Save me from the nothing i've become

di _FreeDreams
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** You have that smile that only heaven can make ***
Capitolo 3: *** Kiss me hard before you go ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


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Prologo

Ed eccomi qui, nel tuo letto, in questo posto così caldo dove preferirei morire piuttosto che tornare alla cruda realtà. Tu sei qui, che mi tieni fra le tue braccia, che mi aiuti ad andare avanti. L’unico che ci riesce a farlo. L’unico che mi ha salvato dal niente che ero. L’unico che ha creduto in me e nelle mie capacità. Ma perché quando sono vicino a te mi sento come se il resto del mondo non esistesse? Perché tu riesci a farmi scordare quel quartiere che tanto odio, ma amo allo stesso tempo, quel patrigno che odio con tutto il cuore, che mi ha usata come se fossi una sua proprietà, quella madre che non merita di essere chiamata tale, a qui non è mai importata di me, della sua unica figlia. Ha preferito dedicarsi ad un animale meschino che non la ama neanche, il quale la voleva solo per il suo aspetto esteriore e non per il suo carattere, colui che la tradiva con la prima che passava per strada. Da una parte do ragione a quell’uomo, come ci si può innamorare di qualcuno che tutta la vita non ha fatto altro che dedicarsi all’alcool e agli uomini?

La vita è stata ingiusta certo, ma se tutto questo mi è servito per incontrare te, allora lo rifarei. Mi basta solo sapere che un giorno tu porterai il sole e il suo calore nella mia vita.

E poi che dire, Manhattan…sì, quella città dove sono nata e crescita, dove ho visto di tutto e di più, dove niente è ciò che sembra e tu ti senti così piccolo in una città così grande, così grande che sembra una giungla, piena di predatori pronti a toglierti tutto ciò che hai. La città è in piedi ed il motivo è che tutto è legale. Così tanti difetti per una città così piccola, ma è in questa città che ho incontrato te, e questo mi basta per dimenticare tutto. Ma non riesco a non essere preoccupata sapendo che tu fai parte di quella città, forse troppo. Non riesco a tranquillizzarmi sapendo che in molti ti vorrebbero vedere morto. Non sei chissà chi, ma purtroppo hai un nome che tutti conoscono. Tu sei Christopher Hopper, hai il quartiere nel sangue e non te ne puoi separare.

Poi c’è gelosia, quel brutto sentimento che sento dentro di me ogni volta che vedo una donna avvicinarsi a te. Donne che ti vorrebbero per loro…forse sono egoista, ma io ti voglio solo per me, e non sono disposta a dividere anche te. Sì, cazzo, sono egoista, ma non me ne importa niente di quello che dicono gli altri, mi basta solo sapere che la strada ci ha voluti vedere insieme per l’eternità. Anche se non è vero che non resteremo insieme per sempre, lasciami sognare, perché non voglio svegliarmi.
Ci sono così tanti motivi per i quali noi non dovremmo essere insieme, che mi preoccupano ogni santo giorno. Ma per adesso mi basta sapere che tu sei vicino a me.

***

Spazio dell’autrice

Buongiorno ragazze è da tanto che non ci si rivede. Sono ritornata con una nuova storia! Che ne pensate? Come vi sembra come inizio? Ehm, spero di postare al più presto il primo capitolo!

Vorrei fare un annuncio: ho deciso di lasciare da parte per adesso la mia prima storia: “Amami per quello che sono.”, devo concentrarmi meglio su quella storia e trovare un po’ di ispirazione, per adesso non me la sento di continuare. La continuerò quando sarò sicura sulla trama, perché non voglio rovinarla.

 

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Capitolo 2
*** You have that smile that only heaven can make ***


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You have that smile that only heaven can make


