A BlastLand Fairytale [o Se una Notte d'Inferno un Sognatore] di amelie_K (/viewuser.php?uid=189583)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Midsummernight's Nightmare. ***
Capitolo 2: *** Crimes and Misdirections. ***
Capitolo 3: *** What to do in Case of Hire. ***
Capitolo 4: *** It's a Matter of Lies. ***
Capitolo 5: *** Ask the Blast. ***
Capitolo 6: *** The Melancholy Death of Lonely Boy & Other Stories. ***
Capitolo 7: *** Extremely Close and Incredibly Allowed. ***
Capitolo 8: *** Closer Encounters of the Awkward Kind. ***
Capitolo 9: *** Confessions of a Dangerous Kind ***
Capitolo 10: *** Somewhere out of time. ***
Capitolo 11: *** The Loss Of Perception. ***
Capitolo 1 *** A Midsummernight's Nightmare. ***
01
1. A Midsummernight's Nightmare.[1]
Dire non dire, dissimulare dicendo, spostare
il segno, il confine – per evitare (che cosa?);
dev'essere infatti per ragioni pratiche non esiste,
da qualche parte, una realtà prestabilita.
[Dire non dire – T. S. Eliot]
Il
pub vicino al dormitorio della NYU è un ambiente festoso, e ha
prezzi modici. A Dan non dispiace passare le sue serate libere
lì, con i suoi nuovi amici universitari.
Per
lo meno è un ambiente diverso da quello che ha frequentato fin
dai tempi del liceo, meno brillante e più rumoroso,
senz'altro...ma lontano dalle logiche dell'UES si poteva respirare con
più tranquillità, senza contare – e questa era una
delle cose per cui più si sentiva grato a quel posto – che
lì non vi avrebbe mai incontrato elementi come Bla...Oh mio Dio...
Blair Waldorf è lì – dall'altra parte della sala, da sola – intenta a litigare con il barista:
–...un vero Cosmopolitan è fatto con gin, non vodka...si
tratta – cerca ispirazione in un gesto armonioso delle mani – di tradizioni! Il rispetto delle convenzioni, come di qualsiasi gerarchia sociale è assolutamente indispensabile per...
– Waldorf, cosa stai blaterando? – Dan si rivolge poi al barista – Per me un gin tonic, grazie...
Il barista coglie la palla al balzo per allontanarsi alla svelta,
andando a sussurrare ad un cameriere più giovane – Lo vedi
quel tavolo? È tuo! Quella è un'isterica...
Dan
si siede, fingendo di non aver notato l'espressione infastidita di
Blair, che non smette di guardarlo accigliata nemmeno mentre afferra
tra le mani il bicchiere e inizia a bere a ritmo sostenuto.
– Cosa vuoi, Humphrey?
– Sono sinceramente curioso, a dire il vero: cosa ci fai qui, senza le tue tirapiedi intorno?
– Non riuscivo a dormire...
– Andiamo Blair, ti conosco! Non saresti in un posto simile
nemmeno se fosse l'unico bunker nel raggio di chilometri durante un
bombardamento nucleare...cosa stai arch...
– Prima di tutto – lo interrompe lei – spero che tu
non vada in giro vantandoti di conoscermi perché noi non ci
conosciamo. Siamo solo due estranei costretti
a rivolgersi la parola per colpa dei pessimi gusti in fatto di uomini
della mia migliore amica, e nella sfortunata circostanza che è
stata studiare nello stesso liceo...ma ora che hai finalmente
dimostrato che l'acqua trova sempre il suo livello, frequentando gente
come Georgina Sparks, e le superiori sono terminate...possiamo lasciarci queste disfunzioni dell'universo alle spalle.
In effetti, Humphrey, ti suggerisco di riprenderti la tua giacca,
alzarti da quella sedia immediatamente e tornare al tuo gruppo di amici
decerebrati che si interrogheranno sulla tua assenza tra un discorso
sui giochi di ruolo on line e uno sull'importanza della rotazione
triennale nella vita campestre. Non preoccuparti, indicherò io
al cameriere il tavolo dove recapitare il tuo drink.
Detto questo riprende a tirar su con la cannuccia.
Il ragazzo è ancora del suo parere, ma ne conviene sia meglio lasciar perdere – Passa una buona serata!
Lei gli concede un sorriso di circostanza.
Nel frattempo il nuovo cameriere le si avvicina, con un pessimo gin
tonic sul vassoio. La moretta non gli rivolge la parola, ma indica un
tavolo dall'altra parte della sala. Il giovanotto capisce al volo che
è lì che deve portare l'ordinazione, tuttavia indugia
davanti all'esile figura impegnata a tracannare il suo drink. Non gli
sembra poi un'isterica, magari un po' sola...e un po' incazzata con il
mondo. Bella è bella, e c'è qualcosa di distante e
avvolgente nel suo modo di muoversi, e di guardarsi intorno.
– Una fanciulla delicata come
lei non dovrebbe buttare giù tutto quel gin così. Se la
colpa è di quel ragazzo – chiarisce, accennando con il
capo in direzione di Dan – non si dia pena, chiunque sia è
chiaro che è un coglione...
Blair
lo fissa attonita, inorridita da tanta invadenza e mancanza di intuito.
Quello, ingenuo, non coglie il segnale e continua – Posso
invitarla da qualche parte dopo?
La fanciulla delicata maledice
il momento in cui ha messo piede in quel postaccio (poco dopo – a
onor di cronaca – il giovane lavoratore nutrirà simili
emozioni verso quello in cui non ha ascoltato le parole del suo
più esperto collega...) e replica – Oh. È come se
nella mia testa fosse partita l'intera discografia dei Cure...tutte
le canzoni contemporaneamente, e suonate da un milione di campane
stonate! Invece di fissarmi come fossi un doppio cheesburger con
cipolla o qualsiasi cosa uno del tuo calibro possa trovare vagamente
attraente, sii così gentile da farmi avere l'unica cosa che
voglio da te: quello che ti ho ordinato!
Dan
dalla sua postazione può godersi la scena: non capta l'audio, ma
nell'espressione confusa e umiliata del ragazzo riconosce la firma
dell'ape regina della Costance. Qualcosa che si potrà raccontare
ai propri nipoti, un giorno.
Capisce che Blair sta dando il meglio di sé stasera. E per il meglio intende il peggio. Non riesce a trattenere un sogghigno.
– Molto
gentile. – dice al giovanotto che ora gli sta allungando la
consumazione – Perdonala, ha avuto una giornata difficile...
– sospira – Lascia perdere, in realtà per lei
è...sempre così.
Gli allunga dieci dollari, aggiungendo – Questi sono per i suoi modi...e per evitare che qualcuno la butti fuori entro la fine della serata, forse?
– Non sono sicuro che basteranno – sentenzia quello.
***
Alle
due di notte Dan Humphrey e Blair Waldorf hanno bevuto rispettivamente:
tre gin tonic, una birra e un mohito- e due cosmopolitan, una tequila
sunrise, tre tequila boom boom e un numero imprecisabile di cicchetti
di sale, tequila e limone. E si sono persi totalmente di vista,
dimenticandosi del loro fugace, infelice incontro.
***
A
Dan riaffiora il ricordo della presenza dell'ex compagna di liceo solo
nel momento in cui diventa impossibile ignorarla: in piedi sul bancone
centrale, una principessa ben vestita e visibilmente ubriaca, è
intenta a dimenarsi in maniera che ha ben poco di regale.
Quella principessa altri
non è che l'irreprensibile snob sua nemesi, la stronza dagli
occhi da cerbiatto, distillato di vendette, punizioni e complotti, B.
la Regina.
In
condizioni normali, Dan capirebbe subito che quella è la sua
unica occasione di battere la signora indiscussa dei ricatti con le sue
stesse armi, semplicemente registrando un video.
Fortunatamente per lei, è abbastanza ubriaco anche lui da
limitarsi a ridere. Una volta deciso di aver visto abbastanza – ancora dieci secondi, poi prometto di fare la cosa giusta –si avvicina alla ragazza.
–
Entusiasmante, adesso vieni giù però...vent'anni di
frustrazioni represse sono troppe da sfogare tutte in una notte – le dice porgendole la mano.
–Humphrey tuuu...sei proprio noioso! – annuisce lei
afferrandola e saltando giù pesantementente – Urgh, queste
mani hanno toccato il Dio-sa-cosa di Georgina, credo che..
– Io e Georgina ci siamo lasciati...
– E sono felice che almeno tu abbia qualcosa da festeggiare stasera, ma risparmiami
la tua triste storia, e perdonami se, ora che sei sorprendentemente
single, spero vivamente che non dovrò ancora vederti
scodinzolare da Serena, ne ho abbastanza della tua presenza... ovunque.
È un attimo:
–Tu... sei gelosa! Tu la vorresti una storia d'amore come quella che abbiamo avuto io e Serena!
– E quale ruolo dovrei voler ricoprire? Quello del cuore puro dei
quartieri bassi che baratta continuamente la sua dignità per
qualche moina ben giocata, o quello dell'intoccabile bionda dei
quartieri alti, perennemente in cerca di qualcuno dall'armatura
scintillante che la salvi? No grazie, ma Billy Joel non è mai
stato tra le mie preferenze musicali...
– Oh no, perdonami. Dimenticavo chi avevo di fronte. Tu e Psycho, dopo il matrimonio, passerete la vita a giocare ad Eyes Wide Shut? Perché vorrei proprio saperlo, cosa si provi a vivere in un film di Kubrick...
Un attimo e, in men che non si dica, Blair è fuori di sé – lo prende per il bavero e lo scuote:
– Tu, Lancillotto dei miei
coglioni, allora dillo che la tua vera ragione di vita è
rovinare la mia! Ho passato una notte in questo postaccio, ho speso la
metà di quello che tuo padre guadagna in un mese per togliermi i
pensieri di dosso, ho...ballato su un tavolo e flirtato con qualsiasi
cosa respirasse, e in un momento, mi hai fatto ritornare al punto di
partenza! Daniel Humphrey, io ti odio!
– Blair, non capisco qual è il punto...hai litigato con
Chuck? Vi siete lasciati? Beh, se proprio vuoi saperlo è durata
già tanto...insomma, lui è Chuck, sarà sempre
Chuck. Cosa ci hai perso, in fondo?
– Noi...non ci siamo lasciati! E tu non hai il diritto
di...senti. Sono veramente stanca di parlare. Sono stanca di averti
davanti. E sono stanca di stare qui. Questi sono i miei veri problemi
adesso, e li risolverò tutti semplicemente uscendo da quella
porta. Stammi bene.
Blair raccoglie la sua pochette e barcolla fino all'uscita.
In
un momento di lucidità, Dan si rende conto che sì, quella
vipera non aveva fatto altro che sputare veleno su di lui e i suoi
tentativi di farla sentire meno sola, ma lui senz'altro aveva forzato
un po' troppo la mano. È questo il brutto di Blair – pensa – quando
credi che abbia superato il limite e decidi di renderle pan per
focaccia, sfodera quell'aria innocente e ferita, una fragilità
inaspettata che ti fa sentire irrimediabilmente un idiota.
– Blair, aspetta un attimo! – la
raggiunge il ragazzo. La brunetta non si volta, ma per lo meno arresta
la sua camminata. – Sono ubriaco, ma riconosco di aver esagerato.
Dammi almeno il modo di rimediare.
La ragazza riprende a muoversi, il ragazzo a seguirla.
– Blair! Andiamo, fermati! Stai...stai piangendo? Dannazione, la vuoi smettere di camminare?
Prima
che possa rendersene conto, Dan sta correndo, e dopo aver accorciato la
distanza, le afferra un braccio, facendola voltare con forza di fronte
a sé. Deve aver calcolato male le distanze, o lei deve aver
barcollato un po' nell'eseguire quella goffa giravolta, perché
improvvisamente se la ritrova troppo vicina al suo viso. Entrambi fanno
un impercettibile salto all'indietro, ipotizzando che se lo avessero
fatto abbastanza in fretta, quel momento sarebbe stato troppo breve per
essere accaduto realmente.
–
Non sto piangendo. Ma anche se fosse così, tu non c'entri. Non
c'è modo in cui tu possa cambiare il mio umore, nel bene o nel
male, quindi considerati esonerato da qualsiasi responsabilità!
Te lo devo ripetere ancora a lungo?
– No, io...ascolta, sistemiamo questa serata, d'accordo? Troviamo un altro posto e fatti offrire qualcosa...
– Io, te e una bottiglia di whisky...oh, adesso sì che prende una piega entusiasmante!
Ricomincia col sarcasmo adesso.
Ma che cosa stava pensando? È chiaro che il
fatto che si senta libera fare la gradassa con il mondo – per poi
sentirsi offesa da qualsiasi osservazione sulle sue patetiche debolezze
le venga fatta – non è altro che una conferma di quanto
sia immatura, capricciosa e viziata. Altro che fragilità.
–
Beh, qualsiasi cosa abbia detto mi dispiace. Riesci a tirar fuori
sempre il peggio di me – sta per insinuare che lei tiri fuori il
peggio da tutti, ma si trattiene – e volevo solo fare la cosa
giusta. Pensavo che la compagnia di uno sfigato fosse sempre meglio che
nessuna compagnia in certe serate, ma facciamo così: facciamo
che questa giornata è finita ore e ore fa, tutto questo non
è mai successo, e che tutto riprenderà domani mattina
regolarmente.
Le porge la mano, confidando in un armistizio.
Lei indugia. Sembra quasi pensarci su.
– Come
ho già chiarito, non è che tu abbia giocato un ruolo nel
mio malumore. E se tutto riprende domani mattina...c'è
qualcos'altro che potrebbe non-succedere prima di allora? Ho bisogno di
un altro drink e non voglio avere conti in sospeso con Brooklyn,
nemmeno se sono io la creditrice.
Povero
ragazzo solitario, appena chiuso il capitolo con Georgina ecco che si
ritrova già ad essere il giocattolino usa e getta di Blair
Waldorf.
Tira un sospiro.
***
La
musica nel locale è abbastanza forte, questo potrebbe giocare a
favore di Dan nel momento in cui la sua accompagnatrice inizierà
a parlare del suo fidanzato, in quel caso lui semplicemente
fingerà di ascoltarla annuendo ritmicamente con la testa, mentre
lei sarà troppo concitata per accorgersi della sua recita.
Non ha molta voglia di bere, ma la ragazza fa un'ordinazione e lui
è deciso a rimanere l'uomo della situazione, anche se la frase
che ne esce non suona poi così virile: Prendo quello che ha preso lei.
Blair ride senza cattiveria, seguita dal ragazzo solitario.
Non discutono di niente di importante: alcuni vecchi film, qualche
libro, ogni tanto si sorprendono a scoprire che l'altro conosca
qualcosa che solo loro pensavano di aver apprezzato, altre volte si
rassicurano nel notare di avere opinioni divergenti e inconciliabili.
Dan si stupisce nel pensare che – per qualcuno che non la conosca abbastanza, sia chiaro – Blair potrebbe addirittura sembrare gradevole questa sera.
I loro sguardi si incrociano una sola volta, ma li rifuggono con la
fretta necessaria da poter catalogare anche quel momento tra quelli mai
verificatisi durante una giornata conclusa ormai parecchie ore prima.
– Non che ci voglia molto, ma sei davvero più divertente quando bevi!
– E tu più stronzo...
Dal
momento che, nonostante l'ora tarda, il locale sembra ancora pieno di
talenti incompresi in attesa di latrare qualche vecchia canzone, si
vedono costretti a spingersi sempre più vicini per poter sentire
le parole dell'altro, ma sono troppo concitati per
accorgersene almeno fino alla prima vera pausa del discorso. Che arriva
quando Blair ha appena decretato T.S. Eliot come uno degli autori
più sopravvalutati di tutti i tempi, e Dan non è sicuro
di poter rivolgerle ancora la parola.
Nota che la ragazza non ha ancora nominato Chuck e, nonostante ne sia sollevato, una vocina dentro di lui ripete sai che devi chiederglielo, anche se probabilmente te ne pentirai. L'hai accompagnata per questo, vero?
– Okay. Ascolta bene
perché non lo ripeterò una seconda volta, tanto meno in
pubblico... ti devo delle scuse.
– Dan Humphrey si scusa. Per la seconda volta nell'arco di un unico giorno. Lascia che inserisca questa data nella lista delle ricorrenze annuali di cui non me ne frega niente, d'ora in poi!
– So che avete avuto dei problemi, tu e Chuck, e che è
stata Georgina a crearveli. Ho... ho rotto con lei perché non
era la persona che credevo...
–Ammettilo e basta. Avevo ragione! Georgina era una stronza che
voleva solo usarti per arrivare a me...proprio come ho ragione nel
dirti che sei la persona con il peggiore intuito che io conosca...anni
e anni passati a giudicare il mondo e continui ad avere la percezione
sbagliata di tutto quello che ti sta intorno!
Dan fa una smorfia –
Vorrei spendere un minuto riguardo al fatto che hai appena asserito di
conoscermi, immagino che ora questo giorno avrà motivo di essere
anche sul mio, di calendario...
– ...Se
non fosse per quella piccola clausola che avevamo concordato, quella
per cui tra poche ore io non avrò mai detto niente di
simile...passa al punto successivo...
– La sola differenza tra il mio giudicare e il tuo etichettare, è che i tuoi criteri hanno un'etica opinabile!
Blair
si chiede come siano passati dallo stare ai lati opposti di una sala,
allo stare fianco a fianco sullo stesso divanetto a discutere di
conoscenza e somiglianze.
– Si
è fatto tardi, Humphrey! Vorrei dirti che è stato un
piacere passare una serata in tua compagnia, ma nemmeno io riuscirei a
rendere credibile una bugia così lampante. Devo andare, prima
che la carrozza si trasformi in zucca, io perda la scarpetta e mi
ritrovi intrappolata nella peggiore favola di tutti i tempi: quella in
cui il principe azzurro vive in un loft e non ha una cabina armadio.
Ci pensa su – Effettivamente potresti addirittura avere realmente un cavallo bianco...
–
Ti accompagno, sono abbastanza sicuro che se ti succedesse qualcosa
– e per qualcosa intendo anche solo un'unghia rotta –
troveresti il modo di affibbiarmene totalmente la colpa.
Se
Chuck scoprisse di quella serata ne sarebbe furioso. E del resto, come
può essere sicura che Dan non avrebbe mai quella notte contro di
lei? Fa sempre l'ingenuo ed il santerellino, ma di sicuro non è
uno stupido. Forse si è sbilanciata un po' troppo nel farsi
vedere in quello stato, eppure è stato lui ad insistere nello
starle accanto...che poi, perché mai Daniel Humphrey avrebbe
avuto interesse nel passare una serata con lei, se non stesse
confabulando qualcosa?
L'effetto dell'alcool è passato di colpo, e si rende conto della
verità: l'insider la sta usando per qualche motivo. Ora deve
solo scoprirlo.
– Perché no? – sorride con aria di sfida.
Dolcezza, non c'è modo che tu possa battermi a questo gioco: questo gioco l'ho inventato io, povero illuso.
***
Lungo
la strada del ritorno, Dan avverte che qualcosa è cambiato, ma
è troppo impegnato a mantenersi dritto per accertarsi di cosa
sia. Blair non la smette di parlare, ma non riesce a rimanere
concentrato su cosa dica, sente solo che il suo tono è ritornato
quello di sempre.
Grandioso, adesso anche lei regge l'alcool più di me.
La
frustrazione di Blair aumenta nel momento in cui non riesce ad ottenere
le risposte che vorrebbe. O meglio, non riesce ad ottenere alcun tipo
di risposta, dato che il suo interlocutore ha assunto in tutto e per
tutto sembianze e livello cerebrale di uno zombie.
È
chiaro che stia fingendo...mi sto avvicinando a smascherarlo, quindi
sta adottando la tattica del sono-troppo-ubriaco-per-parlare.
– Potresti prestarmi il cellulare? Devo assolutamente mandare un messaggio a Dorota.
Inizia a frugare ovunque, senza nemmeno alzare gli occhi per guardare
la strada: nella mail, nell'archivio, nella galleria, tra i file della
memoria interna e quelli della memoria esterna in cerca di un
messaggio, una foto, un video o una registrazione audio...una prova
qualsiasi in grado di incastrarlo.
Dan sbuffa – Waldorf, siamo arrivati. Ne hai ancora per molto?
Qualsiasi cosa cerchi non è su quel cellulare.
Ma non sembra intenzionata ad arrendersi –Vuoi salire da me?
Il
ragazzo la guarda incredulo. Ovvio che in questo momento voglia solo
un'aspirina e un letto caldo – no, non un letto caldo...il suo letto
caldo. Di certo non quello di Blair.Perché di colpo la ragazza
ritiene che questa serata contraria a qualsiasi legge naturale di
convivenza tra specie non sia durata abbastanza?
Perché non riesce a mantenere la stessa idea per più di
tre minuti? Come dirglielo, che voglio solo tornarmene nella mia stanza?
Quando
finalmente realizza che non si tratta poi di un gran problema, dal
momento che è probabile che la Waldorf l'abbia detto per pura
formalità – l'avrà trovato scritto su qualche
codice di buon'educazione di chissà quale galateo principesco
d'altra epoca – e che stia sperando anche lei in un cortese
declino dell'invito, si appresta a scegliere uno a caso tra i mille
motivi plausibili e risposte sensate che gli saltano in mente per
filarsela il prima possibile, ma ecco che la sua testa riprende
nuovamente a girare, in balia dei troppi drink bevuti, e così,
prima che se ne renda conto, l'unica cosa che si trova a dire è – Certo.
***
Dan, imbarazzato, siede su quello che fino al giorno prima era il letto di Georgina.
È quello il momento in cui si rende conto a pieno dell'assurdità della situazione – Credo...credo di non sentirmi bene – ammette – sarà meglio che vada...
Mentre questo è quello in cui Blair raggiunge il limite dell'esasperazione:
– Tu non vai da nessuna parte!
– si alza di scatto – Non finché non mi avrai
spiegato il vero motivo per cui hai fatto tutto questo!
–Eh? Questo...cosa? Il vero motivo di cosa?
La
ragazza ora osserva il volto di chi ha di fronte: è abbastanza
pallido, con due occhiaie profonde, sembra che stia facendo uno sforzo
sovrumano per non collassare e rimanere concentrato su di lei...è un'immagine disgustosa, questo di sicuro, ma non sembra fingere.
Il ragazzo a fatica riaccende un neurone, e inizia a collegare tra loro
le ultime azioni: lei che accetta di essere accompagnata a casa,
smanetta a lungo con il suo cellulare, gli chiede di salire e...fa
quelle insinuazioni. Solo due possono essere i motivi che avrebbero
spinto l'ape regina a comportarsi in quel modo: o sta mettendo in atto
una vendetta personale – per chissà quale motivo –
ai suoi danni, o crede che lo stia facendo lui.
In ogni caso vorrebbe solo dileguarsi, uscire dalla camera di quella
paranoica psicopatica, prima che la situazione possa degenerare
nell'esperienza peggiore della sua vita, tuttavia viene ostacolato da
una primaria impellenza fisica –
Blair, non so cosa tu abbia fatto o cosa pensi che io stia facendo, ma
adesso ti pentirai di non avermi fatto andare via prima!
Sono le sue ultime parole, prima di chiudersi in bagno e piegarsi sulla tavoletta del cesso in maniera molto poco signorile.
Quando apre la porta, la ragazza è di fronte a lui con un asciugamano ed uno spazzolino in mano. Non dice niente.
Dan la guarda in faccia il tempo necessario di prenderli entrambi, e apre il rubinetto. Con lo spazzolino tra i denti bofonchia – Tu sei una pazza. Vedi complotti ovunque, come puoi vivere così?
Blair, lei non sa bene perché, ma in quel momento sta quasi
piangendo. Nell'aprirgli la porta ancor prima che lui si avvicini
all'uscita, dice solo – Sta albeggiando, devi andartene.
*TBC
***
Angolo dell'autore (o così dicono):
Piccola, piccolissima nota introduttiva alla storia_
Questa storia si chiama A BlastLand Fairytale (Una favola della Terra delle Soffiate), per via della canzone dei Killers - A DustLand Fairytale. Perché sì, ditemi quello che volete ma per me se i the Killers guardassero Gossip Girl (the killers, non fatelo!), avrebbero tifato anche loro per Dan&Blair, e la prova sono i loro testi. Ecco, l'ho detto.
Il sottotitolo è Se una notte d'Inferno un Sognatore dal romanzo di Italo Calvino,
ma semplicemente perché il modo in cui inizia tutto è in
una notte al termine di una brutta giornata, e perché Dan
-ammettiamolo- ci piace perché è un sognatore.
_Fine della nota introduttiva.
1. Incubo di una notte di mezza estate - titolo estrapolato da A Midsummernight's dream, ossia Sogno di una notte di mezza estate, di William Shakespeare.
|
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Capitolo 2 *** Crimes and Misdirections. ***
02
02.
Crimes and
Misdirections. [1]
But
she knows she has a curse on her,
a curse she cannot win.
For
if someone gets
too close to her,
the pins stick farther in.
[Voodoo
Girl – Tim Burton]
Dan e
Blair non hanno avuto
modo di parlarsi per un po'. Diciamo pure che hanno evitato con cura
ogni singola interazione.
Non
che sia successo niente di che
in fondo – si dice Dan – avevamo
bevuto, e abbiamo finito
con il litigare... non è poi così diverso da
quello che facciamo
sempre.
Se
l'abbiamo portata per le lunghe
– pensa Blair – è stato solo
per l'alcool, e perché avevamo
bisogno entrambi di prendercela con qualcuno dopo la giornata
infernale che avevamo passato.
Il
pomeriggio prima Chuck è andato a
trovarla per la prima volta dopo una settimana in cui è
stato molto
impegnato nel progetto del nuovo hotel che ha acquistato. L'ultima
volta che si erano visti avevano avuto una discussione, ma l'avevano
risolta prima di salutarsi.
Era
iniziato tutto perché entrambi
volevano la stessa foto ad un'asta. A lui serviva per sigillare un
contratto, a lei per entrare in un prestigioso club.
Alla fine se
l'era aggiudicata Serena, che l'aveva acquistata al solo scopo di
farli smettere di litigare. Una volta calmatesi le acque, l'aveva
data a Blair, perché era la sua migliore amica, ma non prima
di
raccomandarle di pensare bene cosa farne.
Dopo essersi interrogata per un po',
Blair aveva deciso di cederla al suo ragazzo.
– Se
è questo che serve per farti avere fiducia in te stesso...
–
aveva sorriso e l'aveva baciato.
Anche Chuck aveva ricambiato
sorriso e bacio.
La ragazza si aspettava non sa bene
cosa, forse solo qualche segno di incertezza in più prima
che
l'accettasse, o una soluzione per poterla utilizzare entrambi, ma
Chuck non aveva fatto niente di tutto questo. Grazie,
aveva
detto. Come se sapesse che l'avrebbe fatto. Come se fosse giusto
così.
Non si era posto il problema di come
Blair avrebbe perseguito il suo obiettivo –
Non hai bisogno di entrare in quel club, non hai bisogno
di
loro – così aveva concluso la faccenda.
(Faccenda
che alla fine non si era
rivelata altro che un piano di Georgina per metterli l'uno contro
l'altro: quella foto, in realtà, non era stata richiesta da
nessuno
e non sarebbe servita a niente.) [2]
Non
rimaneva altro che appenderla
da qualche parte in ricordo di quella giornata in cui avevano
rischiato di litigare, ma alla fine il loro amore era prevalso sulle
loro aspirazioni,
così aveva
detto Chuck. Lo trovava divertente.
Blair si sentiva
stupida a pensarlo, ma non poteva farne a meno: da qualche parte
sentiva la sgradevole sensazione di essere l'elemento debole, di non
essere presa in considerazione, di sentirsi un gradino sotto Chuck
Bass, che l'avrebbe amata e rispettata finché gliele avesse
lasciate
vinte. Certo che l'accordo di una partnership vantaggiosa è
più
importante dell'ingresso in un club, ma qui non si trattava di fare
una gerarchia delle aspirazioni: era la volontà di
affermarsi di uno
contro quella dell'altra, cosa importava quale obiettivo fosse
più
remunerativo?
Alla fine lui
aveva comunque deciso di acquistare la struttura per conto suo, e lei
aveva seppellito le sue sensazioni spregevoli da qualche parte.
–
Ho acquistato l'intero hotel, so che è la cosa giusta
perché tu
credi in me.
Avevano festeggiato con dello champagne. Lei era
felice.
Non
è come aver perso,
si era obbligata a dirsi, non vuol dire niente:
essere una
brava fidanzata vuol dire saper cedere delle volte. Lui lo sa, e
questo è il suo modo di essermene riconoscente.
La
sera stessa,
però, tornando al dormitorio, dopo una forte euforia per
aver
realizzato che Georgina aveva finalmente lasciato la camera, era
tornata a pensarci. Ragion per cui aveva deciso di uscire, aveva
incontrato Dan e blablabla.
Quando
lei
gliel'aveva data vinta, lui l'aveva riconosciuto ed apprezzato.
Quando lui non aveva avuto il tempo di farsi vedere per una
settimana, lei aveva trascorso una serata con Dan. Fine della storia.
What
goes around, comes around. [3]
Non
è un
problema.
Adesso che in
qualche modo sente di aver pareggiato i conti, non ha nessun astio
né
senso di colpa nel trovarsi di fronte all'uomo che ama, e baciarlo
appassionatamente.
– Bass,
finalmente mostri la tua faccia!
Lo prende per
mano, conducendolo dentro, e chiude la porta.
Dall'altra parte
del muro, nel corridoio, Vanessa osserva la breve scena e scuote la
testa.
–
Quei due mi danno la nausea! – ride.
Humphrey non ride. Già –
dice. E basta.
***
Oggi
è lui ad
essere seduto da solo.
È alla
caffetteria, tazza di caffè in una mano, giornale
nell'altra. Blair
gli si presenta di fronte con disinvoltura – Volevo farti
sapere
che le cose tra me e Chuck vanno magnificamente.
Nonostante le
apparenze, il ragazzo solitario è piuttosto impegnato.
È questo
quello di cui deve convincerla per evitarsi una conversazione
imbarazzante.
–
Non ho idea
del perché me lo stia dicendo, ma non dovresti essere alle
prese con
quel corso, quello che abbiamo frequentato insieme, Letteratura
ebraica europea di primo novecento? Il test è tra
cinque ore, e
devo ancora capire se il materiale in biblioteca è
disponibile...
Blair prende il
suo tempo per riflettere: Dan sembra a suo agio, che la
sbornia
abbia cancellato dalla sua testa qualsiasi ricordo?
–
Certo, io...ci
ho lavorato. – per quanto sgradevole, deve saperlo
– Sicuramente
più di te, che avrai passato la tua settimana a letto, dopo
lo
spettacolo indecoroso che hai dato al pub qualche sera fa... ammesso
che la tua memoria abbia registrato qualcosa di quella sera...
Dan sorride dietro
le pagine del giornale. Ora sa che anche lei non vuole ricordare
quello che è accaduto, e il suo approccio è solo
un tentativo di
chiudere l'episodio salvando la faccia.
– Ero veramente
sbronzo... ora che ci penso è vero, c'eri anche tu. Hai
fatto una
scenata terribile a quel povero cameriere, ma dopo ci siamo...persi
di vista. Sei tornata a casa sana e salva, vedo.
Sia
ringraziato
il Cielo, non ricorda niente!
– Anche tu... nonostante i
presupposti...
Sia
ringraziato il Cielo, l'ha
bevuta!
– Già, dovrai
impegnarti a gufare di più in futuro.
Blair
si allontana
soddisfatta. Ora può finalmente entrare in
modalità zen per
prepararsi ad affrontare al meglio il suo test.
Naturalmente
non nutre nessun interesse nei suoi confronti. Né
sente alcun
bisogno di redimere la sua naturale tendenza a sprecare qualsiasi
forma di talento qualcuno abbia la spiacevole accortezza di notare in
lui, correndo dietro alle prime gambe lunghe che incontra. Ma.
Perché Dan Humphrey cinque ore prima di un test non ha
ancora aperto
libro? È davvero così
cretino?
Senza
che nessun possibile
collegamento sia scattato nella sua testa, Blair decide di dare il
suo ultimo ripasso nella biblioteca comune.
Lei
è già lì, quando lui entra
nella sala con la sua tracolla e la sua aria disperata. Lo scruta
senza farsi vedere, nascosta dietro uno scaffale.
Il ragazzo si
mette a cercare i volumi con aria frenetica, apre un notes alla prima
pagina e inizia a scarabocchiarci qualcosa con andamento incerto.
Sottolinea, evidenzia, appunta, ma dopo poco si arrende
scoraggiato.
Sospira mentre scorre avanti ed indietro le pagine
del libro, probabilmente sperando in qualche tecnica d'apprendimento
per osmosi.
Naturalmente
non nutre nessun
interesse nei suoi confronti. Non è che soffra
della sindrome da
crocerossina, o simili – a meno che non si parli di Chuck,
perché
in quel caso l'opinione diventerebbe quantomeno discutibile. Ma. Di
nuovo quel ma.
La
cosa che meno al mondo Blair
Waldorf vuole, è sapere perché
senta in quel momento la
voglia di compiere quella determinata azione. Quindi lo fa e
basta.
Infila il cellulare in tasca, prende la borsa, il cappotto
e i suoi quaderni, meticolosamente ordinati, pieni di appunti, saggi
e spunti di riflessione e si dirige verso il destinatario della sua
azione.
–
È proprio una seccatura! –
esordisce – Devo
aver
dimenticato il mio Rotonde [4] in
stanza, e come posso pensare di
fare del mio meglio se non posso avere la percezione esatta di quanto
tempo ho per raggiungere la perfezione? Se non ti scoccia, o anche in
questo caso, vorrei tenessi le mie cose mentre vado a prenderlo. E
non perdere i miei quaderni: contengono tutto quello che c'è
da
sapere per passare brillantemente l'esame e non voglio farmeli rubare
da qualche scansafatiche parassita.
Se ne va mentre sta ancora
aggiungendo –
Non
vedo perché dovremmo rovinarci la giornata rivedendoci
ancora una
volta prima del test...bada bene di riconsegnarmi tutto subito dopo.
Da
dove è spuntata fuori? È successo
tutto così in fretta, che Dan non è sicuro di
aver capito bene come
siano andate le cose. È possibile che stia davvero cercando
di
aiutarlo? Vuole chiederle una spiegazione, ma decide di non sfidare
la sorte, si limita a pronunciare un grazie che ha
più l'aria
di essere una domanda che un'affermazione, mentre la guarda
ancheggiare via.
***
Quando
più tardi riconsegna tutto alla legittima proprietaria, il
ragazzo
non ha un'espressione molto felice – Non sono sicuro di aver
fatto
granché, ma erano veramente ben presi, i tuoi appunti.
Blair
gli sfila di mano cappotto e borsa, indugia un attimo, si guarda
intorno a controllare che nessuno abbia ascoltato la conversazione e,
a scanso di equivoci, risponde – Non capisco di che parli, ma
non
avevo dubbi che il tuo studio sregolato e approssimativo non ti
avrebbe portato da altra parte che ad un fallimento, proprio come non
ho dubbi, al contrario, di aver fatto un'ottima prova. Non ricordo di
averti lasciato dei quaderni... quindi di chiunque siano quelli che
hai in mano, immagino che ormai siano tuoi, visto che a me non
servono – in tono molto serio, conclude in un sussurro
– Tra
quindici giorni c'è una sessione di recupero, Humphrey. Non
accetto
di prestare il mio materiale solitamente, e per quanto ottusi
possano essere, anche alla NYU sanno che nessuno fallisce un test con
i miei appunti... capisci da te che non tollererò un altro
segno di
ingratitudine. Quindi – qualsiasi ormone stia assorbendo le
tue
cellule neuronali – distruggilo, studia, prendi un buon
voto... e
siamo pari.
***
Quindici
giorni dopo Dan rifiuta l'invito di Vanessa ad una proiezione di
documentari sull'Indonesia, per trovarsi davanti alla porta della
camera 27 del dormitorio femminile.
Se sei arrivato fin lì, tanto vale che bussi...
Blair
non sembra sorpresa di vederlo.
– Ho pensato di venire a riportarteli...
Glieli prende di mano e li appoggia sulla scrivania.
– Hai fatto il tuo dovere?
– Sì, credo...credo sia andato piuttosto bene.
Grazie.
– Beh, in fondo Serena non merita di passare la sua vita con
un fuoricorso alcolizzato, per quanto la tua aria da bohemienne sia
irrimediabilmente dettata dalle tue origini di povero periferico. Puoi
andare, ora che ci siamo detti tutto.
Lui
fa per uscire, ma ci ripensa e fa retromarcia. Alza un dito in aria,
cercando l'ispirazione.
– Tu non sei una stronza – afferma – Fai
di tutto per esserlo, ma non lo sei.
Lei
sorride sdegnata, alzando l'ennesimo muro.
– Pensala come vuoi, basta che lo fai fuori da qui.
Ma
Dan si muove in direzione opposta all'uscita, dritto verso l'inquilina
di quella camera, che adesso sembra iniziare ad agitarsi.
–Nate,
Marcus, Carter, anche Chuck... tutta la tua vita è
costellata di figure che non hanno fatto altro che pugnalarti alle
spalle quando ti fidavi di loro, e facendo passare te per la cattiva,
per giunta... – Blair darebbe qualsiasi cosa per farlo
smettere di parlare in quel momento, gli intima di andarsene, ma
nemmeno la sente – E prima di loro tua madre, la tua migliore
amica...tutti quelli che si suppone avrebbero dovuto volerti bene e
proteggerti, prima o poi ti hanno deluso... anche tuo padre se
n'è andato. – no, decisamente quell'odioso
arrogante ragazzino non aveva nessun diritto di analizzare lei e la sua
vita, e di trarne le conclusioni che gli parevano – Non so
chi tu sia in realtà, ma so perché mi odi,
finalmente. Sai benissimo che quello che io ho fatto per Serena non lo
farebbero Chuck, Nate e gli altri, semplicemente perché non
è quello che fa la gente come loro. È quello che
fa la gente come noi. Come me. E anche come te. Mi sbagliavo, non
è gelosia la tua, è rabbia. Nel vedere le tue
debolezze in me.
–
Hai le visioni, Humphrey...evidentemente tutta quella letteratura
infarcita di buoni sentimenti ti ha dato alla testa! Hai letto i miei
appunti, non vuol dire che ora tu sia in grado di leggermi nella testa.
Questa è l'UES, qualsiasi meccanismo al suo interno
è molto più complicato di quanto tu potrai mai
essere in grado di capire.
Dan
non credeva che in vita sua avrebbe mai detto una cosa simile:
– Tu. Sei diversa –
ne è così sorpreso che lo dice con un minimo di
esitazione.
Per
un secondo, Blair pensa di poter avere di nuovo la situazione in pugno.
– No, Ragazzo Solitario, io sono come loro. Non so cosa tu
stia cercando qui, ma ti assicuro che tutto quello che hai detto
è una pazzia. Hai già pagato le spese per i miei
complotti, non ho bisogno di dimostrarti niente.
Per
quel secondo, Dan pensa che abbia ragione.
In
fondo, gli aveva solo prestato degli appunti. E Nate e Serena erano dei
bravi ragazzi, avranno commesso i loro errori, ma forse solo in
reazione a comportamenti di Blair. Forse è vero, forse sono
tutti stronzi.
In fondo qual è la differenza tra loro?
Nate aveva tradito Blair con Serena, Blair lo aveva praticamente
tradito con Chuck, che l'aveva tradita con un milione di donne.
Si lasciavano, si prendevano, si scambiavano di coppie, ma alla fine
stavano sempre tra di loro perché la triste
verità era che nessuno poteva ambire ad una persona onesta.
Si meritavano quelli che avevano intorno. Non facevano altro che
mancarsi di rispetto, e rubarsi l'oggetto del desiderio a vicenda era
un po' come prendere in prestito l'accessorio del momento.
Persino Nate, persino Serena.
Nate e Serena.
È
lì che gli scatta qualcosa, che trova l'anomalia nel
sistema:
– Tu... tu non hai mai provato a sedurmi!
– Che... che razza di ragionamento malato sta portando avanti
la tua testa? Ti senti almeno quando parli? Perché mai avrei
dovuto...
– Perché è questo che fate tu e Serena.
Per ripicca. Se lei ti porta via qualcosa, tu la porti via a lei...e
viceversa – lo dice con un tono di rammarico – e
lei ti aveva portato via Nate, ma tu non hai mai pensato, nemmeno per
un secondo, di fare lo stesso...
– Oh, allora immagino di dover ringraziare la tua
straordinaria assenza di appeal per avermi reso l'amica dell'anno...
– E ogni volta che abbiamo una conversazione non riesci a non
nominarla, a non ricordarmi quanto le sia stato legato, o quanto sia
destinato a lei...non, non sto dicendo che tu sia innamorata di me,
solo che noto la premura con cui metti le distanze...
– Perché sei di Brooklyn!
– Perché sono di Serena!
– Perché non ti sopporto!
–
Ah sì? Tutto qui quello che sai fare? ...perché
hai afferrato la mia mano – quella sera – per
scendere dal bancone, se non mi sopporti? Perché hai
accettato di bere qualcosa con me? Se è vero che non nutri
alcuna stima nei miei confronti, perché hai pensato che
l'unica ragione che potessi avere per starti accanto tutta la notte
dovesse essere un ricatto? Perché mi hai prestato i tuoi
quaderni, Blair? Sicuramente non sono il tuo tipo, ma l'hai detto tu -
sempre quella sera - di aver flirtato con chiunque...tranne che con me.
Eppure sono abbastanza certo di non aver niente da invidiare al
pancione che ti accarezzava i capelli mentre ti succhiavi il succo di
limone dalle dita.
Quel
bastardo! Allora per tutto questo tempo se ne ricordava! Non...non
può averla vinta. Non può uscire da quella stanza
con la convinzione...
Dan
ha quasi l'impressione che voglia ucciderlo. Si lancia verso la porta,
chiudendola con uno scatto. Poi si lancia verso di lui: gli
è di fronte e con una mano gli tira i capelli,
costringendolo ad abbassare la testa, mentre con l'altra, premuta
contro il petto, lo spinge verso il letto.
–
Io non sono come te, io sono come loro! – gli urla.
Dan
Humphrey, sulle prime, non è sicuro se si tratti di un
tentativo di stupro.
È sicuro di essere lì, steso sul letto di quella
nevrotica, in una posizione piuttosto innaturale, con la piccola fiera
sopra di lui, che gli sbraita insulti irripetibili a due centimetri
dalle labbra.
Dovrebbe provare fastidio, no? Sarà per questo che chiude
gli occhi.
–
È un bacio che ti serve, per convincertene?
