sei a Los Angeles?
Gwyneth -Sì volentieri! Organizzo una serata tra donne e usciamo con qualche mia amica se ti va.
Robert -No no no no... Conosco le tue amiche... Non se ne parla!
Allison e Gwyneth scoppiarono a ridere era ormai deciso, Robert abbracciò Allison e lei sussurrò "com'è che conosci tanto bene le amiche di Gwyneth?" Lui la guardò sorridendo, sentire quella sfumatura di gelosia nelle sue parole lo faceva sentire importante ai suoi occhi.
Gwyneth -Ora sì che sei nei guai Stark!
Poi si allontanò e si mise a sedere in una delle poltrone attorno al grande tavolo ovale.
Allison -Mi devo preoccupare Downey?
Lui scoppiò a ridere
Robert -Assolutamente no Collins, sono un uomo fedele!
Non si erano accorti che tutti erano appena dietro di loro pronti a prender posto.
Tom -Fedelissimo... ma da quando?
Disse scoppiando a ridere e mettendosi a sedere.
Mark -Come si chiamava quella costumista che doveva sistemarti sempre "l'armatura?"
Jeremy -Dai ragazzi, Rob è un "professionista", siate seri... Non era la costumista, ma la truccatrice!
Evans -Allison non credere ad una sola parola. Comprese quelle dette da Robert!
Hemsworth -Te lo tengo d'occhio io, se sgarra lo "fulmino!"
Robert rise di ogni battuta, si liberò del braccio di Thor attorno al collo e prese posto.
-Grazie! Grazie a tutti! Siete dei veri amici!
Allison si mise a sedere vicino ad Andrea in fondo alla sala erano state disposte alcune sedie per i collaboratori.
Vide entrare il regista che si unì alle chiacchiere del cast per qualche minuto, poi prese la parola ed iniziò la riunione.
Allison restò lì in religioso silenzio ad ascoltare. Era affascinata dalla semplicità con cui parlavano della loro prossima avventura.

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Capitolo 28
*** -28 Una vita tutta nuova ***


Allison era totalmente rapita da quelle chiacchiere, vedere un film è una cosa, ma sentire, capire cosa c’è dietro, bhè rendeva quel mondo molto affascinante. Andrea le diede piano una gomitata per attirare la sua attenzione e farle cenno di guardare Robert. Lui la guardava serio le mimò con le labbra “ti stai annoiando?” Ally si affrettò a dire “no, mi piace” e il viso di Robert si rasserenò e fece un mezzo sorriso. Si sistemò con la sedia e riprese ad ascoltare il regista che stava terminando di spiegare quale impronta volevano dare al sequel. Nessuno di loro appariva preoccupato, erano tutti dei professionisti ed avrebbero fatto del loro meglio perché tutto andasse esattamente come voleva. Robert aveva altri progetti in corso. Altri film da girare prima di quel lavoro, ma l’azienda chiedeva il massimo della disponibilità perché le riprese si sarebbero svolte in diversi continenti e sarebbero state relativamente lunghe. Questa riunione serviva al cast proprio per dargli modo di conoscere le tempistiche delle riprese e fornire a tutti un planning che indicava il periodo richiesto sul set suddiviso per ogni attore. Robert gli diede un occhiata veloce, la linea rossa che indicava il suo personaggio, Iron man partiva dall’inizio delle riprese e terminava con la fine delle riprese, ma già se lo immaginava. Aveva letto il copione mesi fa prima di firmare, lui e pochi degli altri avevano dei ruoli principali. La riunione terminò di lì a poco. Tutti si alzarono ed andarono a salutare il regista che salutava scambiando quattro chiacchiere con ognuno di loro per poi congedarsi dal gruppo ed uscire dalla stanza. Robert si avvicinò ad Allison e le diede un bacio sulle labbra.
-Ti è piaciuto davvero? Io trovo queste cose di una noia mortale.
-Perché per te è una cosa conosciuta e noiosa rispetto ad andare sul set e recitare. Per me che ho passato la mia vita lavorativa dietro lo schermo di un pc a scrivere è una cosa davvero elettrizzante!
-Che ne dici se andiamo?
-Non vuoi più invitare i tuoi amici a cena?
Gli chiese con un piccolo sorriso sulle labbra ed uno sguardo malizioso, lui la prese per mano e si diresse verso il gruppo che si stava confrontando sui periodi in cui sarebbero stati sul set
Jeremy –Tom, anche stavolta non ci vediamo se non per qualche giorno.
Tom –In compenso ho letto che girerai delle scene hot con Scarlett! Direi che non ti puoi lamentare.
Jeremy –Non aggiungere altro, c’è già una guerra a casa mia a questo proposito!
Hemsworth –Io, Robert e Mark vi terremo aggiornati sulle uscite notturne con Chris!
Evans –Divertente!...devo ricordarti che non ero io quello che il giorno dopo non riusciva a ricordare mezza battuta?
Robert –Che ne dite di continuare la discussione a cena stasera a casa nostra?
Tom –Dai una festa?
Jeremy –Ottima idea, purché non si parli di lavoro!
Gwyneth –Io ci sono! Serve un passaggio a qualcuno?
Jeremy –Grazie, mi farebbe comodo un passaggio.
Hemsworth –io ci sono, a patto che si mangi!
Robert –E’ una cena rilassata tra noi. Hemsworth certo che si mangia! E’ una cena!
Hemsworth –E che ne so! Voi americani siete strani!
Tom –Perfetto, non ho voglia di mondanità in questo periodo. Mark tu che fai, ci vieni? Passi a prendermi?
