A BlastLand Fairytale [o Se una Notte d'Inferno un Sognatore]

di amelie_K
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A Midsummernight's Nightmare. ***
Capitolo 2: *** Crimes and Misdirections. ***
Capitolo 3: *** What to do in Case of Hire. ***
Capitolo 4: *** It's a Matter of Lies. ***
Capitolo 5: *** Ask the Blast. ***
Capitolo 6: *** The Melancholy Death of Lonely Boy & Other Stories. ***
Capitolo 7: *** Extremely Close and Incredibly Allowed. ***
Capitolo 8: *** Closer Encounters of the Awkward Kind. ***
Capitolo 9: *** Confessions of a Dangerous Kind ***
Capitolo 10: *** Somewhere out of time. ***
Capitolo 11: *** The Loss Of Perception. ***



Capitolo 1
*** A Midsummernight's Nightmare. ***


01

1. A Midsummernight's Nightmare.[1]

Dire non dire, dissimulare dicendo, spostare
il segno, il confine – per evitare (che cosa?);
dev'essere infatti per ragioni pratiche non esiste,
da qualche parte, una realtà prestabilita.

[Dire non dire – T. S. Eliot]



Il pub vicino al dormitorio della NYU è un ambiente festoso, e ha prezzi modici. A Dan non dispiace passare le sue serate libere lì, con i suoi nuovi amici universitari.

Per lo meno è un ambiente diverso da quello che ha frequentato fin dai tempi del liceo, meno brillante e più rumoroso, senz'altro...ma lontano dalle logiche dell'UES si poteva respirare con più tranquillità, senza contare – e questa era una delle cose per cui più si sentiva grato a quel posto – che lì non vi avrebbe mai incontrato elementi come Bla...Oh mio Dio...

Blair Waldorf è lì – dall'altra parte della sala, da sola – intenta a litigare con il barista:
–...un vero Cosmopolitan è fatto con gin, non vodka...si tratta – cerca ispirazione in un gesto armonioso delle mani  di tradizioni! Il rispetto delle convenzioni, come di qualsiasi gerarchia sociale è assolutamente indispensabile per...
– Waldorf, cosa stai blaterando? – Dan si rivolge poi al barista – Per me un gin tonic, grazie...
Il barista coglie la palla al balzo per allontanarsi alla svelta, andando a sussurrare ad un cameriere più giovane – Lo vedi quel tavolo? È tuo! Quella è un'isterica...

Dan si siede, fingendo di non aver notato l'espressione infastidita di Blair, che non smette di guardarlo accigliata nemmeno mentre afferra tra le mani il bicchiere e inizia a bere a ritmo sostenuto.
– Cosa vuoi, Humphrey?
– Sono sinceramente curioso, a dire il vero: cosa ci fai qui, senza le tue tirapiedi intorno?
– Non riuscivo a dormire...
– Andiamo Blair, ti conosco! Non saresti in un posto simile nemmeno se fosse l'unico bunker nel raggio di chilometri durante un bombardamento nucleare...cosa stai arch...
– Prima di tutto – lo interrompe lei – spero che tu non vada in giro vantandoti di conoscermi perché noi non ci conosciamo. Siamo solo due estranei costretti a rivolgersi la parola per colpa dei pessimi gusti in fatto di uomini della mia migliore amica, e nella sfortunata circostanza che è stata studiare nello stesso liceo...ma ora che hai finalmente dimostrato che l'acqua trova sempre il suo livello, frequentando gente come Georgina Sparks, e le superiori sono terminate...possiamo lasciarci queste disfunzioni dell'universo alle spalle. 
In effetti, Humphrey, ti suggerisco di riprenderti la tua giacca, alzarti da quella sedia immediatamente e tornare al tuo gruppo di amici decerebrati che si interrogheranno sulla tua assenza tra un discorso sui giochi di ruolo on line e uno sull'importanza della rotazione triennale nella vita campestre. Non preoccuparti, indicherò io al cameriere il tavolo dove recapitare il tuo drink.

Detto questo riprende a tirar su con la cannuccia.
Il ragazzo è ancora del suo parere, ma ne conviene sia meglio lasciar perdere – Passa una buona serata!
Lei gli concede un sorriso di circostanza.

Nel frattempo il nuovo cameriere le si avvicina, con un pessimo gin tonic sul vassoio. La moretta non gli rivolge la parola, ma indica un tavolo dall'altra parte della sala. Il giovanotto capisce al volo che è lì che deve portare l'ordinazione, tuttavia indugia davanti all'esile figura impegnata a tracannare il suo drink. Non gli sembra poi un'isterica, magari un po' sola...e un po' incazzata con il mondo. Bella è bella, e c'è qualcosa di distante e avvolgente nel suo modo di muoversi, e di guardarsi intorno.
– Una fanciulla delicata come lei non dovrebbe buttare giù tutto quel gin così. Se la colpa è di quel ragazzo – chiarisce, accennando con il capo in direzione di Dan – non si dia pena, chiunque sia è chiaro che è un coglione...

Blair lo fissa attonita, inorridita da tanta invadenza e mancanza di intuito. Quello, ingenuo, non coglie il segnale e continua – Posso invitarla da qualche parte dopo?

La fanciulla delicata maledice il momento in cui ha messo piede in quel postaccio (poco dopo – a onor di cronaca – il giovane lavoratore nutrirà simili emozioni verso quello in cui non ha ascoltato le parole del suo più esperto collega...) e replica – Oh. È come se nella mia testa fosse partita l'intera discografia dei Cure...tutte le canzoni contemporaneamente, e suonate da un milione di campane stonate! Invece di fissarmi come fossi un doppio cheesburger con cipolla o qualsiasi cosa uno del tuo calibro possa trovare vagamente attraente, sii così gentile da farmi avere l'unica cosa che voglio da te: quello che ti ho ordinato!

Dan dalla sua postazione può godersi la scena: non capta l'audio, ma nell'espressione confusa e umiliata del ragazzo riconosce la firma dell'ape regina della Costance. Qualcosa che si potrà raccontare ai propri nipoti, un giorno. 
Capisce che Blair sta dando il meglio di sé stasera. E per il meglio intende il peggio. Non riesce a trattenere un sogghigno. 
 Molto gentile. – dice al giovanotto che ora gli sta allungando la consumazione – Perdonala, ha avuto una giornata difficile... – sospira – Lascia perdere, in realtà per lei è...sempre così.
Gli allunga dieci dollari, aggiungendo – Questi sono per i suoi modi...e per evitare che qualcuno la butti fuori entro la fine della serata, forse?

– Non sono sicuro che basteranno  sentenzia quello.

***

Alle due di notte Dan Humphrey e Blair Waldorf hanno bevuto rispettivamente: tre gin tonic, una birra e un mohito- e due cosmopolitan, una tequila sunrise, tre tequila boom boom e un numero imprecisabile di cicchetti di sale, tequila e limone. E si sono persi totalmente di vista, dimenticandosi del loro fugace, infelice incontro.

***

A Dan riaffiora il ricordo della presenza dell'ex compagna di liceo solo nel momento in cui diventa impossibile ignorarla: in piedi sul bancone centrale, una principessa ben vestita e visibilmente ubriaca, è intenta a dimenarsi in maniera che ha ben poco di regale.

Quella principessa altri non è che l'irreprensibile snob sua nemesi, la stronza dagli occhi da cerbiatto, distillato di vendette, punizioni e complotti, B. la Regina.

In condizioni normali, Dan capirebbe subito che quella è la sua unica occasione di battere la signora indiscussa dei ricatti con le sue stesse armi, semplicemente registrando un video. 
Fortunatamente per lei, è abbastanza ubriaco anche lui da limitarsi a ridere. Una volta deciso di aver visto abbastanza – ancora dieci secondi, poi prometto di fare la cosa giusta si avvicina alla ragazza.

– Entusiasmante, adesso vieni giù però...vent'anni di frustrazioni represse sono troppe da sfogare tutte in una notte  le dice porgendole la mano.
–Humphrey tuuu...sei proprio noioso! – annuisce lei afferrandola e saltando giù pesantementente – Urgh, queste mani hanno toccato il Dio-sa-cosa di Georgina, credo che..
– Io e Georgina ci siamo lasciati...
 E sono felice che almeno tu abbia qualcosa da festeggiare stasera, ma risparmiami la tua triste storia, e perdonami se, ora che sei sorprendentemente single, spero vivamente che non dovrò ancora vederti scodinzolare da Serena, ne ho abbastanza della tua presenza... ovunque.

È un attimo: 
–Tu... sei gelosa! Tu la vorresti una storia d'amore come quella che abbiamo avuto io e Serena!
– E quale ruolo dovrei voler ricoprire? Quello del cuore puro dei quartieri bassi che baratta continuamente la sua dignità per qualche moina ben giocata, o quello dell'intoccabile bionda dei quartieri alti, perennemente in cerca di qualcuno dall'armatura scintillante che la salvi? No grazie, ma Billy Joel non è mai stato tra le mie preferenze musicali...

– Oh no, perdonami. Dimenticavo chi avevo di fronte. Tu e Psycho, dopo il matrimonio, passerete la vita a giocare ad Eyes Wide Shut? Perché vorrei proprio saperlo, cosa si provi a vivere in un film di Kubrick...

Un attimo e, in men che non si dica, Blair è fuori di sé – lo prende per il bavero e lo scuote: 
– Tu, Lancillotto dei miei coglioni, allora dillo che la tua vera ragione di vita è rovinare la mia! Ho passato una notte in questo postaccio, ho speso la metà di quello che tuo padre guadagna in un mese per togliermi i pensieri di dosso, ho...ballato su un tavolo e flirtato con qualsiasi cosa respirasse, e in un momento, mi hai fatto ritornare al punto di partenza! Daniel Humphrey, io ti odio!
– Blair, non capisco qual è il punto...hai litigato con Chuck? Vi siete lasciati? Beh, se proprio vuoi saperlo è durata già tanto...insomma, lui è Chuck, sarà sempre Chuck. Cosa ci hai perso, in fondo?
– Noi...non ci siamo lasciati! E tu non hai il diritto di...senti. Sono veramente stanca di parlare. Sono stanca di averti davanti. E sono stanca di stare qui. Questi sono i miei veri problemi adesso, e li risolverò tutti semplicemente uscendo da quella porta. Stammi bene.

Blair raccoglie la sua pochette e barcolla fino all'uscita.

In un momento di lucidità, Dan si rende conto che sì, quella vipera non aveva fatto altro che sputare veleno su di lui e i suoi tentativi di farla sentire meno sola, ma lui senz'altro aveva forzato un po' troppo la mano. È questo il brutto di Blair – pensa – quando credi che abbia superato il limite e decidi di renderle pan per focaccia, sfodera quell'aria innocente e ferita, una fragilità inaspettata che ti fa sentire irrimediabilmente un idiota.

 Blair, aspetta un attimo!  la raggiunge il ragazzo. La brunetta non si volta, ma per lo meno arresta la sua camminata. – Sono ubriaco, ma riconosco di aver esagerato. Dammi almeno il modo di rimediare.

La ragazza riprende a muoversi, il ragazzo a seguirla.

– Blair! Andiamo, fermati! Stai...stai piangendo? Dannazione, la vuoi smettere di camminare?

Prima che possa rendersene conto, Dan sta correndo, e dopo aver accorciato la distanza, le afferra un braccio, facendola voltare con forza di fronte a sé. Deve aver calcolato male le distanze, o lei deve aver barcollato un po' nell'eseguire quella goffa giravolta, perché improvvisamente se la ritrova troppo vicina al suo viso. Entrambi fanno un impercettibile salto all'indietro, ipotizzando che se lo avessero fatto abbastanza in fretta, quel momento sarebbe stato troppo breve per essere accaduto realmente.

– Non sto piangendo. Ma anche se fosse così, tu non c'entri. Non c'è modo in cui tu possa cambiare il mio umore, nel bene o nel male, quindi considerati esonerato da qualsiasi responsabilità! Te lo devo ripetere ancora a lungo?
– No, io...ascolta, sistemiamo questa serata, d'accordo? Troviamo un altro posto e fatti offrire qualcosa...
– Io, te e una bottiglia di whisky...oh, adesso sì che prende una piega entusiasmante!

Ricomincia col sarcasmo adesso. 
Ma che cosa stava pensando? È chiaro che il fatto che si senta libera fare la gradassa con il mondo – per poi sentirsi offesa da qualsiasi osservazione sulle sue patetiche debolezze le venga fatta – non è altro che una conferma di quanto sia immatura, capricciosa e viziata. Altro che fragilità.

– Beh, qualsiasi cosa abbia detto mi dispiace. Riesci a tirar fuori sempre il peggio di me – sta per insinuare che lei tiri fuori il peggio da tutti, ma si trattiene – e volevo solo fare la cosa giusta. Pensavo che la compagnia di uno sfigato fosse sempre meglio che nessuna compagnia in certe serate, ma facciamo così: facciamo che questa giornata è finita ore e ore fa, tutto questo non è mai successo, e che tutto riprenderà domani mattina regolarmente.

Le porge la mano, confidando in un armistizio.
Lei indugia. Sembra quasi pensarci su. 
 Come ho già chiarito, non è che tu abbia giocato un ruolo nel mio malumore. E se tutto riprende domani mattina...c'è qualcos'altro che potrebbe non-succedere prima di allora? Ho bisogno di un altro drink e non voglio avere conti in sospeso con Brooklyn, nemmeno se sono io la creditrice.

Povero ragazzo solitario, appena chiuso il capitolo con Georgina ecco che si ritrova già ad essere il giocattolino usa e getta di Blair Waldorf.

Tira un sospiro.

***

La musica nel locale è abbastanza forte, questo potrebbe giocare a favore di Dan nel momento in cui la sua accompagnatrice inizierà a parlare del suo fidanzato, in quel caso lui semplicemente fingerà di ascoltarla annuendo ritmicamente con la testa, mentre lei sarà troppo concitata per accorgersi della sua recita.
Non ha molta voglia di bere, ma la ragazza fa un'ordinazione e lui è deciso a rimanere l'uomo della situazione, anche se la frase che ne esce non suona poi così virile: Prendo quello che ha preso lei.
Blair ride senza cattiveria, seguita dal ragazzo solitario. 
Non discutono di niente di importante: alcuni vecchi film, qualche libro, ogni tanto si sorprendono a scoprire che l'altro conosca qualcosa che solo loro pensavano di aver apprezzato, altre volte si rassicurano nel notare di avere opinioni divergenti e inconciliabili.
Dan si stupisce nel pensare che – per qualcuno che non la conosca abbastanza, sia chiaro – Blair potrebbe addirittura sembrare gradevole questa sera. 
I loro sguardi si incrociano una sola volta, ma li rifuggono con la fretta necessaria da poter catalogare anche quel momento tra quelli mai verificatisi durante una giornata conclusa ormai parecchie ore prima. 
 Non che ci voglia molto, ma sei davvero più divertente quando bevi! 
 E tu più stronzo...

Dal momento che, nonostante l'ora tarda, il locale sembra ancora pieno di talenti incompresi in attesa di latrare qualche vecchia canzone, si vedono costretti a spingersi sempre più vicini per poter sentire le parole dell'altro, ma sono troppo concitati per accorgersene almeno fino alla prima vera pausa del discorso. Che arriva quando Blair ha appena decretato T.S. Eliot come uno degli autori più sopravvalutati di tutti i tempi, e Dan non è sicuro di poter rivolgerle ancora la parola.

Nota che la ragazza non ha ancora nominato Chuck e, nonostante ne sia sollevato, una vocina dentro di lui ripete sai che devi chiederglielo, anche se probabilmente te ne pentirai. L'hai accompagnata per questo, vero?
– Okay. Ascolta bene perché non lo ripeterò una seconda volta, tanto meno in pubblico... ti devo delle scuse.
 
Dan Humphrey si scusa. Per la seconda volta nell'arco di un unico giorno. Lascia che inserisca questa data nella lista delle ricorrenze annuali di cui non me ne frega niente, d'ora in poi!
– So che avete avuto dei problemi, tu e Chuck, e che è stata Georgina a crearveli. Ho... ho rotto con lei perché non era la persona che credevo...
–Ammettilo e basta. Avevo ragione! Georgina era una stronza che voleva solo usarti per arrivare a me...proprio come ho ragione nel dirti che sei la persona con il peggiore intuito che io conosca...anni e anni passati a giudicare il mondo e continui ad avere la percezione sbagliata di tutto quello che ti sta intorno!
Dan fa una smorfia – Vorrei spendere un minuto riguardo al fatto che hai appena asserito di conoscermi, immagino che ora questo giorno avrà motivo di essere anche sul mio, di calendario...
 
...Se non fosse per quella piccola clausola che avevamo concordato, quella per cui tra poche ore io non avrò mai detto niente di simile...passa al punto successivo...
– La sola differenza tra il mio giudicare e il tuo etichettare, è che i tuoi criteri hanno un'etica opinabile!

Blair si chiede come siano passati dallo stare ai lati opposti di una sala, allo stare fianco a fianco sullo stesso divanetto a discutere di conoscenza e somiglianze.

 Si è fatto tardi, Humphrey! Vorrei dirti che è stato un piacere passare una serata in tua compagnia, ma nemmeno io riuscirei a rendere credibile una bugia così lampante. Devo andare, prima che la carrozza si trasformi in zucca, io perda la scarpetta e mi ritrovi intrappolata nella peggiore favola di tutti i tempi: quella in cui il principe azzurro vive in un loft e non ha una cabina armadio. 
Ci pensa su – Effettivamente potresti addirittura avere realmente un cavallo bianco...

– Ti accompagno, sono abbastanza sicuro che se ti succedesse qualcosa – e per qualcosa intendo anche solo un'unghia rotta – troveresti il modo di affibbiarmene totalmente la colpa.

Se Chuck scoprisse di quella serata ne sarebbe furioso. E del resto, come può essere sicura che Dan non avrebbe mai quella notte contro di lei? Fa sempre l'ingenuo ed il santerellino, ma di sicuro non è uno stupido. Forse si è sbilanciata un po' troppo nel farsi vedere in quello stato, eppure è stato lui ad insistere nello starle accanto...che poi, perché mai Daniel Humphrey avrebbe avuto interesse nel passare una serata con lei, se non stesse confabulando qualcosa?
L'effetto dell'alcool è passato di colpo, e si rende conto della verità: l'insider la sta usando per qualche motivo. Ora deve solo scoprirlo.
 Perché no?  sorride con aria di sfida.

Dolcezza, non c'è modo che tu possa battermi a questo gioco: questo gioco l'ho inventato io, povero illuso.

***

Lungo la strada del ritorno, Dan avverte che qualcosa è cambiato, ma è troppo impegnato a mantenersi dritto per accertarsi di cosa sia. Blair non la smette di parlare, ma non riesce a rimanere concentrato su cosa dica, sente solo che il suo tono è ritornato quello di sempre.

Grandioso, adesso anche lei regge l'alcool più di me.

La frustrazione di Blair aumenta nel momento in cui non riesce ad ottenere le risposte che vorrebbe. O meglio, non riesce ad ottenere alcun tipo di risposta, dato che il suo interlocutore ha assunto in tutto e per tutto sembianze e livello cerebrale di uno zombie.

È chiaro che stia fingendo...mi sto avvicinando a smascherarlo, quindi sta adottando la tattica del sono-troppo-ubriaco-per-parlare.

– Potresti prestarmi il cellulare? Devo assolutamente mandare un messaggio a Dorota.
Inizia a frugare ovunque, senza nemmeno alzare gli occhi per guardare la strada: nella mail, nell'archivio, nella galleria, tra i file della memoria interna e quelli della memoria esterna in cerca di un messaggio, una foto, un video o una registrazione audio...una prova qualsiasi in grado di incastrarlo. 
Dan sbuffa – Waldorf, siamo arrivati. Ne hai ancora per molto?
Qualsiasi cosa cerchi non è su quel cellulare. 
Ma non sembra intenzionata ad arrendersi Vuoi salire da me?

Il ragazzo la guarda incredulo. Ovvio che in questo momento voglia solo un'aspirina e un letto caldo – no, non un letto caldo...il suo letto caldo. Di certo non quello di Blair.Perché di colpo la ragazza ritiene che questa serata contraria a qualsiasi legge naturale di convivenza tra specie non sia durata abbastanza? 
Perché non riesce a mantenere la stessa idea per più di tre minuti? Come dirglielo, che voglio solo tornarmene nella mia stanza?

Quando finalmente realizza che non si tratta poi di un gran problema, dal momento che è probabile che la Waldorf l'abbia detto per pura formalità – l'avrà trovato scritto su qualche codice di buon'educazione di chissà quale galateo principesco d'altra epoca – e che stia sperando anche lei in un cortese declino dell'invito, si appresta a scegliere uno a caso tra i mille motivi plausibili e risposte sensate che gli saltano in mente per filarsela il prima possibile, ma ecco che la sua testa riprende nuovamente a girare, in balia dei troppi drink bevuti, e così, prima che se ne renda conto, l'unica cosa che si trova a dire è  Certo.

***

Dan, imbarazzato, siede su quello che fino al giorno prima era il letto di Georgina.
È quello il momento in cui si rende conto a pieno dell'assurdità della situazione – Credo...credo di non sentirmi bene – ammette – sarà meglio che vada...

Mentre questo è quello in cui Blair raggiunge il limite dell'esasperazione: 
– Tu non vai da nessuna parte! – si alza di scatto – Non finché non mi avrai spiegato il vero motivo per cui hai fatto tutto questo!
–Eh? Questo...cosa? Il vero motivo di cosa?

La ragazza ora osserva il volto di chi ha di fronte: è abbastanza pallido, con due occhiaie profonde, sembra che stia facendo uno sforzo sovrumano per non collassare e rimanere concentrato su di lei...è un'immagine disgustosa, questo di sicuro, ma non sembra fingere.
Il ragazzo a fatica riaccende un neurone, e inizia a collegare tra loro le ultime azioni: lei che accetta di essere accompagnata a casa, smanetta a lungo con il suo cellulare, gli chiede di salire e...fa quelle insinuazioni. Solo due possono essere i motivi che avrebbero spinto l'ape regina a comportarsi in quel modo: o sta mettendo in atto una vendetta personale – per chissà quale motivo – ai suoi danni, o crede che lo stia facendo lui.
In ogni caso vorrebbe solo dileguarsi, uscire dalla camera di quella paranoica psicopatica, prima che la situazione possa degenerare nell'esperienza peggiore della sua vita, tuttavia viene ostacolato da una primaria impellenza fisica – Blair, non so cosa tu abbia fatto o cosa pensi che io stia facendo, ma adesso ti pentirai di non avermi fatto andare via prima!

Sono le sue ultime parole, prima di chiudersi in bagno e piegarsi sulla tavoletta del cesso in maniera molto poco signorile.
Quando apre la porta, la ragazza è di fronte a lui con un asciugamano ed uno spazzolino in mano. Non dice niente.

Dan la guarda in faccia il tempo necessario di prenderli entrambi, e apre il rubinetto. Con lo spazzolino tra i denti bofonchia – Tu sei una pazza. Vedi complotti ovunque, come puoi vivere così?
Blair, lei non sa bene perché, ma in quel momento sta quasi piangendo. Nell'aprirgli la porta ancor prima che lui si avvicini all'uscita, dice solo – Sta albeggiando, devi andartene. 

*TBC

***
Angolo dell'autore (o così dicono):

Piccola, piccolissima nota introduttiva alla storia_
Questa storia si chiama A BlastLand Fairytale (Una favola della Terra delle Soffiate), per via della canzone dei Killers - A DustLand Fairytale. Perché sì, ditemi quello che volete ma per me se i the Killers guardassero Gossip Girl (the killers, non fatelo!), avrebbero tifato anche loro per Dan&Blair, e la prova sono i loro testi. Ecco, l'ho detto.
Il sottotitolo è Se una notte d'Inferno un Sognatore dal romanzo di Italo Calvino, ma semplicemente perché il modo in cui inizia tutto è in una notte al termine di una brutta giornata, e perché Dan -ammettiamolo- ci piace perché è un sognatore.
_Fine della nota introduttiva.

1. Incubo di una notte di mezza estate - titolo estrapolato da A Midsummernight's dream, ossia Sogno di una notte di mezza estate, di William Shakespeare.

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Capitolo 2
*** Crimes and Misdirections. ***


02

02. Crimes and Misdirections. [1]

But she knows she has a curse on her,
a curse she cannot win.
For if someone gets
too close to her,
the pins stick farther in.

[Voodoo Girl – Tim Burton]



Dan e Blair non hanno avuto modo di parlarsi per un po'. Diciamo pure che hanno evitato con cura ogni singola interazione.

Non che sia successo niente di che in fondo – si dice Dan – avevamo bevuto, e abbiamo finito con il litigare... non è poi così diverso da quello che facciamo sempre.

Se l'abbiamo portata per le lunghe – pensa Blair – è stato solo per l'alcool, e perché avevamo bisogno entrambi di prendercela con qualcuno dopo la giornata infernale che avevamo passato.

Il pomeriggio prima Chuck è andato a trovarla per la prima volta dopo una settimana in cui è stato molto impegnato nel progetto del nuovo hotel che ha acquistato. L'ultima volta che si erano visti avevano avuto una discussione, ma l'avevano risolta prima di salutarsi.

Era iniziato tutto perché entrambi volevano la stessa foto ad un'asta. A lui serviva per sigillare un contratto, a lei per entrare in un prestigioso club.
Alla fine se l'era aggiudicata Serena, che l'aveva acquistata al solo scopo di farli smettere di litigare. Una volta calmatesi le acque, l'aveva data a Blair, perché era la sua migliore amica, ma non prima di raccomandarle di pensare bene cosa farne.

Dopo essersi interrogata per un po', Blair aveva deciso di cederla al suo ragazzo.
Se è questo che serve per farti avere fiducia in te stesso... – aveva sorriso e l'aveva baciato.
Anche Chuck aveva ricambiato sorriso e bacio.
La ragazza si aspettava non sa bene cosa, forse solo qualche segno di incertezza in più prima che l'accettasse, o una soluzione per poterla utilizzare entrambi, ma Chuck non aveva fatto niente di tutto questo. Grazie, aveva detto. Come se sapesse che l'avrebbe fatto. Come se fosse giusto così.
Non si era posto il problema di come Blair avrebbe perseguito il suo obiettivo Non hai bisogno di entrare in quel club, non hai bisogno di loro – così aveva concluso la faccenda.

(Faccenda che alla fine non si era rivelata altro che un piano di Georgina per metterli l'uno contro l'altro: quella foto, in realtà, non era stata richiesta da nessuno e non sarebbe servita a niente.) [2]

Non rimaneva altro che appenderla da qualche parte in ricordo di quella giornata in cui avevano rischiato di litigare, ma alla fine il loro amore era prevalso sulle loro aspirazioni, così aveva detto Chuck. Lo trovava divertente.

Blair si sentiva stupida a pensarlo, ma non poteva farne a meno: da qualche parte sentiva la sgradevole sensazione di essere l'elemento debole, di non essere presa in considerazione, di sentirsi un gradino sotto Chuck Bass, che l'avrebbe amata e rispettata finché gliele avesse lasciate vinte. Certo che l'accordo di una partnership vantaggiosa è più importante dell'ingresso in un club, ma qui non si trattava di fare una gerarchia delle aspirazioni: era la volontà di affermarsi di uno contro quella dell'altra, cosa importava quale obiettivo fosse più remunerativo?
Alla fine lui aveva comunque deciso di acquistare la struttura per conto suo, e lei aveva seppellito le sue sensazioni spregevoli da qualche parte.
– Ho acquistato l'intero hotel, so che è la cosa giusta perché tu credi in me.
Avevano festeggiato con dello champagne. Lei era felice.

Non è come aver perso, si era obbligata a dirsi, non vuol dire niente: essere una brava fidanzata vuol dire saper cedere delle volte. Lui lo sa, e questo è il suo modo di essermene riconoscente.

La sera stessa, però, tornando al dormitorio, dopo una forte euforia per aver realizzato che Georgina aveva finalmente lasciato la camera, era tornata a pensarci. Ragion per cui aveva deciso di uscire, aveva incontrato Dan e blablabla.

Quando lei gliel'aveva data vinta, lui l'aveva riconosciuto ed apprezzato. Quando lui non aveva avuto il tempo di farsi vedere per una settimana, lei aveva trascorso una serata con Dan. Fine della storia.

What goes around, comes around. [3]

Non è un problema.
Adesso che in qualche modo sente di aver pareggiato i conti, non ha nessun astio né senso di colpa nel trovarsi di fronte all'uomo che ama, e baciarlo appassionatamente.
– Bass, finalmente mostri la tua faccia!
Lo prende per mano, conducendolo dentro, e chiude la porta.
Dall'altra parte del muro, nel corridoio, Vanessa osserva la breve scena e scuote la testa.

– Quei due mi danno la nausea! – ride.
Humphrey non ride. Già – dice. E basta.

***

Oggi è lui ad essere seduto da solo.
È alla caffetteria, tazza di caffè in una mano, giornale nell'altra. Blair gli si presenta di fronte con disinvoltura – Volevo farti sapere che le cose tra me e Chuck vanno magnificamente.

Nonostante le apparenze, il ragazzo solitario è piuttosto impegnato. È questo quello di cui deve convincerla per evitarsi una conversazione imbarazzante.

– Non ho idea del perché me lo stia dicendo, ma non dovresti essere alle prese con quel corso, quello che abbiamo frequentato insieme, Letteratura ebraica europea di primo novecento? Il test è tra cinque ore, e devo ancora capire se il materiale in biblioteca è disponibile...
Blair prende il suo tempo per riflettere: Dan sembra a suo agio, che la sbornia abbia cancellato dalla sua testa qualsiasi ricordo?

– Certo, io...ci ho lavorato. – per quanto sgradevole, deve saperlo – Sicuramente più di te, che avrai passato la tua settimana a letto, dopo lo spettacolo indecoroso che hai dato al pub qualche sera fa... ammesso che la tua memoria abbia registrato qualcosa di quella sera...
Dan sorride dietro le pagine del giornale. Ora sa che anche lei non vuole ricordare quello che è accaduto, e il suo approccio è solo un tentativo di chiudere l'episodio salvando la faccia.
– Ero veramente sbronzo... ora che ci penso è vero, c'eri anche tu. Hai fatto una scenata terribile a quel povero cameriere, ma dopo ci siamo...persi di vista. Sei tornata a casa sana e salva, vedo.

Sia ringraziato il Cielo, non ricorda niente!
– Anche tu... nonostante i presupposti...

Sia ringraziato il Cielo, l'ha bevuta!
– Già, dovrai impegnarti a gufare di più in futuro.

Blair si allontana soddisfatta. Ora può finalmente entrare in modalità zen per prepararsi ad affrontare al meglio il suo test.
Naturalmente non nutre nessun interesse nei suoi confronti. Né sente alcun bisogno di redimere la sua naturale tendenza a sprecare qualsiasi forma di talento qualcuno abbia la spiacevole accortezza di notare in lui, correndo dietro alle prime gambe lunghe che incontra. Ma. Perché Dan Humphrey cinque ore prima di un test non ha ancora aperto libro? È davvero così cretino?

Senza che nessun possibile collegamento sia scattato nella sua testa, Blair decide di dare il suo ultimo ripasso nella biblioteca comune.

Lei è già lì, quando lui entra nella sala con la sua tracolla e la sua aria disperata. Lo scruta senza farsi vedere, nascosta dietro uno scaffale.
Il ragazzo si mette a cercare i volumi con aria frenetica, apre un notes alla prima pagina e inizia a scarabocchiarci qualcosa con andamento incerto. Sottolinea, evidenzia, appunta, ma dopo poco si arrende scoraggiato.
Sospira mentre scorre avanti ed indietro le pagine del libro, probabilmente sperando in qualche tecnica d'apprendimento per osmosi.

Naturalmente non nutre nessun interesse nei suoi confronti. Non è che soffra della sindrome da crocerossina, o simili – a meno che non si parli di Chuck, perché in quel caso l'opinione diventerebbe quantomeno discutibile. Ma. Di nuovo quel ma.

La cosa che meno al mondo Blair Waldorf vuole, è sapere perché senta in quel momento la voglia di compiere quella determinata azione. Quindi lo fa e basta.
Infila il cellulare in tasca, prende la borsa, il cappotto e i suoi quaderni, meticolosamente ordinati, pieni di appunti, saggi e spunti di riflessione e si dirige verso il destinatario della sua azione.

– È proprio una seccatura! – esordisce – Devo aver dimenticato il mio Rotonde [4] in stanza, e come posso pensare di fare del mio meglio se non posso avere la percezione esatta di quanto tempo ho per raggiungere la perfezione? Se non ti scoccia, o anche in questo caso, vorrei tenessi le mie cose mentre vado a prenderlo. E non perdere i miei quaderni: contengono tutto quello che c'è da sapere per passare brillantemente l'esame e non voglio farmeli rubare da qualche scansafatiche parassita.
Se ne va mentre sta ancora aggiungendo Non vedo perché dovremmo rovinarci la giornata rivedendoci ancora una volta prima del test...bada bene di riconsegnarmi tutto subito dopo.

Da dove è spuntata fuori? È successo tutto così in fretta, che Dan non è sicuro di aver capito bene come siano andate le cose. È possibile che stia davvero cercando di aiutarlo? Vuole chiederle una spiegazione, ma decide di non sfidare la sorte, si limita a pronunciare un grazie che ha più l'aria di essere una domanda che un'affermazione, mentre la guarda ancheggiare via.

***

Quando più tardi riconsegna tutto alla legittima proprietaria, il ragazzo non ha un'espressione molto felice – Non sono sicuro di aver fatto granché, ma erano veramente ben presi, i tuoi appunti.

Blair gli sfila di mano cappotto e borsa, indugia un attimo, si guarda intorno a controllare che nessuno abbia ascoltato la conversazione e, a scanso di equivoci, risponde – Non capisco di che parli, ma non avevo dubbi che il tuo studio sregolato e approssimativo non ti avrebbe portato da altra parte che ad un fallimento, proprio come non ho dubbi, al contrario, di aver fatto un'ottima prova. Non ricordo di averti lasciato dei quaderni... quindi di chiunque siano quelli che hai in mano, immagino che ormai siano tuoi, visto che a me non servono – in tono molto serio, conclude in un sussurro – Tra quindici giorni c'è una sessione di recupero, Humphrey. Non accetto di prestare il mio materiale solitamente, e per quanto ottusi possano essere, anche alla NYU sanno che nessuno fallisce un test con i miei appunti... capisci da te che non tollererò un altro segno di ingratitudine. Quindi – qualsiasi ormone stia assorbendo le tue cellule neuronali – distruggilo, studia, prendi un buon voto... e siamo pari.

***

Quindici giorni dopo Dan rifiuta l'invito di Vanessa ad una proiezione di documentari sull'Indonesia, per trovarsi davanti alla porta della camera 27 del dormitorio femminile. 
Se sei arrivato fin lì, tanto vale che bussi...

Blair non sembra sorpresa di vederlo.
– Ho pensato di venire a riportarteli...
Glieli prende di mano e li appoggia sulla scrivania.
– Hai fatto il tuo dovere?
– Sì, credo...credo sia andato piuttosto bene. Grazie.
– Beh, in fondo Serena non merita di passare la sua vita con un fuoricorso alcolizzato, per quanto la tua aria da bohemienne sia irrimediabilmente dettata dalle tue origini di povero periferico. Puoi andare, ora che ci siamo detti tutto.

Lui fa per uscire, ma ci ripensa e fa retromarcia. Alza un dito in aria, cercando l'ispirazione.
– Tu non sei una stronza – afferma – Fai di tutto per esserlo, ma non lo sei.

Lei sorride sdegnata, alzando l'ennesimo muro. 
– Pensala come vuoi, basta che lo fai fuori da qui.

Ma Dan si muove in direzione opposta all'uscita, dritto verso l'inquilina di quella camera, che adesso sembra iniziare ad agitarsi.

–Nate, Marcus, Carter, anche Chuck... tutta la tua vita è costellata di figure che non hanno fatto altro che pugnalarti alle spalle quando ti fidavi di loro, e facendo passare te per la cattiva, per giunta... – Blair darebbe qualsiasi cosa per farlo smettere di parlare in quel momento, gli intima di andarsene, ma nemmeno la sente – E prima di loro tua madre, la tua migliore amica...tutti quelli che si suppone avrebbero dovuto volerti bene e proteggerti, prima o poi ti hanno deluso... anche tuo padre se n'è andato. – no, decisamente quell'odioso arrogante ragazzino non aveva nessun diritto di analizzare lei e la sua vita, e di trarne le conclusioni che gli parevano – Non so chi tu sia in realtà, ma so perché mi odi, finalmente. Sai benissimo che quello che io ho fatto per Serena non lo farebbero Chuck, Nate e gli altri, semplicemente perché non è quello che fa la gente come loro. È quello che fa la gente come noi. Come me. E anche come te. Mi sbagliavo, non è gelosia la tua, è rabbia. Nel vedere le tue debolezze in me.

– Hai le visioni, Humphrey...evidentemente tutta quella letteratura infarcita di buoni sentimenti ti ha dato alla testa! Hai letto i miei appunti, non vuol dire che ora tu sia in grado di leggermi nella testa. Questa è l'UES, qualsiasi meccanismo al suo interno è molto più complicato di quanto tu potrai mai essere in grado di capire.

Dan non credeva che in vita sua avrebbe mai detto una cosa simile: – Tu. Sei diversa – ne è così sorpreso che lo dice con un minimo di esitazione.

Per un secondo, Blair pensa di poter avere di nuovo la situazione in pugno.
– No, Ragazzo Solitario, io sono come loro. Non so cosa tu stia cercando qui, ma ti assicuro che tutto quello che hai detto è una pazzia. Hai già pagato le spese per i miei complotti, non ho bisogno di dimostrarti niente.

Per quel secondo, Dan pensa che abbia ragione.

In fondo, gli aveva solo prestato degli appunti. E Nate e Serena erano dei bravi ragazzi, avranno commesso i loro errori, ma forse solo in reazione a comportamenti di Blair. Forse è vero, forse sono tutti stronzi. 
In fondo qual è la differenza tra loro? 
Nate aveva tradito Blair con Serena, Blair lo aveva praticamente tradito con Chuck, che l'aveva tradita con un milione di donne.
Si lasciavano, si prendevano, si scambiavano di coppie, ma alla fine stavano sempre tra di loro perché la triste verità era che nessuno poteva ambire ad una persona onesta. Si meritavano quelli che avevano intorno. Non facevano altro che mancarsi di rispetto, e rubarsi l'oggetto del desiderio a vicenda era un po' come prendere in prestito l'accessorio del momento.
Persino Nate, persino Serena.

Nate e Serena.

È lì che gli scatta qualcosa, che trova l'anomalia nel sistema:
– Tu... tu non hai mai provato a sedurmi!
– Che... che razza di ragionamento malato sta portando avanti la tua testa? Ti senti almeno quando parli? Perché mai avrei dovuto...
– Perché è questo che fate tu e Serena. Per ripicca. Se lei ti porta via qualcosa, tu la porti via a lei...e viceversa – lo dice con un tono di rammarico – e lei ti aveva portato via Nate, ma tu non hai mai pensato, nemmeno per un secondo, di fare lo stesso...
– Oh, allora immagino di dover ringraziare la tua straordinaria assenza di appeal per avermi reso l'amica dell'anno...
– E ogni volta che abbiamo una conversazione non riesci a non nominarla, a non ricordarmi quanto le sia stato legato, o quanto sia destinato a lei...non, non sto dicendo che tu sia innamorata di me, solo che noto la premura con cui metti le distanze...
– Perché sei di Brooklyn!
– Perché sono di Serena!
– Perché non ti sopporto!

– Ah sì? Tutto qui quello che sai fare? ...perché hai afferrato la mia mano – quella sera – per scendere dal bancone, se non mi sopporti? Perché hai accettato di bere qualcosa con me? Se è vero che non nutri alcuna stima nei miei confronti, perché hai pensato che l'unica ragione che potessi avere per starti accanto tutta la notte dovesse essere un ricatto? Perché mi hai prestato i tuoi quaderni, Blair? Sicuramente non sono il tuo tipo, ma l'hai detto tu - sempre quella sera - di aver flirtato con chiunque...tranne che con me. Eppure sono abbastanza certo di non aver niente da invidiare al pancione che ti accarezzava i capelli mentre ti succhiavi il succo di limone dalle dita.

Quel bastardo! Allora per tutto questo tempo se ne ricordava! Non...non può averla vinta. Non può uscire da quella stanza con la convinzione...

Dan ha quasi l'impressione che voglia ucciderlo. Si lancia verso la porta, chiudendola con uno scatto. Poi si lancia verso di lui: gli è di fronte e con una mano gli tira i capelli, costringendolo ad abbassare la testa, mentre con l'altra, premuta contro il petto, lo spinge verso il letto.

– Io non sono come te, io sono come loro! – gli urla.

Dan Humphrey, sulle prime, non è sicuro se si tratti di un tentativo di stupro.
È sicuro di essere lì, steso sul letto di quella nevrotica, in una posizione piuttosto innaturale, con la piccola fiera sopra di lui, che gli sbraita insulti irripetibili a due centimetri dalle labbra. 
Dovrebbe provare fastidio, no? Sarà per questo che chiude gli occhi.