Deve trattarsi di una questione di millimetri tra il suo viso e quello
della ragazza, perché quando pronuncia alcune parole, gli
sfiora il labbro inferiore con il labbro superiore.
Dan
sente le sue stesse mani scivolarle lungo i fianchi, inizia a
sincronizzare il respiro con il suo. Succede in un attimo.
***
Succede in un attimo:
di colpo lei si tira su, lasciandolo lì a fare la figura
dell'idiota.
– Beh, mi dispiace per te, ma come ti ho già
detto, non è compito mio convincerti...
Mentre lo dice rimane ad occhi bassi. Si volta. Riapre la porta, ma
stavolta è lei ad uscire.
Passerà molto più tempo che un paio di settimane
prima che abbiano il coraggio di ristabilire un contatto.
***
Invece
quella sera stessa Blair è già da Chuck. Il
fidanzato la sente particolarmente silenziosa, e, dopo aver provato
invano a strapparle qualche parola di bocca, o almeno farla ridere un
po', si limita ad accarezzarle la testa, soffiarle nell'orecchio e
apprestarsi ad ogni tipo di preliminare che rientri tra i favoriti
della ragazza.
Quando
lei rompe il silenzio, lo fa con uno scopo ben preciso: Tu mi ami,
Chuck?
– Certo che ti amo – la rassicura lui –
era tutto qui?
Per Blair non era neanche lontanamente tutto
qui.
Vorrebbe
chiedergli fino a che punto. Nel senso: se rimanesse sfigurata a vita,
riuscirebbe a guardarla ancora come la guarda adesso? Se si trovassero
nell'arena degli Hunger
Games [5],
si suiciderebbe per far tornare a casa lei sana e salva? Se impazzisse,
sarebbe felice di passare la sua vita con nessun'altra che con lei? Se
dovesse andare via da tutto, la seguirebbe? Di colpo, Blair si sente
molto stupida.
E poi, è abituata ad accontentarsi, nonostante quello che si
dice in giro. Quindi non gli chiede niente.
–
Ho avuto una discussione con Dan Humphrey – si giustifica.
Chuck, fino a quel momento steso dietro di lei, si tira su per
guardarla negli occhi.
– Cosa? È lui che ti ha ridotta così?
Lo sguardo di Blair rimane assente, fisso in un punto di fronte a
sé.
– No. Tutti gli altri.
*TBC
***
Angolo
dell'autore (o così dicono):
1. Crimini e Sviamenti
- titolo estrapolato da
Crimes and Misdemeanors,
ossia Crimini e Misfatti, di Woody Allen.
2.
Il
tentativo di mettere Chuck e Blair l'uno contro l'altra tramite la foto
battuta all'asta, e il bisticcio della coppia per chi dovesse
aggiudicarsela sono presenti nel telefilm stesso, episodio 3X03 - The Lost boy
(Il Ragazzo Perduto)
3.
Quello
che va, torna - modo di dire che equivale al nostro Si raccoglie ciò che
si è seminato.
4.
Sarebbe il lussioso e classico orologio da polso Rotonde de Cartier.
5. Nella remota possibilità che esista ancora qualcuno che non ne sia a conoscenza, si tratta del romanzo del 2008 di Suzanne Collins, genere fantascientifico/distopia in cui nella nazione di Panem,
composta da 12 distretti, ogni anno un ragazzo e una ragazza
provenienti da ciascun distretto si sfidano in una sanguinosa battaglia
fino alla sopravvivenza di uno solo tra i 24 partecipanti.
|
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Capitolo 3 *** What to do in Case of Hire. ***
04
03. What to do in Case of
Hire.[1]
Se allora fossi stato bokononista,
riflettendo sul miracoloso intrico della catena di avvenimenti
che aveva portato i soldi della dinamite a quella particolare
ditta di marmisti,
avrei sussurrato: "laborioso, laborioso,
laborioso".
Laborioso, laborioso, laborioso
è
ciò che sussurriamo noi bokononisti
ogni volta che pensiamo a
quanto è complcato e imprevedibile, in realtà,
il meccanismo
della vita.
Ma allora, da cristiano, tutto quello che riuscii a
dire fu:
"La vita è proprio buffa certe volte."
"E
certe volte no" disse Marvin Breed.
[Ghiaccio-nove
– Kurt Vonnegut]
L'ora è tarda, e
da tempo Blair Waldorf si è trasferita dalla NYU alla Columbia, non
abita più nel dormitorio poco distante da quello dell'ex collega,
per cui non c'è da dubitare della perplessità di Dan nell'aprire la
porta, ancora mezzo addormentato, a quel bussare insistente e
frenetico, e trovarsi di fronte una moretta stravolta, sfatta,
struccata, sbiadita, smagrita ed un sacco di aggettivi che hanno in
comune la s iniziale e il fatto di non trasmettere nessuna
sensazione piacevole.
– Blair...che... – ma le parole non
vengono fuori.
– Ridimmelo.
– Che ne dici di entrare?
–
No, tu ridimmelo!
Non ha idea di
cosa stia parlando.
Se
è venuta da me, deve essere arrivata all'ultima spiaggia e se perde
l'ultima speranza, prenderà un aereo, e se ne andrà. Serena non me
lo perdonerebbe mai.
Serena gliel'aveva accennato, una volta,
che quella era la tattica di Blair: se l'aria si fa troppo pesante,
cambia aria. Aveva imparato dai migliori. I suoi genitori.
L'ultimo
scambio di battute risaliva alla volta in cui le aveva restituito gli
appunti.
Non che ci fosse da stupirsi o di che biasimarli.
Ogni
tanto, mentre il ragazzo scriveva su qualche panchina qualche appunto
per un romanzo che non pubblicherà mai, lei gli lanciava uno sguardo
distratto, solo di rado aveva indugiato qualche secondo sulla sua
espressione concentrata. Di contro lui, dopo lunghe chiacchierate con
Vanessa, aveva preso l'abitudine di fare il giro largo, passando –
senza la minima aspettativa – davanti la sua stanza, e proprio la
forza dell'abitudine l'aveva portato occasionalmente a rifarlo anche
dopo il trasferimento della ragazza.
Ne
deduce che può riferirsi soltanto a qualcosa detta durante
quell'ultima – come chiamarla – conversazione?
– Chuck...–
azzarda.
–Non – lo interrompe – dire quel nome!
In
un déjà vu di un'altra nottata insolitamente spesa insieme, di
nuovo le afferra il braccio, prima che il cervello della ragazza
possa interpretare il suo approccio sbagliato come un segno
ineluttabile che le cose non si sarebbero potute risolvere in nessun
modo.
– Entra. Dirò quello che vuoi.
Blair
non sembra più opporre resistenza, si lascia accompagnare dentro,
lascia che chiuda la porta.
È girata di spalle, ed ora Dan ha
paura a dire qualsiasi cosa: se gli è stato concesso un errore, il
secondo non verrebbe archiviato con tanta facilità.
Fortunatamente
è lei la prima a parlare, lo fa mentre si volta.
– Se lo pensi
ancora, se lo hai mai pensato...dimmi di nuovo che sono diversa. Che
non sono come loro, sono come te.
Dan sorride. Blair
non è mai stata una presenza costante nella sua vita, ma quelle
poche volte che vi faceva capolino, sembrava arrivare, smontare le
sue convinzioni una dopo l'altra, e andarsene. E così ha appena
fatto anche stavolta. Che saltuariamente abbia provato dell'empatia
inspiegabile per l'ape regina, il ragazzo solitario ha imparato ad
accettarlo con il tempo... stavolta, però, per la prima volta non
sembra neanche vergognarsene, o nasconderlo troppo.
Senza
paura di pungiglioni si avvicina, prende le misure, la abbraccia.
In
quella posizione le sussurra nell'orecchio – Beh, non lo so se tu
sia come me. Quello che so di te è che non ti piace T. S. Eliot. E
sei molto più razionale di me. Il tuo habitat è un mondo dove io
non ho fatto altro che annaspare per un po'. Io sono abituato a
mostrarmi per quello che sono, invece tu mostri un lato diverso tutte
le volte che ti incontro, e per me è come se ti vedessi ogni volta
per la prima volta. Ma sono differenze irrilevanti, T. S. Eliot a
parte. Non so esattamente chi tu sia, non so se sia un bene o un
male, ma...non sei come loro, non potrei mai conoscerti abbastanza
poco da pensarlo.
Per un po' rimangono così, in silenzio, poi
tutto sembra loro altamente improbabile e innaturale. È strano: fino
a due secondi prima non ci avevano fatto caso. Blair si discosta
bruscamente.
Davanti
a una tazza fumante di infusi dalla dubbia provenienza –
come aveva insinuato l'inaspettata ospite – il padrone di casa
cerca di capire qualcosa in più della faccenda – Vuoi parlare?
Senza domande, solo quello che vuoi dire.
– Non ne ho molta
voglia. Ma capisco che la mia intrusione debba essere in qualche modo
motivata...per il bene di entrambi, ridurrò il racconto ai minimi
termini: io e Chuck ci siamo lasciati per sempre – Dan pensa che un
po' melodrammatica, lo sia – Non voglio che mi trovi, e non
verrebbe a cercarmi qui. Ecco tutto quello che c'è da sapere.
Il
ragazzo si sente stupido ad aver pensato che fosse andata lì per
lui, ma era logico: non è che lui sarebbe andato da Blair se avesse
avuto un qualsiasi tipo di problema risolvibile in altro modo.
Tra
un sorso e l'altro, lei con noncuranza aggiunge – Pensi che potrei
restare a dormire qui, solo per stanotte?
Questo Humphrey non se
l'aspettava.
In tutta onestà, lo ritene un passo in avanti
eccessivo nel loro rapporto, ma – dal momento che l'ultima volta
che si erano trovati da soli in una stanza, lui era disteso sul suo
letto aspettando un suo bacio – non è che potesse muovere un
granché di critiche, in fatto di passi in avanti.
– Ehm,
suppongo di sì. Il letto è a due piazze, in fondo.
Blair lo
guarda storto.
– Intendi comunque dormire sul divano, vero?
–
Non so se tu te ne sia resa conto, ma non c'è un divano!
– Non
sei per niente ospitale, Humphrey. Un vero gentiluomo dormirebbe per
terra.
Il ragazzo alza gli occhi al cielo – E questo sarà
qualcosa che potrai imputare alle mie rozze origini popolari. Vengo
da Brooklyn, ricordi? Tanto per te è già molto sia stato abolito lo
Ius Primae Noctis [2],
no?
Ecco che lei si alza sbuffando e, senza chiedere il permesso,
apre il suo armadio. Sceglie con aria di sufficienza la t-shirt più
lunga che trova e sbatte la porta del bagno alle sue spalle.
Sta
già molto meglio, osserva Dan.
Una
volta uscita commenta – Tu azzardati a guardare qualcosa che non
sia la mia faccia, e ti denuncio. – alludendo al fatto che la
maglietta sia inevitabilmente troppo corta.
Humphrey se la ride
sotto i baffi. Si alza dal letto per prendere posto in bagno,
sfruttando la sua posizione di vantaggio canzonandola. Mentre la
oltrepassa, lei corre a ficcarsi sotto le coperte, e lui – deve
ammetterlo – un'unica, fugace occhiata al fondo-schiena, se la
concede.
Inutile
dire quanto sia imbarazzante per entrambi: cercano di mantenersi il
più possibile ai margini esterni del letto, rischiando di perdere
l'equilibrio più volte, nel rigirarsi. Quando finalmente il ragazzo
sembra sul punto di addormentarsi, la sua concubina di una notte
irrompe – Dan...
– Ma allora lo fai apposta! Hai una
sveglia biologica impostata per rompermi i... – poi riflette sul
fatto che l'ha appena chiamato Dan.
È sempre qualcosa di serio,
quando lo chiama Dan. Si zittisce.
– Non è il massimo, poco ma
sicuro...ed è così inverosimile che io abbia accettato queste
condizioni che non mi sento neanche io – per quanto debba ammettere
che la cosa aiuti al momento – però...insomma, grazie.
Bofonchia
un prego. E asserisce di averne sentiti, di ringraziamenti
migliori.
Un'idea
di poco più precisa, Dan la avrebbe avuta solo dopo, quando il
telefono avrebbe preso a squillare nel mezzo della notte.
Lui è
ancora sveglio, perché Blair non ha smesso di agitarsi per tutto il
tempo, e ad un certo punto gli sono anche arrivati un paio di calci,
involontari fino a prova contraria.
Lo afferra il prima
possibile, sperando di non svegliare la fanciulla che quasi
sicuramente a quel punto sarebbe stata di malumore, e avrebbe dato
adito ad una discussione infinita. Risponde.
Dall'altra
parte, Serena gli chiede educatamente scusa per il disturbo. Dice di
essere preoccupata: Blair era andata a trovarla da Nate ore prima.
Aveva accennato a qualcosa di terribile che aveva fatto, ma poi, dopo
che Serena s'era assentata il tempo di entrare in cucina a infilare
due tazze d'acqua bollente nel microonde, Blair non c'era più. Sì,
lo sa che sembra assurdo, ma pensa sia il caso di non escludere
nessuna ipotesi, quindi lo chiede anche a lui – È lì con te? O
avresti un'idea di dove possa essere andata?
Dan guarda il
visino della ragazza, disteso sul cuscino accanto al suo, i capelli
scuri arruffati che le coprono parte del volto.
– No, non ti
preoccupare, capisco...ma non ho idea di dove possa essere, mi
dispiace.
***
Nel
dormiveglia mattutino la ragazza, abituata a passare la notte con il
suo uomo, istintivamente getta un braccio con l'intento di toccare il
petto del fidanzato, ma la sua mano rimbalza piano sul materasso,
facendole immediatamente capire che la piazza accanto è vuota. Si
tira su di colpo. Eh no, accanto a lei non c'è nessuno. Poi
razionalizza.
Quello che era successo il giorno prima con Chuck, e
il fatto di non trovarsi nella camera del ragazzo, né nel suo letto.
Già
– rammenta a sé stessa – Dimenticavo di essere qui. Fortuna
che si è già alzato.
Vorrebbe
infilarsi i suoi vestiti ed andarsene, ma il pensiero di dover
mettere subito il cervello in azione ed organizzare un buon piano per
evitare amici e scheletri nell'armadio le appesantisce la testa,
rendendole accettabile anche l'idea di potersi fermare lì nel limbo
per qualche altra ora.
Le circostanze scelgono per lei nel momento
in cui, mentre è ancora appollaiata sul letto, la porta si apre ed
una colazione un po' arrangiata fa il suo ingresso, trasportata dal
peggiore cameriere di tutti i tempi. Che è fastidiosamente di ottimo
umore.
– Alla buon ora, Waldorf!
Blair risponde con un cenno
assonnato. Stavo per andarmene – aggiunge.
–Lo vedo che sei
quasi pronta... – la rimbecca guardandola con il pigiama ancora
addosso, pigiama che poi sarebbe la sua maglietta – Dai, puoi
restare a fare colazione.
Blair
prende posto silenziosamente al tavolo, gambe incrociate sulla
sedia.
Si guarda intorno.
– È un po' squallido –
commenta.
Dan le dà ragione –
Sì, è un po' anonimo qui l'ambiente. Avrei dovuto comprare almeno
delle tovagliette, o dei poster ma, sai, tanto è una cosa
provvisoria...
– Non è una tattica vincente, Humphrey. A
vederla così, tutto è provvisorio, e tutto è una buona scusa per
non sbilanciarsi mai.
Il ragazzo pensa che sarebbe un discorso
calzante non solo a pareti e arredamento, ma che potrebbe adattarsi
benissimo anche al resto della sua vita.
– Sì, ma me ne andrò
tra pochi mesi, che senso ha fare il doppio dello sforzo, se poi devo
abbandonare tutto?
Blair solleva le spalle
– Non lo so, forse
che per qualche mese sarà un posto accogliente, immagino. Ne avresti
un buon ricordo...
Le passa un cornetto – Che farai ora?
–
Una lunga autocritica, credo.
Le labbra del Solitario si curvano
in un sorriso impercettibile:
– Credo di avere un'idea
migliore...
***
– Chi
è il pazzo che va al cinema alle undici del mattino? Devi avermi
drogata, per convincermi che per una volta Noios-Humphrey potesse
avere una buona idea! Migliore, ah! Hai davvero usato l'aggettivo
migliore,
pensando a questo?
Il passo della ragazza è pesante, come quello
di una bambina costretta a lasciare un parco giochi, compie dei gesti
teatrali nel dirlo, non lo guarda neanche in faccia.
Dan pensa che
ogni tanto sia anche divertente, ma alle lunghe è solo seccante.
Quindi si ferma, aspetta che lei gli si pari davanti a braccia
conserte, e le dice –Adesso basta.
Il suo tono è secco, ma non
sembra arrabbiato, è piuttosto quello di un genitore nel momento in
cui cerca di spiegare al figlio che non può avere un altro lecca-
lecca. Ruota la testa da un lato.
– Se non avessi voluto non
saresti venuta. Come non avresti bussato l'altra notte. E, ti prego,
non dire che non avevi nessun altro dove andare, perché mi ha
chiamato Serena. Mi ha detto che voleva solo essere lì per te, ma tu
sei scappata via. Quindi non mentirmi, perché non sono qui per
umiliarti. Se solo avessi voluto metterti in imbarazzo, avrei potuto
obbligarti a darmi una motivazione per cui avessi lasciato l'alloggio
sicuro della tua migliore amica per correre da me e...
– Serena
ha chiamato? Cosa le hai detto? Perché lei ha...
– Non è
questo il punto, il punto è che se vuoi il mio aiuto o la mia
compagnia, qualsiasi sia il motivo, prima devi smetterla con questi
giochetti. Niente più esercizi di potere, niente più sarcasmo
difensivo. Altrimenti puoi benissimo riprendere la tua
strada...
Tutto sommato, Blair non sembra attendere molto prima di
rispondere – Ok. Perfetto, ora che hai finito, possiamo andare a
vedere questo film?
Prima
di entrare nella sala, chiede nuovamente spiegazioni su Serena e la
sua telefonata – Le hai detto che ero da te?
– No, le...le ho
detto che non avevo idea di dove fossi...ho pensato non volessi farlo
sapere a nessuno.
Perché
non avrebbe dovuto farlo sapere? È come se fosse andata a trovare
Vanessa, o Jenny, in fondo: poco credibile, ma
inoffensivo. In effetti, meglio così: Serena si sarebbe preoccupata,
le avrebbe intimato di raccontarle tutto, per il suo bene. Lei non ha
ancora voglia di riaprire l'argomento.
Finita
la pellicola, i due ridono nel commentare ciò che hanno appena
visto.
– Andiamo! Non era così male!
– No, no...solo così
brutto che alla fine sembrava bello!
– Era così brutto da
sembrare bello e tornare brutto di nuovo! [3]
– Aaah,
non lo so Blair, credevo ti piacessero i blockbuster...
–
Il mio spirito guida è Grace Kelly, non qualche volgare Megan
Fox
di turno...
– Ok, ok...allora Marylin o Audrey?
– Me lo
chiedi anche? Siamo tutti bravi ad apparire attraenti in un mini
vestito bianco ed esposti alle giuste correnti...Audrey non ne ha il
minimo bisogno!
– Ma Marylin è ironica, ha un sex appeal
naturale, ingenuo, lei...non sembra neanche di questo pianeta, con la
sua aria distratta e i suoi riccioli biondi...
Eh già – pensa
Blair – Come capire la differenza, quando il tuo modello di donna è
Serena Monroe
Van Der Woodsen?
Dice solo – Mi ricorda qualcuno...
Dan
la guarda.
È vero, sembrava la descrizione di Serena. Blair però
non somigliava per niente ad Audrey. Insomma, potevano anche
sfoggiare la stessa aria sofisticata, ma i ruoli che l'attrice
ricopriva erano quelli di una donna indipendente, arguta, animata da
grandi ideali d'amore e bellezza...Dan ricorda la recensione del New
York Times che la consacrò alla fama mondiale:
''Audrey
Hepburn è una sottile, elfica, malinconica bellezza, al tempo stesso
regale e infantile nel suo profondo apprezzare i semplici piaceri e
l'amore. Benché sorrida coraggiosamente alla fine della storia,
rimane una figura solitaria e penosa che deve affrontare un futuro
soffocante.'' [4]
Forse non erano poi così diverse. Tranne che in un
piccolo particolare.
– Vacanze Romane, eh? Colazione da Tiffany?
Sul serio? Tu ti rendi conto che alla fine si innamora sempre del
povero, vero? Come può...essere da te?
– Sono solo film,
Humhprey! La gente adora Titanic, questo non vuol dire che
avrebbe voluto trovarcisi a bordo...
***
Rufus trova suo
figlio nel loft, quando passa a prendervi una vecchia giacca di
pelle.
– Non sapevo fossi qui – gli dice contento. Lo
vede armeggiare dietro il suo pc, prende il capo di abbigliamento in
mano e propone – Andiamo a fare colazione?
Il ragazzo,
occhi fissi sullo schermo, accenna a quanto gli piacerebbe, ma teme
di essere impegnato – Ho avuto una rivelazione, di recente. È
stata ispirante, in un certo senso...
Il genitore prende posto
sulla poltrona, vedendolo così assorto – Rivelazione del tipo per
cui un genitore dovrebbe preoccuparsi?
– Oh, no...no, no. Ha a
che fare con il mio futuro: ho sempre voluto fare lo scrittore, ma a
nessuno è mai interessato quello che avevo da dire. Eccetto forse a
Serena, ma questo non conta perché, beh, lei era la protagonista.
Ora so che, prima o poi, scriverò il libro che voglio.
Sono
uscito con Blair Waldorf, l'altro giorno, e – giusto per
risparmiarti il fastidio di formulare le domande ad alta voce –
no, non mi è stato fatto il lavaggio del cervello e sì, è tutto
collegato. Non che fosse un appuntamento, abbiamo solo dovuto
passare qualche ora insieme per via di un fattaccio che non sto
qui a dirti. Il punto è che, mentre parlavamo, io ero incuriosito.
Non incuriosito del tipo oh, dovremmo rifarlo e
nemmeno wow, vorrei poter richiamarti appena torno a casa, e
tanto-meno cavolo, sei davvero un'altra persona rispetto a quello
che mi aspettavo! Sugli annali puoi ancora scrivere che è
infantile ed irritante come sempre, solo, man mano che raccontava
avevo voglia di chiederle di più. Anche dei dettagli insignificanti.
Sembrava così complessa ed interessante, anche se più
da un punto di vista socio-psicologico che umano. Mentre lei, sì,
interagiva e mi ascoltava – quando non tiravo il discorso
inutilmente per le lunghe, come invece sto facendo ora – ma mi sono
accorto che non aveva alcuna voglia di conoscermi. Ho capito che devo
essere molto noioso.
– No, non sei noioso, sei...trasparente,
lineare, un bravo ragazzo.
– Sì ma essere un bravo ragazzo non
farà di me un bravo scrittore, papà, ed io voglio riuscirci, è la
cosa che voglio di più al mondo. Il motivo per cui hai speso tutti i
tuoi soldi per la mia istruzione, è perché potessi realizzarmi un
giorno. In fondo, scrivere è quello che so fare, no? Una storia, è
tutto quello che chiedo.
– Quindi ora stai scrivendo...di
Blair?
– No, non sto scrivendo di Blair! Ho preso solo atto che
lei sarebbe più interessante di me. E che per pubblicare qualcosa di
decente, ho bisogno di chiudere nel cassetto per un po' l'idea del
bravo ragazzo e tutto il resto.
– Ma ti conosco ancora
abbastanza da sapere che non vorresti diventare come lei, giusto?
Dan
riflette – Sono libri, papà. Il fatto che la gente li scriva non
vuol dire che avrebbe voluto viverli.
Notando solo in quel momento
il soprabito in mano all'uomo, aggiunge – Spero
tu la stia donando ad un museo nostalgico degli anni '90, quella
giacca. In ogni caso, non hai intenzione di indossarla, no?
***
Dan si rivolge a Vanessa nella speranza che possa
compiere il miracolo al suo posto – Dannato
blocco dello scrittore! – esclama –
Suona tutto così ridondante e
patetico, ad una seconda lettura. E buonista, dimenticavo buonista.
–
Cosa ti importa se è buonista?
Dickens lo era, eppure sapeva il fatto suo!
Dan la guarda con una
punta di non troppo velata commiserazione – Erano altri tempi. E
Dickens era un mecenate, scriveva per vendere, non esattamente il mio
modello ispiratore. È assurdo – si
arrende – Ho un'idea e non
so come svilupparla...Un mondo in cui perfino Stephenie
Meyer [5]
riesce a portare a
termine un best seller,
ma io no, non è un mondo in cui vale la pena vivere.
–
Amen – conclude
l'amica, sorseggiando il tuo tè. Guarda l'orologio e si alza dalla
panchina – Resisti,
Humphrey, resisti! Sei troppo arrogante e lagnoso per non essere un
genio della letteratura – lo
canzona – prima o poi,
ce la farai! – Si
allontana salutandolo di spalle con la mano.
Il ragazzo rimane a
fissare il vuoto riflettendo.
Ad un tratto vede spuntare Blair. La
osserva.
La ragazza sta
percorrendo il cortile che la separa dall'ingresso dell'università.
Non è più la regina, ma di sicuro non ha rinunciato all'idea di
riprendere in mano la corona, glielo leggi negli occhi che è
perennemente alla ricerca di qualcosa da architettare. Humphrey si
chiede se sia solo paura di restare invisibile per sempre, perché,
ammettiamolo, da quando frequenta l'NYU non ha tratto alcun beneficio
dall'essere Blair Waldorf.
Eccola lì, a camminare come se si
trattasse di una parata per i suoi sudditi, con quel passo
eccessivamente sicuro
ed autoritario, quando in realtà l'unico che la sta guardando è il
Ragazzo Solitario, e lei non se n'è neanche accorta.
Lui non si
sarebbe mai aspettato che proprio in quel momento, proprio sotto i
suoi occhi, un escremento di chissà quale pulcioso volatile sarebbe
atterrato in caduta libera sul cuoio capelluto della Regina B,
coprendo l'odore di vaniglia della sua chioma.
Blair si ferma a
guardarsi intorno. Il suo sogno era appena diventato un incubo:
tutti gli occhi sono puntati su di lei ora, ma non è certo una
corona, quella che ha in testa in quel momento. Le scappa di dire –
Sì, ridete...se fossi stata
vietnamita, stareste già organizzando una raccolta solidale di firme
contro il volatile, chiamandolo servo dell'aquila americana
capitalista, oppressiva e xenofoba, razza di hippyocriti.
Dan sa
che non sarebbe prudente riderle in faccia, ma si ritrova a pensare
che per qualche motivo quelli che Blair definirebbe come i
momenti peggiori della sua vita,
lui li considererebbe i migliori.
Chi altri avrebbe avuto l'ego di paragonarsi alla Guerra del Vietnam?
Al ragazzo non sarebbe mai passato per la testa.
Ha l'impressione
che la ragazza si sarebbe messa a piangere nel giro di qualche
secondo, come quando era corsa via dal liceo dopo che le sue
tirapiedi – durante
un'occasionale rivoluzione – le
avevano lanciato addosso dello yogurt, ma Blair sa che –
dal momento che l'incidente si è
verificato davanti a tutti – davanti
a tutti deve porvi rimedio, in maniera dignitosa. Estrae uno
specchietto dalla sua borsa, controlla il danno. Cerca di apparire il
più possibile disinvolta, mentre estrae un fazzoletto di seta
stampato LV e prende a
sistemarsi meticolosamente le ciocche, come se stesse semplicemente
dandosi una sistemata.
Dan si chiede cosa stia facendo, e dalle
espressioni di chi è intorno, capisce che si tratta di una domanda
abbastanza diffusa. È chiaro che stia solo temporeggiando, in attesa
di farsi venire in mente qualcosa.
Il ragazzo sospira, mentre le
si avvicina sfilandole con cautela il fazzoletto. Magari
potrebbe contare come crediti extra nella sezione volontariato ed
impegno civile.
– Non mi serve il
tuo aiuto, questa scena era già abbastanza umiliante senza il tuo
intervento. – lo
aggredisce acida, ma lo lascia fare. Perché non è una stupida, sa
che Dan ha raggiunto una certa popolarità in facoltà, e che gli
altri lo vedano renderle servigi potrebbe essere una buona mossa,
dopo tutto.
Il ragazzo bagna il fazzoletto con l'acqua della
fontanella lì accanto, trascurando l'insinuazione secondo cui
avrebbe dovuto avere la decenza di usare una bottiglietta d'acqua, e
glielo passa impacciato nel punto dove si è consumata la tragedia.
Per farla smettere di ripetere quanto sia caduta in basso dice una
cosa qualsiasi – Era
carina, la storia della raccolta firme.
Blair si colora di
soddisfazione – Con loro è
facile, Cabbage-Patch.
Probabilmente sarebbe bastato che passassi i capelli sotto il getto
della fontana, bagnandomi la maglietta, e tirassi su la testa con
forza, agitando le ciocche tra le mani per farle asciugare. Avrebbero
apprezzato, forse avrebbero fatto anche qualche commento volgare su
come si sarebbe intravisto il mio reggiseno. Ma quella è roba da
Serena Van Der Woodsen, io non sono così.
– Perché?
– chiede
stupidamente – Voglio
dire, potresti esserlo...
La ragazza sembra seccata –
Perché non tutti, che tu ci creda o
no, vogliono essere lei.
Dan ha decisamente dimenticato con chi
stia parlando quando insiste – E
tu come vuoi essere?
– Esattamente
come sono, che domande! Hai finito con quel coso? Sta per venirmi mal
di testa!
Si guarda intorno, nessuno sembra più osservarli:
sorride compiaciuta – Humphrey
– dice – preparati
ad ottenere la tua ricompensa.
***
– Questa sarebbe la mia ricompensa?!
Blair gli
lancia un'occhiata nel tentativo di fargli rimpiangere la sua
ingratitudine – Beh, sono seduta
ad un tavolo con te!
– Mi
hai imposto di offrirti un pranzo! Hai idea di cosa voglia dire
esprimere riconoscenza?
– Veramente
no – risponde estremamente
seria – Adesso
andiamo, ti ascolto, ma fa' veloce prima che cambi idea.
–
Ho bisogno di scrivere qualcosa di
buono...
– E...?
–
E non ne viene fuori niente. Ho un
blocco.
– Bene, allora
chiudi i libri e apri l'elenco telefonico: ci sarà pure un bar
disposto a farsi carico di un barista imbranato e petulante! Oppure
quel contatto che avevi, la ditta di catering...
– Blair...
–
D'accordo. In che senso hai un
blocco, esattamente?
– Vedi,
ho un'idea, ho diverse idee...ma appena provo a trascriverle su
carta, non vanno più bene...
– Ti
ha mai sfiorato il pensiero che magari non siano buone idee?
–
No, lo sono. Ma solo all'interno
della mia testa: non riesco neanche a ripeterle ad alta voce, che
perdono la loro essenza.
Blair riflette per un po' e il ragazzo
interrompe il suo silenzio per chiederle – Pensi
– dimmi la verità –
pensi che sia noioso, vero?
–
Sì! – afferma
lei, stupita che il ragazzo abbia posto un punto interrogativo alla
fine di quell'osservazione – Ma
non credo che dipenda da quello il tuo blocco.
– Ah,
no?
– No. Credo che il
problema qui, sia che ti preoccupi troppo. Che scrivi per scrivere un
capolavoro, quando invece dovresti solo pensare a quello che vuoi
comunicare. Tutto deve essere inserito al solo scopo di trasmettere
un messaggio, la storia che vuoi raccontare. Il resto non è un
problema tuo.
– Uhm –
riflette Dan – E
poi? C'è altro?
– Oh,
sì...dovresti evitare di trasformare ogni personaggio maschile in
una copia carbone di te e femminile di Serena. Esiste una cosa
chiamata varietà,
Humphrey.
Il ragazzo sorride. Gli passa per la testa un'altra
domanda – Come va con
Chuck?
– Così così...
–
Si è fatto perdonare?
–
Non ha dato cenni di vita da quando
abbiamo brutalmente rotto. Starà aspettando che mi passi, sta
sicuramente provando a dimostrarmi che può aspettare i miei tempi.
Non lascerebbe morire così quello per la cui costruzione abbiamo
lottato così duramente, no? Sarebbe stupido, no?
Quello
annuisce – Ma certo. È
Chuck Bass, non accetterebbe mai un no
come risposta! – tra
sé e sé completa – Chi l'avrebbe detto che un giorno
qualcuno avrebbe apprezzato questa caratteristica...
Blair
non sembra convinta. Dan prova a cambiare argomento – Perché hai
scelto mia sorella, come tuo successore?
– Cosa
c'entra ora?
– Voglio
saperlo...non avresti preferito Penelope, in fondo, non ti avrebbe
rappresentato meglio?
Blair non sa cosa rispondere: il ragazzo
dovrebbe imparare che ci sono domande che si possono fare, e cose che
vanno lasciate sottintese, e questa era una di quelle – Beh,
tuo padre ha sposato Lily, questo non la rende una pezzente
totale...
Dan pensa che dovrebbe ricordare questa informazione
anche quando parla di lui,
ma procede – Lo sappiamo
entrambi che l'avevi scelta già da prima. Non è da...
Lei alza
lo sguardo – ...da me!
Anche questo lo sappiamo! Humphrey, sembri un disco rotto delle
volte, o qualche stupida canzone tecno!
La settimana scorsa,
prima di andare al cinema...hai detto niente più giochi,
giusto?
Dan constata che ha davvero un'ottima memoria. Senza
questa non sarebbe così brava a ricattare la gente, suppone.
– Allora ti propongo un patto. Domani, nove del
mattino, a casa mia. Ti farò passare un giorno con la vera
Blair Waldorf, e tu non potrai mai raccontarlo a nessuno.
Sembra
quasi minacciosa. Raccoglie la sfida – Altrimenti?
–
Dirò a Serena che le hai mentito. L'hai sottolineato tu che
fosse preoccupata, non le farà piacere saperlo.
Non fa una piega
– Questa
cosa di Una
giornata con... non
è già cominciata, vero? Perché la vera Waldorf non mi sembra molto
diversa da...
–Ci stai?
– Perché vuoi farlo?
– Perché
no? Così possiamo risparmiarci queste patetiche conversazioni una
volta per tutte: “Non
l'avrei mai detto”;“Non
è da te”...ripeterti
che tu non mi conosci sembra non fare altro che alimentare la tua
convinzione di conoscermi. Tanto vale che ci togliamo il pensiero. E
poi, ho delle preoccupazioni molto serie a cui non-pensare.
Sconvolgere la tua piccola bigotta ottica può essere un buon
diversivo.
– Alle nove, hai detto.
– Non mi piace
aspettare, Humphrey.
*TBC
***
Angolo
dell'autore (o così dicono):
1.
Cosa fare in caso di Affitto
- titolo estrapolato da What
to do in Case of Fire, ossia
Cosa Fare in Caso di Incendio,
film tedesco del 2001
di Gregor Schnitzler.
Il titolo del capitolo fa riferimento all'episodio 3X17
della serie, Inglorious Bassterds
(Bass-tardi Senza Gloria),
in cui Chuck Bass decide di affittare
per una notte la sua fidanzata allo zio Jack per poter rimanere in
possesso del suo hotel. Lungo i capitoli, ho deciso di dare solo
brevi accenni alla vicenda, del tutto funzionali alla mia storia, e
non esplicitarla mai completamente dal momento che mi sembrava
superfluo incamerarsi nella descrizione di una vicenda che sono
abbastanza sicura sia rimasta ben scolpita nella mente di qualsiasi
fan del telefilm.
2. Diritto
della prima notte.
3.
Scambio di battute preso da Ghost
World, film del 2001 di Terry
Zwigoff. Ho capito che avrei
adorato quel film dal momento in cui ho sentito questo discorso,
perciò l'ho inserito, anche se non era strettamente necessario.
4.
Recensione del New York Times
dell'interpretazione della Hepburn
in Vacanze Romane,
scritta da A. H. Weiler.
5.
Autrice della saga di Twilight.
A chiunque piaccia, chiedo scusa, ma niente di personale. Ho solo
supposto che a Dan non piacerebbe.
|
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Capitolo 4 *** It's a Matter of Lies. ***
04
04. It's a Matter of Lies. [1]
Voglio
essere al di fuori delle etichette.
Non voglio che tutta la mia
vita sia compressa in un unica parola. Una storia.
Voglio trovare
qualcos'altro, che non si possa conoscere,
un posto che non sia
sulla mappa. Una vera avventura.
[Invisible
Monsters – Chuck Palahniuk]
Per una volta non
pensare di sapere sempre tutto...
Nonostante i buoni
propositi, non può fare a meno di chiedersi con curiosità cosa
sarebbe successo nelle prossime ore. Dà un'occhiata al suo armadio.
Decide che non è producente perdere tanto tempo nella scelta
dell'abito adatto, a meno che non si tratti di un appuntamento
romantico, cosa che assolutamente non è.
Beh, se qualcuno di
Blooklyn è destinato a conoscere la vera Waldorf, tanto vale che sia
il vero Dan Humphrey...
Infila una camicia a quadri, la
toglie:
– Posso fare di meglio...una felpa forse...una
t-shirt...ecco ci sono!
Dan mette su una canotta bianca a
righe sottili blu, che non ricordava nemmeno più di avere, e di cui
non sentiva la mancanza.
E ora il tocco di classe – si
dice guardandosi nello specchio – Giacca di Jeans.
Non
che quello fosse il vero Dan Humphrey, il vero Dan Humphrey aveva
imparato bene – se non proprio ad essere impeccabile – quantomeno
come non provocare un'orticaria da contatto visivo alle frotte di
tizi altolocati attorno a cui gravitava. Se qualcuno avesse
scritto un manuale da quel titolo, di certo sarebbe stato il nostro
Ragazzo Solitario, anche se, chi vuoi che pubblichi un volumetto così
inutile e pretenzioso?
Oseremmo dire che il ragazzo stia cercando
di cancellare ogni minima probabilità che possa ripetersi un
incontro simile in futuro, agghindandosi come uno stereotipo di
giovane esemplare povero con un tocco di cafonaggine, ma – se così
fosse – dovremmo supporre sia una scelta dettata dalla paura, paura
di potersi ritrovare in una situazione totalmente imprevista e di cui
non siamo in grado di prevedere gli esiti...paura di potersi
innamorare – inopportunamente – della ragazza sbagliata sotto
infiniti punti di vista, ad esempio...e noi conosciamo troppo bene i
nostri ragazzi per azzardare tale ipotesi.
***
Quando esce
dall'ascensore, Blair rischia quasi l'infarto nel vederlo conciato in
quel modo.
Al contrario di lui, è straordinariamente elegante,
per essere mattino presto.
Sarà andata a trovarla Chuck, alla
fine – pensa il ragazzo – altrimenti perché la regina di
ciò-che-è-consono dovrebbe essere vestita in maniera così
meravigliosamente fuori luogo, come una principessa, come se avesse
bisogno di sottolineare il divario tra i loro mondi per convincersi
che...Non andare lì con il pensiero, piuttosto dì la prima cosa
che ti viene in mente – si consiglia mentalmente Dan.
–
Sei stupenda...
Cazzo.
Ok, è stata solo formale
gentilezza, puoi ancora recuperare, basta dire qualcosa di sensato
prima di destare sospetti...
– Hai già scelto cosa farne di
me oggi?
Guarda, fa' una
cosa... Sta' solo zitto.
A Blair ci vuole un po' perché il suo tremolare di
labbra si tramuti in parole ben scandite – Io non esco con uno
vestito così al mio fianco! Tornatene da dove sei venuto!
– Ti
ho portato una cosa – si giustifica Dan, come se fosse minimamente
pertinente. Le porge uno strano strumento musicale, intarsiato con
cura, tanto da sembrare più un oggetto decorativo.
Inutile, ma per lo meno non completamente
orrendo. Immagino non si possa pretendere di più da Brooklyn.
–
Fantastico...talmente fantastico che sento di volerti fare un regalo
al prossimo Natale...oh, ehi, aspetta...perché non riciclare un
arnese senza alcuna funzione! – Allunga
la mano per restutuirglielo – Buon
Natale in anticipo, Humphrey!
Dan
abbassa lo sguardo. Spiega – James Hillman chiama la condizione
spazio-temporale in cui viviamo mondo
di Pan. Nel mondo di Pan,
cito, l'amore non
gioca alcun ruolo, ma è fatto di panico, masturbazione, stupro,
caccia alle ninfe. Siamo fuori anche dall'universo di Eros, al cui
posto stanno sensualità e paura.
[2]
La
ragazza è ancora confusa – e anche vagamente annoiata – ma lui
continua – Ovidio parla della figura di Pan come di un dio vizioso,
mezzo uomo mezzo caprone. Un giorno si innamora anche Pan. Di
Siringa, una ninfa bellissima.
Ma Pan non sa veramente amare, così
l'oggetto del suo desiderio finisce per rifiutarlo. Lui non si
arrende e la fanciulla è costretta a sfuggirgli. Scappa, ma quello
la insegue.
Corre, corre, non fa altro che correre – incapace
di uscire dalla situazione – non trova altra soluzione che
continuare a scappare, finché non si accascia stremata sulle sponde
del fiume Ladone, e in un ultimo sussurro invoca le divinità delle
acque dolci di porre fine alla misera condizione in cui si trova. E
così queste la trasformano in canne palustri.
Il suo sussurro,
diventa il suono melodioso che emettono con i soffi di vento.
Pan,
che pur non sapendo amare, amava la fanciulla, da quelle canne ricava
uno strumento musicale che porterà sempre con sé, dandogli il nome
di Siringa. È
questo qui.
Blair, so
che
è qualcosa che ha a che fare con Chuck e soche
ti vergogni ad ammettere a chiunque cosa sia, ma il punto è... –
conclude – non avere paura. Non scappare. E soprattutto, non
trasformarti in un vegetale, canne palustri o peonie che siano.
– Mi
aspetteresti il tempo di mettermi qualcosa di più
consono?
– sono le uniche parole che Blair pronuncia prima di salire
velocemente le scale.
***
Ancora non riesce
a fingere indifferenza verso la questione: la ragazza cammina accanto
a lui con una gonna floreale e una camicetta azzurra, addirittura
delle ballerine. Sembra molto più semplice del solito. Certo, ha una
Birkin rossa, giusto per non sentirsi completamente spaesata.
Le chiede – Allora, dove andiamo?
Blair sembra metterci
un'eternità a rispondere, come se fosse la frase più difficile che
avesse mai potuto pronunciare – Dimmelo tu.
– Credevo
che questa giornata fosse nelle tue mani...
– Io non saprei
portarti in posti che ti piacerebbero.
– Ma la faccenda del
conosci quella che
sono realmente...