Mark –Perché no! Certo, stò a due isolati dal tuo albergo!
Evans –Passate a prendere anche me!
Robert –Ok allora è deciso, alle 6pm. Vi aspettiamo.
Tutti salutarono Robert e Allison mentre uscivano dalla stanza, le frasi tipo “tienilo d’occhio” “non lasciarlo con le costumiste” si sprecarono nonostante gli sguardi truci di Robert. Allison continuò imperterrita a ridere. Robert attese l’arrivo della macchina e poi uscirono dalle porte tenute aperte da un uomo in divisa.
Robert fece un cenno alle persone che lo attendevano fuori e fece qualche autografo mentre camminava verso l’auto. Salirono e quando le portiere si chiusero regnò il silenzio. Allison e Robert si guardarono e si sorrisero, che bello il silenzio dopo tutte quelle urla dei fans e dei fotografi.
Si avviarono verso la sede della Team Downey, arrivarono poco dopo, la sede era in quella zona e Robert ebbe solo il tempo di baciare Allison, l’auto si fermò e Robert si avvicinò allo sportello dell’auto per scendere ma Allison lo trattenne per un braccio.
-Rob io mi faccio accompagnare a comprare un regalo per Paula così quando finite torniamo a prendervi.
Robert fu felice di quell’idea, costringerla a starsene seduta ad attendere che lui finisse quel lavoro proprio non lo allettava, almeno così, Allison avrebbe potuto svagarsi un po’.
-E’ un’ottima idea. Quando finisci fatti accompagnare direttamente in palestra, ci vediamo là.
Si chinò su di lei e le diede un bacio passionale tanto da fargli pensare che forse quel lavoro alla TD poteva anche essere rimandato, ma mentre Robert si lasciava cullare da quelle dolci fantasie, Allison lo riportò con i piedi per terra
-Avanti pigrone! Al lavoro! Ci vediamo in palestra.
Robert si rassegnò ed aprì lo sportello
-Downey?
Robert si girò verso di lei che stava abbassando il vetro del finestrino, mentre lui si avviava verso l’entrata.
-Ti amo.
Rob sorrise e si rimise in marcia verso l’entrata del palazzo mentre l’auto con Allison partì. L’autista le chiese dove voleva essere portata tramite l’interfono. Allison si ricordò di quel bottone e lo pigiò facendo così scendere quel vetro oscurato che la divideva dall’autista.
-Dobbiamo comprare un regalo per Paula e forse tu puoi aiutarmi. Dimmi qualcosa di lei.
-Paula ama indossare dei cappellini durante le sue passeggiate pomeridiane quelli con il velo, è sempre vestita elegante. Le piace leggere e qualche volta l’ho sentita cantare le vecchie canzoni degli anni 50-60.
Le aveva dato un sacco di spunti. Ora doveva trovare un negozio che facesse al caso suo dove poter trovare qualcosa di particolare che potesse piacerle. Quella zona della città era colma di negozi, ma la maggior parte erano di grandi stilisti di fama mondiale, non era ciò che stava cercando in quel momento.
-C’è un posto che potrebbe avere qualcosa di quel genere.
Le disse l’autista, Allison fece un grande sorriso! Quella non era la sua città, ci avrebbe messo delle ore solo per capire dove poter andare a cercare.
-Bene! andiamoci.
Scese dall’auto ed entrò nella galleria di negozi che le aveva indicato l’autista, sembrava fosse stata catapultata indietro nel tempo. Trovò subito il negozio di cappelli. Ne aveva una collezione intera, originali, eccentrici e alcuni avevano anche la borsetta coordinata e guanti in tinta. Allison si lasciò consigliare dalla signora ed acquistò uno di quei completi, lo scelse di color verde, pensò che quel colore sarebbe stato bene con l’incarnato di Paula. Raggiunse la cassa e mentre la signora riponeva i suoi acquisti in una scatola e poi in una busta vide sul bancone una rivista di gossip che evidentemente era il pane quotidiano della signora dietro al bancone. Il sacchetto non le permetteva di vedere tutta la copertina, ma poteva leggere a caratteri cubitali DOWNEY JR e c’era una fotografia. Si sentì avvampare per un istante, porse la carta di credito alla cassiera per pagare, ringraziò e salutando uscì in fretta dal negozio. La sua attenzione venne richiamata da un negozietto che vendeva vecchi dischi in vinile, uno di questi stava suonando da uno stereo d’annata, tutto in legno con intarsi, era davvero molto bello. Non chiese nemmeno il prezzo, lasciò detto che avrebbe fatto passare un fattorino a ritirarlo e domandò di includere col mobile una decina di dischi rari. Il suo shopping era andato benissimo, poteva già andare in palestra ed aspettare Robert.
La palestra frequentata da Robert non era una di quelle lussuose dove si va per mettersi in mostra più che per fare esercizio fisico, era una semplice palestra. Le venne incontro un ragazzo di quasi vent’anni, le stava per dire che non erano aperti, ma quando Allison disse che era con Robert ma che era un po’ in anticipo rispetto a lui, il ragazzo cambiò tono e le mostrò dove poteva cambiarsi.
Fu pronta in pochi minuti e trovò il ragazzo che l’aspettava al centro della stanza. Lo raggiunse e lui con modi gentili le spiegò cosa le avrebbe insegnato, si informò da lei se conosceva lo yoga e se lo praticava. Iniziò a mostrarle delle mosse che erano alla base dei combattimenti. Allison ascoltava con attenzione, le arti marziali l’avevano sempre affascinata, ma aveva seguito solo un corso base di aikido parecchi anni prima. Dopo circa un ora il suo istruttore le propose di fare una pausa ed Allison accettò, aveva bisogno di bere ed asciugarsi. Andò verso la sua borsa e vide Robert lì seduto a guardarla sorridente.
