In cui Aurora e Hook si danno il loro primo bacio

di pirateforhire
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In cui Aurora e Uncino si danno il loro primo bacio ***
Capitolo 2: *** In cui Aurora e Uncino si incontrano per la prima volta ***
Capitolo 3: *** In cui Uncino salva Aurora ***
Capitolo 4: *** In cui Aurora scala la pianta di fagiolo con Uncino ***
Capitolo 5: *** In cui Aurora e Uncino si ritrovano a Storybrooke - Parte 1 ***
Capitolo 6: *** In cui Aurora e Uncino si ritrovano a Storybrooke - Parte 2 ***
Capitolo 7: *** In cui Aurora e Uncino si ritrovano a Storybrooke - Parte 3 ***
Capitolo 8: *** Tradizioni ***
Capitolo 9: *** Sleepsong ***



Capitolo 1
*** In cui Aurora e Uncino si danno il loro primo bacio ***


PRIMA DI LEGGERE :  Salve :3 Allora innanzi tutto, come avrete notato, la storia è una traduzione perciò, nel caso la voleste leggere o vogliate controllare cose che non vi sono chiare nella traduzione vi allego il link alla fine di questo 'avvertimento'. Se trovate errori di qualsiasi sorta, da errori di battitura a quelli di traduzione vi prego di dirmelo dato che è la prima ff che traduco e non sono poi pratica D:
Ovviamente alcune parole o delle frasi sono state cambiate cercando di non discostarmi dalla storia originale, capirete, però, che non potevo certo scrivere 'I di lei occhi non si erano ancora dischiusi' :') 
Detto ciò la drabble contiene personaggi che compaiono nella seconda stagione di OUAT quindi, al fine di non spoilerarsi alcuni episodi, siete avvertiti :)
L'episodio qui descritto non è avvenuto nella serie, la ragazza da cui ho preso la drabble per tradurla, ovviamente con il suo consenso, scrive ff su richiesta e questa mi sembrava particolarmente carina.
Se ne volete conoscere altre basterà che mi chiedate di tradurle, non sono ne' particolarmente lunghe ne' impegnative perciò non ci saranno problemi :)
Dopo avervi ampiamente annoiato, alfine, vi auguro una buona lettura.
(
http://thebeautyandthepirate.tumblr.com/post/35691145789/in-which-aurora-and-hook-share-their-first-kiss


Lei era ancora addormentata

I suoi occhi non si erano aperti e le sue labbra rosee non si erano dischiuse.
Lui si avvicinò lento, come in trance, Il suo sguardo si muoveva freneticamente sul corpo di lei alla ricerca di un qualsiasi movimento, una contrazione…Niente. La fredda, dura consapevolezza lo colpì come una secchiata d’acqua gelida. Lei non si stava svegliando.
 
Con un ringhio furioso, Uncino si voltò verso l’indegno principe che avevano resuscitato per una sola ragione. «Perché diavolo non si è svegliata?!» gridò rabbiosamente. 
Sentiva il suo corpo posseduto dall'ira e riusciva a stento a frenarsi dal prendere a pugni il povero Principe Filippo.
 
Il suono di una spada sguainata velocemente raggiunse l’orecchio del pirata che guardò in quella direzione per vedere Mulan, la guerriera, fissarlo con sguardo d’acciaio, stringendo la propria arma con sicurezza. La donna non disse una parola ma i suoi occhi trasmettevano un avvertimento, forte e chiaro.Di’ un’altra parola e potrai dire addio alla tua gola.
 
Il fatto era che non gliene poteva importare di meno. Non gli importava se Mulan avesse mantenuto la sua minaccia, la mente di Aurora sarebbe rimasta per sempre posseduta dalle fiamme. «Fallo.» disse semplicemente. «Sono pronto per ricevere la tua spada.»
 
«Fermi! Fermi!» Neve li interruppe con un’occhiata severa che fece rinfoderare la spada a Mulan. «Concentriamoci su cosa è importante in questo momento, come-»
 
«Come il fatto che le labbra del qui presente Principe non funzionino più. L’aldilà le ha forse rovinate, amico?» sogghignò in direzione dell’altro. Si chiedeva amaramente come Aurora potesse averlo mai amato. Quell’uomo non rassomigliava per niente al giovane audace e coraggioso che Aurora era solita descrivere con parole dolci e sguardo sognante.
 
Negli occhi di Mulan passò un lampo di rabbia, la sua bocca si aprì per rispondere ad Uncino ma fu il Principe a prendere coraggio, infine, e a parlare «Ha funzionato l’ultima volta…I-Io non capisco.» balbettò con aria disorientata e confusa.
 
«Bene, grazie per la tua collaborazione.» ghignò Uncino. «C’è qualcun altro qui che è estremamente impressionato dalla mancanza di utilità di quest’uomo? No? Solo io?» Il suo tono diventava sempre più sarcastico e sprezzante mentre una cocente frustrazione scavava l’interno della sua anima.
 
Mulan digrignava i denti in attesa di dire qualcosa e alla fine scattò «Come osi?!» domandò, «Come osi comportarti come se ti importasse qualcosa di lei quando solo pochi mesi fa tu eri il nostro nemico?» La guerriera avanzò facendosi più vicina ad Uncino, i suoi occhi neri ardenti di rabbia e sdegno.
«Per quanto mi riguarda sto cercando di comprendere come lei, una leale amica e compagna, abbia voluto spontaneamente prendere la maledizione al posto di un pirata disonesto come te.»
 
Gli occhi del Principe Filippo si dilatarono dallo stupore che quelle parole gli avevano suscitato «Lui? È per lui che lei è stata maledetta?!» nelle sue parole si poteva chiaramente sentire un pizzico di gelosia e, per alcune ragioni, questo provocò in Uncino un’immensa soddisfazione accompagnata da un debole piacere.
Il suo sorriso si ampliò, «E’ vero. Lei ha preso la maledizione al mio posto. Ha senso, non credi? Comunque il suo principe è stato finalmente resuscitato e i due possono stare assieme. Non ti da’ un po’ fastidio che lei ti abbia lasciato per un pirata come me?»
 
Le parole uscirono senza che lui potesse impedir loro di trovare la via delle labbra, avevano un retrogusto amaro e sbagliato. Avrebbe dovuto vergognarsi di ciò che aveva appena detto. Era come prendere il nobile gesto che la fanciulla aveva compiuto e deturparlo. Questo non era quello che voleva fare. Dannazione, anche nel sonno lei era la sua coscienza.
 
Un pesante silenzio si propagò nell’aia e l’unico suono udibile fu il respiro calmo e regolare di Aurora.
 
«Forse il suo vero amore è cambiato.»
 
Era stata Biancaneve a parlare risvegliando nel cuore di Uncino un bagliore di speranza.
 
«…E’ possibile?» Il dubbio si fece chiaro negli occhi di Mulan, la stessa domanda era nello sguardo di tutti i presenti. Il vero amore era fatto per essere costante e immutabile… Questo era ciò che le favole di felicità e spensieratezza che Wendy era solita leggere spesso ai Bambini Sperduti dicevano.
 
«Il vero amore ha molte forme.» spiegò Neve, «Emma e Henry, io e Azzurro, forse Aurora una volta vi amò davvero, Filippo.» accorgendosi di stare ferendo, con quella frase, il Principe modificò abilmente quanto rapidamente il concetto «Non che non vi ami ancora ma, forse, non nel modo in cui lo faceva una volta.» Sorrise debolmente all’espressione sconcertata del Principe.
 
Mulan aggrottò le sopracciglia «Anche se questo fosse vero dovremmo trovare il suo vero amore…Non ne abbiamo il tempo.»
 
Neve si schiarì la voce, guardando Uncino «Forse non dobbiamo cercare poi tanto lontano.»
 
Uncino indietreggiò immediatamente. Non che l’idea lo disgustasse, anzi, il contrario. Ma non era mai stato il vero amore di nessuno, e lui non aveva mai considerato nessuno il suo vero amore. L’idea di appartenere a quella fanciulla e che lei appartenesse a lui era qualcosa che la sua mente non riusciva a concepire.
Non poteva comprendere come lei, un innocente principessa, e lui, uno sporco pirata, potessero amarsi.
 
«Uncino?» la voce gentile di Neve interruppe i suoi pensieri, lui volse lo sguardo angustiato sul volto dall’espressione materna di lei.
 
«Non penso proprio di essere io.» rispose senza riflettere. Ma c’era una voce dentro di lui che sussurrava ‘E se invece...’, Quel pensiero, quella singola idea che dominava la sua mente, lo consumava. Voleva essere lui a risvegliarla.
 
Neve gli sorrise teneramente, «Prova» sussurrò. «Se davvero la ami potresti essere te a salvarla.». La sua mano lo sospinse gentilmente in avanti e, grazie a quel piccolo incoraggiamento, il pirata iniziò a camminare lentamente verso il corpo immobile di Aurora.
 
Non poteva starle così vicino, si sentiva come indegno, tanta era la perfezione della fanciulla. Non era così che dovevano andare le cose, lui non doveva essere lì, al posto di un coraggioso eroe. Lui era solo Killian Jones, un pirata dai bassi principi e inesistenti valori. In cuor suo sperava che, nonostante tutto, Killian Jones fosse abbastanza da rompere la maledizione che incombeva sulla donna che aveva imparato ad amare.
 
Chinandosi guardò le sue labbra e, con un sottile sorriso, le baciò gentilmente e mai bacio era stato più dolce.
 
Si ritrasse, osservandola con paura. I secondi scorrevano inesorabili, al termine del decimo gli occhi della principessa si spalancarono mentre le sue iridi blu mettevano lentamente a fuoco l’uomo che la sovrastava. Ad Uncino si mozzò il fiato in gola. Killian Jones ce l'ha fatta. Lui, il pirata, ce l'ha fatta.
 