–
A che serve? Rimarresti deluso, non ti piacerei comunque. Anzi, a
dirla tutta, credo proprio che tornerò a casa adesso. Da sola.
–
Ma...
–
Humphrey smettila! Tu proprio non riesci a capire, vero? Non c'è
nessuna vera Waldorf! – riprende fiato, e continua – ...tutto
quello che volevo era coinvolgerti in una trappola per fare in modo
che sembrasse ci fosse qualcosa tra di noi!
–
A che...hai litigato con Serena?
–
No,
il bersaglio è Chuck, okay? Non solo mi ha umiliata e usata, ma
anche accettato passivamente il fatto che io l'abbia lasciato...
–
E
questo è...un male?
–
No,
razionalmente no...ma mi manca. Devo avere qualche rotella fuori
posto anche io, se mi manca talmente tanto che...stavo per avere un
appuntamento con te!
–
Okay,
informiamo i gentili viaggiatori che abbiamo ufficialmente
oltrepassato le frontiere di Logicalandia....
–
Non
era illogico Humphrey, era perfetto! Chuck, sarebbe tornato a
strisciare ai miei piedi implorando un perdono a qualsiasi condizione
e tu, una volta scoperto tutto, avresti smesso di ossessionarmi e
finalmente ti saresti fatto un'idea giusta
– per
una volta – su di me.
Dan si prende il
suo tempo per assimilare le parole appena sentite. Tutto quello che
sembra saper dire dopo è – Come poteva essere giusta, se poi hai
cambiato idea?
Blair
è sinceramente scoraggiata.
– Senti. Anche se ci fosse un lato
diverso di me...non troppo diverso magari, magari giusto un po'
meno...ma anche se fossi una brava persona in un pessimo
ambiente...non potrei essere in altro modo che così con te. Con l'ex
della mia migliore amica. Né con nessun altro, in realtà. In questo
mondo, senza furbizia e lucidità si fa solo la figura degli idioti.
Se vuoi regnare, devi regnare in solitudine. Lo sai. L'hai detto. Il
mondo di Pan. Quindi
finiamola qui, d'accordo?
Ha finito. L'ha
detto.
***
Il ragazzo non riesce
a trattenere una risata – Davvero è la prima volta che prendi la
metro? Dio, piantala di spruzzare Chanel ovunque, non migliorerai la
situazione, parlo per esperienza!
La ragazza sospira rassegnata.
Preferisce rimanere in piedi, nonostante Dan le proponga di cederle
il posto vuoto a sedere. Il tabellone segna due minuti al prossimo
treno.
– Allora, ti senti più tranquilla, sembra quasi che ti
stai ambientando...
Lei cerca di
annuire in un'improbabile smorfia, quando viene distratta da un
vociare rumoroso e nota delle perdite nel canale di scolo, così la
sua espressione perde totalmente anche l'ultimo barlume di
credibilità; il ragazzo non può fare a meno che mostrarsi divertito
– Anima e coraggio,
Waldorf, siamo ancora all'inizio!
In piedi, nello
scompartimento affollato, una brusca frenata fa quasi cadere Blair
che, costretta a scegliere se aggrapparsi al suo accompagnatore o
lasciarsi sbatacchiare all'indietro verso l'ignoto, sceglie la
seconda, rimediando una testata – Se avevi intenzione di
portarmi nei luoghi più malfamati di New York avresti dovuto
avvisarmi, così avrei potuto attrezzarmi con uno spry al
peperoncino...
Il ragazzo sorride, scuotendo la testa.
–
Allora, considerando la tua gamma di attività e svaghi, sarò
fortunata se non finiremo in qualche club di ramino...
– Al
Moma, stiamo andando al Moma! Ora rilassati, e goditi il viaggio.
Sono già cinque minuti che mantieni un equilibrio decente, sono
fiero di te.
Blair offre al
ragazzo la prova empirica che, per quanto truce, uno sguardo non
possa incenerire.
Arrivati alla loro fermata,
Dan gioca a pavoneggiarsi della sua sicurezza nello scendere dal
vagone ancora non del tutto fermo e porge la mano alla ragazza, che
però la ignora, saltella giù con grazia e, in risposta al gesto,
sorride per il punto guadagnato.
***
– Questa non è
arte – protesta Blair. Dan non l'ascolta, si guarda intorno come un
bambino in un parco giochi. Davanti ai loro occhi, sale su sale di
disegni, scarabocchi, installazioni e piccole sculture. Sembra di
essere in un universo diverso, un po' grottesco, vagamente
romantico.
– Davvero non ti piace?
– Davvero ti piace? Ci
sono solo pupazzi!
– Sì.
E solo perché tu non riesci a capire il fascino di tutto ciò che
non sia estremamente drammatico o nouvelle
vague,
non vuol dire che non sia arte. Cosa ti piaceva, da bambina?
–
Quello
che piace a tutte le bambine, suppongo: principesse, storie a lieto
fine...bei vestiti e grandi amori. Oh, e avevo una piccola cotta per
Sami Frey
[3].
È inutile che cerchi di convincermi con questi stupidi richiami
all'idea del fanciullino,
non c'è niente di simile qui.
Dan
sarebbe curioso di sapere a che età fossero entrati in gioco
crudeltà e smania di potere, ma cerca di rimanere concentrato sul
punto del suo discorso – Non è vero che non c'è niente di simile,
solo non lo vedi tu. Che sensazione ti trasmetteva, quello che hai
appena elencato?
– Intendi
Sami Frey?
No? Okay...uhm, era tutto molto rassicurante – questo posto non lo
è per niente – vedi, in quei mondi non poteva succedere niente di
brutto, niente di insuperabile, tutto scorreva com'era giusto che
fosse, niente fraintendimenti o delusioni.
– Qui è esattamente
la stessa cosa!
– Humphrey, non so se lo noti, ma dà anche solo
un'occhiata a quell'illustrazione: quel cupido ha letteralmente
trapassato i crani dei due innamorati, con la sua freccia...tu questo
lo trovi rassicurante?!
Il
ragazzo ride – È divertente, è ironico. Qui dentro sembra tutto
mortale: mostri dalle fauci gigantesche, dei dell'amore dispettosi,
scheletri e spettri di amori finiti male...ma guarda l'altro lato, è
solo la trasposizione di una fiaba incanalata in un universo
semi-adulto. È colorato, ed è tutto così tondeggiante e goffo e
innocuo che ti fa pensare comunque che non ci sia nulla da temere.
Non solo, è come entrare nell'universo dei cattivi e scoprire che
sono inoffensivi... ti viene da dire Caspita,
se questo è il peggio che mi possa capitare, allora non può davvero
succedermi niente di brutto! E
realizzi che hai fatto la scelta sbagliata – da piccolo – a
leggere le storie dei buoni per tutto quel tempo, che erano
decisamente noiose al confronto...che non avevi mai capito dove
stesse il vero significato del vivere un'avventura, e che dietro la
vita perfetta di una principessa c'è solo la banalità di un destino
baciato dalla fortuna, mentre sotto lo strascico di una sposa
cadavere c'è la vera essenza dell'amore...
– Come a dire Passa
al lato oscuro, abbiamo i biscotti.
–
Non ti ho convinta?
– Nemmeno lontanamente. Però. Però questa
è accettabile.
Dan
guarda la statuetta, poi legge la didascalia, inclinando la testa da
un lato:
''Life
isn't easy
for the Pin Cushion Queen.
When she sits alone on
her throne
Pins push through her spleen.''
[4]
– Pensi
che quelle scale a strisce si possano salire? Giusto per vedere se
dall'alto migliora la vista...
– Non ne ho idea...ma dovremmo
provarci ugualmente. Proviamo a fare quello che ci va e vediamo se
migliora. O – aggiunge – dopo quanto tempo ci cacciano!
Blair
sorride alla bravata proposta – La tua forma massima di
trasgressione equivale a quella di un bambino di cinque anni,
Humphrey.
– Oppure
dovremmo andare all'acquario di New York, saresti sorpresa da quanto
alcune specie di pesci somiglino a gente che conosciamo!
– Oh,
no. No no no no. C'è un limite, Humphrey, c'è un limite a tutto e,
per quanto lottiamo giornalmente per superare i nostri limiti,
considerando che solitamente il mio limite arrivava al
sopportare di incontrarci casualmente nella stessa stanza ...dopo
la piega che ha preso questa giornata, direi che non ho solo superato
i miei limiti, li ho doppiati tre volte... Davvero, basta così...
Dan
inarca le sopracciaglia e conta fino a dieci.
***
Davanti ad una grande
teca, la ragazza punta il dito in direzione di un cavalluccio marino
– Avevi ragione, quello ti somiglia! C'è scritto che sono i maschi
a partorire le uova...Ew!
– Beh, sono fortunato che tu non abbia
adocchiato prima il dugongo, mi sa...Senti qui! Rana Pescatrice:
specie dalle abitudini solitarie che passa la maggior parte del tempo
nascosta sul fondo, in attesa delle prede... Signore e Signori,
abbiamo trovato il Patronus Corporeo [6]
di Chuck Bass!
– Potremmo cercare quello di Nate,
ma non è corretto sparare sulla croce rossa...
– Serena! Questo
sembra abbia indosso il vestito dorato di Serena, con tutta
quella coda...
Blair ride – Ma cosa vuoi capirne tu di mod...è
vero! Oddio, è vero!
– Dan?
– Blair?
– E io che
pesce sarei?
– Oh tu non saresti affatto un pesce...seguimi!
I
due ragazzi entrano in una sala un po' più lunga delle altre, ma più
bassa...una specie di tunnel dalle pareti fatte di vetri, oltre i
quali ondeggiano, sinuose e letali, una schiera di meduse
gigantesche, dallo strano colorito rosato che quasi emana una luce
calda intorno alla loro aurea, e lunghi tentacoli rilassati che
sembrano fatti di pizzo.
Blair fa una piroetta su se stessa per
osservarle muoversi in branco.
– Sono bellissime...
– Uhm
– bofonchia il ragazzo – non lo diresti, se non ci fosse un
vetro a separarvi.
La ragazza lo fissa improvvisamente negli
occhi, incredula di quello che la sua testa ha appena immaginato –
Portare una ragazza in un posto dove sei l'unico maggiorenne in tutto
l'edificio e paragonarla ad un mollusco?
– Tecnicamente non sono
mol...
– Fa lo stesso! Queste sono le tue tattiche di seduzione,
Humphrey?
– Beh, no...ma...cosa c'entra, questo non è un
appuntamento!
Blair lo guarda
scettica – Ovvio che non lo
è, mi premeva chiarire che la pensassi così anche tu.
–
Certo, come no...
Blair lo
fulmina e passa oltre.
– Sicuro
di non averci già portato Serena, Vanessa magari? – Si
ferma. – Non mi sta bene
essere portata nello stesso posto di Vanessa Abrams, qualsiasi sia la
circostanza o per quanto insignificante possa essere
l'accompagnatore...
– Non
ho portato Vanessa. Non ho portato nessuna! Ho portato te, e ti ci ho
portata, perchè non è un appuntamento! – Ci
pensa – Anche se, per lo
meno, sarebbe stato originale...
– Oh mio Dio, lo farebbe
davvero...non posso crederci!
– Non ho...non ho detto che lo
farei, ho detto che comunque sarebbe stato più...caldo e fantasioso
di una qualsiasi romanticheria organizzata nei vostri ambienti ai
piani alti...
– È il bello dei
soldi, Humphrey...non devi improvvisarti scenografo, regista e
ideatore delle tue serate...paghi una cena al Le Bernardin, e
l'atmosfera è fatta...
– Sai, non tutti affittiamo suite
costose o jet privati per i nostri appuntamenti...non tutti ne
abbiamo bisogno.
Blair sorride – Essere arrogante non ti si
addice, rilassati...stavo solo scherzando, Romeo...
Dan
gioca il suo bluff – E comunque, se fosse stato un appuntamento del
tipo che intendi tu, ti avrei già baciato...
– Ah
sì, e dove esattamente? Nei corridoi della metro? Davvero di
classe!
Dan si avvicina offeso – Perché no? Anche lì, ovunque.
Nei corridoi sotterranei – si avvicina – ti avrei dato
un bacio frettoloso durante una corsa per prendere il treno; sulla
metro, incollati come sardine – si avvicina – ti avrei
dato un bacio sconcio, solo per guardarti scoppiare ridere in faccia
ai vicini occasionali, delle loro facce scandalizzate; al Moma, ti
avrei preso la mano – si avvicina – e ti avrei inumidito la
guancia di fronte a Jack e Sally
[4]; e qui –
le è ormai di fronte, seppur ad una quasi ragionevole distanza –
ti avrei baciato qui, con i pesci e i plancton e i molluschi, e ti
saresti sentita la Sirenetta, con questi banchi che ci ruotano
intorno così velocemente, che ti sarebbe girata la testa, se non
avessi avuto gli occhi chiusi e le braccia ancorate alle mie
spalle.
Blair deglutisce – Tu sfiorami, e sei morto...
Dan
ride – Sei proprio una medusa!
***
– Obbligo o verità?
– Che cosa?
– È
facile Humphrey, devi scegliere: obbligo o verità?
Dan
calcola quale delle due scelte possa essere meno pericolosa –
Ahm...verità?
– Prevedibile...Comunque...perché tutto d'un
tratto ti interessi a me?
Il ragazzo sussulta – Cosa ti fa
pen...okay, verità. Ti trovo...stimolante...
– Ew!
– No,
no, no, non in quel senso! Voglio dire, lo sappiamo come sei, no? Sei
una schizzata, sei cinica, sei impulsiva, sei
incontrollabile...sadica, viziata, non vorrei cadere nella banalità
nel descriverti a metà strada tra Rossella O'Hara e Madame
Bovary...
– Abbiamo capito, arriva al ma, se esiste
e non è solo autolesionismo cronico, il tuo...
– Ma –
sorride – sei anche divertente. Quando non ti prendi troppo
sul serio. Per la verità, sei ancora più divertente quando ti
prendi troppo sul serio, ma questo non ti piacerà saperlo...Sai
orchestrare una scena meglio di quanto abbia mai fatto io nelle mie
storie, sai come tenere viva la curiosità e come ottenere l'effetto
che vuoi su chi hai di fronte. Hai un'intelligenza vivace,
intuitiva...sembri quasi seccata dalle emozioni umane altrui, ma non
hai difficoltà a decifrarle...e sfruttarle a tuo vantaggio, sei...
–
Va bene – taglia corto lei – non ti ho chiesto di enunciare
un poema, basta così.
Lui ci pensa un po' – E tu cosa
scegli?
Blair sghignazza – Impara: al contrario dei fifoni come
te, io scelgo sempre obbligo!
– Ah sì? Allora ti obbligo a
prendere la metro ogni giorno per due settimane!
– Non vale!
Dev'essere una sola azione!
– Uhm...ti obbligo a dirmi...
–
Non vale nemmeno questo, sennò non avrebbe senso scegliere verità!
–
Ok, ci sono: ti obbligo a telefonare a Chuck Bass davanti ai miei
occhi, e dirgli che non hai bisogno di lui perché hai appena avuto
l'appuntamento migliore della tua vita, dopo quello di domani...
–
Che succede domani?
– Che mi dai un altro appuntamento, con la
differenza che scegli tu dove andare...vediamo, poi, se avrai ancora
tanta voglia di ridere delle mie proposte!
– E dovrei invitarti,
perché...?
– Perché ti obbligo a farlo, no?
Blair sorride –
Una sola azione: o la telefonata, o l'invito...
– E tu perché,
tutto d'un tratto vuoi uscire con me?
– Credevo fosse un
obbligo... – risponde la ragazza, un po' sulla difensiva – Non mi
piace ripetermi, quindi stavolta ficcatelo bene in testa: era solo
per far ingelosire Chuck. Cosa che, tra l'altro, dovrebbe
spaventarti: Chuck sarebbe in grado di peggiorare considerevolmente
anche una vita di per sé miserabile...Quindi metti da parte paranoie
e film mentali per i tuoi romanzi, Humphrey, e scegli: la telefonata
o l'invito? O forse preferisci ritirare il tuo Obbligo?
–
Mandami un messaggio, quando sai a che ora passare a prendermi
domani...
Blair stringe gli occhi – Ti obbligo a vestirti
decentemente!
***
– Serena! –
Blair rientrando a casa, nel vedere l'amica in attesa nella sua
camera, la abbraccia.
La bionda la scruta incuriosita – Sono ore
che ti aspetto! Sei...vestita in quel modo...Blair Cornelia Waldorf,
cosa stai architettando?
Blair inizia ad agitarsi, non sapendo
trovare nessuna spiegazione, al contempo logica ed in grado di
preservare la sua dignità, all'utilizzo di gonna floreale e
ballerine – Oh, niente per cui valga la pena sprecare altro
tempo parlandone, credimi! – parla velocemente, mentre si sfila via
la gonna e rimane in sottoveste, così come si affretta ad aggiungere
– Tu piuttosto, come mai qui? C'è qualche problema?
– No,
nessun problema...Quella è ancora la mia stanza, vero?
– Sempre
e solo! – sorride l'amica incerta.
– Perfetto, allora...ho
proprio voglia di un week end film e gelato tra ragazze!
Blair non
saprebbe spiegare il motivo per cui si senta in colpa, dal momento
che l'uscita del pomeriggio non ha cambiato la realtà delle cose:
Dan la considera una qualche specie di caso patologico da studiare, e
lei lo odia tremendamente; in più non si tratta nemmeno dell'attuale
fidanzato dell'amica, semmai dell'ex, dal momento che Serena è ora
impegnata a frequentare lo storico primo amore della Waldorf. Eppure
si sente nervosa, incredibilmente nervosa e aggressiva.
– Cosa
ti fa pensare di poter tornare qui dopo tutto questo tempo e non
pensare che possa avere altri piani per il fine settimana?
–
Hai degli altri piani?
– Beh, non tutti teniamo l'agenda
libera nell'attesa che ritorni Serena Van Der Woodsen...
Serena
distoglie lo sguardo in un'espressione che Blair conosce a memoria:
ritiene che di sicuro le varrebbe un'Oscar se fosse un'attrice, per
la sua interpretazione da Maria Maddalena pentita – Hai
ragione...senti, mi dispiace. So di averti trascurato,
ultimamente...
– Ultimamente, àh!
– B...non sono venuta
per litigare – mentre lo dice Blair pensa perché
dovrebbe anche solo essere una possibilità? –
...né per importi la mia presenza... Sono qui per rimediare,
okay?
Non che non le sia mancata, quella svampita bionda. Blair
sospira – Naturalmente.
E aggiunge – Guarda...è un periodo un
po' strano, un po' destabilizzante, tutto qui, è solo che io...
–
Ehi, puoi contare
su di me!
La moretta sorride – Già...Dai, andiamo a bere
qualcosa...
– Tutto risolto?
– Tutto risolto.
***
– Parla più forte: non ti sento!
– Ho detto che NON MI
SAREI DOVUTA UBRIACARE!
– Chi se ne frega! Dai, B, non passiamo
una serata così divertente da un sacco di tempo...non rovinarla con
questa serietà veramente fuori luogo! – le tocca la punta del
naso – non fa bene alla pelle!
Le due amiche continuano
a ballare a bordo pista, un tipo dalla camicia nera, della categoria
di quelli che rimangono improponibili, non importa quanto si abbia
bevuto o quanto duri il periodo di carestia, si avvicina a Serena,
sperando in un ballo. Quella non riesce a non ridergli in faccia, si
volta a cercare il consenso di Blair, che ride insieme a lei, finché
il tipo, vedendosi rifiutato dalla prima, prova ad afferrare la
mano della mora, che borbotta – Solita vecchia storia....Alcune
cose non cambiano mai...
– COSA?
– Niente...niente di
importante...altro giro, dai!
Una volta al bancone del
bar Serena esclama – Oh, qui si può parlare finalmente!
Blair
ordina per sé e per l'altra, poi chiede – Come va con Nate?
– Bene,
bene...Nate è un bravo ragazzo...
L'espressione involontaria di
Blair fa trapelare quanto ci siano almeno un paio di ferite non
ancora ben rimarginate. Serena si scusa.
– Tranquilla...non è
un mistero che Chuck non lo sia...me lo sarei dovuta aspettare, in
fondo...in fondo è
durata già tanto!
– Non
ne abbiamo mai parlato...cos'è successo tra di voi?
– Stasera
no, S, ti prego...è vero, stiamo passando una bella serata, non c'è
bisogno di incupirla! E non è che non potremmo parlarne domani, o un
altro giorno...
– D'accordo, d'accordo... almeno raccontami
cos'è che hai fatto oggi! Ti prego, muoio
dalla curiosità di sapere dov'è che possa mai andare una Waldorf in
ballerine...Senza contare, che avevi la mia gonna, quindi rivendico
il diritto di saperlo!
Blair deglutisce un sorso più lungo –
Questo è scorretto! Farmi bere e poi ricattarmi così!
– È
solo che sento aria di intrigo...in realtà ti sto facendo un favore!
A te sembrano tutte grandi idee, e non hai il senso della
misura...lasciami essere il tuo ago della bilancia! Prometto di non
essere troppo bacchettona!
Blair sorride – Prima di darmi della
Thomas Andrews
[7]
dei
complotti, lascia solo
che ti dica che questa volta...è diverso.
– Non è un
complotto?
– Certo che lo è! Solo che...diversamente che in
passato, nessuno ci andrà di mezzo!
– Fammi
indovinare...sistemare le cose con Chuck...
Blair fa un cenno poco
lucido di assenso, Serena sospira – Chi è il poveraccio che stai
usando, stavolta?
L'amica aspetta qualche secondo di troppo, prima
di replicare – Non stai centrando il punto, il punto è che
stavolta il poveraccio è
mio complice: ne è al corrente, di conseguenza è d'accordo...
–
Stai pagando un gigolò?!
– No! – non riesce a non farsi
sfuggire un risolino, ripensandoci – non vorresti averlo detto, se
sapessi l'intera storia, credimi.
Serena si stampa un
palmo in fronte –
Andrà a finire male, Dio se andrà a finire male...
*TBC
***
Angolo
dell'autore (o così dicono):
1.
È Questione di Bugie
- titolo estrapolato dalla canzone
It's a Matter of Time
(È
questione di Tempo) di Elvis
Presley.
2.
cit. da Un
Saggio su Pan, 1972,
di James Hillman
- psicologo, saggista e filosofo statunitense.
3.
Sami Frey ha recitato al fianco di
Anna Karina
in Jules & Jim.
4.
La Regina Puntaspilli,
Tim Burton. Al contrario delle scale
striate e dell'illustrazione in cui Cupido perfora i cranei degli
innamorati, questa statuetta probabilmente non è mai stata creata da
Burton, di conseguenza non era presente alla sua mostra al Moma del
2010,
tuttavia esiste un'illustrazione dell'omonima storia che si trova
nella raccolta La Malinconica Morte
del Ragazzo Ostrica ed Altre Storie.
5.
nella saga di Harry Potter
è un'essenza che prende la forma di un animale che possiede
caratteristiche peculiari della personalità di chi lo evoca. Ha lo
scopo di proteggere da alcune creature oscure, come i
dissennatori.
6.
protagonisti di A
Nightmare Before Christmas.
|
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Capitolo 5 *** Ask the Blast. ***
05
05. Ask the Blast [1]
Quando diciamo cose tipo "Le persone non cambiano", facciamo impazzire gli scienziati.
Perché il cambiamento è letteralmente l'unica costante di tutta la scienza.
L'energia, la materia, cambiano continuamente, si trasformano, si fondono, crescono, muoiono.
È il fatto che le persone cerchino di non cambiare che è
innaturale, il modo in cui ci aggrappiamo alle cose come erano
invece di lasciarle essere ciò che sono, il modo in cui ci aggrappiamo ai vecchi ricordi invece di farcene dei nuovi,
il modo in cui insistiamo nel credere, malgrado tutte le indicazioni scientifiche, che nella vita tutto sia per sempre.
[7x01 - Grey's Anatomy]
Si sente bussare alla porta, proprio mentre il ragazzo tamburella le dita sul tavolo e,
prima di andare ad aprirla, questi lancia un ultimo sguardo all'orologio:
un'ora e venti di ritardo.
Meno male che non le piace aspettare... dev'essere il farsi aspettare, a rientrare tra le sue attività preferite...ma ora mi sente...
–
Blair, sei...
– Perfetta. Elegante. Ansiosa di parlare...posso entrare un attimo?
– Non possiamo parlarne in...taxi...o limo, o qualsiasi cosa
tu abbia affittato per...
– Adesso.
Dan
guarda l'agitata sagoma ticchettare dentro e chiude la porta del loft.
– Così ti sei trasferito di nuovo qui...
– Non temporeggiare, proprio ora che mi hai messo abbastanza
ansia!
– Si tratta di Serena, non posso dirglielo.
Il ragazzo riflette – Dirle cosa, per l'esattezza?
– Me, te...che ci
vediamo in giro.
– Onestamente non credo che a Serena importi...
– No, tu non credi che a
te importi, perché lei sta con Nate e
segretamente vuoi solo farla sentire un briciolo di come ti sei sentito
tu...e questo è diverso, questo è spregevole.
Colpito.
Il ragazzo la fissa in silenzio.
–
...ed io invece non credo di poterle fare questo, mi inventerò
qualcos'altro per il mio progetto.
– Come avere una reazione matura, per una volta, e telefonare
a Chuck?
Colpita
e affondata.
–
Blair, non è una gran questione, onestamente. Ci conosciamo
da quanto? Tre? Quattro anni? Serena ha sempre voluto che andassimo
d'accordo, non vedo dove sia il problema ora...ma se ti preme tanto,
non dirglielo...
– Gossip Girl lo scoprirà, ci scopriranno
comunque...non mi metterò nei guai per te e i tuoi obblighi azzardati, Humphrey!
– Ma non c'è nulla da scoprire... non è che mi innamorerei di te!
– Oh, visto che l'hai menzionato...tu ti innamori sempre! Ti basta che una
sconosciuta ti chieda scusa,
urtandoti per strada...
– Beh tu non sei una sconosciuta.
E di sicuro non del tipo che chiedono scusa, qualsiasi sia la
circostanza...non mi innamorerei di te...non avrei abbastanza soldi per
la psicanalisi...[2] ma quando hai già deciso, che dire? Annulliamo tutto...mi aspettavo solo una scusa più fantasiosa, da te...
La ragazza rimurgina – Del resto, sarebbe lesa la mia
credibilità, se risultasse che ho prenotato un tavolo, solo per
disdirlo all'ultimo momento...in fin dei conti, scommetto che Serena mi prenderà
solo in giro, quando
domani le dirò quanti
problemi mi ero fatta per la mia
grande confessione... – Guarda l'orologio – Ecco, per colpa
tua siamo in ritardo. E, per inciso, solo perché abbiamo smesso
di guardarci costantemente in cagnesco, non vuol dire che andiamo
d'accordo...
Il ragazzo completa – Non siamo mica amici...– apre la porta, lasciandola uscire per
prima – C'è una limousine giù,
giusto?
– Quasi...
***
–
Wow, vintage!
– Humphrey, è una Bentley S2 del
'62... non mi aspetto che tu capisca, ma è come un Harry Winston [2] con un
motore...
– Non sono pronto a vederti guidare...hai avvisato l'NHTSA [3]
dell'aumento rischi tamponamenti?
– C'è l'autista, idiota.
– Naturalmente...
– Ovviamente sono state apportate alcune piccole modifiche
all'interno – dice la ragazza pigiando un pulsante.
Mentre la macchina si mette rumorosamente in moto, in qualche modo al
ragazzo non troppo chiaro, viene proiettato qualcosa sul tetto
interno della vettura.
– Cos'è?
Blair si sistema per trovare una posizione comoda – Un corto,
dura quindici minuti: il tempo di giungere a destinazione. Le voyage dans la lune.
Il ragazzo si rannicchia alla meglio sulla sua porzione di sedile,
cercando in qualche modo di stendere il busto senza sconfinare nello
spazio di Blair – Mai sentito...
La ragazza guarda con fastidio la posizione assunta da lui – È il primo film di fantascienza mai realizzato.
– Ti piace la fantascienza?
– Mi piacciono le cose mai realizzate prima.
***
Quando i due ragazzi
scendono dalla macchina, il traffico ha falsato i tempi del viaggio,
lasciando loro una decina di minuti per discutere del film. Dan
continua a sostenere che una parodia di Verne sia sacrilega, la ragazza
obietta che chiunque abbia avuto la fortuna di nascere a Nantes e abbia
deciso di finire la sua vita ad Amiens, è di per
sé una parodia.
Per porre fine alla discussione, questi scende dalla macchina di fretta e
senza notare l'autista, appostato dietro il suo sportello, pronto ad
aprirlo.
– Oddio mi scusi, mi scusi tanto, sono mortificato...
– Humphrey, sei un imbranato cronico...
Disse quella che ha dato più testate in cinque
minuti di viaggio in metro, di Pelé in
tutta la sua carriera da calciatore... – Dan, questo, si limita a pensarlo.
Il ragazzo si guarda intorno, un po' spaesato.
– La nostra meta: Apotheke.
– Sembra...costoso.
– Non dirlo come se fosse una pecca, ti piacerà.
Fa il suo ingresso, titubante. La ragazza studia il suo volto, per
captarne la prima impressione.
Al suo interno, il locale è arredato in maniera bizzarra,
come fosse una farmacia dell'ottocento. Sembra di stare in un set
teatrale: tutto è decisamente coreografico. Dietro
all'apparenza di falsa informalità, ogni dettaglio
è curato, perfino i cocktail sono serviti ciascuno in un
diverso bicchiere appositamente selezionato per esaltarne gusto e composizione. Ogni cosa sembra
esattamente al suo posto. Eccetto Dan. L'addetto alla mansione li
accompagna al tavolo prenotato, dove sono già situati due
menu.
Blair annuncia con soddisfazione – Leggilo.
Il ragazzo esegue:
Cocktails
The Blue Moon (by
Harry Craddock, 1930)
Brooklyn
Gin, Creme de Violette, Fresh Lemon Juice.
Old Waldorf Bar Days (by
Albert Stevens Crockett, 1931)
Laird's
Applejack, Fresh Lime, Fresh Lemon, Pomegranate Grenadine.
Downtown Silhouette
(Inspired by Cushnie et Ochs S/S
2010 Collection, )
Kanon
Organic Vodka, Blackberries, Creme de Violette, Campano Antica Formula
Vermouth, Champagne.
La guarda – Hai scelto un menu
personalizzato?
Lei fa segno di sì – Ed è un indizio, devi indovinare il
tema della serata.
– Così la ragazza degli indovinelli e obbligo o verità rimprovera a me di avere delle trovate infantili...uhmmm, vediamo... "come architettare
rompicapo sia un hobby funzionale a tenersi lontano dalle tue vere
preoccupazioni"?
– Acqua!
– Allora..."come
gli anni trenta e le farmacie di fine '800 abbiano creato danni
irreparabili nella società contemporanea"? Non
sarà mica
Chuck Bass, il tema della serata!
– Acquazzone! Concentrati Humphrey, è
piuttosto facile, tu non ci stai neanche pensando!
Un
cameriere si avvicina a chiedere il primo giro di ordinazioni e Dan
lascia Blair ordinare per prima:
– Un Blue Moon
per me. – E volge gli occhi al ragazzo, che a sua volta
sceglie – Un Old
Waldorf, mi sembra doveroso...
Rimasti soli, continua il suo ragionamento – Il cielo? Lo
spazio?
– Fuochino...
– La Luna,
dev'essere per forza la luna!
– Uhm...ti avvicini un po'...Oh, ecco, arriva un altro
indizio...
Un'orchestrina
jazz prende il suo posto su un piccolo palco al centro della sala, e
subito l'aria si riempe delle note di We Have All the Time in the World,
di Louis Amstrong.
Dan riflette. Cerca per un po' il modo di mettere tutto insieme.
Senza
accorgersene, ha smesso di pensarci: la musica lo distrae troppo, e
sente un'immotivata sensazione di oppressione che quasi lo spinge ad
alzarsi dalla sedia, e scappar via. Blair, stufa dell'attesa, inizia a
giocherellane con la collana: una sottile catenella dorata con un
piccolo ciondolo a forma di armadillo.
– È un indizio anche quello? – le chiede il ragazzo, notando la cura con cui la maneggia.
– No – risponde assorta quella – è un regalo.
Il ragazzo lo osserva incuriosito – Non è un po' troppo opaco per essere un Tiffany, o quello che è?
La ragazza si pente all'istante delle sue parole – È
bigiotteria, Humphrey, dopo tutti questi anni la tua percezione
estetica rimane quella di un cavernicolo...– si morde le labbra,
vorrebbe potersi rimangiare la frase e rispondere qualcosa come l'ho sfregato talmente tanto dalla noia che ha perso gli svarovski.
Dan le fa un'altra domanda, ma si è già persa in un ricordo.
*** FLASHBACK *** [5]
Quando aveva otto anni, Blair Waldorf era una bambina ben educata, ma terribilmente chiacchierona.
Viaggiare con quella piccola peste, aveva sempre messo a dura prova la
pazienza di sua madre, al contrario suo padre trovava la sua parlantina
straordinariamente precoce di grande intrattenimento durante le lunghe
gite familiari in cui era solito avventurarsi in seguito al consiglio
del terapista di coppia.
Se chiedete ad Eleanor Waldorf quale fu la gita peggiore di tutti i tempi, vi risponderà l'ultima.
– In Arizona, con tanti bei posti, dovevi portarci in Arizona!
– Cos'ha l'Arizona che non va? C'è il Grand Canyon, il Colorado...le riserve degli indiani!
– È un deserto, Harold! E ci sarà campo? Sai che ci sono chiamate a cui non posso non rispondere...
– Ma lo psicologo ha detto...
– Harold, no! La bambina... Blair, tesoro, metti le cuffie, da brava.
Blair infila diligentemente il suo
ipod e schiaccia play. Tanto non le andava comunque di parlare,
figurarsi se avrebbe voluto ascoltare l'ennesima litigata tra i suoi.
Se avesse ascoltato la lunga
discussione, ad un certo punto avrebbe sentito suo padre dire - Ti amo
e sua madre rispondere - Sai cosa me ne faccio?; mentre l'uomo avrebbe
cercato di riappacificarsi - te l'ho già detto, Eleanor, non era
mia intenzione tradirti, ma o proviamo a voltare pagina... lei avrebbe
detto - Ferma la macchina. - El, ti prego - Con un uomo, Harold, mi hai
tradito con un uomo... - Te l'ho già detto, era la trasgressione
di una notte, un'esperienza da niente per ravvivare la nostra storia...
- tradirmi con un mio collega, per migliorare il nostro rapporto,
questo sì che è credibile...
Se Blair avesse ascoltato queste parole, probabilmente avrebbe capito,
nonostante la giovane età, perché a quel punto la
macchina si fosse fermata, sua madre fosse scesa dalla vettura, e non
vi fosse più risalita per tutto il week end.
– Pare che siamo rimasti solo io e te, Principessa.
Forse, allora, invece di pensare che meglio così, tanto mamma rovina sempre tutto, non avebbe provato una piccola sensazione di gioia, nelle udire questa frase.
***-***
– Eh? Cosa hai detto – chiede Blair, improvvisamente tornando al presente.
– Ho detto...chi è che osa regalare della bigiotteria a Blair Waldorf? – le risponde Dan, sarcastico.
– Non è una storia che ti riguarda. Quello che ti riguarda
è il mio consiglio per te di fare attenzione: è un amuleto che serve a tenersi a
riparo dai propri nemici, ed è molto potente.
– Uhm – gongola lui – Mi stupisce che non lo indossi anche nel sonno, allora.
– Non si intona con il buon gusto della mia
collezione...naturalmente uno come te non avrebbe notato la differenza
tra questo, un cartier o un catenaccio, per quello che ne so io...
– Ehi, potresti tatuarlo! – ironizza.
– Finiscila. Preferivo averti intorno quando non riuscivi a dire una frase senza
balbettarla almeno tre volte...
Dan riflette – È vero! Sono piuttosto spigliato con te, non trovi?
Quella sospira – Mi stai offendendo, per caso?
– No, io lo trovo piacevole...
– E io lo trovo oltraggioso.
Ad
un certo punto alza gli occhi al soffitto – Se indovino, però, dovrai pagare pegno!
– Ad esempio?
– Non lo so...qual è l'ultima cosa che ti andrebbe di fare?
– Sesso con te...e potresti vincere tutte le scommesse del mondo, ancora non accadrebbe...
Dan ringrazia il cielo silenziosamente – Un ballo. Se perdi, balli con me.
– Non ti è mai piaciuto ballare...
– Mi è sempre
piaciuto ballare, non che sia molto bravo...certo, non sarebbe così
entusiasmante l'idea di un lento con te e le tue lamentele, ma...sono
disposto a mettere alla prova la mia pazienza, per vederti tenere il
broncio e sentire quella tua voce stridula da rimprovero maledire il
momento in cui ha perso in casa contro Brooklyn!
Blair serra lo sguardo – Non indovinerai...
– Il tema della serata è Avvenimenti che cambiano la
storia. – dice porgendole la mano, orgoglioso.
– Non così in fretta: hai sbagliato.
– Non è possibile!
– Sì invece!
–
Qual è allora?
– In tal caso niente ballo!
– Me ne farò una ragione...
–
Il tema della serata è...una
Sfida.
– Una sfida? Che sfida? E come sarebbe pertinente ai tuoi indizi?
– Elementare, Humphrey...evidenza numero uno: Primo film
fantascientifico della storia, le innovazioni artistiche sono sempre
una sfida; evidenza numero due: cocktail Luna Blu e musica di Amstrong in sottofondo, il che avrebbe dovuto portarti ad una banale associazione di idee...Neil Amstrong, che una volta ha detto Credo che
stiamo andando sulla luna perché è nella natura
umana affrontare le sfide;
ed infine, per rispondere alla tua domanda, evidenza numero tre, ovvero Vecchia Waldorf versus Linea dei
Quartieri Bassi e tutto il resto: hai detto che gli appuntamenti a basso costo sono
superiori, ma conserva un briciolo di onestà intellettuale,
e dimmi cosa ne pensi di questo posto...
Dan guarda l'ambiente...gente poco chiassosa, che ordina la
consumazione ed intrattiene discussioni di chissà quale
tipo, alcune coppie ballano discrete ed eleganti a bordo pista, i
colori perfettamente intonati tra loro...direbbe già visto,
già fatto in riferimento alle infinite volte in
cui si era trovato in ambienti simili al braccio di Serena, con la
differenza che questo posto sembrava essere qualcosa in più,
un po' meno vuoto, sembrava avere un'anima. Anche la musica, non troppo
bassa, non troppo alta, si fondeva con qualsiasi ritmo di
conversazione senza disturbarlo, quasi valorizzandolo.
– Sai benissimo che è bellissimo... solo il tuo
stupido tema, è orribile.
– Ammettilo, puoi avere un appuntamento gradevole,
senza i mezzi giusti... ma solo in questo
modo puoi creare l'atmosfera perfetta! Quindi, rimangiati le tue
parole, perché è chiaro che avevi torto, il che mi porta
automaticamente all'ennesima vittoria contro Brooklyn. – sorride sadica
– Sfida vinta. In tutti i sensi.
– Le persone creano l'atmosfera perfetta, non le cose
intorno.
– Semplicistico.
– Bel modo del cavolo di pensarla, avresti fatto una figura migliore a fingere che la mia risposta fosse quella esatta...
Blair insinua – Non ti piace solo perché è nella tua natura scappare, piuttosto che metterti in gioco...ma, volente o nolente, hai
comunque vinto il premio di consolazione: tutto offerto, stasera... –
ed estrae la carta di credito.
Dan la guarda infilarsi il giacchino con grazia – Facciamo
una passeggiata. – dice, dimenticando il punto interrogativo alla fine della frase.
Lei risponde – Se vuoi continuare a giocare, attento a non
uscire fuori traccia.
– Non succederà.
***
– Cos'è successo con Chuck?
– Davvero pensi che sia appropriato parlarne in questo momento?
– Sì.
– Perché siete tutti così ossessionati
dal volerlo sapere?
Il ragazzo fa spallucce – Dovrai pur parlarne con qualcuno,
prima o poi...Cosa ti ha fatto?
– Il punto è quello che ho fatto io, e il motivo
per cui l'ho fatto.
– Vale a dire?
– Che lo amo tanto da non avere più spazio per il
rispetto di me stessa.
– Uhm.
– So che sei convinto che l'ultimo dei miei problemi sia il
non avere considerazione di me...
– No, è che sono convinto che tu non sia
innamorata di lui...non più, almeno.
– Sarebbe tutto più facile, se fosse davvero
così...
– Ma è
tutto facile, sei tu che hai un gusto per le cose complicate...anzi,
scommetto che quando troverai qualcosa di più contorto della
tua relazione con Chuck Bass ti ci butterai a capofitto dimenticando
tutto il resto...
Blair sorride – Sono una masochista, te la do per buona.
– Forse quando sembra tutto così difficile e doloroso,
è perché lo si sta forzando ad essere qualcosa che non
è...Blair, non importa con che cognome sei nata, o quanto siano
ben architettati i tuoi sogni...non puoi pensare di trasformare le
fantasie che pensi ti renderebbero felice in realtà, devi
lavorare con quello che c'è, non su quello che speri un giorno
cambi...
Blair lo guarda acida
– Tu e i tuoi stupidi acquari, ad esempio?
– No, ad esempio te stessa...
– Ah!
– esclama stizzita Blair, poi si ferma, per essere sicura di voler continuare
– Posso dirti un segreto tra me e Chuck?
– Solo se non è in nessun modo a sfondo sessuale: non voglio avere gli incubi per il resto della mia vita...
– Humprey, devi giurarmi che non lo dirai ad anima viva!
– Giuro...
– Perché io giuro
di mozzarti la testa nel sonno, se lo racconti anche solo a tuo padre! Prova a
digitare Giuditta su Google Immagini, se vuoi un'idea più precisa di come possa essere...
– Blair, lo giuro, non ti fidi?
– No!
– E allora non perché diavolo vuoi raccontarmelo?
– Potresti aver ragione, prima o poi... dovrò pur parlarne con qualcuno...
***
Nel bel mezzo di una strada perfettamente anonima, il ragazzo
interrompe il silenzio
– Obbligo o verità?
– Il solito, grazie.
– Ti obbligo a ballare con me...
– Quanto sei viscido, hai già perso quella scommessa. E non
c'è musica! Senza musica è davvero troppo...
Le infila un auricolare nell'orecchio – Tonight, tonight,
Smashing Pumpkins, spero vada bene. [6]
Time
is never time at all,
You
can never ever leave without leaving a piece of youth.
Appena parte la canzone ha un sussulto, dovuto al volume
inaspettatamente alto, ma è questione di un secondo
– Cosa diavolo fai? – nel dirlo è
stranamente tranquilla, sembra solo divertita dell'incertezza con cui
il ragazzo le cinge la vita e la coinvolge in un lento dall'improbabile
musicalità.