-Ehy!
-Ciao! da quanto sei qui?
-Abbastanza! Anzi, ricordami di non litigare mai con te. Le tue gambe sono pericolose!
Allison sorrise e si asciugò il viso ed il collo. Robert la guardò, era davvero bellissima. Si alzò e le diede un bacio sulle labbra poi le disse che doveva andare nell’altra stanza ad allenarsi con il suo maestro e sparì. Poco dopo Allison li sentì salutarsi ed iniziare il loro allenamento. Il ragazzo tornò nella stanza e Allison chiese se potevano riprendere. Così le propose una serie di nuove mosse e le insegnò come farle nel modo corretto, trascorse un'altra mezzora ed entrò un ragazzo nella loro stanza. Allison capì che era lì anche lui per fare lezione, così decise che era ora per lei di smettere ed andò a farsi una doccia ed a cambiarsi. Quando uscì dalla doccia si sentì piena di energia e si sdraiò sulla panca a rilassarsi un po’ prima di vestirsi e uscire. Quando fu pronta andò a sedersi all’entrata, sorseggiando la sua bottiglia d’acqua rimase a guardare quel ragazzo che si allenava fino a quando non sentì la voce di Robert avvicinarsi. Lo vide conversare con un uomo poi salutarlo ed infilarsi nello spogliatoio maschile. Ne uscì qualche istante più tardi, ancora con i capelli bagnati si mise a sedere accanto a lei.
-Com’è andata?
-Mi è piaciuto molto. Potrei venirci anche la prossima volta che vieni ad allenarti?
Robert sorrise
-Certo! Che domande! Dai andiamo che mi aspettano per la prova trucco!
Allison si alzò subito e si avviò verso l’uscita seguita da Robert.
In macchina Robert continuò a bere dalla bottiglia d’acqua, non avevano ancora pranzato, così decisero di fermarsi ad un bistrò per mangiare qualcosa di veloce e bere un caffè lungo la strada prima della prova trucco.
-Rob ma dov’è Andrea?
-E’ rimasto alla TD per del lavoro, ci raggiungerà dopo a casa.
Allison sapeva che quella sera avrebbero cenato con gli amici di Robert, quindi voleva parlare del lavoro prima del loro arrivo. Questo la agitava un po’. Quel lavoro era davvero tutto per lei. Per anni aveva lottato in quell’ambiente di squali per riuscire ad avere un posto, una possibilità. Ma ora, anche la sua famiglia non era da meno. Cosa doveva fare? Quale era la scelta giusta? Sarebbe mai riuscita a conciliare lavoro e la sua vita personale? Più ci pensava e più non riusciva ad immaginare questa possibilità. Pensava a cosa poteva rinunciare, quale poteva essere la scelta meno dolorosa, ma nessuna delle idee che le vennero in mente le parve una soluzione accettabile.
Pranzarono su un piccolo tavolino all’aperto in un giardino pensile ricavato nello spazio tra due palazzi. Il sole era caldo ma quel calore era piacevole, e l’aria portava dei profumi che Allison non conosceva, ma che trovava buonissimi.
-Sai che pensavo al tuo lavoro prima?
-Davvero? e quando?
-Sì. Mentre ero alla TD. Tu ci hai pensato? Cosa vorresti fare?
-Certo ci ho pensato, ma mi credi se ti dico che non sono riuscita a trovare una soluzione?
Robert le sorride e le prese la mano carezzandola dolcemente.
-Questo perché tu pensi di dover sacrificare qualcosa in questa scelta. Non è così.
Allison lo guardò, non riusciva a capire dove volesse arrivare con quel discorso.
-Downey, cosa dovrei fare secondo te?
-Non rinunciare a nulla Collins. La vita è una sola. Devi cogliere ogni possibilità per poterla vivere al 100% senza dover rinunciare a niente ed a... nessuno.
-Robert bellissime parole, non c’è dubbio, ma secondo te come possono diventare realtà quando il lavoro che ho sognato per una vita si trova a New York, mentre tu e la tua vita siete dall’altro capo del paese?
Allison disse le ultime parole con un filo di voce. Quelle parole le facevano male, sentirle dentro e dirle a Robert le faceva venire un grosso nodo in gola.
Robert abbassò lo sguardo ma le parole di Allison non gli tolsero il sorriso dalle labbra. Quando alzò lo sguardo guardandola negli occhi li vide ancora più azzurri di sempre, ma erano lucidi, le lacrime si stavano per affacciare in quell’oceano in cui lui amava perdersi.
-Hey, non amareggiarti. Cerca di stare tranquilla e vedrai che insieme troveremo una soluzione. Se vuoi ti spiego a cosa stavo pensando.
Allison non riusciva a parlare annuì solamente.
Robert iniziò ad esporle le sue idee sul lavoro che doveva svolgere per Trevor.
-Perché dovresti stare a New York per gestire la sezione celebrità quando quasi tutte le celebrità vivono sulla West Coast? Io penso che dovresti accettare il lavoro che ti ha proposto Trevor, ma potresti scrivere da qui. Potremmo ricavare uno studio tutto tuo a casa, o in alternativa un ufficio alla Team Downey o trovarti un ufficio in centro.
Robert restò un lungo istante in silenzio cercando di capire se l’idea poteva piacerle, se secondo lei era fattibile.