– È un bacio che ti serve, per convincertene?
Deve trattarsi di una questione di millimetri tra il suo viso e quello della ragazza, perché quando pronuncia alcune parole, gli sfiora il labbro inferiore con il labbro superiore.

Dan sente le sue stesse mani scivolarle lungo i fianchi, inizia a sincronizzare il respiro con il suo. Succede in un attimo.

***

Succede in un attimo: di colpo lei si tira su, lasciandolo lì a fare la figura dell'idiota.
– Beh, mi dispiace per te, ma come ti ho già detto, non è compito mio convincerti...
Mentre lo dice rimane ad occhi bassi. Si volta. Riapre la porta, ma stavolta è lei ad uscire.
Passerà molto più tempo che un paio di settimane prima che abbiano il coraggio di ristabilire un contatto.

***

Invece quella sera stessa Blair è già da Chuck. Il fidanzato la sente particolarmente silenziosa, e, dopo aver provato invano a strapparle qualche parola di bocca, o almeno farla ridere un po', si limita ad accarezzarle la testa, soffiarle nell'orecchio e apprestarsi ad ogni tipo di preliminare che rientri tra i favoriti della ragazza.

Quando lei rompe il silenzio, lo fa con uno scopo ben preciso: Tu mi ami, Chuck?
– Certo che ti amo – la rassicura lui – era tutto qui?
Per Blair non era neanche lontanamente tutto qui.

Vorrebbe chiedergli fino a che punto. Nel senso: se rimanesse sfigurata a vita, riuscirebbe a guardarla ancora come la guarda adesso? Se si trovassero nell'arena degli Hunger Games [5], si suiciderebbe per far tornare a casa lei sana e salva? Se impazzisse, sarebbe felice di passare la sua vita con nessun'altra che con lei? Se dovesse andare via da tutto, la seguirebbe? Di colpo, Blair si sente molto stupida. 
E poi, è abituata ad accontentarsi, nonostante quello che si dice in giro. Quindi non gli chiede niente.

– Ho avuto una discussione con Dan Humphrey – si giustifica.
Chuck, fino a quel momento steso dietro di lei, si tira su per guardarla negli occhi.
– Cosa? È lui che ti ha ridotta così?
Lo sguardo di Blair rimane assente, fisso in un punto di fronte a sé. 
– No. Tutti gli altri.


*TBC

***
Angolo dell'autore (o così dicono):


1. Crimini e Sviamenti - titolo estrapolato da Crimes and Misdemeanors, ossia Crimini e Misfatti, di Woody Allen.

2. Il tentativo di mettere Chuck e Blair l'uno contro l'altra tramite la foto battuta all'asta, e il bisticcio della coppia per chi dovesse aggiudicarsela sono presenti nel telefilm stesso, episodio 3X03 - The Lost boy (Il Ragazzo Perduto)

3. Quello che va, torna - modo di dire che equivale al nostro Si raccoglie ciò che si è seminato.

4. Sarebbe il lussioso e classico orologio da polso Rotonde de Cartier.

5. Nella remota possibilità che esista ancora qualcuno che non ne sia a conoscenza, si tratta del romanzo  del 2008 di Suzanne Collins, genere fantascientifico/distopia in cui nella nazione di Panem, composta da 12 distretti, ogni anno un ragazzo e una ragazza provenienti da ciascun distretto si sfidano in una sanguinosa battaglia fino alla sopravvivenza di uno solo tra i 24 partecipanti.

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Capitolo 3
*** What to do in Case of Hire. ***


04

03. What to do in Case of Hire.[1]


Se allora fossi stato bokononista,
riflettendo sul miracoloso intrico della catena di avvenimenti
che aveva portato i soldi della dinamite a quella particolare ditta di marmisti,
avrei sussurrato: "laborioso, laborioso, laborioso".
Laborioso, laborioso, laborioso
è ciò che sussurriamo noi bokononisti
ogni volta che pensiamo a quanto è complcato e imprevedibile, in realtà,
il meccanismo della vita.
Ma allora, da cristiano, tutto quello che riuscii a dire fu:
"La vita è proprio buffa certe volte."
"E certe volte no" disse Marvin Breed.

[Ghiaccio-nove – Kurt Vonnegut]


L'ora è tarda, e da tempo Blair Waldorf si è trasferita dalla NYU alla Columbia, non abita più nel dormitorio poco distante da quello dell'ex collega, per cui non c'è da dubitare della perplessità di Dan nell'aprire la porta, ancora mezzo addormentato, a quel bussare insistente e frenetico, e trovarsi di fronte una moretta stravolta, sfatta, struccata, sbiadita, smagrita ed un sacco di aggettivi che hanno in comune la s iniziale e il fatto di non trasmettere nessuna sensazione piacevole.
– Blair...che... – ma le parole non vengono fuori.
– Ridimmelo.
– Che ne dici di entrare?
– No, tu ridimmelo!

Non ha idea di cosa stia parlando.

Se è venuta da me, deve essere arrivata all'ultima spiaggia e se perde l'ultima speranza, prenderà un aereo, e se ne andrà. Serena non me lo perdonerebbe mai.
Serena gliel'aveva accennato, una volta, che quella era la tattica di Blair: se l'aria si fa troppo pesante, cambia aria. Aveva imparato dai migliori. I suoi genitori.

L'ultimo scambio di battute risaliva alla volta in cui le aveva restituito gli appunti.
Non che ci fosse da stupirsi o di che biasimarli.

Ogni tanto, mentre il ragazzo scriveva su qualche panchina qualche appunto per un romanzo che non pubblicherà mai, lei gli lanciava uno sguardo distratto, solo di rado aveva indugiato qualche secondo sulla sua espressione concentrata. Di contro lui, dopo lunghe chiacchierate con Vanessa, aveva preso l'abitudine di fare il giro largo, passando – senza la minima aspettativa – davanti la sua stanza, e proprio la forza dell'abitudine l'aveva portato occasionalmente a rifarlo anche dopo il trasferimento della ragazza.

Ne deduce che può riferirsi soltanto a qualcosa detta durante quell'ultima – come chiamarla – conversazione?

Chuck...– azzarda.
–Non – lo interrompe – dire quel nome!

In un déjà vu di un'altra nottata insolitamente spesa insieme, di nuovo le afferra il braccio, prima che il cervello della ragazza possa interpretare il suo approccio sbagliato come un segno ineluttabile che le cose non si sarebbero potute risolvere in nessun modo.
– Entra. Dirò quello che vuoi.

Blair non sembra più opporre resistenza, si lascia accompagnare dentro, lascia che chiuda la porta.
È girata di spalle, ed ora Dan ha paura a dire qualsiasi cosa: se gli è stato concesso un errore, il secondo non verrebbe archiviato con tanta facilità.

Fortunatamente è lei la prima a parlare, lo fa mentre si volta.
– Se lo pensi ancora, se lo hai mai pensato...dimmi di nuovo che sono diversa. Che non sono come loro, sono come te.

Dan sorride. Blair non è mai stata una presenza costante nella sua vita, ma quelle poche volte che vi faceva capolino, sembrava arrivare, smontare le sue convinzioni una dopo l'altra, e andarsene. E così ha appena fatto anche stavolta. Che saltuariamente abbia provato dell'empatia inspiegabile per l'ape regina, il ragazzo solitario ha imparato ad accettarlo con il tempo... stavolta, però, per la prima volta non sembra neanche vergognarsene, o nasconderlo troppo.

Senza paura di pungiglioni si avvicina, prende le misure, la abbraccia.

In quella posizione le sussurra nell'orecchio – Beh, non lo so se tu sia come me. Quello che so di te è che non ti piace T. S. Eliot. E sei molto più razionale di me. Il tuo habitat è un mondo dove io non ho fatto altro che annaspare per un po'. Io sono abituato a mostrarmi per quello che sono, invece tu mostri un lato diverso tutte le volte che ti incontro, e per me è come se ti vedessi ogni volta per la prima volta. Ma sono differenze irrilevanti, T. S. Eliot a parte. Non so esattamente chi tu sia, non so se sia un bene o un male, ma...non sei come loro, non potrei mai conoscerti abbastanza poco da pensarlo.
Per un po' rimangono così, in silenzio, poi tutto sembra loro altamente improbabile e innaturale. È strano: fino a due secondi prima non ci avevano fatto caso. Blair si discosta bruscamente.

Davanti a una tazza fumante di infusi dalla dubbia provenienza – come aveva insinuato l'inaspettata ospite – il padrone di casa cerca di capire qualcosa in più della faccenda – Vuoi parlare? Senza domande, solo quello che vuoi dire.
– Non ne ho molta voglia. Ma capisco che la mia intrusione debba essere in qualche modo motivata...per il bene di entrambi, ridurrò il racconto ai minimi termini: io e Chuck ci siamo lasciati per sempre – Dan pensa che un po' melodrammatica, lo sia – Non voglio che mi trovi, e non verrebbe a cercarmi qui. Ecco tutto quello che c'è da sapere.

Il ragazzo si sente stupido ad aver pensato che fosse andata lì per lui, ma era logico: non è che lui sarebbe andato da Blair se avesse avuto un qualsiasi tipo di problema risolvibile in altro modo.

Tra un sorso e l'altro, lei con noncuranza aggiunge – Pensi che potrei restare a dormire qui, solo per stanotte?
Questo Humphrey non se l'aspettava.
In tutta onestà, lo ritene un passo in avanti eccessivo nel loro rapporto, ma – dal momento che l'ultima volta che si erano trovati da soli in una stanza, lui era disteso sul suo letto aspettando un suo bacio – non è che potesse muovere un granché di critiche, in fatto di passi in avanti.
– Ehm, suppongo di sì. Il letto è a due piazze, in fondo.
Blair lo guarda storto.
– Intendi comunque dormire sul divano, vero?
– Non so se tu te ne sia resa conto, ma non c'è un divano!
– Non sei per niente ospitale, Humphrey. Un vero gentiluomo dormirebbe per terra.
Il ragazzo alza gli occhi al cielo – E questo sarà qualcosa che potrai imputare alle mie rozze origini popolari. Vengo da Brooklyn, ricordi? Tanto per te è già molto sia stato abolito lo Ius Primae Noctis [2], no?
Ecco che lei si alza sbuffando e, senza chiedere il permesso, apre il suo armadio. Sceglie con aria di sufficienza la t-shirt più lunga che trova e sbatte la porta del bagno alle sue spalle.

Sta già molto meglio, osserva Dan.

Una volta uscita commenta – Tu azzardati a guardare qualcosa che non sia la mia faccia, e ti denuncio. – alludendo al fatto che la maglietta sia inevitabilmente troppo corta.
Humphrey se la ride sotto i baffi. Si alza dal letto per prendere posto in bagno, sfruttando la sua posizione di vantaggio canzonandola. Mentre la oltrepassa, lei corre a ficcarsi sotto le coperte, e lui – deve ammetterlo – un'unica, fugace occhiata al fondo-schiena, se la concede.

Inutile dire quanto sia imbarazzante per entrambi: cercano di mantenersi il più possibile ai margini esterni del letto, rischiando di perdere l'equilibrio più volte, nel rigirarsi. Quando finalmente il ragazzo sembra sul punto di addormentarsi, la sua concubina di una notte irrompe – Dan...
– Ma allora lo fai apposta! Hai una sveglia biologica impostata per rompermi i... – poi riflette sul fatto che l'ha appena chiamato Dan.
È sempre qualcosa di serio, quando lo chiama Dan. Si zittisce.
– Non è il massimo, poco ma sicuro...ed è così inverosimile che io abbia accettato queste condizioni che non mi sento neanche io – per quanto debba ammettere che la cosa aiuti al momento – però...insomma, grazie.
Bofonchia un prego. E asserisce di averne sentiti, di ringraziamenti migliori.

Un'idea di poco più precisa, Dan la avrebbe avuta solo dopo, quando il telefono avrebbe preso a squillare nel mezzo della notte.
Lui è ancora sveglio, perché Blair non ha smesso di agitarsi per tutto il tempo, e ad un certo punto gli sono anche arrivati un paio di calci, involontari fino a prova contraria.
Lo afferra il prima possibile, sperando di non svegliare la fanciulla che quasi sicuramente a quel punto sarebbe stata di malumore, e avrebbe dato adito ad una discussione infinita. Risponde.

Dall'altra parte, Serena gli chiede educatamente scusa per il disturbo. Dice di essere preoccupata: Blair era andata a trovarla da Nate ore prima. Aveva accennato a qualcosa di terribile che aveva fatto, ma poi, dopo che Serena s'era assentata il tempo di entrare in cucina a infilare due tazze d'acqua bollente nel microonde, Blair non c'era più. Sì, lo sa che sembra assurdo, ma pensa sia il caso di non escludere nessuna ipotesi, quindi lo chiede anche a lui – È lì con te? O avresti un'idea di dove possa essere andata?
Dan guarda il visino della ragazza, disteso sul cuscino accanto al suo, i capelli scuri arruffati che le coprono parte del volto.
– No, non ti preoccupare, capisco...ma non ho idea di dove possa essere, mi dispiace.

***

Nel dormiveglia mattutino la ragazza, abituata a passare la notte con il suo uomo, istintivamente getta un braccio con l'intento di toccare il petto del fidanzato, ma la sua mano rimbalza piano sul materasso, facendole immediatamente capire che la piazza accanto è vuota. Si tira su di colpo. Eh no, accanto a lei non c'è nessuno. Poi razionalizza.
Quello che era successo il giorno prima con Chuck, e il fatto di non trovarsi nella camera del ragazzo, né nel suo letto.

Già – rammenta a sé stessa – Dimenticavo di essere qui. Fortuna che si è già alzato.

Vorrebbe infilarsi i suoi vestiti ed andarsene, ma il pensiero di dover mettere subito il cervello in azione ed organizzare un buon piano per evitare amici e scheletri nell'armadio le appesantisce la testa, rendendole accettabile anche l'idea di potersi fermare lì nel limbo per qualche altra ora.
Le circostanze scelgono per lei nel momento in cui, mentre è ancora appollaiata sul letto, la porta si apre ed una colazione un po' arrangiata fa il suo ingresso, trasportata dal peggiore cameriere di tutti i tempi. Che è fastidiosamente di ottimo umore.
– Alla buon ora, Waldorf!
Blair risponde con un cenno assonnato. Stavo per andarmene – aggiunge.
–Lo vedo che sei quasi pronta... – la rimbecca guardandola con il pigiama ancora addosso, pigiama che poi sarebbe la sua maglietta – Dai, puoi restare a fare colazione.

Blair prende posto silenziosamente al tavolo, gambe incrociate sulla sedia.
Si guarda intorno.
– È un po' squallido – commenta.
Dan le dà ragione – Sì, è un po' anonimo qui l'ambiente. Avrei dovuto comprare almeno delle tovagliette, o dei poster ma, sai, tanto è una cosa provvisoria...
– Non è una tattica vincente, Humphrey. A vederla così, tutto è provvisorio, e tutto è una buona scusa per non sbilanciarsi mai.
Il ragazzo pensa che sarebbe un discorso calzante non solo a pareti e arredamento, ma che potrebbe adattarsi benissimo anche al resto della sua vita.
– Sì, ma me ne andrò tra pochi mesi, che senso ha fare il doppio dello sforzo, se poi devo abbandonare tutto?
Blair solleva le spalle
– Non lo so, forse che per qualche mese sarà un posto accogliente, immagino. Ne avresti un buon ricordo...
Le passa un cornetto – Che farai ora?
– Una lunga autocritica, credo.
Le labbra del Solitario si curvano in un sorriso impercettibile:
– Credo di avere un'idea migliore...

***

Chi è il pazzo che va al cinema alle undici del mattino? Devi avermi drogata, per convincermi che per una volta Noios-Humphrey potesse avere una buona idea! Migliore, ah! Hai davvero usato l'aggettivo migliore, pensando a questo?
Il passo della ragazza è pesante, come quello di una bambina costretta a lasciare un parco giochi, compie dei gesti teatrali nel dirlo, non lo guarda neanche in faccia.
Dan pensa che ogni tanto sia anche divertente, ma alle lunghe è solo seccante. Quindi si ferma, aspetta che lei gli si pari davanti a braccia conserte, e le dice –Adesso basta.
Il suo tono è secco, ma non sembra arrabbiato, è piuttosto quello di un genitore nel momento in cui cerca di spiegare al figlio che non può avere un altro lecca- lecca. Ruota la testa da un lato.
– Se non avessi voluto non saresti venuta. Come non avresti bussato l'altra notte. E, ti prego, non dire che non avevi nessun altro dove andare, perché mi ha chiamato Serena. Mi ha detto che voleva solo essere lì per te, ma tu sei scappata via. Quindi non mentirmi, perché non sono qui per umiliarti. Se solo avessi voluto metterti in imbarazzo, avrei potuto obbligarti a darmi una motivazione per cui avessi lasciato l'alloggio sicuro della tua migliore amica per correre da me e...
– Serena ha chiamato? Cosa le hai detto? Perché lei ha...
– Non è questo il punto, il punto è che se vuoi il mio aiuto o la mia compagnia, qualsiasi sia il motivo, prima devi smetterla con questi giochetti. Niente più esercizi di potere, niente più sarcasmo difensivo. Altrimenti puoi benissimo riprendere la tua strada...
Tutto sommato, Blair non sembra attendere molto prima di rispondere – Ok. Perfetto, ora che hai finito, possiamo andare a vedere questo film?

Prima di entrare nella sala, chiede nuovamente spiegazioni su Serena e la sua telefonata – Le hai detto che ero da te?
– No, le...le ho detto che non avevo idea di dove fossi...ho pensato non volessi farlo sapere a nessuno.

Perché non avrebbe dovuto farlo sapere? È come se fosse andata a trovare Vanessa, o Jenny, in fondo: poco credibile, ma inoffensivo. In effetti, meglio così: Serena si sarebbe preoccupata, le avrebbe intimato di raccontarle tutto, per il suo bene. Lei non ha ancora voglia di riaprire l'argomento.

Finita la pellicola, i due ridono nel commentare ciò che hanno appena visto.
– Andiamo! Non era così male!
– No, no...solo così brutto che alla fine sembrava bello!
– Era così brutto da sembrare bello e tornare brutto di nuovo! [3]

Aaah, non lo so Blair, credevo ti piacessero i blockbuster...
– Il mio spirito guida è Grace Kelly, non qualche volgare
Megan Fox di turno...
– Ok, ok...allora Marylin o Audrey?
– Me lo chiedi anche? Siamo tutti bravi ad apparire attraenti in un mini vestito bianco ed esposti alle giuste correnti...Audrey non ne ha il minimo bisogno!
– Ma Marylin è ironica, ha un sex appeal naturale, ingenuo, lei...non sembra neanche di questo pianeta, con la sua aria distratta e i suoi riccioli biondi...
Eh già – pensa Blair – Come capire la differenza, quando il tuo modello di donna è Serena
Monroe Van Der Woodsen?
Dice solo – Mi ricorda qualcuno...

Dan la guarda.
È vero, sembrava la descrizione di Serena. Blair però non somigliava per niente ad Audrey. Insomma, potevano anche sfoggiare la stessa aria sofisticata, ma i ruoli che l'attrice ricopriva erano quelli di una donna indipendente, arguta, animata da grandi ideali d'amore e bellezza...Dan ricorda la recensione del New York Times che la consacrò alla fama mondiale:

''Audrey Hepburn è una sottile, elfica, malinconica bellezza, al tempo stesso regale e infantile nel suo profondo apprezzare i semplici piaceri e l'amore. Benché sorrida coraggiosamente alla fine della storia, rimane una figura solitaria e penosa che deve affrontare un futuro soffocante.'' [4]

Forse non erano poi così diverse. Tranne che in un piccolo particolare.
– Vacanze Romane, eh? Colazione da Tiffany? Sul serio? Tu ti rendi conto che alla fine si innamora sempre del povero, vero? Come può...essere da te?
– Sono solo film, Humhprey! La gente adora Titanic, questo non vuol dire che avrebbe voluto trovarcisi a bordo...

***

Rufus trova suo figlio nel loft, quando passa a prendervi una vecchia giacca di pelle.
– Non sapevo fossi qui – gli dice contento. Lo vede armeggiare dietro il suo pc, prende il capo di abbigliamento in mano e propone – Andiamo a fare colazione?
Il ragazzo, occhi fissi sullo schermo, accenna a quanto gli piacerebbe, ma teme di essere impegnato – Ho avuto una rivelazione, di recente. È stata ispirante, in un certo senso...
Il genitore prende posto sulla poltrona, vedendolo così assorto – Rivelazione del tipo per cui un genitore dovrebbe preoccuparsi?
– Oh, no...no, no. Ha a che fare con il mio futuro: ho sempre voluto fare lo scrittore, ma a nessuno è mai interessato quello che avevo da dire. Eccetto forse a Serena, ma questo non conta perché, beh, lei era la protagonista. Ora so che, prima o poi, scriverò il libro che voglio.
Sono uscito con Blair Waldorf, l'altro giorno, e – giusto per risparmiarti il fastidio di formulare le domande ad alta voce – no, non mi è stato fatto il lavaggio del cervello e sì, è tutto collegato. Non che fosse un appuntamento, abbiamo solo dovuto passare qualche ora insieme per via di un fattaccio che non sto qui a dirti. Il punto è che, mentre parlavamo, io ero incuriosito. Non incuriosito del tipo oh, dovremmo rifarlo e nemmeno wow, vorrei poter richiamarti appena torno a casa, e tanto-meno cavolo, sei davvero un'altra persona rispetto a quello che mi aspettavo! Sugli annali puoi ancora scrivere che è infantile ed irritante come sempre, solo, man mano che raccontava avevo voglia di chiederle di più. Anche dei dettagli insignificanti. Sembrava così complessa ed interessante, anche se più da un punto di vista socio-psicologico che umano. Mentre lei, sì, interagiva e mi ascoltava – quando non tiravo il discorso inutilmente per le lunghe, come invece sto facendo ora – ma mi sono accorto che non aveva alcuna voglia di conoscermi. Ho capito che devo essere molto noioso.
– No, non sei noioso, sei...trasparente, lineare, un bravo ragazzo.
– Sì ma essere un bravo ragazzo non farà di me un bravo scrittore, papà, ed io voglio riuscirci, è la cosa che voglio di più al mondo. Il motivo per cui hai speso tutti i tuoi soldi per la mia istruzione, è perché potessi realizzarmi un giorno. In fondo, scrivere è quello che so fare, no? Una storia, è tutto quello che chiedo.
– Quindi ora stai scrivendo...di Blair?
– No, non sto scrivendo di Blair! Ho preso solo atto che lei sarebbe più interessante di me. E che per pubblicare qualcosa di decente, ho bisogno di chiudere nel cassetto per un po' l'idea del bravo ragazzo e tutto il resto.
– Ma ti conosco ancora abbastanza da sapere che non vorresti diventare come lei, giusto?
Dan riflette – Sono libri, papà. Il fatto che la gente li scriva non vuol dire che avrebbe voluto viverli.
Notando solo in quel momento il soprabito in mano all'uomo, aggiunge – Spero tu la stia donando ad un museo nostalgico degli anni '90, quella giacca. In ogni caso, non hai intenzione di indossarla, no?

***

Dan si rivolge a Vanessa nella speranza che possa compiere il miracolo al suo posto – Dannato blocco dello scrittore! esclama Suona tutto così ridondante e patetico, ad una seconda lettura. E buonista, dimenticavo buonista.
Cosa ti importa se è buonista? Dickens lo era, eppure sapeva il fatto suo!
Dan la guarda con una punta di non troppo velata commiserazione – Erano altri tempi. E Dickens era un mecenate, scriveva per vendere, non esattamente il mio modello ispiratore. È assurdo
si arrendeHo un'idea e non so come svilupparla...Un mondo in cui perfino Stephenie Meyer [5] riesce a portare a termine un best seller, ma io no, non è un mondo in cui vale la pena vivere.
Amen conclude l'amica, sorseggiando il tuo tè. Guarda l'orologio e si alza dalla panchina Resisti, Humphrey, resisti! Sei troppo arrogante e lagnoso per non essere un genio della letteratura lo canzona prima o poi, ce la farai! Si allontana salutandolo di spalle con la mano.

Il ragazzo rimane a fissare il vuoto riflettendo.
Ad un tratto vede spuntare Blair. La osserva.

La ragazza sta percorrendo il cortile che la separa dall'ingresso dell'università. Non è più la regina, ma di sicuro non ha rinunciato all'idea di riprendere in mano la corona, glielo leggi negli occhi che è perennemente alla ricerca di qualcosa da architettare. Humphrey si chiede se sia solo paura di restare invisibile per sempre, perché, ammettiamolo, da quando frequenta l'NYU non ha tratto alcun beneficio dall'essere Blair Waldorf.
Eccola lì, a camminare come se si trattasse di una parata per i suoi sudditi, con quel passo
eccessivamente sicuro ed autoritario, quando in realtà l'unico che la sta guardando è il Ragazzo Solitario, e lei non se n'è neanche accorta.
Lui non si sarebbe mai aspettato che proprio in quel momento, proprio sotto i suoi occhi, un escremento di chissà quale pulcioso volatile sarebbe atterrato in caduta libera sul cuoio capelluto della Regina B, coprendo l'odore di vaniglia della sua chioma.
Blair si ferma a guardarsi intorno. Il suo sogno era appena diventato un incubo: tutti gli occhi sono puntati su di lei ora, ma non è certo una corona, quella che ha in testa in quel momento. Le scappa di dire 
Sì, ridete...se fossi stata vietnamita, stareste già organizzando una raccolta solidale di firme contro il volatile, chiamandolo servo dell'aquila americana capitalista, oppressiva e xenofoba, razza di hippyocriti.
Dan sa che non sarebbe prudente riderle in faccia, ma si ritrova a pensare che per qualche motivo quelli che Blair definirebbe come
i momenti peggiori della sua vita, lui li considererebbe i migliori. Chi altri avrebbe avuto l'ego di paragonarsi alla Guerra del Vietnam? Al ragazzo non sarebbe mai passato per la testa.

Ha l'impressione che la ragazza si sarebbe messa a piangere nel giro di qualche secondo, come quando era corsa via dal liceo dopo che le sue tirapiedi durante un'occasionale rivoluzione le avevano lanciato addosso dello yogurt, ma Blair sa che dal momento che l'incidente si è verificato davanti a tutti davanti a tutti deve porvi rimedio, in maniera dignitosa. Estrae uno specchietto dalla sua borsa, controlla il danno. Cerca di apparire il più possibile disinvolta, mentre estrae un fazzoletto di seta stampato LV e prende a sistemarsi meticolosamente le ciocche, come se stesse semplicemente dandosi una sistemata.
Dan si chiede cosa stia facendo, e dalle espressioni di chi è intorno, capisce che si tratta di una domanda abbastanza diffusa. È chiaro che stia solo temporeggiando, in attesa di farsi venire in mente qualcosa.
Il ragazzo sospira, mentre le si avvicina sfilandole con cautela il fazzoletto.
Magari potrebbe contare come crediti extra nella sezione volontariato ed impegno civile.

Non mi serve il tuo aiuto, questa scena era già abbastanza umiliante senza il tuo intervento. –  lo aggredisce acida, ma lo lascia fare. Perché non è una stupida, sa che Dan ha raggiunto una certa popolarità in facoltà, e che gli altri lo vedano renderle servigi potrebbe essere una buona mossa, dopo tutto.
Il ragazzo bagna il fazzoletto con l'acqua della fontanella lì accanto, trascurando l'insinuazione secondo cui avrebbe dovuto avere la decenza di usare una bottiglietta d'acqua, e glielo passa impacciato nel punto dove si è consumata la tragedia. Per farla smettere di ripetere quanto sia caduta in basso dice una cosa qualsiasi
Era carina, la storia della raccolta firme.
Blair si colora di soddisfazione
Con loro è facile, Cabbage-Patch. Probabilmente sarebbe bastato che passassi i capelli sotto il getto della fontana, bagnandomi la maglietta, e tirassi su la testa con forza, agitando le ciocche tra le mani per farle asciugare. Avrebbero apprezzato, forse avrebbero fatto anche qualche commento volgare su come si sarebbe intravisto il mio reggiseno. Ma quella è roba da Serena Van Der Woodsen, io non sono così.
Perché?  chiede stupidamente Voglio dire, potresti esserlo...
La ragazza sembra seccata
Perché non tutti, che tu ci creda o no, vogliono essere lei.
Dan ha decisamente dimenticato con chi stia parlando quando insiste 
E tu come vuoi essere?
Esattamente come sono, che domande! Hai finito con quel coso? Sta per venirmi mal di testa!
Si guarda intorno, nessuno sembra più osservarli: sorride compiaciuta
Humphrey dice preparati ad ottenere la tua ricompensa.

***

– Questa sarebbe la mia ricompensa?!
Blair gli lancia un'occhiata nel tentativo di fargli rimpiangere la sua ingratitudine – Beh, sono seduta ad un tavolo con te!
Mi hai imposto di offrirti un pranzo! Hai idea di cosa voglia dire esprimere riconoscenza?
Veramente no risponde estremamente seria Adesso andiamo, ti ascolto, ma fa' veloce prima che cambi idea.
Ho bisogno di scrivere qualcosa di buono...
E...?
E non ne viene fuori niente. Ho un blocco.
Bene, allora chiudi i libri e apri l'elenco telefonico: ci sarà pure un bar disposto a farsi carico di un barista imbranato e petulante! Oppure quel contatto che avevi, la ditta di catering...
Blair...
D'accordo. In che senso hai un blocco, esattamente?
Vedi, ho un'idea, ho diverse idee...ma appena provo a trascriverle su carta, non vanno più bene...
Ti ha mai sfiorato il pensiero che magari non siano buone idee?
No, lo sono. Ma solo all'interno della mia testa: non riesco neanche a ripeterle ad alta voce, che perdono la loro essenza.
Blair riflette per un po' e il ragazzo interrompe il suo silenzio per chiederle
Pensi dimmi la verità pensi che sia noioso, vero?
Sì! afferma lei, stupita che il ragazzo abbia posto un punto interrogativo alla fine di quell'osservazione Ma non credo che dipenda da quello il tuo blocco.
Ah, no?
No. Credo che il problema qui, sia che ti preoccupi troppo. Che scrivi per scrivere un capolavoro, quando invece dovresti solo pensare a quello che vuoi comunicare. Tutto deve essere inserito al solo scopo di trasmettere un messaggio, la storia che vuoi raccontare. Il resto non è un problema tuo.
Uhm riflette Dan E poi? C'è altro?
Oh, sì...dovresti evitare di trasformare ogni personaggio maschile in una copia carbone di te e femminile di Serena. Esiste una cosa chiamata varietà, Humphrey.
Il ragazzo sorride. Gli passa per la testa un'altra domanda
Come va con Chuck?
Così così...
Si è fatto perdonare?
Non ha dato cenni di vita da quando abbiamo brutalmente rotto. Starà aspettando che mi passi, sta sicuramente provando a dimostrarmi che può aspettare i miei tempi. Non lascerebbe morire così quello per la cui costruzione abbiamo lottato così duramente, no? Sarebbe stupido, no?
Quello annuisce
Ma certo. È Chuck Bass, non accetterebbe mai un no come risposta! –  tra sé e sé completa Chi l'avrebbe detto che un giorno qualcuno avrebbe apprezzato questa caratteristica...
Blair non sembra convinta. Dan prova a cambiare argomento – Perché hai scelto mia sorella, come tuo successore?
Cosa c'entra ora?
Voglio saperlo...non avresti preferito Penelope, in fondo, non ti avrebbe rappresentato meglio?
Blair non sa cosa rispondere: il ragazzo dovrebbe imparare che ci sono domande che si possono fare, e cose che vanno lasciate sottintese, e questa era una di quelle
Beh, tuo padre ha sposato Lily, questo non la rende una pezzente totale...
Dan pensa che dovrebbe ricordare questa informazione anche quando parla di
lui, ma procede Lo sappiamo entrambi che l'avevi scelta già da prima. Non è da...
Lei alza lo sguardo
...da me! Anche questo lo sappiamo! Humphrey, sembri un disco rotto delle volte, o qualche stupida canzone tecno!
La settimana scorsa, prima di andare al cinema...
hai detto niente più giochi, giusto?

Dan constata che ha davvero un'ottima memoria. Senza questa non sarebbe così brava a ricattare la gente, suppone.

– Allora ti propongo un patto. Domani, nove del mattino, a casa mia. Ti farò passare un giorno con la vera Blair Waldorf, e tu non potrai mai raccontarlo a nessuno.
Sembra quasi minacciosa. Raccoglie la sfida – Altrimenti?
Dirò a Serena che le hai mentito. L'hai sottolineato tu che fosse preoccupata, non le farà piacere saperlo.
Non fa una piega – Questa cosa di Una giornata con... non è già cominciata, vero? Perché la vera Waldorf non mi sembra molto diversa da...
–Ci stai?
– Perché vuoi farlo?
– Perché no? Così possiamo risparmiarci queste patetiche conversazioni una volta per tutte:
Non l'avrei mai detto”;Non è da te”...ripeterti che tu non mi conosci sembra non fare altro che alimentare la tua convinzione di conoscermi. Tanto vale che ci togliamo il pensiero. E poi, ho delle preoccupazioni molto serie a cui non-pensare. Sconvolgere la tua piccola bigotta ottica può essere un buon diversivo.
– Alle nove, hai detto.
– Non mi piace aspettare, Humphrey. 

*TBC

***
Angolo dell'autore (o così dicono):

1. Cosa fare in caso di Affitto  - titolo estrapolato da What to do in Case of Fire, ossia Cosa Fare in Caso di Incendio, film tedesco del 2001 di Gregor Schnitzler. Il titolo del capitolo fa riferimento all'episodio 3X17 della serie, Inglorious Bassterds (Bass-tardi Senza Gloria), in cui Chuck Bass decide di affittare per una notte la sua fidanzata allo zio Jack per poter rimanere in possesso del suo hotel. Lungo i capitoli, ho deciso di dare solo brevi accenni alla vicenda, del tutto funzionali alla mia storia, e non esplicitarla mai completamente dal momento che mi sembrava superfluo incamerarsi nella descrizione di una vicenda che sono abbastanza sicura sia rimasta ben scolpita nella mente di qualsiasi fan del telefilm.

2. Diritto della prima notte.

3. Scambio di battute preso da Ghost World, film del 2001 di Terry Zwigoff. Ho capito che avrei adorato quel film dal momento in cui ho sentito questo discorso, perciò l'ho inserito, anche se non era strettamente necessario.

4. Recensione del New York Times dell'interpretazione della Hepburn in Vacanze Romane, scritta da  A. H. Weiler.

5. Autrice della saga di Twilight. A chiunque piaccia, chiedo scusa, ma niente di personale. Ho solo supposto che a Dan non piacerebbe.



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Capitolo 4
*** It's a Matter of Lies. ***


04 04. It's a Matter of Lies. [1]


Voglio essere al di fuori delle etichette.
Non voglio che tutta la mia vita sia compressa in un unica parola. Una storia.
Voglio trovare qualcos'altro, che non si possa conoscere,
un posto che non sia sulla mappa. Una vera avventura.

[Invisible Monsters – Chuck Palahniuk]



Per una volta non pensare di sapere sempre tutto...
Nonostante i buoni propositi, non può fare a meno di chiedersi con curiosità cosa sarebbe successo nelle prossime ore. Dà un'occhiata al suo armadio. Decide che non è producente perdere tanto tempo nella scelta dell'abito adatto, a meno che non si tratti di un appuntamento romantico, cosa che assolutamente non è.

Beh, se qualcuno di Blooklyn è destinato a conoscere la vera Waldorf, tanto vale che sia il vero Dan Humphrey...
Infila una camicia a quadri, la toglie:
– Posso fare di meglio...una felpa forse...una t-shirt...ecco ci sono!
Dan mette su una canotta bianca a righe sottili blu, che non ricordava nemmeno più di avere, e di cui non sentiva la mancanza.
E ora il tocco di classe – si dice guardandosi nello specchio – Giacca di Jeans.
Non che quello fosse il vero Dan Humphrey, il vero Dan Humphrey aveva imparato bene – se non proprio ad essere impeccabile – quantomeno come non provocare un'orticaria da contatto visivo alle frotte di tizi altolocati attorno a cui gravitava. Se qualcuno avesse scritto un manuale da quel titolo, di certo sarebbe stato il nostro Ragazzo Solitario, anche se, chi vuoi che pubblichi un volumetto così inutile e pretenzioso?
Oseremmo dire che il ragazzo stia cercando di cancellare ogni minima probabilità che possa ripetersi un incontro simile in futuro, agghindandosi come uno stereotipo di giovane esemplare povero con un tocco di cafonaggine, ma – se così fosse – dovremmo supporre sia una scelta dettata dalla paura, paura di potersi ritrovare in una situazione totalmente imprevista e di cui non siamo in grado di prevedere gli esiti...paura di potersi innamorare – inopportunamente – della ragazza sbagliata sotto infiniti punti di vista, ad esempio...e noi conosciamo troppo bene i nostri ragazzi per azzardare tale ipotesi.

***

Quando esce dall'ascensore, Blair rischia quasi l'infarto nel vederlo conciato in quel modo.
Al contrario di lui, è straordinariamente elegante, per essere mattino presto.
Sarà andata a trovarla Chuck, alla fine – pensa il ragazzo – altrimenti perché la regina di ciò-che-è-consono dovrebbe essere vestita in maniera così meravigliosamente fuori luogo, come una principessa, come se avesse bisogno di sottolineare il divario tra i loro mondi per convincersi che...Non andare lì con il pensiero, piuttosto dì la prima cosa che ti viene in mente – si consiglia mentalmente Dan.

– Sei stupenda...
Cazzo.
Ok, è stata solo formale gentilezza, puoi ancora recuperare, basta dire qualcosa di sensato prima di destare sospetti...

– Hai già scelto cosa farne di me oggi?

Guarda, fa' una cosa... Sta' solo zitto.

A Blair ci vuole un po' perché il suo tremolare di labbra si tramuti in parole ben scandite – Io non esco con uno vestito così al mio fianco! Tornatene da dove sei venuto!
– Ti ho portato una cosa – si giustifica Dan, come se fosse minimamente pertinente. Le porge uno strano strumento musicale, intarsiato con cura, tanto da sembrare più un oggetto decorativo.

Inutile, ma per lo meno non completamente orrendo. Immagino non si possa pretendere di più da Brooklyn.
– Fantastico...talmente fantastico che sento di volerti fare un regalo al prossimo Natale...oh, ehi, aspetta...perché non riciclare un arnese senza alcuna funzione! – Allunga la mano per restutuirglielo – Buon Natale in anticipo, Humphrey!

Dan abbassa lo sguardo. Spiega – James Hillman chiama la condizione spazio-temporale in cui viviamo mondo di Pan. Nel mondo di Pan, cito, l'amore non gioca alcun ruolo, ma è fatto di panico, masturbazione, stupro, caccia alle ninfe. Siamo fuori anche dall'universo di Eros, al cui posto stanno sensualità e paura. [2]
La ragazza è ancora confusa – e anche vagamente annoiata – ma lui continua – Ovidio parla della figura di Pan come di un dio vizioso, mezzo uomo mezzo caprone. Un giorno si innamora anche Pan. Di Siringa, una ninfa bellissima.
Ma Pan non sa veramente amare, così l'oggetto del suo desiderio finisce per rifiutarlo. Lui non si arrende e la fanciulla è costretta a sfuggirgli. Scappa, ma quello la insegue.
Corre, corre, non fa altro che correre – incapace di uscire dalla situazione – non trova altra soluzione che continuare a scappare, finché non si accascia stremata sulle sponde del fiume Ladone, e in un ultimo sussurro invoca le divinità delle acque dolci di porre fine alla misera condizione in cui si trova. E così queste la trasformano in canne palustri.
Il suo sussurro, diventa il suono melodioso che emettono con i soffi di vento.
Pan, che pur non sapendo amare, amava la fanciulla, da quelle canne ricava uno strumento musicale che porterà sempre con sé, dandogli il nome di
Siringa. È questo qui.
Blair,
so che è qualcosa che ha a che fare con Chuck e soche ti vergogni ad ammettere a chiunque cosa sia, ma il punto è... – conclude – non avere paura. Non scappare. E soprattutto, non trasformarti in un vegetale, canne palustri o peonie che siano.

Mi aspetteresti il tempo di mettermi qualcosa di più consono? – sono le uniche parole che Blair pronuncia prima di salire velocemente le scale.

***

Ancora non riesce a fingere indifferenza verso la questione: la ragazza cammina accanto a lui con una gonna floreale e una camicetta azzurra, addirittura delle ballerine. Sembra molto più semplice del solito. Certo, ha una Birkin rossa, giusto per non sentirsi completamente spaesata. Le chiede – Allora, dove andiamo?
Blair sembra metterci un'eternità a rispondere, come se fosse la frase più difficile che avesse mai potuto pronunciare – Dimmelo tu.

Credevo che questa giornata fosse nelle tue mani...
– Io non saprei portarti in posti che ti piacerebbero.
– Ma la faccenda del
conosci quella che sono realmente...
– A che serve? Rimarresti deluso, non ti piacerei comunque. Anzi, a dirla tutta, credo proprio che tornerò a casa adesso. Da sola.