And our lives are forever changed :
We will never be the
same,
The more you change the
less you feel...
– Provo a segnare il mio punto – dice in fretta,
tornando a concentrarsi sul non calpestarle le costose calzature.
– Meglio che il tuo punto non abbia a che fare con
aspirazioni da ballerino, allora.
Believe, believe in me, believe
That life can change, that you're not stuck in vain
We're not the same, we're different tonight
Tonight, so bright
Tongiht
Nel momento in cui riesce faticosamente a raggiungere un certo grado di
disinvoltura nell'ondeggiarle accanto, lei si blocca, pur rimanendogli a
distanza tale che gli auricolari rimangano nelle orecchie dei due
– Humphrey...
– Waldorf.
Ma non dice niente, e lui le riappoggia il braccio dietro al busto,
esercitando un po' meno pressione.
And you know you're never sure
But your sure you could
be right
Non
è per niente il caso. Staccati adesso. Staccati adesso che sei
in pieno controllo della situazione, e potrebbe ancora non essere il
momento più imbarazzante e vergognoso della tua vita. Ora,
Blair, ora.
Se fosse una ragazza normale mi chiederei cosa stia pensando. Con lei,
saperlo o non saperlo è lo stesso, dato che i suoi pensieri
fanno sempre acqua da tutte le parti...mi chiedo solo se mi lascerà segnare il punto così facilmente...
Forse è davvero più
vulnerabile, dopo tutta quella storia di ricatti e hotel e giochetti
mentali, forse vuole solo qualcosa di semplice...sempre se si
trattasse di un'altra, la vorrebbe di sicuro, ma lei...qual è la
maschera, e
quale sei tu, Blair?
E io, invece? Quando sono
diventato così, io? Una specie di
gemello buono di Chuck Bass... Dev'esserci una sorta di complesso di
Elettra non risolto in lei, se riesce a dimostrarsi sempre, alla fine,
l'elemento arrendevole...perfino quando l'altro componente
dell'improbabile coppia sono io. Eppure la capisco, dal momento che mi
sentivo, con Serena, più che ogni altro aggettivo utilizzabile, debole. Esattamente quanto lei deve sentirsi con
Chuck...forse quello è amore. Sentirsi deboli.
Paralizzati...Odiarsi per questo, e ancora rimanere immobili, peggio
ancora, sperare che si possa rimanere intrappolati così per
sempre. Con
Vanessa sarebbe diverso, potrei essere costantemente a mio agio, forse,
ma quello è
perché si tratta di amicizie che durano da una vita per la vita,
e sai che qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa tu faccia, puoi
sentirti al sicuro. Niente di più lontano da questa sera, e dal
rapporto con la persona qui di fronte a me. Con Jenny? Stesso discorso,
con la differenza Jenny è mia sorella, e tra lei e qualsiasi
altra donna, sarebbe sempre lei al primo posto. Quindi che spazio
occupa, questo momento?
E se il mio fosse solo approfittarsene...se mi
stessi deliberatamente
approfittando di lei, se la stessi illudendo...E se fosse tutto
sbagliato?
...E se fosse tutto giusto?
Sentirsi diversi, ma cosa diavolo vuol dire?
Le
mie azioni potranno anche avere qualcosa di insolito, ma i miei
pensieri...i miei pensieri sono sempre gli stessi. no? E allora quand'è che
cambia, una persona? Cos'è che distingue l'uomo? Le azioni o i
pensieri? A chi bisogna dare retta, se si muovono in maniera così
opposta?
Se
alla fine il senso stesse nel non caricare tutto troppo di preconcetti
e aspettative, ma solo vivere. Vivere, e costruire. Nell'assoluta
normalità. Come ha detto Dan, lavorare sui tuoi progetti personali, che
qualche volta vanno a buon fine, qualche volta falliscono.
E ogni tanto, concedersi qualcosa di assolutamente stupido, come ballare un lento di notte nel mezzo di una strada deserta...
Sarebbe un guaio, se la stessi illudendo, ma soprattutto se non la stessi illudendo.
Quello sarebbe il vero problema.
believe
In the
resolute urgency of now,
And if you
believe there's not a chance tonight.
No, quello non è il senso delle cose, è solo
l'effetto dell'alcool e della rabbia, e della delusione che mi porto
dentro. E finisce stasera. Una volta finita la sua moscia canzone. E
non sono le azioni, a decretare chi sia una persona. I pensieri,
nemmeno. Una persona, la fanno i suoi obiettivi, e i miei obiettivi non
sono cambiati di una virgola. Aspetto educatamente la fine
della musica, poi lo saluto. Au revoir, Humphrey e, a questa distanza, ci
si rivede nella prossima vita: quando tu sarai un insetto, ed io una
pianta carnivora..
– Evidenza numero quattro: alla Vecchia Waldorf non
sarebbe mai piaciuta questa canzone, a me non sarebbe mai passato per
la testa di invitarla a ballare, come non avrei apprezzato una serata
programmata da lei, e lei non avrebbe sorriso a quelle che definisce le
mie ingenuità croniche un tempo. Un tempo...eppure non ne è passato così tanto di tempo...solo prima di...
Tonight, so bright
Tonight
–
...Stanotte.
– Ti assicuro che si tratta di eutanasia, perciò, per il bene comune, lascia che anneghi sul nascere i tuoi patetici tentativi
di...qualsiasi cosa tu stia cercando di fare...augurandoti la
buonanotte.
We'll crucify the insincere
tonight
–
Non prima...
– Dan, no.
We'll make things right, we'll
feel it all tonight
–
...di provare il mio punto.
– il tuo...
– Non siamo mai stati veramente amici, no, Waldorf? In effetti non ci siamo mai sopportati prima...
We'll find a way to
offer up the night tonight
Le labbra di Dan toccano rapidamente in uno schiocco la fronte della ragazza. Appena se ne stacca
non è sicuro di averlo fatto davvero, ma trova conferma
negli occhi spalancati nel vuoto della ragazza.
Ride nervosamente – ...del resto, prima di stasera, Dan Humphrey
non avrebbe mai osato rischiare tanto...e intendo proprio la vita,
credo. Quindi...il tema della serata
è Avvenimenti
che cambiano la storia, il caso è chiuso!
The indescribable moments of
your life tonight
The impossible is
possible tonight
Blair
sente il cellulare vibrarle nella borsetta, e si accorge che anche
Humprey ha ricevuto un messaggio – Oh
no... – esclama, guardandosi intorno.
– Non entrare nel panico – dice il ragazzo
aprendo la notifica. Legge:
Avvistati!
Dev'essere proprio vero che il
mercato sta cambiando, se la nostra Regina preferita ha abbandonato le
Industrie Bass per il campo editoriale.
Colpo di scena o colpo di sole?
Noi, siamo tentati di investire le
nostre quote sul fatto che ci sia qualcosa sotto: nessuno mette
così a rischio le sue azioni senza un piano di riserva.
Sapete di amarmi, Gossip Girl.
– Ok, entra nel panico...
***
– ...Anche se poteva andare anche peggio, se ci pensi...
– Nel senso che il nostro incontro avrebbe potuto generare un
buco nero spazio-temporale? Perché tutto sommato saremmo
stati fortunati,
se fosse successo!
– No, intendo che l'unica cosa che è riuscita a
pubblicare Gossip Girl è stata una foto nel locale, e
guarda, sembriamo anche avere un'aria seccata...
– Io
sembro avere un'aria seccata – lo corregge la ragazza
irritata.
Dan sbuffa – Dovresti trattarmi meglio, sai? Dimentichi che è solo un
tuo problema, in cui io sto gentilmente
cercando di dare una mano!
– Un mio problema? In bocca al lupo, allora, quando sosterrai
questa versione con Chuck, senza nessun appoggio da parte mia!
Dan chiude gli occhi. Come aveva fatto a non pensarci?
Li riapre – Effettivamente sì, sembri proprio
seccata...Dove vai?
– A trovare Serena...
***
Blair apre la porta con cautela, che subito si trova due occhi da gatta
che la fissano infuriati.
Entra lo stesso nella camera dell'amica, adiacente alla sua.
–
Avevo intenzione di parlartene domani...posso spiegartelo ora,
comunque... – si giustifica.
Serena scuote la testa – Dan, tra tutti dovevi usare Dan.
– Serena, non è andata così...
– Blair, come hai potuto farmi questo?
– Scusami tanto, Signorina Come-Osate-Respirare-Senza-Il-Mio-Consenso!
Non credo di aver fatto poi qualcosa di diverso da quello che hai fatto
tu...
– Ancora B? È successo quattro anni fa!
– No, è successo quest'anno: quest'anno hai scelto Nate,
perché – se te lo fossi dimenticata – Nate è il tuo
ragazzo, non Dan. Ed io non ti ho detto come hai potuto fartela con un
mio ex, ti ho detto solo che ero felice per voi, ed ero
sincera, sono
sincera quando ti dico che tutte le volte che mi hai dato dell'ipocrita
e dell'egoista, avresti dovuto pensare prima a te stessa,
perché non sono io quella perennemente indecisa,
che vorrebbe il resto del mondo vivere in funzione dei suoi cambiamenti
d'umore e di sentimenti, e non sono io quella che sta giocando con due
ragazzi, nonostante le apparenze! Ti sei almeno preoccupata di chiedere
la mia versione dei fatti, prima di rimproverarmi? No! E allora non ho
niente da aggiungere...
– Non rigirarmi la frittata, adesso...se dici che
c'è una spiegazione convincente, dammela: spiegami
perché hai rinunciato ad una serata insieme per una cena con
Dan.
Blair cerca di trattenere la rabbia – Non ci deve essere una
spiegazione convincente, siamo usciti e basta...non ci stiamo
frequentando o altro...
– Siete amici, ora?
– Non siamo amici!
– Quindi lo stai usando!
– Non lo sto usando...niente, non è niente!
Un'uscita occasionale, un impegno che avevo preso...un niente.
– Sarebbe più facile crederti, se non ne avessi
fatto una gran questione...
– Non ne ho fatto una gran questione, per il semplice fatto che,
anche a
volertelo dire, non ci sei mai stata ultimamente...cosa avrei dovuto
fare? Telefonare e spiegare che ero così sola e disperata da
accettare anche una
chiacchierata con Dan Humphrey?
– Potevi dirmelo ieri, invece di fingere che fosse tutto a
posto, per esempio...
Blair raccoglie le idee, poi scandisce – Era tutto a posto
ieri. Quando sei dell'aria giusta, è sempre tutto a posto.
Il problema è che arriva ogni volta il momento in cui cambi
umore e te ne vai, lo so io, lo sai tu, lo sa D...lo sappiamo tutti!
È come sei fatta, non ci si può far niente, sei fortunata che
quasi tutti lo considerano parte del tuo fascino...Io non
più...io sono solo stanca
di essere lasciata senza una spiegazione...che ci faccio, ogni volta,
con le vostre scuse, se quando ho bisogno di qualcuno sono sempre
sola...
Serena annuisce, sovrappensiero – Ti stai
innamorando di Dan?
– Mi insulteresti così?
– Okay...
– Serena, te lo giuro!
– Ti credo. Ti credo...Blair...
– Ci sono uscita solo due volte: una per distrarmi, l'altra
per far ingelosire Chuck. Non è successo niente. Non
succederà mai niente.
– Hai intenzione di uscirci ancora?
Blair tira su le spalle – Ogni tanto fa delle associazioni di
idee interessanti... – sospira –
No, non ci uscirò se è questo che vuoi. Non
reggerei una Terza Guerra Sentimentale, tra me e te...Santo Cielo, gliel'avevo detto che non l'avresti presa bene...
Serena sorride
– Avete parlato di me?
Blair è abbastanza sicura di volerle asfissiare quel sorriso sotto un cuscino
– Naturalmente. Sei praticamente...l'unica cosa che abbiamo in comune.
Si scusa – Ho
dato di matto, vero?
– Giusto un po' – minimizza l'amica.
– Senti, tu puoi uscire con chi vuoi. Dan può uscire con
chi vuole. E siete solo amic...
– Non siamo amici!
– Ho sempre voluto che lo foste... mi
dà da pensare unicamente il fatto che sia successo solo una
volta che mi sono allontanata da...
– È stato un caso...Non mi avrebbe
nemmeno mai rivolto la parola, se non
fossi stata tua amica! Come, del resto, io non gli avrei nemmeno
permesso di respirare la mia stessa aria, se non fosse stato il tuo
ex... – precisa – che sia
successo ora, è stato solo un caso.
Serena
si sente inspiegabilmente sollevata, le sorride – Pigiama
Party? In memoria dei vecchi tempi?
Anche le labbra di Blair si curvano all'insù –
Durante la tua esotica latitanza in Terra d'Archibald ti sei persa un paio
di punti...o un centinaio. Mi sembra tempo di recuperare!
Mentre
le porge un Apple Martini, Serena osserva – Sai che anche
Chuck avrà visto quella foto, vero?
Blair annuisce.
– Era quello che volevi, no?
Annuisce nuovamente.
– Allora... – dice alzando il bicchiere – alla tua vittoria?
Alza il bicchiere – Serena...che succede se Chuck non cambierà mai, e tutto questo fosse inutile?
Serena
le prende il braccio – Che cambierai partito. B, sei più forte di così,
sei più indipendente, ti meriti di meglio. Ripeti con me.
– Serena... – si lamenta
– sono seria!
– Lo sei. Blair Waldorf non scappa, Blair Waldorf affronta qualsiasi cosa succeda.
Blair sa che Serena ci crede solo a metà, le sorride lo stesso.
La vecchia Blair, forse, ma la nuova...aveva portato fuori Brooklyn
dai
suoi confini naturali, si era lasciata battere al suo stesso gioco
entro la fine della serata e, come se non bastasse, era appena stata
arrendevole con Serena,
invece di farle pagare le sue insinuazioni...chi era diventata?
Era certa che una certa persona dalla voce fastidiosamente
giudicatrice, se avesse potuto sentire quel pensiero, le avrebbe detto Un
essere umano! A proposito, quello che senti battere alla tua sinistra
è un cuore...e no, il ticchettio è del tutto normale, non
è una bomba e non è sul punto di esplodere, quindi non
serve chiamare la polizia per disinnescarlo...
***
Quando, a notte
fonda, sente bussare alla porta, Dan tira un lungo sospiro, supponendo
che chi troverò dall'altra parte sarà una ragazzina mora,
minuta e incazzata...la realtà è che, quello che vi
scopre in attesa, è esattamente il contrario di quanto avesse
immaginato.
Chuck si risparmia i convenevoli –
Nonostante i vostri disperati tentativi di apparire una coppia
affiatata, ogni particolare di quella foto sembra gridare montatura.
Quindi la domanda è una sola, a questo punto: perché, Humphrey?
Dan si chiede con
che coraggio si possa presentare così spavaldo a casa sua, pur
sapendo di essere enormemente nel torto nei confronti di Blair.
Evidentemente, pensa che il Ragazzo Solitario non sia a conoscenza dei
fatti, oppure è la sua tattica per intimorirlo –
Beh, se ne sei così sicuro, allora hai aperto la porta
sbagliata: non sono io quello da cui vuoi delle spiegazioni. A meno che
tu non sia finalmente venuto a dichiararmi il
tuo amore, il che giustificherebbe tutto l'odio e le ripicche degli
ultimi anni, in effetti...
Chuck
non è proprio d'aria per il sarcasmo – Non sono qui per litigare, sono qui per smascherarti. Avrei potuto capire
Blair, ma tu...perché ti sei prestato a questo gioco? Qual è il tuo
tornaconto?
–
Chuck, non tutto quello che uno fa, è per un tornaconto...
–
No, ma cose del genere lo sono. Non mi hai ancora risposto.
Il Ragazzo Solitario ha
imparato ormai che, per mentire in maniera plausibile,
c'è
solo un modo: non inventare, piuttosto manipolare la realtà.
Partire da un
fondo
di verità modificando le sfumature – Senti, ammetto
che potrebbe anche essere iniziata come hai detto...potrebbe essere
proseguita, oppure no...non dovresti neanche chiedertelo: quello che
c'è ora tra me e Blair non ti riguarda. Non ti riguarda quello
che fa Blair con nessuno, per come si sono messe le cose tra voi. Ti
ripeto che, se sei venuto a sistemarle, non è me
che devi convincere, ma lei. E ringrazia il cielo che non abbia nessuna influenza sulle scelte di Blair, perché non mi
piace il modo in cui parli di lei, non mi piace il modo in cui la
tratti.
– Limitati a tenertene fuori, Humphrey...finché te ne lascio ancora modo.
Dan lo urta con vacillante convinzione, mentre raggiunge la porta e la apre
– Allora fa' quello che ti pare, sbaglia per quanto tempo vuoi.
Ma sappi che stavolta c'è qualcuno che ti controlla, ed è
disposto a fare la cosa giusta.
Chuck sembra sincero quando, prendendo la porta con passo lento e ponderato, lo mette in guardia – Non
mi aspetto che tu capisca, ma fidati che non sarò io quello a
dover fare il back-up delle sue convinzioni, alla fine. Non ci puoi
fare niente, è come
funzioniamo io e Blair...
– Il paradosso del parlare del funzionamento di una disfunzione...questa mi mancava.
– dice il ragazzo, sbattendo la porta.
*TBC
***
Angolo
dell'autore (o così dicono):
1. Chiedi alla Soffiata - titolo estrapolato da Ask the Dust, ossia Chiedi alla polvere, di John Fante.
2. Gioielleria
di lusso.
3. Ente per la Sicurezza delle Strade e della Viabilità
Americane.
4."Mi
innamorerei pure di te, ma non ho più soldi per la
psicanalisi", Charles Bukowski.
5. parte 1/3
6. Il video della canzone, per altro, è un tributo a Méliès e il suo Le voyage dans la Lune.
|
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Capitolo 6 *** The Melancholy Death of Lonely Boy & Other Stories. ***
06
06.
The
Melancholy Death of Lonely Boy & Other Stories. [1]
– Non
è questo il punto, – dissi.
– Non è una questione di «a cosa porterebbe».
Nel mondo
ci sono persone che amano sapere tutto sulle tabelle orarie,
e
passano intere giornate a confrontarle.
O gente a cui piace fare
costruzioni coi fiammiferi,
capace di costruire navi di un metro
fatte tutte di fiammiferi.
Allora che c'è di strano
se nel
mondo c'è uno che è interessato a capire
te?
– Come una
specie di hobby? – disse Naoko perplessa.
– Se vuoi puoi
chiamarlo così. Persone meno fantasiose lo chiamerebbero affetto,
amicizia.
Però se tu vuoi chiamarlo hobby, non c'è niente
di
male.
[Norwegian
Wood – Haruki Murakami]
Il telefono squilla a vuoto per un po'.
– Humphrey, sono le sette di mattina! – sbadiglia la ragazza, alzandosi dal letto.
– Mi...mi chiedevo...hai parlato con Serena?
Blair alza gli occhi seccata – Ammirevole, un vero gentiluomo...
– Scusa...
– Avevi ragione, non le importa...
– Oh, sì. Bene. Cioè, lo sapevo. Davvero non le importa? Nemmeno un minimo...
– Humphrey! – ruggisce lei, in procinto di riattaccare.
– Novità da Chuck?
– Lo scopriremo quando si sveglierà dalla sbronza del
venerdì sera, presumo...un po' tardi per iniziare a
preoccupartene...
– Uhm. Veramente...ecco, è passato da qui ieri sera,
sembrava abbastanza sobrio. Questo non lo rendeva meno inquietante,
però.
– Oh! – si stupisce Blair – Cosa gli hai detto?
– Ahm...sono rimasto sul vago, per cui...temo che ci sarà un secondo round.
– In tal caso, goditi le tue ultime ore, Hump...
– Aspetta, aspetta, aspetta!
– Un ultimo desiderio?
Il ragazzo ridacchia – No...wow, questo è strano...volevo,
volevo ringraziarti per la serata di ieri, in realtà...
– Ah.
– Il conto! Hai pagato tutto tu, non ti ho neanche ringraziata...
– Sì, beh, è un po' l'obbligo di ogni uscita con un barbone...che beneficenza sarebbe altrimenti?
– Blair, ti sto chiamando dal telefono di casa! – piagnucola Dan.
– Tu la chiami casa, io la chiamo scatolone di cartone 2.0...punti di vista...
***
Alle sei del pomeriggio, Dan rilegge per la terza volta la didascalia sullo schermo del suo cellulare:
Avvistato!
C intento a scodinzolare sotto fuori dalla porta dei Woldorf.
Segni particolari, un'enorme busta Dior ed occhioni incredibilmente
languidi. Sarà abbastanza per riconquistare il cuore di B?
Beh, sappiamo tutti che la nostra Queen B proprio non resiste alle attenzioni del suo prodigo Bass-tardino...
XO XO
Nello stesso momento, Blair sta aspettando che l'ospite faccia il suo ingresso.
– Chuck...vediamo di fare in fretta.
– Dipende da te stavolta... – Le porge la confezione che ha in mano.
– Vuoi comprarmi con un Dior? Questo è quanto valgo, per te?
– Prendilo come un anticipo da indossare stasera. Vali tutto, per
me. Ho sbagliato e ti chiedo scusa. Riprendimi, e fa' di me la persona
più grata sull'intero pianeta.
– Dovrei?
– Blair, ho messo da parte il mio orgoglio. Ho messo da parte le
vendette. Non ti basta, per credermi maturato? – le prende la mano – Sono Chuck
Bass, e ti ho detto ti amo. Ti amo. – le sussurra
nell'orecchio, la gira di spalle, contro di sé – Uno
scrittoruncolo patetico di Brooklyn si innamorerebbe di chiunque, tutte
possono averlo. Ma riguardo a me, tu e solo tu puoi avermi, – la
fa
ruotare con decisione, stavolta le è di fronte, vicinissimo al
suo viso, la sua mano lungo i fianchi, mentre la ragazza scorda come si
respira – per te e solo per te sono disposto a scendere a compromessi con i
miei impulsi più meschini...fare ammenda
dei miei errori...salvami dai miei errori...faremo le cose giuste
questa volta...noi due possiamo realizzare, insieme, il progetto
più grande e ambizioso che si sia mai sognato – le
accarezza la guancia – da soli, siamo destinati solo al
fallimento...
La ragazza cerca di rimanere razionale mentre dice – Quello che
è successo non ha nemmeno a che fare con l'impulso, Chuck, avevi
calcolato tutto...e questo è il tuo discorso? Restare uniti per
non restare soli? Perfino la bambina dell'esorcista ha vomitato cose
più accettabili di queste parole...
Chuck sfoga la sua frustrazione in un piccolo accenno di rabbia, che si
smorza fino a ridursi a un rossore sul viso – Sai che non
è la mia migliore qualità trovare le parole giuste da
dire nei momenti cruciali, non ti è mai importato...non ci sono
mai servite le parole, le parole servono solo a coprire le carenze di
sintonia, la complicità, la chimica...la senti la chimica? La – lascia ondeggiare il suo sguardo tra labbra e
occhi della ragazza – tensione, Blair, la tensione...non
mente, al contrario dei discorsi. Chi ha bisogno delle parole, quando
può leggere direttamente negli intenti?
– Gli intenti non sono mai stati il nostro punto di forza...
– Invece sì, quello che desideriamo...è lo stesso.
Blair
viene travolta da un vortice di sensazioni in netto contrasto tra
loro, non può fare meno che concordare mentalmente, e
ammettergli – Nonostante tutto, preferivo quando il
problema era
non riuscire a dirsi ti amo....
Chuck lascia che cada il silenzio per un po'.
– Se non per tornare con me, se non per lanciarmi un segnale...perché preoccuparti di uscire con Humphrey?
Blair non risponde.
– E non dire che è lui che vuoi adesso, perché non
ti crederei...i vostri abiti non erano per niente in coordinato, e la
tua collana era un po' troppo sciatta per quel vestito. So quanto ci tieni ai dettagli...
La ragazza si guarda le scarpe – Sapevo di non essere abbastanza brava da dartela a bere.
Il ragazzo sorride – Blair, se ti fidi di me ora, io
ogni giorno ti darò una ragione per non pentirtene...è
molto importante che tu capisca che non ci sono giustificazioni per
quello che è successo, ma non dobbiamo buttare via tutto,
noi...noi possiamo ripararlo!
– Vedi... – interviene Blair senza chiedersi se il suo
interlocutore avesse finito – Credevo fosse così, ma non sono ancora pronta...
Scoraggiato, il ragazzo annuisce con aria triste, pigiando il pulsante dell'ascensore.
Mentre vi entra, Blair dice – Quando sarò pronta...
– ma le porte si richiudono e la frase rimane interrotta.
*** FLASHBACK*** [2]
Durante
il viaggio in Arizona con suo padre, appena rimasti soli, Blair era
scattata sul sedile superiore, e sistemandosi la gonna, aveva detto
– Ti racconto una storia, papà?
L'uomo aveva piagnucolato – Perché non posso essere io a raccontarla a te, come tutti i padri del mondo?
– Non ti piacciono le mie storie?
– Le adoro. È solo che vorrei esercitarmi un po' anche io,
per diventare bravo come te! – le aveva risposto amorevole.
– Va bene, allora. Raccontami perché hai litigato con la mamma.
– Ma quella non è una storia!
– Perché litigate sempre, tu e la mamma? Lei è cattiva con te?
– No! No, amore mio, mamma non è cattiva, lei ci vuole bene!
– Allora tu sei cattivo con lei!
– Neanche! Nessuno è cattivo, principessa...
– Allora perché...
– Scendiamo qui.
– Qui? Non c'è niente qui!
– C'è... un negozio di souvenir, non ti piacerebbe uno?
– Mamma dice che i souvenir sono per i turisti allocchi...
Il
padre le aveva sorriso dolcemente – Ti posso dire un segreto? Lo
dice solo per invidia, perché non gliene ho mai comprato uno.
Scendiamo, ne comprerò uno a testa, per le mie principesse.
– E poi mi racconterai quella storia?
Le agitò i capelli – Da brava, ora scendi.
Entrati nel negozio tutto sembrava incredibilmente di cattivo gusto, e la piccola B iniziava a lamentarsene.
– Non le piacerà niente dell'accozzaglia che c'è qui...non le piacciono nemmeno gli indiani.
–
Ahm – aveva detto imbarazzato l'uomo – le piacerà. E sai perché? Perché
troveremo qualcosa di bellissimo qui in mezzo, e sarà ancora più bello
perché abbiamo dovuto cercarlo.
– Cosa vuoi che le importi se l'abbiamo dovuto cercare o meno? Non possiamo prenderle qualcosa da Barneys al ritorno?
Harold
si era piegato al livello della bambina, e le aveva preso la testa tra
le mani – Non lasciare mai, mai nella vita, che qualcuno a cui vuoi
bene si faccia perdonare con un bel regalo scelto a caso tra altri bei
regali, d'accordo? I doni sono come...l'affetto. L'amore non è un bel
vestito di Barneys che scegli tra altri vestiti ugualmente belli, impacchetti e porti a casa. L'amore si
fa cercare a lungo, in mezzo...all'accozzaglia,
e quando lo scegli, non sai se sia quello giusto, o se agli altri
potrebbe piacere o lo troverebbero ridicolo, e non ti importa...speri
solo che a quella persona sembri perfetto come sembra a te... – prese una
pashmina lì vicino – cosa ne pensi di questa?
Blair aveva scosso la testa – I foulard di mamma sono molto più belli.
L'uomo aveva sospirato, rimettendosi a cercare.
***-***
Dan decide di
lasciar perdere, e getta il cellulare sul letto, quando questo
comincia dispettosamente a squillare.
– Blair, ehi! – Dall'altra parte non si sente niente. Il
ragazzo risolve il problema di comunicazione riempiendo ogni millesimo
di secondo di
quel silenzio con la sua parlata a macchinetta – Stai
bene? Gli hai detto di noi, o meglio, che non c'è nessun noi? Ma
soprattutto, stai bene? Gossip Girl dice che Chuck è passato da te, però non
chiarisce nemmeno se tu l'abbia fatto salire o meno...se ci rifletti,
è sadico da parte sua lasciare le accanite lettrici quindicenni,
aspitanti voi, così in sospeso! ...ovviamente tentavo solo di fare una battura. Quindi
vi siete visti? Ci hai parlato? Sulle prime pensavo lo avessi
perdonato, ora che mi hai chiamato, però, deduco di no, dal
momento che sarebbe strano se in questo momento ci fosse Chuck accanto
a te...a meno che tu non ti sia spostata nell'altra stanza, così
sarebbe un po' più ragionevole, ma anche in quel caso...perché avresti
dovuto chiamarmi? In effetti, in ogni caso non avrebbe poi molto senso...perché mi hai chiamato? Non che mi
disp...
Dall'altra parte della cornetta, Blair riaggancia, e si lascia cadere sulla poltrona per un tempo indeterminato.
***
Quando lo vede varcare la soglia attraversata qualche ora prima da
Chuck, si dice che se Dio fosse esistito e fosse stato onnipotente e
misericordioso avrebbe posto fine a quella giornata una volta per
tutte.
Dan si guarda intorno e, vedendola da sola, dice – Quindi non è andata bene?
Blair
scuote la testa – Come probabilmente avevi già previsto,
il mio piano è disastrosamente arrivato alla sua conclusione.
Puoi tornare a casa e scarabocchiare dell'ennesimo colossale casino che
è la mia vita, Cabbage-Patch...spero non ti dispiacerà,
se non sono realmente interessata a recitare la parte dell'anatra
cittadina del Konrad Humphrey Lorenz qui presente...[3]
– Oppure posso restare...
– Perché dovresti? Serena non c'è, e comunque ti ho già detto che non ha intenzione di...
– Grazie, l'ho capito: Serena non ha nessun ripensamento,
ricevuto. La mia autostima è già abbastanza provata,
senza che ci sia tu a ricordarmi che a quanto pare sono l'unico a
rimurginare ancora sul passato... – sospira – Che ne dici
se mi fermassi comunque?
– Non ho bisogno di una balia! Ciò nonostante, ce l'ho
già, ed è Dorota. In due siete davvero troppi per la mia
testa affaticata...
Dan sorride – Mai, nella vita, sarei così pazzo da
offrirmi di farti da balia...magari da conoscente con cui sgranocchiare
qualcosa e guardare un film...– replica accomodandosi
– Pizza o Thailandese?
Blair sbuffa – Quello che vuoi, basta che il film sia Il delitto perfetto...
***
E
così è iniziata tra il Ragazzo Solitario
e B la Rergina.
Non che ci fosse l'idea di un noi, nelle loro
laboriose menti, sia chiaro: hanno solo preso l'abitudine di incontrarsi,
abitualmente e in maniera
sempre più più frequente, ma non c'è
stata nessuna forma di
contatto fisico tra loro – nemmeno involontaria, nemmeno la
più
innocente.
La
prassi delle loro giornate è diventata grossomodo
così:
- Si
svegliano, si telefonano – Blair gli impone un orario e un luogo dove trovarsi;
- Sorseggiano un caffé, Dan le impone di
pagare il conto e decidono cosa fare nell'arco della giornata;
- Mangiano
qualcosa velocemente e tornano a casa a studiare, separatamente
–
uno nel loft, l'altra nell'attico – fino alla pausa dallo
studio;
- Blair
telefona – la telefonata non si conclude prima che
la ragazza abbia nominato almeno un paio di volte, e nei contesti
più disparati, Chuck (occasionalmente si lamenta anche di qualche mancanza di Serena) – poi gli augura una buona serata. Dan ricambia.
Entrambi
ammettono di avere delle cose da fare, il giorno dopo e che
probabilmente non troveranno il tempo di vedersi. Humphrey dice
–
Spero te la caverai anche senza di me. L'altra risponde –
Se
sono riuscita a cavarmela nonostante la tua presenza, farlo senza di
te sarà un gioco da ragazzi.
Il giorno dopo ricominciano con la stessa solfa.
La sera
Dan Humphrey la passa quasi sempre in casa a lavorare ad
un nuovo progetto – un romanzo, addirittura.
Blair, invece,
a sfogliare riviste di moda, preferibilmente con un milkshake Cherry
Chocolate.
Sua madre una
volta le ha chiesto – Perché stai sfogliando con
tanta attenzione
le pagine d'abbigliamento maschile? Non l'hai mai fatto prima...
Finché
un giorno, Blair si è stancata di nominare Chuck e lamentarsi di
Serena e, senza nemmeno rendersene conto, ha semplicemente depennato la
voce
dalla lista
delle sue attività giornaliere con Humphrey, è successo
il pomeriggio in cui hanno trovato fosse una buona idea mangiare uno
yogurt sui gradini del Museo delle Scienze Naturali.
– Prima l'acquario, poi questo...detesto i bambini!
Dan sorride – Sì, è un po'...rumoroso. Ci sei mai stata, dentro?
– Non è il mio genere. Ma sono stata in quello di Londra, una volta...
– Vuoi fare un giro?
La ragazza scruta inorridita il numero di piccole pesti che affollano
l'atrio ridendo, piangendo, scalciando e correndo esaltati – Ce ne saranno ancora di più, dentro! – afferma con la stessa angoscia che se si trattasse di zombie.
– Vediamo lo scheletro del t-rex di Una Notte al Museo e basta.
Blair sospira, lasciandogliela vinta. Con Nate era cominciata che erano
praticamente all'asilo, e Chuck...beh, Chuck era Chuck...quei popolari
incontri era la
cosa più vicina ad un appuntamento che Blair avesse mai avuto in
vita sua. Prova un po' di pena per sé stessa, quando si vede
salire le scale accanto a Dan, riflessa nella porta a vetri
dell'ingresso del Museo.
Prima di, letteralmente, correre fuori, ragazzo e ragazza rimangono dieci secondi davanti a quell'enorme scheletro.
– Non è bellissimo?
Blair annuisce, senza togliere gli occhi di dosso dal dinosauro. Era davvero, davvero enorme.
– Blair?
– Sì, Humphrey?
– Ce ne andiamo?
Inizia ad agitarmi, pensare che quel coso mastodontico un tempo era in
grado di respirare, muoversi e...nutrirsi.
E la ragazza era scappata via senza farselo ripetere due volte.
– Maledetti piccoli demoni, come fanno a trovare divertente un posto simile?
– Avranno visto Jurassic Park!
– Jurassic Park non è divertente...
– Non ho ben chiaro che film una Waldorf possa trovare divertente...
– Uhm...Nastro Rosso a New York?
Il ragazzo ride – Era così semplice!
– Ed è istruttivo...credo che potrei farne la mia filosofia di vita... – rincara la dose lei.
– Ok...allora, cosa ne pensi di...Via col vento.
– Sopravvalutato.
– La capanna dello zio Tom?
– Gran bel...romanzo.
– Matrix...
– Per carità!
– Moulen Rouge!
– La Kidman...divina, ma il povero scrittore romantico...davvero? E poi, dopo quanto tempo si giurano amore eterno?
– Assolutamente ridicolo.
– Ridicolo, esatto.
– Kill Bill...
– Come puoi chiamarla trama quando è solo succo di pomodoro e colorante rosso?
Dan sorride – L'hai almeno visto?
– Ho visto il trailer. Non fa per me.
– Eppure, secondo me, ti piacerebbe...amori malsani, tradimenti...vendetta...se c'è un film che fa per te, è quello.
***
– Non
mi va di andare da nessuna parte oggi, Cabbage-Patch...
– Non ti
sei ancora ripresa dal finale alternativo di Freaks,
vero? Te
l'avevo detto che era troppo crudo per te!
– No, non è quello.
Ho una teoria da confutare, ma non posso dirti di più. Se
vuoi puoi
rimanere qui, a patto di non interferire.
– Uhm, dipende:
possiamo ordinare libanese?
– Tu puoi ordinare il tuo falafel
disgustosamente aromatizzato – e tenere il tuo alito a debita
distanza da me – e io prenderò del sushi.
– E potremmo vedere
E morì con un Felafel in mano così
puoi immaginarti la mia
faccia al posto di quella di Brett Stewart[4]!
– Appassionante. Ma
no, niente film.
– Perché?
– Te l'ho detto, sto preparando
quest'esperimento. Anzi, perché non chiami e ti metti buono
buono ad
aspettare, mentre io svolgo il mio lavoro?
A volte
Dan rinuncia a capirla, e obbedisce. È incerto se sia una
prima
acerba forma di fiducia nei suoi confronti, o se abbia solo fatto
pace con la consapevolezza che non c'è un filo logico in
quello che
Blair Waldorf fa. La ragazza sembra soddisfatta dal suo ubbidiente
visitatore, che si accuccia sulla poltrona e prende a sfogliare le
riviste sul comodino – Così ora ti interessi anche
di moda
maschile? Buon Dio, non so perché, ma sento che
pagherò le
conseguenze di questo tuo nuovo hobby...
– Frena la lingua, Humprey, ci sono alcune cause che perfino io non posso vincere...sto solo
cercando il completo perfetto da far indossare a Chuck durante la
nostra nuova prima uscita pubblica.
Già,
Chuck. Blair non ne parlava da così tanto, che se n'era
quasi
dimenticato. Chiaramente, lei no.
– Oh, ha tutto così senso...
– Se dovesse mai
esserci una prossima prima uscita pubblica...non dovrei farmi trovare
impreparata. Ho già scelto il mio vestito, purtroppo devo ancora
trovare il completo che gli si abbini perfettamente...non sottovalutare mai
l'importanza del vestirsi in coordinato in coppia, Humphrey, dice molte
più cose di quello che immagini...
– Non è un po' troppo casual?
E poi
credevo avessi detto che il bordeaux fosse per i
mori...
–
E io credevo di averti detto di non disturbarmi.
Dan
vorrebbe concentrarsi su qualcos'altro e smettere di disturbarla,
ma il fatto è che Blair non sta facendo assolutamente
niente,
eccetto passarsi uno smalto color tortora sulle unghie. E pensare
macchinosamente, ma questo Humphrey non lo sa.
Non
siamo amici, io e lui. Siamo solo ugualmente sfigati. E usciamo
insieme, ma non è un grande affare. Ci piacciono le stesse
cose,
forse, ma non si diventa amici – né altro
– solo perché abbiamo
gli stessi interessi culturali. Non è così che si
sceglie chi avere
intorno. Sono sicura, in effetti, che se non parlassimo di questo
–
nient'altro che tematiche esterne che non hanno niente a che vedere
con noi e le nostre vite – torneremmo rapidamente a non
sopportarci. Non siamo amici. È ora di dimostrarlo una volta
per
tutte, empiricamente e senza possibilità di fraintendimenti.
È il
mio esperimento.
Passata una mezz'oretta, il ragazzo – ormai annoiato
– ci riprova
– Posso parlarti, ora?
Blair è rimasta nella stessa posizione
per tutto il tempo, apparentemente intenta ad elaborare il nulla
–
Certo. Ma niente film, musica o letteratura. Né amori
perduti.
A
Dan balena un dubbio in testa – In cosa consiste esattamente
esattamente la tua teoria?
–
Oh, niente che coinvolga la tua sfera di interesse. Ovvero –
enumera sulla punta delle dita – Serena, – si concentra
– Serena, e...oh, sì! Serena.
– Mi...mi stai testando, per
caso?
Blair afferma con un po' troppa veemenza – Ridicolo.
– Distoglie
lo sguardo – Se vuoi parlare, parla. O vattene. È
indifferente. –
conclude con un tono che sa inequivocabilmente di vittoria.
Dan
si alza dalla poltrona, ma solo per buttarsi sul letto, ignorando il
cortese
invito di Blair a non
poggiare le sue sudicie suole sulle pregiatissime coperte.
Per un po' non emette nessun suono.
– Non sarebbe ora di levare le tende, Ragazzo
Solitario? Non è mica l'Hotel della Fratellanza,
questo!
Dan non si volta a guardarla, recita – ...chi non ha soldi, chi si fissa
Blair conosceva quella poesia [5] –...chi batte contro un muro!
– chi urla...
– chi beve.
Ora, Dan si volta – ...chi
non fa niente.
Se Blair fosse stata presa in quel momento esatto e messa sotto
tortura...
ancora avrebbe giurato che lo sguardo del ragazzo non sia caduto
sulle sue labbra, mentre pronunciava quelle parole e tornava a fissare
chissà quale pensiero ci fosse appollaiato sul soffitto
–
Hai barato – lo rimprovera –
avevamo detto niente
letteratura!
– Sei
mai preoccupata per i tuoi genitori?
– Continuamente –
risponde Blair, anche se non capisce ancora come funzionino i voli
pindarici del ragazzo.
– E non la trovi una cosa innaturale?
Blair fa le
spallucce. – È successo qualcosa?
– No, solo pensavo se
saremmo stati diversi, a quest'ora...se avessimo avuto dei genitori
più felici...
– Loro sono
felici. Sono solo un po' incasinati, ma chi non ha mai problemi?
Rufus ha Lily, e mia madre ha Cyrus. Anche mio padre ha il suo
compagno, da qualche parte in Europa.
– Sai, quando penso al
matrimonio fallito dei miei, mi chiedo cosa conti in una relazione.
Qual è l'elemento essenziale per non farla andare storta...
–
Beh nel caso di mio padre è semplice – ironizza la
ragazza – più
che dire che mia madre non fosse il suo tipo, direi che non fosse
proprio il suo genere.
Dan ride sommessamente – Beh, mia madre è partita
alla ricerca del suo talento. E
indovina un po'? Alla fine non credo che fosse esattamente la
pittura...
Le avrebbero potuto
segare un braccio, e ancora non avrebbe ammesso che quel dialogo aveva
un ché di leggero e di intimo,
nonostante l'argomento.
Dan
dice – È stata la prima conversazione che abbiamo
avuto, ricordi?
Sui nostri genitori...ne è passato di tempo e te lo
immaginavi che
saremmo finiti così?[5]
Blair si morde le labbra – Nemmeno
nel peggiore dei miei incubi. Ma non è stata la prima
conversazione
che abbiamo avuto. Tecnicamente, la prima è stata quella in
cui ti
informavo di come il mio ragazzo all'epoca –
nonché ora tuo
migliore amico – mi avesse tradita con la mia
migliore
amica –
nonché ragazza che frequentavi all'epoca. Paradossale
che ora loro stiano insieme mentre noi siamo soli, se ci
pensi...forse avrei dovuto fargliela penare maggiormente.
–
Sì,
beh, è solo una conferma in più.
– Di cosa?
– Temo sembri
stupido detto ad alta voce, ma chi se ne frega. Ci sono delle...simmetrie, tra me e te. – Si gira a guardarla, ma lei non
ricambia il contatto visivo.
– Sai, quando ha un'intuizione riguardo a cosa dire e
su cosa tacere per non passare da imbecille...credo che dovresti
seguirla.