-Collins che ne pensi? Non dici nulla? Pensi non sia fattibile?
-Ci penso da tempo, ma non avevo pensato di lavorare da qui per il giornale a NY. Solitamente c’è sempre del lavoro da fare al momento. Non so nemmeno se Trevor accetterebbe una collaborazione così. Anzi penso proprio che non lo accetterebbe, sarebbe improponibile.
Abbassò lo sguardo perché era profondamente dispiaciuta della soluzione che Robert le aveva illustrato. Avrebbe voluto con tutta se stessa che quella soluzione potesse funzionare, ma nemmeno quella sembrava la soluzione che avrebbe risolto quel dilemma.
-E se ti dicessi che ne ho parlato con Trevor questa mattina?
Allison quasi si rovesciò il caffè addosso. Robert sorrise perché per la prima volta da quando avevano iniziato a parlare di quel problema lo sguardo di Allison era tornato attento e curioso come l’aveva vista qualche ora prima in palestra.
-Downey cosa hai fatto?
-Lo so, lo so, ne avrei dovuto parlare prima con te, ma lo sai come sono fatto, quando ho qualcosa che mi frulla in testa non riesco a fermarmi.
-Cosa ti ha detto?
-Bhè io gli ho detto quello che più o meno ho detto a te, ma premetto che dovevamo sentirci perché mi ragguagliasse sul nostro progetto del blog e sull’intervista che sarà in edicola con il prossimo numero, quindi non l’ho cercato di proposito, o forse l’avrei cercato comunque per parlarci, ma non è questo il punto, in fondo aveva intuito che c’era una certa simpatia tra noi mi ha detto, e poi mi ha fatto un sacco di complimenti per come abbiamo gestito la nostra vita personale senza che questo potesse compromettere il progetto.
-Downey! cosa ti ha detto!
-Sì...Scusa, mi ha detto che se gli garantiamo di avere delle interviste in esclusiva per lui puoi lavorare anche dal Giappone. Ti ho raccontato che in Giappone non ci voglio più tornare vero? Mi hanno letteralmente sequestrato quando ci sono andato, quindi non farti venire strane idee.
Allison non poteva credere alle sue orecchie. Trevor le avrebbe concesso di lavorare da Los Angeles senza perdere nessuno dei benefit che le aveva proposto? Aveva davvero capito bene?
-Amore hai sentito cosa ti ho detto?
-Sì ho sentito e non ti chiederò di andare a vivere in Giappone!
-Spiritosa! Che ne pensi?
-Cosa posso pensare? Trevor mi darà il lavoro che ho sempre sognato e posso scrivere da qui e mandargli gli articoli senza dover rinunciare alla nostra vita? Cosa ne penso mi chiedi? Penso che mi sto per mettere a piangere! Che nemmeno nei miei sogni più rosei avevo immaginato una soluzione così... perfetta. Non avrei mai rinunciato a noi lo sai vero? Anche se questo lavoro è tutto.
Robert sorrideva e non riusciva a fermare quel fiume di parole, parlava del lavoro, di loro, di Hope, di qualsiasi cosa le passasse per la mente come non aveva mai fatto. Robert riuscì a farla stare in silenzio solo nel momento in cui si alzò dalla sedia e si chinò su di lei per baciarla. Quando si staccò dalle sue labbra Allison parve più pacata, ma si agitò di nuovo pensando che dovevano ancora andare alla prova trucco e che lei doveva preparare la cena con Paula per i ragazzi che sarebbero stati a casa loro da li a qualche ora. Così Robert si alzò, andò a pagare il conto e si avviarono a passo veloce verso l’auto. Robert fermò un taxi al volo ed Allison lo guardò stranita
-Tu vai a casa tranquilla in auto, io prendo il taxi e vado alla prova trucco, torno prima che posso.
Allison lo abbraccio e lo baciò appassionatamente anche se sentiva le persone intorno dire “ma quello è Robert Downey Jr”
-Ti aspetto a casa
Sussurrò prima di sciogliere il suo abbraccio e salire in auto. Robert rimase per qualche secondo senza fiato, quel bacio, quella passione, qualcosa in Allison si era sbloccato, gli piacque pensare che era riuscito a sollevarla da quel peso che l’affliggeva e che ora si sentiva più tranquilla e libera. Cercò di distogliere l’attenzione che il suo corpo aveva dato a quel bacio carico di passione per sospirare e salire sul taxi dando l’indirizzo dove voleva essere portato “accidenti al trucco”... “devo fare in fretta quelle labbra mi mancano già”

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Capitolo 29
*** -29 La cena ***


Allison lasciò la scatola con il pensiero per Paula in sala. L’avrebbe dato a Paula appena Robert fosse rientrato a casa. La piccola Hope dormiva tranquilla nel suo lettino, lo vide dal monitor posto in cucina, anche quello doveva essere un acquisto di Paula.
-Ciao, Robert mi ha chiamata e mi ha detto che stasera vengono degli amici a cena. Hai già deciso cosa cucinare?
-Sì, pensavo di preparare qualcosa di gustoso e leggero. Faccio un salto al mercatino qui all’angolo e compro il necessario.
Paula annuì e continuò a lavare le verdure
Prese la borsa e scese in garage, non voleva andare al supermarket con l’autista, guardò le auto parcheggiate in garage, e ne trovò una che faceva al caso suo, una piccola auto elettrica, scollegò i cavi e salì. Pigiò il bottone dell’accensione e l’auto fu pronta a partire.