Ma...
– Humphrey smettila! Tu proprio non riesci a capire, vero? Non c'è nessuna vera Waldorf! – riprende fiato, e continua – ...tutto quello che volevo era coinvolgerti in una trappola per fare in modo che sembrasse ci fosse qualcosa tra di noi! 
A che...hai litigato con Serena?
No, il bersaglio è Chuck, okay? Non solo mi ha umiliata e usata, ma anche accettato passivamente il fatto che io l'abbia lasciato...
E questo è...un male?
No, razionalmente no...ma mi manca. Devo avere qualche rotella fuori posto anche io, se mi manca talmente tanto che...stavo per avere un appuntamento con te!
Okay, informiamo i gentili viaggiatori che abbiamo ufficialmente oltrepassato le frontiere di Logicalandia....
Non era illogico Humphrey, era perfetto! Chuck, sarebbe tornato a strisciare ai miei piedi implorando un perdono a qualsiasi condizione e tu, una volta scoperto tutto, avresti smesso di ossessionarmi e finalmente ti saresti fatto un'idea giusta – per una volta – su di me. 

Dan si prende il suo tempo per assimilare le parole appena sentite. Tutto quello che sembra saper dire dopo è – Come poteva essere giusta, se poi hai cambiato idea?

Blair è sinceramente scoraggiata.
– Senti. Anche se ci fosse un lato diverso di me...non troppo diverso magari, magari giusto un po' meno...ma anche se fossi una brava persona in un pessimo ambiente...non potrei essere in altro modo che così con te. Con l'ex della mia migliore amica. Né con nessun altro, in realtà. In questo mondo, senza furbizia e lucidità si fa solo la figura degli idioti. Se vuoi regnare, devi regnare in solitudine. Lo sai. L'hai detto. Il
mondo di Pan. Quindi finiamola qui, d'accordo?

Ha finito. L'ha detto.

***


Il ragazzo non riesce a trattenere una risata – Davvero è la prima volta che prendi la metro? Dio, piantala di spruzzare Chanel ovunque, non migliorerai la situazione, parlo per esperienza!
La ragazza sospira rassegnata. Preferisce rimanere in piedi, nonostante Dan le proponga di cederle il posto vuoto a sedere. Il tabellone segna due minuti al prossimo treno.
– Allora, ti senti più tranquilla, sembra quasi che ti stai ambientando...
Lei cerca di annuire in un'improbabile smorfia, quando viene distratta da un vociare rumoroso e nota delle perdite nel canale di scolo, così la sua espressione perde totalmente anche l'ultimo barlume di credibilità; il ragazzo non può fare a meno che mostrarsi divertito
Anima e coraggio, Waldorf, siamo ancora all'inizio!

In piedi, nello scompartimento affollato, una brusca frenata fa quasi cadere Blair che, costretta a scegliere se aggrapparsi al suo accompagnatore o lasciarsi sbatacchiare all'indietro verso l'ignoto, sceglie la seconda, rimediando una testata
– Se avevi intenzione di portarmi nei luoghi più malfamati di New York avresti dovuto avvisarmi, così avrei potuto attrezzarmi con uno spry al peperoncino...
Il ragazzo sorride, scuotendo la testa.
– Allora, considerando la tua gamma di attività e svaghi, sarò fortunata se non finiremo in qualche club di ramino...
– Al Moma, stiamo andando al Moma! Ora rilassati, e goditi il viaggio. Sono già cinque minuti che mantieni un equilibrio decente, sono fiero di te.
Blair offre al ragazzo la prova empirica che, per quanto truce, uno sguardo non possa incenerire.

Arrivati alla loro fermata, Dan gioca a pavoneggiarsi della sua sicurezza nello scendere dal vagone ancora non del tutto fermo e porge la mano alla ragazza, che però la ignora, saltella giù con grazia e, in risposta al gesto, sorride per il punto guadagnato.

***

Questa non è arte – protesta Blair. Dan non l'ascolta, si guarda intorno come un bambino in un parco giochi. Davanti ai loro occhi, sale su sale di disegni, scarabocchi, installazioni e piccole sculture. Sembra di essere in un universo diverso, un po' grottesco, vagamente romantico.
– Davvero non ti piace?
– Davvero ti piace? Ci sono solo pupazzi!
Sì. E solo perché tu non riesci a capire il fascino di tutto ciò che non sia estremamente drammatico o nouvelle vague, non vuol dire che non sia arte. Cosa ti piaceva, da bambina?
Quello che piace a tutte le bambine, suppongo: principesse, storie a lieto fine...bei vestiti e grandi amori. Oh, e avevo una piccola cotta per Sami Frey [3]. È inutile che cerchi di convincermi con questi stupidi richiami all'idea del fanciullino, non c'è niente di simile qui.

Dan sarebbe curioso di sapere a che età fossero entrati in gioco crudeltà e smania di potere, ma cerca di rimanere concentrato sul punto del suo discorso – Non è vero che non c'è niente di simile, solo non lo vedi tu. Che sensazione ti trasmetteva, quello che hai appena elencato?

Intendi Sami Frey? No? Okay...uhm, era tutto molto rassicurante – questo posto non lo è per niente – vedi, in quei mondi non poteva succedere niente di brutto, niente di insuperabile, tutto scorreva com'era giusto che fosse, niente fraintendimenti o delusioni.
– Qui è esattamente la stessa cosa!
– Humphrey, non so se lo noti, ma dà anche solo un'occhiata a quell'illustrazione: quel cupido ha letteralmente trapassato i crani dei due innamorati, con la sua freccia...tu questo lo trovi rassicurante?!

Il ragazzo ride – È divertente, è ironico. Qui dentro sembra tutto mortale: mostri dalle fauci gigantesche, dei dell'amore dispettosi, scheletri e spettri di amori finiti male...ma guarda l'altro lato, è solo la trasposizione di una fiaba incanalata in un universo semi-adulto. È colorato, ed è tutto così tondeggiante e goffo e innocuo che ti fa pensare comunque che non ci sia nulla da temere. Non solo, è come entrare nell'universo dei cattivi e scoprire che sono inoffensivi... ti viene da dire Caspita, se questo è il peggio che mi possa capitare, allora non può davvero succedermi niente di brutto! E realizzi che hai fatto la scelta sbagliata – da piccolo – a leggere le storie dei buoni per tutto quel tempo, che erano decisamente noiose al confronto...che non avevi mai capito dove stesse il vero significato del vivere un'avventura, e che dietro la vita perfetta di una principessa c'è solo la banalità di un destino baciato dalla fortuna, mentre sotto lo strascico di una sposa cadavere c'è la vera essenza dell'amore...
– Come a dire
Passa al lato oscuro, abbiamo i biscotti.
– Non ti ho convinta?
– Nemmeno lontanamente. Però. Però questa è
accettabile.
Dan guarda la statuetta, poi legge la didascalia, inclinando la testa da un lato:

''Life isn't easy
for the Pin Cushion Queen.
When she sits alone on her throne
Pins push through her spleen.''
[4]

Pensi che quelle scale a strisce si possano salire? Giusto per vedere se dall'alto migliora la vista...
– Non ne ho idea...ma dovremmo provarci ugualmente. Proviamo a fare quello che ci va e vediamo se migliora. O – aggiunge – dopo quanto tempo ci cacciano!

Blair sorride alla bravata proposta – La tua forma massima di trasgressione equivale a quella di un bambino di cinque anni, Humphrey.

Oppure dovremmo andare all'acquario di New York, saresti sorpresa da quanto alcune specie di pesci somiglino a gente che conosciamo!
– Oh, no. No no no no. C'è un limite, Humphrey, c'è un limite a tutto e, per quanto lottiamo giornalmente per superare i nostri limiti, considerando che solitamente il mio limite arrivava al sopportare di incontrarci casualmente nella stessa stanza ...dopo la piega che ha preso questa giornata, direi che non ho solo superato i miei limiti, li ho doppiati tre volte... Davvero, basta così...

Dan inarca le sopracciaglia e conta fino a dieci.

***


Davanti ad una grande teca, la ragazza punta il dito in direzione di un cavalluccio marino – Avevi ragione, quello ti somiglia! C'è scritto che sono i maschi a partorire le uova...Ew!
– Beh, sono fortunato che tu non abbia adocchiato prima il dugongo, mi sa...Senti qui! Rana Pescatrice: specie dalle abitudini solitarie che passa la maggior parte del tempo nascosta sul fondo, in attesa delle prede... Signore e Signori, abbiamo trovato il Patronus Corporeo [6] di Chuck Bass!
– Potremmo cercare quello di Nate, ma non è corretto sparare sulla croce rossa...
– Serena! Questo sembra abbia indosso il vestito dorato di Serena, con tutta quella coda...
Blair ride – Ma cosa vuoi capirne tu di mod...è vero! Oddio, è vero!

– Dan?
– Blair?
– E io che pesce sarei?
– Oh tu non saresti affatto un pesce...seguimi!

I due ragazzi entrano in una sala un po' più lunga delle altre, ma più bassa...una specie di tunnel dalle pareti fatte di vetri, oltre i quali ondeggiano, sinuose e letali, una schiera di meduse gigantesche, dallo strano colorito rosato che quasi emana una luce calda intorno alla loro aurea, e lunghi tentacoli rilassati che sembrano fatti di pizzo.
Blair fa una piroetta su se stessa per osservarle muoversi in branco.
– Sono bellissime...
– Uhm – bofonchia il ragazzo – non lo diresti, se non ci fosse un vetro a separarvi.

La ragazza lo fissa improvvisamente negli occhi, incredula di quello che la sua testa ha appena immaginato – Portare una ragazza in un posto dove sei l'unico maggiorenne in tutto l'edificio e paragonarla ad un mollusco?
– Tecnicamente non sono mol...
– Fa lo stesso! Queste sono le tue tattiche di seduzione, Humphrey?
– Beh, no...ma...cosa c'entra, questo non è un appuntamento!
Blair lo guarda scettica Ovvio che non lo è, mi premeva chiarire che la pensassi così anche tu.
Certo, come no...
Blair lo fulmina e passa oltre.
Sicuro di non averci già portato Serena, Vanessa magari?Si ferma. Non mi sta bene essere portata nello stesso posto di Vanessa Abrams, qualsiasi sia la circostanza o per quanto insignificante possa essere l'accompagnatore...
Non ho portato Vanessa. Non ho portato nessuna! Ho portato te, e ti ci ho portata, perchè non è un appuntamento! Ci pensa Anche se, per lo meno, sarebbe stato originale...
– Oh mio Dio, lo farebbe davvero...non posso crederci!
– Non ho...non ho detto che lo farei, ho detto che comunque sarebbe stato più...caldo e fantasioso di una qualsiasi romanticheria organizzata nei vostri ambienti ai piani alti...
È il bello dei soldi, Humphrey...non devi improvvisarti scenografo, regista e ideatore delle tue serate...paghi una cena al Le Bernardin, e l'atmosfera è fatta...
– Sai, non tutti affittiamo suite costose o jet privati per i nostri appuntamenti...non tutti ne abbiamo bisogno.
Blair sorride – Essere arrogante non ti si addice, rilassati...stavo solo scherzando, Romeo...
Dan gioca il suo bluff – E comunque, se fosse stato un appuntamento del tipo che intendi tu, ti avrei già baciato...
– Ah sì, e dove esattamente? Nei corridoi della metro? Davvero di classe!
Dan si avvicina offeso – Perché no? Anche lì, ovunque. Nei corridoi sotterranei – si avvicina – ti avrei dato un bacio frettoloso durante una corsa per prendere il treno; sulla metro, incollati come sardine – si avvicina – ti avrei dato un bacio sconcio, solo per guardarti scoppiare ridere in faccia ai vicini occasionali, delle loro facce scandalizzate; al Moma, ti avrei preso la mano – si avvicina – e ti avrei inumidito la guancia di fronte a Jack e Sally [4]; e qui – le è ormai di fronte, seppur ad una quasi ragionevole distanza – ti avrei baciato qui, con i pesci e i plancton e i molluschi, e ti saresti sentita la Sirenetta, con questi banchi che ci ruotano intorno così velocemente, che ti sarebbe girata la testa, se non avessi avuto gli occhi chiusi e le braccia ancorate alle mie spalle.
Blair deglutisce – Tu sfiorami, e sei morto...
Dan ride – Sei proprio una medusa!

***


– Obbligo o verità?
– Che cosa?
– È facile Humphrey, devi scegliere: obbligo o verità?

Dan calcola quale delle due scelte possa essere meno pericolosa – Ahm...verità?
– Prevedibile...Comunque...perché tutto d'un tratto ti interessi a me?
Il ragazzo sussulta – Cosa ti fa pen...okay, verità. Ti trovo...stimolante...
– Ew!
– No, no, no, non in quel senso! Voglio dire, lo sappiamo come sei, no? Sei una schizzata, sei cinica, sei impulsiva, sei incontrollabile...sadica, viziata, non vorrei cadere nella banalità nel descriverti a metà strada tra Rossella O'Hara e Madame Bovary...
–  Abbiamo capito, arriva al ma, se esiste e non è solo autolesionismo cronico, il tuo...
– Ma –  sorride – sei anche divertente. Quando non ti prendi troppo sul serio. Per la verità, sei ancora più divertente quando ti prendi troppo sul serio, ma questo non ti piacerà saperlo...Sai orchestrare una scena meglio di quanto abbia mai fatto io nelle mie storie, sai come tenere viva la curiosità e come ottenere l'effetto che vuoi su chi hai di fronte. Hai un'intelligenza vivace, intuitiva...sembri quasi seccata dalle emozioni umane altrui, ma non hai difficoltà a decifrarle...e sfruttarle a tuo vantaggio, sei...
– Va bene – taglia corto lei – non ti ho chiesto di enunciare un poema, basta così.

Lui ci pensa un po' – E tu cosa scegli?
Blair sghignazza – Impara: al contrario dei fifoni come te, io scelgo sempre obbligo!
– Ah sì? Allora ti obbligo a prendere la metro ogni giorno per due settimane!
– Non vale! Dev'essere una sola azione!
– Uhm...ti obbligo a dirmi...
– Non vale nemmeno questo, sennò non avrebbe senso scegliere verità!
– Ok, ci sono: ti obbligo a telefonare a Chuck Bass davanti ai miei occhi, e dirgli che non hai bisogno di lui perché hai appena avuto l'appuntamento migliore della tua vita, dopo quello di domani...
– Che succede domani?
– Che mi dai un altro appuntamento, con la differenza che scegli tu dove andare...vediamo, poi, se avrai ancora tanta voglia di ridere delle mie proposte!
– E dovrei invitarti, perché...?
– Perché ti obbligo a farlo, no?
Blair sorride – Una sola azione: o la telefonata, o l'invito...
– E tu perché, tutto d'un tratto vuoi uscire con me?
– Credevo fosse un obbligo... – risponde la ragazza, un po' sulla difensiva – Non mi piace ripetermi, quindi stavolta ficcatelo bene in testa: era solo per far ingelosire Chuck. Cosa che, tra l'altro, dovrebbe spaventarti: Chuck sarebbe in grado di peggiorare considerevolmente anche una vita di per sé miserabile...Quindi metti da parte paranoie e film mentali per i tuoi romanzi, Humphrey, e scegli: la telefonata o l'invito? O forse preferisci ritirare il tuo Obbligo?
– Mandami un messaggio, quando sai a che ora passare a prendermi domani...
Blair stringe gli occhi – Ti obbligo a vestirti decentemente!


***

Serena! – Blair rientrando a casa, nel vedere l'amica in attesa nella sua camera, la abbraccia.
La bionda la scruta incuriosita – Sono ore che ti aspetto! Sei...vestita in quel modo...Blair Cornelia Waldorf, cosa stai architettando?
Blair inizia ad agitarsi, non sapendo trovare nessuna spiegazione, al contempo logica ed in grado di preservare la sua dignità, all'utilizzo di gonna floreale e ballerine – Oh, niente per cui valga la pena sprecare altro tempo parlandone, credimi! – parla velocemente, mentre si sfila via la gonna e rimane in sottoveste, così come si affretta ad aggiungere – Tu piuttosto, come mai qui? C'è qualche problema?
– No, nessun problema...Quella è ancora la mia stanza, vero?
– Sempre e solo! – sorride l'amica incerta.
– Perfetto, allora...ho proprio voglia di un week end film e gelato tra ragazze!
Blair non saprebbe spiegare il motivo per cui si senta in colpa, dal momento che l'uscita del pomeriggio non ha cambiato la realtà delle cose: Dan la considera una qualche specie di caso patologico da studiare, e lei lo odia tremendamente; in più non si tratta nemmeno dell'attuale fidanzato dell'amica, semmai dell'ex, dal momento che Serena è ora impegnata a frequentare lo storico primo amore della Waldorf. Eppure si sente nervosa, incredibilmente nervosa e aggressiva.
– Cosa ti fa pensare di poter tornare qui dopo tutto questo tempo e non pensare che possa avere altri piani per il fine settimana?
– Hai degli altri piani?
– Beh, non tutti teniamo l'agenda libera nell'attesa che ritorni Serena Van Der Woodsen...
Serena distoglie lo sguardo in un'espressione che Blair conosce a memoria: ritiene che di sicuro le varrebbe un'Oscar se fosse un'attrice, per la sua interpretazione da Maria Maddalena pentita – Hai ragione...senti, mi dispiace. So di averti trascurato, ultimamente...
– Ultimamente, àh!
– B...non sono venuta per litigare – mentre lo dice Blair pensa
perché dovrebbe anche solo essere una possibilità? – ...né per importi la mia presenza... Sono qui per rimediare, okay?
Non che non le sia mancata, quella svampita bionda. Blair sospira – Naturalmente.
E aggiunge – Guarda...è un periodo un po' strano, un po' destabilizzante, tutto qui, è solo che io...
– Ehi, puoi
contare su di me!
La moretta sorride – Già...Dai, andiamo a bere qualcosa...
– Tutto risolto?
– Tutto risolto.

***


– Parla più forte: non ti sento!
– Ho detto che NON MI SAREI DOVUTA UBRIACARE!
– Chi se ne frega! Dai, B, non passiamo una serata così divertente da un sacco di tempo...non rovinarla con questa serietà veramente fuori luogo! – le tocca la punta del naso – non fa bene alla pelle!

Le due amiche continuano a ballare a bordo pista, un tipo dalla camicia nera, della categoria di quelli che rimangono improponibili, non importa quanto si abbia bevuto o quanto duri il periodo di carestia, si avvicina a Serena, sperando in un ballo. Quella non riesce a non ridergli in faccia, si volta a cercare il consenso di Blair, che ride insieme a lei, finché il tipo, vedendosi rifiutato dalla prima, prova ad afferrare la mano della mora, che borbotta – Solita vecchia storia....Alcune cose non cambiano mai...
–  COSA?
– Niente...niente di importante...altro giro, dai!

Una volta al bancone del bar Serena esclama – Oh, qui si può parlare finalmente!
Blair ordina per sé e per l'altra, poi chiede – Come va con Nate?

Bene, bene...Nate è un bravo ragazzo...
L'espressione involontaria di Blair fa trapelare quanto ci siano almeno un paio di ferite non ancora ben rimarginate. Serena si scusa.
– Tranquilla...non è un mistero che Chuck non lo sia...me lo sarei dovuta aspettare, in fondo...in fondo
è durata già tanto!
– Non ne abbiamo mai parlato...cos'è successo tra di voi?
– Stasera no, S, ti prego...è vero, stiamo passando una bella serata, non c'è bisogno di incupirla! E non è che non potremmo parlarne domani, o un altro giorno...
– D'accordo, d'accordo... almeno raccontami cos'è che hai fatto oggi! Ti prego,
muoio dalla curiosità di sapere dov'è che possa mai andare una Waldorf in ballerine...Senza contare, che avevi la mia gonna, quindi rivendico il diritto di saperlo!

Blair deglutisce un sorso più lungo – Questo è scorretto! Farmi bere e poi ricattarmi così!
– È solo che sento aria di intrigo...in realtà ti sto facendo un favore! A te sembrano tutte grandi idee, e non hai il senso della misura...lasciami essere il tuo ago della bilancia! Prometto di non essere troppo bacchettona!
Blair sorride – Prima di darmi della
Thomas Andrews [7] dei complotti, lascia solo che ti dica che questa volta...è diverso.
– Non è un complotto?
– Certo che lo è! Solo che...diversamente che in passato, nessuno ci andrà di mezzo!
– Fammi indovinare...sistemare le cose con Chuck...
Blair fa un cenno poco lucido di assenso, Serena sospira – Chi è il poveraccio che stai usando, stavolta?
L'amica aspetta qualche secondo di troppo, prima di replicare – Non stai centrando il punto, il punto è che stavolta il
poveraccio è mio complice: ne è al corrente, di conseguenza è d'accordo...
– Stai pagando un gigolò?!
– No! – non riesce a non farsi sfuggire un risolino, ripensandoci – non vorresti averlo detto, se sapessi l'intera storia, credimi.

Serena si stampa un palmo in fronte – Andrà a finire male, Dio se andrà a finire male...

*TBC  

***
Angolo dell'autore (o così dicono):

1. È Questione di Bugie - titolo estrapolato dalla canzone It's a Matter of Time (È questione di Tempo) di Elvis Presley.

2. cit. da Un Saggio su Pan, 1972, di James Hillman - psicologo, saggista e filosofo statunitense.

3. Sami Frey ha recitato al fianco di Anna Karina in Jules & Jim.

4. La Regina Puntaspilli, Tim Burton. Al contrario delle scale striate e dell'illustrazione in cui Cupido perfora i cranei degli innamorati, questa statuetta probabilmente non è mai stata creata da Burton, di conseguenza non era presente alla sua mostra al Moma del 2010, tuttavia esiste un'illustrazione dell'omonima storia che si trova nella raccolta La Malinconica Morte del Ragazzo Ostrica ed Altre Storie.

5.  nella saga di Harry Potter è un'essenza che prende la forma di un animale che possiede caratteristiche peculiari della personalità di chi lo evoca. Ha lo scopo di proteggere da alcune creature oscure, come i dissennatori.

6. protagonisti di A Nightmare Before Christmas.

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Capitolo 5
*** Ask the Blast. ***


05 05. Ask the Blast [1]

Quando diciamo cose tipo "Le persone non cambiano", facciamo impazzire gli scienziati.
Perché il cambiamento è letteralmente l'unica costante di tutta la scienza.
L'energia, la materia, cambiano continuamente, si trasformano, si fondono, crescono, muoiono.
È il fatto che le persone cerchino di non cambiare che è innaturale, il modo in cui ci aggrappiamo alle cose come erano
invece di lasciarle essere ciò che sono, il modo in cui ci aggrappiamo ai vecchi ricordi invece di farcene dei nuovi,
il modo in cui insistiamo nel credere, malgrado tutte le indicazioni scientifiche, che nella vita tutto sia per sempre.

[7x01 - Grey's Anatomy]





Si sente bussare alla porta, proprio mentre il ragazzo tamburella le dita sul tavolo e, prima di andare ad aprirla, questi lancia un ultimo sguardo all'orologio: un'ora e venti di ritardo.
Meno male che non le piace aspettare... dev'essere il farsi aspettare, a rientrare tra le sue attività preferite...ma ora mi sente...
– Blair, sei...
– Perfetta. Elegante. Ansiosa di parlare...posso entrare un attimo?
– Non possiamo parlarne in...taxi...o limo, o qualsiasi cosa tu abbia affittato per...
– Adesso.

Dan guarda l'agitata sagoma ticchettare dentro e chiude la porta del loft.
– Così ti sei trasferito di nuovo qui...
– Non temporeggiare, proprio ora che mi hai messo abbastanza ansia!
– Si tratta di Serena, non posso dirglielo.
Il ragazzo riflette – Dirle cosa, per l'esattezza?
– Me, te...che ci vediamo in giro.
– Onestamente non credo che a Serena importi...
– No, tu non credi che a te importi, perché lei sta con Nate e segretamente vuoi solo farla sentire un briciolo di come ti sei sentito tu...e questo è diverso, questo è spregevole.

Colpito. Il ragazzo la fissa in silenzio.

– ...ed io invece non credo di poterle fare questo, mi inventerò qualcos'altro per il mio progetto.
– Come avere una reazione matura, per una volta, e telefonare a Chuck?

Colpita e affondata.

– Blair, non è una gran questione, onestamente. Ci conosciamo da quanto? Tre? Quattro anni? Serena ha sempre voluto che andassimo d'accordo, non vedo dove sia il problema ora...ma se ti preme tanto, non dirglielo...
– Gossip Girl lo scoprirà, ci scopriranno comunque...non mi metterò nei guai per te e i tuoi obblighi azzardati, Humphrey!
– Ma non c'è nulla da scoprire... non è che mi innamorerei di te!
– Oh, visto che l'hai menzionato...tu ti innamori sempre! Ti basta che una sconosciuta ti chieda scusa, urtandoti per strada...
– Beh tu non sei una sconosciuta. E di sicuro non del tipo che chiedono scusa, qualsiasi sia la circostanza...non mi innamorerei di te...non avrei abbastanza soldi per la psicanalisi...[2] ma quando hai già deciso, che dire? Annulliamo tutto...mi aspettavo solo una scusa più fantasiosa, da te...
La ragazza rimurgina – Del resto, sarebbe lesa la mia credibilità, se risultasse che ho prenotato un tavolo, solo per disdirlo all'ultimo momento...in fin dei conti, scommetto che Serena mi prenderà solo in giro, quando domani le dirò quanti problemi mi ero fatta per la mia grande confessione... – Guarda l'orologio – Ecco, per colpa tua siamo in ritardo. E, per inciso, solo perché abbiamo smesso di guardarci costantemente in cagnesco, non vuol dire che andiamo d'accordo...
Il ragazzo completa – Non siamo mica amici...– apre la porta, lasciandola uscire per prima – C'è una limousine giù, giusto?
– Quasi...

***

– Wow, vintage!
– Humphrey, è una Bentley S2 del '62... non mi aspetto che tu capisca, ma è come un Harry Winston [2] con un motore...
– Non sono pronto a vederti guidare...hai avvisato l'NHTSA [3] dell'aumento rischi tamponamenti?
– C'è l'autista, idiota.
– Naturalmente...

– Ovviamente sono state apportate alcune piccole modifiche all'interno – dice la ragazza pigiando un pulsante.
Mentre la macchina si mette rumorosamente in moto, in qualche modo al ragazzo non troppo chiaro, viene proiettato qualcosa sul tetto interno della vettura.
– Cos'è?
Blair si sistema per trovare una posizione comoda – Un corto, dura quindici minuti: il tempo di giungere a destinazione. Le voyage dans la lune.
Il ragazzo si rannicchia alla meglio sulla sua porzione di sedile, cercando in qualche modo di stendere il busto senza sconfinare nello spazio di Blair – Mai sentito...
La ragazza guarda con fastidio la posizione assunta da lui – È il primo film di fantascienza mai realizzato.
– Ti piace la fantascienza?
– Mi piacciono le cose mai realizzate prima.

***

Quando i due ragazzi scendono dalla macchina, il traffico ha falsato i tempi del viaggio, lasciando loro una decina di minuti per discutere del film. Dan continua a sostenere che una parodia di Verne sia sacrilega, la ragazza obietta che chiunque abbia avuto la fortuna di nascere a Nantes e abbia deciso di finire la sua vita ad Amiens, è di per sé una parodia.
Per porre fine alla discussione, questi scende dalla macchina di fretta e senza notare l'autista, appostato dietro il suo sportello, pronto ad aprirlo.
– Oddio mi scusi, mi scusi tanto, sono mortificato...
– Humphrey, sei un imbranato cronico...
Disse quella che ha dato più testate in cinque minuti di viaggio in metro, di Pelé in tutta la sua carriera da calciatore... – Dan, questo, si limita a pensarlo.

Il ragazzo si guarda intorno, un po' spaesato.
– La nostra meta: Apotheke.
– Sembra...costoso.
– Non dirlo come se fosse una pecca, ti piacerà.

Fa il suo ingresso, titubante. La ragazza studia il suo volto, per captarne la prima impressione.
Al suo interno, il locale è arredato in maniera bizzarra, come fosse una farmacia dell'ottocento. Sembra di stare in un set teatrale: tutto è decisamente coreografico. Dietro all'apparenza di falsa informalità, ogni dettaglio è curato, perfino i cocktail sono serviti ciascuno in un diverso bicchiere appositamente selezionato per esaltarne gusto e composizione. Ogni cosa sembra esattamente al suo posto. Eccetto Dan. L'addetto alla mansione li accompagna al tavolo prenotato, dove sono già situati due menu.
Blair annuncia con soddisfazione – Leggilo.

Il ragazzo esegue:

Cocktails

The Blue Moon (by Harry Craddock, 1930)
Brooklyn Gin, Creme de Violette, Fresh Lemon Juice.

Old Waldorf Bar Days (by Albert Stevens Crockett, 1931)
Laird's Applejack, Fresh Lime, Fresh Lemon, Pomegranate Grenadine.

Downtown Silhouette (Inspired by Cushnie et Ochs S/S 2010 Collection, )
Kanon Organic Vodka, Blackberries, Creme de Violette, Campano Antica Formula Vermouth, Champagne.


La guarda – Hai scelto un menu personalizzato?
Lei fa segno di sì – Ed è un indizio, devi indovinare il tema della serata.
–  Così la ragazza degli indovinelli e obbligo o verità rimprovera a me di avere delle trovate infantili...uhmmm, vediamo... "come architettare rompicapo sia un hobby funzionale a tenersi lontano dalle tue vere preoccupazioni"? 
– Acqua!
– Allora..."come gli anni trenta e le farmacie di fine '800 abbiano creato danni irreparabili nella società contemporanea"? Non sarà mica Chuck Bass, il tema della serata!
– Acquazzone! Concentrati Humphrey, è piuttosto facile, tu non ci stai neanche pensando!

Un cameriere si avvicina a chiedere il primo giro di ordinazioni e Dan lascia Blair ordinare per prima:
– Un Blue Moon per me. – E volge gli occhi al ragazzo, che a sua volta sceglie – Un Old Waldorf, mi sembra doveroso...
Rimasti soli, continua il suo ragionamento – Il cielo? Lo spazio?
–  Fuochino...
La Luna, dev'essere per forza la luna!
– Uhm...ti avvicini un po'...Oh, ecco, arriva un altro indizio...

Un'orchestrina jazz prende il suo posto su un piccolo palco al centro della sala, e subito l'aria si riempe delle note di We Have All the Time in the World, di Louis Amstrong.
Dan riflette. Cerca per un po' il modo di mettere tutto insieme.

Senza accorgersene, ha smesso di pensarci: la musica lo distrae troppo, e sente un'immotivata sensazione di oppressione che quasi lo spinge ad alzarsi dalla sedia, e scappar via. Blair, stufa dell'attesa, inizia a giocherellane con la collana: una sottile catenella dorata con un piccolo ciondolo a forma di armadillo.
– È un indizio anche quello? – le chiede il ragazzo, notando la cura con cui la maneggia.
– No – risponde assorta quella – è un regalo.
Il ragazzo lo osserva incuriosito – Non è un po' troppo opaco per essere un Tiffany, o quello che è?
La ragazza si pente all'istante delle sue parole – È bigiotteria, Humphrey, dopo tutti questi anni la tua percezione estetica rimane quella di un cavernicolo...– si morde le labbra, vorrebbe potersi rimangiare la frase e rispondere qualcosa come l'ho sfregato talmente tanto dalla noia che ha perso gli svarovski. 
Dan le fa un'altra domanda, ma si è già persa in un ricordo.

*** FLASHBACK *** [5]

Quando aveva otto anni, Blair Waldorf era una bambina ben educata, ma terribilmente chiacchierona.
Viaggiare con quella piccola peste, aveva sempre messo a dura prova la pazienza di sua madre, al contrario suo padre trovava la sua parlantina straordinariamente precoce di grande intrattenimento durante le lunghe gite familiari in cui era solito avventurarsi in seguito al consiglio del terapista di coppia.

Se chiedete ad Eleanor Waldorf quale fu la gita peggiore di tutti i tempi, vi risponderà l'ultima.
– In Arizona, con tanti bei posti, dovevi portarci in Arizona!
– Cos'ha l'Arizona che non va? C'è il Grand Canyon, il Colorado...le riserve degli indiani!
– È un deserto, Harold! E ci sarà campo? Sai che ci sono chiamate a cui non posso non rispondere...
– Ma lo psicologo ha detto...
– Harold, no! La bambina... Blair, tesoro, metti le cuffie, da brava.
Blair infila diligentemente il suo ipod e schiaccia play. Tanto non le andava comunque di parlare, figurarsi se avrebbe voluto ascoltare l'ennesima litigata tra i suoi.
Se avesse ascoltato la lunga discussione, ad un certo punto avrebbe sentito suo padre dire - Ti amo e sua madre rispondere - Sai cosa me ne faccio?; mentre l'uomo avrebbe cercato di riappacificarsi - te l'ho già detto, Eleanor, non era mia intenzione tradirti, ma o proviamo a voltare pagina... lei avrebbe detto - Ferma la macchina. - El, ti prego - Con un uomo, Harold, mi hai tradito con un uomo... - Te l'ho già detto, era la trasgressione di una notte, un'esperienza da niente per ravvivare la nostra storia... - tradirmi con un mio collega, per migliorare il nostro rapporto, questo sì che è credibile...
Se Blair avesse ascoltato queste parole, probabilmente avrebbe capito, nonostante la giovane età, perché a quel punto la macchina si fosse fermata, sua madre fosse scesa dalla vettura, e non vi fosse più risalita per tutto il week end.

– Pare che siamo rimasti solo io e te, Principessa.
Forse, allora, invece di pensare che meglio così, tanto mamma rovina sempre tutto, non avebbe provato una piccola sensazione di gioia, nelle udire questa frase.

***-***

– Eh? Cosa hai detto – chiede Blair, improvvisamente tornando al presente.
– Ho detto...chi è che osa regalare della bigiotteria a Blair Waldorf? – le risponde Dan, sarcastico.
– Non è una storia che ti riguarda. Quello che ti riguarda è il mio consiglio per te di fare attenzione: è un amuleto che serve a tenersi a riparo dai propri nemici, ed è molto potente.
– Uhm – gongola lui – Mi stupisce che non lo indossi anche nel sonno, allora.
– Non si intona con il buon gusto della mia collezione...naturalmente uno come te non avrebbe notato la differenza tra questo, un cartier o un catenaccio, per quello che ne so io...
– Ehi, potresti tatuarlo! – ironizza.
– Finiscila. Preferivo averti intorno quando non riuscivi a dire una frase senza balbettarla almeno tre volte...
Dan riflette – È vero! Sono piuttosto spigliato con te, non trovi?
Quella sospira – Mi stai offendendo, per caso?
– No, io lo trovo piacevole...
– E io lo trovo oltraggioso.

Ad un certo punto alza gli occhi al soffitto – Se indovino, però, dovrai pagare pegno!
– Ad esempio?
– Non lo so...qual è l'ultima cosa che ti andrebbe di fare?
– Sesso con te...e potresti vincere tutte le scommesse del mondo, ancora non accadrebbe...
Dan ringrazia il cielo silenziosamente
– Un ballo. Se perdi, balli con me.
– Non ti è mai piaciuto ballare...
– Mi è sempre piaciuto ballare, non che sia molto bravo...certo, non sarebbe così entusiasmante l'idea di un lento con te e le tue lamentele, ma...sono disposto a mettere alla prova la mia pazienza, per vederti tenere il broncio e sentire quella tua voce stridula da rimprovero maledire il momento in cui ha perso in casa contro Brooklyn!
Blair serra lo sguardo – Non indovinerai...
– Il tema della serata è Avvenimenti che cambiano la storia. – dice porgendole la mano, orgoglioso.
– Non così in fretta: hai sbagliato.
– Non è possibile!
– Sì invece!

– Qual è allora?
– In tal caso niente ballo!
– Me ne farò una ragione...
– Il tema della serata è...una Sfida.
– Una sfida? Che sfida? E come sarebbe pertinente ai tuoi indizi?
– Elementare, Humphrey...evidenza numero uno: Primo film fantascientifico della storia, le innovazioni artistiche sono sempre una sfida; evidenza numero due: cocktail Luna Blu e musica di Amstrong in sottofondo, il che avrebbe dovuto portarti ad una banale associazione di idee...Neil Amstrong, che una volta ha detto Credo che stiamo andando sulla luna perché è nella natura umana affrontare le sfide; ed infine, per rispondere alla tua domanda, evidenza numero tre, ovvero Vecchia Waldorf versus Linea dei Quartieri Bassi e tutto il resto: hai detto che gli appuntamenti a basso costo sono superiori, ma conserva un briciolo di onestà intellettuale, e dimmi cosa ne pensi di questo posto...

Dan guarda l'ambiente...gente poco chiassosa, che ordina la consumazione ed intrattiene discussioni di chissà quale tipo, alcune coppie ballano discrete ed eleganti a bordo pista, i colori perfettamente intonati tra loro...direbbe già visto, già fatto in riferimento alle infinite volte in cui si era trovato in ambienti simili al braccio di Serena, con la differenza che questo posto sembrava essere qualcosa in più, un po' meno vuoto, sembrava avere un'anima. Anche la musica, non troppo bassa, non troppo alta, si fondeva con qualsiasi ritmo di conversazione senza disturbarlo, quasi valorizzandolo.

– Sai benissimo che è bellissimo... solo il tuo stupido tema, è orribile.

– Ammettilo, puoi avere un appuntamento gradevole, senza i mezzi giusti... ma solo in questo modo puoi creare l'atmosfera perfetta! Quindi, rimangiati le tue parole, perché è chiaro che avevi torto, il che mi porta automaticamente all'ennesima vittoria contro Brooklyn. – sorride sadica – Sfida vinta. In tutti i sensi.
– Le persone creano l'atmosfera perfetta, non le cose intorno.
– Semplicistico.
– Bel modo del cavolo di pensarla, avresti fatto una figura migliore a fingere che la mia risposta fosse quella esatta...

Blair insinua – Non ti piace solo perché è nella tua natura scappare, piuttosto che metterti in gioco...ma, volente o nolente, hai comunque vinto il premio di consolazione: tutto offerto, stasera... – ed estrae la carta di credito.

Dan la guarda infilarsi il giacchino con grazia – Facciamo una passeggiata. – dice, dimenticando il punto interrogativo alla fine della frase.
Lei risponde – Se vuoi continuare a giocare, attento a non uscire fuori traccia.
– Non succederà.

***

– Cos'è successo con Chuck?
– Davvero pensi che sia appropriato parlarne in questo momento?
– Sì.
– Perché siete tutti così ossessionati dal volerlo sapere?
Il ragazzo fa spallucce – Dovrai pur parlarne con qualcuno, prima o poi...Cosa ti ha fatto?
– Il punto è quello che ho fatto io, e il motivo per cui l'ho fatto.
– Vale a dire?
– Che lo amo tanto da non avere più spazio per il rispetto di me stessa.
– Uhm.
– So che sei convinto che l'ultimo dei miei problemi sia il non avere considerazione di me...
– No, è che sono convinto che tu non sia innamorata di lui...non più, almeno.
– Sarebbe tutto più facile, se fosse davvero così...
– Ma è tutto facile, sei tu che hai un gusto per le cose complicate...anzi, scommetto che quando troverai qualcosa di più contorto della tua relazione con Chuck Bass ti ci butterai a capofitto dimenticando tutto il resto...
Blair sorride – Sono una masochista, te la do per buona.
– Forse quando sembra tutto così difficile e doloroso, è perché lo si sta forzando ad essere qualcosa che non è...Blair, non importa con che cognome sei nata, o quanto siano ben architettati i tuoi sogni...non puoi pensare di trasformare le fantasie che pensi ti renderebbero felice in realtà, devi lavorare con quello che c'è, non su quello che speri un giorno cambi...
Blair lo guarda acida – Tu e i tuoi stupidi acquari, ad esempio?
– No, ad esempio te stessa...
– Ah! – esclama stizzita Blair, poi si ferma, per essere sicura di voler continuare – Posso dirti un segreto tra me e Chuck?
– Solo se non è in nessun modo a sfondo sessuale: non voglio avere gli incubi per il resto della mia vita...
– Humprey, devi giurarmi che non lo dirai ad anima viva!
– Giuro...
– Perché io giuro di mozzarti la testa nel sonno, se lo racconti anche solo a tuo padre! Prova a digitare Giuditta su Google Immagini, se vuoi un'idea più precisa di come possa essere...
– Blair, lo giuro, non ti fidi?
– No!
– E allora non perché diavolo vuoi raccontarmelo?
– Potresti aver ragione, prima o poi... dovrò pur parlarne con qualcuno...

***

Nel bel mezzo di una strada perfettamente anonima, il ragazzo interrompe il silenzio – Obbligo o verità?
– Il solito, grazie.
– Ti obbligo a ballare con me...
– Quanto sei viscido, hai già perso quella scommessa. E non c'è musica! Senza musica è davvero troppo...
Le infila un auricolare nell'orecchio – Tonight, tonight, Smashing Pumpkins, spero vada bene. [6]

Time is never time at all,
You can never ever leave without leaving a piece of youth.

Appena parte la canzone ha un sussulto, dovuto al volume inaspettatamente alto, ma è questione di un secondo – Cosa diavolo fai? – nel dirlo è stranamente tranquilla, sembra solo divertita dell'incertezza con cui il ragazzo le cinge la vita e la coinvolge in un lento dall'improbabile musicalità.

And our lives are forever changed :

We will never be the same,
The more you change the less you feel...