***
– Ben
sveglia, Waldorf...Se, per una volta che saltiamo l'appuntamento
mattutino, hai sentito la mia mancanza al punto di telefonarmi,
possiamo
concordare che la situazione ci è sfuggita di mano...
– Obbligo o verità?
– Ma non ti stanchi mai di questo gioco?
– No. Obbligo o verità?
– Verità...– sospira rassegnato il ragazzo.
– Hai mai avuto fantasie su di me?
– Che cosa? Dev'esserci stata un'interferenza
perché
quello che è appena uscito dalla tua bocca non ha assolutamente senso...
– Non temporeggiare, rispondimi. Ho Cedric in ostaggio.
– Cosa? Quando lo avresti...lasciamo perdere, cosa vuoi che ti dica?
– Hai mai pensato di fare l'amore con me e
provare il doppio del piacere nel pensare, in quel momento, al viso
affranto di Serena e alle raccomandazioni di tuo padre, e di tutta la dolcissima, rispettabilissima gente che conosci che ti direbbe con lei? lei non è adatta a te!
– Ma sei ubriaca? Ti hanno...ti hanno drogata?
– Scenderesti nella tana del bianconiglio? Sì o no,
Humphrey? Fino a che punto metteresti in discussione la tua natura, per
scoprire te stesso?
– Noi non...non dovremmo parlare di queste cose...
– E perché mai? Sono solo curiosa...E poi che succederebbe se il te stesso che scopriresti lo trovassi repellente?
– Blair! Finiscila, sono al campus! Davvero non posso
parlare, devo chiudere...
– La ami ancora? – La
ragazza si stende su un letto che non è il suo, rigirandosi
tra
le mani una fotografia e leggendo la scritta pasticciata sul
retro – Essere
amati senza merito è la prova del vero amore...l'hai
scritta tu?[7]
Dev'essere vero, in ogni caso...
– Dove sei?
– Un'informazione per un'altra. Allora, Humphrey, la ami ancora?
– Sei in camera mia? Cosa ci fai in camera
mia?
– Davvero non puoi parlare, Dan, devo chiudere...
– Blair! ...Blair!
***
La
prima volta che
Rufus vede Blair Waldorf seduta al tavolo della sua cucina, vicina la
metà a suo figlio rispetto a quanto lo fosse mai stata in
passato,
gli prende un accidente.
I
due mangiano una
pizza, e c'è perfino una bottiglia di vino rosso tra loro.
Non fanno
altro che tirarsi frecciatine per tutto il tempo, farsi il verso,
bisticciare e ridere, nemmeno si accorgono che l'uomo saranno ormai
cinque minuti buoni che ha aperto la porta.
Blair
sta interpretando un film adesso, Scandalo
a Filadelfia.
Appoggia i
gomiti sul tavolo chinandosi verso suo figlio e con aria sicura
recita – Tu sei tra quelli della peggior specie: uno snob
intellettuale. Devi esserti formato tremendamente
giovane, mi sembra di capire.
Dan regge la distanza – peggio, la
accorcia – Beh, trent'anni sono più che abbastanza
per formarsi...
–
...Ehilà! Vedo che state cenando! Blair, sono sorpreso
di
vederti qui...è un
po' che non passo dal loft, è...è diventata
un'abitudine? Perché
sembrate abbastanza a vostro agio insieme, rispetto a come ricordavo
– non volevo dire questo – volevo dire che
c'è un'aria
abbastanza...figliolo, posso parlarti un momento?
Mentre
Blair tenta
di trovare un modo per liquefarsi all'istante, Dan e Rufus hanno una
conversazione nell'altra stanza, a torno molto basso, perché
sì sa
che nel loft gli spazi sono quelli che sono.
–
Blair
Waldorf? Fai sul serio?
– No, no, no, non è come pensi...
–
No figliolo, forse non è come pensi tu!
– Papà, te lo
assicuro...lei sta solo passando un periodo difficile...
– E
allora? Quella ragazza passa sempre periodi difficili, non te
n'è
mai importato prima!
– Chi sei? Dove hai nascosto il vero Rufus
Humphrey? Ricordi? L'uomo che mi avrebbe detto che è
più importante
fare la cosa giusta, che farsi prendere dal proprio egoismo... l'uomo
che sostiene che nessuno possa essere così cattivo, neanche
Blair
Waldorf...
– Prima cosa, quello te l'ho detto prima di conoscerla!
Senti, Dan, qui non si tratta di valutare la percentuale di
umanità
presente in Blair...voglio solo che tu, ci pensi bene. Qualsiasi
persona tu voglia frequentare, sei grande abbastanza da poterlo
fare...quando io e Lily ci siamo conosciuti...
– Ehi, no, questo
non c'entra...io e Blair non...la sto solo aiutando! Lo giuro!
–
Stavate recitando Scandalo
a Filadelfia!
...e, per di più, tu non eri Cary Grant! Hai visto quel
film, quindi sai
come va a finire, vero? Non vorrei che si trattasse di
un'anticipazione sulla piega che prenderà questa storia...
–
Non c'è nessuna storia. Lei ha bisogno di passare un po' di tempo con
qualcuno di normale, io
ho bisogno di trovare nuovi stimoli, di distaccarmi dal mio solito
mondo, per scrivere qualcosa di diverso...tutto qui.
Rufus
annuisce con
poca convinzione. Come poteva pensare che Blair potesse diventare la
sua musa, e al contempo che non si trattasse di niente di che? Ma si
limita a chiedere – Serena cosa ne pensa?
– Serena è troppo impegnata
con Nate,
al momento, per avere un'opinione. Non credo proprio le interessi dei nostri patetici
meeting da cuori infranti...
Tornano
nella cucina, abbozzando un'indifferenza forzata. Nessuno
mente peggio degli Humphrey –
pensa Blair.
Rufus accenna ad andarene, saluta gentilmente. Blair
fa solo un cenno con la testa.
Rimasta sola con il ragazzo,
afferra la sua borsa – Dovrei andare anche io...
–
Ma
non hai nemmeno finito di mangiare!
Blair apre la porta – Ancora
una volta, Humphrey, frena il tuo istinto materno...la prossima volta
prometto di finire il piatto...a condizione che sia un po' meglio degli
spaghetti dell'altra volta...erano così saltati che tanto valeva
bollirli nell'oceano!
– Blair,
Blair, Blair...aspetta un attimo!
– Dimmi.
– Quale...quale
finale preferisci: Colazione
da Tiffany o
Scandalo
a Filadelfia? [8]
Blair
sospira – Onestamente non lo so, sono due lieto-fine
così diversi. Tutti vogliono essere felici, ma quello che ti
rende
felice non è mai trasparente.
*TBC
***
Angolo
dell'autore (o così dicono):
1.
La Malinconica Morte del
Ragazzo Solitario ed altre storie -
titolo estrapolato da The
Melancholy Death of Oyster Boy & Other Stories, ossia Morte malinconica del Bambino
Ostrica e Altre Storie, raccolta di poesie illustrate di Tim Burton.
2. parte 2/3
3. Konrad Lorenz è tuttora riconosciuto come uno dei
massimi esperti nel campo dell'etologia (perché sì, se a
sette anni mi aveste detto "Ah, ti piacciono gli animali...quindi vuoi
fare la veterinaria da grande?" vi avrei risposto "No, il sangue mi fa
schifo...voglio fare l'etologa"). Formulò la teoria dell'imprintig basandosi sullo studio comportamentale delle anatre, teoria che gli valse anche il nobel, vinto insieme al suo collega Tinbergen.
4. E
morì con un Felafel in mano - film
del 2001
diretto da Richard
Lowenstein, in cui Brett
Stewart interpreta il ruolo di Flip,
con la cui morte (soffocato, per l'appunto, a causa della pietanza,
davanti alla tv) si apre il film, che prosegue in un lungo flashback.
5. Hotel Fraternité,
poesia di Hans Magnus
Enzensberger.
6. Che
ve lo dico a fare, che ovviamente è un riferimento all'1X04??
E poco dopo si fa riferimento al Pilot, quando Blair si presenta a Dan.
In realtà lo sappiamo tutti che il loro vero primo incontro
avviene per caso un anno prima nel giorno del ringraziamento,
ma
mi piace pensare che Blair non se lo ricordi, e Dan avesse
involontariamente preso a considerare quello visto nel quarto episodio,
il loro primo vero incontro.
7. No, l'ha scritta
Kundera.
8. Sì,
beh, diciamo che qui il simbolismo è sottile almeno quanto un
ippopotamo. Scandalo a
Filadelfia è un film del 1940 di George Cukor, con Catherine Hepburn e
Cary Grant. Se
guardate i finali dei film (o ne spulciate la trama su Wikipedia) va da
sé che in Scandalo a Filadelfia, la protagonista trova
l'amore
nell'ex marito - che ricorda vagamente il personaggio di Chuck -
da cui aveva divorziato, dopo varie vicissitudini tra cui un
flirt con un giornalista - che ricorda vagamente il personaggio di Dan.
Mentre in Colazione da
Tiffany la Hepbourn maggiore, dopo aver sposato un uomo
ricco si scopre innamorata del povero scrittore Paul, da tempo ormai
suo amico.
|
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Capitolo 7 *** Extremely Close and Incredibly Allowed. ***
07
07.
Extremely Close and Incredibly Allowed. [1]
Signore,
vorrei sapere chi fu il pazzo che inventò il bacio.
[Jonathan
Swift]
***FLASHBACK*** [2]
Nello squallio negozio di souvenir, ad un certo punto Harold Waldorf aveva notato una serie di ciondolini – E questi?
Blair aveva riso – Papà, sono a forma di animale, sembrano per bambini, non per mamme!
– Infatti è per te.
– ne aveva preso uno in mano e lo aveva consegnato alla
figlia – ti piace, questo?
– Cos'è?
– Un totem indiano.
– No, non è vero, è un animale!
– Un totem indiano a forma di armadillo...
– Stai mentendo...ti stai inventando una storia!
– No – aveva
riso – è scritto proprio qui. Dice che l'armadillo
con la sua armatura aiuta a proteggersi dai nemici.
– Davvero?
– Te l'avevo detto, che c'erano cose magiche qui.
Blair aveva sorriso – Non hai mai detto una cosa simile...
–
Dice che questo, portato al collo, ti aiuterà a trovare la forza
in te stessa e mantenere le distanze dalle pretese altrui, senza
commettere azioni
che non vuoi veramente...
– Mi piace. – aveva detto Blair.
–...ma anche a riconoscere quali esperienze sperimentare.
– Mi regali anche un armadillo vero?
– Quello a mamma non piacerebbe – aveva sorriso lui.
Una volta tornati a casa, aveva visto suo padre avvicinarsi a sua moglie – El, mi dispiace, ti amo.
Lei gli aveva dato un bacio a stampo
sulle labbra. Blair si era sentita sollevata – Mamma, guarda cosa
mi ha comprato papà!
La
donna aveva finto entusiasmo per quell'oggettino di cattivo gusto
–
Adesso fargli togliere quell'affare sarà impossibile...sai che
per lei ogni tuo regalo è sacro...Spero tu non ne abbia portato
uno
anche a me... – aveva sussurrato in un sorriso a suo marito, che
aveva
risposto sereno, solo un po' malinconico – No, non c'era
niente che ti
sarebbe piaciuto lì. – lei lo aveva ribaciato –
Almeno, mi conosci ancora molto
bene...
***-***
Serena la scuote allegramente – Sveglia, dormigliona!
– Mmmm-mhhh – bofonchia in risposta Blair, faccia sul cuscino.
L'amica non si arrende – Hai dimenticato che oggi è il terzo venerdì del mese, questo vuol dire che...
Blair si tira su di colpo, battendo le mani – ...è il nostro Giorno delle Due Streghe [2]! Come ho potuto dimenticarmene?
– Santo Cielo, quanto hai dormito stanotte? Hai una faccia
sconvolta! Ehi, fa un po' vedere quella collana, da dove spunta fuori?
Blair si porta la mano al collo per coprirla – È un regalo
di mio padre, devo dimenticato di toglierla...ignorala...e anche la mia
faccia...Dorota! Portaci del caffé e la rilegatura
mensile dei giornali di Gossip, presto! Mi sento particolarmente
ispirata, a questo giro...
– È davvero brutta, B!
La ragazza sorride – Lo so...ma è un porta-fortuna...me
l'ha regalato mio padre quando avevo otto anni, ancora uno dei ricordi
migliori che ho... – ride – è talmente brutta, che
almeno non ne risente, dei cambi di moda...
La bionda le prende la mano
– Ti manca tuo padre? Potremmo andare a trovarlo...
Blair annuisce, slegando il laccio della collana e riponendola nel
cassetto. La domestica fa il suo agitato ingresso nella stanza, con in
una mano il vassoio, e nell'altra un pesante volume in pelle.
– Vuole anche degli impacchi di camomilla, Miss Blair?
Blair si sforza di essere discreta nel riservarle un'occhiataccia
– Non sono stanca! Sai benissimo che mi sono ritirata nella mia
camera molto presto ieri sera, non c'è motivo per cui non avrei
dovuto dormire...
Dorota non capta il segnale – Il suo cellulare non ha smesso di squillare per tutta la notte...
– Ah sì? Non me ne sono neanche accorta...e, per la cronaca, non ti pago per spiarmi...
– Magari è qualche forma di allergia...
Serena cerca di togliere la coetanea dall'imbarazzo – Cornetti e
Macaron...non disturbarti, Dorota, vado a prenderli io! B, se vuoi un
consiglio, lascia perdere l'impacco e bevila, quella
camomilla – aggiunge gaia – non ti vedo così
irritabile da quando... Penelope ti ha regalato una salopette per il tuo
quattordicesimo compleanno, credo!
Serena
lascia la stanza, Dorota si appresta a seguirla, quando il cellulare
della mora squilla nuovamente, e la polacca resta in attesa della
reazione di Blair, che tuttavia rimane immobile – Ancora insisti, con questa invadenza?
Blair legge il messaggio e si rituffa sul letto. Agita un campanellino dorato – Dorota! Dorota, non mi sento bene!
La ragazza fa finta di non essersi accorta della palese diffidenza della sua domestica – E se fosse davvero un'allergia?
Quella si fa irriverente – Potrebbe... non si può mai sapere cosa si trova a Brooklyn...
– Non osare! – le urla Blair – Parla...parla piano.
– Miss Blair – si lamenta Dorota – Miss Serena sa che lei e Mister Dan siete amici?
Solitamente Blair adora come Dorota continui a riferirsi a lei e le sue conoscenze con l'appellativo di miss e mister,
come dentro un romanzo ottocentesco, questa volta riconosce,
però, una nota stonata...Mister Dan Humphrey...non suona bene
per niente. Tralascia il pensiero e annuisce – Ne abbiamo
parlato, a lei sta bene...
Dorota ha un brivido nel chiederle, quindi, quale sia il problema.
Blair abbassa gli occhi, strascicando suoni non percepibili
dall'orecchio umano. Fortuna che Dorota ha avuto modo di
affinare capacità sopraffine, in campo di udito raffinato e lettura del
labiale, da quando lavora per i Waldorf.
– Miss Blair! Lei glielo deve dire!
La ragazza sbuffa – Non è l'unica opzione. Si può
sempre...negare... fino alla morte, fino a farla diventare una leggenda
improbabile come... la fine del mondo nel 2012, Atlantide, il Big
Foot....Lancaster capitale degli Stati Uniti [3]!
Tra le qualità di Dorota, sicuramente non spicca il buon
senso –
Ma se Miss Serena lo scoprirà, sarà molto peggio!
Miss Serena è comprensiva, lei...sa come vanno queste cose, se capisce cosa intendo...lei
gliene deve parlare, capirà...
Blair sembra pensarci –
Non posso. Non importa quanto dica di averlo superato, non si
superano mai abbastanza certe cose...Io non avrei voluto saperlo, se si
fosse trattato di lei e Chuck...fa ancora un certo effetto perfino sapere di lei e Nate...
–
Come ritiene giusto, Miss Blair...
***
Le
due ragazze sono dedite alla loro mensile ricorrenza: spettegolare e
appuntare i commenti più maligni sui gossip contenuti nei
giornali scandalistici delle ultime quattro settimane, precedentemente fatti
elegantemente rilegare, per fini pratici, sotto ordine della moretta.
Serena finisce di sorseggiare il suo the ed esclama – Come
può essere legale sposare la propria figlia adottiva! È
disgustoso! E decisamente imbarazzante durante le festività in
famiglia...– La ragazza si accorge del BlackBerry vibrare poco
distante da lei – Chi è così insistente da
spingerti a togliere la suoneria? Dicevi di volerla sempre tenere
attiva, nel caso Hilary Clinton finalmente si accorgesse di avere
bisogno di una nuova nuova consulente del look!
– Oh, Hilary Clinton non chiamerà oggi, te lo assicuro...non sono state giornate molto fortunate...
Serena azzarda frizzante – Chi è? Chuck?
Blair non risponde.
–
Oh-oh! Ok, sappiamo entrambe cosa stai nascondendo...
– Lo...sappiamo entrambe? Ah, sì? – la
moretta è
confusa, ma sollevata dal non sentire astio nella voce dell'amica.
– Blair, è passato così tanto tempo.
Quello che ha
fatto Chuck è stato orribile – Blair sente la
fiducia crescere
dentro di sé – ma voi vi amate, e so di averti detto di
riflettere bene riguardo il perdonarlo o meno, ma reprimere quello che provi non
è la soluzione. Pensi di dovere delle spiegazioni al mondo, o
tutti ti vedranno come una debole, ma non è così. Se
dentro di te senti che riprovarci sia la cosa giusta, allora lo
è. Solo tu puoi sapere se sia cambiato davvero. E personalmente,
non ci vedo niente di male, a passare un po' di tempo insieme, e vedere
come si mettono le cose...Fargliela penare un po', magari...può
essere divertente!
E
invece no,
Serena non ha capito niente. Blair deglutisce.
Serena continua
– Perciò smettila di torturarlo e torturarti, ed
accetta questa
benedetta tregua!
Blair deglutisce di nuovo.
– Serena, non è Chuck! ...Quanto...quanto
vanno bene, le cose con Nate, esattamente?
– E va bene, non
mi lasci altra scelta: se non vuoi rispondergli tu, lo farò
io per
te! – Prende il cellulare e, ridendo delle minacce di
Blair,
apre il messaggio.
Blair dice – Anche questa volta, posso spiegare.
Serena scuote la
testa, intendendo che non ci sia niente da spiegare. Appena letto il
messaggio, cambia idea.
Blair, continuare a non rispondermi è come recapitarmi un invito formale a presentarmi a casa tua, a questo punto.
Vuoi del tempo per riflettere, è questo? Qualsiasi cosa sia,
puoi dirmelo...ho una lezione a mezzogiorno, ma domani mattina, fino a
quell'ora, puoi trovarmi al Moma.
Se vuoi possiamo anche fare finta di niente, possiamo anche ritornare
ad essere due estranei, solo...preferirei deciderlo insieme,
parlandone. - D.
– B, cosa vuol dire questo messaggio?
– Vuol dire che il nostro Giorno delle Due Streghe è tramontato prematuramente, questo mese...S, dobbiamo parlare.
Serena
sorride. Ha
gli occhi innaturalmente sgranati e le labbra un po' rigide, ma
è il
meglio che possa fare in quel momento – Certamente.
***
Messi
da parte cornetti e caffé, Serena
procura un piatto di fragole con cioccolato fuso e Blair provvede al
gin schietto, per rendere il tutto più sostenibile – Ti
ascolto –
dice Serena.
Blair
butta giù il primo bicchiere senza pensarci due volte.
– Vuoi? – offre all'altra, che fa cenno di no.
– Non
sei stata la prima persona a cui ho raccontato la faccenda di Jack
e dell'hotel, Dan lo è stata. Le anomalie sono cominciate proprio da quel momento. Humphrey –
evidenzia la ragazza – mi ascoltava,
e non poteva giudicarmi peggio di come già mi considerasse,
oltretutto
sai
benissimo che non mi è mai importato granché del
suo giudizio...era perfetto per svuotarsi la coscienza e raccontargli
l'accaduto. La parte
più difficile è stata sopportare i seguenti moti
di pietà che lo
spingevano a contattarmi giornalmente per assicurarsi che stessi bene,
dopo quello
che mi era capitato. Sai di aver toccato il fondo quando anche Dan
Humphrey crede che la tua vita sia messa peggio della sua. È successa una
cosa strana...devo essere messa parecchio male, se ad un certo punto ho
iniziato a trovare gradevole la sua compagnia, perfino il suo loft
sembra...abitabile.
Serena chiude gli occhi – Perché non me l'hai detto?
–
Te l'ho detto! Mi hai risposto che eravamo liberi di uscire con chi ci
pareva...cosa avrei dovuto fare? Aggiornarti di mia spontanea
volontà sulla frequenza degli incontri? Non è qualcosa
che si voglia lasciar detto ai posteri...
A Serena non tornano i conti – E come siete arrivati, da questo, a fare sesso?
Blair la guarda disgustata – Non abbiamo fatto sesso! Mai! Come
puoi... – taglia corto quando nota l'aria spazientita
dell'altra – C'è stato un bacio. Un bacio
occasionale. Una tantum.
– E...?
–
E basta. È stato tutto lì – Blair pensa una sola, un'unica, sola, piccolissima bugia a fin di bene –
Un bacio a stampo, praticamente, niente che verrà ricordato
negli Annales...Pochi secondi, prima di renderci conto di quanto fosse
sbagliato. E inopportuno. E sgradevole. Non te l'ho detto
perché...perché l'altra volta hai reagito in una maniera
un po' brusca...e non ce n'è bisogno perché...il mio
destino è Chuck...noi...abbiamo gli stessi intenti...
Serena
non sembra aver placato i suoi dubbi. Blair cerca telepaticamente di indurla ad un
sorriso, ma soprattutto a credere alla sua versione – Ma ci tieni a lui?
Blair vorrebbe così tanto chiederle cosa ti farebbe meno male? in
risposta, ma non può farlo. – Come ci si
può affezionare ad soprammobile, o ad un peluches...ad un
labrador o...una canzone – sorride tra sé, poi torna seria – ...come a qualsiasi cosa conti meno della tua
amicizia, Serena...
Serena sospira, pensando sia davvero una situazione scomoda.
– Sei
arrabbiata, vero?
– Sono furiosa, Blair. Dan è un bravo
ragazzo, che bisogno c'era di coinvolgerlo in tutto questo?
– Ti
chiedo scusa...
– Non è con me che devi scusarti!
– Con...Humphrey? No, lui... lui è solo pieno di
questi preconcetti
ottocenteschi sui rapporti, lo sai. Domani andrò al Moma e
mi
ascolterò i suoi patetici discorsi su quanto non abbia fatto
altro
che sentirsi in colpa per essersi lasciato cogliere da una debolezza,
nel tentativo di scacciare te dalla testa...
– B, io non credo
che questo abbia molto a che fare con me...
– Ha tutto a che
fare con te! Non mi avrebbe nemmeno mai rivolto la parola in primis, se non
fossi stata...
–
...mia amica. Lo so, l'hai detto anche l'altra volta. –
riflette – e...ricordo anche quello che ti ho detto io... Sono
felice con Nate, abbastanza felice da mantenere il mio karma
stabile e comportarmi diversamente, stavolta. Ovvero, limitarmi a
pregarti di sistemare tutto, prima che tre persone ne subiscano i danni
emozionali.
Blair
guarda in basso, ingoia in un solo boccone l'ultima fragola –
E,
per il fatto che c'è stato un bacio tra me e Dan, come ti
senti?
–
Non lo so. Sinceramente, non lo so. Ho scelto Nate, no? Mi
riprenderò dallo shock...tu risolvi la tua confusione, ammesso
che ci sia, della confusione...
– Non c'è della confusione: l'unica confusione sta nel capire come ricucire il rapporto con Bass.
Rimangono in un silenzio
insostenibile.
– S, ho davvero bisogno di averti dalla mia parte, stavolta...
–
B, io sono sempre dalla tua parte...– la sprona Serena, un po' meno tesa –
Se vuoi Chuck, che Chuck sia...vorrei solo che, per una volta, mettessi te al primo posto...
Blair risponde alla sua mimica facciale –
Non è Chuck ad essere al primo posto, te lo assicuro...
A Serena sembra di capire che non si riferisca a Blair stessa, ma
neanche a Dan – Però, se ne sei così sicura della tua scelta,
perché non hai ancora risposto a Dan? Chiede solo un messaggio
per capire cosa ti stia frullando in testa, non mi sembra di poterlo
biasimare...qual è il grande sforzo nel dirgli quello che hai
detto a me?
Blair pensa che la sua amica abbia scelto un pessimo momento per scoprire di avere una perspicacia –
Dorota potrebbe avere ragione, potrebbe essere una qualche allergia. Il cuore di Dan non si spezzerà
se non mi presenterò per una buona ragione, dal momento che
vorrà solo ribadire che il bacio non ha
significato niente
nemmeno
per lui...per quanto in nessun dizionario troveresti la sua foto sotto la definizione di
virilità, è pur
sempre un uomo: non gli
piacerà
l'idea che Chuck ora si possa sentire il maschio alfa... Ma se proprio ci tieni, domani
andrò a sorbirmi l'ultima vergognosa resa dei conti di questa
storia...
– Ripensandoci, non
dovresti andare al Moma, domani. Prenditi ancora qualche giorno...
–
stavolta è Blair a non capire il discorso dell'amica, che
prontamente spiega – se tu e Chuck siete sulla via della
riconciliazione, non è più
necessario continuare a vedere Dan, per giunta in luoghi
pubblici...potrebbe solo complicare ulteriormente la situazione, e poi
non dovresti esporti ai pollini delle vie alberate intorno al
Moma...Gli darò io le spiegazioni al tuo posto. Se è come dici tu,
capirà. Puoi pensare se chiamare Chuck, nel frattempo...
– Oh chiamarlo, sì...lo farò. Penso proprio che
dovrei
farlo...solo, sai come sono le allergie..sembra andare meglio, e di
colpo ti ritrovi a fare uno starnuto dietro l'altro. E per la prima
uscita insieme non posso farmi vedere con il naso rosso e
gli occhi gonfi... le foto saranno ovunque. – sorride – Devo essere
perfetta, potente, sicura. – e poi, in un improvviso cambio
di tono – Ma davvero andresti al mio posto al Moma? Faresti questo per
me?
– Tutto, per la mia migliore amica. – conclude
Serena,
afferrandole la mano. Blair la guarda. Si scambiano il primo sorriso sincero del pomeriggio.
***
Il giorno dopo, al
Moma, la bionda si presenta con degli occhiali da sole e un vestitino a
pois –
Perdona gli occhiali da sole, ho dormito davvero poco. –
spiega a un Dan incredulo più del solito.
– Mi...mi sono perso
qualcosa? O forse sono impazzito. Come Edward Norton che crede di non
essere Brad Pitt in Fight Club: forse per tutto questo tempo tu e
Blair eravate la stessa persona, e ho sempre pensato foste in due!
Serena
sorride. In fondo un po' gli era mancato.
– No,
posso assicurarti che siamo due entità ben distinte. Come
uragano e
pioggia. Blair fa i danni e io...io lavo via i detriti...posso
offrirti un caffé?
– E
insomma, tu e Blair vi siete baciati...
– Lo sai?
– Certo
che lo so, è la mia migliore amica. Non esserne
così sorpreso! – in realtà, Serena stessa
prova un po' di stupore nel constatare quanto poco tempo, tutto
sommato, ci abbia messo Blair a vuotare il sacco.
– Allora? – chiede lui, interrogandosi su quale sia il motivo della visita di quella.
– Dan, io sto con Nate adesso.
– Quindi non sei qui a
reclamare il mio sangue?
– Signor presuntuoso! No! –
fatica a nascondere l'imbarazzo nel ricordare improssivamente la
sua prima reazione alla notizia dell'appuntamento tra i
due – Cioè...è
strano...insomma, tu e Blair...chi se lo
sarebbe
aspettato? Non io! – ride nervosamente.
– Ecco, non che ci sia un noi: mi ha sbattuto fuori di casa e non ha risposto ai miei sms – ma saprai
già anche questo –
e il fatto che sia seduta
qui tu, e non lei – senza offesa – ma non sembrano
le premesse
migliori del mondo...tu, tu sai qualcosa? Ti ha detto qualcosa?
Serena
fa una smorfia. Non è il discorso più facile da
affrontare con il
tuo ex, non ci vuole un genio a capirlo – Si dà il
caso che sì,
mi ha detto qualcosa...
Dan
espone i palmi, esortandola a parlare, ma la bionda replica –
Non
così in fretta! Migliore amica versus ex ragazzo...uhm, non
ti vedo
vincere il confronto così facilmente, perché
dovrei dirtelo?
–
Cosa saresti venuta a fare, altrimenti, scusa!
– Facciamo un
patto – Dan pensa che questa moda dei patti nell'UES
dovrà
passare, prima o poi, e non può fare a meno che aspettare
quel
momento con ansia – La tua versione dei fatti per quella di
Blair,
mi sembra ragionevole.
– Perché dovrebbero esserci due versioni
differenti se...okay, te lo concedo, domanda stupida. Si tratta di
Blair, ci sono sempre almeno due versioni dei fatti con lei.
D'accordo, ci provo. Solo un momento...
– Dan!
– Tutto
questo è imbarazzante!
– Dan...
– Okay, ecco. Non che ci sia granché da aggiungere. Credo che all'inizio cercasse solo di passare del tempo con
qualcuno che l'ascoltasse il più possibile e somigliasse il
meno
possibile a Chuck. Poi sai com'è Blair, non le è
mai importata la
mia opinione, per lei era come parlare ad uno specchio, suppongo.
Abbiamo passato giorni interi a discutere dei suoi problemi e non so
perché mi sentissi obbligato a farlo...forse
perché mi dispiaceva
per lei, forse perché nei piccoli intermezzi in cui non si
focalizzava sui suoi drammi, aveva un qualcosa di spontaneo e
divertente. Se non fosse stata lei, avrei giurato ci fossero anche
dei cenni di autoironia. Quando ero quasi arrivato al limite della
sopportazione – chi è che passerebbe gran parte
delle sue giornate
a parlare di Bass, andiamo! – lei ha smesso. Come se,
simultaneamente a me, anche lei se fosse arrivata al limite. Siamo andati a
vedere dei film, delle mostre...oppure non facevamo niente di che. Una volta ci siamo perfino fumati una canna con
della musica anni sessanta in sottofondo, e anche se tecnicamente ero
stato io a proporlo, comunque lei aveva accettato...
– E le è
piaciuto? – Serena non può fare a meno di chiedere.
– Ahm, ha
detto che ero un'idiota. Mi ha chiesto se adesso mi fossi dato alle
tecniche da stupratore per abordare le ragazze..e poi si è
affrettata a precisare che
scherzava, mi ha detto non
credere che non sappia quello che stai facendo qui,
che era chiaro che stessi iniziando ad usare i suoi stessi trucchi, e poi ha aggiunto, con quel suo tono snervante sono
colpita, Humphrey, ti direi che sono orgogliosa di te, ma la
verità è che il fatto che uno come te possa tenere in
considerazione le mie tattiche mi fa dubitare di me stessa e della
loro efficacia...
– Sarebbero, questi trucchi?
– Oh, un'idiozia che
si è messa in testa la prima o la seconda
volta che siamo usciti...far ingelosire Chuck convincendolo che ci
fosse qualcosa tra di noi. A conti fatti è stata solo
fortuna se
abbiamo evitato la tragedia e Chuck ha dedotto da sé che fosse
un'eventualità così da fantascienza, da dover
essere un piano di Blair, più che la realtà. Non che non
mi sarei mai più ripreso
dall'essere stato il toy
boy di
Blair Waldorf,
semplicemente non avrei voluto un Bass infuriato con me, ecco.
– Fantascienza...ma il bacio c'è stato.
– Senti lascia perdere, okay? Era triste, a conti fatti è stata lasciata andare
per la miliardesima volta in vita sua, ero lì e...insomma,
nessuno
dovrebbe essere triste in quel modo per Chuck Bass...è
successo ed è
stato un errore...non c'è molto di cui parlare...non lo
avremmo fatto
in condizioni normali, lo sai...
– Risparmiami i
dettagli, questa conversazione ha già superato il confine
della
definizione di strano
nel momento in cui è iniziata!
Dan
sorride con approvazione – Nel momento in cui mi sei apparsa
davanti, vorrai dire!
–
Dan, non sarebbe bello per me vederti con la mia migliore amica. Di
tutte le persone al mondo, lei è quella che non avrei
voluto. E non
solo perché è Blair. Complica tutto, per quanto vorremmo non fosse così...
– È stata una stupidaggine, te l'ho detto. Te lo
garantisco. Non ho neanche bisogno di
sentire cosa hai da dirmi di quello che ti ha raccontato Blair per
capire che è finita ancora prima di iniziare, quindi...dimentichiamolo e basta.
– Io non ho detto questo...quando io e Nate
abbiamo avuto la spiacevole idea di cedere ai nostri sentimenti
nonostante il suo legame con Blair, dopo ero terrorizzata. Non avrei
mai pensato che avrei potuto guardarlo ancora negli occhi senza
provare vergogna per me stessa. Non è stato facile, tra me e
Blair,
ma siamo andate avanti. A volte le cose succedono per un motivo, ma
non sempre si ha il coraggio di lottare per capire fino a che punto
siano radicati i sentimenti, a volte, è più
facile seppellirli da
qualche parte e dimenticarli. Se tra me e Nate fosse andato tutto
perso, forse avrei avuto qualcosa di cui pentirmi, oggigiorno...Per cui, sta a te decidere: pensi che ne possa valere la pena?
Lui la guarda, triste –
No, vedi, non è la stessa cosa...Blair non prova niente, IO
non
provo niente, perché...ormai credo di aver capito
perché sei amica
di Blair Waldorf: a volte lei è diversa. Magnificamente
diversa. È
sensibile, è intelligente, è appassionata. Ti fa
venire voglia di
buttarti a capofitto nei rischi della vita, perfino negli errori. Ma
è così repentina, nei suoi cambiamenti
d'atteggiamento: le altre
volte è irascibile, infantile, capricciosa e sadica.
È una cosa ed
è l'altra, e – sarò sincero –
potrei anche innamorarmi di una
delle due Blair Waldorf, ma l'altra? Non posso ignorarla, di sicuro.
Finirebbe con lo schiacciarmi, o io finirei con il detestarla...
Non
rientrava nella top-five
delle situazioni in cui Serena avrebbe voluto immischiarsi, ma pensa
che, quando si tratta di questioni di cuore, più
queste sono
irrisolte e volutamente trascurate, più tendono a
ripresentarsi –
e spesso platealmente – E
poi, in fin dei conti, gliene devo una, a Blair...così
Serena dice – Ecco i fatti: lei ti piace, tu le piaci.
–
Io...le piaccio? È questo che ti ha detto?
–
Cielo, no! Tutto il contrario, in effetti, ma ormai – a quanto
pare –
la conosci abbastanza anche tu da sapere che
Blair dice sempre il
contrario di quello che pensa, quando sente di doversi difendere. Mi
ha detto che non ti sopporta, che sei stato un errore e che ha intenzione
di tornare con Chuck, ha detto che lo avrebbe chiamato...uhm...proprio
mentre noi stiamo avendo questa conversazione in effetti...
–
Credo di aver perso il filo...stai cercando di spingermi all'omicidio
dell'ultima parvenza di vita sociale che mi è rimasta? A quest'ora sarà già tornata
con Chuck...
–
Forse. O forse no. Sai, Blair è imprevedibile, e poi,
potrebbe
essersi sentita poco bene...è un po' di tempo che un brutto
mal di
testa la perseguita, poverina...crede di essere allergica a qualcosa...
***
Blair sa di aver mentito, sul bacio.
Ripensa a come è successo. Ogni piccolo particolare di quei momenti.
Ora non devo in nessun modo mentire
a me stessa. Per restare lucida. In controllo. Decidere una strategia
di negazione, che sia valida da qui all'eternità.
– Miss Blair,
Serena ha detto di controllare suo umore oggi.
Blair alza gli
occhi al cielo – Dorota, come puoi non accorgerti che sono
impegnata?
– Uhm, dovrò riferire a Miss Serena che non è
buono...
– Non essere sciocca, Dorota. È...una bella giornata,
non c'è ragione di avere preoccupazioni in un giorno così bello.
Perché pensi questo?
– Beh per cominciare, non ha nemmeno
urlato, nel cacciarmi fuori dalla sua stanza.
– Magari non sono quello che hai sempre pensato: una persona che ha bisogno di dare
ordini a destra e a manca per sentirsi realizzata. Ma, visto che
insisti così tanto...DOROTA! Esci immediatamente da questa camera e
trovati qualcosa da fare! Anzi, va' a prendere il mio diario
all'istante: ho una lunga sfilza di annotazioni sul tuo operato da
appuntare, e quando avrò finito, avremo molto da lavorare sulla tua
condotta in questa casa!
Dorota sorride
sollevata – Gradirebbe anche dell'uva, oltre al diario?
–
Sì...fa' pure. Ma non pensare di comprare la mia clemenza.
–
Miss Blair? Se posso, ero così in pena! Ho creduto che fosse
cambiata per via di quel Ragazzo Solitario...se
fosse stato
così, allora avremmo avuto un gran lavoro da fare, per farlo
diventare un pretende accettabile per Miss Blair, e Vanya già si
lamenta del poco tempo che mi concede di dedicargli...
Blair rimane in
silenzio ad occhi sgranati. Fortuna che è di spalle alla domestica,
che quindi non se ne accorge.
Scrive di getto e dopo rilegge il tutto, sembra quasi un racconto. Per evitare di
incappare nella sua logica distorta, fatta di rifiuti e distorsioni
della realtà, aveva infatti deciso di scrivere in maniera
impersonale.
Erano
a casa
di lei. Erano successe molte cose quella sera, ne avevano parlato per
ore. Per essere precisi, la ragazza ne aveva parlato per ore, poi si era annoiata nel
sentire la sua stessa voce lamentosa ed era rimasta zitta. L'ultima cosa che ricorda di aver detto era stata –
Cosa succede, se si rimane immobili per sempre, perché non sai
se ti terrorizzano di più le cose che cambiano o quelle che restano uguali?
Dopo non ci aveva più pensato, alla giornata e ai suoi diciannove anni. Di questo ne
è sicura, perché - se nel corso della serata le fosse
ritornata in mente la sua situazione, anche solo per un secondo -
avrebbe notato che qualcosa era cambiata già allora, e forse avrebbe agito
diversamente. Una parte di lei detestava quell'inconsapevolezza, ma
l'altra no: era stato come se, per entrambi, niente che non fosse in quel momento e lì esistesse, che male
c'è in fondo? Cosa c'è di spaventoso?
Era vestita impeccabilmente, ma il ragazzo la
guardava come se non gliene importasse niente, di quello che aveva
addosso. Lei non era una stupida, se n'era accorta da un po', di
quello sguardo. Non sarebbe stato un problema allontanarlo con una
scusa qualsiasi, o semplicemente dirgli che era tardi, che aveva
bisogno di riposare e che, quindi, avrebbe gradito che l'ospite
togliesse il disturbo. Ma compiere questo gesto significava dover
ammettere che ci fossero delle tensioni tra loro – e non dello
stesso tipo di quelle che li avevano portati a detestarsi nel corso
degli anni – e questo lei non lo voleva ammettere. E poi, cosa c'era di male? Lui era una
brava persona, merce rara nel mondo della ragazza.
Inoltre – come una
volta aveva affermato lui – c'era un legame tra loro, che
andava al di là del milione di differenze visibili: tempo prima,
la
ragazza lo aveva messo alla prova. Era
convinta che avrebbero capito molte cose, da quell'esperimento, e in
effetti fu così...solo non furono quelle che si aspettava lei. Alla
fine non le era rimasto altro da fare che ammettere a se stessa che fosse diventata amica di quello stano, logorroico essere.
Ma amici era già tanto, amici era già troppo, così
quello sguardo, a casa della ragazza, non era solo avvicinarsi al
confine di quella che poteva essere una situazione deleteria: era
proprio oltrepassarlo a piè pari. Con le mani dietro la schiena.
Bendati. Eppure l'unico pensiero nella sua testa era: cosa c'è di spaventoso, dopo tutto? Nonostante lo sapesse, non fece niente per ostacolare il
modo in cui si svolsero gli eventi.
Quella volta che lui la
guardava come se non gliene importasse niente di quello che aveva
addosso, invece di fare ciò che era sensato, aveva messo su un
disco che piaceva ad entrambi [4], e si era accomodata accanto a lui sul
tappeto, sorridendo.
Allora il ragazzo le ripeté una frase che le era solito dire, ma
in un tono languido e arrendevole – A che gioco stai giocando,
Waldorf?
Lei aveva risposto che i giochi erano per le bambine, cosa che ormai
non era più. Era diventata adulta adesso, adesso che
aveva smesso di piangere. Aveva gli occhi impercettibilmente umidi,
mentre lo diceva. Lui si era spinto più vicino – Non
fermarmi – aveva detto
– ho pensato di farlo così tante volte ormai che una parte
della
mia testa pensa che sia già successo.
Lei non se lo aspettava,
perché erano mesi che in nessuna situazione e per nessun motivo
c'era stata una qualche forma di contatto fisico tra loro. Stretta di
mano o tocco involontario che fosse. Ma in realtà se lo aspettava. Realizzò che – come quando
leggi un giallo con distrazione – non aveva notato tutti gli indizi
che erano già lì e che – se fosse stata più previdente –
l'avrebbero portata a capire che proprio quel ragazzo sarebbe stato
senz'altro la causa della sua morte sociale. Quel che è peggio, è
che lei ne era stata la complice incauta per tutto il tempo.
Eppure,
di tempo per cambiare le sorti ne aveva avuto, ma non aveva saputo –
o voluto – sfruttarlo. Oramai il ragazzo era estremamente
vicino: non solo non c'era più tempo, non c'era neanche
più spazio tra loro. Le aveva chiesto di non fermarlo, ma il fatto era che, anche
se avesse voluto, la ragazza si sentiva paralizzata.
Udiva distintamente la voce di Thom Yorke biascicare: I am all the days
that you choose to ignore.
La ragazza risolse la chimica tra i due corpi in un bilanciamento del suo viso: chiuse gli occhi e
dischiuse le labbra. Le labbra si congiunsero con quelle del ragazzo
per pochi secondi: un bacio infantile, poco più che un bacio a
stampo. Lui espirò a fondo e le fece scivolare la mano dietro la
nuca, accarezzandole i capelli – Scusa – mormorò senza smettere
di fissarla negli occhi – se ti sei sentita obbligata o ti
ho confuso le idee.