Entrò nel negozio di prodotti tipici italiani vicino al supermarket. Prese il carrello ed andò decisa verso i reparti in cui vendevano che le serviva. Aveva deciso di preparare alcuni piatti che preparava sua madre quando cenavano a casa con gli amici. Erano semplici e lei sapeva che erano sempre apprezzati da tutti. Avrebbe preparato degli involtini di carpaccio al forno, dei rotolini di bresaola valtellinese, rucola e parmigiano e la variante con formaggio spalmabile fresco. Pagò ed entrò nel supermarket prese dei gamberi per farli saltati in padella avvolti nella pancetta e altri per cuocerli con limone olio d’oliva e erba cipollina. Tutte cose che poteva preparare prima. Mentre recuperava tutti gli ingredienti necessari si rese conto che non conosceva gli amici di Robert. Potevano essere vegani, vegetariani, intolleranti a qualcosa... Decise così di prendere il necessario per preparare una lasagna al pesto e del risotto allo zafferano.
Il telefono di Allison iniziò a vibrare.
-Hey, dove sei?
-Aspetto il mio turno per il trucco... ne avrò ancora per un ora... Tu?
-Supermercato. Compro il necessario per la cena.
-Sai, pensavo che non abbiamo ancora provato l’idromassaggio in piscina...e...
Allison scoppiò a ridere
-Uhmmm sono questi i pensieri che ti scatena stare a guardare le truccatrici?
Ora rideva anche Robert.
-Oh sì... Non ne hai idea... Ma non cambiare discorso! Ho voglia di te!
-Allora salta la fila e torna a casa di corsa! Sempre che tu non voglia restare lì a fantasticare con le truccatrici.
-Ok, ok ora convinco Tom e Jeremy a cedermi il loro posto. A dopo.
-Ti aspetto!
Chiuse la chiamata e vide che aveva un file in arrivo, glie lo mandava Robert, nella foto c’era Gwyneth che era in fase trucco e la truccatrice, era... un uomo. Sorrise e si avviò alla cassa.
Paula la vide arrivare e le mandò un ragazzo ad aiutarla a portare tutti i sacchetti con la spesa. Lasciò la borsa e s’infilò in cucina. Sì lavò le mani, mentre Paula entrava dalla porta della cucina.
-Chi è quel ragazzo?
-E’ mio nipote, Rick. Saltuariamente lavora per Robert, studia alla scuola di cucina e fa un po’ di tutto. L’ho chiamato per servire in tavola stasera.
-Ottimo. Due mani in più fanno sempre comodo.
-Iniziamo con le lasagne e il pesto. Presero tutti gli ingredienti e li divise a seconda della ricetta che dovevano comporre, Paula prese a sbucciare e lavare i gamberi, la rucola, il basilico mentre Allison si preoccupò di dare indicazioni su cosa avrebbero cucinato e come. L’acqua bolliva ed il pesto pronto. Si organizzarono e mentre Paula metteva a cuocere la pasta fresca Allison mise il nipote a tagliare a cubetti la mozzarella e lei si occupò di formare gli strati fino a comporre la lasagna. La infornarono e passarono alla preparazione degli involtini di bresaola. Allison mostrò a Rick come doveva comporli e non ebbe bisogno di ripetersi, perché il ragazzo era pratico di cucina, si vedeva chiaramente che sapeva cosa stava facendo, ne fu felice, prima finiva e prima poteva passare un po’ di tempo con Robert appena sarebbe rientrato.
Prese il carpaccio lo fece passare fetta dopo fetta nel parmigiano grattugiato, dispose le fettine su della carta forno, ci mise il prosciutto crudo di Parma e la fontina a fette, una foglia di salvia e arrotolò il primo involtino bloccando il tutto con uno stecchino. Paula che l’aveva osservata con attenzione continuò a preparare altri involtini, in poco tempo furono pronti anche quelli da infornare ma li lasciò sulla teglia avvisando Paula che doveva infornarli poco prima di servirli. Entrò Robert in cucina e la baciò
-Che profumo... Cos’è?
-Lasagne al pesto.
-Ho già fame!
Rob prese una carota e si mise a sedere su uno sgabello lì in cucina. Stava in silenzio a guardarli lavorare, ogni tanto chiedeva a Rick come andava la scuola e s’informava sulla sua famiglia, mentre guardava Allison sorridendo. Lei rispose ai suoi sguardi con una linguaccia ed un sorriso e continuò ad occuparsi della preparazione della cena così che Paula dovesse fare il meno possibile.
Intanto che Allison preparava la carta forno dove cuocere i gamberi al limone Paula preparò la sua famosissima insalata d’aragosta. Allison passò poi ai gamberi avvolti nella pancetta ed aiutata da Rick in poco tempo aveva già preparato gli spiedini con quei gamberi.
Il risotto era da preparare al momento ma non sarebbe stato un problema.
Le lasagne erano pronte, ma le lasciarono un po’ in forno. Per il dolce Paula aveva sfornato una meringata al limone ed aveva preparato della frutta tagliata per farne una macedonia da servire con il gelato. Cosa mancava? Solo l’insalata. Paula ne aveva preparata una con diverse insalate e gherigli di noci, lei prese delle arance un paio di avocado e taglio entrambi a cubetti e disse a Paula di non condirla fino al momento di servirla.
-Finito.
Esclamò Allison andando a lavarsi le mani.
Robert la raggiunse mentre stava lavandosi le mani e l’abbracciò da dietro un po’ come lei aveva fatto quella sera in barca, solo ripensandoci Robert sentiva il desiderio pervaderlo.
-Sei molto sensuale mentre cucini.
-Robert...
Disse Allison intanto che lui le baciava il collo.
-Che c’è?