– Provo a segnare il mio punto – dice in fretta, tornando a concentrarsi sul non calpestarle le costose calzature.
– Meglio che il tuo punto non abbia a che fare con aspirazioni da ballerino, allora.

Believe, believe in me, believe
That life can change, that you're not stuck in vain
We're not the same, we're different tonight
Tonight, so bright
Tongiht


Nel momento in cui riesce faticosamente a raggiungere un certo grado di disinvoltura nell'ondeggiarle accanto, lei si blocca, pur rimanendogli a distanza tale che gli auricolari rimangano nelle orecchie dei due – Humphrey...
– Waldorf.
Ma non dice niente, e lui le riappoggia il braccio dietro al busto, esercitando un po' meno pressione.

And you know you're never sure
But your sure you could be right

Non è per niente il caso. Staccati adesso. Staccati adesso che sei in pieno controllo della situazione, e potrebbe ancora non essere il momento più imbarazzante e vergognoso della tua vita. Ora, Blair, ora.

Se fosse una ragazza normale mi chiederei cosa stia pensando. Con lei, saperlo o non saperlo è lo stesso, dato che i suoi pensieri fanno sempre acqua da tutte le parti...mi chiedo solo se mi lascerà segnare il punto così facilmente...

Forse è davvero più vulnerabile, dopo tutta quella storia di ricatti e hotel e giochetti mentali, forse vuole solo qualcosa di semplice...sempre se si trattasse di un'altra, la vorrebbe di sicuro, ma lei...qual è la maschera, e quale sei tu, Blair?
E i
o, invece? Quando sono diventato così, io? Una specie di gemello buono di Chuck Bass... Dev'esserci una sorta di complesso di Elettra non risolto in lei, se riesce a dimostrarsi sempre, alla fine, l'elemento arrendevole...perfino quando l'altro componente dell'improbabile coppia sono io. Eppure la capisco, dal momento che mi sentivo, con Serena, più che ogni altro aggettivo utilizzabile, debole. Esattamente quanto lei deve sentirsi con Chuck...forse quello è amore. Sentirsi deboli. Paralizzati...Odiarsi per questo, e ancora rimanere immobili, peggio ancora, sperare che si possa rimanere intrappolati così per sempre. Con Vanessa sarebbe diverso, potrei essere costantemente a mio agio, forse, ma quello è perché si tratta di amicizie che durano da una vita per la vita, e sai che qualsiasi cosa succeda, qualsiasi cosa tu faccia, puoi sentirti al sicuro. Niente di più lontano da questa sera, e dal rapporto con la persona qui di fronte a me. Con Jenny? Stesso discorso, con la differenza Jenny è mia sorella, e tra lei e qualsiasi altra donna, sarebbe sempre lei al primo posto. Quindi che spazio occupa, questo momento?
E se il mio fosse solo approfittarsene...se mi stessi deliberatamente approfittando di lei, se la stessi illudendo...E se fosse tutto sbagliato?

...E se fosse tutto giusto?
Sentirsi diversi, ma cosa diavolo vuol dire?
Le mie azioni potranno anche avere qualcosa di insolito, ma i miei pensieri...i miei pensieri sono sempre gli stessi. no? E allora quand'è che cambia, una persona? Cos'è che distingue l'uomo? Le azioni o i pensieri? A chi bisogna dare retta, se si muovono in maniera così opposta?

Se alla fine il senso stesse nel non caricare tutto troppo di preconcetti e aspettative, ma solo vivere. Vivere, e costruire. Nell'assoluta normalità. Come ha detto Dan, lavorare sui tuoi progetti personali, che qualche volta vanno a buon fine, qualche volta falliscono.
E ogni tanto, concedersi qualcosa di assolutamente stupido, come ballare un lento di notte nel mezzo di una strada deserta...


Sarebbe un guaio, se la stessi illudendo, ma soprattutto se non la stessi illudendo.
Quello sarebbe il vero problema.


believe
In the resolute urgency of now,
And if you believe there's not a chance tonight.

No, quello non è il senso delle cose, è solo l'effetto dell'alcool e della rabbia, e della delusione che mi porto dentro. E finisce stasera. Una volta finita la sua moscia canzone. E non sono le azioni, a decretare chi sia una persona. I pensieri, nemmeno. Una persona, la fanno i suoi obiettivi, e i miei obiettivi non sono cambiati di una virgola. Aspetto educatamente la fine della musica, poi lo saluto.
Au revoir, Humphrey e, a questa distanza, ci si rivede nella prossima vita: quando tu sarai un insetto, ed io una pianta carnivora..

– Evidenza numero quattro: alla Vecchia Waldorf non sarebbe mai piaciuta questa canzone, a me non sarebbe mai passato per la testa di invitarla a ballare, come non avrei apprezzato una serata programmata da lei, e lei non avrebbe sorriso a quelle che definisce le mie ingenuità croniche un tempo. Un tempo...eppure non ne è passato così tanto di tempo...solo prima di...

Tonight, so bright
Tonight
 

– ...Stanotte.
– Ti assicuro che si tratta di eutanasia, perciò, per il bene comune, lascia che anneghi sul nascere i tuoi patetici tentativi di...qualsiasi cosa tu stia cercando di fare...augurandoti la buonanotte.

We'll crucify the insincere tonight

– Non prima...
– Dan, no.

We'll make things right, we'll feel it all tonight

– ...di provare il mio punto.
– il tuo...
– Non siamo mai stati veramente amici, no, Waldorf? In effetti non ci siamo mai sopportati prima...

We'll find a way to offer up the night tonight

Le labbra di Dan toccano rapidamente in uno schiocco la fronte della ragazza. Appena se ne stacca non è sicuro di averlo fatto davvero, ma trova conferma negli occhi spalancati nel vuoto della ragazza.
Ride nervosamente – ...del resto, prima di stasera, Dan Humphrey non avrebbe mai osato rischiare tanto...e intendo proprio la vita, credo. Quindi...il tema della serata è Avvenimenti che cambiano la storia, il caso è chiuso!

The indescribable moments of your life tonight
The impossible is possible tonight

Blair sente il cellulare vibrarle nella borsetta, e si accorge che anche Humprey ha ricevuto un messaggio – Oh no... – esclama, guardandosi intorno.
– Non entrare nel panico – dice il ragazzo aprendo la notifica. Legge: 

Avvistati!
Dev'essere proprio vero che il mercato sta cambiando, se la nostra Regina preferita ha abbandonato le Industrie Bass per il campo editoriale.
Colpo di scena o colpo di sole?

Noi, siamo tentati di investire le nostre quote sul fatto che ci sia qualcosa sotto: nessuno mette così a rischio le sue azioni senza un piano di riserva.
Sapete di amarmi, Gossip Girl.

– Ok, entra nel panico...

***
– ...Anche se poteva andare anche peggio, se ci pensi...
– Nel senso che il nostro incontro avrebbe potuto generare un buco nero spazio-temporale? Perché tutto sommato saremmo stati fortunati, se fosse successo!
– No, intendo che l'unica cosa che è riuscita a pubblicare Gossip Girl è stata una foto nel locale, e guarda, sembriamo anche avere un'aria seccata...
Io sembro avere un'aria seccata – lo corregge la ragazza irritata.
Dan sbuffa – Dovresti trattarmi meglio, sai? Dimentichi che è solo un tuo problema, in cui io sto gentilmente cercando di dare una mano!
– Un mio problema? In bocca al lupo, allora, quando sosterrai questa versione con Chuck, senza nessun appoggio da parte mia!
Dan chiude gli occhi. Come aveva fatto a non pensarci?
Li riapre – Effettivamente sì, sembri proprio seccata...Dove vai?
– A trovare Serena...

***

Blair apre la porta con cautela, che subito si trova due occhi da gatta che la fissano infuriati.
Entra lo stesso nella camera dell'amica, adiacente alla sua.

– Avevo intenzione di parlartene domani...posso spiegartelo ora, comunque... – si giustifica.
Serena scuote la testa – Dan, tra tutti dovevi usare Dan.
– Serena, non è andata così...
– Blair, come hai potuto farmi questo?
– Scusami tanto, Signorina Come-Osate-Respirare-Senza-Il-Mio-Consenso! Non credo di aver fatto poi qualcosa di diverso da quello che hai fatto tu...
– Ancora B? È successo quattro anni fa!
– No, è successo quest'anno: quest'anno hai scelto Nate, perché – se te lo fossi dimenticata – Nate è il tuo ragazzo, non Dan. Ed io non ti ho detto come hai potuto fartela con un mio ex, ti ho detto solo che ero felice per voi, ed ero sincera, sono sincera quando ti dico che tutte le volte che mi hai dato dell'ipocrita e dell'egoista, avresti dovuto pensare prima a te stessa, perché non sono io quella perennemente indecisa, che vorrebbe il resto del mondo vivere in funzione dei suoi cambiamenti d'umore e di sentimenti, e non sono io quella che sta giocando con due ragazzi, nonostante le apparenze! Ti sei almeno preoccupata di chiedere la mia versione dei fatti, prima di rimproverarmi? No! E allora non ho niente da aggiungere...
– Non rigirarmi la frittata, adesso...se dici che c'è una spiegazione convincente, dammela: spiegami perché hai rinunciato ad una serata insieme per una cena con Dan.
Blair cerca di trattenere la rabbia – Non ci deve essere una spiegazione convincente, siamo usciti e basta...non ci stiamo frequentando o altro...
– Siete amici, ora?
– Non siamo amici!
– Quindi lo stai usando!
– Non lo sto usando...niente, non è niente! Un'uscita occasionale, un impegno che avevo preso...un niente.
– Sarebbe più facile crederti, se non ne avessi fatto una gran questione...
– Non ne ho fatto una gran questione, per il semplice fatto che, anche a volertelo dire, non ci sei mai stata ultimamente...cosa avrei dovuto fare? Telefonare e spiegare che ero così sola e disperata da accettare anche una chiacchierata con Dan Humphrey?
– Potevi dirmelo ieri, invece di fingere che fosse tutto a posto, per esempio...
Blair raccoglie le idee, poi scandisce – Era tutto a posto ieri. Quando sei dell'aria giusta, è sempre tutto a posto. Il problema è che arriva ogni volta il momento in cui cambi umore e te ne vai, lo so io, lo sai tu, lo sa D...lo sappiamo tutti! È come sei fatta, non ci si può far niente, sei fortunata che quasi tutti lo considerano parte del tuo fascino...Io non più...io sono solo stanca di essere lasciata senza una spiegazione...che ci faccio, ogni volta, con le vostre scuse, se quando ho bisogno di qualcuno sono sempre sola...

Serena annuisce, sovrappensiero – Ti stai innamorando di Dan?
– Mi insulteresti così?
– Okay...
– Serena, te lo giuro!
– Ti credo. Ti credo...Blair...
– Ci sono uscita solo due volte: una per distrarmi, l'altra per far ingelosire Chuck. Non è successo niente. Non succederà mai niente.
– Hai intenzione di uscirci ancora?
Blair tira su le spalle – Ogni tanto fa delle associazioni di idee interessanti... – sospira – No, non ci uscirò se è questo che vuoi. Non reggerei una Terza Guerra Sentimentale, tra me e te...Santo Cielo, gliel'avevo detto che non l'avresti presa bene...
Serena sorride – Avete parlato di me?
Blair è abbastanza sicura di volerle asfissiare quel sorriso sotto un cuscino – Naturalmente. Sei praticamente...l'unica cosa che abbiamo in comune.
Si scusa – Ho dato di matto, vero?
– Giusto un po' – minimizza l'amica.
– Senti, tu puoi uscire con chi vuoi. Dan può uscire con chi vuole. E siete solo amic...
– Non siamo amici!
– Ho sempre voluto che lo foste... mi dà da pensare unicamente il fatto che sia successo solo una volta che mi sono allontanata da...
– È stato un caso...Non mi avrebbe nemmeno mai rivolto la parola, se non fossi stata tua amica! Come, del resto, io non gli avrei nemmeno permesso di respirare la mia stessa aria, se non fosse stato il tuo ex... – precisa – che sia successo ora, è stato solo un caso.

Serena si sente inspiegabilmente sollevata, le sorride – Pigiama Party? In memoria dei vecchi tempi?
Anche le labbra di Blair si curvano all'insù – Durante la tua esotica latitanza in Terra d'Archibald ti sei persa un paio di punti...o un centinaio. Mi sembra tempo di recuperare!

Mentre le porge un Apple Martini, Serena osserva – Sai che anche Chuck avrà visto quella foto, vero?
Blair annuisce.
– Era quello che volevi, no?
Annuisce nuovamente.
– Allora... – dice alzando il bicchiere – alla tua vittoria?
Alza il bicchiere – Serena...che succede se Chuck non cambierà mai, e tutto questo fosse inutile?

Serena le prende il braccio – Che cambierai partito. B, sei più forte di così, sei più indipendente, ti meriti di meglio. Ripeti con me.
– Serena... – si lamenta – sono seria!
– Lo sei. Blair Waldorf non scappa, Blair Waldorf affronta qualsiasi cosa succeda. 

Blair sa che Serena ci crede solo a metà, le sorride lo stesso.
La vecchia Blair, forse, ma la nuova...aveva portato fuori Brooklyn dai suoi confini naturali, si era lasciata battere al suo stesso gioco entro la fine della serata e, come se non bastasse, era appena stata arrendevole con Serena, invece di farle pagare le sue insinuazioni...chi era diventata?
Era certa che una  certa persona dalla voce fastidiosamente giudicatrice, se avesse potuto sentire quel pensiero, le avrebbe detto Un essere umano! A proposito, quello che senti battere alla tua sinistra è un cuore...e no, il ticchettio è del tutto normale, non è una bomba e non è sul punto di esplodere, quindi non serve chiamare la polizia per disinnescarlo...

***

Quando, a notte fonda, sente bussare alla porta, Dan tira un lungo sospiro, supponendo che chi troverò dall'altra parte sarà una ragazzina mora, minuta e incazzata...la realtà è che, quello che vi scopre in attesa, è esattamente il contrario di quanto avesse immaginato.
Chuck si risparmia i convenevoli – Nonostante i vostri disperati tentativi di apparire una coppia affiatata, ogni particolare di quella foto sembra gridare montatura. Quindi la domanda è una sola, a questo punto: perché, Humphrey?

Dan si chiede con che coraggio si possa presentare così spavaldo a casa sua, pur sapendo di essere enormemente nel torto nei confronti di Blair. Evidentemente, pensa che il Ragazzo Solitario non sia a conoscenza dei fatti, oppure è la sua tattica per intimorirlo – Beh, se ne sei così sicuro, allora hai aperto la porta sbagliata: non sono io quello da cui vuoi delle spiegazioni. A meno che tu non sia finalmente venuto a dichiararmi il tuo amore, il che giustificherebbe tutto l'odio e le ripicche degli ultimi anni, in effetti...

Chuck non è proprio d'aria per il sarcasmo – Non sono qui per litigare, sono qui per smascherarti. Avrei potuto capire Blair, ma tu...perché ti sei prestato a questo gioco? Qual è il tuo tornaconto?
– Chuck, non tutto quello che uno fa, è per un tornaconto...
– No, ma cose del genere lo sono. Non mi hai ancora risposto.
Il Ragazzo Solitario ha imparato ormai che, per mentire in maniera plausibile, c'è solo un modo: non inventare, piuttosto manipolare la realtà. Partire da un fondo di verità modificando le sfumature – Senti, ammetto che potrebbe anche essere iniziata come hai detto...potrebbe essere proseguita, oppure no...non dovresti neanche chiedertelo: quello che c'è ora tra me e Blair non ti riguarda. Non ti riguarda quello che fa Blair con nessuno, per come si sono messe le cose tra voi. Ti ripeto che, se sei venuto a sistemarle, non è me che devi convincere, ma lei. E ringrazia il cielo che non abbia nessuna influenza sulle scelte di Blair, perché non mi piace il modo in cui parli di lei, non mi piace il modo in cui la tratti.
– Limitati a tenertene fuori, Humphrey...finché te ne lascio ancora modo.
Dan lo urta con vacillante convinzione, mentre raggiunge la porta e la apre – Allora fa' quello che ti pare, sbaglia per quanto tempo vuoi. Ma sappi che stavolta c'è qualcuno che ti controlla, ed è disposto a fare la cosa giusta.

Chuck sembra sincero quando, prendendo la porta con passo lento e ponderato, lo mette in guardia – Non mi aspetto che tu capisca, ma fidati che non sarò io quello a dover fare il back-up delle sue convinzioni, alla fine. Non ci puoi fare niente, è come funzioniamo io e Blair...
– Il paradosso del parlare del funzionamento di una disfunzione...questa mi mancava. – dice il ragazzo, sbattendo la porta.

*TBC  

***
Angolo dell'autore (o così dicono):

1. Chiedi alla Soffiata - titolo estrapolato da Ask the Dust, ossia Chiedi alla polvere, di John Fante.

2.  
Gioielleria di lusso.

3. Ente per la Sicurezza delle Strade e della Viabilità Americane.

4."
Mi innamorerei pure di te, ma non ho più soldi per la psicanalisi", Charles Bukowski.

5.
parte 1/3

6. Il video della canzone, per altro, è un tributo a Méliès e il suo Le voyage dans la Lune.

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Capitolo 6
*** The Melancholy Death of Lonely Boy & Other Stories. ***


06 06. The Melancholy Death of Lonely Boy & Other Stories. [1]

Non è questo il punto, – dissi. – Non è una questione di «a cosa porterebbe».
Nel mondo ci sono persone che amano sapere tutto sulle tabelle orarie,
e passano intere giornate a confrontarle.
O gente a cui piace fare costruzioni coi fiammiferi,
capace di costruire navi di un metro fatte tutte di fiammiferi.
Allora che c'è di strano
se nel mondo c'è uno che è interessato a capire
te?
– Come una specie di hobby? – disse Naoko perplessa.
– Se vuoi puoi chiamarlo così. Persone meno fantasiose lo chiamerebbero affetto, amicizia.
Però se tu vuoi chiamarlo hobby, non c'è niente di male.

[Norwegian Wood – Haruki Murakami]





Il telefono squilla a vuoto per un po'.
– Humphrey, sono le sette di mattina! – sbadiglia la ragazza, alzandosi dal letto.
– Mi...mi chiedevo...hai parlato con Serena?
Blair alza gli occhi seccata – Ammirevole, un vero gentiluomo...
– Scusa...
– Avevi ragione, non le importa...
– Oh, sì. Bene. Cioè, lo sapevo. Davvero non le importa? Nemmeno un minimo...
– Humphrey! – ruggisce lei, in procinto di riattaccare.
– Novità da Chuck?
– Lo scopriremo quando si sveglierà dalla sbronza del venerdì sera, presumo...un po' tardi per iniziare a preoccupartene...
– Uhm. Veramente...ecco, è passato da qui ieri sera, sembrava abbastanza sobrio. Questo non lo rendeva meno inquietante, però.
– Oh! – si stupisce Blair – Cosa gli hai detto?
– Ahm...sono rimasto sul vago, per cui...temo che ci sarà un secondo round.
– In tal caso, goditi le tue ultime ore, Hump...
– Aspetta, aspetta, aspetta!
– Un ultimo desiderio?
Il ragazzo ridacchia – No...wow, questo è strano...volevo, volevo ringraziarti per la serata di ieri, in realtà...
– Ah.
– Il conto! Hai pagato tutto tu, non ti ho neanche ringraziata...
– Sì, beh, è un po' l'obbligo di ogni uscita con un barbone...che beneficenza sarebbe altrimenti?
– Blair, ti sto chiamando dal telefono di casa! – piagnucola Dan.
– Tu la chiami casa, io la chiamo scatolone di cartone 2.0...punti di vista...

***

Alle sei del pomeriggio, Dan rilegge per la terza volta la didascalia sullo schermo del suo cellulare:

Avvistato!
 
C intento a scodinzolare sotto fuori dalla porta dei Woldorf.
Segni particolari, un'enorme busta Dior ed occhioni incredibilmente languidi. Sarà abbastanza per riconquistare il cuore di B?
Beh, sappiamo tutti che la nostra Queen B proprio non resiste alle attenzioni del suo prodigo Bass-tardino...
XO XO

Nello stesso momento, Blair sta aspettando che l'ospite faccia il suo ingresso.
– Chuck...vediamo di fare in fretta.
– Dipende da te stavolta... – Le porge la confezione che ha in mano.
– Vuoi comprarmi con un Dior? Questo è quanto valgo, per te?
– Prendilo come un anticipo da indossare stasera. Vali tutto, per me. Ho sbagliato e ti chiedo scusa. Riprendimi, e fa' di me la persona più grata sull'intero pianeta.
– Dovrei?
– Blair, ho messo da parte il mio orgoglio. Ho messo da parte le vendette. Non ti basta, per credermi maturato? – le prende la mano – Sono Chuck Bass, e ti ho detto ti amo. Ti amo. – le sussurra nell'orecchio, la gira di spalle, contro di sé – Uno scrittoruncolo patetico di Brooklyn si innamorerebbe di chiunque, tutte possono averlo. Ma riguardo a me, tu e solo tu puoi avermi, – la fa ruotare con decisione, stavolta le è di fronte, vicinissimo al suo viso, la sua mano lungo i fianchi, mentre la ragazza scorda come si respira – per te e solo per te sono disposto a scendere a compromessi con i miei impulsi più meschini...fare ammenda dei miei errori...salvami dai miei errori...faremo le cose giuste questa volta...noi due possiamo realizzare, insieme, il progetto più grande e ambizioso che si sia mai sognato – le accarezza la guancia – da soli, siamo destinati solo al fallimento...
La ragazza cerca di rimanere razionale mentre dice – Quello che è successo non ha nemmeno a che fare con l'impulso, Chuck, avevi calcolato tutto...e questo è il tuo discorso? Restare uniti per non restare soli? Perfino la bambina dell'esorcista ha vomitato cose più accettabili di queste parole...
Chuck sfoga la sua frustrazione in un piccolo accenno di rabbia, che si smorza fino a ridursi a un rossore sul viso – Sai che non è la mia migliore qualità trovare le parole giuste da dire nei momenti cruciali, non ti è mai importato...non ci sono mai servite le parole, le parole servono solo a coprire le carenze di sintonia, la complicità, la chimica...la senti la chimica? La – lascia ondeggiare il suo sguardo tra labbra e occhi della ragazza – tensione, Blair, la tensione...non mente, al contrario dei discorsi. Chi ha bisogno delle parole, quando può leggere direttamente negli intenti?
– Gli intenti non sono mai stati il nostro punto di forza...
– Invece sì, quello che desideriamo...è lo stesso.

Blair viene travolta da un vortice di sensazioni in netto contrasto tra loro, non può fare meno che concordare mentalmente, e ammettergli  – Nonostante tutto, preferivo quando il problema era non riuscire a dirsi ti amo....
Chuck lascia che cada il silenzio per un po'.

– Se non per tornare con me, se non per lanciarmi un segnale...perché preoccuparti di uscire con Humphrey?
Blair non risponde.
– E non dire che è lui che vuoi adesso, perché non ti crederei...i vostri abiti non erano per niente in coordinato, e la tua collana era un po' troppo sciatta per quel vestito. So quanto ci tieni ai dettagli...
La ragazza si guarda le scarpe – Sapevo di non essere abbastanza brava da dartela a bere.
Il ragazzo sorride – Blair, se ti fidi di me ora, io ogni giorno ti darò una ragione per non pentirtene...è molto importante che tu capisca che non ci sono giustificazioni per quello che è successo, ma non dobbiamo buttare via tutto, noi...noi possiamo ripararlo!
– Vedi... – interviene Blair senza chiedersi se il suo interlocutore avesse finito  – Credevo fosse così, ma non sono ancora pronta...
Scoraggiato, il ragazzo annuisce con aria triste, pigiando il pulsante dell'ascensore. 
Mentre vi entra, Blair dice – Quando sarò pronta... – ma le porte si richiudono e la frase rimane interrotta.

*** FLASHBACK*** [2]

Durante il viaggio in Arizona con suo padre, appena rimasti soli, Blair era scattata sul sedile superiore, e sistemandosi la gonna, aveva detto – Ti racconto una storia, papà?
L'uomo aveva piagnucolato – Perché non posso essere io a raccontarla a te, come tutti i padri del mondo?
– Non ti piacciono le mie storie?
– Le adoro. È solo che vorrei esercitarmi un po' anche io, per diventare bravo come te! – le aveva risposto amorevole.
– Va bene, allora. Raccontami perché hai litigato con la mamma.
– Ma quella non è una storia!
– Perché litigate sempre, tu e la mamma? Lei è cattiva con te?
– No! No, amore mio, mamma non è cattiva, lei ci vuole bene!
– Allora tu sei cattivo con lei!
– Neanche! Nessuno è cattivo, principessa...
– Allora perché...
– Scendiamo qui.
– Qui? Non c'è niente qui!
– C'è... un negozio di souvenir, non ti piacerebbe uno?
– Mamma dice che i souvenir sono per i turisti allocchi...
Il padre le aveva sorriso dolcemente – Ti posso dire un segreto? Lo dice solo per invidia, perché non gliene ho mai comprato uno. Scendiamo, ne comprerò uno a testa, per le mie principesse.
– E poi mi racconterai quella storia?
Le agitò i capelli – Da brava, ora scendi.

Entrati nel negozio tutto sembrava incredibilmente di cattivo gusto, e la piccola B iniziava a lamentarsene.
– Non le piacerà niente dell'accozzaglia che c'è qui...non le piacciono nemmeno gli indiani.
– Ahm – aveva detto imbarazzato l'uomo – le piacerà. E sai perché? Perché troveremo qualcosa di bellissimo qui in mezzo, e sarà ancora più bello perché abbiamo dovuto cercarlo.
– Cosa vuoi che le importi se l'abbiamo dovuto cercare o meno? Non possiamo prenderle qualcosa da Barneys al ritorno?
Harold si era piegato al livello della bambina, e le aveva preso la testa tra le mani – Non lasciare mai, mai nella vita, che qualcuno a cui vuoi bene si faccia perdonare con un bel regalo scelto a caso tra altri bei regali, d'accordo? I doni sono come...l'affetto. L'amore non è un bel vestito di Barneys che scegli tra altri vestiti ugualmente belli, impacchetti e porti a casa. L'amore si fa cercare a lungo, in mezzo...all'accozzaglia, e quando lo scegli, non sai se sia quello giusto, o se agli altri potrebbe piacere o lo troverebbero ridicolo, e non ti importa...speri solo che a quella persona sembri perfetto come sembra a te... – prese una pashmina lì vicino – cosa ne pensi di questa?
Blair aveva scosso la testa – I foulard di mamma sono molto più belli.
L'uomo aveva sospirato, rimettendosi a cercare.

***-***

Dan decide di lasciar perdere, e getta il cellulare sul letto, quando questo comincia dispettosamente a squillare.
– Blair, ehi! – Dall'altra parte non si sente niente. Il ragazzo risolve il problema di comunicazione riempiendo ogni millesimo di secondo di quel silenzio con la sua parlata a macchinetta – Stai bene? Gli hai detto di noi, o meglio, che non c'è nessun noi? Ma soprattutto, stai bene? Gossip Girl dice che Chuck è passato da te, però non chiarisce nemmeno se tu l'abbia fatto salire o meno...se ci rifletti, è sadico da parte sua lasciare le accanite lettrici quindicenni, aspitanti voi, così in sospeso! ...ovviamente tentavo solo di fare una battura. Quindi vi siete visti? Ci hai parlato? Sulle prime pensavo lo avessi perdonato, ora che mi hai chiamato, però, deduco di no, dal momento che sarebbe strano se in questo momento ci fosse Chuck accanto a te...a meno che tu non ti sia spostata nell'altra stanza, così sarebbe un po' più ragionevole, ma anche in quel caso...perché avresti dovuto chiamarmi? In effetti, in ogni caso non avrebbe poi molto senso...perché mi hai chiamato? Non che mi disp...

Dall'altra parte della cornetta, Blair riaggancia, e si lascia cadere sulla poltrona per un tempo indeterminato.

***

Quando lo vede varcare la soglia attraversata qualche ora prima da Chuck, si dice che se Dio fosse esistito e fosse stato onnipotente e misericordioso avrebbe posto fine a quella giornata una volta per tutte.
Dan si guarda intorno e, vedendola da sola, dice – Quindi non è andata bene? 
Blair scuote la testa – Come probabilmente avevi già previsto, il mio piano è disastrosamente arrivato alla sua conclusione. Puoi tornare a casa e scarabocchiare dell'ennesimo colossale casino che è la mia vita, Cabbage-Patch...spero non ti dispiacerà, se non sono realmente interessata a recitare la parte dell'anatra cittadina del Konrad Humphrey Lorenz qui presente...[3]
– Oppure posso restare...
– Perché dovresti? Serena non c'è, e comunque ti ho già detto che non ha intenzione di...
– Grazie, l'ho capito: Serena non ha nessun ripensamento, ricevuto. La mia autostima è già abbastanza provata, senza che ci sia tu a ricordarmi che a quanto pare sono l'unico a rimurginare ancora sul passato... – sospira – Che ne dici se mi fermassi comunque?
– Non ho bisogno di una balia! Ciò nonostante, ce l'ho già, ed è Dorota. In due siete davvero troppi per la mia testa affaticata...
Dan sorride – Mai, nella vita, sarei così pazzo da offrirmi di farti da balia...magari da conoscente con cui sgranocchiare qualcosa e guardare un film...– replica accomodandosi  – Pizza o Thailandese?
Blair sbuffa – Quello che vuoi, basta che il film sia Il delitto perfetto...

***

E così è iniziata tra il Ragazzo Solitario e B la Rergina.

Non che ci fosse l'idea di un noi, nelle loro laboriose menti, sia chiaro: hanno solo preso l'abitudine di incontrarsi, abitualmente e in maniera sempre più più frequente, ma non c'è stata nessuna forma di contatto fisico tra loro – nemmeno involontaria, nemmeno la più innocente.

La prassi delle loro giornate è diventata grossomodo così:

  • Si svegliano, si telefonano – Blair gli impone un orario e un luogo dove trovarsi;
  • Sorseggiano un caffé, Dan le impone di pagare il conto e decidono cosa fare nell'arco della giornata;
  • Mangiano qualcosa velocemente e tornano a casa a studiare, separatamente – uno nel loft, l'altra nell'attico – fino alla pausa dallo studio;
  • Blair telefona – la telefonata non si conclude prima che la ragazza abbia nominato almeno un paio di volte, e nei contesti più disparati, Chuck (occasionalmente si lamenta anche di qualche mancanza di Serena) – poi gli augura una buona serata. Dan ricambia. Entrambi ammettono di avere delle cose da fare, il giorno dopo e che probabilmente non troveranno il tempo di vedersi. Humphrey dice – Spero te la caverai anche senza di me. L'altra risponde – Se sono riuscita a cavarmela nonostante la tua presenza, farlo senza di te sarà un gioco da ragazzi.
Il giorno dopo ricominciano con la stessa solfa.

La sera Dan Humphrey la passa quasi sempre in casa a lavorare ad un nuovo progetto – un romanzo, addirittura.

Blair, invece, a sfogliare riviste di moda, preferibilmente con un milkshake Cherry Chocolate. Sua madre una volta le ha chiesto – Perché stai sfogliando con tanta attenzione le pagine d'abbigliamento maschile? Non l'hai mai fatto prima...

Finché un giorno, Blair si è stancata di nominare Chuck e lamentarsi di Serena e, senza nemmeno rendersene conto, ha semplicemente depennato la voce dalla lista delle sue attività giornaliere con Humphrey, è successo il pomeriggio in cui hanno trovato fosse una buona idea mangiare uno yogurt sui gradini del Museo delle Scienze Naturali.

– Prima l'acquario, poi questo...detesto i bambini!
Dan sorride – Sì, è un po'...rumoroso. Ci sei mai stata, dentro?
– Non è il mio genere. Ma sono stata in quello di Londra, una volta...
– Vuoi fare un giro?
La ragazza scruta inorridita il numero di piccole pesti che affollano l'atrio ridendo, piangendo, scalciando e correndo esaltati
– Ce ne saranno ancora di più, dentro! – afferma con la stessa angoscia che se si trattasse di zombie.
– Vediamo lo scheletro del t-rex di Una Notte al Museo e basta.
Blair sospira, lasciandogliela vinta. Con Nate era cominciata che erano praticamente all'asilo, e Chuck...beh, Chuck era Chuck...quei popolari incontri era la cosa più vicina ad un appuntamento che Blair avesse mai avuto in vita sua. Prova un po' di pena per sé stessa, quando si vede salire le scale accanto a Dan, riflessa nella porta a vetri dell'ingresso del Museo.

Prima di, letteralmente, correre fuori, ragazzo e ragazza rimangono dieci secondi davanti a quell'enorme scheletro.
– Non è bellissimo?
Blair annuisce, senza togliere gli occhi di dosso dal dinosauro. Era davvero, davvero enorme.
– Blair?
– Sì, Humphrey?
– Ce ne andiamo? Inizia ad agitarmi, pensare che quel coso mastodontico un tempo era in grado di respirare, muoversi e...nutrirsi.
E la ragazza era scappata via senza farselo ripetere due volte.

– Maledetti piccoli demoni, come fanno a trovare divertente un posto simile?
– Avranno visto Jurassic Park!
– Jurassic Park non è divertente...
– Non ho ben chiaro che film una Waldorf possa trovare divertente...
– Uhm...Nastro Rosso a New York?
Il ragazzo ride
– Era così semplice!
– Ed è istruttivo...credo che potrei farne la mia filosofia di vita... – rincara la dose lei.
– Ok...allora, cosa ne pensi di...Via col vento.
– Sopravvalutato.
– La capanna dello zio Tom?
– Gran bel...romanzo.
– Matrix...
– Per carità!
– Moulen Rouge!
– La Kidman...divina, ma il povero scrittore romantico...davvero? E poi, dopo quanto tempo si giurano amore eterno?
– Assolutamente ridicolo.
– Ridicolo, esatto.
– Kill Bill...
– Come puoi chiamarla trama quando è solo succo di pomodoro e colorante rosso?
Dan sorride – L'hai almeno visto?
– Ho visto il trailer. Non fa per me.
– Eppure, secondo me, ti piacerebbe...amori malsani, tradimenti...vendetta...se c'è un film che fa per te, è quello.

***

– Non mi va di andare da nessuna parte oggi, Cabbage-Patch...
– Non ti sei ancora ripresa dal finale alternativo di Freaks, vero? Te l'avevo detto che era troppo crudo per te!
– No, non è quello. Ho una teoria da confutare, ma non posso dirti di più. Se vuoi puoi rimanere qui, a patto di non interferire.
– Uhm, dipende: possiamo ordinare libanese?
– Tu puoi ordinare il tuo falafel disgustosamente aromatizzato – e tenere il tuo alito a debita distanza da me – e io prenderò del sushi.
– E potremmo vedere E morì con un Felafel in mano così puoi immaginarti la mia faccia al posto di quella di Brett Stewart[4]!
– Appassionante. Ma no, niente film.
– Perché?
– Te l'ho detto, sto preparando quest'esperimento. Anzi, perché non chiami e ti metti buono buono ad aspettare, mentre io svolgo il mio lavoro?

A volte Dan rinuncia a capirla, e obbedisce. È incerto se sia una prima acerba forma di fiducia nei suoi confronti, o se abbia solo fatto pace con la consapevolezza che non c'è un filo logico in quello che Blair Waldorf fa. La ragazza sembra soddisfatta dal suo ubbidiente visitatore, che si accuccia sulla poltrona e prende a sfogliare le riviste sul comodino – Così ora ti interessi anche di moda maschile? Buon Dio, non so perché, ma sento che pagherò le conseguenze di questo tuo nuovo hobby...
– Frena la lingua, Humprey, ci sono alcune cause che perfino io non posso vincere...sto solo cercando il completo perfetto da far indossare a Chuck durante la nostra nuova prima uscita pubblica.

Già, Chuck. Blair non ne parlava da così tanto, che se n'era quasi dimenticato. Chiaramente, lei no.

– Oh, ha tutto così senso...
Se dovesse mai esserci una prossima prima uscita pubblica...non dovrei farmi trovare impreparata. Ho già scelto il mio vestito, purtroppo devo ancora trovare il completo che gli si abbini perfettamente...non sottovalutare mai l'importanza del vestirsi in coordinato in coppia, Humphrey, dice molte più cose di quello che immagini...
– Non è un po' troppo casual? E poi credevo avessi detto che il bordeaux fosse per i mori...
– E io credevo di averti detto di non disturbarmi.

Dan vorrebbe concentrarsi su qualcos'altro e smettere di disturbarla, ma il fatto è che Blair non sta facendo assolutamente niente, eccetto passarsi uno smalto color tortora sulle unghie. E pensare macchinosamente, ma questo Humphrey non lo sa.

Non siamo amici, io e lui. Siamo solo ugualmente sfigati. E usciamo insieme, ma non è un grande affare. Ci piacciono le stesse cose, forse, ma non si diventa amici – né altro – solo perché abbiamo gli stessi interessi culturali. Non è così che si sceglie chi avere intorno. Sono sicura, in effetti, che se non parlassimo di questo – nient'altro che tematiche esterne che non hanno niente a che vedere con noi e le nostre vite – torneremmo rapidamente a non sopportarci. Non siamo amici. È ora di dimostrarlo una volta per tutte, empiricamente e senza possibilità di fraintendimenti. È il mio esperimento.

Passata una mezz'oretta, il ragazzo – ormai annoiato – ci riprova – Posso parlarti, ora?
Blair è rimasta nella stessa posizione per tutto il tempo, apparentemente intenta ad elaborare il nulla – Certo. Ma niente film, musica o letteratura. Né amori perduti.

A Dan balena un dubbio in testa – In cosa consiste esattamente esattamente la tua teoria?

– Oh, niente che coinvolga la tua sfera di interesse. Ovvero – enumera sulla punta delle dita – Serena, – si concentra – Serena, e...oh, sì! Serena.
– Mi...mi stai testando, per caso?

Blair afferma con un po' troppa veemenza – Ridicolo. – Distoglie lo sguardo – Se vuoi parlare, parla. O vattene. È indifferente. – conclude con un tono che sa inequivocabilmente di vittoria.

Dan si alza dalla poltrona, ma solo per buttarsi sul letto, ignorando il cortese invito di Blair a non poggiare le sue sudicie suole sulle pregiatissime coperte. Per un po' non emette nessun suono.
– Non sarebbe ora di levare le tende, Ragazzo Solitario? Non è mica l'Hotel della Fratellanza, questo! 
Dan non si volta a guardarla, recita – ...chi non ha soldi, chi si fissa
Blair conosceva quella poesia [5] –...chi batte contro un muro!
chi urla...
chi beve.
Ora, Dan si volta – ...chi non fa niente. 
Se Blair fosse stata presa in quel momento esatto e messa sotto tortura... ancora avrebbe giurato che lo sguardo del ragazzo non sia caduto sulle sue labbra, mentre pronunciava quelle parole e tornava a fissare chissà quale pensiero ci fosse appollaiato sul soffitto – Hai barato – lo rimprovera – avevamo detto niente letteratura!

Sei mai preoccupata per i tuoi genitori?
– Continuamente – risponde Blair, anche se non capisce ancora come funzionino i voli pindarici del ragazzo.
– E non la trovi una cosa innaturale?
Blair fa le spallucce. – È successo qualcosa?
– No, solo pensavo se saremmo stati diversi, a quest'ora...se avessimo avuto dei genitori più felici...
– Loro sono felici. Sono solo un po' incasinati, ma chi non ha mai problemi? Rufus ha Lily, e mia madre ha Cyrus. Anche mio padre ha il suo compagno, da qualche parte in Europa.
– Sai, quando penso al matrimonio fallito dei miei, mi chiedo cosa conti in una relazione. Qual è l'elemento essenziale per non farla andare storta...
– Beh nel caso di mio padre è semplice – ironizza la ragazza – più che dire che mia madre non fosse il suo tipo, direi che non fosse proprio il suo genere.
Dan ride sommessamente – Beh, mia madre è partita alla ricerca del suo talento. E indovina un po'? Alla fine non credo che fosse esattamente la pittura...
Le avrebbero potuto segare un braccio, e ancora non avrebbe ammesso che quel dialogo aveva un ché di leggero e di intimo, nonostante l'argomento.
Dan dice – È stata la prima conversazione che abbiamo avuto, ricordi? Sui nostri genitori...ne è passato di tempo e te lo immaginavi che saremmo finiti così?[5]
Blair si morde le labbra – Nemmeno nel peggiore dei miei incubi. Ma non è stata la prima conversazione che abbiamo avuto. Tecnicamente, la prima è stata quella in cui ti informavo di come il mio ragazzo all'epoca – nonché ora tuo migliore amico – mi avesse tradita con la mia migliore amica – nonché ragazza che frequentavi all'epoca. Paradossale che ora loro stiano insieme mentre noi siamo soli, se ci pensi...forse avrei dovuto fargliela penare maggiormente.

– Sì, beh, è solo una conferma in più.
– Di cosa?
– Temo sembri stupido detto ad alta voce, ma chi se ne frega. Ci sono delle...simmetrie, tra me e te. – Si gira a guardarla, ma lei non ricambia il contatto visivo.
– Sai, quando ha un'intuizione riguardo a cosa dire e su cosa tacere per non passare da imbecille...credo che dovresti seguirla.