“Julietta, vieni in cucina!” La voce di sua madre la riscosse dallo studio. Sbuffò sonoramente e si alzò dalla scrivania per dirigersi verso la piccola cucina.
“Cosa c’è?” fissò sua madre per qualche istante che giaceva nello stesso posto dove l’aveva lasciata qualche ora prima.
“Ho finito il vino. Me ne vai a prenderne un altro, per favore?” chiese come se fosse la richiesta più normale da fare alla propria figlia.
“Va bene…” acconsentì Julie. Quella sera non aveva proprio voglia di litigare con i suoi, così si diresse al supermercato più vicino casa. Non poteva credere che erano stata sopra i libri così tante ore, infatti si accorse che fuori era già notte. Ci teneva tanto a finire almeno il liceo, almeno quella era una speranza in più per il suo futuro.
Arrivata davanti al supermercato vide che era chiuso. – e adesso come faccio? –  si chiese tra se e se. – se ritorno a casa senza quella maledetta bottiglia di vino si vedranno della belle sta sera. – rassegnata si incammino sulla strada senza una meta precisa. Dopo una decina di minuti per sua fortuna vide davanti a se un pub. Anche se le faceva un po’paura entrarci non aveva scelta, doveva se voleva continuare a studiare in santa pace quella sera. Con passo spedito si diresse verso il barista.
“Cosa posso offrirti dolcezza?” disse il ragazzo del bar con un sorrisino non proprio amichevole sulla faccia.
“Una bottiglia di vino, grazie.” Si sforzò di sorridere.
“Che tipo di vino?” chiese lui un po’confuso. Non gli era mai capitato che arrivasse qualcuno e non sapesse cosa ordinare di preciso.
“Non importa. Qualsiasi, basta che sia vino.” Con un secondo dolorosissimo sorriso. Non riusciva a sorridere molto spesso solo per il gusto di farlo. Negli ultimi tempi sorrideva solo per far contenti gli altri. Il barista si diresse ancora più confuso verso la camera dove teneva gli alcolici.