«Killian?» la voce sorpresa di lei risuonò nell’aria. Si mise lentamente a sedere, aggrappandosi alle braccia dell’uomo per mantenere l’equilibrio. Lo sguardo della principessa vagò per un poco attorno soffermandosi sui presenti per poi immediatamente tornare su di lui.
Lo stupore era evidente nei suoi occhi «Killian, eri tu?»
 
Lui le sorrise, «Contrariata, milady?»
 
Alla sua battuta un sorriso smagliante le illuminò il volto, avvinghiò le braccia al collo del pirata e lo avvicinò a se. Lui la tenne stretta al suo corpo.  La quantità di gioia che lo assalì era quasi incredibile. Mai, nella sua intera vita, si era sentito così felice.
 
«Molto contrariata.» affermò lei assumendo un’espressione severa ma gli angoli dei suoi occhi erano piegati in un sorriso. «Peccato che non potessi essere cosciente durante il nostro primo bacio.»
 
«Non vi preoccupate, altezza» sorrise lui.
 
«Se sarete cosciente per i dieci mila che verranno sarò un uomo felice.»
 
 

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Capitolo 2
*** In cui Aurora e Uncino si incontrano per la prima volta ***


PRIMA DI LEGGERE: Aaaaallora, rieccomi, premetto che ho tradotto con la febbre :') Non mi pare sia venuto una schifezza dai D: Questa FF è meno 'romanticosa' dell'altra ma è ugualmente carina, soprattutto per gli sguardi sdfghjkl che si lanciano!
Ho deciso di far diventare questa sottospecie di storia una raccolta di drabble o storielle tradotte :)
Be', buona lettura :) Come al solito fatemi sapere se ci sono errori :)


Come una fata le aveva insegnato, c’erano delle regole che una principessa deve sempre rispettare.
 
E Aurora era una brava alunna; aveva ascoltato le parole della fata e le aveva tenute di conto. Ma in quella situazione non c’erano preparazioni ne’ regole che potessero venirle in aiuto. Come ci si comportava esattamente quando si doveva trattare con un pirata chiamato Capitan Uncino?
 
Si morse nervosamente il labbro inferiore mentre frugava nella sua mente alla ricerca della cosa giusta da fare. Come poteva rivolgersi a quell’uomo? Perché un pirata dovrebbe mai venire a bussare alle porte del suo palazzo? Non si sarebbe lasciata ingannare dalle sue parole. Dubitava che un infido pirata venisse da lei solo per fare una chiacchierata.
 
Un paggio al suo fianco le sussurrò «Credo che il Capitano voglia una risposta al più presto….Se non subito.»
 
Aurora annuì espirando forte «Va bene, suppongo di potergli dare udienza.» Nel momento in cui pronunciò quelle parole se ne pentì. Ogni singola parte del suo corpo tremava; cosa poteva succedere se lui fosse stato il solito pirata furfante e avesse preso il sopravvento su di lei? Il pensiero le fece agitare le farfalle nello stomaco mentre un’ondata di nausea la scuoteva
 
Il servo annuì e si diresse fuori dalla stanza per comunicare l’ordine. Non passarono nemmeno una decina di secondi che la porta si era già aperta nuovamente. Aurora strinse i pugni lungo i fianchi e si alzò, la schiena dritta come un fuso. Lei era la regina di questo regno e non si sarebbe lasciata intimorire come una debole ragazzina.
 
Lui fu il primo ad apparire dalla porta.
Non si aspettava niente di meno di quello che vide.
Capitan Uncino era un uomo che emanava potenza, era intimidatorio e la fanciulla intuì che non era affatto il tipo di persona che si confonde tra la folla. Le dicerie dei servi gli rendevano giustizia, era un bell'uomo quanto i pettegolezzi dicevano, emanava fascino e magnetismo ai quali lei non era assolutamente immune.
 
La principessa abbassò lo sguardo mentre un’ondata di calore le coloriva le guance. No, non doveva apparire debole. Si rimproverò e alzò nuovamente gli occhi, determinata a non cedere.
 
Il resto della sua ciurma dall’aria spensierata entrò nella sala poco dopo di lui. I loro sguardi d’apprezzamento vagavano attraverso la stanza, i muscoli di Aurora si tesero istintivamente, i pugni serrati lungo i fianchi.
 
Uncino notò la sua angoscia e ridacchiò piano «Calma tesoro, non siamo qui per rubare qualcosa. Abbiamo oneste intenzioni, lo giuro.» Lui sorrise. «Il vostro paggio non ve l’ha detto? Siamo qui per mostrare il nostro rispetto e la nostra devozione alla nuova regina.»
 
Alla fanciulla sfuggì una risata amara. Non le importava di essere impudente o rude;  Aurora sentiva che loro non meritavano il suo rispetto, erano pirati, avevano fatto fortuna grazie ad inganni, bugie e miserie. «Una ciurma di pirati spreca il proprio tempo per venire a farmi visita? Sono lusingata.» Replicò lei sarcasticamente.
 
Il capitano non sembrò turbato dal suo atteggiamento distaccato e sorrise appena in risposta. «No, no, voi ci lusingate solo con la vostra presenza. La vostra bellezza è una leggenda di cui la maggior parte degli uomini non ha mai avuto il piacere di godere.» le rivolse uno sguardo ricco di passione e lei non poté fare a meno di arrossire.
«Certo, una bellezza davvero! Forse potrebbe passare una notte con me!» Gridò un uomo dalla voce rauca seguito da un coro di risatine di scherno.
 
Aurora impallidì a quelle parole. Lei di certo non era la ragazza più pura dell’universo ma aveva una dignità. «Forse vi farebbe piacere essere scortato fuori dal palazzo.» replicò lei freddamente. «Mi disgustate.» guardò il pirata con odio mentre stringeva i pugni.
 
Il volto dell’uomo si rabbuiò alle sue parole e una scarica di terrore passò attraverso il corpo della principessa. Maledizione, ci risiamo, di nuovo colpa della mia stupida boccaccia.
 
«Signor Spugna.» La voce di Uncino ruppe il silenzio carico di tensione e fece un gesto verso il pirata che aveva gridato. «Forse potreste portare il signor Gibbs fuori per una passeggiata, potrebbe servire a schiarirgli le idee.» Nonostante il Capitano avesse sorriso di nuovo Aurora notò che i suoi occhi si erano rabbuiati e non splendevano più di felicità e gaiezza.
 
Un altro pirata robusto annuì alle parole del capitano e scortò l’uomo che aveva recato offesa ad Aurora fuori dalle grandi porte del castello. Aurora si costrinse a respirare nuovamente mentre il nodo che le stringeva lo stomaco si scioglieva.
 
Aurora si irrigidì quando il capitano spostò il suo sguardo su di lei «Le mie scuse, vostra altezza, il signor Gibbs, non sa come si tratta una donna.» disse per scusarsi e Aurora notò che, stranamente, sembrava sincero.
 
Le labbra della principessa s’inarcarono in un sorriso «E voi? Lo sapete?»
 
Un sorriso impertinente passò sul volto del pirata «Perdonate la mia audacia, vostra altezza, ma avete tremendamente ragione, io so come si trattano le donne. Se ci tenete posso dimostrarvelo…» lasciò la frase in sospeso per mantenere un po’ di tensione
 
La fanciulla sbuffò a quell’affermazione. Il capitano iniziava a piacerle, Aurora non poteva crederci… Doveva ammettere che era rozzo ma non volgare, al contrario del suo compagno di ciurma, il Signor Gibbs.
 
Aurora raddrizzò la propria postura, alzando la tesa in un moto d’orgoglio «Avremo tutto il tempo per questo. Invito voi e la vostra ciurma a cenare con me, stasera.» annunciò con rinnovato coraggio. Riusciva già ad immaginare l’orrore dipinto sulle facce dei consiglieri quando avessero visto la ciurma e il capitano nella sala dei banchetti quella sera.
 
Capitan Uncino le concesse un altro debole sorriso prima d’inchinarsi per prenderle la mano e portarsela alle labbra
 
«Com’è gentile da parte vostra, mi farebbe un immenso piacere.»

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Capitolo 3
*** In cui Uncino salva Aurora ***


PRIMA DI LEGGERE: Rieccomi :3 Allora, anche questa è una drabble sempre della stessa autrice delle precedenti (in caso l'autrice sia diversa ve lo dirò), è più sul genere AU dato che pone Aurora e Hook nel contesto di Storybrooke, dove loro non sono mai stati. Ah, in questo contesto Aurora, appartenendo al mondo moderno, non da del 'voi' a Killian, ma del tu dato che è praticamente suo coetaneo.
Al momento sto traducendo una ff di quella ragazza, è un po' più lunghetta quindi mi auguro avrete la pazienza di aspettare un po' di più per l'aggiornamento, grazie :)
Un mega grazie per le recensioni e a coloro che hanno inserito la raccolta tra le seguite e le ricordate, davvero grazie :D
Ovviamente critiche costruttive, suggerimenti e semplici pareri sono sempre graditi :3
Grazie di tutto, buona lettura :3

«Dov’è lei?»
 
Quella semplice domanda spaventò Regina. Era una domanda di sole tre parole ma significava tutto per lei. Significava che lui ricordava, che la maledizione si faceva sempre più debole, lentamente ma inesorabilmente; i ricordi della vita precedente iniziavano a riaffiorare nelle menti dei cittadini di Storybrooke
 
La donna si girò per affrontare il volto infuriato di Capitan Uncino. In questo mondo, il mondo che lei controllava, lui era un commerciante di attrezzatura per la pesca sull’orlo del fallimento.
 