***

– Ben sveglia, Waldorf...Se, per una volta che saltiamo l'appuntamento mattutino, hai sentito la mia mancanza al punto di telefonarmi, possiamo concordare che la situazione ci è sfuggita di mano...
– Obbligo o verità?
– Ma non ti stanchi mai di questo gioco?
– No. Obbligo o verità?
– Verità...– sospira rassegnato il ragazzo.
– Hai mai avuto fantasie su di me?
– Che cosa? Dev'esserci stata un'interferenza perché quello che è appena uscito dalla tua bocca non ha assolutamente senso...
– Non temporeggiare, rispondimi. Ho Cedric in ostaggio.
– Cosa? Quando lo avresti...lasciamo perdere, cosa vuoi che ti dica?
– Hai mai pensato di fare l'amore con me e provare il doppio del piacere nel pensare, in quel momento, al viso affranto di Serena e alle raccomandazioni di tuo padre, e di tutta la dolcissima, rispettabilissima gente che conosci che ti direbbe con lei? lei non è adatta a te!
– Ma sei ubriaca? Ti hanno...ti hanno drogata?
– Scenderesti nella tana del bianconiglio? Sì o no, Humphrey? Fino a che punto metteresti in discussione la tua natura, per scoprire te stesso?
– Noi non...non dovremmo parlare di queste cose...
– E perché mai? Sono solo curiosa...E poi che succederebbe se il te stesso che scopriresti lo trovassi repellente?
– Blair! Finiscila, sono al campus! Davvero non posso parlare, devo chiudere...
– La ami ancora? – La ragazza si stende su un letto che non è il suo, rigirandosi tra le mani una fotografia e leggendo la scritta pasticciata sul retro – Essere amati senza merito è la prova del vero amore...l'hai scritta tu?[7] Dev'essere vero, in ogni caso...
– Dove sei?
– Un'informazione per un'altra. Allora, Humphrey, la ami ancora?
– Sei in camera mia? Cosa ci fai in camera mia?
– Davvero non puoi parlare, Dan, devo chiudere...
– Blair! ...Blair!

***

La prima volta che Rufus vede Blair Waldorf seduta al tavolo della sua cucina, vicina la metà a suo figlio rispetto a quanto lo fosse mai stata in passato, gli prende un accidente.

I due mangiano una pizza, e c'è perfino una bottiglia di vino rosso tra loro. Non fanno altro che tirarsi frecciatine per tutto il tempo, farsi il verso, bisticciare e ridere, nemmeno si accorgono che l'uomo saranno ormai cinque minuti buoni che ha aperto la porta.

Blair sta interpretando un film adesso, Scandalo a Filadelfia. Appoggia i gomiti sul tavolo chinandosi verso suo figlio e con aria sicura recita – Tu sei tra quelli della peggior specie: uno snob intellettuale. Devi esserti formato tremendamente giovane, mi sembra di capire.
Dan regge la distanza – peggio, la accorcia – Beh, trent'anni sono più che abbastanza per formarsi...

...Ehilà! Vedo che state cenando! Blair, sono sorpreso di vederti qui...è un po' che non passo dal loft, è...è diventata un'abitudine? Perché sembrate abbastanza a vostro agio insieme, rispetto a come ricordavo – non volevo dire questo – volevo dire che c'è un'aria abbastanza...figliolo, posso parlarti un momento?

Mentre Blair tenta di trovare un modo per liquefarsi all'istante, Dan e Rufus hanno una conversazione nell'altra stanza, a torno molto basso, perché sì sa che nel loft gli spazi sono quelli che sono.

Blair Waldorf? Fai sul serio?
– No, no, no, non è come pensi...
– No figliolo, forse non è come pensi tu!
– Papà, te lo assicuro...lei sta solo passando un periodo difficile...
– E allora? Quella ragazza passa sempre periodi difficili, non te n'è mai importato prima!
– Chi sei? Dove hai nascosto il vero Rufus Humphrey? Ricordi? L'uomo che mi avrebbe detto che è più importante fare la cosa giusta, che farsi prendere dal proprio egoismo... l'uomo che sostiene che nessuno possa essere così cattivo, neanche Blair Waldorf...
– Prima cosa, quello te l'ho detto prima di conoscerla! Senti, Dan, qui non si tratta di valutare la percentuale di umanità presente in Blair...voglio solo che tu, ci pensi bene. Qualsiasi persona tu voglia frequentare, sei grande abbastanza da poterlo fare...quando io e Lily ci siamo conosciuti...
– Ehi, no, questo non c'entra...io e Blair non...la sto solo aiutando! Lo giuro!
– Stavate recitando
Scandalo a Filadelfia! ...e, per di più, tu non eri Cary Grant! Hai visto quel film, quindi sai come va a finire, vero? Non vorrei che si trattasse di un'anticipazione sulla piega che prenderà questa storia...
– Non c'è nessuna storia. Lei ha bisogno di passare un po' di tempo con qualcuno di normale, io ho bisogno di trovare nuovi stimoli, di distaccarmi dal mio solito mondo, per scrivere qualcosa di diverso...tutto qui.

Rufus annuisce con poca convinzione. Come poteva pensare che Blair potesse diventare la sua musa, e al contempo che non si trattasse di niente di che? Ma si limita a chiedere – Serena cosa ne pensa?
– Serena è troppo impegnata con Nate, al momento, per avere un'opinione. Non credo proprio le interessi dei nostri patetici meeting da cuori infranti...

Tornano nella cucina, abbozzando un'indifferenza forzata. Nessuno mente peggio degli Humphrey – pensa Blair.
Rufus accenna ad andarene, saluta gentilmente. Blair fa solo un cenno con la testa.
Rimasta sola con il ragazzo, afferra la sua borsa – Dovrei andare anche io...

Ma non hai nemmeno finito di mangiare!
Blair apre la porta – 
Ancora una volta, Humphrey, frena il tuo istinto materno...la prossima volta prometto di finire il piatto...a condizione che sia un po' meglio degli spaghetti dell'altra volta...erano così saltati che tanto valeva bollirli nell'oceano!
– Blair, Blair, Blair...aspetta un attimo!
– Dimmi.
– Quale...quale finale preferisci:
Colazione da Tiffany o Scandalo a Filadelfia? [8]
Blair sospira – Onestamente non lo so, sono due lieto-fine così diversi. Tutti vogliono essere felici, ma quello che ti rende felice non è mai trasparente.

*TBC  

***
Angolo dell'autore (o così dicono):

1. La Malinconica Morte del Ragazzo Solitario ed altre storie - titolo estrapolato da The Melancholy Death of Oyster Boy & Other Stories, ossia Morte malinconica del Bambino Ostrica e Altre Storie, raccolta di poesie illustrate di Tim Burton.

2.
parte 2/3

3. Konrad Lorenz
è tuttora riconosciuto come uno dei massimi esperti nel campo dell'etologia (perché sì, se a sette anni mi aveste detto "Ah, ti piacciono gli animali...quindi vuoi fare la veterinaria da grande?" vi avrei risposto "No, il sangue mi fa schifo...voglio fare l'etologa"). Formulò la teoria dell'imprintig basandosi sullo studio comportamentale delle anatre, teoria che gli valse anche il nobel, vinto insieme al suo collega Tinbergen.

4. E morì con un Felafel in mano - film del 2001 diretto da Richard Lowenstein, in cui Brett Stewart interpreta il ruolo di Flip, con la cui morte (soffocato, per l'appunto, a causa della pietanza, davanti alla tv) si apre il film, che prosegue in un lungo flashback.

5. Hotel Fraternité, poesia di Hans Magnus Enzensberger.

6. Che ve lo dico a fare, che ovviamente è un riferimento all'1X04?? E poco dopo si fa riferimento al Pilot, quando Blair si presenta a Dan. In realtà lo sappiamo tutti che il loro vero primo incontro avviene per caso un anno prima  nel giorno del ringraziamento, ma mi piace pensare che Blair non se lo ricordi, e Dan avesse involontariamente preso a considerare quello visto nel quarto episodio, il loro primo vero incontro.

7. No, l'ha scritta Kundera.

8. Sì, beh, diciamo che qui il simbolismo è sottile almeno quanto un ippopotamo. Scandalo a Filadelfia è un film del 1940 di George Cukor, con Catherine Hepburn e Cary Grant. Se guardate i finali dei film (o ne spulciate la trama su Wikipedia) va da sé che in Scandalo a Filadelfia, la protagonista trova l'amore nell'ex marito - che ricorda vagamente il personaggio di Chuck -  da cui aveva divorziato, dopo varie vicissitudini tra cui un flirt con un giornalista - che ricorda vagamente il personaggio di Dan.  Mentre in Colazione da Tiffany la Hepbourn maggiore, dopo aver sposato un uomo ricco si scopre innamorata del povero scrittore Paul, da tempo ormai suo amico.

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Capitolo 7
*** Extremely Close and Incredibly Allowed. ***


07

07. Extremely Close and Incredibly Allowed. [1]


Signore, vorrei sapere chi fu il pazzo che inventò il bacio.
[Jonathan Swift]


***FLASHBACK*** [2]

Nello squallio negozio di souvenir, ad un certo punto Harold Waldorf aveva notato una serie di ciondolini – E questi?
Blair aveva riso – Papà, sono a forma di animale, sembrano per bambini, non per mamme!
– Infatti è per te. – ne aveva preso uno in mano e lo aveva consegnato alla figlia – ti piace, questo?
– Cos'è?
– Un totem indiano.
– No, non è vero, è un animale!
– Un totem indiano a forma di armadillo...
– Stai mentendo...ti stai inventando una storia!
– No – aveva riso – è scritto proprio qui. Dice che l'armadillo con la sua armatura aiuta a proteggersi dai nemici.
– Davvero?
– Te l'avevo detto, che c'erano cose magiche qui.
Blair aveva sorriso – Non hai mai detto una cosa simile...
– Dice che questo, portato al collo, ti aiuterà a trovare la forza in te stessa e mantenere le distanze dalle pretese altrui, senza commettere azioni che non vuoi veramente...
– Mi piace. – aveva detto Blair. 
–...ma anche a riconoscere quali esperienze sperimentare.
– Mi regali anche un armadillo vero?
– Quello a mamma non piacerebbe – aveva sorriso lui.

Una volta tornati a casa, aveva visto suo padre avvicinarsi a sua moglie – El, mi dispiace, ti amo.

Lei gli aveva dato un bacio a stampo sulle labbra. Blair si era sentita sollevata – Mamma, guarda cosa mi ha comprato papà!
La donna aveva finto entusiasmo per quell'oggettino di cattivo gusto – Adesso fargli togliere quell'affare sarà impossibile...sai che per lei ogni tuo regalo è sacro...Spero tu non ne abbia portato uno anche a me... – aveva sussurrato in un sorriso a suo marito, che aveva risposto sereno, solo un po' malinconico – No, non c'era niente che ti sarebbe piaciuto lì. – lei lo aveva ribaciato – Almeno, mi conosci ancora molto bene...

***-***

Serena la scuote allegramente – Sveglia, dormigliona!
– Mmmm-mhhh – bofonchia in risposta Blair, faccia sul cuscino.
L'amica non si arrende – Hai dimenticato che oggi è il terzo venerdì del mese, questo vuol dire che...
Blair si tira su di colpo, battendo le mani – ...è il nostro Giorno delle Due Streghe [2]! Come ho potuto dimenticarmene?
– Santo Cielo, quanto hai dormito stanotte? Hai una faccia sconvolta! Ehi, fa un po' vedere quella collana, da dove spunta fuori?
Blair si porta la mano al collo per coprirla – È un regalo di mio padre, devo dimenticato di toglierla...ignorala...e anche la mia faccia...Dorota! Portaci del caffé e la rilegatura mensile dei giornali di Gossip, presto! Mi sento particolarmente ispirata, a questo giro...
– È davvero brutta, B!
La ragazza sorride – Lo so...ma è un porta-fortuna...me l'ha regalato mio padre quando avevo otto anni, ancora uno dei ricordi migliori che ho... – ride – è talmente brutta, che almeno non ne risente, dei cambi di moda...
La bionda le prende la mano – Ti manca tuo padre? Potremmo andare a trovarlo...
Blair annuisce, slegando il laccio della collana e riponendola nel cassetto. La domestica fa il suo agitato ingresso nella stanza, con in una mano il vassoio, e nell'altra un pesante volume in pelle.
– Vuole anche degli impacchi di camomilla, Miss Blair?
Blair si sforza di essere discreta nel riservarle un'occhiataccia – Non sono stanca! Sai benissimo che mi sono ritirata nella mia camera molto presto ieri sera, non c'è motivo per cui non avrei dovuto dormire...
Dorota non capta il segnale – Il suo cellulare non ha smesso di squillare per tutta la notte...
– Ah sì? Non me ne sono neanche accorta...e, per la cronaca, non ti pago per spiarmi...
– Magari è qualche forma di allergia...
Serena cerca di togliere la coetanea dall'imbarazzo – Cornetti e Macaron...non disturbarti, Dorota, vado a prenderli io! B, se vuoi un consiglio, lascia perdere l'impacco e bevila, quella camomilla – aggiunge gaia – non ti vedo così irritabile da quando... Penelope ti ha regalato una salopette per il tuo quattordicesimo compleanno, credo!

Serena lascia la stanza, Dorota si appresta a seguirla, quando il cellulare della mora squilla nuovamente, e la polacca resta in attesa della reazione di Blair, che tuttavia rimane immobile – Ancora insisti, con questa invadenza?

Blair legge il messaggio e si rituffa sul letto. Agita un campanellino dorato – Dorota! Dorota, non mi sento bene!
La ragazza fa finta di non essersi accorta della palese diffidenza della sua domestica – E se fosse davvero un'allergia?
Quella si fa irriverente – Potrebbe... non si può mai sapere cosa si trova a Brooklyn...
– Non osare! – le urla Blair – Parla...parla piano.
– Miss Blair – si lamenta Dorota – Miss Serena sa che lei e Mister Dan siete amici?
Solitamente Blair adora come Dorota continui a riferirsi a lei e le sue conoscenze con l'appellativo di miss e mister, come dentro un romanzo ottocentesco, questa volta riconosce, però, una nota stonata...Mister Dan Humphrey...non suona bene per niente. Tralascia il pensiero e annuisce – Ne abbiamo parlato, a lei sta bene...
Dorota ha un brivido nel chiederle, quindi, quale sia il problema.
Blair abbassa gli occhi, strascicando suoni non percepibili dall'orecchio umano. Fortuna che Dorota ha avuto modo di affinare capacità sopraffine, in campo di udito raffinato e lettura del labiale, da quando lavora per i Waldorf.
– Miss Blair! Lei glielo deve dire!
La ragazza sbuffa – Non è l'unica opzione. Si può sempre...negare... fino alla morte, fino a farla diventare una leggenda improbabile come... la fine del mondo nel 2012, Atlantide, il Big Foot....Lancaster capitale degli Stati Uniti [3]!
Tra le qualità di Dorota, sicuramente non spicca il buon senso –  Ma se Miss Serena lo scoprirà, sarà molto peggio! Miss Serena è comprensiva, lei...sa come vanno queste cose, se capisce cosa intendo...lei gliene deve parlare, capirà...
Blair sembra pensarci –  Non posso. Non importa quanto dica di averlo superato, non si superano mai abbastanza certe cose...Io non avrei voluto saperlo, se si fosse trattato di lei e Chuck...fa ancora un certo effetto perfino sapere di lei e Nate...
– Come ritiene giusto, Miss Blair...

***

Le due ragazze sono dedite alla loro mensile ricorrenza: spettegolare e appuntare i commenti più maligni sui gossip contenuti nei giornali scandalistici delle ultime quattro settimane, precedentemente fatti elegantemente rilegare, per fini pratici, sotto ordine della moretta.
Serena finisce di sorseggiare il suo the ed esclama – Come può essere legale sposare la propria figlia adottiva! È disgustoso! E decisamente imbarazzante durante le festività in famiglia...– La ragazza si accorge del BlackBerry vibrare poco distante da lei – Chi è così insistente da spingerti a togliere la suoneria? Dicevi di volerla sempre tenere attiva, nel caso Hilary Clinton finalmente si accorgesse di avere bisogno di una nuova nuova consulente del look!
– Oh, Hilary Clinton non chiamerà oggi, te lo assicuro...non sono state giornate molto fortunate...
Serena azzarda frizzante – Chi è? Chuck?
Blair non risponde.
– Oh-oh! Ok, sappiamo entrambe cosa stai nascondendo...
– Lo...sappiamo entrambe? Ah, sì? – la moretta è confusa, ma sollevata dal non sentire astio nella voce dell'amica.
– Blair, è passato così tanto tempo. Quello che ha fatto Chuck è stato orribile – Blair sente la fiducia crescere dentro di sé – ma voi vi amate, e so di averti detto di riflettere bene riguardo il perdonarlo o meno, ma reprimere quello che provi non è la soluzione. Pensi di dovere delle spiegazioni al mondo, o tutti ti vedranno come una debole, ma non è così. Se dentro di te senti che riprovarci sia la cosa giusta, allora lo è. Solo tu puoi sapere se sia cambiato davvero. E personalmente, non ci vedo niente di male, a passare un po' di tempo insieme, e vedere come si mettono le cose...Fargliela penare un po', magari...può essere divertente!

E invece no, Serena non ha capito niente. Blair deglutisce.

Serena continua – Perciò smettila di torturarlo e torturarti, ed accetta questa benedetta tregua!
Blair deglutisce di nuovo.

– Serena, non è Chuck! ...Quanto...quanto vanno bene, le cose con Nate, esattamente?
– E va bene, non mi lasci altra scelta: se non vuoi rispondergli tu, lo farò io per te! – Prende il cellulare e, ridendo delle minacce di Blair, apre il messaggio.
Blair dice – Anche questa volta, posso spiegare.

Serena scuote la testa, intendendo che non ci sia niente da spiegare. Appena letto il messaggio, cambia idea.

Blair, continuare a non rispondermi è come recapitarmi un invito formale a presentarmi a casa tua, a questo punto.
Vuoi del tempo per riflettere, è questo? Qualsiasi cosa sia, puoi dirmelo...ho una lezione a mezzogiorno, ma domani mattina, fino a quell'ora, puoi trovarmi al Moma.
Se vuoi possiamo anche fare finta di niente, possiamo anche ritornare ad essere due estranei, solo...preferirei deciderlo insieme, parlandone.
- D.

– B, cosa vuol dire questo messaggio?
– Vuol dire che il nostro Giorno delle Due Streghe è tramontato prematuramente, questo mese...S, dobbiamo parlare.
Serena sorride. Ha gli occhi innaturalmente sgranati e le labbra un po' rigide, ma è il meglio che possa fare in quel momento – Certamente.

***

Messi da parte cornetti e caffé, Serena procura un piatto di fragole con cioccolato fuso e Blair provvede al gin schietto, per rendere il tutto più sostenibile – Ti ascolto – dice Serena.
Blair butta giù il primo bicchiere senza pensarci due volte.
–  Vuoi? – offre all'altra, che fa cenno di no.

– Non sei stata la prima persona a cui ho raccontato la faccenda di Jack e dell'hotel, Dan lo è stata. Le anomalie sono cominciate proprio da quel momento.  Humphrey – evidenzia la ragazza – mi ascoltava, e non poteva giudicarmi peggio di come già mi considerasse, oltretutto sai benissimo che non mi è mai importato granché del suo giudizio...era perfetto per svuotarsi la coscienza e raccontargli l'accaduto. La parte più difficile è stata sopportare i seguenti moti di pietà che lo spingevano a contattarmi giornalmente per assicurarsi che stessi bene, dopo quello che mi era capitato. Sai di aver toccato il fondo quando anche Dan Humphrey crede che la tua vita sia messa peggio della sua. È successa una cosa strana...devo essere messa parecchio male, se ad un certo punto ho iniziato a trovare gradevole la sua compagnia, perfino il suo loft sembra...abitabile.
Serena chiude gli occhi – Perché non me l'hai detto?
– Te l'ho detto! Mi hai risposto che eravamo liberi di uscire con chi ci pareva...cosa avrei dovuto fare? Aggiornarti di mia spontanea volontà sulla frequenza degli incontri? Non è qualcosa che si voglia lasciar detto ai posteri...

A Serena non tornano i conti – E come siete arrivati, da questo, a fare sesso?
Blair la guarda disgustata – Non abbiamo fatto sesso! Mai! Come puoi... – taglia corto quando nota l'aria spazientita dell'altra – C'è stato un bacio. Un bacio occasionale. Una tantum.
– E...?
– E basta. È stato tutto lì – Blair pensa una sola, un'unica, sola, piccolissima bugia a fin di bene – Un bacio a stampo, praticamente, niente che verrà ricordato negli Annales...Pochi secondi, prima di renderci conto di quanto fosse sbagliato. E inopportuno. E sgradevole. Non te l'ho detto perché...perché l'altra volta hai reagito in una maniera un po' brusca...e non ce n'è bisogno perché...il mio destino è Chuck...noi...abbiamo gli stessi intenti...

Serena non sembra aver placato i suoi dubbi. Blair cerca telepaticamente di indurla ad un sorriso, ma soprattutto a credere alla sua versione – Ma ci tieni a lui?
Blair vorrebbe così tanto chiederle cosa ti farebbe meno male? in risposta, ma non può farlo. – Come ci si può affezionare ad soprammobile, o ad un peluches...ad un labrador o...una canzone – sorride tra sé, poi torna seria –  ...come a qualsiasi cosa conti meno della tua amicizia, Serena...
Serena sospira, pensando sia davvero una situazione scomoda.

– Sei arrabbiata, vero?
– Sono furiosa, Blair. Dan è un bravo ragazzo, che bisogno c'era di coinvolgerlo in tutto questo?
– Ti chiedo scusa...
– Non è con me che devi scusarti!
– Con...Humphrey? No, lui... lui è solo pieno di questi preconcetti ottocenteschi sui rapporti, lo sai. Domani andrò al Moma e mi ascolterò i suoi patetici discorsi su quanto non abbia fatto altro che sentirsi in colpa per essersi lasciato cogliere da una debolezza, nel tentativo di scacciare te dalla testa...
– B, io non credo che questo abbia molto a che fare con me...
– Ha tutto a che fare con te! Non mi avrebbe nemmeno mai rivolto la parola in primis, se non fossi stata...
– ...mia amica. Lo so, l'hai detto anche l'altra volta. – riflette – e...ricordo anche quello che ti ho detto io... Sono felice con Nate, abbastanza felice da mantenere il mio karma stabile e comportarmi diversamente, stavolta. Ovvero, limitarmi a pregarti di sistemare tutto, prima che tre persone ne subiscano i danni emozionali.

Blair guarda in basso, ingoia in un solo boccone l'ultima fragola – E, per il fatto che c'è stato un bacio tra me e Dan, come ti senti?
– Non lo so. Sinceramente, non lo so. Ho scelto Nate, no? Mi riprenderò dallo shock...tu risolvi la tua confusione, ammesso che ci sia, della confusione...
– Non c'è della confusione: l'unica confusione sta nel capire come ricucire il rapporto con Bass.
Rimangono in un silenzio insostenibile.

S, ho davvero bisogno di averti dalla mia parte, stavolta...
– B, io sono sempre dalla tua parte...– la sprona Serena, un po' meno tesa – Se vuoi Chuck, che Chuck sia...vorrei solo che, per una volta, mettessi te al primo posto...
Blair risponde alla sua mimica facciale – Non è Chuck ad essere al primo posto, te lo assicuro...
A Serena sembra di capire che non si riferisca a Blair stessa, ma neanche a Dan – Però, se ne sei così sicura della tua scelta, perché non hai ancora risposto a Dan? Chiede solo un messaggio per capire cosa ti stia frullando in testa, non mi sembra di poterlo biasimare...qual è il grande sforzo nel dirgli quello che hai detto a me?

Blair pensa che la sua amica abbia scelto un pessimo momento per scoprire di avere una perspicacia – Dorota potrebbe avere ragione, potrebbe essere una qualche allergia. Il cuore di Dan non si spezzerà se non mi presenterò per una buona ragione, dal momento che vorrà solo ribadire che il bacio non ha significato niente nemmeno per lui...per quanto in nessun dizionario troveresti la sua foto sotto la definizione di virilità, è pur sempre un uomo: non gli piacerà l'idea che Chuck ora si possa sentire il maschio alfa... Ma se proprio ci tieni, domani andrò a sorbirmi l'ultima vergognosa resa dei conti di questa storia...

– Ripensandoci, non dovresti andare al Moma, domani. Prenditi ancora qualche giorno... – stavolta è Blair a non capire il discorso dell'amica, che prontamente spiega – se tu e Chuck siete sulla via della riconciliazione, non è più necessario continuare a vedere Dan, per giunta in luoghi pubblici...potrebbe solo complicare ulteriormente la situazione, e poi non dovresti esporti ai pollini delle vie alberate intorno al Moma...Gli darò io le spiegazioni al tuo posto. Se è come dici tu, capirà. Puoi pensare se chiamare Chuck, nel frattempo...
– Oh chiamarlo, sì...lo farò. Penso proprio che dovrei farlo...solo, sai come sono le allergie..sembra andare meglio, e di colpo ti ritrovi a fare uno starnuto dietro l'altro. E per la prima uscita insieme non posso farmi vedere con il naso rosso e gli occhi gonfi... le foto saranno ovunque.
– sorride – Devo essere perfetta, potente, sicura.e poi, in un improvviso cambio di tono – Ma davvero andresti al mio posto al Moma? Faresti questo per me?
– Tutto, per la mia migliore amica. – conclude Serena, afferrandole la mano. Blair la guarda. Si scambiano il primo sorriso sincero del pomeriggio.

***

Il giorno dopo, al Moma, la bionda si presenta con degli occhiali da sole e un vestitino a pois – Perdona gli occhiali da sole, ho dormito davvero poco. – spiega a un Dan incredulo più del solito.
– Mi...mi sono perso qualcosa? O forse sono impazzito. Come Edward Norton che crede di non essere Brad Pitt in Fight Club: forse per tutto questo tempo tu e Blair eravate la stessa persona, e ho sempre pensato foste in due!
Serena sorride. In fondo un po' gli era mancato.
– No, posso assicurarti che siamo due entità ben distinte. Come uragano e pioggia. Blair fa i danni e io...io lavo via i detriti...posso offrirti un caffé?


– E insomma, tu e Blair vi siete baciati...
– Lo sai?
– Certo che lo so, è la mia migliore amica. Non esserne così sorpreso! – in realtà, Serena stessa prova un po' di stupore nel constatare quanto poco tempo, tutto sommato, ci abbia messo Blair a vuotare il sacco.
– Allora? – chiede lui, interrogandosi su quale sia il motivo della visita di quella.
– Dan, io sto con Nate adesso.
– Quindi non sei qui a reclamare il mio sangue?
– Signor presuntuoso! No! –  fatica a nascondere l'imbarazzo nel ricordare improssivamente la sua prima reazione alla notizia dell'appuntamento tra i due – Cioè...è strano...insomma, tu e Blair...chi se lo sarebbe aspettato? Non io! – ride nervosamente.

– Ecco, non che ci sia un noi: mi ha sbattuto fuori di casa e non ha risposto ai miei sms –  ma saprai già anche questo –  e il fatto che sia seduta qui tu, e non lei – senza offesa – ma non sembrano le premesse migliori del mondo...tu, tu sai qualcosa? Ti ha detto qualcosa?

Serena fa una smorfia. Non è il discorso più facile da affrontare con il tuo ex, non ci vuole un genio a capirlo – Si dà il caso che sì, mi ha detto qualcosa...
Dan espone i palmi, esortandola a parlare, ma la bionda replica – Non così in fretta! Migliore amica versus ex ragazzo...uhm, non ti vedo vincere il confronto così facilmente, perché dovrei dirtelo?

– Cosa saresti venuta a fare, altrimenti, scusa!
– Facciamo un patto – Dan pensa che questa moda dei patti nell'UES dovrà passare, prima o poi, e non può fare a meno che aspettare quel momento con ansia – La tua versione dei fatti per quella di Blair, mi sembra ragionevole.
– Perché dovrebbero esserci due versioni differenti se...okay, te lo concedo, domanda stupida. Si tratta di Blair, ci sono sempre almeno due versioni dei fatti con lei. D'accordo, ci provo. Solo un momento...
– Dan!
– Tutto questo è imbarazzante!
– Dan...
– Okay, ecco. Non che ci sia granché da aggiungere. Credo che all'inizio cercasse solo di passare del tempo con qualcuno che l'ascoltasse il più possibile e somigliasse il meno possibile a Chuck. Poi sai com'è Blair, non le è mai importata la mia opinione, per lei era come parlare ad uno specchio, suppongo. Abbiamo passato giorni interi a discutere dei suoi problemi e non so perché mi sentissi obbligato a farlo...forse perché mi dispiaceva per lei, forse perché nei piccoli intermezzi in cui non si focalizzava sui suoi drammi, aveva un qualcosa di spontaneo e divertente. Se non fosse stata lei, avrei giurato ci fossero anche dei cenni di autoironia. Quando ero quasi arrivato al limite della sopportazione – chi è che passerebbe gran parte delle sue giornate a parlare di Bass, andiamo! – lei ha smesso. Come se, simultaneamente a me, anche lei se fosse arrivata al limite. Siamo andati a vedere dei film, delle mostre...oppure non facevamo niente di che. Una volta ci siamo perfino fumati una canna con della musica anni sessanta in sottofondo, e anche se tecnicamente ero stato io a proporlo, comunque lei aveva accettato...
– E le è piaciuto? – Serena non può fare a meno di chiedere.
– Ahm, ha detto che ero un'idiota. Mi ha chiesto se adesso mi fossi dato alle tecniche da stupratore per abordare le ragazze..e poi si è affrettata a precisare che scherzava, mi ha detto non credere che non sappia quello che stai facendo qui, che era chiaro che stessi iniziando ad usare i suoi stessi trucchi, e poi ha aggiunto, con quel suo tono snervante sono colpita, Humphrey, ti direi che sono orgogliosa di te, ma la verità è che il fatto che uno come te possa tenere in considerazione le mie tattiche mi fa dubitare di me stessa e della loro efficacia...
– Sarebbero, questi trucchi?
– Oh, un'idiozia che si è messa in testa la prima o la seconda volta che siamo usciti...far ingelosire Chuck convincendolo che ci fosse qualcosa tra di noi. A conti fatti è stata solo fortuna se abbiamo evitato la tragedia e Chuck ha dedotto da sé che fosse un'eventualità così da fantascienza, da dover essere un piano di Blair, più che la realtà. Non che non mi sarei mai più ripreso dall'essere stato il toy boy di Blair Waldorf, semplicemente non avrei voluto un Bass infuriato con me, ecco.
– Fantascienza...ma il bacio c'è stato.

– Senti lascia perdere, okay? Era triste, a conti fatti è stata lasciata andare per la miliardesima volta in vita sua, ero lì e...insomma, nessuno dovrebbe essere triste in quel modo per Chuck Bass...è successo ed è stato un errore...non c'è molto di cui parlare...non lo avremmo fatto in condizioni normali, lo sai...
– Risparmiami i dettagli, questa conversazione ha già superato il confine della definizione di
strano nel momento in cui è iniziata!
Dan sorride con approvazione – Nel momento in cui mi sei apparsa davanti, vorrai dire!

– Dan, non sarebbe bello per me vederti con la mia migliore amica. Di tutte le persone al mondo, lei è quella che non avrei voluto. E non solo perché è Blair. Complica tutto, per quanto vorremmo non fosse così...
– È stata una stupidaggine, te l'ho detto. Te lo garantisco. Non ho neanche bisogno di sentire cosa hai da dirmi di quello che ti ha raccontato Blair per capire che è finita ancora prima di iniziare, quindi...dimentichiamolo e basta.
– Io non ho detto questo...quando io e Nate abbiamo avuto la spiacevole idea di cedere ai nostri sentimenti nonostante il suo legame con Blair, dopo ero terrorizzata. Non avrei mai pensato che avrei potuto guardarlo ancora negli occhi senza provare vergogna per me stessa. Non è stato facile, tra me e Blair, ma siamo andate avanti. A volte le cose succedono per un motivo, ma non sempre si ha il coraggio di lottare per capire fino a che punto siano radicati i sentimenti, a volte, è più facile seppellirli da qualche parte e dimenticarli. Se tra me e Nate fosse andato tutto perso, forse avrei avuto qualcosa di cui pentirmi, oggigiorno...Per cui, sta a te decidere: pensi che ne possa valere la pena?

Lui la guarda, triste – No, vedi, non è la stessa cosa...Blair non prova niente, IO non provo niente, perché...ormai credo di aver capito perché sei amica di Blair Waldorf: a volte lei è diversa. Magnificamente diversa. È sensibile, è intelligente, è appassionata. Ti fa venire voglia di buttarti a capofitto nei rischi della vita, perfino negli errori. Ma è così repentina, nei suoi cambiamenti d'atteggiamento: le altre volte è irascibile, infantile, capricciosa e sadica. È una cosa ed è l'altra, e – sarò sincero – potrei anche innamorarmi di una delle due Blair Waldorf, ma l'altra? Non posso ignorarla, di sicuro. Finirebbe con lo schiacciarmi, o io finirei con il detestarla...

Non rientrava nella top-five delle situazioni in cui Serena avrebbe voluto immischiarsi, ma pensa che, quando si tratta di questioni di cuore, più queste sono irrisolte e volutamente trascurate, più tendono a ripresentarsi – e spesso platealmente – E poi, in fin dei conti, gliene devo una, a Blair...così Serena dice – Ecco i fatti: lei ti piace, tu le piaci.
– Io...le piaccio? È questo che ti ha detto?
– Cielo, no! Tutto il contrario, in effetti, ma ormai – a quanto pare –  la conosci abbastanza anche tu da sapere che Blair dice sempre il contrario di quello che pensa, quando sente di doversi difendere. Mi ha detto che non ti sopporta, che sei stato un errore e che ha intenzione di tornare con Chuck, ha detto che lo avrebbe chiamato...uhm...proprio mentre noi stiamo avendo questa conversazione in effetti...
– Credo di aver perso il filo...stai cercando di spingermi all'omicidio dell'ultima parvenza di vita sociale che mi è rimasta? A quest'ora sarà già tornata con Chuck...
– Forse. O forse no. Sai, Blair è imprevedibile, e poi, potrebbe essersi sentita poco bene...è un po' di tempo che un brutto mal di testa la perseguita, poverina...crede di essere allergica a qualcosa...

***

Blair sa di aver mentito, sul bacio. Ripensa a come è successo. Ogni piccolo particolare di quei momenti.
Ora non devo in nessun modo mentire a me stessa. Per restare lucida. In controllo. Decidere una strategia di negazione, che sia valida da qui all'eternità.

– Miss Blair, Serena ha detto di controllare suo umore oggi.
Blair alza gli occhi al cielo – Dorota, come puoi non accorgerti che sono impegnata?
– Uhm, dovrò riferire a Miss Serena che non è buono...
– Non essere sciocca, Dorota. È...una bella giornata, non c'è ragione di avere preoccupazioni in un giorno così bello. Perché pensi questo?
– Beh per cominciare, non ha nemmeno urlato, nel cacciarmi fuori dalla sua stanza.
– Magari non sono quello che hai sempre pensato: una persona che ha bisogno di dare ordini a destra e a manca per sentirsi realizzata. Ma, visto che insisti così tanto...DOROTA! Esci immediatamente da questa camera e trovati qualcosa da fare! Anzi, va' a prendere il mio diario all'istante: ho una lunga sfilza di annotazioni sul tuo operato da appuntare, e quando avrò finito, avremo molto da lavorare sulla tua condotta in questa casa!

Dorota sorride sollevata – Gradirebbe anche dell'uva, oltre al diario?
– Sì...fa' pure. Ma non pensare di comprare la mia clemenza.
– Miss Blair? Se posso, ero così in pena! Ho creduto che fosse cambiata per via di quel Ragazzo Solitario...se fosse stato così, allora avremmo avuto un gran lavoro da fare, per farlo diventare un pretende accettabile per Miss Blair, e Vanya già si lamenta del poco tempo che mi concede di dedicargli...

Blair rimane in silenzio ad occhi sgranati. Fortuna che è di spalle alla domestica, che quindi non se ne accorge.

Scrive di getto e dopo rilegge il tutto, sembra quasi un racconto. Per evitare di incappare nella sua logica distorta, fatta di rifiuti e distorsioni della realtà, aveva infatti deciso di scrivere in maniera impersonale.

Erano a casa di lei. Erano successe molte cose quella sera, ne avevano parlato per ore. Per essere precisi, la ragazza ne aveva parlato per ore, poi si era annoiata nel sentire la sua stessa voce lamentosa ed era rimasta zitta. L'ultima cosa che ricorda di aver detto era stata – Cosa succede, se si rimane immobili per sempre, perché non sai se ti terrorizzano di più le cose che cambiano o quelle che restano uguali?
Dopo non ci aveva più pensato, alla giornata e ai suoi diciannove anni. Di questo ne è sicura, perché - se nel corso della serata le fosse ritornata in mente la sua situazione, anche solo per un secondo - avrebbe notato che qualcosa era cambiata già allora, e forse avrebbe agito diversamente. Una parte di lei detestava quell'inconsapevolezza, ma l'altra no: era stato come se, per entrambi, niente che non fosse in quel momento e lì esistesse, che male c'è in fondo? Cosa c'è di spaventoso? 
Era vestita impeccabilmente, ma il ragazzo la guardava come se non gliene importasse niente, di quello che aveva addosso. Lei non era una stupida, se n'era accorta da un po', di quello sguardo. Non sarebbe stato un problema allontanarlo con una scusa qualsiasi, o semplicemente dirgli che era tardi, che aveva bisogno di riposare e che, quindi, avrebbe gradito che l'ospite togliesse il disturbo. Ma compiere questo gesto significava dover ammettere che ci fossero delle tensioni tra loro – e non dello stesso tipo di quelle che li avevano portati a detestarsi nel corso degli anni – e questo lei non lo voleva ammettere. E poi, cosa c'era di male? Lui era una brava persona, merce rara nel mondo della ragazza. 
Inoltre – come una volta aveva affermato lui – c'era un legame tra loro, che andava al di là del milione di differenze visibili: tempo prima, la ragazza lo aveva messo alla prova. Era convinta che avrebbero capito molte cose, da quell'esperimento, e in effetti fu così...solo non furono quelle che si aspettava lei. Alla fine non le era rimasto altro da fare che ammettere a se stessa che fosse diventata amica di quello stano, logorroico essere.
Ma amici era già tanto, amici era già troppo, così quello sguardo, a casa della ragazza, non era solo avvicinarsi al confine di quella che poteva essere una situazione deleteria: era proprio oltrepassarlo a piè pari. Con le mani dietro la schiena. Bendati. Eppure l'unico pensiero nella sua testa era:
cosa c'è di spaventoso, dopo tutto? Nonostante lo sapesse, non fece niente per ostacolare il modo in cui si svolsero gli eventi.
Quella volta che lui la guardava come se non gliene importasse niente di quello che aveva addosso, invece di fare ciò che era sensato, aveva messo su un disco che piaceva ad entrambi
[4], e si era accomodata accanto a lui sul tappeto, sorridendo.
Allora il ragazzo le ripeté una frase che le era solito dire, ma in un tono languido e arrendevole – A che gioco stai giocando, Waldorf?
Lei aveva risposto che i giochi erano per le bambine, cosa che ormai non era più. Era diventata adulta adesso, adesso che aveva smesso di piangere. Aveva gli occhi impercettibilmente umidi, mentre lo diceva. Lui si era spinto più vicino – Non fermarmi – aveva detto – ho pensato di farlo così tante volte ormai che una parte della mia testa pensa che sia già successo.
Lei non se lo aspettava, perché erano mesi che in nessuna situazione e per nessun motivo c'era stata una qualche forma di contatto fisico tra loro. Stretta di mano o tocco involontario che fosse. Ma in realtà se lo aspettava. Realizzò che – come quando leggi un giallo con distrazione – non aveva notato tutti gli indizi che erano già lì e che – se fosse stata più previdente – l'avrebbero portata a capire che proprio quel ragazzo sarebbe stato senz'altro la causa della sua morte sociale. Quel che è peggio, è che lei ne era stata la complice incauta per tutto il tempo.
Eppure, di tempo per cambiare le sorti ne aveva avuto, ma non aveva saputo – o voluto – sfruttarlo. Oramai il ragazzo era
estremamente vicino: non solo non c'era più tempo, non c'era neanche più spazio tra loro. Le aveva chiesto di non fermarlo, ma il fatto era che, anche se avesse voluto, la ragazza si sentiva paralizzata.
Udiva distintamente la voce di Thom Yorke biascicare:
I am all the days that you choose to ignore.
La ragazza risolse la chimica tra i due corpi in un bilanciamento del suo viso: chiuse gli occhi e dischiuse le labbra. Le labbra si congiunsero con quelle del ragazzo per pochi secondi: un bacio infantile, poco più che un bacio a stampo. Lui espirò a fondo e le fece scivolare la mano dietro la nuca, accarezzandole i capelli – Scusa – mormorò senza smettere di fissarla negli occhi – se ti sei sentita obbligata o ti ho confuso le idee.
La ragazza, dopo dieci secondi, aveva ben chiaro cosa avrebbe detto. Se ne prese altri cinque in quel limbo, ancora un attimo per rimanere ad ammirare quella porzione di tempo in cui le cose avrebbero potuto prendere qualsiasi tipo di piega, e poi gli rispose tranquilla che non le aveva affatto confuso le idee, che avrebbero fatto finta di niente e sarebbe tornato tutto come prima. È questo il modo in cui dovevano andare le cose, e così sarebbero andate.
Inopportunamente Thom Yorke sembrava essersi incantato a ripetere:
You are all I need, you are all I need
Il ragazzo la trattava come una bambina che non volesse ammettere di aver combinato una marachella – Non negarlo, Blair.
Lei disse: Ma non è successo niente. Per negare qualcosa, deve prima succedere. E non c'è modo che succeda qualcos'altro, quindi...
– Dico solo che sarebbe più semplice se non negassi...
Urlò che era
un formalissimo bacio a stampo: persone di culture che sottovalutano i rischi delle malattie oralmente trasmissibili lo usano come forma di saluto, ci sono alcune mamme che lo fanno con i loro figli...succede anche tra amiche eterosessuali. Aggiunse: Ho dato baci meno casti io stessa, a Penelope e Isabel, durante i nostri pigiama party. Non capisci la differenza? Non è come se avessimo fatto l'amore o ci fossimo resi conto di chissà che...se, se - per effetto momentaneo di qualche sortilegio - mi fossi mai sentita attratta da te, allora quello sarebbe stato qualcosa da negare, e stanne certo che l'avrei fatto a costo della vita, piuttosto che subire l'umiliazione di ammetterlo ad anima viva.
Il ragazzo rimase in silenzio, ferito.
– Ma la magia non esiste, quindi siamo a posto così...
La ragazza si innervosì ancora di più nel momento lui constatò con disappunto che se lo sarebbe dovuto aspettare, che lei non avrebbe mai permesso a sé stessa di cambiare...
Esplose
: Non è così. Non è questo, d'accordo? Sei tu che non vedi la differenza tra la scena reale e il romanzo che ti sei fatto in testa, e vuoi far passare me per matta e infantile. Allora non mi lasci altra scelta: te la mostro. Ti chiarisco cosa sarebbe stato, qualcosa da negare.
La ragazza lo bacia di un bacio così diverso da quello precedente che non sembra nemmeno che potessero ricadere sotto lo stesso lemma. 
Non aveva molto senso. Ma era così furiosa... preme le mani sulle spalle del ragazzo e lo avvicina a sé, spingendogli la lingua nel palato.
Dan la avvolge tra le braccia, come se non avvertisse rabbia nella ragazza, riprende a respirare più profondamente, ed ecco che – prima di accorgermene – le mie mani si spostano sul suo viso e sul collo, incliniamo la testa per sentirci di più. I baci profondi si alternano a schiocchi di labbra e piccoli morsi, per poi riprendere ad essere solo baci. È come se non avessi una sola preoccupazione al mondo,. ma dura poco: Thom Yorke sta ancora urlando, nel crescendo finale della canzone
it's all wrong it's all right it's all wrong... e il mio respiro soffia ancora nella sua bocca, quando gli ripeto –  Questo. Nego questo. Questo non è mai successo.
E poi lo caccio fuori dalla stanza.