 
Pov. Christopher

Alzai gli occhi al soffitto per l’ennesima volta quella sera, stanco di sentire i stupidi commenti degli miei amici sulle ragazze che entravano nel pub. Certo erano carine, ma non proprio il mio tipo. Con Alex e David era sempre così, ma amavo quei due maniaci. C’erano stati sempre per me, dal calcio alle risse in strada. Ne avevamo passate tante insieme.
“Cazzo, Alex, guarda quella! Mi sa che si è persa.” David scoppia a ridere in una sonora risata.
“Ma che hai da ridere, è carina, anzi non è niente male!” disse Alex scrutando attentamente la ragazza in discussione.
“23…23…Chris!...Insomma mi stai ascoltando?!” mi chiede per l’ennesima volta David.
“Cosa?”
“Ti ho chiesto come ti sembra la tipa? Ma dove hai la testa? In questi ultimi giorni sei molto pensieroso…” mi fece notare il mio amico. Infatti, non potevo dargli torto, ero molto turbato ma non sapevo neanche io il motivo.
Finalmente poso lo sguardo sulla ragazza “niente male”. Il mio cuore si ferma. Sono colpito dal suo aspetto così…così, indifeso direi. Sembra persa, non sembra il genere di ragazza che frequenta questo genere di posti. Capelli lunghi, fino ad arrivarle ai gomiti, di un castano così scuro e bello, sembrava quasi cioccolata fondente. Abbastanza bassa, all’incirca 1 metro e sessanta, forse sessantacinque, non di più. Carnagione non molto chiara ma neanche troppo scura, anzi direi perfetta. Fiso così candido con delle labbra che sembrassero ti invitassero a baciarle e morderle. La cosa più bella in assoluta che aveva però, erano gli occhi, verdi, un verde profondo nel quale ci si poteva perdere senza la minima difficoltà.  Senza pensarci su mi alzo e mi dirigo verso il bar, il posto dove se ne stava ad aspettare il barista, visibilmente imbarazzata.
“Hei, Chris, dove vai?” chiese scombussolato Alex.
“Lascialo in pace coglione, non vedi che ci vuole provare con quella tipa?!” lo fa zittire David. Per la prima volta in vita mia sono grado a David per avere la bocca così grande.
“Ciao, non mi sembri da queste parti come mai qui tutta sola?” chiedo dopo aver preso un lungo respiro.
Si era improvvisamente irrigidita dopo aver sentito la mia voce.
“Ehm, infatti sono capitata qui per puro caso…anzi è una storia luna.” mi rispose timidamente dopo qualche istante. Ha una voce bellissima, paradisiaca direi. Ma è mai possibile che mi faccia un effetto simile una comunissima ragazza.
“Posso offrirti qualcosa da bere?” domando il più gentilmente possibilmente per non spaventarla ulteriormente.
“Scusa, ma vado un’po’ di fretta. Sarà per la prossima volta…” cercò di farmi un sorriso, probabilmente per compiacermi in qualche modo, ma a me bastava solo vederla per poter sentire dentro una strana sensazione di felicità.
Nel frattempo arriva anche il barista con la bottiglia di vino. “Lascia stare pago io.” Mi sforzai di assumere un tono calmo, ma era impossibile se lei mi guardava con quegli occhi.
“No, non c’è bisogno, non ti preoccupare.”  Si voltò nuovamente verso di me incuriosita –forse- dal mio comportamento, ma è colpa sua, lei mi fa essere così “strano”. Insomma non è da me essere così dolce con una ragazza. “Insisto.”  Pregando con tutto il cuore che mi lasci compiere quel misero gesto, guardandola attentamente negli occhi, finche lei non distolse lo sguardo e acconsenti con un cenno della testa.
“è stato un piacere.” E se ne andò di fretta ancora in preda all’imbarazzo. Rimasi lì come imbambolato a fissarla mentre se ne andava via. Solo in seguito mi resi conto che non sapevo neanche il suo nome. Con passo spedito mi dirigo verso l’uscita con la speranza di raggiungerla. La speranza svanisce quando mi accorgo che in strada non ci sia traccia di lei. Sono pronto a ritornare indietro, quando sento delle grida disperate di aiuto. Corro dall’altra parte della strada e furibondo vedo che a gridare e la ragazza di prima che adesso piangere disperatamente cercando di allontanare via un barbone ubriaco che vuole abusare della ragazza indifesa. Lo allontano da lei e gli do un bugno in faccia, ma per un momento di disattenzione ne ricevo anche io uno in piena faccia, ma poi istintivamente lo sguardo mi ricade sulla ragazza seduta per terra con le lacrime agli occhi. Mi sveglio alla realtà e do un altro bugno nello stomaco questa volta e così l’uomo cade per terra addolorato. 
Mi dirigo verso di lei. Vedo che cerca di scappare, ma non riesce ad alzarsi, forse è ancora scossa da quello che è successo prima.
“Hei calma, non è successo niente, sono io, non ti farò del male…” le accarezzo la guancia cercando di calmarla. Le prendo la mano e la faccio alzare dal freddo asfalto.
Mi squadra dalla testa ai piedi e mi abbraccia improvvisamente sprofondando in un pianto isterico dal quale non poteva più smettere.
L’abbraccio provando a farla calmare, ma come riuscire a calmare lei se io a mia volta dentro di me urlavo dalla rabbia solo pensando che quel animale aveva solo osato sfiorarla. Piano, piano smise di piangere e alzò la testa verso di me.
“Grazie, grazie, grazie! Non potrei mai ringraziarti abbastanza.” Mi sfuggi un piccolo sorriso.  In quel momento avrei voluto prendere a pugni chiunque avesse osato solo guardata. Così bella, così indifesa. Sembrava emanasse dolcezza da tutti i pori.
“Dai, non piangere, è passato tutto. Ti accompagno a casa.” Cercai de rassicurarla, ma lei mi fissò con uno sguardo profondo e porto una sua mano vicino all’occhio dove avevo la ferita fatta poco prima da quel uomo.
“Ti fa male?” ed estrae un fazzoletto dalla tasca della felpa che indossava e lo porta alla mia tempia.
“No, non ti preoccupare, non e niente. Ah sì, il mio nome è Christopher Hopper.”
“Lieta di fare la tua conoscenza Christopher.” Mi mostra un sorriso bellissimo, diverso da quelli di prima, questa volta sembra venire dal cuore. Mi accorgo che siamo ancora abbracciati. È una sensazione così bella, che resterei così per tutto il resto della mia vita. “Dai andiamo, ti accompagno a casa.” Le dico prendendole la mano. Lei mi porta con se e sul tragitto verso casa cominciamo a parlare, a conoscerci quel poco che servisse. Infatti scoprì che aveva solo 17 anni. Ma chi se ne frega dell’età che ha, sembra una donna adulta, da tutti i punti di vista. Era bellissimo poter sentire la sua voce scherzare e parlare liberamente con me, come se ci conoscessimo già da anni.
Arrivata davanti a casa sua, ci lasciamo la mano, per me fu un atroce sofferenza non sentire più il calore che emanava la sua mano.
“Grazie di tutto Christopher. È stato molto gentile da parte tua accompagnarmi.” E l’osservo dirigersi vero la porta d’ingresso.
“Aspetta, non so ancora il tuo nome…” la ferma improvvisamente. Come ho fatto a scordarmi di chiederle come si chiamava?
“Il mio nome è Julietta, Julietta Crow.” E detto questo mi mostrò ancora uno di quei bellissimi sorrisi ed entrò in casa.