Chiese lui stranito, mentre Allison si girava asciugandosi le mani. Allison stava per fargli presente che non erano soli, ma quando si guardò intorno vide che sia Rick che Paula erano usciti dalla cucina
-Ma dove sono finiti?
Robert sorrise
-Ti infastidisce che ci abbiano lasciati soli?
-Assolutamente no! E’ che non sono abituata a vederli sparire...tutto qui.
-Ci lasciano la privacy di cui abbiamo bisogno... o semplicemente sono andati a preparare la tavola per la cena in giardino.
Allison non ci aveva nemmeno pensato, Robert aveva ragione.
Lo baciò e si lasciò stringere da Robert
-Hai tempo per il tuo fidanzato ora?
Allison rise
-Downey ho sempre tempo per te! Ma ci dobbiamo preparare per la cena.
Robert sapeva che aveva ragione, sarebbero arrivati tutti i loro ospiti da lì a poco. Si rassegnò, doveva reprimere il suo desiderio almeno per ora.
-Ok... Prepariamoci.
Sciolse l’abbraccio in cui teneva stretta Allison e la tenne per mano finché non furono in camera da letto. Allison prese un abito per lei, un semplice tubino nero e lo appoggiò sul letto. Robert iniziò a spogliarsi restando in silenzio, Allison continuò a guardarlo mentre silenzioso si liberava dei vestiti restando con i boxer, lei si spogliò, andò in bagno e si infilò nella doccia.
-Downey ho bisogno di aiuto.
Sentì accendersi la musica e la porta del bagno aprirsi.
-Dimmi amore.
Le disse intanto che si guardava il viso nel grande specchio.
-Avvicinati.
Robert si voltò e si avvicinò alla grande porta di cristallo che divideva la doccia dal bagno fermandosi a qualche centimetro dalla porta. Non si sarebbe mai aspettato di venir trascinato all’interno della doccia dal braccio di Allison trovandosi sotto al getto dell’acqua calda ancora in boxer. Si passò la mano sul viso per togliere un po’ d’acqua e vedere così il viso di Allison
-Collins ma...
Non riuscì a completare la frase che Allison cominciò a baciarlo in modo dolce ma sensuale. Robert non si aspettava quel benvenuto tanto da restare immobile nonostante quei baci
-Downey fai la doccia con me?
Lui annuì
-Pare di sì...
Si tolse i boxer oramai zuppi ed accettò la spugna che gli porse Allison che ne aveva due in mano. Chiuse l’acqua e verso del gel doccia su entrambe le spugne. Sorrise a Robert e gli si avvicinò iniziando a lasciar scivolare la spugna sul suo petto formando un sacco di schiuma, poi passo alle spalle ed al collo. Robert chiuse gli occhi godendo di quella coccola inaspettata assaporando ogni movimento graffiante della spugna alternato alla morbidezza dell’altra mano di Allison che scivolava sulla sua pelle, restando immobile con la sua spugna in mano, Allison girò attorno a lui e gli insaponò la schiena, i glutei le gambe facendolo rabbrividire per le sue carezze. Lo abbracciò appoggiando il suo corpo, i suoi seni alla schiena di Robert che a quel contatto con la pelle calda aprì gli occhi ed accarezzò le braccia di Allison che continuavano a vagare lungo il suo corpo insaponandolo ovunque. Allison si rendeva conto di quanto quella sorpresa lo stesse facendo ardere di desiderio? Lui se lo stava domandando, nonostante quelle carezze rendevano i suoi pensieri difficili da organizzare, quella pelle morbida che lo carezzava rendeva quel momento magico, si sentiva ubriaco di quella donna e se ne rendeva conto ora per la prima volta. Era in assoluto la droga migliore che avesse provato in vita sua.
-Ora è il mio turno.
Le disse mentre le sfilava la spugna dalle mani e la faceva scivolare davanti a lui stringendola, lasciava scorrere la sua spugna sulla schiena di lei. Allison lo baciò sulle labbra e lo accarezzò la dove il desiderio di Robert si stava concentrando, Rob ricambiò quel bacio tenendole la testa con entrambe le mani “al diavolo la spugna” pensò, il suo bacio pieno di passione le confermò che il tempo della doccia era finito. Robert la desiderava quanto lei stava desiderando lui. Aprì l’acqua che iniziò a scorrere su di loro, mentre erano concentrati ad accarezzarsi e baciarsi appassionatamente. Robert lasciò Allison solo il tempo di prendere la panca di legno ed appoggiarla sul muretto sporgente della doccia che utilizzava quando accendeva la sauna per sdraiarsi o mettersi seduto. Si mise seduto e prese per mano Allison aiutandola a mettersi a cavalcioni su di lui l’abbracciò stretta a se la baciò e le carezzò la schiena. Allison baciò Robert sulla fronte, sugli occhi, sul naso, sulle guance e finì capitolando sulle sue labbra. Tra un bacio e l’altro sussurrò
-Ti voglio...
Robert non se lo fece ripetere due volte, l’avvicinò a se e divennero un tutt’uno. La passione li consumò in fretta lasciandoli abbracciati l’uno all’altra, felici dell’amore che si erano donati. Ci fu una serie di baci leggeri e molto dolci tra loro, qualche risata prima che il telefono di Allison iniziò a suonare, non aveva perso l’abitudine di impostare la sveglia per darsi il tempo massimo quando si voleva godere un bagno od una doccia. Allison si alzò dalla panca. Robert si era appoggiato con la schiena al muro, lasciando le gambe a penzoloni, lasciandole così più posto. Chiuse l’acqua prendendo due asciugamani e dopo averlo baciato aprì la porta e si mise davanti allo specchio ad asciugarsi, Robert la raggiunse e si asciugò i capelli, le diede un bacio sulla spalla ed andò in camera a vestirsi, intanto che lei restò in bagno a truccarsi prima di raggiungerlo e vestirsi. S’infilò velocemente il vestito che aveva preparato e si avvicinò a Robert per scompigliargli i capelli e abbracciarlo.