La ragazza, dopo dieci secondi, aveva ben chiaro cosa avrebbe detto. Se
ne prese altri cinque in quel limbo, ancora un attimo per rimanere ad
ammirare quella porzione di tempo in cui le cose avrebbero potuto
prendere qualsiasi tipo di piega, e poi gli rispose tranquilla che non le aveva
affatto
confuso le idee, che avrebbero fatto finta di niente e sarebbe
tornato tutto come prima. È questo il modo in cui dovevano
andare
le
cose, e così sarebbero andate.
Inopportunamente Thom Yorke sembrava essersi incantato a
ripetere: You are all I need, you are all I need
Il ragazzo
la trattava come una bambina che non volesse ammettere di aver
combinato una marachella – Non negarlo, Blair.
Lei disse: Ma non è successo niente. Per negare qualcosa, deve prima
succedere. E non c'è modo che succeda qualcos'altro, quindi...
– Dico solo che sarebbe più semplice se non negassi...
Urlò che era un
formalissimo bacio a stampo: persone di culture che sottovalutano i
rischi delle malattie oralmente trasmissibili lo usano come forma di
saluto, ci sono alcune mamme che lo fanno con i loro
figli...succede anche tra amiche eterosessuali. Aggiunse: Ho dato baci meno casti
io
stessa, a Penelope e Isabel, durante i nostri pigiama party.
Non capisci la differenza? Non è come se avessimo fatto l'amore
o ci fossimo resi conto di chissà che...se, se - per effetto
momentaneo di qualche sortilegio - mi fossi mai sentita
attratta da te, allora quello sarebbe stato qualcosa da negare, e stanne certo
che l'avrei fatto a costo della vita, piuttosto che subire
l'umiliazione di ammetterlo ad anima viva.
Il ragazzo rimase in silenzio, ferito.
– Ma la magia non esiste, quindi siamo a posto così...
La ragazza si innervosì ancora di più nel momento
lui constatò con disappunto che se lo sarebbe dovuto aspettare,
che lei non avrebbe mai permesso a sé stessa di cambiare...
Esplose: Non è così. Non è questo,
d'accordo? Sei tu che non vedi la differenza tra la scena reale e il romanzo
che ti sei fatto in testa, e vuoi far passare me per matta e infantile.
Allora non mi lasci altra scelta: te la mostro. Ti chiarisco cosa
sarebbe stato, qualcosa da negare.
La ragazza lo bacia di un bacio così diverso da
quello precedente che non sembra nemmeno che potessero ricadere sotto
lo stesso lemma.
Non aveva molto senso. Ma era così furiosa... preme le mani sulle spalle del ragazzo e lo avvicina a
sé, spingendogli la lingua nel palato.
Dan la avvolge tra le
braccia, come se non avvertisse rabbia nella ragazza, riprende
a respirare più profondamente, ed ecco che – prima di accorgermene
– le mie mani si spostano sul suo viso e sul collo, incliniamo la
testa per sentirci di più. I baci profondi si alternano a schiocchi
di labbra e piccoli morsi, per poi riprendere ad essere solo baci. È
come se non avessi una sola preoccupazione al mondo,. ma dura poco:
Thom Yorke sta ancora urlando, nel crescendo finale della
canzone it's all wrong it's all right it's all wrong... e il
mio respiro soffia ancora nella sua bocca, quando gli ripeto – Questo. Nego questo. Questo non è mai successo.
E poi lo caccio fuori dalla stanza.
Dannazione –
pensa. Si è appena resa conto di aver usato il nome Dan, nell'ultima
parte. E il tempo presente. E di aver parlato in prima persona –
Dannazione.
Quando si accorge
della presenza di Serena dietro di lei, chiude in uno scatto il
diario.
– Passato il mal di testa?
– Molto meglio. Com'è andata al Moma?
– Abbastanza bene, o almeno
Dan non dovrebbe più crearti problemi. Ma mi devi una cena al Four
Seasons.
– Perfetto! – dice Blair – perfetto...sei
proprio sicura che non creerà problemi, vero?
– È una persona
ragionevole, lui. Ha accettato il tuo punto di vista senza
troppe difficoltà.
– Il mio punto di vista, giusto...ma il suo
punto di vista, qual era?
– Oh – fa la vaga Serena – molto
più vicino al tuo di quanto immagini, credimi. Ad ogni modo, conta
qualcosa?
– No, decisamente, no! – ridacchia Blair – Beh,
tutto è bene quel che finisce bene, e abbiamo già perso abbastanza tempo...andiamo a festeggiare!
–
Credevo volessi chiamare Chuck...
– Chuck può aspettare, tu
vieni prima. Vieni prima di tutti.
Serena capisce di aver avuto ragione, il pomeriggio precedente, ad
intuire quale fosse la priorità di Blair. Non che non sapesse di
essere come una sorella, per lei, e viceversa.
Per quanto possa essere felice delle premure dell'amica, sa che la situazione è ancora ben lontana dall'essere risolta.
Mentre compie un gesto così elementare come lo è quello
di inserire cellulare e rossetto nella pochette, Blair si perde nelle
sue riflessioni.
Molto più semplice del previsto. Mi ero
preoccupata troppo, pensando che Dan avrebbe insistito. È ingenuo,
ma non così tanto da pensare che tra noi potesse mai esserci
qualcosa. Quindi è tutto finito. Giusto, semplice e rapido. Un po'
troppo, forse.
***
–
Blair, cosa ci fai qui?
– Don Daniel Tenorio [5]! Come
hai potuto?
Ecco che ci risiamo con
l'isteria, pensa Dan.
– Mi
hai baciata, e poi sei andato a dire che non te ne importava niente?
Come ti sei permesso? IO sono quella a cui non importa niente, IO
quella che se ne fa una ragione, ti è chiaro?
Per
niente. Forse è impazzita completamente. Chuck le ha detto
di no e sta cercando qualcuno da vittimizzare. Forse non ha capito
niente di quello che le ha riferito Serena, o forse Serena si sarà
espresso male. Potrei essere stato io ad esprimermi male con Serena?
– Bene,
adesso che hai fatto la tua scenata mi spieghi che ti prende?
–
Ascoltami Cabbage-Patch, non me ne frega un cazzo se la tua vita è
ridicola così com'è. Io ho amici, là fuori – va bene? E se il
tuo stupido bacio avesse rovinato i miei rapporti con loro, non avrei
mai potuto perdonarmelo. Dio solo sa quale miracolo ha voluto che a
Serena non importasse – sarà una guarigione improvvisa, non
importa – ma hai idea di quello che succederebbe se lo venissero a
sapere tutti gli altri?
Il
ragazzo è piuttosto seccato – Okay, bene. Dal momento che non
ti sei nemmeno degnata di presentarti, o di rispondere ai messaggi,
non vedo perché adesso vieni qui a sprecare il tuo ed mio tempo su
una cosa su cui non c'è niente da dire. Ci siamo sbagliati,
d'accordo? Ma non è successo niente, proprio come sostieni tu...
– Non così in fretta.
Non lo potrò mai raccontare a Chuck, passerò una vita con lui
sapendo di mentire!
– Dio, Blair, tu passi la vita sapendo di
mentire a tutti, non cercare di colpevolizzare me per il tuo
carattere!
– Nate, mia madre, tuo padre, Lily, Chuck... nessuno
mi guarderebbe più in faccia...
– No, questo non è vero,
questa è solo la tua versione Blaircentrica del
mondo. Hai fatto cose ben più gravi di questa, e te le hanno perdonate. Evidentemente sono
davvero tuoi amici...
Il tono
di Blair si fa incerto senza preavviso.
– E tu?
– E io?
–
Non sei davvero mio amico?
Scompenso di ormoni. Non
c'è altra spiegazione.
Oddio, ci sarebbe quella supposizione di
Serena “lei ti piace, tu le piaci”, ma...ma no. "Scompenso
d'ormoni" rimane ancora la mia prima scelta.
– Sì,
noi siamo amici, se vuoi...
– È chiaro che non voglio.
–
Blair, ti prego credimi, quando ti dico che stai per mandarmi al
manicomio. Non è divertente, tu lo trovi divertente?
– Nel
momento in cui qualcuno ti dice che se vuoi puoi essere suo amico,
non vuol dire che siete amici, ma che potreste diventarlo. E così il
contrario. Per cui se io non voglio essere tua amica, e tu non
vuoi essere mio amico, cosa cambia? Vuol dire che un giorno
potremmo non esserlo, ma niente di più. Cosa siamo, adesso? Adesso
siamo amici?
Dan
scuote le spalle – Sì. Amici.
*TBC
***
Angolo
dell'autore (o così dicono):
1. Molto Vicino e Incredibilmente Concesso - titolo estrapolato da Extremely Loud and Incredibly Close, ossia Molto forte, Incredibilmente Vicino, di Jonathan Safran Foer.
2. parte 3/3.
3. Riferimento al Giorno delle Tre Streghe,
che cade anch'esso nel terzo venerdì del mese ed è il
giorno in cui scadono opzioni su indici e azioni, ed altre cose
incomprensibili dell'alta finanza...sostanzialmente è il giorno
in cui è più probabile che il mercato compia dei
movimenti inconsueti...
3. Lancaster, in Pennsylvania, è stata considerata - insieme alle altre città che ospitarono il Congresso statunitense dal 1774 al 1880 - una delle Capitali Nazionali Storiche degli USA.
4. Come spero si capisca più avanti, si tratta di In Rainbows, dei Radiohead. Avrei
comunque scelto di inserire una loro canzone, dal momento che li adoro,
ma il fatto che nel telefilm stesso si faccia menzione al fatto che
piacciano ad entrambi mi ha fatto sentire autorizzata a scegliere la
traccia n. 5 dell Album (All I Need) come colonna sonora del primo bacio.
5. Tenorio è il cognome di Don Giovanni, famoso latin lover letterario.
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Capitolo 8 *** Closer Encounters of the Awkward Kind. ***
08
08. Closer Encounters of
the Awkward Kind. [1]
La scelta c'è dove c'è confusione.
Per la mente che vede con chiarezza non c'è necessità di
scelta, c'è azione.
[Un modo
diverso di vivere – Jiddu Krishnamurti]
Mai
come in questo momento, Dan avrebbe voluto avere un gruppo di amici
più variegato.
Qualcuno con cui poter avere un dialogo sincero e sereno sulla vicenda,
senza causare ulteriori drammi.
Non pensa di avere il tempo di creare nuove amicizie abbastanza
profonde con cui potersi confidare, prima di uscirne pazzo...quindi
decide di arrangiarsi con quelle che ha già.
Vanessa si spaparanza sul divano – Allora, dove sono
gli involtini primavera che mi hai promesso?
–
Non ci sono. Ti ho
mentito, chiedo venia per la meschinità, ma ci avresti messo
secoli a venire, se non ti avessi dato una buona ragione...
–
Wow, allora
dev'essere vero, quello che si dice in giro...che frequenti Blair
Waldorf adesso...
–
Ecco, a questo proposito...
–
È vero? –
ride l'amica – e hai pensato che
questa non fosse una buona ragione per precipitarmi qui? Da quando hai
smesso di conoscermi, Daniel Humphrey?
Il
ragazzo la guarda serio – Vanessa Abrams... –
dice –
Non
è
vero...però non è neanche falso...
Vanessa cerca con scarsi risultati di darsi un tono, mentre dice – Ed è
successo mentre tu le parlavi di Serena, o mentre lei ti parlava di
Chuck?
–
Non è
successo...ci siamo dati solo un bacio. E lei non stava parlando di
Chuck, d'accordo? Aveva smesso...almeno da un paio d'ore! Il che vuol
dire che, con il fuso orario, sarebbero potute essere due in
più
di mezza giornata, se improvvisamente ci fossimo materializzati in
Russia...[2]
–
Dan...sai quanto ami il tuo essere irrimediabilmente romantico...ma non
quando si parla di Blair Waldorf...
–
Perché non la conosci – risponde stizzito
lui –
l'unica persona che dovrebbe essere messa al riparo da Blair
è Blair..
Vanessa sospira –
Se è così inoffensiva, allora, perché
ti serve un consiglio?
–
Sì, hai proprio creato l'atmosfera giusta perché
mi senta in vena di confidenze delicate...
–
Scusami, scusami...dai, ti ascolto.
–
Dopo esserci baciati...
–
No, non vale! Stai saltando la parte migliore: com'è stato
il bacio?
Dan sorride –
Diverso...
–
Chi dei due ha preso l'iniziativa?
–
Entambi, ma in tempi diversi ride – e in maniera
diversa...così diversi
ma così ravvicinati, che
abbiamo avuto due primi baci...
La preoccupazione di Vanessa lascia il posto alla
remissività con cui è costretta ad accettare che
il suo migliore amico si trasformi in un pesce lesso, al ricordo degli
eventi.
–
Il primo gliel'ho dato io.
–
Oulala, Humphrey! Nonostante i gusti, dammi un cinque per
l'intraprendenza!
–
Aveva messo su il cd dei Radiohead,
e appositamente selezionato All
I Need, non potevo non darle almeno un bacio a stampo...
–
Eeeed...ecco che mi rimangio quello che ho appena detto!
–
Poi ha iniziato a fare quello che le riesce meglio: negare
l'evidenza. Ha preferito cercare di convincermi che fosse una specie
di saluto di cortesia, piuttosto che ammettere che si fosse lasciata
andare un po' di più di quanto volesse...
–
E ti ha convinto?
–
Non esattamente...
–
Eppure sembra un gioco da ragazzi, vista la tua natura pessimista e
scarsa autostima...
–
Non ha propriamente usato la tattica più convincente del suo
repertorio...per dimostrare che non ci fosse alcun tipo di recondito
desiderio, ha scelto di evidenziare la differenza tra quel contatto da
niente ed un bacio passionale...saltandomi addosso, letteralmente...
–
E nonostante questo sei andato in bianco, Humphrey, tu sei il David
Copperfield delle scopate smaterializzate!
–
Vanessa, detesto quando parli in quel modo...non ti si addice per
niente!
–
Ehi, sto facendo del mio meglio per non farti sentire la mancanza di
Nate, d'accordo? Potresti almeno apprezzare...
–
Comunque non mi ha lasciato molta scelta...mi ha sbattuto fuori di
casa...dopo avermi detto che, nel dubbio, avrebbe negato qualsiasi cosa
fosse successa quella notte...
–
Ed ecco come il nostro tenero Mogwai è diventato
un Gremlin...[3]
–
Sì, ma poi l'ha raccontato a Serena...
–
Ahi...
–
No, no...l'ha presa puttosto...bene.
–
Se vuoi un consiglio, se dovessi riferirlo a qualcun altro, maschera
meglio il disappunto...
–
Lo terrò a mente... ma la situazione si complica
ulteriormente, Serena è venuta a parlarmene...
–
Perché siete ancora tutti e tre considerati soggetti sani in
grado di intendere e di volere?
–
Ha accennato ad una sua idea, secondo la quale potrei piacere a Blair,
ma Blair, dopo aver ignorato ogni mia chiamata o richiesta di incontro,
proprio ieri è venuta a lamentarsi del mio comportamento,
e chiedermi se fossimo amici.
–
Amici.
–
Amici, questo è quello che ha detto.
–
E tu cos'hai risposto?
–
Che eravamo amici, ovviamente. – Si guarda
intorno –
Io e Blair Waldorf siamo...amici.
Vanessa ride –
Spero che tu assuma una posizione di potere un giorno, così
potrò pagare le riprese dei miei documentari indipendenti
con i soldi che avrò ricattandoti...Scherzo! Scherzo! Non
è che ti innamori anche di me, adesso?
Dan
risponde truce – Non sono innamorato di Blair...
–
Allora dov'è la situazione complicata? Anzi, mi sembra che – nonostante le
premesse –
si sia risolta discretamente...
Dan sbuffa.
–
Daaaaaaan....
–
Cosa?
–
Hai una cotta per la migliore amica della tua ex. E questo per porla in
maniera carina...
–
Una cotta non è essere innamorati...
–
No, hai ragione, una cotta non è niente...e un bacio a
stampo è una formalità tra amici...forse siete
più simili di quanto ci abbiate fatto credere...
–
Ho solo detto...
–
Perché abbassi la voce? Tanto non c'è niente di
strano, no? Cose che capitano! Tanto vale urlarlo: DAN HUMPHREY HA UNA
COTTA PER BLAIR WALDORF! DAN HUMPH...
La porta si apre e il ragazzo la mette a tacere con una cuscinata – Ciao
papà!
Rufus saluta –
Vanessa, come stai?
Guarda suo figlio chiedendosi quando e perché il loft fosse
diventato un rifugio di presenze femminili, ma almeno Vanessa era
un'habituè, e averla in casa lo rilassava decisamente di
più che avere la figlia di Eleanor...si rivolge al ragazzo –
Lunedì prossimo torna Jenny, si ferma un paio di
settimane...pensi di poter dividere il loft, nel caso voglia fermarsi
qui?
–
Vuoi scherzare? Mi fa piacere!
Una volta rimasti in due,
Vanessa si prende gioco dell'amico – Perché
non avvisi Blair? Forse dovrei farlo io, vista la tua ottusa
convinzione che quelli che vanno d'accordo con te siano destinati ad
andare d'accordo tra di loro...potremmo organizzare un'uscita tra
ragazze, io, lei e
Jenny, un giorno di questi...
–
Ok,
Abrams, è divertente, lo abbiamo capito! E comunque ti
ringrazio, per essere stata inutile come pochi!
–
Quando vuoi! –
ride la ragazza.
***
Appena il telefono squilla, Dan avverte una fitta insostenibile allo stomaco. Che fare, ora?
Lo lascia squillare a lungo, finché l'apparecchio non emette
più alcun suono. Naturamente era Blair, cosa si aspettava? Si
erano sentiti ogni giorno, da del tempo a questa parte, poteva davvero
sperare che la ragazza avrebbe, per qualche sovrannaturale intuizione,
capito che era il caso di sospendere il loro rapporto fino alla fine
della permanenza di Jenny?
Blair Waldorf sapeva molte
cose, ma per scoprirle le erano necessari tempo e ricatti, di certo tra
i mezzi a sua disposizione non vi era alcuna apparizione mistica,
quindi non c'era modo che sapesse che la sua acerrima nemica stesse per
rimettere piede in città.
Dan deglutisce. Non poteva
certo dirglielo. Prova a formulare mentalmente qualche accenno di
conversazione, ma tutti gli sembrano ridicoli, se non inutili,
addirittura dannosi. Non c'è modo di scaricare Blair Waldorf per
la piccola J senza rimanere impuniti.
Sarebbe stato problematico,
e Dan non vuole causare altri problemi, a suo padre, a sua sorella, ai
suoi amici, e neanche a se stesso. No, dire la verità sarebbe
stata una cattiva idea. Lascia che il telefono taccia e chiama Nate, gli chiede –
Dall'alto della tua esperienza di latin lover gentiluomo, che tecnica
usi tu, con una ragazza che non vuoi più vedere...diciamo per un
po'.
Nate vorrebbe saperne di più, ma l'altro frena il suo entusiasmo
e lo prega di rimanere concentrato sulla soluzione, non sul problema.
–
Non lo so, amico, mi chiedi cosa le dico? Beh, io proprio un bel
niente: la lascio parlare con la segreteria telefonica. I primi
messaggi saranno tutti cuori e baci, poi naturalmente si
insospettirà, la sua rabbia nei tuoi confronti andrà
aumentando finché non ti intaserà il telefono di
parolacce, è la parte peggiore, ma, credimi, andrà
scemando: alla fine, lascerà perdere.
Dan
pensa che la ragazza in questione salterà la fase iniziale per
passare direttamente alle parolacce, e difficilmente lascerà
pardere così – Oh, una cosa davvero da principe azzurro. E se si presenta a casa tua?
–
Paghiamo il portiere per questo, no?
–
Io non ho un portiere!
–
Ehi, mi dispiace, forse potrei essere più utile, se mi informassi sui dettagli...
–
Nate...
–
Solo il nome.
–
Niente da fare amico. Devo tenerla lontana per almeno una settimana, ecco l'unico dettaglio che avrai.
–
Beh inventati una scusa, allora.
–
Che scusa?
–
E che ne so io! Sei tu lo scrittore, no? Sono sicuro che puoi pensare a qualcosa.
Il
ragazzo ringrazia e riaggancia. Quelli erano i tempi in cui
ancora non gli era chiaro fino a che punto fosse una cattiva idea dare
ascolto ai consigli di un Archibald, e nemmeno il più scaltro
della famiglia.
***
– Blair,
che ci fai qui?
– Sono tre
giorni che mi propini delle scuse ridicole per non vederci...l'idromassaggio è
rotto, sto aspettando il tecnico; non venire: la casa è
allagata...come se tu potessi avere un idromassaggio!
Dan arrossisce –
No, guarda che è vero, è...proprio...dannazione, pensavo
una come te potesse trovarla una scusa accettabile!
Quando Blair inizia ad alzare la voce, le tappa la bocca e la trascina
con sè fuori di casa. Rimangono sulla soglia a porta chiusa –
Vuoi spiegare tu a mia sorella perché Blair Waldorf, che ha
reso
la vita ad almeno metà della sua famiglia un inferno
vivente,
sta sbraitando dentro casa sua? O anche solo perché
è
venuta a trovare suo fratello maggiore, impegnandosi in quella che – io te lo dico – ha tutta l'aria
di essere una scenata di gelosia? Contro il suo responsabile
fratello maggiore?
–
Jenny è tornata dal suo semestre a Londra? Credi mi abbia
vista? Perché
non mi hai avvisata?
– Si ferma
solo due settimane...E non ti ho avvisata, perchè non
voglio che le succeda qualcosa di spiacevole, mentre è qui a
New
York...Blair, guardami! Niente-di-spiacevole, è chiaro?
Blair
promette controvoglia –
E quindi non lo sa?
–
Cosa?
–
Cosa, Humphrey? Svegliati! Che...siamo amici, ufficialmente.
–
Parlando di quello...
–
Lo sa o non lo sa?
–
Certo che no!
– Tuo
padre non gliel'ha detto? Ne sei sicuro?
–
Non lo sa neanche lui...
–
Bene.
– Che c'è?
–
Niente!
–
Non dire niente, storci sempre la bocca a sinistra quando qualcosa ti infastidisce...
–
Sei un potenziale maniaco, lo sai?
–
E tu sei
un'ossessiva-compulsiva navigata...dimmi cos'hai...è
perché...perché non l'ho detto a mio padre?
Guarda che ti ha già visto qui, l'avrà capito da
sé...
–
No...però...tu dici sempre tutto, a tuo padre...
Dan si stupisce della reazione della ragazza, sembra quasi voglia
essere rassicurata –
L'ho detto a Vanessa, se proprio vuoi saperlo...
–
Come ti è passato per la testa? Vanessa mi odia, e ha una
cotta per te, è palese... –
ha ripreso il suo tono di voce acuto da rimprovero, ma per lo meno
sembra essersi tirata su, così a Dan viene un'idea
azzardata –
E se cenassi qui?
–
Io, te e Jenny...mh, credo che passerò...
Dan ride –
No, non solo noi tre, è ancora peggio di come sembra...io,
te, mia sorella, Lily, mio padre e Vanessa.
Blair è allibita – Da dove ti
è venuto in mente?
Dan fa spallucce –
Allora, vuoi o non vuoi?
–
Hai intenzione di girare un remake di Invito a Cena con Delitto,
stasera?!
–
Non ti ucciderebbero! Non tutti, almeno...a Lily sei simpatica di sicuro...e poi puoi sempre farli ricredere,
avanti...sai cosa? Ti
sfido!
–
E io ti odio...
Il ragazzo le apre la porta.
– Jenny, ti trovo
molto...bionda. –
improvvisa l'ospite aggiunto – Dan mi ha
avvisata con così poco
preavviso, che non ho avuto il tempo di portare niente per
la cena!
–
Dan? –
lo interroga Jenny, come se, prima di risponderle, volesse accertarsi
che
non si tratti di avvisaglie di una prossima apocalisse.
–
Blair si annoiava stasera...ho pensato di invitarla ad unirsi a noi...
Prende da parte suo fratello – Quanto spesso si
annoia Blair, ultimamente? E da quanto tempo?
Dan cerca di convincerla a rimandare a fine serata la conversazione.
***
Serata che non sembra
prendere una brutta piega... per i primi quindici minuti.
Tra il primo ed il secondo, Blair si alza per occupare educatamente la
toilette.
–
Jenny! Devi proprio fare così? Lei si sta sforzando di
essere gentile...
–
Se lo fosse realmente, non dovrebbe sforzarsi...mi ha praticamente
paragonato a un ratto!
–
Non un ratto, un topo, un adorabile topino della Disney che cuce
meravigliosi vestiti per Cenerentola...
–
Beh, lei sarebbe senz'altro una delle sorellastre...
–
È il suo modo di scherzare!
–
Non sei mio fratello, sei un clone inviato al suo posto dall'esercito
della forza oscura!
– Basta, piantatela tutti e due! – interviene
Rufus –
Jenny, tu cerca di...essere un po' più tollerante, prendi
esempio da Vanessa.
Vanessa fa l'occhiolino alla diciassettenne – È meno terrificante, se eviti il contatto visivo.
Tre quarti della piccola tavolata sono divertiti dall'affermazione,
perfino Rufus lascia passare la bravata. Dan, del tutto impassibile,
cerca lo sguardo mortificato di Lily.
Alle loro spalle una voce
irrompe –
Gran bel quadretto familiare...vi prego di scusarmi, ma ho avuto un
imprevisto, e dovrei proprio andare...
Rufus
vorrebbe sprofondare, sulla sua sedia a capo tavola, seduta stante
– Blair, mi dispiace...resta, sei la benvenuta...
–
Era solo una battuta – chiarisce Vanessa.
– Oh no, – continua, a testa
bassa –
non si preoccupi, signor Humphrey...non è successo niente – del resto, se la
persona vale zero, l'offesa è zero –
è che davvero...Dorota non c'è in casa e... si è rotto
l'idromassaggio, rischia di rovinarsi il parquet...Lily (l'unica ad annuire con preoccupazione, pienamente conscia del fastidio di un pavimento così delicato danneggiato),
Rufus...Vanessa, Jenny...buon proseguimento...
–
Blair! –
interviene Dan.
Blair non lo guarda in faccia, ma per lo meno risponde – È in
arrivo un'altra delle tue idee geniali?
–
Dammi un secondo: prendo il cappotto e vengo con te.
La ragazza lo attende sulle
scale, mentre lui, rivolgendosi alle figure ancora sedute a tavola, in
visibile imbarazzo, predica – Le ho sempre
fatto credere che voi foste quelli buoni, complimenti...
Jenny e Vanessa si scambiano un'occhiata preoccupata.
***
Camminando
per Williamsburg, Blair continua a voltarsi come se ogni passante
potesse essere uno stupratore seriale, o uno scippatore.
– Ora capisci,
quando ti dico che è meglio essere temuti che amati?
– La prossima volta andrà meglio, Blair,
è normale che ci voglia tempo, in queste situazioni...
–
Non ti è chiaro che non ci sarà una prossima
volta?
–
Vanessa era sinceramente dispiaciuta, la conosco, a quest'ora
sarà in preda ai sensi di colpa, e poi...era solo una battuta.
Blair
scuote la testa, riprendendo quel fastidiosissimo tono acuto –
Non avevo dubbi su quali parti avresti preso!
– Vuoi scherzare? Sono qui con te!
– È
stato umiliante...tanto valeva che fossi andata in giro per
Central Park vestita da maxi porzione di patatine... non è
la
mia gente, non sono come me...e ne sono grata! Cosa vuoi che mi importi
di una manica di...
–
Attenta a come parli, Blair: è la mia famiglia...
–
Con cui io non voglio avere niente a che fare!
Dan inspira profondamente, mentre lei continua con il suo – Loro non mi
piacciono, ed io non piaccio a loro...non puoi forzare le cose, solo
perché hai questa visione del mondo di un grande girotondo
dove
tutti si prendono per mano e recitano sonetti di Shakespeare, non
funziona così! Non sono mica la tua fidanzata, ad essere
obbligata a vederli...
–
No, certo che no!
...
– A cosa stai pensando?
–
A come distruggere la piccola
J...
Dan sorride –
Puoi portarmi a cena dalla tua famiglia, per vendicarti...
Blair soffia –
Non succederà. E poi, tu sei simpatico, a mia madre...
–
Lo dici solo per farmi sentire in colpa!
La ragazza ricambia il sorriso –
Sì, ma le piaci davvero...
–
Di sicuro mi ha
preso per il suo cameriere di fiducia, visto che - ogni volta che mi
vede da qualche parte - mi manda a prendere il ghiaccio, o a servire
tartine agli ospiti...anche questo è abbastanza umiliante,
sai?
Blair
pensa a sua madre con orgoglio, poi gli chiede – Sono stanca, mi
accompagni a casa?
Il ragazzo propone di prendere la sua auto, per il tragitto, e sembra
entusiasta della sua pessima idea.
Dimmi qual è
la novità... – pensa Blair.
***
Dan la
convince ad accompagnarlo nel loft dicendole di aver già controllato, non
c'è nessuno in casa. Di conseguenza, Blair vuole ucciderlo,
nel momento in cui entra in cucina e si ritrova l'allegra brigata al completo.
E vuole accoltellarlo, mentre Jenny le fa segno di sedersi accanto a
lei; vuole avvelenarlo, nel vedersi costretta a ricambiare il sorriso
di Rufus; vuole strangolarlo, mentre Vanessa – senza neanche
guardarla negli occhi – le chiede scusa, per prima e
le passa una birra.
Invece, ripetendo mentalmente il decalogo delle buone maniere, le risponde, seppur con molta fantasia – No grazie,
è vietato bere prima dei ventun'anni, non sono molto incline
a trasgredire la legge.
Tutti fanno finta di crederle, e lei fissa Lily, con un'aria del tipo ma come fai, a sopportare tutto
questo?
Il capo famiglia propone una
partita a Scarabeo, Jenny la mette in guardia –
Non so se tu sia
stata già sottoposta a questa tortura, ma ti avviso che ci
dev'essere qualche informazione specifica nel cromosoma Y degli Humphrey,
dal momento che gli uomini di casa non sanno perdere...
Sta quasi per sorridere a questa affermazione, che Vanessa tenta di
recuperare la sua posizione dicendo, in quello che avrebbe definito un
gesto di complicità femminile – Oh, sono
piuttosto sicura almeno uno su due degli Humphrey-maschi accetterebbe di buon grado, di perdere contro di te...
Blair decide di ignorare l'insinuazione e rivolgersi al ragazzo – Non ti piace
perdere, eh? Allora siamo in due...
Anche Vanessa sussurra al suo amico – Non
c'è modo, di piacerle...nemmeno di farsi trovare
sopportabile...prende male qualsiasi cosa le si dica!
Questi
non lo avrebbe mai ammesso, ma forse aveva ragione Blair, forse era stata
davvero una pessima idea, introdurla in quella situazione...è
solo che...con Serena era tutto così semplice, perché non
poteva essere allo stesso modo anche con lei?
– Allora, pronti a essere stracciati? – taglia corto il ragazzo – Anche tu, Waldorf...
Di certo non si aspettava che la situazione sarebbe migliorata, eppure migliorò notevolmente.
Merito di questo miglioramento fu senz'altro il fatto che Blair conducesse la partita.
Al primo turno, Dan le aveva sportivamente offerto di concederle un
margine di vantaggio, prima di fare le cose sul serio. In realtà
pensava che quella, orgogliosa come fosse, non avrebbe mai accettato,
invece Blair aveva sorriso e aveva detto –
Grazie. Sarà bello vederti piagnucolare che non avresti dovuto
essere così gentile, e illuderti che la partita sarebbe andata
diversamente se ti fossi impegnato da principio, ma la realtà
delle cose sarà solo che io avrò vinto e tu avrai perso.
Ed in effetti, era andata così, solo che la partita non era
ancora finita, ed i due erano concentrati in una battaglia all'ultima
tessera. Il resto del tavolo, era come se non giocasse nemmeno.
A Vanessa, ai 36 punti di Blair, era scivolato fuori dalla bocca un – Coraggio Waldorf, fallo per tutte le fanciulle miserabilmente schiacciate da questo cavaliere nero!
E Blair si era persa per strada uno sguardo complice, che, nella lista
di segnali della ragazza, era decisamente un passo azzardato.
Vanessa aveva cercato l'approvazione di Dan, che, però, era
troppo concentrato sul comporre la sua parola per essersi accorto della
scena, ed aveva sbuffato. Lily aveva soffocato un risolino nel notare l'ingorgo di sguardi, e si era
apprestata a sostituire (con la complicità di Blair che, capite delle intenzioni della donna, distraeva Rufus) la birra dozzinale, con una costosa bottiglia di vino.
Leggenda
vuole che a fine partita, alla proclamazione della ragazza come primo
vincitore che non fosse un Humphrey maschio, ci sia stato anche un
batti-cinque tra lei e Jenny, ma questa è solo la versione
sponsorizzata da Dan, la realtà è che si erano scambiate
una stretta di mano, e Blair aveva aggiunto, con tono di rimprovero – Per una Regina della Costance degna di tale nome, sarebbe dovuto essere un gioco da ragazzi.
Lily, ormai decisamente brilla, si era lanciata
in un abbraccio che la ragazza aveva interpretato come indice dello sfogo di anni di
frustrazioni represse, seduta a quel tavolino, a veder gongolare il suo
compagno per la vittoria.
A Blair, Lily era sempre piaciuta. Di sicuro,
più di sua madre: per quanti errori avesse fatto, era una donna
dagli impulsi vivi, dal temperamento sanguigno e gli obiettivi chiari.
Si era chiesta spesso come avesse potuto sentirsi appagata con questa vita.
Dan sorride a Blair che infierisce – Non hai niente da dire?
–
Brava...hai giocato bene.
–
Humphrey, non è divertente, se non fai finta di essere amareggiato almeno un po'...
–
Ma sono amareggiato, sono molto amareggiato – la prende in giro quello.
Lei si lascia prendere in giro, finché non le si avvicina a
farle il solletico: a quel punto lo respinge con un dito alzato – Troppo presto, Brooklyn. Sta' al tuo posto...
I primi a lasciare il loft, sono Lily e Rufus, che abbracciano amorevolmente Jenny, e si congedano dando loro la buonanotte.
Vanessa versa da bere un po' a tutti. Al terzo bicchiere, Blair le confida – La mia amicizia con Da...Humphrey, mi costerà un ricovero all'Ostroff, se continua così.
Vanessa ride, alticcia anche lei – È strano sentirvi dire che siete amici...
–
Oh no – la implora lei – anche tu con questa storia...quante volte devo ripetere che è avvilente?
–
Che lo considerino strano?
–
No-o! Che ci considerino amici.
–
Però sei ancora qui...– le ricorda, senza cattiveria.
Blair le si siede di fronte – So che non vuoi vederlo deluso...
Ma si interrompe, perché il ragazzo si è avvicinato, e si è seduto tra le due.
–
Non hai quel ciondolo orribile, oggi...Jenny, avresti dovuto vederlo!
La sorella fa un cenno, mentre lava i piatti dall'altra parte della cucina.
–
Ecco di che parlo... – indica Blair a Vanessa – E ora che fa anche l'esperto di moda, è ancora più raccapricciante...
Vanessa la rassicura – Puoi contare su di me, quando ti prometto che io e te non saremo mai amiche.
Dan non sembra avere nulla da obiettare: una pacifica convivenza gli sembra ragionevole –
Falle quel gioco, Blair.
–
Quale gioco?
–
Quello che ti piace tanto...obbligo o verità.
–
Come funziona? – chiede Vanessa.
–
È semplice – spiega Blair – devi scegliere se eseguire un ordine, o rispondere sinceramente ad una domanda.
–
Tu cosa scegli, in genere? – chiede a Dan, ma Blair risponde al suo posto – Verità, perché è un codardo...
Vanessa dice – Non la trovo una scelta codarda...
Blair commenta con uno tsk e Vanessa si offre di dimostrarle la sua teoria – Andresti mai a letto con Dan?
Blair spalanca la bocca e guarda prima Vanessa, poi Dan, che interviene –
Okaaay, il gioco è bello quando dura poco, e questo è
già riuscito a diventare orribile, quindi direi che possiamo
passare oltre.
Jenny prende posto in cerchio con loro –
Io conosco il gioco del mai! Si fanno affermazioni imbarazzanti che contengano la parola mai, e si beve quando si è compiuta quell'azione. Ad esempio, mai fatto sesso...e ora chi ha fatto sesso, deve bere –
dice passando la bottiglia di vino a Blair, che butta giù un sorso abbastanza lungo –
Beh, non è un segreto, considerando che c'è stato un intero post al riguardo, su Gossip Girl, all'epoca.
Bevono anche gli altri due.
–
Il tuo turno, Dan.
– Non...non posso veramente fare questo gioco davanti a mia sorella piccola...d'accordo...mai...desiderato di baciare una persona del mio stesso sesso. –
dice, con l'intento di tirarsi fuori.
–
Nemmeno Archibald?
–
Spiritosa, Abrams, nemmeno Archibald.
Nel vedere che Blair non beve, le rivolge un'occhiata interrogativa, così lei replica –
Che c'è? Hai detto desiderato, questo non vuol dire che non l'abbia fatto...
Vanessa dice –
Mai desiderato baciare una persona attualmente presente...
E Dan si accorge del momento esatto in cui le cose prendono una brutta piega: Blair lo fulmina –
Lo vedi, che lo fa apposta?
Afferra la bottiglia, nervosa, e dice –
Non capisco cosa ci guadagni, ma ti lascio il primo sorso.
Jenny dice – Okay, forse siamo tutti un po' ubriachi, meglio fermarsi qui...–
ma Vanessa prende la bottiglia e ci dà dentro –
Guarda...ho bevuto, l'ho ammesso e non è crollato il mondo.
Avevo sedici anni, e non ci vedo nulla di cui vergognarsi. – chiarisce – Ora tocca a te.
Blair si ritrova la bottiglia in mano, e se ne bagna appena le labbra,
in gran fretta. Lanciando un'occhiata di sfida a Vanessa, aggiunge –
Mai baciato Dan Humphrey – e fa un altro sorso.
Il suo sguardo dice inequivocabilmente non provarci, piccola vipera: tutto quello che non sei mai riuscita ad avere tu, io l'ho ottenuto senza nessuno sforzo.
I due fratelli si guardano, in tensione.
Vanessa mantiene gli occhi sulla Waldorf, seria per qualche secondo, poi riprende –
Visto? Non crolla mica il mondo...
***
Il ragazzo la scuote con cautela – Avanti Principessa, sveglia.
– Che...mi sono addormentata?
– Ahm, avrei giurato caduta in letargo...
Da quella nuova prospettiva, nota, nascoste tra il portatile ed un libro di Carver, un numero cospicuo di fogli A4 – Cosa sono? – chiede.
– Niente che ti riguardi!
Appena lei si lancia ad afferrarli, lui si lancia a toglierli di mano.
Se Blair fosse stata lucida, non ci avrebbe messo molto tempo a
realizzare che non sarebbe stato difficile avere la meglio su di lei,
per il ragazzo, che, seppur in vantaggio, ancora si ostinava a non
sferrare la mossa decisiva e porre fine a quella lotta che aveva
davvero molto poco a che fare con la guerra. In realtà, seppur
in maniera completamente diversa, si può dire che neanche Dan
sia così lucido al momento. Le blocca i polsi e le sorride – E ora? –
ma lei lo morde sul braccio in un modo che su nessun vocabolario sarebbe definito flirt e lui la spinge istintivamente schiena al
muro, per non lasciare la presa. La sente molto vicina, ansimare vino
rosso.
– Blair, lasciali ed io ti lascio andare...
A Blair, sentendo ancora una volta quell'espressione, viene un po' da
ridere, un po' da piangere. Nel dubbio, risponde sgarbatamente – Toglimi le tue stupide mani callose di dosso. E tieniti i tuoi stupidi fogli – dice, lasciandoli sparpagliarsi sul pavimento.
Dan molla la presa, e si china a raccoglierli. Quando si solleva, lei
è seduta a braccia conserte sul divano, irrimediabilmente offesa.
Le si siede vicino, non troppo vicino, per carità!
Prova a farle passare l'incazzatura – È qualcosa su cui sto ancora lavorando. Quando sarà finito, te lo farò vedere, forse.
Ma lei non accenna ad alcun tipo di interesse, così lui sbuffa e fa per alzarsi. In quel preciso istante lei borbotta – Di cosa parla?
– Ahm...sai, non si dovrebbe dire prima che...okay, okay. È
ancora un progetto...è un racconto introspettivo, ma sviluppato
attraverso diversi narratori: quello che vorrei realizzare, è
una specie di vicenda labirintica analizzata da vari punti di vista e,
solo alla fine, il lettore si renderà conto che in realtà
tutte le voci narranti altro non sono che varie
sfaccettature espresse dalla medesima persona.
Blair non ci ha capito assolutamente niente. – È una storia d'amore? – si informa.
Dan sembra titubante – Non lo so ancora, non voglio che sia il punto focale, comunque.
Blair sbuffa – Non dirmi che si innamora alla fine.
Il ragazzo ride – Può darsi. Cosa ci sarebbe, a non andar bene?
Blair sposta l'aria in un gesto teatrale –
Come può uno saperne di più sull'amore, se tutti i film e
i romanzi si interrompono nel momento in cui il protagonista lo trova?
Voglio dire, dovremmo presupporre che si ameranno in eterno o che
finirà e, nel primo caso, come faranno a mantenere vivo il
rapporto? Nessuno ne parla mai...
Il ragazzo protesta – No, non è vero. Certo, nel libro – o nel film – dovrà pur succedere qualcosa...
– Ah! – lo interrompe secca Blair – Lo vedi? Ti portano a credere che la semplicità non è interessante. Nessuno dice mai okay,
voglio scrivere una storia d'amore su due persone che sono felici
insieme, e che per tutto il tempo della storia non fanno altro che
rimanere felici insieme, perché questo non è interessante. Non lo trovi triste, che la felicità pura e semplice sia noiosa, banale, poco attraente?
Dan si giustifica –
Forse perché si scrive solo quando non si è trovato
l'amore di una vita, e allora bisogna inventarselo, quindi nessuno
scrittore sa bene com'è. Comunque, non è una storia
d'amore, la mia...
Blair borbotta – Lo sono tutte, o sono sulla sua mancanza...in ogni caso è la stessa cosa. – e prosegue – Ancora non capisco come mi sia potuta addormentare sul tuo divano, è così scomodo.
– È inutile che fai la principessa sul pisello adesso, quando fino a poco fa sembravi un incrocio tra la Bella Addormentata e l'orso Yoghi! – Le passa un dito sotto gli occhi – Il tuo trucco è un disastro – ride – tu, sei un disastro. Non preoccuparti, – la canzona – sono sicuro che lo specchio magico ti troverà ancora la più bella del reame, ma...no, decisamente il look gotico non è il tuo...