 ***

Spazio dell’autrice

Ciao a tutte, spero tutti, sperando che ci sia anche qualche maschietto tra i lettori. :D
Ho passato due ore se non di più a scrivere questo primo capitolo, che mi sembra un po’ banale, cioè l’avevo immaginato diverso, comunque spero vi piaccia comunque. Come avete potuto notare non ci sono molti dialoghi tra i due protagonisti, perché ho voluto cercare di farmi capire cosa prova Chris per Julie. Per adesso non ho nient’altro da dire. Spero di pubblicare il prossimo capitolo al più presto possibile.
A presto!

La vostra  _FreeDreams.


 

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Capitolo 3
*** Kiss me hard before you go ***


Kiss me hard before you go


Finalmente suona la campanella, prendo la borsa, ci infilo dentro i libri ed esco senza proferire parola. Non mi sono fatta tanti amici, anzi, ho solo un'amica. Megan, Megan Hopper. Lei è stata sempre disponibile quando avevo bisogno del suo aiuto, purtroppo questi giorni è assente, sua madre non sta molto bene, quindi Megan deve aiutarla a casa dato che ha altri due fratelli più piccoli Stefan e Tony . Ha anche un fratello più grande, che io non ho mai conosciuto, Megan mi ha detto sempre che non sta molto a casa.
Vado al supermercato e compro della frutta, voglio andare a trovare la signora Gilbert, la madre di Megan.
Arrivata davanti a casa sua busso alla porta, ad aprirmi è Stefan.
- Ciao Stef, come va? - gli sorrido.
Ha dei occhi stupendi, azzurri, è la prima cosa che si notano di quel ragazzino, ha la carnagione bianca come la neve e capelli neri. Assomiglia moltissimo, infatti la signora Gilbert, mi aveva detto un po' di tempo fa che solo Tony assomigliava a lei fisicamente, gli altri tre figli assomigliavano a suo marito, morto poco prima la nascita dei gemelli. Stefan è molto maturo ed intelligente.  Suo fratello gemello, Tony, è l'opposto. Carnagione più scuro, occhi simili al colore della cioccolata e capelli castani. Un po' dispettoso, ma infondo buono. Tutte le persone che conosco di quella famiglia sono buone.
- Ehi, Julietta, bene dai, non c'è male. Tu invece? - quel bambino mi sorprendeva sempre con la sua aria solare.
- Sono venuta a trovarvi! Queste sono per la signora Gilbert. - gli dico porgendogli la busta con la frutta dentro.
- Quante volte ti ho detto Juli di non chiamarmi  "la signora Gilbert" ?  Mi fai sembrare vecchia. Certo, non sono neanche una giovane fanciulla come te, ma non ho neanche un età troppo avanzata. Chiamami semplicemente Rose." mi sorride e viene ad abbracciarmi.
- Juli, come è andata oggi a scuola? - sento la voce di Megan provenire dalla cucine e mi dirigo verso lei.
- Mah, bene diciamo, abbiamo avuto il compito di storia. -
- Ah sì? Come ti è andata? - mi chiede lei premurosamente.
- Bene...credo. Cioè spero bene, ho saputo rispondere a tutto. - dico un po' insicura. Non so neanche io come è andata.
Andiamo nel salone e ci mettiamo a studiare per l'interrogazione di lunedì. é un periodo così perchè è la fine del trimestre. Meno male che domani è sabato. Mi prendo gli occhiali, e comincio a studiare riga per riga.