Fingendo un’aria d’innocenza gli chiese con simulata dolcezza «Perché Signor Jones? Chi state cercando? Come poso aiutarvi?»
 
Con un ringhio furioso l’uomo sbatté la mano buona sulla scrivania della donna «Non osate fingere con me, voi strega! Dov’è lei?»
 
Regina lottava per ricomporsi nonostante fosse paralizzata dalla paura. Nella terra da cui provenivano lei aveva tenuto tutti sotto scacco con la sua magia nera, ma ora erano in un reame differente, un regno dove lui poteva facilmente fare di lei ciò che voleva grazie alla propria forza e alla sua arguzia.
Serrò la mascella «Come fate a ricordare?»
 
Un tagliente sorriso si sostituì all’espressione arrabbiata sul volto di lui mentre realizzava che la donna era in trappola. «Non ne ho idea.» La sua voce si fece minacciosa «E francamente non mi importa. Tutto quello che so è che ho setacciato questa maledetta città, l’ho rivoltata da cima a fondo ma lei non c’è. Quindi ve lo chiederò di nuovo. Dove. E’. Lei?»
 
Regina aprì il cassetto della propria scrivania per armeggiarvi all’interno. Le sue mani erano umide di sudore e per la prima volta in ventotto anni tornava a sapere cosa voleva dire avere paura. Trovò il mazzo di chiavi e lo porse all’uomo. «E’ nel sotterrane, sotto all’ospedale.» Si morse le labbra nervosamente, cosa ne avrebbe fatto di lei quel pirata?
 
Gli occhi del Capitano si illuminarono mentre le rivolgeva un pericoloso sorriso. «Grazie, vostra altezza.» Il suo tono si fece cordiale mentre notava le nocche della donna farsi bianche. Ridacchiò un’ultima volta prima di andarsene. «Non siate così spaventata…almeno non per ora. Mi occuperò di voi più tardi, dopo che l’avrò portata indietro.»
 
La porta si chiuse sbattendo, lasciando la Regina ai propri pensieri.

 
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Killian Jones non era un uomo che si riesce a spaventare facilmente. Era lì, in piedi, di fronte ad una porta grigia, troppo agitato per inserire la chiave ed entrare.
Strinse i pugni assieme, che maledetto codardo che sono! Non era perché non volesse vederla, il fatto era che lei non si sarebbe ricordata chi era lui, era questo quello che lo spaventava.
 
«Oh, dannazione.» borbottò prendendo un respiro profondo; prese la chiave e la infilò nella serratura, con un grande sforzo di volontà girò la chiave e la porta si aprì con un semplice click
 
La porta si spalancò con uno scricchiolio che gli gelò il sangue. La stanza era vagamente illuminata e il pirata riusciva appena distinguere una sagoma rannicchiata contro il muro di pietra. Sentì il sangue ribollire nelle proprie vene mentre realizzava che lei aveva vissuto in quel sotterraneo, che non si addiceva nemmeno al peggiore dei criminali, per ventotto anni.
 
La figura si mosse appena e lui rimase come raggelato, fermo dove era; esitava, non sapeva se avvicinarsi a lei o meno.
 
«Chi c’è?» la sua voce spaventata risuonò nell’aria. La voce della fanciulla, sembrava rauca e debole, così diversa da quella a cui era abituato.
 
Fece qualche passo in avanti, con calma, non voleva spaventarla. «Sono qui per portarti fuori.» Sussurrò piano e, mentre si avvicinava, il pirata riuscì a scorgerle il viso, la sua bellezza non era stata mutata dalla forzata prigionia. Il volto era un po’ più pallido e magro di come lo ricordava ma era comunque lei. La sua bella addormentata.
 
Le labbra della ragazza fremevano leggermente ed, improvvisamente, il Capitano se la ritrovò tra le braccia, singhiozzava in maniera incontrollabile. Mentre stringeva a se il piccolo e fragile corpo di lei scosso dai singhiozzi un groppo gli si formò in gola. La tenne stretta nascondendo il viso tra i capelli della fanciulla, il suo profumo gli riportava alla mente vecchi ricordi.
 
Ad un certo punto sentì il corpo di Aurora irrigidirsi e lei si ritirò dalla sua stretta, le guance coperte di lacrime ma con un una nuova espressione negli occhi che lui riconobbe come imbarazzo. «M-Mi dispiace tanto. Mi vergongo così tanto. Non so nemmeno chi sei-e ho appena pianto su tutti i tuoi vestiti e sono così in disordine e oh Dio! Mi dispiace tan-tanto-» lei balbettò e, sorprendendola, lui cominciò a ridere.
 
La ragazza si accigliò confusa «Perché stai ridendo di me? E chi sei?» Uncino continuò a ridere, lui voleva solo baciarla ancora e ancora, per sempre. Era proprio da Aurora mettere da parte le proprie emozioni per chiedere scusa di una cosa così banale come piangere.
 
Lui la trasse in piedi, «Sono un vostro amico, un vostro grande amico.» le strizzò l’occhio conducendola fuori dalla stanza «Vi spiegherò tutto, ma prima di tutto vi porto fuori da questa cella infernale. Immagino che non abbiate visto l’alba per ventotto anni, giusto?»
 
Lei non poté evitare di sorridere a quell’estraneo misterioso; sentiva un’irresistibile richiamo verso di lui e, in qualche modo, sapeva, con ogni fibra del suo corpo, che poteva fidarsi di quell’uomo. Era la prima volta, dopo anni, che si sentiva al sicuro con qualcuno.
 
Rivolse un ultimo sguardo verso le pareti di pietra grigia che erano state la sua casa per ventotto anni poi uscì alla luce.
 
 

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Capitolo 4
*** In cui Aurora scala la pianta di fagiolo con Uncino ***


PRIMA DI LEGGERE: What if? Con riferimenti alla 2x6 'Tallahasee' dove le donzelle (Mulan, Aurora, Emma e Neve) si ritrovano a dover decidere chi di loro dovrà aiutare Hook nell'impresa di recuperare la bussola custodita dal gigante incima ad un'altissima pianta di fagiolo. 
Allora, una comunicazione, le drabble di questa autrice sono finite per il momento, sto traducendo una sua long ma, avendo trovato altre drabble carine sulle coppia, non so se inserire le long in un'altra raccolta o se metterle qui e aggiornarle a parti ma rischio che la storia risulti spezzata da drabble che non c'entrano niente, che mi consigliate?
Recensioni, consigli, critiche ecc ecc sono sempre accolte con gioia purchè siano costruttive :)
Grazie mille a tutti, a chi ha inserito tra le preferite, nelle seguite o nelle ricordate, a chi recensisce molto assiduamente e a chi semplicemente passa e si prende un po' di tempo per leggere :D
Non finirò mai di dirvi grazie :)
Buona lettura :3



Aurora rivolse uno sguardo stanco alle tre donne prese dal dibattito per decidere chi avrebbe dovuto scalare la pianta di fagiolo con il pirata. Francamente non le importava granché. Tutte e tre erano donne capaci, a giudicare da ciò che aveva potuto osservare in quel periodo di convivenza, quindi perché sprecare del tempo discutendo a proposito di un così banale problema?

Con la coda dell’occhio vide il pirata sorridere. La principessa sbuffò.
Probabilmente starà ridendo della nostra discussione. Pensò mordendosi le labbra mentre il suo sguardo studiava il capitano. Era affasciante, senza dubbio, ma qualcosa nel suo comportamento la infastidiva. Pensava di riuscire a scorgere negli occhi di quell’uomo la stessa stanchezza che spesso vedeva nei suoi stessi occhi ogni volta che si guardava nello specchio. Non il tipo di stanchezza che è data dall'assenza di sonno, ma quella mancanza di energia che serve per andare avanti e dimenticare il passato.
 
«Avete qualche problema con la mia faccia, principessa?» Le sue osservazioni vennero interrotte dalla voce forte e chiara dell'uomo, immediatamente Aurora si sentì avvampare mentre realizzava che rimasta a squadrarlo per un arco di tempo che era decisamente troppo lungo. La fanciulla non osò incrociare lo sguardo del pirata; si voltò, invece, verso Neve, Emma e Mulan ancora intente a discutere.
 
«Andrò io! E’ l’unica soluzione, sono la guerriera più esperta.» dichiarò decisa Mulan.
 
Neve sembrò offesa dalle sue parole, «Ehy, solo perché non porto un’armatura questo non significa che non sappia usare correttamente una spada.»
 
«Comunque» le interruppe Emma «Non credo che un armatura sia l’abbigliamento più comodo per dare alla scalata una pianta di fagiolo.»
 
Gli occhi a mandorla di Mulan si ridussero a due fessure mentre il colpo di Emma andava a segno, le labbra della guerriera si contrassero dall’irritazione.
 
Aurora alzò gli occhi al cielo; era come assistere alle discussioni degli emissari politici al consiglio del Regno. A questa velocità sarebbero rimaste lì a discutere fino al tramonto. Decise di alzarsi dalla sua postazione e scuotersi le foglie dal vestito, ovviamente le tre donne erano troppo occupate a litigare per fare caso a lei.
 
Camminando decisa si fece strada verso il pirata e gli si piazzò davanti mostrandogli il polso destro. «La fascia, se non vi dispiace, signore.»
 
Il sorriso del pirata si trasformò quasi in un ghigno mentre agitava la seconda fascia incantata nell’aria. «Potrei sbagliarmi, ma non mi pare che il vostro adorabile gruppetto abbia preso una decisione, giusto?». Nella voce morbida di lui c’era un che di scherno e sarcasmo.
 