Dannazione – pensa. Si è appena resa conto di aver usato il nome Dan, nell'ultima parte. E il tempo presente. E di aver parlato in prima persona – Dannazione.

Quando si accorge della presenza di Serena dietro di lei, chiude in uno scatto il diario.
– Passato il mal di testa?
– Molto meglio. Com'è andata al Moma?
– Abbastanza bene, o almeno Dan non dovrebbe più crearti problemi. Ma mi devi una cena al Four Seasons.
– Perfetto! – dice Blair – perfetto...sei proprio sicura che non creerà problemi, vero?
– È una persona ragionevole, lui. Ha accettato il tuo punto di vista senza troppe difficoltà.
– Il mio punto di vista, giusto...ma il suo punto di vista, qual era?
– Oh – fa la vaga Serena – molto più vicino al tuo di quanto immagini, credimi. Ad ogni modo, conta qualcosa?
– No, decisamente, no! – ridacchia Blair – Beh, tutto è bene quel che finisce bene, e abbiamo già perso abbastanza tempo...andiamo a festeggiare!
– Credevo volessi chiamare Chuck...
– Chuck può aspettare, tu vieni prima. Vieni prima di tutti.

Serena capisce di aver avuto ragione, il pomeriggio precedente, ad intuire quale fosse la priorità di Blair. Non che non sapesse di essere come una sorella, per lei, e viceversa.
Per quanto possa essere felice delle premure dell'amica, sa che la situazione è ancora ben lontana dall'essere risolta.

Mentre compie un gesto così elementare come lo è quello di inserire cellulare e rossetto nella pochette, Blair si perde nelle sue riflessioni.
Molto più semplice del previsto. Mi ero preoccupata troppo, pensando che Dan avrebbe insistito. È ingenuo, ma non così tanto da pensare che tra noi potesse mai esserci qualcosa. Quindi è tutto finito. Giusto, semplice e rapido. Un po' troppo, forse.

***

– Blair, cosa ci fai qui?
Don Daniel Tenorio [5]! Come hai potuto?
Ecco che ci risiamo con l'isteria, pensa Dan.
– Mi hai baciata, e poi sei andato a dire che non te ne importava niente? Come ti sei permesso? IO sono quella a cui non importa niente, IO quella che se ne fa una ragione, ti è chiaro?
Per niente. Forse è impazzita completamente. Chuck le ha detto di no e sta cercando qualcuno da vittimizzare. Forse non ha capito niente di quello che le ha riferito Serena, o forse Serena si sarà espresso male. Potrei essere stato io ad esprimermi male con Serena?
Bene, adesso che hai fatto la tua scenata mi spieghi che ti prende?
– Ascoltami Cabbage-Patch, non me ne frega un cazzo se la tua vita è ridicola così com'è. Io ho amici, là fuori – va bene? E se il tuo stupido bacio avesse rovinato i miei rapporti con loro, non avrei mai potuto perdonarmelo. Dio solo sa quale miracolo ha voluto che a Serena non importasse – sarà una guarigione improvvisa, non importa – ma hai idea di quello che succederebbe se lo venissero a sapere tutti gli
altri?
Il ragazzo è piuttosto seccato – Okay, bene. Dal momento che non ti sei nemmeno degnata di presentarti, o di rispondere ai messaggi, non vedo perché adesso vieni qui a sprecare il tuo ed mio tempo su una cosa su cui non c'è niente da dire. Ci siamo sbagliati, d'accordo? Ma non è successo niente, proprio come sostieni tu...
– Non così in fretta. Non lo potrò mai raccontare a Chuck, passerò una vita con lui sapendo di mentire!
– Dio, Blair, tu passi la vita sapendo di mentire a tutti, non cercare di colpevolizzare me per il tuo carattere!
– Nate, mia madre, tuo padre, Lily, Chuck... nessuno mi guarderebbe più in faccia...
– No, questo non è vero, questa è solo la tua versione
Blaircentrica del mondo. Hai fatto cose ben più gravi di questa, e te le hanno perdonate. Evidentemente sono davvero tuoi amici...
Il tono di Blair si fa incerto senza preavviso.
– E tu?
– E io?
– Non sei davvero mio amico?

Scompenso di ormoni. Non c'è altra spiegazione.
Oddio, ci sarebbe quella supposizione di Serena “lei ti piace, tu le piaci”, ma...ma no. "Scompenso d'ormoni" rimane ancora la mia prima scelta.

– Sì, noi siamo amici, se vuoi...
– È chiaro che non voglio.
– Blair, ti prego credimi, quando ti dico che stai per mandarmi al manicomio. Non è divertente, tu lo trovi divertente?
– Nel momento in cui qualcuno ti dice che se vuoi puoi essere suo amico, non vuol dire che siete amici, ma che potreste diventarlo. E così il contrario. Per cui se io non voglio essere tua amica, e tu non vuoi essere mio amico, cosa cambia? Vuol dire che un giorno potremmo non esserlo, ma niente di più. Cosa siamo, adesso? Adesso siamo amici?

Dan scuote le spalle – Sì. Amici.



*TBC  

***
Angolo dell'autore (o così dicono):

1. Molto Vicino e Incredibilmente Concesso - titolo estrapolato da Extremely Loud and Incredibly Close, ossia Molto forte, Incredibilmente Vicino, di Jonathan Safran Foer.

2.
parte 3/3.

3.
Riferimento al Giorno delle Tre Streghe, che cade anch'esso nel terzo venerdì del mese ed è il giorno in cui scadono opzioni su indici e azioni, ed altre cose incomprensibili dell'alta finanza...sostanzialmente è il giorno in cui è più probabile che il mercato compia dei movimenti inconsueti...

3. Lancaster
, in Pennsylvania, è stata considerata - insieme alle altre città che ospitarono il Congresso statunitense dal 1774 al 1880 - una delle Capitali Nazionali Storiche degli USA.

4. Come spero si capisca più avanti, si tratta di In Rainbows, dei Radiohead. Avrei comunque scelto di inserire una loro canzone, dal momento che li adoro, ma il fatto che nel telefilm stesso si faccia menzione al fatto che piacciano ad entrambi mi ha fatto sentire autorizzata a scegliere la traccia n. 5 dell Album (All I Need) come colonna sonora del primo bacio.

5. Tenorio è il cognome di Don Giovanni, famoso latin lover letterario.

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Capitolo 8
*** Closer Encounters of the Awkward Kind. ***


08 08. Closer Encounters of the Awkward Kind. [1]

La scelta c'è dove c'è confusione.
Per la mente che vede con chiarezza non c'è necessità di scelta, c'è azione.

[Un modo diverso di vivere – Jiddu Krishnamurti]

 

Mai come in questo momento, Dan avrebbe voluto avere un gruppo di amici più variegato.

Qualcuno con cui poter avere un dialogo sincero e sereno sulla vicenda, senza causare ulteriori drammi.
Non pensa di avere il tempo di creare nuove amicizie abbastanza profonde con cui potersi confidare, prima di uscirne pazzo...quindi decide di arrangiarsi con quelle che ha già.

Vanessa si  spaparanza sul divano – Allora, dove sono gli involtini primavera che mi hai promesso?
– Non ci sono. Ti ho mentito, chiedo venia per la meschinità, ma ci avresti messo secoli a venire, se non ti avessi dato una buona ragione...
– Wow, allora dev'essere vero, quello che si dice in giro...che frequenti Blair Waldorf adesso...
– Ecco, a questo proposito...
– È vero? – ride l'amica – e hai pensato che questa non fosse una buona ragione per precipitarmi qui? Da quando hai smesso di conoscermi, Daniel Humphrey?
Il ragazzo la guarda serio – Vanessa Abrams... –  dice  Non è vero...però non è neanche falso...
Vanessa cerca con scarsi risultati di darsi un tono, mentre dice
– Ed è successo mentre tu le parlavi di Serena, o mentre lei ti parlava di Chuck?
– Non è successo...ci siamo dati solo un bacio. E lei non stava parlando di Chuck, d'accordo? Aveva smesso...almeno da un paio d'ore! Il che vuol dire che, con il fuso orario, sarebbero potute essere due in più di mezza giornata, se improvvisamente ci fossimo materializzati in Russia...[2]
– Dan...sai quanto ami il tuo essere irrimediabilmente romantico...ma non quando si parla di Blair Waldorf...
– Perché non la conosci – risponde stizzito lui – l'unica persona che dovrebbe essere messa al riparo da Blair è Blair..
Vanessa sospira – Se è così inoffensiva, allora, perché ti serve un consiglio?
– Sì, hai proprio creato l'atmosfera giusta perché mi senta in vena di confidenze delicate...
– Scusami, scusami...dai, ti ascolto.
– Dopo esserci baciati...
– No, non vale! Stai saltando la parte migliore: com'è stato il bacio?
Dan sorride
Diverso...
– Chi dei due ha preso l'iniziativa?
– Entambi, ma in tempi diversi ride – e in maniera diversa...così diversi ma così ravvicinati, che abbiamo avuto due primi baci...
La preoccupazione di Vanessa lascia il posto alla remissività con cui è costretta ad accettare che il suo migliore amico si trasformi in un pesce lesso, al ricordo degli eventi.
– Il primo gliel'ho dato io.
– Oulala, Humphrey! Nonostante i gusti, dammi un cinque per l'intraprendenza!
– Aveva messo su il cd dei Radiohead, e appositamente selezionato All I Need, non potevo non darle almeno un bacio a stampo...
– Eeeed...ecco che mi rimangio quello che ho appena detto!
– Poi ha iniziato a fare quello che le riesce meglio: negare l'evidenza. Ha preferito cercare di convincermi che fosse una specie di saluto di cortesia, piuttosto che ammettere che si fosse lasciata andare un po' di più di quanto volesse...
– E ti ha convinto?
– Non esattamente...
– Eppure sembra un gioco da ragazzi, vista la tua natura pessimista e scarsa autostima...
– Non ha propriamente usato la tattica più convincente del suo repertorio...per dimostrare che non ci fosse alcun tipo di recondito desiderio, ha scelto di evidenziare la differenza tra quel contatto da niente ed un bacio passionale...saltandomi addosso, letteralmente...
– E nonostante questo sei andato in bianco, Humphrey, tu sei il David Copperfield delle scopate smaterializzate!
– Vanessa, detesto quando parli in quel modo...non ti si addice per niente!
– Ehi, sto facendo del mio meglio per non farti sentire la mancanza di Nate, d'accordo? Potresti almeno apprezzare...
– Comunque non mi ha lasciato molta scelta...mi ha sbattuto fuori di casa...dopo avermi detto che, nel dubbio, avrebbe negato qualsiasi cosa fosse successa quella notte...
–  Ed ecco come il nostro tenero Mogwai è diventato un Gremlin...[3] 
– Sì, ma poi l'ha raccontato a Serena...
– Ahi...
– No, no...l'ha presa puttosto...bene.
– Se vuoi un consiglio, se dovessi riferirlo a qualcun altro, maschera meglio il disappunto...
– Lo terrò a mente... ma la situazione si complica ulteriormente, Serena è venuta a parlarmene...
– Perché siete ancora tutti e tre considerati soggetti sani in grado di intendere e di volere?
– Ha accennato ad una sua idea, secondo la quale potrei piacere a Blair, ma Blair, dopo aver ignorato ogni mia chiamata o richiesta di incontro, proprio ieri è venuta a lamentarsi del mio comportamento, e chiedermi se fossimo amici.
– Amici.
– Amici, questo è quello che ha detto.
– E tu cos'hai risposto?
– Che eravamo amici, ovviamente. – Si guarda intorno – Io e Blair Waldorf siamo...amici.
Vanessa ride
– Spero che tu assuma una posizione di potere un giorno, così potrò pagare le riprese dei miei documentari indipendenti con i soldi che avrò ricattandoti...Scherzo! Scherzo! Non è che ti innamori anche di me, adesso?
Dan risponde truce – Non sono innamorato di Blair...
– Allora dov'è la situazione complicata? Anzi, mi sembra che – nonostante le premesse – si sia risolta discretamente...
Dan sbuffa.
– Daaaaaaan....
– Cosa?
– Hai una cotta per la migliore amica della tua ex. E questo per porla in maniera carina...
– Una cotta non è essere innamorati...
– No, hai ragione, una cotta non è niente...e un bacio a stampo è una formalità tra amici...forse siete più simili di quanto ci abbiate fatto credere...
– Ho solo detto...
– Perché abbassi la voce? Tanto non c'è niente di strano, no? Cose che capitano! Tanto vale urlarlo: DAN HUMPHREY HA UNA COTTA PER BLAIR WALDORF! DAN HUMPH...
La porta si apre e il ragazzo la mette a tacere con una cuscinata
– Ciao papà!
Rufus saluta
– Vanessa, come stai?
Guarda suo figlio chiedendosi quando e perché il loft fosse diventato un rifugio di presenze femminili, ma almeno Vanessa era un'habituè, e averla in casa lo rilassava decisamente di più che avere la figlia di Eleanor...si rivolge al ragazzo
– Lunedì prossimo torna Jenny, si ferma un paio di settimane...pensi di poter dividere il loft, nel caso voglia fermarsi qui?
– Vuoi scherzare? Mi fa piacere!

Una volta rimasti in due, Vanessa si prende gioco dell'amico – Perché non avvisi Blair? Forse dovrei farlo io, vista la tua ottusa convinzione che quelli che vanno d'accordo con te siano destinati ad andare d'accordo tra di loro...potremmo organizzare un'uscita tra ragazze, io, lei e Jenny, un giorno di questi...
Ok, Abrams, è divertente, lo abbiamo capito! E comunque ti ringrazio, per essere stata inutile come pochi!
– Quando vuoi! – ride la ragazza.

***

Appena il telefono squilla, Dan avverte una fitta insostenibile allo stomaco. Che fare, ora?
Lo lascia squillare a lungo, finché l'apparecchio non emette più alcun suono. Naturamente era Blair, cosa si aspettava? Si erano sentiti ogni giorno, da del tempo a questa parte, poteva davvero sperare che la ragazza avrebbe, per qualche sovrannaturale intuizione, capito che era il caso di sospendere il loro rapporto fino alla fine della permanenza di Jenny?

Blair Waldorf sapeva molte cose, ma per scoprirle le erano necessari tempo e ricatti, di certo tra i mezzi a sua disposizione non vi era alcuna apparizione mistica, quindi non c'era modo che sapesse che la sua acerrima nemica stesse per rimettere piede in città.

Dan deglutisce. Non poteva certo dirglielo. Prova a formulare mentalmente qualche accenno di conversazione, ma tutti gli sembrano ridicoli, se non inutili, addirittura dannosi. Non c'è modo di scaricare Blair Waldorf per la piccola J senza rimanere impuniti.

Sarebbe stato problematico, e Dan non vuole causare altri problemi, a suo padre, a sua sorella, ai suoi amici, e neanche a se stesso. No, dire la verità sarebbe stata una cattiva idea. Lascia che il telefono taccia e chiama Nate, gli chiede – Dall'alto della tua esperienza di latin lover gentiluomo, che tecnica usi tu, con una ragazza che non vuoi più vedere...diciamo per un po'.

Nate vorrebbe saperne di più, ma l'altro frena il suo entusiasmo e lo prega di rimanere concentrato sulla soluzione, non sul problema.

– Non lo so, amico, mi chiedi cosa le dico? Beh, io proprio un bel niente: la lascio parlare con la segreteria telefonica. I primi messaggi saranno tutti cuori e baci, poi naturalmente si insospettirà, la sua rabbia nei tuoi confronti andrà aumentando finché non ti intaserà il telefono di parolacce, è la parte peggiore, ma, credimi, andrà scemando: alla fine, lascerà perdere.

Dan pensa che la ragazza in questione salterà la fase iniziale per passare direttamente alle parolacce, e difficilmente lascerà pardere così – Oh, una cosa davvero da principe azzurro. E se si presenta a casa tua?
– Paghiamo il portiere per questo, no?
– Io non ho un portiere!
– Ehi, mi dispiace, forse potrei essere più utile, se mi informassi sui dettagli...
– Nate...
– Solo il nome.
– Niente da fare amico. Devo tenerla lontana per almeno una settimana, ecco l'unico dettaglio che avrai.
– Beh inventati una scusa, allora.
– Che scusa?
– E che ne so io! Sei tu lo scrittore, no? Sono sicuro che puoi pensare a qualcosa.

Il ragazzo ringrazia e riaggancia. Quelli erano i tempi in cui ancora non gli era chiaro fino a che punto fosse una cattiva idea dare ascolto ai consigli di un Archibald, e nemmeno il più scaltro della famiglia.

***

Blair, che ci fai qui?
– Sono tre giorni che mi propini delle scuse ridicole per non vederci...l'idromassaggio è rotto, sto aspettando il tecnico; non venire: la casa è allagata...come se tu potessi avere un idromassaggio!
Dan arrossisce
– No, guarda che è vero, è...proprio...dannazione, pensavo una come te potesse trovarla una scusa accettabile!
Quando Blair inizia ad alzare la voce, le tappa la bocca e la trascina con sè fuori di casa. Rimangono sulla soglia a porta chiusa
– Vuoi spiegare tu a mia sorella perché Blair Waldorf, che ha reso la vita ad almeno metà della sua famiglia un inferno vivente, sta sbraitando dentro casa sua? O anche solo perché è venuta a trovare suo fratello maggiore, impegnandosi in quella che – io te lo dico – ha tutta l'aria di essere una scenata di gelosia? Contro il suo responsabile fratello maggiore?
– Jenny è tornata dal suo semestre a Londra? Credi mi abbia vista? Perché non mi hai avvisata?
– Si ferma solo due settimane...E non ti ho avvisata, perchè non voglio che le succeda qualcosa di spiacevole, mentre è qui a New York...Blair, guardami! Niente-di-spiacevole, è chiaro?
Blair promette controvoglia – E quindi non lo sa?
– Cosa?
– Cosa, Humphrey? Svegliati! Che...siamo amici, ufficialmente.
– Parlando di quello...
– Lo sa o non lo sa?
– Certo che no!
– Tuo padre non gliel'ha detto? Ne sei sicuro?
– Non lo sa neanche lui...
– Bene.
– Che c'è?
– Niente!
– Non dire niente, storci sempre la bocca a sinistra quando qualcosa ti infastidisce...
– Sei un potenziale maniaco, lo sai?
– E tu sei un'ossessiva-compulsiva navigata...dimmi cos'hai...è perché...perché non l'ho detto a mio padre? Guarda che ti ha già visto qui, l'avrà capito da sé...
– No...però...tu dici sempre tutto, a tuo padre...
Dan si stupisce della reazione della ragazza, sembra quasi voglia essere rassicurata
– L'ho detto a Vanessa, se proprio vuoi saperlo...
– Come ti è passato per la testa? Vanessa mi odia, e ha una cotta per te, è palese... – ha ripreso il suo tono di voce acuto da rimprovero, ma per lo meno sembra essersi tirata su, così a Dan viene un'idea azzardata – E se cenassi qui?
– Io, te e Jenny...mh, credo che passerò...
Dan ride – No, non solo noi tre, è ancora peggio di come sembra...io, te, mia sorella, Lily, mio padre e Vanessa.
Blair è allibita
– Da dove ti è venuto in mente?
Dan fa spallucce
– Allora, vuoi o non vuoi?
– Hai intenzione di girare un remake di Invito a Cena con Delitto, stasera?!
– Non ti ucciderebbero! Non tutti, almeno...a Lily sei simpatica di sicuro...e poi puoi sempre farli ricredere, avanti...sai cosa? Ti sfido!
– E io ti odio...

Il ragazzo le apre la porta.

– Jenny, ti trovo molto...bionda. – improvvisa l'ospite aggiunto – Dan mi ha avvisata con così poco preavviso, che non ho avuto il tempo di portare niente per la cena!
– Dan? – lo interroga Jenny, come se, prima di risponderle, volesse accertarsi che non si tratti di avvisaglie di una prossima apocalisse.
– Blair si annoiava stasera...ho pensato di invitarla ad unirsi a noi...
Prende da parte suo fratello
– Quanto spesso si annoia Blair, ultimamente? E da quanto tempo?
Dan cerca di convincerla a rimandare a fine serata la conversazione.

***

Serata che non sembra prendere una brutta piega... per i primi quindici minuti.
Tra il primo ed il secondo, Blair si alza per occupare educatamente la toilette.

– Jenny! Devi proprio fare così? Lei si sta sforzando di essere gentile...
– Se lo fosse realmente, non dovrebbe sforzarsi...mi ha praticamente paragonato a un ratto!
– Non un ratto, un topo, un adorabile topino della Disney che cuce meravigliosi vestiti per Cenerentola...
– Beh, lei sarebbe senz'altro una delle sorellastre...
– È il suo modo di scherzare!
– Non sei mio fratello, sei un clone inviato al suo posto dall'esercito della forza oscura!
– Basta, piantatela tutti e due! 
– interviene Rufus – Jenny, tu cerca di...essere un po' più tollerante, prendi esempio da Vanessa.
Vanessa fa l'occhiolino alla diciassettenne
– È meno terrificante, se eviti il contatto visivo.
Tre quarti della piccola tavolata sono divertiti dall'affermazione, perfino Rufus lascia passare la bravata. Dan, del tutto impassibile, cerca lo sguardo mortificato di Lily.

Alle loro spalle una voce irrompe – Gran bel quadretto familiare...vi prego di scusarmi, ma ho avuto un imprevisto, e dovrei proprio andare...
Rufus vorrebbe sprofondare, sulla sua sedia a capo tavola, seduta stante – Blair, mi dispiace...resta, sei la benvenuta...
– Era solo una battuta – chiarisce Vanessa.
– Oh no, – continua, a testa bassa – non si preoccupi, signor Humphrey...non è successo niente – del resto, se la persona vale zero, l'offesa è zero è che davvero...Dorota non c'è in casa e... si è rotto l'idromassaggio, rischia di rovinarsi il parquet...Lily (l'unica ad annuire con preoccupazione, pienamente conscia del fastidio di un pavimento così delicato danneggiato), Rufus...Vanessa, Jenny...buon proseguimento...
– Blair! – interviene Dan.
Blair non lo guarda in faccia, ma per lo meno risponde
– È in arrivo un'altra delle tue idee geniali?
– Dammi un secondo: prendo il cappotto e vengo con te.

La ragazza lo attende sulle scale, mentre lui, rivolgendosi alle figure ancora sedute a tavola, in visibile imbarazzo, predica – Le ho sempre fatto credere che voi foste quelli buoni, complimenti...
Jenny e Vanessa si scambiano un'occhiata preoccupata.

***

Camminando per Williamsburg, Blair continua a voltarsi come se ogni passante potesse essere uno stupratore seriale, o uno scippatore.

– Ora capisci, quando ti dico che è meglio essere temuti che amati?
– La prossima volta andrà meglio, Blair, è normale che ci voglia tempo, in queste situazioni...

– Non ti è chiaro che non ci sarà una prossima volta?

– Vanessa era sinceramente dispiaciuta, la conosco, a quest'ora sarà in preda ai sensi di colpa, e poi...era solo una battuta.

Blair scuote la testa, riprendendo quel fastidiosissimo tono acuto – Non avevo dubbi su quali parti avresti preso!
– Vuoi scherzare? Sono qui con te!
È stato umiliante...tanto valeva che fossi andata in giro per Central Park vestita da maxi porzione di patatine... non è la mia gente, non sono come me...e ne sono grata! Cosa vuoi che mi importi di una manica di...
– Attenta a come parli, Blair: è la mia famiglia...

– Con cui io non voglio avere niente a che fare!

Dan inspira profondamente, mentre lei continua con il suo
– Loro non mi piacciono, ed io non piaccio a loro...non puoi forzare le cose, solo perché hai questa visione del mondo di un grande girotondo dove tutti si prendono per mano e recitano sonetti di Shakespeare, non funziona così! Non sono mica la tua fidanzata, ad essere obbligata a vederli...
– No, certo che no!

...
– A cosa stai pensando?
– A come distruggere la piccola J...
Dan sorride – Puoi portarmi a cena dalla tua famiglia, per vendicarti...
Blair soffia – Non succederà. E poi, tu sei simpatico, a mia madre...
– Lo dici solo per farmi sentire in colpa!
La ragazza ricambia il sorriso – Sì, ma le piaci davvero...
– Di sicuro mi ha preso per il suo cameriere di fiducia, visto che - ogni volta che mi vede da qualche parte - mi manda a prendere il ghiaccio, o a servire tartine agli ospiti...anche questo è abbastanza umiliante, sai?
Blair pensa a sua madre con orgoglio, poi gli chiede – Sono stanca, mi accompagni a casa?
Il ragazzo propone di prendere la sua auto, per il tragitto, e sembra entusiasta della sua pessima idea.
Dimmi qual è la novità... – pensa Blair.

***

Dan la convince ad accompagnarlo nel loft dicendole di aver già controllato, non c'è nessuno in casa. Di conseguenza, Blair vuole ucciderlo, nel momento in cui entra in cucina e si ritrova l'allegra brigata al completo.
E vuole accoltellarlo, mentre Jenny le fa segno di sedersi accanto a lei; vuole avvelenarlo, nel vedersi costretta a ricambiare il sorriso di Rufus; vuole strangolarlo, mentre Vanessa – senza neanche guardarla negli occhi – le chiede scusa, per prima e le passa una birra.
Invece, ripetendo mentalmente il decalogo delle buone maniere, le risponde, seppur con molta fantasia
– No grazie, è vietato bere prima dei ventun'anni, non sono molto incline a trasgredire la legge.
Tutti fanno finta di crederle, e lei fissa Lily, con un'aria del tipo ma come fai, a sopportare tutto questo?

Il capo famiglia propone una partita a Scarabeo, Jenny la mette in guardia – Non so se tu sia stata già sottoposta a questa tortura, ma ti avviso che ci dev'essere qualche informazione specifica nel cromosoma Y degli Humphrey, dal momento che gli uomini di casa non sanno perdere...
Sta quasi per sorridere a questa affermazione, che Vanessa tenta di recuperare la sua posizione dicendo, in quello che avrebbe definito un gesto di complicità femminile
– Oh, sono piuttosto sicura almeno uno su due degli Humphrey-maschi accetterebbe di buon grado, di perdere contro di te...
Blair decide di ignorare l'insinuazione e rivolgersi al ragazzo
– Non ti piace perdere, eh? Allora siamo in due...
Anche Vanessa sussurra al suo amico
– Non c'è modo, di piacerle...nemmeno di farsi trovare sopportabile...prende male qualsiasi cosa le si dica!

Questi  non lo avrebbe mai ammesso, ma forse aveva ragione Blair, forse era stata davvero una pessima idea, introdurla in quella situazione...è solo che...con Serena era tutto così semplice, perché non poteva essere allo stesso modo anche con lei?
– Allora, pronti a essere stracciati? 
– taglia corto il ragazzo – Anche tu, Waldorf...

Di certo non si aspettava che la situazione sarebbe migliorata, eppure migliorò notevolmente.

Merito di questo miglioramento fu senz'altro il fatto che Blair conducesse la partita.
Al primo turno, Dan le aveva sportivamente offerto di concederle un margine di vantaggio, prima di fare le cose sul serio. In realtà pensava che quella, orgogliosa come fosse, non avrebbe mai accettato, invece Blair aveva sorriso e aveva detto
– Grazie. Sarà bello vederti piagnucolare che non avresti dovuto essere così gentile, e illuderti che la partita sarebbe andata diversamente se ti fossi impegnato da principio, ma la realtà delle cose sarà solo che io avrò vinto e tu avrai perso.
Ed in effetti, era andata così, solo che la partita non era ancora finita, ed i due erano concentrati in una battaglia all'ultima tessera. Il resto del tavolo, era come se non giocasse nemmeno.

A Vanessa, ai 36 punti di Blair, era scivolato fuori dalla bocca un – Coraggio Waldorf, fallo per tutte le fanciulle miserabilmente schiacciate da questo cavaliere nero!
E Blair si era persa per strada uno sguardo complice, che, nella lista di segnali della ragazza, era decisamente un passo azzardato.
Vanessa aveva cercato l'approvazione di Dan, che, però, era troppo concentrato sul comporre la sua parola per essersi accorto della scena, ed aveva sbuffato. Lily aveva soffocato un risolino nel notare l'ingorgo di sguardi, e si era apprestata a sostituire (con la complicità di Blair che,
capite delle intenzioni della donna, distraeva Rufus) la birra dozzinale, con una costosa bottiglia di vino.

Leggenda vuole che a fine partita, alla proclamazione della ragazza come primo vincitore che non fosse un Humphrey maschio, ci sia stato anche un batti-cinque tra lei e Jenny, ma questa è solo la versione sponsorizzata da Dan, la realtà è che si erano scambiate una stretta di mano, e Blair aveva aggiunto, con tono di rimprovero – Per una Regina della Costance degna di tale nome, sarebbe dovuto essere un gioco da ragazzi.
Lily, ormai decisamente brilla, si era lanciata in un abbraccio che la ragazza aveva interpretato come indice dello sfogo di anni di frustrazioni represse, seduta a quel tavolino, a veder gongolare il suo compagno per la vittoria.
A Blair, Lily era sempre piaciuta. Di sicuro, più di sua madre: per quanti errori avesse fatto, era una donna dagli impulsi vivi, dal temperamento sanguigno e gli obiettivi chiari. Si era chiesta spesso come avesse potuto sentirsi appagata con questa vita.

Dan sorride a Blair che infierisce – Non hai niente da dire?
– Brava...hai giocato bene.
– Humphrey, non è divertente, se non fai finta di essere amareggiato almeno un po'...
– Ma sono amareggiato, sono molto amareggiato – la prende in giro quello.
Lei si lascia prendere in giro, finché non le si avvicina a farle il solletico: a quel punto lo respinge con un dito alzato
– Troppo presto, Brooklyn. Sta' al tuo posto...

I primi a lasciare il loft, sono Lily e Rufus, che abbracciano amorevolmente Jenny, e si congedano dando loro la buonanotte.
Vanessa versa da bere un po' a tutti. Al terzo bicchiere, Blair le confida – La mia amicizia con Da...Humphrey, mi costerà un ricovero all'Ostroff, se continua così.
Vanessa ride, alticcia anche lei – È strano sentirvi dire che siete amici...
– Oh no – la implora lei – anche tu con questa storia...quante volte devo ripetere che è avvilente?
– Che lo considerino strano?
– No-o! Che ci considerino amici.
– Però sei ancora qui...– le ricorda, senza cattiveria.
Blair le si siede di fronte – So che non vuoi vederlo deluso...
Ma si interrompe, perché il ragazzo si è avvicinato, e si è seduto tra le due.
– Non hai quel ciondolo orribile, oggi...Jenny, avresti dovuto vederlo!
La sorella fa un cenno, mentre lava i piatti dall'altra parte della cucina.
– Ecco di che parlo... – indica Blair a Vanessa – E ora che fa anche l'esperto di moda, è ancora più raccapricciante...
Vanessa la rassicura – Puoi contare su di me, quando ti prometto che io e te non saremo mai amiche.
Dan non sembra avere nulla da obiettare: una pacifica convivenza gli sembra ragionevole – Falle quel gioco, Blair.
– Quale gioco?
– Quello che ti piace tanto...obbligo o verità.
– Come funziona? – chiede Vanessa.
– È semplice – spiega Blair – devi scegliere se eseguire un ordine, o rispondere sinceramente ad una domanda.
– Tu cosa scegli, in genere? – chiede a Dan, ma Blair risponde al suo posto – Verità, perché è un codardo...
Vanessa dice – Non la trovo una scelta codarda...
Blair commenta con uno tsk e Vanessa si offre di dimostrarle la sua teoria – Andresti mai a letto con Dan?
Blair spalanca la bocca e guarda prima Vanessa, poi Dan, che interviene – Okaaay, il gioco è bello quando dura poco, e questo è già riuscito a diventare orribile, quindi direi che possiamo passare oltre.
Jenny prende posto in cerchio con loro – Io conosco il gioco del mai! Si fanno affermazioni imbarazzanti che contengano la parola mai, e si beve quando si è compiuta quell'azione. Ad esempio, mai fatto sesso...e ora chi ha fatto sesso, deve bere –  dice passando la bottiglia di vino a Blair, che butta giù un sorso abbastanza lungo –  Beh, non è un segreto, considerando che c'è stato un intero post al riguardo, su Gossip Girl, all'epoca.
Bevono anche gli altri due.
–  Il tuo turno, Dan.
– Non...non posso veramente fare questo gioco davanti a mia sorella piccola...d'accordo...mai...desiderato di baciare una persona del mio stesso sesso. – dice, con l'intento di tirarsi fuori.
–  Nemmeno Archibald?
–  Spiritosa, Abrams, nemmeno Archibald.
Nel vedere che Blair non beve, le rivolge un'occhiata interrogativa, così lei replica –  Che c'è? Hai detto desiderato, questo non vuol dire che non l'abbia fatto...
Vanessa dice –  Mai desiderato baciare una persona attualmente presente...
E Dan si accorge del momento esatto in cui le cose prendono una brutta piega: Blair lo fulmina –  Lo vedi, che lo fa apposta?
Afferra la bottiglia, nervosa, e dice –  Non capisco cosa ci guadagni, ma ti lascio il primo sorso.
Jenny dice – Okay, forse siamo tutti un po' ubriachi, meglio fermarsi qui...–  ma Vanessa prende la bottiglia e ci dà dentro – Guarda...ho bevuto, l'ho ammesso e non è crollato il mondo. Avevo sedici anni, e non ci vedo nulla di cui vergognarsi. – chiarisce  Ora tocca a te.
Blair si ritrova la bottiglia in mano, e se ne bagna appena le labbra, in gran fretta. Lanciando un'occhiata di sfida a Vanessa, aggiunge –  Mai baciato Dan Humphrey – e fa un altro sorso. Il suo sguardo dice inequivocabilmente non provarci, piccola vipera: tutto quello che non sei mai riuscita ad avere tu, io l'ho ottenuto senza nessuno sforzo.
I due fratelli si guardano, in tensione.
Vanessa mantiene gli occhi sulla Waldorf, seria per qualche secondo, poi riprende – Visto? Non crolla mica il mondo...

***
Il ragazzo la scuote con cautela – Avanti Principessa, sveglia.
– Che...mi sono addormentata?
– Ahm, avrei giurato caduta in letargo...

Da quella nuova prospettiva, nota, nascoste tra il portatile ed un libro di Carver, un numero cospicuo di fogli A4 – Cosa sono? – chiede.
– Niente che ti riguardi!
Appena lei si lancia ad afferrarli, lui si lancia a toglierli di mano. Se Blair fosse stata lucida, non ci avrebbe messo molto tempo a realizzare che non sarebbe stato difficile avere la meglio su di lei, per il ragazzo, che, seppur in vantaggio, ancora si ostinava a non sferrare la mossa decisiva e porre fine a quella lotta che aveva davvero molto poco a che fare con la guerra. In realtà, seppur in maniera completamente diversa, si può dire che neanche Dan sia così lucido al momento. Le blocca i polsi e le sorride – E ora? – ma lei lo morde sul braccio in un modo che su nessun vocabolario sarebbe definito flirt e lui la spinge istintivamente schiena al muro, per non lasciare la presa. La sente molto vicina, ansimare vino rosso.
– Blair, lasciali ed io ti lascio andare...
A Blair, sentendo ancora una volta quell'espressione, viene un po' da ridere, un po' da piangere. Nel dubbio, risponde sgarbatamente – Toglimi le tue stupide mani callose di dosso. E tieniti i tuoi stupidi fogli – dice, lasciandoli sparpagliarsi sul pavimento.
Dan molla la presa, e si china a raccoglierli. Quando si solleva, lei è seduta a braccia conserte sul divano, irrimediabilmente offesa.
Le si siede vicino, non troppo vicino, per carità!
Prova a farle passare l'incazzatura – È qualcosa su cui sto ancora lavorando. Quando sarà finito, te lo farò vedere, forse.
Ma lei non accenna ad alcun tipo di interesse, così lui sbuffa e fa per alzarsi. In quel preciso istante lei borbotta – Di cosa parla?
– Ahm...sai, non si dovrebbe dire prima che...okay, okay. È ancora un progetto...è un racconto introspettivo, ma sviluppato attraverso diversi narratori: quello che vorrei realizzare, è una specie di vicenda labirintica analizzata da vari punti di vista e, solo alla fine, il lettore si renderà conto che in realtà tutte le voci narranti altro non sono che varie sfaccettature espresse dalla medesima persona.
Blair non ci ha capito assolutamente niente. – È una storia d'amore? – si informa.
Dan sembra titubante – Non lo so ancora, non voglio che sia il punto focale, comunque.
Blair sbuffa – Non dirmi che si innamora alla fine.
Il ragazzo ride – Può darsi. Cosa ci sarebbe, a non andar bene?
Blair sposta l'aria in un gesto teatrale – Come può uno saperne di più sull'amore, se tutti i film e i romanzi si interrompono nel momento in cui il protagonista lo trova? Voglio dire, dovremmo presupporre che si ameranno in eterno o che finirà e, nel primo caso, come faranno a mantenere vivo il rapporto? Nessuno ne parla mai...
Il ragazzo protesta – No, non è vero. Certo, nel libro – o nel film – dovrà pur succedere qualcosa...
– Ah! – lo interrompe secca Blair – Lo vedi? Ti portano a credere che la semplicità non è interessante. Nessuno dice mai okay, voglio scrivere una storia d'amore su due persone che sono felici insieme, e che per tutto il tempo della storia non fanno altro che rimanere felici insieme, perché questo non è interessante. Non lo trovi triste, che la felicità pura e semplice sia noiosa, banale, poco attraente?
Dan si giustifica – Forse perché si scrive solo quando non si è trovato l'amore di una vita, e allora bisogna inventarselo, quindi nessuno scrittore sa bene com'è. Comunque, non è una storia d'amore, la mia...
Blair borbotta – Lo sono tutte, o sono sulla sua mancanza...in ogni caso è la stessa cosa. – e prosegue – Ancora non capisco come mi sia potuta addormentare sul tuo divano, è così scomodo.
– È inutile che fai la principessa sul pisello adesso, quando fino a poco fa sembravi un incrocio tra  la Bella Addormentata e l'orso Yoghi! – Le passa un dito sotto gli occhi – Il tuo trucco è un disastro – ride – tu, sei un disastro. Non preoccuparti, – la canzona sono sicuro che lo specchio magico ti troverà ancora la più bella del reame, ma...no, decisamente il look gotico non è il tuo...
Blair gli afferra quel dito, e lo piega fino a farlo urlare, smettendo solo nel momento in cui lui le fa notare che Jenny dorme, Jenny dorme!
Se n'era completamente dimenticata. – E Vanessa?
– A casa sua...
Quindi siamo soli, tecnicamente?
Annuisce.
– Niente testimoni?
– Vuoi uccidermi?
– Anche. – dice lei, e gli da un brevissimo bacio labbra su labbra, rigorosamente sigillate.
– Ora, pensi di potermi portare a casa, o vuoi c'è qualche cripta in cui vuoi portarmi, per concludere questo infinito tour dell'orrore?
Lui sorride e prende le chiavi della macchina.
– Dopo aver bevuto?
Inarca le sopracciglia – Come potrei aver bevuto se, con i vostri giochi, l'avete scolata tu e Vanessa la bottiglia?
Lei entra nel panico, lui – a distanza – le ricorda che recepito, eri ubriaca, non erano cose che pensavi realmente.
Sono ancora ubriaca! – puntualizza lei.
Il ragazzo decide saggiamente di chiudere il becco e aiutarla ad infilare il cappotto.