-Dai che arrivano!
-Guarda che io sono pronto!
-Ah sì, certo, aver scelto quale maglia mettersi è già un grande risultato, ma ora non c’è tempo.
Allison prese un paio di Jeans scuri e glie li lanciò Robert li prese al volo e se li infilò, poi si mise la maglia e le scarpe.
-Visto? Pronto!
Ogni volta che Robert la guardava e le sorrideva con quello sguardo lei capitolava senza riuscire a controbattere qualsiasi cosa le dicesse.
-Scendiamo saranno qui a momenti.
Allison annuì, si lasciò prendere per mano e scese con Robert, entrarono in cucina e trovarono la piccola Hope che giocava con Paula.
-Tu vieni con me piccola birba!
Disse Robert mentre prendeva in braccio la piccola Hope che si accoccolò a lui giocando con l’orologio di papà.
-Ha appena finito di mangiare Robert, fa attenzione!
Robert raggiunse il giardino con la piccola in braccio ed andò a sedersi su una sedia a dondolo. Allison si fermò un secondo con Paula per controllare che tutto fosse pronto. Le spiegò come preferiva fare il risotto così che lei potesse prepararlo senza il suo aiuto. Poi raggiunse Robert e gli fece qualche fotografia con Hope mentre le stava raccontando una storia e lei lo fissava tutta attenta, pendeva letteralmente dalle sue labbra finché da li a poco la piccola crollò in un sonno così profondo da non sentire il campanello e nemmeno le voci degli ospiti che erano entrati e scherzando tra loro si stavano dirigendo verso di loro. Rientrarono per portare la piccola a letto. Appena li videro con la piccola tutti abbassarono la voce e si misero attorno a Robert per guardare la piccola, poi Allison si fece passare Hope da Robert e la portò nella sua cameretta lasciandoli tutti in salotto che si complimentavano con Rob. Quando scese li trovo tutti accomodati in giardino la salutarono mentre sorseggiavano i loro aperitivi, Robert le andò incontro e le portò un bicchiere e brindò con lei baciandola prima di bere
Tom –Cosa si festeggia se posso chiedere?
Anche gli altri che stavano conversando tra loro si concentrarono sulla domanda di Tom che attendeva la risposta con uno dei suoi oramai famosi sorrisi
Robert –Abbiamo molte cose da festeggiare. Essere qui con voi, il nostro ritorno a Los Angeles, il nostro fidanzamento, la piccola Hope e il nuovo lavoro di Allison. A proposito, se qualcuno di lor signori volesse farsi intervistare, sappiate che io sarò presente ad ogni incontro.
Tutti risero per il finto fare minaccioso di Robert.
Jeremy –Io mi prenoto! Che tu ci sia o no Robert.
Robert –Certo Legolas... Ne riparleremo.
Tom –Dai Rob! Non sarai mica geloso di noi!
Robert lo fulminò con lo sguardo
Robert –Soprattutto di voi! Vi conosco!
Hemsworth –Ha ha ha Downey sei troppo forte! Fai bene, io mi prenoto per ottobre il giorno decidilo tu.
Disse ad Allison che arrossi, mentre lui le faceva l’occhiolino.
Gwyneth –Siete sempre i soliti!
Evans –Allison io resto in città per un paio di mesi, magari possiamo parlarne, sarà divertente far surriscaldare Iron man!
Robert fu distratto da Paula che disse che era tutto pronto se volevano mettersi a tavola.
Robert –Mettiamoci a tavola prima che la cena cucinata da questa splendida donna si rovini.
Tom –Allison davvero hai cucinato tutto questo tutto da sola?
Le chiese avvicinandosi alla tavola già imbandita.
Allison –No, non tutto.
Robert –Anche modesta.
La baciò e le spostò la sedia per aiutarla ad accomodarsi accanto a lui.
Tutti si accomodarono e si servirono assaggiando di tutto, le fecero molti complimenti, mentre attendevano la frutta ed il dolce Robert spalancò gli occhi e diede un pugno sulla spalla a Chris che si voltò verso di lui all’istante cercando di capire quel gesto.
Robert –Brutto figlio di... Ottobre eh?
Chris scoppiò a ridere senza riuscire a rispondergli, gli altri li guardavano senza capire. Anche Allison lo guardava con aria interrogativa, cercando di capire perché Robert si fosse ricordato solo ora dell’intervista di Hemsworth.
Mark -Che succede? Fate capire anche me?
Evans –Te lo spiego io. Robert ad ottobre sarà a Londra per girare il sequel di Sherlock Holmes...
Tutti scoppiarono a ridere Chris glie l’aveva fatta. Ridendo restituì il pugno sulla spalla a Robert che iniziò a ridere con gli altri.
Tom sorrideva divertito guardando tutta la scena, s’inclinò verso Allison che gli sedeva accanto e sottovoce le disse
Tom –Amiamo tutti Robert, è come un fratello, ma ci diverte molto questo suo lato che non avevamo mai visto. Sia chiaro, anche io voglio essere intervistato ma senza Robert!
Allison scoppio a ridere e Tom con lei rimettendosi al suo posto.