«Oh, si, avete ragione. Ho pensato che un po’ d’azione avrebbe aiutato la decisione; ora, se poteste…». Aurora spinse nuovamente la propria mano destra in avanti, un dolce sorriso dipinto sul volto.
 
Uncino ridacchiò divertito. «Ametto che mi sbagliavo su di voi, vi avevo giudicato come un delicato e piccolo fiore. Nonostante tutto amo essere contraddetto dalle belle donne.» Il  pirata fece qualche passo in avanti per tracciare il contorno inferiore del viso di lei con un dito. Aurora rabbrividì ma rimase ferma, sostenendo lo sguardo dell’uomo.
 
«Quindi voi siete la Bella Addormentata, condannata al sonno per un secolo mentre i suoi cari nascono e appassiscono.» fece una pausa e le strizzò l’occhio «Devo proprio dirvelo, altezza, le storie non vi rendono giustizia.»
 
«Una storia è solo una storia, niente più.» replicò lei con freddezza. «Ora, se non vi dispiace, mi farebbe piacere andare prima di invecchiare qui sotto.»
 
Uncino emise un’altra debole risata mentre stringeva la fascia incantata intorno al polso di Aurora.
 
«Ebbene, vogliamo cominciare?»

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Capitolo 5
*** In cui Aurora e Uncino si ritrovano a Storybrooke - Parte 1 ***


PRIMA DI LEGGERE: Salve :3 Sto diventando noiosetta eh :') Allora, questa è la prima parte di una storia, sempre della stessa autrice, divisa in almeno 3 parti ( aspetto la terza per tradurla, ho già pronta la seconda ma ve la proporrò poi ;) ) La storia è molto carina ed originale al momento e anche io, come voi, sto fremendo di sapere cosa succederà dopo la seconda parte :) 
Detto questo non ho altro da aggiungere :)
Buona lettura ;)



«Questa è tutta colpa vostra!»
 
L’accusa lasciò le labbra della ragazza sotto forma d’un grido furioso, indirizzato al solo ed unico Capitan Uncino.
 
Lui rise sprezzante rivolgendole uno sguardo d’odio «Oh, vi prego, principessa, non ricominciate. Ovviamente è sempre colpa del pirata disonesto, non è così?»
 
«Si! E’ colpa vostra.» sentenziò lei, lottando per trattenersi dal gridare a pieni polmoni. Il suo vestito color lavanda era infangato sull’orlo e i suoi capelli erano aggrovigliati in un intreccio che non sarebbe stato facile districare. Aurora era veramente furiosa. «Avevate detto che avreste portato tutti a Storybrooke. Voi, sporco bugiardo!»
 
Sul volto dell’uomo si dipinse l’indignazione, «Oh Dio! Sapete fare niente oltre che gridare?» sbottò, esasperato «Tacete, per cortesia.»
 
Il viso di Aurora si fece rosso di rabbia, «Lo sapevate?» domandò . «Sapevate che solo due di noi sarebbero arrivati? Probabilmente era tutto organizzato per attirarmi in una trappola di qualche genere.» Sbuffò lei arrabbiata evitando lo sguardo del pirata.
 
Uncinò rise. «Tesoro, non vi sopravvalutate. Credetemi, voi siete l’ultima persona con cui vorrei essere arrivato. Almeno gli altri sanno come maneggiare un’arma.»
 
Il colpo andò a segno ferendola nel profondo. L’espressione di Aurora si fece assente e un groppo le salì alla gola. Filippo le aveva insegnato come maneggiare perfettamente arco e frecce. Aurora si sforzò di non cedere a tutte quelle emozioni; non avrebbe pianto di fronte ad un miserabile pirata che pensava che lei fosse debole.
 
Uncino vide la disperazione dipinta sul volto della fanciulla e un rimorso dovuto al senso di colpa gli attanagliò lo stomaco. «Per l’amor di Dio, non piangete. Non intendevo offendervi. Non siate così sensibile.» Quelle parole non uscirono con facilità dalla bocca di Uncino. Eccolo lì, un temuto pirata che si scusava con una principessa piagnucolante. La piega degli eventi non lo soddisfaceva.
 
«Non sto piangendo.» lo contrariò Aurora. «E anche se stessi piangendo non sarebbe per il vostro giudizio ma, semplicemente, per la sfortuna che mi costringe qui con voi.». Replicò lei freddamente. E così si ricompose, cercando di trattenere le lacrime che minacciavano di scendere.
 
La risposta della principessa lo fece sorridere. Era una persona interessante, quella Bella Addormentata. Si intuiva come, disperatamente, volesse essere considerata una persona forte. E, forse, lui la ammirava per questo. «Dio, sarebbe veramente un peccato rovinare il vostro bel viso con le lacrime.»
 
Quel piccolo flirt le fece roteare gli occhi, nonostante un piacevole calore l’avesse pervasa a quel complimento. Lei lo stava accusando di essere un pirata bugiardo e disonesto anche se lui non aveva fatto niente per meritare quelle nomine. Ad ogni modo, i due erano bloccati assieme per una sfortunata combinazione. Avrebbero dovuto imparare a tollerarsi a vicenda.
 
Aurora approcciò un piccolo sorriso, «Suppongo che dovremmo smettere di discutere, allora.» sussurrò.
 
«Mi fa piacere che pensiate questo.» L’affascinante pirata le strizzò l’occhio. «Bene, allora…»
 
«Questo è il piano…»

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Capitolo 6
*** In cui Aurora e Uncino si ritrovano a Storybrooke - Parte 2 ***


PRIMA DI LEGGERE: Salve a tutti :3 Devo esservi proprio venuta a noia con tutti 'sti avvertimenti :')
Detto ciò, GRAZIE a tutti, a chiunque abbia recensito, inserito la storia tra le preferite, ricordate o seguite, Grazie a chi sta leggendo ora per la prima volta o chi segue la storia silenziosamente, siete tutti importantissimi, fondamentali, per me <3
Buona lettura :3



«In realtà il piano è abbastanza semplice…»
 
L’uomo si interruppe guardandola con aria interrogativa. «Mi seguite, principessa?» Il suo tono era insolitamente affabile e gentile, come se stesse parlando ad un’infante.
 
Aurora inclinò la testa accigliandosi un poco. «Non siete costretto a parlarmi come fossi una bambina.» i suoi occhi brillavano di sincerità. «Vi sarò utile, ve lo garantisco, Capitano.»
 
Il pirata sorrise all'impegno della ragazza ed annuì prima di continuare «Dovete avere pazienza, tesoro; il mio dubbio è, rimaniamo nascosti o ci riveliamo ai cittadini? Per quanto mi riguarda io rimarrei nell’ombra ma, essendo venuti qui in coppia....» le ammiccò quasi impercettibilmente. «Voi cosa ne pensate?»
 
La domanda la colse di sorpresa. Aurora non aveva valutato l’ipotesi che lui potesse tenere in considerazione la sua opinione e, tanto meno, che li definisse una coppia. Un sorriso scaltro le illuminò il volto, forse quell’uomo non era così male come pensava che fosse. «Io propongo di confonderci con i cittadini.» Affermò decisa.
 
Uncino inarcò le sopracciglia, «Come, prego? Non credete che riusciranno a riconoscere due estranei penetrati nella comunità?»
 
«Emma ci disse che le persone di questa città sono stati privati della loro memoria. Sono certa che nessuno sa esattamente quali e quanti cittadini abbia questa città.» Spiegò Aurora con pazienza,«Ad ogni modo, non dobbiamo camminare per le strade annunciando il nostro arrivo. Ci confonderemo con i cittadini giusto il tempo che serve per perlustrare la zona.»
 
Uncino la guardò impressionato, lusingandola. «Mi sembra un buon piano, ma avete trascurato un punto cruciale, principessa. Finché saremo vestiti in questo modo» disse indicando la propria giacca di pelle e la spada «come potremo confonderci con gli abitanti di questa città moderna?»
 
Aurora sorrise, «Non potremmo. Ecco perché ci procureremo dei vestiti.» La principessa si voltò per indicare una bottega vicina, sull’insegna della quale si poteva chiaramente leggere ‘STORYBROOKE, NEGOZIO DI VESTITI’.  La fanciulla si voltò nuovamente per guardarlo in faccia con aria soddisfatta «Quindi? Cosa ne pensate?»
 
Il volto di Uncino si trasformò in un’espressione di finto orrore. «Voi, Principessa Aurora, state forse suggerendo di rubare ciò che ci occorre? Non dovremmo stare troppo assieme, la mia presenza sta avendo un’orribile influenza su di voi.»
 
La ragazza sorrise con aria di sufficienza. Le parole dell’uomo erano la cosa più vicina ad un complimento che lui le avesse mai fatto. «E’ difficile credere, Capitano, ma è così che sono veramente. E’ piuttosto arduo riuscire a vedere oltre gli abiti curati e le corone.»
 
«Be’,» ammiccò lui con una scintilla scherzosa nello sguardo.
 
«Devo dire che inizia a piacermi questo vostro lato.»

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Capitolo 7
*** In cui Aurora e Uncino si ritrovano a Storybrooke - Parte 3 ***


PRIMA DI LEGGERE: Sono davvero imperdonabile per non essermi fatta sentire per u po' di tempo ma la ragazza ha scritto altre drabble che non hanno niente a che fare con questa e devo aspettare prima di pubblicarle e solo ieri sera ha pubblicato questo seguito.
Cio' detto non credo di riuscire ad attendere il 6 gennaio per continuare ouat D: morirò prima Buona lettura, recensioni, consigli, pareri (belli o brutti) sono sempre graditi :3
Giulietta ;)



Aurora avvertì una brezza gelida sfiorarla al di sotto delle calze colorate e diede un potente strattone all’orlo del suo nuovo vestito, tirandolo giù verso le cosce.
«La lunghezza dei vestiti in questo reame è da criminali.» sibilò a denti stretti.
 