***

In macchina, Blair resta in silenzio, rigida, avvinghiata alla maniglia reggi-passeggero, probabilmente aspettandosi un incidente mortale da un momento all'altro. La conversazione la inizia Dan – Si può sapere perché mi hai quasi rotto un dito, stasera?
Blair non lo guarda, mentre risponde Sentirsi chiamare la più bella da uno che si è degnato di frequentare solo Serena Van Der Woodsen nella sua vita, suona unicamente come una presa in giro! In più non hai lo status, né nella società né nel nostro rapporto, adatto a dirmi certe cose...
–  Per quello che conta, non ti stavo prendendo in giro...e, comunque, ho detto che lo specchio magico, ti avrebbe definita tale, mica... – sospira – ma cos'è che vuoi da me, Blair? Perché non me lo dici e la finiamo qui con questi giochetti?
Blair si volta dalla sua parte, ma quello che segue non è una dichiarazione, beh, non del tipo in cui confidava il ragazzo – Voglio che tieni la lingua a posto, le mani a posto, e tutto te stesso a Brooklyn. Non voglio vederti mai più. –  poi minimizza Per un po'.
Finché non si apre lo sportello, nessuno dei due aggiunge altro a quella terribile conclusione – Blair! –  la trattiene Dan – Quello che stai pensando...voglio solo dirti, che se ha senso per te, ha senso anche per me, io...
Blair scuote la testa – Quello che sto pensando è che non possiamo essere amici, dal momento che sei chiaramente incapace di smettere di molestarmi. E visto che ha senso per entrambi, come hai detto tu...buona notte Humprey, buona settimana e buona vita!
– Blair...
– Ti chiamo, quando ci sarà passata.
Passata cosa? –  si chiede il ragazzo. Le urla, mentre si allontana – Cos'è la tua, paura? Perché è paradossale, dovrei essere io quello terrorizzato! No, sai una cosa? Non disturbarti...non chiamare affatto...mi hai sentito?

***
Il problema, è che non c'è la voce fuori campo nelle nostre vite. C'è Gossip Girl, che è più o meno la stessa cosa, ma di lei non ci si può fidare, quindi non conta.
Il problema, è che non si tratta di un film, quindi, nessuno mette la musica in sottofondo. Pensate sia una cosa da niente, invece aiuta, tantissimo.
Tutto quello che mi servirebbe, è avere un buon direttore artistico che mi segua ovunque vada e non parli mai, semplicemente guardi tutto dall'alto e metta della musica appropriata. Così potrei capire.
Tipo, parte 
Beautiful Day[4], che tu sei ancora nel letto: sai che quel giorno succederà qualcosa di importante. Percepisci chiaramente il sound dei Ramones? Meglio non andare a lezione oggi, magari vai a fare un giro in moto.
Quando la tua ragazza ti sembra che abbia un'aria distante per qualche secondo, prima di sorriderti, solitamente alla fine ti convinci che sia solo la tua paranoia ad averti messo in testa il dubbio che stia cambiando qualcosa, ed a volte è così. Se in quel momento, però, si accendesse lo stereo con i Cure e i loro There Is No If..., la lasceresti al volo, evitandoti per lo meno di sentirle dire qualche tempo dopo "Ti devo parlare" e "Mi dispiace" e "Non è colpa tua" o di ritrovarti a chiederti "Come ho fatto a non capirlo prima? Quando diavolo è successo?" Non ce ne sarebbe bisogno, perché penseresti: "è successo quando è partita la canzone."
E tutte le volte che lei ti urla gli insulti peggiori che le passino per la testa (no, non solo i peggiori, probabilmente anche quelli medi e quelli fiacchi), e gliene passano davvero tanti, questi conterebbero ben poco, se fossero coperti da, che ne so, una cosa come Hate That I Love You[5], non che abbia mai ascoltato Rihanna in vita mia.
Allora saprei che, per una volta, non è quello che vuole davvero, litigare. Stasera non avrei messo in moto la macchina, e non sarei andato via senza guardarla aprire il portone.
Anche se, in tutta onestà, se ci fosse stato un direttore artistico oggi, se fosse stato presente al momento della litigata, e fosse partita una canzone, questa sarebbe stata quasi sicuramente dei Libertines: Can't Stand Me Now.

Poi, Dan spegne la luce, la stanza intorno si dissolve nel buio, e così anche i suoi pensieri perdono la consistenza.

*TBC  

***
Angolo dell'autore (o così dicono):

1. Incontri Ravvicinati di Tipo Imbarazzante- titolo estrapolato da Closer Encounters of the Third Kind, ossia Incontri Ravvicinati del Terzo Tipo, film del 1977 di Steven Spielberg.

2. Non sono troppo sicura che il calcolo sia giusto, viste la  mia scarsissima attitudine per la matematica e l'approssiva conoscenza dei fusi orari...

3. Gremlins è un film del 1984, prodotto da Steven Spielberg, in cui misteriosi animaletti dalle sembianze del tutto pacifiche (detti Mogway) diventano pericolosi mostriciattoli verdi e squamosi  (detti Gremlins) al contatto con l'acqua.

4. Beautiful Day: canzone degli U2.

5. Hate that I Love You: canzone di Rihanna feat. Ne-Yo.

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Capitolo 9
*** Confessions of a Dangerous Kind ***


09

09. Confessions of a Dangerous Kind[1]




I said, "Tell me what I want," / she says, "You probably want hard boiled eggs."
I say, "That's right, bring me some." /She says, "We ain't got any, you picked the wrong time to come."

Then she says, "I know you're an artist, draw a picture of me."
I said, "I would if I could, but I don't do sketches from memory."
 
Then she says, "You don't read women authors do ya?" at least
that's what I think I hear her say
"Well", I said, "How would you know and what would it matter anyway?"
"Well", she says, "You just don't seem like you do."
I said "You're way wrong."
She says "Which ones have you read then?"
I say, "I've read Erica Jong."
[2]

[Highlands – Bob Dylan]




Due settimane dopo, Blair è ancora più glaciale dell'ultimo incontro che avevano avuto – Credevo di averti detto di non farti vedere. Abbiamo tutti cose più importanti a cui pensare, quindi sarò comprensiva per la tua dimenticanza,  se te ne vai ora. –  dice provando a chiuderlo nell'ascensore di casa sua.

– Come stai? – continua lui, bloccando le porte scorrevoli con la mano.
– Molto meglio, da quando non ci sei tu.
Lui annuisce, e, senza preavviso scoppia in lacrime. Lei, esterrefatta, non può fare a meno di trovare ridicola la scena. Lo tira fuori dall'ascensore, prendendolo per la camicia – Humphrey, non puoi scendere da casa mia in questo stato...cosa penserà la gente? La vuoi smettere di fare il bambino? Sapevi che non sarebbe durata quella...quella...cosa, tra me e te.
Dan smette di singhiozzare immediatamente. La guarda negli occhi
– Oh, no. No, no, no, no Blair. Scusa, è che non hai capito.
– Oh. – enuncia lei, visibilmente a disagio, ancora indecisa se sbatterlo fuori o meno – Cos'è successo, allora?
Dan si asciuga il viso – Non posso almeno entrare?
Blair non sa cosa dire, così il ragazzo comincia a parlare, ancora sulla porta
– Ho un fratellastro.
– Questo lo sapevi già, no?
–  È Scott, il ragazzo di Vanessa...
– Ew! Beh, non può essere peggio di Jenny, quindi non preoccuparti troppo...
– Non capisci? Un conto era credere che esistesse, un altro...è vedere che è reale! Un fratellastro sia mio che di Serena, come posso ignorare questo dettaglio e creare un rapporto con lui?
– Imparerai – taglia corto lei – tutti nell'UES imparano a convivere con l'assurdità delle loro vite, tu...non sarai da meno. Come l'ha presa Serena?
Il ragazzo scuote la testa nel vuoto – Meglio, credo...ma per lei è diverso. Per lei...suo padre non c'era mai stato, la sua famiglia non è mai stata qualcosa di vero: erano solo lei, sua madre ed Eric, ed anche tra loro c'erano grandi problemi di rapporto...per me...è come se mi fossi reso conto solo adesso che anche la mia, di famiglia, era un disastro, perfino quando sembrava perfetta: un figlio tra Lily e Rufus, vent'anni fa, ancor prima che noi nascessimo, significa che tutto quello in cui abbiamo vissuto io e mia sorella non era altro che un piano di riserva, una brutta piega che aveva preso la vita per mio padre, che se avesse saputo la verità di quel figlio da principio, lui e mia madre...– i suoi occhi stanno per ricominciare ad arrossarsi. Blair non l'aveva mai visto piangere prima. Onestamente, era sempre stata colpita dal fatto che, nonostante ogni indizio portasse a pensare che avesse un carattere estremamente frignone, le reazioni del ragazzo agli atti intimidatori che Blair aveva avuto nei suoi confronti, al liceo, erano sempre state straordinariamente lucide, e a tratti vendicative.
Gli dà una pacchetta sulla spalla, veramente impacciata
– Su, su! Pensa se Scott fosse stata una persona...più come me. Pensa positivo!
Dan sorride e lei lo lascia finalmente entrare in casa.
Lo lascia stendersi sul letto, accanto a lei, non prima di avergli ricordato di non farci l'abitudine. Dopo un po' lui sembra stare meglio, e lei avverte una sensazione strana: è riuscita a far stare meglio qualcuno. Non solo a distruggergli la vita. Sorride, come più di un anno prima aveva sorriso a Chuck quando lo aveva convinto a scendere dal cornicione. Certo, Dan era diverso, il massimo di instabilità emotiva di un organismo così elementare come Humphrey si risolveva in qualche ora di sconforto, prima di razionalizzare l'accaduto e rialzarsi. Era Chuck quello complicato, quello sempre perennemente in bilico tra vita e autodistruzione.

Blair sente da diversi minuti una ciocca ricaderle sul viso, ma, braccia incrociate sotto la testa, a sua volta orientata verso il ragazzo accanto a lei, grossomodo disteso nella sua stessa posizione, non si cura di spostarla. Per un secondo immagina che sia lui, a passarle la mano sul viso e liberarla da quel fastidio, e poi schiudere le labbra in quello che ormai la ragazza riconosce come sorriso di imbarazzo perché sono troppo vicino al tuo viso. Invece, lo vede chiudere gli occhi, stanco.

Perché sei qui? – gli sussurra senza perdersi d'animo, prima che si crolli nella fase REM. Lui è troppo spossato per perdere il sonno così facilmente, di conseguenza, lei si impegna di più.
Gli lancia un bicchiere d'acqua mezzo pieno, che trova sul comodino a portata di mano e, dopo averlo visto tirarsi immediatamente su e annaspare nell'aria, ripete
– Dovresti mostrare un po' di riconoscenza, e rispondermi. Ti ho chiesto, perché sei qui?
– Perché ho qualcosa che non va, evidentemente! – sbotta, asciugandosi la faccia. Poi continua – Blair, basta. Non possiamo solo dannatamente fare queste dannate cose...invece di...ogni volta, stare a chiederci il dannato perché? Dormi...non sei stanca anche tu? – dice, facendo finta di riferirsi alla condizione fisica.
Lei annuisce
– Ma questo vuol dire che ora siamo amici di nuovo?
Lui sorride ad occhi chiusi
– Non avevamo smesso di essere amici, Blair...era solo una discussione.
– Ma io avevo detto...
Apre gli occhi, giusto il tempo di esprimere la sua opinione
– Tu dici sempre un sacco di cose, di ogni tipo. E l'unica cosa che le accomuna, è che non hanno senso. Da brava, riposati.
Lei cerca di rilassarsi – Non toccarmi i capelli, nel sonno. Nè nient'altro. E se mi sveglio che mi stai guardando, giuro di fartela pagare.
Ma sta parlando a sé stessa, perché il ragazzo è già nel regno di Morfeo. 

***

Dan si chiede come possa essere finito lì. Effettivamente, conosce la risposta alla sua domanda: Blair.

Era iniziato tutto qualche giorno prima, quando si era presentato nuovamente nell'attico, trascinandosi dietro quell'espressione da cane bastonato che ormai sembrava esserglisi incollata addosso.
Blair era rimasta sulle sue  qualche secondo di silenzio, uno sbattere di ciglia, frase acida (erano i tre segnali che il processo di negazione era stato attivato: datele il tempo di sbattere le ciglia, e avrebbe potuto rinnegare anche sua madre, dopo, pensava Dan) – Humphrey, fai pena. E gradirei che non manifestassi in maniera così sfacciata il tuo evidente tormento, qualsiasi sia la spina che affligge il tuo fianco proletario...
Il ragazzo aveva riso, e lei aveva provato un certo sollievo nell'accorgersi che non doveva essere niente di grave, solo il tipico caso di eccessivo rimurginare alla Dan Humphrey, il quale, tornato serio, aveva aggiunto – Blair, ti chiedo scusa, non so come sia successo e se ci fosse un'altra soluzione non mi sarei rivolto a te e, credimi - credimi - credimi, non voglio, nella maniera più assoluta, sembrarti un parassita...è solo che con quello che è successo ultimamente a casa...
– È il preambolo più debosciato, banale e indisponente che abbia mai sentito.
– Okay, lascia stare.
– Beh, tanto ormai l'ho ascoltato fino a questo punto, chiedi: cosa ti serve.
– I tuoi appunti di Storia dell'arte Contemporanea.
– Ancora, Humphrey? Non ci posso credere. Non siamo nemmeno nella stessa università!
– Ho controllato i programmi e sono simili, andiamo...sai che non posso permettermi una bocciatura...
– E io non posso permettermi meno di una A, quindi i miei appunti non vanno da nessuna parte.
– Blair, credevo fossimo amici....
– Non quando sto preparando lo stesso esame.
– Il tempo di fare delle fotocopie e te li riporto.
– Dove vanno loro, vado io.
– Beh, allora andiamo. In mezz'ora sei a casa, promesso.
– Non vado mica all'NYU, qui devo studiare, per passare un esame. Scioccante, eh? Ho già disposto il materiale sulla scrivania, suddiviso i segnalibri per movimento artistico e sistemato gli evidenziatori, se scombini tutto mi ci vorrà l'intero pomeriggio per riorganizzarmi.
– Grazie Tante. Tante grazie. Grazie infinite. Grazie, capito? Voglio che tu colga bene il sarcasmo, l'avevi colto?
Blair aveva sbuffato
– Puoi studiare qui, se vuoi. Comunque, non avevo voglia di studiare da sola. Puoi aiutarmi a scrivere gli schemi che ti detterò.
– Blair...grazie.
– Il piacere è mio, è mio il piacere, il - mio - è - piacere. Colto il sarcasmo?
– Oh Blair, sei l'ottava meraviglia del mondo, te lo giuro!
E tu l'ottava piaga d'Egitto, Humphrey.

Dan quel pomeriggio aveva scoperto che la ragazza era meno portata per la Storia dell'Arte di quanto volesse far credere. Non si fraintenda, nessun essere umano o critico d'arte avrebbe potuto battere la Waldorf a "Indovina l'impressionista", ma – come si suol dire – oltre la siepe, il buio. [3]

Ormai guardava la pagina con aria scandalizzata da un tempo sufficiente perché il ragazzo si decidesse a chiederle – Cosa non ti è chiaro?
Lei gli aveva scaraventato il libro davanti agli occhi
– Questo.
Dan non aveva potuto fare a meno di sogghignare, così lei non aveva potuto fare a meno di colpirlo
– Quale allucinazione collettiva può aver colpito così tanti idioti dalla dubbia istruzione a catalogare questo come arte?
– Tu lo sai che non puoi questionare sulla cultura di uno dei più grandi critici della storia dell'arte, vero?
– Io so che se anni di studi e ricerche ti portano a quotare delle scatolette di latta piene di escrementi settemila dollari, hai investito male i tuoi soldi e le tue energie.
Dan aveva scosso la testa, mentre Dorota era entrata con tè e biscotti; dando un'occhiata al libro, la domestica aveva esclamato:
– Piero Manzoni, Merda d'artista!, e se n'era andata lasciando entrambi senza parole.
– Come diavolo lo sa? – si era chiesto Dan.
Blair si era ripresa dallo stupore giusto in tempo per replicare
– E con ciò abbiamo comprovato il mio punto.
Allora il ragazzo aveva deciso di eleggersi a paladino dei diritti di tutti gli artisti incompresi e aveva supplicato Blair di dare una chance al povero Manzoni
– Potresti leggerla come una provocazione contro l'autoreferenzialità propria e altrui, potrebbe essere una critica alla società, ai luoghi comuni, o voler dire che il processo creativo non nasce da un atto puro, o...
– Humphrey, sono escrementi. In un barattolo. Non puoi scriverci un trattato sopra. Fanno schifo.
 – Credo sia questo il punto, capisci? In un mondo dove l'apparenza è tutto, la sostanza assume valori differenti a seconda di chi la produce e, sai, è ironico che sia proprio tu a muovere una critica, dal momento che potrebbe praticamente essere la tua filosofia di vita.
– Vendere i miei escrementi, sei serio?
– Per dirla metaforicamente, che i tuoi escrementi abbiano più valore dei miei, solo perché sono tuoi. Sì, questo è il principio.
– Ma è ridicolo. Perché dover cercare differenze inesistenti quando ce ne sono così tante altre enormemente palesi a provarlo?
Lui aveva sospirato in segno di resa.
– Credo che Piero Manzoni sarebbe d'accordo con te. Non sulle differenze tra di noi, intendo, ma sul fatto che la merda sia tutta uguale.
– Okay.
– Hai capito cosa voglio dire?
– Finché io ho ragione, mi sta bene. Ora, smettila di testare la mia pazienza ciarlando del niente, e non credere che non mi sia accorta che non hai ancora capito la differenza tra Monet e Manet.
Il ragazzo l'aveva guardata sconvolto
– Sono due? Credevo lo pronunciassi solo scorrettamente.
– Santo Cielo, passami il foglio e la penna, e ricordami di punire la tua ignoranza più tardi.
– Blair, davvero non so come ringraziarti.
– Non devi ringraziarmi, dal momento che tu hai fatto una cosa per me, io faccio una cosa per te. Questo è quanto.
– Ma...io non ho fatto niente per te.
– Questo perché non te l'ho ancora chiesto.
Dan non aveva potuto fare a meno di notare come sul viso della ragazza fosse comparsa quella smorfia che non prometteva niente di buono.

***

E così, eccolo lì, a ricordare come possa essere finito in quell'enorme sala dove non conosceva praticamente nessuno.

Blair Waldorf era stata breve e perentoria – Augurami buona fortuna!
– In bocca al lupo credo sia di gran lunga più appropriato. – aveva detto Dan. Se n'era andata.

***

– Ehi, bello...che ci fai tu qui?
Il ragazzo – seduto al bancone – fa roteare le mani in aria, prima di piegare la testa e stringersi gli occhi tra le dita – Blair. Blair mi ha convinto.
Nate non riesce a trattenere la sorpresa, tradita da una risata – Che co...ohi! – Serena, al suo fianco, gli tira una gomitata.
Sì, ha insistito tanto con questa storia dell'inaugurazione dell'editoriale... della festa... e che ci sarei dovuto venire perché era pieno di scrittori, critici e giornalisti che – parole sue – avrebbero potuto trovare inspiegabilmente sensati i miei lavori o molto più ragionevolmente mi avrebbero aperto gli occhi sulla mia vera strada: il rivenditore d'auto usate. In realtà credo voglia qualcuno contro cui urlare, nel caso la sua chiacchierata con Chuck non vada come ha previsto.
Chuck Vs Blair parte IV...e noi che avevamo pensato di rimanere a casa! – dice Nate rivolgendosi a Serena. Ridono.

Per qualche minuto Serena e Dan rimangono da soli:
– E così eccoci qui – dice il ragazzo solitario.
– Dan, mi dispiace...
– Per cosa? Per Blair? No, non era niente. Siamo amici, a intermittenza. Non è stato doloroso. Non quanto lo è stato perdere te, comunque... – sorride, testando il proprio equilibrio nel rimanere in bilico tra sincerità e finzione,  – Se ormai non fa più male nemmeno vedere te con Nate, mi riprenderò anche da questo.
Serena distoglie lo sguardo.
– E poi – dice Dan – Non è detto che andrà bene, tra lei e Chuck. Quello è una testa calda, rovinerà tutto, no? Tu, pensi possa andare bene?
– Stai...stai deliberatamente sperando vada male, per caso? Dan, non sarebbe stato molto più semplice dire a Blair come ti sentivi?
– Forse. Anche se quando le dici qualcosa che non vuole sentirsi dire, fa finta di non aver sentito niente...quindi non so se sarebbe cambiato poi molto...no, io...doveva finire così, meglio ora che dopo.
Rimangono zitti fino al ritorno di Nate che sdrammatizza sull'imbarazzante assenza di dialogo – Cosa mi sono perso?
Dan si solleva dallo sgabello – Sapete, però in fondo non è poi una gran perdita correre un rischio e fallire. E scegliere di non fare niente, vuol dire dare troppa importanza alle cose, no? Devi solo valutare perché lo stai facendo, e scegliere quali rischi correre e quali no. Se un rischio può portarti a crescere – allora perché no? – dico io. E poi se non rischi nulla, rischi ancora di più, lo dice Erica Jong. Devi solo scegliere come e quando agire. Sapete, se dovessi buttarmi in una missione suicida, non mi dispiacerebbe fare esplodere i miei fuochi d'artificio in un posto come questo...

– Chi è questa Erica? La conosciamo? – domanda Nate a Serena una volta rimasti soli – E di che diavolo stava parlando?
– Se te lo dico, prometti di non dirlo a nessuno? – risponde Serena.

***

Blair, a cosa devo il piacere?
– Sei proprio convinto si tratti di piacere
Bass-tardo?

Chuck la guarda attentamente.
Autoreggenti di pizzo, vestitino rosso ciliegia, capelli raccolti sopra la nuca, in modo da lasciare libero e ben visibile il collo. La ragazza ricordava bene quali fossero i suoi gusti. Sorride, mentre piano increspa il whisky che ha in mano – Le premesse lasciano ben sperare.

Vi spiego come funziona: lui sorride, lei risponde al sorriso. È il segnale che il gioco è ricominciato. Sei secondi al massimo, poi le labbra di lui sfiorano il collo di lei, la mano sulla guancia. Il contatto si fa pressante, lei inizia a mugolare, il braccio intorno al collo. Lui tasta il suo corpo in un crescendo di tocchi di labbra: sulla nuca, sulla schiena, scende il vestito e scende il viso di Bass, fino a morderle i fianchi – Mi sei mancata, Waldorf...

Chuck non la chiama da tempo Waldorf. Forse prima che ci fosse qualcosa tra loro, c'è stato un tempo in cui ogni tanto utilizzava il suo cognome, ma erano passati anni e Blair a malapena se lo ricorda. Quindi, quando sente l'appellativo, non le viene in mente la preistoria del suo rapporto con Chuck ma...qualcos'altro.
– Cosa c'è? – le chiede Chuck, apprensivo – Ho mancato qualche punto?
– No, va tutto bene. Non fermarti.
Il ragazzo non se lo fa ripetere due volte e riprende da dove aveva lasciato. Blair non riesce a ritornare concentrata, perché ora sta pensando a qualcos'altro.

Non capisce. È Chuck che ama, Chuck che vuole, Chuck che la conosce, sa come prenderla e dove mettere le mani. E tutto il resto. Lo fa divinamente. E lei non capisce perché, proprio mentre quello sta probabilmente aspettando che lei raggiunga l'estasi, si ritrovi a pensare a come sarebbe Cabbage-Patch? Dove metterebbe lui le mani? Sarebbe così com'è sempre – tutto mieloso e sensibile, e delicato...con quella sua idea di romanticismo, così fuori moda e sicuramente fuori luogo in certi momenti? O magari sarebbe un pervertito, sarebbe divertente se fosse un pervertito...
Si spiega che il problema non è Dan, il problema è Chuck.

– Blair, sei diversa...
Blair si volta inorridita – No! ...Non è vero. E neanche tu sei cambiato, sei...capace...come...ricordavo... – miagola, e intanto gli picchietta l'indice sulle labbra.
Ma Chuck si distacca – Dì la verità. È il tuo modo di farmela pagare?
– Cosa? No...è il mio modo di dirti che ti ho perdonato...non ti piace più?
– Sei lontana, Blair. È chiaro che qualsiasi cosa stai cercando di importi, non sta funzionando. Forse ti serve più tempo, forse non mi hai ancora realmente perdonato...
– Ti perdonerò con il tempo, ma standoti accanto...non posso perderti, Chuck.

Blair – le sussurra lui – sai quello che provo anche io. Ma non puoi chiedermi di stare con una persona che, al momento, prova ribrezzo per me, nemmeno se quella persona sei tu.
La ragazza dà un cenno di conferma – Ma allora, cosa succederà? Cosa succede se un giorno sarò pronta, e ti avrò perso?
Se – puntualizza lui – andranno così le cose, lo affronterai. Perché sei forte. Me la farai pagare cara, probabilmente...poi andrai avanti con la tua vita, e troverai la felicità da qualche altra parte. Ma, detto tra noi, non riesco ad immaginare il giorno in cui non sarò tuo.
Blair sorride, ma questo non impedisce alle lacrime di venir fuori.

***

Quando la vede è ad un corridoio di distanza e sta per sparire dalla sua visuale girando a destra – Blair! Blair!
– Dan? Cosa ci fai qui?
– Ti stavo cercando...
– Beh, mi hai trovata – le sue labbra si curvano verso l'alto, ma il trucco sbavato sotto gli occhi non mente bene come lei. Lui rimane a bocca aperta per un po'. Non se lo aspettava. Non era il momento adatto. Lei intercetta il suo sguardo e pensa che no, ancora compassione, proprio no!, per cui si pulisce in fretta le guance – Andiamo a casa? Questa festa è...deprimente.

Dan le apre la portiera mentre entrano nella limo.
– Dove andiamo? – chiede l'autista.
La ragazza risponde con naturalezza dando un indirizzo che Dan riconosce essere quello della propria abitazione. Non può fare altro che contemplarla, aspettando una giustificazione o una battuta sarcastica per sminuire il gesto – l'associazione del concetto di casa ad un loft a Brooklyn tecnicamente di proprietà del tipo che odiava da sempre – ma non arriva né una motivazione, né una smentita. Blair si lascia scorrere davanti agli occhi il paesaggio fuori dal finestrino, ignara dello scombussolamento che la sua richiesta ha suscitato nella mente del Ragazzo Solitario. Si trova qualche universo più in là, coi suoi pensieri.
– Blair? – dice Dan, richiamandola sulla Terra.
– Uhm? – si volta.
– C'è una cosa che devo dirti...

***

Da quando Blair ha lasciato la festa, il ritmo di Chuck Bass nel riempire il tumbler[4] è aumentato 

– Ti cercavo da ore, com'è andata con Blair?
– Non mi ha ancora perdonato. È venuta qui a fare il suo numero, ma non era convincente...
– Mi dispiace, Chuck...
– Non farlo. Sono solo preliminari un po' più impegnativi, e io non ho ancora giocato le mie carte migliori.
– Che farai?
– Per ora mi godo la vista, Nathalien. E fantastico che quei fuochi d'artificio, oltre il ponte di Brooklyn, siano bombe sulla casa di Humphrey.
– A questo proposito, ci ho pensato, e non ho intenzione di schierarmi. Sono amico di entrambi e...
– A cosa ti riferisci?
– Oh, nulla. Assolutamente nulla.
– Parlavi di schieramenti, Archibald...e si sa che le più grandi guerre portano il nome di una donna...
– Ti prego! Non succede più dai tempi in cui le donne trovavano attraenti pennacchi e calzature improbabili, e la perversione degli dei era trasformare fanciulle in tori! E va bene. Te lo dirò: Dan si è imbucato al tuo party. Credo ci sia uno di quegli scrittori che conosce solo lui...probabilmente lo starà stalkerizzando da qualche parte...
– Tutto qui?
– Tutto qui.
Chuck gli regge il gioco: – Beh, dal momento che so che se Brooklyn avanzasse delle pretese sulla tua ragazza non esiterei un attimo a rimetterlo al suo posto, e, ammettiamo, tra me e te sei tu ad essere – oltre che il più a rischio in un triangolo con Humphrey – quello sentimentale...non vedo perché dovrei dubitare di te – sorride Chuck – Ti credo. So che non mi faresti questo. Non con Blair di mezzo. Sei il mio migliore amico.
– Sì, già... Andiamo, entra nello spirito della festa, amico: si vedono solo grattacieli da qui e quelli li abbiamo sotto gli occhi da quando siamo nati.
Chuck osserva con impeccabile logica – Anche i seni li vediamo da quando siamo nati...non mi sembra un buon motivo per perdere interesse...

***

Mentre Serena sta ritirando il cappotto, Chuck le si avvicina – Tu sai qualcosa. Raccontarla a Nate è stato un passo falso, sai che è un'ottima persona ed un pessimo bugiardo...a meno che non si tratti di un passo falso...
– Non so di che parli e ti ignorerei volentieri, ma sono tua ospite, quindi sarò educata e te lo chiederò una volta sola: che cosa vuoi, Chuck?
– Solo che vinciamo tutti. Sai cosa intendo.
– No, so che sei ubriaco. Devo andare,
bella festa comunque.
Serena, non è un gioco per me.
– Chuck, sono solo amici...
D'accordo, va bene. Non ti fidi di me, e lo capisco. Non mi vuoi accanto a Blair, lo accetto. Ma arriverà il giorno in cui vorrai indietro il tuo pezzente da esposizione, allora mi verrai a cercare...e vedremo chi è disposto a spingersi più in basso, allora.

***

Nel taxi Serena è inferocita – Avevi giurato di non dirlo a nessuno! Come hai potuto essere così ingenuo?
– Lui...l'aveva nominato...credevo che Blair gliene avesse parlato, aveva detto che le cose erano andate male. Che avrebbe dovuto giocare le sue carte migliori. E poi ha detto di odiare Dan. Credevo lo sapesse...
– Nate, tesoro...a lui piace ripetere che odia Dan tanto quanto affermare che è Chuck Bass. Non vuol dire niente.
– Serena?
– Sì?
– Tu ami me, vero? Solo me, vero?
Serena lo bacia appassionatamente. Qualcosa che si avvicina ad una risposta. Ma che non è una risposta vera e propria.

***

– Cosa volevi dirmi, prima?
– Hm, prima che tu iniziassi a parlare di Chuck e di quanto vorresti tornasse tutto come prima tra voi senza che il tuo stupido subconscio complicasse le cose, intendi?
– Mi sono lasciata prendere la mano...
– No, Blair, tu ti fai SEMPRE prendere la mano quando si tratta di Chuck...ed io non capisco quasi mai.
– Ho detto anche che non so se sarà mai più possibile tra me e lui, non puoi focalizzarti su questo?
– Perché?
Blair non è mai stata così seccata in tutta la sua vita – Perché, perché, perché... - si avvicina - perché sono qui con te, sono qui con te da mesi, e, l'hai detto tu...ricordi? fare...queste...dannate...cose...senza...chiederci...il...dannato...perché. Beh, sono pronta. Senza perché, solo...baciami Humphrey, fai l'uomo, una volta...rischia qualcosa.
Il ragazzo rimane immobile: non era stato in grado di mantenere i suoi intenti. Eppure gli basterebbe anche solo un sussulto involontario per arrivare a toccare le sue labbra. Lei sospira, ridendo – Un passo alla volta, magari. Magari oggi, lascia che ti mostri come si fa. – aggiunge, sbottonandogli la camicia.
Lui le sposta con forza la mano – No!
– No?
– No, Blair, no...assolutamente no. Fermati, vattene...fai quello che vuoi, ma...no!
– Credevo lo volessi, credevo avessi detto che...quello che sto pensando...se ha senso per me, ha senso anche per te...l'hai detto tu.
– Perché non credevo stessi pensando questo!
– Non credevi potessi voler fare sesso con te? Non sei molto bravo a cogliere i segnali, vero?
– Non credevo potessi far questo di noi...dovrei essere contento? Davvero? Che Blair Waldorf abbia deciso di fare sesso con me per risolvere i suoi conflitti con un altro ragazzo?
– Non è così.
– È esattamente così: Chuck è sempre stata la tua prima scelta, solo che qualcosa è andato storto ed ora stai cercando di arginare i danni, ma pensi che mi presterei a farti da piano di emergenza?
– Lo sai che non ti farei questo...
– No, non lo so, Blair, e dopo tutto questo tempo, mi dispiace ammettere che, ancora, non è cambiato niente e che, ancora, so veramente poco di te. Puoi dire di non amarlo, Blair? Dimmi che non ami Chuck Bass, e io ti giuro, ti giuro che...beh, smetterò di urlare, come prima cosa. Dimmelo, e non ci sarà mai più bisogno di un solo perché, tra noi.
– Dan...lo sai che è complicato...non posso dirtelo.
– Provaci. Una volta per tutte, cosa c'è di così speciale in lui, che non ti fa avere neanche un dubbio sul vostro futuro?
– Lui mi ama, io lo amo...non sono cose che si scelgono.
Dan ride, quando non c'è niente da ridere – E questo l'ho capito Blair, l'hai reso chiaro fino all'inverosimile. Ma ti piaci, quando sei con lui? Ti piace, il modo in cui ti ama? Cosa ti fa pensare che, se solo lasciassi perdere per un SOLO-dannatissimo-GIORNO della tua vita, tutta questa...messa in scena...dell'amor fou, non potresti essere felice lo stesso? Con qualcuno, da sola, che importanza ha? Magari scopriresti che c'è dell'altro – nella vita, nei rapporti, in te stessa...
– Credo che tu mi abbia preso per qualcun'altra. Che cosa vuoi, ora? Tingermi i capelli di biondo, cosicché possa essere la sostituta ufficiale di Serena Van Der Woodsen? Mi vuoi più controllabile, forse? Che c'è, volevi poter lucidare – un giorno – la targhetta con scritto Io sono quello che ha ammaestrato Blair Waldorf
– No, Blair, quello che sto cercando di dire, è che sei una bambina viziata, volubile e masochista. Ed io ti detesto. Detesto tutto di te. Il modo in cui vieni a bussare alla mia porta solo quando ti serve qualcosa. Il modo in cui ti piangi addosso. Il modo in cui mi guardi, quando pensi che non me ne stia accorgendo, e il secondo dopo in cui fai finta di niente. Detesto le tue mise perfette e i tuoi modi impeccabili, le tue fragilità inaspettate. Detesto il tuo romanticismo cieco, detesto la tua lealtà nascosta dietro i tuoi mille giochetti, detesto il modo in cui affronti la vita, come se contasse solo il futuro e fossi capace di tutto. E che importanza ha se poi il presente va a puttane. Detesto il tuo lato oscuro, che non sembra fare altro che renderti schietta e incosciente come io non riuscirei mai ad essere. Detesto quella parte di te in cui mi posso rispecchiare, e che tu non voglia fare altro che sopprimerla. E soprattutto detesto l'inconsapevolezza con cui ti impossessi delle mie certezze e le sgretoli, il modo in cui sposti l'asse del giusto-sbagliato nella mia testa.
– Va' all'inferno, Humphrey. Nessuno ti ha obbligato ad interessarti a me, e ora ti permetti a sputare le tue frustrazioni così. Ma ti dirò una cosa: tu dai a me della stronza, dai a me della manipolatrice. Fatti un esame di coscienza. Potrei non averti dato molto, ma di certo non ho preteso niente. Il poco che ho fatto, non l'ho fatto per avere qualcosa in cambio. Puoi dire lo stesso di te?

– Blair... – dice Dan, ma poi non aggiunge niente. Anche perché lei sta già raccogliendo le sue cose.
– Tu vuoi che io scelga te senza ripensamenti, quando tu sei il primo ad avere le mie stesse paure, le mie stesse indecisioni. O pensi che solo perché non lo dici ad alta voce, non mi renda conto di quello che provi ancora per Serena? Sai che c'è? Io volevo essere tua amica, ma questo non vuol dire che lo fossimo, ed ora so che non potremmo mai esserlo. Oh, e almeno Chuck non mi ha mai voluto diversa.

Apre la porta e Dan è cosciente del fatto che tutto quello che farà, sarà guardarla scivolare via e non tornare mai più. È così che è fatto – sempre stato, sempre sarà. Blair non saprà mai smussare i suoi spigoli, e lui non saprà mai dire la cosa giusta al momento giusto. Figuriamoci se potrebbe farlo ora, quando qualsiasi cosa sarebbe sbagliata a prescindere. Lei indugia un millesimo di secondo e lui pensa che un millesimo di secondo sia abbastanza, per scambiarsi un addio silenzioso.

***

Serena fa le fusa nell'orecchio di Nate, quando le squilla il cellulare. – Oh, no, non rispondere – dice il ragazzo. Serena si alza e legge il messaggio. Nate allarga le braccia – Oppure fallo tranquillamente! – obietta.
– Chi è?
– È...Dan...
– Dan? Cosa vuole? È...è successo qualcosa? È grave?
– Non lo so...mi ha chiesto di vederci. Ti dispiace se...
– No, figurati...è il tuo fratellastro,  – il suo accenturare questa parola, rivela le insicurezze celate  – è comprensibile.
– Sarò di ritorno prima che te ne accorga. E ti porterò fuori a cena!

Esce dalla stanza.
Pochi secondi dopo Chuck riceve il seguente SMS: vuoi ancora fare quella chiacchierata?

***

Blair lo aspetta nella sua camera, con addosso solo un completino intimo nero addosso. Tra poco lui verrà, e intanto tamburella le dita nervosamente sul suo comodino.

***

– Sei qui, Dan?
– Serena, ehi! Grazie per essere venuta...
– Beh sì, volevi parlarmi...come avrei potuto dirti di no?
– Ho fatto una cazzata, con Blair.
– Mi hai chiamata per questo?!
Dan annuisce – Non avrei dovuto?
– No! È la mia migliore amica! Tu sei il mio fratellastro. Ed ex fidanzato. Non ti sembra già abbastanza contorto senza che ti debba fare da cupido?
– Ah, adesso è la tua migliore amica? Quando è stata l'ultima volta che vi siete parlate a cuore aperto? ...Scusa, non volevo dirlo, non so che mi è preso oggi...mi sa...sono sempre stato uno sputasentenze del cazzo, vero?
Serena storce il naso – Solo un po', magari... – Il ragazzo sospira.
– Perché mi hai chiamata, Dan?
– Te l'ho appena detto...
– Non c'è nessun altro motivo?
Il Ragazzo Solitario la guarda confuso. Si morde un labbro – Vorresti che ci fosse un altro motivo?
La bionda si mette a braccia conserte – Se ci fosse vorrei saperlo. Quando ti ho visto entrare in quel taxi con Blair, avrei voluto ci fosse, ad essere onesta. Di sicuro non farei niente per ferire Nate, ma, non lo so, a volte mi manchi. Mi trovi stupida, vero?

Dan scuote il capo. Egoista, è la parola esatta – vorrebbe dirle, ma per oggi è già stato sufficientemente inopportuno. La ragazza interpreta il suo silenzio come un qualcosa per cui sorridere. – Chuck e Blair, io e te...forse c'è una ragione se continuiamo a tornare al punto di partenza...
Sta correndo troppo e improvvisamente fatto strano  a lui manca il fiato, e non nel senso romantico dell'espressione – Sindrome di Stoccolma collettiva? – prova a scherzare.
– Può darsi – ride Serena.
Quella risata da bambina che amava così tanto. Era piena e genuina.
Blair, Dan l'aveva sentita ridere solo poche volte. Era una da sogghigno lei, e anche quando si trattava di una risata complice aveva sempre un'aria di sfida. Era stuzzicante. E aveva una varietà di brevi rumorini e gridolini sostitutivi. Come degli abbozzi, che stroncava sul nascere. Era divertente decifrarli. Rideva così poco che quando l'aveva sentita effettivamente ridere, a volume alto e prolungatamente, non se n'era reso conto subito; era rimasto così sorpreso che si era anche dimenticato il motivo per cui avesse iniziato.