Robert –Tom ora ti ci metti pure tu? Ma non avevi una fidanzata in Inghilterra?
Tom –Infatti...avevo.
E scoppiò a ridere di nuovo mentre Robert cercava di farsi dire da Allison cosa le avesse detto all’orecchio. Non riusciva a smettere di ridere così non riuscì a dire altro che un semplice “nulla davvero” che a Robert non bastò.
Robert –Ad ottobre, comunque Allison sarà con me a Londra.
Allison –Davvero?
Robert –Se vuoi...
Allison –Certo che voglio... poi, Tom non abita li?
Tutti ripresero a ridere ed a scherzare, Robert guardò il viso di Allison che gli si avvicinò e lo baciò dolcemente
Allison –Non ti libererai tanto facilmente di me Downey.
Sussurrò all’orecchio di Robert e poi si alzò.
Allison –Chi prende il caffè?
Dopo aver ascoltato le varie preferenze andò in cucina mentre Robert si metteva seduto al suo posto per estorcere a Tom una confessione.
La serata proseguì leggera e piena di risa, quando si fece tardi si congedarono riproponendosi di organizzare queste serate periodicamente.
Mentre Robert salutava gli ultimi amici Allison recuperò il regalo per Paula, si avvicinò a Robert ed insieme le si avvicinarono mentre Paula sparecchiava la tavola.

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Capitolo 30
*** -30 Downey, sei felice? ***


Sfogliava una ad una le fotografie e non riusciva a credere quanto la sua vita fosse cambiata.
La sua esistenza che era rimasta per anni vuota dopo il dolore si era colmata d'amore e di amicizia regalandole una grande famiglia. La sua forza di volontà l'aveva portata ad avere un buon successo a livello lavorativo. Le amicizie di Robert le spianarono la strada per qualche anno e non poteva dimenticare lo sguardo di Trevor quando gli comunicò che avrebbe chiuso la loro collaborazione per dedicarsi alla stesura di alcune biografie in collaborazione con Meredith che dopo anni aveva ceduto alle pressioni di Robert e si era convinta a lasciare NY per lavorare a Los Angeles alla Team Downey.
Allison sfogliava quelle immagini e ripercorreva mentalmente quelle emozioni. Il primo compleanno di Hope, il loro matrimonio con Hope e Exton che imitavano lei e Robert mentre ballavano. Le cene con gli amici, i viaggi per raggiungere Robert sui set, le loro vacanze scelte sempre lontano dalla mondanità. Il primo viaggio in Italia, la prima volta che Robert riuscì a trascinarla sul Red Carpet, Indio sul set, mentre recitava. Il matrimonio di Andrea con il bambino che avevano adottato a cui lei e Robert avevano fatto da madrina e padrino. I primi successi sportivi e scolastici di Exton ed Hope. Robert sporco di glassa che portava con Hope e Exton una torta per il suo compleanno cucinata da loro tre, i parenti in Italia.
-Collins un giorno o l'altro ti perderò sotto a tutte queste fotografie.
Allison sorrise volgendo lo sguardo verso la porta finestra aperta alle sue spalle. Robert era lì appoggiato allo stipite fermo a guardarla da chissà quanto tempo, il suo sguardo sorridente, le braccia conserte e le gambe incrociate.
-Cercavo di metterle in ordine, ma mi sa che le ho incasinate ancora di più
Robert si avvicinò, la baciò e si mise a sedere vicino a lei, infilò la mano nella grande scatola e ne tirò fuori un mazzetto iniziando a sfogliarle sorridendo, mentre Allison si accoccolava tra il suo braccio e il suo petto, poi le ripose restò con lei in silenzio abbracciati a guardare l'oceano.
-Downey...
-Sì Collins
-Sei felice?
Robert inclinò la testa abbastanza per riuscire a guardare il viso di Allison
-Certo che lo sono. Come puoi dubitarne?
-Non so perché ti ho fatto questa domanda stupida. Perdonami.
Robert le baciò la fronte
-Collins... sei felice?
-Uhmm ci devo pensare Downey.
-Ah sì? Ci devi pensare?
Robert prese a farle il solletico fino quasi a farla cadere dal lettino, la baciò e si alzò ridendo appena in tempo prima di venir preso d'assalto dalla voglia di Allison di vendicarsi. Si tolse la camicia ed entrò in casa, Allison ripose le fotografie nella scatola e rientrò anche lei. Robert si era seduto sul letto con il telecomando in mano guardava distratto le immagini che scorrevano alla tv, mentre Allison riponeva la scatola di fotografie.
-Allison a che ora rientra Hope?
-Non so, lei e Exton sono andati al concerto di Indio, li riporta lui a casa.
-...Sembra ieri che è venuta al mondo e ora va ai concerti...
-Non fare il papà geloso!
-Non sono geloso! E’ che li vedo crescere e temo di non aver detto e fatto abbastanza...
-Smettila. Sei un bravissimo papà... Forse un po’ apprensivo ma...
-Collins è questo quel che fanno i genitori di figli adolescenti? Restano a casa a guardare la tv attendendo il rientro dei figli?
Allison guardò quell'uomo affascinante più che mai nonostante il passare del tempo. Salì sul letto e si mise a cavalcioni su di lui prendendo il telecomando e spegnendo la tv mentre lo baciava appassionatamente.
Robert posò le sue mani sui fianchi di Allison accomodandosi sotto di lei ricambiando i suoi baci
-Collins?
-Uhmm...
-...Mi piace essere genitore con te...
Disse e ridendo con lei allungando la mano per spegnere le luci.
 
THE END ?

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