Un ringhio irritato risuonò da dietro la fanciulla che si voltò riluttante per affrontare la vista del pirata nei suoi vestiti nuovi.
L’uomo era riuscito ad arraffare un paio di pantaloni scuri e una giacca di pelle troppo grande per la sua costituzione, ma che sarebbe servita a nascondere il suo arto mancante. Le labbra di Aurora si incresparono in un sorriso, la vista del pirata che contemplava i suoi nuovi vestiti con sguardo confuso faceva quasi tenerezza.
 
In quel momento Uncino alzò lo sguardo su di lei e un sorriso tagliente gli illuminò il volto mentre i suoi occhi cadevano sulle gambe della fanciulla. «Sono stupito dal fatto che abbiate tenuto quelle calze lontano dalla vista altrui per tutto questo tempo. Quel lungo vestito che portavate non mostrava le belle gambe che possedete, dolcezza.»
 
La giovane sbuffò avvertendo il sangue affluirle alle guance. «Questi complimenti vi sfuggono dalla bocca con facilità sorprendete, si finisce per chiedersi se almeno uno di questi sia sincero.» spinse il mento in fuori con aria di sfida, Aurora rifiutava di essere lusingata dalle sue parole dolci.
 
L’uomo alzò un sopracciglio nell’ascoltare la sua risposta e le si fece più vicino, con un leggero sorriso sulle labbra. «Sono sempre sincero con voi, vostra altezza.» dichiarò lui, nel suo solito tono scherzoso.

Aurora si lasciò sfuggire dalle labbra una risata priva d’allegria, «Inizio a domandarmi se smetterete mai di chiamarmi così. Quale principessa è tale senza un regno?» Abbassò gli occhi fissando le proprie scarpe creare solchi nel terreno, mentre una strana sensazione si faceva strada in lei, perché mai aveva tirato fuori quell’argomento?

L’ultima cosa che si aspettava di sentire da lui era uno sbuffo di derisione. La ragazza tenne i suoi occhi fissi sul suolo mentre si sentiva arrossire dall’imbarazzo. «Davvero, tesoro? Non penso proprio che voi crediate di non essere una principessa. Con il vostro modo di camminare e la vostra aria regale con cui mi date ordini; ai miei occhi voi, certamente, parlate e vi atteggiate proprio come una principessa.»
 
Aurora alzò lo sguardo, stupita dalla sincerità delle parole. Il pirata notò la sua espressione sconcertata e continuò. «Questo è come la vedo io, tesoro. Devo essere stato un po’ duro con voi, immagino.» L’uomo cercò di assumere un atteggiamento di scuse e, con sua grande sorpresa, Aurora cominciò a ridere, e continuò fino a che i muscoli del suo ventre non iniziarono a dolerle.
La fanciulla sembrava appena stata contagiata da un grave attacco di ridarella.
 
«Avete finito?» domandò Killian con tono mesto, le braccia incrociate davanti al petto mentre aspettava che la principessa terminasse il suo scoppio di risa.
 
«Si, si.» Annuì la ragazza aprendosi in un sorriso, un’altra risata però le ruppe il respiro. «Scusatemi, è piuttosto divertente per me che le parole di un pirata siano le uniche cose ad avere senso in tutto questo tempo.»
 
Killian strinse le labbra, «Si, divertente.» Tirò su con il naso, quasi offeso dall’audacia che lei aveva dimostrato ridendo delle sue parole. Era così incredibile per lei che lui potesse dire qualcosa di serio?

La ragazza ridacchiò, «Non siate offeso. Io volevo solo dire che la situazione era divertente, non mi sarei mai aspettata di finire in un pasticcio simile.» Spiegò Aurora pazientemente. «Passare anni rinchiusa in un posto ti da una visione piuttosto limitata del mondo.»
 
«Mi rendo conto che questo, probabilmente, ha condizionato anche il vostro pessimo sense of humor.» Teorizzò lui con un sorriso sulle labbra.
 
«Oh, silenzio!» replicò la ragazza mostrandogli la lingua in un gesto infantile. «Siete solo offeso dal fatt-»
 
«Ehi! Voi due!» Un brusco grido interruppe la risposta di Aurora e i due si voltarono per scorgere un uomo giovane dai capelli color sabbia correre verso di loro.
 
Aurora istintivamente si voltò dalla parte opposta ma sentì Killian sussurrarle «Non fuggite, tesoro. Questo farà solo insospettire quell’uomo. Non ricordate il vostro stesso piano? Confondersi.»
 
L’uomo biondo si faceva più vicino ed Aurora avvertì, nuovamente, l’impulso di correre via. «Quindi cosa facciamo? Al contrario di voi non sono la signora degli inganni.» Sibilò piano la principessa.
 
Uncino sbuffò. «Oh voi mi onorate con i vostri complimenti. Seguite il mio esempio.»
Aurora avvertì la presa sul suo polso sciogliersi mentre il pirata alzava la mano in segno di saluto.
 
«Salve, possiamo aiutarla?» il tono di Killian era esperto. La ragazza roteò gli occhi. Certamente non c’era motivo di preoccuparsi, dopo tutto lei stessa aveva sperimentato quanto quell’uomo potesse essere ingannevole.
 
«Si,» Il giovane uomo si accigliò mentre li studiava entrambi. «Mi stavo solo chiedendo se voi due aveste già un posto dove stare. Alcune persone da Granny’s stavano parlando di una giovane coppia che girava per le strade e mi sono chiesto se aveste bisogno di qualcosa.»
 
Aurora resistette all’impulso di lanciare uno sguardo a Killian. Il pirata aveva tanto insistito per girovagare in città al fine di farsi un’idea del posto ma lei era stata, fin da subito, contraria all’idea poiché pensava, giustamente, che la gente del luogo sarebbe stata sospettosa a quell’ora della sera.
Un sorriso imbarazzato si fece strada sul volto di Killian ed Aurora sapeva che il pirata stava per spararne una grossa. «Veramente siamo in una situazione problematica.» Aurora represse un gemito, ecco che lo diceva. «Questo è il mio tesoro, Aurora.» Disse lui con un tono ricco di dolcezza. «La maledizione della regina ci ha portati qui dividendoci, fortunatamente ci siamo appena riuniti.» Le circondò la vita con il suo braccio buono. «Non è così, tesoro?»
 
Aurora mostrò un debole sorriso e si avvicinò un po’ al pirata in quello che lei sperava sembrasse un gesto affettuoso. «Emm, si! Hai ragione………Tesoro.» Aggiunse l’ultima parte frettolosamente; insicura su quale fosse la cosa giusta da dire.
 
Gli occhi del giovane uomo si addolcirono. Aurora emise un debole sospiro di sollievo. Ci aveva creduto. «Io posso darvi una mano, cosa ne dite se andiamo da Granny’s e ne parliamo invece di stare qui fuori al gelo?» L’uomo sorrise e Aurora non poté fare a meno di ammirare la sua gentilezza.
 
Killian esibì uno sguardo di gratitudine. «Molte grazie, con chi siamo indebitati?»
 
«David.» rispose l’uomo con un sorriso, «David Nolan.»
 
 
 
 

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Capitolo 8
*** Tradizioni ***


PRIMA DI LEGGERE: Allora, parto scusandomi per l'aggiornamento lento! Ma l'autrice delle bellissime Sleeping Hook che traducevo non ha più aggiornato la storia, grazie al cielo (?) ho trovato un 'FanFiction Masterpost' che, per i meno 'esperti', sarebbe un post su tumblr che racchiude tutte le più belle ff scritte su questa coppia, in questo caso. Così ho deciso di continuare a tradurre alcune di quelle! Alla fine del capitolo trovate l'originale di quella che ho tradotto ora che, NOTA BENE: non è assolutamente collegata con le precedenti, è una STORYBROOKE AU, di un'altra autrice.
Che dire? Spero vi piaccia, fatemi sapere :3

 
La ragazza scivolò via dall’ammasso di persone riunite nella sala. Non sarebbe riuscita a guardare quei due un minuto di più, i fianchi appiccicati come se fossero soli in quella stanza piena di gente che celebra il loro amore; come se i suoi sentimenti non importassero. Non pensava che qualcuno avrebbe notato la sua assenza, dopotutto, chi era lei se non la patetica ex fidanzata, una principessa senza regno, solo un’altra anima sola in quella pietosa città piena di abitanti?

Certamente, non pensava che un paio d’occhi l’avessero osservata tutta la sera. Lo stesso paio appartenenti all’uomo che sempre vegliava su di lei, così, giusto per stare tranquilli. Se solo avesse saputo di quelle occhiate, lo avrebbe sicuramente accusato di provare a diminuire il proprio senso di colpa, senza pensare che a lui potesse importare qualcosa di una come lei.

Aurora uscì sul balcone, godendosi la brezza notturna sulla pelle. Le mancava il deserto arido, ma si stava abituando agli inverni nevosi di Storybrooke. Sorrise guardando i fiocchi di neve cadere e disfarsi a contatto con il terreno.

Una piccola ed infantile parte di lei non voleva altro che abbandonare la festa per scendere, buttarsi nella neve, e creare maestosi angeli, ma sapeva che tutto ciò non avrebbe che portato altre chiacchere. La Bella Addormentata che fuggiva dalla festa per evitare di vedere la propria migliore amica e il suo primo amore celebrare il loro fidanzamento. Filippo era già stato abbastanza gentile ad avvertirla delle sue intenzioni di proporsi a Mulan la sera della grande festa data da Neve e Azzurro per celebrare il nuovo anno, e lei aveva fatto ciò che doveva: gli aveva preso la mano sorridendo e gli aveva augurato tutto il meglio per entrambi.
Voleva bene a quei due e voleva che fossero felici.