Blair gli afferra quel dito, e lo piega fino a farlo urlare, smettendo solo nel momento in cui lui le fa notare che Jenny dorme, Jenny dorme!
Se n'era completamente dimenticata. – E Vanessa?
– A casa sua...
– Quindi siamo soli, tecnicamente?
Annuisce.
– Niente testimoni?
– Vuoi uccidermi?
– Anche. – dice lei, e gli da un brevissimo bacio labbra su labbra, rigorosamente sigillate.
– Ora, pensi di
potermi portare a casa, o vuoi c'è qualche cripta in cui vuoi
portarmi, per concludere questo infinito tour dell'orrore?
Lui sorride e prende le chiavi della macchina.
– Dopo aver bevuto?
Inarca le sopracciglia – Come potrei aver bevuto se, con i vostri giochi, l'avete scolata tu e Vanessa la bottiglia?
Lei entra nel panico, lui – a distanza – le ricorda che recepito, eri ubriaca, non erano cose che pensavi realmente.
– Sono ancora ubriaca! – puntualizza lei.
Il ragazzo decide saggiamente di chiudere il becco e aiutarla ad infilare il cappotto.
***
In
macchina, Blair resta in silenzio, rigida, avvinghiata alla maniglia
reggi-passeggero, probabilmente aspettandosi un incidente mortale da un
momento all'altro. La conversazione la inizia Dan – Si può sapere perché mi hai quasi rotto un dito, stasera?
Blair non lo guarda, mentre risponde – Sentirsi chiamare la più bella da uno che si è degnato di frequentare solo Serena Van Der
Woodsen
nella sua vita, suona unicamente come una presa in giro! In più
non hai lo status, né nella società né nel nostro rapporto, adatto a dirmi certe cose...
– Per
quello che conta, non ti stavo prendendo in giro...e, comunque, ho
detto che lo specchio magico, ti avrebbe definita tale, mica... – sospira – ma cos'è che vuoi da me, Blair? Perché non me lo dici e la finiamo qui con questi giochetti?
Blair
si volta dalla sua parte, ma quello che segue non è una
dichiarazione, beh, non del tipo in cui confidava il ragazzo – Voglio che tieni la lingua a posto, le mani a posto, e tutto te stesso a Brooklyn. Non voglio vederti mai più. – poi minimizza – Per un po'.
Finché non si apre lo sportello, nessuno dei due aggiunge altro a quella terribile conclusione – Blair! – la trattiene Dan – Quello che stai pensando...voglio solo dirti, che se ha senso per te, ha senso anche per me, io...
Blair scuote la testa –
Quello che sto pensando è che non possiamo essere amici, dal
momento che sei chiaramente incapace di smettere di molestarmi. E visto
che ha senso per entrambi, come hai detto tu...buona notte Humprey,
buona settimana e buona vita!
– Blair...
– Ti chiamo, quando ci sarà passata.
Passata cosa? – si chiede il ragazzo. Le urla, mentre si allontana –
Cos'è la tua, paura? Perché è paradossale, dovrei
essere io quello terrorizzato! No, sai una cosa? Non disturbarti...non
chiamare affatto...mi hai sentito?
***
Il problema, è che non c'è la voce
fuori campo nelle nostre vite. C'è Gossip Girl, che è più o meno la
stessa cosa, ma di lei non ci si può fidare, quindi non conta.
Il
problema, è che non si tratta di un film, quindi, nessuno mette la
musica in sottofondo. Pensate sia una cosa da niente, invece aiuta,
tantissimo.
Tutto quello che mi servirebbe, è avere un buon
direttore artistico che mi segua ovunque vada e non parli mai,
semplicemente guardi tutto dall'alto e metta della musica appropriata.
Così potrei capire.
Tipo, parte Beautiful Day [4],
che tu sei ancora nel letto: sai che quel giorno succederà qualcosa di
importante. Percepisci chiaramente il sound dei Ramones? Meglio non
andare a lezione oggi, magari vai a fare un giro in moto.
Quando la tua
ragazza ti sembra che abbia un'aria distante per qualche secondo, prima
di sorriderti, solitamente alla fine ti convinci che sia solo la tua
paranoia ad averti messo in testa il dubbio che stia cambiando
qualcosa, ed a volte è così. Se in quel momento, però, si accendesse lo
stereo con i Cure e i loro There Is No If... ,
la lasceresti al volo, evitandoti per lo meno di sentirle dire qualche
tempo dopo "Ti devo parlare" e "Mi dispiace" e "Non è colpa tua" o di
ritrovarti a chiederti "Come ho fatto a non capirlo prima? Quando diavolo è
successo?" Non ce ne sarebbe bisogno, perché penseresti: "è successo quando è partita la
canzone."
E tutte le volte che lei ti urla gli
insulti peggiori che le passino per la testa (no, non solo i peggiori,
probabilmente anche quelli medi e quelli fiacchi), e gliene passano
davvero tanti, questi conterebbero ben poco, se fossero coperti da, che
ne so, una cosa come Hate That I Love You [5], non che abbia mai ascoltato Rihanna in vita mia.
Allora saprei che, per una volta, non
è quello che vuole davvero, litigare. Stasera non avrei messo in
moto la macchina, e non sarei andato via senza guardarla aprire il
portone.
Anche se, in tutta onestà, se
ci fosse stato un direttore artistico oggi, se fosse stato presente al
momento della litigata, e fosse partita una canzone, questa sarebbe
stata quasi sicuramente dei Libertines: Can't Stand Me Now .
Poi, Dan spegne la luce, la stanza intorno si dissolve nel buio, e così anche i suoi pensieri perdono la consistenza.
*TBC
***
Angolo dell'autore (o così dicono):
1. Incontri Ravvicinati di Tipo Imbarazzante- titolo estrapolato da Closer Encounters of the Third Kind, ossia Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, film del 1977 di Steven Spielberg.
2. Non sono troppo sicura che il calcolo sia giusto, viste
la mia scarsissima attitudine per la matematica e
l'approssiva
conoscenza dei fusi orari...
3. Gremlins è un film del 1984, prodotto da Steven Spielberg, in cui misteriosi animaletti dalle sembianze del tutto pacifiche (detti Mogway) diventano pericolosi mostriciattoli verdi e squamosi (detti Gremlins) al contatto con l'acqua.
4. Beautiful Day: canzone degli U2.
5. Hate that I Love You: canzone di Rihanna feat. Ne-Yo.
|
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Capitolo 9 *** Confessions of a Dangerous Kind ***
09
09.
Confessions of a
Dangerous Kind[1]
I said, "Tell me what I want,"
/ she says, "You probably want hard boiled eggs."
I
say, "That's right, bring me some." /She says, "We
ain't got any, you picked the wrong time to come."
Then
she
says, "I know you're an artist, draw a picture of me."
I
said, "I would if I could, but I don't do sketches from
memory."
Then she says, "You don't read women authors do ya?"
at least
that's what I think I hear her say
"Well", I
said, "How would you know and what would it matter
anyway?"
"Well", she says, "You just don't
seem like you do."
I said "You're way wrong."
She
says "Which ones have you read then?"
I say, "I've
read Erica Jong." [2]
[Highlands
– Bob Dylan]
Due settimane dopo, Blair è ancora più glaciale
dell'ultimo incontro che avevano avuto –
Credevo di averti detto di non farti vedere. Abbiamo tutti cose
più
importanti a cui pensare, quindi sarò comprensiva per la tua
dimenticanza, se te ne vai ora. –
dice provando a chiuderlo nell'ascensore di casa sua.
–
Come stai? –
continua lui, bloccando le porte scorrevoli con la mano.
–
Molto meglio, da quando non ci sei tu.
Lui
annuisce, e, senza
preavviso scoppia in lacrime. Lei, esterrefatta, non può
fare a
meno di trovare ridicola la scena. Lo tira fuori dall'ascensore,
prendendolo per la camicia –
Humphrey, non puoi scendere da casa mia in questo stato...cosa
penserà la gente? La vuoi smettere di fare il bambino?
Sapevi
che non sarebbe durata quella...quella...cosa, tra me e te.
Dan smette di singhiozzare immediatamente. La guarda negli occhi – Oh, no. No, no,
no, no Blair. Scusa, è che non hai capito.
–
Oh. –
enuncia lei, visibilmente a disagio, ancora indecisa se sbatterlo fuori
o meno –
Cos'è successo, allora?
Dan si
asciuga il viso –
Non posso almeno entrare?
Blair non sa cosa dire, così il ragazzo comincia a parlare,
ancora sulla porta –
Ho un fratellastro.
–
Questo lo sapevi già, no?
–
È Scott, il ragazzo di Vanessa...
–
Ew! Beh, non può essere peggio di Jenny, quindi non
preoccuparti troppo...
–
Non capisci? Un conto era credere che esistesse, un
altro...è
vedere che è reale! Un fratellastro sia mio che di Serena,
come
posso ignorare questo dettaglio e creare un rapporto con lui?
– Imparerai
–
taglia corto lei –
tutti nell'UES imparano a convivere con l'assurdità delle
loro
vite, tu...non sarai da meno. Come l'ha presa Serena?
Il
ragazzo scuote la testa nel vuoto –
Meglio, credo...ma per lei è diverso. Per lei...suo padre
non
c'era mai stato, la sua famiglia non è mai stata qualcosa di
vero:
erano solo lei, sua madre ed Eric, ed anche tra loro c'erano grandi
problemi di rapporto...per me...è come se mi fossi reso
conto
solo adesso che anche la mia, di famiglia, era un disastro, perfino
quando sembrava perfetta: un figlio tra Lily e Rufus, vent'anni fa,
ancor prima che noi nascessimo, significa che tutto quello in cui
abbiamo vissuto io e mia sorella non era altro che un piano di
riserva, una brutta piega che aveva preso la vita per mio padre, che se
avesse saputo la verità di quel figlio da principio, lui e
mia
madre...–
i suoi
occhi stanno per ricominciare ad arrossarsi. Blair non l'aveva mai
visto piangere prima. Onestamente, era sempre stata colpita dal fatto
che, nonostante ogni indizio portasse a pensare che avesse un carattere
estremamente frignone, le reazioni del ragazzo agli atti
intimidatori che Blair aveva avuto nei suoi confronti, al liceo, erano sempre state
straordinariamente
lucide, e a tratti vendicative.
Gli dà una pacchetta sulla spalla, veramente impacciata – Su, su! Pensa se
Scott fosse stata una persona...più come me. Pensa positivo!
Dan sorride e lei lo lascia finalmente entrare in casa.
Lo lascia stendersi sul letto, accanto a lei, non prima di avergli
ricordato di non farci l'abitudine. Dopo un po' lui sembra stare
meglio, e lei avverte una sensazione strana: è riuscita a
far
stare meglio qualcuno. Non solo a distruggergli la vita. Sorride, come
più di un anno prima aveva sorriso a Chuck quando lo aveva
convinto a scendere dal cornicione. Certo, Dan era diverso, il massimo
di instabilità emotiva di un organismo così
elementare
come Humphrey si risolveva in qualche ora di sconforto, prima di
razionalizzare l'accaduto e rialzarsi. Era Chuck quello complicato,
quello sempre perennemente in bilico tra vita e autodistruzione.
Blair sente da
diversi minuti una ciocca
ricaderle sul viso, ma, braccia incrociate sotto la testa, a sua volta
orientata verso il ragazzo accanto a lei, grossomodo disteso nella sua
stessa posizione, non si cura di spostarla. Per un secondo immagina che
sia lui, a passarle la mano sul viso e liberarla da quel fastidio, e
poi schiudere le labbra in quello che ormai la ragazza riconosce come sorriso di imbarazzo
perché sono troppo vicino al tuo viso. Invece,
lo vede chiudere gli occhi, stanco.
– Perché
sei qui? –
gli sussurra senza perdersi d'animo, prima che si crolli nella fase REM. Lui è
troppo
spossato per perdere il sonno così facilmente, di
conseguenza,
lei si impegna di più.
Gli lancia un bicchiere d'acqua mezzo pieno, che trova sul comodino a
portata di mano e, dopo averlo visto tirarsi immediatamente su e
annaspare nell'aria, ripete – Dovresti mostrare
un po' di riconoscenza, e rispondermi. Ti ho chiesto, perché
sei qui?
– Perché
ho qualcosa che non va, evidentemente! – sbotta,
asciugandosi la faccia. Poi continua – Blair, basta. Non
possiamo solo dannatamente fare queste dannate cose...invece
di...ogni volta, stare a chiederci il dannato perché?
Dormi...non sei stanca anche tu? – dice, facendo
finta di riferirsi alla condizione fisica.
Lei annuisce – Ma questo vuol
dire che ora siamo amici di nuovo?
Lui sorride ad occhi chiusi – Non avevamo
smesso di essere amici, Blair...era solo una discussione.
– Ma io avevo
detto...
Apre gli occhi, giusto il tempo di esprimere la sua opinione –
Tu dici sempre un sacco di cose, di ogni tipo. E l'unica cosa che le
accomuna, è che non hanno senso. Da brava, riposati.
Lei cerca di rilassarsi –
Non toccarmi i capelli, nel sonno. Nè nient'altro. E se mi
sveglio che mi stai guardando, giuro di fartela pagare.
Ma sta parlando a sé stessa, perché il ragazzo
è già nel regno di Morfeo.
***
Dan
si chiede come possa essere finito lì. Effettivamente,
conosce la risposta alla sua domanda: Blair.
Era
iniziato tutto qualche giorno prima, quando si era presentato
nuovamente nell'attico, trascinandosi dietro quell'espressione da cane
bastonato che ormai sembrava esserglisi incollata addosso.
Blair era rimasta sulle sue –
qualche secondo di silenzio, uno sbattere di ciglia, frase acida (erano
i tre segnali che il processo di negazione era stato attivato: datele il tempo di sbattere le
ciglia, e avrebbe potuto rinnegare anche sua madre, dopo,
pensava Dan) –
Humphrey, fai pena. E gradirei che non manifestassi in maniera
così sfacciata il tuo evidente tormento,
qualsiasi sia la spina che affligge il tuo fianco proletario...
Il
ragazzo aveva riso, e lei aveva provato un certo sollievo
nell'accorgersi che non doveva essere niente di grave, solo il tipico
caso di eccessivo rimurginare alla Dan Humphrey, il quale, tornato
serio, aveva aggiunto –
Blair, ti
chiedo scusa, non so come sia successo e se ci fosse un'altra soluzione
non mi sarei rivolto a te e, credimi - credimi - credimi, non voglio,
nella maniera più assoluta, sembrarti un
parassita...è solo che con
quello che è successo ultimamente a casa...
–
È il preambolo più debosciato, banale e
indisponente che abbia mai sentito.
–
Okay, lascia stare.
–
Beh, tanto ormai l'ho ascoltato fino a questo punto, chiedi: cosa ti
serve.
–
I tuoi appunti di Storia dell'arte Contemporanea.
–
Ancora, Humphrey? Non ci posso credere. Non siamo nemmeno nella stessa
università!
–
Ho controllato i programmi e sono simili, andiamo...sai che non posso
permettermi una bocciatura...
–
E io non posso permettermi meno di una A, quindi i miei appunti non
vanno da nessuna parte.
–
Blair, credevo fossimo amici....
–
Non quando sto preparando lo stesso esame.
–
Il tempo di fare delle fotocopie e te li riporto.
–
Dove vanno loro, vado io.
–
Beh, allora andiamo. In mezz'ora sei a casa, promesso.
–
Non vado mica all'NYU, qui devo studiare, per passare un esame.
Scioccante, eh? Ho già disposto il materiale sulla
scrivania, suddiviso
i segnalibri per movimento artistico e sistemato gli evidenziatori, se
scombini tutto mi ci vorrà l'intero pomeriggio per
riorganizzarmi.
–
Grazie Tante. Tante grazie. Grazie infinite. Grazie, capito? Voglio che
tu colga bene il sarcasmo, l'avevi colto?
Blair aveva sbuffato – Puoi studiare
qui, se vuoi. Comunque, non avevo voglia di studiare da sola. Puoi aiutarmi a
scrivere gli schemi che ti detterò.
–
Blair...grazie.
–
Il piacere è
mio, è mio il piacere, il - mio - è - piacere.
Colto il
sarcasmo?
–
Oh Blair, sei l'ottava meraviglia del mondo, te lo giuro!
–
E tu
l'ottava piaga d'Egitto, Humphrey.
Dan
quel pomeriggio aveva scoperto che la ragazza era meno portata per la
Storia dell'Arte di quanto volesse far credere. Non si fraintenda,
nessun essere umano o critico d'arte avrebbe potuto battere la Waldorf
a "Indovina l'impressionista", ma – come si suol
dire – oltre la siepe, il buio.
[3]
Ormai guardava la pagina con
aria scandalizzata da un tempo sufficiente perché il ragazzo
si decidesse a chiederle – Cosa non ti
è chiaro?
Lei gli aveva scaraventato il libro davanti agli occhi – Questo.
Dan non aveva potuto fare a meno di sogghignare, così lei
non aveva potuto fare a meno di colpirlo – Quale
allucinazione collettiva può aver colpito così
tanti idioti dalla dubbia istruzione a catalogare questo come arte?
–
Tu lo sai che non puoi questionare sulla cultura di uno dei
più grandi critici della storia dell'arte, vero?
–
Io so che se anni di studi e ricerche ti portano a quotare delle
scatolette di latta piene di escrementi settemila dollari, hai
investito male i tuoi soldi e le tue energie.
Dan aveva scosso la
testa, mentre Dorota era entrata con tè e biscotti; dando
un'occhiata
al libro, la domestica aveva esclamato: – Piero Manzoni,
Merda d'artista!, e se n'era andata lasciando entrambi senza parole.
–
Come diavolo lo sa? – si era chiesto
Dan.
Blair si era ripresa dallo stupore giusto in tempo per replicare – E con
ciò abbiamo comprovato il mio punto.
Allora
il ragazzo aveva deciso di eleggersi a paladino dei diritti di tutti
gli artisti incompresi e aveva supplicato Blair di dare una chance al
povero Manzoni –
Potresti
leggerla come una provocazione contro l'autoreferenzialità
propria e
altrui, potrebbe essere una critica alla società, ai luoghi
comuni, o
voler dire che il processo creativo non nasce da un atto puro,
o...
–
Humphrey, sono escrementi. In un barattolo. Non puoi scriverci un
trattato sopra. Fanno schifo.
–
Credo sia questo il punto, capisci? In un mondo dove l'apparenza
è
tutto, la sostanza assume valori differenti a seconda di chi la produce
e, sai, è ironico che sia proprio tu a muovere una critica,
dal momento
che potrebbe praticamente essere la tua filosofia di vita.
– Vendere i miei escrementi, sei serio?
–
Per dirla metaforicamente, che i tuoi escrementi abbiano più
valore dei
miei, solo perché sono tuoi. Sì, questo
è il principio.
–
Ma è ridicolo. Perché dover cercare differenze
inesistenti
quando ce ne sono così tante altre enormemente palesi a
provarlo?
Lui aveva sospirato in segno di resa. –
Credo che Piero Manzoni sarebbe d'accordo con te. Non sulle differenze
tra di noi, intendo, ma sul fatto che la merda sia tutta uguale.
–
Okay.
–
Hai capito cosa voglio dire?
–
Finché io ho ragione, mi sta bene. Ora, smettila di testare
la mia
pazienza ciarlando del niente, e non credere che non mi sia accorta che
non hai ancora capito la differenza tra Monet e Manet.
Il ragazzo l'aveva guardata sconvolto – Sono due? Credevo
lo pronunciassi solo scorrettamente.
–
Santo Cielo, passami il foglio e la penna, e ricordami di punire la tua
ignoranza più tardi.
–
Blair, davvero non so come ringraziarti.
–
Non devi ringraziarmi, dal momento che tu hai fatto una cosa per me, io
faccio una cosa per te. Questo è quanto.
–
Ma...io non ho fatto niente per te.
–
Questo perché non te l'ho ancora chiesto.
Dan
non aveva potuto fare a meno di notare come sul viso della ragazza
fosse comparsa quella smorfia che non prometteva niente di buono.
***
E
così, eccolo lì, a ricordare come possa essere
finito in
quell'enorme sala dove non conosceva praticamente nessuno.
Blair
Waldorf era stata breve e perentoria – Augurami buona fortuna!
– In bocca al lupo credo sia di gran lunga più
appropriato. – aveva detto Dan. Se n'era andata.
***
–
Ehi, bello...che ci fai tu qui?
Il
ragazzo – seduto al bancone – fa roteare le mani in
aria, prima
di piegare la testa e stringersi gli occhi tra le dita –
Blair.
Blair mi ha convinto.
Nate non riesce a trattenere la sorpresa,
tradita da una risata – Che co...ohi! – Serena, al
suo fianco,
gli tira una gomitata.
– Sì,
ha insistito tanto con questa storia dell'inaugurazione
dell'editoriale... della festa... e che ci sarei dovuto venire
perché
era pieno di scrittori, critici e giornalisti che – parole
sue –
avrebbero potuto trovare inspiegabilmente
sensati i miei lavori o molto più
ragionevolmente
mi avrebbero aperto gli occhi sulla mia vera strada: il rivenditore
d'auto usate. In realtà credo voglia qualcuno contro cui
urlare, nel
caso la sua chiacchierata con Chuck non vada come ha previsto.
– Chuck Vs Blair parte
IV...e noi che
avevamo pensato
di rimanere a casa! – dice Nate rivolgendosi a Serena. Ridono.
Per
qualche minuto Serena e Dan rimangono da soli:
– E
così eccoci qui – dice il ragazzo solitario.
– Dan, mi
dispiace...
– Per cosa? Per Blair? No, non era niente. Siamo
amici, a intermittenza. Non è stato doloroso. Non quanto lo
è stato perdere te,
comunque... – sorride, testando il proprio equilibrio nel
rimanere in bilico tra sincerità e finzione,
– Se ormai non fa più male nemmeno vedere te con
Nate, mi riprenderò anche da questo.
Serena
distoglie lo sguardo.
– E
poi – dice Dan – Non è detto che
andrà bene, tra lei e Chuck.
Quello è una testa calda, rovinerà tutto, no? Tu,
pensi possa
andare bene?
– Stai...stai deliberatamente sperando vada male,
per caso? Dan, non sarebbe stato molto più semplice dire a
Blair
come ti sentivi?
– Forse. Anche se quando le dici qualcosa che
non vuole sentirsi dire, fa finta di non aver sentito niente...quindi
non so se sarebbe cambiato poi molto...no, io...doveva finire
così, meglio ora che dopo.
Rimangono zitti fino al ritorno di Nate che sdrammatizza
sull'imbarazzante assenza di dialogo – Cosa mi sono perso?
Dan si solleva dallo sgabello – Sapete,
però in fondo non è poi una gran
perdita correre un rischio e fallire. E scegliere di non fare niente,
vuol dire dare troppa importanza alle cose, no? Devi solo valutare
perché lo stai facendo, e scegliere
quali rischi correre e
quali no. Se un rischio può portarti a crescere –
allora perché
no? – dico io. E poi se non rischi nulla, rischi
ancora di più,
lo dice Erica Jong. Devi solo scegliere come e
quando agire.
Sapete, se dovessi buttarmi in una missione suicida, non mi
dispiacerebbe fare esplodere i miei fuochi d'artificio in un posto
come questo...
–
Chi
è questa Erica? La conosciamo?
– domanda Nate a Serena una volta rimasti soli –
E di che diavolo stava parlando?
– Se te lo dico, prometti di
non dirlo a nessuno? – risponde Serena.
***
–
Blair,
a cosa devo il piacere?
– Sei proprio convinto si tratti di
piacere Bass-tardo?
Chuck
la guarda attentamente.
Autoreggenti
di pizzo, vestitino rosso ciliegia, capelli raccolti sopra la nuca, in
modo
da lasciare libero e ben visibile il collo. La ragazza ricordava bene
quali fossero i suoi gusti. Sorride, mentre piano increspa il whisky
che ha in mano – Le premesse lasciano ben sperare.
Vi
spiego come funziona: lui sorride, lei risponde al sorriso.
È il
segnale che il gioco è ricominciato. Sei secondi al massimo,
poi
le labbra di lui sfiorano il collo di lei, la mano sulla
guancia.
Il contatto si fa pressante, lei inizia a mugolare, il
braccio
intorno al collo. Lui tasta il suo corpo in un crescendo di
tocchi di labbra: sulla
nuca, sulla schiena, scende il vestito e scende il viso di Bass, fino a
morderle i fianchi – Mi sei
mancata, Waldorf...
Chuck
non la chiama da tempo Waldorf. Forse prima che ci fosse qualcosa tra
loro, c'è stato un tempo in cui ogni tanto utilizzava il suo
cognome, ma erano passati anni e Blair a malapena se lo
ricorda. Quindi, quando sente l'appellativo, non le
viene in mente la preistoria del suo rapporto con Chuck
ma...qualcos'altro.
–
Cosa c'è? – le chiede Chuck, apprensivo
– Ho mancato qualche punto?
–
No, va tutto bene. Non fermarti.
Il
ragazzo non se lo fa ripetere due volte e riprende da dove aveva
lasciato. Blair non riesce a ritornare concentrata, perché
ora sta
pensando a qualcos'altro.
Non
capisce. È Chuck che ama, Chuck che vuole, Chuck che la
conosce, sa
come prenderla e dove mettere le mani.
E tutto il resto. Lo fa divinamente. E lei non capisce
perché,
proprio mentre quello sta probabilmente aspettando che lei raggiunga
l'estasi, si ritrovi a pensare a come sarebbe
Cabbage-Patch? Dove metterebbe lui le mani?
Sarebbe così com'è sempre – tutto
mieloso e sensibile, e delicato...con
quella sua idea di romanticismo, così fuori moda e
sicuramente fuori luogo in certi momenti?
O magari sarebbe un pervertito, sarebbe divertente se fosse un
pervertito...
Si spiega che il problema non è Dan, il problema
è Chuck.
–
Blair, sei diversa...
Blair si volta inorridita – No! ...Non è
vero. E neanche tu sei cambiato, sei...capace...come...ricordavo...
–
miagola, e intanto gli picchietta l'indice sulle labbra.
Ma
Chuck si distacca – Dì la verità.
È il tuo modo di farmela
pagare?
– Cosa? No...è il mio modo di dirti che ti ho
perdonato...non ti piace più?
– Sei lontana, Blair. È chiaro
che qualsiasi cosa stai cercando di importi, non sta funzionando.
Forse ti serve più tempo, forse non mi hai ancora realmente
perdonato...
– Ti perdonerò con il tempo, ma standoti
accanto...non posso perderti,
Chuck.
–
Blair
– le sussurra lui – sai quello che provo anche io.
Ma non puoi chiedermi di
stare con una persona che, al momento, prova ribrezzo per me, nemmeno
se quella persona sei
tu.
La ragazza dà un cenno di conferma – Ma allora,
cosa succederà? Cosa
succede se un giorno sarò pronta, e ti avrò perso?
– Se –
puntualizza lui – andranno così le cose, lo
affronterai.
Perché sei forte. Me la farai pagare cara,
probabilmente...poi andrai avanti con la
tua
vita, e troverai la felicità da qualche altra parte. Ma,
detto
tra noi, non riesco ad immaginare il giorno in cui non sarò
tuo.
Blair sorride, ma questo non impedisce alle lacrime di venir
fuori.
***
Quando
la vede è ad un corridoio di distanza e sta per sparire
dalla sua
visuale girando a destra – Blair! Blair!
– Dan? Cosa ci fai
qui?
– Ti stavo cercando...
– Beh, mi hai trovata – le
sue labbra si curvano verso l'alto, ma il trucco sbavato sotto gli
occhi non mente bene come lei. Lui rimane a bocca aperta per un po'.
Non se lo aspettava. Non era il momento adatto. Lei intercetta il suo
sguardo e pensa che no, ancora compassione, proprio no!,
per
cui si pulisce in fretta le guance – Andiamo a casa?
Questa
festa è...deprimente.
Dan
le
apre la portiera mentre entrano nella limo.
– Dove andiamo? –
chiede l'autista.
La ragazza risponde con naturalezza dando un
indirizzo che Dan riconosce essere quello della propria abitazione.
Non può fare altro che contemplarla, aspettando una
giustificazione
o una battuta sarcastica per sminuire il gesto –
l'associazione del
concetto di casa
ad un loft a Brooklyn tecnicamente di
proprietà del tipo che odiava da sempre – ma non
arriva
né una
motivazione, né una smentita. Blair si lascia scorrere
davanti
agli
occhi il paesaggio fuori dal finestrino, ignara dello
scombussolamento che la sua richiesta ha suscitato nella mente del
Ragazzo Solitario. Si trova qualche universo più in
là,
coi suoi
pensieri.
– Blair? – dice Dan, richiamandola sulla Terra.
–
Uhm? – si volta.
– C'è una cosa che devo dirti...
***
Da
quando Blair ha lasciato la festa, il ritmo di Chuck Bass nel
riempire il tumbler[4]
è aumentato
–
Ti cercavo da ore, com'è
andata con Blair?
– Non mi ha ancora perdonato. È venuta qui a
fare il suo numero, ma non era convincente...
– Mi dispiace,
Chuck...
– Non farlo. Sono solo preliminari un po' più
impegnativi, e io
non ho ancora giocato le mie carte migliori.
– Che farai?
–
Per ora mi godo la vista, Nathalien. E fantastico
che quei
fuochi d'artificio, oltre il ponte di Brooklyn, siano bombe sulla casa
di Humphrey.
– A questo proposito, ci ho pensato, e non ho
intenzione di schierarmi. Sono amico di entrambi e...
– A cosa
ti riferisci?
– Oh, nulla. Assolutamente nulla.
– Parlavi
di schieramenti, Archibald...e si sa che le
più grandi guerre
portano il nome di una donna...
– Ti prego! Non succede più dai
tempi in cui le donne trovavano attraenti pennacchi e calzature
improbabili, e la perversione degli dei era trasformare fanciulle in
tori! E va bene. Te lo dirò: Dan si è imbucato al
tuo party. Credo
ci sia uno di quegli scrittori che conosce solo lui...probabilmente
lo starà stalkerizzando da qualche parte...
– Tutto qui?
–
Tutto qui.
Chuck gli regge il gioco: – Beh, dal momento che so
che se Brooklyn
avanzasse delle pretese sulla tua ragazza non esiterei un attimo a
rimetterlo al suo posto, e, ammettiamo, tra me e te sei tu ad essere
– oltre che il più a rischio in un triangolo con
Humphrey – quello sentimentale...non vedo perché
dovrei dubitare di te –
sorride Chuck – Ti credo. So che non mi faresti questo. Non
con
Blair di mezzo. Sei il mio migliore amico.
– Sì, già...
Andiamo, entra nello spirito della festa, amico: si
vedono solo grattacieli da qui e quelli li abbiamo sotto gli
occhi da quando siamo nati.
Chuck
osserva con impeccabile logica – Anche i seni li vediamo da
quando
siamo nati...non mi sembra un buon motivo per perdere interesse...
***
Mentre
Serena sta ritirando il cappotto, Chuck le si avvicina – Tu
sai
qualcosa. Raccontarla a Nate è stato un passo falso, sai che
è
un'ottima persona ed un pessimo bugiardo...a meno che non si tratti
di un passo falso...
– Non so di che parli e ti ignorerei
volentieri, ma sono tua ospite, quindi sarò educata e te lo
chiederò
una volta sola: che cosa vuoi, Chuck?
– Solo che vinciamo tutti.
Sai cosa intendo.
– No, so che sei ubriaco. Devo andare, bella
festa
comunque.
– Serena, non è
un gioco per me.
– Chuck, sono solo amici...
– D'accordo, va bene. Non ti fidi di me,
e lo capisco. Non
mi vuoi accanto a Blair, lo accetto. Ma arriverà il giorno
in
cui vorrai indietro il tuo pezzente da esposizione, allora mi verrai a
cercare...e vedremo chi è disposto a spingersi
più in
basso, allora.
***
Nel
taxi Serena è inferocita – Avevi giurato di non
dirlo a nessuno!
Come hai potuto essere così ingenuo?
– Lui...l'aveva
nominato...credevo che Blair gliene avesse parlato, aveva detto che
le cose erano andate male. Che avrebbe dovuto giocare le sue carte
migliori. E poi ha detto di odiare Dan. Credevo lo sapesse...
–
Nate, tesoro...a lui piace ripetere che odia Dan tanto quanto
affermare che è Chuck Bass. Non vuol dire niente.
– Serena?
–
Sì?
– Tu ami me, vero? Solo me, vero?
Serena lo bacia appassionatamente.
Qualcosa che si avvicina ad una risposta. Ma che non è una
risposta
vera e propria.
***
–
Cosa volevi dirmi, prima?
– Hm, prima che tu iniziassi a parlare
di Chuck e di quanto vorresti tornasse tutto come prima tra voi senza
che il tuo stupido subconscio complicasse le cose, intendi?
– Mi sono lasciata prendere la
mano...
– No, Blair, tu ti fai SEMPRE prendere la mano
quando si tratta di Chuck...ed io non capisco quasi mai.
– Ho detto anche che non so se sarà mai
più possibile tra me e lui, non puoi focalizzarti su questo?
– Perché?
Blair non è mai stata così seccata in tutta la
sua vita
– Perché, perché,
perché... - si avvicina - perché sono
qui con
te, sono qui con te da mesi, e, l'hai detto tu...ricordi?
fare...queste...dannate...cose...senza...chiederci...il...dannato...perché.
Beh, sono pronta. Senza perché, solo...baciami Humphrey, fai
l'uomo, una volta...rischia qualcosa.
Il ragazzo rimane immobile: non era stato in grado di mantenere i suoi
intenti. Eppure gli basterebbe anche solo un
sussulto involontario per arrivare a toccare le sue labbra. Lei
sospira, ridendo – Un passo alla volta, magari. Magari oggi,
lascia che ti mostri come si fa. – aggiunge,
sbottonandogli
la camicia.
Lui le sposta con forza la mano – No!
– No?
– No, Blair, no...assolutamente no. Fermati, vattene...fai
quello che vuoi, ma...no!
– Credevo lo volessi, credevo avessi detto che...quello che
sto
pensando...se ha senso per me, ha senso anche per te...l'hai detto tu.
– Perché non credevo stessi pensando questo!
– Non credevi potessi voler fare sesso con te? Non sei molto
bravo a cogliere i segnali, vero?
– Non credevo potessi far questo di noi...dovrei essere
contento?
Davvero? Che Blair Waldorf abbia deciso di fare sesso con me per
risolvere i suoi conflitti con un altro ragazzo?
– Non è così.
– È esattamente così: Chuck
è sempre stata
la tua prima scelta, solo che qualcosa è andato storto ed
ora
stai cercando di arginare i danni, ma pensi che mi presterei a farti da
piano di emergenza?
– Lo sai che non ti farei questo...
– No, non lo so, Blair, e dopo tutto questo tempo, mi
dispiace
ammettere che, ancora, non è cambiato niente e che, ancora,
so
veramente poco di te. Puoi dire di non amarlo, Blair? Dimmi che non ami
Chuck Bass, e io ti giuro, ti giuro che...beh, smetterò di
urlare, come prima cosa. Dimmelo, e non ci sarà mai
più
bisogno di un solo perché, tra noi.
– Dan...lo sai che è complicato...non posso
dirtelo.
– Provaci. Una volta per tutte, cosa c'è di
così speciale in lui,
che non ti fa avere neanche un dubbio sul vostro futuro?
– Lui mi ama, io lo amo...non sono cose che si scelgono.
Dan ride,
quando non c'è niente da ridere – E questo l'ho
capito Blair,
l'hai reso chiaro fino all'inverosimile. Ma ti piaci, quando sei con
lui? Ti piace, il modo in cui ti ama? Cosa ti fa pensare che, se solo
lasciassi perdere per un SOLO-dannatissimo-GIORNO della tua vita,
tutta questa...messa in scena...dell'amor fou, non
potresti
essere felice lo stesso? Con qualcuno, da sola, che importanza ha?
Magari scopriresti che c'è dell'altro – nella
vita, nei rapporti,
in te stessa...
– Credo che tu mi abbia preso per qualcun'altra. Che cosa
vuoi,
ora? Tingermi i capelli di biondo, cosicché possa essere la
sostituta ufficiale di Serena Van Der Woodsen? Mi vuoi più
controllabile, forse? Che c'è, volevi poter lucidare
– un giorno –
la targhetta con scritto Io sono quello che ha ammaestrato
Blair
Waldorf?
–
No, Blair, quello che sto cercando di dire, è che sei una
bambina viziata, volubile e
masochista. Ed io ti detesto. Detesto tutto di te. Il modo in cui
vieni a bussare alla mia porta solo quando ti serve qualcosa. Il modo
in cui ti piangi addosso. Il modo in cui mi guardi, quando pensi che
non me ne stia accorgendo, e il secondo dopo in cui fai finta di
niente. Detesto le tue mise perfette e i tuoi modi
impeccabili, le tue fragilità inaspettate. Detesto il tuo
romanticismo cieco, detesto la tua lealtà nascosta dietro i
tuoi
mille giochetti, detesto il modo in cui affronti la vita, come se
contasse solo il futuro e fossi capace di tutto. E che importanza ha se
poi il presente va a puttane. Detesto il tuo
lato oscuro, che non sembra fare altro che renderti schietta e
incosciente come io non riuscirei mai ad essere. Detesto quella parte
di te in cui mi posso rispecchiare, e che tu non voglia fare
altro che sopprimerla. E soprattutto detesto l'inconsapevolezza con
cui ti impossessi delle mie certezze e le sgretoli, il modo in cui
sposti l'asse del giusto-sbagliato nella mia testa.
– Va' all'inferno, Humphrey. Nessuno ti ha obbligato
ad
interessarti a me, e ora ti permetti a sputare le tue frustrazioni
così. Ma ti dirò una cosa: tu dai a me della
stronza, dai a me
della manipolatrice. Fatti un esame di coscienza. Potrei non averti
dato molto, ma di certo non ho preteso niente. Il poco che ho fatto,
non l'ho fatto per avere qualcosa in cambio. Puoi dire lo stesso di
te?
–
Blair...
– dice Dan, ma poi non aggiunge niente. Anche
perché lei sta già
raccogliendo le sue cose.
– Tu vuoi che io scelga te senza ripensamenti, quando tu sei
il
primo ad avere le mie stesse paure, le mie stesse indecisioni. O pensi
che solo perché non lo dici ad alta voce, non mi renda conto
di
quello che provi ancora per Serena? Sai che c'è? Io volevo
essere
tua amica, ma questo non vuol dire che lo fossimo, ed ora so che non
potremmo mai esserlo. Oh, e almeno Chuck non mi ha mai voluto diversa.
Apre
la
porta e Dan è cosciente del fatto che tutto quello che
farà, sarà
guardarla scivolare via e non tornare mai più. È
così che è fatto
– sempre stato, sempre sarà. Blair non
saprà mai smussare i suoi
spigoli, e lui non saprà mai dire la cosa giusta al momento
giusto.
Figuriamoci se potrebbe farlo ora, quando qualsiasi cosa sarebbe
sbagliata a prescindere. Lei indugia un millesimo di secondo e lui
pensa
che un millesimo di secondo sia abbastanza, per scambiarsi un addio
silenzioso.
***
Serena
fa le fusa nell'orecchio di Nate, quando le squilla il cellulare.
–
Oh, no, non rispondere – dice il ragazzo. Serena si alza e
legge il
messaggio. Nate allarga le braccia – Oppure fallo
tranquillamente!
– obietta.
– Chi
è?
– È...Dan...
– Dan? Cosa vuole? È...è successo
qualcosa? È grave?
– Non lo so...mi ha chiesto di vederci. Ti
dispiace se...
– No, figurati...è il tuo fratellastro,
– il suo accenturare questa parola, rivela le insicurezze
celate
– è
comprensibile.
– Sarò di ritorno prima che te ne accorga. E ti
porterò fuori a cena!
Esce
dalla stanza.
Pochi
secondi dopo Chuck riceve il seguente SMS: vuoi ancora fare
quella
chiacchierata?
***
Blair
lo aspetta nella sua camera, con addosso solo un completino intimo
nero addosso. Tra poco lui verrà, e intanto tamburella le
dita nervosamente
sul suo comodino.
***
–
Sei
qui, Dan?
– Serena, ehi! Grazie per essere venuta...
– Beh
sì, volevi parlarmi...come avrei potuto dirti di no?
– Ho fatto
una cazzata, con Blair.
– Mi
hai chiamata per questo?!
Dan annuisce – Non avrei dovuto?
–
No! È la mia migliore amica! Tu sei il mio fratellastro. Ed
ex
fidanzato. Non ti sembra già abbastanza contorto senza che
ti debba
fare da cupido?
– Ah, adesso è la tua migliore amica? Quando
è
stata l'ultima volta che vi siete parlate a cuore aperto? ...Scusa, non
volevo dirlo,
non so che mi è preso oggi...mi sa...sono sempre stato uno
sputasentenze del cazzo, vero?
Serena storce il naso – Solo un
po', magari... – Il ragazzo sospira.
– Perché mi hai
chiamata, Dan?
– Te l'ho appena detto...
– Non c'è nessun altro
motivo?
Il Ragazzo Solitario la guarda confuso. Si morde un labbro
– Vorresti che ci fosse un altro motivo?
La bionda si mette a
braccia conserte – Se ci fosse vorrei saperlo. Quando ti ho
visto
entrare in quel taxi con Blair, avrei voluto ci fosse, ad essere
onesta. Di sicuro non
farei niente per ferire Nate, ma, non lo so, a volte mi
manchi. Mi trovi stupida, vero?
Dan
scuote il capo. Egoista, è la parola esatta –
vorrebbe
dirle, ma per oggi è già stato sufficientemente
inopportuno. La
ragazza interpreta il suo silenzio come un qualcosa per cui
sorridere. – Chuck e Blair, io e te...forse c'è
una ragione se
continuiamo a tornare al punto di partenza...
Sta
correndo troppo e improvvisamente – fatto
strano – a lui manca il fiato,
e non nel senso romantico dell'espressione – Sindrome
di Stoccolma collettiva? – prova a scherzare.
– Può darsi – ride Serena.
Quella risata da bambina che amava così tanto. Era
piena e genuina.
Blair, Dan l'aveva sentita ridere solo poche volte. Era una da
sogghigno lei, e anche quando si trattava di una risata complice
aveva sempre un'aria di sfida. Era stuzzicante. E aveva una
varietà di
brevi rumorini e gridolini sostitutivi. Come degli abbozzi, che
stroncava sul nascere. Era divertente decifrarli. Rideva
così poco che
quando l'aveva sentita effettivamente ridere, a volume alto e
prolungatamente, non se n'era reso conto subito; era rimasto
così
sorpreso che si era anche dimenticato il motivo per cui avesse iniziato.