Pov. Christopher

- Mamma, sono a casa. - grido dalla porta d'ingresso mentre mi tolgo le scarpe. è da un'pò di giorni che non passo a vedere come sta mia madre.
- Sono in cucina tesoro!  - mi risponde lei. Le vado incontro e le do un bacio sulla guancia.
- Io devo andare a farmi una doccia, scendo all'ora di cena. - prendo uno dei suoi mitici biscotti.
- Va bene tesoro. A proposito, abbiamo ospiti a cena, quindi perfavore, si gentile. -
- Chi? - chiedo incuriosito.
- Un amica di Megan. - mi risponde lei concentrata sulla preparazione della cena.
- Ok, a dopo. - detto questo corro in camera mia.
Non riesco a fare altro che pensare a a Julietta. è così da ieri sera! Avrei voluto andare a trovarla oggi , ma cosa avrei detto una colta arrivato li? "Ehi ciao, sai mi sono innamorato follemente di te."  No grazie. Non voglio rovinare tutto già dall'inizio.
Esco dalla doccia e mi asciugo e prendo una paio di pantaloni grigi dall'armadio e...dove cazzo è la mia t-shirt di 2pac?! Sì, sono un fan del rap, essendo cresciuto più in strada che a casa, il rap è una delle cose che amo di più. Scendo in salone a vedere se Megan ne sa niente.

- Ehi Meg, sai per caso dov'è la mia t-shirt nera di... - resto immobile a fissarla, nel salone di casa mia c'è Julietta che mi fissa incredula.
- Ciao. - riesco a dire finalmente.
- Ciao... - mi saluta lei evidentemente imbarazzata.
- Ehm, cosa cercavi? - chiede Megan rompendo il ghiaccio.
- Hai visto per caso la mia t-shirt nera di 2 pac? - mi rivolgo a Megan.

- Sì, è a lavare. - mi risponde lei. - Ah, sì! Chris lei è... - ma non finisce di parlare che la interrompo.
- Julietta Crow... -  dico senza pensarci molto sopra.
- Ma come? Vi conoscete già? - chiede incredula mia sorella.

- Sì, ieri sera casualmente... - dico sorridendo a
Julietta.

- Ragazzi, è pronta la cena! - ci chiama mia madre dalla cucina. Ci sediamo a tavola. Io  -casualmente- mi siedo vicino a Julie. è ancora più bella della sera precedente.
- Allora Julietta, come è andata a scuola? - chiedo cercando di rompere il silenzio che si era creato. Ma sono stato così stupido da non pensare che lei e mia sorella potessero conoscersi, infondo me l'ho aveva detto ieri che fa il liceo delle belle arti e che balla la danza classica.
- Bene, è stata una giornata stancante, ma ho avuto di peggio. -  mi guarda sorridendomi. Amo il suo sorriso, è angelico.
- Resti a dormire da me questa sera, vero Juli? - sento Megan.
- No, mi dispiace, non vorrei disturbare, in più non ho un pigiama.  - risponde abbassando la testa.
- Nessun disturbo cara, sai che a casa nostra sei la benvenuta sempre. Qualcosa con cui dormire te lo può prestare Megan. - grazie mamma, perfavore, falla restare. Voglio parlarle ancora.
- Va bene, grazie dell' invito. - proferisce Julietta sorridendo a mia madre.
Per tutto il resto della serata io e  Julietta non ci scambiamo parola, solo occhiate. Adesso io mi ritrovo nel mio letto e non riesco a chiudere occhio, così vado di sotto per bere qualcosa. Quando vedo che la televisione del salone è accesa, sicuramente mia madre si sarà addormentata sul divano. Quando mi avvicino ulteriormente vedo però che è Julietta ad essersi addormentata sul divano.
- Juli...Juli, che ci fai cui? - lei chiedo con tono di voce basso.
- Non riuscivo a dormire, così sono venuta qui... - mi risponde lei mezz'addormentata.
- Dai vieni a dormire. - e detto cio la prendo in braccio e la porto in camera mia.
Arrivati, la stendo sul letto e mi ci stendo anche io vicino per poterla osservare meglio.
- Non sapevo fossi il fratello maggiore di Megan. Non posso credere di non essermi accorta, avete anche il cognome uguale... - dice lei sorridendomi.
- Sei sveglia allora...se è per questo neanche io sapevo che una ragazza bella come te frequentasse casa mia. Lo avessi saputo prima sarei stato di più a casa. - ci mettiamo a ridere tutti e due. lo avrò detto per almeno cento volte, ma la trova bellissima, non riuscendo più a trattenermi la bacio, rimango stupido dal fatto che lei non mi respinga, anzi mi risponde al bacio e strinse con le mani i miei capello, attirandomi a lei, quasi per impredirmi di allontanarmi. Continuammo a baciarci per un po' e ci addormentammo così, l'uno nelle braccia dell'altro.

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