Ma, anche se tutto ciò era vero, non significava che lei non soffrisse. Aveva perso entrambe le persone che amava e non importava quanto ci provasse, niente sarebbe stato come prima. L’uomo che amava non era più suo e aveva portato via con sé l’unica vera amica che avesse mai avuto.

Aurora sarebbe comunque rimasta al loro fianco perché li amava entrambi ed era la cosa giusta da fare, ma questo non significava che doveva vederli comportarsi come se fosse la loro notte di nozze, invece che una festa.

Si appoggiò alla ringhiera.
L’odore di rum che pervase l’aria l’allertò della presenza di lui, non che ne fosse sorpresa.
Sembrava sempre apparire quando era triste e sola, come fosse il suo personale angelo custode, venuto dall’Inferno.

«Cosa vuoi, pirata? Sei qui per strapparmi nuovamente il cuore?» guardò dietro di se’ e lo vide, appoggiato alla porta. Riuscì a scorgere un lampo di rimorso nei suoi occhi ma se lo stava immaginando, probabilmente. Uno doveva provare qualcosa per sentire senso di colpa dopo averla privata della sua volontà e del suo cuore, lui non provava mai niente, ne era certa. «Magari non è stato abbastanza. Forse sei finalmente venuto per uccidermi. » si scostò dalla ringhiera e si voltò per affrontarlo, lo sguardo pieno di risentimento. «Ma dato che sono cosciente, forse, sono salva. Non sembri il tipo d’uomo capace di far male ad una donna quando è ancora capace di difendersi.»

Si mosse per rientrare e sorpassarlo ma lui le afferrò un braccio.
La principessa si ritrasse con rabbia.
Come osava? Non aveva alcun diritto di toccarla, non dopo ciò che aveva fatto. Aurora aveva provato a fare la cosa giusta, perdonarlo, così da poter andare avanti con la sua vita, come le aveva suggerito il Dottor Hopper, ma non ci riusciva. Sentiva una profonda rabbia ogni volta che lo vedeva e tutto ciò prima o poi sarebbe dovuto finire, ma non le importava. Si rifiutava di essere calpestata a quel modo da qualcuno, aveva messo da parte la rabbia per Filippo e Mulan perché provava affetto verso di loro, ma non sentiva niente per il pirata, se non disgusto.

Prima che lei stessa scoprisse del misfatto, mentre erano assieme, in quella caverna, c’era stato qualcosa, attrazione, supponeva, ma tutto era svanito, morto, nel momento in cui l’aveva tradita.

Non aveva intenzione di stare lì ad ascoltarlo.

«Poi l’ho anche recuperato, non è vero?» disse lui, calandosi nella parte del cucciolo ferito.

Aurora sbuffò. Osava offenderla ancora insinuando che quel piccolo gesto potesse riparare al furto del suo cuore?

«Ma che gentiluomo.» proclamò, tentando nuovamente di passare.

«Non tornerei dentro se fossi in te. Sono ancora avvinghiati come due animali in primavera.» La ragazza si fermò di fronte alla porta, pensando a quale situazione sarebbe stata la più sopportabile: la vista della lingua di Filippo nella gola della sua migliore amica mentre le sue mani passavano sul suo corpo, o la compagnia di quel mascalzone?

«E presto sarà mezzanotte.»

Aurora si voltò con aria perplessa.

«E questo dovrebbe significare qualcosa per me?»

Uncino alzò un sopracciglio mentre un sorriso affabile gli increspava gli angoli della bocca. La ragazza sapeva che quella mossa era studiata per affascinarla, ma non fece altro che guardarlo con sguardo severo.

«Non sai della mezzanotte?»

Aurora gemette infastidita.
Certo che non lo sapeva, si stava ancora abituando alle tradizioni di quel mondo! Come anche lui, del resto, ma evidentemente il pirata ne sapeva più di lei. Killian fece un passo verso di lei che immediatamente ed istintivamente si allontanò, rovesciando un vaso e sbattendo contro il muro.

Brava Aurora, molto brava.

Uncino, riuscendo a non ridere della sua goffaggine guadagnò qualche punto a suo vantaggio, si limitò a sorridere.

«A mezzanotte è tradizione baciare qualcuno. E ti lascio solo immaginare cosa accadrà là dentro quando tutti saranno avvinghiati come quei due.»

La principessa richiamò alla mente il ricordo di Ruby che le raccontava di questa tradizione mentre decidevano cosa mettersi quella sera. Apparentemente non baciare nessuno a mezzanotte assicurava un anno di solitudine, che Aurora aveva già passato. Ruby era stata particolarmente insistente sul fatto che doveva baciare qualcuno, anche solo un amico, giusto per assicurarsi un buon anno. La tradizione le sembrava carina, ma non l’aveva fermata dal provare un po’ di rifiuto verso di essa, sapendo che non aveva nemmeno qualcuno con cui passare la serata. Tutti avevano qualcuno in quella città, eccetto lei e…

Emise un suono disgustato. Non era così affamata di affetto e attenzioni da spendere il resto della sua serata con Capitan Unicino. Piuttosto si sarebbe volentieri finta malata, e sarebbe tornata da Granny’s, dove aveva la propria camera, per rannicchiarsi sul letto con un buon libro.

«Rischierò.»

Gli occhi di lui guizzarono per un momento, guardando qualcosa nella sala. Prima che Aurora potesse seguire il suo sguardo Killian le aveva afferrato il mento e la guardava negli occhi.

«Sono davvero dispiaciuto. Non trovo giustificazioni per quello che ho fatto, perché, non appena ne avrò l’occasione, scuoierò comunque il mio coccodrillo. Tu eri solo lo sfortunato mezzo per raggiungere lo scopo. E ti meriti meglio di questo.»

Poteva sentire la commozione dietro quelle parole, ma decise di ignorarla.

«Ti aspetti che ti perdoni solo perché sei ‘spiacente’?»

«No, ma dato che siamo entrambi bloccati in questa città mi farebbe piacere fare pace con te, se me ne darai la possibilità.»

Oh, ora voleva anche ‘fare pace’.

«Ma ucciderai comunque Tremotino se ne avrai l’occasione, giusto?»

Lui sorrise.

«Sono sempre un pirata, tesoro, e lui ha ucciso la prima donna che ha mai significato qualcosa per me.» La prima? Aurora pensava che fosse stata l’unica, magari l’ultima. «Sicuramente puoi comprendere il mio desiderio di vendetta.»

Poteva, ma sapeva anche che la strada verso la vendetta era buia e non voleva affatto percorrerla. Non sarebbe mai stata in grado di perdonarlo, pur conoscendo le sue motivazioni. Non era talmente sola o talmente stupida da cascare nei suoi giochetti.

«Bel tentativo, Killian, ma non accadrà.»

«Be’, non puoi dire che non l’abbia chiesto gentilmente.»

«Cos-»

Non le lasciò finire la frase, la baciò.
Il suo primo istinto fu quello di spingerlo via prima di colpirlo da qualche altra parte, più forte che poteva, ma la sua esitazione parve incoraggiarlo a continuare. Un momento prima era pronta ad ucciderlo, il momento dopo lo stava baciando, le dita intrecciata nei suoi capelli neri.


Santo cielo, cosa stava facendo?
Aurora lo spinse via, orripilata da come il suo corpo l’avesse tradita in quel momento difficile. Era disgustata dalla sua mancanza di autocontrollo e per prima cosa la mattina si sarebbe recata a confessarsi. E subito dopo dal Dottor Hopper.

«Perché ridi?! E’ divertente?! Ma come osi-»

«Buon anno, principessa.»

Aurora aprì la bocca in stato di shock e si girò verso la sala dove tutti gli invitati si stavano baciando tra fischi e bicchieri di champagne. Nell’angolo più remoto vide Mulan con Filippo, le loro facce incollate l’una all’altra, velocemente distolse lo sguardo.
 
«Tu lo sapevi, lo sapevi e hai cercato di distrarmi, vero?» mormorò, mortificata. Non riusciva a capire le sue motivazioni, ma il fatto che l’uomo che più odiava in città fosse il suo unico compagno la notte di Capodanno era molto più deprimente di quanto volesse ammettere.

«Lo ammetto, io potrò anche essere uno sporco pirata, tesoro, ma non riesco a rimanere indifferente alla vista di una donna bella come te, sola, con nessuno da baciare a mezzanotte. E’ tradizione, dopotutto.»

Le guance le divennero rosse mentre marciava di nuovo dentro la stanza, sorpassandolo, afferrò la giacca e la borsa e corse via. Ignorò gli amici che la chiamavano, non le importava di ciò che avrebbero pensato. Se quel dannato pirata pensava che lei fosse abbastanza patetica da diventare il suo nuovo caso di volontariato, poteva solo immaginare cosa i suoi cosiddetti amici pensassero di lei. Non era mai stata così umiliata in vita sua.

«Aurora, aspetta!»

Oh, fantastico, la stava rincorrendo. Riusciva già ad immaginare la notizia sulla bocca di tutti, magari dietro di lui c’erano Filippo e David che cercavano di bloccarlo per difendere il suo onore, non ci sarebbe stato niente di più imbarazzante.

«Tesor-»
 
«Non sono il tuo tesoro!» urlò Aurora, voltandosi per fronteggiare la stupida faccia del pirata. Era una donna gentile, paziente e tollerante, ma aveva dei limiti e lui li aveva sorpassati tutti quanti. Non era più una principessa, ma era sempre una donna, ed era furiosa.

