Count on me.

di _fedss
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Insieme contro il drago. ***
Capitolo 2: *** It's over. ***



Capitolo 1
*** Insieme contro il drago. ***


COUNT ON ME.








 

 
Ho paura. E tu mi capisci. Chi non ne avrebbe?
E’ una cosa più grande di me, arrivata all’improvviso, senza darmi… senza darci, il tempo di metabolizzare il tutto.
Un altro drago, l’ennesima sfida, ancora una battaglia contro la morte. Ma stavolta non sappiamo come affrontarlo. Non sappiamo più come attaccarlo. Questa volta, non bastano indizi, prove e testimoni. Sarebbe troppo facile, ormai.

Questa volta ci vuole di più. Cure, operazioni, terapie e chissà cos’altro. Sono già due mesi che combattiamo, insieme, per la vita. Certo, io lo vivo in prima persona, ma tu ci sei sempre. E te ne sono grata. Non so come avrei potuto affrontarlo senza di te, senza il tuo aiuto, le tue attenzioni… non ce l’avrei mai fatta. Non avrei lottato in questo modo, con tutte le forze. Lo faccio per mio padre, per i nostri amici, per la ‘nostra famiglia’. Lo faccio per te.

Lo faccio per te, perché dopo tutto quello che hai fatto per me, ti deluderebbe vedere che mi arrendo.
Ti farebbe troppo male, vedermi andarmene così. Non per una pallottola, non per una coltellata, non per vecchiaia… maper il cancro. Per uno stupido e infame tumore che adesso, è dentro di me e non vuole andarsene.
È arrivato quando gli pareva a lui, fa male come vuole  lui  e non accenna ad andarsene.
Due terapie e due operazioni, non sono servite. Ci vuole ben altro.

Ma io sono stanca.
 
Oggi ho avuto i primi segni di cedimento. E ti ho visto rimanerci male.
Ti ho deluso, vero? Ti ho urlato contro quanto fossi stanca, quanto avessi voglia di mandare tutto a puttane e vivere questi ultimi tempi che mi rimangono con te, con chi mi vuole bene, senza pensare a lui, facendo finta che non ci fosse.

“Se deve succedere, succederà”, ti ho detto. E tu hai trattenuto a stento le lacrime. Hai digrignato i denti e serrato i pugni. Mi hai guardata implorante, prima di voltarti e andartene sbattendo la porta di casa.
 
Non ho avuto neanche la forza per chiamarti, per invitarti a voltarti verso di me.
Ormai non ho la forza per fare nulla.

Il cancro mi uccide dall’interno.
 
 
Sono più di due ore che sei uscito. Io mi sono addormentata. Ho avuto un incubo. Sangue, urla, pianti. E rabbia, tanta rabbia.
Sei tu. Sei arrabbiato da quando ti ho dato la notizia. Sei arrabbiato con te stesso, con i dottori, col mondo. E io ho il timore che tu possa avercela anche con me…
 
Dove sei?
Ti prego, torna a casa, ho bisogno di te. Ho bisogno che tu mi stia vicino. Se potessi, verrei a cercarti, incurante della pioggia che cade fuori.
Ma non ci riesco.
Non riesco neanche ad alzarmi da questo dannato divano. Di solito sei tu che mi aiuti a farlo.
E adesso ho proprio bisogno delle tue braccia che mi sorreggono.
 
Ti prego, perdonami.
Non è il momento per litigare.

If you ever find yourself lost in the dark and you can’t see,
I’ll be the light, to guide you.

 
Ho bisogno della luce che mi guida quando sono al buio e non riesco a vedere.
Quella luce sei tu.
Quindi, ti prego, torna e perdonami.
 
 
 
 
 
 
 
---
Preferisco fare a meno di te come ispirazione, se questo deve essere il risultato.

Facciamo così, la lascio incompleta. Odio i finali tristi.
Quindi, se dovesse andare bene per me, andrà bene anche per lei.
 
Altrimenti… altrimenti rimarrà così.


 
Grazie Reb, per aver letto l’anteprima.
Baci porno.

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Capitolo 2
*** It's over. ***


It's over.





E’ finita. Ce l’ho fatta.

Un altro drago sconfitto, un’altra battaglia difficile ma finalmente conclusa. Sembrava non ne saremmo usciti più, eppure…
Eppure, eccoci… eccomi qui. Non da sola, certo. La mia famiglia, la tua famiglia e tutti i miei amici mi hanno aiutata. Mancava solo una persona.

Mancavi tu.

Tu… tu te ne sei andato. Dopo quella discussione, hai voluto vedermi per un ulteriore chiarimento. Ma così non è stato. Le tue parole le ricordo bene. Fanno ancora male. Più del drago, forse.

“E’ dura, Kate. Una situazione che non posso gestire. Non riesco a starti vicino al modo giusto. Chiamami codardo, reputami un mostro, ma io non ce la faccio. Scusa… e grazie per tutti i bei momenti passati insieme”.

Freddo… e distaccato. Come mai sei stato prima. Senza il coraggio di guardarmi negli occhi, ti sei liquidato così, prima di scomparire, forse per sempre.
Pensavo veramente di non potercela fare senza il tuo aiuto. E invece… e invece ci sono riuscita. Dopo ben tre operazioni e due terapie. Certo, non è stata una passeggiata… ma sono orgogliosa di essere stata così forte.

Anche senza il tuo supporto morale.
 
 
Oggi ti ho incontrato.

Uscivo dall’ospedale e tu eri lì, camminavi con due caffè in mano. Li ho guardati tristemente, quei caffè. Chissà a chi lo porti, adesso, ogni mattina…
Speravo non ti accorgessi della mia presenza, ma hai voltato lo sguardo nel momento esatto in cui i miei occhi erano puntati su di te. Mi hai visto zoppicante, con le stampelle e mi hai raggiunto in fretta. Sembravi… arrabbiato?

“Ti sei operata?”, mi hai chiesto. Io non ti ho risposto, ho continuato per la mia strada, purtroppo piano a causa dei punti. E poi mi hai afferrato il braccio, senza lasciarmi via di scampo.

“Dovevi chiamarmi”.

Amareggiata, ecco cos’ero. “Sei tu che te ne sei andato. Non penso sia più affar tuo.”

“Non dire così, tu sarai sempre affare mio”. Non volevo più ascoltarti. Volevo fuggire via, lontano da te, dalle tue parole così dolci ma allo stesso tempo distaccate.

“Addio Castle”, ho sussurrato trattenendo a stento le lacrime.

Hai lasciato il mio braccio, come avessi preso la scossa. Forse quella avrebbe fatto meno male. E poi hai sospirato, un sospiro stanco, doloroso, struggente alle mie orecchie.

“Sono stato uno stupido. Ti auguro, con tutto il cuore, di trovare un uomo migliore di me. Un uomo meno codardo, che si sappia prendere cura di te meglio di come ho fatto io”.

E mentre tu pronunciavi queste parole, il mio cuore si frantumava in mille pezzettini. La nausea tornava a farmi visita, accompagnata dai giramenti di testa.

Ti vedevo piegato verso di me, mentre mi accasciavo a terra. Ma altre braccia mi sorreggevano. Quelle di Javier Esposito, non le tue.

…Anche se avrei preferito che fossi stato tu a soccorrermi per primo.
 
 


Ripensandoci, non avrei mai potuto credere che quello sarebbe stato il nostro ultimo incontro.
 
 


-
♥ . E’ l’ultimo cuore che ti dedico, promesso.

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