Quando pensava a Nate, il ragazzo si era sempre chiesto come potesse essere stato innamorato sia di Blair che di Serena nella stessa vita, gli sembrava inconciliabile.
Adesso non lo pensa più così tanto.
Ci sarà pure una delle due che preferisci, no?
Non che conti molto, dal momento che Blair l'hai mandata via e Serena è con Nate. Comunque Blair sarebbe tornata da Chuck. Era una causa persa in partenza.
Ma quello che conta è come ci si sente alla fine con se stessi. E non rimanere immobili in eterno, anche quello conta.

Quello che il ragazzo avrebbe dovuto pensare, in quel momento, è che non sarebbe ad ogni modo una scelta da fare sull'onda del momento, impulsivamente e con leggerezza.
Sarebbero dovuti passare giorni, forse anche mesi, anni, prima di essere sicuro, e –  una volta deciso con quale delle due  altrettanto tempo per regolarsi su come agire. Sempre ammesso che la vita non abbia in programma un piano di riserva.

Invece dice:
– Serena, ascoltami.
È la cosa più difficile che abbia mai dovuto dirti.
Io non sono più innamorato di te.

Perché l'unica cosa che riusciva a pensare, invece, era che non avrebbe dovuto lasciarla andare, Blair Waldorf.

***

Chuck finalmente rincasa. Non è solo. Blair sente una voce – oltre a quella del Bass – e cerca di prevenire un imbarazzante incontro a tre infilandosi alla svelta il cappotto, ma le due voci si fermano nella hall a parlare, probabilmente davanti ad un caffé corretto. Suonano entrambe familiari alla ragazza – come non potrebbero? – e lei non vorrebbe origliare...oh, ma chi vuole prendere in giro? Certo che vorrebbe origliare, e lo farà.

– Ehi amico, scusa per il messaggio improvviso, ma avevo bisogno di qualcuno con cui discutere di questa faccenda...sono così confuso...
Blair alza gli occhi al cielo.
E noi ti ricorderemo così per sempre, Nate – bello e confuso – ora svuota il sacco, prima che vi accorgiate che sono qui.
– E voglio scusarmi per come mi sono comportato, innanzitutto. Ma credevo che Dan fosse mio amico... non volevo mettermi in mezzo, dopo la storia dell'hotel pensavo che Blair meritasse la chance di vedere altra gente, provare cosa vuol dire normalità, senza offesa...voi due ve ne siete fatte così tante, che se questo è il destino, uno inizia a dubitare della sua utilità...
– Ma qualcosa ti ha fatto cambiare idea – lo interrompe Chuck Bass.Non vuole perdere altro tempo prezioso.
Nate annuisce – Serena ha ricevuto un messaggio ed è scappata via. È corsa a Brooklyn senza neanche pensarci due volte...
– Beh, Nathalien – afferma pacatamente l'altro – non vedo cosa potremmo farci, oltre a berci su. Sei venuto a chiedere la mia agenda dei numeri di pronto intervento speciale, per caso?
– No...sono venuto a chiederti un piano. Non voglio perdere così Serena...
– Perché dovrei aiutarti? Se non te ne fossi accorto, questo cambio di rotta va a mio vantaggio. E poi, tra me e Blair era solo una questione di tempo prima che si rendesse conto di quale fosse veramente il suo posto, volevo solo accelerare i tempi prima che facesse male a tutti...se ci pensi, è quasi la cosa più altruista che abbia fatto in vita mia... Ma Serena...non lo so, lei ha sempre avuto questo gusto i gingilli scadenti... devi farti una ragione. E preferibilmente anche una svedese che ha bisogno di ben altro che un dibattito letterario per essere stimolata.

Cosa dovrebbe fare Blair, essere furiosa? E con chi? Con Chuck, che pensa di decidere per lei? Con Nate, che sta vendendo tutti quelli intorno a lui per aggrapparsi ad una storia che non va da nessuna parte? Con Serena, che a quanto pare parla tanto di onestà, ma solo per poi agire alle sue spalle? Già visto, già successo.
E per quanto riguarda Humphrey, beh – chi se ne frega di Humphrey, no? Certo chiunque abbia messo in giro la voce che fosse un bravo ragazzo era di certo miope: un bravo ragazzo non sarebbe sopravvissuto un giorno all'Upper East Side, mentre quel mollusco sembrava rimanere aggrappato tenacemente al suo scoglio da anni.

– Nonostante questo, ti aiuterò. – Chuck non riesce a resistere ai colpi di scena. Né a dare dimostrazione del suo potere: – per quanto tu possa aver fatto del tuo peggio, sei comunque la persona più leale che ho vicino, al momento. E affossare Brooklyn richiede il minimo sforzo per il massimo risultato. Quando avremo finito con lui...

– Dovresti pensare ad aiutare te stesso, invece.
– Blair, cosa ci fai qui? – Chuck è in attesa della risposta dell'ultima persona che si aspettava di vedere sulla porta della sua camera, che – di contro – si aggiusta il colletto del trench e lo fissa – Un grosso errore.

Nate – in totale, imbarazzato silenzio – lascia l'appartamento, Chuck chiude la porta alle sue spalle – Blair, non essere arrabbiata. Sai quello che intendevo...nessuno meglio di te sa cosa bisogna dire per avere il rispetto, puoi capirmi...
– Non sono arrabbiata.– risponde Blair – Sono annoiata. Ti capisco: viviamo tutti le stesse situazioni, siamo tutti sulla stessa barca, ci capiamo tutti...tra di noi. Ma non è la realtà: la gente là fuori non è obbligata a comportarsi così...
– Tu non hai mai voluto la realtà, Blair...tu hai sempre voluto la tua favola...
– E se continuo così, l'unico posto in cui l'avrò sarà nella mia testa. Ed è un problema, vedi, perché io amo questo mondo: è il mio...lo sfarzo, le feste, il bon ton...luccica tutto...ma poi? Non c'è nessun vissero felici e contenti, niente di duraturo...quello che ha in comune con le fiabe è che è tutta un'illusione...
– Non dire così, io e te siamo reali...
– Sì. E sono reali le cicatrici che ci siamo lasciati. Lo sai, non saprei vivere fuori da questo ambiente...ma non mi basta viverci dentro, voglio le mie regole.
– Non possiamo avere tutto, neanche noi...
– Ma possiamo avere le nostre priorità. Non sei più la mia priorità, Chuck Bass. Io lo sono. Non mi piace il modo in cui sono quando sono con te, non mi rende felice il modo in cui mi ami. Voglio fare a modo mio, sono molto più dell'amore della tua vita.

– Lo so. – Chuck la bacia in fronte – Sei Blair Waldorf, come potrebbe non notarlo qualcuno? 
La ragazza ha bisogno di chiamare a sé tutto il suo coraggio per riuscire a continuare. Sente la paura affiorare in gola, e la deglutisce. – Dopo ogni momento di crisi, abbiamo sempre detto di volere del tempo per trovare noi stessi, prima di ritrovarci...
Il ragazzo completa il discorso per lei – ...Ma non puoi ritrovare niente, senza prima averlo perso. – La stringe a sé – Ancora un attimo, un attimo soltanto, il tempo di farti sapere che – quando saremo pronti – lotterò per te. Devo ricordare bene questa sensazione, imprimerla nella mia mente...se me ne ricorderò, allora saprò per cosa sto lottando, quello che sei. Saprò che ne varrà la pena.

Blair sorride della sincera ingenuità di quella dichiarazione – Non puoi saperlo. Quando sarà il momento, lo scopriremo.

*TBC  

***
Angolo dell'autore (o così dicono):

1. Confessioni di Tipo Pericolosotitolo estrapolato da Confessions of a Dangerous Mind, ossia Confessioni di una Mente Pericolosa, film del 2002 di George Clooney.

2.
Allora, in breve, volevo solo spiegare il perché avessi inserito il testo di questa canzone come citazione iniziale.
    * la citazione del capitolo precedente era LA SCELTA C'È DOVE C'
È CONFUSIONE. PER LA MENTE CHE VEDE CON CHIAREZZA NON C'È NECESSITÀ DI SCELTA, C'È AZIONE, e
       infatti, grossomodo, nel capitolo i personaggi si dimostavano molto meno indecisi nelle azioni di quanto dessero da pensare. Ora, in quest'altro capitolo, avviene un po'
       l'opposto. E tutto diventa un gran disastro. Per cui mi pareva abbastanza divertente "parodizzare" l'altra citazione e l'ottimismo dell'altro capitolo mettendolo a confronto       con: le ho detto: Dimmi cosa voglio. / Lei mi fa: Probabilmente vuoi delle uova bollite / Io dico: Giusto, portamente qualcuna. / Lei dice: Non ne abbiamo. Hai       scelto il momento sbagliato per venire.
   
* il secondo periodo nella canzone ha un significato diverso, ma - di base - si tratta di questa cameriera che chiede al tizio di farle un ritratto e lui le risponde "Lo farei, ma
      non faccio disegni a mente", nonostante lei sia di fronte a lui.  Mi ha fatto un po' pensare a come alcune volte le persone sembrano già non esserci mentre ci sono ancora,
      e alcuni rapporti sono prematuramente e inesorabilmente proiettati nel passato. O semplicemente a quel momento in cui sai che una cosa è praticamente conclusa, ma fai
      in tempo ad accorgerti di essere in una sorta di limbo, durante i suoi ultimi istanti. Mentre scrivevo di Blair che si ferma per un secondo, e poi lascia la stanza, ho
      pensato a tutto questo.
   * l'ultimo - ci sarete già arrivati - è perché Erica Jong viene anche citata nel testo.

3. Il Buio Oltre La Siepe
è un romanzo di Harper Lee, scrittrice americana. Il titolo originale è How To Kill a Mockingbird (Come Uccidere Un Usignolo), ma per la traduzione italiana è stata utilizzata una metafora presente all'interno del romanzo stesso: "il buio oltre la siepe è ciò che è sconosciuto pur essendo vicino.".

4. Bicchiere cilindrico principalmente usato per servire cocktail o liquori.

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Capitolo 10
*** Somewhere out of time. ***


10 10. Somewhere Out of Time. [1]


Protect me from what I was.
Getting the hang of it, getting the hang of it,
Timing is everything.

Is that what we want?
Is everything shot?
Is that what you ask for?
'Cause that's what we got.
Nothing stands still.

[River of Brakelights – Julian Casablancas]



Blair guarda l'amica preparare le valigie – Un'improbabile e prematura luna di miele con Nate? Sei davvero l'incarnazione dell'avventatezza, Serena Van Der Woodsen! – si abbandona sul letto e ad un sorriso – In un corpo da top model, fortunatamente per te.
Serena serra le labbra – Veramente no, nessuna luna di miele, dal momento che abbiamo rotto. Mi ha mollata lui, riesci a crederci?
– Oh. Non pensavo...Mi dispiace, S...
– E come se non bastasse dice che gli ho spezzato il cuore, ma...si riprenderà. È un ragazzo d'oro...in tutti i sensi, ad essere sinceri.
Blair annuisce. E sembra triste, è triste? – E con Humphrey? Il vostro incontro potrebbe essere in qualche modo collegato? – chiede a Serena, mentre Serena chiede a sé stessa come faccia la sua amica a sapere sempre tutto. Beh, quasi tutto.
– No, niente ragazzi per un po'. Almeno non quelli del passato. Ho capito che se ci ostiniamo a tornare indietro è perché commettere sempre gli stessi errori fa meno paura che sperimentarne dei nuovi.
– Non ci crederai, ma sono arrivata alla stessa conclusione. Dove te ne vai, allora?
– Da qualche parte. Mi prendo i vantaggi dell'essere una Van Der Woodsen: prima di trovare la mia strada, posso trovare una s.p.a in qualche meravigliosa città europea per un mesetto...a tutto il resto penserò dopo l'estate...
– Già, niente aiuta a raggiungere il Nirvana più di una buona preparazione fisica e...gli oli giusti. A meno che uno non intenda la band, in quel caso buona fortuna...non sono sicura di poter essere d'aiuto.

Serena ride – Vieni con me! B, è proprio quello che ci vuole: io, te e una via per lo shopping decente...è tutto quello che ci serve!
– Perché no...Al diavolo, sì!

Si abbracciano a lungo, indecise se ridere o piangere. Serena dice – Non lasciare conti in sospero, però...
– Sono pronta...caso vuole che abbia avuto modo di parlare con Chuck subito prima di tornare a casa...
– E Dan?
– Dan...ci ha pensato lui a chiudere i conti con me... almeno non ho avuto la seccatura di dovermi chiedere se provassi qualcosa per lui...
– Ne sei sicura? – le dice indicando qualcosa sul letto di Blair.

La ragazza si avvicina e la coglie un batticuore nel momento in cui si accorge che si tratta di una busta. Una lettera? È il meglio che poteva fare? In un secondo ha buttato veleno su di me, su di noi, e tutto quello che sa fare è scrivermi una lettera?

Blair odiava le lettere. Le lettere mentono meglio degli occhi. E dicono quello che vogliono dire, non quello che uno vorrebbe sapere.

La apre, e si propone di leggerla il più velocemente possibile, prima di strapparla via.

Voglio che sia chiaro.
Tu sei realmente una bambina viziata, volubile e masochista.
Ma hai ragione: ero arrabbiato, ero frustrato, ero confuso. Mi dispiace.
Non mentirò: il mio discorso di questo pomeriggio era
quasi accurato, nonostante credo di aver sbagliato un paio di vocaboli che magari avrebbero fatto la differenza, magari no. Non ti biasimo se oggi hai chiuso la porta alla nostra amicizia, conoscenza...qualsiasi cosa fosse (giacché è qualcosa di concluso, spero non ti dispiaccia se mi piacerebbe definirla – nella mia mente – calamita).
Solo che, una volta che sarai andata avanti, e l'unico ricordo che ti rimarrà di me sarà quel terribile discorso
[2], vorrei che lo ricordassi per quello che intendevo dire realmente, non per i termini che mi sono usciti fuori: è facile, devi ricordare ogni singola parola che ti ho detto... solo sostituendo ogni voce del verbo “detestare” con quelle di desiderare, perché è questo quello che provo. I tuoi pregi e i tuoi difetti, desidero il pacchetto completo.
L'unica cosa che detesto è che tu non lo abbia capito.

Per questo ti scrivo, ed ho imparato da te. Ecco il poco che mi hai dato, Blair: mi hai insegnato a non scappare. E che tutte le scelte che fai, le occasioni che perdi... conta poco siano giuste, se sono dettate dalla paura.[3] 
Spero tu ti renda conto che si tratta di un antifrasi, per dire che è tutto tranne che poco.

Domani, nove del mattino, a casa mia.
So che non ti piace aspettare, ma c'è una cosa che vorrei mostrarti.

Dan.

***

È almeno una buona mezz'ora che Rufus Humphrey non può fare a meno di sentirsi osservato. Era andato nel loft cercando un po' di pace per comporre una nuova canzone, un regalo a Lily per il loro primo mese insieme da marito e moglie, ma è praticamente impossibile con suo figlio che non fa altro che fare la spola tra la cucina e la camera da letto.

All'inizio aveva detto "Prendo solo un bicchiere d'acqua, scusa il disturbo". Due minuti dopo aveva rifatto capolino avvisandolo che "Sai che ti dico? Prendo anche il computer, magari mi metto a scrivere qualcosa, magari si crea una sorta di aurea padre-figlio d'ispirazione creativa!" Poi era stata la volta della merenda. "Anzi no, non ho fame" "Magari qualcosa di dolce." "Anzi no." "Magari salato." "Ordino cinese, tu vuoi qualcosa?" Dopo di che, aveva sentito il bisogno impellente di recuperare (nell'ordine) un dvd, diversi libri, un altro bicchiere d'acqua, la saliera. 

Negli ultimi dieci minuti si limita ad andare avanti e indietro, senza più nemmeno impegnarsi a trovare scuse.
Così suo padre molla coscienziosamente spartiti e penna sul tavolo per sospirare:  – Avanti, cos'hai?
– Niente, sto solo prendendo...questo. –, risponde il ragazzo con l'aria di chi è appena caduto dalle nuvole e in mano un maneki-neko [4] che giaceva impolverato sulla mensola dai tempi in cui Alison viveva ancora lì.
– Figliolo, normalmente sarei intenerito dalla tua timidezza e, da buon genitore, farei finta di crederti finché non ti saresti sentito pronto a parlarmene ma...ho davvero bisogno di scrivere questo pezzo, quindi proverò a indovinare...Blair? – il ragazzo non dice niente  – Ne ha fatta una delle sue... – il ragazzo distoglie lo sguardo, l'uomo lo fissa con aria investigativa, conclude  – ....e tu...hai avuto una reazione esagerata.
– Non vale! Come fai a saperlo? Hai letto il mio diario? Come hai potuto leggere il mio diario...
– Dan, non ho bisogno di leggere il tuo diario, per fare due più due. A diciannove anni tutte ansie di un ragazzo sono strettamente collegabili agli ormoni. E conoscendo te e Blair...beh, ho semplicemente unito i puntini.
– Okay, okay, risparmiami la parte sull'ape e l'impollinazione però.
– Avanti, parlamene.
– A cosa servirebbe? So già che dirai che ora mi sembrano tutti grandi amori ma quando sarò grande ci riderò su e che...
– Dan. Quanti anni pensi di avere, tredici? Solo perché tieni un diario non vuol dire che tu sia ancora adolescente. Sei abbastanza grande. Da non dare più conto a tuo padre? Assolutamente no. Da sposarti e mettere su famiglia? Non prima di aver finito il college, ma...sei abbastanza grande da sapere quali persone contano e quali no, nella tua vita. E io non potrei mai decidere per te o sindacare le tue scelte.
– Proprio non ti piace Blair.
– Io non conosco Blair. Conosco te. So cosa vuol dire quando guardi qualcuno in quel modo.
– Non è il momento per essere diplomatico, papà.
– Senti, ricordi quella volta che è venuta a cena da noi?
– Come dimenticarlo? Abbiamo rischiato più incidenti diplomatici quella sera che in vent'anni di guerra fredda.
– Non sarà stata entusiasta probabilmente, ma, alla fine, lei è rimasta lì. Accanto a te. E ti guarda come la guardi tu. Può bastare per darti la mia benedizione.
– Sembra perfetto, se non fosse che credo di essere ufficialmente diventato la sua ruota di scorta di fiducia. Ha parlato con Chuck oggi, ma tra lei e Chuck è andata male, quindi è venuta da me. Ecco perché è mi è rimasta accanto quella sera, ed ecco perché continua a farlo: senza di me è sola.
– È proprio questo il punto, Dan: tu credi che lei e i suoi amici si siano allontanati per colpa degli altri, ma hai mai preso in considerazione che possa non essere così? Quella ragazza è sempre stata la regina dei rapporti sociali di facciata, si è sempre saputa circondare di ragazzine adulanti e ragazzini altolocati. Credi che sia più probabile che abbia smesso di riuscire a farlo o che lo abbia scelto? Per quello che ne so, figliolo, abbiamo tutti bisogno di qualcuno che non sia chiunque, qualcuno con cui nasca quella complicità particolare per cui si riesca a condividere effettivamente un momento, uno stato d'animo, un evento.  Se è amore o amicizia, non so dirtelo. Ma la verità è che senza quel qualcuno, siamo tutti soli.
Il ragazzo resta in silenzio, così gli dà una pacca d'incoraggiamento sulla spalla – Forse la sua è solo paura. Devi rassicurarla, devi dimostrare di avere fiducia in lei, in voi.
– O forse è una gran bella messa in scena per pugnalarmi alle spalle. – scherza Dan. Per lo più scherza, a dirla tutta.
– Non ti mentirò, è una possibilità.  – ridacchia Rufus  – Smascherala prima tu: mettila davanti a una possibilità reale, invece dei soliti giochetti mentali. E quando ti dirà di sì, riuscirai a fidarti di lei.
– Se, se mi dirà di sì. E vorrei avere il tuo ottimismo, perché se non lo farà, quello che ho organizzato per domani sembrerà il gesto più stupido e autolesionista della storia, non il più romantico.
– Beh, allora effettivamente questo qui farebbe bene a restare nei paraggi, nelle prossime ore. – dice il padre sventolando il maneki-neko.

***

Se qualcuno avesse dubbi, Blair ha finito con il rileggerla parecchie volte, quella lettera.

– Cosa pensi dovrei fare? – chiede a Serena.
– Essere onesta riguardo a come ti senti. Poi ogni scelta verrà da sé.
Blair annuisce e strappa la lettera in due – Mi sento forte, autosufficiente, indipendente...ho solo una gran voglia di partire.
Serena la fissa perplessa: – Non devi farlo per me...
– Sto bene.
– Dovresti andare a sentire almeno cosa vuole, possiamo partire nel pomeriggio.
– Serena... – la guarda decisa – ormai è tardi.
– Non sono passate neanche ventiquattr'ore!
– Dopo tutte le cose orribili che mi ha detto, mi sono fermata un secondo, prima di andarmene da casa sua, d'accordo? Se n'è accorto, ma non ha detto niente. Mi ha lasciata andare via senza una batter ciglio, dopo aver distrutto tutto. Qualsiasi istante che non fosse stato quello, è tardi.
– Blair...
– L'argomento è chiuso.

***

Se qualcuno avesse dubbi, Blair ha finito con lo svegliare Serena alle tre di notte.

– Blair! Che ora è? – chiede l'amica in uno sbadiglio.
– Le tre – sussurra con aria innocente – solo una cosa...mi chiedevo, possiamo ancora spostare quel volo nel pomeriggio? Credo di aver dimenticato il mio
dodo a Brooklyn, l'umidità lo ossiderebbe...
Hmmmm-hmm
– Era un sì?
Hm-m
– Era un no? Serena!
– Sì, era un sì! Ora dormi, però...o almeno lascia dormire me.
– Non farti illusioni, Serena. Non è una visita di cortesia. Io parlerei di un'esplorazione prima della missione vera e propria. Ho intenzione di distruggere Dan Humphrey.

Serena non sembra crederle, ma Serena ha sempre sottostimato il limite dell'amica.

E forse se n'è appena resa conto anche lei, se poco dopo si tira su dal letto con uno strano cruccio ed un pensiero che cerca di reprimere. Forse il motivo è quello, forse è qualcos'altro.

È tardi, si dice. E anche se sta guardando la radiosveglia, non vuol dire che stia parlando dell'orario.

*TBC  

***
Angolo dell'autore (o così dicono):

1. Da Qualche Parte Fuori Tempo - titolo estrapolato da Somewhere in Time, ossia Ovunque nel Tempo, film di Jeannot Szwarc.

2.
vedi cap. precedente.


3. Ebbene sì, spudoratamente ispirato ai voti scritti da Dan per conto di Louis nella serie televisiva.

4. maneki-neko: soprammobile portafortuna di tradizione cinese a forma di gatto.


PS: so di essere in ritardissimo e so anche che non è una novità, ma stavolta ho una buona scusante: ho dovuto formattare il pc e l'ho appena riavuto!


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Capitolo 11
*** The Loss Of Perception. ***


11

11. The Loss Of Perception.[1]

Volpe: Se tu vuoi un amico, addomesticami!
Piccolo Principe
: Che bisogna fare?
Volpe
: Bisogna essere molto pazienti. In principio, tu ti sederai un po’ lontano da me, così, nell’erba.
Io ti guarderò con la coda dell’occhio e tu non dirai nulla. Le parole sono una fonte di malintesi.
Ma ogni giorno tu potrai sederti un po’ più vicino. Poi il giorno dopo ancora più vicino .. finché mi potrai toccare ..
Saremo diventati amici, non avremo più paura uno dell’altro … saremo felici di stare insieme ..
[...]
Piccolo Principe
: E quando non ci potremo più vedere? Quando me ne dovrò andare?
Volpe
: Ah, piangerò!
Piccolo Principe
: Ma io non vorrei farti del male!
Volpe
: È vero, ma è inevitabile.

Piccolo Principe: Ma allora che ci guadagni?
Volpe
: Ci guadagno il colore del grano.
[Il Piccolo Principe – Antoine de Saint-Exupery]








Sono le nove e mezzo che si spalanca la porta, stavolta Dan sorride delle abitudini di quel tornado in miniatura, che probabilmente non cambieranno mai – Dì quello che hai da dire. Sono ancora arrabbiata con te. Non hai idea quanto.

Dan smette di fissare l'orologio, non avendo più ragione di farlo, e la scruta con attenzione: l'abbigliamento, la pettinatura, un piccolo tic nervoso, ogni piccolo particolare che possa rivelargli con che intenzioni la sua ospite abbia accettato l'invito. Ma niente. Blair è una sfinge, quando vuole esserlo. – Quello che ho da dire? Tecnicamente ho detto di doverti mostrare una cosa. Come sempre sei in ritardo, ma dovremmo essere ancora in tempo...parleremo lì.

– Lì dove? – chiede Blair, sospettosa: – Humphrey, lì dove?

***

– Non mi piacciono le sorprese e non mi piace non poter vedere dove mi stai portando. Humphrey sono seria: giuro che se non mi togli subito questa benda mi metto ad urlare! Dan! Se questo è un tentativo di riappacificazione, non stai partendo bene, credimi! [2]
– Vuoi stare zitta un attimo? Dammi la mano, che ti aiuto a salire le scale...
– Ma certo! Ora mi è chiaro...vuoi uccidermi! Chi sei? Qualche adepto di una setta di svitati fanatici dei maya, che ha deciso di ritardare la fine del mondo a suon di sacrifici umani?
– Prima di tutto – osserva il ragazzo – in generale i sacrifici prevedono l'offerta di una vergine, quindi credo che tu possa considerarti tranquillamente fuori pericolo, vero Waldorf? – Dan ha l'impressione di percepire un'occhiata astiosa anche attraverso la benda – Secondo, hai frequentato Chuck per anni, e hai paura di me? ...E poi quelli erano gli aztechi, non i maya...la pratica si chiama ciclo di 52 anni...
– Ovvio che uno come te non è mentalmente programmato per fare una cosa del genere – il ragazzo si chiede perché debba dirlo in modo da farlo sembrare quasi un insulto – Ma il fatto che tu sia a conoscenza di queste informazioni non è comunque tranquillizzante...
Dan alza gli occhi al cielo – Beh, ti tranquillizzerai tra poco...

Blair sente aprirsi una porta davanti a sé, il ragazzo la conduce in quella che le sembra una stanza luminosa, una volta che il ragazzo si è allontanato per aprire una finestra. Lei dice – Ti ho già accennato al fatto che Serena sa che sono qui con te, vero?
Poi sente i suoi passi sempre più vicini, è alle sue spalle. Le passa una mano sulla guancia, e lei sente scivolare via la tensione. Piega il collo all'indietro aspettando un bacio, un prosieguo. Ma guarda tu, forse è veramente un pervertito... – si dice con soddisfazione. Mentre quello, con impercettibile disappunto di lei, le sfila delicatamente la benda. Certo, la delusione della ragazza dura poco, quando capisce dove si trova.
– Dan, come...
– Ho chiesto in giro. A quanto pare stanno vendendo questa casa per debiti [3], ho detto di essere interessato all'acquisto e ho chiesto se fosse possibile avere un appuntamento per visionare la casa senza agente...non possiamo rimanerci molto, ma sarà sufficiente a farti capire – a mostrarti – quello che devo dirti...Tu delle volte non ascolti, quindi ho pensato di cambiare tattica, e fartelo vedere...
Blair si guarda intorno, estasiata – No...non è possibile. Nessuna intenzione di sembrarti ingrata, ma non lascerebbero mai la chiave di questo posto a un signor nessuno...
Dan sorride – Per questo mi sono spacciato per il tuo consulente edilizio.
La ragazza spalanca la bocca, facendo finta di essere arrabbiata. 

Raggiunge lo stesso davanzale dove Audrey Hepburn suonava distrattamente con un turbante in testa, vi si siede come aveva fatto l'attrice e chiede – Pensi che possa reggere il confronto? – domanda titubante, con un'incertezza ed una solennità che causano al ragazzo un sorriso involontario. 
Blair pensa che ci sia qualcosa di nuovo nel suo sorriso.
Qualsiasi cosa sia quel nuovo, Dan glielo attacca non appena si fa spazio accantio a lei:  
– Il mio discorso è semplice – dice – tu mi piaci. E se non sai dove cercare la tua felicità, perché non qui con me? Dici che ognuno ha bisogno di sperimentare il suo lieto fine perché ci sono finali così diversi tra loro, ma tu non fai che rivivere sempre lo stesso. Metti alla prova qualcosa di diverso, metti alla prova noi.
– Dan – risponde titubante la ragazza – tutto questo è molto dolce, ma...sai che solo il tempo potrà convincermi della stabilità dei miei sentimenti.
– Fortuna che ne abbiamo, allora.

Lei inarca il sopracciglio, espira forte: – Solo poche ore fa, pensavo che sarei partita per una vacanza di meditazione. E che l'oggetto della meditazione sarebbe stato come far diventare la tua vita un inferno vivente. E so che sarebbe stata un'impresa difficile perfino per me, considerando le tue condizioni standard di vita. Il fatto è... sebbene non avessi nessun diritto di farmi sentire in colpa per i miei ragionevoli propositi, con i tuoi discorsi da ruffiano...questa...rimane la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per me. E mai, mai, mai all'inizio di questa giornata avrei sospettato che ti avrei baciato, giuro.
– Ma tu non mi hai baciato, Waldorf. – la punzecchia lui, mentre la brunetta gli regge il gioco, speranzosa: – No?
– No, io l'ho fatto.

L'espressione della ragazza lascia posto a un sospiro di sollievo, e un risolino.– Santi numi o qualsiasi cosa abbia preso il loro posto in questo momento, credevo che non sarebbe mai successo! Hai idea di quanto poco basti ad una donna per sentirsi una ninfomane-maniaca-indesiderata?
– Oh, ma tu non sei una ninfomane, per mia sfortuna, e di certo non sei indesiderata.
Si avvicina a realizzare l'annunciato proposito, ma quella, pur mantenendo la vicinanza, protesta vivacemente: – Non hai detto che non sono una maniaca!
Lui si stringe nelle spalle: – Non volevo rischiare di rovinare il momento mentendoti... – 
Acida, mette fine alle sue insinuazioni – Humphrey, stai temporeggiando e il momento sta passando.

Dan avverte un'ondata di vento dilaniare le sue narici del suo profumo e un istantaneo bisogno di avere la sua pelle tra le dita e le sue labbra sulle proprie.

E improvvisamente il momento si congela, il tempo si blocca, e nessuno dei due sa per quanto.
Lei pensa a Mont Matre, a Dionyseau, le gondole di Venezia, i camini accesi e... alla benda, che dev'essere ancora lì da qualche parte.
Lui pensa a Blair Waldorf: era sempre stato il meno contorto della coppia, anche quando non erano una coppia.

Lei sta già scannerizzando mentalmente quale gusto di lucidalabbra si accosti meglio al sapore delle sue labbra. Con la menta e un leggero retrogusto di caffé, ci sta bene il cioccolato.

Non andartene così lontano con il pensiero, niente è cambiato: un bacio non risolverà i vostri problemi! E, per inciso, il problema non è il suo quartiere o qualsiasi mezzo serva per raggiungerlo.

Pensi che finiremo con il cercare di plagiarci a vicenda?
– Sì, nella peggiore delle ipotesi. Oppure, finiremmo con l'
addomesticarci a vicenda...
– Che differenza c'è?
– Non hai letto il Piccolo Principe? Che infanzia hai avuto?! Ora si spiegano molte...okay. Quando il piccolo principe lo chiede alla volpe, quella risponde che
addomesticare vuol dire creare legami. Finché non ci si addomestica non si è che estranei: per la volpe il ragazzino è uno tra i tanti, non ha bisogno di lui...e viceversa. Ma una volta addomesticati avrebbero avuto bisogno l'uno dell'altra...tu sarai per me unico al mondo, io sarò per te unica al mondo. Dice la volpe.
Solitamente la ragazza odia il suo tono saccente e le sue spiegazioni pazienti, come se avesse a che fare con una bambina delle elementari. I tratti del viso si irrigidiscono, irritate, ma la curiosità, il bisogno, di sapere come vada a finire prevale: – E il piccolo principe cosa risponde?
– Che comincia a capire...dal momento che sul suo pianeta c'è una rosa che deve averlo addomesticato.
Per un attimo, le passa per la testa Chuck. La
sua rosa, ma è solo un istante. Per quanto breve fosse, ha reso malinconici i suoi pensieri: – Ho un aereo tra qualche ora.
Ha bisogno di riflettere, da sola, e la certezza che lui l'abbia capito dallo sguardo rammaricato del ragazzo. Dan annuisce mordendosi teso il labbro inferiore. Almeno ci aveva provato. 

Tanto valeva essere onesti e dire tutto in quel momento, pensa Blair: – Sai qual è la cosa che mi fa più paura?
– Le vendette trasverali di Chuck?
La ragazza scuote la testa.
– Poter perdere l'amicizia di Serena?
Di nuovo, fa cenno di no, anche se con meno convinzione.
– Passare le tue giornate a Brooklyn? Non lo so, mi arrendo.
Blair ce l'ha sulla punta della lingua, ma non riesce a dirlo. Poi toglie il tappo, ed esce fuori tutto d'un botto:– Ho sempre avuto una sottospecie di cotta indesiderata per te. E tu non l'hai mai capito.
Il ragazzo la guarda in totale confusione, facendola pentire all'istante della rivelazione. Lo stava spaventando, ne era certa. Promise a sé stessa che non avrebbe più parlato in vita sua.

Eppure, mia cara, se c'è una cosa che dovresti aver imparato è che tutto va bene finché hai in mano tu le redini. Dì qualcosa, dì qualcosa. Tu o lui, qualcuno dica qualcosa.

Sbatte le ciglia e il ragazzo riconosce il segnale che sta per dire qualcosa di sgradevole, così dice la prima cosa che gli passa per la testa: – Da...da quando ci siamo presentati?
– No – sbuffa lei – da quando hai iniziato a parlarmi, anche se lo facevi solo quando sembravo particolarmente a pezzi. Per quanto provassi a farti sparire, iniziavi a parlarmi, e non la smettevi più, e non avevi paura che, parlando anche di te, potessi usare quelle informazioni contro di te in futuro, tu parlavi e dicevi un sacco di stupidaggini a macchinetta, finché, assolutamente per caso, non ti usciva fuori una frase meno insensata delle altre, e quella mi faceva stare meglio.

Blair non sentiva che stesse facendo questo gran bel lavoro nel cercare di non esporsi ulteriormente.

– Beh  – sospira lui, ancora stranito, - a mia discolpa, posso assicurarti che non l'aveva capito nessuno.
– Tu non mi guardavi neanche.
– Oh.
– Già. Lo facevi per Serena.
– Questo non è vero.
– Allora cos'è vero?
...
– Beh, parla no?
...
– Humphrey?
...
– La vuoi piantare?
...
– La smetti di fissarmi?
Dan inclina la testa come a dire prima ti dà fastidio che non ti guardi, ora che ti guardi....
– Cercavo di recuperare gli arretrati, ma mi sono accorto che non riesco veramente a smettere. Credo di essere ipnotizzato, anche se non so bene se dal rossetto che si intona perfettamente al colore delle tue guance,  dice sfiorandole – dai tuoi boccoli che sanno così di buono anche a questa distanza...o...
– O? – lo incalza lei.
– O – ridacchia quello, cambiando improvvisamente tono – quella stupida collana che ti porti sempre dietro ogni volta che usciamo insieme. Voglio conoscere la sua storia, perché non esiste che Blair Waldorf indossi uno scempio del genere senza un motivo più che valido.
– Bene – scherza lei, e non esita a colpirgli il braccio con poca clemenza – e se te ne rendi conto perfino tu....
– Seriamente, – sussurra lui dolce, rigirando il ciondolo tra le dita e prendendole la mano – raccontami quella storia, voglio conoscere tutte le storie che mi aiutino a conoscere te. 
– Un giorno, un giorno te la racconterò. Ma, per la cronaca, tu mi conosci già, Daniel Humphrey, non importa quello che hai detto in passato.

Uhm – sospira – ed eccocci qui, continuando a rimandare e inconcludenti come al solito.
Vuoi una ragione per chiedermi un vero appuntamento, al mio ritorno?
Il ragazzo se ne risente: 
– Stai ancora sprecando il tuo tempo a rinnegare l'acquario, per caso?

Gli prende la mano e lo conduce nella camera da letto – Hai visto per caso dov'è finita la benda? – civetta ad un millimetro dal suo viso, mentre lo spinge delicatamente dentro. Lui le tocca i capelli. Chiude a fatica la porta, più un gesto d'istinto che una reale necessità, mentre lei gli sta sfilando la maglietta cercando di non perdere il contatto tra i loro occhi, se non per pochi istanti.

***

Vorreste sapere come sapere come è andata, vero? Quello che so, è che dopo aver fatto l'amore, lei ha poggiato la testa su di lui – Sarebbe un lieto-fine perfetto – ha detto – se non fosse... 
– ...se non fosse che è un inizio. – ha precisato lui. 
Annuisce.  – Odio doverlo dire –, prosegue il ragazzo,  – ma dobbiamo andare.

Mentre la riaccompagna a casa, lei decide di esternare il suo dubbio – Dan?
– Sì, Blair?
– Il piccolo principe alla fine addomestica la volpe?
– Ehm, per un po'. Poi decide di tornare sul suo pianeta, dalla sua rosa.
– Oh. – dice la ragazza. – Humphrey, non è incoraggiante...
– Non lo so, dipende. È romantica l'idea di arricchirsi anche da quello che è destinato a finire...e poi... non deve andare per forza così, lo sai. 
– Che farai mentre sarò via?
– Scriverò, sistemerò il loft, preparerò qualche esame...magari potrei trovarmi qualche lavoretto, potrei fare un sacco di cose, sai, un sacco di cose aiutano a non far capire a nessuno che nel frattempo sto solo aspettando te – dice. 
Come se il colore del grano – o sarebbe meglio dire del caffè – fosse già tra i suoi averi. 
Blair scende dalla macchina, afferra una ciocca dei suoi capelli scuri, e la rigira tra le dita, prima di non voltarsi indietro, con una consapevolezza in testa: non è tesa, non è preoccupata...l'unica parola in grado di descrivere il suo umore è fiduciosa.


*TBC  

***
Angolo dell'autore (o così dicono):

Okay, questo potrebbe non essere proprio il posto adatto, dal momento che, nel bene o nel male, la mia storia non c'entra niente con la piega che ha preso il telefilm, maaaa....

**** MOMENTO SPOILER 6a STAGIONE ****
Chi diavolo potrebbe ritenere di buon gusto quello che sta succedendo tra i personaggi? Voglio dire, non è nemmeno provocazione, è proprio...solo cattivo gusto.
Dan che si dovrebbe accontentare della seconda scelta? Serena che dovrebbe accettare di essere la seconda scelta? Blair che, okay, volete vendermi l'idea che non sia e non sia mai stata presa da Dan, è plausibile (purtroppo) che la ragazza rifiuti il ragazzo perfetto sulla carta perché non prova niente, ma questo non giustifica la sua relazione con Chuck...Santo Dio, donna, non è che dev'essere obbligatoriamente qualcuno tra Chuck, Nate e Dan il tuo futuro marito, e a dirla tutta, non è detto nemmeno che debba avere un (secondo) marito entro i venticinque.
"Grazie per non aver fatto sesso con Serena." "È stato un piacere" Ora. Intendeva dire che il calcio nelle palle tiratogli da Serena mentre provava a farsela è stato piacevole? Perché è l'unico modo in cui questa risposta possa essere vagamente sincera. (Senza contare che Dan era con Serena ben prima che con Blair, che Blair stessa ha provato in tutti i modi a farli tornare insieme e che, suppongo, se un ragazzo ti chiede fino all'inverosimile se c'è qualcosa che non va tra di voi e tu non fai che tranquillizzarlo solo per svignartela con il suo ex trasformando in realtà la sua più grande paranoia, hai ben poco da urlargli contro qualsiasi cosa lui abbia fatto dopo.)
E ancora Dan che butta merda gratuitamente su Nate che, poveraccio, non ha fatto niente, e osanna Chuck; Chuck con quell'atteggiamento da tutto-mi-è-dovuto che si è misteriosamente convinto che dirigere una compagnia immensa costruita da suo padre, a ventidue anni e senza nemmeno una laurea, sia suo diritto sacrosanto. Blair che non voleva essere come sua madre, che non voleva fare la designer, che ora punta spilli ogni due scene comportandosi come se fosse sempre stato il sogno della sua vita. Serena che due secondi prima voleva sposare Steven e quando Steven se ne va fa spallucce e flirta con Dan. Cosa- diavolo - è?
L'unico modo in cui i personaggi femminili sarebbero minimamente riscattabili, a questo punto, è con un finale Blair e Serena che vanno via da tutto e tutti, ma ovviamente non succederà. A questo punto mi aspetto anche che usino i voti scritti da Dan per Louis (che, tecnicamente, non sono mai stati mostrati al pubblico, che quindi dovrebbe esserne ignaro) come quelli tra Dan e Serena, visto che il personaggio in Inside di Serena è Sabrina e che Serena dice a Dan "Eri l'amore della mia vita, credevo di essere il tuo anche io."
*** FINE MOMENTO SPOILER ***


1. La Perdita Della Percezione - 
titolo estrapolato da The Doors of Perception, ossia Le porte della Percezione, libro di Aldous Huxley.
2.
No, non la sta portando da Chuck, niente paura. :)
3. È successo davvero, e proprio nel 2010 (il primo anno di college di Dan e Blair, quando è ambientata questa storia), mi pare...

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