«Strapparmi il cuore dal petto mentre ero svenuta e cercare di uccidere i miei amici non è stato abbastanza? Dovevi fare del tuo peggio per umiliarmi? Qual è il tuo gioco, Killian? In che modo sprecare il mio tempo e fare della mia vita un inferno rientra nei tuoi piani per uccidere Tremotino?» Calde lacrime le rigavano le guance, rabbiosamente le asciugò, odiando se stessa per aver permesso a quell’uomo di ridurla così. Era sempre stata allenata a controllare le proprie emozioni, non a lasciarle fluire nella mente e nel corpo come su una strada dritta e spianata.

Prese un profondo respiro, ricercando l’autocontrollo. Lei era meglio di così. Meglio di lui. Diavolo, era certamente meglio di come, chiunque in quella cittadina, la credesse! E avrebbe fatto tutto ciò che occorreva per dimostrarlo. Lui non valeva la sua rabbia.

Quando un debole singhiozzò le sfuggì dalle labbra, chiuse gli occhi, tornando con il pensiero al suo deserto, al luogo isolato dove avrebbe potuto vivere il resto dei suoi giorni, da sola ma in pace. Gli lanciò uno sguardo fugace e si voltò, non desiderando altro che il proprio letto comodo e confortevole e la fine di quell’odiosa festività.

«Aurora.» Killian si piazzò di fronte a lei e le mise la mano sulla guancia, come per asciugarle le lacrime, ma lei la spinse via.
 
«Vattene, hai già fatto abbastanza per una sola serata.»
 
«Io non cercavo di umiliarti, principessa.»
 
«E allora cosa cercavi di fare?»

«Io…» Si mise a giochicchiare con il proprio uncino. «Io non volevo che tu fossi da sola.»
 
«Perché ti dovrebbe importare se sono sola o meno?»
 
Lui alzò gli occhi per incontrare il suo sguardo e lei poté percepire il tormento nei suoi occhi. No, pensò, non lui. Tutti ma non lui.

«Sei sempre triste, principessa. Anche quando fingi di sentirti a tuo agio e di essere felice hai sempre quello sguardo malinconico, lo stesso che ho io da quando lui me l’ha strappata via, la stessa sensazione: di vuoto. Quello sguardo distrugge il poco che rimane del mio cuore, vederti così e sapere di non poter fare niente per fermarlo, sapere che io ho contribuito a quella tristezza...»

«Si, ma non è tutta colpa tua.» sussurrò lei, domandandosi cosa avesse fatto in un’altra vita per meritarsi di essere tradita da così tanti amici e aver perso l’unica persona che aveva mai amato.

«Lui è uno stupido, lei è niente in confronto a te.»

Aurora lo guardò tristemente, ricordandosi le sue precedenti parole.

Lui ha ucciso la prima donna che ha mai significato qualcosa per me.

Non l’unica, non l’ultima, ma la prima…questo significa che…

Aurora singhiozzò e si chiuse su se stessa, il freddo penetrava dentro di lei, nonostante la giacca invernale. Ora tutto aveva senso, il perché lui era sempre lì, perché aveva il costante presentimento che qualcuno la stesse osservando…

«Tu non sei normale…» mormorò, trovando l’intera situazione incredibilmente distruttiva e strana. Lui l’aveva insultata e mai lei avrebbe potuto perdonarlo ma lui la amava. Lui le aveva preso il cuore e ora lei stava per spezzare il suo. Non era sicura se questa fosse ironia della sorte, o solo una triste coincidenza.

No, la parte triste è che lei desiderava di trovare quella forza che serviva per perdonarlo, solo per non rimanere da sola. Così da poter amare di nuovo. Ma dato che il suo cuore era stato rimosso dal suo posto, Aurora non parve trovare quella forza, per quanto ci provasse. E lei non era una di quelle donne che lascia sulle spine un uomo, nemmeno Uncino l’avrebbe meritato.

«Mi dispiace, Killian…ma…buonanotte.»

Si diresse verso Granny’s ma si fermò dopo un paio di passi. Al di là della strada, una ragazzina e sua madre sedevano su una panchina, ridendo e additando il cielo. Aurora guardò in alto, ricordando che un’altra tradizione era quella di sparare i fuochi d’artificio dopo la mezzanotte. Osservò le luci illuminare il cielo prima di riportare la sua attenzione sulle due figure femminili.

Il suo cuore si strinse nel ricordare Rosaspina. Era morta di crepacuore dopo che Aurora aveva lasciato la propria casa per affrontare Malefica ed era caduta nello stesso sonno che aveva maledetto la stessa Rosaspina molti anni prima.

Il più grande rimorso di Aurora era quello di non aver mai detto ‘addio’ a sua madre. L’amava più di ogni cosa, anche più di Filippo. Era stata una regina giusta, gentile, coraggiosa e affettuosa; una persona che Aurora aveva sempre fatto del suo meglio per emulare, ma che non era mai riuscita a raggiungere. Il carattere della giovane principessa sembrava essere sempre troppo debole, la sua immaginazione troppo vivida e la sua lingua troppo sciolta, per arrivare quantomeno vicina alla grazia propria di sua madre.

Era persino riuscita a perdonare Malefica, nonostante tutto il dolore che la fata malvagia aveva inflitto alla sua famiglia e al suo regno.

Solo i deboli di cuore non perdonano, Aurora. L’abilità di perdonare è forza, figlia mia. Avere risentimento e rabbia nel cuore da agli altri potere su di te. Non dare altro che amore al mondo e amore riceverai.

Le parole di Rosaspina le echeggiavano nella mente e, come sempre, sua madre aveva ragione. Uncino non meritava il suo perdono, ma valeva davvero la pena di passare il tempo ad odiarlo? E quando era stata l’ultima volta che qualcuno aveva mostrato gentilezza al pirata? Aurora, pensò che dopo 300 anni passati da solo, con un unico desiderio di vendetta a tenergli compagnia, uno non poteva far altro che diventare ciò che Uncino era diventato: un uomo da compatire, con un cuore nero e privo di anima.

Non era abbastanza pazza da pensare di poterlo riportare sulla retta via, ma, forse, non l’avrebbe uccisa cercare di essere amica dell’unica persona in città più sola di lei.

Si voltò per constatare che lui la stava ancora guardando, con l’espressione più patetica mai vista sul volto di un uomo. Il suo cuore si strinse e il suo dannato animo gentile non riuscì a vederlo soffrire un minuto di più. Non se lo meritava e lei era troppo buona, ma era pronta a dargli una possibilità per guadagnarsi il suo perdono.

Si, la sua virtuosa madre non avrebbe approvato quell’arrendevolezza, ma non c’era davvero qualcosa da disapprovare nel suo comportamento.

«Hai mai provato delle crêps?» domandò, rimanendo a debita distanza.

«….Si.» rispose lui dopo un momento di confusione.

«Io no, ma ho sentito che da Granny’s ne fanno di magnifiche.»

«Davvero?»

Lei annuì.

«Si, forse potresti comprarmene qualcuna, per iniziare a scontare la tua punizione.»

«La mia punizione?»

«Si, pirata, hai molto da farti perdonare.»

«E mi stai suggerendo di partire da…cosa? La colazione?»

Lei gli sorrise un poco.

«Si. Ci vediamo domani?»

Ci pensò un attimo prima di scuotere la testa.

«Ci vediamo domani, principessa.»

Girò i tacchi e andò verso il proprio alloggio senza dire un'altra parola. Non era per niente pronta ad avere un qualche tipo di relazione con lui, specialmente se Uncino non se la fosse guadagnata, ma intanto aveva qualcuno con cui andare a pranzo di tanto in tanto, anche se era solo uno sporco pirata.

LINK PER L'ORIGINALE: http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fm.fanfiction.net%2Fs%2F8899213%2F1%2FTradition&h=BAQF5FCIS

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Capitolo 9
*** Sleepsong ***


PRIMA DI LEGGERE: Aggiornamento veloce stavolta eh! Grazie infinite per le recensioni e un grazie speciale a chi continua a seguire questa raccolta.
Allora, ho tradotto un'altra ff in cui si racconta dell'ipotetico primo incontro tra Uncino ed Aurora, prometto che, anche grazie alle richieste di alcune lettrici, cercherò di tradurre ff un po' più romantiche, ma per ora questa mi sembrava carina.
E' liberamente ispirata alla canzone Sleepsong dei Bastille che, personalmente, trovo sia perfetta per Aurora e per questa Drabble :3
Fatemi sapere, come al solito, cosa ne pensate in positivo o negativo e, soprattutto, se ci sono errori di sorta :3

Detto ciò, buona lettura e a presto :3


SLEEPSONG dei BASTILLE <------link.


  All you want is someone onto whom you can cling.

Your mother warned of the strangers and the dangers they may bring“

“Tutto ciò che vuoi è qualcuno a cui aggrapparti.
Tua madre ti disse di guardarti dagli estranei e dai pericoli che possono portare.“


La ragazza si svegliò con la vista offuscata e uno strano sapore di sangue in bocca. Metallico e tagliente. Il suo grido ancora echeggiava nell’oscura e vuota sala quando Aurora iniziò a piangere, cercando di scacciare il ricordo dell’incubo, che ancora le rimaneva incastrato nella mente, trascinandola di nuovo in quell’oscuro posto. Riuscì, finalmente, a tirarsi a sedere, i piedi che appena toccavano la nuda pietra sotto di lei.