Quando
pensava a Nate, il ragazzo si era sempre chiesto come potesse essere
stato innamorato sia di Blair che di Serena nella stessa vita, gli
sembrava inconciliabile.
Adesso
non lo pensa più così tanto.
Ci sarà pure una delle
due che preferisci, no?
Non che conti molto, dal momento che Blair
l'hai mandata via e Serena è con Nate. Comunque Blair
sarebbe
tornata da Chuck. Era una causa persa in partenza.
Ma quello che conta è come ci si sente alla fine con se
stessi. E non rimanere immobili in eterno, anche quello conta.
Quello
che il
ragazzo avrebbe dovuto pensare, in quel momento, è che non
sarebbe ad ogni modo una scelta da fare sull'onda del momento,
impulsivamente e con leggerezza.
Sarebbero dovuti passare giorni, forse anche mesi, anni, prima di
essere sicuro, e – una volta
deciso con quale delle due –
altrettanto tempo per regolarsi su come agire. Sempre ammesso che la
vita non abbia in programma un piano di riserva.
Invece
dice:
–
Serena, ascoltami.
È la cosa più difficile che abbia mai dovuto
dirti.
Io non sono più innamorato di te.
Perché
l'unica cosa che riusciva a pensare, invece, era che non avrebbe dovuto
lasciarla andare, Blair Waldorf.
***
Chuck
finalmente rincasa. Non è solo. Blair sente una voce
– oltre a
quella del Bass – e cerca di prevenire un imbarazzante
incontro a tre
infilandosi alla svelta il cappotto, ma le due voci si fermano
nella hall a
parlare, probabilmente davanti ad un caffé corretto. Suonano
entrambe familiari alla ragazza –
come non potrebbero? – e lei non vorrebbe origliare...oh, ma
chi
vuole prendere in giro? Certo che vorrebbe origliare, e lo
farà.
–
Ehi amico, scusa per
il messaggio improvviso, ma avevo bisogno di qualcuno con cui discutere
di questa faccenda...sono così confuso...
Blair
alza gli occhi al cielo. E noi ti ricorderemo
così per
sempre, Nate – bello e confuso – ora svuota il
sacco, prima che
vi accorgiate che sono qui.
– E
voglio scusarmi per come mi sono comportato, innanzitutto. Ma credevo
che Dan fosse mio amico... non volevo mettermi in mezzo, dopo la
storia dell'hotel pensavo che Blair meritasse la chance di vedere
altra gente, provare cosa vuol dire normalità,
senza
offesa...voi due ve ne siete fatte così tante, che se questo
è il destino, uno inizia a dubitare della sua
utilità...
– Ma qualcosa
ti ha fatto cambiare idea – lo interrompe Chuck Bass.Non
vuole
perdere altro tempo prezioso.
Nate annuisce – Serena ha ricevuto
un messaggio ed è scappata via. È corsa a
Brooklyn senza neanche
pensarci due volte...
– Beh, Nathalien – afferma pacatamente
l'altro – non vedo cosa potremmo farci, oltre a berci su. Sei
venuto a chiedere la mia agenda dei numeri di pronto
intervento
speciale, per caso?
– No...sono venuto a chiederti un piano.
Non voglio perdere così Serena...
–
Perché dovrei aiutarti? Se non te ne fossi accorto, questo
cambio di
rotta va a mio vantaggio. E poi, tra me e Blair era solo una questione
di
tempo prima che si rendesse conto di quale fosse veramente il suo
posto, volevo solo accelerare i tempi prima che facesse male a
tutti...se ci pensi, è quasi la cosa più
altruista che
abbia fatto in vita
mia... Ma Serena...non lo so, lei ha sempre avuto questo gusto i
gingilli
scadenti... devi farti una ragione. E preferibilmente anche una
svedese che ha bisogno di ben altro che un dibattito letterario per
essere stimolata.
Cosa
dovrebbe fare Blair, essere furiosa? E con chi? Con Chuck, che pensa
di decidere per lei? Con Nate, che sta vendendo tutti quelli intorno
a lui per aggrapparsi ad una storia che non va da nessuna parte? Con
Serena, che a quanto pare parla tanto di onestà, ma solo per
poi agire alle sue spalle?
Già visto, già successo.
E per quanto riguarda Humphrey, beh –
chi se ne frega di Humphrey, no? Certo chiunque abbia messo in giro la
voce che fosse un bravo ragazzo era di certo miope: un bravo ragazzo
non sarebbe sopravvissuto un
giorno all'Upper East Side, mentre quel mollusco sembrava rimanere
aggrappato tenacemente al suo scoglio da anni.
–
Nonostante questo, ti aiuterò. – Chuck non riesce
a resistere ai
colpi di scena. Né a dare dimostrazione del suo potere:
– per
quanto tu possa aver fatto del tuo peggio, sei comunque la persona
più leale che ho vicino, al momento. E affossare Brooklyn
richiede il minimo sforzo
per il massimo risultato. Quando avremo finito con lui...
–
Dovresti pensare ad aiutare te stesso, invece.
– Blair, cosa ci fai qui?
– Chuck è in attesa della risposta dell'ultima
persona che si
aspettava di vedere sulla porta della sua camera, che – di
contro –
si aggiusta il colletto del trench e lo fissa – Un grosso
errore.
Nate
–
in totale, imbarazzato silenzio – lascia l'appartamento,
Chuck
chiude la porta alle sue spalle – Blair, non essere
arrabbiata. Sai
quello che intendevo...nessuno meglio di te sa cosa bisogna dire per
avere il rispetto, puoi capirmi...
– Non sono
arrabbiata.– risponde Blair – Sono annoiata. Ti
capisco: viviamo
tutti le stesse situazioni, siamo tutti sulla stessa barca, ci
capiamo tutti...tra di noi. Ma non è la realtà:
la gente là fuori
non è obbligata a comportarsi così...
– Tu non hai mai voluto
la realtà, Blair...tu hai sempre voluto la tua favola...
– E se
continuo così, l'unico posto in cui l'avrò
sarà nella mia testa.
Ed è un problema, vedi, perché io amo
questo mondo: è il
mio...lo sfarzo, le feste, il bon ton...luccica
tutto...ma poi? Non c'è nessun vissero
felici e contenti, niente di duraturo...quello che ha in
comune
con le fiabe è che è tutta un'illusione...
– Non dire così,
io e te siamo reali...
– Sì. E sono reali le cicatrici che ci
siamo lasciati. Lo sai, non saprei vivere fuori da questo ambiente...ma
non mi
basta viverci dentro, voglio le mie regole.
– Non possiamo
avere tutto, neanche noi...
– Ma possiamo avere le nostre
priorità. Non sei più la mia priorità,
Chuck Bass. Io lo sono. Non
mi piace il modo in cui sono quando sono con te, non mi rende felice
il modo in cui mi ami. Voglio fare a modo mio, sono molto
più
dell'amore della tua vita.
– Lo so. – Chuck
la bacia in fronte – Sei Blair Waldorf, come potrebbe non
notarlo qualcuno?
La ragazza ha bisogno di chiamare a sé tutto il suo coraggio
per
riuscire a continuare. Sente la paura affiorare in gola, e la
deglutisce. – Dopo ogni momento di
crisi, abbiamo sempre detto di volere del tempo per trovare noi stessi,
prima di ritrovarci...
Il ragazzo completa il discorso per lei – ...Ma non puoi
ritrovare niente, senza prima averlo
perso. – La stringe a sé – Ancora un
attimo, un
attimo
soltanto, il tempo di farti sapere che – quando saremo pronti
– lotterò per te.
Devo ricordare bene questa sensazione, imprimerla nella mia
mente...se me ne ricorderò, allora saprò per cosa
sto
lottando,
quello che sei. Saprò che ne varrà la pena.
Blair
sorride della sincera ingenuità di quella dichiarazione
– Non puoi
saperlo. Quando sarà il momento, lo scopriremo.
*TBC
***
Angolo
dell'autore (o così dicono):
1. Confessioni di Tipo Pericoloso
- titolo estrapolato da Confessions
of a Dangerous Mind, ossia
Confessioni di una Mente Pericolosa, film del 2002 di George Clooney.
2.
Allora, in breve, volevo solo spiegare il perché avessi
inserito il testo di questa canzone come citazione iniziale.
* la citazione del capitolo precedente era LA
SCELTA C'È DOVE C'È CONFUSIONE.
PER LA MENTE CHE VEDE CON CHIAREZZA NON C'È NECESSITÀ DI
SCELTA, C'È
AZIONE, e
infatti, grossomodo, nel
capitolo i
personaggi si dimostavano molto meno indecisi nelle azioni di quanto
dessero da pensare. Ora, in quest'altro capitolo, avviene un po'
l'opposto. E tutto diventa
un gran disastro. Per cui mi pareva abbastanza divertente "parodizzare"
l'altra citazione e l'ottimismo
dell'altro capitolo mettendolo a confronto
con: le
ho detto: Dimmi cosa voglio. / Lei mi fa: Probabilmente vuoi delle uova
bollite / Io dico: Giusto, portamente qualcuna. / Lei dice: Non ne
abbiamo. Hai scelto il momento
sbagliato per
venire.
* il secondo periodo nella canzone ha
un
significato diverso, ma - di base - si tratta di questa cameriera che
chiede al tizio di farle un ritratto e lui le risponde "Lo farei, ma
non faccio disegni a mente",
nonostante lei sia di
fronte a lui. Mi ha fatto un po' pensare a come alcune volte
le
persone sembrano già non esserci mentre ci sono ancora,
e alcuni rapporti sono prematuramente
e
inesorabilmente proiettati nel passato. O semplicemente a quel momento
in cui sai che una cosa è praticamente conclusa, ma fai
in tempo ad accorgerti di essere in
una sorta di
limbo, durante i suoi ultimi istanti. Mentre scrivevo di Blair che si
ferma per un secondo, e poi lascia la stanza, ho
pensato a tutto questo.
* l'ultimo - ci sarete già arrivati -
è perché Erica Jong viene anche citata nel testo.
3. Il Buio Oltre La
Siepe è un romanzo di Harper Lee,
scrittrice americana. Il titolo originale è How To Kill a
Mockingbird
(Come Uccidere Un Usignolo), ma per la traduzione italiana è
stata
utilizzata una metafora presente all'interno del romanzo stesso: "il buio oltre la siepe
è ciò che è sconosciuto pur essendo
vicino.".
4. Bicchiere
cilindrico principalmente usato per servire cocktail o liquori.
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Capitolo 10 *** Somewhere out of time. ***
10
10. Somewhere Out of Time. [1]
Protect me
from what I was.
Getting the hang of it, getting the hang of
it,
Timing is everything.
Is that
what we want?
Is everything shot?
Is that what you ask
for?
'Cause that's what we got.
Nothing stands still.
[River of
Brakelights – Julian Casablancas]
Blair
guarda l'amica preparare le valigie – Un'improbabile e prematura
luna di miele
con Nate? Sei davvero l'incarnazione dell'avventatezza, Serena Van Der
Woodsen! – si abbandona sul letto e ad un sorriso – In un
corpo da top model, fortunatamente per te.
Serena serra le labbra – Veramente no, nessuna luna di miele, dal
momento che abbiamo rotto. Mi ha mollata lui, riesci a crederci?
– Oh. Non pensavo...Mi dispiace, S...
– E come se non bastasse dice che
gli ho spezzato il cuore, ma...si riprenderà. È un ragazzo
d'oro...in tutti i sensi, ad essere sinceri.
Blair annuisce. E sembra triste, è
triste? – E con Humphrey? Il vostro incontro potrebbe essere in
qualche modo collegato? – chiede a Serena, mentre Serena chiede
a sé stessa come faccia la sua amica a sapere sempre tutto. Beh, quasi tutto.
– No, niente ragazzi per un po'. Almeno non quelli del
passato. Ho capito che se ci ostiniamo a tornare indietro è perché
commettere sempre gli stessi errori fa meno paura che sperimentarne
dei nuovi.
– Non ci crederai, ma sono arrivata alla stessa
conclusione. Dove te ne vai, allora?
– Da qualche parte. Mi
prendo i vantaggi dell'essere una Van Der Woodsen: prima di trovare
la mia strada, posso trovare una s.p.a in qualche meravigliosa città
europea per un mesetto...a tutto il resto penserò dopo l'estate...
–
Già, niente aiuta a raggiungere il Nirvana più di una buona
preparazione fisica e...gli oli giusti. A meno che uno non intenda la
band, in quel caso buona fortuna...non sono sicura di poter
essere d'aiuto.
Serena
ride – Vieni con me! B, è proprio quello che ci vuole: io, te e
una via per lo shopping decente...è tutto quello che ci serve!
– Perché no...Al diavolo, sì!
Si
abbracciano a lungo, indecise se ridere o piangere. Serena dice –
Non lasciare conti in sospero, però...
– Sono pronta...caso
vuole che abbia avuto modo di parlare con Chuck subito prima di tornare a casa...
–
E Dan?
– Dan...ci ha pensato lui a chiudere i conti con me...
almeno non ho avuto la seccatura di dovermi chiedere se
provassi qualcosa per lui...
– Ne sei sicura? – le dice
indicando qualcosa sul letto di Blair.
La
ragazza si avvicina e la coglie un batticuore nel momento in cui si
accorge che si tratta di una busta. Una lettera? È il meglio che
poteva fare? In un secondo ha buttato veleno su di me, su di noi, e
tutto quello che sa fare è scrivermi una lettera?
Blair
odiava le lettere. Le lettere mentono meglio degli occhi. E dicono
quello che vogliono dire, non quello che uno vorrebbe sapere.
La
apre, e si propone di leggerla il più velocemente possibile, prima
di strapparla via.
Voglio che sia chiaro.
Tu sei
realmente una bambina viziata, volubile e masochista.
Ma hai
ragione: ero arrabbiato, ero frustrato, ero confuso. Mi dispiace.
Non mentirò:
il mio discorso di questo pomeriggio era quasi accurato,
nonostante credo di aver sbagliato un paio di vocaboli che magari
avrebbero fatto la differenza, magari no. Non ti biasimo se oggi hai
chiuso la porta alla nostra amicizia, conoscenza...qualsiasi cosa
fosse (giacché è qualcosa di concluso, spero non ti dispiaccia se
mi piacerebbe definirla – nella mia mente – calamita).
Solo
che, una volta che sarai andata avanti, e l'unico ricordo che ti
rimarrà di me sarà quel terribile discorso [2], vorrei che lo
ricordassi per quello che intendevo dire realmente, non per i termini
che mi sono usciti fuori: è facile, devi ricordare ogni singola parola che
ti ho detto... solo sostituendo ogni voce del verbo “detestare”
con quelle di desiderare, perché è questo quello che
provo. I tuoi pregi e i tuoi difetti, desidero il pacchetto
completo.
L'unica cosa che detesto è che tu non lo abbia
capito.
Per questo ti scrivo, ed
ho imparato da te. Ecco il poco che mi hai dato, Blair: mi hai
insegnato a non scappare. E che tutte le scelte che fai, le occasioni
che perdi... conta poco siano giuste, se sono dettate dalla paura.[3]
Spero tu ti renda conto che si tratta di un antifrasi, per dire che è tutto tranne che poco.
Domani, nove del
mattino, a casa mia.
So che non ti piace aspettare, ma c'è una
cosa che vorrei mostrarti.
Dan.
***
È almeno una buona mezz'ora che Rufus Humphrey non può fare a meno di sentirsi osservato.
Era andato nel loft cercando un po' di pace per comporre una nuova
canzone, un regalo a Lily per il loro primo mese insieme da marito e
moglie, ma è praticamente impossibile con suo figlio che non fa
altro che fare la spola tra la cucina e la camera da letto.
All'inizio aveva
detto "Prendo solo un bicchiere d'acqua, scusa il disturbo". Due minuti
dopo aveva rifatto capolino avvisandolo che "Sai che ti dico? Prendo
anche il computer, magari mi metto a scrivere qualcosa, magari si crea
una sorta di aurea padre-figlio d'ispirazione creativa!" Poi era stata
la volta della merenda. "Anzi no, non ho fame" "Magari qualcosa di
dolce." "Anzi no." "Magari salato." "Ordino cinese, tu vuoi
qualcosa?" Dopo di che, aveva sentito il bisogno impellente di recuperare
(nell'ordine) un dvd, diversi libri, un altro bicchiere d'acqua, la
saliera.
Negli ultimi dieci minuti si limita ad andare avanti e indietro, senza più nemmeno impegnarsi a trovare scuse.
Così suo padre molla coscienziosamente spartiti e penna sul tavolo per sospirare:
– Avanti, cos'hai?
– Niente, sto solo prendendo...questo.
–, risponde il ragazzo con l'aria di chi è appena caduto dalle nuvole e in mano un maneki-neko [4] che giaceva impolverato sulla mensola dai tempi in cui Alison viveva ancora lì.
– Figliolo, normalmente sarei intenerito dalla tua
timidezza e, da buon genitore, farei finta di crederti finché
non ti saresti sentito pronto a parlarmene ma...ho davvero bisogno di
scrivere questo pezzo, quindi proverò a indovinare...Blair?
– il ragazzo non dice niente
– Ne ha fatta una delle sue... – il ragazzo distoglie
lo sguardo, l'uomo lo fissa con aria investigativa, conclude
– ....e tu...hai avuto una reazione esagerata.
– Non vale! Come fai a saperlo? Hai letto il mio diario? Come hai potuto leggere il mio diario...
– Dan, non ho bisogno di leggere il tuo diario, per fare due
più due. A diciannove anni tutte ansie di un ragazzo sono
strettamente collegabili agli ormoni. E conoscendo te e Blair...beh, ho
semplicemente unito i puntini.
– Okay, okay, risparmiami la parte sull'ape e l'impollinazione però.
– Avanti, parlamene.
– A cosa servirebbe? So già che dirai che ora mi sembrano
tutti grandi amori ma quando sarò grande ci riderò su e
che...
– Dan. Quanti anni pensi di avere, tredici? Solo perché
tieni un diario non vuol dire che tu sia ancora adolescente. Sei
abbastanza grande. Da non dare più conto a tuo padre?
Assolutamente no. Da sposarti e mettere su famiglia? Non prima di aver
finito il college, ma...sei abbastanza grande da sapere quali
persone contano e quali no, nella tua vita. E io non potrei mai
decidere per te o sindacare le tue scelte.
– Proprio non ti piace Blair.
– Io non conosco Blair. Conosco te. So cosa vuol dire quando guardi qualcuno in quel modo.
– Non è il momento per essere diplomatico, papà.
– Senti, ricordi quella volta che è venuta a cena da noi?
– Come dimenticarlo? Abbiamo rischiato più incidenti diplomatici quella sera che in vent'anni di guerra fredda.
– Non sarà stata entusiasta probabilmente, ma, alla fine,
lei è rimasta lì. Accanto a te. E ti guarda come la
guardi tu. Può bastare per darti la mia benedizione.
– Sembra perfetto, se non fosse che credo di essere
ufficialmente diventato la sua ruota di scorta di fiducia. Ha parlato
con Chuck oggi, ma tra lei e Chuck è andata male, quindi
è venuta da me. Ecco perché è mi è rimasta
accanto quella sera, ed ecco perché continua a farlo: senza di
me è sola.
– È proprio questo il punto, Dan: tu credi che lei e i
suoi amici si siano allontanati per colpa degli altri, ma hai mai preso
in considerazione che possa non essere così? Quella
ragazza è sempre stata la regina dei rapporti sociali di
facciata, si è sempre saputa circondare di ragazzine adulanti e
ragazzini altolocati. Credi che sia più probabile che abbia
smesso di riuscire a farlo o che lo abbia scelto? Per quello che ne so,
figliolo, abbiamo tutti bisogno di qualcuno che non sia chiunque,
qualcuno
con cui nasca quella complicità particolare per cui si riesca a
condividere effettivamente un momento, uno stato d'animo, un
evento. Se è amore o amicizia, non so dirtelo. Ma
la verità è che senza quel qualcuno, siamo tutti soli.
Il ragazzo resta in silenzio, così gli dà una pacca
d'incoraggiamento sulla spalla – Forse la sua è solo
paura. Devi rassicurarla, devi dimostrare di avere fiducia in lei, in
voi.
– O forse è una gran bella messa in scena per pugnalarmi alle spalle.
– scherza Dan. Per lo più scherza, a dirla tutta.
– Non ti mentirò, è una possibilità.
– ridacchia Rufus
– Smascherala prima tu: mettila davanti a una possibilità
reale, invece dei soliti giochetti mentali. E quando ti
dirà di sì, riuscirai a fidarti di lei.
– Se, se mi dirà di sì. E vorrei avere il tuo
ottimismo, perché se non lo farà, quello che ho
organizzato per domani sembrerà il gesto più stupido e
autolesionista della storia, non il più romantico.
– Beh, allora effettivamente questo qui farebbe bene a restare nei paraggi, nelle prossime ore.
– dice il padre sventolando il maneki-neko.
***
Se
qualcuno avesse dubbi, Blair ha finito con il rileggerla parecchie
volte, quella lettera.
– Cosa pensi dovrei fare? – chiede a
Serena.
– Essere onesta riguardo a come ti senti. Poi ogni
scelta verrà da sé.
Blair annuisce e strappa la lettera in due – Mi
sento forte, autosufficiente, indipendente...ho solo una gran voglia
di partire.
Serena la fissa perplessa: – Non devi farlo per
me...
– Sto bene.
– Dovresti andare a sentire almeno cosa
vuole, possiamo partire nel pomeriggio.
– Serena... – la
guarda decisa – ormai è tardi.
– Non sono passate neanche ventiquattr'ore!
–
Dopo tutte le cose orribili che mi ha detto, mi sono fermata un
secondo, prima di andarmene da casa sua, d'accordo? Se n'è accorto,
ma non ha detto niente. Mi ha lasciata andare via senza una batter
ciglio, dopo aver distrutto tutto. Qualsiasi istante che non fosse stato quello, è tardi.
– Blair...
–
L'argomento è chiuso.
***
Se
qualcuno avesse dubbi, Blair ha finito con lo svegliare Serena alle
tre di notte.
– Blair! Che ora è? – chiede l'amica in uno
sbadiglio.
– Le tre – sussurra con aria innocente – solo una
cosa...mi chiedevo, possiamo ancora spostare quel volo nel
pomeriggio? Credo di aver dimenticato il mio dodo
a Brooklyn, l'umidità lo ossiderebbe...
– Hmmmm-hmm
–
Era un sì?
– Hm-m
–
Era un no? Serena!
– Sì, era un sì! Ora dormi, però...o
almeno lascia dormire me.
– Non farti illusioni, Serena. Non è una visita di
cortesia. Io parlerei di un'esplorazione prima della missione vera e
propria. Ho intenzione di distruggere Dan Humphrey.
Serena non sembra crederle, ma Serena ha sempre sottostimato il limite dell'amica.
E forse se n'è appena resa conto anche lei, se poco dopo si tira
su dal letto con uno strano cruccio ed un pensiero che cerca di
reprimere. Forse il motivo è quello, forse è
qualcos'altro.
È tardi, si dice. E anche se sta guardando la radiosveglia, non vuol dire che stia parlando dell'orario.
*TBC
***
Angolo dell'autore (o così dicono):
1. Da Qualche Parte Fuori Tempo - titolo estrapolato da Somewhere in Time, ossia Ovunque nel Tempo, film di Jeannot Szwarc.
2. vedi cap. precedente.
3. Ebbene sì, spudoratamente ispirato ai voti scritti da Dan per conto di Louis nella serie televisiva.
4. maneki-neko: soprammobile portafortuna di tradizione cinese a forma di gatto.
PS: so di essere in ritardissimo e
so anche che non è una novità, ma stavolta ho una buona
scusante: ho dovuto formattare il pc e l'ho appena riavuto!
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Capitolo 11 *** The Loss Of Perception. ***
11
11. The Loss Of Perception.[1]
Volpe: Se tu vuoi un amico,
addomesticami!
Piccolo Principe: Che bisogna fare?
Volpe:
Bisogna essere molto pazienti. In principio, tu ti sederai un po’
lontano da me, così, nell’erba.
Io ti guarderò con la coda
dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di
malintesi.
Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino.
Poi il giorno dopo ancora più vicino .. finché mi potrai
toccare ..
Saremo diventati amici, non avremo più paura uno
dell’altro … saremo felici di stare insieme ..
[...]
Piccolo Principe: E quando non ci
potremo più vedere? Quando me ne dovrò andare?
Volpe:
Ah, piangerò!
Piccolo Principe: Ma io non vorrei farti del
male!
Volpe: È vero, ma è inevitabile.
Piccolo
Principe: Ma allora che ci guadagni?
Volpe: Ci guadagno
il colore del grano.
[Il Piccolo
Principe – Antoine de Saint-Exupery]
Sono le nove e mezzo che si spalanca la porta, stavolta Dan sorride
delle abitudini di quel tornado in miniatura, che probabilmente non
cambieranno mai – Dì
quello che hai da dire. Sono ancora arrabbiata con te. Non hai idea
quanto.
Dan smette
di fissare l'orologio, non avendo più ragione di farlo, e la scruta
con attenzione: l'abbigliamento, la pettinatura, un piccolo tic
nervoso, ogni piccolo particolare che possa rivelargli con che
intenzioni la sua ospite abbia accettato l'invito. Ma niente. Blair è
una sfinge, quando vuole esserlo. – Quello che ho da dire? Tecnicamente ho detto di
doverti mostrare una cosa. Come sempre sei in ritardo, ma dovremmo essere ancora
in tempo...parleremo lì.
– Lì dove? – chiede Blair, sospettosa: – Humphrey, lì dove?
***
– Non mi piacciono le
sorprese e non mi piace non poter vedere dove mi stai portando.
Humphrey sono seria: giuro che se non mi togli subito questa benda mi
metto ad urlare! Dan! Se questo è un tentativo di
riappacificazione, non stai partendo bene, credimi! [2]
– Vuoi stare
zitta un attimo? Dammi la mano, che ti aiuto a salire le
scale...
– Ma certo! Ora mi è chiaro...vuoi uccidermi! Chi sei?
Qualche adepto di una setta di svitati fanatici dei maya, che
ha deciso di ritardare la fine del mondo a suon di sacrifici umani?
–
Prima di tutto – osserva il ragazzo – in generale i sacrifici
prevedono l'offerta di una vergine, quindi credo che tu possa
considerarti tranquillamente fuori pericolo, vero Waldorf? – Dan ha
l'impressione di percepire un'occhiata astiosa anche attraverso la
benda – Secondo, hai frequentato Chuck per anni, e hai paura di
me? ...E poi quelli erano gli aztechi, non i maya...la
pratica si chiama ciclo di 52 anni...
– Ovvio che uno
come te non è mentalmente programmato per fare una cosa del genere –
il ragazzo si chiede perché debba dirlo in modo da farlo sembrare
quasi un insulto – Ma il fatto che tu sia a conoscenza di queste
informazioni non è comunque tranquillizzante...
Dan alza gli
occhi al cielo – Beh, ti tranquillizzerai tra poco...
Blair sente aprirsi una
porta davanti a sé, il ragazzo la conduce in quella che le sembra una
stanza luminosa, una volta che il ragazzo si è allontanato per aprire una finestra. Lei dice –
Ti ho già accennato al fatto che Serena sa che sono qui con te,
vero?
Poi sente i suoi passi
sempre più vicini, è alle sue spalle. Le passa una mano sulla
guancia, e lei sente scivolare via la tensione. Piega il collo
all'indietro aspettando un bacio, un prosieguo. Ma guarda tu,
forse è veramente un pervertito... –
si dice con soddisfazione. Mentre quello, con impercettibile disappunto
di lei, le sfila delicatamente la benda. Certo, la delusione della
ragazza dura poco, quando capisce dove si trova.
–
Dan, come...
– Ho chiesto in giro. A quanto pare stanno vendendo
questa casa per debiti [3], ho detto di essere interessato all'acquisto e
ho chiesto se fosse possibile avere un appuntamento per visionare la
casa senza agente...non possiamo rimanerci molto, ma sarà
sufficiente a farti capire – a mostrarti – quello che devo
dirti...Tu delle volte non ascolti, quindi ho pensato di cambiare tattica, e fartelo vedere...
Blair
si guarda intorno, estasiata – No...non è possibile. Nessuna
intenzione di sembrarti ingrata, ma non lascerebbero mai la chiave di
questo posto a un signor nessuno...
Dan sorride – Per questo mi sono spacciato per il tuo consulente edilizio.
La ragazza spalanca la bocca, facendo finta di essere arrabbiata.
Raggiunge lo
stesso davanzale dove Audrey Hepburn suonava distrattamente con un
turbante in testa, vi si siede come aveva fatto l'attrice e chiede –
Pensi che possa reggere il confronto?
– domanda titubante, con un'incertezza ed una solennità che causano al ragazzo un sorriso involontario.
Blair pensa che ci sia qualcosa di nuovo nel
suo sorriso.
Qualsiasi cosa sia quel nuovo, Dan glielo attacca non appena si fa spazio accantio a lei: – Il mio
discorso è semplice – dice – tu mi piaci. E se non
sai dove
cercare la tua felicità, perché non qui con me? Dici che
ognuno ha bisogno di sperimentare il suo lieto fine perché ci
sono
finali così diversi
tra loro, ma tu non fai che rivivere sempre lo stesso. Metti alla
prova qualcosa di diverso, metti alla prova noi.
–
Dan – risponde titubante la ragazza – tutto questo è
molto dolce, ma...sai che solo il tempo potrà convincermi della
stabilità dei miei sentimenti.
– Fortuna che ne abbiamo, allora.
Lei inarca il sopracciglio, espira forte: –
Solo poche ore fa, pensavo che sarei partita per una vacanza di
meditazione. E che l'oggetto della meditazione sarebbe stato come far
diventare la tua vita un inferno vivente. E so che sarebbe stata
un'impresa difficile perfino per me, considerando le tue condizioni
standard di vita. Il fatto è... sebbene non avessi nessun
diritto di farmi sentire in colpa per i miei ragionevoli propositi, con
i tuoi discorsi da ruffiano...questa...rimane la cosa più bella
che
qualcuno abbia mai fatto per me. E mai, mai, mai all'inizio di questa giornata avrei sospettato che ti avrei baciato, giuro.
– Ma tu non mi hai baciato, Waldorf. – la punzecchia
lui, mentre la brunetta gli regge il gioco, speranzosa: – No?
– No, io l'ho fatto.
L'espressione della ragazza lascia posto a un sospiro di sollievo, e un risolino.–
Santi numi o qualsiasi cosa abbia preso il loro posto in questo momento, credevo
che non sarebbe mai successo! Hai idea di quanto poco basti ad una
donna per sentirsi una ninfomane-maniaca-indesiderata?
– Oh, ma tu non sei una ninfomane, per mia sfortuna, e di certo non sei indesiderata.
Si avvicina a realizzare l'annunciato proposito, ma quella, pur
mantenendo la vicinanza, protesta vivacemente: – Non hai detto
che non sono una maniaca!
Lui si stringe nelle spalle: – Non volevo rischiare di rovinare il
momento mentendoti... –
Acida, mette fine alle sue insinuazioni – Humphrey, stai temporeggiando e il momento sta passando.
Dan avverte un'ondata di
vento dilaniare le sue narici del suo profumo e un istantaneo bisogno
di avere la sua pelle tra le dita e le sue labbra sulle proprie.
E improvvisamente il momento si congela, il tempo si blocca, e nessuno dei due sa per quanto.
Lei pensa a Mont Matre, a Dionyseau, le gondole di Venezia, i camini
accesi e... alla benda, che dev'essere ancora lì da qualche parte.
Lui pensa a Blair Waldorf: era sempre stato il meno contorto della coppia, anche quando non erano una coppia.
Lei sta già scannerizzando mentalmente quale gusto di lucidalabbra si accosti meglio al sapore delle sue labbra. Con la menta e un leggero retrogusto di caffé, ci sta bene il cioccolato.
Non
andartene così lontano con il pensiero, niente è
cambiato: un bacio non risolverà i vostri problemi! E, per
inciso, il problema non è il suo quartiere o qualsiasi mezzo
serva per raggiungerlo.
– Pensi che finiremo con il cercare di
plagiarci a vicenda?
– Sì, nella peggiore delle ipotesi.
Oppure, finiremmo con l'addomesticarci
a vicenda...
– Che differenza c'è?
– Non hai letto il
Piccolo Principe? Che infanzia hai avuto?! Ora si spiegano
molte...okay. Quando il piccolo principe lo chiede alla volpe, quella
risponde che addomesticare
vuol dire creare legami.
Finché non ci si addomestica non si è che estranei: per la volpe il
ragazzino è uno tra i tanti, non ha bisogno di lui...e viceversa. Ma
una volta addomesticati avrebbero
avuto bisogno l'uno dell'altra...tu sarai per me unico al
mondo, io sarò per te unica al mondo.
Dice la volpe.
Solitamente la ragazza odia il suo tono saccente e le sue spiegazioni
pazienti, come se avesse a che fare con una bambina delle elementari. I
tratti del viso si irrigidiscono, irritate, ma la curiosità, il
bisogno, di sapere come vada a finire prevale: – E il piccolo
principe cosa risponde?
– Che
comincia a capire...dal momento che sul suo pianeta c'è una rosa che
deve averlo addomesticato.
Per un attimo, le passa per la
testa Chuck. La sua rosa,
ma è solo un istante. Per quanto breve fosse, ha reso
malinconici i suoi pensieri: – Ho un aereo tra qualche ora.
Ha bisogno di riflettere, da sola, e la certezza che lui l'abbia capito dallo sguardo rammaricato del ragazzo. Dan
annuisce mordendosi teso il labbro inferiore. Almeno ci aveva
provato.
Tanto valeva essere onesti e dire tutto in quel momento, pensa Blair: – Sai qual è la cosa che mi fa più paura?
– Le vendette trasverali di Chuck?
La ragazza scuote la testa.
– Poter perdere l'amicizia di Serena?
Di nuovo, fa cenno di no, anche se con meno convinzione.
– Passare le tue giornate a Brooklyn? Non lo so, mi arrendo.
Blair ce l'ha sulla punta della lingua, ma non riesce a dirlo. Poi
toglie il tappo, ed esce fuori tutto d'un botto:– Ho sempre avuto
una sottospecie di cotta indesiderata per te. E tu non l'hai mai capito.
Il ragazzo la guarda in totale confusione, facendola pentire
all'istante della rivelazione. Lo stava spaventando, ne era certa.
Promise a sé stessa che non avrebbe più parlato in vita
sua.
Eppure,
mia cara, se c'è una cosa che dovresti aver imparato è
che tutto va bene finché hai in mano tu le redini. Dì
qualcosa, dì qualcosa. Tu o lui, qualcuno dica qualcosa.
Sbatte le ciglia e il
ragazzo riconosce il segnale che sta per dire qualcosa di sgradevole,
così dice la prima cosa che gli passa per la testa: –
Da...da quando ci siamo presentati?
– No – sbuffa lei – da quando hai iniziato a
parlarmi, anche se
lo facevi solo quando sembravo particolarmente a pezzi. Per quanto
provassi a farti sparire, iniziavi a parlarmi, e non la smettevi
più, e non avevi paura che, parlando anche di te, potessi usare
quelle informazioni contro di te in futuro, tu parlavi e dicevi un
sacco di stupidaggini a macchinetta,
finché, assolutamente per caso, non ti usciva fuori una frase
meno insensata delle altre, e quella mi faceva stare meglio.
Blair non sentiva che stesse facendo questo gran bel lavoro nel cercare di non esporsi ulteriormente.
– Beh
– sospira lui, ancora stranito, - a mia discolpa, posso assicurarti che non l'aveva capito nessuno.
– Tu non mi guardavi neanche.
– Oh.
– Già. Lo facevi per Serena.
– Questo non è vero.
– Allora cos'è vero?
...
– Beh, parla no?
...
– Humphrey?
...
– La vuoi piantare?
...
– La smetti di fissarmi?
Dan inclina la testa come a dire prima ti dà fastidio che non ti guardi, ora che ti guardi....
–
Cercavo di recuperare gli arretrati, ma mi sono accorto che non riesco
veramente a smettere. Credo di essere ipnotizzato, anche se non so bene
se dal rossetto che si intona perfettamente al colore delle tue
guance, – dice sfiorandole – dai tuoi boccoli che sanno così di buono anche a questa distanza...o...
– O? – lo incalza lei.
– O – ridacchia quello, cambiando improvvisamente tono –
quella stupida collana che ti porti sempre dietro ogni volta che
usciamo insieme. Voglio conoscere la sua storia, perché non
esiste che Blair Waldorf indossi uno scempio del genere senza un motivo
più che valido.
– Bene – scherza lei, e non esita a colpirgli il braccio con poca clemenza – e se te ne rendi conto perfino tu....
– Seriamente, – sussurra lui dolce, rigirando il ciondolo tra le dita e prendendole la mano – raccontami quella storia, voglio conoscere tutte le storie che mi aiutino a conoscere te.
–
Un giorno, un giorno te la racconterò. Ma, per la cronaca, tu mi
conosci già, Daniel Humphrey, non importa quello che hai detto
in passato.
Uhm – sospira – ed eccocci qui, continuando a rimandare e inconcludenti come al solito.
– Vuoi una ragione per chiedermi un vero appuntamento, al mio ritorno?
Il ragazzo se ne risente: – Stai ancora sprecando il tuo tempo a rinnegare l'acquario, per caso?
Gli
prende la mano e lo conduce nella camera da letto – Hai visto per
caso dov'è finita la benda? – civetta ad un millimetro dal
suo viso,
mentre lo spinge delicatamente dentro. Lui le tocca i capelli. Chiude
a fatica la porta, più un gesto d'istinto che una reale
necessità, mentre lei gli sta sfilando la maglietta cercando
di non perdere il contatto tra i loro occhi, se non per pochi
istanti.
***
Vorreste
sapere come sapere come è andata, vero? Quello che so, è
che dopo aver fatto l'amore, lei ha poggiato la testa su di lui –
Sarebbe un lieto-fine perfetto – ha detto – se non fosse...
– ...se non fosse che è un inizio. – ha precisato lui.
Annuisce. – Odio doverlo dire –, prosegue il ragazzo, – ma dobbiamo andare.
Mentre la riaccompagna a casa, lei decide di esternare il suo dubbio – Dan?
– Sì, Blair?
– Il piccolo principe alla fine addomestica la volpe?
– Ehm, per un po'. Poi decide di tornare sul suo pianeta, dalla sua rosa.
– Oh. – dice la ragazza. – Humphrey, non è incoraggiante...
–
Non lo so, dipende. È romantica l'idea di arricchirsi anche da
quello che è destinato a finire...e poi... non deve andare per
forza così, lo sai.
– Che farai mentre sarò via?
–
Scriverò, sistemerò il loft, preparerò qualche
esame...magari potrei trovarmi qualche lavoretto, potrei fare un sacco
di cose, sai, un sacco di cose aiutano a non far capire a nessuno che
nel frattempo sto solo aspettando te – dice.
Come se il colore del grano – o sarebbe meglio dire del caffè – fosse già tra i suoi averi.
Blair scende dalla macchina, afferra una ciocca dei suoi capelli scuri, e la rigira tra le dita, prima di non voltarsi
indietro, con una consapevolezza in testa: non è tesa, non
è preoccupata...l'unica parola in grado di descrivere il suo
umore è fiduciosa.
*TBC
***
Angolo dell'autore (o così dicono):
Okay, questo potrebbe non essere
proprio il posto adatto, dal momento che, nel bene o nel male, la mia
storia non c'entra niente con la piega che ha preso il telefilm,
maaaa....
**** MOMENTO SPOILER 6a STAGIONE ****
Chi diavolo potrebbe ritenere di
buon gusto quello che sta succedendo tra i personaggi? Voglio dire, non
è nemmeno provocazione, è proprio...solo cattivo gusto.
Dan che si dovrebbe accontentare
della seconda scelta? Serena che dovrebbe accettare di essere la
seconda scelta? Blair che, okay, volete vendermi l'idea che non sia e
non sia mai stata presa da Dan, è plausibile (purtroppo) che la
ragazza rifiuti il ragazzo perfetto sulla carta perché non prova
niente, ma questo non giustifica la sua relazione con Chuck...Santo
Dio, donna, non è che dev'essere obbligatoriamente qualcuno tra
Chuck, Nate e Dan il tuo futuro marito, e a dirla tutta, non è
detto nemmeno che debba avere un (secondo) marito entro i venticinque.
"Grazie per non aver fatto sesso
con Serena." "È stato un piacere" Ora. Intendeva dire che il
calcio nelle palle tiratogli da Serena mentre provava a farsela
è stato piacevole? Perché è l'unico modo in cui
questa risposta possa essere vagamente sincera. (Senza contare che Dan
era con Serena ben prima che con Blair, che Blair stessa ha provato in
tutti i modi a farli tornare insieme e che, suppongo, se un ragazzo ti
chiede fino all'inverosimile se c'è qualcosa che non va tra di
voi e tu non fai che tranquillizzarlo solo per svignartela con il suo
ex trasformando in realtà la sua più grande paranoia, hai
ben poco da urlargli contro qualsiasi cosa lui abbia fatto dopo.)
E ancora Dan che butta merda
gratuitamente su Nate che, poveraccio, non ha fatto niente, e osanna
Chuck; Chuck con quell'atteggiamento da tutto-mi-è-dovuto che si
è misteriosamente convinto che dirigere una compagnia immensa
costruita da suo padre, a ventidue anni e senza nemmeno una laurea, sia
suo diritto sacrosanto. Blair che non voleva essere come sua madre, che
non voleva fare la designer, che ora punta spilli ogni due scene
comportandosi come se fosse sempre stato il sogno della sua vita.
Serena che due secondi prima voleva sposare Steven e quando Steven se
ne va fa spallucce e flirta con Dan. Cosa- diavolo - è?
L'unico
modo in cui i personaggi femminili sarebbero minimamente riscattabili,
a questo punto, è con un finale Blair e Serena che vanno via da
tutto e tutti, ma ovviamente non succederà. A questo punto mi
aspetto anche che usino i voti scritti da Dan per Louis (che,
tecnicamente, non sono mai stati mostrati al pubblico, che quindi
dovrebbe esserne ignaro) come quelli tra Dan e Serena, visto che il
personaggio in Inside di Serena è Sabrina e che Serena dice a
Dan "Eri l'amore della mia vita, credevo di essere il tuo anche io."
*** FINE MOMENTO SPOILER ***
1. La Perdita Della Percezione - titolo estrapolato da The Doors of Perception, ossia Le porte della Percezione, libro di Aldous Huxley.
2. No, non la sta portando da Chuck, niente paura. :)
3. È successo davvero, e
proprio nel 2010 (il primo anno di college di Dan e Blair, quando
è ambientata questa storia), mi pare...
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