Fu allora che sentì le voci, molte e frenetiche che si avvicinavano. Aurora avvertì un’ondata di panico crescerle dentro. Afferrando la vestaglia, si diresse verso la porta della propria camera. Le voci erano più forti ora e perfettamente distinguibili, voci maschili, seguite dallo sbattere di stivali sui pavimenti piastrellati. Aurora riuscì a distinguere due differenti passi e non erano quelli marziali delle guardie, anche perché, dopo il tramonto, a nessun uomo era permesso avvicinarsi alle camere della principessa.

Si allontanò velocemente dalla porta e s’infilò dietro la tenda più vicina, dimenticando, nella fretta e nella paura, la necessità di eseguire il tutto in silenzio. Aurora cercò di rallentare il battito del proprio cuore impazzito.

Un udibile ‘crack’ le annunciò che la porta della camera era stata aperta e che qualcuno era entrato.

«Allora, dov’è questo tesoro Capitano? Pensate che lo tengano quassù nella torre?»


La voce pareva ansiosa, tramante e riverente. Aurora si sforzò di rimanere ferma ma non riusciva a controllare il tremito delle sue mani. Chiunque dovesse rispondere a quella domanda non lo fece, ma la ragazza non era una sciocca, questi uomini erano pirati.
Il peggio del peggio.
Uomini dai cuori neri come la pece e denti ancora più neri. Erano creature disgustose, affamate d’oro. La madre di Aurora, quando la principessa era bambina, le aveva spiegato molto bene la differenza tra ciò che era giusto e ciò che era sbagliato: i pirati erano certamente qualcosa che apparteneva al male, al lato sbagliato del mondo.

«Piano, mio caro Spugna. Non vorrai spaventarla.» Il tono era quasi scherzoso, ma alla fanciulla non sfuggì il sarcasmo che si celava al disotto di quelle parole. Questa seconda voce era differente dalla prima, era imperiosa, profonda e morbida, un brivido le corse lungo la schiena.
Li sentì muoversi verso il suo letto e poi fermarsi bruscamente, lo sbuffo di uno dei due le fece serrare gli occhi dal terrore.

«Quindi questo tesoro è una ragazza, Capitano? Non capisco!»

«No, certo che non capite.» Mormorò la seconda voce, bassa e terribilmente vicina. «Sembra, signor Spugna, che il nostro ‘tesoro’ sia scomparso…» Il corpo di Aurora si tese nuovamente, la ragazza era pronta ad entrare in azione e difendersi meglio che poteva pur sapendo che la colluttazione non sarebbe durata molto, contro la spada di un pirata.
«Dovremmo andarcene da questo posto Spugna, prima che qualcuno trovi quelle guardie sfortunate.» La ragazza, che non riusciva a trattenere il respiro un minuto di più, cercò di prendere aria il più silenziosamente possibile. «Ma non prima di prendere ciò per cui siamo venuti!»

La sparizione della tenda davanti a lei e la mano che corse a coprirle la bocca furono talmente rapidi che Aurora non ebbe il tempo di urlare mentre cadeva in ginocchio. Le sue ovattate proteste furono completamente soffocate mentre veniva alzata nuovamente in piedi, per affrontare i suoi rapitori.
 
«Vostra Altezza, spero di non avervi spaventata.» La voce era così dolce e avvolgente, assai contrastante con il luccichio feroce negli occhi dell’uomo. Occhi di un famigliare blu. Il pirata tolse la mano da davanti alla bocca della fanciulla e la fece scivolare fino alla gola della principessa. La stava studiando con un’intensità che l’avrebbe certamente fatta arrossire, non fosse stata in quella terribile situazione. Aurora evitava i suoi occhi, cercando di ricordare dove avesse mai potuto vedere uno sguardo simile, sforzandosi di capire perché si ricordava di quella cicatrice sulla guancia del pirata o del modo particolare in cui le sorrideva.

«Capitano? Ma questa è una principessa!» Esclamò l’uomo più basso, togliendosi il proprio berretto rosso e portandoselo al petto, come fosse uno scudo.

«Ovviamente, Spugna.» Replicò il suo assalitore, percorrendo con lo sguardo le forme di Aurora.
 
«P-per-perché ci serve una principessa? Cioè, è molto bella da guardare, ma è pieno di ragazze carine là fuori, che non vi farebbero tagliare la testa per averle guardate in una certa maniera!» Aurora sentì la rabbia crescere al pensiero di quanto vili fossero quelle creature, i pirati.
 
«Non capite, Signor Spugna, la principessa ci porterà al nostro tesoro, non è vero dolcezza?» La voce del pirata era di nuovo carezzevole, in una maniera che le dette i brividi.
 
«Inizio a pensare che sia muta, Capitano.» Aurora continuò a tacere, cercando di regolare il proprio respiro accelerato.
 
«Non siete muta, vero, Vostra Altezza?» sussurrò usando la propria arma per toglierle una ciocca di capelli dal viso. La principessa sentì il freddo metallo sulla propria guancia e poi ancora sul mento.
 
«Mi hanno detto di non parlare con gli sconosciuti, tantomeno degli sporchi pirati.» Replicò, cercando di mantenere la propria voce ferma, nonostante la paura che le bloccava il corpo e le serrava la gola.

«Pirati, si. Ma sporchi? Dipende.» disse, ammiccandole. Aurora sentì il sangue ribollirle nelle vene. «E non siamo estranei. Io ho sentito tanto parlare di voi, mia cara Aurora, Principessa di Ishtar. Chi sono io, vi starete probabilmente chiedendo. Io sono l’affascinante quanto famoso Capitan Uncino, e questo è il mio primo ufficiale, il Signor Spugna.» Spugna si inchinò lievemente, come se lei non fosse schiacciata contro un muro da un capitano pirata la cui mano le stringeva la gola, come se fossero semplicemente a corte a fare due chiacchere.

«Non conosco altro tesoro che il mio, Capitano, e non sono abituata ad azioni vili come le vostre.» La ragazza sussurrò appena. Lo sguardo dell’uomo cambiò radicalmente mentre un sorriso sghembo gli si formava in viso, conferendogli quel fascino che lo caratterizzava. La spinse ancor più violentemente contro il muro, avvicinandosi fino a quando lei poté avvertire il suo respiro caldo sul collo.

«Be’, per quanto il vostro personale tesoro, principessa, sia davvero invitante…» il suo sguardo lascivo corse sul collo della ragazza e lungo la sua veste da notte. «Non è ciò a cui mi riferivo.»
 
«Perché vi servo, allora?» la voce le tremava ancora un poco. Non era abituata ad avere uomini così vicini, specialmente uomini come quello che le stava davanti.
 
«Voi, mia cara, siete solo la nostra merce di scambio. Niente di più, niente di meno.» Il pirata si scostò un poco, lasciandole assimilare quello che aveva detto. Aurora si sentì svenire. Sarebbe stata barattata con dell’oro? Era una principessa, non una capra!

«Spugna, la corda per favore.»
 
«Certo, Capitano.» Uncino si scostò ancora di un passo e Aurora vide la chance per scappare ma prima di poter fare un passo si ritrovò l’uncino dell’uomo sotto la gola.

«Coraggio, Altezza. Non fate la stupida.» Gli occhi della fanciulla si spalancarono alla vista dell’arma e di come essa fosse attaccata al braccio dell’uomo.

«Vi prego di perdonarmi, Principessa, ma ora devo proprio legarvi, nel caso vi vengano altre strane idee.» Spugna la raggiunse, la sua faccia rotonda e piena era arrossita a quelle parole.

«Ma come posso camminare se sono legata?» gli chiese.

«Non usciremo camminando, dolcezza.» puntualizzò il Capitano, aprendo una delle finestre.
Afferrò la candela che la fanciulla teneva accanto al letto, la accese e la posò sul davanzale. «Starei indietro, se fossi in voi.» Pochi secondi dopo Uncino fischiò e dalla finestra apparve, con un sonoro ‘clanck’, un rampino a cui era attaccata una solida corda.
 
«Non uscirò dalla finestra.» affermò Aurora in tono imperioso.
 
«Temo che non abbiate altra scelta, vostra Altezza, e dato che avete deciso di non farvi legare ho proprio paura che dobbiate scendere da sola.» puntualizzò Uncino, il sorriso sprezzante dipinto sul viso.

«Cadrò di certo! Non vi servo da viva?!» Il tono della principessa si fece supplicante, mentre si avvicinava al Capitano.  Lui la guardò un momento, poi afferrò la corda e si gettò fuori dalla finestra. Aurora sobbalzò prima di correre in avanti e sporgersi oltre il davanzale, solo per incontrare la stupida faccia di quell’uomo odioso.

«Forza, dolcezza, sto aspettando.» Le sorrise. Aurora sentì la rabbia salire nuovamente. Qualcosa di quell’uomo la faceva infuriare incomprensibilmente.

La stranezza della situazione ormai non la toccava più, stava venendo rapita ma dentro di lei si era fatto strada prepotentemente il desiderio di fuggire da quelle mura. Era strano, valutò la ragazza, forse la sua solitudine la stava pian piano distruggendo…
Sicuramente un bel principe su un cavallo bianco e un lieto fine assicurato sarebbero stati preferibili, ma ormai non le importava più di ciò che sarebbe accaduto, voleva solo scappare.

Nel momento in cui mise un piede sul davanzale seppe che da quel giorno in poi avrebbe dovuto combattere per la propria sopravvivenza, qualsiasi fosse la sorte che Capitan Uncino aveva in serbo per lei.

Cautamente si lasciò scivolare tra le braccia dell’uomo.  Aurora si aggrappò al temibile pirata con la consapevolezza di stare disubbidendo alle regole imposte da sua madre.

Don’t talk to strangers and don’t walk into danger.“

“Non parlare con gli sconosciuti e non metterti in pericolo.“




Drabble originale.


 

 

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